Guida completa alle Proteine | Andrea Biasci 1. Cosa sono le proteine Le proteine sono molecole biologiche complesse (polimeri) costituite da sequenze di monomeri chiamati amminoacidi (AA). Queste sequenze, unite linearmente per mezzo di un legame chimico detto peptidico (struttura primaria), tramite altri legami chimici possono anche ripiegarsi su sé stesse (secondaria), raggomitolarsi (terziaria) o combinarsi ad altre catene (quaternaria). La sintesi delle proteine avviene dentro le cellule. Dal DNA viene prodotto RNA messaggero che, fungendo da “mappatura di trascrizione”, giunge al ribosoma | Andrea Biasci che si occupa di legare tra loro gli appositi AA. Qualsiasi struttura proteica ha un tempo di vita limitato, che varia da pochi minuti a diversi anni (con una media di 1-2 giorni nei mammiferi). Scaduto tale periodo, viene degradata e riciclata grazie al cosiddetto turnover proteico. La stessa sorte tocca ai composti “anomali” – perché erroneamente sintetizzati o deperiti per ragioni metaboliche. Le caratteristiche strutturali delle proteine ne determinano la specificità e quindi le funzioni biologiche. Di seguito cercheremo di fare maggiore chiarezza sul ruolo delle proteine per l’uomo, con specifico riferimento alla loro importanza nella pratica sportiva in termini di performance e sulle implicazioni dietetiche legate al miglioramento della composizione corporea generale. Cenni sugli amminoacidi Gli AA che possono formare le proteine sono 20 e vengono definiti proteosintetici; appartengono alla classe dei cosiddetti amminoacidi ordinari. Il numero di amminoacidi e molecole simili conosciute tuttavia, è molto più vasto (oltre 500). Amminoacidi ordinari Esempi Alanina, arginina, asparagina, acido aspartico, cisteina, glicina, acido glutammico, glutammina, istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina, prolina, serina, treonina, triptofano, tirosina e valina. Fortunatamente, quasi tutti gli AA impiegati dal nostro sistema biologico possono essere sintetizzati autonomamente dall’organismo, eccezion fatta per i cosiddetti amminoacidi essenziali (EAA) – che, invece, devono provenire dagli alimenti. Alcuni di questi sono essenziali solo in fase di sviluppo in condizioni speciali (patologie ecc.). | Andrea Biasci Amminoacidi Struttura con Gruppo R H H H O H C C O H R NH2CHRCOOH Amminoacidi essenziali Fenilalanina, Isoleucina, Istidina, Leucina, Lisina, Metionina, Treonina, Triptofano, Valina; Amminoacidi essenziali solo in fase di crescita o condizionatamente essenziali Arginina, Cisteina, Glutammina, Glicina, Prolina e Tirosina. Va poi detto che gli AA hanno una struttura chimica diversa tra loro; se assunti per via alimentare, vengono interessati da vie metaboliche differenti ed hanno un impatto altrettanto diverso sull’organismo. Livelli considerevoli di certi amminoacidi hanno il potere di stimolare la secrezione di certi ormoni*. Alcuni possono venire convertiti dal fegato in glucosio o in corpi chetonici. Altri sono addirittura utilizzati nel tessuto muscolare come fonte calorica diretta (amminoacidi ramificati o BCAA). *Sono interessanti per lo sportivo gli AA insulino-stimolanti e quelli che ottimizzano la secrezione di testosterone e GH. | Andrea Biasci 2. Funzioni e Ruolo Biologico A cosa servono le proteine? Nell’organismo umano, sono a base proteica numerosi composti di vitale importanza come: enzimi (catalizzatori biologici), certi ormoni (come l’insulina e la somatotropina), molecole di trasporto (come l’albumina, la ferritina ecc.), canali di membrana cellulare, segnalatori cellulari, adesione cellulare, fattori immunitari ed emostatici (come le immunoglobuline e la fibrina), strutture intracellulari (citoscheletro) ed extracellulari come le matrici (ad esempio nel tessuto osseo, cartilagineo, connettivale, adiposo, tegumentario, parenchimale ecc.), strutture contrattili (come il meccanismo actina-miosina muscolare) ecc. Vediamone alcuni. Proteine e muscolo Le proteine sono componenti fondamentali dei muscoli – strutture tipiche dei vertebrati – che hanno l’importantissima funzione di sostenere e muovere lo scheletro, proteggere le ossa e aumentare la temperatura corporea. Nei muscoli, le proteine assolvono diverse mansioni. La più nota è quella contrattile, svolta principalmente dalla miosina – proteina motoria che costituisce i filamenti spessi del sarcomero – in interazione con l’actina – che ha più che altro una funzione strutturale. Ma non è certo l’unica; citiamo anche: • Funzione strutturale intracellulare: svolta da actina (che costituisce i filamenti sottili del sarcomero) e globulina che, polimerizzando, denotano struttura e dimensione al citoscheletro; • Tutte le altre funzioni cellulari, come quella di canale di membrana, di segnalazione, enzimatica ecc. • Funzione strutturale extracellulare: attribuibile in gran parte al collagene e all’elastina dei tessuti connettivi contenuti in tendini e guaine (abbondante, peraltro, nelle cartilagini e nei legamenti). La stragrande maggioranza dei muscoli è quindi composta da proteine ed acqua. | Andrea Biasci Ecco spiegata l’importanza di un adeguato intake proteico alimentare per il mantenimento (sia strutturale che funzionale) e/o per la crescita del muscolo striato scheletrico. In seguito entreremo nel dettaglio di “quante proteine assumere?”