Uploaded by Milena Gambardella

Sociologia del turismo culturale

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Sociologia del turismo culturale
In accordo con le definizione fornite dall’Associazione Mondiale del Turismo e dall’ISTAT, si può
definire il turista come la persona che viaggia e alloggia in luoghi diversi dall’ambiente abituale,
per un periodo consecutivo non superiore ad un anno, per motivi e scopi differenti, diversi dalla
remunerazione.
In questa prospettiva, vengono designati i tre fattori fondamentali del turismo ossia lo
spostamento sul territorio, la durata ed il motivo principale.
La sociologia del turismo indaga il ruolo turistico, cioè i comportamenti che gli individui attuano in
quanto turisti , risultato derivante sia delle aspettative degli altri individui che dall’interiorizzazione
delle stesse nel momento in cui si diventa turisti.
Ogilvie è stato uno dei primi a sperimentare quest’approccio incentrato sulle motivazioni dei
turisti ed i loro comportamenti, egli definisce il turista come colui che viaggia per piacere,
trascorrendo un periodo di tempo, relativamente breve, lontano da casa in cui spende denaro.
Cohen aggiunge una componente importante, ossia la visita, che consente di inglobare gli aspetti
interattivi che riguardano il rapporto tra turista e comunità locali coinvolte. L’individuazione della
visitor component, accanto a quella traveller, rappresenta un importante passaggio concettuale
perché consente di distinguere il ruolo turistico all’interno del generico spostamento.
Per Cohen il turista è colui che viaggia volontariamente e per un tempo limitato, in base alle
aspettative di piacere e novità derivanti dal cambiamento e seguendo un percorso circolare
(andata e ritorno). Secondo questa definizione, egli definisce 6 dimensioni del ruolo turistico:
1. Temporaneità
2. Volontarietà
3. Circolarità
4. Dimensione temporale
5. Estemporaneità
6. Non strumentalità degli obiettivi dello spostamento  quest’ultima dimensione risulta
alquanto dubbia perché è possibile che si verifichi una sovrapposizione tra obiettivi
strumentali e non.
Quest’ultima questione, Cohen la risolve applicando il criterio soggettivo delle aspettative di
novità e cambiamento; esso infatti permette di distinguere tra il turista vero e proprio e i
viaggiatori non strumentali. Tuttavia, il criterio soggettivo sposta la questione su un piano
psicologico, in quanto, il turista si sente tale perché le sue aspettative sono rivolte al cambiamento
ed alle novità.
Attraverso l’applicazione di questo criterio, Cohen distingue due categorie di turisti:
 Sightseer  mosso da un desiderio di novità che ricerca in viaggi non ordinari e ripetitivi,
con lo scopo di visitare attrazioni di vario genere senza badare al comfort.
 Vacationer mosso dal desiderio di cambiamento privilegiando il lato comfort del
soggiorno; in questa prospettiva i viaggi sono verso la medesima destinazione (habitués)
con lo scopo di fruire di buone strutture e godersi il luogo.
Queste due categorie comunque non sono due poli contrapposti ma estremi di un continuum, in
quanto risulta esserci una certa flessibilità poiché il turista può assumere entrambe le
connotazioni.
La letteratura sociologica ha distinto due figure polari di turista:
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
Autodiretto, che tanta di sfuggire ai condizionamenti mostrando scelte autonome avulse
dalla standardizzazione dei prodotti turistici.
Eterodiretto, il cui comportamento comporta un adeguamento ai meccanismi del mercato
turistico in modo rigido e preordinato dall’offerta di mercato.
Tali meccanismi sono illustrati dalla Sight seeing theory, secondo cui il turista si muove verso le
immagini piuttosto che verso le cose. In questo modo l’oggetto turistico diventa la cosa da vedere,
classificata in base al suo valore, il che sottrae alla realtà la connotazione di veridicità riducendola
ad immagine delle aspettative del turista.
