COME IDENTIFICARE IL PRODOTTO? 1. 2. 3. 4. Storia chimica del prodotto Separazione (distillazione frazionata, cristallizzazione, separazione acido-base o cromatografica Purificazione Controllo della purezza (punto di eb., punto di fus., unicità cromatografica, analisi elementare). Se non è sufficientemente puro si ricristallizza o si esegue un’altra cromatografia 5. Saggi chimici, analisi spettroscopiche (IR, UV, NMR) e spettrometria di massa TECNICHE SEPARATIVE: 1) CRISTALLIZZAZIONE (e ricristallizzazione) = consiste nel disciogliere la sostanza solida nel solvente appropriato ad alte temperature e lasciar formare i cristalli mentre si raffredda, così che le impurità si separino dal composto. Generalmente si cristallizza la sostanza presente in maggiore quantità. Una volta ottenuti i cristalli si controlla il grado di purezza e si ricristallizza se necessario. La solubilità è la capacità di una sostanza solida, liquida o gassosa di disciogliersi in un solvente per formare una soluzione omogenea, nella quale le particelle di soluto assumono una dimensione < 1nm. La soluzione si forma perché il soluto e il solvente instaurano tra di loro delle interazioni migliori rispetto a quelle che avevano con sé stessi. Quasi tutti i solidi si sciolgono di più ad alte temperature rispetto alle basse e sia la cristallizzazione che la ricristallizzazione sfruttano questa caratteristica. La precipitazione del solido e quindi la formazione de cristalli dipendono dalla differenza di solubilità del soluto nel solvente nel range di temperatura scelto: come estremo superiore si sceglie di solito il punto di eb. del solvente mentre come estremo inferiore si può scegliere la temperatura di un bagno di ghiaccio (0°C), di un bagno di ghiaccio e sale (-20°C) oppure di un bagno di ghiaccio secco-acetone (-78°C). Gli step di una cristallizzazione sono: scelta del solvente opportuno scioglimento del soluto a temperature vicine il punto di eb. del solvente filtrazione per rimuovere eventuali impurità raffreddamento della soluzione per permettere la formazione dei cristalli isolamento dei cristalli tramite filtrazione drying the crystals Il solvente che si sceglie deve essere: - uno che forma cristalli con un grado elevato di purezza solubile con il soluto ad alte temperature insolubile o quasi con il soluto a basse temperature In questo modo si evita di usare una grande quantità di solvente e si può ottenere un prodotto con un grado di purezza più elevato - insolubile con le impurità sempre o debolmente solubile a basse temperature altrimenti cristallizzano insieme al prodotto desiderato il suo punto di eb. non deve essere troppo alto in modo da poterlo rimuovere facilmente dalla soluzione e generalmente inferiore al punto di fusione del solido non deve reagire con le sostanze in soluzione Per scegliere un solvente si deve guardare anche la polarità del composto (like dissolves like). Tuttavia, nonostante un composto altamente polare non si dissolverà in un solvente apolare ad alte temperature, potrebbe sciogliersi se lo si mette a basse temperature. In questo caso è meglio scegliere un solvente a polarità intermedia. Si possono usare anche miscele di solventi. Polari= H2O, MeOH, EtOH, IPA, AcOH Apolari= etere di petrolio, esano, toluene, CCl4 Intermedi= EtOAc, Et2O, THF, CH2Cl2 1 Il m.p. di una sostanza è la temperatura in cui la fase solida e liquida della sostanza coesistono e sono in equilibrio. Viene espresso come il range di t. da quando il solido inizia a fondersi a quando è completamente liquido. Se la sostanza è pura e il m.p. determinato correttamente, il range dovrebbe essere stretto (intorno a 1°C). La presenza di impurità normalmente abbassa il m.p. 2) CROMATOGRAFIA = una miscela i cui composti si distribuiscono all’interno di due fasi immiscibili (FM, FS): la fase mobile è di solito un liquido o un gas che si muove costantemente lungo la fase stazionaria, un solido o in liquido che invece rimane fermo. A seconda della diversa affinità dei componenti con le fasi, si vengono a formare degli equilibri in cui i composti si legano alla FM o alla FS ed è possibile separarli. Le tecniche cromatografiche sono: TLC (thin layer chromatography) = è una cromatografia ad assorbimento solido-liquido utilizzata per effettuare analisi rapide dei campioni volte a monitorare il progresso della separazione cromatografica e a scegliere il corretto solvente per la colonna. La TLC non può essere usata con campioni gassosi aventi punto di eb. inferiore a 150°C. La FS è costituita da un solido assorbente (generalmente Al2O3 oppure SiO2 x H2O, entrambi polari) su cui viene applicata