DALLa crisi del dopoguerra al delitto Matteotti Capitolo 7, pp. 286-305 Vittoria mutilata ❖ Espressione coniata da D’Annunzio sulle colonne de «Il Corriere della Sera» in un articolo datato 24 ottobre 1918 ❖ Non era stata prevista, al momento della firma del Patto di Londra, la disgregazione dell’impero austro-ungarico, da cui nacquero vari Stati nazionali (Iugoslavia, Polonia, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia); ❖ Abbandono del tavolo delle trattative da parte di Vittorio Emanuele Orlando e Sonnino in segno di protesta e di orgoglio (Wilson aveva imposto all’Italia la rinuncia alla Dalmazia, pena la decadenza dell’intero patto di Londra) ma, così facendo, l’Italia non solo non ottiene Fiume (che rivendicava in base al principio di nazionalità: era abitata in prevalenza da italiani) e la Dalmazia (che rivendicava per il patto di Londra, ma abitata da slavi), ma non partecipa alla spartizione delle colonie tedesche. 13 settembre 1919 Gabriele d’Annunzio, a capo di alcuni reparti dell’esercito (legionari), parte da Ronchi ed occupa la città di Fiume senza avere nessuna autorizzazione dal governo italiano presieduto da Francesco Saverio Nitti. Dota Fiume di una Costituzione (la Carta del Carnaro, dal nome del Golfo, redatta dal sindacalista De Ambris) Novembre-Dicembre 1920 Solo dopo circa un anno (reggenza del Carnaro, 15 mesi) lo Stato italiano riesce ad allontanare i legionari dalla città e a ripristinare la legalità (trattato di Rapallo: l’Italia ottiene Zara e alcune isole, mentre la Dalmazia rimane alla Iugoslavia; Fiume città libera sotto la Società delle Nazioni – v. sgombero con la forza dopo 5 giorni di resistenza, il cosiddetto «Natale di sangue»; verrà annessa all’Italia col patto di Roma del 1924) Un pericoloso precedente • L’impresa di Fiume mostra come un gruppo di violenti possa compiere un atto di forza senza che le autorità intervengano • Il fascismo si rifarà all’impresa di Fiume in occasione della marcia su Roma Gabriele D’Annunzio Fiume anche esperimento sociale: legalizzazione aborto e accettazione relazioni omosessuali Privi di lavoro e delusi, fondano nel 1918 l’ANC (Associazione Nazionale combattenti) che aveva un connotato di antisistema e antipolitica Grave crisi economica Difficoltà dell’industria, che deve essere riconvertita ad un’economia «di pace» (da qui licenziamenti in industrie meccaniche e chimiche e aumento di povertà) Difficoltà dell’agricoltura, che non riesce a produrre raccolto sufficiente per le esigenze del Paese Aumento del debito pubblico (milioni di dollari concessi al governo italiano durante il conflitto). Inflazione e crollo della lira, cui non corrisponde un incremento delle retribuzioni (colpito soprattutto il ceto medio degli impiegati a reddito fisso) 1919: Congresso di Bologna e preminenza dei massimalisti guidati da Lazzari e Giacinto Menotti Serrati sui riformisti guidati da Turati e Treves Si forma anche una corrente di estrema sinistra con: Gramsci che dirige la rivista «Ordine nuovo» a Torino e Bordiga che dirige il gruppo legato al settimanale «Il Soviet» a Napoli 1921: A Livorno si tiene il XVII Congresso del Partito socialista Un gruppo di massimalisti, guidato da Bordiga e Gramsci, si stacca dal Partito socialista e dà vita al Partito comunista 1922: La nascita del Partito socialista unitario Anche l’ala più riformista del Partito si stacca al XIX Congresso. Giacomo Matteotti dà vita al Partito socialista unitario Il Partito Popolare di don Luigi Sturzo Laico, aconfessionale Partito Popolare Italiano interclassista Adesioni nelle campagne (programma di redistribuzione dei terreni incolti, soprattutto nel Sud) e nelle città, tra operai, artigiani e piccoli commercianti (proposta di riforma fiscale per una maggiore giustizia sociale). Il programma si basava, inoltre, sulla difesa della famiglia, sulla libertà di insegnamento, sull’introduzione di un sistema elettorale proporzionale, sull’estensione del diritto di voto alle donne. Appello ai liberi