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ITALICA 98.1 (2021)

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Chapter 6 examines Dante’s treatment of sloth (a subject
relatively underexplored by scholars), demonstrating its importance
within Dante’s moral vision and within contemporary medieval
ethics. Corbett shows that both the “acute fervor” (“fervore aguto”,
Purg. 18.106) of the purgatorial slothful and Virgil’s doctrinal
speeches (given to a Dante who is exhausted yet still zealous for
knowledge, Purg. 17-18) are remedies for sloth. Chapter 7 – a close
reading of the terrace of avarice – argues that Dante, in line with
medieval understandings, foregrounds love of one’s children
as “a particularly insidious occasion” for avarice (169); this is
exemplified in Hugh Capet’s speech (Purg. 20; Corbett thus also
demonstrates the spiritual dimension of a speech traditionally
seen solely as political polemic). Corbett argues (chapters 6-7) that
Dante dramatizes not only pride as one of his own particular vices,
but also – partly through his treatment of Statius – sloth (a vice
particularly associated with scholars and the contemplative life)
and avarice, or rather, its subspecies and opposite vice, prodigality.
Dante, in dramatizing his own sinfulness and the mechanics of
rehabilitation, models a process of conversion for the reader.
This outline does not, of course, do justice to the richness of
Corbett’s arguments and approach. Among the book’s many
strengths is the way it opens up possibilities for future research. It
would be fruitful to apply Corbett’s methodology – reading moral
regions as formal structural units – to the Commedia as a whole,
while Corbett shows, through example, the value of investigating
the lived practices that shaped Dante’s worldview, practices
familiar to Dante’s contemporary audience, but that we, as twentyfirst-century readers, need to reconstruct in order to reach a deeper
understanding of Dante’s poem.
HELENA PHILLIPS-ROBINS
University of Cambridge
[hcp34@cam.ac.uk]
Marco Marino e Domenico Palumbo. La Divina Commedia per
Stranieri – Inferno. Roma: Edizioni Edilingua, 2020.
Ci si è sempre interrogati, da insegnanti di lingua e letteratura
italiana per stranieri, sulle strategie di utilizzo della pagina di
letteratura in una classe di discenti di lingua L2/LS.
I manuali attualmente in commercio, nel presentare brani di
scrittori italiani, si focalizzano sul retroscena storico-culturale al
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fine di collocare l'autore e l'opera nel giusto contesto di riferimento:
seppur distinti per taglio e profondità, presentano la medesima
attenzione ai contenuti, il che rende questi manuali adatti a discenti
che vantano una competenza linguistica alta o un forte interesse
per l'autore. Per questo, ci si interroga sul 'se' e il 'come' portare
un autore come Dante in classe, considerato che, alla difficoltà
del contenuto, si aggiunge la difficoltà interpretativa del registro
poetico. Nonostante questo, la richiesta esplicita da parte di certi
studenti riaccende regolarmente la questione. Più concretamente,
la domanda che ci si pone è come fare della pagina di letteratura un
‘evento comunicativo’ capace di generare lingua in qualsiasi classe
di italiano, dal livello elementare a quello avanzato.
La Divina Commedia per stranieri – Inferno, di Marco Marino e
Domenico Palumbo, si inserisce a pieno titolo in questo ambito
delicatissimo dell'insegnamento della letteratura italiana per
studenti stranieri.
L'obiettivo del volume – esplicitamente dichiarato dagli autori – è
proprio quello di rispondere ad una lacuna presente nel panorama
dell'editoria italiana L2 in particolare di ambito universitario: ad
oggi un testo specifico sull'opera di Dante, un testo che sia fruibile
anche da parte di una platea di discenti non in possesso (pieno)
delle necessarie conoscenze linguistiche che siano funzionali alla
comprensione della poetica dantesca e consentano di creare un
legame tra il mondo di Dante e la realtà dell'Italia contemporanea.
Appare evidente la genesi dell'opera, frutto dell'esperienza
dei due autori, maturata in corsi universitari di italiano L2, che
si definisce anche nella struttura del volume in cui nove canti
dell'Inferno danno forma ad altrettante unità didattiche (canti I, II,
III, V, VI, X, IXX, XXVI, XXXIV), selezionati in base alla maggiore
possibilità di richiami culturali con l'Italia del 2020.
Questa intenzione è resa esplicita anche dalla scelta di
accompagnare ad ogni canto una domanda introduttiva, presente
già nell'indice, allo scopo di attirare l'attenzione dello studente,
avvicinandolo all'opera tramite interrogativi che possono far
riferimento anche alle sue più comuni esperienze personali (ad
esempio, “Sesso o amore?” per il canto 6 o “Mi riveli il futuro?” per
il canto X).
