Uploaded by Matteo Sassariolo

letteratura latina

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Esempi di letteratura arcaica
La letteratura romana che conosciamo concerne solo un periodo dal terzo secolo in poi.
La letteratura deve avere scopi artistici per essere definita tale, ma furono comunque
scoperte delle iscrizioni latine che testimoniano la lingua latina molto arcaica.
Fibula praenestina VI/VII secolo
Non è certa l'autenticità di questa fibula.
Manios med fefhaked numasiosi. Erano oggetti parlanti. La fibula era utilizzata dai
romani per fermare la toga. Probabilmente è un manufatto del 1800. La scrittura è
bustrofedica, speculare eventualmente, e soprattutto è
Cista ficoroni
Dindia Macolnia fileai dedit Plautios Novios med fecid romae
Scomparisce con il tempo il raddoppiamento del perfetto.
Vaso di duenos VI secolo
Duenos med feked
Nascono i perfetti apofonici. Era un metodo per dimostrare la bontà degli artigiani e per
dare lunga vita all'oggetto.
Lapis satricanus
Popliosios Valesioso Suodales Mamaptei
Tomba degli Scipioni III secolo
Gnaivod patre prognatus quoius (cuius) forma virtutei parisuma fuit: (tutto il corsus
honorum). Il testo è scritto in versi, ovvero ritmato, forse per lascito dei carmina oppure
per rendere l'opera teatral e evocativa. È presente un segno del consolato repubblicano,
anche se la fonetica è leggermente arcaica. Lo stesso metodo espositivo venne usato
nelle res gestae.
La cultura dei carmina
I latini possedevano tuttavia una tradizione orale che comprendeva una vasta gamma di
poesie delle carmina. I carmina erano componimenti artistici ma rimanevano pur sempre
orali. Sono arrivati a noi grazie a trascrizioni postere. I carmina erano componimenti
spesso in saturni (versi con ritmica autoctona) con scopi magici, religiosi e giuridici,
quindi intesi a modificare l'andamento della realtà. La tradizione latina, come le tradizioni
orientali, concepiva un grande potere nella parola. Per questo motivo una parola poteva
invocare l'oggetto che descriveva, modificarne il comportamento. Le divinità infatti
erano spesso oggetti concreti e non venivano né scolpitte né mitizzate. Erano oggetti. La
ianua, la meneswa, la diana (*diu, luce), (d)iuppiter, ecc. I miti relativi alle divinità
provenivano dalla grecia e addirittura alcune divinità vere e proprie.
Graecia capta ferum victorem cepit (la grecia conqusitata conquistò il feroce vincitore)
I principali carmina erano saliari e arvali. I riti ernano detti axamenta (da aio, dire). I
sacerdoti saliari erano famosi per i canti a e salti (da salio, appunto). Invece gli arvali
erano conosciuti per i campi. Entrambi le caste sacerdotali erano state istituite dal primo
pontefice massimo, Numa Pompilio.
Carmina arvale (arvales)
enos Lases iuvate
neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
semunis alterni advocapit conctos
enos Marmor iuvato
triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe
Salvateci, o Lari
Marte non portare peste e rovina sul
popolo
(...)
I Semoni (dei dei semi) invocate a
turno
noi aiuterai (imp. futuro) Marte
Interessa nel Carmen le tre differenze nomeclature di Marte, che indicano una
grammatica poo solida. Notiamo molte forme arcaiche. Sali limen significa salta il
confine.
Marte era inizialmente un dio Agricolo, ma poichè con le successive guerre i contadini
sarebbero diventati guerrieri, transitò il suo ruolo soprattutto con l'influenza greca.
Assunse le caratteristiche di Ares con l'ellenismo.
Autori Latini
Livio Andronico
Livio Andronico (letteralmente, uomo vittorioso) era un combattente greco di Taranto e
combatté durante la prima guerra punica. Tuttavia scopre la bellezza della cultura latina
lavorando come grammatico nella casa di nobili romani. Nel 240 scrisse la prima opera
teatrale dedicata alla fine della guerra punica.
