Simone Diquattro gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/1866122700288465/ PARTE ORALE ESAME DI CONTABILITA' NB: questi riassunti contengono tutte le nozioni teoriche spiegate durante il corso di contabilità, ma vanno assolutamente integrate con le scritture, in quanto in sede di esame possono chiedervi anche di eseguire una scrittura contabile CAPITOLO 1 – LA CONTABILITA' E GLI EQUILIBRI AZIENDALI 1.1 La Ragioneria E' la scienza attraverso il quale si osservano le dinamiche aziendali mediante la raccolta e l'elaborazione delle informazioni esprimibili in quantità e cifre monetarie. La ragioneria si avvale della contabilità di impresa. Attraverso la ragioneria vengono generati la gran parte dei flussi informativi aziendali. Attraverso le applicazioni della ragioneria si perviene al bilancio che è un documento di estrema sintesi capace di rappresentare i valori di impresa. 1.2 La Contabilità Generale Si prefigge di rappresentare i risultati di sintesi dell'intera attività aziendale. Punto di debolezza della contabilità generale potrebbe essere il non capire le cause che portano a certi risultati finali (specialmente per le imprese multi prodotto e complesse). Gli obiettivi della CO.GE sono: - determinare il risultato economico di periodo (reddito); -determinare il connesso patrimonio aziendale (influenzato da incrementi/utili o decrementi/perdite che derivano dal risultato di esercizio); -generare aggregati contabili per diverse esigenze. 1.3 Gli Equilibri Aziendali L'attività amministrativa dell'impresa ha successo se l'assetto aziendale viene mantenuto in equilibrio. Le dimensioni dell'equilibrio aziendale sono: -equilibrio economico -equilibrio finanziario -equilibrio patrimoniale L'equilibrio economico è l'attitudine ad operare in condizioni che consentano almeno di ripristinare la ricchezza consumata nello svolgimento della gestione. La ricchezza è intesa come insieme di risorse a disposizione per lo svolgimento dell'attività. Esso attiene al bilanciamento tra i ricavi di esercizio e i costi di esercizio. L'equilibrio patrimoniale è l'attitudine dell'azienda ad accumulare e mantenere un ammontare di ricchezza(patrimonio) che sia capace di supportare gli investimenti necessari allo svolgimento e alla durabilità nel tempo dell'attività aziendale. L'equilibrio finanziario si realizza attraverso il bilanciamento tra i flussi in entrata e quelli in uscita in un determinato periodo. Il reddito è l'incremento o il decremento che subisce il capitale per effetto della gestione; esso può essere di periodo o totale e le sue componenti sono i costi e i ricavi. CAPITOLO 2 – I CIRCUITI AZIENDALI Sono dei modelli che permettono di semplificare e rappresentare tutti i fatti esterni di gestione. Vi sono due circuiti: circuito della produzione e circuito dei finanziamenti. Ogni fatto richiede una duplice osservazione: da una parte avremo un aspetto originario (aspetto finanziario, oggettivo e misurabile) e dall'altro un aspetto derivato(aspetto economico strettamente collegato alla variazione finanziaria). 2.1 Il Circuito della Produzione Nell'aspetto originario rileveremo una dinamica finanziaria (diminuzione o aumento dei mezzi finanziari) e una dinamica economica (costi o ricavi). Nel circuito della produzione sono presenti anche i debiti e i crediti di funzionamento ovvero quelle componenti che sorgono nel momento in cui avvengono gli scambi e che sostituiscono temporaneamente la moneta. La variazione monetaria si andrà a verificare alla scadenza definita. 2.2 Circuito dei Finanziamenti con capitale proprio : - non vi è obbligo di restituzione - non ha scadenza -aumenta la ricchezza aziendale -soggetti finanziatori sono i soci -nella fase di conferimento abbiamo nell' A.O +entrata monetaria e nell'A.D. + capitale; nella fase di restituzione abbiamo nell'A.O. -uscita monetaria e nell'A.D. -capitale con capitale di terzi : -obbligo di restituzione -obbligo di remunerazione del capitale (oneri finanziari) -scadenza -nell'A.O avremo +entrata e nell'A.D +debiti di finanziamento (prestito) nell'A.O avremo -uscita e nell'A.D -debiti di finaziamento e + costi (restituzione) finanziamenti a terzi: il contrario del capitale di terzi I crediti e i debiti di funzionamento rappresentano una negoziazione del denaro, non coinvolgono direttamente la ricchezza aziendale ma la modificano quando sopravvengono gli oneri finanziari o i proventi finanziari. 