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​VOLUME,
INTENSIT​À e NUMERO DI SERIE Per GRUPPO MUSCOLARE
In questo capitolo andremo ad analizzare il quantitativo di Volume (che per semplicità
identificheremo con il numero di serie) settimanale e per sessione di allenamento, stando
alle più recenti informazioni scientifiche.
Prima di addentrarci nell’argomento, è importante ricordarci che stando agli studi,
il tempo di recupero ideale fra una serie e l’altra, per la maggior parte dell’allenamento e
quindi per la maggior parte degli esercizi, dovrebbe essere di 2-3 min a salire (sì anche 5
minuti e no non stiamo parlando di allenamento di forza).
Chiarito questo, possiamo partire! Stando ad un recente studio del 2019
(​https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31188644​), il numero ideale di serie per
Gruppo Muscolare per sessione di Allenamento è compreso fra 4 e 10, a patto che esse
siano portate al cedimento o molto vicino ad esso (massimo una ripetizione non fatta,
RPE 9). Questo è anche supportato da 2 figure molto rilevanti nel mondo del fitness
natural mondiale: Jeff Nippard
(​https://www.youtube.com/watch?v=Mja2fDwYA5s&t=324s​) e Athelan-X
(​https://www.youtube.com/watch?v=IgGwA5Jm-Ig​)
Come possiamo sfruttare queste informazioni? Cercherò di farvi uno schema molto
semplice, che consiglio di utilizzare ogni qualvolta dobbiate creare il vostro programma di
allenamento o ne dobbiate iniziare uno già fatto:
1. Assicuratevi di saper fare bene tutti gli esercizi in base al vostro corpo. Non sto parlando
della forma “perfetta in generale” ma di quella “perfetta per voi”.
BALDINI EDOARDO
2. Imparate a spingervi al massimo, ovvero imparate ad arrivare al cedimento tecnico
ovvero a non riuscire a fare neanche più una ripetizione da soli. Recuperate fra una serie
e l’altra per la maggior parte dell’allenamento quanto necessario, sempre secondo le
indicazioni precedenti, in modo da dissipare quanta più fatica centrale possibile. Per
maggiori informazioni: ​https://www.youtube.com/watch?v=YiMIN5R_vfQ&t=3s
3. A questo punto partite con quantitativo di volume per gruppo muscolare per sessione di
allenamento basso. Idealmente fra le 4 e le 6 serie per gruppo muscolare. Spalmate in
2-3 esercizi correttamente selezionati in base al loro profilo di resistenza. Ovviamente
non sono inclusi i set di avvicinamento/set di riscaldamento. Portare queste serie al
cedimento o molto vicino ad esso (RPE 9).
4. A questo punto una volta che avete imparato a gestire l’intensità in modo adeguato,
manipolate (aumentando/diminuendo): il Volume (per semplicità: numero di serie), la
Frequenza di Allenamento (quante volte si allena un gruppo muscolare nell’arco di sette
giorni) ed eventualmente anche l’Intensità stessa, per esempio superando il cedimento
tecnico (Forced Reps, Drop Sets, Ripetizioni Parziali etc…)
Un esempio potrebbe essere andare ad aumentare il numero di serie per gruppo
muscolare per sessione di allenamento, ogni settimana/ogni 2 settimane (es. da 6 a 7).
Oppure andare ad aumentare il numero di giorni in cui si colpisce un muscolo
all’interno di una settimana. Per esempio, ho le braccia carenti (le colpisco 2 volte a
settimana). O ancora, so maneggiare bene 3 serie di Hack Squat e arrivo al cedimento
la volta dopo aggiungo un drop set all’ultima serie allenante.
Quanto detto qui sopra potrebbe risultare ostico da digerire, in quanto potrebbe
BALDINI EDOARDO
sembrare in contrasto con quanto si sente spesso dire e con le interpretazioni che fino a
poco tempo fa avevamo dato agli studi scientifici a nostra disposizione. Per esempio:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16287373
In realtà non vi è nessun contrasto con gli studi passati, che dicevano per esempio di
fare 10- 20 serie settimanali per gruppo muscolare, vi è soltanto un ulteriore
approfondimento.
Semplicemente invece di focalizzarsi sul fare tante serie per ogni esercizio o sul fare
tanti esercizi per lo stesso gruppo muscolare per allenamento, imparate prima a
sfruttare ogni singola serie che fate e solo dopo sull'aumentare il Volume.
A questo punto mi potrebbe esser chiesto: “E allora l’allenamento a Buffer, magari
lasciando 2-3 ripetizioni non fatte e quindi fermandosi prima del cedimento, non
funziona?”
La risposta è che sì, l’allenamento a buffer funziona ma bisogna essere molto bravi
a saper identificare il proprio punto di cedimento, per essere in grado di fermarsi al
momento giusto e non troppo presto. Invito alla visione del video di Nippard linkato
sopra.
Molte persone e mi ci inserisco anche io, ad eccezione di esercizi precisi (per me per
esempio panca e stacchi), non riescono a calibrare, senza arrivarci molto vicini,
qual è il numero massimo di ripetizioni raggiungibili in una determinata
serie e quindi trovano difficile lavorare con Buffer (ripetizioni non fatte) ampi, per
esempio di 2-3 ripetizioni (RPE 7-8).
BALDINI EDOARDO
Il rischio è facilmente comprensibile: se credo di essermi fermato a 3 ripetizioni dal
cedimento, quando in realtà le ripetizioni non fatte sono 4, rischio di star sprecando
del tempo in palestra, non ottenendo risultati, o ottenendone meno.
Non nego però, anche se questa è una mia interpretazione, che con il tempo e con
maggior lavoro al cedimento o molto vicino ad esso (RPE 9) sulle spalle, ci si riesca a
calibrare meglio e che quindi si possano ottenere risultati ottimi anche con un lavoro a
buffer.
Tornando quindi alla metodologia iniziale (allenamento al cedimento o vicino), che è
quella che consiglio alla maggior parte delle persone, non temete di dover passare
ore e ore in palestra, semplicemente perché avete tempi di recupero più lunghi del
vostro solito, poiché nella maggior parte dei casi, andrete a fare meno serie del vostro
standard ma fatte meglio. Le sessioni vi dureranno, se calibrate bene, intorno ad un’ora
e 30 minuti.
Se avete domande, come sempre: ​ebassistance@gmail.com
BALDINI EDOARDO
SELEZIONE DEGLI ESERCIZI
Una volta compreso il volume e l’intensità da utilizzare durante l’allenamento, è
necessario affrontare un’altra tematica fondamentale ovvero la Selezione degli Esercizi.
Lo faremo andando ad analizzare il profilo di resistenza di essi e confrontandoli con la
forza dei gruppi muscolari interessati.
Ricordo che quando ci alleniamo, l’obiettivo è quello di lavorare il gruppo muscolare
lungo tutto il ROM (range of motion), altrimenti rischiamo di lasciare del lavoro non fatto
sul tavolo.
Vogliamo accumulare quanta più fatica periferica possibile e non quella centrale.
Vedremo 3 grafici:
- Profilo di resistenza dei movimenti di Row per la Schiena: Rematore
bilanciere, Rematore Manubrio e Pulley.
- Profilo di resistenza di movimenti come: Squat, Panca, Affondi, Leg Press,
Panca Piana, Ohp.
- Profilo di resistenza di movimenti come Curl con manubrio.
GRAFICO ROW - SCHIENA
Da questo grafico, quello che capiamo è che all’inizio del movimento, la difficoltà
dell’esercizio è bassa. Basti pensare che quando si parte con il pulley e si hanno le braccia
completamente distese, potremmo rimanerci diversi minuti senza troppo sforzo.
BALDINI EDOARDO
Mano a mano invece che la sbarra si avvicina al nostro corpo, la difficoltà dell’esercizio
aumenta.
Dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che questo profilo è in contrasto con la
forza del muscolo. Analizziamola.
Come vedete all’inizio del movimento, supponiamo di nuovo il Pulley:
- l’esercizio è semplice
- il dorsale è forte.
Proseguendo con l’esecuzione:
- l’esercizio diventa più difficile
- il dorsale diventa più debole.
Questo significa che l’esercizio diventa più difficile mano a mano che il muscolo diventa
più debole e questo rischia di farci lasciare parti del muscolo lungo il ROM non lavorato
in modo ottimale ma sub-ottimale.
Attenzione, questo non significa che i famosi esercizi con tale profilo di rischio non
vadano bene ma semplicemente che qualora si scegliesse di utilizzarli, sarebbe consigliato
andare:
- o a migliorare tale profilo di resistenza, aggiungendo catene o elastici,
- o ad abbinare a tale esercizio 1 o 2 esercizi con profilo di resistenza
differente. Dipende da quante serie avete per gruppo muscolare.
BALDINI EDOARDO
Esercizi ottimi, con profilo differente sono: Landmine Row, T-Bar Row (con supporto o
no), Machine Row fatta in piedi
o se siete fortunati e avete questo macchinario, usatelo!
BALDINI EDOARDO
GRAFICO SQUAT, PANCA, LEG PRESS ETC...
Quello che vediamo è che all’inizio del movimento, ovvero quando siamo in buca nello
squat o quando il bilanciere è sul petto nella panca, l’esercizio è duro e mano a mano che
si avanza e quindi si sale, diventa via via sempre più semplice.
Vediamo adesso il grafico completo:
Come vediamo, all’inizio:
- l’esercizio è difficile
- e i muscoli sono forti.
Mano a mano che però avanziamo:
BALDINI EDOARDO
- l’esercizio diventa più semplice
- ma il muscolo è ancora molto forte nell’ultima parte del rom poiché ha
ricevuto uno stimolato sub-ottimale.
La soluzione è sempre la medesima:
- o cambio esercizi
- o se voglio utilizzarli, implemento bande e/o catene
- o implemento altri esercizi per completare il lavoro sul ROMGRAFICO CURL MANUBRIO
Vediamo l’ultima casistica:
Cosa vediamo in questo grafico?
