8 marzo 2022 Un mercante imprenditore è sempre un grande mercante, invece un grande mercante può anche non essere un mercante imprenditore Gli orizzonti geografici Città e mercanti dell’Europa medievale e rinascimentale (secc. XIII- XVI) partecipano intensamente al commercio internazionale. Fondamentale è la creazione di un regolare circuito di collegamenti commerciali via mare che permette di mettere in relazione i principali bacini che circondano il continente: mare Mediterraneo, oceano Atlantico, mare del Nord (la città più importante per l’epoca è Bruges) e mar Baltico (il centro nevralgico per i traffici in quest’area è Lubecca). Fondamentale in questo contesto è il ruolo del Mediterraneo per tutto il medioevo ed ancora per buona parte del XVI secolo porta d’ingresso per i prodotti dell’estremo oriente. Tra 400 e 500 gli europei occupano molto poco gli oceani, proprio perchè non li conoscono e non sono a conoscenza della possibilità di circumnavigare il mondo. Quindi, fino al 600 fulcro economico rimase il mediterraneo, insieme al mar Baltico e mare del Nord. Solo dopo la piccola divergenza gli oceani diventano il fulcro dei traffici internazionali. Quando il fulcro economico si sposta saranno gli europei a spostarsi in Asia per ritirare le merci, mentre prima erano i grandi convogli ad arrivare in Europa. E’ grazie al Mediterraneo ed alla presenza di preesistenti percorsi misti tra vie di terra e vie d’acqua se gli uomini d’affari europei riescono ad inserirsi nel prezioso commercio delle spezie (pepe, cannella, noce moscata, chiodi di garofano ...), sete e cotone, perchè in particolare i nord europei sono ghiottissimi di queste spezie. Quando l’Olanda si espande verso oriente occupa gli spazi relativi al commercio internazionale delle spezie lasciando agli inglesi il commercio del cotone. Tra 600 e 700 gli europei iniziano però ad andare matti per altre tipologie di prodotti, ovvero il caffè, il te, la cioccolata. Ai collegamenti via mare (più veloci e meno costosi) si affianca una rete di collegamenti terrestri, particolarmente rilevante per quanto riguarda i percorsi di attraversamento delle Alpi e dell’Europa centrale. I grandiprotagonisti: gli uominid’affari italiani In prima linea, protagonisti assoluti degli affari internazionali del periodo, sono i mercati italiani. Città come Venezia, Genova, Milano, Firenze sono vere capitali del commercio internazionale dell’epoca. I veneziani, in particolare, si contraddistinguono per una preziosa opera di intermediazione tra Oriente ed Occidente. Fra XV e XVI secolo circa 2/3 del commercio delle spezie in Europa è nelle loro mani. Si importano spezie, sete e cotone, mentre si esportano verso est una moltitudine di semilavorati, stoffe e panni di lana di fabbricazione italiana e fiamminga. Tuttavia Venezia si trova in una posizione molto sfavorevole, per questo il commercio veneziano da internazionale passerà ad essere nazionale e poi regionale. Nel complesso, tuttavia, la bilancia commerciale risulta negativa e l’unica maniera per compensare questo deficit è rappresentato dalla spasmodica (e difficile almeno fino alla scoperta dell’America) ricerca di metalli preziosi. Si muovono le merci, ma si muovono (e molto) anche gli uomini. Quest’ultimo è un aspetto rilevante per comprendere le modalità di diffusione di tecniche e innovazioni. Gli strumenti per la pratica d’affari Gli uomini italiani non inventano, ma innovano come mai nessuno prima gli strumenti pere la pratica d’affari. In età preindustriale chiunque operi su lunghe distanze deve fare i conti con pericolose, disastrate o quanto meno difficili vie di comunicazione e con mezzi di trasporto poco capienti e poco evoluti da un punto di vista tecnologico (esistono vie di comunicazione decente solo dove ci sono stati i romani). I tempi di percorrenza sono assai dilatati ed anche le informazioni necessarie per svolgere gli affari giungono con estrema lentezza. Le imbarcazioni hanno scafo ligneo che non ha la capacità di tenuta in termini di carico di uno scafo metallico. Nonostante ciò, trasportare via acqua è sempre più facile e veloce di trasferire merce via terra in termini di capacità di carico, velocità ed efficienza. Via terra si possono usare carri, ma anche in questo caso c’è un problema di resistenza al peso e bisogna ricordare che più carico un carro, più ho il problema di come trainarlo Tutto ciò fa sì che gli uomini d’affari d’età preindustriale si debbano dotare di adeguati strumenti per operare, facendo fronte ad alcune basilari necessità: • Necessità di tenere sotto controllo i conti tramite una contabilità rigorosa: LA PARTITA DOPPIA • Necessità di effettuare pagamenti su lunghe distanze senza muovere denaro contante in oro o argento: LETTERA DI CAMBIO (al giorno d’oggi cambiale) e LETTERA DI CREDITO • Necessità di interloquire con i propri corrispondenti attivi in luoghi lontani: USO DELLA LETTERA COMMERCIALE (LETTERA D’AFFARI) • Necessità di ridurre i rischi nell’invio delle merci: CONTRATTO DI ASSICURAZIONE Le tecniche contabili e la partita doppia La tecnica contabile non è inventata dai matematici europei. Gli Europei, ed in particolare gli Italiani, innovano però in maniera considerevole, adattando la tenuta contabile alle esigenze di una realtà in cui gli affari escono dalla dimensione familiare e da un raggio d’azione locale e utilizzando inoltre una contabilità molto più analitica. L’esercizio delle tecniche contabili è agevolato dall’adozione delle cifre arabe. Infatti la manipolazione dei numeri arabi è molto più difficile rispetto alla manipolazione dei numeri romani. I libri contabili offrono un indispensabile strumento di conoscenza e un fondamentale (unico per l’epoca) sistema di controllo. Mi permette di avere un’idea in tempi lenti di come l’affare sia andato. I mercanti sono esposti economicamente per un periodo molto lungo, di conseguenza devono avere alle spalle delle forme di finanziamento in grado di coprirli. Inoltre, nel caso in cui l’affare cada in un contenzioso, il libro contabile diventa l’unico strumento a disposizione per avere un’immagine chiara di quali sono state le vicende effettive di fronte ad un avvocato. Lo sviluppo del sistema monetario Una rivoluzione delle attività economiche in ambito internazionale non sarebbe stato possibile senza un concomitante sviluppo del settore monetario, di tecniche creditizie e di servizi bancari, finalizzati al cambio delle valute, alla concessione di credito e all’accettazione di depositi. Il sistema monetario che si definisce nel corso del Medioevo e continua per i secoli successivi riguarda due ambiti distinti: • La coniazione della moneta metallica • L’uso della cosiddetta moneta di conto Moneta reale coniata e moneta di conto in età preindustriale: • Moneta «nera» di rame o mista per le transazioni più modeste in ambito locale, usata soprattutto per pagare gli operai. • Monete d’oro o d’argento per le transazioni più importanti in un contesto internazionale, il cui valore è determinato dal cosiddetto VALORE INTRINSECO (ovvero la quantità di metallo prezioso di cui è composta la singola moneta). Se le monete vengono tosate, avendo un peso minore hanno anche un valore inferiore (è sempre opportuno girare con un a bilancia). Invece, le banconote che utilizziamo ogni giorno hanno VALORE NOMINALE, se vengono strappate non valgono più. • La molteplicità di monete circolanti, dotate spesso di diverso valore intrinseco (il doblone spagnolo ha un diverso peso d’oro rispetto al ducato ad esempio), favorisce lo sviluppo di monete di conto fittizie utilizzate esclusivamente per facilitare la tenuta contabile, in cui bisogna trovare un elemento unificante. Ogni città ha però diverse monete di conto (1 ducato vale diverse lire a seconda che ci troviamo a Venezia, Verona o Brescia). Forme di credito e la condanna del prestito ad interesse Le città mercantili, soprattutto italiane, che operano nel commercio internazionale sviluppano tecniche bancarie capaci di trasferire i pagamenti da un capo all’altro dell’Europa e di raccogliere e mobilitare risorse finanziarie per fornire anticipazioni sia agli operatori privati sia alle autorità pubbliche. L’organizzazione degli affari avviene su di un contesto internazionale che si scontra anche con ostilità di ordine culturale e religioso. Particolarmente rilevante è la condanna del prestito ad interesse che viene considerato come USURA e la condanna di usura può portare alla scomunica che libera ogni debitore dagli obblighi verso i creditori. Il tasso usuraio è del 5%, quindi sopra tale soglia il tasso viene condannato. La condanna non proviene dalla società, ma dalla chiesa perché secondo la religione, il guadagno è lecito se ottenuto con il sudore sulla fronte e non grazie ad un tasso d’interesse molto favorevole. Gli operatori economici non tardano a trovare tecniche in grado di mascherare il pagamento dell’interesse, ovvero la quota di interesse che si paga non deve apparire alla luce del sole, ed aggirare così i divieti. La lettera di cambio Il nome deriva dal fatto che viaggia come una vera e propria lettera, o comunque bisogna simulare il viaggio. E’ uno strumento di eccezionale importanza che si impone già nel XIII secolo (la prima conosciuta è del 1292 utilizzata per fare un pagamento da Firenze a Londra) che permette di evitare il trasferimento di denaro contante fisico (moneta metallica), garantendo una maggiore sicurezza nel trasferimento dello stesso su lunghe distanze. La tecnica non era del tutto nuova ed era praticata e conosciuta a livello locale da mercanti arabi ed indiani. La novità degli Europei, ed in particolare degli Italiani, è quella di adattare questo strumento al commercio internazionale, diventando lo strumento privilegiato dagli uomini d’affari. L’uso di questo strumento permette non solo di effettuare pagamenti su piazze diverse, ma anche di ottenere credito senza necessariamente fornire garanzie immobiliari. Tra l’accettazione della lettera e il suo rimborso, infatti, intercorre un lasso di tempo durante il quale un contraente beneficia del credito dell’altro. La lettera, infatti, deve quanto meno viaggiare e giungere a destinazione oppure si può fin da subito stabilire una data di pagamento successiva all’arrivo della lettera a destinazione. Non è quindi un pagamento contestuale. Di frequente, soprattutto se viene utilizzata con fini di finanziamento e non meramente commerciali, la lettera comprende nella cifra indicata anche la remunerazione del prestito oltre che il prestito stesso, mascherato dal cambio e simulando quindi il viaggio della lettera anche se creditore e debitore vivono nella stessa città, offrendo quindi la possibilità di bypassare i divieti della chiesa. La lettera prevede il cambio e facilita, quindi, anche il pagamento in monete coniate di diversi paesi, può essere quindi emessa a Verona in ducati e prevedere il pagamento a Stoccolma in talleri. La lettera di cambio può essere: • SCONTATA, cioè messa in pagamento in anticipo • GIRATA, ovverosia ceduta ad un proprio creditore • RINNOVATA, non messa in pagamento alla data stabilita, ma in una data successiva consentendo di godere più a lungo del credito ricevuto Fondamentale per il buon funzionamento di questo strumento è la FIDUCIA (fiduciaria) di cui devono godere i mercanti e le imprese che se ne servono. Come funziona la lettera di cambio? Nella transazione commerciale o finanziaria che vede l’utilizzo della lettera di cambio intervengono quattro diverse figure: • Il numerante o datore di moneta (cioè il debitore) • Un prenditore o traente (di solito un banchiere di fiducia del datore di moneta, il primo a prendere carico della lettera) • Un trattario (di solito un banchiere di fiducia del creditore a cui il prenditore invia la lettera, che procede accreditando il denaro sul conto del creditore) • Il beneficiario (ovverosia il creditore) In questo modo riesco a moltiplicare il giro d’affari, senza moltiplicare il denaro coniato. Non ho bisogno della disponibilità di denaro fisico. La lettera di credito invece è utilizzato solo dalle grandi società mercantili. Alessandro Guagnini è un veronese che si trasferisce a Stoccolma e crea una società di grandissime dimensioni. Inoltre, è il primo autore occidentale che descrive l’Europa dell’est. Lui ha un agente, Giovanni Giustignan, che deve partire da Verona per un viaggio d’affari fino a Stoccolma. Lui quindi parte con in tasca il contante strettamente necessario perchè il rischio che venga derubato è troppo alto. Alessandro Guagnini gli rilascia così una lettera di credito, all’interno della quale viene indicato il massimale che può spendere di 700 ducati, seguendo la stessa logica della prepagata. Vengono infatti indicate le filiali sparse in tutta Europa dove può presentare la lettera di credito per farsi dare contante, indicando di banca in banca il massimale residuo. La filiale scriverà poi alla casa madre per farsi dare la somma precedentemente consegnata al suo agente. Tra le principali problematiche che si possono riscontrare quando inviamo lettere troviamo la falsificazione e l’imitazione. La falsificazione è ancora più grave dell’imitazione, in quanto attività che consente un grande guadagno ma comunque fraudolenta. La produzione di qualcosa che vale meno rispetto alla cosa imitata, può causare che quest’ultima, che vale di più, venga esclusa dal mercato. La moneta cattiva può avere la meglio su quella buona. 