. Proteine e sistema immunitario Le proteine sono componenti davvero essenziali per il sistema immunitario (SI), sia innato che adattativo, per i quali esercitano diverse mansioni. Ad esempio, alcune cellule del SI innato sfruttano appositi recettori proteici di “riconoscimento”, con l’obbiettivo di identificare agenti patogeni e indicatori di danno cellulare. In fase di infiammazione acuta, i macrofagi liberano anche specifici enzimi, oltre a proteine del complemento e citochine ad azione pro-infiammatoria e antimicrobica. Tutte molecole peptidiche. Il sistema del complemento – cascata biochimica che bersaglia le superfici delle cellule estranee, essenziale per terminare l’uccisione dei patogeni – contiene oltre 20 tipi di proteine differenti. Anche le immunoglobuline e i recettori delle cellule T, tipici del SI adattativo, sono di base proteica. Potremmo anche discutere del processo emostatico del sangue, che si basa sull’azione di vari tipi di proteine per arrestare le emorragie mediante la coagulazione localizzata ma mantenendo la fluidità del plasma circolante. Proteine e ossa Le proteine sono importantissime anche per il tessuto osseo, sia trabecolare che corticale compatto. Nell’osso, le proteine assolvono primariamente il ruolo “organizzativo” della matrice extracellulare e sono costituite principalmente da collagene tipo I, osseina e osteomucoide. Le proprietà meccaniche della rete proteica sono essenzialmente di flessibilità ed elasticità, mentre densità e durezza vengono soddisfatte dalla mineralizzazione | Andrea Biasci in idrossiapatite – minerale a base di calcio e fosforo depositato sulla matrice proteica stessa. In pratica, un’insufficiente sintesi proteica della matrice ossea darebbe luogo a uno scheletro duro ma fragile. Viceversa, la scarsa mineralizzazione delle ossa denoterebbe flessibilità ma morbidezza. Proteine usate a scopo energetico Giungiamo quindi alla funzione energetica delle proteine. Gli amminoacidi che le compongono, anche se in maniera diversa a seconda del tipo, possono venire impiegati per la produzione di ben 4 chilocalorie per grammo (kcal / g) – come il glucosio, per intenderci. Bisogna però fare una precisazione: la via metabolica degli AA assunti con la dieta può cambiare a seconda della condizione metabolica, dello stato nutrizionale e del tessuto coinvolto. Le proteine alimentari e gli AA che le compongono possono sostenere il | Andrea Biasci fabbisogno energetico generale dell’organismo in veste di precursori glucogenici e chetogenici – gran parte dei quali è essenziale. Questi processi avvengono nel fegato. Gli amminoacidi glucogenici (GAA) sono sia di tipo essenziale che non essenziale, ed alcuni sono anche chetogenici (KAA). AA tipologie AA solo gluconeogenici (GAA) • Essenziali: Metionina, Treonina, Valina; • Non essenziali gluconeogenici: Alanina, Arginina, Asparagina, Aspartato, Cisteina, Glutammato, Glutammina, GlicinaIstidina, Prolina, Serina; AA solo chetogenici (KAA) • Leucina, Lisina. AA sia gluconeogenici che chetogenici (G+K AA) • Essenziali: Fenilalanina, Isoleucina, Triptofano; • Non essenziali: Tirosina; forse anche la Treonina. Il muscolo poi, è anche in grado di utilizzare direttamente i cosiddetti amminoacidi ramificati (BCAA) contenuti nei propri tessuti – anch’essi appartengono al gruppo degli essenziali. Amminoacidi Ramificati Leucina, Valina, Isoleucina Facciamo un paio di esempi. In caso di eu- o normonutrizione (equilibrio nutrizionale) e di un livello di attività | Andrea Biasci fisica basso o moderato, l’organismo ha un fabbisogno proteico abbastanza contenuto; egli trae energia dai carboidrati e dagli acidi grassi, riciclando gran parte degli amminoacidi essenziali già in possesso grazie al turnover metabolico. Ponendo il caso di un’alimentazione quasi puramente proteica invece, gran parte degli AA glucogenici e chetogenici contenuti nelle proteine alimentari finisce nel fegato a produrre glucosio e corpi chetonici, con l’obbiettivo di risparmiando glicogeno e sostenere la glicemia più a lungo. Ciò aumenta drasticamente il fabbisogno generale di AAE e, in condizioni di attività fisica rilevante, anche il fabbisogno muscolare di BCAA – che vengono rimpiazzati nella fase di recupero post-esercizio. 3. Vantaggi Diete Iperproteiche Tra gli esempi del paragrafo precedente, abbiamo scelto di analizzare il caso di una dieta quasi esclusivamente a base di proteine. Questo perché, ormai da parecchi anni, diverse filosofie alimentari hanno enfatizzato l’importanza di una maggiore quantità proteica (diete iperproteiche), sia per migliorare la composizione corporea (riduzione della massa grassa e ipotetico aumento della massa muscolare) che per ottimizzare le prestazioni sportive (velocizzare e potenziare il recupero muscolare). “Non è tutto oro quel che luccica”, ma qualche vantaggio c’è sicuramente; in questo paragrafo scopriremo quale. Tuttavia, “rispetto a quale parametro di normalità possiamo considerare il surplus?“ Dipende soprattutto dalla corrente di pensiero. Esistono però dei dati scientifici che ci aiutano nel comprendere quale sia il cosiddetto fabbisogno proteico. Si tratta di un argomento per nulla semplice, che rimandiamo alle righe più sotto. Fingiamo dunque, per il momento, di sapere quante proteine sarebbe sufficiente assumere in una dieta equilibrata e di aumentarle in maniera significativa, instaurando una dieta iperproteica. Quali sono i vantaggi? Rispettivamente: • Aumento della sazietà; | Andrea Biasci • Ottimizzazione della sintesi proteica; • Aumento della termogensi; Vediamoli nel dettaglio. Aumento della sazietà Anzitutto, le proteine hanno un maggior potere saziante rispetto a glucidi e lipidi. Ergo, a parità di porzione – e, se parliamo di glucidi, anche di calorie totali – consumare proteine consente di raggiungere prima la sazietà (non avere più fame). Ciò determina una indubbia propensione a mangiare meno, quindi ad instaurare un bilancio calorico negativo, e pertanto a ridurre la massa grassa dimagrendo. È però dimostrato che, nel lungo termine, questo aspetto va progressivamente scemando fino a normalizzarsi. Poi ovviamente, andrebbero considerate anche le altre variabili compositive degli alimenti, come la percentuale di idratazione, la quantità di fibre, la consistenza alla masticazione ecc. Gli studi prendono in oggetto delle campionature in