- All’inizio del movimento (manubrio lungo il corpo), l’esercizio è molto
semplice.
- Con il braccio a 90 gradi, diventa il più difficile possibile
- e poi torna ad essere più semplice mano a mano che si avvicina alla spalla.
Vediamo il grafico completo.
BALDINI EDOARDO
In questo grafico vediamo un grande GAP (buco/mancanza) all’inizio del movimento:
- Il muscolo all’inizio è molto forte ma l’esercizio è semplice (poca resistenza).
Cosa succede se scegliamo di fare solo curl con manubrio, non cresciamo? Sì che
cresciamo, solo che lasceremo molto lavoro non fatto. Sì, anche se ci sentiamo stanchi
perché staremmo parlando di fatica Centrale e non Periferica cosa che invece noi
vogliamo.
Alcune soluzioni potrebbero essere:
- Usare i cavi (Curl al cavo).
- Fare il Preacher Curl (foto di seguito).
- Oppure una volta fatto il curl con il manubrio, fare ripetizioni parziali per il
primo quarto di movimento.
BALDINI EDOARDO
NUMERO DELLE RIPETIZIONI IDEALE
Arrivati a questo punto, una domanda legittima che ci si può fare è: “ma quante
ripetizioni devo fare se arrivo al cedimento?”
La risposta è che si può scegliere qualsiasi rep range in base alle proprie preferenze ma
c’è un “ma”.
Benché infatti si abbia piena libertà, quando si è neofiti o intermedi, può essere difficile
arrivare al reale cedimento con le alte ripetizioni.
Perché? Perché dopo 12 ripetizioni (di solito) entra in campo il pump, il bruciore
muscolare e la fatica centrale e si incorre nel rischio di fermarsi prima del cedimento per
uno dei motivi elencati.
Per esempio:
- devo fare una serie da 20 ripetizioni.
- Una volta arrivato alla ventesima ripetizione mi fermo per via del troppo
bruciore.
- Il muscolo sarebbe però potuto arrivare a 22 (reale cedimento).
- Si capisce che ho utilizzato questa serie in modo sub-ottimale e quindi
potenzialmente in modo non efficace. Se seguiamo le indicazioni in termini
di serie, date precedentemente, capiamo che non possiamo sprecarle e
accumulare fatica centrale “per niente”.
Arrivare al cedimento invece con un rep range più basso è più facile e in certi termini “più
sicuro”, cioè si ha maggior sicurezza di averlo raggiunto.
Teniamo inoltre in mente che quando facciamo una serie da 6 ripetizioni, saranno tutte
pressoché ad alta intensità. Quando facciamo invece una serie da 20 ripetizioni, le prime
ripetizioni, realisticamente, andranno ad impattare poco sulla crescita muscolare. Le più
importanti infatti saranno le ultime. Quindi fermarsi prima del cedimento in quest’ultimo
caso, potrebbe ridurre le vere ripetizioni “utili” drasticamente.
BALDINI EDOARDO
Quindi la domanda da porsi è: sappiamo gestire bene l’intensità?
- Se sì: posso allenarmi con qualsiasi rep range.
- Se no: consiglio di utilizzare per la maggior parte dell’allenamento il rep
range 5-8 ripetizioni.
Ricordiamoci che per i neofiti e per gli intermedi, gli steps da seguire sono sempre questi:
-
Imparo a fare bene gli esercizi.
Imparo a gestire l’intensità.
Lavoro sul rep range 5-8 ripetizioni.
Manipolo Volume, Frequenza e Intensità.
Posso passare a lavorare su rep ranges più alti.
L’obiettivo è sempre quello di accumulare più fatica periferica (del muscolo) possibile.
Se sei una persona a cui piace avere delle linee guida da seguire in termini di quante
ripetizioni fare per ogni esercizio (ci sono ovviamente eccezioni e questa è una
semplificazione per partire da qualche parte):
- puntare a minimo 16 ripetizioni complessive per esercizio. Quindi se fai 3
serie, se le vuoi fare tutte uguali, andremo a fare almeno 5 ripetizioni a serie,
oppure per esempio 2 da 5 e una da 8.
- Indicativamente puntare a 25 ripetizioni complessive per esercizio fra tutte
le serie.
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QUANTO VELOCEMENTE FARE LE RIPETIZIONI?
Arrivati a questo punto dobbiamo parlare di quanto velocemente fare le ripetizioni.
Salgo velocemente o in modo lento? Scendo controllando il peso o in modo veloce?
Per dare una risposta a questa domanda, dobbiamo fare un’analisi di cosa avviene in
termini di processi fisiologici quando ci alleniamo e quando facciamo una ripetizione.
Iniziamo tutto questo parlando di Unità Motoria che è l’insieme delle fibre muscolari
“controllate” dallo stesso neurone.
Non ci complicheremo troppo, vi basta sapere che per quello che ci interessa, ci sono 3
tipologie di Unità Motorie ma noi ne vedremo 2, per semplicità:
- Unità Motoria Lenta: composta da poche fibre muscolari, solitamente fibre
rosse (scarso impatto in termini di crescita muscolare. Non sono in grado di
generare molta forza.
- Unità Motoria Veloce: composta da più fibre e di tipo bianco (grande
impatto in termini di crescita muscolare). Sono in grado di generare molta
forza.
BALDINI EDOARDO
A questo punto è comprensibile come il nostro scopo debba essere quello di reclutare più
Unità Motorie Veloci possibili per via delle fibre bianche.
Quand'è che vengono reclutate? In 2 situazioni:
- in caso di grande sforzo. Per esempio se faccio un grande salto verso l’alto in
modo esplosivo).
- In caso di fatica. Per esempio tenendo una penna in mano rivolta verso il
basso e rimanendo fermo per ore senza farla cadere. In quest’ultimo caso
verranno prima reclutate le Unità Motorie Lente e poi, solo dopo diverso
tempo, arrivando al cedimento, anche quelle Veloci.
A questo punto punto, potreste pensare “ah allora basta muovermi in modo esplosivo”,
mentre altri potrebbero pensare “ah allora basta muovermi in modo lento”.
In realtà, la risposta è sì ad entrambe ma c’è un “ma”, ovvero:
- non è sufficiente muoversi in modo esplosivo verso l’alto. Questo è
facilmente comprensibile con un esempio: se salto verso l’alto in modo
esplosivo senza carico, le mie gambe cresceranno? No!
Se vuoi capire il motivo, basta analizzare la relazione forza-velocità. Come si
vede dall’immagine, più la velocità di esecuzione aumenta, minore sarà la
forza e per aumentare in termini di muscoli, il quantitativo di forza generata
è fondamentale.
BALDINI EDOARDO
- Non è però sufficiente nemmeno eseguire la ripetizione molto lentamente.
Lo so, guardando il grafico si potrebbe pensare “eh ma muovendosi
lentamente, si genera molta forza” e questo è vero ma il reclutamente delle
Unità Motorie Veloci sarà basso e questo non va bene.
Quindi qual è la risposta?
La risposta è che bisogna eseguire le ripetizioni durante la fase Concentrica (salita) nel
modo più esplosivo possibile, utilizzando però un carico che non ci permetta di salire in
modo troppo veloce. Alcune persone potrebbero definire tale movimento come “lento”, in
realtà è solo una conseguenza dell’utilizzo di un carico alto.
Per quanto riguarda la fase Eccentrica, a meno che non si utilizzino tecniche particolari
(non necessarie per la maggior parte delle persone), l’obiettivo è quello di scendere in 2-3
secondi, controllando il peso. Questo per 2 motivi:
- il primo è che fare ciò ci permette di reclutare più U.M Veloci,
- il secondo è che ci permette di mantenere la tensione sui muscoli e non su
altro, evitando così di sfruttare troppo il momentum.
BALDINI EDOARDO
Quindi ricapitolando, salgo in modo esplosivo ma utilizzando un carico che non mi
permetta di andare troppo veloce e scendo controllando il carico mantenendo la tensione
sui muscoli, in 2-3 secondi.
BALDINI EDOARDO
FREQUENZA DI ALLENAMENTO
In Italia c’è sempre stata la diatriba fra multifrequenza (definizione standard: allenare un
muscolo o ogni muscolo più di una volta a settimana) e monofrequenza (definizione
standard: allenare un muscolo o ogni muscolo una sola volta a settimana) e con questa
dispensa spero di darvi una visione più ampia di come avviene la crescita muscolare.
Le tre variabili su cui abbiamo imparato a lavorare sono: Intensità, Volume e Frequenza e
in un mondo ideale, avremmo tutte e 3 alte.
Questo però non è possibile.
Concentriamoci sull’ultima.
A patto che si riesca a recuperare, l’obiettivo è quello di aumentare la frequenza il più
possibile e questo vale per chiunque. L’unica eccezione potrebbe essere per i neofiti, che
dovendo imparare a fare gli esercizi, potrebbero aver bisogno di più volume all’interno
della stessa sessione di allenamento per ottenere lo stesso livello di stimolo che un
intermedio/avanzato può raggiungere con meno serie.
Ricordiamo che i muscoli non conoscono i giorni della settimana, l’unica cosa che
riconoscono è lo stimolo che ricevono, la frequenza con cui lo ricevono e la qualità di
esso.
Quindi noi dobbiamo ricercare la qualità della serie nella sessione di allenamento, prima
di pensare alla quantità.
Compreso questo come dobbiamo usare la frequenza?
In questo modo:
1. Impariamo a maneggiare l’intensità, riuscendo ad arrivare al cedimento e
oltre, grazie alle tecniche ad alta intensità, come Cluster Sets e Rest Pause.
