Coscienza, Pensiero e Materia: Siamo i co-creatori della nostra realtà. Fisica & Psicologia delle Possibilità. Grosso Antonio Dedico questo libro a Manuela, ammirabile sostenitrice e adorabile moglie. Anima per la mia vita, luce per la mia creatività e parola per la mia gioia. Una molecola d’amore nell’universo del grande Miracolo. Introduzione La fisica moderna, la stessa spiritualità, la psicologia propongono una visione del mondo altamente armoniosa e altruistica, in cui la coscienza dell’essere umano diventa il principio cardine attorno al quale ruota tutta la realtà da esso percepita; per questo motivo lo studio della psiche assume un’importanza fondamentale non solo per la comprensione dell’essere umano, ma anche per la comprensione dell’intero universo. Le nuove scoperte tendono quindi ad unire fisica e psicologia, biologia e spiritualità permettendo di riconsiderare in modo più approfondito la natura dell’essere umano attraverso la sua unicità mente-corpo. Questo ci porta ad una conclusione molto semplice e lampante: non sono le circostanze esterne a determinare la qualità della nostra vita, ma l’interpretazione che attribuiamo ad esse; inoltre, non siamo delle particelle slegate e gestite dal “caso”, ma seguiamo tutti una danza fatta di energia e vibrazione. La realtà quindi è un’unica sinfonia di infinite forme d’onda simultanee che si trasformano nel mondo concreto solo dopo essere entrate nei nostri sensi. L’essere umano crede di essere un’entità fisico-materiale che si muove in un mondo solido e compatto, ma, in base alle nuove scoperte scientifiche, deve essere considerato una sorta di ricevitore multisensoriale che viaggia nell’oceano delle frequenze e delle informazioni da cui estrae la sua personale realtà. L’inconscio lavora con un preciso programma di vita, seguendo determinati scopi e piani coerenti, che sono ignoti al nostro Io e non facilmente accessibili e conoscibili al conscio. Sebbene il nostro inconscio sia in grado di “analizzare” le cause prima dell’evento, l’Io riesce a “percepire” solo l’evento realizzato e co-creato. Nella sua essenza, il caso, “essendo apparentemente privo di motivazione e spiegazione, di ordine e senso, di finalità e prevedibilità, è una provocazione per le funzioni più specificamente umane. Se le cause di un evento non sono note, non significa che non ci siano, ma che la conoscenza umana non è ancora riuscita a svelarle. Il mondo nel quale viviamo non è il risultato di forze (cause-effetti), ma l’espressione di una sincronicità che coinvolge il materiale e l’immateriale, edificando la vita stessa. Siamo esseri spirituali che stanno sperimentano l’esperienza materiale del corpo. Se è vero che le circostanze contribuiscono a creare le convinzioni, è anche vero che le convinzioni contribuiscono ad attrarre le circostanze: i nostri modelli di pensiero influenzano fortemente le nostre esperienze. Non dovremmo partire mai dal presupposto che ciò che crediamo vero di fatto lo sia realmente; dovremmo invece procedere con l’idea che siamo condizionati da credenze limitanti che ci impediscono di esprimere la nostra unicità e di essere completamente noi stessi. Una volta che abbiamo adottato quelle credenze ci dimentichiamo che si tratta solo di interpretazioni. E’ una naturale e radicata tendenza umana quella di considerare come reali solo i fenomeni cui stiamo assistendo e invece irreali e senza valore quelli che non siamo in grado di osservare o sperimentare. Da bambini veniamo a contatto con questi modelli-schemi pre-impostati e rimaniamo vincolati ad una visione parziale, dicotomica e materialistica squisitamente culturale e linguistica. Sicché, quello che sperimentiamo all’esterno non è altro che la nostra proiezione. Se l’atto di osservare può cambiare le stesse particelle, le credenze creano una “variante” nella realtà che per noi rappresenta Unica e indissolubile. Per sperimentare tangibilmente la nostra vitale essenza di partecipatori creativi dobbiamo necessariamente superare i condizionamenti che limitano il nostro potenziale. Il livello di fiducia che le persone hanno nelle proprie credenze le rende talvolta refrattarie alla ricezione di nuove informazioni che potrebbero in qualche modo minare le credenze stesse. Quando una credenza poi diventa talmente radicata in noi da indurci a pensare che se dovessimo in qualche modo cambiarla ciò metterebbe in discussione la nostra stessa identità, allora la credenza diventa una convinzione. La giusta armonizzazione nell'esistenza dell'uomo tra limite e infinito determina quell'equilibrio psico-spirituale che trova nel rapporto con il mondo la sua più alta espressione. L’apparente limitazione nel corpo non è una limitazione della Coscienza, ma è la sua proiezione nel mondo tridimensionale come l’ombra non è la limitazione del corpo, ma è la sua proiezione in un mondo di dimensioni più limitate. Non si tratta più di voler capire, perché capire equivale a limitare la realtà della Coscienza entro i limiti della mente. Si tratta di diventare sempre più se stessi. I cinque sensi possono essere paragonati a “ologrammi corporei tenuti insieme dal pensiero che si diffonde nell’infinito” . Esistono campi di vibrazioni sia dentro che fuori di noi che non vediamo perché non siamo sintonizzati sulla loro frequenza. La Realtà in cui viviamo è una proiezione di noi stessi. E' la manifestazione dell'Energia di cui l'IO, e noi stessi, è fatto. E' un'Energia dinamica, e come tale, non è mai uguale, mai statica. L'Energia per manifestarsi, ha bisogno parametri ben precisi, non si manifesta mai in modo casuale, ma sempre secondo più forze che si incontrano. Attraverso il concetto di energia, i corpi solidi non sono più visti come entità singole e distinte, ma sono legati in maniera inseparabile tra loro e con il loro ambiente; le loro proprietà possono essere comprese solo in termini di interazione reciproca, di interconnessione universale. Il paradigma riduttivo della scienza meccanica ha acquisito come valida ed inconfutabile l’arbitraria dicotomia tra soggetto ed oggetto della osservazione. Oggi una maggior coscienza della reciprocità tra le concezioni soggettooggetto e del Tutt’Uno pone le condizioni per una rinnovata concettualizzazione scientifica e una profonda visione olistica della realtà e dell’universo in cui ci evolviamo. Non possiamo escluderci da questo “intreccio d’amore” o da questo “love entanglement” e , sebbene le nostre decisioni quotidiane possano sembrare scelte del caso o del tutto scollegate ad un piano coerente, siamo parte integrante e vitale del Tutt’Uno. Una Mente Collettiva Coerente Unificata creata dalle nostre menti e dalla coscienza individuale. Tutte le condizioni o le possibilità in una prerealtà vengono rese manifeste dalla nostra scelta e dalla nostra partecipazione. Per l’uomo che si basa esclusivamente suoi sensi fisici il mondo viene rappresentato come un dato inspiegabile e inaccessibile, ma contemporaneamente solido nella sua materialità, nel quale bisogna inesorabilmente lottare, competere e autodistruggersi per sopravvivere; mentre per l’uomo che vive con i propri sensi guidati dallo spirito e dall’anima il mondo, nella sua miracolosa fenomenologia dinamica, viene percepito come evento evolutivo nel e con il quale migliorarsi e sul quale creare sinergia e consapevolezza. Siamo completamente immersi in un’energia creativa e infinita vibrante e armonica, con le quale ci evolviamo e viviamo una realtà possibilista e multidimensionale. Un continuo interscambio di informazioni in un universo mutevole e pulsante. Ognuno sperimenta le cause e gli effetti delle proprie scelte, dei propri desideri, dei propri poteri, ma non tutti hanno la consapevolezza di poterli mettere in pratica. Questa sinergia del viaggio nell’intenzione ci deve condurre alla bellezza del cosmo. La visione del “riduttivismo” e del “meccanicismo” della realtà, dell’universo e della vita stessa lasciano il posto all’ “Olismo”, in cui tutto è intimamente collegato, amorevolmente intrecciato e sinergicamente interconnesso. Il Micro e il Macro sono dinamicamente in relazione di cooperazione nell’Infinita Coscienza Universale. Dall’atomo all’universo si assiste al più grande e profondo atto d’Amore Creativo (potremmo definirlo Entangled Love). La percezione del mondo è un riflesso del nostro stato di consapevolezza. Conoscere noi stessi significa conoscere il nostro rapporto con il mondo – non solo con il mondo delle idee e delle persone , ma anche con la natura , con le cose che possediamo. In breve, la nostra vita, essendo la vita il rapporto con il tutto. Ogni volta che concepiamo un pensiero ci troviamo partecipi a questa creazione. Tutto quello che siamo o abbiamo è stato creato, consapevolmente o meno, intenzionalmente o meno dai nostri pensieri. Ciò che siamo non è il nostro corpo (inteso come campo biofisico di energia e informazioni), ma un insieme di pensieri, sentimenti, atteggiamenti che si manifestano con un unico Sé personale. Una consapevolezza creativa che si trasforma in cocreazione attraverso la nostra partecipazione-osservazione. Noi siamo in buona parte ciò che pensiamo. La creazione è un continuo divenire intelligente e consapevole nel presente. La felicità ed il benessere nascono da dentro di noi nel momento in cui la consapevolezza della propria grandezza emerge, in quel momento si scopre di essere collegati al tutto e si capisce che tutto è a nostra disposizione. Noi siamo gli architetti della nostra vita e della nostra evoluzione, siamo i co-creatori nella coscienza universale, siamo luce d’amore nell’eterno. La nostra felicità e il nostro destino sono dentro di noi. Capitolo I Le convinzioni e le credenze: limitatoriattrattori del nostro potenziale conoscitivo e creativo. 1.1)Convinzioni e credenze: “manipolatori” del nostro sviluppo psico-bio-fisico e spirituale. “ […]Una nuova convinzione è come un seme che viene piantato in primavera. Il seme cresce durante l’estate e matura, diventa forte e mette radici. In autunno la convinzione inizia a diventare superata e appassita, l’obiettivo per cui è nata è assolto[…]” Fausto Intilla, “La Funzione d’onda della realtà”, Ed. Lampi di Stampa, 2006. Tutti noi abbiamo e ci rapportiamo ad un sistema di convinzioni (convinctionem da convintus – convincere: sopraffare con argomenti) che regola, controlla e dirige la nostra vita1. Ogni pensiero, parola o azione prescinde, consapevolmente o meno, da questo tessuto interiore di convinzioni, esprimendolo in ogni nostra manifestazione e in ogni nostra interazione. Il problema è che non scegliamo consapevolmente le convinzioni secondo cui vivere, poiché la maggior parte di queste sono inconsce e derivano principalmente da regole, concetti e pre 1 A tale proposito Friedrich Nietzsche nella sua opera “Umano, troppo umano” del 1878 scrisse che le “Le convinzioni sono nemici della verità più pericolosi delle menzogne”. Le nostre azioni e decisioni sono conseguenze dirette degli schemi mentali e del modo in cui interpretiamo la “realtà”. Imparando come funziona la mente, impariamo anche a dirigere le nostre percezioni e i nostri comportamenti verso risultati consapevoli e costruttivi. concetti ricevuti e tramandati. Questo ci porta a considerare che la maggior parte delle convinzioni che abbiamo e secondo cui viviamo non sono neppure nostre. Le nostre convinzioni passate diventano la realtà del nostro presente. Quando cerchiamo di cambiare in modo sostanzialmente e consapevolmente conscio le nostre convinzioni “lo facciamo al di fuori degli schemi del ciclo naturale di cambiamento di tali convinzioni. Tentiamo di cambiare le nostre convinzioni reprimendole o combattendo contro di esse”2. Non sono le circostanze esterne a determinare la qualità della nostra vita, ma l’interpretazione che attribuiamo ad esse. Se è vero che le circostanze contribuiscono a creare le convinzioni, è anche vero che le convinzioni contribuiscono ad attrarre le circostanze: i nostri modelli di pensiero influenzano fortemente le nostre esperienze. Le credenze di una determinata società o collettività “sono in grado di influenzare anche la nostra biologia e il nostro comportamento personale”3. Se potessimo percepirci per quello che realmente siamo, se avessimo la possibilità di abbandonare questo fardello fatto di convinzioni e stratificazioni culturali indirette, al di fuori di ogni educazione e di ogni condizionamento, ci percepiremmo come "un nulla che si muove stabilmente in un nulla fatto di possibilità".Una credenza è un senso di certezza verso qualcosa. Le credenze definiscono una struttura che filtra i nostri pensieri e i nostri comportamenti. Henry Ford diceva: “Che tu creda di farcela o di non farcela, hai comunque ragione”. Le nostre credenze hanno un impatto fondamentale sulla riuscita dei nostri obiettivi. Ci dicono esattamente cosa possiamo o non possiamo fare ed anche il “come” possiamo riuscirci. Ci dicono chi siamo e dettano le nostre “verità” sul mondo che ci circonda. Le credenze possono essere potenzianti o limitanti. Le credenze potenzianti ci danno forza e ci conducono verso l’obiettivo; le credenze limitanti ci impediscono di raggiungere le nostre mete e di accrescere la fiducia in noi stessi. Dovendo vivere inseriti in un ambiente sociale complesso, è naturale pensare che noi attuiamo una 2 Intilla Fausto, “La funzione d’onda della realtà”, Ed. Lampi di Stampa, 2006. 3 Lipton Bruce e Bhaerman Steve, “ Evoluzione spontanea”, Macro Edixzioni 2010. sorta di classificazione di ciò che ci circonda in modo da poter meglio interagire con il nostro mondo. Le persone assorbono da una parte alcune delle credenze e degli atteggiamenti, sebbene mutati nel tempo, non solo dall’ambiente di riferimento, ma anche dalla trasmissionecomunicazione di in-formazione della mente estesacollettiva della memoria storica.. “Le credenze collettive di una cultura o società influenzano anche la nostra biologia e il nostro comportamento personale. La convinzione di essere fragili macchine biochimiche controllate dai geni cede il passo alla comprensione del fatto che siamo potenti creatori della nostra vita e del mondo in cui viviamo”4.Un atteggiamento relativo a un determinato argomento nasce dunque sulle nostre convinzioni quell'argomento che,per produrre un qualche comportamento, devono necessariamente essere associate o portare a delle conseguenze. È dunque possibile dedurre che generalmente i nostri atteggiamenti su un argomento specifico si traducano in influenze individuali specifiche che si riflettono sui nostri comportamenti. Le credenze rappresentano un importantissimo filtro attraverso il quale la mente attribuisce significato alle esperienze, sia quelle passate che quelle future. Quando crediamo profondamente in qualcosa, il nostro inconscio si mette in moto per fornirci tutte le risorse necessarie per trasformare in realtà le nostre stesse credenze, e questo vale sia in positivo che in negativo. Stephen Hawking, uno dei più brillanti fisici teorici del nostro tempo e Leonard Mlodinow, fisico della California Institute of Technology, hanno precisato nel loro libro che: riguardanti effetto sul “ Costruiamo modelli nella scienza, ma ne costruiamo anche nella vita quotidiana. Il realismo dipendente dai nostri modelli si applica non soltanto ai modelli scientifici, ma anche ai modelli mentali consci e subconsci che tutti noi creiamo per interpretare comprendere il mondo di tutti i giorni. Non c’è modo di eliminare l’osservatore – cioè noi – dalla nostra percezione del mondo, che 4 Bruce Lipton e Steve Bhaerman, “Evoluzione spontanea”, Macroedizioni 2010. viene prodotta mediante la nostra elaborazione sensoriale e mediante il modo in cui pensiamo e ragioniamo”5. Noi viviamo in un’esperienza percettiva differenziata frutto della stratificazione culturale e sociale nei secoli da parte degli uomini e delle società. Buona parte della realtà percepita è dovuta al background culturale di riferimento e identificativa. L’esperienza interpretazione è l’interazione complessa non solo della percezione (vista-udito-memoria associativa), ma anche gli artefatti mentali della società in cui si vive. Un lavoro interpretativo affinato dalla nostra conoscenza, la quale, consapevolmente o meno, viene veicolata da convinzioni singole o multiple. Un insieme di regole e rappresentazioni simboliche che costituiscono la trama linguistica della mente. Il filosofo, scrittore e mistico armeno Georges IvanovičGurdjieff6scrisse: “[…]Nella giusta conoscenza, lo studio dell’uomo deve procedere su linee parallele allo studio del mondo, e lo studio del mondo deve procedere in parallelo allo studio dell’uomo. Le leggi sono le stesse ovunque, nel modo come nell’uomo. Dopo esserci impadroniti dei principi di una qualunque legge, dobbiamo cercarne la manifestazione nello stesso tempo nel mondo e nell’uomo … Questo studio parallelo del mondo e dell’uomo mostra allo studente l’unità fondamentale di ogni cosa e lo aiuta a trovare analogie in fenomeni di ordine differente[…]”. Una delle caratteristiche fondamentali della mente umana è quella di metterci in relazione con la realtà che ci circonda. L’intenzionalità della mente è quella di dirigersi verso il mondo. Se crediamo che in giardino ci sono dieci gatti, ci troviamo in uno stato mentale intenzionale in quanto cerchiamo di rappresentare il mondo o l’evento secondo un certo schema o una determinata affermazione. Stiamo affermando uno schema di credenza che si può replicare. Avremmo potuto nutrire un diverso atteggiamento psicologico verso il alla nostra convizione-convenzione della nostra rappresentazione 5 Hawking Stephen e MlodinowLeonard, “Il grande disegno” Oscar saggi 2012. 6 G. I. Gurdjeff in OuspenskyP.D. “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”Astrolabio 1976 medesimo contenuto, ad esempio avremmo potuto desiderare che nel giardino ci fossero dieci gatti; oppure avremmo potuto avere il medesimo atteggiamento psicologico verso un contenuto diverso, ad esempio avremmo potuto credere che ci sono dieci gatti bianchi nel giardino. Asserire che in giardino ci sono dieci gatti e credere che in giardino ci sono dieci gatti sono due eventi accomunati dal fatto che chi lo asserisce o crede alla verità di quanto afferma o crede intenzionalmente. Desiderare che le cose stiano in un certo modo è quindi uno stato intenzionale in quanto ci rappresentiamo il mondo in un certo modo. Invece, quando crediamo che le cose stiano in un certo modo, ci impegniamo al fatto che le cose stiano proprio nel modo in cui la nostra credenza le rappresenta essere, e se le cose non stanno in quel modo la nostra credenza verrà considerata come falsa o scorretta. Una delle capacità della nostra mente è quella di immaginare come le cose sarebbero potute andare, indipendentemente da come sono andate effettivamente. Non sono le circostanze esterne a determinare la qualità della nostra vita, ma l’interpretazione che attribuiamo ad esse. Se è vero che le circostanze contribuiscono a creare le convinzioni, è anche vero che le convinzioni contribuiscono ad attrarre le circostanze: i nostri modelli di pensiero influenzano fortemente le nostre esperienze. Non dovremmo partire mai dal presupposto che ciò che crediamo vero di fatto lo sia realmente; dovremmo invece procedere con l’idea che siamo condizionati da credenze limitanti che ci impediscono di esprimere la nostra unicità e di essere completamente noi stessi. Le credenze sono, per definizione, “variabili. Sono trasmesse in modo autoritario come se fossero delle verità, il che costituisce una provocazione permanente contro il senso comune” scrive l’antropologo Sperber Dan7. Nella maggior parte delle nostre dinamiche di vita siamo costantemente prigionieri dal pregiudizio, ossia di un giudizio precedente all'esperienza stessa, emesso in assenza di dati sufficientemente validi e assenti di illusioni e credenze. 7 Sperber Dan, “ Il contagio delle Idee – Teoria naturalistica della cultura”, Feltrinelli 1994. A causa di questa assenza, si ha la tendenza ad esprimere un giudizio errato (anche se non necessariamente la mancanza di dati genera un giudizio errato, come non necessariamente la completezza di dati genera un giudizio coretto). Bacone, agli inizi del seicento, affermava la necessità di guardare alla realtà liberando lo spirito dagli idola mentis (errori o illusioni) per disporsi come tabula rasa, in modo da arrivare alla vera conoscenza del mondo. Il giornalista Walter Lippmann, anticipando molte ricerche moderne, sostiene che il rapporto conoscitivo con la realtà non è diretto ma mediato dalle immagini mentali (stereotipi) che ognuno si forma. Tali immagini hanno come caratteristica quella di essere delle semplificazioni spesso grossolane e rigide della realtà, e ciò è dovuto al fatto che la mente umana è incapace di cogliere le infinite sfumature e l'estrema complessità del mondo. Il fisico e cosmologo Paul Davies8 così si esprime al riguardo : “ Gli esseri umani hanno credenze di ogni tipo. Il modo in cui giungono ad esse va dall’argomentazione razionale alla fede cieca. Alcune credenze sono basate sull’esperienza personale, altre sull’educazione e altre ancora sull’indottrinamento. Molte sono senza dubbio innate: le possediamo fin dalla nascita come conseguenza di fattori evolutivi. Siamo convinti da argomentazioni “ragionevoli”, e ci sentiamo a nostro agio soprattutto con quelle che fanno appello al senso comune, quale prodotto di modelli di pensiero profondamente radicati nella psiche ”. Lo stereotipo è il “ nucleo cognitivo del pregiudizio”, ossia l'insieme delle informazioni e delle credenze relative ad una certa categoria di oggetti, rielaborati in un'immagine coerente e piuttosto stabile, in grado di sostenere e riprodurre il pregiudizio nei loro confronti. Un’opinione è qualcosa di cui ci sentiamo relativamente certi, ma siamo pronti a cambiare nel momento in cui i fatti dovessero smentirci. I riferimenti a sostegno di un’opinione sono labili e spesso si basano solo su semplici impressioni. Ma nel momento in cui cominciamo a trovare 8 Davies Paul, “La mente di Dio- Il senso della nostra vita nell’universo”, Oscar Mondadori 2011. elementi di conferma, soprattutto di carattere emozionale, che ci colpiscono fortemente in modo piacevole o spiacevole, ecco che una nostra opinione può trasformarsi in una credenza, qualcosa che crediamo sia così “a prescindere” dalla realtà9. Il livello di fiducia che le persone hanno nelle proprie credenze le rende talvolta refrattarie alla ricezione di nuove informazioni che potrebbero in qualche modo minare le credenze stesse. Se non riusciamo a raggiungere il nostro potenziale illimitato è solo perché stiamo vivendo con il falso presupposto di conoscere già la verità: ecco perché è così importante sfidare le nostre credenze. Man mano che individuiamo e modifichiamo i nostri punti di vista erronei o limitanti liberiamo nuove risorse e diventiamo più liberi. Questo è accaduto e accade anche nel campo scientifico. “ Quando nuove scoperte hanno portato a riconoscere qualche limitazione essenziale dei concetti ritenuti fino a qual momento indispensabili, siamo ricompensati dalla conquista di un più ampio orizzonte e di un’accresciuta capacità di mettere in correlazione fenomeni che in precedenza avrebbero potuto apparire anche contradditori”10. Molte delle nostre convinzioni si basano su errate interpretazioni di passate esperienze; il problema è che una volta che abbiamo adottato quelle credenze ci dimentichiamo che si tratta solo di interpretazioni. E’ una naturale e radicata tendenza umana quella di considerare come reali solo i fenomeni cui stiamo assistendo e invece irreali e senza valore quelli che non siamo in grado di osservare o sperimentare. Le persone spesso considerano il processo di cambiamento delle convinzioni difficile e faticoso. In realtà, rimane il fatto che le persone cambiano naturalmente e spontaneamente centinaia di convinzioni nell'arco della vita. Forse la difficoltà risiede nel fatto che quando 9 A questo proposito è interessante valutare il lavoro di Robert Dilts, “Convinzioni- Forme di pensiero che plasmano la nostra esistenza”, Astrolabio Edizioni 1998. 10 Bohr Niels, “I quanti e la vita – Unità della natura, unità della conoscenza”, Bollati Boringhieri 2012. cerchiamo in maniera conscia di cambiare le nostre convinzioni, lo facciamo in un modo che non rispetta il ciclo naturale del cambiamento delle convinzioni. L'idea di base è che il sistema cognitivo, di fronte alla complessità del mondo e all'infinità di dati che da esso provengono, ha come necessità prima quella di ridurre e semplificare la massa delle informazioni da trattare. Ciò è fatto tramite il raggruppamento di tali informazioni in categorie che possono essere trattate come un tutto unico. In fondo anche i concetti che sono alla base del pensiero, del linguaggio e della comunicazione, si basano sulla capacità di astrazione e semplificazione in base alle quali raggruppiamo i vari oggetti in classi e diamo loro un nome valido per tutti gli oggetti inclusi in quella classe. Mark Buchanan11, scrittore, fisico teorico e divulgatore scientifico statunitense, ha precisato che: “ Senza volerlo, contribuiamo a creare mode e movimenti giovanili, onde di fanatismo, culti religiosi, fervore nazionalistico o euforia nei mercati finanziari. E’ probabile che spesso cavalchiamo l’energia di correnti sociali nascoste senza nemmeno notarne l’esistenza, mentre esse influenzano il nostro modo i pensare, ci inducono ad abbracciare certe idee e non altre, o determinano ciò che consideriamo di moda o socialmente accettabile”. In noi è ben radicato un forte istinto all’imitazione, con il quale, consciamente o in-cosciamente, strategicamente o imprudentemente, cerchiamo di trarre “il nostro profitto” dall’altrui esperienza. Creando delle vere e propria strutture socio-culturali e delle credenze, l’imitazione convenzionale, può portare all’illusione e alla frammentaria interpretazione della realtà da sperimentare. Infatti, assorbendo l’esperienza degli altri, mettiamo in pratica attitudini, metodi e pensieri lontano dal nostro “modo di fare”. “Chi fa qualcosa perché è l’usanza non opera una scelta, né impara a discernere o a desiderare ciò che è meglio. Facendo qualcosa soltanto perché gli altri la fanno non si esercita queste facoltà, non più che credendo a qualcosa 11 Mark Buchanan, “L’atomo sociale – Il comportamento umano e le leggi della fisica”, Mondadori Milano 2008. solo perché altri ci credono ” ha precisato il filosofo ed economista britannico John Stuart Mill nel “Saggio sulla Libertà” nel 1858. La nostra capacità di categorizzare, ossia rendere “equivalenti cose distinguibilmente differenti” (Bruner, 2009) ci permette di raggruppare queste informazioni interne-esterne in determinati classi o caselle, con le quali ci rapportiamo continuamente. Attraverso l’utilizzo di questi schemi e di queste rappresentazioni categoriali, con le quali crediamo di semplificare il nostro ambiente e ordinare gli eventi, apprendiamo e contestualmente costruiamo la nostra stessa realtà. Da bambini veniamo a contatto con questi modelli-schemi preimpostati e rimaniamo vincolati ad una visione parziale, dicotomica e materialistica squisitamente culturale e linguistica. Sicché, quello che sperimentiamo all’esterno non è altro che la nostra proiezione. Questo ci porta a dire che “credenze, desideri, pensieri ( atteggiamenti proposizionali, ossia particolari mentali che causano comportamenti) possiedono intrinsecamente le loro forme logiche. Ciò vuol dire non solo che se x e y sono atteggiamenti proposizionali dotati di forme logiche differenti, essi sono, ipso facto, particolari mentali differenti; ma anche che essi sono, ipso facto, particolari mentali di tipo differente. La credenza che Babbo Natale non esiste ha la stessa forma logica della credenza che gli unicorni non esistono anche se, ovviamente, si tratta di credenze differenti”12. La credenza stessa ha manipolato la nostra stessa biologia, costringendola a schematizzarsi secondo modelli culturali e di pensiero inclini ad una visione frammentaria e meccanicistica della vita, sebbene continui la sua creazione in divenire. Il filosofo statunitense Nelson Goodman13 a questo proposito ha precisato che “I mondi sono costruiti fabbricando versioni diverse, con numeri, immagini, suoni o con altri simboli di qualunque tipo realizzati con i più diversi materiali. Anche se costruiamo mondi fabbricando versioni, non costruiamo un mondo mettendo insieme dei simboli a caso, non più di quanto un carpentiere costruisca una sedia mettendo insieme a caso dei pezzi di legno”. 12 Jerry A. Fodor, “La mente non funziona così”, Editori Laterza 2004. 13 Nelson Goodman “Vedere e costruire il mondo”, Laterza Bari 2008. Le credenze, come ha spiegato Gazzaniga14 , direttore del Dipartimento di Neuroscienza Cognitiva al Centro medico della Cornell University, “occupano il punto terminale di gran parte della nostra attività cognitiva. Esse sono proprietà misurabili della nostra vita mentale e sono molto potenti nel determinare la nostra visione del mondo”. A tale proposito sembra costruttiva ed illuminante una storia tratta dalla saggezza della filosofia Zen. Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli dichiarò:"Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi"."Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò."Ma che cosa fai?" sbottò il filosofo. "Non vedi che la tazza é piena?""Come questa tazza" disse il maestro "anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualcos'altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?" Anche noi, per capire la nostra vera natura, le nostre potenzialità e la nostra stessa partecipazione a questa danza universale dobbiamo svuotarci di inutili congetture-modelli tramandati da generazioni. Questo non vuol dire abbandonare o disdegnare le tradizioni, la cultura, le esperienze, ma cercare di non convalidare o rafforzare tutti quei modelli e pregiudizi che alterano la nostra personale visione della realtà e della nostra vera natura. 14 Gazzaniga S. Michael, “Il cervello sociale” – Giunti 1989. 1.2)Modelli-Simboli-Stereotipi: conoscenza. “forgiatori” della nostra “ Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri. I tuoi pensieri diventano le tue parole. Le tue parole diventano le tue azioni. Le tue azioni diventano le tue abitudini. Le tue abitudini diventano i tuoi valori. I tuoi valori diventano il tuo destino”. (Mahatma Gandhi, politico e filosofo indiano Porbandar 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi 30 gennaio 1948) I modelli culturali vivono delle credenze che individui e comunità producono, condividono e modificano. Ogni cultura si configura, pertanto, come una costellazione di credenze (lat. mediev. credentia, der. di credĕre «affidare, fidarsi, ritener vero), adeguatamente estesa per affrontare i vari aspetti della realtà fisica e sociale, relativamente stabile e convenzionalmente condivisa dalla maggioranza degli attori di una data comunità. Tale costellazione di credenze, rispondendo gli eterni quesiti legati alla nostra origine, alla nostra natura e alle nostre potenzialità, costituisce una mappa in grado di spiegare le varie situazioni ambientali in cui viviamo, in modo da fornirci una chiave interpretativa per ogni fenomeno. Qualsiasi costellazione di credenze, portando alla creazione di una vera e propria ortodossia, è articolata fondamentalmente in due sottogruppi distinti, fra loro eterogenei: quello delle credenze positive e quello delle credenze negative. Il primo è l’insieme delle credenze che adottiamo e riteniamo vere, giuste ed efficaci; mentre il secondo è l’insieme delle credenze che decidiamo di non adottare, poiché le riteniamo irrilevanti, anche se sappiamo che altri soggetti potrebbero abbracciarle. Pertanto, si rimane sempre vincolato in determinati schemi riduttivi, dovuti alla cultura sociale di base che dalle autoinfluenze psicobiofisiche, per la piena comprensione della nostra natura e della realtà potenzialmente possibilista e dinamicamente variabile. Queste credenze assurgono al valore di simbolo e, in quanto tali, sono al centro dell’attenzione da parte della maggioranza di una certa comunità, che le condivide, le apprezza le difende con forza e convinzione. Sono in particolare i primi anni della nostra vita, quando le nostre capacità critiche sono molto basse, quelli in cui si formano le convinzioni più forti e determinanti per la nostra crescita, ma un po’ nell’arco di tutta la nostra esistenza le convinzioni continuano a formarsi e a rappresentare per noi una sorta di filtro attraverso cui vediamo il mondo. È come se avessimo davanti a noi una gigantesca lente attraverso cui filtrano i dati della realtà e che noi tendiamo ad adattare alle nostre esperienze. Stereotipi e pregiudizi sarebbero in qualche modo sedimenti di conoscenza e di memoria collettiva, una sorta di archivio storico. Possiamo paragonarli a schemi di energia-informazione che plasmano la realtà con la stessa frequenza con la quale si espandono e si evolvono. Se l’atto di osservare può cambiare le stesse particelle, le credenze creano una “variante” nella realtà che per noi rappresenta Unica e indissolubile. Per sperimentare tangibilmente la nostra vitale essenza di partecipatori creativi dobbiamo necessariamente superare i condizionamenti che limitano il nostro potenziale. Ovviamente ci riferiamo a tutte quelle credenze-condizionamenti potenzialmente negative o terribilmente confuse. Se veniamo limitati dalle nostre stesse convinzioni, non possiamo attingere le informazioni di cui abbiamo bisogno. La memoria é un processo ricostruttivo interpretativo, nel quale la persona non recupera o perde le informazioni in base ad una capacità oggettiva di ricordo, ma in funzione della possibilità di inserirli in un contesto dotato di senso. La mente umana mantiene gli stereotipi non per una deprecabile tendenza all’errore, ma per non rimanere senza schemi e senza aspettative; talvolta per ottenere la riduzione degli stereotipi è sufficiente fornire alternative.I nostri comportamenti sono il riflesso diretto delle nostre credenze, delle percezioni e dei valori generati da esperienze passate. Tutti i condizionamenti sono programmi scritti nel nostro Inconscio, che è come la memoria di un computer e la nostra mente, il computer, non fa altro che elaborare più e più volte gli stessi programmi. Possiamo cambiare i nostri comportamenti e attirare la realtà che desideriamo solo quando l'Inconscio è convinto di questa possibilità e la fa sua, così che le sue credenze siano in armonia con ciò che desidera la nostra parte razionale. Spesso il nutrire pregiudizi relativamente a determinate categorie di persone porta, come evidenziato, parlando degli atteggiamenti, a modificare il nostro comportamento sulla base delle nostre credenze, con la conseguenza di creare condizioni tali per cui ipotesi formulate sulla base di pregiudizi si verificano (profezie che si auto-avverano). Naturalmente questi comportamenti porteranno poi al rafforzamento degli stereotipi stessi. Per una persona, ad esempio, può essere Vero ciò che stabilisce la scienza con la verifica empirica e/o con la matematica; per altri è vero solo ciò che si percepisce con i sensi; per altri è vero solo ciò che si sente dentro di sé essere vero; per altri è vero ciò che si riesce a comprendere con la propria testa, per altri ancora è vero ciò che è scritto nella Bibbia, ecc. La verità non è altro che la propria personale comprensione della realtà in un determinato momento. Buddha a questo proposito ha detto: “ Non credere a nulla, semplicemente per sentito dire, non importa dove l'hai letta o chi l'ha detto, neppure se l'ho detto io, a meno che non sia affine alla tua ragione e al tuo buon senso. Non credere nelle tradizioni, perché sono state tramandate per molte generazioni. Non credere in niente, solo perché se ne parla tanto, o è sostenuto dalla stragrande maggioranza degli uomini. Non credere semplicemente perché è scritto nei tuoi libri religiosi. Non credere solo per l’autorità dei tuoi insegnanti e degli anziani. Ma se dopo l’osservazione e l’analisi personale, scopri che è d’accordo con la ragione, ed è favorevole al bene e beneficio di tutti, allora accettala e vivi per essa”. Tutte le credenze, le convinzioni e i modelli che precedono i nostri atti e il nostro stesso pensiero costituiscono i presupposti della nostra realtà o di una realtà collettivamente condivisa, ma non necessariamente corrispondente alla sua vera natura. Un continuo condizionamento al nostro potenziale, una limitazione alla nostra partecipazione attiva alla vita. Come fa notare Maria Caterina Feole, laureata in Scienze Politiche, specializzata in Discipline giuridiche ed economiche, ricercatrice ed esperta in varie discipline olistiche, “le convinzioni limitanti che accumuliamo inconsapevolmente durante la vita già dalla gestazione materna, unite a quelle che ci vengono trasmesse a livello genetico nel DNA dai nostri genitori e dai nostri antenati, vanno ad installarsi nelle nostre cellule (parte fisica) e nel subconscio (parte psichica) che costituisce la parte più profonda della persona, della quale ne dirige l’esistenza all’insaputa della stessa. E’ proprio il subconscio a mette in atto gli “auto sabotaggi” che fanno fallire i nostri piani, attirando situazioni negative esterne che rispecchiano proprio le convinzioni depotenzianti in se stesso contenute. […] Molti di noi hanno la tendenza ad elaborare gli stessi pensieri, ad avere le stesse sensazioni e gli stessi sentimenti; questo ci porta ad utilizzare sempre gli stessi schemi e le stesse combinazioni di circuiti neurali, che tendono a collegarsi in modo permanente. E così che creiamo abitudini di pensiero, di sensazione e di azione”15. Le nostre stesse credenze-convinzioni creano una realtà che per noi rappresenta l’assioma, la verità, l’ineccepibile. E’ interessante quello propone il filosofo, matematico, saggista libanese Nassim Nicholas Taleb nel suo libro “Cigno Nero”16, il quale introduce il concetto di 15 Maria Caterina Feole, “Dalla fisica dei quanti alla realtà”, Edizioni Simple, Macerata 2007. 16 Nassim Nicholas Taleb, “Cigno Nero – Come l’improbabile governa la nostra vita”, Il saggiatore, 2008. “ fallacia della narrazione” per descrivere come le storie distorte del passato forgino la nostra visione del mondo e le nostre aspettative per il futuro e su come la maggior parte delle persone si concentrino su pochi eventi straordinari accaduti anziché sugli innumerevoli eventi che non hanno avuto luogo. In questo contesto, riprendendo le parole dello psicologo Daniel Kahneman17 , anche “le emozioni influiscono sull’elaborazione di giudizi e scelte intuitivi molto più di quanto si pensasse in passato”. Secondo “l’euristica dell’effetto” tutti i nostri giudizi e le nostre decisioni sono guidati dalle emozioni e dai sentimenti, evitando così la trafila del ragionamento, del discernimento e della riflessione. La realtà è tutto ciò che percepiamo con i nostri sensi, che comprendiamo con il nostro cervello e che sentiamo dentro di noi. Esiste una realtà esterna che è sempre verificabile ed esiste una realtà interiore che non lo è. Lo studio della realtà esteriore porta alla Sapienza, mentre lo studio della realtà interiore porta alla Saggezza. La differenza sostanziale quindi tra la Sapienza e la Saggezza è che la Sapienza si basa sulla conoscenza di una realtà assoluta e verificabile ed è alla base della crescita esteriore, mentre la Saggezza si basa sulla conoscenza di una realtà relativa e non verificabile ed è alla base della crescita interiore. Ma entrambe tali virtù si raggiungono attraverso l'utilizzo del cervello, sebbene si utilizzino rispettivamente le capacità emotive nel caso della Saggezza e le capacità mentali nel caso della Sapienza. Comunque la vera Sapienza deriva dalla Saggezza. Le convinzioni sono delle certezze, tutto ciò che noi crediamo sia vero18. Una convinzione non è ne vera ne falsa, basandosi sulla fenomenologia delle esperienze. Quello che conta è la natura potenziale -creativa o limitativa-riduttiva che la stessa convinzione manifesta nella vita. Infatti, le nostre convinzioni si originano da esperienze che non 17 Daniel Kahneman, “Pensieri Lenti e veloci”, Mondadori, Milano 2012. 18 Sprott, J.W.H.,” Manuale di psicologia sociale”, Ed. Universitaria, Firenze 1962; Stoetzel, J., “ Psicologia Sociale”, Armando, Roma 1969; Aronson, E.,” Elementi di psicologia sociale”, Franco Angeli, Milano 1977. necessariamente sono la realtà effettiva, ma sono soltanto la nostra personale interpretazione. Un cambiamento radicale delle credenze ci conduce verso una migliore sensibilizzazione alle dinamiche e agli atteggiamenti della realtà in cui viviamo e ci perfezioniamo. Solo quando focalizziamo la nostra attenzione consapevole la realtà diventa esperienza reale. L’illusione di una realtà meccanica, in cui tutto è diviso e divisibile, della nostra fragilità in un universo “inconsapevole”, ci porta a creare una realtà-esperienza con le stesse sfaccettature. Condensiamo la credenza con l’azione in una possibile realtà, creando sfumature e schemi con le stesse frequenze con le quali le abbiamo focalizzate e percepite. Una sorta di simulazione collettiva, mantenuta attiva da una memoria storica-cumulativa e dalle nostre stesse paure di separazione e abbandono . A causa delle nostre convinzioni interiori ed esteriori, sperimentiamo una realtà “specchio”, quale proiezione di noi stessi. Basta cambiare credenza e convinzione per sperimentare una realtà dalle diverse con possibilità di crescita . Un atteggiamento “olistico” può migliorare notevolmente la nostra comprensione e la nostra operatività. Il primo passo avviene in noi e con il mondo. La nostra stessa evoluzione non è altro che una danza sinergica tra “biologia e ambiente”, tra “micro e macrocosmo”, durante la quale si innescano meccanismi di scambi e interrelazioni non-locali di informazioni. La consapevolezza e la coscienza che abbiamo della realtà e di noi stessi innescano i meccanismi della vita. Le credenze e le convinzioni sono spessi e rigidi filtri che cambiano notevolmente il nostro modo di sperimentare la vita stessa. Il sistema percettivo su cui ci appoggiamo per costruire o modellare la realtà della nostra esistenza si conforma alle nostre stesse conoscenze, con le quali cerchiamo di svelare il mondo e le sue dinamiche e forme implicite già presenti in noi stessi. Riusciamo a percepire solo parte di una vasta realtà, a causa delle continue elaborazioni deduttive del nostro cervello. Le nostre convinzioni sono il fondamento della nostra personalità e di ciò che raggiungiamo nella nostra vita. Le nostre convinzioni hanno conseguenze di vasta portata nella nostra vita, sia positive che negative. Ma ciò che è necessario considerare è che esistono sia le convinzioni consce - razionali, delle quali siamo consapevoli che quelle subconscie – le quali sono “istintive”, inconsapevoli. Le convinzioni consce sono tutte quelle verità, quelle certezze che noi conosciamo e nelle quali crediamo. Le convinzioni subconscie sono invece quelle “verità nascoste”, nel senso che non siamo consapevoli che fanno parte di noi stessi e di quanto influiscono nella nostra vita. Gli studi in neuroscienza indicano che il 95% dei nostri comportamenti dipende dal nostro subconscio. Dalle nostre convinzioni traiamo le percezioni del mondo e di noi stessi, e da queste percezioni sviluppiamo il nostro comportamento verso noi stessi e verso il mondo. “ Ciò che contraddistingue la tradizionale comprensione occidentale della conoscenza e della verità oggettiva è un’assunzione di fondo riguardo alla persona umana e alla natura della realtà. Il metodo scientifico limita il campo della conoscenza perseguibile ai fenomeni che possono essere osservati e verificati attraverso i sensi del corpo fisico. Qualsiasi cosa che sia al di fuori di questo capo è attribuita al reame del mito e della tradizione popolare”19. Come ogni concezione della vita così ogni teoria, affermandosi nel tempo, acquista la sua piena solidità nell’esistenza e nella vita di tutti i giorni. Se ci siamo convinti, come la maggior parte, che il destino sia qualcosa di fissato, rigido e predeterminato che non può essere cambiato da noi, questa certezza si trasformerà in pura verità e si presenterà sicuramente in tale veste. Se ,invece, riteniamo di essere gli architetti e i costruttori della nostra stessa vita, allora ci sarà una presa di posizione da parte nostra nell’assunzione della piena responsabilità delle nostre scelte. Molte delle nostre convinzioni si basano su errate interpretazioni di passate esperienze; il problema è che una volta che 19Ramtha, “Come creare la propria realtà”, Macro Edizioni 2010. abbiamo adottato quelle “ credenze ci dimentichiamo che si tratta solo di interpretazioni”20. Quando il mondo reale o un particolare evento, con il quale ci rappresentiamo e ci confrontiamo, non è consapevolmente e cognitivamente accessibile, si scatena in noi il gesto dell’abbandono dell’idea intuitiva della verità oltre i semplici sensi. I nostri modelli mentali concettuali costruiti in base a rappresentazioni causali non hanno la garanzia assoluta di verità. Noi non scegliamo consapevolmente in che cosa credere o non credere o manifestare la nostra intenzione creativa, non decidiamo quale sistema di convinzioni-regole e dottrine adottare: “ma agiamo di conseguenza in base a ciò che ci è stato proposto”21. Nell’illusione di scegliere in modo consapevole, in piena libertà e autonomia noi recitiamo passivamente la parte di un copione prestabilito. Il sociologo tedesco Karl Mannheim22, fondatore della “Sociologia della Conoscenza” ha precisato che “Una conoscenza del mondo è un insieme di contesti di esperienza strutturalmente interconnessi, che costituisce la base comune per una molteplicità di individui a partire dalla quale essi fanno esperienza e penetrano la vita. […] Non afferriamo mai le cose in se stesse, ma solo come esistono per la comunità. Possiamo già anticipare che la nostra odierna concezione pre-scientifica della realtà si trova in diretta continuità con questo tipo di esperienza di vita. Il mondo non esiste per noi come una semplice somma di cose puramente estese, ma come depositario delle possibilità più profonde e più originarie dell’esperienza umana”. Una persona che cerca la conoscenza e la comprensione della realtà in cui vive e del suo essere deve cercare anche altri modelli all’apparenza lontani da quelli utilizzati per abitudine o per logica deduttiva. La forza motrice e trainante che spinge verso questa conoscenza e questa 20 Dyer Wayne, “Il potere dell’intenzione”, Corbaccio, Milano 2005. 21 Goleman Daniel, “Intelligenza Emotiva”, Rizzoli, 1996. 22 Karl Mannheim “Le Strutture del Pensiero”, Edizioni Laterza Bari 2000. comprensione-liberazione è l’intenzione23 che opera nel presente della coscienza, come potenziale di espansione ed evoluzione. Bisogna essere innanzitutto consapevoli e partecipi ai consueti paradigmi di idee e pensieri, degli schemi e delle idee con cui percepiamo con limitazione inconsapevole ciò che sta al di là della semplice razionalità. L’obiettivo di questa comprensione è permettere la realizzazione di una prospettiva di crescita e sperimentazione di questa realtà in modo deciso, profondo e duraturo, tale da fornire un raggio d’azione più grande. Siamo letteralmente al servizio delle nostre convinzioni e le nostre convinzioni ci possono rendere liberi o schiavi, a seconda del loro contenuto. Nei primi sei mesi di vita l’interazione sensoriale fra cervello ed ambiente stimola e compone la struttura sinaptica fondamentale. L’effetto delle percezioni sullo sviluppo sinaptico è un fenomeno che, allo stato della conoscenza neurologica, pare essere essenzialmente fisico, somatico. In questo modo, gradualmente, si formano in ciascuno le proprie peculiari norme di percezione e di uso dei canali sensoriali, da cui deriva l’individuale e specifica modalità di ricostruzione mentale del mondo esterno. Questa rappresentazione mentale non è la realtà oggettiva che crediamo, ma la nostra personale rielaborazione degli elementi che sensorialmente siamo in grado di percepire e l’elaborazione dei dati è condizionata dai primi elementi concettuali costituiti. “ Allo stesso modo in cui non siete il vostro corpo, non siete le vostre credenze. Le credenze vengono alimentate a partire dalla nascita dai vostri genitori, dagli insegnanti, dagli altri bambini, dalle valutazioni che fate sulle esperienze e dal significato che associate a quelle esperienze. E’ nostra responsabilità cambiarle nel caso non siano quelle che volete o di cui avete bisogno” (Assaraf, J., 2012). 23 Vadim Zeland, “Reality Transurfing”, Macro Edizioni 2010. 1.3) Dal riduzionismo della convinzione-credenza alla consapevolezza della creatività. “ […]Il mondo non è niente più e niente meno che un riflesso di ciò che crediamo, sia come individui che come collettività, cosciamente che subcosciamente. Il novanta per cento delle nostre azioni quotidiane è costituito da risposte che provengono dal bacino di informazioni che abbiamo raccolto durante i nostri sette anni di vita. Infatti, fino all’età di sette anni siamo come delle spugne senza filtri[…]”. (Gregg Braden, 2005) Concetti, convinzioni, reazioni e comportamenti formati, in una continua interazione e stratificazione, dall’educazione, dall’ambiente sociale e culturale, dall’esperienza soggettiva e dall’evoluzione individuale, tutto questo viene elaborato con il proprio specifico modo di utilizzare i canali sensoriali. L’intensità, l’importanza e le conseguenze, superficiali o profonde, di uno stimolo visivo, dipendono dalla reazione emotiva che prova. Reazione emotiva che, collegata in un rapporto di causalità reciproca, è fortemente influenzata anche dalla situazione ormonale. I paradigmi concettuali, gradualmente formati, condizionano, in ordine di importanza e di priorità, sia la percezione, sia l’interpretazione dell’ambiente e degli avvenimenti, da cui derivano le scelte, le valutazione ed i comportamenti. Anche dal punto di vista scientifico l'impegno di ogni scienziato è quello di accertare nuovi fatti, di comprenderli e di spiegarli, rimanendo pur sempre all'interno della sua scienza, ossia dilatandone i confini senza mai superarli. In tal senso si può affermare che un “riduzionismo metodologico” fa parte dell'atteggiamento scientifico in quanto tale e, in particolare, esso si riflette (legittimamente) anche sulla scelta delle ipotesi ammissibili all'interno di una data scienza. Spazio, tempo e materia non sono più pensabili come entità indipendenti, non è possibile concepire la particella elementare come un punto materiale localizzato nello spazio e nel tempo, la relazione causale non è più istituibile nel caso dei fenomeni elementari e dei fenomeni cosmici secondo il legame di connessione necessaria che ci è familiare e via dicendo. La conclusione è abbastanza immediata: quei concetti e quelle immagini del reale che traiamo dall'esperienza ordinaria e che ci sembrerebbero caratterizzare la realtà in quanto tale, hanno in effetti una portata limitata, riguardano un particolare livello della realtà (quello appunto dell'esperienza ordinaria), ma non sono adatti a farci comprendere e spiegare altri livelli della realtà, e addirittura della realtà fisica. Per comprendere questi livelli ulteriori non possiamo fare a meno di partire dai concetti dell'esperienza comune, ma dobbiamo poi trasformarli, adattarli, trasfigurarli fin quasi a renderli irriconoscibili. Quelle che noi consideriamo verità assolutamente inviolabili e trascendenti sono in realtà tendenze o abitudini, che si sono raccolte durante i secoli a partire dall’iniziale stato di assenza di legge attraverso una costante assiduità e un mutuo consolidamento. “Ogni progresso nel cammino ascendente della conoscenza rivela un punto di vista nuovo, permette di esplorare meglio la distesa delle differenti scienze, di riconoscere il loro stato di avanzamento, di constatare i loro mutui rapporti e l’aiuto che esse possono apportare le une alle altre”, scrive l’inventore pseudo scienziato russo Georges Lakhovsky24. Non dovremmo partire mai dal presupposto che ciò che crediamo vero di fatto lo sia realmente; dovremmo invece procedere con l’idea che siamo condizionati da credenze limitanti che ci impediscono di esprimere la nostra unicità e di essere completamente noi stessi. Man mano che individuiamo e modifichiamo i nostri punti di vista erronei o limitanti liberiamo non solo nuove risorse dal nostro Sè25, ma possiamo esprimere quel potenziale dell’intenzione creativa che consente di creare la nostra realtà e la nostra armonia. Ognuno di noi è stato condizionato a qualche livello sia dalle credenze che appartengono al contesto in cui vive sia dalle idee che nel tempo si è fatto personalmente. Cambiare le convinzioni vuol dire cambiare il nostro modo di percepire la realtà, quindi cambiare la qualità della nostra vita26. A 24 Georges Lakhovsky “Il segreto della vita – Le onde cosmiche e la radiazione vitale”, Macro Edizioni 2010. 25 Ogni giorno, sin dai primi giorni di vita, un soggetto deve svolgere un immenso e duro lavoro, per costruire, gradualmente l’identità del proprio Sé. E’ lungo e delicato processo che si sviluppa nel tempo, che crea sinergie con tutta una serie di funzioni cognitive e che dipende da molti fattori. Il “Sè” è un termine che definisce un concetto complesso e per certi versi paradossale, collegato strettamente all’identità personale. Costruiamo infatti le nostre prime percezioni di noi stessi dal modo in cui gli altri ci percepiscono e dal modo in cui ci percepiamo nei rapporti con gli altri. Possiamo definire il Sé non tanto come un’entità unitaria e stabile, quanto come una posizione relazionale, dalla quale l’individuo percepisce se stesso, gli altri e il mondo. 26 Negli uomini , anche la mancanza di un senso può dare una forma di realtà per la sua mente diversa dalla nostra , tanto da renderne incompatibile la vita se il senso perduto venisse recuperato. Un famoso esempio che viene narrato in molti libri di neurologia parla di un uomo cieco dalla nascita che tramite una speciale operazione , ottiene la vista . Esso era abituato a vivere al buio , a riconoscere gli oggetti col tatto , quello era il suo mondo , quella la sua realtà . Ora cosa vede? Immagini , colori , che il suo cervello non sa riconoscere. Solo col tempo , riesce ad inquadrare un poco ciò che vede. Ma ancora, non sa distinguere un cane da un gatto , bottiglie da scatole , non riconosce i visi . Per lui ciò che vede non è reale non esiste, non gli interessa . Preferisce vivere con un senso in meno , perché per lui , quella della cecità e l'unica sua vera realtà. La depressione per la sua nuova condizione lo porta al suicidio , lasciando come ultime parole la frase : "Il dono , quel dono è diventata una maledizione ! " volte abbiamo l’abitudine di forzare le situazioni rinnegando l’esistenza di un’intelligenza universale della quale facciamo parte che lavora incessantemente dentro di noi: non ci rendiamo conto dell’esistenza di una forza creativa in tutto e che tutto è sinergicamente interconnesso e dove la materialità degli eventi è solo l’inganno dei nostri sensi e dei nostri pre-concetti. Bruce Lipton e Steve Bhaerman27, nel loro libro “Evoluzione Spontanea” asseriscono saggiamente che “[…]il nostro corpo, i nostri organi e le nostre cellule sono co-intelligenti, caratteristiche che li mette in grado di co-evolvere insieme al loro ambiente. Analogamente, quando viene applicata la co-intelligenza consente alle persone ordinarie di accedere a una saggezza straordinaria attraverso cui diventa possibile praticare l’evoluzione e raggiungere soluzioni trascendenti. […]Il nostro campo (onda di energia o pensiero incorporata in una matrice energetica), di credenze, e percezioni determina individualmente e collettivamente la nostra biologia e la nostra realtà. Quando acquistiamo il comando sulle nostre credenze ed emozioni inconsce, riprendiamo il controllo creativo della nostra vita. Il successo della vita è basato sulla capacità di guidare le nostre azioni con decisioni consapevoli invece di attivare comportamenti subconsci preprogrammati e reattivi[…]”. Fluire con la vita significa riconoscere questa intelligenza più grande e affidarci ad essa, sapendo che questo è quanto di meglio possiamo fare per noi e per gli altri. La vita spesso ci restituisce segnali chiari, e l’accanimento verso un obiettivo quasi sempre è un segnale evidente che quell’obiettivo non è nella nostra strada. Spesso cadiamo nell’errore di credere che se non otteniamo qualcosa è perché non lo meritiamo o perché non siamo stati abbastanza efficienti o efficaci, senza pensare che, forse, quell’obiettivo, per noi non è bene raggiungerlo. Nel lungo viaggio alla scoperta di come è formata la mappa individuale della realtà una parte consistente va dedicata all’esplorazione dei valori e delle credenze che condizionano le nostre scelte, i nostri atteggiamenti nei confronti degli altri e della vita in genere. Cercare di comprendere se distorsioni, cancellazioni e 27 Bruce Lipton e Steve Bhaerman, “Evoluzione Spontanea”, Macroedizioni 2010. generalizzazioni vengano prima oppure dopo le credenze, se siano le prime a contribuire alla formazione delle altre o viceversa equivale a chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. È certamente vero che una credenza o un valore contribuiscono a orientare un modello verso una strada piuttosto che un’altra, ma è altrettanto vero che piccole generalizzazioni compiute costantemente possono far nascere e coltivare forti credenze. La nostra mente, per sua natura, e i nostri sensi, benché sensibilmente sviluppati, hanno una visione molto limitata delle cose, e il forzare a tutti i costi una situazione nella direzione che crediamo migliore è spesso un’azione miope, proprio perché non sappiamo mai che cosa sia veramente bene per noi e per gli altri. Il livello di fiducia che le persone hanno nelle proprie credenze le rende talvolta refrattarie alla ricezione di nuove informazioni che potrebbero in qualche modo minare le credenze stesse. Quando una credenza poi diventa talmente radicata in noi da indurci a pensare che se dovessimo in qualche modo cambiarla ciò metterebbe in discussione la nostra stessa identità, allora la credenza diventa una convinzione. Il problema è che, una volta adottata una credenza, dimentichiamo che si tratta solo di un’interpretazione. Anthony Robbins a questo proposito scrive: “Cominciamo a trattare le nostre credenze come se fossero realtà, come se fossero vangelo. Anzi, raramente, per non dire mai, mettiamo in dubbio le convinzioni che ci siamo fatte da un pezzo. Se provate a chiedervi perché gli uomini si comportano in un certo modo, dovete ricordare che gli individui non agiscono mai a caso: tutte le nostre azioni sono il riflesso delle nostre credenze. Qualunque cosa facciamo, il risultato della nostra convinzione, a livello conscio o inconscio, è quella cosa che ci condurrà al piacere o perlomeno ci allontanerà dal dolore. Se volete operare cambiamenti concreti e duraturi nel vostro comportamento dovete cambiare le convinzioni che ve lo impediscono”28. 28 Anthony Robbins, “Come migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario”, Milano, Bompiani, 1992. Tentiamo di cambiare le nostre convinzioni "reprimendole" o “combattendo” contro di esse. In accordo con la teoria dell'autoorganizzazione, le convinzioni cambierebbero attraverso un ciclo naturale nel quale le parti del sistema di una persona che mantengono la convinzione esistente diventano instabili. Una convinzione può essere considerata come una specie di polo d'attrazione attorno a cui il sistema si organizza. La conoscenza e la sapienza sta nella nostra capacità di oltrepassare quel muro di convinzioni che ci limita e ci ostacola nell’intraprendere il cammino della ricerca, della crescita e dell’armonia con il Tutto. Proponiamo una storia riportata nel libro di Giacomo Bruno e Viviana Grunert29: “ A questo proposito voglio raccontarti un aneddoto basato su un episodio accaduto alla FedEx, la Federal Express, una delle più famose e importanti società di spedizioni a livello mondiale, con un fatturato elevatissimo, la numero uno in America. Immagina gli enormi stabilimenti aziendali, pieni di macchinari, in cui quasi tutto il lavoro è automatizzato. Un giorno si blocca ogni cosa, improvvisamente saltano tutti i meccanismi e i nastri su cui scorrono i pacchi si fermano. Arriva il presidente disperato perché sta perdendo qualcosa come 100.000 dollari al minuto e chiama subito i tecnici. Uno di loro arriva, molto tranquillo, con la sua divisa; si guarda intorno, dà un’occhiata ai macchinari e si mette a pensare. Pochi minuti dopo dice: «Bene, forse ho capito», si fa accompagnare in sala macchine, si dirige deciso verso una vite, dà una mezza girata e tutto ricomincia a funzionare. Il direttore contentissimo dice: “Sei un genio, bravissimo, quanto ti devo?”. E il tecnico risponde: “Sono 10.000 dollari”. Il presidente, sbigottito, replica: “Come? 10.000 dollari! Va bene che io sto perdendo un sacco di soldi, ma non per questo ti devi approfittare della situazione. Facciamo così: nella fattura relativa al lavoro scrivimi in dettaglio tutto ciò che hai fatto. Il tecnico presenta la fattura, il presidente della società la legge, rimane sbalordito e la passa alla segretaria alla quale dice: “Bene, paghi questa persona e gli dia anche una mancia di 1000 dollari”. Vuoi sapere cosa c’era scritto su quel foglio? Girare la vite = 1 dollaro Sapere quale vite girare = 9.999 dollari”. 29 Giacomo Bruno e Viviana Grunert, “La nuova legge di attrazione”My Life edizioni, 2008. Viviamo in una cultura del “ ridimensionamento schematico”, ci troviamo a nostro agio nell'essere trascinati dalla corrente di massa e dai meccanismi manipolatori. E quando pensiamo che forse siamo più di questo ci sentiamo arroganti e presuntuosi. Viviamo innestando solo le prime marce della nostra autovettura, tanto che a volte la ingolfiamo del tutto, cosa che ci conferma nella nostra visione limitata; viviamo proiettati verso un futuro incerto con il fardello del passato; viviamo con l’idea di farci un bagno nel fiume della vita stessa, ma restiamo sulla riva favoleggiando o programmando in continuazione l’immersione in acqua. Ci fa paura l’idea di oltrepassare i nostri supposti limiti e, quando tentiamo di oltrepassarli, spesso ci ridimensioniamo subito. Alcuni di noi non alzano mai veramente la testa e invecchiano senza aver visto il cielo e, fuor di metafora, senza aver vissuto veramente. Siamo fondamentalmente dei rinunciatari, basta poco per scoraggiarci per farci perdere la fiducia in ciò che siamo e nelle nostre capacità. Ci hanno insegnato che sognare è una perdita di tempo, così abbiamo smesso di farlo e poi ci stupiamo che la nostra vita è tinta di grigio. Krishna scrisse: “ Quando si osserva se stessi in questo modo, senza scelta e con una consapevolezza passiva, senza volersi formare in fretta un’opinione o giungere a una conclusione, ma con esitazione, con pazienza e scetticismo, per il gusto di comprendere se stessi e la vita, solo allora si può scoprire che cosa è vero e che cosa è falso e il falso svanisce da solo, senza alcuno sforzo di volontà. L’ignoranza si dissolve allora nella luce della comprensione. Senza un tale obiettivo e tuttavia con un’appassionata indagine di sè, delle proprie conclusioni, credi, attaccamenti, desideri e motivazioni, c’è ben poco significato nell’identificarsi con qualche gruppo, qualche teoria, con qualche credo, difendendoli come un avvocato per il resto della propria vita”. Capitolo II L’uomo e la ricerca interiore: vibrazione nel Tutt’Uno. 2.1) Micro e Macro: sinergia, coscienza e informazione nel vuoto. “ […]Sono assai sbalordito dal fatto che la raffigurazione scientifica del mondo reale attorno a me sia tanto carente. Ci fornisce molte informazioni fattuali, inserisce tutta la nostra esperienza entro un ordine di magnifica coerenza, ma è spaventosamente muta riguardo a tutto quanto sia davvero vicino al nostro cuore e davvero importante per noi[…]”30 L’uomo ha la facoltà di poter sviluppare una sua interazione reale con la natura intima dell’esistenza attraverso una sua propria esperienza individuale e diretta. Il segreto che anima e permea tutta l’esistenza non è lontano da noi, è in noi stessi. Un laboratorio dell’esperienza interiore che può consentire una vera e propria partecipazione al miracolo della vita stabilendo una connessione armonica alla creatività dell’universo. L'autocoscienza permette all'uomo di conoscere se stesso come colui che sceglie, colui che va avanti non come viene, ma si rende conto di ciò che fa, è responsabile delle sue scelte e della sua storia. La ricerca interiore ci permette di riconoscere questo aspetto della nostra esistenza e, nello stesso tempo, di lasciare andare la paura, di sentirci a nostro agio con questa dimensione così com’è, senza bisogno di nessuna comprensione concettuale, razionale: il paradosso è che 30 Erwin Schrodinger, “Nature and the Greeks”, Cambridge University Press, 1954. siamo più in contatto con il mistero che ci circonda e ci permea, e nello stesso tempo siamo a nostro agio in questo contatto. Bisogna sottolineare anche che la nostra vita non necessita di essere il frutto di un progetto iniziale per essere colma di significato miracoloso. “La grandezza dell'uomo non risiede in ciò che egli è, ma in ciò che egli rende possibile. All’interno dell’essere umano risiede l’anima immortale. C’è un grande piano divino in azione, anche se l’evidenza esteriore sembra contraddirlo” scrive il filosofo e mistico indiano Sri Aurobindo. La vita è sublime e meravigliosa proprio per la sua fragilità nell’essere e la sua forza nel divenire. Anche se abbiamo raggiunto livelli di conoscenza davvero sbalorditivi non solo nel campo della fisica quantistica, ma anche della biologia, della psicologia, del misticismo si presenta sempre un limite oltre al quale il limite dell’intelletto deve cedere il posto alla consapevolezza della coscienza. Bisogna rendersi anche conto che la natura crea a partire da uno squilibrio di fondo ( la vita mette ordine nel caos; un linguaggio di simmetrie). Il filosofo, scrittore e mistico G. I. Gurdjeff31scrisse: “ […]Esistono menti che si interrogano, che desiderano la verità del cuore, la cercano, si sforzano di risolvere i problemi generati dalla vita, cercano di penetrare l’essenza delle cose e dei fenomeni, e di penetrare in loro stesse. Se un uomo ragiona e pensa bene, non ha importanza quale cammino egli segua per risolvere questi problemi, deve inevitabilmente ritornare a se stesso, ed incominciare dalla soluzione del problema di che cosa egli stesso sia e di quale sia il suo posto nel mondo attorno a lui. Perché senza questa conoscenza egli non avrà un punto focale nella sua ricerca. Le parole di Socrate “Conosci te stesso” perdurano per tutti coloro che cercano la vera conoscenza ed il vero essere[…]”. Il senso del mistero e della meraviglia sono intrecciati e complementari: possiamo entrare in contatto con tale dimensione quando lasciamo cadere l’illusione del controllo, l’illusione che attraverso uno sforzo di volontà si sia in grado di determinare la 31 G. I. Gurdjeff in OuspenskyP.D.“Frammenti di un insegnamento sconosciuto”Astrolabio 1976. nostra vita. Tutto il cammino interiore può forse essere visto come un modo per rieducarci a non dare nulla per scontato e per imparare ad apprezzare di nuovo, e di nuovo ancora, il semplice e naturale dispiegarsi della vita così com’è. Il processo del pensiero logico, analitico si forma attraverso divisioni, separazioni, valutazioni quantitative, procede per esclusione e di conseguenza forma sistemi di credenze e concezioni del mondo tutte basate su polarità contrapposte in continua lotta (ad esempio anima e corpo): vi è sempre una sopravvalutazione di un polo rispetto all’altro o, peggio ancora, una valutazione negativa, una soppressione dell’uno a favore dell’altro. Ciò determina lo sviluppo di visioni fortemente gerarchiche e unilaterali che non rispettano e non offrono pari dignità alle varie parti del tutto. Bisogna dire che tutte le manifestazione di questo miracolo denominato vita provengono da un’unica fonte di possibilità autointelligente che include ogni atomo dell’universo. La vita è sostenuta dalla sua stessa capacità di perpetuarsi e riprodursi, garantendo una consapevolezza dell’essere parte del tutto. Il nostro scopo oltre a vivere in piena armonia evolvendoci, è acquisire la capacità di sceglierci uno scenario nella realtà. Dobbiamo spingerci oltre la fisicità delle nostre convinzioni. La nostra anima ha specifiche intenzioni e ciò che conta per il nostro sviluppo e la nostra evoluzione è capire questo programma. La comprensione di questa consapevolezza può avvenire anche attraverso determinate aspirazioni. Quanto più approfondiamo questa conoscenza tanto più otteniamo energie positive per la crescita, l’abbondanza e la nostra realizzazione. La nostra natura umana “aspira alla realizzazione di questi desideri e bisogni che, se rifiutati, danno origine nel tuo intimo a forze contrastanti. Queste forze incatenano la tua anima a questo mondo e al tema in questione fino a quando il rifiuto non sparisce”32. L’uomo, consapevole di se stesso, sperimenta ogni giorno il suo limite, ma si riconosce anche capace di superarlo continuamente. Possiede 32 Ruediger Schache “Il progetto segreto della tua anima” Macro edizioni 2009. un’anima spirituale che lo fa essere cosciente della sua originalità e delle possibilità che si aprono dinanzi a lui. Abbiamo la capacità di sperimentare e scoprire i diversi livelli di coscienza e di vivere il mondo interiore-esteriore attraverso la mente, l’intuito, la consapevolezza, la creatività e l’amore. Una consapevolezza della presenza e della partecipazione al flusso della Coscienza che conduce all’Unione e alla Gratitudine. Cosa ancora più importante e impegnativa, abbiamo il potere di essere ciò che vogliamo e di scegliere quale realtà sperimentare. Come scrive il filosofo e scrittore canadese John de Ruiter in “La Realtà senza veli”33 “ Se la nostra ragione di vita è appropriarci del nutrimento e della bellezza della verità o dell’amore per soddisfare i nostri sensi, per sentirci bene, essere in pace, allora ci ritroveremo a cercare senza sosta, senza mai veramente trovare. Così diventiamo una coscienza fondata su una modalità di desiderio incessante, anziché su un modo d’essere vero quanto la verità stessa, che abbiamo assaggiato e che ora bramiamo ardentemente di riottenere…. Riconosci e conosci la verità di questa modalità dell’essere nell’attimo stesso in cui consenti a te stesso di penetrarvi”. Il nostro modo di pensare, di giudicare, analizzare e comprendere la realtà che sperimentiamo dentro e fuori noi stessi appare decisamente meno flessibile, elastico e libero di quanto ci piacerebbe che fosse. La nostra stessa carenza nel ragionamento, della nostra ostentata separazione dal tutt’Uno, dalla nostra assente consapevolezza di una visione olistica ci porta alla chiusura e di conseguenza al pregiudizio e alla formazione di credenze dispersive e fuorvianti e di errori, i quali non solo possono derivare dalla nostra predisposizione personale alla consapevolezza al progetto della cocreazione, ma anche dalle tradizione e false teorie del passato (idola theati: intese come miti). In questa ricerca il pregiudizio non viene inteso come “ tendenza a considerare in modo ingiustificatamente sfavorevole le persone che 33 John de Ruiter, “La Realtà senza veli”, Tecniche Nuove Edizioni, Milano 2012 appartengono a un determinato gruppo ” 34, ma come giudizio errato precedente all’esperienza stessa come atto personale di “sperimentazione” di vita nel Tutt’Uno; un insieme coerente e rigido di credenze potenzialmente negative che indeboliscono il nostro potenziale. Il sistema cognitivo, di fronte all’enorme e complessa massa di dati provenienti dalla realtà vissuta, deve necessariamente ridurre, semplificare e interpretare queste informazioni per ottenere una categorizzazione omogenea applicabile ed unica. Tra classificazione ( a causa di pressioni sociali, fattori personali, ecc) e applicazione-utilizzazione si creano delle distorsioni e quindi un’interpretazione solo parziale e superficiale della vita stessa. Il processo di raccolta delle informazioni, a volte condizionato dalla memoria storica e sociale della collettività stessa, che dovrebbe confermare o smentire l’ipotesi formulata viene in qualche modo condizionato dall’ipotesi stessa. Se ci aspettiamo che una persona abbia determinate caratteristiche tendiamo a notare di più i comportamenti che sono coerenti con questa aspettativa; la convalida di questa aspettativa rafforza l’ipotesi e la credenza stessa. La nostra mente mantiene questi schemi rigidi e questi stereotipi perché non può stare senza aspettative. Questo è il motivo per cui se ci aspettiamo che una persona o una determinata realtà siano fredde e scostanti oppure estroverse e amichevoli tenderemo ad assumere un atteggiamento corrispondente, il quale potrà avere come risposta proprio quel comportamento che ci aspettavamo (una profezia che si auto adempie). Come ha scritto Luigina Marchese35, docente di scuola primaria e studiosa da molti anni di discipline orientali: “ l’essere umano ha una percezione limitata, sia di se stesso che del mondo circostante e la visione della storia non ne è esente. Ci costruiamo modelli di ciò che pensiamo sia accaduto e spesso li confondiamo con la realtà. Non è facile rigettare ciò in cui si crede, ciò che per cui si è lavorato una vita intera o mettere da parte la propria reputazione. E così la ricerca stagna in ogni campo 34 Mazzara Bruno, “Stereotipi e pregiudizi”, Il Mulino Bologna 1997. 35 Luigina Marchese, “La scoperta del Nulla” Terre Sommerse, Roma 2009. e la verità viene immolata sull’altare dell’ego. Forse solo chi è completamente sganciato dagli usuali parametri che governano l’esistenza, dalle logiche e dalle politiche che influenzano segnatamente le accademie tradizionali, riesce ad andare oltre ed a scoprire cose ad altri purtroppo negate. L’idea di una Conoscenza che abbracci e superi la conoscenza ufficiale pervade l’intero cammino del pensiero dell’uomo. La vita ha una magia intrinseca, un’irresistibile bellezza, ma per intravederla bisogna innalzarsi, elevare la propria vibrazione, il proprio livello di coscienza: la meraviglia della vita ci appare quando non ci si identifica con essa. Ognuno di noi ha addosso il peso delle concezioni sbagliate, quasi sempre ci facciamo guidare dai pregiudizi. Le nostre menti sono cristallizzare fin dall’infanzia, ciò che viviamo è il ripetersi di esperienze inglobate nella memoria. Viviamo in una realtà che già altri hanno stabilito per noi e prima di noi”. La consapevolezza interiore può condurci verso le espressioni più elevate della nostra natura, riducendo progressivamente la nostra visione meccanicistica-riduttivistica della vita e del nostro ruolo di partecipatori-co-creatori. Siamo parte gli uni degli altri e della natura; non siamo estranei nell’universo. Siamo parte coerente di un mondo coerente; né più né meno di una particella, una stella o una galassia. “Siamo una parte cosciente del mondo, esseri attraverso cui il cosmo può conoscere se stesso”( Ervin Laszlo, “Risacralizzare il cosmo”). Il comportamento di una singola particella, sebbene possa essere considerato individualistico , data la sua esistenza imprevedibile ed improvvisa fuori dal tempo e dallo spazio, è pur sempre obbediente alle leggi della probabilità. A tale proposito il fisico e cosmologo Paul Davies precisa che “non esistono particelle elementari essenziali, ma ciascuna ha in sé qualcosa di tutte le altre”. Questo ci porta a considerare che anche la nostra vita e la nostra sapienza non è selettiva o essenzialmente indipendente, ma ha in sé un’estensione che va oltre lo spazio-tempo della nostra percezione. In noi ci sono potenzialità infinite, proprio come una ghianda che racchiude una quercia. Il segreto della vita non si trova nei singoli atomi che compongono la cellula, ma dal modo in cui questi atomi sono organizzati e guidati dalla “coscienza”. “Ciascuno di noi viene al mondo dopo un periodo indeterminato di buio nonessere, di sordo non tempo, di immoto non-spazio, in un mistero incommensurabile dove l’infinitudine incontra il finito che per breve tratto si chiama vita” scrive il teorico dell’informazione, divulgatore scientifico e scrittore Giuseppe O. Longo36. Gordon Kane37, tra i maggiori esperti internazionali di teoria delle particelle e divulgatore scientifico, ha precisato che “ dimostrare che la natura è supersimmetrica modificherebbe questo stato di cose, poiché rivelerebbe una dimensione quantistica dello spazio e del tempo che non può essere misurata dai numeri ordinari”. La giusta armonizzazione nell'esistenza dell'uomo tra limite e infinito determina quell'equilibrio psico-spirituale che trova nel rapporto con il mondo la sua più alta espressione. La spiritualità non è un piano costruito al di sopra e al di fuori della vita abituale, dell’esperienza quotidiana, della ricerca della propria identità. William James scrisse: “ Tutto ciò che so e ho appreso mi conduce a pensare che il mondo della nostra presente coscienza è solo uno dei tanti mondi della coscienza esistenti e che quegli altri mondi devono contenere esperienze valide anche per la nostra vita; e, sebbene in genere quelle esperienze e quelle di questo mondo rimangano separate, ci sono comunque fra i due dei punti di contatto in cui le energie filtrano dall’uno all’altro rendendoli così un unicum”. L’universo è in continua trasformazione ed evoluzione per le sue intrinseche possibilità ed appare resistere ad ogni intento conoscitivo per i limiti insiti nel metodo scientifico. La fisica moderna propone una visione del mondo altamente armoniosa, in cui la coscienza dell’essere umano diventa il principio cardine attorno al quale ruota tutta la realtà da esso percepita; per questo motivo lo studio della psiche assume un’importanza fondamentale non solo per la comprensione dell’essere umano, ma anche per la comprensione dell’intero universo. Le nuove scoperte tendono quindi ad unire fisica e psicologia, permettendo di 36 Giuseppe O. Longo – Nunzia Bonifati, “Homo Immortalis – Una vita (quasi) infinita”, Springer 2012. 37 Gordon Kane, “Supersimmetria” Bollati Boringhieri Edizioni, Torino 2005. riconsiderare in modo più approfondito la natura dell’essere umano attraverso la sua unicità mente-corpo. “ Le difficoltà ad organizzare la conoscenza secondo categorie stabili e indubitabili aumenta necessariamente nell’ambito delle scienze umane, nelle quali il metodo ipotetico-deduttivo proprio della scienza moderna deve plausibilmente integrarsi con una comprensione di tipo ermeneutico, giacché i complessi fenomeni delle psiche umana non sono naturalisticamente e la stessa mente non esaustivamente traducibile in termini di Neurofisiologia”38. ricapitolabili espressa o Tutto ciò che esiste è energia (dalle entità più solide a quelle più sottili) che si manifesta a differenti livelli di intensità vibratoria. W.Pauli affermava in proposito: “L’energia è la vera sostanza, ciò che si conserva; solo la forma con la quale essa si presenta, cambia”39. L'informazione biologica, ovvero le determinazioni che operano nella costruzione e nel funzionamento dei sistemi viventi non coincide dunque con il loro genoma, cioè con il loro Dna, come dimostra peraltro il fatto che i dati riguardanti le sequenze genomiche non fanno aumentare le conoscenze sui meccanismi fisiologici. Attraverso il concetto di energia, i corpi solidi non sono più visti come entità singole e distinte, ma sono legati in maniera inseparabile tra loro e con il loro ambiente; le loro proprietà possono essere comprese solo in termini di interazione reciproca, di interconnessione universale. Il paradigma riduttivo della scienza meccanica ha acquisito come valida ed inconfutabile l’arbitraria dicotomia tra soggetto ed oggetto della osservazione. Oggi una maggior coscienza della reciprocità tra le concezioni soggetto-oggetto e del Tutt’Uno pone le condizioni per una rinnovata concettualizzazione scientifica e una profonda visione olistica della realtà e dell’universo in cui ci evolviamo. Una “spiritualizzazione scientifica” della coscienza. Il sentiero che conduce al benessere, all’armonia, alla salute e alla “spiritualizzazione” 38 Cantalupi Tiziano e Santarcangelo Donato, “ Psiche e Realtà – Psicologia e Fisica Quantistica”, Tirrenia Stampatori Editrice Torino 2004. 39 W.Pauli, “Fisica e conoscenza”, Boringhieri, Torino 1964. della vita stessa risiede in un equilibrio tra le diverse dimensioni del corpo, dell’anima e del cervello. Se abbandoniamo il concetto di separazione e le ostinate credenze-convinzioni del riduzionismo possiamo evolverci verso una più profonda esperienza di vita. Jiddu Krishnamurti ha precisato che “Tutta la nostra vita è una serie di azioni frammentate. Siamo esseri frammentati, sia fuori che dentro. Viviamo nella frammentazione. Questa frammentazione è evidente all’esterno, ma accade anche dentro di noi, fra l’osservatore e l’osservato, tra chi analizza e l’oggetto dell’analisi. Finché ci sarà divisione tra colui che analizza e la cosa analizzata, dovrà per forza esserci conflitto. Perché chi analizza è il passato; ha acquisito il suo sapere attraverso varie esperienze e influenze. Il censore è sempre il passato, e conformemente al suo condizionamento precedente impone a ciò che osserva quello che si dovrebbe o non si dovrebbe fare”40. Ognuno di noi, avendo in sé il livello di consapevolezza dell’Uno o del Tutto, racchiude la sapienza dell’intero Universo, inteso come infinito equilibrio del Micro-Macro cosmo. Questa saggezza è data dalla coscienza, con la quale ogni essere può utilizzare e manipolare le informazioni interne ed esterne in una dinamica creativa. Il nostro sé oltre a generare la nostra attività mentaleemozionale, ci permette di percepire il significato e il senso del nostro divenire. “La coscienza genera coerenza, ossia sincronizzazione, sinergia e comunicazione tra le parti del cervello che armonizzano i vari aspetti fisiologici, emozionali e mentali della persona. Attraverso la coerenza la coscienza genera unità, ordine e auto-organizzazione del sistema”, scrive il medico-ricercatore in neurofisiologia Nitamo Federico Montecucco.41 40 Jiddu Krishnamurti, “La rivoluzione interiore- come cambiare radicalmente il mondo”, Oscar Mondadori, 2009. 41 Nitamo Federico Montecucco , “Psicosomatica Olistica”, Edizioni Mediterranee Roma 2010. 2.2) Siamo molecole spirituali Universale (Love Entanglement). create dall’Intelligenza “ […]Il Cosmo in cui l’Uomo si trova inserito costituisce un Sistema per la sua Molteplicità, un Totum per la sua Unità e un Quantum per la sua Energia. […]La Vita, che è in grado di regolare con flessibilità il movimento cieco delle molecole all’interno dei corpi organizzati, utilizzare combinazioni creatrici le vaste reazioni che nascono fortuitamente nel mondo tra correnti materiali e masse animate. Sembra giocare con le collettività e con gli eventi altrettanto abilmente che con gli atomi. La vita è stata capace di varcare la soglia della riflessione[…]”(Pierre Teilhard de Chardin, 2010) dà l’impressione di tuttora per le sue Noi viviamo costantemente immersi in un "calderone" di campi fisici, come il campo gravitazionale, il campo magnetico terrestre, i campi elettromagnetici prodotti dalle varie emittenti radio-televisive o dai telefonini cellulari. La fisica moderna ha dimostrato che perfino la materia è una condensazione di campi quantistici. Oggi gli scienziati sanno che l'attività mentale nell'uomo è riconducibile a processi chimici e fisici che avvengono a livello molecolare, atomico, e presumibilmente anche sub-atomico nel sistema nervoso, vale a dire nell'ambito di validità della meccanica quantistica, a livelli prossimi alla sfera di azione diretta del "campo unificato". Poiché dal "campo unificato" si dispiegherebbe ogni manifestazione in natura, è ragionevole ricercare la sua relazione con la mente dell'uomo. Così come ogni campo o particella in natura è uno stato eccitato del vuoto quantistico, analogamente ogni pensiero nel campo di coscienza di ogni individuo può essere considerato come un'eccitazione dello stato di "pura coscienza". La consapevolezza del nostro potenziale partecipativo diventa atto creativo nel Qui ed Ora (per dirla in termini di proprietà spazio temporali il “Qui” è rappresentato dalla lunghezza di Plank corrispondente a 10-35 , milioni di trilioni più piccola di quelle delle particelle subatomiche e l’istante temporale di Planck 10-44 ). Quanto più diventiamo consapevoli e partecipi alle dinamiche dell’esistenza, tanto più diventiamo creatori dell’armonia unificata nella Mente Cosmica. Non possiamo escluderci da questo “intreccio d’amore” o da questo “love entanglement” e , sebbene le nostre decisioni quotidiane possano sembrare scelte del caso o del tutto scollegate ad un piano coerente, siamo parte integrante e vitale del Tutt’Uno. Una Mente Collettiva Coerente Unificata creata dalle nostre menti e dalla coscienza individuale. Tutte le condizioni o le possibilità in una pre-realtà vengono rese manifeste dalla nostra scelta e dalla nostra partecipazione. La nostra connessione al Tutt’uno è data dalla “nostra capacità non locale di accedere alle informazioni al di là dei limiti dello spazio tempo, distinguendole dalla consapevolezza ambientale localizzata ma subconscia del nostro sesto senso. All’interno dello spazio tempo il dispiegarsi delle nostre esperienze è limitato dalla velocità della luce ,… ma la coscienza non locale , ovvero le informazioni che si trovano al di là dello spazio-tempo, è onnipresente: la nostra consapevolezza è il portale di accesso verso la saggezza” (Ervin Laszlo, 2005). Tutta l’in-formazione viene espressa da una moltitudine dinamica e sinergica di onde e vibrazioni nella “matrice olografica della Coscienza” con la quale interagiamo. Quanto più siamo “collegati” alla Totalità, tanto più riusciamo a creare ed avere abbondanza (non solo spirituale e di crescita). In altre parole dobbiamo “suonare la stessa musica” ed entrare in sintonia con le vibrazioni dell’universo, del mondo e della nostra vita. Corpo, mente, pensiero, coscienza devono essere considerati come insiemi coerenti in continua risonanza. Emerge l’ effettiva esigenza di correlare l’ “informazione ad una forma di energia” per avere una visione qualitativamente più completa dell'uomo, come parte evoluta e integrante del sistema naturale della vita. Ciò comporta un cambiamento della concezione di oggettività entro una nuova logica della scienza in cui le relazioni tra Energia e Materia - Uomo-Cosmo vanno riconsiderate entro un nuovo paradigma in modo da facilitare non solo la comprensione delle relazioni tra mondo materiale ed immateriale, ma anche alla partecipazione attiva all’evoluzione e alla crescita, in cui tutte le forme di energia operano mediante codificazioni e de-codificazioni, attivate sulla base di una basilare forma di “energia di informazione non locale ” e non sempre specifica dimensione spazio–temporale. “ Ogni individuo ha uno spessore indistinto che si estende in tutte le dimensioni e una coscienza che precipita verso l’esterno, un istante dopo l’altro, come una goccia di condensa dalla nebbia, e ogni goccia è una sezione trasversale nebulosa e sfocata dell’intera vista di quella persona. Nonostante noi esistiamo come esseri quadrimensionali congelati nello spazio tempo, sperimentiamo soltanto il processo di precipitazione, un momento dopo l’altro” scrive lo scrittore e fisico Fred Alan Wolf42 . La natura dell’essere umano può essere compresa solo in una chiave di interconnessione sinergica mente-corpo43. Il che non vuol dire che il Dna non conti nulla, ma soltanto che il suo ruolo va compreso in un contesto evolutivo e funzionale. Il DNA attrae queste informazioni dall’intelligenza dell’universo che possono essere trasmesse al di fuori dello spazio e del tempo e li passa alla nostra coscienza. Questo processo di iper-comunicazioneè più efficace in uno stato di rilassamento e quando si è in armonia con il tutto. In natura l’ipercomunicazione é 42 Fred Alan Wolf “Lo Yoga della mente e il viaggio nel tempo”, Macro Edizioni 2007. 