GIORNALE DI FISICA DOI 10.1393/gdf/i2013-10172-4 VOL. LIV, N. 1 Gennaio-Marzo 2013 UNA BILANCIA MOLTO SENSIBILE… MICROBILANCIA AD ASTA GIREVOLE (*) Achille Cristallini (a) ISIS “Archimede”, San Giovanni in Persiceto (BO) AIF, Sezione di Bologna Riassunto. Una delle prove sperimentali proposte per le Olimpiadi di Fisica 2010 viene riesaminata per trovare un modello matematico utilizzabile didatticamente che descriva la relazione tra inclinazione di un’asta-bilancia, abbassamento della sua estremità superiore e massa applicata. Le espressioni matematiche trovate non sono elementari ma è possibile approssimarle in modo soddisfacente mediante semplici sviluppi in serie di Taylor-MacLaurin. Il modello e le sue approssimazioni sono posti a confronto con i dati sperimentali e brevemente discussi. Abstract. An experimental proof proposed in the Italian Olympiads of Physics 2010 is re-analysed to obtain a mathematical model which could be didactically useful to describe the relationship between applied mass and inclination or lowering of a rod-balance. The mathematical expressions one finds are not elementary, but they may possibly be approximated by means of a simple development in a TaylorMacLaurin series. The model and his approximations are compared with experimental data and briefly discussed. In una recente edizione delle Olimpiadi di Fisica italiane è stata proposta la costruzione di una microbilancia con sensibilità dell’ordine del milligrammo, realizzata utilizzando una cannuccia da bibita e altri materiali di uso comune (Giochi di Anacleto 2010). La cannuccia, opportunamente appesantita ad un’estremità, viene posta in equilibrio rotazionale sospendendola su un asse perpendicolare alla sua lunghezza (e non passante per l’asse baricentrico verticale). Essa giace allora in un piano perpendicolare all’asse di rotazione e si dispone in posizione inclinata rispetto al piano orizzontale. In questa situazione di equilibrio stabile l’angolo di inclinazione dipende dalla distribuzione delle masse lungo la cannuccia. Per utilizzare la cannuccia come bilancia occorre tararla utilizzando pesetti, la cui massa sia nota con buona precisione, appoggiati sulla sua estremità superiore. Si misura quindi l’angolo di inclinazione della cannuccia oppure si misura la differenza d’altezza della sua estremità superiore rispetto alla posizione di equilibrio a vuoto. Costruito il grafico di questi valori in funzione della massa dei pesetti, si può utilizzarlo come scala della microbilancia oppure ricavarne numericamente una funzione di taratura con cui calcolare le masse che si vogliono pesare. Nelle istruzioni per l’allestimento della prova non è stata fornita alcuna indicazione sul modello matematico della cannuccia-bilancia. Si sono tuttavia riportati degli esempi di misure realmente effettuate da cui risultava chiaramente la non linearità della relazione sperimentale tra altezza dell’estremità superiore della cannuccia e massa posta sulla stessa estremità. Ho riproposto questa prova ai miei studenti di liceo scientifico PNI con l’obiettivo di studiare l’equilibrio rotazionale della cannuccia e di costruire un modello matematico del suo comportamento. Lo sviluppo dettagliato del modello è stato poi affrontato nell’ambito del modulo didattico dedicato alla dinamica rotazionale del corpo rigido. 1 Equilibrio di un’asta girevole La misura statica della massa di un corpo si effettua normalmente utilizzando una bilancia a due bracci. Questo tipo di bilancia è sempre costituito da un’asta rigida imperniata in uno dei propri punti (fulcro) in modo da poter ruotare liberamente intorno ad esso in un piano verticale passante per la stessa asta. Il corpo di cui si vuole misurare la massa è posto all’estremità di uno dei bracci della bilancia mentre lungo l’altro si dispongono le masse tarate. La bilancia funziona grazie alla forza gravitazionale che associa un peso a ciascuna massa ed alla sua natura di leva del 1° genere: ogni forza applicata genera un momento di torsione intorno al fulcro della bilancia e questa è in equilibrio (l’asta è disposta in posizione orizzontale) quando la somma vettoriale dei momenti è nulla. Dall’equazione di equilibrio dei momenti applicati si ricava il valore della massa incognita. Una bilancia a due bracci si può realizzare anche senza utilizzare dei