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2. Dopodiché, a patto che si riesca a recuperare, qualora non si progredisse più,
è possibile aumentare il volume (serie o numero di esercizi) all’interno della
sessione di allenamento. In particolar modo, consiglio di:
a) prima aumentare il volume negli ​esercizi secondari​ ovvero in tutti
quegli esercizi su cui non ci si concentra necessariamente sull’aumento
dei carichi, ma che servono per aumentare il volume e per “tappare i
buchi”/mancanze. Questi esercizi possono anche variare di sessione in
sessione.
b) Successivamente si può andare ad aumentare il volume negli esercizi
principali ma in questa casistica, invece di aumentare il numero delle
serie per l’esercizio/gli esercizi già presente/i, è meglio andare ad
aumentare il numero degli esercizi stessi. Questo perché una volta
fatte 2/3/4 serie portate al cedimento in un esercizio principale, non
c’è molto altro da dare e quindi meglio aggiungerne un altro, piuttosto
che fare una serie in più non qualitativa.
3. Una volta individuato il quantitativo di volume (inteso come serie) massimo
per se stessi, per esempio perché non si riesce a recuperare bene fra una
sessione e l’altra o perché non si riesce a spingere bene nelle ultime serie e
quindi si perde la qualità e si riduce l’intensità, è possibile andare a gestire la
frequenza. Frequenza che non necessariamente deve essere aumentata a
livello settimanale, ma volendo anche a livello mensile.
Per esempio se io faccio la classica monofrequenza per tutti i gruppi
muscolari, allenerò i pettorali 1 volta a settimana e quindi circa 4 volte al
mese. Invece di farne 8 (ovvero 2 allenamenti a settimana per il petto),
potrei fare 6 sessioni al mese e comunque l’avrei aumentata.
BALDINI EDOARDO
L’importante è sempre partire da un volume basso, per riuscire ad individuare il proprio
limite di volume per sessione per gruppo muscolare. Qualora si facesse l’opposto infatti
non si sarebbe in grado di sapere di quanto diminuire il volume/serie nell’eventualità
fosse troppo.
BALDINI EDOARDO
STRESS & MASSA MUSCOLARE
In questo capitolo parleremo dello stress e del recupero muscolare, che sono aspetti
fondamentali per l’aumento della massa muscolare e della forza.
Cos’è lo stress? E’ ogni tipologia di stimolo che “porta via” il corpo dal suo stato naturale
di equilibrio e ogni volta che si presenta, il corpo rilascia degli ormoni per maneggiarlo e
per tornare all’equilibrio.
Questi ormoni sono catabolici, ovvero promuovono la perdita di muscolo. Abbiamo: il
Cortisolo, la Norepinefrina e l’Epinefrina.
Ci possono essere diverse cause di stress:
-
Fisiche (es. allenamento).
Lifestyle (es. lavoro).
Interne (es. malattia).
Alimentazione (es. carenze alimentari).
Purtroppo però gestirle tutte e 4 contemporaneamente, considerando anche le loro
interazioni, è impossibile e quindi non possiamo evitare lo stress. Quello che possiamo
fare è insegnare al corpo a gestirlo meglio!
La prima cosa da imparare sono gli indicatori dello stress e del recupero e i principali
sono:
- Battiti del cuore per minuto​: che ci fanno capire quanta domanda di
sangue ricco di nutrienti e di ossigeno c’è. E’ necessario testarlo a riposo la
mattina. Se alti (>70), è un primo segnale di stress poiché il corpo crede sia
necessario pompare più sangue del dovuto e tutto questo è accompagnato da
un maggior rilascio degli ormoni dello stress, con lo scopo di abbassare i
battiti. Considerate che a riposo dovremmo rimanere fra i 50-70 battiti per
minuto (possono subentrare componenti genetiche).
- Variabilità della frequenza cardiaca​: per semplicità, indica il tempo
che intercorre fra un battito e l’altro. Se ad esempio abbiamo 60 battiti per
BALDINI EDOARDO
minuto, nella maggior parte dei casi, non avremo una contrazione regolare
ogni secondo ma più probabilmente qualcosa di questo tipo: 0,8 sec fra il
primo e il secondo battito e poi 1,2 sec fra il secondo e il terzo e così via...
Attenzione questa è una buona cosa! Abbiamo infatti un segnale di stress
proprio nel caso opposto, ovvero quando i battiti avvengono in modo
regolare e quindi la variabilità è inferiore. L’ideale è rimanere fra i 65 e gli
85-90.
Questo indicatore se preso singolarmente non è 100% affidabile (stando agli
studi) ma se utilizzato insieme agli altri è utile.
- Pressione del sangue​: spesso a meno che non sia elevata in modo
eccessivo, è difficile rendersi conto se sia troppo alta. Per esempio se l’ideale
è 115/75 e siamo a 130-150, non ce ne accorgeremo. Averla più alta del
dovuto (anche senza sintomi) è però un problema, in quanto ad ogni battito
avverranno dei danni capillari. Quindi potremmo sentirci pronti per
allenarci, quando il corpo in realtà non lo è.
- Vi è anche un quarto indicatore, che potrebbe risultare più complicato da
monitorare per alcuni, che consiste nel ​Recupero del Battito Cardiaco​,
ovvero quanto tempo ci impiega il corpo dopo un’attività aerobica (es. corsa)
di 10-15 minuti ad abbassare i battiti del cuore di 20. L’ideale è in 1 minuto.
Un esempio è il Test di Cooper. La stessa cosa può essere fatta anche con i
pesi. Per esempio eseguendo una serie pesante al cedimento da 8-10
ripetizioni.
Ogni quanto monitorare queste variabili, specialmente le prime 3? Idealmente nelle
prime settimane di un nuovo programma il più frequentemente possibile. Dopo è
possibile controllarle per esempio 1 volta a settimana.
BALDINI EDOARDO
Compreso questo, come possiamo gestire lo stress e abituare il corpo ad esso?
Per migliorare il sistema cardiovascolare (che permette di consegnare i nutrienti meglio e
più velocemente ai muscoli e di eliminare i prodotti di scarto) è necessario utilizzare il
cardio. Quest’ultimo, a differenza di come viene spesso utilizzato (per creare il deficit
calorico), è molto più utile come strumento per migliorare il sistema cardiovascolare.
Esso agisce in diversi modi e conferisce diversi benefici in termini: di capillari, di
funzionamento dei mitocondri, di neurogenesi, di dimensione del cuore (ipertrofia del
cuore) e in termini di quanto sangue viene espulso ad ogni battito.
Quale tipologia di cardio?
Per la maggior parte delle persone, la miglior cosa da fare è partire con del cardio lento
(che ci consenta di parlare), idealmente per 60-90 minuti, più volte possibile a settimana.
Qualora non fosse possibile, fare almeno 30 min.
Un’attività di questo tipo ha dei benefici enormi rispetto agli sprints o all’allenamento
con i pesi, in quanto quest’ultimi portano il cuore a lavorare molto ed a contrarsi
velocemente e tutto ciò può portare all’ipertrofia del cuore ovvero alla riduzione del
volume del cuore e di conseguenza alla riduzione di quanto sangue viene espulso ad ogni
battito. Al contrario, l’attività aerobica lavora in senso opposto e quindi permette al cuore
di lavorare in estensione e quindi di contrastare l'ispessimento delle pareti del cuore.
BALDINI EDOARDO
Attenzione, non è necessario fare del cardio lento per tutto l’anno per ottenere benefici e
quindi per educare il corpo a gestire lo stress. Per molte persone, 2-4 settimane all’anno
sono più che sufficienti. Per altre persone ce ne potrebbero voler 6-8 ma comunque in
entrambi i casi, i benefici ottenuti saranno sufficienti per tutto l’anno!
Volendo è possibile ricercare una progressione, ma non è necessario. Vi lascio comunque
un esempio.
Quindi a questo punto cosa fare? Testa il tuo livello di stress (almeno i primi 3 indicatori)
e valuta di implementare nella tua programmazione annuale almeno 2-4 settimane di
cardio lungo. Se risulti stressato/a parti subito.
BALDINI EDOARDO
IPERTROFIA DEL CUORE
Nel capitolo precedente ho anticipato il tema di questo capitolo, ovvero l’ipertrofia del
cuore. E’ una condizione comune in chi si allena con i pesi o svolge comunque attività ad
alta intensità come gli sprints.
Per poterne parlare abbiamo bisogno di vedere brevemente come funziona il sistema
circolatorio.
Il sangue ricco di nutrienti viene spinto su nell’aorta (nell’immagine lato destro) e
raggiunge tutti i muscoli, fornendogli ossigeno e nutrienti. Dopodiché torna al cuore, per
poi raggiungere i polmoni ed acquisire di nuovo l’ossigeno.
Cosa avviene quando è richiesto molto sangue in poco tempo (es. allenamento intenso
con i pesi)? Il ventricolo sinistro è costretto a contrarsi più velocemente e i battiti cardiaci
e la pressione aumentano.
Quindi il cuore deve lavorare molto più duramente in termini di contrazioni. Questo con
il tempo può portare (anche per via di predisposizioni genetiche) all’ipertrofia del
ventricolo sinistro ovvero all’aumento dello spessore dei bordi interni del cuore.
BALDINI EDOARDO
Al contrario, facendo dell’attività aerobica lenta e a bassa intensità, quello che succederà
è che richiameremo molto sangue dai polmoni, ma dato che fra un battito e l’altro passerà
più tempo rispetto al caso precedente, il cuore si ritroverà a lavorare molto di più in
modo eccentrico (in espansione) e quindi in modo opposto a quello visto di sopra. Dovrà
comunque spingere il sangue ma lo sforzo sarà minore (guardare immagine).
Quindi cosa fare?
Per contrastare tale condizione, è consigliato fare almeno 2-4 settimane all’anno di
attività cardio per 60-90 minuti (minimo 30), più volte possibile a settimana. Questo a
meno di casi avanzati (potrebbe richiederne 6-8+), sarà sufficiente per contrastare tale
condizione per tutto il resto dell’anno. Inseritelo all’interno della vostra programmazione
annuale in base alle vostre tempistiche.
