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13211 - Tecnografica Light - Disegno + Schede disegno + Autocad

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Albino Zanin
Giorgio Baldisseri
tecn GRAFICA
light
T U T TI
i c on te nu ti
digit ali
anche in
Re alt à
A ume n tata
Didattica inclusiva
Realtà aumentata
Flipped lesson
DISEGNO
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
Albino Zanin
Giorgio Baldisseri
tecn GRAFICA
light
© Casa Editrice G. Principato SpA
DISEGNO
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
Coordinamento editoriale: Marco Mauri
Redazione: Edistudio, Martina Mirabella, Marinella Torri
Progetto grafico e impaginazione: Edistudio
Copertina: Edistudio
Immagini di copertina: ICP
Referenze iconografiche:
ICP; Shutterstock; p. 25, p. 117, p. 290, p. 292, p. 295 Albino Zanin; p. 30 Karsten Lemm-Thomas
Nguyen; p. 60 Helen Donnelly; p. 112 Guilhem Vellut; p. 161, p. 339, p. 340 Giorgio Baldisseri;
p. 162 RonaldW-Marina Militare
Tutte le altre immagini provengono dall’Archivio Principato.
Per le riproduzioni di testi e immagini appartenenti a terzi, inserite in quest’opera, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire, nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di
attribuzione nei riferimenti.
Ringraziamenti
Gli autori ringraziano la prof.ssa Chiara Bressan di matematica e i colleghi docenti TTRG dell’I.T.I.S.
A. Rossi per gli utili suggerimenti.
Contenuti digitali
Progettazione: Marco Mauri, Giovanna Moraglia
Realizzazione: Alberto Vailati Canta, Lara Piffari, Marta Bencich, bSmart Labs
ISBN 978-88-416-1441-9 Tecnografica LIGHT Disegno + Autocad + Schede di disegno
ISBN 978-88-6706-468-7 Tecnografica LIGHT Disegno + Autocad + Schede di disegno
sola versione digitale
ISBN 978-88-416-1442-6 Tecnografica LIGHT Disegno + Schede di disegno
ISBN 978-88-6706-469-4 Tecnografica LIGHT Disegno + Schede di disegno
sola versione digitale
ISBN 978-88-416-1443-3 Tecnografica LIGHT Disegno
ISBN 978-88-6706-470-0 Tecnografica LIGHT Disegno
sola versione digitale
Prima edizione: gennaio 2020
Ristampe
2025 2024
VI
V
2023
IV
2022
III
2021
II
2020
I
*
Printed in Italy
© 2020 - Proprietà letteraria riservata.
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso
interno o didattico, non autorizzata. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei
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© Casa Editrice G. Principato SpA
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
Contenuti digitali
integrativi
E
●
Compenetrazione
e curve.
Eseguire lo sviluppo
delle superfici dei solidi
di solidi
ti
raccoglie tre argomen
Questa unità didattica
re le problematiche
fondamentali per affronta
ntazione di oggetti più
relative alla rapprese
di essi sono le sezioni
o meno complessi. Due
delle superfici
oni
intersezi
le
(e quindi
re, gli
e le compenetrazioni
che permettono di ricondur
di solidi compenetrantesi)
o parte di
all’assemblaggio di solidi
oggetti da rappresentare,
il terzo,
due argomenti si somma
solidi geometrici. A questi
delle
riguardante gli sviluppi
per
superfici dei solidi, utile
sione
una migliore compren
delle sezioni e delle
compenetrazioni
oltre ad essere in
sé importante
per l’uso che
nell’industria
meccanica si fa
delle costruzioni
in lamiera saldata.
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
grafica
di rappresentazione
▶
▶
A
A
B
s
R
E
R
R
a
1) Allinea Sq.45
45 ad AB. b Appogg
Appoggiaia la squadra 30/60.
nearla ad A. d Traccia ad AB; 2)
c Fai
scorrere
scorrere
la perpendicolare Sq.30/60; 3) Fai
Sq.45
squadraa45 fino ad
fino adlaallinearla
per A.
alli-
B
A
B
B
A
B
b
Problema 6:
a Allinea la squadra
A
s
s
B
B
PASSO PASSO
c
llela
llela alla
alla retta
retta ss per
per
6.2.6 Parallela a una
1 Consideriamo
la retta s e il
punto P. Tracciam
o da P
pendicolare a s e determi la perniamo il
punto H.
retta per un punto
P
c
Tipo di linea:
spezzata di segme
esterno a essa
2 Scegliamo a piacere
su s un
punto Q e tracciam
o per esso la
perpendicolare alla
retta.
b
nti
3 Riportiamo sulla
Metod
perpend
ico-o da utilizzare:
lare in Q la distanza
PH e sempli
deter- ce proiezione di
miniamo il punto K.
punti
Tracciando la
retta passante per
P e K si ottiene
laallela
parallela cercata.
par
cercata
Tipo di linea:
P
d
K
t
H
6.2.5 Parallela a una
1 Consideriamo la
retta
stanza d.
s e la di-
retta a distanza d
3 Riportiamo sulle
perpendicolari la distanza d e
determiniamo
i punti H e K. Traccian
do la retta
passante per H e
K otteniamo la
parallela cercata.
s
H
Q
d
1) Allinea Sq.45
con s ; 2) Appoggi
con le SQUADRE
a
Sq.30/60 a Sq.45;
3) fai scorrere la
Sq.45 fino a P
la Sq.45 fino a P
P
e traccia la
b
Metodo da utilizza
re:
squadra
P
Tipo di linea:
Metodo da utilizza
re:
d
s
c
s
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICH
Q
Tipo s
di linea:
K
A
1)
1)
1)Allinea
Allinea
AllineaSq.45
B
Sq.45
Sq.45con
con
conssseeefalla
falla
fallascorrere
scorrere
scorrereverso
A
riporta
verso
versoilililbasso;
riportalaladistanza
B
basso;
basso;2)
distanzad;d;3)3)Allinea
2)
2)Appoggi
Appoggi
Appoggi
aaaSq.30/60
AllineaSq.45
Sq.30/60
Sq.30/60
Sq.45aas;s;4)4)fai
,,,traccia
traccia
tracciauna
una
unavvverticale e
faiscorrere
scorrerelalaSq.45
Sq.45fino
finoall’estrem
all’estrem
ità
itàdididd
SEZIONE
H
a Allinea la squadra
Allinea Sq.45 con 45 con s. b Appoggia la squadra
451)fino
; 2) Appoggia Sq.30/60
a P e traccia lasparallel
30/60 alla squadra
parallela
a Sq.45; 3) fai scorrere
.
45. c Fai scorrere
a.
la
s
66
s
P
H
d
Video
Q
Video tutorial
2 Per due punti
A e B di s presi
a piacere tracciam
o le perpendicolari alla retta.
Metodo da utilizza
re:
PH
a
PASSO PASSO
Test interattivi
1. Indica il tipo
di linea risulta
nte dall’intersez
di curve, curve
ioni delle superf
continue). Indica
ici dei solidi (spezz
il metodo da utilizz
d
punti,PP
un
ata di segmenti,
undi
uso
punto
punto
di genera
are per la loro
esterno
esterno
trici
spezzata
ad
ad
e uso di piani sezion
essa
essa
costruzione (semp
atori paralleli).
lice proiezione
P
a
C
E 10 VERIFICA le conoscenze
s
D
A
1) Allinea
C
1) Allinea
Sq.45
1) Allinea
Sq.45
ad AB;
B
Sq.45
ad2)AB;
ad
Appoggia
2)
AB;Appoggia
A
2) Sq.30/60
Appoggia
C
Sq.30/60
; Sq.30/60
3) Fai
; 3)
scorrere
;Fai
B
3)scorrere
FaiSq.45
scorrere
Sq.45
finoSq.45
adfino
allinearla
ad
finoallinearla
con le SQUADRE
ad aallinearla
a
ad A; 4) Traccia
A
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
d
F
D
DISEGNO
tive sono:
Le sue date più significa
Italia;
cantiere moderno in
■ 1780 • primo
“Blue Rimband”
ntico REX vince il premio
■ 1933 • transatla
passeggeri;
ata atlantica per nave
per la più veloce attravers
o
e il record ancora imbattut
stabilisc
o
Destrier
il
•
ento;
■ 1992
più veloce senza rifornim
dell’attraversata atlantica
due divisioni
otto cantieri opera nelle
PASSO PASSO
■ 1998 • con
6.2.4 Perpendicolar
mercantili e militari;
e a un segmento in
un estremo delle navi
classe Todaro (a sinistra).
gibile
1 Consideriamo
sommer
a del primo
il segmento AB
■ 2006 • consegn
2 Puntiamo in
e apriamo il compas
SEZIONE
A e tracciamo
con le SQUADRE
so con aper3 Puntiamo in D
un arco che intersec
tura a piacere R che
e tracciamo un
a il segmento
rimarrà fissa
arco che interseca
nel punto C. Puntiam
per tutta la costruzi
in E il secondo
a Allinea la squadra
o in C e
one.
SUI SOLIDI
arco; quindi puntiam
45 con s e falla scorrere
• OPERAZIONI
SEZIONEoEun
arco che interseca
162tracciam
o in E e tracverso il basso. b
verticale e riporta la
il
ciamo un arco che
Appoggia la squadra
distanza d. c Allinea
primo arco nel punto
1) Allinea Sq.45
interseca in F
30/60,
la
D.
squadra
con
traccia
di
s
d
e
e
falla
45
traccia
una
a
scorrere
il terzo arco. La retta
d Fai scorrere la squadra
verso il basso; s.
riporta la
la parallel
distanzaa.d; 3) Allinea
2) Appoggi
passante per
45 fino all’estremità
a Sq.30/60, traccia
Sq.45 a s; 4) fai
A ed F è la perpend
una v
scorrere la Sq.45
icolare cerfino all’estremità
di d e traccia la
cata.
R
5
tecn GRAFICA
Nelle pagine sono inserite le seguenti
icone che indicano la presenza
e il tipo di contenuti digitali
disponibili sul libro.
i relativi
Saper risolvere problem
di sezioni
alla rappresentazione
di solidi.
e
Ipotizzare, comprendere
relative
atiche
problem
le
risolvere
di oggetti
alla rappresentazione
trazione
risultanti dalla compene
di più solidi.
scegliere
di
grado
in
● Essere
per la
il metodo da utilizzare
oni.
costruzioni delle intersezi
solidi a partire
● Ridisegnare oggetti
dalle loro proiezioni.
●
di solidi.
zione
● Conoscere la classifica
dalla
delle linee determinate
solidi.
compenetrazione di
trazioni
● Eseguire compene
piane.
tra solidi con superfici
trazioni
● Eseguire compene
tra solidi con facce piane
tra solidi
anni
Fincantieri in oltre 230
navi
di storia, con più di 7000
navi
realizzate, ha prodotto
leggendarie in ogni epoca.
unità
Il Gruppo vanta, tra le
cantieri,
prodotte nei propri
indiscusse icone della
quali
marineria internazionale
demia
la nave scuola dell’Acca
Navale Militare Italiana
destra),
“Amerigo Vespucci” (a
e il transatlantico Rex,
vincitore del premio
più veloce
“Blue Riband” per la
di una
traversata atlantica
nave passeggeri.
●
e tra sezione
Spiegare le differenz
geometrica e taglio.
tipi di sezioni
● Descrivere i diversi
●
Sezioni dei solidi.
● Metodo del taglio.
● Compenetrazioni.
i solidi
● Sviluppo dei principal
di solidi
geometrici e di tronchi
trazioni
● Sviluppo di compene
●
Tecnologia,
innovazione
e qualità
TENZE
Metti in gioco le COMPE
Costruisci le ABILITÀ
Verifica le CONOSCENZE
solidi
3
2
1
VIDEO
SEZIONE
in questa sezione
Operazioni sui
s
s
s
a
b
Tipo di linea:
c
d
E
Metodo da utilizza
re:
Filmati e animazioni
di Video tecnografica
per realizzare Flipped classroom
e Video tutorial per guidare
lo studente nella realizzazione
dei disegni.
CAPITOLO
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENT
ALI
67
Tipo di linea:
e
188
SEZIONE
Metodo da utilizza
re:
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
f
Realtà Aumentata
Test
Test a correzione
immediata proposti in
Verifica le conoscenze.
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I contenuti digitali sono fruibili sul sito www.principato.it, sull’
© Casa Editrice G. Principato SpA
e con l’App libRArsi
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
Tecnografica LIGHT è un corso realizzato secondo le indicazioni
della didattica per competenze e della didattica inclusiva.
Offre strumenti diversificati per approfondire e acquisire
le competenze richieste in disegno e tecnologia.
Video e animazioni
permettono di realizzare
la lezione capovolta
in modalità Flipped
classroom.
Un percorso completo e articolato
per la costruzione delle competenze di base
Conoscenze, abilità e competenze sono i punti
di riferimento per indirizzare il percorso di apprendimento.
Che forza,
il grafene!
Saper cogliere la struttura
geometrica di una figura
Saper distinguere tra enti
e figure geometriche
Descrivere le caratteristiche
dei diversi poligoni
le
● Essere in grado di seguire
indicazioni per realizzare disegni
tecnici corretti
apprese
● Utilizzare le procedure
per riprodurre disegni complessi
reali
di oggetti
●
Conoscere i termini
e le definizioni geometrici
fondamentali per il disegno.
Eseguire costruzioni
di rette e angoli
di poligoni
● Eseguire costruzione
di
● Eseguire costruzioni
circonferenze, tangenti e raccordi
di curve
● Eseguire costruzioni
policentriche e cicliche
di coniche
● Eseguire costruzioni
●
Quadrilateri
Circonferenza, cerchio, raccordi
circolari
Curve policentriche, cicliche
e meccaniche
● Coniche
● Metodi per la riproduzione
dei disegni
● Scale di riduzione
e di ingrandimento
●
●
Directa-plus, fondata
nel 2oo5 a Lomazzo
in provincia di Como, è
un’azienda che ha attirato
recentemente molti capitali
internazionali sul grafene
made-in-Italy. Questo
innovativo materiale, dalle
proprietà meccaniche
straordinarie, è formato da
atomi di carbonio legati fra
loro in una rete regolare a
maglie esagonali.
La rete di atomi di carbonio
può contenere anche maglie
pentagonali, oltre a quelle
esagonali, assumendo una
forma che può ricordare
quella di un pallone
da calcio.
Strutture di questo
tipo si chiamano
fullereni.
Il fullerene C20
è fatto solo di
12 pentagoni
regolari.
Metti in gioco le COMPETENZE
Costruisci le ABILITÀ
Enti geometrici primitivi:
punto, retta, piano
● Figure geometriche
● Gli elementi di un poligono
ne,
● Triangoli: classificazio
elementi, punti notevoli
●
●
●
●
A caccia di forme
semplici e note
può essere
La rappresentazione di un oggetto
se riusciamo
complessa, ma risulta molto semplificata
semplici e note, di cui
a ricondurla a una somma di forme
più
come le misure degli angoli o,
conosciamo le caratteristiche,
. Questo metodo permette
in generale, le proprietà geometriche
re
rappresenta
per
sia
geometriche
di sfruttare le forme
ciò che si vuole costruire.
l’esistente sia per progettare
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
3
R56
R1
1
di carbonio
Immaginiamo ora che gli atomi
quella rappresentata
assumano una struttura come
sionale,
nell’immagine qui sopra: monodimen
di pentagoni.
come il grafene, ma fatta solamente
ricercatori
Un recente studio condotto da
le proprietà
cinesi e statunitensi ha teorizzato
o
chiamandol
,
del materiale che ne deriverebbe
penta-grafene.
e: la medesima
Proprietà davvero straordinari
elevata resistenza
durezza del grafene ma una più
permanenti di
al calore, oltre a caratteristiche
di espandersi, sotto trazione,
semiconduttore e la capacità
permette di immaginarne applicazioni
in tutte le direzioni. Tutto ciò
e nell’informatica.
vantaggiose nella meccanica
tecn GRAFICA
light
VIDEO
Il penta-grafene
0
R2
▶
▶
10
16
DISEGNO
R2
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
8
Scoperte, innovazioni
tecnologiche e
curiosità sulla vita
di personaggi che
hanno fatto la storia
del disegno e della
tecnologia, offrono
spunti per avviare
la trattazione degli
argomenti.
C geometriche
3
2
1
Verifica le CONOSCENZE
12
SEZIONE
in questa sezione
Le costruzioni
30
29
13 2
3
60
7 4 Triedro di riferimento e sua
in English
La rubrica contiene
la traduzione dei
termini tecnici di
base per avviare
all’apprendimento
della disciplina in
lingua inglese.
rappresentazione sul
Il metodo delle proiezio
ni ortogonali su più
piani si
basa sull’applicazione
del concetto di proiezion
e non
su un’unica ma su
più superfici: in questo
modo è
possibile rappresentare
un oggetto da più punti
vista.
di
Consideriamo tre piani
ortogonali tra loro (per
avere
un esempio concreto
basta pensare al pavimen
alle pareti di un angolo
to e
dell’aula). Essi determin
un sistema detto triedro
ano
di riferimento i cui
piani
tale
Ad
a di
a fr
terr
P
na iano
lV
La
ert
te
ica rale
lP
la
ne
io
O
Lin
ea
di
rra
late
ra
le
.
P.L
.
y
x
Proposta didattica
a “doppio registro”
y
➜ Fig. 11
i Ortogonali
Piano Verticale
Vertical Plane
.
P.O
.
P.O
z
Piano Laterale
P.L.
Additional Vertical
cato il procedimento Plane
che idealmente
Le proiezioni sul
appresen
P.V.
tare
un oggetto
Le proiezioni
col metodo delle
sul P.L.
sono dette:
sono dette:
Viste di fronte
Consideri
amo un solido (fig.3)
Viste da sinistra
Prospetto
e collochiamolo nel
Fianco
triedro
Front View
Side View
Di seguito è esemplifi
z
z
P.V.
P.V.
P.V.
➜ Fig. 14
Il risultato sono le
tre immagini complan
ari, legate
tra loro dalle linee di
riferimento. Osservia
mo quindi
che questo procedim
ento dà la possibilità
di rappresentare su un foglio
da disegno qualsias
i oggetto
(➜ Fig. 16).
z
P.L.
P.L.
P.L
.
O
Linea di terra laterale y
Le proiezioni sul P.O.
sono dette:
Viste dall’alto
Pianta
Plan View
x
x
y
y
x
y
Horizontal Plane
Piano Orizzontale y
nelle Proiezioni Ortogona
li
➜ Fig. 10
.
P.O
118
P.V.
ve
il P. rso
V.
o
vers L.
il P.
Immaginiamo ora di
staccare il P.L. dal P.O.
e di ruotare i tre piani fino a
renderli complanari,
cioè disposti su un unico piano
(➜ Fig. 15).
➜ Fig. 9
P.V.
x
➜ Fig. 13
y
oggetto in modo
la possibilità di
Procedim
esauriente
ento
. seguito nelle Proiezion
x Linea di terra
frontale
Procedimento seguito
SEZIONE
D
z
P.L
te
e
lan tale
lp
ta zzon
izono Ori
HorPian
.
P.O
P.O.
SEZIONE
Le tre immagini così
ottenute sono le tre
proiezioni
del solido e sono legate
tra loro da linee parallele
assi che sono dette
agli
linee di riferimento
(➜ Fig. 14).
z
P.V.
Esempio guidato
Vediamo un esempio
del procedimento da
seguire
per rappresentare un
oggetto col metodo
delle proiezioni ortogonali su
più piani.
Consideriamo un solido
(➜ Fig. 11) e collochi
amolo
nel triedro di riferimen
to (➜ Fig. 12).
P.L.
dit
ne
x Li
da disegno qualsiasi
Immaginiamo di investirl
o con tre fasci di raggi
iettanti, ciascuno dei
proquali perpendicolare
a uno
tre piani del triedro,
che proiettino tre immagin dei
i, una
sul P.V. una sul P.O.
e una sul P.L. (➜ Fig.
13).
z
ale
rtic e
o Ve lan
Pian al P
P.V. Veric
on
ppresentare sul foglio
piano
sono denominati: piano
orizzontale (P.O.), piano
ticale (P.V.) e piano laterale
ver(P.L.). Essi interseca
ndosi
a due a due danno
origine a un sistema
di assi x, y,
z con origine nel punto
O (➜ Fig. 9). Su questi
piani si eseguiranno
tre
tre proiezioni dell’ogge
tto da
rappresentare, una
per ciascun piano.
Quindi, immaginando di staccare
il piano orizzontale
dal piano
laterale, si ruoteran
no i tre piani fino a
porli su uno
stesso unico piano (
➜ Fig. 10). Questo
, quindi, immagina
nno i tre piani fino
modo di procendo di staccare
dere
a porli su uno stesso
il piano
permette
orizzontale
di rapprese
rappresentare sul
unico piano (fig.2).
dal
piano
ntare
la
sul foglio da disegno
foglio da disegno
Questo
modo di procedere
qualsiasi
qualsiasi oggetto
ci dà esaurien
in modo
in modo esauriente oggetto
te.
verso
il P.O.
In English
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO
y
➜ Fig. 12
TECNICO
➜ Fig. 15
P.O.
P.O.
y
➜ Fig. 16
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI
119
Per educare alla
“lettura” grafica, ogni
argomento è presentato,
di volta in volta, con
una spiegazione
scritta affiancata
alla corrispondente
soluzione grafica.
C
SEZIONE
3 Da C tracciamo le perpendicoe K
lari a s e t determinando H
ed estremi del
punti
l’arco.di tangenza
t
t’
raccordo.
a
2 Tracciamo due rette parallele
s e t distanti R che si intersechino
in C centro del raccordo.
il
t
t’
t
R
R
H
H
Q
R
H
K
C
K
K
s
s
P
s
s’
s’
O
O
O
s’
C
s’
C
s’
C
e pro3 Congiungiamo O con C
da
lunghiamo fino a Q. Tracciamo
C la perpendicolare a s determinando P. Puntando in C e apertura
raccordo PQ.
CQ tracciamo il raccordo.
O il
2 Riportiamo da H verso
Punraggio R, determinando K.
tracci
tando in O con raggio OK si
un arco che interseca s' determido.
nando C centro del raccordo.
1 Dati la circonferenza di centro
O, la retta e il raggio R tracciamo
dila parallela s' alla retta s alla
stanza R e un raggio OH.
R
6.6.7 Raccordo di due
PASSO PASSO
te
1 Consideriamo le rette s e
raggio di raccordo R.
za a una retta a essa interna
6.6.10 Raccordo di una circonferen
con un arco di raggio R
PASSO PASSO
Video tutorial
rette con un arco di raggio R
H
s
s
s
tr
due circonferenze
due circonferenze
ccordare
Problema 38: Raccordare
un arco di raggio R
con di
un arco
esterne
a loro con
tra loro esterne
PunR–R' da O' e R–R'' da O''.
e in
tiamo in O' con raggio R–R'
tracciamo due archi
O'' con
no C.R–R''
che determinano C.
R
B.
B.
AB nell’estremo
AB nell’estremo
con il segmento
con il segmento
oB
una circonferenza
una circonferenza
ccordare
ccordare
za con il segmento AB nell’estrem
6.6.11 Raccordo di una circonferen
PASSO PASSO
H
O
K
P
O'
O'
O"
C
R–
R'
R–
R"
H
H
a una retta
una retta
una aretta
P una acirconferenza
circonferenza
punto
una
Pcirconferenza
suo
una
Pun
suoinpunto
in unpunto
suo
re in un ccordare
Problema 42:Raccordaccordare
PASSO PASSO
3 Puntando in O e con raggio
interOK tracciamo un arco che
seca s' in C, centro del raccordo.
are
Tracciamo CO e la perpendicol
a s determinando P e Q estremi
di raccordo.
dell’arco
P e Q punti di tangenza
s alla
2 Tracciamo la parallela a
agdistanza R e il raggio OH cui
to,
giungiamo, sul suo prolungamen
R determinando K.
la cir1 Consideriamo la retta s,
conferenza e il raggio di raccordo
R.
B
A
A
B
A
B
A
C
C
di arco di raggio R
arcoun
di un con
con
esterna
arco
essa
a un
conesterna
essa
a retta
una
aesterna
essaretta
rettaaauna
circonferenza
a una
una
una circonferenza
ccordare
circonferenza
ccordare
una
Video tutorial
a una retta
di una circonferenza
PASSO PASSO 6.6.9 Raccordo
raggio R
a essa esterna con un arco di
Le costruzioni di base sono disegnate
passo passo con una sequenza
grafica semplificata.
C
O"
O"
Problema 39:Raccordare
Gradualità didattica
O
O
R'
R"
O'
o P.
3 Tracciamo CO determinand
racPuntiamo in C e tracciamo il
cordo PB.
Re
2 Da B riportiamo il raggio
HO
determiniamo H. Tracciamo
la
e poi il suo asse che interseca
are in C.
perpendicol
perpendicolare in C
a
1 Consideriamo la circonferenz
per
e il segmento AB e tracciamo
B la perpendicolare ad AB.
O'' e
3 Congiungiamo C con O' e
prolunghiamo le linee a detere
minare H e K punti di tangenza
estremi dell’arco di raccordo.
dista
2 Il centro di raccordo C
e
1 Consideriamo le circonferenz
e il raggio di raccordo di lunghezza
tale che R > R' R" O'O"/2.
Video tutorial
ze tra loro esterne
6.6.8 Raccordo di due circonferen
con un arco di raggio R
PASSO PASSO
za in un suo punto a una retta
6.6.12 Raccordo di una circonferen
3 Da C tracciamo la perpendicolare a s determinando T. Puntiamo
PT.
in C e tracciamo il raccordo
in P,
2 Tracciamo la tangente
e poi
che interseca la retta in H,
L’inla bisettrice dell’angolo in H.
tersezione tra essa e il prolungamento di OP determina C.
a
1 Consideriamo la circonferenz
essa
di centro O, il punto P su di
e la retta s. Tracciamo e prolunghiamo il raggio OP.
il raccordo PT.
nando
O
O
H
O
H
O
P
O
O
P
C
P
P
s’
C
s’
s
s
H
s
s
s
H
COSTRUISCI
T
LE ABILITÀ
s
s
Q
s
s
s
Riproduci suPIANE
87
foglio bianco
6 • COSTRUZIONI unFONDAMENTALI
CAPITOLO
9. PIASTRINA
SEZIONE
C 6 METTI IN GIOCO le competenze
le figure proposte.
ESERCIZIO 18. Piastrina
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
10. PIASTRA DI BASE
ESERCIZIO 19. Piastra
livello
86
Riproduci su un foglio
di base
1. MINI
70
ti.
2. CHEVROLET
76
32
23. CHEVROLET
76
28
32
140
1,5
24
26
30
30
10
20
15
36
24. MG
3. MG
1.5
11.5 6.5
40
Costruire abilità e competenze
20
11
60
6
1,5
8
20
C
bianco i loghi propos
22. MINI
52
SEZIONE
TENZE
R
METTI IN GIOCO LE COMPE
K
K
R
4. RENAULT
25. RENAULT
3.5
6.5
10
57
16
A fine capitolo prove grafiche a tre
livelli di difficoltà permettono di
verificare il possesso delle abilità,
mentre le competenze sono messe
in gioco per realizzare disegni
complessi di oggetti reali.
12
6.5
38
30
9
7
4
5
7
28
45
6.5
12.ESERCIZIO
CATENA21. Anelli di catena
76
ESERCIZIO 20. Tampone
6 6
11. TAMPONE
6
4
35
R1
26. MITSUBISHI
34
2
23
5. MITSUBISHI
26. MITSUBISHI
27. MERCEDES
6. MERCEDES
45
°
27. MERCEDES
0
R1
0
30
R1
�
R2
60
76
68
62
5
100
106
SEZIONE
�
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICH
12
76
E
CAPITOLO
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTA
LI
107
�
�
E
SEZIONE
Video tutorial
P.V.
≡S’, e ≡R’, N’≡Q’,
V
Eseguire le proiezioni ortogonali di una piramide
piano
regolare a base ottagonale, sezionata con un
Didattica
E
RECUPERO
il tronco di cilindro inferiore.
ortogonale
inclinato di 45°. Evidenziare con linee di tipo 01.2
10al P.V. e inclinato rispetto al P.O. di
≡S’, e ≡R’, N’≡Q’,
ortogonale al P.V.
con un piano 2πConsideriamo
Evidenziare con linee di tipo 01.2 e 02.1 il tronco
cilindro sezionato
il cilindro come fosse un prisma
piramide ottenuto con la sezione.
le tre proiezioni del cilindro e si in�
1 Si tracciano
avente infiniti spigoli laterali. Di questi ne consideproiet�
riamo un numero a piacere, ad esempio dodici. Si
.L.
divide pertanto, sul P.O., la circonferenza di ’”base
e quindi questi
del cilindro in dodici parti uguali e si proiettano
sul P.V. e sul P.L. i punti determinati dalla suddi- proiezioni
visione, alzando per ciascuno di essi un segmento
del
laterali
spigoli
infiniti
che rappresenta uno degli
“prisma-cilindro”.
dica sul P.V. la traccia tt del piano sezionatore π.
2a Si tracciano le tre proiezioni del cilindro e si
indica sul
�
π.
�
Si
riamo un numero a piacere, ad esempio dodici.
base
sul
del cilindro in dodici parti uguali e si proiettano
t
.L. i punti determinati dalla suddivisione
V’
G’1
A’
1≡I’1
B”
D”
C”
M”
C’1≡M’1
N”
A”
H”
G”
A”
1≡L’1
E”
C”
D”
C”
SEZIONE
C’” F’”
4. Scanalatura con foro cilindrico su
tubatura. (Il problema si risolve
con l’uso delle generatrici.)
192
D”
B’” E’”
gli ottagoni irregolari proiezioni della sezione.
Si completano le proiezioni evidenziando gli spigoli
S
CAPITOLO
9 • SEZIONI DI SOLIDI 171
E”
≡I’
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
≡B’
Q
R
≡R’
≡S’
P.O.
S
≡H’
D
SEZIONE
≡
≡ di≡ una scala
≡ ica
≡
ometr
≡
asson
con il primo gradino
Rappresentazione
rivestiti in legno
e in acciaio e scalini
con struttura portant
al piano
2. Scala costruita
piante di cui la prima
Vicenza
longitudinale, due
e 3 cm).
in pietra grigia di
siva, una sezione
e trave laterale spessor
a una fotografia comples
e due particolari (gradini
laterale
Si riporta in sequenz
to
al piano primo, il prospet
terra e la seconda
1≡B’1
1≡I’1
≡F’
≡G’
≡F’”
≡E’”
≡Q’
≡R’
≡D’”
R
Q
CAPITOLO
3
+2.55
30
≡H’
235
12
3
136
133
8
224
S
74
+0.00
1≡M’1
30
74
50
≡
Sezione
1≡N’1
libreria, in scala 1 :
20.
≡N’
3
4 5
≡M’
6 7
8
≡L’
≡B’
≡I’
25
30
+0.00
Pianta piano terra
34
5
3
4 5
6 7
14
9 10 11 12 13
8
15
148
1 2
3
3
sezione tipo della
1 2
17
un prospetto e una
n° 12 mensole
34
Si
n° 6 battiscopa
esemplificativo
riporta inoltre, a titolo
n° 6 mensole larghe
34
n° 4 spalle
n° 4 spalle
≡
≡
≡
n° 6 battiscopa
3
≡
≡
90 3
Particolare A
50
482
27
30°
221
122
90
76
62
27
99
34
224
34
+2.56
Pianta piano primo
32
25
40
145
8
34
17
+0.00
25
74
234
di assemblaggio dei
ni, scegli una ipotesi
in scala
ili e le possibili variazio
nometria cavaliera
ti gli elementi disponib
al disegno di un’asso
Una volta analizza
proposto, e procedi
dell’esempio sopra
pezzi, uguale o diverso
one del foglio.
adeguata alla dimensi
160
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO
160
32
Esempio inizio scala
scala 1:50
Esegui il disegno della
30°
in assonometria
≡D’”
≡F’”
≡E’”
≡F’
≡G’
≡D’”
R
Q
Q
R
isometrica,
437
Prospetto laterale
74
74
60
≡E’”
S
≡
≡
Esercitazioni≡ graduate
per apprendere
le tecniche di rappresentazione di oggetti
conosciuti o di uso comune: prima
con l’applicazione delle costruzioni
geometriche, poi completando schizzi
quotati e infine realizzando i disegni
su file grafico.
A
74
≡
≡F’”
≡F’
≡G’
90
1≡L’1
≡
Q
R
≡R’
≡S’
≡H’
10 • COMPENETRAZIONI 193
≡Q’
≡S’
Compiti di realtà
445 foro scala
17
e
aventi uno spessor
labile in legno
in legno disponibili,
di una libreria assemb
1. Disegno
tri delle seguenti tavole
Prov
e dimensioni in centime
Sono date numero
≡
di 3 centimetri.
12
una libreria
assonometrica di
Rappresentazione
≡
S
COMPITI DI REALTÀ
≡
COMPITI di realtà
10.4.1
P.L.
≡
D8
vedi il paragrafo
P.V.
2 Unendo tra loro i punti così ottenuti si tracciano
≡Q’
≡
P.O.
C’”
Q”
B”
≡
≡L’
M’”
I’”
A’”≡E’” B’”≡D’”
Q
R del tronco
di piramide.
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
≡M’
N’”
≡D’” L’”
≡E’”
S’”
H’”≡F’”
C”
F”
P”
1≡N’1
≡N’
M”
A” D”
1≡M’1
170
L”
B”
sul P.O.
B’ C’
La costruzione si completa con le proiezioni
dei restanti punti dal P.V. al P.L.
renza.
Si completano le proiezioni evidenziando i contorni
del tronco di cilindro.
F”
B”
P’”
Q’”
R’”
G’”
≡D’”
≡E’”ide
di solidi: piram
≡F’”
Sezioni ≡F’
Q'', S''.
Per determinare M'' e R'' è necessario proiettare
M' e R' sui corrispondenti spigoli sul P.L., dequesti ultimi
≡G’
terminando così M''' e R''' e quindi
≡H’
≡B’
≡I’
≡L’
≡M’
3 Proiettando dal P.V. al P.L. i punti di intersezione
tra detti “spigoli” e il piano sezionatore, si determinano i punti per i quali si traccerà la proiezione
dell’ellisse risultante dalla sezione. In questo caso,
poiché il piano sezionatore è inclinato di 45° la proiezione dell’ellisse sul P.L. risulterà una circonfe-
1≡I’1
I”
≡R’, N’≡Q’,
≡F’”
≡F’
≡G’
I’
≡H’
N”
≡N’
L”
M”
N”
P’
M’≡R’
L’≡S’
D”
≡S’,
N’≡Q’
≡S’
D”
≡Q’
A’ B’≡H’ C’≡G’
2. Prisma a base triangolare equilatera
in cilindro. (Considerando la simmetria
proiezioni della piramide,
le tre
delle figure,
Costruite si
il1problema
risolve
con l’uso di dueingeneratici tracciate,G”dai punti P” e
≡R’
il piano sezionatore tt che
Q”, lungo
traccia sul P.V.
lasi superficie
laterale
del prisma.)
R”
F”
H”
S”
contra gli spigoli laterali della piramide deterQ”
vedi il paragrafo 10.3.1
M' ≡ R', N' ≡ Q', P'.
minando i punti I', L'A’ ≡ S',
D’
P.V. sul P.O. a interSi proiettano tali punti dal≡S’
E”
A’”
P”
D’”
V”
A” I”
secare le proiezioni degli spigoli cui appartengono, determinando così i punti I'', L'', N'', P'',
F”
1≡N’1
A’ B’≡N’ C’≡M’ D’≡L’ E’≡I’ C’≡B’ G’
t
M”
D’≡F’ E’
1≡M’1
B”
1≡B’1
≡R’
B”
t
E”
C” 1≡L’1
D”
t
≡Q’
A”
C”
E”
I”
L”
B’1≡N’1
E”
C”
D’1≡L’1
A’1
L”
B”
G”
1≡B’1
E’1≡I’1
.L.
≡D’”
P”
N”
H”
V’”
V’
F”
Q”
V”
I”
A”
B
L’”
C’”≡D’”
R”
S”
A” I”
L”
A
I’”
10.2.1
P.L.
C
≡B’”
S’”
vedi il paragrafo
P.V.
10.2.1
piramide
A’”≡E’” B’”≡D’” C’”
diE’solidi:
H’”≡F’”
G’”
SezioniD’≡F’
B’1≡N’1
M”
F”
vedi il paragrafo
A’”≡B’”
M’”
G”
N”
G”
H”
L
I
N’”
B’≡H’ C’≡G’
A’ B’≡N’ C’≡M’ D’≡L’ E’≡I’ C’≡B’ G’
t
F’1≡H’1
3. Guida a sezione rettangolare. (Il
problema si risolve proiettando
dal P.O. e dal P.V. i punti di intersezione.)
D
H
P’”
R’”
L’≡S’
I’
t
H”
G’1
Q’”
N’≡Q’
C’1≡M’1
sezionatore,
accerà la
proiezione dell’ellisse risultante dalla sezione.
≡R’, N’≡Q’,
M’≡R’
C’1≡B’1
A’1
Rilevando le misure dal disegno, ridisegna
e completa le proiezioni
con la vista sul P.V.
F
≡S’,t
P’
E
P
E
G
1. Prisma a base triangolare equilatera
S
in prisma a base quadrata.
M
(Il problema
si risolve
proiettando dal P.O. e dal P.V. i punti
di intersezione.)
D’1≡L’1
t
SEZIONE
Q
Rilevando le dimensioni dai disegni,
R
ricopia e completa
le proiezioni
N
ortogonali.
V’”
t
E’1≡I’1
inclusiva
Didattica inclusiva
Per favorire e semplificare
l’apprendimento molte
schede sono corredate
da spiegazioni online,
i Video tutorial, mentre
le schede di recupero
ad alta leggibilità
ripropongono in forma
semplificata i contenuti
di base.
un cilindro sezionato con un piano π ortogonale al
Tracciare le proiezioni ortogonali della sezione di
racciare le proiezioni ortogonali della sezione di un
9 4 Sezione di piramide
Video tutorial
9 3 Sezione di cilindro
RECUPERO
Strategie per l’inclusione
scala in assonometria
isometrica in scala
1 : 20 su foglio formato
CAPITOLO
UNI A3.
8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE
161
S
TECNICO
≡Q’
≡R’
≡
© Casa Editrice G. Principato SpA
≡S’
Q
R
S
≡
≡F’”
≡E’”
≡D’”
SEZIONE
Indice
A
Percezione visiva e
comunicazione grafica
Video 1
CAPITOLO
Test interattivi
SEZIONE
B
La percezione visiva
1.1 Il funzionamento dell’occhio ...................................................................................................................................................
1.2 La percezione visiva: osservazioni generali .................................................................................................
1.3 La teoria cognitivista ................................................................................................................................................................................
1.4 La teoria della Gestalt .............................................................................................................................................................................
1.5 Articolazione figura-sfondo ........................................................................................................................................................
1.6 La percezione della profondità .............................................................................................................................................
1.7 La costanza percettiva ............................................................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
CAPITOLO
Test interattivi
1
2
Il linguaggio multimediale
2.1 Il linguaggio grafico: la segnaletica ...............................................................................................................................
2.2 Il linguaggio grafico: il disegno cartografico ...............................................................................................
2.3 Il linguaggio grafico: i disegni scientifici e tecnici .........................................................................
2.4 Il linguaggio infografico: il diagramma, l’istogramma, l’areogramma ........
2.5 Il linguaggio infografico: il diagramma di flusso ................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
22
23
24
27
28
29
Gli strumenti per il
disegno tecnico
Video 2
CAPITOLO
3
Strumenti tradizionali e loro uso
3.1 Descrizione degli strumenti principali ..................................................................................................................
3.2 Uso corretto degli strumenti tradizionali ..........................................................................................................
3.3 Squadratura del foglio e uso delle squadre ...................................................................................................
3.4 Il disegno a mano libera .....................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
CAPITOLO
4
32
36
39
40
43
Strumenti attuali: il computer
4.1 Premessa ..........................................................................................................................................................................................................................
4.2 La scrivania di AutoCad ....................................................................................................................................................................
4.3 L’uso del mouse in AutoCad ......................................................................................................................................................
4.4 L’uso della tastiera in AutoCad .............................................................................................................................................
4.5 I comandi di assistenza in AutoCad ...........................................................................................................................
4.6 I layer in AutoCad .........................................................................................................................................................................................
6
14
15
16
16
17
18
20
21
INDICE
© Casa Editrice G. Principato SpA
48
50
52
53
53
55
CAPITOLO
5
Cenni sulle norme UNI
SEZIONE
5.1 Tipi di linee ...............................................................................................................................................................................................................
5.2 Norme per il disegno tecnico: le quote ..................................................................................................................
5.3 Formati e piegature dei fogli .....................................................................................................................................................
5.4 Riquadro delle iscrizioni e archiviazione .........................................................................................................
C
Le costruzioni
geometriche
Video 3
CAPITOLO
Video tutorial
Video tutorial
Video tutorial
Video tutorial
Video tutorial
Video tutorial
Video tutorial
Test interattivi
SEZIONE
56
57
58
59
D
6
Costruzioni piane fondamentali
6.1 Punto, retta, piano, angolo ............................................................................................................................................................
P • P 6.2 Costruzioni di rette e angoli .......................................................................................................................................................
6.3 I poligoni .........................................................................................................................................................................................................................
P • P 6.4 Costruzioni di poligoni ........................................................................................................................................................................
6.5 La circonferenza e i raccordi circolari ....................................................................................................................
P • P 6.6 Costruzioni di circonferenze, tangenti e raccordi .............................................................................
6.7 Le curve policentriche e le curve cicliche ......................................................................................................
P • P 6.8 Costruzioni di curve policentriche e cicliche ...........................................................................................
6.9 Le coniche .....................................................................................................................................................................................................................
P • P 6.10 Costruzioni di coniche ......................................................................................................................................................................
6.11 Metodi per la riproduzione dei disegni .............................................................................................................
6.12 Scale di riduzione e di ingrandimento ...............................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
Recupero •
Didattica inclusiva .......................................................................................................................................
Compiti di realtà • Costruzione di un segnale stradale .............................................................................
62
64
71
74
83
84
88
89
96
97
100
101
102
104
107
109
111
Il linguaggio del
disegno tecnico
Video 4
CAPITOLO
7.1
7.2
7.3
7.4
7.5
7
Proiezioni ortogonali
I principali solidi geometrici ....................................................................................................................................................
Metodi di rappresentazione grafica: le proiezioni ...........................................................................
Proiezioni ortogonali: introduzione ............................................................................................................................
Triedro di riferimento e sua rappresentazione sul piano ....................................................
Convenzioni per la rappresentazione grafica ............................................................................................
INDICE
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114
116
117
118
120
7
Video tutorial
Test interattivi
7.6 Proiezioni ortogonali di figure piane ........................................................................................................................ 123
7.7 Proiezioni ortogonali di solidi geometrici ....................................................................................................... 128
Verifica le conoscenze ........................................................................................................................................................................................... 135
Costruisci le abilità ....................................................................................................................................................................................................... 136
Metti in gioco le competenze ..................................................................................................................................................................... 139
Recupero •
CAPITOLO
Didattica inclusiva ....................................................................................................................................... 141
8
Proiezioni assonometriche
8.1 Introduzione .............................................................................................................................................................................................................
8.2 Assonometria cavaliera .......................................................................................................................................................................
8.3 Assonometria isometrica ..................................................................................................................................................................
8.4 Proiezioni assonometriche di poligoni ..................................................................................................................
8.5 Proiezioni assonometriche di solidi ...........................................................................................................................
8.6 Proiezioni assonometriche a mano libera .........................................................................................................
Test interattivi
144
146
147
148
150
153
Verifica le conoscenze ........................................................................................................................................................................................... 156
Costruisci le abilità ....................................................................................................................................................................................................... 157
Recupero •
Didattica inclusiva ....................................................................................................................................... 159
SEZIONE
Compiti di realtà • Rappresentazione assonometrica di una libreria ............................. 160
• Rappresentazione assonometrica di una scala ..................................... 161
E
Operazioni sui
solidi
Video 5
CAPITOLO
Video tutorial
Video tutorial
Test interattivi
Video tutorial
8
9
Sezioni di solidi
9.1 Osservazioni generali e tavola riassuntiva delle principali sezioni di solidi .....
9.2 Sezione di prisma ...........................................................................................................................................................................................
9.3 Sezione di cilindro .......................................................................................................................................................................................
9.4 Sezione di piramide ...................................................................................................................................................................................
9.5 Sezione di cono • 1 ......................................................................................................................................................................................
9.6 Sezione di cono • 2 ......................................................................................................................................................................................
9.7 Sezione di cono • 3 ......................................................................................................................................................................................
164
168
170
171
172
174
176
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
Didattica inclusiva .......................................................................................................................................
Recupero •
177
178
179
180
INDICE
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CAPITOLO
Video tutorial
Test interattivi
10.1 Introduzione e tavola riassuntiva ................................................................................................................................
10.2 Compenetrazioni tra solidi con superfici piane ...............................................................................
10.3 Compenetrazioni tra solidi con facce piane e curve ................................................................
10.4 Compenetrazioni tra solidi con superfici curve ...............................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
Didattica inclusiva .......................................................................................................................................
Recupero •
CAPITOLO
SEZIONE
Test interattivi
F
10 Compenetrazioni
182
184
186
187
188
189
191
192
11 Sviluppo di solidi
11.1 Introduzione .........................................................................................................................................................................................................
11.2 Sviluppo dei principali solidi geometrici ...................................................................................................
11.3 Sviluppo di tronchi di solidi ................................................................................................................................................
11.4 Sviluppo di tubature cilindriche ..................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
Recupero •
Didattica inclusiva .......................................................................................................................................
Compiti di realtà • Costruzione di un modello di una cappa con condotto ......
194
195
197
200
206
207
209
210
211
La prospettiva e la teoria
delle ombre
Video 6
CAPITOLO
Test interattivi
12.1 Introduzione ...........................................................................................................................................................................................................
12.2 Terminologia ..........................................................................................................................................................................................................
12.3 Norme generali ..................................................................................................................................................................................................
12.4 Prospettiva di un parallelepipedo ................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
CAPITOLO
Test interattivi
12 Metodi di rappresentazione prospettica
214
215
216
217
220
221
13 La teoria delle ombre
13.1 Osservazioni generali ............................................................................................................................................................................
13.2 Ombre ortogonali di punti e segmenti ..................................................................................................................
13.3 Ombre ortogonali di poligoni ................................................................................................................................................
13.4 Ombre ortogonali di solidi ..........................................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
INDICE
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222
223
224
224
225
9
SEZIONE
G
Il disegno tecnico e
le norme UNI
Video 7
CAPITOLO
Test interattivi
14.1 Il segno ..............................................................................................................................................................................................................................
14.2 Esempi di applicazione delle diverse tipologie di linee ....................................................
14.3 Convenzioni sulle rappresentazioni UNI ISO 128-30:2006 .........................................
14.4 Convenzioni particolari di rappresentazione UNI 128-34:2006 ..........................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
CAPITOLO
Video tutorial
Test interattivi
14 Principi generali di rappresentazione
15 Convenzioni fondamentali per tagli e sezioni
15.1 Introduzione ...........................................................................................................................................................................................................
15.2 Termini, definizioni e regole generali ....................................................................................................................
15.3 La rappresentazione delle parti sezionate .....................................................................................................
15.4 Casi particolari ...................................................................................................................................................................................................
15.5 Tavola degli errori più diffusi ...............................................................................................................................................
15.6 Esempi di sezioni ..........................................................................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
Didattica inclusiva .......................................................................................................................................
Recupero •
CAPITOLO
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259
16 Quotature: criteri di indicazione delle quote
UNI ISO 129-1:2011
Test interattivi
16.1 Introduzione ...........................................................................................................................................................................................................
16.2 Elementi di una quota ..........................................................................................................................................................................
16.3 Quote funzionali, non funzionali e ausiliarie .........................................................................................
16.4 Sistemi di quotatura ................................................................................................................................................................................
16.5 Convenzioni particolari di quotatura .....................................................................................................................
16.6 La conicità ..................................................................................................................................................................................................................
16.7 Tavola degli errori più diffusi ...............................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
Didattica inclusiva .......................................................................................................................................
Recupero •
CAPITOLO
262
262
265
266
267
271
272
273
274
276
277
17 Rappresentazione di pezzi meccanici
da assonometria
17.1 Fasi da seguire nell’esecuzione di un disegno di un oggetto ....................................
17.2 Rappresentazione di un oggetto con una sola proiezione ...............................................
17.3 Rappresentazione di un oggetto con due proiezioni .................................................................
17.4 Rappresentazione di un oggetto con tre proiezioni .....................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
10
INDICE
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278
278
280
282
284
CAPITOLO
SEZIONE
Test interattivi
H
18 Rappresentazione di pezzi meccanici dal vero
18.1 Caratteristiche del rilievo dal vero ..............................................................................................................................
18.2 Esempi ...............................................................................................................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
Compiti di realtà • Rilievo e rappresentazione di un oggetto ........................................................
288
290
293
294
295
Convenzioni grafiche per il
disegno tecnico
Video 8
CAPITOLO
Test interattivi
19.1 La rugosità ..................................................................................................................................................................................................................
19.2 La zigrinatura ........................................................................................................................................................................................................
19.3 Tolleranze e accoppiamenti EN 20286 .................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Costruisci le abilità .......................................................................................................................................................................................................
CAPITOLO
Test interattivi
19 Stato delle superfici: rugosità e tolleranza
20 Rappresentazione di collegamenti
20.1 Introduzione .........................................................................................................................................................................................................
20.2 Collegamenti fissi o mobili .......................................................................................................................................................
20.3 Collegamenti scomponibili e non scomponibili ..............................................................................
20.4 Tecniche di collegamento ...........................................................................................................................................................
20.5 Chiodature ................................................................................................................................................................................................................
20.6 Saldature ......................................................................................................................................................................................................................
20.7 Filettature ...................................................................................................................................................................................................................
20.8 Linguette e chiavette .............................................................................................................................................................................
20.9 Profili scanalati ...............................................................................................................................................................................................
Verifica le conoscenze ...........................................................................................................................................................................................
Metti in gioco le competenze .....................................................................................................................................................................
Didattica inclusiva .......................................................................................................................................
Recupero •
CAPITOLO
298
302
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310
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314
314
314
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316
316
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331
21 Disegni di impianti
21.1 Il disegno per schemi: osservazioni generali ............................................................................................
21.2 Il disegno di impianti idraulici ..........................................................................................................................................
21.3 Il disegno di impianti oleodinamici .........................................................................................................................
21.4 Il disegno di impianti pneumatici (ciclo quadro) ...........................................................................
21.5 Il disegno architettonico ..................................................................................................................................................................
21.6 Il disegno di impianti elettrici .............................................................................................................................................
Compiti di realtà • Completa il disegno riportando le dotazioni
impiantistiche, elettriche e di riscaldamento
della tua aula e compila la legenda ............................................................................
332
332
334
336
338
341
344
Elements of geometry ............................................................................................................................................................................................ 345
INDICE
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11
SEZIONE
A comunicazione
Percezione visiva e
grafica
La visione
d’insieme
Giuseppe Arcimboldo nato a
Milano nel 1527 era figlio di
Biagio Arcimboldo o Arcimboldi,
pittore presso il Duomo di
Milano. Iniziò la carriera di
pittore presso la bottega del
padre. Lavorò a Milano fino
al 1559 e nel 1562 si trasferì a
Praga, prima presso la corte di
Ferdinando I e poi di Rodolfo II.
Qui si fece apprezzare, oltre
che come pittore, anche
come architetto, scenografo,
ingegnere edile, idraulico ed
esperto d’arte. È noto per la
stravaganza dei soggetti dei
suoi dipinti come le celebri
teste composte. In questi
dipinti sono rappresentati vari
elementi, come pesci, frutta
ecc., eseguiti nel dettaglio e
assemblati in modo tale che la
visione d’insieme dà l’immagine
di una figura umana:
cioè, il tutto dà una soluzione
(le figure umane), le parti
un’altra (i pesci, la frutta ecc.).
12
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in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Meccanismi generali
della percezione visiva
● Teoria cognitivista
e teoria della Gestalt
● Articolazione figura-sfondo
● Percezione della profondità
● Costanza percettiva
● Linguaggio grafico e infografico
●
Comprendere il meccanismo
di elaborazione delle onde
luminose da parte del cervello
● Illustrare le leggi di base della
teoria della percezione visiva
● Individuare e correggere eventuali
errori che inducono a una non
corretta percezione visiva
● Conoscere i diversi linguaggi
multimediali e distinguerne
i campi di applicazione
●
Saper individuare
e comprendere i fenomeni
della percezione visiva
● Essere in grado di distinguere
tra descrizione grafica
e comunicazione grafica
● Saper utilizzare alcune
tecniche di comunicazione
infografica
Linguaggio multimediale
Il linguaggio multimediale utilizza contemporaneamente
più linguaggi per comunicare informazioni. Uno di questi
è il linguaggio grafico, che permette la trascrizione di un
pensiero, di una informazione, sotto la forma di segni
codificati come la segnaletica stradale, la segnaletica
di sicurezza, il disegno tecnico, il disegno scientifico,
il disegno cartografico ecc.
Queste tipologie di segni si basano sullo studio
della percezione visiva,
cioè su quei meccanismi
che regolano l’acquisizione
di informazioni
attraverso gli occhi.
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
1
VIDEO
●
▶
▶
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
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CAPITOLO
1
La percezione visiva
Ci occuperemo di...
1. Il funzionamento dell’occhio
2. La percezione visiva: osservazioni generali
3. La teoria cognitivista
4. La teoria della Gestalt
1 1 Il funzionamento dell’occhio
Gli occhi ricevono le onde luminose riflesse dagli
oggetti e le convogliano sulle terminazioni del nervo
ottico. È possibile comprendere il funzionamento
dell’occhio paragonandolo alla macchina fotografica
digitale. Gli elementi fondamentali di una macchina
fotografica digitale sono la lente e il sensore CCD,
che è l’elemento elettronico composto da minuscoli
sensori che generano una differenza elettrica analogica proporzionale all’intensità di luce che li colpiscono. Le loro funzioni corrispondono a quelle svolte
nell’occhio dal cristallino e dalla rètina.
Per eseguire una fotografia si orienta l’obiettivo verso
l’oggetto da fotografare, si inquadra e si scatta, cioè si
preme il pulsante che permette ai raggi luminosi di
entrare nell’apparecchio e colpire il sensore CCD il
quale trasmette gli impulsi elettrici (➜ Fig. 1a).
Un processo simile avviene nel nostro occhio: l’oggetto che osserviamo riflette i raggi luminosi che
entrano nell’occhio attraverso il foro della pupilla e
vengono captati dal cristallino, che raddrizza l’immagine e la invia alla retina. I ricettori posti sulla
retina trasformano i segnali luminosi in segnali chimici, che vengono raccolti dal nervo ottico, che a sua
volta li invia al cervello. Quest’ultimo decodifica gli
impulsi e li trasforma nelle immagini che vediamo
(➜ Fig. 1b).
Il cristallino si comporta come una lente per la
“messa a fuoco”. Se gli oggetti sono posti a una distanza superiore a 7 metri, i raggi inviati agli occhi
giungono paralleli al cristallino, che è costretto, con
14
SEZIONE
5. Articolazione figura-sfondo
6. La percezione della profondità
7. La costanza percettiva
l’aiuto della cornea, a deformarli per inviarli alla retina. Se invece gli oggetti sono posti a una distanza
minore, i raggi luminosi divergono e il cristallino si
ispessisce per metterli a fuoco sulla retina.
A questo punto il paragone con la macchina fotografica si esaurisce in quanto entra in azione il cervello,
che compie un’elaborazione dei dati ricevuti per la
formazione dell’immagine.
lente
➜ Fig. 1a
sensore CCD
umore acqueo
retina
cristallino
➜ Fig. 1b
➜ Fig. 1 • L’occhio e la macchina fotografica presentano un’analoga
struttura. Il corpo diottrico, formato nell’occhio da cornea, umore
acqueo e cristallino, e nella macchina fotografica dalle lenti
dell’obiettivo, ha la funzione di far convergere i raggi luminosi
in una zona interna ove sono catturate le immagini: nell’occhio
dalla retina, nella macchina fotografica dal sensore CCD.
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
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SEZIONE
1 2 La percezione visiva:
osservazioni generali
L’uomo percepisce l’ambiente attraverso i propri
sensi che eseguono, per mezzo dei ricettori sensoriali, una lettura-descrizione di una grande quantità
di informazioni captate dall’ambiente stesso. Queste
informazioni giungono al cervello che le seleziona
ed elabora, in tempi molto brevi, compiendo un confronto con le tracce di altri stimoli uguali o simili
depositate nella memoria. Si ha così una doppia attività di lettura-descrizione e di confronto in cui ha
una preponderante importanza l’attività del cervello
Nella ➜ Fig. 2 si tende a percepire un triangolo bianco non trasparente che copre parzialmente
tre dischi neri e un altro triangolo bianco col perimetro nero.
In realtà si tratta di tre settori circolari neri e tre angoli disposti
secondo un certo ordine gli uni
rispetto agli altri.
➜ Fig. 2 • Triangolo di Kanizsa.
Il fenomeno della percezione
visiva e stato ed è oggetto di
molti studi che hanno prodotto
alcune teorie, come la cognitivista e la teoria della gestalt
(“forma” in tedesco), e hanno
analizzato i fenomeni dell’articolazione figura-sfondo, della
percezione della profondità e
della costanza percettiva.
A
sia nel riconoscere cose note che nel registrare cose
nuove.
Questo succede anche nella percezione visiva in
cui, oltre a ciò che percepiamo con la parte biologica della percezione e fisica dello stimolo (intensità,
lunghezza d’onda, frequenza spaziale ecc.), c’è la
interpretazione della realtà fatta dal nostro cervello.
Esso, infatti, con la memoria visiva che deriva dalla
cultura visiva e dalle esperienze percettive vissute,
dà significato a ciò che si osserva.
La prova che il nostro cervello elabora le informazioni integrandole con ipotesi a volte anche errate si
può ottenere osservando ad esempio questa serie di
figure.
Nella ➜ Fig. 3 si hanno 8 linee
parallele inclinate di 45° intersecate da una serie di segmenti che
le fanno apparire leggermente divergenti.
Nella ➜ Fig. 4 i triangoli variamente disposti non fanno percepire l’appartenenza alla stessa
retta dei puntini.
➜ Fig. 3 • Illusioni di Zoellner.
➜ Fig. 4 • Rottura di rettilineità (Giovanelli).
Nella ➜ Fig. 5 la distanza AB sembra maggiore della CD quando
invece sono congruenti.
Nella ➜ Fig. 6 il segmento EF
sembra maggiore di EG mentre
invece sono congruenti.
C
D
A
B
➜ Fig. 5 • Illusione di Muller-Lyer.
F
E
➜ Fig. 6 • Illusione di Sander.
CAPITOLO
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G
1 • LA PERCEZIONE VISIVA 15
1 3 La teoria cognitivista
Questa teoria sostiene che l’uomo dà significato a
quello che osserva utilizzando la memoria visiva
che proviene dalla sua cultura e dalle sue esperienze
percettive vissute in precedenza. La sua mente cioè
confronta l’immagine con una serie di propri modelli
mentali e inoltre analizza il contesto in cui essa è
collocata ricavando ulteriori informazioni utili per
verificare le ipotesi fatte.
1 4 La teoria della Gestalt
Legge della pregnanza
Secondo la legge della pregnanza della buona Gestalt,
in pratica ciò che si coglie delle forme sono le caratteristiche “pregnanti” da esse possedute: cioè quanto
più regolari, simmetriche, semplici, omogenee, equilibrate, ordinate, coerenti strutturalmente, di carattere
unitario esse sono, tanto maggiore è la probabilità che
hanno d’imporsi alla nostra percezione.
Se accostiamo tra loro le tre figure di sinistra ➜ Fig. 10
otteniamo la figura di destra in cui non leggiamo le
figure originarie bensì una circonferenza che interseca un esagono regolare.
I teorici della Gestalt sostenevano che la percezione è
un unico insieme dato dall’organizzazione dei singoli
elementi in relazione tra loro secondo il principio del
“tutto è più della somma delle parti” e rifiutavano la
teoria secondo la quale essa è data dalla somma di
sensazioni elementari integrate da associazioni legate alla memoria, al giudizio, al ragionamento ecc.. Nell’esempio
del
a fianco (➜ Fig. 7) è sintetizzata
diffeia secondo la la
quale
essa è
renza tra la visione del tutto nella prima
è sintetizfigura rispetto alla visione delle )parti
(a
destra). Nel 1923 Wertheimer, esponente
di tale scuola, ha classificato e descritto
come “leggi della forma” le modalità se➜ Fig. 7
condo le quali si costituiscono le forme.
Legge del destino comune
Secondo questa legge, detta anche della somiglianza
di comportamento, gli elementi che hanno un movimento solidale tra di loro, e differente da quello degli
altri elementi, sono uniti in forme.
In ➜ Fig. 8 abbiamo un gruppo di puntini che si leggono spontaneamente su due colonne distinte.
Se due puntini rossi e quattro puntini bianchi si muovono contemporaneamente nel senso delle frecce si
tenderà a leggere ancora due gruppi di puntini ma
secondo la logica del gruppo che si è spostato e del
gruppo che è rimasto fermo (➜ Fig. 9).
➜ Fig. 8
16
SEZIONE
➜ Fig. 9
➜ Fig. 10
Legge della vicinanza
A parità delle altre condizioni, tendono
a essere vissuti come costituenti una
unità, elementi vicini piuttosto che elementi lontani.
Nelle ➜ Fig. 11 e 12 si tendono a leggere
quattro coppie di segmenti verticali vicini e cinque linee orizzontali anziché
otto linee verticali di puntini.
➜ Fig. 11
➜ Fig. 12
Legge della somiglianza
A parità delle altre condizioni, si tende a unire tra
loro quegli elementi che possiedono una qualche
somiglianza. Nelle ➜ Fig. 13 e 14 si tendono ad accoppiare i segmenti dello stesso colore e i cerchi e
i quadrati si leggono per linee verticali cioè per elementi congruenti.
➜ Fig. 13
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
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➜ Fig. 14
SEZIONE
Legge della chiusura
Le linee che formano delle figure chiuse tendono a
essere viste come unità formali.
Si tende a preferire le forme chiuse rispetto a quelle
aperte, pertanto in presenza di una forma che appare
incompleta si tende a leggerla completa e continua.
Nelle ➜ Fig. 15 e 16 si tendono a leggere tre rettangoli e
nove circonferenze anziché quattro coppie di c specchiate o nove coppie di x.
➜ Fig. 15
➜ Fig. 16
Legge dell’esperienza passata
Elementi che per la nostra esperienza passata sono
abitualmente associati tra di loro tendono ad essere
uniti in forme.
In ➜ Fig. 17 sono rappresentate le lettere E ed H che
sono facilmente riconoscibili per coloro che conoscono l’alfabeto, mentre risultano incomprensibili
per chi utilizza altre forme di scrittura.
1 5 Articolazione figura-sfondo
Lo studioso E. Rubin ha dimostrato che in un campo
visuale, tra le zone che lo compongono, assumerà
con più probabilità il ruolo di figura, rispetto alle
altre zone, quella che obbedisce a determinate condizioni delle quali le più importanti sono: la grandezza
relativa, i rapporti topologici, i tipi dei loro margini,
l’orientamento spaziale, la semplicità e la simmetria.
La grandezza relativa: si tende a far emergere come
figura la zona più piccola oppure quella circondata
da altre aree.
Nel primo quadrato ➜ Fig. 19 si potrebbe leggere indifferentemente una croce bianca oppure una nera,
nel secondo e nel terzo quadrato si percepiscono rispettivamente una croce bianca e una croce nera.
➜ Fig. 19
La convessità o la concavità dei margini tendono a
far leggere come figura l’area con margini convessi
piuttosto che quella con margini concavi; nei quattro
quadrati ➜ Fig. 20, prevalgono le forme bombate e
quelle a freccia pur invertendo i colori e nella ➜ Fig. 21
percepiamo delle “colonnette panciute” anziché “colonnette a spigoli vivi”.
➜ Fig. 17
Legge della continuità di direzione
Gli elementi sono uniti in forme in base alla loro
continuità di direzione.
Ad esempio si tende a leggere le due linee in ➜ Fig. 18
come la somma della spezzata AC e della curva BD e
non delle spezzate AD e BC.
➜ Fig. 18
A
➜ Fig. 20
➜ Fig. 21
CAPITOLO
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1 • LA PERCEZIONE VISIVA 17
L’orientamento spaziale: tendono ad essere percepite
come figura le aree i cui assi coincidono con le direzioni principali, verticale e orizzontale, dello spazio.
Nell’esempio di ➜ Fig. 22 si legge più facilmente la
croce verticale che non quella inclinata.
La simmetria: le forme simmetriche (più pregnanti)
sono percepite come figura. Nell’esempio in ➜ Fig. 26
le figure simmetriche, rispetto all’asse verticale, prevalgono sulle sagome più irregolari che sono percepite come sfondo anche quando si invertono i colori.
➜ Fig. 22
➜ Fig. 26
I rapporti topologici (rapporti tra le caratteristiche
geometriche): tenderà ad emergere, come in ➜ Fig. 23,
la zona più piccola o circondata da altre aree, e queste ultime assumeranno il carattere di sfondo.
➜ Fig. 23
La semplicità: le forme più semplici o pregnanti tendono a prevalere come figura.
Si memorizzano più facilmente forme semplici e regolari ➜ Fig. 24 mentre difficilmente riusciamo a memorizzare una forma irregolare come ad esempio una
macchia ➜ Fig. 25.
1 6 La percezione della profondità
Gran parte degli studiosi sono arrivati alla conclusione che noi non vediamo le distanze nella terza dimensione bensì le pensiamo o ce le rappresentiamo.
Vediamo cioè degli indizi che, confrontati con i nostri ricordi di esperienze passate, ci permettono di
giudicare la collocazione nello spazio degli oggetti e
le loro relative distanze. L’esempio classico è quello
del bambino che nell’afferrare il biberon le prime
volte annaspa incerto mentre successivamente, dopo
varie esperienze, riesce ad associare il movimento
della mano all’immagine retinica e a compiere l’atto
al primo tentativo e con gesto sicuro. Si hanno due
gruppi di indizi che permettono la percezione della
profondità: i binoculari, che richiedono l’uso contemporaneo dei due occhi, e i monoculari cioè con
un solo occhio.
Gli indizi binoculari sono:
J la tensione dei muscoli che regolano la convergenza dei globi oculari quando si osservano gli
oggetti vicini. Essi mediante i ricettori sensoriali
situati nei muscoli stessi e nei tendini trasmettono al cervello il grado di contrazione ➜ Fig. 27;
PUNTO DI FISSAZIONE
➜ Fig. 27
➜ Fig. 24
18
SEZIONE
➜ Fig. 25
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
© Casa Editrice G. Principato SpA
PUNTO DI FISSAZIONE
SEZIONE
J la differenza tra le due immagini dello stesso oggetto date dai due occhi nella visione binoculare
che ci permette di avere una visione tridimensionale fino alla distanza di circa 100 metri ➜ Fig. 28.
A
J la prospettiva cromatica, che ci fa apparire più
vicini gli oggetti maggiormente contrastati o che
abbiano colori “caldi” (rosso, giallo, arancio) anziché “freddi” (azzurro, verde, grigio) come in
➜ Fig. 31;
➜ Fig. 28
Gli indizi monoculari sono:
J il movimento dei muscoli interni all’occhio,
quando accomodano il cristallino per mettere a
fuoco l’immagine, la cui contrazione è trasmessa
al cervello mediante i ricettori sensoriali situati
nei muscoli stessi e nei tendini (➜ Fig. 29);
MUSCOLI RILASSATI
MUSCOLI CONTRATTI
VISIONE DA LONTANO
VISIONE DA VICNO
➜ Fig. 31
J la prospettiva dimensionale per cui due oggetti
della stessa forma ma di diverse dimensioni appaiono collocati a distanze differenti (➜ Fig. 32);
➜ Fig. 29
J l’effetto prospettico, cioè quel particolare fenomeno che ci fa percepire lo spazio così come
viene rappresentato col metodo della prospettiva
(➜ Fig. 30). L’esempio classico lo si ha osservando
il tratto rettilineo di una linea ferroviaria dove le
rotaie, che sono parallele, sembrano convergere
in un punto;
➜ Fig. 30
➜ Fig. 32
J l’altezza nel campo visivo che tende a far percepire più lontane le immagini collocate nelle zone
superiori del campo visivo (➜ Fig. 33);
➜ Fig. 33
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
1 • LA PERCEZIONE VISIVA 19
J le ombre portate che fanno percepire in posizione avanzata un oggetto rispetto a un altro
quando il primo proietta la sua ombra sul secondo (➜ Fig. 34);
riconoscere gli oggetti rimane invariata. Questo fenomeno è detto costanza percettiva ed è dato dalle
costanze di dimensioni, di forma, di chiarezza e colore e dall’invariabilità della posizione.
J La costanza di dimensioni ci permette di percepire come costanti le dimensioni di un oggetto
che allontanandosi o avvicinandosi proietta sulla
retina rispettivamente un’immagine più piccola o
più grande (➜ Fig. 36);
➜fig.34
Fig. 34
J l’interposizione in cui un soggetto che ci appare
incompleto, perché nascosto da un altro, ci fa desumere che il primo sia dietro e quindi più lontano del secondo ➜ Fig. 35.
fig.35
➜
Fig. 35
Quando ci muoviamo o muoviamo gli occhi le immagini degli oggetti che ci circondano, e che si determinano sulla retina, cambiano di forma, grandezza,
colore e luminosità. Nonostante ciò la capacità di
SEZIONE
fig.36
J La costanza di forma ci fa percepire la forma di
un oggetto anche se collocato in diverse posizioni
e che quindi proietta sulla retina immagini diverse: ad esempio la scacchiera in ➜ Fig. 37, che
inclinata da quadrata ci appare trapezoidale;
➜ Fig. 37
1 7 La costanza percettiva
20
➜ Fig. 36
J La costanza di chiarezza e colore ci fa percepire
il colore di un oggetto anche se si varia la luminosità dell’ambiente;
J L’invariabilità della posizione fa sì che i cambiamenti delle immagini sulla retina, quando ci
muoviamo o muoviamo gli occhi, non ci facciano
percepire in movimento l’ambiente in cui siamo.
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
© Casa Editrice G. Principato SpA
1. La retina ha la funzione di:
SEZIONE
A
Test interattivi
9. Quale legge dice che gli elementi si tende a unirli
in forme quando nella nostra esperienza passata
sono abitualmente associati tra loro:
a mettere a fuoco l’immagine.
b trasmettere l’immagine.
a legge della vicinanza.
c trasformare i segnali ottici.
b legge della esperienza passata.
2. L’immagine dal cristallino viene:
c legge della somiglianza.
a ingrandita.
10. Ciò che tende a farci percepire come figura le
aree i cui assi coincidono con le direzioni verticale
e orizzontale è:
b messa a fuoco.
c deformata.
3. Le onde luminose:
a la semplicità.
a assorbono gli oggetti.
b la simmetria.
b riflettono gli oggetti.
c l’orientamento spaziale.
c emettono gli oggetti.
4. Nell’occhio la funzione della lente nella macchina
fotografica è svolta da:
11. È un indizio binoculare nella percezione della
profondità:
a la differenza tra le due immagini.
a la retina.
b l’umore acqueo.
b l’effetto prospettico.
c il cristallino.
c la prospettiva cromatica.
5. La teoria cognitivista sostiene che l’uomo dà
significato a quello che osserva utilizzando:
12. È un indizio monoculare:
a l’interposizione.
a l’istinto.
b la tensione dei muscoli.
b la sensibilità.
c la differenza tra le due immagini.
c la memoria visiva.
13. Ciò che ci fa percepire invariate le misure di un
oggetto è:
6. La teoria della Gestalt dice che il tutto:
a è la somma delle parti.
a la costanza di forma.
b è più della somma delle parti.
b la costanza di chiarezza.
c è la somma di sensazioni.
c la costanza di dimensioni.
7. Quale legge dice che gli elementi che hanno
un movimento solidale tra loro, e differente da
quello di altri, sono uniti in forme:
a legge della somiglianza.
14. Ciò che ci fa percepire il colore di un oggetto
anche al variare della luminosità è:
a la costanza di chiarezza e colore.
b la memoria.
b legge del destino comune.
c l’onda luminosa.
c legge della vicinanza.
8. Quale legge dice che gli elementi si tende a unirli
quando possiedono una qualche somiglianza a
parità delle altre condizioni:
15. Ciò che non ci fa percepire in movimento
l’ambiente al cambiamento dell’immagine
sulla retina è:
a legge della vicinanza.
a la stabilità dell’immagine.
b legge della continuità di direzione.
b l’invariabilità della posizione.
c legge della chiusura.
c la memoria.
CAPITOLO
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1 • LA PERCEZIONE VISIVA 21
VERIFICA LE CONOSCENZE
A1
VERIFICA le conoscenze
CAPITOLO
2
Il linguaggio
multimediale
Ci occuperemo di...
1. Il linguaggio grafico: la segnaletica
2. Il linguaggio grafico: il disegno cartografico
3. Il linguaggio grafico: i disegni scientifici e tecnici
2 1 Il linguaggio grafico:
la segnaletica
Il linguaggio multimediale
Gli esseri umani per comunicare tra di loro usano
vari linguaggi, tra i quali il linguaggio grafico, quello
infografico e quello multimediale, che sono molto efficaci poiché si avvalgono di figure, segni e immagini
che facilitano la descrizione e la comprensione di ciò
che si vuole comunicare.
Il termine “multimediale” (dove media deriva dal
latino medium, qui inteso come mezzo di comunicazione) ha il significato di “con molti mezzi di comunicazione”: quindi, il linguaggio multimediale è
il linguaggio che utilizza contemporaneamente più
mezzi – le immagini, i filmati, i video, la musica e il
testo scritto... – per comunicare informazioni. Il prodotto che così si ottiene è un qualche cosa che è più
della somma dei singoli elementi (immagini, video,
testi, musica...) che lo compongono.
Il linguaggio grafico
Normalmente le comunicazioni umane si basano
sull’espressione verbale che è la più naturale e diretta. In determinate situazioni essa però si può rivelare insufficiente o troppo complicata come quando
si vuole descrivere un disegno, un oggetto, un ambiente, ecc.. Si provi ad esempio a far eseguire un
semplice disegno, formato da poche linee, che vede
solo colui che lo esegue. Successivamente fatevelo
descrivere a parole e cercate di riprodurlo su un
foglio seguendo le descrizioni. Confrontate quindi
quanto da voi prodotto con l’originale. Vedrete che
difficilmente riuscirete a riprodurre lo stesso disegno
se non dopo lunghe e dettagliate indicazioni.
22
SEZIONE
4. Il linguaggio infografico: il diagramma,
l’istogramma, l’areogramma
5. Il linguaggio infografico: il diagramma di flusso
Il linguaggio grafico permette la trascrizione di un
pensiero, di una informazione, sotto la forma di segni
e di colori codificati secondo un preciso criterio, il
cui senso generale è fornito dal titolo e la chiave di
lettura da una legenda. Esso comprende molti linguaggi riguardanti la segnaletica stradale, la segnaletica di sicurezza, il disegno cartografico, il disegno
scientifico, il disegno tecnico, ecc. Questi, perché
siano efficaci, devono rispettare determinate norme
che ne uniformano il significato sia che si tratti di linguaggi specialistici, come il disegno tecnico, sia che
siano rivolti all’intera popolazione come ad esempio
la segnaletica di un aeroporto o di una stazione ferroviaria. Vediamo alcuni esempi.
La segnaletica stradale
La segnaletica stradale è pressoché uguale in tutta
Europa. Prevede che i segnali di pericolo siano di
forma triangolare con una fascia rossa lungo il perimetro, i segnali di divieto rotondi con bordo e banda
trasversale rossi e segnali di obbligo rotondi con
fondo azzurro ecc. Questo tipo di schema è rispettato
anche dalla segnaletica di sicurezza (➜ Fig. 1).
PERICOLO CADUTA
MASSI
TENSIONE ELETTRICA
PERICOLOSA
➜ Fig. 1
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
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DIVIETO DI SVOLTA
A DESTRA
VIETATO L’ACCESSO AI
NON ADDETTI AI LAVORI
CATENE PER NEVE
OBBLIGATORIE
OBBLIGATORIO USARE
I GUANTI PROTETTIVI
SEZIONE
A
J carte topografiche hanno una scala da 10.000 a
200.000 e riportano le costruzioni edili, l’andamento del terreno i corsi fluviali ecc. e hanno
anch’esse un uso prettamente tecnico (➜ Fig. 4).
2 2 Il linguaggio grafico:
il disegno cartografico
Comprende carte di varie scale:
J piante (➜ Fig. 2), che rappresentano i centri urbani, e mappe (➜ Fig. 3), che rappresentano le
aree rurali. Sono a grandissima scala, quindi con
denominatore molto piccolo. e cioè di 1:5.000 o
1:10.000. Sono molto dettagliate nel riportare il
terreno con costruzioni, tracciati stradali, piantumazioni ecc. e hanno un utilizzo prettamente tecnico come la stesura di piani regolatori, e quanto
altro riguarda l’organizzazione del territorio.
➜ Fig. 4
J carte corografiche (a media scala) da 1:200.000 a
1:1.000.000: rappresentano regioni o territori abbastanza estesi, sono meno particolareggiate delle
precedenti e danno una conoscenza generale del
territorio (➜ Fig. 5);
➜ Fig. 2 • Pianta settecentesca della città di Brescia.
➜ Fig. 5
J carte geografiche che sono a piccola e piccolissima scala, quindi col denominatore molto
grande, cioè oltre 1:1.000.000: sono una rappresentazione simbolica su una superficie del globo
terrestre o di una parte di esso (➜ Fig. 6).
46°
L. Maggiore
L. di
Como Sondrio
Bolzano
Lecco
Trento
VALLE Verbania
Como
D’AOSTA
Aosta
FRANCIA
Varese
Biella
Novara
Torino
LOMBARDIA
Monza
Vercelli
Pavia
Asti
Cremona
L. di
Gorizia
Treviso
Mantova
CROAZIA
Trieste
Venezia
Rovigo
Parma
Valli di
Ferrara
PIEMONTE
Comacchio
Modena
Reggio Emilia
Bologna
Savona
Cuneo
Genova
Ravenna
EMILIA-ROMAGNA
LIGURIA Golfo
di Genova La Spezia Carrara
Forlì Cesena
Rimini
Imperia
Mar Ligure
Massa
Lucca
Pisa
Gorgona
➜ Fig. 3 • Mappa di area rurale.
SLOVENIA
Udine
Garda
Bergamo
Vicenza
Brescia
Verona
Padova
Piacenza
FRIULIVENEZIA
GIULIA
VENETO Pordenone
Milano Lodi
Alessandria
44°
L. d’Iseo
Belluno
Pistoia
Prato
Firenze
Livorno TOSCANA
SAN
MARINO
Arezzo
Pesaro
Urbino
MARCHE
Ancona
Macerata
M
ar
Ad
MBRIA
➜ Fig. 6
LAZIO
CAPITOLO
ABRUZZO
2 • IL LINGUAGGIO MULTIMEDIALE 23
À DEL
OLISE
© Casa Editrice G. Principato SpA
ANIA
PUGLIA
A volte le carte topografiche sono eseguite in
modo schematico e fuori scala come le carte che
rappresentano le linee della metropolitana di
metropoli come ad esempio Londra (➜ Fig. 7).
Ciò nasce dalla necessità di rappresentare una
vasta estensione in una carta di piccole dimensioni. Essa infatti diventa sempre più densa di
indicazioni mano a mano che ci si avvicina al
centro città con il risultato che le indicazioni e
le scritte, relative alle stazioni centrali, risulterebbero troppo vicine le une alle altre da sovrapporsi. Il problema è stato risolto non adottando
una scala precisa ma seguendo la logica della più
facile lettura e quindi la zona del centro, che è
più congestionata da stazioni, è rappresentata a
una scala maggiore rispetto alla periferia e anche
l’andamento dei tracciati, a volte tortuoso, è rappresentato rettilineo.
➜ Fig. 7
2 3 Il linguaggio grafico:
i disegni scientifici
e tecnici
➜ Fig. 8
➜ Fig. 9
T
I disegni tecnici
Sono disegni che con opportuni simboli danno
indicazioni estremamente precise sugli impianti,
sugli organi, sulle loro dimensioni, sui materiali,
sui trattamenti superficiali, sulle finiture, sulle
lavorazioni ecc. In ➜ Fig. 10 è riportato lo schema
di una caldaia e in ➜ Fig. 11 è riportato lo schema
di un impianto oleodinamico.
➜ Fig. 10
24
SEZIONE
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
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ritorno impianto
riscaldamento
acqua san. fredda
acqua san. calda
mandata gas
M
mandata impianto
riscaldamento
I disegni scientifici
I disegni scientifici sono molto accurati e permettono di mettere in risalto, e quindi descrivere spesso meglio di una fotografia, l’oggetto
in esame. Infatti mentre la fotografia riporta indiscriminatamente tutto ciò che è inquadrato
(➜ Fig. 8), anche cose che possono non interessare o addirittura ostacolare la perfetta lettura,
il disegno consente di sottolineare od omettere i
vari elementi (➜ Fig. 9).
SEZIONE
B’
Tra i disegni tecnici c’è il disegno meccanico le cui
regole e norme fanno parte degli argomenti di studio del biennio degli istituti tecnici industriali. Oltre
alle tecniche di rappresentazione degli oggetti, si approfondirà l’uso degli strumenti tradizionali e multimediali, per il disegno e per le misure lineari, e si
apprenderà l’uso di nuovi strumenti come il calibro
a corsoio e il CAD.
Di seguito sono riportate le fasi del rilievo e della
rappresentazione in scala di un supporto per alberino che, alla fine del secondo anno, gli allievi saranno in grado di realizzare nel modo corretto.
1. Analisi del pezzo meccanico
2. Fotografia
3. Schizzo a mano libera
4. Rilievo delle misure con calibro a corsoio
5. Disegno con CAD
A’
B
A
P
R
A
M
➜ Fig. 11
16
16
8
10
20
38
12
6
A-A
27
8
16
B-B
A
50
□65
34
□
R1
A
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
2 • IL LINGUAGGIO MULTIMEDIALE 25
Disegno CAD
Proiezioni ortogonali con taglio e quotatura
16
16
A-A
1x45°
R1
2
10
25
Ø12
3
26
8
R1
A
3
50
(65)
34
□□49
R1
A
Assonometria isometrica
26
SEZIONE
Assonometria isometrica
costruita con CAD 3D
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
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SEZIONE
A
2 4 Il linguaggio infografico:
il diagramma, l’istogramma,
l’areogramma
Il linguaggio infografico permette di comunicare informazioni e dati in forma grafica e cioè mediante
diagrammi, istogrammi, areogrammi, schemi, tabelle,
diagrammi di flusso.
Diagramma cartesiano
È dato da un sistema di assi cartesiani in cui sull’asse
delle ascisse x si riporta la variabile indipendente e
sull’asse delle ordinate y la variabile dipendente cioè
legata ai dati dell’asse x. Descrive sinteticamente
l’andamento di un fenomeno, di un processo, di una
funzione matematica ecc. Un esempio è il diagramma
carichi–allungamenti di materiali metallici (➜ Fig. 12).
➜ Fig. 12
Istogramma
Usa come riferimento un sistema di assi cartesiani
e può essere a colonne o a barre a seconda che i rettangoli che lo costituiscono siano verticali o orizzontali. Nell’istogramma a colonne si riportano sull’asse
delle ascisse le basi delle colonne le cui altezze fanno
riferimento all’asse delle ordinate.
Gli istogrammi sono particolarmente indicati per la
rappresentazione di dati di cui è più importante il
confronto diretto. Nel caso in cui invece sia necessario collegare i dati, per ottenere una linea che ne
sottolinei l’andamento caratteristico, si ricorre al diagramma. L’istogramma in figura mette a confronto il
numero di navigatori internet su rete mobile in Italia
negli ultimi anni (➜ Fig. 13).
Areogramma
È detto anche diagramma a settori. È particolarmente
efficace per rappresentare la ripartizione di un tutto.
Per creare un areogramma si parte normalmente da
un cerchio che rappresenta il 100% di ciò
che si vuole analizzare e lo si suddivide in tanti settori circolari il cui
2
3
numero dipende dai soggetti che
partecipano a formare il tutto
4
e la cui ampiezza dipenderà
dalla rispettiva importanza.
Ad esempio per rappresentare
la distribuzione delle valuta6
zioni in disegno (➜ Fig. 14) in
6
una classe formata da 26 allievi
di cui 2 gravemente insufficienti,
Milioni di navigatori
10,4
9
5,7
3,1
3,6
Dic.
2006
Dic.
2007
Dic.
2008
Dic.
2009
Feb.
2010
➜ Fig. 13
4 insufficienti, 6 sufficienti, 6 buoni, 5 distinti e 3
ottimi, si calcolano le percentuali dei vari gruppi e si
moltiplica l’angolo di 360° per ciascuna percentuale
ricavando l’apertura angolare di ciascun settore.
5
2
· 100 = 7,69% 
26
4
· 100 = 15,38% 
26
6
· 100 = 23,08% 
26
5
· 100 = 19,23% 
26
3
· 100 = 11,54% 
26
360° · 7,69% = 27,68°;
360° · 15,38% = 55,37°;
360° · 23,08% = 83,09°;
360° · 19,23 = 69,23°;
360° · 11,54 = 41,54°;
➜ Fig. 14
CAPITOLO
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2 • IL LINGUAGGIO MULTIMEDIALE 27
2 5 Il linguaggio infografico:
il diagramma di flusso
È il metodo più usato per rappresentare un algoritmo
(cioè una sequenza ordinata di istruzioni che porta
alla soluzione di un problema). Nella tabella sono
descritti i vari elementi che possono costituire un
diagramma di flusso col relativo significato.
A fianco, con un diagramma di flusso, sono indicati i
passi da seguire prima di iniziare un disegno.
oè una
CONTROLLA SE IL
TAVOLO E' PULITO
posso-
E' PULITO?
PROCURATI UNO
STRACCIO E
PULISCILO
NO
SÌ
PRENDI UN FOGLIO
DA DISEGNO
INIZIO
Inizio sequenza istruzioni
Inserimento ed emissione dati
E'
DELLA DIMENSIONE GIUSTA? SAI COME
ORIENTARLO?
NO
CHIEDI
ALL'INSEGNANTE
SÌ
FISSALO SUL TAVOLO
COL NASTRO ADESIVO
Istruzione da eseguire
PREPARA SUL TAVOLO
L'ATTREZZATURA PER
IL DISEGNO
Istruzione con scelta tra due
possibili percorsi a seconda
della valutazione di una certa
condizione
E' IN ORDINE
NO
AFFILA LE MINE
DELLA MATITA E DEL
COMPASSO E
PULISCI LE SQUADRE
SÌ
FINE
Fine sequenza istruzioni
SUL
TAVOLO C'E'
SOLO LO STRETTO
NECESSARIO PER
DISEGNARE?
SÌ
COMPILA IL FOGLIO
CON COGNOME, NOME,
DATA, CLASSE E
N° TAVOLA
ORA SEI PRONTO
PER INIZIARE
L’ESERCITAZIONE
28
SEZIONE
A • PERCEZIONE VISIVA E COMUNICAZIONE GRAFICA
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NO
RIPONI CIO' CHE NON
SERVE: ASTUCCIO,
CUSTODIE, NASTRO
ADESIVO ECC.
A
Test interattivi
1. I segnali rotondi con bordo e banda trasversale rossi sono segnali di:
a obbligo.
b pericolo.
c divieto.
2. Le carte geografiche sono in scala:
a tra 1:10.000 e 1:200.000.
b oltre 1:1.000.000.
c tra 1:200.000 e 1:1.000.000.