pesi tarati, sfruttando una parte della sua stessa massa come contrappeso. Vi sono fondamentalmente due possibilità: si cerca l’equilibrio dei momenti applicati spostando in modo opportuno il punto che funge da fulcro oppure si fissa tale punto (e quindi anche il valore del contrappeso) e si utilizza proprio la rotazione prodotta dalla massa applicata per calcolarne il valore. Per realizzare in modo semplice questa seconda soluzione consideriamo la situazione mostrata nella Figura 1. Supponiamo di avere un’asta lunga e sottile, laminare o di forma cilindrica (in modo da poterla considerare come essenzialmente bidimensionale). Sia L la lunghezza dell'asta, D il suo spessore (o il diametro), M0 la sua massa. Per semplicità supponiamo anche che essa sia omogenea e abbia quindi il baricentro nel proprio centro geometrico. Se utilizziamo il sistema di coordinate cartesiane ortogonali che ha l’origine nel centro dell’estremità destra dell’ asta, come asse x l’asse baricentrico longitudinale della stessa asta e come asse y la retta verticale passante per l’origine, la posizione del baricentro è data da: B0 L 2;0 . Come si verifica facilmente in modo empirico, se l’asta viene sospesa imperniandola nella retta che passa per il suo baricentro ed è perpendicolare al suo asse longitudinale, essa si trova in una situazione di equilibrio indifferente e si dispone in modo qualunque nel piano cui appartiene. Se l’asta è imperniata per un asse passante per un suo punto posto sulla verticale del baricentro, al di sopra di quest’ultimo, l’equilibrio è stabile, l’asta si dispone in posizione orizzontale e piccole perturbazioni o spostamenti tendono sempre a riportarla in questa posizione. Se invece l’asta è imperniata in un qualunque suo punto posto sulla verticale del baricentro, al di sotto di quest’ultimo, l’equilibrio è instabile ed ogni perturbazione porta il sistema in un’altra situazione di equilibrio stabile, quella in cui esso è disposto verticalmente. Questa stessa disposizione di equilibrio stabile viene raggiunta anche quando l’asta è imperniata in un punto appartenente al suo asse longitudinale. Se infine l’asta è imperniata in un suo punto esterno alla retta verticale passante per il baricentro, essa si dispone in posizione inclinata nel piano di appartenenza, tale che il fulcro e il baricentro siano allineati in verticale. Anche questa situazione è di equilibrio stabile [1]. Tutte le disposizioni possibili sono determinate dalla condizione di equilibrio per rotazione di un corpo rigido esteso: la somma dei momenti di tutte le forze applicate, calcolati rispetto al punto od all’asse di sospensione, deve essere nulla. Consideriamo ora proprio la situazione in cui l’asta è imperniata in un suo punto C esterno alla retta verticale passante per il baricentro ed è sottoposta soltanto al suo peso (applicato nel baricentro), come mostrato in Figura 2. La condizione di equilibrio è allora: M 0 CB g M 0 CB0 sin 0 M 0 CB g M 0 g CB0 sin 0 , da cui si ricava: Figura 1. Asta imperniata nel baricentro Figura 2. Asta imperniata fuori del baricentro 2 da cui si ricava: CB0 0 oppure sin 0 (dove è l’angolo tra la direzione della forza-peso e la direzione del suo braccio CB0 ). In altre parole, l’asta sospesa è in equilibrio quando il fulcro coincide con il baricentro (equilibrio indifferente) oppure quando l’angolo è nullo, ovvero fulcro e baricentro sono allineati verticalmente. Se all’asta sono applicate altre forze-peso, la loro risultante è comunque applicata nel baricentro del sistema (in generale diverso da quello dell’asta libera) e la condizione di equilibrio è ancora quella espressa qui sopra. Vogliamo ora determinare l’angolo di inclinazione dell’asta in funzione delle grandezze utilizzate per descriverla (L, D, M0 ) e della posizione del’asse di sospensione. Nella Figura 2 abbiamo indicato con C la traccia di quest’ultimo nel piano dell’asta e le sue coordinate cartesiane sono date da: C Cx ; C y L 2 ;d , intendendo con questa scrittura che la sua posizione è al di sopra dell’asse baricentrico longitudinale dell’asta 0 d D 2 ed è spostata verso l’estremità sinistra rispetto all’ascissa del baricentro 0 L . La posizione di quest'ultimo è evidentemente data da: B0 L 2;0 Per effetto della rotazione dell’asta verso la disposizione di equilibrio stabile inclinata, il