BALDINI EDOARDO
DORMIRE & MASSA MUSCOLARE
Spesso le persone quando non raggiungono i loro obiettivi fisici, attribuiscono le cause
alla scheda di allenamento, agli ormoni, all’alimentazione e così via, quando in realtà non
prestano minimamente attenzione al sonno e a cose come:
-
problemi ad addormentarsi,
risvegli notturni,
risvegli al mattino senza energia,
essere costretti ad utilizzare la caffeina
e così via...
Dormire poco e/o male impatta enormemente in modo diretto e in modo indiretto sulla
crescita muscolare. Vediamoli prima di proseguire.
- Effetti sul Cervello​: riduzione della memoria, sia in termini di formazione
che in termini di ritenzione. Riduzione dell’attenzione e del focus. Riduzione
del reclutamente delle unità motorie (ricordiamoci che l’obiettivo durante
l’allenamento è quello di reclutare più fibre muscolari possibili).
- Sistema Immunitario​: impattato enormemente e questo aumenta la
probabilità di sviluppare varie tipologie di cancro, per via della riduzione
(-70% in un mese di sonno scarso) di alcune cellule che si occupano di
smaltire le cellule danneggiate. Aumento delle infiammazioni (innescate da
potenzialmente molteplici fattori come alimentazione e allenamento) e
quindi minor capacità del muscolo di concentrarsi sulla riparazione e sulla
crescita muscolare.
- Effetti Metabolici​: bastano pochi giorni di sonno scarso per ridurre del
40% la tolleranza al glucosio. Aumento della resistenza insulinica.
- Cuore​: riduzione dell’HRV, aumento dei battiti del cuore per minuto e
aumento della pressione, con conseguente rilascio di ormoni catabolici.
- Muscoli​: riduzione della forza, dell’endurance, della potenza e della
capacità aerobica.
- Ormoni​: impatto sul rilascio di Grelina e della Leptina, con conseguente
riduzione della voglia di muoversi e incremento dell’appetito.
BALDINI EDOARDO
Quindi è intuibile come molte volte le persone possano pensare “la mia scheda di
allenamento non funziona”, quando in realtà il loro recupero e il loro sonno sono la vera
causa o una delle cause dei loro scarsi risultati. Compreso questo, come dobbiamo
comportarci? Cosa dobbiamo fare?
Le 3 variabili da tenere a mente, sono la ​Quantità​, la ​Qualità​ e la ​Costanza​.
Con Quantità intendiamo quante ore a notte una persona dorme. La maggior parte degli
studi, ci dice che per la maggior parte delle persone, dormire 6-7 ore a notte non è
sufficiente e che tale situazione è inquadrata come “Deprivazione”.
Non è possibile dare un riferimento specifico circa il quantitativo ideale, in quanto
subentrano variabili genetiche e di lifestyle (per esempio quanto ti alleni a settimana, che
stile di vita hai, se sei malato etc…).
Quello di cui si ha bisogno oggi potrebbe non essere quello di cui si avrà bisogno fra 1
mese. Quando possibile, la cosa migliore da fare è quella di svegliarsi naturalmente.
Ovviamente so che è molto difficile e per questo motivo, provare ad andare a letto prima
(se possibile) ci potrebbe permettere di raggiungere tale obiettivo.
Compresa questa variabile, che in realtà come vedremo è quella meno rilevante,
passiamo alla qualità e cerchiamo di capire cos’è che determina un buon riposo.
- Una persona per esempio potrebbe dormire bene senza muoversi ma senza
riuscire a ​completare tutti i cicli del sonno​ o senza raggiungere gli stadi
più profondi, cosa necessaria per svegliarsi energici. Questa è probabilmente
una delle cause più comuni.
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- Oppure potrebbero esserci ​problemi nutrizionali​. Con l’avvicinarsi
all’ora di dormire (verso le 10-11), molti processi digestivi si riducono.
Quindi per esempio andando a mangiare vicini all’ora di dormire, potremmo
andare a riattivare tali processi e questo potrebbe impedirci per l’appunto di
raggiungere i livelli più profondi del sonno. Questo è ancor più vero qualora
il pasto fosse ricco di carboidrati, per via dell’innalzamento dei livelli degli
zuccheri nel sangue. Attenzione però, non sono solo i carboidrati a
potenzialmente creare problemi, ma anche i cibi infiammatori, come per
esempio i latticini, il glutine e la soia. Non sono “cattivi” di per sé ma
possono causare problemi in base all’individuo. Anche il deficit di minerali
fondamentali per il riposo impatta sul sonno (es. vitamina B).
- Problemi strutturali​: anche avere troppo grasso, avere un petto
sovrasviluppato, avere il collo e i trapezi contratti, soffrire di apnea notturna
(difficile da accorgersene da soli) o per esempio avere le spalle “chiuse”,
impatta sul riposo. Cercare quindi di migliorare la propria postura, perdere
grasso (se troppo) e aprire meglio il naso (es. cerotti), possono giocare un
ruolo molto importante.
- Essere stressati o avere infiammazioni​: causati da allenamento, da
alimentazione ma anche da qualsiasi altra cosa della nostra vita. Mentre
abbiamo già parlato di come ridurre lo stress, voglio farvi qualche esempio
per quanto riguarda le infiammazioni. Spesso andare ad allungare il tempo
BALDINI EDOARDO
che intercorre fra un pasto e l’altro può aiutare, quasi allo stesso livello di
andare a fare un giorno di digiuno (argomento già affrontato sul mio canale).
- Esposizione a rumori e/o alla luce​: per quanto riguarda la luce, come
ormai saprete, l’esposizione ad una fonte di luce artificiale poco prima di
andare a dormire impatta sulla qualità del riposo. Al contrario al mattino,
per attivare tutti i processi, è consigliato avere immediatamente
un’esposizione ai raggi solari direttamente negli occhi (senza lenti e senza
occhiali).
L’ultimo argomento da trattare prima di vedere la strategia da utilizzare, è la Costanza.
- Fissare (se possibile) una ​routine​ per quanto riguarda il ​sonno​. Quindi
cercare di andare a letto e alzarsi tutti i giorni alla stessa ora (più o meno).
Questo anche se si dorme poco, poiché è un punto di partenza per
eventualmente incrementare la durata.
- Fissare (se possibile) una ​routine​ ​per i pasti​, ovvero mangiare più o meno
alla stessa ora tutti i giorni, in quanto anche i batteri coinvolti nella
digestione seguono delle routine. Ricordo che stando agli studi, sia dal punto
di vista infiammatorio che da quello di composizione corporea e di salute, è
consigliato mangiare un maggior quantitativo di calorie durante la prima
metà del giorno.
- Fissare (se possibile) una ​routine​ ​per l’allenamento​. Non sto dicendo di
diventare robot ma di cercare di controllare tali aspetti se possibile. Quindi
allenarsi per la maggior parte dei giorni nella stessa fascia oraria.
Compreso questo cosa dobbiamo fare? Dato che ritengo impossibile per la
maggior parte delle persone andare a migliorare tutti e 3 gli aspetti sopra citati, il
mio consiglio è di sceglierne due (la qualità è obbligatorio) e cercare di migliorare
il più possibile gli aspetti che li influenzano. Es. costanza e qualità. La quantità
come anticipato è il fattore probabilmente più difficile da migliorare ma
fortunatamente rispetto agli altri è anche quello meno importante.
Curiosità: piccoli pisolini di 15-30 minuti durante la giornata possono darvi un
boost enorme. Attenzione però a non farli durare di più, questo per via dei cicli del
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sonno. Fare un pisolino per esempio di 1h può portarvi a sentirvi ancor più
stanchi, questo perché ogni ciclo del sonno dura circa 90 minuti e dopo un’ora si è
nello stadio più profondo. (guardare grafico postato qui sopra).
PROGRESSIVE OVERLOAD & MASSA MUSCOLARE
BALDINI EDOARDO
Il Progressive Overload è uno dei principi fondamentali che dovrebbe guidare molte delle
azioni e dei movimenti che svolgiamo in palestra. Il concetto è semplice: se vuoi mettere
massa muscolare, o se vuoi aumentare la forza o le prestazioni atletiche, devi sottoporre il
corpo ad uno stimolo via via maggiore.
Per esempio se ci alleniamo con i pesi (strumento) e vogliamo mettere massa muscolare,
andremo a creare dei danni nel muscolo, che scaturiranno la riparazione e l’adattamento
del corpo a quello stimolo.
Qualora continuassimo però a dare al nostro corpo sempre il solito stimolo, dopo un
certo periodo, non risulterebbe essere più efficace per il nostro obiettivo.
Si capisce quindi l’importanza della progressione.
Facciamo un esempio e vediamo cosa fanno di solito le persone seguendo questo
principio.
Sessione di allenamento 1: Panca Piana 90 Kg x 8 ripetizioni.
Nella sessione di allenamento 2, quello che vanno a fare è:
- Panca Piana 92 Kg e provo a fare 8 ripetizioni
- o Panca Piana 90 Kg e provo a fare 9-10 ripetizioni
- o Panca Piana 90 Kg e provo a fare 8 ripetizioni ma con un’esecuzione
migliore.
E’ proprio per questo motivo che si è iniziato a tenere traccia del proprio allenamento
sulle applicazioni del telefono o su carta ed è una cosa che consiglio anche io almeno per
gli esercizi principali.
C’è un problema però, ovvero che con questa idea del progressive overload, molte
persone sono finite per diventare ossessionate dai numeri. Un’ossessione tale che se un
giorno non riescono a superare i numeri dell’allenamento precedente, li porta a pensare
di aver buttato 1-2 ore di allenamento, anche quando questo NON E’ VERO!
BALDINI EDOARDO
Perché? Vediamo un esempio:
Sessione di allenamento 1: Panca Piana 90 Kg x 8 ripetizioni.
Sessione di allenamento 2: Panca Piana 90 Kg x 6 ripetizioni.
Ho buttato il secondo allenamento? Non necessariamente e il motivo in realtà se avete
letto tutti gli altri capitoli è abbastanza semplice. Per esempio se durante la sessione 1 si
sono lasciate 1-2 ripetizioni non fatte (RPE 8-9), mentre nella sessione 2 si è arrivati al
cedimento, potenzialmente lo stimolo sarà maggiore o al minimo uguale proprio in
quest’ultimo caso.
