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Presentazione organica

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COTONE
STORIA:
E’ attualmente la fibra tessile più utilizzata al mondo, viene coltivato in India da più di 3000 anni.
Si presume anche che questo tessuto fosse già noto agli egiziani più di 12.000 anni prima di Cristo. Infine, gli
archeologi hanno anche identificato frammenti di cotone in Messico che risalgono a 7000 anni fa.
L’industria del cotone fiorì in Europa nel XIV secolo. Nel 1664 fu fondata “La Compagnie Française des Indes”, che
commerciava in “indiani”, tessuti di cotone dipinti (allora stampati) che suscitavano un immenso interesse.
Purtroppo, la storia di questa fibra è legata anche alla storia della schiavitù, che nel XVII secolo ha fornito la principale
forza lavoro in America per la coltivazione.
Morfologia del cotone
La struttura morfologica di una fibra tessile è un elemento fondamentale per identificarne la natura (naturale,
artificiale o sintetica) e per capire se ha subito determinati processi di lavorazione come ad esempio la
mercerizzazione per il cotone o la sgommatura per la seta. per struttura morfologica s’intende la definizione delle
caratteristiche fisiche rilevabili nella fibra tra cui il colore, la forma e la sezione trasversale e longitudinale della fibra.
gli avvolgimenti sono frequenti e regolari nelle fibre di buona qualità: quando il cotone è stato raccolto a giusta
maturazione se ne notano da 3 a 8 per millimietro VICEVERSA, SONO QUASI ASSENTI NEL COTONE RACCOLTO TROPPO
PRESTO, QUANDO LA CAPSULA NON È ANCORA DISCHIUSA (COTONE MORTO). il filamento di cotone in sezione
trasversale risulta composto da quattro parti che a partire dall'esterno vengono chiamate: cuticola, parete primaria,
parete secondaria e lume
La sua composizione è costituita per l‘85% da cellulosa, per il 10% da umidità e per il restante 5% da altre sostanze
(proteine, sostanze inorganiche, sali minerali).
ANALISI IR
Il Principale costituente del cotone è la cellulosa (85%), dallo spettro ricavato si notano due grandi picchi localizzati
nelle regioni 3333 cm -1 (associata agli stretching dei legami idrogeno intermolecolari O-H dovuti ai gruppi C-OH) e
1032 cm-1 (dovuto allo stretching del gruppo C-O-C, ovvero il ponte dei polisaccaridi), caratteristici della cellulosa
nella sua forma più comune.
TINTURA COTONE
Il cotone, prima di essere sottoposto a tintura, deve essere purgato da eventuali impurezze naturali e sbiancarlo
con il candeggio, visto che al suo stato normale ha un colore giallo pallido.
La tintura del cotone e di altre fibre cellulosiche è favorita dall’utilizzo di coloranti reattivi, che reagiscono con il
gruppo ossidrile della cellulosa formando un legame con un’ottima solidità del colore, specie a umido. Il grande pregio
dei coloranti reattivi è la grande varietà di colori ottenibili, che permettono di ottenere toni brillanti che altre sostanze
difficilmente riuscirebbero a conseguire.
La tintura con coloranti reattivi viene effettuata in tre step: il primo prevede la salita del colorante sulla fibra per
effetto della temperatura; nella seconda fase viene fissato utilizzando alcali; infine, la saponatura ad alta temperatura
eliminano l’eccesso di colorante che non ha reagito con le fibre.
Descrizione jigger: Il jigger è una macchina usata nell'industria tessile per il candeggio e la tintura dei tessuti a navetta,
come tele, rasi, saie. In particolare per tessuti realizzati in fibre naturali, soprattutto di cotone.
È strutturalmente una macchina roll to roll, ossia una macchina dove il materiale da processare si srotola da un rotolo
per riarrotolarsi su di un altro, con la lavorazione vera e propria nel mezzo. È composta da due grandi rulli e una vasca:
la pezza di stoffa da lavorare - srotolandosi e riavvolgendosi - viene fatta passare più volte in largo nel bagno di tintura
o candeggio, riscaldato da una serpentina a vapore. Esistono sia versioni aperte, che lavorano fino a 100 °C, che
versioni chiuse e pressurizzate che possono raggiungere i 130 °C.
VANTAGGI:
Assorbente
Questo lo rende più comodo per l’uso nelle magliette e incomparabilmente efficace per gli asciugamani accappatoi,
così come gli asciugatutto da cucina o strofinacci.
Isolante Trattiene il calore, soprattutto quando viene raschiato. Per questo motivo i maglioni, i maglioni o i gilet in
jersey o felpa di cotone hanno spesso un interno soffice: il cotone è spazzolato per renderlo ancora più confortevole.
Resiste alle alte temperature Può quindi essere lavato senza problemi a 40°C o 60°C, e in alcuni casi anche bollito.
Economico E’ relativamente economico. Date le sue qualità, il cotone è un materiale tessile poco costoso.
Morbido e piacevole da indossare E’ piacevole da indossare, sano, molto bassa allergenico. Le fibre ritorte lo rendono
morbido. E’ una fibra morbida, ben tollerata dalla pelle sensibile e la più consigliata per la biancheria intima (nessun
effetto “macerazione” come a volte accade con le fibre sintetiche).
Traspirante Con i tessuti di cotone, la pelle respira e il sudore può essere evacuato mediante traspirazione.
Ideale per la tintura e la stampa Realizzato in tessuto, assorbe bene la tintura e restituisce colori brillanti. È facile da
stampare perché gli inchiostri penetrano in profondità nelle fibre piuttosto che rimanere sulla superficie.