baricentro si sposta verso sinistra e verso il basso rispetto alla sua posizione nella situazione di equilibrio orizzontale, mentre rimane ovviamente costante la sua distanza dal fulcro. L’angolo di inclinazione dell’asta è quindi uguale a quello formato dal segmento CB0 con la direzione verticale ed è espresso da: tan CB 0x CB 0y d . Questo risultato può essere trovato con un procedimento più formale ma anche più utile per gli sviluppi successivi. L’asta imperniata fuori dal baricentro passa dalla posizione orizzontale a quella di equilibrio stabile inclinata compiendo una rotazione rigida di ampiezza intorno al fulcro C. Questa rotazione corrisponde alla trasformazione geometrica descritta dalle equazioni: y ' x C x sin y C y cos C y x ' x C x cos y C y sin C x (1) dove si è tenuto conto dell’orientamento dell’asta rispetto al sistema di coordinate utilizzato e della circostanza che la rotazione avviene in senso orario. Applichiamo tale trasformazione al baricentro dell’asta per trovare le sue coordinate dopo la rotazione: L B0 ' cos d sin ; sin d cos d . 2 La condizione di equilibrio è che il baricentro dell’asta inclinata e il fulcro siano allineati verticalmente, cioè che si abbia: B0 ' x C x ovvero cos d sin 0 . L’angolo di inclinazione dell’asta in equilibrio a vuoto è dunque dato da: tan 0 d . (2) Come si vede, il valore dell’angolo di inclinazione dell’asta a vuoto è indipendente dalla massa dell’asta e dalle sue proprietà geometriche e dipende esclusivamente dalla scelta della posizione dell’asse di sospensione rispetto al baricentro del corpo. L’estremità superiore sinistra dell’asta nella situazione di equilibrio orizzontale si trova in H 0 L; D 2 ; quando l’asta è in equilibrio inclinata tale estremità si sposta verso l’alto per effetto della rotazione. La sua altezza H0’ può essere determinata utilizzando di nuovo la trasformazione (1), l’espressione (2) e le relazioni goniometriche: sin tan 1 tan 2 d2 2 e cos 1 1 tan 2 d d2 2 (ricordiamo che l’angolo di rotazione dell’asta è sempre acuto). Si trova così: 3 L D d 2 d2 2 L D H 0 ' sin 0 d cos 0 d d . 2 2 2 d2 2 (3) Come si vede, anche l’altezza a vuoto dell’asta in equilibrio inclinata è indipendente dalla massa del sistema. Asta girevole come bilancia Supponiamo ora che una massa m venga posta sull’estremità superiore dell’asta quando questa è inclinata nella disposizione di equilibrio stabile a vuoto (vedi la Figura 3). L'asta si abbassa e la sua inclinazione diminuisce finché il baricentro del sistema e il fulcro non sono di nuovo allineati verticalmente. Questa situazione di equilibrio stabile coincide con quella che si otterrebbe ponendo la massa sull’estremità sinistra dell’asta mantenuta in posizione orizzontale e lasciando quindi quest’ultima libera di ruotare sino all’equilibrio. Se tra il valore della massa m e quello del corrispondente angolo di inclinazione esiste una relazione biunivoca, allora l’asta può essere utilizzata come bilancia. Per semplicità supponiamo anche che la massa m sia applicata in modo che il suo baricentro coincida esattamente con l’estremità superiore dell’asta. La posizione del baricentro del sistema nel suo complesso è allora data da: m M 0 2m Bm L; D . 2 M 0 m 2 M 0 m Utilizzando il procedimento ormai consueto, si determina l’ascissa del baricentro dopo la rotazione intorno al fulcro C descritta dalla trasformazione (1). Imponendo la condizione di equilibrio che vuole allineati verticalmente il baricentro e il fulcro si ricava l’ equazione: m m 2 M m L cos 2 M m D d sin 0 , 0 0 risolvendo la quale si ottiene la relazione tra massa applicata e inclinazione dell’asta: tan m L 2 m 2M 0 . D 2d m 2 M 0 d (4) Se in questa relazione si pone m = 0 , si ritrova l’espressione (2) per l’inclinazione dell’asta a vuoto. Se invece si cerca il valore della massa per la quale si abbia m 0 (l’asta si abbassa fino a tornare nella disposizione di equilibrio orizzontale), si ottiene: m 2M 0 . L 2 (5) Questa espressione ci dà il massimo valore della massa che si può applicare all’estremità superiore dell’asta in modo da realizzare una situazione di equilibrio stabile quando l’asse di sospensione è spostato rispetto al baricentro del sistema. Per qualunque valore della massa applicata inferiore a quello espresso nella (5), l’asta si dispone ancora in equilibrio stabile