43 Il concetto di campo della fisica classica viene riconsiderato e ampliato attraverso l’ottica della fisica quantistica, dando vita al cosiddetto campo quantistico, l’entità fisica fondamentale alla base della realtà universale. Tale campo è un’entità continua e presente ovunque nello spazio e le particelle non sono altro che condensazioni locali della sua energia. La sua principale caratteristica si ritrova nel principio di non località, secondo cui parti lontane di uno stesso sistema interagiscono tra loro istantaneamente con una velocità di comunicazione continua ed istantanea. A partire dal principio di non località sono sorti tutti i successivi metodi di interpretazione della realtà e della natura umana. stata applicata con successo per milioni di anni. L’organizzato scorrere della vita degli insetti lo prova intensamente. L’uomo moderno la conosce solo a un livello molto più sottile, come “l’intuizione”. La conoscenza analitica o scientifica crea dei simboli e schemi astratti e tale conoscenza pensa alla realtà come fosse qualcosa di mobile, invece l’intuizione è oggetto della metafisica che non coincide con il divenire di una struttura del pensiero in realtà immutabile. Al contrario l’intuizione è la durata dell’immobile che non può essere tradotto in un’immagine simbolica o scientifica. La vita interiore dell’intuizione coglie la sua essenza profonda che può essere penetrata soltanto attraverso l’intuizione metafisica. Si tratta di un potere di interpretazione e rappresentazione del mondo che viene fatta nel profondo dell’individuo. Un lampo di “sintesi e verità” che si attiva nel silenzio. “ Tutto è collegato a tutto e il funzionamento, perfino di un modello astratto, non può essere compreso attraverso la sola analisi del modello. Neanche se ogni neurone del cervello fosse inserito nel modello, ad esempio un programma informatico, con tutte le sue caratteristiche fisiche e chimiche, potremmo conoscere tutto l’universo di pensieri ed emozioni del modello dato, poiché esso è più che la somma delle sue parti. Il pensiero umano quotidiano è più olistico che riduzionistico. Vediamo subito una cattedrale, non singole pietre; ricordiamo meglio una melodia che non le singole note” scrive il matematico e psicologo ungherese Làszlo Mèro44. Ma anche noi possiamo riappropriarci di questo uso nella sua interezza. Siamo esseri spirituali in un sistema bio-fisico multimensionale in una realtà olografica del vuoto intelligente e non macchine funzionali senzienti. Sembra che qualcuno dentro di noi parli e invii messaggi, che non tutti sono capaci di captare. Siamo come una radio ricetrasmittente, sintonizzata e bloccata su una determinata stazione. Si vive in uno stato di mutevole incoscienza 44 Làszlo Mèro, “I limiti della razionalità”, Edizioni Dedalo Bari 2005. psico-fisica generalizzata, che ci impedisce di renderci conto di quello che tutto il nostro corpo vede, ascolta, percepisce,tocca,gusta. L’intuito, usando le parole di Zukav45, “[…] è la percezione che va oltre i sensi fisici e ha lo scopo di aiutarvi; e il sistema sensorio che agisce senza ricevere informazioni da parte dei cinque sensi. L’intuizione favorisce la sopravvivenza, spingendovi ad ottenere ciò che all’apparenza non ha alcun motivo di essere, ma che vi permette di sopravviver. L’intuizione è utile anche all’ispirazione; è la risposta improvvisa a una domanda; è il significato che prende forma nella nebbia della confusione[…]” La vita è coscienza e tutto è collegato nella consapevolezza universale. Ogni piccola cosa si relaziona al resto dell’universo come l’universo si relazione ad ogni particella. Esther e Jerry Hicks46, hanno sottolineato che quando ci troviamo nel punto estremo di una creazione qualsiasi, non riusciamo a spingere lo sguardo fino alla sua origine, ma tutto ciò che appare ai nostri occhi come realtà o manifestazione un tempo era un’idea. Il pensiero si è soffermato su di essa tanto a lungo da farle raggiungere la maturità in cui noi la cogliamo. Nulla esiste al di fuori di questo straordinario processo creativo. Siamo immersi in un oceano di energia creativa distribuita in modo indifferenziato tra infinite possibilità. Ecco i motivi per cui bisogna agire senza insistenza e senza tensione, ma in modo consapevole con l’intenzione del divenire. In tal modo “la fede si trasformerà in sapere e la paura di fronte all’ignoto diventa gioia per la sensazione della propria gioia. La cosa fondamentale è buttar via l’importanza e mollare la presa del controllo sullo scenario”47. La Teosofa ucraina Helena Petrovna Blavatsky48, nel suo libro “La Dottrina segreta” ha scritto che “L'Universo è elaborato e guidato 45 Zukav Gazy, “Una sedia per l’Anima”, Corbaccio Milano 1996. 46 Esther e Jerry Hicks, “La legge dell’Attrazione e l’incredibile potere delle emozioni”, TEA Milano 2010. 47 Vadim Zeland, “Reality Transurfing – Avanti nel passato” Macro Edizioni 2010. dall'interno all'esterno … Noi vediamo che ogni movimento, atto e gesto esteriore volontario o meccanico, organico o mentale, è prodotto e preceduto da un sentimento o un'emozione interiore, dalla volontà o volizione, da un pensiero o dalla mente. Come nessun normale moto o cambiamento esteriore può verificarsi nel corpo esterno dell'uomo se non è provocato da un impulso interiore, così avviene per l'Universo esterno o manifestato”. La coordinazione, come abbiamo visto per le particelle quantistiche, permette di fluire consapevolmente lungo il canale dell’energia attingendo autosufficienza, non nelle variabili esterne, ma nella sapienza interiore. Non bisogna rimandare ad un futuro migliore, ma attualizzare la possibilità come scelta nel presente. Non si può fantasticare sulla navigazione in quest’oceano di energia con una canoa, quando non siamo in grado di percepire la piacevolezza di una nuotata. Vivere nel qui-ed-ora permette di trarre la giusta consapevolezza di crescita e trovare la giusta fluidità nel risolvere tanti “problemi” tenuti gelosamente nascosti. Le leggi non dicono nulla di preciso ed affidabile riguardo il verificarsi di un fenomeno nello spazio e nel tempo, sono solo una descrizione di possibilità che le cose accadano, cosicché ogni esperimento assume la caratteristica di un adeguamento della realtà ad una teoria più che un’apertura al mistero senza preconcetti. Esiste uno stato di perfezione originaria rispetto al quale l’evoluzione è un possibile sviluppo, come il seme di un albero la cui struttura, sebbene non-univoca, presenta tutta l’intelligenza per creare se stessa. Noi, essendo cellule dell’universo, dobbiamo trovare il terreno spiritualmente fertile per evolvere il potenziale dell’anima. Suzuki D.T49., scrive: “[…]All’inizio, che poi non è un vero inizio … La volontà desidera conoscere sé stessa, e si risveglia così la coscienza; con il risveglio della coscienza, la volontà 48 Blavatsky H. P., “La Dottrina segretaSintesi di Scienza, Religione e Filosofia”, Antropogenesi Vol V, Società Teosofica Italiana , Trieste 1985 49 Suzuki D.T., “Saggi sul Buddismo Zen”, Edizioni Mediterranee 1984. si divide in due. Da una che era, intera e completa in sé stessa, diviene, allo stesso tempo, attore ed osservatore. Il conflitto è inevitabile, poiché l’attore desidera adesso liberarsi dei limiti entro cui lo ha confinato il suo stesso desiderio di coscienza. Da una parte è stato reso capace di vedere, ma dall’altra c’è qualcosa che, in quanto osservatore, egli non può più vedere[…]”. Ci rendiamo conto di essere polvere di stelle che si é fatta carne, pensiero e coscienza, in un angolo di quell'universo che stiamo guardando, forse scrutato nello stesso momento da altre creature curiose in cerca delle nostre stesse risposte. Un approccio della vita eccessivamente intellettualizzato provoca un distacco e una rottura da ciò che si prova e si sente. “ Il conflitto tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere è il nucleo delle nostre difficoltà esistenziali. In effetti, questo dualismo è l’essenza stessa dell’esperienza umana. Vita e morte, bene e male, speranza e rassegnazione coesistono in ogni singolo individuo ed esercitano la loro forza su qualsiasi aspetto della nostra esistenza. Nella stragrande maggioranza dei casi neghiamo o ignoriamo la nostra natura dualistica”, precisa Debbie Ford50 , insegnante, curatrice di seminari, oratrice e regista di fama. 50 Debbie Ford, “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato oscuro”, Sperling & Kupfer 2010. 2.3) Co-creatori e partecipanti nella e alla Vita:Atto d’Amore Universale. “ […]L’atomicità profonda dell’Universo affiora in forma visibile nel campo dell’esperienza comune. Si manifesta nelle gocce di pioggia e nella sabbia dei lidi. Si prolunga nella moltitudine dei viventi e degli astri. E si legge persino nella cenere dei morti. […]”.(Pierre Teilhard de Chardin, 2010). La vita assume la sua piena realizzazione e il suo infinito miracolo solo nel momento in cui entriamo in connessione con la nostra anima e la nostra piena intenzione di co-creazione e realizzazione. Grazie alla sincronizzazione di questa intenzione trasformiamo la realtà da campo caotico non-lineare a un universo di equilibrio lineare dinamico. Possiamo e dobbiamo nascere ogni giorno, rinnovando la nostra natura divina e cosmica. Quello che dobbiamo avere non è l’atteggiamento di colui il quale attende che qualcosa di nuovo avvenga, come una passiva e distaccata attesa. L’autocoscienza ci fa essere partecipanti attivi e co-cretori al miracolo della vita e non semplici spettatori che reagiscono a stimoli esterni. L’autocoscienza della mente è la consapevolezza dell’evoluzione e del libero arbitrio. Nel corso della nostra vita, un continuo miracolo dell’Intelligenza Universale, “ogni molecola del nostro corpo viene sostituita molte volte, le cellule muoiono e altre subentrano al loro posto, le connessioni fra di esse vengono istituite e rotte migliaia e forse milioni di volte. Eppure, nonostante questo grande flusso che costituisce la nostra esistenza biologica, i ricordi rimangono. La memoria definisce chi siamo e plasma il nostro comportamento più di ogni altro singolo aspetto della nostra personalità. La vita è una traiettoria che va da un passato sperimentato a un futuro ignoto, la quale è illuminata solo nell’istante sempre fuggevole che chiamiamo presente, il momento della nostra esperienza cosciente effettiva” scrive Steven Rose51, professore inglese di biologia. Mata Amritanandamayi in una bellissima frase racchiude il senso di questa nostra partecipazione attiva alla vita: “Partecipare ad una conferenza sull’arte culinaria non basta a togliervi la fame. Per sfamarvi, dovete cucinare e mangiare. Se volete far crescere della frutta il solo studio dell’agricoltura non basta. Dovete piantare degli alberi e prenderne cura”. Molto simile al proverbio cinese “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita” e all’aforisma del filosofo francese La Rochefaucauld “Non bisogna solo avere grandi qualità, bisogna anche saperle mettere in pratica”. Così come ogni azione o movimento energetico compiuti da una cellula si ripercuotono sull’organismo entro la quale è inserita, modificandone l’intera configurazione, anche ogni atteggiamento e comportamento di un singolo essere umano provoca inevitabili conseguenze sull’intera specie umana, sia esso di ampia portata o minimamente rilevante52. La vita intera non è solo osservazione e contemplazione, ma partecipazione dinamica alla creatività universale come atto d’amore. Con l’esperienza possiamo provare e sperimentare noi stessi e le nostre grandi potenzialità ad un livello più profondo e sincero. Sapere come guidare una moto solo concettualmente e intellettualmente non ha niente a che vedere con l’esperienza di guida. Lucia Giovannini53 ha ribadito che “qualsiasi cambiamento facciate, sia che si tratti del lavoro, della vostra relazione o di ciò che vi circonda, sarà solo un cosmetico senza effetto duraturo se non deriva da una trasformazione profonda della vostra coscienza”. Tutto quello che pensiamo e sperimentiamo emotivamente si trasforma e si condensa in idea o in evento della nostra vita attuale. Se non riusciamo a capire noi stessi, a 51 Steven Rose “La fabbrica della Memoria – Dalle Molecole alla Mente”, Garzanti 1994. 52 L’analogia cellula-uomo permette dunque di comprendere che ogni malattia è portatrice di un messaggio, in quanto saranno una concomitanza di forze del sistema in cui si è inseriti a regolare lo stato di salute dell’individuo, attraverso un principio omeostatico. 53 Giovannini Lucia, “Tutta un’altra vita” Sperling & Kupfer 2011. comprendere le nostre intenzioni, ad allinearci con tutto l’universo che ci circonda la vita che stiamo sperimentando sarà non particolarmente positiva e ricca di vera abbondanza. Il cambiamento nel pensiero e nell’approccio alla vita stessa fa paura e ci rende molto dubbiosi, perché siamo abituati alla sicurezza del nostro passato. Sebbene non ci sia alcuna soddisfazione con questa sicurezza, siamo sempre pronti a commettere gli stessi sbagli, avere le stesse abitudini, comportarci in modo del tutto inconcludente. Bisogna accettare attivamente la fluidità di questo dono e sperimentarlo con curiosità, senza giudicare, rimproverarsi, essere dubbiosi. L’accettazione deve portarci non solo all’amore verso noi stessi e alle nostre intrinseche potenzialità, ma anche un profondo rispetto alla vita stessa. Bisogna essere responsabili verso i continui cambiamenti e verso le nostre scelte quotidiane. Responsabilità e accettazione devono condurci verso il sentiero dell’intenzione e della creatività. Se siamo distratti dalla nostra stessa negatività corriamo il rischio di perdere i veri sapori dell’intuizione e della sincronicità. Lo scopo della vita deve essere una missione verso il perfezionamento e al miglioramento e verso l’unione al Tutto. James Redfield, ha scritto “Tutti noi abbiamo uno scopo spirituale, una missione che perseguiamo senza esserne del tutto consapevoli. Nel momento in cui la portiamo completamente alla coscienza, le nostre vite possono decollare”. Solo attraverso l’esperienza diretta possiamo provare il piacere della vita nella profondità del nostro essere. Una conoscenza che ci permette di evolvere non solo da un punto di vista squisitamente intellettuale, ma anche spirituale ed emotivo. Come non si può apprendere la guida di un’auto solo leggendo il libretto d’istruzione così non si può apprendere la sapienza della natura guardando una semplice foto. Bisogna interagire, creare, partecipare ed essere osservatori dinamici e creativi. Quanto più interagiamo con questa conoscenza tanto più saremo co-creatori. A volte per entrare in noi stessi è necessario rompere alcune limitazioni auto-imposte che ci portano all’illusione della stabilità e della sicurezza. Per cambiare bisogna avere il coraggio di conoscere quello che si cela oltre quest’apparenza. Nella vita ci sono infinite possibilità perché ci sono infinite varianti della realtà. Il nostro Io sperimenta la vita in maniera sempre diversa a seconda dell’esperienza e delle abitudini del passato; mentre la nostra anima, il nostro essere ha specifiche intenzioni e non sono mutevoli come le nostre emozioni. Il nostro microcosmo spirituale invia costantemente impulsi ad agire e sperimentare tutte le variabile della realtà. Dall’interazione del nostro micro e macrocosmo scopriamo la natura del nostro progetto di vita, la nostra aspirazione e nuovi canali che devono essere sperimentati. Noi siamo parte della stessa energia creativa che dà vita alle cellule, che muove i pianeti e che trasforma l’universo. Tutto è connesso e tutto è in eterno movimento e trasformazione. Nel momento in cui si prende una decisione creiamo una realtà, la quale può essere più o meno passiva, mutevole o dinamica in base al nostro grado di partecipazione. Se ci fossilizziamo su alcune convinzioni, sui modelli creati non solo dalla società ma anche dal nostro ego la nostra realtà risulta unica, inseparabile, certezza assoluta, inguaribile e pessima (in caso di negatività). Accettare la realtà creata non vuol dire rassegnazione, ma comprensione senza giudizio. Essere responsabili di noi stessi non significa prendersi la colpa, ma essere partecipi alla realtà mutevole. Ribadiamo: non esiste la sfortuna o la fortuna, il caso o il destino. Sono solo convinzioni e modelli proposti da chi non è padrone di se stesso. David McCready54 ha scritto: “ […]Se conosciamo esattamente il funzionamento di un certo meccanismo, in presenza di problemi non avremo particolari difficoltà a ripararlo. Per contro, se le informazioni in merito sono insufficienti, sistemare le cose, o semplicemente mantenere la funzionalità, risulterà praticamente impossibile. 54 David McCready,“La Grande Illusione”, Macro Edizioni 2009. L’attrezzatura più complessa di cui disponi è il tuo stesso corpo umano. Come potrai aver notato, ti è stato dato senza alcun manuale di istruzione. La nostra comprensione convenzionale del suo funzionamento è di norma assai limitata[…]”. Se perdiamo le chiavi dell’auto nel soggiorno, perché vogliamo cercarle in cucina??? Se abbiamo un problema che ci assilla perché vogliamo trovare la soluzione in altre persone, a volte interrogandole (senza chiedere un parere) a volte stuzzicandole ( in terza persona)??. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è già dentro di noi. Un immenso oceano di sapienza miracolosa. Questo non deve spingerci a non integrarci nella società, a non fare amicizie, a non essere un tutt’uno con l’universo intero. Se riusciamo ad entrare in noi stessi e comprendere la nostra vera natura i risultati non solo si vedranno nella nostra amicizia, nel lavoro, ma anche in termini di abbondanza materiale e spirituale. Non è all’esterno che dobbiamo ricercare le cause, ma solo in noi stessi, senza abbandonare il contatto con la realtà , la cultura e la nostra stessa mente. “ Nella trasmissione della loro cultura, gli uomini cercano sempre di replicare, di trasmettere alla generazione successiva le abilità e i valori dei genitori:un tentativo che fallisce sempre e inevitabilmente poiché la trasmissione della cultura è legata all’apprendimento, non al DNA. Il processo di trasmissione della cultura è una specie di ibrido o mescolanza dei due regni: per conseguire la replicazione esso deve cercare di usare i fenomeni dell’apprendimento, poiché ciò che i genitori posseggono è stato da loro appreso”, scrive con rigore e senza eccessivi sofismi Gregory Bateson55, filosofo, psicologo, sociologo, semiologo britannico, il quale dal suo punto di vista la Mente è la parte costituente della "realtà materiale" è di conseguenza non ha senso cercare di scindere la mente dalla realtà. L’uomo non può fare a meno di porsi domande e indagare la sua stessa esistenza e la sua realtà, fatta di idee, concetti, credenze, ricordi e 55 Gregory Bateson, “Mente e Natura”, Adelphi Edizione , Milano 1984. memoria sociali-storiche, come non può fare a meno di trovare le giuste risposte attraverso il ragionamento, la meditazione, l’introspezione e l’osservazione. Siamo arrivati alla conclusione pratica, ma non certo banale, che la realtà e il mondo stesso non siano fatti di semplici oggetti “ciascuno con la propria identità che permane nel tempo, un proprio nome e magari un cartellino, in cui ogni uomo deve imparare a leggerli e a memorizzarli, e il suo bagaglio conoscitivo consisterà in un gigantesco schedario dove sono raccolte queste nozioni e magari la registrazione delle relazioni più regolari intercorrenti fra di loro[…]. Un essere umano non è solo una collezione di neuroni, circuiti neuronali e funzioni nervose più o meno automatiche, non solo il frutto di una programmazione biologica incredibilmente riuscita, che ha inglobato nei millenni una conoscenza operativa del mondo esterno;… è anche memoria, apprendimento ed emotività. La memoria permette di avere una traccia degli eventi passati; l’apprendimento permette di trarre da questi eventi una lezione progressiva, necessaria per affrontare il mondo e la vista stessa, e l’emotività è un condimento affettivo dell’esperienza che integra , soccorre e spesso condiziona l’elaborazione dell’informazione”56. Il mondo e la realtà stessa si presentano, nella loro armoniosa complessità olistica, come una sinfonia di eventi ed entità materiali, immateriali, animate e inanimate. La nostra stessa consapevolezza , intesa come controllo di azioni e partecipazione agli eventi, e la nostra coscienza, intesa come consapevolezza della propria interiorità e della propria posizione nell’universo, ci consente di relazionare il tutto, fornendo a noi stessi una rappresentazione “utile e funzionale” per gli scopi che si vanno a delineare nel corso di tutta la vita. Dentro e fuori di noi, tra materia, energia, pensiero, si può assistere ad una continua laboriosità creatrice; un’Intelligenza capace di crearci in continuazione e di farci sperimentare l’essenza della coscienza. Siamo attraversati continuamente da una flusso di Informazione Creativa, con la quale oltre a vivere e progredire, manteniamo 56 Boncinelli Edoardo, “Il cervello, la mente e l’anima – Le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana”, Oscar Mondadori 1999. inalterata la nostra stessa forma e sostanza. Una relazione intima e olistica tra l’informazione e l’energia; un Legame di Attrazione tra le cose e nelle cose. Sebbene non si possa avere la certezza della nascita della vita stessa, intesa come consapevolezza dell’unione tra materiaenergia e pensiero-informazione, e relativa organizzazione tra le molecole, non possiamo di certo considerala un mistero o un evento del tutto casuale. La vita stessa è un dono e una creazione dell’Intelligenza Universale. “ L’atomicità profonda dell’Universo affiora in forma visibile nel campo dell’esperienza comune. Si manifesta nelle gocce di pioggia e nella sabbia dei lidi. Si prolunga nella moltitudine dei viventi e degli astri. E si legge persino nella cenere dei morti. […] Per quanto strettamente circoscritto sia quindi il cuore di un atomo, la sua sfera di influenza e co-estensiva, almeno virtualmente, a quella di un qualsiasi altro atomo. Singolare proprietà che troviamo anche nella molecola Umana.”(Pierre Teilhard de Chardin, 2010). Siamo parte integrante e fondamentale di questa Intelligenza e , oltre a essere partecipanti di questo dono, siamo noi stessi creatori. Il nostro stesso codice genetico è stato creato da una particolare e specifica combinazione-cooperazione di eventi verificatesi milioni di anni fa e che tutt’oggi sperimentiamo la stessa unione creativa. Una memoria storico-cumulativa che ci consente di rigenerarci e perfezionarci. Anche la nostra stessa memoria, quale formidabile strumento della nostra evoluzione e del nostro continuo adattamento alla nostra stessa realtà, ci consente di mantenere la nostra individualità e la nostra stessa consapevolezza. Tutti gli organismi di questa Intelligenza, come ha scritto il biologo molecolare, fisico e genetista Edoardo Boncinelli, sono veri e propri “Informivori” ( informazione). Anche noi siamo Informivori, nutrendosi di cibandoci di Informazione, ci evolviamo, apprendiamo, ci perfezioniamo, cercando di dare un senso alle cose e agli eventi e contestualmente creiamo significati e nuovi domini. Bisogna rendersi conto che il terreno e il fondamento di tutte le cose è la coscienza stessa. Tutte le cose sono sollecitate a rendere manifesta questa consapevolezza. Una coscienza che va sperimentata nella vita stessa, ma non dobbiamo ostinarci a ricercarla nel tempo e nello spazio, ma in una realtà superiore. Tutti possono avere l’abbondanza richiesta, ma non tutti sono disposti a viverla, a desiderarla e a gestirla. L’intento non deve essere quello di farsi dei privilegi, attendere delle ricompense, dei premi per le proprie azioni, ma instaurare nel proprio intimo una sinergia con il Tutto, in modo da creare la propria realtà e non creare problemi agli altri per le propria mancanze. Ervin Laszlo57, filosofo, scienziato e pianista ungherese, autore di 5o libri e fondatore della teoria dei sistemi, ha precisato: “ L’età moderna si vanta della sua razionalità, ma ha generato anch’essa i suoi miti. Sono credenze e convinzioni largamente condivise dagli uomini, anche se non necessariamente riconosciute in modo consapevole. Alcune sono altrettanto obsolete dell’illusione neolitica. La visione del mondo interconnesso che forma un sistema unico non è un’ingenua utopia o una mera congettura; è la visione emergente nei settori all’avanguardia delle scienze naturali e umane del nostro tempo e non si potrà mai sottolineare abbastanza la sua importanza per la nostra vita e il nostro futuro. Il caso da solo non spiega neppure come mai alcuni aspetti anatomici e strutturali estremamente precisi siano comuni a piante e animali che si sono evoluti in luoghi molto diversi e distanti fra loro, con una storia evoluzionistica del tutto differente; il caso da solo non può neppure giustificare l’evoluzione successiva della vita, un’evoluzione che è passata dalla semplice cellula a complessi organismi pluricellulari. La vita non si evolve per miglioramenti parziali, ma per innovazioni occasionali, ma in tal caso massicce e ben coordinate. La vita è una rete intima di relazioni che si evolve in modo autonomo, stabilendo connessioni interfacciali e integrazioni con la sua miriade di elementi diversi. Nulla è indipendente da tutto il resto, e la coerenza regna suprema. L’universo intero è pervaso dall’armonia cosmica. Un universo capace di apprendere e organizzarsi ”. La realtà viene prima creata dentro di noi e poi all’esterno. Dobbiamo meditare su questo e dobbiamo conoscere davvero noi stessi, perché solo attraverso l’autoconoscenza possiamo raggiungere la vera abbondanza. 57 Ervin Laszlo, “Terzo Millennio- La sfida e la visione”, Corbaccio, Milano 1998. Capitolo III Cervello e rigenerazione Interconnesso Coscienza: il segreto della dell’uomo in un Universo 3.1)Il cervello: coerenza informazioni. autoorganizzata nel flusso delle “[…] Il cervello porta in sé il segreto della rigenerazione dell’uomo; esso è un organo in continua evoluzione, mutazione e crescita. Proprio come un embrione, assume una via la sua forma, materializzando costantemente la propria evoluzione. Il cervello è integrato in una dimensione universale, in tutto è interconnesso[…]” ( Morelli, R., “Come trovare l’armonia in se stessi”, Mondadori 2007). Oggi sappiamo che il nostro cervello è solo un insieme di particelle come elettroni e protoni, che interagiscono attraverso il campo elettromagnetico58. Ogni processo biologico è dovuto soltanto a reazioni chimiche che a loro volta sono dovute all'interazione 58 Diolaiuti Fabrizio - Bonuccelli Ubaldo, “Intervista al cervello”, Sperling & Kupfer 2011; Perlmutter David - Villoldo Alberto, “Ottieni il massimo dal tuo cervello. Gli orizzonti della neuroscienza”, Bis Editore 2012; Jeffrey Satinover, “Il cervello quantico”, Macro Edizioni 2002. elettromagnetica tra gli elettroni ed i protoni degli atomi che costituiscono il nostro organismo. Ogni neurone ed ogni cellula non sono altro che insiemi di elettroni, protoni e neutroni, con una certa collocazione spaziale; l'interazione elettromagnetica può essere infatti attrattiva e questo fa sì che le particelle possano attrarsi formando determinate disposizione geometriche nello spazio. Il cervello, come vedremo di seguito, non ha infatti la funzione di riprodurre forme della realtà cosi come sono, ma di costruire rappresentazioni visive codificando interattivamente modelli cerebrali spazio/temporali della realtà esterna. Ciò che limita la capacita di capire la costruzione cerebrale della percezione, consiste pertanto nel confondere la rappresentazione codificata cerebralmente con l’ effettiva realtà esterna che certamente non è definita nei termini in cui è stata codificata la sua rappresentazione mentale. Gli operatori che trasformano un segnale sensoriale d'ingresso in un segnale rappresentazione visiva in uscita, sono costituiti dalle varie tipologie di neurotrasmettitori che agiscono da catalizzatori nelle interazioni tra energia,materia ed informazione, e vengono regolati da un principio di bio-economia ,definito come Principio di Fertilità Evolutiva59. Attraverso la nostra attenzione-intenzione creiamo campi percettivi che si estendono intorno a noi, nei quali sia il nostro atto di osservazione e che noi stessi (osservatore-agente) sono interconnessi. Come il campo di un magnete non è solo la sua parte interna o il 59 “Principio di Fertilità Evolutiva”, il cui significato e’ il seguente : all'aumentare della differenziazione (d) della informazione interattiva (+dEI), in diretta corrispondenza diminuisce, per unità di prodotto, la dispersione della materia (-dEM) e/o quella della energia libera (dEV) :in formula PFE = < + dEI = -dEM –dEV>. Tale principio PFE ricavato in modo del tutto generale e indicativo del fatto che nella evoluzione dei sistemi naturali cresce la capacita di elaborare informazione a costo di una diminuzione della utilizzazione delle altre forme di energia .In conclusione con il “Principio di Fertilita Evolutiva”sta nascendo un nuovo paradigma delle scienze della vitacon il quale si inizia ad attuare un netto superamento delle logiche meccaniche,basate sull’ analisi del moto , per le quali e stato sufficiente lo studio delle interazioni tra energia e materia funzionamento di un semplice cellulare non si limita solo ai meccanismi interni, così i campi mentali non si limitano alla solo fisiologia del cervello. La mente si estende oltre il cervello. Sheldrake Rupert60 biologo, saggista e filosofo inglese, propone un semplice esempio in riferimento alla percezione mentre si legge un comune libro. Infatti, mentre si legge la luce riflessa si sposta dal libro fino agli occhi attraverso il campo elettromagnetico, le cui lenti formano immagini capovolte sulle retine. Gli impulsi nervosi danno vita a schemi complessi di attività elettro-chimica. Quello che sconvolge è che facciamo esperienza cosciente delle parole stampate e del loro significato. L’immagine stessa è al di fuori del corpo. L’immagine del libro non è nel cervello, ma all’esterno. Quando vedete questa pagina, non sperimentate la vostra immagine di essa come fosse dentro al cervello, dove dovrebbe essere. Sperimentate invece la sua immagine a circa sessanta centimetri di fronte a voi. L'immagine è fuori dal vostro corpo. La concentrazione visiva di un qualunque oggetto consente l’estensione della nostra mente verso l’oggetto stesso. Se osserviamo una persona da dietro, la proiezione dell’attenzione della nostra osservazione equivale all’estensione del campo visivo fino a toccare la persona guardata. La nostra mente, estendendosi nello spazio, la sta proiettando all’esterno. Mente, cervello e coscienza sono interconnessi, ma non prova certamente che la mente sia il cervello stesso. Secondo il biologo britannico la coscienza stessa influenza il cervello e nello stesso tempo il cervello influenza la coscienza. (Propone nel suo libro tanti casi come: la sensazione di essere osservati, la telepatia, effetti a distanza, telepatia onirica, i poteri degli animali ecc). Tale affermazione, come la maggior parte delle ricerche proposte nella mia ricerca, si sposta dalla rigida convinzione dualistica-materialistica della scienza, nella quale si cerca di spiegare tutto in termini di semplici processi fisici, a quella platonica-olistica, nella quale i fenomeni hanno un carattere più ampio e interconnesso. L'idea della mente estesa dà più 60 Sheldrake Rupert “La mente estesa”,, URRA-Apogeo, 2006. senso alla nostra esperienza rispetto alla teoria della mentenelcervello. Soprattutto, ci libera. Non siamo più imprigionati entro il limitato raggio del nostro cranio. Non siamo più alienati dai nostri corpi, dal nostro ambiente e dalle altre persone. Siamo interconnessi. Il costruzionismo sosteneva che i contenuti dell'esperienza non fossero separabili dal sistema di riferimento cui appartengono. L'approccio costruttivista pertanto si basava sul fatto che il "vedere" fosse da considerarsi un processo nel quale le nostre conoscenze precedenti, cioè le acquisite esperienze dell'ambiente che ci circonda, potevano contribuire non poco a creare nella nostra mente l'immagine di ciò che si vede. Pertanto, la percezione includeva all'interno del procedimento, l'agire della memoria. Quello che noi vediamo non è mera replica del mondo, come per intenderci in una immagine fotografica, ma un modello del mondo che il nostro sistema visivo costruisce selezionando, e quindi in qualche modo distorcendo, l'informazione di esso acquisita. L'approccio ecologista invece riteneva che la percezione fosse essenzialmente un processo diretto nel quale l'informazione poteva essere scoperta, invece che costruita. Noi non dobbiamo solo vedere e percepire, ma partecipare a quest’infinita danza della vita attraverso un atto fluido e spontaneo di co-creazione intima. Vedere è "percepire con l'occhio"; percepire è "acquistare coscienza di una realtà esterna per mezzo dei sensi o dell'intuito"; co-creare è partecipazione attiva alle dinamiche della coscienza. L’identità ci appartiene e noi apparteniamo ad essa, la difficoltà al cambiamento, di qualunque tipo e natura è dato da questo livello di implicazione, noi ci muoviamo nell’ambiente attraverso le relazioni partendo dalla nostra prima relazione significativa, la nostra “narrazione”, la storia ci racconta e lo fa attraverso l’identità stessa, noi desideriamo, cerchiamo, necessitiamo le relazioni che mantengono la nostra stessa identità, la difficoltà è uscire da questo dominio di riferimento pur mantenendo un dominio significativo, coerente e di cui abbiamo consapevolezza, la complessità del mantenerci in questo stato di coscienza portando con noi la “logica” necessaria al nostro esistere determina la complessità con cui siamo fatti. Compito di ogni cervello è quello di far navigare il corpo, meglio possibile, nel mare delle cose che lo circondano. Scoprire quanto noi ignoriamo del nostro stesso funzionamento è sorprendente. Non vediamo i colori nella visione periferica e i nostri occhi si muovono a scatti, tuttavia non percepiamo per questo la visione discontinua e con un alone decolorato. Il cervello riempie gli spazi vuoti per creare una scena fluida e coerente61. Un cane dietro un cancello non lo vediamo a pezzi verticali, interrotto da strisce. La sua coda sotto il tavolo non la consideriamo con spavento mozzata, ma vediamo con la mente l’intero cane. Anche se c’è una zona nella retina da cui non vediamo nulla (il punto cieco), non lo notiamo. Ma avvicinando una pagina con un punto nero di lato, a una certa distanza critica, chiudendo un occhio e guardando fisso al centro, il punto scomparirà, per riapparire subito dopo. Normalmente però non avvertiamo nulla di lacunoso, nemmeno guardando con un occhio solo. “La percezione e la conoscenza”, scrive Fausto Intilla, nel suo libro “La funzione d’onda della realtà” “vengono ad essere il risultato di una complessa trasformazione dell’informazione sensoriale condivisibile con la genetica di codificazione dell’informazione propria di ciascuna specie”. Quando guardiamo una determinata scena l’occhio cattura solo alcuni specifici particolari, quelli che si presentano con un altro grado di significatività, come suoni, odori, parole, colori ed associazioni varie. Questo flusso di informazioni , “scomposto nei piccoli elementi, viene inviato alle diverse cellule del cervello, che lo registra come fa un computer con i dati che gli vengono immessi. Quando ricordiamo, quando vogliamo visualizzare un oggetto, ogni cellula che ha registrato un dato relativo ad esso 61 L'occhio raccoglie informazioni per il cervello, ma è evidentemente la corteccia a elaborare le informazioni che il cervello riceve. Se scattate una foto. questa rivelerà particolari dell'intera scena. Se invece guardate la stessa scena con gli occhi, osservate consapevolmente solo quella parte su cui fissate l'attenzione. In che modo il cervello faccia questo rimane un mistero. C'è chi ritiene che questo sia il risultato di un'integrazione progressiva dell'informazione visiva in cosiddette "aree di convergenza", che permettono di paragonare ciò che si vede con ciò che si conosce già. Altri suggeriscono che quando non si vede qualcosa di evidente, è semplicemente perché i neuroni che controllano la visione cosciente non producono impulsi. entra in funzione ed invia il suo messaggio. I dati si ricompongono come un mosaico e noi rivediamo mentalmente l’oggetto, la scena, la situazione, come l’abbiamo vissuta a livello emotivo”62. Il nostro cervello, ma in generale tutto il nostro corpo, è colpito costantemente da un flusso di informazioni proveniente dall'esterno, qualsiasi cosa questo "esterno" sia. Anche il nostro cervello continua a revisionarsi e perfezionarsi nel corso della vita e il suo potenziale si ha quando “può operare come un insieme, soprattutto durante la meditazione”63. Il cervello, sebbene funzioni su processi computazionali non associabili al computer, “impara da solo, sulla base delle sue stesse esperienze e radica le lezioni apprese sperimentando, riconfigurando il suo stesso hardware. Le sue connessioni sono casuali e si auto-organizza, raggiungendo livelli sempre più elevati, evolvendo continuamente la sua capacità di elaborazione dati. Le parti di cui si compone ogni sistema d’apprendimento sono a loro volta sistemi di apprendimento miniaturizzati e così via per ognuna delle parti che li compongono”64. Secondo il nostro abituale e condiviso modello di Realtà, modello che abbiamo appreso e praticato per tanti anni con tanta insistenza da trasformarlo in un processo automatico, tale percezione viene filtrata ed elaborata in tempo reale dai nostri cinque sensi, in una magnifica ed armoniosa sinfonia, ed il risultato viene ricomposto nel nostro cervello e interpretato dalla Mente in maniera tale da costruire l'immagine della Realtà che poi utilizziamo per interagire con essa. Non appena il dialogo interiore condizionato, il tutto ad una velocità impressionante, interpreta la Realtà, la trasforma secondo uno schema molto semplice. Se ciò che sta assemblando è una ripetizione dell’esperienza, cerca nel suo database una esperienza simile, e quando la trova gli assegna l'etichetta corrispondente. 62 Pompas Manuela, “Siamo tutti sensitivi”, Armenia 2006. 63 Fenwick, P. e al., “Metabolic and EEG Changes during Trascendental Meditation:an explanation”, Biological Psychology, 1977. 64 Satinover Jeffrey, “Il cervello quantico”, Macroedizioni 2006. Granato Alberto , Professore Associato di Anatomia Umana presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica, specializzato in Neurologia e medicina, scrive : “ Esattamente come fa la pressione di un dito su un blocco di plastilina, gli eventi esterni sono in grado di lasciare una traccia più o meno permanente sulle strutture che costituiscono il cervello , segnatamente sui neuroni. […]Il neurone è una cellula perenne, estremamente preziosa che porta scritta in sé la sua storia, per tutto il periodo durante il quale rimane in vita. Il punto è che questa storia viene scritta e modificata dal fluire degli eventi esterni ed interni”65. La plasticità del cervello, ovvero la sua capacità di adattarsi a diverse condizioni esterne, nasce essenzialmente dalla mancanza di rigidità nella dipendenza dalle componenti cellulari. Il nostro sistema nervoso funziona in maniera parallela, permettendoci di essere consapevoli, attenti e partecipi a tutti gli eventi esterni, i quali vengono verbalizzati-materializzati dalla coscienza66 stessa. “La coscienza corrisponde in quest’ottica a una serializzazione forzata di eventi nervosi e mentali per loro natura paralleli. L’affiorare alla coscienza di una serie di eventi corrisponderebbe al passaggio di un certo numero di gruppi di neuroni da uno stato di oscillazione elettrica disordinato e asincrono a uno più ordinato e sincrono. Più alto è il numero di neuroni sincronizzati più ampio e profondo 65 Granato Alberto “Complessità neuronale” in “Strutture di Mondo – Il pensiero sistemico come specchio di una realtà complessa”, a cura di Lucia Urbani Ulivi, Il Mulino, Bologna 2010. 66 Coscienza deriva dal latino conscientiam, astratto di conscire "essere consapevole" derivato di consciens coscientis, participio presente di conscire, "essere consapevole", composto da cum rafforzativo e scire "sapere".In italiano la parola ricorre dal XIII secolo È sostantivo singolare femminile, ha le varianti antiche o letterarie "conscienza" e "conscienzia".Coscienza, termine che indica la consapevolezza riflessiva che l'uomo ha di tutti i propri stati e attività mentali: sensazioni, idee, sentimenti, volizioni, ecc.; spesso, però, il termine designa semplicemente il complesso degli stati e delle attività mentali di cui l'uomo è consapevole. In quest'ultima accezione è stata di volta in volta assimilata al "pensiero", allo "spirito", all'"interiorità". sarebbe questo stato di coscienza ”scrive Edoardo Boncinelli, docente presso la Facoltà di Filosofia e di Psicologia dell’Università Vita-Salute di Milano. Inoltre, Bonicelli, scrive anche che tutti gli stati di coscienza, intesi come “atomi di tempo interni”, avvengono in un “presente dinamico” nel quale percepiamo un frammento di Realtà che è il risultato dell’integrazione dei nostri processi di elaborazione dell’informazione (ricordi, percezioni, aspettative, schemi, interpretazioni, idee). Ogni neurone è collegato ad altri neuroni; il segnale in uscita da un neurone x per andare al neurone y è accompagnato da un segnale di ritorno da x a y, per cui x finisce per essere modificato nel momento in cui invia un segnale al neurone y. Questo ci porta alla conclusione che è molto difficile stabilire quali sono i neuroni che hanno emesso il segnale , quali li hanno ricevuti e quali siano le loro condizioni-combinazioni. Il cervello riesce a costruirsi una rappresentazione degli oggetti e della loro posizione nello spazio visivo esterno a partire da segnali variabili e poco definiti, e lo fa in un modo al quale nessun sistema robotico attuale può nemmeno avvicinarsi. Inoltre, riesce a calcolare traiettorie nello spazio, che ci permettono di evitare di investire oggetti e di provocare catastrofi quando ci muoviamo nell'ambiente. Noi risolviamo in continuazione problemi di equilibrio dinamico e di interpretazione di segnali ambigui: problemi che ogni informatico ben conosce come quasi del tutto irrisolvibili con le tecnologie attuali. Noi non ottimizziamo niente, semplicemente decidiamo cosa occorre fare e troviamo il modo per farlo. A volte troviamo delle buone soluzioni, a volte delle soluzioni meno buone, e cerchiamo di adottare le migliori. Nella soluzione di problemi mediante l’attività della mente e del cervello si creano dei circuiti preferenziali appropriati, i quali possono essere riutilizzati all’occorrenza in caso di problemi analoghi. Il nostro sviluppo, la nostra crescita, la nostra stessa evoluzione dipende in buona parte dal DNA, dalla nostra cultura, dall’ambiente, dalle nostre idee. Sebbene ci sia un ritardo di qualche frazione di secondo fra la percezione di un determinato oggetto o evento e il suo emergere alla coscienza, la nostra mente colma questa piccola lacuna temporale ri-costruendo il ricordo stesso, facendolo apparire come continuo, fluido e funzionalmente scorrevole. “ L’affiorare alla coscienza di una serie di eventi mentali corrisponderebbe al passaggio di un certo numero di neuroni da uno stato di oscillazione disordinato e asincrono a uno coerente e sincrono. In questa ottica la coscienza corrisponde a una serializzazione finali di molti eventi mentali per loro natura paralleli. A volte ci sembra chiarissimo avere un dato concetto o una data immagine, ma non riusciamo ad esprimerli bene e con prontezza. La ragione potrebbe essere che il processo che deve portare a questo concetto o a questa immagine non è ancora completamente seriale e permane un certo grado di parallelismo.”(Boncinelli Edoardo 1999). Il mondo dell’esperienza e la stessa realtà “ auto-costruita” si presenta come un flusso dinamico di eventi, oggetti persone, emozioni, sentimenti; un insieme di informazioni potenziali fisicochimiche-biopsichiche con le quali interagiamo, co-creiamo e rappresentiamo noi stessi. Ogni informazione viene percepita e filtrata in modo diverso da ognuno di noi. “Perfino gli oggetti che giudichiamo gli stessi, per un periodo di tempo, mutano apparenza di momento in momento con l’alterarsi della luce o dalla posizione di chi li guarda. Tutte queste differenze, che siamo capace di vedere, sono dovute al fatto che gli esseri umani hanno una notevole capacità di fare distinzione”67. Il nostro cervello, sebbene dalla nascita siano presenti tutti i neuroni (cellule nervose) che si avranno nella vita adulta, ma non le connessioni indispensabili per il corretto funzionamento, è in grado di modificare il proprio hardware “sulla base del software che vi si fa girare nei primi anni di vita. Le primissime informazioni vengono direttamente scolpite nei circuiti nervosi e sono le più difficile da perdere. [….]In questo senso la coscienza si può assimilare a una sorta di clessidra. Un complesso di eventi nervosi paralleli viene costretto per un breve istante a serializzarsi, per dar luogo ad una presa di coscienza e all’eventuale progettazione di una successiva azione; ma subito dopo tutto riguadagna il suo andamento parallelo 67 Jerome Seymour Bruner, “Il pensiero – Strategie e Categorie”, Armando Editore Roma 2009. necessario per il compimento dell’azione stessa. Il momento della coscienza corrisponderebbe più o meno alla strozzatura delle clessidra. ” spiega lo scienziato, docente di Neuroscienze, Edoardo Boncinelli68. 3.2) Nel nostro cervello abbiamo i numeri dell’Universo: caos innovativo nel vuoto creativo. “Il vero mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile” Oscar Wilde. In ciascuno di noi operano in piena sinergie le potenzialità chimicofisiche nel patrimonio genetico, mentali e psicologiche la cui perfezione si ha con la partecipazione attiva nel proprio ambiente di riferimento, con il quale, attraverso l’atto della consapevolezza e dell’autocoscienza, si crea la propria realtà e la propria comprensione. Con l’azione dei geni, della memoria, della coscienza, della mente, delle emozioni, della consapevolezza creiamo la nostra individualità e la nostra rappresentazione del mondo in cui ci evolviamo e partecipiamo. Infatti, attraverso la nostra partecipazione consapevole agli eventi del mondo, gran parte creati dal nostro pensiero attivo e dalla nostra coscienza, attraverso la nostra memoria, quale “presidio delle nostre più indelebili caratteristiche, vera custode dell’identità personale”, come l’ha definita il neurologo Luigi Amaducci69, oltre a creare nuove esperienze (memoria individuale e collettiva) e nuovi apprendimenti (sapere collettivostorico), cambiano continuamente le stesse connessioni delle sinapsi, la cui architettura di oggi è sostanzialmente diversa di quella di ieri, pur mantenendo una continuità funzionale e 68 Edoardo Boncinelli “La Vita della nostra Mente”, Laterza Bari 2011. 69 Giovanni Maria Pace a colloquio Luigi Amaducci, “La Memoria”, Ponte alle Grazie, Firenze 1995 potenziale incredibilmente meravigliosa. In poche parole, ci creiamo e creiamo in continuazione; quanto più siamo consapevole delle nostre infinite capacità tanto più riusciamo ad essere in armonia con il Tutto. “La vita non si stabilisce e non progredisce, sia per natura che per struttura, se non grazie all’immensa varietà dei suoi elementi. Ognuno vede ed affronta il Mondo da un’angolazione particolare , con una riserva e con sfumature di vitalità incomunicabili. La vita progredisce, tanto nel suo insieme quanto nel dettaglio degli organismi viventi, verso stati di coscienza sempre più elevati”70. Quanto più si espande la nostra consapevolezza e la nostra autocoscienza, tanto più aumentano “le possibilità creative e combinatorie. Gli atomi differenti che formano il nostro universo sono circa un centinaio; ma già al livello superiore, quello delle molecole, troviamo un mondo quasi infinito di possibili combinazioni e proprietà”71. La stessa logica può essere associata al nostro corpo umano, al nostra pensiero potenziale e alla nostra realtà. Anche qui vale il concetto del Tutt’uno, nel quale la concezione meccanicistica del singolo elemento perde vitalità, in quanto quello che conta è la combinazione degli elementi dati a fare la differenza e a raggiungere l’atto delle pura creazione. Come non possiamo comprendere il funzionamento del cervello dal singolo neurone, come non possiamo capire il sapore di una torta dal singolo ingrediente, così non possiamo giudicare un uomo dalla singola parola, così non possiamo capire gli eventi della vita dalla singola esperienza. La creatività, la vita, l’universo intero sono nate da una caos innovativo, da un vuoto Intelligente che “garantisce all’umanità un infinito grado di libertà nel forgiare il proprio mondo. Una miscela di ordine e caos è lo stato naturale di ogni forma di vita”72. Il cervello infatti attua la complementarietà tra la realtà del mondo esterno e la propria realtà , producendo onde elettromagnetiche (rilevabili dall’'Elettro Encefalo Gramma) , che si pongono in 70 Pierre Teilhard de Chardin, “Sulla Felicità”, Queriniana Brescia 2004. 71 Alberto Gandolfi, “Formicai, Imperi, Cervelli – Introduzione alla scienza della complessità”, Universale Bollati Boringhieri, Torino 2008. 72 Uri Merry, “Coping with uncertainty”, Praeger Westport, 1995. risonanza con quelle provenienti dalla ricezione sensoriale dell’ osservabile. Si può attingere una sapienza nella memoria del campo della Coscienza del Tutt’uno. Infatti, la memoria sembra ricordare eventi, immagini e frammenti anteriori alla nascita stessa di cui non si è fatta esperienza diretta durante l’esistenza. Una memoria cumulativa nella Coscienza. Ogni particella di materia, ogni informazione possiede una memoria stratificata che si intreccia all’evoluzione, alla vita stessa e alle nostre intuizioni. Le sinergie di interazione tra questi due tipologie di provenienza delle onde elettromagnetiche permettono successivamente di indirizzare le attività biochimiche di decodificazione e ri-codificazione della informazione nelle varie aree cerebrali, specializzatesi per attuare funzionalità biologiche complementari di elaborazione significativa della informazione . Il risultato complessivo delle l'attività delle singole aree cerebrali viene infine "sincronizzato" secondo schemi spazio – temporali coerenti con la formazione mentale ed interpretativa , culturale e scientifica storicamente acquisita. Pertanto per attuare il necessario cambiamento generativo della scienza contemporanea , suggeriamo a quanti si accingano oggi a reinterpretare il mondo fenomenico, di evitare di pensarlo sulla base concettuale che ammetteva un netto distacco tra soggetto osservante ed oggetto osservato. Infatti oggigiorno il dualismo mente e materia deve essere ricondotto a un sistema di comprensione scientifica meno riduzionistica, in quanto fondamentalmente determinato sulla base dalle complesse interazioni tra Energia Materia ed Informazione. Gerald M. Edelman73, premio nobel per la medicina e la fisiologia, ha scritto: “ […]Il cervello è collegato al mondo esterno mediante neuroni specializzati, chiamati i trasduttori sensoriali, che formano gli organi di senso e forniscono al cervello i segnali d'ingresso, mentre i segnali d'uscita passano attraverso i neuroni collegati ai muscoli e alle ghiandole. Inoltre, alcune aree del cervello 73 Gerald M. Edelman, “Sulla Materia della Mente”, Adelphi 1993. (la maggior parte dei tessuti cerebrali, in realtà) ricevono segnali unicamente da altre aree del cervello e inviano segnali ad altre aree ancora, senza alcun intervento da parte del mondo esterno. Si può dire che il cervello sia in contatto con sé stesso più che con qualsiasi altra cosa[…]” Ogni individuo crea e mantiene in piedi la costruzione di questa realtà costantemente ed inconsapevolmente attraverso il suo contatto non localizzato simultaneo con tutti gli altri individui. Il cervello e la mente, ovvero quello che possiamo definire l’ hardware dell’apparato sensorio-cognitivo e il suo software, si sono sviluppati in un interscambio di dare e avere .L’uomo ha sviluppato il suo cervello in rapporto con i prodotti della propria attività mentale, con le aspettative, le ipotesi, le teorie, formandole e verificandole e a volte sostituendo teorie di scarso valore con altre migliori, ovvero con teorie che permettono un miglior adattamento agli aspetti fondamentali della realtà. Esempi di tali teorie sono: la percezione euclidea dello spazio, il concetto unidimensionale del tempo, la tendenza a interpretare una sequenza di eventi come causalmente connessa, il concetto di causalità e così via. Nella fisica moderna, soggetto e oggetto sono indivisibili. Il “mondo reale” non consiste tanto di “cose lì fuori” osservate da noi, quanto di connessioni, e specificamente di connessioni fra osservazioni. Il cervello non può essere paragonato ad un computer, non solo per la flessibilità e la creatività con cui si adatta all’ambiente, (rispetto al computer che svolge solo esclusivamente compiti per i quali è stato programmato), ma anche per la consapevolezza di creare e realizzare. Paragonare il numero di connessioni che ci sono in tutti ì sistemi di telecomunicazioni del mondo intero al numero di connessioni nella rete neurologica del cervello, equivale a confrontare il cervello dell'uomo con un oggetto delle dimensioni di una lenticchia. Considerando i 100 miliardi di neuroni del cervello e moltiplicandoli prudentemente per il minor numero possibile di connessioni per neurone, che è circa 1.000, avremo un totale di 100.000 miliardi di connessioni. Secondo questa stima prudenziale, ci sono più sinapsi nel cervello umano che stelle nella nostra galassia (nell’universo conosciuto esiste un numero di particelle pari a 10 seguito da una coda di 79 zeri; il numero dei possibili circuiti neuronali è pari a 10 seguito da un milione di zeri). L’astrofisico inglese Arthur Eddington, durante una traversata transatlantica calcolò con fantastica precisione le particelle (protoni ed elettroni) presenti nell’universo: 15.747.724.136.275.002.577.605.653.961.181.555.468.044.717.914. 5 27.116.709.366.231.425.076.185.631.031.296 Questa sequenza di numeri non è assolutamente nulla di “fantastico o pazzesco” rispetto a quelli del nostro cervello. Infatti, il nostro cervello contiene 100 miliardi di neuroni, da ciascuno dei quali si dipartono degli assoni che lo connettono a circa mille altri. Il giornalista britannico Mike Holderness74 propone che uno dei modi per stimare il numero dei possibili pensieri che un cervello può concepire sia di contare tutte queste connessioni. Nel cervello, essendo in grado di fare molte cose contemporaneamente, “ se ciascun neurone effettua un migliaio di differenti collegamenti con dieci milioni di altri nello stesso gruppo, allora il numero dei modi diversi in cui potrebbe formare connessioni nello stesso gruppo di neuroni è 107 x 107 x 107 x …. mille volte, ossia 107000 possibili configurazioni di collegamento. Ma questo non è che il numero relativo a un solo neurone del gruppo. Il numero totale per 107 neuroni è 107000 moltiplicato per sé stesso 107 volte. Ciò equivale a 1070.000.000.000. Se i circa 1000 gruppi di neuroni possono operare in modo indipendente l'uno dall'altro, allora ciascuno di essi contribuisce al totale con 1070.000.000.000 possibili connessioni, facendolo salire fino al numero di Holderness, 1070.000.000.000. In un certo senso è il numero dei differenti pensieri o idee possibili che un cervello umano potrebbe avere. Sottolineiamo il potrebbe. Questo numero è così enorme da far scomparire 74 Mike Holderness “Think of a number”, “new Scientist”, 16 giugno 2001. quello degli atomi nell'universo osservabile: un misero 1080. Il numero immenso dipende dalla potenziale complessità delle innumerevoli connessioni tra i suoi componenti” scrive John D. Barrow75, docente di astrofisica presso l’Università di Cambridge . Il cervello deve affrontare l’arduo problema di co-difica dei segnali esterni notevolmente ambigui e, considerato l’enorme numero di combinazioni dinamicamente mutevoli, ricorrere alla loro “archiviazione replicativa” richiederebbe “una precisione superiore a quella del computer. Il cervello esegue delle rappresentazioni, non esistendo un messaggio precodificato. Un animale può essere ben adattato a un ambiente, ma non è una rappresentazione di quell’ambiente. Del pari, la memoria non è una rappresentazione, ma rispecchia il modo in cui il cervello ha modificato la propria dinamica per consentire la ripetizione di una prestazione”76. Alessio di Benedetto, nel suo libro ha precisato con dovizia di argomentazioni e con grande profondità e conoscenza che: “[…] La maledizione degli uomini è che essi dimenticano sempre di appartenere ad un organismo universale che forma e modifica qualunque cosa attraverso interferenze d’onda, che sono elaborate dal nostro cervello come impulsi elettrici parziali. Gli oggetti che noi percepiamo sono soltanto vortici fluttuanti che rientrano nella nostra banda di decodificazione. Il cervello degli esseri viventi individua una minima parte della trama emergente terrestre. Esso è governato dal cosiddetto “Ritmo Alfa” che può essere immaginato come una pellicola di una videocamera. Tanto maggiore è lo scorrimento di tale pellicola, quanto più lenta sarà la decodifica della realtà. Il ritmo alfa dell’aquila è otto volte più veloce rispetto a quello dell’uomo. Essa recepisce otto volte più lenta la porzione spazio-temporale, relativa al sistema oscillatorio della nostra realtà. Ecco perché riesce a catturare al volo una trota che sta velocemente saltando a fior d’acqua77[…]”. 75 John D. Barrow “I numeri dell’Universo – Le costanti di natura e la Teoria del Tutto” Oscar Mondadori, Milano 2003. 76 Edelman, G. Gerald “La teoria della selezione dei gruppi neuronali” Einaudi Torino 1995. 77 Di Benedetto Alessio, “All’origine fu la vibrazione”, Nexus Edizioni 2011. La realtà è costituita da connessioni. Pertanto, i concetti di spazio e di tempo,rivestendo un ruolo centrale nella nostra mappazione di sintesi della realtà, sono talmente fondamentali per la descrizione dei fenomeni naturali che una loro modificazione comporta una trasformazione dell’intero schema mentale su cui si innesta la nostra rappresentazione interna della realtà esterna. In questa visione geometrica del mondo il tempo scorre come indice dei mutamenti a cui vanno incontro gli oggetti e le relazioni spaziali tra di essi. Dal punto di vista della fisica quantistica, ad ogni pensiero o immagine mentale corrisponde una particolare frequenza energetica che trova la sua corrispondenza, o affinità vibrazionale, con una determinata zona del corpo; è attraverso questa prospettiva energetica che trova riscontro la teoria della specificità d’organo. Il cervello razionale dell’uomo proprio perché è definito non può spiegare, raffigurare o comprendere ciò che è infinito. Il corpo fisico dell’uomo è costituito da materia, lo Spirito è pura energia. Tuttavia, in fisica materia ed energia sono accomunati dalla formula E = mC2 ; tale formula spiega che in realtà le due entità dell’equazione sono la stessa cosa, soltanto a differenti gradi di vibrazione. Materia e Spirito, di conseguenza, sono la medesima cosa ma a differenti gradi di addensamento. Secondo il fisico Jean Charon l’uomo è immortale, in quanto lo Spirito, inteso come autocoscienza, sarebbe strettamente legato agli elettroni che compongono la parte materiale. A suo parere queste particelle possiedono, oltre le loro ben note proprietà fisiche, anche dei caratteri “psichici” essendo capaci di riflettere e di acquisire come bagaglio proprio le esperienze vissute. Gli elettroni sarebbero le fondamentali entità “pensanti” . L’universo, in cui tutto è vibrazione interconnessa, è una proiezione olografica, la quale viene sperimentata in modo differente. Tutto quello che riusciamo a percepire con i nostri sensi è solo una minima parte dell’infinito turbinio vibratorio. Uno scambio continuo di informazioni nell’Intelligenza e nella Coscienza del Micro e Macrocosmo. Come ogni “particella canta perennemente la sua canzone producendo configurazioni ritmiche di energia” (F. Capra), così ogni nostra intenzione e ogni nostro pensiero producono onde e vibrazioni nella realtà in cui ci perfezioniamo. “Creiamo lo spazio e il tempo sulla superficie della nostra retina. La nostra immagine del mondo è effettivamente una creazione virtuale” (Lynne McTaggart, 2010). Le cellule del cervello e del sistema nervoso sono vive, elettriche, si muovono, crescono, si connettono e si disconnettono nello spazio di millisecondi. Il cervello è strutturato per accogliere e rappresentare la mente, la quale secondo il dottor Daniel Siegel “è un processo incarnato e relazionale che regola il flusso di energia e informazione”. 3.3) Il nostro successo evolutivo è basato sulla nostra capacità di imparare in un ambiente mutevole. “[…] Gli attuali computer non hanno superato il semplice calcolo, perché non hanno nessuna comprensione del meccanismo che applicano. Applicano delle istruzioni, che hanno dei risultati e molto più velocemente del cervello, ma che restano comunque delle istruzioni. Non sono mai stato impressionato da un computer prodigio che applica istruzioni note o dalla gente che ha un modo di ragionare razionalmente perfetto, o che non si lascia sfuggire un errore di stampa o di sintassi. Perché? Perché restano al primo livello, quello del calcolo, che esclude la comprensione globale del sistema[…]”Jean Pierre Changeux (neurologo), Alain Connes (matematico) 78. I neuroscienziati hanno scoperto che il 95% – 99% del nostro comportamento è sotto il controllo della mente inconscia. Di conseguenza, è raro che noi osserviamo questi comportamenti, e ancora di più che ne siamo consapevoli. La nostra mente conscia percepisce che siamo dei bravi conducenti, ma è l’inconscio che per la maggior parte del tempo tiene le mani sul volante. In realtà il pensiero è una forma energetica che viene creata dalla “mente” e che vibra in sintonia con forme energetiche con la stessa vibrazione. La nostra forma è creata proprio dai pensieri (forme-pensiero) che risiedono nella genetica alla nascita e dai pensieri che una forma incorpora durante la vita presente. Il pensiero forma la materia, e quindi è il pensiero che forma i nostri corpi. In altre parole è il 78 Jean Pierre Changeux - Alain Connes, “Pensiero e Materia”, Bollati Boringhieri, Torino 1991. pensiero che stimola l’attività psichica che consente alla forma di prenderne coscienza per comprendere la realtà. Allo stesso modo è la vita che si serve della genetica per riprodursi. Tutti i pensieri discendono da un’unica Mente Infinita che chiamiamo Assoluto. In essa giacciono pensieri infiniti, illimitati e indefiniti. Da essa discendono le menti parziali delle anime che sono comunque in collegamento olografico con la mente infinita, al di fuori dello spaziotempo. Il pensiero, il linguaggio interno e l’immaginazione cosciente “ci rammentano con efficacia che si può costruire una scena cosciente anche in assenza di stimoli esterni e i sogni ne sono la dimostrazione più sorprendente. La coscienza del sogno, pur con le sue peculiarità. Come la credulità, la determinatezza e la perdita di autoconsapevolezza del sognante, è notevolmente simile alla coscienza da svegli.”79. Il mondo prende letteralmente forma ed esiste in virtù di relazioni in divenire tra zone di confinamento vibrazionale, energetico, materiale e mentale, che occupano livelli diversi della manifestazione e che possono di fatto coesistere influenzandosi a vicenda. Lo Spirito è pura energia; il corpo mentale, che si divide in superiore ed inferiore, è rispetto ad esso una forma energetica con minor potere vibratorio e, dunque, più pesante. Tali tipi di energia, fanno funzionare la controparte fisica. Il pensiero, sotto lo stimolo dello Spirito, plasma la materia secondo le esigenze della parte superiore. Se impariamo oggi anche un solo bit d'informazioni, le minuscole cellule cerebrali creeranno nuovi collegamenti tra di esse. La coscienza, essendo straordinariamente e dinamicamente manifesta una consapevolezza della scelta e della partecipazione, mantenendo una notevole coerenza nel tempo . Per esempio, gli scienziati hanno fatto esperimenti con dei ratti di laboratorio isolandoli in tre ambienti diversi. Nel primo ambiente, un ratto è stato messo da solo senza differenziata come processo in divenire, rende realtà tra le infinite possibilità attraverso la 79 Edelman M. Gerald, Giulio Tononi, “Un universo di coscienza – Come la materia diventa coscienza”, Biblioteca Einaudi 2000. alcuna interazione con altri ratti, con stimoli limitati, cibo e acqua. Nel secondo ambiente, un ratto è stato messo in un gruppo di laboratorio standard con una ruota girevole e altri due ratti. Il terzo ambiente fu chiamato un "ambiente arricchito". Era una gabbia larga con una varietà di giocattoli, altalene, tunnel e altri oggetti per fare attività. Alla fine dell'esperimento, parecchi mesi dopo, i cervelli dei ratti furono rimossi chirurgicamente ed esaminati nei dettagli microscopici. Quando gli scienziati esaminarono i ratti dell'ambiente arricchito, notarono un significativo aumento nel peso del loro cervello, un aumento del numero totale di neuroni comparato ai cervelli degli altri gruppi di controllo, e un apprezzabile aumento dei neurotrasmettitori cerebrali, che è direttamente proporzionale al numero di connessioni sinaptiche tra i neuroni. Perciò, l'ambiente arricchito aveva arricchito lo sviluppo dei neuroni e le loro connessioni nella corteccia cerebrale (quella zona del cervello responsabile dell'intelligenza e della creatività). Agli stimoli sensoriali dall'ambiente rinforza le connessioni nelle reti neurali del cervello come se le esperienze sensoriali avessero ottenuto la completa attenzione del cervello. Tutte le nostre cellule ascoltano i nostri pensieri, Il corpo sente le sensazioni di tutti i sensi che partecipano nel momento, e il feedback sensuale dal corpo al cervello rende completa l'esperienza. Ogni volta che questo accade, le connessioni sinaptiche sono rinforzate nella rete neurale del cervello perché, come abbiamo detto prima, l'esperienza sensuale rende quelle connessioni più cablate. Gli eventi passati esistono solo nella struttura del nostro cervello. Sono basati sulle nostre memorie individuali e le nostre percezioni al momento degli eventi. La nostra memoria è la nostra rete neurale. La nostra rete neurale è la nostra memoria. L’atto di ricordare rinforza le connessioni tra i neuroni. Sono basati sulle nostre memorie individuali e sulle nostre percezioni al momento degli eventi. Cambiando coscientemente le azioni e reazioni del nostro cervello, tramite l’intento, possiamo allenare il cervello a rimodellare questa intricata ragnatela di tessuto neurologico ad essere in sintonia con la nostra attenzione, cambiando cosi il comportamento. Cambiare idea ha effetti biologici. La nostra abilità di cambiare è una scelta costante. Il problema è che ne siamo spesso scoraggiati dalle false idee delle leggi darwinistiche. Il cervello, come organo del cambiamento e della cocreazione, altera se stesso ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo. Cambia quando abbiamo una qualsiasi nuova esperienza. “ La prospettiva cartesiana di un cervello assimilabile a una macchina molto complessa è culminata nel localizzazionismo e nell’attuale visione che associa il cervello a un computer. Il cervello è un sistema assai più aperto di quanto abbiamo mai immaginato, e la natura ci ha dato davvero molto per aiutarci a percepire e osservare il mondo intorno a noi; un cervello che per sopravvivere in un mondo in continua trasformazione, si trasforma a sua volta” scrive lo psichiatra e giornalista Norman Doidge nel suo libro “Il cervello Infinito”80. La visione localizzazionista si è spinta a ipotizzare un modello neuropsicologico nel quale ciascuna regione cerebrale regola una determinata funzione in modo autonomo e senza interagire con le altre regioni, e che presuppone che la struttura del cervello sia fissa e immutabile: un modello che paragona il cervello a una macchina, in cui ciascun componente svolge una funzione stabilita e geneticamente predeterminata. Questa visione si è rivelata falsa. Il cervello non può essere rappresentato come un recipiente vuoto che noi riempiamo con l’esperienza nel mondo, ma un vero e proprio embrione che cresce, si evolve e si sviluppa attraverso il nutrimento e l’esercizio. Oggi non sappiamo più con certezza dove tracciare la linea che divide il “materiale” dall’”immateriale”. Ogni pensiero, alterando lo stato fisico delle sinapsi cerebrali a livello microscopico, lascia delle “tracce materiali” nella realtà sperimentata. Il cervello viene costantemente modificato dalla nostra cultura e dalle nostre credenze. Ogni volta che sviluppiamo una nuova abilità, 80 Norman Doidge , “Il cervello Infinito”, Ponte delle Grazie Edizioni, Milano 2007. impariamo un nuovo meccanismo o amplifichiamo una capacità il cervello viene modificato sia funzionalmente che sostanzialmente. La neuro plasticità81 è legata al concetto di competitività: se smettiamo di esercitare le nostre facoltà mentali non solo le dimentichiamo, ma la mappa corrispondente è automaticamente assegnata ad altre funzioni che continuiamo a svolgere. In un certo senso potremmo dire: impara l’arte e continua a praticarla regolarmente. Si è scoperto che la cultura e le credenze della cultura stessa determinano ciò che possiamo o non possiamo percepire. Sharon Begley82 , giornalista americana fondatrice della rivista “Science Journal” e autrice di numerosi articoli di neurologia, fisica, genetica e astronomia, scrive: “ La neuroplasticità e la capacità del cervello di cambiare con l’esercizio mentale si frappongono fra geni e comportamento come un eroe davanti a un treno in corsa. [...] La capacità del pensiero e dell’attenzione di modificare fisicamente il cervello ricorda un assioma buddista: la volontà è una forza reale, fisica, capace di modificare il cervello. Una delle implicazioni più affascinanti della neuroplasticità è la sua portata distruttrice nei confronti del determinismo neurogenetico. Il sistema nervoso centrale assegna più spazio corticale alle funzioni che il suo proprietario usa di più, riducendo invece quello assegnato alle funzioni impiegate di meno”. In altre parole, la struttura stessa del cervello, la forza dei collegamenti tra le diverse aree e il suo sviluppo rispecchia il modo in cui abbiamo vissuto e stiamo sperimentando la nostra realtà di vita. Il modo in cui le nostre cellule nervose sono specificamente organizzate da ciò che impariamo, che ricordiamo, da ciò che sperimentiamo e che prevediamo, da ciò che temiamo, così come da 81 Merzenich M.M., Change minds for the better, “The Journal of Active Aging”, november-december, 2005. 82 Sharon Begley, “La tua mente può cambiare”MondoLibri Edizione Milano 2007. ciò che pensiamo di noi stessi, ci definisce individualmente ed è riflesso nei nostri collegamenti neurologici interni83. Siccome la percezione non è un processo passivo, la cultura stessa può influenzare lo sviluppo dell’apprendimento percettivo. “ Il sistema dei neuroni specchio appare così decisivo per l'insorgere di quel terreno d'esperienza comune che è all'origine della nostra capacità di agire come soggetti non soltanto individuali ma anche e soprattutto sociali. Non solo: la nostra stessa possibilità di cogliere le reazioni emotive degli altri è correlata a un determinato insieme di aree caratterizzate da proprietà specchio. Al pari delle azioni, anche le emozioni risultano immediatamente condivise: la percezione del dolore o del disgusto altrui attivano le stesse aree della corteccia cerebrale che sono coinvolte quando siamo noi a provare dolore o disgusto”84. Infatti, nel corso dell’infanzia il cervello viene facilmente plasmato in risposta alla realtà, sviluppando strutture e schemi neuro-psicologici che includono rappresentazioni e credenze. Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione. I “neuroni specchio” ( permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Per questo possiamo comprendere con facilità le azioni degli altri: nel nostro cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano analoghe azioni compiute da noi in passato. Quest'ultima precisazione è molto importante. Infatti sembrerebbe che il "sistema specchio" entri in azione soltanto quando il soggetto osserva un comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Ad esempio, si è visto che in un danzatore classico i neuroni specchio si attivano esclusivamente di fronte a una esibizione di danza classica, e non di fronte al ballo moderno, e viceversa. Anche il riconoscimento delle emozioni sembra 83 Mahncke H.W., Bronstone A., Merzenich M.M., Brain Plasticity and Functional Losses in the Aged: Scientific Bases for a Novel Intervention, “Progress in BrainResearch”, 157, 2006. 84 Giacomo Rizzolatti - Corrado Sinigaglia, So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, Raffaello Cortina, Milano, 2006. poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti, condividono quella proprietà "specchio" già rilevata nel caso della comprensione delle azioni. “ La pianificazione di un'azione richiede la previsione delle conseguenze. Ciò significa che quando stiamo per eseguire una data azione, siamo altresì in grado di prevederne le conseguenze. Questo tipo di predizione è il risultato dell'attività del modello di azione. Se fosse possibile stabilire un processo di equivalenza motoria tra ciò che è agito e ciò che viene percepito, grazie all'attivazione dello stesso substrato neuronale in entrambe le situazioni, una forma diretta di comprensione dell'azione altrui si renderebbe possibile. Sia le predizioni che riguardano le nostre azioni, sia quelle che riguardano le azioni altrui, possono quindi essere caratterizzate come processi di modellizzazione fondati sulla simulazione. La stessa logica che presiede alla modellizzazione delle nostre azioni presiede anche quella delle azioni altrui. Percepire un'azione - e comprenderne il significato - equivale a simularla internamente. Ciò consente all'osservatore di utilizzare le proprie risorse per penetrare il mondo dell'altro mediante un processo di modellizzazione che ha i connotati di un meccanismo non conscio, automatico e pre-linguistico di simulazione motoria”85. La nostra materia grigia - per funzionare al meglio nella vita - si riorganizza nel frattempo che scegliamo di modificare il nostro comportamento. In altre parole quando realmente cambiamo idea il cervello cambia. É la coscienza che usa il cervello e il corpo per produrre molti e diversi livelli della mente. Ed è solo quando siamo davvero consci e consapevoli che possiamo fare cambiamenti visibili riguardo a chi siamo e a come possiamo pilotare le nostre vite. Applicando questa comprensione al modello quantistico che afferma che la nostra mente soggettiva ha un effetto sul mondo oggettivo (la coscienza crea la realtà), possiamo cominciare ad esplorare l'idea che se il nostro cervello e il corpo evidenziano cambiamenti fisici per assomigliare all'esperienza che è già accaduta, quale risultato dei nostri 85 Vittorio Gallese, "Corpo vivo, simulazione incarnata e intersoggettività", in M. Cappuccio (a cura di), Neurofenomenologia. Le scienze della mente e la sfida dell'esperienza cosciente, Mondadori, Milano, 2006. sforzi mentali e prima che la manifestazione fisica della coscienza sia accorsa, allora teoricamente sarà l'esperienza a trovarci. Abbiamo letteralmente modellato i nostri cervelli a livello sinaptico rinforzando le connessioni tante volte finché l'esperienza dell'associazione diventa parte di noi. Si possono spezzare anche le connessioni cablate semplicemente non usandole. Non solo le cellule che sono stimolate assieme connettono assieme, ma anche le cellule che non sono stimolate assieme sviluppano un indebolimento delle sinapsi che le connettono. Se l'impulso nervoso arriva allo spazio sinaptico ma il segnale non è abbastanza forte da raggiungere la soglia di attività sinaptica, allora quella particolare sinapsi si indebolisce. La mente implica un flusso di energia e di informazione: regoliamo energia perché ogni volta che compiamo un gesto, per quanto piccolo, siamo in grado di modularne la forza, l’intensità, la durata. Usiamo energia per muoverci, per pensare, per guardare e per distribuire l’attenzione. Ed è lavorando su quest’ultima che gestiamo il continuo flusso di informazioni in cui siamo immersi dalla vita prenatale fino ad oggi. La mente non è altro che un continuo processo di sintonizzazione e osservazione al flusso dinamico di informazioni di consapevolezza potenziale. Il cervello e il sistema nervoso ci offrono la libera volontà di agire intenzionalmente e consapevolmente. E' stato possibile studiare sperimentalmente alcune emozioni primarie: i risultati mostrano che quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione. Un'altra conferma viene da studi clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche: una volta perduta la capacità di provare un'emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene espressa da altri. Matteo Rizzato e Davide Donelli nel loro libro “Io sono il tuo specchio”86hanno precisato che “il cervello agisce come se in esso si prefigurassero fin dall’inizio sia l’intero gesto che il suo scopo ed entrambi si 86 Matteo Rizzato e Davide Donelli, “Io sono il tuo specchio” Edizioni Amrita, Torino 2011. mantenessero ben chiari e presenti durante l’esecuzione. Il punto cardine che orienta la codifica delle nostre azioni non è la forma che queste possiedono, la loro funzione, il loro scopo. Dunque non importa tanto se sposto il braccio a destra o sinistra, se chiudo la mano, quanto cosa voglio fare, qual è il mio scopo. La distanza tra l’azione allo stato potenziale e la sua espressione è colmata dall’intervallo della nostra volontà che opera inibendo o favorendo la realizzazione dell’atto ”. Se ci troviamo in un determinato contesto le nostre intenzioni vengono istantaneamente comunicate e l’altro non può fare a meno di viverle dentro di sé. Un messaggio non verbale veicolato dall’intenzione e riconosciuto in una particolare azione semplicemente osservata. A volte, presi dal meccanismo imitativo, predisponiamo noi stessi a riportare fedelmente il comportamento e gli stati d’animo con i quali entriamo in contatto. La conoscenza che possediamo delle cose molto deve alla conoscenza che abbiamo di noi stessi, percepire non è semplicemente raccogliere qualcosa dal mondo esterno, è piuttosto scegliere, dunque essendo l'esperienza della realtà un esperienza emulata, costruita, del nostro cervello, noi percepiamo dalla realtà le stesse proiezioni percettive che il cervello confeziona per noi, aggiungendo o sottraendo elementi percettivi attraverso continui aggiustamenti pragmatici operati sull'esperienza precedente. La mente non é lo specchio trasparente e pulito della realtà percepita. É una virtualizzazione della realtà in cui intervengono diversi fattori devianti: dall'azione imperfetta dei sensi, all'azione ormonale che agisce sul cervello in base ai bisogni del corpo, all'incompletezza e all'ipoteca dei dati culturali acquisiti per obbligo di natalità etnica e così via. La motivazione per cui la maggior parte degli esseri umani condivide la stessa visione del mondo, è dovuta all’esistenza di un consenso comune inconscio, ossia una condivisione collettiva del modo di percepire la realtà insita nella Mente Universale della specie umana. Una casa è una casa per tutti, ed esiste indipendentemente da chi la osserva. Questo è come un essere umano concepisce generalmente la Realtà: unica, stabile, condivisibile da chiunque nello stesso modo, esterna a lui stesso, indipendente dalle sue valutazioni, non influenzabile se non attraverso un'azione che ne coinvolga la modifica sensoriale, e dunque percettiva, dell'ordine o dell'organizzazione con cui gli elementi di cui è costituita la assemblano. Ciò che può essere sperimentato in qualsiasi momento da chiunque e nello stesso modo, attraverso i cinque sensi, è Realtà. Tutto il resto, non esiste. Questo è esattamente il modo con il quale la fortezza-prigione illusoria degli esseri umani viene costruita e sostenuta fino a diventare un carcere apparentemente invalicabile. “ Il cervello non si limita a percepire il mondo esterno riproducendolo fedelmente, come una sorta di fotografia tridimensionale, ma ricostruisce la realtà solo dopo averla analizzata nelle sue parti componenti. Perciò, la convinzione che le nostre percezioni siano fedeli e precise è solo un’illusione. Noi ricreiamo, nel nostro cervello, il mondo esterno in cui viviamo”87. Tutto ciò che vediamo, tocchiamo, sentiamo e percepiamo come "materia", "mondo" o "universo" non è altro che una serie di segnali elettrici che pervengono al nostro cervello. Il “mondo esterno” è soltanto una raccolta di segnali elettrici che raggiungono il nostro cervello. Nel corso della nostra vita, questi segnali vengono sottoposti a un processo cerebrale e noi viviamo senza riconoscere che stiamo errando quando crediamo che questi rappresentino le interpretazioni originali della materia esistente nel mondo esterno. Siamo sviati perché non possiamo raggiungere la materia stessa per mezzo dei nostri sensi. Noi crediamo nell'esistenza degli oggetti in quanto li vediamo e li tocchiamo ed essi ci vengono riflessi dalle nostre percezioni. Nondimeno, le nostre percezioni sono unicamente idee nella nostra mente. Ne consegue che gli oggetti che catturiamo con le percezioni non sono altro che idee, le quali non sono essenzialmente in alcun posto se non nella nostra mente. Chi mangia una mela , in realtà, non si trova di fronte ad esso, ma alle sue percezioni nel cervello. L'oggetto 87 Kandel Eric, “Psichiatria, psicanalisi e nuova biologia della mente”, Cortina Milano 2005. considerato una “mela” consiste in realtà di un'impressione elettrica nel cervello concernente la forma, il gusto, l'odore e la struttura. Se il nervo ottico fosse improvvisamente reciso, l'immagine del frutto scomparirebbe subito. Così come la sconnessione delle vie nervose dirette dal naso al cervello interromperebbe del tutto la sensazione olfattiva. Più semplicemente, il frutto non è che l'interpretazione dei segnali elettrici da parte del cervello. Un altro elemento da considerare è il senso della distanza. La distanza è soltanto il senso di vuoto che si forma nel cervello. Gli oggetti che sembrano distanti agli occhi di una persona esistono anche nel suo cervello. Ad esempio, chi contempla le stelle nel cielo pensa che esse distino milioni di anni luce da lui. Tuttavia, ciò che egli "vede" realmente sono le stelle all'interno di lui, nel suo centro della visione. Mentre leggiamo queste pagine, noi non siamo, in realtà, nella stanza in cui crediamo di trovarci; al contrario, la stanza è all'interno di noi. Nel corso della nostra vita il cervello modifica di continuo la sua forma. Il nostro cervello è plasmato dalle conversazioni che ingaggiamo, da quanto apprendiamo, dagli eventi che osserviamo e dalle emozioni che esprimiamo. Il cervello viene letteralmente modificato da quanto pensiamo e facciamo. Tutto esiste simultaneamente, tutti i livelli di realtà esistono simultaneamente e sono tutti a nostra disposizione. Se prendiamo tutti i potenziali del mondo quantico e li mettiamo nel lobo frontale, nel cervello olografico che sogna, qualsiasi cosa il cervello pensa, l’energia lo diventa. E qualsiasi cosa essa diventi, è una via di potenziali scelta tra i molteplici potenziali che possiamo avere in ogni momento. E l’abbiamo scelto con un atto consapevole (intento), ma continuo che diventa il nostro pensiero comune, come modo di vivere normale, comune. Allora il potenziale si manifesta. Perché quello che desideriamo non è diventato il nostro pensiero comune, non è stata una scelta, un modo di vivere normale, comune, senza forzature, artificialità, ipocrisia o fanatismo. I pensieri comuni sono i pensieri fissati e collegati in modo stabile nel cervello attraverso l’esperienza che contraddistingue la personalità umana. Per esempio l’ipotalamo è la sede della memoria a lungo termine. L’ipotalamo è il custode delle registrazioni del passato. Le registrazioni del passato vengono immagazzinate anche nei peptidi/amminoacidi che compongono gli ormoni. Ogni memoria è chimica e viene conservata nel cervello in forma chimica. Quando abbiamo un passato e continuiamo a rivisitarlo, lo portiamo nel nostro cervello che lo trasmette al nostro corpo. Quando siamo liberi dal passato siamo capaci di sognare e diventare quel sogno fisicamente. Il nostro cervello è in grado di manifestare chimicamente il sogno di portare il nostro corpo all'immortalità. Le persone che vivono nel passato non ottengono mai veramente le cose che desiderano perché quello che è pensiero comune per loro è proprio quello da cui dipendono mentalmente. 3.4) Quando l’informazione non-materiale crea la MateriaEvento: trasmissione-creazione. “ L’essere umano è costituito da tre parti: la parte materiale pesante come effetto del processo di trasformazioneformazione; la mente intesa come complesso psichico nato dal cervello e dalla coscienza e l’energia primaria che precede entrambe adatto a caratterizzare la forma uomo, affinché con essa si potessero creare nel corso del tempo le condizioni per l’estrinsecazione della coscienza”. Francesco Facchini, “Psicologia quantica”88. Noi non creiamo informazioni, ma modelliamo, in base alla nostra sensibilità e ai nostri calcoli, le conoscenze che abbiamo. Quando osserviamo l’azione di una persona per poterla comprendere a pieno dobbiamo ricrearla nel nostro cervello come se la stessimo vivendo noi stessi. Tutte le azioni, le sensazioni e le emozioni che provano gli altri vengono tradotti dal nostro cervello e inviati attraverso un linguaggio neuronale89 in tutto il corpo come se fossero nostre esperienze. I vettori di queste informazioni sono materiali,mentre l’informazione in sé è non-materiale. 88 Facchini Francesco, “Psicologia quantica. La dimensione dell’Essere”, Armando Editore 2005 89 Lo studio dei meccanismi neuronali che ci consentono di interpretare le scene visive ed estrarne informazioni essenziali per interagire con il mondo circostante e guidare le nostre azioni motorie è una sfida aperta per le neuroscienze cognitive, la psicofisica, la neurofisiologia e la computer science. Sulla rivista “Neuron” Davide Zoccolan, che alla Sissa di Trieste dirige il laboratorio di neuroscienze visive, ha pubblicato insieme ai collaboratori americani James DiCarlo (MIT, Boston) e Nicole Rust (University of Pennsylvania), un articolo che fa il punto sui meccanismi della visione umana. Uno dei processi cognitivi più straordinari e affascinanti compiuti dal cervello. Ma tuttora poco compreso. Nella globalità del messaggio, ogni immagine rappresenta un messaggio più o meno complesso, anche una sola componente errata o disarmonica può innescare un meccanismo inconscio di elaborazione, con risultati pratici molto diversi dalle finalità desiderate. Il significato di un messaggio è dato da chi lo percepisce e lo interpreta. Questo processo è totalmente personale, ma non sempre totalmente autonomo, perché siamo influenzabili. Per vedere ho dunque bisogno di un oggetto e l'oggetto lo posseggo se ho acquisito l'esperienza, diretta o indiretta, dell'oggetto stesso, nella mia mente io posseggo unicamente l'idea dell'oggetto, questa è vincolata e richiamata dal nome dato all'oggetto, la sostanzializzazione o reificazione della rappresentazione (idea) dell'esperienza; in aggiunta a questa prima connotazione, l'esperienza acquisita dall'osservatore (soggetto protagonista dell'osservazione) è un complesso di "vettori" percettivi, una fusione tra immagine (vista), parola (udito) e cosa (tatto) il tutto in un'unica esperienza sensoriale; infine, dato il diretto coinvolgimento dell'osservatore nell'esperienza percettiva, e date le continue esperienze di apprendimento attraverso l'immedesimazione personale nell'esperienza stessa (il fare "come se fosse" dell'apprendimento, m'immedesimo, mi metto nei panni di, faccio finta), sono continue le proiezioni della nostra conoscenza che vanno a guidare e spesso ad anticipare la nostra esperienza percettiva, ma le proiezioni della nostra mente si trasformano spesso in identificazioni di altri nella proiezione dei primi. Proiettare ed identificarci nella nostra stessa proiezione è quasi immediato per un cervello emulatore di realtà come è il cervello umano. Quando leggiamo una pagina di questo libro i fotoni rimbalzando dalla pagina e ricevuti dall’occhio vengono trasformati in impulsi e trasmessi al cervello. Trasmettendo verbalmente le nozioni contenute nella pagina ad una platea di partecipanti abbiamo diffuso un’informazione non materiale, ma attraverso qualsiasi vettore può essere attualizzato in materia o scopo. Il nostro obiettivo è comprendere l’abbondanza di questa informazione nell’universo e concretizzarla in atti concreti di evoluzione e crescita. Ogni onda-vibrazione (informazione) è un quanto di coscienza. L'informazione entra, in modo continuo, per esempio dalla retina, e viene subito suddivisa in pacchetti. Questi pacchetti sono quanti di coscienza. È come quando si guarda un film: si vede qualcuno che corre, o che fa colazione, non lo si percepisce come un insieme di immagini, ma come un evento continuo. Ciò significa che il cervello non è in grado di distinguere tra una sequenza di immagini e un evento continuo. Pertanto quando si innesca un'onda, si ottiene un'immagine, se ne innesca un'altra e si ottiene un'altra immagine e così via. La coscienza, la cognizione, è un insieme di immagini che si succedono le une alle altre come in un film in un eterno presente. Tutto questo ci dice che il nostro cervello è un emulatore della realtà, qualcosa che si è evoluto nel tempo per "imitare" ciò che esiste al di fuori di noi, o, in altre parole, per costruire una storia. Ma gli elementi di questa storia esistono da prima della nostra nascita, poiché nessuno ci insegna a vedere i colori, né a sentire il dolore o le altre sensazioni. “Queste facoltà nascono con noi, proprio come il naso, le orecchie e il corpo. Noi siamo come una coscienza equipaggiata con un sistema di sensazioni! Il nostro cervello è, dunque, un emulatore che genera una realtà e che ne verifica l'affidabilità servendosi delle sensazioni" (R. Llinas, I segreti della mente, 1998). La nostra incomprensione, infelicità e depressione sta nell’interpretazione sbagliata di questa informazione, le cui origini non sono fuori, ma dentro ciascuno di noi. Quando siamo nati la nostra mente é stata nutrita e subissata di dati che giungono dal mondo degli altri e non da una esperienza diretta. Quando poi siamo cresciuti, e avremmo potuto sviluppare questa esperienza diretta, ci siamo trovati nell'incapacità materiale di farlo in maniera adeguata, sia perché avevamo intanto accettato specifiche modalità di pensiero e sia perché non avremmo potuto in ogni caso trovare vie disponibili. Andrew Newberg90 , nel suo libro “Dio nel cervello” afferma che “la mente è l’insieme fenomenico dei pensieri, dei ricordi e delle emozioni frutto 90 Andrew Newberg , “Dio nel cervello” , Mondadori Milano 2002. delle percezioni ”. La mente, non avendo una posizione necessariamente definita nello spazio, la sua immaterialità ha un base squisitamente quantica senza il vincolo del tempo. L’energia della mente si condensa in materia per consentire la temporalità degli eventi in base ai sensi del cervello. Esiste soltanto un presente eterno, nel quale possiamo cogliere la vera abbondanza del’infinito e il nostro potenziale. I confini delle nostre conoscenze in fatto di mente e cervello sono i confini delle ricerche e delle conquiste in terreni ancora inesplorati. Il matematico e fisico Roger Penrose91 sostiene che il cervello sia “un’imponente entità quantica e non un automa meccanico auto-organizzato”. Non è corretto pensare che il funzionamento del nostro cervello sia reso evidente dai risultati che si ottengono nel nostro vivere quotidiano, il sistema percettivo su cui ci appoggiamo per costruire la realtà che troviamo attorno a noi sottostà alle nostre stesse conoscenze, alle leggi della forma delle cose, noi crediamo continuamente di scoprire un mondo attorno a noi mentre disveliamo unicamente le sue forme implicitamente presenti nel nostro sistema di conoscenze, le forme, quelle forme, sono già presenti in noi, le regole sono gli unici riferimenti che possediamo per orientarci, orientare le nostre esperienze e le descrizioni che facciamo di ciò che ci circonda e che ci appartiene. Elkhonon Goldberg, figura di spicco nella ricerca neuro scientifica e della neuropsicologia clinica, precisa che: “ La capacità di creare modelli simbolici non del mondo com’è, ma del mondo come si vuol che sia, interagisce con le funzioni esecutive dei lobi frontali per creare comportamenti diretti proprio a un particolare scopo. L’emergere delle capacità umane di creare modelli del futuro, del mondo come vogliamo che sia e non semplicemente com’è, probabilmente rappresenta il risultato combinato dello sviluppo delle funzioni esecutive fissate nei lobi frontali e del linguaggio. Diversamente da altre specie noi beneficiamo dell’effetto incrementale della conoscenza accumulata gradualmente dalla società attraverso i millenni”92. 