3. Volendo un carta che rappresenti solo la tua regione sceglieresti:
a una carta corografica.
b una carta topografica.
c una carta geografica.
4. Traccia un diagramma cartesiano con i seguenti dati relativi alla temperatura massima a Torino nel mese di
luglio tra il 1893 e il 2003 con cadenza decennale:
27,0°
1893-1903 24,1°;
1903-1913 24,8°;
1913-1923 23,9°;
1923-1933 26,2°;
1933-1943 23,8°;
1943-1953 26,2°;
1953-1963 24,7°;
1963-1973 25,1°;
1973-1983 24,2°;
1983-1993 26,7°;
1993-2003 25,9°
26,5°
26,0°
25,5°
25,0°
24,5°
1993-2003
1983-1993
1973-1983
1963-1973
1953-1963
1943-1953
1933-1943
1913-1923
1923-1933
1893-1903
23,5°
1903-1913
24,0°
5. Costruisci un istogramma che metta a confronto le ore settimanali di lezione nella tua classe
nelle varie materie:
10
9
8
7
6
5
4
TTRG
LINGUA
STRANIERA
MATEMATICA
STORIA
ITALIANO
3
2
1
6. Costruisci un areogramma che descriva la suddivisione degli studenti di una
scuola basata sui tempi di percorrenza da casa a scuola sapendo che ce ne sono:
45 da 1’ a 10’; 82 da 11’ a 15’; 145 da 16’ a 20’; 231 da 21’ a 30’; 319 più di 30’.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
2 • IL LINGUAGGIO MULTIMEDIALE 29
VERIFICA LE CONOSCENZE
A2
SEZIONE
VERIFICA le conoscenze
SEZIONE
B disegno tecnico
Gli strumenti per il
Il microchip
Federico Faggin è un fisico,
inventore e imprenditore
italiano che, nel 1971,
inventando il microchip,
ha rivoluzionato il mondo
della tecnologia aprendo l’era
del personal computer.
Diplomatosi nel 1960 perito
industriale, specializzato in
radiotecnica all’istituto
“A. Rossi” di Vicenza, iniziò
subito ad occuparsi di
calcolatori presso l’Olivetti.
Nel 1965 si laureò in fisica col
massimo dei voti e la lode
presso l’università di Padova.
Trasferitosi negli Stati Uniti
fu incaricato dalla Intel di
sviluppare e dirigere il progetto
del primo microprocessore,
il 4004, cui seguirono
ulteriori scoperte nel campo
dell’elettronica.
Tra i numerosi riconoscimenti,
il 19 ottobre 2010
per l’invenzione del
microprocessore ha ricevuto la
National medal of technology
and innovation dalle
mani del Presidente degli Stati
Uniti Barack Obama.
30
© Casa Editrice G. Principato SpA
in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Gli strumenti operativi
tradizionali del disegno tecnico
● Norme per la realizzazione
di disegni a mano libera
● Il programma Autocad per
il disegno assistito
● Le norme UNI relative a formato
e piegatura dei fogli, tabella
e segno
●
Utilizzare correttamente gli
strumenti tradizionali per il disegno
● Eseguire correttamente la
squadratura di un foglio
● Applicare le norme per l’esecuzione
di disegni a mano libera
● Conoscere le funzioni del
programma Autocad per eseguire
disegni tecnici
● Conoscere le norme contenute
nell’UNI ISO 2006
●
Saper scegliere tra gli strumenti
tradizionali quelli più adatti per
realizzare un disegno tecnico
● Saper eseguire diversi tipi di
disegni a mano libera seguendo
le norme
● Essere consapevoli delle
potenzialità del programma
Autocad per realizzare
disegni tecnici
Tipologia degli strumenti
La scelta degli strumenti con cui eseguire
un disegno tecnico è alla base di una
esecuzione corretta e chiara. Oggi sul mercato
si trova un vasto assortimento di articoli per il disegno
diversi per dimensioni, tipo e qualità. Mano a mano che
si procede nel loro uso se ne affina la conoscenza,
così da individuare quelli più adatti al tipo di disegno
da eseguire e alle preferenze del disegnatore.
Attualmente i mezzi tradizionali di tipologia grafica sono stati
sostituiti dagli strumenti informatici, con l’uso di software
specifici per i vari tipi di disegno, che consentono una maggior
precisione, la possibilità di modifiche e il riutilizzo
di quanto già prodotto.
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
2
VIDEO
●
▶
▶
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
© Casa Editrice G. Principato SpA
CAPITOLO
Strumenti tradizionali
e loro uso
3
Ci occuperemo di...
1. Descrizione degli strumenti principali
2. Uso corretto degli strumenti tradizionali
3 1 Descrizione degli strumenti
principali
L’uomo è l’unico essere vivente che sa progettare e
costruire oggetti, utensili, macchine ecc. Egli ha iniziato con il vasellame, le armi, gli attrezzi, giungendo
successivamente alla costruzione di manufatti più
complessi, la cui realizzazione implicava la stesura
preventiva di un progetto in cui fossero studiate tutte
le fasi costruttive.
Il disegno tecnico è stato ed è un mezzo indispensabile per la progettazione di un’opera, perché permette
di rappresentare sia l’idea globale sia le caratteristiche costruttive di ogni singolo componente.
Di seguito presentiamo le principali caratteristiche
degli strumenti impiegati per l’esecuzione di disegni
tecnici.
3.1.1 La carta
La carta è costituita principalmente da cellulosa,
trattata chimicamente, ottenuta dagli alberi di legno
tenero come la betulla, il pioppo, il pino. Una carta
meno comune, in quanto costosa, e più pregiata è
ottenuta dal cotone, il lino e la canapa. Esistono vari
tipi di carta, tra cui quella per il disegno, con caratteristiche diverse a seconda dell’uso a cui è adibita.
3. Squadratura del foglio e uso delle squadre
4. Il disegno a mano libera
permette l’esecuzione di disegni di precisione. Può
essere di varia grammatura e spessore, e la scelta
dell’uno o dell’altro tipo dipenderà dall’uso che se
ne intende fare. Per il disegno tecnico si consiglia
l’uso di una carta con grammatura di 220 gr/m2 in
quanto fornisce una buona resistenza all’eventuale
azione della gomma e allo strofinio delle squadrette.
Per il disegno a mano libera, soprattutto nei primi
tempi, conviene utilizzare carta quadrettata o anche
millimetrata.
I fogli bianchi o già utilizzati conviene conservarli in
cartelline rigide così da evitare piegature e arrotolamenti che ne comprometterebbero l’aspetto.
3.1.3 Matite
Per il disegno si usano i portamine, più adatti al
disegno tecnico delle matite tradizionali di legno
(➜ Fig. 1). In ogni caso l’importante è che la punta sia
lunga e non tozza e, nel caso del portamine (➜ Fig. 2),
sporgente almeno 10mm in modo da poter vedere
bene dove si appoggia (➜ Fig. 3).
3.1.2 La carta per il disegno
La carta per il disegno normalmente è fornita in fogli
oppure in rotoli come la carta da lucido (trasparente
e usata principalmente per i disegni a china) e la
carta da spolvero detta anche da scena (per usi particolari in pittura e disegno).
Per il disegno tecnico la carta più indicata è la carta
liscia bianca, in fogli di varie dimensioni, perché
32
SEZIONE
➜ Fig. 1
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 2
➜ Fig. 3
SEZIONE
Sia nella matita in legno sia nel portamine ciò che lascia il segno è la mina che è costituita principalmente
da grafite con l’aggiunta di argilla. La proporzione di
grafite e di argilla rende più o meno dura la mina. Ci
sono mine morbide (da 9B a 2B), medie (B-HB-F), dure
(da H a 9H) (➜ Fig. 4). Più le mine sono morbide più
carico ne risulta il segno, ma è anche più facile sporcare il foglio. Viceversa più sono dure meno il segno
risulta visibile ma è più facile incidere il foglio. Le più
adatte per il disegno tecnico sono le HB, F e H e per
eseguire i disegni a mano libera la B e la 2B.
B
3.1.5 Gomme
Per il disegno a matita si usano gomme bianche
morbide (➜ Fig. 9); eventualmente per pulire un disegno particolarmente sporco, si usa la gommapane
(➜ Fig. 10). Per il disegno a china su carta da lucido si
usa una gomma specifica traslucida di colore bianco
o giallo (➜ Fig. 11).
➜ Fig. 9
9B
8B
7B
6B
5B
4B
3B
2B
B
HB
F
H
2H
3H
4H
5H
6H
7H
8H
9H
➜ Fig. 4
Per eseguire un disegno è importante impugnare in
modo corretto la matita. Pertanto nel caso in cui si
avesse qualche difficoltà nel farlo, si consiglia l’uso
di matite in legno a sezione triangolare oppure l’uso
di opportuni correttori (➜ Fig. 5) da applicare alla
matita o al portamine.
➜ Fig. 10
➜ Fig. 11
3.1.6 Squadre, righe e righelli
Per tracciare le linee rette si usano squadre, righe e
righelli.
Le squadre sono a forma di triangolo rettangolo isoscele (con angoli di 45° e 90°) (➜ Fig. 12) e di triangolo rettangolo scaleno (con angoli di 30°, 60° e 90°)
(➜ Fig. 13), di varie dimensioni. Si sconsiglia l’uso
di squadrette troppo piccole, perché insufficienti, o
troppo grandi, perché ingombranti. Nell’uso si deve
fare attenzione a non spostarle trascinandole, bensì
sollevandole per non sporcare il foglio.
➜ Fig. 5
3.1.4 Affilamine
Per affilare le mine sono usati la carta smeriglio
(➜ Fig. 6), le campane (➜ Fig. 7) e i girelli (➜ Fig. 8).
Questi ultimi permettono di ottenere velocemente
una corretta affilatura grazie anche a due regolatori
di lunghezza, uno per ottenere una punta affilata,
l’altro per ottenere una punta un po’ più grossa.
➜ Fig. 6
➜ Fig. 7
➜ Fig. 8
➜ Fig. 12
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 13
3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 33
Le righe servono per tracciare linee di dimensioni
tali da non poter essere eseguite con le squadrette,
come ad esempio le linee della squadratura, mentre
i righelli servono per rilevare misure e sono meno
ingombranti delle squadrette.
Ne esistono di varie lunghezze (➜ Fig. 14). Quando
si acquistano squadre, righe e righelli è bene controllare che non siano arcuate e che i bordi siano
perfettamente lisci. Nel caso poi delle squadrette in
plastica, è opportuno verificare che non presentino
residui dovuti a uno stampaggio mal realizzato.
3.1.8 Goniometri
Il goniometro è uno strumento che serve per misurare l’ampiezza degli angoli. È formato da un disco
graduato su cui sono riportate 360 tacche (ogni tacca
corrisponde a 1°) (➜ Fig. 16), oppure da un semidisco
con 180 tacche (➜ Fig. 17).
➜ Fig. 16
➜ Fig. 14
3.1.7 Parallelografi
Il parallelografo (➜ Fig. 15) è una riga, guidata da due
cavetti, che si sposta sempre parallelamente a se
stessa. In commercio si ne trovano di già montati su
tavolette.
➜ Fig. 17
3.1.9 Compassi
Il compasso è uno strumento, formato da due aste
incernierate tra loro e con una apertura regolabile,
che viene usato per tracciare circonferenze o per riportare misure. In commercio ne esistono di diversi
tipi, ma quelli che ci interessano sono il balaustrone
(➜ Fig. 18) e il normale compasso ad aste (➜ Fig. 19).
➜ Fig. 15
34
SEZIONE
➜ Fig. 18
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 19
SEZIONE
Nell’uso del compasso è importante controllare che
la punta di grafite sia sempre bene affilata e alla stessa
altezza della punta metallica o un po’ più sporgente.
Nel compasso tradizionale è bene controllare che l’apertura o la chiusura delle aste non sia né troppo
difficoltosa nè troppo facile. Nel caso lo fossero si
deve regolare il serraggio delle viti che collegano le
aste con la cerniera e che sono accessibili svitando il
perno zigrinato e togliendo la copertura.
B
I curvilinei (➜ Fig. 23) sono mascherine atte al tracciamento delle curve. Col disegno a matita è consigliato
l’uso di curvilinei con bordi dritti per poterli capovolgere qualora si dovessero eseguire curve simmetriche.
3.1.10 Mascherine, curvilinei, normografi
Le mascherine servono per tracciare rapidamente le
principali figure geometriche (➜ Fig. 20) (cerchi, ellissi,
poligoni ecc.) e i simboli ricorrenti nei disegni meccanici, come dadi (➜ Fig. 21) esagonali, negli schemi elettrici, come lampade, spine ecc., o nell’arredamento,
come mobili o apparecchi sanitari (➜ Fig. 22).
➜ Fig. 20
➜ Fig. 21
➜ Fig. 23
I normografi (➜ Fig. 24) sono mascherine usate per
scrivere caratteri in stampatello. Sono dotati di supporti laterali, che li tengono sollevati dal foglio per la
scrittura con penne a china, che sono rimossi quando
si usano con la matita.
➜ Fig. 22
➜ Fig. 24
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 35
3 2 Uso corretto degli strumenti tradizionali
3.2.1 Indicazioni per un uso corretto: matita e compasso
1. Matita
punta affilata, lunga e non tozza, se matite in legno, o, nel caso del portamine, sporgente almeno 10mm in
modo da poter vedere bene dove si appoggia (➜ Fig. 25);
impugnata in modo corretto cioè tra le punte delle dita pollice, indice e medio;
perpendicolare al foglio (➜ Fig. 26) e non inclinata né verso la squadretta (➜ Fig. 27) né contro essa (➜ Fig. 28);
inclinata, se vista di fronte (➜ Fig. 29), e trascinata nel senso dell’inclinazione roteandola, possibilmente,
rispetto al suo asse (➜ Fig. 28).
NO
SI
SI
➜ Fig. 25
NO
➜ Fig. 26
➜ Fig. 27
NO
➜ Fig. 28
NO
SI
➜ Fig. 29
2. Compasso
usare la punta in acciaio a spillo anziché quella conica (➜ Fig. 30);
punta di grafite sempre bene affilata e alla stessa altezza della punta
metallica o leggermente più sporgente (➜ Fig. 31);
le due punte di grafite e di acciaio devono sporgere dai porta punte in
modo sufficiente da permettere una facile visione del loro posizionamento sul disegno (come nel caso della punta di grafite dal portamine);
nel caso in cui la punta sia a scalpello la parte più lunga deve essere
verso l’interno del compasso vicino alla punta metallica (➜ Fig. 32);
se l’apertura del compasso è ampia può essere utile piegare le mezze
astine verso l’interno così da avere le punte quasi perpendicolari al
foglio (➜ Fig. 33).
fig.6
➜ Fig. 30
fig.7
➜ Fig. 31
fig.8
➜ Fig. 32
➜ Fig. 33
fig.9
36
SEZIONE
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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SEZIONE
B
3.2.2 Strumenti per il disegno: uso delle squadrette
1. Uso delle squadrette per tracciare linee parallele e perpendicolari
Accostando due squadrette e facendole scorrere l’una sull’altra si possono tracciare linee tra loro parallele o
perpendicolari.
2. Uso delle squadrette per costruire angoli multipli di 15°
Appoggiando le squadrette a una riga, accostandole e ruotandole opportunamente si può ottenere una serie di
angoli multipli di 15°.
150°
120°
120°
60°
90°
30°
135°
135°
45°
90°
75°
165°
105°
15°
CAPITOLO
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3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 37
3.2.3 Indicazioni per un uso corretto: cerchiografo e curvilineo
1. Cerchiografo
tracciare gli assi del cerchio che si vuole disegnare (➜ Fig. 34);
posizionare il cerchiografo sul foglio in modo che le quattro tacche del cerchio scelto si sovrappongano agli
assi (➜ Fig. 35);
tracciare la circonferenza con la matita perpendicolare al foglio (➜ Fig. 36).
➜ Fig. 35
➜ Fig. 34
➜ Fig. 36
fig.1
fig.3
fig.2
2. Curvilineo
determinare i punti per cui deve passare la curva (➜ Fig. 37);
abbozzare a mano libera e con segno appena accennato la curva per capirne l’andamento (➜ Fig. 38);
appoggiare il curvilineo sul foglio e orientarlo in modo da far collimare il suo bordo, possibilmente, con
almeno tre punti (es. ABC);
tracciare solo una parte di curva (➜ Fig. 39);
il tratto successivo si dovrà sovrapporre in parte a quello precedente (BCDE) (➜ Fig. 40) così da ottenere una
linea continua e non una serie di tratti discontinui che tra l’uno e l’altro formano delle punte;
se la curva da tracciare è simmetrica rispetto a un asse orizzontale, una volta tracciato un arco, conviene
ribaltare il curvilineo e tracciare il suo speculare (➜ Figg. 41-42).
cominciare dalle curve più strette, più difficili, e successivamente passare a quelle più ampie;
tenere la matita perpendicolare al foglio.
➜ Fig. 37
E
F
➜ Fig. 38
➜ Fig. 39
E
D
C
C
C
B
B
B
A
A
A
Z
Z
Z
V
V
V
U
U
U
T
fig.4
T
S
fig.5
E
fig.6
E
C
C
B
B
B
A
A
A
Z
Z
Z
V
V
V
U
SEZIONE
U
U
T
S
S
D
D
C
38
T
S
E
D
➜ Fig. 40
fig.7
E
D
D
➜ Fig. 41
T
fig.8
S
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 42 fig.9
T
S
SEZIONE
B
3 3 Squadratura del foglio e uso delle squadre
Da O si riportano su tali assi le dimensioni del rettangolo (squadratura) determinando i punti I, L, M, N .
3.3.1 Strumenti per il disegno:
squadratura del foglio
1. Eseguire la squadratura di un foglio
I
Per squadrare un foglio, cioè per disegnare su di esso
un rettangolo che delimiti l’area per il disegno, si
procede
come
segue:
procede come
segue:
O
N
L
M
Posizionando una squadra parallela all’asse orizzontale, appoggiando l’altra ad essa e facendola scorrere
si tracciano le due linee orizzontali passanti per I e M.
Tracciate le diagonali, si punta con il compasso nella
loro intersezione O e, con la stessa apertura, si tracciano quattro archi, che le intersecano in A, B, C, D.
I
N
L
A
D
O
C
B
M
Si punta quindi con il compasso in A, B, C, D con
una stessa apertura a piacere, si tracciano otto archetti
che intersecandosi determinano i punti E, F, G, H. Si
traccino quindi le linee GE e HF che passano per O,
sono tra loro perpendicolari e si dicono assi del foglio.
Ripetendo la stessa operazione anche per l’asse verticale si tracciano le parallele ad esso passanti per N
e L completando la costruzione.
completando la costruzione.
I
H
A
D
N
O
G
L
E
C
B
F
M
CAPITOLO
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3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 39
3 4 Il disegno a mano libera
3.4.1 Disegno a mano libera di quadrati e circonferenze
Il disegno a mano libera è certamente la più importante tra le tecniche utilizzate per eseguire un elaborato grafico. Richiede, infatti, una strumentazione molto scarna (matita, foglio di carta e gomma) e pertanto può essere
utilizzato ovunque, anche nelle situazioni più disagevoli. Questa sua facoltà di utilizzo permette quindi in ogni
momento di integrare spiegazioni verbali, non sempre facilmente comprensibili, con schizzi, o di apportare
correzioni a un elaborato grafico, lasciando in tal modo traccia di quanto discusso. È comunque importante
tenere presente che si tratta di un disegno tecnico: pertanto, nell’eseguirlo, si devono sempre rispettare le
norme relative. Di seguito sono proposte alcune costruzioni geometriche, utili per acquisire dimestichezza con
questa tecnica. Per eseguire un disegno a mano libera si consiglia di utilizzare una matita morbida (B o 2B) e
fogli quadrettati, sia perché si possono usare le quadrettature come guide nella tracciatura di linee, sia perché
i quadretti sono d’aiuto per rispettare le proporzioni.
Le costruzioni proposte, in tutto il testo, sono scandite da disegni che ne illustrano le fasi. Ciò che le differenzia
tra loro sono i colori dei segni: il nero è utilizzato per ciò che fa parte del disegno finale, come lati, assi ecc., il
rosso per ciò che si deve eseguire in quella fase e l’azzurro per ciò che è stato eseguito nella fase precedente.
1. Disegnare a mano libera un quadrato
1a. Si tracciano due assi tra loro perpendicolari
che
a loro perpendisi intersecano nel punto O e si fissano i punti A, B,
C, D equidistanti da O (➜ Fig. 43).
1b. Si tracciano per essi le parallele agli assi che, intersecandosi, determinano i quattro vertici del quadrato. Si completa la costruzione evidenziando il
perimetro del quadrato (➜ Fig. 44).
2. Disegnare a mano libera una circonferenza
Primo metodo
2a. Si costruisce un quadrato che abbia il lato congruente al diametro della circonferenza e siano A, B,
ato che abbia il
C, D i punti di tangenza tra la circonferenza e i lati del
quadrato. Con la maggior precisione possibile si traccia
un quarto di circonferenza e si individuano su di esso
due punti di intersezione tra la curva e la quadrettatura
(➜ Fig. 45).
2b. Si tracciano gli altri tre quarti di circonferenza
prendendo come riferimento i punti individuati pre- cedentemente (➜ Fig. 46).
Secondo metodo
3a. Si costruisce un quadrato che abbia il ato
lato
checonabbia il
gruente al diametro della circonferenza e si tracciano
le sue diagonali (➜ Fig. 47).
, si riporta su queste ultime
a ad occhio
Partendo da O, si riporta su queste ultime il raggio,
con la miglior approssimazione possibile.
valutandone la misura ad occhio con la miglior ap- che
prossimazione possibile. Si determinano così i punti
E, F, G, H, che appartengono alla circonferenza.
3b. Si traccia ora la curva passante per i vari punti
completando la costruzione (➜ Fig. 48).
40
SEZIONE
D
O
A
C
B
➜ Fig. 43
H
D
G
A
O
C
E
B
F
➜ Fig. 44
D
D
O
A
C
A
O
B
B
➜ Fig. 45
➜ Fig. 46
D
D
F
E
A
H
G
A
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C
O
H
B
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
F
E
C
O
➜ Fig. 47
C
G
B
➜ Fig. 48
B
SEZIONE
Terzo metodo
4a. Si costruisce il quadrato T, U, V, Z
col
col lato pari al diametro della circonferenza.
Si tracciano gli assi dei lati che si intersecano in O (centro della circonferenza) e determinano i punti A, B, C,
D (➜ Fig. 49).
4b. Si congiunge B con V e Z e D con
e
T e U (➜ Fig. 50).
4c. Si tracciano le congiungenti di D
con R e con S, punti medi di VC e AZ,
che intersecano BZ in H e BV in G. Si
ripete la costruzione con BP e BQ che
intercettando DT e DU determinano E
e F (➜ Fig. 51).
4d. I punti così determinati assieme a
A, B, C, D permettono di tracciare la
circonferenza (➜ Fig. 52).
Z
D
V
Z
D
V
A
O
C
A
O
C
T
B
U
T
B
U
D
V
➜ Fig. 49
➜ Fig. 50
D
Z
S
H
G
O
A
P
E
V
Z
R
S
C
A
Q
P
B
G
O
➜ Fig. 51
C
F
B
T
U
R
Q
E
F
T
H
U
➜ Fig. 52
3.4.2 Disegno a mano libera di un triangolo equilatero
1. Disegnare a mano libera un triangolo equilatero
5a. Si traccia una circonferenza (ad esempio tracciandone una quarto con il terzo metodo e completandola con
il primo metodo) e un segmento orizzontale passante per M, punto medio di OB, che determina sulla circonferenza i punti E e F (➜ Fig. 53).
5b. Si completa la costruzione congiungendo tra loro E, F e D vertici del triangolo (➜ Fig. 54).
triangolo equilatero
D
D
O
A
E
M
C
F
O
A
E
M
C
F
B
B
➜ Fig. 53
➜ Fig. 54
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 41
3.4.3 Disegno a mano libera di poligoni regolari
1. Disegnare a mano libera
un esagono regolare
6a. Si traccia una circonferenza (ad
esempio tracciandone un quarto
con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due
segmenti orizzontale passanti per
M e N, punti medi di DO e OB, che
determinano sulla circonferenza i
punti E, F, G, H. (➜ Fig. 55).
6b. Si completa la costruzione
congiungendo tra loro i vertici.
(➜ Fig. 56).
D
H
D
M
O
A
H
G
C
42
SEZIONE
C
O
E
F
B
B
➜ Fig. 56
D
D
H
H
G
A
C
O
E
G
A
C
O
F
E
F
B
B
➜ Fig. 58
D
D
M
N
R
A
G
N
F
➜ Fig. 57
3. Disegnare a mano libera
un dodecagono regolare
8a. Si traccia una circonferenza (ad
esempio tracciandone un quarto
con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e due
segmenti orizzontale passanti per R
e S, punti medi di DO e OB, e due
verticali passanti per P e Q che determinano sulla circonferenza gli
otto punti che con A, B, C, D sono
i vertici del dodecagono (➜ Fig. 59).
8b. Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici (➜ Fig. 60).
A
N
E
➜ Fig. 55
2. Disegnare a mano libera
un ottagono regolare
7a. Si traccia una circonferenza (ad
esempio tracciandone un quarto
con il terzo metodo e completandola con il primo metodo) e le diagonali del quadrato in cui è inscritta
determinando su di essa E, F, G, H
che con A, B, C, D sono i vertici
dell’ottagono (➜ Fig. 57).
7b. Si completa la costruzione congiungendo tra loro i vertici (➜ Fig. 58).
M
P
O
Q
C
A
L
R
P
S
O
I
Q
S
H
E
F
B
➜ Fig. 59
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
G
B
➜ Fig. 60
C
B3
COSTRUISCI le
SEZIONE
abilità
B
Esercitazione sull’uso di strumenti tradizionali per il disegno
livello
5
COSTRUISCI LE ABILITÀ
5
come
Si tracciano quattro serie di linee parallele come
indicato nella figura a fianco.
Dopo aver suddiviso il foglio in quattro quadranti,
si riportano nei quadranti 1, 2, 4 le tacche segnate
in rosso alla distanza di 5 mm. Quindi posizionando
le squadrette come nelle figure e facendole scorrere
nel senso indicato dalle frecce si tracciano le linee. sulle
Si deve fare attenzione a far scorrere le squadrette non
sulle linee appena tracciate in quanto raccoglierebbero
la polvere di grafite che rimane sul foglio sporcandolo
e sporcandosi.
5
A
A
B
B
A
A
B
B
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 43
COSTRUISCI LE ABILITÀ
Si tracciano alcune serie di linee parallele e alcuni archi di circonferenza come indicato in ➜ Fig. 2.
Dopo aver squadrato e diviso in quattro quadranti un foglio UNI A4 si tracciano le diagonali nel 1° quadrante e le sole
intersezioni nel 2° e 3° per determinarne il centro per cui passeranno gli assi. Nel 4° quadrante si tracciano le tre linee
orizzontali. Quindi si riportano le posizioni dei punti di riferimento/partenza con piccoli segni fatti con la punta della
matita seguendo le misure indicate. Si procede quindi secondo le indicazioni in ➜ Fig. 1.
Nell’esecuzione si deve prestare attenzione a non commettere gli errori evidenziati in ➜ Figg. 3-4-5-6.
A
➜ Fig. 3
3°
1°
fig.3
B
2°
➜ Fig. 1fig.1
➜ Fig. 4
C
1010
5
fig.5
10
A
45°
45°
B
40
40
➜ Fig. 5
fig.4
D
27
27
27
20
20 5
livello
Esercitazione sull’uso di strumenti tradizionali per il disegno
C
D
➜ Fig. 2fig.2
➜ Fig. 6
fig.6
44
SEZIONE
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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SEZIONE
B
Disegno a mano libera su carta quadrettata
1. Riproduci a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti.
Riprodurre a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti
COSTRUISCI LE ABILITÀ
livello
Fase preliminare di preparazione
CAPITOLO
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3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 45
COSTRUISCI LE ABILITÀ
Disegno a mano libera su carta non quadrettata
livello
1. Disegna a mano libera il supporto in figura 1.
La figura da riprodurre ha come contorno una serie di circonferenze raccordate tra loro con archi e tangenti.
Si tracciano per primi gli assi di simmetria fissando così i centri delle circonferenze e creando inoltre un sistema di
riferimento fondamentale in quanto si opera su un foglio senza la quadrettatura di supporto (➜ Fig. 2). Quindi per
ciascun centro si costruisce il quadrato con la trama per tracciare la circonferenza corrispondente (➜ Fig. 3). Nel
caso delle circonferenze concentriche si esegue la costruzione di quella più piccola in quanto più facile da eseguire.
➜ Fig. 1
➜ Fig. 2
➜ Fig. 3
Per le circonferenze più grandi e i raccordiaccordi
è sufficiente
è sufficiente
fare riferimento
fare riferimento
a quelle
a quelle
già tr già
quelle
tr già tracciate facendo cura di
Per le circonferenze più grandi e i raccordi è sufficiente fare riferimento a quelle già tracciate avendo cura di
manternersi da esse a un distanza costante (➜ Fig. 4). Si tracciano quindi anche le tangenti e si ripassano gli archi
(➜ Fig. 5). Si completa la figura tracciando i raccordi senza ricorrere a particolari costruzioni ma facendo attenzione
6).
a
che che
siano
archicirconferenza
di circonferenza
e eche
ci sono
due
brevi tratti rettilinei (➜ Fig.fig.6
che siano
archi
sianodiarchi
di circonferenza
e che ci
sono
che cidue
sono
brevi
duetrbrevi tratti rettilinei fig.6
➜ Fig. 4
46
SEZIONE
➜ Fig. 5
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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➜ Fig. 6
SEZIONE
B
2. Riproduci a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti.
COSTRUISCI LE ABILITÀ
livello
Riprodurre a mano libera su carta quadrettata i disegni proposti
CAPITOLO
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3 • STRUMENTI TRADIZIONALI E LORO USO 47
CAPITOLO
4
Strumenti attuali:
il computer
Ci occuperemo di...
1. Premessa
2. La scrivania di AutoCad
3. L’uso del mouse in AutoCad
4. L’uso della tastiera in AutoCad
5. I comandi di assistenza in AutoCad
6. I layer in AutoCad
4 1 Premessa
Il computer ormai è entrato a far parte della nostra
vita di tutti i giorni, svolgendo funzioni che fino a
poco tempo fa non avremmo mai pensato di demandare a una macchina.
Nel campo della grafica (editoria, progettazione ecc.)
ha rappresentato una vera e propria rivoluzione,
consentendo di realizzare qualsiasi elaborato grafico
con una precisione maggiore rispetto agli strumenti
tradizionali, di riprodurlo praticamente un numero
infinito di volte e di modificarlo e aggiornarlo rapidamente. Un altro grande vantaggio dato dai mezzi
informatici è la possibilità di trasportare e trasmettere facilmente gli elaborati.
La configurazione standard di un computer, cioè
l’hardware comprende l’unità principale, al cui
centro ideale è posizionata la CPU (Central Processing Unit), suo cuore-cervello, i dispositivi di output
(monitor, modem, stampante e plotter) e di input
(mouse, tastiera, scanner e fotocamera digitale) chiamati organi periferici o periferiche, che consentono
l’immissione e l’emissione di informazioni.
Che permette alla CPU di comunicare con tutti i dispositivi del sistema di elaborazione è il BUS, un
canale accessibile a ciascun dispositivo e sul quale
viaggiano i dati (➜ Fig. 1).
DISPOSITIVI OUTPUT
UNITÀ
PRINCIPALE
Monitor
Stampante
Plotter
Seriali
Hard
disk
Video
SCSI/
IDE/
S-ATA
Modem
CD-Rom
DVD
BUS
Audio
FD
DISPOSITIVI INPUT
Floppy
disk
Tastiera
Mouse
Controller
Tavoletta grafica
Scanner
ROM
Fotocamera
digitale
RAM
Cache
(L1 e L2)
CPU
➜ Fig. 1
48
SEZIONE
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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clock
SEZIONE
Il regolare funzionamento della macchina, cioè
dell’hardware, è gestito da vari software. Uno, quello
detto sistema operativo, interpreta i comandi, coordina il traffico dei dati, gestisce le memorie e gli organi periferici, gli altri sono quelli che permettono
lo svolgere funzioni come il disegno, la scrittura, il
calcolo ecc..
4.1.1 Il disegno assistito dal computer
Il disegno assistito dal computer ha praticamente sostituito il disegno eseguito con gli strumenti tradizionali. Ciò è dovuto a notevoli vantaggi quali:
– la precisione nell’esecuzione e nella stampa;
– la possibilità di modificare facilmente un disegno;
– la facilità di riproduzione, condivisione e trasmissibilità;
B
– la facilità di rielaborazione con la possibilità di riutilizzarne più parti;
– la possibilità, in formati pdf, di consultazione
anche con strumenti non specifici;
Il limite sta nella necessità, per l’esecuzione di un disegno, di operare con una stazione di lavoro, cosa che
il disegno tradizionale, con gli strumenti o a mano libera, non richiede. Comunque il costante progresso
tecnologico e la continua evoluzione degli strumenti
informatici stanno risolvendo almeno in parte questo
limite (➜ Fig. 2).
Per quanto riguarda il disegno tecnico numerosi sono
i programmi in commercio come ad esempio VectorWork, ProgeCad, Drawbase e AutoCad per il 2D
oppure Rinocheros, SolidWork e Inventor per il 3D.
Tra di essi il più diffuso a livello italiano ed europeo
è AutoCad.
➜ Fig. 2
CAPITOLO
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4 • STRUMENTI ATTUALI: IL COMPUTER 49
4 2 La scrivania di AutoCad
Avviato il programma, appare la schermata di apertura f (➜ Fig. 3).
➜ Fig. 3
Essa permette di accedere alla creazione di un nuovo
disegno, cliccando su Inizia disegno, o di aprire uno
degli ultimi disegni realizzati indicati in Documenti
recenti.
Sulla sinistra a metà schermo e in fondo c’è la scritta
APPRENDI; cliccando su di essa la videata scorre
verso sinistra visualizzando i tutorial di apprendimento del software.
Cliccando sulla grande icona Inizia disegno si accede
alla così detta Scrivania (➜ Fig. 4), in cui appaiono le
varie raccolte di comandi che permettono di eseguire
un qualsiasi disegno.
In essa si trovano:
il Menu dell’applicazione, le Aree di lavoro, la Barra
del titolo, l’Infocenter, la Barra multifunzione, l’Area di disegno, la Barra di navigazione e, in basso,
le schede Layout, la Riga di comando e la Barra di
stato con gli Aiuti al disegno.
50
SEZIONE
4.2.1 Barra di titolo
In essa sono riportate:
– al centro la sigla dell’applicazione Autodesk AutoCAD 2016 e il nome del documento su cui si sta
operando (nella ➜ Fig. 4 Disegno 1.dwg).
– a destra ci sono i tre pulsanti, tipici di ogni programma, Riduci, Ingrandisci e Chiudi e poi l’area
dell’Infocenter, che contiene alcuni strumenti di
supporto tra cui la Guida in linea.
– a sinistra ci sono il pulsante con l’icona
di AutoCad, le icone degli Strumenti ad Accesso rapido
(Nuovo, Apri, Salva, Salva con nome, Stampa, Annulla e Ripeti), le Aree di lavoro, e un pulsante
con un segmentino sopra un triangolino di Personalizza barra degli strumenti Accesso rapido. La
presenza di triangolini indica la presenza di un
menù a tendina che si svolge cliccandoci sopra.
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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SEZIONE
Strumenti ad
accesso rapido Aree di lavoro
B
Infocenter
Barra multifunzione
Barra di navigazione
Area di disegno
Riga di comando
Schede di layout
Barra di stato
➜ Fig. 4
Cliccando sull’icona
si apre la tendina Menu
dell’applicazione. Esso dà accesso alle funzioni di gestione del disegno che permettono di aprire, salvare,
stampare o esportare i file relativi ai vari disegni. Inoltre c’è un elenco con i nomi degli ultimi documenti
su cui si è operato. In basso c’è il pulsante Opzioni
cliccando sul quale si apre la finestra corrispondente.
Nella parte in alto di questa finestra è riportata una
serie di pulsanti come File, Visualizza, ecc. che, una
volta premuti, danno accesso a schede che permettono di impostare il funzionamento del programma
secondo i propri desideri. Può essere utile, nella
prima fase di apprendimento del programma, cliccare su Visualizza e spuntare, nella scheda corrispondente, la voce Visualizza descrizione comandi. In
questo modo, ogniqualvolta si avvicina il puntatore a
una icona e attendendo qualche secondo, si apre una
finestra con le spiegazioni relative all’utilizzo del comando corrispondente a tale icona.
In Aree di lavoro si possono scegliere tre differenti
configurazioni e cioè: Disegno e annotazione, preposta per il disegno 2D, Elementi 3D di base, per un
veloce e sintetico accesso alle funzionalità principali
nell’ambiente tridimensionale, e Modellazione 3D
con funzionalità avanzate nell’ambiente 3D.
4.2.2 Area di disegno
È lo spazio video in cui il disegno è visualizzato e
modificato. Esso non ha dei limiti ben definiti per
cui è bene, all’inizio di ogni disegno, definire lo spazio su cui si intende operare con un rettangolo che
rappresenti il “bordo del foglio”.
A destra si trova la Barra di navigazione con alcune
icone delle quali le più interessanti sono Pan e Zoom
Estensioni. Il primo comando ci permette di spostare
il disegno a video mentre il secondo, che riporta il
triangolino indicante l’apertura a tendina, è la raccolta dei vari Zoom disponibili.
4.2.3 Riga di comando
È in fondo al video. Permette di “dialogare” col computer. È composta da una o più righe (a seconda delle
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4 • STRUMENTI ATTUALI: IL COMPUTER 51
impostazioni) e riporta sulla destra un triangolino
cliccando sul quale si apre una finestra con la cronologia degli ultimi comandi e operazioni utilizzati. La
prima scritta che appare è Digitare un comando, cioè
il programma chiede che comando si vuol utilizzare,
per procedere poi con una serie di altre indicazioni
che una volta immesse si attivano premendo il tasto
Invio.
4.2.4 Barra di stato
È la barra che si trova più in basso nel video.
Essa è divisa in due parti. A sinistra si trovano le
schede di Layout che permettono di organizzare
gli spazi carta di un disegno realizzato nello spazio Modello. A destra si trova una gruppo di icone
che permettono, cliccando su di esse, di attivare o
disattivare una serie di aiuti al disegno. Se sono attivate il disegno dell’icona che le contraddistingue
apparirà blu, se disattivate apparirà grigio. L’ultima
icona a destra, che riporta come disegno tre lineette parallele
, se attivata, svolge una tendina
in cui sono elencati tutti gli aiuti. Spuntandoli o
meno li si fanno apparire o scomparire dalla barra.
C’è la possibilità di attivare o meno alcuni di essi
schiacciando i tasti funzione: F3 per Osnap (snap
ad oggetto), F7 per Griglia, F8 per Orto, F9 per Snap
(snap griglia) e F10 per Polare.
4.2.5 Barra multifunzione
Contiene dieci gruppi di comandi: Disegna, Edita,
Annotazione, Layer, Blocco, Proprietà, Gruppi, Utilità, Appunti e Vista.
– Disegna contiene i comandi per disegnare come:
linea, arco, cerchio ecc.
– Edita contiene i comandi per intervenire con modifiche su disegni già realizzati con disegno.
– Annotazione contiene i comandi per scrivere testi
e per apporre le quote.
– Layer permette di scomporre un disegno distribuendolo su fogli sovrapposti.
– Proprietà permette di conoscere e assegnare alcune
caratteristiche ai disegni come il colore, lo spessore
delle linee ecc.
– Utilità tra le altre cose permette di misurare le lunghezze, gli angoli, le superfici e i volumi dei disegni.
Alcune icone riportano sotto o a fianco il triangolino
che, una volta cliccato, svolge una tendina contenente ulteriori comandi.
52
SEZIONE
4 3 L’uso del mouse
in AutoCad
Nel mouse i tasti hanno funzioni distinte.
Il tasto di sinistra è il tasto operativo: permette di
attivare i vari comandi, di disegnare, di spostare gli
oggetti ecc..
L’indice sul video che visualizza il suo operare è il
puntatore che può assumere principalmente cinque
forme a seconda che sia:
su cornice e icone
nell’attesa di comando
su finestra di testo
con comando inserito
a comando inserito per selezionare gli oggetti
Oltre alle funzioni già citate, il tasto di sinistra
serve anche a selezionare gli oggetti per poterli
modificare.
Per eseguire questa operazione è sufficiente cliccare sul singolo oggetto.
Quando un oggetto è selezionato, a video appare
evidenziato in blu e con alcuni quadretti, detti grip
( ➜ Fig. 5), dello stesso colore in corrispondenza
dei suoi punti caratteristici (gli estremi e il punto
medio per un segmento, il centro e i quattro punti
quadrante in una circonferenza ecc.).
Agganciando con il puntatore uno dei quadretti,
cliccandolo e trascinandolo con il tasto sinistro, è
possibile modificare l’oggetto o la sua posizione.
➜ Fig. 5
Volendo selezionare un gruppo di oggetti, si clicca
col tasto sinistro, si rilascia il tasto, e si trascina da
sinistra verso destra creando un rettangolo che comprenda tutti gli oggetti desiderati e ripremendo il
tasto. In questo caso gli oggetti, perché siano selezio-
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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SEZIONE
nati, devono essere compresi per la loro interezza nel
rettangolo (➜ Fig. 6).
➜ Fig. 6
Se invece si ottiene il rettangolo trascinando da destra verso sinistra è sufficiente che gli oggetti siano
toccati anche in un sol punto perché rimangano selezionati (➜ Fig. 7).
B
– alla richiesta di Comando, premendo INVIO si
richiama l’ultimo comando utilizzato;
– premendo INVIO, con un comando di modifica, si indica che si sono finiti gli elementi
da selezionare;
– quando è proposta un’opzione racchiusa tra < e
> basta dare INVIO per accettarla.
J La BARRA SPAZIATRICE assume la stessa funzione di INVIO quando però non si è all’interno
di un comando di testo.
J I cosiddetti tasti funzione (F1, F2, F3, …) permettono di richiamare alcuni aiuti o attivare alcuni
supporti per i disegno.
4 5 I comandi di assistenza
in AutoCad
➜ Fig. 7
C’è un ulteriore modo per selezionare ed è col “lazo”.
In questo caso si clicca col tasto e lo si mantiene premuto. Quindi lo si trascina inglobando o toccando gli
oggetti a seconda che si operi da sinistra a destra o da
destra a sinistra.
Il tasto destro può essere opportunamente impostato
in Personalizza pulsante destro del mouse nella
scheda Preferenze utente in Opzioni. Si suggerisce di
selezionare Equivale a premere Invio nel quadrante
Modalità Comando, in modo da poter operare con
maggiore velocità.
La rotellina centrale del mouse, se ruotata in avanti
o indietro, ingrandisce o rimpicciolisce l’immagine a
video, come in Zoom tempo reale, e, se tenuta premuta,
permette di spostare l’immagine a schermo come se si
trattasse di un foglio, come col comando Pan.
Cliccando con il tasto destro del mouse su una
delle icone nella barra di stato, in basso a destra
del video (ad esempio
), si apre una tendina in
fondo alla quale c’è una scritta come impostazione
griglia, impostazione Snap ad oggetto, a seconda
che si sia sull’icona di griglia o su quella di Snap
ad oggetto (si ricorda che il termine snap è usato
nel senso di afferrare). Cliccando su tale scritta si
apre la finestra di Impostazioni disegno (➜ Fig. 8)
4 4 L’uso della tastiera
in AutoCad
La tastiera ha in generale la stessa funzione che ha negli
altri programmi, serve cioè a immettere dati, a scrivere
testi e ad attivare alcuni comandi. In particolare:
J Il tasto INVIO permette di eseguire le seguenti
operazioni:
– premuto alla fine di ogni digitazione comunica
che si è terminato di scrivere e che vanno attuate le indicazioni;
➜ Fig. 8
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4 • STRUMENTI ATTUALI: IL COMPUTER 53
che contiene le schede Snap e griglia, Puntamento
polare, Snap ad oggetto, Snap ad oggetto 3D, Input
dinamico, Proprietà rapide e Selezione ciclica. Le
prime tre schede si riferiscono a comandi proposti per facilitare la realizzazione di un disegno; la
scheda Input dinamico invece permette di impostare e attivare alcune indicazioni a fianco del puntatore.
4.5.1 Comandi Snap ad oggetto
(detti anche Osnap)
Le modalità Snap ad oggetto, dette anche Osnap,
consentono di “agganciare” un punto geometricamente significativo di un oggetto, come ad esempio
gli estremi di un segmento, il suo punto medio, il
centro di una circonferenza, l’intersezione tra due
linee ecc.
Nella scheda Snap ad oggetto è possibile attivare o
disattivare i singoli snap selezionandoli spuntando
l’apposita casella a fianco del nome. Per attivare o
disattivare il comando si può cliccare sull’icona
nella Barra di stato (azzurra attivata, grigia disattivata) oppure premere il tasto funzione F3.
Quelli che seguono sono i comandi snap più comunemente usati.
Fine
4.5.2 Puntamento polare
Mediante questo comando
si può impostare un
incremento angolare che orienta le linee durante
il loro tracciamento. I valori possibili dell’Angolo
incremento vanno da 5° a 90° (➜ Fig. 9). Pertanto,
nel tracciare le linee, si possono immettere direttamente le lunghezze, orientare il mouse nella direzione voluta e dare Invio.
Ciò fa comprendere l’importanza di questo aiuto
nei disegni che normalmente hanno le linee ortogonali o inclinate di 30° o 45°. Per attivare o disattivare Puntamento Polare basta cliccare sull’icona
corrispondente nella Barra di stato oppure premere il tasto funzione F10.
Punto medio
➜ Fig. 9
Intersezione
54
Perpendicolare
Centro
Quadrante
Tangente
Vicino
SEZIONE
4.5.3 Input dinamico
Una volta attivato sull’icona
nella Barra di stato,
riporta a fianco del puntatore le indicazioni della
barra di comando e le coordinate cartesiane o polari, assolute o relative, a seconda dell’impostazione data. Alla richiesta di un secondo punto,
sono visualizzati i valori relativi alla distanza e
agli angoli che cambiano in base agli spostamenti
del cursore.
Cliccando col tasto destro sull’icona e poi sulla
scritta impostazioni input dinamico che appare, si
apre la finestra Impostazioni disegno dove, nella
scheda specifica, si possono modificare le impostazioni del comando.
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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4.6.1 Creazione dei layer
4 6 I layer in AutoCad
Il foglio di lavoro di AutoCad si può immaginare formato da tanti fogli trasparenti sovrapposti (➜ Fig. 10).
Si ha pertanto la possibilità di eseguire un disegno
distribuendo le varie componenti su layer (“fogli”)
diversi: ad esempio, le linee in vista su un layer,
quelle di costruzione su un altro, le quote su un altro
ancora e così via (➜ Fig. 10). L’utilità di questo modo
di operare sta nella possibilità di escludere dalla
vista e dalla stampa le parti che non interessano (ad
esempio a disegno concluso si può escludere il layer
delle linee di costruzione).
➜ Fig. 10
IO
GG
E
TT
RA
T
E
OT
QU
I
ON
ZI
U
TR
S
CO
Si clicca sull’icona Proprietà Layer (➜
Fig. 11 ) nel settore corrispondente ai
layer nella barra multifunzione richiamando in tal modo la finestra Gestore
proprietà layer (➜ Fig. 12).
Nella finestra è evidenziato il layer 0
che è quello di default. È creato all’av- ➜ Fig. 11
vio di ogni nuovo disegno, non si può
cancellare né rinominare ed è buona norma non disegnare su di esso. La barra delle proprietà del layer
è divisa in alcune colonne che contengono alcuni
simboli e scritte come On, Congela, Blocca che si
riferiscono al layer stesso, e Colore, Tipo di linea,
Spessore di linea, Stile di stampa che si riferiscono
al disegno che sarà eseguito sul layer.
4.6.2 Colonne riferite al layer
I
ST
VI
B
– On
: serve ad attivare e disattivare il layer.
– Congela
: ha una funzione simile al comando
precedente. La differenza rispetto a On consiste
nella rigenerazione, che in un layer congelato non
viene effettuata.
– Bloccato
: mantiene visibili gli oggetti ma ne impedisce le modifiche.
– Colonne riferite al disegno
– Colore : serve ad attribuire un colore agli oggetti
di un layer.
– Tipo linea: serve ad assegnare al layer un tipo di
linea.
– Spessore linea: modifica lo spessore di linea associato ai layer selezionati.
– Stile di stampa: modifica lo stile di stampa.
– Stampa/Non stampare: controlla se stampare o no
i layer selezionati.
➜ Fig. 12
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4 • STRUMENTI ATTUALI: IL COMPUTER 55
CAPITOLO
5
Cenni sulle norme UNI
Ci occuperemo di...
1. Tipi di linee
2. Norme per il disegno tecnico: le quote
3. Formati e piegature dei fogli
4. Riquadro delle iscrizioni e archiviazione
5 1 Tipi di linee
Per il segno esiste una norma specifica che stabilisce gli spessori e i tipi di linea da usare nel disegno tecnico.
La scelta dello spessore delle linee dipenderà dalla scala del disegno e dalla sua resa grafica in fase di stampa.
Sotto sono riportati due estratti delle tabelle contenute nella UNI ISO 128-24:2006. Una riporta gli spessori
consigliati per i vari tipi di linee (➜ Tab. 1), l’altra ne descrive le caratteristiche e la loro applicazione (➜ Tab. 2).
Gruppo
di linee
Tipo di linea
Grossezza delle linee
per linea n. (in mm)
N.
01.2
01.1 – 02.1 – 04.1
0,5a
0,5
0,25
a
0,7
0,35
0,7
01.1
01.2
a) Gruppi di linee preferibili
02.1
➜ Tab. 1 • Grossezza delle linee e gruppi di linee
(UNI ISO 128-24/2006).
C
04.1
Applicazioni
descrizione
linea continua fine
Linea continua grossa
Linea a tratti fine
Linea mista fine
a punto e tratto lungo
Linee di costruzione, linee di proiezione, linee di riferimento,
linee di misura, linee di griglia e tratteggi.
Spigoli in vista, contorni in vista e rappresentazioni
principali in diagrammi e schemi.
Spigoli nascosti e contorni nascosti.
Assi di simmetria e tracce di simmetria.
➜ Tab. 2 • Denominazioni e applicazioni dei tipi di linee (UNI ISO 128-24/2006).
linee di costruzione 01.1
linee di riferimento 01.1
O
tratteggi 01.1
linee di quota 01.1
17
37
B
23
A
Z
assi di simmetria 04.1
spigoli nascosti 02.1
contorni in vista 01.2
contorni nascosti 02.1
spigoli in vista 01.2
56
SEZIONE
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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B
5 2 Norme per il disegno tecnico: le quote
Per eseguire gli esercizi proposti nelle pagine seguenti, è necessario saper leggere le quote che li completano.
Le quote sono gli elementi, di un disegno tecnico, che indicano le dimensioni di ciò che è rappresentato.
Le loro caratteristiche saranno analizzate nel modulo 7.3, per il momento è sufficiente capirne le indicazioni.
Esse si concretizzano nella linea di quota che è una linea avente agli estremi due frecce e un numero al centro.
Tale linea è sempre parallela al segmento di cui indica le dimensioni e il numero al centro esprime la lunghezza in millimetri o, nel caso degli angoli, l’apertura angolare.
Quotatura di segmenti e di distanze (➜ Fig. 1).
19
R3
40
34
25
23
R7
19
Quotatura di raccordi (➜ Fig. 5) dove la lettera R indica raggio.
14
➜ Fig. 5
➜ Fig. 1
31
Quotatura di un totale che è suddiviso in parti uguali
tra loro (➜ Fig. 6).
fig.1
Quotatura di angoli (➜ Fig. 2).
=
=
60°
➜ Fig. 6
➜ Fig. 2
Quotatura di diametri (➜ Fig. 3), con il simbolo Ø se dal
disegno non risulta chiaro essere diametri (➜ Fig. 4).
Quotatura di oggetti rappresentati in assonometria
(➜ Fig. 7).
5
25
5
20
30
16
5
20
25
➜ Fig. 3
25
36
5
Ø24
Ø20
Ø11
fig.3
25
➜ Fig. 4
➜ Fig. 7
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5 • CENNI SULLE NORME UNI 57
5 3 Formati e piegature dei fogli
Le dimensioni dei fogli per il disegno sono fissate dalle tabelle UNI EN ISO 5457:2002. La sigla A0 designa
il formato base cui corrisponde una superficie di 1m2 da cui si ricavano gli altri formati mediante successivi
dimezzamenti fino a giungere al formato A4 che è il formato a cui normalmente ciascun foglio di formato superiore è ridotto mediante successive piegature come indicato negli esempi sottostanti.
1189
formato
dimensioni
(mm)
A0
841x1189
A1
594x841
574x811
A2
420x594
400x564
A3
297x420
277x390
210x297
841
A1
A0
180x277
A3
A2
A4
139
210
210
210
210
297
210
297
210
247
210
297
841
420
210
A0
210
A4
A3
297
A4
841
210
210
210
210
594
297
A4
SEZIONE
297
420
594
A1
58
210
210
123
297
174
B • GLI STRUMENTI PER IL DISEGNO TECNICO
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A2
A4
210
A4
zona del disegno
(mm)
disegno
821x1159
SEZIONE
B
5 4 Riquadro delle iscrizioni e archiviazione
5.4.1 La tabella
Zona principale
Zona aggiuntiva
Il riquadro delle iscrizioni o tabella è l’elemento identificativo del disegno poiché contiene le informazioni
relative alla identificazione, interpretazione e gestione del disegno. Le sue caratteristiche sono stabilite dalla
norma UNI 8187:1982. La sua posizione occupa la parte inferiore del foglio A4. La sua dimensione in larghezza
è di 190mm quando il margine dal bordo del foglio è di 10 mm, oppure è di 175 mm quando il margine sinistro
è di 25mm. È suddivisa in una zona principale, che è obbligatoria in quanto destinata a contenere le informazioni necessarie per la definizione del disegno, e in una zona aggiuntiva che è facoltativa. Le dimensioni dei
vari riquadri non è normata e dipendono dal contenuto.
Materiali e/o componenti
Altre informazioni
Modifiche e sostituzioni
Responsabilità e controllo
(data e firma)
Quote senza indicazione
di tolleranza
Simbolo metodo
Scala di proiezione
Titolo del disegno
Ragione sociale
Numero del disegno o codice
5.4.2 L’archiviazione dei disegni
Archiviare un documento significa conservarlo in
modo ordinato in appositi contenitori come cartelline, raccoglitori, armadi, cassettiere ecc.
Un esempio semplice di archiviazione è la raccolta
che un allievo fa, in un’apposita cartellina e in ordine
di realizzazione, delle tavole di disegno eseguite. Un
esempio ben più complesso lo si può trovare nell’archivio della segreteria o dell’ufficio tecnico del proprio Istituto.
Nell’archiviazione di un documento ci si imbatte in
due problemi: la catalogazione e il formato.
5.4.3 La catalogazione
Consiste nell’assegnazione di una sigla, composta
da numeri e/o lettere, che identifica il documento.
Tale sigla, come una specie di targa, permette di
rintracciare il documento nell’ambito dell’archivio.
La più elementare siglatura è data dalla numerazione
progressiva seguita, dopo una barra separatrice, dalle
ultime due cifre dell’anno in cui viene eseguita. Ad
esempio 25/98 significa: venticinquesimo documento del 1998.
I mezzi informatici hanno migliorato notevolmente
l’archiviazione, sia per il risparmio di spazio, sia per
l’organizzazione in cartelle, sia per la velocità di ricerca dei vari documenti.
Un metodo di siglatura efficace può essere il seguente: immaginiamo che sia necessario archiviare
dell’allievo Rossi (ROS) Alessandro (A) della classe
prima A (1A) per l’anno scolastico 2018 (18) il secondo (02) compito di disegno (D);
la sgla risulterà: ROS A 1A 18 D02
Riassumendo, la regola è: le prime tre lettere del cognome e la prima del nome, la classe e sezione, le
ultime due cifre dell’anno, il simbolo relativo al tipo
di documento (D= disegno, M= matematica ecc.) con
il numero d’ordine.
5.4.4 Il formato
Normalmente la gran parte dei documenti ha le dimensioni del foglio UNI A4 (210x297mm) e pertanto
i contenitori sono realizzati in base a queste misure.
A volte, però, soprattutto i disegni possono avere dimensioni maggiori, per cui si deve procedere o a riporli
in cassettiere, di dimensioni opportune, oppure alla
loro piegatura fino a ridurli alle dimensioni UNI A4,
come esemplificato nel paragrafo precedente.
CAPITOLO
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5 • CENNI SULLE NORME UNI 59
SEZIONE
C geometriche
Le costruzioni
Che forza,
il grafene!
Directa-plus, fondata
nel 2oo5 a Lomazzo
in provincia di Como, è
un’azienda che ha attirato
recentemente molti capitali
internazionali sul grafene
made-in-Italy. Questo
innovativo materiale, dalle
proprietà meccaniche
straordinarie, è formato da
atomi di carbonio legati fra
loro in una rete regolare a
maglie esagonali.
La rete di atomi di carbonio
può contenere anche maglie
pentagonali, oltre a quelle
esagonali, assumendo una
forma che può ricordare
quella di un pallone
da calcio.
Strutture di questo
tipo si chiamano
fullereni.
Il fullerene C20
è fatto solo di
12 pentagoni
regolari.
Il penta-grafene
Immaginiamo ora che gli atomi di carbonio
assumano una struttura come quella rappresentata
nell’immagine qui sopra: monodimensionale,
come il grafene, ma fatta solamente di pentagoni.
Un recente studio condotto da ricercatori
cinesi e statunitensi ha teorizzato le proprietà
del materiale che ne deriverebbe, chiamandolo
penta-grafene.
Proprietà davvero straordinarie: la medesima
durezza del grafene ma una più elevata resistenza
al calore, oltre a caratteristiche permanenti di
semiconduttore e la capacità di espandersi, sotto trazione,
in tutte le direzioni. Tutto ciò permette di immaginarne applicazioni
vantaggiose nella meccanica e nell’informatica.
60
© Casa Editrice G. Principato SpA
in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Enti geometrici primitivi:
punto, retta, piano
● Figure geometriche
● Gli elementi di un poligono
● Triangoli: classificazione,
elementi, punti notevoli
● Quadrilateri
● Circonferenza, cerchio, raccordi
circolari
● Curve policentriche, cicliche
e meccaniche
● Coniche
● Metodi per la riproduzione
dei disegni
● Scale di riduzione
e di ingrandimento
●
Conoscere i termini
e le definizioni geometrici
fondamentali per il disegno.
Eseguire costruzioni
di rette e angoli
● Eseguire costruzione di poligoni
● Eseguire costruzioni di
circonferenze, tangenti e raccordi
● Eseguire costruzioni di curve
policentriche e cicliche
● Eseguire costruzioni di coniche
●
●
Saper cogliere la struttura
geometrica di una figura
● Saper distinguere tra enti
e figure geometriche
● Descrivere le caratteristiche
dei diversi poligoni
● Essere in grado di seguire le
indicazioni per realizzare disegni
tecnici corretti
● Utilizzare le procedure apprese
per riprodurre disegni complessi
di oggetti reali
A caccia di forme
semplici e note
La rappresentazione di un oggetto può essere
complessa, ma risulta molto semplificata se riusciamo
a ricondurla a una somma di forme semplici e note, di cui
conosciamo le caratteristiche, come le misure degli angoli o, più
in generale, le proprietà geometriche. Questo metodo permette
di sfruttare le forme geometriche sia per rappresentare
l’esistente sia per progettare ciò che si vuole costruire.
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
R56
0
R2
R1
1
VIDEO
3
▶
16
12
10
▶
8
R2
29
30
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
CAPITOLO
6
Costruzioni
piane fondamentali
Ci occuperemo di...
1. Punto, retta, piano, angolo
2. Costruzioni di rette e angoli
3. I poligoni
4. Costruzioni di poligoni
5. La circonferenza e i raccordi circolari
6. Costruzioni di circonferenze, tangenti e raccordi
7. Le curve policentriche e le curve cicliche
8. Costruzioni di curve policentriche e cicliche
9. Le coniche
10. Costruzioni di coniche
11. Metodi per la riproduzione dei disegni
12. Scale di riduzione e di ingrandimento
6 1 Punto, retta, piano, angolo
La geometria permette di disegnare figure anche complesse utilizzando gli elementi fondamentali, gli enti
primitivi, ovvero punti, rette e piani. Con questi mattoni è possibile costruire tutto l’edificio della costruzione grafica. Una figura geometrica è un qualunque
insieme di punti.
Video tutorial
Due rette incidenti sono perpendicolari quando formano quattro angoli congruenti che, essendo la loro
la misura la quarta parte dell’angolo giro, risultano
essere di 90°.
P
J Punto
Il punto è un ente geometrico privo di dimensioni
che indica una posizione univoca nello spazio o nel
piano. Ad esempio, l’intersezione tra due rette su un
piano determina un punto. Il punto si indica con una
lettera maiuscola.
Due rette, nello stesso piano, sono parallele quando
non hanno alcun punto in comune, sono coincidenti
quando hanno tutti i punti in comune.
r
J Retta
La retta è un ente geometrico che indica in modo univoco una direzione nello spazio o nel piano.
La retta si indica con una lettera minuscola.
r
Due rette possono assumere diverse posizioni reciproche nel piano. Due rette distinte sono incidenti
quando hanno un punto in comune.
t
J Semiretta
Data una retta e fissato su di essa un punto O, formano
una semiretta il punto stesso e tutti i punti che lo precedono, o lo seguono. Il punto O è detto origine della
semiretta. Una semiretta è il prolungamento dell’altra.
r
O
segmento
J Segmento
P
Data una retta e fissati su di essa due punti A e B, formano un segmento i punti A e B e tutti i punti compresi tra essi. A e B sono gli estremi del segmento.
A
62
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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B
SEZIONE
J Linea
La linea è una figura geometrica costituita da punti
successivi, ha come unica dimensione la lunghezza.
spezzata
o poligonale
curva
C
Gli angoli, a seconda della loro ampiezza, si distinguono in:
angolo giro
angolo retto
angolo ottuso
angolo piatto
angolo acuto
mista
a
a≡b
giro
V
aperta
semplice
semplice
b
V
b
piatto
V
ottuso
b
aperta
intrecciata
b
chiusa
semplice
semplice
a
V
a
a
V
retto
acuto
Due angoli possono assumere diverse posizioni reciproche nel piano.
Due angoli sono consecutivi quando hanno in comune il vertice e un lato.
chiusa
intrecciata a
J Piano
Il piano è un ente geometrico fondamentale. Due rette
determinano univocamente un piano nello spazio.
Il piano viene indicato con le lettere greche minuscole. Fissata una retta r su un piano p si dice semipiano di origine r ciascuna delle due parti di piano a
e b in cui la retta lo divide.
b
a
V
Due angoli sono adiacenti quando sono consecutivi e
un lato dell’uno è il prolungamento dell’altro.
a
b
r
a
iani
emip
ei s
ine d
V
orig
Due angoli sono opposti al vertice quando i lati
Due angoli sono opposti al vertice quando i lati
dell’uno sono i prolungamenti di quelli dell’altro.
b
g
L’angolo
J Angolo
L’angolo è la parte di piano delimitata da due semirette aventi l’origine in comune. Le semirette sono i
lati dell’angolo e l’origine è il vertice dell’angolo. Gli
angoli si indicano con le lettere greche minuscole.
L’angolo è convesso (a) quando non contiene i prolungamenti dei suoi lati, concavo (b) quando li contiene.
b
V
a
V
d
b
J Bisettrice
La bisettrice di un angolo è la semiretta che ha origine nel vertice e divide in parti congruenti l’angolo.
a
V
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 63
6 2 Costruzioni di rette e angoli
PASSO PASSO
Video tutorial
6.2.1 Asse di un segmento
1 Consideriamo il segmento AB.
2 Aperto il compasso con misura
3 La retta passante per H e K è
R a piacere, superiore alla metà di
AB, puntiamo in A e B e tracciamo
quattro archetti che si incrociano
in H e in K.
l’asse cercato.
H
A
B
B
A
A
B
B
R
R
A
R
R
H
K
K
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 30/60 con AB e falla scorrere verso il basso. b Appoggia la squadra 45 sulla squadra
30/60 allineata all’estremo A e traccia una linea a 45°. c Ripeti l’operazione in B determinando H. d Traccia
la perpendicolare per H.
H
A
B
A
a
A
B B
A
b
PASSO PASSO
H
B
A
c
d
Video tutorial
6.2.2 Perpendicolare a una retta per un suo punto
1 Dati la retta s e il punto P puntiamo in P con apertura a piacere
e tracciamo una semicirconferenza che interseca la retta s nei
punti A e B.
2 Con apertura a piacere, ma con
R maggiore di AP, puntiamo in A
e in B e tracciamo due archetti la
cui intersezione è il punto H.
3 La retta passante per H e P è la
perpendicolare cercata.
H
H
A
64
SEZIONE
B
P
B
s
A
P
B
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
© Casa Editrice G. Principato SpA
s
A
P
B
s
SEZIONE
C
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 45 con s. b Appoggia la squadra 30/60 sulla squadra 45. c Fai scorrere la squadra
45 fino ad allinearla a P. d Traccia la perpendicolare per P.
s
P
a
s
P
s
P
b
P
c
s
d
6.2.3 Perpendicolare a una retta per un punto esterno a essa
PASSO PASSO
1 Consideriamo la retta s e il
punto P.
2 Puntiamo in P con apertura a
piacere e tracciamo un arco che interseca la retta nei punti A e B. Poi
puntiamo in A e in B e tracciamo
due archetti la cui intersezione è il
punto H.
P
3 La retta passante per H e P è la
perpendicolare cercata.
P
P
s
A
B
A
s
B
s
A
B
H
H
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 45 a s. b Appoggia la squadra 30/60. c Fai scorrere la squadra 45 fino ad allinearla a P.
d Traccia la perpendicolare per P.
P
P
s
a
P
s
b
P
s
c
d
CAPITOLO
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s
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 65
PASSO PASSO
6.2.4 Perpendicolare a un segmento in un estremo
1 Consideriamo il segmento AB
e apriamo il compasso con apertura a piacere R che rimarrà fissa
per tutta la costruzione.
2 Puntiamo in A e tracciamo
un arco che interseca il segmento
nel punto C. Puntiamo in C e
tracciamo un arco che interseca il
primo arco nel punto D.
3 Puntiamo in D e tracciamo un
arco che interseca in E il secondo
arco; quindi puntiamo in E e tracciamo un arco che interseca in F
il terzo arco. La retta passante per
A ed F è la perpendicolare cercata.
F
R
D
D
E
R
R
R
A
A
B
B
A
A
B
C
C
B
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 45 ad AB. b Appoggia la squadra 30/60. c Fai scorrere la squadra 45 fino ad allinearla ad A. d Traccia la perpendicolare per A.
A
a
B
A
B
b
PASSO PASSO
A
B
c
d
Video tutorial
6.2.5 Parallela a una retta a distanza d
1 Consideriamo la retta s e la distanza d.
B
A
B
2 Per due punti A e B di s presi
a piacere tracciamo le perpendicolari alla retta.
3 Riportiamo sulle perpendicolari la distanza d e determiniamo
i punti H e K. Tracciando la retta
passante per H e K otteniamo la
parallela cercata.
H
d
d
s
SEZIONE
d
s
A
66
K
B
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
© Casa Editrice G. Principato SpA
s
A
B
SEZIONE
C
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 45 con s e falla scorrere verso il basso. b Appoggia la squadra 30/60, traccia una
verticale e riporta la distanza d. c Allinea la squadra 45 a s. d Fai scorrere la squadra 45 fino all’estremità
di d e traccia la parallela.
d
s
s
s
s
a
b
c
d
6.2.6 Parallela a una retta per un punto esterno a essa
PASSO PASSO
1 Consideriamo la retta s e il
2 Scegliamo a piacere su s un
3 Riportiamo sulla perpendico-
punto P. Tracciamo da P la perpendicolare a s e determiniamo il
punto H.
punto Q e tracciamo per esso la
perpendicolare alla retta.
lare in Q la distanza PH e determiniamo il punto K. Tracciando la
retta passante per P e K si ottiene
la parallela cercata.
P
P
K
t
PH
P
H
Q
Q
H
s
s
Q
H
s
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 45 con s. b Appoggia la squadra 30/60 alla squadra 45. c Fai scorrere la squadra
45 fino a P e traccia la parallela.
P
s
s
s
a
P
P
b
c
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 67
PASSO PASSO
Video tutorial
6.2.7 Costruzione di un angolo congruente a un angolo dato
1 Consideriamo un angolo a.
3 Fissiamo poi a piacere il punto
V' fuori dall’angolo a e da esso
tracciamo la retta s'.
t
V'
s'
a
s
Puntando il compasso in V
2 Puntando il compasso in V
con apertura R', scelta a piacere,
tracciamo un arco che determina
sui lati dell’angolo i punti A e B.
5 Rileviamo col compasso la distanza R" tra A e B e puntando in
A' la riportiamo sull’arco tracciato
precedentemente determinando
il punto B'. Tracciando da V' una
linea passante per B' otteniamo
l’angolo cercato di ampiezza a.
4 Puntando il compasso in V'
con apertura R', tracciamo un arco
che determina su s' il punto A'.
t'
B'
t
B
R'
R"
V'
V'
R'
a
s'
V
s'
A'
s
A'
A
PASSO PASSO
6.2.8 Somma di due angoli a e b
1 Consideriamo gli angoli a e b.
3 Fissiamo poi a piacere il punto
V e da esso tracciamo la retta s.
V
a
s
V’
V”
b
5 Rileviamo ora col compasso le
distanze R' tra A e B e R" tra C e
D e le riportiamo in successione
sull’arco tracciato precedentemente, determinando il punto D'.
Tracciando da V la retta passante
per D' otteniamo l’angolo cercato
a  b.
D
a
2 Puntando il compasso in V' e
V", con apertura R, scelta a piacere, tracciamo due archi che determinano sui lati degli angoli i
punti A, B, C e D.
R
4 Puntando quindi il compasso
in V sempre con apertura R, tracciamo un arco che interseca s nel
punto A'.
R'
V’
C
B
V”
R
b
R"
A
D
a
R
V’
R
V
D'
C
B
V”
R
A'
SEZIONE
R'
a+ b
V
b
R"
A
68
s
A'
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
© Casa Editrice G. Principato SpA
s
SEZIONE
Video tutorial
6.2.9 Divisione di un segmento in nove parti congruenti
PASSO PASSO
C
1 Dato il segmento AB, tracciamo da A o da B una retta inclinata con un angolo a piacere
e, scelta una misura a piacere, la
riportiamo su tale linea, partendo
da A, per nove volte consecutive.
2 Congiungiamo l’estremo B
con 9.
3 Con le squadrette tracciamo
per i punti 8, 7, 6 e così via le parallele a B9 fino a intersecare AB,
che risulta così suddiviso in nove
parti congruenti.
B
B
B
8
4
A
1
2
5
6
9
4
3
PASSO PASSO
9
8
7
A
1
2
5
6
9
8
7
4
3
A
1
2
5
6
7
3
6.2.10 Trisezione dell’angolo retto
1 Sia tVs l’angolo retto da divi-
dere in tre parti congruenti.
Puntiamo col compasso in V
con apertura a piacere e tracciamo
un arco che intersechi s e t, determinando i punti A e B.
2
3 Puntiamo col compasso in A e
in B con la stessa apertura e tracciamo due archi che intersecano
s e t, determinando i punti H e K.
Congiungendo V con H e K si ottengono gli angoli cercati.
t
B
t
t
B
K
H
V
s
s
V
A
A
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
s
V
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 69
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 45 con s e falla scorrere verso il basso. b Appoggia la squadra 30/60 alla squadra 45 con
l’angolo di 30° allineato ad A e traccia un segmento. c Allinea ad A l’angolo di 60° e traccia l’altro segmento.
t
t
s
A
a
s
A
s
A
b
c
Video tutorial
6.2.11 Bisettrice di un angolo
PASSO PASSO
1
t
Consideriamo l’angolo tVs.
Puntiamo in V con apertura
a piacere e tracciamo un arco che
interseca s in A e t in B.
2
t
Puntiamo in A e in B con
apertura superiore alla metà di
AB e tracciamo due archetti che,
intersecandosi, determinano il
punto T. Congiungendo V con T
otteniamo la bisettrice cercata.
3
t
t
T
B
B
s
s
s
A
A
V
V
PASSO PASSO
V
V
V
V
V
Video tutorial
6.2.12 Bisettrice di un angolo col vertice inaccessibile
1 Consideriamo le due rette s e t
che si intersecano fuori dal foglio.
2 Scelti su di esse due punti P e
Q, tracciamo il segmento PQ che
individua quattro angoli: a, b, d, e.
3 Tracciamo le bisettrici dei
quattro angoli che, intersecandosi
a due a due, determinano i punti
A e B. La retta passante per A e B
è la bisettrice cercata.
t
t
t
P
P
a
e
e
a
B
A
s
d
b
Q
70
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
© Casa Editrice G. Principato SpA
s
d
b
Q
s
C
SEZIONE
6 3 I poligoni
Video tutorial
Un poligono è la parte di piano delimitata da una spezzata chiusa.
Gli elementi che lo caratterizzano
Un poligono è convesso se il segsono i lati, gli angoli e i vertici
mento che ha per estremi due
presenti sempre in ugual numero.
qualsiasi dei suoi punti apparB
tiene interamente al poligono.
Un poligono è concavo se esistono almeno due punti tali che
il segmento che li unisce non appartiene interamente al poligono.
b
C
g
C
A
A
a
D
B
d
D
e
E
J Altri elementi di un poligono
L’angolo interno di un poligono è
ciascun angolo (convesso) che ha
vertice in un vertice del poligono
e per lati le semirette dei lati del
poligono uscenti da quel vertice.
L’angolo esterno di un poligono è
ciascun angolo adiacente a un angolo interno; a ogni vertice si possono associare due angoli esterni
che sono congruenti perché opposti al vertice.
B
B
La diagonale di un poligono è un
segmento che unisce due vertici
non consecutivi. La corda è un
segmento che unisce due punti
qualsiasi del contorno del poligono che non appartengono allo
stesso lato.
w
B
w
C
C
C
co
A
a
A
a
rd
A
diagonale
b
D
D
E
D
E
E
J Poligoni regolari
Un poligono convesso è regolare
quando è equilatero (cioè ha tutti
i lati congruenti) ed equiangolo
(cioè ha tutti gli angoli congruenti).
Di ogni poligono regolare si possono tracciare la circonferenza
circoscritta (passante per i suoi
vertici) e quella inscritta (tangente
ai suoi lati). Il segmento a che dal
centro del poligono cade perpendicolarmente al lato è l’apotema.
E
E
a
F
I poligoni regolari si possono suddividere in tanti triangoli isosceli
(nell’esagono sono equilateri)
quanti sono i lati che sono la loro
base e il loro vertice è il centro
del poligono.
D
a
E
D
F
D
F
a
O
a
a
G
C
a
A
O
a
G
C
G
C
a
B
A
A
B
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
B
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 71
Video tutorial
J Triangoli
Un triangolo è un poligono convesso di tre lati. Esso è caratterizzato da due proprietà fondamentali: la somma
degli angoli interni è un angolo piatto e ogni lato è minore della somma degli altri due.
J Classificazione dei triangoli rispetto ai lati
Un triangolo è scaleno se ha tutti
i lati non congruenti.
Un triangolo è isoscele se ha due
lati congruenti.
Un triangolo è equilatero se ha i
tre lati congruenti.
C
C
C
A
B
A
A
B
B
J Classificazione dei triangoli rispetto agli angoli
Un triangolo è acutangolo se ha
tre angoli acuti.
C
C
Un triangolo è rettangolo se ha un
angolo retto.
C
C
A
B
C
C
A
A
Un triangolo è ottusangolo se ha
un angolo ottuso.
C
A
B
A
B
Elementi del triangolo
J Elementi del triangolo
La mediana relativa a un lato è
il segmento che unisce il punto
medio M del lato con il vertice
opposto.
La bisettrice relativa a un angolo
è il segmento che divide in due
parti congruenti l’angolo.
opposto.
C
L’altezza relativa a un lato è il
segmento di perpendicolare abbassato dal vertice opposto sulla
retta del lato. L’asse di un lato è
la perpendicolare condotta per il
suo punto medio.
C
C
T
m
bise
ia
ed
B
M
alt
ttric
na
A
ez
za
H
e
B
A
B
A
J Punti notevoli di un triangolo
Il baricentro G è il punto
di incontro delle mediane.
L’incentro O è il punto di
incontro delle bisettrici
e centro della circonferenza inscritta.
E
E
Il circocentro O è il punto L’ortocentro O è il punto
di incontro
altezze.
di incontro degli assi dei incontro
delle delle
altezze
lati e centro della circonO
ferenza circoscritta.
E
E
G
O
A
72
D
SEZIONE
A
D
A
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
© Casa Editrice G. Principato SpA
O
DD AA
D
C
SEZIONE
J Quadrilateri
Un quadrilatero è un poligono convesso di quattro lati.
J Trapezi
Un trapezio è un quadrilatero che ha due lati paralleli.
Un trapezio è scaleno se i due lati
obliqui non sono congruenti.
Un trapezio è isoscele se ha i due
lati obliqui congruenti.
C
D
D
A
B
Un trapezio è rettangolo se uno
dei due lati è perpendicolare alle
basi.
C
D
C
A
B
A
B
J Parallelogrammi
Un parallelogramma è un quadrilatero che ha i lati opposti paralleli.
In un parallelogramma gli angoli
opposti sono a due a due congruenti.
In un parallelogramma le diagonali si tagliano vicendevolmente
a metà.
D
C
C
Il rombo è un parallelogramma
con tutti i lati congruenti.
Nel rombo le diagonali sono fra
loro perpendicolari e bisettrici
degli angoli opposti.
D
D
C
A
B
A
B
A
Il rettangolo è un parallelogramma con tutti gli angoli congruenti.
Nel rettangolo le diagonali sono
congruenti.
B
Il quadrato è un parallelogramma
che ha tutti i lati congruenti e gli
angoli congruenti.
Nel quadrato le diagonali sono
congruenti, sono tra loro perpendicolari e sono bisettrici degli angoli.
C
D
C
D
C
D
A
B
A
B
A
B
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 73
6 4 Costruzioni di poligoni
6.4.1 Triangolo dati i lati
PASSO PASSO
1 Consideriamo tre segmenti
che rappresentano i lati.
2 Riportiamo ad esempio AB.
Puntiamo il compasso in A con
apertura AC e in B con apertura
BC e tracciamo due archetti la cui
intersezione è C.
3 Tracciando i segmenti AC e BC
otteniamo il triangolo cercato.
C
B
C
A
BC
AC
C
C
A
A
B
A
B
B
6.4.2 Triangolo dati un lato e gli angoli adiacenti a esso
PASSO PASSO
1 Consideriamo AB e gli angoli
2 Tracciato AB, costruiamo nel
a e b a esso adiacenti.
suo estremo A l’angolo a.
A
Costruiamo nell’estremo B
l’angolo b. Le semirette che delimitano a e b si intersecano in C,
terzo vertice dell’angolo.
3
C
B
A
B
PASSO PASSO
A
B
A
B
6.4.3 Triangolo dati due lati e l’angolo compreso tra essi
1 Consideriamo AB e AC e l’angolo a tra essi compreso.
2 Tracciato AB, costruiamo nel
suo estremo A l’angolo a.
3 Riportiamo col compasso la
misura di AC sulla semiretta che
delimita l’angolo a, determinando
così il punto C, terzo vertice del
triangolo.
C
Q
A
A
74
P
Q
B
SEZIONE
A
Q
C
A
P
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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A
P
B
SEZIONE
PASSO PASSO
C
6.4.4 Triangolo isoscele date la base e l’altezza
1 Consideriamo la base AB e
l’altezza h del triangolo isoscele.
2 Tracciamo l’asse di AB determinando il punto medio H. Riportiamo sull’asse, puntando in
H, l’altezza HC determinando C,
terzo vertice del triangolo.
3 Tracciamo i segmenti AC e BC
e otteniamo il triangolo cercato.
C
C
C
H
HH
A A
PASSO PASSO
B B
AA
HH
A
BB
B
6.4.5 Triangolo equilatero inscritto in una circonferenza di raggio R
1 Consideriamo la circonferenza
2 Puntiamo col compasso in Z
3 Congiungendo A, B e C otte-
di raggio R e centro O. Tracciamo
il diametro verticale CZ.
con apertura pari al raggio R e
tracciamo un arco che intersechi
la circonferenza in A e B.
niamo il triangolo equilatero cercato.
C
C
C
O
O
O
B
A
Z
Z
Z
CAPITOLO
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B
A
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 75
PASSO PASSO
6.4.6 Quadrato dato il lato
1 Consideriamo il lato del quadrato.
2 Tracciamo le perpendicolari
al lato per gli estremi A e B e riportiamo su di esse le misure del
lato, determinando i vertici C e D.
BB
B
BB
A
C
D
C
D
A
3 Tracciando DC completiamo la
costruzione del quadrato.
B
B
A
con le SQUADRE
a Allinea la squadra 30/60 con AB e falla scorrere verso il basso. b Appoggia la squadra 45 sulla squadra
30/60 allineata all’estremo A e traccia una verticale di lunghezza pari ad AB determinando D. c Ripeti l’operazione
in ad
B. AB,
la squadra
AB, falla
fino
ad allinearla
d Allinea
Sq.45
falla scorrere
fino 45
ad ad
allinearla
a Dscorrere
e traccia
il segmento
DC. a D e traccia il segmento DC.
D
A
B
a
A
B
b
PASSO PASSO
D
C
A
B
D
A
B
c
d
6.4.7 Quadrato data la diagonale
1 Data la diagonale d, tracciamo
2 Tracciamo la bisettrice dell’an-
3 Con l’aiuto delle squadrette
una retta e per un suo punto A
preso a piacere costruiamo la perpendicolare.
golo in A e riportiamo su di essa,
partendo da A, la diagonale d determinando il vertice C.
tracciamo da C le parallele all’orizzontale e alla verticale determinando i vertici B e D.
C
D
C
A
B
d
A
76
SEZIONE
A
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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C
SEZIONE
6.4.8 Rettangolo date la base e la diagonale
PASSO PASSO
1 Consideriamo AB e costruiamo le perpendicolari nei suoi
estremi A e B.
2 Puntiamo col compasso in A
con apertura AC e in B con apertura BC e tracciamo due archetti
che si intersecano nei punti C e D.
D
3 Tracciando i segmenti BC, CD
e DA otteniamo il rettangolo cercato.
C
D
C
O
A
A
B
A
B
B
Problema
Problema
21:21:Costruire
Costruire
un un
rombo
rombo
dati
dati
gli gli
assi.
assi.
PASSO PASSO 6.4.9 Rombo date le diagonali
1 Consideriamo le due diagonali
AB (maggiore) e DC (minore).
2 Costruiamo l’asse di AB e deter-
3 Congiungendo i quattro vertici
miniamo il punto medio O di AB.
Riportiamo sull’asse, simmetricamente rispetto ad O la metà di DC
e individuiamo
C ea D.
esso
simmetricamente
O la metà
D
A, B, C e D otteniamo il rombo.
di DC.
D
D
A
A
C
B
AB
B
O
A
O
C
B
C
6.4.10 Parallelogramma dati i lati e l’angolo compreso tra essi
PASSO PASSO
1 Consideriamo AB e AC e l’an-
3 Riportiamo sulla semiretta s la
4 Tracciamo CD e BD comple-
golo
tra essi compreso.
loroacompreso.
misura di AC. Puntando poi in C
con misura AB e in B con misura
AC tracciamo due archetti determinando D.
tando così la costruzione.
A
A
Q
C
B
P
A
Tracciato AB, si costruisca nel suo
2 Tracciato AB, costruiamo nel
acciato AB, si costruisca nel suo
suo estremo
avente
estremoAA l’angolo
l’angolo α aavente
come
come altro lato la semiretta s.
D
C
D
C
s
s
Q
Q
A
P
Q
B
A
P
B
A
CAPITOLO
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B
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 77
6.4.11 Parallelogramma dati i lati e una diagonale
PASSO PASSO
1 Consideriamo i lati l' e l" e la
diagonale d.
2 Tracciato il segmento AB pari
a l' puntiamo col compasso in A
con apertura d e in B con apertura
BC e tracciamo due archetti che si
intersecano in C.
3 Puntiamo in C con apertura l'
e in A con apertura l" e tracciamo
due archetti che determinano D.
Tracciando i segmenti AD e CD
otteniamo il parallelogramma.
C
C
D
d
l”
l’
PASSO PASSO
A
B
A
B
A
B
6.4.12 Trapezio scaleno date le basi, l’altezza e una diagonale
1 Consideriamo le basi AB e CD,
2 Tracciato AB, costruiamo la
3 Puntando in C riportiamo CD
l’altezza h e la diagonale d.
parallela ad AB alla distanza h,
quindi puntiamo in A con apertura d e tracciamo un arco che incontra la parallela in C.
sulla parallela. Congiungendo tra
loro i vertici otteniamo il trapezio.
C
D
C
h
C
d
h
d
D
A
A
B
PASSO PASSO
B
A
B
6.4.13 Trapezio isoscele date le basi e l’altezza
1 Consideriamo le basi AB e CD
2 Tracciamo l’asse di AB e ripor-
3 Puntando in K riportiamo sulla
e l’altezza h.
tiamo su di esso l’altezza h, determinando K. Tracciamo per K la
parallela ad AB.
parallela, da entrambe le parti, la
metà di CD. Congiungendo tra
loro i vertici otteniamo il trapezio.
D
K
K
C
h
h
D
C
A
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SEZIONE
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A
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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A
B
SEZIONE
C
6.4.14 Poligono regolare dato il lato
PASSO PASSO
La costruzione approssimata è valida per qualsiasi poligono regolare di n lati; vediamo la costruzione per
poligoni regolari da 5 a 8 lati.
1 Consideriamo il lato AB e costruiamone l’asse.
Puntiamo in B con raggio BA e tracciamo un arco
fino a intersecare l’asse in O6. Tracciamo AO6 (lato
dell’esagono) e suddividiamolo in sei parti uguali di
misura u. Puntato poi in O6 con apertura u tracciamo
un arco che interseca l’asse in O5 e O7, centri rispettivamente del pentagono e dell’ettagono. Aprendo poi
il compasso con apertura 2u tracciamo un arco che
determina O8 centro dell’ottagono.
2 Puntando il compasso in O5, O6, O7, O8 con aperture AO5, AO6, AO7, AO8 tracciamo le circonferenze
su cui riportare, partendo da A o da B, le misure dei
lati, determinando così i vertici dei poligoni.
O8
O8
O7
O7
O6
O6
u
u O5
u O5
u
u
u
u
u
u
u
u
u
B
A
B
A
Problema 27: Costruire un poligono regolare inscritto in una circonferenza da
PASSO PASSO 6.4.15 Poligono regolare inscritto in una circonferenza data
La costruzione approssimata è valida per qualsiasi poligono di n lati; vediamo la costruzione di un ettagono regolare.