inclinata di un angolo m (con 0 m 0 ). Per valori invece della massa applicata maggiori di (5), l’asta ruota oltre la posizione 4 orizzontale e finisce per come disporsi in posizione verticale (equilibrio stabile). Figura 3. Asta girevole bilancia Figura 4. Asta girevole con contrappeso Ad ogni angolo di inclinazione corrisponde l’altezza cui si porta l’estremità sinistra dell’asta. Essa può essere determinata utilizzando lo stesso procedimento impiegato nel caso dell’asta a vuoto. Dopo qualche calcolo e con l’obiettivo di mettere in evidenza la dipendenza dell’altezza dell’asta dalla massa applicata si ottiene l’espressione: QP m L D H m sin m d cos m d d, 2 2 2 P m 2 2Q m R (6) dove si è posto: P L2 D 2 4 L D d d 2 2 Q 2M 0 L D d 2 d 2 2 R 4M 02 d 2 2 . Si può facilmente verificare che per m = 0 si trova H m H 0 ' , cioè l’altezza dell’asta a vuoto in equilibrio inclinata già espressa dalla (3). D’altro canto, se m prende il proprio valore massimo dato dalla (5), si trova H m D 2 H 0y , cioè l’altezza dell’asta nella disposizione di equilibrio orizzontale. Asta con contrappeso L’intervallo di valori della massa che l’asta girevole è in grado di misurare è sempre piuttosto ristretto in condizioni fisiche reali, come si vede dall’espressione (5). Esso può tuttavia essere ampliato con un piccolo artificio: se l’estremo destro dell’asta viene appesantito senza introdurre modifiche sostanziali nella geometria del sistema, il baricentro dell’asta si sposta verso tale estremo, la lunghezza della parte di asta che ospita la massa da pesare di fatto si allunga e il valore massimo che tale massa può assumere cresce di conseguenza. Supponiamo che all’estremità destra dell’asta sia fissato un contrappeso di massa M, M M 0 il cui baricentro coincida esattamente con il centro di tale estremità (vedi Figura 4). La posizione del baricentro dell’asta con il contrappeso è allora data da: M0 BM L ; 0 . 2 M0 M Come fulcro prendiamo ancora un punto spostato verso l’alto e a sinistra rispetto al baricentro del sistema: M0 CM L ; d . 2 M0 M (7) L’asta con il contrappeso raggiunge la propria posizione di equilibrio stabile inclinata ruotando di un angolo intorno al fulcro. Per determinare il valore di questo angolo troviamo innanzitutto la posizione del baricentro del sistema dopo la rotazione, utilizzando come al solito la trasformazione (1): M0 BM ' cos d sin L ; sin d cos d . 2 M0 M Dalla condizione di equilibrio: BM ' x CMx si ricava l’equazione: cos d sin 0 , la cui soluzione tan d è identica a quella espressa dalla (2) per l’asta senza contrappeso. Si 5 conferma dunque che il valore dell’angolo di inclinazione dell’asta a vuoto è indipendente dalla distribuzione delle masse presenti nel sistema e dipende esclusivamente dalla scelta della posizione del punto di sospensione. L’altezza dell’estremità superiore dell’asta cambia rispetto a quella raggiunta senza contrappeso. Utilizzando ancora lo stesso procedimento impiegato per trovare le espressioni (3) e (6), si ottiene infatti: HM M 0 M L D d 2 d 2 2 M L 2 M0 M d 2 2 d. (8) Ponendo M = 0 si ritrova l’espressione (3) per l’asta senza contrappeso. Collochiamo ora una massa m sull’estremità superiore sinistra dell’asta, con la stessa modalità vista nella sezione precedente. Il baricentro del sistema si sposta in una nuova posizione e l’asta si abbassa ruotando per raggiungere la situazione di equilibrio stabile. Le coordinate cartesiane del baricentro del sistema sono date da: M 0 2m m B m L; D . 2 M 0 M m 2 M 0 M m (9) Se tali coordinate sono trasformate attraverso la rotazione (1) e si impone la consueta condizione di equilibrio che vuole allineati verticalmente il baricentro e il fulcro CM , si ottiene l’equazione: M 0 2M m m L cos D d sin 0 , 2 M 0 M M 0 M m 2M 0 M m risolvendo la quale si trova la relazione tra massa applicata e inclinazione dell’asta con contrappeso: M 0 M L 2 M L m 2 M 0 M tan m M 0 M D 2d m 2 M 0 M d 2 (10) Questa espressione è matematicamente simile alla (4) per l’asta senza contrappeso. Per m = 0 si ritrova: 0 arctan d 0 , mentre ponendo (m) = 0 si ottiene: 2 M0 M 2 mmax M 0 2M L 2 M 0 M , (11) che rappresenta il valore massimo della massa che l’asta-bilancia con contrappeso è in grado di misurare in funzione dei parametri fisici e geometrici che caratterizzano il sistema. Ponendo M = 0 questa espressione si riduce alla (5) trovata nel caso dell’asta senza contrappeso. In ogni situazione fisica il valore massimo (11) è maggiore di quello espresso dalla (5). Possiamo determinare l’altezza raggiunta dall’asta utilizzando ancora la trasformazione (1). Con qualche calcolo algebrico e goniometrico si trova: QP m H m 2 M 0 M Pm2 2Q m R d , (12) dove si è posto: P M 0 M 2 D 2d 2 M 0 2 M L 2 M 0 M Q 2M0 M 2 M 0 M D d 2 d2 2 M 0 2 2M L R 4M0 M d 2 2 . 