Morin, in questa prospettiva, parla di viaggio-spettacolo in cui l’attore non si interessa alla vita
reale del posto che visita ma piuttosto è alla ricerca di forme pittoriche ed oggetti da tradurre in
immagine. Morin, inoltre, sostiene che ci sia una similitudine tra il prodotto turistico a quello
cinematografico, la fruizione di oggetti ed eventi da parte dell’attore avviene solo quando è
possibile ritrarli e ridurli ad immagini. Il turista, in questo senso, si appropria del luogo attraverso
un contatto fisico, che è negato nello spettacolo, e lo percepisce come arricchimento personale.
Tumer e Ash hanno contribuito all’analisi sui condizionamenti del turista, in particolare, essi
sostengono che il turista si muova in un mondo circoscritto in cui i “surrogati dei genitori” si fanno
carico delle responsabilità e lo confinano in una bolla ambientale, in cui egli gode delle
opportunità previste ed approvate dal sistema turistico.
Da un punto di vista fenomenologico il turista acquisisce un’identità differente da quella assunti
nei tempi della vita quotidianità: il mondo delle vacanze permette di variare la struttura
spaziotemporale e produrre sfere di significato avulse dalla realtà di tutti i giorni. Questa
peculiarità, rispetto ad altri consumi del tempo libero, permette di mettere in atto delle strategie
di falsificazione impossibili durante la quotidianità.
Alla logica del sight seeing, si contrappone la visione secondo cui il turista può rompere di schemi
di condizionamento passivo e uscire dalla logica eterodiretta: questa prospettiva mette in
discussione il concetto che la società di massa riesca a coinvolgere tutti gli individui allo stesso
modo ed apre la possibilità ad esperienze autentiche e non relegate a mero spettacolo.
Burgelin, infatti, definisce il turismo come un fenomeno che oscilla tra sight seeing e scoperta ed il
passaggio tra le due dimensioni avviene attraverso un processo chiamato impregnazione, e
rimanda ad una relazione simbiotica con l’oggetto turistico. L’impregnazione consente di
instaurare con quest’ultimo una relazione autentica anche se i contenuti dell’esperienza turistica
continuano ad essere quelli del sight seeing. La scoperta, invece, consiste nell’entrare in contatto
con la realtà sociale locale e scoprire qualcosa di avulso dagli standard, frutto della propria
intraprendenza. Secondo il sociologo, ancora oggi è possibile evitare i meccanismi del sight seeing
attraverso l’avventura che si realizza attraverso la rinuncia della bolla ambientale del turismo
istituzionalizzato.
Alla diffusione di diverse forme di turismo, promosse dalla diversificazione dell’offerta
dell’industria turistica, tra la fine degli anni 60 e gli anno 70, si sviluppano alcuni filoni della
sociologia del turismo che rifiutano la sight seeing thoery e spostano l’attenzione sulle motivazioni
dei turisti, distinguendo tra comportamenti totalmente passivi e comportamenti che includono
una certa autonomia. Questa prospettiva è stata abbracciata sia da Cohen che McCannell.
McCannell considera la pratica turistica come una moderna ricerca del sacro che innesca un
processo di sacralizzazione dei luoghi corrispondente ad un rituale messo in atto dai turisti che li
visitano. Da un punto di vista fenomenologico, McCannell afferma che la ricerca di autenticità
come elemento determinante delle azioni, si manifesti nella pratica turistica con la fuga del turista
della routine e l’interazione di quest’ultimo con la popolazione e la cultura locale. Per quanto
riguarda la popolazione locale, a sua volta, organizza la sua vita oscillando tra la front region,
inteso come palcoscenico avviene un incontro tra ospiti ed ospitanti, e la back region, in cui la
popolazione locale svolge la sua vita non turistica. In questa prospettiva, il livello di autenticità è
delineato dal rapporto con la back region: McCannell realizza uno schema rappresentante il
percorso che il turista può intraprendere per penetrare nella back region. Lo schema, infatti,
prevede 6 stages e comprende tutte le possibili esperienze turistiche, da quelle totalmente
eterodirette a quelle più originali. La base di questo schema risulta essere la volontà del turista di
ricercare l’autenticità, penetrando nella back region.