E perché questo potrebbe essere capitato?
Per tantissimi motivi: hai dormito meno, hai mangiato meno, sei più stressato/a etc…
Quindi è importante che questa ossessione per i numeri non distolga il nostro focus da
ciò che è realmente importante: LO STIMOLO.
Esatto, pensare di riuscire a progredire di sessione in sessione soprattutto se non si è
neofiti è impensabile, altrimenti nel giro di qualche anno, avremmo tutti 300 Kg in panca
piana!
E purtroppo non è così!
Molti di voi per esempio viaggiano molto e pensare di trovare sempre la solita
attrezzatura per riuscire ad avere una progressione continua e controllata è impossibile.
Quindi come utilizzare queste informazioni?
- Nel ​breve periodo​ (quindi di sessione in sessione) ricercare lo stimolo.
Ovvero assicurarsi di dare al muscolo uno stimolo tale che porti il corpo ad
adattarsi. Questo anche se il numero delle ripetizioni o il carico utilizzato
dovesse scendere rispetto alle sessioni precedenti. Nel breve periodo le
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variabili (carichi, ripetizioni, esecuzione etc…) ci servono prevalentemente
come indicatori dello stimolo sotto cui viene posto il muscolo.
- Nel ​medio-lungo periodo​ (6-12 mesi) invece assicurarsi di essere
migliorati negli esercizi principali.
A questo punto avrete capito, tenete traccia del vostro allenamento, in particolar modo
degli esercizi principali, che sono quelli su cui ricercheremo il PO. Ricordiamoci che
saranno proprio gli esercizi principali quelli che andremo a toccare per primi, se
dovremo/avremo necessità di aumentare il volume di allenamento.
La cosa è invece meno importante per gli esercizi secondari.
Il Progressive Overload deve quindi essere valutato in un arco temporale più ampio di
quello spesso utilizzato.
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I 5 STEPS PER METTERE MASSA MUSCOLARE
Quando si vuol far crescere qualsiasi gruppo muscolare, i 5 steps fondamentali su cui
focalizzarsi, in ordine di importanza, sono:
1)
2)
3)
4)
5)
la selezione degli esercizi,
il setup con cui impostiamo l’esercizio,
l’esecuzione del movimento,
l’intensità della serie
e infine il volume e la frequenza di allenamento.
Contrariamente a quanti molti pensano, il volume e la frequenza sono 2 variabili da
considerare solo dopo le prima quattro e quindi solo alla fine.
È inutile che mi si venga a dire “faccio 10 esercizi per i glutei”, se alla fine si ha un gluteo
piatto.
Tutto è migliorabile e non esistono gruppi muscolari che non possano crescere.
Semplicemente bisogna strutturare bene le cose.
Affrontiamo ciascun punto con un esempio e in particolar modo supponiamo tu voglia far
crescere i femorali.
Circa il ​punto 1​, molti potrebbero pensare che facendo squat e leg press si riesca a
stimolare in modo adeguato tale gruppo muscolare. Non è così! I femorali per essere
stimolati a sufficienza richiedono due movimenti:
- la flessione del ginocchio (vedi leg curl e tutte le sue varianti),
- e l’estensione dell’anca (vedi romanian deadlift e varianti di stacchi). Ovvero
spingere il bacino in avanti.
Esistono quindi esercizi migliori e più adatti per far crescere i femorali. Questo errore
viene commesso da molte persone, su molti gruppi muscolari. Si sceglie un esercizio
perché magari si è visto fare a qualcuno, senza capire realmente cosa si vada a
targettizzare.
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Ricordo che sentire il muscolo attivato durante un esercizio, non equivale a stimolarlo nel
modo giusto in ottica ipertrofica.
Per quanto riguarda il ​punto 2​, con setup si intende come posizioni il corpo nello spazio.
Supponendo di voler fare gli stacchi a gambe semitese:
- quanto sono distanti i piedi? (magari troppo o troppo poco)
- come tieni i piedi? (magari troppo verso l’interno o verso l’esterno)
- etc...
Qui entra in campo la soggettività e la comprensione del proprio corpo. Magari tenere i
piedi troppo larghi non è la scelta giusta per la tua struttura.
Il ​punto 3 ​che potrebbe sembrare simile al punto 2, in realtà non lo è. L’esecuzione di un
movimento è completamente differente dal suo setup. Magari imposti il tuo corpo
perfettamente, ma poi finisci per eseguire l’esercizio in modo sbagliato.
Per esempio:
- nella leg curl hai il bacino troppo alto o magari le tue gambe sono girate
troppo verso l’interno o verso l’esterno.
- O magari nel romanian deadlift non butti indietro il bacino in modo
adeguato.
- etc...
Questo finisce per rendere l’esercizio meno efficace per i femorali.
Il ​punto 4​ lo abbiamo già affrontato, ma ripetere non fa mai male. A prescindere dal
numero di ripetizioni eseguite, stai portando ogni serie vicina o al cedimento?
Molte persone spesso credono di aver lasciato 2-3 ripetizioni da esso, quando in realtà ne
mancavano 4 0 5. Questo può rendere la serie completamente sprecata dal punto di vista
ipertrofico.
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Ricordati il cedimento è l’unica costante che abbiamo in palestra e che possiamo
utilizzare come metro di paragone, di sessione in sessione.
Al ​quinto punto​ troviamo il volume e la frequenza. Questi concetti li conoscono tutti.
Per semplicità possiamo definirli come rispettivamente: il numero di serie per gruppo
muscolare (per sessione/per settimana) e il numero di volte in cui si allena un muscolo
all’interno di una settimana.
Dobbiamo prendere in considerazioni queste 2 variabili solo alla fine della nostra analisi
e non prima come fanno molti. Non stare a pensare a quante serie fare, se non hai
selezionato con cura gli esercizi!
Gli studi ci dicono 10-20 serie settimanali per gruppo muscolare, ma tale concetto non ha
senso se per esempio non vengono eseguite con sufficiente intensità.
Per quanto riguarda la frequenza ne abbiamo già parlato, l’obiettivo è quello di averla il
più alto possibile, a patto che si riesca a recuperare e a crescere in modo adeguato.
Quindi cosa fare adesso?
Se prima di fare un esercizio non stai pensando dentro di te:
-
“perché sto facendo questo esercizio?”
“come lo sto eseguendo?”
“devo spremermi”
“com’è il mio setup?”
significa che stai sbagliando qualcosa e che devi rivedere il tuo programma.
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OGNI QUANTO CAMBIARE LA PROPRIA SCHEDA
Ho riscontrato che molte persone che si allenano hanno una sorta di deficit
dell’attenzione quando si parla di allenamento e/o dieta. Sentono un bisogno impellente
di cambiare frequentemente entrambe o una delle due.
Quando gli viene fornito un programma di allenamento, dopo qualche
sessione/settimana ti fanno domande del tipo: “ma questa settimana faccio gli stessi
esercizi della scorsa volta?” oppure “quando cambiamo il programma?” o ancora “cosa
facciamo dopo?”.
Devi capire che se cambi troppo frequentemente gli esercizi, le ripetizioni, o il
programma in generale, andrai a limitare la tua capacità di progredire.
Cosa si intende per troppo frequentemente? Non è possibile quantificarlo purtroppo, ma
la cosa certa da capire è che non stiamo parlando di poche settimane.
L’allenamento si deve basare su uno stimolo progressivo, ovvero devi sottoporre i muscoli
a qualcosa di più duro di allenamento in allenamento (non stiamo necessariamente
parlando di un carico maggiore).
Il corpo risponderà a tale stimolo allenante, mutando. Ovvero cambierà qualcosa:
aumentare la massa, ridurre il grasso o entrambi.
Variando tutte le variabili continuamente come potrai essere sicuro di star progredendo?
Attenzione, questo non significa nemmeno mantenerle sempre costanti! Potremmo e anzi
probabilmente dovremmo cambiarle con il passare del tempo. Es. variare numero di
ripetizioni, modificare l’esercizio (angolazione etc…), variare la posizione degli esercizi
etc…
Lo dovremo però fare con cognizione di causa e non a caso tanto per. Quest’ultimo è il
modo per limitare i miglioramenti.
BALDINI EDOARDO
Per progredire devi avere un certo grado di costanza, sia con l’allenamento, che con
l’alimentazione. Le modifiche effettuate saranno solo uno strumento per continuare a
migliorare.
Per esempio, non riesci più a progredire con un esercizio? Puoi utilizzare una superserie
spezzata o una superserie standard.
Soffermiamoci un attimo su questa ipotesi. Devi fare gli Hip Thrust, ma non riesci più a
progredire (a prescindere dal rep range). Invece di mollare l’esercizio, potresti abbinarci
un altro esercizio come i Romanian Deadlift con Manubri. Sarà su quest’ultimi che
progredirai.
Nel momento in cui sto scrivendo questo capitolo, per esempio ho finito un ciclo da 3
mesi di allenamento.
Sono cambiati alcuni esercizi? Sì. Sono stati inseriti degli intensifier? Sì, ma tutto ciò non
a caso. La cosa che forse è stata cambiata un po’ di più è stato il numero di ripetizioni, ma
è stato tutto fatto con l’obiettivo di aumentare lo stimolo.
Per esempio quando non riuscivo più ad andare avanti con un rep range, oppure con un
esercizio.
Inoltre è stato fatto non tutto insieme e non di settimana in settimana. Il problema
peggiore è quando si cambiano le variabili tutte in una volta e “tanto per”.
L’obiettivo ricapitolando è quello di fare una cosa per un periodo costante di tempo e di
“innamorarsi” del processo/percorso. Le persone amerebbero molto di più l’allenamento
se ottenessero risultati, ma non li ottengono perché cambiano troppo spesso i programmi
e quindi non stimolano in modo adeguato i muscoli.
