16/03/23 Giuseppe Ungaretti Ungaretti è un poeta che vive e scrive le sue opere in un periodo storica di grande disorientamento, inquietudine, dolore e diffusa incertezza: il periodo compreso tra le due guerre mondiali. Ha origini africane perché nasce l'8 febbraio 1888 ad Alessandria d'Egitto. I suoi genitori erano però toscani e si erano trasferiti lì per gestire un forno (panificio). Ad Alessandria Ungaretti compie i primi studi presso i Salesiani (Istituto religioso) e prosegue la sua formazione presso una delle scuole più prestigiose della città, l’école Suisse Jacot, dove studia diritto ma inizia anche ad approfondire la sua passione: la letteratura. Nel 1912 decide di lasciare l'Egitto e di trasferirsi prima in Francia e poi in Italia per continuare i suoi studi, ma il ricordo della città natale (e degli ambienti desertici africani) rimarrà sempre impresso nella sua memoria. Il periodo trascorso in Africa influenzerà molto la sua produzione poetica visto che molte poesie ricordano proprio quel luogo. Prima di recarsi in Francia (a Parigi) trascorre un paio di settimane in Italia tra Roma, Firenze (dove incontra Palazzeschi e i futuristi) e Milano (dove incontra Carrà, artista che diventerà suo grande amico). A Parigi studia presso la Sorbona e tra i suoi maestri ha un grande filosofo, Henri Bergson, colui che fa distinzione tra il trascorrere del tempo oggettivo (misurato in secondi e minuti) e la durata del tempo, percezione che ha del tempo ciascuno di noi. Bergson è quindi il filosofo del soggettivismo e del relativismo. A Parigi Ungaretti conosce la poesia simbolista (Baudelaire,ecc..) e inizia a scrivere versi in francese. É quindi un autore che conosce e scrive in più lingue. Incontra anche artisti come Baudelaire, Apollinaire, Picasso, De Chirico e Modigliani. Conosce quindi gli ambienti dell’avanguardia storica. Di questa esperienza a Parigi ne parla in una poesia, “Fiume”. Allo scoppio della Grande Guerra Ungaretti è da poco tornato in Italia e lavora come docente di francese a Milano. L'opinione pubblica italiana è divisa tra neutralisti ed interventisti, di cui fa parte anche Ungaretti che quindi si arruola infatti come soldato semplice e combatte come fante sulle trincee sul Carso. Finita la guerra torna a Parigi e ci resta per molto tempo, fino al 1921. Qui incontra la sua futura compagna ,Jeanne Dupoix, da cui avrà una figlia, Annamaria, da lui chiamata affettuosamente Ninon. Dell’esperienza sul Carso parlano liriche facenti parte della raccolta “Il porto sepolto” pubblicata ad Udine nel 1916, la cui prima poesia che dà il titolo alla raccolta è proprio “Il porto sepolto”. Questa raccolta sarà poi unita ad altre poesie che facevano parte della raccolta intitolata “Allegria di naufragi” del 1919. Nel 1931 Ungaretti unisce quindi dei due raccolte in un'unica intitolata “L’Allegria”. Negli anni 30 Ungaretti , che era ateo, si avvicina al cristianesimo. Nel 1936 diviene professore di letteratura italiana in Brasile, all'Università di San Paolo. Accetta la docenza in Brasile per via di ottime condizioni economiche che gli erano state garantite. Vi rimane fino al 1942 e viene trascorsi a San Paolo sono anni sereni in cui entra in contatto con la cultura popolare brasiliana e rituali religiosi locali, oltre che i paesaggi e la natura dei Tropici. Accade però una tragedia che nascerà una forte ferita dell'autore: muore il figlio Antonietto per un'appendicite che degenerò in peritonite. Tale lutto spinse Ungaretti a scrivere l'unica poesia del periodo brasiliano intitolata “Gridasti: Soffoco”. Questa poesia rientra in un'altra raccolta di Ungaretti intitolata “Il dolore”, in cui l'autore, partendo dal dolore personale, riflette sul dolore universale che vivono tutti gli uomini. Nel 1942 torna a Roma e continua a insegnare letteratura moderna e partecipa ad un programma televisivo culturale in cui legge e spiega agli italiani l’Odissea. 22/03/22 Negli anni 60 del 900 Ungaretti viaggia tantissimo, in aereo compie un giro del mondo. Vivrà per lungo tempo in Giappone e lavorerà come docente sia a San Paolo, in Brasile e a New York alla Columbia University. Torna in Italia e ammalato muore nel 1970. Non ci sono funerali solenni e viene seppellito a Roma, precisamente aò cimitero di Verano. Le poesie di Ungaretti vengono raccolte da Mondadori in "Vita di un uomo”, raccolta di poesie con carattere autobiografico. Il libro si presenta come un diario; queste poesie hanno anche un carattere religioso perché la poesia, secondo Ungaretti ha una funzione di grande prestigio, missione sacra, poiché il poeta ha il compito di esplorare l'uomo (per es. ne “Il porto sepolto”) e cantare ciò che vede. La prima raccolta di Ungaretti dal 1916 è “Il porto sepolto”, scritta nel secondo anno di guerra; le poesie che fanno parte di questa raccolta non hanno nulla di descrittivo, il poeta comunica i suoi sentimenti. Ungaretti è il poeta veggente perché si inabissa nei fondali della coscienza degli uomini e porta in superficie una parte dell'immensità del mistero della vita che è esplorato. Questa poesie hanno il carattere della poesia del frammento, delle essenzialità, dei