Esempi di letteratura arcaica La letteratura romana che conosciamo concerne solo un periodo dal terzo secolo in poi. La letteratura deve avere scopi artistici per essere definita tale, ma furono comunque scoperte delle iscrizioni latine che testimoniano la lingua latina molto arcaica. Fibula praenestina VI/VII secolo Non è certa l'autenticità di questa fibula. Manios med fefhaked numasiosi. Erano oggetti parlanti. La fibula era utilizzata dai romani per fermare la toga. Probabilmente è un manufatto del 1800. La scrittura è bustrofedica, speculare eventualmente, e soprattutto è Cista ficoroni Dindia Macolnia fileai dedit Plautios Novios med fecid romae Scomparisce con il tempo il raddoppiamento del perfetto. Vaso di duenos VI secolo Duenos med feked Nascono i perfetti apofonici. Era un metodo per dimostrare la bontà degli artigiani e per dare lunga vita all'oggetto. Lapis satricanus Popliosios Valesioso Suodales Mamaptei Tomba degli Scipioni III secolo Gnaivod patre prognatus quoius (cuius) forma virtutei parisuma fuit: (tutto il corsus honorum). Il testo è scritto in versi, ovvero ritmato, forse per lascito dei carmina oppure per rendere l'opera teatral e evocativa. È presente un segno del consolato repubblicano, anche se la fonetica è leggermente arcaica. Lo stesso metodo espositivo venne usato nelle res gestae. La cultura dei carmina I latini possedevano tuttavia una tradizione orale che comprendeva una vasta gamma di poesie delle carmina. I carmina erano componimenti artistici ma rimanevano pur sempre orali. Sono arrivati a noi grazie a trascrizioni postere. I carmina erano componimenti spesso in saturni (versi con ritmica autoctona) con scopi magici, religiosi e giuridici, quindi intesi a modificare l'andamento della realtà. La tradizione latina, come le tradizioni orientali, concepiva un grande potere nella parola. Per questo motivo una parola poteva invocare l'oggetto che descriveva, modificarne il comportamento. Le divinità infatti erano spesso oggetti concreti e non venivano né scolpitte né mitizzate. Erano oggetti. La ianua, la meneswa, la diana (*diu, luce), (d)iuppiter, ecc. I miti relativi alle divinità provenivano dalla grecia e addirittura alcune divinità vere e proprie. Graecia capta ferum victorem cepit (la grecia conqusitata conquistò il feroce vincitore) I principali carmina erano saliari e arvali. I riti ernano detti axamenta (da aio, dire). I sacerdoti saliari erano famosi per i canti a e salti (da salio, appunto). Invece gli arvali erano conosciuti per i campi. Entrambi le caste sacerdotali erano state istituite dal primo pontefice massimo, Numa Pompilio. Carmina arvale (arvales) enos Lases iuvate neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber semunis alterni advocapit conctos enos Marmor iuvato triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe Salvateci, o Lari Marte non portare peste e rovina sul popolo (...) I Semoni (dei dei semi) invocate a turno noi aiuterai (imp. futuro) Marte Interessa nel Carmen le tre differenze nomeclature di Marte, che indicano una grammatica poo solida. Notiamo molte forme arcaiche. Sali limen significa salta il confine. Marte era inizialmente un dio Agricolo, ma poichè con le successive guerre i contadini sarebbero diventati guerrieri, transitò il suo ruolo soprattutto con l'influenza greca. Assunse le caratteristiche di Ares con l'ellenismo. Autori Latini Livio Andronico Livio Andronico (letteralmente, uomo vittorioso) era un combattente greco di Taranto e combatté durante la prima guerra punica. Tuttavia scopre la bellezza della cultura latina lavorando come grammatico nella casa di nobili romani. Nel 240 scrisse la prima opera teatrale dedicata alla fine della guerra punica. Cothurnatae basate sui cicli troiani, Achille, Aiace