Cothurnatae basate sui cicli troiani, Achille, Aiace
Palliate basate sulla sessualità, Gladiolo (spavaldo soldatido, pucli, cimici o pidocchi),
Virgo
Odusia
Consiste nella copia dei 12000 versi greci trasformati in saturni. Di per sè non sarebbe
un'opera letteraria per Livio Andronico se non fosse che la traduzione è artistica e si
adatta al mondo romano.
Le frasi sono adattate alla conoscenza latina. Si parla di mare quindi serve ad allietare i
soldati durante la guerra punica. Il tema è collegato all'espansione sul mediterraneo, ma
l'opera era stata creata soprattutto per scopi didattici. Sceglie il tema del viaggio per
ripercorre la storia di Enea.
Igitur demum ulixi cor frixit prae pavore
Gr: il cuore e le ginochia si sciolgono
Aggiunge la causa e amplia il concetto.
Rende il senso del mondo di dire con un'allitterazione indicante la paura. Ulixi è un
dativo di vantaggio. Il lessico di Livio è molto moderno.
Ragiona sull'etimologia di pavore (der. Pavido, paura)
Virum mihi camena insece versutum
Vedi l'etimologia di insece (al posto in en+npe, parola dentro, usa in+sece, che i romani
interpretavano all'indoeuropea: *sek era cercare, parlare, vedere)
La musa viene sostituita dalla camena (i romani erano concreti e facevano di
conseguenza fatica ad immaginare una divinità sconosciuta, quindi Livio lavorò su
concetti già assodati) la camena è la dea del canto.
Namque nullum peius Macerat humanum
Quamde mare solvum: vires cui sunt magnae
topper confrigent importunae undae
Le parole in grassetto indicano il chiasmo
Nasali con alliterazione, soffocamente
Onde impetuose - ragiona sull'etimologia di im-portu
Raddoppiamento del concetto perchè i latini amavano gli incisi e non usavano giri di
parole. Se bisognava dirlo per fare paura lo si diceva dure.
L'originale greca dice semplicemente in prima persona l'autore che nient'altro è peggio
del mare che distrugge un uomo sebbene sia forte
Gneo Nevio
Nacque a Capua durante la prima guerra punica. Combatté in differenti battaglie. A
seguito di un poema contro la famiglia dei metelli, sarebbe stato esiliato. Nevio era attivo
nell'epica e nel teatro.
Cothurnatae ad esempio il Licurgus che tratta la storia dell'omonimo re di sparta che venne
punito da Dioniso per essersi opposto al suo culto. Il poema è un chiaro riferimento al
culto di Bacco che venne vietato nel 186 a.C. dal senato.
Palliate ad esempio la Tarantilla,
Introdusse un genere di tragedie, Praetextae, che a differenza delle classice cothurnae
aveva un ambientazione romana.
Bello poenico
È la sua maggiore opera e tratta sia storicamente che tradizionalmente la lunga guerra
punica. Il poema gira attorno ad un prima parte in cui narra la vittoria dei romani sui
cartaginesi, poi passa al mito dimostrando che la maledizione di Didone, d'altro canto,
non ebbe alcun successo sui romani. Molte parole vennero storpiate, furono introdotti
latinizzate alcune parole greche, rendendo il poema molto innovativo. Nevio era uno
sperimentalista. Introdusse nuove divinità. L'innovazione principale fu il tema della
collettività: Omero descrisse la vergogna del singolo eroe nei confronti della patria,
Nevio invece parla della legione intera.
Dein pollens sagittis inclutus arquitenens sancuts Iove prognatus pithyius apollo
Poi, l'inclito arciere Apollo Pizio che scaglia le frecce, nato da Giove. Sagittis possiede
una desinenza arcaica.
Seseque ei perire mavolunt ibidem quam stupro redire ad suos popularis
(Loro) preferiscono morire li piuttosto che tornare ai loro concittadini. Si pone l'accento
sulla collettività.
Blande et docte (per)contat aeneam quo pro pacto troiam urbem liquerat.
Leggiadramente e saggiamente chiede ad Enea per quale motivo aveva lasciato troia.