2.3 Le classificazioni dei conti Variazioni Finanziarie Negative: -riduzione denaro -aumento di debiti -diminuzione di crediti Variazioni Finanziarie Positive: -aumento di denaro -aumento di crediti -diminuzione di debiti Variazioni Economiche Positive: -ricavi -rettifiche di costo -aumento di capitale proprio Variazioni Economiche Negative: -costi -rettifiche di ricavo -diminuzione di capitale proprio Simone Diquattro gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/1866122700288465/ CAPITOLO 3 – LA PARTITA DOPPIA E' la traduzione del circuito in un linguaggio uniforme di contabilità. E' un metodo che ci da le regole per rappresentare un fatto di gestione aziendale. Il sistema contabile è un insieme di conti tra loro correlati derivanti dalla rilevazione dei fatti di gestione che determinano variazioni degli oggetti di conto nel tempo. Il conto è lo strumento di rilevazione dei valori. Accoglie i valori iniziali e le succesive variazioni di valori riferiti ad uno specifico oggetto. In ogni conto inseriremo un insieme di scritture relative ad un oggetto con lo scopo di seguirne le variazioni. Per ogni fatto o bene dell'azienda ci sarà un relativo conto. Il conto ha lo scopo di registrare la dinamica dei fatti che hanno condotto al valore finale. E' un prospetto a due sezioni che accolgono le variazioni positive e quelle negative. La somma algebrica delle due sezioni ci darà il saldo del conto. Ciascun conto è movimentato in due sezioni denominate DARE (sinistra) e AVERE (destra) : questa terminologia è convenzionale e non ha nessun significato. Graficamente il conto può essere: - a sezioni contrapposte; -a forma scalare. A livello di tipologie i conti possono essere: -a quantità e a valore (i primi accolgono quantità fisiche i secondi valori monetari); -analitici o sintetici ( in funzione dell'estensione dell'oggetto di rilevazione; quando si fanno le prime rilevazioni si preferisce usare conti analitici e quanto più dettagliati possibili); -unilaterali o bilaterali (i primi sono movimentati solo in dare o in avere i secondi in entrambi). 3.1 La Rilevazione La P.D è un insieme di regole in base alle quali è possibile registrare le operazioni aziendali e verificarne gli effetti. Ogni fatto di gestione deve essere simultaneamente annotato in due conti in modo antitetico (dare e avere) contemporaneamente e con segno opposto. Per ogni operazione effettuate il totale degli addebitamenti (TOT DARE) deve essere perfettamente uguale al totale degli accreditamenti(TOT AVERE). 3.2 Classi di conti Conto Finanziario VFP VFN Conto Economico VEN 3.3 Processo di rilevazione contabile VEP 1. Selezione e raccolta di documenti oggettivi(fatture..) da cui emergono i dati(senza documenti non può esservi rilevazione contabile) 2. Prima nota: preliminare annotazione delle operazioni di gestione per tipo e carattere; spiega in maniera logica ogni fatto di gestione 3. Movimentazione dei conti di mastro 4. Libro giornale: annotazione ufficiale obbligatoria delle operazioni di gestione in ordine cronologico CAPITOLO 4 – LE OPERAZIONI DI GESTIONE • • • • operazioni di scambio osservabili sotto i due aspetti finanziario ed economico che generano variazioni contrapposte coincidenti in valore (permutazioni economico-finaziarie) operazioni di scambio puramente finanziario: generano variazioni finanziarie di segno opposto e sono dette permutazioni finanziarie operazioni di scambio in natura che generano variazioni economiche di segno opposto e coincidenti in valore (permutazioni economiche) operazioni di scambio miste Le scritture vengono composte in base al seguente ragionamento: • prima si cerca l'aspetto originario di osservazione e la collegata variazione viene registrata in dare o in avere di un conto finanziario • successivamente, lo stesso fatto di gestione viene riclassificato nell'aspetto derivato come componente di reddito o variazione di capitale netto e viene registrato in un conto economico il cui titolo esprima la causa che ha originato la variazione finanziaria. CAPITOLO 5 – L'IVA E' un' imposta sul consumo a pagamento frazionato effettuato dai soggetti che interagiscono nel processo produttivo-distributivo dei beni e servizi. L'imposta grava sul consumatore finale, mentre l'azienda è un intermediario (sostituto di imposta). L'IVA si applica alle cessioni dei beni ed alle prestazioni di servizi effettuate nel territorio dello stato nell'esercizio di imprese o di