9 marzo 2022 Le lettere commerciali (o lettere d’affari) • Sono lo strumento fondamentale per ricevere o inviare informazioni, almeno fino a quando non si potrà disporre del telegrafo • Sono gli unici strumenti utilizzabili in età preindustriale per poter interloquire con corrispondenti, clienti, creditori, debitori ... che vivono in luoghi lontani. • Vengono composte in più copie per essere certi che giungano a destinazione. • La loro importanza è tale che, in caso di informazioni di grande rilievo, possono essere anche scritte utilizzando un linguaggio cifrato: ogni numero corrisponde ad una lettera e ogni società ha il proprio linguaggio. Grandi società mercantili scrivono quotidianamente lettere per ogni luogo, come nel caso di Francesco da Tini di Prato. Un ulteriore problema, oltre alla necessarie conoscenze matematiche che i dipendenti devono avere ai fini della tenuta contabile, consiste nella necessità di avere personale che conosca le lingue straniere. Lettera commerciale di Anton Maria Ragona nobile e mercante di Vicenza, 29 maggio 1582 All’inizio della lettera viene riportato l’ultima lettera che è stata ricevuta e in quale data, successivamente troviamo le felicitationes . E’ molto importante anche dare le giuste informazioni affinché l’affare abbia un buon esito. L’ultima di vostra signoria di 8 mi capittò alli 22 di questo che mi è statta grata avendo inteso il bon statto suo come ancho per le tante nove che mi dati dil paesse et de li amici a che con la bona ventura mi ralegro poi con lei del suo bon ritorno essendoli riusitto conforme al suo desederio ogni cosa secome le mi scrive ho avutto caro medamente sentir che di Palermo siatte per aver le prime ratte la qual di già doveva esser comparssa (sono contento che mi abbiate scritto che le prime rate da parte di un debitore di Palermo sono iniziate ad arrivare). Crederò ancho che le cose della sua nave paseran bene poiché è finita et che vi sitti risolto di metterla per luio al viagio de Lisbona che piaccia a nostro Signore di mandarla bon viagio e salvamento e guadagno (speriamo che il signore le faccia arrivare a destinazione), ma non vi eschi di mente l’asicurvi per tutte le cose che core (spero che abbiate assicurato il carico) ... dalle lettere commerciali del XV e del XVI secolo 1436 ... perchè aricordati chi ha a far con Toschi non bixogna che siano né mati né loschi» (Non puoi pensare di fregare i toscani perchè ti fregano loro) 1582 - Giustignan scrive lettere in cui si lamenta di tutto e Guagnini gli risponde: «Intendemo per essa vostra che le spese vanno continuamente gagliarde; non sapemo che dirvi, se non che CHI FA MERCANTIA IL PRIMO GUADAGNO È IL SPARAGNO ... et si siamo dati maraviglia, che voi avisate tanta incomodità di letti et stanza, havendo proveduto d’ogni cosa. Ma non è dubio che fuori di casa bisogna patir et far al meglio che si può». (Stai spendendo un sacco di soldi, ma la regola principale di chi fa affari è di non spendere, ma di tenere sotto controllo i conti. Ti ho prenotato locande, sai dove andare a mangiare e dormire e ti lamenti. Non puoi pensare di stare via bene come staresti a casa tua) Le tipologie societarie Per operare su lunghe distanze (con rischi quindi di notevoli proporzioni come visto) bisogna disporre di un’adeguata struttura societaria. In età preindustriale si può ovviamente operare come ditta individuale. Ma la ditta individuale ha sicuramente problemi di finanziamento, nel momento in cui il mercante (mercante- imprenditore) decidesse di fare il salto di qualità. La crescita dimensionale dell’impresa è possibile ricorrendo a compagini societarie, in particolare a SOCIETA’ DI PERSONE, in quanto le prime società per azioni nasceranno nel 1600 e nel 1602 grazie a inglesi e olandesi. 3 tipologie di società di persone: La Commenda • Prefigura una divisione dei ruoli tra chi gestisce gli affari e chi partecipa all’investimento (una modalità per introdurre i giovani imprenditori sprovvisti di denaro negli affari) • Consente quindi a uno o più soci di finanziare un mercante attivo, ma sprovvisto di mezzi finanziari • E’ una società transitoria ed ha una durata breve e prestabilita (poteva essere costituita anche per un solo viaggio) • Il contratto prevede una suddivisione dei profitti non eguale: solitamente 3⁄4 ai finanziatori e 1⁄4 al partner operativo. In caso di perdite la suddivisione di queste 3⁄4 spettavano al partner operativo e 1⁄4 ai finanziatori. La Compagnia • Corrisponde all’odierna società in nome collettivo. • Può esserci una netta suddivisione di ruoli tra i soci, distinguendo tra soci attivi (o soci d’opera che mettono a disposizione le proprie abilità e seguono direttamente gli affari) e soci passivi (o soci investitori che mettono a disposizione il capitale) • Può durare diversi anni ed essere continuamente rinnovata • Tutti i soci rispondono di fronte ai creditori con una responsabilità solidale e illimitata (rispondono tutti indistintamente, in parti uguali ed illimitatamente). Per questo ci si deve fidare molto dei soci, nasce infatti in ambito familiare • E’ il contratto societario perfetto per progetti pluriennali e che richiedono forti investimenti. • La clausola della responsabilità illimitata la rende vulnerabile. La società in accomandita semplice • Corrisponde all’odierna sas • E’ un’evoluzione della compagnia, pensata per fornire una maggiore garanzia ai semplici soci finanziatori. Per evitare, infatti, i problemi connessi con la clausola della responsabilità illimitata dei soci questi vengono suddivisi tra soci accomandanti (che rispondono soltanto nei limiti del capitale sottoscritto) e soci accomandatari (i soci d’opera che rispondono illimitatamente). Le forme di organizzazione dell’attività commerciale Per operare a livello internazionale le imprese di età preindustriale dovevano dotarsi di una forma organizzativa caratterizzata da una certa complessità (es. medici) Tre sono le principali modalità adottate: • L’agente commissionario, un esperto del mercato in cui si vuole operare che viene pagato a provvigione normalmente pari al 2% degli affari conclusi per ogni affare che conclude. Non ho spese di magazzino o di affitti, perché ci pensa il commissionario. Il punto di forza è l’estrema flessibilità che consente anche ai piccoli uomini d’affari di concludere affari all’estero. Il punto a sfavore è che non opera in esclusiva per un singolo uomo d’affari, quindi in caso di crisi, prenderà in carico solo affari di chi offre la maggiore provvigione. • Filiali facenti parte di una struttura centralizzata dell’impresa mercantile. Hanno dei dipendenti. Operano in esclusiva per la casa madre. Le filiali, d’altro canto, dipendono direttamente dalla casa madre, l’unica per la quale sia stato stipulato un contratto societario. In tale contesto una sola filiale può portare al fallimento dell’intera compagine societaria. • Filiali facenti parte di una struttura decentrata dell’impresa mercantile (es. banco medici). Hanno dei dipendenti. Operano in esclusiva per la casa madre, ma si distinguono dal precedente sistema perché organizzate come una moderna holding, ovverosia un sistema che permette di controllare filiali giuridicamente autonome e organizzate come accomandite in modo da evitare che le difficoltà anche di una sola filiale possa portare al crollo della casa madre. La casa madre risponde solo per la quota di capitale che ha investito in tale filiale. Capitale e risparmio: le forme di finanziamento di un’impresa Un aspetto caratterizza il settore secondario d’età preindustriale in maniera peculiare: la bassa incidenza del capitale fisso. Le macchine industriali sono generalmente (ma non sempre) semplici e di basso costo. L’investimento iniziale è quindi generalmente non impossibile da sostenere. Quello che pesa realmente è, una volta iniziata l’attività, riuscire a rimanere sulla breccia. Soprattutto per chi opera a livello internazionale i tempi in cui si riesce a concludere un affare e a ricevere quanto pattuito sono assai dilatati. Il mondo degli affari preindustriale è fortemente basato su FIDUCIA e CREDITO, gli uomini d’affare ricevono e concedono fiducia, e quindi credito. E’ proprio questo fattore che consente di dilatare i tempi e quindi moltiplicare gli affari. Diventa, quindi, assolutamente basilare avere a disposizione strumenti che permettano di avere la liquidità necessaria per sostenere l’impresa. E’ quindi necessario avere capitali iniziali considerevoli o essere in grado di ottenere facilmente forme di finanziamento in caso di necessità. Gli strumenti a disposizione per accedere al finanziamento d’impresa (come d’altronde per il credito al consumo) devono fare i conti con i dettami della chiesa cattolica che vieta di prestare denaro ad interesse a tassi elevati (tassi usurari). Molti dei sistemi adottati per il finanziamento, quindi, devono mascherare/nascondere i tassi d’interesse. Il credito e le forme di finanziamento dell’impresa • La dilazione di pagamento • L’obbligazione contrattuale • Il livello affrancabile, ovverosia la concessione di credito dietro garanzia immobiliare: E’ lo strumento più facile da utilizzar per ottenere facilmente credito. Esiste in ogni parte d’Europa, ma quello analizzato si diffonde prevalentemente in Lombardia e Veneto. Consiste nella vendita fittizia di un immobile (di solito un terreno). Chi necessita del denaro finge di vendere un immobile al prestatore, è una vendita mascherata perchè serve per mascherare il tasso di interesse; chi ha bisogno di credito pone la cifra di vendita dell’immobile corrisponde alla somma concessa in prestito. Noi sappiamo che non è una reale compravendita perché si trovano contratti in cui immediatamente sotto, il notaio registra la concessione in affitto dello stesso terreno a chi l’ha appena venduto ricevendo il prestito. Il canone d’affitto corrisponde all’interesse che chi ha ricevuto il prestito deve corrispondere al prestatore (di solito è un interesse del 6%). La chiesa non sa che in realtà quel 6% non è un canone mensile di affitto ma un tasso di interesse per il prestito. Il contratto è chiamato di livello affrancabile perché prevede una clausola specifica: dopo un certo numero di anni se chi ha ricevuto il prestito è in grado di ritornare la somma prestata, il bene immobile torna ad essere a tutti gli effetti di sua proprietà (il prestatore della somma ha intanto continuato a godere degli interessi corrisposti mensilmente); se, al contrario, non dispone della somma e non riesce a ritornarla al prestatore, il bene immobile diventa immediatamente di proprietà del prestatore (che nel frattempo ha anche goduto degli interessi). • Il deposito «fuori corpo» • La lettera di cambio: il tasso di interesse richiesto può essere molto elevato in quanto è una modalità di finanziamento che non richiede garanzie immobiliari. La fama è un altro elemento da tenere in considerazione: se sei un malo debitore (ovvero a volte non paghi), ti verrà richiesto un tasso di interesse più alto. I Banchi privati • Possono avere funzioni banca locale o di banca internazionale • Permettono l’erogazione del credito (a breve/medio termine): le banche fino al 1800 non erogano credito a lungo termine, per varie ragioni tra cui l’aspettativa di vita. Al massimo ci si spinge a 9/10 anni. Saranno le banche tedesche a cambiare le regole del gioco. • Permettono la raccolta del risparmio e la sua canalizzazione verso varie forme di