Quinto Ennio
Quinto Ennio nacque nel Lazio e combatté nella prima guerra punica. Nacqua in puglia
(Calabria coeva) ma ebbe influenza osca, romana e greca, per questo parlava di tria corda
(tre cuori). Venne a contatto con Catone il censore durante la guerra punica che lo
convise a visitare Roma. Qui conobbe il circolo degli scipioni, dove produsse le sue
maggiori opere. La sua concezione della lingua latina era molto diversa rispetto agli
autori precedenti. La lingua greca era intesa come una forma superiore di espressione
culturale.
Epitaffio scrisse la sua personale epigrafe, aspicite o cives senis enni imaginis foram: hic
vestrum panxit maxima facta patrum? Nemo me lacrimis decoret? Cur? Volito vivos per
ora virum
Cothurnae, palliate e praetextae generali. Introdusse il genere delle sature, ovvero dei
componimenti marginali che trattavano di argomenti misti con metrica varia. Una
famosa satura è il poema didascalico in esametri sulla gastronomia.
ANNALES
Quinto Ennio concluse la tradizione latina arcaica (carmina nei poemi e saturni) e prese
molta ispirazione dalla cultura ellenica che nel suo periodo (terza guerra punica) si
diffuse notevolmente. Scrive gli annales (nel abbiamo solo 600 versi), in cui viene
analisticamente spiegata la storia di Roma. Nevio era desideroso di raffinare la
letteratura. Il poema riprende l'invocazione alla musa. Innovazioni stilistiche: riprende la
filologia alessandrina, traslittera parole greche, crea neologismi e utilizza onomatopea
allitterazione latina (unico lascito). Allitterazione:
Tite tute Tati tanta tibi turanne tulisti
Tu tiranno, Tito tazio, portasti (da solo) a te tante cose brutte
At tuba terribili sonitu taratantara dixit
Improvvisamente il tuba disse taratantara con un suono terribile
Musae quae pedibus Magnum pulsatis Olympum
Muse che calpestate i piedi del grande olimpo (è il proemio. Ennio sosteneva che la sua
anima si era reincarnata in lui, ma idealmente, poiché proveniva da lunghi percorsi di
studi filosofici)
Somno levi placidoque revinctus visus poeta homerus adesse
Legato in un un sonno lieve e placido, sembra esserci il poeta omero
(Investitura poetica che sarebbe stata riprese da Dante, con Virgilio, e da Boccaccio con
Ennio)
Vuole patetismo, pathos e teatralità nei testi. Per questo utilizza l'allitterazione.
Scripsere alii (forma arcaica di scripserunt) rem versibus quos olim
fauni vatesque (era la scrittura poetica dei fauni, delle mostruose
creature dei boschi. L'arte latina era irrazionale) canebant
Cum neque musarum scopulos (scogli, le vette) nec
Dicti Studiosus quisquam erat ante hunc (prima di questo, prima di
me) Io sono il primo filologo (calco dal greco)
(Nessuno) quisquam sophiam, sapienta (ribadisce il significato della
parola greca) quae perhibetur,
I latini parlavano in sogno di sapienza anche se non avevano
cominciato a studiarla
In somnis vidiit prius, quam sam discere cepit
Ennio sosteneva che le opere in saturni fossero ormai rozze. Sosteneva di avere
aperto una nuvoa strada perché proopone come fonte l'ispirazione delle muse al
posto di quella dei fauni, vaticini o camene. In più sosteneva di aver studiato
abbastanza la materia da definirsi dicti studiosus
STILE lo stile del poema era molto vario:
Tratti solenni ottenuta con metafore ardite, composti grecizzati come Nevio e
alliterazione. I tratti significativamente solenni si trovano anche nel proemio. Sia
come sfoggio culturale ma anche come
Nei tratti più discorsivi Ennio non esita ad utilizzare un lessico più semplice.
PERSONAGGI: finalmente con Nevio la poesie pose l'attenzione sulla legione
collettiva, ma Ennio riportò la concezione Omerica del singolo, che lo esaltava
affiancano sia virtus e pietas all'amicizia, al buon gusto, all'amore (valore
assolutamente non romano). I personaggi citati sono quelli precedenti alla terza
guerra punica.
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