Uploaded by Giulia Zamboni

Appunti storia economica 1

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8 marzo 2022
Un mercante imprenditore è sempre un grande mercante, invece un grande mercante può anche
non essere un mercante imprenditore
Gli orizzonti geografici
Città e mercanti dell’Europa medievale e rinascimentale (secc. XIII- XVI) partecipano intensamente al
commercio internazionale.
Fondamentale è la creazione di un regolare circuito di collegamenti commerciali via mare che
permette di mettere in relazione i principali bacini che circondano il continente: mare Mediterraneo,
oceano Atlantico, mare del Nord (la città più importante per l’epoca è Bruges) e mar Baltico (il
centro nevralgico per i traffici in quest’area è Lubecca).
Fondamentale in questo contesto è il ruolo del Mediterraneo per tutto il medioevo ed ancora per
buona parte del XVI secolo porta d’ingresso per i prodotti dell’estremo oriente. Tra 400 e 500 gli
europei occupano molto poco gli oceani, proprio perchè non li conoscono e non sono a
conoscenza della possibilità di circumnavigare il mondo. Quindi, fino al 600 fulcro economico
rimase il mediterraneo, insieme al mar Baltico e mare del Nord. Solo dopo la piccola divergenza gli
oceani diventano il fulcro dei traffici internazionali. Quando il fulcro economico si sposta saranno gli
europei a spostarsi in Asia per ritirare le merci, mentre prima erano i grandi convogli ad arrivare in
Europa.
E’ grazie al Mediterraneo ed alla presenza di preesistenti percorsi misti tra vie di terra e vie d’acqua
se gli uomini d’affari europei riescono ad inserirsi nel prezioso commercio delle spezie (pepe,
cannella, noce moscata, chiodi di garofano ...), sete e cotone, perchè in particolare i nord europei
sono ghiottissimi di queste spezie. Quando l’Olanda si espande verso oriente occupa gli spazi
relativi al commercio internazionale delle spezie lasciando agli inglesi il commercio del cotone. Tra
600 e 700 gli europei iniziano però ad andare matti per altre tipologie di prodotti, ovvero il caffè, il te,
la cioccolata.
Ai collegamenti via mare (più veloci e meno costosi) si affianca una rete di collegamenti terrestri,
particolarmente rilevante per quanto riguarda i percorsi di attraversamento delle Alpi e dell’Europa
centrale.
I grandiprotagonisti: gli uominid’affari italiani
In prima linea, protagonisti assoluti degli affari internazionali del periodo, sono i mercati italiani. Città
come Venezia, Genova, Milano, Firenze sono vere capitali del commercio internazionale dell’epoca.
I veneziani, in particolare, si contraddistinguono per una preziosa opera di intermediazione tra
Oriente ed Occidente. Fra XV e XVI secolo circa 2/3 del commercio delle spezie in Europa è nelle
loro mani.
Si importano spezie, sete e cotone, mentre si esportano verso est una moltitudine di semilavorati,
stoffe e panni di lana di fabbricazione italiana e fiamminga.
Tuttavia Venezia si trova in una posizione molto sfavorevole, per questo il commercio veneziano da
internazionale passerà ad essere nazionale e poi regionale.
Nel complesso, tuttavia, la bilancia commerciale risulta negativa e l’unica maniera per compensare
questo deficit è rappresentato dalla spasmodica (e difficile almeno fino alla scoperta dell’America)
ricerca di metalli preziosi.
Si muovono le merci, ma si muovono (e molto) anche gli uomini. Quest’ultimo è un aspetto rilevante
per comprendere le modalità di diffusione di tecniche e innovazioni.
Gli strumenti per la pratica d’affari
Gli uomini italiani non inventano, ma innovano come mai nessuno prima gli strumenti pere la pratica
d’affari. In età preindustriale chiunque operi su lunghe distanze deve fare i conti con pericolose,
disastrate o quanto meno difficili vie di comunicazione e con mezzi di trasporto poco capienti e
poco evoluti da un punto di vista tecnologico (esistono vie di comunicazione decente solo dove ci
sono stati i romani). I tempi di percorrenza sono assai dilatati ed anche le informazioni necessarie
per svolgere gli affari giungono con estrema lentezza.
Le imbarcazioni hanno scafo ligneo che non ha la capacità di tenuta in termini di carico di uno scafo
metallico. Nonostante ciò, trasportare via acqua è sempre più facile e veloce di trasferire merce via
terra in termini di capacità di carico, velocità ed efficienza. Via terra si possono usare carri, ma
anche in questo caso c’è un problema di resistenza al peso e bisogna ricordare che più carico un
carro, più ho il problema di come trainarlo
Tutto ciò fa sì che gli uomini d’affari d’età preindustriale si debbano dotare di adeguati strumenti per
operare, facendo fronte ad alcune basilari necessità:
• Necessità di tenere sotto controllo i conti tramite una contabilità rigorosa: LA PARTITA DOPPIA
• Necessità di effettuare pagamenti su lunghe distanze senza muovere denaro contante in oro o
argento: LETTERA DI CAMBIO (al giorno d’oggi cambiale) e LETTERA DI CREDITO
• Necessità di interloquire con i propri corrispondenti attivi in luoghi lontani: USO DELLA LETTERA
COMMERCIALE (LETTERA D’AFFARI)
• Necessità di ridurre i rischi nell’invio delle merci: CONTRATTO DI ASSICURAZIONE
Le tecniche contabili e la partita doppia
La tecnica contabile non è inventata dai matematici europei.
Gli Europei, ed in particolare gli Italiani, innovano però in maniera considerevole, adattando la tenuta
contabile alle esigenze di una realtà in cui gli affari escono dalla dimensione familiare e da un raggio
d’azione locale e utilizzando inoltre una contabilità molto più analitica.
L’esercizio delle tecniche contabili è agevolato dall’adozione delle cifre arabe. Infatti la
manipolazione dei numeri arabi è molto più difficile rispetto alla manipolazione dei numeri romani.
I libri contabili offrono un indispensabile strumento di conoscenza e un fondamentale (unico per
l’epoca) sistema di controllo. Mi permette di avere un’idea in tempi lenti di come l’affare sia andato.
I mercanti sono esposti economicamente per un periodo molto lungo, di conseguenza devono avere
alle spalle delle forme di finanziamento in grado di coprirli. Inoltre, nel caso in cui l’affare cada in un
contenzioso, il libro contabile diventa l’unico strumento a disposizione per avere un’immagine chiara
di quali sono state le vicende effettive di fronte ad un avvocato.
Lo sviluppo del sistema monetario
Una rivoluzione delle attività economiche in ambito internazionale non sarebbe stato possibile senza
un concomitante sviluppo del settore monetario, di tecniche creditizie e di servizi bancari, finalizzati
al cambio delle valute, alla concessione di credito e all’accettazione di depositi.
Il sistema monetario che si definisce nel corso del Medioevo e continua per i secoli successivi
riguarda due ambiti distinti:
• La coniazione della moneta metallica
• L’uso della cosiddetta moneta di conto
Moneta reale coniata e moneta di conto in età preindustriale:
• Moneta «nera» di rame o mista per le transazioni più modeste in ambito locale, usata soprattutto
per pagare gli operai.
• Monete d’oro o d’argento per le transazioni più importanti in un contesto internazionale, il cui
valore è determinato dal cosiddetto VALORE INTRINSECO (ovvero la quantità di metallo prezioso
di cui è composta la singola moneta). Se le monete vengono tosate, avendo un peso minore
hanno anche un valore inferiore (è sempre opportuno girare con un a bilancia). Invece, le
banconote che utilizziamo ogni giorno hanno VALORE NOMINALE, se vengono strappate non
valgono più.
• La molteplicità di monete circolanti, dotate spesso di diverso valore intrinseco (il doblone
spagnolo ha un diverso peso d’oro rispetto al ducato ad esempio), favorisce lo sviluppo di
monete di conto fittizie utilizzate esclusivamente per facilitare la tenuta contabile, in cui bisogna
trovare un elemento unificante. Ogni città ha però diverse monete di conto (1 ducato vale diverse
lire a seconda che ci troviamo a Venezia, Verona o Brescia).
Forme di credito e la condanna del prestito ad interesse
Le città mercantili, soprattutto italiane, che operano nel commercio internazionale sviluppano
tecniche bancarie capaci di trasferire i pagamenti da un capo all’altro dell’Europa e di raccogliere e
mobilitare risorse finanziarie per fornire anticipazioni sia agli operatori privati sia alle autorità
pubbliche.
L’organizzazione degli affari avviene su di un contesto internazionale che si scontra anche con
ostilità di ordine culturale e religioso. Particolarmente rilevante è la condanna del prestito ad
interesse che viene considerato come USURA e la condanna di usura può portare alla scomunica
che libera ogni debitore dagli obblighi verso i creditori. Il tasso usuraio è del 5%, quindi sopra tale
soglia il tasso viene condannato. La condanna non proviene dalla società, ma dalla chiesa perché
secondo la religione, il guadagno è lecito se ottenuto con il sudore sulla fronte e non grazie ad un
tasso d’interesse molto favorevole.
Gli operatori economici non tardano a trovare tecniche in grado di mascherare il pagamento
dell’interesse, ovvero la quota di interesse che si paga non deve apparire alla luce del sole, ed
aggirare così i divieti.
La lettera di cambio
Il nome deriva dal fatto che viaggia come una vera e propria lettera, o comunque bisogna simulare il
viaggio.
E’ uno strumento di eccezionale importanza che si impone già nel XIII secolo (la prima conosciuta è
del 1292 utilizzata per fare un pagamento da Firenze a Londra) che permette di evitare il
trasferimento di denaro contante fisico (moneta metallica), garantendo una maggiore sicurezza nel
trasferimento dello stesso su lunghe distanze.
La tecnica non era del tutto nuova ed era praticata e conosciuta a livello locale da mercanti arabi ed
indiani. La novità degli Europei, ed in particolare degli Italiani, è quella di adattare questo strumento
al commercio internazionale, diventando lo strumento privilegiato dagli uomini d’affari.
L’uso di questo strumento permette non solo di effettuare pagamenti su piazze diverse, ma anche di
ottenere credito senza necessariamente fornire garanzie immobiliari.
Tra l’accettazione della lettera e il suo rimborso, infatti, intercorre un lasso di tempo durante il quale
un contraente beneficia del credito dell’altro. La lettera, infatti, deve quanto meno viaggiare e
giungere a destinazione oppure si può fin da subito stabilire una data di pagamento successiva
all’arrivo della lettera a destinazione. Non è quindi un pagamento contestuale.
Di frequente, soprattutto se viene utilizzata con fini di finanziamento e non meramente commerciali,
la lettera comprende nella cifra indicata anche la remunerazione del prestito oltre che il prestito
stesso, mascherato dal cambio e simulando quindi il viaggio della lettera anche se creditore e
debitore vivono nella stessa città, offrendo quindi la possibilità di bypassare i divieti della chiesa.
La lettera prevede il cambio e facilita, quindi, anche il pagamento in monete coniate di diversi paesi,
può essere quindi emessa a Verona in ducati e prevedere il pagamento a Stoccolma in talleri.
La lettera di cambio può essere:
• SCONTATA, cioè messa in pagamento in anticipo
• GIRATA, ovverosia ceduta ad un proprio creditore
• RINNOVATA, non messa in pagamento alla data stabilita, ma in una data successiva consentendo
di godere più a lungo del credito ricevuto
Fondamentale per il buon funzionamento di questo strumento è la FIDUCIA (fiduciaria) di cui devono
godere i mercanti e le imprese che se ne servono.
Come funziona la lettera di cambio?
Nella transazione commerciale o finanziaria che vede l’utilizzo della lettera di cambio intervengono
quattro diverse figure:
• Il numerante o datore di moneta (cioè il debitore)
• Un prenditore o traente (di solito un banchiere di fiducia del datore di moneta, il primo a prendere
carico della lettera)
• Un trattario (di solito un banchiere di fiducia del creditore a cui il prenditore invia la lettera, che
procede accreditando il denaro sul conto del creditore)
• Il beneficiario (ovverosia il creditore)
In questo modo riesco a moltiplicare il giro d’affari, senza moltiplicare il denaro coniato. Non ho
bisogno della disponibilità di denaro fisico.