versicoli, poesie scarnificate perché l'obiettivo di Ungaretti è quello di eliminare il superficiale: Ungaretti spoglia la poesia di tutto ciò che non serve a comunicare il dolore della guerra. Le poesie sono sintetiche ma intense e da parte del poeta c'è un continuo uso dell'analogia (un es. è “Soldati” in cui descrive la condizione di precarietà dei soldati). Questa poesia concentrata in una similitudine e una folgorazione , versi liberi (liberi dalla rima), crea spazi bianchi: è la poesia della pagina bianca, simbolo dell'invito a riflettere e meditare, rappresentata una pausa. Viene ridotta all’essenziale anche la punteggiatura che manca (non c'è neanche il punto a fine poesia). Lo stile è nominale (manca il verbo ma le frasi hanno senso). Le strofe sono da pochi versi. Il porto sepolto Uscito nel 1916, è la 1° raccolta di poesie di Ungaretti e comprende circa 30 poesie scritte mentre combatte sul Carso; ogni poesia riporta fedelmente il luogo e la data di composizione. La sua vicenda editoriale consta di 3 fasi: 1. comprende un primo gruppo di poesie, pubblicato nel 1916 col titolo “Il porto sepolto”; 2. le poesie del 1° gruppo vengono ripubblicate nel 1919, con l’aggiunta di altri versi composti durante i tre anni, con il titolo “Allegria di naufragi”; 3. le poesie del 1° e 2° gruppo vengono riviste da Ungaretti ,corrette, alcune eliminate, altre recuperate e ,nell'edizione del 1931, pubblicate col titolo “L’allegria”. Il titolo “Porto sepolto” allude a ciò che in noi rimane segreto, quindi a ciò che è indecifrabile e irraggiungibile. Ungaretti racconta di aver saputo da due suoi amici francesi impegnati nella costruzione del canale di Suez che ad Alessandria c’era un porto già prima di Alessandro Magno. Ciò significa che questa era una città portuale, quindi ricca e fiorente, prima dell’arrivo di Alessandro, da cui prese nome. Di quella città non resta più nulla se non il porto, rimasto “sepolto” in fondo al mare. Il “porto sepolto” rappresenta quell’abisso che è dentro di noi, che solo il poeta può raggiungere e decifrare. Il secondo titolo “Allegria di naufragi” è, invece, un ossimoro. ● Da una parte c’è l' “Allegria”, che è l’<<esultanza di un attimo>>; è lo slancio vitale. ● Dall’altra c’è “naufragi”, che allude alla morte e al tempo che distruggono tutto. Il naufragio è la tragedia esistenziale dell’uomo contemporaneo che si è smarrito. Il titolo “L’Allegria” ha 2 edizioni: una nel 1936 e un’altra nel 1942, questa pubblicata da Mondadori. Il titolo nasce dalla descrizione di Ungaretti di sottolineare maggiormente l’elemento positivo dell’opposizione. “L’Allegria” per Ungaretti è la volontà di ricominciare sempre; è la capacità di rialzarsi e di reagire. “L’Allegria” comprende 70 componimenti e 4 prose liriche. “L’allegria” “L’ allegria” è formata da 5 sezioni cronologiche: ● “Ultime” ● “Il porto sepolto” ● Naufragi” ● Girovago” ● “Prime” I temi sono: ● Il viaggio dell'uomo naufrago, che risalendo i suoi “fiumi”cerca la terra promessa lontano dalle sofferenze e dagli orrori della guerra ● La morte ● La condizione di precarietà e fragilità degli uomini ● La guerra del Carso ● Immagini legate all’infanzia e all’adolescenza di Ungaretti trascorse ad Alessandria d’ Egitto: il deserto, il miraggio, le cantilene arabe, il mare, il porto, il nomadismo “Sentimento del tempo”, 1933 All’interno del canzoniere sono collocati dopo l’ “allegria” e sono la 2a tappa del viaggio di Ungaretti che parla di <<secondo tempo d’esperienza umana>>. ● ● Nell’ “allegria” il tempo si fa attimo: l’attimo della folgorazione Nel “sentimento del tempo” il tempo è sentito come durata interiore Ungaretti risente dell’influenza di Bergson perché il tempo diventa una dimensione soggettiva. È la causa del mutare di tutte le cose, in un processo continuo di distruzione e rinascita. Le liriche di questa raccolta hanno come scenario privilegiato la città di Roma (non più l’ Egitto né Parigi) che dà al poeta il sentimento dell'eterno. Per Ungaretti è il luogo della memoria (per i suoi momenti antichi erosi dal tempo) di qui l’ uso dell’imperfetto. Presentano anche molte divinità della mitologia Greco-Romana. Recupera sintassi e metrica tradizionali (Petrarca e Leopardi) quindi ripristina la punteggiatura, la costruzione ipotattica e un lessico aulico ed elaborato. I temi sono: ● Il viaggio e la nave ● l’amore e la morte ● il problema religioso (l’aspirazione dell’uomo all’assoluto) ● Il rapporto tra l’effimero e l’eterno ● la fragilità umana caratterizzata dal barocco (‘600) “Il dolore” Viene pubblicato nel 1947 e raccoglie le liriche composte da Ungaretti in seguito alla morte del figlio e del fratello. Ungaretti, quindi, esprime il suo dolore privato, personale ma l’esperienza personale lo porta a riflettere sul dolore universale per il dramma della Seconda guerra mondiale. Ungaretti abbandona gradualmente la poesia della folgorazione illuminante e si orienta verso un’esperienza più distesa. Ungaretti recupera i moduli metrici e stilistici tradizionali. ● La parola è gridata ● Il verso è lungo ed è spezzato dai puntini di sospensione che esprimono la disperazione del poeta