1 Tracciamo in verticale il diametro AH della cir-
2 Congiungiamo S e T con i numeri pari della sud-
conferenza e dividiamolo in un numero di parti
uguale al numero dei lati (in questo caso sette). Puntiamo in A e H con apertura pari al diametro e tracciamo due archi che si intersecano in S e T.
divisione di AH e prolunghiamo i segmenti fino a
incontrare la circonferenza: si individuano così i
vertici dell’ettagono. Questa costruzione è valida per
ogni poligono e, se vogliamo ottenerlo con il lato inferiore orizzontale, congiungiamo i punti S e T con
i numeri pari se il numero di lati è dispari e con i
dispari se il numero di lati è pari.
d
A
A
1
1
B
2
2
3
3
O
S
4
5
G
T
O
S
4
C
F
T
5
6
6
H
D
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H
E
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 79
6.4.16 Pentagono regolare dato il lato
PASSO PASSO
1 Tracciamo AB e il suo asse,
con archi di raggio pari alla sua
lunghezza, determinando H. Innalziamo da A la perpendicolare
ad AB a determinare F.
2 Tracciamo due archi: uno da
F in G sul prolungamento di AB
puntando in H, l’altro, da G, puntando in B a determinare C, sul
prolungamento dell’arco BP, D
sull’asse di AB.
3 Tracciamo quindi un arco di
centro D e apertura AB a intersecare il prolungamento dell’arco
AP in E quinto vertice del pentagono. Tracciando DE e BE si completa la costruzione.
D
C
P
F
D
C
P
F
P
F
E
O
A
A
H
A
G
B
H
B
A
A
G
B
B
H
B
PASSO PASSO
6.4.17 Ettagono regolare dato il lato
1 Tracciamo AB e sul suo prolungamento BH pari alla sua misura; tracciamo poi un arco di
centro A e apertura AH a intersecare in K la perpendicolare in B.
2 Costruiamo la bisettrice
dell’angolo KAH, che interseca la
perpendicolare in B nel punto L.
3 Tracciamo due archetti con centro in A e B e apertura AL a determinare O e centrando in esso tracciamo
la circonferenza circoscritta su cui
riportare la lunghezza del lato.
E
F
K
K
l
D
K
I
I
O
C
G
L
L
A
PASSO PASSO
B
BA
A
H
H
H
A
B
6.4.18 Pentagono regolare data la circonferenza
1 Tracciamo: il diametro MN,
2 Tracciamo HK che determina
quello AF perpendicolare a MN
quindi, con centro in N e raggio
NO un arco a intersecare la circonferenza in H e K.
P su MN. Con raggio PA e centro
in P tracciamo un arco a determinare Q.
A
A
H
Con apertura AQ e centro
prima in A, tracciamo due archetti
a determinare B ed E, quindi in B
ed E a determinare C e D. Trovati
i vertici tracciamo il pentagono.
3
A
H
H
B
M
O
F
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SEZIONE
H
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K
M
O
Q
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C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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N
M
E
O
Q
C
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F
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K
N
SEZIONE
6.4.19 Suddivisione di una circonferenza
in sei parti uguali e disegno
di un esagono regolare
1 Consideriamo un segmento AD di lunghezza d pari al
diametro. Individuiamo il punto medio O del diametro e
tracciamo la circonferenza.
C
Video tutorial
F
E
O
A
D
2 Centrando in A e D con apertura del compasso pari al
raggio AO, tracciamo due archi che incontrano la circonferenza in B, F, E, C, che assieme ad A e D rappresentano
la suddivisione della circonferenza in sei parti uguali e i
vertici dell’esagono.
B
3 Completiamo la costruzione tracciando i lati.
6.4.20 Suddivisione di una circonferenza
in otto parti uguali e disegno
di un ottagono regolare
C
G
H
1 Consideriamo un segmento AE di lunghezza d pari al
diametro. Tracciamo l’asse di AE determinando il centro
O e disegniamo la circonferenza. Essa intercetta l’asse in
C e G.
F
O
A
2 Tracciamo le bisettrici degli angoli GOE e GOA, che
intersecano al circonferenza nei punti B, D, F, H che con A,
C, E, G rappresentano la suddivisione della circonferenza
in otto parti uguali e i vertici dell’ottagono.
B
D
3 Completiamo la costruzione tracciando i lati.
C
6.4.21 Suddivisione di una circonferenza
in dodici parti uguali e disegno
di un dodecagono regolare
1 Consideriamo un segmento AG di lunghezza d pari al
diametro. Tracciamo l’asse di AG determinando il centro
O e disegniamo la circonferenza. Essa intercetta l’asse in
L e D.
E
L
M
I
H
N
O
A
G
2 Centrando in A, D, G, L con apertura OA tracciamo
quattro archi che intercettano la circonferenza in B, C, E,
F, H, I, M, N, che con A, D, G, L rappresentano la suddivisione della circonferenza in dodici parti uguali e i vertici
del dodecagono.
B
F
C
3 Completiamo la costruzione tracciando i lati.
D
CAPITOLO
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E
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 81
Video tutorial
6.4.22 Esagono regolare dato il lato
D
E
1 Tracciamo il lato AB; puntiamo in A e in B con apertura
AB e tracciamo due archi che si intersecano in O, centro
della circonferenza circoscritta all’esagono.
2 Puntiamo in O con apertura OA e tracciamo la circonferenza che interseca gli archi tracciati precedentemente
in C e in F vertici dell’esagono. Puntiamo in C e in F con
apertura AB e tracciamo due archetti che determinano sulla
circonferenza gli ultimi due vertici D ed E.
O
F
3 Completiamo la costruzione tracciando i lati.
C
A
B
E
F
6.4.23 Ottagono regolare dato il lato
1 Tracciamo il lato AB e costruiamo l’asse che interseca
in T il lato. Puntando in T con apertura TA tracciamo un
arco che interseca l’asse nel punto S. Puntiamo in S con
apertura SA e tracciamo un arco che determina sull’asse
il punto O, centro della circonferenza circoscritta all’ottagono.
2 Tracciamo la circonferenza e col compasso, partendo da
D
G
O
C
H
S
A o da B riportiamo su di essa in successione la misura del
lato determinando gli altri vertici dell’ottagono.
T
3 Completiamo la costruzione tracciando i lati.
A
6.4.24 Dodecagono regolare dato il lato
H
G
I
1 Tracciamo il lato AB e costruiamo l’asse. Puntando in
A con apertura AB tracciamo un arco che interseca l’asse
nel punto T. Puntiamo in T con apertura TA e tracciamo
un arco che determina sull’asse il punto O, centro della
circonferenza circoscritta al dodecagono.
B
F
E
L
O
2 Tracciamo la circonferenza e col compasso, partendo da
A o da B riportiamo su di essa in successione la misura del
lato, determinando gli altri vertici del dodecagono.
3 Completiamo la costruzione tracciando i lati.
D
M
T
C
N
A
82
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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B
SEZIONE
C
6 5 La circonferenza e i raccordi circolari
La circonferenza è il luogo geometrico dei punti di un piano equidistanti da un punto fisso detto centro.
Il cerchio è una figura piana formata dai punti di una circonferenza e da quelli interni ad essa.
6.5.1 Elementi della circonferenza
Il raggio è la distanza di ogni
punto della circonferenza dal
centro della stessa.
La corda è il segmento che congiunge due punti di una circonferenza. Il diametro è la corda di
lunghezza massima, passa per il
centro ed è il doppio del raggio.
L’arco è la parte di circonferenza
delimitata da due punti compresi
i punti stessi. Il settore circolare
è una porzione di cerchio delimitata da due raggi.
C
C
D
O
O
O
A
A
D
B
B
6.5.2 Rette e circonferenza
Una retta è esterna a una circonferenza se giace nello stesso piano e
non ha con la circonferenza punti
di contatto.
Una retta è secante di una circonferenza se giace nello stesso
piano e ha con la circonferenza
due punti di contatto.
O
Una retta è tangente a una circonferenza se giace nello stesso piano
e ha con la circonferenza un punto
di contatto. Essa è perpendicolare
al raggio nel punto di tangenza.
O
O
Un raccordo circolare è il collegamento tra due linee ottenuto mediante un arco di circonferenza, senza soluzione di continuità.
Raccordo circolare tra due rette:
i punti T' e T'' di raccordo sono i
punti di tangenza tra l’arco di raccordo e le rette e i raggi, nei punti
di tangenza, sono perpendicolari
alle rispettive rette.
alle rispettive rette.
Raccordo circolare tra due circonferenze: i punti T' e T'' di raccordo, i centri delle circonferenze,
rispettivamente O' e O'', e il centro
C di raccordo sono a tre a tre allineati.
Raccordo circolare tra retta e
circonferenza: i punti T' e T'' di
raccordo hanno le stesse caratteristiche dei casi precedenti.
ristiche dei casi precedenti.
O
C
T'
T''
C
O'
T''
O''
C
T'
T''
T'
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 83
6 6 Costruzioni di circonferenze, tangenti e raccordi
PASSO PASSO
6.6.1 Circonferenza passante per tre punti dati
1 Consideriamo i tre punti A, B,
C non allineati.
2 Tracciamo AB e BC e costruiamo
i loro assi che si intersecano in O.
3 Si punti in O e si tracci la circonferenza cercata.
B
A
B
B
C
A
A
C
C
O
O
PASSO PASSO
6.6.2 Retta tangente a una circonferenza data in un suo punto
1 Consideriamo la circonferenza
2 Tracciamo la semiretta s di ori-
3 La tangente è la perpendicolare
di centro O e un punto P su di essa.
gine O passante per P.
al segmento OP nell’estremo P.
s
P
s
P
2
P
1
O
PASSO PASSO
O
O
6.6.3 Circonferenza di raggio R tangente a una retta data in un suo punto
1 Consideriamo la retta s, un
suo punto P e il raggio R.
2 Tracciamo per P la perpendicolare a s e riportiamo da P il raggio R determinando O.
3 Puntiamo in O con raggio R e
tracciamo la circonferenza cercata.
R
O
R
O
s
P
84
SEZIONE
s
H
P
K
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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s
H
P
K
SEZIONE
PASSO PASSO
6.6.4 Tangenti a una circonferenza da un punto esterno a essa
1 Consideriamo la circonferenza
di centro O e il punto P esterno a
essa.
2 Tracciamo il segmento OP, costruiamo l’asse di OP e determiniamo il punto C.
C
Video tutorial
3 Tracciamo una circonferenza
con centro in C e raggio CO che
interseca in H e K quella data e
quindi da P per H e K le due tangenti.
H
C
O
C
O
P
P
O
P
P
K
PASSO PASSO
1 Date le circonferenze di centro
O’ e O’’ tracciamo O’O’’ e il raggio O’H. Da H riportiamo O’’K su
O’H determinando P, e tracciamo
la circonferenza di raggio O’P.
2 Tracciamo l’asse di O'O'' e determiniamo il punto medio C;
puntiamo in C e tracciamo la circonferenza di raggio CO' che interseca la circonferenza di raggio
O'P in M e N.
K
E
O"
M
O'
P
3 Tracciamo O' M e O'N che prolungate determinano Q e R; da O''
tracciamo le parallele a O'Q e O'R
determinando E ed F. Le rette passanti per E e Q e per F e R sono le
tangenti.
K
O"
P
Video tutorial
6.6.5 Tangenti esterne a due circonferenze date
O"
Q
P
P
F
C
C
M
P
N
P
O'
P
K
O'
N
R
H
H
H
Problema 36:
PASSO PASSO
6.6.6 Tangenti interne a due circonferenze date
1 Date le circonferenze di centro
O'O'' tracciamo il segmento O'O'',
due raggi O'P e O''Q tra loro paralleli e la congiungente PQ determinando H.
2 Tracciamo gli assi di O'H e
O''H, determinando i punti medi
C' e C'', e le circonferenze di raggio O'C' e O''C'' che intersecano le
circonferenze date in M, N, E, F.
Q
Video tutorial
3 Le rette passanti per F ed M e
per E ed N sono le due tangenti.
Q
Q
E
O"
O"
C"
O'
O'
H
H
F
C'
O'
C'
P
P
CAPITOLO
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F
N
N
P
O"
C"
M
M
H
E
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 85
PASSO PASSO
Video tutorial
6.6.7 Raccordo di due rette con un arco di raggio R
1 Consideriamo le rette s e t e il
raggio di raccordo R.
R
2 Tracciamo due rette parallele a
s e t distanti R che si intersechino
in C centro del raccordo.
t’
t
t
3 Da C tracciamo le perpendicolari a s e t determinando H e K
punti di tangenza ed estremi del
raccordo.
t’
t
C
C
K
s’
s’
s
s
H
s
PASSO PASSO
6.6.8 Raccordo di due circonferenze tra loro esterne
con un arco di raggio R
Video tutorial
1 Consideriamo le circonferenze
2 Il centro di raccordo C dista
3 Congiungiamo C con O' e O'' e
e il raggio di raccordo di lunghezza
tale che R > R'  R"  O'O"/2.
R–R' da O' e R–R'' da O''. Puntiamo in O' con raggio R–R' e in
O'' con R–R'' tracciamo due archi
che determinano C.
prolunghiamo le linee a determinare H e K punti di tangenza e
estremi dell’arco di raccordo.
R
H
R'
R"
K
O'
O'
O'
O"
O"
R–
R
"
R–
R
'
O"
C
PASSO PASSO
C
6.6.9 Raccordo di una circonferenza a una retta
a essa esterna con un arco di raggio R
1 Consideriamo la retta s, la circonferenza e il raggio di raccordo
R.
2 Tracciamo la parallela a s alla
distanza R e il raggio OH cui aggiungiamo, sul suo prolungamento,
R determinando K.
Video tutorial
3 Puntando in O e con raggio
OK tracciamo un arco che interseca s' in C, centro del raccordo.
Tracciamo CO e la perpendicolare
a s determinando P e Q estremi
dell’arco di raccordo.
R
K
O
R
K
H
H
O
O
P
s’
s
86
SEZIONE
s
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
© Casa Editrice G. Principato SpA
C
Q
s’
s
SEZIONE
C
6.6.10 Raccordo di una circonferenza a una retta a essa interna
con un arco di raggio R
PASSO PASSO
1 Dati la circonferenza di centro
2 Riportiamo da H verso O il
3 Congiungiamo O con C e pro-
O, la retta e il raggio R tracciamo
la parallela s' alla retta s alla distanza R e un raggio OH.
raggio R, determinando K. Puntando in O con raggio OK si tracci
un arco che interseca s' determinando C centro del raccordo.
lunghiamo fino a Q. Tracciamo da
C la perpendicolare a s determinando P. Puntando in C e apertura
CQ tracciamo il raccordo.
R
H
R
Q
K
s’
R
H
H
K
C
s’
C
s’
O
O
O
s
s
s
P
PASSO PASSO
6.6.11 Raccordo di una circonferenza con il segmento AB nell’estremo B
1 Consideriamo la circonferenza
e il segmento AB e tracciamo per
B la perpendicolare ad AB.
2 Da B riportiamo il raggio R e
determiniamo H. Tracciamo HO
e poi il suo asse che interseca la
perpendicolare in C.
3 Tracciamo CO determinando P.
Puntiamo in C e tracciamo il raccordo PB.
O
O
O
P
C
C
B
A
B
A
B
A
H
PASSO PASSO
H
6.6.12 Raccordo di una circonferenza in un suo punto a una retta
1 Consideriamo la circonferenza
di centro O, il punto P su di essa
e la retta s. Tracciamo e prolunghiamo il raggio OP.
2 Tracciamo la tangente in P,
che interseca la retta in H, e poi
la bisettrice dell’angolo in H. L’intersezione tra essa e il prolungamento di OP determina C.
O
3 Da C tracciamo la perpendicolare a s determinando T. Puntiamo
in C e tracciamo il raccordo PT.
il raccordo PT.
O
O
P
P
P
C
s
s
s
s
H
s
s
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
s
T
H
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 87
6 7 Le curve policentriche e le curve cicliche
Le curve policentriche sono le curve formate da archi di circonferenza, di centro e raggio diversi, raccordati
tra loro.
O
asse maggiore
L’ovolo è la figura piana chiusa
formata da una semicirconferenza
e da metà ovale. Ha un solo asse
di simmetria, che è l’asse maggiore.
asse minore
asse minore
L’ovale è la figura piana chiusa
formata da quattro archi di circonferenza a due a due congruenti.
Ha due assi di simmetria tra loro
ortogonali, che si intersecano in
O centro di simmetria.
La spirale è una curva policentrica aperta ad andamento
circolare ma con raggio progressivamente crescente.
Non ha assi di simmetria e le
rette passanti per l’origine sono
tagliate in tanti segmenti tra loro
congruenti detti passo.
passo
O asse maggiore
passo
Le curve cicliche o meccaniche sono le curve piane generate da un punto in movimento appartenente a una
retta o a una circonferenza.
L’evolvente del cerchio è una
curva piana data dalla traccia di
un punto appartenente a una retta
che ruota su una circonferenza
senza strisciare.
La cicloide è una curva piana generata da un punto appartenente a una
circonferenza che rotola su una retta senza strisciare.
L’epicicloide è una curva piana generata da un punto appartenente a una
L’epicicloide è una curva piana generata da un punto appartenente a
una circonferenza che rotola sull’esterno di un’altra circonferenza senza
strisciare. L’ipocicloide è una curva generata da un punto appartenente
a una circonferenza che rotola all’interno di un’altra circonferenza senza
strisciare.
strisciare.
Epicicloide
Ipocicloide
88
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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C
SEZIONE
6 8 Costruzioni di curve policentriche e cicliche
6.8.1 Ovale dati gli assi AB e CD
PASSO PASSO
1 Tracciati gli assi AB di lunghezza a e CD di lunghezza a' in
modo che siano tra loro perpendicolari, congiungiamo C con B e
da C riportiamo HB, differenza tra
i due semiassi, determinando su
CB il punto K. Tracciamo l’asse di
KB che incontra gli assi, o i loro
prolungamenti, in O1 e O2.
C
C
Video tutorial
2 Puntiamo il compasso in O2
con apertura O2C e tracciamo un
arco che interseca l’asse di KB
in G. Puntiamo quindi in O1 con
apertura O1G e tracciamo l’arco
GB completando il primo quarto
di ovale. Puntiamo quindi in O e
riportiamo O1 in O4 e O2 in O3.
3 Congiungiamo O3 con O1 e O4
con O3 e prolunghiamo le linee,
quindi puntando in O1, O2, O3 e
O4 tracciamo gli archi come fatto
per il primo quarto.
HB
C
C
K
O3
G
K
O3
K
G
a'
O
H
B
A
O4 M
O1
D
H
B
O4 M
A
D
B
H
O2
O2
O2
O1
O
O
O1
A
D
I
D
a
A
B
PASSO PASSO
6.8.2 Ovolo dati gli assi AB e CD
Video tutorial
1 Tracciamo CD e costruiamo il
2 Tracciamo CB e da C ripor-
3 Congiungiamo O3 con O1 e
suo asse, determinando il centro
O. Puntiamo in O con apertura
OC e tracciamo la semicirconferenza CD che interseca l’asse nel
punto A e da A riportiamo la misura di AB.
tiamo HB, differenza tra OB e
OC, determinando K. Tracciamo
l’asse di KB che incontra gli assi,
o i loro prolungamenti, in O1 e O2
e puntando in O riportiamo O2 in
O3.
prolunghiamo la retta, quindi
puntando in O2 e O3 tracciamo rispettivamente gli archi CG e DI, e
puntando in O1 l’arco GI.
C
C HB
C
C
K
K
A
O
O
B
O1
O
A
G
O3
O3
O1
H
B
A
H
O2
O2
B
I
D
D
D
A
D
B
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 89
6.8.3 Ovale dato l’asse maggiore AB
A
B
O4
1 Tracciamo AB e il suo asse, determinando il centro
O; costruiamo gli assi di OA e OB trovando O1 e O2.
D
H
2 Puntiamo in O, O1 e O2 e tracciamo tre circonfe-
G
M
renze di raggio OO1 che intersecandosi danno origine
ai punti D, E, F, G.
O1
3 Tracciamo e prolunghiamo i segmenti O1D, O1E,
O2
O
A
O2F e O2G che si intersecano in O3 e O4 e determinano sulle circonferenze i punti H, I, L, M.
B
4 Puntiamo in O3 e O4 e tracciamo gli archi HM e IL.
I
L
F
E
O3
6.8.4 Ovale dato l’asse minore CD
C
C
1 Tracciamo CD e il suo asse, determinando il cen-
tro O; tracciamo la circonferenza di raggio OC trovando O1 e O2. Congiungiamo C e D con O1 e O2 e
prolunghiamo i segmenti.
E
A
O1
2 Puntiamo in C e in D con raggio CD e tracciamo
due archi che intersecano i segmenti precedentemente tracciati in E, F, G, L.
L
O2
O
B
G
F
3 Puntiamo in O1 e O2 con apertura OE e tracciamo
i due archi EF e GL completando la costruzione.
D
C
6.8.5 Ovolo dato l’asse minore CD
D
C
1 Costruiamo CD e il suo asse, determinando il
centro O; tracciamo la circonferenza di raggio OC
individuando O1. Congiungiamo C e D con O1 e prolunghiamo i segmenti.
2 Puntiamo in C e in D con raggio CD e tracciamo
E
A
O
O1
B
due archi che intersecano i segmenti precedentemente tracciati in E, F.
3 Puntiamo in O1 con apertura OE e completiamo la
costruzione tracciando l’arco EF.
F
D
90
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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D
SEZIONE
PASSO PASSO
6.8.6 Spirale di Archimede dato il passo p
1 Sia p = AB. La dividiamo in un
numero di parti congruenti (es. otto)
e dividiamo nello stesso numero di
parti la circonferenza di raggio AB.
Procediamo nella numerazione
delle suddivisioni come indicato in
figura e tracciamo i raggi B1, B2 ecc.
p
3 Determinate tutte le intersezioni, procediamo a tracciare la
curva col curvilineo.
2
2
1
3
4
A 7’ 6’ 5’ 4’ 3’ 2’ 1’ B
7
5
Video tutorial
2 Puntiamo in B col compasso
avente apertura B1', tracciamo un
arco che interseca il raggio B1,
con apertura B2' un arco che interseca il raggio B2 ecc.
2
1
C
1
3
4
A 7’ 6’ 5’ 4’ 3’ 2’ 1’ B
7
6
3
4
A 7’ 6’ 5’ 4’ 3’ 2’ 1’ B
5
7
5
6
6
6.8.7 Spirale (con due centri) dato il passo p
p
1 Consideriamo A e B gli estremi del passo p sulla retta s.
Tracciamo l’asse di AB determinando il centro O.
2 Puntiamo col compasso in O con apertura OA e trac-
ciamo una semicirconferenza. Puntiamo poi in A con
apertura AB e tracciamo un’altra semicirconferenza determinando il punto C.
C
E
A
O
B
D s
3 Puntiamo quindi in O con apertura OC e tracciamo
la semicirconferenza da C a D. Puntiamo nuovamente in
A con apertura AD e tracciamo la semicirconferenza da
D a E. E così via.
p
H
6.8.8 Spirale (con tre centri) dato il passo p
1 Costruiamo il triangolo equilatero ABC con il lato
pari a 1/3 del passo e prolunghiamo i lati nello stesso
verso.
E
C
2 Puntiamo quindi, col compasso, in A con apertura
A
AB e tracciamo un arco che interseca il prolungamento
di CA in D.
B
I
D
3 Puntiamo quindi in C con apertura CD e tracciamo un
arco che interseca il prolungamento di BC in E. Poi in B
con raggio BE determinando F e così via.
Con lo stesso procedimento, partendo da poligoni regolari, si possono costruire spirali con quattro o più centri.
G
CAPITOLO
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F
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 91
6.8.9 Evolvente del cerchio dato il raggio R
PASSO PASSO
1 Tracciamo il cerchio e lo dividiamo in un numero
di parti uguali (ad esempio 12). Numeriamo ciascun
punto della suddivisione in senso orario come in figura, lo congiungiamo con il centro O e tracciamo,
nello stesso verso, le tangenti alla circonferenza (cioè
le perpendicolari ai raggi).
Video tutorial
2 Puntiamo in 2, con raggio 2-1, e tracciamo un arco
da 1 a incontrare la tangente in 2 nel punto a; puntiamo quindi in 3 con raggio 3a e tracciamo da a un
arco ad incontrare la tangente in 3 nel punto b; puntiamo in 4..... e così via per tutti i punti della suddivisione. La somma dei vari archi dà l’evolvente.
g
f
h
e
i
5
4
d
d
6
4
7
3
c
12
8
O
9
a1
10
11
7
2
b
9
1
6
3
8
O
2
5
12
10
11
l
Video tutorial
6.8.10 Cicloide data la circonferenza
PASSO PASSO
1 Consideriamo la circonferenza di raggio R. Tracciamo un segmento AB lungo 2πR pari a un giro completo e
lo dividiamo in 12 parti uguali numerando con O1, O2, ... e tracciamo 12 circonferenze di raggio R.
R
O1
A
O2
O3
O4
O5
O6
O7
O8
O9
O10
O11
B
P
2 Dividiamo la prima circonferenza in 12 parti uguali, così da ottenere la posizione del punto rispetto al piano
di rotolamento a ogni dodicesimo di rotazione, e tracciamo per ciascun punto le parallele ad AB. Le intersezioni tra le parallele e le circonferenze nei punti P0, P1, P2, P3, ..., rappresentano l’esatta posizione del punto a
ogni dodicesimo di percorso. Congiungendo col curvilineo i punti P0, P1, P2, P3, ...,si ottiene la curva cercata.
6
5
P7
8 P4
4
P3
3
O1
A
9
O2
P8
O3
O4
O5
O6
O7
O8
10
P1
1
P 0
SEZIONE
O9
O10
P9
O11
B
P10
P2
2
92
P6
P5
7
P11
11
P12
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
C
6.8.11 Cicloide allungata data la circonferenza
Il procedimento è analogo a quello descritto per la costruzione della cicloide. In questo caso però il punto P
in rotazione si trova all’esterno della circonferenza.
Il percorso effettuato da un giro completo è sempre 2pR, variano invece le posizioni del punto P rispetto al
piano di rotolamento. Queste si ottengono dividendo in 12 parti uguali la circonferenza descritta dalla rotazione del punto P e tracciando per i punti di suddivisione le rette parallele al piano.
P6
7
6
8
P5
P4
5
P7
P8
9
4
P3
O2
O3
10
O5
O4
O7
O6
O8
O9
O10
O11
P9
O12
R
O1
A
B
3
P10
11
P2
2
12
P1
P11
P
P12
2pR
6.8.12 Cicloide accorciata data la circonferenza
Il procedimento è analogo a quello descritto per la costruzione della cicloide. In questo caso però il punto P
in rotazione si trova all’interno della circonferenza.
Il percorso effettuato da un giro completo è sempre 2pR, variano invece le posizioni del punto P rispetto al
piano di rotolamento. Queste si ottengono dividendo in 12 parti uguali la circonferenza descritta dalla rotazione del punto P e tracciando per i punti di suddivisione le rette parallele al piano.
7
6
5
9
4
10P3
O1
O2
P7
P4
P8
O3
O4
O5
O6
O7
O8
O9
P2
3
R
P6
P5
8
2
P
P1
11
12
P9
O10
O12
O11
P10
P11
P12
A
B
2pR
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 93
6.8.13 Epicicloide
Consideriamo r ed R, rispettivamente raggi della circonferenza su cui giace il punto e della circonferenza su
cui avviene il rotolamento.
La costruzione è simile a quella della cicloide con la differenza che in questo caso il rotolamento avviene lungo
un arco di circonferenza. Questo comporta che per determinare le posizioni del punto, invece di tracciare linee
parallele al tratto percorso, dobbiamo tracciare archi di circonferenza concentrici con la circonferenza su cui
avviene il rotolamento.
L’arco percorso sarà pari a 2pr e l’angolo b a esso sotteso è dato dalla relazione b  360° · r/R .
O3
O2
O4
O5
O6
O7
O8
O9
O10
O1
r
O11
O
O12
2pr
A
B
b
R
P6
P5
P4
P3 O 2
O3
O4
O5
O6
P7
P8
O7
O8
O9
O1
O10 P9
O11
O
O12
P2
P10
P1
P11
A
B
P6
P5
P4
P3
O1
O2
O3
O4
O5
O6
P7
P8
O7
O8
O9
O10 P
9
O11
O
O12
P2
P10
P1
P11
A
94
SEZIONE
B
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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SEZIONE
C
6.8.14 Ipocicloide date le due circonferenze
Consideriamo r ed R, rispettivamente raggi della circonferenza su cui giace il punto e della circonferenza su
cui avviene il rotolamento.
La costruzione è simile alla costruzione dell’epicicloide, con la differenza che in questo caso il rotolamento
avviene all’interno della circonferenza.
2pr
A
B
O1
r
O2
O3
O4
O5
O6
O7
O8
O9
O10
O
O11
O12
b
R
A
P1
P2
O1
O2
O3
O4
O5 O6
B
O7
O8
O9
O10
P11
O11
P9 O12
O P3
P4
P8
P5
A
P1
P2
O1
P10
O2
O3
O4
P7
P6
O5 O6
B
O7
O8
O9
O10
P11
O11
P10
P9 O12
O P3
P4
P8
P5
P6
P7
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 95
6 9 Le coniche
Una conica è una curva che si ottiene intersecando un cono rotondo indefinito con un piano non passante per
il vertice del cono. Consideriamo un cono di rotazione di vertice V, asse a e angolo al vertice 2a. Sia p un piano
generico non passante per il vertice del cono, che forma con l’asse del cono l’angolo acuto b.
Si verificano i seguenti casi:
• se b  90° si ottiene una circonferenza, di cui abbiamo trattato nelle pagine precedenti;
• se b  a si ottiene una linea
chiusa detta ellisse;
• se b  a si ottiene una linea
aperta detta parabola;
2α
2α
b
p
• se b  a si ottiene una linea
aperta, costituita da due rami,
detta iperbole.
2α
b
b
p
p
V
V
a
a
a
p
p
p
V
Le coniche possono essere ottenute anche mediante proprietà geometriche.
La parabola è il luogo geometrico
dei punti di un piano equidistanti
da un punto fisso detto fuoco e da
una retta detta direttrice.
Gli elementi caratteristici della
parabola sono l’asse di simmetria,
la direttrice, il fuoco e il vertice.
L’iperbole è il luogo geometrico dei
punti di un piano la cui differenza
delle distanze da due punti fissi
detti fuochi è costante ed è uguale
alla distanza tra i due vertici dell’iperbole. Gli elementi caratteristici
dell’iperbole sono l’asse trasverso,
l’asse non trasverso, gli asintoti, i
fuochi e i vertici.
d
fuochi
direttrice
C
O
F"
B
xO V F
fuoco
asse di simmetria
t
F"
to
fuoco
in
as
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to
to
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
in
as
SEZIONE
vertice
O
V"
D
96
asse non trasverso
to
F'
asse maggiore
F'
V'
asse minore
A
fuoco
vertice
s
asse trasverso
L’ellisse è il luogo geometrico dei
punti di un piano la cui somma
delle distanze da due punti fissi
detti fuochi è costante. Gli elementi caratteristici dell’ellisse
sono: gli assi di simmetria (asse
maggiore e asse minore) e i fuochi.
SEZIONE
C
6 10 Costruzioni di coniche
PASSO PASSO
6.10.1 Ellisse dati gli assi AB e CD
1 Tracciamo i due assi ABa
e CDa' e determiniamo il centro
O. Puntiamo in C con un’apertura
OA e tracciamo un arco che interseca AB in F' ed F''. Fissiamo
un numero di punti tra F' e O (ad
esempio 5).
2 Puntiamo in F' con apertura
A1 e in F'' con apertura B1 e tracciamo quattro archetti, sopra e
sotto l’asse AB che intersecandosi
determinano due punti P e Q appartenenti all'ellisse.
3 Procediamo allo stesso modo
anche per i punti 2, 3, 4, 5 determinando una serie di punti che
permettono, mediante il curvilineo, di tracciare metà ellisse. Per
l'altra metà ripetiamo la stessa costruzione.
C
C
C
C
P
R=
1 2 3 4 5
A
O
F’
R=
R=
A1
AO
a’
B1
1 2 3 4 5
B
B
F”
Video tutorial
A
1 2 3 4 5
O
F”
F’
A
B
A
O
F’
F”
B
Q
D
D
A
A
a
D
D
B
B
A
6.10.2 Ellisse dati gli assi AB e CD
1 Disegniamo gli assi AB e CD e determiniamo il centro O.
Puntiamo poi in O con apertura OA e poi OC e tracciamo due
ciconferenze. Dividiamo in dodici parti uguali le due circonferenze determinando i punti E', F', ..., M', N' e E'', F'', ..., M'', N''.
2 Tracciamo ora, per ciascun punto E', F', ..., M', N' una linea
verticale e per ciascun punto E'', F'', ..., M'', N'' una linea orizzontale che si incrociano determinando i punti E, F, ..., M, N
appartenenti all’ellisse.
3 Completiamo la costruzione unendo i punti ottenuti col
curvilineo.
B
F’
C
G’
C
F
E’
G
G”
F”
H’
E
H
E”
H”
A
B
O
N
N’
D
I”
N”
M
I
M”
L”
L
I’
D
M’
L’
6.10.3 Parabola dati il vertice V, l’asse s e il punto A
l’asse s
1 Disegniamo la retta s, fissiamo il punto V su di essa e il
punto A esterno ad essa. Tracciamo per A la perpendicolare ad
s, determinando B, e da B riportiamo su di essa la misura di AB
determinando il punto C.
Tracciamo per V la perpendicolare e per A e C le parallele
all’asse s determinando D e E.
2 Dividiamo VD e DA in un numero di parti uguali (ad esempio 6) e le sigliamo con lettere come in figura.
3 Quindi da V tracciamo le congiungenti con F2, ...L2 e da
F1, ..., L1 le parallele all’asse s che intersecandosi determinano
i punti F, ..., L appartenenti alla parabola.
4 Ripetiamo il procedimento anche per la parte sotto la retta
s e tracciamo la parabola col curvilineo.
D
I2
L
L2
A
I
I1
H
H1
G1
G
F1 F
V
B s
E
C
CAPITOLO
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H2
G2
F2
L1
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 97
6.10.4 Parabola dati la direttrice d, il fuoco F e l’asse di simmetria x
PASSO PASSO
1 Consideriamo la direttrice d,
il fuoco F e l’asse di simmetria x.
Tracciamo l’asse di OF determinando V, vertice della parabola.
Fissiamo sull’asse alcuni punti a
piacere, per esempio A, B, C, D, E,
poi per essi e per F tracciamo la
perpendicolare all’asse.
2 Puntiamo il compasso in F,
con apertura OF, e tracciamo due
archetti che intersecano la perpendicolare in F nei punti T ed
S, poi con apertura OA, tracciamo
altri due archi che intersecano la
perpendicolare in A nei punti R
e Q.
A
B
C
D
E
T
x O V
B
A
C
D
E
x O V
A
B
C
D
E
F
OF
R=
F
F
R
d
R=
OA
T
x O V
3 Ripetiamo il procedimento
anche per gli altri punti indicati
sull’asse e completiamo la costruzione tracciando la curva col curvilineo.
R
d
d
Video tutorial
S
S
Q
Q
Problema
Problema
48:48:
Costruire
Costruire
un’iperbole
un’iperbole
dati
dati
i fuchi
i fuchi
F’ ed
F’ ed
F” F”
e i ev i vertici
V’ V’
e V”
ertici
e V”.
6.10.5 Iperbole dati i fuochi F' e F" e i vertici V' e V"
PASSO PASSO
1 Consideriamo l’asse trasverso
s, i fuochi F' ed F'', i vertici V' e V''.
Nel punto medio O di F'F'', tracciamo l’asse non trasverso t. Con
centro in O e raggio OF' tracciamo
una circonferenza. Per V' e V'' tracciamo le perpendicolari all’asse
trasverso che incontrano la circonferenza nei punti A, B, C, D.
Per A e C e per B e D tracciamo
gli asintoti.
2 Indichiamo sull’asse trasverso
s alcuni punti a piacere, ad esempio 1, 2, 3, 4. Puntando in F’ con
raggio V’1, e in F’’ con raggio V’’1
tracciamo due coppie di archi
che intersecandosi determinano
i punti P e Q. Invertendo la costruzione determiniamo anche i
punti M ed N.
s
s
R=
B
A
1
V”
R=
O
t
V”
C
2
1
1
Q
P
Q
F’
A
A
B
V’
V’
O
C
t
O
t
V”
D
C
F”
M
SEZIONE
2
V”
D
F”
98
3
F’
B
V’
4
s
3
1
F’
3 Ripetiamo il procedimento
anche per gli altri punti indicati
sull’asse e completiamo la costruzione tracciando le curve col curvilineo.
4
V’
P
Video tutorial
D
F”
N
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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M
N
C
SEZIONE
6.10.6 Inviluppo di una parabola dato
l’asse Ox, una tangente t e il punto
l’asse Ox, di
una
tangente
e ilessa
punto di contatto
contatto
P sut di
L
I
H
G
1 Tracciati l’asse Ox e la tangente t e fissato il
punto P, costruiamo la tangente s simmetrica a t ri-si
acci
la tangente
simmetrica
a t rispetto
l’asse
Ox con
spetto
all’asse sOx
e indichiamo
su di essa
il punto
F
E
D
Q simmetrico di P.
C
Si dividano OP e OQ nello stesso numero di parti uguali
2 Dividiamo OP e OQ nello stesso numero di
parti uguali e sigliamo le suddivisioni con le stesse
, Q’Q si ottiene
lettere ma in senso opposto.
P
t
B
A
Q’
O
x
3 Tracciando le congiungenti AA', BB' …, otteP’
niamo l’inviluppo cercato.
L’
I’
H’
G’
F’
E’
D’
C’
B’
6.10.7 Raccordo parabolico
tra i segmenti AB e CD
A’
s
Q
1 Prolunghiamo i due segmenti AB e CD fino a
a i segmenti
intersecarsi in O.
C
2 Dividiamo BO e DO nello stesso numero di
parti uguali e tracciamo le congiungenti di B e D
con i BO
punti
di suddivisione.
dividano
e DO
nello stesso numero di parti uguali e
D
accino le congiungenti di B e D con i punti di suddi3 I punti, determinati dalle intersezioni tra le
A
congiungenti aventi un estremo siglato con la
stessa lettera, appartengono al raccordo cheacciando
si ottiene tracciando la curva col curvilineo.
I
H
B
G
E
F
G
F
H
I
6.10.8 Ramo di iperbole equilatera, dati
gli asintoti Ox e Oy e un punto A
H’
1 Da A tracciamo le perpendicolari agli a,
asintoti
dati
AP e AQ.
G’
F’
E
O
E’
y
P
D’ C’ B’ A
B
2 Sul prolungamento di PA fissiamo un numero
.
a piacere di punti B', C', D', … Da O tracciamo le
si fissi un numero a piacere di
C
congiungenti a tali punti che intersecano AQ in B,
C, D, …
-
D
3 Tracciamo da B', C', D' … delle linee verticali
e da B, C, D, delle linee orizzontali che, intersecandosi, individuano alcuni punti per cui passa
il ramo di iperbole che si potrà tracciare col curvilineo.
E
F
G
H
Q
x
CAPITOLO
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O
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 99
6 11 Metodi per la riproduzione dei disegni
Per eseguire la copia di un disegno, si usano tre diversi modi di riproduzione.
J Riproduzione per mezzo di diagonali da un angolo
Da un vertice (➜ Fig. 1a) del disegno da riprodurre, tracciamo un arco con raggio a piacere e, congiungendo B
con gli altri vertici della figura, determiniamo i punti A', F', E', D', C'. Fissato a piacere il punto B', puntiamo in
esso e tracciamo un arco avente
D
lo stesso raggio del precedente.
Fissiamo poi un punto C" a piaF
cere e riportiamo da esso gli
E
archi C'D', C'E', C'F', C'A', deterA
minando così i punti D", E", F" e
F” E” D”
F’
E’ D’
C
A". Da B' tracciamo delle semiA”
A’
rette passanti per questi punti
C”
C’
e, su di esse, riportiamo da B' le
dimensioni dei segmenti BA, BF,
BE, BD, BC determinando i verB’
B
a
b
➜ Fig. 1
tici della copia (➜ Fig. 1b).
J Riproduzione per mezzo di intersezioni
Consideriamo la figura da riprodurre (➜ Fig. 2a), tracciamo due segmenti congruenti tra loro e lunghi a piacere,
uno vicino alla figura e uno dove si intende riprodurla. Rilevate col compasso le distanze tra gli estremi del segmento e un vertice della figura
(ad esempio D), puntando
D
D’
con tali misure sugli estremi
F
dell’altro segmento tracciamo
E
due archetti che, incrocianA
dosi, determinano il punto D'.
C
Ripetendo tale operazione per
tutti i vertici della figura si determinano i vertici della copia
(➜ Fig. 2b).
➜ Fig. 2
a
b
B
J Riproduzione per coordinate
Data la figura da riprodurre (➜ Fig. 3a), dai suoi vertici conduciamo alcune perpendicolari a una retta s tracciata a piacere, determinando su di essa i punti A', F', B', E', D' e C'. Tracciata una nuova retta s' e fissato su
di essa il punto A", riportiamo
D
da A" le distanze A'F', A'B',
A'E', A'D', A'C', ..., determiF
E
nando F", B", E", D", C", ...; per
A
tali punti tracciamo quindi
delle perpendicolari alla retta
C
stessa. Su tali perpendicolari
C’
D’
A’’
A’
F’’ B’’ E’’
D’’
C’’
F’ B’ E’
riportiamo le misure AA', BB'
s
s’
ecc., determinando i vertici
della copia (➜ Fig. 3b).
B
➜ Fig. 3
a
b
100
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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SEZIONE
C
6 12 Scale di riduzione e di ingrandimento
Nell’eseguire il disegno di un oggetto ci si può trovare di fronte a tre possibilità:
1) le sue dimensioni sono tali da poter essere riportate, così come sono, sul foglio e pertanto lo si può
disegnare al naturale;
2) le sue dimensioni sono più grandi del foglio e pertanto è necessario ridurle tutte proporzionalmente;
3) le sue dimensioni sono troppo piccole per poterlo
disegnare e pertanto è necessario ingrandirle tutte
proporzionalmente.
Consideriamo un foglio, ad esempio in formato UNI
A4 (210  297 mm), su cui dobbiamo rappresentare
un oggetto la cui figura abbia come dimensioni massime 150  250 mm. In questo caso si può eseguire
la rappresentazione riportando le misure al naturale,
cioè in scala 1:1.
Se invece l’oggetto ha come dimensioni massime
1500  2500 mm, non si può eseguire la rappresentazione al naturale, bensì è necessario ridurre proporzionalmente le dimensioni in modo che possano essere
contenute nel foglio. Dividendo ad esempio per 10 si
ottengono le dimensioni 150  250 mm, che possono
essere rappresentate sul foglio. In questo caso abbiamo
eseguito una riduzione in scala 1:10, cioè 1 mm sul
disegno corrisponde a 10 mm in realtà.
Nel caso in cui si abbia un oggetto con dimensioni
massime di 15  25 mm, che possono essere contenute
nel foglio ma la cui rappresentazione al naturale risulta difficoltosa in quanto troppo piccole, si possono
ingrandire tali dimensioni moltiplicandole ad esempio per 5: si esegue cioè un ingrandimento in scala 5:1,
ove a 5 mm sul disegno corrisponde 1 mm nella realtà.
Scale di ingrandimento:
50 : 1; 20 : 1; 10 : 1, 5 : 1, 2 : 1
scala 2 : 1
Scala al naturale
1:1
scala 1 : 1
Scale di riduzione:
1 : 2; 1 : 5; 1 : 10; 1 : 20; 1 : 50; 1 : 100; 1 : 200;
1 : 500; 1 : 1000; 1 : 2000; 1 : 5 000; 1 : 10 000
scala 1 : 2
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 101
C6
VERIFICA le conoscenze
Test interattivi
8. La bisettrice di un angolo è:
Scegli la risposta corretta
a la retta con origine nel vertice dell’angolo e lo
1. Un segmento è:
divide in due parti congruenti
a una linea con due estremi
b la semiretta con origine nel vertice dell’angolo e
b la parte di retta delimitata da due punti
c la parte di retta delimitata da due punti
lo divide in due parti congruenti
c la retta che divide in due parti un angolo
compresi i punti stessi
9. I triangoli sono:
2. Due rette parallele:
a poligoni di tre lati
a non si incontrano mai
b figure piane delimitate da una spezzata chiusa
b appartengono allo stesso piano e non hanno
punti in comune
c linee spezzate formate da tre segmenti
10. Nel triangolo ABC individua:
c non hanno punti in comune
a una bisettrice ...................................................................
3. Due linee secanti:
b una mediana .....................................................................
a hanno un punto in comune
C
c un’altezza ...............................................................................
b hanno almeno due punti in comune
c non hanno alcun punto in comune
D
4. Due rette sono perpendicolari:
a se giacciono sullo stesso piano e hanno
E
un punto in comune
b se sono sovrapposte
c se incontrandosi formano quattro angoli retti
5. L’asse di un segmento è:
nel suo punto medio
segmento
l’angolo retto
c i due lati di un triangolo rettangolo che formano
c è la retta perpendicolare al segmento
6. La distanza tra due rette è:
l’angolo retto
12. Un poligono è:
a il segmento che unisce due punti appartenenti
alle rette
a la parte di piano delimitato da una spezzata
b una figura piana formata da più linee
b una semiretta perpendicolare alle due rette
c il segmento perpendicolare alle due rette e che
unisce due punti appartenenti ad esse
7. Un angolo è:
c la parte di piano delimitato da una spezzata
chiusa
13. Un quadrilatero è:
a la parte di piano delimitata da due coppie di
a la parte di piano limitato da due rette
segmenti paralleli
b la parte di piano compreso tra due linee rette
c la parte di piano limitato da due semirette con in
SEZIONE
a i lati del triangolo rettangolo
b i lati di un triangolo rettangolo che non formano
b la linea che passa per il punto medio del
102
F
11. I cateti sono:
a la retta perpendicolare al segmento e che passa
comune l’origine
A
b la parte di piano delimitata da coppie di
segmenti paralleli
c un poligono di quattro lati
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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B
14. Indica i nomi dei seguenti quadrilateri.
D
C
16. Il cerchio:
H
C
a e la circonferenza indicano la stessa figura
geometrica
b è la parte di piano equidistante da un punto
fisso detto centro
c è la parte di piano delimitata da una
A
B
a ........................................................................................................................................................................
H
circonferenza compresi i punti della
circonferenza stessa
17. La tangente a una circonferenza è:
a una linea che sfiora la circonferenza senza
G
toccarla
b una retta che passa per due punti della
circonferenza
c una retta che tocca in un punto la circonferenza
18. Realizzare un raccordo circolare significa:
B
E
F
b ........................................................................................................................................................................
N
a collegare due linee con un cerchio
b collegare due linee con un arco di circonferenza
senza soluzione di continuità
c collegare due linee con un arco di circonferenza
con soluzione di continuità
I
M
19. Gli ovali sono:
a curve che hanno gli assi in comune
b curve formate da una serie di archi di
L
c
circonferenza raccordati tra loro
........................................................................................................................................................................
15. Completa la seguente frase sui poligoni regolari.
I poligoni regolari hanno tutti i ......................................................................
uguali e gli ................................................................................... uguali. Possono
essere suddivisi in tanti ................................................................................................
quanti sono i lati e il segmento OF si dice ....................................
....................................................................................
c figure piane chiuse formate da quattro archi
di circonferenza a due a due congruenti
20. L’evolvente del cerchio è generata da:
a un punto che si muove liberamente su una retta
ruotante
b un punto che appartiene a una retta che ruota
su una circonferenza senza strisciare
c un estremo di una retta che ruota su una
D
circonferenza senza strisciare
21. La cicloide è generata da:
C
E
a un punto che si muove nello spazio senza
strisciare e ha più centri
O
b un punto che rotola su una circonferenza senza
strisciare
A
F
B
c un punto appartenente a una circonferenza che
rotola su una retta senza strisciare
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 103
VERIFICA LE CONOSCENZE
SEZIONE
C6
abilità
COSTRUISCI le
vedi i paragrafi 6.6-6.7
livello
Riproduci su un foglio bianco le costruzioni
1. Disegna un trapezio isoscele dati la base maggiore,
l’altezza e l’angolo alla base.
4. Raccorda due circonferenze con un arco di raggio R.
R
C”
D
C’
C
h
A
B
A
B
5. Raccorda due segmenti, paralleli tra loro, con gli
estremi A e C allineati e B e D sfalsati.
2. Disegna un triangolo isoscele date la base e l’altezza.
A
B
C
h
C
D
6. Disegna un ovale inscritto in un rombo.
B
A
B
A
3. Disegna un arco tangente a tre rette.
s
C
r
t
104
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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SEZIONE
7. CALIBRO FISSO A FORCELLA
C
8. MANIGLIA
R2
51
36
30
43
10
INDICAZIONI
Utilizza le costruzioni di tangente da un punto a
una circonferenza e di raccordo tra rette e rette e
tra rette e circonferenze.
54
INDICAZIONI
Prima fase
Utilizza le costruzioni di raccordo tra circonferenze.
Prima fase
Seconda fase
Seconda fase
Terza fase
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 105
livello
COSTRUISCI LE ABILITÀ
R8
32
R9
42
15
4
COSTRUISCI LE ABILITÀ
Riproduci su un foglio bianco le figure proposte.
10. PIASTRA DI BASE
livello
9. PIASTRINA
70
52
6
20
30
15
30
60
20
40
57
11. TAMPONE
12. CATENA
28
12
34
35
38
R1
2
0
0
30
45
°
R1
R1
R2
5
100
106
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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C
Riproduci su un foglio bianco i loghi proposti.
1. MINI
2. CHEVROLET
76
76
32
32
28
1,5
1,5
140
24
11
20
8
26
10
36
4. RENAULT
1.5
11.5 6.5
3. MG
3.5
6.5
25. RENAULT
10
7
76
30
5
6 6
9
7
4
45
6.
5
16
5
6.
6
4
23
26. MITSUBISHI
27. MERCEDES
60
62
68
6. MERCEDES
76
5. MITSUBISHI
12
76
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 107
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
C6
SEZIONE
METTI IN GIOCO le competenze
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
Riproduci su un foglio bianco i segnali proposti.
8. CAMPO MAGNETICO
R1
2
7. MATERIALI RADIOATTIVI
5
30
80
80
R4
12
8
22.5
10
14
5
5
9. IDRANTE
10. POLIZIA MUNICIPALE
Polizia Municipale
R1
7
3
9
2
17
8
2
8
2
33
7.5
□72
□72
4
2 9
18
7
4
5
R1
R1
5
43
3.5
34
Indossare scarpe protettive
11. INDOSSARE SCARPE PROTETTIVE
12. OBBLIGO GENERICO
Indossare scarpe protettive
41
18
14
9
3.5
30
15
9
108
SEZIONE
51
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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12
7
1.5
14
8
63
68
1.5
63
68
3.5
25°
40°
20
1.5
2
R2
R1
7
R15
1
C
Didattica inclusiva
Didattica inclusiva
Riproduci le figure seguendo le indicazioni.
2. SCHEMA DI PORTAUTENSILI
26
40
20
16
1. PIASTRINA
=
=
60
R35
INDICAZIONI
INDICAZIONI
Prima Fase
Prima Fase
Riporta la lunghezza della piastrina,
Traccia una semicirconferenza di raggio
traccia ai suoi estremi le perpendicolari e
35 e costruisci la perpendicolare nel
suddividila in cinque parti uguali. Riporta
centro, le bisettrici degli angoli di 90° e
poi le altezze simmetricamente
all’asse.
le bisettrici
degli angoli di 45°.
cinque parti uguali. Si riportano poi le altezze simbisettrici degli angoli di 45°
Seconda fase
Seconda fase
Traccia le linee orizzontali e, utilizzando
le squadrette, le linee verticali.
Traccia la spezzata, riporta le larghezze
dei corni e con le squadrette traccia le
parallele e le perpendicolari agli assi a 45°.
Terza fase
Terza fase
Ricalca i contorni.
Ricalca i contorni.
CAPITOLO
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6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 109
RECUPERO
C6
SEZIONE
RECUPERO
RECUPERO
Didattica inclusiva
Riproduci le figure seguendo le indicazioni.
3. SUPPORTO
4. POMELLO
60
14
22
2
15
56
R1
20
56
40
35
0
R1
R1
0
32
66
INDICAZIONI
INDICAZIONI
Prima Fase
Prima Fase
SECONDA FASE
Seconda fase
Seconda fase
SECONDA FASE
Terza fase
Terza fase
Ricalca i contorni.
Ricalca i contorni.
110
SEZIONE
C • LE COSTRUZIONI GEOMETRICHE
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SEZIONE
C
Costruzione di un segnale stradale
Ricavare la “mascherina”, della sagoma di uno skateborder, da utilizzare per creare il “pittogramma”
al centro di un cartello segnaletico.
Riprodurre perciò la figura su un foglio e poi ritagliarla lasciando il vuoto da riempire col colore pitturato
ad esempio con l’aerografo. La sagoma potrà essere utilizzata per creare un segnale: di divieto (➜ Fig. 1),
di pista riservata a questa attività (➜ Fig. 2) oppure segnale di pericolo (riducendo la sagoma per adattarla
alla forma del segnale) (➜ Fig. 3).
I segnali in figura sono di formato piccolo in scala 1 : 10. Alla destra c’è il disegno da realizzare in scala 1 : 1
per il formato piccolo, e da adattare se si volesse realizzare cartelli di formato normale o grande.
Con O è indicato il centro del cartello se rotondo.
TABELLA DIMENSIONI CARTELLI (misure in cm)
R
C
C
E
E
C
A
D
D
tabella 1 - TRIANGOLO
tabella 2 - CERCHIO (divieto)
tabella 3 - CERCHIO (obbligo)
A
piccolo
normale
grande
C
E
R
60 1 5,5 3
90 1,5 8 4,5
120 1,8 12 6
C
piccolo
normale
grande
D
E
C
0.8 40 5
1 60 7.5
1.5 90 11
piccolo
normale
grande
D
0.8 40
1 60
1.5 90
➜ Fig. 1
Fig.1
60°
45°
➜ Fig. 2
O
➜ Fig. 4
Fig.2
➜ Fig. 3
Fig.3
Fig.4
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
6 • COSTRUZIONI PIANE FONDAMENTALI 111
COMPITI DI REALTÀ
C6
COMPITI di realtà
SEZIONE
D disegno tecnico
Il linguaggio del
Dal 3D al 2D
Gaspard Monge (1746-1818)
è l’ideatore del metodo
delle proiezioni ortogonali.
Egli fu una delle figure più
rappresentative dell’Ecole
Polytechnique fondata a Parigi
nel 1795. Era più portato per
la tecnica che per la scienza
pura, di conseguenza orientò le
sue ricerche nell’applicazione
delle regole scientifiche alla
soluzione di problemi tecnici.
Elaborò un metodo razionale
per la rappresentazione grafica
delle figure dello spazio
perfezionando i procedimenti
empirici di rappresentazione
fino ad allora usati. Nacque
così la geometria descrittiva
che permette di rappresentare
le figure dello spazio (che sono
a tre dimensioni) per mezzo di
figure piane (a due dimensioni).
112
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in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Regole relative alle proiezioni
ortogonali
● Concetto di assonometria
● Caratteristiche delle
assonometrie cavaliera e
isometrica
●
Riprodurre una proiezione
ortogonale usando correttamente
gli strumenti del disegno
● Rappresentare semplici solidi
mediante l’uso delle assonometrie
cavaliera e isometrica
●
●
Essere in grado di analizzare
e rappresentare in proiezione
ortogonale un qualsiasi oggetto
in modo esauriente
● Saper analizzare e riprodurre,
da oggetti rilevati o da disegni
in proiezione ortogonale, le
assonometrie, scegliendo le viste
più efficaci alla comprensione
del disegno
Tecniche di rappresentazione
Il disegno tecnico si avvale del metodo delle proiezioni
ortogonali che, seppur non sempre di facile comprensione,
meglio si presta a rappresentare i solidi, di tre dimensioni,
sul foglio bidimensionale. Non solo, i disegni così eseguiti
ben si prestano a riportare tutte le indicazioni dimensionali
e tecnologiche che un disegno tecnico deve contenere.
Alle proiezioni ortogonali si sommano le proiezioni
assonometriche che, sebbene siano scarsamente utilizzate
nel disegno tecnico, possono servire a rendere maggiormente
comprensibile un oggetto.
z
P.V.
P′′
P.L.
P′′′
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
O
x
VIDEO
4
y
▶
▶
P′
P.O.
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
y
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CAPITOLO
Proiezioni
ortogonali
7
Ci occuperemo di...
1. I principali solidi geometrici
2. Metodi di rappresentazione grafica: le proiezioni
3. Proiezioni assonometriche: introduzione
4. Triedro di riferimento e sua rappresentazione
sul piano
5. Convenzioni per la rappresentazione grafica
6. Proiezioni ortogonali di figure piane
7. Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
7 1 I principali solidi geometrici
Un solido è una figura geometrica a tre dimensioni. Esso può essere un poliedro oppure un solido di rotazione.
7.1.1 Poliedri
Il poliedro è un solido geometrico
limitato da un numero finito di
poligoni disposti in modo tale
che ciascun lato sia comune a due
e a due soli poligoni.
Il prisma è un poliedro limitato
da due poligoni convessi, tra loro
congruenti e posti su due piani paralleli, e da tanti parallelogrammi
quanti sono i lati del poligono.
La piramide è un poliedro avente
per base un poligono e per facce
laterali tanti triangoli quanti sono
i lati del poligono di base e che
hanno un vertice in comune detto
vertice della piramide.
Un prisma retto ha gli spigoli
laterali perpendicolari ai piani
delle basi. Le facce laterali sono
pertanto dei rettangoli (non necessariamente congruenti tra
loro) e l’altezza
ha la stessa lunghezza degli spigoli laterali.
Un prisma è regolare se è retto e
ha come basi due poligoni regolari. In questo caso le facce laterali sono dei rettangoli congruenti
tra loro.
Il parallelepipedo è un prisma
le cui basi sono due parallelogrammi, e pertanto è un solido
limitato da sei parallelogrammi.
poligono regolare
parallelogramma di base
rettangoli laterali
parallelogrammi laterali
114
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D
SEZIONE
Un parallelepipedo è retto quando
le facce laterali sono quattro rettangoli e gli spigoli laterali sono
perpendicolari ai piani delle basi.
Un parallelepipedo è rettangolo
se è retto e ha per basi due rettangoli. Pertanto un parallelepipedo
rettangolo è limitato da sei rettangoli.
Il cubo è un parallelepipedo rettangolo avente le tre facce congruenti tra loro.
rettangolo di base
parallelogramma di base
rettangoli laterali
Una piramide è retta se il poligono di base è inscrivibile in una
circonferenza e se l’altezza cade
nel centro della circonferenza
stessa.
In una piramide retta le altezze
dei triangoli laterali sono tutte
congruenti tra loro e sono dette
apotema della piramide.
V
V
V
D
D
E
Una piramide è regolare se è retta
e ha per base un poligono regolare.
E
h
A
O
F
a
a
C
A
O
D
C
C
B
B
B
O
A
7.1.2 Solidi di rotazione
Un solido di rotazione è un solido ottenuto dalla rotazione completa di una figura piana intorno a una retta,
l’asse di rotazione.
Il cilindro è un solido generato
dalla rotazione completa di un
rettangolo intorno alla retta cui
appartiene uno dei suoi lati.
Il cono è un solido generato
dalla rotazione di un triangolo
rettangolo intorno alla retta cui
appartiene uno dei suoi cateti;
l’ipotenusa del triangolo è detta
generatrice o apotema del cono.
D
La sfera è un solido generato dalla
rotazione completa di un semicerchio intorno alla retta cui appartiene il suo diametro.
V
A
apot
ema
O
C
B
B
A
CAPITOLO
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7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 115
7 2 Metodi di rappresentazione grafica: le proiezioni
Consideriamo una figura piana e collochiamola davanti a un piano p detto piano di proiezione. Immaginiamo
ora di investirla con un fascio di raggi che ne proiettino l’immagine sul piano p.
I raggi proiettanti partono da una sorgente luminosa posta nel punto S detto centro di proiezione che può essere a una distanza più o meno grande da p. Possiamo comunque, a seconda della posizione di S, individuare
due situazioni che determinano la traiettoria dei raggi proiettanti:
S vicino a p: i raggi hanno una traiettoria divergente (➜ Fig. 1)
S collocato all’infinito, i raggi possono considerarsi tra loro paralleli (➜ Fig. 2).
proieziolta, può
aggi proiettanti sono perpendicolari
ti ad un piano ̟
minosa posta nel
essere ad una
π
π
a loro
S
S
proiezi➜ Fig. 1
➜ Fig. 2
Nei due casi le immagini proiettate sul piano p risulteranno differenti.
Le due diverse posizioni della sorgente S determinano due tipi di proiezione: proiezione centrale (o conica) e
proiezione parallela (o cilindrica). Quest’ultima, a sua volta, può essere ortogonale (se i raggi proiettanti sono
perpendicolari al piano p) oppure obliqua (quando i raggi proiettanti non sono perpendicolari a p).
Le diverse posizioni di S, e il conseguente comportamento dei raggi proiettanti, determinano vari tipi di proiezione riassunte dal seguente schema.
proiezione centrale
(o conica)
prospettiva
proiezioni
ortogonali
PROIEZIONE
ortogonale
assonometria
proiezione parallela
(o cilindrica)
obliqua
116
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assonometria
SEZIONE
D
7 3 Proiezioni ortogonali: introduzione
Nell’esporre le regole e i problemi inerenti alle proiezioni ortogonali utilizzeremo il metodo di rappresentazione detto assonometria isometrica che permette di
raffigurare sul piano lo spazio tridimensionale e gli oggetti collocati in esso. L’assonometria ha scarso uso nel
disegno tecnico in quanto risulta spesso insufficiente
per esporre le particolarità tecniche di un qualsiasi oggetto. È però di notevole utilità qualora si voglia dare
una visione d’insieme di immediata lettura.
Le regole relative a questo metodo di rappresentazione sono enunciate nel capitolo successivo. Per
il momento è sufficiente sapere che con questo me-
todo si rappresentano gli oggetti visti di scorcio.
Per meglio comprendere consideriamo diverse rappresentazioni di un cubo. In ➜ Fig. 3 è rappresentato
visto frontalmente, mentre in ➜ Fig. 4 è rappresentato
visto di scorcio. Nella prima figura vediamo solo l’altezza e la larghezza, mentre nella seconda possiamo
vedere anche la profondità. Con l’assonometria inoltre il solido da rappresentare può essere inserito in
un sistema di assi (➜ Fig. 5) che permette di collocarlo in una precisa posizione nello spazio. Tali assi
sono indicati con x, y e z e sono rappresentati da tre
semirette che formano tra di loro angoli di 120°.
z
120°
120°
O
➜ Fig. 3
y
x
➜ Fig. 4
➜ Fig. 5
120°
Se effettuiamo il confronto tra le immagini di un supporto rappresentato da una foto (➜ Fig. 6), da un’assonometria isometrica (➜ Fig. 7) e da una vista frontale (➜ Fig. 8) possiamo facilmente notare che l’assonometria
fornisce un’immediata ed esauriente immagine del pezzo meccanico, che non si discosta molto da quella reale
rappresentata dalla foto.
➜ Fig. 6
➜ Fig. 7
➜ Fig. 8
CAPITOLO
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7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 117
7 4 Triedro di riferimento e sua rappresentazione sul piano
in English
Il metodo delle proiezioni ortogonali su più piani si
basa sull’applicazione del concetto di proiezione non
su un’unica ma su più superfici: in questo modo è
possibile rappresentare un oggetto da più punti di
vista.
Consideriamo tre piani ortogonali tra loro (per avere
un esempio concreto basta pensare al pavimento e
alle pareti di un angolo dell’aula). Essi determinano
un sistema detto triedro di riferimento i cui piani
z
ale
dit
e
tal
a
ine
di
rra
P.L
.
ion Pian
o
al
Ve Late
rti
ca rale
lP
lan
e
Ad
tic
er
e
o V Plan
n
a
i
l
P ca
i
.
P.V Ver
n
fro
O
ea
te
di
ter
ra
l
ate
ra
le
e
an le
pl nta
l
o
ta zz
on Ori
riz no
o
H Pia
.
P.O
Piano Verticale
Vertical Plane
Esempio guidato
Vediamo un esempio del procedimento da seguire
per rappresentare un oggetto col metodo delle proiezioni ortogonali su più piani.
Consideriamo un solido (➜ Fig. 11) e collochiamolo
nel triedro di riferimento (➜ Fig. 12).
Lin
x L
P.V.
sono denominati: piano orizzontale (P.O.), piano verticale (P.V.) e piano laterale (P.L.). Essi intersecandosi
a due a due danno origine a un sistema di assi x, y,
z con origine nel punto O (➜ Fig. 9). Su questi tre
piani si eseguiranno tre proiezioni dell’oggetto da
rappresentare, una per ciascun piano. Quindi, immaginando di staccare il piano orizzontale dal piano
laterale, si ruoteranno i tre piani fino a porli su uno
stesso unico piano (➜ Fig. 10). Questo modo di procedere permette di rappresentare sul foglio da disegno
qualsiasi oggetto in modo esauriente.
z
y
➜ Fig. 9
➜ Fig. 11
Piano Laterale
P.L.
Additional Vertical Plane
z
Di seguito è esemplificato il procedimento che idealmente
Le proiezioni sul P.V.
sono dette:
Viste di fronte
Prospetto
Front View
x Linea di terra frontale O
Le proiezioni sul P.L.
sono dette:
Viste da sinistra
Fianco
Side View
P.L
.
x
y
Linea di terra laterale y
Le proiezioni sul P.O.
sono dette:
Viste dall’alto
Pianta
Plan View
P.O.
.
P.V
Horizontal Plane
Piano Orizzontale y
➜ Fig. 10
118
SEZIONE
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.
P.O
➜ Fig. 12
SEZIONE
Immaginiamo di investirlo con tre fasci di raggi proiettanti, ciascuno dei quali perpendicolare a uno dei
tre piani del triedro, che proiettino tre immagini, una
sul P.V. una sul P.O. e una sul P.L. (➜ Fig. 13).
D
Le tre immagini così ottenute sono le tre proiezioni
del solido e sono legate tra loro da linee parallele agli
assi che sono dette linee di riferimento (➜ Fig. 14).
z
verso
il P.O.
z
P.L
.
.
P.V
x
P.L
.
.
P.V
ver
il P so
.V.
so
ver L.
.
il P
y
y
x
.
P.O
➜ Fig. 13
.
P.O
Immaginiamo ora di staccare il P.L. dal P.O. e di ruotare i tre piani fino a renderli complanari, cioè disposti su un unico piano (➜ Fig. 15).
z
➜ Fig. 14
Il risultato sono le tre immagini complanari, legate
tra loro dalle linee di riferimento. Osserviamo quindi
che questo procedimento dà la possibilità di rappresentare su un foglio da disegno qualsiasi oggetto
(➜ Fig. 16).
z
P.V.
P.L.
P.L.
P.V.
y
x
y
x
y
➜ Fig. 15
P.O.
P.O.
y
CAPITOLO
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➜ Fig. 16
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 119
7 5 Convenzioni per la rappresentazione grafica
vista da sinistra sul P.L. si sporgerà sul lato sinistro.
Operazione preliminare quindi, per eseguire le proiezioni ortogonali di un solido dato in assonometria,
è fissare la posizione dell’osservatore. In seguito
si possono stabilire quali siano le viste di fronte,
dall’alto e da sinistra. Per meglio capire l’importanza
di questa operazione preliminare, osserviamo i due
gruppi di proiezioni riferite a uno stesso solido dato
in assonometria. Come si vede, le proiezioni in A
(➜ Figg. 17 e 18) e in B (➜ Figg. 19 e 20), pur rappresentando lo stesso solido, risultano diverse perché
diversa è la posizione dell’osservatore.
Confrontando poi le proiezioni A in ➜ Fig. 18 con le
proiezioni B in ➜ Fig. 20 osserviamo immediatamente
che, mentre le prime sono di lettura immediata, le
seconde richiedono una particolare attenzione in
quanto la vista da sinistra avviene da dietro l’oggetto
e quindi deve essere immaginata. In seguito, quindi
assumeremo che la posizione dell’osservatore sia
quella indicata con A, cioè quella di fronte al P.V.
Le proiezioni ortogonali sono lo strumento di rappresentazione principale del disegno tecnico. Rispetto
agli altri metodi dell’assonometria e della prospettiva richiede uno sforzo superiore per la sua comprensione. Infatti si devono rielaborare mentalmente
le indicazioni date dal disegno per giungere a raffigurarsi ciò che vi è rappresentato.
La ricostruzione è abbastanza semplice quando si
tratta di solidi geometrici di cui si conosce la forma.
Ben più complesso si presenta il problema di lettura
delle proiezioni di solidi di cui sia necessario ricostruire la forma.
7.5.1 Posizione dell’osservatore
vista
dall’alto
È importante sviluppare le proprie capacità spaziali
esercitandosi nella risoluzione di problemi come
quelli proposti nelle pagine successive dove i solidi
da rappresentare con le proiezioni ortogonali sono
proposti in assonometria con indicate mediante una
freccia la posizione dell’osservatore e
la direzione dei raggi proiettanti
per la proiezione frontale. Potremmo dire che tale freccia rappresenta i piedi
.
dell’osservatore che per
P.V
eseguire la vista dall’alto
sul P.O. si sporgerà in
da
ta
avanti e per eseguire la
vis stra
P.V.
P.L.
P.L
.
i
sin
vis
fro ta d
nt i
e
.
P.O
A
Consigliata
➜ Fig. 18
vista
dall’alto
➜ Fig. 17
eA
ion tore
z
i
a
s
Po serv
Os
vis
sin ta d
ist a
ra
P.O.
P.V.
P.L
.
.
P.V
di
ta
vis nte
o
fr
➜ Fig. 19
120
SEZIONE
P.L.
Po
Os sizio
se ne
rva B
to
re
B
.
P.O
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➜ Fig. 20
P.O.
SEZIONE
D
7.5.2 Indicazioni sulla sequenza della costruzione
F’”
A”≡F”
P.V.
A’≡F’
L
O’
F
Nel secondo caso (➜ Fig. 23), il
prisma ha le basi parallele al P.O.
e l’asse verticale perpendicolare al P.O. Iniziamo tracciando
il pentagono di base sul P.O.
(➜ Fig. 24)
Nel terzo caso (➜ Fig. 25), il prisma
ha le basi parallele al P.L. e l’asse
verticale perpendicolare al P.L.
Iniziamo tracciando il pentagono
di base sul P.L. (➜ Fig. 26)
D’≡I’
E
D
A
G
B’≡G’
C’≡H’
x
O
y
C
B
ve
il P rso
.V.
➜ Fig. 21
P.O.
➜ Fig. 22
y
z
P.V.
D
P.L.
C
B
E
A
y
x
D”≡I”
G
L
E”≡L”
C”≡H”
O”
F
Nel primo caso (➜ Fig. 21) il prisma ha le basi parallele al P.V. e
l’asse verticale perpendicolare al
P.V. In questo caso risulta comodo
iniziare tracciando il pentagono di
base sul P.V. (➜ Fig. 22)
P.L.
z
E’≡L’
verso
il P.O.
La scelta della posizione dell’osservatore può essere suggerita
anche dalle caratteristiche del solido da rappresentare, di conseguenza di volta in volta si dovrà
scegliere il piano dove iniziare a
tracciare le proiezioni.
Negli esempi seguenti un prisma
dovrà procedere
necessariaa iché
basesipentagonale
è posto
in tre
posizioni diverse rispetto ai piani
del triedro: poiché il suo elemento
geometrico più caratterizzante è la
base pentagonale, risulta comodo
iniziare dalla rappresentazione
della base su uno dei tre piani.
Osserviamo poi il collegamento
visivo diretto tra la proiezione
sul P.V. e quelle sul P.O. e P.L.
(➜ Fig. 22), mentre tra le viste sul
P.O. e quella sul P.L. (➜ Figg. 24 e 26)
c’è l’interruzione del quarto quadrante che può rendere difficoltosa
la comprensione e, di conseguenza,
), poiché ha le basi
la costruzione delle
proiezioni.
Quindi, se nel primo caso, partendo dal P.V., può essere indifferente proseguire sul P.O. o sul P.L.,
negli altri due casi può essere più
utile, in linea di massima, procedere dal P.O. al P.V. o dal P.L. al P.V.
P.O.A”≡F”
➜ Fig. 23
B”≡G”
y
➜ Fig. 24
P.L.
z
P.V.
B’”≡G’”
C’”≡H’”
H
G
C
O’”
D’”≡I’”
B
D
F
E
A’”≡F’”
E’”≡L’”
x
y
A
rso
ve .L.
li P
P.O.
➜ Fig. 25
CAPITOLO
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y
➜ Fig. 26
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 121
7.5.3 Spessore e tipo di segno
Nell’esecuzione grafica è importante rispettare le norme relative allo spessore delle linee come previsto dalle
UNI ISO 128-24/2006 e cioè:
Le linee di costruzione e le linee di riferimento sono indicate
con linea continua fine
di tipo 01.1.
Le linee di contorno
degli oggetti e gli spigoli
interni in vista sono indicati con linea grossa
di tipo 01.2.
ntinua fine
sono indicati con linea
01.1
01.2
con linea
atti fine di tipo
Le linee rappresentanti spigoli non in vista
sono indicate con linea
a tratti fine di tipo 02.1.
Gli assi di simmetria
sono indicati con linea
mista fine a punto e
tratto lungo di tipo 04.1.
02.1
04.1
atti fine di tipo
P.V.
z
profilo
z
A’≡B’
.
P.V
C’≡D’
P.L
.
B
F’≡E’
D
H’≡I’
G’≡L’
A
B’”
E
O
P.L.
A’”
D’”
C’”
E’”
F’”
L’”≡I’”
x
spigolo interno
non in vista
spigolo interno
in vista
G’”≡H’”
y
C
I
E”≡L”
B”
D”≡I”
L
F
x
H
y
G
.
P.O
F”≡G”
P.O.
A” C”≡H”
y
➜ Fig. 27
7.5.4 Gerarchia delle linee
Spesso capita che più linee, con significati diversi, risultino sovrapposte. È pertanto necessario stabilire una
loro gerarchia e cioè:
1) linee grosse 01.2 degli spigoli in vista prevalgono su tutte le altre;
2) linee tratteggiate fini 01.1 degli spigoli non in vista prevalgono sulle linee degli assi e di costruzione;
3) linee miste fini 04.1 degli assi di simmetria prevalgono sulle linee di costruzione;
4) linee di costruzione fini 01.1.
7.5.5 Differenziazione dei punti proiettati sulle tre proiezioni
Le tre proiezioni sono distinte tra loro mediante apici e cioè (➜ Fig. 27): un apice per i punti posti sul P.V. (per
esempio A'), due per i punti posti sul P.O. (per esempio A"), tre per i punti posti sul P.L. (per esempio A'").
Inoltre nel caso in cui ci siano punti coincidenti le lettere corrispondenti sono riportate separate da tre trattini
orizzontali ≡ e in modo ordinato, per prima quella che, nel proiettare, si incontra per prima e poi in ordine
l’altra (A' ≡ B' oppure F" ≡ G" e così via) o le altre se sono più d’una.
122
SEZIONE
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SEZIONE
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7 6 Proiezioni ortogonali di figure piane
7.6.1 Proiezioni ortogonali di punti
Nell’eseguire le proiezioni ortogonali di un solido si proiettano i suoi vertici, che sono punti nello spazio.
Nell’esempio seguente consideriamo il punto P le cui proiezioni sono date da P' sul P.V., P" sul P.O. e P'" sul P.L.
z
P.V.
z
P.L.
P’”
P’
P.L
.
.
P.V
P’
P’”
y
x
P
y
x
P”
P”
.
P.O
y
P.O.
È importante poi ricordare che ciascun punto ha una posizione ben precisa nello spazio definito da un sistema
di assi coordinati. La posizione è individuata da tre numeri, cioè le coordinate rispetto all’origine degli assi O.
Nel caso del punto P le indichiamo con Px, Py, Pz.
z
z
P.V.
P.L.
P’”
P’
P’
Pz
P.L
.
.
P.V
P’”
Py
O
x
O
P
y
Px
y
x
P”
P”
.
P.O
P.O.
y
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7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 123
7.6.2 Proiezioni ortogonali di rette
1. Retta perpendicolare al P.O.
La retta risulta parallela al P.V. e al P.L. e ha una sola
traccia R" nel punto di intersezione col P.O.
z
P.V.
z
2. Retta perpendicolare al P.L.
La retta risulta parallela al P.V. e al P.O. e ha una sola
traccia R"' nel punto di intersezione col P.L.
P.L.
z
P.V.
z
P.L.
r’
r’”
r’
r’”
r’
P.L
.
.
P.V
y
x
R”
.
P.O
.
P.V
r’”
r’
r
P.O.
.
P.O
y
z
R’”
y
x
r”
x
r”
y
.
P.O
y
z
P.V.
z
.
P.V
r’
r
z
r’”
r’
R’”
y
x
R’”
y
r”
.
P.O
5. Coppia di rette parallele tra loro
Le proiezioni della coppia di rette parallele sono tre
coppie di rette parallele, una in ciascun piano.
r”
y
P.O.
6. Coppia di rette tra loro incidenti
Le rette hanno un punto P in comune e anche le loro
proiezioni sui tre piani hanno un punto in comune.
P.L.
z
P.V.
z
r’
P.L
.
.
P.V
.
P.V
r’
r’
t’
t
r
t”
r”
x
.
P.O
124
SEZIONE
t’
t’” r’”
t’
r”
P.O.
t’
t’”
P”’
x
P
x
t”
P”
r”
.
P.O
y
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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P.L.
r’”
P’
P”’ t’”
P’
t”
y
r’” P.L.
r’
y
x
t’” r’”
P.L.
r’”
R’
x
P.V.
R’
P.L
.
y
P.O.
z
P.O.
4. Retta inclinata rispetto ai tre piani del triedro
La retta ha due sole tracce cioè i punti di intersezione
con i piani; in questo caso R' sul P.V. e R"' sul P.L.
P.L.
R’
P.L
.
r”
r’”
R’”
R’
y
R”
r’
y
x
r”
P.V.
z
R’”
r
x
3. Retta parallela al P.O. e inclinata
di 45° rispetto a P.V. e P.L.
La retta ha tracce R' e R" nei punti di intersezione
rispettivamente col P.L. e col P.O.
R’”
P.L
.
r’
y
x
r
.
P.V
y
r”
P.O.
P” t”
y
y
SEZIONE
D
7.6.3 Proiezioni ortogonali di segmenti
1. Segmento perpendicolare al P.O.
La proiezione sul P.O. è un punto siglato da A" ≡ B",
su P.V. e P.L. sono due segmenti di lunghezza uguale
ad AB.
z
z
P.V.
A’
. A’
P.V
A’”
A
P.L.
P.L
.
B’”
y
x
A’≡B’
B’”
A’≡B’
B’”
A’”
A’”
y
x
B
B
y
x
y
x
A”≡B”
P.O.
.
P.O
y
3. Segmento giacente sul P.O. e perpendicolare
al P.V.
La proiezione sul P.V. è un punto su L.T. siglato da
A' ≡ B', su P.O. e P.L. sono due segmenti di lunghezza
uguale ad AB. Sul P.L. il segmento è su L.T.
z
z
P.V.
A’”
A’”y
x
A≡A”
.
P.O
P.O.
A”
z
P.L
.
.
P.V
A’
B
x
B”
B’”
y
.
P.O
P.L
.
A
P.O.
z
B
B”
P.L.
A’
A’”
B’
x
A”
A”
A’
y
x
y
P.V.
.
P.V
B’”
B’
A
y
A”
P.O.
z
P.L.
A’”
B’”
6. Segmento inclinato rispetto al P.V. di 45°,
al P.O. di 30° e al P.L. di 45°
Le proiezione sui tre piani sono tre segmenti di lunghezza inferiore ad AB.
A’”
B’
y
A”
.
P.O
z
P.V.
B’
B”
y
5. Segmento parallelo al P.V. e inclinato
rispetto al P.O. di 30° e al P.L. di 60°
La proiezione sul P.V. è un segmento con la stessa
lunghezza di AB, su P.O. e P.L. sono due segmenti di
lunghezza inferiore ad AB.
A’”
x
A
B”
x
B”
A”≡B”
A’
P.L.
B
B’
B’”
z
P.L
.
B’”
A’” y
B’”
y
P.V.
.
P.V
x A’≡B’
P.O. A”
z
A’
A’≡B’
A”
4. Segmento parallelo al P.L. e inclinato rispetto
al P.V. di 30° e al P.O. di 60°
La proiezione sul P.L. è un segmento con la stessa
lunghezza di AB, su P.V. e P.O. sono due segmenti di
lunghezza inferiore ad AB.
P.L.
P.L
.
.
P.V
B”
A
B”
A”≡B”
.
P.O
A’
z
P.V.
.
P.V
B’
B’
z
P.L.
A’”
P.L
.
B’”
2. Segmento perpendicolare al P.V.
La proiezione sul P.V. è un punto siglato da A' ≡ B',
su P.O. e P.L. sono due segmenti di lunghezza uguale
ad AB.
A’”
B’
B’”
B’”
x
y
y
B”
B”
A”
.
P.O
y
A”
P.O.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
y
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 125
7.6.4 Proiezioni ortogonali di piani
1. Piano parallelo al P.V.
Il piano è perpendicolare al P.O. e al P.L. e ha due
tracce: t" con l’intersezione col P.O. e t"' con l’intersezione col P.L.
z
z
P.V.
P.L
.
.
P.V
2. Piano parallelo al P.O.
Il piano è perpendicolare al P.V. e al P.L. e ha due
tracce: t' con l’intersezione col P.V. e t"' con l’intersezione col P.L.
z
P.L.
t’
t’”
y
t”
.
P.O
.
P.O
3. Piano parallelo al P.L.
Il piano è perpendicolare al P.O. e al P.V. e ha due
tracce: t' con l’intersezione col P.V. e t" con l’intersezione col P.O.
z
z
P.V.
P.L
.
.
P.V
y
P.O.
4. Piano perpendicolare al P.V. e inclinato
di 45° rispetto a P.O. e P.L.
Il piano ha tre tracce: il segmento t' inclinato di 45°
sul P.V.; t" con l’intersezione col P.O. e t"' con l’intersezione col P.L., entrambe parallele a y.
z
P.L.
.
P.V
t’
y
y
y
P.O.
z
P.V.
t’”
t’
t’”
t’
t’
y
x
t”
z
z
P.V.
P.L
.
.
P.V
t”
.
P.O
y
P.O.
5. Piano perpendicolare al P.O. e inclinato
di 45° rispetto a P.V. e P.L.
Il piano ha tre tracce: il segmento t" inclinato di 45°
sul P.O.; t' con l’intersezione col P.O. e t"' con l’intersezione col P.L., entrambe parallele a z.
t’
z
P.L.
.
P.V
t’”
y
P.O.
6. Piano perpendicolare al P.L. e inclinato
di 45° rispetto a P.V. e P.O.
Il piano ha tre tracce: il segmento t'" inclinato di 45°
sul P.L.; t' con l’intersezione col P.V. e t" con l’intersezione col P.O., entrambe parallele a x.
t’”
t’
y
t”
.
P.O
y
x
x
t”
z
P.V.
P.L
.
t’
t”
x
t’”
y
t”
y
y
t”
.
P.O
126
SEZIONE
P.O.
y
x
x
.
P.O
y
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
P.L.
t’
t’”
x
P.L.
P.L
.
y
x
t’”
x
x
t”
t’
P.L.
t’”
y
x
x
P.L
.
.
P.V
t’”
z
P.V.
t”
P.O.
y
SEZIONE
D
7.6.5 Proiezioni ortogonali: proiezioni di poligoni e cerchi
1. Proiezioni ortogonali
di un poligono regolare
parallelo al P.V.
. sono: un
Le proiezioni ortogonali di un po- .
amente
ligono regolare, in questo caso
un sul
esagono, parallelo al P.V. sono: un
poligono uguale allo
suloppure
P.V. il
L. unstesso
vertice
e due segmenti rispettivamente
aggio le
della
sul P.O. e sul P.L.. Per costruire
proiezioni procediamo fissando su . e proiettanP.V., P.O. e P.L. un vertice
oppure
.
il centro se conosciamo rispettivamente il lato oppure il raggio
della circonferenza circoscritta.
Di seguito costruiamo il poligono
sul P.V. e proiettiamo i vertici così
determinati sul P.O. e sul P.L.
2. Proiezioni ortogonali
.e
di un cerchio parallelo
al P.O.
Le proiezioni ortogonali di un
cerchio parallelo al P.O. sono:
un cerchio uguale allo stesso sul
P.O. e due segmenti pari al diametro, rispettivamente sul P.V. e
sul P.L. Per costruire le proiezioni
procediamo fissando il centro,
disegnando la circonferenza e proiettando i quattro punti, determinati dai diametri, sul P.V. e sul P.L.
3. Proiezioni ortogonali
di un poligono qualsiasi
gono irregolare, in questo caso un
parallelo al P.L.
.L. sono:
un poligono
uguale aldi
quadrilatero
Le proiezioni
ortogonali
un poligono qualsiasi, in questo caso
un quadrilatero, parallelo al P.L.L..
sono: un poligono uguale.L.ali quattro
quadrilatero stesso sul P.L. e due segmenti rispettivamente sul P.O. e
sul P.V. Per costruire le proiezioni
procediamo fissando sul P.L. i
quattro vertici, di cui è necessario
conoscere le coordinate, e proiettandoli sul P.V. e sul P.O.
P.V.
z
E’
.
P.V F’
F’”≡E’”
E
z
E’
O’
A’
F’”≡E’”
D’
P.L.
A’”≡O’”≡D’”
A’”≡O’”≡D’”
D
F
P.L
.
F’
B’”≡C’”
B’
C’
A” F”≡B”
O”
E”≡C” D”
x
O
y
B’”≡C’”
A’
A
C
D”
E”≡C”
B’
B
x
A”
y
F”≡B”
.
P.V
.
P.O
P.O.
z
P.V.
C’
D’”
B’≡O’≡D’
D
D’” A’”≡O’”≡C’” B’”
C’
A
y
B’”
D”
B
D”
y
x
A”
O”
C”
.
P.O
P.O.
B”
y
z
P.V.
O”
B”
A”
D’
A’”
A
D’”
D
B’
C’”
C
B”
P.L.
A’”
C’”
B’
B’”
y
A”
B”
B
A”
D’”
C’
x
B’”
z
D’
A’
P.L
.
C’
x
B’≡O’≡D’
P.L.
x
C
O
A’
z
A’”≡O’”≡C’”
A’
.
P.V
A’
P.L
.
y
y
D”
D”
C”
.
P.O
C”
P.O.
y
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 127
7 7 Proiezioni ortogonali di solidi geometrici
7.7.1 Proiezioni di un prisma a base pentagonale regolare con base parallela al P.V.
e con una faccia laterale parallela al P.L.
Disegniamo sul P.V. il pentagono che rappresenta la vista di fronte, con un lato parallelo all’asse z.
z
P.V.
F’”
A”≡F”
F
B’≡G’
G’”
L’”
E’≡L’
A’”
B’≡G’
B’”
A
G
C’≡H’
E
C’≡H’
E’”
D’≡I’
y
x
C’”
BB
H
D’”
G”≡H”
D
C
B”≡C”
P.V.
y
P.O.
Per ottenere la vista da sinistra sul P.L. immaginiamo
il prisma sporgente dal P.V. e di guardarlo da sinistra come indicato dalla freccia. Tracciamo il profilo
A"'D'"I'"F'", che risulterà in linea continua grossa
di tipo 01.2 in quanto completamente in vista (non
potrà mai risultare che una linea del profilo non sia
in vista), quindi gli spigoli interni G'"B'" e I'"C'" con
linea continua grossa, in quanto in vista e H'"E'" tratteggiato fine con linea di tipo 02.1 in quanto nascosto
dal volume del prisma.
z
P.L.
Procediamo allo stesso modo per disegnare la vista
dall’alto sul P.O. dove non risulterà nessuna linea
tratteggiata fine in quanto lo spigolo CH risulta nascosto da BG e lo spigolo DI risulta nascosto da AF.