la porzione di campione da analizzare; viene inserita poi in un contenitore chiuso con all’interno il solvente, o la miscela di solventi, che costituisce la FM (è importante che il solvente non superi il punto in cui è collocato il campione altrimenti si dissolve in soluzione). Una volta messo nel recipiente, il solvente risale il solido assorbente e separa i componenti presenti nel campione: tanto più velocemente i composti risaliranno la FS, tanto più debole sarà l’assorbimento da parte del solido assorbente. La forza di assorbimento dipende dalla polarità e dalla natura della FS ma anche dal tipo di gruppi funzionali presenti nel campione. Come solvente è meglio sceglierne uno che non compete con la FS per i siti di legame Colonna cromatografica = cromatografia ad assorbimento solido-liquido. Come FS si utilizza soprattutto la silice e l’ossido di alluminio (come per le TLC) HPLC (high pressure or high performance liquid chromatography) si basa sull’interazione tra una fase solida e una liquida GC (gas chromatography) ha una FM gassosa e una FS liquida inserite in un supporto solido Al termine delle cromatografie si controlla se la separazione è avvenuta correttamente tramite TLC, si raccolgono le sostanze e viene effettuato un controllo della purezza. 3) SEPARAZIONE A-B= La separazione acido/base di due sostanze in un solvente organico avviene aggiungendo una soluzione acquosa acida o basica a seconda della natura dei composti. Acidi carbossilici e fenoli contengono dei gruppi -OH che è polare e idrofilo ma le catene di carbonio idrofobiche a cui sono legati fanno sì che entrambi i composti siano insolubili o poco solubili in H2O. Sono solubili invece in solventi organici come il diclorometano o il dietil etere. Per questo motivo se si prova ad estrarre un acido carbossilico con H2O, l’acido rimarrà quasi tutto disciolto nel solvente organico. Fattore di ritenzione= è definito come la distanza precorsa dal composto (dc) diviso la distanza percorsa dal solvente(ds). Rf = dc/ds Se un composto percorre 2.1 cm e il solvente 2.8 cm, il fattore di ritenzione Rf è 0.75 Estrazione con base: Quando una soluzione organica viene estratta con una soluzione basica acquosa, se la base è abbastanza forte i composti acidi verranno convertiti nella base coniugata corrispondente che invece è solubile in acqua. La base coniugata viene poi neutralizzata aggiungendo un acido come HCl che la protona, riformando l’acido insolubile. In questo modo si riesce a separare la sostanza acida da quella neutra presente in soluzione. Per scegliere la base [B-] appropriata si utilizzano i valori di pKa dell’acido [HA] e dell’acido coniugato della base [HB] HA + B- ⇄ A- + HB 2 Ka(HB) = Keq = [𝐵−][𝐻3𝑂+] [𝐻𝐵] [𝐴−][𝐻𝐵] [𝐻𝐴][𝐵−] = 𝐾𝑎(𝐻𝐴) 𝐾𝑏(𝐻𝐵) log10 Keq = log10 Ka(HA) – log10 Ka(HB) Se la pKa dell’acido ha un valore più piccolo della pKa dell’acido coniugato della base allora log10 Keq > 1 e di conseguenza quella base è appropriata per separare la sostanza acida dalla soluzione organica. Consideriamo una soluzione contenente acido benzoico e naftalene in dietil etere. Entrambi i composti sono insolubili in H2O per questo una strategia da adottare per separarli è quella di convertire l’acido benzoico nella sua base coniugata che invece è solubile in acqua. La pKa dell’acido benzoico è 4.2 quindi qualsiasi acido coniugato avente una pKa maggiore darà log10 Keq > 1. Lo ione idrossido OH-, la cui base coniugata è H2O (pKa = 15.7 a 25 °C) è una base molto efficiente per l’estrazione di tanti composti organici; in alternativa si potrebbero usare in questo caso il carbonato o il bicarbonato aventi come acidi coniugati rispettivamente il bicarbonato (pKa = 10.3) e l’acido carbonico (pKa = 6.4). L’acido carbonico, tuttavia, è altamente instabile e tende a degradarsi in CO2 e H2O che, a seconda della strumentazione usata, possono causare problemi durante l’estrazione: utilizzare un imbuto separatore, per esempio, è sconsigliato in questi casi perché il gas sprigionato dalla reazione aumenta la pressione all’interno dell’imbuto rischiando si romperlo e spargere la soluzione sul tavolo di laboratorio. Se avessimo una soluzione di 2-naftolo e naftalene in dietil etere La pKa del 2-naftolo è 9.5 quindi il bicarbonato non è più una base appropriata perché il suo acido coniugato ha una pKa troppo bassa. Estrazione con acido: Il composto basico può essere facilmente separato dalla soluzione organica aggiungendo un acido Le ammine sono composti basici e per separarli è necessario convertirli nei loro acidi coniugati aggiungendo un acido come HCl. Una volta ottenuto il sale di ammonio, per