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Stage 1 è lo spazio sociale dedicato ai turisti in cui l’incontro tra questi e la popolazione
locale avviene secondo le modalità dell’organizzazione turistica. Esso coincide con la front
region di Goffman.
Stage 2 si tratta di uno spazio della front region decorato in modo tale da sembrare back
region, i cui vengono ricreate, poco fedelmente, atmosfere della back region
Stage 3 è lo spazio della front region in cui si riproducono fedelmente le dinamiche della
back region e ciò comporta ampie aree di sovrapposizione con lo stage successivo.
Stage 4 è lo spazio della back region aperto ai turisti che vogliono essere alternativi ma
che comunque devono seguire dei percorsi predisposti.
Stage 5 spazio della back region modificato affinchè occasionalmente i turisti possano
accedervi.
Stage 6 è la back region di Goffman che stimola la coscienza turistica.
Lo schema di McCannell risulta molto interessante anche per l’analisi dell’offerta turistica dentro
cui l’autenticità è cruciale: la capacità di un luogo turistico e della sua comunità di offrire attrazioni
autentiche rappresenta oggi un plus per lo sviluppo turistico.
La presenza costante di flussi turistici in uno stesso luogo porta a meccanismi sia di scambio
culturale tra gli ospitanti ed ospiti, ed un esempio di questo può essere il bilinguismo che
caratterizza alcune località esposte a turismo internazionale, che di deculturazione della società
locale.
Il rapporto tra turisti e locali si può definire come asimmetrico e spesso provoca un
impoverimento della cultura locale, le cui caratteristiche tradizionali vengono messe da parte per
fini turistici. Gli aspetti che riguardano il contatto culturale promosso dal turismo, in particolare
quelli di deculturazione della comunità locale, sono stati approfonditi dall’antropologia che ha
interpretato il turismo come una forma di imperialismo culturale che, imponendo delle
modificazioni funzionali alla cultura tradizionale, determina perdite irreversibili di conoscenze e
significati. In questa prospettiva, il turista è considerato come strumento diretto o indiretto del
contatto culturale ed agente del mutamento che ne consegue.
Si pone dunque una questione concettuale sull’ indeterminatezza del termine autenticità: se essa
infatti viene considerata come i caratteri culturali tradizionali si caratterizza una cultura locale
statica che non riscontra la capacità di offrire attrazioni turistiche. Se invece, il fenomeno turistico
viene inteso come strumento del mutamento, allora anche gli elementi culturali che vengono
modificati assumono caratteri dell’autenticità. In questo modo si delineano i limiti dell’autenticità.
La distinzione dunque tra back e front region risulta fittizia se il concetto alla sua base è
l’autenticità: l’impiego di questo criterio è improntato ad uno spirito imperialistico, in quanto la
tradizione è il valore a cui si ispira la comunità locale affinchè il turista possa comprendere una
realtà, a volte penalizzante per gli autoctoni.
L’antropologia culturale ha fornito due filoni per lo studio del fenomeno turistico: uno sottolinea
gli effetti perversi del turismo sulla cultura locale e quello che segnala le potenzialità di sviluppo e
conservazione della cultura locale derivante dai flussi turistici. Queste considerazioni fanno parte
di una critica mossa allo schema di McCannell che lo ritiene eccessivamente rigido nella distinzione
dei turisti in base all’autenticità.
Pearce e Moscado provano a superare i limiti di questo schema attribuendo all’autenticità due
versanti, quello del contesto culturale e quello dei comportamenti delle persone che ci operano
(inclusi i turisti). Tale distinzione apre l’autenticità ad una sfera di soggettività in cui i processi di
acculturazione, ad ogni stage individuato da McCannell, sono tutti autentici.