investimento: il denaro non è in cassa ma viene impiegato, le banche devono anche fare business e ottenere profitto • Forniscono un servizio che mette in sicurezza i depositi dei clienti • Offrono un fondamentale servizio di intermediazione per l’effettuazione e la facilitazione di pagamenti per conto dei propri clienti (tramite ordini di pagamento orali o scritti e il servizio di giroconto) • “creano denaro”: attraverso la concessione di credito creano denaro che fisicamente può non esserci • Permettono una facilitazione del trasferimento internazionale del denaro • In età preindustriale vanno spesso soggetti a fallimenti, perché, alla ricerca di lucrosi affari, si inseriscono in rischiosi investimenti che non prevedono una disponibilità immediata. In tal caso, di frequente, l’immobilizzo finì per superare le disponibilità immediate all’interno dei forzieri per cui quando si verificavano casi di rientro delle somme depositate, i banchieri privati si trovarono in gravi difficoltà. In questi casi si verificava una lotteria: i pochi estratti ricevevano indietro il denaro depositato • Di fondamentale importanza è il fattore FIDUCIA: se gli individui hanno eccessiva fiducia in una banca ha inizio la fase di euforia in cui tutti depositano, ma quando ci sono i primi segnali di crisi ha inizio la fase di panico caratterizzata dal ritiro delle somme depositate. I banchi pubblici - voluti dagli stati o dalle comunità • Nascono per venire incontro ai problemi irrisolti dai banchi privati ed in particolare per garantire che ci sia la garanzia del pubblico che quel determinato istituto non fallirà: la banca non può fallire perchè dietro c’è la garanzia pubblica, lo stato. • Introducono per primi la pratica della RISERVA PARZIALE : un minimo del denaro depositato deve restare in cassa • Presentano dei caratteri comuni (Svolgono operazioni di deposito e giro, accettano depositi che s’impegnano a restituire in qualsiasi momento senza corrispondere interessi, a chi deposita lasciano dei certificati chiamati “fedi di deposito” che possono essere girati a terzi) La Bank of England (1694) E’ un particolare esempio di banco pubblico Nasce nel 1694 in un contesto economico e finanziario diverso da quello in cui erano nati gli altri banchi pubblici. Si distingue fin da subito perché è il primo istituto ad emettere banconote. Si tratta di un passaggio epocale, che trasforma la natura stessa della moneta. La moneta cessa di avere un valore intrinseco per assumerne uno contrattuale/nominale. La banconota è un debito pagabile al portatore e il suo valore, a differenza delle monete metalliche, non dipende dal contenuto, ma dal rispetto della clausola di convertibilità (ad ogni banconota usata fa riferimento una disponibilità di metallo). Le fiere e le borse Le fiere sono un luogo privilegiato per svolgere gli affari; permettono a operatori provenienti da ogni parte del mondo di trovarsi assieme in un determinato luogo per svolgere gli affari, riducendo notevolmente i problemi causati dalle difficoltà di comunicazione. Le fiere permettono, altresì, di ridurre considerevolmente i costi di transazione. All’inizio le fiere sono fiere di merci (hanno funzione commerciale); con l’evoluzione del sistema di pagamento tramite lettere di cambio si sviluppano le cosiddette fiere di cambio, alle quali si va per fare un controllo dell’andamento di debiti e crediti tra le grandi società commerciali del periodo. Alcune località si trasformano in fiere permanenti tutto l’anno. Queste sono le città in cui nascono le prime borse: nascono nel XVI secolo. La prima è quella di Anversa (1531); ad essa seguono Londra (1571) e Amsterdam (1609). Prima della nascita delle spa non ci sono titoli azionari, e quindi non ci sono borse: Anversa e Londra nascono come borse merci, si possono conoscere i prezzi delle merci. Le borse nascono nel momento in cui alcuni mercati si strutturano stabilmente, riunendo operatori provenienti da ogni angolo d’Europa per tutto l’arco dell’anno. Con la nascita delle borse si amplifica il cosiddetto «clima speculativo», tramite l’utilizzo di forme di transazioni fondate su eventi futuri (FUTURES). Per vendere in anticipo deve accettare di essere pagato meno rispetto al momento giusto (futuro) per la vendita, la speculazione sta qui: il rischio. C’è un venditore che ha necessità di liquidità e accetta un prezzo più basso, dall’altra parte un acquirente che vuole fare affari. E’ nell’interesse dell’acquirente far si che le condizioni favorevoli si verifichino (buona tenuta del campo di grano per poter vendere il grano poi). L’EUROPA ALLA CONQUISTA DEL GLOBO (SECC. XV- XVI) Commercio e finanza all’indomani delle grandi scoperte geografiche Nel corso dell’età moderna (secc. XVI-XVIII) l’Europa proietta su scala planetaria il modello economico sviluppato a partire dal Medioevo. Tale fenomeno è strettamente associato all’origine del sistema capitalistico occidentale e alla sua successiva proiezione come sistema economico mondiale, si parla infatti di europeizzazione Si è sottolineata una diretta relazione tra l’ascesa dell’Europa e la capacità degli europei di organizzare lo sfruttamento del resto del globo, anche attraverso uno stretto legame tra politica ed economia. Gli europei hanno in particolare preso potere rispetto ai paesi asiatici, che iniziano a rallentare a causa della loro debolezza politica. Tale tesi è stata fortemente messa in discussione negli ultimi anni da diversi studiosi. Cultura, innovazioni e trasformazioni economiche Diversi elementi concorrono alla crescita europea d’età moderna oltre all’avere un sistema economico forte, che aiutano a spiegare perchè gli europei escono dai loro confini: • caratteri e densità del tessuto urbano • diffusione precoce di uno «spirito» imprenditoriale e mercantile (sviluppo precoce della ricerca del profitto e del business, infatti in Europa il ruolo del clero è importante, ma quello dei business men è ancora più forte) • cambiamenti nella sfera culturale e religiosa Un ruolo fondamentale per gli studiosi hanno giocato lo spirito rinascimentale e la Riforma protestante, perchè a differenza del mondo ortodosso all’uomo d’affari viene riconosciuto un ruolo importantissimo e gli si riconoscono i meriti, il successo economico è dovuto alla grazia di Dio. Invece, nel mondo cattolico l’uomo d’affari prima della morte deve cautelarsi facendo donazioni per salvarsi l’anima. Secondo Weber lo spirito capitalistico va di pari passo con la riforma protestante, l’uomo d’affari viene portato ad esempio della società. Le tre grandi innovazioni Sono tre, curiosamente tutte di origini cinese anche se vengono solo parzialmente sfruttate dai cinesi e sfruttate appieno dagli europei, le grandi innovazioni che permettono il salto in avanti dell’Europa: • La polvere da sparo: alla base della rivoluzione militare d’età moderna. I cinesi ne fanno un uso ludico, invece gli europei capiscono che dietro c’è un’arma fondamentale per estendere il loro predominio • La stampa: modifica in profondità la conservazione e la trasmissione delle conoscenze. In Cina la diffusione di libri stampati è molto più limitata rispetto a quella in Europa • La bussola: fondamentale per permettere ai marinai europei di esplorare gli oceani. La stampa a caratteri mobili Probabilmente la più importante innovazione tecnologica del Rinascimento europeo in quanto rende più veloce il diffondersi di idee ed informazioni In Europa l’analfabetismo è molto diffuso ma il tasso di alfabetizzazione cresce e soprattutto dopo la diffusione della stampa, infatti i libri si producono più velocemente, vengono distribuiti maggiormente ad un costo minore rispetto alle opere prodotte dagli amanuensi. I manoscritti hanno dimensioni molto grandi, che posso leggere rimanendo fermo in un posto. Aldo Manuzio è un abruzzese che si trasferì a Venezia e inventò il libro a stampa tascabile. Rende più democratico il sapere e trasforma i libri da oggetti rari e accessibili a pochi in prodotti di ampia diffusione. Facilita l’emergere della rivoluzione scientifica, rendendo più semplice il pluralismo di vedute che da vita ad un maggiore confronto (il cd lavoro in equipe) e l’innovazione. L’Europa verso nuovi mondi Se nei secoli passati è stato il Mediterraneo a svolgere un ruolo decisivo, con la fine del XV secolo e sempre più nei secoli successivi sono gli Oceani, in modo particolare l’Oceano Atlantico, ad assumere un ruolo centrale. Anche se la perdita d’importanza del Mediterraneo non è subitanea. La conquista del mondo atlantico permette agli europei di aprirsi una nuova via verso terre che non si pensava esistessero e che non si pensava si potessero raggiungere direttamente. L’espansione europea passa attraverso l’intensificazione di rapporti con i continenti «vicini» (Asia e Africa) e all’allargamento dei traffici con nuovi continenti, l’America su tutti e l’Oceania più tardi, che offrono agli europei inedite e immense opportunità di sfruttamento. In Asia gli Europei sono costretti ad operare a lungo come semplici mercanti, inserendosi in circuiti commerciali esistenti. In America sono invasori e colonizzatori. Le strutture politiche autoctone per quanto sofisticate vengono distrutte e i coloni europei creano delle società neoeuropee. Ancora oggi il continente americano è fortemente europeizzato (si parla inglese, spagnolo e portoghese). Fin da subito è bene sottolineare che le esplorazioni hanno non solo allargato e accelerato il processo di successo europeo, ma hanno soprattutto orientato verso occidente la crescita economica a discapito di altre aree del pianeta. Diverse sono le cause che portano alle esplorazioni. Le principali sono: • la spasmodica ricerca di metalli preziosi in quanto la monetizzazione degli europei si basa su oro e argento, e spezie (richiestissimi in Europa a fronte di un’offerta limitata) • i contraccolpi dell’avanzata turca nel Mediterraneo che progressivamente spostano verso occidente il baricentro economico europeo. Tali imprese sono possibili perché gli Europei scoprono di disporre di strumenti che garantiscono una netta superiorità navale e militare rispetto al resto del mondo: • Costruiscono navi, come le caravelle, adatte alla navigazione oceanica e dotate della necessaria velatura (sono barche a vela) per effettuare una navigazione non semplicemente di cabotaggio (lungo le coste o in mari tranquilli che permettono un approdo semplice in distanze non eccessive). Sono molto ampie e tonde come dei gusci di noce, adatte per la navigazione in mari tempestosi. Le galee veneziane invece sono lunghe e strette e non sono adatte alla navigazione in mare aperto, anche per la scarsa capacità di carico. A differenza delle imbarcazioni a vele, è possibile cambiare direzione più facilmente. • Le dotano di cannoni che offrono un eccezionale vantaggio tecnologico rispetto ai concorrenti extra-europei. Le armi da fuoco utilizzate dagli Europei sono talmente innovative da non colpire semplicemente gli amerindi (più sofisticati dal lato religioso ma non da quello delle armi), ma da sorprendere anche cinesi, indiani e giapponesi. • Grazie alle tecniche nautiche e alla cartografia acquisiscono informazioni geografiche decisive per favorire l’espansione. Le grandi scoperte geografiche • Cristoforo Colombo e l’America 1492, negli altri luoghi non si parla di scoperta ma di conquista • Vasco Da Gama 1497-1499 e la circumnavigazione dell’Africa, diventa fondamentale quando iniziano a battere questa rotta inglesi e olandesi • Ferdinando Magellano e la circumnavigazione del globo 1519-1522. Magellano muore nelle Filippine durante il viaggio come altri 234 dei 265 uomini imbarcati. Solo 31 tornano in Spagna, tra cui Antonio Pigafetta autore della relazione del primo viaggio intorno al mondo. • Sono esplorazioni i cui costi, umani e materiali, sono spaventosi. Attenzione però: le rotte commerciali tradizionali non vengono immediatamente abbandonate. Per tutto il Cinquecento le antiche rotte del Mediterraneo orientale mantengono una notevole rilevanza.Venezia rimane ancora per un secolo un importante emporio per il pepe e le spezie. E’ solo la successiva discesa in campo di Inglesi ed Olandesi a determinare la definitiva sconfitta del Mediterraneo ed il definitivo spostamento del baricentro economico verso gli Oceani. La prima fase delle esplorazioni: Portogallo e Spagna In questa prima fase, gran parte dei vantaggi procurati dalle scoperte geografiche