lOMoARcPSD|11847303 Domande Esame economia industriale Economia industriale (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli) Studocu is not sponsored or endorsed by any college or university Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 DOMANDE ECONOMIA INDUSTRIALE 1. Spiegare cosa si intende per mercato rilevante e come si procede alla sua individuazione. Quando parliamo di mercato rilevante facciamo riferimento all’ambito specifico in cui si esercita la concorrenza, ovvero è il più piccolo contesto in cui è possibile la creazione del potere di mercato.Il mercato rilevante è definito sotto il profilo del prodotto o sotto il profilo geografico per individuare i concorrenti effettivi delle imprese . Sotto il profilo del prodotto possiamo indentificare l’insieme di beni e servizi che sono sostituibili dal consumatore. È utile calcolare l’elasticità incrociata della domanda; maggiore è l’elasticità maggiore è La sostituibilità. Sotto il profilo geografico identifichiamo l’area in cui le imprese sono sufficientemente concorrenti. Il limite geografico viene determinato analizzando se l’aumento del prezzo in una località comporta l’aumento del prezzo in un’altra località. Se cosi fosse le località appartengono allo stesso profilo geografico. Per determinare il profilo geografico bisogna prima raccogliere determinate informazioni sull’entità dei costi di trasporto , la disponibilità degli acquirenti a spostarsi e se esistono eventuali barriere tariffarie. 2. Illustrare graficamente e descrivere il concetto di “economie di scala” e indicare le eventuali differenze rispetto al concetto di “economie di apprendimento”. Le economie di scala indicano i vantaggi di costo che si ottengono all’aumentare della dimensione della capacità Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 produttiva e della produzione. Un’impresa realizza economie di scala quando il costo medio unitario di produzione diminuisce all’aumentare della produttività dei suoi impianti. L’esistenza di economie di scala segna invece che una maggiore dimensione dell’impianto consente un uso più efficiente delle risorse coinvolte nel processo produttivo Anche le economie di apprendimento (economie di scala dinamiche) (indicano cioè le riduzioni dei costi medi unitari generate dall’esperienza) hanno il medesimo effetto dell’economie di scala ma l’aumento della produzione avviene a seguito del miglioramento del know how e delle procedure organizzative che avvengono passivamente per semplice accumulo di esperienza nel fare qualcosa. (le conoscenze sono: learning-by-doing/using/searching) Tramite degli studi della BCG ( boston consulting group) si osserva una regolarità nella riduzione dei costi e dei prezzi associata all’incremento della produzione cumulata. Da queste osservazioni è stata formulata la legge dell’esperienza: il costo unitario del valore aggiunto di un prodotto standardizzato si riduce secondo una percentuale costante ogni volta che la produzione cumulata raddoppia. Se l’impresa espande la produzione più dei concorrenti, può ‘scendere’ lungo la curva dell’esperienza più velocemente dei rivali e può ampliare il differenziale di costo. Il principale obiettivo strategico dell’impresa è quindi la quota di mercato. L’impresa per trarre vantaggio dai risparmi di costo dell’esperienza dovrebbe fissare il prezzo dei propri prodotti sulla base dei costi previsti praticando una politica di pricing di penetrazione. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 Grafico foglio 3. Illustrare e descrivere la curva di domanda ad angolo. O modello sweezy la teoria della curva di domanda spezzata consiste in un modello utile per ‘analisi dei comportamenti di imprese che fanno parte di un oligopolio (L'oligopolio è una forma di mercato in cui ci sono poche imprese con uguale struttura di costo e che producono un bene omogeneo.) Originariamente volto a dimostrare la tesi che, in riferimento ad un monopolio di grandi imprese, il movimento dei prezzi non riveste più il ruolo fondamentale teorizzato da marshall, ma l’equilibrio al contrario è assicurato dalle variazioni delle quantità di merci offerta dalle grandi imprese. Viene applicato in un mercato di oligopolio omogeneo non collusivo. Le singole imprese sono portate ad immaginare di avere due curve di domanda aventi differenti elasticità. La prima avrà elasticità più elevata e rappresenta la curva di domanda del prodotto della singola impresa nel casso voglia aumentare il prezzo, la seconda rappresenta il caso in cui l’impresa prospetti una diminuzione del prezzo. La conclusione è che le imprese oligopoliste sono solite a non variare il prezzo, ma ad utilizzare come leve competitive la qualità e le caratteristiche del prodotto, la pubblicità ed i servizi offerti alla clientela. GRAFICO VEDI FOGLIO Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 Descrizione grafico: (B=prezzo corrente) l’impresa in oligopolio percepisce la propria curva di domanda osservando il proprio prezzo e il livello di output ma deve prevedere la reazione dei concorrenti a qualsiasi variazione del prezzo. L’impresa dedurrà che se diminuisce i prezzi si avrà una domanda inelastica (curva di domanda ripida per prezzi < a po) perché tale azione sarà imitata dai concorrenti ( azione aggressiva) Ma i medesimi non reagiranno ad eventuali aumenti del prezzo che determinano una domanda elastica per prezzi >Po miglior strategia mantenere prezzo a Po (perché l’impresa prevede che i ricavi si ridurranno nel caso di riduzione o aumento del prezzo). 4. Spiegare le ragioni che determinano i processi di integrazione verticale sulla base dell'analisi dell'impresa proposta da Williamson. L’economista Americano Williamson sostiene che ogni organizzazione economica nasce dal tentativo di minimizzare costi di transazione in contesti caratterizzati da contratti incompleti, investimenti specifici, razionalità limitata e opportunismo. l’economista williamson ha sviluppato una teoria che considera in modo dettagliato i fattori che influenzano i costi di transizione e spiegano l’integrazione verticale. Redige l’ipotesi che gli attori economici agiscono in condizioni di razionalità limitata e di opportunismo, cioè traendo profitto dalle opportunità vantaggiose che si presentano. Tra le ragioni messe in evidenza da williamson ci sono: Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 la specificità dei beni capitali: ex macchinario che viene realizzato su misura per determinati acquirenti e non potrebbe avere altre applicazioni per il ciclo produttivo di un altro acquirente. Il fornitore dipende dal suo acquirente. È conveniente in questi casi ricorrere all’integrazione verticale. L’incertezza: all’interno del mercato ci sono tanti fattori di incertezza e di rischio riguardanti ritardi o interruzioni, quindi riguardanti le fasi concentrate a ‘valle’. Perciò per fronteggiare tali incertezze, le imprese, aumentano il livello di scorte pregiudicando l’equilibrio finanziario. È conveniente una integrazione con i propri produttori di materie prime per contenere i livello delle scorte. Compressione informativa: esempio: quando un impresa paga una quota fissa (ad un altra) per ricevere informazioni sui mercati di recente sviluppo , quest’ultima non ha incentivi ad essere tanto produttiva e l’acquirente non ha modo di stabilire se il fornitore ha fornito informazioni complete oppure no. È più efficace ed efficiente un integrazione verticale per risolvere questi problemi Cordinamento estensivo: l’integrazione verticale offre un coordinamento più ampio come avviene per le industrie dotati di rete (esterne) come le compagnie aeree o ferrovie. 5. Descrivere il modello di Akerlof. l’economista Akerlof (nel ’70) , attraverso il mercato delle auto Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 usate (articolo market for lemons) elabora un modello che tratta di asimmetria informativa dimostrando che quando gli acquirenti si affidano a valutazioni statistico-probabilistiche per superare le incertezze delle informazioni sulle caratteristiche qualitative del prodotto i venditori avranno l’incentivo ad offrire prodotti di bassa qualità. Secondo il modello infatti l’acquirente tenderà a scontare dal prezzo il valore delle informazioni di cui non è in possesso, e questo provocherà l’uscita dal mercato di chi vende auto di buona qualità. Ad esempio nel mercato dell'usato sono presenti 50% di auto di buona qualità e 50% di bidoni. Chi vende l'auto di buona qualità richiede un prezzo di 1000, mentre chi vende l'auto di cattiva qualità richiede un prezzo di 400. chi compra non ha modo di sapere se l'auto è di buona o cattiva qualità, e tenderà a scontare il prezzo per far fronte al cattivo affare, dunque il prezzo medio delle auto usate è: 1000+400/2=700 ma chi vende un auto di buona qualità non ha interesse a venderla al prezzo di 700 perché ci perderebbe, dunque sul mercato rimangono progressivamente solo le auto di cattiva qualità vendute a un prezzo superiore al loro valore. Akerlof individua due istituti per contrastare l’incertezza e a diminuire il costo ‘disonesto’: garanzia e reputazione del brand 6. Illustrare graficamente e spiegare come il regolatore può determinare la tariffa ottimale nel caso di monopolio naturale. Il monopolio naturale è quella forma di mercato che si Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 verifica quando un'unica grande impresa è in grado di produrre a costi inferiori rispetto ad un insieme di piccole imprese.