Il fittizio delle situazioni turistiche assume lo stesso significato del fittizio in altri contesti e ciò
porta alla concezione che anche la cultura locale inquinata dal turismo, così come la cultura intesa
come costruzione umana, debba essere considerata autentica.
Urry, richiamando la concezione di Morin del viaggio spettacolo, definisce il turismo un consumo
visivo, slegato dall’oggettività dei luoghi e delle attrazioni. Con questa chiave di lettura, lo sguardo
turistico diviene oggetto d’analisi in cui non esiste un modo univoco di vedere la pratica turistica e
la soggettività dello sguardo produce differenze della pratica stessa.
Egli propone 3 dicotomie:

Collettiva/Romantica  fornisce uno sguardo su due tipi di percezioni quella collettiva, in
cui il luogo trova significato grazie alla presenza della folla ed infrastrutture adibite a flussi
di massa; e romantica, invece all’opposto, privilegia la privacy e una relazione intima con
l’attrazione turistica.

Storica/Moderna distingue tra uno sguardo che enfatizza l’eredità storico-culturale di un
territorio e quello che invece privilegia strutture turistiche ad hoc. Tuttavia occorre
sottolineare che questa dicotomia soffre di sovrapposizioni dal momento che l’industria
turistica ha operato per soddisfare le esigenze dello sguardo storico attraverso delle
manipolazioni dell’eredità storica rendendo il prodotto artefatto, esattamente come i
prodotti che soddisfano lo sguardo moderno. In questo senso il castello medievale aperto
alle visite dei turisti è un prodotto moderno come un parco a tema.

Autentico/Non autentico questa dicotomia riprende gli stages di McCannell e le
motivazioni di Cohen, riconducendo lo sguardo autentico a quello che penetra nella back
region, mentre quello non autentico è quello che si ferma alla front region. Nonostante
Urry definisca questa dicotomia la più imprecisa, per la soggettività intrinseca che implica,
ne riconosce l’utilità per la distinzione dei luoghi turistici.
Cohen, riprendendo il dibattito sull’autenticità della dimensione turistica, focalizza la sua analisi
sull’esperienza che ne concerne ed identifica 5 idealtipi legati alla cultura, ambiente e vita sociale
della località turistica:
1) Ricreativo, dove il viaggio si identifica come una forma di intrattenimento o di evasione, in
cui il turista è mosso principalmente dalla voglia di evadere dalla routine piuttosto che
entrare in una nuova realtà. In questa prospettiva si delinea l’aspetto edonistico del
turismo ricreativo e la diffusione di quest’ultimo è dovuta alle caratteristiche ed i ritmi
della società moderna.
2) Diversivo, considerato una specificazione del turismo ricreativo con un’accezione
terapeutica, infatti esso nasce dall’alienazione degli individui nelle società moderne e
quindi trae propulsione dall’evasione dalla routine per curare i mali dell’uomo moderno.
3) Esperienziale, fondato sulla ricerca di significati e si distacca dalle esigenze dell’alienazione
in risposta alla crisi dei valori della moderna società industriale. Questo tipo di turista è un
osservatore esterno della back region, in quanto trae soddisfazione dal fatto che ci siano
individui che vivano in maniera autentica ma non ne partecipa alla vita.
4) Sperimentale, riguarda in particolar modo gli individui che si distaccano dalle norme ed i
valori fondanti le loro società; egli non si limita all’osservazione della back region ma vi
partecipa. Ex: kibbutz israeliani (comunità agricole in cui vige rigidamente l’uguaglianza e la
proprietà collettiva)
5) Esistenziale, è un tipo di turismo che ascrive alla totale adesione ad un nuovo universo di
valori e regole, quest’adesione assume carattere di conversione, in quanto i nuovi modelli
di vita e valori permangono come orientamento nella vita quotidiana del turista.