4 6 L’espressione (12) è matematicamente simile alla (6), relativa al caso dell’asta senza contrappeso, e 7 si riduce a quella ponendo M = 0. Quando per m si prende il valore massimo (11), l’altezza dell’asta ha il valore proprio della disposizione di equilibrio orizzontale H m D 2 H 0y . Se invece si pone m = 0, si ritrova l’espressione (8). Il modello matematico Le espressioni (10) e (4) mostrano che l’inclinazione dell’asta è una funzione relativamente semplice della massa applicata (la dipendenza è di tipo iperbolico), mentre le espressioni (12) e (6) per l’altezza cui si porta la sua estremità superiore non sono funzioni elementari di m. Entrambe le grandezze hanno tuttavia un comportamento matematico relativamente semplice se ci si limita a considerarle entro il loro dominio di interesse fisico, dominio che si ricava dall’espressione (11): 2 M0 M 2 0m M 0 2M L 2 M 0 M . (13) L’andamento dell’inclinazione dell’asta, in generale e all’interno di questo intervallo, è mostrato nella Figura 5, relative ad aste effettivamente utilizzate in laboratorio. Come si vede, la funzione tan (m) nel dominio espresso dalla (13) si comporta in modo sostanzialmente lineare, con un andamento decrescente con la massa applicata. La portata dell’asta-bilancia dipende dalla lunghezza e (a) (b) (c) (d) Figura 5. Grafici teorici (a) tan m, M in generale (b) tan m, M nel dominio fisico (c) tan m, d in generale (d) tan m, d nel dominio fisico 8 (a) (c) (b) (d) Figura 6. Grafici teorici (a) H m, M in generale (b) H m, M nel dominio fisico (c) H m, d in generale (d) H m, d nel dominio fisico dalla massa dell’asta, dalla massa del contrappeso e dall’ascissa del fulcro ma non dall’ordinata di quest’ultimo; la sua inclinazione invece, a parità di massa applicata, dipende da tutti i parametri fisici e geometrici del sistema (vedi Figure 5c e 5d). La situazione è meno semplice nel caso dell’altezza dell’asta che, anche ristretta al dominio di interesse fisico, ha un andamento fortemente non-lineare pur se ancora monotòno decrescente. Nella Figura 6 è mostrato il comportamento di H(m) relativamente alle stesse aste e alle stesse situazioni considerate nella Figura 5. Il comportamento non-lineare di H(m) si attenua soltanto al crescere dell’ordinata del fulcro (d) e al diminuire della sua ascissa (), mentre su di esso non ha un’influenza significativa la massa del contrappeso. Come si vede, all’interno del dominio di interesse fisico sia l’inclinazione che l’altezza dell’asta sono funzioni monotòne decrescenti, quindi biunivoche, e questo rende possibile utilizzare il sistema come bilancia. La presenza del contrappeso incrementa in modo significativo il campo delle masse che possono essere misurate. Approssimazioni 9 Dal punto di vista sperimentale il comportamento dell’asta-bilancia può essere studiato misurando o la sua inclinazione o l’altezza della sua estremità sottoposta a carico, al variare di quest’ultimo. In ogni caso dai dati sperimentali si ottengono tabelle di taratura dalle quali è possibile ricavare mediante interpolazione il valore della massa di altri corpi quando questi siano applicati all’asta. Se invece da queste tabelle si vogliono costruire delle curve di taratura e quindi delle funzioni empiriche che descrivono il comportamento dell’asta-bilancia, occorre fare uso di un metodo di best fit. Quando le variabili fondamentali che descrivono un sistema fisico sono soltanto due ed una di esse è caratterizzata da incertezze sperimentali sostanzialmente identiche e trascurabili rispetto a quelle dell’altra, la tecnica di best fit prevalentemente utilizzata è quella cosiddetta del metodo dei minimi quadrati [2]. Nei fogli elettronici e nei software matematici normalmente disponibili nelle scuole questa tecnica è sempre presente, anche in forme semplificate e di facile utilizzazione. Il metodo dei minimi