La lettera di credito invece è utilizzato solo dalle grandi società mercantili. Alessandro Guagnini è un
veronese che si trasferisce a Stoccolma e crea una società di grandissime dimensioni. Inoltre, è il
primo autore occidentale che descrive l’Europa dell’est. Lui ha un agente, Giovanni Giustignan, che
deve partire da Verona per un viaggio d’affari fino a Stoccolma. Lui quindi parte con in tasca il
contante strettamente necessario perchè il rischio che venga derubato è troppo alto. Alessandro
Guagnini gli rilascia così una lettera di credito, all’interno della quale viene indicato il massimale che
può spendere di 700 ducati, seguendo la stessa logica della prepagata. Vengono infatti indicate le
filiali sparse in tutta Europa dove può presentare la lettera di credito per farsi dare contante,
indicando di banca in banca il massimale residuo. La filiale scriverà poi alla casa madre per farsi
dare la somma precedentemente consegnata al suo agente.
Tra le principali problematiche che si possono riscontrare quando inviamo lettere troviamo la
falsificazione e l’imitazione. La falsificazione è ancora più grave dell’imitazione, in quanto attività che
consente un grande guadagno ma comunque fraudolenta. La produzione di qualcosa che vale
meno rispetto alla cosa imitata, può causare che quest’ultima, che vale di più, venga esclusa dal
mercato. La moneta cattiva può avere la meglio su quella buona.
9 marzo 2022
Le lettere commerciali (o lettere d’affari)
• Sono lo strumento fondamentale per ricevere o inviare informazioni, almeno fino a quando non si
potrà disporre del telegrafo
• Sono gli unici strumenti utilizzabili in età preindustriale per poter interloquire con corrispondenti,
clienti, creditori, debitori ... che vivono in luoghi lontani.
• Vengono composte in più copie per essere certi che giungano a destinazione.
• La loro importanza è tale che, in caso di informazioni di grande rilievo, possono essere anche
scritte utilizzando un linguaggio cifrato: ogni numero corrisponde ad una lettera e ogni società ha
il proprio linguaggio.
Grandi società mercantili scrivono quotidianamente lettere per ogni luogo, come nel caso di
Francesco da Tini di Prato. Un ulteriore problema, oltre alla necessarie conoscenze matematiche
che i dipendenti devono avere ai fini della tenuta contabile, consiste nella necessità di avere
personale che conosca le lingue straniere.
Lettera commerciale di Anton Maria Ragona nobile e mercante di Vicenza, 29 maggio 1582
All’inizio della lettera viene riportato l’ultima lettera che è stata ricevuta e in quale data,
successivamente troviamo le felicitationes . E’ molto importante anche dare le giuste informazioni
affinché l’affare abbia un buon esito.
L’ultima di vostra signoria di 8 mi capittò alli 22 di questo che mi è statta grata avendo inteso il bon
statto suo come ancho per le tante nove che mi dati dil paesse et de li amici a che con la bona
ventura mi ralegro poi con lei del suo bon ritorno essendoli riusitto conforme al suo desederio ogni
cosa secome le mi scrive ho avutto caro medamente sentir che di Palermo siatte per aver le prime
ratte la qual di già doveva esser comparssa (sono contento che mi abbiate scritto che le prime rate
da parte di un debitore di Palermo sono iniziate ad arrivare). Crederò ancho che le cose della sua
nave paseran bene poiché è finita et che vi sitti risolto di metterla per luio al viagio de Lisbona che
piaccia a nostro Signore di mandarla bon viagio e salvamento e guadagno (speriamo che il signore le
faccia arrivare a destinazione), ma non vi eschi di mente l’asicurvi per tutte le cose che core (spero
che abbiate assicurato il carico)
... dalle lettere commerciali del XV e del XVI secolo
1436
... perchè aricordati chi ha a far con Toschi non bixogna che siano né mati né loschi» (Non puoi
pensare di fregare i toscani perchè ti fregano loro)
1582 - Giustignan scrive lettere in cui si lamenta di tutto e Guagnini gli risponde:
«Intendemo per essa vostra che le spese vanno continuamente gagliarde; non sapemo che dirvi, se
non che CHI FA MERCANTIA IL PRIMO GUADAGNO È IL SPARAGNO ... et si siamo dati maraviglia,
che voi avisate tanta incomodità di letti et stanza, havendo proveduto d’ogni cosa. Ma non è dubio
che fuori di casa bisogna patir et far al meglio che si può». (Stai spendendo un sacco di soldi, ma la
regola principale di chi fa affari è di non spendere, ma di tenere sotto controllo i conti. Ti ho
prenotato locande, sai dove andare a mangiare e dormire e ti lamenti. Non puoi pensare di stare via
bene come staresti a casa tua)
Le tipologie societarie
Per operare su lunghe distanze (con rischi quindi di notevoli proporzioni come visto) bisogna
disporre di un’adeguata struttura societaria.
In età preindustriale si può ovviamente operare come ditta individuale. Ma la ditta individuale ha
sicuramente problemi di finanziamento, nel momento in cui il mercante (mercante- imprenditore)
decidesse di fare il salto di qualità.
La crescita dimensionale dell’impresa è possibile ricorrendo a compagini societarie, in particolare a
SOCIETA’ DI PERSONE, in quanto le prime società per azioni nasceranno nel 1600 e nel 1602
grazie a inglesi e olandesi.
3 tipologie di società di persone:
La Commenda
• Prefigura una divisione dei ruoli tra chi gestisce gli affari e chi partecipa all’investimento (una
modalità per introdurre i giovani imprenditori sprovvisti di denaro negli affari)
• Consente quindi a uno o più soci di finanziare un mercante attivo, ma sprovvisto di mezzi
finanziari
• E’ una società transitoria ed ha una durata breve e prestabilita (poteva essere costituita anche per
un solo viaggio)
• Il contratto prevede una suddivisione dei profitti non eguale: solitamente 3⁄4 ai finanziatori e 1⁄4 al
partner operativo. In caso di perdite la suddivisione di queste 3⁄4 spettavano al partner operativo
e 1⁄4 ai finanziatori.
La Compagnia
• Corrisponde all’odierna società in nome collettivo.
• Può esserci una netta suddivisione di ruoli tra i soci, distinguendo tra soci attivi (o soci d’opera
che mettono a disposizione le proprie abilità e seguono direttamente gli affari) e soci passivi (o
soci investitori che mettono a disposizione il capitale)
• Può durare diversi anni ed essere continuamente rinnovata
• Tutti i soci rispondono di fronte ai creditori con una responsabilità solidale e illimitata (rispondono
tutti indistintamente, in parti uguali ed illimitatamente). Per questo ci si deve fidare molto dei soci,
nasce infatti in ambito familiare
• E’ il contratto societario perfetto per progetti pluriennali e che richiedono forti investimenti.
• La clausola della responsabilità illimitata la rende vulnerabile.
La società in accomandita semplice
• Corrisponde all’odierna sas
• E’ un’evoluzione della compagnia, pensata per fornire una maggiore garanzia ai semplici soci
finanziatori. Per evitare, infatti, i problemi connessi con la clausola della responsabilità illimitata
dei soci questi vengono suddivisi tra soci accomandanti (che rispondono soltanto nei limiti del
capitale sottoscritto) e soci accomandatari (i soci d’opera che rispondono illimitatamente).
Le forme di organizzazione dell’attività commerciale
Per operare a livello internazionale le imprese di età preindustriale dovevano dotarsi di una forma
organizzativa caratterizzata da una certa complessità (es. medici)
Tre sono le principali modalità adottate:
• L’agente commissionario, un esperto del mercato in cui si vuole operare che viene pagato a
provvigione normalmente pari al 2% degli affari conclusi per ogni affare che conclude. Non ho
spese di magazzino o di affitti, perché ci pensa il commissionario. Il punto di forza è l’estrema
flessibilità che consente anche ai piccoli uomini d’affari di concludere affari all’estero. Il punto a
sfavore è che non opera in esclusiva per un singolo uomo d’affari, quindi in caso di crisi, prenderà
in carico solo affari di chi offre la maggiore provvigione.
• Filiali facenti parte di una struttura centralizzata dell’impresa mercantile. Hanno dei dipendenti.
Operano in esclusiva per la casa madre. Le filiali, d’altro canto, dipendono direttamente dalla casa
madre, l’unica per la quale sia stato stipulato un contratto societario. In tale contesto una sola
filiale può portare al fallimento dell’intera compagine societaria.
• Filiali facenti parte di una struttura decentrata dell’impresa mercantile (es. banco medici). Hanno
dei dipendenti. Operano in esclusiva per la casa madre, ma si distinguono dal precedente sistema
perché organizzate come una moderna holding, ovverosia un sistema che permette di controllare
filiali giuridicamente autonome e organizzate come accomandite in modo da evitare che le
difficoltà anche di una sola filiale possa portare al crollo della casa madre. La casa madre
risponde solo per la quota di capitale che ha investito in tale filiale.
Capitale e risparmio: le forme di finanziamento di un’impresa
Un aspetto caratterizza il settore secondario d’età preindustriale in maniera peculiare: la bassa
incidenza del capitale fisso. Le macchine industriali sono generalmente (ma non sempre) semplici e
di basso costo. L’investimento iniziale è quindi generalmente non impossibile da sostenere.
Quello che pesa realmente è, una volta iniziata l’attività, riuscire a rimanere sulla breccia.
Soprattutto per chi opera a livello internazionale i tempi in cui si riesce a concludere un affare e a
ricevere quanto pattuito sono assai dilatati.
Il mondo degli affari preindustriale è fortemente basato su FIDUCIA e CREDITO, gli uomini d’affare
ricevono e concedono fiducia, e quindi credito. E’ proprio questo fattore che consente di dilatare i
tempi e quindi moltiplicare gli affari.
Diventa, quindi, assolutamente basilare avere a disposizione strumenti che permettano di avere la
liquidità necessaria per sostenere l’impresa. E’ quindi necessario avere capitali iniziali considerevoli
o essere in grado di ottenere facilmente forme di finanziamento in caso di necessità.
Gli strumenti a disposizione per accedere al finanziamento d’impresa (come d’altronde per il credito
al consumo) devono fare i conti con i dettami della chiesa cattolica che vieta di prestare denaro ad
interesse a tassi elevati (tassi usurari). Molti dei sistemi adottati per il finanziamento, quindi, devono
mascherare/nascondere i tassi d’interesse.
Il credito e le forme di finanziamento dell’impresa
• La dilazione di pagamento
• L’obbligazione contrattuale
• Il livello affrancabile, ovverosia la concessione di credito dietro garanzia immobiliare:
E’ lo strumento più facile da utilizzar per ottenere facilmente credito. Esiste in ogni parte d’Europa,
ma quello analizzato si diffonde prevalentemente in Lombardia e Veneto.
Consiste nella vendita fittizia di un immobile (di solito un terreno). Chi necessita del denaro finge di
vendere un immobile al prestatore, è una vendita mascherata perchè serve per mascherare il tasso
di interesse; chi ha bisogno di credito pone la cifra di vendita dell’immobile corrisponde alla somma
concessa in prestito.
Noi sappiamo che non è una reale compravendita perché si trovano contratti in cui immediatamente
sotto, il notaio registra la concessione in affitto dello stesso terreno a chi l’ha appena venduto
ricevendo il prestito. Il canone d’affitto corrisponde all’interesse che chi ha ricevuto il prestito deve
corrispondere al prestatore (di solito è un interesse del 6%). La chiesa non sa che in realtà quel 6%
non è un canone mensile di affitto ma un tasso di interesse per il prestito.
Il contratto è chiamato di livello affrancabile perché prevede una clausola specifica: dopo un certo
numero di anni se chi ha ricevuto il prestito è in grado di ritornare la somma prestata, il bene
immobile torna ad essere a tutti gli effetti di sua proprietà (il prestatore della somma ha intanto
continuato a godere degli interessi corrisposti mensilmente); se, al contrario, non dispone della
somma e non riesce a ritornarla al prestatore, il bene immobile diventa immediatamente di proprietà
del prestatore (che nel frattempo ha anche goduto degli interessi).
• Il deposito «fuori corpo»
• La lettera di cambio: il tasso di interesse richiesto può essere molto elevato in quanto è una
modalità di finanziamento che non richiede garanzie immobiliari. La fama è un altro elemento da
tenere in considerazione: se sei un malo debitore (ovvero a volte non paghi), ti verrà richiesto un
tasso di interesse più alto.
I Banchi privati
• Possono avere funzioni banca locale o di banca internazionale
• Permettono l’erogazione del credito (a breve/medio termine): le banche fino al 1800 non erogano
credito a lungo termine, per varie ragioni tra cui l’aspettativa di vita. Al massimo ci si spinge a
9/10 anni. Saranno le banche tedesche a cambiare le regole del gioco.
