La spalla dolorosa nel paziente emiplegico Fare clic per inserire testo Prof. Carlo Trompetto Movimenti della spalla Complesso articolare della spalla Strutture in senso anatomico Strutture in senso funzionale • Articolazione gleno-omerale • Articolazione acromioclavicolare • Articolazione sterno-costoclavicolare • Articolazione sopra-omerale • Articolazione scapolo-costale Complesso articolare della spalla Articolazione gleno-omerale • Testa omerale • Cavità glenoidea della scapola • Cercine glenoideo Complesso articolare della spalla Muscoli peri-articolari (rotatori brevi) • sottoscapolare • sovraspinoso • sottospinoso • piccolo rotondo Tubercolo maggiore e tubercolo minore Complesso articolare della spalla Muscolo sottoscapolare Il muscolo sottoscapolare origina dalla fossa sottoscapolare (faccia toracica della scapola) e si dirige in alto lateralmente passando al di sotto del processo coracoideo per inserirsi sulla piccola tuberosità omerale. La faccia posteriore del muscolo è appoggiata alla fossa sottoscapolare, mentre la faccia anteriore è in rapporto con il muscolo dentato anteriore. Muscolo sottoscapolare Complesso articolare della spalla Muscolo sottoscapolare • Stabilizzatore della testa dell’omero • Intra-rotatore dell’omero • adduttore dell’omero Muscolo sottoscapolare Muscolo sottoscapolare Complesso articolare della spalla Muscolo sovra-spinato • Origina a livello della fossa sovraspinata della scapola e si proietta in direzione della testa dell'omero, inserendosi sulla faccetta superiore del tubercolo maggiore. • Un dettaglio anatomico molto importante dell'inserzione del sovraspinato, è che essa transita sopra la capsula articolare dell'articolazione gleno-omerale e all'interno dello spazio subacromiale, sotto la borsa subacromiale e il legamento coracoacromiale. Muscolo sovraspinato Complesso articolare della spalla Muscolo sovra-spinato • Assieme agli altri muscoli della cuffia dei rotatori, il sovraspinato partecipa alla stabilizzazione dell'articolazione glenoomerale, favorendo il contatto tra testa dell'omero e glena della scapola. • Movimenti di abduzione ed extrarotazione dell'omero. Muscolo sovraspinato Complesso articolare della spalla Muscoli sotto-spinato • Origina a livello della fossa sottospinata della scapola e, proiettandosi in direzione della porzione prossimale dell'omero, si inserisce sulla faccetta mediana del tubercolo maggiore. • Extrarotazione dell'omero. Muscolo sotto-spinato Complesso articolare della spalla Muscolo piccolo rotondo • Origina dal margine laterale della superficie posteriore della scapola e, dopo il passaggio dietro l'articolazione gleno-omerale, si inserisce, con alcune fibre tendinee, sulla faccetta inferiore del tubercolo maggiore dell'omero e, con altre fibre, sulla diafisi omerale. • Extrarotazione e adduzione dell'omero. Muscolo piccolo rotondo Complesso articolare della spalla Cuffia dei rotatori Cuffia dei rotatori è il termine usato in anatomia per indicare il complesso muscolo-tendineo della spalla che forma un importante mezzo di fissità e di stabilizzazione dell'articolazione scapolo-omerale. Il nome deriva dal fatto che i grandi tendini proteggono l'intera articolazione formando una vera e propria cuffia che avvolge la testa dell'omero. Cuffia dei rotatori Complesso articolare della spalla Muscoli che agiscono sulla scapola Muscoli che agiscono sulla scapola Complesso articolare della spalla Capsula fibrosa Si estende dal contorno della cavità glenoidea fino al collo anatomico dell’omero. E’ sottile, piuttosto lassa con pieghe abbondanti situate in sede antero-inferiore quando l’arto è a riposo. Ciò permette un maggior grado di movimento in elevazione Complesso articolare della spalla Capsula fibrosa • La porzione anteriore della capsula è rinforzata da tre legamenti gleno-omerali (superiore, medio ed inferiore). • Il forame di Weitbrecht è situato tra il legamento omerale superiore e quello medio. • Attraverso il forame può avvenire la lussazione antero-interna della testa omerale. Complesso articolare della spalla Capsula fibrosa • Il legamente coraco-omerale rinforza la capsula anteriormente. • Il legamento trasverso attraversa la doccia bicipitale agendo come un ponte sul capo lungo del bicipite. Complesso articolare della spalla Articolazione sopra-omerale o sottodeltoidea Talvolta chiamata la "seconda articolazione della spalla": si tratta di una pseudoarticolazione, vale a dire che non è un'articolazione in senso anatomico ma lo è in senso fisiologico, perché comprende due superfici di scivolamento o borse, una vicino all'altra e spesso collegate: la borsa sottodeltoidea, tra deltoide e capsula articolare, e la borsa sottoacromiale, tra