purezza che, nel pratico, talvolta non sono del tutto sovrapponibili. Inoltre, se parlassimo di fame nervosa, il potere saziante delle proteine sarebbe del tutto vano. Anche perché, di solito, le “voglie” si focalizzano su alimenti dolci e/o grassi. Raramente veniamo colpiti da una voglia irrefrenabile di una frittata di albumi d’uovo. Mangiare con il cervello Chi “mangia con il cervello” ha attitudini specificamente identificabili: • Coloro che propendono all’ansietà, generalmente preferiscono alimenti croccanti, masticabili e salati; • Coloro che tendono ad un basso tono dell’umore, solitamente prediligono cibi cremosi, tendenzialmente grassi soprattutto dolci. | Andrea Biasci È anche interessante notare che le proteine non sono tutte uguali e la loro diversità compositiva può determinare un diverso impatto sulla sazietà. Molti trascurano che alcuni AA sono in grado di stimolare il rilascio di mediatori chimici ed ormoni. Non parliamo tanto di insulina (che, come sappiamo, ha un potere saziante), anche se alcuni AA sono capaci di stimolarne il rilascio in maniera rilevante (insulinogenici), ma piuttosto di colecistochinina e (CCK) e di glucagone peptide-1 (GPL-1). Alcuni approfondimenti svolti prima sui ratti e poi sull’uomo, ad esempio, dimostrano che le proteine del pesce melù (Micromesistius poutassou) sono più sazianti di quelle contenute negli altri cibi prevalentemente proteici. Un motivo in più per non trascurare la quantità di prodotti della pesca nella dieta. Ottimizzazione della sintesi proteica La sintesi proteica è un processo che consente di produrre proteine. Mentre nel soggetto in accrescimento, questo fenomeno è atto ad “ingrandire” le strutture dell’organismo fino al picco genetico, nell’adulto consiste principalmente in un “ricambio fisiologico” delle proteine non più funzionali. Parlando di tessuto muscolare, il turnover delle proteine contrattili e la necessità di AAE cambiano in base al livello di attività fisica: • Sono tutto sommato modesti nel soggetto è sedentario; • Aumentano drasticamente in caso di attività fisica auspicabile (sport o fitness). Questo avviene soprattutto per: lo stress meccanico, per la probabile neoglucogenesi e per il possibile catabolismo dei BCAA. Tuttavia, la massimizzazione della sintesi proteica avviene solo in presenza di substrato, ovvero della giusta disponibilità di amminoacidi esogeni. Ecco perché tra i vantaggi delle diete iperproteiche troviamo l’ottimizzazione della sintesi proteica. Inoltre, come anticipato, l’aumento degli AA nel circolo sanguigno è responsabile della secrezione di diversi ormoni anabolici – con effetto diverso a seconda dell’AA preso in esame – come: insulina, GH e testosterone. Nota: questo aspetto, tuttavia, può essere in parte vanificato da un eccessivo taglio calorico o da una porzione insufficiente di carboidrati. | Andrea Biasci Aumento della termogenesi Dal 6 al 15% del consumo calorico giornaliero è a carico del processo di digestione, assorbimento e metabolismo nutrizionale; questo viene definito termogenesi indotta dalla dieta (TID). Carboidrati, proteine, grassi e alcol etilico hanno un TID differente. Con il 10-35% (22,5% in media), le proteine hanno il valore maggiore di tutti; ciò significa che la loro digestione ed assorbimento costa all’organismo più energia rispetto a grassi, carboidrati ed alcol etilico. Ciò è dato soprattutto dal loro maggior impegno digestivo, metabolico e dalla capacità di stimolare ormoni sensibili all’aumento di certi AA in circolo. Quali proteine hanno il TID più alto? Le proteine isolate e soprattutto idrolizzate, hanno il TID più basso, mentre quelle vegetali e contenute nei cibi hanno il TID più alto (perché meno digeribili). 4. Fabbisogno Proteico Eccoci finalmente a parlare di quante proteine dobbiamo assumere con la dieta. Anticipiamo fin da subito che il fabbisogno proteico dipende non da uno, ma da più fattori tra i quali citiamo: • Soggettività: in quanto è strettamente correlato all’eventuale accrescimento, alla quantità di massa magra (FFM) e soprattutto muscolare, alla capacità di assorbimento intestinale, ad eventuali patologie ecc.; • Status della dieta: in particolare al bilancio calorico e alla frazione dei carboidrati; • Livello di attività fisica generale: con specifico riferimento alle attività sportive e di fitness. Quindi, il fabbisogno proteico di un bambino rispetto a un adulto, di un soggetto in sovrappeso o muscolare rispetto ad uno normale, di un atleta rispetto a un | Andrea Biasci sedentario, in caso di taglio calorico rispetto ad una normocalorica, può cambiare in maniera apprezzabile. La letteratura scientifica offre numerosi ed utili dati sull’argomento, ma non tutti gli enti di ricerca concordano sui livelli desiderabili di proteine nella dieta; tutt’altro. Possiamo inoltre affermare che, rispetto al quadro accademico-internazionale, in Italia ci sia una minore predisposizione a consigliare alti livelli di questo nutriente. Ci sarebbe poi da fare un distinguo tra: fabbisogno minimo tollerabile, range consigliato e massimo tollerabile. Secondo i LARN, dalla prima infanzia alla terza età, si potrebbe applicare un range compreso tra 0,71 e 1,11 g/kg. Per l’OMS invece, il valore applicabile sarebbe di 0,66 g/ kg di peso corporeo normale. Gravidanza e Proteine In gravidanza si raccomanda un lieve aumento. Stimando un fabbisogno di circa il 13% sulle calorie totali di una dieta normocalorica, in virtù di un valore di deposizione proteica del 70% (se la donna ha meno di 18 anni, il valore sale all’80%), la gestante richiede almeno altri 6,0 g di peptidi in più. Questi numeri però, vengono stimati sulla popolazione generale e possono discostarsi molto dalle richieste di gruppi con esigenze differenti. Chi ha un Fabbisogno Proteico Superiore? 