arti e professioni e sulle importazioni da chiunque effettuate. Quindi, per l'applicazione dell'iva si possono identificare i seguenti presupposti: • presupposto oggettivo → cessione di beni / prestazioni di servizi • presupposto soggettivo → imprese o arti e professioni • presupposto territoriale → ambito in cui lo stato esercita la sovranità. Non richiede alcun requisito soggettivo l'importazione che è soggetta ad imposta da chiunque sia effettuata anche da singoli privati. CAPITOLO 6 TERZO MODULO – IL BILANCIO DI ESERCIZIO Il Bilancio di Esercizio è un documento finale di sintesi che ha come funzioni quelle di mettere in evidenza il reddito ed il connesso capitale di funzionamento, fungere da rendiconto della gestione e da strumento informativo e di capire quali sono state le cause che hanno scaturito quel determinato reddito di esercizio e capitale di funzionamento tramite le aree della gestione. La normativa di riferimento del Bilancio di Esercizio è: -il Codice Civile che è una norma di carattere generale e principale Simone Diquattro gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/1866122700288465/ -i Principi Contabili Nazionali (OIC) che si prefiggono di spiegare come in pratica deve essere applicata la norma codicistica -i Principi Contabili Internazionali (IAS/IFRS) che sono intervenuti perché le aziende oramai non operano solo nelle nazioni di riferimento ma anche internazionalmente con competitors esteri; questa normativa garantisce comparabilità tra bilanci di diverse nazioni. I soggetti obbligati sono: -le società di capitali -le società di persone (alcuni casi) La normativa (DLGS 139/2015) suddivide le imprese obbligate alla redazione del bilancio secondo alcuni parametri come il numero medio dei dipendenti, il totale Attivo dello SP, ed il livello dei ricavi. Per quanto riguarda le Micro Imprese esse sono obbligate a redigere solo gli schemi di SP e CE con alcune semplificazioni; sono esonerate dalla redazione della Nota Integrativa, della Relazione sulla gestione e Rendiconto Finanziario; alcune informazioni aggiuntive possono essere riportate in calce nello SP. Per quanto riguarda le Piccole Imprese siamo difronte a dimensioni aziendali più grandi rispetto alle micro. Esse possono redigere il bilancio in forma abbreviata, ovvero gli schemi di SP e CE con alcune semplificazioni ed obbligatoriamente la Nota Integrativa; sono esonerate dalla redazione della Relazione sulla Gestione e Rendiconto Finanziario. Man mano che aumentano le dimensioni aziendali, le norme del bilancio sono sempre più rigide perche aumentano i soggetti interessati all'azienda (stakeholders). Per quanto riguarda le Grandi Imprese il codice civile stabilisce che il bilancio di esercizio si compone di quattro documenti obbligatori e di altri a corredo del bilancio stesso: • Stato Patrimoniale • Conto Economico • Nota Integrativa • Rendiconto Finanziario • Relazione sulla gestione (corredo) Prima del 2015, il Rendiconto Finanziario non era obbligatorio. Il R.F non nasce dalla partita doppia ma si crea extracontabilmente: esso spiega le variazioni intervenute nelle risorse finanziarie da anno in anno. La relazione sulla gestione viene redatta dagli amministratori e contiene i commenti dei risultati ottenuti ovvero il “perchè logico” dei risultati ottenuti e le prospettive future. Per quanto riguarda le Imprese individuali e le Società di Persone non sono obbligate al rispetto degli schemi previsti per le Grandi Imprese. Solo ai fini del calcolo delle imposte esse devono redigere la Situazione Economica. 6.1 Lo Stato Patrimoniale Lo schema di stato patrimoniale presenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa a fine anno. Lo schema è a sezioni divise e contrapposte. Per ciascuna sezione vi sono tre livelli di articolazione della struttura: • 1^ livello con le lettere alfabetiche (MACRO CLASSI) • 2^ livello con numeri romani (MICRO CLASSI) • 3^livello con numeri arabi (VOCI) • 4^ livello non sempre presente con lettere minuscole (DETTAGLI) Per quanto riguarda l'ATTIVO dello sp, il criterio di classificazione delle voci è il criterio della destinazione, che presuppone una suddivisione in due raggruppamenti: - Attivo Immobilizzato -Attivo Corrente Tutto ciò che in Partita Doppia è in DARE confluirà nell'attivo; i conti,nello sp, devono essere ordinati secondo le norme civili; le attività immobilizzate sono destinate a perdurare nel tempo mentre le attività correnti sono destinate a perdurare solo nel breve periodo. Nell'attivo è comunque visibile i Ratei e Risconti Attivi e i Crediti verso soci che sono tenuti separati per mantenere la “certezza del capitale”. Per quanto riguarda il PASSIVO il criterio di classificazione delle poste è il criterio della determinatezza, che presuppone la suddivisione in due categorie: -fondi rischi e oneri (indeterminati) -debiti(certi e determinati). A queste due voci si accompagnano altre due indicate separatemente: -TFR -ratei e risconti passivi (operazioni in corso di svolgimento). Tutto ciò che in PD mettevamo in avere qui confluisce nel PASSIVO. 