• Permettono la raccolta del risparmio e la sua canalizzazione verso varie forme di investimento: il
denaro non è in cassa ma viene impiegato, le banche devono anche fare business e ottenere
profitto
• Forniscono un servizio che mette in sicurezza i depositi dei clienti
• Offrono un fondamentale servizio di intermediazione per l’effettuazione e la facilitazione di
pagamenti per conto dei propri clienti (tramite ordini di pagamento orali o scritti e il servizio di
giroconto)
• “creano denaro”: attraverso la concessione di credito creano denaro che fisicamente può non
esserci
• Permettono una facilitazione del trasferimento internazionale del denaro
• In età preindustriale vanno spesso soggetti a fallimenti, perché, alla ricerca di lucrosi affari, si
inseriscono in rischiosi investimenti che non prevedono una disponibilità immediata. In tal caso, di
frequente, l’immobilizzo finì per superare le disponibilità immediate all’interno dei forzieri per cui
quando si verificavano casi di rientro delle somme depositate, i banchieri privati si trovarono in
gravi difficoltà. In questi casi si verificava una lotteria: i pochi estratti ricevevano indietro il denaro
depositato
• Di fondamentale importanza è il fattore FIDUCIA: se gli individui hanno eccessiva fiducia in una
banca ha inizio la fase di euforia in cui tutti depositano, ma quando ci sono i primi segnali di crisi
ha inizio la fase di panico caratterizzata dal ritiro delle somme depositate.
I banchi pubblici - voluti dagli stati o dalle comunità
• Nascono per venire incontro ai problemi irrisolti dai banchi privati ed in particolare per garantire
che ci sia la garanzia del pubblico che quel determinato istituto non fallirà: la banca non può fallire
perchè dietro c’è la garanzia pubblica, lo stato.
• Introducono per primi la pratica della RISERVA PARZIALE : un minimo del denaro depositato
deve restare in cassa
• Presentano dei caratteri comuni (Svolgono operazioni di deposito e giro, accettano depositi che
s’impegnano a restituire in qualsiasi momento senza corrispondere interessi, a chi deposita
lasciano dei certificati chiamati “fedi di deposito” che possono essere girati a terzi)
La Bank of England (1694)
E’ un particolare esempio di banco pubblico
Nasce nel 1694 in un contesto economico e finanziario diverso da quello in cui erano nati gli altri
banchi pubblici.
Si distingue fin da subito perché è il primo istituto ad emettere banconote. Si tratta di un passaggio
epocale, che trasforma la natura stessa della moneta.
La moneta cessa di avere un valore intrinseco per assumerne uno contrattuale/nominale.
La banconota è un debito pagabile al portatore e il suo valore, a differenza delle monete metalliche,
non dipende dal contenuto, ma dal rispetto della clausola di convertibilità (ad ogni banconota usata
fa riferimento una disponibilità di metallo).
Le fiere e le borse
Le fiere sono un luogo privilegiato per svolgere gli affari; permettono a operatori provenienti da ogni
parte del mondo di trovarsi assieme in un determinato luogo per svolgere gli affari, riducendo
notevolmente i problemi causati dalle difficoltà di comunicazione. Le fiere permettono, altresì, di
ridurre considerevolmente i costi di transazione.
All’inizio le fiere sono fiere di merci (hanno funzione commerciale); con l’evoluzione del sistema di
pagamento tramite lettere di cambio si sviluppano le cosiddette fiere di cambio, alle quali si va per
fare un controllo dell’andamento di debiti e crediti tra le grandi società commerciali del periodo.
Alcune località si trasformano in fiere permanenti tutto l’anno. Queste sono le città in cui nascono le
prime borse: nascono nel XVI secolo. La prima è quella di Anversa (1531); ad essa seguono Londra
(1571) e Amsterdam (1609). Prima della nascita delle spa non ci sono titoli azionari, e quindi non ci
sono borse: Anversa e Londra nascono come borse merci, si possono conoscere i prezzi delle
merci.
Le borse nascono nel momento in cui alcuni mercati si strutturano stabilmente, riunendo operatori
provenienti da ogni angolo d’Europa per tutto l’arco dell’anno.
Con la nascita delle borse si amplifica il cosiddetto «clima speculativo», tramite l’utilizzo di forme di
transazioni fondate su eventi futuri (FUTURES). Per vendere in anticipo deve accettare di essere
pagato meno rispetto al momento giusto (futuro) per la vendita, la speculazione sta qui: il rischio.
C’è un venditore che ha necessità di liquidità e accetta un prezzo più basso, dall’altra parte un
acquirente che vuole fare affari. E’ nell’interesse dell’acquirente far si che le condizioni favorevoli si
verifichino (buona tenuta del campo di grano per poter vendere il grano poi).
L’EUROPA ALLA CONQUISTA DEL GLOBO (SECC. XV- XVI)
Commercio e finanza all’indomani delle grandi scoperte geografiche
Nel corso dell’età moderna (secc. XVI-XVIII) l’Europa proietta su scala planetaria il modello
economico sviluppato a partire dal Medioevo.
Tale fenomeno è strettamente associato all’origine del sistema capitalistico occidentale e alla sua
successiva proiezione come sistema economico mondiale, si parla infatti di europeizzazione
Si è sottolineata una diretta relazione tra l’ascesa dell’Europa e la capacità degli europei di
organizzare lo sfruttamento del resto del globo, anche attraverso uno stretto legame tra politica ed
economia.
Gli europei hanno in particolare preso potere rispetto ai paesi asiatici, che iniziano a rallentare a
causa della loro debolezza politica.
Tale tesi è stata fortemente messa in discussione negli ultimi anni da diversi studiosi.
Cultura, innovazioni e trasformazioni economiche
Diversi elementi concorrono alla crescita europea d’età moderna oltre all’avere un sistema
economico forte, che aiutano a spiegare perchè gli europei escono dai loro confini:
• caratteri e densità del tessuto urbano
• diffusione precoce di uno «spirito» imprenditoriale e mercantile (sviluppo precoce della ricerca del
profitto e del business, infatti in Europa il ruolo del clero è importante, ma quello dei business men è
ancora più forte)
• cambiamenti nella sfera culturale e religiosa
Un ruolo fondamentale per gli studiosi hanno giocato lo spirito rinascimentale e la Riforma
protestante, perchè a differenza del mondo ortodosso all’uomo d’affari viene riconosciuto un ruolo
importantissimo e gli si riconoscono i meriti, il successo economico è dovuto alla grazia di Dio.
Invece, nel mondo cattolico l’uomo d’affari prima della morte deve cautelarsi facendo donazioni per
salvarsi l’anima. Secondo Weber lo spirito capitalistico va di pari passo con la riforma protestante,
l’uomo d’affari viene portato ad esempio della società.
Le tre grandi innovazioni
Sono tre, curiosamente tutte di origini cinese anche se vengono solo parzialmente sfruttate dai
cinesi e sfruttate appieno dagli europei, le grandi innovazioni che permettono il salto in avanti
dell’Europa:
• La polvere da sparo: alla base della rivoluzione militare d’età moderna. I cinesi ne fanno un uso
ludico, invece gli europei capiscono che dietro c’è un’arma fondamentale per estendere il loro
predominio
• La stampa: modifica in profondità la conservazione e la trasmissione delle conoscenze. In Cina la
diffusione di libri stampati è molto più limitata rispetto a quella in Europa
• La bussola: fondamentale per permettere ai marinai europei di esplorare gli oceani.
La stampa a caratteri mobili
Probabilmente la più importante innovazione tecnologica del Rinascimento europeo in quanto rende
più veloce il diffondersi di idee ed informazioni
In Europa l’analfabetismo è molto diffuso ma il tasso di alfabetizzazione cresce e soprattutto dopo
la diffusione della stampa, infatti i libri si producono più velocemente, vengono distribuiti
maggiormente ad un costo minore rispetto alle opere prodotte dagli amanuensi. I manoscritti hanno
dimensioni molto grandi, che posso leggere rimanendo fermo in un posto. Aldo Manuzio è un
abruzzese che si trasferì a Venezia e inventò il libro a stampa tascabile.
Rende più democratico il sapere e trasforma i libri da oggetti rari e accessibili a pochi in prodotti di
ampia diffusione.
Facilita l’emergere della rivoluzione scientifica, rendendo più semplice il pluralismo di vedute che da
vita ad un maggiore confronto (il cd lavoro in equipe) e l’innovazione.
L’Europa verso nuovi mondi
Se nei secoli passati è stato il Mediterraneo a svolgere un ruolo decisivo, con la fine del XV secolo e
sempre più nei secoli successivi sono gli Oceani, in modo particolare l’Oceano Atlantico, ad
assumere un ruolo centrale. Anche se la perdita d’importanza del Mediterraneo non è subitanea.
La conquista del mondo atlantico permette agli europei di aprirsi una nuova via verso terre che non
si pensava esistessero e che non si pensava si potessero raggiungere direttamente.
L’espansione europea passa attraverso l’intensificazione di rapporti con i continenti «vicini» (Asia e
Africa) e all’allargamento dei traffici con nuovi continenti, l’America su tutti e l’Oceania più tardi, che
offrono agli europei inedite e immense opportunità di sfruttamento.
In Asia gli Europei sono costretti ad operare a lungo come semplici mercanti, inserendosi in circuiti
commerciali esistenti.
In America sono invasori e colonizzatori. Le strutture politiche autoctone per quanto sofisticate
vengono distrutte e i coloni europei creano delle società neoeuropee. Ancora oggi il continente
americano è fortemente europeizzato (si parla inglese, spagnolo e portoghese).
Fin da subito è bene sottolineare che le esplorazioni hanno non solo allargato e accelerato il
processo di successo europeo, ma hanno soprattutto orientato verso occidente la crescita
economica a discapito di altre aree del pianeta.
Diverse sono le cause che portano alle esplorazioni. Le principali sono:
• la spasmodica ricerca di metalli preziosi in quanto la monetizzazione degli europei si basa su oro e
argento, e spezie (richiestissimi in Europa a fronte di un’offerta limitata)
• i contraccolpi dell’avanzata turca nel Mediterraneo che progressivamente spostano verso
occidente il baricentro economico europeo.
Tali imprese sono possibili perché gli Europei scoprono di disporre di strumenti che garantiscono
una netta superiorità navale e militare rispetto al resto del mondo:
• Costruiscono navi, come le caravelle, adatte alla navigazione oceanica e dotate della necessaria
velatura (sono barche a vela) per effettuare una navigazione non semplicemente di cabotaggio
(lungo le coste o in mari tranquilli che permettono un approdo semplice in distanze non eccessive).
Sono molto ampie e tonde come dei gusci di noce, adatte per la navigazione in mari tempestosi. Le
galee veneziane invece sono lunghe e strette e non sono adatte alla navigazione in mare aperto,
anche per la scarsa capacità di carico. A differenza delle imbarcazioni a vele, è possibile cambiare
direzione più facilmente.
• Le dotano di cannoni che offrono un eccezionale vantaggio tecnologico rispetto ai concorrenti
extra-europei. Le armi da fuoco utilizzate dagli Europei sono talmente innovative da non colpire
semplicemente gli amerindi (più sofisticati dal lato religioso ma non da quello delle armi), ma da
sorprendere anche cinesi, indiani e giapponesi.
• Grazie alle tecniche nautiche e alla cartografia acquisiscono informazioni geografiche decisive per
favorire l’espansione.
Le grandi scoperte geografiche
• Cristoforo Colombo e l’America 1492, negli altri luoghi non si parla di scoperta ma di conquista
• Vasco Da Gama 1497-1499 e la circumnavigazione dell’Africa, diventa fondamentale quando
iniziano a battere questa rotta inglesi e olandesi
• Ferdinando Magellano e la circumnavigazione del globo 1519-1522. Magellano muore nelle
Filippine durante il viaggio come altri 234 dei 265 uomini imbarcati. Solo 31 tornano in Spagna, tra
cui Antonio Pigafetta autore della relazione del primo viaggio intorno al mondo.
• Sono esplorazioni i cui costi, umani e materiali, sono spaventosi.
Attenzione però: le rotte commerciali tradizionali non vengono immediatamente abbandonate.
Per tutto il Cinquecento le antiche rotte del Mediterraneo orientale mantengono una notevole
rilevanza.Venezia rimane ancora per un secolo un importante emporio per il pepe e le spezie.
E’ solo la successiva discesa in campo di Inglesi ed Olandesi a determinare la definitiva sconfitta del
Mediterraneo ed il definitivo spostamento del baricentro economico verso gli Oceani.