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MUSCOLI CARENTI
I gruppi muscolari carenti non lo sono per caso. Quasi sicuramente ci saranno uno o più
problemi nel tuo allenamento.
Fra le cause più comuni troviamo componenti già viste, tra cui la difficoltà a:
-
trovare la giusta posizione o il giusto setup,
a selezionare gli esercizi giusti o ottimali per raggiungere il giusto stimolo,
nell’esecuzione dell’esercizio
e difficoltà a dedicare a quel gruppo abbastanza volume e/o intensità.
Per esempio per quanto riguarda la selezione degli esercizi, potresti star selezionando
esercizi in cui perdi il fiato, l’equilibrio, la coordinazione, la forza in muscoli non
principali ma coinvolti nell’esercizio (es. Erettori spinali) etc… e tutto questo ti porta a
raggiungere il cedimento tecnico, ma non quello muscolare e potenzialmente potresti
fermarti prima ancora di avvicinarti a quest’ultimo. Cosa necessaria per riuscire a
mettere massa muscolare.
Ricordiamo cos’è il cedimento tecnico, è quando non riesci più ad eseguire una
ripetizione in un determinato esercizio per via di qualsiasi causa che non sia il cedimento
del muscolo e quindi non per via del fatto che il muscolo non riesca più a spingere.
Quindi ti ritrovi a fare tanto lavoro, tante ripetizioni pesanti e probabilmente avrai creato
dello stimolo nel muscolo target, ma sarà sufficiente per garantirti crescita muscolare?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo guardare le cose in modo oggettivo. Se il
nostro obiettivo è mettere massa muscolare, gli esercizi fatti sono solo uno strumento da
utilizzare per raggiungere lo stimolo giusto e il consiglio è quello di utilizzare quelli più
ottimali che ci permettano di farlo, senza cedere per altri motivi. Ovvero cedimento
muscolare (o molto vicino) e non quello tecnico.
Questo diventa sempre più importante, se non fondamentale, superata la soglia del
“neofita” e indicativamente dopo 2-3 anni di allenamento, ovvero il periodo superato il
quale la maggior parte delle persone si ritrova in fasi di stallo più frequentemente.
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In tale modo risparmierai volume e fatica ed eviterai un eccessivo stress sui tessuti
connettivi, sul sistema nervoso e in generale sul recupero.
Idealmente quindi vogliamo stimolare il muscolo lungo tutto il suo range contrattile, con
un’intensità tale da provocare uno stimolo ipertrofico.
Prima di vedere degli esempi, voglio ripetere quanto sia inutile dire “faccio 10 esercizi per
inserisci gruppo carente​”. Devi dirmi anche: come li fai? Quali fai? Con che intensità?
etc…
Esempio 1: squat bulgaro. Questo esercizio è fenomenale per mettere massa muscolare e
per stimolare i quadricipiti. Ha una pecca, il fattore equilibrio/coordinazione. Come lo
rendiamo migliore? Usando una sola mano per sorreggere il carico e utilizzando l’altra
per appoggiarsi ad un supporto. Ovviamente non ci dovrà togliere lavoro, ma dovrà
solamente aiutarci nel non perdere focus sulle gambe.
Esempio 2: Alzate laterali. Eseguire le alzate laterali perpendicolari al suolo e con le
braccia allineate al corpo, ti costringe a cercare di evitare il reclutamento dei trapezi, le
cui fibre sono in un’ottima posizione per lavorare. Per migliorare tale esercizio è
sufficiente inclinare leggermente il corpo ed eseguire l’esercizio sollevando le braccia in
avanti. Tale esercizio si chiama “Y Lateral Raise” o “Alzate Laterali a Y”.
Esempio 3: Pettorali. Se per esempio esegui tre esercizi per il petto:
- panca
- spinte al multipower
- e aperture con i manubri,
non starai facendo le cose in modo ottimale, perché tutti e 3 sono più pesanti/duri nella
parte bassa del movimento, per via del loro profilo di resistenza (più semplici nella
seconda metà e più duri in basso).
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Facendo una scheda di questo tipo, finirai l’allenamento stanco e con un bel pump, ma
starai lasciando la palestra con del lavoro non fatto, in quanto non avrai lavorato tutto il
pettorale con un giusto stimolo lungo tutto il suo range contrattile e con una giusta
intensità. Per un neofita questo non è così rilevante, in quanto anche uno stimolo non
“completo” sarà sufficiente, ma se sei un intermedio, prestaci attenzione.
Migliorare la situazione è semplice in realtà:
- per esempio sostituisci il multipower con una chest press ben costruita e che
preveda che l’esercizio sia più duro nella seconda metà dell’esercizio.
- Oppure utilizza un elastico nel multipower, in modo tale da pareggiare il
profilo di resistenza. Vuoi posizionarlo in modo tale che ti aiuti nella parte
bassa del movimento, ma che non lo faccia in alto.
- Sostituisci le aperture con i manubri con le aperture con i cavi.
In poche parole mi assicuro di aver stimolato nel giusto modo e lungo tutto il rom il
muscolo.
Quindi prima di lasciare la palestra, o meglio prima di andarci, chiediti: “lavorerò il
muscolo nel giusto modo?” “
Zero emotività, sii obiettivo.
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PERCHÈ LO STACCO SUMO È UN ESERCIZIO TERRIBILE
Come dice il titolo di questo capitolo, lo stacco sumo è una scelta sub-ottimale per
mettere massa muscolare, sia per le gambe, che per i glutei.
Per affrontare questo argomento dobbiamo capire i 2 motivi, più uno “bonus”, per cui le
persone scelgono di farlo.
I Powerlifters eseguono questo esercizio per:
- ridurre il ROM (Range Of Motion) dell’esercizio
- e per ridurre il quantitativo di lavoro che dovranno fare per portare il peso
da un punto “A” ad un punto “B”.
Questo per loro ha perfettamente senso. Il loro obiettivo è sollevare più carico possibile.
Se il tuo obiettivo è però quello di mettere massa muscolare, devi sapere che tutto ciò va
contro ciò che è necessario per mettere massa muscolare, ovvero: porre il muscolo e le
fibre muscolari sotto uno sforzo sufficientemente intenso da portare alla crescita
muscolare e lungo un ROM che sia il più ampio possibile.
Andando ad eseguire lo stacco sumo, andrai per prima cosa a ridurre il ROM (primo
punto sub-ottimale) e renderai più facile il lavoro (e quindi meno forza prodotta) che i
muscoli dovranno compiere (secondo punto sub-ottimale).
Certo, solleverai più carico, ma non è questo il tuo obiettivo.
Il terzo motivo per cui le persone e soprattutto le donne scelgono di fare lo stacco sumo e
lo squat sumo (sì lo stesso discorso vale anche per lui), è che sentono un bella sensazione
nei glutei. Purtroppo sentire bene un esercizio, non significa che sia produttivo dal punto
di vista ipertrofico.
È necessario smetterla di scegliere gli esercizi in base solo a ciò che si sente “bene” ed è
invece fondamentale comprendere un minimo di anatomia di base e capire l'allineamento
delle fibre del muscolo target. I “crampetti” che puoi sentire con una posizione “sumo”,
BALDINI EDOARDO
non c’entrano niente con il grande gluteo, che è ciò che ti consentirà per un buon 90% di
raggiungere l’aspetto fisico che ricerchi. Non per niente essi sono dati per lo più dal
piriforme, che è un muscolo piccolo e profondo che non farà niente per te.
Comunque, tornando all’argomento del capitolo, costruire muscolo è “semplice”. Per far
sviluppare qualsiasi gruppo muscolare devi rispettare i criteri appena visti (lavorare il
muscolo lungo un ROM il più ampio possibile e con un’intensità alta) e lo vuoi fare
idealmente scegliendo esercizi che prevedano l’allineamento della resistenza con le fibre
muscolari. Questo vale a prescindere che il tuo esercizio sia con il bilanciere, con un
elastico, con un manubrio, o con un cavo.
Con lo stacco sumo non otterrai tale cosa, anzi porrai i glutei in una posizione meno
efficiente per contrarsi e per produrre forza e in più li metterai in una posizione di
rotazione esterna, che unita alle gambe aperte, ridurrà la stabilità al livello del bacino,
con il possibile rischio di infortunarsi.
Discorso completamente differente per lo stacco convenzionale e per gli stacchi
rumeni/RDL. Questi sono esercizi ottimali.
Qualora con gli stacchi convenzionali provassi dolore o fastidio, è molto probabile che tu
non li stia eseguendo nel modo corretto e anche qui torno a ripetere che non sei un
powerlifter e quindi puoi eseguire lo stacco convenzionale in modo tale che sia adatto con
BALDINI EDOARDO
la tua mobilità e con la tua struttura ossea. Non sei in una gara ufficiale, puoi fare quello
che vuoi, a patto che però sia ottimale per la crescita muscolare.
I dischi gommati sono di una grandezza standard, sia che tu sia un metro e cinquanta, sia
che tu sia due metri, quindi nessuno ti vieta di partire più alto dal suolo.
Per sviluppare i glutei, per la maggior parte delle persone sarà sufficiente introdurre nella
propria programmazione delle varianti ottimali di Hip Thrust, di Stacchi, di Affondi e di
Squat.
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ASIMMETRIE MUSCOLARI E ESERCIZI A BRACCIO/GAMBA SINGOLO/A
Partiamo con il dire che il corpo non è simmetrico e non lo sarà mai e che con quello che
vedremo, riusciremo solo a ridurre le asimmetrie.
Andare ad eseguire esercizi a braccio e a gamba singola può essere una strategia da
utilizzare, perché eviterà che un lato tolga lavoro all’altro, ma quante ripetizioni? Che
intensità? Quando fermarsi?