Cosa sono gli antociani?
presenti nella maggior parte delle piante superiori, Le fonti naturali più ricche di queste sostanze sono i frutti di
bosco, le melanzane, l'uva scura e la bietola rossa. Sono pigmenti che variano dal rosso al bruno al blu a seconda del
pH dell’ambiente in cui si trovano.
ANTOCIANI
Le antocianine (anche note come antociani nel vino rosso) sono un gruppo ampio e variegato di molecole idrosolubili
appartenenti alla famiglia dei flavonoidi. Sono, inoltre, sostanze di natura glicosidica ovvero sostanze derivanti
dall'unione di uno zucchero, detta glicone, con una molecola organica di altra natura, detta aglicone. Negli antociani la
porzione non zuccherina della molecola è comunemente chiamata antocianidina.
Gli antociani abbondano anche nei fiori della malva e del carcadè, così come nelle arance, nelle ciliege, nelle mele,
nelle fragole e nelle pere.
Estrazione
L’estrazione degli antociani, può avvenire in soluzione acquosa solfitata, in soluzione acidificata sfruttando la loro
caratteristica idrofilia, oppure ricorrendo all’utilizzo di etanolo, metanolo e anidride carbonica; oggi esistono più
tecniche per la loro estrazione, che prevedono il recupero degli antociani presenti nelle bucce, nelle vinacce fresche
ottenute dalla fase di pigiatura (sottoprodotto dell’industria enologica), oppure ancora da prodotti ortofrutticoli
commestibili, . Successivamente la soluzione ottenuta, viene sottoposta a concentrazione; se il prodotto desiderato
sarà in polvere, la soluzione concentrata verrà sottoposta a disidratazione, mentre se si vorrà ottenere un prodotto in
forma liquida, dopo la fase di concentrazione, 32 verrà sottoposto a sedimentazione in maniera tale da eliminare tutte
le impurità presenti . Sicuramente è importante sottolineare, come nella soluzione ottenuta a partire dai prodotti
sopra indicati, siano presenti più molecole, che naturalmente sono presenti nel prodotto di partenza, quali: acidi
organici, zuccheri, componenti azotate in quantità variabili, minerali e ovviamente gli antociani, il tutto in diverse
proporzione in funzione della materia prima di partenza. Tra le antocianine possibilmente presenti nelle soluzioni,
ottenute dall’estrazione, prevalgono molecole mono-glicosilate, o di-glicosilate come la malvidina, presente nelle uve
rosse;
Formazione antociani
A seconda dei gruppi legati indicati nella formula con Ri si ottengono le varie antocianidine. Ne sono note almeno 23 in
natura ma sono sei le più comuni: Cianidina, Delfinidina, Malvidina, Pelargonidina, Peonidina, e Petunidina. La
cianidina è la più comune ed è presente ad esempio nel cavolo rosso e nelle more. I lamponi oltre alla cianidina
contengono la pelargonidina, mentre le ciliegie la peonidina. L’uva le contiene tutte tranne la pelargonidina.
Legandosi ad uno o più zuccheri si formano le antocianine, di cui se ne conoscono almeno cinquecento,
I vari colori dipendono dai vari gruppi Ri e dal pH. Solitamente a pH bassi (attorno a 1) predomina il colore rosso
dovuto al catione flavilio. Aumentando il pH compaiono delle specie incolori: le pseudobasi carbinoliche. A pH 5-7
cominciano a formarsi le basi chinoniche porpora e blu. A pH superiori a 8 le antocianine vengono degradate. I valori
precisi di pH dipendono, ancora una volta, dai vari sostituenti e il colore risultante dipende da tutti questi equilibri.
Il 3-glucoside della malvidina è un pigmento naturale solubile in acqua,
appartenente al gruppo di antociani che svolgono un ruolo importante
ruolo nella colorazione di frutti e petali di fiori. Queste
i composti sono potenzialmente molto interessanti come coloranti naturali
additivi negli alimenti, ma questa applicazione richiede miglioramenti
della loro stabilità chimica e fotochimica. Pertanto, lo è
importante studiare la stabilità degli antociani in soluzione acquosa.
Finissaggio tessile chimico
Alcuni trattamenti di finissaggio richiedono l’utilizzo di soluzioni chimiche di diversa natura, grazie ai quali è possibile
conferire ad un tessuto alcune proprietà che sarebbero impossibili da realizzare usando solo processi meccanici, come
la calandratura, la smerigliatura o la lucidatura.
Con dei processi chimici è possibile rendere il tessuto: Impermeabile, Ignifugo, Morbido, Resistente allo sporco,
Resistente alla delaminazione ,Resistente all’infeltrimento,Maggiormente tingibile
I prodotti impiegati nei processi di finissaggio chimico possono essere naturali (colle, grassi, oli, amidi), artificiali (amidi
modificati, cellulosa modificata) o sintetici (prodotti di sintesi).
Trattamento antisporco
Riduce l’accumulo di sporco sul tessuto dovuto a trasferimento diretto per contatto, per deposito dall’aria, per
deposito da soluzioni acquose, per depositi da solvente e così via. In riferimento a questo trattamento si usano spesso
le parole “soil repelling” (respingere lo sporco), “soil release” (lasciarsi pulire facilmente), “antisoil redeposition”
(evitare l’ingrigimento nel lavaggio per rideposito dell’acqua sporca di lavaggio). Altri trattamenti legati allo sporco
sono:
– trattamento oleofobo, per limitare la penetrazione di sostanze grasse;
– trattamento antimacchia;
– finissaggio “soil release”, per migliorare la capacità di rilasciare lo sporco attraverso un lavaggio a umido;
– finissaggio antistatico, per evitare l’accumulo di cariche elettrostatiche su filati e tessuti in fibre sintetiche (non
assorbono acqua, pertanto tendono a caricarsi elettricamente).
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