e forti «A tutti gli uomini liberi e forti che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della Patria, senza pregiudizi, né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme, propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà»…. Perché possa realizzarsi uno «Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i comuni – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private». (Appello lanciato dall’albergo di Santa Chiara a Roma il 18 gennaio 1919) Don Luigi Sturzo 23 marzo 1919: nasce il Movimento dei Fasci di combattimento di Mussolini ❖ Fascio: simbolo di forza e unità (v. fascio littorio: arma che i littori romani portavano con loro per proteggere i magistrati, composta da una scure e da un fascio di verghe di legno, legati tra loro da strisce di cuoio) ❖ Programma di S. Sepolcro (riunione nel salone del Circolo dell’Alleanza Industriale e commerciale) come alternativa al socialismo marxista e al modello liberale, pubblicato su Il popolo d’Italia (v. fonte p. 292) e ricorso alla violenza (v. 15 aprile 1919: distruzione dei macchinari tipografici ed incendio alla sede milanese dell’Avanti) ❖ Intreccio di socialismo e nazionalismo, di rivendicazioni di sinistra e di destra (suffragio universale maschile e femminile, età elettorato attivo abbassata dai 21 ai 18 anni e passivo dai 30 ai 25; abolizione del Senato; paga minima; tassa straordinaria sul capitale a carattere progressivo, ma anche: sequestro dei beni delle Congregazioni religiose, politica estera volta a valorizzare la nazione italiana nel mondo, nazionalizzazione delle fabbriche di esplosivi e armi, formazione di una milizia nazionale) ❖ Aderenti al movimento furono i futuristi, gli Arditi (ex combattenti dei reparti d’assalto, abituati alla violenza e scontenti delle condizioni di pace) e reduci della prima guerra mondiale, i sindacalisti rivoluzionari (che si ispiravano alle idee di Sorel). BENITO MUSSOLINI Partiti che avanzano Le elezioni del 1919 Partito liberale (200 seggi) Partiti che perdono Partito socialista (156 seggi) Partito popolare (100 seggi) Sistema proporzionale (al posto del precedente sistema maggioritario uninominale) Circa 100 seggi in meno rispetto alla legislatura precedente I liberali perdono molti voti ma conservano la maggioranza relativa dei voti, insieme ai popolari (i socialisti decidono di non partecipare all’esecutivo). I Fasci di combattimento non conquistano neppure un seggio. I Fasci di combattimento Contrari alla monarchia Si presentano come argine ai comunisti Garanzia di pace e ordine sociale Contrari alla Chiesa Fasci di combattimento Misto tra socialismo e autoritarismo Sconfitta elettorale nel 1919 Un periodo di forti tensioni sociali 1919-1920 Biennio rosso Le reazioni al Biennio rosso Scioperi delle leghe rosse e bianche dei lavoratori agricoli per chiedere aumenti salariali, numero minimo di braccianti da impiegare anche nei mesi di inattività, oltre all’occupazione delle terre al Sud Industriali e proprietari terrieri organizzano squadre di armati Numerose fabbriche del Nord (Fiat) sono occupate dagli operai della FIOM. Si formano Consigli di fabbrica sul modello dei soviet russi (fare come in Russia) chiedendo, oltre agli aumenti salariali o alla riduzione della giornata lavorativa a 8 ore, anche il diritto ad esercitare un potere effettivo negli stabilimenti, decidendo collettivamente gli investimenti da fare). Il ceto medio, pur sentendosi trascurato dallo Stato, guarda con sospetto le proteste di sinistra L’ultimo governo Giolitti Giugno 1920 Il governo è affidato a Giolitti La crisi di Fiume Giolitti innanzitutto fa intervenire carabinieri e guardie regie guidate dal generale Caviglia per sgombrare la città di Fiume (“Natale di sangue”, dic. 1920) Il Biennio rosso Giolitti evita l’uso della forza per non acuire lo scontro e attende che il moto si esaurisca da sé Delegati comunisti davanti al teatro Goldoni di Livorno, sede del XVII Congresso nazionale socialista, 15 gennaio 1921 in un