91 Penrose Roger, “Shadows of the mind. A search for the missing science of consciousness”, Oxford University Press, New York 1994. 92 Goldberg Elkhonon, “Il Paradosso della Saggezza”, TEA Saggistica Edizioni 2012. La nostra percezione ci permette di costruire il mondo attorno a noi, la realtà è definita dalle continue elaborazioni che il nostro cervello, emulatore di realtà, ci confeziona, in particolare è la struttura del talamo, all'interno del nostro cervello, che è delegata a comporre le nostre esperienze percettive, a mettere assieme le singole esperienze sensoriali in un'unica esperienza percepibile. Quando la nostra attenzione viene focalizzata su un compito, spesso non riusciamo a vedere quello che accade proprio davanti ai nostri occhi. Purtroppo la nostra attenzione, guidata dal nostro malessere e dal nostro ego calcolatore, è rivolta solo a quello che vogliamo vedere e comprendere. Questo penalizza la nostra evoluzione, la nostra crescita interiore e la nostra stessa felicità. Per quanto grande, il genoma umano non sarebbe lontanamente in grado di specificare i miliardi di connessioni neurali del cervello. La formazione del cervello non può avere origini solamente genetiche. Gli esperimenti di Cepko Costance (esperto di biologia e genetica) e Walsh C. hanno inoltre dimostrato che il ruolo di una cellula nervosa non é determinato dal codice genetico ma dalla sua posizione, dai messaggi che riceve dai neuroni vicini. Una cellula che finisca nella zona della visione, per esempio, diventerà un neurone visivo in quanto verrà addestrato a tale compito dai neuroni di quella zona. La ragione per cui un neurone tende a stabilirsi in un certo punto piuttosto che un altro del cervello potrebbe essere del tutto casuale, indipendente dall'informazione genetica. Infine Edelman Gerald93, biologo statunitense,( premio nobel per la medicina 1972) propone la soluzione anche ad un altro paradosso millenario: com'e possibile che venga generata una percezione unitaria (per esempio, nel caso della visione) se quella percezione risulta dalla funzione di diverse parti (o "mappe") del cervello, ciascuna indipendente dalle altre (nel caso della visione ne sono già state identificate una ventina)? 93 Gerald Maurice Edelman, “Neurobiology. An introduction to Molecular Embriology”. Basuc Books, New York, 1988; Gerald Maurice Edelman, “Il presente ricordato. Una teoria biologica della coscienza”. Rizzoli, Milano, 1991. La mente riesce a riconoscere un oggetto non perché compie delle sofisticate rappresentazioni e poi dei sofisticati ragionamenti su tali rappresentazioni, ma perché i segnali percettivi relativi a quell'oggetto si propagano in una rete di neuroni e causano in essa un nuovo stato di equilibrio che é proprio il concetto di quell'oggetto. In quest'ottica il "concetto" non é qualcosa di pre-esistente, archiviato per sempre nella memoria a lungo termine, ma una struttura temporanea, che viene costruita sul momento a fronte di una certa situazione e soltanto in quanto serve ad agire in quella situazione. La nostra esperienza percettiva si compone unendo diversi elementi distinti di esperienza, l'oggetto, la parte fisica che siamo in grado di toccare; la parola, il simbolo verbale dell'oggetto in considerazione, il nome della cosa, l'immagine, l'esperienza visiva dell'oggetto; l'unione di questi tre elementi percettivi attraverso la struttura del talamo costituisce la nostra esperienza sensoriale. A volte gli individui non si preoccupano neppure di dare una spiegazione a strane ma fortissime, convinzioni. Noi guardiamo con gli occhi ma vediamo con la mente. Il cervello dà coerenza perfino alle immagini sconnesse dei sogni. Potrebbe però darla anche a idee sconnesse della vita diurna, che invece ci appaiono coerenti e giustificate. La scienza contemporanea, tradizionalmente basata sulla dicotomia tra soggetto ed oggetto dell’osservazione, riconoscendo i vari codici con cui si presenta l’ informazione, il cui significato dipende dalla condivisione reciproca delle norme e delle istruzioni di conversione, ha erroneamente considerato la informazione come fosse una entità logica (extra-fisica), interpretabile indirettamente in termini del dualismo delle interazioni tra materia-energia. Resta evidente pertanto che dobbiamo ancora capire quali sono le radici profonde dell’ esistenza e del ruolo della informazione. L'uomo nella sua evoluzione ha appreso come codificare le vibrazioni dell'aria selezionando i comandi bioelettrici neuronali che stimolano le corde vocali per comunicare a distanza il suo pensiero in forma di suoni articolati come voce; ciò ha permesso all'uomo di acquisire un vantaggio comunicativo rispetto agli animali ed ad ogni altra indicazione gestuale, ciò in quanto il linguaggio permette di far riferimento alle cose materiali o alle tipologie di energia mediante la elaborazione di forme di pensiero. La capacita di articolare la voce a seguito di codificazioni volontariamente impostate, pone pertanto la questione della esistenza di una energia di informazione sulla quale è possibile agire modulandola con il pensiero. Partendo da tali riflessioni possiamo quindi provare ad ammettere l'esistenza di una forma di Energia di Informazione (I) distinta dalla Energia Condensata come Materia (M) e la Energia nelle forme di onde vibrazionali ed elettromagnetiche (E), (EMI). La mente umana viene estesa come conseguenza della duplice capacità del cervello di convertire l’ informazione dall’ analogico al digitale la quale genera la semplificazione sensoriale e permette di sviluppare un successivo ragionamento interpretativo che si svolge sulla base di un frequente confronto di differenti modalità logiche ed analogiche del pensiero. E' l'idea del "tutto" che ci inganna, un continuo articolare il reale che ci mette nella condizione di non distinguere il lavoro della nostra mente nel portarci alla luce tutti i particolari della "realtà", siamo abituati a vivere in un mondo completo, ogni cosa ha un nome ed ogni nome ha una cosa, tutto si completa dinnanzi alla nostra esperienza sensoriale e dunque pensare che il nostro cervello costruisca ogni cosa così come la vediamo è straordinario. L'aspetto però sconvolgente delle esperienze maturate in ambito sensoriale dall'uomo è la grande diversità di vedute che ogni individuo in fondo possiede, la realtà esiste indipendentemente da noi ma è indifferenziata, tutte le distinzioni che siamo in grado di fare a livello descrittivo sono descrizioni che dipendono strettamente dall'osservatore, dalla sua cultura di riferimento, dalle sue esperienze che hanno causato il suo mondo, l'esperienza percettiva di ognuno di noi è l'effetto diretto delle nostre esperienze umane dirette, ontologiche, ed indirette, antropologiche, nonché delle nostre esperienze personali dirette, valori credenze e convinzioni personali, ed indirette, culture d'appartenenza. La realtà, quella dell’universo fisico, viene percepita attraverso vari canali; noi vediamo qualcosa con gli occhi, ascoltiamo qualcosa con le orecchie, odoriamo qualcosa con il naso, tocchiamo qualcosa con le mani e decidiamo, di conseguenza, che c’è qualcosa. Ma l’unico tramite attraverso il quale giungiamo a tale conclusione sono i nostri sensi e questi sono dei canali artificiali. Non ci troviamo in contatto diretto con l’universo fisico, bensì lo contattiamo attraverso i nostri canali sensoriali. Due uomini possono guardare un tavolo ed essere d’accordo che si tratti di un tavolo. È di legno e di color marrone. I due sono d’accordo su questo. Naturalmente si capisce che quando uno dei due dice “marrone” e l’altro sente “marrone”, per il primo il colore in realtà potrebbe essere viola ma, poiché da sempre la gente ha indicato quella vibrazione di colore come “marrone”, egli è d’accordo di chiamarlo così. A dire il vero, per il secondo uomo potrebbe invece trattarsi di un rosso, ma lo riconoscerà come marrone. I due uomini, perciò, pur vedendo cose diverse uno dall’altro, sono comunque in sintonia. Sono d’accordo che si tratti di un tavolo di legno di color marrone. In quel momento si fa avanti un terzo uomo e, dopo aver dato un’occhiata all’oggetto, dice: “Oh! Un elefante!” Uno degli altri due dice: “È un tavolo, non vedi? Gli elefanti sono...” “No, è un elefante” gli risponde l’ultimo arrivato. Così gli altri due uomini si convincono che il terzo uomo sia pazzo. Non è d’accordo con loro. Cercheranno ancora di comunicare con lui? No. Egli non è d’accordo con loro. Non ha concordato con questa realtà. Provano dell’affinità per lui? No. Infatti dicono: “Questo tipo è pazzo”. Ai due quest’uomo non piace. Non lo vogliono vicino a loro. Ora poniamo che due individui stiano discutendo e uno dica: “Quel tavolo è di legno” e l’altro replichi: “No, è di metallo ed è stato dipinto in modo che sembri legno”. Cominciano a polemizzare a riguardo; tentano di raggiungere un punto di accordo, ma non ci riescono. Un’altra persona si avvicina, guarda il tavolo e dichiara: “In effetti, le gambe sono dipinte in modo da sembrare di legno, ma il piano è effettivamente di legno ed è marrone, e si tratta di un tavolo”. A quel punto i primi due raggiungono un accordo. Provano affinità uno per l’altro. Improvvisamente si sentono amici e provano la stessa cosa anche nei confronti del terzo uomo. Ha risolto il problema. I due individui hanno raggiunto un’intesa ed entrano in comunicazione. L'articolarsi di tutti gli elementi a disposizione del nostro cervello è da vedersi come un insieme di vettori di forza che muovono in direzioni differenti la nostra potenzialità percettiva e risolutiva orientandoci a realtà differenti. La scienza convenzionale “non è stata in grado di localizzare neppure l’area esatta della parola (vibrazione), perché la parola si estende al di là del cervello; pertanto si può fare un discorso parallelo, e cioè il cervello è al servizio del pensiero, nell’esatta misura in cui la lingua è al servizio della parola. Tirando le somme … lingua e cervello sono mezzi di espressione comune, sotto due aspetti diversi, della stessa fonte e una potenzialità pensante” (Marchi, V., 2009). La formazione delle unità produce delle forme che tendono a resistere al cambiamento. Il nostro cervello anticipa continuamente il corso futuro degli eventi; tale naturale possibilità serve e garantire una continuità temporale tra passato presente e futuro. Il bambino appena nato non “vede nulla” dato che non ha alcuna possibilità di riconoscimento. Infatti deve ancora costruire la propria memoria percettiva ricevendo la informazione sull’ ambiente mediante i sensi che forniscono con continuità le differenze spaziali e le differenze temporali tra stati successivi degli eventi, permettendo la memorizzandone una traccia mnemonica necessaria per attuare il riconoscimento significativo della percezione visiva . Il riconoscimento mnemonico permette infatti di attuare una distinzione tra i singoli eventi percepiti ed il flusso continuo di ciò che è percepito attraverso i sensi, permettendo di focalizzare e stabilizzare la percezione delle informazione ricevuta dai sensi. La memoria, per esempio, non è una facoltà a sé stante, ma composta da una varietà di processi e sistemi separabili e indistinti. Le istantanee dei nostri eventi e delle nostre esperienze sono legate non solo al significato, ma al senso e alle emozioni che quelle esperienze ci hanno dato. I ricordi e le conoscenze , non essendo repliche dell’evento stesso, influenzano notevolmente l’immagazzinamento dei nuovi ricordi e della vita stessa. Sono parte di noi, in quanto parte edificante e integrante della nostra vita quotidiana. L’informazione recuperata “va rievocata nel contesto di un determinato tempo e luogo e con qualche riferimento a se stessi in quanto partecipanti all’episodio. Contribuiamo a dipingere il quadro di un evento proprio mentre lo ricordiamo. La creazione delle immagini visive può indurci a credere che stiamo ricordando un evento anche quando non è mai accaduto. Dato che la comprensione di noi stessi dipende così tanto da ciò che ricordiamo del passato, è inquietante rendersi conto che per riuscire, la rievocazione deve contare sulla disponibilità dei giusti indizi di recupero, i quali sono un po’ come i metal detector usati per recuperare le monete in spiaggia. Nel nostro cervello ci sono spiagge disseminate di monete nascoste e altre dove non se ne trova neanche una”94. Siamo nell’epoca della relativizzazione e della creatività, nella quale tutto è intimamente interconnesso e nella quale la realtà stessa è soggettiva, conoscibile attraverso la memoria e l’emozione stessa. La memoria serve pertanto a dare un senso riconoscibile ad una informazione che di per se stessa non ne ha alcuna, essendo composta solo da una collezione di passate differenze informative recepite per via sensoriale. Tale ragionamento serve a capire che il cervello utilizzando di differenti modalità di integrazione delle aree che memorizzano a breve e lungo termine , compie una duplice funzione attribuibile alla parallela attività dei due emisferi cerebrali. Infatti mentre da un lato il cervello tende a compiere una categorizzazione seriale degli stimoli sensoriali suddividendoli, nella memoria a lungo termine, in categorie riconoscibili come sensazioni, dall’ altro tende a dare significato anticipativo alla informazione elaborando, (con modalità sinergiche più proprie della memoria a breve termine), un pronostico necessario per interpretare la dinamica degli eventi evitando in tal modo una scissione della coscienza tra passato presente e futuro. Ricordare un evento passato o sapere soltanto che si è verificato dipende dal nostro grado di partecipazione. Anche in questo caso si ripete il concetto di “partecipazione”. Essere consapevolmente 94 Schacter L. Daniel, “Il cervello, la mente e il passato”, Biblioteca Einaudi 2007 integrati nell’emozione creativa dell’evento e della vita stessa ci consente di essere in piena sintonia con l’universo e le nostre intime potenzialità. Gerald Edelman ha scritto che “La memoria rientra nel tentativo del cervello di imporre un ordine sull’ambiente” 95. 3.5) Il cervello come emulatore olografico della realtà. “ I nostri cervelli costruiscono matematicamente la realtà oggettiva, interpretando frequenze che sono in definitiva proiezioni provenienti da un’altra dimensione un ordine di esistenza più profondo al di là dello spazio e del tempo: il cervello è un ologramma celato in un universo olografico”96. Secondo i principi della fisica quantistica il nostro cervello è solo luce congelata organizzata in strutture interconnesse con tutta la luce dell'universo. Il cervello, dal punto di vista della fisica quantistica, è un campo di informazione, di energia, coscienza, memoria, creatività localizzato in tutto il nostro corpo e collegato all'oceano quantistico dell'universo. Oltre ad essere un organo chiuso nel cranio, il cervello è un importante strumento della nostra mente e coscienza, in grado di trasformare l'informazione quantistica in pensieri, emozioni e sostanze chimiche. Secondo le teorie di R. Llinas proposte nel libro “I segreti della mente” il nostro cervello è un “emulatore della realtà”97, 95 Edelman Gerald, “Sulla materia della mente”, Adelphi Milano 1993. 96 Talbot Michael, “Tutto è uno. L’ipotesi della scienza olografica”, Urra Milano 1997. 97 “Ma gli elementi di questa storia esistono da prima della nostra nascita, poiché nessuno ci insegna a vedere i colori, né a sentire il dolore o le altre sensazioni. Queste facoltà nascono con noi, proprio come il naso, le orecchie e il corpo. Noi siamo come una coscienza equipaggiata con un sistema di sensazioni! Il nostro cervello è, dunque, un emulatore che genera una realtà e che ne verifica l'affidabilità servendosi delle sensazioni". qualcosa che si è evoluto nel tempo per "imitare" ciò che esiste al di fuori di noi, o, in altre parole, per costruire una storia. Quello che vediamo "oggettivamente" come campo di rappresentazione visuale e’ pertanto definibile come un "pattern multimediale", fornito dalla analisi delle probabilità delle possibili nostre interazioni corporee con l’ ambiente. Tale risultato viene pertanto a dipendere anche dalla conoscenza del precedente esperito da ciascuno di noi e quindi non consegue solo ed automaticamente al meccanismo di codificazione selettiva di quanto viene percepito sensorialmente dagli occhi. Il cervello sarebbe solo il trasduttore di un'informazione che proviene da altrove, ovvero da una zona a-spaziale e a-temporale in grado sia di ricevere che di trasmettere informazione in maniera non-locale. In base a questo meccanismo ciò che un gruppo biologico acquisisce (anche spiritualmente) viene automaticamente trasferito a una specie di "server" universale, il quale a sua volta si occuperebbe di trasmettere l'informazione a gruppi biologici affini: anche in questo caso si tratterebbe di comunicazione dell'informazione per simpatia e per similitudine. Il cervello servirebbe solo come mezzo per accedere a queste informazioni, attraverso un meccanismo sostanzialmente simile a quello proposto dal neurofisiologo americano Karl Pribram, secondo il quale il cervello si comporterebbe esattamente come un ologramma, ovvero come un sistema in grado di decodificare le "frequenze grezze" più disparate provenienti da una dimensione che sta al di là dello spazio e del tempo ed è rappresentata da una specie di "contenitore di informazione e di memoria"98. 98 Questa è sostanzialmente la risonanza morfica, la quale si propaga per campi che connettono l'informazione da questa specie di "Akasha", che è il campo di informazione, al dominio dello spazio e del tempo dove gli organismi biologici si trovano a vivere. Il meccanismo della risonanza morfica sarebbe dunque una trasmissione non-locale di informazione da un punto all'altro dello spazio-tempo. Il campo morfico è sostanzialmente simile al campo quantico, ma caratterizza più specificamente i sistemi biologici e la componente psichica a essi correlata. In tal modo la memoria non sarebbe localizzata nel cervello, il quale invece sarebbe solo un mezzo che attraverso gli impulsi nervosi che si incrociano in esso a ogni momento permetterebbe di estrarre questa informazione e convertirla in una forma che possa esplicarsi nel dominio dello spazio e del tempo. I ricordi non sono immagazzinati nei singoli neuroni, ma in schemi che interessano tutto il cervello. Il cervello, funzionando come un ologramma, riesce a contenere una grande quantità di informazioni in uno spazio limitato. Il cervello, considerato come elaboratore quantistico di simboli, necessita della mente per associare un significato a ciò che elabora. Mentre un computer è privo di significato e di consapevolezza, nella nostra coscienza non locale tutta la realtà è dentro di noi e quindi non abbiamo nessuna difficoltà a riconoscere la logica simbolica dietro le dinamiche del mondo intero attraverso la mente. Possiamo avere la consapevolezza “pubblica” di un oggetto fuori di noi come uno “privato” dentro di noi. Per dirla come il fisico indiano Goswami “il mondo mentale è un medium infinito in cui le onde di possibilità quantiche sono obbedienti al calcolo delle probabilità”. Riassumendo, facciamo tutti parte di un ologramma universale e ciascuno di noi contiene tutte le informazioni di cui ha bisogno99. Noi costruiamo un “mondo là fuori”in base alle nostre sensazioni interne non solo attraverso la percezione visiva , la cui immagine, sebbene sia fissata sulla superficie della retina, viene percepita come 99 In sostanza perseguendo un tale modo di ragionare sulle relazioni bio-fisiche tra osservato ed osservatore , anche in seguito alle suddette recenti scoperte di bio-fotonica , si inizia a capire come possa essere prodotta la informazione biologica per cui diviene possibile intuire in che modo, nella evoluzione della vita, sia divenuto possibile elaborare la conoscenza (secondo vari modelli cognitivi storicizzati) , proprio a partire da un sistema di interazione coerente di risonanze interagenti tra energia e materia. I bio-fotoni che vengono emessi dal normale funzionamento cooperativo cellulare, costituiscono un sistema informativo ultrarapido, sia intrache extracellulare. L’ allineamento sintonizzato di fasci coerenti bio- fotonici ( elettromagnetici) e biofononici (acustici) , permette quindi che l’ informazione biologica venga trasferita distanza, generando messaggi capaci di non acquisire nè dissipare rapidamente il loro input informativo anche durante un tragitto relativamente ampio. esterna, ma anche la percezione del dolore, il quale, sebbene non sia realmente nel corpo, è presente in una zona del cervello. La caratteristica dell’ologramma è proprio l’illusione dell’effettiva localizzazione delle cose o degli eventi. Coscienza ed energia sono la fonte creativa della nostra realtà; una legge intrinseca nelle infinite possibilità delle varianti, le cui dinamiche, in termini di impulsi, vengono interpretate dal nostro cervello in forme di pensiero. Pertanto, nel pensiero stesso abbiamo l’essenza di quel particolare evento della nostra realtà. Afferma il Premio Nobel Manfred Eigen che: “la natura delle informazioni è immateriale; quindi, essendo basata sul concetto immateriale, può avvicinarsi alla comprensione e qualificazione della Coscienza, la più immateriale delle cose esistenti”. Grazie alla cibernetica, la scienza delle informazioni, la grande divisione tra corpo e mente, tra materia e coscienza sta per cadere. Secondo Eigen, l’informazione rappresenta l’essenza stessa della vita e, pur essendo sempre coerente alle leggi di natura, costituisce un codice d’interpretazione che apre una dimensione evolutiva totalmente nuova. La coscienza e i fenomeni dell’intelligenza, fino ad ora non considerati dalla scienza, iniziano ora ad essere misurati in termini di informazione e, quindi, analizzati e compresi come processi reali. Le ricerche di Penrose e Hameroff considerano la consapevolezza come risultato della forza di gravità quantistica che agisce sulla massa dei neuroni cerebrali; in altre parole, la consapevolezza non è solo il risultato dei processi biochimici del cervello, ma è profondamente correlata allo spazio cosmico. Come specifica il fisico marchigiano Fiscaletti Davide (da “Scienza e Conoscenza”), “La consapevolezza è il risultato dell’azione della frequenza fondamentale di quanti di spazio costituenti lo spazio cosmico atemporale sui neuroni del cervello umano; in altri termini come il risultato della sincronizzazione dei neuroni del cervello con la consapevolezza cosmica che è la vera consapevolezza”. La consapevolezza è la vibrazione fondamentale dei quanti di spazio, i mattoni elementari che costituiscono lo spazio universale. Essa mostra chiaramente che le diverse visioni del mondo sono semplicemente il risultato di differenti menti mentre il mondo è e rimane uno. La consapevolezza in quanto “frequenza fondamentale di vibrazione” dei quanti di spazio può essere considerata la vera entità elementare che trasmette l’informazione tra due particelle quantistiche, che spiega la nonlocalità dei fenomeni quantistici. La consapevolezza è la vibrazione fondamentale dello spazio universale e pervade tutto l’universo. Non possiamo non essere d’accordo con il filosofo, medico russo Konstantin Nikolaevič Leont'ev il quale, ponendo l’attenzione sulla coscienza quale immagine del mondo e dell’universo che si presenta a noi stessi, nella quale siamo noi stessi compresi, precisa che il significato che diamo alle cose non generano il pensiero, ma lo canalizzano. Il professore Graziano Cavallini100 ha più volte precisato con ricerche approfondite nel campo della fisica, della psicologia e della formazione cognitiva che : “Il pensiero genera prodotti esponenzialmente sempre più complessi quanto più si costituisce con essi; il pensiero di ogni individuo è diverso da quello di ogni altro, tanto più quanto più si diversificano le loro culture si appartenenza e i tipi e i livelli di istruzione interiorizzata da ciascuno. […]La chiave di volta per la comprensione della dinamica tra pensiero e lingua è data dalla consapevolezza della natura plastica ed evolutiva di entrambi.” Le nostre esperienze nella realtà che ci abbiamo creato dipendono dalle interpretazioni e dalle associazioni mentali che siamo propensi a porre in essere. A volte solo per giustificare la nostra condizione o fornire delle cause alla nostra razionalità siamo inclini a crearci e a creare dei conflitti ingiustificati. L’origine della propria felicità o della sofferenza, del successo e dell’insuccesso sta proprio nella nostra capacità di produrre atteggiamenti, associazioni e approcci equivalenti. Tutte le azioni, le cause, gli effetti, le dinamiche, le influenze si scambiano e si ri-generano continuamente e costantemente attraverso inter-connessione con la realtà interna ed 100 Graziano Cavallini “Alle radici del Pensiero – Come si forma la mente”, Aracne Editrice, Roma 2005. esterna, consentendo , attraverso le esperienze, il cambiamento dei propri pensieri e il cambiamento delle esperienze attraverso il pensiero creativo. 3.6)Il cervello non crea la coscienza: Attualizzazione del Passato e Presenza all’Essere. “ La coscienza è quella facoltà dell'uomo di contemplare ciò che passa in lui, di assistere alla sua propria esistenza, di essere, per così dire, spettatore di se medesimo”. F.P. Guizot Ogni attività o sensibilità che si inscriva nell’ambito del mentale (che sia descrivibile come interazione tra corporeità e mondo senza ridursi immediatamente all’uno o all’altra) e che abbia caratteristiche di “sintesi”, cioè che possa essere raccolto in una descrizione coerente ed unitaria, può essere detto “cosciente”. L’aspetto più affascinante della coscienza è che ognuno di noi non solo percepisce e interpreta la realtà, ma percepisce anche chiaramente il suo stesso percepire la realtà e se stesso. Paragonando la coscienza alla coerenza elettrodinamica quantistica (l’interazione fra campi di materia e campi elettromagnetici all’unisono, su certe frequenze portanti particolari, con certe relazioni di fase), possiamo entrare in uno stato di consapevolezza o Senso Unitario quando la nostra mente, il nostro pensiero e la nostra anima si coordinano all’unisono per allinearsi sulle possibilità della realtà di vita. Il cervello non crea la coscienza, ma ha il compito di captare a livello neurale tutti gli impulsi provenienti dal flusso della coscienza, la quale viene divisa in forme coerenti di pensiero. Sicché , il pensiero libero dai vincoli della razionalità del cervello logico oltre a co-creare nella realtà e la realtà stessa mediante un collasso d’energia, influenza la nostra partecipazione all’eterna danza del cosmo in cui viviamo. Il nostro cervello, essendo pre-programmato in modelli convenzionali tali da attribuire un senso logico alle dinamiche che percepiamo e sperimentiamo, rifiuta di percepire qualsiasi altra realtà che sta oltre i sensi. Infatti, essendo sempre impegnato a interpretare e de-codificare la realtà, immagina e ignora le infinite possibile che si presentano nel divenire. La relativa inattendibilità di questi dati viene dimostrata chiaramente dalle differenti versioni che sempre vengono fornite per descrivere, ad esempio, un incidente automobilistico. Per scopi pratici, la realtà consiste di ciò che tu percepisci e la tua percezione della realtà consiste, per la maggior parte, ci ciò di cui tu puoi comunicare con gli altri. L’immagine trasmette un linguaggio immediato e globale, che il soggetto su cui si riflette decifra ed interpreta a proprio modo. Alan Wallace,presidente del Santa Barbara Institute for Consciousness Studies, ha precisato che “l’universo diventa vivo solo quando lo consideriamo diviso tra un osservatore soggettivo e il resto dell’universo oggettivo, e la funzione d’onda del resto dell’universo oggettivo dipende dal tempo misurato da quell’osservatore. In altre parole, l’evoluzione dell’universo e di tutto ciò che vi è in esso, inclusa la vita stessa, è possibile solo in rapporto all’osservatore. La nozione di osservatore implica necessariamente la presenza della coscienza, senza la quale nessuna osservazione può avere mai luogo”101. Tutta la vita, la realtà in cui ci evolviamo e il cosmo intero sono fatti di coscienza pura ed energia condensate in forme di particelle intelligenti. Tutti gli studi scientifici mirano alla comprensione di come queste particelle stabiliscono delle relazioni creative tra loro. John C Lennox102, professore di matematica all’Università di Oxford, propone a tale proposito un esempio semplice ed illuminante sulla nostra miopia e sulla limitazione della scienza: 101 Linde, A., “Choose your own Universe”, in “Spiritual Information: 100 Perspectives on Science and Religion” a cura di Harper C.L., Templeton Foundation Press, 2005 in ”Wallece Alan B., “Dimensioni nascoste”, Utet 2007. 102 John C Lennox, “Fede e Scienza” , Armenia 2009. “ Immaginiamo che mia zia Matilda abbia cucinato una bellissima torta e noi la facciamo analizzare ad un gruppo di scienziati fra i migliori del mondo. Gli scienziati della nutrizione ci diranno il numero di calorie e i suoi effetti nutritivi; i biochimici ci informeranno sulla struttura delle proteine, dei grassi, ecc; i chimici ci parleranno degli elementi coinvolti; i fisici potranno analizzare la torta in termini di particelle fondamentali; e i matematici senza dubbio ci offriranno un insieme di eleganti equazioni per descrivere il comportamento di tali particelle …. ma tutti non sono capaci di rispondere al perché è stata fatta la torta, tranne per la zia che preparato la torta”. La motivazione stessa dell’esistenza, benché la scienza abbia avuto un successo clamoroso nel sondare e analizzare la natura dell’universo, non deve solo spingerci a comprendere il “perché” o il “come” degli eventi, ma deve orientarci verso la co-partecipazione a questo flusso eterno di coscienza, dove regna l’abbondanza e l’atto di amore come creazione. Non dobbiamo fermarci al semplice perché, ma accostarci al concetto del “perché no!!”. La realtà attorno a noi esiste, ciò che però esiste è una realtà indifferenziata, estremamente difficile da percepire nella sua globalità. Noi siamo abituati a vedere un tutto, l'indifferenziato non appartiene alla nostra esperienza percettiva, per poterlo esperire dovremmo andare a riprendere la nostra esperienza pre-culturale, improponibile come esperienza, dunque noi viviamo in un esperienza percettiva altamente differenziata e quindi frutto di culture e culture stratificate nei secoli da parte degli uomini. La realtà attorno a noi è come la nostra conoscenza non possiamo prescindere da ciò che conosciamo nel vederla/descriverla. Per un individuo la realtà può consistere solo della sua interpretazione delle percezioni sensoriali che riceve. A volte è molto più facile influenzare quando accade nel corso di una visione parziale o finzione, se solo riusciamo a riconoscere la sua natura illusoria. L'astronomo, matematico e fisico Freeman Dyson afferma: “ E’ interessante notare come la mente partecipi alla nostra conoscenza della natura a due livelli distinti. Al livello più alto, quello della coscienza umana, le nostre menti hanno in qualche modo la percezione diretta del flusso complesso di elementi elettrici e chimici che ha luogo nel cervello. Al livello più basso, che è quello dei singoli atomi ed elettroni, la mente di chi osserva è nuovamente impegnata nella descrizione dei fatti. In mezzo sta il livello... in cui sono sufficienti i modelli meccanici e la mente appare irrilevante. Ma io, come fisico, non posso fare a meno di sospettare che esista un collegamento fra i due modi di presentarsi della mente nel mio universo. … Non mi sento un estraneo in questo universo. Più lo esamino e ne analizzo la struttura, più mi convinco che esso in un certo senso sapeva che noi saremmo arrivati”. Per cambiare la nostra esistenza dobbiamo non solo riconoscere l’illusione creata da noi e le nostre convinzioni che stiamo sperimentando, ma osservare e partecipare alla creatività del Tutto con un approccio nuovo e dinamico. L’eccessiva razionalizzazione porta inevitabilmente a dimezzare il nostro potenziale intuitivo, a farci percepire la realtà solo parzialmente e a farci prevalere nel dominio. Il senso della vista spazia lontano e porta messaggi complessi; anche il suono percorre spazi vasti, ma da lontano trasmette solo dati semplici, che possono però stimolare una ricca evocazione interiore. L’immagine comunica dati complessi, per ciascuno simili e dissimili nell’ingente gioco di stimoli esterni, elaborazioni ed evocazioni interiori. E’ composta da forme, colori, luci ed ombre, immobilità e movimento; stimola e richiama in ciascuno reazioni e ricordi personali. Può contenere e rammentare simboli, stimolare emozioni, indurre suggestioni. Ad ogni livello mentale la percezione sensoriale che affluisce al cervello, già peculiare per la sua struttura sinaptica formata, decodificata ed elaborata ad ogni livello mentale (conscio, inconscio, emotivo) in modi e in rapporto a parametri dissimili. L’effetto di questo processo è quella che ognuno di noi definisce realtà. La scienza ha dimostrato che le equazioni del campo elettromagnetico sono universali; esse descrivono tanto il campo elettromagnetico dentro il nostro cervello come quello in un qualunque filo di rame o quello all'interno di un atomo. Infatti, dal punto di vista scientifico non vi è alcuna differenza tra i campi elettromagnetici presenti nel nostro cervello e quelli presenti negli apparecchi elettronici. La scienza ha dimostrato che il nostro cervello è solo un insieme di particelle (ossia un oggetto) e che la vita biologica consiste unicamente in una successione di reazioni chimiche concatenate, che a loro volta consistono unicamente in processi fisici (per la precisione, processi quanto elettromagnetici). D'altra parte la nostra vita psichica trascende le leggi della fisica e non può quindi essere considerata il prodotto dei processi biologici o cerebrali, essendo essi meri processi fisici. Un recente tentativo di definire la coscienza in termini oggettivi è quello proposto dal filosofo statunitense John Rogers Searle, il quale precisa che la coscienza è "un processo in cui informazioni su singole modalità multiple di sensazione e percezione vengono combinate in una rappresentazione multidimensionale unificata dello stato del sistema e del suo ambiente, e integrate con informazioni sulle memorie e le necessità dell'organismo, generando reazioni emotive e programmi di comportamento per adattare l'organismo al suo ambiente".Mente, corpo e ambiente perdono i loro confini che tradizionalmente li separano e bisogna immaginare un nuovo modello di cognizione nel quale ha senso dire che i nostri pensieri “sono in giro”, si realizzano (anche) nel mondo, o grazie al mondo, aldilà di ciò che avviene dentro la nostra testa. Merlin Donald103, psicologo e neuro scienziato canadese è convinto che si siano conservati nell’architettura cerebrale umana anche gli adattamenti precedenti come vestigia cognitive, perciò il cervello umano non parte da zero, non è una tabula rasa. Ha evoluto però nuovi sistemi di rappresentazione della realtà, non solo un linguaggio. Le menti umane sono ibride, si sono cioè formate da ”una combinazione altamente plastica di tutti i precedenti elementi dell’evoluzione cognitiva umana”. Il cervello, la cognizione e la cultura degli esseri umani si sono evoluti insieme attraverso tre transizioni: l’abilità mimetica, l’invenzione delle parole e il superamento della memoria biologica con l’arte simbolica e la scrittura Nicolas Humphrey, professore di psicologia londinese, al razionalismo cartesiano, al “Penso dunque sono”, preferisce il suo “Sento dunque sono”. 103 Donald M., “L’evoluzione della mente”, Garzanti, Milano 1996. Secondo il neuroscienziato statunitense Roger Wolcott Sperry, la coscienza umana è il principio gerarchicamente più elevato di organizzazione della mente, identificabile con l'intero ordinamento spazio-temporale dei cervello; essa è in grado di controllare i sistemi neurali che compongono la mente, compresi quelli preposti alla raccolta delle esperienze e all’orientamento finalistico delle azioni in rapporto al mondo. Tale teoria ha un riscontro pratico nell'osservazione di come funziona la mente. Se, infatti, compito della coscienza è controllare in modo unitario e coerente tutti i processi cerebrali di livello inferiore, fisiologicamente automatici, nonché attribuire un valore e un senso alla realtà esperita dai sensi, allora l'organizzazione della coscienza - almeno nelle sue grandi linee - deve necessariamente precedere l'apprendimento acquisto attraverso l'esperienza, proprio come l'organizzazione degli organi embrionali precede l'emergere della loro funzionalità. La coscienza si identifica con le sensazioni. Con quello che in inglese si chiama il feeling, il sentire, piuttosto che con le forme più alte dell’attività mentale. Occorre una nuova indagine sul ruolo giocato dalle sensazioni nella costruzione della mente, e su quel tipo così particolare di percezione del Sé. Le sensazioni non sono cose che accadono, come sembra a prima vista, bensì cose che facciamo. La coscienza può essere definita come "presenza all'essere”. La coscienza, nel suo significato di "presenza al soggetto", è inconoscibile di per sé, cioè senza riferimenti a oggetti: lo diviene soltanto in rapporto ai propri contenuti. Allo stesso modo, un raggio di luce che viaggia nello spazio non si rivela al nostro occhio finché non incontra un ostacolo che lo rifletta. Quando ciò si verifica, noi vediamo l'oggetto illuminato. La nostra percezione dell'oggetto dipende dalla luce che lo colpisce, ma la luce, a sua volta, si rende manifesta solo perché l'ostacolo la rinvia verso di noi. La coscienza si può definire come lo strumento con il quale sperimentiamo tutti gli eventi della vita qui ed ora. Vediamo così che la coscienza viene a porsi come fondamento della libertà dell'uomo, ossia di ciò che viene comunemente chiamato libero arbitrio ; alla coscienza va quindi riconosciuto un qualche tipo di efficacia nel mondo fisico, nel senso che bisogna presupporre, almeno in linea di principio, che un organismo dotato di coscienza si muova nell'ambiente in maniera più efficace rispetto a un organismo che invece ne è privo. Ognuno di noi, benché condizionato da un'ampia serie di fattori (genetici, ambientali, sociali, culturali, ecc.), sperimenta abitualmente un certo margine di autonomia, entro il quale esercitare la propria libertà di scelta (il cosiddetto libero arbitrio). L'intero ordinamento sociale, con le sue regole e le sue istituzioni, è, del resto, costituito sul presupposto che l'individuo sia, almeno entro certi limiti, libero e quindi responsabile delle proprie azioni. L'autonomia della volontà e il libero arbitrio si presentano però in netto contrasto con la prospettiva che vede nella mente un mero prodotto dei processi nervosi che si svolgono nel cervello. Infatti, essendo detti processi vincolati alle ordinarie leggi fisiche, di carattere necessario, essi non possono che essere deterministici. Ci troviamo quindi di fronte allo stesso conflitto insanabile costituito dall'esigenza di riconoscere alla coscienza una funzione adattativa, contrapposta alla concezione scientifica tradizionale, per la quale ogni manifestazione della mente non può essere altro che una espressione dell'attività del cervello. Le forme più elementari di coscienza sono quelle legate solitamente alle sensazioni e alle percezioni. Si può dire che esse rappresentino il primo passo della "presenza all'essere", che è la vera essenza di ogni manifestazione della coscienza. La coscienza associata alle diverse sensazioni si giustifica, da un punto di vista evolutivo, soltanto se è correlata alla possibilità del soggetto di intervenire in qualche modo, di porsi come mediatore attivo tra la sollecitazione fisica e la risposta che ne consegue: se permette di superare, anche se parzialmente, il rigido determinismo stimolorisposta. Anche il pensiero dovrebbe, forse, essere immaginato come un'attività che si svolge, in parallelo, su più livelli, corrispondenti a stati diversi di consapevolezza. Diversi processi di pensiero attivi nello stesso tempo, magari senza relazione tra loro, a partire da quello situato al centro della nostra attenzione e della nostra coscienza. Si passerebbe così, man mano che ci si allontana da tale centro, a forme di pensiero sempre meno consapevoli, che sfumano nelle emozioni, nei sentimenti, in quelle forme evanescenti, spesso a-razionali, che stanno alla base delle intuizioni. Andy Clark104 , professore di Filosofia e Scienze Cognitive nel Regno Unito, rifiutando la classica distinzione tra interno ed esterno, sostiene che bisogna superare il modello classico della mente come sistema di elaborazione di simboli e passare alla nuova scienza cognitiva incentrata sull'interazione tra percezione e azione, sui sistemi dinamici, sulla tecnologia della cognizione. Il pensiero non è equiparabile a una sorta di calcolo formale (elaborazione di un programma) su simboli interni (rappresentazioni). Riusciremo a capire il cosmo uomo, solo quando riusciremo a vederlo contemporaneamente sia come un macrocosmo di sub-unità biochimiche e fisiche, che un microcosmo inserito nelle leggi fisiche quantistiche e spirituali. Nell’ultimo decennio scorgiamo un sensibile aumento in letteratura di modelli della mente, soprattutto dovuto al fatto che, non solo nel campo neuropsicologico, ma anche in quello delle neuroscienze, si nota un interesse sempre crescente per lo studio e l’analisi del “mondo interno” e non solo del mondo esterno, come in tutti i decenni precedenti. Il fisico, matematico britannico Roger Penrose si dichiara convinto che sia necessaria una nuova teoria fisica prima di compiere autentici progressi nella spiegazione dei fenomeni mentali come la comprensione o la coscienza: "Perché la fisica sia in grado di contenere qualcosa di così estraneo al presente quadro scientifico come il fenomeno della coscienza, ci dobbiamo attendere un mutamento profondo che alteri le fondamenta stesse delle nostre opinioni filosofiche sulla natura della realtà".Successivamente Penrose ha rivolto la propria attenzione alla mente umana, utilizzando alcuni concetti della meccanica quantistica per giungere a un'ipotesi che lo pone in netta antitesi con le posizioni 104 Clark A. “Natural-Born Cyborgs. Minds, Technologies, and the Future of HumanIntelligence, in Forme di Vita, n. 2-3, (2003) tr. it. Cyborg nati. Mente, Tecnologa, e il Futurodell’Intelligenza Umana, Derive Approdi, Roma 2004. funzionaliste e, più in generale, con coloro che considerano la mente umana qualcosa di molto simile a un sofisticato computer. Il punto di partenza di Penrose è l'osservazione che i computer portano a termine i compiti assegnati utilizzando procedure algoritmi predefiniti: la loro attività consiste unicamente nell'esecuzione di operazioni logiche e di calcoli, sulla base di specifiche regole fornite dalla programmazione. Il professore di Genetica e Biologia presso l’Università San Raffaele di Milano, Edoardo Boncinelli105, più volte citato nella nostra ricerca, ha descritto egregiamente come i processi elementari o le semplici particelle, pur non avendo proprietà specifiche prese singolarmente, nella loro unione riescano a creare una vera e propria armonia di eventi specifici e consapevoli. Come la maggior parte dei processi nervosi elementari (informazioni) ha luogo senza uno scopo preciso, ma attraverso l’aggregazione e l’unione ( comunicazione di informazioni) si realizza un funzionamento ottimale, così l’acqua fatta di molecole di H2O le quali singolarmente non si presentano né bagnate né trasparenti con la loro unione (proprietà emergente) si ha l’acqua (bagnata e trasparente). Dai livelli inferiore di informazione-organizzazione si passa a livelli di organizzazione-comunicazione superiori. Così anche il cervello, partendo da elementi singoli, riesce a farci percepire un’immagine unica, continua e comprensibile del mondo circostante. Infatti gli occhi scandagliano il campo visivo che abbiamo davanti compiendo degli spostamenti intervallati da periodi di stasi-fissazione (durata di 250 millisecondi) e vediamo solo durante le soste dello sguardo. La corteccia cerebrale ricostruisce l’andamento degli eventi in modo fluido e coerente senza farci avvertire il ritardo temporale tra la percezione stessa e la presa di coscienza. La durata di una presa di coscienza e la progettazione-organizzazione di una successiva azione è di circa 3 secondi. Questo è il tempo necessario affinché uno stimolo giunga alla corteccia e venga correttamente interpretato. 105 Edoardo Boncinelli, “Mi ritorni in mente – Il corpo, le emozioni, la coscienza”, TEALonganesi Milano 2010. Molto probabilmente queste operazioni di codifica-interpretazione delle informazioni danno la collocazione degli eventi nel tempo (passato-presente e futuro). A volta ci muoviamo e pensiamo in un passato attualizzato, ci proiettiamo in un mondo che è stato per mantenere in vita quello che crediamo di essere. Non bisogna diventare se stessi, ma vivere il presente di se stessi con consapevolezza. Questo può succedere solo quando riusciamo a rallentare il controllo eccessivo delle capacità di logica matematica e calcolo cerebrale, sebbene utili e indispensabili per la soluzione di problemi pratici, ma non adatta ad esplorare il contenuto del nostro sé e il nostro vuoto costruttore. L’aspetto più affascinante della coscienza è che ognuno di noi non solo percepisce e interpreta la realtà, ma percepisce anche chiaramente il suo stesso percepire la realtà e se stesso. Il mondo, la realtà, è solo una piccola parte di ciò che conosciamo, possiamo guardarlo da fuori e da sopra, e noi stessi siamo così enormemente più grandi che possiamo vedere da fuori e da sopra anche noi stessi che guardiamo la realtà da fuori e da sopra. Il con-sapere o con-oscere esprimono un sapere di sé molto profondo o certo o riflettuto, d'altra parte la coscienza è legata anche a un rispondere, a un rimandare la consapevolezza di sé, capace di azione, di reazione. La coscienza dunque descrive la capacità umana di giudicare le azioni, di scavare dentro di sé e nei fatti. In quest'ottica, la coscienza rappresenta il centro decisionale e dell'imputabilità delle azioni umane. Siamo universi di luce nell’immensa vibrazione del divenire. L'attività della mente umana, benché in grado di svolgere anche operazioni diverse operazioni, si mostra capace di giungere a conclusioni che non sono riconducibili alla mera computazione. “Teoria Unitaria del Campo Unificato” (TUCU)che comprenda tutte le manifestazioni dell’Universo in termini di una unica entità. Visto che l’essere umano è dotato anche di una mente, diviene naturale cercare la relazione fra mente e “Campo Unificato”; tutto ciò serve anche per spiegare come, quando e perché sia nata la CoScienza (Spirito=Spin del Rito= Spin del Ritmo) nell’Uni-Verso. Anche Schrodinger, afferma che lo Spirito è l’essenza stessa dell’UniVerso in quanto l’osservatore è un tutt’uno con il mondo osservato, e la paragona ad una pellicola e l’immagine in essa impressa. Egli fu anche colui che definì in anticipo il “principio Sintropico” o principio Spirituale, definendo l’UniVerso il luogo avente come unico scopo, l’ospitare esseri coscienti di esistere, osservare, riflettere, dedurre, agire e quindi amare l’esistenza, scambiando informazioni fra gli esistenti. Il fisico americano John Archibald Wheeler ha, addirittura, ipotizzato che il sorgere della coscienza abbia potuto determinare retroattivamente la storia del cosmo, perché ha fatto collassare la funzione d’onda dell’universo, ossia l’insieme di tutte le onde che non erano mai collassate prima. È un fatto che scienza e coscienza siano profondamente legate. Il metodo sperimentale scientifico nasce dalla pura osservazione, per cui l’osservatore, il soggetto conoscitore, ne costituisce il momento centrale. Contrariamente all’opinione corrente il nostro cervello non crea il pensiero; permette solo il suo flusso dalla coscienza. Ha la funzione di riceverlo e ospitarlo, di amplificarlo e mandarlo al sistema nervoso a ogni parte del corpo in modo che possa essere letto e compreso. Il suo mistero sta nella connessione al Tutto. La coscienza è determinata, nel suo primo stadio, dall’ autoriferimento, cioè la perturbazione del Campo; gli “stati” successivi di essa sono: la riflessione (riflettere riconoscere sé e le altre perturbazioni) e l’Interazione con altre perturbazioni, per lo scambio di inFormAzioni/dati, che si manifestano, come afferma J.E. Charon, attraverso la forma più semplice della comunicazione, l’Amore, che di fatto è uno scambio di informazioni. La Coscienza va quindi di fatto interpretata come una proprietà fisica del Campo Unificato ed il cervello/mente è lo strumento molto sofisticato creato appositamente per manifestarla, elaborarla, raffinarla, perché possa sempre più, manifestare strutture e soggetti sempre più complessi ed interagenti con il Campo Unificato In- Formato. Il nostro cervello è quindi lo strumento biofisico elettronico, che il Campo Unificato ha manifestato affinché esso stesso possa essere rivelato, riconosciuto, attraverso la mente, che manifesta il Pensiero/Spirito/CoScienza. Le stesse sinapsi fra neuroni “funzionano” al livello della fisica quantistica; quindi possiamo dire che il cervello/mente è l’organo per eccellenza per manifestare il Campo Unificato della coscienza. Il nostro corpo si mantiene in accordo con il nostro cervello e il nostro complessivo modo di pensare, perché ogni pensiero a cui permettiamo di entrare nel cervello, carica elettricamente e nutre ogni cellula del corpo. Il solo pensiero è sufficiente a produrre le “istruzioni neurali che servono a compiere l’atto fisico”106. Per mezzo di differenti codificazioni dell’informazione, l’ “energia” stessa diviene riconoscibile assumendo varie forme che appartengono sia alle onde vibrazionali ed elettromagnetiche , che all’ energia condensata come materia. L’attività elettrica del cervello “è identica sia che stiamo pensando qualcosa sia che la stiamo effettivamente facendo”107. In un certo modo è il cervello a fare da servitore al pensiero. Non dissimile da quello che succede nel caso dell’effetto placebo108, una forma potente di intenzione e credenza, con il quale si creano le stesse condizioni fisiologiche di equilibrio di un farmaco. Il nostro pensiero, carico di informazioni che si espandono come onde nella realtà in cui sperimentiamo la nostra natura universale, oltrepassando 106 McTaggart Lynne, “ La scienza dell’intenzione”, Macroedizioni 2008. 107 Baroga ,L., “Influence on the sporting result of the concentration of attention process and time taken in the case of weight lifters”, in Proceedings of the 3rd World Congresso f the International Society of Sort Psychology, Vol, 3, Istituto Nacional de Educacion fisica Y Deportes, Madrid 1973. 108 Il termine ‘Placebo’ è il futuro del verbo latino ‘placere’, e significa letteralmente ‘piacerò’. Si tratta di una sostanza inerte, priva di qualsiasi principio attivo terapeutico, o di un provvedimento non farmacologico che provoca un effetto positivo su un sintomo o addirittura su una malattia. la logica spazio-tempo, crea il presente e influenza la nostra stessa storia. Ciò che si concatena è nel medesimo tempo principio e fine. L’organismo umano funziona quindi come un sistema che attimo per attimo si regola e reagisce alle stimolazioni psichiche. Grazie agli studi sul sistema dello stress e la neurobiologia delle emozioni, risulta chiaro che qualunque evento capace di suscitare emozioni intense e profonde scatena delle risposte somatiche sia a livello neurovegetativo (tachicardia, diarrea...) che endocrino ed immunitario. Esiste dunque un anello di congiunzione tra stato di coscienza e corpo rappresentato dal sistema neurovegetativo. La psiconeuroendocrinoimmunologia o PNEI si occupa proprio dello studio delle relazioni tra i grandi sistemi di regolazione dell’organismo umano: il nervoso, l’endocrino e l’immunitario, e tra questi e la psiche cioè l’identità emozionale e cognitiva che contraddistingue ciascuno di noi. Lo scopo di questa scienza é di dimostrare i legami che uniscono la mente e il corpo. L’aspetto innovativo della psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) è che i grandi sistemi di regolazione biologica, cioè il sistema nervoso, endocrino ed immunitario interagiscono tra di loro e vengono profondamente influenzati dagli stati psicologici. Il dialogo tra i grandi sistemi avviene attraverso molecole diverse tra di loro ma in grado di interagire sui vari distretti. Studi recenti dimostrano che anche patologie come l’aterosclerosi, tradizionalmente concepite come frutto dell’eccesso di colesterolo nel sangue, sono fortemente condizionate dall’umore: la depressione, ormai considerata una patologia infiammatoria, contribuisce ad alterare la parete interna dei vasi, favorendo la formazione della tipica lesione aterosclerotica. Robert Sapolsky, neurobiologo della Stanford University, ha dimostrato nei suoi lavori che l’alterazione del sistema dello stress e la sovrapproduzione di cortisolo, tipiche della depressione maggiore, possono avere ripercussioni sull’ippocampo, area cerebrale deputata alla formazione della memoria a lungo termine, inducendo morte dei neuroni e atrofia. Ogni stato emotivo quale amore, paura, piacere, dolore, ansia, rabbia, eccetera, con le sue complesse sfumature definite comunemente sentimenti, è generato dagli elaborati che avvengono nelle zone “nobili” (corteccia, lobo limbico, del cervello e diffuso in tutto il corpo (e, quindi, nei singoli organi e apparati) mediante una via bioeletttrica e grazie all’intervento di sostanze biochimiche definite “liganti” (che modulano il segnale fra le singole cellule), comprendenti neuropeptidi, neurotrasmettitori e ormoni. Ciò significa che tutto il corpo “pensa” (anche se in maniera più o meno impegnativa, a seconda della zona interessata) e che ogni cellula “sente” e prova “emozioni”, elabora le proprie informazioni e le trasmette ad ogni altra cellula attraverso una fittissima rete di comunicazione per cui ogni aspetto psicofisico umano può essere visto come una parte di un’unica realtà. Le basi molecolari delle emozioni possono dunque essere definite come i messaggeri che trasportano informazioni per collegare tra loro i grandi sistemi dell’organismo in un’unica unità funzionale che possiamo definire corpo / mente. Sicché, le emozioni non solo rappresentano la base della “memorizzazione delle esperienze”, ma sono responsabili della maggior parte dei processi neurofisiologici che regolano il funzionamento del nostro organismo. Ogni nostra emozione è solo un effetto dell’associazione mentale che siamo predisposti consapevolmente o inconsapevolmente a creare. E’ interessante quello che Amit Goswami nel suo libro “The Self Aware Universe”sottolinea a questo proposito, “Non si può essere certi che tutte le cose siano fatte di atomi, si tratta di una supposizione. Immaginate invece che tutte le cose, compresi gli atomi, siano fatti di coscienza”.Come avviene di regola per i rapporti tra le parti e il tutto, si riconosce una reciproca interazione tra gli elementi neurali e mentali: la fisiologia del cervello determina gli effetti mentali, come generalmente si conviene; ma anche la neurofisiologia, nello stesso tempo, è a sua volta governata dalle proprietà soggettive superiori degli eventi mentali che la pervadono. Questi interagiscono al loro proprio livello, e in conseguenza di ciò attivano i loro costituenti secondari nell'attività cerebrale. Il filosofo Negel Thomas109ha scritto che “Non avremo una concezione generale adeguata del mondo finché non potremo spiegare come, quando una quantità di elementi fisici sono messi insieme nel modo giusto, formando un solo organismo biologico funzionante, ma un essere cosciente”. Il mondo, la realtà, è solo una piccola parte di ciò che conosciamo, possiamo guardarlo da fuori e da sopra, e noi stessi siamo così enormemente più grandi che possiamo vedere da fuori e da sopra anche noi stessi che guardiamo la realtà da fuori e da sopra. La coscienza, tuttavia, sembra sfuggire alle leggi fisiche, chimiche e biologiche; è qualcosa di straordinariamente familiare e indiscutibile, ma, nello stesso tempo, diviene misteriosa non appena la pensiamo sullo sfondo dell'immagine fisica del mondo. “ L’esistenza della coscienza è necessaria per la coerenza interna globale del tutto, nella compenetrazione tra gli elementi che costituiscono ogni sistema. L’intelligenza degli umani indica allora che anche il tutto è intelligente: l’uomo come dimostrazione vivente dell’intelligenza cosmica e l’universo che diviene consapevole di sé stesso”110. La realtà è semplicemente il contenuto della nostra coscienza ed il collasso della funzione d’onda non un fenomeno fisico oggettivo bensì un fenomeno psicologico soggettivo. Il legame tra il sentirepercepire e il pensare-ricercare fa della coscienza l’elemento primordiale dello sviluppo, in cui mente , spirito e materia , riflettendosi, trovano sinergia e vitalità. Sabato Scala e Fiammetta Bianchi111, hanno affermato con chiarezza ed eleganza che “ se tutto quello che osserviamo è solo un’immagine del pensiero di una rete neurale analizzato dal punto di vista del singolo,la coscienza della sua partecipazione al Tutto può essere considerata come un frammento della Coscienza collettiva cosmica”. La coscienza è il testimone interiore, il conoscitore delle informazioni che giungono a noi dal mondo esterno e dal quel nostro stesso mondo interiore che chiamiamo corpo; essa è il punto essenziale: senza di essa non ci sarebbe soggetto e, quindi, non esisteremmo. 109 Negel Thomas, “Questioni Morali”, Il Saggiatore 1986. 110 Chew, G.F., “Bootstrap. A scientific Idea?”, in “Science”, CLXI 1968. 111 Sabato Scala e Fiammetta Bianchi, “La Fisica di Dio”,Macro Edizioni 2011. Sri Ramana Maharshinel libro di Arthur Osborne112a tale proposito così si è espressa: “[…] Poiché il Sé, che è pura Coscienza, può conoscere ogni cosa, esso è Osservatore Unico. Tutto il resto: ego, mente, corpo, ecc. è semplicemente un suo oggetto e quindi non può essere il vero Osservatore. Poiché il Sé non può essere oggettivato, non potendo mai diventare oggetto di conoscenza e poiché il Sé è l’Osservatore di ogni altra cosa, la relazione soggetto-oggetto e l’apparente soggettività del sé esistono solo un piano della relatività, dissolvendosi nell’Assoluto. Non esiste, in verità, null’altro che il Sé, che non è né l’osservatore né l’osservato, e non è coinvolto né come soggetto né come oggetto[…]” . Nelle dinamiche dei vari elementi della realtà e dell’universo è presente una forza di necessità e di possibilità la cui creatività diviene atto d’amore attraverso la coscienza e la vita stessa. Un ordine implicito non-manifestato che diviene ordine esplicito attraverso la realtà, la materia e la vita. Josiah Willard Gibbs, fisico e chimico statunitense, nel 1902 offre l’esempio della goccia d’inchiostro per indicare l’ordine e il disordine di un sistema. Infatti, se aggiungiamo una goccia di inchiostro nell’acqua e agitiamo energicamente si crea una soluzione grigia irreversibile, nel senso che non è più possibile ottenere quella goccia d’inchiostro e quell’acqua pura. Se analizziamo però la soluzione ottenuta a livello molecolare il sistema sarebbe eterogeneo e quindi l’irreversibilità del tutto illusoria. In questa visione non vi è nessun cambiamento disordinato del sistema, ma un differente equilibro dello stesso. La realtà che si manifesta è subordinata ad un piano di realtà che la precede e da cui scaturisce, le cui caratteristiche si attualizzano attraverso la nostra scelta e la nostra oggettivazione. Un ordine “non creato”, ma “scoperto e sperimentato”. Noi scopriamo quella parte di realtà adatta alla nostra esistenza con la quale co-creaimo le possibilità. Come l’energia del Campo Unificato 112 Arthur Osborne, “The Collected Works Of Ramana Maharshi”, Londra 1959. della Coscienza contiene tutte le informazioni in potenza che permettono l’esistenza, così noi abbiamo tutte le possibilità per scegliere la nostra realtà. La nostra consapevolezza del Tutt’uno permette di vedere oltre il velo della materialità e cogliere il momento presente. Solo quello che stiamo facendo qui e ora è concreto e funzionalmente costruttivo. La vita nel suo fluire è una magia da osservare, senza eccessivi commenti, spiegazioni intellettualizzanti, senza eccessive razionalizzazioni. L’unico istante che conta è esattamente ora. Lino Missio nel suo libro "Il cervello e la sua coscienza": “La coscienza, tuttavia, sembra sfuggire alle leggi fisiche, chimiche e biologiche; è qualcosa di straordinariamente familiare e indiscutibile, ma, nello stesso tempo, diviene misteriosa non appena la pensiamo sullo sfondo dell'immagine fisica del mondo”. 3.7)Il cervello nel(del) cuore : quando i neuroni e le emozioni varcano il sentiero dell’intuizione. “Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”. Blaise Pascal “ […]Siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo. Possiamo dominare e controllare tutto quello da cui ci dis-identifichiamo […]”. ( Roberto Assagioli, “Psicosintesi”, Edizioni Mediterranee, 1990). Ogni cellula intelligente del nostro corpo lavora senza fatica e in maniera spontanea al mistero della vita per proteggere il nostro organismo, il quale sperimenta eventi nella coscienza. Iniziando da un nanometro sono state scritte, a partire da quattro miliardi di anni fa, le frasi della storia che portano allo sviluppo del nostro corpo e del nostro cervello su questo pineta, nella dimensione dell’universo fisico. Questa storia è tutta incisa nel corpo di ciascuno di noi, non come memoria storica accessibile alla nostra interpretazione, ma come istruzione informatica in evoluzione, indispensabile nella sua complessità per sviluppare e mantenere l’organizzazione di questo strumento vivente. In medicina, se si vuole curare veramente un uomo, bisogna considerarlo come un tutt’uno inscindibile di corpo, mente e spirito (o coscienza). Dal punto di vista fisico l’uomo è un corpo fatto di materia organica che soggiace alle leggi della biochimica, ma è fatto anche di subparticelle atomiche che soggiacciono alle leggi della fisica. Inoltre nel microcosmo uomo, troviamo dei microcosmi come ad esempio gli apparati fisiologici che funzionano attraverso leggi della fisica: ad esempio le leggi dei gas nei polmoni, le leggi fisiche sui fluidi nel sistema cardiocircolatorio e le differenze di potenziale elettrico nel sistema nervoso centrale e periferico. Il nostro corpo , quale unione del Micro e Macro cosmo, è immerso nel Campo Quantistico Universale; è il portale della Consapevolezza Universale. Nella fisica quantistica le particelle correlate e cooperative di uno stato fisico coerente perdono la loro natura di particelle separate e caotiche. Si abbandona il concetto di separazione-meccanicistica per abbracciare la visione del tutt’uno. Come la nostra Consapevolezza e la Coscienza permette la fusione nell’Uno, il cuore è l’organo che permette l’integrazione tra corpo e spirito. Crea le connessioni tra centro e periferia, porta alla coscienza le sensazioni, realizza l’esperienza unitaria di se stessi e della propria vita. Nella medicina occidentale, caratterizzata da un'estrema specializzazione (nel senso che ogni settore dell'organismo è studiato in maniera autonoma, "specialistica" appunto, come elemento a sé stante, con la conseguenza di perdere però, molto spesso, la visione d'insieme dell'organismo stesso) sono la neurologia e la psichiatria ad occuparsi dell'aspetto nervoso e mentale dell'individuo. Fino a qualche tempo fa, queste discipline ponevano il cervello al centro del funzionamento dell'organismo: al cervello arrivavano gli stimoli e da esso partivano i comandi destinati a tutto il corpo. Attualmente, il cervello viene considerato più come un centro di integrazione dei dati, oltre ad essere un sistema in connessione con l'apparato endocrino (tanto che si parla di sistema neuro-endocrino, ed anche psico-neuroendocrino). Quindi non più una psiche che si identifica con il sistema nervoso centrale ed un corpo che risponde ai comandi, ma un sistema mentecorpo dove tutto è in correlazione. Parlare del cuore è come attraversare un fiume costeggiato da simboli, archetipi, miti, perché nel cuore quasi tutte le tradizioni antiche investono la centralità dell’essere, il luogo e il tempo in cui si svelano i significati più profondi al di là delle connessioni stabilite dalla razionalità. Per millenni l'affascinante enigma dell'incessante pulsare del cuore è stato fonte inesauribile di stupore, meraviglia e venerazione. L'uomo si è spesso chiesto quale fosse la forza misteriosa del principio vitale che mantiene il cuore in continuo movimento e fa sì che il suo battere non si arresti mai per tutta la durata dell'esistenza di un individuo. Fu subito chiaro che doveva sicuramente trattarsi di una forza legata alla dinamica della conservazione della vita, perché questa dura finché il cuore batte, mentre l'arresto cardiaco determina subito la fine di tutti gli altri movimenti dell'organismo, la morte fisica dell'individuo. Non a caso, fin dalle epoche più antiche, la questione più affascinante della biologia, cioè l'enigmatica e stupefacente capacità di un organismo di preservarsi dalla morte e di mantenersi in vita per periodi di tempo relativamente lunghi, aveva trovato nell'incessante pulsare del cuore il suo centro focale di riferimento. In quanto sede ed espressione di un'intrinseca energia conservatrice, il cuore divenne presto sinonimo di vita Nel corso della storia la parola cuore , sebbene avesse subito tante modifiche e slittamenti semantici, ha mantenuto sempre una potente ed evocativa carica metaforica convogliante simboli per lo più connessi all'immagine della continua rigenerazione della vita. Intorno ad esso ruotarono concezioni soteriologiche, antropologiche, psicologiche, culturali, credenze religiose, dottrine mediche e teorie cosmologiche. Per gli egizi il geroglifico del cuore raffigurava un piccolo vaso entro cui era contenuta l’anima. I medici-sacerdoti egizi ritenevano che il cuore, il cui peso, a loro avviso, aumentava fino ai cinquant'anni per poi diminuire progressivamente, fosse la sede dell'intelligenza ancor prima che delle emozioni e delle sensazioni. Il cuore, infatti, era ritenuto l'incarnazione dell'intima e profonda coscienza del defunto e quindi il suo testimone più sincero e severo. Concepito il flusso del sangue come un moto circolare e quindi come un moto autoconservativo, l'intero apparato cardiovascolare finì con l'apparire un sistema dinamico autoconservativo. Nella medicina cinese il Cuore è un ideogramma che riproduce l’abbozzo del cuore anatomico, una struttura cava, aperta in alto, capace di ricevere informazioni, messaggi, emozioni e nello stesso tempo dopo averle rese coscienti, permettere loro, con la circolazione del sangue, di raggiungere ogni zona del corpo. Il Cuore rappresenta l’Imperatore che svolge due grandi compiti: governare i vasi e il sangue e ospitare lo Shen113 (mente e tutto ciò che permette l’espressione delle funzioni cognitive superiori, come la coscienza di sé, il ragionamento , la capacità di giudizio, la consapevolezza, il pensiero, l’intelligenza.). Per i taoisti il cervello è nel cuore poiché in esso abita lo Shen, la coscienza organizzatrice capace di tenere in equilibrio lo psichismo di tutti gli altri organi, i Po, la vitalità corporea, gli Hun, la vitalità spirituale, lo Yi, la coscienza mentale, lo 113 L’equilibrio è favorito dal fluire armonioso del sangue e, per conservare quest’armonia, il corpo deve essere nutrito, sia in termini di apporto di cibo, sia in termini di stimoli fisiologici. Tutto questo serve a mantenere bene il cosiddetto shen inteso come sostanza vitale molto sottile strettamente legata al qi, l’energia che pervade il corpo. Per capire cos’è lo shen dovreste immaginare una sostanza quasi immateriale, una specie di scia fluttuante che circola nel corpo e rilascia vitalità. Lo stato dello shen dipende molto da tutti gli organi, ma è nel cuore che troverebbe la sua originaria dimora. L'occhio è il messaggero del cuore, si legge nei testi antichi. Lo She è legato alla conoscenza dell'Uno, dell'interiore, così dunque il cuore. Il cervello è invece legato alla conoscenza dell'esteriore, della molteplicità degli esseri. Zhi, la capacità realizzatrice. Nella antica medicina cinese il Cuore svolge le funzioni che in Occidente si attribuiscono al Sistema Nervoso Centrale. Ragionando in una visione olistica del microuniverso, in cui tutto è connesso, quale il corpo umano (unità bio-psicofisica spirituale) nel 1992 il ricercatore dello stress Doc Childre e Howard Martin114 hanno raccolto dati da varie tecnologie di scansione moderne, affermando che "L'intelligenza del cuore è l'intelligente flusso di consapevolezza che sperimentiamo quando la mente e le emozioni del corpo sono portati all'equilibrio e alla coerenza". Negli anni '70 i fisiologi John e Beatrice Lacey115 hanno scoperto che il cuore possiede il proprio sistema nervoso indipendente, che hanno chiamato "il cervello del cuore". I loro studi hanno dimostrato che il cuore non ubbidisce automaticamente ai messaggi del cervello, ma di fatto interpreta i segnali neuronali e risponde basandosi sul corrente stato emotivo dell'individuo. I ricercatori hanno concluso che il cuore applica una sua logica ben precisa, e che i battiti cardiaci non sono semplicemente i ritmi meccanici della vita, ma piuttosto rappresentano un linguaggio intelligente. A scoprirlo sono stati i ricercatori della nuova disciplina scientifica che prende il nome di 114 Doc Childre è il fondatore dell'Istituto di HeartMath e creatore del sistema HeartMath. Howard Martin è un vice presidente esecutivo di HeartMath LLC. 115 Una generazione prima che i Laceys iniziassero a ricercare, Walter Cannon mostrò che i cambiamenti nelle emozioni sono accompagnati da prevedibili cambiamenti nella frequenza cardiaca, nella pressione del sangue, nella respirazione e nella digestione. Nella visione di Cannon, quando siamo "eccitati", la parte mobilizzatrice del sistema nervoso (simpatico) ci da energia per combattere o scappare, e nei momenti di calma, la parte rilassatrice del sistema nervoso (parasimpatico) ci raffredda. Ancora piu' intrigante è stato osservare come questi messaggi influiscano sul comportamento di una persona. In breve, dopo questo, i neurofisiologi hanno scoperto percorsi neurali e meccanismi tramite i quali gli impulsi dal cuore al cervello possono "inibire" o "facilitare" l' attività elettrica cerebrale. Quindi nel 1974, i ricercatori francesi Gahery e Vigier, lavorando con i gatti, hanno stimolato il nervo vago (che trasporta molti dei segnali dal cuore al cervello) e hanno scoperto che la risposta elettrica del cervello veniva ridotta della metà rispetto alla norma. Riassumendo, le evidenze suggeriscono che il cuore e il sistema nervoso non seguono semplicemente le direzioni del cervello, come aveva pensato Cannon. Neurocardiologia . Il cuore e il cervello dialogano continuamente e si scambiano segnali anche di tipo “meccanico”, attraverso le “onde” che percorrono i vasi arteriosi. Se il cuore aumenta la sua frequenza anche le funzioni del cervello si modificano. Esiste sempre una fortissima relazione. Pertanto è dimostrabile che i soggetti che hanno una maggior variabilità della frequenza cardiaca affrontano meglio le situazioni di stress. Questo significa che, stimolando il nervo vago, possiamo ipotizzare nuove cure per la depressione psichica. Ed ecco perché una fortissima emozione possa provocare un infarto e una morte subitanea. È stato scoperto che il cuore produce tre neurotrasmettitori (norepinefrina e dopamina) ed il cosiddetto ormone dell’equilibrio (ANF). Grazie ad un campo elettromagnetico, 40-60 volte superiore a quello del cervello, ad ogni battito, ogni cellula del corpo riceve informazioni precise e complessi messaggi che influenzano le nostre emozioni e la nostra salute mentale e fisica. I ricercatori scientifici dell'IHM (Istituto di HeartMath, in California) esplorano il meccanismo fisiologico con cui il cuore comunica col cervello, influenzando non solo le nostre percezioni, le nostre emozioni e la nostra salute, ma anche il nostro modo di vivere. Il cuore batte e si forma completamente nell'embrione umano a differenza del cervello che continua a formarsi fino ai vent'anni circa. E' probabilmente per questa sua preesistenza che l'organo cuore influisce primariamente sul cervello piuttosto che assecondarne l'influenza. Lo spazio sacro del cuore è una dimensione senza tempo della coscienza in cui tutte le cose sono possibili, qui e ora. Quando viene concepito un bambino, il cuore umano inizia a battere prima che il cervello sia formato. Ciò ha portato i medici a chiedersi da dove provenga l’intelligenza necessaria ad avviare e regolare il battito cardiaco. Con sorpresa del mondo medico, gli scienziati dell’HeartMath hanno scoperto che il cuore ha il proprio cervello. Hanno dimostrato che il cuore umano genera il campo energetico più ampio e potente di tutti quelli generati da qualsiasi altro organo del corpo, compreso il cervello all’interno del cranio. Hanno scoperto che questo campo elettromagnetico ha un diametro che si estende dai due metri e mezzo ai tre metri, con l’asse centrato nel cuore. La sua forma ricorda quella acciambellata di un toro, forma spesso considerata la più unica e primaria dell’universo. Il cuore è costituito da 40.000 cellule nervose. I campi elettromagnetici generati dal cuore permeano ogni cellula e possono agire come un segnale sincronizzatore per il corpo in maniera analoga all’informazione portata dalle onde radio. L’evidenza sperimentale dimostra che questa energia non solo è trasmessa internamente al cervello ma è anche recepibile da altri che si trovino nel suo raggio di comunicazione. Il cuore genera il più ampio campo elettromagnetico del corpo. Il campo elettrico come viene misurato dell’elettrocardiogramma(ECG) è all’incirca 60 volte più grande in ampiezza di quello generato dalle onde cerebrali registrate da un elettroencefalogramma (EEG). Coerenza è uno stato molto simile a quello provato dagli atleti quando si trovano nella cosiddetta "zona". La zona è uno stato di attenzione e di focalizzazione in cui il campo percettivo sensoriale esclude gli elementi circostanti o comunque dà la precedenza ad un oggetto o ad una sensazione corporea delimitata. Le emozioni negative portano disordine ai ritmi cardiaci e al sistema nervoso autonomo, influenzando quindi negativamente tutto il corpo. Al contrario, le emozioni positive portano maggior armonia e coerenza nei ritmi cardiaci e migliorano l'equilibrio del sistema nervoso. Una forma di comunicazione ottimale è, secondo questi studi, la "Sincronia". Tale comunicazione si ottiene quando il ritmo del cervello e di altri sistemi biologici si sincronizzano con i modelli di battito ritmico del cuore. La sincronia diviene così un elemento essenziale per riflettere un equilibrio armonioso tra i due rami del sistema nervoso autonomo. Lo stato interno di accresciuta efficienza fisiologica migliora la salute, riduce i livelli di stress e riporta il corpo ad uno stato di equilibrio e di benessere. La ricerca ha condotto a specifiche tecniche che consentono di accedere a quella che definiscono "intelligenza coerente del cuore". Quando i soggetti focalizzano la loro attenzione sul cuore e attivano un sentimento che viene dal centro del cuore, come l'amore, l'apprezzamento o la premura amorevole, queste emozioni modificano istantaneamente il loro ritmo cardiaco in un tracciato più coerente. L'influenza del cuore è potenziata dall'attività elettromagnetica, che, come vedremo, è cinquemila volte più potente del campo elettromagnetico del cervello. Quando il nostro stato emozionale è calmo il nostro cervello, il nostro sistema nervoso e altri sistemi corporei funzionano in sincronia e ci sentiamo in armonia fisicamente, mentalmente ed emotivamente. Questo stato facilita il processo cognitivo da cui dipende la capacità di attenzione, di ragionamento e di creatività, tutti essenziali per un effettivo apprendimento, il successo accademico e sociale. Gli ultimi studi di neurocardiologia sui circuiti di comunicazione tra cuore e cervello confermano incredibilmente questa antica intuizione cinese. Il cuore agisce come se avesse una sua propria “mente”, una intelligenza mista, emotiva e razionale, che influenza profondamente il nostro modo di percepire il mondo, la nostra capacità di risposta agli stimoli ambientali, agli stati emotivi, regolando e modulando i sistemi che presiedono le attività logiche e viscerali. La presenza di neuroni nel cuore spiega la presenza di una “mente” che non serve solo ad avviare e mantenere il battito cardiaco ma ad inviare segnali di armonia a tutte le strutture corporee. Il Cuore possiede una rete di decine di migliaia di neuroni, capaci di contenere percezioni proprie, di memorizzare informazioni provenienti dall’esterno e dall’interno, di inviare segnali al cervello in misura maggiore di quanto non ne riceva da questo. Inoltre si comporta come una piccola fabbrica di ormoni. Possiede una riserva di adrenalina e dopamina da utilizzare a seconda delle necessita, produce l’ormone natriuretico che regola la funzione dei vasi, del rene e della surrenale modulando la pressione arteriosa. Contiene alte dosi di ossitocina l’ormone dell’amore che si libera nel sangue durante il parto, l’allattamento, il corteggiamento, l’orgasmo. Genera un campo elettromagnetico (CEM) 60 volte superiore per ampiezza e 5000 volte superiore per la forza a quello generato dal cervello contenuto nel cranio. Recenti ricerche sul ritmo cardiaco hanno dimostrato quella che viene definita la “Coerenza” del cuore. In fisica il concetto di coerenza è utilizzato per descrivere l’interazione tra sistemi oscillanti che entrano in fase. Gli effetti della coerenza elettromagnetica del cuore sono formidabili: controllo dell’ansia, della depressione, abbassamento della pressione arteriosa, guarigione più veloce delle ferite, rapidità della apprendimento e della memorizzazione, stimolazione del sistema immunitario, regolarizzazione dei cicli ormonali, aumento del tasso del DHEA l’ormone che rallenta i processi d’invecchiamento, massimizzazione del piacere fisico e mentale. La coerenza è quindi quella realizzazione della teoria quantistica che privilegia gli aspetti unitari e globali della realtà. Il cuore con il suo elettrodinamismo è il detentore di un codice di risonanza che attira le particelle del nostro corpo, che attraverso le proprietà generali della legge di coerenza, variano le interazioni biochimiche e ioniche, comunicano senza dispendio di energia e mutano le singole note che diventano accordi, voci, messaggi. Sembra questa una risposta profonda al problema storico del”uno” e del “molteplice”. Se la materia vivente è una sintesi di coerenza e non coerenza, anche la nostra vita appare un delicato equilibrio tra questi due stati. Il ritmo cardiaco è il ritmo della vita in quanto sistema oscillatorio in un universo di altri sistemi che oscillano tra una realtà materiale ed energetica che non si oppongono ma si integrano. I ricercatori usano il termine "coerenza"per definire uno stato fisiologico altamente efficiente nel quale i sistemi nervoso, cardiovascolare, ormonale e immunitario lavorano efficientemente e armonicamente. Si ha la sensazione che il tempo sia rallentato e che non esista né passato né futuro, né successo né fallimento, totale assenza di giudizio. I lobi frontali escludono gli stimoli sensoriali provenienti dall'ambiente. L'intenzione è l'unica guida del sistema. In questo stato la mente è nella condizione ottimale per apprendere. Si realizza uno stato di assoluta coerenza. Il ritmo cardiaco influenza il ritmo delle onde cerebrali al punto che schemi ritmici incoerenti del cuore alterano gli schemi delle onde cerebrali. Il cuore è in grado di inviare al cervello informazioni sullo stato emozionale in forma di schemi di frequenza cardiaca , dalla medulla al talamo e all'amigdala. Le informazioni vengono quindi processate dai lobi frontali, l'area cerebrale dell'integrazione delle sensazioni con il ragionamento e di elaborazione dei valori sociali di empatia, solidarietà, e di valutazione del comportamento. Cuore e cervello comunicano costantemente attraverso ritmi di frequenze: quando il ritmo cardiaco è coerente il cervello reagisce con un miglior funzionamento dell'area corticale e si creano stati di chiarezza mentale, di migliore concentrazione e ragionamento sia logico sia creativo. A sua volta il cervello inviando schemi ritmici coerenti stimola stati emozionali positivi (fiducia, entusiasmo, ecc.). Coerenza biologica non significa che tutti i sistemi fanno la stessa cosa nello stesso momento, ma come in una orchestra, ciascuno svolge la sua peculiare attività, rimanendo in sintonia e al passo con il resto della band. Secondo i dati delle ultime ricerche i segnali neurologici provenienti dal cuore influenzano direttamente l'attività dell'amigdala e dei nuclei delineando una rapida risposta comportamentale ai pericoli percepiti nell'ambiente e influenzando il processo di memorizzazione degli schemi comportamentali. Segnali incoerenti dal cuore arrivano all'amigdala che valuta lo stato di pericolo secondo l'informazione sensoriale. L'amigdala, se lo stato di pericolo è alto, invia direttamente i segnali al talamo piuttosto che ad altri sistemi di elaborazione. Scatta quindi il comportamento di reazione all'emergenza. Un' altra funzione dell'amigdala è quella della memorizzazione degli schemi. Quando un bambino cresce in uno stato di incoerenza delle frequenze si abitua a considerarlo familiare e quindi, paradossalmente, a ricercarlo. L'abitudine a vivere virtualmente forti emozioni, ad esempio attraverso lo schermo, crea una sorta di dipendenza e di ricerca della ripetizione, anche se le emozioni a riguardo sono negative come il terrore, la violenza, il sangue, ecc. Alcuni bambini dicono di amare scene di violenza cruenta e di sangue. Lo stress che deriva da queste attitudini è deleterio e a discapito dei processi dell'apprendimento. Le emozioni negative portano disordine ai ritmi cardiaci e al sistema nervoso autonomo, influenzando quindi negativamente tutto il corpo. Al contrario, le emozioni positive portano maggior armonia e coerenza nei ritmi cardiaci e migliorano l'equilibrio del sistema nervoso. Il lavoro del cuore, così come gli studi confermano, sembra essere quello di avviare, mantenere, consentire la Risonanza Elettromagnetica. Vale a dire permettere l’interazione in maniera non casuale, di sistemi che altrimenti oscillerebbero in maniera difforme. E’ come se per la realizzazione del benessere psicofisico del corpo in cui abita, il cuore chiamasse a rapporto il fegato, la milza, il pancreas, lo stomaco, le gonadi, la tiroide, il rene ecc, e chiedesse loro di smettere di fare confusione, di mettersi in riga e accordarsi sulle priorità. facilita il funzionamento del cervello e questo si nell’acquisizione di una nuova capacità di gestire emozioni come la collera, l’ansia, la depressione. Un cuore in fase è capace di regolare le risposte emotive interiori. L’astrofisico e insegnante statunitense Charles Bennett116 ha precisato che lo stato del mondo debba essere pensato come qualcosa nelle cui pieghe sono codificate delle informazioni relative al modo in cui tale stato è venuto in essere. L’ordine della natura, la purezza del nostro essere di coscienza, la dimensione “creativa” dell’universo, il pensieroenergia che “feconda” una possibilità nel divenire è scritto in codice, in un linguaggio tanto semplice quanto immediato. Questo codice è proprio dentro di noi. La comprensione e l’interpretazione di questo linguaggio può avvenire solo se abbandoniamo il concetto di “separazione”, di “mortale” e di “disordine”. Sebbene la visione del mondo sia determinata in parte dal nostro cervello e dalle nostre credenze, possiamo evolverci verso nuovi orizzonti di “partecipazione” e “condivisione” anche attraverso le Il cuore traduce 116 Charles Bennett “Dissipationm Information, computational complexity and the definition of organization”, in “Emerging Syntheses in Science”, a cura di Pines D., Addison-Wesley Boston 1987. emozioni e il Cuore. E’ proprio questa combinazione di “ contingenza, razionalità, libertà e stabilità dell’Universo a dargli qual carattere degno di nota e a rendere la sua esplorazione scientifica non solo possibile, ma doverosa per noi … è proprio sul legame indissolubile fra contingenza e ordine dell’universo che la scienza della natura è giunta a operare con quella tipica interconnessione” scrive il teologo Torrance Thomas117 . 117 Torrance Thomas “Divine and Contingent Order”, Oxford University Press, Oxford 1981. Capitolo IV Pensiero ed emozioni: attivatori delle dinamiche. 