Uploaded by filo.mag06

canti ix x xi xii inferno

advertisement
CANTO IX
Tempo: sabato 9 aprile 1300, prime ore del mattino.
Luogo: cerchio 6°: eretici. Entrati nella città di Dite, Virgilio e Dante si trovano in una vasta pianura, disseminata di
tombe fra le quali sono accesi fuochi che le fanno arroventare.
Personaggi: Virgilio, Dante, Furie (Megera, Aletto, Tesifone), Medusa, Messo celeste, demoni.
Tematiche: sesto cerchio; mura città di Dite e pena eretici. Le Erinni. Il messo divino. Gli eretici= Sono sepolti nelle
arche infuocate, da cui escono lamenti, e sono divisi in gruppi a seconda della setta di appartenenza.
RIASSUNTO: Alla fine del canto VIII, Dante e Virgilio giungono ai piedi della città di Dite, quella zona che divide l’Alto
Inferno dal Basso. Il loro passaggio, però, è ostacolato dalla presenza di diavoli. Virgilio cerca di scacciarli con il
consueto intervento ma non ci riesce e per tanto è necessario l’aiuto della Grazia Divina, che invia, in loro soccorso, un
messo celeste. Allegoricamente, Virgilio, che rappresenta nell’opera la ragione umana, chiede aiuto a Dio laddove
questa si mostra inefficace. Dopo essere tornato presso Dante, Virgilio riacquista la propria serenità e incoraggia il suo
discepolo ricordandogli di essere gia sceso in fondo all’Inferno. Il pellegrino, sempre più smarrito e perplesso, chiede
alla sua guida se le anime del Limbo possono scendere nel Basso Inferno, cercando di sapere, indirettamente se Virgilio
conosce veramente la strada. Questi, che ha capito perfettamente quello che cosa intende dire Dante, risponde che
raramente le anime del Limbo scendono giù, ma tuttavia egli vi è sceso poco dopo la morte, chiamato dai lamenti della
maga Eritone, per trarne uno spirito nel cerchio di Giuda. Dante non deve temere che la sua guida non conosca la
strada. All’improvviso, sulle mura della città, compaiono le tre furie infernali, le Erinni, fedeli creature a Proserpina,
regina dell’Inferno, mostri dalle sembianze di donna e chiome formate da un intrico di serpenti. Virgilio le indica a
Dante, pronunciando i loro nomi (Megera, Aletto e Tesifone) mentre esse, graffiandosi il petto, invocano Medusa. Ma
da sole sono impotenti e non possono punire il vivo (Dante) che ha osato violare la dimora della morte, per questo
invocano, a gran voce, Medusa che ha il potere di trasformare in pietra chiunque la guardi. Virgilio invita il suo
discepolo a voltarsi e a coprirsi gli occhi nel caso in cui comparisse Medusa. Ma da lontano si preannuncia ormai
l’arrivo dell’angelo, venuto in soccorso dei due pellegrini. Lo precede un fragore d’uragano, mentre davanti a lui, che
avanza sereno nella palude senza nemmeno bagnarsi i piedi., i diavoli e i dannati, in numero sterminato, si danno alla
fuga. Virgilio esorta Dante ad inginocchiarsi, ma l’angelo non degna loro neanche uno sguardo: altre preoccupazioni
sembra dominare il suo animo.
Giunto davanti alla porta della città di Dite, la tocca con uno scettro ed essa si apre senza difficoltà. Prima di
ripercorrere il cammino per il quale è venuto, il messo celeste rimprovera i diavoli per essersi opposti alla volontà
divina e ricorda la pena di Cerbero. Allontanatosi l’angelo, i due viandanti penetrano all’interno della città; l paesaggio
muta completamente: davanti a loro si apre una grande pianura cosparsa di tombe, un luogo sepolcrale. Ma qui i
sepolcri, tutti aperti, senza coperchio, sono arroventati dalle fiamme. In esse si trovano le anime degli eretici. Gli eretici
sono coloro che nella vita si macchiarono del peccato dell’eresia, ovvero andarono contro il dogma della religione.