acromion e legamento coraco-acromiale (che va a costituire il tetto della cavità glenoidea) e capsula articolare. Questa pseudoarticolazione è legata meccanicamente all'articolazione glenoomerale: tutti i movimenti della prima comportano un movimento nella seconda. Principali quadri patologici Sindrome del conflitto subacromiale Spazio sub-acromiale La sindrome da confitto subacromiale o sindrome da impingement subacromiale è una patologia che colpisce la regione subacromiale Fare clic della spalla. Si manifesta quando i muscoli cheper inserire testo guidano il movimento dell’omero non funzionano bene, rendendo la testa omerale instabile. L’articolazione della spalla è mantenuta stabile dalla cuffia dei rotatori, i quattro muscoli coinvolti nei movimenti di rotazione interna/esterna, la cui funzione è anche quella di mantenere salda la testa dell’omero all’interno della capsula articolare. Se questo non avviene, la testa omerale tende a risalire. Principali quadri patologici Sindrome del conflitto subacromiale • Quando il paziente alza il braccio sopra la testa, il tendine del muscolo sovraspinoso, che passa tra l’acromion e la testa dell’omero, viene schiacciato, causando la patologia. • L’attrito tra tendine del sovraspinoso e acromion è ridotto grazie alla presenza della borsa sub-acromiale. Può capitare che insieme all’insorgere del confitto subacromiale si verifichi anche una borsite, cioè un’infiammazione della borsa subacromiale. Principali quadri patologici Sindrome del conflitto subacromiale Col tempo, se non si interviene, la malattia può degenere fino a determinare una lesione completa della parte superiore della cuffia dei rotatori ed interessare anche altri tendini, oltre al sovraspinoso. Principali quadri patologici Sindrome del conflitto subacromiale • Come nella tendinopatia calcifica, anche nella sindrome da conflitto acromiale il sintomo principale è il dolore alla spalla, che può esordire bruscamente e senza cause apparenti. Può anche insorgere in seguito ad un trauma o a un movimento ripetuto per lungo tempo. • La malattia si presenta inizialmente con un edema localizzato dovuto alla lesione del tendine sovraspinoso. • In questa fase la lesione è ancora reversibile. • Col tempo il dolore aumenta, il paziente fatica a muovere l’articolazione e in generale la limitazione dei movimenti si fa sempre più grave. La lesione è ormai irreversibile, perché il tessuto non è in grado di autorigenerarsi ma con una corretta terapia i sintomi possono migliorare molto. Principali quadri patologici Sindrome del conflitto subacromiale TEST DI NEER Test di Neer OBIETTIVO: presenza del conflitto subacromiale MODALITA’: esaminatore dietro al paziente; con una mano si impedisce l’elevazione del moncone di spalla, mentre con l’altra si alza passivamente il braccio in rotazione interna. POSITIVITA’: dolore per attrito dei tendini sotto al bordo anteriore dell’acromion. Principali quadri patologici Sindrome del conflitto subacromiale TEST DI Jobe Test di Jobe OBIETTIVO: valutazione del muscolo sovraspinato MODALITA’: esaminatore davanti al paziente, braccia a 90° di abduzione e 30° di flessione anteriore, in rotazione interna con i pollici rivolti verso il basso. Il paziente tenta di resistere alla forza di abbassamento esercitata dall’esaminatore. POSITIVITA’: dolore in caso di tendinite. Principali quadri patologici Sindrome del conflitto subacromiale Palm-up test Palm-up test OBIETTIVO: valutazione tendine capo lungo del bicipite MODALITA’: elevazione anteriore del braccio contro resistenza con palmo della mano girato verso il soffitto a gomito esteso. POSITIVITA’: dolore in caso di tendinite e tumefazione alla faccia antero-inferiore del braccio in caso di rottura. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: prevalenza del fenomeno • • • • La prevalenza di dolore alla spalla tra i sopravvissuti all'ictus raggiunge l'84%, sebbene le stime varino a seconda dei metodi di studio (Najenson et al., 1971). Il dolore alla spalla può svilupparsi presto nel corso del recupero, con una prevalenza stimata del 17% nella prima settimana, e rimane elevato durante il recupero con il 20%-24% che lo sperimenta da 1 a 16 mesi dopo l'ictus (Lindgren et al., 2007 ). La prevalenza nei contesti riabilitativi può essere maggiore perché questa popolazione ha un numero maggiore di fattori di rischio per il dolore alla spalla. La diagnosi precoce e il trattamento appropriato portano alla risoluzione dei sintomi in diversi pazienti; tuttavia, fino al 32% dei sopravvissuti a ictus da moderato a grave ha dolore alla spalla molti anni dopo l'ictus (Broeks et al., 1999). Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome dolorosa multifattoriale • • Il dolore alla spalla dopo l'ictus non è limitato a una singola patologia e molti pazienti sono affetti da più di una condizione patologica, creando una sindrome del dolore multifattoriale (Lo et al., 2003). La miriade di cause che sono state riportate include sindrome da conflitto, lesione della cuffia dei rotatori, tendinopatia, borsite, capsulite adesiva, lesioni dei nervi periferici, sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS), spasticità, ipersensibilità centrale e contratture. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: fattori di rischio La gravità della disabilità motoria è uno dei fattori di rischio segnalati più frequentemente ed è anche alla base di altri rischi (Lindgren et al., 2007) Altri fattori di rischio: • durata della disabilità motoria (Karaahmet et al., 2014 • compromissione sensoriale (Roosink et al., 2011) • riduzione del ROM (Roosink et al., 2011) • spasticità (Van Ouwernaller et al., 1986) • sensibilizzazione centrale (Soo Hoo et al., 2013) • lesioni dei tessuti molli (Pong et al., 2012) • patologie internistiche come il diabete mellito (Roosink et al., 2011) Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: approccio alla valutazione L'approccio alla valutazione di una spalla emiplegica dolorosa deve iniziare con l’anamnesi l’esame obiettivo, compreso l'esame neurologico degli arti superiori, con valutazione della mobilità attiva e passiva, movimento scapolare e attenta palpazione di potenziali strutture anatomiche che potrebbero generare dolore. È importante raccogliere informazioni dal paziente o dal caregiver riguardanti precedenti lesioni alla spalla o sintomi premorbosi che potrebbero essere peggiorati. Fondamentale è essere consapevoli che molti pazienti con spalla dolorosa possono avere più patologie sottostanti. Può essere utile considerare il seguente approccio sistematico: 1) controllo motorio alterato 2) lesioni dei tessuti molli, 3) alterata attività nervosa periferica e centrale Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sub-lussazione gleno-omerale È stato riportato che la sub-lussazione gleno-omerale si verifica fino all'81% dei sopravvissuti all'ictus (Najenson et al., 1965). La sublussazione può essere misurata con il paziente seduto e il braccio in decubito tale che il peso dell'arto possa distrarre la testa omerale dalla fossa glenoidea. La sublussazione può essere misurata dal numero di dita tra l'acromion e la testa omerale, o mediante radiografie, tomografia computerizzata, ecografia e risonanza magnetica. La relazione tra sublussazione e dolore rimane controversa: • alcuni studi mostrano un'associazione tra sublussazione e dolore (Van Ouwernaller et al., 1986) • altri non hanno dimostrato alcuna associazione (Joynt, 1992) È probabile che la sublussazione predisponga la spalla ad altri tipi di patologie dolorose: CRPS neuropatie periferiche lesioni della cuffia dei rotatori (Ring et al., 1985) Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: discinesia scapolare • • • • Nel paziente emiplegico o emiparetico, la forza ridotta, il tono sbilanciato e la mancanza del controllo motorio della spalla possono interrompere i movimenti coordinati noti come ritmo scapolo-omerale. L’alterazione del ritmo scapolo-omerale aumenta il rischio di dolore (Niessen et al., 2008). Il reclutamento aberrante del muscolo infraspinato, del muscolo dentato anteriore e dei muscoli trapezio inferiore, che stabilizzano la scapola durante il movimento omerale, è frequente nei pazienti emiparetici con dolore alla spalla rispetto agli emiparetici senza dolore, e i modelli di attivazione aberrante sono simili a quelli osservati nella sindrome da impingement della spalla non dovuta ad ictus (De Baets et al., 2014). L'evidenza di un controllo alterato della spalla può essere rilevata con l'osservazione del movimento scapolare, rispetto alla spalla sana, durante un esame clinico. Tale controllo alterato presenta patterns specifici (Kibler et al., 2002), sebbene l'affidabilità di tali patterns sia poco conosciuta nei pazienti emiparetici. Ulteriori prove per la discinesia scapolare possono essere rilevate con il miglioramento dei sintomi durante il range di movimento con il test di riposizionamento scapolare (Tate et al., 2008) e il test di assistenza scapolare (Rabin et al., 2006). Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: spasticità e distonia spastica • • • • • • La spasticità colpisce non solo i muscoli della spalla ma anche i muscoli che stabilizzano la scapola. Il tipico pattern di spasticità dell'arto superiore dopo l'ictus è la rotazione interna e adduzione della spalla con flessione del gomito, del polso e delle dita. Il risultato è una compromissione del movimento attivo e il controllo alterato del movimento della spalla che può causare lesioni. L'omero addotto accoppiato con un aumento del tono del trapezio e dei romboidi, che limita l’elevazione scapolare, aumenta il rischio di conflitto della spalla e può portare a dolore. La costante trazione degli adduttori può anche aumentare la tensione dei muscoli sui loro siti di attacco all'osso, causando dolore. È comune che la spasticità porti a contratture della spalla, che possono essere molto dolorose. Anche l’allungamento del muscolo spastico causa dolore (contrazione eccentrica). Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: lesioni dei tessuti molli Oltre alla valutazione neurologica (forza, tono muscolare, valutazione del ROM, la valutazione di un paziente con dolore alla spalla includere manovre tese a valutare i tessuti molli (tendini, capsula articolare, muscoli….) Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome da conflitto • • La sindrome da conflitto (impingement syndrome) è spesso considerata una lesione del muscolo sovraspinato o del suo tendine risultante dalla compressione ripetitiva tra il margine inferiore dell'acromion e la grande tuberosità dell'omero. Tuttavia, essa comprenda molte altre lesioni della spalla, tra le quali annoveriamo la tendinopatia della cuffia dei rotatori, le lesioni della cuffia dei rotatori e la borsite. Uno studio trasversale ha scoperto che la metà dei pazienti emplegici o emiparetici con dolore alla spalla ha evidenza di sindrome da conflitto (Joynt, 1992). I cambiamenti biomeccanici dopo l'ictus, come la lassità delle restrizioni passive dovute alla sublussazione, la debolezza dei muscoli che stabilizzano l'articolazione, il tono muscolare anomalo e il recupero motorio in un gradiente da prossimale a distale possono esporre i sopravvissuti all'ictus a un rischio maggiore di sindrome da conflitto. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome da conflitto • • • Gli studi di imaging possono essere particolarmente utili per identificare anomalie anatomiche della spalla nei pazienti emiplegici con spalla dolorosa, sebbene la presenza di una lesione o di una tendinopatia non sia correlato alla gravità del dolore (Shah et al., 2008) Studi di risonanza magnetica non hanno trovato differenze nella prevalenza di patologia della cuffia dei rotatorii o di borsite sub-acromiale tra pazienti emiplegici con o senza dolore della spalla (Tavora et al., 2010). La sindrome da conflitto e lesioni della cuffia dei rotatori possono essere comuni nei pazienti con ictus perché sono comuni nella popolazione generale e l'incidenza aumenta con l'età (Reilly et al., 2006). Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: tendinopatia bicipitale • • • • • • La prevalenza della tendinopatia bicipitale nei pazienti con ictus con dolore alla spalla è stimata tra il 7% e il 54% (Dromerik et al., 2008). La tendinopatia bicipitale è più probabile nei pazienti con spasticità o sinergie di movimento che determinano una maggiore attivazione del bicipite come flessore del gomito o supinatore dell'avambraccio. La diagnosi è suggerita quando vi è maggiore dolorabilità alla palpazione del capo lungo del bicipite a livello della spalla anteriore rispetto al lato sano (Patton et al., 2001) Manovre provocatorie, come il test di Yergason che provoca dolore alla spalla anteriore con supinazione dell'avambraccio contro resistenza, può essere utile quando il paziente è in grado di partecipare. L'imaging può identificare anomalie del capo lungo del bicipite (Pong et al., 2012). L'iniezione di un agente anestetico nel punto più doloroso sopra il solco bicipitale può fornire la prova della diagnosi se risulta in un sollievo dal dolore. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: capsulite adesiva • La capsulite adesiva è caratterizzata da dolore alla spalla con graduale perdita della mobilità a causa dell'accorciamento e dell'ispessimento della capsula articolare gleno-omerale insieme alle aderenze della capsula (Neviaser et al., 1984) Fare clic per inserire testo • Oltre al dolore alla spalla alla mobilizzazione passiva, il risultato fisico principale è una riduzione della rotazione esterna. Sfortunatamente, dolore e riduzione del ROM si trovano anche in altre patologie, come la spasticità. • La prevalenza di ispessimento e diffusione del mezzo di contrasto nella membrana sinoviale alla risonanza magnetica è maggiore nei soggetti emiplegici con dolore alla spalla rispetto ai pazienti senza dolore (Pompa et al., 2011) Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: dolore miofasciale Sindrome miofasciale