ɸ Il monopolio si caratterizza dalla presenza di prezzi più alti e quantità offerte più basse rispetto alla concorrenza. Però La massimizzazione del surplus del consumatore si verificherebbe nel momento in cui il prezzo risulta pari al costo marginale. In questo caso per l’impresa si genera una perdita in quanto i costi fissi non saranno coperti dalle entrate, provocando per il monopolista la probabile uscita dal mercato. Vi è però la possibilità che Intervenga il regolatore (intervento regolatore dei poteri) imponendo una regola di prezzo che massimizza il benessere sociale con il vincolo di pareggio di bilancio ( break even point) ponendo in definitiva il prezzo al di sotto del prezzo del monopolio ma al di sopra dei costi marginali (MC). DIMOSTRAZIONE VEDI FOGLIO c=costo marginale partiamo pero dall’inizio analizzando il grafico. senza l’intervento del regolatore l’impresa fissa il prezzo PM e la produzione del bene sarà minore di quella ottimale (no efficienza allocativa). Pr permette l’efficienza allocativa (marginal cost pricing) ma i profitti netti sono pari a –F. l’alternativa è quella di fissare il prezzo + basso del PM e al di sopra di Pr riscontrando dei profitti non negativi almeno pari al costo medio. L’impresa ha incentivo a ridurre i costi? Price-cap regulation: quando i prezzi vengono fissati dal regolatore per un periodo lungo x ridurre i costi; sarebbe questo un meccanismo in cui il risparmio dei costi si traduce in un aumento del profitto Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 deduzione finale: un impresa che voglia massimizzare i profitti cercherà di ridurre i costi di produzione (ɸUna tale situazione si verifica quando i costi medi calano all'aumentare della produzione, ad esempio in presenza di rendimenti crescenti: in questi casi, tanto maggiore è la produzione, tanto meno costa produrre ciascuna singola unità. Il monopolio naturale è riscontrabile nella produzione di servizi di pubblica utilità come energia, trasporti e telecomunicazioni, spesso gestite da imprese pubbliche. ) 7. Spiegare la differenze tra indici di concentrazione assoluta e relativa. Data la tabella riportata qui sotto, calcolare l’indice HH e il coefficiente di variazione nel settore del tessile e della chimica. Commentare. Gli indici di concentrazione assoluta ( Reciproco del numero delle imprese, Rapporto di concentrazione, Indice di Hirschman-Herfindahl , Entropia ) sono quelli legati sia al numero delle imprese che alla rispettive quote di mercato relative; mentre gli indici di concentrazione (Coefficiente di Gini , Coefficiente di variazione , Varianza dei logaritmi della dimensione di impresa) Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 relativa misurano solamente la dispersione delle quote di mercato. L’indice HH (Herfindahl Hirschman) proposto è particolarmente usato negli studi sulla concorrenza oligopolistica. La sua peculiarità è quella di proporre una ponderazione proporzionale della quota di mercato detenuta dalla singola impresa. Il coefficienza di variazione C è il rapporto tra devazione standard e media delle dimensioni delle imprese che operano nell’industria. Rileva la dispersione delle dimensioni relative delle imprese dal valore medio delle stesse. Nel monopolio avrà valore massimo=1 mentre nel caso di molte imprese di uguali dimensioni tenderà a0 N HH =∑ s i2❑ i=1 HH = Dove c= σ x con x ¿ ¿ ¿ n 1 σ= ∑¿ n i - x c2 +1 n ) 8. Indicare le principali differenze tra il capitalismo “anglosassone” e il capitalismo “renano”. Nel sistema anglosassone prevalgono le società contendibili, fortemente dipendenti dal mercato Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 azionario e dove non sono frequenti coalizioni fra singoli azionisti per detenere stabilmente il controllo di specifiche società. inoltre c’è separazione tra proprietà, che spetta all’insieme degli azionisti, e controllo, cioè l’esercizio del potere di comando sulla gestione dell’impresa, che spetta ai manager. La conseguenza principale che discende da tale separazione è che gli obiettivi delle due categorie possono non essere coincidenti. Una soluzione di equilibrio si potrebbe verificare nel caso in cui il manager acquisti l’impresa, cosa non sempre agevole per vincoli finanziari e avversione al rischio. Altri connotati di questo sistema sono la crescita della disuguaglianza tra le retribuzioni dei manager e quelle dei lavoratori medi e la crescita dell’influenza delle lobbies. Il modello renano invece si differenzia principalmente per la corporate governance e in particolare sul controllo azionario, che nella maggior parte delle grandi imprese è riconducibile ad un numero limitato di soggetti, e perciò non ha la natura pubblica della public company. Inoltre gli azionisti partecipano attivamente alla gestione dell'impresa affiancandosi ai manager e ai rappresentanti dei dipendenti dell'azienda, e la massimizzazione del profitto è per tutti gli stakeholders e non solo per gli azionisti (shareholders) Altra caratteristica è un rapporto costante fra impresa e istituzioni pubbliche, il che contribuisce a stabilizzare le diverse forze che fanno capo all'impresa. il modello renano gode infine di minori risorse finanziarie e affronta maggiori difficoltà nella ricerca di capitali per fusioni e acquisizioni. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 Sistema pensionistico (sistema di formazione del risparmio): nei paesi anglosassoni tale sistema è a capitalizzazione, registra forti avanzi finanziari che riversandosi sui mercati di borsa ne fanno il principale strumento di finanziamento esterno delle imprese. Nei paesi continentali invece il sistema pensionistico è a ripartizione : non produce cioè avanzi finanziari, e quindi sarà il sistema bancario ad alimentare prevalentemente il finanziamento delle imprese. 9. Illustrare graficamente e descrivere l’effetto di variazioni dei costi marginali delle imprese nel caso in cui la curva di domanda assuma forma ad angolo. Alla curva MC che rappresenta l’andamento del costo marginale vengono inserite le curve MC1/2/3 che mostrano l’effetto di possibili variazioni del costo marginale ( conseguenza dell’aumento o diminuzione del costo di lavoro o materie prime). Se le variazioni dei costi sono contenute nell’ambito della discontinuità della curva dei costi marginali, il prezzo l quale l’impresa massimizza il profitto rimane (in)alterato. Se gli aumenti dei costi di produzione determinassero la posizione della curva dei costi marginali descritta dalla curva MC3 , l’impesa sarebbe indotta a modificare il prezzo per ristabilire l’uguaglianza fra costi Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 e ricavi marginali. Le variazioni dei costi di produzione non comportano subito variazioni dei prezzi. Ciò significa che un aumento dei costi di produzione diretti delle materie prime o altro ha l’effetto nel breve periodo di ridurre il profitto delle imprese che non possono stabilire comportamenti collusivi fra loro. Fino a quando i costi marginali incontrano il ricavo marginale nel tratto verticale, il prezzo e la quantità Rimarranno costanti…pero nel momento in cui i MC incontrano i RM nel punto c (grafico) l’impresa è indotta a modificare il prezzo e ristabilire l’equilibrio tra RM CM B= prezzo corrente VDDI FOGLIO PER DIMOSTRAZIONE 10. Descrivere le componenti della domanda aggregata di mercato nella teoria marrisiana e le tre fasi che la caratterizzano. La teoria Marrisiana si basa su tre presupposti, cioè che i bisogni dei consumatori sono in continua trasformazione e che il comportamento di questi ultimi dipende dalle esperienze di consumo acquisite, dal messaggio pubblicitario e dai giudizi di altri consumatori. L’economista inglese Robin Marris ricorre ad una distinzione dei consumatori in pionieri e pecore. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 I primi, ovvero i pionieri, si distinguono prevalentemente perché decidono nuovi acquisti senza il bisogno di essere stimolati da altri consumatori, al contrario di quanto accade ai secondi, ovvero le pecore. Le variabili che incidono sul numero di consumatori pionieri di un nuovo prodotto sono il prezzo, la qualità, e la spesa pubblicitaria. La domanda dei consumatori pionieri risulta elastica, opposta quindi alla curva di domanda del consumatore pecora. La domanda complessiva del mercato è data dalla somma delle singole domande individuali, le quali differiscono tra loro a seconda che si tratti di consumatori pionieri o di consumatori pecore. In sintesi il pioniere incorpora il nuovo prodotto nel proprio schema di preferenze, creando la propria curva di domanda fino ad allora inesistente e ciò con un processo irreversibile. Allo stesso modo, irreversibile è il cambiamento che subisce il consumatore pecora tutte le volte che in seguito ad attivazione per mano di altri consumatori è stimolato ad acquistare un dato prodotto. L’insieme di tutti i consumatori pionieri e pecore è definito popolazione del mercato. (la cui dimensione è funzione sia del prezzo sia delle qualità del prodotto). Funzione della Domanda pionere qij=ɸp(XiXj)u ij Funzione della domanda del la pecora: qij=ɸs(XiXj) vij Domanda aggregata: Qj=Npɸp+Naɸs Le tre fasi che caratterizzano la domanda sono Gestazione, in cui il numero delle pecore attivate è nullo e quindi la domanda complessiva è influenzata solo dai pionieri; saturazione, quando il numero