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Didattica

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DISPENSA 5:
DIDATTICA
A cura di Marco Guazzini
Federazione Italiana Canoa Kayak
Centro Studi, Formazione e Ricerca
Mail: centrostudi@federcanoa.it
Sito: www.federcanoa.it
Indirizzo: Viale Tiziano, 70
00196 - Roma
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Sommario
DIDATTICA ............................................................................................................................................. 1
5.1.
Competenze didattiche del tecnico .......................................................................................... 1
5.2.
Etica nello sport ...................................................................................................................... 2
5.3.
Comunicazione efficace ........................................................................................................... 3
5.4.
Gestione del gruppo ................................................................................................................ 4
5.5.
Come motivare gli atleti .......................................................................................................... 4
5.6.
Osservazione degli atleti .......................................................................................................... 5
5.7.
Processo insegnamento-apprendimento .................................................................................. 6
DIDATTICA
5.1. Competenze didattiche del tecnico
Il tecnico è chiamato oggi, ad assolvere molteplici compiti, per i quali deve possedere
le seguenti competenze professionali specifiche:
• Competenze tecniche, della specialità che insegna.
• Competenze didattiche specifiche, cioè metodologia di insegnamento.
• Competenze psicologiche generali.
• Competenze gestionali-organizzative.
Nei confronti degli atleti più giovani, è necessario possedere competenze che
permettono di svolgere funzioni di:
• Miglioramento delle capacità di relazione.
• Ricerca di obiettivi a breve e medio termine, in linea con le proprie potenzialità.
• Saper valutare in funzione degli obiettivi preposti.
• Integrarsi nel mondo psicologico del giovane per offrire un supporto
psicologico.
Nei confronti delle altre figure esistenti nel mondo sportivo (dirigenti, genitori,
tecnici, specialisti, giornalisti), il tecnico deve essere capace di instaurare sia rapporti
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di interazione (dirigenti, genitori, tecnici) che sapersi confrontare (medici, giornalisti,
responsabili marketing, ecc.).
Il potenziale didattico del tecnico, quindi, deve permettere di: saper motivare gli
atleti; saper comunicare; saper osservare; saper valutare; saper programmare.
5.2. Etica nello sport
La società contemporanea sembra oggi basata su valori come la ricerca del benessere,
successo, guadagno. Anche lo sport non sfugge a queste dinamiche di acquisizione di
notorietà, prestigio, riconoscimento economico e sociale.
Alla base di questo processo sembra principalmente esserci l’individualismo e
l’esasperata competizione che ne deriva.
Il Codice Europeo di Etica Sportiva (Rodi, 13-15/5/1992) ha previsto l’affermazione
del fair play in tutto lo sport, come principio di lealtà, non solo rispetto delle regole
ma un modo di comportarsi piuttosto che di pensare.
Nei confronti dei giovani, riporta otto punti chiave dei quali i più preziosi sono:
garantire la salute ed il benessere prima del risultato; far vivere lo sport come
divertimento, sana abitudine di vita, senza coercizioni ed inadeguate aspettative;
valorizzare la crescita individuale piuttosto che il risultato.
Un Codice di tipo etico o anche un semplice regolamento sportivo necessitano sempre
dell’assunzione di responsabilità, principalmente da parte degli educatori oltre che
degli allievi.
Ogni educatore stabilisce con l’allievo un rapporto di interazione di tipo
complementare non simmetrico, cioè dove l’educatore ha il potere maggiore di
responsabilità verso il futuro dell’allievo.
È quindi necessario per l’educatore garantire nei confronti dell’allievo, strategie
didattiche-educative efficaci sia nei confronti della sicurezza personale dell’allievo che
verso la crescita sportiva ed umana dell’allievo stesso.
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5.3. Comunicazione efficace
La comunicazione interpersonale è un’interazione basata su uno scambio di
informazioni (pensieri, emozioni, conoscenze, idee) fra più interlocutori.