Le nove unità didattiche sono strutturate in modo da costituire
un percorso graduale di avvicinamento al testo dantesco originale;
ogni canto è infatti presentato in due versioni, distinte graficamente
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e diverse per difficoltà linguistica: la prima unità didattica, quella
contraddistinta dalla bordatura in rosso, segue la struttura che va
dalla globalità al lavoro sul testo; introduce il tema attraverso un
corredo iconografico che richiama lo studente ad una immediata
partecipazione attiva. Inoltre, la messa in evidenza di parole
chiave e le attività sul testo lo aiutano ad entrare agevolmente nel
contenuto del canto che è stato riadattato per studenti di livello B1+
del QCER; il corollario laterale di richiami, sottolineature e glossari,
senza tralasciare le evidenziazioni in grassetto, che funzionano
come collegamenti ipertestuali al testo originale, fanno di questa
unità didattica un’occasione per un approfondimento della
cultura contemporanea italiana – visti i riferimenti espliciti a film,
canzoni, opere d'arte, tradizioni italiane e tematiche squisitamente
culturali – il che la rende utilizzabile efficacemente in classi di
livello avanzato.
A questa unità didattica segue l'altra, bordata in blu, che
ripropone lo stesso canto della Commedia, ma stavolta nella lingua
originale: gli apparati laterali sono più tecnici, i rimandi non sono
più culturali ma di richiamo ad altre opere letterarie, il lavoro
sul testo richiede allo studente di contestualizzare, interpretare,
approfondire. Questa unità didattica, per la difficoltà della lingua,
è utilizzabile evidentemente solo da parte di quegli studenti che
hanno già raggiunto almeno il livello di italiano C1 del QCER.
Una dei punti di forza del testo è la flessibilità collegata alla
sua duplice finalità, avendo il docente la possibilità di utilizzare
in classe la sola unità didattica di livello più elementare (quella
bordata in rosso), facendo dell'altra (quella bordata in blu) uno
strumento esperienziale, per esempio di ascolto rispetto alle
sonorità della lingua di Dante, o un esercizio di consolidamento
dell’italiano, per esempio usando le pagine di approfondimento.
Tutte le unità didattiche terminano con una prova di verifica che,
oltre a rafforzare la conoscenza del messaggio dantesco, porta
all'interpretazione e all'anticipazione, rendendo di fatto l'intero
percorso un'occasione di esercizio attivo.
Utile strumento è, infine, il glossario inserito a fine volume,
comprendente le parole più ostiche, divise per canto e presentate
in ordine di apparizione.
Seppur concepito per un pubblico prevalentemente universitario,
il testo ben si presta anche all’utilizzo in classi di studenti adulti,
caratterizzati da una cultura di base medio-alta e ‘curiosi’ rispetto
alla realtà letteraria dell’Italia, così come ai tratti della cultura
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contemporanea. Gli spunti di conversazione risultano, poi, ricchi e
stimolanti. La sezione blu, inoltre, appare particolarmente adatta,
nel caso di studenti di livello C1, a favorire approfondimenti
su specifici temi quali le sfumature linguistiche, il contributo
letterario alla lingua che si parla ancora oggi, l'origine storica di
talune espressioni.
Nel dettaglio, colpisce la capacità del testo di indurre lo studente
a fornire il suo apporto personale, servendosi delle proprie
conoscenze pregresse nel campo della letteratura, della politica
e dell’arte, creando, laddove non siano già presenti nel volume,
parallelismi tra le pagine lette e l'universo artistico e socio-culturale
italiano. In quest’ottica, il volume si configura, pertanto, come
uno strumento idoneo a facilitare nello studente il passaggio da
discente attivo a discente protagonista della lezione stessa.
La struttura delle unità didattiche, l'idea di far avvicinare
gradualmente lo studente alle pagine dantesche, attivando
in lui spunti di paragone attraverso riferimenti culturali alla
contemporaneità, ma soprattutto la sua flessibilità di uso, nonché
la possibilità di poter utilizzare anche solo singole sezioni del
libro, fanno di questo manuale uno strumento originale, valido e
certamente versatile.
LAURA NIEDDU
Université Lyon 2
[Laura.Nieddu@univ-lyon2.fr]
Angelo Manitta (a cura di). Nuovi itinerari danteschi.
Castiglione di Sicilia: Il Convivio Editore, 2021.
Il curatore di questo volume, noto autore di una lunga serie di
opere di poesia e saggistica, tra cui il monumentale poema Big Bang.
Canto del villaggio globale (Il Convivio Editore 2018, pp. 812) e il
pionieristico La botanica di Dante. Piante erbacee nella “Commedia”
(Il Convivio Editore, 2020, pp. 311), propone al lettore i contributi
di venticinque studiosi. L’obiettivo di questo lodevole progetto
editoriale di approfondimento in direzioni e prospettive inedite
è di contribuire, spiega Angelo Manitta, “con un proprio tassello
allo scandaglio dell’opera di Dante, da cui ogni lettore (occasionale
o accademico) possa trarre un qualche stimolo per continuarlo a
‘leggere’ (in un’epoca completamente diversa da quella medievale,
ma che ancora ne perpetua un interesse che non conosce né spazio
né tempo), attratto da quel mondo fantastico e fantasioso che il poeta
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