Storia del turismo
Il turismo nasce come fenomeno elitario riservato ai ceti sociali più elevati quali l’aristocrazia, un
esempio emblematico è il Gran Tour che tra il 17° e il 18° secolo vede i viaggi di artisti, filosofi e
scrittori verso località prestigiose sia dal punto di vista culturale che mondano. Il turismo, in
questo modo, ha assunto la caratteristica di segnalatore dello status sociale, accezione che
permane ancora oggi in riferimento a gruppi sociali che elaborano strategie sulla base del gusto e
della cultura.
Bourdieu, infatti, offre una riflessione proprio sulla costruzione sociale del gusto e la pone in
relazione al capitale culturale posseduto dall’individuo: per capitale culturale si intende la somma
del capitale culturale scolastico e quello familiare. Il capitale scolastico può essere acquisito
durante gli anni della formazione scolastica, mentre quello familiare comprende l’insieme di
esperienze e nozioni provenienti dalla famiglia d’origine che non può essere trasmesso se non è
presente. Il capitale culturale scolastico ha lo scopo di fissare le conoscenze provenienti dalla
famiglia e fornisce gli strumenti per integrarle, tuttavia occorre sottolineare che la prevalenza di
una cultura scolastica senza un adeguato background culturale familiare può sfociare nella
pedanteria, mentre l’integrazione di essi produce il connaisseur, l’intenditore cioè l’individuo
mondano giudice del savoir vivre e savoir faire. L’habitus che si delinea, dunque, è frutto
dell’eredità familiare e consiste nella confidenza con oggetti ed esperienze di gusto condivise
all’interno di un gruppo sociale, che ne determinano il livello di apprezzamento estetico di una
classe. Per habitus, Bourdieu intende la chiave della riproduzione culturale, in grado di generare
comportamenti regolari che condizionano la vita sociale. Il processo di distinzione sociale inserisce
la pratica turistica tra gli elementi distintivi e la usa come manifestazione dell’habitus individuale
avente come base il gusto, frutto del capitale culturale, che insieme ad altri beni delineano stili di
vita dei diversi gruppi sociali e ne permettono una gerarchizzazione.
Alla fine del 19° secolo, si diffondono tra l’aristocrazia e l’alta borghesia il turismo balneare,
termale e alpino: si tratta di forme che ascrivono ad una dimensione terapeutica, infatti già nel
1776 nasce la prima Maison de Santè pour la pratique du bain d’eau de mer autorizzata dal
governo e gestita da un medico. In questa prospettiva il bagno in mare non assume alcun
significato ludico, bensì curativo; successivamente i siti marittimi preposti cominciano ad
attrezzarsi affinché la pratica marina possa comprendere anche la dimensione ludica e mondana. Il
turismo alpino, si può far risalire la nascita di questo tipo di turismo nel 1741, quando due turisti
inglesi raggiunsero i ghiacciai di Chamonix e, a differenza di quello marino connotato dal relax,
mira alla rigenerazione attraverso la fatica. La scoperta della montagna lega la sensibilità
dell’uomo al paesaggio e ascrive ad una dimensione avventuriera che libera lo spirito e si protrae
verso la scoperta di sé.
In questi stessi anni, si assiste ad un ampliamento della classe sociale fruitrice della pratica
turistica, ciò può essere spiegato attraverso la teoria di Simmel del trickle effect, secondo cui, gli
innovatori (in questo caso rappresentati dalla classe aristocratica) suscitano nel resto della società
un sentimento di emulazione che mette in atto dei comportamenti imitativi, al fine di ottenere ciò
che è posseduto dalle classi superiori. A quest’emulazione, la classe innovatrice risponde con
processi di differenziazione non appena la classe inferiore riesce ad assumere i comportamenti
delle élites. Tale teoria è stata ripresa da Duesenberry nell’analisi del demonstration effect, per cui
l’esistenza di un gruppo da imitare sia uno dei fattori determinanti dei consumi: il gruppo preso
come riferimento orienta i comportamenti degli individui non appartenenti e li ispirano a farne
parte, condizionandone le scelte di consumo. In questo modo si produce un effetto di
gocciolamento dall’alto verso il basso caratterizzato da modelli di consumo che vengono mutuati
dai livelli più elevati della società.
