Uploaded by Renzo Quaggia

Coscienza, Pensiero e Materia S - grosso, antonio

advertisement
Coscienza, Pensiero e
Materia: Siamo i co-creatori
della nostra realtà.
Fisica & Psicologia delle Possibilità.
Grosso Antonio
Dedico questo libro a Manuela, ammirabile sostenitrice e adorabile
moglie. Anima per la mia vita, luce per la mia creatività e parola per
la mia gioia.
Una molecola d’amore nell’universo del grande Miracolo.
Introduzione
La fisica moderna, la stessa spiritualità, la psicologia propongono
una visione del mondo altamente armoniosa e altruistica, in cui la
coscienza dell’essere umano diventa il principio cardine attorno al
quale ruota tutta la realtà da esso percepita; per questo motivo lo
studio della psiche assume un’importanza fondamentale non solo per
la comprensione dell’essere umano, ma anche per la comprensione
dell’intero universo. Le nuove scoperte tendono quindi ad unire fisica
e psicologia, biologia e spiritualità permettendo di riconsiderare in
modo più approfondito la natura dell’essere umano attraverso la sua
unicità mente-corpo. Questo ci porta ad una conclusione molto
semplice e lampante: non sono le circostanze esterne a determinare
la qualità della nostra vita, ma l’interpretazione che attribuiamo ad
esse; inoltre, non siamo delle particelle slegate e gestite dal “caso”,
ma seguiamo tutti una danza fatta di energia e vibrazione. La realtà
quindi è un’unica sinfonia di infinite forme d’onda simultanee che si
trasformano nel mondo concreto solo dopo essere entrate nei nostri
sensi. L’essere umano crede di essere un’entità fisico-materiale che
si muove in un mondo solido e compatto, ma, in base alle nuove
scoperte scientifiche, deve essere considerato una sorta di ricevitore
multisensoriale che viaggia nell’oceano delle frequenze e delle
informazioni da cui estrae la sua personale realtà. L’inconscio lavora
con un preciso programma di vita, seguendo determinati scopi e
piani coerenti, che sono ignoti al nostro Io e non facilmente
accessibili e conoscibili al conscio. Sebbene il nostro inconscio sia in
grado di “analizzare” le cause prima dell’evento, l’Io riesce a
“percepire” solo l’evento realizzato e co-creato. Nella sua essenza, il
caso, “essendo apparentemente privo di motivazione e spiegazione,
di ordine e senso, di finalità e prevedibilità, è una provocazione per
le funzioni più specificamente umane. Se le cause di un evento non
sono note, non significa che non ci siano, ma che la conoscenza
umana non è ancora riuscita a svelarle. Il mondo nel quale viviamo
non è il risultato di forze (cause-effetti), ma l’espressione di una
sincronicità che coinvolge il materiale e l’immateriale, edificando la
vita stessa. Siamo esseri spirituali che stanno sperimentano
l’esperienza materiale del corpo.
Se è vero che le circostanze contribuiscono a creare le convinzioni, è
anche vero che le convinzioni contribuiscono ad attrarre le
circostanze: i nostri modelli di pensiero influenzano fortemente le
nostre esperienze. Non dovremmo partire mai dal presupposto che
ciò che crediamo vero di fatto lo sia realmente; dovremmo invece
procedere con l’idea che siamo condizionati da credenze limitanti che
ci impediscono di esprimere la nostra unicità e di essere
completamente noi stessi. Una volta che abbiamo adottato quelle
credenze ci dimentichiamo che si tratta solo di interpretazioni. E’ una
naturale e radicata tendenza umana quella di considerare come reali
solo i fenomeni cui stiamo assistendo e invece irreali e senza valore
quelli che non siamo in grado di osservare o sperimentare. Da
bambini veniamo a contatto con questi modelli-schemi pre-impostati
e rimaniamo vincolati ad una visione parziale, dicotomica e
materialistica squisitamente culturale e linguistica. Sicché, quello che
sperimentiamo all’esterno non è altro che la nostra proiezione. Se
l’atto di osservare può cambiare le stesse particelle, le credenze
creano una “variante” nella realtà che per noi rappresenta Unica e
indissolubile. Per sperimentare tangibilmente la nostra vitale essenza
di partecipatori creativi dobbiamo necessariamente superare i
condizionamenti che limitano il nostro potenziale.
Il livello di fiducia che le persone hanno nelle proprie credenze le
rende talvolta refrattarie alla ricezione di nuove informazioni che
potrebbero in qualche modo minare le credenze stesse.
Quando una credenza poi diventa talmente radicata in noi da indurci
a pensare che se dovessimo in qualche modo cambiarla ciò
metterebbe in discussione la nostra stessa identità, allora la
credenza diventa una convinzione. La giusta armonizzazione
nell'esistenza dell'uomo tra limite e infinito determina quell'equilibrio
psico-spirituale che trova nel rapporto con il mondo la sua più alta
espressione. L’apparente limitazione nel corpo non è una limitazione
della Coscienza, ma è la sua proiezione nel mondo tridimensionale
come l’ombra non è la limitazione del corpo, ma è la sua proiezione
in un mondo di dimensioni più limitate. Non si tratta più di voler
capire, perché capire equivale a limitare la realtà della Coscienza
entro i limiti della mente. Si tratta di diventare sempre più se stessi.
I cinque sensi possono essere paragonati a “ologrammi corporei
tenuti insieme dal pensiero che si diffonde nell’infinito” . Esistono
campi di vibrazioni sia dentro che fuori di noi che non vediamo
perché non siamo sintonizzati sulla loro frequenza. La Realtà in cui
viviamo è una proiezione di noi stessi. E' la manifestazione
dell'Energia di cui l'IO, e noi stessi, è fatto. E' un'Energia dinamica, e
come tale, non è mai uguale, mai statica. L'Energia per manifestarsi,
ha bisogno parametri ben precisi, non si manifesta mai in modo
casuale, ma sempre secondo più forze che si incontrano.
Attraverso il concetto di energia, i corpi solidi non sono più visti
come entità singole e distinte, ma sono legati in maniera
inseparabile tra loro e con il loro ambiente; le loro proprietà possono
essere comprese solo in termini di interazione reciproca, di
interconnessione universale. Il paradigma riduttivo della scienza
meccanica ha acquisito come valida ed inconfutabile l’arbitraria
dicotomia tra soggetto ed oggetto della osservazione. Oggi una
maggior coscienza della reciprocità tra le concezioni soggettooggetto
e del Tutt’Uno pone le condizioni per una rinnovata
concettualizzazione scientifica e una profonda visione olistica della
realtà e dell’universo in cui ci evolviamo.
Non possiamo escluderci da questo “intreccio d’amore” o da questo
“love entanglement” e , sebbene le nostre decisioni quotidiane
possano sembrare scelte del caso o del tutto scollegate ad un piano
coerente, siamo parte integrante e vitale del Tutt’Uno. Una Mente
Collettiva Coerente Unificata creata dalle nostre menti e dalla
coscienza individuale. Tutte le condizioni o le possibilità in una prerealtà vengono rese manifeste dalla nostra scelta e dalla nostra
partecipazione.
Per l’uomo che si basa esclusivamente suoi sensi fisici il mondo viene
rappresentato come un dato inspiegabile e inaccessibile, ma
contemporaneamente solido nella sua materialità, nel quale bisogna
inesorabilmente lottare, competere e autodistruggersi per
sopravvivere; mentre per l’uomo che vive con i propri sensi guidati
dallo spirito e dall’anima il mondo, nella sua miracolosa
fenomenologia dinamica, viene percepito come evento evolutivo nel
e con il quale migliorarsi e sul quale creare sinergia e
consapevolezza. Siamo completamente immersi in un’energia
creativa e infinita vibrante e armonica, con le quale ci evolviamo e
viviamo una realtà possibilista e multidimensionale. Un continuo
interscambio di informazioni in un universo mutevole e pulsante.
Ognuno sperimenta le cause e gli effetti delle proprie scelte, dei
propri desideri, dei propri poteri, ma non tutti hanno la
consapevolezza di poterli mettere in pratica. Questa sinergia del
viaggio nell’intenzione ci deve condurre alla bellezza del cosmo. La
visione del “riduttivismo” e del “meccanicismo” della realtà,
dell’universo e della vita stessa lasciano il posto all’ “Olismo”, in cui
tutto è intimamente collegato, amorevolmente intrecciato e
sinergicamente interconnesso.
Il Micro e il Macro sono dinamicamente in relazione di cooperazione
nell’Infinita Coscienza Universale. Dall’atomo all’universo si assiste al
più grande e profondo atto d’Amore Creativo (potremmo definirlo
Entangled Love).
La percezione del mondo è un riflesso del nostro stato di
consapevolezza. Conoscere noi stessi significa conoscere il nostro
rapporto con il mondo – non solo con il mondo delle idee e delle
persone , ma anche con la natura , con le cose che possediamo. In
breve, la nostra vita, essendo la vita il rapporto con il tutto. Ogni
volta che concepiamo un pensiero ci troviamo partecipi a questa
creazione. Tutto quello che siamo o abbiamo è stato creato,
consapevolmente o meno, intenzionalmente o meno dai nostri
pensieri. Ciò che siamo non è il nostro corpo (inteso come campo
biofisico di energia e informazioni), ma un insieme di pensieri,
sentimenti, atteggiamenti che si manifestano con un unico Sé
personale. Una consapevolezza creativa che si trasforma in cocreazione attraverso la nostra partecipazione-osservazione. Noi
siamo in buona parte ciò che pensiamo. La creazione è un continuo
divenire intelligente e consapevole nel presente. La felicità ed il
benessere nascono da dentro di noi nel momento in cui la
consapevolezza della propria grandezza emerge, in quel momento si
scopre di essere collegati al tutto e si capisce che tutto è a nostra
disposizione. Noi siamo gli architetti della nostra vita e della nostra
evoluzione, siamo i co-creatori nella coscienza universale, siamo luce
d’amore nell’eterno.
La nostra felicità e il nostro destino sono dentro di noi.
Capitolo I
Le convinzioni e le credenze: limitatoriattrattori del nostro potenziale conoscitivo
e creativo.
1.1)Convinzioni e credenze: “manipolatori” del nostro
sviluppo psico-bio-fisico e spirituale.
“ […]Una nuova convinzione è come un seme che viene piantato in
primavera. Il seme cresce durante l’estate e matura, diventa forte e
mette radici. In autunno la convinzione inizia a diventare superata e
appassita, l’obiettivo per cui è nata è assolto[…]” Fausto Intilla, “La
Funzione d’onda della realtà”, Ed. Lampi di Stampa, 2006.
Tutti noi abbiamo e ci rapportiamo ad un sistema di convinzioni
(convinctionem da convintus – convincere: sopraffare con
argomenti) che regola, controlla e dirige la nostra vita1. Ogni
pensiero, parola o azione prescinde, consapevolmente o meno, da
questo tessuto interiore di convinzioni, esprimendolo in ogni nostra
manifestazione e in ogni nostra interazione. Il problema è che non
scegliamo consapevolmente le convinzioni secondo cui vivere, poiché
la maggior parte di queste sono inconsce e derivano principalmente
da regole, concetti e pre
1
A tale proposito Friedrich Nietzsche nella sua opera “Umano,
troppo umano” del 1878 scrisse che le “Le convinzioni sono nemici
della verità più pericolosi delle menzogne”. Le nostre azioni e
decisioni sono conseguenze dirette degli schemi mentali e del modo
in cui interpretiamo la “realtà”. Imparando come funziona la mente,
impariamo anche a dirigere le nostre percezioni e i nostri
comportamenti verso risultati consapevoli e costruttivi.
concetti ricevuti e tramandati. Questo ci porta a considerare che la
maggior parte delle convinzioni che abbiamo e secondo cui viviamo
non sono neppure nostre. Le nostre convinzioni passate diventano la
realtà del nostro presente. Quando cerchiamo di cambiare in modo
sostanzialmente e consapevolmente conscio le nostre convinzioni “lo
facciamo al di fuori degli schemi del ciclo naturale di cambiamento di
tali convinzioni. Tentiamo di cambiare le nostre convinzioni
reprimendole o combattendo contro di esse”2. Non sono le
circostanze esterne a determinare la qualità della nostra vita, ma
l’interpretazione che attribuiamo ad esse. Se è vero che le
circostanze contribuiscono a creare le convinzioni, è anche vero che
le convinzioni contribuiscono ad attrarre le circostanze: i nostri
modelli di pensiero influenzano fortemente le nostre esperienze. Le
credenze di una determinata società o collettività “sono in grado di
influenzare anche la nostra biologia e il nostro comportamento
personale”3. Se potessimo percepirci per quello che realmente
siamo, se avessimo la possibilità di abbandonare questo fardello
fatto di convinzioni e stratificazioni culturali indirette, al di fuori di
ogni educazione e di ogni condizionamento, ci percepiremmo come
"un nulla che si muove stabilmente in un nulla fatto di
possibilità".Una credenza è un senso di certezza verso qualcosa. Le
credenze definiscono una struttura che filtra i nostri pensieri e i
nostri comportamenti. Henry Ford diceva: “Che tu creda di farcela o
di non farcela, hai comunque ragione”. Le nostre credenze hanno un
impatto fondamentale sulla riuscita dei nostri obiettivi. Ci dicono
esattamente cosa possiamo o non possiamo fare ed anche il “come”
possiamo riuscirci. Ci dicono chi siamo e dettano le nostre “verità”
sul mondo che ci circonda. Le credenze possono essere potenzianti o
limitanti. Le credenze potenzianti ci danno forza e ci conducono
verso l’obiettivo; le credenze limitanti ci impediscono di raggiungere
le nostre mete e di accrescere la fiducia in noi stessi. Dovendo vivere
inseriti in un ambiente sociale complesso, è naturale pensare che noi
attuiamo una
2
Intilla Fausto, “La funzione d’onda della realtà”, Ed. Lampi di
Stampa, 2006. 3 Lipton Bruce e Bhaerman Steve, “ Evoluzione
spontanea”, Macro Edixzioni 2010.
sorta di classificazione di ciò che ci circonda in modo da poter meglio
interagire con il nostro mondo. Le persone assorbono da una parte
alcune delle credenze e degli atteggiamenti, sebbene mutati nel
tempo, non solo dall’ambiente di riferimento, ma anche dalla
trasmissionecomunicazione di in-formazione della mente estesacollettiva della memoria storica.. “Le credenze collettive di una
cultura o società influenzano anche la nostra biologia e il nostro
comportamento personale. La convinzione di essere fragili macchine
biochimiche controllate dai geni cede il passo alla comprensione del
fatto che siamo potenti creatori della nostra vita e del mondo in cui
viviamo”4.Un atteggiamento relativo a un determinato argomento
nasce dunque sulle nostre convinzioni quell'argomento che,per
produrre un qualche comportamento, devono necessariamente
essere associate o portare a delle conseguenze. È dunque possibile
dedurre che generalmente i nostri atteggiamenti su un argomento
specifico si traducano in influenze individuali specifiche che si
riflettono sui nostri comportamenti. Le credenze rappresentano un
importantissimo filtro attraverso il quale la mente attribuisce
significato alle esperienze, sia quelle passate che quelle future.
Quando crediamo profondamente in qualcosa, il nostro inconscio si
mette in moto per fornirci tutte le risorse necessarie per trasformare
in realtà le nostre stesse credenze, e questo vale sia in positivo che
in negativo.
Stephen Hawking, uno dei più brillanti fisici teorici del nostro tempo
e Leonard Mlodinow, fisico della California Institute of Technology,
hanno precisato nel loro libro che:
riguardanti
effetto sul
“ Costruiamo modelli nella scienza, ma ne costruiamo anche nella
vita quotidiana. Il realismo dipendente dai nostri modelli si applica
non soltanto ai modelli scientifici, ma anche ai modelli mentali consci
e subconsci che tutti noi creiamo per interpretare comprendere il
mondo di tutti i giorni. Non c’è modo di eliminare l’osservatore – cioè
noi – dalla nostra percezione del mondo, che
4
Bruce Lipton e Steve Bhaerman, “Evoluzione spontanea”,
Macroedizioni 2010.
viene prodotta mediante la nostra elaborazione sensoriale e
mediante il modo in cui pensiamo e ragioniamo”5.
Noi viviamo in un’esperienza percettiva differenziata frutto della
stratificazione culturale e sociale nei secoli da parte degli uomini e
delle società. Buona parte della realtà percepita è dovuta al
background culturale di riferimento e identificativa. L’esperienza
interpretazione è l’interazione complessa non solo della percezione
(vista-udito-memoria associativa), ma anche gli artefatti mentali
della società in cui si vive. Un lavoro interpretativo affinato dalla
nostra conoscenza, la quale, consapevolmente o meno, viene
veicolata da convinzioni singole o multiple. Un insieme di regole e
rappresentazioni simboliche che costituiscono la trama linguistica
della mente.
Il filosofo, scrittore e mistico armeno Georges
IvanovičGurdjieff6scrisse: “[…]Nella giusta conoscenza, lo studio
dell’uomo deve procedere su linee parallele allo studio del mondo, e
lo studio del mondo deve procedere in parallelo allo studio
dell’uomo. Le leggi sono le stesse ovunque, nel modo come
nell’uomo. Dopo esserci impadroniti dei principi di una qualunque
legge, dobbiamo cercarne la manifestazione nello stesso tempo nel
mondo e nell’uomo … Questo studio parallelo del mondo e dell’uomo
mostra allo studente l’unità fondamentale di ogni cosa e lo aiuta a
trovare analogie in fenomeni di ordine differente[…]”. Una delle
caratteristiche fondamentali della mente umana è quella di metterci
in relazione con la realtà che ci circonda. L’intenzionalità della mente
è quella di dirigersi verso il mondo. Se crediamo che in giardino ci
sono dieci gatti, ci troviamo in uno stato mentale intenzionale in
quanto cerchiamo di rappresentare il mondo o l’evento secondo un
certo schema o una determinata affermazione. Stiamo affermando
uno schema di credenza che si può replicare. Avremmo potuto
nutrire un diverso atteggiamento psicologico verso il alla nostra
convizione-convenzione
della nostra rappresentazione
5
Hawking Stephen e MlodinowLeonard, “Il grande disegno” Oscar
saggi 2012.
6
G. I. Gurdjeff in OuspenskyP.D. “Frammenti di un insegnamento
sconosciuto”Astrolabio
1976
medesimo contenuto, ad esempio avremmo potuto desiderare che
nel giardino ci fossero dieci gatti; oppure avremmo potuto avere il
medesimo atteggiamento psicologico verso un contenuto diverso, ad
esempio avremmo potuto credere che ci sono dieci gatti bianchi nel
giardino. Asserire che in giardino ci sono dieci gatti e credere che in
giardino ci sono dieci gatti sono due eventi accomunati dal fatto che
chi lo asserisce o crede alla verità di quanto afferma o crede
intenzionalmente. Desiderare che le cose stiano in un certo modo è
quindi uno stato intenzionale in quanto ci rappresentiamo il mondo
in un certo modo. Invece, quando crediamo che le cose stiano in un
certo modo, ci impegniamo al fatto che le cose stiano proprio nel
modo in cui la nostra credenza le rappresenta essere, e se le cose
non stanno in quel modo la nostra credenza verrà considerata come
falsa o scorretta. Una delle capacità della nostra mente è quella di
immaginare come le cose sarebbero potute andare,
indipendentemente da come sono andate effettivamente.
Non sono le circostanze esterne a determinare la qualità della nostra
vita, ma l’interpretazione che attribuiamo ad esse. Se è vero che le
circostanze contribuiscono a creare le convinzioni, è anche vero che
le convinzioni contribuiscono ad attrarre le circostanze: i nostri
modelli di pensiero influenzano fortemente le nostre esperienze. Non
dovremmo partire mai dal presupposto che ciò che crediamo vero di
fatto lo sia realmente; dovremmo invece procedere con l’idea che
siamo condizionati da credenze limitanti che ci impediscono di
esprimere la nostra unicità e di essere completamente noi stessi. Le
credenze sono, per definizione, “variabili. Sono trasmesse in modo
autoritario come se fossero delle verità, il che costituisce una
provocazione permanente contro il senso comune” scrive
l’antropologo Sperber Dan7. Nella maggior parte delle nostre
dinamiche di vita siamo costantemente prigionieri dal pregiudizio,
ossia di un giudizio precedente all'esperienza stessa, emesso in
assenza di dati sufficientemente validi e assenti di illusioni e
credenze.
7
Sperber Dan, “ Il contagio delle Idee – Teoria naturalistica della
cultura”, Feltrinelli 1994.
A causa di questa assenza, si ha la tendenza ad esprimere un
giudizio errato (anche se non necessariamente la mancanza di dati
genera un giudizio errato, come non necessariamente la completezza
di dati genera un giudizio coretto). Bacone, agli inizi del seicento,
affermava la necessità di guardare alla realtà liberando lo spirito
dagli idola mentis (errori o illusioni) per disporsi come tabula rasa, in
modo da arrivare alla vera conoscenza del mondo. Il giornalista
Walter Lippmann, anticipando molte ricerche moderne, sostiene che
il rapporto conoscitivo con la realtà non è diretto ma mediato dalle
immagini mentali (stereotipi) che ognuno si forma. Tali immagini
hanno come caratteristica quella di essere delle semplificazioni
spesso grossolane e rigide della realtà, e ciò è dovuto al fatto che la
mente umana è incapace di cogliere le infinite sfumature e l'estrema
complessità del mondo. Il fisico e cosmologo Paul Davies8 così si
esprime al riguardo :
“ Gli esseri umani hanno credenze di ogni tipo. Il modo in cui
giungono ad esse va dall’argomentazione razionale alla fede cieca.
Alcune credenze sono basate sull’esperienza personale, altre
sull’educazione e altre ancora sull’indottrinamento. Molte sono senza
dubbio innate: le possediamo fin dalla nascita come conseguenza di
fattori evolutivi. Siamo convinti da argomentazioni “ragionevoli”, e ci
sentiamo a nostro agio soprattutto con quelle che fanno appello al
senso comune, quale prodotto di modelli di pensiero profondamente
radicati nella psiche ”.
Lo stereotipo è il “ nucleo cognitivo del pregiudizio”, ossia l'insieme
delle informazioni e delle credenze relative ad una certa categoria di
oggetti, rielaborati in un'immagine coerente e piuttosto stabile, in
grado di sostenere e riprodurre il pregiudizio nei loro confronti.
Un’opinione è qualcosa di cui ci sentiamo relativamente certi, ma
siamo pronti a cambiare nel momento in cui i fatti dovessero
smentirci. I riferimenti a sostegno di un’opinione sono labili e spesso
si basano solo su semplici impressioni. Ma nel momento in cui
cominciamo a trovare
8
Davies Paul, “La mente di Dio- Il senso della nostra vita
nell’universo”, Oscar Mondadori 2011.
elementi di conferma, soprattutto di carattere emozionale, che ci
colpiscono fortemente in modo piacevole o spiacevole, ecco che una
nostra opinione può trasformarsi in una credenza, qualcosa che
crediamo sia così “a prescindere” dalla realtà9. Il livello di fiducia che
le persone hanno nelle proprie credenze le rende talvolta refrattarie
alla ricezione di nuove informazioni che potrebbero in qualche modo
minare le credenze stesse. Se non riusciamo a raggiungere il nostro
potenziale illimitato è solo perché stiamo vivendo con il falso
presupposto di conoscere già la verità: ecco perché è così
importante sfidare le nostre credenze. Man mano che individuiamo e
modifichiamo i nostri punti di vista erronei o limitanti liberiamo
nuove risorse e diventiamo più liberi. Questo è accaduto e accade
anche nel campo scientifico.
“ Quando nuove scoperte hanno portato a riconoscere qualche
limitazione essenziale dei concetti ritenuti fino a qual momento
indispensabili, siamo ricompensati dalla conquista di un più ampio
orizzonte e di un’accresciuta capacità di mettere in correlazione
fenomeni che in precedenza avrebbero potuto apparire anche
contradditori”10.
Molte delle nostre convinzioni si basano su errate interpretazioni di
passate esperienze; il problema è che una volta che abbiamo
adottato quelle credenze ci dimentichiamo che si tratta solo di
interpretazioni. E’ una naturale e radicata tendenza umana quella di
considerare come reali solo i fenomeni cui stiamo assistendo e
invece irreali e senza valore quelli che non siamo in grado di
osservare o sperimentare. Le persone spesso considerano il processo
di cambiamento delle convinzioni difficile e faticoso. In realtà, rimane
il fatto che le persone cambiano naturalmente e spontaneamente
centinaia di convinzioni nell'arco della vita. Forse la difficoltà risiede
nel fatto che quando
9
A questo proposito è interessante valutare il lavoro di Robert Dilts,
“Convinzioni- Forme di pensiero che plasmano la nostra esistenza”,
Astrolabio Edizioni 1998.
