UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO Carlo Bo DIPARTIMENTO DI SCIENZE BIOMOLECORARI Corso di Laurea in SCIENZE MOTORIE PER LA PREVENZIONE E LA SALUTE (Classe LM-67) Sarcopenia e microbiota intestinale Relatore Chiar.mo Prof. Tesi di Laurea di MICHELE GUERSCINI ANDREA MARTILOTTI Co-relatore: SABRINA DONATI ZEPPA Anno Accademico 2021-2022 2 INDICE 1 Introduzione 2 Sarcopenia e meccanismi che inducono la condizione sarcopenica o 2.1 regolazione della via dell’ubiquitina-proteasoma (UPP) o 2.2 Modulazione dello stress ossidativo o 2.3 Riduzione dell’autofagia 3 Contributo dell’alimentazione nei confronti della Sarcopenia o 3.1 Uso clinico del supporto nutrizionale proteico o 3.2 Supporto nutrizionale proteico per la Sarcopenia: Risultati negativi 4 Nuove potenziali strategie per contrastare la Sarcopenia o 4.1 Alterare l’espressione di miRNA muscolo-specifici o 4.2 Modulazione del microbiota intestinale o 4.2.1 Composizione del microbiota intestinale o 4.2.2 Dieta proteica e microbiota intestinale o 4.2.3 Risorse proteiche, aminoacidi e specie della microflora intestinale 5 Microbiota intestinale e sarcopenia o 5.1 Microbiota intestinale ed effetti sistemici che coinvolgono la funzione muscolare o 5.2 Effetto dei mediatori del microbiota intestinale sul muscolo scheletrico 6 Interazioni del microbioma con terapie farmacologiche e non per la gestione delle malattie o 6.1 Interazioni tra il microbioma e le terapie per i disturbi muscoloscheletrici o 6.1.1 Terapie per il dolore e/o l’infiammazione o 6.1.2 Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) 3 7 Cambiamenti nello stile di vita o 7.1 Intake proteico o 7.2 Attività fisica o 7.3 Perdita di peso o 7.4 Fumo o 7.5 Alcool 8 Prebiotici e probiotici per la modulazione del microbioma intestinale e della salute muscoloscheletrica nell'uomo o 8.1 esiti correlati alla Sarcopenia 9 Consumo di prebiotici e probiotici: un approccio dietetico olistico 10 Conclusioni Bibliografia 4 1 Introduzione In questa tesi è trattata l’interazione tra sarcopenia e microbiota intestinale, analizzando tutti i meccanismi che portano alla malattia e come modulare la flora batterica intestinale , al fine di attenuare la patologia. Verranno trattati i meccanismi biomolecolari indotti dal supporto nutrizionale proteico nell'antagonizzare la sarcopenia, comprese le vie classiche, come la regolazione del sistema Ubiquitina-Proteasoma (UPS), la modulazione della risposta ossidativa e l'inibizione dell'autofagia cellulare, nonché potenziali nuove strategie, tra cui l'abbondanza microbica e la regolazione muscolare del miRNA correlata all'atrofia. In particolare, si andrà a riscoprire la stretta interazione tra microbiota e Sarcopenia, e come la nutrizione può andare a modulare la prima, inibendo la seconda. Più nello specifico verrà approfondito l’effetto del microbiota intestinale sul comparto muscolo scheletrico e, quindi, su come riesce ad alterare la funzione muscolare. Verrà rivolta una particolare attenzione agli esiti terapeutici clinici del supporto nutrizionale proteico, nei pazienti con malattie del deperimento e negli anziani. Verranno analizzate le risposte del microbiota in risposta ad approcci farmacologici, in particolare relativamente all’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e farmaci antidolorifici, che vengono utilizzati maggiormente tra adulti e anziani. In un capitolo dedicato sarà chiarito come cambiamenti dello stile di vita possano fortemente influenzare negativamente o positivamente il microbiota intestinale, facendo appello ai più comuni, come l’attività fisica, il fumo, l’alcool, la perdita di peso e l’intake proteico. Verrà chiarito come prebiotici e probiotici possono avere un influenza sul microbiota intestinale e sulla salute muscolo scheletrica, ovviamente approfondendo l’interazione di questo argomento con la sarcopenia. 5 2 Sarcopenia e meccanismi che inducono la condizione sarcopenica Il muscolo scheletrico, svolge un ruolo importante nella locomozione e costituisce circa il 40% del peso corporeo. La sarcopenia è definita come una diminuzione della massa muscolare ed è solitamente causata da un metabolismo proteico anomalo. La degradazione delle proteine eccede la sintesi proteica determinando un bilancio azotato negativo e innesca la sarcopenia. Pertanto, la sarcopenia è una patologia comune negli anziani e in molti pazienti con cancro, sepsi, ustioni gravi, sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), malattie croniche, ecc. [ 1 ] e può essere suddivisa in : neurogena [ 2 ], miogenica [ 3 ], da disuso [ 4 ], o altre cause. Un'eccessiva perdita muscolare porta a disturbi del movimento, declino della funzione respiratoria e insufficienza cardiaca, che successivamente determinano un aumento dell'incidenza di infezioni polmonari ed ulcere da pressione [ 5 ]. Pertanto, la sarcopenia è considerata una grave compromissione nella salute degli anziani e dei pazienti con malattie da deperimento e per tale motivo le strategie preventive e curative per la sarcopenia stanno ricevendo una crescente attenzione. Le principali terapie riguardano: l'esercizio riabilitativo, il trattamento farmacologico, il trattamento ormonale e il supporto nutrizionale. L'esercizio di riabilitazione a bassa intensità è utile per mantenere o ripristinare la massa muscolare. Gli studi hanno indicato che l'esercizio fisico ha efficacemente invertito sia l'atrofia del muscolo trasverso [ 6 ] dell'addome indotta dal riposo a letto, sia la sarcopenia indotta da lesione traumatica del midollo spinale [ 7 ]. Molti farmaci vengono somministrati anche per la prevenzione e il trattamento della sarcopenia. L'α-chetoglutarato, un 'importante intermedio metabolico del ciclo dell'acido tricarbossilico, svolge un ruolo preventivo nella degradazione delle proteine indotta dal corticosterone e nella sarcopenia [ 8 ]. L'urocortina è un agonista selettivo del recettore del fattore di rilascio della corticotropina 2 (CRF2R), che esercita l'effetto sulla riduzione sarcopenica correlata all'età tramite l'attivazione di CRF2R [ 9 ]. La terapia sostitutiva con ormone della crescita viene utilizzata anche per attenuare la sarcopenia indotta dall'età. È utile aumentare la sintesi proteica mediata dal fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1) e ridurre il danno ossidativo [ 10 ]. Oltre all'esercizio fisico e alla farmacoterapia, il supporto nutrizionale è un trattamento 6 emergente della sarcopenia e ha attirato una crescente attenzione. Gli amminoacidi, i peptidi e le proteine sono elementi nutrizionali tradizionali che contrastano la sarcopenia. Gli amminoacidi sono l'importante materia prima per la sintesi proteica. Le proteine di alta qualità sono ricche di amminoacidi essenziali, compresi gli amminoacidi a catena ramificata, come leucina, isoleucina e valina [ 11 ]. L'integrazione di amminoacidi essenziali è responsabile della sintesi proteica muscolare [ 12 ], ed in particolare è stato dimostrato che la supplementazione di amminoacidi essenziali arricchiti di leucina migliorano le condizioni muscolari dei pazienti con malattie da deperimento [ 13 ]; l'integrazione di leucina è stata utile per la sintesi proteica sia in vitro che in vivo, durante l'invecchiamento [ 14 ]. Una dieta ricca di leucina al 3% potrebbe anche migliorare la perdita di massa muscolare nei ratti portatori di tumore tramite l'attivazione della via mTOR/p70S6K [ 15 ]. L'integrazione di aminoacidi a catena ramificata e L-glutammina ha ridotto drasticamente l'espressione delle proteine MuRF-1 (muscle RING Finger 1), una ubiquitina ligasi E3, e Atrogin-1, una proteina che regola i meccanismi di autofagia cellulare attraverso il proteasoma e ha invertito la perdita di muscolo gastrocnemio nei ratti gastrectomizzati totali [ 16 ]. I peptidi derivati dalle proteine della soia hanno attenuato significativamente l'atrofia del muscolo scheletrico indotta da ustioni dei ratti sopprimendo l'autofagia cellulare e l'espressione proteica del sistema ubiquitina-proteasoma (UPS) [ 17 ]. La somministrazione di proteine vegetali e/o animali ha ridotto al minimo la perdita di massa muscolare. Le proteine della soia e le proteine del siero di latte sono considerate proteine di alta qualità con una composizione equilibrata di aminoacidi [ 12 ]. L'integrazione di proteine del siero di latte o proteine del complesso di soia/siero di latte è stata efficace per ridurre la perdita muscolare in ratti anziani [ 18 ]. Uno studio clinico che ha arruolato pazienti allettati ha indicato che una dieta a base di proteine di soia ha notevolmente migliorato la forza muscolare e l'integrazione con proteine della caseina ha notevolmente aumentato il volume del muscolo scheletrico [ 19 ]. Negli ultimi anni, il supporto nutrizionale proteico per contrastare la sarcopenia è stato ampiamente esplorato dalla ricerca di base e dagli studi clinici. Gli ultimi studi hanno 7 dimostrato che la degradazione delle proteine, la risposta ossidativa, l'autofagia cellulare, la regolazione del microbiota e l'alterazione dei miRNA potrebbero essere coinvolti nello sviluppo della sarcopenia [ 10 ]. Questa tesi descrive i meccanismi del supporto nutrizionale proteico nell'antagonizzare la sarcopenia, comprese le vie classiche, come la regolazione dell'UPS, la modulazione della risposta ossidativa e l'inibizione dell'autofagia cellulare, nonché nuove potenziali strategie, tra cui il ruolo del microbiota intestinale e la regolazione muscolare dei miRNA correlata all'atrofia. 8 2.1 Regolazione della via del'ubiquitina-proteasoma (UPP). L'UPP è la via principale per la degradazione delle proteine cellulari, che è composta da ubiquitina, l’enzima attivante l'ubiquitina (E1), l’enzima coniugante l'ubiquitina (E2), la proteina ligasi dell’ubiquitina (E3), il proteasoma 26S ed enzimi deubiquitinanti (DUBs) [ 20 ]. Alcuni studi hanno dimostrato che l'attivazione dell'UPS porta ad un aumento della degradazione proteica tale da rendere il soggetto sarcopenico[ 21 ]. Le proteine correlate all'atrofia muscolare MuRF-1 e Atrogin-1 sono entrambe ligasi E3 dell'UPS e vengono attivate durante il processo di atrofia muscolare [ 22 , 23]. Il supporto nutrizionale è stato approvato come fondamentale per inattivare l'UPP. In studi recenti si è notato come la proteina grezza, (20 o 40 μg/mL) derivata dalle alghe marine Pyropia yezoensis, abbia inibito notevolmente il trasporto nucleare delle proteine FoxO1 e FoxO3a, che successivamente ridotto l'espressione delle proteine MuRF-1 e Atrogin-1, migliorando l'atrofia del miotubo C2C12 indotta da desametasone [ 24 ]. L'integrazione di aminoacidi riduce l'espressione di MuRF-1 e previene l'atrofia muscolare in uomini fisicamente attivi [ 25 ]. Uno studio sui ratti ha anche dimostrato che una dieta a base di peptidi di soia ha significativamente mitigato l'espressione delle proteine MuRF-1 e Atrogin-1 e compensato la perdita di massa muscolare scheletrica [ 20 ]. La combinazione dell'esercizio con l'integrazione di proteine idrolizzate del siero di latte (in polvere) ha diminuito drasticamente i livelli di proteine FoxO1 e FoxO3a e quindi ha ridotto l'espressione delle proteine MuRF-1 e Atrogin-1 nell’uomo [ 26 ]. Un modello animale ha anche indicato che, nei ratti allenati, l'integrazione con proteine del siero di