Palliate basate sulla sessualità, Gladiolo (spavaldo soldatido, pucli, cimici o pidocchi), Virgo Odusia Consiste nella copia dei 12000 versi greci trasformati in saturni. Di per sè non sarebbe un'opera letteraria per Livio Andronico se non fosse che la traduzione è artistica e si adatta al mondo romano. Le frasi sono adattate alla conoscenza latina. Si parla di mare quindi serve ad allietare i soldati durante la guerra punica. Il tema è collegato all'espansione sul mediterraneo, ma l'opera era stata creata soprattutto per scopi didattici. Sceglie il tema del viaggio per ripercorre la storia di Enea. Igitur demum ulixi cor frixit prae pavore Gr: il cuore e le ginochia si sciolgono Aggiunge la causa e amplia il concetto. Rende il senso del mondo di dire con un'allitterazione indicante la paura. Ulixi è un dativo di vantaggio. Il lessico di Livio è molto moderno. Ragiona sull'etimologia di pavore (der. Pavido, paura) Virum mihi camena insece versutum Vedi l'etimologia di insece (al posto in en+npe, parola dentro, usa in+sece, che i romani interpretavano all'indoeuropea: *sek era cercare, parlare, vedere) La musa viene sostituita dalla camena (i romani erano concreti e facevano di conseguenza fatica ad immaginare una divinità sconosciuta, quindi Livio lavorò su concetti già assodati) la camena è la dea del canto. Namque nullum peius Macerat humanum Quamde mare solvum: vires cui sunt magnae topper confrigent importunae undae Le parole in grassetto indicano il chiasmo Nasali con alliterazione, soffocamente Onde impetuose - ragiona sull'etimologia di im-portu Raddoppiamento del concetto perchè i latini amavano gli incisi e non usavano giri di parole. Se bisognava dirlo per fare paura lo si diceva dure. L'originale greca dice semplicemente in prima persona l'autore che nient'altro è peggio del mare che distrugge un uomo sebbene sia forte Gneo Nevio Nacque a Capua durante la prima guerra punica. Combatté in differenti battaglie. A seguito di un poema contro la famiglia dei metelli, sarebbe stato esiliato. Nevio era attivo nell'epica e nel teatro. Cothurnatae ad esempio il Licurgus che tratta la storia dell'omonimo re di sparta che venne punito da Dioniso per essersi opposto al suo culto. Il poema è un chiaro riferimento al culto di Bacco che venne vietato nel 186 a.C. dal senato. Palliate ad esempio la Tarantilla, Introdusse un genere di tragedie, Praetextae, che a differenza delle classice cothurnae aveva un ambientazione romana. Bello poenico È la sua maggiore opera e tratta sia storicamente che tradizionalmente la lunga guerra punica. Il poema gira attorno ad un prima parte in cui narra la vittoria dei romani sui cartaginesi, poi passa al mito dimostrando che la maledizione di Didone, d'altro canto, non ebbe alcun successo sui romani. Molte parole vennero storpiate, furono introdotti latinizzate alcune parole greche, rendendo il poema molto innovativo. Nevio era uno sperimentalista. Introdusse nuove divinità. L'innovazione principale fu il tema della collettività: Omero descrisse la vergogna del singolo eroe nei confronti della patria, Nevio invece parla della legione intera. Dein pollens sagittis inclutus arquitenens sancuts Iove prognatus pithyius apollo Poi, l'inclito arciere Apollo Pizio che scaglia le frecce, nato da Giove. Sagittis possiede una desinenza arcaica. Seseque ei perire mavolunt ibidem quam stupro redire ad suos popularis (Loro) preferiscono morire li piuttosto che tornare ai loro concittadini. Si pone l'accento sulla collettività. Blande et docte (per)contat aeneam quo pro pacto troiam urbem liquerat. Leggiadramente e saggiamente chiede ad Enea per quale motivo aveva lasciato troia. Quinto Ennio Quinto Ennio nacque nel Lazio e combatté nella prima guerra punica. Nacqua