delle pecore attivate coincide con il numero totale delle Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 pecore; ed infine esplosione, fase instabile ed intermedia tra le precedenti. (grafico curva ad onda) 11. Illustrare la differenza tra efficienze statica e dinamica. Confrontare gli incentivi all’innovazione in concorrenza e monopolio secondo il modello di Arrow. L’efficienza dinamica consiste nella possibilità di introdurre nuovi processi e prodotti da parte dell’impresa, mentre l‘efficienza statica consiste nell’efficienza produttiva, ovvero nello sfruttamento ottimale delle risorse, e nell’efficienza allocativa, cioè la distribuzione delle risorse nel modo migliore possibile. La concorrenza perfetta è assunta solitamente come modello di efficienza allocativa e produttiva ma è un modello teorico che nella realtà non esiste. Il Monopolio è una forma di mercato in cui un'unica impresa fronteggia l’intera curva di domanda. Questa forma di mercato comporta una serie di problemi sia dal lato dell’efficienza allocativa, sia dell’efficienza produttiva: in regime di monopolio infatti il monopolista offrirà una quantità inferiore a quella efficiente, mentre i consumatori pagheranno un prezzo più alto a Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 quello avrebbero pagato in regime di concorrenza perfetta. Il potere di mercato consente al monopolista di massimizzare i profitti senza ridurre i costi, ovvero senza preoccuparsi di produrre in maniera più efficiente possibile. Non avendo rivali il monopolista è meno motivato ad innovare e ad adottare o a sviluppare una tecnologia migliore, viene dunque a mancare quel processo di selezione concorrenziale che elimina dal mercato le imprese inefficienti. Secondo Arrow entrambi i regimi, monopolio e concorrenza perfetta, sono in realtà subottimali, ma tra i due il monopolio è quello meno efficiente in quanto il monopolista considera solo il profitto addizionale della nuova tecnologia, mentre l’impressa concorrenziale lo considera tutto. Perciò se un monopolista realizza elevati profitti non avrà incentivo ad innovare perché rispetto all’impresa concorrenziale l’adozione di tecnologie innovative darà un contributo minore ai profitti. In concorrenza invece l’innovazione è l’unico elemento con cui le imprese possono aumentare i profitti sopra il punto di pareggio e si può dunque affermare che vi sia un forte incentivo all’innovazione. VISIONE PRO MONOPOLIO (SHUMPETER) INNOVAZIONE FAVORITA IN MERCATI CARATTERIZZATI DA ELEVATO GRADO DI CONCENTRAZIONE Innovazioni tecnologiche richiedono investimenti ingenti in R&S Solo in presenza di potere di mercato si potrà sfruttare il vantaggio di costo derivante dall’innovazione Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 12. Definire cosa si intende per discriminazione del prezzo. Date le curve di domanda……..calcolare il profitto del monopolista nel caso di discriminazione e di non discriminazione. Commentare. ?????????????? La discriminazione del prezzo Consiste nella vendita di stessi prodotti, perfettamente omogenei tra oro, a prezzi diversi. Essa può essere attuata soltanto in un mercato monopolistico in quanto In concorrenza, essendo in vigore la legge del prezzo unico, i prezzi sono gli stessi perché sennò si creerebbe arbitraggio. Condizioni: ci devono essere più soggetti con differenti valutazioni per lo stesso bene; no mercato secondario di rivendita; l’impresa che discrimina deve avere potere di mercato. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 Questa variazione di prezzo è dovuta alla non perfetta informazione oppure ai costi di transazione. Primo tipo: ogni unita di prodotto è venduta ad un prezzo diverso, questo tipo prevede informazione perfetta da parte delle imprese riguardo la disponibilità a pagare dei diversi consumatori. tutto il surplus sarebbe assorbito dal produttore, ma nella realtà ciò è impossibile. Secondo tipo: il prezzo pagato varia con la quantità che domandano i clienti. Processo di autoselezione da parte del cliente es. il prezzo varia a seconda della quantità, e tutti i clienti hanno lo stesso sistema di prezzi. terzo tipo: prezzo pagato dai compratori di uno stesso GRUPPO di clientela e uguale. bundling e thing vedi dopo (Come dovrebbe fissare il prezzo un monopolista? • Fino ad ora abbiamo pensato al monopolio come ad un’impresa che deve vendere il suo prodotto allo stesso prezzo per ogni cliente. • E’ possibile aumentare i profitti attraverso la discriminazione dei prezzi? • Occorre classificare i clienti in base alle informazioni che le imprese dispongono relativamente alla loro disponibilità a pagare (WTP). • Queste informazioni possono essere osservabili da parte del venditore perché conosce le informazioni o può osservare le caratteristiche del cliente (1° e 3° tipo), posso essere segnalate attraverso un autoselezione del consumatore che sceglie delle proposte in relazione a varie offerte sulla Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 quantità/prezzo o sulla qualità/prezzo del venditore (2° tipo).) Alternativa: per verificare se siamo o meno in presenza di una discriminazione bisogna controllare il rapporto tra prezzi prevalenti in vari mercati sia diverso dal rapporto tra i rispettivi MC 13. Definire l’equilibrio di Nash e spiegare perché l’equilibrio di Cournot è un equilibrio di Nash. L’equilibrio di Nash è una condizione della teoria dei giochi che sussiste quando, date alcune strategie poste in essere da due concorrenti, nessuno può migliorare la propria posizione adottando una strategia diversa, posta la condizione che l'altro concorrente non cambi la sua strategia originaria. In sostanza se un'impresa adottasse una diversa strategia otterrebbe come risultato solamente un peggioramento della propria situazione, Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 per cui è sempre preferibile mantenere la posizione iniziale. Tale equilibrio è definito anche “non cooperativo” in quanto non è il risultato di un accordo, ma nasce dalle strategie che gli agenti economici ritengono più utili per loro stessi. I giochi possono essere simultanei, quando si sceglie la strategia contemporaneamente, oppure sequenziali, quando un giocatore può scegliere e attuare la strategia per primo. L’equilibrio di Cournot è un equilibrio di nash poiché non essendo possibile la collisione,( essendo one shot, ) entrambi gli oligopolisti effettueranno una scelta cercando di massimizzare l’utilità indipendentemente dalla scelta altrui. Questo causerà un equilibrio di nash che non è un equilibrio ottimale perché esisterà un punto in cui le imprese si dividono le quantità di monopolio in parti perfettamente uguali. (ma per giungere a tale equilibrio è indispensabile l’elemento aggiuntivo della cooperazione al fine di rendere le decisioni di gioco razionali. ) 14. Illustrare le varie definizioni di barriere all’entrata. Discutere il ruolo delle economie di scala come barriere all’entrata Distinzione tra barriere all’entrata come vincoli costituiti da fattori di natura istituzionale (natura regolamentare e natura istituzionale) e barriere all’entrata più propriamente economiche (fattori della struttura o condotta mercati) Principalmente vengono considerate tre definizioni: Demstez 82: Le barriere all’entrata si limitano a vincoli di natura istituzionale e coincidono con le restrizioni delle autorità di Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 governo o di regolazione. In questa definizione una tariffa, dazio doganale, è un ovvio esempio di barriera all’entrata in quanto limita la capacità dei produttori esteri di operare nel mercato interno. Stiegler 68: definisce una barriera all’entrata come un costo di produzione che deve essere sostenuto da un’impresa che cerca di entrare in un’industria, e che non deve essere sostenuto dalle imprese che sono già attive nell’industria. Secondo questa definizione ogni vantaggio delle imprese già attive sulle potenziali nuove imprese, viene usato come una barriera all’entrata e come una fonte di profitti di lungo periodo. Bain 56: È quella più usata in economia industriale e prevede che le barriere all’entrata misurino quanto, nel lungo periodo, le imprese già presenti sul mercato possono aumentare i loro prezzi di vendita al di sopra dei costi medi minimi di produzione e distribuzione (associati alla scala produttiva ottimale) senza indurre l’entrata di imprese potenziali. Questa affermazione è più ampia perché tiene conto del ruolo delle economie di scala come causa di barriera all’entrata, in quanto possono condurre a prezzi maggiori dei costi unitari minimi. La definizione di bain è la più complessa e più ampia perché tiene conto delle economie di scala come barriera d’entrata Le economie di scala sono una determinante rilevante della condizione di entrata quando la dimensione ottima minima (Dom) di produzione è elevata rispetto alla dimensione del mercato. In questo caso un potenziale entrante Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 potrebbe aggiungere all’offerta già esistente un notevole volume di produzione e generare una significativa diminuzione nel livello generale dei prezzi e quindi dei profitti conseguibili. Le imprese entranti possono decidere (o essere indotte ) di entrare nel mercato con una scala produttiva ridotta rispetto a quella ottimale per non aumentare eccessivamente l’offerta. In questo modo sopporterebbero costi più elevati delle imprese incumbents, e i prezzi di lungo periodo applicati delle imprese già attive possono essere più elevati rispetto ai costo medio minimo, senza portare nuovi ingressi: in questo senso le economie di scala costituiscono un deterrente all’entrata. Anche se l’impresa entrante potesse entrare alla Dom (dimensione ottimale minima) , deve strappare alle imprese già attive sul mercato una grossa fetta del loro mercato, ovvero eliminarne una. Per ottenere ciò dovrebbe supportare in un primo momento gravi perdite. Se, tuttavia, confida che il mercato si espanderà, potrà strategicamente sopportare perdite iniziali da recuperare una volta che il mercato si sarà ampliato. In alternativa potrebbe entrare ad una dimensione inferiore a quella ottimale, ma in questo modo sopporterebbe costi più elevati delle imprese incombenti. 