latte ha contribuito all'aumento di massa corporea e muscolare [ 27 ]. Le calpaine sono una famiglia di cisteina-proteasi calcio-dipendente e sono coinvolte nella modulazione della degradazione proteica [ 28 ]; La calpaina attivata potrebbe migliorare la funzione di UPP. L'integrazione di proteine isolate dalla soia [dieta alimentata a base di AIN-93G con 20% di isolato di proteine di soia (SPI)] ha efficacemente soppresso l'attivazione della calpaina-1 e attenuato la proteolisi muscolare del muscolo scheletrico a contrazione rapida nel ratto [ 29 ]. Le calpaine e l'attività UPP hanno esercitato un ruolo critico nella regolazione della 9 sarcopenia e il supporto nutrizionale proteico risulta essere fondamentale al fine di ridurre l'attivazione della calpaina e la proteolisi mediata da UPP, sopprimendo l'espressione genica atrofica (figura 1). Figura 1 Effetto del supporto nutrizionale proteico sull'attenuazione della sarcopenia mediata da UPP. Gli induttori atrofici negli adulti anziani e nei pazienti con malattie da deperimento sono responsabili dell'attivazione delle proteine FoxO o della famiglia della calpaina, che promuovono l'espressione di MuRF-1 e Atrogin-1 portando all'insorgenza di sarcopenia, mentre il supporto nutrizionale proteico potrebbe efficacemente down regolare il livello di MuRF-1 e Atrogin-1 e migliorare la sarcopenia mediata da UPP. 10 2.2 Modulazione dello stress ossidativo La risposta ossidativa è un effetto negativo mediato dalle specie reattive dell'ossigeno (ROS), che sono strettamente associate all'invecchiamento e ad altre patologie. I ROS sono costituiti da anioni superossido, radicali idrossili e perossido di idrogeno. La risposta ossidativa è una delle cause che inducono la sarcopenia. [ 30 ] La Sirtuina 1 (Sirt1) è un membro della famiglia delle proteine sirtuine e funge da enzima responsabile della deacetilazione. Sirt1 ha anche un effetto regolatore negativo sulla risposta ossidativa e induce la produzione di antiossidanti attraverso meccanismi FoxO-dipendente [ 31 ]. L'espressione di Sirt1 e il trasporto nucleare della sua proteina bersaglio (FoxO3a), risultano diminuiti nell'endotelio cellulare vecchio, dopo l'induzione dello stress ossidativo [ 32 ]. Questo significa che una cellula più vecchia è più debole nel contrastare lo stress ossidativo. Uno studio ha anche indicato che il livello di espressione di Sirt1 è associato allo stato nutrizionale. L'espressione del gene Sirt1 risulta essere aumentato negli anziani con un adeguato piano nutrizionale [ 33 ]. Ciò significa che il supporto nutrizionale può modulare la risposta ossidativa regolando il livello di Sirt1, come anche dimostrato da altri studi in cui l'integrazione proteica ha portato ad una riduzione della risposta ossidativa (figura 2). 11 Figura 2 Effetto del supporto nutrizionale proteico sull'attenuazione della sarcopenia mediata dalla risposta ossidativa. Gli induttori atrofici negli adulti/anziani e nei pazienti con malattie da deperimento hanno soppresso l'espressione di Sirt1, il quale è un regolatore negativo della risposta ossidativa. Sirt1 potrebbe attivare le proteine della famiglia FoxO tramite la regolazione della deacetilazione. La soppressione dell'espressione di Sirt1 ha inibito il livello di SOD, ha aumentato la concentrazione di ROS e ha provocato l'insorgenza della sarcopenia. Il supporto nutrizionale proteico ha contribuito a promuovere l'espressione di Sirt1, attivando le proteine della famiglia FoxO, migliorando l'espressione di SOD, riducendo la risposta ossidativa. Tutto ciò ha alleviato l’insorgenza del la sarcopenia.In uno studio, rispetto a quelli che ricevevano una dieta isocalorica standardizzata,capacità ossidativa delle fibre muscolari risultava significativamente ridotta negli uomini sani durante 19 giorni di riposo a letto, dove ricevevano una dieta a base di proteine del siero di latte più bicarbonato di potassio [ 34 ]. Un altro studio (in vivo) ha ulteriormente confermato che l'integrazione di proteine del siero di latte ha contribuito ad eliminare i radicali liberi e a contrastare il danno epatico indotto da CCl4 [ 35 ]. È stato anche 12 dimostrato che una dieta a base di proteine del siero di latte riduce lo stress ossidativo e mitiga la perdita di massa magra inibendo la proteolisi muscolare in un vecchio ratto sano [ 36 ]. L'integrazione di proteine miste di soia e siero di latte hanno aumentato significativamente l'attività dell’enzima superossido dismutasi (SOD) e la produzione di malondialdeide (MDA) e hanno contribuito ad aumentare la forza di presa [ 37 ]. In sintesi, il supporto nutrizionale proteico potrebbe svolgere un ruolo importante nella riduzione dei radicali liberi attraverso l'attivazione di un enzima ROS-scavenging, come la SOD, e infine l'inibizione della risposta ossidativa e l'attenuazione della sarcopenia. 13 2.3 Riduzione dell'autofagia L'autofagia è un meccanismo importante per riciclare l'utilizzo di materiale cellulare in condizioni fisiologiche o patologiche, identificato per la prima volta negli anni '60 [ 38 ]. Studi successivi hanno dimostrato che l'autofagia potrebbe essere classificata in microautofagia, macroautofagia e autofagia mediata da chaperon. Tutti e tre i tipi di autofagia dipendono dalla degradazione delle proteine da parte dei lisosomi [ 39 ]. Le proteine correlate all'autofagia, quali la catena leggera 3 della proteina 1 associata ai microtubuli (LC3) e Beclin-1, sono solitamente coinvolte nei processi autofagici. La proteina LC3 è costituita da LC3-I citosolico e LC3-II legato ai lipidi; LC3-I viene convertito in LC3-II tramite coniugazione con fosfoetanolammina (PE) all’estremità ammino-terminale [ 40 ]. Anche Beclin-1 svolge un ruolo centrale nella promozione autofagica formando un complesso con l'unità catalitica classica III fosfatidilinositolo chinasi Vps43 [ 41 ]. Il digiuno nutrizionale con conseguente sintomo di fame, è un comune induttore autofagico. Studi precedenti indicano che il mancato apporto amminoacidico innesca l'autofagia in modelli cellulari di ratto [ 42 ] anche se una eccessiva autofagia può portare alla sarcopenia. L'urotensina II stimola l'attivazione dell'autofagia, agevolando l'atrofia muscolo scheletrica in un modello di ratto. [ 43 ] La cachessia da cancro è uno degli induttori centrali della sarcopenia e ulteriori studi hanno anche indicato che l'autofagia promuove l'atrofia muscolare nei topi portatori di cellule di cancro del colon. [ 44 ] Tuttavia, il supporto nutrizionale è una strategia essenziale per ridurre l'autofagia. Una dieta a base di leucina potrebbe attivare la via di segnalazione PI3K/Akt/mTOR e inibire l'espressione della proteina LC3 correlata all'autofagia, migliorando l'atrofia, come si denota dallo studio di Zeng et al. (anno), eseguito su modelli di ratto [ 45 ]. La dieta a base di proteine del siero di latte ha soppresso la lipidizzazione correlata all'autofagia dell'espressione della proteina LC3B (LC3B-II) e ha contrastato l'atrofia muscolare nei topi infettati da Pseudomonas aeruginosa polmonare [ 46 ]. In sintesi, il supporto nutrizionale proteico si è dimostrato utile per invertire il processo sarcopenico, che è parzialmente mediato dall'alterazione del processo autofagico (figura 4). 14 3 Contributo dell’alimentazione proteica nei confronti della Sarcopenia. 3.1 Uso clinico del supporto nutrizionale proteico Gli importanti e promettenti risultati sull'atrofia muscolare, ottenuti dagli studi del supporto nutrizionale proteico in modelli cellulari ed animali, ha portato a nuovi studi clinici per esplorare il potenziale effetto terapeutico della nutrizione nei confronti della Sarcopenia. Un ruolo determinante nel mantenimento della massa muscolare e quindi autonomia di movimento viene svolo dall'esercizio contro resistenza. Per migliorare la massa muscolare in clinica, il supporto nutrizionale proteico combinato con l'esercizio di resistenza viene solitamente fornito a individui anziani o pazienti con malattie da deperimento, come il cancro. Uno studio su donne sane (di età compresa tra 65 e 75 anni) ha mostrato che l'integrazione proteica ha aumentato la sintesi proteica miofibrillare, rispetto al gruppo di controllo. La sintesi proteica miofibrillare acuta è risultata significativamente aumentata nei soggetti che consumavano 15 g di proteine del siero di latte contenenti 4,2 g di leucina [ 47 ] Un altro studio, eseguito su soggetti anziani ospedalizzati nel reparto geriatrico, ha dimostrato che l'integrazione di proteine del siero di latte migliorava la forza e la funzione muscolare degli arti inferiori. Ovviamente in questo studio ci si è focalizzati sugli arti inferiori, ma ciò non esclude che l’effetto possa essere esteso a tutto il tessuto muscolo-scheletrico volontario del soggetto [ 48 ]. I soggetti clinicamente curati dal cancro spesso soffrono di perdita di massa corporea, questo è riscontrabile soprattutto nei soggetti con cancro alla prostata, in quanto ricevono una forte deprivazione degli ormoni androgeni. La perdita di massa magra, nei soggetti curati che hanno ricevuto esercizio di resistenza e integrazione proteica (50 g di proteine del siero di latte isolate), si è riscontrato essere notevolmente ridotta. Uno studio clinico che ha arruolato pazienti con cirrosi alcolica ha dimostrato che l'autofagia, la proteolisi e la resistenza anabolica mediata dalla miostatina sono state aumentate. Rispetto a quelli del gruppo di controllo, la somministrazione di una miscela di aminoacidi a catena ramificata arricchita con leucina ha ridotto efficacemente l'espressione di mTOR della proteina correlata all'autofagia e successivamente ha invertito la proteolisi muscolare indotta dall'autofagia. I risultati hanno indicato che gli 15 integratori nutrizionali orali hanno portato ad un marcato calo della perdita di peso e del tasso di infezione. Un recente studio ha anche indicato che il miR-203 circolante è stato coinvolto nella promozione della miopenia nei pazienti con cancro del colon-retto. È stata osservata anche un'alterazione del miRNA in una persona con l'immobilizzazione degli arti inferiori dopo l'integrazione di proteine del siero del latte. L'aumento dell'espressione di miR-23a e la soppressione dell'espressione di miR-208b sono responsabili della riduzione della sarcopenia indotta dall'immobilizzazione. Ulteriori studi clinici hanno dimostrato che il contenuto di leucina nelle proteine totali era un fattore critico nel promuovere la risposta anabolica del muscolo scheletrico. Risultati comparabili sul mantenimento della sintesi proteica del muscolo scheletrico e sul miglioramento della perdita muscolare sono stati ottenuti in due gruppi di anziani , il primo riceveva un’integrazione di 25 g di proteine del siero del latte isolate contenenti 3 g di leucina, mentre il secondo gruppo riceveva 10 g di proteine del siero del latte isolate contenenti 3 g di leucina. Da questo studio si è compreso che la concentrazione di leucina più elevata, a parità della stessa quantità di proteine totali, era in grado di promuovere maggiormente la sintesi proteica miofibrillare [ 49 ] Ai pazienti sono state fornite anche proteine miste di soia e siero di latte, determinando un aumento significativo della forza muscolare nel braccio e nella forza di presa. Informazioni più dettagliate sugli studi clinici sono mostrate nella tabella sottostante. In generale, il supporto nutrizionale proteico, in particolare una dieta ricca di leucina, potrebbe effettivamente ridurre la perdita di massa muscolare ed elevare la capacità funzionale del muscolo in individui e pazienti anziani. 