4.1)Onde e vibrazioni che si propagano qui ed ora nell’infinito. “ […]L'uomo può costruire la propria Mente e farle fare ciò che egli stesso desidera. Infatti, costruiamo la nostra mente in ogni momento della nostra vita, sia in modo consapevole che inconscio. La maggior parte di noi lo fanno in maniera inconsapevole, ma coloro che hanno visto un poco oltre la superficie delle cose hanno preso la faccenda in mano e sono diventati creatori consapevoli della propria mentalità. Essi non sono più soggetti alle suggestioni e alle influenze degli altri, ma sono diventati maestri di se stessi“[…].William Walker Atkinson in “Thought Vibration La straordinaria forza di attrazione dei nostri pensieri” (Bis Edizioni 2008). Il corpo umano, come ogni altra forma vivente, non è solo struttura e forma di molecole, ma un condensato intelligente di energia psicobiofisica e mentale capace di connettersi al tutto e ricevere l’abbondanza dell’universo. L’elemento più importante di questo micro-macro universo è la consapevolezza dell’osservatore che dà vita all’oggetto osservato, con il quale è possibile “estrarre informazioni di energia”. Tutto quello che ci circonda è energia: il nostro corpo, i nostri pensieri, l’ambiente in cui viviamo, gli eventi della vita. L’essere è l’intelligenza creativa la cui manifestazione visibile è l’universo fisico. La percezione del mondo è un riflesso del nostro stato di consapevolezza. Riunendo corpo e mente attraverso la consapevolezza ci diamo la possibilità di rallentare il ritmo a volte frenetico della nostra vita, di riposare e di poter dunque entrare in contatto profondo con le meraviglie della vita che sono sempre disponibili in noi e intorno a noi nel momento presente. Viviamo in un mondo di cose, in una natura apparentemente materiale che conosciamo e solidifichiamo attraverso i vari strumenti del pensiero. Attraverso la coscienza facciamo esperienza di una realtà pensata che non è riconducibile alla materia stessa. La vita interiore e la realtà interiorizzata è chiusa nella soggettività della nostra stessa convinzione. Il pensiero è una realtà tanto creativa quanto sfuggente. L’energia dei pensieri dell’uomo è materiale e potenziale e non si sviluppa solo all’interno del cervello, ma si diffonde e interagisce con i vari campi energetici dell’universo circostante, i quali, passando attraverso il sistema bio-fisico del corpo, vengono a loro volta modulati dai pensieri stessi assumendo i parametri richiesti. Tutta questa energia modulata dal pensiero comporta cambiamenti e modifiche ai percorsi della nostra vita. Infatti, attraverso l’azione e il pensiero, si creano possibilità di scelta nella vita. Se i nostri pensieri sono negativi la scelta avrà la stessa frequenza del pensiero e l’azione concreta sarà della stessa portata; se si presentano positivi la nostra influenza sulla realtà porterà ad un risultato ottimale; se invece saranno disomogenei la realtà e la vita stessa ci sembrerà frammentaria, inconcludente e dispersiva. Ognuno di noi, quando pensa (consapevolmente o meno), emette delle onde-vibrazioni che si estendono e si propagano nell’intero universo cosciente e permangono in eterno. Quando le vibrazioni diventano di una certa intensità, potenza e persistenza diventano forme pensiero, che iniziano a lavorare e interagire con il nostro campo energetico. Emanuel Swedenborg, scienziato, filosofo e mistico svedese, ha precisato che : “I pensieri sono tanto più finiti quanto più dipendono da spazio, tempo e cose materiali, mentre sono più infiniti ed estesi quanto più se ne liberano, perché allora il mentale si eleva al di sopra delle cose mondane e corporali”118. Un determinato pensiero, anche di centinaia di anni, seguendo il paradigma “niente si crea nulla si distrugge”, vive e si sviluppa nella sua dimensione potenziale con la stessa carica energetica di un pensiero attuale. Sia il tempo che lo spazio si relativizzano. Il fisico teorico statunitense, specializzato nella Teoria delle Supestringhe, John Hagelin ha più volte ribadito che: “[…]L’Universo nasce dal pensiero e tutta la materia da cui siamo circondati è semplicemente pensiero precipitato. In definitiva siamo la fonte dell’Universo e, quando ci rendiamo conto di questo potere per esperienza diretta, possiamo cominciare a esercitare la nostra autorità e a conseguire sempre più risultati[…]”.Il pensiero potenziale come attivatore e l’emozione come intenzione creativa creano la realtà che sperimentiamo ogni giorno. Il pensiero è una vibrazione armonica creativa eterna e potenziale. La realtà della nostra vita personale è quella che i nostri pensieri hanno formato e poi rafforzato con la ripetizione ( una memoria cumulativa nell’onda probabilistica dei quanti). Il pensiero amplia o restringe i nostri orizzonti, determina l’armonia con la quale ci rapportiamo al mondo, influisce sulla nostra efficacia nell’agire. Si tratta cioè della capacità di cogliere il reale per "astrazione"; è presente in ogni fenomeno cosciente. Esiste solo l’eterno presente nel quale il pensiero dà un reale contatto fra noi e l’oggetto o l’evento. Un lago si può considerare un insieme di piccole gocce, la cui esistenza avviene non solo quando viene prelevata dalla massa, ma anche quando è legata al Tutt’uno. “[…] Un pensiero è un essere vivente. Nella sua regione, con i materiali sottili di cui è formato, il pensiero è un essere vivente che agisce. Per gli esseri umani l’ignoranza di questa verità è causa di molte difficoltà e prove. Non vedono, non sentono che il loro pensiero lavora, che costruisce o distrugge, e si 118 Emanuel Swedenborg, “Cielo e Infinito”, Edizioni Mediterranee, 1988. permettono di pensare qualsiasi cosa e in seguito sono stupiti di quello che accade loro. Il pensiero è una realtà vivente, è per questo che dovete sorvegliarlo per proiettare soltanto i pensieri migliori: pensieri pieni d’amore, di bontà, di luce, d’armonia. Il vero sapere comincia da questo: dalla consapevolezza che il pensiero è una realtà. Sì, tutti i pensieri che facciamo, anche i più deboli e insignificanti, sono una realtà[…]”. Omraam Mikhaël Aïvanhov. Come abbiamo più volte sottolineato l’unico momento reale e creativo è il presente, in quanto la mente, passando da un attimo all’altro , come una successione di punti diversi, con il ricordo crea l’illusione del movimento, del tempo. Abbiamo un pensiero percettivo che ci mette in contatto con gli avvenimenti che accadono in noi e nel mondo esterno; un pensiero immaginativo che ci rappresenta i dati percepiti o evocati dal passato; un pensiero associativo che stabilisce un certo ordine tra i vari fenomeni psichici; un pensiero affettivo che elabora le manifestazioni della nostra affettività; un pensiero volitivo che presiede ad ogni azione volontaria. La difficoltà del processo conoscitivo è legata alla necessità costruttiva della mente, se si comprende questo processo di emulazione si comprende la portata della conoscenza e di quanto questa si imponga nelle nostre esperienze. La realtà che noi percepiamo è relativizzata, in quanto assume l’aspetto della nostra stessa percezione. Ogni istante presenta la sua intrinseca struttura ed è diversa dall’istante precedente. “ Il mondo fisico che cade sotto i vostri occhi e che appare come un eterno “divenire” in realtà è un eterno “essere”. Le leggi che la scienza umana scopre sono in effetti l’aspetto illusorio e mutevole di altre leggi immutabili che costituiscono il fondamento del cosmo. Il mondo che l’uomo percepisce è un caleidoscopio di forme in apparente perenne mutazione, che in realtà non mutano affatto, poiché ciascuna mutazione esiste nell’eternità”119. 119 Cerchio 77 “La Fonte Preziosa – Rivelazioni sull’Assoluto”, a cura di Luciana Campani Setti, Edizioni Mediterranee Alla base del potere di creazione della mente-coscienza risiede il concetto che il pensiero guida e canalizza l’energia, con la quale viene a strutturarsi la materia. Tutto viene accomunato dallo stesso modello di vibrazione e luce. Questo interscambio pensiero, materia, energia può essere paragonato ai tre stati fisici solido, liquido e gassoso. Ghiaccio, acqua corrente e vapore fanno parte della stessa sostanza: l’acqua. La fisica moderna propone invece una visione del mondo altamente armoniosa, in cui la coscienza dell’essere umano diventa il principio cardine attorno al quale ruota tutta la realtà da esso percepita; per questo motivo lo studio della psiche assume un’importanza fondamentale non solo per la comprensione dell’essere umano, ma anche per la comprensione dell’intero universo. Le nuove scoperte tendono quindi ad unire fisica e psicologia, permettendo di riconsiderare in modo più approfondito la natura dell’essere umano attraverso la sua unicità mente-corpo120. L'esperienza è la causa ed il mondo è la sua conseguenza, ma il processo di costruzione della realtà, messo in luce dalle neuroscienze, impone all'esperienza di essere anticipata per essere percepita, anticipata da un processo percettivo che opera attraverso continue proiezioni ed identificazioni seguenti al processo del distinguere e percepire, in un processo continuo in cui la conoscenza passata è l'esperienza attraverso cui si è svelato a noi il mondo, il processo di svelamento seguito all'atto di distinzione è un processo esperienziale che crea il mondo che lo definisce, tutto rientra in un continuo processo ricorsivo che si ripresenta continuamente, in un divenire senza mai lasciarci nello stesso mondo121. 120 La maggior parte di noi ignora di essere una coscienza infinita di luce nel Tutto e che stiamo sperimentando questa parte del viaggio come evoluzione. Sperimentiamo un “esterno visibile” che non esiste ( pur esistendo per i sensi e pur contribuendo alla nostra crescita) e un “interno invisibile” (pur essendo reale e potenziale viene letteralmente dimenticato). 121 La conoscenza assoluta delle cose e degli eventi riusciamo ad averla o sfiorala in quei millesimi di secondo in cui il nostro pensiero imbocca la strada deduttiva e binaria del cervello, nel quale vengono elaborate milioni di informazioni relative in parte minima alla nostra realtà e una buona parte ad una realtà-altra. “ Dal momento che ogni pensiero o emozione produce un effetto permanente rinforzando o indebolendo una tendenza, e dal momento, inoltre, che ogni pensiero vibrazione e forma-pensiero reagirà inevitabilmente col pensatore, deve essere esercitata la massima attenzione verso i pensieri e le emozioni di cui un uomo si circonda. L’uomo ordinario raramente pensa di controllare un’emozione; quando la sente nascere, la vive e gli sembra perfettamente naturale. Chi studia scientificamente l’azione di queste forze comprende che è nel suo interesse come anche suo dovere controllare ogni creazione e considerare, prima di permettere alla stessa di aleggiargli intorno, se è favorevole o pregiudiziale alla sua evoluzione. Invece di permettere alle proprie emozioni di correre insieme a lui, deve sempre averle sotto controllo; e dal momento che lo stadio di evoluzione a cui siamo arrivati è lo sviluppo del corpo mentale, deve considerare seriamente questo argomento e vedere cosa può fare per favorire questo sviluppo. Invece di permettere alla mente di indulgere nei suoi vagabondaggi dovrebbe stabilire un controllo su di essa, riconoscendo che la mente non è l’uomo, ma uno strumento che l’uomo deve imparare a usare. Ogni uomo possiede un certo ammontare di energia ed è responsabile nell’usarla al meglio. Non dobbiamo dimenticare che la legge di causa ed effetto agisce nella materia più sottile così come in quella densa, e che, conseguentemente, l’energia che vi immettiamo raggiunge il suo obiettivo e produce degli effetti”122. Ogni volta che pensiamo emettiamo energia e, tale energia, si imprime nell’etere che ci circonda lasciando una registrazione di tutto ciò che accade nel mondo fisico. Gli elettroni sono pacchetti di energia che seguono gli input del corpo mentale. Anche i pensieri delle persone che ci circondano influenzano la nostra mente; tale influenza dipende dal potere vibratorio dei nostri veicoli: le vibrazioni di una data frequenza attirano quelle vibrazioni che sono loro affini. Pensieri cupi e negativi che causano una riduzione del potere vibratorio dei nostri veicoli corporei, attirano vibrazioni simili determinando un aumento della propria negatività. il finito non può spiegare l’infinito. Questo ci porta all’esperimento condotto da Cleve Backster, il quale, collegando le 122 Annie Besant, C. W. Leadbeater “L'Energia delle Forme Pensiero e il loro effetto sulla nostra vita”, Bis Edizione 2011 foglie della dracena tra i sensori di un lie detector, si rese conto che innaffiando la pianta anche più volte il tracciato non dava alcun segnale (se non una lieve reazione tra le cellule della pianta stessa), ma al solo pensiero di prendere un fiammifero dalla sua scrivania si registrò un frenetico zig-zag. Sebbene non avesse bruciato le foglie e l’avesse solo pensato, la pianta aveva registrato come se l’avesse effettivamente fatto. La pianta aveva percepito il pensiero come una minaccia effettiva. La scienza può darci delle armi in più per continuare a comprendere ma, se vogliamo andare oltre, dobbiamo affidarci al nostro intuito ed al nostro cuore. Ne “Il codice Cosmico” il fisico Pagels dice: “La vecchia idea che il mondo esista effettivamente in uno stato definito non è più sostenibile. La teoria quantistica svela un messaggio interamente nuovo: la realtà è in parte creata dall’osservatore. In un altro punto del libro continua: … La situazione si presenta paradossale al nostro intuito, perché stiamo cercando di applicare un’idea dell’oggettività che sta solo nelle nostre teste, una fantasia. L’Universo si sta svelando come un unico infinito pensiero”. Come il verme non può comprendere la mela in cui soggiorna, così noi non possiamo comprendere l’infinito che si cela oltre la nostra razionale concettualizzazione degli eventi. Quello che possiamo fare è prendere parte a questa danza eterna della creatività e diventare tutt’uno con la crescita e l’applicazione. Questo lo si può sperimentare nella vita di tutti i giorni, durante i quali possiamo assistere alla “materializzazione” del miracolo universale. Nell’Universo nulla si crea e nulla si distrugge. Dal caos abbiamo la manifestazione e nel caos essa ritorna al termine del suo ciclo. Dice Sri Aurobindo: “Non possiamo guarire niente al di fuori se prima non lo guariamo dentro di noi, perché è la stessa cosa; non possiamo dominare niente all’esterno se prima non lo dominiamo all’interno, perché è la stessa cosa; non è possibile trasformare la materia esteriore se prima non trasformiamo la materia interiore, perché è ancora la stessa cosa”. Per riuscire a intuire la vera realtà delle cose bisogna mollare le zavorre create dal nostro cervello, dal nostro ego e dalla nostro concetto di dualismo-separazione. Il pensiero si eleva al di sopra del mondo delle percezioni per formare schemi generali che sono i concetti; esso afferra relazioni e trasforma il materiale fornito dai ricettori sensoriali in un sistema di giudizi, attraverso un processo di analisi e sintesi (ragionamenti). 4.2) Il pensiero: trasmissione di Energia ed Informazione consapevole. “[…] L’ Universo nasce dal pensiero e tutta la materia da cui siamo circondati è semplicemente pensiero precipitato. In definitiva siamo la fonte dell’Universo e, quando ci rendiamo conto di questo potere per esperienza diretta, possiamo cominciare a esercitare la nostra autorità e a conseguire sempre più risultati”[…]. John Hagelin, fisico teorico statunitense specializzato nella teoria delle superstringhe. Naturalmente il pensiero non può essere confuso con la attività bioelettrica , ne con le trasformazioni biochimiche alle sinapsi, poiché il pensiero e il prodotto delle interazioni cerebrali tra energia (E) e Materia (M) che sono il supporto della elaborazione di informazione. Dato che il cervello per pensare elabora informazione (prendere forma = In-forma-azione)123 , per capire come si forma il pensiero diviene 123 Le informazioni, per loro caratteristica intrinseca, prima di essere da noi assimilate devono essere prodotte, emesse e debbono aver tutte le caratteristiche per raggiungerci. Pertanto, maggiore è la copertura e più è frequente la ripetizione, maggiore sarà la probabilità che i destinatari di queste informazioni vengano raggiunti, le ritengano ‘vere’ e probabili. A differenza della macchina (di un calcolatore) per noi la verifica di un'informazione può essere un compito difficile, poichè l'uomo è portato (o costretto) a re-agire all'informazione attraverso automatici processi di identificazione con la risposta e di associazione fra le informazioni e le risposte preesistenti nella nostra esperienza, nel nostro personale archivio di dati, la nostra Mente. prioritario fornire una valida re-interpretazione del concetto di informazione proprio in quanto esso correla soggetto ed oggetto in un sistema coerente. Purtroppo anche il concetto di “informazione” non ha ancora una definizione appropriata perché il paradigma meccanico di riferimento, essendo sostanzialmente basato sul rapporto tra Energia e Moto, ha un effetto condizionate sullo sviluppo della mente creativa in quanto ha permesso solo di considerare l’informazione come: “qualcosa , non ben definito , che viene trasmesso o comunicato“ , senza approfondire il valore intrinseco della Informazione, ossia quello che permette fisicamente di organizzare l’interazione con la Energia e la Materia124 perseguendo criteri di “In-Form-Azione”. Nelle “scienze delle vita” aver ammesso che solo il DNA contiene Informazione Genetica non comporta l' avere conoscenza di cosa sia la vita . Infatti sappiamo per certo che la conoscenza dell' intero genoma “non” e' sufficiente a capire la vita di un organismo. Tale complessità di elaborazione della informazione, che specificamente avviene anche nel nostro cervello, fino ad oggi non e' stata interpretabile sulla base delle conoscenze meccaniche che sono state fondate sul vecchio dogma della biologia,limitato dall' idea che la vita dipendesse solo dal trasferimento della informazione genetica. Ogni nostro pensiero emette una vibrazione che si incontra con quelle emesse da pensieri non nostri. 124 Non disimile all'antica filosofia cinese taoista fonda i suoi principi sull'esistenza di un'energia chiamata Chi, la quale è formata da due componenti: Yang (energia, +) e Yin (materia, -), l'una non può esistere senza l'altra. Tutto l'esistente è dato dalle interazioni di Yin e Yang. In fisica vige la definizione di energia data da Einstein con la celebre formula della relatività: E=mc2 (Energia=massa per velocità della luce al quadrato). La formula indica chiaramente come materia ed energia siano strettamente connesse, se non persino due aspetti della stessa realtà. Tutto ciò che esiste è formato da materia (massa) ed energia. Anche l'uomo. Ogni cosa differisce da un'altra perché il suo insieme particolare è diverso; ogni cosa è diversa perché particolari e differenti sono le masse e le energie che la compongono. Tutte insieme confluisce nel grande Oceano dei Pensieri: l'incontro di tali vibrazioni, che William Walker Atkinson definisce “il telegrafo senza fili della Mente”, è in grado di creare una forza tale da cambiare la realtà: i pensieri positivi richiameranno altri pensieri positivi, che insieme daranno vita ad una realtà più positiva, permettendoci di realizzare le nostre aspirazioni, mentre i nostri pensieri pessimisti richiameranno vibrazioni di pensieri negativi impedendoci di realizzare i nostri sogni. I pensieri sono una forza, una manifestazione dell'energia, che hanno il potere di attrazione tale da eguagliare quella di un magnete. Noi attraiamo verso di noi i pensieri altrui dello stesso ordine. Ogni volta che ci muoviamo, automaticamente e inconsciamente il sistema nervoso “impara” quali sensazioni corrispondono a quelle particolari attivazioni muscolari che hanno determinato quel dato movimento. La volontà di attuare un movimento consiste proprio nell’estendere preliminarmente l’immaginazione a quelle sensazioni che possiamo ricevere da quel movimento. Se prima di muovere un braccio per afferrare qualcosa ci soffermiamo un attimo ad “ascoltare” la nostra attività mentale, che tipo di comandi stiamo per inviare al braccio, ci accorgiamo che in effetti quel che facciamo immediatamente prima di muoverci è immaginare (“vedere” e “sentire”) il nostro braccio durante e al termine del movimento, una sorta di “anticipazione” delle conseguenze sensoriali del movimento. Lo stesso discorso può essere associato al potenziale del pensiero creativo, il quale, estendendosi oltre lo spazio e il tempo, permette di innescare una serie di meccanismi di sinergia e di cooperazione. Il pensiero ha una forza di propagazione molto sensibile. Potremmo paragonarlo alla potenza di un’auto di grossa cilindrata. Per avere la massima efficienza e prestazione bisogna aver cura della strada sulla quale lasciarla scorrere e agire. Questa strada può essere chiamata “consapevolezza”. La nostra esperienza mentale del mondo e della realtà in cui sperimentiamo noi stessi è incompleta e necessita di essere integrata da un’esperienza consapevole in cui diventiamo pienamente coscienti del fatto che la nostra mente agisce come un “prisma” che devia le informazioni che percepiamo. La consapevolezza è la “direttrice naturale della mente”, che la guida verso invenzioni che sono favorevoli alla natura e all’uomo. Senza la consapevolezza siamo l’auto di grossa cilindrata senza strada. Le ricerche di Penrose e Hameroff125 considerano la consapevolezza come risultato della forza di gravità quantistica che agisce sulla massa dei neuroni cerebrali; in altre parole, la consapevolezza non è solo il risultato dei processi biochimici del cervello ma è profondamente correlata allo spazio cosmico. La consapevolezza è la vibrazione fondamentale dei quanti di spazio, i mattoni elementari che costituiscono lo spazio universale, uno spazio vuoto in cui esiste ogni cosa. Secondo gli autori l’insieme dei collassi della funzione d’onda darebbe origine al flusso della coscienza e ad una “orchestrazione”, cioè a processi di computazione quantica che si auto-organizzano. La consapevolezza viene realizzata nell’uomo come la capacità di essere consapevoli dei processi di pensiero e delle emozioni presenti ad ogni dato momento. La consapevolezza, trasmettendo informazioni creative, può essere associata all’esperimento di “Einstein-PodolskiRosen” (EPR), in cui due particelle atomiche o subatomiche, prima unite e poi separate e portate a grandi distanze l’una dall’altra, possono “comunicare” tra di loro istantaneamente. La connessione istantanea tra due particelle quantistiche anche quando sono a grande distanza è un effetto dello spazio fisico atemporale (in cui il tempo esiste solo come ordine numerico del movimento irreversibile della materia). Affinché un’informazione venga trasmessa da una particella quantistica A ad una particella quantistica B non è necessario alcun tempo: questa informazione non ha velocità. La consapevolezza in quanto “frequenza fondamentale di vibrazione” dei quanti di spazio può essere considerata la vera entità elementare che trasmette l’informazione tra due particelle quantistiche, che spiega la non-località dei fenomeni quantistici. Mediante questa 125 Hameroff S., “Orchestrated reduction of quantum coherence in brain microtubules”, Neuroquantology, March 2007, Vol. 5 interpretazione della consapevolezza, l’esperimento EPR può essere appunto spiegato come un “canale d’informazione diretto" (di frequenze di quanti di spazio) che trasmette l’informazione istantaneamente. L'evoluzione della vita, della civilizzazione umana e della consapevolezza dell'uomo sono parti integranti dell'evoluzione dell'universo. L'uomo ha, per questo fine, uno strumento prezioso di cui ignora la potenza. Se tutti sapessero utilizzarlo per il bene, la felicità non sarebbe una chimera irraggiungibile, ma una realtà, la realtà della società futura che avrà realizzato l'Amore. Il pensiero ha la capacità di agire direttamente sugli uomini, sugli avvenimenti, sulle cose, senza strumenti intermediari. La visione spirituale della vita dà all'uomo la forza di realizzare l'Amore, la massima espressione dell'esistenza umana. La straordinaria potenza del pensiero ci permette d'impiegarlo in tutte le occorrenze della vita, senza eccezione. “Che i pensieri non siano rappresentazioni (non siano qualcosa di interno agli individui), tuttavia, non significa che essi abbiano una natura simile a quella degli oggetti del mondo esterno”126. A questo proposito le parole di Frege Gottlob127, matematico e filosofo tedesco, sembrano davvero illuminanti: “ Noi siamo portatori dei pensieri . Abbiamo un pensiero ma non al modo in cui abbiamo un’impressione sensibile, ma neppure vediamo un pensiero nel modo in cui vediamo una stella. E’ perciò consigliabile qui un’espressione particolare e per questo ci si offre la parola “afferrare”. All’afferrare pensieri deve corrispondere una particolare disposizione spirituale, la facoltà di pensare. Col pensare non produciamo pensieri, ma li afferriamo”. Il pensiero è una forza, la forza più potente e delicata benché noi non ne possiamo definire la natura. Ma più che la natura del pensiero, che ignoriamo, noi vogliamo esaminare l'uso che dobbiamo farne degli 126 Jerry A. Fodor, “Mente e Linguaggio”, Laterza Edizioni Bari 2003. 127 Frege, G. “Il pensiero. Una ricerca Logica”, a cura di M. Di Francesco, Guerini Milano 1988. effetti benefici che si possono produrre. Ma tutto quanto esiste è un pensiero materializzato, un’idea condensata. “ Tutto è stato formato dal pensiero, ogni manifestazione della vita è una creazione mentale dell'Assoluto. La fonte di tutto è il pensiero che ha il compito di governare tutto l'essere per mezzo dell'azione: esso studia l'ipotesi per mettere in pratica la conoscenza, analizza la teoria per praticare l'azione. L'uomo è Spirito che, per la sua manifestazione nel mondo della materia, si riveste di corpi materiali per operare. Il pensiero cosciente non appartiene al piano fisico, ma a quelli più elevati. Infatti, il pensiero è al di sopra delle leggi che reggono il mondo della materia. Conoscendo se stessi si scopre che il pensiero è la più sottile vibrazione dello Spirito che non ha confini, come la Divinità di cui è Scintilla nell'uomo. Gli uomini pensano, più sovente, automaticamente che non di proposito deliberato. Essi lasciano disperdere e languire un'energia preziosa che se fosse sanamente utilizzata e potenziata potrebbe rendere loro dei servizi inestimabili. Le emanazioni di pensieri di tanti uomini formano un immenso aggregato che col tempo costituisce una vera forza di pressione, si accresce e si potenzia fino a produrre effetti di incalcolabile potenza. L'immenso aggregato di amore e di sentimenti positivi opera come potenza benefica che muove la vita nel senso creativo e costruttivo e serve a controbilanciare tutte le forze contrarie. Se si comprendesse appieno l'immenso potere dell'Amore che salva se stesso e gli altri, l'uomo avrebbe trovata l'àncora più potente nella navigazione tra le tempeste della vita.” scrive Amadeus Voldben nel suo libro “I prodigi del Pensiero positivo”128. Frank Kinslow , medico chiropratico e ideatore della straordinaria tecnica Quantum Entrainment (guarigione basata sulla consapevolezza), ha scritto: “I pensieri non sono solidi come le sedie, ma esistono e prendono forma. E poiché sono cose create, devono venire da qualche luogo. Quel luogo, in realtà, è nessun luogo. I pensieri vengono dall’ordine implicato di Bohm, il vuoto, il nulla. Il pensiero è il precursore dell’azione. Se i pensieri sono energia e non li esauriamo mai, pare ragionevole affermare che la fonte dl pensiero sia una inesauribile riserva di energia”129. 128 Amadeus Voldben , “I prodigi del Pensiero positivo”, Edizioni Mediterranee – Roma 1993. 129 Kinslow Frank, “Il segreto della vita quantica”, Macro Edizioni 2012. Il pensiero è probabilmente uno dei fattori più significativi della nostra evoluzione e finora meno compresi. Per quanto gli uomini lo prendono in considerazione, il processo del pensiero è considerato, in genere, come avente una portata unicamente momentanea e frammentaria su di loro. In generale non conosciamo affatto le ramificazioni e le complesse conseguenze possedute anche dal più insignificante dei pensieri che ha preso forma e consistenza nella nostra mente. È stato dimostrato che i pensieri altro non sono che un frutto di comunicazioni a varie frequenze di onde fotoniche (biofotoni)130 che possono essere proiettati anche a distanze incredibili. Il pensiero si materializza nelle azioni. Ogni opera dell'uomo è pensiero fatto materia. I pensieri sono simili ai campi frequenziali ed elettromagnetici e sono frutto di un complesso meccanismo energetico legato alla particolare funzione "ricetrasmittente" del DNA di certe cellule, che potremmo definire nervose131. La nostra dimensione spirituale ci consente di operare nell’ infinito, dove non esiste tempo né distanza. Poiché lo scopo della vita sulla Terra è quello di operare per il bene di tutti con l'Amore, che è il coronamento della nostra esperienza su questo pianeta, per proseguire poi il viaggio per i mondi infiniti, abbiamo a questo fine uno strumento meraviglioso: il pensiero. 130 Tutti gli organismi viventi irradiano un debole ma permanente flusso di luce, la cui intensità spazia dalla luce visibile all'ultravioletto. L'emissione di questi biofotoni è correlata a tutte le funzioni fisiologiche. In fisica , un fotone è un quanto del campo elettromagnetico. È considerato una delle particelle elementari del modello standard. I fotoni vengono spesso liberamente associati con la luce, alla quale sono correlati solo per uno stretto spettro di frequenze. 131 Questa funzione potrebbe influenzare a cascata altre cellule sia in maniera positiva, producendo un biometabolismo armonico ed equilibrato, sia in maniera negativa. Le onde del nostro pensiero si propagano attraverso questo vasto etere mentale, estendendosi, comunque, in ogni direzione, come ho spiegato, diminuendo in qualche modo la loro intensità, in base alla distanza attraversata, a causa della frizione causata dalle onde che entrano in contatto con il grande corpo della Mente che ci circonda da ogni lato. Tali onde del pensiero posseggono altre qualità che le differenziano da quelle sull'acqua. Hanno la capacità di riprodursi. In questo senso somigliano più alle onde sonore che a quelle sull'acqua. Ogni cellula emette segnali specifici, caratteristici di quella individuale e del tessuto di cui fa parte, proprio come un uomo possiede una voce particolare, con un accento e una lingua particolare. Le cellule comunicano fra di loro al pari degli esseri umani; il nostro corpo é costituito da miliardi di esseri viventi cellulari che comunicano fra di loro, per organizzare la casa comune dell'organismo umano; questi microscopici esseri viventi possiedono un linguaggio che consente loro di organizzarsi e di costituire gli organi e gli apparati, che rendono possibile la vita fisica e mentale. L'attività del nostro cervello e dei nostri pensieri genera onde pensiero che tendono a propagarsi nello spazio circostante. Queste onde possono essere vagamente associate a quelle prodotte da una pietra lanciata in uno stagno, dove l’unica differenza è che il pensiero non si crea in un piano unidimensionale (come la superficie del fiume) ma in molte dimensioni. Le vibrazioni del pensiero, riproducendosi come onde, tendono ad unirsi a vibrazioni simili. Sebbene inconsciamente noi siamo dei continui creatori di queste onde vibratorie, le quali si condenseranno in eventi o fenomeni quanto più intenso sarà il nostro desiderio connesso. Ogni individuo si muove nello spazio, racchiuso in una specie di gabbia, costituita dalle forme-pensiero frutto delle sue abituali attività mentali; questa "gabbia" costituita da idee cristallizzate, pregiudizi e preconcetti, gli impedisce di vedere le cose nella loro giusta luce e lo porta ad interpretare ciò che vede e sente in modo del tutto personale. Pertanto un individuo non vedrà mai nulla con precisione, finché non avrà raggiunto il completo dominio dei propri sentimenti e dei propri pensieri. La conclusione che si può trarre, come abbiamo già osservato in precedenza, è che la realtà è tale solo se è presente l’uomo con le sue "osservazioni" ; con i suoi esperimenti. A differenza delle precedenti rivoluzioni scientifiche, le quali avevano confinato l’umanità ai margini dell’universo, la Teoria Quantistica riporta l’uomo "l’osservatore" al centro della scena. Dal momento che il pensiero è il nostro potere principale, dobbiamo imparare ad averne il controllo assoluto, così facendo le immagini che si formeranno nella nostra mente non saranno illusioni provocata dalle condizioni esterne, ma la proiezione veritiera di ciò che si è generato nello spirito interiore. Tutto quello che siamo o abbiamo è stato creato, consapevolmente o meno, intenzionalmente o meno dai nostri pensieri. Noi siamo in buona parte ciò che pensiamo. Il biologo genetista inglese J.B.S Haldane132 ha scritto a questo proposito “Se la cooperazione di qualche migliaia di milioni di cellule nel cervello può produrre la nostra capacità di coscienza, diviene maggiormente accettabile l’idea che una qualche cooperazione dell’intera Umanità, o di una frazione di questa, determina ciò che Comte chiamava un Grande Essere super umano”. La maggior parte delle ricerche condotte hanno dimostrato chiaramente che i pensieri di una persona possono influire sulle funzioni psicologiche di un'altra persona che si trova a distanza dalla prima. Questa guarigione, svolta in laboratorio o in ambiente clinico è considerata come "Nonlocale", perché l'efficacia della guarigione o dell'influenza mentale non dipende dalla distanza spazio-temporale. La fisica moderna sembra indicare che stiamo vivendo in una rete spazio-temporale, dove sia il futuro che il passato stanno spingendo sul presente. Gli scienziati non hanno ancora chiaro come i processi mentali sviluppati con l'intenzionalità personale possano provocare effetti a livello fisico come le contrazioni muscolari. Infatti, rimane un mistero, come la mente invisibile riesca ad influire sul corpo fisico. Ma sappiamo ora che la mente è molto più potente di quello che credevamo precedentemente. Esiste adesso un significante sostegno da parte della ricerca che dimostra come le intenzioni focalizzate di una persona possono direttamente influire sui processi psicologici di qualcuno che si trova a distanza. "Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te" prende un nuovo senso quando si realizza che siamo tutti veramente collegati, come hanno dimostrato gli studi e gli esperimenti nel campo dell'"Influenza mentale a distanza sui sistemi 132 J.B.S Haldane “The Inequality of Man”, Pelican Edition – Science Ethics 1990. viventi" fatti dallo psicologo William Braud all'Istituto Traspersonale di Psicologia di Palo Alto California, e dall'antropologo Marilyn Schlitz, Direttore della ricerca per l'Istituto di Scienze Noetiche. La scienza del ventesimo secolo ha documentato che i nostri pensieri influiscono sulle altre persone che tutti noi siamo collegati tramite la nostra consapevolezza. La guarigione a distanza è l'atto di preghiera o concentrazione sul benessere di qualcun altro con molte convinzioni spirituali diverse o modi di pensare. Ogni volta la gente prega, o intendono concentrarsi sul benessere di altri, si dice che siano in grado di muoversi spiritualmente alla posizione degli altri, non importa quanto lontano si trovano. L’esperimento scientifico più clamoroso sull’effettivo potere terapeutico della preghiera oltre ogni ipotesi di condizionamento mentale è stato condotto qualche anno fa al General Hospital di San Francisco, dove il cardiologo Randolph Byrd ha tenuto sotto speciale osservazione 400 ricoverati nel reparto di assistenza coronarica. Dopo aver somministrato loro le cure necessarie, il medico ha chiesto ad alcuni gruppi religiosi di pregare solo per la metà dei degenti. Né i dottori, né i pazienti, né gli infermieri conoscevano i nominativi dei duecento malati per i quali era stata invocata l’intercessione divina. I risultati sono stati sorprendenti. Le condizioni di salute dei pazienti inseriti nella “lista delle grazie” erano nettamente migliorate, rispetto al resto dei ricoverati. Tra i destinatari delle orazioni, inoltre, si sono avuti meno decessi e un forte calo della richiesta di diuretici e antibiotici. In ogni istante della nostra esistenza siamo, dunque, portatori, tramite le nostre energie psichiche, di armonia o disarmonia, non solo dentro di noi, ma anche rispetto agli altri, rispetto all’Universo. Per immaginare come possa manifestarsi l’interazione tra noi e l’ambiente esterno, dobbiamo ricordarci che la natura è fatta di onde e informazioni; Energia Intelligente e Vibrazioni aventi diverse lunghezze d’onda a seconda dei diversi contenuti o informazioni veicolate. Le onde del nostro pensiero si propagano attraverso questa Coscienza Universale. Proprio come la nota di un violino farà vibrare un bicchiere di vetro sottile, allo stesso modo un pensiero energico tenderà a risvegliare vibrazioni simili nelle menti inclini a riceverle, ricevendo quindi soltanto quei pensieri che sono in armonia con la nostra attitudine mentale generale. Ogni pensiero, ogni sentimento e ogni azione è come un sasso che lasciamo cadere in un lago Questo spiega il motivo per cui il pensiero crea la nostra vita e la nostra quotidianità. Trascuriamo il fatto di essere noi stessi depositari e partecipatori di tutta la memoria cosmica. Aïvanhov scrive in “Centri e Corpi sottili” a tale proposito: “Non sarà certo con la scienza, né tramite conoscenze libresche e nemmeno con i discorsi, per quanto intelligenti possano essere, che ci potrete riuscire per toccare il cuore dell’universo si deve vibrare alla sua stessa lunghezza d’onda, emanare cioè lo stesso amore disinteressato ... da quel cuore giungeranno energie, forze e correnti che vi vivificheranno e illumineranno. Se il nostro cuore proietta un’immensa energia di amore disinteressato, grazie alle leggi di affinità e di causa - effetto, l’altro Cuore ci darà la sua risposta”. Colui che pensa al successo entrerà con tutta probabilità in sintonia con menti altrui dai pensieri analoghi; ed essi si aiuteranno a vicenda. Colui che consente alla propria mente di indugiare su pensieri di sconfitta, perdita, rammarico, angoscia si avvicinerà alle menti di altre persone dai sentimenti analoghi e ciascuno contribuirà a scoraggiare, opprimere, angosciare ulteriormente l'altro. Riceviamo soltanto quei pensieri che sono in armonia con la nostra attitudine mentale generale, mentre i pensieri in disarmonia con essa ci influenzano molto poco, in quanto non risvegliano in noi alcuna risposta. Ogni creazione dell’universo è un passaggio dall’Uno alla Molteplicità, dal NonManifesto al Manifesto ed allo stesso tempo il ritorno della Molteplicità all’Uno. “ Il pensiero richiede tanto più tempo quanto più è cerebrale, razionale, analitico perché legato alle cose. Nel divenire astratto, intuitivo, sintetico il ritmo dell’onda si accelera, così che il tempo viene riassorbito e si ha coscienza sincretica in sé medesima. Tale sottile energia non pensa per analisi ma per sintesi, fuori da spazio tempo e diviene intuizione: è questa che l’uomo raggiunge sia nelle sue scoperte, sia quando crea ed evolve”. (Francesco Facchini, 2005). Ogni cosa che facciamo è il risultato dell’immagine che formiamo nella mente prima di fare il tentativo. Noi siamo lo sceneggiatore, il regista e il produttore. Siamo noi che creiamo le circostanze. Quando pensiamo per parole è un po' come se mentre pensiamo conducessimo un discorso con noi stessi, traducendo in qualche modo i pensieri in parole, strutturandole in un discorso. L'esistenza di questo tipo di pensiero (utilizzato molto dai bambini, soprattutto quando devono compiere scelte o prendere decisioni) è verificabile e misurabile empiricamente, in quanto quando utilizziamo il pensiero verbale contemporaneamente tendiamo a parlare silenziosamente dentro di noi e alcuni muscoli specifici si contraggono, come se noi stessimo effettivamente pronunciando il nostro “discorso interiore”. Ovviamente questi movimenti muscolari, per quanto siano di minima entità, possono essere registrati e studiati. Questa modalità strutturata del discorso porta con sé una forma di pensiero tendenzialmente logico-sequenziale, data dalla forma stessa della verbalità che richiede una strutturazione nel tempo e il rispetto di regole logico-formali. Ma, anche intuitivamente, possiamo renderci facilmente conto di come ci siano alcune forme di pensiero che non procedono sequenzialmente, che prendono in considerazione contemporaneamente più elementi. Provate, ad esempio, a pensare alle ultime vacanze: si sarà formata nella vostra mente un'immagine chiara del luogo dove avete trascorso le vacanze, oppure di qualche momento particolarmente pregnante che avete vissuto. Questa immagine che percepiamo con “l'occhio della nostra mente” è una modalità di pensiero molto diversa da quello verbale logicosequenziale. Assomiglia maggiormente a una rappresentazione pittorica o fotografica, ed è quindi associabile alla percezione di un oggetto reale. A differenza però delle immagini “reali”, le immagini mentali possono essere facilmente manipolate, scomposte, ristrutturate. John Assaraf133, autore di libri di successo, ha precisato che per mezzo dell’immaginazione possiamo attingere ad un’altra frequenza del non fisico. I pensieri o le visioni della nostra testa sono solo particelle di energia che formano un’immagine sullo schermo della nostra mente, la quale assorbe undici milioni di informazioni, sebbene ne siamo consapevoli di un numero limitatissimo ( che va da 40 a 2000). Possiamo immaginare qualunque cosa, come altri hanno fatto, e creare l’equivalente fisico di ciò che vediamo. Tutte le creazioni e le scoperte dell’umanità sono iniziate nella testa di qualcuno. La forza che lega le parti, le fa nascere, evolvere e dissolvere è la stessa che stabilisce il principio della coesione universale. Una vibrazione incessante in cui tutto è legato. Il pensiero diventa dunque un potenziale d’azione concreto, con cui modificare fisicamente il nostro stato d’essere, con cui cambiare il modo di scegliere. I pensieri non sono vaghe idee che spaziano nell'etere senza nessuna influenza sul piano materiale ed emotivo. I vantaggi del pensare per immagini sono molteplici e collegati alla natura delle immagini. Come si ricordava sopra, infatti, le immagini sono facilmente manipolabili, e permettono quindi di modificare concretamente oggetti, situazioni e anche di cambiare il proprio punto di vista relativamente a uno stimolo, osservandolo anche da più prospettive contemporaneamente. Consentono altresì di confrontare in maniera rapida più stimoli, stabilire analogie anche tra ambiti concettualmente diversi tra di loro e immaginare cambiamenti e spostamenti nello spazio e nel tempo. Inoltre non essendo sottoposte ai vincoli logici che condizionano il pensiero verbale le immagini mentali risultano senza dubbio più immediate e condivisibili, e permettono di affrontare – quanto meno come punto di partenza – stimoli/argomenti nuovi o che presentano difficoltà in maniera più confidente e creativa. I pensieri hanno una grande e decisa influenza sull'uomo. Sono frequenze elettromagnetiche, biochimiche che inviano informazioni lungo la rete delle cellule cerebrali, come un collegamento di frequenze 133 John Assaraf, “Crea la tua vita” Bis Edizioni 2012. che si sviluppano una dopo l'altra. Si segna un percorso mentale nel ripetersi dello stesso pensiero lungo il quale nel tempo si radicano questi segnali diventando così sempre più forti e potenti sino a concretizzarsi. Ogni azione è il risultato di un precedente pensiero, ma non necessariamente un pensiero della persona che ha commesso quell'atto. Se pensiamo in modo giusto, agiremo sempre come persone corrette. Quando vogliamo ottenere qualcosa nella vita, le nostre azioni non devono essere in contraddizione con i nostri desideri. Dobbiamo agire come se stessimo ricevendo quello che abbiamo chiesto. L’universo (micro e macro) è un pensiero di abbondanza sempre pronto a far dono delle sue meraviglie. Purtroppo noi seguiamo una logica inversa; se abbiamo sete mangiamo un panino. Ecco la causa del nostro malessere e della nostra frustrazione. Ogni atto, pensiero, intenzione, aspirazione appartiene alla vita stessa; noi siamo i co-creatori di questo universo. Purtroppo siamo ancora vittime e prigionieri delle convinzioni e delle credenze scaturite da una visione materialistica e grossolana del mondo in cui viviamo. Non dobbiamo dimenticare che siamo Campi di Informazione e di Luce in costante interazione con il Tutto e con Tutti.Omraam Michaël Aïvanhov134, il filosofo e maestro spirituale bulgaro ha scritto: “ Non vi è granello di polvere, cellula o elettrone nell'universo che con le sue vibrazioni non sia collegato a tutto l'universo..Nonostante le apparenze la separazione non esiste, è un'illusione, nulla e nessuno è separato. Anche se non ne siamo consapevoli, tutto il nostro essere è continuamente collegato a tutto il cosmo. Quando facciamo del male agli altri, anche se al momento non lo avvertiamo, facciamo del male anche a noi. Viceversa, quando facciamo loro del bene, lo stesso bene lo facciamo anche a noi…nella coscienza dell’unità è il fondamento della vera morale”. 134 Omraam Michaël Aïvanhov, “Le Leggi della Morale cosmica”, Prosveta, 2000. La fisica moderna ha modificato la posizione dell'osservatore, non più esterno ai fenomeni ed assolutamente obiettivo ma esso stesso partecipe degli eventi che osserva. L'azione di osservare perturba il sistema quantistico sino al punto che non è più possibile trascurare l'interazione dell'osservatore con il fenomeno osservato. 4.3) Sincronicità del pensiero: atto costruttivocreativo. “ Tutto quello che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato, è fondato sui nostri pensieri, è costruito dai nostri pensieri”. Buddha Ogni individuo crea e mantiene in piedi la costruzione di questa realtà costantemente ed inconsapevolmente attraverso il suo contatto non localizzato simultaneo con tutti gli altri individui. La probabilità che un evento si sovrapponga ad un altro nello spaziotempo fornisce un indice di conferma delle leggi fisiche che governano gli eventi stessi. Quanto più la sovrapposizione appare improbabile tanto più aumenta la forza che conferma una possibile legge fisica che governa il fenomeno stesso. L'essenza dell'universo viene anche rilevata in campo scientifico, in cui strutture, simmetrie e leggi matematiche fungono da elementi di interconnessione fra numerosi fatti specifici. Ogni qualvolta interagiamo con la delicata struttura sincronica del cosmo ( pensiamo, parliamo, agiamo, omettiamo, scegliamo ) lo costringiamo a cambiare, momentaneamente, rapporti sincronici che inevitabilmente ci coinvolgeranno in questo cambiamento, fino a che non raggiungerà il suo equilibrio. Possiamo scoprire la nostra potenza creativa solo abbandonando il concetto di separazione , privilegiando l’introspezione e la fluidità. “ Proprio come un giardiniere coltiva il suo pezzo di terra, togliendo le erbacce per far crescere i fiori e la frutta che predilige, così un uomo dovrà badare al giardino della sua mente, estirpando i pensieri erronei, inutili impuri per coltivare fino alla perfezione i fiori e i frutti dei pensieri positivi, utili e puri” scrive James Allen nel suo libro “Padroni del destino”135. Il momento presente contiene tutte le dimensioni del tempo e quindi è di per se senza tempo; e questo Presente senza Tempo è l’Eternità stessa, istante senza data né durata, senza estensione né successione, senza prima né dopo, che dispiega l’intera sua esistenza simultaneamente. Come una pianta nasce da un seme, così ogni nostra azione nasce dal seme del pensiero sul terreno della nostra realtà. Noi raccogliamo i frutti di questa nostra intima coltivazione su un terreno che noi stessi abbiamo scelto. Il pensiero, creativo o distruttivo, porta a realizzare gli strumenti per la nostra evoluzione e la nostra sperimentazione. Abbiamo in noi, come un semplice seme, tutte le potenzialità per creare la nostra esistenza e la nostra abbondanza. L’essere umano, in quanto creatura in continua evoluzione e crescita in un universo interconnesso di pura coscienza, se si considera come un granellino di sabbia destinato alle turbolenze esterne e quindi prodotto dalle scelte esterne, sarà costretto sempre a lottare contro le varie circostanze da lui stesso create; ma nel momento in cui prende atto di questo immenso universo interno e di questo grande potere di plasmare la propria realtà riuscirà ad essere in sintonia con il Tutto e a co-creare sinergicamente, realizzando sogni e desideri. Prima di migliorare le condizioni esterne, dobbiamo perfezionare e capire noi stessi. Infatti, non essendo in armonia con noi stessi, la nostra vita non sarò allineata con le giuste frequenza, attireremo sempre delle limitazioni, la sofferenza e pensieri altrettanto negativi. I pensieri vengono a solidificarsi in abitudini e regole di vita, con le quali si creano delle circostanze. 135 James Allen “Padroni del destino”, Anteprima Edizioni 2010. Tutte queste circostanze non fanno l’uomo, ma deve essere l’uomo a creare le circostanze per la sua realizzazione. Dobbiamo comprendere che attraiamo ciò che siamo e non ciò che vogliamo. Sicché, se riusciamo ad essere in sintonia con noi stessi e capire chi siamo veramente, il nostro potenziale attirerà quello che abbiamo costruito in noi stessi. Senza l’intenzione di creare il nostro potenziale vaga per le infinite possibilità senza creare la giusta sintonia con l’emozione. Lasciando navigare il pensiero senza uno scopo specifico e senza intenzione si creano inevitabilmente delle circostanze non allineate e quindi delle disarmonie di fondo e delle preoccupazioni. Elementi perturbatori e disgregatori che non permettono di vedere il fondo del nostro vero essere; come un sasso lanciato a caso sulla superficie cristallina e immobile di un lago di montagna. Come la quercia aspetta nella ghianda, la nostra anima attende la nostra consapevolezza. Ogni cosa in questo elegante e sapiente universo si riduce al nostro atto di consapevolezza interiore, al nostro stato di coscienza e alla nostra capacità di osservare. Qualunque cosa vibra nell’anima e portata fuori dal pensiero prende forma nella realtà in cui viviamo. Quello che si pensa nell’invisibile si crea in materia ed evento tangibile. In noi risiede la nostra evoluzione spirituale, la nostra gioia, il nostro tormento la nostra sofferenza. Paradiso e Inferno sono dentro di noi e non nelle circostanze esterne. La società è diventata un inferno o un paradiso solo a causa delle nostre proiezioni e dei nostri pensieri non allineati. L’universo ha avuto origine non da una causa specifica, ma da un pensiero e da una possibilità; la materia è pensiero condensato; la nostra felicità è pensiero in armonia con le giuste frequenze. Il fango della paura, la polvere del dubbio, i graffi della depressione , la turbolenza dell’ansia portano i nostri pensieri su realtà disgreganti. Noi attraiamo tutto quello che pensiamo. Esiste un continuo interscambio, non solo tra noi e la nostra realtà intima, ma anche tra noi e tutti gli esseri viventi e tra noi e l’universo. Quanto più intellettualizziamo egoisticamente noi stessi con la prevalenza dell’ego e della separatezza con il tutto, tanto meno riusciamo a comprendere le giuste frequenze per allinearci al flusso di energia creativa dell’universo. Se riusciamo a preparare un buon terreno, trasformando il deserto o la palude dentro di noi, il seme della nostra intenzione e del pensiero positivo riuscirà a mettere radici forti e in profondità. Cambiano i pensieri, si avrà un cambiamento sostanziale ai diversi approcci alla vista stessa. Un giorno vi svegliate contenti, allegri, sereni, in piena armonia è sperimentate una realtà creativa; un altro giorno, invece, vi alzate delusi, amareggiati, scontenti e depressi l’approccio e la sperimentazione di quella stessa realtà sarà completamente diversa. Ordinando i nostri pensieri e canalizzandoli nella giusta direzione, la nostra vita sarà sicuramente meno in balia delle perturbazioni. Se riusciamo ad abbandonare il concetto di separazione e transitorietà della vita, troveremo la felicità, la crescita e la realizzazione. Come le malattie, i fallimenti, la depressione così la salute, i successi la serenità non sono altro che disarmonie e/o armonie co- create. Mentre la natura e l’universo stesso offrono tutto quello di cui abbiamo bisogno senza nessuna riserva o egoismo e non perde assolutamente nulla, noi, pur di ottenere egoisticamente il successo e la nostra soddisfazione, perdiamo ogni cosa. Quando riusciremo a vedere che il Pensiero è una forza, una manifestazione di energia, dal potere magnetico di attrazione, cominceremo a capire il come e il perché di molte cose che ci erano prima apparse oscure. Un magnete potente emette vibrazioni ed esercita una forza tale da attrarre il ferro, ma noi non possiamo vedere, assaporare, fiutare, udire, né sentire al tatto questa potente forza. Analogamente le vibrazioni del pensiero non possono essere viste, assaporate, fiutate, udite né sentite al tatto in modo tradizionale. Ci sono inoltre onde luminose che l’occhio umano non registra e che non possono essere rilevate nemmeno dagli strumenti più all’avanguardia, nonostante si stiano compiendo grossi passi in avanti verso la scoperta del mondo ancora inesplorato, rendendo “reali” tali vibrazioni. “ Ognuno ottiene ciò che chiede attraverso la telegrafia senza fili della Mente. Siamo passati dall’era della fisica a quella della supremazia intellettuale e ora stiamo per entrare in un campo nuovo e quasi sconosciuto, quello del potere psichico, anch’esso regolato da leggi che dovremo imparare a conoscere per evitare di finire in un vicolo cieco. Proprio come qui sulla terra siamo circondati da un grande mare d’aria, allo stesso modo siamo circondati da un grande mare della Mente. Le onde del nostro pensiero si propagano attraverso questo vasto etere mentale, estendendosi, comunque, in ogni direzione, come ho spiegato, diminuendo in qualche modo la loro intensità, in base alla distanza attraversata, dovuta alla frizione generata dalle onde che entrano in contatto con il grande corpo della Mente che ci abbraccia.” (WilliamWalker Atkinson , 2008). La nostra mentalità subconscia è un grande magazzino per ogni sorta di suggestione, originata da noi stessi o dagli altri, e per quanto riguarda l’abitudine mentale, dobbiamo fare attenzione a inviarle il materiale giusto da cui prendere le abitudini. Siamo tutti condizionati dalle nostre abitudini. Gli effetti che producono saranno positivi o negativi a seconda delle scelte che facciamo. Possiamo decidere che non vogliamo che la nostra mente sia dominata da pensieri negativi e imporci di sostituire ogni idea o impulso negativo con uno positivo. Le abitudini positive renderanno automaticamente la nostra mente più vigile e la nostra fantasia più fervida, e aumenteranno l'entusiasmo e la forza di volontà. “ Quando si elaborano dei pensieri positivi e si eliminano quelli negativi, è come se si usasse un vero e proprio stabilizzatore naturale, molto più valido di qualsiasi giroscopio meccanico. Questo ci permette di orientare i pensieri, dominare le emozioni e diventare cosi padroni del nostro destino. Le vostre passioni, le emozioni, gli istinti, le tendenze, i sentimenti, gli stati d'animo, gli atteggiamenti e le abitudini sono tutti in mano vostra affinché possiate orientarli verso questo scopo. Sta a voi decidere come usarli. Come tutte le facoltà naturali, ognuna di queste capacità latenti è potenzialmente buona, ma l'uso che ciascuno ne fa può essere positivo, neutrale o negativo. La maggior parte delle persone non si accorge di pensare in modo negativo finché non fa uno sforzo cosciente per analizzare i propri pensieri, le proprie azioni e le proprie reazioni. Il processo di autoanalisi è semplice, basta chiedersi: «Questa cosa è positiva o negativa?» Quando rinunciate a impadronirvi della vostra mente e ad orientarla nella direzione voluta usando la vostra capacità di visualizzare, è molto probabile che il vostro modo di reagire sarà più negativo che positivo. I pensieri negativi che vi affiorano alla mente sono il prodotto di un passato che avete deciso di lasciarvi dietro le spalle. Provengono da esperienze ormai superate e non hanno niente a che fare con il vostro attuale modo di pensare e di agire. Neutralizzatele subito usando come potente antidoto un pensiero positivo concreto riguardo a voi stessi, alla persona o alla circostanza che intendete affrontare.”, scrive Napoleon Hill136, nel suo libro “Le chiavi del pensiero positivoDieci passi verso benessere e successo”. Se ci abituiamo a fare determinate cose, possiamo essere sicuri che la nostra mentalità subconscia le renderà via via più facili, finché alla fine ci ritroviamo legati mani e piedi all’abitudine e ci sembra più o meno difficile, a volte addirittura impossibile, liberarci dall’odiata consuetudine137. Ognuno sperimenta le cause e gli effetti delle proprie scelte, dei propri desideri, dei propri poteri, ma non tutti hanno la consapevolezza di poterli mettere in pratica. Quando la Mente e la Consapevolezza del Tutto si muove sulla strada della positività e dell’armonia ci sentiamo allegri, vivaci, fiduciosi e coraggiosi, e siamo in grado di realizzarci, mantenendo i nostri propositi e di proseguire lungo la via del successo. Quando siamo sulle note della disarmonia e della negatività ci sentiamo incapaci, depressi, deboli, passivi,vuoti. Nell’affermazione positiva e sincera di riuscire a fare e determinare un progetto si cela il potere dell’attrazione e 136 Napoleon Hill, “Le chiavi del pensiero positivo- Dieci passi verso benessere e successo”, Gribaudi ed. 1998. 137 Se facciamo pensieri importanti la nostra mente acquisisce un tema principale che corrisponde al tipo di pensiero che abbiamo fatto. E una volta che questo tema si sarà insediato saremo pronti a catturare le vibrazioni di altre menti orientate verso lo stesso pensiero. Chi pensa che tutto è male, vedrà solo male ed entrerà in contatto con persone che sembreranno dimostrare la sua teoria. Mentre colui che cerca il buono in tutto e tutti, attrarrà con ogni probabilità cose e persone rispondenti a tale pensiero. In genere attiriamo quello che stiamo cercando. dell’Intenzione. Nel Libro “Il fuoco liberatore” del filosofo francesePierre Levy è scritto che: “[…] Ogni pensiero, ogni emozione, ogni parola, ogni azione, contribuisce a modellare il paesaggio della nostra esistenza e quello degli altri; prepara anche il territorio per altri pensieri, altre parole, altre azioni. Le nostre scelte, le nostre parole, i nostri atti, quindi il mondo nel quale viviamo, dipendono dai nostri pensieri. Tutto si decide nella mente. Dal momento che ogni tua scelta dipende dai tuoi pensieri, il tuo pensiero crea la tua vita, il tuo mondo. Presta attenzione a come i sentimenti e le idee che ti attraversano la mente finiscono per produrre la tua esistenza. Ora, non vi è nulla di più difficile che accedere alla libertà del pensare, che sottrarsi all'automatismo inconscio delle rappresentazioni e delle emozioni. Il pensiero automatico o pensiero parassita, quello che noi subiamo, ci impedisce di vivere nell'attimo, di percepire il momento e di vivere felici. Questo pensiero ci impedisce di vivere la nostra vita. Per questo è così importante conquistare la libertà nel pensare[…]”. L’intenzione non è un atto meccanico-funzionale da porre in atto, ma una forza presente nell’universo con cui immedesimarsi e incanalarsi. Il campo dell’intenzione è il luogo dove si ha la consapevolezza di avere dentro di sè una forza invisibile che ci connette con tutto ciò che esiste nell'universo, non solo nel qui ed ora, ma che è sempre esistito e continuerà ad esistere. E’ un piano presente in natura in armonia con il micro e macro-cosmo e segue precise frequenze ed energie. La maggior parte di noi svolge questo lavoro inconsciamente, ma chi ha acquisito consapevolezza delle cose ha preso in mano la situazione ed è divenuto creatore cosciente della propria mentalità. Egli non è più subordinato alle suggestioni e influenze degli altri ma è divenuto padrone di se stesso. Colui che prova un desiderio forte e fiducioso attrae a sé le cose che possono aiutarlo di più: persone, cose,circostanze, situazioni se le desidera con speranza, fiducia e calma. Ed è ugualmente vero che colui che teme qualcosa riesce a mettere in moto forze da provocarla. Il modo migliore per superare i pensieri e i sentimenti negativi e sgradevoli è coltivare quelli positivi, che sono le piante più forti e, con il tempo, lasceranno che le erbacce dei pensieri negativi. I pensieri prendono forma e diventano azione e, a loro volta, le azioni influenzano il pensiero. Quindi, “manifestando” alcune linee di pensiero, le azioni agiscono sulla Mente e accrescono lo sviluppo di quella parte più vicina all’azione. Ogni volta che la Mente formula un pensiero l’azione che ne deriva diviene più facile; e ogni volta che viene compiuta un’azione il pensiero corrispondente diventa più facile. “ Per ottenere qualcosa è necessario che la Mente “sene innamori” e sia consapevole della sua esistenza,dimenticandosi quasi di tutto il resto. Dovete “innamorarvi”della cosa che desiderate ottenere, proprio come accadrebbe se incontraste l’uomo o la donna della vostra vita. Non intendo dire che dovreste diventare monotematici e perdere ogni interesse in tutto il resto, cosa che non funzionerebbe, poiché la Mente ha bisogno di ricreazione e cambiamento. Ma voglio dire che dovete essere concentrati sulla cosa desiderata, in modo che tutto il resto vi sembri di importanza secondaria. Un uomo innamorato può essere piacevole con tutti e compiere i doveri e i piaceri della Vita con un atteggiamento positivo, ma dentro sé non fa che mormorare a se stesso “Una sola donna” e ognuna delle sue azioni è volta a conquistare quella donna e metter su una casa confortevole per lei. Non capite cosa intendo? Dovete innamorarvi della cosa che volete e dovete farlo seriamente. Non parlo di un’infatuazione passeggera, ma del caro, vecchio tipo di amore che rendeva impossibile ad un uomo dormire, a meno che non facesse prima un giretto attorno alla casa della propria amata, solo per assicurarsi che fosse ancora al suo posto. È questo il tipo giusto di amore!”. (WilliamWalker Atkinson , 2008). Per la maggior parte del tempo, noi attraiamo circostanze, situazioni, persone in modo standard piuttosto che per scelta deliberata. Passiamo i giorni focalizzati sui problemi da risolvere e sulle cose che non vanno come vorremmo. Facendolo, creiamo altri problemi, altre circostanze che non ci fanno stare bene e che sembrano “sbagliate”.L’energia senza la determinazione non serve a niente. Molti uomini hanno energia da vendere. Sprizzano energia da tutti i pori ma sono privi di concentrazione. Manca loro la forza che permette di indirizzare il potere verso il punto giusto. L’uomo di successo crede in se stesso e nella realizzazione del suo desiderio e, senza farsi deviare da piccole difficoltà, passi falsi ed errori, continua a perseguire il suo obiettivo, credendo costantemente di raggiungerlo. Se i pensieri e le emozioni sono ben allineati sullo stesso obiettivo allora ogni azione sarà forte, sicura e facilmente produrrà successo. Quando uno pensa una cosa e riesce anche a sentirla allora si dice che ha fede, che ci crede, è una persona sicura di sé. Se le cose e gli eventi nella nostra vita si possono creare e ri-creare senza problema, applicando la nostra consapevolezza e il nostro potere di co-creatori , dobbiamo imparare a non essere possessivi nei confronti delle cose materiali. Intellettualmente possiamo anche sapere che il denaro, come mezzo e strumento, è una manifestazione di abbondanza esteriore, ma se non impieghiamo il cuore e l’intenzione non può mai derivare da una manifestazione interiore. Riusciamo a creare la nostra realtà solo quando ci focalizziamo veramente sulle emozioni e i desideri che accompagnano il pensiero creativo. Dobbiamo ri-creare e sviluppare le emozioni associate ai nostri obiettivi. Possiamo attrarre tutte le tutto quello di cui abbiamo bisogno. La vita e l’universo sono pieni di abbondanza e creatività. Dobbiamo solo abbandonare il concetto di limitazione, sfortuna o impossibilità. Se possiamo creare i nostri eventi tra le infinite possibilità del nostro universo e sentiamo di meritarcelo, non vi è bisogno alcuno di attaccarsi con possesso alle cose. Il pensiero come attrattore creativo deve essere indirizzato dalla forza delle emozioni e dal potere dell’intenzione. Se riusciamo ad intrecciare con fluidità e serenità questi elementi possiamo scegliere il nostro destino e la nostra vita e superare con consapevolezza gli eventi negativi e traumatici della vita. Non ci sono limitazioni. Ma bisogna crederci veramente. Non bisogna controllare il mondo per tenerlo a bada, ma bisogna controllare noi stessi per badare al mondo. Nel mondo ci sono infinite possibilità, dobbiamo solo avere il coraggio di scegliere. Sta a noi decidere cosa scrivere e con quali colori il libro della nostra vita. Le emozioni correlate al pensiero creano una realtà percepibile fisicamente attraversi i sensi. La natura fisiologica delle emozioni hanno un collegamento diretto e un’influenza notevole non solo sullo stato della nostra salute, ma anche sulla creazione della nostra realtà e della nostra variante di vita. Il pensiero come attrattore, l’emozione come canale energetico e l’intenzione come creatore degli eventi fanno collassare la funzione d’onda della possibilità scelta e creare la realtà osservata. I pensieri nel cervello sono energie tangibili e reali, non solo per il loro potenziale, ma anche per effetti misurabili sul corpo. Quando abbiamo un pensiero produciamo sostanze chimiche, il nostro cervello rilascia o mette in circolo una serie di molecole, e in pochi istanti ci sentiamo esattamente nel modo in cui state pensando. Qualcosa si può dire anche sullo stesso effetto a distanza. In tutto il mondo sono stati fatti 2500 studi sul potere della preghiera, o come il pensiero può aiutare una persona a star meglio in altro luogo; ma non basta semplicemente un pensiero, ci vuole l’intenzione e la consapevolezza. Per creare la nostra realtà non basta solo avere il pensiero, ma bisogna agire sul potere dell’intenzione e dell’emozione. L’applicazione della fisica quantistica nella vita quotidiana non risulta essere tanto lontana dalla nostra consapevolezza e dalla nostra co-creazione. La nostra osservazione creare delle perturbazioni e la nostra emozione associa a tale perturbazione il suo carattere distintivo. Per sua natura l’emozione è improvvisa, intensa e di breve durata. Le reazioni fisiologiche sono le prima ad apparire, e investono la circolazione, la respirazione, le funzioni motorie e sensitive. Benché abbia un impatto notevole a livello psicologico, l’emozione ha una sua connotazione tipicamente biologica, adattiva. Pensiamo ad esempio alla paura; la reazione di panico è una forma di sopravvivenza, che ci avverte laddove c’è un pericolo. Le risposte fisiologiche non sono controllabili con la volontà; sono l’espressione più sincera di noi stessi. Le nostre emozioni come i nostri pensieri possono essere paragonate a delle vibrazioni energetiche create dalla musica. Come ogni strumento musicale produce una propria onda sonora, così la nostra intenzione, il nostro pensiero. Se proviamo felicità trasmettiamo una vibrazione energetica di felicità e l’universo in cui viviamo e sperimentiamo noi stessi risponderà con la stessa intonazione; se abbiamo pensieri negativi ed esprimiamo la nostra rabbia non possiamo non avere lo stesso risultato in termini di risposta. Uno specchio con il quale possiamo modellare noi stessi e rendere le nostre azioni consapevoli del loro sviluppo. Pensieri di abbondanza e felicità creano una realtà fluida e creativa. Se il nostro umore è positivo e i nostri pensieri sono in linea con la nostra crescita attiviamo capi energetici che risponderanno alle nostre esigenze. Creando una vibrazione di benessere e abbondanza creiamo noi stessi abbondanza e benessere. Peggy McColl, nel suo libro “Cambia il tuo destino con un clic”138 con eleganza e chiarezza così ha descritto le emozioni : “ Pensate un attimo alla luce. Sapete che è chiara, brillante e priva di colore, ma se la rifrangete appaiono i colori. Fate colpire un prisma da un raggio di sole e vedrete. Sul muro appaiono i colori dell’iride, perché la luce si frange nella vibrazione del rosso, dell’arancione, del giallo, del verde e così via. Le emozioni funzionano allo stesso modo: sono raggi di energia rifratti dal prisma che siamo noi. Nel nostro nucleo siamo pura luce, puro amore. Conteniamo tutte le emozioni, che scompaiono nel fulgore di questo amore”. Questo ci fa capire che possiamo cambiare le nostre emozioni in quanto esperienze temporanee nella natura materiale dei sensi e modellarle e renderle fluide per la creazione della nostra abbondanza e per la crescita della nostra vita interiore. Non bisogna aver vergogna di tirare fuori le proprie 138 Peggy McColl, “Cambia il tuo destino con un clic”, Edizioni il Punto d’Incontro 2011. emozioni, come non bisogna avere paura di manifestare i propri pensieri. Il cambiamento è la parte più difficile. Paragonate il cambiamento come la lucidatura del ferro. Dobbiamo privare il ferro (noi stessi) dalla ruggine delle nostre convinzioni. Noi siamo oltre quello che vediamo o percepiamo, possiamo andare oltre la recinzione dei nostri atteggiamenti. L’universo non può essere giudicato, la vita non può essere discriminata; rispondono solo alle nostre richieste. Se non abbiamo quello di cui veramente abbiamo bisogno, se non abbiamo abbondanza non solo spirituale, se la nostra vita è piatta e improduttiva non dobbiamo colpevolizzare il nostro amico, la nostra famiglia, la vista stessa e l’intero universo. E non dobbiamo colpevolizzare neanche noi stessi. Ma dobbiamo aprirci alla vita senza giudicare. Siamo parte di un Tutt’uno. Tutto è intimamente connesso. Siamo noi i nostri architetti. La felicità, l’abbondanza, la gioia sono dentro di noi. Se i nostri pensieri sono cattivi lo specchio della vita non fa altro che rifrangere questa immagine. Non lasciamoci ingannare e illudere dalle semplici convinzioni. Guardare oltre l’illusione della materia, avere fiducia della nostra natura divina, sentire l’armonia e la creatività dell’intero universo è l’unico modo per imparare a governare la propria barca, è l’unico modo per creare la nostra vita ed è l’unico modo per vivere l’amore. Solo noi possiamo sapere di che cosa siamo capaci e di che cosa abbiamo bisogno. Non dobbiamo avere fretta. Spesso ci paragoniamo alla società e agli altri svalutando le nostre intenzioni e le nostre capacità. Non dobbiamo seppellire la nostra vera essenza, i nostri sogni, i nostri desideri. Questi sono pensieri distruttivi che annientano l’abbondanza, il dono della vita e la sinergia con il Tutto. Non ci dobbiamo sforzare di stare bene, cadendo nell’illusione, ma dobbiamo capire che il nostro benessere è dentro di noi. Dobbiamo solo farlo brillare alla luce della consapevolezza. Dobbiamo essere solo pronti ad avere. Non è speranza vana, ma creazione, identificazione e fiducia in noi stessi e di noi stessi. Siamo in grado di affermare con certezza quello che non vogliamo, ma non quello che realmente vogliamo. Se pensiamo a quello che non vogliamo stiamo allontanando la nostra attenzione-intenzione sul nostro obiettivo, stiamo “futurizzando il nostro benessere”, stiamo emanando vibrazioni ed emozioni non in linea con la frequenza creatrice. Bisogna creare qui ed ora e focalizzarci su quello che vogliamo veramente. Non dobbiamo perdere il collegamento con i nostri sogni e non dobbiamo neanche posticipare le emozioni relative al sogno-obiettivo. Dobbiamo operare e vivere come se i desideri fossero già stati realizzati. Non è illusione, ma creatività, emanazione di energia positiva nel presente. Deepak Chopra fa notare nei suoi libri e durante le sue conferenze che: “ I pensieri tristi o deprimenti determinano cambiamenti nei processi chimici del cervello che hanno un effetto pregiudizievole sulla fisiologia del corpo. Le sostanze chimiche del cervello grazie alle quali è possibile l’attività del pensiero si chiamano neurotrasmettitori. A seconda dello stato d’animo coltivato dalla persona, le proporzioni dei neurotrasmettitori cambiano. Dato che i pensieri sono sotto il nostro controllo cosciente, possiamo coscientemente decidere di pensare un determinato “pensiero”, diventa evidente che i processi chimici del cervello anche se non facili da analizzare scientificamente, possono essere controllati senza difficoltà. Pensare è mettere in pratica i processi chimici del cervello. Essi, infatti, si collegano a tutta una serie di secrezioni ormonali che hanno luogo in vari siti del cervello, come l’ipotalamo e la ghiandola pituitaria, e questi ormoni portano messaggi a ogni singolo organo del corpo umano. I pensieri irosi e ostili producono, fra gli altri, effetti come accelerazione cardiaca, aumento della pressione, arrossamento del volto. Anche i pensieri ansiosi possono determinare accelerazione cardiaca e aumento della pressione, così come tremori alle mani, sudori freddi, nodi allo stomaco e quell’indebolimento diffuso tipico di chi è malato di “paura”. Analogamente, i pensieri felici di qualsiasi tipo (pensieri d’amore, di pace e tranquillità, di compassione, amicizia, gentilezza, generosità, affetto, calore umano, intimità) determinano uno stato corrispondente della fisiologia attraverso il flusso di neurotrasmettitori e ormoni nel sistema nervoso centrale”. Diventiamo consapevoli dei nostri pensieri in ogni momento del giorno, sviluppando la concentrazione, l’amore e l’intenzione.Lo scopo di questa co-creazione consapevole non è quello di vivere egoisticamente nell'ottica del miglior profitto personale, ma è quello di esplorare e sperimentare a fondo ogni situazione che creiamo o cocreiamo nella nostra vita, praticando sempre l'accettazione e l'apprezzamento per qualsiasi cosa, situazione o persona ci circondi. 4.4) Verso l’Entanglement: comunicazione simultanea di informazione tra Pensiero e Materia. “[…] L’universo è fatto di psiche e di materia in eterna simbiosi, e la materia e la psiche prese separatamente sono fatte di tanti elementi apparentemente frammentati che tra loro comunicano simultaneamente. Tutto questo converge verso un solo significativo scopo: la totalità nell’unità, fuori dal tempo e dallo spazio. E’ la manifestazione di una coscienza globale che unisce mente e materia[…]”. Massimo Teodorani – Astrofisico e Divulgatore scientifico Siamo Creatori molto potenti e possiamo sviluppare e utilizzare questa nostra abilità. La cosa straordinaria, come abbiamo analizzato in precedenza è solo quando esercitiamo un ruolo di “osservatore”, le frequenze diventano particelle localizzate, in un tempo definito e in una posizione specifica. Percependole e sperimentandole con i nostri sensi. Ma non appena ritiriamo l’attenzione, queste particelle ridiventano onde. E l’oggetto che esse rappresentavano non è più localizzato nello spazio-tempo: è semplicemente da qualche parte, in qualche momento. Pertanto, è la nostra osservazione-attenzione nello spazio probabilistico delle infinite possibilità a determinare attraverso la concretizzazione e l’attualizzazione del la scelta pensiero. Semplicemente, poniamo attenzione ai nostri pensieri e alle nostre emozioni desideri. Tutti gli studi di meccanica quantistica ci hanno mostrato che “a certi livelli, a partire dal microscopico delle particelle elementari, la realtà fenomenica che normalmente noi esperiamo sequenzialmente in forma di causa ed effetto, ha alla sua base una matrice in cui il principio di causalità cessa di esistere”139. Il fenomeno della sincronicità dimostra l’unione fondamentale della psiche alla materia, della coscienza alla dinamiche fisiche, dalla quale scaturisce il ciclo della vita e della creazione. Un’interazione sinergica nel Tutto che va oltre il caso e le pure leggi razionali che si basano sulle causalità spazio-temporali. Le equazioni d'onda che governano il comportamento delle particelle elementari sono rigorosamente deterministiche nella loro formulazione matematica, ma gli eventi che descrivono sono per loro natura statistici, ovvero singolarmente imprevedibili140. È difficile riflettere sugli stati e gli eventi mentali, perché questi non possono essere osservati direttamente, e perché non sono affatto cose fisiche e tangibili. Esiste un punto di vista secondo il quale l'esperienza 139 Teodorani Massimo, “ La sincronicità- Il legame tra fisica e Psiche da Pauli e Jung a Chopra”, Macro Edizioni 2011. 140 Dalle teorie di Bohm, si evince che le energie elettromagnetiche e l’intera realtà fisica, sono create dalla prodigiosa e “magica” natura delle particelle subatomiche, le quali, incredibilmente, si presentano sotto il duplice aspetto di particelle e di onde. Ciò permette a tali particelle di rimanere in contatto e di venire quindi informate a vicenda, indipendentemente dalla distanza che le separa, la quale dunque, a questo punto, è una pura illusione. Le distanze quindi, servirebbero alla mente, per organizzare meglio i dati sensoriali provenienti dal mondo “esterno”, esse però, tranne che nella costruzione di questo ordine mentale, non esistono in realtà. garantisce una comprensione della vita mentale. Noi vediamo solo la parte e non il tutto, non riuscendo dunque a capire che il tutto è la parte e la parte è il tutto141. La stessa capacità umana di attingere all’istante, ad un qualsiasi ricordo, tra miliardi e miliardi di informazioni contenute nel nostro cervello, non fa che avvalorare la non-localizzazione dei ricordi, e quindi la non “catalogabilità” del tempo. L’ effetto dell’entanglement comporta che l’informazione assume una dimensione “non-locale” infatti i due elettroni staccati ed allontanati nello spazio (dis-entangled) si comportano in modo identico di fronte a qualsiasi misurazione o perturbazione apportata su uno soltanto di loro, come se fossero ancora a contatto, infatti essi mantengono la capacita di effettuare una azione di comunicazione simultanea a distanza. Se l’intreccio tra le onde associate a particelle “entangled”, risulta attivo in una dimensione universale, allora è possibile concepire che l’universo si auto-organizza attraverso l’entanglement delle particelle, collegando le singole parti di questo ologramma cosmico che si evolve in comunicazione simultanea tra le sue parti Quando pensiamo elaboriamo i dati di situazioni ed esperienze, quando siamo non locali ci immergiamo nei dati e diventiamo parte di loro stessi, siamo informazione informante e coscienza elaborativa. A quel punto ci proiettiamo in infinite particelle quantico/meccaniche verso l'Universo assoluto e totale e ogni minima particella è noi e nello stesso tempo è tutto, ovvero informa il campo e viene informata informando. L'informazione delle particelle di coscienza interagisce con tutte le altre particelle delle coscienze e contemporaneamente le altre particelle la informano in maniera interattiva creando un dialogo infinito e un passaggio costante di informazione coscienza. In fisica quantistica la 141 Karl Pribram, neurofisiologo dell’Università di Stanford, ha avvalorato ancora di più la natura olografica della realtà, grazie a numerosi studi condotti su ratti, a cui veniva asportata una parte di cervello. Nonostante diverse e successive asportazioni infatti, i ratti continuavano a conservare i ricordi, dei quali dunque, in seguito all’esito degli esperimenti, non si può più ammettere un’esistenza localizzata. non-separabilità, ovvero le correlazioni tra quantità fisiche a qualsiasi distanza è definita dal termine entanglement quantistico, fenomeno in cui due o più particelle che si siano trovate in interazione reciproca per un certo periodo, anche se separate spazialmente, rimangono in qualche modo legate indissolubilmente (entangled), nel senso che quello che accade a una di esse si ripercuote istantaneamente anche sull'altra, indipendentemente dalla distanza in cui si trovano. Un esperimento fu condotto nel 1997 su due fotoni legati tra loro. Entrambi furono inseriti in una macchina speciale che aveva il compito di separarli fino ad una distanza di 14 miglia. Un altro esperimento è quello condotto su due elettroni che orbitano nello strato più esterno di un atomo. Entrambi hanno la caratteristica di mantenere i loro spin sempre in direzione opposta. L'orientamento deve essere opposto per poter stare simultaneamente in quella stessa zona. Quello che è stato osservato è che qualunque sia il valore dello spin assunto da uno dei due elettroni, il valore assunto dall'altra particella è sicuramente opposto al primo e questo non accade solo quando i due elettroni sono vicini, ma accade a qualunque sia la distanza tra loro. Da questa prove si studiò l'entanglement, perché fu riscontrato che due particelle "entangled" seppur a 14 miglia di distanza, continuano ad agire come se fossero rimaste unite. Gli scienziati si chiesero se l'informazione viaggi infinitamente rapida oppure in realtà i due elettroni siano ancora connessi tra di loro. La riposta è che è proprio il campo di energia che le mantiene collegate tra loro. Le particelle sono collegate così come lo è ogni elemento, ogni essere nel nostro universo. Alle origini secondo la teoria del Big Bang, l'universo era una piccola particella di materia che sarebbe poi stata soggetta ad un'esplosione. Tale esplosione e i vari cambiamenti subiti lo hanno separato e modificato fino a renderlo come oggi lo vediamo. L’entanglement quantistico costituisce una difficoltà, dal punto di vista epistemologico, per la teoria quantistica, in quanto è incompatibile con il principio apparentemente ovvio e realistico della località, per il quale il passaggio di informazione tra diversi elementi di un sistema può avvenire soltanto tramite interazioni causali successive, che agiscano spazialmente dall’inizio alla fine. Ad esempio, secondo il principio di località, il mio pugno può colpire il tuo naso solo se io sono abbastanza vicino a te, o se sono in grado di mettere in moto meccanismi che, passo dopo passo, giungano fino al tuo naso. E’ facilmente intuibile che se qualcosa si manifesta lo deve fare almeno in un modo e almeno una volta. Quindi lo spazio e il tempo devono essere intimamente connessi. Nel senso che non può esistere uno spazio senza un tempo in cui manifestarsi, né un tempo senza uno spazio in cui scorrere. Inoltre, mentre uno stesso modo può essere ripetuto un numero infinito di volte, le volte non possono che ripetersi aumentando continuamente, e questo spiega perché il tempo sembra scorrere solo in avanti. Meno intuitivo ma altrettanto importante è la considerazione seguente: un particolare modo di manifestarsi, se si manifesta una volta, allora si manifesta infinite volte. Infatti la manifestazione di tipo antinomico, essendo fuori dal tempo e dallo spazio, è contemporaneamente vera e falsa, il che equivale a ripetere infinite volte il ciclo della manifestazione, che implica la non-manifestazione, che implica la manifestazione, che implica la non-manifestazione… e così via all’infinito. Questo spiega perché sembra che il tempo debba scorrere senza fine. In questo contesto a-temporale (e di conseguenza non-spaziale) tutte le istanze delle manifestazioni antinomiche sono indistinguibili e indipendenti fra di loro. Ne consegue che i nostri concetti tradizionali di spazio e tempo vengono messi nuovamente in discussione, come d'altra parte era accaduto rispettivamente con la teoria della relatività e la meccanica quantistica. Questa è la dinamica della mente non locale, la capacità di ramificarsi all'infinito facendo infinite esperienze di determinazione in una danza dinamica senza sosta. L'ordine esplicato di cui facciamo comunemente esperienza, è accompagnato parallelamente da un ordine implicato in cui vale la sincronicità, l'onniscienza. In ogni più piccola porzione dello spazio che ci circonda c'è tutta l'informazione dell'universo, e questo è uno degli enunciati chiave della teoria olografica dell'universo. In realtà il corpo quantico è il luogo della mente non locale, così come il cervello è il luogo della mente locale. La mente non locale è reale tanto quanto la mente locale e si esprime attraverso rapporti non fisici all'interno dello spazio omnidimensionale. Il filosofo italiano Evandro Agazzi142, ha più volte ribadito che fino a pochi decenni fa “lo spazio era pensato come il contenitore dei vari oggetti e il luogo dei movimenti, indipendente e distinto da essi; il tempo era concepito come un'entità distinta dallo spazio, che fluisce uniformemente dal passato al futuro e misura le durate degli eventi e il loro ordine di successione. La fisica relativistica e quella quantistica hanno posto fine a tale illusione. Spazio, tempo e materia non sono più pensabili come entità indipendenti, non è possibile concepire la particella elementare come un punto materiale localizzato nello spazio e nel tempo”. Noi siamo fortemente condizionati nel pensare che un qualsiasi effetto possa essere osservato solo dopo (quindi nel tempo) l'evento che lo causa, mentre nella teoria quantistica è possibile osservare un effetto prima o contemporaneamente alla sua causa, pur mantenendo intatto il collegamento causa-effetto143. Aczel Amir nel suo libro “Entanglement. Il più grande mistero della fisica”144scrive: “ Facciamo un piccolo esempio: una pallina da tennis lanciata contro una parete con due finestre può uscire passando attraverso l'una o l'altra finestra, ma non attraverso le due finestre contemporaneamente nessuno sano di mente metterebbe in dubbio una verità così lapalissiana, almeno all'apparenza. Tuttavia, un elettrone che incontri una barriera con due fenditure, passa attraverso entrambe contemporaneamente. E non solo. Nella fisica di Newton e di Maxwell un'onda e una particella sono due oggetti con proprietà 142 Agazzi, E. “Le frontiere della conoscenza scientifica e l'ipotesi del trascendente”, in “Valori, Scienza e Trascendenza” , Fondazione Agnelli, 1990, 143 Probabilmente la scoperta dell'entanglement è la migliore dimostrazione della libertà intrinseca del nostro Universo. Tale libertà intrinseca non può che scaturire da una situazione iniziale antinomica che, pur confermando la causalità, non limita la libertà di interpretazione della verità dando così origine a quel loop perpetuo che chiamiamo scorrere del tempo. 