10
Bohr Niels, “I quanti e la vita – Unità della natura, unità della
conoscenza”, Bollati Boringhieri 2012.
cerchiamo in maniera conscia di cambiare le nostre convinzioni, lo
facciamo in un modo che non rispetta il ciclo naturale del
cambiamento delle convinzioni. L'idea di base è che il sistema
cognitivo, di fronte alla complessità del mondo e all'infinità di dati
che da esso provengono, ha come necessità prima quella di ridurre e
semplificare la massa delle informazioni da trattare. Ciò è fatto
tramite il raggruppamento di tali informazioni in categorie che
possono essere trattate come un tutto unico. In fondo anche i
concetti che sono alla base del pensiero, del linguaggio e della
comunicazione, si basano sulla capacità di astrazione e
semplificazione in base alle quali raggruppiamo i vari oggetti in classi
e diamo loro un nome valido per tutti gli oggetti inclusi in quella
classe. Mark Buchanan11, scrittore, fisico teorico e divulgatore
scientifico statunitense, ha precisato che:
“ Senza volerlo, contribuiamo a creare mode e movimenti giovanili,
onde di fanatismo, culti religiosi, fervore nazionalistico o euforia nei
mercati finanziari. E’ probabile che spesso cavalchiamo l’energia di
correnti sociali nascoste senza nemmeno notarne l’esistenza, mentre
esse influenzano il nostro modo i pensare, ci inducono ad
abbracciare certe idee e non altre, o determinano ciò che
consideriamo di moda o socialmente accettabile”.
In noi è ben radicato un forte istinto all’imitazione, con il quale,
consciamente o in-cosciamente, strategicamente o
imprudentemente, cerchiamo di trarre “il nostro profitto” dall’altrui
esperienza. Creando delle vere e propria strutture socio-culturali e
delle credenze, l’imitazione convenzionale, può portare all’illusione e
alla frammentaria interpretazione della realtà da sperimentare.
Infatti, assorbendo l’esperienza degli altri, mettiamo in pratica
attitudini, metodi e pensieri lontano dal nostro “modo di fare”.
“Chi fa qualcosa perché è l’usanza non opera una scelta, né impara a
discernere o a desiderare ciò che è meglio. Facendo qualcosa
soltanto perché gli altri la fanno non si esercita queste facoltà, non
più che credendo a qualcosa
11
Mark Buchanan, “L’atomo sociale – Il comportamento umano e le
leggi della fisica”, Mondadori Milano 2008.
solo perché altri ci credono ” ha precisato il filosofo ed economista
britannico John Stuart Mill nel “Saggio sulla Libertà” nel 1858. La
nostra capacità di categorizzare, ossia rendere “equivalenti cose
distinguibilmente differenti” (Bruner, 2009) ci permette di
raggruppare queste informazioni interne-esterne in determinati classi
o caselle, con le quali ci rapportiamo continuamente. Attraverso
l’utilizzo di questi schemi e di queste rappresentazioni categoriali,
con le quali crediamo di semplificare il nostro ambiente e ordinare gli
eventi, apprendiamo e contestualmente costruiamo la nostra stessa
realtà.
Da bambini veniamo a contatto con questi modelli-schemi
preimpostati e rimaniamo vincolati ad una visione parziale,
dicotomica e materialistica squisitamente culturale e linguistica.
Sicché, quello che sperimentiamo all’esterno non è altro che la
nostra proiezione. Questo ci porta a dire che “credenze, desideri,
pensieri ( atteggiamenti proposizionali, ossia particolari mentali che
causano comportamenti) possiedono intrinsecamente le loro forme
logiche. Ciò vuol dire non solo che se x e y sono atteggiamenti
proposizionali dotati di forme logiche differenti, essi sono, ipso facto,
particolari mentali differenti; ma anche che essi sono, ipso facto,
particolari mentali di tipo differente. La credenza che Babbo Natale
non esiste ha la stessa forma logica della credenza che gli unicorni
non esistono anche se, ovviamente, si tratta di credenze
differenti”12.
La credenza stessa ha manipolato la nostra stessa biologia,
costringendola a schematizzarsi secondo modelli culturali e di
pensiero inclini ad una visione frammentaria e meccanicistica della
vita, sebbene continui la sua creazione in divenire. Il filosofo
statunitense Nelson Goodman13 a questo proposito ha precisato che
“I mondi sono costruiti fabbricando versioni diverse, con numeri,
immagini, suoni o con altri simboli di qualunque tipo realizzati con i
più diversi materiali. Anche se costruiamo mondi fabbricando
versioni, non costruiamo un mondo mettendo insieme dei simboli a
caso, non più di quanto un carpentiere costruisca una sedia
mettendo insieme a caso dei pezzi di legno”.
12
Jerry A. Fodor, “La mente non funziona così”, Editori Laterza 2004.
13
Nelson Goodman “Vedere e costruire il mondo”, Laterza Bari 2008.
Le credenze, come ha spiegato Gazzaniga14 , direttore del
Dipartimento di Neuroscienza Cognitiva al Centro medico della
Cornell University, “occupano il punto terminale di gran parte della
nostra attività cognitiva. Esse sono proprietà misurabili della nostra
vita mentale e sono molto potenti nel determinare la nostra visione
del mondo”. A tale proposito sembra costruttiva ed illuminante una
storia tratta dalla saggezza della filosofia Zen.
Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli dichiarò:"Sono
venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi
scopi"."Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il maestro. E
incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il
maestro continuò a versare il liquido, che traboccò."Ma che cosa
fai?" sbottò il filosofo. "Non vedi che la tazza é piena?""Come questa
tazza" disse il maestro "anche la tua mente è troppo piena di
opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro
qualcos'altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua
tazza?" Anche noi, per capire la nostra vera natura, le nostre
potenzialità e la nostra stessa partecipazione a questa danza
universale dobbiamo svuotarci di inutili congetture-modelli
tramandati da generazioni. Questo non vuol dire abbandonare o
disdegnare le tradizioni, la cultura, le esperienze, ma cercare di non
convalidare o rafforzare tutti quei modelli e pregiudizi che alterano la
nostra personale visione della realtà e della nostra vera natura.
14
Gazzaniga S. Michael, “Il cervello sociale” – Giunti 1989.
1.2)Modelli-Simboli-Stereotipi: conoscenza.
“forgiatori” della nostra
“ Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri.
I tuoi pensieri diventano le tue parole. Le tue parole diventano le tue
azioni. Le tue azioni diventano le tue abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi valori. I tuoi valori diventano il tuo
destino”. (Mahatma Gandhi, politico e filosofo indiano Porbandar 2
ottobre 1869 – Nuova Delhi 30 gennaio 1948)
I modelli culturali vivono delle credenze che individui e comunità
producono, condividono e modificano. Ogni cultura si configura,
pertanto, come una costellazione di credenze (lat. mediev. credentia,
der. di credĕre «affidare, fidarsi, ritener vero), adeguatamente
estesa per affrontare i vari aspetti della realtà fisica e sociale,
relativamente stabile e convenzionalmente condivisa dalla
maggioranza degli attori di una data comunità. Tale costellazione di
credenze, rispondendo gli eterni quesiti legati alla nostra origine, alla
nostra natura e alle nostre potenzialità, costituisce una mappa in
grado di spiegare le varie situazioni ambientali in cui viviamo, in
modo da fornirci una chiave interpretativa per ogni fenomeno.
Qualsiasi costellazione di credenze, portando alla creazione di una
vera e propria ortodossia, è articolata fondamentalmente in due
sottogruppi distinti, fra loro eterogenei: quello delle credenze
positive e quello delle credenze negative. Il primo è l’insieme delle
credenze che adottiamo e riteniamo vere, giuste ed efficaci; mentre
il secondo è l’insieme delle credenze che decidiamo di non adottare,
poiché le riteniamo irrilevanti, anche se sappiamo che altri soggetti
potrebbero abbracciarle. Pertanto, si rimane sempre vincolato in
determinati schemi riduttivi, dovuti alla cultura sociale di base che
dalle autoinfluenze psicobiofisiche, per la piena comprensione della
nostra natura e della realtà potenzialmente possibilista e
dinamicamente variabile. Queste credenze assurgono al valore di
simbolo e, in quanto tali, sono al centro dell’attenzione da parte della
maggioranza di una certa comunità, che le condivide, le apprezza le
difende con forza e convinzione. Sono in particolare i primi anni della
nostra vita, quando le nostre capacità critiche sono molto basse,
quelli in cui si formano le convinzioni più forti e determinanti per la
nostra crescita, ma un po’ nell’arco di tutta la nostra esistenza le
convinzioni continuano a formarsi e a rappresentare per noi una
sorta di filtro attraverso cui vediamo il mondo. È come se avessimo
davanti a noi una gigantesca lente attraverso cui filtrano i dati della
realtà e che noi tendiamo ad adattare alle nostre esperienze.
Stereotipi e pregiudizi sarebbero in qualche modo sedimenti di
conoscenza e di memoria collettiva, una sorta di archivio storico.
Possiamo paragonarli a schemi di energia-informazione che
plasmano la realtà con la stessa frequenza con la quale si espandono
e si evolvono. Se l’atto di osservare può cambiare le stesse particelle,
le credenze creano una “variante” nella realtà che per noi
rappresenta Unica e indissolubile. Per sperimentare tangibilmente la
nostra vitale essenza di partecipatori creativi dobbiamo
necessariamente superare i condizionamenti che limitano il nostro
potenziale.
Ovviamente ci riferiamo a tutte quelle credenze-condizionamenti
potenzialmente negative o terribilmente confuse. Se veniamo limitati
dalle nostre stesse convinzioni, non possiamo attingere le
informazioni di cui abbiamo bisogno. La memoria é un processo
ricostruttivo interpretativo, nel quale la persona non recupera o
perde le informazioni in base ad una capacità oggettiva di ricordo,
ma in funzione della possibilità di inserirli in un contesto dotato di
senso. La mente umana mantiene gli stereotipi non per una
deprecabile tendenza all’errore, ma per non rimanere senza schemi e
senza aspettative; talvolta per ottenere la riduzione degli stereotipi è
sufficiente fornire alternative.I nostri comportamenti sono il riflesso
diretto delle nostre credenze, delle percezioni e dei valori generati da
esperienze passate. Tutti i condizionamenti sono programmi scritti
nel nostro Inconscio, che è come la memoria di un computer e la
nostra mente, il computer, non fa altro che elaborare più e più volte
gli stessi programmi. Possiamo cambiare i nostri comportamenti e
attirare la realtà che desideriamo solo quando l'Inconscio è convinto
di questa possibilità e la fa sua, così che le sue credenze siano in
armonia con ciò che desidera la nostra parte razionale.
Spesso il nutrire pregiudizi relativamente a determinate categorie di
persone porta, come evidenziato, parlando degli atteggiamenti, a
modificare il nostro comportamento sulla base delle nostre credenze,
con la conseguenza di creare condizioni tali per cui ipotesi formulate
sulla base di pregiudizi si verificano (profezie che si auto-avverano).
Naturalmente questi comportamenti porteranno poi al rafforzamento
degli stereotipi stessi. Per una persona, ad esempio, può essere Vero
ciò che stabilisce la scienza con la verifica empirica e/o con la
matematica; per altri è vero solo ciò che si percepisce con i sensi;
per altri è vero solo ciò che si sente dentro di sé essere vero; per
altri è vero ciò che si riesce a comprendere con la propria testa, per
altri ancora è vero ciò che è scritto nella Bibbia, ecc. La verità non è
altro che la propria personale comprensione della realtà in un
determinato momento. Buddha a questo proposito ha detto:
“ Non credere a nulla, semplicemente per sentito dire, non importa
dove l'hai letta o chi l'ha detto, neppure se l'ho detto io, a meno che
non sia affine alla tua ragione e al tuo buon senso. Non credere nelle
tradizioni, perché sono state tramandate per molte generazioni. Non
credere in niente, solo perché se ne parla tanto, o è sostenuto dalla
stragrande maggioranza degli uomini. Non credere semplicemente
perché è scritto nei tuoi libri religiosi. Non credere solo per l’autorità
dei tuoi insegnanti e degli anziani. Ma se dopo l’osservazione e
l’analisi personale, scopri che è d’accordo con la ragione, ed è
favorevole al bene e beneficio di tutti, allora accettala e vivi per
essa”.
Tutte le credenze, le convinzioni e i modelli che precedono i nostri
atti e il nostro stesso pensiero costituiscono i presupposti della
nostra realtà o di una realtà collettivamente condivisa, ma non
necessariamente corrispondente alla sua vera natura. Un continuo
condizionamento al nostro potenziale, una limitazione alla nostra
partecipazione attiva alla vita.
Come fa notare Maria Caterina Feole, laureata in Scienze Politiche,
specializzata in Discipline giuridiche ed economiche, ricercatrice ed
esperta in varie discipline olistiche, “le convinzioni limitanti che
accumuliamo inconsapevolmente durante la vita già dalla gestazione
materna, unite a quelle che ci vengono trasmesse a livello genetico
nel DNA dai nostri genitori e dai nostri antenati, vanno ad installarsi
nelle nostre cellule (parte fisica) e nel subconscio (parte psichica)
che costituisce la parte più profonda della persona, della quale ne
dirige l’esistenza all’insaputa della stessa. E’ proprio il subconscio a
mette in atto gli “auto sabotaggi” che fanno fallire i nostri piani,
attirando situazioni negative esterne che rispecchiano proprio le
convinzioni depotenzianti in se stesso contenute. […] Molti di noi
hanno la tendenza ad elaborare gli stessi pensieri, ad avere le stesse
sensazioni e gli stessi sentimenti; questo ci porta ad utilizzare
sempre gli stessi schemi e le stesse combinazioni di circuiti neurali,
che tendono a collegarsi in modo permanente. E così che creiamo
abitudini di pensiero, di sensazione e di azione”15.
Le nostre stesse credenze-convinzioni creano una realtà che per noi
rappresenta l’assioma, la verità, l’ineccepibile. E’ interessante quello
propone il filosofo, matematico, saggista libanese Nassim Nicholas
Taleb nel suo libro “Cigno Nero”16, il quale introduce il concetto di
15
Maria Caterina Feole, “Dalla fisica dei quanti alla realtà”, Edizioni
Simple, Macerata
2007.
16
Nassim Nicholas Taleb, “Cigno Nero – Come l’improbabile governa
la nostra vita”, Il saggiatore, 2008.
“ fallacia della narrazione” per descrivere come le storie distorte del
passato forgino la nostra visione del mondo e le nostre aspettative
per il futuro e su come la maggior parte delle persone si concentrino
su pochi eventi straordinari accaduti anziché sugli innumerevoli
eventi che non hanno avuto luogo.
In questo contesto, riprendendo le parole dello psicologo Daniel
Kahneman17 , anche “le emozioni influiscono sull’elaborazione di
giudizi e scelte intuitivi molto più di quanto si pensasse in passato”.
Secondo “l’euristica dell’effetto” tutti i nostri giudizi e le nostre
decisioni sono guidati dalle emozioni e dai sentimenti, evitando così
la trafila del ragionamento, del discernimento e della riflessione. La
realtà è tutto ciò che percepiamo con i nostri sensi, che
comprendiamo con il nostro cervello e che sentiamo dentro di noi.
Esiste una realtà esterna che è sempre verificabile ed esiste una
realtà interiore che non lo è. Lo studio della realtà esteriore porta
alla Sapienza, mentre lo studio della realtà interiore porta alla
Saggezza. La differenza sostanziale quindi tra la Sapienza e la
Saggezza è che la Sapienza si basa sulla conoscenza di una realtà
assoluta e verificabile ed è alla base della crescita esteriore, mentre
la Saggezza si basa sulla conoscenza di una realtà relativa e non
verificabile ed è alla base della crescita interiore. Ma entrambe tali
virtù si raggiungono attraverso l'utilizzo del cervello, sebbene si
utilizzino rispettivamente le capacità emotive nel caso della Saggezza
e le capacità mentali nel caso della Sapienza. Comunque la vera
Sapienza deriva dalla Saggezza.
Le convinzioni sono delle certezze, tutto ciò che noi crediamo sia
vero18. Una convinzione non è ne vera ne falsa, basandosi sulla
fenomenologia delle esperienze. Quello che conta è la natura
potenziale
-creativa o limitativa-riduttiva che la stessa convinzione manifesta
nella vita. Infatti, le nostre convinzioni si originano da esperienze che
non
17
Daniel Kahneman, “Pensieri Lenti e veloci”, Mondadori, Milano
2012.
18
Sprott, J.W.H.,” Manuale di psicologia sociale”, Ed. Universitaria,
Firenze 1962; Stoetzel, J., “ Psicologia Sociale”, Armando, Roma
1969; Aronson, E.,” Elementi di psicologia sociale”, Franco Angeli,
Milano 1977.
necessariamente sono la realtà effettiva, ma sono soltanto la nostra
personale interpretazione.
Un cambiamento radicale delle credenze ci conduce verso una
migliore sensibilizzazione alle dinamiche e agli atteggiamenti della
realtà in cui viviamo e ci perfezioniamo. Solo quando focalizziamo la
nostra attenzione consapevole la realtà diventa esperienza reale.
L’illusione di una realtà meccanica, in cui tutto è diviso e divisibile,
della nostra fragilità in un universo “inconsapevole”, ci porta a creare
una realtà-esperienza con le stesse sfaccettature. Condensiamo la
credenza con l’azione in una possibile realtà, creando sfumature e
schemi con le stesse frequenze con le quali le abbiamo focalizzate e
percepite. Una sorta di simulazione collettiva, mantenuta attiva da
una memoria storica-cumulativa e dalle nostre stesse paure di
separazione e abbandono . A causa delle nostre convinzioni interiori
ed esteriori, sperimentiamo una realtà “specchio”, quale proiezione
di noi stessi. Basta cambiare credenza e convinzione per
sperimentare una realtà dalle diverse con possibilità di crescita .
Un atteggiamento “olistico” può migliorare notevolmente la nostra
comprensione e la nostra operatività. Il primo passo avviene in noi e
con il mondo. La nostra stessa evoluzione non è altro che una danza
sinergica tra “biologia e ambiente”, tra “micro e macrocosmo”,
durante la quale si innescano meccanismi di scambi e interrelazioni
non-locali di informazioni. La consapevolezza e la coscienza che
abbiamo della realtà e di noi stessi innescano i meccanismi della vita.
Le credenze e le convinzioni sono spessi e rigidi filtri che cambiano
notevolmente il nostro modo di sperimentare la vita stessa.
Il sistema percettivo su cui ci appoggiamo per costruire o modellare
la realtà della nostra esistenza si conforma alle nostre stesse
conoscenze, con le quali cerchiamo di svelare il mondo e le sue
dinamiche e forme implicite già presenti in noi stessi. Riusciamo a
percepire solo parte di una vasta realtà, a causa delle continue
elaborazioni deduttive del nostro cervello. Le nostre convinzioni sono
il fondamento della nostra personalità e di ciò che raggiungiamo
nella nostra vita.
Le nostre convinzioni hanno conseguenze di vasta portata nella
nostra vita, sia positive che negative. Ma ciò che è necessario
considerare è che esistono sia le convinzioni consce - razionali, delle
quali siamo consapevoli che quelle subconscie – le quali sono
“istintive”, inconsapevoli. Le convinzioni consce sono tutte quelle
verità, quelle certezze che noi conosciamo e nelle quali crediamo. Le
convinzioni subconscie sono invece quelle “verità nascoste”, nel
senso che non siamo consapevoli che fanno parte di noi stessi e di
quanto influiscono nella nostra vita. Gli studi in neuroscienza
indicano che il 95% dei nostri comportamenti dipende dal nostro
subconscio. Dalle nostre convinzioni traiamo le percezioni del mondo
e di noi stessi, e da queste percezioni sviluppiamo il nostro
comportamento verso noi stessi e verso il mondo.
“ Ciò che contraddistingue la tradizionale comprensione occidentale
della conoscenza e della verità oggettiva è un’assunzione di fondo
riguardo alla persona umana e alla natura della realtà. Il metodo
scientifico limita il campo della conoscenza perseguibile ai fenomeni
che possono essere osservati e verificati attraverso i sensi del corpo
fisico. Qualsiasi cosa che sia al di fuori di questo capo è attribuita al
reame del mito e della tradizione popolare”19.
Come ogni concezione della vita così ogni teoria, affermandosi nel
tempo, acquista la sua piena solidità nell’esistenza e nella vita di tutti
i giorni. Se ci siamo convinti, come la maggior parte, che il destino
sia qualcosa di fissato, rigido e predeterminato che non può essere
cambiato da noi, questa certezza si trasformerà in pura verità e si
presenterà sicuramente in tale veste. Se ,invece, riteniamo di essere
gli architetti e i costruttori della nostra stessa vita, allora ci sarà una
presa di posizione da parte nostra nell’assunzione della piena
responsabilità delle nostre scelte. Molte delle nostre convinzioni si
basano su errate interpretazioni di passate esperienze; il problema è
che una volta che
19Ramtha, “Come creare la propria realtà”, Macro
Edizioni 2010.
abbiamo adottato quelle “ credenze ci dimentichiamo che si tratta
solo di interpretazioni”20.
Quando il mondo reale o un particolare evento, con il quale ci
rappresentiamo e ci confrontiamo, non è consapevolmente e
cognitivamente accessibile, si scatena in noi il gesto dell’abbandono
dell’idea intuitiva della verità oltre i semplici sensi. I nostri modelli
mentali concettuali costruiti in base a rappresentazioni causali non
hanno la garanzia assoluta di verità. Noi non scegliamo
consapevolmente in che cosa credere o non credere o manifestare la
nostra intenzione creativa, non decidiamo quale sistema di
convinzioni-regole e dottrine adottare: “ma agiamo di conseguenza
in base a ciò che ci è stato proposto”21.
Nell’illusione di scegliere in modo consapevole, in piena libertà e
autonomia noi recitiamo passivamente la parte di un copione
prestabilito. Il sociologo tedesco Karl Mannheim22, fondatore della
“Sociologia della Conoscenza” ha precisato che “Una conoscenza del
mondo è un insieme di contesti di esperienza strutturalmente
interconnessi, che costituisce la base comune per una molteplicità di
individui a partire dalla quale essi fanno esperienza e penetrano la
vita. […] Non afferriamo mai le cose in se stesse, ma solo come
esistono per la comunità. Possiamo già anticipare che la nostra
odierna concezione pre-scientifica della realtà si trova in diretta
continuità con questo tipo di esperienza di vita. Il mondo non esiste
per noi come una semplice somma di cose puramente estese, ma
come depositario delle possibilità più profonde e più originarie
dell’esperienza umana”.
Una persona che cerca la conoscenza e la comprensione della realtà
in cui vive e del suo essere deve cercare anche altri modelli
all’apparenza lontani da quelli utilizzati per abitudine o per logica
deduttiva. La forza motrice e trainante che spinge verso questa
conoscenza e questa
20
Dyer Wayne, “Il potere dell’intenzione”, Corbaccio, Milano 2005.
21
Goleman Daniel, “Intelligenza Emotiva”, Rizzoli, 1996.
22
Karl Mannheim “Le Strutture del Pensiero”, Edizioni Laterza Bari
2000.
comprensione-liberazione è l’intenzione23 che opera nel presente
della coscienza, come potenziale di espansione ed evoluzione.
Bisogna essere innanzitutto consapevoli e partecipi ai consueti
paradigmi di idee e pensieri, degli schemi e delle idee con cui
percepiamo con limitazione inconsapevole ciò che sta al di là della
semplice razionalità. L’obiettivo di questa comprensione è permettere
la realizzazione di una prospettiva di crescita e sperimentazione di
questa realtà in modo deciso, profondo e duraturo, tale da fornire un
raggio d’azione più grande. Siamo letteralmente al servizio delle
nostre convinzioni e le nostre convinzioni ci possono rendere liberi o
schiavi, a seconda del loro contenuto.
Nei primi sei mesi di vita l’interazione sensoriale fra cervello ed
ambiente stimola e compone la struttura sinaptica fondamentale.
L’effetto delle percezioni sullo sviluppo sinaptico è un fenomeno che,
allo stato della conoscenza neurologica, pare essere essenzialmente
fisico, somatico.
In questo modo, gradualmente, si formano in ciascuno le proprie
peculiari norme di percezione e di uso dei canali sensoriali, da cui
deriva l’individuale e specifica modalità di ricostruzione mentale del
mondo esterno. Questa rappresentazione mentale non è la realtà
oggettiva che crediamo, ma la nostra personale rielaborazione degli
elementi che sensorialmente siamo in grado di percepire e
l’elaborazione dei dati è condizionata dai primi elementi concettuali
costituiti.