16 Tabella 1 Effetti metabolici dell'integrazione proteica e dell'interazione del microbiota intestinale in studi selezionati su animali e umani. ↓ indica diminuzione; ↑ indica un aumento; ↔indica nessun cambiamento. SCFA: acidi grassi a catena corta, LDL: lipoproteine a bassa densità, TNF-: fattore di necrosi tumorale alfa, IL-6: interleuchina-6, PYY: peptide YY, HbA1c: emoglobina glicata 17 3.2 Supporto nutrizionale proteico per la Sarcopenia: Risultati negativi Sebbene molti studi abbiano indicato che l'integrazione alimentare di proteine è utile per contrastare la sarcopenia, prendiamo anche in considerazioni ricerche che hanno ottenuto risultati negativo. I risultati di uno studio clinico che ha arruolato uomini anziani sani ha mostrato che l'integrazione proteica non ha avuto alcun effetto sulla diminuizione della perdita muscolare durante il disuso muscolare a breve termine [ 50 ]. Dopo l’immobilizzazione dell'intera gamba, i partecipanti al gruppo sperimentale hanno ricevuto un integratore proteico alimentare (∼20 g proteine due volte al giorno) per 5 giorni, che non ha contrastato la sarcopenia da disuso muscolare. I livelli di mRNA di miostatina, miogenina e MuRF-1 sono risultati aumentati dopo l'immobilizzazione, compreso l'mRNA di Atrogin-1 [ 50 ]. L'aumento del tempo di intervento potrebbe contribuire ad ottenere un risultato positivo. La restrizione calorica nell'obesità ha portato alla perdita di massa, sia grassa che magra, e lo studio su ratti obesi ha mostrato che l'integrazione di caseina non ha avuto alcun effetto nel contrastare la perdita di massa magra durante la restrizione calorica [ 51 ]. Questo significa che l’effetto del supporto nutrizionale proteico sull'attenuazione della sarcopenia è influenzata anche dalla condizione del soggetto in esame. Altri risultati negativi sono stati ottenuti dagli studi incentrati sull'influenza del timing delle proteine. Lo studio che ha reclutato atleti di rugby ha mostrato che la massa magra non ha avuto cambiamenti significativi, indipendentemente dalla somministrazione di integratori proteici al pasto principale o tra i pasti [ 52 ]. Lo studio clinico che ha arruolato donne in post-menopausa ha ottenuto un risultato simile; la massa magra non aveva alcuna differenza tra i gruppi che ricevevano 30 g di proteine del siero di latte immediatamente dopo l'esercizio e 30 g di maltodestrine nel pomeriggio o 30 g di maltodestrine subito dopo l'esercizio e 30 g di proteine del siero di latte nel pomeriggio [ 53 ]. Questo suggerisce che il timing delle proteine potrebbe non avere alcun effetto sull’aumento di massa magra. 18 4 Nuove potenziali strategie per contrastare la sarcopenia 4.1 Alterare l'espressione di miRNA muscolo-specifici. I miRNA sono piccoli RNA non codificanti, che, quando maturi, di solito sono costituiti da 19-24 nucleotidi. Questi piccoli segmenti svolgono ruoli vitali nella regolazione della stabilità dell'mRNA e della traduzione proteica, oltre ad essere coinvolti nella modulazione dei processi fisiologici e patologici. Gli studi hanno dimostrato che molti miRNA sono responsabili nella mediazione della proliferazione e differenziazione delle cellule muscolari. MiR-26a e miR-34a potrebbero ridurre la proliferazione delle cellule muscolari lisce vascolari tramite l'inibizione mirata dell'espressione di MAPK6 e Notch1 [ 54 ]. MiR-22 e miR-29a sono stati coinvolti nella promozione della differenziazione delle cellule muscolari lisce dalle cellule staminali. I miRNA sono anche strettamente associati allo sviluppo e alla rigenerazione muscolare. Quest’ultimi correlati alla miogenesi, come miR-1, miR-133a/b, miR-128, miR-206 e miR-486, potenziano l'espressione di MyoD e MEF2a inibendo la via di segnalazione MAPK/JNK e successivamente promuovendo lo sviluppo del tessuto muscolo scheletrico [ 55 ]. Uno studio su topi transgenici ha indicato che miR-431 promuove l'espressione della proteina Paired box protein (Pax7) correlata alla rigenerazione muscolare e accelera la rigenerazione del muscolo scheletrico danneggiato dalla cardiotossina. La somministrazione di miR-1, miR-133 e miR-206 favorisce la rigenerazione del muscolo tibiale anteriore dopo una lesione da lacerazione [ 56 ]. Un ulteriore studio ha mostrato che il trattamento combinato con miR-1, miR-133 e miR-206 ha facilitato l'espressione di MyoD e Pax7 nelle cellule C2C12, promuovendo conseguentemente la differenziazione del miotubo [ 57 ]. Ulteriori ricerche hanno anche indicato che i miRNA esercitano un ruolo chiave nella regolazione della sarcopenia [ 58 ]. MiR-29b ha accelerato l'atrofia dei miotubi indotta da Dex, TNF-α o H2O2, interferendo con l'atrofia muscolare migliorata da miR-29b nei topi che hanno subito una denervazione e immobilizzazione [ 59 ]. I miRNA svolgono anche ruoli essenziali nella regolazione della sarcopenia dei pazienti con malattie da cachessia [ 60 ]. Riassumendo, i miRNA sono regolatori critici della proliferazione e differenziazione delle cellule muscolari, dello sviluppo muscolare, della rigenerazione e persino dell'atrofia. Proprio per questo la modulazione di specifici livelli di miRNA potrebbe 19 essere un nuovo approccio per il trattamento di questa patologia. Il supporto nutrizionale è stato recentemente confermato come indicatore per influenzare efficacemente i livelli di miRNA. Quest’ultimo è capace di alterare i livelli di miRNA endogeni. Durante lo sviluppo dell'aterosclerosi, è stato riportato che i composti dietetici modulano i miRNA correlati al metabolismo del colesterolo (miR19b, miR-378, miR-10b, miR-33a e miR-33b) e i miRNA associati alla reazione infiammatoria (miR-155 e miR- 146a) [ 61 ]. Il profilo dei miRNA muscolari è risultato alterato dopo l’esercizio contro resistenza negli uomini anziani, mentre l'integrazione di proteine del siero del latte ha ridotto significativamente miR-1, miR-15a, miR-99a, miR-148b, miR-149, miR-499a e miR- 451 [ 62 ]. Un recente studio sull'uomo ha anche riportato che l'integrazione di proteine alimentari riduce gli effetti dell’immobilizzazione, tramite l'espressione di miR-1, miR-23a/b, miR-26a, miR-148b, miR-486 e let-7b/g attenuando la sarcopenia, grazie all’abbassando del livello della proteina MuRF [ 63 ]. MiR-23a e miR-499 sono risultati elevati nelle cellule C2C12, in condizione di starvation, nel muscolo di topo, e sono stati considerati marcatori sierici per l'atrofia muscolare [ 63 ]. L'esercizio fisico ha portato alla prevenzione della perdita di massa muscolare [ 64 ]. Pertanto, le proteine alimentari, come le proteine del siero del latte, potrebbero migliorare la sarcopenia regolando l'espressione dei miRNA (figura 3). Figura 3 Effetto del supporto nutrizionale proteico sulla regolazione dell'espressione dei miRNA e della sarcopenia. Gli induttori atrofici, come la fame, hanno aumentato l'espressione di miR-1 e miR-499. Il supporto nutrizionale proteico ha ridotto significativamente i livelli di miR-1, miR-499 e altri miRNA correlati, che potrebbero aiutare ad attenuare la sarcopenia. 20 4.2 Modulazione del Microbiota intestinale Il microbiota intestinale viene solitamente formato nella prima infanzia ed è composto da batteri, virus, funghi, protozoi e Archaea [ 65 ]. Molti fattori, come le modalità di parto dei neonati, il tipo di allattamento, l’utilizzo di antibiotici, l'ambiente e le condizioni di vita, modulano la composizione del microbiota [ 66 ]. Negli individui sani, due principali phyla batterici, i Firmicutes e Bacteroidetes, rappresentano circa il 99% delle specie di microrganismi [ 67 ]. Tuttavia, la composizione del microbiota intestinale risulta essere alterata durante l'invecchiamento o in uno stato di malattia [ 68 ], come nella sindrome metabolica. In uno studio condotto sull'uomo, la diminuzione della proporzione di Bacteroidetes ha contribuito all'insorgenza dell'obesità [ 69 , 70 ]. Alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato che il profilo del microbiota intestinale è correlato con i cambiamenti nella massa muscolare [ 71 ]. La diversità microbica intestinale e la massa muscolare di ratti maschi di età diverse (8, 18 e 24 mesi) hanno mostrato che l'alterazione del microbiota intestinale, correlata all'età, ha portato alla perdita di massa e alla funzione muscolare di topi invecchiati dopo la somministrazione di Lactobacillus reuteri [ 72 ] Nei topi è stato evidneziato che il trattamento con L. reuteri porta al ripristino della perdita di massa muscolare indotta dal cancro, attraverso il fenomeno della cachessia. Pertanto, l'alterazione del microbiota intestinale potrebbe contribuire a compensare o contrastare la sarcopenia indotta dall'invecchiamento o dalla cachessia da cancro [ 73 ]. La malnutrizione negli adulti anziani e nei pazienti con malattie croniche è l'innesco essenziale dell'alterazione del microbiota intestinale e la regolazione della dieta gioca un ruolo importante nel rimodellamento del microbioma. Le proteine presenti nella dieta svolgono un ruolo fondamentale nella modulazione del microbiota [ 74 ]. Uno studio sui ratti ha dimostrato che gli alimentati con proteine vegetali (soia) o animali (derivanti dal pesce), favorisce la condizione di eubiosi. Allo stesso tempo una dieta composta da cibi ricchi di grassi influenza dannosamente il microbiota intestinale, come è stato dimostrato da molti studi [ 75 ]. Il supporto nutrizionale proteico porta ad un aumento dell'abbondanza dei Bifidobatteri e Lattobacilli, aiutando a mantenere la salute intestinale e prevenire il sovrappeso e l'obesità. Il supporto nutrizionale ripristina efficacemente la composizione del microbiota 21 intestinale. [ 76 ] Nei ratti che seguivano una dieta con restrizione calorica è diminuita l'abbondanza di Firmicutes mentre sono aumentati i livelli dei phyla Bacteroidetes e Proteobacteria [ 77 ] Nel loro insieme, il supporto nutrizionale proteico, come una dieta a base di proteine del siero di latte, sono benefici per mantenere il microbiota intestinale e la salute intestinale modulando l'abbondanza di Firmicutis, Bacteroidei e livelli di phylum di Proteobacteri [ 78 ]. Sebbene si sia a conoscenza che la modulazione del microbiota intestinale è una potenziale nuova strategia per la regolazione della sarcopenia, sono necessari ulteriori studi per idnetifcare i meccanismi attraverso il microbiota intestinale può intervenire nella prevenzione della perdita di massa muscolare. Figura 4 Effetto del supporto nutrizionale proteico sulla modulazione del microbiota e sull'attenuazione della sarcopenia. La restrizione alimentare ha ridotto l'abbondanza di Firmicutes. L'integrazione proteica ha contribuito a ripristinare la composizione del microbiota, aumentando l'abbondanza di L. reuteri nella sarcopenia alleviata da Firmicutes-phylum. 