P.V.
z
B’≡G’
F’”
A’”
G’”
B’”
L’”
E’”
H’”
C’”
I’”
D’”
y
E’≡L’
C’≡H’
B’≡G’
D’≡I’
128
SEZIONE
y
F’”
A’”
G’”
B’”
H’”
E’”
E’≡L’
C’≡H’
x
P.L.
A’≡F’
A’≡F’
P.O.
P.L.
A’≡F’
D’≡I’
x
F”≡I”
B”≡C”
P.O.
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
G”≡H” L”
A”≡D”
E” y
I’”
C’”
L’”
D’”
y
SEZIONE
D
7.7.2 Proiezioni di una piramide a base ettagonale regolare con base parallela al P.O.
e con uno spigolo di base inclinato di 5° rispetto al P.L.
Procediamo tracciando la vista
dall’alto sul P.O., cioè l’ettagono ruotato di 5° rispetto alla L.T., con i sette
segmenti che rappresentano gli spigoli
laterali. Da questa proiettiamo sul P.L.
e sul P.V. i vertici con l’altezza e tracacciano gli spigoli
ciamo gli spigoli in vista e nascosti.
Osserviamo che per determinare i vertici e gli spigoli basta immaginare la
piramide sul P.O. e guardarla da sotto
per la vista sul P.V. e da sinistra per la
vista sul P.L.
P.V.
x
B’
A’ F’F
F””
A’”
E’ C’ D’
G’ A’ F’ B’
P.L.
E”
F”
C’”
B’”
C
G”
D”
C”
G
B
A
G”
V”
B”
A”
F’” E’”G’” D’” A’” C’” B’”
y
D’”
A”
C”
B”
P.O.
7.7.3 Proiezioni di un cilindro
con base parallela al P.V.
y
P.V.
P.L.
z
E’≡I’
Procediamo tracciando sul P.V. la circonferenza che rappresenta la vista di
fronte. Da questa proiettiamo sul P.L.
e sul P.O. i diametri paralleli agli assi
ottenendo
i segmenti
F"H"
e G'"B'".
l’altezza
del cilindro
e ottenere
due
rettangoli
proiezioni
del cilindro
A partire
da questi
segmenti
alziamosui
l’altezza del cilindro e otteniamo i due
rettangoli proiezioni del cilindro sui
due piani.
V’”
V’”
V’
G’
z
V’
B’”
I’”
I’”
E’≡I’
I
A’≡F’
C’≡O’
A’”≡C’”≡D’”
x
B’≡G’
D’≡H’
A’≡F’
A’”≡C’”≡D’”
E’”
E
A’≡F’
F
D
B’”
y
G’”
F”
I”≡O”≡G”
H”
A”
P.O.
E”≡C”≡B”
D” y
C
B’”
I”≡O”≡G”
A
F’
D”
B
G
E”≡C”≡B”
B”ΞG”
A”
7.7.4 Proiezioni di un cono
con base parallela al P.L.
z
P.V.
B’
P.L.
B’”
B’
Procediamo tracciando
sul assi
P.L. ottenendo
la cirlleli agli
conferenza che rappresenta la vista
da sinistra. Da questa proiettiamo sul
ertice
P.L. e sul P.O. i diametri paralleli agli
assi ottenendo i segmenti B'D' e A"C" e
l’asse del cono. Su di esso riportiamo
l’altezza per determinare le proiezioni
del vertice V' e V", quindi congiungiamo B'D' con V' e A"C" con V".
B
A’≡C’
B’”
V’
A’≡C’
C’”
V’”
A’”
C
V’
A
A’”
D’”
D’
x
y
C”
B”≡D”
V”
B”≡D”
A”
V”
A”
P.O.
CAPITOLO
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y
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 129
7.7.5 Proiezioni ortogonali: esempi di “lettura”
Saper "leggere" le proiezioni ortogonali è fondamentale: sono infatti il principale mezzo di comunicazione
nel disegno tecnico. Proponiamo alcuni esempi che illustrano come di fronte a una proiezione possano essere
ipotizzate possibili forme del solido. Nella parte sinistra è indicata, su fondino colorato, una vista di fronte cioè
sul P.V. e alla sua destra alcune possibili viste da sinistra che, per meglio comprendere, sono rappresentate con
un’assonometria nello spazio immediatamente sopra.
1 Osserviamo un rettangolo: a prima vista possiamo "leggerlo" come un piano verticale, in realtà può essere
anche inclinato oppure arcuato.
.
P.V
P.L
.
.
P.V
.
P.V
P.L.
P.L.
P.V.
P.L
.
P.L
.
.
P.V
P.L
.
P.L.
.
P.V
P.L.
P.L
.
P.L.
VERSO
IL P.L.
2 Abbiamo un rettangolo tagliato da una linea orizzontale. Questa indica che le due parti in cui è diviso il
rettangolo non sono complanari. Essa indica quindi uno spigolo, un cambiamento di piano in vista.
.
P.V
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.V.
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L
.
.
P.V
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L.
P.L
.
P.L.
VERSO
IL P.L.
3 Osserviamo un rettangolo tagliato da una linea orizzontale tratteggiata. Questa indica che le due parti in
cui è diviso il rettangolo non sono complanari. Essa indica quindi uno spigolo, un cambiamento di piano che,
essendo la linea tratteggiata, non è in vista cioè avviene dietro.
.
P.V
P.L
.
P.V.
.
P.V
P.L.
P.L
.
.
P.V
P.L
.
P.L.
.
P.V
P.L
.
P.L.
.
P.V
P.L.
P.L
.
P.L.
VERSO
IL P.L.
Nel quarto esempio si ha un rettangolo tagliato a metà da un asse di simmetria. Questa normalmente indica
4 Abbiamo un rettangolo tagliato a metà da un asse di simmetria. Questa situazione normalmente indica che
l’elemento può essere un cilindro o un suo derivato. Rimangono comunque altre possibilità come quella che
esso possa essere una faccia di un cubo.
.
P.V
P.V.
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L
.
.
P.V
P.L.
VERSO
IL P.L.
130
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L
.
P.L.
SEZIONE
D
5 Abbiamo una circonferenza: può rappresentare uno dei tre solidi di rotazione e cioè la sfera, il cono e il
cilindro.
.
P.V
P.L
.
.
P.V
P.L
.
P.L.
P.V.
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L.
VERSO
IL P.L.
6 Sono evidenziati due cerchi concentrici. Essi possono rappresentare un anello, detto toro. Altre possibilità,
tenendo conto che la circonferenza esterna può essere data o da una sfera, o da un cono o da un cilindro sono:
una calotta sferica, un tronco di cono o due cilindri coassiali sovrapposti.
.
P.V
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.V.
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L
.
.
P.V
P.L
.
P.L.
P.L.
VERSO
IL P.L.
7 Anche in questo caso osserviamo due cerchi concentrici. La circonferenza esterna può essere data o da una
sfera o da un cono o da un cilindro i quali possono essere forati assialmente oppure nei quali possono essere
ricavati degli incavi. Riportiamo alcune soluzioni, ma non sono le sole possibili.
.
P.V
P.V.
P.L
.
.
P.V
P.L
.
P.L.
.
P.V
P.L.
P.L
.
.
P.V
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L.
P.L
.
P.L.
VERSO
IL P.L.
8 Osserviamo sempre due cerchi concentrici. La circonferenza esterna può essere data o da una calotta sferica
o da un tronco di cono o da un cilindro sui quali possono essere riportati dei cilindri o delle calotte sferiche.
Riportiamo alcune soluzioni, ma non sono le sole possibili.
sferiche. Queste comunque sono alcune soluzioni ma non sono le sole possibili.
.
P.V
P.V.
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L
.
.
P.V
P.L.
P.L
.
.
P.V
P.L
.
P.L.
P.L.
VERSO
IL P.L.
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© Casa Editrice G. Principato SpA
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 131
7.7.6 Proiezioni ortogonali: cenni sull’uso dell’assonometria isometrica
A volte, nel risolvere problemi di proiezioni ortogonali, può essere utile tracciare l’assonometria del solido in
esame. In questa pagina e nella pagina successiva sono rappresentati due solidi in proiezione ortogonale e in
assonometria isometrica. Per tracciare un’assonometria semplice, per il momento, è sufficiente sapere che gli
assi che definiscono lo spazio sono inclinati tra loro di 120° e che le dimensioni degli oggetti sono riportate
parallelamente a tali assi in scala 1:1. Quindi, date le proiezioni ortogonali del solido si può procedere:
a tracciando l’assonometria di un parallelepipedo che racchiude il solido, e cioè che ha le sue dimensioni
massime (➜ Figg. 29 e 30), da cui procedere per sottrazione di parti (➜ Figg. 31 e 32);
P.V.
P.L.
z
120°
120°
120°
x
➜ Fig. 28
P.O.
➜ Fig. 29
z
x
x
z
y
y
x
z
x
x
z
y
y
➜ Fig. 33
➜ Fig. 32
SEZIONE
y
➜ Fig. 31
➜ Fig. 30
132
y
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
x
y
SEZIONE
D
b per somma di parti, immaginando cioè il solido disegnato in proiezione ortogonale come la somma di
parallelepipedi.
Date le proiezioni del solido (➜ Fig. 34) procediamo immaginandolo come la somma di tre parallelepipedi e
con la costruzione di quello con le dimensioni maggiori (➜ Figg. 35 e 36).
Successivamente sommiamo a esso gli altri due parallelepipedi ottenendo il volume cercato (➜ Figg. 37 e 38).
P.V.
P.L.
z
120°
120°
120°
x
➜ Fig. 34
y
➜ Fig. 35
P.O.
z
z
x
y
x
x
y
y
➜ Fig. 37
➜ Fig. 36
z
z
x
➜ Fig. 38
x
y
x
y
y
➜ Fig. 39
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 133
Video tutorial
7.7.7 Proiezioni ortogonali: fasi per l’esecuzione delle proiezioni ortogonali
Intendiamo eseguire le proiezioni ortogonali di un solido di cui è assegnata l’assonometria isometrica quotata.
16
R
22
18
Il primo
passo è quello
di fissare la
posizione
dell’osservatore.
14
14
12
ve
il P rso
.V.
36
20
12
12
Valutiamo innanzitutto le dimensioni dell’ingombro
calcolando i lati del parallelepipedo che contiene il
solido.
Eseguiamo le proiezioni ortogonali del parallelepipedo per controllare se lo spazio nel foglio sia sufficiente e tracciamo gli eventuali assi di simmetria.
P.V.
P.L.
44
54
48
54
44
48
P.O.
Si conclude l’esercitazione ricalcando gli spigoli in vista e tra
Tracciamo quindi i tratti essenziali per determinare i
vertici delle figure nelle proiezioni.
P.V.
P.L.
SEZIONE
P.V.
P.O.
P.O.
134
Concludiamo l’esercitazione ricalcando gli spigoli in
vista e tratteggiando quelli non in vista, rispettando
le norme riguardanti le linee.
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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P.L.
SEZIONE
D
1. Le proiezioni sono o coniche o cilindriche.
V
F
2. Le proiezioni oblique si ottengono quando i raggi non sono paralleli.
V
F
3. Nella prospettiva i raggi non sono paralleli.
V
F
4. L’assonometria è una proiezione cilindrica.
V
F
5. Le proiezioni ortogonali sono proiezioni parallele.
V
F
6. L’assonometria può essere anche una proiezione obliqua.
V
F
– le proiezioni sul P.V. si contraddistinguono con due apici (").
V
F
– le proiezioni sul P.O. si contraddistinguono con tre apici ("').
V
F
– le proiezioni sul P.L. si contraddistinguono con tre apici ("').
V
F
– l’asse z è detto asse verticale.
V
F
– l’asse y è detto linea di terra frontale.
V
F
– l’asse x è detto linea di terra frontale.
V
F
– la posizione dell’osservatore consigliata è di fronte al P.V.
V
F
– la posizione dell’osservatore consigliata è di fronte al P.L.
V
F
– le proiezioni sul P.V. si contraddistinguono con due apici ".
V
F
– gli spigoli e i contorni in vista si rappresentano con linea continua-grossa.
V
F
– gli spigoli e i contorni nascosti si rappresentano con linea continua-fine.
V
F
– gli assi di simmetria si rappresentano con linea tratto punto fine.
V
F
– gli spigoli e i contorni non in vista si rappresentano con linea tratto punto grossa.
V
F
– nella gerarchia delle linee gli assi prevalgono sugli spigoli nascosti.
V
F
– gli spigoli e i contorni nascosti si rappresentano con linea tratteggiata-fine.
V
F
– la vista sul P.V. si dice anche prospetto.
V
F
– la vista sul P.O. si dice anche fianco.
V
F
– la vista sul P.L. si dice anche vista da sinistra.
V
F
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
7. Nelle proiezioni ortogonali
CAPITOLO
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7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 135
VERIFICA LE CONOSCENZE
D7
VERIFICA le conoscenze
D7
abilità
COSTRUISCI le
vedi il paragrafo
7.4
2.
P.V.
P.L.
F
H
C
G
C
G
A
D
L.
E
E
ve
il P rso
.V.
rso
ve P.L.
il
A
B
H
D
F
C
G
A
E
H
P.L.
D
B
D
P.V.
verso
il P.O.
1.
verso
il P.O.
livello
Riporta sulle proiezioni ortogonali le lettere che contrassegnano
le varie facce in assonometria.
F
I
ve
il P rso
.V.
rso
ve P.L.
il
B
P.O.
P.O.
P.V.
3.
P.L.
L.
4.
P.V.
P.L.
E
E
C
F
G
F
A
G
H
B
D
A
B C
I
M L
D
P.O.
P.O.
P.V.
5.
P.L.
L.
P.V.
6.
P.L.
G
F
D
C
E
B
C
D
E
A
B
H
A
F
I
G
P.O.
P.O.
P.V.
7.
C
P.V.
L.8.
G
G
F
D
P.L.
E
E
F
A
P.O.
P.O.
SEZIONE
D
B
A
B
136
C
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
P.L.
SEZIONE
D
Costruisci le proiezioni ortogonali dei solidi in figura, in base ai suggerimenti dati.
9.
6
5
10
COSTRUISCI LE ABILITÀ
livello
26
10
48
18
6
10.
6
13
36
37
48
32
11.
14
18
15
24
25
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 137
12.
10
27
20
livello
10
3
COSTRUISCI LE ABILITÀ
46
36
13.
15
11
11
20
16
15
48
35
30
14.
3
3
12
33
24
138
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
Traccia gli spigoli non in vista e costruisci le proiezioni ortogonali dei solidi assegnati.
1.
8
2.
32
26
18
18
8
16
21
44
35
8
10
38
14
8
20
6
4.
13
3.
10
44
18
22
12
15
8
32
20
14
44
12
10
14
10
18
10
10
16
5.
6.
28
24
35
10
32
9
40
19
25
10
13
28
16
CAPITOLO
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7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 139
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
D7
D
SEZIONE
METTI IN GIOCO le competenze
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
Costruisci le proiezioni ortogonali dei solidi in figura.
7.
8.
12
□1
2
16
30
3
R15
53
20
36
20
=
10
16
=
8
15
28
25
R8
30
10.
36
10
36
60
10
26
25
6
20
4.5
16
12
4.5
42
90°
R6
2
12
6
20
49
30
9.
50
8
11.
8
44
22
12.
51
30
6
□1
90°
30
10
27
11
12
40
20
140
SEZIONE
20
23
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
D
Didattica inclusiva
Ridisegna su carta quadrettata le proiezioni ortogonali date
e costruisci le mancanti.
P.V.
P.V.
P.L.
P.L.
RECUPERO
1.
2.
P.O.
P.O.
P.V.
P.V.
P.L.
P.L.
3.
4.
P.O.
P.O.
P.V.
P.L.
P.V.
P.L.
5.
6.
P.O.
Didattica inclusiva
D7
SEZIONE
RECUPERO
P.O.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 141
RECUPERO
Didattica inclusiva
Rilevando le misure dal disegno, esegui le proiezioni
ortogonali dei solidi in figura.
Per una migliore comprensione i solidi
si possono costruire con i mattoncini
Lego da 4 e 8 pioli.
7.
8.
O
RS .
VE L P.V
I
O
RS .
VE L P.V
I
9.
10.
O
RS .
VE L P.V
I
O
RS .
VE L P.V
I
11.
12.
O
RS .
VE L P.V
I
142
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
O
RS .
VE L P.V
I
D
Didattica inclusiva
SEZIONE
Completa le proiezioni ortogonali e costruisci quelle
dei solidi dati in assonometria.
13.
P.V.
P.L.
RECUPERO
20
R2
5
18
26
18
22
P.O.
P.V.
P.L.
=
20
54
=
20
10
12
26
24
12
14.
P.O.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
7 • PROIEZIONI ORTOGONALI 143
CAPITOLO
8
Proiezioni
assonometriche
Ci occuperemo di...
1. Introduzione
2. Assonometria cavaliera
3. Assonometria isometrica
4. Proiezioni assonometriche di poligoni
5. Proiezioni assonometriche di solidi
6. Proiezioni assonometriche a mano libera
8 1 Introduzione
Le proiezioni assonometriche sono proiezioni parallele (o cilindriche), cioè con i raggi proiettanti paralleli tra loro. I raggi possono essere ortogonali oppure
obliqui rispetto al piano di proiezione o quadro assonometrico.
Le proiezioni assonometriche, così come la prospettiva di cui parleremo nel capitolo 12, forniscono in
un’unica immagine l’oggetto nella sua tridimensionalità, diversamente dalle proiezioni ortogonali. Rispetto alla prospettiva però, che dà una visione più
realistica dell’oggetto, le assonometrie sono molto più
semplici da costruire e mantengono con l’oggetto rappresentato precisi rapporti metrici e angolari che permettono di rilevare misure direttamente dal disegno.
L’uso delle assonometrie nell’ambito del disegno
tecnico meccanico è limitato. Sono utilizzate infatti
prevalentemente per disegni illustrativi e descrittivi
nei manuali d’uso oppure nei depliants pubblicitari.
Le proiezioni assonometriche furono utilizzate già
nella Grecia classica. Le basi scientifiche di questo
metodo di rappresentazione furono poste dal matematico francese Girard Désargues (1591-1661) e
successivamente furono sviluppate dagli allievi del
matematico francese Gaspard Monge (1746-1818).
Per comprendere meglio queste proiezioni è utile
iniziare con una semplice esperienza. Collochiamo
una matita di fronte a una parete esposta al Sole. La
matita viene investita dai raggi solari, che possiamo
considerare paralleli e sulla parete vediamo proiettata l’ombra. Possiamo avere due casi:
1 se la matita è parallela alla parete, l’ombra avrà la
stessa lunghezza (➜ Fig. 1);
2 se la matita non è parallela alla parete, l’ombra
potrà essere più corta o più lunga della matita
a seconda della posizione assunta dalla matita
stessa (➜ Fig. 2).
A1
piano di proiezione
o quadro
piano di proiezione
o quadro
C1
piano di proiezione
o quadro
A1’
B1
C1’
D1
C2
A2
B1’
D1’
B2
➜ Fig. 1
144
SEZIONE
➜ Fig. 2
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 3
D2
A2’
B2’
C2’
D2’
SEZIONE
D
Se disponiamo due matite di lunghezze diverse in varie posizioni rispetto alla parete, mantenendole tra loro
sempre parallele (per ottenere ciò basterà fissarle con del nastro adesivo ai lati di una gomma), osserviamo che il
rapporto tra la lunghezza di ciascuna ombra e la lunghezza della matita corrispondente rimane costante (➜ Fig. 3):
A1B1  C1D1 e A2B2  C2D2
A'2B'2 C'2D'2
A'1B'1 C'1D'1
Possiamo pertanto concludere che il rapporto tra lunghezza delle proiezioni e la lunghezza effettiva dei dei due
o più segmenti proiettati, tra loro paralleli, rimane costante. Questo rapporto è detto rapporto di riduzione e
il suo valore numerico cambia al variare dell’inclinazione dei raggi proiettanti o della posizione assunta dagli
elementi proiettati.Procediamo con una seconda esperienza: costruiamo con un filo di ferro lo “scheletro” di
un cubo e poniamolo di fronte a una parete esposta ai raggi solari.
Otteniamo i due casi seguenti.
1
Nel primo caso il cubo ha due facce parallele alla parete (➜ Fig. 4).
Notiamo che i raggi proiettano due quadrati, dati dai lati paralleli alla parete e aventi le stesse dimensioni del cubo, e quattro
segmenti obliqui, tra loro paralleli, aventi lo stesso rapporto di
riduzione.
Immaginiamo ora di spostare la posizione rispetto al Sole in modo
che questi ultimi quattro segmenti siano inclinati di 45° rispetto al
piano orizzontale e che le loro dimensioni siano la metà di quella
degli spigoli del cubo, cioè che il rapporto di riduzione sia 1 .
2
La proiezione che si ottiene è detta assonometria cavaliera ed è
una proiezione obliqua in quanto i raggi proiettanti sono inclinati
rispetto al piano di proiezione. Appoggiamo a un vertice del cubo
tre assi x, y, e z tra loro ortogonali. Le loro proiezioni formano tra
x e z un angolo di 90°, tra x e y e tra y e z due angoli di 135° e rappresentano il sistema di riferimento dell’assonometria cavaliera.
Tutte le dimensioni parallele agli assi x e z mantengono inalterata
la loro misura, mentre quelle parallele all’asse y la dimezzano.
ion
iez
ro
ip
z
od
n
pia
90°
135°
y
135°
x
➜ Fig. 4
2 Nel secondo caso il cubo non ha le facce parallele alla parete e
questa è inclinata in modo che i raggi del Sole risultano ad essa
ortogonali (➜ Fig. 5).
Ora ruotiamo il cubo finché un raggio ideale che attraversa un
vertice esca dal vertice opposto. La figura che otteniamo in proiezione ha come perimetro un esagono regolare e la proiezione
di tutti gli spigoli del cubo esprimono lo stesso rapporto di riduzione di 1  0,81.
1,22
Tale rapporto, per comodità, viene arrotondato a 1, considerando
cioè la lunghezza della proiezione uguale a quella degli spigoli.
La proiezione che si ottiene è detta assonometria isometrica e
fa parte delle proiezioni ortogonali, in quanto i raggi proiettanti
sono ortogonali al piano di proiezione. Appoggiamo a un vertice
del cubo tre assi x, y e z tra loro ortogonali. Le loro proiezioni formano tre angoli di 120° e rappresentano il sistema di riferimento
dell’assonometria isometrica, in cui tutte le dimensioni parallele
agli assi mantengono inalterata la loro misura.
dro
ua
q
eo
o di
pian
ione
roiez
adro
o qu
p
z
120°
120°
y
120°
x
➜ Fig. 5
Oltre alle due assonometrie sopra descritte ne esistono altre anche con migliore resa visiva. La cavaliera e
l’isometrica rimangono tuttavia le assonometrie di più semplice costruzione e quindi le più utilizzate.
CAPITOLO
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8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 145
8 2 Assonometria cavaliera
Nell’assonometria cavaliera:
1) gli assi formano tra loro un angolo di 90° e due
angoli di 135°;
2) il rapporto di riduzione è 1 per le dimensioni pax e le
z, e 1/2 per
rallele agli assi ortogonali tra loro x e z, ae loro
½ per
dimensioni parallele all’asse y, inclinato di 135°
rispetto agli altri due (➜ Fig. 6).
in English
Altezza
z (1:1)
Axis line z = heigth
Reduction coefficent 1:1
Larghezza
x (1:1)
90°
Axis line x = width
Ricordiamo che in assonometria tutte le dimensioni che non sono parallele agli assi non rispettano le regole riguardanti il rapporto di riduzione.
135°
Reduction coefficent 1:1
Profondità
y (1:1/2)
Axis line y = depth
135°
h
Reduction coefficent 1:1/
Poiché in assonometria le figure subiscono una
➜ Fig. 6
deformazione è necessario procedere tracciando
una figura ausiliaria da cui rilevare le misure.
figure ausiliarie
Nelle ➜ Figg. 7 e 8 sono tracciate le assonometrie di
a
d
un prisma a base pentagonale e di un cilindro. È pertanto necessario costruire il pentagono e la circonferenza da cui ricavare le misure (➜ Figg. 9 e 10). Sul
piano xz il pentagono e la circonferenza mantengono
la loro forma regolare. Sui piani xy e zy invece si
deformano, sia in conseguenza della diversa apertura angolare tra gli assi che è di 135°, sia perché i
segmenti paralleli all’asse y sono dimezzati. Per il
pentagono si procede dimezzando le dimensioni a,
b
b e h quando sono parallele all’asse y. Per la circon➜ Fig. 9
➜ Fig. 10
ferenza la si divide in un numero di parti uguali (ad
esempio 12) e costruendo un reticolo di segmenti, tra
loro ortogonali, aventi come estremi i punti della suddivisione. Si riporta quindi tale reticolo sui piani zy e xy
mantenendo inalterati i segmenti paralleli agli assi x e z e dimezzando quelli paralleli all’asse y. Completata
la costruzione, si traccia la curva.
a
z
d
z
2
d/
h
h
2
a/
x
b
x
2
b/
➜ Fig. 7
146
SEZIONE
2
d/
y
y
➜ Fig. 8
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
D
SEZIONE
8 3 Assonometria isometrica
in English
Nell’assonometria isometrica:
1) gli assi formano tra loro tre angoli di 120°;
Altezza
z (1:1)
2) il rapporto di riduzione riferito ai tre assi è 1, e
Axis line z = heigth
quindi le dimensioni del solido da rappresentare
Reduction coefficent 1:1
mantengono la loro misura (➜ Fig. 11).
In ➜ Fig. 12 sono tracciate le assonometrie isometriche di un prisma che ha per base un pentagono regolare, le cui dimensioni devono essere ricavate da
120°
120°
una figura ausiliaria tracciata a parte (vedi pagina
Larghezza
precedente). Anche se le dimensioni del pentagono
x (1:1)
Profondità
y (1:1)
Axis line x = width
rimangono inalterate, la figura risulta deformata in
Reduction coefficent 1:1
Axis line y = depth
quanto gli assi hanno tra loro un’apertura di 120°.
120°
Reduction coefficent 1:1
Nel caso della circonferenza (➜ Fig. 13) procediamo,
come nell’assonometria cavaliera, avvalendoci della
costruzione per punti e utilizzando il reticolo di seg➜ Fig. 11
menti; l’unica differenza è che le dimensioni parallele all’asse y non si dimezzano.
Solo nell’assonometria isometrica è possibile sostituire la costruzione per punti di una circonferenza con la
costruzione di un ovale (➜ Fig. 14).
z
z
a
d
d
h
h
a
b
b
b
y
x
h
➜ Fig. 12
y
x
d
a
➜ Fig. 13
Per tracciare l’ovale:
costruiamo in assonometria il quadrato ABCD con il lato pari al diametro della circonferenza;
tracciamo la diagonale maggiore AC e gli assi EF e HG;
tracciamo i segmenti EB e DF che intersecano AC in O3 e O4;
puntiamo in O3 e O4 con apertura O3E e O4F e tracciamo gli archi EH
e FG;
puntiamo quindi in O2 con apertura BE e in O2 con apertura DF e
tracciamo gli archi EG e FH.
D≡O2
E
O3
A
➜ Fig. 14
O4
C
F
H
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
G
B≡O1
8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 147
8 4 Proiezioni assonometriche di poligoni
Nella costruzione delle assonometrie di poligoni possiamo procedere utilizzando due metodi:
a) inscriviamo il poligono in un rettangolo e procediamo, come elemento di riferimento, con l’assonometria
dello stesso;
b) facciamo riferimento all’asse o agli assi di simmetria del poligono e procediamo per coordinate.
8.4.1 Assonometrie cavaliera e isometrica di un esagono regolare
con il metodo del rettangolo
Consideriamo il lato l dell’esagono. Costruiamo l’esagono
ABCDEF e inscriviamolo nel rettangolo GHLI, rilevando le
lunghezze a, b, c, d ed e.
A e C Eseguiamo le assonometrie cavaliera e isometrica del
rettangolo, ricordando che in cavaliera i lati HI e GL,
di lunghezza e, sono dimezzati in quanto paralleli a y.
B e D Per rilevare con esattezza la metà del lato HI, consigliamo di tracciare l’asse del segmento HI. Riportiamo
col compasso nelle assonometrie le misure a, b, d partendo dal vertice G, ricordando che d deve essere dimezzato in assonometria cavaliera in quanto parallelo
all’asse y.
c
b
l
a
E
F
G
d
H
D
I
ASSONOMETRIA CAVALIERA
e
O
A
B
L
C
ASSONOMETRIA ISOMETRICA
z
z
A
C
c
e
G
c
2
e/
x
H
G
x
H
L
y
L y
I
I
z
B
D
z
a
b
b
a
E
d/
H
E
F
D
2
x
b
G
G
F
D
A
x
I
B
C
H
L
C
L y
A
B
I
148
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
y
SEZIONE
D
8.4.2 Assonometrie cavaliera e isometrica di un ottagono regolare
utilizzando gli assi di simmetria
b
b
l
G
F
b
a
H
O
E
B
a
b
A
D
C
ASSONOMETRIA ISOMETRICA
ASSONOMETRIA CAVALIERA
z
A
a
a
Consideriamo il lato l dell’ottagono ABCDEFGH e i
suoi assi AE e GC, che si intersecano nel suo centro
O. Rileviamo le lunghezze a e b.
A e C Portiamo in assonometria i due assi AE e GC,
che distano dall’origine del sistema x, z, y la
lunghezza a, ricordando che nel caso dell’assonometria cavaliera la misura parallela
all’asse y deve essere dimezzata.
B e D Partendo da O, riportiamo sull’asse GC la misura b o b/2, determinando i punti L e M. Per
questi ultimi tracciamo le parallele all’asse x
e riportiamo su di esse, partendo da L e M,
nuovamente la misura b, determinando i vertici H, F, B, D.
z
C
a
a
a
2
a/
E
G
G
x
O
O
E
x
y
y
z
B
z
D
a
b
b
a
b
b
a/
L
A
F
O
L
E
M
B
E
G
2
H
b/
G
x
a
b
F
2
b/
2
b
O
x
D
D
H
y
M
C
y
A
C
B
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 149
8 5 Proiezioni assonometriche di solidi
8.5.1 Prismi e piramidi
1. Assonometrie cavaliera e isometrica
di un parallelepipedo dati i lati
del rettangolo di base e l’altezza
l
h
ASSONOMETRIA ISOMETRICA
z
z
D
l’/2
A
ASSONOMETRIA CAVALIERA
l’
D
x A
B
D
C
x
B
C
A
C
y
Costruiamo il rettangolo di base che in assonometria cavaliera avrà la profondità parallela
all’asse y dimezzata.
Dai quattro vertici A, B, C, D alziamo le altezze h
e congiungiamo a due a due i loro estremi completando le costruzioni.
B
z
H
z
E
H
F
G
E
G
F
x
x
B
C
A
C
y
y
B
ASSONOMETRIA CAVALIERA
FC/2
F
D
G
D
D
A
2. Assonometrie cavaliera e isometrica
di una piramide a base pentagonale
regolare dati il lato del pentagono
di base e l’altezza
l
y
ASSONOMETRIA ISOMETRICA
y
y
V
E
V
C
F
GH/2
h
H
A
B
C
I
E
Costruiamo a parte il pentagono regolare e lo inscriviamo in un rettangolo di vertici F, G, H, I.
Tracciamo quindi gli assi dei segmenti FC e GH
in quanto nell’assonometria cavaliera tali dimensioni vanno dimezzate. Costruiamo nelle
assonometrie il rettangolo e quindi il pentagono
rilevando le posizioni dei vertici dalla costruzione tracciata precedentemente.
Tracciamo quindi due mediane del pentagono
determinando il suo centro O e da quest’ultimo
innalziamo l’altezza h determinando il vertice V.
Congiungiamo infine i vertici del pentagono di
base con V.
150
SEZIONE
O
H
C
D
F
D
x G
A
B
I z
xG
I
O
z
B
E
A
H
y
V
V
y
F
C
D
x G
F
D
O
H
A
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
B
Iz
xG
C
E
O
I
B
E
z
H
A
SEZIONE
D
8.5.2 Cilindri e coni
h
EF/2
d
A
D
GH/2
1. Assonometrie cavaliera e isometrica di un cilindro dati il diametro e l’altezza
ASSONOMETRIA CAVALIERA
G
ASSONOMETRIA ISOMETRICA
z
z
E
H
F
D
B
C
x
Tracciamo a parte la circonferenza di base e costruiamo su di essa il reticolo come indicato nei
paragrafi 8.2 e 8.3 (nell’assonometria isometrica
possiamo utilizzare la costruzione dell’ovale che
però è approssimata).
Trasferiamo il reticolo in assonometria, ricordando che in cavaliera si devono dimezzare le
dimensioni parallele all’asse y e tracciamo la circonferenza di base. Dal centro del reticolo innalziamo l’altezza e costruiamo un secondo reticolo
e tracciamo la circonferenza superiore. Completiamo la costruzione tracciando le tangenti alle
due circonferenze.
A
D
x
A
C
C y
B
y
B
y
z
D
x
A
D
C
B
x
y
A
C
z
B
2. Assonometrie cavaliera e isometrica di un cono dati il diametro e l’altezza
h
A
D
ASSONOMETRIA CAVALIERA
GH/2
EF/2
d
z
G
E
F
ASSONOMETRIA ISOMETRICA
y
V
H
V
D
B
C
x
Tracciamo a parte la circonferenza di base e costruiamo su di essa il reticolo come indicato nei
paragrafi 8.2 e 8.3 (nell’assonometria isometrica
si può utilizzare la costruzione dell’ovale che
però è approssimata).
Trasferiamo il reticolo in assonometria, ricordando che in cavaliera si devono dimezzare le
dimensioni parallele all’asse y. Tracciamo quindi
col curvilineo la circonferenza di base. Dal centro
del reticolo innalziamo l’altezza determinando il
vertice V e da quest’ultimo tracciamo le tangenti
alla circonferenza.
A
D
x
B
C
A
C z
y
B
y
y
V
V
D
x
A
D
xA
B
C
C
z
B
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 151
z
8.5.3 Proiezioni assonometriche di oggetti
Nell’eseguire l’assonometria di un oggetto possiamo seguire due metodi:
a) il primo consiste nel ricavare gli oggetti per sottrazione di parti da un semplice solido geometrico, come il
parallelepipedo rettangolo;
b) il secondo consiste nell’ottenere gli oggetti come somma di volumi.
1. Assonometrie isometrica del solido in figura utilizzando il primo metodo
Per eseguire l’assonometria del solido immaginiamo di racchiuderlo in un parallelepipedo con le dimensioni
massime del solido.
Tracciamo l’assonometria del parallelepipedo (➜ Figg. 15a).
Procediamo alla costruzione, all’interno di esso, del solido (➜ Figg. 15b).
26
66
70
32
70
28
60
60
40
20
➜ Fig. 15a
➜ Fig. 15b
26
2. Assonometrie isometrica del solido in figura utilizzando il secondo metodo.
Per eseguire l’assonometria del solido procediamo immaginandolo formato da quattro parallelepipedi.
Costruiamo il parallelepipedo con dimensioni maggiori (➜ Figg. 16a).
Successivamente sommiamo ad esso gli altri parallelepipedi (➜ Figg. 16b).
24
20
20
26
20
66
70
20
20
20
46
➜ Fig. 16a
24
➜ Fig. 16b
152
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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SEZIONE
D
8 6 Proiezioni assonometriche a mano libera
In assonometria cavaliera gli assi x e z seguiranno le
linee di quadrettatura mentre per l’asse y si useranno
come traccia le diagonali dei quadretti.
In assonometria isometrica invece solo l’asse z seguirà le linee di quadrettatura mentre per gli assi x
e y tracciamo due linee inclinate utilizzando come
traccia la diagonale dei rettangolini dati dalla somma
di due quadretti. Questi due assi non risulteranno inclinati di 120° rispetto all’asse z ma di 117°, che comunque ne rappresenta una buona approssimazione.
In molte situazioni reali può essere utile rappresentare un oggetto con uno schizzo assonometrico. Pertanto è necessario saper impostare un’assonometria
senza il supporto di strumenti per il disegno. In ogni
caso è opportuno utilizzare fogli quadrettati che permettono di avere una costante traccia per le linee,
per le costruzioni e per il rispetto delle proporzioni.
Procediamo tracciando i tre assi x, y, z e quindi o
costruendo un parallelepipedo contenitore, come illustrato nelle pagine precedenti, oppure procedendo
con la costruzione per parti.
8.6.1 Assonometrie cavaliera a mano libera di un cubo
Tracciati gli assi, come sopra illustrato, si traccia un quadrato.
Dai quattro quattro vertici A, B, C,
D si tracciano i segmenti paralleli
all’asse y pari alla metà del lato.
Si completa tracciando i segmenti
che congiungono a due a due gli
estremi di tali lati.
C, D si
congiungono
a due a due gli estremi di
D
A
B
C
A
D
B
C
8.6.2 Assonometrie isometrica a mano libera di un cubo
Tracciati gli assi, come sopra illustrato, si traccia un rombo.
Dai quattro quattro vertici A, B, C,
D si tracciano i segmenti paralleli
all’asse y pari al lato.
Si completa tracciando i segmenti
che congiungono a due a due gli
estremi di tali lati.
D
D
A
A
C
C
B
B
8.6.3 Assonometrie isometrica e cavaliera a
mano libera delle circonferenze poste
sulle tre facce anteriori di un cubo
Una volta disegnati i cubi in assonometria, si applica
una delle costruzioni studiate nel paragrafo 3.4.
G
A
B
B
A
L
I
M
H
C
F
D
CAPITOLO
H
C
L
F
E
© Casa Editrice G. Principato SpA
G
M
I
D
E
8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 153
8.6.4 Assonometria a mano libera di oggetti
1. Assonometria isometrica, a mano libera, dell’oggetto dato in assonometria cavaliera
Consideriamo l’oggetto riportato in ➜ Fig. 17 come composto da due elementi: una piastra forata e un tubo
cilindrico.
Per verificare l’ingombro tracciamo per prima l’assonometria del parallelepipedo avente dimensioni massime
dell’oggetto, cercando di rispettarne le proporzioni e tenendo conto che le profondità vanno raddoppiate
(➜ Fig. 18) e riportiamo lo spessore e il profilo della piastra. Quindi procediamo nel riportare gli assi con la
posizione dei centri del foro e del tubo (➜ Fig. 19).
➜ Fig. 17
➜ Fig. 18
➜ Fig. 19
Eseguiamo quindi le costruzioni utili a tracciare le circonferenze (➜ Fig. 20). Tracciamo le circonferenze e ripassiamo i contorni (➜ Fig. 21). Completiamo la figura tracciando la circonferenza che rappresenta il foro del
tubo (non è necessaria la costruzione in quanto basta tenersi equidistanti da quella tracciata precedentemente)
e l’archetto che rappresenta l’unica parte in vista della circonferenza terminale del foro sulla piastra) per determinare il quale basta riportare la misura dello spessore della piastra (➜ Fig. 22).
➜ Fig. 20
154
SEZIONE
➜ Fig. 21
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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➜ Fig. 22
SEZIONE
D
2. Assonometria cavaliera, a mano libera, dell’oggetto dato in assonometria isometrica
Consideriamo l’oggetto riportato in ➜ Fig. 23. Tracciamo dapprima l’assonometria del parallelepipedo che
contiene l’oggetto, avente cioè le dimensioni massime, cercando di rispettarne le proporzioni e tenendo conto
che le profondità vanno dimezzate (➜ Fig. 24). Quindi procediamo riportando le linee che scandiscono i vari
elementi (➜ Fig. 25).
➜ Fig. 23
➜ Fig. 24
➜ Fig. 25
Tracciamo gli assi sulla faccia in primo piano, eseguiamo le costruzioni dell’arco di circonferenza e della circonferenza che rappresenta il foro e disegniamoli. Riportiamo inoltre il rettangolo contorno della scanalatura
alla base (➜ Fig. 26).
Riportiamo le linee che determinano l’inizio e il culmine degli altri archi, tracciamoli e riportiamo la distanza
AB in A'B' (➜ Fig. 27).
Completiamo il disegno ripassando le linee rappresentanti gli spigoli in vista e tracciamo un archetto passante
per B' (➜ Fig. 28).
B’
B’
B
A’
A’
A
➜ Fig. 26
➜ Fig. 27
➜ Fig. 28
CAPITOLO
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8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 155
D8
VERIFICA le conoscenze
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
1. L’assonometria cavaliera è una proiezione ortogonale.
V
F
2. L’assonometria isometrica è una proiezione obliqua.
V
F
3. Nell’assonometria isometrica il rapporto di riduzione rispetto all’asse x è di 1 : 1.
1
4. Nell’assonometria isometrica il rapporto di riduzione rispetto all’asse y è di 1 : .
2
5. Nell’assonometria cavaliera l’apertura angolare tra l’asse x e l’asse y è di 135°.
V
F
V
F
V
F
6. Nell’assonometria cavaliera il rapporto di riduzione rispetto all’asse x è di 1 : 1.
V
F
7. Nell’assonometria isometrica il rapporto di riduzione rispetto all’asse z è di 1 : 1.
V
F
8. Nell’assonometria cavaliera l’apertura angolare tra gli assi x e z è di 45°.
V
F
V
F
V
F
11. Nell’assonometria cavaliera la costruzione di una circonferenza può essere sostituita
dalla costruzione di un ovale.
V
F
12. Nell’assonometria isometrica l’angolo tra gli assi z e y è di 135°.
V
F
1
9. Nell’assonometria cavaliera il rapporto di riduzione rispetto all’asse y è di 1 : .
2
10. Nell’assonometria isometrica l’angolo tra gli assi x e y è di 120°.
Esegui la costruzione di una circonferenza di diametro 50
(con centro x = 25, y = 25, z = 25) sul piano xz e xy.
Dove possibile usa la costruzione dell’ovale.
z
z
x
y
x
y
156
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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D8
COSTRUISCI le
SEZIONE
abilità
D
livello
Disegna le assonometrie isometrica e cavaliera in scala 1 : 1 dei solidi
in figura, procedendo secondo le indicazioni alla loro destra.
COSTRUISCI LE ABILITÀ
1.
2.
3.
livello
Disegna l'assonometria isometrica e cavaliera in scala 1 : 1 dei solidi in figura.
4.
CAPITOLO
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8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 157
COSTRUISCI LE ABILITÀ
5. Riproduci, su carta quadrettata, gli schemi e completa a mano libera gli schizzi assonometrici dei solidi.
A
C
livello
B
A
B
C
6.
7.
3
23
24
23
8
R2
26
10
15
25
40
37
R1
5
15
15
15
10
livello
Ridisegna i solidi in scala 1:1 in assonometria cavaliera e isometrica. Esegui inoltre uno
schizzo assonometrico dei solidi su carta quadrettata rispettandone le proporzioni.
10
63
12
15
158
SEZIONE
20
30
40
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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Didattica inclusiva
Didattica inclusiva
D8
D
SEZIONE
RECUPERO
1. Costruisci l’assonometria isometrica del solido in scala 1 : 1.
11
FASE PREPARATORIA
28
7
50
36
17
11
34
22
Costruire l’assonometria isometrica del solido rappresentato in assonometria cavaliera e in cavaliera quello
2. Costruisci l’assonometria isometrica del solido in scala 1 : 1.
FASE PREPARATORIA
17
60
17
17
35
17
31
17
60
14
35
21
R1
5
26
17
26
CAPITOLO
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8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 159
RECUPERO
R2
5
36
36
11
COMPITI di realtà
D8
Rappresentazione assonometrica di una libreria
1. Disegno di una libreria assemblabile in legno
Sono date numero e dimensioni in centimetri delle seguenti tavole in legno disponibili, aventi uno spessore
di 3 centimetri.
8
30
224
74
74
74
30
50
50
n° 4 spalle
n° 6 battiscopa
n° 6 mensole larghe
n° 12 mensole
62
8
76
34
224
34
148
34
34
Si riporta inoltre, a titolo esemplificativo un prospetto e una sezione tipo della libreria, in scala 1 : 20.
74
74
74
234
Una volta analizzati gli elementi disponibili e le possibili variazioni, scegli una ipotesi di assemblaggio dei
pezzi, uguale o diverso dell’esempio sopra proposto, e procedi al disegno di un’assonometria cavaliera in scala
adeguata alla dimensione del foglio.
160
SEZIONE
D • IL LINGUAGGIO DEL DISEGNO TECNICO
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D
Rappresentazione assonometrica di una scala
2. Scala costruita con struttura portante in acciaio e scalini rivestiti in legno con il primo gradino
in pietra grigia di Vicenza
Si riporta in sequenza una fotografia complessiva, una sezione longitudinale, due piante di cui la prima al piano
terra e la seconda al piano primo, il prospetto laterale e due particolari (gradini e trave laterale spessore 3 cm).
17
+2.55
3
12
445 foro scala
136
133
3
A
235
12
90
+0.00
Sezione
3
4 5
6 7
8
3
90
3
Particolare A
1 2
25
+0.00
5
30
34
Pianta piano terra
1 2
3
4 5
6 7
17
3
3
9 10 11 12 13 14 15
8
482
+2.56
25
40
145
60
30°
+0.00
32
34
17
25
30°
221
122
90
99
27
27
Pianta piano primo
160
32
Esempio inizio scala in assonometria isometrica,
scala 1:50
437
Prospetto laterale
Esegui il disegno della scala in assonometria isometrica in scala 1 : 20 su foglio formato UNI A3.
CAPITOLO
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8 • PROIEZIONI ASSONOMETRICHE 161
COMPITI DI REALTÀ
SEZIONE
SEZIONE
E solidi
Operazioni sui
Tecnologia,
innovazione
e qualità
Fincantieri in oltre 230 anni
di storia, con più di 7000 navi
realizzate, ha prodotto navi
leggendarie in ogni epoca.
Il Gruppo vanta, tra le unità
prodotte nei propri cantieri,
indiscusse icone della
marineria internazionale quali
la nave scuola dell’Accademia
Navale Militare Italiana
“Amerigo Vespucci” (a destra),
e il transatlantico Rex,
vincitore del premio
“Blue Riband” per la più veloce
traversata atlantica di una
nave passeggeri.
Le sue date più significative sono:
■ 1780 • primo cantiere moderno in Italia;
■ 1933 • transatlantico REX vince il premio “Blue Rimband”
per la più veloce attraversata atlantica per nave passeggeri;
■ 1992 • il Destriero stabilisce il record ancora imbattuto
dell’attraversata atlantica più veloce senza rifornimento;
■ 1998 • con otto cantieri opera nelle due divisioni
delle navi mercantili e militari;
■ 2006 • consegna del primo sommergibile classe Todaro (a sinistra).
162
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Sezioni dei solidi.
● Metodo del taglio.
● Compenetrazioni.
● Sviluppo dei principali solidi
geometrici e di tronchi di solidi
● Sviluppo di compenetrazioni
tra solidi
●
Spiegare le differenze tra sezione
geometrica e taglio.
● Descrivere i diversi tipi di sezioni
di solidi.
● Conoscere la classificazione
delle linee determinate dalla
compenetrazione di solidi.
● Eseguire compenetrazioni
tra solidi con superfici piane.
● Eseguire compenetrazioni
tra solidi con facce piane
e curve.
● Eseguire lo sviluppo
delle superfici dei solidi
●
Saper risolvere problemi relativi
alla rappresentazione di sezioni
di solidi.
● Ipotizzare, comprendere e
risolvere le problematiche relative
alla rappresentazione di oggetti
risultanti dalla compenetrazione
di più solidi.
● Essere in grado di scegliere
il metodo da utilizzare per la
costruzioni delle intersezioni.
● Ridisegnare oggetti solidi a partire
dalle loro proiezioni.
Compenetrazione di solidi
Questa unità didattica raccoglie tre argomenti
fondamentali per affrontare le problematiche
relative alla rappresentazione di oggetti più
o meno complessi. Due di essi sono le sezioni
e le compenetrazioni (e quindi le intersezioni delle superfici
di solidi compenetrantesi) che permettono di ricondurre, gli
oggetti da rappresentare, all’assemblaggio di solidi o parte di
solidi geometrici. A questi due argomenti si somma il terzo,
riguardante gli sviluppi delle
superfici dei solidi, utile per
una migliore comprensione
delle sezioni e delle
compenetrazioni
oltre ad essere in
sé importante
per l’uso che
nell’industria
meccanica si fa
delle costruzioni
in lamiera saldata.
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tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
5
VIDEO
●
▶
▶
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
CAPITOLO
9
Sezioni di solidi
Ci occuperemo di...
1. Osservazioni generali e tavola riassuntiva
delle principali sezioni di solidi
2. Sezione di prisma
3. Sezione di cilindro
4. Sezione di piramide
5. Sezione di cono • 1
6. Sezione di cono • 2
7. Sezione di cono • 3
V
Video tutorial
9 1 Osservazioni generali e
Q
tavola riassuntiva delle
principali sezioni di solidi
SEZIONE
164
SEZIONE
N
PIANO SEZIONATORE
H
F
G
S
Abbiamo già detto come si possa ricondurre la forma,
degli oggetti che ci circondano, all’assemblaggio di
solidi o parte di solidi geometrici. Per meglio comprendere come ciò possa essere possibile, nelle pagine seguenti esporremo in questo capitolo il metodo
delle sezioni e in quello successivo il metodo delle
compenetrazioni. Le sezioni saranno viste come metodo per tagliare i solidi, cioè di lavorarli, mentre le
compenetrazioni come metodo per assemblarli.
Quando si parla di sezionare un solido, nel disegno
geometrico, significa “attraversarlo” con un piano
ideale detto piano sezionatore.
La sezione geometrica di un solido invece è la traccia
che il solido lascia “impressa” sul piano sezionatore,
o meglio la parte del solido e del piano che è in comune, quindi la loro intersezione (➜ Fig. 1).
Nel capitolo 6 Costruzioni piane fondamentali della
sezione C abbiamo parlato di sezioni di solidi geometrici relativamente alle sezioni di cono o coniche
da cui si ottengono il cerchio, l’ellisse, la parabola e
l’iperbole.
Nella sezione geometrica il piano sezionatore divide
in due parti il solido che attraversa dando origine
a due solidi. Nel caso dei solidi geometrici come la
piramide e il cono, il solido che mantiene il vertice
è una nuova piramide o un nuovo cono mentre la
parte restante si chiama tronco di piramide o tronco
di cono (➜ Fig. 2).
P
R
I
E
M
D
L
C
A
➜ Fig. 1
B
V
Q
P
R
N
S
PIRAMIDE
M
Q L
I
P
R
N
PIANO SEZIONATORE
S
M
SEZIONE
I
QL
R
S
G
H
➜ Fig. 2
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
© Casa Editrice G. Principato SpA
I
A
P
N
F
E
M
TRONCO DI
PIRAMIDE
D
L
B
C
≡
SEZIONE
Consideriamo ad esempio un prisma ottagonale attraversato da un piano sezionatore.
≡
≡
P.V.
D’≡F’
E’
C’≡G’
F"'
≡ E"'
C"'
G"'
B’≡H’
A’
H"'
P.L.
D"'
A"'
B"'
G”
H”
F”
A”
E
Sia dato ad esempio l’oggetto in ➜ Fig. 5 e la sua rappresentazione con le proiezioni ortogonali (➜ Fig. 7).
La proiezione sul P.V. è stata eseguita con un taglio,
spostando cioè la posizione dell’osservatore all’interno del pezzo e più precisamente nella sua mezzeria, come indicato sul P.O. dalla linea grossa a punto
e tratto lungo e dalle due frecce che indicano il verso
di osservazione (➜ Fig. 7).
È come se, per la sola vista sul P.V., l’oggetto fosse
stato tagliato e ne fosse stata asportata la parte anteriore (➜ Fig. 6).
E”
B”
P.O.
D”
C”
➜ Fig. 3
In ➜ Fig. 3 si hanno le proiezioni dell’ottagono irregolare generato dal piano sezionatore: su P.O. e P.L.
sono due ottagoni mentre sul P.V. è un segmento.
P.V.
➜ Fig. 5
P.L.
P.V.
A
P.O.
➜ Fig. 6
P.L.
A-A
A
➜ Fig. 4
➜ Fig. 7
P.O.
In ➜ Fig. 4 si hanno le proiezioni di uno dei due tronchi di prisma generati dalla sezione (in questo caso
quello inferiore).
9.1.1 Il metodo del taglio nel disegno tecnico
Si ricorda che in realtà è stato spostato solo il punto
di vista, pertanto nelle proiezioni sul P.O. e sul P.L.
l’oggetto deve essere rappresentato per intero.
Un’applicazione della sezione la si ha nel disegno
tecnico dove, spesso, c’è la necessità di evidenziare
le caratteristiche di quegli oggetti dotati di cavità,
fori e nicchie, difficili da descrivere con le sole linee
non in vista. In quei casi si utilizza il metodo del
taglio, basato sul concetto di sezione, che permette
di spostare il punto di osservazione all’interno di un
oggetto.
Riassumendo possiamo affermare che la differenza
tra la sezione geometrica e il taglio è che:
– nella sezione geometrica si ottiene una figura piana
che è messa in risalto sulle tre viste.
– nel taglio il risultato è rappresentato in una sola
vista e oltre alla superficie di sezione è rappresentato anche tutto ciò che si vede oltre a essa.
CAPITOLO
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9 • SEZIONI DI SOLIDI 165
Tavola riassuntiva delle principali sezioni di solidi
Sezione di prisma
Sezione di cilindro
Sezione con piano orizzontale
Sezione con piano orizzontale
Sezione con piano verticale
Sezione con piano verticale
ellisse
Sezione con piano obliquo
166
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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Sezione con piano obliquo
SEZIONE
Sezione di piramide
E
Sezione di cono
Sezione con piano orizzontale
iperbole
Sezione con piano orizzontale
Sezione con piano verticale
ellisse
Sezione con piano verticale
Sezione con piano obliquo
parabola
Sezione con piano obliquo
Sezione con piano obliquo
CAPITOLO
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9 • SEZIONI DI SOLIDI 167
9 2 Sezione di prisma
segue • Tavola riassuntiva delle principali sezioni di solidi
Sezione di sfera
Eseguire le proiezioni ortogonali della sezione di un
prisma regolare a base esagonale, sezionato con un
piano ortogonale al P.V. e inclinato rispetto al P.O.
Determinare inoltre la vera forma dell’esagono irregolare risultante ed evidenziare con linee di tipo 01.2
e 02.1 il tronco di prisma inferiore ottenuto con la
sezione.
z
B
C
A
Sezione con piano orizzontale
x
y
D
F
E
�
Prima di procedere nella soluzione del problema è
necessario ricordare che l’intersezione tra un segmento e un piano determina un punto. Ad esempio,
il segmento MN interseca il piano p determinando il
punto D.
z
M
�
Sezione con piano verticale
D
x
y
N
�
Qualora invece si abbia l’intersezione tra due piani
illimitati si ha una retta. Se poi uno dei due piani è
finito, come il rettangolo MNOP, si ottiene un segmento. Nel nostro caso ED.
z
�
P
D
x
�
Sezione con piano obliquo
168
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
E
O
�
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M
N
y
≡
SEZIONE
E
≡
Nel problema in esame si ha il piano p che interseca sei rettangoli, cioè le superfici laterali
del prisma, e determina i segmenti DC, CB,
BA, AF, FE, ED a due a due consecutivi e che
formano il perimetro dell’esagono irregolare
risultante dalla sezione.
≡
2 Dal P.V. si proiettano
i punti così determinati sul P.L. a
intercettare gli spigoli corrispondenti nei punti A''', ..., F''.
C’≡B’
D’≡A’
z
A’”
D’”
E’”
A”
F”
D
C’”
F’”
C
A
F
B’”
E’≡F’
t
B
x
t
≡
B”
y
≡
E
E”
≡
C”
D”
1 Per la costruzione delle proiezioni ortogo-
nali si procede come segue.
Si costruiscono le proiezioni del prisma a
base esagonale. Si traccia poi la linea tt di
intersezione del P.V. col piano sezionatore
che interseca gli spigoli laterali del prisma
determinando i punti A', ... F' che sul P.O.
coincidono con le proiezioni dei vertici
dell’esagono di base A'', ... F''.
3 Per costruire la vera forma dell’esagono irregolare si ricorre al ribaltamento del piano sul P.V. rispetto alla traccia tt.
Si completano le proiezioni evidenziando gli spigoli del
≡
tronco di prisma.
≡
≡
C’≡B’
C’≡B’
t
D’≡A’
B’”
D’≡A’
C’”
A’”
t
D’”
B’”
C’”
A’”
E’≡F’
t
F’”
D’”
E’”
A”
E’≡F’
t
F’”
E’”
F”
B”
E”
C”
A”
B”
F”
E”
C”
D”
D”
≡
≡
≡
CAPITOLO
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9 • SEZIONI DI SOLIDI 169
9 3 Sezione di cilindro
Video tutorial
Tracciare le proiezioni ortogonali della sezione di un cilindro sezionato con un piano p ortogonale al P.V. e
inclinato di 45°. Evidenziare con linee di tipo 01.2 il tronco di cilindro inferiore.
�
1 Si tracciano le tre proiezioni del cilindro e si in-
2 Consideriamo il cilindro come fosse un prisma
dica sul P.V. la traccia tt del piano sezionatore p.
avente infiniti spigoli laterali. Di questi ne consideriamo un numero a piacere, ad� esempio dodici. Si
divide pertanto, sul P.O., la circonferenza di base
del cilindro in dodici parti uguali e si proiettano
sul P.V. e sul P.L. i punti determinati dalla suddivisione, alzando per ciascuno di essi un segmento
che rappresenta uno degli infiniti spigoli laterali del
“prisma-cilindro”.
t
Si
base
sul
t
suddivisione
G’1
C’1≡B’1
E’1≡I’1
D’1≡L’1
C’1≡M’1
B’1≡N’1
A’1
t
A’ B’≡N’ C’≡M’ D’≡L’ E’≡I’ C’≡B’ G’
L”
I”
M”
H”
N”
t
natore,
la
one.
G”
G’1
H”
F”
A”
G”
F’1≡H’1
I”
E’1≡I’1
.L.
1≡B’1
E”
1≡I’1
B”
L”
D’1≡L’1
t
C”
M”
B’1≡N’1
A’1
E”
C” 1≡L’1
D”
C’1≡M’1
F”
D”
N”
B”
A”
1≡M’1
1≡N’1
A’ B’≡N’ C’≡M’ D’≡L’ E’≡I’ C’≡B’ G’
≡N’
L”
I”
M”
N”
H”
A”
G”
F”
B”
C”
170
SEZIONE
≡M’
≡L’
≡I’
≡B’
3 Proiettando dal P.V. al P.L. i punti di intersezione
E”
D”
tra detti “spigoli” e il piano sezionatore, si determinano i punti per i quali si traccerà la proiezione
dell’ellisse risultante dalla sezione. In questo caso,
poiché il piano sezionatore è inclinato di 45° la proiezione dell’ellisse sul P.L. risulterà una circonferenza.
Si completano le proiezioni evidenziando i contorni
del tronco di cilindro.
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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SEZIONE
E
9 4 Sezione di piramide
≡Q’,
Eseguire le proiezioni ortogonali di una piramide
regolare a base ottagonale, sezionata con un piano
ortogonale al P.V. e inclinato rispetto al P.O.
Evidenziare con linee di tipo 01.2 e 02.1 il tronco di
piramide ottenuto con la sezione.
oiet.L.
sti
V
Q
P
R
V’
N
V’”
F
oni
G
S
≡S’,t
≡R’, N’≡Q’,
P’
Q’”
N’≡Q’
D
H
P’”
I
N’”
L
M’”
R’”
M’≡R’
E
M
A
C
L’≡S’
S’”
I’
I’”
L’”
SezioniD’≡F’
diE’solidi:
piramide
H’”≡F’”
A’”≡E’” B’”≡D’” C’”
G’”
t
A’
B
B’≡H’ C’≡G’
G”
H”
R”
S”
A” I”
F”
V’
V’”
Q”
V”
P”
E”
≡Q’
≡R’
N”
L”
M”
P’
Q’”
N’≡Q’
≡S’
D”
B”
t
N’”
R’”
M’≡R’
C”
P’”
M’”
L’≡S’
≡H’
≡F’
≡G’
I’
≡F’”
≡E’”
S’”
G’”
H’”≡F’”
t
A’
1 Costruite le tre proiezioni della piramide,
D’≡F’ E’
B’≡H’ C’≡G’
≡D’” L’”
I’”
A’”≡E’” B’”≡D’”
G”
si traccia sul P.V. il piano sezionatore tt che incontra gli spigoli laterali della piramide determinando i punti I', L' ≡ S', M' ≡ R', N' ≡ Q', P'.
Si proiettano tali punti dal P.V. sul P.O. a intersecare le proiezioni degli spigoli cui appartengono, determinando così i punti I'', L'', N'', P'',
Q'', S''.
Per determinare M'' e R'' è necessario proiettare
M' e R' sui corrispondenti spigoli sul P.L., determinando così M''' e R''' e quindi questi ultimi
sul P.O.
La costruzione si completa con le proiezioni
dei restanti punti dal P.V. al P.L.
H”
S”
A” I”
R”
F”
Q”
V”
E”
P”
N”
L”
B”
M”
D”
C”
2 Unendo tra loro i punti così ottenuti si tracciano
gli ottagoni irregolari proiezioni della sezione.
Si completano le proiezioni evidenziando gli spigoli
R del tronco
Q
di piramide.
S
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CAPITOLO
9 • SEZIONI DI SOLIDI 171
C’”
9 5 Sezione di cono • 1
Eseguire le proiezioni ortogonali di un cono retto sezionato con un piano ortogonale al P.V. e inclinato
rispetto al P.O. Determinare inoltre la vera forma
dell’ellisse risultante ed evidenziare con linee di tipo
01.2 il tronco di cono ottenuto con la sezione.
V
1 Costruite le tre proiezioni del cono, si traccia il
piano di sezione tt sul P.V.
Per costruire l’ellisse si adotta il metodo delle generatrici che consiste nel tracciare un numero a piacere
di apotemi del cono. Esse intersecandosi con tt determinano una serie di punti appartenenti all’ellisse
stessa. Scelto quindi di tracciare dodici generatrici,
si divide sul P.O. la circonferenza di base in dodici
parti uguali, determinando i punti A'', B'', ..., M'', N''.
Si proiettano questi ultimi sul P.V. e sul P.L. e si congiungono i vari punti così determinati con i rispettivi
vertici V'', V', V'''.
≡N’
t
V’
≡M’
V’”
≡I’
≡L’
≡I’”
≡H’
t
A’ B’≡N’ C’≡M’ D’≡L’
L”
E’≡I’ F’≡H’ G’ L’”
I”
M”
H”
N”
V”
A”
G”
B”
F”
E”
C”
D”
172
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
© Casa Editrice G. Principato SpA
≡H’”
≡G’”
≡E’”
≡F’”
M’”≡I’”
A’”≡G’”
C’”≡E’”
N’”≡H’”
D’”
B’”≡F’”
SEZIONE
E
t
2 Sul P.V. essi sono intersecati dal piano
V’
sezionatore nei punti A1', B1', ..., M1', N1'.
Si proiettano quindi tali punti sulle corrispondenti generatrici sul P.O. e sul P.L. Per
i punti D1 e L1 è necessario eseguire prima
le proiezioni sul P.L. e poi sul P.O.
V’”
≡ 1’G1’
F1≡’≡H
E1’≡I’1
≡ 1’
D1’≡L
H1’”
I1’”
L1’”
≡ 1’
C1’≡M
G1’”
C1’”
M1’”
≡ 1’
B1’≡N
F1’”
E1’”
D1’”
B1’”
N1’”
1
A1’
A1’”
t
≡ F’≡H’
≡ G’ L’”
E’≡I’
≡
≡ D’≡L’
≡
A’ B’≡N’
C’≡M’
L”
≡
≡
≡
M’”≡I’”
A’”≡G’”
C’”≡E’”
≡
≡
D’”
N’”≡H’”
B’”≡F’”
I”
M”
N”
M1”
H”
L1”
I1”
H1”
N1”
V” G1”
A” A1”
G”
F1”
E1”
B1”
C1”
B”
D1”
F”
E”
C”
3 La vera forma dell’ellisse risul-
tante dalla sezione si ottiene eseguendo il ribaltamento del piano
rispetto alla traccia tt sul P.V.
D”
E1 F1
D1
G1
H1
t
C1
V’
V’”
I1
B1
L1
G1’
F1’≡H
≡ 1’
E1’≡I
1’
≡
M1
A1
H1’”
I1’”
L1’”
D1’≡L
≡ 1’
N1
G1’”
F1’”
E1’”
D1’”
C1’”
M1’”
C1’≡M
≡ 1’
B1’≡N
≡ 1’
B1’”
N1’”
A1’
A1’”
t
E’≡I’
F’≡H’
≡
≡ G’
A’ B’≡N’
C’≡M’
D’≡L’
≡
≡
≡
L”
N”1
M’”≡I’”
A’”≡G’”
C’”≡E’”
≡
≡
≡
N’”≡H’”
D’”
B’”≡F’”
≡
≡
I”
M”
N”
L’”
H”
M”1 L”1
I”1
H”1
G”
V” G”1
A” A”1
F”1
E” 1
B”1
B”
C”1
D”1
F”
E”
C”
D”
CAPITOLO
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9 • SEZIONI DI SOLIDI 173
9 6 Sezione di cono • 2
Eseguire le proiezioni ortogonali di un cono retto
sezionato con un piano ortogonale al P.V. e parallelo alla generatrice V'K'. Determinare inoltre la vera
forma della parabola risultante ed evidenziare con
linee di tipo 01.2 il tronco di cono ottenuto con la
sezione.
A’ e B’ che proiettati sul P.O. e sul P.L.
rispettivamente O”, A”, B” e O’”, A’”,
punti A’ e B’ che proiettati sul P.O. e sul P.L.
danno rispettivamente O”, A”, B” e O’”, A’”,
B’”.
1 Costruite le tre proiezioni del cono, si traccia
V’”
V’
sul P.V. il piano sezionatore tt che determina il
vertice della parabola O' e i due punti A' e B' che
proiettati sul P.O. e sul P.L. danno rispettivamente
O'', A'', B'' e O''', A''', B'''.
O’
≡B’
B”
O’”
B’”
K’
B’”
A’≡B’
B”
V”
A’”
O”
A”
O
L
H
I
F
D
G
E
B
C
B
A
174
SEZIONE
2 Oltre ai punti così determinati, per tracciare la parabola, è necessario individuarne altri. Si procede pertanto utilizzando un numero
a piacere di piani sezionatori paralleli alla base del cono (in figura i
piani utilizzati sono quattro). Intersecando il cono essi determinano
quattro circonferenze che, attraversate dal piano sezionatore, danno i
punti C, D, E, F, G, H, I, L appartenenti alla parabola.
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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3 Si disegnano pertanto sul P.V. e sul P.L.
V’
le tracce dei piani p, q, r, s dei quali uno
passante per l’intersezione tra l’asse del
cono e il piano sezionatore (q in figura). Si
ottengono pertanto sul P.O. quattro circonferenze i cui raggi sono dati dalle distanze
Rp, Rq, Rr, Rs. Sulle quattro circonferenze
si proiettano dal P.V. i punti dati dall’intersezione di tt con le tracce dei piani sezio-tali
natori determinando C'' e D'' per il piano p,
per il piano q i punti F'' e E'', per r G'' e
H'', per s I'' e L''. Si proiettano tali punti
sul P.L. a intersecare le tracce dei rispettivi piani sezionatori paralleli. Una volta
determinati, i punti si uniscono col curvilineo.
Rr
r
H’”
E’≡F’
≡
Rp
p
L’”
G’≡H’
≡
Rq
q
I’”
s
O’”
I’≡L’
≡
s
E
V’”
O’
Rs
SEZIONE
F’”
C’≡D’
≡
r
G’”
E’”
q
D’”
C’” p
B’”
A’”
A’≡B’
≡
B”
D”
F”
H”
L”
O”
I”
G”
E”
C”
A”
4 La vera forma della parabola si ottiene eseguendo il ribaltamento sul P.V. del
piano sezionatore rispetto alla traccia tt.
alla traccia tt.
I
O
G
E
L
C
O’
A
O’”
H
≡
I’≡L’
s
F
≡
G’≡H’
r
≡
E’≡F’
q
L’”
H’”
F’”
s
I’”
r
G’”
E’”
q
D
≡
C’≡D’
p
D’”
C’” p
B’”
A’”
B
≡
A’≡B’
B”
D”
F”
H”
L”
O”
I”
G”
E”
C”
A”
CAPITOLO
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9 • SEZIONI DI SOLIDI 175
9 7 Sezione di cono • 3
Eseguire le proiezioni ortogonali di un cono retto sezionato con un piano parallelo al P.L. e ortogonale al P.V.
e al P.O. Evidenziare con linee di tipo 01.2 il tronco di cono posto dietro al piano di sezione.
Costruite le tre proiezioni del cono, si disegna sul P.V. e sul P.O.
la traccia tt del piano sezionatore determinando così le proiezioni su tali piani. Inoltre si ottegono le proiezioni del vertice
della parabola O' e O'' e i punti A', B', e A'', B''. Si proiettano
poi tali punti sul P.L. a determinare O''', A''', B'''. Per ottenere
ulteriori punti della sezione, si utilizza il metodo di piani sezionatori paralleli.
Si disegnano pertanto sul P.V. e sul P.L. le tracce dei piani p, q, r
(dividendo in parti uguali A'O'). Si ottengono quindi sul P.O.
tre circonferenze i cui raggi sono dati dalle distanze Rp, Rq, Rr.
Tali circonferenze si intersecano con tt determinando C'' e D''
per il piano p, per il piano q i punti F'' e E'', per r G'' e H'', per
s I'' e L''. Si proiettano tali punti sul P.L. a intersecare le tracce
dei rispettivi piani sezionatori paralleli. Una volta individuati
i punti si uniscono col curvilineo determinando un’iperbole.
t
V’
O
H
F
G
D
B
E
V’”
C
O’”
O’
A
Rr
r
r
G’ H’
Rq
E’ F’
Rp
H’”
G’”
q
q
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E’”
p
p
C’ D’
D’”
B’”
A’ B’
B”
D”
F”
H”
O”
V”
G”
E”
C”
A”
t
176
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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C’”
A’”
SEZIONE
E
1. Sezionare un solido, nel disegno geometrico, significa asportarne una parte.
V
F
2. La sezione geometrica è l’intersezione di un solido con un piano.
V
F
3. Gli ovali sono ottenuti sezionando un cono.
V
F
4. Con la sezione geometrica il piano sezionatore divide in due parti il solido che attraversa
dando origine a due solidi.
V
F
5. Nella piramide la sezione dà origine a una nuova piramide e a un tronco di piramide.
V
F
6. Con la sezione di un prisma si ottengono due tronchi di prisma.
V
F
7. Con la sezione geometrica si ottiene una figura piana.
V
F
8. Sezionando un cerchio con un piano orizzontale si ottiene un’ellisse.
V
F
9. Sezionando un cono con un piano orizzontale si ottiene un cerchio.
V
F
10. Sezionando un prisma regolare con un piano orizzontale si ottiene un poligono regolare.
V
F
11. Sezionando un cilindro con un piano verticale si ottiene un triangolo.
V
F
12. Sezionando un prisma regolare con un piano inclinato si ottiene un poligono regolare.
V
F
13. La vera forma di una sezione orizzontale di un cono si ottiene col ribaltamento di piano.
V
F
14. Sezionando una sfera con un piano si ottiene un’ellisse.
V
F
15. Sezionando un prisma con un piano verticale si ottiene un rettangolo.
V
F
16. La vera forma di un cono sezionato è un’ellisse.
V
F
17. La vera forma di una sezione inclinata di un cilindro è un cerchio.
V
F
18. La vera forma di una sezione orizzontale di una piramide a base esagonale è un esagono.
V
F
19. La vera forma di una sezione inclinata di un cubo è un rettangolo.
V
F
20. La vera forma di una sezione orizzontale di un cilindro è un’ellisse.
V
F
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
I solidi oggetto dei quesiti si intendono con l’asse verticale perpendicolare al P.O.
CAPITOLO
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9 • SEZIONI DI SOLIDI 177
VERIFICA LE CONOSCENZE
E9
VERIFICA le conoscenze
E9
COSTRUISCI le
abilità
livello
Raddoppiando le misure dei disegni, ridisegna le viste sul P.O. e sul P.V. e completa
le proiezioni ortogonali costruendo la vista sul P.L.
1.
2.
Video tutorial
C
B
A
B’≡C’
P.V.
P.L.
P.V.
P.L.
A’
C''
A''
P.O.
B''
P.O.
4.
livello
3.
P.V.
P.O.
178
SEZIONE
P.L.
P.V.
P.O.
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
© Casa Editrice G. Principato SpA
P.L.
E
Rilevando le misure dal disegno, ridisegna le proiezioni e completale costruendo
la vista sul P.O., sul P.L. e la vera forma della sezione.
1.
2.
P.V.
P.L.
P.V.
P.L.
60°
P.O.
P.O.
3.
4.
P.V.
P.L.
P.V.
60°
P.O.
P.L.
45°
P.O.
CAPITOLO
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9 • SEZIONI DI SOLIDI 179
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
E9
SEZIONE
METTI IN GIOCO le competenze
E9
RECUPERO
Didattica inclusiva
Rilevando le misure dal disegno, completa la vista sul P.O.;
costruisci quella sul P.L. e la vera forma della sezione.
1.
2.
P.L.
P.L.
P.V.
45°
60°
P.O.
P.O.
3.
4.
P.V.
P.L.
P.L.
45°
60°
P.O.
P.O.
180
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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E
Rilevando le misure dal disegno, completa la vista sul P.O.;
costruisci
P.L. edi
larecupero
vera forma della sezione.
Sezioni
di quella
solidi: sul
Esercizi
5.
Sezioni di solidi: Esercizi di recupero
P.L.
P.V.
C’≡F’
6.
P.V.
P.L.
D’≡E’
B’≡C’
≡E’
≡C’
A’
RECUPERO
B’≡G’ C’≡F’
≡G’
A’
60°
P.O.
P.O.
7.
8.
P.V.
P.L.
P.V.
60°
P.O.
P.L.
45°
P.O.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
Didattica inclusiva
SEZIONE
9 • SEZIONI DI SOLIDI 181
CAPITOLO
10
Compenetrazioni
Ci occuperemo di...
1. Introduzione e tavola riassuntiva
2. Compenetrazioni tra solidi
con superfici piane
3. Compenetrazioni tra solidi
con facce piane e curve
4. Compenetrazioni tra solidi con superfici curve
10 1 Introduzione e tavola riassuntiva
10.1.1 Intersezione delle superfici di solidi
che si compenetrano
Raramente i pezzi meccanici hanno forme semplici che si possono ricondurre a un singolo solido geometrico rappresentabile senza particolari costruzioni grafiche. In genere, i pezzi meccanici si presentano in forme, più
o meno complesse, ottenute assemblando più solidi geometrici che si compenetrano tra loro. Con la compenetrazione, le superfici di questi solidi
geometrici si intersecano generando linee. La rappresentazione grafica di
tali linee è l’oggetto dello studio di questo capitolo.
Consideriamo il dado illustrato in ➜ Fig. 1 e le linee di contorno che in
figura sono evidenziate in giallo. Esse sono generate dall’intersezione tra
le superfici laterali di un prisma regolare a base esagonale e un cono retto
avente un angolo al vertice di 120°.
Il prisma forma il corpo del dado mentre il cono genera gli smussi che agevolano l’inserimento del dado in una
chiave. Le proiezioni ortogonali del
dado, con il tracciamento delle linee
generate dalla compenetrazione, sono
illustrate a p. 237.
Altri due esempi, dovuti alla compenetrazione tra due cilindri, si hanno
con la chiave di serraggio di un morsetto portautensili (➜ Fig. 2) e l’innesto di due tubi (➜ Fig. 3). Anche in
questi casi si ottengono delle curve di
intersezione, evidenziate in giallo, la
cui rappresentazione in proiezione ortogonale è illustrata a p. 234.
182
SEZIONE
➜ Fig. 2
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 1
➜ Fig. 3
SEZIONE
E
Come già detto, le linee che si determinano dalle intersezioni delle superfici dei solidi compenetrantisi sono
l’oggetto di studio di questo capitolo e possono essere suddivise in linea di massima in tre gruppi, a seconda
delle superfici dei solidi stessi.
1 Spezzata di segmenti, se le superfici dei solidi sono piane (parallelepipedi, prismi, piramidi ecc.)
2 Spezzata di curve, cioè una linea formata da più curve i cui punti di unione sono punti angolosi, se le superfici dei volumi sono sia piane (parallelepipedi ecc.) sia curve (coni, cilindri ecc.).
3 Curva continua, se le superfici dei volumi sono curve (coni, cilindri, sfere ecc.).
CAPITOLO
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10 • COMPENETRAZIONI 183
10 2 Compenetrazioni tra solidi con superfici piane
10.2.1 Eseguire le compenetrazioni tra prismi • 1
Eseguire le proiezioni ortogonali della compenetrazione di un prisma regolare a base esagonale in un parallelepipedo a base quadrata.
A’
Z’
V’
B’
A’”≡Z’“≡V’”B’”
≡Z’“≡V’”B’”
B
C’
U’ T’
C’”≡U’“≡T’”≡D’”
D’
V
oiché
≡U’“≡T’”≡D’”
Z
ezioni
D
A
T
U
C
A”
Z”
C”
V”
U”
T”
B”
D”
della costruzione tracciata, poiché la compenetrazione è simmetrica rispetto all’asse del prisma,
1 Poiché i solidi sono formati da super-
fici piane, le linee di intersezione sono
spezzate di segmenti per tracciare i quali
≡B’”
basterà determinare
i loro estremi.
Si tracciano le proiezioni ortogonali dei
due solidi. Poiché sul P.O e sul P.L. le linee
di intersezione sono sovrapposte
agli spi≡D’”
goli dei solidi le proiezioni sono già definite. Resta da determinare la spezzata sul
P.V. e cioè, in questo caso, la spezzata i cui
estremi sono dati dalle intersezioni degli
spigoli del prisma a base esagonale con le
facce del parallelepipedo visibili sul P.O.
2 Si considerano gli spigoli AB e CD del
prisma. Essi intersecano il parallelepipedo
nei punti Z'', V'' e U'', T'' sul P.O. Proiettando tali punti sul P.V. rispettivamente su
A'B' e C'D' si determinano Z', V' e U', T'.
≡Z’“≡V’”B’”
A’
Z’
V’
U’ T’
C’
A”
C”
D’
Z”
V”
U”
T”
poiché la compenetrazione è simmetrica
rispetto all’asse del prisma, si determinano anche gli altri punti.
SEZIONE
A’”≡Z’“≡V’”B’”
≡U’“≡T’”≡D’”
3 Fruendo della costruzione tracciata,
184
B’
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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B”
D”
C’”≡U’“≡T’”≡D’”
SEZIONE
E
10.2.2 Eseguire le compenetrazioni tra piramide e prisma
Eseguire le proiezioni ortogonali della compenetrazione di un prisma a base triangolare equilatera in una piramide regolare a base esagonale.
Si traccino le tre proiezioni dei due solidi. La proiezione sul P.L. risulta già completa in quanto le linee di
intersezione sono sovrapposte alle proiezioni degli spigoli della base del prisma. Restano da tracciare le linee
di intersezione sul P.O. e sul P.V.. Si devono pertanto
determinare
i vertici pertanto
della spezzata
intersezione.
Li si proiettino
sul P.O. di
determinando
A” eI
I punti
e D“
devono in
essere
punti A'C“.
e C'
sonoB”già
ottenuti
fasedeterminati
di costruzione
Li si proiettino pertanto sul P.O. determinando A” e
delle figure
sul
P.V. Li si proiettano
pertanto sul P.O.
C“. I punti P.L.,
B” e un
D“ segmento
devono essere
determinati
che partendo
da V'" passi per B’”
determinando
A'' eilC''.
I punti
B'' base
e D'' della
devono
essere
e determini
punto
Z‘”, sulla
piramide.
P.L.,
un segmento
cheZ'"
partendo
passi
perZ”.
B’”fittizio.
determinati
mediante
diV'"
una
spigolo
Si
Si proietti
sull’uso
P.O.da
determinando
Si congiun
e traccia,
determini
il
punto
Z‘”,
sulla
base
della
piramide.
ga
Z”
con
V“
e
si
proietti
su
esso
B'"
determinando
sul P.L., un segmento che partendo da V''' passa
Si proietti Z'"
sul
P.O. determinando
Si determinando
congiun
B”.
Si proietti
B” Z''',
sulZ”.
P.V.
Si
per
B'''
e
determina
ilquindi
punto
sulla
base della B’.
piraga Z” con V“
e siallo
proietti
su modo
esso B'"
operi
stesso
perdeterminando
determinare il punto D.
mide.
Si proietta
Z'''sul
sulP.V.
P.O.
determinando
B”.
Si proietti
quindi B”
determinando
B’. SiZ''. Si conoperi
allo Z''
stesso
per
determinare
il punto
D.
giunge
conmodo
V'' e si
proietta
su esso
B''' determinando
B''. Si proietta quindi B'' sul P.V. determinando B'. Si
opera allo stesso modo per determinare il punto D. La
costruzione si completa sfruttando quanto già tracciato
in quanto la figura è simmetrica rispetto l’asse verticale.
V
A
D
D
C
B
V’”
V’”
V’
A’”
A’”
A’
D’”
≡D’
D’”
C’ B’≡D’
C’”
C’”
B’”
B’”
Z’”
Z’”
D’
D’
A’
V’
C’
B’
Z’
CAPITOLO
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10 • COMPENETRAZIONI 185
Compenetrazioni tra cilindro e prisma
Eseguire le proiezioni ortogonali della compenetrazione di un prisma a base quadrata in un cilin
dro.
10 3 Compenetrazioni tra solidi con facce piane e curve
4a Si traccino le tre proiezioni dei due solidi. La
proiezione sul P.L. e sul P.O. risultano già complete in
quanto le linee di intersezione sono sovrapposte alle
proiezioni degli spigoli delle basi del prisma e del
cilindro.
Restano da tracciare le linee di intersezione sul P.V..
I punti E’ e G‘ sul P.V. e E”, F”, G“, H” si determinano
sul P.O. con la costruzione delle figure . S proiettino
poi dal P.O.
1 sul P.V. i punti F“, H” a determinare F’,
H’.
10.3.1 Eseguire le compenetrazioni tra cilindro e prisma
Eseguire le proiezioni ortogonali della compenetrazione di un prisma a base quadrata in un cilindro.
Si tracciano le tre proiezioni dei due solidi. Le
proiezioni sul P.L. e sul P.O. risultano già complete
in quanto le linee di intersezione sono sovrapposte
alle proiezioni degli spigoli delle basi del prisma e
del cilindro.
Restano da tracciare le linee di intersezione sul P.V.
I punti E' e G' sul P.V. e E'', F'', G'', H'' si determinano
sul P.O. con la costruzione delle figure.
Si proiettano poi dal P.O. sul P.V. i punti F'', H'' a
determinare F', H'.
2 Per la costruzione delle curve è necessario l’uti-
lizzo di alcune generatrici. Sia IK una di esse. Fissatane la posizione sul P.L. la si proietta sul P.O. dove
intersecando la circonferenza determina il punto L''.
Si proietta quindi L'' sul P.V. a intersecare la proiezione della generatrice a determinare L' punto appartenente alla curva.
A’
I’
E’
A’” E’”
L’
B’ D’
A’
E’
F’ H’
D’” H’”
F’≡H’
G’
D’”≡H’”
B’”≡F’”
C’
C’” G’”
G’
D”
H”
A” C”
E” G”
C’”≡G’”
D”
H”
A”≡C”
E”≡G”
K”
I” L”
B”
a cilindro e prisma
F”
3 Si ripete il procedimento con un’altra generatrice
ali della compenetrazione
B”
F” di un prisma a base quadrata in un cilin
ue solidi. La
no già complete in
sovrapposte alle
l prisma e del
e sfruttando la simmetria rispetto agli assi orizzontali
e verticali si ottengono i punti necessari per completare la costruzione.
A’ E’
A’” E’”
I’ L’
rsezione sul P.V..
H” si determinano
ure . S proiettino
a determinare F’,
F’ H’
B’ D’
D’” H’”
D”
H”
A” C”
E” G”
B”
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
≡E
B’” F’”
C’” G’”
K”
I’ L’
SEZIONE
I’” L’” K’”
K’
C’ G’
186
B’” F’”
A’”≡E’”
B’≡D’
C’
I’” L’” K’”
K’
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F”
SEZIONE
10 4 Compenetrazioni tra solidi con superfici curve
E
Video tutorial
10.4.1 Eseguire la compenetrazione tra cilindri
Eseguire le proiezioni ortogonali della compenetrazione tra due cilindri di diametro diverso.
Tracciate le proiezioni dei due cilindri, risultano definite
le proiezioni sul P.O. e sul P.L. in quanto le linee di compenetrazione risultano sovrapposte alle circonferenze di
base dei due solidi.
Rimangono da definire le linee di compenetrazione sul
P.V.
Sul P.L. si divide la circonferenza del cilindro di diametro
inferiore in parti uguali, ad esempio dodici, e si traccia,
lungo la sua superficie, le generatrici ausiliarie
parallele
≡C
≡
all’asse. Di esse si considerano, sul P.O., le generatrici
A''B'' e C''D'' che intersecano la circonferenza proiezione
≡C
≡
dell’altro cilindro nei punti E'', F'', G'', H''.
Si proiettano questi ultimi punti sul P.V. a intersecare
A'≡C' e B'≡D', proiezione delle generatrici, determinando
E', F' e G', H' appartenenti alle curve di compenetrazione.
Ripetendo la costruzione anche per le altre generatrici si
ottengono i punti necessari per tracciare col curvilineo la
linea di compenetrazione.
E’≡G’
A’≡C’
A’≡C’
F’≡H’
B’≡D’
E’≡G’
F’≡H’
C”
G”
H”
D”
A”
E”
F”
B”
C’”≡G’”≡H’”≡D’”
B’≡D’
A’”≡E’”≡F’”≡B’”
C’”≡G’”≡H’”≡D’”
A’”≡E’”≡F’”≡B’”
CAPITOLO
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10 • COMPENETRAZIONI 187
E 10
VERIFICA le conoscenze
Test interattivi
1. Indica il tipo di linea risultante dall’intersezioni delle superfici dei solidi (spezzata di segmenti, spezzata
di curve, curve continue). Indica il metodo da utilizzare per la loro costruzione (semplice proiezione
di punti, uso di generatrici e uso di piani sezionatori paralleli).
Tipo di linea:
spezzata di segmenti
Metodo da utilizzare:
semplice proiezione di punti
Tipo di linea:
Metodo da utilizzare:
a
b
Tipo di linea:
Metodo da utilizzare:
Tipo di linea:
Metodo da utilizzare:
c
d
Tipo di linea:
Metodo da utilizzare:
Tipo di linea:
Metodo da utilizzare:
e
f
188
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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E 10
COSTRUISCI le
SEZIONE
abilità
E
La sua forma è data dall’intersezione di un prisma regolare a base esagonale con un cono avente l’angolo al
vertice di 120°. Per determinare i punti necessari a tracciare le curve per la sua rappresentazione si procede
mediante l’uso del metodo dei piani sezionatori paralleli.
120°
M 30
46
30
t
2. Rappresentazione semplificata mediante archi di circonferenza.
=
=
1/2
3/4
a
a
120°
1/2 a
3/4 a
a
CAPITOLO
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10 • COMPENETRAZIONI 189
COSTRUISCI LE ABILITÀ
1. Rappresentazione con la costruzione per punti.
livello
Ridisegna le proiezioni di un dado con la costruzione per punti
e con la costruzione semplificata.