primo momento Mussolini operò al di fuori del Parlamento nascono le squadre d’azione fascista ▪ organizzazioni paramilitari, guidate dai ras (il termine inizialmente indicava i capi feudali delle province in Etiopia, qui leader locali dello squadrismo), ex ufficiali dell’esercito che si spostano da un paese all’altro e, armati di fucili, mitragliatrici e bombe a mano, attaccano le sedi sindacali, le case del popolo, le Camere del lavoro, i circoli del dopolavoro, giornali e tipografie. Azioni contro leghe rosse e bianche ▪ I sindacalisti e i contadini impegnati attivamente nelle rivendicazioni vengono picchiati, mutilati, umiliati. ▪ In un primo tempo queste azioni sono rivolte contro il proletariato agricolo, in particolare in Emilia, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Puglia. Sono i proprietari terrieri, piccoli artigiani e bottegai dei centri rurali ad utilizzare per primi le squadre fasciste, per far cessare o anche solo prevenire gli scioperi, per paura che le rivolte contadine possano portare disordine sociale e quindi instabilità. In questo senso di parla di fascismo agrario, in quanto sono i proprietari terrieri a sovvenzionare i fasci contro le leghe socialiste. Due aggressioni contro i nemici della nazione (1920) • • Mario Sironi, Squadra d’azione Quadro celebrativo delle “squadracce” fasciste 13 luglio 1920: L’attacco all’Hotel Balkan di Trieste, contro le minoranze slave 21 novembre 1920: L’attacco al municipio di Bologna (palazzo d’Accursio) avvenne per impedire la cerimonia di insediamento della nuova giunta rossa presieduta da Ennio Gnudi (era prevista l’esposizione della bandiera rossa; i socialisti, colti di sorpresa, aprono il fuoco e causano una decina di morti e una cinquantina di feriti; l’obiettivo viene raggiunto e si insedia un commissario prefettizio). La conquista del potere Maggio 1921 – nuove elezioni Giolitti fissa nuove elezioni, tentando di strumentalizzare la violenza fascista. Pensava anche che l’ascesa dei partiti di massa fosse un fenomeno temporaneo, legato al periodo post-bellico, ma si sbagliava. presenta blocchi nazionali costringendoli a collaborare con governo campagna elettorale per indebolire socialisti e popolari liste di coalizione: esponenti liberali + fascisti sedare le violenze fasciste attraverso un loro ingresso in parlamento clima di forte intimidazione da parte delle squadre fasciste blocco nazionale → maggioranza esigua esito socialisti → pur calando, buoni risultati popolari → aumentano i propri seggi fascisti → entrano in parlamento con 35 deputati instabilità politica Da qui le dimissioni di Giolitti, cui subentra BONOMI e, poco dopo, FACTA. Bonomi cerca di far cessare le violenze e Mussolini accoglie la proposta, per non perdere il sostegno della borghesia, favorendo una trasformazione legalitaria del movimento. Da qui la firma del Patto di pacificazione tra squadristi e socialisti (3 agosto 1921), sconfessato già il 16 agosto. Reazione dei ras: Italo Balbo a Ferrara, Roberto Farinacci a Cremona, Dino Grandi a Bologna, Dino Perrone Compagni a Firenze, Giuseppe Bottai a Roma, Giuseppe Caradonna a Foggia. I ras non vogliono rinunciare alla violenza e non sono unanimi nel riconoscere a Mussolini il ruolo di leader nazionale. Congresso dei fasci di Roma (novembre 1921): il patto di pacificazione viene sconfessato e Mussolini ottiene, in cambio, la trasformazione del movimento in partito. Nascita del Partito nazionale fascista (8/11/1921) ABBANDONO DEL PROGRAMMA REPUBBLICANO, SOCIALISTA E ANTICLERICALE. Programma interclassista (interesse dalla nazione superiore agli interessi di parte) e che cerca l’appoggio del potere: grande capitale, Chiesa, monarchia, esercito. Estremo conservatorismo sociale Difesa degli interessi borghesi e della monarchia Opposizione violenta ai movimenti dei lavoratori dopo le elezioni del ’21 si succedono governi formati da coalizioni popolari-liberali (Ivanoe Bonomi dal luglio 1921 a febbraio 1922, poi Luigi Facta) Maggio-settembre 