Tra le sindromi dolorose muscolo-scheletriche, quella miofasciale è sicuramente una delle più frequenti. Essa comprende, infatti, un vasto ed eterogeneo gruppo di patologie muscolari che si presentano con dolore muscolare continuo, associato a contrattura, limitazione funzionale e, occasionalmente, a sintomatologia di tipo nevralgico quali parestesie, formicolio e disfunzione vegetativa. Ciò che caratterizza questa condizione sono i trigger point (TP), cioè un’area di ipersensibilità circoscritta di muscolo o fasciabanderella palpabile indurita e dolente alla palpazione. La digitopressione del TP evoca a distanza dolore riferito nella cosiddetta “target area” (area bersaglio o zona di riferimento) e una contrazione muscolare localizzata (twitch). La terapia può avvalersi di varie scelte: blocco anestetico dei trigger points, stretch and spray, pressione localizzata a livello del TP e terapia fisica attiva. • • • Il dolore miofasciale è comunemente associato al dolore alla spalla nei soggetti post ictus come nei pazienti non colpiti da ictus (Paul et al., 2012) I fattori precipitanti del dolore miofasciale, come traumi, cattiva postura, squilibrio muscolare, alterazioni degenerative e stress, sono comuni nei pazienti con ictus (Yap, 2007) Reperti tipici sono i muscoli iperalgesici intorno alla spalla, al collo e agli stabilizzatori scapolari che mostrano bande indurite, tender points e punti trigger che possono provocare dolore riferito. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: lesioni del sistema nervoso periferico Le lesioni del plesso brachiale e altre lesioni dei nervi periferici sono difficili da diagnosticare a causa della sovrapposizione con sintomi importanti dovuti al danno del sistema nervoso centrale (SNC), nonché a causa dei limiti degli studi elettrodiagnostici nella diagnosi delle lesioni prossimali. È stato ipotizzato che le lesioni ai nervi periferici possano verificarsi a causa di: • trazione causata da sublussazione inferiore (Ring et al., 1985) • traumi subiti a seguito di emiplegia (Ring et al., 1985) • traumi subiti da trasferimenti errati (Moskowitz et al., 1963) Ad oggi, gli studi elettrofisiologici sono stati utilizzati a sostegno della lesione del nervo periferico come causa di dolore alla spalla nel paziente con esiti di stroke. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome dolorosa regionale complessa La sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS, o distrofia simpatica riflessa) o sindrome algoneurodistrofica viene definita dalla IASP (Associazione internazionale per lo studio del dolore) come una condizione di dolore cronico caratterizzata da dolore localizzato che può essere spontaneo o evocato e normalmente ha origine ad una estremità. Esistono due forme di CRPS: il tipo I e il tipo II, sostanzialmente differenziabili in base alla assenza o presenza di segni clinici di danno maggiore al tessuto nervoso periferico (e.g., conduzione nervosa anomala). La CRPS di tipo I (Morbo Sudeck) non presenta alcun danno neuropatico, mentre nella variante II (prima chiamata anche causalgia) si può riscontrare almeno un danno a carico del sistema nervoso periferico. Il tipo 1, inoltre, ha una maggiore probabilità di recupero anche spontaneo entro l'anno rispetto alla maggiore tendenza alla cronicizzazione del tipo 2 Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome dolorosa regionale complessa Fra i sintomi e i segni clinici ritroviamo nel lato affetto: • iperalgesia • disestesia • allodinia • variazioni del colore (arrossato oppure bluastro) • variazioni della temperatura cutanea • variazioni della sudorazione • edema e crescita anomala di peli, pelle e unghie • osteoporosi tremori e distonia • distorta percezione e rappresentazione del lato affetto e distorta propriocezione Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome dolorosa regionale complessa • • • • • • La CRPS dopo l'ictus si riferisce generalmente alla CRPS di tipo I perché segue una lesione del SNC piuttosto che un danno a un nervo periferico (Stanton-Hicks et al., 1995) La prevalenza della CRPS di tipo I nell'emiplegia varia dal 12,5% (Davis et al., 1977) al 70% (Perrigot et al., 1975) riflettendo le differenze nel disegno dello studio e nell'inclusione delle coorti di studio prima del trattamento di routine nei centri di riabilitazione. I fattori di rischio per CRPS di tipo I includono disabilità motoria (Daviet et al., 2002) e traumi correlati alla biomeccanica alterata della spalla (Geurts et al., 2000) Altri fattori di rischio potrebbero esistere e non sono ancora noti perché la fisiopatologia della CRPS di tipo I non è stata ancora chiarita. La diagnosi di CRPS di tipo I si basa sull'esame clinico e può essere supportata da criteri standardizzati (Harden et al., 2013) La scintigrafia ossea è stata raccomandata come strumento diagnostico aggiuntivo, sebbene la massima sensibilità possa essere durante la fase acuta della CRPS di tipo I. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: dolore neuropatico centrale • • • • • • Precedentemente noto come sindrome del dolore talamico, il dolore post-ictus centrale (CPSP) è una sindrome da dolore neuropatico che può derivare da un ictus all'interno della via spino-talamo-corticale e la maggior parte con CPSP ha lesioni multiple alla risonanza magnetica. Il dolore può essere dovuto alla lesione, sebbene possa anche essere causato dalla neuroplasticità che si verifica dopo l'ictus. In genere il dolore si manifesta gradualmente, entro il primo mese dall'ictus, anche se può insorgere molti mesi dopo. Se il dolore si manifesta più di 12 mesi dopo l'ictus, potrebbe essere ragionevole cercare una nuova causa, incluso un nuovo ictus. La presentazione clinica della CPSP può essere variabile, comprese sensazioni multiple all'interno di un singolo individuo, rendendo difficile la diagnosi. È stato proposto un algoritmo per migliorare la diagnosi, sebbene non siano stati stabiliti criteri diagnostici standard per CPSP. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico Spalla dolorosa nel paziente emiplegico Dolore nocicettivo: è il dolore "fisiologico". Insorge in un tessuto in seguito a un trauma o a un insulto termico o chimico. Il dolore nocicettivo somatico è spesso localizzato e può essere descritto come penetrante, urente, lancinante o gravativo, mentre quello viscerale è più spesso poco localizzato e può essere identificato come sordo o crampiforme, se provocato dal coinvolgimento di un viscere cavo, o lancinante o penetrante, se dovuto al danno di membrane periviscerali o mesenteri. Il dolore nocicettivo, in genere, è sensibile a tutti i farmaci più comunemente utilizzati. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico Il Dolore neuropatico è dovuto a lesione delle fibre nervose e può insorgere in seguito a lesione di radici nervose e di nervi periferici, settore craniale incluso (Burchiel, 1993). È poco sensibile agli oppioidi, ed è assai poco sensibile anche agli antidolorifici non oppioidi. È caratterizzato da sensazioni urenti, talora anche intensamente puntorie. Coesiste di regola un deficit di una o più sensibilità obbiettive nello stesso territorio doloroso. Il dolore neuropatico è molto spesso accompagnato da iperalgesia o allodinia. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: dolore neuropatico centrale • • • • • • Precedentemente noto come sindrome del dolore talamico, il dolore post-ictus centrale (CPSP) è una sindrome da dolore neuropatico che può derivare da un ictus all'interno della via spino-talamo-corticale e la maggior parte con CPSP ha lesioni multiple alla risonanza magnetica. Il dolore può essere dovuto alla lesione, sebbene possa anche essere causato dalla neuro-plasticità che si verifica dopo l'ictus. In genere il dolore si manifesta gradualmente, entro il primo mese dall'ictus, anche se può insorgere molti mesi dopo. Se il dolore si manifesta più di 12 mesi dopo l'ictus, potrebbe essere ragionevole cercare una nuova causa, incluso un nuovo ictus. La presentazione clinica della CPSP può essere variabile, comprese sensazioni multiple all'interno di un singolo individuo, rendendo difficile la diagnosi. È stato proposto un algoritmo per migliorare la diagnosi, sebbene non siano stati stabiliti criteri diagnostici standard per CPSP. Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: dolore neuropatico centrale Spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sensibilizzazione centrale • • • • Ci sono prove che le alterazioni nella percezione del dolore a causa delle amplificazioni della segnalazione neurale all'interno del SNC possa contribuire al dolore nei pazienti con ictus (Roosink et al., 2011) L'ipersensibilità centrale è caratterizzata da una riduzione delle soglie del dolore, una risposta esagerata agli stimoli nocivi, dolore dopo la fine di uno stimolo e una diffusione della sensibilità ai tessuti normali (Wolf, 2011). Non esistono test diagnostici o criteri stabiliti per la diagnosi. L'ipersensibilità centrale dovrebbe essere presa in considerazione quando un paziente mostra allodinia o iperalgesia, diffusione della sensibilità al dolore ad aree non coinvolte, alterazioni della sensazione dopo uno stimolo e mantenimento del dolore da parte di stimoli che in genere non evocano alcun dolore. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: prevenzione • • • • • Il dolore è associato alla gravità dell'emiparesi. Questo porta molti Autori a pensare che la debolezza nella fase flaccida aumenti il ​rischio di lesioni dovute a mal posizionamento e manipolazione impropria da parte di operatori sanitari e caregivers (Ring et al., 1993). Tuttavia, ci sono poche indicazioni sul posizionamento o sulla manipolazione specifica dell'arto superiore emiparetico al fine di prevenire lo sviluppo o il peggioramento del dolore alla spalla nei pazienti con ictus (Teasell et al., 2003). Si raccomanda che gli operatori sanitari che lavorano con i sopravvissuti all'ictus siano istruiti sulla corretta manipolazione e posizionamento del braccio per prevenire lesioni (Duncan et al., 2005). Una raccomandazione comune sul posizionamento include il braccio in avanti, il polso da neutro a leggermente supinato e le dita estese (Carr et al., 1982). Le posizioni devono essere adattate al comfort individuale. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: utilizzo dei tutori Si raccomanda di considerare l'uso di cinghie o imbragature per prevenire traumi o sublussazioni (Duncan et al., 2005). Tuttavia, studi randomizzati e controllati (RCT) su fasce gleno-omerali e imbragature hanno mostrato risultati contrastanti (Hanger et al., 2000). È probabile che alcuni pazienti trarranno beneficio da questi ausilii e il loro uso dovrebbe essere incoraggiato su base individuale laddove risulta possibile dimostrarne il beneficio. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: esercizio fisico • • • • L’esercizio fisico è la pietra angolare della riabilitazione nel paziente affetto da ictus, nonché nella prevenzione e nel trattamento del dolore alla spalla. La mobilizzazione passiva deve essere iniziata il prima possibile per ridurre le contratture dei tessuti molli e le complicanze legate all'immobilità. In particolare, la rotazione esterna si è dimostrata efficace nel mantenere il range di movimento e prevenire posizioni dannose (Veerbeek et al., 2014). L'allenamento attivo dovrebbe essere utilizzato in quanto è in grado di migliorare la biomeccanica e ridurre il rischio di lesioni, sebbene sia incoraggiata un'intensità moderata perché i programmi ad alta intensità possono aumentare il rischio di lesioni (Kumar et al., 1990) Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: trattamento ipertono con tossina botulinica • • Esistono prove limitate che la tossina botulinica sia efficace nel ridurre il dolore nei pazienti con emiplegia spastica (Singh e Fitzgerald, 2011) Tuttavia, non c'è consenso su quali muscoli mirare o quale sia la dose appropriata (Viana et al., 2012) Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: lesioni dei tessuti molli • • • • • L'esercizio terapeutico è il trattamento di prima linea delle lesioni dei tessuti molli. Possono essere necessari analgesici orali per ridurre il disagio durante l'esercizio e a riposo. Le iniezioni sub-acromiali di corticosteroidi possono essere utili in coloro che sono probabilmente affetti da sindrome da conflitto o tendinopatia della cuffia dei rotatori (Lakse et al., 2009). Si raccomanda anche un'iniezione peri-tendinosa di corticosteroidi per coloro che hanno una tendinopatia del capo lungo del bicipite (Stein et al., 2014), sebbene non sia stato studiato in uno studio controllato. Anche un'iniezione di corticosteroidi nell'articolazione gleno-omerale per quelli con capsulite adesiva sembra migliorare i sintomi tanto quanto la terapia fisica e la combinazione può fornire un sollievo più rapido rispetto alla sola terapia fisica (Carette et al., 2003). Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: lesioni dei tessuti molli • • L'approccio principale al trattamento del dolore miofasciale è con modalità fisiche e spesso integrato con ago-puntura, rilascio miofasciale, compressione ischemica, terapia laser e trattamento multimodale (Sergienko et al., 2015) I trattamenti non sono ben studiati nell'ictus e le revisioni del needling (Tough et al., 2009) e del rilascio miofasciale (Ajimsha et al., 2015) non hanno trovato supporto nelle revisioni sistematiche delle diverse sindromi dolorose. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome dolorosa regionale complessa • • • Non esistono trattamenti definitivi per la CRPS, sebbene siano stati proposti molteplici potenziali trattamenti. L'approccio generale al trattamento della CRPS include la riduzione dell'edema, il trattamento del dolore, il mantenimento del movimento e della forza articolare e il ripristino funzionale (Pertoldi e Di Benedetto, 2015). In assenza di una migliore comprensione della causa della CRPS, e in base al fatto che più cause possono contribuire, è stato proposto di scegliere interventi specifici basati sui sintomi più importanti (Chae, 2010), sebbene questo approccio non sia stato valutato in una sperimentazione clinica. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sindrome dolorosa regionale complessa • • L'approccio principale al trattamento del dolore miofasciale è con modalità fisiche e spesso integrato con ago-puntura, rilascio miofasciale, compressione ischemica, terapia laser e trattamento multimodale (Sergienko et al., 2015) I trattamenti non sono ben studiati nell'ictus e le revisioni del needling (Tough et al., 2009) e del rilascio miofasciale (Ajimsha et al., 2015) non hanno trovato supporto nelle revisioni sistematiche delle diverse sindromi dolorose. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: dolore neuropatico centrale Il trattamento del dolore centrale avviene tipicamente attraverso mezzi farmacologici. Due farmaci orali hanno dimostrato di avere effetti positivi negli RCT che includevano soggetti con CPSP: • l'antidepressivo triciclico amitriptilina, 75 mg/die, riduceva significativamente il dolore, sebbene gli effetti collaterali come affaticamento e secchezza delle fauci fossero comuni (Leijon e Boivie, 1989) • l'antiepilettico lamotrigina in dosi fino a 200 mg/die ha ridotto significativamente il dolore, sebbene con frequenti effetti collaterali (Vestergaard et al., 2001) L'efficacia di pregabalin è stata valutata in 2 RCT (Kim et al., 2011; Vranken et al., 2008), con risultati opposti. L'uso di trattamento polifarmacologico non è stato studiato, sebbene spesso sia consigliato se il trattamento con un singolo farmaco non è efficace. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: sensibilizzazione centrale centrale • • • • • Il contributo dell'ipersensibilità centrale è ora riconosciuto, sebbene siano ancora in fase di sviluppo metodi per misurare e diagnosticare l'ipersensibilità centrale. Pertanto, non esistono metodi stabiliti per il trattamento dell'ipersensibilità centrale. Fino a quando non si saprà di più sulla causa dell'ipersensibilità centrale, è probabile che un approccio terapeutico multimodale sia il migliore. I pazienti con disturbi più recenti e focali alla spalla possono trarre beneficio dalla terapia manuale di mobilizzazione dell'articolazione della spalla e da esercizi specifici per migliorare il disturbo della spalla. Se il dolore è cronico o colpisce un'area regionale o diffusa più ampia del corpo, è probabile che sia più appropriato utilizzare un approccio fisico e cognitivo al trattamento mediante l'educazione incentrata sui movimenti funzionali combinati con i tentativi di affrontare il dolore miofasciale insieme all'incorporazione di esercizi globali. Anche gli analgesici farmaceutici possono potenziare il trattamento multimodale, sebbene non siano stati studiati. Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: blocco del nervo sovrascapolare • • Il nervo soprascapolare è un nervo misto che innerva i muscoli sottospinato e sovraspinato, ampie porzioni della capsula e dei legamenti dell'articolazione della spalla e le fibre simpatiche. È stato trovato sicuro ed efficace nei pazienti con dolore alla spalla non affetti da ictus ed è ora in fase di studio per i pazienti con ictus con dolore alla spalla. Un RCT ha confrontato il blocco del nervo soprascapolare con placebo per soggetti affetti da ictus con dolore alla spalla di durata fino a 12 mesi e ha riscontrato una riduzione statisticamente maggiore del dolore per almeno 12 settimane dopo l'intervento (Adey-Wakeling et al., 2013). Trattamento spalla dolorosa nel paziente emiplegico: stimolazione elettrica trans-cutanea La stimolazione dei nervi periferici della spalla mediante elettrodi a filo posizionati attraverso la pelle e nel muscolo sottostante della spalla interessata è sicura e ha mostrato risultati promettenti nel fornire sollievo a lungo termine ai soggetti con dolore cronico alla spalla con un paradigma di stimolazione a breve termine di 3 a 6 settimane. Un RCT ha mostrato che un trattamento che ha stimolato i muscoli trapezio, sovraspinato, deltoide medio e deltoide posteriore per 6 ore/giorno per 6 settimane ha fornito una maggiore riduzione del dolore per almeno 12 mesi rispetto al placebo(Chae et al., 2005). Un approccio più semplice di un elettrodo a filo singolo che stimola il nervo ascellare per produrre la contrazione dei muscoli deltoide medio e posteriore per 6 ore/giorno per 3 settimane è stato confrontato con la terapia fisica in un RCT (Wilson et al., 2014). Spalla dolorosa nel paziente emiplegico Spalla dolorosa nel paziente emiplegico Spalla dolorosa nel paziente emiplegico Spalla dolorosa nel paziente emiplegico