15. Definire il prezzo di esclusione. Data la tabella seguente. Calcolare il prezzo di monopolio, il prezzo limite, il prezzo in Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 un mercato contendibile, il prezzo BSM e il prezzo con scala minima di entrata. Ipotesi di esercizio il prezzo di esclusione è il prezzo che impedisce l’entrata di nuove imprese nel mercato e definisce l’elevatezza della barriera all’entrata. Prezzo di monopolio si calcola partendo da MR=MC Il prezzo limite è dato dalla differenza fra costi di produzione delle incumbents e quelli delle entranti + il sovrapprezzo può essere praticato senza provocare l’entrata di nuovi concorrenti , prezzo limite= Mci+(MCi-MCe) Il prezzo di un mercato contendibile è uguale a P=MC Il prezzo BSM è il prezzo che rende nullo il valore della decisione di entrata Prezzo con scala minima d entrata nella colonna dei MCe è il primo prezzo che inizia ad essere uguale. 16. Che cosa si intende per strategie di deterrenza all’entrata? Portare degli esempi. Date le variabili prezzo e investimento, mostrare le possibili strategie degli incumbents e discuterne l’efficacia nell’impedire l’entrata. Per scoraggiare l’entrata o per favorire l’uscita di altre imprese (player) , le imprese incumbents possono sfruttare a loro vantaggio delle barriere strategiche da realizzare con determinati Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 comportamenti. A tal proposito vi sono appunto le strategie di deterrenza all’entrata, le quali fanno perno sul prezzo o su altre variabili. Tra le strategie non di prezzo si includono l’espansione della capacità produttiva, la proliferazione dei prodotti e i contratti di lungo periodo. Mentre quelle che fanno leva sui prezzi sono la strategia dei prezzi predatori ( e di eliminazione) , dove in una prima fase viene ridotto il proprio prezzo ad un livello molto basso per spingere i concorrenti ad uscire dall’attività e per scoraggiare l’entrata da parte di potenziali imprese, e in una seconda fase, quando i rivali sono usciti dal mercato, aumenta nuovamente il prezzo; e le strategie di prezzo di esclusione?? , ovvero quelle in cui si attua un prezzo più alto possibile senza attirare l’entrata di altre imprese.(impedisce entrata di nuovi concorrenti) Se le imprese già attive pongono in essere strategie di deterrenza all’entrata si dice che l’entrata è impedita. Se gli incombenti, senza agire intenzionalmente contro gli entranti pongono in essere strategie che rendono l’entrata poco profittevole, l’entrata è bloccata. Se le imprese non fanno nulla per ostacolare l’entrata= accomodata Dati prezzi e investimento le imprese possono seguire 4 differenti strade ( 2 accomodanti, 2 deterrenti) 1 puppy dog ( +accomodate) è quella più accomodante verso la concorrenza potenziale, mantiene prezzi alti e investimenti bassi 2 fat cat: sfrutta in pieno il vantaggio competitivo, cercando di ritardare l’entrata mantenendo prezzi e investimenti alti 3 lean and hungry: prezzi e inv bassi 4 top dog (+detterente verso i potenziali concorrenti ) prezzi relativamente inferiori e inv alti Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 17. Spiegare da quali variabili dipende il livello ottimale della spesa pubblicitaria dato dal rapporto tra spese pubblicitaria e fatturato i) in un’impresa monopolistica; ii) nel caso di imprese oligopolistiche la spesa pubblicitaria è un potenziale fattore di differenziazione in quanto contribuisce a definire il mix di info fornite al cliente e le sue preferenze. Due tipi i pubblicità: informativa e persuasiva La pubblicità assume funzioni diverse a seconda della tipologia di prodotto da promuovere, infatti se è possibile valutare il prodotto prima dell’acquisto si avrà pubblicità informativa volta a sponsorizzare le principali qualità del prodotto; quando invece si hanno prodotti esperienza, cioè valutabili solo dopo averne usufruito, si utilizza pubblicità persuasiva con l’obiettivo di informare sull’esistenza del prodotto e di rafforzare o spostare l’attenzione verso lo stesso. Per entrambe le tipologie di beni inoltre l’intensità della pubblicità e la sua persistenza può di per sé essere un segnale di qualità. Porter fa una differenza tra beni di convenienza e beni di spesa…. i beni convenienza, caratterizzati da alta frequenza d’acquisto e basso prezzo, saranno meno suscettibili alla pubblicità al contrario dei beni spesa, che presentano frequenza di acquisto bassa e prezzo alto. Il modello di Dorfman-Steiner consente di trovare il livello ottimale di pubblicità che un impresa può scegliere al fine di massimizzare i profitti. le variabili strategiche che definiscono la politica di marketing di un’impresa monopolistica sono il prezzo, Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 la qualità e la pubblicità;. Il risultato del modello di Dorfman – Steiner è che, in un’impresa monopolistica , il livello ottimale della spesa pubblicitaria , dato dal rapporto tra spesa pubblicitaria e fatturato , risulta essere uguale al rapporto tra l’elasticità della domanda alla spesa pubblicitaria e l’elasticità della domanda al prezzo. L’intensità di pubblicità è maggiore quanto maggiore è l’elasticità della domanda alla pubblicità e quanto minore è l’elasticità della domanda al prezzo. Tale modello può essere utilizzato anche al fine di comprendere gli oligopoli, infatti In tal caso la domanda dipende dal prezzo, dalle politiche pubblicitarie e di prodotto dell’impresa considerata e da quelle delle imprese rivali. Anche se in mercati oligopolisti di N imprese, l’effetto di variazioni è incerto. 18. Definire cosa si intende per «integrazione verticale» e illustrarne le principali determinanti Per definire l’integrazione verticale bisogna comprendere il concetto di filiera: insieme di attività che devono essere effettuate a cascata per passare dai materiali grezzi al prodotto finito ci sono diversi approcci: il primo afferma che l’int verticale indica la misura in cui l’impresa realizza al suo interno fasi successive di produzione e distribuzione di un prodotto, secondo approccio si riferisce alla strategia di un impresa che decide di muoversi verso un'altra fase del processo produttivo o distributivo sia con una fusione verticale di attività a monte o a valle rispetto al core Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 business, per accrescere il valore dell’impresa, sia avvicinando nuove attività interne. L int vert può riguardare tutte o alcune fasi di una filiera produttiva. Un esempio di integrazione a monte: produzione o prima trasformazione delle materie prime Integ a valle: produ finale o processo di distribuzione In una prospettiva statica si individuano almeno tre determinanti principali dell’integrazione verticale: a) vincoli o economie tecnologiche; b) economie di transazione; c) imperfezioni di mercato. (comprendono tutti quei casi in cui i beni vengono venduti a prezzi non competitivi o non vengono prodotti affatto) In una prospettiva dinamica si distinguono due filoni: il primo considera le scelte delle imprese in materia di integrazione verticale come una modalità per acquisire potere di mercato. Un secondo filone di natura evolutiva pone l’accento sugli aspetti dinamici dell’integrazione verticale e sulle competenze e varietà di comportamenti delle imprese. 