144 Aczel Amir“Entanglement. Il più grande mistero della fisica”, Raffaello Cortina - 2004 . differenti; nella meccanica quantistica un elettrone può rimbalzare come una particella e interferire con se stesso come un'onda. Il principio del terzo escluso va dunque a carte quarantotto nella teoria dei quanti, e insieme alla logica classica si devono rivedere profondamente anche altre strutture concettuali (in primo luogo quella di causalità) che contribuiscono a forgiare la nostra visione del mondo”. Nella Teoria della Contrazione Universale il nostro Universo è definito proprio come un insieme i punti che si manifestano sincronicamente con identiche modalità di simmetria e dimensione. E proprio per questa caratteristica le relazioni più intime fra i vari punti generano il fenomeno di entanglement145 quantistico che oggi noi verifichiamo sperimentalmente. Questo ci porta ad affermare che non può costruire un modello della meccanica quantistica e della Fisica in generale se non poniamo in essere l’interazione tra materia, spirito, coscienza e psiche. L’unione al Tutt’uno porta alla consapevolezza e alla vita nell’atto stesso della creazione. Più che sfuggente, il fenomeno dell’entanglement è tanto inquietante quanto reale, soprattutto se si pensa che esso si realizza a qualunque distanza le particelle si trovino l’una dall’altra, sia essa anche di 145 Il fenomeno dell'Entanglement, parola inglese traducibile con il termine di “intreccionon-separabile” (ma che sta anche a significare “situazione imbarazzante”) è un fenomeno quantistico in cui lo stato quantico di due oggetti risulta strettamente dipendente l'uno dall'altro, anche se questi oggetti sono separati spazialmente. Massimo teodorani scrive “Diciamo che il termine è abbastanza azzeccato perché denota uno stato prettamente fisico di legame indissolubile tra due particelle elementari – come ad esempio due elettroni o due fotoni – che hanno interagito almeno una volta. Il legame è di natura quantistica e significa che entrambe le particelle si comportano come un tutt’uno. La prova cruciale di questa specie di miracolo della natura la ebbe per la prima volta il fisico francese Alain Aspect con un epocale esperimento effettuato in laboratorio nel 1982. Si osservò che se si cambiava una proprietà (come ad esempio lo spin o la polarizzazione) della prima particella anche la stessa proprietà dell’altra cambiava istantaneamente. Questo cambiamento avviene semplicemente all’atto della misura, dove sulla scala quantistica, l’osservatore interagisce ineluttabilmente con l’osservato: l’atto della misura perturba la prima particella e istantaneamente influenza anche la particella gemella. miliardi di chilometri. Tra le due particelle rimane attiva una comunicazione simultanea di informazione coerente. Nel corso degli anni, tuttavia, le applicazioni di questo fenomeno non hanno fatto che confermare il collegamento esistente tra la materia tanto che l’entanglement quantistico è alla base di tecnologie emergenti come i computer quantistici e la crittografia quantistica, ed ha permesso esperimenti relativi al teletrasporto quantistico. L’entangelment ci dimostra che TUTTO è collegato. La differenza con il passato è che prima ci veniva semplicemente detto che il collegamento esisteva; attraverso un gergo tecnico come “dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali” ci veniva detto che un’azione compiuta qui ha un effetto là. I nuovi esperimenti, però, ci fanno fare un ulteriore passo avanti. Le ricerche dimostrano che possiamo usare la connessione consapevolmente e questo spalanca le porte alla possibilità di farci attingere allo stesso potere che fa muovere l’universo. Attraverso il collegamento che unisce tutte le cose, la “sostanza” di cui è fatto l’universo (onde e particelle di energia) sembra infrangere le leggi spazio-temporali fin ora conosciute. Sebbene i dettagli sembrino fantascientifici, si tratta comunque di dati molto concreti. Dal DNA del corpo umano agli atomi che costituiscono l’universo, gli elementi naturali sembrano scambiarsi informazioni più rapidamente della velocità della luce, cioè più velocemente di quanto Einstein avesse predetto. Secondo il fenomeno dell'entanglement, lo spazio è solo l'illusione che ogni particella sia separata da tutte le altre. Come per i due fotoni, ogni particella ed ogni essere, rimangono in connessione tra loro, grazie al campo energetico infinito. Il fenomeno dell'entanglement rende concreti e spiegabili fenomeni come la telepatia e altre facoltà definite paranormali. Un tipico esempio di Telepatia nel quotidiano, riguarda l'improvviso incontro, la ricezione di una telefonata da una persona che non vedevamo da tempo ed alla quale stavamo pensando proprio in quel preciso istante. Questi casi non sono casualità, perché le due persone entangled sono in connessione e il pensiero di una influenza l'altra. Questi semplici esempi di fenomeni telepatici si manifestano con maggior frequenza nell'ambito degli affetti e dei forti vincoli familiari, ad esempio tra gemelli, moglie e marito, o in una forte amicizia. Questa particolare forma di telepatia viene chiamata "Risonanza Interpersonale" e risulta in grado di comunicare a distanza le nostre emozioni. La struttura del cervello è suddivisa in due sezioni “Destra e Sinistra”, che sono particolarmente differenziate negli Emisferi Cerebrali Superiori. Tale suddivisione rispecchia il fatto che anche il nostro corpo e ha una articolazione binaria, abbiamo infatti due occhi due orecchie due buchi del naso una lingua che differenzia il dolce dal salato … due mani due gambe e cosi via dicendo. Ciò suggerisce che le funzionalità del cervello, come espressione di una attività pensante, sia anch’essa duplice , e ciò vuol dire che possiamo significare ciò che osserviamo mediante due modalità complementari: l’ una logico-razionale (cioè: sequenziale, analitica, deduttiva) ed l’altra intuitiva-olistica (cioè: sintetica, globalizzante, induttiva) le quali corrispondono fondamentalmente alle funzionalità differenziate dei due emisferi cerebrali. Il pensiero, dagli studi di RMF (Risonanza Magnetica Funzionale), è determinato dal flusso di attività mnestiche che utilizzano differenti schemi di relazioni tra MLT e MBT“Memoria a Lungo- Breve Termine”, i quali si vanno ad interporre tra il vecchio ed il nuovo flusso di informazione circolante tra il mondo esterno e la nostra abilità cerebrale fisiologica d interpretazione e significazione della informazione complessiva. La natura del pensiero é anticipativa e quindi guarda verso il futuro e per ciò utilizza la ricostruzione esperienze del passato. Comprendiamo infatti come non sia possibile direzionare il flusso di pensiero nella direzione giusta osservando con sempre maggior attenzione logicoanalitica nella direzione sbagliata. Il medico psicologo, Edward DeBono identifica quattro fattori importanti che suggeriscono una atteggiamento volto a utilizzare in modo sinergico e complementare il pensiero laterale : 1) al fine di riconoscere e modificare i criteri e le idee dominanti 2) le quali polarizzano la percezione di un problema, 3) ed impediscono di cercare modalità differenti di guardare le cose 4) e quindi di flessibilizzare il controllo rigido del pensiero logico-lineare per incoraggiare lo sviluppo della creatività Ricordiamo infine che divenire creativi non significa solo inventare qualcosa di nuovo o essere originali per forza, ma essenzialmente significa invece trovare soddisfazione nell’ utilizzare al meglio entrambe le potenzialità di sviluppo del proprio cervello. L’entanglement quantistico è un fenomeno quantistico, privo di analogo classico, in cui ogni stato quantico di un insieme di due o più sistemi fisici dipende dagli stati di ciascuno dei sistemi che compongono l’insieme, anche se questi sistemi sono separati spazialmente. Il termine viene a volte reso in italiano con “nonseparabilità”, in quanto uno stato entangled implica la presenza di correlazioni tra le quantità fisiche osservabili dei sistemi coinvolti. Per inciso, è interessante osservare che, sebbene la teoria quantistica crei dei paradossi temporali e spaziali, tuttavia mantiene il principio di causalità… e proprio per questo è difficile da comprendere per la logica comune. Noi siamo fortemente condizionati nel pensare che un qualsiasi effetto possa essere osservato solo dopo (quindi nel tempo) l'evento che lo causa, mentre nella teoria quantistica è possibile osservare un effetto prima o contemporaneamente alla sua causa, pur mantenendo intatto il collegamento causa-effetto. In realtà la meccanica quantistica è fortemente controintuitiva se confrontata con la maggior parte delle esperienze pratiche quotidiane. Ma questo è vero solo se tali esperienze sono limitate a livelli fisici macroscopici: volendo escludere a priori tutti le manifestazioni cosiddette “paranormali” (come ad esempio la telepatia) ci sono infatti molti eventi fisici e sperimentali che dimostrano l'esistenza di fenomeni non locali. Anche il principio di indeterminazione di Heisenberg, che sancisce che non è possibile misurare con la stessa precisione la posizione e la quantità di moto di una particella quantistica, può essere considerato un fenomeno correlato alla non località. Inizialmente il principio di indeterminazione fu spiegato dallo stesso Heisenberg sostenendo che l'atto di misurazione della posizione disturbava inevitabilmente la sua quantità di moto, in quanto era necessario interagire energeticamente con la particella da misurare. In realtà si è scoperto in seguito che il disturbo dovuto alla misurazione non gioca nessun ruolo, in quanto il principio è valido anche quando la posizione viene misurata in un sistema e la quantità di moto viene misurata in una copia identica (ma distinta) del primo sistema. Si potrebbe giungere alla conclusione che in meccanica quantistica le particelle non possiedono una ben definita coppia posizione e momento in quanto non sono in realtà posizionate nello spaziotempo. Tra le ultime formulazioni evidenziare il pensiero di contemporaneo. Charon descrive l’”onda PSI” come un movimento ondulatorio di ogni particella elementare che permette lo sguardo sul mondo o esterno, quindi una visione piccola e ristretta di un piccolo “pezzetto” di Universo ma, contemporaneamente, permette alla particella di contemplare anche il suo mondo interno, in rapporto anche al passato e alla memoria. Questo dà luogo alla scelta di uno specifico comportamento, tra un insieme di scelte possibili; tale scelta è agita come comportamento unico ed evolutivo in solidarietà con il Cosmo intero. Scopo ultimo di Ragione e Intuizione è la dilatazione, l’accrescimento della coscienza, in una vis ione onnicomprensiva ed universale. L’odierna fisica atomica ci conduce ad una visione del reale assai simile alla visione intuitiva dei mistici orientali, quindi i fenomeni sincronistici non sembrano più così oscuri dal momento che spazio e tempo formano un continuum, materia ed energia sono intercambiabili, osservatore ed osservato interagiscono e formano un tutt’uno. Queste spiegazioni scientifiche danno conferma a ciò che C. G. Jung chiamava Sincronicità (il ripetersi ed incrociarsi degli eventi secondo modalità acasuali). A livello di Fisica Quantistica la realtà è dunque coinvolta in una specie di danza astratta caratterizzata da un’armonia degli opposti, simmetria e anti-simmetria, e quello che più stupisce è che avviene senza alcuna causa materiale. Infatti, ad teoriche in merito, è importante Jean Charon, eminente fisico esempio, nel principio di esclusione, l’esclusione di particelle uguali non è in alcun modo il risultato di una forza, dal momento che non sussiste il principio di causa-effetto, come normalmente avviene nella fisica classica, ma è il frutto del movimento astratto delle particelle prese nel loro insieme. Qui non esiste un principio causativo, ma esiste una reale sincronicità che unisce simultaneamente tutte le particelle in una inscindibile interconnessione. Quindi i vari elementi non interagiscono causalmente tra loro ma coesistono sincronicamente co-creando la realtà che conosciamo. In realtà, modelli teorici recenti molto sofisticati accoppiati ad uno studio attento del cervello, come ad esempio quello di “neurodinamica quantistica” proposto dal matematico Roger Penrose e dall’anestesiologo Stuart Hameroff, prevedono che i microtubuli che costituiscono l’ossatura dei neuroni cerebrali funzionino su tutta la massa cerebrale in uno stato di “entanglement orchestrato” tra loro, proprio quello che genera un atto di coscienza. Secondo certi modelli di cosmologia quantistica, l’universo prima della sua nascita era in realtà un “multiverso”, costituito da un numero sconfinato di universi paralleli coesistenti che si trovavano in stato di entanglement tra loro. Fisici teorici come Brian Josephson, fisici sperimentali come Robert Jahn, e psicologi sperimentali come Dean Radin e Roger Nelson, ritengono che i cosiddetti “poteri telepatici” e i casi di “coscienza collettiva”, non solo siano eventi reali ma anche che essi rappresentino uno stato di entanglement tra le coscienze di due o più persone separate, le quali così riescono a comunicare in maniera istantanea in base ad un meccanismo fisico simile alla risonanza. In sintesi, l’entanglement è una proprietà teoricamente e sperimentalmente dimostrata delle particelle elementari, ma alcuni indizi piuttosto recenti fanno ritenere che esso si realizzi in una forma speciale anche nella scala biologica, nella scala psichica e nella scala cosmologica. Ora che la scienza riesce a trovare delle conferme è più facile comprendere per le persone che esistono delle capacità latenti in tutti gli esseri umani. Queste percezioni extrasensoriali sono i sensi Animici, cioè gli strumenti dell’Anima, così come il corpo fisico possiede i 5 sensi fisici. La sincronicità diviene quindi, oltre che un fenomeno riconosciuto e quindi significativo, anche dal punto di vista scientifico, un modo di comunicare. La nostra Anima comunica con noi e ci da risposte o ci fornisce indizi e suggerimenti. Quando durante la giornata quindi ci troviamo a che fare, ad esempio, con nomi ricorrenti che in quel preciso momento vanno a integrarsi con delle domande a cui ci eravamo posti, ecco una sincronicità. Noi co-creamo la realtà in cui viviamo e il nostro stesso corpo con il quale sperimentiamo la stessa realtà. Noi siamo i creatori della nostra realtà. Come Esseri Quantici non conosciamo nessun limite, né spaziale né creativo. Il grande oceano di luce in cui siamo immersi, da cui veniamo continuamente creati, e nel quale continuamente creiamo, opera tramite un’infinita rete di eventi spazio-temporali, il cui perfetto incastro dà luogo alla miriade di forme, creature, paesaggi, che sono oggetto dell’Amore. La rappresentazione del mondo passa attraverso l'apparato sensoriale che ne codifica gli elementi in una memoria storica. La traduzione che avviene è intrinsecamente legata all'organismo che la produce, o al meccanismo percettivo. Le connessioni tra i vari elementi sono rappresentate da connessioni tra stimoli coesistenti. Esattamente come le particelle elementari sono supportate da una danza che trascende il mondo materiale, la mente esiste grazie alla dinamica presente ad un livello più profondo. Al di là della mente e della materia vi sono strutture e simmetrie che hanno effetti generativi e stimolatori. La motivazione per cui la maggior parte degli esseri umani condivide la stessa visione del mondo, è dovuta all’esistenza di un consenso comune inconscio, ossia una condivisione collettiva del modo di percepire la realtà insita nella Mente Universale della specie umana. Capitolo V Forma e contenuto della vita: Coerenza e Creatività 5.1) Iper-comunicazione quantica non-locale della Matrice. “ […]La voce del vento è il bisbiglio dello spirito, il respiro della vita. Esso canta al cuore con un linguaggio che la mente scientifica non è abituata a comprendere. Mormora enigmi imperscrutabili e archetipi simbolici che inducono meraviglia e desiderio di conoscenza. La scienza può tentare di misurare la grandezza fisica e la regolarità della velocità del vento, di determinarne la direzione, o di stabilire le implicazioni per il tempo che farà domani, ma di norma non riesce a cogliere la sua sublime armonia o ad afferrare il suo profondo messaggio. […]”B.J. Dunne e R.G. Jahn “Coscienza, informazioni e sistemi viventi”, Princeton Engineering Anomalies Research Princeton University, trad. Prof. Antonio (Università di Napoli). (PEAR), Princeton Giuditta In ogni campo del sapere psico-sociologico e della fisica, emerge in modo sempre più chiaro ed evidente il fatto che tra gli individui si verificano sottili interscambi comunicativi a livello emotivo, affettivo e cognitivo, che regolano e influenzano profondamente le interazioni. La comunicazione verbale è solo un aspetto limitato di una realtà comunicativa che deve tenere conto di molti più fattori per poter essere compresa. Anche nell’essere umano – nonostante tali processi comunicativi siano meno evidenti per diversi motivi – sempre più evidenze sperimentali dimostrano l’impossibilità di fare affidamento all’elaborazione cerebrale delle informazioni nella spiegazione della comunicazione inconscia, in quanto il cervello non sarebbe in grado di elaborare una elevata moltitudine di dati sensoriali per trarne una sintesi tanto affidabile, né tanto meno riuscirebbe a farlo in un così breve lasso di tempo. Dobbiamo riconoscere che tutti i concetti che utilizziamo per descrivere, analizzare e de-codificare la natura sono credenze mentali limitati e limitanti che si sono stratificate nel tempo. Una sorta di mappatura approssimativa del nostro spaziotempo creativo. Bisogna rendersi conto che la comunicazione tra gli esseri umani si sta rivelando una capacità interattiva olistica nel Tutt’Uno la cui vera essenza va ricercata nella coscienza e nel potenziale quantistico. Abbandonando il concetto materialista-riduttivista della vita nel suo divenire ci rendiamo conto che la vera mente deve essere considerato come Campo Unico non materiale in grado di creare e produrre eventi-mutamenti fisico-materiali nella realtà sperimentata. “Più che di casualità si dovrebbe parlare di non direzionalità o di non-intenzionalità. Una casualità riferita a un’ipotetica direzionalità degli eventi evolutivi”146. Come i soli geni (i ricci di mare hanno più geni di noi) non possono spiegare la natura intrinseca delle varie differenze del corpo ( esempio gli arti inferiori hanno la stessa composizione molecolare, ma sono diversi) e la stessa capacità di ciascuno di autocoscienza, così un la sola applicazione deterministica della fisica non riesce a dare una valida spiegazione di molti fenomeni che coinvolgono la nostra natura spirituale. 146 Boncinelli Edoardo, “Le forme della Vita – L’evoluzione e l’origine dell’uomo”, Einaudi Torino 2006. Solo trascendendo la stessa concezione meccanicistica e duale della natura e le nostre stesse credenze, possiamo aprirci verso una comprensione olistica delle nostre potenzialità. La nostra esperienza soggettiva, sebbene influenzata dal nostro corpo e dall’ambiente, è in parte modellata sulla ripetizione collettiva di modelli che si estendono oltre il tempo e lo spazio e di informazione nel flusso della coscienza e della creatività, con la quale si innesca l’evoluzione, la perfezione e la stabilizzazione degli eventi. L ’uomo è un sistema energetico complesso immerso in un più vasto meccanismo energetico intelligente che reagisce sulla base di regole ben precise ad impulsi elettromagnetici. La nostra materialità è solo apparente, un’indefinitezza mascherata dietro l’inganno di una vacillante stabilità. Siamo consapevoli dei confini fisici di un corpo che nasconde un mistero più ampio e profondo, un regno misterioso che a stento percepiamo, quando decidiamo di accettarne l’esistenza. Il metodo meccanicistico-riduzionista vede la realtà fenomenica come un insieme di rapporti lineari tra cause (variabili indipendenti) ed effetti (variabili dipendenti), distinguendo nettamente le prime dai secondi. Le cause sono sempre cronologicamente antecedenti gli effetti e la loro relazione può essere rappresentata geometricamente su un sistema di assi cartesiani come una semiretta o una curva aperta, che evidenziano come l'influenza proceda sempre in una e una sola direzione, cioè dalla causa all'effetto147. Nella concezione sistemica invece questa distinzione rigida tra variabili indipendenti e dipendenti viene a cadere, poiché, come sostiene il principio di interdipendenza, ogni rapporto di influenza è sempre reciproco e quindi, se una certa 147 Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni pesce che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta. variabile ne influenza un'altra, anche quest'ultima, in qualche modo e su qualche piano, influenza la prima148. L'approccio sistemico conduce ad una visione della realtà assai diversa da quella del modello meccanicista, con un mondo assai più ricco, ma anche più complesso, caratterizzato da un intreccio fittissimo di interrelazioni per il quale non disponiamo, al momento, di strumenti di orientamento all'altezza delle esigenze. Per dirla in breve siamo tutti figli di una stessa sostanza cosciente. La vita, come evento dinamico e creativo, deriva da una fontematrice unica. Infatti, il codice genetico, nel quale sono custodite le istruzioni biologiche e i meccanismi attraverso i quali si realizzano le sintesi biochimiche, è lo stesso per tutti gli esseri viventi. Il DNA di ognuno di noi, costituito di tre miliardi di basi azotate (nucleotidi, un messaggio scritto in un alfabeto di sole quattro lettere A,G,C e T), contiene tutte le istruzioni elementari (geni) per far vivere l’organismo che lo custodisce. La diversificazione va di pari passo con l’adattamento alle condizioni ambientali, con il quale non solo si evitano problemi, ma si apprende e si fortifica la sapienza e la valutazione in termini di costi-benefici. Questo non vuol dire che il genoma detta regole rigide sulla nostra evoluzione e la nostra 148 Tuttavia, se è vero che lo scopo della scienza è quello di approssimarsi sempre più alla realtà e se tale realtà, in ogni sua dimensione è manifestamente complessa e interdipendente, è giusto ed inevitabile affrontarne lo studio con strumenti concettuali che riconoscano tale stato di fatto, e non che lo neghino o lo minimizzino, operando drastiche quanto distorcenti semplificazioni. Adottare il modo sistemico di pensare, di esplorare, di teorizzare può forse, all'inizio, farci sentire persi in un mare magnum, soverchiati da una enormità di fattori, da un groviglio di relazioni causali, e forse può anche farci balenare il rimpianto della calma, semplice, rassicurante sponda del meccanicismo-riduzionismo, con le sue strade ordinate, ortogonali e a senso unico. In effetti, una mente come quella occidentale, educata (e confinata) al pensiero logicorazionale, allo spazio euclideo, alla causalità lineare, alle dicotomie, alla personificazione della divinità come entità distinta dal sé e dal tutto non può che comprendere con difficoltà aspetti quali l’interdipendenza, la circolarità causale, la globalità; non può, all’inizio, che avvertire come disordine ciò che, semplicemente, è ordinato secondo criteri non lineari e non bidimensionali; non può che sentire minaccioso ciò che sembra fuoriuscire dai suoi limitati, culturalmente relativi, criteri di valutazione. consapevolezza. Gli spazi lasciati liberi dal controllo biologico sono dinamicamente colmanti dalle interazioni-cooperazioni con l’ambiente, l’organizzazione sociale e la mente stessa, sia individuale che collettiva. Le recenti ricerche hanno dimostrato che il DNA e le nostre cellule sono in diretta comunicazione con le emozioni che proviamo rispetto alle nostre esperienze di vita e all´atteggiamento che abbiamo verso di esse. Per ogni emozione, il corpo fisico crea una risposta chimica corrispondente attraverso il rilascio di ormoni e neurotrasmettitori. Il nostro corpo può essere programmato o ri-programmato dal linguaggio. Il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev, membro dell´Accademia russa delle scienze e dell´Accademia delle scienze di New York, ed i suoi colleghi hanno invece analizzato le qualità vibrazionali del DNA, ovvero le sue frequenze, sostenendo che la sostanza del DNA (se considerata nel tessuto vivo) reagisce alle onde elettromagnetiche, sia luminose che radio, se vengono utilizzate quelle giuste. Questo spiegherebbe perché per il nostro DNA reagire alle frequenze (onde sonore) del linguaggio sarebbe perfettamente naturale. Il DNA umano agisce come una versione biologica di Internet ma è superiore a quello artificiale in molti modi. Solo il 10% del nostro DNA è utilizzato per costruire proteine. Il restante 90% della molecola è considerata "scarto". In base alle loro scoperte, il DNA umano non è solo responsabile della costruzione del nostro corpo, ma è anche un mezzo di immagazzinamento di dati e informazioni. I linguisti russi hanno rilevato che il codice genetico, specialmente nel 90% "scarto", segue le regole del nostro linguaggio umano. Hanno confrontato le regole della sintassi (il modo in cui le parole sono messe assieme per formare frasi), semantica (lo studio del significato delle parole) e le regole di base della grammatica ed hanno scoperto che gli alcalini del nostro DNA seguono la normale "grammatica" e con le stesse regole del nostro linguaggio. D'altronde, i linguaggi umani non sono apparsi per coincidenza, ma come riflesso dei modelli ereditari nel nostro DNA. Il DNA attrae bit di informazione e li passa alla nostra coscienza. Questo processo di iper-comunicazione (telepatia, channeling, ecc.) è più efficiente in stato di rilassamento nel cosiddetto stato alpha. Lo stress, le preoccupazioni o l'iperattività intellettuale blocca il successo dell'ipercomunicazione o comunque le informazioni ricevute vengono totalmente distorte, diventando inutili. In Natura l'ipercomunicazione viene applicata con successo da milioni di anni. La vita organizzata degli insetti lo prova pienamente. L'uomo moderno la conosce solo al suo livello più basso come "intuizione". Negli umani l'iper-comunicazione si osserva quando una persona ottiene all'improvviso un'informazione che è fuori dalle sue conoscenze di base. Le onde cerebrali sono dei pacchetti d'onda che oscillano in un network (rete) tridimensionale formata da cellule. Stimolando i loro movimenti e tracciando mappe delle loro transizioni possiamo iniziare a costruire un modello complesso quanto il cervello stesso. Siamo legati gli uni agli altri da flussi dinamici di informazioni, di saperi, di credenze, di finzioni e di ipotesi con le quali plasmiamo e creiamo la nostra realtà, i nostri vincoli, le nostre capacità e le nostre stesse mancanze. Diventiamo poli di attrazione , di costruzione e di imitazione. A questo proposito, Dan Sperber149, antropologo e scienziato della cognizione, scrive: “L’imitatore spesso si ispira al modello più che copiarlo. L’interprete sviluppa propri pensieri per mezzo di quello degli altri senza necessariamente adottare questi ultimi e senza nemmeno preoccuparsi di interpretarli esattamente”. Inoltre Sperber nel suo libro cita l’esempio degli uccelli che avevano appreso a forare il coperchio di cartone per cibarsi della panna risalita alla superficie delle bottiglie di latte a collo alto lasciate all’epoca davanti a ogni porta. Questa determinata competenza si era trasmessa di passerotto in passerotto per tutta l’Inghilterra nel giro di pochissimi mesi. Questo ci porta ad ipotizzare una trasmissione culturale di interazioni cognitive e non genetiche di competenze non solo tra uomini. L’acquisizione di una determinata competenza è dovuta all’osservazione di un 149 Dan Sperber, “Cultura e Modularità”, Le Monnier Università – Prospettive Firenze 2005. comportamento altrui, non per imitazione, ma attraverso una costruzione della competenza stessa. L’ipercomunicazione genetica è un meccanismo complesso basato su due principi semplici: 1) il corpo possiede una intelligenza innata, registrata nella memoria delle cellule e costantemente aggiornata, circa svariati aspetti della propria biologia e di ogni persona nel suo insieme; 2) gli esseri viventi comunicano fra di loro e con il loro ambiente a vari livelli di profondità, sulla base di una comune e inconsapevole connessione a una rete di informazioni, che alcuni chiamano “inconscio collettivo”. Così come la formica regina comunica a tutte le formiche operaie il “da farsi”, coordinando il loro lavoro, in maniera altrettanto coerente, quando essa muore o si assenta dal formicaio, il lavoro di ogni insetto diventa caotico e privo di ogni coordinazione con quello altrui. Allo stesso modo i pesci si muovono in branco, compatti, seguendo tutti all’istante e all’unisono gli stessi identici movimenti. Questo gli permette, appunto, di muoversi come branco e proteggersi così dai predatori. Sulla base di questo assunto, e di numerosi esperimenti scientifici e psichici, sarebbe possibile spiegare in maniera non solo spirituale, ma quanto meno “empirica”, l’efficacia comprovata di alcune visioni da parte di chiaroveggenti e sensitivi: la coscienza di tali individui sarebbe davvero in grado di percepire attraverso immagini mentali, parole o suoni, una serie di dati relativi a persone, cose ed avvenimenti realmente esistenti, o verificatisi in luoghi ed archi temporali distanti e del tutto slegati da ogni possibilità di accesso mediante i comuni cinque sensi. Questo, grazie alla loro connessione diretta con l’ambiente remoto nel quale tutti questi dati sono perfettamente uniti sotto forma di pura informazione: il loro Dna. Per citare le parole di due fisici, matematici ed ipnoterapeuti russi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf: “ se si analizzano le attività cerebrali dell’uomo moderno, si vede che i centri cerebrali preposti alla formazione e alla comprensione del linguaggio si trovano esclusivamente nell’emisfero cerebrale sinistro, al quale si attribuisce il pensiero logico-razionale. All’opposto, sembra che i centri dell’emisfero destro, specularmente corrispondenti, siano oggi diventati inattivi”. Eppure, se la mente conscia opera con il potere di un processore informatico capace di elaborare circa 40 bit di informazioni al secondo, la mente subconscia ne elabora, nello stesso tempo, ben 20 milioni! Le conclusioni di questi studi e di ripetuti esperimenti di ipnosi, mettono in luce quanto segue: per quanto possa sembrare assurdo e per molti paradossale, se una persona riesce a lavorare con i processi interni, e la propria coscienza in maniera abbastanza efficiente, da stabilire una comunicazione cosciente con le informazioni contenute nel proprio Dna, esiste una forte possibilità che possa avere accesso all’ipercomunicazione consapevole. Attraverso l’utilizzo combinato del Dna, in qualità di ricettore delle informazioni in “Rete”, e dell’emisfero cerebrale destro come decodificatore delle medesime, sarebbe possibile immettere dati nella Rete stessa, scaricare informazioni e stabilire un contatto con le altre persone “connesse”.Il DNA umano funziona come una specie di “Internet biologico“, ed è sotto molti aspetti superiore a quello artificiale. Inoltre, sempre il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev e i suoi colleghi analizzando le qualità vibrazionali del DNA,hanno dichiarato che “i cromosomi vivi funzionano esattamente come un computer olografico che usa radiazioni laser di DNA endogeno”. Gli studiosi sono stati in grado, per esempio, di proiettare determinate frequenze (suono) con una specie di raggio laser sul DNA, modificando la frequenza di esso e quindi l’informazione genetica stessa. Dato che la struttura base del DNA è uguale alla struttura della lingua, non è necessaria alcuna codifica del DNA. Si possono semplicemente usare parole e frasi della lingua umana! Anche questo è stato provato scientificamente. Ecco il potere delle parola, della preghiera e del ritmo vibratorio del pensiero stesso. Inoltre, cambiare idea ha effetti biologici. La nostra abilità di cambiare è una scelta costante. Non siamo schiavi della nostra genetica; la nostra genetica dovrebbe essere la serva delle nostre scelte coscienti. Una volta che questo è stato accettato, possiamo cominciare a supportare la premessa che la nostra mente giri le chiavi che aprono le porte all'evoluzione umana. Secondo il biologo cellulare Bruce Lipton, “la consapevolezza è il tratto principale offerto dal sistema nervoso. Più un organismo è avanzato a livello evolutivo, più consapevolezza possiede. Gli scienziati ritengono, in genere, che il grado di "consapevolezza” sia la misura principale di evoluzione. L’umanità è sull'orlo di un “drammatico” aumento di consapevolezza. Inizieremo a prendere coscienza che ogni essere umano è l'equivalente di una "cellula" nel corpo di un superorganismo, l'Umanità”. Lo scambio dinamico e creativo di informazioni-energia verso l’ordine (o entropia negativa) sta a significare che l’universo ha uno scopo. Infatti, la probabilità che una scelta casuale porti a uno stato ordinato diminuisce con il grado di entropia negativa. La coscienza umana, attraverso l’atto creativo dell’osservazione, rappresenta la struttura portante della realtà. Una nuova percezione del mondo e di noi stessi non più come semplici spettatori passivi, ma come co-creatori e partecipanti dinamici di una realtà in cui , visibile e invisibile, sono interconnessi. Gregg Branden150 ha precisato che “ci viene dato il potere di immaginare, sognare, sentire la potenzialità della vita affinché essa possa rimandarci l’immagine di ciò che abbiamo creato. Dentro di noi c’è qualcosa che non subisce i condizionamenti del tempo, dello spazio e perfino della morte. Il nocciolo delle scoperte è che l’umanità sembra esistere in un universo non locale dove tutto è costantemente collegato. Attraverso il collegamento che unisce tutte le cose, la sostanza di cui è fatto l’universo (onde e particelle di energia) sembra infrangere le leggi spazio temporali finora conosciute”. Questo ci porta alla conclusione che siamo non sono collegati ai diversi campi di energia della vita e della realtà stessa, ma anche con tutto ciò che è esistito e sarà. Siamo esseri di luce e quindi siamo della stessa energia “coscienza” di cui l’intero universo sembra essere fatto. A questo proposito si può proporre l’esperimento effettuato dal biologo 150 Gregg Branden“La matrix divina- Un ponte tra tempo, spazio, miracoli e credenze”, Macroedizioni 2007. quantistico Vladimir Poponin e dal genetista Peter Gariaev, padre della “genetica ondulatoria”. Inizialmente venne svuotato un contenitore (cioè al suo interno venne creato il vuoto), e quindi l'unica cosa rimasta erano i fotoni (particelle di luce). Si misurò la distribuzione (cioè la posizione) dei fotoni e si trovò che questi erano disposti in modo completamente casuale tutto all'interno del contenitore. E tale risultato era conforme con quanto ci si aspettava. Poi venne inserito del DNA all'interno del recipiente e si effettuò la misura della distribuzione (posizione) dei fotoni. Questa volta i fotoni erano schierati in modo ordinato e allineati con il DNA. In altre parole, il DNA, fisico, produceva un effetto sui fotoni, non fisici. Dopo di questo, il DNA venne rimosso dal contenitore, e si ricalcolò la distribuzione dei fotoni. I fotoni rimasero ordinati e allineati laddove era stato inserito il DNA. Oppure le influenze che registra il Dna anche se lontano fisicamente dal corpo del soggetto campione. Questo dimostra chiaramente il rapporto esistente tra DNA ed energia. Il filosofo-sociologo francese Edgar Morin ha scritto: “ Ogni atto biologicamente organizzatore comporta una dimensione cognitiva, ed è sotto questo aspetto che assume un senso forte la nota formula di Piaget: "A una certa profondità, l'organizzazione vitale e l'organizzazione mentale non formano che una sola e medesima cosa." Così, il corpo è una repubblica di decine di miliardi di cellule, cioè di esseri-macchine computanti, le cui interpolicomputazioni organizzazionali producono senza soluzione di continuità quella realtà cui diamo il nome di corpo. Il corpo non è che la concretizzazione di inter-computazioni di cui è a un tempo il prodotto e il produttore. Ciò significa che l'organizzazione stessa del corpo umano comporta una dimensione cognitiva. L'attività computante, in effetti, caratterizza in modo originario e fondamentale ogni organizzazione biologica e racchiude in sé una dimensione cognitiva. In questo senso, si può vivere solo con una certa quantità di conoscenza: 1) la vita può auto-organizzarsi solo con e attraverso la computazione: 2) l'essere vivente può sopravvivere in un determinato ambiente solo con e attraverso una conoscenza di tale ambiente”151. 5.2)Verso la “Biologia Quantica”: psico-bio-fisica della Vita. “ La scienza evoluzionistica della Nuova Frontiera rivela che il potere di controllare la nostra vita ha origine dalla mente e non è programmato dai geni”. Lipton Bruce Il corpo dell'essere umano è composto da materiale genetico dotato di un trasmettitore e un ricevitore estremamente sofisticati di frequenze. In particolari sperimentazioni scientifiche si è osservato che inserendo il DNA in un contenitore tubolare di elettroni, questi ultimi si dispongono a formare una struttura uguale al DNA. Se si rimuove il DNA, gli elettroni ritornano ad occupare le precedenti posizioni. Questa è la prova inequivocabile che il patrimonio genetico dell'essere umano interagisce di continuo con l'energia circostante; siamo noi, le nostre condizioni emotive, a influenzare il mondo di continuo. Dentro ogni essere umano ci sono delle microantenne conosciute con il nome di amminoacidi direttamente collegate con il DNA. Inoltre, esistono 64 codici genetici o antenne, capaci di trasmettere e ricevere frequenze più elevate collegando ogni persona a dimensioni più elevate. Recenti studi scientifici suggeriscono che solo 20 di queste antenne sono attivate, e le rimanenti 44 rimangono “disattivate”. Ma solo 20 antenne sono insufficienti a collegare un essere umano con le frequenze più elevate. Ne deriva che ogni persona usa solo una piccola frazione del proprio potenziale cerebrale. Come ha sottolineato più volte lo scienziato Alla stessa conclusione è giunto il genetista e 151 Morin Edgar, “Il paradigma perduto”, Bompiani, Milano1973;“L'uomo e la morte”, Newton Compton, Roma 1980; “Scienza con coscienza”, Angeli, Milano 1984. professore all’Università di Tsukuba, Kazuo Murakami152, il quale nei suoi studi, con dovizia di argomentazioni e analisi, ha evidenziato quanto potente sia il pensiero e la mente sulla nostra biologia e gli atteggiamenti nei confronti della vita stessa.“Gli atomi e le molecole di qualcosa che ha qualità che soddisfano la definizione di vita non sono diverse da quelle di un pezzo di metallo. E’ solo la loro organizzazione ad essere diversa”153 . Il fisico statunitense Philip Anderson154, premio Nobel per la fisica nel 1977, in un articolo uscito sulla rivista “Science” scrisse con sagacia e precisione “In effetti, più i fisici delle particelle elementari ci spiegano la natura delle leggi fondamentali, meno quelle stesse leggi sembrano rilevanti ai fini dei problemi concreti con cui si confronta il resto della scienza”. Questo porta alla conclusione che, se vogliamo capire noi stessi e l’intero universo, “dovremo abbandonare il riduzionismo:la capacità di ridurre tutto a semplici leggi fondamentali non ci conferisce necessariamente quella di ricostruire l’universo partendo dalle stesse leggi”155. Una branca a dir poco avveniristica della biologia è la cosiddetta quantum biology, cioè “biologia quantistica”. Essa si prefigge di studiare l’implicazione dei fenomeni descritti dalla fisica quantistica all’interno dei sistemi biologici. Non accade spesso di sentir parlare di questo tipo di studi, ma i risultati ci sono e probabilmente ci aiuteranno in futuro a comprendere meglio i processi biochimici e la vita stessa. Secondo uno studio condotto da Elisabeth Rieper della National University of Singapore il fenomeno dell’ quantistico avrebbe un ruolo fondamentale nella strutturazione del DNA affermando addirittura che secondo il modello strutturale classico la molecola del DNA non avrebbe energia sufficiente a rimanere unita. Tutti questi nuovi dati e 152 Murakami Kazuo, “Il codice divino della vita”, Edizioni Mediterranee 2010. 153 Deepak Chopra, Leonard Mlodinow, “Le due anime del mondoDialogo tra spiritualità e scienza”, Sperling & Kupfer, 2012. 154 Anderson Philip “More is different: broken symmetry and the nature of the hierarchical strutture of science”, “Science” n° 177, 1972 155 Brooks Michael, “13 cose che non hanno senso- Dove si spiegano i grandi enigmi della scienza”, Longanesi Milano 2010. scoperte ci suggeriscono che il DNA, la molecola fondamentale della vita, racchiude ancora numerosi segreti che attendono di essere scoperti. Le osservazioni dei dati sperimentali, anche se ci forniscono nuove conoscenze, spesso introducono interrogativi nuovi, rendendo sempre più vario e complesso lo studio del fenomeno della vita. Molti dei fenomeni psico-fisici, dalle particelle dell’atomo al comportamento delle galassie, dal paradigma socio-biologico alla storia evolutiva, dal singolo individuo alle grandi metropoli non possono essere spiegati seguendo le impostazioni delle leggi newtoniane, darwiniste, in un contesto riduttivo e duale, ma bisogna osservare , analizzare e capire tutte le dinamiche seguendo un’impostazione olistica-spirituale. Questo ci ha portato a considerare anche che, sebbene il codice del DNA contenuto nelle cellule diano al nostro corpo le giuste direttive per funzionare, il segnale che attiva il codice sembra provenire dall’esterno della cellula. Nel suo libro “Evolution: A Theory in Crisis”, il biologo molecolare Michael Denton156 discute la complessa struttura della cellula. “ Per cogliere la realtà della vita come è stata rivelata dalla biologia molecolare, dobbiamo ingrandire una cellula fino a raggiungere un diametro di venti chilometri, cosa da somigliare ad un'aeronave gigante grande abbastanza da coprire una città delle dimensioni di Londra o New York Ciò che vedremmo sarebbe un oggetto di complessità e design adattivo impareggiabili. Sulla superficie della cellula sarebbero visibili migliaia di fori, simili a oblò di una nave immensa, che si aprono alternativamente per permettere il continuo flusso e riflusso di materiali. Se entrassimo in uno di queste aperture, ci troveremmo in un mondo di suprema tecnologia e stupefacente complessità. È veramente credibile che processi casuali possano aver costruito una realtà il cui elemento più piccolo – una proteina funzionale o gene – è complesso al di là delle nostre capacità creative, una realtà che è l’antitesi stessa del caso, che supera in ogni senso qualsiasi cosa prodotta dall’intelligenza di un uomo”. A questo proposito il consulente e biologo Pierre-Jean Garel, ha formulato il concetto di “risonanza frattale” per trovare le risposte alla 156 Michael Denton, “Evolution: A Theory in Crisis”, Burnett Books, London, 1985. comunicazione tra gli esseri viventi e l’ambiente circostante al di là del sistema nervoso. Il teorico evolutivo, zoologo, paleontologo nonché biologo, Stephen Gould, ha precisato che “se girassimo il nastro dell’evoluzione non otterremmo lo stesso risultato. Potremmo girare il nastro centinaia di volte e ottenere centinaia di combinazioni differenti”157. Alle stesse conclusioni è giunto il biologo evolutivo Richard Dawkins, membro della Royal Society, il quale nel suo libro di successo “Il gene egoista”158 scrive con semplicità e rigore: “Non serve a nulla prendere il giusto numero di atomi e scuoterli con un po’ di energia esterna finché, per caso, non assumono lo schema giusto e sperare che ne venga fuori Adamo! In questo modo si può formare una molecola che consiste in poche dozzine di atomi, mentre un uomo consiste di più di mille milioni di milioni di milioni di milioni di atomi. Per cercare di fare un uomo bisognerebbe lavorare con lo shaker biochimico tanto a lungo che l’intera età dell’universo sembrerebbe un battito di ciglia, e anche allora non ci riuscirebbe. Per quanta nuova conoscenza e saggezza voi accumuliate nella vostra vita, neppure una virgola verrà passata ai vostri figli geneticamente.” Dawkins mette in piena evidenza e con dovizia di argomentazioni non solo l’efficienza del corpo costruito dai geni per la loro sopravvivenza futura, ma anche il fatto che ciascuna generazione partendo da zero utilizza il corpo per preservare inalterati i geni, la cui efficienza si rivela “un’impresa cooperativa talmente intricata che è impossibile discernere il contributo di un gene da quelli di un altro”. Questo ci porta alla conclusione che i geni stabiliscono la linea di condotta e noi stessi siamo gli esecutori. Il nostro potenziale in termini di pensiero, mente, cervello, spirito e ambiente permette alla nostra genetica di evolversi e perfezionarsi in uno stato di sublime armonia universale. Sherwin B. Nuland159, professore di chirurgia, storia della medicina e bioetica alla Yale University, ha scritto: 157 Stephen Gould “La freccia del Tempo, il ciclo del Tempo”, Feltrinelli 1989. 158 Richard Dawkins , “Il gene egoista”, Oscar Mondadori , 2011. 159 Sherwin B. Nuland “La saggezza del corpo – Il miracoloso e sorprendente universo che è dentro di noi”, Mondadori 1997. “ Nell’integrazione di tutti i componenti dell’impresa collettiva c’è un’apparente saggezza, grazie alla quale i molteplici processi in atto sono in qualche modo armonizzati in un insieme mirabile. In sostanza il successo è dato da un dinamismo che consente a ciascuna cellula di rispondere istantaneamente a ogni minimo fattore che minacci la sua integrità e quindi quella dell’intero organismo. Un sistema stabile non è un sistema che non cambia mai, ma che si regola e si riaggiusta costantemente e istantaneamente per conservare uno stato generale atto a permette a tutte le funzioni di operare con la massima efficienza. La stabilità ha bisogno del cambiamento per compensare la continua variabilità delle circostanze”. Bisogna rendersi conto che, sebbene i fattori genetici, chimici e fisici abbiano fornito le basi e l’architettura delle nostre funzioni psicofisiche e una notevole capacità “plastica e creativa” di adattamento, il segreto che ci ha permesso di trascendere i limiti della pura sopravvivenza sta non solo nel modo in cui abbiamo utilizzato l’adattabilità, ma anche alla nostra consapevolezza interna ed esterna. Un’interdipendenza perfettamente ed armoniosamente coordinata fra le parti del nostro corpo e le parti della nostra realtà. Un’interconnessione ciclica di pura coscienza creatrice. Dal meccanismo costante della respirazione al battito del nostro cuore, dalle immagini e dal suono che riusciamo a captare alle emozioni con le quali sperimentiamo la vita, dal pensiero con il quale co-creiamo alla meravigliosa armonia e saggezza delle nostre cellule, tutto è Uno. Un continuo atto di pura creazione e creatività nella Coscienza Universale. Scrive il teologo italiano Vito Mancuso160 “la vita non è un oggetto da cui sia possibile prendere le distanze e oggettivare. La vita è già da sempre in noi, è lei che ci attraversa e ci porta, coincide con noi e insieme è più grande di noi. Pensiamo la vita solo mentre la viviamo, e proprio per questo il primo e imprescindibile atto è il sentimento della vita, la sensazione di fondo che genera in noi”. 160 Vito Mancuso, “Io e Dio – Una Guida dei Perplessi”, Garzanti Milano 2011. L’uomo è una struttura fisica che interagisce con i campi energetici, che vibrano a diverse frequenze, e che si scambiano continuamente informazioni, attraverso le molteplici strutture energetiche, ma anche a livello cellulare ed atomico. Vibrazioni armoniche ad elevata coerenza possono indurre, percorrendo i canali energetici, allo scioglimento di blocchi e al riequilibrio del corpo. Il nuovo equilibrio frequenziale (armonia), tra corpo fisico, corpo emotivo e corpo mentale sono alla base di ogni processo di guarigione e di trasformazione evolutiva. Ioana Morange161scrittrice che si occupa di alchimia cellulare, meditazione, danza terapia, evoluzione interiore e nuova nascita, ha precisato che “è all’interno di noi, nella biologia del corpo, che si trovano il più piccolo e il più grande. A questo livello scienza e sacro possono riavvicinarsi, coabitare di nuovo. […]Ogni particella del corpo è un’entità vivente e degna di rispetto che ha il suo ruolo da svolgere in relazione alla totalità del corpo, visibile e invisibile, con l’insieme degli altri corpi. […]Senza consapevolezza, l’uomo che si sottrae alle leggi dell’Universo diventa l’apprendista stregone, l’artefice della propria distruzione! Dobbiamo essere capaci di evolvere con l’ambiente, con questa nuova intelligenza; come la geologia permette di ritrovare il passato nella terra, così ciascuna delle nostre storie ha lasciato un ricordo, un aggancio, delle impronte. […]Il nostro corpo è la biblioteca della storia visibile e invisibile del pianeta. Le nostre cellule portano in sé il ricordo delle nostre vite presenti e passate”. La vita, intesa come “proprietà emergente”162, non nella sua straordinaria dinamicità e autoreplicazione, va oltre la realtà fenomenica percepita o percepibile, estendendosi ad un livello più profondo e ramificato fino a raggiungere il “Vuoto Intelligente”. La scrittrice australiana Rhonda Byrne163, autrice di bestseller mondiali, ha scritto a questo proposito: 161 Ioana Morange, “Alchimia Cellulare attraverso il corpo della terra”, Edizioni Centro di Benessere Psicofico, Torino 2002. 162 Holland, J.H., “Emergence:from Chaos to Order”, Oxford University Press, Oxfod 1998. 163 Rhonda Byrne “The Magic”, Mondadori Milano 2012. “ Non è un caso che siamo circondati da un’atmosfera protettiva, oltre la quale non c’è né aria né ossigeno. Non è un caso che gli alberi producano senza sosta ossigeno, rinforzandone l’atmosfera. Non è un caso che i pianeti occupino posizioni precise nel sistema solare e che questo non sia situato altrove nella galassia, dove molto probabilmente verrebbe bruciato dalle radiazioni cosmiche. La vita sulla terra è resa possibile dal rispetto di migliaia di parametri e di rapporti quantitativi in delicato equilibrio tra sostanze: anche una minima variazione sarebbe sufficiente a rendere il nostro pianeta invivibile. E’ difficile credere che questo sia casuale. Si direbbe, piuttosto, che tutto sia stato progettato alla perfezione e tenuto in equilibrio e tutto ciò per noi”. 5.3) Non siamo schiavi del DNA: quando la mente e l’ambiente modificano il messaggio genetico. “E’ l’unità di Coscienza che comprende, elabora e ricrea tutti i diversi linguaggi della natura. Ogni particella materiale , quindi anche quella dei corpi umani, pianeti o galassia, sono in una relazione intima, accoppiata con il campo,perenne onnipresenza, una forza che lega il tutto, anche l’osservatore all’universo osservato e agli infiniti universi che non osserviamo” (Giuliana Conforto). Il DNA, inteso come vettore informazionale e chimico di un messaggio complesso e articolato, non crea la vita, ma veicola il messaggio stesso. La quantità dei nostri geni(20.000 – 25.000, ma 100 in meno della Caenorhabditis elegans minuscolo verme che vive nei primi strati di suolo nei climi temperati.), cosa assurda, è identità a quella di un tacchino, uno struzzo o una pianta. La memoria fisica è una memoria cellulare, paragonabile ai file (archivi) di un computer, che contiene nel DNA tutte le forme-pensiero nostre e dei nostri antenati. Se cerchiamo qualcosa, l’informazione è dentro di noi e, se la richiamiamo, riaffiora. Più alta è la frequenza di vibrazione del corpo, maggiore è l'energia che lo vivifica. Quando la nostra forma vibra ad una certa frequenza, attiva quei pensieri, corrispondenti a tale frequenza, che giacciono nel nostro DNA o che provengono dalla nostra anima. E per la legge di attrazione universale (secondo cui il “simile attira simile”) i pensieri attivati ci attirano pensieri simili esterni, cioè energie simili esterne. In altre parole ci attirano quelle esperienze (sotto forma di incontri, scontri, coincidenze, incidenti, malattie, paure, amore, gioia, ecc) che dobbiamo vivere per comprendere la lezione che la vita ci mette davanti in quel momento. Il Dna, oltre al ruolo di programmazione, permette di gestire il “tempo”, grazie ai telomeri (orologi biologici) i quali in seguito alla riproduzione cellulare la loro lunghezza si riduce progressivamente fino a quando non riescono più a esplicare la loro funzione protettiva nei confronti dei cromosomi. Sostanzialmente il DNA, influenzandosi dai pensieri, dall’alimentazione, dall’emozione, dallo stress e dall’ambiente, si esprime in base alle informazioni e ai segnali chimici che entrano in un dato momento nella cellula sia dall’interno che dall’esterno. Il Dna ed il corpo si nutrono dell’esperienza evolutiva che compie e della la memoria di se stesso e dell’esperienza che compie. Fino a tempi recenti, si pensava che i geni fossero auto-attuativi, cioè potessero accendersi e spegnersi da soli. Come risultato, oggi la maggior parte delle persone si ritengono dei robot genetici, cioè che i geni controllano la loro vita. La maggior parte delle ricerche, invece, segnano l’inizio di una concezione radicalmente nuova della scienza cellulare. La nuova biologia rivela che noi “controlliamo” il nostro genoma, anziché esserne controllati. Oggi è riconosciuto che l’ambiente, e più precisamente le nostre percezioni o interpretazioni dell’ambiente, controllano direttamente l’attività dei nostri geni. Ciò spiega perché la gente può guarire spontaneamente da patologie ritenute permanenti. “ L’ambiente che sta cambiando il nostro DNA include ben più delle tossine contenute nell’aria e nell’acqua, e del “rumore” elettromagnetico che inonda le persone che vivono vicino ai cavi dell’alta tensione, alle centrali elettriche e alle antenne della telefonia cellulare situate nelle maggiori metropoli mondiali. L’ambiente include anche le nostre esperienze squisitamente personali e soggettive fatte di credenze, emozioni e pensieri…Noi non possiamo interrompere il viaggio, ma possiamo imprimergli una destinazione. Non possiamo fermare il cambiamento, ma possiamo guidarlo verso un atterraggio più morbido.” scrive il famoso autore internazionale Gregg Braden164. Questa nuova concezione della biologia umana non considera il corpo un mero apparato meccanico, ma ingloba il ruolo della mente e dello spirito. Questa nuova prospettiva è fondamentale in ogni processo di guarigione, perché riconosce che quando cambiamo la nostra percezione o le nostre credenze, mandiamo messaggi totalmente diversi alle nostre cellule, provocando la loro riprogrammazione. Dobbiamo partire dal presupposto che ad ogni generazione ognuno di noi, partendo da zero, si crea la propria realtà, la propria esperienza e il proprio sistema concettuale. Ad un certo punto dell’evoluzione il cervello ha permesso di “memorizzare, elaborare e sfruttare le esperienze ma anche di trasmetterle agli individui della stessa specie e soprattutto elle generazioni successive non geneticamente, ma trasmettendo l’esperienza. Il modo di agire ed il cambiamento del comportamento dell’individuo e della società non è stato più unicamente determinato dalle sua caratteristiche ereditarie, ma anche da caratteristiche culturali trasmesse di generazione in generazione” scrive lo studioso di Genetica e Biologia Giorgio Morpurgo165. In un certo modo la nostra mente e la nostra consapevolezza ha sostituito l’evoluzione culturale all’evoluzione biologica come fattore di trasformazione e cambiamento. 164 Gregg Braden, “ La verità nascosta – Sulle origini dell’umanità e il suo destino futuro”, Macro Edizioni Cesena 2012. 165 Giorgio Morpurgo, “L’inizio della fine – Evoluzione culturale ed evoluzione biologica”,Sallerio Editore Palermo, 1999. Non siamo schiavi della nostra genetica; la nostra genetica dovrebbe essere la serva delle nostre scelte coscienti. Una volta che questo è stato accettato, possiamo cominciare a supportare la premessa che la nostra mente giri le chiavi che aprono le porte all'evoluzione umana. Il regalo dell'essere umano è la sua allargata corteccia cerebrale. Con essa non siamo più alla mercé della nostra biologia. Il meccanicismo, il riduzionismo e la fisica stessa possono esplorare anche le più piccole particelle della vita e della realtà stessa, ma non riusciranno a capire la creatività della vita stessa fino a quando non “spiritualizzeranno” l’atto dell’osservazione e dell’introspezione senza pregiudizi. Come il pensiero attraversa il cervello, così la coscienza la materia e le stesse cellule, ricevendo ed emettendo informazioni ed onde in un linguaggio inter-dimensionale universale, in cui tutto e sinergicamente interconnesso. Le cellule in un organo e gli organi nell’organismo “si comportano con un collettivismo ed un sincronismo analogo. Non c’è contrasto tra un individuo e la collettività, né competizione tra individui, bensì una perfetta autoorganizzazione, coerenza e trasparenza. […]Armonia e simmetria, trinità e unità, combinazioni di pochi elementi sono le leggi della natura, semplici ed eleganti, valide qui come in ogni angolo più remoto dell’universo; musica e geometria sono i suoi linguaggi che l’uomo comprende e dei quali sa assaporare il fascino” (Giuliana Conforto, 2001). La Natura ha progettato la vita in maniera tale che ogni cellula deve diventare altruistica nei confronti delle altre, in modo tale da costruire un corpo vivente. Questa stessa Natura ha creato la regola per cui il collante che unisce le cellule e gli organi di un corpo vivente consiste nella relazione altruistica che intercorre fra loro. Di conseguenza ne deriva che la forza che ha creato e sostiene la vita è altruistica, una forza di dazione e condivisione. Il suo obiettivo consiste nel creare una vita basata sull’esistenza altruistica, armoniosa e bilanciata fra i suoi elementi. In una ricerca pubblicata sul periodico Advances nel 1993, l’esercito americano riferisce del seguente esperimento: analizzando la risposta elettrica del Dna di una persona in presenza di forti stati emotivi, e separando dallo stesso Dna un campione di saliva, si è potuto verificare come ad una distanza di cinquecentosessanta chilometri fra i due frammenti di materiale genetico, gli stessi emettano, in maniera assolutamente speculare e contemporanea, le medesime variazioni elettriche. L’armonia della natura inizia dalle sue più segrete e minute strutture, inizia nell’invisibile e si rivela nell’eleganza e nella grazia delle forme visibili. La più straordinaria escursione nella inosservabile armonia della natura é stata compiuta anni fa da un ricercatore giapponese operante in California: Susumu Ohno, del Beckman Research Institute of the City of Hope, è riuscito a produrre melodie musicali dalla struttura del DNA . Il principio da cui Ohno parte è che la vita è caratterizzata da una moltitudine di ricorrenze,da ripetizioni di moduli. Come ogni individuo è il tassello di un puzzle universale senza il quale non avrebbe ragione di esistere, così la mente universale è l’insieme di ogni singola mente. Ogni singola mente ha il potenziale della Coscienza infinita. La perfezione e il divenire non sono stratificazioni caotiche esterne, ma una sinergia d’amore intrinseca, dalla quale riceviamo “nutrimento” e con la quale perfezioniamo la realtà stessa. Un equilibrio di informazioni tra “assimilazione cumulativa” e “donazione creativa”. Ogni pensiero e ogni azione comporta delle conseguenze (positive o negative) nella vita di colui che ha pensato o agito, in un perenne movimento “ondulatorio” di onde e frequenze. Come non si può separare un’onda dal mare o il riflesso della luna in un pozzo, così non possiamo allontanarci da questa danza cosmica, in cui tutto è “amorevolmente interrelato e intrecciato”.Solo facendo ricorso a un processo di condivisione delle informazioni collettiva ed istantanea è possibile comprendere questi misteri del mondo animale; ecco perché, alla luce della fisica quantistica, è un’interpretazione. Lo stesso Paul Watzlawick, noto pioniere costruttivista, ha dichiarato che solo attraverso il principio di non località si può comprendere il funzionamento dei fenomeni della comunicazione apparentemente inspiegabile. possibile avanzare della psicoterapia Quando A si connette con B in modo non localizzato, nulla attraversa lo spazio intermediato e quindi nessuna quantità di materia frapposta può schermare questa interazione. Inoltre, influenze non localizzate oltre a non diminuire con la distanza agiscono istantaneamente e sono potenti a milioni di chilometri come a millimetri di distanza. La velocità della loro trasmissione non è limitata dalla velocità della luce. Quindi un'interazione non localizzata collega una località a un'altra senza attraversamento di spazio, senza degrado e senza ritardo. La visione popolare della mente e del sé conscio di una persona come di un quid localizzato, che occupa uno spazio preciso, dà naturalmente luogo alla nostra convinzione di essere osservatori situati in un corpo da cui guardiamo la realtà a esso esterna. L'osservatore (o, secondo alcuni fisici, uno strumento di misurazione che funga da suo agente) compie l'atto decisivo di far “collassare” tutte le possibilità consistenti in un singolo esito coerente che solo allora può essere definito evento. Prima di questo momento non si può parlare di un mondo reale di cose ed eventi, ma solo di possibilità con il potenziale di essere realizzate. “ Tutti questi effetti relativistici sembrano strani soltanto perché con i nostri sensi non possiamo fare nessuna esperienza diretta del mondo quadridimensionale dello spazio-tempo ma possiamo osservarne solo le “immagini” tridimensionali. Queste immagini hanno aspetti diversi in diversi sistemi di riferimento; oggetti in moto appaiono diversi da oggetti fermi e orologi in moto scandiscono il tempo con ritmo diverso. Questi effetti possono sembrare paradossali se non comprendiamo che essi sono soltanto proiezioni di fenomeni quadridimensionali, proprio come le ombre sono proiezioni di oggetti tridimensionali. Se potessimo visualizzare la realtà dello spazio tempo quadridimensionale, non ci sarebbe nulla di paradossale”166. Se, come ammette la moderna neuroscienza, noi non conosciamo nulla se non attraverso i sensi, perché allora non esiste un mondo diverso per ciascun cervello? I cervelli non sono identici neppure nei gemelli monozigoti. Lo stesso cervello, d'altra parte, da un momento all'altro, 166 F. Capra, Il Tao della Fisica, Feltrinelli Editore, Milano 1996. può percepire gli stessi stimoli in modo diverso ed elaborare una diversa visione del mondo. Quando consideriamo quanto potrebbero essere radicalmente differenti le immagini create dai nostri cervelli Il motivo per cui sono coerenti, spiega Margenau, non è perché i nostri cervelli sono simili o funzionano allo stesso modo, ma perché le nostre menti sono una. Il fisico statunitense ipotizza l’esistenza di una “Mente Collettiva” non localizzata e quindi fuori dallo spaziotempo che si manifesta in ogni essere umano. Siamo una vibrazione d’amore nell’infinito della Coscienza. La nostra visione del mondo “coerente” risiede nell’esistenza di una proiezione olografica sociale della Mente Collettiva, la quale non è fissata da una cristallina equazione matematica, ma si modifica da ciò che è accaduto in precedenza. Quando più spesso un modello si ripete nel tempo tanto più diventa probabile ed effettivo. Questo modello può essere associato non solo alle discipline fisico-biologiche, ma anche al nostra vita quotidiana, nella quale si ha la tendenza e l’abitudine di perpetuare la percezione ristretta del mondo in determinati parametri universalmente predisposti. Diventiamo a-normali quando non condividiamo o sperimentiamo questo “schema collettivo implicito”. Solo una Coscienza infinita e universale può creare una visione singola del mondo e della realtà. La nostra universalità e la nostra consapevolezza, secondo Margenau, è limitata non solo dal tempo, in quanto siamo in grado di percepirne solo una piccolissima parte, ma anche dal nostro Ego che ci isola e ridimensiona la nostra essenza olistica e dal “muro stocastico”, ossia la casualità e l’incertezza della vita che danno il senso del libero arbitrio. Niels Bohr ha dichiarato: “Noi non possiamo trovare nulla in fisica o in chimica che abbia un sia pur remoto rapporto con la coscienza”. Bohm ipotizza che l'universo sia costruito sugli stessi principi dell'ologramma, e adduce a sostegno della sua teoria concetti tratti dalla fisica moderna. Nella moderna visione della fisica il mondo non è composto da frammenti individuali, ma è visto come un complesso indivisibile di modello, processo e interrelazione. L'aspetto del mondo che comunemente percepiamo è formato tuttavia da parti isolate, che ci appaiono sconnesse e prive di relazione tra loro. Eppure per Bohm questo è un'illusione e una distorsione dell'unicità e dell'unità che stanno alla base di tutto e che sono una qualità intrinseca del mondo. Mentre le scienze classiche biologiche e mediche non hanno mai preso in considerazione entità non materiali – non analizzabili al microscopio –, la fisica moderna promuove l’approfondimento della natura dei campi che, pur essendo invisibili agli occhi umani, sono tuttavia strettamente collegati alla materia organica ed inorganica, anzi, sembra addirittura che ne guidino lo sviluppo e il funzionamento. Secondo quanto scrive il biologo Rupert Sheldrake, i legami fra gli animali si sviluppano all’interno di un “campo sociale”. Come quelli della fisica, i campi sociali connettono elementi distanti fra loro, ma hanno la particolarità di evolversi e di conservare una sorta di memoria. [...] È uno degli aspetti della biologia dei gruppi sociali e della comunicazione, che permette ai membri di un gruppo di influenzare gli altri anche quando si trovano al di fuori della portata dei mezzi di comunicazione sensoriali (Sheldrake, 1999). Per la scienza moderna la mente non potrà mai essere definitivamente compresa in termini di chimica o anatomia cerebrale; essa sembra infatti manifestarsi più come un campo energetico di cui il cervello ne rappresenta solo il substrato organico, così come una radio non crea la musica ma la trasmette sintonizzandosi su determinate frequenze di energia. Infatti, come afferma il fisico israeliano Gerald Schroeder, gli organi fisici del cervello potrebbero essere solamente i circuiti che rendono la mente percettibile agli esseri umani. In tal caso una forma di coscienza potrebbe rimanere intatta. Se rompete una radio non potrete più ascoltare la musica, ma le onde radio continueranno a esistere. Viene a mancarci solo l’apparecchiatura che trasforma la radiazione elettromagnetica in onde sonore meccaniche. Il cervello svolge lo stesso ruolo che la radio svolge nei confronti della musica167. 167 Schroeder Gerald L., “L’universo sapiente. Dall’atomo a Dio”, il Saggiatore, Milano, 2002. Capitolo VI Uni-verso: danza eterna di energia creativa. 6.1)L’Universo: messaggio scritto in codice creato dal Pensiero. “ […] Non poso credere che la nostra presenza in questo universo sia solo un gioco del fato, un incidente della storia, una battuta casuale del grande dramma cosmico. Il nostro coinvolgimento è troppo intimo[…]” Paul Davies, “La mente di Dio”, Milano, Mondadori 1993. L’universo nella sua totalità può essere associato ad una danza eterna, in cui tutte le particelle che costituiscono il suo ingrediente fondamentale sono armoniosamente sincronizzate in un “continuum” olistico-olografico oltre lo spazio e il tempo. La recente scoperta dell’unità dell’universo è frutto di ricerche approfondite, basate su osservazioni e messe alla prova tramite esperimenti. Essa fornisce una visione del tutto diversa del mondo rispetto all’immagine meccanicistica, materialistica e frammentata insegnataci a scuola. Siamo parte gli uni degli altri e della natura; non siamo estranei nell’universo. La cosmologia e la fisica quantistica , dal macro al microcosmo, ci ha condotto e ci sta conducendo verso una struttura spettacolare, infinita e meravigliosa dell’universo in cui viviamo e sperimentiamo. Infatti, con la pubblicazione di “Philoophiae Naturlis Principia Mathematica” nel 1687, Isaac Newton, padre della fisica moderna, proponeva un universo in cui tutta la materia si muovesse secondo determinate leggi fisse all’interno di uno spazio geometrico e secondo logiche temporali tridimensionali. Pertanto un universo paragonabile ad una gigantesca macchina costituita di tante parti separate e prevedibili168. Di conseguenza la nostra visione del mondo è stata plasmata e modellata da convinzioni che descrivono esseri ed eventi separati dal Tutto che competono per la sopravvivenza, per soddisfare l’ego e per ostentare la filosofia “ognuno per sé”. Questo spirito predatorio-individualistico ha portato ad una crisi esistenziale. Oggi, anche se siamo arrivati a comprendere che tutto è collegato, interconnesso e in piena sinergia, nutriamo ancora una visione deterministica e meccanicistica del mondo. “Un tavolo da biliardo, per esempio, riunisce in sé tutti i pregiudizi insiti nella nostra visione del mondo. Sotto la banale azione di forze d’urto, nel rispetto delle leggi di conservazione dell’energia e della quantità di moto, hanno luogo collisioni facilmente calcolabili, accompagnate eventualmente da moti rotatori. E’ la classica visione meccanicistico-deterministica”169. È nella natura delle nostre menti vedere questo mondo esterno come reale; il che ci porta a confermare ed ad accrescere il senso di separazione che vi percepiamo: il senso di separazione che avvertiamo fra noi stessi e gli altri rafforza il nostro senso di essere menti isolate in corpi separati. L’universo non è una collezione di cose separate che competono tra loro per ottenere il massimo beneficio, ma tutto è vibrazione ed energia intimamente connesso. Dobbiamo renderci conto che tra il nostro sistema bio-fisico e spirituale e la coscienza cosmica, tra tutti gli esseri umani esiste una connessione sinergica intima e profonda. Qualunque cosa definiamo come oggetto è un insieme di pacchetti di energia probabile che interagisce con altra energia. 168 Si potrebbe infatti addirittura dire che con esso Newton fondi la scienza moderna, e comunque fonda certamente la meccanica moderna, presentandola come una scienza rigorosamente razionale che ingloba in un solo corpo la meccanica terrestre e la meccanica celeste, ponendo alla base del tutto, enunciati in modo sorprendentemente limpido e conciso, i celebri tre principi della dinamica. 169 Silvia Arroyo Camejo, “Il bizzarro mondo dei quanti” Springer Edizioni 2006 La solidità della materia non è altro che la “ sinergia tra le particelle”170 subatomiche e il mare di energia di fondo. La materia e l’energia dell’universo non sono distribuite casualmente, uniformemente, gerarchicamente, ma sono organizzate in strutture coerenti e sinergiche. La somiglianza diventa evidente nella teoria della relatività e nella teoria quantistica, e si fa ancora più forte nei modelli “quanticorelativistici” della fisica subatomica, ottenuti combinando entrambe queste teorie, nei quali si producono le corrispondenze più sorprendenti con il misticismo orientale. “Per l’osservatore esterno l’universo esiste come un istante; mentre, per noi, in qualità di osservatori interni, l’universo vive da miliardi di anni” (Vadim Zeland, 2010). “ L’universo ci incomincia ad apparire più come un grande pensiero che come una grande macchina; l’apparente oggettività delle cose è dovuta alla loro esistenza nella Mente…la Mente non appare più come un accidentale intruso nel regno della materia, ma incominciamo a sospettare che dobbiamo considerarla piuttosto quale il Creatore e Reggitore del regno della materia…l’antico dualismo tra la Mente e la Materia sembra quasi sparire…risolvendosi in una creazione e manifestazione della Mente“ (J. H. Jeans, The Misterious Universe). Poiché tutto é connesso e tutto si condensa dalla coscienza é evidente che i nostri pensieri possono influenzare qualunque cosa, ogni pensiero invia delle increspature (onde alfa-vibrazioni) attraverso l'universo, proprio come il lancio di un sasso in uno stagno produce delle increspature verso l'esterno. L’uno, il Tutto Unico sono concetti intorno a cui abbiamo girato intorno per millenni….Questo senso (dell’Uno) può essere recuperato, gli si può conferire credibilità, riconoscendo che non è un’illusione, un “insight”, un “mistico insight” (è anche questo naturalmente) ma che ha una base e che i nuovi scienziati la stanno scoprendo”171. L’Universo è collegato da invisibili fili, non da tutti percepiti; bisogna esercitarsi a riconoscere “gli spirituali legami tra le cose che dall’immenso 170 Lipton, B. Bhaerman, S., “Spontaneous Evolution: Our Positive Future and a way to get there from here” (Hay House 2009 171 E. Laslo, rip. in Notiziario della Buona Volontà mondiale,giugno 2006 loro numero ne fanno riuscire mirabilmente un sola ”Prima dell’evento del Big Bang l’intero universo era semplicemente un fenomeno nella fluttuazione quantistica del Campo e del vuoto, inteso come coscienza universale eterna. Questo ci porta a considerare errata l’espressione creazione dal nulla; bisogna considerare la creazione come possibilità quantica ( e non è pura casualità). “Il cosmo, che pur si espande da quindici miliardi di anni con un aumento della sua entropia, si trova in uno stato molto ordinato. E’ un vero enigma. […]Se tutte le stelle e le galassie dell’universo odierno si dissolvessero in un mare uniforme di atomi, vi sarebbe soltanto un atomo in ogni metro cubo di spazio” scrive il cosmologo e fisico teorico inglese John D. Barrow172. La rappresentazione della realtà appare disordinata e casuale, ma se analizziamo attentamente la nostra “sperimentazione di vita”, ogni casualità non è altro che un “incremento di perfezione”, un “passaggio da una fase all’altra” tendente ad una complessità maggiore. La consapevolezza è amore creativo che si rende “finito” per fare esperienza nello spazio-tempo. Un’evoluzione che non si limita a trasformare l’esistente, ma a porre in atto una “forza creativa consapevole”, con la quale l’intero Universo, compreso noi, ci autococreaiamo in continuazione. Il fisico e matematico Freeman Dyson ha dichiarato: “La vita potrebbe essere riuscita, contrariamente a ogni aspettativa, a modellare un universo conforme ai suoi scopi”. Secondo l’inventore, saggista ed informatico Raymond Kurzweil173 l’evoluzione del cosmo, in base alle intrinseche informazioni di base, ha attraversato diverse epoche: a) Epoca fisico-chimico nella quale le informazioni sono codificate nelle strutture energetiche e materiali dell’universo; b) Epoca biologica del DNA, nella quale, grazie alla versatilità del carbonio, nascono le strutture della vita capaci di replicarsi e di registrare le informazioni in supporti flessibili soggetti 172 John D. Barrow “Le origini dell’Universo – Una breve storia dell’inizio”, BUR, Milano 2006. 173 Raymond Kurzweil “The singularity is near. When human trscend biology”, Viking New York 2005, in “Homo Immortalis” di Giuseppe O. Longo – Bonifati Nunzia, Springer Milano 2012. all’evoluzione biologica; c) Epoca del Cervello, nella quale la comparsa del sistema nervoso consente di registrare le informazioni e utilizzarle nella creazione di modelli; d) Epoca della Singolarità, nella quel l’intelligenza bio-tecnologica satura la materia e viene fuori la vera intelligenza dell’Universo. “ Per tutti i varchi, il mondo sensibile ci immerge nelle sue ricchezze:alimento per il corpo e cibo per gli occhi, armonia dei suoni e pienezza del cuore, fenomeni ignoti e verità nuove, tutti questi tesori, tutte queste stimolazioni, tutti questi appelli, giunti dai quattro angoli del Mondo, ad ogni momento attraversano la Coscienza. […]La Vita di ognuno di noi è come l’intreccio di due fili: il filo dello sviluppo interno, secondo il quale si formano gradualmente le nostre idee, gli affetti, gli atteggiamenti umani e mistici; e il filo della riuscita esterna, seguendo il quale ci troviamo, in ogni momento, nel punto preciso in cui convergerà il complesso delle forze dell’Universo” scrive Pierre Teilhard de Chardin174 . L’intero universo e la realtà in cui sperimentiamo l’esistenza sono nati da un processo eterno dell’essere nel quale erano presenti tutte le potenzialità di sviluppo. Sembrano illuminati le parole di Pagels nel suo libro “Il codice Cosmico”175 : “Per me l’universo è un messaggio scritto in codice cosmico che lo scienziato deve decifrare; ossia l’idea di un ordine presente al di là dell’esperienza immediata”. La vita, nel suo eterno divenire, è un codice da interpretare e da sperimentare. Il filosofo Hanri Bergson176 fece notare che “l’universo non è stato creato, ma viene creato continuamente”. L’universo è potenzialmente creativo e aperto; “è un sistema caotico e non meccanico newtoniano lineare” precisa il fisico teorico Paul Davis177. La stessa identica cosa che potremmo dire di noi. Purtroppo, a causa della nostra miopia e della scarsa capacità di introspezione, non riusciamo a cogliere tutta l’armonia, la bellezza e 174 Pierre Teilhard de Chardin “L’Ambiente divino”, Editrice Queriniana, Brescia 2009. 175 Pagels Heinz “Il codice Cosmico” Boringhieri Torino 1984. 176 Hanri Bergson, “L’evoluzione creatrice”, Laterza Bari 1949 177 Paul Davis, “Il cosmo intelligente- Le nuove scoperte sulla natura e l’ordine dell’universo”, Mondadori 1994. l’abbondanza di questa tanto semplice quanto misteriosa danza cosmica.G. I. Gurdjeff178sottolineò che: “ […]La conoscenza oggettiva, però, compresa l’idea di unità , appartiene alla coscienza oggettiva. Le forme che esprimono questa conoscenza, quando sono percepite dalla coscienza oggettiva, sono inevitabilmente distorte e, invece della verità, esse creano ancora più illusioni. Con la coscienza oggettiva è possibile vedere e percepire l’unità di ogni cosa. Per la coscienza soggettiva, però, il mondo è suddiviso in milioni di fenomeni separati e non collegati fra di loro. I tentativi di collegare questi fenomeni in una qualche sorta di sistema in modo scientifico o filosofico non conducono a nulla poiché l’uomo non può ricostruire l’idea del tutto a partire da fatti separati e non si possono scoprire i principi della divisione del tutto senza conoscere le leggi su cui si basa questa divisione[…]” . Sia nel Macrocosmo che nel Microcosmo non esiste il concetto di caso, ma solo sincronicità ,ordine non deterministico. In un articolo del 1907, ripubblicato in Science et methode, il matematico francese Henry Poincarè scrisse: "Una causa piccolissima che sfugga alla nostra attenzione determina un effetto considerevole che non possiamo mancare di vedere, e allora diciamo che l’effetto è dovuto al caso. Se conoscessimo esattamente le leggi della natura e la situazione dell’universo all’istante iniziale, potremmo prevedere esattamente la situazione dello stesso universo in un istante successivo. Ma se pure accadesse che le leggi naturali non avessero più alcun segreto per noi, anche in questo caso potremmo conoscere la situazione iniziale solo approssimativamente. Se questo ci permettesse di prevedere la situazione successiva con la stessa approssimazione, non ci occorrerebbe di più e dovremmo dire che il fenomeno è stato previsto, che è governato da leggi. Ma non è così, può accadere che piccole differenze nelle condizioni iniziali ne producano di grandissime nei fenomeni finali. Un piccolo errore nelle prime 178 G. I. Gurdjeff in OuspenskyP.D.“Frammenti di un insegnamento sconosciuto”Astrolabio 1976 . produce un errore enorme nei secondi. La previsione diventa impossibile e si ha un fenomeno fortuito." Se lanciamo in aria una moneta, non siamo in grado di dire con certezza se uscirà Testa o Croce. Infatti, non tutti i fenomeni che osserviamo sono esattamente prevedibili. Se invece studiamo il moto di una pallina lasciata cadere da una data altezza sotto l’azione della gravità terrestre, possiamo dire con certezza che essa cadrà verso il basso, seguendo una traiettoria rettilinea (trascurando l’azione del vento); inoltre è possibile calcolare la velocità della pallina in ogni istante, fino al momento dell’impatto col terreno. Nel caso della pallina, abbiamo a che fare con un fenomeno deterministico, nel caso del dado o della moneta, con un fenomeno casuale o aleatorio. I fenomeni casuali sono modellizzati e studiati dal “Calcolo delle Probabilità”, che è quella parte della Matematica che studia “ l’incertezza”. Viene detto aleatorio un fenomeno in cui lo stato del sistema sotto osservazione non è una quantità predicibile esattamente (come accade per i fenomeni deterministici), ma è aleatoria, cioè dipende dal caso; in tal caso si dice che l’evoluzione del fenomeno è non deterministica. La maggior parte dei fenomeni che avvengono nell’Universo sono guidati da processi stocastici e il volerli approssimare con processi deterministici intervengono costituirebbe una forzatura. I processi stocastici nella descrizione di numerosi fenomeni non deterministici, nell’ambito della medicina, della biologia, della fisica, della Cosmologia, ecc. Anche l’evoluzione non è un percorso casuale, “ma un processo che segue modelli prevedibili, proprio dei sistemi dinamici caotici. Esiste un imperativo evoluzionistico che ci spinge in avanti, verso una conoscenza e un’esperienza più grandi, con un’enfasi sulla continuazione della vita”179. Dalla credenza newtoniana della separazione (riduttivismomeccanicismo) ci stiamo addentrando nella visione del Tutt’Uno tra Spirito e Materia (olismo). 179 Lipton, Briuce e Bhaerman, Steve, “Evoluzione Spontanea”, Macroedizione 2010. Come spiega James Crutchfield180, “Il mondo intorno a noi è pieno di strutture complesse che nascono dal suo essere interconnesso…che trascende completamente le descrizioni basate sul nostro apprezzamento tradizionale del comportamento dinamico”. Secondo il filosofo, linguista e teorico della comunicazione Avran Noam Chomsky181, “esiste una Grammatica Universale, una struttura e un insieme di categorie che sono universali, e non solo perché gli ambienti umani sono sotto certi aspetti uguali, ma perché questa grammatica Universale è costruita nella struttura basilare della mente stessa”. L’Universo, come suggerisce più volte il gesuita e scienziato Pierre Teilhard de Chardin, obbedisce alla Legge della Coscienza e della Complessità ( socializzazione dell’umanità e del pensiero costruttivo), le quali possono spiegare non solo i fenomeni di autorganizzazione della vita stessa, ma la direzionalità in divenire dell’evoluzione verso l’Uno, ossia verso la perfezione e la Coscienza Pura. “E’ giunto il momento di renderci conto che una interpretazione, anche positivistica, dell’Universo deve comprendere, per essere soddisfacente, sia l’interno che l’esterno delle cose – sia lo Spirito che la Materia. La vera fisica è quella che riuscirà, un giorno o l’altro, ad integrare l’Uomo totale in una rappresentazione coerente del Mondo”182. La teoria quantistica183 dei campi è la risposta più profonda finora storicamente proposta al problema dell’"uno" e del "molteplice". L’Universo è descritto da un insieme di campi quantistici, ognuno dei quali si estende indefinitamente nello spazio e nel tempo. La realtà 180 James Crutchfield, “Space time dynamics in video feedback”, Psysica, 10D del 1984. 181 Avran Noam Chomsky, “Riflessioni sul linguaggio”, Torino 1981, in Putnam Hilary, “Rappresentazione e Realtà – Il computer è un modello adeguato della mente umana?”, Garzanti 1993. 182 Pierre Teilhard de Chardin, “Il fenomeno Umano”, Queriniana Editrice Brescia 2010. 183 Mentre nella fisica classica il mondo fisico è concepito come un aggregato di oggetti, ognuno localizzato nello spazio e nel tempo, nella fisica quantistica ogni elemento fondamentale della realtà è coesteso con l’intero universo Il campo quantistico ha infatti una duplice caratterizzazione; è un insieme di quanti, di granuli che forniscono l’"intensità" del campo, ma è anche governato da una "fase" (che, rozzamente, definisce il modo di oscillare del campo) che emerge spontaneamente dalla dinamica globale dell’insieme dei quanti. materiale, quindi, non può essere intesa come “ qualcosa che sta fuori di qui” con l’osservatore separato; la vecchia parola osservatore deve essere sostituita con il termine partecipatore, afferma il fisico John Wheeler184. Cioè “non possiamo semplicemente considerare l’oggetto come qualcosa che esiste in modo indipendente, “là fuori”. L’oggetto emerge a causa della nostra attività e così, in effetti, noi e gli oggetti coemergiamo, co-deriviamo. La realtà, sia in termini fisico-quantistico sia in termini mistico-spirituali, è , sebbene utile per la nostra cocreazione e la nostra evoluzione, è pura illusione, in quanto, scomponendo la materia in più parti sempre più piccole, si giunge a un punto in cui quelle porzioni “non posseggono più le caratteristiche degli oggetti”185. 6.2) L’Universo come Pensiero dalle infinite possibilità. “ I fisici, messi di fronte a risultati sperimentali innegabili, si sono allontanati da modelli rigorosamente meccanicistici dell’universo fino ad abbracciare una concezione secondo cui la mente ha un peso determinante in tutti gli eventi fisici”. Harold Morowitz (biologo e psicologo). Dobbiamo renderci conto che come prima di una nostra scelta ci sono infinite possibilità e infinite realtà così nell’universo gli eventi esistono contemporaneamente e in ogni luogo. Siamo noi a crearci la strada e il nostro cammino. Quanto più la nostra attualizzazione dei molteplici eventi è in linea con la nostra vera intenzione tanto più saremo consapevoli della nostra co-creazione; quanto più siamo 184 John Wheeler, “Gravità e Spazio-tempo”, Zanichelli Editore, 1993. 185 Michael Talbot, “Tutto è Uno. L’ipotesi della scienza olografica”, Urra Apogeo, Milano 1997. responsabili delle nostre scelte e dei nostri pensieri tanto più allontaneremo il caso o il destino. “ Immaginiamo che cosa sarebbe successo se l’universo avesse posseduto soltanto l’impulso evolutivo e creativo. Il cosmo avrebbe rapidamente esaurito la materia e l’energia necessaria per la produzione di nuove forme, giacché le vecchie non si sarebbero mai logorate o diventate obsolete. A livello personale, parliamo di evoluzione dell’individuo, ma se ci fossimo evoluti senza dissolvere ciò che eravamo in passato, saremmo contemporaneamente neonati , bambini, adolescenti e adulti. D’altro canto, se esistessero soltanto gli impulsi dell’inerzia e della distruzione, l’universo si sarebbe rapidamente consumato. L’entropia ne avrebbe ben presto causato la “morte termica” e il cosmo si sarebbe trasformato in un vuoto freddo e statico. Ecco perché abbiamo bisogno di due forze opposte, ma ciò non significa che dobbiamo a tutti i costi propendere per il dualismo. Al contrario, si tratta di un ottimo motivo per cercare l’interezza”, scrive Deepak Chopra186. L’universo è la dimostrazione che esiste una trasformazione eterna della materia, coincidente con l’energia, la cui essenza e sintesi più consapevole è l’essere umano. Sebbene l’essere umano non sappia ancora trasformare la materia in energia senza dissipazione, è fatto dentro e fuori di Energia in piena armonia creativa. Quando nell’armonia e nell’ordine del Campo Unificato nel vuoto intelligente si crea una sorta di interferenza nascono forme , realtà e spaziotempo. Obiettivo dell’Universo “è l’accrescimento continuo della Coscienza. La Vita ha per obiettivo principale quello di accrescere la Coscienza particellare; la particella individuale di materia appartiene all’Universo, prima di appartenere alla Vita stessa. Non appena una struttura particolarmente appropriata alla Vita viene a crearsi per l’Unione, essa prende a moltiplicarsi in Tutto l’Universo, ed a portarsi da questa tappa della Coscienza verso una tappa superiore.”187. 186 Deepak Chopra “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato oscuro”, Sperling & Kupfer 2010. 187 Jean-Emile Charon, “Il Tutto – Lo spirito e la Materia”, Edizioni Mediterranee, 1989. Il big Bang non è iniziato da un singolo punto, ma in tutto il campo. Una vibrazione in divenire che ha portato alla nascita della materia. Se non riusciamo a vedere la mente e la coscienza è dovuto alla nostra limitazione sensoriale nel percepire le diverse vibrazioni. Il mondo non è altro che l’organizzazione intelligente di energia in vibrazioni creative. Ken Wilber188, ha evidenziato che “ […]Quando l’universo, nella sua totalità, tenta di conoscere se stesso servendosi della mente umana, alcuni aspetti gli devono rimanere sconosciuti. Con il risveglio della conoscenza simbolica sembra sorgere una divisione tra chi conosce e ciò che è conosciuto, tra chi pensa e ciò che viene pensato, tra soggetto e oggetto; è la nostra coscienza più profonda, conoscitrice e indagatrice del mondo esterno, non riesce ad afferrare se stessa e diventa essa stessa l’Ignoto, L’Immanifesto e l’Inafferrabile; proprio come la mano, che può afferrare oggetti, ma mai se stessa, o come l’occhio, che può vedere il mondo, ma mai se stesso […]”. La ricerca è dunque la chiave della conoscenza e non possiamo ostentare il “caso” se la nostra comprensione è limitata e proporzionata a quello che vogliamo sperimentare. Cercare di isolare un determinato fenomeno dal contesto in cui accade genera dei conflitti interpretativi e delle approssimazioni poco obiettive. Il filosofo Thans Jonas ha scritto “ La causa prima deve ave infuso nella materia primordiale lasciata libera nel tempo ben più che non la sola e neutrale compatibilità con lo spirito. ..Tra interiorità ed esteriorità si deve ipotizzare un rapporto più intimo di quello stabilito da un tale dualismo”189. Se estendiamo la nostra visione al concetto di Tutto si può comprendere l’interconnessione e il collegamento che esiste fra ogni evento o cosa e le loro reciproche influenze. L’assenza di questa visione globale ci limita non solo nella nostra partecipazione all’evoluzione, ma ci nega il privilegio di beneficiare dell’abbondanza universale. Sebbene il comportamento di ogni singolo evento possa essere considerato 188 Ken Wilber, “Lo Spettro della Coscienza”, Edizioni Crisalide, 1993. 