22 4.2.1 Composizione del microbiota intestinale L'intestino umano è colonizzato da numerosi microrganismi, che sono considerati fondamentali per svolgere correttamente molte funzioni fisiologiche, come il mantenimento dell'integrità della mucosa intestinale, la regolazione dell'immunità dell'ospite e il mantenimento della salute metabolica. Uno studio recente ha mostrato che il rapporto tra cellule umane e batteriche è quasi 1:1 [ 79 ] I principali phyla filogenetici all'interno del tratto digestivo sono costituiti da Bacteroidetes (Porphytomonas, Prevotella), Firmicutes (Ruminococcus, Clostridium ed Eubacteria), Proteobacteria con gruppi minori di Actinobacteria (Bifidobacterium), Acidobacteria, Fusobacteria e Verrumicrobia. Firmicutes (Lactobacillus, Veillonella) e Proteobacteria (Helicobacter), sono i phyla dominanti nell'intestino prossimale, mentre Firmicutes (Lachnospiraceae) e Bacteroidetes nel colon [ 80 ] (figura 5). I diversi tipi di microbiota intestinale sono ampiamente illustrati nella figura sottostante. A causa degli effetti antimicrobici della secrezione gastrica e degli acidi biliari, nello stomaco e nell'intestino tenue prossimale è presente un numero relativamente basso di batteri [ 81 ]. La composizione e le proprietà del microbioma possono dipendere dalla loro localizzazione, poiché le popolazioni microbiche sulla superficie della mucosa e nel lume gastrointestinale interagiscono rispettivamente con il sistema immunitario dell'ospite e con gli effetti metabolici del cibo [ 82 ]. Il microbioma intestinale svolge un ruolo critico nella formazione e maturazione del sistema immunitario, attraverso la prevenzione della colonizzazione dei patogeni, la stimolazione della produzione di immunoglobuline A, la sovra regolazione delle citochine antinfiammatorie e la regolazione delle cellule linfocitarie di tipo T. Ad esempio, Faecalibacterium prausnitzii e Bifidobacterium infantis possono provocare la produzione della citochina antinfiammatoria interleuchina-10 (IL-10) e regolare l'attivazione delle cellule T contro la via infiammatoria NF-κB stimolata dal patogeno [ 83 ]. Altre specie possono inoltre indurre ridotti livelli di infiammazione mediante l'espressione dell'interleuchina-17 (IL17), aiutando il sistema immunitario dell'ospite nella protezione dai patogeni dannosi. Inoltre, il microbioma intestinale è fondamentale nella sintesi “de novo” di vitamine essenziali, come vitamina B12, acido folico, vitamina K, acido nicotinico, piridossina e altre, nonché acidi biliari. L'alterazione del co-metabolismo degli acidi biliari e delle vitamine è associata allo sviluppo di malattie metaboliche, come l'obesità e il diabete di 23 tipo 2 [ 84 ]. Un elenco di tutte le capacità funzionale del microbioma intestinale umano ha identificato 9.879.896 geni in cui sono state trovate tracce microbiche specifiche del paese, suggerendo che la composizione del microbiota intestinale è influenzata da molteplici fattori, come la genetica dell'ospite, la dieta, lo stato di salute, l'invecchiamento e la somministrazione di antibiotici [ 85 ]. 24 Figura 5. Classificazione batterica del microbiota. Firmicutes e Bacteroidetes nella casella evidenziata rappresentano circa il 90% del microbiota intestinale totale [ 99 ] 25 4.2.2 Dieta proteica e microbiota intestinale Le proteine sono il macronutriente dominante nelle strategie di perdita di peso nei soggetti obesi e sarcopenici, grazie agli effetti di soppressione dell'appetito e agli effetti anabolici nel mantenimento dell'MPS al di sopra dell'MPB [ 86 ]. I recettori accoppiati a proteine G (GPCR) situati nelle cellule L e G del colon e dell'intestino tenue, rispettivamente, modulano la secrezione del peptide-1 simile al glucagone (GLP-1) e del peptide YY (PYY) impedendo la stimolazione dell’appetito che si verifica nell'asse intestino-cervello [ 87 , 88 ]. Inoltre, la sazietà è ulteriormente aumentata dal rilascio di colecistochinina (CCK), che è stimolata dal consumo di proteine. Vari studi hanno confermato questi effetti, rispetto al consumo di carboidrati e grassi nella dieta, i quali si ritiene possano essere attribuiti alla regolazione della secrezione di leptina e grelina, considerando che le risposte indotte dall'appetito, guidate da segnali tra il microbiota intestinale e le proteine alimentari, possono essere determinate dalla composizione degli amminoacidi e, in particolare, dagli amminoacidi essenziali, come la leucina [ 89 ] Negli anziani diete a basso contenuto proteico portano ad una riduzione degli effetti sazianti e anabolici delle proteine alimentari [ 90 ]. L'attuale RDA per le proteine di 0,8 g/kg/giorno può essere insufficiente per gli anziani a causa della loro ridotta capacità di assorbire e utilizzare le proteine rispetto agli individui più giovani [ 91 ]. Le raccomandazioni per il consumo di leucina (circa 3-4 g per pasto), che equivalgono a 25-30 g di proteine di alta qualità e 1,0-1,6 g/kg/giorno distribuiti in 3-4 pasti giornalieri, mirano a promuovere una maggiore stimolazione di MPS negli anziani [ 92 ]. Le proteine alimentari sono la principale fonte di amminoacidi per il microbiota intestinale, che possono essere utilizzate per la sintesi proteica e il metabolismo energetico. Attualmente, c'è una controversia sulla relazione fra microbiota intestinale e diete iperproteico e mantenimento della salute metabolica durante l'invecchiamento [ 93 ]. Si ritiene che i cambiamenti del microbioma siano coinvolti direttamente o indirettamente in diversi meccanismi di resistenza anabolica legata all'età, il che potrebbe spiegare la necessità di una maggiore assunzione di proteine nella popolazione più anziana. La resistenza anabolizzante è associata ad una ridotta espressione genica nelle proteine coinvolte nella MPS, che causa: alterato assorbimento e digestione delle proteine, perdita di cellule staminali del muscolo scheletrico e diminuzione del trasporto di aminoacidi nel muscolo scheletrico [ 94 ]. Inoltre, la malnutrizione e uno stile di vita 26 sedentario promuovono la resistenza anabolica, che aumenta gradualmente con l'invecchiamento [ 95 ]. La maggior parte delle proteine viene digerita e assorbita nell'intestino tenue dagli enzimi pancreatici e dalle peptidasi prodotte dagli enterociti, sebbene circa il 10% delle proteine che passano attraverso l'intestino tenue potrebbe non essere completamente digerito [ 96 ]. Nell'intestino crasso le proteine subiscono ulteriori processi di proteolisi da parte del microbiota del colon ma gli amminoacidi non vengono assorbiti efficacemente dai colonociti andando a produrre metaboliti di scarto [ 97 ]. Il tempo di transito e la concentrazione del microbiota sono maggiori nell'intestino crasso rispetto a quello tenue, con proteasi e peptidasi batteriche che scompongono le proteine endogene e dietetiche in peptidi e amminoacidi [ 98 ]. Le proteine e i peptidi non digeriti che raggiungono il colon influenzano negativamente la produzione e la composizione del microbiota intestinale [ 99 ]. A questo proposito, all'aumentare del consumo di proteine, la quantità di proteine che raggiungono il colon aumenta di conseguenza, portando alla produzione di numerosi e diversi metaboliti batterici (ad es. idrogeno solforato, acidi grassi a catena ramificata (BCFA), SCFA, poliammine, ammoniaca, metano, composti aromatici, ossido nitrico, tiramina, triptamina, fenetilammina, serotonina, istamina e altri) nel tratto gastrointestinale [ 100 ]. Alcuni di questi prodotti metabolici sono dannosi per la salute metabolica e sono associati ad infiammazioni croniche e a diverse malattie (ad esempio, malattie infiammatorie intestinali, cancro del colon-retto) [ 101 ]. Gli amminoacidi non digeriti dall'epitelio del colon potrebbero essere utilizzati dall'ospite attraverso l'attività BCFA e SCFA per regolare l'omeostasi proteica e la produzione di energia da parte delle cellule muscolari [ 102 ]. La deaminazione dei BCAA che porta alla produzione di BCFA è un chiaro marker della fermentazione del colon, sviluppata dal consumo di proteine. La conversione di BCAA valina, leucina e isoleucina in isobutirrato, isovalerato e 2-metilbutirrato, rispettivamente [ 103 ], può contribuire a circa il 5% della produzione totale di SCFA [ 104 ]. Questa evidenza indica che la composizione e la concentrazione degli amminoacidi potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella fermentazione proteolitica da parte del microbiota intestinale nell'intestino tenue, che influenza l'omeostasi degli amminoacidi [ 105 ]. Pertanto, si raccomanda che le diete ad alto contenuto proteico siano attentamente progettate, 27 considerando i livelli di fermentazione proteica da parte del microbiota intestinale e la quantità di proteine che entrano nell'intestino crasso. 28 4.2.3 Fonti proteiche, aminoacidi e specie della microflora intestinale Le fonti proteiche alimentari e il relativo contenuto amminoacidico influenzano la diversità microbica intestinale, più nello specifico sappiamo che il consumo di proteine vegetali sono associate ad un maggiore contenuto di Bifidobacterium, Roseburia, Ruminococcus bromii, Lactobacillus e Roseburia [ 106 ], mentre al consumo di proteine animali è associato un aumento dell’abbondanza di Bacteroides, Alistipes, Bilophila e Clostridium perfrigens [ 107 ]. Una maggiore abbondanza di Bacteroidetes, Bifidobacterium e livelli sierici ridotti di LPS è stata associata ad una maggiore assunzione di proteine della soia rispetto alle proteine di origine animale. Inoltre, alcuni studi hanno riportate che un consumo delle proteine della soia supporta l'aumento dei bifidobatteri e dei lattobacilli [ 108 ], che sono collegati alla diminuzione dell'obesità. Allo stesso modo, sono stati segnalati un aumento della trasformazione degli acidi biliari, la secrezione di GLP-1, livelli elevati di Lactobacillus e Bifidobacterium e una riduzione di Firmicutes a seguito di pasti ricchi di proteine di soia, fagioli mung e grano saraceno [ 109 ]. Inoltre, il siero del latte fermentato da Bifidobatteri e le proteine del formaggio hanno portato ad una diminuzione delle popolazioni di Bacteroides fragilis e Clostridium perfingens, con un aumento della produzione di acetato e una maggiore diversità di Lactobacillus e Bifidobacterium [ 110 ]. Inoltre, alcune specie di Lactobacillus e Bifidobacteria sono state associate ad un aumento della forza muscolare, alla perdita di peso e ad ambienti obeso-genici ridotti, sia nell'uomo che nei roditori [ 111 ]. Ciò può essere attribuito all'abbondanza di proteine del siero del latte in Lactobacillus e Bifidobacteria, come riportato negli studi sui roditori [ 1012 ] A questo proposito, è stata dimostrata una maggiore abbondanza di Lactobacillus in seguito al consumo di proteine della carne bianca, mentre l'integrazione di Lactobacillus plantarum ha determinato un aumento della massa muscolare nei topi [ 112 ]. Un maggiore contenuto di SCFA e una riduzione dei Proteobatteri (Helicobacter) sono stati osservati nei topi nutriti con proteine del pesce [ 113 ]. Inoltre, una maggiore produzione di Bifidobacterium, Lactobacillus e SCFA è stata osservata in seguito ad una elevata assunzione di proteine dei piselli, che sopprime la secrezione di citochine infiammatorie, IL-6 e TNF-α, migliorando l'espressione dell'interleuchina-10 (IL-10) e l'omeostasi del glucosio [ 114 ]. Al contrario, le ammine eterocicliche e il glicano derivanti dalla carne rossa possono promuovere l'infiammazione ed una maggiore 29 concentrazione di Bacteroides e Fusobacterium e dei più bassi livelli di Lactobacillus e Roseburia, che