ritornare alle ammine basta neutralizzare la soluzione con una base acquosa che deprotona lo ione Le ammine poi precipitano o formano uno strato separato che può essere facilmente isolato 3 Nel caso della 4-nitroanilina (pKb = 13, base debole) aggiungendo HCl si forma il suo acido coniugato che ha una pKa = 1. HCl in questo caso si può usare perché la sua pKa = 1.7 quindi è più acido dello ione nitroanilinio TECNICHE DI ANALISI: Spettroscopia IR= identificazione dei gruppi funzionali della molecola Spettrometria di massa= informazioni sul peso molecolare Spettroscopia NMR= identificazione e conferma della struttura molecolare Spettroscopia IR I legami covalenti tra gli atomi vanno costantemente incontro a stretching, twisting e bending. Le frequenze e quindi le energie di queste vibrazioni dipendono dalla massa degli atomi e dal tipo di legame chimico. Una buona approssimazione (delle frequenze) può essere data dalla legge di Hook per l’oscillatore armonico = 1 2𝑐 √ 𝑘 𝑚∗ dove: = frequenza di assorbimento [cm-1] k= costante di forza del legame m* = massa ridotta Sono visibili in IR solo le vibrazioni che causano un cambiamento nel momento di dipolo Ogni gruppo funzionale ha una caratteristica vibrazione perché l’energia necessaria a causarla dipende dal tipo di legame tra gli atomi; quando l’energia (e quindi la frequenza) della radiazione corrisponde a un determinato movimento di bending, stretching o twisting allora la radiazione verrà assorbita dalla molecola. Più grande sarà il momento di dipolo associato alla vibrazione, più efficace sarà il trasferimento di energia alla molecola e quindi più forte sarà l’assorbimento che si osserva. Le spettroscopie IR moderne non si basano tuttavia sull’assorbanza da parte del campione ma sulla trasmittanza Trasmittanza= capacità di un campione di farsi attraversare dalla radiazione incidente Le variabili sperimentali che determinano le intensità assolute dei picchi sono la concentrazione del campione e la lunghezza della cella che lo contiene. Questi fattori determinano il numero di molecole che verranno attraversate dalla radiazione e quindi quanto essa verrà assorbita Nello spettro sotto l’assorbimento più forte avviene intorno a 1675 cm-1 e l’energia necessaria per produrre l’eccitazione osservata diminuisce andando da destra a sinistra. 4 In generale, lo spettro IR di campioni solidi e liquidi dovrebbe mostrare dei picchi anche per assorbimenti molto deboli e non dovrebbe essere possibile avere assorbimenti talmente deboli da non dare picchi. Un metodo per effettuare la spettroscopia è quello di far sì che il picco più intenso sia vicino allo 0%T (trasmittanza percentuale) Ci sono due tipi di celle per il campione nella spettroscopia IR: celle in cui la lunghezza del percorso è variabile (più costoso rispetto all’altro). celle in cui lo spessore o la lunghezza del percorso sono fissi = sono costituite da due placche separate da una guarnizione di plastica o metallo che determina lo spessore del campione nella cella. Il campione viene caricato attraverso una siringa. Ogni sostanza che entra in contatto con la cella, sia campione che solvente, deve essere asciutto (dry). I solventi migliori per pulire le celle sono etanolo assoluto, diclorometano e cloroformio. Per quanto riguarda i campioni: liquidi = nello spettro IR di campioni liquidi l’intensità dei picchi può essere modificata solo agendo sulla lunghezza del percorso, visto che la concentrazione non è variabile. Si possono utilizzare celle con spessore fisso e lunghezza del percorso molto piccola di 0.020-0.030 mm che permette di avere uno spettro in cui assorbimenti molto forti danno picchi che non vanno verso 0%T. Un’alternativa è quella di avere celle in cui è possibile regolare lo spessore. solidi = un metodo per analizzare campioni solidi è quello di diluirli in un solvente adatto (cloroformio o disolfuro di carbonio). Due celle con spessore fisso e la stessa lunghezza di percorso contengono una la soluzione con il campione e l’altra il solvente (cella di riferimento); l’obiettivo di usare una cella di riferimento è quello di cancellare l’assorbimento dovuto alla presenza del solvente. Se lo spettrometro è una trasformata di Fourier, la cella di riferimento non è necessaria perché lo spettro del solvente puro è salvato nella memoria dello strumento e il software che lo controlla elimina automaticamente gli assorbimenti del solvente. Lo spettro IR viene usato per identificare i gruppi funzionali di una molecola, valutare la purezza di un campione e determinare la struttura si una sostanza ignota. Ad ogni gruppo funzionale è associato un range di