“ Allo stesso modo in cui non siete il vostro corpo, non siete le vostre
credenze. Le credenze vengono alimentate a partire dalla nascita dai
vostri genitori, dagli insegnanti, dagli altri bambini, dalle valutazioni
che fate sulle esperienze e dal significato che associate a quelle
esperienze. E’ nostra responsabilità cambiarle nel caso non siano
quelle che volete o di cui avete bisogno” (Assaraf, J., 2012).
23
Vadim Zeland, “Reality Transurfing”, Macro Edizioni 2010.
1.3) Dal riduzionismo della convinzione-credenza alla
consapevolezza della creatività.
“ […]Il mondo non è niente più e niente meno che un riflesso di ciò
che crediamo, sia come individui che come collettività, cosciamente
che subcosciamente. Il novanta per cento delle nostre azioni
quotidiane è costituito da risposte che provengono dal bacino di
informazioni che abbiamo raccolto durante i nostri sette anni di vita.
Infatti, fino all’età di sette anni siamo come delle spugne senza
filtri[…]”. (Gregg Braden, 2005)
Concetti, convinzioni, reazioni e comportamenti formati, in una
continua interazione e stratificazione, dall’educazione, dall’ambiente
sociale e culturale, dall’esperienza soggettiva e dall’evoluzione
individuale, tutto questo viene elaborato con il proprio specifico
modo di utilizzare i canali sensoriali. L’intensità, l’importanza e le
conseguenze, superficiali o profonde, di uno stimolo visivo,
dipendono dalla reazione emotiva che prova. Reazione emotiva che,
collegata in un rapporto di causalità reciproca, è fortemente
influenzata anche dalla situazione ormonale. I paradigmi concettuali,
gradualmente formati, condizionano, in ordine di importanza e di
priorità, sia la percezione, sia l’interpretazione dell’ambiente e degli
avvenimenti, da cui derivano le scelte, le valutazione ed i
comportamenti. Anche dal punto di vista scientifico l'impegno di ogni
scienziato è quello di accertare nuovi fatti, di comprenderli e di
spiegarli, rimanendo pur sempre all'interno della sua scienza, ossia
dilatandone i confini senza mai superarli. In tal senso si può
affermare che un “riduzionismo metodologico” fa parte
dell'atteggiamento scientifico in quanto tale e, in particolare, esso si
riflette (legittimamente) anche sulla scelta delle ipotesi ammissibili
all'interno di una data scienza. Spazio, tempo e materia non sono più
pensabili come entità indipendenti, non è possibile concepire la
particella elementare come un punto materiale localizzato nello
spazio e nel tempo, la relazione causale non è più istituibile nel caso
dei fenomeni elementari e dei fenomeni cosmici secondo il legame di
connessione necessaria che ci è familiare e via dicendo. La
conclusione è abbastanza immediata: quei concetti e quelle immagini
del reale che traiamo dall'esperienza ordinaria e che ci
sembrerebbero caratterizzare la realtà in quanto tale, hanno in effetti
una portata limitata, riguardano un particolare livello della realtà
(quello appunto dell'esperienza ordinaria), ma non sono adatti a farci
comprendere e spiegare altri livelli della realtà, e addirittura della
realtà fisica. Per comprendere questi livelli ulteriori non possiamo
fare a meno di partire dai concetti dell'esperienza comune, ma
dobbiamo poi trasformarli, adattarli, trasfigurarli fin quasi a renderli
irriconoscibili.
Quelle che noi consideriamo verità assolutamente inviolabili e
trascendenti sono in realtà tendenze o abitudini, che si sono raccolte
durante i secoli a partire dall’iniziale stato di assenza di legge
attraverso una costante assiduità e un mutuo consolidamento. “Ogni
progresso nel cammino ascendente della conoscenza rivela un punto
di vista nuovo, permette di esplorare meglio la distesa delle differenti
scienze, di riconoscere il loro stato di avanzamento, di constatare i
loro mutui rapporti e l’aiuto che esse possono apportare le une alle
altre”, scrive l’inventore pseudo scienziato russo Georges
Lakhovsky24.
Non dovremmo partire mai dal presupposto che ciò che crediamo
vero di fatto lo sia realmente; dovremmo invece procedere con l’idea
che siamo condizionati da credenze limitanti che ci impediscono di
esprimere la nostra unicità e di essere completamente noi stessi.
Man mano che individuiamo e modifichiamo i nostri punti di vista
erronei o limitanti liberiamo non solo nuove risorse dal nostro Sè25,
ma possiamo esprimere quel potenziale dell’intenzione creativa che
consente di creare la nostra realtà e la nostra armonia. Ognuno di
noi è stato condizionato a qualche livello sia dalle credenze che
appartengono al contesto in cui vive sia dalle idee che nel tempo si è
fatto personalmente.
Cambiare le convinzioni vuol dire cambiare il nostro modo di
percepire la realtà, quindi cambiare la qualità della nostra vita26. A
24
Georges Lakhovsky “Il segreto della vita – Le onde cosmiche e la
radiazione vitale”, Macro Edizioni 2010.
25
Ogni giorno, sin dai primi giorni di vita, un soggetto deve svolgere
un immenso e duro lavoro, per costruire, gradualmente l’identità del
proprio Sé. E’ lungo e delicato processo che si sviluppa nel tempo,
che crea sinergie con tutta una serie di funzioni cognitive e che
dipende da molti fattori. Il “Sè” è un termine che definisce un
concetto complesso e per certi versi paradossale, collegato
strettamente all’identità personale. Costruiamo infatti le nostre prime
percezioni di noi stessi dal modo in cui gli altri ci percepiscono e dal
modo in cui ci percepiamo nei rapporti con gli altri. Possiamo definire
il Sé non tanto come un’entità unitaria e stabile, quanto come una
posizione relazionale, dalla quale l’individuo percepisce se stesso, gli
altri e il mondo.
26
Negli uomini , anche la mancanza di un senso può dare una forma
di realtà per la sua mente diversa dalla nostra , tanto da renderne
incompatibile la vita se il senso perduto venisse recuperato. Un
famoso esempio che viene narrato in molti libri di neurologia parla di
un uomo cieco dalla nascita che tramite una speciale operazione ,
ottiene la vista . Esso era abituato a vivere al buio , a riconoscere gli
oggetti col tatto , quello era il suo mondo , quella la sua realtà . Ora
cosa vede? Immagini , colori , che il suo cervello non sa riconoscere.
Solo col tempo , riesce ad inquadrare un poco ciò che vede. Ma
ancora, non sa distinguere un cane da un gatto , bottiglie da scatole
, non riconosce i visi . Per lui ciò che vede non è reale non esiste,
non gli interessa . Preferisce vivere con un senso in meno , perché
per lui , quella della cecità e l'unica sua vera realtà. La depressione
per la sua nuova condizione lo porta al suicidio , lasciando come
ultime parole la frase : "Il dono , quel dono è diventata una
maledizione ! "
volte abbiamo l’abitudine di forzare le situazioni rinnegando
l’esistenza di un’intelligenza universale della quale facciamo parte
che lavora incessantemente dentro di noi: non ci rendiamo conto
dell’esistenza di una forza creativa in tutto e che tutto è
sinergicamente interconnesso e dove la materialità degli eventi è
solo l’inganno dei nostri sensi e dei nostri pre-concetti. Bruce Lipton
e Steve Bhaerman27, nel loro libro “Evoluzione Spontanea”
asseriscono saggiamente che “[…]il nostro corpo, i nostri organi e le
nostre cellule sono co-intelligenti, caratteristiche che li mette in
grado di co-evolvere insieme al loro ambiente. Analogamente,
quando viene applicata la co-intelligenza consente alle persone
ordinarie di accedere a una saggezza straordinaria attraverso cui
diventa possibile praticare l’evoluzione e raggiungere soluzioni
trascendenti. […]Il nostro campo (onda di energia o pensiero
incorporata in una matrice energetica), di credenze, e percezioni
determina individualmente e collettivamente la nostra biologia e la
nostra realtà. Quando acquistiamo il comando sulle nostre credenze
ed emozioni inconsce, riprendiamo il controllo creativo della nostra
vita. Il successo della vita è basato sulla capacità di guidare le nostre
azioni con decisioni consapevoli invece di attivare comportamenti
subconsci preprogrammati e reattivi[…]”.
Fluire con la vita significa riconoscere questa intelligenza più grande
e affidarci ad essa, sapendo che questo è quanto di meglio possiamo
fare per noi e per gli altri. La vita spesso ci restituisce segnali chiari,
e l’accanimento verso un obiettivo quasi sempre è un segnale
evidente che quell’obiettivo non è nella nostra strada.
Spesso cadiamo nell’errore di credere che se non otteniamo qualcosa
è perché non lo meritiamo o perché non siamo stati abbastanza
efficienti o efficaci, senza pensare che, forse, quell’obiettivo, per noi
non è bene raggiungerlo. Nel lungo viaggio alla scoperta di come è
formata la mappa individuale della realtà una parte consistente va
dedicata all’esplorazione dei valori e delle credenze che condizionano
le nostre scelte, i nostri atteggiamenti nei confronti degli altri e della
vita in genere. Cercare di comprendere se distorsioni, cancellazioni e
27
Bruce Lipton e Steve Bhaerman, “Evoluzione Spontanea”,
Macroedizioni 2010.
generalizzazioni vengano prima oppure dopo le credenze, se siano le
prime a contribuire alla formazione delle altre o viceversa equivale a
chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. È certamente vero che
una credenza o un valore contribuiscono a orientare un modello
verso una strada piuttosto che un’altra, ma è altrettanto vero che
piccole generalizzazioni compiute costantemente possono far
nascere e coltivare forti credenze. La nostra mente, per sua natura,
e i nostri sensi, benché sensibilmente sviluppati, hanno una visione
molto limitata delle cose, e il forzare a tutti i costi una situazione
nella direzione che crediamo migliore è spesso un’azione miope,
proprio perché non sappiamo mai che cosa sia veramente bene per
noi e per gli altri.
Il livello di fiducia che le persone hanno nelle proprie credenze le
rende talvolta refrattarie alla ricezione di nuove informazioni che
potrebbero in qualche modo minare le credenze stesse.
Quando una credenza poi diventa talmente radicata in noi da indurci
a pensare che se dovessimo in qualche modo cambiarla ciò
metterebbe in discussione la nostra stessa identità, allora la
credenza diventa una convinzione. Il problema è che, una volta
adottata una credenza, dimentichiamo che si tratta solo di
un’interpretazione. Anthony Robbins a questo proposito scrive:
“Cominciamo a trattare le nostre credenze come se fossero realtà,
come se fossero vangelo. Anzi, raramente, per non dire mai,
mettiamo in dubbio le convinzioni che ci siamo fatte da un pezzo. Se
provate a chiedervi perché gli uomini si comportano in un certo
modo, dovete ricordare che gli individui non agiscono mai a caso:
tutte le nostre azioni sono il riflesso delle nostre credenze.
Qualunque cosa facciamo, il risultato della nostra convinzione, a
livello conscio o inconscio, è quella cosa che ci condurrà al piacere o
perlomeno ci allontanerà dal dolore. Se volete operare cambiamenti
concreti e duraturi nel vostro comportamento dovete cambiare le
convinzioni che ve lo impediscono”28.
28
Anthony Robbins, “Come migliorare il proprio stato mentale, fisico,
finanziario”, Milano, Bompiani, 1992.
Tentiamo di cambiare le nostre convinzioni "reprimendole" o
“combattendo” contro di esse. In accordo con la teoria
dell'autoorganizzazione, le convinzioni cambierebbero attraverso un
ciclo naturale nel quale le parti del sistema di una persona che
mantengono la convinzione esistente diventano instabili. Una
convinzione può essere considerata come una specie di polo
d'attrazione attorno a cui il sistema si organizza. La conoscenza e la
sapienza sta nella nostra capacità di oltrepassare quel muro di
convinzioni che ci limita e ci ostacola nell’intraprendere il cammino
della ricerca, della crescita e dell’armonia con il Tutto.
Proponiamo una storia riportata nel libro di Giacomo Bruno e Viviana
Grunert29:
“ A questo proposito voglio raccontarti un aneddoto basato su un
episodio accaduto alla FedEx, la Federal Express, una delle più
famose e importanti società di spedizioni a livello mondiale, con un
fatturato elevatissimo, la numero uno in America. Immagina gli
enormi stabilimenti aziendali, pieni di macchinari, in cui quasi tutto il
lavoro è automatizzato. Un giorno si blocca ogni cosa,
improvvisamente saltano tutti i meccanismi e i nastri su cui scorrono
i pacchi si fermano. Arriva il presidente disperato perché sta
perdendo qualcosa come 100.000 dollari al minuto e chiama subito i
tecnici. Uno di loro arriva, molto tranquillo, con la sua divisa; si
guarda intorno, dà un’occhiata ai macchinari e si mette a pensare.
Pochi minuti dopo dice: «Bene, forse ho capito», si fa accompagnare
in sala macchine, si dirige deciso verso una vite, dà una mezza girata
e tutto ricomincia a funzionare. Il direttore contentissimo dice: “Sei
un genio, bravissimo, quanto ti devo?”. E il tecnico risponde: “Sono
10.000 dollari”. Il presidente, sbigottito, replica: “Come? 10.000
dollari! Va bene che io sto perdendo un sacco di soldi, ma non per
questo ti devi approfittare della situazione. Facciamo così: nella
fattura relativa al lavoro scrivimi in dettaglio tutto ciò che hai fatto. Il
tecnico presenta la fattura, il presidente della società la legge,
rimane sbalordito e la passa alla segretaria alla quale dice: “Bene,
paghi questa persona e gli dia anche una mancia di 1000 dollari”.
Vuoi sapere cosa c’era scritto su quel foglio? Girare la vite = 1
dollaro Sapere quale vite girare = 9.999 dollari”.
29
Giacomo Bruno e Viviana Grunert, “La nuova legge di
attrazione”My Life edizioni, 2008.
Viviamo in una cultura del “ ridimensionamento schematico”, ci
troviamo a nostro agio nell'essere trascinati dalla corrente di massa e
dai meccanismi manipolatori. E quando pensiamo che forse siamo
più di questo ci sentiamo arroganti e presuntuosi. Viviamo
innestando solo le prime marce della nostra autovettura, tanto che a
volte la ingolfiamo del tutto, cosa che ci conferma nella nostra
visione limitata; viviamo proiettati verso un futuro incerto con il
fardello del passato; viviamo con l’idea di farci un bagno nel fiume
della vita stessa, ma restiamo sulla riva favoleggiando o
programmando in continuazione l’immersione in acqua.
Ci fa paura l’idea di oltrepassare i nostri supposti limiti e, quando
tentiamo di oltrepassarli, spesso ci ridimensioniamo subito. Alcuni di
noi non alzano mai veramente la testa e invecchiano senza aver visto
il cielo e, fuor di metafora, senza aver vissuto veramente.
Siamo fondamentalmente dei rinunciatari, basta poco per
scoraggiarci per farci perdere la fiducia in ciò che siamo e nelle
nostre capacità. Ci hanno insegnato che sognare è una perdita di
tempo, così abbiamo smesso di farlo e poi ci stupiamo che la nostra
vita è tinta di grigio. Krishna scrisse:
“ Quando si osserva se stessi in questo modo, senza scelta e con
una consapevolezza passiva, senza volersi formare in fretta
un’opinione o giungere a una conclusione, ma con esitazione, con
pazienza e scetticismo, per il gusto di comprendere se stessi e la
vita, solo allora si può scoprire che cosa è vero e che cosa è falso e il
falso svanisce da solo, senza alcuno sforzo di volontà. L’ignoranza si
dissolve allora nella luce della comprensione. Senza un tale obiettivo
e tuttavia con un’appassionata indagine di sè, delle proprie
conclusioni, credi, attaccamenti, desideri e motivazioni, c’è ben poco
significato nell’identificarsi con qualche gruppo, qualche teoria, con
qualche credo, difendendoli come un avvocato per il resto della
propria vita”.
Capitolo II
L’uomo e la ricerca interiore: vibrazione
nel Tutt’Uno.
2.1) Micro e Macro: sinergia, coscienza e informazione nel vuoto.
“ […]Sono assai sbalordito dal fatto che la raffigurazione scientifica
del mondo reale attorno a me sia tanto carente. Ci fornisce molte
informazioni fattuali, inserisce tutta la nostra esperienza entro un
ordine di magnifica coerenza, ma è spaventosamente muta riguardo
a tutto quanto sia davvero vicino al nostro cuore e davvero
importante per noi[…]”30
L’uomo ha la facoltà di poter sviluppare una sua interazione reale
con la natura intima dell’esistenza attraverso una sua propria
esperienza individuale e diretta. Il segreto che anima e permea tutta
l’esistenza non è lontano da noi, è in noi stessi. Un laboratorio
dell’esperienza interiore che può consentire una vera e propria
partecipazione al miracolo della vita stabilendo una connessione
armonica alla creatività dell’universo.
L'autocoscienza permette all'uomo di conoscere se stesso come colui
che sceglie, colui che va avanti non come viene, ma si rende conto
di ciò che fa, è responsabile delle sue scelte e della sua storia. La
ricerca interiore ci permette di riconoscere questo aspetto della
nostra esistenza e, nello stesso tempo, di lasciare andare la paura, di
sentirci a nostro agio con questa dimensione così com’è, senza
bisogno di nessuna comprensione concettuale, razionale: il
paradosso è che
30
Erwin Schrodinger, “Nature and the Greeks”, Cambridge University
Press, 1954.
siamo più in contatto con il mistero che ci circonda e ci permea, e
nello stesso tempo siamo a nostro agio in questo contatto. Bisogna
sottolineare anche che la nostra vita non necessita di essere il frutto
di un progetto iniziale per essere colma di significato miracoloso. “La
grandezza dell'uomo non risiede in ciò che egli è, ma in ciò che egli
rende possibile. All’interno dell’essere umano risiede l’anima
immortale. C’è un grande piano divino in azione, anche se l’evidenza
esteriore sembra contraddirlo” scrive il filosofo e mistico indiano Sri
Aurobindo. La vita è sublime e meravigliosa proprio per la sua
fragilità nell’essere e la sua forza nel divenire. Anche se abbiamo
raggiunto livelli di conoscenza davvero sbalorditivi non solo nel
campo della fisica quantistica, ma anche della biologia, della
psicologia, del misticismo si presenta sempre un limite oltre al quale
il limite dell’intelletto deve cedere il posto alla consapevolezza della
coscienza. Bisogna rendersi anche conto che la natura crea a partire
da uno squilibrio di fondo ( la vita mette ordine nel caos; un
linguaggio di simmetrie). Il filosofo, scrittore e mistico G. I.
Gurdjeff31scrisse:
“ […]Esistono menti che si interrogano, che desiderano la verità del
cuore, la cercano, si sforzano di risolvere i problemi generati dalla
vita, cercano di penetrare l’essenza delle cose e dei fenomeni, e di
penetrare in loro stesse. Se un uomo ragiona e pensa bene, non ha
importanza quale cammino egli segua per risolvere questi problemi,
deve inevitabilmente ritornare a se stesso, ed incominciare dalla
soluzione del problema di che cosa egli stesso sia e di quale sia il
suo posto nel mondo attorno a lui. Perché senza questa conoscenza
egli non avrà un punto focale nella sua ricerca. Le parole di Socrate
“Conosci te stesso” perdurano per tutti coloro che cercano la vera
conoscenza ed il vero essere[…]”.
Il senso del mistero e della meraviglia sono intrecciati e
complementari: possiamo entrare in contatto con tale dimensione
quando lasciamo cadere l’illusione del controllo, l’illusione che
attraverso uno sforzo di volontà si sia in grado di determinare la
31
G. I. Gurdjeff in OuspenskyP.D.“Frammenti di un insegnamento
sconosciuto”Astrolabio 1976.
nostra vita. Tutto il cammino interiore può forse essere visto come
un modo per rieducarci a non dare nulla per scontato e per imparare
ad apprezzare di nuovo, e di nuovo ancora, il semplice e naturale
dispiegarsi della vita così com’è. Il processo del pensiero logico,
analitico si forma attraverso divisioni, separazioni, valutazioni
quantitative, procede per esclusione e di conseguenza forma sistemi
di credenze e concezioni del mondo tutte basate su polarità
contrapposte in continua lotta (ad esempio anima e corpo): vi è
sempre una sopravvalutazione di un polo rispetto all’altro o, peggio
ancora, una valutazione negativa, una soppressione dell’uno a favore
dell’altro. Ciò determina lo sviluppo di visioni fortemente gerarchiche
e unilaterali che non rispettano e non offrono pari dignità alle varie
parti del tutto. Bisogna dire che tutte le manifestazione di questo
miracolo denominato vita provengono da un’unica fonte di possibilità
autointelligente che include ogni atomo dell’universo. La vita è
sostenuta dalla sua stessa capacità di perpetuarsi e riprodursi,
garantendo una consapevolezza dell’essere parte del tutto. Il nostro
scopo oltre a vivere in piena armonia evolvendoci, è acquisire la
capacità di sceglierci uno scenario nella realtà. Dobbiamo spingerci
oltre la fisicità delle nostre convinzioni.
La nostra anima ha specifiche intenzioni e ciò che conta per il nostro
sviluppo e la nostra evoluzione è capire questo programma. La
comprensione di questa consapevolezza può avvenire anche
attraverso determinate aspirazioni. Quanto più approfondiamo
questa conoscenza tanto più otteniamo energie positive per la
crescita, l’abbondanza e la nostra realizzazione.
La nostra natura umana “aspira alla realizzazione di questi desideri e
bisogni che, se rifiutati, danno origine nel tuo intimo a forze
contrastanti. Queste forze incatenano la tua anima a questo mondo
e al tema in questione fino a quando il rifiuto non sparisce”32.
L’uomo, consapevole di se stesso, sperimenta ogni giorno il suo
limite, ma si riconosce anche capace di superarlo continuamente.
Possiede
32
Ruediger Schache “Il progetto segreto della tua anima” Macro
edizioni 2009.
un’anima spirituale che lo fa essere cosciente della sua originalità e
delle possibilità che si aprono dinanzi a lui. Abbiamo la capacità di
sperimentare e scoprire i diversi livelli di coscienza e di vivere il
mondo interiore-esteriore attraverso la mente, l’intuito, la
consapevolezza, la creatività e l’amore. Una consapevolezza della
presenza e della partecipazione al flusso della Coscienza che
conduce all’Unione e alla Gratitudine. Cosa ancora più importante e
impegnativa, abbiamo il potere di essere ciò che vogliamo e di
scegliere quale realtà sperimentare.
Come scrive il filosofo e scrittore canadese John de Ruiter in “La
Realtà senza veli”33
“ Se la nostra ragione di vita è appropriarci del nutrimento e della
bellezza della verità o dell’amore per soddisfare i nostri sensi, per
sentirci bene, essere in pace, allora ci ritroveremo a cercare senza
sosta, senza mai veramente trovare. Così diventiamo una coscienza
fondata su una modalità di desiderio incessante, anziché su un modo
d’essere vero quanto la verità stessa, che abbiamo assaggiato e che
ora bramiamo ardentemente di riottenere…. Riconosci e conosci la
verità di questa modalità dell’essere nell’attimo stesso in cui consenti
a te stesso di penetrarvi”.
Il nostro modo di pensare, di giudicare, analizzare e comprendere la
realtà che sperimentiamo dentro e fuori noi stessi appare
decisamente meno flessibile, elastico e libero di quanto ci piacerebbe
che fosse. La nostra stessa carenza nel ragionamento, della nostra
ostentata separazione dal tutt’Uno, dalla nostra assente
consapevolezza di una visione olistica ci porta alla chiusura e di
conseguenza al pregiudizio e alla formazione di credenze dispersive
e fuorvianti e di errori, i quali non solo possono derivare dalla nostra
predisposizione personale alla consapevolezza al progetto della cocreazione, ma anche dalle tradizione e false teorie del passato (idola
theati: intese come miti). In questa ricerca il pregiudizio non viene
inteso come “ tendenza a considerare in modo ingiustificatamente
sfavorevole le persone che
33
John de Ruiter, “La Realtà senza veli”, Tecniche Nuove Edizioni,
Milano 2012
appartengono a un determinato gruppo ” 34, ma come giudizio
errato precedente all’esperienza stessa come atto personale di
“sperimentazione” di vita nel Tutt’Uno; un insieme coerente e rigido
di credenze potenzialmente negative che indeboliscono il nostro
potenziale. Il sistema cognitivo, di fronte all’enorme e complessa
massa di dati provenienti dalla realtà vissuta, deve necessariamente
ridurre, semplificare e interpretare queste informazioni per ottenere
una categorizzazione omogenea applicabile ed unica. Tra
classificazione ( a causa di pressioni sociali, fattori personali, ecc) e
applicazione-utilizzazione si creano delle distorsioni e quindi
un’interpretazione solo parziale e superficiale della vita stessa. Il
processo di raccolta delle informazioni, a volte condizionato dalla
memoria storica e sociale della collettività stessa, che dovrebbe
confermare o smentire l’ipotesi formulata viene in qualche modo
condizionato dall’ipotesi stessa. Se ci aspettiamo che una persona
abbia determinate caratteristiche tendiamo a notare di più i
comportamenti che sono coerenti con questa aspettativa; la
convalida di questa aspettativa rafforza l’ipotesi e la credenza stessa.