sono collegati a risposte antinfiammatorie inferiori e ad una maggiore incidenza di diabete di tipo 2 [ 114 ]. Di conseguenza, la L-carnitina presente nella carne rossa può essere metabolizzata in ossido di trimetilammina (TMAO), che è associato ad un'aumentata incidenza di aterosclerosi [ 115 ] ed obesità [ 116 ]. Ciò potrebbe non essere compatibile, tuttavia, con studi che evidenziano una maggiore produzione di TMAO circolante a seguito del consumo di frutti di mare e prodotti ittici, noti per essere cardioprotettivi, rispetto alle uova e alle proteine della carne rossa [ 117 , 118 ]. Inoltre, un integratore di proteine del siero del latte misto a carne di manzo (25gr) per 70 giorni somministrato ad atleti di resistenza, ha ridotto Roseburia, Bifidobacterium longum e Blautia e ha aumentato le specie Bacteroidetes rispetto al gruppo di controllo che riceveva maltodestrina [ 119 ]. Tuttavia, in un altro studio, l'integrazione di manzo ad alto contenuto proteico in topi germ-free (GF), rispetto a topi con microbioma inalterato ha mostrato un miglioramento della forza di presa in entrambi i gruppi [ 120 ], mettendo in dubbio gli effetti della somministrazione di manzo ad alto contenuto proteico in topi con composizione microbica diversa. I trapianti di microbiota da topi privi di patogeni hanno anche mostrato una riduzione dell'atrofia del tessuto muscolo scheletrico e dei marcatori di disfunzione dei mitocondri, rispetto ai topi GF; in particolare un aumento dei livelli sierici di colina e proteine della giunzione neuromuscolare, Rapsyn e Lrp4 [ 121 ]. Nel complesso, le proteine della carne bianca (pollo, pesce) mostrano risultati positivi per l'ospite rispetto alle proteine della carne rossa (manzo, maiale) a causa della maggiore abbondanza di Lactobacillus [ 122 ]. È interessante notare che una composizione microbica maggiormente favorevole è stata associata ad un maggior consumo di proteine vegetali, rispetto alle proteine animali (carne bianca e rossa), in parte a causa di una maggiore percentuale di batteri che producono SCFA. Tuttavia, i risultati dovrebbero essere trattati con cautela considerando la mancanza di studi sperimentali sull'uomo. Inoltre, sappiamo che la varietà di amminoacidi, di diversi tipi di proteine disponibili per i batteri intestinali, può regolare il metabolismo degli amminoacidi di tutto il corpo e l'utilizzo delle proteine [ 123 ]. Lisina, glutammato, glicina 30 , ornitina, aspartame e treonina possono contribuire al metabolismo dell'acetato, mentre lisina, glutammato e treonina alla sintesi del butirrato. Ciò indica che gli amminoacidi sono cruciali per la sintesi degli SCFA, mostrando una grande versatilità per quanto riguarda la loro sintesi [ 124 ]. Sebbene siano stati identificati effetti benefici e deleteri dal consumo di proteine, gli effetti degli amminoacidi sul fenotipo metabolico umano hanno interferito con il microbiota intestinale, che dipende dalla digeribilità e dall'assorbimento delle proteine. Quest’ultimi sono aspetti che devono essere maggiormente compresi e analizzati. 31 5 Microbiota intestinale e Sarcopenia 5.1 Microbiota intestinale ed effetti sistemici che coinvolgono la funzione muscolare Il microbiota intestinale è stato recentemente definito come un "trasduttore" di segnali nutritivi per l'ospite [ 125 ], non a caso è fortemente influenzato dalla dieta, ed è in grado di produrre mediatori che influenzano l'equilibrio metabolico, la sensibilità insulinica e l'infiammazione. Questi concetti vengono affermati dallo studio di Backhed et al. dove i topi, privi di microbiota, mostravano persistentemente un fenotipo magro anche quando venivano alimentati con diete ipercaloriche e ricche di grassi [ 126 ]. Infatti, il microbiota intestinale è in grado di dare segnali pro-anabolizzanti all'ospite producendo mediatori importanti derivati dalla dieta. Nei topi ai quali veniva trapiantato il microbiota, si analizzava un maggior quadro anabolico nell'osso, con un aumento di densità minerale [ 127 ]. I metaboliti microbici, coinvolti in questo processo appena espresso, sono gli acidi grassi a catena corta (SCFA), che promuovono il rilascio sistemico di IGF-1 [ 127 ]. L'IGF-1 è un noto ormone anabolico con importanti azioni anche per quanto riguarda la modulazione della risposta infiammatoria [ 128 ], che può rappresentare un elemento chiave negli effetti del microbiota intestinale. Inoltre, il trapianto del microbiota fecale, da bambini africani malnutriti, a topi, ha comportato complicanze nella crescita dei topi stessi, mentre il trapianto del microbiota fecale da bambini ben nutriti, sempre verso topi, non ne ha alterato la crescita [ 128 ]. I risultati di questi esperimenti confermano che un microbiota intestinale sano promuove l'anabolismo, mentre un microbiota disbiotico è associato alla resistenza anabolica o addirittura al catabolismo [ 129 ]. Questi risultati non sono sorprendenti se si considera quanti nutrienti sono resi biodisponibili per l'ospite dal metabolismo del microbiota o sono prodotti in modo significativo dal microbiota stesso [ 129 ]. È interessante notare che gli studi che collegano i modelli dietetici (dieta mediterranea) con la composizione del microbiota intestinale sull’uomo hanno dimostrato che, molti mediatori microbici, derivanti dai nutrienti, possono essere trovati nelle urine, nel sangue e nelle feci. Questa circostanza conferma il ruolo attivo del microbiota intestinale come modulatore metabolico per l'ospite. 32 Tabella 2 Panoramica dei principali metaboliti microbici che agiscono come nutrienti o modulatori metabolici/fisiologici per l'ospite, che sono anche eventualmente coinvolti nella funzione del muscolo scheletrico. IGF-1: fattore di crescita insulinico 33 5.2 Effetto dei mediatori del microbiota intestinale sul muscolo scheletrico Diverse sostanze prodotte o modificate dal microbiota intestinale, possono entrare nella circolazione sistemica al fine di andare ad influenzare le cellule muscolo-scheletriche. Ad esempio, un microbiota intestinale sano è in grado di produrre quantità significative di folati e vitamina B12 [ 130 ], che possono migliorare l'anabolismo muscolare e prevenire lo stress ossidativo indotto dall' iperomocisteinemia e dal danno endoteliale [ 130 ]. Inoltre, il microbiota intestinale è in grado di sintetizzare alcuni amminoacidi, come il triptofano, che rappresentano i substrati fondamentali per l'anabolismo proteico muscolare [ 130 ]. Il triptofano può anche stimolare la via IGF-1/p70s6k/mTor nelle cellule muscolari, promuovendo l'espressione di geni coinvolti nella sintesi mio-fibrillare [ 130 ]. La betaina, un metabolita microbico derivato dalla glicina, favorisce il rilascio di calcio e la sintesi di IGF-1 in osteoblasti umani, lasciando ipotizzare un effetto anche sulle cellule muscolari scheletriche [ 131 ]. Più in generale, l'effetto di diversi nutraceutici con una documentata promozione dell'anabolismo, nelle cellule muscolari scheletriche, sono mediati dal metabolismo del microbiota intestinale [ 132 ]. I mediatori più studiati riguardanti l’effetto del microbiota intestinale sulla funzione del muscolo scheletrico sono gli SCFA [ 132 ], approfondendo che i principali bersagli di questi ultimi sono i mitocondri del muscolo scheletrico. Gli SCFA prodotti da batteri intestinali come Faecalibacterium, Succinivibrio e Butyricimonas possono entrare nella circolazione sistemica ed essere assorbiti dalle cellule del muscolo scheletrico, dove agiscono come ligandi per i recettori degli acidi grassi liberi 2 e 3 (FFAR-2 e FFAR3). Questi recettori hanno un ruolo chiave nella modulazione dell'assorbimento e del metabolismo del glucosio, oltre che nel promuovere la sensibilità insulinica [ 133 ]. Inoltre, gli SCFA sovra regolano il recettore della deacetilasi sirtuina-1 NAD-dipendente (SIRT1), che è un modulatore della biogenesi mitocondriale [ 134 ]. È interessante notare che l'espressione delle proteine mitocondriali è positivamente correlate ai SCFA, fornendo una prova di una stretta connessione tra microbiota e funzione mitocondriale [ 135 ]. Le proteine mitocondriali coinvolte determinano una maggiore efficacia nella produzione energetica, nell’equilibrio redox e nella 34 modulazione dell’infiammazione. Bassi livelli di SCFA nel microbiota intestinale sono stati associati ad un aumento dell'infiammazione cronica subclinica [ 136 ]. Tra gli SCFA, il mediatore più interessante dal punto di vista del muscolo scheletrico è il butirrato, quest’ultimo, oltre alle sue note proprietà antinfiammatorie [ 137 ], può essere responsabile dell'attivazione di diverse vie regolatorie (ad esempio, UCP2-AMPK-ACC e PGC1-α), con conseguente aumento della produzione di ATP, e, infine, con miglioramento dell'efficienza metabolica delle miofibre [ 137 ]. Il butirrato agisce anche attraverso l'inibizione dell'istone deacetilasi, che porta alla prevenzione dell'apoptosi cellulare e alla protezione contro il catabolismo proteico muscolare [ 138 ]. Walsh et al. hanno infatti dimostrato che la somministrazione di butirrato a topi anziani è associata alla prevenzione della fisiologica perdita di massa muscolare legata all'età (Sarcopenia) [ 138 ]. Al contrario, altri dati, vertono contro l'attività metabolica benefica dell'acetato, che è un altro SCFA derivato dal metabolismo del microbiota intestinale. Le sue concentrazioni sistemiche sono state correlate con l'aumento della resistenza insulinica oltre che dell'obesità [ 138 ]. La presenza dell’acetato riduce l'anabolismo muscolare e garantisce conseguenze negative sulla sarcopenia. La biogenesi mitocondriale delle cellule muscolo scheletriche può essere regolata anche dagli acidi biliari secondari, che sono sintetizzati dal microbiota intestinale a partire dagli acidi biliari primari [ 139 ]. Tuttavia, attualmente non esiste una prova diretta della modulazione anabolica degli acidi biliari sulle cellule del muscolo scheletrico. Un esempio paradigmatico di come i nutrienti possano essere modificati dal microbiota intestinale, al fine di produrre sostanze che possano avere un'influenza importante sulla funzione muscolare, è rappresentato dagli ellagitannini. Gli ellagitannini sono una classe di polifenoli particolarmente presenti in frutta e noci, come melograni, lamponi neri, lamponi, fragole e noci. Sono scarsamente assorbiti a livello dell'intestino tenue e, dopo l'ingestione, raggiungono l'intestino crasso, dove vengono ampiamente metabolizzati dal microbiota intestinale per formare strutture fenoliche più piccole, note come urolitine [ 140 ]. Uno dei più rilevanti tra questi metaboliti è l'urolitina A (Uro-A), in grado di prevenire l'accumulo di mitocondri disfunzionali legati all'età (C. elegans) [ 141 ]. Negli stessi studi, i ricercatori hanno dimostrato una migliore capacità di esercizio in due diversi modelli murini che si trovavano in una condizione sarcopenica. Gli autori hanno anche completato con 35 successo uno studio clinico di fase 1 dove hanno dimostrato che la capacità dell'Uro-A, assunto per via orale, riesce a modulare i biomarcatori muscolari e mitocondriali [ 142 ]. Questo caso rappresenta uno straordinario esempio di un metabolita generato dall'interazione di sostanze fitochimiche alimentari con il microbiota intestinale umano, che ha dimostrato attività sia nei confronti dei geni, a livello nucleare, che in meccanismi legati alla funzione muscolare nell'uomo (figura 6). 