5. Esistono quindi gruppi di popolazione che mostrano un fabbisogno proteico superiore; vediamo quali. | Andrea Biasci Soggetti che vogliono dimagrire Da quanto abbiamo riportato sopra, è quindi deducibile che una maggior frazione proteica della dieta possa giovare soprattutto a chi deve affrontare un percorso dimagrante. Le ragioni sono diverse e tutte (più o meno) ugualmente importanti: • Maggior potere saziante: consente di instaurare naturalmente un bilancio energetico negativo, limitando l’assunzione alimentare nel rispetto degli stimoli fisiologici. L’effetto è maggiore in principio e si riduce con il passare del tempo; • TID superiore: la digestione delle proteine, l’assorbimento e l’impatto metabolico degli AA hanno un costo energetico superiore, di nuovo a vantaggio del bilancio energetico negativo; • Effetto anti-catabolico: ottimizzando la sintesi proteica, sia basale che in caso di allenamento fisico, permettono di conservare trofismo della massa muscolare – che, come sappiamo, è un grande consumatore di calorie anche a riposo. Soggetti che vogliono aumentare massa muscolare Ribadendo il concetto del maggior turnover proteico e fabbisogno di AA degli sportivi, soprattutto in termini di AAE e BCAA, dobbiamo anche specificare che le attività di muscolazione si distinguono per una ancora superiore necessità di substrato plastico rispetto alle attività aerobiche. Questo non solo a scopo anti-catabolico, ma anche con finalità di ipertrofia – crescita del ventre muscolare, soprattutto in sezione trasversa. La crescita anabolica infatti, non potrebbe avvenire senza un adeguato apporto proteico alimentare – da alimenti o integratori. Soggetti che praticano sport Ricalcando un po’ il concetto di anti-catabolismo e ottimizzazione dell’anabolismo indotto dall’attività di potenziamento muscolare, andiamo a sottolineare il fatto che il turnover e la sintesi proteica stanno alla base del recupero post-esercizio. | Andrea Biasci Una generosa disponibilità di AA da proteine alimentari permette, nel minor tempo utile, non solo di ricostruire i tessuti muscolari danneggiati, ma anche di rimpiazzare elementi comunque importantissimi come: ormoni, enzimi, segnalatori, canali di membrana, matrici di vario genere ecc. Ciò consente di poter diminuire più possibile il lasso temporale utile alla supercompensazione e, di conseguenza, di aumentare la vicinanza delle sedute di workout (per quanto possibile ovviamente) – a vantaggio del carico allenante complessivo. Soggetti anziani Anche gli anziani possono trarre un vantaggio dell’aumento della quota proteica rispetto alle linee guida dedicate alla popolazione generale. In terza età infatti, avvengono due fenomeni: • Tendenza ad una minor efficacia d’assorbimento intestinale; • Tendenza alla resistenza anabolica. | Andrea Biasci Mentre il primo consiste in un declino funzionale digestivo fisiologicamente contemplabile al quale ci si può opporre solo con un maggior apporto proteico totale – perchè dovuto all’invecchiamento – la resistenza anabolica può essere contrastata efficacemente grazie all’attività fisica di potenziamento che, come sappiamo, mantiene attivi i processi di ricostruzione muscolare. Pertanto, associando un maggior apporto proteico (rispetto alle raccomandazioni generali) ad un protocollo regolare e specifico di allenamento motorio, diventa possibile: • Ridurre la possibilità di insorgenza o di peggioramento di sarcopenia; • Ridurre la fragilità; • Promuovere la mobilità generale. Sarcopenia Definizione La sarcopenia è una condizione di progressiva perdita muscolare, sia in termini di massa che di forza, tipica del processo di invecchiamento e – se non adeguatamente contrastata – tendenzialmente ingravescente; è un fattore di rischio per il peggioramento della qualità della vita, aumento del rischio di infortunio e mortalità, e indirettamente per declino cognitivo – alla massa muscolare è correlata la secrezione di fattore neurotrofico cerebrale (BDNF). Inoltre, una lunga storia di pratica sportiva e un’adeguata massa muscolare globale sono considerati agenti preventivi nei confronti della sarcopenia e della fragilità, e sembrano migliorare la mobilità generale dell’anziano. Tuttavia, ciò non significa che gli ex sportivi siano esenti da questo genere di rischio. Nota: negli Stati Uniti, oltre il 40% degli uomini e quasi il 60% delle donne di età > 50 anni soffre di sarcopenia, e più del 10% delle persone di età vicina ai 20 anni. Bambini Come non parlare dei soggetti in accrescimento. Sul piano fisiologico, lo sviluppo è la condizione che richiede il maggior apporto proteico in assoluto – con | Andrea Biasci esclusione di certe attività atletiche di élite. Questo non perché si apprezzi un maggior turnover proteico, ma semplicemente perché gran parte degli AA proteosintetici assunti con la dieta è utilizzata per la deposizione, focalizzata in particolar modo sulla costruzione dei nuovi tessuti (ossa, cartilagini, muscoli, connettivi, pelle, organi ecc.) e sul loro funzionamento. Gravidanza e allattamento L’allattamento e soprattutto la gravidanza sono condizioni fisiologiche speciali che sottopongono l’organismo femminile ad un maggior impegno metabolico. Come anticipato sopra, entrambe necessitano di un aumento – seppur contenuto – dell’intake proteico nella dieta. Questo perché: • La gestazione implica di sostenere, sul piano nutrizionale, la crescita dell’embrione - feto per ben 9 mesi. • L’allattamento, seppur meno impegnativo, richiede comunque di proseguire la secrezione mammaria – contenente proteine ad alto valore biologico – per almeno 6 mesi. Soggetti in dieta ipocalorica Come abbiamo spiegato sopra, la riduzione delle calorie totali implica un maggior fabbisogno di proteine – soprattutto laddove il taglio interessi la frazione dei glucidi. | Andrea Biasci Questo perché l’organismo può utilizzare come fonte energetica