La nostra mente mantiene questi schemi rigidi e questi stereotipi
perché non può stare senza aspettative. Questo è il motivo per cui
se ci aspettiamo che una persona o una determinata realtà siano
fredde e scostanti oppure estroverse e amichevoli tenderemo ad
assumere un atteggiamento corrispondente, il quale potrà avere
come risposta proprio quel comportamento che ci aspettavamo (una
profezia che si auto adempie). Come ha scritto Luigina Marchese35,
docente di scuola primaria e studiosa da molti anni di discipline
orientali:
“ l’essere umano ha una percezione limitata, sia di se stesso che del
mondo circostante e la visione della storia non ne è esente. Ci
costruiamo modelli di ciò che pensiamo sia accaduto e spesso li
confondiamo con la realtà. Non è facile rigettare ciò in cui si crede,
ciò che per cui si è lavorato una vita intera o mettere da parte la
propria reputazione. E così la ricerca stagna in ogni campo
34
Mazzara Bruno, “Stereotipi e pregiudizi”, Il Mulino Bologna 1997.
35
Luigina Marchese, “La scoperta del Nulla” Terre Sommerse, Roma
2009.
e la verità viene immolata sull’altare dell’ego. Forse solo chi è
completamente sganciato dagli usuali parametri che governano
l’esistenza, dalle logiche e dalle politiche che influenzano
segnatamente le accademie tradizionali, riesce ad andare oltre ed a
scoprire cose ad altri purtroppo negate. L’idea di una Conoscenza
che abbracci e superi la conoscenza ufficiale pervade l’intero
cammino del pensiero dell’uomo. La vita ha una magia intrinseca,
un’irresistibile bellezza, ma per intravederla bisogna innalzarsi,
elevare la propria vibrazione, il proprio livello di coscienza: la
meraviglia della vita ci appare quando non ci si identifica con essa.
Ognuno di noi ha addosso il peso delle concezioni sbagliate, quasi
sempre ci facciamo guidare dai pregiudizi. Le nostre menti sono
cristallizzare fin dall’infanzia, ciò che viviamo è il ripetersi di
esperienze inglobate nella memoria. Viviamo in una realtà che già
altri hanno stabilito per noi e prima di noi”.
La consapevolezza interiore può condurci verso le espressioni più
elevate della nostra natura, riducendo progressivamente la nostra
visione meccanicistica-riduttivistica della vita e del nostro ruolo di
partecipatori-co-creatori. Siamo parte gli uni degli altri e della
natura; non siamo estranei nell’universo. Siamo parte coerente di un
mondo coerente; né più né meno di una particella, una stella o una
galassia. “Siamo una parte cosciente del mondo, esseri attraverso
cui il cosmo può conoscere se stesso”( Ervin Laszlo, “Risacralizzare il
cosmo”). Il comportamento di una singola particella, sebbene possa
essere considerato individualistico , data la sua esistenza
imprevedibile ed improvvisa fuori dal tempo e dallo spazio, è pur
sempre obbediente alle leggi della probabilità. A tale proposito il
fisico e cosmologo Paul Davies precisa che “non esistono particelle
elementari essenziali, ma ciascuna ha in sé qualcosa di tutte le
altre”. Questo ci porta a considerare che anche la nostra vita e la
nostra sapienza non è selettiva o essenzialmente indipendente, ma
ha in sé un’estensione che va oltre lo spazio-tempo della nostra
percezione. In noi ci sono potenzialità infinite, proprio come una
ghianda che racchiude una quercia. Il segreto della vita non si trova
nei singoli atomi che compongono la cellula, ma dal modo in cui
questi atomi sono organizzati e guidati dalla “coscienza”. “Ciascuno
di noi viene al mondo dopo un periodo indeterminato di buio nonessere, di sordo non tempo, di immoto non-spazio, in un mistero
incommensurabile dove l’infinitudine incontra il finito che per breve
tratto si chiama vita” scrive il teorico dell’informazione, divulgatore
scientifico e scrittore Giuseppe O. Longo36.
Gordon Kane37, tra i maggiori esperti internazionali di teoria delle
particelle e divulgatore scientifico, ha precisato che “ dimostrare che
la natura è supersimmetrica modificherebbe questo stato di cose,
poiché rivelerebbe una dimensione quantistica dello spazio e del
tempo che non può essere misurata dai numeri ordinari”.
La giusta armonizzazione nell'esistenza dell'uomo tra limite e infinito
determina quell'equilibrio psico-spirituale che trova nel rapporto con
il mondo la sua più alta espressione. La spiritualità non è un piano
costruito al di sopra e al di fuori della vita abituale, dell’esperienza
quotidiana, della ricerca della propria identità. William James scrisse:
“ Tutto ciò che so e ho appreso mi conduce a pensare che il mondo
della nostra presente coscienza è solo uno dei tanti mondi della
coscienza esistenti e che quegli altri mondi devono contenere
esperienze valide anche per la nostra vita; e, sebbene in genere
quelle esperienze e quelle di questo mondo rimangano separate, ci
sono comunque fra i due dei punti di contatto in cui le energie
filtrano dall’uno all’altro rendendoli così un unicum”.
L’universo è in continua trasformazione ed evoluzione per le sue
intrinseche possibilità ed appare resistere ad ogni intento conoscitivo
per i limiti insiti nel metodo scientifico.
La fisica moderna propone una visione del mondo altamente
armoniosa, in cui la coscienza dell’essere umano diventa il principio
cardine attorno al quale ruota tutta la realtà da esso percepita; per
questo motivo lo studio della psiche assume un’importanza
fondamentale non solo per la comprensione dell’essere umano, ma
anche per la comprensione dell’intero universo. Le nuove scoperte
tendono quindi ad unire fisica e psicologia, permettendo di
36
Giuseppe O. Longo – Nunzia Bonifati, “Homo Immortalis – Una
vita (quasi) infinita”, Springer 2012.
37
Gordon Kane, “Supersimmetria” Bollati Boringhieri Edizioni, Torino
2005.
riconsiderare in modo più approfondito la natura dell’essere umano
attraverso la sua unicità mente-corpo.
“ Le difficoltà ad organizzare la conoscenza secondo categorie stabili
e indubitabili aumenta necessariamente nell’ambito delle scienze
umane, nelle quali il metodo ipotetico-deduttivo proprio della scienza
moderna deve plausibilmente integrarsi con una comprensione di
tipo ermeneutico, giacché i complessi fenomeni delle psiche umana
non sono naturalisticamente e la stessa mente non esaustivamente
traducibile in termini di Neurofisiologia”38.
ricapitolabili
espressa o
Tutto ciò che esiste è energia (dalle entità più solide a quelle più
sottili) che si manifesta a differenti livelli di intensità vibratoria.
W.Pauli affermava in proposito: “L’energia è la vera sostanza, ciò che
si conserva; solo la forma con la quale essa si presenta, cambia”39.
L'informazione biologica, ovvero le determinazioni che operano nella
costruzione e nel funzionamento dei sistemi viventi non coincide
dunque con il loro genoma, cioè con il loro Dna, come dimostra
peraltro il fatto che i dati riguardanti le sequenze genomiche non
fanno aumentare le conoscenze sui meccanismi fisiologici. Attraverso
il concetto di energia, i corpi solidi non sono più visti come entità
singole e distinte, ma sono legati in maniera inseparabile tra loro e
con il loro ambiente; le loro proprietà possono essere comprese solo
in termini di interazione reciproca, di interconnessione universale. Il
paradigma riduttivo della scienza meccanica ha acquisito come valida
ed inconfutabile l’arbitraria dicotomia tra soggetto ed oggetto della
osservazione. Oggi una maggior coscienza della reciprocità tra le
concezioni soggetto-oggetto e del Tutt’Uno pone le condizioni per
una rinnovata concettualizzazione scientifica e una profonda visione
olistica della realtà e dell’universo in cui ci evolviamo.
Una “spiritualizzazione scientifica” della coscienza. Il sentiero che
conduce al benessere, all’armonia, alla salute e alla
“spiritualizzazione”
38
Cantalupi Tiziano e Santarcangelo Donato, “ Psiche e Realtà –
Psicologia e Fisica Quantistica”, Tirrenia Stampatori Editrice Torino
2004.
39
W.Pauli, “Fisica e conoscenza”, Boringhieri, Torino 1964.
della vita stessa risiede in un equilibrio tra le diverse dimensioni del
corpo, dell’anima e del cervello. Se abbandoniamo il concetto di
separazione e le ostinate credenze-convinzioni del riduzionismo
possiamo evolverci verso una più profonda esperienza di vita. Jiddu
Krishnamurti ha precisato che “Tutta la nostra vita è una serie di
azioni frammentate. Siamo esseri frammentati, sia fuori che dentro.
Viviamo nella frammentazione. Questa frammentazione è evidente
all’esterno, ma accade anche dentro di noi, fra l’osservatore e
l’osservato, tra chi analizza e l’oggetto dell’analisi. Finché ci sarà
divisione tra colui che analizza e la cosa analizzata, dovrà per forza
esserci conflitto. Perché chi analizza è il passato; ha acquisito il suo
sapere attraverso varie esperienze e influenze. Il censore è sempre il
passato, e conformemente al suo condizionamento precedente
impone a ciò che osserva quello che si dovrebbe o non si dovrebbe
fare”40. Ognuno di noi, avendo in sé il livello di consapevolezza
dell’Uno o del Tutto, racchiude la sapienza dell’intero Universo, inteso
come infinito equilibrio del Micro-Macro cosmo. Questa saggezza è
data dalla coscienza, con la quale ogni essere può utilizzare e
manipolare le informazioni interne ed esterne in una dinamica
creativa. Il nostro sé oltre a generare la nostra attività mentaleemozionale, ci permette di percepire il significato e il senso del
nostro divenire. “La coscienza genera coerenza, ossia
sincronizzazione, sinergia e comunicazione tra le parti del cervello
che armonizzano i vari aspetti fisiologici, emozionali e mentali della
persona. Attraverso la coerenza la coscienza genera unità, ordine e
auto-organizzazione del sistema”, scrive il medico-ricercatore in
neurofisiologia Nitamo Federico Montecucco.41
40
Jiddu Krishnamurti, “La rivoluzione interiore- come cambiare
radicalmente il mondo”, Oscar Mondadori, 2009.
41
Nitamo Federico Montecucco , “Psicosomatica Olistica”, Edizioni
Mediterranee Roma
2010.
2.2) Siamo molecole spirituali Universale (Love
Entanglement).
create dall’Intelligenza
“ […]Il Cosmo in cui l’Uomo si trova inserito costituisce un Sistema
per la sua Molteplicità, un Totum per la sua Unità e un Quantum per
la sua Energia. […]La Vita, che è in grado di regolare con flessibilità
il movimento cieco delle molecole all’interno dei corpi organizzati,
utilizzare
combinazioni creatrici le vaste reazioni che nascono fortuitamente
nel mondo tra correnti materiali e masse animate. Sembra giocare
con le collettività e con gli eventi altrettanto abilmente che con gli
atomi. La vita è stata capace di varcare la soglia della
riflessione[…]”(Pierre Teilhard de Chardin, 2010)
dà l’impressione di
tuttora per le sue
Noi viviamo costantemente immersi in un "calderone" di campi fisici,
come il campo gravitazionale, il campo magnetico terrestre, i campi
elettromagnetici prodotti dalle varie emittenti radio-televisive o dai
telefonini cellulari. La fisica moderna ha dimostrato che perfino la
materia è una condensazione di campi quantistici. Oggi gli scienziati
sanno che l'attività mentale nell'uomo è riconducibile a processi
chimici e fisici che avvengono a livello molecolare, atomico, e
presumibilmente anche sub-atomico nel sistema nervoso, vale a dire
nell'ambito di validità della meccanica quantistica, a livelli prossimi
alla sfera di azione diretta del "campo unificato".
Poiché dal "campo unificato" si dispiegherebbe ogni manifestazione
in natura, è ragionevole ricercare la sua relazione con la mente
dell'uomo. Così come ogni campo o particella in natura è uno stato
eccitato del vuoto quantistico, analogamente ogni pensiero nel
campo di coscienza di ogni individuo può essere considerato come
un'eccitazione dello stato di "pura coscienza". La consapevolezza del
nostro potenziale partecipativo diventa atto creativo nel Qui ed Ora
(per dirla in termini di proprietà spazio temporali il “Qui” è
rappresentato dalla lunghezza di Plank corrispondente a 10-35 ,
milioni di trilioni più piccola di quelle delle particelle subatomiche e
l’istante temporale di Planck 10-44 ). Quanto più diventiamo
consapevoli e partecipi alle dinamiche dell’esistenza, tanto più
diventiamo creatori dell’armonia unificata nella Mente Cosmica. Non
possiamo escluderci da questo “intreccio d’amore” o da questo “love
entanglement” e , sebbene le nostre decisioni quotidiane possano
sembrare scelte del caso o del tutto scollegate ad un piano coerente,
siamo parte integrante e vitale del Tutt’Uno. Una Mente Collettiva
Coerente Unificata creata dalle nostre menti e dalla coscienza
individuale. Tutte le condizioni o le possibilità in una pre-realtà
vengono rese manifeste dalla nostra scelta e dalla nostra
partecipazione. La nostra connessione al Tutt’uno è data dalla
“nostra capacità non locale di accedere alle informazioni al di là dei
limiti dello spazio tempo, distinguendole dalla consapevolezza
ambientale localizzata ma subconscia del nostro sesto senso.
All’interno dello spazio tempo il dispiegarsi delle nostre esperienze è
limitato dalla velocità della luce ,… ma la coscienza non locale ,
ovvero le informazioni che si trovano al di là dello spazio-tempo, è
onnipresente: la nostra consapevolezza è il portale di accesso verso
la saggezza” (Ervin Laszlo, 2005). Tutta l’in-formazione viene
espressa da una moltitudine dinamica e sinergica di onde e
vibrazioni nella “matrice olografica della Coscienza” con la quale
interagiamo. Quanto più siamo “collegati” alla Totalità, tanto più
riusciamo a creare ed avere abbondanza (non solo spirituale e di
crescita). In altre parole dobbiamo “suonare la stessa musica” ed
entrare in sintonia con le vibrazioni dell’universo, del mondo e della
nostra vita. Corpo, mente, pensiero, coscienza devono essere
considerati come insiemi coerenti in continua risonanza.
Emerge l’ effettiva esigenza di correlare l’ “informazione ad una
forma di energia” per avere una visione qualitativamente più
completa dell'uomo, come parte evoluta e integrante del sistema
naturale della vita. Ciò comporta un cambiamento della concezione
di oggettività entro una nuova logica della scienza in cui le relazioni
tra Energia e Materia - Uomo-Cosmo vanno riconsiderate entro un
nuovo paradigma in modo da facilitare non solo la comprensione
delle relazioni tra mondo materiale ed immateriale, ma anche alla
partecipazione attiva all’evoluzione e alla crescita, in cui tutte le
forme di energia operano mediante codificazioni e de-codificazioni,
attivate sulla base di una basilare forma di “energia di informazione
non locale ” e non sempre specifica dimensione spazio–temporale.
“ Ogni individuo ha uno spessore indistinto che si estende in tutte le
dimensioni e una coscienza che precipita verso l’esterno, un istante
dopo l’altro, come una goccia di condensa dalla nebbia, e ogni
goccia è una sezione trasversale nebulosa e sfocata dell’intera vista
di quella persona. Nonostante noi esistiamo come esseri
quadrimensionali congelati nello spazio tempo, sperimentiamo
soltanto il processo di precipitazione, un momento dopo l’altro”
scrive lo scrittore e fisico Fred Alan Wolf42 .
La natura dell’essere umano può essere compresa solo in una chiave
di interconnessione sinergica mente-corpo43. Il che non vuol dire che
il Dna non conti nulla, ma soltanto che il suo ruolo va compreso in
un contesto evolutivo e funzionale. Il DNA attrae queste informazioni
dall’intelligenza dell’universo che possono essere trasmesse al di
fuori dello spazio e del tempo e li passa alla nostra coscienza.
Questo processo di iper-comunicazioneè più efficace in uno stato di
rilassamento e quando si è in armonia con il tutto. In natura l’ipercomunicazione é
42
Fred Alan Wolf “Lo Yoga della mente e il viaggio nel tempo”,
Macro Edizioni 2007.
43
Il concetto di campo della fisica classica viene riconsiderato e
ampliato attraverso l’ottica della fisica quantistica, dando vita al
cosiddetto campo quantistico, l’entità fisica fondamentale alla base
della realtà universale. Tale campo è un’entità continua e presente
ovunque nello spazio e le particelle non sono altro che condensazioni
locali della sua energia. La sua principale caratteristica si ritrova nel
principio di non località, secondo cui parti lontane di uno stesso
sistema interagiscono tra loro istantaneamente con una velocità di
comunicazione continua ed istantanea. A partire dal principio di non
località sono sorti tutti i successivi metodi di interpretazione della
realtà e della natura umana.
stata applicata con successo per milioni di anni. L’organizzato
scorrere della vita degli insetti lo prova intensamente.
L’uomo moderno la conosce solo a un livello molto più sottile, come
“l’intuizione”. La conoscenza analitica o scientifica crea dei simboli e
schemi astratti e tale conoscenza pensa alla realtà come fosse
qualcosa di mobile, invece l’intuizione è oggetto della metafisica che
non coincide con il divenire di una struttura del pensiero in realtà
immutabile. Al contrario l’intuizione è la durata dell’immobile che non
può essere tradotto in un’immagine simbolica o scientifica. La vita
interiore dell’intuizione coglie la sua essenza profonda che può
essere penetrata soltanto attraverso l’intuizione metafisica. Si tratta
di un potere di interpretazione e rappresentazione del mondo che
viene fatta nel profondo dell’individuo. Un lampo di “sintesi e verità”
che si attiva nel silenzio.
“ Tutto è collegato a tutto e il funzionamento, perfino di un modello
astratto, non può essere compreso attraverso la sola analisi del
modello. Neanche se ogni neurone del cervello fosse inserito nel
modello, ad esempio un programma informatico, con tutte le sue
caratteristiche fisiche e chimiche, potremmo conoscere tutto
l’universo di pensieri ed emozioni del modello dato, poiché esso è più
che la somma delle sue parti. Il pensiero umano quotidiano è più
olistico che riduzionistico. Vediamo subito una cattedrale, non singole
pietre; ricordiamo meglio una melodia che non le singole note”
scrive il matematico e psicologo ungherese Làszlo Mèro44.
Ma anche noi possiamo riappropriarci di questo uso nella sua
interezza. Siamo esseri spirituali in un sistema bio-fisico
multimensionale in una realtà olografica del vuoto intelligente e non
macchine funzionali senzienti. Sembra che qualcuno dentro di noi
parli e invii messaggi, che non tutti sono capaci di captare.
Siamo come una radio ricetrasmittente, sintonizzata e bloccata su
una determinata stazione. Si vive in uno stato di mutevole
incoscienza
44
Làszlo Mèro, “I limiti della razionalità”, Edizioni Dedalo Bari 2005.
psico-fisica generalizzata, che ci impedisce di renderci conto di quello
che tutto il nostro corpo vede, ascolta, percepisce,tocca,gusta.
L’intuito, usando le parole di Zukav45,
“[…] è la percezione che va oltre i sensi fisici e ha lo scopo di
aiutarvi; e il sistema sensorio che agisce senza ricevere informazioni
da parte dei cinque sensi. L’intuizione favorisce la sopravvivenza,
spingendovi ad ottenere ciò che all’apparenza non ha alcun motivo di
essere, ma che vi permette di sopravviver. L’intuizione è utile anche
all’ispirazione; è la risposta improvvisa a una domanda; è il
significato che prende forma nella nebbia della confusione[…]”
La vita è coscienza e tutto è collegato nella consapevolezza
universale. Ogni piccola cosa si relaziona al resto dell’universo come
l’universo si relazione ad ogni particella.
Esther e Jerry Hicks46, hanno sottolineato che quando ci troviamo
nel punto estremo di una creazione qualsiasi, non riusciamo a
spingere lo sguardo fino alla sua origine, ma tutto ciò che appare ai
nostri occhi come realtà o manifestazione un tempo era un’idea. Il
pensiero si è soffermato su di essa tanto a lungo da farle
raggiungere la maturità in cui noi la cogliamo. Nulla esiste al di fuori
di questo straordinario processo creativo.
Siamo immersi in un oceano di energia creativa distribuita in modo
indifferenziato tra infinite possibilità. Ecco i motivi per cui bisogna
agire senza insistenza e senza tensione, ma in modo consapevole
con l’intenzione del divenire.
In tal modo “la fede si trasformerà in sapere e la paura di fronte
all’ignoto diventa gioia per la sensazione della propria gioia. La cosa
fondamentale è buttar via l’importanza e mollare la presa del
controllo sullo scenario”47. La Teosofa ucraina Helena Petrovna
Blavatsky48, nel suo libro “La Dottrina segreta” ha scritto che
“L'Universo è elaborato e guidato
45
Zukav Gazy, “Una sedia per l’Anima”, Corbaccio Milano 1996.
46
Esther e Jerry Hicks, “La legge dell’Attrazione e l’incredibile potere
delle emozioni”, TEA Milano 2010.
47
Vadim Zeland, “Reality Transurfing – Avanti nel passato” Macro
Edizioni 2010.
dall'interno all'esterno … Noi vediamo che ogni movimento, atto e
gesto esteriore volontario o meccanico, organico o mentale, è
prodotto e preceduto da un sentimento o un'emozione interiore,
dalla volontà o volizione, da un pensiero o dalla mente. Come
nessun normale moto o cambiamento esteriore può verificarsi nel
corpo esterno dell'uomo se non è provocato da un impulso interiore,
così avviene per l'Universo esterno o manifestato”.
La coordinazione, come abbiamo visto per le particelle quantistiche,
permette di fluire consapevolmente lungo il canale dell’energia
attingendo autosufficienza, non nelle variabili esterne, ma nella
sapienza interiore. Non bisogna rimandare ad un futuro migliore, ma
attualizzare la possibilità come scelta nel presente. Non si può
fantasticare sulla navigazione in quest’oceano di energia con una
canoa, quando non siamo in grado di percepire la piacevolezza di
una nuotata.
Vivere nel qui-ed-ora permette di trarre la giusta consapevolezza di
crescita e trovare la giusta fluidità nel risolvere tanti “problemi”
tenuti gelosamente nascosti.
Le leggi non dicono nulla di preciso ed affidabile riguardo il verificarsi
di un fenomeno nello spazio e nel tempo, sono solo una descrizione
di possibilità che le cose accadano, cosicché ogni esperimento
assume la caratteristica di un adeguamento della realtà ad una
teoria più che un’apertura al mistero senza preconcetti.
Esiste uno stato di perfezione originaria rispetto al quale l’evoluzione
è un possibile sviluppo, come il seme di un albero la cui struttura,
sebbene non-univoca, presenta tutta l’intelligenza per creare se
stessa. Noi, essendo cellule dell’universo, dobbiamo trovare il terreno
spiritualmente fertile per evolvere il potenziale dell’anima. Suzuki
D.T49., scrive:
“[…]All’inizio, che poi non è un vero inizio … La volontà desidera
conoscere sé stessa, e si risveglia così la coscienza; con il risveglio
della coscienza, la volontà
48
Blavatsky H. P., “La Dottrina segretaSintesi di Scienza, Religione e
Filosofia”, Antropogenesi Vol V, Società Teosofica Italiana , Trieste
1985
49
Suzuki D.T., “Saggi sul Buddismo Zen”, Edizioni Mediterranee 1984.
si divide in due. Da una che era, intera e completa in sé stessa,
diviene, allo stesso tempo, attore ed osservatore. Il conflitto è
inevitabile, poiché l’attore desidera adesso liberarsi dei limiti entro
cui lo ha confinato il suo stesso desiderio di coscienza. Da una parte
è stato reso capace di vedere, ma dall’altra c’è qualcosa che, in
quanto osservatore, egli non può più vedere[…]”.
Ci rendiamo conto di essere polvere di stelle che si é fatta carne,
pensiero e coscienza, in un angolo di quell'universo che stiamo
guardando, forse scrutato nello stesso momento da altre creature
curiose in cerca delle nostre stesse risposte.
Un approccio della vita eccessivamente intellettualizzato provoca un
distacco e una rottura da ciò che si prova e si sente.