quadrati, tuttavia, non determina la funzione migliore che descrive la correlazione esistente in un insieme di coppie di dati sperimentali ma piuttosto valuta la “bontà” statistica di una funzione scelta a priori per tale scopo. Non tutte le funzioni matematiche possono però essere utilizzate: oltre alla proprietà della derivabilità, esse devono generare all’interno del metodo un sistema di equazioni che sia risolubile e che produca una sola soluzione. Le funzioni più semplici da utilizzare sono allora quelle polinomiali e quelle esponenziali, forme nelle quali si possono scrivere molte altre funzioni per mezzo di opportune trasformazioni di variabili. Come abbiamo visto dalla Figura 5, l’inclinazione dell’asta, espressa da tan m , può essere approssimata con una funzione lineare: tan m K1m K0 , (14) i cui coefficienti si ricavano uguagliando tra loro le espressioni (10) e (14) e utilizzando il principio di identità dei polinomi. Si trova: K1 M 0 M D M 0 2M L d 2 2 M0 M d 2 K0 d (15) . Nella Figura 7 sono mostrati due esempi (relativi a situazioni studiate in laboratorio) in cui sono posti a confronto gli andamenti della funzione tan m e quello della sua approssimazione lineare al variare della massa del contrappeso utilizzato. Come si può osservare, l’approssimazione lineare è soddisfacente in tutte le situazioni di interesse fisico, peggiorando solo lievemente al crescere della massa dell’asta utilizzata e dei carichi che le vengono applicati. Eseguendo il best-fit dei dati sperimentali con la retta (14) si ricava una funzione empirica di taratura dell’asta-bilancia ed è anche possibile ottenere una stima del valore di quei parametri che non 10 (a) (b) Figura 7. Confronto tra i valori di tan m e quelli della sua approssimazione lineare è possibile di solito misurare direttamente con buona precisione, in particolare le coordinate del fulper due diverse aste cro utilizzato. Risolvendo infatti le equazioni (15) rispetto alle variabili d e si ha: M 0 M K 0 D M 0 2M L 2 2 M 0 M K1 M 0 M K 0 D M 0 2M L K 0 2 2 M0 M K d (16) . La funzione H(m) non appartiene alla categoria di quelle utilizzabili con il metodo dei minimi quadrati ed essa non può neppure essere trasformata in una forma polinomiale elementare. Il suo comportamento relativamente semplice nel dominio di interesse fisico suggerisce tuttavia la possibilità di sostituirla con una sua approssimazione, valida dal punto di vista numerico e adatta all’uso del metodo dei minimi quadrati. Poiché H(m) è derivabile indefinitamente rispetto alla variabile m, può essere sviluppata in una serie di TaylorMacLaurin [3] (quindi in forma polinomiale) prendendo come punto iniziale dello sviluppo il valore m = 0. I calcoli sono alquanto laboriosi e per il loro svolgimento può essere utile un software di manipolazione algebrica. In ogni caso, lo sviluppo in serie dell’espressione (12) produce polinomi che approssimano in modo soddisfacente la funzione originale solo per insiemi particolari di valori dei parametri dell’asta (vedi Figura 8). In generale, i polinomi di Taylor di grado inferiore al 5° costituiscono un’approssimazione accettabile di H(m) solo quando < d (ovvero quando l’asse di sospensione dell’asta è longitudinalmente molto vicino al baricentro). Nelle altre situazioni, soprattutto quando la massa da pesare è vicina ai valori massimi consentiti dall’asta utilizzata, è necessario ricorrere ai polinomi di Taylor di 5° grado o superiore. Non è invece praticamente mai possibile utilizzare un’approssimazione lineare come per l’inclinazione. Va anche sottolineato che in quei pochi casi in cui è possibile approssimare H(m) con polinomi di 2° o 3° grado, questi non consentono di ottenere un best-fit realmente affidabile dei dati sperimentali, poiché la bontà dell’approssimazione varia significativamente sul dominio di interesse fisico della massa applicata e in generale peggiora rapidamente al crescere di quest’ultima. Confronto con i dati sperimentali Invece dell’inclinazione dell’asta e dell’altezza della sua estremità superiore, può risultare comodo misurare l’abbassamento dell’asta dalla propria altezza massima a vuoto, espressa dalla (8), in funzione della massa applicata. Questa era anche la scelta proposta dai Giochi di Anacleto. 