19. Mostrare le motivazioni per cui l’integrazione verticale potrebbe essere alta nelle fasi di introduzione del prodotto, bassa nelle fasi di maturità e nuovamente alta nelle fasi di declino In una prospettiva statica vi sono almeno tre determinanti dell’integrazione verticale: vincoli tecnologici (alcuni processi produttivi sono caratterizzati da forti interdipendenze Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 tecnologiche) , economie di transazione, imperfezioni del mercato. (comprendono quei casi in cui i beni vengono venduti a prezzi non competitivi o non vengono prodotti affatto) Invece in prospettiva dinamica si distinguono due filoni: a) motivazioni strategiche e restrizioni della concorrenza b) modelli dinamici : il grado d’integrazione può variare nel tempo in funzione della fase del ciclo di vita del settore. Tale approccio è definito di Stigler ed è basato sul teorema di Smith secondo cui la divisione del lavoro è limitata dall’ampiezza del mercato. Nella prima fase: le imprese svolgono internamente tutte le attività intermedie e accessorie all’output finale, poiché non vi è un mercato di sbocco per prodotti intermedi. Nella seconda fase: quando l’industria si espande le imprese tendono a disintegrarsi verticalmente specializzandosi nelle attività core essendoci spazio per un mercato autonomo dei prodotti intermedi. Nella terza e ultima fase della maturità di una industria, il settore torna a ridursi di dimensioni, il mercato può essere troppo piccolo per supportare produttori medi indipendenti, e quindi le imprese si integrano di nuovo verticalmente. Perciò nelle fasi di INTRODUZIONE e DECLINO l’integrazione può essere una scelta forzata. D,I I Grafico FOGLIO T : relazione tra integ verticale e dimensione del mercato D Intro maturità declino 20. Illustrare i tratti salienti dell’approccio di Lancaster (o approccio delle caratteristiche) alla differenziazione. L ‘ approccio di Lancaster, nel definire la differenziazione, assume Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 che la domanda dei consumatori riguardi non tanto i prodotti ma le loro caratteristiche misurabili. Ogni individuo quindi domanda un prodotto che contiene la combinazione di caratteristiche che massimizza la sua funzione di utilità. La presenza di costi fissi e di economie di scala nella produzione di ciascuna combinazione fa si che ciascun consumatore non troverà il prodotto perfettamente inerente alla sua combinazione ottimale, tant’è che la sua scelta sarà determinata dai prezzi relativi delle combinazioni offerte. I vantaggi di questo modello sono evidenziati dal fatto che si può analizzare una distinzione tra differenziazione verticale e orizzontale. La prima si ha quando il prodotto in concorrenza ha delle caratteristiche non riscontrabili nei prodotti rivali; quella orizzontale invece si ha nel momento in cui i prodotti in concorrenza presentano caratteristiche che catturano tutti i consumatori. Quest’ approccio ha anche degli svantaggi : richiede una quantificazione delle caratteristiche dei prodotti ed è difficile quantificare le utilità attribuite alle caratteristiche dei consumatori 21. Descrivere i principali indicatori utilizzati per misurare l’innovazione Principali indici di innovazione sono: L’investimento in R&S è uno degli indicatori più usati per misurare l’innovazione sia perché può essere calcolato in maniera più accurata, sia perché è possibile eseguire agevolmente confronti tra diverse imprese o paesi. Lo svantaggio principale di questo Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 indicatore è che non misura l’innovazione in senso stretto poiché non è detto che da investimenti in R&S derivino innovazioni in quantità proporzionali, e Inoltre potrebbe non cogliere molti input immateriali, come il capitale relazionale e altri fattori legati al capitale umano. brevetti: contengono informazioni sulle caratteristiche delle singole innovazioni e sono volti alla protezione di tecnologie con una rilevanza commerciale. I dati sui prodotti sono gratuiti e facilmente reperibili. Il commercio dei prodotti ad alta tecnologia ICT: spese per informazioni e comunicazione Indicatori bibliometrici: derivanti da analisi matematicostatistiche che valutano aspetti inerenti al capitale umano come l’istruzione Bilancia tecnologica dei pagamenti Indagini campionarie per ottenere info qualitative come aspetti tecnologici , organizzativi e finanziari sull’innovazione 22. Descrivere le più importanti differenze tra l’approccio neoclassico e l’approccio evolutivo all’innovazione Passando dall’ approccio neoclassico in cui l’ innovazione è un fattore marginale si arriva all’ approccio evolutivo (Shumpeteriano) in cui, l’innovazione, diventa motore dello sviluppo economico. Inoltre da variabile esogena diventa variabile endogena ( dipende da fattori economici), da semplice informazione a insieme di conoscenze tacite incorporate nelle cose e negli individui, trasmettibili solo nel tempo attraverso rapporto maestro-allievo. Passa, inoltre, da processo lineare Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 basato su R&S a un processo più complesso di natura sistematica. Approccio evolutivo (shumpeteriano) e critiche all’approccio neoclassico. Tratti salienti e critiche al modello neoclassico • Innovazione e cambiamento strutturale sono fenomeni dinamici incompatibili con modelli/comportamenti di equilibrio statici • processi competitivi basati sull’innovazione (generazione di varietà) e non sul perseguimento dell’efficienza statica • razionalità limitata e informazione incompleta sono i tratti salienti del comportamento degli agenti economici • il comportamento degli agenti economici non è descrivibile attraverso funzioni obiettivo da massimizzare (utilità/profitto) • tecnologia e innovazione diverse dall’informazione • innovazione e tecnologia non sono “beni pubblici” • importanza processi di apprendimento e conoscenze tacite/specifiche/contestualizzate • innovazione come processo differenziato e complesso • la natura sistemica dell’innovazione • interazione tra soggetti e ruolo delle istituzioni Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 tipologie di innovazioni shumpeter Nuovi prodot (innovazione di prodotto) Nuovi metodi produtvi (innov. di processo) Nuove forme di organizzazione (in. org.) Apertura nuovi mercat Nuove font di approvvigionamento 23. Discutere le determinanti del gap innovativo delle imprese italiane Il sistema economico italiano, a confronto con i paesi più sviluppati d’Europa, è marcato da un notevole gap dal punto di vista dell’innovazione. Alla base di ciò vi sono sia ragioni intrinseche alle caratteristiche delle imprese, sia ragioni dovute alle caratteristiche del sistema paese. L’innovazione è strettamente collegata all’investimento in ricerca e sviluppo, e in Italia il volume di investimenti in questo settore è inferiore alla media europea. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 Inoltre il tessuto produttivo italiano è formato da numerose piccole-medie imprese, mentre quelle di grandi dimensioni scarseggiano, e non a caso sono proprio queste ultime che investono per introdurre nuove tecnologie e innovazioni per via soprattutto degli alti livelli di concorrenza e per la possibilità di sfruttare la maggiore dimensione del mercato che garantisce un assorbimento meno impegnativo dei costi fissi dell’attività innovativa. Si aggiungono anche carenze di capitale umano nelle funzioni manageriali e di ricerca, e un'eccessiva flessibilità dei rapporti di lavoro che riduce l'incentivo a investire in attività di formazione. Un altro aspetto in merito al gap innovativo dell’Italia è di natura finanziaria, infatti il capitale azionario è meno diffuso rispetto a quanto avviene all’estero, e i progetti innovativi non sono semplici da finanziare dato l’alto tasso di rischiosità, perciò In casi del genere in cui si necessita un’affluenza di capitale, o si ricorre al debito o al mercato - dimostratosi più adatto ad attività innovativa delle imprese (Magri 2013). Infine, un ulteriore fattore che grava sul ritardo innovativo italiano risiede nello scarso sviluppo del venture capital, il quale svolge un ruolo fondamentale per le imprese di nuova costituzione operanti nei settori ad alto contenuto di innovazione, fornendo capitale azionario e consulenza manageriale. Per accrescere quindi la capacità di innovazione sono opportune azioni che favoriscono la crescita dimensionale delle imprese , bisogna adottare forme di gestione più manageriali, sviluppare gli intermediari di venture capital, aumentare il grado di capitalizzazione e curare la gestione degli incentivi pubblici Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 all’innovazione 24. Discutere i fattori interni alla base della bassa crescita italiana Tra i fattori interni relativi alla bassa crescita dello sviluppo italiano bisogna tenere in considerazione il sistema produttivo, che difetta di un numero consistente di grandi imprese e si regge su una larga base di piccole-medie imprese Generalmente poi le imprese italiane, oltre al fattore dimensione, presentano un basso tasso di investimenti in innovazione e modelli di governance inadatti dove, soprattutto nelle grandi aziende, i ruoli e la struttura di vertice vengono definiti spesso sulla base di rapporti clientelari e non per rispondere a logiche di dinamicità ed efficienza. Le grandi aziende che operano a livello internazionale sono comunque quelle col maggior grado di innovazione di prodotto, di processo, organizzativa e di marketing sia perché riescono ad ottenere una qualità del capitale umano superiore a quella delle PMI( piccole medie imprese) , sia perché la competizione internazionale contribuisce a stimolare innovazione e investimenti per stare al passo dei concorrenti. Le imprese che esportano maggiormente inoltre hanno più incentivi ad innovare in quanto riescono a sopportare i costi fissi dell’attività innovativa Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 più agevolmente. Per quanto riguarda altre variabili che hanno influito sulla crescita vi sono la regolamentazione e la burocrazia, infatti l’Italia soffre le tempistiche e i costi di un sistema giuridico complesso e poco chiaro, che tra le conseguenze ha anche quella di non attrarre investimenti esteri. Altro macigno della mancata crescita vi è l’inasprimento fiscale che non è stato accompagnato a un contestuale aumento della spesa in servizi pubblici e qualità delle infrastrutture. (debito pubblico) Infine vanno annoverati la scarsa attenzione verso il capitale umano (minor numero di laureati in Europa) e la forte concorrenza dei paesi cosiddetti low-wage, cioè che hanno un costo del lavoro basso, al contrario di quanto avviene in Italia dove per via dei sindacati vi è rigidità nel mercato e i salari sono elevati. 