anche gli AA delle proteine alimentari – e gli AA ramificati muscolati durante una performance sportiva – riducendo la loro disponibilità ai processi di turnover e/o di crescita. Un taglio calorico moderato e la strutturazione di una dieta equilibrata, con maggior frazione proteica rispetto alle raccomandazioni generali e un livello normale di glucidi, possono prevenire questo inconveniente. Fabbisogno proteico per la crescita muscolare 6. Essendo composto per lo più da proteine, quello muscolare è il tessuto più “avido” di AA proteosintetici. Quando stressato con specifici allenamenti di forza e stimolato alla crescita ipertrofica (come avviene ad esempio nel bodybuilding, nel powerlifting ecc.) il muscolo va incontro ad un aumento del fabbisogno proteico. Fabbisogno proteico per la crescita muscolare in normocalorica Determinare “quanto” sia più elevato rispetto ad un sedentario rimane abbastanza complicato. Non si parla di un valore ben preciso, ma piuttosto di un range, che va da 1,4 a 2,4 grammi per chilogrammo di peso corporeo normale al giorno (g/kg/ die). L’American College of Sports Medicine, l’Academy of Nutrition and Dietetics e i Dietitians of Canada raccomandano 1,2–2,0 g/kg/die per ottimizzare il recupero dall’allenamento e promuovere la crescita e il mantenimento della massa magra in caso di dieta normocalorica. L’International Society of Sports Nutrition (ISSN) consiglia 1,4–2,0 g/kg/die. Le RDA invece, suggeriscono 1,6-1,7 g/kg/die. Alcune sperimentali tuttavia, hanno evidenziato un certo beneficio nel raggiungere anche 2,2-2,4 g/kg/die. | Andrea Biasci Ente Per crescita muscolare Raccomandazione American College of Sports Medicine, l’Academy of Nutrition and Dietetics e i Dietitians of Canad International Society of Sports Nutrition (ISSN) 1,2-2,0 g/kg/die 1,4-2,0 g/kg/die 1,6-1,7 RDA g/kg/die Alcune sperimentali 2,2-2,4 g/kg/die. Fabbisogno proteico per la crescita muscolare in ipocalorica Se invece parlassimo di dieta ipocalorica per gli atleti di forza, l’International Society of Sports Nutrition (ISSN) e studi eseguiti su bodybuilder agonisti raccomandano ben 2,3-3,1 g/kg/die di proteine. Ente Per crescita muscolare in ipocalorica Raccomandazione l’International Society of Sports Nutrition (ISSN) e studi eseguiti su bodybuilder agonisti 2,3-3,1 g/kg/die Fabbisogno proteico per la crescita muscolare in ipercalorica In una dieta ipercalorica il fabbisogno proteico cala. Circa 1,6-2,4 g/kg/die di peso | Andrea Biasci reale sarebbero sufficienti. Tuttavia, usare le proteine per colmare il surplus di energia consente fino a 3,3 g/ kg/die consente di accumulare meno adipe. In termini percentuali sulle calorie totali, contestualizzato in una dieta ipercalorica, il fabbisogno proteico sarebbe compreso tra 25-30% kcal/die – aumenta quando le calorie scendono. Non è un caso che l’intervallo utile sia così ampio; le variabili che incidono sul fabbisogno proteico dello sportivo di forza sono numerose. Note Per crescita muscolare in ipercalorica Intervallo Fabbisogno proteico in ipercalorica compreso tra 25-30% kcal/die – aumenta quando le calorie scendono. 3,3 g/kg/die In tal senso, la bibliografia scientifica e i vari enti di ricerca offrono soluzioni differenti; nessuno di essi però, ha evidenziato ulteriori benefici con valori superiori o inferiori a tale range. Fabbisogno proteico nella dieta dimagrante 7. In caso di dieta dimagrante, il fabbisogno proteico aumenta al diminuire delle calorie – e, come abbiamo visto, ancor di più se si pratica attività fisica. L’obbiettivo dell’aumento proteico in caso di dieta ipocalorica dimagrante è, ovviamente, il preservamento della massa muscolare e del metabolismo basale. Dal punto di vista del bodybuilder o dello sportivo, ciò servirebbe soprattutto per non “vanificare” gli sforzi fatti nel periodo di costruzione ipertrofica. Per gli altri invece, mantenere il giusto trofismo muscolare assicura di prevenire la riduzione del metabolismo basale. Non dimentichiamo che, da soli, i nostri muscoli sono responsabili di un consumo a riposo pari al 22% del totale. | Andrea Biasci • In caso di dieta dimagrante e soprattutto in presenza di attività fisica, al fine di preservare la massa magra, l’intervallo utile di intake proteico è di 1,6-2,4 g/kg/die; • Al crescere del livello di attività fisica e/o all’aumentare del taglio calorico, l’intervallo utile può raggiungere 2,3-3,1 g/kg/die (come nel caso dei bodybuilder menzionati sopra). Casistica Dieta dimagrante Raccomandazione 1,6-2,4 Con attività fisica g/kg/die Al crescere del livello di attività fisica e/o all’aumentare del taglio calorico 2,3-3,1 g/kg/die Fabbisogno di proteine nel soggetto obeso 8. Per i soggetti obesi, l’intervallo utile riferito al fabbisogno proteico per la conservazione della massa magra in caso di dieta ipocalorica è di 1,2-1,5 g/kg/die di peso reale. La scelta di usare il peso reale per questo gruppo di popolazione è frutto di una “comodità pratica”. A seconda dell’entità dell’eccesso ponderale, l’apporto proteico totale sarà superiore o inferiore rispetto a una stima eseguita sul peso fisiologico desiderabile. Non dimentichiamo che, al fine di perdere massa grassa, gli obesi devono spesso tagliare più calorie degli atleti – soprattutto in proporzione al consumo totale, ovviamente, perché inferiore è l’apporto normocalorico. Inoltre, visto e considerato che l’obesità complicata da varie comorbilità richiede spesso terapie dimagranti piuttosto aggressive, o comunque prolungate nel tempo, se il caso non presenta controindicazioni – ad esempio una sofferenza renale preesistente – un apporto proteico consistente parteciperà alla conservazione di massa magra. | Andrea Biasci In tal senso, una dieta iperproteica che favorisce il dimagrimento è da considerarsi protettiva dalle complicazioni annesse all’obesità. Fabbisogno