Pittura fiamminga Agli inizi del '400 la prosperità delle Fiandre derivava dall'intraprendenza e dall'abilità dei suoi mercanti che formavano un ceto particolarmente orgoglioso dei successi conquistati. Un modo che i mercanti adottavano per aumentare il successo era quello di farsi ritrarre dai pittori, i quali, grazie a questa diffusa committenza potevano a loro volta prosperare. I pittori fiamminghi ritraevano con lo stesso impegno personaggi importanti e non: Il loro obiettivo era sempre quello di fare ritratti molto somiglianti, cogliendo i tratti psicologici dei soggetti e inserendo nelle opere oggetti significativi in modo da rendere esplicito il contesta e la condizione di coloro che erano ritratti. Come i pittori cuirentini rappresentavano la realtà tramite la prospettiva, cosi i fiamminghi tendevano a specchiare nelle tele il mondo reale attraverso la paziente e meticolosa descrizione dei dettagli delle figure e dei contesti in cui esse erano collocate. Nel "ritratto del Card. Albergatti" Jean van eyck dipinge un illustre uomo dichiesa conferendo all'immagine un intensa luminosità e autorevolezza. Una notevole gamma di colori si ritrova anche nel ritratto che van der Weyden ha realizzato di una giovane donna della quale il pittore mette in risalto la riservatezza. L'uso dei colori a olio consentiva la possibilità di rendere i dettagli anche di piccole dimensioni e di conferire ai dipinti una forte luminosità. LA MADONNA DEL CANCELLIERE ROLIN Si tratta di un quadro di Jan van Eyck, dipinto per Nicolas Rolin , cancelliere di Borgogna e di Brabante dal 1422, che la donò alla cattedrale di Autun di cui era vescovo il figlio Jean. Il donatore stesso è raffigurato al cospetto della Vergine con Bambino, con un angelo che la incorona. I personaggi e l'ambiente sono studiati in grande accuratezza ,con grande dettaglio, con una relazione precisa tra lo spazio interno, dove sono i personaggi della scena, e lo spazio esterno, che si apre sul fondo. I dipinti fiamminghi spesso presentano personaggi collocati in interni con aperture verso l'esterno sul fondo o ai lati. Ciò implica l'effetto congiunto di più fonti di illuminazioni, come si vede in questo caso; la prima fonte di illuminazione è quella frontale che illumina i volti del cancelliere e della Vergine con Bambino, ma altre fonti autonome collaborano con essa, una di queste è al di là delle colonne dove, oltre il loggiato sul quale due personaggi affacciati richiamano l'attenzione sullo spazio esterno, si apre un paesaggio la cui luce naturale contrasta con la penombra della stanza. Sul lato sinistro del dipinto, alle spalle del cancelliere, anche le vetrate della finestra, fanno filtrare una luce dando a questa zona una luminosità che non dipende dalla luce frontale. RITRATTO DEI CONIUGI ARNOLFINI Jen van Eyck realizzò il quadro nella 1434, recandosi nella ricca casa di Bruges del mercante lucchese Giovanni Arnolfini e di sua moglie Giovanna, per studiarne l'intimità dela camera da letto. Secondo una diffusa interpretazione, il ritratto sarebbe stato realizzato per ricordare il giorno delle nozze degli Arnolfini e alcuni oggetti presenti nella scena assumono un particolare significato simbolico legato a questa circostanza: Ai piedi degli sposi il cane simboleggia la fedeltà coniugale, alcuni frutti disposti qua e là, sul davanzale e sopra la cassapanca, simboleggiano la fertilità. Gli zoccoli di Giovanni, in basso a sinistra, e le ciabatte di sua moglie presso l'inginocchiatoio alle spalle dello sposo, sottolineano il carattere intimo della scena. Al centro della stanza, con la precisa funzione di definire i volumi, vi è un lampadario che pende dal soffitto;l'oggetto è di bronzo dorato con sei bracci e altrettante candele, di cui una sola è accesa, forse per sottolineare la tradizione fiamminga di accendere un cero in casa il giorno della nozze. Sulla parete di fondo compare una iscrizione che equivale come firma dello scrittore: Jan van Eyck. L'autore all'epoca del ritratto era già largamente noto e riteneva giusto firmare la sue opere, contrariamente all'uso del tempo. Lo specchio stondato , appeso alle spalle dei 2 sposi è una geniale invenzione per mostrare ciò che lo spettatore no potrebbe vedere altrimenti. L'immagine dello specchio mostra una porta socchiusa sulla quale un uomo vestito di azzurro tiene per mano un altro uomo vestito di rosso, incamminandosi verso i padroni di casa: Si tratterebbe dei testimoni di nozze, probabilmente l'uomo in azzurro è lo stesso van Eyck che per questa ragione ha fatto la scritta sopra lo specchio. La tesi sul matrimonio è avvalorata dalla posiziona degli sposi che si tengono per mano: mentre Giovanni alza la mano destra come per fare un giuramento e Giovanna con la sinistra si regge il ventre; all'epoca il matrimonio veniva celebrato tenendosi per mano e facendo la promessa nella casa degli sposi, ratificando poi il matrimonio negli uffici appositi.