La sequenza di operazioni necessarie in una comunicazione interpersonale è:
• Decisione di una persona di inviare un messaggio ad un’altra persona o gruppo,
che nasce dalle esperienze passate della persona stessa.
• Il pensiero della decisione viene tradotto in messaggio, che può avere due
componenti, verbale e non verbale.
• Se il messaggio arriva a destinazione senza interferenze, il ricevente decodifica
l’informazione attribuendogli un significato, che determina una reazione
emotiva o cognitiva basata sull’esperienza personale.
• Viene quindi inviato un messaggio di risposta verbale e non verbale, che genere
a sua volta nel primo inviante una decodifica con attribuzione di significato.
Inizia in tal modo lo scambio o catena comunicativa che è un processo circolare.
1. La comunicazione verbale di un tecnico è efficace se possiede queste
caratteristiche: diretta, completa e specifica, personale, chiara e coerente, separa
i fatti dalle opinioni, focalizzata, immediata nella risposta, senza significati
nascosti, incoraggiante, coerente nel verbale-non verbale, ridondante, adeguata
al livello e compresa da chi ascolta.
2. La comunicazione non verbale è costituita dal paralinguaggio cioè componenti
vocali del linguaggio (volume, tempo, ritmo, risonanza, articolazione, timbro del
suono emesso) e linguaggio del corpo cioè comportamenti ed espressioni del viso
che accompagnano il suono.
Per un tecnico è importante saper ascoltare gli atleti, dimostrando interesse per i loro
bisogni o richieste, che non significa né interpretarle rigidamente né ascoltarle
eccessivamente.
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5.4. Gestione del gruppo
Un gruppo (squadra) è un insieme di due o più persone che interagiscono fra loro, con
obiettivi comuni o condivisi, caratterizzato da fattori interni (atleti, allenatore,
dirigenti, risultati) ed esterni (avversari, gare, pubblico).
La formazione ed evoluzione di un gruppo, attraversa varie fasi in successione (teoria
lineare) o in alternanza (teoria del pendolo) di fasi con maggiore coesione e fasi con
maggiori conflitti.
La coesione di un gruppo è legata a vari fattori interni ed esterni, quali:
• Fattori ambientali, come responsabilità e obblighi degli atleti, pressione sociale,
obiettivi della società, interazione dei singoli con il gruppo;
• Fattori personali. Più si assomigliano fattori come motivazione, aspettative,
affermazione di sé e più un gruppo è coeso.
• Fattori legati alla leadership. È legato alla relazione allenatore-atleta e
allenatore-squadra e risente dei fattori determinanti del processo di leadership
come comportamento, comunicazione interpersonale e stile decisionale.
• Fattori legati alla squadra, cioè in che modo i risultati aumentano o riducono la
coesione del gruppo.
Per migliorare la coesione del gruppo, è necessario che il tecnico evidenzi
l’importanza dell’impegno e della qualità della prestazione, piuttosto che del semplice
risultato, evitando piuttosto di rifugiarsi nella sfortuna o nella facilità del compito.
5.5. Come motivare gli atleti
La motivazione allo sport è un costrutto complesso ed articolato in cui entrano in
gioco sia fattori individuali che situazionali.
La spinta di una persona ad agire è legata alla sua percezione di competenza cioè più
mi sento competente e più energia metterò nel compito da svolgere anche di fronte
alle difficoltà.
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La concezione di competenza, alla base della motivazione si sviluppa con
l’acquisizione della personalità, in particolare con gli sviluppi cognitivi e di
socializzazione durante l’infanzia e la fanciullezza.
Il concetto di auto efficacia consiste nella fiducia che l’atleta mette nelle proprie
capacità di eseguire un compito. Il suo incremento è legato all’acquisizione di vari
fattori come: realizzazione di prestazioni positive, intese come esperienze di successo;
esperienze sostitutive (modeling), cioè sfruttare la riuscita di altri per convincersi di
esserne capace; persuasione verbale, cioè incoraggiamenti da parte del tecnico;
attivazione psico-fisica (emozionale).