“ Il conflitto tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere è il nucleo
delle nostre difficoltà esistenziali. In effetti, questo dualismo è
l’essenza stessa dell’esperienza umana. Vita e morte, bene e male,
speranza e rassegnazione coesistono in ogni singolo individuo ed
esercitano la loro forza su qualsiasi aspetto della nostra esistenza.
Nella stragrande maggioranza dei casi neghiamo o ignoriamo la
nostra natura dualistica”, precisa Debbie Ford50 , insegnante,
curatrice di seminari, oratrice e regista di fama.
50
Debbie Ford, “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato
oscuro”, Sperling & Kupfer 2010.
2.3) Co-creatori e partecipanti nella e alla Vita:Atto
d’Amore Universale.
“ […]L’atomicità profonda dell’Universo affiora in forma visibile nel
campo dell’esperienza comune. Si manifesta nelle gocce di pioggia e
nella sabbia dei lidi. Si prolunga nella moltitudine dei viventi e degli
astri. E si legge persino nella cenere dei morti. […]”.(Pierre Teilhard
de Chardin, 2010).
La vita assume la sua piena realizzazione e il suo infinito miracolo
solo nel momento in cui entriamo in connessione con la nostra
anima e la nostra piena intenzione di co-creazione e realizzazione.
Grazie alla sincronizzazione di questa intenzione trasformiamo la
realtà da campo caotico non-lineare a un universo di equilibrio
lineare dinamico. Possiamo e dobbiamo nascere ogni giorno,
rinnovando la nostra natura divina e cosmica. Quello che dobbiamo
avere non è l’atteggiamento di colui il quale attende che qualcosa di
nuovo avvenga, come una passiva e distaccata attesa.
L’autocoscienza ci fa essere partecipanti attivi e co-cretori al miracolo
della vita e non semplici spettatori che reagiscono a stimoli esterni.
L’autocoscienza della mente è la consapevolezza dell’evoluzione e del
libero arbitrio.
Nel corso della nostra vita, un continuo miracolo dell’Intelligenza
Universale, “ogni molecola del nostro corpo viene sostituita molte
volte, le cellule muoiono e altre subentrano al loro posto, le
connessioni fra di esse vengono istituite e rotte migliaia e forse
milioni di volte. Eppure, nonostante questo grande flusso che
costituisce la nostra esistenza biologica, i ricordi rimangono. La
memoria definisce chi siamo e plasma il nostro comportamento più
di ogni altro singolo aspetto della nostra personalità. La vita è una
traiettoria che va da un passato sperimentato a un futuro ignoto, la
quale è illuminata solo nell’istante sempre fuggevole che chiamiamo
presente, il momento della nostra esperienza cosciente effettiva”
scrive Steven Rose51, professore inglese di biologia.
Mata Amritanandamayi in una bellissima frase racchiude il senso di
questa nostra partecipazione attiva alla vita: “Partecipare ad una
conferenza sull’arte culinaria non basta a togliervi la fame. Per
sfamarvi, dovete cucinare e mangiare. Se volete far crescere della
frutta il solo studio dell’agricoltura non basta. Dovete piantare degli
alberi e prenderne cura”. Molto simile al proverbio cinese “Dai un
pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e
lo nutrirai per tutta la vita” e all’aforisma del filosofo francese La
Rochefaucauld “Non bisogna solo avere grandi qualità, bisogna
anche saperle mettere in pratica”. Così come ogni azione o
movimento energetico compiuti da una cellula si ripercuotono
sull’organismo entro la quale è inserita, modificandone l’intera
configurazione, anche ogni atteggiamento e comportamento di un
singolo essere umano provoca inevitabili conseguenze sull’intera
specie umana, sia esso di ampia portata o minimamente rilevante52.
La vita intera non è solo osservazione e contemplazione, ma
partecipazione dinamica alla creatività universale come atto d’amore.
Con l’esperienza possiamo provare e sperimentare noi stessi e le
nostre grandi potenzialità ad un livello più profondo e sincero.
Sapere come guidare una moto solo concettualmente e
intellettualmente non ha niente a che vedere con l’esperienza di
guida.
Lucia Giovannini53 ha ribadito che “qualsiasi cambiamento facciate,
sia che si tratti del lavoro, della vostra relazione o di ciò che vi
circonda, sarà solo un cosmetico senza effetto duraturo se non
deriva da una trasformazione profonda della vostra coscienza”. Tutto
quello che pensiamo e sperimentiamo emotivamente si trasforma e
si condensa in idea o in evento della nostra vita attuale. Se non
riusciamo a capire noi stessi, a
51
Steven Rose “La fabbrica della Memoria – Dalle Molecole alla
Mente”, Garzanti 1994.
52
L’analogia cellula-uomo permette dunque di comprendere che ogni
malattia è portatrice di un messaggio, in quanto saranno una
concomitanza di forze del sistema in cui si è inseriti a regolare lo
stato di salute dell’individuo, attraverso un principio omeostatico.
53
Giovannini Lucia, “Tutta un’altra vita” Sperling & Kupfer 2011.
comprendere le nostre intenzioni, ad allinearci con tutto l’universo
che ci circonda la vita che stiamo sperimentando sarà non
particolarmente positiva e ricca di vera abbondanza.
Il cambiamento nel pensiero e nell’approccio alla vita stessa fa paura
e ci rende molto dubbiosi, perché siamo abituati alla sicurezza del
nostro passato. Sebbene non ci sia alcuna soddisfazione con questa
sicurezza, siamo sempre pronti a commettere gli stessi sbagli, avere
le stesse abitudini, comportarci in modo del tutto inconcludente.
Bisogna accettare attivamente la fluidità di questo dono e
sperimentarlo con curiosità, senza giudicare, rimproverarsi, essere
dubbiosi. L’accettazione deve portarci non solo all’amore verso noi
stessi e alle nostre intrinseche potenzialità, ma anche un profondo
rispetto alla vita stessa. Bisogna essere responsabili verso i continui
cambiamenti e verso le nostre scelte quotidiane. Responsabilità e
accettazione devono condurci verso il sentiero dell’intenzione e della
creatività. Se siamo distratti dalla nostra stessa negatività corriamo il
rischio di perdere i veri sapori dell’intuizione e della sincronicità. Lo
scopo della vita deve essere una missione verso il perfezionamento e
al miglioramento e verso l’unione al Tutto.
James Redfield, ha scritto “Tutti noi abbiamo uno scopo spirituale,
una missione che perseguiamo senza esserne del tutto consapevoli.
Nel momento in cui la portiamo completamente alla coscienza, le
nostre vite possono decollare”.
Solo attraverso l’esperienza diretta possiamo provare il piacere della
vita nella profondità del nostro essere. Una conoscenza che ci
permette di evolvere non solo da un punto di vista squisitamente
intellettuale, ma anche spirituale ed emotivo. Come non si può
apprendere la guida di un’auto solo leggendo il libretto d’istruzione
così non si può apprendere la sapienza della natura guardando una
semplice foto. Bisogna interagire, creare, partecipare ed essere
osservatori dinamici e creativi. Quanto più interagiamo con questa
conoscenza tanto più saremo co-creatori.
A volte per entrare in noi stessi è necessario rompere alcune
limitazioni auto-imposte che ci portano all’illusione della stabilità e
della sicurezza. Per cambiare bisogna avere il coraggio di conoscere
quello che si cela oltre quest’apparenza. Nella vita ci sono infinite
possibilità perché ci sono infinite varianti della realtà. Il nostro Io
sperimenta la vita in maniera sempre diversa a seconda
dell’esperienza e delle abitudini del passato; mentre la nostra anima,
il nostro essere ha specifiche intenzioni e non sono mutevoli come le
nostre emozioni.
Il nostro microcosmo spirituale invia costantemente impulsi ad agire
e sperimentare tutte le variabile della realtà. Dall’interazione del
nostro micro e macrocosmo scopriamo la natura del nostro progetto
di vita, la nostra aspirazione e nuovi canali che devono essere
sperimentati. Noi siamo parte della stessa energia creativa che dà
vita alle cellule, che muove i pianeti e che trasforma l’universo. Tutto
è connesso e tutto è in eterno movimento e trasformazione. Nel
momento in cui si prende una decisione creiamo una realtà, la quale
può essere più o meno passiva, mutevole o dinamica in base al
nostro grado di partecipazione. Se ci fossilizziamo su alcune
convinzioni, sui modelli creati non solo dalla società ma anche dal
nostro ego la nostra realtà risulta unica, inseparabile, certezza
assoluta, inguaribile e pessima (in caso di negatività).
Accettare la realtà creata non vuol dire rassegnazione, ma
comprensione senza giudizio. Essere responsabili di noi stessi non
significa prendersi la colpa, ma essere partecipi alla realtà mutevole.
Ribadiamo: non esiste la sfortuna o la fortuna, il caso o il destino.
Sono solo convinzioni e modelli proposti da chi non è padrone di se
stesso. David McCready54 ha scritto:
“ […]Se conosciamo esattamente il funzionamento di un certo
meccanismo, in presenza di problemi non avremo particolari
difficoltà a ripararlo. Per contro, se le informazioni in merito sono
insufficienti, sistemare le cose, o semplicemente mantenere la
funzionalità, risulterà praticamente impossibile.
54
David McCready,“La Grande Illusione”, Macro Edizioni 2009.
L’attrezzatura più complessa di cui disponi è il tuo stesso corpo
umano. Come potrai aver notato, ti è stato dato senza alcun
manuale di istruzione. La nostra comprensione convenzionale del suo
funzionamento è di norma assai limitata[…]”.
Se perdiamo le chiavi dell’auto nel soggiorno, perché vogliamo
cercarle in cucina??? Se abbiamo un problema che ci assilla perché
vogliamo trovare la soluzione in altre persone, a volte interrogandole
(senza chiedere un parere) a volte stuzzicandole ( in terza
persona)??. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è già dentro di noi.
Un immenso oceano di sapienza miracolosa. Questo non deve
spingerci a non integrarci nella società, a non fare amicizie, a non
essere un tutt’uno con l’universo intero.
Se riusciamo ad entrare in noi stessi e comprendere la nostra vera
natura i risultati non solo si vedranno nella nostra amicizia, nel
lavoro, ma anche in termini di abbondanza materiale e spirituale.
Non è all’esterno che dobbiamo ricercare le cause, ma solo in noi
stessi, senza abbandonare il contatto con la realtà , la cultura e la
nostra stessa mente.
“ Nella trasmissione della loro cultura, gli uomini cercano sempre di
replicare, di trasmettere alla generazione successiva le abilità e i
valori dei genitori:un tentativo che fallisce sempre e inevitabilmente
poiché la trasmissione della cultura è legata all’apprendimento, non
al DNA. Il processo di trasmissione della cultura è una specie di
ibrido o mescolanza dei due regni: per conseguire la replicazione
esso deve cercare di usare i fenomeni dell’apprendimento, poiché ciò
che i genitori posseggono è stato da loro appreso”,
scrive con rigore e senza eccessivi sofismi Gregory Bateson55,
filosofo, psicologo, sociologo, semiologo britannico, il quale dal suo
punto di vista la Mente è la parte costituente della "realtà materiale"
è di conseguenza non ha senso cercare di scindere la mente dalla
realtà. L’uomo non può fare a meno di porsi domande e indagare la
sua stessa esistenza e la sua realtà, fatta di idee, concetti, credenze,
ricordi e
55
Gregory Bateson, “Mente e Natura”, Adelphi Edizione , Milano
1984.
memoria sociali-storiche, come non può fare a meno di trovare le
giuste risposte attraverso il ragionamento, la meditazione,
l’introspezione e l’osservazione.
Siamo arrivati alla conclusione pratica, ma non certo banale, che la
realtà e il mondo stesso non siano fatti di semplici oggetti “ciascuno
con la propria identità che permane nel tempo, un proprio nome e
magari un cartellino, in cui ogni uomo deve imparare a leggerli e a
memorizzarli, e il suo bagaglio conoscitivo consisterà in un
gigantesco schedario dove sono raccolte queste nozioni e magari la
registrazione delle relazioni più regolari intercorrenti fra di loro[…].
Un essere umano non è solo una collezione di neuroni, circuiti
neuronali e funzioni nervose più o meno automatiche, non solo il
frutto di una programmazione biologica incredibilmente riuscita, che
ha inglobato nei millenni una conoscenza operativa del mondo
esterno;… è anche memoria, apprendimento ed emotività. La
memoria permette di avere una traccia degli eventi passati;
l’apprendimento permette di trarre da questi eventi una lezione
progressiva, necessaria per affrontare il mondo e la vista stessa, e
l’emotività è un condimento affettivo dell’esperienza che integra ,
soccorre e spesso condiziona l’elaborazione dell’informazione”56. Il
mondo e la realtà stessa si presentano, nella loro armoniosa
complessità olistica, come una sinfonia di eventi ed entità materiali,
immateriali, animate e inanimate. La nostra stessa consapevolezza ,
intesa come controllo di azioni e partecipazione agli eventi, e la
nostra coscienza, intesa come consapevolezza della propria
interiorità e della propria posizione nell’universo, ci consente di
relazionare il tutto, fornendo a noi stessi una rappresentazione “utile
e funzionale” per gli scopi che si vanno a delineare nel corso di tutta
la vita.
Dentro e fuori di noi, tra materia, energia, pensiero, si può assistere
ad una continua laboriosità creatrice; un’Intelligenza capace di
crearci in continuazione e di farci sperimentare l’essenza della
coscienza. Siamo attraversati continuamente da una flusso di
Informazione Creativa, con la quale oltre a vivere e progredire,
manteniamo
56
Boncinelli Edoardo, “Il cervello, la mente e l’anima – Le
straordinarie scoperte sull’intelligenza umana”, Oscar Mondadori
1999.
inalterata la nostra stessa forma e sostanza. Una relazione intima e
olistica tra l’informazione e l’energia; un Legame di Attrazione tra le
cose e nelle cose. Sebbene non si possa avere la certezza della
nascita della vita stessa, intesa come consapevolezza dell’unione tra
materiaenergia e pensiero-informazione, e relativa organizzazione tra
le molecole, non possiamo di certo considerala un mistero o un
evento del tutto casuale. La vita stessa è un dono e una creazione
dell’Intelligenza Universale.
“ L’atomicità profonda dell’Universo affiora in forma visibile nel
campo dell’esperienza comune. Si manifesta nelle gocce di pioggia e
nella sabbia dei lidi. Si prolunga nella moltitudine dei viventi e degli
astri. E si legge persino nella cenere dei morti. […] Per quanto
strettamente circoscritto sia quindi il cuore di un atomo, la sua sfera
di influenza e co-estensiva, almeno virtualmente, a quella di un
qualsiasi altro atomo. Singolare proprietà che troviamo anche nella
molecola Umana.”(Pierre Teilhard de Chardin, 2010).
Siamo parte integrante e fondamentale di questa Intelligenza e ,
oltre a essere partecipanti di questo dono, siamo noi stessi creatori.
Il nostro stesso codice genetico è stato creato da una particolare e
specifica combinazione-cooperazione di eventi verificatesi milioni di
anni fa e che tutt’oggi sperimentiamo la stessa unione creativa. Una
memoria storico-cumulativa che ci consente di rigenerarci e
perfezionarci. Anche la nostra stessa memoria, quale formidabile
strumento della nostra evoluzione e del nostro continuo adattamento
alla nostra stessa realtà, ci consente di mantenere la nostra
individualità e la nostra stessa consapevolezza. Tutti gli organismi di
questa Intelligenza, come ha scritto il biologo molecolare, fisico e
genetista Edoardo Boncinelli, sono veri e propri “Informivori” (
informazione). Anche noi siamo Informivori,
nutrendosi di cibandoci di
Informazione, ci evolviamo, apprendiamo, ci perfezioniamo,
cercando di dare un senso alle cose e agli eventi e contestualmente
creiamo significati e nuovi domini. Bisogna rendersi conto che il
terreno e il fondamento di tutte le cose è la coscienza stessa. Tutte
le cose sono sollecitate a rendere manifesta questa consapevolezza.
Una coscienza che va sperimentata nella vita stessa, ma non
dobbiamo ostinarci a ricercarla nel tempo e nello spazio, ma in una
realtà superiore. Tutti possono avere l’abbondanza richiesta, ma non
tutti sono disposti a viverla, a desiderarla e a gestirla. L’intento non
deve essere quello di farsi dei privilegi, attendere delle ricompense,
dei premi per le proprie azioni, ma instaurare nel proprio intimo una
sinergia con il Tutto, in modo da creare la propria realtà e non creare
problemi agli altri per le propria mancanze. Ervin Laszlo57, filosofo,
scienziato e pianista ungherese, autore di 5o libri e fondatore della
teoria dei sistemi, ha precisato:
“ L’età moderna si vanta della sua razionalità, ma ha generato
anch’essa i suoi miti. Sono credenze e convinzioni largamente
condivise dagli uomini, anche se non necessariamente riconosciute
in modo consapevole. Alcune sono altrettanto obsolete dell’illusione
neolitica. La visione del mondo interconnesso che forma un sistema
unico non è un’ingenua utopia o una mera congettura; è la visione
emergente nei settori all’avanguardia delle scienze naturali e umane
del nostro tempo e non si potrà mai sottolineare abbastanza la sua
importanza per la nostra vita e il nostro futuro. Il caso da solo non
spiega neppure come mai alcuni aspetti anatomici e strutturali
estremamente precisi siano comuni a piante e animali che si sono
evoluti in luoghi molto diversi e distanti fra loro, con una storia
evoluzionistica del tutto differente; il caso da solo non può neppure
giustificare l’evoluzione successiva della vita, un’evoluzione che è
passata dalla semplice cellula a complessi organismi pluricellulari. La
vita non si evolve per miglioramenti parziali, ma per innovazioni
occasionali, ma in tal caso massicce e ben coordinate. La vita è una
rete intima di relazioni che si evolve in modo autonomo, stabilendo
connessioni interfacciali e integrazioni con la sua miriade di elementi
diversi. Nulla è indipendente da tutto il resto, e la coerenza regna
suprema. L’universo intero è pervaso dall’armonia cosmica. Un
universo capace di apprendere e organizzarsi ”.
La realtà viene prima creata dentro di noi e poi all’esterno.
Dobbiamo meditare su questo e dobbiamo conoscere davvero noi
stessi, perché solo attraverso l’autoconoscenza possiamo
raggiungere la vera abbondanza.
57
Ervin Laszlo, “Terzo Millennio- La sfida e la visione”, Corbaccio,
Milano 1998.
Capitolo III
Cervello e rigenerazione Interconnesso
Coscienza: il segreto della dell’uomo in un
Universo
3.1)Il cervello: coerenza informazioni. autoorganizzata nel flusso delle
“[…] Il cervello porta in sé il segreto della rigenerazione dell’uomo;
esso è un organo in continua evoluzione, mutazione e crescita.
Proprio come un embrione, assume una via la sua forma,
materializzando costantemente la propria evoluzione. Il cervello è
integrato in una dimensione universale, in tutto è interconnesso[…]”
( Morelli, R., “Come trovare l’armonia in se stessi”, Mondadori 2007).
Oggi sappiamo che il nostro cervello è solo un insieme di particelle
come elettroni e protoni, che interagiscono attraverso il campo
elettromagnetico58. Ogni processo biologico è dovuto soltanto a
reazioni chimiche che a loro volta sono dovute all'interazione
58
Diolaiuti Fabrizio - Bonuccelli Ubaldo, “Intervista al cervello”,
Sperling & Kupfer 2011; Perlmutter David - Villoldo Alberto, “Ottieni
il massimo dal tuo cervello. Gli orizzonti della neuroscienza”, Bis
Editore 2012; Jeffrey Satinover, “Il cervello quantico”, Macro Edizioni
2002.
elettromagnetica tra gli elettroni ed i protoni degli atomi che
costituiscono il nostro organismo. Ogni neurone ed ogni cellula non
sono altro che insiemi di elettroni, protoni e neutroni, con una certa
collocazione spaziale; l'interazione elettromagnetica può essere
infatti attrattiva e questo fa sì che le particelle possano attrarsi
formando determinate disposizione geometriche nello spazio. Il
cervello, come vedremo di seguito, non ha infatti la funzione di
riprodurre forme della realtà cosi come sono, ma di costruire
rappresentazioni visive codificando interattivamente modelli cerebrali
spazio/temporali della realtà esterna.
Ciò che limita la capacita di capire la costruzione cerebrale della
percezione, consiste pertanto nel confondere la rappresentazione
codificata cerebralmente con l’ effettiva realtà esterna che
certamente non è definita nei termini in cui è stata codificata la sua
rappresentazione mentale. Gli operatori che trasformano un segnale
sensoriale d'ingresso in un segnale rappresentazione visiva in uscita,
sono costituiti dalle varie tipologie di neurotrasmettitori che agiscono
da catalizzatori nelle interazioni tra energia,materia ed informazione,
e vengono regolati da un principio di bio-economia ,definito come
Principio di Fertilità Evolutiva59.
Attraverso la nostra attenzione-intenzione creiamo campi percettivi
che si estendono intorno a noi, nei quali sia il nostro atto di
osservazione e che noi stessi (osservatore-agente) sono
interconnessi. Come il campo di un magnete non è solo la sua parte
interna o il
59
“Principio di Fertilità Evolutiva”, il cui significato e’ il seguente :
all'aumentare della differenziazione (d) della informazione interattiva
(+dEI), in diretta corrispondenza diminuisce, per unità di prodotto,
la dispersione della materia (-dEM) e/o quella della energia libera (dEV) :in formula PFE = < + dEI = -dEM –dEV>. Tale principio PFE
ricavato in modo del tutto generale e indicativo del fatto che nella
evoluzione dei sistemi naturali cresce la capacita di elaborare
informazione a costo di una diminuzione della utilizzazione delle altre
forme di energia .In conclusione con il “Principio di Fertilita
Evolutiva”sta nascendo un nuovo paradigma delle scienze della
vitacon il quale si inizia ad attuare un netto superamento delle
logiche meccaniche,basate sull’ analisi del moto , per le quali e stato
sufficiente lo studio delle interazioni tra energia e materia
funzionamento di un semplice cellulare non si limita solo ai
meccanismi interni, così i campi mentali non si limitano alla solo
fisiologia del cervello. La mente si estende oltre il cervello. Sheldrake
Rupert60 biologo, saggista e filosofo inglese, propone un semplice
esempio in riferimento alla percezione mentre si legge un comune
libro. Infatti, mentre si legge la luce riflessa si sposta dal libro fino
agli occhi attraverso il campo elettromagnetico, le cui lenti formano
immagini capovolte sulle retine. Gli impulsi nervosi danno vita a
schemi complessi di attività elettro-chimica. Quello che sconvolge è
che facciamo esperienza cosciente delle parole stampate e del loro
significato. L’immagine stessa è al di fuori del corpo. L’immagine del
libro non è nel cervello, ma all’esterno. Quando vedete questa
pagina, non sperimentate la vostra immagine di essa come fosse
dentro al cervello, dove dovrebbe essere. Sperimentate invece la sua
immagine a circa sessanta centimetri di fronte a voi. L'immagine è
fuori dal vostro corpo.
La concentrazione visiva di un qualunque oggetto consente
l’estensione della nostra mente verso l’oggetto stesso. Se osserviamo
una persona da dietro, la proiezione dell’attenzione della nostra
osservazione equivale all’estensione del campo visivo fino a toccare
la persona guardata. La nostra mente, estendendosi nello spazio, la
sta proiettando all’esterno. Mente, cervello e coscienza sono
interconnessi, ma non prova certamente che la mente sia il cervello
stesso. Secondo il biologo britannico la coscienza stessa influenza il
cervello e nello stesso tempo il cervello influenza la coscienza.
(Propone nel suo libro tanti casi come: la sensazione di essere
osservati, la telepatia, effetti a distanza, telepatia onirica, i poteri
degli animali ecc). Tale affermazione, come la maggior parte delle
ricerche proposte nella mia ricerca, si sposta dalla rigida convinzione
dualistica-materialistica della scienza, nella quale si cerca di spiegare
tutto in termini di semplici processi fisici, a quella platonica-olistica,
nella quale i fenomeni hanno un carattere più ampio e
interconnesso. L'idea della mente estesa dà più
60
Sheldrake Rupert “La mente estesa”,, URRA-Apogeo, 2006.
senso alla nostra esperienza rispetto alla teoria della mentenelcervello. Soprattutto, ci libera. Non siamo più imprigionati entro il
limitato raggio del nostro cranio. Non siamo più alienati dai nostri
corpi, dal nostro ambiente e dalle altre persone. Siamo
interconnessi. Il costruzionismo sosteneva che i contenuti
dell'esperienza non fossero separabili dal sistema di riferimento cui
appartengono. L'approccio costruttivista pertanto si basava sul fatto
che il "vedere" fosse da considerarsi un processo nel quale le nostre
conoscenze precedenti, cioè le acquisite esperienze dell'ambiente
che ci circonda, potevano contribuire non poco a creare nella nostra
mente l'immagine di ciò che si vede. Pertanto, la percezione
includeva all'interno del procedimento, l'agire della memoria. Quello
che noi vediamo non è mera replica del mondo, come per intenderci
in una immagine fotografica, ma un modello del mondo che il nostro
sistema visivo costruisce selezionando, e quindi in qualche modo
distorcendo, l'informazione di esso acquisita. L'approccio ecologista
invece riteneva che la percezione fosse essenzialmente un processo
diretto nel quale l'informazione poteva essere scoperta, invece che
costruita.