25. Nell’analisi di Arrow la concorrenza perfetta stimola l’innovazione più del monopolio. Discutere. La concorrenza perfetta è quella situazione che si verifica in un mercato quando vi operano un numero elevato di piccole imprese le quali non sono in grado di influenzare il prezzo , che producono un bene omogeneo e che hanno informazione perfetta. Nel mercato infine ci deve essere piena libertà di entrata e uscita. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 Tale forma di mercato è assunta solitamente come modello di efficienza allocativa e produttiva ma è un modello teorico che nella realtà non esiste, al contrario invece del monopolio. Il Monopolio è una forma di mercato in cui un'unica impresa fronteggia l’intera curva di domanda. Questa forma di mercato comporta una serie di problemi sia dal lato dell’efficienza allocativa, sia dell’efficienza produttiva: in regime di monopolio infatti il monopolista offrirà una quantità inferiore a quella efficiente, mentre i consumatori pagheranno un prezzo più alto a quello avrebbero pagato in regime di concorrenza perfetta. Il potere di mercato consente al monopolista di massimizzare i profitti senza ridurre i costi, ovvero senza preoccuparsi di produrre in maniera più efficiente possibile. Non avendo rivali il monopolista è meno motivato ad innovare e ad adottare o a sviluppare una tecnologia migliore, viene dunque a mancare quel processo di selezione concorrenziale che elimina dal mercato le imprese inefficienti. ) l’analisi condotta da Arrow , si contrappone a quella di SCHUMPeter. Sch. sostiene che l’innovazione è favorita dai mercati ad un levato grado di concentrazione perché investimenti in R&s sono possibili dove vi è un ampio potere di mercato. Al contrario ARROW studia monopolio e concorrenza in riferimento all’incentivi che i modelli danno all’innovazione. In particolare egli ritiene che il modello che da maggiore incentivo ad innovare è la concorrenza. In monopolio invece gli alti profitti senza innovazione sono un disincentivo ad innovare. Infatti pur essendo entrambi in regimi sub-ottimali il monopolista considera solo il profitto addizionale della nuova tecno mentre l’impresa in concorrenza considera l’intero profitto. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 26. Il sistema della concorrenza monopolistica riesce a raggiungere l'efficienza allocativa e produttiva? Spiegare il motivo. il sistema della concorrenza monopolistica si caratterizza da una inefficienza allocativa e da una inefficienza produttiva. L’inefficienza allocativa si ha perché il monopolista offre una quantità inferiore a quella efficiente e il consumatore sopporta un prezzo superiore a quello che potrebbe pagare ad un impresa in concorrenza perfetta. Infatti, il surplus del consumatore in monopolio è minore del surplus del consumatore in concorrenza perfetta. Invece si parla di inefficienza produttiva quando il monopolista, non avendo rivali, è meno invogliato ad innovare la tecnologia. Non avviene nessuna selezione. In monopolio il prezzo è maggiore del costo medio, mentre nella concorrenza il prezzo è uguale al costo medio. 27. Spiegare il dibattito tra efficienza dinamica e forme di mercato (monopolio e concorrenza perfetta). ?? L’efficienza dinamica si riferisce al miglioramento nel tempo dei prodotti e delle tecniche produttive da parte dell’impresa. Arrow studia il monopolio e la concorrenza in riferimento agli incentivi che i modelli danno all’innovazione. In particolare egli ritiene che il modello che d maggiore incentivo ad innovare è la concorrenza. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 In monopolio infatti gli alti profitti (senza innovazione) sono un disincentivo a innovare. Infatti pur essendo entrambi i regimi subottimali, il monopolista considera solo il profitto addizionale della nuova tecnologia mentre l’impresa in concorrenza considera l’intero profitto. L’efficienza dinamica assume un ruolo fondamentale all’interno delle imprese proprio perché da dei risvolti in termini di crescita a diversi fattori. Migliorare i prodotti, le tecniche produttive, i sistemi produttivi e le risorse utilizzate aumenta le conoscenze dell’impresa e determina uno sviluppo positivo ma bisogna anche diversificare i vari mercati perché, ad esempio, nel mercato del monopolio l’azienda principale ha pochi interessi a sviluppare i propri processi di produzione e a rendere efficace nel tempo le risorse e i prodotti; con ciò non significa che non ci siano sviluppi ma sono comunque molto lenti nel tempo rispetto ad altri mercati proprio perché l’obiettivo è quello di trarre profitto dai beni venduti ad un prezzo superiore rispetto ai costi medi unitari senza preoccuparti di aziende concorrenti nel settore. La concorrenza perfetta ( modello teorico) cerca di attraversare uno sviluppo sempre maggiore determinato dai grossi investimenti in R&S e dalle diverse innovazioni in campo tencologico produttivo ecc , per concorrere all’interno del mercato. Ma un altro fattore è lo sviluppo di efficienza dinamica che si cerca di implementare sotto i diversi aspetti dell’impresa proprio per crescere maggiormente, produrre in maniera efficiente e più vantaggiosa. Alternativa: L’efficienza dinamica consiste nella possibilità di introdurre nuovi processi e prodotti da parte dell’impresa. Problematico è capire se le grandi Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 imprese possono essere più efficienti delle pmi nell’innovare, rendendo quindi la concorrenza perfetta una causa di ostacolo a tale forma di efficienza dinamica. Su tale questione si scontrano due opinioni differenti: quella di Schumpeter (pro monopolio) e quella di Arrow (contro il monopolio). Shumpeter sostiene, nella suo saggio “Capitalismo, socialismo e democrazia”, che l’innovazione sia favorita in mercati caratterizzati da un elevato grado di concentrazione. Poiché le innovazioni tecnologiche richiedono ingenti investimenti in R&S (sia per l’incertezza nell’esito delle ricerche, che per i rendimenti di scala crescenti che si manifestano) allora solo in presenza di un potere di mercato forte si potrà sfruttare il vantaggio di costo derivante dall’innovazione. Secondo Arrow entrambi i regimi, monopolio e concorrenza perfetta, sono in realtà subottimali, ma tra i due il monopolio è quello meno efficiente in quanto il monopolista considera solo il profitto addizionale della nuova tecnologia, mentre l’impresa concorrenziale lo considera tutto. Perciò se un monopolista realizza elevati profitti non avrà incentivo ad innovare perché rispetto all’impresa concorrenziale l’adozione di tecnologie innovative darà un contributo minore ai profitti. In concorrenza invece l’innovazione è l’unico elemento con cui le imprese possono aumentare i profitti sopra il punto di pareggio e si può dunque affermare che vi sia un forte incentivo all’innovazione (comparato al tempo che l’impresa ha per godere di tale vantaggio ossia finché le altre imprese non la imitano). Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 28. Qual è la politica di prezzo ottimale in un mercato contendibile. Il mercato contendibile è un modello di concorrenza imperfetta. Esso si caratterizza dalla presenza di una sola impresa (incumbent) , dall’assenza di barriere all’entrata e all’uscita e infine il prezzo è dato nel breve periodo. Un’impresa esterna al mercato con capacità produttiva disponibile può attuare la concorrenza “mordi e fuggi” (hit and run): l’impresa entra nel mercato , pratica l’undercutting (prezzi a ribasso),finché il prezzo dell’impresa incumbent è fisso, per poi abbandonare il mercato quando l’incumbent adegua il prezzo. Per evitare la concorrenza mordi e fuggi , l’incumbent deve fissare in anticipo un prezzo limite, pari al costo medio del potenziale entrante : p = Cu = Cm = c Nei mercati contendibili i prezzi sono più bassi che in monopolio (sono vicini o uguali a quelli della concorrenza) , le quantità prodotte sono maggiori e i profitti più bassi. (Forma di concorrenza caratteristica dei mercati contendibili (v.). Essa consente alle imprese potenzialmente concorrenti, data l'inesistenza di barriere all'entrata (v.) e all'uscita e grazie alla possibilità di accedere alle stesse tecnologie delle imprese già esistenti sul mercato, di conseguire risultati positivi. Ciò è determinato dalla circostanza che sul mercato vige un prezzo superiore al costo medio di produzione e che l'uscita da esso Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 avviene senza costi e prima che le altre imprese possano organizzare strategie reattive. A differenza della concorrenza perfetta quella hit and run consente di raggiungere l'equilibrio del settore anche se esso è organizzato in forma monopolista (v. Monopolio) od oligopolista (v. Oligopolio). 29. Quali sono le condizioni affinché si possa avere discriminazione di prezzo. Sono essenzialmente le seguenti: 1) L’esistenza di consumatori che valutino soggettivamente uno stesso bene e la capacità del venditore di identificare i singoli clienti o i loro gruppi direttamente o indirettamente. ( inoltre l’impresa deve conoscere i prezzi di riserva WTP dei consumatori o di determinarli) 2) Potere di mercato da parte dell’impresa che vuole discriminare. C’è da precisare però che nel contesto di concorrenza perfetta vige la “legge del prezzo unico” poiché data l’infinita disponibilità di prodotti identici, un consumatore che attribuisse un elevato valore soggettivo al bene non sarebbe comunque disposto a pagare un prezzo più alto, potendo trovare sul mercato un’alternativa più conveniente. 