e dall’apertura di nuove rotte vanno ai paesi che per primi promuovono e finanziano tali imprese: Portogallo (i portoghesi molto precocemente iniziano a guardare sull’oceano. E cerano strategie per muoversi) e Spagna (riuscita a creare una certa unità politica in seguito alla cacciata degli arabi dalla Spagna). Nel 1494 i due regni iberici siglano il trattato di Tordesillas che permette loro di spartirsi le aree del globo al di fuori dell’Europa con una linea, la cosiddetta Raya. La penetrazione iberica è sicuramente più semplice nel continente americano; molto più difficile e contrastata in Asia, dove solo il Portogallo riuscirà a creare degli empori commerciali significativi nelle Filippine. Fin da subito i due regni devono fare i conti con forme di competizione commerciale e militare ben poco convenzionali, con l’utilizzo da parte dei concorrenti (Inghilterra su tutti) di pirati e corsari (i pirati sono considerati comuni delinquenti, i corsari sono pirati che assalgono le navi per conto del re), nonché del contrabbando. La Spagna con l’invencible armada cercò di attaccare l’Inghilterra fallendo, da qui l’incapacità di fronteggiare i veri avversari europei. L’Inghilterra infatti non verrà mai occupata fino alla seconda guerra mondiale, insieme agli Stati Uniti non dovranno mai fare i conti con la guerra combattuta in casa, per questo emergono come potenze economiche. La conquista spagnola e portoghese in America Un’osservazione preliminare: il primo sviluppo di commerci e insediamenti coloniali si ispira a modelli sperimentati dai mercanti di Genova e Venezia sin dal Medioevo nel governo e nello sfruttamento delle isole del Mediterraneo orientale.Tali modelli verranno ulteriormente migliorati da Spagnoli e Portoghesi. La penetrazione spagnola (ed in minor misura portoghese) nel continente americano fu molto rapida, infatti nel volgere di qualche decennio furono conquistate le isole dei Caraibi, distrutto l’impero azteco (Messico), dei Maya (America centrale) e quello degli Incas in Perù (e Bolivia) le ali presentavano delle società ben strutturate. Negli anni ‘40 del ‘500 furono inviate spedizioni nelle regioni del Cile,Argentina Paraguay, mentre i Portoghesi si insediano in Brasile. In generale i territori immensi e poco popolati dell’America favoriscono la colonizzazione e l’insediamento. Il Nuovo Mondo palesa, infatti, molto presto una tragica inferiorità tecnologica che lo espone a una rapida occupazione nonostante la superiorità numerica. Protagonisti sono quindi i conquistadores che possiedono armi da fuoco (compresi i cannoni), armi bianche in acciaio e cavalli (gli amerindi ad esempio non usano cavalli, hanno solo animali da carico (alpaca e lama) i quali non potevano permettere attacchi). Un ruolo molto importante nel favorire l’espansione europea lo ha anche lo sterminio delle popolazioni indigene favorito dal propagarsi di malattie portate dagli europei che sono letali, con un drastico declino degli amerindi, oltre il 90% in pochi decenni, che determinerà un forte ricambio demografico, attuato con un progressivo ripopolamento con nuovi abitanti provenienti da Europa e Africa (la popolazione Africa sostituirà quella amerinda, che sarà destinata per la coltivazione dei campi data la struttura fisica molto più portante) Europeizzazione totale (guerre, malattie e superiorità economica) Lo scambio colombiano E’ un fenomeno fortemente ineguale e asimmetrico: negativo per l’America e molto positivo per l’Europa ed in parte l’Asia (fa comodo perchè anche l’Asia ottiene benefici dallo sfruttamento dell’America) Gli Europei portano malattie letali per gli autoctoni che mancano di difese immunitarie adeguate per far fronte a vaiolo, dissenteria, lebbra, tifo e peste. Molto meno facili a propagarsi sono, al contrario, le malattie importate dagli Europei, come ad esempio la sifilide. Dall’Europa vengono introdotti in America animali (cavalli, buoi, maiali, pecore) e piante (canna da zucchero, cotone, caffè) che avranno una notevole importanza nei secoli successivi per strutturare in America un tipo di sfruttamento agricolo ad immagine e somiglianza europea. Invece tra gli animali solamente il tacchino viene introdotto in Europa. Ma altrettanto importanti, se non di più, sono i nuovi prodotti che vengono per la prima volta introdotti in Europa: la patata, le arachidi, il mais, il pomodoro, il peperone, i fagioli, il tabacco e il cacao. Alcuni di questi prodotti, come il mais e la patata, avranno un grandissimo successo e modificano sensibilmente l’agricoltura e la dieta alimentare europea, in quanto permettono di superare le crisi di sussistenza. • Poi c’è la questione dell’oro e dell’argento ... Oro e argento Dalle Americhe gli Europei si appropriano, inoltre, di ingenti quantitativi di metalli preziosi il cui afflusso aumenta in maniera significativa il potere d’acquisto dei paesi del Vecchio Continente, costituendo anche un rilevante fattore espansivo a livello globale, sostenendo l’attività economica e commerciale. All’inizio dell’età moderna la circolazione monetaria europea dipende dai rifornimenti di oro e argento. Fino alle grandi scoperte geografiche: • Il primo proviene dall’Africa subsahariana • Il secondo dalle miniere dell’Europa centrale (nel Tirolo). Inoltre, la fame di argento che ha Venezia fa si Schio che si usa la polvere da sparo per aprire nuovi varchi e costituire nuove miniere. Il quantitativo disponibile di entrambi è spesso inferiore alle necessità economiche di un continente già in forte espansione La situazione cambia nel corso del Cinquecento: oro e argento divengono la prima merce che affluisce in gran quantità dal Nuovo Mondo verso il Vecchio continente. Infatti, per due secoli i metalli preziosi costituiranno oltre l’80% delle esportazioni americane verso l’Europa Nei tre secoli dell’età moderna l’argento e l’oro estratti in America rappresentano rispettivamente l’85% e il 70% della produzione mondiale. L’importanza di oro e argento dalle Americhe L’argento americano finisce per stimolare gran parte dell’economia europea e percorrendo tutto il globo con effetti espansivi sul commercio internazionale. Da un lato l’argento americano gioca un ruolo decisivo nel sostenere gli acquisti e quindi il commercio europeo in Asia. Dall’altro sostiene l’espansione della produzione di beni in Asia. Infatti la forte domanda europea di prodotti asiatici viene solo in piccola parte compensata dall’esportazione di manufatti e genera un gigantesco flusso d’argento verso l’Europa e dall’Europa verso l’Asia. In sostanza Europa e Cina fanno la parte del leone nel traffico dei metalli preziosi americani: la prima come insaziabile importatrice di beni, la seconda come insaziabile importatrice d’argento. La forte domanda europea di prodotti orientali, in altre parole, genera un problema endemico di bilancia dei pagamenti (sarebbe stata sempre negativa nel rapporto con l’Asia in quanto questa invia in Europa manufatti di valore maggiore rispetto ai prodotti inviati in Asia), che viene risolto con massicci invii verso oriente di argento del Nuovo Mondo. Manca l’Africa perchè questa non ha bisogno dell’oro e dell’argento americano, perchè non ha imprese da sostenere. Gli africani si accontentano di produzioni dozzinali europee. Oro e argento dalle Americhe e gli effetti economici: la rivoluzione dei prezzi Tra le conseguenze legate all’importazione di metalli preziosi dalle Americhe in Europa c’è anche la cosiddetta «rivoluzione dei prezzi». In particolare il massiccio arrivo dei metalli americani, secondo alcuni studiosi, avrebbe provocato una perdita di valore della moneta coniata, vista l’improvvisa grande abbondanza (dovrò usare più oro e argento per comprare lo stesso quantitativo di beni). Inoltre, l’argento inizierà a perdere più valore rispetto all’oro Oggi tale interpretazione è messa fortemente in discussione e la fase di decisa inflazione che connota il Cinquecento viene per lo più spiegata con l’aumento della popolazione ed il conseguente incremento dei prezzi dei beni alimentari determinato da un’offerta che non riesce ad adeguarsi ad una domanda in forte crescita. Il paradosso della Spagna: tanto metallo prezioso, poca capacità di modernizzare la propria economia La Spagna è la principale importatrice di metalli preziosi dalle Americhe, ma non riesce a sfruttare tale ricchezza per modernizzare la propria economia. In linea di principio la corona spagnola cerca di conservare il ruolo di forziere d’Europa vietando la riesportazione di oro e argento. Ma così non avverà. La capacità produttiva della Spagna è inadeguata e la bilancia commerciale sempre passiva, il che genera un paradosso: l’afflusso di metalli preziosi non crea ricchezza e non reca prosperità proprio nel paese che avrebbe dovuto trarre maggiori benefici. L’argento americano entra solo in minima parte nell’economia Spagnola a sostegno principalmente della costosa politica imperiale della corona. L’argento americano prende mille strade fuori dalla Spagna e finisce per sostenere e stimolare l’economia di altri paesi europei che approfittano degli spagnoli che hanno i metalli preziosi, ma non hanno capacità produttiva e devono importare tutto. Nei primi anni del Seicento, poi, la situazione muta in maniera drammatica per la Spagna. Il monopolio spagnolo sulle Indie occidentali si sgretola e l’interesse soprattutto inglese, ma anche olandese e francese si sposta dalle semplice azioni di saccheggio e rapina all’insediamento e al commercio. Spagnoli e portoghesi nel pacifico e nell’Asia orientale Nel complesso, l’impatto della presenza europea e la capacità di controllo esercitata nella prima fase di espansione è molto diversa rispetto a quanto avvenuto in America se si pensa al continente africano e asiatico. L’Africa e soprattutto l’Asia non sono aperte alla colonizzazione e all’insediamento. Le popolazioni locali sono troppo numerose, agguerrite e organizzate. Inoltre, essendo stati gli asiatici colpiti dalla stessa peste che colpì l’Europa nel 300, hanno già sviluppato gli anticorpi nel caso in cui questa si ripresenti. Spagnoli e portoghesi, dunque, si devono orientare ad una diversa modalità di colonialismo. Per questo l’unica conquista spagnola degna di nota fu nelle Filippine con la presa di Manila nel 1571 e l’organizzazione di una colonia simile a quelle americane. I portoghesi, viceversa, riuscirono a conquistare Macao e a crearne un emporio commerciale. Divennero intermediari nei traffici tra India, Cina, Giappone scambiando spezie, sete indiane e cinesi e altri prodotti. Per un certo periodo sanno muoversi con abilità, seppur presenti in numero esiguo. Con l’inizio del Seicento la presenza portoghese in zona scompare per lasciare spazio ad Olandesi e Inglesi. Nei primi decenni del XVII secolo però il Giappone si isola sfruttando il fatto che è un arcipelago e non vuole più avere niente a che fare con gli europei, infatti intraprese una politica di assoluta chiusura con gli stranieri a qualunque livello. L’EUROPA ALLA CONQUISTA DEL GLOBO (SECC. XVII- XVII) Nazionalismo economico e competizione globale: l’emergere del mercantilismo Tra XVI e XVIII secolo si diffonde una politica economica prevalete che prende il nome di mercantilismo volta ad aumentarne la prosperità e la potenza. Si diffonde sempre più l’idea che siano le manifatture e i commerci i veri pilastri della prosperità e della potenza di un paese. Superando certi condizionamenti religiosi dei secoli precedenti la ricchezza individuale diventa un valore e non una cosa di cui vergognarsi. Il successo economico viene visto come qualcosa di meritato, invece se non si ha successo significa che si è fatto qualcosa che ha portato a non avere successo. Fondamentale diventa il sostegno ad una politica economica volta a mantenere una bilancia commerciale attiva. A tal fine essenziale diventa sviluppare le esportazioni (in particolare prodotti di lusso) e contenere per quanto possibile le importazioni (limitandole alle materie prime). Le basi della poIitica economica degli stati nazionali (XVII-XVIII SECOLO) Le esportazioni (meglio se di prodotti finiti, ancor meglio se di lusso) devono superare le importazioni (meglio se di materie prime). Soltanto in tal modo il denaro entrerà nelle casse dello Stato e aiuterà a determinare la “potenza” dello Stato stesso. In tal modo lo Stato potrà armare eserciti, allestire flotte, perseguire l’espansione ... dimostrare la sua