L’aumento dei fruitori della pratica turistica si accompagna alla nascita di nuove classi sociali quali
quella borghese ed industriale che sfruttano la pratica consolidata della villeggiatura; a tal
proposito un comportamento emulativo della villeggiatura messo in atto da parte dei ceti mediobassi è la gita fuori porta, che consente seppur in maniera temporanea di staccare dal flusso della
routine. Il passaggio del turismo da bene elitario a bene di cittadinanza avviene successivamente
alle rivendicazioni della working class, ad esempio le ferie pagate, e alla crescita del welfare
all’interno della società. Storicamente questo periodo si colloca tra le due guerre ed è
caratterizzato dall’ideologia che associa al lavoro elementi stress che necessitano di essere
stemperati dal riposo, in questa prospettiva, infatti il riposo è visto come un diritto ed assume una
connotazione di irrinunciabilità.
I segni turistici
La destinazione è la componente dell’oggetto turistico immediatamente percepibile e le sue
caratteristiche sono fattori turistici attrattivi che ne connotano la valenza. Questa valenza può
fondarsi sia su caratteristiche oggettive del luogo ma anche sui suoi segni distintivi come quelli
tradizionali, di attrazione architettonica e naturale oppure gli stereotipi culturali legati ad una
nazione. In tal senso, essi confermano lo stereotipo preesistente e in buona parte le ragioni della
scelta di quello specifico luogo. I segni, dunque, possono essere interpretati come attrazioni
turistiche che sono in grado di determinare le scelte individuali e di trasformare un luogo in
destinazione. L’industria turistica svolge un ruolo rilevante nella costruzione, identificazione e
riproduzione dei segni che permettono la creazione o il rafforzamento di una destinazione
turistica, attraverso strumenti quali tour operator, cataloghi e guide turistiche. L’industria turistica,
inoltre, rende riconoscibili i segni al turista attraverso dei marker, così il turista distingue tra la
vera attrazione e quello che è solo un oggetto analogo. A tal proposito, McCannell propone una
definizione di attrazione turistica come la relazione empirica tra turista, segno e marker; un
esempio di marker dell’industria turistica sono il numero di stelle, shopping.
Nella creazione e diffusione dei segni, importante ruolo è giocato dalla comunità locale, decisivo
nel maquillage del territorio in particolare nella soddisfazione delle attese del turista in termini di
autenticità e tipicità. In questa logica, la comunità locale diviene segno e riceve dei marker per le
sue attività in questo modo i tratti di una collettività diventano fattore di richiamo turistico.
Una buona parte dei segni turistici appartiene al dominio dell’autenticità e della tradizione,
richiamando così le riflessioni di McCannell sulla back region e quelle di Urry sullo sguardo storicoromantico. Esso infatti enfatizza il ruolo turistico dell’eredità socioculturale di un luogo, la sua
immagine risultante è connessa alla storia ed i segni attraverso cui essa si manifesta; questo fa sì
che il turismo non si riduca ad una sterile attività commerciale ma che sia connotato una un
apparato storico-culturale tradizionale. A differenza degli anni 50 e 60 caratterizzati dal rifiuto
della tradizione in favore di una nuova cittadinanza, a partire dagli anni 80 tale tendenza si inverte
ed ancora oggi la ricerca della tradizione è sostenuta da una serie di settori.
Il prodotto turistico
Il termine prodotto turistico è molto ampio e comprende beni e strutture diversi tra loro,
all’interno di esso convivono elementi tangibili, come le caratteristiche ambientali e delle
infrastrutture turistiche, ed elementi intangibili, distinti in due categorie: i servizi (ristorazione,
animazione, commercio..) e gli elementi psicologici (esotismo, lusso..).
Il termine comprende 3 tipi di prodotti che si sovrappongono o si disgiungono ma non sempre
coincidono con il consumatore:
- Prodotto essenziale, inteso come il cuore dell’offerta turistica e contenitori degli altri
prodotti per i turisti (impianto sciistico, lido..)