assorbimento: ad esempio, lo stretching del gruppo carbonilico di un chetone appare nella regione 1760-1675 cm-1, mentre quello di un doppio legame carbonio-carbonio è intorno a 1680-1610 cm-1. L’assenza di assorbimento non necessariamente indica l’assenza di quel gruppo funzionale. Per valutare la purezza del campione si confronta il suo spettro con lo spettro noto della sostanza pura: la presenza nello spettro del campione di picchi estranei allo spettro della sostanza pura indica che sono presenti delle impurità. Tuttavia, livelli di impurità nel range di 1-5% potrebbero facilmente non venir rilevati. La determinazione di una sostanza tramite la spettroscopia IR si basa sulla premessa (accettata) che gli spettri di due campioni siano sovrapponibili e quindi due spettri uguali indicano che la sostanza è la stessa. 5 6 7 8 9 10 Spettrometro di massa La spettrometria di massa è una tecnica utilizzata per determinare il peso molecolare delle sostanze e la loro composizione elementare. A differenza di IR, NMR e UV-Vis., il campione durante l’analisi viene distrutto. Tuttavia, i vantaggi sono che è molto più veloce di altre tecniche e richiede anche una quantità minore di sostanza (~10-6g). Gli spettrometri di massa hanno 5 componenti principali, 3 dei quali (2,3,4) racchiusi all’interno di una camera dove la pressione viene mantenuta intorno ai 10-7 torr (questo perché durante l’analisi vengono generate specie ioniche gassose reattive e tenere la pressione molto bassa fa sì che le reazioni tra di esse vengano ridotte): 1. sistema di input = permette l’introduzione del campione solido, liquido, gassoso o in soluzione all’interno della camera di ionizzazione 2. camera di ionizzazione = tramite bombardamento con elettroni ad elevata energia, metodi chimici o irradiazione con laser, il campione viene ionizzato 3. analizzatore di massa = dopo aver ottenuto gli ioni, questi in fase gassosa vengono trasportati nell’analizzatore di massa che si occupa di dividerli in base al rapporto massa/carica grazie ad un campo magnetico 4. detector di ioni = il detector si occupa di convertire l’intensità del fascio di ioni in un segnale elettrico; l’intensità del segnale (e quindi del fascio di ioni) dipende dal numero di ioni con una determinata massa/carica che raggiungono il detector 5. processore = si occupa di processare il segnale elettrico nello spettro di massa A volte viene usato in contemporanea allo spettrometro la gas cromatografia o la cromatografia liquida per separare le miscele Gli spettrometri di massa possono essere classificati in base alla tecnica di ionizzazione o al metodo impiegato per separare gli ioni carichi Ionizzazione: impatto elettronico (EI) ionizzazione chimica (CI) fast atom bombardment (FAB) 11 ionizzazione electrospray (ESI) matrix assisted laser desorbtion ionization (MALDI) Tecniche di separazione: campo magnetico quadrupolo mass filter o ion trap time of flight Impatto elettronico (EI) = nella sorgente ionica il campione in fase gassosa è bombardato con un fascio di elettroni con energia costante pari a 70 eV generati da un filamento di tungsteno. Il bombardamento fa sì che il campione perda un elettrone e generi uno ione molecolare M+. Questo ione si frammenta generando una serie di altri ioni che andranno a comporre i picchi lo spettro. Poiché l’energia della radiazione è costante in ogni apparecchio, la quantità dei frammenti e quindi il tipo di spettro che si ottiene dipendono solo dal tipo di sostanza. Ionizzazione electospray (ESI) = La sorgente ESI consiste in un ago finissimo che immette in forma di spray una soluzione del campione da analizzare. Le goccioline sono caricate positivamente quando escono dal capillare e quando il solvente evapora, l’analita si ritrova in fase gassosa carico positivamente. Esso viene accelerato e mandato all’analizzatore. Con questo metodo si hanno specie con cariche multiple, per cui si ottengono una serie di picchi dovuti ai vari m/e. Una rielaborazione permette di risalire al valore della massa della specie in esame. Non ci dovrebbe essere frammentazione, quindi il dato dovrebbe riferirsi al peso molecolare della sostanza analizzata (o delle sostanze in miscela). La electrospray ionization permette l’analisi di macromolecole come proteine, peptidi e oligonucleotidi e può lavorare insieme ad una HPLC. 12 Come leggere uno spettro di massa? Nel caso del metano, quando viene bombardato con elettroni ad elevata energia può produrre dei radicali cationici, CH4+, aventi la stessa massa della molecola originale e chiamati ioni molecolari. Questi ioni, tuttavia, sono instabili e all’interno