potenza e superiorità. In tale ottica è quindi centrale la pratica delle attività commerciali/mercantili; altrettanto importante è sostenere le attività di trasformazione perché si possano produrre manufatti finiti da esportare sui mercati esteri. Nella visione mercantilistica di scarso rilievo è il ruolo ricoperto dall’agricoltura, considerata poco redditizia (proprio contro tale visione si svilupperà successivamente la FISIOCRAZIA). Per favorire le manifatture ed aiutarle a tenere sotto controllo i costi, lo Stato che adotta il mercantilismo, favorisce misure atte ad incrementare la popolazione. Una popolazione numerosa, infatti, permette di avere un mercato del lavoro in cui i salari tendono a rimanere bassi. In secondo luogo, una popolazione abbondante è anche fondamentale per sostenere le velleità di potenza degli stati. Le conseguenze e del mercantilismo: L’adozione della politica economica mercantilistica non è una politica di pace, ma ha in se una notevole dose di aggressività, che sfocia in continui conflitti anche armati. Perchè io abbia successo serve che ci sia qualcun altro che accetta i prodotti da me fabbricati, quindi si ritiene che si possa prosperare solo a spese di altri: per accrescere la propria forza, le proprie fette di mercato diventa necessario sottrarre risorse e quote di mercato ai rivali. Gli scontri tra le potenze europee del periodo: Inghilterra e Olanda nel secondo seicento L’adozione della politica mercantilistica porta ad una serie di scontri fra le principali potenze europee. Il più famoso è lo scontro che contrappone l’Inghilterra all’Olanda (ma anche la Francia cerca di limitare il successo olandese). Con questo fine l’Inghilterra emana nel 1651 gli atti di navigazione con cui cerca di limitare la preponderanza raggiunta nei traffici d’importazione inglesi dal naviglio olandese, imponendo l’uso esclusivo della flotta nazionale per importare merci, andando a colpire il commercio olandese. Staple Act del 1663 l’Inghilterra si riserva in esclusiva il commercio con le proprie colonie, gli olandesi non potranno più importare le merci dalle colone inglesi. 1690-1704 l’Inghilterra introduce una serie di tariffe doganali protettive al fine di colpire le importazioni e scoraggiare le esportazioni di materie prime a tutela delle manifatture nazionali. Cos’è cambiato nella gerarchia delle potenze europee tra fine cinquecento e primo seicento? Crolla la Spagna, scompare il Portogallo, emergono Inghilterra, Olanda e (in misura minore) Francia. Nei primi anni del Seicento la situazione muta in maniera drammatica per la Spagna. Crolla monopolio spagnolo sulle Indie occidentali. In Oriente la limitata capacità penetrativa dimostrata da Spagna e Portogallo nel corso del Cinquecento si manifesta in modo ancor più evidente nel corso del secolo successive. In Oriente tra fine Cinquecento ed inizio Seicento, soprattutto, si profilano all’orizzonte due nuovi concorrenti europei ... Inghilterra e Olanda • Nel 1600 in Inghilterra viene create una nuova società la Compagnia delle Indie Orientali (East India Company, EIC). • Nel 1602 viene costituita la Compagnia Unita delle Indie Orientali (VOC). Esse divengono in breve le organizzazioni commerciali più importanti su scala planetaria. • Nel 1595 una spedizione organizzata dagli olandesi con l’intento di ottenere una partecipazione diretta al commercio asiatico riesce a raggiungere l’India.. Le prime società per azioni Rappresentano una forma di organizzazione unica a livello planetario. Hanno lo scopo di superare i limiti propri delle società di persone, tra cui l’incapacità di raggruppare capitale e la durata limitata (le società di persone non possono essere stipulate all’infinito, se il contraente muore bisogna chiudere ed eventualmente riproporre la società). Esse rispondono perfettamente alle esigenze del commercio internazionale «planetario» caratterizzato da investimenti di capitale più ampi e consistenti e da immobilizzi per periodi di tempo molto più lunghi. In tal modo riducono l’elevato rischio connesso con i traffici commerciali internazionali e assicurano potenziali vantaggi che si sarebbero potuti manifestare in significativi profitti. Dalla loro nascita in poi a livello internazionale cresce il rilievo di Olanda e Inghilterra, come d’altro canto cresce in maniera sensibile il numero di navi olandesi e inglesi che poco per volta sostituiscono quasi totalmente quelle portoghesi e spagnole. Il primato economico olandese Dato il territorio limitato, non possono praticare un’agricoltura di tipo estensivo, ma si devono buttare fin da subito su un’agricoltura di tipo intensivo per rendere i terreni più produttivi. Sono dotate di: • Agricoltura avanzata: irrigazione e concimazione, allevamento e attività casearia; sistemi di pesca e di conservazione del pesce innovativi (aringhe) • Attività manifatturiera: new draperies, stoffe leggere di lana, cantieristica navale (navi da aringa e fluit) • Commercio prospero soprattutto sul Baltico e sul Mare del Nord, che rispetto al mediterraneo sono aperti verso l’Atlantico. Le vicende politiche influenzarono la storia del paese: • L’Olanda si offrì di dare rifugio ai protestanti, che quindi trovano riparo in Olanda, i quali sono dotati di elevate competenze professionali (sono prevalentemente gli uomini d’affari che abbandonano il cattolicesimo per abbracciare la religione protestante) • Si libera dall’occupazione spagnola e anche dall’imposizione della religione cattolica VOC Si organizza in modo più efficiente prima della EIC • L’innovazione fondamentale (imitata in seguito anche da Inglesi e Francesi) è l’abbinamento della partecipazione sociale per quote all’immobilizzo nel tempo del capitale: gli investitori partecipano per quote al rischio di impresa ma al contempo l’impegno finanziario nella società è illimitato. • Il nuovo modello garantisce continuità d’azione alla compagnia mentre gli azionisti riducono il proprio rischio alle azioni sottoscritte. • Le azioni non possono essere liquidate, ma sono al portatore e possono essere cedute a terzi, tanto da essere oggetto contrattazioni alla neo nata borsa di Amsterdam. Posso fare una ricapitalizzazione mettendo a disposizione nuove quote sul mercato, in questo modo il capitale si diluisce ulteriormente. • In campo operativo la VOC preferisce accordi commerciali ad azioni di guerra e perfeziona un sistema definito “governo indiretto”: si amministra attraverso autorità locali e rispettandone le forme. • Il core business degli affari della VOC sono le spezie e proprio sulle zone di principale produzione di queste merci puntano a creare basi commerciali. EIC Si dota più in ritardo della VOC di un sistema molto simile • Opera nell’Oceano Indiano, ma mentre gli olandesi puntano in maniera decisa sulle isole delle spezie, si insedia sulla costa orientale dell’India a MADRAS. • Inizialmente si comporta come la VOC, limitandosi a occupare piccole basi di grande valore strategico e commerciale, non va all’attacco • Fino al 1760, col pieno appoggio del governo inglese, mantiene il controllo diretto su sole tre basi fortificate: MADRAS, CALCUTTA e BOMBAY, per poi adottare una politica coloniale simile a quella che è stata messa in piedi nei confronti del continente americano • Esclusa dalla VOC nel commercio delle spezie, la EIC punta sui filati e tessuti di cotone di produzione indiana. Fa del commercio delle «cotonate» indiane uno dei principali prodotti del commercio internazionale, trasformando il modo di vestire di Europa ed Americhe. Inizialmente il cotone è visto come un prodotto di ripiego, infatti ci si trova di fronte a prodotti di basso valore in cui i profitti non si basano sulla qualità del prodotto ma sulle quantità. A differenza della lana, il cotone è un prodotto globale perchè è un tessuto leggero. Da qui gli inglesi iniziano ad esportare verso la madre patria la lana grezza, per farla lavorare dalle imprese inglesi mettendo in ginocchio gli indiani, che vengono economicamente colonizzati. Da qui gli inglesi costituiranno fabbriche accentrate per rispondere ad una domanda di enormi proporzioni. Conseguenze economiche internazionali: Le due grandi compagnie commerciali operanti in Asia costituiscono le prime vere aziende multinazionali. Esse non si limitano a importare prodotti dall’Asia e a esportare prodotti dall’Europa. In Asia le loro flotte sono pienamente inserite nella rete di traffici del Sudest asiatico, mentre in Europa si specializzano anche nella pratica di riesportazione dei prodotti coloniali, facendo quanto nei secoli precedenti era stata prerogativa dei veneziani (ruolo di intermediazione) L’indubitabile successo ottenuto porta alla costituzione di numerose altre comapgnie che non raggiungono il medesimo successo. La Francia cerca di seguire il medesimo successo, ma con risultati meno positive, sicchè molti possedimenti avviati come imprese commerciali diventano poi possedimenti della corona. FINE DEL XVII – INIZIO DEL XVIII SECOLO: Il commercio internazionale si trasforma Epicentro è sempre più l’Europa che influenza anche il resto del mondo. Le spezie che per secoli sono state il prodotto in assoluto più richiesto dagli Europei perdono di peso.Acquistano sempre più importanza i coloranti tessili, il tè, il caffè e soprattutto i manufatti in cotone e seta. Altre conseguenze dell’esenzione economica globale europea: Le conquiste di nuovi territori, soprattutto di quelli situati nel continente americano, aprono nuove prospettive per la possibilità offerta dallo sfruttamento agricolo di terre lontane, fertilissime e pressochè disabitate (ottime per la coltivazione di cerali). Fin dal XVI secolo, ma ancor più nei secoli successivi, da parte di alcuni europei viene vista come un’opportunità. Prende vita un imponente processo migratorio, temporaneo o permanente. L’America offre all’Europa una valvola di sfogo alla fame di terra e alle tensioni interne. Il sistema delle piantagioni e l’importazione di forza lavoro coatta A tutto ciò si deve aggiungere il collasso delle popolazioni amerinde e la conseguente fortissima carenza di manodopera, che dà vita ad un gigantesco processo migratorio transoceanico non volontario. La corona Spagnola autorizza così la tratta di schiavi neri dall’Africa, nelle colonie dell’America Latina. Successivamente, soprattutto nel corso del Settecento, il fenomeno subirà un’ulteriore forte crescita per rispondere alle richieste provenienti dalle colonie inglesi del Nord America. Tale fenomeno, infatti, viene ulteriormente sostenuto dallo sviluppo delle coltivazioni coloniali attraverso il modello delle piantagioni (canna da zucchero prima, cotone e tabacco poi) che richiedono l’impiego di una gran quantità di manodopera, che l’Europa da sola non è in grado di fornire. Il sistema delle plantation si basa sullo sfruttamento di manodopera a stampo schiavistico, a differenza della servitù della gleba in cui i lavoratori ricevevano comunque una forma di compenso. Si afferma in tal modo un sistema controllato dagli Europei, in cui il lavoro è svolto da forza lavoro coatta importata. Mentre in Europa prende sempre più piede l’economia di mercato nel senso moderno, gli Europei sviluppano in alcune zone dell’America un’economia di stampo schiavistico. Il sistema basato sull’economia di mercato non può basarsi su un sistema economico di stampo schiavistico, e viceversa. E’ solo con la guerra di secessione americana che il tema viene affrontato. La tratta atlantica Tra XVI e inizio XIX secolo sono milioni le persone che attraversano l’Atlantico, fenomeno che prende il nome di tratta atlantica, con tratta che indica “commercio”. Questo imponente flusso migratorio è governato dagli Europei, coinvolge per lo più le popolazioni africane e non ha carattere volontario. Questo fenomeno prende il nome di «tratta atlantica», prende piede lentamente nel corso del Cinquecento, dilatandosi esponenzialmente tra XVII e XVIII. Nel solo ‘700 sono oltre 5 milioni gli schiavi africani destinati al continente americano. Nel medesimo secolo gli schiavi costituiscono il 90% delle esportazioni africane. E’ proprio nel XVIII secolo, infatti, che la tratta raggiunge il suo apice, spinta dalle sempre più pressanti richieste di manodopera provenienti dalle colonie inglesi dell’America settentrionale, dove si sono sviluppate le piantagioni di tabacco e cotone. Per lungo tempo il commercio di schiavi viene controllato dai portoghesi (successivamente si inseriscono gli inglesi), che controllano i principali porti dell’Africa occidentale, dove mercanti arabi portano schiavi provenienti dall’entroterra africano. Val la pena rilevare che nelle piantagioni le condizioni di vita e lavoro sono a dir poco degradanti, con la mortalità che supera notevolmente la natalità, determinando un costante e continuo afflusso di nuovi schiavi per mantenere inalterata la forza lavoro. Il cosiddetto traffico triangolare Il commercio di schiavi sviluppa il sistema dei traffici triangolari, con gli schiavi che costituiscono la merce chiave di questo traffico che coinvolge Africa, America, Europa e incidentalmente pure l’Asia: 1. I mercanti europei acquistano gli schiavi sulle coste africane e li rivendono in America perché possano essere utilizzati nelle piantagioni. 