6.2 Il Conto Economico Lo schema di CE previsto dal codice civile è a forma scalare, al fine di operare una distinzione tra i risultati parziali delle differenti aree della gestione: -Operativa -Finanziaria -Fiscale Si usa la forma scalare perchè essa comporta la divisione in aree della gestione. Il beneficio della forma a scalare è quello di riuscire a risalire alle cause e ai passaggi che hanno portato ad un reddito finale. La struttura del CE a scalare è a due livelli: • 1^ livello contrassegnato da una lettera maiuscola e divide quattro classi; • 2^ livello contrassegnato da voci individuate dai numeri arabi. 6.3 Il Rendiconto Finanziario Il Rendiconto Finanziario è un documento da cui risultano (per l'esercizio a cui è riferito il bilancio e per l'anno precedente) le seguenti informazioni: • l'ammontare e la composizione delle disponibilità liquide a inizio e fine anno; • i flussi finanziari dell'esercizio derivanti da: - attività operativa -attività finanziaria -attività di investimento 6.4 La Nota Integrativa Costituisce parte integrante del bilancio e ne consente una più attenta lettura poiché descrive i prospetti precedenti. Essa contiene: • la descrizione dei criteri di valutazione delle poste di bilancio • il commento delle variazioni intervenute nei valori di bilancio • la quantificazione dei dettagli di bilancio. La nota integrativa deve contenere oltre a ciò stabilito altre informazioni. Se ne riportano due a Simone Diquattro gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/1866122700288465/ titolo di esempio: 1. i criteri applicati nella valutazione delle voci di bilancio, nelle rettifiche di valore e nella conversione di valori non espressi all'origine in moneta e avente corso legale nello Stato; 2. i movimenti delle immobilizzazioni (costo, ammortamenti, svalutazioni, alienazioni, rivalutazioni ecc..) 6.5 I Documenti a corredo del Bilancio Il bilancio deve essere corredato dai seguenti documenti: 1. RELAZIONE SULLA GESTIONE redatta dagli amministratori 2. RELAZIONE DEL COLLEGIO SINDACALE se prevista 3. RELAZIONE DEI REVISORI non sempre obbligatoriamente CAPITOLO 7 – I PRINCIPI DI REDAZIONE DEL BILANCIO I principi di redazione si suddividono in tre gruppi: - Clausola Generale (principi sovraordinati con valore più forte degli altri principi) -Principio di Rilevanza (intermedio) -Principi Redazionali (contenuto della norma codicistica e subordinati alla clausola generale). 7.1 La Clausola Generale Il Bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio. La C.G garantisce discrezionalità agli amministratori nella redazione dei bilanci, pur trattandosi di una discrezionalità non arbitraria ma tecnica e razionale. Il principio della chiarezza implica il rispetto degli schemi di bilancio, divieto di raggruppamento di voci e divieto di compensi di partite. Il principio della rappresentazione veritiera e corretta richiede le seguenti precisazioni: veritiero non è sinonimo di verità oggettiva del bilancio; l'obbligo della rappresentazione riguarda sia la situazione finanziaria e patrimoniale che quella economica. 7.2 Il Principio della Rilevanza Non occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando la loro osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta. Rimangono fermi gli obblighi di tenuta regolare delle scritture contabili. 7.3 I Principi Redazionali 1. Principio della prudenza: nelle stime di fine esercizio occorre essere prudenti , ovvero: non iscrivere in bilancio gli utili sperati se non nei casi espressamente previsti; iscrivere in bilancio le perdite e i rischi anche se solo presunti, purché la presunzione sia fondata. 2. Principio di continuità della gestione: la valutazione di un bene aziendale deve avvenire ipotizzando la continuazione dell'attività e non la sua liquidazione; tale principio ha portata applicativa, in quanto influenza notevolmente il risultato di processo di valutazione. 