di proteine in atleti di endurance 9. Il fabbisogno proteico per gli atleti di endurance, ovvero che praticano sport a maggiore componente aerobica, è piuttosto diverso a seconda della fonte bibliografica consultata. • Le RDA suggeriscono 1,2-1,4 g/kg/die; • L’American College of Sports Medicine, l’Academy of Nutrition and Dietetics e il Dietitians of Canada raccomandano 1,2–2,0 g/kg/die; • L’International Society of Sports Nutrition (ISSN) consiglia 1,4–2,0 g/kg/die; Diversi studi orientati alla conservazione di massa muscolare tuttavia, sembrano concordare nell’ipotesi di un fabbisogno vicino al limite superiore. Non dimentichiamo tuttavia che, per mantenere invariato l’apporto calorico di un regime alimentare, aumentando uno dei macro energetici diventa essenziale diminuirne un altro. Ente Per atleti endurance Raccomandazione RDA 1,2-1,4 g/kg/die American College of Sports Medicine, l’Academy of Nutrition and Dietetics e il Dietitians of Canada L’International Society of Sports Nutrition (ISSN) 1,2-2,0 g/kg/die 1,4-2,0 g/kg/die Nel contesto dell’alimentazione sportiva finalizzata all’ottimizzazione della performance di resistenza aerobica, i carboidrati svolgono un ruolo davvero | Andrea Biasci importante e non assolvibile dalle proteine. È anche per questo che certi mantengono le proteine sul limite inferiore dei suddetti range nei giorni di allenamento e le alzano al limite superiore in quelli immediatamente successivi. 10. Fabbisogno di proteine nei bambini Le RDA suggeriscono che l’apporto proteico del bambino non obeso sia: • di 1,8 g/kg/die in età neonatale; • di 1,2 g/kg/die in età prescolastica; • di 1,0 g/kg/die in età scolastica. Ciò detto, l’adequate protein intake per i neonati da 0 a 6 mesi è fissato a 1,52 g/ kg/die, mentre l’average protein intake per i bambini da 7 a 12 mesi sarebbe di 1,6 g/kg/die. Ai pretermine invece, si consigliano • 3,5–4,0 g/kg/die (con meno di 30 settimane); • 2,5–3,5 g/kg/die (30–36 settimane); • 2,5 g/kg/die (oltre 36 settimane). | Andrea Biasci Fase Bambino non obeso Raccomandazione 1,8 Età neonatale g/kg/die 1,2 Età prescolastica g/kg/die 1,0 Età scolastica g/kg/die Pretermine - meno di 30 settimane 3,5-4,0 g/kg/die Pretermine - 30-36 settimane 2,5-3,5 g/kg/die Pretermine - 36+ settimane 2,5 g/kg/die Poiché il latte materno non contiene abbastanza proteine per soddisfare questi requisiti, l’integrazione complementare è considerata una pratica standard. Proteine e Reni del Bambino Queste evidenze non sono facili “da digerire” per i nutrizionisti vecchia scuola. Infatti, soprattutto nei lattanti, un’eccessiva quota proteica si può associare a danni consistenti dei reni. Tali effetti sono stati osservati nei neonati che venivano alimentati con latti animali (come il vaccino, sensibilmente più proteico) anziché quello umano. Detto questo, prima di trarre conclusioni, sarebbe necessario fare una valutazione quantitativa del monte proteico definitivo introducibile. | Andrea Biasci Fabbisogno di proteine negli anziani 11. La RDA per le proteine riferite agli adulti > 50 anni è la stessa degli adulti più giovani: 0,8 g/kg/die. Tuttavia, alcuni dati suggeriscono che un coefficiente di 1,2-1,5 g/kg/die sarebbe più appropriato nell’ottica di maggior conservazione della massa muscolare dell’anziano. È stato anche dimostrato che raddoppiando l’assunzione di proteine da 0,8 a 1,6 g/kg/die si può ottenere un aumento della massa magra in questo genere di popolazione. Osservazioni simili hanno riguardato anche l’aumento dell’apporto proteico da 0,9 a 1,4 g/kg/die. Anche un piccolo aumento dell’assunzione di proteine da 1,0 a 1,3 g/kg/die presenta dei benefici, seppur minori rispetto ai precedenti. Il fabbisogno proteico degli anziani può quindi essere diversificato in 4 livelli: • • • • Anziani sedentari sani: 1,0–1,2 g/kg/die; Anziani fisicamente compromessi: 1,2-1,5 g/kg/die; Anziani in sottopeso: 1,5-2,2 g/kg/die; Anziani che vogliono incrementare la massa muscolare: 1,7-2,0 g/kg/die. Fase Anziani Raccomandazione Anziani sedentari sani 1,0-1,2 g/kg/die Anziani fisicamente compromessi 1,2-1,5 g/kg/die Anziani in sottopeso 1,5-2,2 g/kg/die Anziani che vogliono incrementare la massa muscolare | Andrea Biasci 1,7-2,0 g/kg/die Fabbisogno di proteine durante la gravidanza e l’allattamento 12. Donne in gravidanza La RDA riferita alle proteine per le donne incinte normopeso e sedentarie è di 1,1 g/kg/die; ciò è il frutto di: • Fabbisogno dell’organismo sano: 0,8 g/kg/die; • Fabbisogno del feto 0,3 g/kg/die. Tuttavia, come abbiamo visto in precedenza per gli adulti sani, la RDA tradizionale potrebbe non essere sufficiente. Per alcuni enti di ricerca, l’apporto consigliabile alle donne incinte dovrebbe essere di circa 1,66 g/kg/die durante la prima fase di gestazione (settimane 11-20) e 1,77 g/kg/die durante la tarda gestazione (settimane 32-38). Una meta-analisi di 16 studi ha riportato che l’integrazione di proteine durante una gravidanza sedentaria può ridurre i rischi per il bambino come segue: • Riduzione del 34% per basso peso gestazionale; • Riduzione del 32% per basso peso alla nascita; • Riduzione del 38% per natimortalità. Questo effetto è, ovviamente, più pronunciato nelle donne denutrite rispetto alle donne eunutrite (o normonutrite). Le gestanti che praticano un’attività fisica regolare o che stanno sostenendo la crescita di più feti potrebbero aver un bisogno proteico ancora maggiore. Donne in allattamento La lattazione è una priorità per l’organismo femminile, il che significa che è “quasi” del tutto dieta-indipendente. Basandosi sul fabbisogno proteico degli adulti corretto per la secrezione di latte, la RDA per le nutrici è fissata a 1,3 g/kg/die. | Andrea Biasci Tuttavia, uno studio ha riportato che il 50% di nutrici alimentate con 1,5 g/kg/die di proteine ha un bilancio azotato negativo. Ciò