36 Figura 6 Panoramica dei presunti meccanismi fisiopatologici che pongono la composizione del microbiota intestinale all'incrocio tra nutrizione e funzione muscolare. La dieta influenza la composizione del microbiota; a sua volta, il microbiota metabolizza alcuni nutrienti, tra cui fibre e proteine, in mediatori, come gli acidi grassi a catena corta, che entrano nella circolazione sistemica. Questi mediatori hanno un'influenza nota sui miociti, e in particolare sui loro mitocondri, attraverso molteplici vie di segnalazione che derivano dalla modulazione dell'infiammazione e dalla promozione della sensibilità all'insulina. La parte inferiore della figura mostra anche che l'esercizio fisico stesso può modulare la composizione del microbiota intestinale e rappresentare un fattore rilevante in questi fenomeni. 37 6 Interazioni del microbioma con terapie farmacologiche e non per la gestione delle malattie In questo capitolo si andrà a trattare le complesse interazioni del microbioma con approcci farmacologici e non, per la gestione delle comuni malattie muscoloscheletriche legate all'invecchiamento (l'osteoporosi, sarcopenia e osteoartrite). Si analizzeranno gli effetti degli interventi, sulla composizione del microbiota e sui metaboliti associati, sull'integrità intestinale e sulla funzione immunitaria. Si continuerà successivamente con gli effetti del microbioma sul metabolismo di farmaci/nutrienti, in quanto capaci di influenzare la loro efficacia, amplificare/ridurre gli effetti collaterali. Verrà descritto ulteriormente se questi ultimi effetti vengono mediati da meccanismi diretti (ad es. utilizzo o biotrasformazione di farmaci/nutrienti, o dei loro metaboliti in prodotti con proprietà alterate) o indiretti (ad es. modulazione nella funzione del sistema immunitario) (figura 8). Si proseguirà comprendendo gli approcci emergenti per l’alterazione del microbioma, al fine di migliorare i parametri clinici relativi alla salute (figura 7). 38 6.1 Interazioni tra il microbioma e i trattamenti per i disturbi muscoloscheletrici 6.1.1 Terapie per il dolore e/o l'infiammazione Tra queste terapie farmacologiche, prendiamo in considerazione sicuramente: Paracetamolo: Il metabolismo del paracetamolo, a livello epatico, dà origine principalmente a due composti inattivi, non tossici, (paracetamolo solfato e paracetamolo glucuronide) e a quantità minori di N‑acetyl-p‑benzochinone imine, (considerata epatotossica) [ 143 ]. In uno studio di Clayton et al [ 144 ], è stato dimostrato che gli individui con livelli di p-cresolo più elevati (un metabolita microbico derivante dalla fermentazione degli amminoacidi), determina una ridotta espulsione del paracetamolo, favorendo la via che porta alla produzione di N‑acetil-p-benzochinone imine. Quindi le variazioni intra e interindividuali nella dieta (cioè la disponibilità di substrato) e la capacità microbica intestinale di formare p-cresol, contribuisce a creare delle discrepanze tra gli individui, per quanto concerne il metabolismo del paracetamolo e ambito di epatotossicità [ 144 ]. Oppioidi: Gli oppioidi sono potenti analgesici, il loro uso è tuttavia limitato da effetti collaterali importanti, tra cui: dipendenza, problematiche gastrointestinali e forte sedazione [ 144 ]. Nello specifico, il trattamento con oppioidi è stato associato a ridotta motilità intestinale, inibizione dei meccanismi protettivi dell'epitelio intestinale (es. muco, rilascio di bicarbonato), alterazione della composizione della microflora intestinale (es. crescita di patogeni Gram-positivi e riduzione dei batteri che metabolizzano gli acidi biliari) e la perdita funzionale della barriera intestinale, consentendo la traslocazione batterica [ 144 ]. Tale disbiosi microbica che si verrebbe a creare potrebbe influenzare il metabolismo dei farmaci. 39 Figura 7 Sintesi dei meccanismi correlati al microbiota attraverso i quali le terapie (farmaci, nutraceutici e cambiamenti nello stile di vita) possono influenzare positivamente gli esiti relativi alla salute e alle malattie di ossa, muscoli e articolazioni. Questi meccanismi includono modifiche della composizione del microbiota verso il ripristino dell'eubiosi e cambiamenti nella produzione di metaboliti microbici (cioè aumenti dei metaboliti con potenziali benefici per la salute come gli acidi grassi a catena corta e riduzione dei metaboliti microbici associati alla malattia). Si considera inoltre il ripristino dell'integrità intestinale (inibizione del trasferimento di frammenti microbici nella mucosa intestinale) e regolazione del sistema immunitario (ridotta attivazione delle cellule immunitarie e produzione di citochine). Le frecce tratteggiate indicano che i cambiamenti in uno di questi meccanismi possono avere effetti indiretti anche sugli altri. 40 6.1.2 Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) Nonostante la loro efficacia nell’attenuare il dolore e l'infiammazione nell'osteoartrite e nell'artrite, l'uso cronico di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) è preoccupante, a causa degli effetti collaterali associati al tratto gastrointestinale. Il microbioma intestinale è stato recentemente implicato nello sviluppo dell'enteropatia indotta da FANS [ 145 ]. Studi sugli animali indicano che quelli privi di microbiota sono protetti contro l'enteropatia da FANS, mentre la reintroduzione del microbiota porta a danno intestinale [ 145 ]. L’effetto collaterale in questione è motivato dall’inibizione, operata dai FANS, delle ciclossigenasi, al fine di inibire le Prostaglandine (molecole pro-infiammatorie). Inibendo le ciclossigenasi avremo una maggiore probabilità di lesione della mucosa intestinale, con conseguente compromissione anche della capacità di riparazione [ 146 ]. I FANS contribuiscono all’alterazione del microbiota, compromettendo l'integrità della mucosa e quindi consentendo la penetrazione di agenti patogeni, ma anche interferendo con il metabolismo di questi farmaci [ 146 ]. In particolare, le β-glucuronidasi microbiche che si legano ai metaboliti dei FANS andando a rilasciare agliconi, possono indurre tossicità intestinale [ 147 ]. È stato dimostrato che la somministrazione di inibitori della β‑glucuronidasi in animali trattati con FANS va a ridurre il danno alla mucosa intestinale con riduzione di enteropatia, rispetto agli animali che non hanno ricevuto gli inibitori [ 148 ]. Per quanto questi studi hanno avuto un esito positivo, questa strategia, per ridurre l'enteropatia da FANS, rimane da esplorare nell'uomo. Per ridurre gli effetti collaterali del tratto gastrointestinale superiore, dati da FANS, spesso si prescrive gli inibitori della pompa protonica (PPI), i quali, tuttavia, potrebbero potenziare l'enteropatia, gravando la condizione di disbiosi [ 149 ]. Negli esperimenti sugli animali, i PPI hanno peggiorato il danno intestinale causato dai FANS [ 149 ]. Questi risultati sono stati attribuiti a pronunciate alterazioni nella composizione del microbiota intestinale (cioè riduzioni Actinobacteria e Bifidobacteria), mentre la fornitura giornaliera di bifidobatteri ha invertito la disbiosi e prevenuto i danni intestinali indotti da FANS [ 149 ]. Nello stesso studio, topi colonizzati con batteri di animali sani hanno subito lievi lesioni intestinali dopo il trattamento con FANS, mentre nell’altro gruppo, colonizzato con batteri di topi trattati con PPI si sono riscontrati gravi 41 danni intestinali. Nell'uomo, i soggetti utilizzatori di PPI mostrano una diminuzione nella diversità alfa (cioè un numero ridotto di specie microbiche) e cambiamenti nel 20% dei taxa batterici rispetto ai non utilizzatori [ 150 ], mentre si evidenzia un abbondante aumento di Bacteroides e Erysipelotrichaceae spp. 42 Figura 8 Una sintesi dei potenziali meccanismi con cui il microbiota influenza la biodisponibilità, l'efficacia e la tossicità delle terapie per le malattie muscoloscheletriche legate all'invecchiamento [osteoporosi (OS), sarcopenia (SARC), osteoartrite (OA)], oltre alla suscettibilità degli individui alle malattie. I meccanismi diretti (a–c) includono la formazione di metaboliti tossici, il rilascio/metabolismo di nutraceutici/nutrienti altrimenti scarsamente assorbiti (e quindi un maggiore assorbimento) e l'utilizzo dei composti terapeutici da parte del microbiota con successive riduzioni della loro quantità disponibile per l'assorbimento. I meccanismi indiretti (d–g) includono la regolazione delle risposte immunitarie, la partecipazione microbica al riciclaggio enteroepatico, la produzione di metaboliti microbici e la produzione alterata di metaboliti dell'ospite o l'espressione genica dell'ospite. 43 7 Cambiamenti nello stile di vita 7.1 Assunzione di proteine Un consumo adeguato di proteine alimentari è importante per mantenere l'integrità del tessuto muscoloscheletrico [ 151 ]. Il microbioma intestinale è implicato nel metabolismo e nell'utilizzo delle proteine. I batteri intestinali hanno la capacità di scomporre le proteine non digerite in amminoacidi, ma anche di sintetizzare “de novo” amminoacidi essenziali da fonti di azoto [ 152 ], che successivamente verranno assorbiti a livello dell’intestino tenue. È interessante notare che il microbiota intestinale può migliorare l'equilibrio degli aminoacidi in individui con un basso apporto proteico [ 153 ] e aumentare la biodisponibilità degli aminoacidi importanti per la salute muscoloscheletrica (ad esempio la leucina). Nell'intestino crasso, gli amminoacidi vengono principalmente utilizzati dai batteri luminali, o ulteriormente catabolizzati dal microbiota, al fine di produrre una serie di metaboliti, quali: SCFA, acidi grassi a catena ramificata (BCFA), ammoniaca, idrogeno solforato, composti indolici, ammine e poliammine, che esercitano effetti positivi o negativi sulla composizione microbica, sull'omeostasi intestinale e su altre funzioni dell'ospite [ 153 ]. Pertanto, un microbiota intestinale sano, contribuisce indirettamente al metabolismo delle proteine nell'ospite, controllando le risposte immunitarie e l'infiammazione, prevenendo la resistenza insulinica, modulando l'espressione genica nell'ospite e mantenendo la barriera intestinale e la funzione mitocondriale [ 154 ]. Al contrario la condizione di disbiosi, dovuta all’invecchiamento o da patologie particolari, può influenzare negativamente questi parametri. D'altra parte, le proteine alimentari influenzano il microbiota intestinale e la salute dell'ospite, modulando sia la composizione microbica, sia le attività metaboliche, sia l'espressione genica [ 155 ]. Questi effetti sono complessi e dipendono da molti aspetti, tra cui: La quantità di proteine presenti nella dieta Le fonti proteiche I diversi fattori dietetici Le caratteristiche dell'ospite [ 155 ] In effetti, l’aumento dell’intake proteico è stato associato, in numerosi studi, a modeste 44 alterazioni nella composizione del microbiota intestinale. Nelle diete ad alto contenuto di proteine notiamo che un importante quantità di quest’ultime non viene adeguatamente digerita, raggiungendo l'intestino crasso e causando la fermentazione proteica e la produzione di metaboliti; tuttavia, la quantità e la qualità di questi metaboliti possono variare notevolmente in base a vari fattori. Ad esempio, le proteine vegetali e animali influenzano in modo diverso i metabolomi e l'espressione genica della mucosa rettale[ 155 ].. Questa differenziazione sembrerebbe essere correlata alla diversa digeribilità e alla diversa composizione amminoacidica. Le diete ad alto contenuto proteico e a basso contenuto di carboidrati sono state associate ad un aumento della produzione di metaboliti dannosi (acido fenilacetico, composti Nnitrosi) e ridotta produzione di metaboliti benefici (butirrato e acidi fenolici), mentre l'integrazione di carboidrati complessi, durante le diete iperproteiche, riduce il p-cresolo (metabolita microbico associato a varie patologie) [ 156 ]. Inoltre, poiché ogni specie batterica ha una capacità diversa di catabolizzare gli amminoacidi [ 156 ], lo stesso intervento proteico può avere effetti variabili negli individui, in rapporto alla diversità microbica. 