COSTRUISCI LE ABILITÀ
Rilevando le misure dal disegno, ridisegna le proiezioni in scala 1 : 1
e completale con la vista sul P.V.
livello
3. Guida a coda di rondine. (Il problema si risolve con l’uso di generatrici)
P.V.
vedi il paragrafo
10.3.1
vedi il paragrafo
10.4.1
P.L.
P.O.
4. Innesto di tubature a T. (Il problema si risove con l’uso di generatrici.)
P.V.
P.L.
P.O.
190
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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E
Ridisegna e completa le viste in scala 2 : 1 dei pezzi meccanici proposti.
16
12
30
R1
6
20
16
24
R2
0
7
4
=
=
20
6
1.
50
24
20
16
20
5
2.
30
44
60
CAPITOLO
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10 • COMPENETRAZIONI 191
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
E 10
SEZIONE
METTI IN GIOCO le competenze
E 10
RECUPERO
Didattica inclusiva
Rilevando le dimensioni dai disegni, ricopia e completa le proiezioni
ortogonali.
1. Prisma a base triangolare equilatera in prisma a base quadrata. (Il problema si risolve
proiettando dal P.O. e dal P.V. i punti di intersezione.)
vedi il paragrafo
10.2.1
A’”≡B’”
≡B’”
C’”≡D’”
≡D’”
A”
B”
C”
D”
2. Prisma a base triangolare equilatera in cilindro. (Considerando la simmetria delle figure,
il problema si risolve con l’uso di due generatici tracciate, dai punti P” e Q”, lungo
la superficie laterale del prisma.)
vedi il paragrafo
A’
D’
A’” D’”
B’ C’
C”
C’” F’”
F”
A” D”
P”
Q”
B”
192
SEZIONE
E”
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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B’” E’”
10.3.1
E
Rilevando le misure dal disegno, ridisegna e completa le proiezioni
con la vista sul P.V.
3. Guida a sezione rettangolare. (Il problema si risolve proiettando
dal P.O. e dal P.V. i punti di intersezione.)
10.2.1
vedi il paragrafo
10.4.1
P.L.
RECUPERO
P.V.
vedi il paragrafo
Didattica inclusiva
SEZIONE
P.O.
4. Scanalatura con foro cilindrico su tubatura. (Il problema si risolve
con l’uso delle generatrici.)
P.V.
P.L.
P.O.
CAPITOLO
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10 • COMPENETRAZIONI 193
CAPITOLO
11
Sviluppo di solidi
Ci occuperemo di...
1. Introduzione
2. Sviluppo dei principali solidi geometrici
3. Sviluppo di tronchi di solidi
4. Sviluppo di tubature cilindriche
11 1 Introduzione
Quando si parla di sviluppo di solidi, si intende stendere su di un piano quelle superfici che idealmente avvolgono i solidi stessi.
Due esempi sono rappresentati dai sei rettangoli che racchiudono un parallelepipedo, come illustrato in ➜ Fig. 1,
e dal rettangolo che si ottiene stendendo sul piano la superficie laterale di un cilindro (➜ Fig. 2).
➜ Fig. 1
➜ Fig. 2
D
pD
Questo argomento, oltre che a essere utile per una
comprensione migliore delle intersezioni di superfici
di solidi, è importante per l’applicazione nell’industria meccanica, dove le costruzioni in lamiera saldata sono all’ordine del giorno.
L’esempio più semplice e immediato sull’uso di questo procedimento costruttivo si ha aprendo una scatola
di caramelle e stendendola sul piano. Ci si accorgerà
che essa è stata ottenuta da un unico foglio di cartone
opportunamente tagliato e piegato. Da questo semplicissimo esempio si può passare a uno molto più
complesso come quello della costruzione della struttura e del fasciame di una nave. Infatti quest’ultimo si
194
SEZIONE
ottiene con l’assemblaggio di più lamiere opportunamente sagomate e saldate tra loro.
Tra questi due estremi sono comprese le carrozzerie
di macchine utensili, di automezzi di vario tipo fino
a giungere alle comuni opere di lattoneria come i canali di gronda, le grondaie e i pezzi speciali per il
loro assemblaggio.
Il problema che si presenta nel realizzare un oggetto
in lamiera, è quello di individuare il solido o i solidi
geometrici che concorrono a formarlo, per procedere
quindi al loro sviluppo sul piano. Tale sviluppo servirà da traccia per ritagliare i fogli che successivamente saranno sagomati e assemblati.
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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SEZIONE
E
11 2 Sviluppo dei principali solidi geometrici
11.2.1 Sviluppo di un cubo
Il cubo è costituito da sei facce congruenti tra loro.
Il suo sviluppo si ottiene accostando le sei facce, sul
piano, come in figura.
sulla L.T., e congiungendolo con V'. Si riporta consecutivamente su tale arco, per quattro volte, il lato
del quadrato di base e si congiungono con V i vertici
della spezzata risultante. Si completa costruendo, su
uno dei lati di quest’ultima, il quadrato di base.
V’
B
5
olo
rea
rea
le
i go
lo
sp
1
2
A
L.T.
A1’ A’≡D’
D”
5
3
spig
le
4
V
6
B
B’≡C’
C”
D
C
A
B
V”
3
2
1
4
B”
A”
6
11.2.4 Sviluppo di un cono
11.2.2 Sviluppo di un cilindro
h
Lo sviluppo è dato dai due cerchi relativi alle basi
e da un rettangolo avente l’altezza del cilindro e la
base uguale alla circonferenza rettificata.
La superficie del cono è data dal cerchio di base e da
un settore circolare avente come raggio l’apotema del
cono e con un’ampiezza da determinare graficamente
in modo approssimativo (metodo a) oppure mediante
una proporzione (metodo b).
a) Si centra pertanto in V, fissato a piacere, e si traccia
un arco di raggio pari all’apotema R. Si divide in un
numero a piacere (ad esempio 12) di parti uguali la
circonferenza di base e le si riporta consecutivamente
su tale arco congiungendo il primo e l’ultimo estremo
con V. Si completa tracciando il cerchio di base.
b) Poiché esiste la proporzione 2πr
= α : 360° si
� : 2πR
�
α
ottiene che α =α360° r/R. � � α
α
D
V
R
pD
V
a
R
11.2.3 Sviluppo di una piramide
a base quadrata
≡
r
≡
La superficie
della
≡
≡ piramide è data dal quadrato di
base e da quattro triangoli isosceli accostati a due a
due e con il vertice V in comune. Si centra pertanto
in V, fissato a piacere, e si traccia un arco di raggio
pari allo spigolo laterale V'A1' la cui misura si ottiene ruotando V''A'' in V''A1'', proiettando A1'' in A1',
CAPITOLO
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 195
11.2.5 Sviluppo di una sfera
Non sempre è possibile sviluppare sul piano la superficie di un solido come la sfera o le forme ad anello dette
toro. In questi casi ci si deve accontentare di sviluppi approssimativi. Sotto è riportato un metodo per trasferire
sul piano la superficie di una sfera. Essa è suddivisa sul P.V. e sul P.O. in parti uguali (nel nostro caso 12), così
da ottenere degli spicchi la cui estensione in verticale è data dalla somma degli archi TU, UV e VZ rilevati sul
P.V. e le varie larghezze sono rilevate sul P.O. In figura è indicata la costruzione di metà spicchio che sarà da
specchiare rispetto all’asse orizzontale e successivamente si dovrà riprodurre lo spicchio, così disegnato, per
altre undici volte.
undici volte.
Z
Z
V
U
E V F
T
C
U D
A
T
B
F
E
C
A
D
B
11.2.6 Sviluppo di un prisma a base pentagonale
Lo sviluppo è dato dai due pentagoni relativi alle basi e da un rettangolo avente l’altezza del prisma e la base
uguale al perimetro del prisma.
E
D
A
E’
C
D
D’
A’
B’ C’
A
B
C
D
E
A
G’ H’
F
G
H
I
L
F
B
E
A
H
I
L’ F’
I’
D”≡I”
G
L
F
E”≡L”
C”≡H”
F
I
L
A”≡F”
B”≡G”
Eseguite le viste sul P.O. e P.V. si procede con lo sviluppo. La superficie laterale è costituita da sei trapezi rettan
196
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
all’altezza degli spigoli laterali del solido rilevabili
sul P.V..
© Casa Editrice
G. Completano
Principato SpA lo sviluppo due esagoni, uno regolare
mentre l’altro, irregolare, deve essere costruito per punti utilizzando come asse il segmento LG, la cui vera
D”≡I”
G
F
E”≡L”
11 3 Sviluppo di tronchi di solidi
≡H”
≡F”
F
SEZIONE
E
≡G”
11.3.1 Sviluppo di un Eseguite
troncolediviste
prisma
esagonale
sul P.O.ae base
P.V. si procede
con lo sviluppo. La superficie laterale è costituita da sei trapezi rettan
all’altezza
degli
spigoli laterali
solido rilevabili
sul P.V.. Completano
dueda
esagoni,
uno regolare
Eseguite le viste sul P.O.
e P.V. si
procede
con lodel
sviluppo.
La superficie
laterale lo
è sviluppo
costituita
sei trapezi
mentre l’altro, irregolare, deve essere costruito per punti utilizzando come asse il segmento LG, la cui vera
rettangoli a due a due uguali,
aventi tutti l’altezza pari al lato dell’esagono di base e le basi maggiore e minore
misura è rilevabile sul P:V., con la posizione di P e Q da cui si diramano perpendicolarmente i segmenti PM, PI,
pari all’altezza degli spigoli
laterali
dellunghezze
solido rilevabili
sul sul
P.V.P.O..
Completano
lo sviluppo,
sviluppodue
due
esagoni: uno
ON, QH
le cui vere
vanno rilevate
Tracciate, sullo
perpendicolari
a MN si ripor
su diirregolare.
esse MP e NQ
si procede concome
la costruzione.
regolare, base del solido,tano
e uno
Quest’ultimo,
si vede in assonometria, ha
I
per asse il segmento GL a cui sono perpendicolari i segmenti MI e NH che lo intersecano
L
in P e Q. Per la costruzione,
P
L’
L
L
sullo sviluppo si tracciano
M
H
M
da M e N due perpendiI’≡P’≡M’
I
P
colari su cui si riportano
Q
I
le misure, rilevate sul
N
H
P.O., dei segmenti MP
H’≡Q’≡N’
G
N
(M''P''), PI (P''I''), NQ
Q
G
G’
G
(N''Q''), QH (Q''H'').
H
E
D
Poi, rilevandole sul
G
P.V., si riportano le miF
D
F
A
E
B’≡F’
B
A’
C’≡E’ D’ A
C
sure dei segmenti PL
M”≡E”
N”≡F”
C
(P'L') e QG (Q'G').
A
E
B
B
G”≡A”
Q”
P”
L”≡D”
A
H”≡B”
F
I”≡C”
11.3.2 Sviluppo di un tronco obliquo di un cilindro.
Eseguite le proiezioni sul P.O. e sul P.V., si procede con lo sviluppo che è simile a quello di un prisma con infiniti spigoli laterali, di questi se ne sceglie un numero a piacere (ad esempio 12). Si divide perciò la circonferenza
sul P.O. in dodici parti uguali e per ogni punto della suddivisione si tracciano sul P.V. dei
G
segmenti verticali, detti generatrici ausiliarie, che fungono
T
F
H
da spigoli laterali. Si esegue lo sviluppo della superficie
G
G’
E
S
I
F
H
T’
laterale riportando su di esso le generatrici le cui varie
I
E
S’
altezze sono rilevate dal P.V. e si completa tracciando
D
L
R
la curva, il cerchio di base e costruendo l’ellisse
D
L
R’
che chiude il tronco di cilindro. La costruzione
C
Q
M
C
Q’
M
di quest’ultima avviene
N
P
B
B
P’
per punti. La si può conA
N
A’
A
siderare come una foglia
la cui costola principale
2pR
è data dal segmento AG
L”
con i vari nodi P, Q, R,
I”
M”
H”
S, T, la cui vera misura
N”
è rilevabile sul P.V., con
R” S” T” G”
A” P” Q”
le varie diramazioni che
F”
B”
sono rilevabili sul P.O. e
E”
C”
cioè P''B'' per PB, Q''C''
D”
per QC ecc.
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 197
11.3.3 Sviluppo di un tronco di piramide a base esagonale
Si eseguono le viste del tronco di piramide
sul P.O. e sul P.V. Per determinare i punti H''
e M'' è necessario avvalersi della rotazione di
90° dello spigolo V''B'' in V''B1'' ponendolo parallelo alla L.T.; quindi lo si proietta sul P.V.
dove si traccia il segmento V'B1'. Si proiettano
su quest’ultimo i punti H' e M' in H1'≡ M1' e
quindi sul P.O. in H1''≡ M1''. Si conclude tracciando sull’asse verticale un arco di raggio
V'' H1''≡ M1'' determinando M'' e H''.
V’
V
Si eseg
pir
minare
a
spigolo
lo alla L
do
proietti
in
conc
arco di r
H”.
L
I’ L’
I
M
H’ M’
H1’ M1’
D
E
G’ N’
H
C
N
B1’
A’ F’
C’ D’
B’ E’
L.T.
C’ D’
E’
F
E”
A
L.T.
G
E”
M”
B
G
F
M”
D”
F” N”
A
N
H1” M1”
B1”
L”
I”
E
I”
A”
M
C”
M
N
G”
C”
H”
H”
B”
V’
R
Q
P
G
nti in V'
I
C
H
si
.V.
proiezi-
I’ P‘ L’
H
a
H’ Q‘ M’
b
B
G
G’ R‘ N’
B1’
c
A’ F’
A
C’ D’
B’ E’
per
E”
a
M”
F”
D”
N”
L”
V”
B1”
R”
Q”
C1”
P”
I”
A”
G”
C”
H”
B”
198
SEZIONE
R
D
L
B”
portato
ccino
V”
L”
V”
delimi-
D”
Per lo sviluppo si determina la vera dimensione dello spigolo
laterale della piramide tracciando un arco di raggio V''C'' in
C1'' e si proietta quest’ultimo sul P.V. dove si fissa il punto A.
Si traccia V'A, quindi si punta in V' con apertura V'A, si traccia un arco e si riporta su di esso, per otto volte consecutiva,
il lato A''B'' e si congiungono i punti che si determinano con
V'. Nel P.V. si proiettano su V'A i punti di intersezione tra le
proiezioni degli spigoli laterali e la traccia del piano sezionatore. Quindi puntando in V' con le aperture date dall’intersezione con V'A si tracciano degli archi che intercettano i
riporti dei rispettivi spigoli. Congiungendo i punti così trovati si ottiene la spezzata che delimita lo sviluppo laterale.
Completa lo sviluppo l’esagono irregolare GHILMN, per
tracciare il quale è necessaria una costruzione per punti utilizzando come asse il segmento PR, la cui vera misura è rilevabile sul P.V. Da esso si diramano perpendicolarmente i
segmenti PL, PI, QM, QH, RN, RG, le cui vere dimensioni si
rilevano sul P.O. Riportato su V'P il segmento PR con i punti
P, Q e R, si tracciano le perpendicolari a tale segmento passanti per i tre punti sopra indicati e si riportano su di esse le
misure delle diramazioni. Ottenuti così i sei vertici si traccia
l’esagono.
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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E
SEZIONE
11.3.4 Sviluppo di un tronco di cono
Si eseguono le viste del tronco di cono sul P.O. e
sul P.V. col metodo delle generatrici, come illustrato
nel problema 9.5.1. Rimangono però indeterminati
i punti M'' e R''. Per essi è necessario avvalersi della
rotazione di 90° del tronco di cono così che i punti
M' e R' si spostano in M1' e R1' le cui proiezioni sul
P.O. determinano i punti M1'' e R1'', che ruotati a loro
volta di 90° rispetto al V'' determinano M'' e R''.
V’
V
N’≡Q’
M1’
P’
M’≡R’
R1’
C’≡G’
D’≡F’ E’
L’≡S’
I’
A’ B’≡H’
E
’
G”
D
H”
C
L
L
L”
N
B”
M”
D”
I
Z
P
P”
R1”
N”
A
C”
U
T
V”
M1”
M
M
Q”
A” I”
B
N
P
F”
R”
S”
O
V’
S
H
S
Q
R
R
N’≡T‘≡Q’
M’≡U‘≡R’
a
b
b
L’≡Z‘≡S’
I’
g
d
A’ B’≡H’
G
Q
P’
a
c
d
C’≡G’
F
D’≡F’ E’
G”
H”
F”
R”
S”
Q”
A”
I”
Z”
U” V” T”
E”
P”
N”
L”
M”
B”
C”
D”
Per lo sviluppo si punta in V'; con apertura V'E' si traccia
un arco e si riporta su di esso per otto volte consecutiva
la distanza A''B'', cioè un ottavo circa della circonferenza
di base, e si congiungono i punti che si determinano col
vertice. Si tracciano quindi sul P.V. i quattro piani sezionatori α, β, γ, δ passanti per i punti di intersezione tra
le generatrici e la traccia del piano sezionatore. Quindi
puntando in V' con le aperture V'P', V'a, V'b, V'c , V'd si
tracciano degli archi che intercettano rispettivamente le
generatrici V'E, V'F con V'D, V'G con V'C, V'H con V'B e
V'A. Congiungendo i punti così trovati si ottiene la curva
che delimita lo sviluppo laterale.
Completa lo sviluppo l’ellisse di chiusura, per tracciare la
quale è necessaria una costruzione per punti utilizzando
come asse il segmento IP, la cui vera misura è rilevabile
sul P.V. Esso è come la costola di una foglia da cui si diramano le nervature ZL, ZS, UM, …, TN, TQ le cui vere dimensioni si rilevano sul P.O. Riportato su V'A il segmento
IP con i punti T, U e Z, si tracciano le perpendicolari a
tale segmento passanti per i tre punti sopra indicati e si
riportano su di esse le misure delle diramazioni. Ottenuti
così gli otto punti basterà tracciare per essi l’ellisse.
CAPITOLO
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 199
E”
11 4 Sviluppo di tubature cilindriche
Un ampio campo di applicazione dello sviluppo sul piano della superficie di solidi è quello della realizzazione di manufatti in lamiera quali tubazioni, con relative curve innesti e derivazioni, cappe per aspirazione
di fumi, cisterne ecc. Nelle pagine successive sono esposte alcune costruzioni geometriche applicabili per la
realizzazione di vari manufatti.
11.4.1 Sviluppo di un innesto a T di due tubi cilindrici in lamiera di diametro diverso
Si traccino le proiezioni ortogonali sul P.O. e sul P.V. dei due tubi e si risolve il problema dell’intersezione mediante l’uso delle generatrici ausiliarie per determinare le quali si pensa di ribaltare sul piano la circonferenza
del tubo 1 , in entrambe le proiezioni, e di dividerla in un numero di parti uguali (ad esempio 12). Essendo la
suddivisione simmetrica, se ne è suddivisa solo la metà a sinistra (➜ Fig. 4).
Proiettando quindi dal P.O. sul P.V. le intersezioni di queste ultime A'', B'', C'', E'' con la circonferenza di base
del tubo 2 si ricavano i punti A', B', C', E' per i quali passa la curva di intersezione.
A’
B’
C’
E’
1
2
A
B
C
2
1
E
D
A”
1
B”
C”
E”
➜ Fig. 3
200
SEZIONE
➜ Fig. 4
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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SEZIONE
E
Lo sviluppo dell’elemento 1 si ottiene tracciando il rettangolo di base πd (cioè la circonferenza rettificata) e
per altezza l’altezza h. Si divide πd nello stesso numero di parti in cui si è divisa la circonferenza nelle proiezioni ortogonali (12 nel nostro caso) e si tracciano quindi le generatrici ausiliarie. Dalle proiezioni si riportano
le lunghezze delle generatrici determinando così i punti per i quali successivamente si traccerà la curva generata dalla intersezione (➜ Fig. 5).
Lo sviluppo dell’elemento 2 risulta essere un rettangolo avente per base la circonferenza πD rettificata e per
altezza l’altezza H (➜ Fig. 6). Il foro generato dall’intersezione con la derivazione, nello sviluppo si deforma in
quanto mantiene la stessa estensione in altezza mentre in larghezza risulta dilatato. Per riprodurlo è necessario
fissare il centro O sullo sviluppo e ricostruire, riferendoli ad esso, la posizione dei dodici punti d’intersezione
delle generatrici con il tubo riproducendo la griglia evidenziata nell’assonometria (➜ Fig. 7). Poiché tali punti,
nello sviluppo in ordinata, mantengono la posizione, rispetto al centro O, che hanno nella proiezione sul P.V.,
si riportano tali misure individuando O'', O' e A.
In ascissa, invece, la loro distanza dall’asse verticale aumenta ed è data dalla rettificazione degli archi OD,
O'C e O''B. Tali rettificazioni si ottengono approssimativamente sommando rispettivamente: per OD le corde
Ob + bc + cD, per O'C le corde Ob + bc, mentre per O''B si riporta la corda Ob (➜ Fig. 8).
πD
h
B’
C’
E’
d
1
B
O"
C
O'
2
E
O
b
O b
O b
1
D
A”
2
H
A
A’
c
➜ Fig. 6
cE
c
E
➜ Fig. 8
B”
C”
πd
E”
A
1
O"
B
O
2
C
O'
b
c E
➜ Fig. 5
➜ Fig. 7
CAPITOLO
h
© Casa Editrice G. Principato SpA
11 • SVILUPPO DI SOLIDI 201
11.4.2 Sviluppo di un innesto a T di due tubi in lamiera dello stesso diametro
Il procedimento è lo stesso seguito nel problema 11.5.1. L’unica differenza è che le curve del foro e dell’elemento 2 presentano due punti angolosi.
D
pD
2
2
E
C
B
A
D
1
E
pD
pD/2
C
202
SEZIONE
1
B
A
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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SEZIONE
E
11.4.3 Sviluppo di un innesto a 60° di due tubi in lamiera di diametro diverso.
Il procedimento è analogo a quello del problema 11.5.1, facendo però attenzione che nello sviluppo dell’elemento
1 non c’è la simmetria nel foro rispetto all’asse orizzontale.
E
d
C
B
A
1
1
2
A B C E
pd
D
pD
2
CAPITOLO
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 203
11.4.4 Sviluppo di un gomito a 90° a quattro segmenti
pD
Eseguita la suddivisione della curva in quattro tronchi, si tracciano dodici generatrici ausiliarie.
Poiché i tronchi sono a due a due uguali, si eseguono gli sviluppi relativi a un tronco per coppia, cioè l’ 1 e il 2 .
Si nota inoltre che il tronco 2 è, rispetto al proprio asse, uguale al doppio del tronco 1 .
Nell’esecuzione degli sviluppi si applica il procedimento esposto nel problema 11.3.2.
1
2
1
1
2
15°
3
30
°
15°
°
30
4
D
204
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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2
3
4
SEZIONE
E
Tavola riassuntiva dello sviluppo delle superfici dei principali solidi geometrici
Sviluppo di un prisma
Sviluppo di un tronco di prisma
Sviluppo di un cilindro
Sviluppo di un tronco di cilindro
Sviluppo di una piramide
Sviluppo di un tronco di piramide
Sviluppo di un cono
Sviluppo di un tronco di cono
CAPITOLO
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 205
E 11
VERIFICA le conoscenze
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
1. Gli sviluppi si applicano nell’industria meccanica per le costruzioni in lamiera saldata.
V
F
2. Lo sviluppo serve per ritagliare i fogli di lamiera che successivamente saranno
sagomati e assemblati.
V
F
3. Per sviluppo di solidi si intende stendere su di un piano quelle superfici
che idealmente avvolgono i solidi stessi.
V
F
4. Lo sviluppo totale di un parallelepipedo è un rettangolo.
V
F
5. Lo sviluppo della superficie laterale di un cilindro è un rettangolo.
V
F
6. Lo sviluppo della superficie laterale di un cono retto è un settore circolare.
V
F
7. Lo sviluppo della superficie di una sfera è un cerchio.
V
F
8. Lo sviluppo laterale di una piramide retta è la somma di tanti triangoli equilateri
quanti sono i lati del poligono di base.
V
F
9. Lo sviluppo della superficie laterale di un tronco obliquo di prisma è la somma
di tanti rettangoli quanti sono i lati del poligono di base.
V
F
10. Lo sviluppo della superficie totale di un tronco obliquo di prisma è la somma
della superficie laterale più i poligoni delle due basi.
V
F
11. Lo sviluppo della superficie laterale di un tronco obliquo di prisma è la somma
di tanti quadrilateri quanti sono i lati del poligono di base.
V
F
12. Lo sviluppo della superficie laterale di un tronco obliquo di cono è la differenza
dello sviluppo laterale di due coni.
V
F
13. Lo sviluppo laterale di una piramide retta è la somma di tanti triangoli isosceli
quanti sono i lati del poligono di base.
V
F
14. Lo sviluppo laterale di un tronco di piramide retta è la somma di tanti
quadrilateri quanti sono i lati del poligono di base.
V
F
206
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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E 11
COSTRUISCI le
SEZIONE
abilità
E
1.
livello
Rilevando le misure dai disegni, ridisegna le proiezioni ed esegui lo sviluppo
delle superfici dei solidi.
2.
COSTRUISCI LE ABILITÀ
45°
60°
3.
4.
30°
45°
15°
CAPITOLO
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 207
COSTRUISCI LE ABILITÀ
livello
Rilevando le misure direttamente dai disegni, eseguire lo sviluppo delle superfici
laterali dei solidi dati in proiezione.
5.
6.
208
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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E
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
E 11
SEZIONE
METTI IN GIOCO le competenze
Disegna lo sviluppo di un tubo circolare con derivazione quadrata.
104
120
40
10
0
40
Disegna lo sviluppo di un imbuto con prolunga.
30
18
Ø100
30
32
50
Ø32
Ø16
110
CAPITOLO
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 209
E 11
RECUPERO
Didattica inclusiva
Rilevando le misure dai disegni, ridisegna le proiezioni e costruisci
lo sviluppo delle superfici laterali dei solidi.
1.
2.
3.
4.
30°
210
SEZIONE
E • OPERAZIONI SUI SOLIDI
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SEZIONE
E
Costruzione di un modello di una cappa con condotto
Costruisci lo sviluppo di un tubo in lamiera con derivazione a gomito collegata a una cappa.
(Vedi esempio esplicativo ➜ Fig. 1.)
Suddividi il tubo a gomito in quattro tronchi (➜ Fig. 2), come indicato sul P.V., aggiorna la proiezione
sul P.O. (vedi esercizio sulle compenetrazioni) e procedi con lo sviluppo (per l’innesto del gomito
nel tubo vedi paragrafo 11.5.1, per il gomito vedi paragrafo 11.5.4).
Completati gli sviluppi, ritaglia le sagome e procedi al montaggio con l’uso del nastro adesivo.
(L’esercitazione di sviluppo può essere svolta a gruppi di tre allievi.)
1
70
50
40
2
R2
7
3
80
54
3
➜ Fig. 1
3
34
70
100
70
2
1
➜ Fig. 2
CAPITOLO
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11 • SVILUPPO DI SOLIDI 211
COMPITI DI REALTÀ
E 11
COMPITI di realtà
SEZIONE
F delle ombre
La prospettiva e la teoria
Quando
l’innovazione
diventa
capolavoro!
Filippo Brunelleschi
(1377-1466) nacque a
Firenze dove iniziò la
propria carriera come orafo
e scultore per dedicarsi
successivamente alla sola
architettura. L’opera che lo
rese maggiormente famoso
è la cupola di Santa Maria
del Fiore a Firenze, un
capolavoro ingegneristico
costruito senza l’utilizzo
di tecniche tradizionali.
Egli fu il primo, all’inizio
del secondo decennio del
Quattrocento, a scoprire
le regole geometriche
della rappresentazione
prospettica, che concretizzò
su due tavolette andate
perdute e che sono state
ipoteticamente ricostruite
graficamente da
Luigi Vagnetti.
Tale argomento fu poi
ripreso e sviluppato da
Piero della Francesca nel
De prospectiva Pingendi.
212
SEZIONE
F • LA PROSPETTIVA E LA TEORIA DELLE OMBRE
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in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Conoscere e applicare
le regole fondamentali
della prospettiva
● Tracciare la prospettiva di figure
piane e solidi geometrici
● Costruire l’ombra di punti,
segmenti, poligoni e
solidi rappresentati
in proiezione ortogonale
●
La prospettiva
È il metodo di rappresentazione grafica
che più si avvicina alla percezione visiva
dell’occhio umano. Unita alle ombre può
dare una immediata e chiara visione
di oggetti o di ambienti. Nel disegno
tecnico però trova scarsa applicazione
in quanto di complessa costruzione
e inadatta a riportare le
indicazioni di particolarità
tecniche, costruttive ecc.
Prospettiva e metodo delle
ombre possono essere
comunque utilizzati per
dare una visione realistica
di oggetti o macchinari,
nei disegni dei cataloghi
dove è fondamentale avere
un’immediata visione
d’insieme e la veste grafica
ha un’importanza
prevalente.
© Casa Editrice G. Principato SpA
Saper individuare gli ambiti
del disegno tecnico in cui è
vantaggioso applicare i metodi
della prospettiva e delle ombre
● Possedere e interpretare
la terminologia della
rappresentazione prospettica
● Essere in grado di impostare una
costruzione prospettica tenendo
conto delle norme generali
della prospettiva: posizione
dell’oggetto, punto di vista,
posizione del piano prospettico
● Saper osservare e rappresentare
semplici solidi mediante l’uso
della prospettiva centrale
● Saper analizzare
l’effetto di un fascio
di luce su un solido
●
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
6
VIDEO
La prospettiva è una scienza
● Terminologia della
rappresentazione prospettica
● Prospettiva centrale:
terminologia e norme generali
● Regole fondamentali
della prospettiva
● Costruzione della prospettiva
● Metodi proiettivi applicati
alle ombre
● Ombre ortogonali di punti,
segmenti, poligoni, solidi
● Ombre di solidi in assonometria
●
▶
▶
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
CAPITOLO
12
Metodi di rappresentazione
prospettica
Ci occuperemo di...
1. Introduzione
2. Terminologia
3. Norme generali
4. Prospettiva di un parallelepipedo
12 1 Introduzione
Nella tecnica della prospettiva l’immagine risultante è ottenuta con un unico centro di vista, cioè come
se si guardasse con un solo occhio, e risulta pertanto piatta. Essa si ottiene interponendo, tra l’occhio
e quanto si vuole rappresentare, un piano che “catturi” l’immagine. Per ben comprendere il fenomeno
poniamoci di fronte a una finestra su cui sia fissato
un foglio trasparente. Guardiamo attraverso di esso
con un solo occhio e, con una matita, tracciamo i
contorni delle case, degli alberi ecc. Il disegno così
ottenuto si dice prospettiva di centro P, ovvero l’occhio, sul piano π, ossia il foglio.
Poiché i raggi visuali, partendo dalle immagini e
convergendo nell’occhio, formano un cono, la proiezione che si ottiene è detta anche proiezione conica.
Secondo la geometria descrittiva,
De prospectiva pingendi. Tali scoperte, che consentivano di rappresentare sul piano la profondità spaziale con determinati rapporti fra le parti, determinarono un nuovo corso dell’espressione grafica.
la prospettiva è la scienza che insegna a rappresentare gli oggetti tridimensionali su una superficie bidimensionale, in modo che l’immagine
prospettica e quella data dalla visione diretta
coincidano.
Già nell’antichità l’uomo si era posto il problema
di ricreare la realtà nei dipinti e per tale scopo si è
avvalso di varie tecniche. Tuttavia solo nel Quattrocento si arriva a una scienza della rappresentazione
grafica (➜ Fig. 1), con le regole della esatta costruzione prospettica, “inventata” da Filippo Brunelleschi (1377-1446), codificate da Leon Battista Alberti
(1404-1472) nel De pictura, e successivamente da
Piero della Francesca (1416-1492) nel più completo
214
SEZIONE
➜ Fig. 1 • Un esempio di prospettiva nell’arte: un particolare
dell’Annunciazione (1486) di Carlo Crivelli (National Gallery, Londra).
F • LA PROSPETTIVA E LA TEORIA DELLE OMBRE
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SEZIONE
12 2 Terminologia
F
12.2.1 Terminologia
Nell’iniziare lo studio della prospettiva centrale, è
bene dare un nome agli elementi necessari alla sua
costruzione (➜ Fig. 3):
quadro prospettico (Q.P.): è il piano sul quale si
rappresentano le figure in prospettiva;
piano di terra (T): è il piano su cui si trova l’osservatore;
linea di terra (L.T.): è la linea risultante dall’intersezione tra il piano orizzontale e il quadro prospettico;
punto di stazione (P.S.): è il punto in cui
si trova l’osservatore sul piano di terra T;
punto di vista (V): è l’occhio dell’osservatore;
linea d’orizzonte (L.O.): è la linea d’intersezione
tra il quadro prospettico e il piano parallelo al piano orizzontale passante per il punto di vista;
punto principale (P): è la proiezione del punto di
vista sul quadro prospettico;
punti di distanza (D1, D2): sono i punti che si ottengono ruotando di 90°, con centro in P, il punto
di vista V sulla linea d’orizzonte L.O.
Gli elementi indispensabili per eseguire la costruzione di una prospettiva sono:
l’oggetto della prospettiva;
il punto di vista dell’osservatore o centro di proiezione;
il quadro prospettico.
La posizione che questi elementi assumono tra loro
influisce sul risultato e determina tre tipi di prospettiva che le norme UNI 7349-74 indicano come impiegabili nei disegni tecnici:
prospettiva razionale: troppo complessa da costruire e quindi non consigliata;
prospettiva frontale: utilizzata prevalentemente
in campo architettonico;
prospettiva accidentale: molto efficace e quindi la
più utilizzata.
Nelle pagine che seguono è illustrata la costruzione della prospettiva mediante i punti di distanza, in
quanto più semplice e immediata rispetto agli altri
metodi.
in English
Q.P. QUADRO PROSPETTICO
(picture plane)
P.
Q.
L.O. LINEA D’ORIZZONTE
(horizon line)
.
L.O
D2
P PUNTO PRINCIPALE
(main point)
P
.
L.T
D PUNTO DI DISTANZA
(vanishing point)
L.T. LINEA DI TERRA
(ground line)
V
D1
V PUNTO DI VISTA
(point of view)
.
P.O
P.S. PUNTO DI STAZIONE
(standing point)
P.O. PIANO ORIZZONTALE
(ground plane)
➜ Fig. 3
CAPITOLO
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12 • METODI DI RAPPRESENTAZIONE PROSPETTICA 215
12 3 Norme generali
12.3.1 Norme per ottenere
una prospettiva efficace
La posizione che l’oggetto della prospettiva, il punto
di vista dell’osservatore e il quadro prospettico assumono tra loro influisce sul risultato della prospettiva.
È bene quindi, nell’impostare una costruzione prospettica, tenere presenti alcune indicazioni.
1. Posizione dell’oggetto rispetto
al quadro prospettico
La posizione dell’oggetto rispetto al quadro prospettico può essere:
frontale, cioè con un piano parallelo al quadro
(➜ Fig. 4a);
accidentale, cioè con tutti i piani inclinati rispetto
al quadro (➜ Fig. 4b), da preferire in quanto risulta
essere più dinamica, dando una visione migliore
dell’oggetto.
≈
➜ Fig. 4a
QUADRO
PROSPETTICO
QUADRO
PROSPETTICO
V
V
➜ Fig. 6a
➜ Fig. 6b
4. Apertura angolare del cono dei raggi visuali
È opportuno scegliere l’apertura angolare, del cono dei
raggi visuali, di ≈35°, cioè vicina al cono visuale medio caratteristico dell’occhio umano. Per la sua costruzione si può applicare il metodo riportato in ➜ Fig. 7,
dove i segmenti di lunghezza 3 rispetto al segmento
comune di lunghezza 9 stanno nel rapporto 1/3.
≈
QUADRO
PROSPETTICO
QUADRO
PROSPETTICO
3. Posizione del punto di vista
È bene scegliere il punto di vista in modo che la proiezione sul piano orizzontale rimanga entro i limiti
dell’oggetto (➜ Fig. 6a) e non all’esterno (➜ Fig. 6b).
La sua posizione in altezza dà luogo alle viste dall’alto o dal basso, e si sceglierà ora l’una ora l’altra in
funzione dell’effetto che si vuole ottenere. È bene comunque non farla coincidere con la metà dell’altezza
dell’oggetto.
➜ Fig. 4b
35°
≈
2. Posizione del quadro prospettico
Il quadro prospettico va scelto sempre ortogonale al
raggio visuale principale, cioè all’asse del cono visuale (➜ Fig. 5a) e non inclinato (➜ Fig. 5b).
3 2 1
QUADRO
PROSPETTICO
O
RO IC
AD ETT
QU OSP
PR
V
➜ Fig. 5a
➜ Fig. 5b
SEZIONE
V
QUADRO
PROSPETTICO
5. Costruzioni preliminari
Nell’eseguire la prospettiva di un qualsiasi oggetto,
prima è consigliabile eseguire, come traccia, la prospettiva del parallelepipedo che lo contiene.
V
216
➜ Fig. 7
1
2
3
4
5
6
7
8
9
F • LA PROSPETTIVA E LA TEORIA DELLE OMBRE
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SEZIONE
F
12 4 Prospettiva di un parallelepipedo
12.4.1 Costruzione della prospettiva
Nella prospettiva compaiono due piani, il piano orizzontale e il quadro prospettico. La figura finale si ottiene
utilizzando sul secondo i risultati ottenuti dalla costruzione realizzata sul piano orizzontale, cioè le proiezioni
dei punti più significativi su L.T. Questi due piani sono ortogonali tra loro e, dovendone tracciare le rispettive
costruzioni sull’unico piano del foglio, si dovranno disegnare staccati. Per comodità converrà tracciare sulla
parte bassa del foglio la costruzione relativa al piano orizzontale, detta anche preparatoria, e sulla parte superiore l’altra, di modo che risulti semplice il riporto dei punti su L.T.
Costruzione della prospettiva accidentale di un parallelepipedo rettangolo
Il procedimento prevede che per primo si tracci la prospettiva del rettangolo di base (fasi da 1 a 8 ) e successivamente, riportando l’altezza, il volume (fasi da 9 a 12 ).
1 Si disegna sul piano orizzontale la traccia del qua-
2 Si fissa la posizione dell’osservatore V' e si deter-
dro prospettico L.T. e la vista dall’alto del parallelepipedo con i vertici siglati con lettere maiuscole.
mina il punto P dato dalla proiezione ortogonale
di V' su L.T.
E
E
A
A
C
B
C
B
L.T.
L.T.
P
V'
3 Facendo centro in P con apertura PV', si traccia
un arco che interseca L.T. in D.
4 Determinati P e D, dai vertici della figura si trac-
ciano, a intersecare la L.T., le parallele a V'P e a
V'D (ricordiamo che V'D, essendo l’ipotenusa di
un triangolo rettangolo isoscele, forma un angolo
di 45° con la L.T.), indicando le intersezioni rispettivamente con lettere minuscole e minuscole
con apice.
E
E
A
A
C
C
D
B
L.T.
B
D
a
P
L.T.
b b' P a' e
c
c'
e'
V'
V'
CAPITOLO
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12 • METODI DI RAPPRESENTAZIONE PROSPETTICA 217
5 Si traccia una nuova L.T., parallela alla prece-
6 Si riportano su L.O. i punti P e D.
dente, e un’altra parallela, che sarà L.O., a una
distanza scelta a piacere e in funzione del risultato prospettico che si vuole ottenere.
L.O.
D
L.O.
P
L.T.
L.T.
E
E
A
A
C
C
B
a
B
L.T.
b b' P a' e
c
c'
a
e'
L.T.
c
b b' P a' e
V'
c'
e'
V'
7 Si riportano i punti determinati nella fase 4 su
8 Congiungendo a due a due le intersezioni delle
L.T., congiungendo con D quelli con la lettera
minuscola con apice, in quanto ottenuti con segmenti inclinati a 45° rispetto al quadro prospettico, e con P gli altri.
linee tracciate nel punto precedente, si ottiene il
rettangolo di base in prospettiva.
D
L.O.
P
D
L.O.
P
E’
A’
C’
B’
L.T.
L.T.
E
E
A
A
C
C
B
a
c
c'
e'
V'
218
SEZIONE
B
L.T.
b b' P a' e
a
L.T.
b b' P a' e
V'
F • LA PROSPETTIVA E LA TEORIA DELLE OMBRE
© Casa Editrice G. Principato SpA
c
c'
e'
SEZIONE
9 Dalla seconda linea di terra, in corrispondenza
delle linee di riferimento tracciate dai vertici
della figura di base, si alzano le quattro altezze
degli spigoli laterali del parallelepipedo.
D
L.O.
P
10 Si congiungono gli estremi superiori di tali altez-
ze con P.
D
L.O.
P
E’
E’
A’
A’
C’
C’
B’
B’
L.T.
L.T.
E
E
A
A
C
C
B
B
L.T.
c
b b' P a' e
a
c'
e'
L.T.
c'
e'
V'
11 Dai vertici della base in prospettiva, si alzano
quattro verticali che intercettano le rispettive
congiungenti tracciate alla fase 10 e si congiungono a due a due i punti così determinati.
D
c
b b' P a' e
a
V'
L.O.
P
12 Si completa la figura assegnando a ciascuno spi-
golo il corrispondente tipo di linea.
D
L.O.
P
E’
E’
A’
A’
C’
C’
B’
B’
L.T.
L.T.
E
E
A
A
C
C
B
a
F
B
L.T.
b b' P a' e
c
c'
e'
a
V'
L.T.
b b' P a' e
c
c'
e'
V'
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
12 • METODI DI RAPPRESENTAZIONE PROSPETTICA 219
F 12
VERIFICA le conoscenze
Test interattivi
1. Riporta nel disegno sottostante le sigle dei vari elementi che concorrono nella prospettiva.
............
............
............
............
............
............
............
2. Riporta nella quadrettatura il metodo per la
costruzione dell’angolo del cono di raggi visuali.
3. La posizione preferibile dell’oggetto rispetto al
quadro prospettico è:
a frontale, con un piano parallelo al quadro.
b accidentale, con tutti i piani inclinati rispetto
al quadro.
□
5. È bene scegliere il punto di vista in modo che la
proiezione sul piano orizzontale:
□ a rimanga entro i limiti dell’oggetto.
b esca dai limiti dell’oggetto.
□
6. È bene scegliere il punto di vista in altezza:
a coincidente con la metà dell’altezza
dell’oggetto.
□ b non coincidente con la metà dell’altezza
dell’oggetto.
□
□
□
□≈
□≈
□≈
□
□
7. È opportuno scegliere l’apertura angolare, del cono
dei raggi visuali, di:
a ≈ 25°
□ b ≈ 35°
c ≈ 45°
□
SEZIONE
□
Scegli la risposta corretta
4. Il quadro prospettico va scelto:
a sempre ortogonale all’asse del cono visuale.
b con inclinazione indipendente dall’asse
del cono visuale.
□
220
............
Quadro prospettico (Q.P.)
Piano di terra (T)
Linea di terra (L.T.)
Punto di stazione (P.S.)
Punto di vista (V)
Linea d’orizzonte (L.O.)
Punto principale (P)
Punti di distanza (D1, D2)
F • LA PROSPETTIVA E LA TEORIA DELLE OMBRE
© Casa Editrice G. Principato SpA
□
F 12
COSTRUISCI le
SEZIONE
abilità
F
P
D
E’
L.O.
C’
B’
A’
h
h
L.T.
e'
a'
a≡e
c'
b'
b≡c
E
C
A
B
D
e'
E
A
a'
a≡e c'
P
b'
L.T.
b≡c
C
B
V’
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
12 • METODI DI RAPPRESENTAZIONE PROSPETTICA 221
COSTRUISCI LE ABILITÀ
Tracciata la vista dall’alto, si dispongono a piacere la L.T. e V'. Proiettato ortogonalmente V' su L.T., si determina il
punto P e, fatto centro in quest’ultimo con apertura PV', si traccia un arco che interseca L.T. in D.
Dai vertici A, B, C, E si tracciano le parallele a PV' e le parallele a V'D che intersecano L.T. rispettivamente in a ≡ e
≡e
e b ≡ c e in a', b', c', e'.
e b≡c e in a’, b’, c’, e’.
Si traccia ora la nuova L.T., su cui vengono riportati i punti a, b, ... e a', b', ..., e la L.O.
Dai punti
a ≡ ea≡e
e be≡ b≡c
c si alzano
misurapari
pariad
a hh ee si
loroestremo
estremo
superiore
Dai punti
si alzinodue
dueverticali
verticali con
con misura
si congiunge
congiunga ililloro
superiore
concon
il
il punto P. Tali congiungenti intersecano le verticali tracciate da A’, B’, C’, E’, determinando così lo spessore della
base. Per l’ala centrale si procede in modo analogo tracciando il rettangolo in prospettiva e riportando come
Per l’ala centrale si procede in modo analogo tracciando il rettangolo in prospettiva e riportando come altezza
altezza
l’altezza
sommata
a quella
l’altezza
delladella
base base
sommata
a quella
dell’ala.dell’ala.
livello
Disegnare la prospettiva di una T rovesciata
CAPITOLO
13
La teoria delle ombre
Ci occuperemo di...
1. Osservazioni generali
2. Ombre ortogonali di punti e segmenti
3. Ombre ortogonali di poligoni
4. Ombre ortogonali di solidi
13 1 Osservazioni generali
Le ombre permettono di rendere più comprensibili
le rappresentazioni grafiche di oggetti, mettendone
in risalto le caratteristiche volumetriche.
Esse sono usate raramente nei disegni tecnici, che
contengono indicazioni grafiche per descrivere le
particolarità dell’oggetto rappresentato. Trovano comunque vasta applicazione nei disegni dei cataloghi, dove è importante avere un’immediata visione
d’insieme e la veste grafica prevale sulla precisione.
La teoria delle ombre studia gli effetti prodotti dalla
luce su un corpo opaco. La parte in ombra del corpo
illuminato è chiamata ombra propria, mentre l’ombra che il corpo proietta su un piano qualsiasi è chiamata ombra portata.
La sorgente luminosa può essere di tre tipi.
1. Sorgente di dimensione minore del corpo illuminato, a distanza finita. I raggi luminosi sono
divergenti, l’ombra portata è più grande del corpo
illuminato e quindi dell’ombra propria (➜ Fig. 1).
2. Sorgente di dimensione maggiore del corpo illuminato, a distanza finita. I raggi luminosi sono convergenti e l’ombra portata è più piccola del corpo
illuminato e quindi dell’ombra propria (➜ Fig. 2).
3. Sorgente a distanza infinita. I raggi luminosi sono
considerati paralleli (per esempio la luce solare) e
le ombre propria e portata sono uguali (➜ Fig. 3).
Lo studio delle ombre sarà effettuato considerando
la sorgente luminosa a distanza infinita, pertanto con
i raggi luminosi paralleli, inclinati, rispetto al piano
orizzontale, e ruotati, rispetto al piano verticale, di
un angolo scelto a piacere, normalmente di 45°.
222
SEZIONE
➜ Fig. 1
➜ Fig. 2
➜ Fig. 3
Le proiezioni di un raggio luminoso sul P.V. e sul P.O.
sono due rette che prendono rispettivamente il nome
di raggio di inclinazione ri e raggio di direzione rd e
che avranno un’inclinazione rispetto alla linea di terra pari a 45° o all’angolo che si sarà scelto a piacere.
F • LA PROSPETTIVA E LA TEORIA DELLE OMBRE
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
F
13 2 Ombre ortogonali di punti e segmenti
13.2.1 Ombra ortogonale di un punto
Per determinare l’ombra ortogonale di un qualsiasi punto è necessario tracciarne prima le proiezioni ortogonali. Date le proiezioni ortogonali del punto P, si tracciano per esse le proiezioni dei raggi luminosi ri e rd.
La loro intersezione determina l’ombra del punto. Quando uno dei due raggi interseca la L.T. devia dalla sua
traiettoria e sale o scende perpendicolarmente alla L.T.
1. Costruzione dell’ombra
Po di P equidistante da
P.V. e P.O.
L’ombra si trova sulla L.T.
P1
P.V.
ri
2. Costruzione dell’ombra Po di P
più vicino al P.V. che al P.O.
L’ombra P01 si trova sul P.V. determinata dall’intersezione tra rd, che incontrando la L.T. sale perpendicolarmente, e ri. In figura è indicato il punto
ombra (P02), che è il punto in cui cadrebbe l’ombra sul P.O. se non fosse
intercettato dal P.V.
P0
L.T.
P1
3. Costruzione dell’ombra Po di P
più vicino al P.O. che al P.V.
L’ombra P02 si trova sul P.O. determinata dall’intersezione tra ri, che incontrando la L.T. scende perpendicolarmente, e rd. In figura è indicato il
punto ombra (P01), che è il punto in cui
cadrebbe l’ombra sul P.V. se non fosse
intercettato dal P.O.
P1
P.V.
P.V.
ri
ri
rd
P01
P.O.
P2
(P02)
L.T.
L.T.
P02
rd
(P01)
rd
P2
P2
P.O.
P.O.
13.2.2 Ombra ortogonale di un segmento
≡B”
Per determinare l’ombra ortogonale di un qualsiasi segmento è necessario tracciarne prima le proiezioni ortogonali, quindi determinare le ombre dei suoi estremi e tracciare la loro congiungente.
1. Costruzione dell’ombra di AB
ortogonale al P.O. e parallelo
al P.V.
Tracciate le proiezioni del segmento si determinano le ombre dei
suoi estremi. L’ombra è la spezzata
data dal raggio rd che parte da B02,
si incontra con L.T. e, alzandosi in
verticale, arriva in A01.
2. Costruzione dell’ombra di AB
parallelo al P.V. e al P.O.
Tracciate le proiezioni del segmento, si determinano le ombre dei
suoi estremi A02 e B02 che vanno
poi congiunte.
≡B”
B’
A’
A’
3. Costruzione dell’ombra di AB
obliquo ai piani di proiezione
Tracciate le proiezioni del segmento, si determinano le ombre dei
suoi estremi A02 e B01 e il punto
d’ombra (B02). All’intersezione del
segmento A02 (B02) con la L.T. l’ombra, che parte da A02, si spezza e
devia in B01.
P.V.
B’
P.V.
P.V.
A’
L.T.
L.T.
B01 (B02)
A01 (A02)
B’
L.T.
A02
B02
A02
B02
A”≡B”
A”
(B01)
B”
A”
P.O.
B”
P.O.
P.O.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
13 • LA TEORIA DELLE OMBRE 223
13 3 Ombre ortogonali di poligoni
B’≡A’
C’≡D’
Per determinare l’ombra di un poligono basta tracciare le ombre dei suoi lati.
1. Costruzione dell’ombra di un
rettangolo parallelo al P.O. e
perpendicolare al P.V.
Tracciate le proiezioni del rettangolo, si determinano le ombre dei
suoi lati che delimitano l’ombra
cercata.
B’≡A’
C’≡D’
A01
A’
D01
3. Costruzione dell’ombra di un
esagono regolare parallelo al
P.O. e perpendicolare al P.V.
Tracciate le proiezioni dell’esagono, si determinano le ombre dei
suoi lati. Per i lati AF e ED si procede come nella costruzione 1 del
paragrafo 13.2.2. Le ombre così otA”≡B”
D”≡C”
tenute delimitano l’ombra cercata.
D’
B’
B01
L.T.
2. Costruzione dell’ombra di un
rettangolo parallelo al P.V. e
perpendicolare al P.O.
Tracciate le proiezioni del rettangolo, si determinano le ombre dei
suoi lati. Per i lati AB e DC si procede come nella costruzione 1 del
paragrafo 13.2.2. Le ombre così ottenute delimitano l’ombra cercata.
A’
B’≡F’ C’≡E’
C’
C01
D’
(E02)
E01
F01
A01
D01
L.T.
L.T.
A”
B02
D”
C02
F”
A”≡B”
B”
D02
A02
D”≡C”
A”
C”
B02
E”
C02
D”
B’≡F’ C’≡E’
B”
13 4 Ombre ortogonali di solidi
C”
Nel caso di solidi, oltre all’ombra portata, compare anche l’ombra propria, che è delimitata dai raggi luminosi
tangenti al contorno del solido stesso.
1. Costruzione delle ombre propria e portata di un
parallelepipedo appoggiato sul P.O. e ruotato di
30° al P.V.
A”≡B”
D”≡C” ortogonali del solido, si coEseguite le proiezioni
struiscono le ombre dei suoi vertici e si congiungono
B’≡F’i punti
C’≡E’ trovati determinando l’ombra portata.
tra loro
L’ombra propria non risulta visibile in quanto nascosta dal solido.
2. Costruzione delle ombre propria e portata di un
cilindro retto appoggiato sul P.O.
Eseguite le proiezioni ortogonali del solido, si costruiscono le ombre di alcuni suoi punti e si congiungono tra loro i punti trovati determinando l’ombra
portata. A destra compare parte dell’ombra propria
mentre il resto rimane nascosto dal cilindro.
P.V.
P.V.
A’
A01
L.T.
L.T.
B
A”
rd
rd
rd
P.O.
V”
A
224
SEZIONE
F • LA PROSPETTIVA E LA TEORIA DELLE OMBRE
© Casa Editrice G. Principato SpA
rd
P.O.
SEZIONE
F
1. Le ombre permettono di rendere più comprensibili i disegni tecnici.
V
F
2. Le ombre sono usate spesso nei disegni tecnici.
V
F
3. Le ombre trovano vasta applicazione nei disegni dei cataloghi.
V
F
4. La parte in ombra del corpo illuminato è chiamata ombra propria.
V
F
5. L’ombra che il corpo proietta su un piano qualsiasi è chiamata ombra semplice.
V
F
6. Con sorgente di dimensione minore del corpo illuminato, a distanza finita, i raggi divergono.
V
F
7. Con sorgente di dimensione maggiore del corpo illuminato, a distanza finita,
i raggi sono paralleli.
V
F
8. Con sorgente a distanza infinita i raggi luminosi divergono.
V
F
9. Con la sorgente luminosa a distanza infinita i raggi luminosi sono paralleli.
V
F
10. I raggi si pongono inclinati, rispetto al P.O., e ruotati, rispetto al P.V., di un angolo scelto a piacere.
V
F
11. Le proiezioni di un raggio luminoso sul P.V. e sul P.O. sono due segmenti.
V
F
12. Nello studio consideriamo ri e rd con un’inclinazione rispetto alla L.T. di 45°.
V
F
13. Quando uno dei due raggi ri e rd interseca la L.T. devia dalla sua traiettoria e sale o scende
perpendicolarmente alla L.T.
V
F
14. L’ombra propria è delimitata dai raggi luminosi tangenti al contorno del solido stesso.
V
F
15. Nell’ombra di solidi si ha la linea di divisione tra luce e ombra che si chiama
separatrice d’ombra.
V
F
16. Per determinare l’ombra di un poligono basta tracciare le ombre dei suoi lati.
V
F
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
13 • LA TEORIA DELLE OMBRE 225
VERIFICA LE CONOSCENZE
F 13
VERIFICA le conoscenze
SEZIONE
G le norme UNI
Il disegno tecnico e
La normazione
tecnica italiana
UNI (Ente Nazionale Italiano di
Unificazione) è un’associazione
privata senza scopo di lucro
riconosciuta dallo Stato
e dall’Unione Europea.
Da quasi 100 anni elabora
e pubblica norme tecniche
in tutti i settori industriali,
commerciali e del terziario.
UNI rappresenta l’Italia presso
le organizzazioni di normazione
europea (CEN) e mondiale (ISO).
Sono soci UNI le imprese,
i professionisti, le associazioni,
gli enti pubblici, i centri di
ricerca, gli istituti scolastici e
accademici, le rappresentanze
dei consumatori e dei
lavoratori, il terzo settore
e le organizzazione non
governative.
Fare normazione significa
studiare, elaborare, approvare
e pubblicare documenti che
definiscono come fare bene le
cose garantendo prestazioni
certe, sicurezza, qualità
e rispetto per l’ambiente,
di prodotti, servizi, persone
e organizzazioni, in tutti
i settori industriali,
commerciali e del terziario.
226
© Casa Editrice G. Principato SpA
in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Tipi di linea e loro applicazioni
● Convenzioni sulle rappresentazioni
e casi particolari
● Il sistema dei tagli e delle sezioni,
terminologia relativa e regole
generali
● Criteri di indicazione delle quote
● Sistemi di quotatura e convenzioni
particolari
● Fasi nell’esecuzione del disegno di
un oggetto
● Caratteristiche del rilievo dal vero
●
Conoscere e applicare i metodi
di rappresentazione secondo
le norme UNI
● Conoscere le norme UNI riguardanti
i diversi metodi di quotature
● Quotare un disegno in modo
corretto ed esaustivo
● Riprodurre pezzi meccanici in
modo corretto ed esaustivo
secondo le norme UNI
● Rappresentare graficamente
un pezzo meccanico rilevato
completo di sezioni e quote
●
●
Saper analizzare e scegliere
i metodi più adatti alla
rappresentazione di un solido
● Essere capaci di realizzare
sezioni di oggetti
● Essere in grado di ridisegnare
le viste di oggetti meccanici
eseguendone la sezione
● Saper scegliere il metodo di
quotatura più adatto all’oggetto
da rappresentare
● Essere in grado di analizzare
e applicare una metodologia
corretta per la lettura e la
rappresentazione di pezzi
meccanici
Il linguaggio universale del disegno
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
VIDEO
40
7
▶
▶
12
5
10
Un disegno tecnico deve essere chiaro, facilmente leggibile
ed esauriente nelle proprie indicazioni. Chi lo esegue deve
porsi come obiettivo la sua facile e corretta comprensione
da parte del fruitore cui il disegno è destinato. Oltre alla
chiarezza nella rappresentazione è necessario sia rispettato
il linguaggio specifico, stabilito da precise norme illustrate
in varie schede dall’UNI o da altri enti preposti. Se tali norme
saranno rispettate, il disegno
sarà compreso da chiunque
40
sia a conoscenza
30
delle stesse.
Nelle pagine seguenti
sono riportate le norme
16
fondamentali per la
rappresentazione
e la quotatura
10
di oggetti o
R7,5
pezzi meccanici.
80
8
32
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
CAPITOLO
14
Principi generali
di rappresentazione
Ci occuperemo di...
1. Il segno
2. Esempi di applicazione delle diverse tipologie di linee
3. Convenzioni sulle rappresentazioni UNI ISO 128-30:2006
4. Convenzioni particolari di rappresentazione UNI 128-34:2006
14 1 Il segno
Anche per il segno esiste una norma specifica, la
UNI ISO 128-24:2006, che stabilisce gli spessori e i
tipi di segno da usare nei disegni tecnici. La scelta
dello spessore delle linee dipenderà dalla scala del
disegno e dalla resa grafica in fase di stampa.
Nella ➜ Tab. 1 sono indicati gli spessori delle linee:
nella prima colonna si ha l’identificazione dei diversi gruppi di linee, nella seconda lo spessore delle linee grosse e nella terza quello delle corrispondenti
linee fini. Nella ➜ Tab. 2 sono riportate le diverse tipologie delle linee.
01.2 - 02.2 - 04.2
01.1 - 02.1 - 04.1 - 05.1
0,25
0,25
0,13
0,35
0,35
0,18
a
0,5
0,5
0,25
a
0,7
0,7
0,35
1
1
0,5
1,4
1,4
0,7
2
2
1
a) Gruppi di linee preferibili
➜ Tab. 1 • Grossezza delle linee e gruppi di linee (UNI ISO 128-24:2006).
Tipo di linea
N.
01.1
01.2
Applicazioni
Descrizione
linea continua fine
Grossezza delle linee per linea n. (in mm)
Gruppo
di linee
1. intersezioni fittizie
2. linee di misura
3. linee di riferimento
4. linee di richiamo
5. tratteggi
6. contorni di sezioni ribaltate
7. assi brevi
8. fondi di filettature
9. origine ed estremità di linee di misura
10. diagonali indicanti superfici piane
11. individuazione di spigoli fittizi
e linee di piegatura
Linea continua fine irregolare
18. limiti, preferibilmente tracciati a mano libera, di viste e sezioni interrotte, quando non siano assi o piani di simmetria
Linea continua fine a zig-zag
19. limiti, tracciati con sistemi assistiti dall’elaboratore, di sezioni interrotte, quando non siano assi o piani di simmetria
Linea continua grossa
1. spigoli in vista
2. contorni in vista
3. creste di filettatura
4. termine della filettatura a filetti completi
5. rappresentazioni principali in diagrammi e schemi
6. schemi di struttura di carpenteria meccanica
2 . contorni nascosti
7. tracce in vista generate dalla separazione degli stampi
8. frecce indicative di tagli di sezioni
02.1
Linea a tratti fine
1. spigoli nascosti
02.2
Linea a tratti grossa
1. indicazioni di superfici oggetto di particolare trattamento, per esempio trattamento termico
04.1
Linea mista fine
a punto e tratto lungo
1. assi di simmetria
2. tracce di simmetria
04.2
Linea mista grossa
a punto e tratto lungo
1. indicazioni di superfici oggetto di particolare trattamento, per esempio trattamento termico
2. posizione piani di taglio e di sezione
05.1
Linea mista fine a due punti
e tratto lungo
3. circonferenze primitive di ingranaggi
4. circonferenze su cui si trovano assi di fori
1. contorno di pezzi adiacenti
2. posizioni estreme di parti mobili
3. contorni prima delle lavorazioni (sovramet.)
4. parti situate anteriormente al piano di sezione
➜ Tab. 2 • Denominazioni e applicazioni dei tipi di linee (UNI ISO 128-24:2006).
228
12. identificazione di dettagli
13. identificazione di dettagli ripetitivi
14. linee di definizione di elementi conici
15. collocazione di lamierini sottili
16. linee di proiezione
17. linee di griglia
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
5. contorni di possibili esecuzioni alternative
6. contorni di parti finite sovrapposte al disegno di grezzi
7. riquadri indicativi di zone particolari
8. zona di tolleranza proiettata
SEZIONE
G
14 2 Esempi di applicazione delle diverse tipologie di linee
01.1 • Linea continua fine
01.1
Ø4
01.1
01.1
01.1
Linee di intersezione fittizie.
Linee di misura.
Linee di riferimento.
Linee di richiamo.
01.1
01.1
01.1
01.1
Tratteggi.
Contorni di sezioni ribaltate.
Assi brevi.
Fondi di filettature.
01.1
X
01.1
01.1
01.1
01.1
Origini ed estremità di linee
di misura.
Diagonali indicanti
superfici piane.
Linee indicanti spigoli
fittizi e linee di piegatura.
Indicazioni di dettagli.
01.1
01.1
01.1
01.1
Indicazione di dettagli ripetitivi, per esempio circonferenza
di piede negli ingranaggi.
Linee di definizione
di elementi conici.
Collocazione di lamierini
sottili, per esempio per
trasformatore.
01.1
01.1
01.1
01.1
Linee di proiezione.
Linee di griglia.
Linee continue fini
irregolari a mano libera.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
Linee continue fini
con zig-zag.
14 • PRINCIPI GENERALI DI RAPPRESENTAZIONE 229
01.2 • Linea continua grossa
01.2
01.2
01.2
01.2
Spigoli in vista.
Creste di filettatura.
Contorni in vista.
Termine della filettatura
a filetto completo.
01.2
18
25
01.2
1734
1437
1437
1174
1729
52
22
34
84
19
19
1295
1754
1741
1286
01.2
01.2
1295
Schemi di struttura di
carpenteria metallica.
Rappresentazioni principali
in diagrammi a schemi.
Tracce in vista generate
dalla separazione di stampi.
02.1 • Linea a tratti fini
Frecce indicatrici
di tagli e sezioni.
02.2 • Linea a tratti grossa
02.2
02.1
02.1
Indicazioni di superfici oggetto di trattamenti
particolari, per esempio trattamenti termici.
Contorni nascosti.
Spigoli nascosti.
04.1 • Linea mista fine a punto e tratto lungo
04.1
04.1
04.1
04.1
04.1
Assi di simmetria.
230
SEZIONE
Tracce di piani di simmetria.
Circonferenze primitive
di ingranaggi.
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Circonferenze su cui si
trovano assi di fori.
SEZIONE
G
04.2 • Linea mista grossa a punto e tratto lungo
04.2
A
A-A
04.2
A
Indicazioni di porzioni di superfici soggette a trattamento
particolare (es. trattamenti termici, aree per misurazione).
Posizioni di piani di taglio e di sezione.
05.1 • Linea mista fine a due punti e tratto lungo
05.1
05.1
05.1
05.1
Contorno di pezzi adiacenti.
A
Posizioni estreme
di parti mobili.
Contorni prima delle
lavorazioni (sovrametallo).
Assi o luoghi baricentrici.
A-A
05.1
A
05.1
05.1
Parti situate anteriormente
al piano di sezione.
Contorni di possibili
escuzioni alternative.
Contorni di parti finite sovrapposte
al disegno dei grezzi.
05.1
05.1
Riquadri indicativi di zone
particolari.
Zona di tolleranza proiettata.
CAPITOLO
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14 • PRINCIPI GENERALI DI RAPPRESENTAZIONE 231
14 3 Convenzioni sulle rappresentazioni
UNI ISO 128-30:2006
Per rappresentare un oggetto il metodo più valido
sono le proiezioni ortogonali. Esse infatti permettono di descrivere le caratteristiche di un oggetto mediante una o più viste che dovranno essere limitate
di numero allo stretto necessario. Come vista principale si deve scegliere la più significativa, che generalmente rappresenta l’oggetto nelle sua posizione di
utilizzo. Nello scegliere le altre viste, qualora fossero
necessarie, è bene ridurre al minimo i contorni e gli
spigoli nascosti, evitando inoltre inutili ripetizioni
di particolari.
Le viste sono denominate (➜ Fig. 1):
d. vista da destra
a. vista anteriore
e. vista dal basso
b. vista dall’alto
f. vista posteriore
c. vista da sinistra
Esistono tre metodi per l’organizzazione sul foglio da
disegno di tali viste, che sono descritti dalla UNI 3970.
A questi si aggiungono alcuni casi particolari.
➜ Fig. 1
(b)
vista dall’alto
vista da destra (d)
(f) vista posteriore
(c)
vista anteriore
(a)
vista da sinistra
(e)
vista dal basso
➜ Fig. 2
(e)
14.3.1 Metodo del primo diedro
È il metodo che abbiamo seguito sino a questo punto
(➜ Fig. 2) nell’eseguire le proiezioni ortogonali; viene
contraddistinto dal simbolo qui sotto riprodotto, che
deve essere sempre riportato in tabella.
20d
3d
(f)
(d)
(a)
(c)
20d
10d
(b)
➜ Fig. 3
14.3.2 Metodo del terzo diedro
Questo metodo (➜ Fig. 3), mantenendo nella stessa
posizione la vista anteriore (a), inverte, rispetto a
quello del primo diedro, la vista (c) con la (d) e la
vista (b) con la (e). Viene contraddistinto dal simbolo
qui sotto riprodotto, che deve essere sempre riportato in tabella.
3d
(f)
232
SEZIONE
(c)
(a)
20d
10d
20d
(b)
(e)
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(d)
SEZIONE
G
A
14.3.3 Metodo delle frecce
In questo metodo (➜ Fig. 4) si sceglie la vista principale dell’oggetto e su di essa si indicano, con frecce accompagnate da lettere, le direzioni da cui lo si
guarda per ottenere le altre viste. Queste saranno riportate sul foglio e per ciascuna sarà ripetuta a fianco
la lettera indicante la direzione della vista.
Le viste possono essere disposte liberamente sul foglio rispettandone però l’orientamento, cioè possono
essere traslate ma non ruotate. Questo metodo non è
contraddistinto da nessun simbolo.
B
A
C
D
B
D
C
E
E
➜ Fig. 4
14.3.4 Viste particolari
B
Qualora fosse necessaria una vista secondo una direzione diversa da quella normalmente prescritta, la si
può eseguire ricorrendo a un metodo analogo a quello delle frecce (➜ Fig. 5).
Quando poi non fosse indispensabile per la comprensione dell’oggetto la rappresentazione completa
di una vista, se ne può eseguire una parziale, limitata
da una linea fine irregolare 01.1.
B
➜ Fig. 5
A
14.3.5 Ribaltamenti
45°
A
Nelle viste in cui alcuni elementi risultino di scorcio si può, per maggior chiarezza, eseguire un ribaltamento degli stessi tale da poterli rappresentare in
vera grandezza (➜ Fig. 6).
Per indicare tale ribaltamento è necessario indicare
sul disegno la traiettoria seguita, con opportuni archi
di circonferenza con una freccia accompagnati dal
valore dell’angolo di rotazione.
C
30°
C
➜ Fig. 6
CAPITOLO
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14 • PRINCIPI GENERALI DI RAPPRESENTAZIONE 233
14 4 Convenzioni particolari di rappresentazione
UNI 128-34:2006
14.4.1 Intersezioni fittizie
Difficilmente nei pezzi meccanici le intersezioni
si realizzano in modo netto come nelle costruzioni
geometriche. In realtà tali intersezioni risultano raccordate e pertanto prive di spigoli da rappresentare
nelle viste di proiezione.
È comunque uso, per rendere più comprensibile il
disegno, rappresentare le intersezioni di superfici
raccordate con linea continua fine 01.1 che non tocchi i contorni (➜ Fig. 7).
➜ Fig. 7
➜ Fig. 8
➜ Fig. 9
➜ Fig. 10
14.4.2 Facce piane
Quando si ricava, su un corpo cilindrico, una superficie piana oppure si hanno superfici piane di
un quadro o di un tronco di piramide, per maggior
chiarezza del disegno si possono indicare tali superfici con due diagonali tracciate con linea continua
fine 01.10 (➜ Fig. 8).
14.4.3 Vista di oggetti simmetrici
Per maggior economia di spazio e di tempo gli oggetti simmetrici possono essere disegnati per metà
o per un quarto della loro vista completa. In questo
caso gli assi di simmetria, che delimitano la parte
rappresentata, devono riportare alle estremità due
trattini tra loro paralleli e ortogonali agli assi stessi
(➜ Figg. 9 e 10).
14.4.4 Vista interrotte
Quando si vuole rappresentare una vista parziale per
esempio di un oggetto molto lungo o di cui siano importanti solo alcuni elementi, essa viene limitata con
una linea fine irregolare 01.18 (➜ Fig. 11).
➜ Fig. 11
14.4.5 Elementi ripetitivi
La rappresentazione di oggetti con elementi ripetitivi si può semplificare limitando la riproduzione di
tali elementi, come in ➜ Fig. 12, e indicando con la
quotatura il loro numero e la loro forma.
➜ Fig. 12
234
SEZIONE
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SEZIONE
14.4.6 Particolari rappresentati
in scala ingrandita
A
Quando sia necessario, per una migliore comprensione o quotatura, un elemento di un oggetto può essere contornato da una linea continua fine 01.1 contrassegnata da una lettera maiuscola, e riprodotto in
scala più grande. L’ingrandimento riporterà la lettera
maiuscola di identificazione e, di fianco, la scala tra
parentesi (➜ Fig. 13).
G
A (5:1)
Z (5:1)
Z
➜ Fig. 13
14.4.7 Contorno di elementi
prima della lavorazione
Qualora sia necessario rappresentare il contorno di
un elemento, prima che questo sia sottoposto alla lavorazione, si deve rappresentarlo con una linea mista fine a due punti e tratto lungo 05.1 (➜ Fig. 14).
➜ Fig. 14
14.4.8 Contorno di elementi
finiti nei disegni di grezzi
Qualora nella rappresentazione del grezzo di un pezzo sia necessario riportare anche il contorno del finito, si utilizza la linea mista fine a due punti e tratto
lungo 05.1 (➜ Fig. 15).
➜ Fig. 15
14.4.9 Oggetti trasparenti
Tutti gli oggetti realizzati in materiali trasparenti devono essere disegnati come fossero opachi.
Nei disegni di complessivi, dove ci siano parti come
lancette indicatrici, scale graduate o altro che si trovi
posteriormente a elementi trasparenti, questo deve
essere rappresentato come visibile (➜ Fig. 16).
➜ Fig. 16
CAPITOLO
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14 • PRINCIPI GENERALI DI RAPPRESENTAZIONE 235
G 14
VERIFICA le conoscenze
Test interattivi
1. Riporta nelle descrizioni sottostanti il numero, indicato nell’elenco, del tipo di linea da usare.
1. linea continua fine • 2. linea continua grossa • 3. linea continua fine irregolare • 4. linea a tratti fine •
5. linea mista fine a punto e tratto lungo • 6. linea continua fine a zig-zag •
7. linea mista grossa a punto e tratto lungo
a) ...... spigoli nascosti
i)
...... linee di riferimento
b) ...... spigoli in vista
l)
...... tracce di simmetria
c) ...... limiti di viste e sezioni interrotte
m) ...... contorni in vista
d) ...... linee di proiezione
n) ...... posizione piani di taglio e di sezione
e) ...... assi di simmetria
o) ...... linee di misura
f) ...... diagonali indicanti superfici piane
g) ...... frecce indicative di tagli di sezioni
p) ...... limiti, tracciati con sistemi assistiti
dall’elaboratore, di sezioni interrotte
h) ...... contorni nascosti
q) ...... linee di richiamo
2. Riproduci a mano libera sulla quadrettatura il simbolo corrispondente al metodo di proiezione addottato.
3. Completa i disegni con le linee o le indicazioni previste: intersezioni fittizie, facce piane, viste di oggetti
simmetrici, viste interrotte.
Viste interrotte.
Facce piane.
236
SEZIONE
Intersezioni fittizie.
Oggetti simmetrici.
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G 14
COSTRUISCI le
SEZIONE
abilità
vedi i paragrafi
14.3.1 e 14.3.2
livello
1. Esegui le proiezioni sul P.O. e sul P.L. dei solidi dati in assonometria
con il metodo del primo diedro e del terzo diedro.
G
COSTRUISCI LE ABILITÀ
a.
b.
CAPITOLO
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14 • PRINCIPI GENERALI DI RAPPRESENTAZIONE 237
COSTRUISCI LE ABILITÀ
vedi i paragrafi
14.3.1 e 14.3.2
3. Ridisegna e completa la proiezione con la vista parziale A e con la vista
parziale B in posizione particolare.
vedi i paragrafi
14.3.4 e 14.3.5
livello
2. Esegui le proiezioni sul P.O. e sul P.L. dei solidi dati in assonometria
con il metodo del primo diedro e del terzo diedro.
9.5
9.5
10
22
5
12
5
30
5
46
.5
20
R12
55
14
A
B
238
SEZIONE
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55
5
5
45°
°
60
SEZIONE
4. Esegui le proiezioni ortogonali del solido col metodo delle frecce.
G
vedi il paragrafo
14.3.3
vedi il paragrafo
14.4.3
D
livello
A
B
COSTRUISCI LE ABILITÀ
F
C
A
E
5. Ridisegna a fianco le viste degli oggetti simmetrici con rappresentazione ridotta.
CAPITOLO
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14 • PRINCIPI GENERALI DI RAPPRESENTAZIONE 239
CAPITOLO
15
Convenzioni fondamentali
per tagli e sezioni
Ci occuperemo di...
1. Introduzione
2. Termini, definizioni e regole generali
3. La rappresentazione delle parti sezionate
4. Casi particolari
5. Tavola degli errori più diffusi
6. Esempi di sezioni
P.V.
15 1 Introduzione
α
Nelle proiezioni gli spigoli nascosti sono indicati
mediante linee a tratti fini. Non sempre però tale metodo è sufficiente per rappresentare adeguatamente
oggetti complessi che presentano cavità, fori e nicchie, in quanto il sovrapporsi di più spigoli nascosti
può creare equivoci di comprensione.
Si ricorre pertanto al sistema dei tagli e delle sezioni
(UNI ISO 128-40:2006) che consiste nel rappresentare, secondo il metodo delle proiezioni ortogonali,
una delle parti in cui un oggetto è diviso da un taglio
eseguito da uno o più piani ideali. Nelle ➜ Figg. 1, 2 e 3
si mettono a confronto tre rappresentazione di uno
stesso solido. Esse si differenziano per le diverse immagini sul P.V. dovute a tre diverse posizioni dell’osservatore, indicate sul P.O. del piano α.
In ➜ Fig. 1 la posizione dell’osservatore è all’esterno
del solido, come è normalmente, e nella vista sul P.V.
gli spigoli nascosti sono indicati con linee tratteggiate fini.
In ➜ Fig. 2 il piano α taglia il solido sul suo asse.
Esso è evidenziato sul P.O. con due linee miste grosse a punto e tratto lungo 04.2, cui sono abbinate due
frecce che possiamo idealmente considerare come
gli occhi dell’osservatore. La figura risultante sul P.V.
è diversa da quella in ➜ Fig. 1 in quanto gli spigoli
che prima erano nascosti e rappresentati con linea a
tratti fini ora sono in vista e rappresentati con linea
continua grossa; inoltre il piano, intersecando il solido, genera una sezione rappresentata dal rettangolo
campito con linee 01.1.5 a 45°.
In ➜ Fig. 3 il piano α taglia ancora il solido dando
origine a due superfici sezionate.
240
SEZIONE
B
A
e
e
ion tor
siz va
po sser
o
’
ell
d
P.O.
α
P.V.
➜ Fig. 1
posizione
dell’osservatore
B
e
e
ion tor
siz va
po sser
ll’o
de
posizione
dell’osservatore
A
P.O.
➜ Fig. 2
P.V.
α
B
e
e
ion tor
siz va
po sser
’o
ell
posizione
dell’osservatore
d
A
P.O.
➜ Fig. 3
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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SEZIONE
G
15 2 Termini, definizioni e regole generali
Taglio
15.2.1 Termini e definizioni
Sezione
Traccia del
piano di sezione
Piano di sezione: è il piano immaginario che
taglia l’oggetto rappresentato; è posizionato
generalmente nella vista più significativa.
Traccia del piano di sezione: è rappresentata da due linee miste grosse a punto e tratto
lungo e indica la posizione del piano di sezione.
Sezione: è la figura risultante dall’intersezione tra il piano di sezione e il solido.
Taglio: è dato, oltre che dalla sezione, anche
dagli spigoli posti oltre il piano di sezione
(➜ Fig. 4).
➜ Fig. 4
15.2.2 Regole generali
Traccia del piano di sezione: rappresenta
il piano di sezione ed è indicata da due linee miste grosse a punto e tratto lungo 04.2.
La lunghezza di questi due tratti deve essere sufficiente per una corretta leggibilità.
Qualora cambiasse la direzione del piano
di proiezione, si indica la variazione con
due trattini consecutivi in linea grossa 01.2
(➜ Fig. 5).
➜ Fig. 5
A
Direzione di osservazione e identificazione:
è indicata mediante due frecce, disegnate
con linea continua grossa, perpendicolari
alle tracce del piano di sezione. A esse è abbinata una coppia della stessa lettera maiuscola che è riportata anche sulla proiezione
sezionata. Tali lettere sono sempre orientate nel senso di normale lettura del disegno
(➜ Fig. 6).
A-A
A
➜ Fig. 6
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 241
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15 3 La rappresentazione delle parti sezionate
Le superfici risultanti dalle sezioni sono campite con un tratteggio che sarà lo stesso per tutte le parti appartenenti allo
stesso pezzo. Normalmente è utilizzato il tratteggio generico,
eseguito con linee fini, parallele, formanti angoli di 45° con
l’asse principale (➜ Fig. 7a) o con le linee principali di contorno (➜ Fig. 7b). Nel caso di pezzi adiacenti tra loro o nel caso
di pezzi accoppiati, si differenziano le parti appartenenti ai
diversi pezzi variando l’inclinazione, che deve essere comunque di 45°, oppure l’interspazio tra le linee (➜ Fig. 7c). Tale
spazio è scelto di volta in volta a seconda dell’ampiezza della
superficie da tratteggiare e, in ogni caso, deve essere il maggiore possibile compatibilmente con la chiarezza del disegno.
➜ Fig. 7b
➜ Fig. 7a
➜ Fig. 7c
15.3.1 Tratteggi per la rappresentazione dei materiali nelle sezioni UNI 3972
Il tratteggio può essere differenziato per indicare più o meno sommariamente il materiale componente il pezzo
sezionato. Sono previsti tre tipi di tratteggio:
1. generico, utilizzato per qualsiasi parte sezionata;
2. generale, che distingue i materiali in solidi, liquidi, aeriformi e terreno;
3. specifico, che distingue i materiali solidi.
1 • Tratteggio generico
di superficie sezionata
2 • Tratteggi generali
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
Fluidi.
Solidi.
Indica solo che una superficie
è sezionata.
Materiali
aeriformi.
Terreno.
3 • Tratteggi specifici per materiali solidi
Materiale predominante
(metallo in meccanica, vetro in ottica ecc.).
242
SEZIONE
Materiale da mettere in evidenza
(es. parete in contatto con altre tratteggiate).
Materiali ausiliari
(es. materie plastiche
in meccanica).
Legno.
Isolante.
Avvolgimenti
elettrici.
Materiali
trasparenti.
Conglomerato
cementizio.
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SEZIONE
G
15 4 Casi particolari
15.4.1 Sezioni sottili e grandi ampiezze
Il tratteggio in sezioni di piccole dimensioni è semplificato annerendo la superficie (➜ Fig. 8). Nel caso
di sezioni di grandi ampiezze si limita il tratteggio
a una fascia lungo il perimetro (➜ Fig. 9).
➜ Fig. 8
➜ Fig. 9
15.4.2 Tagli sezioni parziali
Quando di un pezzo interessa la sezione di una sua
piccola parte, si può ricorrere a una sezione parziale limitata al particolare e a un suo intorno. Per ottenere tale sezione, l’interruzione della vista è delimitata da una linea irregolare tipo 01.18 (➜ Fig. 10).
➜ Fig. 10
A-A
15.4.3 Tagli sezioni di oggetti simmetrici
Nel caso di disegni di pezzi simmetrici si possono
eseguire una semivista e una semisezione, raccogliendo così in una sola vista gli elementi di due. Si
può così limitare la rappresentazione di un oggetto
semplice a una sola vista (➜ Fig. 11); quando invece,
per una migliore definizione dell’oggetto, occorre
un’altra vista, su questa deve essere indicato il piano della semisezione (➜ Fig. 12).
A
A
➜ Fig. 12
➜ Fig. 11
15.4.4 Tagli secondo piani paralleli
Z (2:1)
Per mettere in evidenza mediante sezione più elementi di un singolo oggetto sfalsati tra loro, invece
di ricorrere a più sezioni e quindi a più viste, si
può eseguire un’unica vista con la sezione che si
sviluppa su più piani tra loro paralleli (➜ Fig. 13).
La traccia del piano di sezione è indicata sulla vista
principale con una linea mista fine 04.1 spezzata,
con agli estremi due linee miste grosse a punto e
tratto lungo 04.2 e nel cambio di direzione del piano di sezione si indica la variazione con due trattini consecutivi in linea grossa 01.2.
Il tratteggio, che mantiene per tutta la sezione la
stessa inclinazione e lo stesso intervallo, è sfalsato
in corrispondenza dei salti di piano.
A-A
Z
A
A
➜ Fig. 13
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 243
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15.4.5 Sezioni con piani consecutivi
15.4.6 Sezioni successive
In questo caso, dovendo eseguire più sezioni di un
oggetto con piani di diverse inclinazioni, si uniscono i piani di sezione che sono indicati sulla vista
principale con linea mista fine tipo 04.1 (➜ Fig. 14).
Si esegue la proiezione parallela a uno dei piani di sezione, per esempio quello verticale (parte a), mentre
le parti che risulterebbero di scorcio (parte b) sono
ruotate e accostate a tale sezione (parte c). Il punto
di intersezione dei vari piani sarà segnalato con l’ingrossatura degli estremi della linea di sezione.
In pratica si applica la stessa norma relativa alle viste di scorcio, cioè si ruota la vista relativa al piano
di sezione inclinato sull’asse verticale e quindi si
esegue la proiezione sul fianco (➜ Fig. 15).
Le sezioni successive possono essere disposte come
esemplificato nelle ➜ Figg. 16, 17 e 18. La scelta del
modo dipenderà dalla chiarezza del disegno.
A
a
c
A-A
➜ Fig. 16
A
B
C
D
A
B
C
D
C-C
D-D
A
B-B
A-A
➜ Fig. 14
b
➜ Fig. 17
A
A-A
In ➜ Fig. 18 sono da notare le frecce con l’angolo di
rotazione della sezione.
B
A-A
30° B-B
90°
C-C
150°
C
A
C
B
A
A
➜ Fig. 18
➜ Fig. 15
244
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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SEZIONE
G
15.4.7 Parti che non si sezionano
15.4.8 Sezioni ribaltate in luogo
Alcune parti di oggetti, anche se intersecate dal piano di sezione, non si rappresentano sezionate qualora non contengano elementi significativi da rappresentare in sezione e le sezioni possano falsare
l’interpretazione del disegno (➜ Fig. 19).
Questo tipo di sezione (➜ Fig. 20) si può applicare a
oggetti la cui sezione trasversale sia simmetrica rispetto a un asse.
Non richiedendo alcuna identificazione, la sezione è disegnata ribaltata sul posto in cui è eseguita e
quindi si rappresenta solamente la parte sezionata.
La traccia di sezione è anche l’asse della figura risultante. La linea di contorno della sezione è fine di
tipo 01.1.6.
A
A-A
A
➜ Fig. 20
15.4.9 Sezioni ribaltate in vicinanza
In questa sezione è rappresentata solo una parte a
stretto contatto con la linea di sezione; la linea di
contorno è grossa di tipo 01.2.
La sezione può essere rappresentata in due modi:
– sul prolungamento della traccia del piano sezionatore che diventa anche asse della sezione
(➜ Fig. 21);
– in una qualsiasi posizione, riportando però tutte
le indicazioni di una normale sezione.
A
A
➜ Fig. 19
➜ Fig. 21
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 245
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15 5 Tavola degli errori più diffusi
CORRETTO
ERRATO
dado
rosetta
La vite, il dado e la rosetta
non devono essere sezionati
quando il piano di sezione
è longitudinale.
vite
chiodo
Il chiodo non deve essere
sezionato quando il piano
di sezione è longitudinale.
maschio del
rubinetto
Il maschio del rubinetto
non deve essere sezionato
quando il piano di sezione
è longitudinale.
maniglia
La maniglia non deve
essere sezionata quando
il piano di sezione
è longitudinale.
perno di
arresto
246
SEZIONE
Il perno d’arresto non deve
essere sezionato quando
il piano di sezione è
longitudinale.
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SEZIONE
CORRETTO
G
ERRATO
rullino
albero
I rullini dei cuscinetti
volventi non si sezionano.
chiavetta
La chiavetta non deve
essere sezionata quando
il piano di sezione
è longitudinale.
linguetta americana
La linguetta non deve
essere sezionata quando
il piano di sezione
è longitudinale.
dente
A
A-A
A-A
razza
I denti di ingranaggi
e le razze di ruote e pulegge
non si sezionano quando
il piano di sezione
è longitudinale.
A
perni
I perni e la spina
non devono essere sezionati
quando il piano di sezione
è longitudinale.
spina
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 247
© Casa Editrice G. Principato SpA
CORRETTO
ERRATO
sfere
Le sfere del cuscinetto
non si sezionano.
A
pioli
A-A
A-A
I pioli del giunto
non si sezionano.
A
A
naselli
A-A
A-A
I naselli non si sezionano
quando il piano di sezione
è longitudinale.
A
A
nervature
A-A
A-A
Le nervature non si
sezionano quando il piano
è longitudinale.
A
248
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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SEZIONE
CORRETTO
ERRATO
A
A
A-A
A-A
Nelle sezioni di elementi
simmetrici la linea che
separa la parte sezionata
da quella non sezionata
è di tipo mista fine a punto
e tratto lungo tipo 04.1.
A
A
A
A
A-A
A-A
A
A
A-A
A-A
A
A
A
G
A-A
L’indicazione nelle sezioni
di pezzi simmetrici si
usa come rappresentato
nella prima figura; nella
seconda figura l’indicazione
corrisponde alla sezione per
piani consecutivi e pertanto
il risultato sarebbe diverso.