- Prodotto formale, ossia l’insieme di beni e servizi prodotti e resi disponibili dall’industria
turistica (alberghi, attrezzature..)
- Prodotto elargito, identificabile come l’insieme esperienziale della fruizione turistica ed
incorpora elementi tangibili e non.
In questa prospettiva il turismo è un bene-servizio particolare caratterizzato da una dimensione
oggettiva e soggettiva, da elementi controllati dall’industria turistica ed altri provenienti da altri
settori. Esso infatti è la risultante della composizione di elementi propri del territorio ed elementi
socio-culturali: gli elementi necessari e sufficienti alla definizione di un prodotto turistico sono
quelli costitutivi di base, come il clima, il paesaggio, la collocazione e l’immagine turistica dello
stesso.
Occorre sottolineare che il complesso dei prodotti turistici offerti comprende solo una parte del
prodotto turistico nel suo insieme ed in questo senso, nonostante l’industria turistica si sia mossa
per appropriarsi e controllare tutti gli elementi compositivi del prodotto turistico, la distanza tra il
bene-servizio offerto e quello percepito dal consumatore è dovuta a molteplici ragioni: la prima
riguarda le difficoltà di integrazione del lavoro dell’industria turistica e delle altre aziende
pubbliche e private. Un esempio è la questione sul numero chiuso di alcune zone o centri turistici
tipo Capri, che indica chiaramente la contrapposizione tra la salvaguardia dell’ambiente e la
qualità della vita.
La seconda ragione riguarda il fatto che tutti gli aspetti che compongono il prodotto turistico
vengano consumati ma solo pochi sono acquistati e di conseguenza il turista non può
razionalizzare la relazione tra bene-servizio acquistato e l’esperienza turistica complessiva, infatti
deve impiegare le sue capacità di valutazione e scelta solo su alcuni aspetti del prodotto turistico.
La terza ragione riguarda il fatto che il turismo è un consumo collettivo che non può prescindere
dalla presenza di altri turisti-consumatori.
Il prodotto turistico si compone di:

Heritage (monumenti, palazzi, chiese..) inteso come insieme di beni culturali ed artistici
che sono espressione della storia del territorio. Non è da considerare un dato acquisito ma
un patrimonio da gestire ai fini turistici cercando di vivificarlo attraverso attività
quotidiane, ciò però comporta un notevole sforzo di equilibrio tra le necessità turistiche e
quelle dell’heritage stesso.

Back region raccoglie gli elementi attrattivi appartenenti alla tradizione e alla vita
quotidiana della popolazione locale.

Attrazioni artificiali (strutture attività culturali, mostre..) tutte le strutture e gli eventi
programmati e realizzati per il piacere indipendentemente se fruiti o meno dai locali o i
turisti. I motivi per cui tale insieme di strutture ed eventi sono un’attrazione turistica sono
due: il primo è che la possibilità di soddisfare la componente edonistica è un fattore
attrattivo a prescindere, il secondo consiste nella possibilità del territorio di offrirsi a
segmenti più ampi di turisti. In questo senso le attrazioni artificiali sono delle attrazioni
indipendenti capaci di attrarre da sole flussi turistici.
Gli elementi riconducibili a queste componenti sono essenziali per il successo del prodotto
turistico, invece le carenze in una di esse determina la debolezza del prodotto turistico che ha
ovvie ripercussioni sulla capacità di attrazione e fruibilità.
Il marker assume un peso importante nell’offerta turistica in quanto catalizzatore della
trasformazione del sight in attrazione turistica, inoltre essi hanno diverse funzioni tra cui motivano
il viaggio, determinano la selezione del luogo, connotano il luogo con un etichetta indelebile e
permettono di ricordare l’esperienza (souvenirs). Lo stesso McCannell definisce i markers come
informazioni sul sight classificabili in off-sight ed on-sight markers. I primi raggiungono il turista
lontano dal luogo turistico mentre i secondi sono quelli elaborati sul luogo stesso.