189 Hans Jonas, “Materia, Spirito e creazione – Reperto cosmologico e supposizione comogonica”, Morcellania editrice, Brescia 2012. individuale, le dinamiche sottostanti il loro sviluppo si intrecciano armonicamente e nel rispetto del Tutto. Un’influenza creativa reciproca e dinamica, a volte non percepibile attraverso i sensi, in virtù di un disegno globale. In termini squisitamente sociali e umani si tratta di comportamenti “altruistici” e “creativi” attraverso i quali si perfeziona l’Informazione e lo Sviluppo. E’ quello che ci accade quando, vivendo in sintonia con la natura e l’universo intero, sviluppiamo la nostra vera essenza e tendiamo alla vera consapevolezza e alla felicità. “ Se la memoria è implicita nella natura delle cose, l’ereditarietà delle abitudini individuali si possono considerare aspetti diversi dello stesso processo di base, il processo per cui il passato diventa presente sulla base della similarità. Oggi l’universo appare più come organismo in crescita e in evoluzione, che come macchina eterna. Il vuoto stesso ha smesso di essere tale ed è diventato un oceano ribollente di energia perennemente impegnato a produrre un numero incalcolabile di vibranti particelle”190. Un’armonia di Informazioni Creative negli eventi generate da una Sapienza Cosmica. Un’informazione oltre il tempo e lo spazio, attraverso cui sperimentiamo nel presente e in uno spazio definito (campo) l’evento della percezione e la vita stessa. E’ improbabile che un tifone entri in un deposito di ferramente e costruisca un aeroplano funzionante; è improbabile che la corrente le mare raccolga tutto l’oro sul fondo e costruisca un orologio funzionante; è improbabile che un gattino componga una pagina di Dante Alighieri digitando a caso le lettere della tastiera. Essere e pensiero hanno un’autonomia relativizzata da una reciprocità tale da non essere neppure interrotta dalla morte fisica, poiché nell’universo non esiste il concetto di morte definitiva. L’universo è stato generato non da una causa, ma da una possibilità generata dal Campo di Energia Unificato della Coscienza nell’infinito 190 Rupert Sheldrake, “La presenza del passato – La risonanza morfica e le abitudini della natura”, Edizioni Crisalide 2011. apparentemente vuoto. Abbandonando la meccanica e riduttiva interpretazione del mondo fisico proposta dalla visione classica possiamo renderci conto della nostra natura eterna e infinita in un universo creativo e mutevole. La vita, che è il più complesso e il più armonioso dei fenomeni che conosciamo, è nata sotto precise condizioni , la cui evoluzione biologica è costellata non da un graduale processo, ma da rapidi cambiamenti “creativi”. Scopo dell’Infinito è la rivelazione della vita, sempre più completa ed organizzata per creare e ri-creare altra informazione da accumulare nell’eterno divenire. Lo spirito ( spiritus: soffio, respiro) è l’informazione universale in termini di energia creativa che tende a divenire sostanza-materia nel campoinformazione. Informazione, energia, spirito, coscienza e pensiero costituiscono un intreccio inscindibile che si manifesta perennemente nell’infinito. “Poiché la vita è coscienza e tutto è collegato si può arguire che anche tali stati siano connessi ai campi morfogenetici. In tale contesto, le cosiddette forme-pensiero sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero simili, attirando persone con caratteristiche analoghe”191. Tutta la materia dell’universo, seguendo la sinergia e la logica dell’accumulo, non va verso il disordine (entropia), ma vive e si evolve per finalità sintropiche. Tutta la nostra vita è Intelligenza Infinita della Coscienza che si informazioni. Da questo si evince che noi uomini, parte integrante e fondamentale dell’Universo, siamo luce eterna ( externum, ossia fuori dal tempo) e immortale il cui scopo è il raggiungimento di una più complessa elaborazione e conoscenza. L’universo è una rete di connessioni e sinergie istantanee e non separabili e noi, quali partecipatori-osservatori attivi, facciamo parte di questa rete. Coerenza e Consapevolezza creativa danno origine all’evoluzione e alle dinamiche di sviluppo, rafforzando la nostra natura in divenire. La comprensione dell’Unità del Tutto consente di intuire che ogni cosa che esiste, sia nel visibile che nell’invisibile, deriva da un’unica intrisa di quella evolve creando 191 Feole Maria Caterina, “Dalla fisica dei quanti alla realtà”, Macerata 2007. Materia-Energia a stati d’esser diversi, dalla massima condensazione: dalla materia, alla massima attenuazione, l’energia pura. Tali stati d’essere, appunto perché coesistenti nell’Unità Universale sintetica ed infinita, non possono essere separati gli uni dagli altri: la vita di forme (materia) e la vita psichica (energia) nella loro coesistenza si compenetrano reciprocamente e reciprocamente si aspirano nello sforzo di portare avanti l’evoluzione. Similmente, la vita intelligente ed auto consapevole è soltanto una minuscola parte dell’ecosistema, ma è quella frazione che può contemplare l’ordine e il senso della Manifestazione, cogliendone la segreta unità. La scienza attuale sta riscoprendo quindi quello chel’antica saggezza e le tradizioni mistiche hanno sempre saputo: che l’universo è un gran tutto, che la vita funziona come uno stupendo insieme in un’immensa armonica Uniformità. L’esistente tutto è animato e vitale, pur essendo evidente la profonda diversità evolutiva tra le creature abilitate ad una vita legata alla materialità e al senso e l’uomo, che vive anche su un piano intellettivo192. L’universo si muove continuamente, “ in perfetta simbiosi tra corpo e anima. Vive attraverso la sua Materia, che senza sosta attinge a pozzi di luce, per riversarsi poi, come un’inesauribile sorgente, in un fascio di scintille e di brillanti traiettorie. Vive attraverso il suo Tutto, attraverso il suo Essere. L'universo non é solo la manifestazione di un fenomeno di esistenza, ma possiede implicitamente anche la sua stessa ragione di essere. In esso c'é la spiegazione al mistero della sua e della nostra origine. Dall’estremamente piccolo all’estremamente grande la natura crea le sue meraviglie dal caos asimmetrico impresse nelle strutture. L’intero universo per esempio potrebbe essere nato d una fluttuazione quantistica avvenuta in un luogo senza tempo dove coesistono molti 192 L’Universo è collegato da invisibili fili, non da tutti percepiti; bisogna esercitarsi a riconoscere gli spirituali legami tra le cose che dall’immenso loro numero ne fanno riuscire mirabilmente un sola. L'universo rappresenta un ente fenomenico molto più complesso di quanto ci appare nella sua manifestazione sensibile. universi di coscienza pura. Come dire che l'universo possiede di per sé, intrinsecamente, un aspetto di conoscenza che può spiegare la sua manifestazione e rivelare il significato della sua esistenza. Se partiamo dal presupposto che niente viene “creato” e il “nulla” non esiste, l’universo non è altro che una manifestazione di una possibilità nella Coscienza. Quello che viene identificato come spazio vuoto è la cosa più piena che esista, essendo costituito da particelleonde che in dinamica quantistica sembrano entrare ed uscire dal nulla, fluttuando nell’apparente vuoto. Alla luce di quanto stanno apprendendo gli scienziati in questi anni sulla natura del vuoto quantico, la materia, a quanto pare, non è l’elemento primario dell’universo, ma un mare di energia che satura lo spazio cosmico, in quanto il vuoto stesso è pieno e rappresenta la fonte “creativa” di tutte le forze, i campi e le particelle con le quali interagiamo. I corpi materiali apparentemente solidi non sono altro che onde statiche (al contrario dei fotoni come onde in movimento) nel vuoto quantico che riempie lo spazio-tempo. Solo interagendo in maniera diretta e personale con la natura globale e intima dell'esistenza possiamo tentare di accedere ad una esperienza di conoscenza che possa giungere a spiegare il significato di tutte le cose. L’universo di cui siamo parte e con il quale co-creamo non è altro che l’infinito ingrandimento del nostro microuniverso. Ogni goccia d’acqua ha in sé l’intelligenza di un oceano; un semplice seme racchiude in sé la speranza di ogni foresta. Come scrisse Giordano Bruno, “ Essendo infinito, ogni sua parte è al tempo stesso centro periferia”. Sabato Scala e Fiammetta Bianchi, nel loro libro “La Fisica di Dio”193, affermano che tutto quello che è contenuto nell’universo quadrimensionale (tre dimensioni per lo spazio e una per il tempo) “potrebbe essere semplicemente dipinto sul suo confine fisico, e quindi quello che crediamo la realtà essere una proiezione olografica di un disegno bidimensionale. La percezione tridimensionale sarebbe quindi un’illusione!”. L’universo totale comprende così mondo esteriore che mostra 193 Sabato Scala e Fiammetta Bianchi, “La Fisica di Dio”,Macro Edizioni 2011. proprietà fisiche e un mondo interiore caratterizzato da proprietà di natura psichica. Sono due mondi che formano oggi l’oggetto della nuova fisica, che per questo si chiama la psicofisica. Il Filosofo e fisico francese Jean Charon, lavorando costantemente sul curioso comportamento degli elettroni, ha scoperto che non solo sono “immortali” , ma non smettono di arricchire il loro livello di coscienza e di conoscenza, istruendosi di continuo. In sostanza anche noi siamo immortali e anche i nostri pensieri sono eterni. "Tutto sommato io credo che l’intera evoluzione del nostro universo sia un’evoluzione governata dallo Spirito e non dalla Materia, o almeno non dalla sola Materia. Credo inoltre che questa evoluzione sia nella sua essenza l’avventura spirituale di una popolazione immensa disseminata in tutto lo spazio del nostro universo, una popolazione dotata dell’enorme vantaggio dell’immortalità: la popolazione degli elettroni pensanti , degli eoni”194. La fisica contemporanea conferma la celebre intuizione del gesuita e filosofo Teilhard de Chardin195; entrando gli elettroni a miliardi nel nostro corpo, sono portatori di una “psiche”. Qualunque cosa nell’universo fisico e collegata sinergicamente in qualche modo a qualcos’altro, perché tutto ha origine dal vuoto del nulla. Proprio come è assurdo e ingannevole per una singola goccia d’acqua di mare immaginarsi separata dall’oceano, così è per l’essere umano non riconoscere la propria identità con l’infinito e l’eterno. “Basta prendere un atomo, per capire che “contiene” intelligenza. L’elettrone che gira da più di 13 miliardi di anni al protone, è la prova più lampante che 194 Gli elettroni, che entrano nella costituzione fisica del nostro corpo, sono simili a minuscoli buchi neri, e racchiudono un tempo e uno spazio diversi ma complementari rispetto a quelli che conosciamo normalmente. Questo spazio-tempo memorizza, medita, ragiona dimostrando così di possedere caratteristiche di tipo spirituale. Jean Charon ,"L’Essere e il Verbo" Denoel, 1965; Jean Charon ,"Lo Spirito, questo sconosciuto" Mediterranee 1987, " Jean Charon, "Ho vissuto quindici miliardi di anni" Mediterranee 1984, Jean Charon , "Il Tutto" Mediterranee, 1989. 195 “E’ venuto il momento di rendersi conto che una interpretazione anche positivista dell’universo deve, per essere soddisfacente, coprire così il dentro come il fuori delle cose. Lo spirito come la materia. La vera fisica è quella che arriverà a integrare l’uomo totale in una rappresentazione coerente del mondo”. tutto funziona alla perfezione. Ogni atomo ha dentro di se l’Immenso Utero Cosmico da cui prende “origine”. La causa dell’esistenza della materia è presente in ogni luogo dell’universo ma non esiste. Ci troviamo di fronte a qualcosa che c’è, ma paradossalmente non esiste (da ex-ystere = uscire dall’utero)” scrive il brillante fisico nucleare e medico-chirurgo Massimo Corbucci196, scopritore del Vuoto Quantomeccanico197 . Noi siamo fatti dentro e fuori di materia ed energia: l'unica cosa che non sappiamo fare è trasformare la materia in energia senza dissipazione e ritrasformare l'energia in materia ottenendo qualcosa di identico a quello che si aveva al punto di partenza. “Materia e Spirito: non già due cose, ma due stati, due facce di una stessa Stoffa Cosmica, […] la quale si presenta non come semplice agitazione o scorrimento, ma come la somma di due processi di natura orientata” scrive Pierre Teilhard de Chardin198 . L'intero universo è quindi impegnato in un movimento e in un'attività senza fine, in una incessante danza cosmica di energia."Ogni essere umano è parte di un tutto chiamato Universo. Egli sperimenta i suoi pensieri e i sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una specie di prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l'allargamento del nostro circolo di conoscenza e comprensione, sino ad includere tutte le creature viventi e l'interezza della natura nella sua bellezza." A. Einstein. 196 Massimo Corbucci “La fisica dell’Intenzione”, Terre Sommerse Roma 2010. 197 Il Vuoto Quantomeccanico è il mezzo attraverso il quale avviene la comunicazione tra tutte le particelle dell'universo. E' il luogo dove ha collocazione ogni cosa che non trova collocazione nei "luoghi" della fisica, è il luogo dove risiede il pensiero, dove risiede Dio. 198 Pierre Teilhard de Chardin “Il Cuore della Materia”, Editrice Queriniana, Brescia 2007. Capitolo VII Realtà e materia: onde e vibrazioni di probabilità nell’infinito possibilista. 7.1) Osservazione-Partecipazione: verso una sintesi unitaria di sperimentazione personale. “ […]il mondo materiale, che è stato considerato come un cieco meccanismo, in realtà è un mondo spirituale veduto imperfettamente e parzialmente. L’unico mondo reale è quello spirituale. La verità è che né la materia né la forza né alcun altro fattore fisico, ma soltanto la Mente conosce il fattore centrale dell’universo“[…](J. B. S. Haldane, The modern Review) “ […]Non possiamo sfuggire al fatto che il mondo che conosciamo è costruito allo scopo di vedere se stesso. Ma per fare questo, deve innanzitutto dividersi in almeno due parti, una che vede e l’altra che viene vista[…]”. G. Spencer Brown Noi cerchiamo di sviluppare molti sistemi per investigare su noi stessi e sul mondo che ci circonda. L'intera realtà si divide in due parti: me stesso e tutto ciò che è al di fuori di me. C’è chi è dell’avviso che sia meglio investigare noi stessi e cambiarci affinché il mondo intorno a noi cambi, prendendo in questo modo, le cose diversamente, diventando più rilassati e vedendo il mondo migliore. Altri pensano che sia meglio rimanere quelli che siamo ed invero, modificare il mondo, cioè adattarlo a noi. Il modo migliore per essere in armonia col mondo è quello di arrivare ad essere in equilibrio con esso, capirlo del tutto, essere nell’equivalenza dei desideri, delle forze, dei pensieri e delle intenzioni. Quando riconosco che esiste un'unica cosa al mondo e che tutti mi capiscono e tutti vogliono quello che io voglio, questo è in effetti equilibrio. Non esiste niente di più perfetto che avere la sensazione di essere in equilibrio con il mondo. Questa situazione è chiamata in termini scientifici "omeostasi". La parola "omo" vuol dire simile e "stasi" ha il significato di compensazione di situazioni. Questo stato è anelato da ogni corpo, sia vegetale che animale e certamente dall'uomo. Noi siamo attratti verso questo stato in molti livelli, nell'inconscio, nel capire, nella forma dei materiali, nei liquidi, nei pensieri, ed ad ogni livello del desiderio della materia. Sebbene la realtà sia una evidenza inequivocabile, ordinariamente non ne abbiamo conoscenza poiché, a causa della limitatezza dei sensi, percepiamo, di tutta la sua natura, solamente il ristretto orizzonte del visibile quotidiano. E ordinariamente noi diamo importanza a valori e a fenomeni che si manifestano in questo limitato arco fenomenico, riversando in esso ogni nostra certezza e ogni possibile idealismo. Abbiamo la possibilità di sviluppare una conoscenza del mondo sul piano fisico, basata sulla percezione sensoriale del nostro corpo. Ma é evidente che non possiamo assolutamente fidarci di quanto ci mostrano i nostri sensi, in quanto sono manifestamente limitati e imperfetti. Scopriremo così un altro modo di vivere la vita di ogni giorno, uscendo dalla banalizzazione della consuetudine per trovare un senso ed uno scopo reale e appagante a tutte le nostre azioni. Possiamo infatti riprodurre trascendente semplicemente quotidiano. Ma la natura globale dell'esistenza, sul suo piano assoluto di realtà, esiste comunque e a prescindere delle nostre credenze filosofiche e religiose, al di sopra della nostra volontà e delle nostre la nostra intuizione interiore del sottraendoci al plagio del visibile aspettative. Crediamo di vedere la realtà in modo obiettivo e neutro, ma è un’idea semplicemente falsa. Il nostro mondo non è lo stesso della volpe, del corvo, del moscone o del pesce. Ognuno tuttavia è convinto di essere nel giusto. Nel corso dell’evoluzione ogni cervello ha esaltato la percezione di alcune caratteristiche ambientali essenziali per quell'organismo. La nostra mente ci fornisce una percezione distorta della realtà, a nostra insaputa. Esiste un aspetto invisibile dell'esistenza da cui siamo dipendenti nostro malgrado. L’universo è un unico immenso campo di consapevolezza. Secondo David Bohm199 il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Ci sono scienziati che investigano la materia in se stessa, solida, gassosa, liquida e così via. Altri che approfondiscono la struttura della materia al livello molecolare e delle relazioni chimiche intermolecolari a livello degli atomi e del loro interno. Ci sono scienziati che vanno ancora più in là sostenendo che tutto ciò svanisca ad un certo livello di forma e ad un certo livello di profondità e da lì in poi non capiscono cosa succeda. Questo però non dipende dalla mancanza di strumenti, ma dal fatto che l’uomo è costituito in modo tale da non essere capace di comprendere di più. Dato che il modo nel quale l'uomo percepisce la realtà è a livelli semplici così come si trova in essa, a livelli più interni già sente che la realtà fa quello che vuole nei suoi confronti. A livelli ancora più interni inizia a vedere che non è così e non è in altro modo, bensì è lui stesso che edifica la sua realtà e che quest’ultima è una copia di se stesso. Quanto più gli scienziati scrutano e analizzano l’intimità della materia tanto più comprendono che le particelle dell’universo non possiedono un’identità distinta. La loro forza e la loro creatività si esprime con la connessione al tutto. 199 A questo proposito si consultino: Bohm David, “Universo, mente e materia”, RED edizioni 1996; Bohm David, “Causalità e caso. La fisica Moderna”, CUEN 1997. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perche siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono “parti”separate bensì sfaccettature di un’unità più profonda e basilare che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste “immagini”, ne consegue che l’universo stesso è una proiezione, un ologramma. Il magazzino cosmico di tutto ciò che è, sarà o sia mai stato. Tutto compenetra tutto.Se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. L’intero Uni-verso si presenta come un “campo dinamico che collega tutta la creazione in una singola totalità”200, in cui tutto è collegato e interconnesso e che si è andato perfezionando per milioni di anni. Infatti la percezione deve essere significata tramite sistemi attenzionali di focalizzazione visiva, per effettuare un riconoscimento mnemonico ed emozionale dei dati sensoriali; ciò comporta lo sviluppo di una capacità di integrazione della azione di varie aree cerebrali, che complessivamente ci rendono coscienti della nostra percezione visiva. La percezione visiva è organizzata nel cervello come una lettura di dati percettivi conseguenti ad informazioni su intensità e frequenze della luce. Possiamo quindi ritenere che il vedere sia conseguenza di una elaborazione complessa del cervello, che concerne l’evocazione di archetipi fondamentali ed un processo di riconoscimento basato sul richiamo mnemonico di comparabili esperienze visive. Perseguendo una tale concezione della visione come processo di apprendimento si comprende la necessità che nel cervello vengano a formarsi degli insiemi di neuroni capaci di categorizzare rapidamente i dati sensoriali, dando come risultato della elaborazione cerebrale della 200 Deepak Chopra, Leonard Mlodinow, “Le due anime del mondo- Dialogo tra spiritualità e scienza”, Sperling & Kupfer, 2012. corteccia visiva, le immagini che vediamo. Per essere conosciuta dalla mente umana l’informazione richiede di essere in qualche modo estratta (“astratta”) dal suo veicolo per essere posseduta dalla mente in forma immateriale (“intenzionale”). Si pone allora il problema di come debba essere fatta la mente per compiere questa operazione di astrazione di un’informazione non materiale, universale, dal dato sensibile elaborato fino al suo stato cerebrale. La risposta che viene data, nell’ambito di questa teoria, è che per compiere un’operazione di astrazione di un principio non materiale, come l’informazione, occorre una mente non materiale, per ragioni di causalità adeguata. Tutto questo si fonda sulla concezione dell’universale come informazione immateriale, in quanto la materia è per se stessa individualizzante (principio di individuazione). Se questo modo di accostare il problema è corretto non sembra che un computer da solo, in quanto è materiale — o un cervello da solo, in quanto è materiale — possa elaborare un concetto universale e astratto, anche se può gestire delle informazioni ad esso legate, in tanto in quanto viene fatto lavorare da un operatore che è dotato di una mente immateriale. L’unità di tutte le cose è il tema ricorrente del confronto tra fisica e misticismo: molte sarebbero le analogie evidenti tra gli assunti formulati dai fisici e i concetti dei maestri orientali, talvolta così simili da essere inter-scambiate. L'investigazione sul mondo ed il suo contenuto sono in effetti compiute dalla scienza in moltissimi modi, con molti mezzi, strumenti e metodi che continuano ad essere sviluppati progredendo anno dopo anno generazione dopo generazione.201 La realtà stessa viene creata nel momento in cui prendiamo misura; ossia nel momento in cui prendiamo coscienza. La realtà, prima della 201 In fisica quantistica “le particelle [..] isolate sono astrazioni, poiché le loro proprietà sono definibili ed osservabili solo mediante la loro interazione con altri sistemi”. Nella visione mistica “le cose derivano il loro essere e la loro natura dalla mutua dipendenza e non sono nulla di per se stesse”. Se uno spettatore “osserva” un qualunque fenomeno fisico, egli in realtà “partecipa” di quel fenomeno, tanto da arrivare ad influire sulle proprietà del fenomeno stesso (principio di indeterminazione di Eisemberg). misura-coscienza, è in stato fisico di sovrapposizione di tutti gli stati possibili. Nel caso in cui fossimo in grado di accedere a questo stato “multiplo e vibratorio”, ogni cosa sarebbe irriconoscibile. Infatti accedere vuol dire misurare e misurare e prendere coscienza e quindi creare. Pertanto, tutto ciò che esiste, Materia e Universo compreso, non è altro che manifestazione di energia-informazione vibrante nonlocale celata nella più profonda struttura dell’atomo. Da questo possiamo tranquillamente dedurre che tutte le manifestazioni e gli eventi della vita stessa provengono da questa Fonte Creativa Intelligente (Vuoto Creativo). Noi stessi dobbiamo considerarci dei “ricettori-creatori” in questo mare vibrante di energia, nel quale le informazioni presenti oltre a modellare e a creare continuamente la vista stessa, ci consentono di plasmare, mediante una scelta di coscienza, la nostra stessa realtà. Luce Pensante nel Vuoto Infinito. Se in ciascuna parte si cela la trama dell’universo intero, in noi si cela la potenza e il segreto della creazione stessa. Siamo fluidamente legati e intrecciati come una goccia d’acqua nel mare da un Vuoto Intelligente Unitario In-formante (Matrice della Coscienza) che permette di connettere ogni onda-particella ed ogni essere vivente all’interno dell’universo in un’armonica sincronia. La Vita stessa è Coscienza Universale che si crea e si perfeziona costantemente e armoniosamente. Ogni cellula in tutto lo spazio-tempo contiene nel suo nucleo la storia di tutto il creato fino al momento presente. Il DNA non è altro che una grande memoria storica (mentale) ed esperienziale (emotiva). Tutto nello spazio tempo è formato da particelle. E tutte le particelle contengono una loro memoria interna. Come tutti i nostri atti, i nostri pensieri, le credenze, creano una sorta di memoria-contributo per i miglioramenti futuri attraverso un continuo atto creativo (causazione energetica e campo morfogenetico), così l’intero universo si auto-crea costantemente raggiungendo nuovi livelli di perfezione . In effetti, si può constatare che tutti noi vogliamo raggiungere la situazione di pienezza, serenità e sentirci bene ritrovandoci però in una situazione opposta nonostante il fatto che di anno in anno i mezzi per arrivarci progrediscano sempre di più. Tutti noi aspiriamo al bene, si può chiedere a qualunque persona in questo mondo ricevendo la stessa risposta: l'uomo aspira solo a questo. Alfred Russel Wallace, naturalista e biogeografo gallese dell’ottocento, anticipando molti fisici e scienziati, considerando la materia stessa una trasformazione dell’energia, scrisse : “ Se un elemento materiale, o una combinazione di un migliaio di elementi materiali in una molecola, sono tutti allo stesso modo inconsapevoli, è impossibile per noi credere che la semplice aggiunta di uno, due o un migliaio di altri elementi materiali per formare una molecola più complessa, possa in qualche modo produrre un’esistenza auto-cosciente. O tutta la materia è cosciente o la coscienza è qualcosa di distinto dalla materia. Esistono due forze; la prima consiste nelle forze primarie della natura, come la gravitazione, la coesione, la repulsione, il calore; la seconda è la nostra propria forza di volontà.”. Infatti, Robert Jahn fisico e Brenda Dunne psicologa, nel loro libro “Margins of Reality”202 hanno proposto che la coscienza ha una natura duale di particella/onda, molto simile al fotone nella fisica quantistica. La nostra coscienza, secondo le loro ricerche, può essere paragonata alla probabilità di sperimentare onde che sono confinate in qualche tipo di contenitore, rappresentativo dell’ambiente nel quale quella coscienza è immersa. Il fatto è che noi non conosciamo la realtà generale, come si comporta, in che modo è composta ed in quale modo agisce su di noi, a che cosa dobbiamo uguagliarci, connetterci, avvicinarci ed aderire. Per arrivare a questo abbiamo bisogno di strumenti più delicati. Più noi penetriamo nella profondità della materia per capire la nostra natura e la natura del mondo esterno, meno siamo capaci di scoprire cosa vuole la natura stessa, per che cosa esiste, qual è il fine di ogni cellula e di ogni parte della realtà. Ogni cosa nell’Universo è una vibrazione di energia nello spazio-tempo, in cui ciascuna vibrazione crea campi di diversa 202 Robert Jahn e Brenda Dunne “Margins of Reality: The Role of Consciousness in the Physical World”, Houghton Mifflin Harcourt, 1989. intensità. Ciò significa che qualunque struttura nell’Universo, compresi noi, è un’energia in costante rotazione. Poiché ciascun atomo ha una sua specifica caratteristica-configurazione energetica, “gli aggregati di atomi(molecole) emettono collettivamente modelli energetici che li identificano. Da lontano l’atomo apparirebbe come una sfera indistinta, ma mettendone sempre più a fuoco la struttura, l’atomo diventerebbe sempre meno nitido e preciso fino a scomparire del tutto vuoto”203. “Il Mondo si sta costruendo” sentenzia giustamente il gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin204 e continua affermando:, “E’ questa la verità fondamentale che bisogna dapprima intendere ed intendere così bene da renderla una forma abituale e come naturale del nostro pensiero. Nell’Universo vi è un’impresa in corso, un risultato in posta, che non sapremmo paragonare meglio ad una gestazione, ad una nascita: la nascita della realtà spirituale costituita dalle anime e dal quanto di materia che trascinano con sé. Laboriosamente, attraverso e mediante l’attività umana, la nuova Terra si raccoglie, si decanta si epura”. La realtà, intesa come idea del senso comune, si è formata in riferimento all’esperienza percettiva e di condivisione, nel tempo e nello spazio, quale sintesi variamente coordinata e interrelata di una molteplicità di stimolazioni-assimilazioni tra biologia e fisica, tra materia e spirito, tra consapevolezza e coscienza. “ Non è facile renderci conto di quanta parte svolge la nostra mente nell’ottenere l’impressione di oggetti unitari, ciascuno compatto e ben definito dagli altri e dallo sfondo globale dell’esperienza, da quell’insieme di elementi che per quanto copresenti fisicamente sono pur sempre colti da atti di percezione successivi e risultano fisicamente separati per ciascuno di questi, sebbene vengano poi congiunti nella percezione con tale rapidità da farceli apparire come simultanei. […]La stessa idea sia della realtà globalmente intesa sia delle singole realtà di volta in volta concepite si stabilisce solo quando, con un processo inverso a quello con il quale segmentiamo il flusso continuo delle sensazioni e le selezioniamo e le ordiniamo cronologicamente e 203 Bruce H. Lipton, “La Biologia delle credenza- Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula”, Macroedizioni 2006. 204 Pierre Teilhard de Chardin “Inno dell’Universo”, Editrice Queriniana, Brescia 2011. logicamente in atti percettivi successivi, ricomponiamo sintetizzandoli in un quadro simultaneo di conoscenza gli aspetti singoli fissati e le fasi sequenziali con cui li abbiamo fissati nella percezione”scrive Graziano Cavallini205, ordinario di Pedagogia nel corso di Laurea in Fisica dell’Università Statale degli Studi di Milano. I collegamenti stabiliti tra i diversi elementi delle percezioni e delle esperienze nello spazio-tempo soggettivo e collettivo risiedono nelle convinzioni, nelle abitudini e nel sistema delle idee con le quali creiamo la nostra stessa bio-evoluzione e la nostra crescita. Quello che definiamo mondo o realtà non è altro che l’interpretazione e l’elaborazione della cultura nel corso del suo sviluppo. A tale proposito Carlamaria del Miglio, docente di Psicologia presso la Facoltà di Psicologia “La Sapienza” Roma, ha precisato, come più volte abbiamo ribadito, che “la realtà viene tradotta dai processi di elaborazione dell’informazione in un’organizzazione di simboli alla quale, in un successivo momento, l’attività mentale attribuisce un significato, caricandola delle attese, delle motivazioni, degli atteggiamenti della persona”206.Ogni tentativo di comprensione del mondo effettuata dalla mente genera a sua volta altri mondi e altre realtà. Le nostre rappresentazioni, le sensazioni e le emozioni, il pensiero e la stessa osservazione-partecipazione confluiscono armoniosamente in una sintesi unitaria di sperimentazione personale. La stessa fisica ci dice che non è possibile osservare la realtà senza cambiarla. “Se osserviamo un certo esperimento di collisione di particelle, non solo non abbiamo nessun modo di provare che il risultato sarebbe stato lo stesso se non l’avessimo osservato, ma tutto quello che sappiamo ottenuto è l’esperimento”207. Questo ci porta alla conclusione che la realtà fisica non è altro che il contenuto della nostra conoscenza incapsulata in una indica che non sarebbe stato lo stesso, poiché il risultato stato influenzato dal fatto che stavamo osservando 205 Graziano Cavallini, “Dentro e Fuori la Mente – Linguaggi, Conoscenza e Realtà”, Aracne Editrice Roma 2005. 206 Del Miglio Carlamaria, “Ecologia del Sé – Dalla percezione alla concettualizzazione del sé”, Bollati Boringhieri Torino 1989. 207 Gary Zukav, “La danza dei maestri Wu Lì”, Corbaccio Milano 2004. sistema di idee ampiamente accettate. Gonseth Ferdinand208, matematico e filosofo svizzero, a tale proposito scrive “l’astratto e il concreto, l’ideale e il reale, non hanno un’esistenza perfettamente autonoma: essi si definiscono l’uno in rapporto all’altro”. L’energia, quale base fisica della materia, è dotata di vita, la cui “intelligenza” e “memoria” si esprime non solo nel regno fisico e biologico, ma anche nelle diverse unità di coscienza complessa. La manifestazione unitaria, coerente e intelligente di questa energia-informazione ha portato in superficie la vita che sperimentiamo quotidianamente. L’informazione (“coscienza”)sincronica e olografica, generando ordine e coerenza, creatività e intelligenza, rappresenta non solo la componente immateriale di ogni processo, ma anche la base di ogni materia. La loro capacità di aggregazione presenta una consapevolezza creativa che trascende la nostra visione parziale. “ La realtà si forma prima nei pensieri e poi nella vita reale. La sensazione di felicità, gioia e pienezza della vita procura energia libera (energia d’intenzione), che si attivizza nel movimento verso la fine. Per quanto paradossale possa sembrare, si tratta più di un’attività fisiologica che psichica. Proprio per questo la felicità si trova solo in itinere, durante il cammino e non nel punto di arrivo. Non c’è alcuna felicità nel futuro, perché essa è o qui e adesso o in un’altra linea della vita. Per le api l’uomo è un oggetto privo di importanza, che non merita alcuna attenzione, ma lo è finché non si trasforma in minaccia diretta; in questo caso lo si potrà pungere, senza pensare a chi è e a che cosa fa, pungere e basta. L’ape non ha consapevolezza di nulla. E’ immersa nel suo sogno profondo e agisce in base ad un algoritmo severamente definito. Tutto ciò che non ha attinenza diretta all’algoritmo di esistenza dell’ape, si trova fuori dalla sua zone di percezione. Il suo fine è produrre il miele. Per quale scopo non ha importanza. Il livello di consapevolezza dell’ape non permette di elevarsi alla comprensione del fato che qualcuno prende il suo miele dall’alveare. Allo stesso modo il livello di consapevolezza dell’uomo non gli permette di comprendere molte cose. Per questo motivo bisogna svegliarsi e 208 Gonseth Ferdinand “Il problema della conoscenza nella filosofia aperta”, Milano Angeli 1992. svegliarsi del tutto”scrive l’esperto di fisica quantistica e di informatica Vadim Zeland nel suo bestseller “Transurfing Vivo”209. La teoria dei campi elaborata dalla fisica moderna ci costringe dunque ad abbandonare l’opposizione classica tra particelle di materia e Vuoto, tra Essere e Non-Essere: il Vuoto è ben lungi dall’essere sterile, esso contiene al contrario un numero incommensurabile di particelle che si producono e scompaiono in un processo senza fine. In questo aspetto della fisica moderna risiede dunque la più stretta corrispondenza con il Vuoto del misticismo orientale. Queste interazioni comportano un flusso incessante di energia che si manifesta come scambio di particelle; un'azione reciproca dinamica in cui le particelle sono create e distrutte in un processo senza fine, in una continua variazione di configurazioni di energia. Le interazioni tra particelle danno origine alle strutture stabili che formano il mondo materiale, il quale a sua volta non rimane statico, ma oscilla in movimenti ritmici. L'intero universo è quindi impegnato in un movimento e in un'attività senza fine, in una incessante danza cosmica di energia. Il campo, quale regione di spazio che manifesta una determinata forza, si estende sfericamente all’infinito. Questo ci porta alla conclusione che tutto è intimamente collegato al tutto. Da una visione dicotomica- cartesiana del riduzionismo stiamo passando ad una visione olistica. Infatti, noi, come unità di coscienza intelligente, abbiamo in noi tutto il potenziale e le informazioni dell’infinito. Il senso di questa creatività coerente si vede non solo nelle affascinanti aggregazioni molecolari, nell’incredibile architettura sincronica dei neuroni, ma anche al legame che ci tiene unite in questo universo, nel quale sperimentiamo noi stessi e ci evolviamo. Noi partecipiamo continuamente a queste vibrazioni, creando costantemente interconnessioni e sinergie. Purtroppo, a causa delle nostre “limitazioni sensoriali”, non riusciamo a cogliere la visione globale di questa danza creativa d’amore, “ma ci limitiamo a sezionarla in 209 Vadim Zeland, “Transurfing vivo – Oltre i confini della matrix”, Macro Edizioni 2012. una serie di istantanee tridimensionali ”210.Il fisico, Henry Stapp ha sottolineato che “una particella elementare non è un’entità non analizzabile, dotata di un’esistenza indipendente. Essa è, essenzialmente, un insieme di rapporti protesi all’esterno verso altre cose”. L’Universo è un tutto dinamico, mutevole e indivisibile in cui energia-spirito e materia sono interconnesse e intrecciate dalla coscienza secondo le sinergie dell’intercomunicazione non-locale. “ Come il più minuscolo granello di polvere è solidale con l’intero sistema solare e viene da esso trascinato dall’indiviso moto di discesa che costituisce la materialità, così tutti gli esseri organici, dal più umile al più perfetto, dalle prime origini della vita fino ai tempi nostri, come in tutti i luoghi e i tempi, non fanno che rilevare ai nostri occhi un’unica spinta, inversa al movimento della materia e, in sé, indivisibile…tutto avviene come se un’ampia corrente di coscienza fosse penetrata nella materia” scrive Henri Bergson. La realtà così come la percepiamo, secondo la fisica quantistica, dipende principalmente dalla sottile relazione che intercorre tra un’onda di possibilità e una curva di probabilità( Fred Alan Wolf, 2007). Le onde di possibilità, sebbene siano in grado di rafforzarsi o annullarsi a vicenda, riducendo le nostre possibilità, determinano quando e con quale probabilità gli eventi si verificano, pur percependo e individuando “sezioni di un continuum in base allo spettro di luce o delle frequenze. […]Dietro ogni evento c’è una legge. Non sempre riusciamo a distinguerla di primo acchito, ma questo non ci autorizza a negare la sua esistenza. Solo gli uomini hanno preso l’abitudine di suddividere il mondo in cose che possono esistere e in cose che non dovrebbero esserci. Dato che tutto ciò che si trova fuori dalla propria capacità di risonanza non può essere percepito, per la persona in questione non esiste affatto. Per questo ognuno crede di conoscere tutta la realtà e che al di fuori di quella non ci sia niente”211. 210 Salese Silvia e Bertolotti Luca, “La nuova fisica”,in “Pionieri o Emigranti?”, Psychomedia books 2005. 211 Thorwald Dethlefsen, “Il destino come scelta”, Edizioni Mediterranee Roma 2011. 7.2) La Realtà è la proiezione – informazioni creative. costruzione mentale di “ L’informazione rappresenta l’essenza stessa della vita e costituisce un codice d’interpretazione che apre una dimensione evolutiva totalmente nuova” Eigen Manfred212 (chimico, bio-fisico tedesco). Siamo fondamentalmente UNO, uniti nell’ Unico Campo Cosciente e che le “distanze locali” sono solo un’illusione in quanto la materia non è altro che Pura Coscienza-Energia (Intelligenza) condensata in forme differenti (locali). I fisici quantistici hanno inoltre scoperto che la materia è “vuota”, lo stesso nucleo dell’atomo nel suo centro infinitesimale contiene un piccolissimo “punto di materia” che materia non è ma informazione-pensiero condensata. I nostri sensi creano l’illusione che esiste un mondo solido, ma se avessimo la possibilità di vedere il mondo quantico, scopriremmo che il mondo oscilla dentro e fuori da un vuoto infinito. Come il mondo fisico è popolato di materia che occupa determinate posizioni nello spazio, così il mondo mentale è popolato di pensieri, i quali si evolvono, interagiscono, si modellano in modo sinergico. I due mondi non sono separati, ma sono reciprocamente interconnessi. Quello che si sperimenta nell’ambiente materiale è il risultato dell’attività mentale e della coscienza. “ La realtà della nostra vita è costituita niente più niente meno che dalle nostre “onde di credenza”, che danno forma alla sostanza quantistica di cui sono fatte tutte le cose. Tutto è in relazione a ciò che accettiamo rispetto al mondo, alle nostre capacità, ai nostri limiti e a noi stessi”, scrive lo scrittoreconferenziere Gregg Braden213. 212 Eigen Manfred, “L’Origine della Vita”, Theoria Roma, 1988. 213 Gregg Braden, “ La guarigione spontanea delle credenze”, Macro Edizioni Cesena 2008. La mente non si possiede come un oggetto, la mente crea la nostra “percezione dell’oggetto”. La mente siamo noi. Non possiamo capire la coscienza, il pensiero, la mente e il cervello se non abbandoniamo l’illusione generata dal riduzionismo. Dobbiamo portare la nostra stessa consapevolezza verso nuovi livelli: verso una visione olistica del mondo e di noi stessi. A questo proposito sono illuminanti le parole che ha scritto Seka Nikolic214, esperta di bioenergetica, nel suo libro “Se prendiamo coscienza di ciò che inviamo e ciò che riceviamo, e impariamo a controllarlo, possiamo influenzare il nostro pensiero, le nostre sensazioni e ciò che possiamo attirare a noi. La mente neutra è una condizione in cui non analizzi e non giudichi, ma sei semplicemente presente in ciò che stai facendo. Questo stato di mente neutra è uno stato di potente equilibrio in cui la vibrazione della tua frequenza è corretta e sana, e quando ti trovi in questo stato avviene una magia:prendi le decisioni giuste e ottieni ciò che vuoi”. Come ha spiegato Douglas Hofstadter, “ciò che ci sembra più reale è ciò che viene attivato più spesso. Il mondo macroscopico che viene sperimentato dagli esseri umani è, in breve, un’intima miscela di eventi che vanno da quelli più predicibili fino a quelli più assolutamente impredicibili passando per tutta una gamma intermedia. I nostri primissimi anni di vita ci familiarizzano con questa gamma di eventi e il grado di predicibilità della maggior parte delle azioni che intraprendiamo diventa per noi una seconda natura”215. Giuliana Conforto216, esperta di fisica quantistica, di filosofia ermetica e di psicologia, ha scritto che “la realtà è un film: uno dei tanti possibili film, tra i quali possiamo scegliere. Gli atomi nascono da un progetto intelligente ovvero da un seme che li fa fiorire nelle tante fantastiche forme della Natura di tutti e quattro i regni, minerale, vegetale, animale ed umano: 214 Seka Nikolic e Sarah Tay, “Tu sai più di quanto credi”, Edizioni Il punto d’Incontro, Vicenza 2010 215 Douglas Hofstadter “Anelli nell’io – Che cosa cioè al cuore della coscienza?” Oscar Mondadori 2010. Se avessimo la possibilità di ingrandire il centro di un atomo ( il nucleo), e portalo alla dimensione di una quindicina di centimetri, la nuvola elettronica che lo circonda si estenderebbe per una decina di chilometri e lo spazio nel mezzo sarebbe praticamente vuoto. 216 Giuliana Conforto “Il gioco cosmico dell’uomo”, Macro Edizioni 2001. l’infinita pluralità delle forme e delle loro funzioni è il frutto del messaggio che genera il seme. L’uomo potrebbe cambiare film in ogni istante, se ne fosse cosciente e la smettesse di credere che c’è un solo film legato a quello che crede erroneamente il suo irrimediabile passato”. Attraverso le capacità di interpretazione del cervello, attraverso la vista e l’atto di osservazione e sfruttando le proprietà della luce in varia misura assorbita e riflessa, diamo forma e colore alla vita stessa. Pertanto, la realtà sperimentata attraverso i sensi, presenta delle dinamiche mutevoli nello spaziotempo che si adattano a ciò che crediamo, pensiamo ed elaboriamo. Sfruttando la luce (i fotoni) noi percepiamo la realtà. Attraverso l’interpretazione dei fotoni che interagiscono con l’ambiente noi diamo vita all’osservazione. L’infinito è qualcosa che nella sua vibrazione più elevata è pura coscienza. Osserviamo ancora che ciò che noi chiamiamo realtà non è solo costituita dai dati dei sensi, ma dalla elaborazione che la mente fa con questi dati mettendoli in rapporto fra loro. La Realtà non è reale come la vediamo, ma è solo ciò che possiamo vedere in base a ciò che siamo. Anche questa volta, sono noi ad assumerci la totale responsabilità di ciò che ci accade nella Vita. Noi determiniamo ogni evento, noi contribuiamo a crearlo. La Realtà dunque, è semplicemente ciò che proiettiamo in base a ciò che siamo, e la proiettiamo perché è ciò che ci serve vedere in questo momento217. Bridgman Percy William, fisico e filosofo della scienza, ha scritto “la particella sembra essere in qualche modo una necessità di pensiero. Vi è una certa somiglianza tra le situazioni fisiche in cui incontriamo particelle e quelle in cui incontriamo probabilità”218. In un certo qual modo è dal pensiero stesso che si crea, rappresenta e si definisce la possibilità di realtà. 217 Noi possiamo scegliere, e determinare ogni manifestazione. Essendo quindi energia manifesta la Realtà in cui viviamo, in realtà, non la vediamo per com'è veramente, ma vediamo solo la sua manifestazione. E ciò che vediamo è determinato da ciò che siamo. La Realtà quindi non è mai oggettiva! ma soggettiva in base a ciò che siamo in questo momento. Non è la Realtà a condizionarci ma siamo noi a condizionare la Realtà! Questo è uno dei passi fondamentali del Risveglio e della piena Consapevolezza di chi siamo, comprendere che noi tramite noi stessi, condizioniamo costantemente la Realtà in cui viviamo. 218 Bridgman, P.W., “La critica operazionale della scienza”, Boringhieri Torino 1969. Pensiero, possibilità, conoscenza, consapevolezza e linguaggio creano la nostra “variante”, la nostra “sperimentazione”e la nostra stessa rappresentazione di realtà nella quale ci evolviamo e ci perfezioniamo. Du Sautoy Marcus, matematico inglese, scrive “Una volta che si è assegnato un nome la sua esistenza sembra inevitabile. Non dà più la sensazione di essere creato artificiosamente, ma che era lì da sempre e che sarebbe passato inosservato finché non ci fossimo posti la domanda giusta”219. Ogni evento è causato da più forze che determinano l'evento, che permettono all'Energia di manifestarsi. Dunque, tutto ciò che ci circonda e che accade nella nostra Vita, non è mai casuale! ma si manifesta a seconda dell'Energia di cui è alimentata. Ogni particella non è niente più che un pacchetto di onde probabili. L’unica cosa che si può fare è valutare la possibilità di incontrare questa particella in un determinato luogo dello spazio. La concettualizzazione della realtà, intrisa di idee, conoscenza e memoria, attraverso i concetti e il linguaggio stesso permette di “marcare l’identico in situazioni diverse”220. Dall’intreccio dell’astrazione (dalla materia alla mente) e della proiezione (dalla mente alla materia), dalla rappresentazione percettiva all’interiorizzazione, dalla memoria cumulativa (cultura e biologia) alla conoscenza (linguaggio e consapevolezza, concetti e credenza) si creano i concetti con i quali costruiamo e riempiamo la realtà stessa. I concetti e le credenze (intesi come costrutti socialmente accettati) della realtà si formano mediante un flusso di informazioni ( molto simili ai pacchetti di energia della materia ) tra il nostro sistema bio-fisico e la mente globale. Le relazioni e le combinazioni tra parola-linguaggio e materia-oggetti è mediata e configurata da queste nostre convinzioni-credenze-conoscenze sia individuali che collettive che portano a forme di pensiero abitudinario e disarmonie tra contenuto e concetto. Quando ci troviamo in questo stato si crea una rottura tra ciò che pensiamo e ciò che vogliamo. Sia gli schemi individuali sia quelli collettivi oltre ad inquadrare azioni, 219 Du Sautoy Marcus, “L’enigma dei numeri primi”, Rizzoli, Milano 2004. 220 Lalumera Elisabetta, “Cosa sono i concetti”, Editori Laterza, Bari 2009. eventi, oggetti e potenzialità, interagiscono reciprocamente sia nello scambio verbale che nel comportamento. La realtà è costituita da infinite possibilità in un divenire infinitamente dinamico, la cui realizzazione nello spazio tempo avviene attraverso l’attualizzazione, tra le infinite trame, di una scelta di pensiero. Prima della scelta e dell’effettiva attualizzazione vi sono infiniti universi potenziali che coesistono simultaneamente e non localmente. Prima che un determinato fenomeno, evento, o esperienza si manifesti in potenza sensoriale tutto è possibile, in quanto esiste uno stato di coesistenza puramente astratto (invisibile), ma non meno reale della realtà sperimentata. Soltanto all'atto della misurazione fisica si può ottenere un valore reale; ma finché la misura non viene effettuata, l'oggetto quantistico rimane in uno stato che è "oggettivamente indefinito", sebbene sia matematicamente definito: esso descrive solo una "potenzialità" dell'oggetto o del sistema fisico in esame. La Realtà stessa, sia come contenuto che come concetto, non solo è soggetta al cambiamento, ma rispecchia la nostra proiezione, il nostro pensiero e le nostre credenze. La realtà non solo è una costruzione di idee, ma è anche un derivato della lingua, “dato che le idee sono espresse mediante parole e si formulano con chiarezza e precisione solo linguisticamente. Anche l’idea di Realtà esterne alla conoscenza ha la natura di ipotesi, costituisce un atto di conoscenza e di pensiero. Le idee che utilizziamo non le produciamo noi, ma le troviamo già predisposte nella cultura espressa dai comportamenti e dai discorsi della gente, oltre che esposta nei testi scritti. […] Gli eventi si presentano come tali solo nella misura in cui vengono configurati sulla base dei nostri modi di rappresentarceli mentalmente secondo criteri sociali e culturali, e più semplicemente linguistici, interiorizzati con la socializzazione”221. Sebbene i modelli siano modalità di organizzazione e di svolgimento del pensiero potenziale, e non semplici immagini rappresentanti oggetti, con i quali forniamo le indicazioni alla nostra stessa vita, non 221 Graziano Cavallini, “Come capiamo – Paleontologia del Pensiero”, Aracne Editrice, Roma 2006. possono essere associati a verità assolute, prive delle influenze dell’Ego collettivo. Anche il sociologo-filosofo tedesco Luckmann Thomas222 è dello stesso parere: “La realtà è costruita nell’esperienza umana e nell’azione. Questo significa che è continuamente ri-costruita in atti di coscienza individuali, più o meno secondo modelli precostituiti socialmente, mediante atti comunicativi. L’esperienza umana è schematica: gli schemi dell’esperienza e dell’azione sono soluzioni a problemi ricorrenti che sorgono in contesti determinati”. Il concetto di “partecipazione” a qualcosa che si osserva, pur apparendoci paradossale, è ben noto anche agli studiosi di misticismo, per i quali la conoscenza mistica non può mai essere raggiunta tramite la semplice osservazione, ma solo mediante la totale partecipazione di tutto il proprio essere. “Anche nel luogo più freddo dell’universo , la materia subatomica non si riposa mai ma continua questo piccolo tango energetico”223. La matematica è in grado di descrivere un universo quadridimensionale in cui la materia è in continua trasformazione e mutua relazione, ma la nostra mente ragiona con gli schemi derivati dall’esperienza di una realtà tridimensionale. Il concetto a tutti noto che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” ha portato a scoprire oggi che la materia così come noi la vediamo, solida ed indistruttibile, è in realtà, a livello sub-nucleare, in continua trasformazione; ogni singola particella che ci compone si trasforma continuamente in altre particelle, per poi riprendere la forma originaria e trasformarsi di nuovo. La realtà stessa è infinitamente possibilista e unica, nel momento in cui il pensiero consapevole (collasso funzione d’onda) la “sperimenta” e l’analizza si verifica una separazione soggettooggetto. Questa separazione porta ad una possibilità percepita con i sensi e vissuta. La 222 Luckmann Thomas “Life-world and social Realities”, Londra Heinemann, 1983. 223 Barrow, J. D., “ The book of Nothing”, Jonathan Cape, London 2000. possibilità può essere piacevolmente o spiacevolmente evolutiva in base alla nostra intenzione e al nostro stato d’animo. Katherine Ewing, professoressa di antropologia culturale all’Università Duke, ha precisato: “Escludere la possibilità di credere nella realtà di un altro equivale a incapsulare quella realtà e perciò a imporre l’egemonia della propria visione del mondo. Un modo migliore di avvicinarsi alle esperienze che sfidano la visione del mondo della scienza occidentale sarebbe quello di prenderle sul serio e lasciarle giocare un ruolo nel modellare quelle che sono realtà basilari che condividiamo in quanto partecipanti in una comunità umana globale”224. Nel linguaggio comune siamo abituati a designare con l’aggettivo “materiale” tutto ciò che può cadere sotto la percezione diretta dei nostri sensi esterni: definiamo meccanicamente e concettualizziamo riduttivamente materiale quello che si vede, si tocca, si odora, si gusta e di cui si può udire il suono. La necessità di introdurre una simile terminologia nasce, in prima istanza, dall’esigenza di distinguere ciò che causa un’esperienza sensoriale da ciò che è all’origine di un’esperienza di natura diversa, come quella interiore del pensare, del provare emozioni, del ricordare e del volere, che si presenta come fondamentalmente imponderabile, immateriale. Etienne Klein, fisico e filosofo delle scienze, ha precisato che “I fisici hanno l’ambizione suprema di scoprire le leggi che regolano il comportamento delle cose materiali, ma non si azzardano a tentare di definire la materia propriamente detta. Sanno che è sempre difficile definire le parole importanti. Forse è addirittura impossibile poiché, se queste parole sono davvero fondamentali, non le si può riferire ad altro che a loro stesse. Definire è innanzitutto ricondurre un dato concetto a un altro più fondamentale”225 . Per l’uomo che si basa esclusivamente suoi sensi fisici il mondo viene rappresentato come un dato inspiegabile e inaccessibile, ma contemporaneamente solido nella sua materialità, nel quale bisogna inesorabilmente lottare, competere e autodistruggersi per 224 Cremo Michael, “Le origini segrete della razza umana”, Om Edizioni Bologna 2008. 225Etienne Klein, “L’uomo invisibile e altri misteri scientifici”, Barbera editore, Siena 2006. sopravvivere; mentre per l’uomo che vive con i propri sensi guidati dallo spirito e dall’anima il mondo, nella sua miracolosa fenomenologia dinamica, viene percepito come evento evolutivo nel e con il quale migliorasi e sul quale creare sinergia e consapevolezza. Se vogliamo cogliere l’abbondanza non possiamo vivere nel concetto di separazione e di caso o fato. Gli eventi della vita hanno un senso e non accadono “per caso o per fortuna”, per “sciagura o sfortuna”. Il destino e la felicità stessa sono dentro di noi e noi siamo gli attori e il regista della nostra sceneggiatura. Il determinismo degli eventi sta nella nostra capacità di determinali con le nostre azioni. La realtà da” probabile” si condensa in “possibile”, in base al potenziale creativo del pensiero, dell’emozione e dell’intenzione. Si può parlare di “determinismo del nostro libero arbitrio”. Benché la memoria sia il nostro senso di identità, ci intrappoliamo nel concetto fatalistico di determinismo quando, inconsapevolmente, creando lo sviluppo e le basi del nostro futuro, trasferiamo quello che sta per accadere nel presente. Nell’interpretazione di Penrose esistono diverse possibilità che finiscono per collassare in una singola realtà semplicemente perché è richiesta troppa energia per sostenerle tutte indefinitamente. Sebbene ci sia un momento nel tempo in cui le possibilità esistono tutte contemporaneamente, lo stato che necessita del più basso quantitativo di energia rappresenta il più stabile fra tutti ed è quello che sperimentiamo come realtà. L’uomo può prendere contatto con la sua vera essenza cosmica, entrando sempre più nelle profondità del proprio essere. Tutto il creato è composto da un unico “quid” che è il materiale di costruzione di tutte le sue parti. Tutto l' esistente esiste a causa della sua stessa presenza e, anche, tutto l' insieme delle realtà che oggi vengono chiamate spirituali sono composte dalla stessa sostanza. La materia è energia, congelata dal vuoto che la racchiude. La realtà è una sinfonia di forme d’onde che si trasformano in materia solo dopo essere entrate nei nostri sensi. Anche noi siamo luce intelligente e creativa in un oceano di frequenze e vibrazioni, con le quali , creando con il pensiero, sperimentiamo una parte della realtà scelta per evolverci e perfezionarci. Il pensiero crea onde di possibilità per la nostra scelta evolutiva. I nostri sensi creano l’illusione che esiste un mondo solido, ma se avessimo la possibilità di vedere il mondo quantico, scopriremmo che il mondo oscilla dentro e fuori da un vuoto infinito. L'aspetto solido della materia è una conseguenza di un tipico “effetto quantistico” collegato al comportamento duale onda-particella della materia, una caratteristica del mondo subatomico che non trova l'analogo nel mondo macroscopico. Ogni volta che una particella “è confinata in un piccolo spazio, essa reagisce a questa limitazione agitandosi dentro, e tanto più piccola è la regione in cui è confinata, tanto più velocemente la particella vi si muove. Nell'atomo allora sono presenti due forze antagoniste. Da una parte, gli elettroni sono legati al nucleo da forze elettriche che cercano di trattenerli il più vicino possibile. Dall'altra, essi reagiscono a questa limitazione ruotando vorticosamente, e quanto più strettamente sono legati al nucleo, tanto più alta sarà là loro velocità; di fatto, il confinamento degli elettroni all'interno di un atomo porta a velocità enormi, di circa 900 chilometri al secondo! Queste alte velocità fanno si che l'atomo appaia come una sfera rigida, proprio come avviene per un'elica in rapida rotazione la quale appare come un disco. È molto difficile comprimere ulteriormente gli atomi e ciò dà alla materia l'aspetto solido familiare”226. Noi, per esprimere la nostra natura divina, dobbiamo evitare di applicare il concetto di “separatezza” e amplificare la “filosofia dell’intima connessione”. “ Noi siamo chi siamo a causa della connessione con tutto ciò che è al di fuori di noi. Per soddisfare il nostro bisogno più profondo, che è quello di fonderci con gli altri, cerchiamo continuamente la sincronia” (Mctaggart Lynne, 2011). 226 Capra, F. , “Il Tao della fisica”, Adelphi 1989 La suddivisione dell'unità227in una molteplicità implica la creazione di una relazione tra le varie componenti, tale relazione si presenta come principio ordinatore rispetto al caos preesistente. L'uno non presuppone null'altro che sé stesso. Il comportamento della materia a livello subatomico indica come le possibilità di movimento delle singole particelle sia soggetta oltre che a forze fisiche anche a leggi matematiche che ne governano il comportamento a livello statistico. Qualsiasi stato e qualsiasi oggetto è dotato di un dinamismo intrinseco, irriducibile e indipendente da parametri ordinari di tempo e di spazio, che gli impedisce sempre e comunque di trovarsi in uno stato di inerzia assoluta. 7.3) Trasformazione delle Probabilità in Possibilità. “Noi siamo tanto i co-creatori quanto la creazione del mondo. La nostra missione umana è quella di favorire e rendere potente il dinamico viaggio dell’esplorazione e dell’evoluzione dell’universo verso la coerenza di ciascuno con tutti e di tutti con ciascuno”. Ervon Laszlo e Jude Currivan, “Cosmos – Da esecutori a Co-creatori”, Macro Edizioni Cesena 2009. Il mondo che percepiamo come solido non è dato dalla materia in sé, ma dalle forze eteree trasportate dai fotoni che percorrono immense distanze tra il nucleo e le circostanti nuvole elettroniche, creando così il legame molecolare. La maggior parte credono che sia concreto e reale solo ciò che si manifesta e viene percepito tramite i sensi del corpo e interpretati dalla mente. La realtà, prima di essere vissuta, 227 Nell'unità si realizza la totalità dell'essere. Nel momento in cui l'uno si suddivide nel molteplice subentra la varietà dell'essere, ciascuna parte è libera di esistere in maniera indipendente dal tutto. Eppure la natura ci mostra come si mantenga una correlazione tra le varie parti, correlazione soggetta a leggi statistiche. sperimentata, manipolata, viene co-creata a un livello dinamico più profondo e invisibile, la cui configurazione è data non solo dalla partecipazione di tutto l’universo, ma anche da ciascun individuo. Questo ci porta alla conclusione evidente che non possiamo cambiare la realtà stessa se rimaniamo ancorati allo stato di “coscienza” con la quale l’abbiamo creata. Assenza di attaccamento, nuove credenze, intenzione, pensiero creativo, attenzione ed emozioni portano alla creazione evolutiva della realtà e ad uno stato di consapevolezza più profondo. In un universo olografico non locale, in cui ciascuna parte contiene la visione del Tutto e in cui le cose, sebbene separate fisicamente, comunicano istantaneamente e sono dinamicamente interconnesse, può offrirci tutto quello di cui abbiamo bisogno per la nostra crescita, qui e ora. Forse noi non ci rendiamo conto, ma , prendendo a prestito la classica figura di una ramificazione di un frattale, qualsiasi nostra intenzione-pensiero su un semplice frammento, ha ripercussioni nell’interno macrosistema, riflettendosi non solo su noi stessi, ma anche a tutti gli altri. Quello che osserviamo nell’Universo non è altro che la nostra “trasformazione delle probabilità” contenute nelle possibili realtà. Il nostro ruolo di creatori e partecipanti è attiva , dinamica e istantanea. La consapevolezza e l’intuizione che sta letteralmente prendendo vita riguarda non solo la percezione e la sperimentazione quotidiana e scientifica di un universo olograficamente interconnesso e intrecciato, ma anche “la nostra connessione non-locale gli uni agli altri e con tutte le cose del mondo. La nostra esistenza ha un significato e uno scopo umano, planetario e cosmico.”228. La realtà manifesta se stessa in una molteplicità di possibilitàvarianti. Ci sono tante varianti quante sono le scelte di partenza. Una struttura ad albero, in una sequenza non prestabilita. Siamo noi a costruire le nostre varianti e il nostro cammino. 228 Ervon Laszlo e Jude Currivan, “Cosmos – Da esecutori a Co- creatori”, Macro Edizioni Cesena 2009. Noi siamo in grado di percepire la realtà che ci circonda perché interagiamo con l’ambiente stesso attraverso il fotone (quanto di luce), i quali subiscono “interazioni energetiche” raggiungendo i nostri occhi in base alla lunghezza d’onda e alla nostra interpretazione. Infatti la realtà sperimentata e osservabile è frutto della nostra interpretazione soggettiva e creativa mentale sull’interazione dei fotoni presenti nella realtà stessa. Se il cervello non avesse le capacità di questa costante “interpretazione”, interagendo dinamicamente con i fotoni sotto forma di forme e colori, non riusciremmo a vedere assolutamente nulla . “ Il cieco dedurrebbe, razionalmente, che se vedesse la realtà per quella che è, vedrebbe se stesso come un nulla che si muove stabilmente nel nulla. La realtà che si manifesta attraverso fenomeni elettromagnetici o gravitazionali percepibili sensorialmente o strumentalmente e che sono ripetibili, quindi associabili ad eventi ritenuti causali o deterministici, viene in genere ritenuta “vera” o “reale” solo quando alla stessa si è stati in grado di dare una dimostrazione, una spiegazione logica, razionale, possibilmente utilizzando un linguaggio matematico che non lasci spazio ad interpretazioni soggettive”229. Attraverso le capacità di interpretazione del cervello, attraverso la vista e l’atto di osservazione e sfruttando le proprietà della luce in varia misura assorbita e riflessa, diamo forma e colore alla vita stessa. Pertanto, la realtà sperimentata attraverso i sensi, presenta delle dinamiche mutevoli nello spazio-tempo che si adattano a ciò che crediamo, pensiamo ed elaboriamo. Sfruttando la luce (i fotoni) noi percepiamo la realtà230. Attraverso l’interpretazione dei fotoni che interagiscono con l’ambiente noi diamo vita all’osservazione. Quando il campo 229 Fabio Marchesi “Exotropia – Un nuovo modello di realtà”, Tecniche Nuove Edizioni Milano 2006. 230 Le radiazioni elettromagnetiche trasportano nello spazio e nel tempo l'energia prodotta da una sorgente luminosa. L'energia trasportata dai campi elettromagnetici assomiglia al sistema di onde del mare ; la differenza e’ che il mare produce onde di materia (tridimensionali nello spazio ) anziché di pura energia ( onde piane ). elettromagnetico interagisce con la materia l’ onda si trasforma in particella e cede l’ energia sotto forma di quanti , cioè di pacchetti di energia, che contengono una quantità definita di energia. Se si tratta del campo elettromagnetico della "luce visibile", tali quanti di energia sono detti "fotoni di luce visibile"; essi si comportano come particelle, in quanto mentre il campo energetico e’ bidimensionale nello spazio e nel tempo , il fotone, come qualsiasi particella di materia, diviene tridimensionale nello spazio e possiede una sola dimensione temporale. Sebbene i nostri occhi siano in grado di vedere montagne, mare, case, alberi e tutta la realtà tangibile, non sono in grado di percepire l’infinito regno dell’invisibile e delle possibilità che si cela dietro il velo del “concreto”. L’unico modo per sperimentare la vera realtà che sta “oltre” l’apparente e l’illusione è la pura consapevolezza, con la quale possiamo sperimentare le dinamiche e la fluidità della Coscienza Universale. Ciò che la macchina, il corpo-cervello possono al più produrre è una rappresentazione elettromagnetica, o elettrochimica o altro che non contiene certamente la materia dell’oggetto osservato, ma che è comunque ancora legata alla materia-energia di un segnale fisico e come tale non è ancora universale. La fisica quantistica ha rivelato che la realtà non è propriamente oggettiva, ma soggettiva e dalle infinite possibilità. Siamo noi che decidiamo, consciamente o inconsciamente, la nostra realtà, nella quale sperimentare o meno la nostra vista e la nostra evoluzione. Se le immagini che abbiamo del mondo seguono una “logica di coerenza”, sebbene siano create e manipolate da cervelli differenti, il motivo risiede nell’esistenza di una proiezione olografica collettiva o mente collettiva (condivisione inconscia collettiva) che accomuna tutti indistintamente. Il punto fondamentale condiviso da molti scienziati, fisici, biologi e psicologi , sebbene abbiano alle spalle una cultura sociale e religiosa diversa e differente, è che la nostra percezione della realtà è creata da una memoria cumulativa e collettiva di tutti gli esseri umani, i quali, con le loro convinzioni, le loro aspettative e i loro pensieri legati da una coerenza biologica di fondo, concorrono a co-crearla e a fortificarla. Una Mente Universale Creativa o Coscienza che struttura la realtà sotto forma di campi di energia e di informazioni. E il soggetto, l'osservatore dell'esperimento, viene coinvolto, dalla logica del principio di indeterminazione, nell'esperimento stesso231: l'azione dell'osservatore altera inevitabilmente la realtà osservata, l'osservatore non può osservare una realtà oggettiva indipendente da lui, quello che osserva dipende dal suo modo di osservare, dall'atto stesso dell'osservare232. Il fisico H. Pagels, nel suo libro “Il Codice Cosmico” afferma che non è più sostenibile la vecchia idea che il mondo esista effettivamente in uno stato definito. “ La teoria quantistica svela un messaggio interamente nuovo: la realtà è in parte creata dall'osservatore … La situazione si presenta paradossale al nostro intuito, perché stiamo cercando di applicare al mondo reale un'idea dell'oggettività che sta solo nelle nostre teste, una fantasia. Se la mente dell'osservatore, con la sola intenzione di osservare, incide sulla realtà dei fenomeni osservati, ciò vuol dire che il nostro pensiero, le nostre intenzioni hanno una influenza sulla materia che compone anche la nostra struttura”. La realtà da deterministica si fa vaga, probabilistica, il mondo sembra essere fatto di cose che sfumano tra l'essere e il non essere sconvolgendo l'aspettativa della mente di una realtà definibile con contorni precisi. La realtà consiste in un tutto dinamicamente collegato233. Pertanto si hanno infiniti comportamenti possibili e 231 Noi possiamo scegliere, e determinare ogni manifestazione. Essendo quindi energia manifesta la Realtà in cui viviamo, in realtà, non la vediamo per com'è veramente, ma vediamo solo la sua manifestazione. E ciò che vediamo è determinato da ciò che siamo. La Realtà quindi non è mai oggettiva! ma soggettiva in base a ciò che siamo in questo momento. Non è la Realtà a condizionarci ma siamo noi a condizionare la Realtà! Questo è uno dei passi fondamentali del Risveglio e della piena Consapevolezza di chi siamo, comprendere che noi tramite noi stessi, condizioniamo costantemente la Realtà in cui viviamo. 232 G. Cohen-Tannoudji, M. Spiro, “La materia-spazio-tempo. La logica delle particelle elementari”, Jaca Book, Milano 1988. 233 R.P. Feynman, “ La strana teoria della luce e della materia”, Adelphi, Milano 1989. probabili, in quanto un gran numero di particelle sottoposte alle stesse condizioni seguiranno statisticamente le stesse traiettorie e avranno lo stesso comportamento. Non siamo in grado però di capire in anticipo e con certezza in che modo si comporterà una particella individuale, come non possiamo comprendere in anticipo una pietanza prendendo solo un ingrediente a caso. Deepak Chopra234, medico e scrittore di successo, ha affermato che: “quando tocchiamo un oggetto, i nostri campi d’energia e relative nubi di elettroni si incontrano, minuscole porzioni si fondono e si separano. Anche se percepiamo noi stessi come integri, in realtà, abbiamo ceduto parte del nostro campo energetico a quell’oggetto specifico acquisendo un brandello della sua energia. A ogni incontro noi procediamo a tali scambi e in seguito ci ritroviamo leggermente cambiati”. L’importanza viene spostata dalla parte al tutto come totalità nel divenire. Heisemberg sottolineava il fatto che “ciò che osserviamo non è la natura in sé stessa, ma la natura esposta ai nostri metodi di indagine”. Infatti, se il nostro approccio è riduttivo e razionalmente meccanicistico (quindi limitato alla parte) non possiamo capire , conoscere e applicare l’abbondanza e l’amore di cui ogni cosa è intrisa. Questi principi hanno a che vedere con la visione olistica, olografica della vita, e con il nuovo paradigma della fisica quantistica. Rappresenta la grande rete di luce in cui siamo tutti immersi, infatti è in ogni luogo, in ogni cosa, ed è onnipresente. Costituisce la coscienza che pervade ogni sua creatura, e usa l’attenzione e l’intenzione come stimoli per la trasformazione. E’ un campo di energia, informazione ed intelligenza che orchestra e governa l’ambiente materiale, e di cui noi siamo creati e creatori. Siamo noi a decidere la possibilità adatta alla nostra crescita. Un mondo reale semplicemente non esiste fino a quando non viene compita una misurazione o un’osservazione. Prima della sua determinazioni, vi sono solo una varietà infinita di possibilità per 234 Deepak Chopra, “Le coincidenze”, Sperling & Kupfer 2008. ciascun eventi . L’osservatore compie l’atto di far collassare tutte le altre possibilità e dirigerle verso un singolo esito. Quello di cui dobbiamo essere certi è la presenza dell’evento presente in un ordine infinito di possibilità. Il nostro futuro si realizza attualizzando il presente come possibilità di scelta. Ogni evento , inteso come possibilità e come significato, si verifica sempre come effetto di una decisione o di un’azione consapevole o meno. Non esiste la sfortuna o la fortuna, il caso o il destino, ma solo un’infinità di potenziali varianti scelte in base alla nostra consapevolezza. Se siamo depressi, negativi, delusi attiriamo una realtà della stessa frequenza e coinvolgiamo il peso del destino come trama prestabilita. Esistono infiniti destini e infinite possibilità. Ogni scelta porta ad un destino, il quale, a sua volta, è modificabile. Tutto dipende da noi. La realtà o lo scenario delle possibilità in cui ci evolviamo e sperimentiamo noi stessi è un insieme di attualizzazioni potenziali probabili attraverso la creatività del cosmo. Questo, a causa della nostra incapacità logica di legare più eventi nel tempo e nello spazio secondo un ordine di comprensione e crescita, ci porta a considerare la simultaneità e la disarmonia degli eventi come incidenti nel divenire (il caso). Il caso non esiste; esistono condizioni e determinazioni di scelta nel divenire determinati dalla volontà interiore dell’uomo. Senza la presenza dell’essere umano che osserva, le realtà probabili che potrebbero emergere sono infinite, mentre solo una di essa si concretizza quello in rapporto all’osservazione. In questo caso possiamo accostare “l’ indeterminazione quantistica delle particelle” e la loro imprevedibilità alle variabili situazionali non prevedibili della nostra vita. Possiamo creare la nostra realtà e il nostro successo solo quando abbandoniamo il concetto di separatezza e dualismo. 7.4) La nostra osservazione solidifica le onde in particelle. Tutto è pensiero che informa la materia in coincidenza con il suo contenuto psichico in maniera istantanea. Sembra incredibile, ma se ci si chiede “quale sia quel “quid” che tiene insieme sincronicamente e creativamente l’universo”(V. Marchi, 2001) , la risposta è l’”Amore”. Ogni essere umano viene spinto inconsapevolmente verso determinate variabili o mete da una forza interiore che spesso sfugge alla logica razionale. L’uomo, inteso come sistema bio-fisicospirituale, quando pensa di essere una parte, o un semplice granello di sabbia spazzato via dalla materialità degli eventi perde contatto con la propria coscienza e penalizza la propria crescita e la propria felicità. Come ogni particella contiene un campo olistico di informazione dotato di coscienza, così noi abbiamo un campo di informazione dal quale possiamo trarre tutto quello di cui si ha bisogno. E' questo atto di prestare attenzione all’onda che la rende probabile e non il fatto che potrebbe esistere. L’atto di osservare dimostra che le particelle subatomiche in quanto tali non esistono come unità isolate. Le onde di probabilità non sono probabilità di cose reali, ma probabilità di accadimenti. Se ci concentriamo su qualcosa, facciamo in modo che si realizzi: è l’atto stesso della concentrazione che rende reale qualcosa che esisteva potenzialmente. Operando nel “concreto” mondo esterno l’uomo crede di fare qualcosa di reale; mentre ciò che sogna o interiorizza è ritenuto irreale, in quanto il concetto stesso di reale è identificato con quello di materialità-concretezza. Bisogna precisare che la realtà non è solo quello noi possiamo percepire e conoscere oggettivamente con il nostro corpo, ma anche e soprattutto quello che sperimentiamo nella psiche e nella coscienza. Se siamo disposti ad accettare tutta la nostra realtà come un tutt’uno esterno ed interno interconnesso, dobbiamo accettare anche l’idea del mondo al di là della concretezza creata dai sensi. La realtà di una pianta che osserviamo o sperimentiamo tramite i sensi non è solo quello che appare, ma anche quello che sta “oltre”; dal suo ciclo di vita, come informazione di intelligenza cumulativa, al suo sviluppo; dalla sua biologia alla trasmissione delle caratteristiche vitali alle piante discendenti. Esistere e sentire sono una cosa sola; la materia definita inanimata non sente, ma è “sentita” dalla coscienza, dalla quale prende la sa “esistenza”. Questo ci porta alla considerazione che tutta la realtà, interiore ed esteriore, è coscienza nelle infinite possibilità. La realtà, sia in termini fisico-quantistico sia in termini mistico-spirituali, è ,sebbene utile per la nostra co-creazione e la nostra evoluzione, è pura illusione, in quanto, scomponendo la materia in più parti sempre più piccole, si giunge a un punto in cui quelle porzioni “non posseggono più le caratteristiche degli oggetti”. Vittorio Marchi, nelle sue illuminanti ricerche, ha più volte sottolineato che “quando assistiamo al gigantesco fenomeno dell’Universo in trasformazione, rendiamoci conto che ciò avviene non in seguito all’esperienza successiva di una serie di fenomeni naturali, bensì in conseguenza di un processo trasformativo della natura, che cambia incessantemente aspetto attraverso una serie di regni in transito per un periodo più o meno necessario alla creazione di una forma sempre più matura del Vivente, pur rimanendo sempre in se stessa”. L’universo è regolato da energie e da forme di attrazione e tutto vibra con certe frequenze; nel momento in cui la nostra vibrazione non è sulla frequenza dell’universo e quindi in contrasto con i doni della creazione si viene a creare una sorta di resistenza o ostruzione che impedisce il flusso dell’abbondanza. Noi siamo atomi e nello stesso tempo Universo. Tutto è reale, ovviamente nella propria dimensione specifica. L’errore è credere che sia reale solo la dimensione fisica. Esistenza e realtà si identificano. Natalie Reid, psicologa e ricercatrice nel campo della fisica quantistica, nel suo libro “La fisica del successo”235 scrive che : 235 Natalie Reid, “La fisica del successo”235, Il punto d’Incontro Edizioni 2009 “[…] La Fisica quantistica non ammette le vecchie idee del determinismo e al loro posto ci fornisce un’immagine del mondo e dell’universo piena di possibilità e di probabilità. Non siamo pezzi inermi sulla scacchiera; non siamo soldatini che marciano dentro un piano predeterminato. Anzi, come prova la fisica quantistica, il mondo trabocca di potenzialità e pro messere, e questo cambia tutto. […]Siamo liberi di scegliere come dovrebbero essere le nostre vite, anzi ne abbiamo la responsabilità[…]”. Siamo noi che creiamo la nostra realtà e il nostro benessere. E’ l’osservazione che trasforma le diverse possibilità in realtà concreta. A tale proposito nel 1935 Erwin Schroedinger, uno dei fondatori della meccanica quantistica (1887-1961) propose il paradosso del “Gatto di Schroedinger”. Secondo questa teoria gli oggetti non possono essere descritti con precisione, con conseguenze paradossali: una particella si può trovare in più di un posto contemporaneamente, un elettrone può passare attraverso barriere invalicabili. Questi effetti, però, sono confinati al mondo microscopico: nella realtà di tutti i giorni non percepiamo nulla di simile. In quegli anni Schrödinger, nell’intento di dimostrare l’incompletezza e le contraddizioni insite nella teoria quantistica, propose, in un articolo passato ormai alla storia, un particolarissimo “esperimento mentale” che vedeva come protagonista il proprio gatto. All’interno di una scatola d’acciaio Schrödinger immagina di porre un gatto e una piccola quantità di sostanza radioattiva, la cui disintegrazione viene registrata da parte di un contatore Geiger il quale a sua volta mette in azione un martello che infrange una fialetta di veleno in forma gassosa. Ora volendo seguire alla lettera la teoria quantistica, sostiene Schrödinger, passato un certo periodo di tempo dall’istante in cui il gatto è stato messo all’interno della scatola e ha avuto inizio l’esperimento, ci si trova nella situazione in cui il momento della disintegrazione della sostanza radioattiva non può essere calcolato con esattezza (risultando tale momento sovrapposizione di più tempi) e quindi ci si trova nella impossibilità oggettiva di assegnare un reale stato di vita o di morte al gatto. Anzi ci si trova in una strana situazione ove la fiala di veleno risulta potenzialmente allo stesso tempo rotta e non rotta, con un gatto contemporaneamente vivo (fialetta non rotta) e morto (fialetta rotta). Il meccanismo ideato da Schroedinger estende questa ambiguità al mondo macroscopico. Legando la sorte dell’atomo radioattivo a quella del gatto, si è costretti ad utilizzare il modello quantistico anche per quest’ultimo: fino a che non si effettua la misura (aprendo la camera d’acciaio), il gatto non è nè vivo nè morto: si trova in una mescolanza di stati. Il gatto va descritto da una funzione d’onda, che sarà una mescolanza dei due stati gattovivo e gatto-morto. Inoltre, prosegue Schrödinger, volendo ancora seguire alla lettera le regole quantistiche, se dopo un certo periodo dall’inizio del test la scatola d’acciaio viene aperta e lo sperimentatore osserva che il Geiger (attraverso lo spostamento dell’indice) mostra di aver rivelato una disintegrazione radioattiva, occorre ammettere che è stato l’atto di guardare (“osservare”) dentro la scatola che ha ucciso il gatto, dando realtà alla situazione sperimentale, dando realtà alla disintegrazione radioattiva. Quella che noi percepiamo come realtà non è altro che l’apparenza di essa che la nostra mente costruisce in base alle informazioni provenienti dai sensi. La realtà è ciò che è e non ciò che i nostri sensi ci fanno ritenere che sia. Sebbene la mente abbia tutta la possibilità di svincolarsi da questo inganno e da questa illusione, siamo così presi dalla nostra orgogliosa materialità che non riusciamo a sperimentare la realtà che ci hanno proposto. Se riusciamo a far tacere il nostro calcolatore Ego, siamo in grado di cogliere l’abbondanza, la creatività e la coscienza che si cela sotto questa illusione. Non dobbiamo concentrarci sull’oggettività, ma polarizzarci sull’analisi del mondo interiore. Se vogliamo soldi, per esempio, non dobbiamo fermarci sulle banconote e sul semplice desiderio, non porterà a nessun beneficio; dobbiamo convogliare la nostra energia sull’intenzione di avere e non di “possedere”. Sempre nell’ambito dell’analisi delle conseguenze “degli atti di osservazione” emerge un’ulteriore aspetto paradossale. Se lo sperimentatore decide di rimandare indefinitamente l’osservazione della scatola, il gatto resta nel suo stato schizofrenico di vita latente fino a quando non gli viene data una dimensione definitiva, in virtù della cortese, ma capricciosa curiosità di uno sperimentatore. Il concetto di incertezza di stato sembra assurdo se esteso ad un gatto o ad un altro essere vivente. Il gatto deve essere o vivo o morto, non riusciamo ad ammettere un’altra possibilità, come invece richiede l’esempio di Schroedinger236. Per uscire da questo paradosso dobbiamo ripensare la nostra visione del mondo. Normalmente riteniamo che, al di fuori di noi, vi siano cose che esistono indipendentemente da noi; il gatto esiste, e questo implica che debba essere o vivo o morto. Fino a quando non apriamo la gabbia del gatto (il che equivale ad effettuare una misura) ha senso chiederci se sia vivo o morto? Rispondere negativamente a queste domande non ci porta a conseguenze assurde. Le nostre concezioni non riflettono le cose come stanno là fuori, ma semplicemente ci permettono di fare fronte all’ambiente naturale in cui ci troviamo. Il mondo, nella sua brulicante essenza energetica, appare solo quando siamo consapevoli nell’osservazione e connessi al Tutto. La nostra osservazione e partecipazione alla dinamiche della vita ci consente di scegliere il “piano operativo” tra le infinite possibilità. Noi siamo gli architetti e responsabili di questa scelta di vita. Questo non ci deve far piombare nel baratro della colpevolezza in quanto responsabilità. Darci la colpa serve solo a farci pietrificare e indebolirci; una auto-manipolazione al non fare. Siamo liberi di scegliere la nostra realtà. E’ l’atto stesso di essere osservatori consapevoli a condurci verso le giuste scelte. Con la giusta consapevolezza del presente, inteso come unico evento del potenziale 236 La maggior parte degli esponenti della teoria quantistica ortodossa, ritengono che il ruolo dell’osservatore non possa essere eliminato ogni qualvolta entrano in gioco stati sovrapposti. Solo un osservatore con le sue scelte -che possono, ad esempio, riguardare il momento di verificare se si è avuta una determinata disintegrazione radioattiva- è in grado di dare significato (e quindi “risolvere”) in un modo o in un altro uno stato sovrapposto. Da questo possiamo renderci conto della nostra influenza sulla e nella realtà da noi cocreata e sperimentata. creativo, possiamo non solo curare le vecchie cicatrici legato al passato, ma proiettarci verso la felicità e l’armonia. La focalizzazione crea il risultato. Abbiamo tutte le potenzialità per cambiare la nostra vita e la nostra stessa realtà. Siamo nel ruolo di sceneggiatore, regista, attore del nostro film di vita. Sta a noi decidere quale in quale genere riversare la nostra luce creativa e la nostra intelligenza. La realtà è costituita da infinite possibilità in un divenire infinitamente dinamico, la cui realizzazione nello spazio tempo avviene attraverso l’attualizzazione, tra le infinite trame, di una scelta di pensiero. Ogni singola particella viene guidata al suo interno da una legge e da un principio intelligente nella Coscienza. Se due particelle comunicano nello spazio a distanze enormi e reagiscono simultaneamente ad ogni cambiamento mostrando la loro interconnessione probabile, anche nel corpo umano, sebbene le distanze sia limitate, si verificano comunicazioni bio-morfogenetiche intelligenti. Sia nel micro che nel macrocosmo assistiamo a questo eterno rapporto d’amore di particelle intelligenti. La struttura della materia non essendo meccanica, causale o localistica deve essere considerata evento probabile interconnesso al tutto. Materia, mente, pensiero e coscienza non sono separati o separabili, ma copartecipano alla creazione. Ogni particella mantiene una memoriainformazione del processo di creazione in armonia con altre particelle e con il Tutto. Noi siamo parte del tutto è in noi vi è memoria di questo atto di creazione e di abbondanza. Purtroppo siamo imprigionati dalla materialità degli eventi e dalle loro dinamiche passive. Siamo gli architetti di noi stessi. Prima della scelta e dell’effettiva attualizzazione vi sono infiniti universi potenziali che coesistono simultaneamente e non localmente. Prima che un determinato fenomeno, evento, o esperienza si manifesti in potenza sensoriale tutto è possibile, in quanto esiste uno stato di coesistenza puramente astratto (invisibile), ma non meno reale della realtà sperimentata. Soltanto all'atto della misurazione fisica si può ottenere un valore reale; ma finché la misura non viene effettuata, l'oggetto quantistico rimane in uno stato che è "oggettivamente indefinito", sebbene sia matematicamente definito: esso descrive solo una "potenzialità" dell'oggetto o del sistema fisico in esame, ovvero contiene l'informazione relativa ad una "rosa" di valori possibili, ciascuno con la sua probabilità di divenire reale ed oggettivo all'atto della misura. “ Sulla relazione tra realtà vera e realtà percepita esistono due poli d’opinione. A un estremo troviamo i “realisti” che considerano il filtro dell’informazione sul mondo effettuato dalle categorie mentali come una complicazione innocua priva di effetti significativi sul carattere della vera realtà “di fuori”. All’estremo opposto troviamo gli “antirealisti”, che vorrebbero negarci una qualunque conoscenza di quella realtà vera e inafferrabile” scrive il cosmologo e matematico inglese John David Barrow237. Heisenberg Werner238, uno dei maggiori fisici del Novecento, premio Nobel nel 1932, ha precisato che “l’osservazione stessa cambia la funzione di probabilità in modo discontinuo; essa sceglie fra tutti gli eventi possibili quello che realmente ha avuto luogo. Poiché seguendo l’osservazione, la nostra conoscenza del sistema è andata trasformandosi in modo discontinuo, anche la sua rappresentazione matematica ha subito un continuo mutamento e giungiamo così alla definizione di “salto quantico”. […]Il processo del divenire è considerato come una specie di degradazione dell’Essere Infinito, una disintegrazione nella lotta, finalmente espiata con un ritorno a ciò che è senza forma e senza carattere[…]. Perciò non sarà mai possibile con la pura ragione pervenire a una qualche verità assoluta.” La Realtà altro non è che lo specchio della Consapevolezza di noi stessi, e per questo mutabile nel tempo. La realtà in fin dei conti è un’integrazione monistica (non dualistica) dell’immanente con il trascendente. Tutte le forme sono fatte di energie vive, vibranti, in relazione le une con le altre, pur disponendo della propria qualità e delle loro caratteristiche di vita. Ogni volta che osserviamo un oggetto vediamo 237 John David Barrow “L’Universo come opera d’arte”, BUR 2006. 238 Heisenberg Werner “Fisica e Filosofia”, Il Saggiatore Milano 2008. un’unica disposizione attuale, non l’intero spettro delle possibilità. Il mondo, la realtà è solo apparentemente materiale e continua. L’atto di osservare causa la scelta di quel particolare valore tra tutti quelli possibili. Siamo quindi in grado di notare che esistono forme anche in seno ad altre forme. La realtà, prima dell’attualizzazione in materia, energia, spazio, tempo, potenziale, è costituita da informazioni dinamiche e interagenti. Tutto ciò che si manifesta nella realtà osservabile, intermini di spazio, tempo, energia, è il risultato dell’interazione tra informazioni che manifesta una scelta tra le infinite possibilità o informazioni coesistenti negli universi sovrapposti239. Tale fenomeno, chiamato "non-località", è la regola nell'universo. Le particelle comunicano immediatamente ed istantaneamente fra di loro. Sebbene le particelle sembrino separate l’una dall’altra, a un livello più profondo della realtà esse sono solo aspetti differenti di un’unità cosmica più profonda della quale non siamo direttamente consapevoli. L’essere umano è in grado di percepire solo una porzione di tale realtà, una serie continua di immagini illusoriamente isolate l’una dall’altra, provenienti da un unico livello di realtà a noi attualmente inaccessibile. La non-esistenza della realtà oggettiva dimostrata dalla fisica quantistica, nonostante l’apparente solidità, dimostra che l’universo è un immenso super-ologrammna infinitamente dettagliato nel quale il passato, il presente e il futuro coesistono simultaneamente: un magazzino cosmico di Tutto-ciò- che-esiste dal quale noi estrapoliamo limitatamente una serie di immagini in sequenza. In un certo qual modo gli schemi mentali fanno precipitare energia nelle forme materiali. 239 Le accezioni di questa trama si hanno quando informazioni nuove interrompono la replicazione degli eventi scelti in precedenza nell’attualizzazione del presente unico tempo reale e concreto. Infatti, i concetti di realtà passate o future, o tempo passato o futuro (irreali e astratti) dipendono dall’interazione percettiva della creazione e dell’annullamento degli eventi presenti e dalla memoria. Gli eventi presenti vengono sostituita da altri in una certa continuità e con diverse possibilità di scelta. La scelta attuale non può coincidere con la scelta del passato e neanche con quella futura. Quando l’energia si unisce agli schemi di pensiero ha luogo quella forma nuova di creazione. Gli oggetti materiali hanno una memoria delle informazioni contenute nelle influenze vibrazionali. Sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 15 metri o di 12 miliardi di chilometri. Come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stiano facendo le altre. Il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione. Tali particelle non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso organismo vivente. Ogni parte di questo ologramma contiene tutte le informazioni dell’intero soggetto. Solo paragonando l’universo, la realtà e la materia come ad un ologramma possiamo spiegare il legame non-locale delle particelle in grado di comunicare istantaneamente240. Due particelle, pur se separate rimangono in contatto, interconnesse, per cui se si stimola una anche l’altra subisce lo stimolo, nell’universo regna la sincronia tra i suoi componenti, ancor maggiore è la sincronia negli organismi viventi fino ai suoi componenti più microscopici. Questo mondo vibratorio veicola delle informazioni che mettono in relazione tutta la materia sotto forma di immagini, suoni, luce, calore, idee ed emozioni. Il Vuoto sub quantistico permetterebbe una base universale alla visione olistica dell’esistenza e dell’essere umano. L’oggetto emerge a causa della nostra attività e così, in effetti, noi e gli oggetti co-emergiamo, co-deriviamo. 