della camera possono frammentarsi in ioni figli, organizzati secondo il loro rapporto massa/carica. Per il metano la frammentazione avviene semplicemente perdendo atomi di idrogeno dallo ione molecolare Molecole più complesse del metano producono una frammentazione più complicata, come nel caso del 2metilbutano: lo ione molecolare è rappresentato dal picco a m/z = 72; accanto m/z = 73 si ha per via della presenza degli isotopi 2 H e 13C. Il picco più intenso a m/z = 43 non rappresenta lo ione molecolare ma è chiamato picco base Gli spettrometri di massa sono in grado di distinguere anche ioni aventi una differenza di rapporto massa/carica pari a 1 uma (unità di massa atomica) e per questo motivo spesso appaiono molteplici picchi che rappresentano lo ione molecolare e i suoi frammenti. Ogni picco deriva dal fatto che sia lo ione che i frammenti sono isotopi stabili. Per esempio, lo spettro di massa della CO2 ha un picco a m/z = 28 che corrisponde all’isotopo 12C16O. Accanto si può trovare un altro picco a m/z = 29 che rappresenta l’isotopo 13C17O. Conoscere il valore del rapporto m/z permette di avere informazioni importanti sulla struttura dei frammenti in un composto ignoto. Spettroscopia NMR La spettroscopia NMR dipende dalle proprietà nucleari di spin possedute dai nuclei quando vengono esposti ad un campo magnetico. Durante la spettroscopia si osserva come lo spin nucleare si riallinea in seguito all’azione del campo magnetico applicato, H0. Ogni nucleo ha una carica che in alcuni di essi ruota intorno all’asse nucleare generando un dipolo magnetico lungo di esso. Questo spin nucleare in meccanica quantistica è definito dal numero quantico “l”. A seconda del tipo di nucleo si avrà un diverso valore di l: nuclei con A e Z pari avranno l =0 [12C, 16O e 32S] nuclei con A pari e Z dispari avranno l intero (1, 2, ecc…) [14N, 2H e 10B] nuclei con A dispari avranno l = 1/2 [1H, 13C, 15N e 31P] Solo i nuclei con l ≠ 0 sono sensibili all’azione di un campo magnetico e quindi è possibile studiarli tramite NMR e la frequenza con cui si muovono allineandosi lungo l’asse del campo magnetico è chiamata frequenza di Larmor w = H0 13 Nuclei come 1H, 13C, 15N e 31P possono avere solo due valori di spin nucleare (+1/2 e -1/2), a cui corrispondono due livelli energetici. In condizioni normali i due livelli hanno la stessa energia e di conseguenza sono ugualmente popolati; applicando un campo magnetico esterno i nuclei degli atomi si possono orientare solo in due modi (paralleli o antiparalleli rispetto alla direzione del campo). Questo fa sì che si crei una differenziazione tra i nuclei che non avranno più la stessa energia. La differenza di popolazione tra i livelli è data dall’equazione di distribuzione di Boltzmann Na/Nb = eΔE/kT Se il sistema è sottoposto ad una radiazione avente energia adeguata (E = h), può avvenire una transizione di stato da parte della popolazione nei livelli con conseguente assorbimento di parte o tutta la radiazione che può essere registrato. In pratica: se abbiamo un nucleo sensibile (1H) e lo mettiamo in un campo magnetico si generano due livelli di spin nucleare a diversa energia e diversamente popolati. Se si irradia tale nucleo con una radiofrequenza di frequenza giusta, si induce una transizione con conseguente assorbimento della radiazione. L’energia associata alla transizione tra due livelli di spin nucleare dipende dalla forza del campo magnetico e dal rapporto giromagnetico, . E = hH0 / 2 E = differenza di energia tra due stati di spin h = costante di Planck = rapporto giromagnetico (caratteristico dei nuclei) H0 = forza del campo magnetico applicato [MHz o tesla; usare i MHZ corrisponde a dire che il campo è tale che per indurre la transizione di un protone isolato è necessaria una frequenza di tot MHz] Dalla formula si vede che l’energia che ogni singolo nucleo può assorbire dipende dall’inensità del campo magnetico: più è intenso il campo, più è sensibile lo spettro Per un nucleo avente due stati di spin (±1/2, dove ±indica l’allineamento dei due spin nucleari rispetto alla direzione del campo magnetico) E aumenta insieme a H0. Questo tipo di energie sono associate nello spettro elettromagnetico al range delle radio-frequenze, per questo motivo un oscillatore a r-f è incorporato all’interno dello spettrometro per fornire l’energia necessaria all’eccitazione degli spin nucleari. Quando la condizione di risonanza è raggiunta (la componente del campo magnetico deve essere uguale a w), la transizione di spin può avvenire. Questa condizione è regolata dalla formula h = hH0 / 2 oppure =H0 / 2 = frequenza dell’oscillatore Un