Noi non dobbiamo solo vedere e percepire, ma partecipare a
quest’infinita danza della vita attraverso un atto fluido e spontaneo
di co-creazione intima. Vedere è "percepire con l'occhio"; percepire è
"acquistare coscienza di una realtà esterna per mezzo dei sensi o
dell'intuito"; co-creare è partecipazione attiva alle dinamiche della
coscienza. L’identità ci appartiene e noi apparteniamo ad essa, la
difficoltà al cambiamento, di qualunque tipo e natura è dato da
questo livello di implicazione, noi ci muoviamo nell’ambiente
attraverso le relazioni partendo dalla nostra prima relazione
significativa, la nostra “narrazione”, la storia ci racconta e lo fa
attraverso l’identità stessa, noi desideriamo, cerchiamo, necessitiamo
le relazioni che mantengono la nostra stessa identità, la difficoltà è
uscire da questo dominio di riferimento pur mantenendo un dominio
significativo, coerente e di cui abbiamo consapevolezza, la
complessità del mantenerci in questo stato di coscienza portando
con noi la “logica” necessaria al nostro esistere determina la
complessità con cui siamo fatti. Compito di ogni cervello è quello di
far navigare il corpo, meglio possibile, nel mare delle cose che lo
circondano. Scoprire quanto noi ignoriamo del nostro stesso
funzionamento è sorprendente. Non vediamo i colori nella visione
periferica e i nostri occhi si muovono a scatti, tuttavia non
percepiamo per questo la visione discontinua e con un alone
decolorato. Il cervello riempie gli spazi vuoti per creare una scena
fluida e coerente61. Un cane dietro un cancello non lo vediamo a
pezzi verticali, interrotto da strisce. La sua coda sotto il tavolo non la
consideriamo con spavento mozzata, ma vediamo con la mente
l’intero cane. Anche se c’è una zona nella retina da cui non vediamo
nulla (il punto cieco), non lo notiamo. Ma avvicinando una pagina
con un punto nero di lato, a una certa distanza critica, chiudendo un
occhio e guardando fisso al centro, il punto scomparirà, per
riapparire subito dopo. Normalmente però non avvertiamo nulla di
lacunoso, nemmeno guardando con un occhio solo.
“La percezione e la conoscenza”, scrive Fausto Intilla, nel suo libro
“La funzione d’onda della realtà” “vengono ad essere il risultato di
una complessa trasformazione dell’informazione sensoriale
condivisibile con la genetica di codificazione dell’informazione propria
di ciascuna specie”. Quando guardiamo una determinata scena
l’occhio cattura solo alcuni specifici particolari, quelli che si
presentano con un altro grado di significatività, come suoni, odori,
parole, colori ed associazioni varie. Questo flusso di informazioni ,
“scomposto nei piccoli elementi, viene inviato alle diverse cellule del
cervello, che lo registra come fa un computer con i dati che gli
vengono immessi. Quando ricordiamo, quando vogliamo visualizzare
un oggetto, ogni cellula che ha registrato un dato relativo ad esso
61
L'occhio raccoglie informazioni per il cervello, ma è evidentemente
la corteccia a elaborare le informazioni che il cervello riceve. Se
scattate una foto. questa rivelerà particolari dell'intera scena. Se
invece guardate la stessa scena con gli occhi, osservate
consapevolmente solo quella parte su cui fissate l'attenzione. In che
modo il cervello faccia questo rimane un mistero. C'è chi ritiene che
questo sia il risultato di un'integrazione progressiva dell'informazione
visiva in cosiddette "aree di convergenza", che permettono di
paragonare ciò che si vede con ciò che si conosce già. Altri
suggeriscono che quando non si vede qualcosa di evidente, è
semplicemente perché i neuroni che controllano la visione cosciente
non producono impulsi.
entra in funzione ed invia il suo messaggio. I dati si ricompongono
come un mosaico e noi rivediamo mentalmente l’oggetto, la scena,
la situazione, come l’abbiamo vissuta a livello emotivo”62.
Il nostro cervello, ma in generale tutto il nostro corpo, è colpito
costantemente da un flusso di informazioni proveniente dall'esterno,
qualsiasi cosa questo "esterno" sia. Anche il nostro cervello continua
a revisionarsi e perfezionarsi nel corso della vita e il suo potenziale si
ha quando “può operare come un insieme, soprattutto durante la
meditazione”63. Il cervello, sebbene funzioni su processi
computazionali non associabili al computer, “impara da solo, sulla
base delle sue stesse esperienze e radica le lezioni apprese
sperimentando, riconfigurando il suo stesso hardware. Le sue
connessioni sono casuali e si auto-organizza, raggiungendo livelli
sempre più elevati, evolvendo continuamente la sua capacità di
elaborazione dati. Le parti di cui si compone ogni sistema
d’apprendimento sono a loro volta sistemi di apprendimento
miniaturizzati e così via per ognuna delle parti che li compongono”64.
Secondo il nostro abituale e condiviso modello di Realtà, modello che
abbiamo appreso e praticato per tanti anni con tanta insistenza da
trasformarlo in un processo automatico, tale percezione viene filtrata
ed elaborata in tempo reale dai nostri cinque sensi, in una magnifica
ed armoniosa sinfonia, ed il risultato viene ricomposto nel nostro
cervello e interpretato dalla Mente in maniera tale da costruire
l'immagine della Realtà che poi utilizziamo per interagire con essa.
Non appena il dialogo interiore condizionato, il tutto ad una velocità
impressionante, interpreta la Realtà, la trasforma secondo uno
schema molto semplice. Se ciò che sta assemblando è una
ripetizione dell’esperienza, cerca nel suo database una esperienza
simile, e quando la trova gli assegna l'etichetta corrispondente.
62
Pompas Manuela, “Siamo tutti sensitivi”, Armenia 2006.
63
Fenwick, P. e al., “Metabolic and EEG Changes during
Trascendental Meditation:an explanation”, Biological Psychology,
1977.
64
Satinover Jeffrey, “Il cervello quantico”, Macroedizioni 2006.
Granato Alberto , Professore Associato di Anatomia Umana presso la
Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica,
specializzato in Neurologia e medicina, scrive :
“ Esattamente come fa la pressione di un dito su un blocco di
plastilina, gli eventi esterni sono in grado di lasciare una traccia più o
meno permanente sulle strutture che costituiscono il cervello ,
segnatamente sui neuroni. […]Il neurone è una cellula perenne,
estremamente preziosa che porta scritta in sé la sua storia, per tutto
il periodo durante il quale rimane in vita. Il punto è che questa storia
viene scritta e modificata dal fluire degli eventi esterni ed interni”65.
La plasticità del cervello, ovvero la sua capacità di adattarsi a diverse
condizioni esterne, nasce essenzialmente dalla mancanza di rigidità
nella dipendenza dalle componenti cellulari. Il nostro sistema
nervoso funziona in maniera parallela, permettendoci di essere
consapevoli, attenti e partecipi a tutti gli eventi esterni, i quali
vengono verbalizzati-materializzati dalla coscienza66 stessa. “La
coscienza corrisponde in quest’ottica a una serializzazione forzata di
eventi nervosi e mentali per loro natura paralleli. L’affiorare alla
coscienza di una serie di eventi corrisponderebbe al passaggio di un
certo numero di gruppi di neuroni da uno stato di oscillazione
elettrica disordinato e asincrono a uno più ordinato e sincrono. Più
alto è il numero di neuroni sincronizzati più ampio e profondo
65
Granato Alberto “Complessità neuronale” in “Strutture di Mondo –
Il pensiero sistemico come specchio di una realtà complessa”, a cura
di Lucia Urbani Ulivi, Il Mulino, Bologna
2010.
66
Coscienza deriva dal latino conscientiam, astratto di conscire
"essere consapevole" derivato di consciens coscientis, participio
presente di conscire, "essere consapevole", composto da cum
rafforzativo e scire "sapere".In italiano la parola ricorre dal XIII
secolo È sostantivo singolare femminile, ha le varianti antiche o
letterarie "conscienza" e "conscienzia".Coscienza, termine che indica
la consapevolezza riflessiva che l'uomo ha di tutti i propri stati e
attività mentali: sensazioni, idee, sentimenti, volizioni, ecc.; spesso,
però, il termine designa semplicemente il complesso degli stati e
delle attività mentali di cui l'uomo è consapevole. In quest'ultima
accezione è stata di volta in volta assimilata al "pensiero", allo
"spirito", all'"interiorità".
sarebbe questo stato di coscienza ”scrive Edoardo Boncinelli,
docente presso la Facoltà di Filosofia e di Psicologia dell’Università
Vita-Salute di Milano. Inoltre, Bonicelli, scrive anche che tutti gli stati
di coscienza, intesi come “atomi di tempo interni”, avvengono in un
“presente dinamico” nel quale percepiamo un frammento di Realtà
che è il risultato dell’integrazione dei nostri processi di elaborazione
dell’informazione (ricordi, percezioni, aspettative, schemi,
interpretazioni, idee). Ogni neurone è collegato ad altri neuroni; il
segnale in uscita da un neurone x per andare al neurone y è
accompagnato da un segnale di ritorno da x a y, per cui x finisce per
essere modificato nel momento in cui invia un segnale al neurone y.
Questo ci porta alla conclusione che è molto difficile stabilire quali
sono i neuroni che hanno emesso il segnale , quali li hanno ricevuti e
quali siano le loro condizioni-combinazioni. Il cervello riesce a
costruirsi una rappresentazione degli oggetti e della loro posizione
nello spazio visivo esterno a partire da segnali variabili e poco
definiti, e lo fa in un modo al quale nessun sistema robotico attuale
può nemmeno avvicinarsi. Inoltre, riesce a calcolare traiettorie nello
spazio, che ci permettono di evitare di investire oggetti e di
provocare catastrofi quando ci muoviamo nell'ambiente.
Noi risolviamo in continuazione problemi di equilibrio dinamico e di
interpretazione di segnali ambigui: problemi che ogni informatico
ben conosce come quasi del tutto irrisolvibili con le tecnologie
attuali. Noi non ottimizziamo niente, semplicemente decidiamo cosa
occorre fare e troviamo il modo per farlo. A volte troviamo delle
buone soluzioni, a volte delle soluzioni meno buone, e cerchiamo di
adottare le migliori. Nella soluzione di problemi mediante l’attività
della mente e del cervello si creano dei circuiti preferenziali
appropriati, i quali possono essere riutilizzati all’occorrenza in caso di
problemi analoghi. Il nostro sviluppo, la nostra crescita, la nostra
stessa evoluzione dipende in buona parte dal DNA, dalla nostra
cultura, dall’ambiente, dalle nostre idee. Sebbene ci sia un ritardo di
qualche frazione di secondo fra la percezione di un determinato
oggetto o evento e il suo emergere alla coscienza, la nostra mente
colma questa piccola lacuna temporale ri-costruendo il ricordo
stesso, facendolo apparire come continuo, fluido e funzionalmente
scorrevole.
“ L’affiorare alla coscienza di una serie di eventi mentali
corrisponderebbe al passaggio di un certo numero di neuroni da uno
stato di oscillazione disordinato e asincrono a uno coerente e
sincrono. In questa ottica la coscienza corrisponde a una
serializzazione finali di molti eventi mentali per loro natura paralleli.
A volte ci sembra chiarissimo avere un dato concetto o una data
immagine, ma non riusciamo ad esprimerli bene e con prontezza. La
ragione potrebbe essere che il processo che deve portare a questo
concetto o a questa immagine non è ancora completamente seriale e
permane un certo grado di parallelismo.”(Boncinelli Edoardo 1999).
Il mondo dell’esperienza e la stessa realtà “ auto-costruita” si
presenta come un flusso dinamico di eventi, oggetti persone,
emozioni, sentimenti; un insieme di informazioni potenziali fisicochimiche-biopsichiche con le quali interagiamo, co-creiamo e
rappresentiamo noi stessi. Ogni informazione viene percepita e
filtrata in modo diverso da ognuno di noi. “Perfino gli oggetti che
giudichiamo gli stessi, per un periodo di tempo, mutano apparenza
di momento in momento con l’alterarsi della luce o dalla posizione di
chi li guarda. Tutte queste differenze, che siamo capace di vedere,
sono dovute al fatto che gli esseri umani hanno una notevole
capacità di fare distinzione”67.
Il nostro cervello, sebbene dalla nascita siano presenti tutti i neuroni
(cellule nervose) che si avranno nella vita adulta, ma non le
connessioni indispensabili per il corretto funzionamento, è in grado
di modificare il proprio hardware “sulla base del software che vi si fa
girare nei primi anni di vita. Le primissime informazioni vengono
direttamente scolpite nei circuiti nervosi e sono le più difficile da
perdere. [….]In questo senso la coscienza si può assimilare a una
sorta di clessidra. Un complesso di eventi nervosi paralleli viene
costretto per un breve istante a serializzarsi, per dar luogo ad una
presa di coscienza e all’eventuale progettazione di una successiva
azione; ma subito dopo tutto riguadagna il suo andamento parallelo
67
Jerome Seymour Bruner, “Il pensiero – Strategie e Categorie”,
Armando Editore Roma 2009.
necessario per il compimento dell’azione stessa. Il momento della
coscienza corrisponderebbe più o meno alla strozzatura delle
clessidra. ” spiega lo scienziato, docente di Neuroscienze, Edoardo
Boncinelli68.
3.2) Nel nostro cervello abbiamo i numeri
dell’Universo: caos innovativo nel vuoto creativo.
“Il vero mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile” Oscar Wilde.
In ciascuno di noi operano in piena sinergie le potenzialità
chimicofisiche nel patrimonio genetico, mentali e psicologiche la cui
perfezione si ha con la partecipazione attiva nel proprio ambiente di
riferimento, con il quale, attraverso l’atto della consapevolezza e
dell’autocoscienza, si crea la propria realtà e la propria
comprensione. Con l’azione dei geni, della memoria, della coscienza,
della mente, delle emozioni, della consapevolezza creiamo la nostra
individualità e la nostra rappresentazione del mondo in cui ci
evolviamo e partecipiamo. Infatti, attraverso la nostra partecipazione
consapevole agli eventi del mondo, gran parte creati dal nostro
pensiero attivo e dalla nostra coscienza, attraverso la nostra
memoria, quale “presidio delle nostre più indelebili caratteristiche,
vera custode dell’identità personale”, come l’ha definita il neurologo
Luigi Amaducci69, oltre a creare nuove esperienze (memoria
individuale e collettiva) e nuovi apprendimenti (sapere collettivostorico), cambiano continuamente le stesse connessioni delle sinapsi,
la cui architettura di oggi è sostanzialmente diversa di quella di ieri,
pur mantenendo una continuità funzionale e
68
Edoardo Boncinelli “La Vita della nostra Mente”, Laterza Bari 2011.
69
Giovanni Maria Pace a colloquio Luigi Amaducci, “La Memoria”,
Ponte alle Grazie, Firenze 1995
potenziale incredibilmente meravigliosa. In poche parole, ci creiamo
e creiamo in continuazione; quanto più siamo consapevole delle
nostre infinite capacità tanto più riusciamo ad essere in armonia con
il Tutto. “La vita non si stabilisce e non progredisce, sia per natura
che per struttura, se non grazie all’immensa varietà dei suoi
elementi. Ognuno vede ed affronta il Mondo da un’angolazione
particolare , con una riserva e con sfumature di vitalità
incomunicabili. La vita progredisce, tanto nel suo insieme quanto nel
dettaglio degli organismi viventi, verso stati di coscienza sempre più
elevati”70. Quanto più si espande la nostra consapevolezza e la
nostra autocoscienza, tanto più aumentano “le possibilità creative e
combinatorie. Gli atomi differenti che formano il nostro universo
sono circa un centinaio; ma già al livello superiore, quello delle
molecole, troviamo un mondo quasi infinito di possibili combinazioni
e proprietà”71. La stessa logica può essere associata al nostro corpo
umano, al nostra pensiero potenziale e alla nostra realtà.
Anche qui vale il concetto del Tutt’uno, nel quale la concezione
meccanicistica del singolo elemento perde vitalità, in quanto quello
che conta è la combinazione degli elementi dati a fare la differenza e
a raggiungere l’atto delle pura creazione. Come non possiamo
comprendere il funzionamento del cervello dal singolo neurone,
come non possiamo capire il sapore di una torta dal singolo
ingrediente, così non possiamo giudicare un uomo dalla singola
parola, così non possiamo capire gli eventi della vita dalla singola
esperienza. La creatività, la vita, l’universo intero sono nate da una
caos innovativo, da un vuoto Intelligente che “garantisce all’umanità
un infinito grado di libertà nel forgiare il proprio mondo. Una miscela
di ordine e caos è lo stato naturale di ogni forma di vita”72.
Il cervello infatti attua la complementarietà tra la realtà del mondo
esterno e la propria realtà , producendo onde elettromagnetiche
(rilevabili dall’'Elettro Encefalo Gramma) , che si pongono in
70
Pierre Teilhard de Chardin, “Sulla Felicità”, Queriniana Brescia
2004.
71
Alberto Gandolfi, “Formicai, Imperi, Cervelli – Introduzione alla
scienza della complessità”, Universale Bollati Boringhieri, Torino
2008.
72
Uri Merry, “Coping with uncertainty”, Praeger Westport, 1995.
risonanza con quelle provenienti dalla ricezione sensoriale dell’
osservabile. Si può attingere una sapienza nella memoria del campo
della Coscienza del Tutt’uno. Infatti, la memoria sembra ricordare
eventi, immagini e frammenti anteriori alla nascita stessa di cui non
si è fatta esperienza diretta durante l’esistenza. Una memoria
cumulativa nella Coscienza. Ogni particella di materia, ogni
informazione possiede una memoria stratificata che si intreccia
all’evoluzione, alla vita stessa e alle nostre intuizioni.
Le sinergie di interazione tra questi due tipologie di provenienza
delle onde elettromagnetiche permettono successivamente di
indirizzare le attività biochimiche di decodificazione e ri-codificazione
della informazione nelle varie aree cerebrali, specializzatesi per
attuare funzionalità biologiche complementari di elaborazione
significativa della informazione . Il risultato complessivo delle
l'attività delle singole aree cerebrali viene infine "sincronizzato"
secondo schemi spazio – temporali coerenti con la formazione
mentale ed interpretativa , culturale e scientifica storicamente
acquisita. Pertanto per attuare il necessario cambiamento generativo
della scienza contemporanea , suggeriamo a quanti si accingano
oggi a reinterpretare il mondo fenomenico, di evitare di pensarlo
sulla base concettuale che ammetteva un netto distacco tra soggetto
osservante ed oggetto osservato. Infatti oggigiorno il dualismo
mente e materia deve essere ricondotto a un sistema di
comprensione scientifica meno riduzionistica, in quanto
fondamentalmente determinato sulla base dalle complesse
interazioni tra Energia Materia ed Informazione. Gerald M.
Edelman73, premio nobel per la medicina e la fisiologia, ha scritto:
“ […]Il cervello è collegato al mondo esterno mediante neuroni
specializzati, chiamati i trasduttori sensoriali, che formano gli organi
di senso e forniscono al cervello i segnali d'ingresso, mentre i segnali
d'uscita passano attraverso i neuroni collegati ai muscoli e alle
ghiandole. Inoltre, alcune aree del cervello
73
Gerald M. Edelman, “Sulla Materia della Mente”, Adelphi 1993.
(la maggior parte dei tessuti cerebrali, in realtà) ricevono segnali
unicamente da altre aree del cervello e inviano segnali ad altre aree
ancora, senza alcun intervento da parte del mondo esterno. Si può
dire che il cervello sia in contatto con sé stesso più che con qualsiasi
altra cosa[…]”
Ogni individuo crea e mantiene in piedi la costruzione di questa
realtà costantemente ed inconsapevolmente attraverso il suo
contatto non localizzato simultaneo con tutti gli altri individui. Il
cervello e la mente, ovvero quello che possiamo definire l’ hardware
dell’apparato sensorio-cognitivo e il suo software, si sono sviluppati
in un interscambio di dare e avere .L’uomo ha sviluppato il suo
cervello in rapporto con i prodotti della propria attività mentale, con
le aspettative, le ipotesi, le teorie, formandole e verificandole e a
volte sostituendo teorie di scarso valore con altre migliori, ovvero
con teorie che permettono un miglior adattamento agli aspetti
fondamentali della realtà. Esempi di tali teorie sono: la percezione
euclidea dello spazio, il concetto unidimensionale del tempo, la
tendenza a interpretare una sequenza di eventi come causalmente
connessa, il concetto di causalità e così via.
Nella fisica moderna, soggetto e oggetto sono indivisibili. Il “mondo
reale” non consiste tanto di “cose lì fuori” osservate da noi, quanto
di connessioni, e specificamente di connessioni fra osservazioni. Il
cervello non può essere paragonato ad un computer, non solo per la
flessibilità e la creatività con cui si adatta all’ambiente, (rispetto al
computer che svolge solo esclusivamente compiti per i quali è stato
programmato), ma anche per la consapevolezza di creare e
realizzare. Paragonare il numero di connessioni che ci sono in tutti ì
sistemi di telecomunicazioni del mondo intero al numero di
connessioni nella rete neurologica del cervello, equivale a
confrontare il cervello dell'uomo con un oggetto delle dimensioni di
una lenticchia. Considerando i 100 miliardi di neuroni del cervello e
moltiplicandoli prudentemente per il minor numero possibile di
connessioni per neurone, che è circa 1.000, avremo un totale di
100.000 miliardi di connessioni. Secondo questa stima prudenziale,
ci sono più sinapsi nel cervello umano che stelle nella nostra galassia
(nell’universo conosciuto esiste un numero di particelle pari a 10
seguito da una coda di 79 zeri; il numero dei possibili circuiti
neuronali è pari a 10 seguito da un milione di zeri).
L’astrofisico inglese Arthur Eddington, durante una traversata
transatlantica calcolò con fantastica precisione le particelle (protoni
ed elettroni) presenti nell’universo:
15.747.724.136.275.002.577.605.653.961.181.555.468.044.717.914.
5 27.116.709.366.231.425.076.185.631.031.296
Questa sequenza di numeri non è assolutamente nulla di “fantastico
o pazzesco” rispetto a quelli del nostro cervello. Infatti, il nostro
cervello contiene 100 miliardi di neuroni, da ciascuno dei quali si
dipartono degli assoni che lo connettono a circa mille altri. Il
giornalista britannico Mike Holderness74 propone che uno dei modi
per stimare il numero dei possibili pensieri che un cervello può
concepire sia di contare tutte queste connessioni.
Nel cervello, essendo in grado di fare molte cose
contemporaneamente, “ se ciascun neurone effettua un migliaio di
differenti collegamenti con dieci milioni di altri nello stesso gruppo,
allora il numero dei modi diversi in cui potrebbe formare connessioni
nello stesso gruppo di neuroni è 107 x 107 x 107 x …. mille volte,
ossia 107000 possibili configurazioni di collegamento. Ma questo non
è che il numero relativo a un solo neurone del gruppo. Il numero
totale per 107 neuroni è 107000 moltiplicato per sé stesso 107 volte.
Ciò equivale a 1070.000.000.000. Se i circa 1000 gruppi di neuroni
possono operare in modo indipendente l'uno dall'altro, allora
ciascuno di essi contribuisce al totale con 1070.000.000.000 possibili
connessioni, facendolo salire fino al numero di Holderness,
1070.000.000.000. In un certo senso è il numero dei differenti pensieri o
idee possibili che un cervello umano potrebbe avere. Sottolineiamo il
potrebbe. Questo numero è così enorme da far scomparire
74
Mike Holderness “Think of a number”, “new Scientist”, 16 giugno
2001.
quello degli atomi nell'universo osservabile: un misero 1080. Il
numero immenso dipende dalla potenziale complessità delle
innumerevoli connessioni tra i suoi componenti” scrive John D.
Barrow75, docente di astrofisica presso l’Università di Cambridge .