Queste anime giacciono in sepolcri infuocati: il fuoco, seconda la consuetudine del tempo, rappresenta il simbolo della
purificazione. Ogni tomba è scoperchiata, permettendo cosi ai gemiti e ai lamenti di dolore, di disperdersi nell’aria.
Contrappasso: come in vita non credettero nell’immortalità dell’anima, cioè fecero l’anima morta con il corpo, ora
sono destinati a morire continuamente. A questa pena è aggiunta anche una presbiopia secondo la quale riescono a
vedere il futuro ma non il presente. Virgilio spiega a Dante che all’interno delle tombe vi sono le anime degl’eretici,
riuniti per sette. Questo vuol dire che in una tomba non c’ è solo un’anima ma più di una: per ogni eresia, ogni gruppo.
I due poeti si incamminano lungo un sentiero che corre fra le mura e le tombe infuocate.
CANTO X
Luogo: cerchio 6° (si parla molto di Firenze)
Personaggi: Virgilio, Dante, Farinata degli Uberti, Cavalcante de' Cavalcanti, Federico II, Ottaviano degli Ubaldini
Tematiche: sesto cerchio, epicurei e Farinata degli Umberti, Cavalcante de’ cavalcanti, Firenze XIII secolo.
RIASSUNTO: Dante si rivolge alla guida per sapere se gli è concesso di intrattenersi con qualcuna di quelle anime
punite nelle tombe infuocate; una di queste, sentendo l’accendo toscano, gli chiede di sostare un poco. È il ghibellino
Farinata e inizia un colloquio con Dante, che si trasforma in una breve schermaglia sulla interpretazione delle lotte tra
le due opposte fazioni dei guelfi e dei ghibellini a Firenze. Il dialogo viene interrotto da Cavalcante de’Cavalcanti che ha
riconosciuto Dante.
Ricercato inutilmente il figlio Guido, degno secondo il padre di compiere anche lui quel prodigioso viaggio, piangendo
chiede il motivo di tale assenza. Dante spiega di non essere stato scelto per i meriti poetici ma per la Grazia divina che
Guido ha sdegnato; viene però frainteso da Cavalcante che deduce dalle parole di Dante la morte del figlio e, senza
attendere replica, cade supino nella tomba. Farinata ha ascoltato, senza batter ciglio, il colloquio e riprende
l’argomento politico, dolendosi che i suoi non siano stati in grado di tornare a Firenze. Questa è d’altronde la sorte che
attende anche Dante: annuncia quindi al poeta l’imminente esilio, vittima di quello stesso odio che rende i Fiorentini
così cattivi contro di lui e la sua famiglia. Tra il poeta e Farinata c’è un confronto sugli eventi che hanno coinvolto
la patria. Dante vuole poi sapere quale si il modo di conoscenza che i dannati hanno perché sembra non possiedano
nozione del presente. Essi, risponde il ghibellino, conoscono il futuro, ma non il presente: per questo il padre di Guido
ha potuto cadere nello spiacevole errore. Richiamato da Virgilio, Dante fa in tempo ancora a sapere che, tra gli
innumerevoli epicurei, ci sono anche Federico II e il cardinale Ottaviano degli Ubaldini. Farinata si è ormai nascosto
nella tomba, ma le sue parole hanno sconvolto Dante; Virgilio lo invita però ad attendere la verità sul suo futuro da
Beatrice in Paradiso. Si è così giunti nel mezzo della pianura del sesto cerchio.
CANTO XI
Luogo: cerchio 6°
Personaggi: Virgilio, Dante, Papa Anastasio
Tematiche: pendici del settimo cerchio: struttura dell’inferno, il basso inferno, struttura dei peccatori nel basso inferno,
etica di Aristotele.
RIASSUNTO: Dante e Virgilio sono giunti presso l'orlo del sesto cerchio, da dove proviene un'insopportabile puzza; si
riparano dietro il coperchio di un avello particolarmente grande nel quale sono puniti gli eretici monofisiti, sul quale
una scritta indica lo straordinario peccatore che vi è racchiuso: il Papa Anastasio II.