11 (a) (b) Figura 8. Confronto tra i valori di H m e quelli della sue approssimazione polinomiali L’espressione di tale abbassamento si ricava per due immediatamente diverse aste dal modello matematico, ottenendo: H m H M H m M 0 M L D d 2 d 2 2 M L 2 M0 M d 2 2 QP m 2 M 0 M Pm 2 2Q m R (17) , dove i coefficienti P, Q e R sono ancora quelli definiti nell’espressione (12). Nella Figura 9 sono mostrati alcuni esempi di comportamento della funzione H(m), nel dominio di interesse fisico e relativamente a situazioni effettivamente misurate. Com’è ovvio, tutte le osservazioni fatte sulla funzione H(m) e sulla possibilità di sostituirla con un’approssimazione polinomiale valgono anche per l’abbassamento H(m). (a) (b) Figura 9. Confronto tra i valori di H(m) e quelli della sue approssimazione polinomiali (a) esempi di diverse aste (b) approssimazioni cubiche La misura dell’inclinazione dell’asta sembra tuttavia preferibile a quella dell’altezza o della sua variazione, perché la prima può essere espressa in funzione dei parametri fisici dell’asta utilizzando un’approssimazione lineare estremamente semplice, cosa che facilita notevolmente il confronto del modello matematico con i dati sperimentali, mentre le seconde possono essere approssimate solo in alcuni casi e comunque in forme meno elementari. Avendo a disposizione un software di calcolo numerico o di simulazione matematica (ad esempio DERIVE o MATLAB ) è possibile effettuare un fit euristico dei dati sperimentali utilizzando direttamente le funzioni (10) e (12) oppure (17) per descrivere il comportamento dell’asta-bilancia e facendo variare i valori misurati (di solito rozzamente) delle coordinate del fulcro entro un intervallo limitato. Il fit può essere ottimizzato scegliendo quei valori di d e che rendono minimo lo scarto quadratico medio tra i valori calcolati e quelli misurati dell’inclinazione e/o della variazione d’altezza. Negli esperimenti con aste reali (costruite utilizzando cannuccia da bibita o altri oggetti di forma simile e di piccola massa) occorre tenere conto della presenza di vari effetti che concorrono a rendere il comportamento fisico del sistema (almeno) in parte diverso da quello del modello matematico. A titolo puramente indicativo segnaliamo: 12 disomogeneità fisiche o geometriche dell’asta non coincidenza del baricentro del contrappeso con l’estremità inferiore dell’asta non coincidenza del baricentro della massa applicata con l’estremità superiore dell’asta asse di sospensione non perpendicolare all’asse baricentrico longitudinale dell’asta asse di sospensione di dimensioni non trascurabili rispetto alla sua distanza dal baricentro dell’asta attrito tra asse di sospensione e superficie di appoggio spostamenti dell’asse di sospensione sulla superficie di appoggio non perfetta orizzontalità della superficie d’appoggio effetto della spinta di Archimede nell’aria sul sistema (la densità delle aste utilizzabili in laboratorio è di solito piuttosto piccola…) effetti dovuti all’elettrizzazione per strofinio o per induzione del PVC (ben visibili negli esperimenti con le cannucce). Sono state eseguite numerose prove sperimentali con aste-bilancia costruite con cannucce da bibita, cilindretti di materiale plastico e asticelle di compensato (un esempio è mostrato nella Figura 10). In tutti i casi l’asse di sospensione è stato realizzato mediante sottili spilli d’acciaio senza testa. Le masse di taratura, dell’ordine di grandezza di qualche milligrammo, sono state ricavate (come proposto dai Giochi di Anacleto) ritagliando da un foglio di carta quadrettata pezzetti rettangolari di varia estensione e calcolandone la massa relativamente a quella dell’intero foglio attraverso il rapporto delle rispettive superfici. Le misure effettuate sono state sia di inclinazione che di variazione di altezza dell’ asta in funzione della massa applicata e si è anche verificato che l’angolo di inclinazione dell'asta a vuoto (con e senza contrappeso) avesse il valore espresso dalla (2). Gli strumenti utilizzati sono stati regoli millimetrati e calibri ventesimali per le lunghezze, bilance elettroniche con sensibilità di 0,01 g per le masse e goniometri con sensibilità di 0,5° per gli angoli. Per ciascuna prova sono state realizzate le tabelle di correlazione tra inclinazione, variazione d’altezza e massa applicata e costruiti i grafici corrispondenti. E’ stato poi eseguito il best-fit dei dati sperimentali con il metodo dei minimi quadrati, utilizzando polinomi di 1° grado per l’inclinazione dell’asta e di 2° o 3° grado per l’ altezza. Riportiamo qui a titolo esemplificativo i risulFigura 10. Esempio di asta-bilancia tati di due delle prove effettuate in laboratorio. 