Si dovrebbe cioè ruotare di
90° la vista orizzontale e
quindi proiettarla sul fianco.
Nelle sezioni si devono
rappresentare gli spigoli
in vista.
A
A
A
A-A
La nervatura in questo
caso va sezionata in quanto
la sezione è trasversale
e non longitudinale.
A
A
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 249
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15 6 Esempi di sezioni
Video tutorial
Di seguito sono illustrati alcuni esempi di sezione di un pezzo meccanico in cui sono messe in evidenza col
tratteggio la parte sezionata, con una campitura grigia la parte in vista.
A-A
A
A
A
A
➜ Fig. 22 • Sezione longitudinale.
B-B
B
B
B
B
➜ Fig. 23 • Sezione di parti simmetriche.
250
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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G
SEZIONE
C-C
C
C
C
C
➜ Fig. 24 • Sezione con piani paralleli.
D-D
D
D
D
D
➜ Fig. 25 • Sezione con piani paralleli.
A
A-A
A
➜ Fig. 26 • Sezione con piani consecutivi.
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 251
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G 15
VERIFICA le conoscenze
1. Completa con le tracce delle sezioni.
Test interattivi
4. Completa con le tracce delle sezioni e indicane il
tipo.
2. Indica il tipo di materiale rappresentato.
Tipo di sez. .......................
Materiale .....................
Tipo di sez. ......................
Materiale .....................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
..................
Materiale .....................
Materiale .....................
3. Indica con una crocetta la tratteggiatura corretta.
Tipo di sez. .........................
5. Completa con le tracce delle sezioni e indicane il
tipo.
Tipo di sez. ....................
6. Indica il tipo di sezione.
Tipo di sez. ..................
252
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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SEZIONE
abilità
1. Completa le proiezioni tracciando gli spigoli non in vista ed esegui la sezione indicata.
15.2.1
P.L.
COSTRUISCI LE ABILITÀ
P.V.
vedi il paragrafo
G
livello
G 15
COSTRUISCI le
A
A
A
A
P.O.
2. Completa le proiezioni tracciando gli spigoli non in vista ed esegui la sezione indicata.
P.V.
vedi il paragrafo
15.4.3
P.L.
A
A
A
A
P.O.
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 253
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COSTRUISCI LE ABILITÀ
3. Completa le proiezioni tracciando gli spigoli non in vista ed esegui la sezione indicata.
15.4.4
vedi il paragrafo
15.4.3
P.L.
livello
P.V.
vedi il paragrafo
A
A
P.O.
4. Completa le proiezioni tracciando gli spigoli non in vista ed esegui la sezione indicata.
P.V.
P.L.
A
A
P.O.
254
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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SEZIONE
5. Completa le proiezioni tracciando gli spigoli non in vista ed esegui la sezione indicata.
15.4.4
P.L.
COSTRUISCI LE ABILITÀ
livello
P.V.
vedi il paragrafo
G
A
P.O.
A
6. Completa le proiezioni tracciando gli spigoli non in vista ed esegui la sezione indicata.
P.V.
vedi il paragrafo
15.4.5
P.L.
A
A
P.O.
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 255
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COSTRUISCI LE ABILITÀ
vedi i paragrafi 15.2.2 e 15.4.3
7. Ridisegna e completa con i tipi di segno da norma le viste del pezzo meccanico
in scala 2 : 1, eseguendo la sezione indicata.
14
livello
10
Z
R1
Z
1
B
B
60°
5
R4
Ø10
5
R1
A
41
256
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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A
Scala 2:1
SEZIONE
8. Ridisegna e completa con
i tipi di segno da norma le
viste del pezzo meccanico
in scala 2 : 1, eseguendo la
sezione indicata.
15.4.5
19
livello
2,5
3,5
6,5
vedi il paragrafo
G
22,5
R1
30°
0
R1
5
3
R1
0
A
14
20
Ø25
Ø25
vedi i paragrafi 15.4.3 e 15.4.4
3,5
5,5
8,5
Ø20
R16
13
11
A
Scala 2:1
6
A
,5
R4
45
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 257
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COSTRUISCI LE ABILITÀ
5
A
G 15
METTI IN GIOCO le competenze
Ridisegna, rilevando le misure dai disegni, le proiezioni ortogonali complete di
un taglio e costruisci lo spaccato assonometrico corrispondente in assonometria
cavaliera oppure in assonometria isometrica.
258
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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G
Ridisegna e completa con i tipi di segno da norma le viste
del pezzo meccanico in scala 1 : 1, eseguendo la sezione indicata.
A
B
Didattica inclusiva
SEZIONE
Didattica inclusiva
B
A
A
A
A
A
B
B
A
A
A
A
A
A
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 259
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RECUPERO
G 15
RECUPERO
RECUPERO
Didattica inclusiva
Ridisegna e completa con i tipi di segno da norma le viste
del pezzo meccanico in scala 1 : 1, eseguendo la sezione indicata.
A
B
A
B
B
B
A
A
A
B
B
A
A
A
B
B
A
B
A
B
B
A
260
SEZIONE
B
A
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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G
RECUPERO
Ridisegna e completa indicando le tracce dei piani di sezione,
la direzione di osservazione e gli identificativi dei tagli disegnati.
Didattica inclusiva
SEZIONE
CAPITOLO
15 • CONVENZIONI FONDAMENTALI PER TAGLI E SEZIONI 261
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CAPITOLO
16
Quotature: criteri di indicazione
delle quote UNI ISO 129-1 : 2011
Ci occuperemo di...
1. Introduzione
2. Elementi di una quota
3. Quote funzionali, non funzionali e ausiliarie
4. Sistemi di quotatura
16 1 Introduzione
5. Convenzioni particolari di quotatura
6. La conicità
7. Tavola degli errori più diffusi
16.2.1 Linee di riferimento
Il disegno tecnico deve riportare tutte le indicazioni
dimensionali e costruttive che ne permettano la realizzazione escludendo ogni possibile equivoco.
La quotatura è un elemento essenziale di tali indicazioni e nell’eseguirla si deve porre la massima attenzione affinché sia completata e non generi dubbi.
Le quote devono essere riportate una sola volta sullo
stesso disegno per non sprecare tempo ed evitare la
possibilità di un dubbio se, in presenza di una quota
doppia, una venisse cambiata e l’altra erroneamente no.
16 2 Elementi di una quota
Le linee di riferimento hanno la funzione di collegare ciò che si vuole quotare con gli estremi della
linea di misura. Sono eseguite con linea fine tipo
01.1, parallele tra loro e perpendicolari alla lunghezza da quotare. Possono essere sostituite dagli
assi di simmetria, qualora ci fossero (➜ Fig. 2a).
Solo in casi particolari, per una maggior chiarezza,
possono essere oblique (➜ Fig. 2b) e possono essere
riferite a linee di costruzione concorrenti, da prolungarsi un po’ oltre il loro punto di intersezione
(➜ Fig. 2c).
Vanno prolungate alcuni millimetri oltre l’intersezione con la linea di quota.
31
➜ Fig. 1a
➜ Fig. 1b
10
20
12
Gli elementi che compongono una quota sono:
– le linee di riferimento (➜ Fig. 1a)
– la linea di misura (➜ Fig. 1b)
– le frecce terminali (➜ Fig. 1b)
– il valore numerico (➜ Fig. 1c).
➜ Fig. 1c
➜ Fig. 2a
36
36
linea di
riferimento
262
SEZIONE
linea di
misura
➜ Fig. 2b
36
freccia
terminale
valore
numerico
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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➜ Fig. 2c
SEZIONE
G
16.2.2 Linee di misura
Le linee di misura, abbinate al valore numerico, hanno la funzione di indicare le dimensioni dell’oggetto
(➜ Fig. 3). Sono linee continue di tipo 01.1, hanno alle estremità frecce o trattini obliqui, sono sempre parallele
all’elemento di cui indicano la dimensione e sono comprese tra le linee di riferimento.
Non devono:
– coincidere con gli assi, con le linee di riferimento e con i contorni;
– intersecare altre linee del disegno;
– intersecare le linee di misura di altre quote, e pertanto nel disegno si disporranno le linee di misura più
piccole vicino alla figura e quelle maggiori progressivamente più lontano;
– riferirsi a dimensioni viste di scorcio.
Devono:
– essere perpendicolari alle linee di riferimento, a eccezione del caso in cui queste sono perpendicolari
all’elemento quotato;
– per quanto possibile, essere tracciate all’esterno della figura;
– essere distanziate tra loro e dalla linea di contorno;
– essere tracciate interamente anche se si riferiscono a oggetti rappresentati con vista interrotta.
16
13
60
27
23
17
10
60°
22
13
32
26
17
12
21
➜ Fig. 3
16.2.3 Frecce terminali
Le frecce terminali possono assumere diverse configurazioni (➜ Fig. 4a).
Sono costituite da due trattini formanti un angolo compreso tra i 30° e i 90°. Possono essere aperte o chiuse
e in quest’ultimo caso essere riempite. Le dimensioni delle frecce, o degli altri contrassegni, devono essere
proporzionate alle dimensioni del disegno.
In uno stesso disegno devono essere usate frecce dello stesso tipo. Le frecce devono essere disegnate all’interno delle linee di riferimento, se c’è lo spazio, e allineate alla linea di misura. Qualora non ci fosse lo spazio
per disegnarle all’interno, si possono porre all’esterno sui prolungamenti della linea di misura.
In sostituzione delle frecce si possono usare dei trattini inclinati di 45° rispetto alla linea di misura (➜ Fig. 4b). Se
poi fosse necessario indicare un’origine, la si rappresenta con una circonferenza di 3 mm di diametro (➜ Fig. 4c).
I valori numerici devono essere scritti al centro delle linee di misura, non devono essere sovrapposti alle linee
di disegno e devono essere disposte secondo uno dei due criteri A e B.
➜ Fig. 4a
➜ Fig. 4b
CAPITOLO
➜ Fig. 4c
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 263
© Casa Editrice G. Principato SpA
72
20
20
30
20
20
20
➜ Fig. 6
60°
60°
60°
60°
30°
60°
60
°
°
30
30°
30°
°
30
60
°
60°
60°
➜ Fig. 7
➜ Fig. 8
72
Ø20
Ø32 Ø50
30
40
➜ Fig. 9
35
75
60°
30°
60°
60°
30°
60°
264
SEZIONE
20
➜ Fig. 5
20
20
40
Criterio A
I valori numerici devono essere
disposti parallelamente alle linee di misura, sopra e staccati da
essa, e la loro lettura deve avvenire dalla base o dal lato destro del
disegno.
I valori riportati sulle linee di misura oblique devono essere orientati come nelle ➜ Figg. 5 e 6.
I valori angolari devono essere
indicati come nelle ➜ Figg. 7 e 8.
Criterio B
I valori numerici devono essere letti dalla base del disegno:
quelli corrispondenti a linee di
misura orizzontali dovranno essere disposti parallelamente alla
linea di misura, mentre quelli
corrispondenti a linee di misura
verticali o oblique devono essere
posti orizzontalmente e al centro della linea di quota opportunamente interrotta come nelle
➜ Figg. 9, 10 e 11.
20
20
20
I valori numerici devono essere
scritti al centro delle linee di misura, non devono essere sovrapposti alle linee di disegno e devono essere disposti secondo uno
dei due criteri A e B.
20
16.2.4 Valore numerico
60°
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 11
➜ Fig. 10
SEZIONE
G
16 3 Quote funzionali, non funzionali e ausiliarie
Una quota si dice funzionale quando è essenziale alla funzione
di un oggetto.
Una quota non è funzionale quando non è essenziale alla funzione di un oggetto.
Una quota si dice ausiliaria quando viene riportata a solo titolo
informativo. Essa è deducibile dalla combinazione delle altre
quote e deve essere indicata tra parentesi (➜ Fig. 12).
F
F
16.3.1 Principi generali UNI 4820
3
NF
NF
(Aux.)
8+0.05
6
(20)
6
4.5
(40)
➜ Fig. 13
49+0.01
Ø23
38
Designazione normalizzata
1
Tirante UNI 6057 - M8x70
2
Forcella UNI 6057 - M8
3
Dado UNI 5448 - A M8
4
Rosetta UNI 2412 - 5,3
➜ Fig. 15
CAPITOLO
➜ Fig. 14
Numero
di posizione
Ø6
107
4.5
Quadro UNI 6757 - A 12,5 Quadro UNI 6757 - C 10
2
1
➜ Fig. 12
A-A
20
4
NF
NF
32+0.01
Nell’eseguire una quotatura è necessario ricordare che:
– tutte le indicazioni quantitative (es. quote, tolleranze, rugosità)
necessarie, per far sì che l’oggetto rappresentato possa essere
correttamente impiegato, devono essere scritte direttamente sul
disegno;
– le quote di un disegno devono essere, di regola, espresse nella
stessa unità di misura;
– le quote funzionali non devono essere dedotte dalle altre quote
o rilevate dal disegno utilizzando la scala dimensionale;
– la quota di ciascun elemento deve essere indicata su quella vista
o su quella sezione in cui è più chiaramente rappresentato;
– ciascun elemento non deve essere quotato più di una volta;
– devono essere indicate le sole quote necessarie per la definizione completa dell’elemento, se non quando:
a) è necessario indicare quote riferite a operazioni intermedie
di fabbricazione, come ad esempio per le dimensioni di un
elemento prima di un trattamento speciale (es. cementazione o
finitura);
b) si aggiungono quote ausiliarie che, anche se non indispensabili alla definizione completa di un prodotto finito, danno
indicazioni utili e permettono di evitare un calcolo a chi legge
un disegno; queste quote ausiliarie non devono avere indicazioni di tolleranza, non devono costituire oggetto di verifica e
devono essere scritte tra parentesi (➜ Fig. 13).
– gli oggetti e gli elementi normalizzati possono essere non quotati, ma individuati mediante la relativa designazione normalizzata (➜ Fig. 14) o altro codice che ne sostituisce, a tutti gli
effetti, il disegno quotato (➜ Fig. 15).
F
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 265
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(Aux.)
16 4 Sistemi di quotatura
Esistono diversi sistemi di quotatura tra cui scegliere il più adatto alla descrizione dell’oggetto rappresentato.
(Aux.)
(Aux.)
In questo sistema (➜ Fig. 16) ogni elemento è quotato
rispetto a quello contiguo, pertanto la quotatura in
serie è da adottare quando hanno maggior importanza le singole misure tra gli elementi contigui e quando il sommarsi di eventuali errori non compromette
la funzionalità dell’oggetto. Infatti, l’errore commesso su una misura si ripercuote sulle successive sommandosi agli eventuali ulteriori errori.
(Aux.)
16.4.1 Quotatura in serie o a catena
➜ Fig. 16
(Aux.)
16.4.2 Quotatura in parallelo
Questo sistema di quotatura (➜ Fig. 17) si usa quando
le quote hanno un’unica origine di riferimento.
Come origini possono essere assunti il centro di un
foro, un asse di simmetria, uno spigolo o altro.
La quotatura in parallelo evita di accumulare errori
progressivi e permette di stabilire tolleranze indipendenti per ogni elemento del pezzo.
È particolarmente adatta nei casi in cui la tracciatura, l’esecuzione e il controllo dei pezzi sono eseguiti
con macchine a spostamento progressivo.
➜ Fig. 17
266
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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SEZIONE
G
16.4.3 Quotatura progressiva
650
430
150
➜ Fig. 18
(Aux.)
➜ Fig. 19
16.4.4 Quotatura combinata
Questo sistema di quotatura (➜ Fig. 19) si utilizza quando è necessario ricorrere a più elementi
di riferimento. Esso consiste nel combinare contemporaneamente i sistemi di quotatura in serie,
in parallelo o progressiva.
650
430
150
0
0
È un sistema di quotatura simile a quello in parallelo, con la differenza di avere un’unica linea
di misura (➜ Fig. 18).
L’elemento di origine assume la quota 0 e viene
marcato con una circonferenza di 3 mm di diametro. All’estremo opposto della linea di misura
si ha una freccia con il valore numerico indicato
vicino o sul prolungamento della linea di riferimento oppure al di sopra della linea di misura. Questo sistema di quotatura può essere usato
quando manca lo spazio per la quotatura in parallelo.
X
0
0
4
1
5
Y
X
2
6
8
3
16.4.5 Quotatura per coordinate
1 2
3
4
7 9
8
23 43 21 25 41
5 6
7
8
Y
6 19 33 5
8 22 40 34
Ø
7 4
5 4
4
5
6
7
➜ Fig. 20
θ
θ
θ
M 97,5 95,5 93 85
➜ Fig. 21
θ
0° 15° 30° 45° 60° 75° 90°105° 120° 135°150° 165° 180°
θ
θ
La quotatura per coordinate è particolarmente
valida qualora si debbano impiegare macchine a
coordinate o comunque macchine o strumenti a
spostamento progressivo per la tracciatura, l’esecuzione e il controllo dei pezzi.
Ci sono due tipi di questo sistema: per coordinate cartesiane (➜ Fig. 20) e polari (➜ Fig. 21). In
entrambi i casi le quote sono raccolte in una tabella.
M
7
79,5 76
76 78,5 83 88,5 94
97
97,5
θ
θ
16 5 Convenzioni particolari di quotatura
16.5.1 Quotatura di angoli
16.5.2 Quotatura di archi
16.5.3 Quotatura di corde
Per quotare un angolo (➜ Fig. 22) si
prolungano i suoi lati come linee
di riferimento e si traccia un arco,
che ha il suo centro nel vertice
dell’angolo, come linea di misura.
Per quotare un arco (➜ Fig. 23) si
procede allo stesso modo della
quotatura di un angolo.
Per quotare una corda (➜ Fig. 24)
si tracciano le linee di riferimento
perpendicolari alla corda e la linea di quota parallela alla corda
stessa.
➜ Fig. 22
52
68
60°
➜ Fig. 24
➜ Fig. 23
CAPITOLO
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 267
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30
Ø24
Ø20
Nel quotare un diametro (➜ Fig. 25) si deve
generalmente anteporre al valore numerico il simbolo Ø. Qualora fosse esplicito
che si tratta di un diametro, si omette tale
simbolo.
In presenza di più circonferenze concentriche si possono quotare solamente due
diametri con linee di misura passanti per
il centro. Tali linee devono possibilmente
avere un’inclinazione di 30° o 45°.
Ø11
16.5.4 Quotatura di diametri
16
➜ Fig. 25
36
R7
R3
16.5.5 Quotatura di raggi
□16
Nel quotare il raggio di un raccordo o di
un arrotondamento (➜ Fig. 26) si deve anteporre al valore numerico la lettera R.
La linea di quota deve appartenere alla retta passante per il centro del raccordo.
➜ Fig. 27
➜ Fig. 26
16.5.6 Quotatura di quadri
3x45°
3
30°
In presenza di un elemento a sezione quadrata (➜ Fig. 27) si deve far precedere il valore numerico dal simbolo .
Tale simbolo può essere omesso quando
dal disegno risulta chiaro che si tratta di
un elemento a sezione quadrata.
➜ Fig. 28
16.5.7 Quotatura di smussi
SØ60
10
SØ
Nel quotare gli smussi (➜ Fig. 28) si devono indicare l’altezza della superficie
smussata e il semiangolo al vertice. Quando quest’ultimo ha un’ampiezza di 45° la
quotatura viene semplificata (➜ Fig. 29).
➜ Fig. 29
16.5.8 Quotatura di parti sferiche
SR34
16.5.9 Quotatura di dimensioni
non in scala
Il valore numerico della quota di elementi
disegnati fuori scala deve essere sottolineato (➜ Fig. 31).
268
SEZIONE
➜ Fig. 31
30
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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18
Ø18
➜ Fig. 30
Ø6
Per quotare le superfici sferiche (➜ Fig. 30)
si deve indicare o il raggio o il diametro
preceduti rispettivamente dai simboli SR
e SØ.
Il diametro deve essere indicato quando la
superficie sferica è maggiore della metà.
SEZIONE
4x20=80
16.5.10 Quotatura di elementi
ripetuti
Nel quotare elementi che si ripetono
con ritmo costante si può, per semplicità, procedere come indicato nella
➜ Fig. 32.
Nel caso riportato in ➜ Fig. 32a il valore
dell’intervallo moltiplicato per il numero degli intervalli è la distanza tra il
primo e l’ultimo interasse.
Qualora ci fosse la possibilità di equivoco tra il valore del passo e il numero
dei passi, si deve indicare la quota di
un solo passo (➜ Fig. 32c).
Se sullo stesso disegno si trovano elementi diversi, disposti regolarmente e
irregolarmente, si possono usare lettere
di richiamo (➜ Fig. 32d).
➜ Fig. 32b
10
G
6 fori
➜ Fig. 32a
20
16x20=320
➜ Fig. 32c
A
B
B
A= 3xØ12
A
B= 3xØ8
A
B
➜ Fig. 32d
16.5.11 Quotatura di disegni
d’insieme
Nei disegni d’insieme (➜ Fig. 33a), o
con oggetti aventi un interno e un esterno (➜ Fig. 33b), è bene raggruppare, se
possibile, le quote in modo da facilitarne la lettura; ad esempio le linee di misura di un elemento distinte da quelle
di un altro o quelle dell’esterno distinte
da quelle dell’interno.
➜ Fig. 33a
➜ Fig. 33b
CAPITOLO
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 269
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16.5.12 Quotatura di elementi con
caratteristiche specifiche
Quando si ha la porzione di una superficie
con una prescrizione particolare (➜ Fig. 34),
questa deve essere evidenziata con una linea mista grossa a punto e tratto lungo tipo
04.2 oppure grossa a tratti tipo 02.2, adiacente e parallela alla superficie stessa e alla
distanza minima necessaria. Dovranno essere indicate l’estensione di tale superficie
e la sua posizione con opportuna quotatura.
13
14,5
15
14
13
11
9
52
46
39
31
25
17
10
6
11,5
57
0
67
6
Per le lunghezze (➜ Fig. 35) è vantaggioso
utilizzare la quotatura progressiva, che permette di individuare le posizioni delle quote indicanti le larghezze.
9
16.5.13 Quotatura di sagome
62
➜ Fig. 34
➜ Fig. 35
16.5.14 Quotatura di parti
simmetriche
Si è già visto come sia possibile rappresentare pezzi simmetrici con viste disegnate solo
fino a un asse di simmetria. In questo caso le
linee di misura saranno tracciate sino a sorpassare di poco l’asse (➜ Fig. 36).
Nel caso di oggetti di grandi dimensioni,
simmetrici rispetto a un asse perpendicolare
alle linee di misura, le linee di misura stesse
possono essere disposte come in ➜ Fig. 37.
➜ Fig. 37
➜ Fig. 36
16.5.15 Quotatura di assonometrie
5
In ➜ Fig. 38 sono riportati un esempio di
quotatura in assonometria cavaliera e isometrica limitatamente alle dimensioni
di ingombro, come indicato nella norma
UNI 4819.
20
5
5
25
5
25
20
25
25
➜ Fig. 38
270
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
G
16 6 La conicità
α
Ød
ØD
Nel campo della meccanica sono largamente diffusi elementi di
forma conica come attacchi per utensili, spine coniche, coni per
rubinetti ecc. Le indicazioni dimensionali di tali elementi si esprimono mediante la conicità C che è una grandezza adimensionale.
Essa si può così definire:
L
la conicità è data dal rapporto tra la differenza dei diametri di
due sezioni di cono e la distanza tra le sezioni stesse (➜ Fig. 39)
come espresso dalla relazione:
➜ Fig. 39
C
Conicità
C
Angolo
Diametro
- maggiore
- minore
- in una sezione prefissata
Lunghezza
- della posizione conica
- comprendente la posizione
conica
- che individua la posizione
della sezione nella quale è
indicata la quota Dx
L
➜ Fig. 40
C
Esempi di indicazioni
Metodo
preferenziale
Metodo
facoltativo
1:5
1/5
0,21
20%
α
0,6 rad
ØD
Simboli
letterali
Ød
ØD
Ad esempio, l’indicazione C = 1:20 indica che, per una distanza
assiale L di 20 mm tra le sezioni di diametro D e d, si ha una differenza di diametro di 1 mm. Essa non va confusa con l’angolo di
cono α, che è l’angolo delimitato dalle generatrici del cono ed è
misurato in una sezione assiale. Nella ➜ Tab. 1 sono riportati gli
elementi che possono intervenire nella definizione di conicità
(➜ Figg. 40 e 41) e i simboli che li indicano.
Caratteristiche
e dimensioni
α
C = (D − d)/L = 2 tg (α/2)
Lx
D
d
Dx
L’
➜ Fig. 41
L
L'
Lx
15°
➜ Fig. 42
➜ Tab. 1
SEGNO GRAFICO
16.6.1 Indicazione nei disegni
LINEA DI
RICHIAMO
L’indicazione della conicità è costituita da una linea di riferimento parallela all’asse del cono su cui sono riportati il segno grafico
(➜ Fig. 42), orientato come l’elemento conico, e il valore della conicità (➜ Fig. 43). Tale linea di riferimento deve essere collegata
alla generatrice del cono con una linea di richiamo.
Nel caso di elementi conici appartenenti a una serie normalizzata
(in particolare coni Morse e coni metrici) si riporta il nome della
serie stessa con il numero corrispondente.
CAPITOLO
1:5
LINEA DI
RIFERIMENTO
➜ Fig. 43
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 271
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16 7 Tavola degli errori più diffusi
– Le linee di riferimento devono essere ortogonali
alla lunghezza da quotare.
– Le linee di quota devono essere parallele alla lunghezza da quotare.
– Non si possono usare né le linee di contorno né gli
assi di simmetria come linee di quota.
ERRATO
CORRETTO
– Le distanze tra le linee di quota devono essere
uguali e le linee di quota devono essere allineate.
– Le linee di quota non devono essere intersecate da
altre linee, a eccezione degli assi di simmetria.
CORRETTO
ERRATO
Ø22
Ø20
Ø28
272
SEZIONE
Per non ripetere inutilmente una quota la si potrà
riassumere mediante un’unica descrizione.
6
10
24
ERRATO
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
raccordi non quotati R= 5
R
CORRETTO
ERRATO
Ø22
24
Ø20
10
Ø28
6
Per quanto possibile si deve evitare di riferire quote
a spigoli non in vista; nel caso fosse indispensabile
si dovranno effettuare opportune sezioni.
CORRETTO
– Le linee di riferimento, se si confondono con quelle di contorno, è bene tracciarle inclinate.
– Le quote verticali vanno lette da destra.
– Il tratteggio deve essere interrotto in corrispondenza del valore numerico se si hanno quote a esso
sovrapposte.
ERRATO
R
CORRETTO
Le quote devono essere riferite agli elementi costitutivi il disegno, come le distanze tra i centri, i raggi e
i diametri.
SEZIONE
G
1. Si tracciano con linea continua fine.
V
F
2. Sono eseguite con varia inclinazione tra loro.
V
F
3. Sono perpendicolari alla lunghezza da quotare.
V
F
4. Possono essere sostituite dagli assi di simmetria.
V
F
5. Sono linee continue di tipo 01.1.
V
F
6. Possono non essere parallele all’elemento di cui indicano la dimensione.
V
F
7. Sono comprese tra le linee di riferimento.
V
F
8. Possono coincidere con gli assi.
V
F
9. Possono coincidere con le linee di riferimento.
V
F
10. Non possono coincidere con i contorni.
V
F
11. Possono intersecare altre linee del disegno.
V
F
12. Non possono intersecare le linee di misura di altre quote.
V
F
13. Si possono disporre liberamente.
V
F
14. Possono non essere perpendicolari alle linee di riferimento.
V
F
15. Possono essere tracciate all’esterno della figura.
V
F
16. Non devono essere tracciate interamente se si riferiscono a oggetti rappresentati con vista interrotta.
V
F
17. Sono costituite da due trattini formanti un angolo compreso tra i 30° e i 90°.
V
F
18. Possono essere chiuse e riempite.
V
F
19. Le dimensioni delle frecce devono essere proporzionate alle dimensioni del foglio.
V
F
20. In uno stesso disegno possono essere usate frecce di diverso tipo.
V
F
21. Si possono porre all’esterno delle linee di riferimento.
V
F
22. Non si possono usare dei trattini inclinati di 45° rispetto alla linea di misura.
V
F
23. Per indicare un’origine, la si rappresenta con un cerchietto di 3 mm di diametro.
V
F
24. Devono essere scritti al centro delle linee di misura (esclusa quotatura in progressione).
V
F
25. Possono essere sovrapposti alle linee di disegno.
V
F
26. Nel criterio A possono essere disposti anche non parallelamente alle linee di misura.
V
F
27. Devono essere disposti sopra e staccati dalle linee di misura.
V
F
28. La loro lettura deve avvenire dalla base o dal lato destro del disegno nel criterio A.
V
F
29. Quelli corrispondenti a linee di misura verticali od oblique nel criterio B devono essere posti
orizzontalmente e al centro della linea di quota opportunamente interrotta.
V
F
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
Linee di riferimento
Linee di misura
Frecce terminali
I valori numerici
CAPITOLO
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 273
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VERIFICA LE CONOSCENZE
G 16
VERIFICA le conoscenze
G 16
COSTRUISCI le
abilità
vedi i paragrafi
da 16.4.1 a 16.5.10
livello
Ricopia i disegni su carta quadrettata ed esegui le quotature indicate.
274
1. Esegui le quotature verticali: le esterne con
quotatura in parallelo, le interne con quotatura
progressiva.
2. Esegui le quotature verticali: tra i centri delle
circonferenze col sistema degli elementi ripetuti,
le larghezze e le distanze tra i denti con
quotatura in serie.
3. Esegui la quotatura dei diametri e degli
angoli.
4. Esegui la quotatura degli smussi e
dei raccordi.
5. Esegui la quotatura dei centri e dei fori col
sistema delle coordinate cartesiane.
6. Esegui la quotatura delle parti simmetriche.
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
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SEZIONE
vedi i paragrafi
da 16.4.1 a 16.5.10
livello
7. Esegui, su carta quadrettata, gli schizzi delle figure. Studia le quote
necessarie per riprodurle con la loro posizione e indicale sugli schizzi.
Una volta rilevate e riportate le misure, riproduci le figure con squadre
e compasso in scala 1 : 1 e quotale.
G
COSTRUISCI LE ABILITÀ
A-A
A
A
CAPITOLO
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 275
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G 16
METTI IN GIOCO le competenze
Esegui la quotatura del pezzo meccanico riportando le misure rilevate dal disegno.
Impara a procedere con metodo.
Esegui, su carta quadrettata, gli schizzi delle figure; studia quali sono le quote necessarie e come distribuirle
sulle due proiezioni (ricorda che è bene raggruppare su una proiezione le quote che riguardano il singolo
elemento come ad esempio, di un foro, la posizione del centro e il suo diametro); indicale sugli schizzi, per
evitare una quotatura disordinata, cominciando dalle più piccole; una volta verificata la correttezza della
distribuzione riportale sul disegno.
B-B
A
A
A-A
B
276
SEZIONE
B
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SEZIONE
G
Didattica inclusiva
Ricopia a mano libera su carta quadrettata ed esegui la quotatura:
RECUPERO
1. delle lunghezze: sopra in serie, sotto in parallelo;
2. delle lunghezze sopra, con quotatura progressiva, e dei fori sotto con quotatura
di elementi ripetuti;
3. di parti simmetriche;
4. dello smusso e dei raccordi;
5. dei fori come elementi ripetuti;
6. dei fori per coordinate.
1
2
3
4
5
6
CAPITOLO
Didattica inclusiva
G 16
RECUPERO
16 • QUOTATURE: CRITERI DI INDICAZIONE DELLE QUOTE UNI ISO 129-1 : 2011 277
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CAPITOLO
17
Rappresentazione di pezzi
meccanici da assonometria
Ci occuperemo di...
1. Fasi da seguire nell’esecuzione di un disegno
di un oggetto
2. Rappresentazione di un oggetto con una sola
proiezione
3. Rappresentazione di un oggetto
con due proiezioni
4. Rappresentazione di un oggetto
con tre proiezioni
17 1 Fasi da seguire nell’esecuzione di un disegno di un oggetto
Nella rappresentazione di oggetti in proiezione ortogonale è bene procedere secondo le fasi seguenti.
1) Si esamina l’oggetto da rappresentare e si decide il numero di proiezioni e tagli strettamente necessari per
una descrizione esauriente. Può capitare, infatti, che per un oggetto sia sufficiente una sola proiezione come
nell’esempio 1, due come nell’esempio 2, oppure tre come nell’esempio 3. Pezzi particolarmente complessi
possono richiedere più proiezioni arricchite da numerose sezioni.
2) Si decide la scala di rappresentazione valutando gli ingombri delle proiezioni e studiando la loro collocazione nel foglio da disegno in funzione anche della quotatura.
3) Si abbozzano le proiezioni riducendo all’essenziale le tracce delle linee di costruzione. Per primi si tracciano
gli assi di simmetria per individuare i centri di eventuali circonferenze e archi che si disegnano subito dopo.
4) Si indicano le tracce degli eventuali piani di taglio e solo dopo si eseguono i tagli.
5) Si definisce il disegno differenziando gli spessori delle linee
e cancellando le tracce della costruzione.
Ø
28
Ø
26
6) Si esegue la quotatura.
Ø
Ø
18
12
17 2 Rappresentazione di un oggetto
7
Per la rappresentazione del pezzo meccanico disegnato a
fianco è sufficiente una sola proiezione comprendente un
semitaglio. Infatti l’indicazione che il pezzo è formato da
un insieme di cilindri si ottiene anteponendo il simbolo Ø
nella quotatura dei diametri.
25
con una sola proiezione
Ø
7
Ø
14
Ø
278
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
18
26
80
SEZIONE
G
Valutazione dell'ingombro e abbozzo delle proiezioni
53
80
Stesura definitiva con quotatura
Ø28
Ø26
Ø18
6
14
7
7
25
6
Ø12
Ø18
Ø26
Ø80
CAPITOLO
17 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DA ASSONOMETRIA 279
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17 3 Rappresentazione di un oggetto con due proiezioni
In questo esempio sono necessarie e sufficienti due proiezioni con un semitaglio. La terza proiezione non aggiungerebbe nulla in più e pertanto non si deve eseguire.
30
40
40
10
16
12
5
10
R7,5
80
8
32
40
40
Valutazione degli ingombri
80
280
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
G
Abbozzo delle proiezioni
Stesura definitiva con quotatura
Ø40
A-A
A
A
32
8
16
15
10
5
40
10
Ø30
10
80
CAPITOLO
17 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DA ASSONOMETRIA 281
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17 4 Rappresentazione di un oggetto con tre proiezioni
In questo esempio sono necessarie tre proiezioni con un taglio. Infatti se si eseguissero, ad esempio, solo due
proiezioni si escluderebbe dalla descrizione o il foro ad asola o la scanalatura longitudinale o la sella semicircolare.
10
R1
7
25
50
20
20
10
R6
7
(17)
20
15
10
0)
(7
25
(4
5)
10
Valutazione degli ingombri
45
42
70
282
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
45
SEZIONE
G
Abbozzo delle proiezioni
Stesura definitiva con quotatura
50
10
7
R1
7
17
25
A-A
A
10
25
10
(45)
20
15
20
R6
70 A
CAPITOLO
17 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DA ASSONOMETRIA 283
© Casa Editrice G. Principato SpA
G 17
METTI IN GIOCO le competenze
Disegna le proiezioni ortogonali dei solidi
rappresentati in assonometria complete
dei tagli necessari e delle quote.
7
3
20
7
R2
Passi per procedere nella rappresentazione
Analisi del pezzo meccanico
30
Scelta del numero di proiezioni necessarie
Valutazione degli ingombri e scelta della scala
di rappresentazione
Tracciamento degli assi di simmetria e abbozzo
delle proiezioni
Tracciatura delle linee di quota
8
8
Stesura definitiva con ricalco delle linee e tratteggiatura
delle eventuali superfici sezionate
20
Indicazione ed esecuzione degli eventuali tagli
20
Siglatura degli eventuali tagli e quotatura
22
16
30
40
0
R2
44
10
22
R30
15
15
60
284
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
G
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
SEZIONE
40
8
16
°
45
5x
60
14
°
15
R7
40
10
20
8
8
9
14
5
20
28
60
60
80
70
24
R2
5
12
10
20
20
CAPITOLO
17 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DA ASSONOMETRIA 285
© Casa Editrice G. Principato SpA
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
Disegna le proiezioni ortogonali dei solidi dati in assonometria complete
dei tagli necessari e delle quote.
Passi per procedere nella rappresentazione
Analisi del pezzo meccanico
Scelta del numero di proiezioni necessarie
Valutazione degli ingombri e scelta della scala di rappresentazione
Abbozzo delle proiezioni
Indicazione ed esecuzione degli eventuali tagli
12
Stesura definitiva con ricalco delle linee
20
Tracciatura delle linee di quota
Siglatura degli eventuali tagli e quotatura
42
20
12
24
30
30
12
R15
98
12
60
66
14
38
12
46
3
R1
12
38
R15
286
SEZIONE
12
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
G
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
SEZIONE
Disegna le proiezioni ortogonali dei solidi
dati in assonometria complete dei tagli
necessari e delle quote.
9
14
50
11
27
9
4
27
9
18R6
20
9
72
35
12
36
26
8
7
9
72
12
48
32
7
9
8
36
2
12
13
18
Ø 0
4
Ø
50
Ø
88
Ø
24
8
12
R5.5
1.6
48
8
8
20
24
CAPITOLO
17 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DA ASSONOMETRIA 287
© Casa Editrice G. Principato SpA
CAPITOLO
18
Rappresentazione di pezzi
meccanici dal vero
Ci occuperemo di...
1. Caratteristiche del rilievo dal vero
2. Esempi
18 1 Caratteristiche del rilievo dal vero
Il rilievo dal vero consiste nella rappresentazione di
un oggetto mediante schizzi completi di indicazioni
delle particolarità dimensionali, costruttive, di finitura ecc.
Esso differisce da qualsiasi altro disegno tecnico
solo per il fatto di essere eseguito a mano libera.
Nella sua stesura si devono pertanto rispettare tutte
le norme specifiche del disegno tecnico (tipo di
linee, disposizione delle viste, sezioni, simboli grafici, quotature ecc.).
18.1.1 Strumenti per il rilievo
La strumentazione necessaria per eseguire un rilievo,
a parte il materiale necessario per il disegno, è funzionale alla precisione che si vuole conseguire e del
pezzo da rilevare. Possiamo indicare come indispensabili, per un rilievo svolto a scopo didattico, una
riga metrica, un calibro a corsoio ventesimale, una
squadra goniometro, un contafiletti e un raggimetro
(nel caso non se ne avesse a disposizione si può utilizzare il cerchiografo o, per archi molto ampi, si riporta il profilo su un foglio di carta, appoggiando il
pezzo e tracciando il contorno con la matita, e, con
la costruzione di un arco dati tre punti, si determina
il raggio di curvatura).
288
SEZIONE
18.1.2 La scelta delle viste
Analizzato l’oggetto del rilievo per capirne la funzione, il procedimento costruttivo, la presenza di eventuali parti principali e secondarie, di assi di simmetria, di rapporti dimensionali ecc., se ne individua,
mediante schizzi di studio, la vista più significativa.
Si procede tracciando per primi gli assi di simmetria, quindi il contorno e per ultimi i particolari.
È consigliabile l’utilizzo di carta quadrettata in
quanto, col suo reticolo, aiuta a risolvere il problema dell’ortogonalità e nello stesso tempo permette,
legando le dimensioni al numero di quadretti, di rispettare le proporzioni tra le parti.
18.1.3 La quotatura
Eseguite le viste, si tracciano le sole linee di quota
lasciando a una fase successiva il rilievo e la trascrizione dei valori numerici.
Nell’indicare le quote, si consiglia di procedere individuando un punto di riferimento e quindi di adottare il metodo della quotatura in parallelo oppure la
progressiva; questo allo scopo di evitare che il rilievo
errato di una quota si rifletta sulle altre, come accadrebbe se si adottasse il sistema di quotatura in serie.
Una volta tracciate tutte le linee di
quota e solo allora, si passa al rilievo dimensionale, con gli appositi strumenti, e alla trascrizione
dei valori numerici. È sconsigliato
indicare una quota e rilevare subito la sua dimensione in quanto
c’è il rischio di procedere in modo
disordinato e confusionario. Va
fatta una cosa alla volta.
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
G
Di seguito è riportato un esempio delle fasi che scandiscono un rilievo dal vero. Dopo aver abbozzato lo schizzo delle proiezioni necessarie (fase 1 ➜ Fig. 1), si completa il disegno ricalcando le linee in vista e aggiungendo
i tagli necessari (fase 2 ➜ Fig. 2) e si indicano le linee di quota (fase 3 ➜ Fig. 3). Solo dopo aver completato le
tre fasi si passa al rilievo e alla trascrizione delle misure.
➜ Fig. 1
➜ Fig. 2
➜ Fig. 3
CAPITOLO
18 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DAL VERO 289
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18 2 Esempi
Il supporto in fotografia (➜ Fig. 4) è costituito da una piastra su cui sono fissati, mediante quattro viti con testa
a brugola, due blocchetti con un foro ciascuno attraverso il quale passerà l’alberino da supportare. In ciascun
foro è inserita una bronzina.
➜ Fig. 4
Dopo un’attenta analisi, si è proceduto rappresentandolo con due proiezioni che lo mostrano montato (➜ Fig. 5).
Ad esse si sono abbinate altrettante proiezioni, una per ciascun componente, che permettono di puntualizzare
la descrizione con opportune sezioni e con adeguata quotatura (➜ Fig. 6).
Le linee di quota sono state tracciate sapendo che le misure saranno rilevate con un calibro a corsoio. Successivamente, per la restituzione del disegno in scala, si dovranno eseguire gli eventuali calcoli che permetteranno di ottenere le quote che non si possono rilevare direttamente sul pezzo come, ad esempio, le posizioni dei
centri dei fori.
➜ Fig. 5
290
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
G
A-A
A
A
B-B
B
B
➜ Fig. 6
CAPITOLO
18 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DAL VERO 291
© Casa Editrice G. Principato SpA
Il giunto fotografato nelle ➜ Figg. 7 e 8 è in alluminio ed è stato realizzato con una colata in conchiglia (da
notare nella ➜ Fig. 8 le due tacche corrispondenti ai pistoncini di espulsione del pezzo dalla conchiglia), con
una successiva lavorazione al tornio e con una trapanatrice verticale.
Le linee di quota sono state tracciate sapendo che le misure saranno rilevate con un calibro a corsoio.
Come nel caso precedente, per la restituzione in scala del disegno, si dovranno eseguire i calcoli che permetteranno di ottenere le quote che non si possono rilevare direttamente sul pezzo come, ad esempio, le posizioni
dei centri dei fori.
➜ Fig. 7
➜ Fig. 8
A-A
A
292
SEZIONE
A
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
G
1. Differisce da qualsiasi altro disegno tecnico solo per il fatto di essere eseguito a mano libera.
V
F
2. Nel rilievo le particolarità dimensionali, costruttive, di finitura ecc. sono facoltative.
V
F
3. Il disegno del rilievo può essere eseguito sia con gli strumenti sia a mano libera.
V
F
4. Nella sua stesura si possono non rispettare solo alcune norme del disegno tecnico.
V
F
5. Nel rilievo dal vero la disposizione delle viste può non rispettare le norme.
V
F
6. Nel tracciare il disegno di un rilievo non si fa uso di squadrette e compasso.
V
F
7. Per il rilievo delle misure sono necessari una riga metrica e un calibro a corsoio ventesimale.
V
F
8. Si inizia lo schizzo tracciando per primo il contorno, poi gli assi di simmetria poi i particolari.
V
F
9. Nella fase iniziale si analizza l’oggetto per sceglierne la vista più significativa.
V
F
10. Si può procedere nel tracciare le proiezioni senza basarsi su schizzi di studio preliminari.
V
F
11. Il numero di proiezioni e di eventuali tagli si decide man mano che si procede col disegno.
V
F
12. Si inizia lo schizzo tracciando per primi gli assi di simmetria, poi il contorno.
V
F
13. Si tracciano le linee di quota man mano che si procede con lo schizzo.
V
F
14. Si tracciano le sole linee di quota lasciando a una fase successiva il rilievo e la trascrizione
dei valori numerici.
V
F
15. Nell’indicare le quote, si consiglia di procedere individuando un punto di riferimento.
V
F
16. È consigliato adottare il sistema della quotatura in parallelo o progressiva.
V
F
17. È consigliato adottare il sistema della quotatura in serie.
V
F
18. È consigliato ripetere per sicurezza le quote.
V
F
19. Si esegue il rilievo dimensionale solo dopo aver tracciato tutte le linee di quota.
V
F
20. È consigliato indicare una quota, rilevarne il valore e riportarlo subito sullo schizzo.
V
F
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
CAPITOLO
18 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DAL VERO 293
© Casa Editrice G. Principato SpA
VERIFICA LE CONOSCENZE
G 18
VERIFICA le conoscenze
G 18
COSTRUISCI le
abilità
livello
1. Esegui il rilievo dei pezzi meccanici, dati in assonometria, con le proiezioni e sezioni strettamente
necessarie e completa con la quotatura rilevando le misure direttamente dalle assonometrie.
294
SEZIONE
G • IL DISEGNO TECNICO E LE NORME UNI
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
G
Rilievo e rappresentazione di un oggetto
Dato un oggetto a propria scelta (ad esempio una flangia, un volantino, la testa di un martello, un portalampade,
un passacavi per barca), esegui il rilievo e la rappresentazione in scala seguendo le fasi indicate.
1. Analisi del pezzo, con schizzi di studio, e fotografia.
3. Restituzione in scala del rilievo da eseguirsi con
gli strumenti tradizionali o con l’uso del computer.
Proiezioni ortogonali con taglio e quotatura
16
16
A-A
1x45°
R1
2
10
25
Ø12
3
26
R1
8
A
3
16
50
(65)
34
□49
R1
□
2. Rappresentazione in proiezione ortogonale con
schizzo a mano libera e rilievo delle misure. Esso
va eseguito su carta quadrettata o millimetrata
col numero di proiezioni e di eventuali tagli
strettamente necessari. Le misure vanno rilevate
con l’uso di uno strumento di misura adeguato alla
dimensione dell’oggetto e alla precisione che si
intende ottenere. Per il rilievo dei raggi di eventuali
raccordi, in mancanza di strumenti specifici,
si suggerisce l’uso del cerchiografo.
A
4. Assonometria isometrica o cavaliera costruita
con strumenti tradizionali e con CAD 3D.
A-A
8
10
20
38
12
6
□
16
27
8
16
B-B
A
34
A
50
□65
R1
Completa l’esercitazione eseguendo la
scansione dei disegni eseguiti con gli strumenti
tradizionali e monta in un unico file la fotografia,
i disegni scansionati e disegni eseguiti con il
CAD, studiandone la miglior impaginazione e
completandolo con una breve relazione che
giustifichi le scelte di rappresentazione.
CAPITOLO
18 • RAPPRESENTAZIONE DI PEZZI MECCANICI DAL VERO 295
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COMPITI DI REALTÀ
G 18
COMPITI di realtà
SEZIONE
H disegno tecnico
Convenzioni grafiche per il
Quando si dice a
“regola d’arte”
Il CEI (Comitato Elettrotecnico
Italiano) è un’associazione di
diritto privato, senza scopo di
lucro, responsabile in ambito
nazionale della normazione
tecnica in campo elettrotecnico,
elettronico e delle
telecomunicazioni. Su mandato
dello Stato Italiano partecipa
direttamente alle corrispondenti
organizzazioni di normazione
europea CENELEC (Comité
Européen de Normalisation
Electrotechnique) e
internazionale IEC (International
Electrotechnical Commission).
Fondato nel 1909, il CEI
propone, elabora, pubblica e
divulga norme tecniche che
costituiscono il riferimento per
la presunzione di conformità
alla “regola dell’arte” di
prodotti, processi, sistemi e
impianti elettrici. Partecipa
all’elaborazione delle
corrispondenti normative
europee e internazionali,
provvede al loro recepimento,
diffonde la cultura
tecnico-scientifica in generale
e quella della normazione
tecnica in particolare.
296
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
H
in questa sezione
1
2
3
Verifica le CONOSCENZE
Costruisci le ABILITÀ
Metti in gioco le COMPETENZE
Natura delle superfici
● Rugosità
● Tolleranze e accoppiamenti
● Collegamenti mediante
chiodatura e saldatura
● Collegamenti mediante
filettatura
● Collegamenti mediante alberi
scanalati, chiavette e linguette
● Disegno di impianti idraulici,
elettrici e pneumatici
● Disegno architettonico
●
Indicare correttamente negli
elaborati grafici le simbologie
sullo stato delle superfici
● Riprodurre correttamente
negli elaborati grafici i sistemi
di rappresentazione di
collegamenti
● Leggere in termini generali
un disegno che contiene
simbologie inerenti
a impianti tecnici
●
●
Essere capaci di intuire
come si descrive un impianto
ricorrendo a uno schema
● Saper utilizzare la legenda
specifica per interpretare
le simbologie riportate
nei disegni di impianti
Il disegno meccanico
e la sua simbologia
La dicitura Disegno Tecnico comprende una vasta gamma
di tipi di disegni: dal disegno meccanico a quello elettrico,
idraulico, edile ecc. Ciascun ambito ha un linguaggio specifico
fatto di simbologie e norme, il cui uso richiede una conoscenza
specifica dell’argomento a cui le norme si riferiscono.
Nelle pagine che seguono sono riportati alcuni esempi di
disegno meccanico oltre ad altri relativi a diversi campi della
tecnologia, con legende che illustrano il significato delle
diverse simbologie utilizzate.
tecn GRAFICA
light
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
8
VIDEO
74
23
18
,5
R2
▶
20
6
30°
ø 20
12,5
ø 36
ø 52
de=ø
20
de=ø
de=ø 36
▶
4
7
23,5
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rifletti sui contenuti
presentati nel video
e condividi le tue
considerazioni con
i compagni e durante
la lezione in classe.
CAPITOLO
19
Stato delle superfici:
rugosità e tolleranza
Ci occuperemo di...
1. La rugosità
2. La zigrinatura
3. Tolleranze e accoppiamenti EN 20286
19 1 La rugosità
Non tutti gli elementi che compongono una costruzione meccanica devono avere lo stesso grado di finitura superficiale, che dipende da numerosi fattori quali
le funzioni per cui il pezzo è stato costruito, il materiale
utilizzato per la sua realizzazione, l’usura per attrito, la
velocità con cui è impiegato ecc. A questi si aggiunge
il grado di finitura delle superfici che incide notevolmente sul costo di realizzazione. Perciò la scelta della
finitura delle superfici di un pezzo meccanico è elemento fondamentale nella sua progettazione.
19.1.1 Regole e procedure per il rilevamento - EN ISO 1302:2004
298
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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superficie reale
➜ Fig. 1
25m
m
superficie tecnica
superficie misurata
R=1µm
SR
La rugosità è il risultato delle ultime lavorazioni alle macchine utensili. Osservando al microscopio la sezione della superficie di un pezzo meccanico,
apparentemente liscia, si vede che rivela asperità (➜ Fig. 1).
Per esaminare questo fenomeno è necessario definire alcuni elementi che lo
descrivono.
Superficie ideale: è quella rappresentata dalla linea del disegno.
Superficie reale: è quella effettivamente ottenuta con la lavorazione.
Superficie misurata: è quella rilevata da strumenti, detti tastatori, con punte
sferiche di raggio R = 1 µm (1 micron = 0,001 mm) (➜ Fig. 2). Vista la sensibilità dello strumento misuratore, tale superficie si può considerare praticamente
coincidente con quella reale.
Superficie tecnica: per convenzione è quella rilevata da strumenti dotati di
tastatore con punta sferica di raggio SR = 25 mm (➜ Fig. 2).
Piano di rilievo: è il piano con il quale si seziona idealmente la superficie ed
è perpendicolare alla superficie ideale del pezzo.
Profilo: è descritto dalla linea risultante dall’intersezione della superficie con
il piano di rilievo. A seconda delle superfici prese in esame si ottiene il profilo reale, tecnico o ideale (➜ Fig. 3).
Lunghezza del tratto di misura L: è rappresentata dal tratto di profilo tecnico
su cui si effettuano i rilievi di rugosità (➜ Fig. 3).
Linea media: è la linea di compenso, cioè tale che le aree tratteggiate al di sopra
di essa risultino equivalenti alle aree non tratteggiate che le stanno al di sotto.
Rugosità: è il complesso delle deviazioni della superficie reale dalla superficie tecnica. Essa può avere un orientamento, quando i solchi che la caratterizzano hanno una direzione predominante, e un passo se detti solchi si
ripetono a uguale distanza.
➜ Fig. 2
profilo tecnico
profilo ideale
linea media
profilo reale
lunghezza del tratto di misura L
➜ Fig. 3
SEZIONE
0.8
12
6
Si basa sul confronto tra le superfici in esame e superfici
campione, dette rugotest (➜ Fig. 4).
Tale metodo è stato progressivamente abbandonato in quanto soggetto a facili contestazioni.
In esso la rugosità è indicata con i simboli della UNIM36.
26
19.1.2 Metodo qualitativo
1.6
RUGOTEST
3
Per valutare la rugosità di una superficie ci si può avvalere
di due metodi, uno detto qualitativo e l’altro quantitativo.
H
A questi è stato aggiunto un ulteriore simbolo a quattro triangolini che però non è contemplato dalla norma.
➜ Fig. 5
➜ Fig. 4
19.1.3 Metodo quantitativo
Si basa su misurazioni precise, eseguite con lo strumento
detto rugosimetro (➜ Fig. 5), espresse in numeri. Secondo
le norme italiane, si assume come misura della rugosità il
valore aritmetico Ra dei valori assoluti della deviazione del
profilo reale rispetto alla linea media (➜ Fig. 6):
Ra =
Σ yn
=
n
y3
y1
y4
y2
y1 + y2 + y3 + y4 + ... + yn
n
y7
y5
y6
➜ Fig. 6
60°
segno grafico di base
per lo stato della
superficie
segno grafico ampliato che
indica che l’asportazione di
materiale è vietata
segno grafico ampliato
che indica la necessità
di asportare materiale
e
d
H
Il valore della rugosità, nel metodo quantitativo, è espressa in micron (µm) e
sui disegni è indicata mediante un simbolo grafico, i cui rapporti dimensionali
sono indicati nella figura a fianco, accompagnato da un numero che esprime il
grado di rugosità.
Questo simbolo grafico può avere le seguenti funzioni:
2H
°
60
19.1.4 Indicazioni della rugosità - UNI EN ISO 1302
c
a
indica le prescrizioni possibili quali:
a= requisito singolo dello stato della
superficie;
a e b= due o più requisiti dello stato
della superficie;
c= metodo di fabbricazione;
d= disposizione e orientamento della
superficie;
e= tolleranza di lavorazione.
b
Nel metodo qualitativo la rugosità è indicata come già detto con i simboli previsti dalla UNIM 36, con l’aggiunta del simbolo con quattro triangoli. Nella ➜ Tab. 1, ciascun simbolo grafico relativo alla rugosità qualitativa è
posto in una casella insieme al valore corrispondente della rugosità quantitativa.
Salvo prescrizione contraria, la rugosità indicata si intende riferita a lavorazione del pezzo ultimata.
Rugosità qualitativa
12
3
0,8
0,2
Rugosità quantitativa
➜ Tab. 1
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 299
© Casa Editrice G. Principato SpA
Il segno grafico dello stato della superficie deve toccare con il vertice la superficie o essere collegato ad essa
tramite una linea di richiamo/riferimento che termina con una freccia. Inoltre esso, o la linea di richiamo che
termina con una freccia, deve puntare alla superficie dall’esterno del pezzo sia che sia riportato sul profilo (che
rappresenta la superficie) o che sia riportato sulla sua eventuale linea di estensione (➜ Fig. 7).
Se si prescrive lo stesso stato per la maggior parte delle superfici del pezzo, il simbolo è indicato aggiungendo:
– il simbolo grafico generico tra parentesi (➜ Fig. 8);
– il simbolo o i simboli grafici, tra parentesi, relativi agli stati delle rimanenti superfici (➜ Fig. 9).
➜ Fig. 7
➜ Fig. 8
Ra 0,8
➜ Fig. 9
Ra 1,6
Ra 1,6
Ra 0,8
Ra 0,8
Ra 0,8
Ra 0,8
Ra 0,8
Ra 0,8
Ra 2,5
Ra 2,5
Ra 1,6
Ra 0,8
19.1.5 L’orientamento dei solchi
Qualora si voglia indicare sui disegni l’orientamento preferenziale dei solchi che caratterizzano la rugosità, si
devono aggiungere i segni convenzionali, elencati in ➜ Tab. 2, a fianco del simbolo stesso.
=
=
M
M
orientati parallelamente al piano di proiezione orientati secondo molteplici direzioni
della vista sulla quale è applicato il segno
generiche
grafico
T
C
T
orientati perpendicolarmente al piano di
proiezione della vista sulla quale è
applicato il segno grafico
X
➜ Tab. 2
300
SEZIONE
C
con andamento approssimativamente
circolare rispetto al centro della superficie
alla quale il segno grafico si riferisce
R
X
R
orientati in due direzioni incrociantesi e
oblique rispetto al piano di proiezione della
vista sulla quale è applicato il segno grafico
con andamento approssimativamente radiale
rispetto al centro della superficie alla quale il
segno grafico si riferisce
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
Relazione tra lavorazione e rugosità
19.1.6 Valori della rugosità
nelle applicazioni più comuni
valori di rugosità più frequenti
Lavorazione
facce di calibri da officina e piani di
appoggio di comparatori
0,1
facce di calibri a corsoio, perni
d’articolazione, utensili di precisione,
cuscinetti superfiniti, accoppiamenti stagni
ad alta pressione in moto alternato, superfici
accoppiate di parti in moto alternativo a
tenuta di liquido sotto pressione e superfici
levigate di tenuta senza guarnizione
0,2
supporti di alberi a gomito e alberi a camme,
perno di biella, superfici di camme, diametro
di cilindri di pompe idrauliche, cuscinetti
lappati, perni di turbine, accoppiamenti
stagni mobili a mano, guide di tavole delle
macchine utensili, reggispinta alte velocità,
perni di alberi rotori di turbine, di riduttori
ecc.
0,4
alberi scanalati, cuscinetti di alberi motore,
diametro esterno di stantuffi, diametro di
cilindri, perni di grandi macchine elettriche,
accoppiamenti di alta pressa, gambo di
valvola, superficie di tenuta di seggi e
otturatori di valvole, saracinesche ecc., perni
di alberi a gomito e portate di linee di alberi,
cuscinetti di metallo bianco, superficie di
parti scorrevoli come pattini e relative guide
0,8
tamburi di freni, fori brocciati, cuscinetto
di bronzo, parti di precisione, denti di
ingranaggi, cuscinetti rettificati, superficie
di tenuta di flange senza guarnizione, perni
di alberi a gomito e portate di linee di alberi,
cuscinetti di metallo bianco, superfici di
parti scorrevoli come pattini e relative guide,
superficie di tenuta dei seggi di valvole
motori
1,6
facce particolari di ingranaggi di ghisa, facce
di pistone, superficie di tenuta di flange con
guarnizioni metalliche
3,2
perni e cuscinetti per trasmissioni a mano,
superficie di accoppiamento, di parti
fisse smontabili (flange di accoppiatoi,
spallamenti di centramento)
6,3
superficie di tenuta di flange con guarnizioni
comuni
FUSIONE
0,05
colata in sabbia
colata in guscio
colata in conchiglia
pressofusione
microfusione
stampaggio a caldo
laminazione a caldo
FORMATURA
0,025
0,006
0,012
0.025
0.05
0.1
0.2
0.4
0.8
1,6
3,2
6,3
12,5
25
50
100
Applicazioni (a titolo indicativo)
piani di appoggio di micrometri, specchi e
blocchi di riscontro
Rugosità Ra mm
valori di rugosità meno frequenti
laminazione a freddo
rullatura
trafilatura a freddo
stampaggio a freddo
estrusione a freddo
estrusione a caldo
sinterizzazione
(pezzi non porosi)
coniatura
sabbiatura
barilatura
ASPORTAZIONE DI MATERIALE
Rugosità Ra
(µm)
H
piallatura, limatura,
stozzatura
tornitura longitudinale,
pelatura
tornitura a sfacciare
tornitura a tufo
fresatura
fresatura chimica
trapanatura
alesatura
elettroerosione
brocciatura
rettifica piana
rettifica cilindrica
rettifica elettrolitica
levigatura, lappatura,
lucidatura ecc.
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 301
© Casa Editrice G. Principato SpA
19 2 La zigrinatura
La zigrinatura è una lavorazione che serve a rendere rugose le superfici di elementi che sono azionati a mano.
Generalmente è realizzata su elementi cilindrici, le teste di alcune viti, l’impugnatura di alcune manovelle ecc.
Essa aumenta l’attrito tra la pelle della mano dell’operatore e l’elemento da azionare aumentando la presa ed
evitando così lo slittamento. È ottenuta mediante l’uso di rulli zigrinatori, per deformazione plastica di compressione.
Particolare T
A
α
PEZZO
A
Forma della zigrinatura
Simbolo
Rappresentazione
Denominazione
Zigrinatura parallela
B
Zigrinatura sinistra
C
Zigrinatura destra
D
Zigrinatura spinata in rilievo
E
Zigrinatura spinata incavata
G
Zigrinatura incrociata in rilievo
H
Zigrinatura incrociata incavata
30°
30°
A
60°
La designazione è composta dalle seguenti parti:
– denominazione “zigrinatura”;
– riferimento alla norma UNI 149;
– simbolo di identificazione della norma (➜ Tab. 3)
– valore del passo in millimetri;
– valore dell’angolo α, solo se diverso da 90°.
Ad esempio:
– la designazione Zigrinatura UNI 149-D 0,8 corrisponde a una zigrinatura spinata in rilievo (forma
D) con passo p = 0,8 mm e α = 90°;
– la designazione Zigrinatura UNI 149-E 1,2x105 corrisponde a una zigrinatura incavata (forma E) con
passo p = 1,2 mm e α = 105°.
T
p
il passo che è la distanza tra due zigrinature successive misurata perpendicolarmente alla direzione delle stesse. La norma prevede i seguenti passi espressi in millimetri raccomandando l’uso di
quelli in neretto per limitare il numero di rulli zigrinatori: 0,5 - 0,6 - 0,8 - 1 - 1,2 - 1,5 - 1,6 - 2;
l’angolo α del profilo, che è indicato nella designazione solo se diverso da 90°;
il diametro nominale d1, che è il diametro esterno
della zigrinatura finita e dipende dalla forma della
zigrinatura;
il diametro di rullatura d2, che è il diametro del
pezzo prima della zigrinatura ed è minore del diametro nominale d1. Tale aumento di diametro è dovuto alla lavorazione, che provoca uno spostamento del materiale.
A-A
α
Gli elementi che caratterizzano una zigrinatura sono:
➜ Tab. 3
19.2.1 Rappresentazione convenzionale
La rappresentazione convenzionale di una zigrinatura deve essere realizzata mediante l’indicazione
della relativa designazione, come esemplificato in
➜ Fig. 10 oppure mediante la rappresentazione della
forma, secondo il prospetto riportato con linee continue grosse tipo 01.2 e la designazione in forma abbreviata (➜ Fig. 11).
302
SEZIONE
Zigrinatura UNI 149-E 1,2
➜ Fig. 10
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
➜ Fig. 11
UNI 149-E 1,2
SEZIONE
H
19 3 Tolleranze e accoppiamenti EN 20286
Nella produzione industriale è fondamentale fabbricare manufatti compatibili tra loro pur essendo prodotti di
ditte anche diverse. Nello stesso tempo è impossibile costruire un qualsiasi manufatto rispettando esattamente
le prescrizioni dimensionali e di forma di progetto, perché non esistono né macchine né strumenti di misura
che permettano lavorazioni perfette. Pertanto, nella realizzazione di un qualsiasi pezzo meccanico, si deve
definire a priori l’errore tollerabile, cioè si deve stabilire la tolleranza, che può essere:
– dimensionale;
– geometrica.
19.3.1 La tolleranza dimensionale
Stabilisce quanto può scostarsi la dimensione di fine lavorazione da quella di progetto. Stabilisce cioè gli
scostamenti dimensionali ammissibili, che sono indicati con la lettera maiuscola (E) per i fori e con la lettera
minuscola (e) per gli alberi; essi sono:
dmax
dmin
d
ei
Dmax
scostamento inferiore Ei, ei: è la differenza tra
la dimensione minima ammissibile e la dimensione nominale:
Ei = Dmin – D e ei = dmin – d
D
Dmin
Ei
IT
IT
es
Es
scostamento superiore Es, es: è la differenza
tra la dimensione massima ammissibile e la dimensione nominale:
Es = Dmax – D e es = dmax – d
IT
IT
Considerando un piano di riferimento e indicando con la linea dello zero la dimensione nominale, la tolleranza può essere:
negativa quando è sempre sotpositiva e negativa quando è a
positiva quando è sempre soto la linea dello zero.
cavallo della linea dello zero.
pra la linea dello zero.
d
dmin
dmax
dmin
dmax
dmin
dmax
IT
linea dello zero
19.3.2 Qualità delle tolleranze
La tabella indica alcune qualità delle tolleranze in rapporto alle dimensioni delle misure nominali, che vanno
da 1 mm a 3150 mm. Sono indicate con i simboli IT01 (la più precisa), IT0, IT1, IT2, …, IT18 (la più grossolana).
dim. nominale
IT01
IT0
IT1
IT2
IT3
IT4
IT5
IT6
Gradi di tolleranza normalizzati
IT7
IT8
IT9
IT10
mm
1÷3
>3÷6
>6÷10
>10÷18
>18÷30
>30÷50
>50÷80
>80÷120
>120÷180
>180÷250
>250÷315
IT11
IT12
IT13
IT14
IT15
IT16
IT17
IT18
60
75
90
110
130
160
190
220
250
290
320
100
120
150
180
210
250
300
350
400
460
520
140
180
220
270
330
390
460
540
630
720
810
250
300
360
430
520
620
740
870
1000
1150
1300
400
480
580
700
840
1000
1200
1400
1600
1850
2100
600
750
900
1100
1300
1600
1900
2200
2500
2900
3200
1000
1200
1500
1800
2100
2500
3000
3500
4000
4600
5200
1400
1800
2200
2700
3300
3900
4600
5400
6300
7200
8100
Tolleranze (µm)
0,3
0,4
0,4
0,5
0,6
0,6
0,8
1,0
1,2
2,0
2,5
0,5
0,6
0,6
0,8
1,0
1,0
1,2
1,5
2,0
3,0
4,0
0,8
1,0
1,0
1,2
1,5
1,5
2,0
2,5
3,5
4,5
6,0
1,2
1,5
1,5
2,0
2,5
2,5
3,0
4,0
5,0
7,0
8,0
2
2,5
2,5
3,0
4,0
4,0
5,0
6,0
8,0
10
12
3
4
4
5
6
7
8
10
12
14
16
4
5
6
8
9
11
13
15
18
20
23
6
8
9
11
13
16
19
22
25
29
32
10
12
15
18
21
25
30
35
40
46
52
14
18
22
27
33
39
46
54
63
72
81
25
30
36
43
52
62
74
87
100
115
130
40
48
58
70
84
100
120
140
160
185
210
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 303
© Casa Editrice G. Principato SpA
19.3.3 Sistema foro base albero base
Dmax
IT
D
FORO
Dmin
D
Dmax
ALBERO
Dmax
Imax
Imin
Imax
Ei
D
Dmin
IT
Es
Ei
Es
Dmin
Es
Ei
IT
dmin
d
FORO
Gmax
dmax
dmin
d
dmax
Accoppiamento incerto, quando si hanno tolleranze
che permettono sia l’accoppiamento con gioco che
con interferenza, cioè Dmax > dmin e dmax > Dmin.
FORO
ALBERO
IT
es
ei
Accoppiamento con interferenza (I), quando la minima dimensione ammessa per il diametro dell’albero è
sempre maggiore della dimensione massima ammessa
per il diametro del foro dmin > Dmax.
Gmax
Gmin
ei
IT
ALBERO
IT
es
ei
Accoppiamento con gioco (G), quando la massima dimensione ammessa per il diametro dell’albero è inferiore alla dimensione minima ammessa per il diametro del foro dmax < Dmin.
d
dmax
dmin
es
Poiché l’importanza del grado di tolleranza si riscontra nella realizzazione di accoppiamenti, per meglio comprendere questo argomento consideriamo l’accoppiamento tra un albero e un foro.
Si possono avere tre situazioni.
304
SEZIONE
Dmax
Dmin
Ei
IT
dmax
IT
Dmax
es
Dmin
dmin
Es
IT
Es
Ei
Dmin
Dmax
Es
IT
Ei
d
dmax
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
dmax
dmin
ei
es
ei
IT
dmax
dmin
IT
ei
es
IT
D
Sistema foro base, dove gli accoppiamenti sono ottenuti mantenendo fissa la posizione della tolleranza del foro e variando la tolleranza
dell’albero.
Dmax
Sistema albero base, dove gli accoppiamenti sono ottenuti mantenendo fissa la posizione della
tolleranza dell’albero e variando la
tolleranza del foro.
IT
Negli accoppiamenti, non essendo necessario variare la posizione della tolleranza sia del foro sia dell’albero,
si mantiene fissa la posizione di uno per variare la posizione dell’altro.
Si determinano quindi due sistemi.
SEZIONE
t
t
➜ Fig. 12
➜ Fig. 13
➜ Fig. 14
øt
piano di riferimento
90°
90°
t
asse di riferimento
➜ Fig. 15
➜ Fig. 17
➜ Fig. 16
α
α
øt
α
α
t
➜ Fig. 20
t
➜ Fig. 19
==
➜ Fig. 18
t
Tolleranze di orientamento
Parallelismo: può essere rispetto a un piano o una
retta.
Nel primo caso la tolleranza è definita dalla distanza tra i due piani paralleli entro cui deve essere
contenuto il piano reale.
Nel secondo caso è il diametro del cilindro, parallelo alla retta o asse di riferimento, entro cui deve
essere contenuto l’asse reale in esame (➜ Fig. 15).
Perpendicolarità: può essere di una linea o di una
superficie rispetto a un piano.
Nel primo caso la tolleranza è data dal diametro
del cilindro perpendicolare al piano entro cui deve
essere contenuta la linea reale (➜ Fig. 16).
Nel secondo caso è data dalla distanza tra due piani, paralleli tra loro e perpendicolari al piano di
riferimento, tra i quali deve trovarsi la superficie
reale (➜ Fig. 17).
Inclinazione: può essere di una superficie o di una
linea rispetto a un piano.
Nel primo caso la tolleranza è data dalla distanza
tra due piani, tra loro paralleli e inclinati dell’angolo dato, entro i quali deve essere contenuta la superficie inclinata (➜ Fig. 18).
Tolleranze di posizione
Coassialità: è data dal diametro del cilindro, coassiale con quello di riferimento, entro cui deve essere contenuto l’asse della superficie considerata
(➜ Fig. 20).
Simmetria: è definita dalla distanza tra due piani
paralleli e simmetrici, rispetto al piano di riferimento, entro cui devono cadere i punti della superficie considerata (➜ Fig. 21).
øt
Tolleranze di forma
Rettilineità: corrisponde al diametro del cilindro
nel quale deve essere contenuta la linea retta reale
(➜ Fig. 12).
Planarità: corrisponde alla distanza tra due piani
entro i quali deve essere contenuta la superficie reale (➜ Fig. 13).
Circolarità: è data dalla differenza tra i raggi dei
due cilindri entro i quali deve essere contenuta la
superficie reale cilindrica (➜ Fig. 14).
t
Le tolleranze geometriche (t, øt) si dividono in tolleranze di forma, orientamento e posizione.
Nel secondo caso è data dal diametro del cilindro,
avente l’asse inclinato dell’angolo dato, entro cui
deve essere contenuta la linea inclinata (➜ Fig. 19).
øt
19.3.4 Le tolleranze geometriche - ISO 1101
H
➜ Fig. 21
19.3.5 Segni grafici relativi alle caratteristiche oggetto di tolleranza
caratteristica
simbolo
caratteristica
simbolo
caratteristica
simbolo
rettilineità
cilindricità
concentricità e coassialità
planarità
parallellismo
simmetria
circolarità
perpendicolarità
oscillazione
forma di una linea
qualunque
inclinazione
oscillazione totale
forma di una superficie
qualunque
localizzazione di
un elemento
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 305
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19.3.6 Segni grafici complementari
caratteristica
indicazione di un
elemento con
tolleranza diretta
simbolo
simbolo
caratteristica
zona di tolleranza
proiettata
indicazione dell’elemento
o riferimento diretto
P
indicazione di elemento
con tolleranza mediante
lettura
indicazione dell’elemento
o riferimento diretto
mediante lettura
A
riferimento parziale
Ø2
A1
caratteristica
simbolo
indicazione dell’elemento
o riferimento diretto
mediante lettura
A
A
indicazione dell’elemento
di riferimento diretto
dimensione
teoricamente esatta
0,02
condizione di
massimo materiale
M
19.3.7 Indicazione delle quote di tolleranza dimensionale
La tolleranza dimensionale si indica riportando a fianco della quota la lettera
corrispondente alla sua posizione accompagnata dal numero che ne precisa la qualità (➜ Fig. 23).
Per indicarli direttamente, i valori degli
scostamenti si riportano sulla destra della
quota, in carattere più piccolo ed espressi
in millimetri; in alto il valore superiore in
basso l’inferiore (➜ Fig. 24). Per maggior
chiarezza, tra la quota e gli scostamenti si
può riportare la lettera indicante la posizione di tolleranza (➜ Fig. 25).
0.034
0.009
Ø50G7
Ø50
Ø50g7
Ø50
Ø50
Ø50G
-0.034
-0.009
-0.034
-0.009
➜ Fig. 23
Ø50g
➜ Fig. 24
➜ Fig. 25
19.3.8 Indicazione di tolleranza geometrica
0,01
L’indicazione della tolleranza geometrica è riportata sul disegno
all’interno di un rettangolo suddiviso in due o più caselle contenenti,
partendo da sinistra (➜ Fig. 26):
– il simbolo corrispondente al tipo di tolleranza;
– il valore della tolleranza in millimetri;
– la lettera o le lettere che individuano
0,005
rette e/o piani di riferimento.
B
A
0,01
0,01
A
0,008
0,02
0,005
A
0,06
0
°
ø80 -0,014
0,008 B
60
60
0
39-0,15
➜ Fig. 26
306
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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0,008 A
+0,18
0,025 A
16,1 0
B
A
0.034
0.009
0,1 B
8,2
A
SEZIONE
H
Esempio di quotatura di zigrinatura e tolleranze dimensionali
Ø22
R1
.5
8
130
+0.10
120°
1.5x45°
UNI 149-E 0,5
+0.05
Ø19
48
1
0
+0.05
2
Ø28-0.05
2
24
2
+0.05
0
Ø28
Ø35
Ø38
2
1
Posizione
Anello
Tampone
Denominazione
1
1
Quant.
+0.05
C 10
C 10
Ø40x30
Ø30x13.5
Dimensione grezzo
Materiale
Note
ISTITUTO ..................................................................
COGNOME NOME
CLASSE
DATA
ACCOPPIAMENTO
CILINDRICO
TAV. N°
VISTO
SCALA 1:1
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 307
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Esempio di quotatura di rugosità, zigrinatura e tolleranze dimensionali
20
+0,1
1
50
7H8 Alesato
7
10
5,85
45°
12
13
13
R6
0
38,3
50 -0,1
27
8,5
10
0
5 -0,05
9
7,5
5H8 Alesato
10
M5
5,5
M5
Ø24
5
17
0
37,5
10-0,5
89
conicità 1:50
Raschiettata
Ra 0,8
2
°
60
15
1 X 45°
1
14
R6
Ø30
17
4
6
UNI 149-E 1 x 60
5
H8
4
Raschiettata
Ra 0,8
40
4 conicità 1:50
6 Alesato Ø8
8
15
29
Ø18
R1
13
5
Ø8f8
forare al montaggio
con particolare 5
52
forare al montaggio
con particolare 6
R9
14
°
60
40
308
SEZIONE
Alesato Ø10 H8
Raschiettata
Ra 0,8
33
Ø 9,4
A-A
9,8
Alesato 5H8
18,2
A
5,2
15
3
5,5
A
Ø5,3
26
7
M8
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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10 +0,05
SEZIONE
H
Ø10
8
9
10
11
14,5
2,5
R10
5,3
4
2
1,2
12
1
M5
0
Ø7-0,05
7
13
Scala 2 : 1
3
8
30
2
5
15
8
4
14
M8
6
Ø12
15
Puntone
1
14
Spina 4x20 UNI 7283-74
1
Commerciale
13
Dado M8 UNI 5592-68-OA
1
Commerciale
12
Rosetta 8 UNI 1750-41
1
Commerciale
11
Spina 5x12 EN ISO 2338
1
Commerciale
10
Vite UNI 5931-M5x16-8.8
2
Commerciale
8
Spina 5x20 EN ISO 2338
Vite
2
1
Ø 10 x 14
7
Biella
1
12
6
Dado zigrinato
1
Ø 30 x 40
S 235 JR UNI 10025
5
Albero eccentrico
1
Ø 25 x 55
C 40E UNI EN 10083-06
4
Supporto
1
18 x 43
3
Guide
19 x 5
2
Slitta
2
1
30
+0,3
x 54 x 14
1
Piastra di base
1
50
+0,3
x 10 +0,8 x 89
9
Posizione
Denominazione
S 235 JR UNI 10025
12 x 40
Commerciale
Quant.
+0,1
x5
C 20E UNI EN 10083-06
+0,1
+0,3
x 40
C 40E UNI EN 10083-06
P-Cu Sn 14 UNI 7013-72
x 40
+0,8
+0,3
+0,3
C 40E UNI EN 10083-06
P-Cu Sn 20 UNI 7013-72
S 235 JR UNI 10025
Dimensione grezzo
Materiale
ISTITUTO ..................................................................
COGNOME NOME
CLASSE
DATA
TAV. N
SLITTA A CODA
DI RONDINE
VISTO
SCALA 1:1
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 309
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H 19
VERIFICA le conoscenze
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
1. La finitura superficiale è indipendente dalle funzioni per cui il pezzo è stato costruito.
V
F
2. La finitura superficiale dipende dal materiale utilizzato per la sua realizzazione.
V
F
3. La finitura superficiale può dipendere dalla velocità con cui il pezzo è impiegato.
V
F
4. La scelta della finitura delle superfici di un pezzo meccanico è secondaria durante la progettazione.
V
F
5. La rugosità è il risultato delle ultime lavorazioni alle macchine utensili.
V
F
6. La superficie ideale è quella effettivamente ottenuta con la lavorazione.
V
F
7. La superficie misurata è quella rilevata da strumenti, detti tastatori.
V
F
8. La superficie misurata si può considerare praticamente coincidente con quella reale.
V
F
9. La superficie tecnica per convenzione è quella rilevata da strumenti dotati di tastatore
con punta sferica di raggio SR = 25 mm.
V
F
10. Il piano di rilievo è il piano con il quale si seziona idealmente la superficie ed è perpendicolare
alla superficie ideale del pezzo.
V
F
11. La rugosità è il complesso delle deviazioni della superficie reale dalla superficie tecnica.
V
F
12. Il metodo quantitativo si basa sul confronto tra superfici.
V
F
13. Scrivi nel quadratino la lettera corrispondente al segno grafico.
Segno grafico:
– di base (A)
– che indica asportazione di materiale (B);
– che indica il divieto di asportazione di materiale (C).
14. Abbina i simboli della rugosità qualitativa a quelli della rugosità quantitativa, inserendo le lettere
dei primi nei quadratini.
A
B
C
D
E
12
0,8
3
0,2
Rugosità
qualitativa
Rugosità
quantitativa
15. Abbina le lettere alla rappresentazione della zigrinatura corrispondente.
A zigrinatura parallela • B zigrinatura sinistra • C zigrinatura destra • D-E zigrinatura spinata •
G-H zigrinatura incrociata
310
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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H
16. La tolleranza dimensionale stabilisce quanto si tollera come dimensione di progetto.
V
F
17. La tolleranza dimensionale stabilisce gli scostamenti dimensionali ammissibili.
V
F
18. Gli scostamenti sono indicati con la lettera minuscola per i fori.
V
F
19. Gli scostamenti sono indicati con la lettera minuscola per gli alberi.
V
F
20. Lo scostamento superiore è la differenza tra la dimensione massima ammissibile
e la dimensione nominale.
V
F
21. La tolleranza può essere positiva quando è a cavallo della linea dello zero.
V
F
22. La qualità della tolleranza dipende dalle dimensioni nominali.
V
F
23. C’è accoppiamento con gioco quando la massima dimensione ammessa per il diametro dell’albero
è inferiore alla dimensione minima ammessa per il diametro del foro.
V
F
24. C’è accoppiamento con interferenza quando la minima dimensione ammessa per il diametro
dell’albero è sempre minore della dimensione massima ammessa per il diametro del foro.
V
F
25. Il sistema albero base è quando gli accoppiamenti sono ottenuti mantenendo fissa la posizione
della tolleranza dell’albero e variando la tolleranza del foro.
V
F
26. Il sistema foro base è quando gli accoppiamenti sono ottenuti mantenendo fissa la posizione
della tolleranza del foro e variando la tolleranza dell’albero.
V
F
27. Le tolleranze di forma, di posizione e di orientamento sono tolleranze dimensionali.
V
F
28. La rettilineità è una tolleranza di posizione.
V
F
29. La planarità è una tolleranza di forma.
V
F
30. La circolarità è una tolleranza di forma.
V
F
31. Il parallelismo è una tolleranza di posizione.
V
F
32. La perpendicolarità è una tolleranza di forma.
V
F
33. L’inclinazione è una tolleranza di orientamento.
V
F
V
F
V
F
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
34. Il simbolo della tolleranza di inclinazione è
35. Il simbolo della tolleranza di circolarità è
.
.
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 311
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VERIFICA LE CONOSCENZE
SEZIONE
H 19
COSTRUISCI le
abilità
1x45°
1. VITE DI BLOCCAGGIO: zigrinatura spinata in rilievo
con passo di 0,5 mm; angolo di 60°
1,5
25
1x45°
8
Ø30
SCALA 1:1
M8
Ø34
2. ANELLO DI CHIUSURA: zigrinatura spinata in rilievo
con passo di 1 mm; angolo di 120°
1x45°
Ø22
19
5
27
Ø12 H8
Ø16 H8
SCALA 1:1
2x45°
28TpN
Ø48
4
18
(33)
15
3. ANELLO DI CHIUSURA: zigrinatura spinata in rilievo
con passo di 0,8 mm; angolo di 90°
M22x2
Ø30
Ø38
SCALA 1:1
30
4. MANOPOLA: zigrinatura parallela in rilievo
con passo di 1 mm
2.5
27.5
Ø6
Ø8.5
Ø14
5.5
Ø8
livello
Quota le superfici zigrinate secondo le norme UNI 149.
1x45°
1x45°
SCALA 1:1
312
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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SEZIONE
H
Disegna in proiezioni ortogonali quotate, in scala 1 : 1, con eventuali tagli
e riportando le indicazioni di rugosità.
livello
66
42
superficie fresata
60
R1
6
COSTRUISCI LE ABILITÀ
38
24
superficie rettificata
16
superficie fresata
10
12
26
4
R8
10
60
superficie fresata
90
16
25
2
R3
10
90
tornitura con
utensile sgrossatore
tornitura con
utensile finitore
3x45°
°
15
42
30°
30
16
22
46
2
superficie alesata
superficie rettificata
22
44
tornitura con utensile sgrossatore
superficie rettificata
CAPITOLO
19 • STATO DELLE SUPERFICI: RUGOSITÀ E TOLLERANZA 313
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CAPITOLO
20
Rappresentazione
di collegamenti
Ci occuperemo di...
1. Introduzione
2. Collegamenti fissi o mobili
3. Collegamenti scomponibili e non scomponibili
4. Tecniche di collegamento
5. Chiodature
20 1 Introduzione
Raramente gli organi meccanici sono costituiti da un
unico elemento. Consideriamo ad esempio il compasso. Dato il suo impiego, è facile capire come si
possa realizzarlo in un unico pezzo senza comprometterne la funzionalità. Lo stesso vale per la quasi
totalità degli organi meccanici. Questi, di solito, sono
ottenuti dall’unione di più componenti collegati tra
loro, perché le dimensioni, la forma, il funzionamento
e la manutenzione non permetterebbero altra soluzione costruttiva.
Per un loro sintetico studio, i collegamenti possono
essere suddivisi in funzione del rapporto tra gli elementi che li compongono (fissi o mobili), del tipo di
collegamento (scomponibile o non scomponibile) e
della tecnica utilizzata per ottenerlo.
6. Saldature
7. Filettature
8. Linguette e chiavette
9. Profili scanalati
della cerniera, possono essere divaricate o chiuse, così
come il cardine di una porta lega l’anta alla cornice ma
ne permette la rotazione (➜ Fig. 2).
20 3 Collegamenti scomponibili
e non scomponibili
Sono collegamenti scomponibili quelli che permettono di scomporre l’organo meccanico nei singoli
componenti senza romperlo. Ritornando agli esempi
precedenti, sono collegamenti scomponibili l’innesto
a baionetta del balaustrone, in quanto permette di sfilare il porta punta, e anche il cardine di una porta che
consente di rimuovere l’anta.
Sono collegamenti non scomponibili quelli che non
permettono di scomporre l’organo meccanico nei singoli componenti senza romperne uno o più d’uno.
Collegamenti non scomponibili sono ad esempio
il bloccaggio della rotellina di regolazione
Collegamenti fissi o mobili
CERNIERA
sulla vite senza fine del balaustrone,
oppure le saldature che mantengono
VITE SENZA FINE
Sono collegamenti fissi quelli che non permetuniti i profilati metallici della struttono il movimento tra le parti o perché l’unione
tura del banco.
dei pezzi deve essere stabile e definitiva,
La scelta del tipo di colcome ad esempio la struttura metallica
legamento, scomponidel banco, o perché è necessario mantebile o non scomponibile,
ASTA
ASTA
nere un’unione rigida tra le parti, come
è fatta in funzione delle
ad esempio l’asta del balaustrone e il suo
caratteristiche dell’orROTELLINA DI
porta punta (➜ Fig. 1). Sono collegamenti moREGOLAZIONE
gano meccanico costruibili quelli che, per l’utilizzo che deve essere
to, della sua eventuale
fatto dell’organo così costruito, permettono
PORTA PUNTA
manutenzione e del suo
il movimento tra le parti pur essendo vincosto di produzione.
colate tra loro. Ad esempio le aste del
balaustrone, collegate tra loro per mezzo
➜ Fig. 1
➜ Fig. 2
20 2
314
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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SEZIONE
I collegamenti scomponibili offrono il vantaggio di permettere lo smontaggio dell’organo meccanico per la manutenzione e/o la sostituzione
di elementi eventualmente deteriorati. Le connessioni però tra gli elementi possono accidentalmente allentarsi. Inoltre, per realizzare questi
tipi di collegamento, è richiesta una maggiore lavorazione, e risultano
quindi costosi. Appartengono a questo gruppo: filettature, spine e perni, linguette, alberi scanalati, giunti e innesti (➜ Fig. 3).
I collegamenti non scomponibili, viceversa, non permettono lo smontaggio e la sostituzione di elementi deteriorati, limitando così la manutenzione. Tuttavia offrono il vantaggio di non allentarsi accidentalmente e inoltre la lavorazione è più economica rispetto ai collegamenti
scomponibili. Appartengono a questo gruppo: chiodature, saldature e
agraffature (➜ Fig. 4).