La prima fase delle esplorazioni: Portogallo e Spagna
In questa prima fase, gran parte dei vantaggi procurati dalle scoperte geografiche e dall’apertura di
nuove rotte vanno ai paesi che per primi promuovono e finanziano tali imprese: Portogallo (i
portoghesi molto precocemente iniziano a guardare sull’oceano. E cerano strategie per muoversi) e
Spagna (riuscita a creare una certa unità politica in seguito alla cacciata degli arabi dalla Spagna).
Nel 1494 i due regni iberici siglano il trattato di Tordesillas che permette loro di spartirsi le aree del
globo al di fuori dell’Europa con una linea, la cosiddetta Raya.
La penetrazione iberica è sicuramente più semplice nel continente americano; molto più difficile e
contrastata in Asia, dove solo il Portogallo riuscirà a creare degli empori commerciali significativi
nelle Filippine.
Fin da subito i due regni devono fare i conti con forme di competizione commerciale e militare ben
poco convenzionali, con l’utilizzo da parte dei concorrenti (Inghilterra su tutti) di pirati e corsari (i
pirati sono considerati comuni delinquenti, i corsari sono pirati che assalgono le navi per conto del
re), nonché del contrabbando.
La Spagna con l’invencible armada cercò di attaccare l’Inghilterra fallendo, da qui l’incapacità di
fronteggiare i veri avversari europei. L’Inghilterra infatti non verrà mai occupata fino alla seconda
guerra mondiale, insieme agli Stati Uniti non dovranno mai fare i conti con la guerra combattuta in
casa, per questo emergono come potenze economiche.
La conquista spagnola e portoghese in America
Un’osservazione preliminare: il primo sviluppo di commerci e insediamenti coloniali si ispira a
modelli sperimentati dai mercanti di Genova e Venezia sin dal Medioevo nel governo e nello
sfruttamento delle isole del Mediterraneo orientale.Tali modelli verranno ulteriormente migliorati da
Spagnoli e Portoghesi.
La penetrazione spagnola (ed in minor misura portoghese) nel continente americano fu molto
rapida, infatti nel volgere di qualche decennio furono conquistate le isole dei Caraibi, distrutto
l’impero azteco (Messico), dei Maya (America centrale) e quello degli Incas in Perù (e Bolivia) le ali
presentavano delle società ben strutturate. Negli anni ‘40 del ‘500 furono inviate spedizioni nelle
regioni del Cile,Argentina Paraguay, mentre i Portoghesi si insediano in Brasile.
In generale i territori immensi e poco popolati dell’America favoriscono la colonizzazione e
l’insediamento. Il Nuovo Mondo palesa, infatti, molto presto una tragica inferiorità tecnologica che lo
espone a una rapida occupazione nonostante la superiorità numerica. Protagonisti sono quindi i
conquistadores che possiedono armi da fuoco (compresi i cannoni), armi bianche in acciaio e cavalli
(gli amerindi ad esempio non usano cavalli, hanno solo animali da carico (alpaca e lama) i quali non
potevano permettere attacchi).
Un ruolo molto importante nel favorire l’espansione europea lo ha anche lo sterminio delle
popolazioni indigene favorito dal propagarsi di malattie portate dagli europei che sono letali, con un
drastico declino degli amerindi, oltre il 90% in pochi decenni, che determinerà un forte ricambio
demografico, attuato con un progressivo ripopolamento con nuovi abitanti provenienti da Europa e
Africa (la popolazione Africa sostituirà quella amerinda, che sarà destinata per la coltivazione dei
campi data la struttura fisica molto più portante)
Europeizzazione totale (guerre, malattie e superiorità economica)
Lo scambio colombiano
E’ un fenomeno fortemente ineguale e asimmetrico: negativo per l’America e molto positivo per
l’Europa ed in parte l’Asia (fa comodo perchè anche l’Asia ottiene benefici dallo sfruttamento
dell’America)
Gli Europei portano malattie letali per gli autoctoni che mancano di difese immunitarie adeguate per
far fronte a vaiolo, dissenteria, lebbra, tifo e peste. Molto meno facili a propagarsi sono, al contrario,
le malattie importate dagli Europei, come ad esempio la sifilide.
Dall’Europa vengono introdotti in America animali (cavalli, buoi, maiali, pecore) e piante (canna da
zucchero, cotone, caffè) che avranno una notevole importanza nei secoli successivi per strutturare
in America un tipo di sfruttamento agricolo ad immagine e somiglianza europea. Invece tra gli
animali solamente il tacchino viene introdotto in Europa.
Ma altrettanto importanti, se non di più, sono i nuovi prodotti che vengono per la prima volta
introdotti in Europa: la patata, le arachidi, il mais, il pomodoro, il peperone, i fagioli, il tabacco e il
cacao. Alcuni di questi prodotti, come il mais e la patata, avranno un grandissimo successo e
modificano sensibilmente l’agricoltura e la dieta alimentare europea, in quanto permettono di
superare le crisi di sussistenza.
• Poi c’è la questione dell’oro e dell’argento ...
Oro e argento
Dalle Americhe gli Europei si appropriano, inoltre, di ingenti quantitativi di metalli preziosi il cui
afflusso aumenta in maniera significativa il potere d’acquisto dei paesi del Vecchio Continente,
costituendo anche un rilevante fattore espansivo a livello globale, sostenendo l’attività economica e
commerciale.
All’inizio dell’età moderna la circolazione monetaria europea dipende dai rifornimenti di oro e
argento. Fino alle grandi scoperte geografiche:
• Il primo proviene dall’Africa subsahariana
• Il secondo dalle miniere dell’Europa centrale (nel Tirolo). Inoltre, la fame di argento che ha Venezia
fa si Schio che si usa la polvere da sparo per aprire nuovi varchi e costituire nuove miniere.
Il quantitativo disponibile di entrambi è spesso inferiore alle necessità economiche di un continente
già in forte espansione
La situazione cambia nel corso del Cinquecento: oro e argento divengono la prima merce che
affluisce in gran quantità dal Nuovo Mondo verso il Vecchio continente. Infatti, per due secoli i
metalli preziosi costituiranno oltre l’80% delle esportazioni americane verso l’Europa
Nei tre secoli dell’età moderna l’argento e l’oro estratti in America rappresentano rispettivamente
l’85% e il 70% della produzione mondiale.
L’importanza di oro e argento dalle Americhe
L’argento americano finisce per stimolare gran parte dell’economia europea e percorrendo tutto il
globo con effetti espansivi sul commercio internazionale.
Da un lato l’argento americano gioca un ruolo decisivo nel sostenere gli acquisti e quindi il
commercio europeo in Asia. Dall’altro sostiene l’espansione della produzione di beni in Asia. Infatti
la forte domanda europea di prodotti asiatici viene solo in piccola parte compensata
dall’esportazione di manufatti e genera un gigantesco flusso d’argento verso l’Europa e dall’Europa
verso l’Asia.
In sostanza Europa e Cina fanno la parte del leone nel traffico dei metalli preziosi americani: la prima
come insaziabile importatrice di beni, la seconda come insaziabile importatrice d’argento.
La forte domanda europea di prodotti orientali, in altre parole, genera un problema endemico di
bilancia dei pagamenti (sarebbe stata sempre negativa nel rapporto con l’Asia in quanto questa
invia in Europa manufatti di valore maggiore rispetto ai prodotti inviati in Asia), che viene risolto con
massicci invii verso oriente di argento del Nuovo Mondo.
Manca l’Africa perchè questa non ha bisogno dell’oro e dell’argento americano, perchè non ha
imprese da sostenere. Gli africani si accontentano di produzioni dozzinali europee.
Oro e argento dalle Americhe e gli effetti economici: la rivoluzione dei prezzi
Tra le conseguenze legate all’importazione di metalli preziosi dalle Americhe in Europa c’è anche la
cosiddetta «rivoluzione dei prezzi».
In particolare il massiccio arrivo dei metalli americani, secondo alcuni studiosi, avrebbe provocato
una perdita di valore della moneta coniata, vista l’improvvisa grande abbondanza (dovrò usare più
oro e argento per comprare lo stesso quantitativo di beni). Inoltre, l’argento inizierà a perdere più
valore rispetto all’oro
Oggi tale interpretazione è messa fortemente in discussione e la fase di decisa inflazione che
connota il Cinquecento viene per lo più spiegata con l’aumento della popolazione ed il conseguente
incremento dei prezzi dei beni alimentari determinato da un’offerta che non riesce ad adeguarsi ad
una domanda in forte crescita.
Il paradosso della Spagna: tanto metallo prezioso, poca capacità di modernizzare la propria
economia
La Spagna è la principale importatrice di metalli preziosi dalle Americhe, ma non riesce a sfruttare
tale ricchezza per modernizzare la propria economia.
In linea di principio la corona spagnola cerca di conservare il ruolo di forziere d’Europa vietando la
riesportazione di oro e argento. Ma così non avverà.
La capacità produttiva della Spagna è inadeguata e la bilancia commerciale sempre passiva, il che
genera un paradosso: l’afflusso di metalli preziosi non crea ricchezza e non reca prosperità proprio
nel paese che avrebbe dovuto trarre maggiori benefici.
L’argento americano entra solo in minima parte nell’economia Spagnola a sostegno principalmente
della costosa politica imperiale della corona.
L’argento americano prende mille strade fuori dalla Spagna e finisce per sostenere e stimolare
l’economia di altri paesi europei che approfittano degli spagnoli che hanno i metalli preziosi, ma non
hanno capacità produttiva e devono importare tutto.
Nei primi anni del Seicento, poi, la situazione muta in maniera drammatica per la Spagna. Il
monopolio spagnolo sulle Indie occidentali si sgretola e l’interesse soprattutto inglese, ma anche
olandese e francese si sposta dalle semplice azioni di saccheggio e rapina all’insediamento e al
commercio.
Spagnoli e portoghesi nel pacifico e nell’Asia orientale
Nel complesso, l’impatto della presenza europea e la capacità di controllo esercitata nella prima
fase di espansione è molto diversa rispetto a quanto avvenuto in America se si pensa al continente
africano e asiatico. L’Africa e soprattutto l’Asia non sono aperte alla colonizzazione e
all’insediamento. Le popolazioni locali sono troppo numerose, agguerrite e organizzate. Inoltre,
essendo stati gli asiatici colpiti dalla stessa peste che colpì l’Europa nel 300, hanno già sviluppato
gli anticorpi nel caso in cui questa si ripresenti.
Spagnoli e portoghesi, dunque, si devono orientare ad una diversa modalità di colonialismo.
Per questo l’unica conquista spagnola degna di nota fu nelle Filippine con la presa di Manila nel
1571 e l’organizzazione di una colonia simile a quelle americane.
I portoghesi, viceversa, riuscirono a conquistare Macao e a crearne un emporio commerciale.
Divennero intermediari nei traffici tra India, Cina, Giappone scambiando spezie, sete indiane e cinesi
e altri prodotti. Per un certo periodo sanno muoversi con abilità, seppur presenti in numero esiguo.
Con l’inizio del Seicento la presenza portoghese in zona scompare per lasciare spazio ad Olandesi e
Inglesi. Nei primi decenni del XVII secolo però il Giappone si isola sfruttando il fatto che è un
arcipelago e non vuole più avere niente a che fare con gli europei, infatti intraprese una politica di
assoluta chiusura con gli stranieri a qualunque livello.
L’EUROPA ALLA CONQUISTA DEL GLOBO (SECC. XVII- XVII)
Nazionalismo economico e competizione globale: l’emergere del mercantilismo
Tra XVI e XVIII secolo si diffonde una politica economica prevalete che prende il nome di
mercantilismo volta ad aumentarne la prosperità e la potenza.
Si diffonde sempre più l’idea che siano le manifatture e i commerci i veri pilastri della prosperità e
della potenza di un paese.
Superando certi condizionamenti religiosi dei secoli precedenti la ricchezza individuale diventa un
valore e non una cosa di cui vergognarsi. Il successo economico viene visto come qualcosa di
meritato, invece se non si ha successo significa che si è fatto qualcosa che ha portato a non avere
successo.
Fondamentale diventa il sostegno ad una politica economica volta a mantenere una bilancia
commerciale attiva. A tal fine essenziale diventa sviluppare le esportazioni (in particolare prodotti di
lusso) e contenere per quanto possibile le importazioni (limitandole alle materie prime).
Le basi della poIitica economica degli stati nazionali (XVII-XVIII SECOLO)
Le esportazioni (meglio se di prodotti finiti, ancor meglio se di lusso) devono superare le
importazioni (meglio se di materie prime). Soltanto in tal modo il denaro entrerà nelle casse dello
Stato e aiuterà a determinare la “potenza” dello Stato stesso. In tal modo lo Stato potrà armare
eserciti, allestire flotte, perseguire l’espansione ... dimostrare la sua potenza e superiorità.