modo per ottenere la condizione di risonanza è quello di tenere il campo magnetico costante e variare la frequenza dell’oscillatore o viceversa. Nel caso dello spettrometro a onda continua è applicato il primo metodo; nel caso della trasformata di Fourier tutte le frequenze di risonanza sonbo prodotte simultaneamente e il campo magnetico è reso costante. Il nucleo di idrogeno 1H ha spin nucleare Iz = ½ e la tecnica spettroscopica associata ad esso è la 1HNMR. Nella 1HNMR per produrre condizioni di risonanza per nuclei identici è necessaria la stessa energia; avere nuclei identici significa che tutti gli atomi di idrogeno sono sottoposti agli stessi livelli di fattori esterni e questo è molto difficile che avvenga ( in quel caso si avrebbe una singola banda di assorbimento) perché la stuttura tridimensionale elettronica della molecola produce cambiamenti nel campo magnetico percepito dai nuclei di H. Il riallineamento degli spin nucleari èm associato ad un determinato valore di w che dipende dal rapporto giromagnetico e dal campo magnetico w = H0 14 Tuttavia, i nuclei risentiranno anche di un campo magnetico locale derivato dagli altri nuclei che farà da schermo a H0. La frequenza di Larmor diventa w = Heff dove Heff è il campo magnetico sentito realmente dai nuclei Heff = H0 (1 - ) Chemical shift () Il valore di chemical shift indica quanto il campo magnetico applicato è schermato da un campo magnetico locale generato dagli elettroni che ruotano intorno ai nuclei. Nuclei con diverso chemical shift risentiranno di uno schermo diverso e quindi apparterranno ad un diverso set di idrogeni (nel caso dell’ 1HNMR). Il primo step per analizzare un gruppo di protoni è vedere se hanno la stessa la stessa connettività molecolare: se sono connettivamente non equivalenti hanno diverso chemical shift e vengono detti eterotopici (alcuni picchi potrebbero comunque fare overlap nello spettro) se sono connettivamente equivalenti allora possono essere analizzati attraverso dei test di sostituzione Il test di sostituzione è effettuato sostituendo il nucleo di idrogeno con un nucleo diverso (ex. deuterio) Se si sostituiscono Ha1, Ha2, Ha3 con atomi di deuterio, si ottengono tre nuove molecole identiche tra loro e sovrapponibili. Questi atomi di idrogeno vengono detti omotopici e sono chimicamente equivalenti, ovvero hanno lo stesso intorno chimico anche dopo aver effettuato operazioni di simmetria Applicare lo stesso processo a Hb e Hc, dà rappresentazioni enantiomeriche e gli idrogeni vengono detti enantiotopici. Nuclei enantiotopici sono chimicamente equivalenti solo se l’atomo a cui sono legati non è un centro stereogenico e quindi la molecola è achirale Se la molecola contiene un centro stereogenico o è soggetta ad una rotazione limitata (come è nel caso degli anelli o legami ) alcuni idrogeni appartenenti allo stesso set non sono chimicamente equivalenti e, nel caso dei c.s., vengono detti diastereotopici Nel caso del 2-clorobutano si hanno 5 set di protoni chimicamente non equivalenti (H del C2, gli idrogeni dei gruppi metili e due protoni in C3). Per il 4-metilpentene si hanno 3 set di protoni chimicamente non equivalenti 15 Il valore di chemical shift dipende dall’elettronegatività dei gruppi funzionali legati ai protoni e al campo magnetico locale che interferisce con il campo magnetico applicato. Entrambi gli effetti derivano dalla circolazione degli elettroni nella molecola: quando H si lega, la sua densità elettronica attorno al nucleo si deforma verso l’elemento a cui è legato tanto più è elettronegativo o è legato a gruppi elettronegativi (effetto induttivo). Ex: il chemical shift degli alogenuri metilici è 4.3 per CH3-F, 3.0 per CH3-Cl, 2.7 per CH3-Br e 2.2 per CH3-I All’aumentare dell’elettronegatività aumenta anche il chemical shift e i protoni sono meno schermati. Quando una molecola è sottoposta ad un campo magnetico esterno, gli elettroni del legame covalente generano linee di forza il cui effetto sul chemical shift può essere calcolato 16 = (1 / 3r34) (II - ) (1 - cos2) Appliando la formula si riescono a trovare delle zone, dette coni di anisotropia diamagnetica, il cui efferro sul campo magnetico esterno può essere schermante o deschermante (+ o -) Per un C sp3 (fig. 1), l’anisotropia diamagnetica è circa 0 Per un C sp2 (fig.2), l’atomo di H si trova in una zona di deschermo ( = 5-8 ppm) Per un C sp (fig.3), l’atomo di H si trova invece in una zona di schermo ( = 1-3 ppm) Per un’aldeide (fig.4), il protone si trova in una zona di deschermo ( = 9-10 ppm) Per gli anelli aromatici, i protoni all’esterno si trovano in una zona di deschermo (= 7-8 