240 Infine la fisica quantistica parla del dualismo della realtà (particella e funzione di onda, nelle frazioni sub-atomiche), la materia non sempre si rappresenta come particella determinata ma è presente anche come qualcosa d’indeterminato che ha funzione d’onda, come di campo energetico non diventato ancora materia (non collassato allo stato di materia), cioè non ancora con lo stato definitivo e determinato della particella. I mistici mostrano modalità e contenuti che ricordano molto da vicino la fisica quantistica quasi che questa stia più a rappresentare il mondo dello spirito che quello della materia o quanto meno la sottile linea di separazione che li separa. Tutti i momenti della vita, composti da informazioni audio-video ( dalla sinfonia armonica dei fotoni, particelle di luce senza massa e tempo, dei fonomi, oscillazioni acustiche a frequenza elevata) contribuiscono a creare messaggi unitari di memoria che si riversano nella Coscienza Eterna non-locale. In natura nulla rimane costante. Tutto è in uno stato di perpetua vibrazione e di cambiamento ciclico. Nulla scompare nel nulla senza lasciare tracce in epoche successive e di conseguenza nulla nasce dal nulla241. Tutte le cose sono reciprocamente interconnesse nel tempo e nello spazio. Il vuoto è la dimensione unitaria che connette ogni particella ed essere vivente all'intero universo, che li pone in costante relazione. Una sinfonia ciclica tendente alla perfezione. Il mondo stesso produce un fiume ciclico e mutevole di informazioni tanto semplici quanto complesse che agiscono in modo più o meno evidente e devastante sui nostri sensi e “quando ci concentriamo sulla quantità di ciò che ci giunge o è continuamente a nostra disposizione, spesso cadiamo nell’illusione che dobbiamo utilizzare tutto e sempre. Non saremo mai in grado di dire che i nostri cervelli ci forniscono meno di quanto è disponibile nel mondo. La vista, per esempio, è la modalità sensoriale più usata da noi pensatori umani per arricchire la nostra conoscenza percettiva, sebbene siamo pronti a ricorrere al tatto e all’udito per confermare ciò che i nostri occhi ci hanno detto. Pertanto la vista domina così ampiamente le nostre consuetudini intellettuali che abbiamo grandi difficoltà a concepire un’alternativa.” scrive il filosofo e logico statunitense Daniel C. Dennett242 . Questo ci porta anche alla conclusione che nel mondo, in noi stessi e nella vita ci sono cose che non possono essere adeguatamente comprese “da un punto di vista adeguatamente oggettivo, per quanto esso possa far progredire la nostra comprensione oltre il punto dal quale siamo 241 Il vuoto, quindi, sarebbe la matrice della coscienza dell'universo, come l'abisso oceanico in cui ogni informazione risuona e viene registrata, che in-forma ogni aspetto dell'esistenza. Essendo antecedente alle categorie di spazio e tempo, il vuoto connette ogni onda-particella e quindi ogni evento della realtà spazio-temporale in modo unitario. 242Daniel C. Dennett “Coscienza – Che cos’è”, Laterza Editori Bari 2009. partiti ”243. Se non lasciamo cadere l’impalcatura delle nostre errate convinzioni-credenze e la nostra visione dualistica degli eventi “fluttuiamo delicatamente fra una visione soggettiva e una visione oggettiva del mondo”244. Le leggi della Natura non dipendono principalmente dal nostro modo di pensare o dal nostro atteggiamento, ma se vogliamo cogliere la piena abbondanza di questo continuo miracolo, dobbiamo essere guidati da corrette concezioni di tali leggi. 243 Nagel, T., “Uno sguardo da nessun luogo”, Il Saggiatore Milano 1988. 244Harding, D.E., “On having No head”, Harper & Row, New York 1972 Capitolo VIII Destino, in-determinismo e libero arbitrio: tutto dipende da noi. 8.1) Il destino non è “imprevedibilità”, ma determina nazione per uno scopo. “[…] Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino[…]”. Giacomo Leopardi “[…] La vita e la morte confluiscono in uno e non c'è né evoluzione né destino, soltanto essere[…]”. Albert Einstein Il destino è uno degli argomenti più discussi, analizzati, dibattuti e polemizzati non solo nell’ambito filosofico e teologico, ma anche nel campo della fisica, della biologia e della vita di tutti i giorni. Esso ha da sempre affascinato e spaventata l’uomo tanto quanto forse la morte stessa. È qualcosa di misterioso su cui ognuno ha opinioni diversi e di cui non si può avere nessuna prova per avvalorarne una più di un’altra. Intanto precisiamo cosa significa testualmente destino. Dietro il termine “destino” si celano il timore e lo sgomento che l'uomo prova dinanzi all'ignoto, ma anche la meraviglia e la curiosità. Ciò che non conosciamo ci rende consapevoli dei limiti posti alla capacità dell'uomo di autodeterminarsi. La riflessione dei greci in merito al rapporto tra l'uomo e il kosmosè quanto mai attuale poiché in ogni epoca gli uomini si sono interrogati sulla loro condizione di esseri mortali.Destino come suggerisce la parola stessa deriva da “destinare”, “destinazione”245. È un libro già scritto che nessuno però ha mai potuto leggere, se non appunto attraverso la divinazione, che essendo la tecnica con cui l’uomo riesce a predire il futuro, ci permette di cogliere alcuni stralci di quel libro. Sinonimo di destino è il termine "fato". Il suo significato è così spiegato: "Secondo gli antichi, potenza misteriosa ed invincibile che regolava l'universo e le vicende umane; per estensione indicò anche il destino dell'uomo e quindi la morte". Altro termine equivalente è "sorte" definita come: "Forza misteriosa e imprevedibile che sembra regolare le vicende umane"246. Quindi si parla di un evento legato al "caso", vale a dire quello "che capita imprevedibilmente e ingiustificatamente, almeno in relazione alle possibilità di indagine e di giudizio". E’ interessante la frase attribuita al console Appio Claudio Cieco in un'opera a Sallustio “faber est suae quisque fortunae” (ognuno è artefice del 245 Un altro termine usato dai greci per indicare il destino è Ananke, che significa “necessità, costringimento” (deriva dalla radice indoeuropea *anek ): il destino è inteso come necessaria legge di natura, forza maggiore che diventa il mezzo per costringere ed opprimere l'uomo. Tuttavia la parola più comune per indicare il fato e la sorte è Tyche. Questo termine è una vox media come il corrispettivo latino Fortuna, vale a dire che non ha di per sé valore positivo o negativo ma tali interpretazioni sono dettate dal contesto in cui agisce. La Tyche indica uno status, una condizione; rappresenta, per l'appunto, la sorte fortuita, accidentale, imprevedibile. Le sfumature, cui si presta l'interpretazione della Tyche, sono molteplici: se da un lato la Tyche si rivela irrazionale e mutevole, dall'altro spesso coincide con l'ineluttabilità espressa dal termine “ananke”. Il termine Tyche è passato poi ad indicare la Fortuna in senso astratto ovvero il Caso divinizzato, spesso personificato da una divinità femminile. La Tyche, sconosciuta ai poemi omerici, in seguito ha assunto grande importanza fino all'età romana. Non possiede mito poiché è solamente un'astrazione, talvolta assimilata ad altre divinità come Iside oppure implicata in forme di sincretismo religioso come nel caso di Isityche, simbolo di potenza (metà Provvidenza e metà Caso) alla quale è sottomesso il mondo. 246 Altra parola similare è "fortuna", indicata come: "Sorte variamente buona o cattiva di qualcuno o di qualche cosa che gli antichi personificavano nella dea fortuna, la quale dava o toglieva i beni della vita, a caso e senza distinzione". Infatti, il destino era "predeterminato da una forza superiore", da una "potenza misteriosa" da "una forza misteriosa ed imprevedibile" o al massimo dalla dea fortuna "la quale dava o toglieva i beni della vita, a caso e senza distinzione". proprio destino)247. In genere chi crede a questi eventi già scritti ha una conoscenza matematica, statistica e spirituale molto limitata. Prima di tutto notiamo che il termine "destino" è definito come "il susseguirsi degli eventi, considerato come necessità ineluttabile, predeterminato da una forza superiore". Il Destino è vivere secondo quello per cui l'Anima ha preso vita. E' la profonda saggezza dentro di noi che continuamente illumina il nostro cammino. Il Destino può coinvolgere scelte che non hanno senso, rischi che preferiamo non prendere, sfide che ci fanno nascondere sotto le coperte e opportunità che ci spingono oltre i nostri limiti. Nei poemi omerici il destino è indicato con il termine “Moira”, il cui significato letterale è “parte” vale a dire la parte di vita, di felicità, di sfortuna che è assegnata all'uomo. Il Fato248 invece, è quello che viviamo quando lasciamo che il tempo e lo spazio intorno a noi, dettino la nostra realtà. Quando le pressioni della società soffocano la voce dello spirito. Quando le aspettative di altre persone sovrastano le proprie aspettative. O anche solo 247 Accanto all'idea di una Moira universale si prospetta, a partire dai poemi omerici, l'immagine di tre Moire sorelle: Atropos, Clotho e Lachesi. Il mito, se così si può chiamare, delle Moire diventa la rappresentazione dello scorrere incessante del tempo, che lentamente consuma la vita dell'uomo. Atropos significa l'“inesorabile” (alla stessa area semantica appartengono l'aggettivo atropos, atropon che vuol dire “non arato” e in generale “ciò che non si può volgere, piegare all'indietro perciò eterno, immutabile” e il sostantivo atropia “inflessibilità, rigore”); Clothò è la “filatrice” (le moire, infatti, per ogni mortale regolavano la durata della vita dalla nascita alla morte con l'aiuto di un filo che una filava, la seconda avvolgeva e la terza tagliava allorché la vita corrispondente era terminata); Lachesis significa per l'appunto “destino, sorte” – da notare la corrispondenza con lache che vuol dire “parte, porzione, posto”. L'impulso greco a foggiare la vita secondo una misura umana, porta ad indicare una parte del divenire cosmico come una “moira” che viene assegnata ad ogni singolo uomo. Di fronte agli dei, di fronte al destino l'uomo greco avverte la sua inadeguatezza ma, nonostante ciò, continua a seguire quell'impulso ad autodeterminarsi. Gli uomini non sono mai considerati marionette guidate da un destino cieco o da una divinità capricciosa. 248 Eppure presso gli antichi Romani il Fato era qualche cosa di più del destino. Era una necessità. La necessità del divenire storico. Sentita coma trascendenza. Perciò Fatum essendo ciò che è stabilito dall’eternità, è “il detto”. Che esiste prima del tempo dell’uomo (la storia), e fuori dal dominio degli dei. Fatum, infatti, significa proprio “il detto”. semplicemente quando ci dimentichiamo della morte - quando ci dimentichiamo come temporaneo e impermanente è il nostro tempo sulla Terra. Se ci perdiamo nella convinzione che abbiamo sempre il domani, allora possiamo lasciar scivolare tra le dita ciò che è importante. Nessuno può conoscere il Destino o il Fato di un'altra persona per lei. Possiamo solo saperlo per noi stessi, attraverso la nostra auto-riflessione. Con Destino a Fato tradizionalmente ci si riferisce all’insieme di tutti gli eventi inevitabili ( o forse evitabili, a volte con le proprie azioni) che accadono in una linea temporale soggetta alla necessità. Può essere inteso e concepito come l’irresistibile potere o agente che determina il futuro, sia in termini generali concernenti l’intero cosmo, fino ad ogni singolo individuo. Però il Destino può anche essere concepito come derivato e risultante dalla volontà umana. Fin dall’antichità si assegnava un ruolo centrale e fondamentale al Fato249, forse estremizzandone il significato. Questo carattere è testimoniato dal fatto che molte mitologie e racconti illustrano addirittura l’inutilità di qualsiasi tentativo di sfuggire al Fato. Mentre il Fato è una conseguenza determinata da un agente esterno che agisce su una persona o un’identità, il Destino non è determinato da un agente esterno, bensì con esso l’entità partecipa attivamente alla conseguenza di un progetto che è direttamente collegato a sé stesso. Mentre il mondo nel quale viviamo si presenta squisitamente e discretamente deterministico, il micro-mondo o mondo infinitesimale quantistico segue principi rigorosamente statistico-probabilistico. Le singole particelle non sono prevedibili, ma il loro comportamento per lo stesso scopo si. Il professore Boncinelli250 249 Anche i Romani avevano termini diversi per indicare la sorte: Sors, Fatum, Fortuna. La Sors indica la sorte intesa come sorteggio, tanto che le sortes erano le tavolette per tirare a sorte; altri significati del termine sono “oracolo, responso” oltre che “condizione, grado” di qui l’analogia con la Moira greca ossia la “parte avuta in sorte”. Il Fatum è il dio del destino per i romani: all’origine di questa parola si collega la radice del verbo “parlare”, fari, che designava la parola del Dio cui si applicava una decisione divina irrevocabile. Successivamente, sotto l’influenza della religione greca, Fatum viene inteso come pluralità di divinità. 250 Edoardo Boncinelli, “L’Universo e il senso delle vita”, San Paolo Edizioni Milano 2008. più volte citato nella ricerca, fa un esempio molto semplice e divertente a riguardo “ Non è stato mai osservato un essere umano che , lanciatosi contro una parete, si sia trovato dall’altra parte, ovviamente senza romperla, anche se questo non è teoricamente possibile. Se si calcola infatti la probabilità che ciò accada, si vede che non è zero, in fisica non esiste lo zero, ma è incredibilmente bassa. Occorrerebbero che si lanciassero miliardi di uomini per migliaia miliardi di anni per poter avere una certa probabilità di osservare qualcosa del genere”. L'approccio sistemico conduce ad una visione della realtà assai diversa da quella del modello meccanicista, con un mondo assai più ricco, ma anche più complesso, caratterizzato da un intreccio fittissimo di interrelazioni per il quale non disponiamo, al momento, di strumenti di orientamento all'altezza delle esigenze. Per dirla in breve siamo tutti figli di una stessa sostanza cosciente. La realtà quindi è un’unica sinfonia di infinite forme d’onda simultanee che si trasformano nel mondo concreto solo dopo essere entrate nei nostri sensi. L’essere umano crede di essere un’entità fisicomateriale che si muove in un mondo solido e compatto, ma, in base alle nuove scoperte scientifiche, deve essere considerato una sorta di ricevitore multisensoriale che viaggia nell’oceano delle frequenze e delle informazioni da cui estrae la sua personale realtà. L'energia che sgorga misteriosamente dal vuoto è un processo di esplicazione che proviene da un mondo implicato nascosto, iperdimensionale e a-temporale, dove ha sede la coscienza dell'universo. I processi di materia-energia del mondo esplicato in cui viviamo e i processi di informazione attiva che provengono dal mondo implicato mostrano che questi due mondi sono intimamente legati. Il professore specifica che ci troviamo al centro di due mondi (Mesocosmo) tra il Micro e il Macro, nel quale siamo abbastanza grandi da non subire le bizzarre imposizioni della meccanica quantistica e non tanto grandi da non essere in grado di beneficiarne degli effetti. Senza questi due estremi non ci sarebbe neanche la vita. La maggior parte collocano alla base dell’esistenza un gioco di combinazioni fortuite e casuali per spiegare i vari accadimenti-eventi della vita fuori da un controllo diretto della propria volontà. Quindi il caso, la fortuna orientano il corso della vita. Purtroppo l’imprevedibilità degli eventi è data dalla nostra stessa limitata consapevolezza e comprensione dei fenomeni sottostanti la formazione della vita stessa. Come non riusciamo a capire le cause e gli effetti nel mondo dei quanti, così non riusciamo a percepire i fili invisibili che legano tutti gli eventi dell’universo stesso. L’inconscio lavora con un preciso programma di vita, seguendo determinati scopi e piani coerenti, che sono ignoti al nostro Io e non facilmente accessibili e conoscibili al conscio. Sebbene il nostro inconscio sia in grado di “analizzare” le cause prima dell’evento, l’Io riesce a “percepire” solo l’evento realizzato e co-creato. Nella sua essenza, il caso, “essendo apparentemente privo di motivazione e spiegazione, di ordine e senso, di finalità e prevedibilità, è una provocazione per le funzioni più specificamente umane. Se le cause di un evento non sono note, non significa che non ci siano, ma che la conoscenza umana non è ancora riuscita a svelarle. Il sapere sottrae sempre terreno alla dottrina del caso.[…]Il principio di individuazione emerge dall’inconscio e si realizza nella realtà, giovandosi di tutto ciò che di oggettivo e soggettivo, genetico e ambientale, storico e culturale converge nell’esperienza personale. ” scrive l’analista junghiano e docente Claudio Widmann251. Vi è una bella favola di Fedro intitolata “I pescatori che pescarono pietre” che può rendere l’idea di come gli eventi debbano essere affrontati, nella piena consapevolezza e con la giusta proporzione. “[…] Alcuni pescatori stavano tirando su le reti dopo una lunga nottata in mare e, visto che erano pesanti, cantavano e ballavano dalla gioia, pensando di averle riempite di ottimo e pregiato pesce. Quando arrivarono a riva la sorpresa fu enorme, le reti erano si stracolme, ma non di pesci, bensì di pietre ed altri relitti. Disillusi ed amareggiati, i pescatori, caddero nella tristezza più nera. Allora uno di loro, un vecchio lupo di mare, disse: “Cari amici, dobbiamo smetterla di piangerci 251 Claudio Widmann, “Sul Destino”, Edizioni Scientifiche Ma.Gi, Roma 2006. addosso; il dolore è fratello della gioia: era quindi inevitabile che quando riempivamo le reti ci abbandonavamo alla gioia, forse eccessiva, ma quando le reti sono vuote o piene di pietre non dobbiamo distruggerci di lacrime[…]”. La Partecipazione accade in tutta coscienza. Senza una voluta partecipazione del soggetto non c’è Destino, esso non può essere costretto ad agire su qualcuno. Interrogarsi sul proprio destino fa parte delle prerogative insite nella natura umana, tanto è vero che non vi è cultura in cui gli uomini non si siano posti - in modo più o meno articolato - tale domanda. Dal punto di vista teoretico dobbiamo rilevare soprattutto come la diversità delle risposte costituisca uno stimolo potente ad approfondire ulteriormente la ricerca, per avvicinarsi sempre di più a quella verità filosofica a cui tutti giustamente aspiriamo; dal punto di vista storico è certamente interessante chiedersi come gli uomini - nelle varie epoche e nelle varie culture - si sono posti le domande sul proprio destino, in quali condizioni di vita si trovavano, quali influssi li abbiano eventualmente suggestionati e quali fonti abbiamo per sapere tutto questo. L'uomo non esiste soltanto come un essere fisico: c'è in lui un'esistenza più nobile e più ricca: la sovra-esistenza spirituale propria della conoscenza e dell'amore. Egli è così, in un certo senso, un tutto, e non soltanto una parte; è un universo a se stesso, un microcosmo, in cui il grande universo intero può essere racchiuso mediante la conoscenza. E mediante l'amore egli può donarsi liberamente ad esseri che sono per lui come degli altri se stesso. Di questa specie di relazioni non esiste alcun equivalente nel mondo fisico. La lettura dei testi letterari degli autori dell'età arcaica lasciano in chi vi si accosta un meraviglioso senso di ordine: tutto si inquadra in un mirabile cosmo ordinato, in cui entrano - seppur a diverso titolo - uomini e dèi e in cui ogni cosa ha il suo posto. Le riflessioni sul destino individuale dell'uomo vanno dunque collocate sullo sfondo di questo ordine dove l'uomo si interroga sul suo "destino".“Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva fiorente le nutre al tempo di primavera; così le stirpi degli uomini: nasce una, l'altra si dilegua” 252. Probabilmente il punto di partenza di questa concezione è l'"esperienza" dell'infrangersi dei sogni umani contro qualcosa di più forte di noi: l'uomo vorrebbe essere artefice del proprio destino, ma non ci riesce e - conseguentemente - si forma l'idea di un destino inflessibile. Siamo noi gli architetti di noi stessi; siamo noi che ci autoilludiamo con questa visione meccanica e riduttiva della realtà in cui viviamo e ci evoviamo. Nietzsche, nel “Crepuscolo degli idoli” così si esprime: “ “[…] Nel processo conoscitivo alla ricerca delle cause interviene dunque una motivazione di tipo morale, legata alla debolezza di chi cerca nella causa solo una possibilità di rassicurazione nei confronti dell'ignoto: ciò che viene spacciato per verità eterna rispecchia solo la paura che nasce dall'assenza di spiegazione. Il ricondurre una cosa sconosciuta ad una cosa conosciuta procura sollievo, tranquillizza, soddisfa, ed inoltre dà un sentimento di potenza. Ciò che è sconosciuto dà pericolo, inquietudine, preoccupazione; il primo istinto si volge ad eliminare questi stati d'animo penosi. Primo principio: una spiegazione qualsiasi è meglio di nessuna spiegazione. Poiché in fondo si tratta unicamente di una volontà di sbarazzarsi di idee opprimenti, non si è molto difficili sui mezzi per sbarazzarcene: la prima idea con cui l'ignoto si spiega come noto fa tanto bene che la si ritiene per vera... Così l'istinto di causalità è condizionato ed eccitato dal sentimento della paura. La domanda circa la causa non deve, se è possibile, dare una causa per se stessa ma una certa specie di causa, una causa tranquillante, liberatrice, producente sollievo. Se alcunché di già noto, di già vissuto, di iscritto nella memoria viene stabilito come causa, ciò è la prima conseguenza di quel bisogno. Ciò che è nuovo, non mai provato, estraneo, viene escluso come causa[…]”. 252 Iliade, libro VI, vv. 146-149; tr. it. di R. Calzecchi Onesti, ed. Einaudi, Torino 1974 8.2) Determinismo, Indeterminismo e casualità “[…] Il più grande dono che l’umanità abbia ricevuto è la libera scelta. È vero che abbiamo dei limiti per farne uso. Ma quella piccola libertà di scelta che abbiamo è un dono così grande e potenzialmente così ricco che la vita vale la pena di essere vissuta proprio per esso […]”Benjamin Libet, “Mind Time – Il fattore temporale nella coscienza”, Raffaello Cortina 2007. Si definisce determinismo253 quella concezione per cui in natura nulla avviene a caso ma tutto accade secondo ragione e necessità. Il determinismo esclude qualsiasi forma di casualità nelle cose ed individua una spiegazione di tipo fisico per tutti i fenomeni, riconducendola alla catena delle relazioni causa-effetto. La dottrina della predestinazione, il corrispettivo teologico del determinismo, sembra escludere l’esistenza del libero arbitrio. La coscienza, almeno nella sua espressione attiva, che viene comunemente chiamata volontà, presuppone una relativa autonomia rispetto agli ordinari fenomeni fisici, regolati da leggi di carattere universale e necessario. 253 L’uso abituale di questa terminologia è piuttosto recente; essa risale al 1927, anno in cui viene formulato il famoso “principio di indeterminazione” ad opera di Werner Heisenberg (1901-1976). Nonostante queste categorie vengano applicate principalmente all’ambito d’indagine scientifico, esse implicano anche problemi di natura filosofica che, come tali, sono molto più antichi e investono campi ben più vasti dell’interpretazione della meccanica quantistica o delle teorie fisiche in genere. Tali problemi pongono, in particolare, interrogativi a riguardo della libertà decisionale dell’uomo o dell’azione divina. I mutamenti verificatisi nel campo delle scienze a partire dal XVII secolo e la conseguente nascita della scienza moderna influiscono in modo determinante sull’elaborazione di una visione del mondo di tipo meccanicista. Essa concepisce la natura come una macchina perfetta il cui funzionamento si basa su pochi fondamentali principi, primo fra tutti quello di causalità. Con sufficiente studio la scienza può determinare esattamente il modo in cui opera questa grande macchina e, una volta capito, lo può controllare, poiché ogni effetto corrisponde ad una determinata causa. D'altra parte, da un punto di vista rigorosamente scientifico, qualsiasi manifestazione della mente (quindi anche la volontà e il libero arbitrio) non può che essere il prodotto dell'attività cerebrale che, per quanto complessa e organizzata, non può comunque collocarsi al di fuori delle suddette leggi, risultando quindi inevitabilmente deterministica. Il tentativo di conciliare la volontà umana, almeno nel senso in cui questa viene tradizionalmente intesa, con il metodo scientifico, si presenta quindi come un percorso senza sbocchi. Cicerone (106-43 a.C.), nella sua opera filosofica intitolata “De Fato”, tenta di fornire una risposta adeguata a questa delicata questione. Egli, riprendendo la complessa teoria stoica sulla libertà, volta a sfuggire alla necessità e, insieme, a mantenere il fato, distingue tra cause principali e cause prossime. Le cause principali operano attraverso una catena di cause secondarie, fino a quelle che sono più prossime e che agiscono direttamente sul singolo oggetto della nostra osservazione. Vogliamo proporre in tale contesto una vecchia parabola sufi dal titolo “ La carrozza” : “[…] Ci sono tre scienze nello studio dell'uomo. La prima è la scienza della conoscenza ordinaria. La seconda è la scienza degli stati Ulteriori insoliti, spesso chiamati estatici. La terza, che è la più importante, è la scienza della vera realtà, di ciò che si trova al di là delle prime due. Solo la conoscenza ulteriore reale porta con sé la conoscenza della scienza della vera realtà. Le altre due, ognuna nella sua forma particolare, sono un riflesso della terza, senza la quale sono pressoché inutili. Immaginatevi un cocchiere, seduto su una carrozza trainata da un cavallo che egli guida. L'intelletto è la 'carrozza', la forma esteriore all'interno della quale stabiliamo dove crediamo di essere e ciò che dobbiamo fare. La carrozza permette al cavallo e all'uomo di agire. È ciò che chiamiamo tashkil, cioè la forma esteriore o la formulazione. Il cavallo che costituisce la forza motrice - è l'energia che viene chiamata 'stato emotivo' o qualsiasi altra forza, ed è necessaria per trainare la carrozza. Nell'esempio che abbiamo usato, l'uomo è colui che percepisce, meglio degli altri elementi, i fini e le possibilità della situazione, e che permette alla carrozza di muoversi in una determinata direzione e di raggiungere l'obiettivo. È vero che ognuno di questi tre elementi può compiere certe funzioni indipendentemente dagli altri due. Ma la funzione combinata che chiamiamo 'movimento della carrozza', non può compiersi finché i tre elementi non sono collegati nel modo giusto. Solo 'l'uomo', l'Io reale, conosce i rapporti fra i tre elementi e il bisogno che hanno l'uno dell'altro. Per i Sufi, il Grande Lavoro è la conoscenza della combinazione dei tre elementi. Con troppi uomini, con un cavallo poco adatto, con una carrozza troppo leggera o troppo pesante, non si avrà alcun risultato[…]”. Anche gli eventi ritenuti casuali (in quanto non sembrano avere una causa diretta), sono comunque determinati da un livello superiore della catena delle cause. Siamo in un mare vibrante di Energia e Luce Intelligente in cui prevale la cooperazione e la sinergia, in un processo creativo armonioso e continuo. Nulla nel Creato avviene per caso.Pierre Teilhard de Chardin254, gesuita e paleontologo, ha precisato più volte nelle sue opere, che la Vita, “non certo anomalia bizzarra, fiorita sporadicamente sulla Materia, ma esaltazione privilegiata di una proprietà cosmica universale; la Vita, non un epifenomeno, ma l’essenza stessa del Fenomeno. […]L’Uomo, non un tipo zoologico come gli altri; L’Uomo:colui sul quale e nel quale l’Universo si avvolge”. A tale proposito lo studioso creazionista , filosofo e scrittore Turco Adnar Oktar (noto anche con lo pseudonimo di Harun Yahya) nel “Il Darwinismo confutato” scrive: “ Se si crede che una cellula vivente possa venire all’esistenza per caso, allora niente impedisce di credere a una storia simile a quella riportata sotto. È la storia di una città. Un giorno, un pezzo di argilla compresso tra le rocce in una terra sterile si bagna per la pioggia. L'argilla bagnata si asciuga e si indurisce al sorgere del sole, e assume un aspetto solido e resistente. Successivamente, queste rocce, servite anche da stampo, in qualche modo si fanno a pezzi, e appare un mattone ben fatto e resistente. Questo mattone attende per anni che, nelle stesse condizioni naturali, si formi un mattone simile. Questo va avanti fino a che centinaia e migliaia di mattoni simili si sono formati nello stesso luogo. Per caso, però, nessuno dei mattoni precedentemente formatisi è danneggiato. Anche se esposto per migliaia di anni a tempeste, pioggia, vento, sole che brucia e freddo che gela, i mattoni non si spaccano, non si rompono né vengono trascinati via ma attendono lì, allo 254 Pierre Teilhard de Chardin “Il posto dell’Uomo nella Natura”, Jaca Book Milano 2011. stesso posto con la stessa determinazione la formazione di altri mattoni. Quando il numero dei mattoni è sufficiente, erigono un edificio mettendosi di lato e uno sull’altro, essendo stati trascinati a caso dagli effetti di condizioni naturali quali venti, tempesti o tornadi. Nel frattempo, materiali come cemento o miscele di terreno si formano in condizioni naturali, con perfetto tempismo, e strisciano tra i mattoni per farli aderire. Mentre avviene tutto ciò, materiali ferrosi sotto il terreno prendono forma, in "condizioni naturali" e gettano le fondamenta di un edificio da formare con questi mattoni. Alla fine di questo processo, compare un edificio completo con tutti i materiali, la carpenteria e le installazioni intatti. Naturalmente, un edificio non consiste solo di fondamenta, mattoni e cemento. In che modo, allora, si devono ottenere gli altri materiali mancanti? La risposta è semplice: tutti i tipi di materiali necessari per la costruzione dell’edificio esistono nella terra in cui esso è eretto. Il silicio per il vetro, il rame per i cavi elettrici, il ferro per le colonne, le travi, i tubi dell’acqua, ecc. esistono tutti sotto terra in quantità abbondanti. Ci vuole solo l’abilità delle “condizioni naturali” per dare forma a questi materiali e porli all’interno dell’edificio. Tutte le installazioni, le opere di carpenteria e gli accessori sono messi tra i mattoni con l’aiuto del vento che soffia, della pioggia e di terremoti. Tutto è andato così bene che i mattoni sono disposti in modo da lasciare gli spazi necessari per le finestre come se sapessero che qualcosa chiamato vetro si sarebbe formato più tardi per condizioni naturali. Inoltre, non hanno dimenticato di lasciare un po’ di spazio per consentire l’installazione di acqua, elettricità e impianto di riscaldamento, che devono formarsi successivamente sempre per caso. Tutto è andato così bene che “coincidenze” e “condizioni naturali” producono un quadro perfetto. Chi riesce a conservare la fede in questa storia fino a questo punto, non dovrebbe avere alcun problema nel supporre in che modo vennero fuori gli altri edifici, impianti, strade, sottostrutture, comunicazione e sistemi di trasporto della città. Se possiede conoscenze tecnologiche ed è versato nell'argomento, può anche scrivere alcuni volumi estremamente "scientifici" che affermano le sue teorie sul "processo evolutivo di un sistema fognante e la sua uniformità con le strutture presenti”. Potrebbe ben essere insignito di riconoscimenti accademici per i sui studi brillanti e può considerare se stesso un genio che getta luce sulla natura dell’umanità. La teoria dell'evoluzione, che afferma che la vita è pervenuta all'esistenza per caso, non è meno assurda della nostra storia, poiché, con tutti i suoi sistemi operativi, di comunicazione, di trasporto e di gestione, una cellula non è meno complessa di una città”. La vita, l’universo e le loro interazioni appaiono come una danza eterna sapientemente intrecciata di molecole, amore e gratitudine in una gerarchia di armonie simmetriche. Il mondo nel quale viviamo non è il risultato di forze (cause-effetti), ma l’espressione di una sincronicità che coinvolge il materiale e l’immateriale, edificando la vita stessa. Siamo esseri spirituali che stanno sperimentano l’esperienza materiale del corpo. In particolare il determinismo riguarda il rapporto di necessità tra causa ed effetto, tra legge naturale e fenomeno, per cui, data una causa o una legge, non può che prodursi in modo necessario e univoco quell’effetto o quel fenomeno specifico. In base a ciò l’Universo non presenta alcun evento contingente sotto forma di variazione spontanea o casuale, né persegue alcuna libera finalità255. Si possono distinguere il : determinismo fisico e fisiologico; psicologico e teologico256. 1.Determinismofisico e fisiologico. Esso muove dal principio che tutto quanto succede nell'universo è il risultato necessario dello stato antecedente dell'universo, il prodotto necessario dei fattori fisici precedenti, per cui se noi potessimo conoscere con esattezza perfetta la situazione dell'universo in un dato momento, potremmo fare la storia 255 In tal senso il determinismo è spesso associato a visioni meccanicistiche e materialistiche. Forme di d. sono anche le concezioni fatalistiche delle religioni e delle cosmologie antiche, dell’astrologia, o quelle teologiche in cui il rapporto tra Dio e il mondo è considerato come predeterminato ab aeterno, o quelle morali in cui le volizioni del singolo sono un prodotto delle condizioni di esistenza e non di libera scelta. 256 Ciceronis M. Tulli, “De fato. Sul destino”, con testo a fronte, Milano, Mursia, 1994. Cini M. (a cura di), “Caso, necessità, libertà”. Seminari a.a. 1997-98, Napoli, Cuen, 1998. Corradi E., Determinismo, causalita e fisica quantistica, Milano, Celuc, 1972. Dahan Dalmedico A.-Chabert J.-L.-Chemla K. (éds.), Chaos et déterminisme, Paris, Ed. du Seuil, 1992. Daston L., Perché la teoria della probabilità aveva bisogno del determinismo, Trad. it. di M. Benzi, Bologna, Il Mulino, 1991. De Caro M., Il libero arbitrio. Una introduzione, Roma-Bari, Laterza, 2004. Dennett Daniel C., “L'evoluzione della libertà”, Milano, R. Cortina, 2004. Amsterdamski S. et al., « La querelle du déterminisme. Philosophie de la science d'aujourd'hui « , Paris, Gallimard, 1990 ; Arecchi F. Tito (a cura di) et al., “Determinismo e complessità”, Roma, Armando, 2000. Ayers M. R., The refutation of determinism. An essay in philosophical logic, London, Methuen & Co., 1968. Barone F., Determinismo e indeterminismo nella metodologia scientifica contemporanea, Torino, Edizioni di Filosofia, 1959. del passato dell'universo e la profezia ugualmente precisa di quanto avverrà nel futuro. 2. Determinismo psicologico. Esso pretende che l'atto volitivo sia determinato necessariamente dal motivo presentato dall'intelletto. Secondo l'influsso che esercitano sopra di noi i motivi, ci muoviamo da una parte o dall'altra, come i piatti della bilancia sono spinti dai pesi. E' dunque vero che noi scegliamo sempre quello che in quel dato momento ci appare migliore; ma che una data cosa ci appaia migliore, non è senza influsso della volontà, che piega l'intelletto a considerare più questo o quel motivo e a chiudere invece gli occhi davanti a questa o a quella ragione in contrario. Si dica pure che la nostra volontà è come la bilancia che si abbassa dalla parte dove il peso è più forte, ma si aggiunga che la forza stessa dei pesi dipende dalla bilancia usata. Al contrario chiamiamo indeterminismo quella concezione che ammette l’esistenza in natura di eventi non determinati da cause precedenti, che pertanto risultano imprevedibili e frutto del caso. L’indeterminismo causale si fonda sulla nozione di causazione indeterministica. Secondo tale tesi, lungo la catena causale che porta alla realizzazione dell’azione, interviene, tra il processo che porta alla deliberazione e il compimento dell’azione, un elemento indeterministico. In questo modo, secondo l’indeterminismo causale, è garantita la prima condizione della liberta, cioè la possibilità di agire diversamente: infatti, dal momento che le azioni non sono il frutto di una causazione deterministica potrebbero anche non accadere o verificarsi in maniera diversa da come di fatto accadono pur in presenza dello stesso passato e delle stesse leggi di natura. Quando dobbiamo compiere una scelta, abbiamo davanti a noi diverse motivazioni e diverse ragioni da valutare per decidere quale corso di azione intraprendere (molto simile all’atto della misurazioneosservazione di un evento, il quale, collassando, da probabile si fa possibile e concreto). Le valutazioni che compiremo non predeterminano il corso dell’azione che sceglieremo ma sarà solo alla comparazione tra le diverse ragioni che le varie valutazioni assumeranno un peso relativo facendoci propendere verso una scelta piuttosto che verso un’altra. Dunque le ragioni ci spingono a compiere certe scelte ma non le necessitano257. Il processo che porta alla scelta di una azione invece di un’altra è contemporaneamente indeterministico e causale. È indeterministico perché il peso relativo dei diversi insiemi di ragioni per agire non è predeterminato. In sostanza, in tale scenario il contributo causale indeterministico di noi stessi al compimento dell’azione non pare sufficiente a impedire che anche contro questa concezione venga elevata, sia pure riformulata la classica accusa antilibertaria: quella secondo la quale l’indeterminismo impedisce il controllo sulle proprie azioni. Sia l’indeterminismo causale che l’indeterminismo radicale non riescono dunque a sfuggire alla critica di non riuscire a dare spiegazione del controllo che noi stessi dobbiamo avere sulle azioni se queste devono dirsi libere. A scardinare il modello meccanicistico nella microfisica è però soprattutto il principio di indeterminazione di Heisenberg. Tutto ciò che si può fare è determinare la probabilità che la particella si trovi in un punto anziché in un altro, oppure abbia una velocità invece che un’altra; sul comportamento della particella si possono cioè fare solo previsioni probabili e calcoli statistici. L’indeterminismo, per Heisenberg, non è dovuto all’impossibilità pratica di accedere a tutte le informazioni necessarie per la conoscenza deterministica del moto delle particelle, ma si configura piuttosto come una legge 257 Secondo la tesi dell’indeterminismo causale, i soggetti scelgono tra vari corsi di azioni alternativi, dopo aver privilegiato, senza essere però determinati in questa scelta, un insieme di motivazioni piuttosto che un altro: Quando un’agente deve optare tra due corsi di azione alternativi, egli sceglie comparando le ragioni che militano rispettivamente in favore dell’uno e dell’altro; tuttavia, ed è questo il punto fondamentale, prima di questa valutazione le diverse ragioni (desideri, credenze, intenzioni) non hanno un peso oggettivo, ovvero non determinano già, intrinsecamente, quale sarà l’opzione che l’agente sceglierà. Piuttosto, è proprio al momento della pesatura, della comparazione delle diverse ragioni che l’agente svolge al momento della decisione, che tali ragioni assumono il peso relativo che fa propendere l’agente in favore di una azione o dell’altra. fondamentale ed universale della natura: l’indeterminazione quantistica corrisponde ad una indeterminazione di natura258. Ervin Laszlo259, considerato il fondatore della Teoria dei Sistemi, scrive a questo proposito: “[…] Non è fatto di cose e di eventi separati, di spettatori esterni e di uno spettacolo impersonale. Si tratta di un intero, di un tutt’uno. A differenza del mondo despiritualizzato della fisica classica, il cosmo non è frammentato in cose materiali e nei domini disgiunti della vita e della mente. La recente scoperta dell’unità dell’universo è frutto di ricerche approfondite, basate su osservazioni e messe alla prova tramite esperimenti. Essa fornisce una visione del tutto diversa del mondo rispetto all’immagine meccanicistica, materialistica e frammentata insegnataci a scuola. Un cosmo connesso, coerente e unito[…]”. I movimenti apparentemente casuali delle particelle subatomiche non si possono più spiegare nei termini della vecchia meccanica. In seguito agli sviluppi conseguenti al crollo del sistema della fisica classica, il problema del caso, nonostante le perplessità di molti, si affaccia comunque prepotentemente nel panorama sia scientifico che filosofico. Il caso è sempre sembrato costituire, nella storia del pensiero, un concetto estraneo alla scienza, cioè all’esigenza di stabilire leggi universali e necessarie per le singole classi di fenomeni. L’ordine stesso della natura, infatti, ha sempre portato a rifiutare l’idea di un 258 A criticare l’interpretazione data da Heisenberg alla meccanica quantistica sono anche Max Planck ed Erwin Schrödinger, che hanno difficoltà ad accettare una teoria che prospetta un universo senza leggi affidabili. Secondo loro la posizione sostenuta da Heisenberg porterebbe ad una negazione totale non solo della scienza, ma, in ultima analisi, dello stesso pensiero razionale. Se non ci sono causa ed effetto diventa infatti impossibile prevedere e spiegare qualsiasi cosa. Anzi, partendo da queste considerazioni si può addirittura arrivare a dubitare dell’esistenza di ogni cosa al di fuori di noi e dei nostri sensi. Il contributo di Heisenberg alla fisica è comunque indubbio, quello che viene messo in discussione sono piuttosto le conclusioni filosofiche che egli ha tratto dalla meccanica quantistica. 259 Ervin Laszlo, “Risacralizzare il Cosmo- Per una visione integrale della realtà”, Urra Edizioni 2008. mondo “fatto a caso”, dominato dall’imprevedibilità e dall’indeterminazione. Diverso è lo scenario descritto da Ilya Prigogine(Nobel per la chimica, grazie ad una teoria termodinamica applicata ai sistemi complessi), il quale afferma che “nei processi di auto-organizzazione sia il caso che la necessità giocano un ruolo essenziale”, ma, a differenza di ciò che pensavano i fisici prima della scoperta dell’entropia (e cioè che nella natura uno stato d’equilibrio si identifichi con l’ordine e l’organizzazione della materia), ritiene che nei sistemi dissipativi (ad esempio i vortici) ad alto livello d’entropia l’ordine si manifesti quando essi si trovano lontani dall’equilibrio260. Poiché gli eventi probabilistici nel mondo che noi possiamo osservare coi nostri sensi sono relativamente rari (mentre sono frequenti su scale di grandezza inferiori, a livello di atomi e molecole), essi sono anche estranei alla nostra esperienza e misteriosi alla nostra logica. Alcuni esempi di eventi probabilistici a noi direttamente familiari possono venire dall'analisi dei giochi dei bambini e degli adulti, che in genere mescolano componenti deterministiche e componenti casuali (probabilistiche) in varia proporzione. In questi casi il senso comune ci aiuta ad interpretare correttamente il fenomeno e ci suggerisce, ad esempio, che il gioco del biliardo e' completamente deterministico, mentre il gioco dei dadi e' completamente probabilistico. Coerentemente, non abbiamo dubbi sul fatto che nel biliardo chi vince e' più bravo di chi perde, mentre chi vince ai dadi e' più fortunato di chi perde. Lo stesso discorso vale per chi si è costruito la propria ricchezza materiale e spirituale. Nella maggior parte dei casi le persone tendono a reputare fortunate queste persone e sfortunate chi, 260 L’aumento dell’entropia può aprire infatti la prospettiva dell’emergere del nuovo e dell’imprevedibile all’interno dell’universo; questa rottura di equilibrio può portare poi all’insorgere di nuove forme di organizzazione. Il tempo si configura allora come irreversibile e, poiché è impossibile risalire alle condizioni originarie, viene meno la determinazione di una qualsiasi catena causale: compare un elemento di indeterminazione che è proprio della realtà e non connesso alla nostra ignoranza riguardo le variabili in campo. invece, non è riuscito nella crescita e nella prosperità. Sia gli eventi deterministici che quelli probabilistici sono governati da leggi, che nel caso degli eventi probabilistici sono leggi statistiche, valide per gruppi numerosi di eventi simili, e non per i singoli casi. Una certa semplificazione concettuale può essere ottenuta distinguendo gli eventi deterministici e probabilistici in intrinsecamente o secondariamente tali. Gli eventi intrinsecamente deterministici sono tali nella loro intima natura: ad esempio il movimento dei corpi obbedisce a leggi intrinsecamente deterministiche. Gli eventi secondariamente deterministici hanno natura statistica e risultano da un gran numero di eventi probabilistici, dei quali rappresentano la media: ad esempio le leggi dei gas o l'equilibrio delle reazioni chimiche. Gli eventi intrinsecamente probabilistici sono i più difficili da illustrare perché la loro definizione e' negativa: sono quelli per i quali non abbiamo una teoria deterministica accettabile261. Infine, gli eventi apparentemente probabilistici sono quelli che dipendono da molti distinti fattori, che in sé potrebbero essere deterministici ma che nell'insieme non sono controllabili. Il dado da gioco e' un esempio di questa categoria: uno strumento deterministico progettato per generare casualità probabilistica, grazie al fatto che da eventi discreti (ad es. 5 o 6 ma non 5,5) e che l'esito del tiro dipende da variazioni delle condizioni iniziali (forza e direzione) troppo piccole per essere controllabili262. La realtà che l’uomo incontra si presenta di una ricchezza inesauribile ed ogni evento è sempre più ricco dei simboli concettuali entro cui si tenta di imprigionarlo. Forse l’unica, vera scappatoia all’incubo del 261 P., Le metamorfosi del determinismo, Milano, F. Angeli, 1997. Earman J., A primer on determinism, Dordrecht, Reidel, 1986. Enriques F., Causalità e determinismo nella filosofia e nella storia della scienza, Roma, Atlantica, 1944. Giannoli G. I., Il Caso, un tiranno. Elogio della curiosità, Milano, F. Angeli, 1986. 262 La scelta di un particolare punto di vista equivale alla scelta di un particolare apparato attraverso cui ricavare misure affidabili. Ma ciò non toglie che la realtà possa essere molto più ricca del singolo punto di vista, sia perché l’oggetto analizzato ha molteplici facce, sia perché può essere celato in un contesto variabile, la cui variabilità molto ha a che fare con ciò che è il soggetto e la sua visione della vita. determinismo che domina l’uomo consiste, dunque, nel cambiare semplicemente prospettiva. Il problema è che necessità e caso vengono per lo più considerati come opposti assoluti, che pertanto si escludono a vicenda263. In questo modo si arrivano ad avere due punti di vista contrapposti, nessuno dei quali è sufficiente a spiegare e comprendere la complessità del reale. Bisognerebbe dunque smettere di considerare la questione in modo strettamente dualistico e cercare di pensare al mondo come ad una totalità priva di confini, margini o categorie chiaramente definiti, così da evitare pericolosi riduzionismi. L’espressione “Voglio vincere 5 milioni di euro al superenalotto entro la prossima settimana”. Quantunque abbia una richiesta specifica ( sia nella struttura funzionale che temporale), l’affermazione manca del “ruolo per raggiungerlo”. In questo caso entra in gioco il ruolo della nostra ferma determinazione e dei pensieri che si identificano con ,le frequenze del “perché”, non del “come strategico”. Quando fissiamo un obiettivo, definiamo un piano di massima, ma non perdiamo troppo tempo a pianificare ogni minuzioso dettaglio, concentriamoci piuttosto sul perché. La determinazione deve prendere il posto all’incertezza probabilistica e al dubbio. Esiste uno spazio tra l’accadimento di un evento e la nostra reazione: non puoi scegliere se l’evento debba accadere o meno, ma puoi sempre scegliere come reagire. Jantsch, E.264 ha osservato che “Un giorno forse potremo comprendere i processi autoadattanti di un universo che non è determinato da una cieca selezione delle condizioni iniziali, ma ha la potenzialità di una parziale autodeterminazione”.La comprensione e la conoscenza della realtà in cui sperimentiamo noi stessi del nostro universo nel quale proiettiamo la 263 In primo luogo, l’entità del problema: credo che l’irriducibilità del fenomeno mentale svolga un ruolo secondario nella problematica del libero arbitrio, perché è un elemento forse necessario ma non sufficiente. Esso è piuttosto l’effetto collaterale di una reificazione indebita della logica delle cause; il determinismo non rispecchia come stanno le cose, bensì come noi descriviamo come stanno le cose. Il rapporto mentecervello diventa problematico solo se assumiamo il determinismo come reale e attribuiamo al mondo naturale una passività contrapposta all’attività della mente. 264 Jantsch, E., “The Self-Organizing Universe”, Pergamon Oxford 1980. nostra creatività avviene attraverso la costante e dinamica fusione dell’osservatore e dell’osservato. Nella fisica moderna, l’universo appare quindi come un tutto dinamico, inseparabile, che comprende sempre l’osservatore in modo essenziale. Nell’esperienza che se ne può avere i concetti tradizionali di spazio e tempo, di oggetti isolati e di causa ed effetto, perdono il loro significato. Tale esperienza è molto simile a quella dei mistici orientali. 8.3) Il libero arbitrio265: abbiamo il potere e la responsabilità di fare giuste scelte. “[…] Una strada c'è nella vita. La cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita. Ti volti indietro e dici "oh, guarda, c'è un filo". Quando vivi non lo vedi il filo, eppure c'è. Perché tutte le decisioni che prendi, tutte le scelte che fai sono determinate, si crede, dal libero arbitrio, ma anche questa è una balla. Sono determinate da qualcosa dentro di te che è innanzitutto il tuo istinto, e poi da qualcosa che gli indiani chiamano il karma accumulato fino ad allora[…]” Tiziano terzani. Il problema della necessità o della contingenza degli eventi (e quindi della disputa tra concezione deterministica e indeterministica della 265 Il libero arbitrio è la facoltà, innata nell’io, di decidere di fare una cosa oppure un’altra. Generalmente è un dono che possediamo tutti. Generalmente: perché non tutti lo possiedono, o perlomeno non tutti lo possiedono in tutti i momenti della loro esistenza. Per esempio, non c’è libero arbitrio quando non c’è consapevolezza di sé, padronanza delle proprie decisioni. Ma nella nostra vita è il libero arbitrio che usualmente ha il potere di farci intraprendere una strada anziché un’altra, di scegliere un’azione piuttosto che un’altra. La libertà è invece una conquista, una meta da raggiungere, uno stato d’essere nel quale, pur possedendo il libero arbitrio, non sempre abitiamo. realtà) si è sempre presentato in stretta connessione con quello della libertà umana. Il libero arbitrio è la capacità che intuiamo dentro di noi di decidere tra diverse possibilità d’azione e di far divenire reale una di esse, in modo che la scelta che facciamo possa dirsi veramente nostra. Eppure l’uomo fa continuamente esperienza della propria libertà interiore e si rende conto di poter intervenire in qualche modo sul corso degli eventi attraverso atti di volontà. Il problema che si è presentato dunque nella storia del pensiero è stato quello di individuare un punto di vista che renda compatibile l’apparente determinismo del mondo e la possibilità di esistenza del libero arbitrio umano. Se l’uomo impara a chiedersi il senso di tutto ciò che gli capita, non solo imparerà a conoscere meglio se stesso e i propri problemi, ma scoprirà anche le possibilità di cambiamento. La consapevolezza interiore ci conduce naturalmente alla percezione dell’Unità che permea tutte le manifestazioni della Vita. “Escogitare gli interrogativi migliori, spezzando le vecchie abitudini e le tradizioni invalse nel modo di porre i problemi, è una parte molto difficile di quel grandioso progetto umano che è la comprensione di noi stessi e del nostro mondo. […]Noi esseri umani condividiamo una realtà soggettiva – e siamo consapevoli di questa condivisione – in un modo che è completamente fuori dalla portata di qualunque altra creatura del pianeta – e questo perché possiamo parlarci l’un l’altro. […]Ogni mente umana osservata non è solo un prodotto della selezione naturale, ma anche di una riprogettazione culturale di vastissime proporzioni […]una lunga storia che a volte copre miliardi di anni”scrive il filosofo e logico statunitense Daniel Clement Denett266, direttore del Centro di Studi Cognitivi delle Tufts University. La nascita della meccanica quantistica sembra fornire una soluzione adeguata a tale problema. Il calcolo probabilistico, su cui si fonda la nuova fisica dei quanti, potrebbe infatti lasciare margini di libertà 266 Daniel Clement Denett “La mente e le menti – Verso una comprensione della coscienza”, BUR Milano 2006. all’uomo, mantenere aperto davanti a lui un certo ventaglio di possibilità (seppur limitate). Inoltre, attribuendo un ruolo centrale all’osservatore, la meccanica quantistica sembra concedere agli esseri umani la capacità di influenzare in qualche modo il mondo. Se poi si accetta la conseguenza più estrema del principio di indeterminazione, ovvero la negazione totale dei rapporti di causalità, si può arrivare a sostenere la piena ed assoluta libertà dell’uomo, la sua autonomia rispetto qualsiasi tipo di vincolo. Nasce però il rischio che la libertà, in quanto ancorata all’indeterminismo, coincida, in ultima analisi, con la mera casualità, che della libertà è in realtà la negazione; se gli avvenimenti sono casuali non possiamo, infatti, averli determinati noi coscientemente267. Il problema del libero arbitrio, come si può vedere, è dunque molto complesso, ma, al contempo, di fondamentale importanza, poiché vi è in gioco l’immagine dell’uomo come creatura capace di autonomia e di responsabilità morale. Esso ha dato origine a un complesso dibattito filosofico nel quale si possono distinguere, sostanzialmente, tre correnti principali. Il determinismo incompatiblista268 nega il libero arbitrio in quanto tutto è soggetto alla legge di causalità, a cui gli 267 Hardin R., Indeterminacy and society, Princeton, N.J., Princeton University Press, 2003. Hillman J., Il codice dell’anima. Carattere, vocazione, destino, trad. it. di A. Bottini, Milano, Adelphi, 1997. Honderich T., The consequences of determinism, vol. 2, Oxford, Clarendon press, 1990. Waismann F.-Schachter J.-Schlick M., Ethics and the will. Essays, edited and with an introduction by B. McGuinness and J. Schulte, translations by H. Kaal, Dordrecht, Kluwer, 1994. Watkins J.W.N., Liberta e decisione, Introduzione di M. Baldini, Roma, Armando, 1981. White Michael J., Agency and integrality. Philosophical themes in the ancient discussions of determinism and responsibility, Dordrecht, Reidel, 1985. Cini M. (a cura di), Caso,necessità, libertà, Cuen, Napoli 1998; De Caro M., Il libero arbitrio. Un’introduzione, Laterza, Bari 2004. 268 Nelli S., Determinismo e libero arbitrio da Cartesio a Kant, Torino, Loescher, 1982. Petrone I., I limiti del determinismo scientifico, Introduzione di G. Crivella, Urbino, QuattroVenti, 2000. Pomian K. (a cura di), Sul determinismo. La filosofia della scienza oggi, Milano, Il Saggiatore, 1991. Prigogine I.-Stengers I., La fine delle certezze. Il tempo, il caos e le leggi della natura, Torino, Bollati Boringhieri, 1997. Proclo, La provvidenza e la liberta dell'uomo, a cura di L. Montoneri, Roma-Bari, Laterza, 1986. Urbinati N., Determinismo e liberta. Aspetti della crisi del positivismo italiano negli anni di fine secolo, Firenze, Leo S. Olshki, 1987. uomini non fanno eccezione. La libertà della scelta sarebbe dunque una mera illusione: ci sentiamo liberi semplicemente perché non siamo consapevoli di tutti i fattori che ci determinano. In realtà le azioni umane sono tutte determinate causalmente dalle condizioni genetiche, psicologiche e sociali da cui noi dipendiamo strettamente. Secondo i compatibilisti, libertà e determinismo sono conciliabili e il fatto che le nostre azioni siano il frutto di una volontà determinata non deve essere assolutamente confuso con situazioni come la coercizione di un soggetto costretto ad agire in una certa maniera diversa da quella che vorrebbe. È questa secondo i compatibilisti la confusione che fanno i loro critici nel rivolgere loro l’accusa che il determinismo sia l’opposto della libertà. Coercizione e costrizione comportano effettivamente la negazione della libertà e su questo punto concordano sia compatibilisti che incompatibilisti. Come precedentemente visto, due sono le condizioni della libertà: la prima è che perché un’azione sia libera devono presentarsi corsi di azioni alternativi; la seconda è che possiamo autodeterminare le nostre azioni. Il compatibilismo soddisfa la seconda condizione in quanto noi autodeterminiamo determinate dalla compatibilismo è dare conto del fatto che un’azione è libera quando sono possibili delle alternative. Il libertarismo, sfruttando l’indeterminismo proposto dalla meccanica quantistica, sostiene l’esistenza di eventi non determinati e, quindi, la libertà dell’uomo nell’agire. Il compatibilismo269sostiene la compatibilità del determinismo con il libero arbitrio: anche se gli accadimenti dell’universo sono le azioni quando esse sono casualmente nostra volontà. Molto più difficile per il 269 I compatibilisti ritengono che sia possibile trovare una conciliazione tra la libertà umana e il determinismo dei fenomeni fisici. Gli incompatibilisti sono convinti che ciò sia impossibile, distinguendosi, al loro interno, tra coloro che non credono nell'esistenza del libero arbitrio e coloro che invece ne accettano l'esistenza, ma negano la realtà del determinismo. Analizzando le tesi dei compatibilisti, vediamo che, senza eccezione, essi tentano di pervenire a una conciliazione tra libertà e determinismo semplicemente ridefinendo ciò che dobbiamo intendere per libertà, ossia trasformando questa in "qualcos'altro". determinati da leggi precise, la volontà umana è comunque libera. Molto sinteticamente, le posizioni dei diversi autori che si sono cimentati col problema del libero arbitrio possono essere ricondotte a due filoni principali: il compatibilismo e l'incompatibilismo. Per quanto riguarda gli incompatibilisti, le loro conclusioni assumono come punto fermo che la volontà rappresenti un mero prodotto dei processi elettrochimici che si svolgono nel cervello e di conseguenza vada vista come una metafora dei processi stessi. In tale prospettiva, la libertà non può che essere un'illusione, perché viene a dipendere completamente da eventi fisici soggetti a leggi universali e necessarie. Sul libero arbitrio Skinner, B.F, (“La scienza del comportamento”) scrisse che : “[…] È facile credere che la volontà sia libera e che la persona sia libera di scegliere. Il risultato è invece il determinismo. La generazione spontanea del comportamento ha raggiunto lo stesso stadio della generazione spontanea dei bachi e dei microrganismi al tempo di Pasteur. "Libertà" significa di solito l'assenza di restrizione o coercizione, ma in modo più ampio significa una mancanza di qualsiasi determinazione anteriore: "Tutte le cose che pervengono ad essere, tranne gli atti di volontà, hanno cause". [...] È in gioco la vistosità delle cause quando il comportamento riflesso si chiama involontario - un individuo non è libero di starnutire o non starnutire; la causa iniziante è il pepe. Il comportamento operante si chiama volontario, ma non è realmente senza causa; solo è più difficile individuare la causa. La condizione critica per l'esercizio apparente del libero arbitrio è il rinforzo positivo, in base al cui risultato un individuo si sente libero, si dichiara libero e dice di fare come gli piace o ciò che vuole e che gli garba di fare. Il ruolo peculiare attribuito alla volontà deriva dalla sua apparente spontaneità e dal suo mistero, che suggerisce che si possono produrre conseguenze senza azione fisica[…]” Nel linguaggio filosofico e scientifico, concezione secondo la quale gli accadimenti della realtà reciprocamente connessi in particolare riguarda il rapporto di necessità tra causa ed effetto, tra metafisica, fisica o morale sono modo necessario e invariabile. In legge naturale e fenomeno, per cui, data una causa o una legge, non può che prodursi in modo necessario e univoco quell’effetto o quel fenomeno specifico. In base a ciò l’Universo non presenta alcun evento contingente sotto forma di variazione spontanea o casuale, né persegue alcuna libera finalità. Ogni volta che fissiamo un obiettivo dobbiamo confrontarci con casualità e determinismo: nel percorso verso la tua meta, dobbiamo mettere in campo una serie di azioni per produrre determinati effetti (determinismo), e allo stesso tempo dobbiamo affrontare una serie di eventi imprevisti che accelereranno, ma soprattutto, rallenteranno la corsa verso i nostri obiettivi (casualità). Il libero arbitrio non deve essere confuso con la libertà di fare qualsiasi cosa ci venga in mente, ma è scegliere in piena consapevolezza le dinamiche della nostra realtà e rispondere con responsabilità alle diverse esigenze che la vita ci offre. In tal caso possiamo paragonare la consapevolezza e la responsabilità come fari che consentono di illuminare la nostra scelta; quanto più alti sono i fari tanto più sarà nostra la scelta. Come i nostri sensi riescono a catturare e sperimentare solo una parte degli eventi presenti nella realtà che ci circonda, così la nostra estensione psico-mentale riescono a sperimentare solo una parte dell’abbondanza dell’universo. Fino a quando non abbiamo eliminato dalla nostra mente tutti i condizionamenti, le limitazioni autoimposte, i modelli stereotipati la nostra sarà una tendenza a replicare le stesse esperienze, e quindi cadere nelle trappole del caso, della fortuna e del destino. La problematica che ruota intorno alla domanda se gli uomini possono dirsi liberi, è estremamente complessa. Da un lato se si segue l’intuizione del senso comune, appare ovvio che l’uomo è in grado di controllare le scelte e le azioni che compie, che di esse è responsabile e che è dunque libero. Ma, approfondendo la questione, questa intuizione non appare più così scontata e anzi molti sono i problemi che sorgono intorno alla possibilità di affermare la libertà umana. Più si indaga su questa complessa problematica e più si infittiscono le difficoltà che riguardano la questione del libero arbitrio. Comprendere che noi non siamo il nostro corpo e che siamo esseri eterni nel cosmo impariamo ad accettare ed essere consapevoli del miracolo e del mistero della vita stessa. Eldon Taylor, bestsellers e inventore della tecnologia brevettata Innertalk, ha scritto: “ Non puoi riuscire a conoscerti in modo autentico se vivi con il pilota automatico inserito, acconsentendo tacitamente agli eventi, senza conseguire alcuna consapevolezza di ciò che permetti che accada rimanendo passivo: come se ti trovassi in una democrazia senza avere voce, come se fossi immerso nel mondo con gli occhi chiusi. Non puoi conoscerti autenticamente, se non dopo averti scrollato di dosso tutti gli strati che ti si sono depositati addosso a seguito del processo di acculturamento al quale sei stato esposto. Siamo gestiti e manipolati, nonché indotti a vivere in una sorta di coscienza collettiva depersonalizzata , come se appartenessimo a uno sciame”270. Il dibattito sulla libertà assume dunque un’importanza fondamentale perché ha rilevanti implicazioni per varie discipline come l’etica, la filosofia del diritto, la filosofia politica271: “A giudizio quasi universale, infatti, la libertà è da ritenersi conditio sine qua non di alcuni concetti fondamentali di queste discipline, come quelli di responsabilità e di autodeterminazione. In effetti, di norma gli agenti vengono considerati responsabili delle loro azioni (dal punto di vista legale, morale e politico) solo se essi le hanno compiute liberamente”272. 270 Taylor Eldon, “What if. E se…? Cambia le tue credenze e realizza il tuo vero sé”, MyLife Edizioni 2012. 271 Se facciamo riferimento alla nostra esperienza vissuta, il libero arbitrio si presenta come una facoltà legata alla possibilità di scegliere e di agire senza costrizioni (esterne o interne). In maniera ancor più significativa, il libero arbitrio appare in stretto rapporto con l'autonomia della volontà. Infatti, nessun individuo può considerarsi veramente libero se la sua volontà è totalmente determinata dalle condizioni esistenti a un dato istante. Non tutti gli autori si mostrano d'accordo sul fatto che la libertà debba necessariamente corrispondere a una libertà di volere. 272 M. De Caro, Il libero arbitrio. Un’ introduzioneIl libero arbitrio. Un’ introduzione “[…] Se si batte un dito sul tavolo si ha la percezione dell’evento come se accadesse in “tempo reale”. Soggettivamente, cioè, si sente il tocco nello stesso momento in cui il dito entra in contatto con il tavolo. Ma i nostri risultati sperimentali conducono con ogni evidenza a una scoperta sorprendente, direttamente contrapposta alla nostra personale intuizione e percezione: il cervello ha bisogno di un periodo relativamente lungo – fino a circa mezzo secondo – per attivarsi in modo appropriato e indurre la consapevolezza dell’evento! L’esperienza cosciente o la consapevolezza del dito che tocca il tavolo appare così solo dopo che le attività cerebrali si sono attivate per produrne la consapevolezza[…]”273. Per Ayer, per esempio, solo le azioni possono venir considerate libere, ma non le deliberazioni della volontà; secondo Hume, il libero arbitrio non sarebbe altro che la possibilità di agire in accordo con le scelte della volontà, mentre egli non prende neppure in considerazione il problema dell'autonomia della volontà. Se la volontà fosse completamente determinata da eventi o stati precedenti, le scelte e le azioni che ne scaturirebbero non potrebbero che essere, a loro volta, altrettanto determinate. Il libero arbitrio è uno dei tanti controsensi o dogmi delle religioni e delle filosofie che è basato fondamentalmente su un sentire legato al cosiddetto senso comune, un sentire che non viene però neanche minimamente analizzato su base razionale. L'esistenza del libero arbitrio è un pregiudizio dei più radicati, perché è spesso alla base (a volte come presupposto non dichiarato) non solo delle più "alte" filosofie, ma anche dei ragionamenti più spiccioli. Gran parte delle nostre azioni e reazioni sono basate sul fatto che ogni persona con cui ci relazioniamo sia dotata di libero arbitrio e per questo suscettibile di essere rimproverata, lodata, biasimata, giudicata, condannata, messa in prigione, messa sul podio, esaltata . L'indeterminismo accresce indubbiamente l'imprevedibilità del comportamento, che diviene del tutto casuale; ma ciò non sembra aver 273 Benjamin Libet, “Mind Time – Il fattore temporale nella coscienza”, Raffaello Cortina 2007. nulla a che vedere con l'espressione di un'autentica libertà. Tale possibilità viene del resto smentita anche dall'osservazione del comportamento effettivo degli individui, che, si presenta, sì, imprevedibile, ma quasi mai legato al puro caso. Il maggiore problema posto dal libero arbitrio alla riflessione filosofico-scientifica moderna è quello di conciliare la libertà individuale, così come essa si presenta alla nostra esperienza immediata, con la concezione di un mondo retto da leggi deterministiche. Si tratta - in ultima analisi della questione, assai poco dibattuta da coloro che si occupano del tema della libertà, relativa all'efficacia causale della volontà. Una volontà che non sia in grado di influire autonomamente sul comportamento dell'individuo che la esercita è del tutto illusoria, in quanto rappresenta una qualità della mente chiaramente epifenomenica. Né il determinismo, né l'indeterminismo mostrano di essere compatibili con il libero arbitrio. I diversi approcci alla libertà posti in atto finora si sforzano di produrre spiegazioni cercando di porre in rapporto i processi nervosi con l'adeguatezza del comportamento, ovvero con la sua razionalità rispetto al contesto. Nessuno sembra aver colto l'elemento essenziale, per il quale la libertà non è una modalità astratta di operare, messa in atto impersonalmente, ma è una facoltà che appartiene a un agente, a un ente personificato, capace di porsi come condizione o causa delle proprie azioni. Ciò esclude che si possa avere una libertà all'interno di processi automatici che si svolgono al di fuori della consapevolezza, tipici dei sistemi computazionali, non importa quanto complessi e perfezionati. “[…] Da fondamento di un paradigma esplicativo per una certa classe di eventi, il Sé diventa condizione stessa per la possibilità, reale, del libero arbitrio. Stando così le cose, si potrebbe suggerire l’ipotesi per cui è l’esperienza cosciente ad essere il riflesso di un certo modello linguistico di riferimento e non il contrario; il libero arbitrio, l’esperienza della libertà, possono essere solo dei modi di ascrivere a noi stessi il nostro vissuto quotidiano, in relazione alla nostra cultura occidentale[…]”274. La libertà si presenta, sempre e necessariamente, in stretta connessione alla coscienza, poiché solo la coscienza, ovvero la capacità di rappresentare a se stessi i diversi fattori dell'ambiente e le conseguenze prevedibili di una data opzione, permette di distaccarsi idealmente dal fluire necessario degli eventi, di riflettere su di essi, rendendo possibile ad ogni istante una modifica dei nostri orientamenti e del corso delle nostre azioni. Riconoscere alla coscienza una qualche funzione nel comportamento degli organismi viventi, nonostante i problemi che tale concezione provoca rispetto ai modelli esplicativi tradizionali, si trova comunque in pieno accordo con la nostra esperienza vissuta. Non solo. Una coscienza dotata di efficacia causale è anche coerente con la prospettiva evoluzionistica, per la quale le diverse proprietà della mente si sono sviluppate perché sono in grado di offrire un qualche vantaggio all'attività degli organismi tesa alla soddisfazione dei bisogni biologici. I. Berlin275 ha scritto che: “[…] Se il determinismo sociale e psicologico venisse accettato come una verità conclamata, il nostro mondo si trasformerebbe più radicalmente di quanto non accadrebbe al mondo teleologico dell'età classica e del medioevo con i trionfi dei principi meccanicistici o con quelli della selezione naturale. Le nostre parole - i nostri modi di parlare e di pensare - si trasformerebbero in maniera letteralmente inimmaginabile; le nozioni di scelta, di responsabilità, di libertà sono così profondamente incastonate nella nostra concezione che è per noi enormemente difficile immaginare la nostra nuova vita di creature viventi in un mondo in cui veramente mancassero questi concetti[…]”. 274 Benjamin Libet, “Mind Time – Il fattore temporale nella coscienza”, Raffaello Cortina 2007. 275 I. Berlin, "Historical Inevitability", in Id, Liberty, Oxford University Press, Oxford, 2002 Detta questione non è altro che una delle facce del millenario problema del rapporto mente-corpo, riguardante la possibilità che la mente produca degli effetti nel mondo fisico, essendo l'altra faccia costituita dalla domanda su come sia possibile il sorgere di una soggettività cosciente a partire dall'attività impersonale di specifiche aree cerebrali. Il libero arbitrio è un pregiudizio. Se ad esempio qualcuno asserisse che esistono i draghi alati sarebbe lui a dovere provare l'esistenza di tali fantomatici animali e non noi a doverlo smentire. Ma questo purtroppo è quello che bisogna fare coi pregiudizi. Certo il pregiudizio di cui stiamo parlando ha un motivo di essere, e tale motivo e la nostra autocoscienza, la nostra percezione di una volontà che sperimentiamo nella coscienza. Ma bisogna stare attenti a non confondere le due cose, perché noi tendiamo a prendere per libero arbitrio la volontà, senza pensare che la nostra volontà non è per niente libera ma è determinata dal periodo e dal luogo in cui viviamo, dal contesto sociale nel quale cresciamo, dal nostro patrimonio genetico, dalle nostre esperienze sono tutti questi dati che fanno sì che la nostra personalità si costruisca in un modo invece che in un altro e che alla fine quella che noi chiamiamo volontà ci faccia decidere in un senso piuttosto che in un altro. Perché si possa dire che abbiamo compiuto un’azione libera, è necessario che si presentino vari corsi di azione alternativi e che possiamo compiere scelte e azioni diverse da quelle che di fatto compiremo. Le nostre conoscenze scientifiche attuali sulla natura sono sempre linguisticamente confinate dentro mappe e modelli che non corrispondono a realtà, ma solo ad aspetti particolari e limitati di essa. Il caos è diventato non solo pura teoria concettuale, ma metodo con il quale osservare il comportamento disordinato di sistemi caotici come processi creativi. La prima condizione della libertà è dunque la possibilità di agire diversamente rispetto al corso di azione scelto. Ma non è sufficiente che ad un soggetto si presenti una varietà di corsi di azioni possibili; è necessario che la scelta tra le varie possibilità alternative discenda dalla sua volontà autodeterminata e che non sia il frutto di una successione di eventi casuali. L’altra condizione essenziale per la libertà è dunque che l’individuo abbia il controllo sulle azioni che compie. Le scelte fatte non devono infatti risultare come frutto del caso o di fattori indipendenti dalla volontà della persona bensì devono essere l’effetto di una catena causale in cui i desideri le credenze e le intenzioni dell’agente giocano un ruolo determinante. La Persona è quindi considerata come un complesso insieme di relazioni dinamiche, con un profondo legame con l’ambiente in cui vive e quindi, aperto a una grande quantità di influssi esterni. La vita offre all’uomo la possibilità di creare dal suo pensiero qualunque cosa si decide. Siamo creatori degli eventi. I genetisti Edoardo Boncinelli e Chiara Tonelli276 hanno scritto a tale proposito: “Nella sua forma più legittima lo studio dell’evoluzione suggerisce un modo di vedere una certa parte degli eventi del mondo, ma anche e soprattutto un modo particolare di ragionare e di trarre conclusioni, fatalistico e disperato per alcuni, ma eroico, se non epico, per altri. Se partendo “da un inizio tanto semplice”, siamo arrivati fino a questo punto, non possiamo che congratularci con noi stessi, e insistere nel cercare di capire come tutto ciò sia stato possibile”. La nostra deve essere una partecipazione piena e attiva a questa armonia dell’intelligenza chiamata vita. Nessun obbligo di natura morale, ma una convinzione intima del nostro immenso potere di cocreare ed essere consapevoli di essere nel tutto come energia creativa e coscienza. L’emozione che sprigioniamo dal nostro essere indica la differenza sostanziale tra il pensiero attuale e il nostro desiderio; tra le convinzioni e le attese. Non facciamo altro che attirare ciò che è simile. Creiamo una relazione tra ciò che siamo e ciò che permettiamo a noi stessi di essere. Se pensiamo di non essere attiriamo tutti quegli eventi che corrispondono al pensiero originario. 276 Edoardo Boncinelli e Chiara Tonelli “Dal moscerino all’uomo – Una stretta parentela”, Sperling & Kupfer Editori, 2007. Non è altro che un allineamento in termini di energia e vibrazione tra il nostro pensiero attivatore e il nostro Io. Sarebbe troppo comodo, facile e arrogante aderire o semplicemente accettare passivamente una semplice idea, condividerla e analizzarla con la semplice ragione logica, darle credito egoisticamente, e non sperimentarla nella vita interiore, sentirla nella profondità della nostra anima. E’ inutile sfogliare tutte le riviste sulla pesca, parlare con amici e parenti delle proprie speranze sulla pesca, fantasticare sulla bellezza del mare e non essere mai andato neanche a farsi una passeggiata sulla spiaggia e sentirne l’intima essenza. Questo porta all’illusione della falsa speranza. Questo senso di separazione tra noi e il mondo porta non solo all’individualismo estremo, ma anche alla vittoria del proprio Ego. Capitolo IX Osservatori e Partecipanti nell’Universo: Siamo noi gli artefici del nostro benessere 9.1)Siamo esseri spirituali: espressione di Intelligenza. “ Pensieri, emozioni, memorie, immaginazione, preoccupazioni, eccitamento: tutto confluisce in questo fiume, spesso contemporaneamente, a volte in maniera rapida e concitata, a volte calma e tranquilla. Ed è in questo fiume che diamo vita alla nostra esperienza interiore, che si formano le lenti di occhiali con cui filtriamo la realtà. E’ nell’acqua di questo fiume che nuotiamo quotidianamente fin dall’infanzia”. ( Lucia Giovannini, “Tutta un’altra vita”, Sperling & Kupfer 2008). Tutte le ricerche scientifiche, da quelle che esplorano la natura subatomica della materia, a quelle che investigano la complessità molecolare della biologia, a quelle che analizzano il rapporto cervellomente, corpo-anima, ci stanno conducendo verso una verità unica: che tutto ciò che esiste (dentro e fuori, micro e macro cosmo) è l’espressione della coscienza e di un’intelligenza consapevole. Stiamo riscoprendo la “spiritualizzazione scientifica del divenire”. La vita non può essere ridotta ad un riduzionismo materiale-molecolare; essa richiede infatti oltre agli elementi chimici di base (carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, ecc) diffusi in tutto l’universo, alla combinazione di questi elementi in molecole ( acqua H2O; ammoniaca NH2; anidride carbonica CO2; metano CH2), le quali devono trovare un ambiente in cui possono reagire e diventare più complesse in modo da creare biomolecole, ma anche di un’informazione intelligente di base che porta all’evoluzione e alla distinzione come possibilità. La vita, l’universo e le loro interazioni appaiono come una danza eterna sapientemente intrecciata di molecole, amore e gratitudine in una gerarchia di armonie simmetriche. Il mondo nel quale viviamo non è il risultato di forze, ma l’espressione di una sincronicità che coinvolge il materiale e l’immateriale, edificando la vita stessa. Gustavo Adolfo Rol, uno dei più noti e controversi sensitivi nell’Italia del XX secolo, scrisse “se ci abituiamo a considerare tutto ciò di cui siamo autori o spettatori sotto un’angolazione squisitamente spirituale scopriamo in noi, e in quanto ci circonda, la nostra vera natura, quella divina; e per questa via possiamo e dobbiamo identificarci in tutte le infinite possibilità della creazione”277. Noi, essendo cellule dell’universo, dobbiamo trovare il terreno spiritualmente fertile per evolvere il potenziale dell’anima. La visione olistica della realtà non separa il mondo fisico da quello spirituale, ma, al contrario, considera l'esistenza composta di piani compenetrati di energie più o meno sottili ed evolute. La Persona è quindi considerata come un complesso insieme di relazioni dinamiche, con un profondo legame con l’ambiente in cui vive e quindi, aperto a una grande quantità di influssi esterni. Siamo parte coerente di un mondo coerente; né più né meno di una particella, una stella o una galassia. 277 Gustavo Adolfo Rol, in “Rol – Il grande Veggente” di Renzo Allegri, Oascar monddori, 2003. Questo comporta la realizzazione di un significativo arricchimento spirituale e segna la conclusione del ciclo di vita e di esperienze personali, in cui l'individuo ha vissuto alla ricerca di un significato da dare alla propria esistenza. Ma soprattutto rappresenta un preciso punto di arrivo dell'evoluzione umana. La conoscenza rappresenta in ogni caso un elemento determinante nella vita di ognuno, da cui dipende la qualità dell'esistenza di ogni creatura vivente. Più abbiamo comprensione delle cose e più possiamo migliorare il nostro benessere e partecipare, attraverso progressivi livelli di esperienza, alla natura reale dell'esistenza. Ma la conoscenza non é un qualcosa che può essere letto sui libri o appreso da altri. Essa, nella sua accezione più assoluta, rappresenta il frutto di una esperienza personale . Soltanto che noi siamo una parte cosciente del mondo, esseri attraverso cui il cosmo può conoscere se stesso. Il mondo non sarebbe attingibile se non fosse l’auto-attrazione spazio-temporale dello spirito. Sebbene l’ordine vita stessa non sia evidente nelle molecole di cui la vita è formata, bisogna precisare che la sua essenza è l’organizzazione e l’elaborazione di informazioni intelligenti. Un velo di conoscenza metafisico avvolge il tutt’uno. “[…] se l'universo è una rete di connessioni istantanee e non separabili, è assai probabile che noi facciamo parte di questa rete. Se nell’universo agisce un elemento di Coscienza, è assai probabile che comunichi con la nostra Coscienza. Poiché non viviamo in una macchina gigante, dobbiamo considerarci degli attori in una realtà che non è la realtà abituale che conosciamo, ma piuttosto una realtà interconnessa, tanto metafisica quanto fisica, e con qualità spirituali[…]”278. L’universo è un unico immenso campo di consapevolezza e i “ singoli individui sono manifestazioni e prodotti di tale campo universale”279. Ogni goccia d’acqua ha in sé l’intelligenza di un oceano; un semplice seme racchiude in sé la speranza di ogni foresta. Come scrisse Giordano Bruno, “ Essendo infinito, ogni sua parte è al tempo stesso centro periferia”. Ogni qualvolta interagiamo con la delicata struttura sincronica del cosmo ( pensiamo, parliamo, agiamo, omettiamo, scegliamo ) lo costringiamo a cambiare, momentaneamente, rapporti sincronici che inevitabilmente ci coinvolgeranno in questo cambiamento, fino a che non raggiungerà il suo equilibrio. Da non trascurare in tale contesto le emozioni quali componenti fondamentali della nostra vita che danno colore e sapore all'esistenza, anche se, in una civiltà come quella occidentale impostata sul primato della ragione, spesso sono considerate con sospetto e timore. Del resto non potrebbe essere altrimenti: infatti se la ragione promette all'uomo il dominio su se stesso e le cose, le emozioni spesso producono 278 L. Schäfer, “L’importanza della fisica quantica nel pensiero di Teilhard de Chardin e in una nuova prospettiva dell’evoluzione biologica”, 2005. 279 Coppola, F., “Il segreto dell’universo”, L’età dell’Acquario Edizioni, Torino 2003. turbamento e conflitto, non sono mai totalmente controllabili e a volte ci trascinano a dire o fare cose di cui, una volta cessato l'impeto emotivo, ci si pente. Eppure, sono le emozioni che ci fanno gustare la vita ed è proprio dalle emozioni, piccole o grandi che siano, che l'individuo spera di ricavare nuovi stimoli che muovano le sue giornate. A volte le difficoltà si presentano senza un motivo apparente. Entrano nella nostra vita per insegnarci qualcosa, per aiutarci a superare un blocco che ci frena, ad aiutarci ad avere fiducia in noi stessi, ad uscire dal guscio che ci siamo auto-costruiti. L’universo di cui siamo parte e con il quale co-creamo non è altro che l’infinito ingrandimento del nostro microuniverso280.Questo ci suggerisce di trovare le risposte proprio dove non abbiamo avuto il coraggio di scendere, una forza interiore che non sapevano neppure di avere. Quello che a volte risulta estremamente difficile da modellare o cambiare non è la realtà in cui viviamo, ma le idee e le rispettive credenze con le quali creiamo le nostre prigioni o le nostre libertà, i nostri inferni e i nostri paradisi, la nostra tristezza e la nostra felicità. David McCready , nel suo libro “La grande illusione”, afferma che: “ il tuo pensiero ti permette di connetterti a nuove energie e/o sensazioni, così da poterti immaginare in qualche misura, in una condizione differente. Peraltro, dal momento che le energie emotive e/o sensazioni sono 280 In un’intervista di Daniel Tarozzi, il fisico e chimico Massimo Teodorani disse “[…]credo profondamente nei metodi “classici” della Scienza, della Fisica in particolare, ma penso anche che una radio senza antenna possa funzionare male o per nulla. Una scienza razionalista senza l’antenna dell’intuizione, quindi, non solo non può portare da nessuna parte, ma può addirittura pervertire i suoi veri scopi. Una scienza senza coscienza è come una pistola carica nelle mani di un bambino immaturo che non pondera le sue decisioni e le sue azioni. L’unione tra creatività/intuizione e razionalità deve perciò avvenire (l’umanità ne ha un profondo bisogno), ma non attraverso una mera fusione tra le due qualità dello spirito umano. Un’antenna fusa assieme, e senza criterio logico, ad un amplificatore radio produrrebbe solamente un’accozzaglia inutile. Un’antenna mirabilmente asservita all’amplificatore può invece potenziare, anche grandemente, l’apparato radio stesso. Non dimentichiamo che la Ragione non serve solo a fare missili o computer, ma anche a vegliare sul nostro agire: e, per questo motivo, la Ragione stessa è un’altra attitudine fondamentale del nostro esistere“[…]. predominanti, possono facilmente riportarti alla condizione emotiva in cui ti trovavi precedentemente. Per esempio, potresti sentirti depresso e decidere di stamparti un sorriso in faccia. Per un certo periodo potrà funzionare e farti sentire davvero più felice, ma la forza dominante tenderà a riemergere successivamente e ti sentirai nuovamente a terra”. Quando si presentano sentieri di tristezza, angoscia e frustrazione nella nostra vita si creano terribili vortici di vittimismo e di speranza, indice di irresponsabilità e sfiducia nel presente, con i quali indirizziamo i nostri pensieri verso una costruzione infelice del tragitto di vita. Basta cambiare atteggiamento, idee preconfezionate e credenze per sperimentare una realtà possibilista completamente diversa. Kahlil Gribran, poeta, pittore e filosofo libanese, scrisse "[...] L'intera creazione esiste in te, e tutto quello che è in te esiste anche nella creazione. Non esistono confini fra te e un oggetto che è accanto a te, proprio come non esiste distanza fra te e oggetti molto lontani. tutte le cose, le più piccole come le più grandi, sono presenti in te e uguali a te. Un unico atomo contiene tutti gli elementi della terra. Un solo movimento dello spirito comprende tutte le leggi della vita. In un'unica goccia d'acqua si cela il segreto dell'oceano infinito. Un'unica tua manifestazione rivela tutte le manifestazioni della vita[...]”. Non esiste né la fortuna, né la sfortuna, ma solo eventi (brutti o belli, piacevoli o dolorosi) ed esperienze che fanno parte di una realtà che ci auto-costruiamo e che proiettiamo sullo schermo della nostra vita, in un disegno che non dobbiamo accettare o subire passivamente secondo la visione riduttiva di un destino immodificabile o di un piano prestabilito. Ma dobbiamo migliorare e far evolvere consapevolmente, attraverso la materialità e il dinamismo spazio-temporale dei sensi e del corpo, la nostra Anima Vitale quale energia immateriale oltre il tempo dalla quale noi possiamo trarre l’abbondanza dell’Universo. Ogni elemento che contribuisce a creare, modificare o plasmare la nostra esistenza come evento sensoriale è consapevolmente o meno attivato dall’attrazione magnetica dei nostri pensieri e dall’esperienza che possiamo farne. Il cervello produce l’immagine del mondo “mediante un processo che può metaforicamente venir detto un esempio cospicuo di matematica combinatoria: dal dedalo dei segnali indifferenti e varianti esso ricava forme e relazioni invarianti che costituiscono il mondo dell’esperienza ordinaria”281 . La soggettività, la partecipazione e l’osservazione non deve essere vista come visione distorta e critica e limitazione della conoscenza, ma come fattore costitutivo della realtà in cui viviamo e ci perfezioniamo. Per capire la vera essenza del nostro “potere creativo” bisogna riformulare la nostra visione della realtà stessa e le condizioni concettuali in cui la si osserva e la si sperimenta. Mettendo in discussione le nostre idee pre-stabilite, le nostre erronee credenze e la limitazione dovuta al meccanicismo riduzionista possiamo attingere alla fonte della nostra vera essenza spirituale e alle infinite possibilità. La conoscenza e la realtà devono identificarsi. La realtà stessa oltre ad essere un fatto del tutto soggettivo e personale, è influenzata, modificata e manipolata dalle idee, dal pensiero e dalle convinzioni sociali, con le quali si creano vincoli e canali squisitamente aleatori, pregni di fatalismo e potenzialmente distruttivi. Wallace282 nel suo libro sottolinea che: “[…] il Regno dei Cieli non si raggiunge dopo la morte, bensì nel quie-ora, perché si trova dentro ognuno di noi. L’uomo ha dunque il compito di creare il paradiso in terra, fatto non solo di cose spirituali, ma anche di cose materiali, come la salute, la ricchezza, che non sono distinte dalla vera spiritualità, ma anzi ne costituiscono l’espressione tangibile“[…]. Il sistema di credenze e pre-concetti di un determinato periodo forniscono il quadro concettuale in base al quale si condiziona il nostro modo di pensare, sperimentare e di co-creare la realtà. Quello che sperimentiamo e percepiamo è anticipato dai nostri modelli mentali e concettuali . Ci siamo abituati a tal punto a usare le idee al posto 281 Born Max. “Il potere della Fisica”, Boringhieri Torino 1962. 