3) L’inesistenza di mercati secondari di rivendita in cui poter effettuare gli arbitraggi. Si consideri ad es. il caso degli sconti/quantità: in Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 presenza di un mercato secondario il tentativo di discriminazione quantitativa del venditore sarebbe reso impossibile poiché un solo consumatore potrebbe acquistare tutti i beni al prezzo uniforme più basso possibile. In pratica però i mercati secondari sono scarsamente sviluppati o assenti. L'attività di arbitraggio richiede che i consumatori siano perfettamente informati sulle differenze di prezzo o comunque che i costi di transizione non siano talmente elevati da rendere la pratica poco conveniente. In altri casi la rivendita è addirittura vietata dalla legge (si pensi all'energia elettrica acquistata dagli enti pubblici), o il divieto è imposto al compratore attraverso clausole contrattuali esplicite o implicite. Infine la rivendita è praticamente impossibile quando la prestazione è molto personalizzata (come quelle mediche). Esistono tre tipi di discriminazione: 1 e 3 tipo sono definiti ‘discriminazione diretta’ in quanto il venditore può distinguere direttamente i consumatori ; mentre quella di 2 tipo è definita indiretta perché può avvenire con un autoselezione o con uno screening personale. 30. Spiegare la discriminazione di prezzo di I° tipo. La discriminazione di prezzo di primo tipo consiste nel praticare prezzi personalizzati ad ogni acquirente. Essa richiede che ogni singolo potenziale cliente abbia domanda unitaria (ciascuno consuma al massimo una singola unità del bene) e che il Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 venditore conosca perfettamente la valutazione soggettiva di ciascuno. In questo caso il venditore può praticare a ciascun cliente un prezzo pari alla massima disponibilità a pagare (valore soggettivo). Dal momento che ciascuno spende una somma uguale alla propria disponibilità (massima) a pagare, il venditore si appropria dell’intera rendita dei consumatori. Il benessere aggregato è così massimizzato infatti che il bene è venduto a tutti i consumatori che lo valutano più del costo di produzione, assicurando l’efficienza allocativa. Ovviamente la discriminazione perfetta è quasi un’astrazione data l’improbabilità che il venditore possa conoscere perfettamente le valutazioni soggettive di ciascun cliente. Un Pricing così personalizzato sarebbe quindi poco pratico e molto oneroso, a meno che i consumatori siano pochi e ben individuabili. 31. Spiegare la discriminazione di prezzo di II° tipo. Quando il venditore non può distinguere direttamente i consumatori ( esclusione 1 tipo) , può comunque farlo indirettamente offrendo differenti combinazioni e lasciando che sia il consumatore stesso ad autoselezionare l’opzione a lui indirizzata. Il consumatore potrà quindi scegliere tra diverse combinazioni prezzo-qualità, prezzo-quantità. Un esempio è quello delle tariffe aeree, dove il consumatore seleziona la combinazione che più lo soddisfa auto-rivelando la propria classe di appartenenza attraverso l’atto di acquisto. Solitamente questa strategia prevede l’offerta di due versioni dello stesso bene, di cui una volutamente “peggiorata” con Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 l’intento di separare i consumatori con domanda meno elastica (che preferiscono la versione migliore) da quelli con la domanda più elastica.(combinazione prezzo-qualità). La discriminazione può essere di tipo qualitativo o quantitativo Mentre per quanto riguarda combinazione prezzo-quantità sappiamo che L’intensità d’uso è infatti strettamente correlata con il grado di elasticità e con la disponibilità a pagare di ciascuno. La diversificazione del prezzo unitario in funzione della quantità acquistata ha senso solo per quei beni o servizi per i quali il compratore deve decidere non solo se acquistare ma anche quanto consumare. Un’altra modalità di discriminazione quantitativa altamente diffusa è quella realizzata mediante la tariffa a due stadi, che consiste nel richiedere una quota fissa d’accesso F e una quota addizionale p per ogni unità consumata. Il prezzo complessivo è P=F+pq. Essa prevede un prezzo unitario uguale al costo marginale e u a tariffa d’accesso uguale alla rendita del consumatore in corrispondenza del prezzo P=c. 32. Spiegare la discriminazione di prezzo di III° tipo. Metodo di discriminazione più diffuso Nella discriminazione di terzo tipo il venditore segmenta il mercato, sulla base di informazioni esogene, in gruppi omogenei, ai quali viene applicato un prezzo diverso in funzione di una stima della relativa sensibilità media al prezzo. Le condizioni praticate sono differenti trai vari gruppi, ma sono uguali all’interno degli Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 stessi. L’appartenenza è univocamente determinata da caratteristiche verificabili come l’età o la professione o una tessera (es. tessera trenitalia young). Altra caratteristica è che il prezzo è più alto nel segmento di domanda con elasticità più bassa e viceversa. I prezzi ottimali nei singoli segmenti di mercato sono inversamente proporzionali al grado di elasticità della domanda dei vari gruppi di consumatori. La regola dell’elasticità inversa giustifica infatti pratiche commerciali comuni come gli sconti ai nuovi clienti per invogliare l’acquisto. In merito all’effetto sul benessere aggregato, la discriminazione di terzo tipo ha un effetto ambiguo infatti è certamente indesiderabile da un punto di vista sociale quando non comporta alcuna crescita delle vendite rispetto al monopolio con prezzo uniforme ma è socialmente desiderabile quando si evita la totale chiusura di segmenti di mercato meno profittevoli per i venditore 33. Cosa si intende per bundling puro e misto. (x selezionare i consumatori e realizzare una discriminazione di prezzo) Bundling puro riguarda 2 beni che sono disponibili sull mercato (solo insieme) in proporzioni fisse(bundling) o variabili (tying). consumatore deve decidere se acquistare l’intero pacchetto o non acquistare affatto Bundling misto: 2 beni che sono disponibili sia insieme sia in maniera distinta, ma nel caso di vendita dei due beni insieme il Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 prezzo del bundling è minore della somma dei prezzi dei due beni distinti P(1+2)<P1+P2 (o compri intero pacchetto (o parte di esso) o solo alcune delle sue componenti. Se vi sono economie di scala la motivazione è chiara: il costo unitario è decrescente per cui dalla pratica di prezzi più bassi si avvantaggiano i consumatori e i produttori. Beneficiano i mercati ad alta elasticità della domanda Se non esistono economie di scala la strategia è di trarre vantaggio dalla discriminazione d prezzo (bundling misto) Condizione necessaria x fare bundling è che le preferenze relative tra i clienti siano ‘inverse’ all’interno dei gruppi. Le strategia di bundling possono essere realizzate attraverso vincoli contrattuali. ( Costi bassi e prezzi bassi per consumatore ) Bundling legate all’efficienza • Bundling: vendendo tutto in una soluzione (si pensi alle cucine, o alle macchine con pneumatici) permette di risparmiare sul costo in termini di specializzazione del lavoro e apporta diversi vantaggi per il produttore e venditore. Vendendo tutto in una soluzione serve anche per preservare la reputazione del proprio prodotto qualora il giudizio del consumatore sulla qualità e affidabilità della prodotto (es. Macchina) sia condizionato negativamente dall’acquisto singolo di Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 una parte del prodotto ex: (ex post) pneumatici scadenti. • Al produttore conviene vendere il prodotto preconfezionato montando la qualità ottimale dato il prodotto principale. 34. Cosa si intende per tying e quale discriminazione di prezzo viene spesso collegata al tying? Il tying sales è una tecnica che consiste nella vendita di un bene cui è condizionato l’acquisto di un altro bene. Detto in maniera specifica Acquistando il prodotto primario (trainante) il cliente si impegna, per vincolo contrattuale o tecnologico, ad acquistare dallo stesso venditore quantità variabili, in funzione dell’uso, di un secondo bene (trainato) . (ex fotocopiatrice con toner) Il venditore discrimina i clienti in base alle caratteristiche di utilizzazione appropriandosi di una proporzione maggiore di rendita da coloro che utilizzano più intensamente il prodotto trainante e pertanto hanno una domanda meno elastica al prezzo. Come nelle tariffe a due stadi, i venditori modulano la componente fissa (il prezzo del prodotto trainante) e la componente variabile (il prezzo dei prodotti trainati) discriminando tra i differenti consumatori con diversa intensità all’uso (discriminazione di 2° tipo). Il bene trainante può esser venduto ad un prezzo più basso per invogliare l’acquisto dei clienti che ne fanno un uso meno frequente Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 L'effetto complessivo delle pratiche di tying sul benessere aggregato è positivo quando consentono di accrescere la domanda, stimolando l'acquisto di quelli che altrimenti si sarebbero astenuti. Al contrario è indesiderabile quando non si risolve in una crescita delle vendite poiché il venditore serve sempre e comunque un unico segmento di mercato. Discriminazione 2 tipo: Quando il venditore non può distinguere direttamente i consumatori ( esclusione 1 tipo) , può comunque farlo indirettamente offrendo differenti combinazioni e lasciando che sia il consumatore stesso ad auto selezionare l’opzione a lui indirizzata. Il consumatore potrà quindi scegliere tra diverse combinazioni prezzo-qualità, prezzo-quantità. Solitamente questa strategia prevede l’offerta di due versioni dello stesso bene, di cui una volutamente “peggiorata” con l’intento di separare i consumatori con domanda meno elastica (che preferiscono la versione migliore) da quelli con la domanda più elastica.