In tale ottica è quindi centrale la pratica delle attività commerciali/mercantili; altrettanto importante è
sostenere le attività di trasformazione perché si possano produrre manufatti finiti da esportare sui
mercati esteri. Nella visione mercantilistica di scarso rilievo è il ruolo ricoperto dall’agricoltura,
considerata poco redditizia (proprio contro tale visione si svilupperà successivamente la
FISIOCRAZIA).
Per favorire le manifatture ed aiutarle a tenere sotto controllo i costi, lo Stato che adotta il
mercantilismo, favorisce misure atte ad incrementare la popolazione. Una popolazione numerosa,
infatti, permette di avere un mercato del lavoro in cui i salari tendono a rimanere bassi. In secondo
luogo, una popolazione abbondante è anche fondamentale per sostenere le velleità di potenza degli
stati.
Le conseguenze e del mercantilismo:
L’adozione della politica economica mercantilistica non è una politica di pace, ma ha in se una
notevole dose di aggressività, che sfocia in continui conflitti anche armati.
Perchè io abbia successo serve che ci sia qualcun altro che accetta i prodotti da me fabbricati,
quindi si ritiene che si possa prosperare solo a spese di altri: per accrescere la propria forza, le
proprie fette di mercato diventa necessario sottrarre risorse e quote di mercato ai rivali.
Gli scontri tra le potenze europee del periodo: Inghilterra e Olanda nel secondo seicento
L’adozione della politica mercantilistica porta ad una serie di scontri fra le principali potenze
europee. Il più famoso è lo scontro che contrappone l’Inghilterra all’Olanda (ma anche la Francia
cerca di limitare il successo olandese).
Con questo fine l’Inghilterra emana nel 1651 gli atti di navigazione con cui cerca di limitare la
preponderanza raggiunta nei traffici d’importazione inglesi dal naviglio olandese, imponendo l’uso
esclusivo della flotta nazionale per importare merci, andando a colpire il commercio olandese.
Staple Act del 1663 l’Inghilterra si riserva in esclusiva il commercio con le proprie colonie, gli
olandesi non potranno più importare le merci dalle colone inglesi.
1690-1704 l’Inghilterra introduce una serie di tariffe doganali protettive al fine di colpire le
importazioni e scoraggiare le esportazioni di materie prime a tutela delle manifatture nazionali.
Cos’è cambiato nella gerarchia delle potenze europee tra fine cinquecento e primo seicento?
Crolla la Spagna, scompare il Portogallo, emergono Inghilterra, Olanda e (in misura minore) Francia.
Nei primi anni del Seicento la situazione muta in maniera drammatica per la Spagna. Crolla
monopolio spagnolo sulle Indie occidentali.
In Oriente la limitata capacità penetrativa dimostrata da Spagna e Portogallo nel corso del
Cinquecento si manifesta in modo ancor più evidente nel corso del secolo successive.
In Oriente tra fine Cinquecento ed inizio Seicento, soprattutto, si profilano all’orizzonte due nuovi
concorrenti europei ...
Inghilterra e Olanda
• Nel 1600 in Inghilterra viene create una nuova società la Compagnia delle Indie Orientali (East
India Company, EIC).
• Nel 1602 viene costituita la Compagnia Unita delle Indie Orientali (VOC).
Esse divengono in breve le organizzazioni commerciali più importanti su scala planetaria.
• Nel 1595 una spedizione organizzata dagli olandesi con l’intento di ottenere una partecipazione
diretta al commercio asiatico riesce a raggiungere l’India..
Le prime società per azioni
Rappresentano una forma di organizzazione unica a livello planetario. Hanno lo scopo di superare i
limiti propri delle società di persone, tra cui l’incapacità di raggruppare capitale e la durata limitata
(le società di persone non possono essere stipulate all’infinito, se il contraente muore bisogna
chiudere ed eventualmente riproporre la società).
Esse rispondono perfettamente alle esigenze del commercio internazionale «planetario»
caratterizzato da investimenti di capitale più ampi e consistenti e da immobilizzi per periodi di tempo
molto più lunghi.
In tal modo riducono l’elevato rischio connesso con i traffici commerciali internazionali e assicurano
potenziali vantaggi che si sarebbero potuti manifestare in significativi profitti.
Dalla loro nascita in poi a livello internazionale cresce il rilievo di Olanda e Inghilterra, come d’altro
canto cresce in maniera sensibile il numero di navi olandesi e inglesi che poco per volta
sostituiscono quasi totalmente quelle portoghesi e spagnole.
Il primato economico olandese
Dato il territorio limitato, non possono praticare un’agricoltura di tipo estensivo, ma si devono
buttare fin da subito su un’agricoltura di tipo intensivo per rendere i terreni più produttivi.
Sono dotate di:
• Agricoltura avanzata: irrigazione e concimazione, allevamento e attività casearia; sistemi di pesca
e di conservazione del pesce innovativi (aringhe)
• Attività manifatturiera: new draperies, stoffe leggere di lana, cantieristica navale (navi da aringa e
fluit)
• Commercio prospero soprattutto sul Baltico e sul Mare del Nord, che rispetto al mediterraneo
sono aperti verso l’Atlantico.
Le vicende politiche influenzarono la storia del paese:
• L’Olanda si offrì di dare rifugio ai protestanti, che quindi trovano riparo in Olanda, i quali sono
dotati di elevate competenze professionali (sono prevalentemente gli uomini d’affari che
abbandonano il cattolicesimo per abbracciare la religione protestante)
• Si libera dall’occupazione spagnola e anche dall’imposizione della religione cattolica
VOC
Si organizza in modo più efficiente prima della EIC
• L’innovazione fondamentale (imitata in seguito anche da Inglesi e Francesi) è l’abbinamento della
partecipazione sociale per quote all’immobilizzo nel tempo del capitale: gli investitori partecipano
per quote al rischio di impresa ma al contempo l’impegno finanziario nella società è illimitato.
• Il nuovo modello garantisce continuità d’azione alla compagnia mentre gli azionisti riducono il
proprio rischio alle azioni sottoscritte.
• Le azioni non possono essere liquidate, ma sono al portatore e possono essere cedute a terzi,
tanto da essere oggetto contrattazioni alla neo nata borsa di Amsterdam. Posso fare una
ricapitalizzazione mettendo a disposizione nuove quote sul mercato, in questo modo il capitale si
diluisce ulteriormente.
• In campo operativo la VOC preferisce accordi commerciali ad azioni di guerra e perfeziona un
sistema definito “governo indiretto”: si amministra attraverso autorità locali e rispettandone le
forme.
• Il core business degli affari della VOC sono le spezie e proprio sulle zone di principale produzione
di queste merci puntano a creare basi commerciali.
EIC
Si dota più in ritardo della VOC di un sistema molto simile
• Opera nell’Oceano Indiano, ma mentre gli olandesi puntano in maniera decisa sulle isole delle
spezie, si insedia sulla costa orientale dell’India a MADRAS.
• Inizialmente si comporta come la VOC, limitandosi a occupare piccole basi di grande valore
strategico e commerciale, non va all’attacco
• Fino al 1760, col pieno appoggio del governo inglese, mantiene il controllo diretto su sole tre basi
fortificate: MADRAS, CALCUTTA e BOMBAY, per poi adottare una politica coloniale simile a quella
che è stata messa in piedi nei confronti del continente americano
• Esclusa dalla VOC nel commercio delle spezie, la EIC punta sui filati e tessuti di cotone di
produzione indiana. Fa del commercio delle «cotonate» indiane uno dei principali prodotti del
commercio internazionale, trasformando il modo di vestire di Europa ed Americhe. Inizialmente il
cotone è visto come un prodotto di ripiego, infatti ci si trova di fronte a prodotti di basso valore in
cui i profitti non si basano sulla qualità del prodotto ma sulle quantità. A differenza della lana, il
cotone è un prodotto globale perchè è un tessuto leggero. Da qui gli inglesi iniziano ad esportare
verso la madre patria la lana grezza, per farla lavorare dalle imprese inglesi mettendo in ginocchio gli
indiani, che vengono economicamente colonizzati. Da qui gli inglesi costituiranno fabbriche
accentrate per rispondere ad una domanda di enormi proporzioni.
Conseguenze economiche internazionali:
Le due grandi compagnie commerciali operanti in Asia costituiscono le prime vere aziende
multinazionali.
Esse non si limitano a importare prodotti dall’Asia e a esportare prodotti dall’Europa. In Asia le loro
flotte sono pienamente inserite nella rete di traffici del Sudest asiatico, mentre in Europa si
specializzano anche nella pratica di riesportazione dei prodotti coloniali, facendo quanto nei secoli
precedenti era stata prerogativa dei veneziani (ruolo di intermediazione)
L’indubitabile successo ottenuto porta alla costituzione di numerose altre comapgnie che non
raggiungono il medesimo successo.
La Francia cerca di seguire il medesimo successo, ma con risultati meno positive, sicchè molti
possedimenti avviati come imprese commerciali diventano poi possedimenti della corona.
FINE DEL XVII – INIZIO DEL XVIII SECOLO:
Il commercio internazionale si trasforma
Epicentro è sempre più l’Europa che influenza anche il resto del mondo.
Le spezie che per secoli sono state il prodotto in assoluto più richiesto dagli Europei perdono di
peso.Acquistano sempre più importanza i coloranti tessili, il tè, il caffè e soprattutto i manufatti in
cotone e seta.
Altre conseguenze dell’esenzione economica globale europea:
Le conquiste di nuovi territori, soprattutto di quelli situati nel continente americano, aprono nuove
prospettive per la possibilità offerta dallo sfruttamento agricolo di terre lontane, fertilissime e
pressochè disabitate (ottime per la coltivazione di cerali).
Fin dal XVI secolo, ma ancor più nei secoli successivi, da parte di alcuni europei viene vista come
un’opportunità. Prende vita un imponente processo migratorio, temporaneo o permanente.
L’America offre all’Europa una valvola di sfogo alla fame di terra e alle tensioni interne.
Il sistema delle piantagioni e l’importazione di forza lavoro coatta
A tutto ciò si deve aggiungere il collasso delle popolazioni amerinde e la conseguente fortissima
carenza di manodopera, che dà vita ad un gigantesco processo migratorio transoceanico non
volontario.
La corona Spagnola autorizza così la tratta di schiavi neri dall’Africa, nelle colonie dell’America
Latina. Successivamente, soprattutto nel corso del Settecento, il fenomeno subirà un’ulteriore forte
crescita per rispondere alle richieste provenienti dalle colonie inglesi del Nord America.
Tale fenomeno, infatti, viene ulteriormente sostenuto dallo sviluppo delle coltivazioni coloniali
attraverso il modello delle piantagioni (canna da zucchero prima, cotone e tabacco poi) che
richiedono l’impiego di una gran quantità di manodopera, che l’Europa da sola non è in grado di
fornire.
Il sistema delle plantation si basa sullo sfruttamento di manodopera a stampo schiavistico, a
differenza della servitù della gleba in cui i lavoratori ricevevano comunque una forma di compenso.
Si afferma in tal modo un sistema controllato dagli Europei, in cui il lavoro è svolto da forza lavoro
coatta importata.
Mentre in Europa prende sempre più piede l’economia di mercato nel senso moderno, gli Europei
sviluppano in alcune zone dell’America un’economia di stampo schiavistico. Il sistema basato
sull’economia di mercato non può basarsi su un sistema economico di stampo schiavistico, e
viceversa. E’ solo con la guerra di secessione americana che il tema viene affrontato.
La tratta atlantica
Tra XVI e inizio XIX secolo sono milioni le persone che attraversano l’Atlantico, fenomeno che
prende il nome di tratta atlantica, con tratta che indica “commercio”.
Questo imponente flusso migratorio è governato dagli Europei, coinvolge per lo più le popolazioni
africane e non ha carattere volontario.
Questo fenomeno prende il nome di «tratta atlantica», prende piede lentamente nel corso del
Cinquecento, dilatandosi esponenzialmente tra XVII e XVIII. Nel solo ‘700 sono oltre 5 milioni gli
schiavi africani destinati al continente americano. Nel medesimo secolo gli schiavi costituiscono il
90% delle esportazioni africane.
E’ proprio nel XVIII secolo, infatti, che la tratta raggiunge il suo apice, spinta dalle sempre più
pressanti richieste di manodopera provenienti dalle colonie inglesi dell’America settentrionale, dove
si sono sviluppate le piantagioni di tabacco e cotone.