45 7.2 Attività fisica Avere un elevato livello di fitness cardiorespiratorio, uno stile di vita attivo [ 157 ], lo svolgere attività sportiva [ 157 ] oppure lo svolgere esercizio contro resistenza [ 158 ] , sono aspetti associati a modulazioni ampiamente positive del microbioma intestinale. In questi soggetti è stata riscontrata una maggiore diversità microbica, con maggiore proliferazione di batteri benefici e SCFA fecali elevati. Alcuni di questi effetti sembrano verificarsi indipendentemente dalla dieta e svaniscono dal momento in cui il soggetto torna ad uno stile di vita sedentario. Prove indirette supportano effetti positivi o negativi dell'esercizio fisico rispetto a vari fattori, tra cui: il timing di transito intestinale, la funzione immunitaria e l'integrità della barriera intestinale, a seconda della modalità di esercizio, in rapporto all’intensità e alla durata [ 159 ]. In particolare, la maggior parte di queste prove deriva da studi preclinici su atleti/individui sani fisicamente attivi o sedentari [ 160 ]. Purtroppo, l'impatto dell'esercizio fisico in soggetti che presentano condizioni disbiotiche (ad es. obesità, diabete, invecchiamento), che quindi predispongono fortemente a disturbi muscoloscheletrici , è ancora poco studiato. [ 160 ] A tal fine, gli studi sugli animali suggeriscono che l'esercizio fisico può parzialmente ripristinare l’eubiosi intestinale e le alterazioni morfologiche dei villi intestinali, indotte da un'alimentazione ricca di grassi [ 160 ]. Lambert et al. hanno dimostrato delle interessanti interazioni tra esercizio fisico e condizione diabetica, in rapporto al microbiota intestinale, in un modello murino di diabete di tipo 2 [ 161 ]. In uno studio sono stati prescritti interventi di esercizio aerobico su soggetti anziani, con risultati relativi a cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale e aumenti della capacità cardiorespiratoria. Il microbioma ha effetti marcati sulla capacità di esercizio, oltre che sui parametri metabolici, ed è stato recentemente proposto come fattore contribuente la variabilità interindividuale nelle risposte all'allenamento [ 161 ]. In studi su animali, è stato notato che i topi trattati con antibiotici, mostrano una ridotta capacità all’esercizio contro resistenza, [ 162 ] a causa di atrofia muscolo scheletrica, [ 162 ] oltre che dimostrare compromissione nella funzione contrattile del muscolo scheletrico ex vivo; [ 162 ] mentre il ripristino del microbiota intestinale attraverso la risemina naturale, [ 162 ] l'integrazione di SCFA [ 163 ] o l'infusione di acetato [ 162 ] (un altro SCFA con potenziali benefici per l'ospite) garantisce esiti positivi in rapporto all’esercizio fisico. 46 Questi effetti del microbioma intestinale, sulle risposte all'esercizio fisico, sono probabilmente mediate: Dall'alterazione della disponibilità di SCFA Dall'utilizzo e dalla conservazione del substrato Dallo stress ossidativo Dalle funzioni neurali e immunitarie Dall'interazione con i mitocondri nella produzione di energia e nell'infiammazione Negli esseri umani, attualmente, si ha una comprensione limitata su come i distinti microbiomi intestinali influenzino le risposte all'esercizio. Uno studio ha dimostrato che i microbioti di individui sedentari, magri o obesi avevano diverse composizioni microbiche e rispondevano in modo diverso ad un intervento di esercizio contro resistenza di 6 settimane [ 162 ]. L'esercizio ha aumentato i taxa che producono SCFA e le concentrazioni di SCFA fecali in individui magri, ma non in quelli obesi (effetti riscontrati a parità di dieta) [ 163 ]. Questi risultati suggeriscono che alcuni individui possono essere più reattivi ad un determinato intervento di esercizio rispetto ad altri e queste discrepanze possono essere correlate alle differenze del microbioma intestinale. 47 7.3 Perdita di peso La perdita di peso sembra avere effetti differenziati su diversi aspetti della salute muscoloscheletrica. Il dimagrimento migliora notevolmente la funzione motoria soprattutto in individui fragili obesi; [ 164 ] tuttavia, è stato associato anche a perdita del tessuto osseo e muscolare. Considerando che una struttura ossea compromessa viene associata ad elevato rischio di fratture, specialmente tra gli anziani. In uno studio si è notato che la composizione del microbiota può variare in risposta alle diete dimagranti, [ 165 ] e, analogamente, agli interventi di perdita di peso che comportano restrizioni dietetiche, [ 165 ] chirurgia bariatrica [ 164 ] o modificazioni dirette del microbiota [ 165 ]. Tuttavia, le interazioni che interfacciano la perdita di peso con il microbioma, sono state raramente considerate in rapporto al tessuto muscolo-scheletrico. Una metanalisi di 11 studi ha dimostrato che le diete restrittive, per la perdita di peso, sono associate ad una minore abbondanza batterica totale oltre che una riduzione complessiva dei batteri deputati alla produziuone di butirrato (Firmicutes, Lactobacillus spp. e Bifidobacterium spp.) [ 166 ]. Nella stessa metanalisi, sono stati osservati risultati incoerenti per la diversità alfa e i cambiamenti di composizione a livello di phylum. Oltre alle alterazioni nella composizione del microbioma, le concentrazioni di SCFA rimangono significativamente diminuite, in risposta a diete dimagranti, specialmente nelle diete con basso apporto di carboidrati/fibre [ 167 ]. Sono state inoltre documentate, a seguito di interventi dietetici per la perdita di peso, riduzioni di trimetilammina N-ossido (TMAO) (un altro metabolita microbico intestinale), e dei suoi precursori (colina e L-carnitina) [ 168 ]; tali cambiamenti possono giovare alla salute cardio-metabolica, ma, sorprendentemente, sono stati associati a danni alla salute delle ossa tra gli individui in condizione di sovrappeso o di obesità. 48 7.4 Fumo Il fumo è considerato un importante fattore di rischio ambientale nella patogenesi delle malattie muscoloscheletriche, mentre il suo divieto è fortemente raccomandato nei pazienti con osteoporosi. [ 169 ] Diversi studi sull'uomo suggeriscono che il fumo altera le comunità microbiche in diversi siti del corpo (es. naso, polmoni, GI superiore e inferiore) a volte verso un profilo disbiotico. [ 169 ] Una recente revisione che ha riassunto i risultati di studi osservazionali e interventistici sulle relazioni tra microbiota intestinale e fumo, ha suggerito che, nel complesso, il microbiota intestinale dei fumatori è caratterizzato da una ridotta diversità microbica. [ 169 ] Gli effetti del fumo sul microbioma sono dovuti al contatto diretto con il fumo di tabacco, all’esposizione a microrganismi patogeni e soprattutto a sostanze chimiche, presenti nelle sigarette di tabacco, e/o metaboliti del tabacco. I quali, a loro volta, influenzano le popolazioni microbiche attraverso alterazioni del microambiente gastrointestinale (es. ossigeno, pH e acido). [ 169 ] Tali interazioni potrebbero contribuire allo sviluppo di patologie intestinali e sistemiche; [ 170 ] tuttavia, le associazioni tra fumo, disbiosi e malattie muscoloscheletrico sono inesplorate. Negli individui che hanno smesso di fumare è stata associata una migliore diversità microbica ed una composizione batterica favorevole [ 170 ], sollevando l’interrogatorio secondo il quale i benefici scheletrici osservati dopo la cessazione del fumo, nei pazienti osteoporotici, siano parzialmente attribuibili all'aumento della disbiosi. 49 7.5 Alcool È stato dimostrato che l'abuso di alcool aumenta la probabilità di insorgenza di diverse malattie, (tra cui l'osteoporosi e la sarcopenia) attraverso diversi meccanismi, [ 171 ] e la promozione della disbiosi è stata proposta come uno di questi. [ 171 ] Il consumo eccessivo di questa sostanza è stato associato ad alterazioni nella composizione del microbiota intestinale (es. crescita di Proteobacteria e deplezione di Bacteroidetes), oltre che di alcuni metaboliti (riduzione dei livelli di butirrato) e all’infiammazione intestinale (aumento dei livelli di citochine proinfiammatorie). [ 171 ] Studi epidemiologici suggeriscono un ridotto rischio di osteoporosi in chi ne fa uso in modo moderato. [ 171 ] Oltre alla quantità di etanolo, è probabile che le associazioni osservate, siano influenzate da altri fattori specifici, presenti nel tipo di bevande alcolica, che si differenziano da bevanda a bevanda. Rispetto alle bevande alcoliche distillate (ad es. superalcolici e liquori: ~40% di alcool), le bevande alcoliche fermentate come vino e birra hanno un contenuto alcolico inferiore (birra: 2-8%; vino: tipicamente ⩽14% di alcol) e contengono nutrienti (cioè polifenoli e fibre) con potenziali effetti benefici sul microbioma. [ 172 ] Ad esempio, in uno studio cross-over randomizzato, il consumo esclusivo di alcool (gin) per 20 giorni ha determinato un arricchimento di Bacteroides e Clostridium e una scarsità di Prevotellaceae rispetto al microbiota basale. Inoltre, il consumo di vino rosso e vino rosso de-alcolizzato hanno portato alla crescita di batteri benefici, alla riduzione di batteri potenzialmente dannosi e ad una modulazione positiva nei marcatori della salute metabolica. [ 171 ] In un altro studio, il consumo moderato di vino rosso in un mese ha aumentato la diversità alfa e i livelli di alcuni batteri minori, in grado di metabolizzare i polifenoli. [ 172 ] In contrasto con questi risultati, la birra analcolica ha prodotto cambiamenti più pronunciati nella diversità e composizione del microbiota intestinale, rispetto alla birra alcolica, nonché miglioramenti nella tolleranza verso il glucosio, che non sono stati osservati dopo il consumo di birra alcolica. Questi risultati suggeriscono che la presenza di etanolo nella birra alcolica può offuscare i potenziali effetti favorevoli, di altri nutrienti, sulla salute. [ 172 ] Sono necessari studi futuri per esplorare l'impatto dell'etanolo con/senza altri nutrienti, nei confronti del microbioma e sugli esiti muscoloscheletrici. 