detto, un altro studio ha suggerito che 1,0-1,5 g/kg/die porta a un rapido adeguamento del turnover proteico indicativo di una risposta adattativa all’apporto insufficiente. Fase Donne in gravidanza e dopo Raccomandazione 0,8 Fabbisogno organismo sano g/kg/die 0,3 Fabbisogno del feto g/kg/die Donna in allattamento 1,3-1,5 g/kg/die 1,5 g/kg/die di proteine potrebbe quindi essere considerato un coefficiente adeguato per questo gruppo di popolazione. Fabbisogno di proteine per vegetariani e vegani 13. Vegetariani e vegani hanno lo stesso fabbisogno proteico degli onnivori, anche se l’apporto consigliato può essere leggermente superiore. La differenza principale sta nel fatto che, spesso, i vegani non riescono a coprire tali necessità senza fare ricorso all’integrazione alimentare. Per i latto-ovo-vegetariani il rischio è invece inferiore, a patto ovviamente che si scelgano i prodotti giusti, la frequenza e le porzioni adeguate. C’è da dire che il valore biologico (VB), ovvero la quantità e il rapporto di EAA, delle proteine di origine vegetale è mediamente inferiore. Ai vegani si raccomanda dunque di porre attenzione non solo alla quantità, ma anche alla composizione amminoacidica delle proteine consumate. | Andrea Biasci Inoltre, se fino a poco tempo fa si pensava che per garantire la completezza del VB fosse necessario compensare le proteine incomplete nello stesso pasto, oggi sappiamo che il turnover proteico e la proteosintesi possono essere garantite anche distribuendo gli EAA in un arco di tempo superiore. Per di più, come abbiamo visto sul paragrafo della TID, le proteine di origine di origine vegetale sono meno digeribili rispetto a quelle animali (60-80% VS 90%). Da un lato ciò permette di consumare più calorie per processarle, dall’altro aumenta il rischio di perderne una parte “strada facendo”. Note Vegani Raccomandazione Le proteine di origine di origine vegetale sono meno digeribili rispetto a quelle animali (60-80% VS 90%) +15-20% rispetto ad onnivori Sulla base di un inevitabilmente inferiori VB e digeribilità, ai vegani e vegetariani che traggono proteine soprattutto cereali e legumi, si consiglia di aumentarne l’intake del +15-20% rispetto agli onnivori. Quali proteine scegliere / quali fonti di proteine privilegiare 14. In molti si chiedono quale tipo di proteina sia meglio privilegiare rispetto alle altre. La risposta è: tutte. La soluzione più conveniente è sempre il compromesso tra proteine di origine animale e quelle di natura vegetale. È vero che le proteine animali sono più digeribili e hanno mediamente un valore biologico superiore, ma d’altro canto quelle vegetali hanno un TID superiore e non presentano lo svantaggio di “portarsi” dietro livelli cospicui di grassi saturi e colesterolo (invece abbondanti nei formaggi e nelle carni grasse, inclusi i salumi). Se poi consideriamo che le carni conservate e quelle cotte ad alte temperature sono implicate nell’accumulo di sostanze venefiche per l’organismo, le fonti proteiche vegetali assumono un valore nutrizionale ancora maggiore. | Andrea Biasci Come distribuire le proteine durante la giornata 15. La distribuzione di proteine alimentari nell’arco della giornata ha un ruolo secondario rispetto alla quantità. Questo perché l’organismo è, fortunatamente, abbastanza “intelligente” nella gestione dei substrati a disposizione. Il concetto di “limite proteico massimo assorbibile = 30 g per pasto” è stato in parte superato. Ricordiamoci comunque che anche l’eccesso proteico può determinare liposintesi e deposito adiposo; meglio dunque non concentrarle eccessivamente, distribuendole uniformemente nell’arco delle 24 ore in misura di 20-40 g per volta. Attenzione, non parliamo di porzione alimentare, ma di macronutriente peptidico complessivo; 100 g di petto di pollo ad esempio, contengono poco più di 20 g di proteine. In tal senso, la porzione giusta corrisponderebbe a 100-200 g. Oltrepassando la soglia dei 40 g, a meno che non provengano da integratori alimentari, non c’è nulla da temere. Si è infatti visto che, nel caso, i livelli di AA circolanti rimarrebbero semplicemente più elevati nel tempo. In quest’ottica, perde di importanza anche l’accorgimento di assumere una parte degli AA alimentari prima del sonno – a patto, ovviamente, che l’apporto complessivo sia soddisfacente. Sappiamo che per massimizzare la sintesi proteica muscolare bisognerebbe garantire 700 – 3000 mg di leucina. Ciò non costituisce quasi mai un limite, perché | Andrea Biasci ben presenti in soli 15-20 g di proteine ad alto VB (latte, uova, carne, pesce, soia ecc.). A meno che il monte proteico risulti inadeguato e non si tragga da fonti alimentari a basso valore biologico, anche questo aspetto non rappresenta un problema. L’unico accorgimento sensato è di dedicare 20-40 g di proteine all’immediato post work, con l’obbiettivo di ottimizzare la sintesi proteica muscolare; in genere 20 g bastano per il solo upper (parte sopra del corpo) o i soli arti inferiori, mentre 40 g possono essere utili al full body. 16. Le proteine fanno male ai reni? Le proteine non fanno male ai reni del soggetto sano. Ciò che può avvenire in condizioni di dieta iperproteica è che il rene aumenti la filtrazione glomerulare adattandosi fisiologicamente. Aumentano invece i rischi per i soggetti con insufficienza renale, epatica o altre patologie degli stessi organi – oppure, ovviamente, per chi ha un solo rene (solitamente, a seguito di nefrectomia). Si raccomanda cautela nelle persone a rischio elevato per danni renali, come i diabetici di tipo 2. Questa è una delle ragioni per le quali è sconsigliabile applicare le diete iperproteiche in ambito clinico. Visto e considerato che l’eccesso proteico non offre alcun vantaggio, né in termini di composizione corporea, né in termini di aumento della performance – per alcun tipo di sport – torniamo ad enfatizzare l’importanza di una corretta stima del fabbisogno individuale. 