Durante la pausa del cammino, perché il tempo dell'attesa non trascorra inutilmente, Virgilio spiega Dante come è
strutturata la zona più profonda dell'inferno; il settimo cerchio è quello destinato ai violenti, suddivisi in tre gironi: i
violenti contro il prossimo, nella persona una alle sostanze; i violenti contro se stessi, con il suicidio o sperperando le
ricchezze. E, i violenti contro Dio, con la bestemmia o con il rifiuto della divinità e delle sue leggi. L'ottavo cerchio e
punisce i fraudolenti contro chi non si fida, ed è suddiviso in 10 bolge, perché 10 sono i modi con cui si può frodare il
prossimo; infine il nono cerchio, il più vicino a Lucifero e il più lontano da Dio, è dei dannati peggiori, i fraudolenti
contro chi si fida, divisi in quattro gruppi e zone. Fuori dalla città di Dite sono i dannati colpevoli di incontinenza, la
meno grave delle colpe.
Dante ha ancora un dubbio: perché l'usura è un'offesa a Dio? Virgilio spiega che la risposta è contenuta nella filosofia
di Aristotele e nella Sacra Scrittura: è contro natura chi produce ricchezza non con il proprio lavoro ma speculando del
denaro. Ormai è tempo di riprendere il doloroso cammino, perché sta spuntando l'alba all'orizzonte.
CANTO XII
Luogo: cerchio 7°, girone 1°: violenti contro il prossimo (tiranni, omicidi, guastatori, predoni). Dante e Virgilio,
attraverso una frana provocata dalla discesa di Cristo all'Inferno dopo la morte, giungono in un’ampia fossa che
circonda tutto il piano ed è costituita da Flegetonte, fiume di sangue bollente in cui sono immersi i dannati
Personaggi: Virgilio, Dante, Chirone, Nesso, Minotauro, centauri, Alessandro Magno, Dionigi di Siracusa, Ezzelino da
Romano, Obizzo d’Este, Guido di Montfort, Attila, Pirro, Sesto Pompeo, Rinieri da Corneto, Rinieri de’ Pazzi.
Tematiche: primo girone del VII cerchio: violenti contro il prossimo, minotauro, Flegetonte, nesso e i centauri.
RIASSUNTO: Dante e Virgilio si incamminano attraverso la sassosa frana, per raggiungere il settimo cerchio dei violenti.
Ma in un anfratto nascosto se ne sta disteso il Minotauro, deciso ad impedire il passaggio. Le parole di Virgilio, che
ricordano al mostro l’umiliante sconfitta per opera di Teseo e di Arianna, lo infuriano di una rabbia bestiale e gli fanno
distogliere l’attenzione; Dante può così cogliere l’occasione per vincere l’ostacolo. Dante procede pensiero e Virgilio gli
anticipa la spiegazione della frana, originata dal terremoto avvenuti alla morte di Cristo in croce; lo invita, alla fine, a
spingere lo sguardo nella pianura che si stende ai loro piedi solcata dal tortuoso Flagetonte, rossastro e bollente. Qui
sono sprofondati i violenti contro il prossimo e su di loro, armati, vigilano i centauri. Tre di essi si staccano dagli altri e
corrono prontamente contro i due intrusi. Virgilio si rifiuta di rispondere all’impetuoso Nesso; a Chirone, il centauro
saggio, Virgilio rivela la natura provvidenziale del viaggio intrapreso e chiede soccorso per traghettare Dante sul
Flagetonte. Prontamente Chirone affida tale compito a Nesso. Dalla sponda del fiume si possono vedere i tiranni,
immersi fino agli occhi nel sangue che ribolle. La guida Nesso ricorda, fra gli altri, Alessandro Magno, Dionisio, Ezzelino
da Romano, Obizzo d’Este. Più avanti Nesso mostra la schiera degli omicidi, ai quali il sangue giunge fino alla gola. Si
sofferma su un’anima, sola in disparte: è Guido di Montfort che in luogo di culto, per vendetta, si macchiò di sangue
innocente. Si succedono altri gruppi di violenti, immersi nel fiume in diversa misura, in base alla gravità della colpa.
Nesso ricorda ancora i tiranni Attila, Pirro, Sesto Pompeo e i briganti che hanno infestato le strade d’Italia. Sceglie infine
il passaggio meno pericoloso e guada il fiume, insieme ai due poeti.
Download