1922 seconda ondata di terrorismo fascista la violenza fascista arriva a livelli insopportabili l’esercito e la magistratura non intervengono con la forza a fermare le squadre fasciste agosto 1922 sciopero legalitario nazionale proclamato dall’Alleanza del lavoro, coalizione di forze proletarie nata nel 1922 chiede ripristino legalità e fine violenze fasciste scontri tra manifestanti e fascisti (che non aderiscono allo sciopero ed impediscono l’interruzione dei servizi, conquistandosi così la fiducia della classe imprenditoriale e borghese). I fascisti occupano alcuni comuni (Milano), distruggono numerose Camere del Lavoro e sedi di partito. La marcia su Roma (28 ottobre 1922) Marcia su Roma Vittorio Emanuele III rifiuta di firmare lo stato d’assedio Il re conferisce a Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo LA MARCIA SU ROMA film consigliato: La marcia su Roma, di Dino Risi, 1962 Grazie a numerose complicità istituzionali, le squadre fasciste, provenienti da tutto il Paese, cominciano l’avvicinamento alla capitale, occupando città e paesi, in particolare edifici pubblici e stazioni ferroviarie, e sbandierando i cartelli con la scritta «Roma o morte» (v. Garibaldi a Marsala), mentre Mussolini attende a Milano pronto a fuggire in caso di fallimento. Il Re, di fronte al rischio di una guerra civile, rifiuta di firmare lo stato d’assedio proposto dal dimissionario Facta. L’esercito non riceve Mussolini con i quadrumviri Michele Bianchi, l’ordine di intervenire. Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi e Italo Balbo Il 29 ottobre Mussolini è incaricato di formare il nuovo governo. Le squadre fasciste in marcia verso Roma erano disorganizzate e mal equipaggiate, l’esercito avrebbe potuto fermarle senza difficoltà. Stato d’assedio provvedimento eccezionale, determinato da gravi circostanze, con il quale vengono temporaneamente sospese alcune leggi che garantiscono la libertà del cittadino o, in alcuni casi, la Costituzione stessa, con trasferimento dei poteri civili all’autorità militare. Furono le simpatie di cui godeva Mussolini negli ambienti militari, monarchici e conservatori in genere a spaventare il Re tanto da fargli temere lo scoppio di una guerra civile e da indurlo a incaricare proprio Mussolini della formazione del nuovo governo. Foto di Adolfo Porri Pastorel (1888-1960), padre del fotogiornalismo italiano Italo Balbo, il più giovane (26 anni), medaglia al valor militare nella IGM, di idee repubblicane, esponente del fascismo agrario ferrarese. Michele Bianchi, Segretario del PNF Emilio De Bono Mussolini con occhi fissi, mascelle serrate, petto in fuori e braccia sui fianchi Cesare Maria De Vecchi, monarchico e cattolico, presidente degli ex combattenti torinesi Quali furono le ragioni della scelta del re? 1. la situazione generale di quegli anni, rimasta irrisolta coi metodi dello Stato liberale, quindi la forza sembrava l'unica soluzione possibile; 2. l'ingenuità dei politici che sottovalutarono il fascismo (tra questi, Giolitti che si alleò coi fascisti alle elezioni del 1921, pensando di usare tale alleanza e neutralizzare/costituzionalizzare poi la violenza fascista, riportando i fascisti nei binari delle istituzioni, dopo aver eliminato il pericolo socialista) 3. la scelta del re di non usare l'esercito contro le camicie nere, forse per evitare spargimento di sangue, favorendo così il passaggio alla dittatura (dichiarò di voler evitare “che gli italiani si ammazzassero l’uno con l’altro”). 