ppm) Una buona approssimazione per determinare il chemical shift di un protone è la reogola di Shoolery: C sp3 – H = 0.23 + () = 0.23 + W + Z C sp2 – H Aromatici = 5.25 + Rgem + Rcis + Rtrans = 7.26 + Rorto + Rmeta + Rpara Eteroatomi I protoni legati agli eteroatomi formano legami a idrogeno con altre molecole della stessa natura, H2O e acidi. Per questo motivo il loro 17 chemical shift dipende dalla concentrazione della soluzione, dalla purezza e dalla temperatura del sistema; più il protone è acido, maggiore sarà il chemical shift e quindi è più deschermato Spin-spin splitting: Protoni che sono concatenati tra loro tendono ad accoppiarsi e in seguito all’accoppiamento le righe dello spettro si separano dando luogo ad una molteplicità di picchi. Studiare lo splitting dei picchi nello spettro permette di avere informazioni sul numero di prossimi vicini dell’atomo di idrogeno preso come riferimento. I prossimi vicini sono elementi aventi spin nucleare e che si trovano a non più di tre legami o due atomi di distanza dall’atomo di interesse (nel caso dell’idrogeno si parla di altri protoni). La regola generale per predire il numero di vicini aventi spin nucleare IZ =1/2,1,3/2… è quello di utilizzare la formula N = 2nIZ + 1 Dove: N = numero di picchi ossevati n = numero di prossimi vicini IZ = spin nucleare dell’atomo preso come riferimento Nel caso di atomi con spin nucleare IZ = 1/2 la formula si approssima a N = n + 1. Questa regola vale solo se sono rispettate due condizioni: 1) Il valore della costante di accoppiamento (J) dei prossimi vicini accoppiati all’idrogeno di riferimento deve essere uguale per tutti i vicini 2) Il rapporto tra la differenza di chemical shift (Δ in Hz) dei nuclei accoppiati e la loro costante di accoppiamento deve essere maggiore di 10 Δ 𝐽 10 Se le condizioni sono valide e vale la regola n + 1, allora si dice che lo spettro è di primo ordine e il numero di picchi per ogni set segue il triangolo di Pascal. Per i sistemi di promo ordine i protoni equivalenti si indicano con le lettere distanti dell’alfabeto (AX, A2X …) mentre se i sistemi sono di ordine superiore (Δ / J < 10) si indicano con le lettere vicine (AB, XY …) Due o più protoni chimicamente equivalenti e con la stessa costante di accoppiamento sono anche magneticamente equivalenti Nel caso del 1-nitropropano, Ha e Hc hanno solo due prossimi vicini (Hb) mentre Hb ha 5 prossimi vicini (Ha e Hc) Con la diminuzione del valore Δ / J lo spettro diventa di secondo ordine e la separazione dei picchi non è più prevedibile con la regola n + 1. Nel caso del 1-butanolo i nuclei He e Hd quando si accoppiano producono un rapporto Δ / J > 10 quindi i picchi dati dal loro segnale possono essere previsti con n + 1. L’accoppiamento tra i nuclei Hd e Hc invece ha un rapporto Δ / J < 10 e quindi non è più possibile prevedere in quanti picchi avverrà la separazione 18 Per il pentano si ha una sitazione analoga al 1-butanolo. Può capitare a volte che il chemical shift di alune molecole cambi a seconda del solvente utilizzato come nel caso del 1-butanolo: il protone idrossilico, Ha, tende a interagire con altre molecole di alcol o con molecole d’acqua presenti in soluzione e come conseguenza si ha l’allargamento dei picchi associati a quel protone. Usare come solvente un composto che impedisce questa interazione (come il DMSO-d6) rispetto ad un altro (come il CDCl3) cambia l’aspetto dello spettro. Finora si è previsto lo splitting dei picchi dovuto all’accoppiamento di nuclei magneticamente equivalenti. Quando però i protoni hanno lo stesso chemical shift ma costante di accoppiamento diversa (non sono più magneticamente equivalenti in questo caso) lo spettro si complica. Nel caso del 4-bromonitrobenzene ci sono due set di nuclei omotopici, HaHa’ e HbHb’ che però, se accoppiati tra di loro, non hanno la stessa costante di accoppiamento. In particolare: JHaHb = JHa’Hb’ ; JHaHb’ = JHa’Hb ; JHa’Hb ≠ JHa’Hb’ ; JHaHb ≠ JHaHb’ Questo significa che le coppie HaHa’ e HbHb’ sono magneticamente non equivalenti. Inoltre osservando la struttura si nota che le coppie HaHb’ e Ha’Hb non sono prossimi vicini ma l’accoppiamento tra di loro si verifica comunque. L’interazione tra due nuclei può avvenire anche tra atomi che si trovano a tre legami di distanza, caratteristica delle molecole con legami coniugati. Il segnale dato da due protoni magneticamente non equivalenti appare nello spettro 1HNMR sotto forma di una separazione ulteriore dei picchi, anche se il sistema è di primo ordine e segue la regola n + 1 Il valore (o magnitudo) della costante di accoppiamento dipende da due fattori: 1. Il numero