La formulazione di obiettivi (goal setting), a breve, medio, lungo termine, rappresenta
un elemento importante di ogni programmazione ed anche un fattore motivante. Il
suo utilizzo necessita di varie fasi: individualizzare gli obiettivi; scegliere obiettivi
significativi, specifici e misurabili, difficili ma raggiungibili; privilegiare obiettivi di
prestazione piuttosto che di risultato.
Per favorire un clima motivazionale, l’allenatore deve proporre obiettivi significativi,
coinvolgenti, evidenziando l’impegno e il raggiungimento di miglioramenti individuali.
5.6. Osservazione degli atleti
L’osservazione a differenza del semplice guardare, si differenzia per esaminare con
attenzione ciò che sta avvenendo. L’osservazione per un allenatore, quindi, è un
mezzo consapevole di controllo degli aspetti pertinenti ed importanti.
Tramite una osservazione efficace è possibile assolvere varie funzioni come: analisi
iniziali finalizzate a interventi di programmazione; controllare l’efficacia degli aspetti
proposti o apprendimenti; analizzare una fase motoria per valutarne la correttezza.
Nel processo di osservazione, l’allenatore può utilizzare un modello teorico di
riferimento (McMorris e Hale, 2006), che per essere efficace deve comprendere
alcuni elementi come le domande chiave, le azioni corrette e gli errori principali.
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Nel processo di osservazione esiste il rischio di valutare in maniera troppo soggettiva
e limitata; è quindi necessario eliminare le interferenze negative quali:
• limitarsi ai particolari piuttosto che alla globalità;
• osservare solo gli aspetti negativi;
• considerare solo il risultato finale;
•
lasciarsi influenzare dalle emozioni;
• non fornire feed-back positivi e incoraggianti. In sintesi, utilizzare sempre una
strategia ottimistica e costruttiva, per migliorare autostima, accettazione
sociale e motivazione dell’atleta.
Le principali categorie di comportamenti osservabili negli allenatori sono:
• comportamenti reattivi, a prestazioni corrette degli atleti, ad errori, a
comportamenti di distrazione o mancato rispetto delle regole;
• comportamenti spontanei, correlati alla gara (di tipo tecnico, organizzativo)
e non correlati alla gara (vita sociale dell’atleta).
5.7. Processo insegnamento-apprendimento
L’apprendimento motorio è un insieme di processi associati con l’esercizio capaci di
cambiare la prestazione.
Le abilità motorie possono essere classificate in aperte (open skill) o chiuse (closed
skill) facendo riferimento alla stabilità e prevedibilità.
L’apprendimento motorio ha dei presupposti cognitivi: analizzatore visivo,
analizzatore acustico, analizzatore tattile, analizzatore cinestesico, analizzatore
vestibolare.
Gli stadi dell’apprendimento motorio sono: della coordinazione grezza (o verbalecognitivo); della coordinazione fine (o motorio); della disponibilità variabile (o
autonomo).
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I processi di apprendimento motori ed il transfert a processi simili, sono favoriti da
certi principi: spiegazione e dimostrazione; quantità di esercitazioni; variabilità delle
esercitazioni; organizzazione della variabilità delle esercitazioni; pratica globale e
pratica analitica.
Il feed-back è un fondamentale aspetto nell’insegnamento delle tecniche sportive.
Consiste nelle informazioni fornite dal tecnico dopo un gesto motorio per correggere
eventuali errori
(commessi nella selezione o nell’esecuzione della risposta) o ripetere correttamente.
Gli aspetti da considerare nel fornire il feed-back sono: età degli allievi; livello di
capacità e abilità motorie; caratteristiche delle abilità motorie da apprendere (open
o closed).
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Centro Studi, Formazione e Ricerca
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