La risposta in realtà è semplice: non ti fermare prima con il braccio più grande/forte e
non eguagliare il numero di ripetizioni del braccio più piccolo/debole. Anche se con
quest’ultimo tu dovessi fare meno ripetizioni, assicurati di dargli il giusto stimolo e
quindi la giusta intensità. Non è pareggiando il numero di ripetizioni che riuscirai ad
attenuare la differenza fra i 2 lati, semplicemente allenali entrambi bene. Lo stimolo che
vogliamo è il cedimento o qualcosa di molto vicino ad esso.
Quando parliamo inoltre di asimmetrie dobbiamo vedere anche quelle di esecuzione.
Per esempio nella leg press, a prescindere che tu la esegua con una gamba sola o con
entrambe, potresti aver notato che un piede stia più in alto dell’altro.
Ecco, devi sapere che nella maggior parte dei casi è perfettamente normale. Questo anche
se ti porta a sentire un lato meno “attivato” dell’altro.
Qualora tu andassi a compensare tale situazione, per esempio mettendo i piedi in modo
perfettamente uguale, finiresti per compensare altrove: ginocchia, bacino, schiena etc…
Sul lungo periodo questo con grande probabilità ti porterà a delle ripercussioni e
immagino non sia ciò che vuoi. Lascia il corpo libero di muoversi.
Quindi contrariamente a quanto si pensi, no non devi eguagliare il numero delle
ripetizioni dei due lati e sì è normale che tu abbia un piede che voglia stare più alto e non
lo “risolverai” allineandoli tu.
BALDINI EDOARDO
Già che ci sono, affrontiamo anche la tematica di quando possa convenire fare esercizi a
braccio/gamba singola, nell’eventualità che non si abbia un’asimmetria da correggere.
Sicuramente diventa molto utile più ci si avvicina alla fine del workout. Questo perché di
solito all’inizio ci si concentra su esercizi più complessi e più impegnativi a livello
neurologico. Di conseguenza alla fine dell’allenamento il corpo sarà stanco e potrebbe
darti una minor risposta neurologica, ovvero potrebbe avere più difficoltà ad attivare le
fibre muscolari.
Introdurre quindi un esercizio di questo tipo, che quindi richiede meno effort, potrebbe
essere una strategia vincente, questo anche qualora il muscolo fosse arrivato a quel punto
con ancora potenziale da esprimere. Abbiamo già infatti parlato di fatica periferica e di
fatica generale.
BALDINI EDOARDO
COME ABBINARE GLI ESERCIZI
Quando vogliamo costruire una scheda di allenamento ben strutturata, soprattutto una
volta sorpassata la soglia del neofita, dobbiamo saper abbinare bene gli esercizi
all’interno del programma giornaliero. Questo ci permetterà di sfruttare al massimo la
sessione di allenamento.
Ovvio potrai mettere massa muscolare ugualmente, anche senza curare questo aspetto,
ma perché non ottimizzare tutto in modo tale da ottenere risultati migliori e più veloci?
Quando si vogliono abbinare bene gli esercizi, gli aspetti principali da tenere in
considerazione sono 3:
- il profilo di resistenza dell’esercizio,
- le inserzioni dei muscoli
- e l’enfasi che l’esercizio da sul muscolo.
Il primo punto non ci è nuovo, ma rivediamolo. Con profilo di resistenza, intendiamo
quando un esercizio è più o meno duro e tale dato va confrontato con quando il muscolo
principale interessato è più o meno forte.
Come per esempio abbiamo già visto, la panca piana è dura in basso, ma facile in alto. I
pettorali sono forti in basso, ma lo sarebbero anche in alto dove però la panca piana non
ci richiede così tanto sforzo come in basso.
A questo punto comprendiamo che andare ad abbinare alla panca piana altri esercizi con
un profilo di resistenza simile (es. spinte manubri e aperture con i manubri) ci farà
lasciare la palestra con del lavoro non fatto, o comunque ci richiederà molto più volume
(inteso come serie) per raggiungere lo stesso obiettivo, ovvero uno stimolo ottimale.
A questo punto è meglio andare ad abbinare un esercizio con un profilo di resistenza
opposto, come per esempio una chest press ben fatta, che preveda che l’esercizio sia più
duro in chiusura, oppure dei piegamenti con elastico, o ancora una costal chest press con
i cavi (stesso concetto della chest press, ma eseguita con i cavi).
BALDINI EDOARDO
Potremmo vedere centinaia di esempi, ma per semplicità vediamone un altro.
Dobbiamo allenare la schiena. Invece di fare solo rematore bilanciere, rematore
manubrio, pulley, che sono tutti e 3 esercizi con un profilo di resistenza praticamente
identico, ovvero:
- facili all’inizio, quando il muscolo è forte
- e difficili in contrazione, quando il muscolo è più debole.
A questo punto abbiamo capito che dovremmo quantomeno introdurre un esercizio che
completi tale profilo di resistenza. Di solito un’opzione che consiglio è un buon
macchinario per la schiena che preveda un drop off (quindi una riduzione) della difficoltà
in contrazione.
Ovvio, qualora in un giorno di allenamento si dovesse scegliere un solo esercizio, a meno
che non si abbiano esigenze particolari, potrai:
- cercare di rendere l’esercizio con un profilo di resistenza uguale lungo tutto
il ROM, per esempio usando catene o elastici.
- cercare un profilo di resistenza più in linea con la capacità del muscolo di
generare forza (soprattutto per dorsali e upper back).
- Cercare di stimolare il muscolo lungo tutto il rom con ripetizioni parziali che
vadano a lavorare la parte del ROM più trascurata.
Il secondo punto è l’inserzione dei muscoli. Un caso facile da comprendere sono i tricipiti.
Guarda la foto per comprendere meglio.
Come vedi, il capo lungo e il capo laterale del tricipite hanno inserzioni differenti. Il
secondo predomina in esercizi di pushdown (corda, sbarra è indifferente), mentre il
primo con movimenti di estensione.
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Questo per esempio è un movimento di pushdown:
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questo invece di estensione:
Questo secondo punto di analisi delle inserzioni, se vogliamo è meno rilevante di per sé.
Nel senso che potremmo fare i 2 movimenti in sessioni differenti, ma se ben calibrati,
perché no farli entrambi nella stessa sessione, magari uno in superset con l’altro.
Per quanto riguarda il terzo aspetto, il caso più chiaro è sui femorali. Da un lato abbiamo
esercizi come la leg curl che pongono maggiore enfasi in contrazione e dall’altro esercizi
come gli stacchi rumeni o a gambe tese, che pongono enfasi sull’allungamento o stretch.
Nel caso dei femorali inoltre si potrebbe anche parlare del fatto che ci sono inserzioni
differenti, ma dato che ne abbiamo appena parlato per i tricipiti, non lo ripeterò.
Anche questo terzo aspetto è meno rilevante rispetto al primo, ma per completezza ho
preferito parlarne. Come per il secondo, anche in tale caso non è strettamente necessario
inserire entrambi i movimenti nella stessa seduta (soprattutto se la frequenza di
allenamento è alta), ma se c’è margine, perché non farlo?
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TENSIONE MECCANICA
Concetto già affrontato in altre guide, ma che dobbiamo rivedere per comprendere come
applicarlo nel nostro programma di allenamento.
È il meccanismo ipertrofico più importante e che quindi lo vogliamo sfruttare per mettere
massa muscolare.
Entriamo però un po’ di più nel dettaglio.
Nel tessuto muscolare ci sono dei recettori (meccano recettori) che interpretano la
tensione meccanica e quindi nel caso dell’allenamento, interpretano lo sforzo generato.
Il nostro obiettivo durante il workout è proprio quello di attivare questi recettori, poiché
in tale modo otterremo l’ipertrofia. La T.M. e quindi la produzione di forza, è ciò che ci
permette di farlo.
Per aumentare la T.M e quindi aumentare la massa muscolare, non dovremo far altro che
progredire, cioè aumentare il carico e/o aumentare il tempo sotto tensione (o TUT) e
quindi il numero di ripetizioni a parità di carico.
La massimizzazione di essa la si ha con serie al reale cedimento, eseguita in modo
impeccabile. Per intenderci portare la serie fino a quell’ultima ripetizione difficilissima,
che ci veda fare la fase concentrica e quindi di salita in modo lento, non perché lo si
voglia, ma perché il muscolo è sfinito.
Con tale intensità (cedimento) avremo la massima attivazione dei recettori e ciò porterà
all’adattamento da parte del corpo. Anche con un’intensità leggermente minore si
otterranno risultati, ma l’obiettivo è che sia molto alta!
È proprio per questo motivo che prima di pensare al volume e alla frequenza, è più
importante che ci si concentri sul padroneggiare l’intensità di allenamento.
Attenzione però, quando parlo di aumento del carico, intendo quello gestito da parte del
muscolo target e quindi non del tonnellaggio totale! Quindi qualora tu ti concentrassi
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solo sull’aumento del carico totale, a discapito della forma di esecuzione o per esempio
trovando un modo più “facile” per sollevarlo, staresti commettendo un errore.
Come capirai quindi esiste un carico totale o assoluto e un carico relativo o interno, che
potrebbero differire anche di molto dal primo.
Esempio: Panca Piana 100 kg. Quel tonnellaggio non sarà gestito tutto dai pettorali, ma
in parte anche da tricipiti e spalle. Se tu trovassi un’esecuzione che ti facilitasse l’aumento
del carico totale e basta, staresti commettendo un errore, qualora il tuo obiettivo fossero i
pettorali.
Per questo motivo la forma di esecuzione deve essere mantenuta corretta e deve essere
tale da rendere l’esercizio il più duro possibile per il muscolo.
Inoltre altra cosa importante, noi vogliamo che il carico gestito dal muscolo target sia
tanto e che sia progressivamente maggiore e questo non necessariamente significa usare
solo esercizi multiarticolari.
Questo perché ovviamente in tali esercizi per l’appunto, parte del carico non viene gestito
solo dal muscolo target, ma anche da altri. In esercizi di isolamento invece, anche se il
tonnellaggio assoluto sarà minore, in prospettiva potremmo avere più “carico interno”.