H
linguette
F
F
albero
mozzo
Fn
Fn
F
bussola elastica
F
F
Fn
Fn
stica
20 4 Tecniche di collegamento
spina
La tecnica di collegamento dipende da come esso è realizzato, se si ottiene cioè applicando sui componenti una forza, se si interviene sulla loro
forma, oppure se si crea una continuità di materiale tra essi.
I collegamenti di forza (per attrito) sfruttano la forza di attrito Fa che
tiene uniti gli elementi impedendo lo scorrimento tra loro quando
sono sottoposti all’azione di una forza assiale F, che tende ad allontanarli. La forza Fa è determinata dal prodotto tra una forza perpendicolare Fn, che spinge l’uno contro l’altro i corpi, e il coefficiente d’attrito
µ dovuto alla rugosità delle superfici di contatto e al materiale di cui
queste sono composte. Si ha cioè: Fa = Fn × µ.
Tornando all’esempio del balaustrone, il collegamento tra asta e portapunta è un collegamento di forza, dove la forza Fn è data dal serraggio
dei due becchi stretti tra loro da una vite con rotellina di regolazione
(➜ Fig. 5). Se una forza F tende a sfilare il portapunta, per mantenere il
collegamento si dovrà applicare una forza Fa che ne contrasti l’azione
e che sia maggiore di F. Poiché µ è una costante, se aumenta F si dovrà
aumentare Fn , cioè il serraggio, agendo sulla rotellina di fissaggio.
I collegamenti di forza si ottengono con chiodi, rivetti, viti e serraggi.
I collegamenti di forma (per elemento interposto) si ottengono creando
sedi in cui inserire elementi che impediscono il movimento in alcune
direzioni. I collegamenti di forma si ottengono con spine, linguette,
profili scanalati. Un esempio di collegamento di forma è la cerniera
della porta, dove un perno collega le ali metalliche fissate una all’anta
e l’altra alla cornice. In questo caso le due ali possono ruotare attorno
al perno ma non possono muoversi trasversalmente.
I collegamenti per continuità di materiale si ottengono realizzando
una coesione tra le parti, applicando cioè una forza che tiene unite le
molecole dei materiali, o direttamente o mediante l’uso di altri materiali. I collegamenti per continuità di materiale si ottengono con la
saldatura, la saldobrasatura e la brasatura.
Un esempio di saldatura sono le giunzioni tra gli elementi che formano il telaio di una bicicletta o di un motorino.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
albero scanalato
F
➜ Fig. 3
F
saldatura
F
agraffatura
chiodatura
➜ Fig. 4
becchi
rotellina
di regolazione
Fn
F
➜ Fig. 5
20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 315
20 5 Chiodature
appoggio delle teste spingono fortemente tra loro le
lamiere comprimendole. Ciò genera, tra le superfici a
contatto, una fortissima aderenza, e quindi attrito, che
impedisce lo scorrimento tra le parti collegate.
L’uso dei chiodi sta progressivamente scomparendo
in quanto sostituiti dai bulloni.
I ribattini (➜ Fig. 10) sono ribaditi a freddo e di conseguenza sono costruiti fino a un massimo di 10 mm
di diametro. Infatti la formazione della seconda testa,
per ricalcatura, risulterebbe problematica nel caso di
diametri maggiori. Essi sono di varie forme e sono
principalmente costruiti in materiali teneri, come il
rame, l’alluminio e l’acciaio dolce a elevato allungamento. La forma e il materiale dipendono dall’uso cui
sono destinati. Quelli in alluminio e sue leghe sono
utilizzati nelle costruzioni aeronautiche.
d
d
Questo tipo di collegamento è usato per unire tra
loro lamiere o profilati metallici. Si ottiene accostando le due parti da unire ed eseguendo su di esse
una serie di fori (➜ Fig. 6) in cui si inseriscono i
gambi dei chiodi o dei ribattini, la cui parte sporgente (➜ Fig. 7) viene ribadita a formare la seconda
testa (➜ Fig. 8).
L’azione dei chiodi e dei ribattini è di tipo longitudinale, cioè lungo il loro asse, in quanto spingono tra
loro le parti da unire.
I chiodi (➜ Fig. 9) sono di varie forme e normalmente costruiti in un acciaio adatto alla ridaditura a caldo, perché, prima di essere inseriti nel foro, sono riscaldati “al rosso” così da facilitare la ribaditura. Col
raffreddamento il chiodo subisce un sensibile accorciamento longitudinale e di conseguenza i piani di
l
l
Proporzionamento di un chiodo a testa
tonda larga, in acciaio per ribaditura a
caldo
➜ Fig. 6
➜ Fig. 7
➜ Fig. 8
➜ Fig. 9
Proporzionamento di un ribattino a
testa tonda larga
➜ Fig. 10
20 6 Saldature
La saldatura è un procedimento che permette l’unione di due pezzi metallici realizzando tra loro una continuità chimico-fisica. Questo procedimento costruttivo consiste nell’accostare i lembi dei pezzi metallici da unire, portarli a fusione e realizzare il collegamento aggiungendo il materiale d’apporto, anch’esso fuso, oppure
premendoli l’uno con l’altro. Le saldature si possono classificare in:
saldature autogene per fusione (➜ Fig. 11), quando i lembi
del materiale di base fondono
e prendono parte alla composizione del giunto. Le più comuni
sono le saldature alla fiamma ossiacetilenica e all’arco elettrico;
saldature autogene per pressione
(➜ Fig. 12), quando i lembi del materiale di base fondono o raggiungono
solo lo stato pastoso, e il collegamento
si ottiene per pressione meccanica
sugli stessi, spesso senza l’aggiunta
del materiale d’apporto. Le più comuni sono le saldature elettriche per
punti o a rulli;
➜ Fig. 11
➜ Fig. 12
316
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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saldature eterogene (➜ Fig. 13),
quando i lembi del materiale di base
non fondono e, quindi, non prendono
parte alla composizione del collegamento che si ottiene solo col materiale
d’apporto. In questo caso si parla di
saldobrasature e brasature.
➜ Fig. 13
SEZIONE
H
20.6.1 Rappresentazione delle saldature
Le saldature possono essere rappresentate schematicamente da:
un segno grafico (➜ Fig. 14), che è composto da una linea di freccia e da una linea di riferimento doppia, costituita da due linee parallele: una continua, detta di riferimento, e una a tratti, detta di identificazione. Quest’ultima può essere posta sotto o sopra la linea continua in relazione alla posizione delle quote e dei segni grafici;
sotto se il segno grafico è dal lato della saldatura (➜ Fig. 14), sopra se è dal lato opposto (➜ Fig. 15). Nel caso
delle saldature simmetriche si riporta solo la linea di riferimento (➜ Fig. 16).
Linea di riferimento
(linea continua)
Linea di identificazione
(linea a tratti)
300
Linea di identificazione
(linea a tratti)
a5
300
Linea di freccia
Linea di riferimento
(linea continua)
Linea di freccia
Linea di riferimento
(linea continua)
a5
➜ Fig. 14
a5
Linea di freccia
➜ Fig. 15
a5
300
➜ Fig. 17
➜ Fig. 16
b) a destra del segno grafico (➜ Fig. 20) sono riportate invece le quote longitudinali, relative cioè alla
lunghezza della saldatura, e nel caso di saldatura discontinua, all’intervallo (e) (prospetto 5;
punto 4).
segni grafici elementari (➜ Fig. 17), che in generale richiamano la forma della saldatura da eseguire.
Poiché il segno grafico può essere indicato, sul disegno, dal lato della saldatura o dal lato opposto,
il segno grafico elementare dovrà essere posto nel
primo caso dal lato della linea continua, nel secondo caso dal lato della linea tratteggiata;
segni grafici supplementari (➜ Fig. 18), che eventualmente completano i segni grafici elementari indicando la forma della superficie esterna o della saldatura.
In caso di assenza del segno grafico supplementare è
sottinteso che la forma della superficie della saldatura non richiede di essere specificata. Nel prospetto
3 a pagina seguente ne sono riportati alcuni esempi;
metodo di quotatura, che indica come si devono
indicare le eventuali quote che possono accompagnare il segno grafico di base e cioè:
a) a sinistra del segno grafico (➜ Fig. 19) sono riportate le quote relative alla sezione trasversale
(prospetto 5);
a5
altre indicazioni, che specificano alcune caratteristiche che è necessario mettere in evidenza:
a) saldature perimetrali (➜ Fig. 21) quando la saldatura deve essere lungo tutto il perimetro del
pezzo;
b) saldatura in cantiere (➜ Fig. 22) quando la saldatura sarà da eseguirsi in cantiere;
c) indicazione del procedimento di saldatura
(➜ Fig. 23) che si realizza riportando un numero, cui corrisponde un determinato procedimento di saldatura, all’interno di una forcella
posta all’estremità della linea di riferimento.
300
a5
➜ Fig. 21
300
a5
300
➜ Fig. 19
➜ Fig. 18
a5
300
a5
➜ Fig. 20
a5
300
300
300
23
➜ Fig. 23
➜ Fig. 22
CAPITOLO
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20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 317
Qualora fosse necessario, si possono utilizzare combinazioni
di segni grafici elementari. Con saldature su entrambi i lati, i
segni grafici elementari saranno combinati disponendoli simmetricamente rispetto alla linea di riferimento.
318
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SEZIONE
H
20 7 Filettature
MADREVITE
VITE
foro
filetto
D
nocciolo
d
Le filettature sono i collegamenti scomponibili più comuni, usati per la semplicità della loro realizzazione e per la
sicurezza del risultato.
Sono utilizzate, oltre che per collegamenti rigidi e resistenti, come organo di trasmissione perché permettono
di trasformare il moto rotatorio in moto traslatorio, anche
con molta precisione come negli strumenti di misura.
La vite si può immaginare formata dall’avvolgimento di
un risalto, detto filetto, attorno a un cilindro (➜ Fig. 24).
Essa è accoppiata alla madrevite, che consiste in un foro
sulla cui parete è ricavata una scanalatura elicoidale entro cui è fatto scorrere il filetto della vite (➜ Fig. 25). Il
diametro di tale foro è pari al diametro del cilindro su cui
è avvolto il filetto della vite.
scanalatura
➜ Fig. 24
➜ Fig. 25
20.7.1 Caratteristiche geometriche
di vite e madrevite
VITE
diametro medio
diametro
di nocciolo
fianco
passo fondo
filettatura
➜ Fig. 26
MADREVITE
fondo
diametro medio
diametro
di nocciolo
diametro esterno
diametro esterno
Le caratteristiche geometriche della vite (➜ Fig. 26) sono:
il diametro esterno (de), che si misura sulla cresta del
filetto e coincide con il diametro nominale d con cui
si designa una filettatura;
il diametro di nocciolo (dn), che si misura sul fondo
del filetto e corrisponde al diametro del cilindro su
cui idealmente si avvolge il filetto;
il diametro medio (dm), che è misurato sulla linea media tra il diametro esterno e il diametro di nocciolo;
il passo (p), che è la distanza di due creste consecutive dello stesso filetto;
la cresta, di regola riferita al diametro maggiore del
filetto;
il fondo, di regola riferito al diametro minore del filetto.
Le caratteristiche geometriche della madrevite (➜ Fig. 27)
sono:
il diametro esterno (De), coincidente con il diametro
nominale D con cui si designa una filettatura e si misura sul fondo del filetto;
il diametro di nocciolo (Dn), che si misura sulla cresta del filetto e coincide in pratica con il diametro del
foro in cui si ricava il filetto;
il diametro medio (dm), che è misurato sulla linea media tra il diametro esterno e il diametro di nocciolo;
il passo (p), che è la distanza di due creste consecutive dello stesso filetto;
la cresta, di regola riferita al diametro minore del filetto;
il fondo, di regola riferito al diametro maggiore del filetto.
cresta
cresta
fianco
➜ Fig. 27
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20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 319
20.7.2 Altre caratteristiche geometriche di vite e madrevite
Profilo del filetto (➜ Fig. 28); i profili più comuni sono: triangolare, dente di sega, trapezio, tondo e quadro.
TRIANGOLARE
DENTE DI SEGA
TRAPEZIA
QUADRA
TONDA
➜ Fig. 28
Numero di principi (➜ Fig. 29); si possono avere filettature che, invece di uno, hanno due o più filetti
accostati che si avvolgono contemporaneamente,
cioè filettature a due o più principi. Con questo
tipo di filettatura, a parità di sezione del filetto, si
raddoppia o più il passo, ottenendo così un avvitamento più rapido senza ridurre il diametro di nocciolo e quindi la resistenza meccanica della vite. È
utilizzata per viti di manovra, viti senza fine ecc.
Senso di rotazione: le viti normalmente si avvitano, cioè avanzano, ruotandole verso destra e pertanto sono dette destrogire. Esistono anche viti
che avanzano ruotando nel senso opposto, cioè
verso sinistra e sono dette sinistrogire. Queste ultime sono utilizzate ad esempio su corpi ruotanti
quando è possibile che si verifichi uno svitamento. Nei disegni tecnici sono indicate aggiungendo
la scritta LH (Left Hand) alla designazione. Nei
bulloni sono indicate con una freccia sulla testa
della vite e con una tacca sugli spigoli del dado
(➜ Fig. 30).
Distanza di spallamento (➜ Fig. 32); è il tratto non
filettato del gambo della vite. La sua lunghezza, se
non ci sono prescrizioni particolari è a = 2÷3 volte
il passo.
Qualora fosse necessario avvitare la vite fin contro
lo spallamento, si riduce il diametro del gambo non
filettato a un valore inferiore al diametro di nocciolo.
passo reale
A DUE PRINCIPI
passo apparente
➜ Fig. 30
➜ Fig. 29
y=3p
b
lunghezza di
avvitamento
320
SEZIONE
➜ Fig. 31a
VITE
l
(y)'
b
➜ Fig. 31b
➜ Fig. 31c
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D
ø gola
In un gambo e in un foro cieco filettati si distinguono
tre zone: tratto a filetto completo, tratto parzialmente
filettato, gola di scarico e, nelle viti, distanza di spallamento.
Gola di scarico; è una parte della vite e della madrevite che permette l’esecuzione della filettatura
senza danneggiamenti né dell’utensile né del filetto. La lunghezza utile b a filetto completo, se non
ci sono particolari prescrizioni, è b = lunghezza di
avvitamento + 3 × p (lunghezza di avvitamento più
3 volte passo) (➜ Fig. 31a). Nella vite si ottiene riducendo un tratto del gambo a un diametro di nocciolo (➜ Fig. 32). Nella madrevite si ottiene eseguendo
il foro di una profondità maggiore del tratto b da
filettare, cioè l = b + y' (➜ Fig. 31b) o allargando la parte che non sarà filettata, nel fondo del foro, a un diametro d2 superiore al diametro esterno D (➜ Fig. 31c).
d2
20.7.3 Elementi aggiuntivi
diametro foro
di preparazione
MADREVITE
➜ Fig. 32
SEZIONE
H
20.7.4 Tipi di collegamenti filettati
Viti
Sono costituite da un gambo filettato totalmente o parzialmente
e sono utilizzate per collegare tra
loro due o più pezzi (➜ Fig. 33).
Esse sono avvitate alla corrispondente madrevite ricavata nei pezzi da collegare e di conseguenza
sono dette anche viti mordenti.
Sono generalmente dotate di una
testa che può avere varie forme a
seconda dell’utilizzo.
➜ Fig. 33
Bulloni
Sono l’insieme di una vite,
avente un gambo filettato e con
una testa generalmente esagonale, e un dado che si avvita
su di essa (➜ Fig. 34). Normalmente hanno la funzione di
unire i pezzi comprimendoli
tra la testa della vite e il dado.
Prigionieri
Sono cilindri filettati da entrambe le
estremità (➜ Fig. 35). Una delle due, detta radice, è avvitata a forza a uno degli
elementi da collegare compresa la parte a
filettatura incompleta. All’altra estremità del prigioniero si avvita un dado che
blocca il secondo elemento da collegare.
Si usano i prigionieri quando uno dei
due elementi da collegare ha uno spessore eccessivo per permettere l’uso di un
bullone.
➜ Fig. 34
➜ Fig. 35
20.7.5 Convenzioni sulla rappresentazione
delle filettature ISO 6410
Rappresentazione convenzionale
Le filettature per convenzione sono rappresentate con un
unico metodo valido per tutti i tipi di filettatura.
Sia nelle viste laterali che nelle sezioni longitudinali la
cresta del filetto è rappresentata con linea continua grossa tipo 01.2 e il fondo con linea continua fine tipo 01.1,
come illustrato nelle ➜ Figg. 36a, 36b, 36c.
La distanza della linea fine dalla grossa è pari circa alla
profondità reale del filetto, cioè alla distanza tra fondo e
cresta del filetto.
Nelle viste frontali di filettature, il fondo del filetto è rappresentato da un arco di lunghezza approssimativamente
pari a tre quarti di circonferenza in linea continua fine
tipo 01.1, con la parte interrotta preferibilmente nel quadrante superiore a destra (➜ Figg. 36a, 36b, 36c).
Lo smusso che dovrebbe essere rappresentato da una linea grossa, generalmente è omesso per una maggior chiarezza (➜ Fig. 36a).
Nella sezioni di parti filettate la campitura del tratteggio
deve essere estesa fino alla linea che rappresenta le creste
del filetto (➜ Figg. 36b e 36c).
VITE
cresta del filetto linea di tipo 01.2
NO
➜ Fig. 36a
fondo del filetto linea di tipo 01.1
A-A
A
➜ Fig. 36b
A
MADREVITE
fondo del filetto linea tipo 01.1
➜ Fig. 36c
cresta del filetto linea tipo 01.2
A-A
A
B-B
A
CAPITOLO
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20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 321
B
B
Qualora fosse necessario rappresentare una filettatura non
in vista, la cresta e il fondo del filetto sono entrambi indicati con una linea a tratti fine tipo 02.1 (➜ Fig. 37).
Il limite di filettatura utile deve essere indicato sia in vista
che in sezione con una linea continua grossa tipo 01.2. Qualora non fosse in vista, può essere indicata con una linea a
tratti fine tipo 02.1. Gli estremi della linea limite corrispondono agli estremi del diametro esterno.
Normalmente il tratto x di filettatura incompleta (➜ Fig. 40a)
non è rappresentato. Esso deve essere rappresentato solo
nel caso in cui sia necessario al funzionamento come nei
prigionieri o per la quotatura (➜ Fig. 38).
Nelle rappresentazioni in sezione di accoppiamenti filettati, la vite nasconde sempre la madrevite (➜ Fig. 38).
Rappresentazione dettagliata
In alcuni tipi di rappresentazione (ad esempio pubblicazioni,
manuali d’istruzione d’uso ecc.) può essere necessario rappresentare dettagli di una filettatura per illustrare parti singole
o montate. Tale metodo di rappresentazione dovrebbe essere
usato solo quando è strettamente necessario, mentre normalmente si dovrebbe usare il metodo convenzionale (➜ Fig. 39).
➜ Fig. 37
➜ Fig. 38
20.7.6 Designazione e quotatura delle parti filettate
322
SEZIONE
x
D
➜ Fig. 40a
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
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d
➜ Fig. 40b
M12
16
Quotatura
La designazione dà le indicazioni essenziali da cui ricavare
tutte le dimensioni riguardanti la vite e la madrevite. Sono
aggiunti altri dati riguardanti:
– il tratto di filettatura completo b quando si tratta di viti e
madreviti parzialmente filettate (➜ Fig. 40a).
– il tratto di filettatura non completa x qualora fosse funzionale come nei prigionieri (➜ Fig. 40a);
– le gole di scarico e gli smussi se non compresi nelle norme
UNI;
– la profondità del foro, oltre alla parte filettata nei fori ciechi filettati, quando sia richiesto dal pezzo da realizzare
e dall’utensile utilizzato per la filettatura. Quando la profondità del foro non è specificata, si intende pari a 1,25
volte la lunghezza della filettatura.
➜ Fig. 39
b
Designazione
In generale la designazione di una filettatura comprende:
– il simbolo del tipo di filettatura (es. M, W, Tr ecc.);
– il diametro nominale o grandezza d (es. 20, 1/2 ecc.);
– il passo P del profilo in mm;
– il verso della filettatura;
– la classe di tolleranza;
– la lunghezza di accoppiamento (S = corta; L = lunga;
N = normale);
– il numero di principi.
➜ Fig. 40c
Ø10,2
H
SEZIONE
H
dm
de
dn
d3
P
Dn
De
VITE
Dm
H/2
H1
H/2
h3
H/4
60°
➜ Fig. 41
MADREVITE
VITE
de=De
dn=Dn
dm=Dm
r
f=F
55°
h/6
h/2 h/2
h/6
P
➜ Fig. 42
MADREVITE
H/6
P
55°
De
VITE
Dn
Dm
dn
de
dm
H/6
H1
H/2 H/2
Filettatura GAS (➜ Fig. 43)
È impiegata esclusivamente per l’accoppiamento di
tubi e recipienti a tenuta di liquidi e di gas ed è pertanto eliminato il gioco sul fondo dei filetti.
È indicata con una G seguita dal diametro nominale
espresso in pollici.
Ci sono due tipi di filettatura Gas:
– Gas cilindrica, non a tenuta stagna
– Gas conica a tenuta stagna (così detta perché la parte iniziale del maschio presenta una leggera conicità).
Esempi:
– G3” sin = tubo da 3” con filettatura Gas cilindrica
sinistrorsa.
– Gj3” = tubo” da 3” con filettatura Gas cilindrica
interna.
– Gc3” = tubo da 3” con filettatura Gas conica esterna.
60°
h
Filettatura Whitworth (➜ Fig. 42)
È generata da un triangolo isoscele con l’angolo al
vertice di 55° arrotondato sia sulla cresta sia sul fondo. Il passo P è espresso in filetti per pollice.
P = 1”/n, cioè 1 pollice (25,4 mm)/n numero di filetti.
È indicato con il diametro nominale espresso in pollici e una W.
Esempio:
3/4W = Filettatura Whitworth, diametro nominale
3/4 di pollice.
MADREVITE
H
Filettatura metrica ISO a profilo triangolare
(➜ Fig. 41)
È generata da un triangolo equilatero smussato sulla
cresta e arrotondato sul fondo. Può essere a passo
grosso e in tal caso è usata per viti di collegamento e
bulloneria in genere. Se è a passo fine è utilizzata per
impieghi speciali, come ad esempio per strumenti di
misura. È indicata con una M seguita da un numero
che indica il diametro nominale. Se è a passo fine si
aggiunge una x e il valore del passo.
Esempi:
– M10 = filettatura metrica ISO, diametro nominale
10, passo grosso
– M10x0,75 = filettatura metrica ISO, diametro nominale 10, passo fine = 0,75.
H/8
20.7.7 Tipi di filettatura
➜ Fig. 43
CAPITOLO
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20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 323
ac
R1
H4
MADREVITE
P
e
3°
e
VITE
➜ Fig. 45
MADREVITE
P
dn
Dm
D
f
a
P/2
VITE
➜ Fig. 46
MADREVITE
P
f
r
SEZIONE
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VITE
D
r
D1
r
➜ Fig. 47
324
Dn
Dm
D
dm
dn
d
b
h/2
f
h
c
h/2
30°
De
Dm
Dn
ac
R2
H1
z
h3
dm
dn
de
VITE
➜ Fig. 44
f
Filettatura Edison (➜ Fig. 47)
È una filettatura semicircolare ed è impiegata per le apparecchiature elettriche, come ad esempio gli attacchi delle
lampadine.
È indicata con la lettera E.
30°
dn
Filettatura quadra (➜ Fig. 46)
La sezione del filetto è un quadrato con il lato pari a metà
del passo, se a un principio, o pari al passo diviso due
volte il numero dei principi, se a più principi. Il passo si
può esprimere in millimetri oppure in numero di filetti
per pollice.
È usata per viti di manovra con carichi rilevanti in entrambi i sensi. Per questa filettatura non esistono tabelle.
È indicata dal valore del diametro seguito da x con il valore del passo e la lettera Q.
P
d
Filettatura a dente di sega (➜ Fig. 45)
La sezione del filetto è un trapezio scaleno e il contatto
tra i filetti della vite e della madrevite avviene solo sul
fianco meno inclinato. La vite è smussata sulla cresta e
arrotondata sul fondo del filetto. La madrevite è smussata
sia sulla cresta sia sulla base. È usata per viti soggette a
carichi rilevanti come torchi, martinetti ecc. e agisce in
un solo senso.
È indicata dal simbolo Ø seguito dal diametro nominale e
dalle lettere SgN se è normale o da SgF se è fine.
Esempi:
– Ø100 SgN = Fil. a dente di sega normale, d = 100 mm.
– Ø100 SgN 2fil. sin. = Fil. dente di sega, d = 100 mm,
filetto multiplo, elica sinistra.
MADREVITE
d
Filettatura trapezia (➜ Fig. 44)
La sezione del filetto è generata da un trapezio isoscele
con i lati inclinati che formano un angolo di 30° e con le
basi parallele all’asse della vite. Data la robustezza dei
filetti, è usata per le viti di forza e di manovra.
È indicata con le lettere Tr seguite dal diametro nominale, da una x e dal valore del passo espresso in millimetri.
Se è a più principi si fa seguire a Tr una P e il valore del
passo del profilo (distanza tra due denti vicini) racchiusi
tra parentesi. L’aggiunta delle lettere LH (Left hand) indica che è sinistrogira.
Esempi:
– Tr 40x7 = Filettatura trapezia, diametro nominale 40,
passo 7.
– Tr 40x14(P7) = Filettatura trapezia, diametro nominale
40, passo 7, 14/7 = 2 principi.
SEZIONE
H
20 8 Linguette e chiavette
Nel settore dei collegamenti smontabili, quando è necessario
collegare un albero a un mozzo per ottenere la trasmissione del
moto rotatorio dato dal momento torcente Mt, si utilizzano spesso organi di collegamento come le linguette o le chiavette.
GIOCO RADIALE
LINGUETTA
20.8.1 Linguette
+Ft
-Ft
Come si vede nel disegno (➜ Fig. 48), la linguetta è un organo prismatico a facce parallele. In genere è calettata (unione forzata di
due pezzi meccanici) in due apposite cave ricavate nell’albero e
nel mozzo e il momento torcente Mt è trasmesso solo tra le pareti
laterali della linguetta e delle cave. Pertanto, la linguetta è sollecitata agli sforzi di taglio +Ft e –Ft, che tendono a comprimerla in
senso tangenziale. Tra la faccia superiore della linguetta di collegamento e la superficie di fondo della cava del mozzo rimane un
gioco dell’ordine degli 0,2-0,4 mm, evitando così ogni possibile
spinta radiale che provocherebbe un disassamento tra albero e
mozzo. L’applicazione della linguetta perciò è indicata quando il
moto rotatorio non è a basso numero di giri.
Le linguette possono essere di forma A, con entrambe le estremità arrotondate, di forma B, con entrambe le estremità dritte e
infine le americane con forma a disco. Per soddisfare esigenze
particolari, le forme A e B possono essere combinate, così da
avere un’estremità arrotondata e l’altra dritta. In questo caso si
ha la forma C.
MOZZO
ALBERO
Mt
LINGUETTA
LINGUETTA
forma B (dritta)
a disco o americana
GIOCO RADIALE
➜ Fig. 48
20.8.2 Chiavette
Come si vede in ➜ Fig. 49, la chiavetta è un organo di collegamento, anch’esso calettato in genere in due apposite cave ricavate tra
l’albero e il mozzo. È dotata di una superficie inclinata con conicità 1 : 100 ed è posta in opera a forza, creando così una spinta
radiale tra mozzo e albero dovuta alle forze radiali +Fr e –Fr. La
forte adesione che si crea tra le superfici di fondo delle cave e
le superfici superiore e inferiore della chiavetta permette di trasmettere il momento torcente Mt per attrito. Tra le pareti laterali
della chiavetta, del mozzo e dell’albero invece rimane un gioco
e pertanto tra loro non c’è trasmissione di moto. La compressione in senso radiale produce uno spostamento dei relativi assi di
rotazione dell’albero e del mozzo. Tale disassamento genera una
eccentricità che dipende dallo stato di forzatura della chiavetta.
Ciò costituisce un problema solo se la rotazione albero-mozzo
avviene a un regime di giri sostenuto. In questo caso, infatti, insorgono vibrazioni tali da provocare lo spostamento per scivolamento sul pavimento di macchine operatrici, anche di notevole
peso. Nel caso invece di macchine che operano a basso numero
di giri, come ad esempio nelle betoniere che impastano il calcestruzzo, l’eccentricità che si genera non determina alcun pericolo.
LINGUETTA
forma A (arrotondata)
CHIAVETTA
GIOCO LATERALE
CHIAVETTA forma A (arrotondata)
ECCENTRICITA'
1:100
+Fr
Mt
MOZZO
ALBERO
-Fr
GIOCO LATERALE
CHIAVETTA
forma B (dritta)
CHIAVETTA
con nasetto
1:100
1:100
GIOCO LATERALE
➜ Fig. 49
CAPITOLO
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20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 325
20 9 Profili scanalati
Questo tipo di collegamento albero-mozzo consiste nel
praticare una serie di scanalature nei due organi, così da
permettere l’inserimento dell’uno nell’altro (➜ Fig. 50).
Dette scanalature sono di lunghezza opportuna, parallele all’asse dell’albero, a fianchi rettilinei e paralleli o
a evolvente (➜ Fig. 51), uniformemente distribuite e tali
che alle sporgenze dell’uno corrispondano degli incavi
nell’altro, in modo da poter eseguire l’accoppiamento.
È un collegamento più costoso degli altri ma sicuramente più preciso, permette di trasmettere sforzi notevoli e di lavorare con elevate velocità di rotazione.
Inoltre consente collegamenti fissi, se ottenuti con accoppiamento forzato, oppure scorrevoli che consentono al mozzo di scorrere sull’albero. Quest’ultimo caso
permette un facile montaggio e smontaggio delle parti:
è molto utilizzato nelle industrie automobilistiche e
delle macchine utensili.
Nei profili scanalati a evolvente, il contatto di centraggio fra albero e mozzo avviene sui fianchi.
Nei profili scanalati a fianchi paralleli si può avere:
– centraggio interno, quando il contatto avviene tra la
superficie dei denti del mozzo e il fondo delle scanalature dell’albero;
– centraggio esterno, quando il contatto avviene tra la
superficie dei denti dell’albero e il fondo delle scanalature del mozzo;
– centraggio sui fianchi, quando il contatto avviene sui
fianchi dei denti.
326
SEZIONE
ACCOPPPIAMENTO
➜ Fig. 50
SCANALATURA A
FIANCHI RETTILINEI
E PARALLELI
SCANALATURA A
EVOLVENTE
➜ Fig. 51
RAPPRESENTAZIONE DEL MOZZO
A
A-A
A
RAPPRESENTAZIONE DELL'ALBERO
C
C-C
20.9.1 Convenzioni sulla rappresentazione
dei profili scanalati UNI 8190
In ➜ Fig. 52 sono indicate le modalità per la rappresentazione dei profili scanalati.
Nel caso del mozzo, la vista frontale e la sezione trasversale si ottengono tracciando due circonferenze concentriche, con linea grossa tipo 01.2, che rappresenta la
cresta e il fondo della scanalatura. Nella sezione longitudinale il tratteggio non è esteso fino al dente.
Nel caso dell’albero la vista frontale e la sezione trasversale si ottengono tracciando due circonferenze concentriche, con linea grossa tipo 01.2, che rappresentano la
cresta e il fondo della scanalatura. Nella vista laterale il
fondo della scanalatura si rappresenta come uno spigolo
non in vista, con linea tratteggiata grossa tipo 02.2., mentre nella sezione longitudinale il tratteggio non è esteso
fino al dente. Nel caso dell’accoppiamento la rappresentazione dell’albero prevale su quella del mozzo.
MOZZO
ALBERO
D
D
C
D-D
RAPPRESENTAZIONE DELL'ACCOPPIAMENTO
B
B-B
B
➜ Fig. 52
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
H
1. Gli organi meccanici sono costituiti prevalentemente da un unico elemento.
V
F
2. Gli organi meccanici, di solito, sono ottenuti dall’unione di più componenti collegati tra loro.
V
F
3. I collegamenti possono essere fissi o mobili.
V
F
4. Sono collegamenti mobili quelli che permettono il movimento tra parti anche vincolate tra loro.
V
F
5. Sono collegamenti scomponibili quelli che permettono di scomporre l’organo meccanico nei singoli
componenti rompendo solo i collegamenti.
V
F
6. Sono collegamenti scomponibili filettature, spine e perni.
V
F
7. Sono collegamenti parzialmente scomponibili linguette, alberi scanalati, giunti e innesti.
V
F
8. Sono collegamenti non scomponibili quelli che permettono di scomporre l’organo meccanico
nei singoli componenti rompendone più di due.
V
F
9. Sono collegamenti non scomponibili chiodature, saldature e agraffature.
V
F
10. La scelta del tipo di collegamento è fatta in funzione solo del costo di produzione.
V
F
11. I collegamenti scomponibili permettono lo smontaggio per la manutenzione.
V
F
12. Nei collegamenti scomponibili le connessioni non permettono l’allentamento accidentale.
V
F
13. I collegamenti di forza applicano l’attrito tra i componenti da unire.
V
F
14. I collegamenti di forza si ottengono solo con chiodi e serraggi.
V
F
15. I collegamenti di forma si ottengono con elementi che impediscono il movimento in alcune direzioni.
V
F
16. I collegamenti di forma si ottengono con spine, linguette, profili scanalati.
V
F
17. I collegamenti per continuità di materiale si ottengono solo con la brasatura.
V
F
Test interattivi
Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
18. Indica con una crocetta la corretta rappresentazione di:
un foro filettato sezionato
un foro filettato
un gambo filettato
A
B
A
B
C
D
C
D
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
A
B
C
D
20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 327
VERIFICA LE CONOSCENZE
H 20
VERIFICA le conoscenze
H 20
METTI IN GIOCO le competenze
Disegna le proiezioni ortogonali del supporto e della scatola dati in assonometria,
complete di eventuali tagli e quote rispettando le norme relative
alla rappresentazione di filettature.
18
56
9
11x45°
18
18
M12
15
108
11
24
3
3
9
18
14
13
M8
4.5
28Tp n
28
56
3
9
10
°
45
14
3x
48
20
74
M
°
45
3x
48
3
35
Ø 78
328
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
29
H
Disegna le proiezioni ortogonali del supporto e della scatola dati in assonometria,
complete di eventuali tagli e quote rispettando le norme relative
alla rappresentazione di filettature.
Ø
32
4
M2
88
13
Ø
6
Ø
60
Ø
75
6
Ø
25
2
74
25
17
20
M1
90
M12
(R12)
74
7
50
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 329
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
SEZIONE
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
Disegna le proiezioni ortogonali della flangia e del morsetto complete di eventuali
tagli e quote, rispettando le norme relative alla rappresentazione di filettature.
2
0
M3
50
M5
n° 8 fori M14
3
35
0
Ø4
5
Ø4
2
5
Ø
R49
R4
8
14
70
R62
1
R75
80
26
72
30
40
18
18
330
SEZIONE
R3
0
18
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
36
64
8
M1
2
40
H
Didattica inclusiva
Ridisegna e quota la vite e la madrevite, sapendo che le filettature sono:
b. ISO passo fine,
dn = 14, p = 1,5
sinistrogira
c. dente di sega,
normale, d = 14
d. trapezia dn = 14,
passo 1,5, 2 principi
1
2
3
4
Ridisegna l’accoppiamento
rappresentando le filettature
convenzionalmente secondo UNI 3978,
sapendo che sono metriche ISO.
Ridisegna l’accoppiamento non
sezionato con gli spigoli non in vista e
quota le filettature secondo UNI 3978,
sapendo che sono metriche ISO.
ø 52
ø 36
de=ø
RECUPERO
a. ISO passo grosso,
dn = 14, 2 principi
ø59
de=ø49
20
ø39
de=ø35
7
ø23
4
18
ø21
ø10
30°
de=ø
23,5
12,5
R2
,5
6
23
12
2,5
13
8
48
54
74
11
2
ø20
de=ø24
ø51
20
de=ø 36
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
Didattica inclusiva
H 20
SEZIONE
RECUPERO
20 • RAPPRESENTAZIONE DI COLLEGAMENTI 331
CAPITOLO
21
Disegni di impianti
Ci occuperemo di...
1. Il disegno per schemi: osservazioni generali
2. Il disegno di impianti idraulici
3. Il disegno di impianti oleodinamici
21 1 Il disegno per schemi:
4. Il disegno di impianti pneumatici (ciclo quadro)
5. Il disegno architettonico
6. Il disegno di impianti elettrici
LEGENDA (estratto da UNI 9511-89)
osservazioni generali
Tubazione segno
grafico generale
Il disegno per schemi è utilizzato quando si vuole
rappresentare la relazione che lega vari elementi di
un impianto senza rappresentarli come sono in realtà. Se, ad esempio, si vuole rappresentare la posizione degli alunni in una classe non si disegnano
esattamente il banco e l’alunno, bensì si disegna un
rettangolo, a indicare il banco, accompagnato dal
nome dell’alunno che lo occupa. Nel disegno degli
impianti accade la stessa cosa, e cioè le varie componenti sono indicate con simboli il cui significato è
illustrato da un’apposita legenda e con linee di collegamento che ne indicano le relazioni.
Nella ➜ Tab. 1 presentiamo alcuni simboli definiti
dalle nome UNI 9511.
Scambiatore
di calore
ad accumulo
Incrocio di tubazioni
senza connessione
Vaso d’espansione,
sistema aperto
Incrocio di tubazioni
con connessione
Vaso d’espansione,
a membrana,
sistema chiuso
Senso di flusso
Valvole a due vie
a sfera
Valvola a tre vie
Vaso d’espansione,
autopressurizzato,
sistema chiuso
Valvola a quattro vie
Comando manuale
21 2 Il disegno
Comando a molla
di impianti idraulici
Valvola di sicurezza
Motore di trascinamento
rotativo
Gli impianti idraulici sono i più comuni. Li troviamo infatti nelle nostre abitazioni e a scuola. Comprendono gli impianti di alimentazione idrica e di
scarico, di riscaldamento, di refrigerazione, di condizionamento dell’aria e di distribuzione del gas per
uso domestico. Di questi proponiamo lo schema di
collegamento termoidraulico di una caldaia per uso
domestico (vedi legenda in ➜ Tab. 1).
Scarico aperto
Sonda di temperatura
Scarico chiuso
Sonda di temperatura
ambiente
Scambiatore di
calore
➜ Tab. 1
332
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
Sonda di temperatura o
climatica per ambiente
esterno
SEZIONE
14
Confrontiamo la rappresentazione realistica di un impianto riguardante una
caldaia (➜ Fig. 1) con quella eseguita schematicamente (➜ Fig. 2). In questo secondo
caso gli elementi costitutivi dell’impianto
sono indicati mediante i simboli stabiliti
dalle norme UNI 9511 (➜ Tab. 1) .
15
16
16
1
+
2
-
4
3
8
13
12
11
10
5
6
9
M
7
19
14
15
ritorno
16
16
T
scarico
di sicurezza
➜ Fig. 1
18
gas
acqua san. calda
acqua san. fredda
17
2
1
4
11
13
3
6
8
12
M
5
10
9
7
17
19
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
ritorno impianto
riscaldamento
acqua san. fredda
mandata impianto
riscaldamento
➜ Fig. 2
acqua san. calda
18
mandata gas
Legenda
1. Corpo caldaia
2. Scambiatore acqua sanitaria
3. Circolatore
4. Bruciatore
5. Valvola gas
6. Valvola a tre vie
7. Valvola miscelatrice termostatica
8. Vaso di espansione
9. Valvola di sicurezza
10. Rubinetto di scarico
11. Sensore di temperature di mandata
12. Sensore di temperatura di ritorno
13. Sensore di temperatura acqua
sanitaria di ingresso
14. Sonda di temperatura esterna
15. Pressostato aria
16. Valvola di sfiato automatica
17. Rubinetto di parzializzazione acqua
sanitaria
18. Rubinetto di intercettazione gas
19. Scheda elettronica
H
21 • DISEGNI DI IMPIANTI 333
21 3 Il disegno di impianti oleodinamici
Gli impianti pneumatici e oleodinamici sono usati nell’ambito dei sistemi e dei procedimenti di movimentazione; sfruttano l’aria o l’olio compressi per trasmettere un movimento. La loro rappresentazione avviene
mediante schemi che utilizzano la simbologia indicata dalla norma ISO 1219/76, della quale riportiamo una
parte nella ➜ Tab. 2.
LEGENDA (estratto da UNI 1219-76)
SIMBOLI FONDAMENTALI
TIPI DI COMANDO
manuale
pulsante a
spingere
manuale
pulsante a tirare
meccanico
pulsante
TRATTO
continuo
condotta di lavoro
di pilotaggio ecc.
interrotto
condotta di pilotaggio interna ed est.
doppio
connessioni mecc.
(albero, leva ecc.)
SIMBOLI GENERALI
pompa oleoidraulica
CERCHIO
ø l1
pompa, compressore, motore
l1
ø 1/3 l1
strumenti misura
1/3 l1
ø 3/4 l1
valvole ritegno, connessioni mecc. ecc.
3/4 l1
QUADRATO
Lato l1
Componenti di comando
a 45°
filtro, separatore,
lubrificatore
l1
motore pneumatico
cilindro pneumatico
a semplice effetto in
corsa di andata
a stelo semplice
cilindro pneumatico
a doppio effetto
a stelo doppio
motore elettrico
Lati l1, l2
M
l2>l1
RETTANGOLO
cilindro
l1
valvola di ritegno
serbatoio
valvola di sovrapressione a uno
stadio
SIMBOLI FUNZIONALI
Triangolo
equilatero
oleoidraulico
Triangolo
equilatero
pneumatico
aperta se pressione ingresso
> press. uscita
1/2>l1
CONDOTTE E CONNESSIONI
valvola di regolazione della portata in
serie
a portata variabile
filtro
simbolo generale
raccordo
incrocio
➜ Tab. 2
334
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
Proponiamo due schemi di uno stesso impianto oleodinamico, l’uno descrittivo (➜ Fig. 3) l’altro tracciato
secondo le norme ISO 1919/76 (➜ Fig. 4). L’impianto trasmette un movimento alternato a una molatrice (14), mediante spinta oleodinamica sul pistone a
doppio stelo (12). L’olio in pressione è immesso, attraverso uno dei due fori (ad esempio A'), nel cilindro
che contiene il pistone a doppio stelo mentre, dall’altro foro (B'), è fatto defluire nel serbatoio di raccolta.
L’immissione dell’olio, ora da un foro ora dall’altro, è
regolata dal distributore (7) che è azionato dagli scontri (11) fissati al pianale (14) e ha due posizioni, la
A e la B. Il confronto tra i due schemi fa risaltare la
semplicità di rappresentazione dello schema eseguito
per simboli.
Funzionamento
Fase 1: l’olio, attraverso il filtro (2), è aspirato dalla
pompa (4) e spinto, attraverso la valvola (5), verso il
distributore (7) che lo convoglia (nella posizione A)
verso il foro A' del cilindro (8), dove provoca lo spostamento a sinistra del pistone a doppio stelo. Il pistone, spostandosi, provoca l’espulsione dell’olio
che si trova nella parte sinistra del cilindro; questo
defluisce attraverso il foro B' nel distributore (7), il
quale lo incanala verso la valvola di regolazione di
portata (9). Attraverso questa e la valvola di regolazione della pressione (10) l’olio giunge al serbatoio
di raccolta (1).
Fase 2: a fine corsa lo scontro agisce sul pulsante
(13) del distributore (7) portandolo nella posizione
B. L’olio, sotto pressione, è deviato verso il foro B',
mentre defluisce dal foro A', invertendo la spinta e il
movimento della tavola portapezzo. A fine corsa lo
scontro agirà di nuovo sul distributore (7) riportandolo
nella posizione A ecc.
Legenda
1
2
3
4
5
6
7
8
9
0
q
w
e
r
H
FASE 1
14
12
B’
B
11
A
13
8
A’
11
7
9
FASE 2
6
5
4
10
3
2
1
➜ Fig. 3
B’
A’
8
FASE 1
FASE 2
B
A
P
R
7
B
A
P
R
9
Serbatoio a pressione atmosferica
Filtro
Motore elettrico
Pompa oleoidraulica a un senso di flusso
Valvola di ritegno
Valvola di sovrapressione
Valvola di controllo direzionale 4/2 a comando meccanico
Cilindro oleoidraulico a doppio effetto a stelo doppio
Valvola di regolazione della portata a portata variabile
Valvola di regolazione della pressione
Scontri di finecorsa
Pistone a doppio stelo
Pulsante meccanico della valvola di controllo direzionale
Pianale mobile della molatrice
1
6
5
10
M
3
4
2
1
➜ Fig. 4
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
21 • DISEGNI DI IMPIANTI 335
7
21 4 Il disegno di impianti pneumatici (ciclo quadro)
Nello schema di ➜ Fig. 5 si può osservare un classico
esempio di meccanizzazione. I pacchi che arrivano
sul nastro a rulli sono sollevati dal pistone A e spinti
successivamente su un altro nastro dal pistone B.
pistone B
Lo schema di ➜ Fig. 6 rappresenta gli elementi pneumatici in condizione di riposo. Si noti che il fine
corsa a0 è azionato e alimenta la valvola direzionale
5/2 del pistone B che rimane fermo in posizione rientrata.
B
b1
➜ Fig. 6
a1
a0
S
R
A
pistone A
➜ Fig. 5 • Esempio
di spostamento
di pacchi.
I movimenti del ciclo sono:
a. il pistone A sale sollevando il pacco
(corsa positiva = A+),
b. il pistone B spinge il pacco (corsa positiva = B+),
c. il pistone A scende (corsa negativa = A−),
d. il pistone B rientra (corsa negativa = B−).
I quattro movimenti appena visti rappresentano la
sequenza di lavoro dell’impianto che può essere indicata con:
A+; B+; A−; B−
oppure
A+/ B+/ A−/ B−
Questa particolare sequenza è anche detta ciclo quadro, perché graficamente il movimento dei pistoni si
può schematizzare nel modo seguente:
P
Nello schema di ➜ Fig. 7 l’impianto si attiva premendo il pulsante della valvola AV di Avvio che, alimentata, permette lo spostamento del cassetto verso
sinistra della valvola direzionale VA del pistone A. Il
pistone A effettua la corsa positiva liberando il fine
corsa a0 e premendo il fine corsa a1, che alimenta la
valvola direzionale VB del pistone B spostandone il
cassetto verso destra. Il pistone B effettua quindi la
corsa positiva.
B
b1
➜ Fig. 7
B+
a0
S
b)
A+
A−
A
B−
Av
P
336
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
R
SEZIONE
H
Nello schema di ➜ Fig. 8 il pistone B termina la corsa positiva azionando il fine corsa b1, che alimenta la
valvola direzionale VB del pistone B spostandone il cassetto verso sinistra. Alimentato dalla propria valvola
direzionale, il pistone B effettua la corsa negativa (➜ Fig. 9).
B
B
b1
b1
a1
a1
a0
S
a0
R
S
R
d)
A
A
P
P
➜ Fig. 8
➜ Fig. 9
In ➜ Fig. 10 è riportato lo schema che rappresenta le fasi del ciclo quadro precedentemente descritto, sostituendo i simboli di tipo descrittivo con quelli previsti dalle norme.
a0
a1
b1
Av
b1
a1
a0
➜ Fig.10 • Schema pneumatico ciclo quadro singolo.
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
21 • DISEGNI DI IMPIANTI 337
21 5 Il disegno architettonico
Il disegno architettonico di un edificio comprende la rappresentazione delle sue principali viste esterne, dette
alzati o prospetti, delle sezioni, in cui si mostra la distribuzione dei vari piani, e delle piante, in cui sono rappresentate le viste dall’alto dei vari piani.
Esso si articola in:
– progetto di fattibilità tecnica ed economica, che rappresenta ciò che si vuole costruire. Spesso è arricchito
dall’arredamento che rende il progetto più comprensibile al committente;
– progetto definitivo, su cui sono riportati tutti i dati tecnici a dimostrazione del rispetto della legislazione
vigente in materia e che è sottoposto all’esame degli uffici tecnici competenti;
– progetto esecutivo, che riporta tutte le misure e le indicazioni necessarie all’impresa costruttrice per procedere nell’edificazione.
21.5.1 Edificio per abitazione
ARCHITETTI ASSOCIATI BMZ
475
249
15
100
336
170
44
44
451
+2.85
5
37
120
210
0.00
151
151
=
Hd
101
101
874
+2.92
Hd=100
2
14
101
225
Hd=87
5
39
5
55
4
27
6
63
salotto
76
76 125
cucina
80
210
15
2
5
14
21
+2.95
+2.95
200
15
101
225
385
.7
16
a= 30
p=
30
9
18
+2.95
H=270
200
70+70
210
90
582
280
80
210
9
18
101
101
Hd=100
200
90
101
212
200
15
101 24
a=17.3
p=27
5
12
23
+4.55
H=270
a=17.7
p=30
+2.95
H=270
67
101
101
+1.365
1849
200
a=17.7
p=30
Hd=112
170
101
101
Hd=145
500
80
210
130
+2.85
89
studio
+4.55
H=270
20 90 20 90 20
5
49
275
151
151
Hd=95
80
210
460
10
1 1
Hd 01
=
10
80
199
76
76
Hd=130
Hd
1
10 01 05
1 =1
3
88
74
H=270
151
151
muratura portante in c.a.
Hd=87
LEGENDA:
349
sala da pranzo
muratura portante in laterizio
0m
1
2
3
546
4
124
450
43
170
15
124
575
Pianta piano primo
338
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
453
600
724
125
250
366
+2.95
SEZIONE
H
Prospetto est
Vista nord-est
599
185
231
24
141
49
49
151
pompeiana
90 11
17
239
15
300
80
210
WC
Hd=87
Hd=125
camera singola
80
210
80
210
80
210
101
101
250
31
Hd=87
338
260
612
22
0.00
101 camera matrimoniale
212
+6.15
44
150
487
151
151
101
101
rip.
250
151
151
Hd=87
374
340
camera singola
Hd=125
10
262
80
210
WC
101
101
487
+7.75
80
210
300
63 35
a=17.4
p=30
34
76
76
Hd=125
15
80
230
a=17.7
p=28
337
vuoto
+6.15
5.0
203
187
135
345
36
76
230
terrazza
24
438
+7.77
LEGENDA:
muratura portante in c.a.
muratura portante in laterizio
0m
1
2
3
170
49
151
100
29
336
451
4
Pianta piano secondo
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
21 • DISEGNI DI IMPIANTI 339
21.5.2 Sala per associazioni
ARCHITETTI ASSOCIATI BMZ
Vista prospetto principale nord
0.60
3.73
3.03
3.26
2.70
1.80
1.00
+0.10
Vista nord-ovest
1.00
9.00
0.05
Sezione A-A in scala 1:100
A
36.00
8.00
7.47
sa. 7,90 mq > 7,74 mq (1/8 sup.)
unità 2
unità 3
sup. 46,07 mq
sup. 46,07 mq
sa. 6,94 mq > 5,76 mq (1/8 sup.)
6.50
6.02
sa. 6,94 mq > 5,76 mq (1/8 sup.)
1,60
0,60
sup. 45,66 mq
0.55
2.50
1,60
0,60
2.68
1,00
2,10
1,60
0,60
1,00
2,10
1,40
1,40
1,60
0,60
1,40
1,40
1,60
0,60
1,00
2,10
1,60
0,60
1,40
1,40
1,60
0,60
1,00
2,10
2.00
3.70
sa. 6,94 mq > 5,71 mq (1/8 sup.)
1.00
2.50
rip.
rip.
unità 4
1.58
wc
2.50
1.62
wc
1,60
0,60
6.02
sup. 61,93 mq
1.58
1.90
3.56
unità 1
1.00
4.00
1,60
0,60
1,60
0,60
7.50
1,60
0,60
1,60
0,60
7.50
1,60
0,60
1,60
0,60
1,60
0,60
7.50
1,60
0,60
9.50
+0.05
1.14
2.00
1.00
2.00
37.00
A
Pianta in scala 1:200
340
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
3.00
SEZIONE
H
21 6 Il disegno di impianti elettrici
Tra le varie forme di energia, quella elettrica riveste un ruolo di primaria importanza perché, pur essendo prodotta con processi di basso rendimento e spesso inquinanti, è la più pulita e di più facile impiego.
È infatti utilizzata per l’alimentazione della maggior parte delle macchine civili e industriali.
A questi vantaggi si accompagnano però i rischi di folgorazione e di incendio. Per ridurli sono state introdotte
numerose norme redatte dal C.E.I. (Comitato Elettrico Italiano), che prescrivono come si debba operare nella
costruzione e nell’uso di macchine elettriche e nell’esecuzione di impianti elettrici. Inoltre, un gruppo di ditte
ha istituito il marchio I.M.Q. (Istituto Marchio di Qualità), che garantisce la correttezza e la validità dei materiali impiegati nella produzione degli strumenti e degli attrezzi elettrici che riportano tale marchio.
Il disegno elettrico comprende quello relativo alle costruzioni di macchine elettriche, che risulta simile al
disegno meccanico, e quello relativo agli impianti elettrici, che si esprime mediante schemi.
Nel procedere alla stesura del disegno di un impianto è necessario indicare in una legenda il significato dei
vari simboli usati.
Riportiamo di seguito i simboli di alcune apparecchiature normalmente usate in ambito edilizio, così come
indicato dalle norme C.E.I.
Legenda impianto elettrico
h= 2.75
Presa Telefono
Presa Televisione
Punto Luce a Soffitto
Lampada di Emergenza
Punto Luce a Parete
Interruttore Comando Luci
Interruttore Motore Avvolgibili
Alimentazione Motore Avvolgibili
Presa Bassa
P Ventilconvettori a gas: predisposizione alimentazione elettrica
L
L : 578 mm
H : 554 mm
P : 206 mm
Scaldacqua elettrico: predisporre alimentazione elettrica e idrica
h= 2.40
h= 0.30
h=2.40
h= 0.30
h= 0.30
h=0.30
h=2.40
h=1.20h=1.90
h= 0.30
h= 2.40
h= 0.30
h= 0.30
h=1.20 h=1.90
h= 2.40
h= 0.30
Particolare A in scala 1:100
A
1.87
1.50
3.01
1.63
3.25
1.50
3.01
1.60
1.25
3.19
3.73
1.50
1.50
1.63
1.60
1.87
1.57
2.43
Pianta in scala 1:200
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
21 • DISEGNI DI IMPIANTI 341
Schema di impianto elettrico
342
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
SEZIONE
H
Esempi di schemi di impianti elettrici tra i più comuni riscontrabili in un’abitazione
CAPITOLO
© Casa Editrice G. Principato SpA
21 • DISEGNI DI IMPIANTI 343
COMPITI di realtà
H 21
Completa il disegno riportando
le dotazioni impiantistiche,
elettriche e di riscaldamento
della tua aula e compila
la legenda.
Legenda
CORRIDOIO
ALTRA AULA
ALTRA AULA
344
SEZIONE
H • CONVENZIONI GRAFICHE PER IL DISEGNO TECNICO
© Casa Editrice G. Principato SpA
Line, angle, circle
t
straigth line
r
t straigth line parallel to r
t
r
r
half line
P half line
r
r
P
P intersection point
t straigth line
perpendicular to r
in English
Elements of geometry
segment
A
B
r
t
b
lf l
ha
ine
full angle
ea
b
α
square angle
plane angle
angle
lin
alf
h
a≡b
a
b
a
V
V
V
V vertex
b
b
ean
rm
ecto
β obtuse
angle
α sharp
angle
a
α/2 bis
α/2
a
V
V
V
α and β
adjacent angles
α and β
comlementary angles
β
α and β
supplementary angles
β
α
γ and β opposite to apex
α and δ opposite to apex
β
γ
α
α
V
V
line
V
α
δ
V
β
tan
ge
point of tangency
C
dia
me
C
d
ra
ter
circumference
O
disk
A
D
O
O
chor
D
d
B
(lin
e)
circular sector
ius
nt
A
se
ca
arc
nt
B
IN ENGLISH
© Casa Editrice G. Principato SpA
• ELEMENTS OF GEOMETRY 345
in English
Elements of geometry
Polygons, triangles, quadrilaterals
β exterior angle
E
E vertex
scalene triangle
C
F
D
l
ona
diag
α interior angle
F
side
inscribed circle
circumscribed circle
O
O ap
ot
G
D
he
m
ch
G
C
C
A
A
B
B
A
ord
B
equilateral triangle
right-angle triangle
isosceles triangle
C vertex angle
C
C
hypotenuse
legs or
cathetus
corner at
the base
A
B
A
B
A
B
O
E
E
median
G
The intersection of the angle
bisectors is the center of the
incircle
trapezium scalene
D
A
B
rhombus
D
D
346
IN ENGLISH
B
trapezium right
D
B
A
A
The intersection of the altitu- The circumcenter is the center
des is the orthocenter
of the circle passing through
the three vertices of the triangle
A
parallelogram
D
A
O
trapezium isosceles
D
C
C
C
D
D A
D A
The intersection of the
medians is the centroid
axis
altitude
O
A
E
E
angle bisector
C
A
B
rectangle
square
D
C
D
C
A
B
A
B
C
B
• ELEMENTS OF GEOMETRY
© Casa Editrice G. Principato SpA
Fittings, policentrich curves, conic sections
O”
major axis
O
major axis O
minor axis
O’
ovolo
oval
junction
C
T”
T’
minor axis
in English
Elements of geometry
T’”
points of tangency
C
T””
The cycloid is a curve traced by a rolling circle
spiral
pitch
pitch
N
The epicycloid is a curve traced by a small
circle rolling on the exterior of a large circle
M
involute of a circle
The hypocycloid is a curve traced by a small
circle rolling on the interior a larger circle
parabola
d
focal points
C
directrix
focus
F' major axis O
F"
B
vertex
x O V F
F'
focus
axis of symmetry
V'
vertices
conjugate axis O
minor axis
t
V"
ot
e
pt
IN ENGLISH
© Casa Editrice G. Principato SpA
s
te
focal
point
o
pt
D
ym
as
s
F"
as
ym
A
hyperbola
transvers axis
ellipse
• ELEMENTS OF GEOMETRY 347
Appunti
© Casa Editrice G. Principato SpA
Cristiano Crosera
Albino Zanin
tecn GRAFICA
light
T U T TI
i c on te nu ti
digit ali
anche in
Re alt à
A ume n tata
Didattica inclusiva
Realtà aumentata
Flipped lesson
AUTOCAD
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
Cristiano Crosera
Albino Zanin
tecn GRAFICA
light
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AUTOCAD
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
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Contenuti digitali
Progettazione: Marco Mauri, Giovanna Moraglia
Realizzazione: Alberto Vailati Canta, bSmart Labs
ISBN 978-88-416-1441-9 Tecnografica LIGHT Disegno + Autocad + Schede di disegno
ISBN 978-88-6706-468-7 Tecnografica LIGHT Disegno + Autocad + Schede di disegno
sola versione digitale
Prima edizione: gennaio 2020
Ristampe
2025 2024
VI
V
2023
IV
2022
III
2021
II
2020
I
*
Printed in Italy
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Il disegno
tecnico in 2D
Indice
1.1 Il disegno per coordinate ......................................................................................................... 4
1.1.1 Coordinate cartesiane ............................................................................................ 4
1.1.2 Coordinate polari ......................................................................................................... 4
1.1.3 Coordinate assolute e relative ............................................................ 5
1.2 L’avvio di AutoCAD ................................................................................................................... 5
1.3 Gli strumenti per operare .............................................................................................. 6
1.3.1 La scrivania ..................................................................................................................... 6
1.3.2 Il mouse ................................................................................................................................ 9
1.3.3 La tastiera ....................................................................................................................... 11
1.3.4 I layer .................................................................................................................................... 12
1.4 I comandi di assistenza ........................................................................................... 14
1.5 I comandi per disegnare ...................................................................................... 17
1.6 I comandi per modificare ............................................................................... 30
1.7 I comandi ZOOM (Z) .............................................................................................. 40
1.8 I comandi per quotare ....................................................................................... 41
1.9 Il comando per stampare (STAMPA) .................................. 44
1.9.1 Spazio modello e spazio carta ............................... 46
1.9.2 Autocomposizione dei layout ............................... 47
Esercizi guidati ............................................................................................................ 53
Costruisci le abilità ............................................................................................ 56
Metti in gioco le competenze ....................................................... 59
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Il disegno
tecnico in 2D
Ci occuperemo di...
1. Il disegno per coordinate
2. L’avvio di AutoCAD
3. Gli strumenti per operare
4. I comandi di assistenza
5. I comandi per disegnare
6. I comandi per modificare
7. I comandi ZOOM (Z)
8. I comandi per quotare
9. Il comando per stampare (STAMPA)
1 1 Il disegno per coordinate
Prima di procedere nell’illustrazione di AutoCAD,
è utile conoscere il significato di coordinate cartesiane, coordinate polari assolute e relative.
1.1.1 Coordinate cartesiane
Le coordinate cartesiane (➜ Fig. 1) permettono di definire la posizione di un punto rispetto a una coppia
di rette, dette assi cartesiani, tra loro perpendicolari,
una orizzontale l’altra verticale, orientate l’una verso
destra e l’altra verso l’alto. La retta orizzontale è detta
acissa ed è contrassegnata da una x, mentre la verticale è detta ordinata ed è contrassegnata con una y.
Il loro punto di intersezione O, detto origine, è il
punto di riferimento delle coordinate, che saranno
positive o negative secondo la posizione assunta rispetto all’origine O.
➜ Fig. 1
1.1.2 Coordinate polari
Le coordinate polari (➜ Fig. 2) permettono di definire la posizione di un punto rispetto a una semiretta
orientata Or. L’origine O della semiretta è il punto di
riferimento e le coordinate di un punto P sono date
dalla distanza OP del punto dall’origine e dall’angolo α (detto anche anomalia) che OP forma con la
semiretta Or. L’angolo α può essere misurato in senso
antiorario, e avrà valore positivo, o in senso orario, e
avrà valore negativo.
➜ Fig. 2
4
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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1.1.3 Coordinate assolute e relative
Come si è visto, le coordinate di un punto, sia cartesiane sia polari, sono riferite a un punto detto origine. Questo è scelto a piacere e può essere l’unico
riferimento per tutti i punti di un disegno. In questo
caso si parla di coordinate assolute. Se, invece di
uno, si scelgono più punti di riferimento, si parla di
coordinate relative, relative cioè ai vari punti considerati. Quest’ultimo caso, che è il più frequente,
si verifica ad esempio quando si riferisce il secondo
estremo di un segmento al primo che è già stato fissato. Per esemplificare:
1) le coordinate cartesiane del punto B (➜ Fig. 3) se
assolute sono 30, 20; se relative al punto A sono
20, 13 (30 - 10, 20 - 7);
2) le coordinate polari del punto D (➜ Fig. 4) se assolute sono 39.1, 58°; se relative al punto C sono
18.6, 45°.
➜ Fig. 3
1 2 L’avvio di AutoCAD
Acceso il computer e avviato il programma, AutoCAD
propone la videata CREA (➜ Fig. 5) con le scritte
CREA e APPRENDI nella parte bassa.
➜ Fig. 4
➜ Fig. 5
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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5
Cliccando su APPRENDI l’immagine scorre a sinistra dove è possibile visualizzare i tutorial di apprendimento
(➜ Fig. 6).
➜ Fig. 6
Restando in CREA si ha la schermata Inizio, che permette:
J di iniziare un nuovo disegno cliccando sul pulsante Inizia disegno;
J di aprire uno degli ultimi disegni creati elencati in Documenti recenti.
1 3 Gli strumenti per operare
1.3.1 La scrivania
Cliccando su Inizia disegno si apre un nuovo file che immette nell’ambiente di disegno detto Scrivania (➜ Fig. 7).
Vediamo in dettaglio i vari elementi che lo compongono.
Strumenti ad
accesso rapido Aree di lavoro
Infocenter
Barra multifunzione
Barra di navigazione
Area di disegno
Riga di comando
Schede di layout
Barra di stato
➜ Fig. 7
6
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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Barra del titolo
Qui sono riportate:
J al centro la sigla dell’applicazione e il nome del
documento su cui si sta operando (Autodesk
AutoCAD 2016 Disegno1.dwg)
J a destra ci sono i tre pulsanti Riduci, Ingrandisci e Chiudi e l’area dell’Infocenter, che contiene
alcuni strumenti di supporto, tra cui la Guida in
linea
J a sinistra le icone degli Strumenti ad Accesso rapido: Nuovo, Apri, Salva, Salva con nome, Stampa,
Annulla e Ripeti. Ci sono poi: all’estrema sinistra
il pulsante con l’icona
di AutoCAD, la barretta
Disegno e annotazione
e infine il pulsante di Personalizza barra degli
strumenti
Accesso rapido. In tutte c’è un trian-
golino cliccando sul quale si apre un menù a tendina.
Cliccato su
si apre la tendina (➜ Fig. 8) contenente
le icone di Strumenti ad accesso rapido con la possibilità, cliccando sui corrispondenti triangolini, di specificare meglio il comando. Sono poi riportati i nomi
degli ultimi documenti su cui si è operato e in basso
➜ Fig. 8
il pulsante Opzioni, cliccando sul quale si apre la finestra corrispondente (➜ Fig. 9). Nella parte in alto di
essa ci sono alcuni pulsanti, File, Visualizza ecc. che,
una volta premuti, danno accesso a schede che permettono di impostare il funzionamento del programma
secondo i propri desideri. Può essere utile, nella
prima fase di apprendimento, cliccare su Visualizza e
spuntare la voce Visualizza descrizione comandi. In
questo modo, mentre si utilizzano i vari comandi, avvicinando il puntatore a un’icona, si apre una finestra
con le spiegazioni relative al comando selezionato.
Nella tendina di Disegno e annotazione (➜ Fig. 10)
si può scegliere fra tre differenti configurazioni di
AutoCAD, dette Aree di lavoro, che visualizzano altrettante differenti interfacce e cioè: Disegno e annotazione, preposta per il
disegno 2D e che manteniamo per disegnare in 2D,
Elementi 3D di base, per un
veloce e sintetico accesso
alle funzionalità principali
nell’ambiente tridimensionale, e Modellazione 3D,
con funzionalità avanzate
➜ Fig. 10
nell’ambiente 3D.
➜ Fig. 9
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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7
La tendina data cliccando sull’icona
(➜ Fig. 11) dà la possibilità, spuntando o no
le varie voci, di aggiungere o togliere icone alla barra degli Strumenti ad Accesso
rapido. Inoltre, nella parte in basso, cliccando su Altri comandi si apre la finestra
dove sono elencati tutti i comandi di AutoCAD. Se si clicca poi su Mostra barra
dei menù si visualizza o si nasconde la barra che raccoglie i vari comandi come
Visualizza, Disegna ecc. (➜ Fig. 12).
➜ Fig. 12
➜ Fig. 11
Finestra grafica o area di disegno
È lo spazio video in cui il disegno è visualizzato e modificato. A destra si trova la
Barra di navigazione (➜ Fig. 13) con alcune icone delle quali ci interessano Pan e
Zoom Estensioni. Il primo comando, una volta selezionato e tenendo premuto il
tasto sinistro del mouse, ci permette di spostare il disegno a video; il secondo, che
riporta il triangolino indicante l’apertura a tendina, è la raccolta dei vari zoom di
ingrandimento o riduzione disponibili.
In fondo al video c’è la Riga di comando (➜ Fig. 14) che permette di “dialogare” col
computer. È composta da una o più righe (a seconda delle impostazioni) e riporta
sulla destra un triangolino cliccando il quale si apre una finestra con la cronologia
degli ultimi comandi utilizzati e operazioni eseguite. La prima scritta che appare
è Digitare un comando, cioè il programma chiede quale comando si vuole utilizzare, per procedere poi con una serie di altre richieste o indicazioni che una volta
immesse sono attivate premendo il tasto Invio.
➜ Fig. 14
Barra di stato
È la barra che si trova più in basso nel video (➜ Fig. 15).
➜ Fig. 13
➜ Fig. 15
Essa è divisa in due parti:
– a sinistra si trovano le schede di Layout, che illustriamo più avanti;
– a destra si trova un gruppo di icone che permettono di attivare o disattivare una
serie di aiuti al disegno. Per attivarle o disattivarle basterà cliccare su di esse.
Se sono attivate il disegno dell’icona che le contraddistingue apparirà blu, se
disattivate apparirà grigio. L’ultima icona a destra, che riporta come disegno tre
lineette parallele
gli aiuti.
, se attivata svolge una tendina in cui sono elencati tutti
Spuntandoli o meno li si fanno apparire o scomparire dalla barra. C’è la possibilità di attivare o meno alcuni di essi premendo i tasti funzione: F3 per Osnap
(Snap ad oggetto), F7 per Griglia, F8 per Orto, F9 per Snap (Snap griglia) e F10
per Polare.
8
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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Barra multifunzione
Contiene dieci gruppi di comandi: Disegna, Edita, Annotazione, Layer, Blocco,
Proprietà, Gruppi, Utilità, Appunti e Vista (➜ Fig. 16).
J Disegna contiene i comandi per disegnare, come linea, arco, cerchio ecc.
J Edita contiene i comandi per intervenire su disegni già realizzati col comando
Disegno.
J Annotazione contiene i comandi per scrivere testi e per apporre le quote.
J Layer permette di scomporre un disegno e distribuirlo su fogli sovrapposti.
J Proprietà permette di conoscere e assegnare alcune caratteristiche ai disegni,
come il colore, lo spessore delle linee ecc.
J Utilità permette, tra le altre cose, di misurare le lunghezze, gli angoli, le superfici e i volumi dei disegni.
➜ Fig. 16
Alcune icone riportano sotto o a fianco il triangolino che una volta cliccato svolge
una tendina contenente ulteriori comandi.
1.3.2 Il mouse
Nel mouse i tasti hanno funzioni distinte (➜ Fig. 17).
Il tasto sinistro è il tasto operativo: permette di attivare i vari comandi, di disegnare, di spostare gli
oggetti ecc. L’indice sul video che visualizza il suo
operare è il puntatore , che può assumere principalmente cinque forme:
se è su cornice e icone
se è nell’attesa di comando
se è con comando inserito
se è su finestra di testo
➜ Fig. 17
se è a comando inserito per selezionare gli oggetti.
➜ Fig. 18
Oltre alle funzioni già citate, il tasto di sinistra serve anche a
selezionare gli oggetti per poterli modificare. Per eseguire questa operazione è sufficiente cliccare sul singolo oggetto. Quando
un oggetto è selezionato, a video appare evidenziato in blu e
con alcuni quadretti, detti grip (➜ Fig. 18), dello stesso colore,
in corrispondenza dei suoi punti caratteristici (gli estremi e il
punto medio per un segmento, il centro e i quattro punti quadrante in una circonferenza ecc.). Agganciando con il puntatore
uno dei quadretti, cliccandolo e trascinandolo con il tasto sinistro, è possibile modificare l’oggetto o la sua posizione.
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
© Casa Editrice G. Principato SpA
9
Volendo selezionare un gruppo di oggetti, si
clicca sul tasto sinistro e si rilascia il tasto, si
trascina da sinistra verso destra creando un
rettangolo che comprenda tutti gli oggetti desiderati e si riclicca sul tasto. In questo caso gli
oggetti, perché siano selezionati, devono essere
compresi nel rettangolo di selezione per la loro
interezza (➜ Fig. 19).
Se invece il rettangolo di selezione si ottiene
trascinando da destra verso sinistra è sufficiente
che gli oggetti siano toccati anche in un solo
punto perché rimangano selezionati (➜ Fig. 20).
C’è un ulteriore modo per selezionare ed è col
“lazo”. In questo caso si clicca col tasto e lo si
mantiene premuto. Quindi lo si trascina inglobando o toccando gli oggetti a seconda che si
operi da sinistra a destra o da destra a sinistra.
➜ Fig. 19
➜ Fig. 20
Il tasto destro può essere opportunamente impostato in Personalizza pulsante
in alto a sinistra,
destro del mouse. Per attivare tale scelta si clicca sull’icona
quindi su Opzioni (➜ Fig. 21), poi Preferenze utente e nel quadrante Funzionamento standard di Windows si sceglie appunto Personalizza pulsante destro del
mouse (➜ Fig. 22), aprendo così la finestra corrispondente. Si suggerisce di selezionare Equivale a premere Invio nel quadrante Modalità Comando, in modo da
poter operare con maggiore velocità.
La rotellina centrale del mouse, se ruotata in avanti o indietro, ingrandisce o
rimpicciolisce l’immagine a video come in Zoom tempo reale e, se tenuta premuta, permette di spostare l’immagine a schermo come se fosse un foglio come
in Pan.
➜ Fig. 21
10
➜ Fig. 22
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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1.3.3 La tastiera
La tastiera (➜ Fig. 23) ha in generale la stessa funzione che ha negli altri programmi,
serve cioè a immettere dati, a scrivere testi e ad attivare alcuni comandi.
ESC Serve per uscire.
F1
Apre la guida in linea in cui è spiegato tutto ciò che riguarda
il programma.
F2
Apre una finestra di testo in cui sono elencate cronologicamente tutte le operazioni svolte fino a quel momento dall’operatore.
F3
Attiva e disattiva OSNAP.
F7
GRIGLIA: mostra e nasconde la griglia.
F8
ORTO: limita il tracciamento delle linee alla rettilineità orizzontale o verticale.
F9
SNAP: attivato, aggancia i punti della GRIGLIA.
F10 POLARE: attivato col comando Linea, aggancia le traiettorie
corrispondenti agli angoli incremento.
F11 OPUNTAMENTO: si utilizza con Snap ad oggetto. Attivato, e
dopo aver agganciato un punto caratteristico di un oggetto con
Snap, visualizza gli allineamenti a tale punto secondo traiettorie
che hanno l’angolazione stabilita in Puntamento polare.
F12 DIN: attiva o disattiva Input dinamico.
➜ Fig. 23
In particolare, il tasto INVIO permette di eseguire le seguenti operazioni:
– premuto alla fine di ogni digitazione comunica che si è terminato di scrivere e
che vanno attuate le indicazioni;
– alla richiesta di Comando, premendo INVIO si richiama l’ultimo comando eseguito;
– premendo INVIO, con un comando di modifica, si indica che si sono finiti gli
elementi da selezionare;
– quando è proposta un’opzione racchiusa tra < e > basta dare INVIO per accettarla.
La stessa funzione di INVIO la assume anche la BARRA SPAZIATRICE purché non
si sia all’interno di un comando di testo.
– I cosiddetti tasti funzione (F1, F2, F3, …) permettono di richiamare alcuni aiuti
o attivare alcuni supporti per il disegno.
– Il tasto Esc serve per uscire da una qualsiasi operazione si stia compiendo e mette
il sistema in posizione di attesa di comando.
➜ Fig. 24
Quando, alla richiesta Digitare un comando, si digitano le lettere relative a un comando (ad esempio, l per linea, pol per poligono ecc.) e si dà INVIO, si attiva il
comando relativo. Se invece, digitata una lettera, ad esempio l, si attende qualche
secondo, si avvia una funzione di aiuto, detta Completamento automatico, che suggerisce comandi o variabili che hanno come lettera iniziale la lettera digitata (➜ Fig. 24).
Il foglio da disegno: l’origine
➜ Fig. 25
In AutoCAD il “foglio” da disegno è orientato secondo coordinate cartesiane x e y.
Il punto di origine O di tale piano cartesiano si trova normalmente in basso a sinistra
del foglio.
Se si desidera variarne la posizione, cliccando prima sull’icona, aprendo la finestra
con le opzioni Sposta e allinea, Sposta solo l’origine e Globale (➜ Fig. 25), poi su
Sposta solo l’origine, si ha la possibilità di spostarlo direttamente con il mouse o di
inserire le coordinate della nuova posizione.
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11
1.3.4 I layer
TI
S
VI
Il foglio di lavoro di AutoCAD si può immaginare formato da tanti fogli trasparenti
sovrapposti. Si ha pertanto la possibilità di eseguire un disegno distribuendo le
varie componenti su layer (“fogli”) diversi: ad esempio, le linee in vista su un
layer, quelle di costruzione su un altro, le quote su un altro ancora e così via
(➜ Fig. 26). L’utilità di questo modo di operare sta nella possibilità di escludere
dalla vista e dalla stampa le parti che non interessano (ad esempio a disegno concluso si può escludere il layer delle linee di costruzione).
IO
GG
TE
AT
TR
E
OT
QU
I
ON
ZI
RU
T
OS
C
➜ Fig. 26
Creazione dei layer
Si clicca sull’icona Proprietà Layer (figura a lato) nel settore corrispondente ai layer nella barra multifunzione, richiamando in tal modo la
finestra Gestore proprietà layer (➜ Fig. 27).
Nella finestra è evidenziato il layer 0 che è quello di default. È creato all’avvio di
ogni nuovo disegno, non si può cancellare né rinominare ed è buona norma non
disegnare su di esso. La barra delle proprietà del layer è divisa in alcune colonne
che contengono alcuni simboli e scritte, come On, Congela, Blocca che si riferiscono al layer stesso, e Colore, Tipo di linea, Spessore di linea, Stile di stampa
che si riferiscono al disegno che sarà eseguito sul layer. Per creare un nuovo layer
basta cliccare sull’icona
e appare una nuova barra col momentaneo nome di
layer1 (➜ Fig. 28).
➜ Fig. 27
➜ Fig. 28
12
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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Una volta creato un nuovo layer, si procede con l’assegnargli il nome
e poi nel deciderne le proprietà agendo sulle varie colonne.
Colonne riferite al layer
J On
: normalmente la lampadina è gialla, il che significa che il
layer è attivo, è visibile e disponibile per la stampa. Cliccandovi
sopra, la lampadina da gialla diventa scura indicando così che
il layer è disattivato e quindi invisibile e non disponibile per la
stampa indipendentemente dall’attivazione dell’opzione Stampa.
J Congela
: ha una funzione simile al comando precedente. Se il
sole è giallo il layer è visibile, se è scuro, cioè congelato, è invisibile. La differenza rispetto a On consiste nella rigenerazione, che
in un layer congelato non viene effettuata. Essa consiste nel processo che AutoCAD compie, dopo una modifica sostanziale del
disegno, per convertire i dati dell’oggetto in pixel ricalcolando le
coordinate di ogni oggetto presente nel disegno provocando una
perdita di tempo.
J Bloccato
: mantiene visibili gli oggetti sul layer, attivo e scongelato, ma ne impedisce le modifiche. Rendendo corrente un
layer che è bloccato vi si possono aggiungere oggetti.
➜ Fig. 29
Colonne riferite al disegno
J Colore
: serve ad attribuire un colore agli oggetti di un layer
(quello di default è nero o bianco). Cliccando sul quadratino compare la finestra Seleziona colore (➜ Fig. 29) con una tavolozza di
240 colori, nella parte superiore, e, nella parte inferiore, escludendo i due grigi, una barra standard di 7 colori base. Cliccando
su un colore della tavolozza superiore, nella casella Colore compare il numero corrispondente (➜ Fig. 29) mentre, per la fascia
inferiore, compare il suo nome (➜ Fig. 30). Il colore evidenziato
viene attribuito al layer cliccando su OK.
➜ Fig. 30
J Tipo linea: serve ad assegnare al layer un tipo di linea che di default è Continous
(➜ Fig. 31). Cliccando su questa scritta, appare la finestra Seleziona tipo di
linea che normalmente contiene la sola linea Continous. Cliccando su Carica,
appare la finestra Carica o ricarica tipi di linea (➜ Fig. 32) contenente una
serie di linee tra cui scegliere quella desiderata evidenziandola e dando OK.
➜ Fig. 31
➜ Fig. 32
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Per i disegni che si devono eseguire normalmente,
oltre al tipo di linea (detto tipolinea) Continous sarà
sufficiente caricare un trattopunto per gli assi e una
nascosta per gli spigoli non in vista.
J Spessore linea: modifica lo spessore di linea associato ai layer selezionati. Facendo clic sul nome
dello Spessore linea viene visualizzata la finestra
di dialogo corrispondente (➜ Fig. 33). In essa sono
elencati gli spessori di linea predefiniti che, selezionandoli, è possibile applicare ai layer.
J Stile di stampa: modifica lo stile di stampa associato ai layer selezionati attribuendo a ciascuno di
essi un colore, un tipolinea (CENTRO 2, Demo2,
Continous) e uno spessore di linea (0,15 o 0,30).
Se si utilizzano stili di stampa dipendenti dal colore, non è possibile modificare lo stile di stampa
associato a un layer. Facendo clic sul nome dello
stile di stampa viene visualizzata la finestra di
dialogo Seleziona stile di stampa.
J Stampa/Non stampare: controlla se stampare i
layer selezionati. Soltanto i layer visibili del disegno possono essere disattivati per la stampa, cioè
quelli attivati o scongelati. Se un layer è congelato
o disattivato nel disegno pur essendo impostato
per la stampa non viene stampato.
Preparazione di un pacchetto di layer
Nell’iniziare un disegno è utile procedere creando
un pacchetto di layer che si presume possano servire
e che comunque nel prosieguo del lavoro possono
essere integrati.
In Gestione layer si clicca sull’icona Nuovo
e
comparirà un nuovo layer di nome Layer1. Si sostituisce il nome ad esempio con Visti (per gli spigoli in vista); quindi, cliccando sul quadratino della
colonna Colore, si attribuisce ad esempio il colore
Cyano, si lascia invariato il tipolinea che è Continous e si attribuisce uno spessore di linea, ad esempio 0,30. Si ripete l’operazione per ulteriori layer
dando loro il nome di Assi, Nascosti, Tratteggi,
Quote, Testo, Foglio, attribuendo a ciascuno di essi
un colore, un tipolinea e uno spessore di linea (ad
esempio 0,15 o 0,30).
Per passare da un layer all’altro, mentre si disegna,
si utilizza il menù a tendina (➜ Fig. 34). Dopo averlo
aperto, si seleziona il layer desiderato cliccando
sul suo nome. Un’altra possibilità consiste nell’attivare il comando cliccando sull’icona Rendi corrente
e quindi nel selezionare un elemento
grafico del layer desiderato. Da notare inoltre che,
aperta la tendina dei layer, si può agire sulle icone On,
Congela, Bloccato.
1 4 I comandi di assistenza
Cliccando con il tasto destro del mouse su una qualsiasi icona nella barra di stato, in basso a destra del
video, appare una scritta come, ad esempio, impostazione griglia, oppure impostazione Snap ad oggetto,
a seconda che si sia sull’icona di griglia o su quella di
Snap ad oggetto. Cliccando su tale scritta si apre la finestra di Impostazioni disegno che permette di adattare vari comandi alle proprie esigenze (➜ Fig. 35).
➜ Fig. 34
➜ Fig. 33
14
➜ Fig. 35
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Comandi Snap ad oggetto (detti anche Osnap)
Da non confondere con Snap e griglia.
Nell’eseguire un disegno si ha spesso la necessità
di tracciare una linea, o un altro ente geometrico,
partendo dall’estremo o dal punto medio di un segmento. Farlo a occhio è impossibile.
Le modalità Snap ad oggetto, dette anche Osnap,
consentono di “agganciare” un punto geometricamente significativo di un oggetto, come ad esempio
gli estremi di un segmento, il suo punto medio, il
centro di una circonferenza, l’intersezione tra due
linee ecc. Nella scheda Snap ad oggetto (➜ Fig. 36)
è possibile attivare o disattivare i singoli snap selezionandoli spuntando l’apposita casella a fianco
del nome. In ➜ Fig. 36, ad esempio, sono selezionati
Fine, Punto medio, Centro, Nodo, Intersezione e Vicino. Per attivare o disattivare il comando si può
cliccare sull’icona
nella Barra di stato (azzurra
attivata, grigia disattivata) oppure premere il tasto
funzione F3.
Un’ulteriore possibilità si ha cliccando col tasto sinistro sull’icona
aprendo così una tendina (➜ Fig. 37),
con elencati i vari snap e le loro relative icone, che
permette di scegliere quali comandi rendere attivi.
Quando si attiva un comando Snap, attorno al puntatore si crea un’area “sensibile”, segnalata dalla
comparsa di un simbolo colorato (➜ Fig. 38), del medesimo disegno di quello riportato a fianco di ciascun nome in ➜ Fig. 36, che permette l’aggancio di
quei punti che fanno parte del tipo di punto geometrico selezionato e che entrano nel suo campo d’azione. Pertanto, perché si verifichi l’aggancio voluto
è necessario che sia stato attivato il tipo di snap e
che ci si sia avvicinati al punto desiderato finché si
entra nell’area sensibile.
Il campo di attivazione può essere più o meno ampio
a seconda di quanto impostato in Dimensione apertura della scheda Disegno nella finestra Opzioni.
I comandi snap si attivano solo quando sono già inseriti i comandi disegno. È necessario pertanto inserire prima il comando disegno (linea, cerchi ecc.)
per poter attivare poi gli aiuti. Quelli qui sotto sono
i comandi snap più comunemente usati.
➜ Fig. 36
➜ Fig. 37
➜ Fig. 38
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Snap e Griglia
Il comando Griglia (➜ Fig. 39) serve a far apparire sul
foglio da disegno una griglia di riferimento che può
essere agganciata attivando Snap. La dimensione dei
quadretti o dei rettangoli possono essere impostate
agendo nella finestra Impostazioni disegno (➜ Fig. 40),
che si apre cliccando col tasto destro sull’icona Griglia
e quindi su Impostazione griglia.
Inoltre, non solo si stabiliscono le distanze in ascissa
e ordinata nel riquadro Griglia, ma anche gli intervalli di aggancio snap, cioè a che distanza scatta
l’aggancio alla griglia. Ad esempio se la griglia è
X 10 e Y 10 l’aggancio può essere impostato con
X 30 e Y 20. Se si attiva lo snap di aggancio, sul video
si vedrà il puntatore muoversi a salti sia che la griglia
sia visibile oppure no.
Per far apparire o scomparire la griglia e per attivare
o disattivare l’aggancia punti, sarà sufficiente cliccare rispettivamente sulle icone
e
nella barra
➜ Fig. 39
di stato oppure premere sui tasti funzione F9 e F7.
Puntamento polare
Mediante questo comando si può impostare un incremento angolare che orienta le linee durante il loro
tracciamento.
Ad esempio, nell’apposita scheda Puntamento polare, nella finestra di Impostazioni disegno, aperta
cliccando col tasto destro del mouse sull’icona corrispondente
, si seleziona un Angolo incremento di
➜ Fig. 40
15° nell’apposito riquadro (➜ Fig. 41); col comando
linea attivato, e dopo aver fissato il punto iniziale, si
vedrà che, nello spostare il puntatore verso il nuovo
punto, la traccia della linea catturerà le traiettorie
di 15° o suoi multipli. L’aggancio sarà segnalato
dalla scritta con indicate le coordinate polari del
puntatore.
I valori possibili dell’Angolo incremento vanno da
5° a 90°. Nel tracciare le linee, una volta impostato
l’angolo incremento, si possono digitare direttamente
le lunghezze, orientare con il mouse le direzioni e
dare Invio.
Per attivare o disattivare Puntamento Polare basta
cliccare sull’icona corrispondente
nella Barra di
stato oppure premere il tasto funzione F10.
➜ Fig. 41
16
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Input dinamico
Una volta attivato, cliccando sull’icona
nella
barra di stato, a fianco del puntatore:
– le indicazioni della barra di comando;
– le coordinate cartesiane o polari assolute o relative
a seconda dell’impostazione data.
nestra Impostazioni disegno (➜ Fig. 43) dove, nella
scheda specifica, si possono modificare le impostazioni del comando.
Alla richiesta di un secondo punto, sono visualizzati
i valori relativi alla distanza e agli angoli che cambiano in base agli spostamenti del cursore (➜ Fig. 42).
Cliccando col tasto destro sull’icona e poi sulla
scritta impostazioni input dinamico, si apre la fi-
➜ Fig. 42
➜ Fig. 43
1 5 I comandi per disegnare
Prima di iniziare un disegno è importante impostare
le unità di misura che si intendono utilizzare.