Per lungo tempo il commercio di schiavi viene controllato dai portoghesi (successivamente si
inseriscono gli inglesi), che controllano i principali porti dell’Africa occidentale, dove mercanti arabi
portano schiavi provenienti dall’entroterra africano.
Val la pena rilevare che nelle piantagioni le condizioni di vita e lavoro sono a dir poco degradanti,
con la mortalità che supera notevolmente la natalità, determinando un costante e continuo afflusso
di nuovi schiavi per mantenere inalterata la forza lavoro.
Il cosiddetto traffico triangolare
Il commercio di schiavi sviluppa il sistema dei traffici triangolari, con gli schiavi che costituiscono
la merce chiave di questo traffico che coinvolge Africa, America, Europa e incidentalmente pure
l’Asia:
1. I mercanti europei acquistano gli schiavi sulle coste africane e li rivendono in America perché
possano essere utilizzati nelle piantagioni.
2. Zucchero e altri prodotti delle piantagioni sono usati per pagare l’acquisto di forza lavoro e
affluiscono verso i mercati europei.
3. Gli stessi prodotti servono per acquistare derrate alimentari, manufatti e beni di lusso prodotti o
importati dall’Europa o da altre colonie sia per i grandi proprietari terrieri che per gli schiavi.
4. I mercanti europei, da ultimo, esportano verso l’Africa prodotti tessili europei e indiani, ferro e
armi, anche manufatti che avevano un grande successo in Africa (es. le conterie veneziane, perline
di vetro, manufatti di scarso valore)
Nuovi consumi, nuove mode
La seconda età moderna (secc. XVII-XVIII) viene caratterizzata da alcuni importanti cambiamenti nei
consumi, cambiamenti originati nei centri più avanzati dell’Europa atlantica.
Nulla di paragonabile alla rivoluzione dei consumi di massa che caratterizzerà il mondo occidentale
nel XX secolo, ma comunque dei cambiamenti di rilievo, con alcuni prodotti che da beni di lusso
diventano beni di consumo per più ampie fette di popolazione.
Il consumo di prodotti di provenienza extraeuropea subisce un’accelerazione ed un deciso aumento
dei quantitativi oggetto di compravendita, decisamente superiore a quanto generato dal traffico
delle spezie orientali che ha caratterizzato i secoli precedenti.
Alcuni di questi prodotti hanno in comune la peculiarità di richiedere un clima che non esiste in
Europa, in particolare nell’Europa atlantica o settentrionale.
A partire col Seicento, dunque, cambiano abitudini e consumi europei:
• I tessuti di cotone prodotti in India
• Il tè proveniente dalla Cina
• Il tabacco coltivato nel continente americano
• Lo zucchero e il caffè provenienti sia dall’Asia che dall’America
• Il cacao ed il cioccolato americano
Con questi nuovi prodotti coloniali, nascono le tazzine, i cucchiaini da te, le botteghe da caffè, le
sale da te.
I tessuti di cotone
Il cotone non veniva coltivato in Europa, quindi era un prodotto di assoluta importazione.
Nella seconda metà del Seicento le importazioni di tele di cotone indiane da parte soprattutto degli
inglesi esplodono.
Più leggeri, più economici, più colorati dei capi di lana, nonché più facili da lavare e cambiare, i capi
d’abbigliamento in cotone conoscono un gran successo anche in Europa e cambiano le abitudini in
termini di vestiario.
Tra Sei-Settecento le cotonine indiane (manufatti prodotti in india utilizzando cotone e indiano)
diventano probabilmente il più importante prodotto manifatturiero commerciato a livello globale.
Nel 700 il mono ha sempre più fame di prodotti in cotone, la richiesta del mercato è in continua
crescita.
La lavorazione del cotone in Inghilterra ed in Europa è già attestata nel Cinquecento, ma ricopre un
ruolo marginale rispetto al lanificio.
Il notevole successo conosciuto dai tessuti indiani fa si che progressivamente l’Inghilterra sostenga
attraverso una politica protezionistica (introducono barriere che impedisco ai prodotti indiani di
entrare sui mercati) la crescita del settore cotoniero in patria a discapito dei prodotti finiti indiani.
Aumentano a dismisura le importazioni di cotone grezzo, mentre progressivamente cresce la qualità
dei manufatti inglesi.
Nel corso del Settecento da paese importatore di prodotti finiti l’Inghilterra si trasforma in paese
importatore di cotone, mentre le manifatture britanniche diventano leader mondiali nella produzione
di tessuti. Un ruolo che crescerà a dismisura alla fine del XVIII secolo in presenza del processo di
meccanizzazione e accentramento determinato dalla rivoluzione industriale, vengono infatti richiesti
livelli di produzione e produttività sempre più elevati, si diffonde così il sistema di fabbrica.
Fisco, gestione della povertà e finanza pubblica in età moderna
La nascita dello stato territoriale europeo
Una delle novità fondamentali dell’età moderna è la nascita di un stato territoriale europeo
centralizzato dotato di capacità fiscali e finanziarie.
Il ruolo dello stato è fondamentale per comprendere l’espansione commerciale europea a livello
globale.
In un contesto dominato da una forte competizione economica e militare, è molto importante avere
una struttura statale solida in grado di sostenere il successo economico.
Tra XVI e XVIII secolo cresce notevolmente l’interesse della politica per l’economia, come ben
rappresentato dal successo del mercantilismo, chiara forma di politica economica che si sviluppa
perché le attività economiche siano a sostegno della politica di potenza.
Nel medesimo periodo gli stati si distinguono in altri interventi di rilievo come ad esempio il
miglioramento delle reti di comunicazione o la modernizzazione dei trasporti. Interventi nati per fini
militari, ovvero per muovere più velocemente gli eserciti, ma che hanno ricadute anche per
l’economia.
I governi si impegnano fin da subito per stabilire due monopoli fondamentali a sostegno della loro
attività:
• Il monopolio della forza militare (degno di una politica di espansione)
• Il monopolio della tassazione (è attraverso il prelievo fiscale che lo stato può raccogliere il
denaro necessario per sostenere la sua attività)
Le trasformazioni delle tecniche militari, l’esigenza di dotarsi di strutture burocratiche articolate e
complesse, la competizione su scala planetaria causata dalle scoperte geografiche comportano una
mobilitazione di risorse come mai in precedenza e costringono a fondamentali interventi di carattere
finanziario che non possono esulare dal gettito fiscale.
La guerra ed il suo finanziamento
Tra XVI e XVIII la guerra cambia natura: si fa più difficile, più prolungata nei tempi e soprattutto
sempre più costosa per l’impiego di macchine d’assedio, armi da fuoco e di un numero crescente di
soldati. Le spese militari si fanno sempre più pesanti e gravano in modo crescente sui bilanci statali.
Prima c’erano soldati mercenari che cambiavano fronte da guerra a guerra. Gli stati si iniziano a
dotarsi di eserciti stabili di professionisti, che devono essere pagati anche in periodi di pace, in
modo da essere pronti in ogni momento.
Basta guardare, ad esempio, Il numero dei soldati che compongono gli eserciti:
• Nei primi decenni del Cinquecento gli eserciti maggiori sono composti da poche decine di migliaia
di effettivi (30-40.000);
• Nel Seicento essi sono anche di quattro volte più grandi (140-180.000)
• Nel Settecento gli stati più potenti e organizzati sono in grado di mobilitare eserciti composti
anche da 400.000 Soldati.
Il fisco
Fino alla fine del XVIII, inizio del XIX secolo la guerra costituisce la principale e più dispendiosa
voce di spesa per lo stato.
Non è casuale quindi che la crescita della spesa militare vada di pari passo con interventi volti a
migliorare il prelievo fiscale
La capacità, o almeno, il tentativo di aumentare le entrate pubbliche è un tratto distintivo degli stati
europei.
Il diritto del governo di imporre tributi non è in teoria in discussione, ma in pratica nuove modalità di
riscossione si scontrano con la realtà di una società organizzata in forma gerarchica, con vaste
fette di popolazione (nobili ed ecclesiastici ad esempio) esentate o quasi dal pagamento dei tributi.
E’ questo il motivo per cui, fino alla fine dell’età moderna, pochissimi stati riescono a realizzare un
sistema fiscale equilibrato, capace di coniugare universalità dell’imposizione e sostenibilità
economica dei tributi.
E’ nel corso del Seicento ed ancor più del Settecento che si cercano di introdurre riforme fiscali che
possano, quanto meno, rilevare criteri oggettivi di valutazione del reddito agricolo, l’unico che si
possa determinare con un po’ di certezza. Gli stati dell’età preindustriale non riescono a stabilire
con certezza cosa guadagna un soggetto, riesco solo ad identificare se ha beni immobili
Imposte dirette o imposte indirette? (Imposta diretta: commisurata alla capacità contributiva del
singolo es. Irpef, imposta indiretta: non commisurata alla capacità contributiva del singolo es. IVA)
Il sistema fiscale preindustriale è basato quasi totalmente sulle imposte INDIRETTE. La loro
riscossione è più semplice e provoca minori resistenze. Le pago nel momento in cui sto svolgendo
una certa attività (es. quando compro qualcosa).
Le imposte dirette possono permettere all’erario gettito più elevato rispetto alle indirette, ma tanto
l’introduzione quanto la riscossione /esazione sono assai complicate.
In particolare è molto difficile individuare criteri certi e se il patrimonio immobiliare può essere in
qualche modo identificato, molto più complesso è individuare i ricavi da attività mercantili o
manifatturiere.
Generalmente l’imposizione diretta dell’età preindustriale, a differenza di oggi, è aperiodica (non si
paga tutti gli anni, perchè gli stati ricorrono all’imposizione diretta solo in annate complicate come
gli anni di guerra in cui c’è bisogno di recuerare gettito fiscale)
Governare la povertà
Le corporazioni di mestiere, come già abbiamo visto in una delle prime nostre lezioni, sono a
lungo gli unici istituti che offrono prestazioni assistenziali ai propri associati e tra i confratelli esiste
una specie di obbligo morale volto a tutelare i poveri da parte dei ricchi.
A partire con il Cinquecento, in presenza anche di una forte crescita demografica, diventano
evidenti da parte dei diversi stati europei interventi in campo sociale motivati in larga misura da
preoccupazioni di ordine pubblico.
Poco per volta un po’ ovunque, sia nel mondo cattolico che in quello protestante, si diffondono
numerosi istituti di natura assistenziale, al fine di limitare o controllare l’accattonaggio ed il
vagabondaggio. Attenzione CONTROLLARE non cercare di risolvere la questione con decisi
interventi volti a migliorare qualità della vita e potere d’acquisto delle masse di indigenti.
I monti di pietà
Sorgono nella seconda metà del Quattrocento (il primo è quello di Perugia che nasce nel 1462) per
iniziativa dell’Ordine dei Francescani.
Hanno immediato successo nell’Italia centro-settentrionale nella veste di erogatore di prestiti su
pegno con oggetti che hanno un valore definito (può essere una camicia). Se il soggetto che si reca
al monte di pietà anche in futuro non ha disponibilità può scegliere di non andare a riscattarla e
rimarrà al monte di pietà. I monti di pietà si trovano magazzini pieni di merce che nessuno è andato
a riscattare. I magazzini hanno costi gestionali, per questo sono costretti a stabilire tassi di
interesse inferiori al 5%. Nascono per erogare liquidità a chi non ha la possibilità di ottenerla in altro
modo. Si reca al monte di pietà il padre di famiglia che ha figli ma non ha lavoro.
Nel corso dei decenni i Monti di Pietà vanno incontro a modifiche di un certo rilievo. Si fa sempre
più evidente la distinzione tra:
MONTI GRANDI: che operano come una vera e propria banca, anche nei confronti di gente
benestante che vuole ottenere credito ad un tasso di interesse minore, concedendo anche interessi
attivi sui depositi vincolati, che non si possono richiedere indietro immediatamente ma solo ad una
scadenza, in questa data il soggetto può ritirare il denaro godendo di una maggiorazione definita da
tassi di interessi attivi che arrivarono anche al 5%
MONTI PICCOLI: che continuano a svolgere la funzione primigenia
Prima dei monti di pietà, gli unici che consegnavano credito dietro un pegno erano i banchi ebraici.
Gli ebrei potevano fare solo i rigattieri, ovvero i venditori di vestiti o oggetti usati (erano costretti
perchè la maggior parte dei banchi ebraici erano organizzati in modo da concedere credito dietro un
pegno, che nella maggior parte dei casi non veniva riscosso, per questo il tasso di interesse era
molto elevato) o i creditori di denaro, considerata dalla chiesa cattolica attività sporca.