1922 il primo governo Mussolini governo di coalizione per «salvare la nazione» Mussolini Politica del «Doppio Binario»: compromesso con le istituzioni + aggressività e tendenza antipolitica liberali, popolari (Sturzo si dimette) presidente del Consiglio ad interim (provvisoriamente): Interni e Esteri Parlamento appoggia Mussolini nella speranza di ristabilire la pace sociale Mussolini promette la normalizzazione (rientro nella normalità e nella legge) tuttavia il 16 novembre 1922 discorso del bivacco Discorso tenuto in occasione della presentazione ufficiale del governo a Montecitorio: ✓ inutilità del Parlamento (aula sorda e grigia); ✓ Accampamento per le camicie nere (bivacco di manipoli) ✓ Apertura finale verso la classe dirigente liberale e aiuto per salvare la Nazione boccheggiante «Potevo fare di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto». Divisioni interne al fascismo Dicembre 1922 «Legge dei pieni poteri» Gran Consiglio del fascismo ✓ Intransigenti guidati da Roberto Farinacci (ras di Cremona) in attesa di una rivoluzione armata fascista e sospettosa verso la strada del compromesso politico; ✓ Moderati/revisionisti guidati da Giuseppe Bottai e dal gruppo ruotante intorno alla rivista «Critica fascista», favorevole al rispetto del regime costituzionale da parte del fascismo e contraria alla violenza squadrista. Primi passi verso la fascistizzazione dello Stato ✓ Attribuisce al governo funzioni del Parlamento ✓ Riunisce i dirigenti del partito, il direttore generale della Pubblica sicurezza e altri dirigenti politici ✓ Indica le linee guida della politica del Paese al Consiglio dei Ministri e propone le leggi, sostituendosi di fatto al Parlamento (la discussione nelle Camere era puramente formale) gennaio 1923 per controllare violenza e dare una veste ufficiale allo squadrismo le squadre fasciste (camicie nere) inquadrate nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) esercito parallelo che, nonostante l’obbligo formale di fedeltà al re, risponde solo agli ordini del capo del governo, con compiti di ordine pubblico e lotta ai sovversivi Ciò non pone fine alle violenze squadriste che colpirono gli oppositori politici come: ✓ Francesco Saverio Nitti, ex Presidente del Consiglio, che scelse la via dell’esilio in Svizzera a causa delle persecuzioni e delle minacce; ✓ i liberali democratici Giovanni Amendola e Piero Gobetti, morti in Francia per le conseguenze dei pestaggi subiti (Amendola aveva subito una aggressione a Roma in via Crispi il 26 dicembre 1923); ✓ il sacerdote don Giovanni Minzoni, ucciso nel 1923 in un’azione squadrista. Fine 1923 Creazione della polizia di partito col fine di sorvegliare ed intimidire gli oppositori (Mussolini negherà di averla creata) provvedimenti economici favorevoli all’iniziativa privata Gratifica l’esercito con una imponente celebrazione della Vittoria il 4 novembre Ceka fascista (dal nome della polizia segreta russa istituita da Lenin nel 1917) sotto la guida di Amerigo Dumìni per ottenere il consenso degli imprenditori e dei ceti produttivi, abolisce i provvedimenti giolittiani (come l’aumento dell’imposta di successione o la nominatività dei titoli azionari) novembre 1923 legge Acerbo (dal nome del parlamentare fascista) la lista che avesse ottenuto la almeno il 25% dei voti avrebbe avuto assegnati i 2/3 dei seggi in Parlamento (premio di maggioranza) nuova legge elettorale maggioritaria le liste sconfitte si sarebbero divise in modo proporzionale i seggi rimanenti. In questo modo si premia la maggioranza e si frammenta l’opposizione elezioni aprile 1924 presenta una lista governativa nazionale, detto il LISTONE Partito fascista fascisti, esponenti del partito liberale conservatore (come Salandra e Orlando), del partito popolare (la componente clerico moderata, mentre Luigi Sturzo lascia il Paese). Giolitti, fautore dei blocchi nazionali nel 1921, preferisce stavolta presentare una lista indipendente. opposizioni si presentano frammentate La campagna elettorale si svolge in un clima di forti intimidazioni e di violenza contro tutti gli oppositori politici Numerosi furono i brogli segnalati il giorno delle elezioni listone ottiene circa il 65% dei voti anche se vi furono violenze, il risultato dimostra l’ampio consenso, buona parte dell’Italia vedeva il fascismo come la forza politica in grado di garantire stabilità politica e ordine sociale base di consenso ceti medi e piccola borghesia, ambienti militari, alta burocrazia, grande borghesia degli imprenditori, grandi