Il cervello deve affrontare l’arduo problema di co-difica dei segnali
esterni notevolmente ambigui e, considerato l’enorme numero di
combinazioni dinamicamente mutevoli, ricorrere alla loro
“archiviazione replicativa” richiederebbe “una precisione superiore a
quella del computer. Il cervello esegue delle rappresentazioni, non
esistendo un messaggio precodificato. Un animale può essere ben
adattato a un ambiente, ma non è una rappresentazione di
quell’ambiente. Del pari, la memoria non è una rappresentazione,
ma rispecchia il modo in cui il cervello ha modificato la propria
dinamica per consentire la ripetizione di una prestazione”76. Alessio
di Benedetto, nel suo libro ha precisato con dovizia di
argomentazioni e con grande profondità e conoscenza che:
“[…] La maledizione degli uomini è che essi dimenticano sempre di
appartenere ad un organismo universale che forma e modifica
qualunque cosa attraverso interferenze d’onda, che sono elaborate
dal nostro cervello come impulsi elettrici parziali. Gli oggetti che noi
percepiamo sono soltanto vortici fluttuanti che rientrano nella nostra
banda di decodificazione. Il cervello degli esseri viventi individua una
minima parte della trama emergente terrestre. Esso è governato dal
cosiddetto “Ritmo Alfa” che può essere immaginato come una
pellicola di una videocamera. Tanto maggiore è lo scorrimento di tale
pellicola, quanto più lenta sarà la decodifica della realtà. Il ritmo alfa
dell’aquila è otto volte più veloce rispetto a quello dell’uomo. Essa
recepisce otto volte più lenta la porzione spazio-temporale, relativa
al sistema oscillatorio della nostra realtà. Ecco perché riesce a
catturare al volo una trota che sta velocemente saltando a fior
d’acqua77[…]”.
75
John D. Barrow “I numeri dell’Universo – Le costanti di natura e la
Teoria del Tutto” Oscar Mondadori, Milano 2003.
76
Edelman, G. Gerald “La teoria della selezione dei gruppi neuronali”
Einaudi Torino 1995.
77
Di Benedetto Alessio, “All’origine fu la vibrazione”, Nexus Edizioni
2011.
La realtà è costituita da connessioni. Pertanto, i concetti di spazio e
di tempo,rivestendo un ruolo centrale nella nostra mappazione di
sintesi della realtà, sono talmente fondamentali per la descrizione dei
fenomeni naturali che una loro modificazione comporta una
trasformazione dell’intero schema mentale su cui si innesta la nostra
rappresentazione interna della realtà esterna. In questa visione
geometrica del mondo il tempo scorre come indice dei mutamenti a
cui vanno incontro gli oggetti e le relazioni spaziali tra di essi. Dal
punto di vista della fisica quantistica, ad ogni pensiero o immagine
mentale corrisponde una particolare frequenza energetica che trova
la sua corrispondenza, o affinità vibrazionale, con una determinata
zona del corpo; è attraverso questa prospettiva energetica che trova
riscontro la teoria della specificità d’organo.
Il cervello razionale dell’uomo proprio perché è definito non può
spiegare, raffigurare o comprendere ciò che è infinito. Il corpo fisico
dell’uomo è costituito da materia, lo Spirito è pura energia. Tuttavia,
in fisica materia ed energia sono accomunati dalla formula E = mC2
; tale formula spiega che in realtà le due entità dell’equazione sono
la stessa cosa, soltanto a differenti gradi di vibrazione. Materia e
Spirito, di conseguenza, sono la medesima cosa ma a differenti gradi
di addensamento.
Secondo il fisico Jean Charon l’uomo è immortale, in quanto lo
Spirito, inteso come autocoscienza, sarebbe strettamente legato agli
elettroni che compongono la parte materiale. A suo parere queste
particelle possiedono, oltre le loro ben note proprietà fisiche, anche
dei caratteri “psichici” essendo capaci di riflettere e di acquisire come
bagaglio proprio le esperienze vissute. Gli elettroni sarebbero le
fondamentali entità “pensanti” . L’universo, in cui tutto è vibrazione
interconnessa, è una proiezione olografica, la quale viene
sperimentata in modo differente. Tutto quello che riusciamo a
percepire con i nostri sensi è solo una minima parte dell’infinito
turbinio vibratorio. Uno scambio continuo di informazioni
nell’Intelligenza e nella Coscienza del Micro e Macrocosmo. Come
ogni “particella canta perennemente la sua canzone producendo
configurazioni ritmiche di energia” (F. Capra), così ogni nostra
intenzione e ogni nostro pensiero producono onde e vibrazioni nella
realtà in cui ci perfezioniamo. “Creiamo lo spazio e il tempo sulla
superficie della nostra retina. La nostra immagine del mondo è
effettivamente una creazione virtuale” (Lynne McTaggart, 2010). Le
cellule del cervello e del sistema nervoso sono vive, elettriche, si
muovono, crescono, si connettono e si disconnettono nello spazio di
millisecondi. Il cervello è strutturato per accogliere e rappresentare
la mente, la quale secondo il dottor Daniel Siegel “è un processo
incarnato e relazionale che regola il flusso di energia e
informazione”.
3.3) Il nostro successo evolutivo è basato sulla nostra
capacità di imparare in un ambiente mutevole.
“[…] Gli attuali computer non hanno superato il semplice calcolo,
perché non hanno nessuna comprensione del meccanismo che
applicano. Applicano delle istruzioni, che hanno dei risultati e molto
più velocemente del cervello, ma che restano comunque delle
istruzioni. Non sono mai stato impressionato da un computer
prodigio che applica istruzioni note o dalla gente che ha un modo di
ragionare razionalmente perfetto, o che non si lascia sfuggire un
errore di stampa o di sintassi. Perché? Perché restano al primo
livello, quello del calcolo, che esclude la comprensione globale del
sistema[…]”Jean Pierre Changeux (neurologo), Alain Connes
(matematico) 78.
I neuroscienziati hanno scoperto che il 95% – 99% del nostro
comportamento è sotto il controllo della mente inconscia. Di
conseguenza, è raro che noi osserviamo questi comportamenti, e
ancora di più che ne siamo consapevoli. La nostra mente conscia
percepisce che siamo dei bravi conducenti, ma è l’inconscio che per
la maggior parte del tempo tiene le mani sul volante. In realtà il
pensiero è una forma energetica che viene creata dalla “mente” e
che vibra in sintonia con forme energetiche con la stessa vibrazione.
La nostra forma è creata proprio dai pensieri (forme-pensiero) che
risiedono nella genetica alla nascita e dai pensieri che una forma
incorpora durante la vita presente. Il pensiero forma la materia, e
quindi è il pensiero che forma i nostri corpi. In altre parole è il
78
Jean Pierre Changeux - Alain Connes, “Pensiero e Materia”, Bollati
Boringhieri, Torino 1991.
pensiero che stimola l’attività psichica che consente alla forma di
prenderne coscienza per comprendere la realtà. Allo stesso modo è
la vita che si serve della genetica per riprodursi. Tutti i pensieri
discendono da un’unica Mente Infinita che chiamiamo Assoluto. In
essa giacciono pensieri infiniti, illimitati e indefiniti. Da essa
discendono le menti parziali delle anime che sono comunque in
collegamento olografico con la mente infinita, al di fuori dello
spaziotempo. Il pensiero, il linguaggio interno e l’immaginazione
cosciente “ci rammentano con efficacia che si può costruire una
scena cosciente anche in assenza di stimoli esterni e i sogni ne sono
la dimostrazione più sorprendente. La coscienza del sogno, pur con
le sue peculiarità. Come la credulità, la determinatezza e la perdita di
autoconsapevolezza del sognante, è notevolmente simile alla
coscienza da svegli.”79.
Il mondo prende letteralmente forma ed esiste in virtù di relazioni in
divenire tra zone di confinamento vibrazionale, energetico, materiale
e mentale, che occupano livelli diversi della manifestazione e che
possono di fatto coesistere influenzandosi a vicenda.
Lo Spirito è pura energia; il corpo mentale, che si divide in superiore
ed inferiore, è rispetto ad esso una forma energetica con minor
potere vibratorio e, dunque, più pesante. Tali tipi di energia, fanno
funzionare la controparte fisica.
Il pensiero, sotto lo stimolo dello Spirito, plasma la materia secondo
le esigenze della parte superiore. Se impariamo oggi anche un solo
bit d'informazioni, le minuscole cellule cerebrali creeranno nuovi
collegamenti tra di esse. La coscienza, essendo straordinariamente e
dinamicamente manifesta una consapevolezza della scelta e della
partecipazione, mantenendo una notevole coerenza nel tempo . Per
esempio, gli scienziati hanno fatto esperimenti con dei ratti di
laboratorio isolandoli in tre ambienti diversi. Nel primo ambiente, un
ratto è stato messo da solo senza differenziata come processo in
divenire, rende realtà tra le infinite possibilità attraverso la
79
Edelman M. Gerald, Giulio Tononi, “Un universo di coscienza –
Come la materia diventa coscienza”, Biblioteca Einaudi 2000.
alcuna interazione con altri ratti, con stimoli limitati, cibo e acqua.
Nel secondo ambiente, un ratto è stato messo in un gruppo di
laboratorio standard con una ruota girevole e altri due ratti. Il terzo
ambiente fu chiamato un "ambiente arricchito". Era una gabbia larga
con una varietà di giocattoli, altalene, tunnel e altri oggetti per fare
attività. Alla fine dell'esperimento, parecchi mesi dopo, i cervelli dei
ratti furono rimossi chirurgicamente ed esaminati nei dettagli
microscopici. Quando gli scienziati esaminarono i ratti dell'ambiente
arricchito, notarono un significativo aumento nel peso del loro
cervello, un aumento del numero totale di neuroni comparato ai
cervelli degli altri gruppi di controllo, e un apprezzabile aumento dei
neurotrasmettitori cerebrali, che è direttamente proporzionale al
numero di connessioni sinaptiche tra i neuroni. Perciò, l'ambiente
arricchito aveva arricchito lo sviluppo dei neuroni e le loro
connessioni nella corteccia cerebrale (quella zona del cervello
responsabile dell'intelligenza e della creatività).
Agli stimoli sensoriali dall'ambiente rinforza le connessioni nelle reti
neurali del cervello come se le esperienze sensoriali avessero
ottenuto la completa attenzione del cervello. Tutte le nostre cellule
ascoltano i nostri pensieri, Il corpo sente le sensazioni di tutti i sensi
che partecipano nel momento, e il feedback sensuale dal corpo al
cervello rende completa l'esperienza. Ogni volta che questo accade,
le connessioni sinaptiche sono rinforzate nella rete neurale del
cervello perché, come abbiamo detto prima, l'esperienza sensuale
rende quelle connessioni più cablate. Gli eventi passati esistono solo
nella struttura del nostro cervello.
Sono basati sulle nostre memorie individuali e le nostre percezioni al
momento degli eventi. La nostra memoria è la nostra rete neurale.
La nostra rete neurale è la nostra memoria. L’atto di ricordare
rinforza le connessioni tra i neuroni. Sono basati sulle nostre
memorie individuali e sulle nostre percezioni al momento degli
eventi. Cambiando coscientemente le azioni e reazioni del nostro
cervello, tramite l’intento, possiamo allenare il cervello a rimodellare
questa intricata ragnatela di tessuto neurologico ad essere in
sintonia con la nostra attenzione, cambiando cosi il comportamento.
Cambiare idea ha effetti biologici. La nostra abilità di cambiare è una
scelta costante. Il problema è che ne siamo spesso scoraggiati dalle
false idee delle leggi darwinistiche. Il cervello, come organo del
cambiamento e della cocreazione, altera se stesso ogni volta che
impariamo qualcosa di nuovo. Cambia quando abbiamo una qualsiasi
nuova esperienza.
“ La prospettiva cartesiana di un cervello assimilabile a una macchina
molto complessa è culminata nel localizzazionismo e nell’attuale
visione che associa il cervello a un computer. Il cervello è un sistema
assai più aperto di quanto abbiamo mai immaginato, e la natura ci
ha dato davvero molto per aiutarci a percepire e osservare il mondo
intorno a noi; un cervello che per sopravvivere in un mondo in
continua trasformazione, si trasforma a sua volta” scrive lo psichiatra
e giornalista Norman Doidge nel suo libro “Il cervello Infinito”80.
La visione localizzazionista si è spinta a ipotizzare un modello
neuropsicologico nel quale ciascuna regione cerebrale regola una
determinata funzione in modo autonomo e senza interagire con le
altre regioni, e che presuppone che la struttura del cervello sia fissa
e immutabile: un modello che paragona il cervello a una macchina,
in cui ciascun componente svolge una funzione stabilita e
geneticamente predeterminata. Questa visione si è rivelata falsa. Il
cervello non può essere rappresentato come un recipiente vuoto che
noi riempiamo con l’esperienza nel mondo, ma un vero e proprio
embrione che cresce, si evolve e si sviluppa attraverso il nutrimento
e l’esercizio. Oggi non sappiamo più con certezza dove tracciare la
linea che divide il “materiale” dall’”immateriale”.
Ogni pensiero, alterando lo stato fisico delle sinapsi cerebrali a livello
microscopico, lascia delle “tracce materiali” nella realtà sperimentata.
Il cervello viene costantemente modificato dalla nostra cultura e
dalle nostre credenze. Ogni volta che sviluppiamo una nuova abilità,
80
Norman Doidge , “Il cervello Infinito”, Ponte delle Grazie Edizioni,
Milano 2007.
impariamo un nuovo meccanismo o amplifichiamo una capacità il
cervello viene modificato sia funzionalmente che sostanzialmente. La
neuro plasticità81 è legata al concetto di competitività: se smettiamo
di esercitare le nostre facoltà mentali non solo le dimentichiamo, ma
la mappa corrispondente è automaticamente assegnata ad altre
funzioni che continuiamo a svolgere. In un certo senso potremmo
dire: impara l’arte e continua a praticarla regolarmente. Si è scoperto
che la cultura e le credenze della cultura stessa determinano ciò che
possiamo o non possiamo percepire.
Sharon Begley82 , giornalista americana fondatrice della rivista
“Science Journal” e autrice di numerosi articoli di neurologia, fisica,
genetica e astronomia, scrive:
“ La neuroplasticità e la capacità del cervello di cambiare con
l’esercizio mentale si frappongono fra geni e comportamento come
un eroe davanti a un treno in corsa. [...] La capacità del pensiero e
dell’attenzione di modificare fisicamente il cervello ricorda un
assioma buddista: la volontà è una forza reale, fisica, capace di
modificare il cervello.
Una delle implicazioni più affascinanti della neuroplasticità è la sua
portata distruttrice nei confronti del determinismo neurogenetico. Il
sistema nervoso centrale assegna più spazio corticale alle funzioni
che il suo proprietario usa di più, riducendo invece quello assegnato
alle funzioni impiegate di meno”.
In altre parole, la struttura stessa del cervello, la forza dei
collegamenti tra le diverse aree e il suo sviluppo rispecchia il modo in
cui abbiamo vissuto e stiamo sperimentando la nostra realtà di vita.
Il modo in cui le nostre cellule nervose sono specificamente
organizzate da ciò che impariamo, che ricordiamo, da ciò che
sperimentiamo e che prevediamo, da ciò che temiamo, così come da
81
Merzenich M.M., Change minds for the better, “The Journal of
Active Aging”, november-december, 2005.
82
Sharon Begley, “La tua mente può cambiare”MondoLibri Edizione
Milano 2007.
ciò che pensiamo di noi stessi, ci definisce individualmente ed è
riflesso nei nostri collegamenti neurologici interni83.
Siccome la percezione non è un processo passivo, la cultura stessa
può influenzare lo sviluppo dell’apprendimento percettivo.
“ Il sistema dei neuroni specchio appare così decisivo per l'insorgere
di quel terreno d'esperienza comune che è all'origine della nostra
capacità di agire come soggetti non soltanto individuali ma anche e
soprattutto sociali. Non solo: la nostra stessa possibilità di cogliere le
reazioni emotive degli altri è correlata a un determinato insieme di
aree caratterizzate da proprietà specchio. Al pari delle azioni, anche
le emozioni risultano immediatamente condivise: la percezione del
dolore o del disgusto altrui attivano le stesse aree della corteccia
cerebrale che sono coinvolte quando siamo noi a provare dolore o
disgusto”84.
Infatti, nel corso dell’infanzia il cervello viene facilmente plasmato in
risposta alla realtà, sviluppando strutture e schemi neuro-psicologici
che includono rappresentazioni e credenze. Quando osserviamo un
nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro
cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a
compiere quella stessa azione. I “neuroni specchio” ( permettono di
spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con
gli altri. Per questo possiamo comprendere con facilità le azioni degli
altri: nel nostro cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano
analoghe azioni compiute da noi in passato. Quest'ultima
precisazione è molto importante. Infatti sembrerebbe che il "sistema
specchio" entri in azione soltanto quando il soggetto osserva un
comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Ad
esempio, si è visto che in un danzatore classico i neuroni specchio si
attivano esclusivamente di fronte a una esibizione di danza classica,
e non di fronte al ballo moderno, e viceversa. Anche il
riconoscimento delle emozioni sembra
83
Mahncke H.W., Bronstone A., Merzenich M.M., Brain Plasticity and
Functional Losses in the Aged: Scientific Bases for a Novel
Intervention, “Progress in BrainResearch”, 157,
2006.
84
Giacomo Rizzolatti - Corrado Sinigaglia, So quel che fai. Il cervello
che agisce e i neuroni specchio, Raffaello Cortina, Milano, 2006.
poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti,
condividono quella proprietà "specchio" già rilevata nel caso della
comprensione delle azioni.
“ La pianificazione di un'azione richiede la previsione delle
conseguenze. Ciò significa che quando stiamo per eseguire una data
azione, siamo altresì in grado di prevederne le conseguenze. Questo
tipo di predizione è il risultato dell'attività del modello di azione. Se
fosse possibile stabilire un processo di equivalenza motoria tra ciò
che è agito e ciò che viene percepito, grazie all'attivazione dello
stesso substrato neuronale in entrambe le situazioni, una forma
diretta di comprensione dell'azione altrui si renderebbe possibile. Sia
le predizioni che riguardano le nostre azioni, sia quelle che
riguardano le azioni altrui, possono quindi essere caratterizzate come
processi di modellizzazione fondati sulla simulazione. La stessa logica
che presiede alla modellizzazione delle nostre azioni presiede anche
quella delle azioni altrui. Percepire un'azione - e comprenderne il
significato - equivale a simularla internamente. Ciò consente
all'osservatore di utilizzare le proprie risorse per penetrare il mondo
dell'altro mediante un processo di modellizzazione che ha i connotati
di un meccanismo non conscio, automatico e pre-linguistico di
simulazione motoria”85.
La nostra materia grigia - per funzionare al meglio nella vita - si
riorganizza nel frattempo che scegliamo di modificare il nostro
comportamento. In altre parole quando realmente cambiamo idea il
cervello cambia. É la coscienza che usa il cervello e il corpo per
produrre molti e diversi livelli della mente. Ed è solo quando siamo
davvero consci e consapevoli che possiamo fare cambiamenti visibili
riguardo a chi siamo e a come possiamo pilotare le nostre vite.
Applicando questa comprensione al modello quantistico che afferma
che la nostra mente soggettiva ha un effetto sul mondo oggettivo (la
coscienza crea la realtà), possiamo cominciare ad esplorare l'idea
che se il nostro cervello e il corpo evidenziano cambiamenti fisici per
assomigliare all'esperienza che è già accaduta, quale risultato dei
nostri
85
Vittorio Gallese, "Corpo vivo, simulazione incarnata e
intersoggettività", in M. Cappuccio (a cura di), Neurofenomenologia.
Le scienze della mente e la sfida dell'esperienza cosciente,
Mondadori, Milano, 2006.
sforzi mentali e prima che la manifestazione fisica della coscienza sia
accorsa, allora teoricamente sarà l'esperienza a trovarci. Abbiamo
letteralmente modellato i nostri cervelli a livello sinaptico rinforzando
le connessioni tante volte finché l'esperienza dell'associazione
diventa parte di noi. Si possono spezzare anche le connessioni
cablate semplicemente non usandole. Non solo le cellule che sono
stimolate assieme connettono assieme, ma anche le cellule che non
sono stimolate assieme sviluppano un indebolimento delle sinapsi
che le connettono. Se l'impulso nervoso arriva allo spazio sinaptico
ma il segnale non è abbastanza forte da raggiungere la soglia di
attività sinaptica, allora quella particolare sinapsi si indebolisce. La
mente implica un flusso di energia e di informazione: regoliamo
energia perché ogni volta che compiamo un gesto, per quanto
piccolo, siamo in grado di modularne la forza, l’intensità, la durata.
Usiamo energia per muoverci, per pensare, per guardare e per
distribuire l’attenzione. Ed è lavorando su quest’ultima che gestiamo
il continuo flusso di informazioni in cui siamo immersi dalla vita
prenatale fino ad oggi.
La mente non è altro che un continuo processo di sintonizzazione e
osservazione al flusso dinamico di informazioni di consapevolezza
potenziale. Il cervello e il sistema nervoso ci offrono la libera volontà
di agire intenzionalmente e consapevolmente. E' stato possibile
studiare sperimentalmente alcune emozioni primarie: i risultati
mostrano che quando osserviamo negli altri una manifestazione di
dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale
collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di
emozione. Un'altra conferma viene da studi clinici su pazienti affetti
da patologie neurologiche: una volta perduta la capacità di provare
un'emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene
espressa da altri. Matteo Rizzato e Davide Donelli nel loro libro “Io
sono il tuo specchio”86hanno precisato che “il cervello agisce come
se in esso si prefigurassero fin dall’inizio sia l’intero gesto che il suo
scopo ed entrambi si
86
Matteo Rizzato e Davide Donelli, “Io sono il tuo specchio” Edizioni
Amrita, Torino 2011.
mantenessero ben chiari e presenti durante l’esecuzione. Il punto
cardine che orienta la codifica delle nostre azioni non è la forma che
queste possiedono, la loro funzione, il loro scopo. Dunque non
importa tanto se sposto il braccio a destra o sinistra, se chiudo la
mano, quanto cosa voglio fare, qual è il mio scopo. La distanza tra
l’azione allo stato potenziale e la sua espressione è colmata
dall’intervallo della nostra volontà che opera inibendo o favorendo la
realizzazione dell’atto ”.
Se ci troviamo in un determinato contesto le nostre intenzioni
vengono istantaneamente comunicate e l’altro non può fare a meno
di viverle dentro di sé. Un messaggio non verbale veicolato
dall’intenzione e riconosciuto in una particolare azione
semplicemente osservata. A volte, presi dal meccanismo imitativo,
predisponiamo noi stessi a riportare fedelmente il comportamento e
gli stati d’animo con i quali entriamo in contatto.
La conoscenza che possediamo delle cose molto deve alla
conoscenza che abbiamo di noi stessi, percepire non è
semplicemente raccogliere qualcosa dal mondo esterno, è piuttosto
scegliere, dunque essendo l'esperienza della realtà un esperienza
emulata, costruita, del nostro cervello, noi percepiamo dalla realtà le
stesse proiezioni percettive che il cervello confeziona per noi,
aggiungendo o sottraendo elementi percettivi attraverso continui
aggiustamenti pragmatici operati sull'esperienza precedente. La
mente non é lo specchio trasparente e pulito della realtà percepita. É
una virtualizzazione della realtà in cui intervengono diversi fattori
devianti: dall'azione imperfetta dei sensi, all'azione ormonale che
agisce sul cervello in base ai bisogni del corpo, all'incompletezza e
all'ipoteca dei dati culturali acquisiti per obbligo di natalità etnica e
così via.
La motivazione per cui la maggior parte degli esseri umani condivide
la stessa visione del mondo, è dovuta all’esistenza di un consenso
comune inconscio, ossia una condivisione collettiva del modo di
percepire la realtà insita nella Mente Universale della specie umana.
Una casa è una casa per tutti, ed esiste indipendentemente da chi la
osserva. Questo è come un essere umano concepisce generalmente
la Realtà: unica, stabile, condivisibile da chiunque nello stesso modo,
esterna a lui stesso, indipendente dalle sue valutazioni, non
influenzabile se non attraverso un'azione che ne coinvolga la
modifica sensoriale, e dunque percettiva, dell'ordine o
dell'organizzazione con cui gli elementi di cui è costituita la
assemblano. Ciò che può essere sperimentato in qualsiasi momento
da chiunque e nello stesso modo, attraverso i cinque sensi, è Realtà.
Tutto il resto, non esiste. Questo è esattamente il modo con il quale
la fortezza-prigione illusoria degli esseri umani viene costruita e
sostenuta fino a diventare un carcere apparentemente invalicabile.
“ Il cervello non si limita a percepire il mondo esterno riproducendolo
fedelmente, come una sorta di fotografia tridimensionale, ma
ricostruisce la realtà solo dopo averla analizzata nelle sue parti
componenti. Perciò, la convinzione che le nostre percezioni siano
fedeli e precise è solo un’illusione. Noi ricreiamo, nel nostro cervello,
il mondo esterno in cui viviamo”87.