Il finanziamento pubblico
I primi passi nella costituzione di un debito pubblico sono mossi dalle repubbliche di Venezia e
Genova al fine di finanziare onerose campagne militari.
Gli stati territoriali dell’età moderna sviluppano sistemi creditizi con cui moltiplicare le risorse
mobilitabili.
Il ricorso al credito diventa lo strumento vitale che permette di affrontare le situazioni di crisi,
moltiplicando le risorse finanziarie immediatamente disponibili all’erario.
Inizialmente è l’esistenza di imposte (soprattutto indirette), ossia di flussi di entrate ragionevolmente
certe ed in tempi rapidi, e quindi capaci di offrire garanzie, a sostenere la diffusione dei prestiti da
parte di privati.
IL SISTEMA DEGLI APPALTI DI IMPOSTA: gli stati mettono in gara la riscossione del dazio sulle
esportazioni di seta da Verona, ovvero tutti coloro che svolgono tale attività devono pagare e gli
stati mettono in gara la possiiblità di un privato dietro pagamento a riscuotere il dazio. Lo stato
accetta di ricevere una somma inferiore di quella che riceverebbe perchè ha bisogno di denaro
subito.
E’ un appalto al massimo rialzo, in quanto allo stato interessa guadagnare il più possibile.
I prestiti di privati
All’inizio dell’età moderna la forma più usuale di debito è a breve termine e negoziata dal sovrano
con un consorzio di banchieri.
Il rischio è elevato ed i tassi lo sono altrettanto.
Quello che avviene, però, è una dilatazione del debito fluttuante a breve termine che i sovrani
difficilmente riescono ad onorare nei tempi previsti. I privati che hanno prestato denaro allo stato,
che non è in grado di restituirlo e quindi concede per un periodo di tempo il dazio su una certa
imposta.
Si diffondono, quindi le cosiddette:
• RENDITE VITALIZIE , titoli non ereditabili e non trasferibili destinati ad autoliquidarsi alla morte del
prestatore
• RENDITE PERPETUE titoli trasferibili e privi di scadenza di cui gli eredi continuano a godere
Strumenti che NON vengono annullati dalla bancarotta.
L’esempio della Spagna del XVI secolo
La corona spagnola, con l’aiuto delle principali case bancarie europee, costruisce un meccanismo a
due livelli:
• ASIENTOS, un debito a breve termine ad alti tassi di interesse
• JUROS, obbligazioni a lungo termine a interesse moderato garantito da assegnazioni di imposte.
Forti difficoltà ad onorare gli asientos e ripetute conversioni forzate (moratoria dei pagamenti e
rinegoziazione delle condizioni) fino alla decisione di periodiche bancarotte (dichiarare default).
I titoli di stato
Gli stati di cui la fama è migliore cominciano ad adottare un sistema di finanziamento pubblico
unico, ovvero emettere titoli di stato attraverso il ricorso al risparmio.
Vengono così collocati titoli di debito a lungo termine provvisti di tutele e garanzie così ampie da
garantirsi la fiducia dei risparmiatori con la conseguenza di un deciso abbassamento dei rendimenti.
E’ la scelta definitiva. Da questo momento in poi gli l’abilità degli stati europei di ottenere prestiti
dipende da alcuni fattori fondamentali come:
• Storia creditizia: quanto uno stato si è dimostrato affidabile, più probabile che gli investitori
scelgano di investire nei loro titoli
• Dimensioni del debito accumulato: più grande è il debito più è facile il rischio di default
• Livello delle entrate: commisurato all’andamento economico del paese
La rivoluzione industriale inglese (anni 50, 60, 70 del ‘700)
La chiave interpretativa era eurocentrica, ovvero guardava alla rivoluzione industriale come un
fenomeno che riguarda esclusivamente l’Europa, non era di interesse il rapporto con gli altri
continenti. Ora invece si parla di un sistema di globalizzazione economica, che riguarda la global
history.
Fino agli anni 70 prevale la tesi per cui a scatenare la rivoluzione industriale è stato un fenomeno*
tra tutti, mentre al giorno si ritiene che a scatenare la rivoluzione industriale siano stati tanti fattori.
Nella storiografia più recente è stato messa in discussione la visione di un netto vantaggio
dell’economia europea prima della rivoluzione industriale.
E’ tuttavia evidente che il fenomeno di crescita economica europeo è un fenomeno non improvviso
e che i movimenti globali vengono innescati e governati dall’Europa atlantica.
Tutti gli storici sono concordi nel dire che con la rivoluzione industriale l’Europa afferma la
supremazia economica rispetto ad ogni altra parte del mondo. I segnali dell’Europa sono stati
sottovalutati dall’impero cinese e dai turchi ottomani che avrebbero potuto bloccare lo sviluppo
europeo.
I fattori demografici
L’espansione demografica del XVIII secolo è un vero e proprio enigma, non è comprensibili la
ragione per la quale il tasso di mortalità cali. È un fenomeno che avviene dapprima in Gran
Bretagna, poi più lentamente nel resto d’Europa. La popolazione cresce per la riduzione del tasso di
mortalità, si ha qualche cambiamento nel tasso di natalità.
In risposta alla xriduzione del tasso di mortalità, gli storici hanno unito diversi fattori:
• Miglioramento quantitativo e non qualitativo (si riduce il numero di morti per fame, ma
l’aspettativa di vita non migliora in maniera decisiva) dell’alimentazione sia per l’introduzione di
certe nuove colture e la loro diffusione (patata e mais), sia per la disponibilità di più prodotti
dovuta anche al miglioramento dei trasporti. Si parla di dieta monomaidica, ovvero solo basata
sul mais. Fino agli anni 50 del 900 avremo ancora fette della popolazione in cui in termini
qualitativi la dieta è molto deficitaria.
• Miglioramento dell’igiene, soprattutto durante l’Ottocento. Nelle città si ammodernano reti
idriche, fognature, si cura maggiormente la pulizia delle strade. Aumenta il numero di case
costruite in muratura dove i topi penetravano con più difficoltà. Cresce l’igiene personale con un
maggior uso del sapone e dei tessuti di cotone più facili da lavare.
• Primi (scarsi) progressi nella medicina. Importante è la scoperta del vaccino del vaiolo (1796);
migliora la preparazione medica e soprattutto quella ostetrica (si inizia a Fare più attenzione a
dove le donne partoriscono, per evitare il propagarsi delle infezioni). I poteri pubblici cominciarono
a sostenere di più la pratica medica e a divulgarla con trattati destinati ai ceti popolari.
• In alcuni paesi europei tra metà ‘700 e metà ‘800 inizia a diminuire, fino a dimezzarsi, la mortalità
nel primo anno di vita.
Il tasso di natalità
L’unico elemento certo è un generale abbassamento presso le classi intermedie dell’età al
matrimonio, direttamente correlato al fatto che sempre più ampie fette di popolazione giovane
trovano occupazione nel sistema di fabbrica. Da quel momento i lavoratori iniziano ad avere la
certezza di un salario per tutto l’anno, a differenza del sistema della manifattura decentrata.
Matrimoni precoci significano, in teoria, più alti tassi di natalità dovuti ad un maggiore periodo di
fecondità. Secondo alcuni studiosi questa sembra essere la più probabile spiegazione.
La diffusione di questa prassi si ha tra le classi intermedie o la popolazione occupata nelle fabbriche
nascenti.
In Inghilterra e Galles si diffonde l’urbanesimo (trasferimento massiccio in tempi rapidi di fette della
popolazione dalle campagne alle città, in quanto gran parte dei contadini vengono utilizzati per far
fronte a una grande richiesta di manodopera nell’industria nascente): il 50% della popolazione vive
in città, questo fenomeno si accompagna alla diffusione della famiglia nucleare (madre, padre e
figli), mentre prima era diffuso il sistema della famiglia patriarcale o matriarcale, in cui l’anziano
viveva con tutta la famiglia, che aveva una funzione essenziale
*Il problema sta nel fatto che per alcuni storici il semplice aumento della popolazione avrebbe
determinato un’accresciuta domanda di beni manufatti e quindi uno stimolo per lo sviluppo
dell’industria. Altre chiavi di lettura, ritenute oggi di maggior peso, pongono viceversa l’accento su
una somma di fattori diversi. In sostanza non è il semplice aumento demografico a determinare la
rivoluzione industriale.
Il ruolo dell’espansione commerciale
Anche in questo caso a lungo si è ritenuto che un altro fattore avesse influito in maniera decisiva
nella crescita industriale inglese: l’espansione del commercio internazionale.
Non abbiamo la certezza che il successo commerciale internazionale sia andato a sostenere la
crescita manifatturiera. Per questo, tale fattore non può spiegare da solo la rivoluzione industriale e
quindi la crescita della domanda di beni di consumo.
Sembra, quindi, che il contributo dell’espansione del commercio extraeuropeo alla crescita
economica inglese (ed europea) nel XVIII secolo si possa ricondurre all’asserzione secondo cui il
commercio estero era «una condizione necessaria, ma non sufficiente per la crescita economica».
E’ sicuramente una condizione necessaria nel momento in cui pensiamo che:
• Già a partire con il tardo XVI secolo ed ancor più nel secolo successivo la produzione industriale
inglese si inserisce in una struttura commerciale globale, con ampio accesso a materie prime e
mercati di sbocco per i prodotti finiti;
• Tra il 1650 ed il 1800 l’Inghilterra vince tutte le guerre combattute (unica eccezione quella con i
coloni americani), in particolare quelle con i competitors più pericolosi: Olanda e Francia. Ogni
vittoria coincide con un ampliamento dei propri domini imperiali.
• L’adozione di una politica mercantilistica, che l’Inghilterra riesce a portare ai massimi livelli.
Il mercato interno
Se importante è il ruolo del commercio estero; non di poco rilievo è anche la capacità dell’Inghilterra
di creare precocemente un mercato interno omogeneo. Un fattore da tenere comunque sempre
presente è la non particolare ampiezza geografica dell’isola (territorio per lo più pianeggiante).
Nessun punto di essa dista più di 100 miglia dal mare.
Tale risultato viene ottenuto grazie ad un deciso miglioramento delle vie di comunicazione e,
successivamente, dei trasporti. Innanzitutto si interviene sulle strade. Le strade inglesi, ancora in
pieno Settecento, sono considerate tra le peggiori in Europa. Inizia la costruzione di una rete
stradale capillare e diffusa in grado di sostenere il traffico pesante, anche grazie ad una attenta
manutenzione. Il vero salto di qualità inglese in questo campo, tuttavia, si ottiene con la costruzione
dei canali navigabili, che rese assai più semplice e conveniente il trasporto di materiale pesante. I
canali vengono messi in contatto con i fiumi, dando vita ad una sorte di rete integrata di trasporto
via acqua che costa poco (se paragonato al trasporto via terra), è più veloce; è più agevole.
Il passo successivo è l’introduzione della ferrovia, che può essere considerato il passo decisivo per
il vero e proprio successo del nuovo sistema di produzione. La costruzione della rete ferroviaria
prende piede con gli anni ’30 dell’Ottocento; raggiunge livelli febbrili negli anni ‘40 e può dirsi
pressochè completata con gli anni ‘50 (anche se si continuerà a costruire fino a fine secolo). La rete
ferroviaria ovviamente richiede manovalanza, la manodopera in questo caso è europea o cinese,
non africana in quanto è richiesto un lavoro preciso.
Il passaggio da un’agricolutura di sussistenza a una capitalistica (da open fields a enclosures) è il
fattore essenziale per spiegare la rivoluzione industriale.
I mutamenti nel settore secondario
La rivoluzione industriale avviene nel settore tessile, in particolare nel cotonificio (simbolo di
industrializzazione inglese) . I livelli produttivi richiesti nel lanificio rimangono gli stessi dei secoli
precedenti, quindi funziona ancora perfettamente il sistema della manifattura decentrata. Il
cotonificio invece ha enormi potenzialità di business, ha una domanda di mercato sempre
crescente (dato il cambiamento nei gusti), e quindi richiede di incrementare la capacità produttiva
degli impianti (grazie al sistema di fabbrica) la produttività del lavoro. In particolare il personale in
fabbrica viene pagata a tempo e non a cottimo, in forza di contratti, in quanto è importante avere
sempre personale a disposizione. Un fattore essenziale è inoltre l’emulazione, in quanto
proseguendo con la manifattura decentrata nella produzione del cotone non si riuscirebbe a reggere
il confronto con il sistema di fabbrica. La fabbrica accentrata richiede investimenti in capitale fisso
sempre più elevati, a differenza del capitale circolante: sono necessari impianti costosissimi.