proprietari terrieri Elezioni 1924 DELITTO MATTEOTTI Giacomo Matteotti (segretario del Psu) 10 giugno 1924 https://youtu.be/9UJKPsI90r8 In un discorso alla Camera (30 maggio 1924) aveva denunciato il clima di violenza instaurato dal fascismo prima e durante il voto e ne contestò l’esito. Matteotti viene rapito e ucciso, il cadavere verrà ritrovato in un bosco vicino Roma (macchia della Quartarella) il 16 agosto crisi di consenso al fascismo secessione dell’Aventino (27 giugno 1924) i parlamentari delle opposizioni reagiscono decidendo di non partecipare più ai lavori della Camera fino a quando non fosse stata ripristinata la legalità. alto valore morale, ma politicamente debole testimonia la divisione dell’opposizione si appellano al re nella speranza di uno scioglimento della camera e di nuove elezioni Vittorio Emanuele III non aveva nessuna intenzione di indire nuove elezioni per paura che, in un clima di legalità e dopo il fatto Matteotti, potessero vincere le sinistre. Discorso Matteotti https://www.youtube.com/ watch?v=Vf3qmtUcoIo DISCORSO DI MATTEOTTI ALLA CAMERA (30 maggio 1924) «Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente», disse Matteotti al presidente della Camera, Rocco. Alla fine aggiunse un appello alla Camera: «Voi dichiarate ogni giorno di voler ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della nazione». Poi rivolgendosi ai suoi vicini aggiunse: «Il mio discorso l’ho fatto. Ora, a voi, preparare il discorso funebre per me». 3 gennaio 1925 Mussolini in un discorso alla Camera si assume la responsabilità morale, politica e storica del delitto Matteotti, giustificando le azioni squadriste («se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo dei questa associazione») Discorso Mussolini, p. 277 il discorso segna l’inizio del regime fascista https://www.youtube.com/w atch?v=e5oDJ6GMRV8 Nei giorni seguenti ogni opposizione viene repressa, agli aventiniani viene revocato il mandato parlamentare (esilio a Parigi e Londra: fuoriuscitismo) e si instaura una dittatura che, soprattutto nei primi mesi è mantenuta grazie alle frange più intransigenti del partito. creazione Stato totalitario Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica, di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi». Mussolini, Discorso del 3 gennaio 1925 Per approfondire: Puntata di Barbero https://www.la7.it/in-viaggio-con-barbero/rivedila7/in-viaggio-con-barbero-il-caso-matteotti-04-012025-573944 ✓ Auto del sequestro: lancia Lambda (noleggiata da Filippo Filippelli, direttore del Corriere italiano, e ritirata da Amerigo Dumini) ✓ Luogo del sequestro: Lungotevere Arnaldo da Brescia ✓ Ora del sequestro: intorno alle 16:30 ✓ 12 giugno: arresto di Dumini alla stazione Termini e condotto al carcere regina Coeli. Dumini confessa di aver rapito Matteotti e che il socialista sia morto per un malore, ma la macchina è piena di sangue. Lo aveva pugnalato Albino Volpi perché Matteotti aveva reagito e, per divincolarsi dai suoi rapitori, gli aveva tirato un calcio nei testicoli. Cercano un posto per bruciarlo ma hanno poco tempo, scavano una buca col cric dell’auto nella zona della Quartarella ✓ 12 giugno: riunione notturna al Viminale per l’arresto di Dumini e perché si teme venga scoperta la Ceka, uno squadrone della morte usato per omicidi politici mirati (della Ceka fanno parte delinquenti, reclutati tra gli Arditi milanesi, dotati di passaporti fasi e alloggiati a Roma, in via del Corso). Alla riunione partecipano: Aldo Finzi, giornalista del Corriere italiano e sottosegretario agli Interni; Emilio De Bono, capo della polizia e della Milizia del PNF; Cesarino Rossi, capo dell’ufficio stampa del Viminale (dava ordini alla Ceka); Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del PNF (gestisce i fondi del partito e della Ceka). ✓ 16 giugno: Mussolini è ricevuto dal re Vittorio Emanuele III che gli mostra la sua solidarietà. Analogo sostegno mostrano i 50.000 fascisti convocati a Bologna da Dino Grandi.