13 (a) (b) Figura 11. Risultati sperimentali e best-fit (a) tan m (b) H(m) asta: cannuccia da bibita L = 18,0 0,1 cm D = 0,62 0,01 cm M0 = 0,90 0,01 g M = 4,70 0,01 g posizione stimata del fulcro: d = 0,1 0,1 cm ; = 0,1 0,1 cm I dati sperimentali ottenuti sono mostrati nella Figura 11, insieme al loro best-fit calcolato per mezzo di un foglio elettronico. I dati sperimentali sono descritti dalle approssimazioni polinomiali: tan 0,9297 2,3026 102 m H 1,0006 104 m3 6,5919 103 m2 0,1454 m (con la massa espressa in mg e l’altezza in cm), ai quali corrispondono rispettivamente i coefficienti di determinazione R2() = 0,9956 e R2(H) = 0,9991. Da questi best-fit si ricavano le stime numeriche per i parametri geometrici dell’asta: d = 0,126 cm = 0,117 cm. Utilizzando le funzioni di calcolo numerico integrate in DERIVETM e le espressioni (10) e (17) sono stati calcolati i best-fit euristici dei dati sperimentali (mostrati sempre nelle fig. 11, in colore blu). Se viene ottimizzato il best-fit dell’inclinazione dell’asta, alle coordinate del fulcro sono attribuiti i valori: d = 0,125 cm = 0,117 cm (con deviazioni standard ) = 0,016 e (H) = 0,33 cm). Se invece si ottimizza il best-fit della variazione di altezza, per le coordinate del fulcro si trovano i valori: d = 0,122 cm = 0,112 cm (con deviazioni standard ) = 0,034 e (H) = 0,22 cm). asta: tubicino di plastica a sezione quadrata L = 20,3 0,1 cm D = 1,00 0,01 cm M0 = 3,29 0,01 g M = 11,90 0,01 g posizione stimata del fulcro: d = 0,3 0,1 cm ; = 0,2 0,1 cm I dati sperimentali ottenuti sono mostrati nella Figura 12, insieme al loro best-fit calcolato per mez 14 (a) (b) Figura 12. Risultati sperimentali e best-fit (a) tan m (b) H(m) zo di un foglio elettronico. I dati sperimentali sono descritti dalle approssimazioni polinomiali: tan 0,8724 4,1966 103 m H 7,6998 107 m3 4,0819 105 m2 4,2557 102 m (con la massa espressa in mg e l’altezza in cm), ai quali corrispondono rispettivamente i coefficienti di determinazione R2() = 0,9936 e R2(H) = 0,9981. Da questi best-fit si ricavano le stime numeriche per i parametri geometrici dell’asta: d = 0,277 cm = 0,242 cm Utilizzando le funzioni di calcolo numerico integrate in DERIVETM e le espressioni (10) e (17) sono stati ottenuti i best-fit euristici dei dati sperimentali (mostrati sempre nelle fig. 12, in colore blu). Se si ottimizza il best-fit dell’inclinazione, alle coordinate del fulcro sono attribuiti i valori: d = 0,266 cm = 0,236 cm (con deviazioni standard ) = 0,019 e (H) = 0,18 cm). Se invece si ottimizza il best-fit della variazione di altezza, per le coordinate del fulcro si trovano i valori: d = 0,266 cm = 0,231 cm (con deviazioni standard ) = 0,027 e (H) = 0,14 cm). Conclusioni Osserviamo che in entrambi i casi riportati la corrispondenza tra i dati sperimentali, il loro bestfit e il modello matematico è ottima per l’inclinazione dell’asta, mentre è solo in parte soddisfacente per la variazione d’altezza, come era da attendersi sulla base delle considerazioni riportate nelle pagine precedenti. Le stime delle coordinate del fulcro ricavata dai best-fit sono in ottimo accordo tra loro e con i dati misurati. Si conferma anche che l’approssimazione lineare utilizzata per l’inclinazione peggiora lievemente al crescere delle masse applicate all’asta. Ringraziamenti Ringrazio i miei studenti dei corsi PNI , ai quali è dovuta tutta l’attività sperimentale e lo stimolo per realizzare questo lavoro. Un ringraziamento particolare va al Prof. Cesare Breveglieri, che ha avuto la pazienza di leggere il manoscritto e di controllare tutti i calcoli (rimediando a qualche dimenticanza…). Bibliografia [1] PALLADINO BOSIA M., Fisica. Metodi e modelli per interpretare la realtà, Vol. 1 (Petrini, Torino) 1997, Cap. 10. [2] TAYLOR J.R., Introduzione all’analisi degli errori, 2a ed. (Zanichelli, Bologna) 1985, Cap. 8. [3] LAMBERTI L. - MEREU L. – NANNI A. , Corso di Matematica per i Licei scien- 15 tifici sperimentali, Vol. 3B (ETAS, Milano) 2004. (a) Electronic mail: achille.cristallini@alice.it 16