2. Zucchero e altri prodotti delle piantagioni sono usati per pagare l’acquisto di forza lavoro e affluiscono verso i mercati europei. 3. Gli stessi prodotti servono per acquistare derrate alimentari, manufatti e beni di lusso prodotti o importati dall’Europa o da altre colonie sia per i grandi proprietari terrieri che per gli schiavi. 4. I mercanti europei, da ultimo, esportano verso l’Africa prodotti tessili europei e indiani, ferro e armi, anche manufatti che avevano un grande successo in Africa (es. le conterie veneziane, perline di vetro, manufatti di scarso valore) Nuovi consumi, nuove mode La seconda età moderna (secc. XVII-XVIII) viene caratterizzata da alcuni importanti cambiamenti nei consumi, cambiamenti originati nei centri più avanzati dell’Europa atlantica. Nulla di paragonabile alla rivoluzione dei consumi di massa che caratterizzerà il mondo occidentale nel XX secolo, ma comunque dei cambiamenti di rilievo, con alcuni prodotti che da beni di lusso diventano beni di consumo per più ampie fette di popolazione. Il consumo di prodotti di provenienza extraeuropea subisce un’accelerazione ed un deciso aumento dei quantitativi oggetto di compravendita, decisamente superiore a quanto generato dal traffico delle spezie orientali che ha caratterizzato i secoli precedenti. Alcuni di questi prodotti hanno in comune la peculiarità di richiedere un clima che non esiste in Europa, in particolare nell’Europa atlantica o settentrionale. A partire col Seicento, dunque, cambiano abitudini e consumi europei: • I tessuti di cotone prodotti in India • Il tè proveniente dalla Cina • Il tabacco coltivato nel continente americano • Lo zucchero e il caffè provenienti sia dall’Asia che dall’America • Il cacao ed il cioccolato americano Con questi nuovi prodotti coloniali, nascono le tazzine, i cucchiaini da te, le botteghe da caffè, le sale da te. I tessuti di cotone Il cotone non veniva coltivato in Europa, quindi era un prodotto di assoluta importazione. Nella seconda metà del Seicento le importazioni di tele di cotone indiane da parte soprattutto degli inglesi esplodono. Più leggeri, più economici, più colorati dei capi di lana, nonché più facili da lavare e cambiare, i capi d’abbigliamento in cotone conoscono un gran successo anche in Europa e cambiano le abitudini in termini di vestiario. Tra Sei-Settecento le cotonine indiane (manufatti prodotti in india utilizzando cotone e indiano) diventano probabilmente il più importante prodotto manifatturiero commerciato a livello globale. Nel 700 il mono ha sempre più fame di prodotti in cotone, la richiesta del mercato è in continua crescita. La lavorazione del cotone in Inghilterra ed in Europa è già attestata nel Cinquecento, ma ricopre un ruolo marginale rispetto al lanificio. Il notevole successo conosciuto dai tessuti indiani fa si che progressivamente l’Inghilterra sostenga attraverso una politica protezionistica (introducono barriere che impedisco ai prodotti indiani di entrare sui mercati) la crescita del settore cotoniero in patria a discapito dei prodotti finiti indiani. Aumentano a dismisura le importazioni di cotone grezzo, mentre progressivamente cresce la qualità dei manufatti inglesi. Nel corso del Settecento da paese importatore di prodotti finiti l’Inghilterra si trasforma in paese importatore di cotone, mentre le manifatture britanniche diventano leader mondiali nella produzione di tessuti. Un ruolo che crescerà a dismisura alla fine del XVIII secolo in presenza del processo di meccanizzazione e accentramento determinato dalla rivoluzione industriale, vengono infatti richiesti livelli di produzione e produttività sempre più elevati, si diffonde così il sistema di fabbrica. Fisco, gestione della povertà e finanza pubblica in età moderna La nascita dello stato territoriale europeo Una delle novità fondamentali dell’età moderna è la nascita di un stato territoriale europeo centralizzato dotato di capacità fiscali e finanziarie. Il ruolo dello stato è fondamentale per comprendere l’espansione commerciale europea a livello globale. In un contesto dominato da una forte competizione economica e militare, è molto importante avere una struttura statale solida in grado di sostenere il successo economico. Tra XVI e XVIII secolo cresce notevolmente l’interesse della politica per l’economia, come ben rappresentato dal successo del mercantilismo, chiara forma di politica economica che si sviluppa perché le attività economiche siano a sostegno della politica di potenza. Nel medesimo periodo gli stati si distinguono in altri interventi di rilievo come ad esempio il miglioramento delle reti di comunicazione o la modernizzazione dei trasporti. Interventi nati per fini militari, ovvero per muovere più velocemente gli eserciti, ma che hanno ricadute anche per l’economia. I governi si impegnano fin da subito per stabilire due monopoli fondamentali a sostegno della loro attività: • Il monopolio della forza militare (degno di una politica di espansione) • Il monopolio della tassazione (è attraverso il prelievo fiscale che lo stato può raccogliere il denaro necessario per sostenere la sua attività) Le trasformazioni delle tecniche militari, l’esigenza di dotarsi di strutture burocratiche articolate e complesse, la competizione su scala planetaria causata dalle scoperte geografiche comportano una mobilitazione di risorse come mai in precedenza e costringono a fondamentali interventi di carattere finanziario che non possono esulare dal gettito fiscale. La guerra ed il suo finanziamento Tra XVI e XVIII la guerra cambia natura: si fa più difficile, più prolungata nei tempi e soprattutto sempre più costosa per l’impiego di macchine d’assedio, armi da fuoco e di un numero crescente di soldati. Le spese militari si fanno sempre più pesanti e gravano in modo crescente sui bilanci statali. Prima c’erano soldati mercenari che cambiavano fronte da guerra a guerra. Gli stati si iniziano a dotarsi di eserciti stabili di professionisti, che devono essere pagati anche in periodi di pace, in modo da essere pronti in ogni momento. Basta guardare, ad esempio, Il numero dei soldati che compongono gli eserciti: • Nei primi decenni del Cinquecento gli eserciti maggiori sono composti da poche decine di migliaia di effettivi (30-40.000); • Nel Seicento essi sono anche di quattro volte più grandi (140-180.000) • Nel Settecento gli stati più potenti e organizzati sono in grado di mobilitare eserciti composti anche da 400.000 Soldati. Il fisco Fino alla fine del XVIII, inizio del XIX secolo la guerra costituisce la principale e più dispendiosa voce di spesa per lo stato. Non è casuale quindi che la crescita della spesa militare vada di pari passo con interventi volti a migliorare il prelievo fiscale La capacità, o almeno, il tentativo di aumentare le entrate pubbliche è un tratto distintivo degli stati europei. Il diritto del governo di imporre tributi non è in teoria in discussione, ma in pratica nuove modalità di riscossione si scontrano con la realtà di una società organizzata in forma gerarchica, con vaste fette di popolazione (nobili ed ecclesiastici ad esempio) esentate o quasi dal pagamento dei tributi. E’ questo il motivo per cui, fino alla fine dell’età moderna, pochissimi stati riescono a realizzare un sistema fiscale equilibrato, capace di coniugare universalità dell’imposizione e sostenibilità economica dei tributi. E’ nel corso del Seicento ed ancor più del Settecento che si cercano di introdurre riforme fiscali che possano, quanto meno, rilevare criteri oggettivi di valutazione del reddito agricolo, l’unico che si possa determinare con un po’ di certezza. Gli stati dell’età preindustriale non riescono a stabilire con certezza cosa guadagna un soggetto, riesco solo ad identificare se ha beni immobili Imposte dirette o imposte indirette? (Imposta diretta: commisurata alla capacità contributiva del singolo es. Irpef, imposta indiretta: non commisurata alla capacità contributiva del singolo es. IVA) Il sistema fiscale preindustriale è basato quasi totalmente sulle imposte INDIRETTE. La loro riscossione è più semplice e provoca minori resistenze. Le pago nel momento in cui sto svolgendo una certa attività (es. quando compro qualcosa). Le imposte dirette possono permettere all’erario gettito più elevato rispetto alle indirette, ma tanto l’introduzione quanto la riscossione /esazione sono assai complicate. In particolare è molto difficile individuare criteri certi e se il patrimonio immobiliare può essere in qualche modo identificato, molto più complesso è individuare i ricavi da attività mercantili o manifatturiere. Generalmente l’imposizione diretta dell’età preindustriale, a differenza di oggi, è aperiodica (non si paga tutti gli anni, perchè gli stati ricorrono all’imposizione diretta solo in annate complicate come gli anni di guerra in cui c’è bisogno di recuerare gettito fiscale) Governare la povertà Le corporazioni di mestiere, come già abbiamo visto in una delle prime nostre lezioni, sono a lungo gli unici istituti che offrono prestazioni assistenziali ai propri associati e tra i confratelli esiste una specie di obbligo morale volto a tutelare i poveri da parte dei ricchi. A partire con il Cinquecento, in presenza anche di una forte crescita demografica, diventano evidenti da parte dei diversi stati europei interventi in campo sociale motivati in larga misura da preoccupazioni di ordine pubblico. Poco per volta un po’ ovunque, sia nel mondo cattolico che in quello protestante, si diffondono numerosi istituti di natura assistenziale, al fine di limitare o controllare l’accattonaggio ed il vagabondaggio. Attenzione CONTROLLARE non cercare di risolvere la questione con decisi interventi volti a migliorare qualità della vita e potere d’acquisto delle masse di indigenti. I monti di pietà Sorgono nella seconda metà del Quattrocento (il primo è quello di Perugia che nasce nel 1462) per iniziativa dell’Ordine dei Francescani. Hanno immediato successo nell’Italia centro-settentrionale nella veste di erogatore di prestiti su pegno con oggetti che hanno un valore definito (può essere una camicia). Se il soggetto che si reca al monte di pietà anche in futuro non ha disponibilità può scegliere di non andare a riscattarla e rimarrà al monte di pietà. I monti di pietà si trovano magazzini pieni di merce che nessuno è andato a riscattare. I magazzini hanno costi gestionali, per questo sono costretti a stabilire tassi di interesse inferiori al 5%. Nascono per erogare liquidità a chi non ha la possibilità di ottenerla in altro modo. Si reca al monte di pietà il padre di famiglia che ha figli ma non ha lavoro. Nel corso dei decenni i Monti di Pietà vanno incontro a modifiche di un certo rilievo. Si fa sempre più evidente la distinzione tra: MONTI GRANDI: che operano come una vera e propria banca, anche nei confronti di gente benestante che vuole ottenere credito ad un tasso di interesse minore, concedendo anche interessi attivi sui depositi vincolati, che non si possono richiedere indietro immediatamente ma solo ad una scadenza, in questa data il soggetto può ritirare il denaro godendo di una maggiorazione definita da tassi di interessi attivi che arrivarono anche al 5% MONTI PICCOLI: che continuano a svolgere la funzione primigenia Prima dei monti di pietà, gli unici che consegnavano credito dietro un pegno erano i banchi ebraici. Gli ebrei potevano fare solo i rigattieri, ovvero i venditori di vestiti o oggetti usati (erano costretti perchè la maggior parte dei banchi ebraici erano organizzati in modo da concedere credito dietro un pegno, che nella maggior parte dei casi non veniva riscosso, per questo