3. Principio di prevalenza della sostanza sulla forma: la rilevazione e la presentazione delle voci è effettuata tenendo conto della sostanza dell'operazione o del contratto 4. Principio di competenza economica: per determinare il risultato economico di esercizio, i costi e i ricavi devono essere attribuiti all'esercizio al quale competono economicamente, indipendentemente dal momento in cui avvengono i pagamenti o gli incassi relativi (principio di realizzazione dei ricavi- principio di inerenza dei costi); 5. Principio della valutazione separata delle voci: è correlato al principio di chiarezza e di prudenza; è fatto divieto di compensare utili e perditi o debiti con crediti. 6. Principio della continuità: è correlato al principio della rappresentazione veritiera e corretta e al postulato della neutralità: consente di poter comparare bilanci di diversi esercizi e di pervenire ad un corretto calcolo del risultato economico dell'esercizio stesso; si può cambiare il criterio di valutazione solo in casi speciali e previa giustificazione in nota integrativa. Ad integrazione e interpretazione dei suddetti principi intervengono i Principi Contabili emanati dall'OIC. CAPITOLO 8 – I CRITERI DI VALUTAZIONE 8.1 Criteri di Valutazione delle Immobilizzazioni Le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di produzione. Nel costo di acquisto si computano anche i costi accessori. Il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto. Il costo delle immobilizzazioni materiali ed immateriali ad utilità limitata nel tempo deve essere sistematicamente ammortizzato in ogni esercizio in ragione della loro residua possibilità di utilizzo. Eventuali modifiche dei criteri di ammortamento sono motivate nella nota integrativa. L'immobilizzazione che alla data della chiusura dell'esercizio risulti durevolmente di valore inferiore rispetto al costo di acquisto deve essere iscritta a tale minor valore; questo non può essere mantenuto nei successivi bilanci se sono venuti meno i presupposti della rettifica effettuata. Il valore durevole è il più alto tra il prezzo netto di vendita nel mercato e il valore recuperabile tramite l'uso (flussi di cassa attesi). 8.2 Criteri di Valutazione delle Partecipazioni Se iscritte tra le immobilizzazioni, le partecipazioni in controllate o collegate possono essere valutate secondo: • il criterio del costo di acquisto • il criterio del patrimonio netto, ovvero in proporzione al valore della corrispondente frazione di patrimonio netto della partecipata risultante dall'ultimo bilancio e detratti i dividendi. Se a fine esercizio, il valore durevole della partecipazione è inferiore, essa va iscritta a tale minor valore, operando una svalutazione. Se si utilizza il criterio del patrimonio netto non si fa nessun confronto. Se iscritte nell'attivo circolante le partecipazioni si iscrivono al costo di acquisto. Se a fine esercizio il valore di mercato di essere è inferiore, la partecipazione va inserita a tale minor valore , operando una svalutazione. 8.3 Criteri di Valutazione dei Costi Di Impianto, Ampliamento, Sviluppo Simone Diquattro gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/1866122700288465/ I costi di I, A ,S aventi utilità pluriennale possono essere iscritti nell'attivo con il consenso del collegio sindacale. I costi di I e A devono essere ammortizzati entro un periodo non superiore a cinque anni. I costi di S sono ammortizzati secondo la loro vita utile. Nei casi eccezionali, in cui sia impossibile determinare la vita utile, allora si ammortizzano entro cinque anni. 8.4 Criteri di Valutazione dell'Avviamento L'avviamento rappresenta il maggior valore pagato in caso di acquisto di un'altra azienda rispetto al valore contabile degli elementi patrimoniali acquisiti. L'avviamento può essere iscritto , con il consenso del collegio sindacale e se acquistato a titolo oneroso, nei limiti del costo sostenuto. L'ammortamento dell'avviamento è effettuato secondo la sua vita utile. Se non è possibile determinarla allora entro massimo dieci anni. 8.5 Criteri di Valutazione delle Rimanenze Le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto o produzione, ovvero al valore di realizzazione desumibile dall'andamento del mercato se esso sia minore. Teoricamente il criterio generale di valutazione delle