Leiper fornisce una classificazione più complessa dei markers dividendoli in:
-
Detached markers riferiti ad informazioni spazialmente distanti dal sight ed
ulteriormente scomponibili in generating markers che comprendono le informazioni
che permettono al turista di formare un ‘immagine preventiva (siti web, materiali
agenzie..) e transit markers cioè le informazioni che il turista riceve nell’itinerario verso
il sight (ex. Cartellonistica stradale).
-
Contiguous markers si riferiscono alle informazioni reperibili direttamente presso il
sight e sono di vario tipo dai cartelli stradali alle opere d’arte ed il materiale
informativo.
LE GUIDE TURISTICHE SONO CONSIDERABILI COME UN MEDIUM PORTABILE ED IN QUANTO TALE
CONTENGONO MARKERS DI TUTTI I TIPI.
Le componenti del prodotto turistico possono essere fruite in base a fattori definiti come
condizioni permissive che ne influenzano sia l’accessibilità che la fruibilità. Queste condizioni
attengono sia alla collocazione geografica e socio-politica del territorio che alla qualità della vita. A
livello macro, la condizione sociopolitica nazionale è di notevole importanza e determina la forza,
la debolezza oppure la scomparsa di una destinazione dal mercato turistico (Esempio: Palmira,
Aleppo). A livello micro, invece, le condizioni di vita quotidiana (criminalità, traffico ,
inquinamento) influiscono sulla scelta della destinazione, ed è proprio qui che si colloca la
manutenzione del territorio. Sempre a livello micro, notevole importanza ricoprono aspetti come
l’apparato di turisticizzazione (info point, segnaletica..), fruibilità turistica, accessibilità e mobilità.
Ultima ma non meno importante è la capacità di accoglienza della popolazione locale
determinante sia per la scelta della destinazione che per la soddisfazione del turista.
La capacità di accoglienza della popolazione locale, pur facendo parte della back region, è una
condizione permissiva.
Infine, la gran parte delle componenti del prodotto turistico sono riconducibili alla categoria di
bene posizionale; tale concetto si deve ad Hirsch che lo interpreta come bene fisicamente o
socialmente scarso sia per l’offerta limitata che per il deterioramento dovuto all’ampliamento
della sua fruizione. Ad esso si contrappone il bene materiale, il cui godimento non ne implica uno
scadimento qualitativo e di conseguenza la sua fruizione può aumentare progressivamente. La
compresenza di questi due tipi di beni implica un paradosso che contrappone la possibilità di
crescita illimitata del benessere ai limiti dati dall’economia posizionale.
In questa prospettiva le ricompense che l’individuo merita possono provenire solo dall’economia
materiale, in grado di aumentare la quantità e qualità dei beni, e non da quella posizionale in
quanto ad un ampliamento della fruizione consegue un livellamento verso il basso.
LE ATTRAZIONI TURISTICHE RICONDUCIBILI ALL’AMBIENTE FISICO O CULTURALE POSSONO
ESSERE INQUADRATE NELLA CATEGORIA DI BENE POSIZIONALE.
IL CARATTERE POSIZIONALE DEI BENI TURISTICI FA SI CHE TALI BENI NON SIANO OFFERTI
INDISCRIMINATAMENTE SUL MERCATO.
Lo schema di Hirsh applicato al settore turistico produce una distinzione tra:
-
TURISMO MATERIALE  turismo di massa o standardizzato caratterizzato da
numerose strutture per il leisure.
TURISMO POSIZIONALE  il suo valore deriva da elementi fisici, sociali e culturali che
soffrono del degrado dovuto all’affollamento che erode l’attrattività turistica della
località. Allo stesso modo con i processi di deculturazione, messi in atto dall’industria
turistica, aumenta l’efficienza dell’economia materiale a discapito dell’attrazione della
cultura locale.
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