(combinazione prezzoqualità). 35. Illustrare la politica industriale nello schema “Vanoni”. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 La linea Vanoni è uno schema politico (documento) introdotto nel 1955 che identificava come obiettivi lo sviluppo annuo del reddito nazionale del 5%, la creazione di quattro milioni di posti di lavoro aggiuntivi e la riduzione degli squilibri territoriali fra nord e sud. Lo schema, che appariva particolarmente debole sotto il profilo della strumentazione, fu sorretto da un “comitato per lo sviluppo dell’occupazione e del reddito” presieduto da Pasquale Saraceno composto da 26 membri , inclusi i rappresentanti degli industriali e dei sindacati. Il comitato produsse in tutto 6 memorie, due delle quali avevano diretto rilievo per la politica industriale. Il primo di questi studi riguardava l’energia elettrica, ma un effettivo contributo dello Schema sul piano industriale avvenne nella siderurgia con la monografia dedicata allo sviluppo della siderurgia. Nacque il centro siderurgico di Taranto, che fu tra l’altro il primo e unico esempio di realizzazione diretta di programmazione settoriale nel quadro dello “ Schema Vanoni”. Con queste eccezioni, le politiche di settore prendono dunque forma all’interno dei maggiori gruppi: così è per la siderurgia e la meccanica, per l’energia, per la chimica. Tuttavia la legge coglierà l’obiettivo di favorire l’allargamento della base industriale dalle aree di industrializzazione tradizionale a nuove aree del CentroNord. Il cui sviluppo si fondava appunto sulle imprese di dimensioni piccole e medie imprese. La legge apre in realtà la strada a interventi assistenziali totalmente in contrasto con le regole della concorrenza che avevano fino ad allora ispirato la politica industriale, Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 introducendo elementi di rigidità nel sistema che troveranno applicazione sempre più frequente negli anni successivi. 36. Discutere la politica dei piani di settore che ha caratterizzato la politica industriale in Italia. All’inizio degli anni ’70 il primo shock petrolifero aveva generato il fenomeno della stagflazione, ovvero una combinazione di un’elevata inflazione e il ristagno del sistema produttivo. Tale situazione rese necessario un aumento dei trasferimenti dallo Stato alle imprese. I trasferimenti che già venivano effettuati presentavano però alcune criticità tra cui un metodo di gestione dell’erogazione poco chiaro. Per riordinare i meccanismi di credito industriale venne attuata una politica di piani di settore a partire dalla seconda metà degli anni 70, con l’intento di colmare il gap informativo tra governo e industria, per aiutare il policy maker ad effettuare scelte più efficienti e massimizzando i risultati e riducendo i costi Precisamente nel 76 venne istituito un fondo nazionale per il credito agevolato con un provvedimento che vietava i contributi a investimenti espansivi in settori con eccedenza di capacità produttiva. Nello stesso anno fu presentato anche un disegno di legge volto all’istituzione di un comitato interministeriale che coordinasse la politica industriale (CIPI), che definisse le direttive per l’organizzazione e lo sviluppo del sistema industriale, e che Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 individuasse i settori più bisognosi di interventi pubblici. La delibera individuò 7 settori (carta, chimica, siderurgico, sistema della moda, meccanica strumentale, elettronico-informatico) e 3 linee orizzontali (commercializzazione all’estero, energia e ambiente) Un’altra novità fu il passaggio da un sistema di incentivi regolato dall’automaticità ad un regime discrezionale, dove la validità dell’iniziativa da agevolare veniva valutata dal CIPI alla luce degli indirizzi delineati dai programmi di settore. Il contenuto dei programmi, che recepivano le direttive elaborate dal CIPE, viene diviso in due momenti principali: il primo analiticoconoscitivo, mirava ad identificare le caratteristiche strutturali dei settori e le aree problematiche comuni ai vari settori; e il secondo momento, di natura politico-propositiva, volto alla soluzione di problemi specifici dell’industria, fornendo criteri operativi per le decisioni del CIPI. Inizialmente la fisionomia dell’industria italiana mostrò dei cambiamenti (positivi) però Tutto sommato questa politica ebbe fine negli anni 80 principalmente per risultati deludenti, per la crisi delle grandi imprese e per la riduzione delle barriere tariffarie. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 37. Confrontare il metodo del rate of return (Ror) e il metodo del price cap per Il controllo della dinamica dei prezzi. Il ROR e il price cap sono metodi di risoluzione delle asimmetrie informative tra regolatore e impresa regolata. ( per indurre l’impresa a raggiungere gli obiettivi che il regolatore stesso si propone) Il Rate Of Return (ROR) (metodo di regolazione) prevede che le decisioni fondamentali per il regolatore siano la scelta del tasso di rendimento massimo sul capitale investito che l’impresa dovrà rispettare e la definizione di base su cui si calcola il rendimento e scelta dei prezzi, che una volta definiti restano immutati fino al successivo processo di revisione. Tutti i guadagni di efficienza in questo periodo sono trattenuti dall’impresa come extraprofitti. Il vincolo in termini contabili è cosi definito: r= profitto/capitale investito<X% Se profitto e r sono alti il regolatore impone una riduzione tariffaria. E viceversa Questo metodo è stato criticato da Averch-Johson in quanto Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 comporta effetti distorcenti. nel caso di monopolio con produzione di un solo servizio, la fissazione di un dato vincolo porterà l’impresa ad aumentare il denominatore della funzione (cap inv) realizzando inv non necessari per ottenere un maggior volume di affari senza che venga imposta una riduzione tariffaria. Il Price Cap invece consiste nell’applicazione di un tetto alla crescita dei prezzi dei servizi prodotti di un impresa: i prezzi vengono fissati dal regolatore per un periodo lungo al fine di ridurre i costi. Il prezzo massimo è inferiore a quello praticato in un monopolio non regolamentato. varP=RPI(indice dei prezzi al consumo) –X x assume diversi valori percentuali in base alle valutazioni del regolatore sulla capacità d’impresa di conseguire efficienze esso consiste quindi in un meccanismo in cui il risparmio di costi si traduce in un aumento del profitto . 38. Illustrare la differenza e i vantaggi e gli svantaggi dei prezzi pubblici e dei prezzi politici?? Il prezzo politico e pubblico sono due misure di regolamentazione per fare fronte al monopolio naturale. Il monopolio naturale è dovuto alle tecnologie usate da un’impresa o alla proprietà esclusiva di un determinato fattore (tabacco). Solitamente il monopolio si caratterizza dalla presenza di prezzi più alti e quantità offerta più bassa, rispetto a quelli della concorrenza. Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 Interviene quindi il regolatore il quale impone prezzi pubblici o politici Si hanno prezzi pubblici quando il corrispettivo richiesto è inferiore al prezzo di mercato ed è offerto da un ente pubblico o da un’impresa pubblica in condizioni di monopolio legale. Solitamente è praticato per beni e servizi che si vogliono rendere accessibili alla generalità dei cittadini. Si è invece in presenza di prezzo politico nel caso in cui il corrispettivo richiesto è inferiore al costo di produzione ed è praticato nei casi in cui lo stato o altri enti pubblici ritengono utile favorire la produzione di alcuni beni e servizi che vengono offerti sottocosto per un interesse collettivo. Infine i costi non coperti dagli utenti vengono posti a carico della collettività mediante il bilancio pubblico. Facoltativo: ((L’ottimalità si ha quando il prezzo è pari al costo marginale (prezzo politico). Si avrà però una perdita in quanto i costi fissi non saranno coperti dalle entrate. Il monopolista o esce dal mercato o deve essere sussidiato dal governo. Ma il fatto è che tale regola di prezzo richiede dei sussidi pubblici per essere sostenuta ed è un aspetto negativo in quanto questi sussidi devono essere finanziati con tasse dirette o indirette che generano distorsioni e inefficienze in altri mercati. Lo stato per evitare ciò ricorre ad una scelta: prezzo pubblico , P=AC. Il questo caso il monopolista non realizzerà nessuno profitto anche se i consumatori beneficeranno di tale regolamentazione perché acquistano una maggiore quantità a un Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com) lOMoARcPSD|11847303 prezzo più basso)) Downloaded by Raffaele Cerreto (raffaele.cerreto2@gmail.com)