in puglia (Calabria coeva) ma ebbe influenza osca, romana e greca, per questo parlava di tria corda (tre cuori). Venne a contatto con Catone il censore durante la guerra punica che lo convise a visitare Roma. Qui conobbe il circolo degli scipioni, dove produsse le sue maggiori opere. La sua concezione della lingua latina era molto diversa rispetto agli autori precedenti. La lingua greca era intesa come una forma superiore di espressione culturale. Epitaffio scrisse la sua personale epigrafe, aspicite o cives senis enni imaginis foram: hic vestrum panxit maxima facta patrum? Nemo me lacrimis decoret? Cur? Volito vivos per ora virum Cothurnae, palliate e praetextae generali. Introdusse il genere delle sature, ovvero dei componimenti marginali che trattavano di argomenti misti con metrica varia. Una famosa satura è il poema didascalico in esametri sulla gastronomia. ANNALES Quinto Ennio concluse la tradizione latina arcaica (carmina nei poemi e saturni) e prese molta ispirazione dalla cultura ellenica che nel suo periodo (terza guerra punica) si diffuse notevolmente. Scrive gli annales (nel abbiamo solo 600 versi), in cui viene analisticamente spiegata la storia di Roma. Nevio era desideroso di raffinare la letteratura. Il poema riprende l'invocazione alla musa. Innovazioni stilistiche: riprende la filologia alessandrina, traslittera parole greche, crea neologismi e utilizza onomatopea allitterazione latina (unico lascito). Allitterazione: Tite tute Tati tanta tibi turanne tulisti Tu tiranno, Tito tazio, portasti (da solo) a te tante cose brutte At tuba terribili sonitu taratantara dixit Improvvisamente il tuba disse taratantara con un suono terribile Musae quae pedibus Magnum pulsatis Olympum Muse che calpestate i piedi del grande olimpo (è il proemio. Ennio sosteneva che la sua anima si era reincarnata in lui, ma idealmente, poiché proveniva da lunghi percorsi di studi filosofici) Somno levi placidoque revinctus visus poeta homerus adesse Legato in un un sonno lieve e placido, sembra esserci il poeta omero (Investitura poetica che sarebbe stata riprese da Dante, con Virgilio, e da Boccaccio con Ennio) Vuole patetismo, pathos e teatralità nei testi. Per questo utilizza l'allitterazione. Scripsere alii (forma arcaica di scripserunt) rem versibus quos olim fauni vatesque (era la scrittura poetica dei fauni, delle mostruose creature dei boschi. L'arte latina era irrazionale) canebant Cum neque musarum scopulos (scogli, le vette) nec Dicti Studiosus quisquam erat ante hunc (prima di questo, prima di me) Io sono il primo filologo (calco dal greco) (Nessuno) quisquam sophiam, sapienta (ribadisce il significato della parola greca) quae perhibetur, I latini parlavano in sogno di sapienza anche se non avevano cominciato a studiarla In somnis vidiit prius, quam sam discere cepit Ennio sosteneva che le opere in saturni fossero ormai rozze. Sosteneva di avere aperto una nuvoa strada perché proopone come fonte l'ispirazione delle muse al posto di quella dei fauni, vaticini o camene. In più sosteneva di aver studiato abbastanza la materia da definirsi dicti studiosus STILE lo stile del poema era molto vario: Tratti solenni ottenuta con metafore ardite, composti grecizzati come Nevio e alliterazione. I tratti significativamente solenni si trovano anche nel proemio. Sia come sfoggio culturale ma anche come Nei tratti più discorsivi Ennio non esita ad utilizzare un lessico più semplice. PERSONAGGI: finalmente con Nevio la poesie pose l'attenzione sulla legione collettiva, ma Ennio riportò la concezione Omerica del singolo, che lo esaltava affiancano sia virtus e pietas all'amicizia, al buon gusto, all'amore (valore assolutamente non romano). I personaggi citati sono quelli precedenti alla terza guerra punica.