Ovviamente entrambe le tipologie di esercizi hanno il loro ruolo, sono fondamentali e
vanno utilizzate con l’obiettivo di massimizzare per l’appunto il carico interno e quindi lo
stimolo.
È proprio qui che di nuovo la selezione degli esercizi torna ad essere un tassello
fondamentale per ottimizzare l’allenamento. Essa abbinata ad un’esecuzione impeccabile
(vale anche per il cedimento di cui abbiamo parlato poco fa) e che renda l’esercizio il più
difficile possibile per il muscolo target e quindi che ci permetta di avere più carico interno
possibile, sarà ciò che ci permetterà di mettere più massa muscolare possibile.
Concludo sottolineando una cosa a cui potresti essere già arrivato. Il powerlifting con le
sue forme di esecuzione e la sua selezione degli esercizi, in molti casi non è ciò che è
ottimale per mettere massa muscolare. Vedi per esempio la scelta dello stacco sumo, che
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è fantastico qualora si volesse alzare più carico possibile, ma non lo è per mettere massa
muscolare.
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DOMANDE FREQUENTI
Ha senso inserire un periodo di forza all’interno della propria
programmazione annuale?
La risposta è che sì ha senso. Un periodo di forza ci rende (se fatto bene) più efficienti dal
punto di vista neurologico e quindi in grado di reclutare più facilmente più unità motorie.
Sì, questo anche se il proprio obiettivo è quello di aumentare la massa muscolare. Alcuni
di voi potrebbero muovermi l’obiezione del “Eh ma fare meno di 5 ripetizioni per serie
non è abbastanza volume”. E’ vero ma sono proprio gli alti carichi e le basse ripetizioni a
rendere il corpo più “bravo” a reclutare più fibre muscolari. Quindi tale periodo ci serve
come preparazione per la fase successiva. Per quanto riguarda la programmazione,
consiglio 1 mese di forza ogni 3-4 mesi dedicati all’ipertrofia. Quindi se fate 12 mesi di
ipertrofia, integrate 3 mesi di forza.
Cardio HIIT come va fatto?
Molte persone pensano che il cardio HIIT sia fare 30 secondi ON, 30 secondi OFF.
Sbagliato! Se fatto bene il cardio HIIT è intenso. E’ lo stesso discorso dell’allenamento. Se
vengono fatti 30 secondi realmente intensi, per i successivi 3-4 minuti, non si sarà in
grado di fare niente. Quindi non sono 30sec-30 sec ma più qualcosa come 30 sec-3min.
Questa tipologia di cardio è molto utile ed ha i suoi benefici, tuttavia molte persone non
riescono a raggiungere il giusto livello di intensità.
La Leg Extension fa male alle ginocchia e va evitata?
La risposta è che no, la Leg Extension se fatta bene non danneggia le ginocchia e anzi è
l’unico esercizio che ci permette di lavorare i quadricipiti sovraccaricandoli quando sono
contratti ovvero quando le gambe sono completamente distese.
Dolore alle ginocchia. Rimedi?
Ci possono essere molteplici cause. Di solito le più comuni sono la carenza di mobilità alle
anche e alle caviglie. Il mio consiglio è quello di assicurarsi di avere abbastanza
dorsiflessione e di focalizzarsi con del lavoro per quell’area.
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Durata ideale di una sessione di allenamento.
Non esiste. L’obiettivo è sempre quello di ricercare lo stimolo giusto per il proprio
obiettivo. Quindi non è necessario starci ore ma nemmeno troppo poco.
Ju Jitsu e Palestra, possono coesistere?
Assolutamente sì, è necessario saper però gestire bene il volume allenante di alcuni
muscoli come braccia, spalle e avambracci. Se non si recupera in modo adeguato, ridurre
il volume allenante settimanale per quei muscoli. Se volete invece prepararvi meglio agli
allenamenti di Ju Jitsu, consiglio di aumentare il lavoro sui glutei. In particolar modo
consiglio di inserire l’Hip Thrust.
Usare gli Straps (fascette) durante l’allenamento?
La risposta è sì. Lo so alcuni di voi potrebbero dire “eh ma io mentre faccio stacchi o
qualsiasi altro esercizio pesante, voglio allenare gli avambracci”, sbagliato! Il motivo è
semplice, nel 99,9% dei casi terminerete uno di quegli esercizi a causa del cedimento
proprio degli avambracci e non dei reali muscoli target (es. dorsali). Ricordiamoci che
l’obiettivo quando ci alleniamo è portare il muscolo quanto più vicino al cedimento
muscolare. Vogliamo lo stimolo! Gli straps ci aiutano proprio ad eliminare il fattore
limitante e quindi raggiungere lo stimolo giusto! Se volete gli avambracci più grossi e più
resistenti allenateli separatamente.
Le scarpe da powerlifting sono utili?
La risposta anche in questo caso è dipende. Per chi? Per quale obiettivo? In quale
contesto? Per capire meglio dobbiamo analizzare quello che fanno. Le scarpe da
powerlifting rendono la parte bassa della gamba (dal ginocchio in giù) più lunga, mentre
rendono la parte alta (femore) più corta. Questo permette biomeccanicamente parlando,
di tenere il busto più dritto di quanto si potrebbe se non si utilizzassero e tale cosa ci
permette di togliere un po’ delle forze che gravano sulla zona lombare. Forze e tensioni
che di solito ci portano a fermarci prima che il muscolo sia arrivato al cedimento e quindi
prima che abbia raggiunto il giusto stimolo. Avere il busto più dritto ci permette anche di
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avere una maggior flessione del ginocchio e quindi è più facile che in esercizi come lo
squat si arrivi a toccare i polpacci con i femorali (cosa che dovremmo ricercare). Quindi
sicuramente per i powerlifter che fanno low bar squat, sono molto utili, ma lo sono anche
per tutte quelle persone che hanno un femore (parte alta della gamba) lungo. Questo
perché tali scarpe toglieranno parte dello stress che tali persone avrebbero sulla parte
lombare e sugli erettori spinali, permettendogli quanto meno di provare a raggiungere il
cedimento dei muscoli target. Se possibile consiglio a queste persone di non affidarsi solo
alle scarpe da powerlifting ma anche di lavorare sulla mobilità delle caviglie e delle anche,
anche se per molti questo non risolverà al 100% tale problema, proprio per via della
struttura ossea del soggetto. E’ quindi necessario analizzare ogni singolo caso e capire se
il motivo per cui non si riesce a scendere sufficientemente sia dato da una carenza di
mobilità o dalla struttura ossea.
Prendere più 5gr di Creatina ha senso?
Sì. Normalmente consiglio di assumere 5gr di Creatina tutti i giorni tutto l’anno per una
questione di semplicità. Tuttavia se è da diverso tempo che non l’assumete, potete fare
una fase di carico, con un dosaggio più alto. Il motivo è semplice la Creatina da effetti
quando si raggiunge la saturazione delle riserve. Se le riserve sono vuote, andando ad
assumere un dosaggio più alto dei 5gr, andremo a saurarle prima. Con un 5gr al giorno ci
metteremo circa 10/14 giorni. Ovvio anticiperemo gli effetti veramente di pochi giorni ma
l’importante è capire che non sarebbe una cosa sbagliata. Ovviamente qualora si
andassero ad assumere per esempio 10 o 20 gr, il mio consiglio sarebbe quello di dividere
la dose in più microdosi giornaliere. Per esempio 3-4 assunzioni. La forma migliore è
sempre la “Creapure”. Alcuni di voi potrebbero dirmi ma il corpo non produce già la
Creatina a livello endogeno? La risposta è sì ma tale processo è molto dispendioso per il
corpo e va a portare via molta materia prima, utile per altre funzioni/reazioni ben più
importanti. Quindi meglio aiutare il nostro sistema con l'assunzione esogena. Quindi se
volete assumere più 5 gr, fatelo per circa 5-7 giorni e successivamente mantenetevi sui
5gr/die. Se invece non avete sbatti, usate sempre il dosaggio di 5gr e otterrete sempre i
medesimi effetti solo qualche giorno dopo.
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Arginina e Citrullina Malato vanno bene come integratori?
Benché li abbia consigliati in passato, è importante sottolineare che questi 2 integratori,
che funzionano entrambi attraverso il “sistema arginina”, hanno degli effetti collaterali.
Infatti benché questi 2 integratori abbiano degli effetti positivi se presi pre workout,
hanno un effetto collaterale non da sottovalutare, sia che siate personal trainer sia che
siate atleti. Entrambi infatti aumentano il moltiplicarsi dei virus all’interno del corpo e
dato che è impossibile essere sicuri di non averne (anche se fate analisi frequenti), gli
effetti pre workout di questi integratori potrebbero non valer la pena per la maggior parte
dei frequentatori della palestra. Potremmo fare un discorso diverso per gli sportivi
agonisti. Quindi in linea generale, li sconsiglio e se volete assumere qualcosa, puntate sul
caffè, su del cioccolato amaro 85%+ e sul melograno, che grazie ai nutrienti all’interno vi
daranno tutti i benefici in termini di vasodilatazione, di sistema cognitivo e anche di
quello digestivo. Come personal trainer, non li consiglierei ai miei clienti, non potendo
conoscere la loro situazione al 100%.
Settimana di Scarico, come mi comporto?
Anche questa è una domanda molto frequente. Il mio consiglio è quello di andare ad agire
solo sul volume, andando a ridurlo. Manterrei infatti l’intensità alta e NON ridurrei le
calorie, anzi le alzerei leggermente per aiutare il corpo a recuperare adeguatamente. Se
per esempio in una sessione avessi dovuto fatto un 3x8, farei un 1x8. Per quanto riguarda
la frequenza (quante volte farla), se dovessi seguire un intermedio/neofita la fisserei ogni
4 settimane. Il motivo è semplice, di solito tali soggetti non sono in grado di dirmi
quando ne hanno realmente bisogno. Qualora invece lo fossero, preferirei non
schedularla con una frequenza predeterminata e la introdurrei solo in caso di necessità.
BALDINI EDOARDO
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