AutoCAD infatti opera per unità per cui è il disegnatore che deve decidere a cosa esse devono corrispondere. Per fare ciò si clicca sul Menù dell’Applicazione
e si seleziona Utilità disegno
(➜ Fig. 44). Si aprirà la finestra
Unità disegno (➜ Fig. 45) dove
impostare le unità di misura. Per
quanto riguarda la scala in cui
operare si consiglia di utilizzare la
scala 1:1 rimandando al momento
della stampa la scelta definitiva
quando si decideranno le dimensioni del disegno e il formato del
foglio. Si sottolinea già da ora che
è da evitare assolutamente l’opzione adatta al foglio che verrà
proposta in fase di stampa, in
quanto si avrà una stampa con
scala indefinita, cosa non accettabile per un disegno tecnico.
Nell’esecuzione di un disegno si procede inserendo i dati,
utilizzando le coordinate cartesiane oppure le coordinate
polari. Esse possono essere assolute, e cioè riferite all’origine UCS (0, 0) intersezione degli assi X e Y, oppure relative e cioè riferite all’ultimo punto che si è specificato.
➜ Fig. 44
➜ Fig. 45
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Pertanto se si desidera procedere per:
– coordinate assolute, con l’Input dinamico disattivato si immettono direttamente i dati nella barra
di comando; se invece si opera con l’aiuto dell’Input dinamico si deve prima digitare #.
– coordinate relative, con l’Input dinamico disattivato i dati devono essere inseriti nella barra di
comando preceduti da @; se invece si opera con
l’aiuto dell’Input dinamico si immettono direttamente i dati.
Se, della figura da costruire, si conoscono le lunghezze dei lati e se i loro angoli di inclinazione sono
multipli di uno stesso angolo (ad esempio 15°, 30°,
45°, 60°, 75°, 90°), un ulteriore modo di inserire i dati
con coordinate relative polari consiste nell’attivare
Puntamento polare. Lo si imposta con l’angolo di
base (nel caso dell’esempio 15°) e quindi si procede
digitando le lunghezze, orientando il puntatore ad
agganciare l’angolo desiderato e dando Invio.
Nell’inserire i dati si ricorda che i decimali devono
essere espressi con il punto mentre la virgola serve
solo come separatore (X, Y).
Per attivare un comando si può cliccare sull’icona
corrispondente oppure digitare la o le lettere che lo
identificano. Ad esempio L (maiuscolo o minuscolo)
per Linea, PG per Poligono ecc.
Prima di procedere all’analisi dei vari comandi, si
precisa che, a ogni comando attivato, nella finestra
di testo compare il nome del comando stesso assieme
a una indicazione a una o più opzioni racchiuse tra
parentesi [ ]. Per esempio:
CERCHIO Specificare punto centrale del cerchio o
[2P 3P Ttr (tangente tangente raggio)]).
La prima è l’opzione di default e per sceglierla sarà
sufficiente inserire direttamente i dati e dare Invio.
Per scegliere una di quelle tra parentesi si dovrà digitare tutto il nome oppure la o le lettere segnate in
maiuscolo.
Comando LINEA L
Ora si può:
a) cliccare direttamente nell’area disegno.
b) inserire i dati per coordinate cartesiane o per coordinate polari e dare Invio.
Nella barra di dialogo appare
Specificare punto successivo o [Annulla]
cui si può rispondere:
a) cliccando in un punto dell’area disegno;
b) inserendo i dati, riferiti all’origine del disegno, per
coordinate cartesiane o per coordinate polari
c) per coordinate cartesiane o polari riferite all’ultimo punto disegnato digitando però prima @.
PROBLEMA 1
Tracciare il contorno del foglio UNI A4 (210×297).
Si attiva il comando Linea:
LINEA specificare primo punto:
0,0 (Invio)
Specificare punto successivo o [Annulla]:
210,0 (Invio)
Specificare punto successivo o [Annulla]:
210,297 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
0,297 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
0,0 oppure c per chiudi il poligono (Invio)
PROBLEMA 2
Disegnare il triangolo ABC date le coordinate cartesiane assolute dei suoi vertici: A: 30,230 ; B: 110,230;
C: 65,270. Con Input dinamico disinserito
Si attiva il comando Linea:
LINEA specificare primo punto:
30,230 (Invio)
Specificare punto successivo o [Annulla]:
110,230 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
65,270 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
30,230 oppure c per chiudi il poligono (Invio)
Serve a tracciare uno o più segmenti di linea isolati
o consecutivi. Tali segmenti possono essere tracciati
direttamente con il mouse o per coordinate mediante
tastiera. Quando si attiva il comando cliccando sull’i, o digitando l e Invio, nella barra di dialogo
cona
compare la scritta:
LINEA specificare primo punto:
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PROBLEMA 3
Disegnare il triangolo DEF date le coordinate polari
assolute dei suoi estremi: D: 265,61°; E: 300,50°;
F: 310,62°. Con Input dinamico disinserito
Si attiva il comando Linea:
LINEA specificare primo punto:
265<61 (Invio)
Specificare punto successivo o [Annulla]:
300<50 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
310<62 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
265<61 oppure c per chiudi il poligono (Invio).
PROBLEMA 4
Disegnare il triangolo GHI date le coordinate cartesiane assolute del vertice: G: 50,150 e relative al vertice G di H: 50,30 e relative al vertice H di I: -60,20.
Si attiva il comando Linea:
LINEA Specificare primo punto:
50,150 (Invio)
Specificare punto successivo o [Annulla]:
@50,30 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
@ -60,20 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
50,150 oppure c (Invio)
PROBLEMA 5
Disegnare il triangolo LMN date le coordinate polari
assolute del vertice: L: 190,50° e relative al vertice L
di M: 60,20° e relative al vertice M di N: 50,140°.
Si attiva il comando Linea:
LINEA specificare primo punto:
190<50 (Invio)
Specificare punto successivo o [Annulla]:
@60<20 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
@50<140 (Invio)
Specificare punto successivo o [Chiudi Annulla]:
190<50 oppure c (Invio)
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PROBLEMA 6
Tracciare i poligoni in figura. Nel primo esercizio si suggerisce di attivare la Modalità mentre nel secondo caso
Puntamento polare impostato a 30°.
60
°
60
12
0°
30
30
30
°
30
°
60
60
(150,50)
30
a
b
Comando LINEA DI COSTRUZIONE (XL)
Serve per creare rette di lunghezza infinita che comunemente sono usate come linee di costruzione.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
XLINEA Specificare un punto o
[Orizz Vert Ang Bisett Offset]:
Le varie opzioni proposte permettono di: posizionare
la retta indicando due punti, tracciarla orizzontale
dato un punto, tracciarla verticale dato un punto,
tracciarla secondo un angolo specificato, tracciarla
come bisettrice di un angolo dato e tracciarla parallela a un altro oggetto alla distanza stabilita.
Comando POLIGONO (PG)
Serve a tracciare un poligono regolare fino a circa un
migliaio di lati conoscendo il lato o il raggio della
circonferenza circoscritta o di quella inscritta.
Disegniamo un poligono. Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo
si ha:
POLIGONO Digitare numero di lati <4>:
si digita il numero di lati (Invio)
Specificare centro del poligono [Spigolo]:
20
si digitano le coordinate del centro (Invio) (si sceglie
la costruzione partendo dalla circonferenza)
Digitare un’opzione [Inscritto nel cerchio/Circoscritto
intorno al cerchio] <I>:
(si sceglie se Inscritto o Circoscritto)
Specificare raggio del cerchio:
si digita il valore del raggio (Invio)
oppure
POLIGONO Digitare numero di lati <4>:
si digita il numero di lati (Invio)
Specificare centro del poligono [Spigolo]:
s (si sceglie di tracciare un lato di riferimento) (Invio)
Specificare primo punto finale dello spigolo:
……….. (Invio)
Specificare secondo punto finale dello spigolo:
……….. (Invio)
Di default AutoCAD costruisce i poligoni con la base
orizzontale. Quando si vuole ottenere un poligono
ruotato, alla domanda
Specificare raggio del cerchio:
si dà il valore con le coordinate precedute da @ (riferendole cioè al centro del poligono). Ad esempio,
se si vuole ottenere un esagono di raggio 30 con la
diagonale maggiore sulla verticale, alla richiesta del
raggio si dovrà digitare @0,30 oppure @30<90.
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PROBLEMA 7
Tracciare un pentagono regolare di lato 40 e con il
vertice A di coordinate assolute 30,200.
Si attiva il comando Poligono:
POLIGONO Digitare numero di lati <4>:
5 (Invio)
Specificare centro del poligono [Spigolo]:
s (Invio)
Specificare primo punto finale dello spigolo:
30,200 (Invio)
Specificare secondo punto finale dello spigolo:
@40,0 (Invio)
PROBLEMA 8
Tracciare un ottagono regolare, come in figura, inscritto in una circonferenza di raggio 50 con il centro
O di coordinate assolute 140,230.
Si attiva il comando Poligono:
POLIGONO Digitare numero di lati <4>:
8 (Invio)
Specificare centro del poligono [Spigolo]:
140,230 (Invio)
Digitare un’opzione [Inscritto nel cerchio/Circoscritto
attorno al cerchio] <I>:
(Invio)
Specificare raggio del cerchio:
40 (Invio)
PROBLEMA 9
PROBLEMA 10
Tracciare la serie di poligoni in figura di lato 40 e con
il vertice A di coordinate assolute 40,40.
Disegnare l’ettagono e il decagono rispettivamente
inscritto e circoscritto a una circonferenza di raggio
35 con il centro O di coordinate assolute 150,80.
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21
Comando ARCO (AR)
Serve per creare archi di circonferenza.
Per utilizzare correttamente il comando Arco, è bene conoscere la terminologia
di AutoCAD, riportata nella ➜ Fig. 46, e utilizzare lo schema che riassume le
molte alternative che esso offre. Si sottolinea, inoltre, che per default AutoCAD
disegna gli archi in senso antiorario.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
, nella barra di dialogo si ha:
ARCO Specificare punto iniziale dell’arco o [Centro]:
Si procede nella scelta delle opzioni a seconda delle necessità dettate dalla costruzione da realizzare.
3 Punti
Inizio, Centro, Fine
Inizio, Centro, Angolo
Inizio, Centro, Lunghezza
Inizio, Fine, Angolo
DI
Inizio, Fine, Direzione
RE
FINE
ZI
ON
E
Inizio, Fine, Raggio
Centro, Inizio, Fine
G
G
IO
LUNGHEZZA DELLA CORDA
Centro, Inizio, Angolo
RA
ARCO
Inizio, Centro, Lunghezza
Continua
CENTRO
ANGOLO
INIZIO
➜ Fig. 46
PROBLEMA 11 (Arco per tre punti)
22
C
40
Tracciare un arco passante per i vertici di un triangolo
rettangolo di cateti 60 e 40 e con il vertice dell’angolo
retto di coordinate assolute 30,230.
Tracciato il triangolo, si attiva il comando Arco (Input
dinamico disinserito)
ARCO Specificare punto iniziale dell’arco o [Centro]:
30,230 (Invio)
Specificare secondo punto dell’arco [Centro Fine]:
90,230 (Invio)
ARCO Specificare punto finale dell’arco:
30,270 (Invio).
Volendo evitare di digitare le coordinate dei punti si
attiva Punto finale in Impostazioni Snap ad oggetto
nella barra di stato e si clicca direttamente sui vertici
del triangolo.
B
A
(30,230)
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60
PROBLEMA 12 (Centro inizio fine)
F
D
Tracciare tre settori circolari di raggio 30, con un’ampiezza angolare di 60°,
con il centro O di coordinate assolute 150,250 e uniformemente distribuiti
60°
in un angolo di 360°.
Si attiva il comando Arco:
ARCO Specificare punto iniziale dell’arco o [Centro]: C (Invio)
A
O
B
Specificare centro dell’arco: 150,250 (Invio)
(150,250)
R30
Specificare punto iniziale dell’arco: @30<0 (Invio)
Specificare punto finale dell’arco (tenere premuto Ctrl per cambiare
direzione) o [Angolo Lunghezza corda]: A (Invio)
Specificare l’angolo inscritto (tenere premuto Ctrl per cambiare direzione):
C
E
60 (Invio)
Si ripete l’operazione dando sempre centro 150,250 e poi @30<120 Invio,
A, 60 e ancora @30<240, A, 60.
Si completa la costruzione tracciando, col comando Linea e attivando Punto finale in Impostazioni Snap ad
oggetto nella barra di stato, i segmenti di congiunzione tra gli estremi degli archi.
PROBLEMA 13 (Centro inizio angolo)
Tracciare la spirale, a due centri, di passo 20 e con origine di coordinate assolute
60,150
ARCO Specificare punto iniziale dell’arco o [Centro]: 70,150 (Invio)
Specificare secondo punto dell’arco [Centro Fine]: c (Invio)
Specificare centro dell’arco: 60,150 (Invio)
Specificare punto finale dell’arco (tenere premuto Ctrl per cambiare
direzione)
o [Angolo Lunghezza Corda]: a (Invio)
Specificare angolo inscritto (tenere premuto Ctrl per cambiare direzione):
180 (Invio)
Si ripete l’operazione dando punto iniziale 50,150 e poi c quindi 70,150
poi a e infine 180. Quindi nuovamente dando punto iniziale 90,150 e poi c
quindi 60,150 poi a e infine 180.
20
O
(60,150)
A
B
PROBLEMA 14 (Centro inizio fine)
80
Costruire un ovale dato l’asse maggiore di 80 e con l’estremo A di coordinate assolute 110,150.
Tracciato l’asse si costruiscono le tre circonferenze di raggio 20. Attivato
il comando Linee di costruzione si tracciano le linee passanti per i centri
O' e O'' e per le intersezioni Z, V, U, T, determinando così i centri C' e C''.
Si attiva il comando Arco e lo Snap intersezione:
ARCO Specificare punto iniziale dell’arco o [Centro]:
si clicca in S.
Specificare secondo punto dell’arco [Centro Fine]: f (Invio)
Specificare punto finale dell’arco: si clicca in P
Specificare centro dell’arco o [Angolo Direzione Raggio]:
si clicca in C'.
Si ripete quindi l’operazione anche per l’arco Q-R.
C″
P
A
Z
O′
O
O″
B
(100,150)
Q
U
V
R
C′
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S
T
23
PROBLEMA 15 (Inizio fine direzione)
A
B
M
C
L
Ø 68
Ridisegnare la figura proposta.
Dopo aver tracciato il dodecagono come in figura, col comando
Linea e con Snap Punto Finale si tracciano le diagonali AF, NG,
BI, CH ecc. Successivamente si attiva il comando Arco e con Snap
Punto Finale si procede a tracciare i tre archi.
ARCO Specificare punto iniziale dell’arco
o [Centro]: si clicca in E
ARCO Specificare secondo punto dell’arco [Centro Fine]: f (Invio)
ARCO Specificare punto finale dell’arco: si clicca in H
ARCO Specificare centro dell’arco o [Angolo Direzione Raggio]:
d (Invio)
ARCO Specificare direzione tangente per il punto iniziale dell’arco:
si clicca in L.
N
O
(105,60)
I
D
E
H
F
G
Comando POLILINEA (PL)
Serve a tracciare una polilinea, cioè un insieme di segmenti e archi consecutivi che sono considerati un unico
elemento. Usato con le impostazioni di default, è simile al comando Linea, con la differenza che con Polilinea
i poligoni tracciati sono un unico oggetto che deve essere esploso con il comando corrispondente per spezzarlo
in tanti singoli segmenti.
Attivando il comando sull’icona
, nella barra di dialogo si ha:
PLINEA Specificare punto iniziale: si inseriscono i dati come in Linea
Specificare punto successivo o [Arco Mezza-larghezza Lunghezza Annulla LArghezza]:
si inseriscono i dati come in Linea oppure si digita a per operare con arco.
Eseguire le costruzioni richieste nei problemi relativi al comando Linea.
R6
PROBLEMA 16
Costruire la sagoma in figura.
Si attiva il comando Polilinea:
PLINEA Specificare punto iniziale: 78,215
Specificare punto successivo o [Arco ... LArghezza]:
@52,0 (Invio)
Specificare punto successivo o [Arco ... LArghezza]:
a (Invio)
Specificare punto finale dell’arco o [Angolo CEntro
… LArghezza]:
ce (Invio)
Specificare centro dell’arco: @0,6 (Invio)
Specificare punto finale arco o [Angolo o Lunghezza]:
a (Invio)
Specificare angolo inscritto: 180 (Invio)
Specificare punto finale arco o [Angolo … LInea …
LArghezza]: li (Invio)
Specificare punto successivo o [Arco … LArghezza]:
@-16,0 (Invio)
Specificare punto successivo o [Arco/…/LArghezza]:
a
24
R5
7
R1
R6
(78, 215)
16
52
Specificare punto finale arco o[Angolo/CEntro/…/
LArghezza]:
ce (Invio)
Specificare centro dell’arco:
@0,5 (Invio)
Specificare punto finale arco o [Angolo o Lunghezza]:
a (Invio)
Specificare angolo inscritto:
-180 (Invio)
Si completa il problema procedendo come nella
prima parte.
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Comando CERCHIO (C)
Serve a tracciare un cerchio.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
CERCHIO Specificare centro del cerchio o [3P/2P/Ttr (Tangente tangente raggio)]:
e cioè: centro = disegna un cerchio dato il centro e il raggio o il diametro, 3P = disegna un cerchio dati tre suoi
punti, 2P = disegna un cerchio dati gli estremi di un suo diametro, Ttr = disegna un cerchio tangente a due
oggetti dato il raggio.
PROBLEMA 17
5
Tracciare il cerchio di raggio 35 e col centro di coordinate assolute
60,145.
Si attiva il comando Cerchio:
CERCHIO Specificare centro del cerchio o [3P/2P/Ttr (Tangente tangente raggio)]:
60,145 (Invio)
Specificare raggio del cerchi o [Diametro]:
35 (Invio)
R3
O
(60, 145)
PROBLEMA 18
D
C
50
Tracciare la circonferenza circoscritta a un quadrato ABCD di lato 50
con A di coordinate assolute 125,120.
Si traccia il quadrato di lato 50 quindi si attiva il comando Cerchio:
CERCHIO Specificare centro del cerchio o [3P/2P/Ttr (Tangente tangente raggio)]: si digita 3P (Invio)
alla richiesta dei tre punti si danno in successione le coordinate di tre
vertici del quadrato. Ad esempio:
Specificare primo punto sul cerchio: 125,120 (Invio)
Specificare secondo punto sul cerchio: 175,120 (Invio)
Specificare terzo punto sul cerchio: 175,170 (Invio)
Volendo evitare di digitare le coordinate dei punti si attiva Punto finale in Impostazioni Snap ad oggetto.
A
(125, 120)
B
PROBLEMA 19
D
C
(45, 40) A
B
30
Tracciare le quattro circonferenze aventi come diametri i lati del quadrato di lato 30 e un vertice di coordinate assolute 45,40.
Dopo aver disegnato il quadrato si attiva il comando Cerchio:
CERCHIO Specificare centro del cerchio o [3P/2P/Ttr (Tangente tangente raggio)]:
si digita 2P (Invio)
Specificare prima estremità del diametro del cerchio: 45,40 (Invio)
Specificare seconda estremità del diametro del cerchio: 75,40 (Invio)
Si ripete l’operazione anche per gli altri lati. Volendo evitare di digitare le coordinate dei punti si attiva Punto finale in Impostazioni
Snap ad oggetto.
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25
PROBLEMA 20
C
Tracciare le tre circonferenze, di raggio 10, tangenti
ai lati del triangolo equilatero ABC di lato 65 con il
vertice A di coordinate assolute 120,30.
Si traccia il triangolo equilatero e poi si attiva il comando Cerchio:
CERCHIO Specificare centro del cerchio o [3P/2P/Ttr
(Tangente tangente raggio)]: si digita Ttr (Invio)
Specificare punto sull’oggetto per la prima tangente
del cerchio: si clicca su un lato del triangolo (Invio)
Specificare punto sull’oggetto per la seconda tangente del cerchio:
si clicca su un altro lato del triangolo (Invio)
Specificare raggio del cerchio< >: 10 (Invio)
Si ripete quindi l’operazione.
(120, 30)
A
0
R1
B
65
Comando TESTO (T)
Serve a inserire scritte nel disegno.
Prima di attivare il comando è necessario creare gli stili di testo che si intendono utilizzare.
Si clicca pertanto su Annotazione (➜ Fig. 47), nella Barra degli strumenti, poi, nel menù a discesa, sulla barra
relativa allo stile di testo e quindi, in basso nella tendina, su Gestisci stili di testo (➜ Fig. 48), aprendo così la
finestra di Stile di testo. Qui, cliccando su Nuovo (➜ Fig. 49), si possono creare i vari stili necessari e impostare
lo stile corrente.
➜ Fig. 47
➜ Fig. 48
➜ Fig. 49
Riga singola di testo da utilizzare per immissioni brevi e semplici. Consente di digitare più righe di testo che
possono essere ruotate, giustificate e avere qualsiasi dimensione.
Alla richiesta “Digitare testo” si immette il testo che viene visualizzato mentre è digitato.
Ogni riga di testo è un oggetto a se stante. Per terminare una riga e iniziarne un’altra premere Invio. Per terminare il comando Riga singola di testo, premere due volte Invio.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona , o scegliendo Testo dal menù Disegna e quindi Riga singola
di testo, nella barra di dialogo si ha:
TESTO Specificare punto iniziale del testo o [Giustificato STile]:
si clicca sul punto di inizio e al cursore del mouse si aggancia una linea elastica che permette, nel passo successivo, di indicare l’altezza del testo.
26
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Specificare altezza <0.00>:
si inserisce l’altezza (Invio) oppure si indica col cursore l’altezza.
Specificare angolo di rotazione del testo <0.00>:
se necessario si indica l’angolo e si dà Invio procedendo poi alla digitazione del testo. Per chiudere il
comando si dà due volte Invio.
Oppure alla domanda TESTO Specificare punto iniziale del testo o [Giustificato/STile]:
per impostare lo Stile del testo si digita st (Invio) e si
digita lo stile;
o per impostare la Giustificazione si digita g (Invio)
e si ha:
TESTO digitare un’opzione [Sinistra Centro Destra
Mezzo adaTta AS AC AD MS MC MD BS BC BD]:
si sceglie il tipo di giustificazione (Invio) e si ha:
Specificare altezza <0.00>:
(se lo stile è lo standard) si immette il valore dell’altezza del testo e si dà Invio oppure si stabilisce l’altezza cliccando nel punto opportuno con il mouse;
Specificare angolo di rotazione del testo <0>:
si immette il valore dell’eventuale angolo di inclinazione del testo e si dà Invio o, nel caso in cui si
stia operando con il mouse, si indica l’inclinazione
desiderata quindi si digita il testo.
Le possibilità di giustificazione sono riferite sempre
a un punto mentre nel comando Testo multilinea
sono riferite sempre a un’area.
Testo multilinea da utilizzare per immissioni di testo
estese con formattazione interna.
L’utilità di questo comando consiste nel permettere
l’inserimento di un testo in riquadri definiti, nella
posizione voluta e stabilendo l’impostazione dei paragrafi. Prima di digitare il testo si definisce la larghezza del paragrafo. Tale larghezza sarà rispettata
quando, una volta terminata la digitazione, AutoCAD
inserisce il testo. È inoltre possibile stabilire l’altezza
del testo, la giustificazione, l’angolo di rotazione e lo
stile, oppure applicare la formattazione di carattere
ai caratteri selezionati.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
,
o scegliendo Testo dal menù Disegna e quindi Testo
multilinea, nella barra di dialogo si ha:
TESTOM Specificare il primo angolo:
si immettono le coordinate del primo angolo col
mouse o digitando i valori (Invio)
Specificare l’angolo opposto oppure [Altezza Giustificato Spaziatura linea Rotazione Stile Larghezza
Colonne]:
si immettono le coordinate del secondo angolo col
mouse o digitando i valori (Invio)
A questo punto sulla barra multifunzione viene visualizzata la scheda contestuale Editor di testo che
permette la gestione del testo (➜ Fig. 50).
Terminata la digitazione per salvare le modifiche e
uscire dall’Editor, si clicca su Chiudi, a destra nella
barra, oppure sul disegno all’esterno dell’editor o
anche si preme Ctrl+INVIO.
➜ Fig. 50
CO
ME
CLASSE
35
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NO
Eseguire le scritte in figura con stile Verdana h = 10.
Si costruiscono il quadrato e il triangolo equilatero in
figura entrambi di lato 120.
Con inseriti Osnap Fine e Medio, si attiva il comando
Riga singola di testo.
Per le scritte ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE
si attiva Giustificato adaTta riferita ai rispettivi
lati del quadrato, mentre, per COGNOME NOME
CLASSE, si attiva Giustificato BC e AC riferiti ai lati
del triangolo.
GN
OM
E
PROBLEMA 21
27
PROBLEMA 22
Compilare la tabella proposta con stile Verdana
h = 3 e 5.
Costruita la tabella col comando Linea, con inserita la
griglia 10× 10 e il relativo snap, si attiva il comando
Testo multilinea, che permette di collocare le scritte
nei riquadri con precisione nella posizione voluta.
TESTOM Specificare il primo angolo:
si clicca sul primo angolo del riquadro da compilare
Specificare l’angolo opposto oppure [Altezza Giu-
stificato Spaziatura linea Rotazione Stile Larghezza
Colonne]:
si clicca sul secondo angolo del riquadro
Si indicano nella scheda di Editor i vari dati relativi
al testo. Ad esempio, per il nome dell’Istituto si è
scelto MC, mezzo centro, mentre per le altre scritte
si è scelto MS, mezzo sinistra. In quest’ultimo caso,
affinché la scritta non si sovrapponga o sia troppo
vicina alla linea di squadratura si dà per una o due
volte barra spaziatrice.
Dopo aver digitato il testo si clicca su Chiudi.
10
Cognome Nome
10
Classe:
10
10
I.T.I.S.
Data:
Esercitazione di disegno
con l'uso del CAD
Esercitazione N°:
Visto
Scala
60
35
35
60
Comando TRATTEGGIO (TRATTEGGIO)
Serve a riempire con una tratteggio un’area delimitata da un contorno chiuso. Attivato il comando mediante
l’icona
nella barra multifunzione si apre la scheda Creazione tratteggio (➜ Fig. 51).
➜ Fig. 51
Essa è suddivisa nei riquadri: Contorni, Modello,
Proprietà, Origine, Opzioni e Chiudi.
Nel riquadro Contorni si ha la possibilità di definire
l’area da riempire. Utilizzando Seleziona punti
si clicca direttamente all’interno dell’area da riempire, utilizzando Seleziona oggetti contorno
si
devono selezionare consecutivamente gli elementi di
contorno all’area.
Nel riquadro Modello c’è la possibilità di scegliere
tra una serie di tratteggi. Sono proposti quattro
esempi di tratteggi alla destra dei quali c’è una barra
di scorrimento che permette di vedere tutti i tipi di
tratteggio disponibili.
28
Nel riquadro Proprietà si possono attribuire varie
caratteristiche al tratteggio, tra cui la scala e l’Angolo, che permettono, rispettivamente, di dosare l’intensità dei tratti e di definire l’angolazione rispetto
all’asse x dell’UCS corrente.
Nel riquadro Opzioni c’è la possibilità di attivare il pulsante dell’icona Associativo facendo sì
che, qualora si apportassero modifiche alla forma
dell’entità già tratteggiata, il tratteggio si adatterà
a essa.
Da ricordare che l’area di un poligono è definita solo
se i suoi vertici sono chiusi.
In caso contrario il comando non risponde e invece
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appare il segnale di errore con indicati i punti di interruzione (➜ Figg. 52 e 53).
PROBLEMA 23
Riempire con una campitura, ANSI31 scala:30 angolo:0°, un esagono regolare di lato 35 con il vertice
A di coordinate 30,20. Tracciato l’esagono si attiva il
comando Tratteggio. Si sceglie il modello ANSI31, si
attiva Seleziona punti, si clicca all’interno dell’esagono e si dà Invio, si clicca infine su OK.
35
➜ Fig. 52
(30,135)
PROBLEMA 24
➜ Fig. 53
Aprendo il menù a tendina Opzioni e poi Individuazione isole esterne (➜ Fig. 54), le scelte individuazione isole Normali, Esterne e Ignora individuazione
(➜ Fig. 55) permettono di definire il metodo di riempimento di aree disegnate le une nelle altre e cioè:
con Normale alternativamente gli spazi delimitati
dagli oggetti, con Esterno solo lo spazio più esterno
e con Ignora tutti gli spazi.
➜ Fig. 54
Riempire con un tratteggio ANSI37 scala: 15 angolo: 30° un esagono regolare inscritto in una circonferenza di raggio 45 e il centro di coordinate
assolute 150,50.
Tracciato l’esagono si attiva il comando Tratteggio.
Si sceglie il modello ANSI37, si modifica la scala
da 1 a 15 e l’angolo da 0 a 30°, si attiva Seleziona
punti, si clicca all’interno dell’esagono, si dà Invio e
si clicca infine su OK.
PROBLEMA 25
Eseguire la figura con i tratteggi indicati.
➜ Fig. 55
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29
PROBLEMA 26
Eseguire le figure con i tratteggi indicati utilizzando le opzioni Normale, Esterno e Ignora.
60
50
25
(106,90)
(40,90)
a
b
Comando REGIONE (REG)
c
Comando ESPLODI (E)
Per regione si intende un’area bidimensionale ottenuta partendo da una forma chiusa delimitata da polilinee, linee, archi circolari ed ellittici, cerchi, ellissi
e spline. Se ad esempio si fosse disegnato un triangolo con il comando Linea, formato quindi da tre oggetti, e si volesse trasformarlo in un unico oggetto,
dopo aver attivato il comando
mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
REGIONE Selezionare oggetti:
si seleziona un lato trovato(i) 1
Selezionare oggetti:
si seleziona un altro lato trovato(i) 1, 2 totale
Selezionare oggetti:
si seleziona il terzo lato trovato(i) 1, 3 totale
Selezionare oggetti: (Invio)
Estrazione eseguita di 1 sequenza chiusa.
Creazione eseguita di 1 regione.
A questo punto, se si clicca su un lato del triangolo,
quest’ultimo si selezionerà come un unico oggetto.
1 6 I comandi per modificare
Comando CANCELLA (CA)
Serve a cancellare un intero disegno, un singolo elemento o più elementi geometrici.
Dopo aver attivato il comando cliccando sull’icona
il puntatore assume la forma di un quadratino,
si selezionano gli elementi da cancellare poi si dà
Invio gli elementi si cancellano.
30
(172,90)
Serve a scomporre oggetti composti. Ad esempio un
rettangolo disegnato col comando Rettangolo è un
unico oggetto. Con Esplodi si scompone nei quattro
elementi che sono i lati.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
Selezionare oggetti: si selezionano gli oggetti di cui
si vuole esplodere e si dà Invio per completare il comando.
Comando OFFSET (OF)
Serve a disegnare un elemento geometrico simile a
un altro dato e alla distanza voluta. Attivato il comando cliccando sull’icona
nella barra di dialogo
appare la richiesta:
OFFSET Specificare distanza di offset o [Punto Cancella Layer] <Punto>:
si digita la distanza voluta (Invio)
Selezionare oggetto di cui eseguire l’offset o [Esci
ANnulla]<esci>:
si seleziona l’elemento che si vuol riprodurre (Invio)
Specificare punto sul lato di cui eseguire l’offset o
[Esci Multiplo ANnulla]<Esci>:
si clicca sul lato, rispetto l’originale, verso cui si
vuole ottenere la riproduzione (alto, basso, destra o
sinistra).
Oppure se si desidera ottenere l’offset di un elemento
in corrispondenza di un determinato punto si procede come segue:
Specificare distanza di offset o [Punto] <Punto>:
p (Invio)
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Selezionare oggetto di cui eseguire l’offset o [Esci
ANnulla]<Esci>:
si seleziona l’oggetto
Specificare punto di passaggio o [Esci Multiplo
ANnulla]<Esci>:
si clicca sul punto in corrispondenza del quale si desidera ottenere l’offset.
Comando SPOSTA (S)
Serve a spostare un’intera parte di disegno, un singolo o più elementi geometrici.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
,
nella barra di dialogo si ha:
SPOSTA Selezionare oggetti:
si selezionano gli oggetti che si vogliono spostare (Invio);
Specificare punto base o [Spostamento] <Spostamento>:
si clicca sul punto con cui si aggancia l’oggetto;
Specificare secondo punto di spostamento oppure
<Utilizza primo punto come spostamento>:
si clicca sulla nuova posizione che l’oggetto dovrà
avere.
PROBLEMA 27
Disegnare le due figure proposte.
(120,270)
(30,270)
a
b
Dopo aver tracciato col comando Linea i due segmenti AB e BC e col comando Polilinea DE e EF a due a due
perpendicolari tra loro, si attiva il comando Offset:
OFFSET Specificare distanza di offset o [Punto] <Punto>: si digita 5 (Invio)
Selezionare oggetto di cui eseguire l’offset o <esci>:
si selezionano i segmenti tracciati (Invio)
Specificare punto sul lato di cui eseguire l’offset.
Si clicca sul lato verso cui si vogliono ottenere le nuove linee (Invio).
Si noterà che mentre i segmenti AB e BC dovranno essere entrambi selezionati e saranno riprodotti esattamente, i segmenti DE e EF, essendo un unico oggetto in quanto tracciati con Polilinea, saranno riprodotti progressivamente sempre più corti e per ottenere ciò sarà sufficiente selezionare o l’uno o l’altro.
PROBLEMA 28
Disegnare dei cerchi concentrici al cerchio di diametro 40 alle distanze date.
Dopo aver tracciato il cerchio di diametro 40 col comando Cerchio,
si attiva il comando Offset inserendo prima una e poi, una volta ottenuta la circonferenza corrispondente, l’altra distanza.
(45,160)
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31
PROBLEMA 29
Disegnare la figura c.
Si traccia inizialmente il rettangolo in figura a e si ottiene
quindi con Offset la figura b.
Esplodendo poi con il comando Esplodi i nuovi rettangoli ottenuti, si cancellano
con il comando Cancella i
segmenti in eccesso.
(90,110)
a
b
c
Comando TAGLIA (TA)
Serve a tagliare un elemento geometrico presente sul foglio utilizzandone un altro come confine.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
TAGLIA Selezionare oggetti o <Seleziona tutto>:
si seleziona l’elemento o gli elementi geometrici con funzione di confine quindi si preme (Invio)
[iNTercetta Interseca Proiez. Spigolo Cancella Annulla]:
si clicca su quelle parti degli elementi da eliminare.
PROBLEMA 30
Disegnare la lettere in figura.
Lettera D : col comando Linea si tracciano i due segmenti, della misura indicata, perpendicolari tra loro (figura a).
Col comando Offset, impostato con la distanza 5 e poi 2.5, si tracciano le loro parallele (figura b). Con il comando Cerchio, e attivando gli Snap Medio e Intersezione, si tracciano le due circonferenze centrando nel
punto medio del segmento AB e agganciando le intersezioni C e A (figura c). Si attiva il comando Taglia:
TAGLIA Selezionare oggetti o <Seleziona tutto>:
si selezionano gli Spigoli di taglio e cioè la circonferenza interna e i segmenti e si dà Invio
[iNTercetta Interseca Proiez. Spigolo Cancella Annulla]:
si clicca sui tratti da tagliare.
Si completa la costruzione col comando Cancella per togliere eventuali tratti rimasti (figura d).
(160,100)
a
32
b
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c
d
Comando ESTENDI (ES)
Serve a estendere uno o più elementi geometrici. Gli oggetti che è possibile estendere includono archi, archi
ellittici, linee, polilinee bidimensionali e tridimensionali aperte e raggi.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
ESTENDI Selezionare oggetti o <seleziona tutto>:
si selezionano gli oggetti fino a cui si vuole estendere (Invio)
[iNTercetta Interseca Proiez. Spigolo Annulla]:
si clicca sugli oggetti da estendere.
PROBLEMA 31
Disegnare il motivo in figura c.
Tracciati col comando Linea i due quadrati con i vertici di coordinate assolute M(25,75) e N(40,90) (figura a),
col comando Offset impostato per la distanza 5, si disegnano i segmenti paralleli ai quattro lati del quadrato
(figura b). Si attiva il comando Estendi:
ESTENDI Selezionare oggetti o <seleziona tutto>:
si seleziona un lato del quadrato maggiore (Invio)
[iNTercetta Interseca Proiez. Spigolo Annulla]:
si clicca sui segmenti da estendere dal lato verso cui si vuole ottenere l’estensione (figura c).
40,30
a
b
c
PROBLEMA 32
Disegnare il motivo in figura c.
Tracciato col comando Linea il segmento PQ, avente l’estremo P di coordinate (30,25), col comando Arco si
traccia un arco avente rispettivamente centro di coordinate (65,25), primo estremo @15<45 e con un Angolo
di 90°. Successivamente, col comando Offset impostato per la distanza 4, si tracciano gli altri cinque archi.
Attivato il comando Estendi, si seleziona il segmento PQ e, dato Invio, si clicca sulle estremità degli archi dal
lato verso cui si vuole ottenere l’estensione.
115,30
a
b
c
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33
Comando CIMA (CIMA)
Permette di smussare gli angoli.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
CIMA Selezionare prima linea o [aNnulla Polilinea Distanze Angolo Taglia mEtodo Multiplo]:
(si digita D per la distanza di cimatura oppure A per l’angolo quindi si dà Invio) si seleziona un lato dell’angolo
da smussare (Invio)
Selezionare la seconda linea o selezionare l’oggetto tenendo premuto MAIUSC per applicare l’Angolo oppure
[Distanza Angolo Metodo]:
si seleziona il secondo lato dell’angolo.
Nel caso si volessero smussare gli angoli di una polilinea al comando:
CIMA Selezionare prima linea o [aNnulla Polilinea….. Multiplo]:
si digita p (Invio)
Selezionare la Polilinea 2D oppure [Distanza Angolo Metodo]:
si seleziona una polilinea e suoi angoli saranno smussati secondo i parametri di lunghezza e inclinazione
impostati.
Il comando Cima permette inoltre di prolungare due segmenti fino a congiungerli. Per fare ciò è sufficiente
impostare i parametri di distanza uguali a 0 e selezionare prima uno e poi l’altro segmento.
PROBLEMA 33
Disegnare la piastrina in figura b.
Si traccia col comando Linea il poligono in figura. Si attiva quindi il comando Cima:
CIMA Selezionare prima linea o [aNnulla Polilinea Distanze Angolo Taglia mEtodo Multiplo]: d (Invio)
Specificare la prima distanza di cimatura <0.0000>: 3 (Invio)
Specificare la seconda distanza di cimatura <3.0000>: (Invio)
Si richiama il comando
Selezionare prima linea o [aNnulla Polilinea Distanze Angolo Taglia mEtodo Multiplo]: selezionare la linea
Seleziona la seconda linea...: selezionare l’altra linea.
Si ripete l’operazione in tutti i vertici.
Se per tracciare il poligono si usa il comando Polilinea, alla richiesta
CIMA Selezionare prima linea o [aNnulla Polilinea… Multiplo]: si digita p (Invio)
Selezionare la polilinea... 2D: si clicca su un punto della polilinea.
Tutti i vertici del poligono saranno cimati escluso quello formato dal primo e dall’ultimo segmento che sarà
cimato a parte.
5x10=50
Smussi 3x45°
40
Linea (40,230)
Polilinea (120,230)
10
30
50
a
34
b
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Comando RACCORDA (RA)
Serve a raccordare coppie di segmenti, segmenti
linea (non di arco) di polilinee, spline, linee di costruzione, raggi, cerchi, archi e vere e proprie ellissi
(non poligoni).
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
RACCORDA Selezionare primo oggetto o [aNnulla
Polilinea Raggio Taglia Multiplo]:
si digita ra per immettere il valore del raggio (Invio)
Specificare raggio di raccordo <0.0000>:
si immette il valore del raggio (Invio)
Selezionare primo oggetto o [aNnulla Polilinea Raggio Taglia Multiplo]:
selezionare la linea
Seleziona il secondo oggetto o selezionare l’oggetto
tenendo premuto il tasto MAIUSC per applicare l’angolo o [RAggio]:
selezionare l’altra linea.
Nell’eventualità che si vogliano raccordare i vertici
di una polilinea si digita P, se invece si desidera variare il valore del raggio si digita RA poi Invio immettendo il nuovo valore e si procede come sopra.
PROBLEMA 34
PROBLEMA 35
Raccordare i vertici della figura a.
Dopo aver tracciato la figura con i comandi Linea,
Offset e Taglia si attiva il comando Raccorda:
RACCORDA Selezionare primo oggetto o [aNnulla
Polilinea Raggio Taglia Multiplo]: ra (Invio)
Specificare raggio di raccordo <0.0000>: 2 (Invio)
Selezionare primo oggetto o [aNnulla Polilinea Raggio Taglia Multiplo]: selezionare la linea
Seleziona il secondo oggetto...:
selezionare l’altra linea.
Raccordare i vertici del poligono in figura a.
Dopo aver tracciato il poligono col comando Polilinea, si attiva il comando Raccorda e dopo aver immesso il raggio di raccordo, alla richiesta:
RACCORDA Selezionare primo oggetto o [aNnulla
Polilinea …]:
si digita p (Invio)
Selezionare la polilinea:
si clicca su un punto della polilinea.
10
a
10
10
15
44
50
10
20
30
40
15
20
15
a
(120,185)
(40,180)
b
b
Raccordare con R=5
Raccordare con R=2
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35
Specificare primo punto della linea speculare:
si clicca sul primo punto per il quale passa l’asse
rispetto a cui si specchia;
Specificare secondo punto della linea speculare:
si clicca sul secondo punto;
Cancellare gli oggetti sorgente? [Sì No] <No>:
Se si vuole mantenere l’oggetto originale oltre a
quello ottenuto si dà Invio, se invece si vuole cancellare l’originale si digita S (Invio).
Comando SPECCHIO (SP)
Serve per creare un’immagine speculare di un intero
disegno, di un singolo o più elementi geometrici.
Dopo aver attivato il comando mediante l’icona
nella barra di dialogo si ha:
SPECCHIO Selezionare oggetti:
si selezionano gli oggetti di cui si vuole ottenere l’immagine speculare (Invio)
PROBLEMA 36
Disegnare il motivo in figura c.
Si tracciano col comando Linea due segmenti AB e CD ortogonali tra loro e i primi due lati OE e EC (figura a).
Attivato il comando Specchia si ha:
SPECCHIO Selezionare oggetti:
si selezionano i segmenti OE e EC (Invio)
Specificare primo punto della linea speculare:
si clicca su O
Specificare secondo punto della linea speculare:
si clicca su C
Cancellare gli oggetti sorgente? [Sì No] <No>:
(Invio)
Col medesimo procedimento si specchia l’immagine ottenuta rispetto il segmento AB (figura b).
Richiamato il comando Specchia si selezionano le due punte ottenute e si dà Invio
SPECCHIO Specificare primo punto della linea speculare:
si clicca su O
Specificare secondo punto della linea speculare:
si danno due coordinate uguali per avere un’inclinazione di 45°, ad esempio 10,10 (Invio).
Cancellare gli oggetti sorgente? [Sì No] <No>:
(Invio)
(45,140)
a
36
b
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c
PROBLEMA 37
Disegnare il motivo in figura d.
Si traccia col comando Linea il poligono in figura a. Si attiva l’aiuto Orto, digitando F8, e il comando Specchia.
SPECCHIO Selezionare oggetti: si seleziona il poligono (Invio)
Specificare primo punto della linea speculare: si clicca su F
Specificare secondo punto della linea speculare: si clicca su un qualunque punto in verticale.
Cancellare gli oggetti sorgente? [Sì No] <No>: (Invio)
Si ripete poi l’operazione sulle immagini in figura b con asse GH e in figura c con asse IL.
a
(30,75)
b
c
d
Comando COPIA (CP)
Serve a copiare un intero disegno oppure uno o più elementi geometrici. Attivato il comando cliccando sull’icona
nella barra di dialogo appare la richiesta:
COPIA Selezionare oggetti: dopo aver selezionati gli oggetti di cui si vuole eseguire la copia si dà Invio e appare:
Specificare punto base o [Spostamento o mOdalità]< Spostamento>: con il puntatore si clicca su un punto che
serve come riferimento, al che appare la richiesta:
Specificare secondo punto o [Serie] <Utilizza primo punto come spostamento>: cliccando sul punto in cui si
vuole spostare l’oggetto si ottiene una copia
Specificare il secondo punto o [Serie Esci Annulla] <Esci>: l’operazione di riproduzione dell’oggetto può essere eseguita più volte finché non si chiude il comando con Invio.
È importante sottolineare che questo comando è diverso dal comando Copia del Menù Modifica che serve a
eseguire il copia in un disegno e l’incolla in un altro.
PROBLEMA 38
Disegna il motivo proposto
copiando gli elementi delle
figure dei problemi precedenti.
(80,140)
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37
Comando SERIE (SERIE)
Serve a riprodurre uno o più oggetti in serie: rettangolare, lungo una traiettoria e polare.
Cliccando sul triangolino a lato dell’icona
, o quella delle tre che si trova esposta in Edita, si svolge la
tendina che permette di scegliere il tipo di serie (➜ Fig. 56). Quindi si seguono le indicazioni sotto elencate.
Serie RETTANGOLARE (SERIERETTANG)
Si selezionano gli oggetti di cui si vuole realizzare la serie.
Si clicca sull’icona della serie rettangolare nel gruppo Edita.
A questo punto la Barra multifunzione è sostituita dalla Barra della serie rettangolare che va compilata indicando:
– il numero di righe e il numero delle colonne compreso l’originale;
– la distanza tra le righe e tra le colonne e l’eventuale angolo della serie.
Oltre all’immissione numerica delle distanze delle righe, delle colonne e dell’angolo, c’è la possibilità di immettere i dati con il mouse cliccando sulle corrispondenti icone.
➜ Fig. 56
PROBLEMA 39
Disegnare la griglia in figura c.
Seguendo le fasi illustrate, si disegna col comando Linea il quadrato di contorno e col comando Offset le quattro parallele alla distanza di 2.5. Attivato poi il comando Taglia e selezionando le parallele, si eliminano le
parti di linea eccedenti per ottenere il quadratino base. Si attiva il comando SERIERETTANG:
Righe: 9
Colonne: 9
Distanza tra le righe: -5
Distanza fra colonne: 5
(30,215)
a
b
c
Serie POLARE (SERIEPOLARE)
Si selezionano gli oggetti di cui si vuole realizzare la serie.
Si clicca sull’icona della serie polare
nel gruppo Edita.
Si indica il punto centro di rotazione della serie.
A questo punto la Barra multifunzione è sostituita dalla Barra della serie polare che va compilata indicando:
– il numero di elementi compreso l’originale;
– l’angolo di riempimento che definisce l’angolo in cui sarà compresa tutta la serie;
– il numero di righe qualora si volesse ripetere la serie su più righe;
– la distanza tra le eventuali righe.
38
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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Inoltre nel settore proprietà si possono attivare le icone Associativo, che trasforma la serie in un unico gruppo,
Ruota elementi, che fa ruotare gli elementi della serie rispetto al proprio baricentro, e Direzione che permette
di indicare la direzione di rotazione della serie.
Alla fine si clicca su Chiudi serie.
PROBLEMA 40
Disegnare la piastrina in figura.
Dopo aver disegnato i cerchi delle misure indicate, si attiva il comando Serie Polare e si immettono i valori:
Centro della serie>: si clicca su O
Numero di elementi: 5
Angolo da riempire: 180
Ruota gli elementi
Chiudi serie.
(145,235)
a
b
Serie TRAIETTORIA (SERIETRAIETT)
Distribuisce in modo uniforme copia di oggetti lungo una traiettoria o una parte di traiettoria.
Si selezionano gli oggetti di cui si vuole realizzare la serie.
Si seleziona la traiettoria.
Viene proposta una serie di oggetti con un grip e una freccia spostando la quale si ha la possibilità di variare
la distanza tra gli oggetti.
PROBLEMA 41
Disegnare il motivo in figura.
(30,155)
a
b
c
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39
Elenchiamo di seguito i vari zoom.
PROBLEMA 42
Disegnare la catena in figura.
a
(170,122)
b
c
d
1 7 I comandi ZOOM (Z)
Questi comandi servono a ingrandire o ridurre l’immagine a video. È come se si disponesse di una lente
che, azionata una o più volte, permette di osservare
un disegno nella sua estensione totale o nei più piccoli particolari.
Il comando si può attivare dalla Barra di navigazione
(➜ Fig. 57) e cliccando sul triangolino sotto l’icona si
apre la tendina con indicati i vari zoom disponibili
(➜ Fig. 58), che si possono attivare spuntandoli e di
conseguenza nella Barra di comando si possono immettere i dati relativi al tipo di zoom.
➜ Fig. 57
40
➜ Fig. 58
Zoom estensioni: fa apparire sullo schermo la sola area
del “foglio”.
Zoom finestra: permette di delimitare con un rettangolo
la zona del disegno interessata cliccando e trascinando
il mouse, e a comando compiuto farle occupare tutto lo
schermo.
Zoom precedente: permette di risalire allo zoom precedentemente eseguito fino a dieci sequenze
Zoom tempo reale: una volta attivato e tenendo premuto il pulsante di selezione permette di ottenere,
trascinando verso il limite superiore del video, un ingrandimento o trascinando verso il limite inferiore un
rimpicciolimento.
Zoom tutto: fa apparire sullo schermo tutto il disegno.
Ciò avviene anche se l’area interessata è più ampia dei
limiti del “foglio”.
Zoom dinamico: permette di ingrandire a tutto schermo
una parte di un disegno delimitandola con una casella
che può essere ingrandita o ridotta e spostata nel disegno stesso. Attivando il comando si visualizza la
casella, la si posiziona centrandola sull’oggetto da ingrandire cliccando il pulsante sinistro del mouse, la si
ingrandisce o si riduce mediante lo spostamento del
mouse delimitando nel modo voluto l’area interessata e
si dà quindi Invio. Qualora si desiderasse riposizionare
la casella, invece di dare Invio si preme sul tasto di sinistra e si ripete l’operazione.
Zoom scala: esegue lo zoom della visualizzazione secondo un fattore di scala specificato. Il valore digitato è
relativo ai limiti del “foglio”, cioè all’immagine che si
ottiene con Zoom tutto. Ad esempio, digitando 2 si raddoppia l’immagine corrente, cioè a video, di qualsiasi
oggetto rispetto a quella ottenuta con uno Zoom tutto.
Se si digita un valore seguito da x, AutoCAD specifica
la scala relativamente al valore della vista in quel momento a video. Ad esempio, digitando 2x ogni oggetto
sarà visualizzato con una dimensione pari al doppio
di quella corrente. Se si digita un valore seguito da xp,
AutoCAD specifica la scala relativamente alle unità dello
spazio carta. Ad esempio, digitando 5xp lo spazio modello
(vedi paragrafo 1.9.1) è visualizzato con un valore di scala
pari alla metà di quello delle unità nello spazio carta.
Zoom centro: esegue lo zoom dato da una finestra di cui
si deve indicare il centro e il valore di ingrandimento
o altezza. Un valore minore aumenta l’ingrandimento,
uno maggiore lo diminuisce.
Zoom oggetto: una volta attivato basta cliccare su un oggetto e dare Invio per portare l’oggetto a tutto schermo.
Zoom in: ingrandisce l’immagine corrente di un valore
preimpostato (ad esempio 2) ogniqualvolta si clicca
sull’icona.
Zoom out: riduce l’immagine corrente di un valore
preimpostato (ad esempio 2) ogniqualvolta si clicca
sull’icona.
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1 8 I comandi per quotare
Servono per apporre le quote sui disegni.
Le icone relative alla quotatura si trovano nella Barra degli strumenti sia nella scheda Inizio che in Annota.
In Annota si ha una gestione più ampia e comoda (➜ Fig. 59).
➜ Fig. 59
I tipi di quotatura più comuni che si trovano sia in
Inizio che in Annota sono (➜ Fig. 60):
Lineare: esegue la quotatura
verticale e orizzontale
Allineata: per la quotatura
di elementi inclinati
Inoltre in Annota si hanno:
Rapida: una volta selezionati un gruppo di oggetti crea velocemente una serie di quote ad
essi relative.
Continua e Linea di base (➜ Fig. 61): permettono
di eseguire quotature in serie e in parallelo.
Quest’ultima richiede una quota di partenza
cui riferire tutte le altre.
Raggio: per quotare i raggi
Diametro: per quotare i diametri
Angolare: per quotare gli angoli
➜ Fig. 61
Aggiorna: serve ad aggiornare le quote già
create dopo aver variato i parametri dello stile
di quota e applicare, alle quote selezionate,
tutte le proprietà dello stile corrente. Dopo aver
attivato il comando si selezionano le quote e si
dà Invio.
➜ Fig. 60
Tolleranza: serve a impostare i parametri delle
quote geometriche.
Cliccando sull’icona (➜ Fig. 62) è visualizzata
la finestra di dialogo Tolleranza (➜ Fig. 63).
Cliccando sulla prima casella Sim, si apre la
finestra di dialogo Simbolo (➜ Fig. 64), in cui
si sceglie il simbolo interessato. Si può aggiungere eventualmente una condizione del materiale cliccando sulla casella a destra del testo
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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41
per richiamare la finestra di dialogo Condizione materiali (➜ Fig. 65). Infine, nel riquadro
Riferim.1, si può digitare la lettera di riferimento.
• Nel riquadro Riferim. 1 cliccando sul primo quadrante si inserisce la lettera che indica il riferimento della tolleranza e nel secondo quadrante si
può aggiungere la condizione del materiale.
Modificare una quota: dopo aver creato una quota
può essere necessario modificarne alcuni parametri.
A seconda delle necessità si possono utilizzare alcuni metodi e cioè:
modifica con la tavolozza Proprietà che permette
di accedere a tutti i parametri che compongono
una quota;
modifica mediante i grip che appaiono una volta
selezionata una quota. È un metodo utile e immediato per apportare modifiche di posizionamento
ed è facilmente utilizzabile. Se poi si posiziona il
puntatore sul grip di testo appare un menù che
consente di operare sulla parte testuale (➜ Fig. 66).
➜ Fig. 62
➜ Fig. 63
➜ Fig. 66
➜ Fig. 65
➜ Fig. 64
Per costruire una cornice di tolleranza si procede
come segue:
• si clicca sulla prima casella Sim che dà accesso
alla casella di dialogo Simbolo;
• si seleziona il simbolo relativo al tipo di tolleranza
geometrica desiderata (qualora non si volesse indicare nessun simbolo si clicca nella casella vuota);
nel riquadro Tolleranza 1 si clicca: nel primo riquadro se si vuole inserire il simbolo di diametro,
nel secondo riquadro per inserire il valore di tolleranza e nel terzo riquadro per aprire la finestra di
dialogo Condizione materiale se si desidera specificare la condizione del materiale;
42
Stile di quota: serve a preimpostare i parametri di quotatura o a variarli, aggiornandoli,
dopo aver eseguito una quotatura. Serve inoltre a creare stili personalizzati assegnando loro
un nome e salvandoli, così da poterli usare al
posto della quotatura Standard.
Per aprire la finestra Gestione stili di quota:
• se si è in Annota, si clicca sulla freccetta inclinata di 45° a destra della barra Quote
• se si è in Inizio, si clicca sul pulsante Annotazioni, si apre la tendina (➜ Fig. 67) dove si
trova l’icona di Gestisci stili di quota.
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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➜ Fig. 67
Attivato il comando compare una finestra (➜ Fig. 68) con i pulsanti: Imposta corrente, Nuovo, Modifica,
Sostituisci, Confronta. Cliccando su ciascuno di essi si accede alle relative finestre contenenti i dati dei vari
parametri.
➜ Fig. 68
Cliccando su Nuovo compare una finestra che
chiede il Nuovo nome dello stile di quota (➜ Fig. 69).
Digitato il nome si clicca su Continua e si apre una
nova finestra (➜ Fig. 70) che permette di impostare
Linee frecce, Testo, Unità primarie, Tolleranze. Sul
lato destro della finestra c’è un disegno quotato che,
mentre si variano i suddetti parametri, visualizza il
risultato grafico.
• Linee (➜ Fig. 70) permette di variare i parametri
delle linee di quota e delle linee di estensione.
➜ Fig. 69
• Simboli e frecce permette di variare i parametri
delle frecce e il modo di indicare il centro del cerchio e Testo permette di stabilire l’aspetto, la posizione e l’allineamento del testo.
• Adatta imposta la collocazione del testo e delle
frecce nel caso di quote ristrette
• Unità primarie permette di stabilire se il formato
deve essere con decimali o altro, la precisione,
l’arrotondamento, il fattore di scala (utile qualora si variasse la scala di un disegno o di una sua
parte), la presenza o meno di zeri iniziali o finali e
il formato e la precisione delle quote angolari.
• Unità alternative permette di stabilire il formato
e la precisione per le unità di misura secondarie,
se utilizzate, come le unità di misura inglesi se le
unità primarie sono in pollici.
• Tolleranze permette di stabilire il formato delle
tolleranze dimensionali come il metodo, la precisione, la scala per la dimensione dei numeri e la
posizione rispetto alla quota.
➜ Fig. 70
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43
Stile di testo
In AutoCAD c’è un carattere di testo predefinito che è proposto ogniqualvolta si attiva uno
dei due comandi Testo. Qualora si volesse personalizzare uno o più stili di testo da utilizzare
in alternativa cliccando sul pulsante Annotazioni, e sull’icona compare la finestra Stile di
testo (➜ Fig. 71).
Si clicca su Nuovo per aprire la finestra Nuovo stile
di testo (➜ Fig. 72), si digita il nome del nuovo stile
e si dà OK.
Si ritorna quindi alla finestra Stile di testo dove nel
riquadro Font si indica il nome del font, scegliendolo dall’elenco che appare cliccando sulla freccia a
fianco della finestra, e l’altezza desiderata.
Nel riquadro Effetti si immettono i dati che possono
caratterizzare lo stile, cioè se la scritta deve essere
più larga o più stretta, se deve essere inclinata e
spuntando le relative caselle si può ottenere il testo
capovolto, invertito e verticale. Ciascuna scelta potrà
essere controllata nel riquadro Anteprima.
Se si volesse modificare uno stile di testo si ripercorre la stessa strada fino ad aprire la finestra Stile
di testo e si sceglie, dall’elenco Stili, lo stile da modificare. Apportate le modifiche si clicca su Applica
e poi Chiudi.
➜ Fig. 71
➜ Fig. 72
1 9 Il comando per stampare (STAMPA)
Questo comando serve per stampare su carta il disegno che è stato realizzato.
Il comando si attiva cliccando:
• sull’icona Stampa nel gruppo Stampa nella scheda Output (➜ Fig. 73);
• sull’icona Stampa nel menù di Accesso rapido;
• sul pulsante Stampa nel Menù Applicazione.
➜ Fig. 73
44
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Attivato il comando, appare la finestra di dialogo
(restringibile o ampliabile cliccando sulla freccia in
basso a destra) con una serie di riquadri contenenti
alcune opzioni che consentono di scegliere i parametri utili a stampare (➜ Fig. 74).
➜ Fig. 74
Essi sono:
• Stampante/plotter, che permette di scegliere il
plotter o la stampante e attraverso il tasto Proprietà
di intervenire su alcune caratteristiche di stampa.
• Dimensioni foglio, dove si impostano l’unità di
misura, le dimensioni del foglio.
• Area di stampa
Aprendo la tendina corrispondente si può scegliere tra quattro possibilità (➜ Fig. 75):
Estensioni: stampa tutto ciò che si è disegnato;
Finestra: stampa tutto ciò che rientra in una finestra definita dall’utente con il mouse o inserendo
le coordinate per definire l’area;
Limiti: (disponibile solo dalla scheda modello)
stampa ciò che rientra nei limiti del disegno se si
sono impostati;
Schermo: stampa ciò che rientra nello schermo
del video. Se si in una scheda layout c’è l’opzione
Layout stampa ciò che rientra nell’area del foglio.
➜ Fig. 75
• Offset di stampa, consente, inserendo le coordinate, di posizionare il disegno nel foglio oppure
di centrarlo.
• Scala di stampa
Qui si decide la scala in cui il disegno deve essere
stampato. C’è anche l’opzione di Adatta al foglio
che fa rientrare il disegno nei limiti del foglio. Tale
opzione non deve essere mai utilizzata in quanto il
disegno viene stampato con una scala sconosciuta,
cosa che non può essere accettata per un disegno
tecnico.
• Tabella Stili di Stampa
Aprendo la tendina corrispondente si trova l’elenco dei vari stili di stampa, tra i quali i più utilizzati sono (➜ Fig. 76):
acad.ctb, che rispetta tutte le proprietà già impostate nel disegno;
monochrome.ctb, che fa in modo che la stampa
sia monocromatica in nero senza variare gli altri
parametri assegnati (tipi di linea ecc.);
grayscale.ctb, che fa in modo che la stampa sia
in scala di grigio rispettando gli altri parametri
assegnati.
Inoltre c’è la possibilità,
con Nuovo, di creare uno
o più nuovi stili di linea.
➜ Fig. 76
• Opzioni di stampa
Tra le varie opzioni le più utili sono:
– Stampa in background per stampare e contemporaneamente operare sul disegno;
– Stampa spessori linea oggetto per non stampare,
deselezionandolo, gli spessori delle linee che sono
stati utilizzati.
• Orientamento del disegno
Si può scegliere, selezionando Verticale o Orizzontale, l’orientamento del foglio rispetto al disegno.
C’è poi l’opzione Stampa capovolta per la stampa
su supporti trasparenti come i fogli di acetato.
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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45
1.9.1 Spazio modello e spazio carta
Normalmente, quando si realizza un disegno, si
opera nel cosiddetto spazio modello. Tale spazio non
ha limiti precisi anche se si è impostato il disegno su
un modello prestabilito o su un determinato formato
del foglio. Ci troveremo di fronte a limiti precisi nel
momento in cui si vorrà stampare il disegno e tali
limiti sono dati dal formato del foglio che verrà utilizzato per la stampa.
Lo spazio che il foglio mette a disposizione per la
stampa è definito spazio carta, detto anche layout.
Esso sarà quindi stabilito ogniqualvolta si proceda
con la stampa partendo dallo spazio modello con la
scelta del formato del foglio.
La visualizzazione dello spazio carta, che mostra la
posizione del disegno sul foglio (A4, A3, A2 ecc.)
impostato per la stampa, si ha in Anteprima di
stampa, che si trova in gruppo Stampa della scheda
Output, oppure cliccando su Anteprima nella finestra Stampa.
Qualora però, di uno stesso disegno, si volessero
stampare diverse versioni, magari in una scala diversa o su fogli di formato diverso, è utile avvalersi
di più spazi carta, cioè di più layout.
AutoCAD di default prevede già due layout, la cui
presenza è segnalata dalle due schede nel margine in
basso a sinistra dell’area di disegno (➜ Fig. 77), con la
possibilità di crearne altri fino a un massimo di 256.
➜ Fig. 77
Per entrare nello spazio carta basta cliccare su una
delle due schede layout e AutoCAD visualizza la
finestra di dialogo Gestione impostazioni pagina
(➜ Fig. 78).
➜ Fig. 78
Nel caso non si visualizzi automaticamente basta
cliccare su Output e poi su Gestione impostazione
pagina (➜ Fig. 79).
Dando Chiudi comparirà una finestra mobile (➜ Fig. 80)
nella quale è possibile vedere il disegno, che è stato
realizzato nello spazio modello, inserito in un foglio di carta virtuale dove tutto ciò che è all’interno
del rettangolo tratteggiato sarà stampato nella fase
di output. Si potrà osservare inoltre che a sinistra in
basso l’icona UCS è quella relativa allo spazio carta.
Per tornare allo spazio modello basta cliccare sulla
scheda Modello.
➜ Fig. 79
46
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➜ Fig. 80
1.9.2 Autocomposizione dei layout
Per creare un layout basta cliccare sul + a fianco delle scritte layout in basso a sinistra dello schermo; oppure,
cliccando col tasto destro del mouse su una scritta layout, si apre il menù a scelta rapida (➜ Fig. 81) e si clicca
su Nuovo layout. Con la nuova scheda si apre la finestra Gestione impostazione pagina (➜ Fig. 82), dove si
assegna il nome. Cliccando su Modifica si apre la finestra Impostazione pagina-Layout (➜ Fig. 83).
➜ Fig. 81
➜ Fig. 82
➜ Fig. 83
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47
Qui si stabiliscono il plotter o la stampante da utilizzare, la dimensione del foglio,
l’unità di misura e l’orientamento del disegno.
Inoltre nella Barra multifunzione compare il pulsante Layout (➜ Fig. 84) cliccando
sul quale si accede a una serie di comandi tra i quali Finestre di layout che permette di aprire delle finestre nell’ambito del foglio.
Per l’utilizzo corretto dei layout è bene sapere che:
• possono essere creati o eliminati mentre Modello
non si può eliminare;
• le aggiunte apportate al disegno in un layout non
sono riportate su Modello mentre se si varia il disegno in Modello varia anche nei layout;
• se si volessero apportare modifiche al Modello,
mentre si è in una scheda layout, si clicca prima
due volte all’interno della finestra mobile. L’ingrossamento dello spessore della linea del riquadro della finestra segnala che si può operare e
nella Barra di stato la scritta Carta si trasformerà
in Modello. Una volta eseguito quanto desiderato,
per ritornare alle funzioni normali si clicca sul
pulsante Modello nella Barra di stato.
Per creare una o più finestre in un
layout, mentre si è nella scheda
corrispondente, si clicca su Layout nella Barra multifunzione
(➜ Fig. 84), poi in Finestre di layout, su Rettangolare (➜ Fig. 85)
specificando poi i due angoli
della finestra, come richiesto
nella riga di comando. Ripetendo
il comando si possono allo stesso
modo creare altre finestre.
➜ Fig. 85
Le finestre possono essere ampliate o ridimensionate
cliccando sulla linea del riquadro, per attivarlo, e
agendo poi sui grip (➜ Fig. 86).
➜ Fig. 86a
48
➜ Fig. 84
➜ Fig. 86b
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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Inoltre, una volta attivata una finestra cliccando sulla sua cornice, nella barra di
stato compare la scala del disegno con la possibilità di impostarlo al valore desiderato (➜ Fig. 87).
➜ Fig. 87
Quando si assegna una scala a una finestra, è consigliato bloccare la visualizzazione di quest’ultima per
evitare che eseguendo uno zoom la scala subisca una
variazione. Per bloccare la visualizzazione di una finestra di layout, selezionare il bordo della finestra,
cliccare col tasto destro del mouse e poi in Visualizzazione bloccata e cliccare su Sì (➜ Fig. 88).
➜ Fig. 88
Oltre alla forma rettangolare, cliccando su Poligonale
oppure Oggetto le finestre possono assumere una
forma irregolare con poligono (➜ Fig. 89) oppure una
qualsiasi forma data da un oggetto esistente, come un
cerchio (➜ Fig. 90), un triangolo o altro.
➜ Fig. 89
➜ Fig. 90
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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49
PROBLEMA 43
Come impaginare
Dato un disegno (figura a) in formato UNI A3 (ad esempio una somma di esercizi già eseguiti con tabella)
organizzare due layout che permettano di avere:
1) la stampa in formato UNI A4 della metà comprendente la tabella (figura b);
2) la stampa in formato UNI A3 di alcuni disegni in scala 1 : 2 e altri in scala 2 : 1 (figura c).
a
b
50
c
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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Layout 1 in formato UNI A4 e in scala 1 : 1 con tabella
Dopo aver aperto la finestra Gestione impostazione pagina cliccando sulla scheda layout 1 col tasto destro
e cliccando sulla relativa scritta, si clicca su Modifica
aprendo così la finestra Imposta pagina-layout 1
nei cui riquadri si impostano: le dimensioni del foglio
(210 × 297), il suo orientamento (verticale), la scala (1 : 1),
la stampante ed eventualmente altri parametri.
Dati OK e Chiudi, si ritorna al layout 1 dove appare
la cornice del foglio che indica il limite di stampa e la
finestra contenente il disegno (figura d).
Si seleziona la finestra e, per mezzo dei grip (figura e),
le si danno le stesse dimensioni della cornice del limite
di stampa (figura f).
Cliccando due volte all’interno della finestra si ha la possibilità di assegnare la scala del disegno dando il valore
voluto nella Barra di stato e con il comando Pan si può
spostare il disegno per inquadrarlo.
d
e
f
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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51
Layout 2 in formato UNI A3 con due disegni in scala 1 : 2, tre disegni in scala 2 : 1
e la tabella in scala 1 : 1 (figura g).
Dopo aver cliccato sulla scheda layout 2, si procede nello stesso modo del layout 1
per quanto riguarda il formato del foglio ma con UNI A3 e con Orizzontale. Per le
finestre in varia scala si proceda come segue:
Cliccato sul pulsante Layout nella Barra multifunzione e quindi su Rettangolare
in Finestre di layout, si creano le varie finestre le cui dimensioni sono definite con
l’uso dei grip che appaiono cliccando sul bordo di ciascuna.
Per inquadrare il disegno e per attribuire la scala basta cliccare due volte all’interno
delle finestre, spostare il disegno con Pan, indicare la scala nella Barra di stato. Per
collocare poi le finestre nelle varie posizioni sul foglio si selezionano e si spostano
utilizzando il comando Sposta.
g
52
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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ESERCIZI GUIDATI
ESERCIZI guidati
Riprodurre alcuni dei mobili rappresentati nella camera da letto in figura 1
seguendo le indicazioni
➜ Fig. 1
1. Armadio
1° passo •
Col comando Rettangolo si disegna un rettangolo 150× 60.
2° passo •
Col comando Esplodi si scompone il rettangolo in segmenti.
3° passo •
Col comando Offset impostato sulla distanza 3 si traccia la linea delle ante.
4° passo •
Col comando Offset impostato sulla distanza 75 si traccia la linea che divide l’armadio in due comparti.
5° passo •
Col comando Quota si quota il disegno.
60
3
150
150
75
3
75
60
1° passo
2° e 3° passo
4° passo
5° passo
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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53
ESERCIZI GUIDATI
2. Scrivania
1° passo •
Col comando Rettangolo si disegna un rettangolo di 120× 60.
2° passo •
Col comando Raccordo e raggio 2 si eseguono i raccordi laterali della scrivania.
3° passo •
Col comando Cerchio e raggio 10 si disegna il cerchio che rappresenta la lampada.
4° passo •
Col comando Linea si traccia la linea diametrale della lampada inclinata di 135°.
Col comando Linea assistito dal comando Perpendicolare si traccia la rimanente
linea della lampada.
Col comando Quota si quota il disegno.
1° passo
2° passo
3° passo
4° passo
3. Letto
Col comando Rettangolo si disegna un rettangolo 200× 85, cioè il letto.
1° passo •
Col comando Raccordo e raggio 10 si eseguono i raccordi laterali ai piedi del letto.
Col comando Offset impostato sulla distanza 5 si disegna la testiera del letto.
2° passo •
Col comando Offset impostato sulla distanza 75 dalla linea della testa del letto
si traccia il limite della coperta.
Col comando Rettangolo si disegna un rettangolo 70× 40, cioè il cuscino.
3° passo •
Col comando Raccordo e raggio 2,5 si eseguono i quattro raccordi laterali del cuscino.
Con il comando Tratteggio si evidenzia la coperta sul letto.
4° passo •
200
200
R5
R5
1° passo
54
40
R2
,5
10
85
75
20
R2
20
,5
5
75
40
75
85
10
Col comando Quota si quota il disegno.
2° passo
3° passo
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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4° passo
ESERCIZI GUIDATI
4. Sedia
1° passo •
Col comando Polilinea si disegnano: un segmento verticale lungo 20, un arco di cerchio
di raggio 30 ampio 90°, un segmento verticale lungo 10,5, un arco di cerchio
di raggio 16,5 ampio 90° e un segmento orizzontale lungo 5,5.
Col comando Linea assistito dal comando Fine si traccia una linea mista verticale
passante per il punto di fine del segmento orizzontale lungo 5,5.
Questa linea sarà l’asse di simmetria della sedia.
Col comando Linea si traccia una linea orizzontale lunga 25 passante per il punto di fine
segmento verticale lungo 20.
2° passo •
Col comando Offset impostato sulla distanza 3 si clicca a destra della polilinea già tracciata.
Col comando Offset impostato sulla distanza 2,5 si clicca a destra della seconda
polilinea costruita.
Col comando Esplodi si scompongono le ultime due polilinee cancellando poi
con Cancella il segmento verticale e l’arco superiore di entrambe.
2
R3
0
Col comando Specchio si
seleziona quanto finora
disegnato e si costruisce
l’immagine speculare di
quanto finora disegnato.
3
R2
4° passo •
2,5
28,5
20
Col comando Estendi si
completano le linee verticali
delle due polilinee fino al
segmento orizzontale lungo 25.
14
3° passo •
5,5
1° passo
2° passo
3° passo
4° passo
Seguendo le indicazioni fornite negli esercizi precedenti, riproduci alcuni mobili contenuti nel soggiorno
con angolo cottura sotto rappresentato.
90
472
35
120
35
120
80
60
30
30
20
60
290
90
170
180
210
445
15
0
435
80
80
10
50
100
90
392
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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55
COSTRUISCI le
abilità
livello
Disegna la bussola seguendo i passi proposti e utilizzando
i comandi indicati dalle icone
Disegna
Modifica
Disegna
Modifica
Osnap
Osnap
1° passo
Disegna
Modifica
2° passo
Disegna
Modifica
Osnap
3° passo
Disegna
Modifica
5° passo
4° passo
Disegna
Modifica
6° passo
Osnap
Disegna
Modifica
Disegna
Modifica
Ø50
5x45°
Osnap
Ø10
15
15
5
Ø20
6
Ø30
Ø65
8° passo
56
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
© Casa Editrice G. Principato SpA
15
25
7° passo
Ø85
Esegui i disegni seguendo i passi proposti e scegliendo
gli opportuni comandi da indicare nei quadratini
Disegna
Modifica
Disegna
Modifica
1° passo
2° passo
Disegna
Modifica
Osnap
Disegna
Modifica
Osnap
COSTRUISCI LE ABILITÀ
livello
Osnap
80
70
6
56
R4
52
R4
6
28
24
38
3° passo
6
4° passo
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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57
COSTRUISCI LE ABILITÀ
livello
Esegui i disegni seguendo i passi proposti e scegliendo
gli opportuni comandi da indicare nei quadratini
Disegna
Modifica
Disegna
Modifica
Osnap
Osnap
1° passo
Disegna
Modifica
2° passo
Disegna
Modifica
Osnap
3° passo
Disegna
Modifica
Osnap
4° passo
5° passo
Disegna
Modifica
Osnap
Disegna
Modifica
6° passo
7° passo
Disegna
Modifica
Ø24
Ø14
2
18
12
Osnap
30
Ø20
Ø24
4
8° passo
58
5
6
Ø6
Ø46
Ø70
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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6
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
METTI IN GIOCO le competenze
Disegna i pezzi meccanici proposti
Disegnare i pezzi meccanici proposti.
20
40
10
76
R5
20
R5
30
55
2
6
50
2
5
2,
Ø24
3x45°
R2
80
R3
5
6
R4
55
39
10
7
R5
42
35
Ø16
3x45°
20
R4
Ø50
Ø60
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
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59
METTI IN GIOCO LE COMPETENZE
Estrattore
Riproduci i singoli elementi e poi esegui il loro assemblaggio come da complessivo.
M18
C
C
16
10
C-C
2x45°
Ø26
M18
Ø14
70
Ø20
2
62
2x45°
100
14
B
13
50
B-B
B
8
3
R1
60
12
M5
=
IL DISEGNO TECNICO IN 2D
© Casa Editrice G. Principato SpA
2x45°
A
A
=
20
16
24
16
M10
(78)
6
50
8
16
2x45°
A-A
Albino Zanin
Giorgio Baldisseri
tecn GRAFICA
light
T U T TI
i c on te nu ti
digit ali
anche in
Re alt à
A ume n tata
Didattica inclusiva
Realtà aumentata
Flipped lesson
schede di DISEGNO
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
Albino Zanin
Giorgio Baldisseri
tecn GRAFICA
light
schede di DISEGNO
Tecnologie e tecniche
di rappresentazione grafica
© Casa Editrice G. Principato SpA
INDICE delle TAVOLE
Coordinamento editoriale: Marco Mauri
Redazione: Martina Mirabella, Edistudio
Progetto grafico e impaginazione: Roberto Ducci, Edistudio
Copertina: Edistudio
COSTRUZIONI GEOMETRICHE
Tav. 1
Immagini di copertina: Shutterstock
PROIEZIONI ORTOGONALI
Contenuti digitali
Progettazione: Marco Mauri, Giovanna Moraglia
Realizzazione: Alberto Vailati Canta, bSmart Labs
Tav. 1 • Tav. 2 • Tav. 3 • Tav. 4 • Tav. 5 • Tav. 6 • Tav. 7 •
Tav. 8 • Tav. 9 • Tav. 10
ISBN 978-88-416-1441-9 Tecnografica LIGHT Disegno + Autocad + Schede di disegno
ISBN 978-88-6706-468-7 Tecnografica LIGHT Disegno + Autocad + Schede di disegno
sola versione digitale
PROIEZIONI ASSONOMETRICHE
ISBN 978-88-416-1442-6 Tecnografica LIGHT Disegno + Schede di disegno
Tav. 1 • Tav. 2
ISBN 978-88-6706-469-4 Tecnografica LIGHT Disegno + Schede di disegno
sola versione digitale
SEZIONI
Prima edizione: gennaio 2020
Tav. 1
Ristampe
2025 2024
VI
V
2023
IV
2022
III
2021
II
2020
I
SVILUPPI
*
Tav. 1
Printed in Italy
RIPASSO
© 2020 - Proprietà letteraria riservata.
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di
ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68,
commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.
Le riproduzioni per finalità di carattere professionale, economico o commerciale
o comunque per uso diverso da quello personale, possono essere effettuate a
seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi (Centro licenze e autorizzazioni per le riproduzioni editoriali), corso di Porta Romana 108, 20122 Milano,
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Casa Editrice G. Principato S.p.A.
Via G.B. Fauché 10 - 20154 Milano
http://www.principato.it
e-mail: info@principato.it
La casa editrice attua procedure idonee ad assicurare la qualità nel processo di progettazione, realizzazione e distribuzione dei prodotti editoriali. La realizzazione di un libro scolastico è infatti un’attività
complessa che comporta controlli di varia natura. È pertanto possibile che, dopo la pubblicazione,
siano riscontrabili errori e imprecisioni.
La casa editrice ringrazia fin da ora chi vorrà segnalarli a:
Servizio clienti Principato
e-mail: info@principato.it
Tav. 1 • Tav. 2 • Tav. 3 • Tav. 4
NORME UNI: RAPPRESENTAZIONI
Tav. 1 • Tav. 2
NORME UNI: TAGLI
Tav. 1 • Tav. 2 • Tav. 3 • Tav. 4 • Tav. 5 • Tav. 6 •
Tav. 7 • Tav. 8
NORME UNI: QUOTE
Tav. 1 • Tav. 2
ESERCIZI RIASSUNTIVI
Tav. 1 • Tav. 2 • Tav. 3 • Tav. 4
Stampa: Grafiche Ortolan - Opera (MI)
© Casa Editrice G. Principato SpA
46
19
6
10
COSTRUZIONI
GEOMETRICHE
8
R9
46
1
3
R1
17
15
21
30
54
43
17
97
26
.5
R9
R5
36
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Ricopiare le quote sulle figure a destra
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
P.L.
PROIEZIONI
ORTOGONALI
V’
D’
A’
E”
PROIEZIONI
PROIEZIONI
ORTOGONALI
ASSONOM.
P.O.
D”
V”
A”
COSTRUZIONI
GEOMETRICHE
P.V.
1
C”
P.O.
B”
P.V.
P.L.
A’
H’
F”≡P”
G”≡Q”
E”≡N”
O”
A”≡H”
D”≡M”
P.O.
B”≡I”
C”≡L”
Cognome
Nome
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
Tav.
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni ortogonali
della piramide a base pentagonale
e del prisma a base ettagonale
30
10
17
20
27
20
40
84
PROIEZIONI
ORTOGONALI
24
30
2
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni ortogonali
del solido in assonometria
47
22
44
12
=
12
=
PROIEZIONI
ORTOGONALI
14
24
6
75
=
38
3
=
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni ortogonali
del solido in assonometria
24
24
32
42
10
11
26
PROIEZIONI
ORTOGONALI
13
11
60
48
4
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Traccia le proiezioni ortogonali sul P.V.
e sul P.L. del solido in assonometria
R2
0
30
50
50
25
10
0
10
PROIEZIONI
ORTOGONALI
10
30
5
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completa le proiezioni ortogonali sul P.V.
e traccia quelle sul P.O. e sul P.L.
del solido in assonometria
16
32
38
27
38
16
9,5
17
11
19
13
PROIEZIONI
ORTOGONALI
19
13
63
19
6
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completa le proiezioni ortogonali sul P.V.
e traccia quelle sul P.O. e sul P.L.
del solido in assonometria
12
R1
18
8
14
R18
12
15
PROIEZIONI
ORTOGONALI
42
7
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completa le proiezioni ortogonali sul P.L.
e traccia quelle sul P.O. e sul P.V.
del solido in assonometria
13
16
13
13
16
44
PROIEZIONI
ORTOGONALI
47
38
82
48
13
8
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completa le proiezioni ortogonali
sul P.V. e traccia quelle sul P.O. e sul P.L.
del solido in assonometria
26
50
16
46
10
PROIEZIONI
ORTOGONALI
10
3
16
3
9
20
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completa le proiezioni ortogonali
sul P.V. e traccia quelle sul P.O. e sul P.L.
del solido in assonometria
24
10
30
13
R7
26
14
10
10
14
PROIEZIONI
ORTOGONALI
10
14
82
10
10
10
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Traccia le proiezioni ortogonali sul P.V.
e sul P.L. del solido in assonometria
P.L.
PROIEZIONI
ASSONOMETRICHE
P.V.
1
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rilevando dal disegno le misure,
costruire l’assonometria cavaliera
PROIEZIONI
PROIEZIONI
COSTRUZIONI
P.L.
P.V.
PROIEZIONI
ASSONOMETRICHE
P.O.
2
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Tracciare l’assonometria isometrica
in scala 2:1
P.V.
P.L.
P.O.
P.V.
P.L.
P.O.
P.L.
P.V.
P.L.
SEZIONI
P.V.
1
P.O.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni ortogonali
costruendo la vista sul P.L.
2
1
2
2
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
Costruire lo sviluppo delle tubature
in figura
SVILUPPI
1
1
© Casa Editrice G. Principato SpA
P.L.
RIPASSO
P.V.
1
P.O.
P.V.
P.L.
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Es. 1: eseguire le proiezioni ortogonali
del solido dato in assonometria
Es. 2: eseguire l’assonometria del solido
dato in proiezioni ortogonale
P.L.
P.L.
P.V.
RIPASSO
P.V.
2
P.O.
P.O.
P.L.
P.V.
P.O.
P.O.
P.L.
P.V.
P.L.
P.V.
P.O.
P.O.
P.L.
P.V.
P.L.
P.V.
P.O.
P.O.
Cognome
Classe
P.L.
P.V.
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni disegnando
quelle mancanti
P.L.
P.V.
P.L.
RIPASSO
P.V.
3
P.O.
P.O.
P.V.
P.L.
P.L.
P.O.
P.O.
P.L.
P.V.
P.V.
P.L.
P.O.
P.O.
P.L.
P.V.
P.V.
P.L.
P.O.
P.O.
Cognome
Classe
P.V.
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni disegnando
quelle mancanti
P.L.
P.V.
P.L.
RIPASSO
P.V.
4
P.O.
P.O.
P.V.
P.L.
P.L.
P.O.
P.O.
P.L.
P.V.
P.V.
P.L.
P.O.
P.O.
P.L.
P.V.
P.V.
P.L.
P.O.
P.O.
Cognome
Classe
P.V.
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni disegnando
quelle mancanti
NORME UNI:
RAPPRESENTAZIONI
Es. 1
1
Es. 2
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Es. 1: ridisegnare la figura in scala 2:1
col metodo delle viste interrotte
Es. 2: riproporre le due figure col metodo
degli elementi ripetitivi
NORME UNI:
RAPPRESENTAZIONI
2
B
A
B
A
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Es.1: ridisegnare le proiezioni con il
metodo delle viste di oggetti simmetrici
Es.2: ridisegnare A con una vista parziale
e B con un ribaltamento
A-A
B-B
P.L.
B
NORME UNI:
TAGLI
P.V.
C-C
C
1
A
A
B
C
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Disegnare la vista sul P.L. e i tagli
indicati
A-A
B-B
P.V.
P.L.
NORME UNI:
TAGLI
B
2
A
A
P.O.
B
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rilevando le misure dall’assonometria
eseguire le proiezioni ortogonali
e i tagli indicati
P
P.V.
A
A
P.V.
P
NORME UNI:
TAGLI
P.O.
3
B
A
B
P.O.
Cognome
Classe
A
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rilevando le misure dalle assonometrie
completare le proiezioni ortogonali
con i tagli indicati
P.V.
P.L.
B
B
A
A
P.V.
P.L.
NORME UNI:
TAGLI
P.O.
4
B
A
A
P.O.
Cognome
Classe
B
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rilevando le misure dalle assonometrie
completare le proiezioni ortogonali
con i tagli indicati
P.V.
P.L.
B
A
A
B
P.V.
P.L.
NORME UNI:
TAGLI
P.O.
5
B
A
A
B
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rilevando le misure dalle assonometrie
completare le proiezioni ortogonali
con i tagli indicati
P.V.
P.L.
B
B
A
A
P.O.
P.L.
NORME UNI:
TAGLI
P.V.
6
B
A
A
P.O.
Cognome
Classe
B
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Rilevando le misure dalle assonometrie
completare le proiezioni ortogonali
con i tagli indicati
A-A
B-B
P.V.
P.L.
NORME UNI:
TAGLI
B
7
A
A
P.O.
B
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Disegnare la vista sul P.L.
e i tagli indicati
NORME UNI:
TAGLI
A
B
8
B
A
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Completare le proiezioni ortogonali
eseguendo i tagli indicati
NORME UNI:
QUOTE
1
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Eseguire la quotatura scegliendo
i metodi più opportuni
NORME UNI:
QUOTE
2
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Eseguire la quotatura scegliendo
i metodi più opportuni
10
10
20
15
7
50
5
70
50
40
7
=
20
=
5
5
10
,5
12
Z
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Eseguire le proiezioni ortogonali del
pezzo dato in assonometria completo
dei tagli necessari e della quotatura
ESERCIZI
RIASSUNTIVI
Z
1
15
50
7,5
20
20
40
0
7,5
M1
5
7,
R5
20
34
45
10
0
11
54
P.O.
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Eseguire le proiezioni ortogonali,
negli ingombri indicati, del pezzo dato
in assonometria completo di tagli
e quotatura necessari
ESERCIZI
RIASSUNTIVI
P.V.
2
140
48
20
15
52
22
30
M16
62
52
=
=
20
44
110
R4
2
68
Cognome
Classe
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Eseguire le proiezioni ortogonali,
negli ingombri indicati, del pezzo dato
in assonometria completo di tagli
e quotatura necessari
ESERCIZI
RIASSUNTIVI
125
3
5x45°
3x45°
A-A
(99)
3
19
80
3x45°
Ø23
M18
Ø26
Ø15
2x45°
4x45°
33
60
3x45°
(108)
=
48
M18
=
4
M64x3
32
A
Cognome
Classe
A
Nome
Data
Tavola n.
Scala
© Casa Editrice G. Principato SpA
Dati gli elementi singoli della manopola
con perni, disegnare il complessivo
secondo lo schema
ESERCIZI
RIASSUNTIVI
92
4
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