rimanenze presupporrebbe l'individuazione e l'attribuzione alle singole unità fisiche dei costi specifici per quelle unità. Ove questo diventa difficile a causa dell'entità del bene, il legislatore ci mette a disposizione tre criteri di valutazione dei beni cosiddetti fungibili: • COSTO MEDIO PONDERATO – secondo tale metodo viene calcolato un prezzo medio ponderato per tutte le quantità acquistate o prodotte in un certo periodo • FIRST IN FIRST OUT (FIFO) – secondo tale metodo viene assunto che le quantità acquistate in epoca più remota siano le prime ad essere vendute o utilizzate nel processo produttivo; per cui restano in magazzino le quantità più “nuove”; • LAST IN FIRST OUT (LIFO) – tale metodo assume che le quantità acquistate o prodotte più recentemente siano le prime ad essere vendute o utilizzare nel processo produttivo; rimangono in magazzino le quantità più remote “vecchie”. 8.6 Criteri di Valutazione dei Crediti e Debiti Finanziari /Commerciali I crediti e i debiti finanziari sono rilevati secondo il criterio del costo ammortizzato, tenendo conto del fattore temporale, e per quanto riguarda i crediti, dal loro presunto valore di realizzo I crediti commerciali sono valutati al valore presumibile di realizzo quindi al netto di fondo svalutazione crediti. I debiti commerciali al valore nominale di rimborso. CAPITOLO 9 – QUADRO NORMATIVO INTERNAZIONALE E CONFRONTI CON NAZIONALE Il Regolamento dell'UE Luglio/2002 ha stabilito che a partire dall'1 Gennaio 2005 tutte le società europee quotate in borsa sono obbligate all'adozione dei principi contabili internazionali IFRS/IAS nella redazione dei bilanci consolidati. In Italia il Dlgs 38/2005 ha recepito il regolamento comunitario. IFRS sta per International Financial Reporting Standars (nuova denominazione). IAS sta per International Accounting Standards (vecchia denominazione). Per quanto riguarda le principali differenze tra Bilancio Civilistico e Bilancio Internazionale: BILANCIO CIVILISTICO: - criteri di valutazione costo storico - attendibilità delle informazioni -contenuto dei prospetti di bilancio obbligatorio e dettagliato -prevalenza della forma sulla sostanza BILANCIO INTERNAZIONALE : -criterio di valutazione fair value -volatilità delle informazioni -contenuto dei prospetti di bilancio minimo e suscettibile di adattamenti -prevalenza della sostanza sulla forma. Il Fair Value è un valore corrente ed è il prezzo a cui un'attività potrebbe essere scambiata o una passività liquidata in una transazione tra parti consenzienti e consapevoli. E' un valore corrente e volatile non molto attendibile per tutte le poste di bilancio. -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ALCUNE IMPORTANTI DEFINIZIONI Principio di competenza economica: serve ad evidenziare solo quei costi e quei ricavi riferibili in modo esclusivo all'esercizio in chiusura; i costi sono di competenza dell'esercizio in cui si manifestano i correlativi ricavi; i ricavi sono di competenza dell'esercizio in cui ha avuto compimento il ciclo economico (passaggio di proprietà). Le scritture di assestamento: per calcolare il reddito di periodo bisogna considerare solo le operazioni in corso di svolgimento. Ciò significa rettificare le componenti positive e negative di reddito dell'anno. Scopo dell'assestamento è trasformare i dati rilevati secondo il principio della manifestazione finanziaria in dati calcolati secondo il principio di competenza economica; nella fattispecie in assestamento si rinviano quei costi e ricavi che sono già stati rilevati finanziariamente ma che sono totalmente o parzialmente di competenza di esercizi futuri (scritture di storno), oppure inserire quei costi e ricavi che non sono stati rilevati finanziariamente ma che sono di competenza dell'esercizio in chiusura (scritture di integrazione). Ammortamento: è un processo economico contabile con il quale si attiva la ripartizione di un costo pluriennale in più esercizi in cui quel costo produrrà i ricavi (principio di competenza). E' un processo con il quale si esegue sistematicamente, secondo un piano di ammortamento prefissato, la ripartizione del costo dei beni strumentali ad utilizzazione limitata nel tempo fra gli esercizi in cui quel bene rilascerà la sua utilità. Rimanenze: beni che l'impresa acquista e che alla data di chiusura dell'esercizio non sono state usate o sono in attesa di destinazione finale; esprimono cicli economici non conclusi.