282 Wallace D. Wattles, “La scienza per diventare ricchi”, Bis Edizioni, 2009. dell’esperienza, anticipando gli eventi, che abbiamo perso di vista la nostra vitale partecipazione alla creazione del nostro mondo. Come i pesci non si rendono conto del proprio ambiente acquatico, così noi non ci rendiamo conto di vivere in un universo di idee e costruzioni mentali che non sono indipendenti da noi. Le varie interazioni, i vari modelli, i relativi contenuti e la stessa identificazione sono continuamente e talmente soggetti a ripetizione e a conferma sia individualmente che collettivamente che creano delle vere e proprie stratificazioni concettuali, rigide e schematiche. Quando le abitudini mentali, le idee si sono socialmente e storicamente stabilizzate si crea una condivisione generalizzata, nella quale la probabilità diventa certezza e verità assoluta. I modelli di realtà “variano col mutare delle condizioni della loro costruzione, manipolazione e verifica non potranno mai cessare di variare perché la loro stessa applicazione e la riflessione su di essi creano condizioni nuove, in particolare rispetto a quelle della loro creazione. Ma anche la certezza quotidiana è una condizione probabilistica, costruita dall’attività umana stessa, per quanto talmente elevata e prossima al limite che si può tranquillamente trascurare questa sua qualità agli effetti pratici. Gli oggetti tanto dentro che al di fuori del campo dell’esperienza diretta si pongono come possibilità, che diventano necessità logica nella misura in cui queste sono complementari delle constatazioni effettive e perciò assumono l’identico valore delle constatazioni effettive”283. Dobbiamo intendere la natura probabilistica della realtà sperimentata come possibilità e come scelta potenziale, tra realizzato e irrealizzato, tra pensieri attuati e pensieri potenziali. La realtà da sperimentare sta proprio in noi. Un percorso ciclico:pensierolinguaggio- cultura- realtà. La realtà, il mondo stesso non può esistere solo all’esterno o solo all’interno, ma si implicano a vicenda in un processo unitario. Il biologo, neuroscienziato, filosofo ed epistemologo cileno Francisco Varela a questo proposito ha scritto: “Il nostro mondo e le nostre azioni 283 Graziano Cavallini, “La costruzione probabilistica della Realtà – Dalla Fisica Quantistica alla psicologia della Conoscenza”, CUEN Napoli 2001. sono letteralmente inseparabili, per cui dobbiamo rinunciare di un solido punto di riferimento, sia esso situato all’esterno o all’interno”284. Questo ci fa capire subito che la felicità, la gioia, il successo, l’abbondanza, come la paura, l’angoscia, l’insuccesso non sono da attribuire agli eventi esterni creati da altri, ma solo alla nostra capacità di attirare e co-creare. Se riusciamo a capire questa grande verità possiamo allineare il nostro grande potenziale alla creatività e all’energia dell’universo e ottenere tutti i benefici non solo in termini di crescita spirituale, ma come abbondanza materiale. L’austriacoamericano Erich R. Kandel, premio Nobel 2000 per la Medicina e le neuroscienze, ha precisato che : “ Il mosaico di noi stessi si è autocostruito con le preziose tessere dei ricordi che disegnano il DNA del nostro vissuto, del nostro carattere, del nostro comportamento. L’io-uomo è quello che ha imparato ad essere con l’apprendimento, con l’interesse, con lo stimolo che la "memoria" ha metabolizzato in una personalità unica e distinta da tutte le altre. Un profumo, un sapore, una musica, una voce, possono riaccendere istantaneamente il bambino che siamo stati, l’adolescente, l’adulto, nella sequenza filmica del nostro passato. Possono tuffarci nelle pieghe stratificate dei ricordi con sensazioni analoghe, senza soluzione di continuità, azzerando il tempo. Lo stesso stimolo scatena il riflesso condizionato della stessa emozione, confermando la nostra identità innata e quella costruita. Questa è la memoria. La memoria sensoriale. La memoria che rievoca e rinsalda. La memoria che fa di noi quello che siamo. Senza la forza agglomerante della memoria le esperienze sarebbero scisse in tanti frammenti quanti sono i momenti della vita. Senza la possibilità di compiere viaggi mentali nel tempo, conferita dalla memoria, non avremmo consapevolezza della nostra storia personale, né modo alcuno di ricordare le gioie che fungono da nette pietre miliari della nostra esistenza. Siamo quello che siamo per via di ciò che impariamo e ciò che ricordiamo”285. 284 Francisco Varela, “Complessità del cervello e autonomia del vivente”, in Bocchi e Ceruti (a cura di), “La sfida della complessità”, Milano Feltrinelli 1995. 285 Erich R. Kandel, “Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della mente”,Codice Edizioni, 2010. Questo ci porta alla conclusione che i geni, pur creando la nostra “diversità” gli uni agli altri e pur tratteggiando le linee generali del nostro funzionamento mentale-comportamentale, non sono sufficienti a creare, ma necessitano della nostra partecipazione, tramite esperienze, intuizioni, emozioni e consapevolezza. Le esperienze lasciano tracce indelebili nella struttura stessa del cervello attraverso il registro della memoria. Attraverso un lungo processo evolutivo di stratificazione-strutturazione i sistemi neurali che possediamo sono stati appositamente progettati per prendersi cura delle nostre esigenze, modellando le nostre capacità e le nostre stesse abitudini. Tutti abbiamo gli stessi sistemi cerebrali, ma il modo in cui questi neuroni sono connessi che crea la nostra unicità. I geni stessi, la cui funzione è di sintetizzare le proteine, esercitano la loro influenza su di noi in forma di memoria, contemporaneamente la nostra intenzione e il nostro pensiero può modellare i geni. “ Le idee presenti nella nostra mente hanno una grande componente innata. Preesistono dentro di noi, e “sfruttano” per così dire la nostra osservazione del mondo esterno per emergere e materializzarsi. La cosa migliore è guardarsi dentro, di liberare le idee dall’involucro “larvale” che le racchiude e farle sbocciare. […]Viviamo in un continuo flusso di senso”286. Il nostro cervello è programmato non solo per farci sopravvivere al meglio in determinati contesti per determinati periodi di tempo, ma anche accogliere queste idee e questi pensieri fecondi con i quali perfezionarsi ed evolversi. Attraverso attese e anticipazioni cerchiamo di colmare le lacune e trovare le soluzioni nel flusso percettivo e sensoriale. Oggi gli scienziati sanno che l'attività mentale nell'uomo è riconducibile a processi chimici e fisici che avvengono a livello molecolare, atomico, e presumibilmente anche sub-atomico nel sistema nervoso, vale a dire nell'ambito di validità della meccanica quantistica, a livelli prossimi alla sfera di azione diretta del "campo unificato". Poiché dal "campo unificato" si dispiegherebbe ogni 286 Edoardo Boncinelli, “Come nascono le idee”, Edizioni Laterza Bari 2008. manifestazione in natura, è ragionevole ricercare la sua relazione con la mente dell'uomo. La "consapevolezza" non sarebbe il prodotto precario e quasi accidentale di un meccanismo biologico complesso (sistema nervoso e cervello), ma sarebbe una proprietà fisica fondamentale ed universale (presente a livello latente e primordiale nel "campo unificato"). Il cervello avrebbe invece la funzione di "evidenziare" ed "elaborare" questa straordinaria proprietà, così come un laser evidenzia alcune proprietà latenti della luce che normalmente non vengono rivelate. L’indagine teorica ed empirica rivela che il campo unificato è fondamentalmente un campo di coscienza. Le qualità fondamentali del campo unificato, che sono intelligenza, dinamismo e auto-consapevolezza sono le caratteristiche che definiscono la coscienza. In pratica anche la coscienza opera come ogni altro aspetto della natura cioè come un campo infinito e invisibile ovunque disponibile, con onde che si irradiano in tutta la realtà. In base alle esperienze del vissuto, al nostro grado di cocreazione e partecipazione organizziamo e strutturiamo la stessa rete del sistema mente-cervello, in una sinergia fluida ed armoniosa di connessioni, le cui influenze si notano non solo nei nostri eventi personali, ma anche nella realtà sociale nella quale trasmettiamo e riceviamo incessantemente “pacchetti di informazione” ed energia. Il sistema mente-cervello-coscienza non solo accoglie informazione, ma la trasforma in successivi adattamenti. Il mondo che sperimentiamo e abitiamo è il mondo per come lo apprendiamo e per come siamo capaci di apprenderlo e concepirlo. La realtà stessa non è tanto il confronto della nostra immagine mentale con quella intrinseca immagine fisica, ma un rapporto e una proiezione mutevole e dinamica, nel quale lo scambio e inter-scambio reciproco di informazioni tra noi e il mondo crea il nostro potenziale evolutivo. Sebbene il mondo sia appreso e com-preso con la percezione, l’osservazione, la sperimentazione e pertanto soggetto ad una valutazione squisitamente personale esiste una vasto campo potenziale esteso nel quale troviamo la nostra unitaria partecipazione; nel quale esistono infinite varianti e possibilità di crescita e realizzazione. La misura e la comprensione della realtà risiede nella nostra stessa coscienza del presente, inteso come corrispondente e unificatore dei pensieri e dell’azione. Il nostro modo di vivere nel mondo non dipende in modo rigoroso dall’ambiente che ci circonda, ma “dall’idea che dello stesso ambiente ci facciamo mediante i nostri organi di senso. Noi siamo sempre nei nostri presenti: in questi, e soltanto in questi, è possibile acquisire una conoscenza diretta di ciò che succede intorno a noi”287. Infatti, “la memoria lega gli innumerevoli singoli atti della nostra coscienza in tutto e, come il nostro corpo si suddividerebbe in innumerevoli atomi se l’attrazione della materia non li tenesse uniti insieme, così, senza la forza della memoria, la nostra coscienza si frantumerebbe in frammenti così numerosi quanti sono i battiti delle ciglia”, scrive il fisiologo tedesco EwaldHering. Le nostre capacità di percepire il mondo e la realtà, di immaginare, pensare, organizzare, programmare, prestare attenzione agli eventi sottostanno allo stesso funzionamento-meccanismo di quando decodifichiamo un significato di una frase , in termini di semantica, fonologia e sintassi, che ci viene trasmessa da un nostro amico. Un procedimento del tutto automatico, dato per scontato. Quando riceviamo una frase o pronunciamo un discorso sperimentiamo gli stessi meccanismi di comprensione senza un pensiero cosciente. “ Nella misura in cui le esperienze della vita contribuiscono a renderci quello che siamo, il processo di immagazzinamento implicito e quello esplicito della memoria rappresentano i meccanismi principali per mezzo dei quali il Sé è modellato e preservato. Miliardi di neuroni del cervello sono interconnessi in modo complesso secondo criteri che rendono possibile l’ordinario (come la regolazione della respirazione) e lo straordinario (la fede in un’idea).” (Joseph LeDoux, 2002). Se la nostra condizione di vita attuale è insoddisfacente imputiamo questi eventi a cause esterne o persone che ostacolano il nostro libero 287 Ludovico F. Giulio, “Le Molecole del Tempo – Viaggio nel Presente”, Bollati Boringhieri Torino 1991. flusso, impedendoci di migliorare e ottenere i benefici sperati e attesi. Possiamo subito affermare che, se poniamo la nostra comprensione in questi termini molto riduttivi, non abbiamo nessun cambiamento. Una partecipazione attiva e dinamica per la realizzazione della nostra felicità nel dono della vita come atto d’Amore. La vita è un dono miracoloso colmo di possibilità e opportunità; ogni scelta porta ad un risultato evolutivo-costruttivo per noi stessi ( a volte giudicato negativo per i sensi, ma positivo per il nostro sé). La storia concettuale di ogni individuo è rappresentata da una “variante-traiettoria” specifica per ogni scelta intrapresa nell’infinito spazio delle possibilità potenziali. “ Ogni cornice concettuale, indipendentemente da quanto ci possano apparire solide o naturali le sue categorie, non è che un unico punto in uno spazio praticamente infinito di possibili cornici alternative, ognuna di pari pretese a priori sulle nostre prese di posizione. Ognuno di noi ha già una propria storia di diverse esperienze concettuali. Nessuno è nato infatti con la cornice concettuale che ha da adulto; ad essa è giunto lentamente, attraverso un lungo periodo di sviluppo. In verità. C’è uno spazio attraverso cui ciascuno di noi ha già compiuto un complesso viaggio” scrive il filosofo e docente di Scienza Cognitiva nell’Università della California Paul M. Churchland288 . La realtà in cui si vive e le persone con cui si interagisce non devono essere considerati degli ostacoli, ma stimoli alla nostra stessa evoluzione. Non dobbiamo cambiare gli altri e cercare in loro, ma migliorare noi stessi e far entrare la luce della consapevolezza. Siamo noi i creatori delle nostre esperienze. La realtà che ognuno sperimenta, come abbiamo visto nei precedenti paragrafi, è caratterizzata da un dinamismo evolutivo da infinite possibilità. Questo ci porta a considerare che la sfortuna, la fortuna, il caso e il destino, l’astrologia e la predestinazione sono tutte esperienze illusorie create dalle nostre credenze e dalla nostra incapacità di sperimentare una realtà pura. 288 Paul M. Churchland, “La natura della Mente e la Struttura della Scienza – Una prospettiva neurocomputazionale”, Il Mulino, Bologna 1992. Noi sperimentiamo la realtà e quella possibilità di vita che abbiamo noi stesso abbiamo contribuito ad edificare. Sebbene ci sia sempre un’influenza di fondo dal punto di vista sociale siamo noi a crearci il nostro percorso e la nostra variante ( positiva o negativa). L’anima non pensa, la ragione, invece, è pronta ad avere purché sia tutto ragionale, logico, comprensibile e convenzionale. Pertanto, essendo la realtà di infinite possibilità potenziali, sia negative che positive, sia desiderate che indesiderate, sta a noi scegliere lo scenario ottimale per la nostra crescita e i nostri sogni. Se proviamo emozioni sgradevoli il pensiero sarà dotato della stessa frequenza e produrrà una vibrazione in termini di evento o esperienza della stessa portata; se proviamo emozioni gradevoli, ci predisponiamo ad attrarre eventi piacevoli e costruttivi. Tutti i nostri problemi hanno una frequenza diversa dalla soluzione; se ci posizioniamo sulla frequenza sbagliata non facciamo altro che tamponare o avere sempre la stessa situazione negativa. Pensando a ciò che vogliamo realmente e non a quello che non vogliamo troviamo più facilmente la soluzione e ci impediamo di attraversare la palude di pensieri negativi. Ogni emozione negativa è indice di resistenza verso qualcosa, qualcuno o qualche evento ipotizzato o che desideriamo e questa resistenza pone dei limiti alle nostre capacità di essere partecipi e consapevoli. Se vogliamo produrre effetti diversi dobbiamo pensare diversamente e con maggior attenzione consapevole. Un’accettazione alla nostra creatività responsabile. Non bisogna né partire da una situazione di mancanza per ottenere i benefici e non bisogna neanche futurizzare un evento o un oggetto per essere felici (ovvero quando avrò raggiunto quella posizione, quando avrò quella villa, quando avrò 1 milione di euro allora sarò felice e realizzato) ma partire da una possibilità ad avere, concentrandosi sulle potenzialità del presente e sulle nostre infinite capacità. Il benessere fisico, morale economico e sociale non arrivano perché siamo perennemente concentrati sulla mancanza. La ricchezza o il benessere di cui stiamo parlando non è altro che la proiezione del vostro pensiero che si condensa tramite l’azione. Noi desideriamo tante cose spesso più per capriccio che per una reale necessità, amori compresi; desideriamo più a causa dell’invidia che proviamo per il nostro vicino o conoscente, che per un bisogno di crescita reale. La conoscenza e la comprensione precedono l’accettazione e la soluzione dei problemi. L’ego è la fonte di molti problemi e conflitti in quanto il suo intento è di spingerci a ritenere che chi non è in sintonia o d’accordo con noi abbia torto o sia una persona inferiore. Il segreto della riuscita personale, compresa la conquista della gioia di vivere, sta nel superamento dei propri egoismi e della dualità in senso generale, e questo è possibile desiderando non solo la nostra felicità ma anche quella degli altri. Tutte le idee, credenze e informazioni, quantunque soggettive, false e inutili, vengono considerate “verità assolute” dalla nostra mente sulla base di esperienze legate al passato o a contesti diversi. La felicità si raggiunge nel presente, quando non c’è nessun altro che vorremo essere al posto di noi stessi e nessun altro luogo in cui vorremmo essere al posto in quello in cui stiamo. La felicità, a differenza di come si pensa comunemente, non è frutto delle circostanze della vita, più o meno favorevoli. Essa piuttosto nasce naturalmente dalla pratica quotidiana delle qualità dell’essere, come l’apprezzamento, la gratitudine, la generosità, l’integrità, la compassione. Chi è felice emana onde positive che fanno bene a tutte le persone intorno. La felicità ed il benessere nasce da dentro di noi nel momento in cui la consapevolezza della propria grandezza emerge, in quel momento si scopre di essere collegati al tutto e si capisce che tutto è a nostra disposizione e che, anche le esperienze ritenute negative, sono in realtà i nostri più grandi maestri che ci offrono l’opportunità di crescere e diventare più forti e più centrati. Al di là dei condizionamenti e delle principali cause esterne lo stress più difficile da eliminare dalla nostra vita quotidiana è proprio quella che creiamo con la nostre disarmonie; infatti, attraverso atteggiamenti mentali conformisti profondamente radicati, ci allontaniamo sempre più dal ritmo naturale della nostra vita. Si cerca la felicità nei posti sbagliati perché senza rendersene conto, siamo alla ricerca della felicità di qualcun altro. Non bisogna sognare un futuro migliore, ma vivere con piena consapevolezza nel presente nel quale dobbiamo vivere. “ L’idea di agire contro il mondo”, scrive la giornalista Lynne McTaggart289 , “ha la sua origine nella nostra comprensione fondamentale di questo nostro sé, la cosa che chiamiamo io, come entità separata, creazione unica del codice genetico che vive separata da ogni altra cosa al mondo esterno ….. Questo paradigma d’individualismo competitivo ci offre una visione della vita come eroica lotta per il dominio sugli elementi ostili e una condivisione di risorse estremamente limitate”. Se non siamo in sintonia con noi stressi e con il Tutto, corriamo il rischio di essere in balia di noi stessi e della sorte in cui illusoriamente si alternano vittorie e sconfitte, caso e fortuna, sfortuna e destino. In qualsiasi situazione possiamo scegliere la nostra linea e la nostra armonizzazione. Gli errori che abbiamo fatto sono la nostra forza e la nostra scorta. Bisogna saper accettare ed essere responsabili non solo delle proprie scelte, ma anche del loro potenziale nelle infinite possibilità della realtà. Per noi risulta più facile rimproverare gli altri, che prenderci la piena responsabilità di noi stessi e della nostra crescita. Tutto è connesso e interconnesso. Tutta la nostra esistenza è una continua, mutevole e snervante corsa alla ricerca e alla comprensione della Felicità e dell’Amore. Per comprendere e capire l’intima essenza della realtà in cui ci evolviamo e viviamo, per apprezzare il nostro miracolo di creazione-partecipazione nell’Infinito ordine dell’Universo, per esplorare la nostra vera natura di Amore e Perfezione dobbiamo abbandonare il concetto di “separazionedualistica", in cui tutte le manifestazioni e gli eventi sono governati dal caso, e accettare il concetto di “unione”, una vera e profonda armonia degli opposti, in cui tutto è intrecciato. 289 Lynne McTaggart , “The Bond – Il legame quantico”, Macro edizioni 2011. Scrive Jayan Walter290 “ Stiamo diventando consapevoli che il mondo non è costituito solo di materia, ma è principalmente manifestazione di energia, che la vita non consiste solo nell’accumulare denari ma è essenzialmente atto d’amore che lo scopo della nostra esistenza non è quello di avere o possedere sempre di più, ma di essere e realizzare l’Infinito. [….] Proprio come il falco, con la sua vista acuta, riesce a vedere la preda, anche se dista diversi chilometri, e si tuffa per catturarla, così anche noi dobbiamo avere tutti i sensi vigili, pronti ad afferrare la coscienza interiore. [….]La maggior parte della conoscenza che abbiamo del mondo esterno proviene dagli altri, è indiretta: ci viene dalla lettura dei libri, dalla televisione, dalle esperienze altrui….e, quando facciamo la nostra esperienza della realtà, essa dipende completamente dalla struttura del sistema nervoso, dai sensi e dal nostro background culturale”. Bisogna rendersi conto che la realtà in cui viviamo viene costantemente co-creata mediante una partecipazione diretta di noi stessi. Per dirla in breve con le parole del neurochirurgo Arnaldo Benini291 “Il mondo in cui viviamo è creato dal cervello, il quale comunica all’autocoscienza l’elaborazione dei messaggi della percezione, coinvolgendo i centri della memoria, del linguaggio, della riflessione, della fantasia, dell’affettività. Le percezioni del mondo esterno sono quanto di meno oggettivo si possa immaginare”. Quindi la realtà non è data solo dalla nostra auto-coscienza e dal nostro passato, nel quale la memoria stimolerebbe simulazioni sul futuro, ma soprattutto dal presente (unico “evento” in cui la consapevolezza crea). Il senso del tempo (passato, presente e futuro) e la relativa sequenzialità non solo vengono trasmesse geneticamente, ma nasce quando il cervello, ordinando gli eventi, diventa capace di auto-conoscenza. 290 Jayan Waletr – pseudonimo-, “ L’uomo è Dio – Lo Yoga della Conoscenza e la Natura dell’Universo”, Cuzzolin Editore 2002 291 Arnaldo Benini, “Che cosa sono io – Il cervello alla ricerca di sé stesso”, Garzanti Milano 2009. Esistono infinite realtà e tante possibilità all’interno di ciascuna variante. La mutevolezza è data dalla nostra consapevolezza, dalle nostre emozioni, dai pensieri e dai modelli mentali con i quali abbiamo edificato il nostro ego. Sebbene la collettivizzazione e la socializzazione possa essere considerata una soglia importantissima dell’evoluzione umana e cosmica in cui il pensiero perfeziona e modella, non dobbiamo dimenticare la nostra individualità e il nostro potere di creatori di eventi non necessariamente stereotipati. 9.2)Siamo la creazione spirituale di un Universo Intelligente. “ Il mondo , come uno specchio riflette, il vostro modo di rapportarvi a esso. Quando non siete soddisfatti del mondo il mondo si gira dall’altra parte. Quando lottate contro il mondo, il mondo lotta contro di voi. Quando cessate la battaglia, il mondo vi viene incontro” (Vadim Zeland, 2010). Una sinergia tra materia e spirito, tra individuo e cosmo durante la quale si concepisce un’evoluzione bio-psico-spirituale di portata globale che travalica l’individualismo e il meccanicismo. L’infinitesimale e l’immenso si intrecciamo e si armonizzano in un reciproco duetto, nel quale non è prevalenza del più forte e del più debole, del più coraggioso e del più intelligente, ma un Amore Eterno Creativo e Consapevole. Per dirla come Teilhard de Chardin noi siamo delle particelle cosmiche creative e non isolate; siamo moltitudine organizzabile dotata di uno stupefacente potere di interfecondazione fisica e psichica. Noi tendiamo non solo corifletterci, ma a convergere su di noi stessi attraverso una partecipazione condivisa del pensiero universale; come una goccia d’acqua (uno) che riflette l’immensità del’oceano (molteplice).Kahlil Gribran, poeta, pittore e filosofo libanese, scrisse "[...] L'intera creazione esiste in te, e tutto quello che è in te esiste anche nella creazione. Non esistono confini fra te e un oggetto che è accanto a te, proprio come non esiste distanza fra te e oggetti molto lontani. tutte le cose, le più piccole come le più grandi, sono presenti in te e uguali a te. Un unico atomo contiene tutti gli elementi della terra. Un solo movimento dello spirito comprende tutte le leggi della vita. In un'unica goccia d'acqua si cela il segreto dell'oceano infinito. Un'unica tua manifestazione rivela tutte le manifestazioni della vita[...]”. La nostra luce, il nostro pensiero e le nostre intenzioni possono condensare l’evento desiderato solo se in linea e con la giusta frequenza. Quanto più non desideriamo un evento, tanto questo si presenta e si fortifica. Quanto più desideriamo perdere peso, tanto più sarà difficile. Se i nostri pensieri sono “grassi” o non in linea con la nostra vera intenzione di rispettare il nostro corpo non possiamo che ottenere un corpo grasso e non in forma. I problemi devono essere “possibilità”, non sciagure. La maggior parte delle persone non hanno una visione chiara di quello che vogliono, ma sanno perfettamente quello che “non vogliono”. Le nostre menti e di conseguenza il loro sviluppo e il loro potenziale si sono sviluppate nel tempo e nello spazio, la cui evoluzione è legata alla natura dell’ambiente stesso in maniera profonda ed evidente. Infatti, l’ambiente, essendo una realtà in cui esprimiamo il nostro potenziale e scegliamo la nostra possibilità di sviluppo, si estende oltre la stessa fisicità degli eventi stessi, imprimendo e veicolando la sua natura delle nostre opinioni sia su noi stessi che sull’Universo in cui ci evolviamo. Una visione soggettiva e oggettiva scaturita dalla stessa fonte. La nostra capacità di evoluzione, di perfezionamento , la complessità del nostro cervello e la potenza del pensiero testimoniamo il lungo e complesso percorso del nostro continuo adattamento alle scelte intraprese. “ Grazie al prodigioso potere che ha il pensiero di collegare e combinare nello stesso sforzo consapevole tutte le particole umane, siamo entrati in una fase del tutto nuova dell’Evoluzione. La risonanza di milioni di vibrazioni umane! Il prodotto collettivo e additivo di un Milione di anni di Pensiero”292. Le nostre stesse azioni non sono predeterminate dal principio di selezione “naturale” e nemmeno rigidamente vincolate alla programmazione genetica, sebbene il nostro corredo genetico abbia allargato le nostre dimensioni, ma dalle nostre stesse capacità di scelta rispondenti ai diversi cambiamenti. Abbiamo una dotazione che ci consente non solo di evolverci sia fisicamente che spiritualmente, ma di rendere efficienti l’utilizzo delle risorse disponibili. “Il continuo processo di selezione naturale ha, almeno in parte, affinato le nostre menti e le ha portate all’attuale stato evolutivo. […]Siamo ormai capaci di pensare all’atto stesso di pensare. Invece di apprendere semplicemente dall’esperienza, come è sempre avvenuto nel processo evolutivo, abbiamo la capacità mentale di simulare o immaginare i possibili risultati delle nostre azioni” scrive l’astronoma e matematico inglese John D. Barrow293. Le dimensioni stesse dell’Universo, sebbene la materia visibile abbia una densità non superiore a un atomo per metro cubo di spazio, oltre a consentire la vita, ci dona un’intelligenza e una creatività “storica”, con la quale possiamo costruire la nostra quotidiana realtà tra le infinite varianti. Ogni struttura che vediamo nell’Universo è il risultato di un equilibri fra forze opposte della Natura. A questo proposito sembrano appropriate le parole dello scrittore polacco Joseph Conrad, il quale scrisse “La mente dell’uomo è capace di qualsiasi cosa – poiché dentro di essa vi è ogni cosa, non solo tutto il passato ma anche tutto il futuro”. Abbandonando il concetto di “tabula rasa” di John Locke, la nostra mente, quando facciamo il nostro ingresso nel mondo, possiede non solo abilità innate, dovute al perfezionamento delle esperienze condivise nel passato (memoria comulativa nel campo morfico) ma anche una sapienza “cosmica” pronta a farci dono dell’abbondanza. La realtà vissuta viene resa consapevole e potenziale solo attraverso la nostra 292 Pierre Teilhard de Chardin, “Il fenomeno Umano”, Queriniana Brescia 2006. 293John D. Barrow “Perché il mondo è matematico”, Laterza Bari 2011. attenzione e la nostra intenzione, con le quali è possibile dirigere le risorse del nostro cervello e della nostra coscienza in un dato istante sugli stimoli in ingresso. Semplificando, “si può prestare attenzione solo ad un numero limitato di cose in ogni momento e praticamente solo quello cui si presta attenzione diverrà parte della nostra esperienza consapevole, sia essa visiva, acustica o di altra natura sensoriale”294. Se non impariamo ad essere responsabili e consapevoli e se non comprendiamo i legami causa-effetto dei noi stessi pensieri il mondo e la vista verranno visti e sperimentati come eventi ostili, dove bisogna lottare egoisticamente per ottenere qualcosa. Quello che deve necessariamente cambiare è l’approccio, il grado di importanza che diamo alle cose. Non bisogna lottare, ma credere nelle possibilità scelte con l’anima, manifestare la nostra attenzione in piena consapevolezza. Non è il desiderio di per sé, ma l’orientamento sull’oggetto o evento desiderato che conduce alla realizzazione. L’affermazione ad agire ora e qui e ad avere, porta alla realizzazione dell’intenzione e non del desiderio, il quale non produce nessuna azione. Edison, inventore della lampadina, fece diecimila tentativi prima che la lampadina funzionasse, ma era talmente convinto di ciò che voleva raggiungere da considerare i suoi esperimenti non come fallimenti bensì come diecimila passi verso la sua invenzione. Ecco cosa significa percepire un mancato risultato come un insegnamento. Walt Disney aveva un obiettivo così definito e una visione talmente chiara dell’enorme parco giochi che voleva creare, dove bambini e adulti si potessero divertire, da recarsi presso trecento Banche per chiedere un finanziamento, ottenendo sempre rifiuti. La trecentunesima Banca a cui si rivolse finalmente accettò. Ecco cosa vuol dire intenzione, perseveranza nonostante un fallimento. Quanto più trasformiamo il nostro modo di pensare per aumentare le vibrazioni di energia e ridurre l’ego, tanto più le nostre relazioni con il mondo sono ricche d’amore e rispetto. Sono i pensieri a creare l’azione 294 Roberto dell’Acqua – Massimo Turatto, “Attenzione e percezione – I processi cognitivi tra psicologia e neuroscienze”, Carocci Editore Roma 2006. e non viceversa. Dobbiamo solo imparare la nostra natura di esseri di luce vibrazionale per avere il controllo consapevole delle nostre scelte. L’intenzione, l’entusiasmo, la soddisfazione dei nostri desideri, la realizzazione dei nostri sogni, l’immagine di uno scenario di vita producono vibrazioni potenzialmente creative. Quando non siamo in linea con la nostra vera intenzione produciamo solo pensieri non desiderati e che pregiudicano il nostro possibile scenario. Siamo gli architetti della nostra vita non in funzione dell’azione, ma del pensiero che produciamo. Un bravo ingegnere non è per l’azione concreta nel realizzare un ponte da un punto di vista materiale, ma nella progettazione dello stesso e nel pensiero-intenzione di realizzarlo. I nostri pensieri-intenzioni-vibrazioni sono focalizzati su quello che non vogliamo, piuttosto su quello che vogliamo o desideriamo. Questo porta ad avere uno scenario diverso dai nostri desideri. “ Le cose che si palesano nella vostra esperienza arrivano in risposta alla vostra vibrazione, che si crea in rapporto ai pensieri che producete; voi siete in grado di dire da come vi sentite che genere di pensieri state producendo. Trovate pensieri piacevoli, e le manifestazioni piacevoli seguiranno necessariamente. Ogni presenza piacevole ha una controparte spiacevole, poiché in ogni particella dell’Universo c’è quel che si desidera e la sua mancanza. Quando dirigete lo sguardo sugli aspetti indesiderati di qualcosa nel tentativo di allontanarli da voi, essi vi vengono più vicino perché ricevete quello a cui prestate attenzione, che lo vogliate o meno.” hanno scritto Esther e Jerry Hicks, nel libro “ Il denaro e la legge di Attrazione”295. Chi vuole veramente conoscere se stesso deve auto-osservarsi e cercare di scoprire i diversi io racchiusi nella personalità. La persona che ancora non comprende la dottrina dei molti io lo deve unicamente alla mancanza di pratica in fatto di auto-osservazione. Molte persone, infatti, si bloccano nel raggiungimento dei propri obiettivi perché pensano ai fallimenti del passato, ai traumi subiti, a un’infanzia infelice. Tutto ciò non permette di porsi in uno stato d’animo adatto a 295 Esther e Jerry Hicks, “ Il denaro e la legge di Attrazione”, Tea edizioni Milano 2010. raggiungere gli obiettivi, né a formularli bene, visualizzarli, tanto meno a sentirli emotivamente. Se abbiamo uno stato d’animo tendenzialmente negativo e depresso non possiamo prendere decisioni ottimali e soddisfacenti, perché è solo in uno stato di tranquillità, di serenità, di consapevolezza e di connessione al Tutto che abbiamo il tempo di pensare, decidere, pianificare. Infatti, quando si pianificano gli obiettivi, è importante vedere cosa è successo in passato, dove ti trovi adesso e dove vuoi arrivare tra qualche anno. È questo settore che ci porterà a grandi risultati. Più staremo in questa visione, più cresceremo e gestiremo meglio il nostro tempo. La paura è la risposta a tutto ciò che non si conosce. Quest’emozione primordiale per il non-conosciuto ci assale semplicemente “perché i cambiamenti ci spaventano. Ma una varcata consciamente la porta dell’ignoto, quella stessa paura si trasforma in euforia. Una volta compreso ciò che sta accadendo e, ancora più importante, perché sta accadendo, ci viene data una scelta. La mente pensante percepisce la realtà attraverso la sua abilità di comparare ed analizzare informazioni. Si riveste di una serie di convinzioni sub consce ed emozioni che tutti noi ereditiamo dalla rete collettiva del condizionamento umano. Essa si basa sulla memoria e crea una sequenza di eventi nel tempo lineare, chiamando “ego”, questo senso di sé. La vita è fatta per essere vissuta nel momento eterno dell’azione spontanea nata nella nostra identità come coscienze multidimensionali” scrive Kiara Windrider296, dottore in psicologia e Master in Terapia Famigliare. La formulazione degli obiettivi è veramente fondamentale se si vuole essere sicuri di raggiungerli senza troppe difficoltà. Riconosciamo il potere della Legge che attrae i corpi a terra, che trattiene al loro posto i pianeti in orbita, ma chiudiamo gli occhi davanti alla potente Legge che attira verso di noi le cose che desideriamo o che temiamo, che determina il successo o il fallimento della nostra vita. William James fa affermato che 296 Kiara Windrider, “Viaggio nell’Eternità” OM Edizioni, Bologna 2011. “ La cosa grandiosa in ogni educazione è rendere il nostro sistema nervoso un nostro alleato, piuttosto che un nemico. Dobbiamo rendere questo processo automatico e abituale, il prima possibile, con tutte le azioni utili che possiamo, e dobbiamo guardarci attentamente dallo sviluppare abitudini che possono essere svantaggiose. Nella formazione di una nuova abitudine o nel liberarsi di una vecchia dobbiamo aver cura di lanciarci in questa iniziativa nel modo più deciso possibile. Non consentite a un’eccezione di verificarsi fino a quando la nuova abitudine non ha messo radici forti nella vostra vita. Cogliete ogni occasione di agire in favore di ogni vostra risoluzione e di ogni sollecitazione emotiva che possiate provare, in direzione dell’abitudine che aspirate ad adottare”. Se notiamo che la nostra mente si focalizza spontaneamente su qualcosa che non vogliamo, interveniamo subito, spostando l’attenzione su quello che vogliamo e così facendo modificheremo la vibrazione negativa che ci porterebbe proprio ciò che vogliamo evitare. “ Se dovete risolvere un problema che richiede riflessione, non fatevi prendere subito da ragionamenti logici. Il vostro subconscio è direttamente collegato col campo d’informazione che contiene la risoluzione di tutti i problemi. Perciò all’inizio rilassatevi, liberatevi da ogni paura e ansia rispetto la soluzione. Tanto sapete che la soluzione c’è già. Lasciatevi andare, arrestate il flusso dei pensieri, contemplate il vuoto. E’ possibile che la soluzione arrivi subito e sia magari molto semplice. Se non arriva, non amareggiatevi e mettete in azione l’apparato mentale. Riuscirà meglio la prossima volta. Una simile pratica allena bene la capacità di accesso alle conoscenze intuitive. Bisogna solo cercare di rendere questa pratica un’abitudine” (Vadim Zeland 2010). Se la nostra intenzione è sincera e in linea con i nostri desideri allora riceviamo quello per cui abbiamo pensato; se, invece, la nostra intenzione è incerta avremo la confusione e la distrazione. Yoga Vasistha, scrisse: “[…] Mi inchino a quella realtà nella quale tutti gli elementi e tutti gli esseri animati ed inanimati brillano come se avessero un'esistenza separata e nella quale esistono nel tempo e si fondono Mi inchino a quella coscienza che è la sorgente dell'apparente triplice distinzione tra il conoscitore, la conoscenza e il conosciuto, colui che vede, l'atto di vedere e ciò che viene visto, colui che agisce, l'agire e l'azione. Mi inchino a quella beatitudine assoluta (l'oceano di beatitudine) che è la vita di tutti gli esseri la cui felicità e sviluppo sono spruzzi di spuma dell'oceano di beatitudine. L'ignoranza genera sentimenti come: devo raggiungere questo, devo rifiutare quest'altro. E' meglio passare il proprio tempo reclusi nell'inferno piuttosto che subire queste illusioni. Sono soltanto la motivazione e l'intenzione i semi che producono queste illusioni. Devo riposare ed estinguere questi desideri. Non attaccarmi a nulla. Risvegliato sconfiggo questo ladro (la mente) che mi ha derubato della saggezza. Istruito dai saggi ora cerco la conoscenza del Sé[…]”. Gli autori di fama internazionale Esther e Jerry Hicks297 affermano che se c’è qualcosa che non abbiamo e che desideriamo, bisogna concentrarsi su di essa e , per la Legge dell’Attrazione, giungerà a noi, perché se pensiamo a un oggetto o a una esperienza stiamo emettendo una vibrazione. L’importante è non concentrasi sulla mancanza. Se non sappiamo cosa vogliamo non possiamo sapere cosa vogliamo e cosa realmente desideriamo. “Siete nati con traduttori di vibrazioni sensibili, evoluti e sofisticati che vi aiutano a capire e definire l’esistenza. E oltre ai cinque sensi fisici per interpretare ciò che accade nella vostra vita, siete nati con altri sensori – le emozioni – che sono ulteriori interpreti vibrazionali, in grado di aiutarvi a comprendere, al momento opportuno, le esperienze che state vivendo. […] Il segreto per salire nella scala vibrazionale delle emozioni consiste nell’essere consapevoli delle emozioni e nell’essere sensibili a esse, perché se non siete consci di ciò che provate non potete capire se state scendendo o salendo. Molti passano la maggior parte della vita a cercare di controllare gli eventi perché, così facendo, pensano di stare meglio”. L’Universo intero esiste solo in questo momento. Se stiamo pensando a qualcosa di diverso rispetto all’istante che stiamo vivendo, stiamo“futurizzando” la nostra consapevolezza e la nostra possibilità di crescita. Lasciamo da parte il passato, inteso come storia o pagina 297 Esther e Jerry Hicks “La legge di Attrazione- Chiedi e ti sarà dato”, TEA editore Milano 2009. della nostra evoluzione umana personale e abbandoniamo il futuro come vana speranza, pensiamo al momento attuale come unico momento per creare il nostro trampolino di lancio e sviluppare noi stessi, pensando di più a come vorremmo che fosse realmente la nostra vita. “La consapevolezza deve innalzarsi e trasformarsi da locale ed egocentrica a globale e di dimensione planetaria. La nuova coscienza richiede una visione olistica di noi stessi, delle nostre società, della natura e del cosmo. Il grande compito, la sfida del nostro tempo è cambiare se stessi” scrive Ervin Laszlo. Tutto quello che ci accede avviene grazie ai nostri pensieri e alla nostra intenzione. Non dobbiamo pensare ai problemi e alle circostanze della vita come sciagure, fatalità, destino avverso, ma come possibilità di forza e di equilibrio e ad una loro soluzione. Tiberio Faraci298, Tutor alla Scuola Superiore Europea di Ribirthing, membro del Comitato Italiano Siccol esperto in attività filantropiche, ha scritto con semplicità e chiarezza che “Ci sono enormi energie che possediamo e che non vogliamo neppure vedere. Molti adorano non attingere neanche alle potenzialità che hanno e preferiscono cavarsela con mezzi di fortuna. Molti mentono a se stessi, sentendosi così pieni di possibilità toriche e nello stesso tempo così inutili, perché imputano agli altri gli scarsi risultati ottenuti. Costoro si trovano con in mano un biglietto pagato da qualcuno (secondo loro) per farli sentire inevitabilmente impotenti”. Elaborando interiormente la nostra vera intenzione a trasformare la nostra realtà positivamente possiamo ottenere molte possibilità di benessere. E’ sempre possibile cambiare la propria realtà e apportare le giuste modifiche. Basta spostare l’attenzione e l’intenzione su quello che veramente desideriamo e non sulla mancanza o sul dubbio di meritare l’abbondanza. L’esperienza degli altri, i sentieri che sono stati percorsi dai nostri amici o conoscenti, le regole i vita dettare anche dai nostri genitori o parenti non deve intaccare il vostro percorso. Ogni 298 Tiberio Faraci “Credi in te e realizza i tuoi desideri”, Essere Felici Edizioni, Cesena 2012. anima necessita una particolare esperienza per evolversi e per farci crescere in sintonia con l’universo. “L’esperienza che vivete risponde con precisione ai vostri pattern vibrazionali di pensiero. Niente potrebbe essere più giusto dell’esperienza che vivete perché mentre pensate, vibrate e mentre vibrate, attraete: perciò vi ritorna sempre l’essenza di quanto date”. (Esther e Jerry Hicks, 2010) Se riuscissimo ad apprezzare e ad accettare il flusso miracolo della vista qui ed ora e canalizzare la nostra intenzione-attenzione vibrazionale al presente avremmo una visione completamente diversa del nostro potere di co-creatori e realizzatori di sogni e desideri. Siamo così preoccupati a discutere di problemi che tralasciamo le soluzione e le alternative. “Non è stato l’uomo a tessere la rete della vita. Egli è solamente un filo che lo compone. Qualsiasi cosa faccia alla rete, la fa a se stesso” disse Capo Seattle della tribù Suquamish (Suquamish e Duwamish 1786-1866) La dimensione temporale entro cui siamo abituati a collocare gli eventi è fuorviante perché rende reale ciò che di fatto non lo è. Il passato ci appare reale ed in effetti ciò che stato lo è stato veramente ma continuiamo a pensarci come ad un qualcosa su cui possiamo ancora agire, come ad un qualcosa che possiamo ancora modificare, ed invece non è così. Anche il futuro ci appare reale, concreto, a portata di mano, ma di fatto è solo immaginazione. Solo il presente è reale ed esiste sempre, è eternità. La capacità di vivere il presente è la capacità di non avere attaccamenti mentali e/o emotivi al passato o al futuro e, di conseguenza, essere capace di vivere in pieno ogni situazione della propria Vita. Da un punto di vista fisico, la capacità di vivere il presente è la capacità di parlare ed agire al momento e nel modo appropriato. Bibliografia Abbagnano N. “La saggezza della vita”. Milano: Rusconi 1985 Aczel Amir“Entanglement. Il più grande mistero della fisica”, Raffaello Cortina - 2004 . Adams B., & Bromley B., “Psychology for health care: key terms and concepts”. Basingstoke: MacMillan. 1998 Adler J. "The Incidence of Fear: A Survey of Officers and Prisoners", in Prison Service Journal, 96 , 1994. Agazzi, E. “Le frontiere della conoscenza scientifica e l'ipotesi del trascendente”, in “Valori, Scienza e Trascendenza” , Fondazione Agnelli, 1990, Aïvanhov Omraam Michaël, “Le Leggi della Morale cosmica”, Prosveta, 2000. Albery I., & Munafo M. “Key concepts in health psychology”. London: Sage 2008 Albisetti V., “Il training autogeno” Edizioni San Paolo, 1997. Allen James “Padroni del destino”, Anteprima Edizioni 2010. Amadori Barbara, “Medianità quantica- La nostra storia scritta nell’infinito”, Anima Edizioni 2011. Annalee Skarin, “Voi siete Dei”, Devors & Co., Inghilterra 1998. Anselm Grün, “Il libro dell'arte della vita”, Queriniana Edizioni, 2004. Arecchi F. Tito (a cura di) “Determinismo e complessità”, Roma, Armando, 2000. Argyle Michael, “Psicologia della felicità”, Cortina Ed. Milano 1987. Arieti S. Manuale di psichiatria, Boringhieri, Torino 1990. Arieti S., “Il Sé intrapsichico”, trad.it. Boringhieri, Torino, 1969, rist. 1979 Arnold, M.B., “Emotion and Personality”, Columbia University Press, New York, 1960 Aronson, E.,”Elementi di psicologia sociale”, Franco Angeli, Milano 1977. Arroyo Camejo Silvia, “Il bizzarro mondo dei quanti” Springer Edizioni 2006 Assagioli Roberto, “Principi e metodi della psicosintesi terapeutica”, Astrolabio Roma 1973. Assagioli Roberto, “Psicosintesi”, Edizioni Mediterranee, 1990 Assagioli, R. “Principi e metodi della pscicosintesi terapeutica” Astrolabio Ubaldini, 1973. Assaraf John, “Crea la tua vita” Bis Edizioni 2012. Aurobindo, Sri , “The Life Divine”. Pondicherry, India:Centenary Library 1939. Ayers M. R., “The refutation of determinism. An essay in philosophical logic”, London, Methuen & Co., 1968. Azzone Giovanni Felice “La libertà umana – Il ruolo della Mente nella creazione del mondo”, Bollati Boringhieri, Torino 2005. Baroga ,L., “Influence on the sporting result of the concentration of attention process and time taken in the case of weight lifters”, in Proceedings of the 3rd World Congress of the International Society of Sort Psychology, Vol, 3, Istituto Nacional de Educacion fisica Y Deportes, Madrid 1973. Barone F., “Determinismo e indeterminismo nella metodologia scientifica contemporanea”, Torino, Edizioni di Filosofia, 1959. Barrow J, “Il mondo dentro il mondo”, Adelphi, 1992 Barrow J.and F.Tipler, “The Anthropic Cosmological Principle”, Oxford University Press, 1986 Barrow J.e J.Silk, “La mano sinistra della creazione”, Mondadori, 1985 Barrow John D. “I numeri dell’Universo – Le costanti di natura e la Teoria del Tutto” Oscar Mondadori, Milano 2003. Barrow John D. “Le origini dell’Universo – Una breve storia dell’inizio”, BUR, Milano 2006. Barrow John D. “Perché il mondo è matematico”, Laterza Bari 2011. Barrow John David “L’Universo come opera d’arte”, BUR 2006. Barrow, J. D., “ The book of Nothing”, Jonathan Cape, London 2000. Barrow, T.D., “Impossibility. The limits of science and the science of limits”, Oxford Univeristy Press, 1998. Bateson Gregory, “Mente e Natura”, Adelphi Edizione , Milano 1984. Bechtel W., “Filosofia della mente”, , Il Mulino, Bologna 1992 Begley Sharon, “La tua mente può cambiare”MondoLibri Edizione Milano 2007. Benini, Arnaldo “Che cosa sono io – Il cervello alla ricerca di sé stesso”, Garzanti Milano 2009. Benjamin, L. S., “ Every Psychopathology is a Gift of Love”. Psychotherapy Research, 1993 Bennett Charles “Dissipationm Information, computational complexity and the definition of organization”, in “Emerging Syntheses in Science”, a cura di Pines D., Addison-Wesley Boston 1987. Bergson Hanri, “L’evoluzione creatrice”, Laterza Bari 1949 Berlin I., "Historical Inevitability", in Id, Liberty, Oxford University Press, Oxford, 2002 Bernadette Roberts, “ L'esperienza del non sè (il trascendimento dell'Io)”, Ed. Astrolabio-Ubaldini, 1987. Berne E. ,“Intuizione e stati dell’Io”, Astrolabio, Roma 1992 Berofsky B., “Determinism”, Princeton, University Press, 1971. Bertrand Russel,“La conquista della felicità” ; traduzione di Giuliana Pozzo GaleazziMondadori 1985 Besant, Annie C. W. Leadbeater “L'Energia delle Forme Pensiero e il loro effetto sulla nostra vita”, Bis Edizione 2011 Bion, W. R., “Attenzione e interpretazione”. Armando, Roma, 1973. Bion, W. R.. “Cogitations”pensieri”. Armando Editore, Roma, 1996. Blackwith Michael, “Libertà Spirituale”, BIS 2010. Blake Willian, “Poesie”, Newton Compton, Roma 2007. Blavatsky H. P., “La Dottrina segretaSintesi di Scienza, Religione e Filosofia”, Antropogenesi Vol V, Società Teosofica Italiana , Trieste 1985 Bloor David “La dimensione sociale della conoscenza”, Raffaello Cortina Editore, Milano 1994 Bobzien S., “Determinism and freedom in Stoic philosophy”, Oxford, Clarendon Press, 1998. Bohm D. e R. Sheldrake, “Morphogenetic fields and the implicate order”, in Sheldrake R., A b Bohm D., “Some remarks on the notion of order” in C.H. Waddington (a cura di) Towards a Bohm David, “Universo, mente e materia”, RED edizioni 1996; Bohm David, “Causalità e caso. La fisica Moderna”, CUEN 1997. Bohr Niels, “I quanti e la vita – Unità della natura, unità della conoscenza”, Bollati Boringhieri 2012. Boiron C., “Le ragioni della felicità”, Franco Angeli 2001 Bomford, R., “The Symmetry of God”. Free Assoc. Books 1999 Bomford, R., “The attribute of God and the characteristics of the unconscious”. Int. Rev. Psychoanal., 1990 Boncinelli Edoardo e Chiara Tonelli “Dal moscerino all’uomo – Una stretta parentela”, Sperling & Kupfer Editori, 2007. Boncinelli Edoardo, “Come nascono le idee”, Edizioni Laterza Bari 2008. Boncinelli Edoardo, “Il cervello, la mente e l’anima – Le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana”, Oscar Mondadori 1999. Boncinelli Edoardo, “L’Universo e il senso delle vita”, San Paolo Edizioni Milano 2008. Boncinelli Edoardo, “Le forme della Vita – L’evoluzione e l’origine dell’uomo”, Einaudi Torino 2006. Boncinelli Edoardo, “Mi ritorni in mente – Il corpo, le emozioni, la coscienza”, TEA- Longanesi Milano 2010. Born Max. “Il potere della Fisica”, Boringhieri Torino 1962. Braden Gregg, “ La guarigione spontanea delle credenze”, Macro Edizioni Cesena 2008. Braden Gregg, “ La verità nascosta – Sulle origini dell’umanità e il suo destino futuro”, Macro Edizioni Cesena 2012. Branden Gregg “La matrix divina- Un ponte tra tempo, spazio, miracoli e credenze”, Macroedizioni 2007. Bridgman, P.W., “La critica operazionale della scienza”, Boringhieri Torino 1969. Brooks Michael, “13 cose che non hanno senso- Dove si spiegano i grandi enigmi della scienza”, Longanesi Milano 2010. Bruno Giacomo e Viviana Grunert, “La nuova legge di attrazione”My Life edizioni, 2008. Buber, M. “Io e Tu” in: “Il principio dialogico e altri saggi”. Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 1993. Buchanan Mark, “L’atomo sociale – Il comportamento umano e le leggi della fisica”, Mondadori Milano 2008. Byrne Rhonda, “The Magic”, Mondadori Milano 2012. Cahn Steven M., “Fate, logic and time”, New Haven”London, Yale University Press, 1967. Calabi C. “Le varietà del sentimento”, in Sistemi intelligenti, anno VIII, n.2, Bologna, Il Mulino Canopi, A.M.” Il silenzio. L'esperienza mistica della presenza di Dio” Piemme, 2002. Cantalupi Tiziano e Santarcangelo Donato, “ Psiche e Realtà – Psicologia e Fisica Quantistica”, Tirrenia Stampatori Editrice Torino 2004. Capra F., “La Rete della Vita”, Rizzoli 1989 Capra Fritjof, “Il Punto di Svolta”, Feltrinelli 2008. Capra, F. , “Il Tao della fisica”, Adeilphi 1989 Caprara, G.V. “Emozioni e motivazioni”, in V.D'Urso-R.Trentin (a cura di), Psicologia delle emozioni, Il Mulino, Bologna (rist.1990) Casati G. (a cura di), “Il caos. Le leggi del disordine”, trad. it. di G. O. Longo, S. Panettoni, Milano, Le Scienze, 1990. Cassirer E., “Determinismo e indeterminismo nella fisica moderna”, Presentazione di G. Preti, Firenze, La Nuova Italia, 1970. Cavallini Graziano “Alle radici del Pensiero – Come si forma la mente”, Aracne Editrice, Roma 2005. Cavallini Graziano, “Come capiamo – Paleontologia del Pensiero”, Aracne Editrice, Roma 2006. Cavallini Graziano, “Dentro e Fuori la Mente – Linguaggi, Conoscenza e Realtà”, Aracne Editrice Roma 2005. Cavallini Graziano, “La costruzione probabilistica della Realtà – Dalla Fisica Quantistica alla psicologia della Conoscenza”, CUEN Napoli 2001. Cavallo F. “Progettazione e salute”. Torino: CELID 1983 Ceccato S. “Ingegneria della felicità”. Milano: Rizzoli 1985 Cerchio 77 “La Fonte Preziosa – Rivelazioni sull’Assoluto”, a cura di Luciana Campani Setti, Edizioni Mediterranee Chalmers D., “La mente cosciente” McGraw-Hill, Milano 1996 Changeux J.P. - Ricoeur P., “La natura e la regola”, Raffaello Cortina, Milano 1998. Changeux Jean Pierre - Alain Connes, “Pensiero e Materia”, Bollati Boringhieri, Torino 1991. CharonJean ,"Lo Spirito, questo sconosciuto" Mediterranee 1987, " Jean Charon, "Ho vissuto quindici miliardi di anni" Mediterranee 1984, Jean Charon , "Il Tutto" Mediterranee, 1989. CharonJean,"L’Essere e il Verbo" Denoel, 1965. Charon Jean-Emile, “Il Tutto – Lo spirito e la Materia”, Edizioni Mediterranee, 1989. Cheli E., “ L'età del risveglio interiore. Autoconoscenza, spiritualità e sviluppo del potenziale umano nella cultura della nuova era”. FrancoAngeli, Milano, 2001 Chew, G.F., “ Bootstrap. A scientific Idea?”, in “Science”, CLXI 1968. Chomsky Avran Noam, “Riflessioni sul linguaggio”, Torino 1981, in Putnam Hilary, “Rappresentazione e Realtà – Il computer è un modello adeguato della mente umana?”, Garzanti 1993. Chopra Deepak “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato oscuro”, Sperling & Kupfer 2010. Chopra Deepak, “Benessere totale”, Sperling & Kupfer, 1993 Chopra Deepak, “Conoscere Dio è conoscere te stesso”, Macro Video 2009. Chopra Deepak, “La dimensione interiore”, TEA 2007. Chopra Deepak, “Le coincidenze”, Sperling & Kuper, 2006 Chopra Deepak, Guarirsi da dentro”, Sperling & Kupfer, 1992 Chopra Deepak,Leonard Mlodinow, “Le due anime del mondoDialogo tra spiritualità e scienza”, Sperling & Kupfer, 2012. Churchland Paul M., “La natura della Mente e la Struttura della Scienza – Una prospettiva neurocomputazionale”, Il Mulino, Bologna 1992. Ciceronis M. Tulli, “De fato. Sul destino”, con testo a fronte, Milano, Mursia, 1994. . Cini M. (a cura di), “Caso, necessità, libertà”. Seminari a.a. 1997-98, Napoli, Cuen, 1998. Clark A. “Natural-Born Cyborgs. Minds, Technologies, and the Future of HumanIntelligence, in Forme di Vita, n. 2-3, (2003) tr. it. Cyborg nati. Mente, Tecnologa, e il Futurodell’Intelligenza Umana, Derive Approdi, Roma 2004. Cogliani E., “Coscienza ed Evoluzione economica nella Nuova Era”, in Rivista Alba Magica n.3/2000 e in La Nuova Visione del Mondo, Alba Magica Ed., Milano dic.2000 Cogliani Eaco, “Coincidenze significative e sincronicità nell’universo psicofisico” “ numero monografico della Rivista Alba Magica n.5/2003 Cohen G. -Tannoudji, M. Spiro, “ La materia-spazio-tempo. La logica delle particelle elementari”, Jaca Book, Milano 1988. Conforto Giuliana “Il gioco cosmico dell’uomo”, Macro Edizioni 2001. Contarello, A.”Messaggi non verbali nell'interazione sociale” CLEUP, 1992. Coppola, F., “Il segreto dell’universo”, L’età dell’Acquario Edizioni, Torino 2003. Corbucci Massimo “La fisica dell’Intenzione”, Terre Sommerse Roma 2010. Cordeschi R. (a cura di) “Filosofia della mente”, “Le scienze”, quaderno n. 91, settembre 1996 Corradi E., “Determinismo, causalita e fisica quantistica”, Milano, Celuc, 1972 Coveney Peter & Roger Highfield, “La Freccia del Tempo”, Rizzoli, 1990 Cremo Michael, “Le origini segrete della razza umana”, Om Edizioni Bologna 2008. Crick F., “La scienza e l’anima” , Milano, Rizzoli 1994 Crutchfield J.P., J.D.Farmer, N.H. Packard e R. Shaw, “Il Caos”, in Le Scienze, febbraio 1987 Damasio A. “The Feeling of What Happens. Body and Emotion in the Making ofConsciousness”, tr. it. 2000, “Emozione e coscienza”, Adelphi, Milano, 1999; Damasio Antonio, “Emozione e Coscienza”, Adelphi, Milano 2000. Damasio, A.R.,Emozione e coscienza, Adelphi Edizioni, Milano, 2000. Dan Sperber, “Cultura e Modularità”, Le Monnier Università – Prospettive Firenze 2005. Darche C. “L’intuizione, Mediterranee”, Roma. 2007 Daston L.,Perché la teoria della probabilità aveva bisogno del determinismo, Trad. it. di M. Benzi, Bologna, Il Mulino, 1991. David McCready,“La Grande Illusione”, Macro Edizioni 2009. Davies Paul, “L’Universo Intelligente”, Mondadori, marzo 2000 Davies Paul, “La mente di Dio- Il senso della nostra vita nell’universo”, Oscar Mondadori 2011. Davis Paul, “Il cosmo intelligente- Le nuove scoperte sulla natura e l’ordine dell’universo”, Mondadori 1994.. Dawkins Richard, “Il gene egoista”, Oscar Mondadori , 2011. De Caro M., “Il libero arbitrio. Una introduzione”, Roma”Bari, Laterza, 2004. De Caro M.,Il libero arbitrio. Una introduzione, Roma-Bari, Laterza, 2004. “The Scientist Exploration of De Quincey C. & Willis Harman, Consciousness ”“IONS 1998 Del Miglio Carlamaria, “Ecologia del concettualizzazione del sé”, Bollati Boringhieri Torino 1989. Dell’Acqua Roberto – Massimo Turatto, “Attenzione e percezione – I processi cognitivi tra psicologia e neuroscienze”, Carocci Editore Roma 2006. Dennett Clement Daniel “La mente e le menti – Verso una comprensione della coscienza”, BUR Milano 2006. Dennett D.C., “Coscienza” Rizzoli , Milano 1993 Dennett Daniel C. “Coscienza – Che cos’è”, Laterza Editori Bari 2009. Dennett Daniel C., “L'evoluzione della libertà”, Milano, R. Cortina, 2004.. Denton Michael, “Evolution: A Theory in Crisis”, Burnett Books, London, 1985. DePaul M., Ramsey W. “Rethinking intuition. The psychology of intuition and its role in philosophical inquiry”, Rowman & Littlefield, Lanham 1998 DePaul M., Ramsey W. “Rethinking intuition. The psychology of intuition and its role in philosophical inquiry”, Rowman & Littlefield, Lanham Dethlefsen, Thorwald “Il destino come scelta”, Edizioni Mediterranee Roma 2011. Di Benedetto Alessio, “All’origine fu la vibrazione”, Nexus Edizioni 2011. Di Domenico E., in Introduzione a Evangelos Christou, “Il logos dell’anima”, Città Nuova , 1987. Di Francesco M., “Introduzione alla filosofia della mente”, La Nuova Italia Scientifica Roma, 1996 Diolaiuti Fabrizio - Bonuccelli Ubaldo, “Intervista al cervello”, Sperling & Kupfer 2011; Dobbie Ford, “Perché a volte le persone buone si comportano male”, TEA Milano 2010. Doidge Norman, “Il cervello Infinito”, Ponte delle Grazie Edizioni, Milano 2007. Donald M., “L’evoluzione della mente”, Garzanti, Milano 1996. Sé – Dalla percezione alla Dorato M., “Futuro aperto e libertà. Un'introduzione alla filosofia del tempo”, Presentazione di R. Bodei, Roma”Bari, Laterza, 1997. . Dossey L., “Il potere curativo della preghiera” , Red, Como, 1996 Dreaver Jim, “ La cura Suprema”, Armenia 1997. Du Sautoy Marcus, “L’enigma dei numeri primi”, Rizzoli, Milano 2004. Duve Christian de, “Polvere vitale”, Longanesi 1998. Dyer Wayne, “Il potere dell’intenzione”, Corbaccio, Milano 2005. Dyson F., “Origini della Vita”, Bollati Boringhieri, Torino 1987 Dyson Freeman., “Turbare l’Universo”, Boringhieri, Torino 1981 Edelman Gerald M., “Sulla Materia della Mente”, Adelphi 1993. Edelman M. Gerald, Giulio Tononi, “Un universo di coscienza – Come la materia diventa coscienza ”, Biblioteca Einaudi 2000. Edoardo Boncinelli “La Vita della nostra Mente”, Laterza Bari 2011. Eigen Manfred, “L’Origine della Vita”, Theoria Roma, 1988. Einstein, “Lettres à Maurice Solovine” , GauthierVillars,Parigi 1956 p.102 da Opere scelte, a cura di E. Bellone, Bollati Boringhieri, Torino 1988, pp. 740-741 Eldon Taylor, “ What if. E se…? Cambia le tue credenze e realizza il tuo vero sé”, MyLife Edizioni 2012. Elgin Duane, “Promise Ahead”, Voluntary Simplicity and Awakening Earth Elsasser W.M., “Atom and Organism”, Princeton University Press, 1966 Enriques F., “Causalità e determinismo nella filosofia e nella storia della scienza”, Roma, Atlantica, 1944. Epstein, M. “Pensieri senza un pensatore: la psicoterapia e la meditazione buddhista”. Casa Editrice Astrolabio”Ubaldini Editore, Roma, 1996. Eric Berne, “Intuizione e stato dell’io”, Astrolabio 1992. Erich Jantsch, “The Self”Organizing Universe”, Pergamon, Oxford 1980 Esther e Jerry Hicks, “La legge dell’Attrazione e l’incredibile potere delle emozioni”, TEA Milano 2010. Etienne Klein, “L’uomo invisibile e altri misteri scientifici”, Barbera editore, Siena 2006. Eyquem Michel De Montaigne, “Il benessere fisico e spirituale”; a cura di Claudio Lamparelli Mondadori 2006 BrentanoF., “Psicologia dal punto di vista empirico” - Vol. I, trad.it. Luigi Reverdito Editore, Trento, 1989 F.V.Bassin, “Il problema dell'inconscio”, trad.it. Editori Riuniti, Roma, 1972 Facchini Francesco “Psicologia Quantica – La dimensione dell’Essere”, Armando Editore 2005. Fachinelli E. “ La mente estatica” Adelphi Edizioni, Milano 1989 Faraci Tiberio “Credi in te e realizza i tuoi desideri”, Essere Felici Edizioni, Cesena 2012. Fenwick, P. e al., “Metabolic and EEG Changes during Trascendental Meditation:an explanation”, Biological Psychology, 1977. Feole Maria Caterina, “Dalla fisica dei quanti alla realtà”, Edizioni Simple, Macerata 2007.. Ferraris Oliverio A., “Psicologia della paura”, Boringhieri, Torino 1986 Feynman R.P., “ La strana teoria della luce e della materia”, Adelphi, Milano 1989. Fiscaletti D., “La teoria di Bohm può aprire nuovi orizzonti”, Scienza e Conoscenza, n. 7, feb./apr. 2004; Fiscaletti D., “La versione di Bohm della meccanica quantistica”, KOS, n. 224, maggio 2004. Fiscaletti D.,”I fondamenti nella meccanica quantistica. Un’analisi critica dell’interpretazione ortodossa”, della teoria di Bohm e della teoria GRW, CLEUP, Padova, 2003 Fodor Jerry A., “La mente non funziona così”, Editori Laterza 2004. Fodor Jerry A., “Mente e Linguaggio”, Laterza Edizioni Bari 2003. Folador M., ”L'organizzazione perfetta” Guerini e Associati, 2006. Ford Debbie, “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato oscuro”, Sperling & Kupfer 2010. Fordham, M. “La psicologia analitica” Edizioni scientifiche MAGI, 2006. Fred Hoyle, “Evolution from Space”, New York, Simon & Schuster, 1984. Frege, G. “Il pensiero. Una ricerca Logica”, a cura di M. Di Francesco, Guerini Milano 1988. Gaboury Placide, “Le 10 leggi Universali”, Armenia Editore 2010 Galimberti Umberto, “La casa di Psiche”, Feltrinelli 2008. Gallese Vittorio, " Corpo vivo, simulazione incarnata e intersoggettività", in M. Cappuccio (a cura di), Neurofenomenologia. Le scienze della mente e la sfida dell'esperienza cosciente, Mondadori, Milano, 2006. Gandolfi Alberto, “ Formicai, Imperi, Cervelli – Introduzione alla scienza della complessità”, Universale Bollati Boringhieri, Torino 2008. Gary Zukav, “Una sedia per l’anima”, Corbaccio Milano 1996. Gasset José y Ortega“Meditazioni sulla felicità” Sugarco Edizioni 1986 Gazzaniga S. Michael, “Il cervello sociale” – Giunti 1989. Gebser, J., “The Ever”Present Origin”, Athens: Ohio University Press 1985 Gerald Maurice Edelman, “Neurobiology. An introduction to Molecular Embriology”. Basuc Books, New York, 1988; Gerald Maurice Edelman, “Il presente ricordato. Una teoria biologica della coscienza”. Rizzoli, Milano, 1991. Goodman Nelson “Vedere e costruire il mondo”, Laterza Bari 2008 Gleick James, “Caos - La nascita di una nuova scienza” , Bur, 2000. Gleiser Marcelo, “Il neo del creatore”, Rizzoli 2011 Goddard Gabriella, “Accetta la sfida”, TEA 2006. Goldberg Elkhonon, “Il Paradosso della Saggezza”, TEA Saggistica Edizioni 2012. Goldsmith M., Wharton M., “Conoscere me, conoscere te. Scoprire le proprie qualità e migliorarle con il metodo Myers”Briggs Type Indicator, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995 Goleman D., “La Forza della Meditazione”, BUR ,1997 Goleman Daniel, “Intelligenza Emotiva”, Rizzoli, 1996. Gonseth Ferdinand “Il problema della conoscenza nella filosofia aperta”, Milano Angeli 1992. Goswami Amit, “Guida quantica all’illuminazione”, Edizioni Mediterranee 2007 Gould J. Stephen, “La vita meravigliosa”, Feltrinelli Milano 1990 Gould Stephen “La freccia del Tempo, il ciclo del Tempo”, Feltrinelli 1989. Granato Alberto “Complessità neuronale” in “Strutture di Mondo – Il pensiero sistemico come specchio di una realtà complessa”, a cura di Lucia Urbani Ulivi, Il Mulino, Bologna 2010. Grazyna Gosar e Franz Bludorf “L'Intelligenza in Rete nascosta nel DNA” Macro Edizioni 2011 Gregory R. L., "Coscienza", in Enciclopedia Oxford della mente Sansoni, Firenze, 1991 Griffin D.R. “Unsnarling The World”Knot: Consciousness, freedom and the mind”body problem”, Berkeley, CA: University of California Press 1998 Grof S., “Healing and heuristic consciousness: Observation from "Mimeo", 1996 Grof Stanislav, “The Adventure of Self”discovery”, State University of New York Press, Albany, 1998, XVI Grun, A., “Spiritualità dal basso” Editrice Queriniana, 2006.. Guardini R., “La coscienza”, Morcelliana, Brescia 1997 Gurdjeff G. I. in Ouspensky P. D., “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”Astrolabio 1976 Haisch, B., “Brilliant Disguise: Light mattered the zero point field”, Science and Spirit, 1999. Haldane J.B.S “The Inequality of Man”, Pelican Edition – Science Ethics 1990. Hameroff S., “Orchestrated reduction of quantum coherence in brain microtubules”, Neuroquantology, March 2007, Vol. 5 Hamilton David R., “E’ il pensiero che conta”, Macro Edizioni 2009. Hamilton, David R., “E’ il pensiero che conta”, Macro edisioni 2009 Hans Jonas, “Materia, Spirito e creazione – Reperto cosmologico e supposizione comogonica”, Morcellania editrice, Brescia 2012. Hawking Stephen e Mlodinow Leonard, “Il grande disegno” Oscar saggi 2012. Heisenberg Werner “Fisica e Filosofia”, Il Saggiatore Milano 2008. Herbert Nick, "La realtà quantistica", Bantam Doubleday Dell Publishing Group, 1998. Hicks Esther e Jerry “La legge di Attrazione- Chiedi e ti sarà dato”, TEA editore Milano 2009. Hicks Esther e Jerry, “ Il denaro e la legge di Attrazione”, Tea edizioni Milano 2010. Hill Napoleon, “Le chiavi del pensiero positivo- Dieci passi verso benessere e successo”, Gribaudi ed. 1998. Hillman, J. “Il codice dell'anima” Adelphi, 1997. potential of non”ordinary states of modern consciousness research”, in Hofstadter Douglas “ Anelli nell’io – Che cosa cioè al cuore della coscienza?” Oscar Mondadori 2010. Holderness Mike “Think of a number”, “new Scientist”, 16 giugno 2001. Holland, J.H., “Emergence:from Chaos to Order”, Oxford University Press, Oxfod 1998. Ilya Prigogine, “Le leggi del caos”, Laterza 2008. Intilla Fausto, “La funzione d’onda della realtà”, Ed. Lampi di Stampa, 2006. Ioana Morange, “Alchimia Cellulare attraverso il corpo della terra”, Edizioni Centro di Benessere Psicofico, Torino 2002. Jahn Robert e Brenda Dunne “Margins of Reality: The Role of Consciousness in the Physical World”, Houghton Mifflin Harcourt, 1989. James Crutchfield, “Space time dynamics in video feedback”, Psysica, 10D del 1984. Jantsch, E., “The Self-Organizing Universe”, Pergamon Oxford 1980. Jasmuheen, “L’Arte di vivere in risonanza”, Ed. Mediterranee, 2000 Jasmuheen. “Nutrirsi di Luce”, Mediterranee Edizione, 2006 Jayan Waletr – pseudonimo-, “ L’uomo è Dio – Lo Yoga della Conoscenza e la Natura dell’Universo”, Cuzzolin Editore 2002 Jibu, M. e Pribram, K.H., “Rethinking Neural Networks: Quantum Fiels and Biological Data”, Hillsdale, N.Y., 1993. Jung C.G.and W. Pauli, “Sinchronicity: An Acasual Connecting Principle, in The Interpretation of Nature and the Psyche”, trans. RFC Hull, New York, Bollingen Foundation, Pantheion Books, 1955 Hoyle F., “The Intelligent Universe”, Michael Joseph, London 1983 Kahneman Daniel, “Pensieri Lenti e veloci”, Mondadori, Milano 2012. Kaku Michio “Iperspazio”, Macroedizioni, Cesena 2009. Kandel Eric, “Psichiatria, psicanalisi e nuova biologia della mente”, Cortina Milano 2005. Kandel Erich R., “Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della mente”,Codice Edizioni, 2010. Kane Gordon, “Supersimmetria” Bollati Boringhieri Edizioni, Torino 2005. Karl Jaspers, “Ragione ed esistenza”, Fabbri Editore 1996. Karl Mannheim “Le Strutture del Pensiero”, Edizioni Laterza Bari 2000. Kazuo Murakami, “Il codice divino della vita”, Edizioni Mediterranee 2010. Kinslow Frank, “Il segreto della vita quantica”, Macro Edizioni 2012. Klein, S., “ La formula della felicità”, TEA 2005. Koestler A., “L’atto della Creazione”, Astrolabio, Roma 1995 Koestler Arthur, “Le Radici del Caso”, Astrolabio, Roma, 1972 Kohler W., “La psicologia della gestalt”, Feltrinelli, Milano 1961. Krishnamurti Jiddu, “Andare incontro alla vita”, Astrolabio Edizioni, 1993. Krishnamurti Jiddu,“La ricerca della felicità” Rizzoli 1997 Krishnamurti Jiddu, “La rivoluzione interiore- come cambiare radicalmente il mondo”, Oscar Mondadori, 2009. Kuhn T. S., “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, Einaudi, Torino, 1957 Laszlo Ervin, “I Poteri della Mente in Terzo Millennio, la Sfida e la Visione”, Corbaccio Ed.1998 Laszlo Ervin, “Una Nuova Coscienza Planetaria”, in Alba Magica Rivista n.3/2000 intervista di G. Boaretto ed E. Cogliani in La Nuova Visione del Mondo, pag.171”172 KurzweilRaymond “The singularity is near. When human trscend biology”, Viking New York 2005, in “Homo Immortalis” di Giuseppe O. Longo – Bonifati Nunzia, Springer Milano 2012. Lachièze-Rey Marc “Oltre lo spazio e il tempo – La nuova fisica”, Bollati Boringhieri, Torino 2004. Lakhovsky Georges “Il segreto della vita – Le onde cosmiche e la radiazione vitale”, Macro Edizioni 2010. Lakoff. G. e Johnson, M., “Metafora e vita quotidiana”, Editori Europei Associati, Roma 1991. Lalumera Elisabetta, “Cosa sono i concetti”, Editori Laterza, Bari 2009. Lankton Steve, “Magia Pratica Le basi della programmazione neurolinguistica nel linguaggio della psicoterapia clinica”, Astrolabio Edizioni, 1989. Laslo E., rip. in Notiziario della Buona Volontà mondiale,giugno 2006 Laszlo E., “L’Ipotesi del Campo Psi”, Ed Lubrina 1995 LaszloErvin “Olos – Il nuovo mondo della scienza”, Edizioni Riza, Milano 2002. Laszlo Ervin e Jude Currivan, “Cosmos – Da esecutori a Co-creatori”, Macro Edizioni Cesena 2009. Laszlo Ervin, “Risacralizzare il Cosmo- Per una visione integrale della realtà”, Urra Edizioni 2008. Laszlo Ervin, “Risacralizzare il cosmo. Per una visione integrale della realtà”, Urra 2008. Laszlo Ervin, “Terzo Millennio- La sfida e la visione”, Corbaccio, Milano 1998. Làszlo Mèro, “I limiti della razionalità”, Edizioni Dedalo Bari 2005. Laszlo, ”La rete della Vita – verso una visione integrata della realtà”, BUR, 2001. Laudisa F.,Causalità. Storia di un modello di conoscenza, Carocci, Roma 1999 Le Doux Joseph, “The Emotional Brain. The mysterious Underpinnings of Emotional Life”, Simon & Schuster, 1996. Lennox John C., “Fede e Scienza” , Armenia 2009. Leonardo Arena (a cura di) “ Il canto del Derviscio”, Oscar Mondadori 1999. Libet Benjamin, “Mind Time – Il fattore temporale nella coscienza”, Raffaello Cortina 2007. Linde, A., “Choose your own Universe”, in “Spiritual Information: 100 Perspectives on Science and Religion” a cura di Harper C.L., Templeton Foundation Press, 2005 in ”Wallece Alan B., “Dimensioni nascoste”, Utet 2007 Lipton Bruce e Steve Bhaerman, “Evoluzione spontanea”, Macroedizioni 2010. Lipton Bruce H., “La Biologia delle credenza- Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula”, Macroedizioni 2006. Longo Giuseppe O. – Nunzia Bonifati, “Homo Immortalis – Una vita (quasi) infinita”, Springer 2012. Lowe E.J. “The Indexical Fallacy in McTaggart's Proof of the Unreality of Time”, Mind N.S., 1996 Lowen, A., “Il linguaggio del corpo”, Feltrinelli 2010. Lucia Giovannini, “Tutta un’altra vita” Sperling & Kupfer 2011. Luckmann Thomas “Life-world and social Realities”, Londra Heinemann, 1983. Ludovico F. Giulio, “Le Molecole del Tempo – Viaggio nel Presente”, Bollati Boringhieri Torino 1991. Lynne Mctaggart, “Il campo del punto zero”, Macroedizioni 2003. Mahncke H.W., Bronstone A., Merzenich M.M., Brain Plasticity and Functional Losses in the Aged: Scientific Bases for a Novel Intervention, “Progress in BrainResearch”, 157, 2006. Mancuso Vito, “Io e Dio – Una Guida dei Perplessi”, Garzanti Milano 2011. Mandel Leonard, “Fotoni psichici (Sulla azione del pensiero sui fotoni)”, in Le Scienze n.289, sett.1992 pag.79”80 Mansfield V., “Synchronicity, Science and Soul”Making”, Chicago, Open Court Publishing, 1995 Mithen S., “The Prehistory of the Mind. A Search for the Origins of Art, Religion and Science”, London,Thames & Hudson Marchese Luigina, “La scoperta del Nulla” Terre Sommerse, Roma 2009. Marchesi Fabio “Exotropia – Un nuovo modello di realtà”, Tecniche Nuove Edizioni Milano 2006. Marchesi Fabio,“Io scelgo, Io voglio, Io sono”, Tecniche Nuove Edizioni, 2008 Marchi Vittorio, “L’uno detto Dio”, Macro Edizioni 2006. Marconi D., “Filosofia e scienza cognitiva”, Laterza, Roma-Bari 2001 Margenau Henry, “Il miracolo dell’esistenza”, Armando Editore 1987. Martelet G., “Evoluzione e creazione. Dall’origine del cosmo all’origine dell’uomo”, pref. di F. Facchini , Jaca Book, Milano 2003 . Mazzara Bruno, “Stereotipi e pregiudizi”, Il Mulino Bologna 1997. McColl Peggy, “Cambia il tuo destino con un clic”, Edizioni il Punto d’Incontro 2011. McGinn C., “The Problem of Consciousness”, Blackwell Oxford, 1991; Searle J., “Il mistero della coscienza”, R. Cortina Editore Milano 1997. McTaggart Lynne, “ La scienza dell’intenzione”, Macroedizioni 2008. McTaggart Lynne, “The Bond – Il legame quantico”, Macro edizioni 2011. Merzenich M.M.,Change minds for the better, “The Journal of Active Aging”, november-december, 2005. Monod Jacques, Il Caso e la Necessità, Mondadori, 1970 MontecuccoNitamo Federico, “Psicosomatica Olistica”, Edizioni Mediterranee Roma 2010. Morelli R., “Ciascuno è perfetto”, Mondadori Milano 2004. Morelli Raffaele, “Ama e non pensare”, Mondadori 2007 Morelli Raffaele, “Come trovare l’armonia in se stessi”, Oscar Mondadori, Milano 2007 Morelli, R., “Come trovare l’armonia in se stessi”, Mondadori 2007 Morelli, R., “La felicità sta dentro di te”, Oscar Mondadori, 2007.. Morelli, R.,”Le nuove vie dell'autostima” Edizioni Riza, 2002. Mori M., “Libertà, necessità e determinismo”, Il Mulino, Bologna 2001 Morin Edgar, “Il paradigma perduto”, Bompiani, Milano1973; “L'uomo e la morte”, Newton Compton, Roma 1980; “Scienza con coscienza”, Angeli, Milano 1984. Morpurgo Giorgio, “L’inizio della fine – Evoluzione culturale ed evoluzione biologica”,Sallerio Editore Palermo, 1999. Nagel, T., “Uno sguardo da nessun luogo”, Il Saggiatore Milano 1988. Nannini S., “Cause e ragioni: modelli di spiegazione delle azioni umane nella filosofiaanalitica”, Editori Riuniti, Roma 1992. Schopenhauer A., La libertà del volere umano, Laterza, Bari 1997 Nasr S. H, “The Encounter of Man and Nature, the Spiritual Crisis of Modern Man”, London, 1968 Nassim Nicholas Taleb, “Cigno Nero – Come l’improbabile governa la nostra vita”, Il saggiatore, 2008. Natoli Salvatore,“La felicità : saggio di teoria degli affetti” Feltrinelli 1994 Natoli Salvatore,“La felicità di questa vita : esperienza del mondo e stagioni dell'esistenza” Mondadori 2000 Negel Thomas, “Questioni Morali”, Il Saggiatore 1986. Nelli S., “Determinismo e libero arbitrio da Cartesio a Kant”, Torino, Loescher, 1982. Newberg Andrew, “Dio nel cervello” , Mondadori Milano 2002. Nuland Sherwin B., “La saggezza del corpo – Il miracoloso e sorprendente universo che è dentro di noi”, Mondadori 1997. Pace Giovanni Maria a colloquio Luigi Amaducci, “La Memoria”, Ponte alle Grazie, Firenze 1995 Pacifico L.P. , “L’intuizione”, Xenia, Milan 2007 Pagels Heinz “Il codice Cosmico” Boringhieri Torino 1984. Paramahansa Yogananda, “L'eterna ricerca dell'uomo”, AstrolabioUbaldini Editore, Roma 1980 Paramahansa Yogananda, “Meditazioni metafisiche” - Ed. Astrolabio Paramahansa Yogananda, “Sussurri dall'Eternità” - ed. Astrolabio Parfit Derek, “Ragioni e persone”, Il Saggiatore 1989. Patent Arnold M., “Puoi avere tutto”, Armenia Ed., Roma 1996. Peat David, “I sentieri del Caso”, Di Renzo Editore, 2004. Peat, David, “Synchronicity: The Bridge between Mind and Matter”, Bortan Books, New York, 1987. Penrose Roger, “Il grande, il piccolo e la mente umana”, Cortina Milano 2000. Penrose Roger, “La Mente Nuova dell’Imperatore”, Rizzoli, 1992 Penrose Roger, “Shadows of the mind. A search for the missing science of consciousness”, Oxford University Press, New York 1994. Penrose, R., “Ombre della mente. Alla ricerca della coscienza”, trad. it. Rizzoli, 1996 Perlmutter David – Villoldo Alberto, “Ottieni il massimo dal tuo cervello. Gli orizzonti della neuroscienza”, Bis Editore 2012; Jeffrey Satinover, “Il cervello quantico”, Macro Edizioni 2002. Pievani Telmo, “La vita inaspettata”, Raffaello Cortina Editore 2011. Plutchik, R., “Emotions: A Psychoevolutionary Synthesis”, Harper and Row, New York, 1980. Plutchik, R.,Emotions: A Psychoevolutionary Synthesis, Harper and Row, New York, 1980 Pomian K. (a cura di), “Sul determinismo. La filosofia della scienza oggi”, Milano, Il Saggiatore, 1991. Pompas Manuela, “Siamo tutti sensitivi”, Armenia 2006. Poonja H. W. L., “Il vuoto che danza”, Psiche 2 Ed., 2010. Popper K. e J.C. Eccles, “L’Io e il suo Cervello”, Armando Ed. 1981 Popper K., “L’Universo aperto”, Il Saggiatore,1984 Prigogine I.-Stengers I., La fine delle certezze. Il tempo, il caos e le leggi della natura, Torino, Bollati Boringhieri, 1997. Prigogine Ilya, “Dall’Essere al Divenire”, Einaudi, 1986 Radin D., “The Conscious Universe, The Scientific Truth of Psychic Phenomena”, San Francisco, Harper 1998. Ramachandran, V.S. e Hirstein, W. “Three Laws of Qualia.What Neurology Tells Us about the Biological Functions of Conscioussness, Qualia and the Self” in: Models of The Self (a cura di Gallagher S. and Shear J.) Imprint Academic. 1999 Ramtha, “Come creare la propria realtà”, Macro Edizioni 2010. Ramtha, “Dio in te”, Macro Edizioni 2005. Ramtha, “Dio in te”, Macro Edizioni, 2005. Reale G., “Storia della filosofia antica”, Vita e pensiero, Milano 1975 Reid Natalie,“La fisica del successo”1, Il punto d’Incontro Edizioni 2009 Rhonda Byrne, “The Secret – Il Segreto”, Macro Edizioni 2007. Richo David, “Non è un caso – Coincidenze”, Armenia Edizioni 1998. Rizzato Matteo e Davide Donelli, “Io sono il tuo specchio” Edizioni Amrita, Torino 2011. Rizzolatti Giacomo - Corrado Sinigaglia, “So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio”, Raffaello Cortina, Milano, 2006. Rizzuto, A. M. “La nascita del Dio vivente”. Edizioni Borla, Roma, 1994. Robbins Anthony, “Come migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario”, Milano, Bompiani, 1992. Rol Gustavo Adolfo, in Oascar monddori, 2003. Rol Gustavo Adolfo, in Oascar monddori, 2003. Rose Steven “La fabbrica della Memoria – Dalle Molecole alla Mente”, Garzanti 1994. Rosen R. “Some epistemological issues in physics and biology” in ‘Quantum implications: Essays in honour of David Bohm’, London 1987 Ruggieri V. “Mente, corpo, malattia”, Il Pensiero Scientifico Roma 1988 Ruiter John de, “La Realtà senza veli”, Tecniche Nuove Edizioni, Milano 2012 Salese Silvia e Bertolotti Luca, “La nuova fisica”,in “Pionieri o Emigranti?”, Psychomedia books 2005. Salvatore Natoli ; introduzione e cura di Francesco Florenzano “L'attimo fuggente o della felicità” EdUP 2001 Sandor Marai, “Confessioni di un borghese”Adelphi 2003. Satinover Jeffrey, “Il cervello quantico”, Macroedizioni 2006. Satprem, Sri Aurobindo, “L’Avventura della Coscienza”, Galeati, Imola 1984 “Rol – Il grande Veggente” di Renzo Allegri, “Rol – Il grande Veggente” di Renzo Allegri, Scala Sabato e Fiammetta Bianchi, “ La Fisica di Dio”,Macro Edizioni 2011.. ScalogeroMassimo,“Tecniche di concentrazione interiore”, Edizioni Mediterranee 2002. Schache Ruediger “Il progetto segreto della tua anima” Macro edizioni 2009. Schacter L. Daniel, “Il cervello, la mente e il passato”, Biblioteca Einaudi 2007 Schäfer L., “L’importanza della fisica quantica nel pensiero di Teilhard de Chardin e in una nuova prospettiva dell’evoluzione biologica”, 2005, Schäfer L., “L’importanza della fisica quantica nel pensiero di Teilhard de Chardin e in una nuova prospettiva dell’evoluzione biologica”, 2005. Schlitz Marilyn & Nola Lewis, “I Regni Sottili della Guarigione (Subtle Realms of Healing)” in Rivista Alba Magica n.4/2002 da Noetic Sciences Review n.55 Murch”May 2001 Davies Paul, “L’Universo Intelligente”, Mondadori, marzo 2000 Schlitz Marilyn & Nola Lewis, “I Regni Sottili della Guarigione” (Subtle Realms of Healing) in Noetic Sciences Review n.55 Murch”May 2001 . Schopenhauer Arthur, “L'arte di essere felici : esposta in 50 massime” Adelphi 1997 Schroeder Gerald L., “L’universo sapiente. Dall’atomo a Dio”, il Saggiatore, Milano, 2002. Schroedinger E., “What is Life ?”, Cambridge University Press, 1944 Searle John R., “Libertà e neurobiologia. Riflessioni sul libero arbitrio, il linguaggio e ilpotere politico”, Bruno Mondadori, Milano 2005. Searle, J. R, “Il mistero della coscienza”, trad. it. Raffaello Cortina Editore, Milano 1998. Semerari A. , “La nuova terapia cognitiva e la psicoanalisi: considerazioni di un cognitivista”. Psicoterapia e Scienze Umane, XXV, 1992 Seymour Bruner Jerome, “Il pensiero – Strategie e Categorie”, Armando Editore Roma 2009. Shapiro Robert, “Origins: A Sceptics Guide to the Creation of Life on Earth”, New York, Summit Books, 1986. Sheldrake Rupert, “Alla Presenza del Passato” (Intervista”saggio) a cura di David J.Brown, pag.300”317 in Appendice II in La Nuova Visione del Mondo, Alba Magica Ed., Milano, Dic.2000 Sheldrake Rupert, “I poteri straordinari degli animali”, Red ed., Como 1999. Sheldrake Rupert, “L’ipotesi della casualità formativa”, Red ed., Como 1991. Sheldrake Rupert, “La rinascita della natura. Un nuovo rapporto tra scienza e divinità”, Corbaccio 1994. Simoni Luciana, “Dalla Scienza alla Co”Scienza”, in La Nuova Visione del Mondo, Alba Magica Ed., Milano, Dic.2000 Sir James Jeans, “Physics And Philosophy”, Cambridge University Press, 1943. Sounders D., “An Introduction to Biological Rhythms”, Blackie, Glasgow 1977 Sperber Dan, “ Il contagio delle Idee – Teoria naturalistica della cultura”, Feltrinelli 1994. Sperry R.W., “Mental phenomena as a causal determinants in brain function”, in Consciousness and the Brain, Plenum, Sperry R.W., “Science and Moral Priority”, Columbia University Press, N.York Sprott, J.W.H.,”Manuale di psicologia sociale”, Ed. Universitaria, Firenze 1962; Sri Aurobindo, “La Vita Divina”, Edizioni Mediterranee 1998 Stagnaro Sergio ePaolo Manzelli, “L’Esperimento di Lory. Scienza e Conoscenza”, N° 23, 13 Marzo 2008; Stefan Klein “La formula della Felicità”, TEA 2005. Steiner Rudolf, “La scienza dello spirito”, Libritalia 1997. Stephen Batchelor, “La via del dubbio”, Edizioni Astrolabio 1989. Stoetzel, J., “ Psicologia Sociale”, Armando, Roma 1969; Stuart Wild, “Miracoli”, Macro Edizioni 2010. Swedenborg Emanuel, “Cielo e Infinito”, Edizioni Mediterranee, 1988. T. Burckhardt, “Scienza moderna e saggezza tradizionale”, Torino, 1968 Takar, V. “Il mistero del silenzio” Astrolabio Ubaldini, 1998. Talbor Michael, “Tutto è Uno. L’ipotesi della scienza olografica”, Urra Apogeo, Milano 1997. TalboT Michael, “ Tutto è Uno. L’ipotesi della scienza olografica”, Urra Apogeo, Milano 1997. Targ R. e K. Harary, “Le risorse della Mente”, Mondadori 1986 Targ Russell, e H.A.Puthoff, “Information transmission under conditions of sensory shielding”, in Nature, 251, 1974 Teilhard de Chardin Pierre “Il Cuore della Materia”, Editrice Queriniana, Brescia 2007. Teilhard de Chardin Pierre “Il posto dell’Uomo nella Natura”, Jaca Book Milano 2011. Teilhard de Chardin Pierre “L’Ambiente divino”, Editrice Queriniana, Brescia 2009. Teilhard de Chardin Pierre, “Il fenomeno Umano”, Queriniana Brescia 2006. Teilhard de Chardin Pierre, “Sulla Felicità”, Queriniana Brescia 2004. Teodorani Massimo, “ La sincronicità- Il legame tra fisica e Psiche da Pauli e Jung a Chopra”, Macro Edizioni 2011. Thakar Vimala “ Il mistero del silenzio”. Casa editrice Astrolabio, Ubaldini Editore, Roma, 1988. Thom René, “Stabilità Strutturale e Morfogenesi”, Einaudi, 1980 Thompson D’Arcy W., “On Grouth and Form”, Cambridge University Press, 1942 Thorwald Dethlefsen, Rudiger Dahlke, “Malattia e Destino”, Mediterranee Edizioni 2010). Tolle Eckart, “Il potere di adesso”, Armenia, Milano 2004 Torrance Thomas “Divine and Contingent Order”, Oxford University Press, Oxford 1981. Ubaldi Pietro, “Dio e Universo”, Mediterranee Edizioni, 2002 Urbinati N., “Determinismo e liberta. Aspetti della crisi del positivismo italiano negli anni di fine secolo”, Firenze, Leo S. Olshki, 1987. Uri Merry, “Coping with uncertainty”, Praeger Westport, 1995. Vannini, M., “Mistica e Filosofia”. Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1996 Varela Francisco, “Complessità del cervello e autonomia del vivente”, in Bocchi e Ceruti (a cura di), “La sfida della complessità”, Milano Feltrinelli 1995. Voldben Amadeus, “I prodigi del Pensiero positivo”, Edizioni Mediterranee – Roma 1993. von Wright G. H., “Casualità e determinismo”, Saggio introduttivo di S. Besoli, trad. it. di P. Allegri, Faenza, 1981. W.Pauli, “Fisica e conoscenza”, Boringhieri, Torino 1964. Waddington C.H. (a cura di) “Towards a Theoretical Biology”, Edinburgh University Press,1969 Wallace D. Wattles, “La scienza per diventare ricchi”, Bis Edizioni, 2009. Watzlawick Paul, “Istruzioni per rendersi infelici” Feltrinelli 1985 Wayne Dyer, “Il potere dell’intenzione”, Corbaccio, Milano 2005. Wayne Dyer, “Te stesso al cento per cento”, Bur 2010. Wayne W. Dyer, “Il cambiamento”, Corbaccio 2010.. Wayne W.Dyer, “Il tuo sacro io”, TEA 2009. Weiss Brian, “Molte vite, un solo amore”, Mondadori Weiss Brian, “Oltre le porte del tempo”, Mondadori Wheeler John, “Gravità e Spazio-tempo”, Zanichelli Editore, 1993. Widmann Claudio, “Sul Destino”, Edizioni Scientifiche Ma.Gi, Roma 2006. Wilber Ken, “Lo Spettro della Coscienza”, Edizioni Crisalide, 1993. Wilber, K. “Integral Psychology”, Boston, MA:Shambhala 2000 Windrider Kiara, “Viaggio nell’Eternità” OM Edizioni, Bologna 2011. Winnicott, D. W. “Gioco e realtà”. Armando, Roma, 1990. Wolf Fred Alan “Lo Yoga della mente e il viaggio nel tempo”, Macro Edizioni 2007. Young Louise, “The Unfinished Universe”, Simon & Schuster, New York, 1986. Zeland Vadim, “ Lo spazio delle varianti”, Macro Edizioni 2010. Zeland Vadim, “Reality Transurfing – Avanti nel passato” Macro Edizioni 2010. Zeland Vadim, “Transurfing vivo – Oltre i confini della matrix”, Macro Edizioni 2012. Zukav G., “La danza dei maestri Wu Li, La fisica quantistica e la teoria della relatività spiegati senza l’aiuto della matematica”, Corbaccio, 1995. Zukav Gazy, “Una sedia per l’Anima”, Corbaccio Milano 1996. INDICE Introduzione……………………………………….…………… ………… pag 3 Capitolo I Le convinzioni e le credenze: limitatoriattrattori del nostro potenziale conoscitivo e creativo. 1.1)Convinzioni e credenze: “manipolatori” del nostro sviluppo psico-bio-fisico e spirituale. …………………………….……………Pag 7 1.2) ModelliSimboli-Stereotipi: “forgiatori” della nostra conoscenza. ……………………………………………………………….Pag 17 1.3) Dal riduzionismo della convinzione-credenza alla consapevolezza della creatività…………………………………… Pag 26 Capitolo II L’uomo e la ricerca interiore: vibrazione nel Tutt’Uno. 2.1) Micro e Macro: sinergia, coscienza e informazione nel vuoto……………………………………………………………… ……….. Pag 33 2.2) Siamo molecole spirituali create dall’Intelligenza Universale (Love Entanglement)…………………………………… Pag 42 2.3) Co-creatori e partecipanti nella e alla Vita: Atto d’Amore Universale……………………………………………………… …..…… Pag 49 Capitolo III Cervello e Coscienza: il segreto della rigenerazione dell’uomo in un Universo Interconnesso. 3.1)Il cervello: coerenza auto-organizzata nel flusso delle informazioni. …………………………………………………………….Pag 57 3.2) Nel nostro cervello abbiamo i numeri dell’Universo: caos innovativo nel vuoto creativo. ……………………………...…….Pag 66 3.3) Il nostro successo evolutivo è basato sulla nostra capacità di imparare in un ambiente mutevole. …………………………Pag 74 3.4) Quando l’informazione non-materiale crea la MateriaEvento: trasmissione-creazione. ………………………………….Pag 86 3.5) Il cervello come emulatore olografico della realtà….. Pag 96 3.6)Il cervello non crea la coscienza: Attualizzazione del Passato e Presenza all’Essere…………………………………..… Pag 101 3.7)Il cuore del cervello: quando i neuroni e le emozioni varcano il sentiero dell’intuizione ………………….………… Pag 117 Capitolo IV Pensiero ed emozioni: attivatori delle dinamiche. 4.1)Onde e vibrazioni che si propagano qui ed ora nell’infinito. ……………………………………………………………………… …………Pag 129 4.2) Il pensiero: trasmissione di Energia ed Informazione consapevole. ……………………………………………………………..Pag 136 4.4) Sincronicità del pensiero: atto costruttivo- creativo.Pag 150 4.5) Verso l’Entanglement: comunicazione simultanea di informazione tra Pensiero e Materia…………………………. Pag 163 Capitolo V Forma e contenuto della vita: Coerenza e Creatività 5.1) Iper-comunicazione quantica non-locale della Matrice. pag 176 5.2)Verso la “Biologia Quantica”: psico-bio-fisica della Vita. Pag 186 5.4) Non siamo schiavi del DNA: quando la mente e l’ambiente modificano il messaggio genetico. ……………..Pag 192 Capitolo VI Uni-verso: danza eterna di energia creativa. 6.1)L’Universo: messaggio scritto in codice creato dal Pensiero. Pag 201 6.2) L’Universo come Pensiero dalle infinite possibilità. Pag 209 Capitolo VII Realtà e materia: onde e vibrazioni di probabilità nell’infinito possibilista. 7.1) Osservazione-Partecipazione: verso una sintesi unitaria di sperimentazione personale. ……………………………………….Pag 218 7.2) La Realtà è la proiezione –costruzione mentale di informazioni creative. ………………………………………………Pag 230 7.3) Trasformazione delle Probabilità in Possibilità……. Pag 239 7.4) La nostra osservazione solidifica le onde in particelle. Pag 246 Capitolo VIII Destino, in-determinismo e libero arbitrio: tutto dipende da noi. 8.1) Il destino non è “imprevedibilità”, ma determina nazione per uno scopo. ………………………………………………………....Pag 257 8.2) Determinismo, Indeterminismo e casualità………. Pag 265 8.3) Il libero arbitrio: abbiamo il potere e la responsabilità di fare giuste scelte. ……………………………………………………..Pag 276 Capitolo IX Osservatori e Partecipanti nell’Universo: Siamo noi gli artefici del nostro benessere 9.1)Siamo esseri spirituali: espressione di Intelligenza. Pag 289 9.2)Siamo la creazione spirituale di un Universo Intelligente. Pag 305 Bibliografia……………………………………………………… ……… pag 315