50 8 Prebiotici e probiotici per la modulazione del microbioma intestinale e della salute muscoloscheletrica nell'uomo La composizione e l'attività metabolica del microbiota intestinale potrebbe essere modulata attraverso: Dieta Antibiotici Probiotici: microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio alla salute dell'ospite Prebiotici: composti fermentabili non digeribili che promuovono la crescita o l'attività di batteri benefici Post biotici: metaboliti microbici benefici come gli SCFA Trapianto di microbiota fecale. Poiché non sono disponibili studi clinici su antibiotici, post biotici e trapianto di microbiota fecale, per quanto riguarda l'osteoporosi, la sarcopenia o l'osteoartrite, in questa tesi ci concentriamo sugli interventi con prebiotici e probiotici integrati. I quali possono essere somministrati per via orale (es. masticabili, capsule, compresse, spray e frullati) in pazienti aventi o a rischio di queste malattie muscoloscheletriche. La maggior parte degli studi disponibili, hanno esplorato l’efficacia di questi interventi nella prevenzione/protezione contro le malattie muscoloscheletriche, allo stesso tempo gli studi sugli effetti dei prebiotici/probiotici come strategie di trattamento (da sole o complementari ai trattamenti esistenti) rimangono molto limitati. 51 8.1 Effetti dei prebiotici su alcuni aspetti correlati alla sarcopenia È stato dimostrato che l'integrazione di prebiotici, negli individui fragili, aumenta l'abbondanza di alcuni taxa batterici con effetti meno pronunciati sulla diversità alfa e beta. [ 173 ] Le prove sugli effetti dei prebiotici sulle problematiche correlate alla sarcopenia/fragilità sono, tuttavia, limitate. Uno studio ha analizzato gli effetti di una miscela di inulina e FOS in anziani, ambulatoriali, residenti in case di cura. Dallo studio si nota come il gruppo di intervento ha riscontrato miglioramenti significativi nella forza di presa dopo 13 settimane di integrazione, mentre il tasso complessivo di fragilità è rimasto invariato. [ 173 ] Utilizzando un intervento simile (inulina + FOS rispetto al placebo per un periodo di 13 settimane), (Theou et al.) [ 173 ] hanno dimostrato una modesta riduzione di un indice di fragilità di 62 elementi, negli individui più anziani, che ricevevano la miscela prebiotica. Miglioramenti nella autonomia motoria, grado di fragilità, stato nutrizionale e qualità della vita sono stati dimostrati dopo un intervento di 12 settimane con un'integrazione nutrizionale orale (FOS e inulina, proteine, Ca, vitamina D) più somministrazione di esercizio fisico, negli anziani fragili; tuttavia, non è stato possibile districare i contributi dei singoli componenti di questo intervento multimodale, ai cambiamenti favorevoli osservati. [ 173 ] Nel loro insieme, gli studi disponibili suggeriscono che i prebiotici, come terapia autonoma o come complemento ad altri trattamenti, possono influenzare positivamente alcuni aspetti delle prestazioni fisiche, in soggetti fragili. 52 9 Consumo di prebiotici e probiotici: un approccio dietetico olistico Oltre agli studi interventistici, che esplorano l'impatto della somministrazione di prebiotici e probiotici in quantità sostanziale, sulla salute delle ossa, dei muscoli e delle articolazioni, è interessante immaginare se gli alimenti, naturalmente ricchi di questi ingredienti, possano prevenire o migliorare le condizioni muscoloscheletriche. Vale sicuramente la pena considerare un approccio alimentare, per manipolare il microbioma, per una serie di motivi. Vi è crescente interesse per le matrici alimentari, le quali considerano che interi alimenti/gruppi di alimenti sono più della semplice somma dei loro componenti. [ 174 ] È interessante notare che i pazienti con patologie muscoloscheletriche, spesso si sentono ambivalenti nei confronti dei farmaci e degli integratori, prodotti farmaceuticamente e possono essere più ricettivi nei confronti di cambiamenti nutrizionali complementari ai loro regimi terapeutici. A tal fine, diversi studi epidemiologici hanno indagato le associazioni tra dieta e risultati muscoloscheletrici o l'associazione tra programmi dietetici e caratteristiche del microbioma intestinale, ma l'interazione a tre vie è stata raramente esplorata. Ulteriori studi hanno dimostrato che il consumo di prodotti lattiero-caseari fermentati (principale fonte alimentare di probiotici, ma anche di proteine, calcio e altri micronutrienti) era associato ad una maggiore densità minerale ossea, [ 175 ] ad una microstruttura ossea favorevole, [ 174 ] ad una minore perdita ossea [ 174 ] ed a minori probabilità di frattura; [ 175 ] tuttavia, i potenziali collegamenti ai cambiamenti nel microbiota intestinale non sono stati studiati. Nel complesso, la dieta mediterranea e le altre diete a base vegetale (caratterizzate da un elevato apporto di cereali integrali, noci, legumi, frutta e verdura che sono buone fonti di fibre, ma anche altri nutrienti con effetti simil-prebiotici o immunomodulatori come polifenoli, antiossidanti, acidi grassi monoinsaturi) vengono associate a benefici per la prevenzione e/o la gestione delle malattie muscoloscheletriche, [ 174 ] ad eccezione delle diete vegane che escludono proteine animali e latticini e che quindi vengono associate ad effetti dannosi sulla salute scheletrica. [ 175 ] In indagini separate, tali modelli dietetici sono stati anche collegati alla proliferazione di batteri benefici, all'aumento della sintesi di SCFA, all'infiammazione dell'intestino inferiore e alla limitata traslocazione batterica. [ 175 ] Un recente studio prospettico ha valutato contemporaneamente l'associazione tra dieta, modelli del microbiota e risultati correlati alla fragilità. [ 75 ] Hanno suggerito che le 53 persone anziane che aderiscono alla dieta mediterranea hanno avuto cambiamenti favorevoli nel microbioma intestinale, che sono stati ulteriormente associati ad inferiori livelli di marker infiammatori, maggiore velocità di camminata, maggiore forza di presa ed una migliore funzione cognitiva, indipendentemente dai principali fattori di confondimento (ad es. età, sesso, indice di massa corporea). [ 175 ] Futuri studi prospettici e sperimentazioni cliniche sono necessari per verificare questi risultati e fornire ulteriori approfondimenti sulle complesse interazioni dieta/microbioma/salute muscoloscheletrica. 54 10 Conclusioni In sintesi, la sarcopenia è un fenomeno comune negli anziani e nei pazienti con malattie da deperimento e colpisce gravemente la forza muscolare e la capacità di movimento. Il supporto nutrizionale potrebbe essere un nuovo approccio per migliorare la sarcopenia regolando l'UPS, la reazione ossidativa e l'autofagia cellulare, oltre che l'alterazione del profilo del miRNA e la modulazione del microbiota intestinale. Il supporto nutrizionale si è dimostrato un modo utile per aumentare la massa muscolare e la forza, suggerendo che potrebbe essere un’ottima terapia per il miglioramento della sarcopenia clinica. Proteine di alta qualità, come il siero di latte o le proteine della soia, sono state ampiamente utilizzate nella prevenzione e nella terapia della sarcopenia. La maggior parte degli studi si è concentrata su adulti sani e in particolare su individui anziani, anche se ulteriori studi sono necessari al fine di comprendere meglio la funzione del supporto nutrizionale proteico nell'alleviare la sarcopenia. In particolare, dovrebbe essere approfondito il ruolo del supporto nutrizionale proteico nell'alterare l'espressione dei miRNA e del microbiota gastrointestinale, considerando anche che la nutrizione è uno dei principali determinanti della composizione del microbiota intestinale, oltre che essere coinvolta nella patogenesi della sarcopenia; il microbiota intestinale potrebbe avere un ruolo centrale in quanto si trova all'incrocio fisiopatologico tra questi due elementi. L'attuale letteratura supporta l'ipotesi per cui il microbiota intestinale possa essere coinvolto nell'insorgenza e nel decorso clinico della sarcopenia [ 60 , 100 ]. Poiché alcuni taxa microbici possono avere un ruolo rilevante nel determinare la struttura e la funzione muscolare, producendo mediatori metabolici che influenzano la fisiologia dell'ospite, dopo l'assorbimento a livello della mucosa intestinale. Glicina betaina, triptofano, acidi biliari e SCFA, vale a dire butirrato, sono i più promettenti di questi presunti mediatori. In quanto tali, queste molecole e i batteri che le producono, a livello del microbiota fecale, potrebbero teoricamente rappresentare promettenti biomarcatori della sarcopenia. Tuttavia, mancano studi che valutino specificamente la composizione del microbiota intestinale nella fragilità fisica e nella sarcopenia. Per quanto riguarda l’aspetto dei prebiotici o probiotici, gli studi che testano gli effetti 55 sul muscolo scheletrico, si sono concentrati principalmente su modelli animali, e non sono chiari gli analoghi benefici sull’uomo. Inoltre, i preparati probiotici commerciali, attualmente disponibili, in molti casi non sono mirati alle alterazioni del microbiota intestinale che possono essere rilevate dalla metagenomica, sebbene lo sviluppo di nuovi probiotici "di prossima generazione" sembri molto promettente in questo campo [ 170 ]. In questo scenario, dovrebbero essere sviluppati studi futuri per testare la presenza, la funzionalità e la rilevanza clinica del presunto asse intestino-muscolo, correlando la composizione del microbiota intestinale con la nutrizione, le prestazioni muscolari e la struttura, che oggi possono essere facilmente valutate utilizzando metodi strumentali a basso costo [ 171 , 172 ]. Gli effetti delle manipolazioni dietetiche, compresi i benefici di una dieta in stile mediterraneo e la somministrazione di prebiotici e probiotici, dovrebbero essere valutati anche negli individui più anziani, considerando la funzionalità del muscolo scheletrico e le variabili clinico patologiche. In altri termini, il collegamento tra microbiota intestinale con la fisiologia muscolare dovrebbe essere una delle priorità della ricerca sull'alimentazione, la fragilità e la sarcopenia. Proprio per questo sono necessari studi futuri per indagare l'uso terapeutico della supplementazione di prebiotici e probiotici come monoterapia o come aggiunta ai trattamenti convenzionali per le malattie muscoloscheletriche. Per quanto riguarda l’aspetto del microbiota intestinale associato alle terapie farmacologiche, la maggior parte degli studi si focalizza su aspetti bidirezionali, che coinvolge il farmaco, associato agli effetti sulla salute muscolo scheletrica, oppure il farmaco associato agli effetti sul microbiota; tuttavia, le interazioni a tre vie sono state valutate solo raramente. Le differenze tra animali allevati in modo convenzionale, trattati con antibiotici e GF hanno fornito dati preliminari sul fatto che il microbioma è coinvolto nel metabolismo dei farmaci nelle malattie muscoloscheletriche, tuttavia, sono necessari ulteriori studi clinici per esplorare come, le differenze nella composizione del microbiota, influenzino i risultati in risposta alla terapia della malattia. Un'ulteriore comprensione di questi aspetti potrebbe aiutare lo sviluppo di strumenti che considerino il microbioma intestinale dei pazienti e prevedano le risposte al trattamento, promuovendo progressi nelle terapie basate o mirate al microbioma intestinale. 56 Bibliografia 1- Cretoiu, S. M.; Zugravu, C. A. Nutritional Considerations in Preventing Muscle Atrophy. Adv. Exp. Med. Biol. 2018, 1088, 497−528. 2- Campos, J. C.; Baehr, L. M.; Gomes, K. M. S.; Bechara, L. R. G.; Voltarelli, V. A.; Bozi, L. H. M.; Ribeiro, M. A. C.; Ferreira, N. D.; Moreira, J. B. N.; Brum, P. C.; Bodine, S. 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