il tasso di interesse era molto elevato) o i creditori di denaro, considerata dalla chiesa cattolica attività sporca. Il finanziamento pubblico I primi passi nella costituzione di un debito pubblico sono mossi dalle repubbliche di Venezia e Genova al fine di finanziare onerose campagne militari. Gli stati territoriali dell’età moderna sviluppano sistemi creditizi con cui moltiplicare le risorse mobilitabili. Il ricorso al credito diventa lo strumento vitale che permette di affrontare le situazioni di crisi, moltiplicando le risorse finanziarie immediatamente disponibili all’erario. Inizialmente è l’esistenza di imposte (soprattutto indirette), ossia di flussi di entrate ragionevolmente certe ed in tempi rapidi, e quindi capaci di offrire garanzie, a sostenere la diffusione dei prestiti da parte di privati. IL SISTEMA DEGLI APPALTI DI IMPOSTA: gli stati mettono in gara la riscossione del dazio sulle esportazioni di seta da Verona, ovvero tutti coloro che svolgono tale attività devono pagare e gli stati mettono in gara la possiiblità di un privato dietro pagamento a riscuotere il dazio. Lo stato accetta di ricevere una somma inferiore di quella che riceverebbe perchè ha bisogno di denaro subito. E’ un appalto al massimo rialzo, in quanto allo stato interessa guadagnare il più possibile. I prestiti di privati All’inizio dell’età moderna la forma più usuale di debito è a breve termine e negoziata dal sovrano con un consorzio di banchieri. Il rischio è elevato ed i tassi lo sono altrettanto. Quello che avviene, però, è una dilatazione del debito fluttuante a breve termine che i sovrani difficilmente riescono ad onorare nei tempi previsti. I privati che hanno prestato denaro allo stato, che non è in grado di restituirlo e quindi concede per un periodo di tempo il dazio su una certa imposta. Si diffondono, quindi le cosiddette: • RENDITE VITALIZIE , titoli non ereditabili e non trasferibili destinati ad autoliquidarsi alla morte del prestatore • RENDITE PERPETUE titoli trasferibili e privi di scadenza di cui gli eredi continuano a godere Strumenti che NON vengono annullati dalla bancarotta. L’esempio della Spagna del XVI secolo La corona spagnola, con l’aiuto delle principali case bancarie europee, costruisce un meccanismo a due livelli: • ASIENTOS, un debito a breve termine ad alti tassi di interesse • JUROS, obbligazioni a lungo termine a interesse moderato garantito da assegnazioni di imposte. Forti difficoltà ad onorare gli asientos e ripetute conversioni forzate (moratoria dei pagamenti e rinegoziazione delle condizioni) fino alla decisione di periodiche bancarotte (dichiarare default). I titoli di stato Gli stati di cui la fama è migliore cominciano ad adottare un sistema di finanziamento pubblico unico, ovvero emettere titoli di stato attraverso il ricorso al risparmio. Vengono così collocati titoli di debito a lungo termine provvisti di tutele e garanzie così ampie da garantirsi la fiducia dei risparmiatori con la conseguenza di un deciso abbassamento dei rendimenti. E’ la scelta definitiva. Da questo momento in poi gli l’abilità degli stati europei di ottenere prestiti dipende da alcuni fattori fondamentali come: • Storia creditizia: quanto uno stato si è dimostrato affidabile, più probabile che gli investitori scelgano di investire nei loro titoli • Dimensioni del debito accumulato: più grande è il debito più è facile il rischio di default • Livello delle entrate: commisurato all’andamento economico del paese La rivoluzione industriale inglese (anni 50, 60, 70 del ‘700) La chiave interpretativa era eurocentrica, ovvero guardava alla rivoluzione industriale come un fenomeno che riguarda esclusivamente l’Europa, non era di interesse il rapporto con gli altri continenti. Ora invece si parla di un sistema di globalizzazione economica, che riguarda la global history. Fino agli anni 70 prevale la tesi per cui a scatenare la rivoluzione industriale è stato un fenomeno* tra tutti, mentre al giorno si ritiene che a scatenare la rivoluzione industriale siano stati tanti fattori. Nella storiografia più recente è stato messa in discussione la visione di un netto vantaggio dell’economia europea prima della rivoluzione industriale. E’ tuttavia evidente che il fenomeno di crescita economica europeo è un fenomeno non improvviso e che i movimenti globali vengono innescati e governati dall’Europa atlantica. Tutti gli storici sono concordi nel dire che con la rivoluzione industriale l’Europa afferma la supremazia economica rispetto ad ogni altra parte del mondo. I segnali dell’Europa sono stati sottovalutati dall’impero cinese e dai turchi ottomani che avrebbero potuto bloccare lo sviluppo europeo. I fattori demografici L’espansione demografica del XVIII secolo è un vero e proprio enigma, non è comprensibili la ragione per la quale il tasso di mortalità cali. È un fenomeno che avviene dapprima in Gran Bretagna, poi più lentamente nel resto d’Europa. La popolazione cresce per la riduzione del tasso di mortalità, si ha qualche cambiamento nel tasso di natalità. In risposta alla xriduzione del tasso di mortalità, gli storici hanno unito diversi fattori: • Miglioramento quantitativo e non qualitativo (si riduce il numero di morti per fame, ma l’aspettativa di vita non migliora in maniera decisiva) dell’alimentazione sia per l’introduzione di certe nuove colture e la loro diffusione (patata e mais), sia per la disponibilità di più prodotti dovuta anche al miglioramento dei trasporti. Si parla di dieta monomaidica, ovvero solo basata sul mais. Fino agli anni 50 del 900 avremo ancora fette della popolazione in cui in termini qualitativi la dieta è molto deficitaria. • Miglioramento dell’igiene, soprattutto durante l’Ottocento. Nelle città si ammodernano reti idriche, fognature, si cura maggiormente la pulizia delle strade. Aumenta il numero di case costruite in muratura dove i topi penetravano con più difficoltà. Cresce l’igiene personale con un maggior uso del sapone e dei tessuti di cotone più facili da lavare. • Primi (scarsi) progressi nella medicina. Importante è la scoperta del vaccino del vaiolo (1796); migliora la preparazione medica e soprattutto quella ostetrica (si inizia a Fare più attenzione a dove le donne partoriscono, per evitare il propagarsi delle infezioni). I poteri pubblici cominciarono a sostenere di più la pratica medica e a divulgarla con trattati destinati ai ceti popolari. • In alcuni paesi europei tra metà ‘700 e metà ‘800 inizia a diminuire, fino a dimezzarsi, la mortalità nel primo anno di vita. Il tasso di natalità L’unico elemento certo è un generale abbassamento presso le classi intermedie dell’età al matrimonio, direttamente correlato al fatto che sempre più ampie fette di popolazione giovane trovano occupazione nel sistema di fabbrica. Da quel momento i lavoratori iniziano ad avere la certezza di un salario per tutto l’anno, a differenza del sistema della manifattura decentrata. Matrimoni precoci significano, in teoria, più alti tassi di natalità dovuti ad un maggiore periodo di fecondità. Secondo alcuni studiosi questa sembra essere la più probabile spiegazione. La diffusione di questa prassi si ha tra le classi intermedie o la popolazione occupata nelle fabbriche nascenti. In Inghilterra e Galles si diffonde l’urbanesimo (trasferimento massiccio in tempi rapidi di fette della popolazione dalle campagne alle città, in quanto gran parte dei contadini vengono utilizzati per far fronte a una grande richiesta di manodopera nell’industria nascente): il 50% della popolazione vive in città, questo fenomeno si accompagna alla diffusione della famiglia nucleare (madre, padre e figli), mentre prima era diffuso il sistema della famiglia patriarcale o matriarcale, in cui l’anziano viveva con tutta la famiglia, che aveva una funzione essenziale *Il problema sta nel fatto che per alcuni storici il semplice aumento della popolazione avrebbe determinato un’accresciuta domanda di beni manufatti e quindi uno stimolo per lo sviluppo dell’industria. Altre chiavi di lettura, ritenute oggi di maggior peso, pongono viceversa l’accento su una somma di fattori diversi. In sostanza non è il semplice aumento demografico a determinare la rivoluzione industriale. Il ruolo dell’espansione commerciale Anche in questo caso a lungo si è ritenuto che un altro fattore avesse influito in maniera decisiva nella crescita industriale inglese: l’espansione del commercio internazionale. Non abbiamo la certezza che il successo commerciale internazionale sia andato a sostenere la crescita manifatturiera. Per questo, tale fattore non può spiegare da solo la rivoluzione industriale e quindi la crescita della domanda di beni di consumo. Sembra, quindi, che il contributo dell’espansione del commercio extraeuropeo alla crescita economica inglese (ed europea) nel XVIII secolo si possa ricondurre all’asserzione secondo cui il commercio estero era «una condizione necessaria, ma non sufficiente per la crescita economica». E’ sicuramente una condizione necessaria nel momento in cui pensiamo che: • Già a partire con il tardo XVI secolo ed ancor più nel secolo successivo la produzione industriale inglese si inserisce in una struttura commerciale globale, con ampio accesso a materie prime e mercati di sbocco per i prodotti finiti; • Tra il 1650 ed il 1800 l’Inghilterra vince tutte le guerre combattute (unica eccezione quella con i coloni americani), in particolare quelle con i competitors più pericolosi: Olanda e Francia. Ogni vittoria coincide con un ampliamento dei propri domini imperiali. • L’adozione di una politica mercantilistica, che l’Inghilterra riesce a portare ai massimi livelli. Il mercato interno Se importante è il ruolo del commercio estero; non di poco rilievo è anche la capacità dell’Inghilterra di creare precocemente un mercato interno omogeneo. Un fattore da tenere comunque sempre presente è la non particolare ampiezza geografica dell’isola (territorio per lo più pianeggiante). Nessun punto di essa dista più di 100 miglia dal mare. Tale risultato viene ottenuto grazie ad un deciso miglioramento delle vie di comunicazione e, successivamente, dei trasporti. Innanzitutto si interviene sulle strade. Le strade inglesi, ancora in pieno Settecento, sono considerate tra le peggiori in Europa. Inizia la costruzione di una rete stradale capillare e diffusa in grado di sostenere il traffico pesante, anche grazie ad una attenta manutenzione. Il vero salto di qualità inglese in questo campo, tuttavia, si ottiene con la costruzione dei canali navigabili, che rese assai più semplice e conveniente il trasporto di materiale pesante. I canali vengono messi in contatto con i fiumi, dando vita ad una sorte di rete integrata di trasporto via acqua che costa poco (se paragonato al trasporto via terra), è più veloce; è più agevole. Il passo successivo è l’introduzione della ferrovia, che può essere considerato il passo decisivo per il vero e proprio successo del nuovo sistema di produzione. La costruzione della rete ferroviaria prende piede con gli anni ’30 dell’Ottocento; raggiunge livelli febbrili negli anni ‘40 e può dirsi pressochè completata con gli anni ‘50 (anche se si continuerà a costruire fino a fine secolo). La rete ferroviaria ovviamente richiede manovalanza, la manodopera in questo caso è europea o cinese, non africana in quanto è richiesto un lavoro preciso. Il passaggio da un’agricolutura di sussistenza a una capitalistica (da open fields a enclosures) è il fattore essenziale per spiegare la rivoluzione industriale. I mutamenti nel settore secondario La rivoluzione industriale avviene nel settore tessile, in particolare nel cotonificio (simbolo di industrializzazione inglese) . I livelli produttivi richiesti nel lanificio rimangono gli stessi dei secoli precedenti, quindi funziona ancora perfettamente il sistema della manifattura decentrata. Il cotonificio invece ha enormi potenzialità di business, ha una domanda di mercato sempre crescente (dato il cambiamento nei gusti), e quindi richiede di incrementare la capacità produttiva degli impianti (grazie al sistema di fabbrica) la produttività del lavoro. In particolare il personale in fabbrica viene pagata a tempo e non a cottimo, in forza di contratti, in quanto è importante avere sempre personale a disposizione. Un fattore essenziale è inoltre l’emulazione, in quanto proseguendo con la manifattura decentrata nella produzione del cotone non si riuscirebbe a reggere il confronto con