17. Le proteine fanno male allo scheletro? Le proteine non fanno male allo scheletro. Come spiegato sopra, sono proprio le proteine a comporre la matrice strutturale e organizzativa di idrossiapatite tipica delle ossa. Anzi, per dire il vero ne costituiscono una gran parte. | Andrea Biasci Alcuni reputano che l’eccesso proteico possa, a causa di una aumentata escrezione renale di calcio, pregiudicare la disponibilità di questo minerale fondamentale per lo scheletro. In realtà, il metabolismo del calcio è finemente regolato a livello ormonale (soprattutto dalla vitamina D). Normalmente infatti, solo una minor parte del calcio alimentare viene assorbito dall’intestino, processo appunto modulato sulla base condizione metabolica. Se la calcemia tende a diminuire, l’assorbimento aumenta e viceversa. Quindi, se i livelli di vitamina D e di calcio risultano adeguati, il rischio di compromettere la densità ossea è nullo. 18. Le proteine fanno venire il cancro? Le proteine non fanno venire il cancro. È vero che tendono ad aumentare i livelli di IGF-1 entro i parametri fisiologici, ma la relazione tra somatomedina e cancerogenesi è poco chiara. Viceversa, sappiamo che buoni livelli di fattore di crescita insulino simile hanno un impatto positivo sul trofismo muscolare ed osseo. Diverso è se consideriamo la natura chimica di certi alimenti proteici, in particolare quelli di origine animale. A scanso di equivoci comunque, sottolineiamo che anche in tal caso non sono i peptidi in essi contenuti i responsabili, bensì certi residui metabolici e catabolici. Stiamo parlando delle nitrosamine, risultato della combinazione tra ammine e nitriti (additivi conservanti usati soprattutto nei salumi), e dei residui dovuti alla carbonizzazione in cottura. Tra questi ultimi (residui non solo da proteine) ricordiamo l’acido solfidrico o idrogeno solforato o solfuro diidrogeno (H2S) – provenienti dalle proteine – acrilamide, acroleina, formaldeide, perossidi e radicali liberi – dai carboidrati e dai grassi. Per correttezza divulgativa, dobbiamo riferire che i grandi numeri suggeriscono un minor rischio di cancro per chi consuma proteine di origine vegetale invece che animale. | Andrea Biasci Quando è necessario integrare con proteine in polvere? 19. L’uso di integratori alimentari in polvere dovrebbe essere riservato a chi: • Non soddisferebbe altrimenti il proprio fabbisogno proteico totale; • Dovrebbe evitare il consumo di cibi di origine animale – ipercolesterolemici, con difficoltà digestive, vegani ecc.; • Non è in grado di assumere cibi altamente proteici nell’immediato postworkout. 20. Quali integratori di proteine scegliere? Gli integratori di proteine in polvere più studiati e venduti sono quelli a base di peptidi del latte. In particolare, le whey (del siero) sembrano quelle dotate del maggior potere anabolico dimostrabile – addirittura superiore a quello degli EAA. Gli intolleranti al lattosio possono trovare beneficio dalla scelta di isolate, perché vantano una concentrazione inferiore del disaccaride lattico indigesto. Sono meno utilizzate le caseine, che per alcuni avrebbero il vantaggio di produrre un assorbimento degli AA più lento e dilazionato; vengono predilette per l’assunzione pre-nanna (utilità opinabile). Quelle dell’uovo vengono solitamente scelte dagli allergici alle proteine del latte. Le proteine della carne, lanciate sul mercato un paio di decenni fa, sono state pressoché abbandonate. I vegani fanno un uso quasi esclusivo delle proteine della soia, qualitativamente ottime anche se appartenenti al regno vegetale. Niente paura per chi teme alti livelli di fitoestrogeni; in questi prodotti, così come nella materia prima di origine, a porzioni ragionevoli non si raggiungono concentrazioni problematiche. Sono di utilizzo quasi marginale altre proteine vegetali come quelle del riso, del grano ecc. | Andrea Biasci L’integrazione di BCAA può sopperire all’apporto proteico ridotto? 21. L’integrazione di BCAA non può sopperire al fabbisogno proteico; sono infatti necessari tutti gli EAA. Anche l’integrazione supplementare, ovvero in aggiunta al completamento del fabbisogno proteico, ha poco senso. 22. Gli EAA possono essere un’alternativa alle proteine in polvere? Gli EAA possono essere una valida alternativa alle proteine in polvere. Il loro ambito applicativo è soprattutto quello clinico; si prestano alla nutrizione di chi soffre di patologie gastriche o è stato sottoposto a resezione dello stomaco, e vengono impiegate con successo nel trattamento delle complicazioni renali o in certi tipi di neoplasie. Hanno tuttavia un costo piuttosto elevato, ragione per la quale normalmente vengono escluse dal supplemento a fini sportivi. Project Nutrition Conoscere per scegliere. Project Nutrition è il prossimo passo per conoscere i fondamenti della nutrizione. o o o Migliorare le tue conoscenze e capire i principi fondamentali sottostanti tutte le diete che funzionano, per essere più consapevole nelle tue scelte; Capire quali sono le strategie nutrizionali più efficaci per il dimagrimento e la ricomposizione corporea; Essere padrone dei concetti e non schiavo delle diete, dei luoghi comuni e dei falsi miti PROJECT NUTRITION bit.ly/2ReKzrT | Andrea Biasci Conoscere per scegliere PROJECT NUTRITION bit.ly/2ReKzrT | Andrea Biasci Riferimenti bibliografici 1. Antonio J, et al. A high protein diet (3.4 g/ kg/d) combined with a heavy resistance training program improves body composition in healthy trained men and women--a follow-up investigation. J Int Soc Sports Nutr. 2015. 2. Antonio J et al. High protein consumption in 11. trained women: bad to the bone? J Int Soc Sports Nutr. 2018. 3. Aragon AA, Schoenfeld BJ. 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