di legami tra i nuclei accoppiati 2. L’angolo di legame tra i nuclei Si definisce geminale l’accoppiamento tra protoni magneticamente diversi che si trovano legati allo stesso atomo, mentre vicinale l’accoppiamento tra nuclei in atomi adiacenti che hanno un angolo diedro . Come leggere uno spettro HNMR? Lo spettro può dare informazioni riguardo la struttura di una molecola: - il chemical shift dei picchi dà info sul tipo di gruppi funzionali legati agli idrogeni lo spin-spin pattern e la regola n+1 danno info sul numero di atomi di idrogeno vicini al protone che produce l’assorbimento l’integrazione permette di studiare l’area al di sotto dei picchi e definire il numero relativo di tipi di protoni presenti nella molecola Per leggere adeguatamente uno spettro bisogna seguire 3 step: 1) determinare il numero relativo dei diversi tipi di atomi di idrogeno misurando l’integrale dei picchi (spesso il numero assoluto è scritto sotto i picchi) 2) misurare il chemical shift e dedurre i gruppi funzionali che potrebbero essere presenti nella molecola 3) analizzare lo spin-spin splitting di ogni gruppo per determinare il numero dei nuclei di idrogeno più vicini ad ogni protone 19 Struttura di uno spettroscopio NMR 1) Generatore di frequenza = genera la corrente alternata che induce il campo magnetico. Può essere ad onda continua o pulsata 2) Magnete 3) Detector = sottrae la frequenza base alla frequenza in uscita 4) Recorder 13 CNMR Il carbonio-12 non ha spin nucleare e di conseguenza non può essere utilizzato nella spettroscopia NMR, a differenza del suo isotopo 13C che invece ha spin nucleare IZ = ½ come 1H. Tuttavia, l’abbondanza sulla Terra di 13C è di circa 1.1% quindi solo una piccola percentuale di carbonio andrà incontro al riallineamento causato dal campo magnetico che produce il sgnale di assorbimento nello spettro. Inoltre la sensitività magnetica di 13C è corrisponde a circa l’1.6% rispetto al protone (è 1/5700 volte meno sensibile di 1H). Per questi motivi quando si lavora con 13CNMR è necessario usare maggiori quantità di prodotto. Il funzionamento di un 13CNMR è lo stesso di un 1HNMR: viene applicato un campo magnetico e gli atomi di 13C assumono uno dei due stati di spin (± 1/2). A dfferenza del 1HMNR che si basa sull’accoppiamento degli atomi di idrogeno, il 13CNMR funziona tramite il disaccoppiamento dei protoni che sono prossimi vicini dell’atomo di 13C preso di riferimento. Il disaccoppiamento di atomi di carbonio è molto più raro per via della scarsità dell’isotopo. Nel caso del 2-butanone, i 4 tipi di atomi di carbonio producono 4 picchi (uno per ogni atomo); il picco a = 79.5 ppm corrisponde al solvente deuterio cloroformio (CDCl3) in cui si verifica lo splitting del picco perché la spettroscopia 13CNMR non disaccoppia le coppie deuterio-carbonio. Una tecnica associata al 13CNMR è la polarizzazione potenziata senza distorsione (DEPT). LA DEPT è molto semplice da interpretare: se il numero di idrogeni attaccati all’atomo di carbonio è dispari (come per -CH3), lo spettro avrà un picco positivo allo stesso valore di chemical shift dello spettro del 13CNMR se il numero di idrogeni attaccati all’atomo di carbonio è pari (come per il metilene, -CH2), il picco nello spettro sarà negativo nessun picco vuol dire che nessun idrogeno è attaccato all’atomo di carbonio Lo spettro del 2-butanone usando la DEPT appare: 20 Nella parte superiore si ha lo spettro ottenuto con la DEPT mentre sotto quello standard del 13CNMR, con il picco a 80 ppm che rappresenta il solvente CDCl3. Nello spettro DEPT ci sono due picchi positivi che rappresentanoi gruppi metili e un picco negativo che rappresenta il metilene- il picco presente a = 210 ppm nello spettro sotto è scomparso in quello sopra perché rappresenta il carbonio carbonilico che non ha idrogeni attaccati. A differenza degli spettri disaccoppiati che sono più semplici da interpretare, quelli accoppiati possono essere complessi per via del fatto che la costante di accoppiamendo di 1H-13C varia in un range di valori molto ampio e questo può portare all’overlap di alcuni picchi. Una tecnica per semplificare lo spettro è la off-resonance, secondo la quale nella regola n + 1 valida per gli spettri di primo ordine, n indica i protoni direttamente legati al carbonio di riferimento invece che essere il numero di prossimi vicini. Il chemical shift degli atomi di carbonio è molto più sensibile alle condizioni esterne rispetto agli idrogeni quindi è molto difficile trovare due atomi di carbonio con lo stesso . Per questo motivo si può supporre che ogni picco (escluso il solvente) indichi un solo carbonio. 21