il sistema di fabbrica. La fabbrica accentrata richiede investimenti in capitale fisso sempre più elevati, a differenza del capitale circolante: sono necessari impianti costosissimi. Per un certo tempo è l’India a produrre ed esportare manufatti finiti in cotone; annusato l’affare e visto che potenzialmente si sarebbe potuto guadagnare non poco l’Inghilterra inizia ad importare materia prima per produrre da sé manufatti finiti (magari da vendere anche in India). Proprio il fatto di essere un comparto nuovo, sostenuto da una fortissima domanda, spiega perché proprio il cotoniero diventi il terreno di sperimentazione di tecniche produttive nuove atte a incrementare la produzione globale e quindi a realizzare un adeguamento dell’offerta. Grazie alle innovazioni tecnologiche i prezzi dei filati e dei manufatti inglesi scendono rapidamente e i produttori inglesi, forti dei vantaggi derivati dal basso costo della produzione interna, invadono i mercati del mondo con i loro prodotti. A Manchester nel 1806 viene inaugurata la prima fabbrica tessile completamente meccanizzata. L’innovazione tecnologica nel tessile Nel giro di qualche decennio si susseguono importanti innovazioni nel settore tessile: • 1733 la navetta volante di Kay, che trova applicazione effettiva solo a partire dagli anni ‘60. Essa permette ad un solo tessitore di spostare la spoletta da un punto all’altro del telaio, lanciandola. Su un grande telaio orizzontale può lavorare da sola una persona, senza il bisogno di un assistente, prima necessario per spostare la spoletta dall’altro lato del telaio. • la navetta di Kay a cascata rende necessarie tutta una serie di altre innovazioni. Intanto aumenta i ritmi di produzione della tessitura. In secondo luogo determina una maggiore richiesta di filati. • 1764 si inventa la «Spinning Jenny», meccanismo che movimentava da 6 a 100 fusi, sostituendo il lavoro di altrettante filatrici e moltiplicando la produzione di 16 volte. • Sia la navetta di Kay che la Spinning Jenny, per quanto importanti, non determinarono il passaggio dal sistema a domicilio al sistema di fabbrica. Questo si raggiunge con il FILATOIO AZIONATO DA ENERGIA IDRAULICA, inventato intorno al 1767. La nuova invenzione necessitava di grandi ambienti e sfruttava la forza motrice dell’acqua in vasti impianti. • Nel 1785 (ecco perché la rivoluzione industriale si fa partire con tale data), una forma di energia (il vapore) viene applicata per muovere telai meccanici; il merito è ascrivibile a James Watt. L’invenzione di Watt non ha inizialmente un grandissimo successo, ma progressivamente si impone come la più straordinaria scoperta di produzione di energia meccanica mai realizzata dall’uomo prima di allora. L’introduzione del vapore è il fattore che spiega la grande divergenza. • Grazie a tali innovazioni la produzione inglese nel campo cotoniero passò da 2 milioni di libbre nel 1760 a 22 milioni nel 1787 e oltre 360 milioni nella metà dell’Ottocento. Prima la produzione tecnologica era strettamente legata alla presenza dell’acqua e a presenze idrauliche importanti, invece ora la produttività del lavoro deriva dal vapore e quindi dalla presenza di carbone: chi ha miniere di carbone è enormemente avvantaggiato rispetto agli altri, come nel caso dell’inghilterra (invece l’Italia è obbligata ad importante paesi da altri stati). Il secondi paese ad industrializzarsi sarà il Belgio. Le innovazioni tecnologiche settecentesche, in ogni caso, non sono quasi mai frutto di studio di complicati calcoli scientifici. Sono piuttosto il frutto di semplici ed immediate intuizioni, scaturite dalle attente osservazioni e dal desiderio di ottimizzare il funzionamento di un macchinario. Il fatto che le invenzioni tecnologiche del secondo Settecento siano quasi tutte inglesi è la chiara testimonianza del nesso, tra innovazione tecnica e scientifica e primato economico di una nazione. Lo stesso si verificherà, ad esempio, tra Otto e Novecento, quando la supremazia scientifica e tecnologica mondiale passa dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti; fenomeno che è acccompagnato dalla conquista del primato economico da parte degli USA stessi. Dal tessile al carbone ed al ferro La linfa vitale del processo di prima industrializzazione in Inghilterra è rappresentato dalla disponibilità in loco di carbone e minerali ferrosi. Il carbone, in particolare, costituisce la forma di energia maggiormente innovativa fra quelle utilizzate nell’ambito della Rivoluzione industriale e la sua abbondanza rappresenta la condizione necessaria per l’enorme espansione di buona parte dei comparti industriali. Altrettanto importante la presenza di minerali ferrosi, fondamentale per lo svolgimento di attività di trasformazione connesse con la lavorazione del ferro, usata per locomotori o telai meccanici. In particolare si usano due derivati del ferro: l’acciaio e la ghisa. Attorno all’estrazione ed alla produzione di ferro e carbone si sviluppa una fase particolarmente dinamica per la crescita economica, direttamente collegata a quanto già stava avvenendo. L’incremento demografico, la crescita delle attività produttive e le novità introdotte nel campo dei trasporti provoca, infatti, una decisa e costante domanda di ferro e derivati del ferro, facendo degli imprenditori attivi in questi settori i veri dominatori dell’economia della metà dell’Ottocento. Il ruolo del carbone NB: L’acqua non sostituirà mai il carbone in quanto servirebbero moltissimi invasi, che hanno un forte impatto ambientale. Ciò che sostituirà il carbone sarà il petrolio: la principale fonte energetica ai nostri giorni. Tale cambiamento avviene non tanto per potenziale energetico, quanto più per disponibilità e per il fatto che a differenza del carbone, il petrolio genera un inquinamento del quale a molti anni non si è consapevoli. Il carbon fossile è conosciuto fin dall’antichità ed è utilizzato in alternativa la legname. Nei terreni ricchi di carbon fossile i giacimenti possono trovarsi in superficie o in maggiore profondità. Fino alla metà del Settecento le miniere per l’estrazione del carbone raggiungono al massimo profondità di 50 metri. Le nuove tecnologie sviluppatesi e la forte domanda inducono tecnici ed imprenditori a realizzare impianti in cui la profondità dei pozzi supera i 1000 metri, mentre la ramificazione dei cunicoli si distribuisce per svariati Km. Il lavoro nelle miniere è contraddistinto da difficoltà nella costruzione; pesanti costi in termini di vite umane (gas molto infiammabile sempre presente nelle miniere: il grisù) turni massacranti di lavoro anche per donne e bambini (da 12 a 16 ore di miniera). Tutto ciò è giustificato dalla crescente importanza del carbone, utilizzato nelle industrie manifatturiere, per l’uso domestico e per i trasporti. Quest’ultimo è un utilizzo destinato a crescere esponenzialmente più ci addentriamo nel XIX secolo. Di grande rilevanza, in particolare, è il CARBON COKE, ottenuto abbrustolendo il carbon fossile al fine di toglierne la maggior parte dell’umidità assieme allo zolfo. Grazie all’essere poco friabile il carbon coke si dimostra ben presto un combustibile dotato di elevatissime capacità caloriche, particolarmente adatto per la lavorazione del ferro e funzionale ai processi di produzione degli altoforni. Il ruolo del ferro Se l’avvio della Rivoluzione industriale inglese è caratterizzato dall’affermazione ed espansione dell’industria tessile, a partire dalla prima parte del XIX secolo il ferro diviene il principale elemento per la crescita industriale (assieme alle rivoluzioni nei trasporti di cui si parlerà). Il salto di qualità si ottiene nel momento in cui nella lavorazione del ferro, soprattutto grazie al ricorso al carbon coke, si riescono a raggiungere le temperatura necessarie per la produzione dell’ACCIAIO (materiale a vasto impiego: scafi, fusti dei cannoni, rotaie). NB: primo simbolo della rivoluzione industriale è la rete ferroviaria, il secondo l’acciaio. Questo è possibile grazie all’introduzione degli altiforni capaci di raggiungere altissime temperature, da cui nacque una nuova forma di industria siderurgica destinata a divenire il fulcro della crescita industriale per tutti i paesi in via d’industrializzazione chi prima, chi dopo, nel corso del XIX secolo (quindi non solo l’Inghilterra, ma anche Francia, Germania , Stati Uniti ... Italia). La funzione delle banche L’Inghilterra è il primo paese a dotarsi di una banca centrale, la Bank of England, che nasce nel 1694. Il Governo ne fa ben presto l’istituto di emissione per finanziare le proprie attività, gradualmente adotta la base aurea e implementa l’uso delle banconote. Col crescere della potenza industriale e commerciale inglese si estende l’uso della sterlina e delle cambiali. La banca d’Inghilterra si poneva al centro del sistema dei pagamenti internazionali. Intorno si era creata una struttura finanziaria complementare formata da banche d’affari, da istituti per l’accettazione di cambiali internazionali I mutamenti nella politica commerciale La continua crescita dell’economia inglese determina conseguenze e cambiamenti anche sul piano della politica commerciale. Se prima della rivoluzione industriale era prevalsa una posizione di protezione (diretta conseguenza della pratica mercantilistica), più la crescita economica era evidente più l’Inghilterra si spinge verso una politica di LIBERO SCAMBIO (liberismo: apertura delle frontiere perchè non ha paura della concorrenza), particolarmente funzionale ad un paese che, verso la metà del XIX secolo, domina l’economia mondiale. Un intervento decisivo in tal senso si ha con l’abrogazione nel 1846 delle Corn Laws (le leggi sul grano). Si trattava di leggi introdotte al fine di proteggere la produzione inglese di grano per proteggere le cause di grandi proprietari terrieri: una serie di norme facevano in modo di permettere ai grandi proprietari terrieri di mantenere elevati i prezzi dei cereali in presenza di una forte crescita della popolazione. L’importazione di grani dall’estero avrebbe sicuramente aiutato la maggior parte della popolazione (ed indirettamente gli industriali), ma avrebbe creato problemi ai produttori. L’abrogazione del 1846 segna l’inizio di una nuova fase. Non di certo per la maggior parte della popolazione (anche se l’importazione di grani esteri significa prezzi più bassi), ma perché sancisce definitivamente la prevalenza degli interessi degli imprenditori rispetto a quelli dei proprietari terrieri, i quali hanno un interesse contrario alla produzione agricola inglese: a causa dei costi alti, il costo della vita sarebbe stato maggiore e di conseguenza gli imprenditori avrebbero dovuto incrementare i salari avrebbero dovuto essere più alti per adeguarsi. Il lavoro La maggior parte dei lavoratori delle fabbriche inglesi provengono dalle campagne, inoltre si impiegano molte donne e bambini. I turni di lavoro inizialmente sono massacranti, arrivano a 16 ore al giorno, solo a metà ‘800 viene ridotto a 9 ore per i bambini al di sotto dei 9 anni e a 10 ore per i ragazzi fino a 18 e per le donne. Con l’avvento dell’industria scompaiono le corporazioni, e il governo inglese proibisce qualsiasi associazione di lavoratori e di imprenditori. I movimenti di dissenso comunque non mancano: famoso il Luddismo, che voleva distruggere le macchine. Nel 1825 nacquero i primi sindacati inglesi le Trade Unions, che possono proporre rivendicazioni solo riguardo all’orario di lavoro e ai salari. L’andamento dei salari In seguito alla rivoluzione industriale i salari reali delle classi lavoratrici inglesi conoscono un sensibile aumento: vengono pagati ad ore. E le condizioni e il tenore di vita? Pur in presenza di considerazioni a volte contrastanti (corrente pessimista e corrente ottimista) pare dimostrato che il tenore di vita conosca un certo miglioramento su larga scala nella primissima fase della rivoluzione industriale per poi peggiorare anche pesantemente con una forte diminuzione di consumo di cibo, un peggioramento delle abitazioni urbane (la gente va ad abitare nelle periferie degradate) ed un aumento della povertà urbana (non tutti riescono ad essere assoldati, infatti c’è chi rimane senza lavoro). L’Inghilterra, infatti, è il primo paese a conoscere la corsa verso la città delle popolazioni di campagna come diretta conseguenza dell’industrializzazione (urbanesimo). Solo la rivoluzione dei consumi di massa causerà il benessere diffuso.