Per un certo tempo è l’India a produrre ed esportare manufatti finiti in cotone; annusato l’affare e
visto che potenzialmente si sarebbe potuto guadagnare non poco l’Inghilterra inizia ad importare
materia prima per produrre da sé manufatti finiti (magari da vendere anche in India).
Proprio il fatto di essere un comparto nuovo, sostenuto da una fortissima domanda, spiega perché
proprio il cotoniero diventi il terreno di sperimentazione di tecniche produttive nuove atte a
incrementare la produzione globale e quindi a realizzare un adeguamento dell’offerta.
Grazie alle innovazioni tecnologiche i prezzi dei filati e dei manufatti inglesi scendono rapidamente e
i produttori inglesi, forti dei vantaggi derivati dal basso costo della produzione interna, invadono i
mercati del mondo con i loro prodotti.
A Manchester nel 1806 viene inaugurata la prima fabbrica tessile completamente meccanizzata.
L’innovazione tecnologica nel tessile
Nel giro di qualche decennio si susseguono importanti innovazioni nel settore tessile:
• 1733 la navetta volante di Kay, che trova applicazione effettiva solo a partire dagli anni ‘60. Essa
permette ad un solo tessitore di spostare la spoletta da un punto all’altro del telaio, lanciandola.
Su un grande telaio orizzontale può lavorare da sola una persona, senza il bisogno di un
assistente, prima necessario per spostare la spoletta dall’altro lato del telaio.
• la navetta di Kay a cascata rende necessarie tutta una serie di altre innovazioni. Intanto aumenta i
ritmi di produzione della tessitura. In secondo luogo determina una maggiore richiesta di filati.
• 1764 si inventa la «Spinning Jenny», meccanismo che movimentava da 6 a 100 fusi, sostituendo il
lavoro di altrettante filatrici e moltiplicando la produzione di 16 volte.
• Sia la navetta di Kay che la Spinning Jenny, per quanto importanti, non determinarono il
passaggio dal sistema a domicilio al sistema di fabbrica. Questo si raggiunge con il FILATOIO
AZIONATO DA ENERGIA IDRAULICA, inventato intorno al 1767. La nuova invenzione necessitava
di grandi ambienti e sfruttava la forza motrice dell’acqua in vasti impianti.
• Nel 1785 (ecco perché la rivoluzione industriale si fa partire con tale data), una forma di energia (il
vapore) viene applicata per muovere telai meccanici; il merito è ascrivibile a James Watt.
L’invenzione di Watt non ha inizialmente un grandissimo successo, ma progressivamente si
impone come la più straordinaria scoperta di produzione di energia meccanica mai realizzata
dall’uomo prima di allora. L’introduzione del vapore è il fattore che spiega la grande divergenza.
• Grazie a tali innovazioni la produzione inglese nel campo cotoniero passò da 2 milioni di libbre nel
1760 a 22 milioni nel 1787 e oltre 360 milioni nella metà dell’Ottocento.
Prima la produzione tecnologica era strettamente legata alla presenza dell’acqua e a presenze
idrauliche importanti, invece ora la produttività del lavoro deriva dal vapore e quindi dalla presenza
di carbone: chi ha miniere di carbone è enormemente avvantaggiato rispetto agli altri, come nel
caso dell’inghilterra (invece l’Italia è obbligata ad importante paesi da altri stati). Il secondi paese ad
industrializzarsi sarà il Belgio.
Le innovazioni tecnologiche settecentesche, in ogni caso, non sono quasi mai frutto di studio di
complicati calcoli scientifici. Sono piuttosto il frutto di semplici ed immediate intuizioni, scaturite
dalle attente osservazioni e dal desiderio di ottimizzare il funzionamento di un macchinario.
Il fatto che le invenzioni tecnologiche del secondo Settecento siano quasi tutte inglesi è la chiara
testimonianza del nesso, tra innovazione tecnica e scientifica e primato economico di una nazione.
Lo stesso si verificherà, ad esempio, tra Otto e Novecento, quando la supremazia scientifica e
tecnologica mondiale passa dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti; fenomeno che è acccompagnato
dalla conquista del primato economico da parte degli USA stessi.
Dal tessile al carbone ed al ferro
La linfa vitale del processo di prima industrializzazione in Inghilterra è rappresentato dalla
disponibilità in loco di carbone e minerali ferrosi.
Il carbone, in particolare, costituisce la forma di energia maggiormente innovativa fra quelle
utilizzate nell’ambito della Rivoluzione industriale e la sua abbondanza rappresenta la condizione
necessaria per l’enorme espansione di buona parte dei comparti industriali.
Altrettanto importante la presenza di minerali ferrosi, fondamentale per lo svolgimento di attività di
trasformazione connesse con la lavorazione del ferro, usata per locomotori o telai meccanici. In
particolare si usano due derivati del ferro: l’acciaio e la ghisa.
Attorno all’estrazione ed alla produzione di ferro e carbone si sviluppa una fase particolarmente
dinamica per la crescita economica, direttamente collegata a quanto già stava avvenendo.
L’incremento demografico, la crescita delle attività produttive e le novità introdotte nel campo dei
trasporti provoca, infatti, una decisa e costante domanda di ferro e derivati del ferro, facendo degli
imprenditori attivi in questi settori i veri dominatori dell’economia della metà dell’Ottocento.
Il ruolo del carbone
NB: L’acqua non sostituirà mai il carbone in quanto servirebbero moltissimi invasi, che hanno un
forte impatto ambientale. Ciò che sostituirà il carbone sarà il petrolio: la principale fonte energetica
ai nostri giorni. Tale cambiamento avviene non tanto per potenziale energetico, quanto più per
disponibilità e per il fatto che a differenza del carbone, il petrolio genera un inquinamento del quale
a molti anni non si è consapevoli.
Il carbon fossile è conosciuto fin dall’antichità ed è utilizzato in alternativa la legname.
Nei terreni ricchi di carbon fossile i giacimenti possono trovarsi in superficie o in maggiore
profondità. Fino alla metà del Settecento le miniere per l’estrazione del carbone raggiungono al
massimo profondità di 50 metri.
Le nuove tecnologie sviluppatesi e la forte domanda inducono tecnici ed imprenditori a realizzare
impianti in cui la profondità dei pozzi supera i 1000 metri, mentre la ramificazione dei cunicoli si
distribuisce per svariati Km.
Il lavoro nelle miniere è contraddistinto da difficoltà nella costruzione; pesanti costi in termini di vite
umane (gas molto infiammabile sempre presente nelle miniere: il grisù) turni massacranti di lavoro
anche per donne e bambini (da 12 a 16 ore di miniera).
Tutto ciò è giustificato dalla crescente importanza del carbone, utilizzato nelle industrie
manifatturiere, per l’uso domestico e per i trasporti. Quest’ultimo è un utilizzo destinato a crescere
esponenzialmente più ci addentriamo nel XIX secolo.
Di grande rilevanza, in particolare, è il CARBON COKE, ottenuto abbrustolendo il carbon fossile al
fine di toglierne la maggior parte dell’umidità assieme allo zolfo. Grazie all’essere poco friabile il
carbon coke si dimostra ben presto un combustibile dotato di elevatissime capacità caloriche,
particolarmente adatto per la lavorazione del ferro e funzionale ai processi di produzione degli
altoforni.
Il ruolo del ferro
Se l’avvio della Rivoluzione industriale inglese è caratterizzato dall’affermazione ed espansione
dell’industria tessile, a partire dalla prima parte del XIX secolo il ferro diviene il principale elemento
per la crescita industriale (assieme alle rivoluzioni nei trasporti di cui si parlerà).
Il salto di qualità si ottiene nel momento in cui nella lavorazione del ferro, soprattutto grazie al
ricorso al carbon coke, si riescono a raggiungere le temperatura necessarie per la produzione
dell’ACCIAIO (materiale a vasto impiego: scafi, fusti dei cannoni, rotaie).
NB: primo simbolo della rivoluzione industriale è la rete ferroviaria, il secondo l’acciaio.
Questo è possibile grazie all’introduzione degli altiforni capaci di raggiungere altissime temperature,
da cui nacque una nuova forma di industria siderurgica destinata a divenire il fulcro della crescita
industriale per tutti i paesi in via d’industrializzazione chi prima, chi dopo, nel corso del XIX secolo
(quindi non solo l’Inghilterra, ma anche Francia, Germania , Stati Uniti ... Italia).
La funzione delle banche
L’Inghilterra è il primo paese a dotarsi di una banca centrale, la Bank of England, che nasce nel
1694.
Il Governo ne fa ben presto l’istituto di emissione per finanziare le proprie attività, gradualmente
adotta la base aurea e implementa l’uso delle banconote.
Col crescere della potenza industriale e commerciale inglese si estende l’uso della sterlina e delle
cambiali.
La banca d’Inghilterra si poneva al centro del sistema dei pagamenti internazionali. Intorno si era
creata una struttura finanziaria complementare formata da banche d’affari, da istituti per
l’accettazione di cambiali internazionali
I mutamenti nella politica commerciale
La continua crescita dell’economia inglese determina conseguenze e cambiamenti anche sul piano
della politica commerciale.
Se prima della rivoluzione industriale era prevalsa una posizione di protezione (diretta conseguenza
della pratica mercantilistica), più la crescita economica era evidente più l’Inghilterra si spinge verso
una politica di LIBERO SCAMBIO (liberismo: apertura delle frontiere perchè non ha paura della
concorrenza), particolarmente funzionale ad un paese che, verso la metà del XIX secolo, domina
l’economia mondiale.
Un intervento decisivo in tal senso si ha con l’abrogazione nel 1846 delle Corn Laws (le leggi sul
grano). Si trattava di leggi introdotte al fine di proteggere la produzione inglese di grano per
proteggere le cause di grandi proprietari terrieri: una serie di norme facevano in modo di permettere
ai grandi proprietari terrieri di mantenere elevati i prezzi dei cereali in presenza di una forte crescita
della popolazione. L’importazione di grani dall’estero avrebbe sicuramente aiutato la maggior parte
della popolazione (ed indirettamente gli industriali), ma avrebbe creato problemi ai produttori.
L’abrogazione del 1846 segna l’inizio di una nuova fase. Non di certo per la maggior parte della
popolazione (anche se l’importazione di grani esteri significa prezzi più bassi), ma perché sancisce
definitivamente la prevalenza degli interessi degli imprenditori rispetto a quelli dei proprietari terrieri,
i quali hanno un interesse contrario alla produzione agricola inglese: a causa dei costi alti, il costo
della vita sarebbe stato maggiore e di conseguenza gli imprenditori avrebbero dovuto incrementare i
salari avrebbero dovuto essere più alti per adeguarsi.
Il lavoro
La maggior parte dei lavoratori delle fabbriche inglesi provengono dalle campagne, inoltre si
impiegano molte donne e bambini.
I turni di lavoro inizialmente sono massacranti, arrivano a 16 ore al giorno, solo a metà ‘800 viene
ridotto a 9 ore per i bambini al di sotto dei 9 anni e a 10 ore per i ragazzi fino a 18 e per le donne.
Con l’avvento dell’industria scompaiono le corporazioni, e il governo inglese proibisce qualsiasi
associazione di lavoratori e di imprenditori.
I movimenti di dissenso comunque non mancano: famoso il Luddismo, che voleva distruggere le
macchine. Nel 1825 nacquero i primi sindacati inglesi le Trade Unions, che possono proporre
rivendicazioni solo riguardo all’orario di lavoro e ai salari.
L’andamento dei salari
In seguito alla rivoluzione industriale i salari reali delle classi lavoratrici inglesi conoscono un
sensibile aumento: vengono pagati ad ore.
E le condizioni e il tenore di vita? Pur in presenza di considerazioni a volte contrastanti (corrente
pessimista e corrente ottimista) pare dimostrato che il tenore di vita conosca un certo miglioramento
su larga scala nella primissima fase della rivoluzione industriale per poi peggiorare anche
pesantemente con una forte diminuzione di consumo di cibo, un peggioramento delle abitazioni
urbane (la gente va ad abitare nelle periferie degradate) ed un aumento della povertà urbana (non
tutti riescono ad essere assoldati, infatti c’è chi rimane senza lavoro).
L’Inghilterra, infatti, è il primo paese a conoscere la corsa verso la città delle popolazioni di
campagna come diretta conseguenza dell’industrializzazione (urbanesimo).
Solo la rivoluzione dei consumi di massa causerà il benessere diffuso.
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