Tutto ciò che vediamo, tocchiamo, sentiamo e percepiamo come
"materia", "mondo" o "universo" non è altro che una serie di segnali
elettrici che pervengono al nostro cervello. Il “mondo esterno” è
soltanto una raccolta di segnali elettrici che raggiungono il nostro
cervello. Nel corso della nostra vita, questi segnali vengono
sottoposti a un processo cerebrale e noi viviamo senza riconoscere
che stiamo errando quando crediamo che questi rappresentino le
interpretazioni originali della materia esistente nel mondo esterno.
Siamo sviati perché non possiamo raggiungere la materia stessa per
mezzo dei nostri sensi.
Noi crediamo nell'esistenza degli oggetti in quanto li vediamo e li
tocchiamo ed essi ci vengono riflessi dalle nostre percezioni.
Nondimeno, le nostre percezioni sono unicamente idee nella nostra
mente. Ne consegue che gli oggetti che catturiamo con le percezioni
non sono altro che idee, le quali non sono essenzialmente in alcun
posto se non nella nostra mente. Chi mangia una mela , in realtà,
non si trova di fronte ad esso, ma alle sue percezioni nel cervello.
L'oggetto
87
Kandel Eric, “Psichiatria, psicanalisi e nuova biologia della mente”,
Cortina Milano 2005.
considerato una “mela” consiste in realtà di un'impressione elettrica
nel cervello concernente la forma, il gusto, l'odore e la struttura. Se il
nervo ottico fosse improvvisamente reciso, l'immagine del frutto
scomparirebbe subito. Così come la sconnessione delle vie nervose
dirette dal naso al cervello interromperebbe del tutto la sensazione
olfattiva.
Più semplicemente, il frutto non è che l'interpretazione dei segnali
elettrici da parte del cervello. Un altro elemento da considerare è il
senso della distanza. La distanza è soltanto il senso di vuoto che si
forma nel cervello. Gli oggetti che sembrano distanti agli occhi di una
persona esistono anche nel suo cervello. Ad esempio, chi contempla
le stelle nel cielo pensa che esse distino milioni di anni luce da lui.
Tuttavia, ciò che egli "vede" realmente sono le stelle all'interno di lui,
nel suo centro della visione. Mentre leggiamo queste pagine, noi non
siamo, in realtà, nella stanza in cui crediamo di trovarci; al contrario,
la stanza è all'interno di noi. Nel corso della nostra vita il cervello
modifica di continuo la sua forma.
Il nostro cervello è plasmato dalle conversazioni che ingaggiamo, da
quanto apprendiamo, dagli eventi che osserviamo e dalle emozioni
che esprimiamo. Il cervello viene letteralmente modificato da quanto
pensiamo e facciamo. Tutto esiste simultaneamente, tutti i livelli di
realtà esistono simultaneamente e sono tutti a nostra disposizione.
Se prendiamo tutti i potenziali del mondo quantico e li mettiamo nel
lobo frontale, nel cervello olografico che sogna, qualsiasi cosa il
cervello pensa, l’energia lo diventa. E qualsiasi cosa essa diventi, è
una via di potenziali scelta tra i molteplici potenziali che possiamo
avere in ogni momento. E l’abbiamo scelto con un atto consapevole
(intento), ma continuo che diventa il nostro pensiero comune, come
modo di vivere normale, comune. Allora il potenziale si manifesta.
Perché quello che desideriamo non è diventato il nostro pensiero
comune, non è stata una scelta, un modo di vivere normale,
comune, senza forzature, artificialità, ipocrisia o fanatismo.
I pensieri comuni sono i pensieri fissati e collegati in modo stabile
nel cervello attraverso l’esperienza che contraddistingue la
personalità umana. Per esempio l’ipotalamo è la sede della memoria
a lungo termine. L’ipotalamo è il custode delle registrazioni del
passato. Le registrazioni del passato vengono immagazzinate anche
nei peptidi/amminoacidi che compongono gli ormoni. Ogni memoria
è chimica e viene conservata nel cervello in forma chimica. Quando
abbiamo un passato e continuiamo a rivisitarlo, lo portiamo nel
nostro cervello che lo trasmette al nostro corpo. Quando siamo liberi
dal passato siamo capaci di sognare e diventare quel sogno
fisicamente. Il nostro cervello è in grado di manifestare
chimicamente il sogno di portare il nostro corpo all'immortalità. Le
persone che vivono nel passato non ottengono mai veramente le
cose che desiderano perché quello che è pensiero comune per loro è
proprio quello da cui dipendono mentalmente.
3.4) Quando l’informazione non-materiale crea la
MateriaEvento: trasmissione-creazione.
“ L’essere umano è costituito da tre parti: la parte materiale pesante
come effetto del processo di trasformazioneformazione; la mente
intesa come complesso psichico nato dal cervello e dalla coscienza e
l’energia primaria che precede entrambe adatto a caratterizzare la
forma uomo, affinché con essa si potessero creare nel corso del
tempo le condizioni per l’estrinsecazione della coscienza”. Francesco
Facchini, “Psicologia quantica”88.
Noi non creiamo informazioni, ma modelliamo, in base alla nostra
sensibilità e ai nostri calcoli, le conoscenze che abbiamo. Quando
osserviamo l’azione di una persona per poterla comprendere a pieno
dobbiamo ricrearla nel nostro cervello come se la stessimo vivendo
noi stessi. Tutte le azioni, le sensazioni e le emozioni che provano gli
altri vengono tradotti dal nostro cervello e inviati attraverso un
linguaggio neuronale89 in tutto il corpo come se fossero nostre
esperienze. I vettori di queste informazioni sono materiali,mentre
l’informazione in sé è non-materiale.
88
Facchini Francesco, “Psicologia quantica. La dimensione
dell’Essere”, Armando Editore
2005
89
Lo studio dei meccanismi neuronali che ci consentono di
interpretare le scene visive ed estrarne informazioni essenziali per
interagire con il mondo circostante e guidare le nostre azioni motorie
è una sfida aperta per le neuroscienze cognitive, la psicofisica, la
neurofisiologia e la computer science. Sulla rivista “Neuron” Davide
Zoccolan, che alla Sissa di Trieste dirige il laboratorio di neuroscienze
visive, ha pubblicato insieme ai collaboratori americani James
DiCarlo (MIT, Boston) e Nicole Rust (University of Pennsylvania), un
articolo che fa il punto sui meccanismi della visione umana. Uno dei
processi cognitivi più straordinari e affascinanti compiuti dal cervello.
Ma tuttora poco compreso.
Nella globalità del messaggio, ogni immagine rappresenta un
messaggio più o meno complesso, anche una sola componente
errata o disarmonica può innescare un meccanismo inconscio di
elaborazione, con risultati pratici molto diversi dalle finalità
desiderate. Il significato di un messaggio è dato da chi lo percepisce
e lo interpreta. Questo processo è totalmente personale, ma non
sempre totalmente autonomo, perché siamo influenzabili. Per vedere
ho dunque bisogno di un oggetto e l'oggetto lo posseggo se ho
acquisito l'esperienza, diretta o indiretta, dell'oggetto stesso, nella
mia mente io posseggo unicamente l'idea dell'oggetto, questa è
vincolata e richiamata dal nome dato all'oggetto, la
sostanzializzazione o reificazione della rappresentazione (idea)
dell'esperienza; in aggiunta a questa prima connotazione,
l'esperienza acquisita dall'osservatore (soggetto protagonista
dell'osservazione) è un complesso di "vettori" percettivi, una fusione
tra immagine (vista), parola (udito) e cosa (tatto) il tutto in un'unica
esperienza sensoriale; infine, dato il diretto coinvolgimento
dell'osservatore nell'esperienza percettiva, e date le continue
esperienze di apprendimento attraverso l'immedesimazione
personale nell'esperienza stessa (il fare "come se fosse"
dell'apprendimento, m'immedesimo, mi metto nei panni di, faccio
finta), sono continue le proiezioni della nostra conoscenza che vanno
a guidare e spesso ad anticipare la nostra esperienza percettiva, ma
le proiezioni della nostra mente si trasformano spesso in
identificazioni di altri nella proiezione dei primi. Proiettare ed
identificarci nella nostra stessa proiezione è quasi immediato per un
cervello emulatore di realtà come è il cervello umano.
Quando leggiamo una pagina di questo libro i fotoni rimbalzando
dalla pagina e ricevuti dall’occhio vengono trasformati in impulsi e
trasmessi al cervello. Trasmettendo verbalmente le nozioni contenute
nella pagina ad una platea di partecipanti abbiamo diffuso
un’informazione non materiale, ma attraverso qualsiasi vettore può
essere attualizzato in materia o scopo. Il nostro obiettivo è
comprendere l’abbondanza di questa informazione nell’universo e
concretizzarla in atti concreti di evoluzione e crescita.
Ogni onda-vibrazione (informazione) è un quanto di coscienza.
L'informazione entra, in modo continuo, per esempio dalla retina, e
viene subito suddivisa in pacchetti. Questi pacchetti sono quanti di
coscienza. È come quando si guarda un film: si vede qualcuno che
corre, o che fa colazione, non lo si percepisce come un insieme di
immagini, ma come un evento continuo.
Ciò significa che il cervello non è in grado di distinguere tra una
sequenza di immagini e un evento continuo. Pertanto quando si
innesca un'onda, si ottiene un'immagine, se ne innesca un'altra e si
ottiene un'altra immagine e così via. La coscienza, la cognizione, è
un insieme di immagini che si succedono le une alle altre come in un
film in un eterno presente. Tutto questo ci dice che il nostro cervello
è un emulatore della realtà, qualcosa che si è evoluto nel tempo per
"imitare" ciò che esiste al di fuori di noi, o, in altre parole, per
costruire una storia. Ma gli elementi di questa storia esistono da
prima della nostra nascita, poiché nessuno ci insegna a vedere i
colori, né a sentire il dolore o le altre sensazioni. “Queste facoltà
nascono con noi, proprio come il naso, le orecchie e il corpo. Noi
siamo come una coscienza equipaggiata con un sistema di
sensazioni! Il nostro cervello è, dunque, un emulatore che genera
una realtà e che ne verifica l'affidabilità servendosi delle sensazioni"
(R. Llinas, I segreti della mente, 1998).
La nostra incomprensione, infelicità e depressione sta
nell’interpretazione sbagliata di questa informazione, le cui origini
non sono fuori, ma dentro ciascuno di noi. Quando siamo nati la
nostra mente é stata nutrita e subissata di dati che giungono dal
mondo degli altri e non da una esperienza diretta. Quando poi siamo
cresciuti, e avremmo potuto sviluppare questa esperienza diretta, ci
siamo trovati nell'incapacità materiale di farlo in maniera adeguata,
sia perché avevamo intanto accettato specifiche modalità di pensiero
e sia perché non avremmo potuto in ogni caso trovare vie disponibili.
Andrew Newberg90 , nel suo libro “Dio nel cervello” afferma che “la
mente è l’insieme fenomenico dei pensieri, dei ricordi e delle
emozioni frutto
90
Andrew Newberg , “Dio nel cervello” , Mondadori Milano 2002.
delle percezioni ”. La mente, non avendo una posizione
necessariamente definita nello spazio, la sua immaterialità ha un
base squisitamente quantica senza il vincolo del tempo. L’energia
della mente si condensa in materia per consentire la temporalità
degli eventi in base ai sensi del cervello. Esiste soltanto un presente
eterno, nel quale possiamo cogliere la vera abbondanza del’infinito e
il nostro potenziale. I confini delle nostre conoscenze in fatto di
mente e cervello sono i confini delle ricerche e delle conquiste in
terreni ancora inesplorati. Il matematico e fisico Roger Penrose91
sostiene che il cervello sia “un’imponente entità quantica e non un
automa meccanico auto-organizzato”.
Non è corretto pensare che il funzionamento del nostro cervello sia
reso evidente dai risultati che si ottengono nel nostro vivere
quotidiano, il sistema percettivo su cui ci appoggiamo per costruire
la realtà che troviamo attorno a noi sottostà alle nostre stesse
conoscenze, alle leggi della forma delle cose, noi crediamo
continuamente di scoprire un mondo attorno a noi mentre
disveliamo unicamente le sue forme implicitamente presenti nel
nostro sistema di conoscenze, le forme, quelle forme, sono già
presenti in noi, le regole sono gli unici riferimenti che possediamo
per orientarci, orientare le nostre esperienze e le descrizioni che
facciamo di ciò che ci circonda e che ci appartiene.
Elkhonon Goldberg, figura di spicco nella ricerca neuro scientifica e
della neuropsicologia clinica, precisa che:
“ La capacità di creare modelli simbolici non del mondo com’è, ma
del mondo come si vuol che sia, interagisce con le funzioni esecutive
dei lobi frontali per creare comportamenti diretti proprio a un
particolare scopo. L’emergere delle capacità umane di creare modelli
del futuro, del mondo come vogliamo che sia e non semplicemente
com’è, probabilmente rappresenta il risultato combinato dello
sviluppo delle funzioni esecutive fissate nei lobi frontali e del
linguaggio. Diversamente da altre specie noi beneficiamo dell’effetto
incrementale della conoscenza accumulata gradualmente dalla
società attraverso i millenni”92.
91
Penrose Roger, “Shadows of the mind. A search for the missing
science of consciousness”, Oxford University Press, New York 1994.
92
Goldberg Elkhonon, “Il Paradosso della Saggezza”, TEA Saggistica
Edizioni 2012.
La nostra percezione ci permette di costruire il mondo attorno a noi,
la realtà è definita dalle continue elaborazioni che il nostro cervello,
emulatore di realtà, ci confeziona, in particolare è la struttura del
talamo, all'interno del nostro cervello, che è delegata a comporre le
nostre esperienze percettive, a mettere assieme le singole
esperienze sensoriali in un'unica esperienza percepibile. Quando la
nostra attenzione viene focalizzata su un compito, spesso non
riusciamo a vedere quello che accade proprio davanti ai nostri occhi.
Purtroppo la nostra attenzione, guidata dal nostro malessere e dal
nostro ego calcolatore, è rivolta solo a quello che vogliamo vedere e
comprendere. Questo penalizza la nostra evoluzione, la nostra
crescita interiore e la nostra stessa felicità. Per quanto grande, il
genoma umano non sarebbe lontanamente in grado di specificare i
miliardi di connessioni neurali del cervello. La formazione del cervello
non può avere origini solamente genetiche. Gli esperimenti di Cepko
Costance (esperto di biologia e genetica) e Walsh C. hanno inoltre
dimostrato che il ruolo di una cellula nervosa non é determinato dal
codice genetico ma dalla sua posizione, dai messaggi che riceve dai
neuroni vicini.
Una cellula che finisca nella zona della visione, per esempio,
diventerà un neurone visivo in quanto verrà addestrato a tale
compito dai neuroni di quella zona. La ragione per cui un neurone
tende a stabilirsi in un certo punto piuttosto che un altro del cervello
potrebbe essere del tutto casuale, indipendente dall'informazione
genetica. Infine Edelman Gerald93, biologo statunitense,( premio
nobel per la medicina 1972) propone la soluzione anche ad un altro
paradosso millenario: com'e possibile che venga generata una
percezione unitaria (per esempio, nel caso della visione) se quella
percezione risulta dalla funzione di diverse parti (o "mappe") del
cervello, ciascuna indipendente dalle altre (nel caso della visione ne
sono già state identificate una ventina)?
93
Gerald Maurice Edelman, “Neurobiology. An introduction to
Molecular Embriology”. Basuc Books, New York, 1988; Gerald
Maurice Edelman, “Il presente ricordato. Una teoria biologica della
coscienza”. Rizzoli, Milano, 1991.
La mente riesce a riconoscere un oggetto non perché compie delle
sofisticate rappresentazioni e poi dei sofisticati ragionamenti su tali
rappresentazioni, ma perché i segnali percettivi relativi a
quell'oggetto si propagano in una rete di neuroni e causano in essa
un nuovo stato di equilibrio che é proprio il concetto di quell'oggetto.
In quest'ottica il "concetto" non é qualcosa di pre-esistente,
archiviato per sempre nella memoria a lungo termine, ma una
struttura temporanea, che viene costruita sul momento a fronte di
una certa situazione e soltanto in quanto serve ad agire in quella
situazione.
La nostra esperienza percettiva si compone unendo diversi elementi
distinti di esperienza, l'oggetto, la parte fisica che siamo in grado di
toccare; la parola, il simbolo verbale dell'oggetto in considerazione, il
nome della cosa, l'immagine, l'esperienza visiva dell'oggetto; l'unione
di questi tre elementi percettivi attraverso la struttura del talamo
costituisce la nostra esperienza sensoriale. A volte gli individui non si
preoccupano neppure di dare una spiegazione a strane ma
fortissime, convinzioni. Noi guardiamo con gli occhi ma vediamo con
la mente. Il cervello dà coerenza perfino alle immagini sconnesse dei
sogni. Potrebbe però darla anche a idee sconnesse della vita diurna,
che invece ci appaiono coerenti e giustificate.
La scienza contemporanea, tradizionalmente basata sulla dicotomia
tra soggetto ed oggetto dell’osservazione, riconoscendo i vari codici
con cui si presenta l’ informazione, il cui significato dipende dalla
condivisione reciproca delle norme e delle istruzioni di conversione,
ha erroneamente considerato la informazione come fosse una entità
logica (extra-fisica), interpretabile indirettamente in termini del
dualismo delle interazioni tra materia-energia. Resta evidente
pertanto che dobbiamo ancora capire quali sono le radici profonde
dell’ esistenza e del ruolo della informazione.
L'uomo nella sua evoluzione ha appreso come codificare le vibrazioni
dell'aria selezionando i comandi bioelettrici neuronali che stimolano
le corde vocali per comunicare a distanza il suo pensiero in forma di
suoni articolati come voce; ciò ha permesso all'uomo di acquisire un
vantaggio comunicativo rispetto agli animali ed ad ogni altra
indicazione gestuale, ciò in quanto il linguaggio permette di far
riferimento alle cose materiali o alle tipologie di energia mediante la
elaborazione di forme di pensiero.
La capacita di articolare la voce a seguito di codificazioni
volontariamente impostate, pone pertanto la questione della
esistenza di una energia di informazione sulla quale è possibile agire
modulandola con il pensiero. Partendo da tali riflessioni possiamo
quindi provare ad ammettere l'esistenza di una forma di Energia di
Informazione (I) distinta dalla Energia Condensata come Materia (M)
e la Energia nelle forme di onde vibrazionali ed elettromagnetiche
(E), (EMI). La mente umana viene estesa come conseguenza della
duplice capacità del cervello di convertire l’ informazione dall’
analogico al digitale la quale genera la semplificazione sensoriale e
permette di sviluppare un successivo ragionamento interpretativo
che si svolge sulla base di un frequente confronto di differenti
modalità logiche ed analogiche del pensiero.
E' l'idea del "tutto" che ci inganna, un continuo articolare il reale che
ci mette nella condizione di non distinguere il lavoro della nostra
mente nel portarci alla luce tutti i particolari della "realtà", siamo
abituati a vivere in un mondo completo, ogni cosa ha un nome ed
ogni nome ha una cosa, tutto si completa dinnanzi alla nostra
esperienza sensoriale e dunque pensare che il nostro cervello
costruisca ogni cosa così come la vediamo è straordinario.
L'aspetto però sconvolgente delle esperienze maturate in ambito
sensoriale dall'uomo è la grande diversità di vedute che ogni
individuo in fondo possiede, la realtà esiste indipendentemente da
noi ma è indifferenziata, tutte le distinzioni che siamo in grado di
fare a livello descrittivo sono descrizioni che dipendono strettamente
dall'osservatore, dalla sua cultura di riferimento, dalle sue esperienze
che hanno causato il suo mondo, l'esperienza percettiva di ognuno di
noi è l'effetto diretto delle nostre esperienze umane dirette,
ontologiche, ed indirette, antropologiche, nonché delle nostre
esperienze personali dirette, valori credenze e convinzioni personali,
ed indirette, culture d'appartenenza. La realtà, quella dell’universo
fisico, viene percepita attraverso vari canali; noi vediamo qualcosa
con gli occhi, ascoltiamo qualcosa con le orecchie, odoriamo
qualcosa con il naso, tocchiamo qualcosa con le mani e decidiamo, di
conseguenza, che c’è qualcosa. Ma l’unico tramite attraverso il quale
giungiamo a tale conclusione sono i nostri sensi e questi sono dei
canali artificiali. Non ci troviamo in contatto diretto con l’universo
fisico, bensì lo contattiamo attraverso i nostri canali sensoriali. Due
uomini possono guardare un tavolo ed essere d’accordo che si tratti
di un tavolo. È di legno e di color marrone. I due sono d’accordo su
questo. Naturalmente si capisce che quando uno dei due dice
“marrone” e l’altro sente “marrone”, per il primo il colore in realtà
potrebbe essere viola ma, poiché da sempre la gente ha indicato
quella vibrazione di colore come “marrone”, egli è d’accordo di
chiamarlo così. A dire il vero, per il secondo uomo potrebbe invece
trattarsi di un rosso, ma lo riconoscerà come marrone. I due uomini,
perciò, pur vedendo cose diverse uno dall’altro, sono comunque in
sintonia. Sono d’accordo che si tratti di un tavolo di legno di color
marrone. In quel momento si fa avanti un terzo uomo e, dopo aver
dato un’occhiata all’oggetto, dice: “Oh! Un elefante!” Uno degli altri
due dice: “È un tavolo, non vedi? Gli elefanti sono...” “No, è un
elefante” gli risponde l’ultimo arrivato. Così gli altri due uomini si
convincono che il terzo uomo sia pazzo. Non è d’accordo con loro.
Cercheranno ancora di comunicare con lui? No. Egli non è d’accordo
con loro. Non ha concordato con questa realtà. Provano dell’affinità
per lui? No. Infatti dicono: “Questo tipo è pazzo”. Ai due quest’uomo
non piace. Non lo vogliono vicino a loro.
Ora poniamo che due individui stiano discutendo e uno dica: “Quel
tavolo è di legno” e l’altro replichi: “No, è di metallo ed è stato
dipinto in modo che sembri legno”. Cominciano a polemizzare a
riguardo; tentano di raggiungere un punto di accordo, ma non ci
riescono. Un’altra persona si avvicina, guarda il tavolo e dichiara: “In
effetti, le gambe sono dipinte in modo da sembrare di legno, ma il
piano è effettivamente di legno ed è marrone, e si tratta di un
tavolo”. A quel punto i primi due raggiungono un accordo. Provano
affinità uno per l’altro. Improvvisamente si sentono amici e provano
la stessa cosa anche nei confronti del terzo uomo. Ha risolto il
problema. I due individui hanno raggiunto un’intesa ed entrano in
comunicazione. L'articolarsi di tutti gli elementi a disposizione del
nostro cervello è da vedersi come un insieme di vettori di forza che
muovono in direzioni differenti la nostra potenzialità percettiva e
risolutiva orientandoci a realtà differenti. La scienza convenzionale
“non è stata in grado di localizzare neppure l’area esatta della parola
(vibrazione), perché la parola si estende al di là del cervello;
pertanto si può fare un discorso parallelo, e cioè il cervello è al
servizio del pensiero, nell’esatta misura in cui la lingua è al servizio
della parola. Tirando le somme … lingua e cervello sono mezzi di
espressione comune, sotto due aspetti diversi, della stessa fonte e
una potenzialità pensante” (Marchi, V., 2009).
La formazione delle unità produce delle forme che tendono a
resistere al cambiamento. Il nostro cervello anticipa continuamente il
corso futuro degli eventi; tale naturale possibilità serve e garantire
una continuità temporale tra passato presente e futuro. Il bambino
appena nato non “vede nulla” dato che non ha alcuna possibilità di
riconoscimento. Infatti deve ancora costruire la propria memoria
percettiva ricevendo la informazione sull’ ambiente mediante i sensi
che forniscono con continuità le differenze spaziali e le differenze
temporali tra stati successivi degli eventi, permettendo la
memorizzandone una traccia mnemonica necessaria per attuare il
riconoscimento significativo della percezione visiva .
Il riconoscimento mnemonico permette infatti di attuare una
distinzione tra i singoli eventi percepiti ed il flusso continuo di ciò che
è percepito attraverso i sensi, permettendo di focalizzare e
stabilizzare la percezione delle informazione ricevuta dai sensi. La
memoria, per esempio, non è una facoltà a sé stante, ma composta
da una varietà di processi e sistemi separabili e indistinti. Le
istantanee dei nostri eventi e delle nostre esperienze sono legate
non solo al significato, ma al senso e alle emozioni che quelle
esperienze ci hanno dato. I ricordi e le conoscenze , non essendo
repliche dell’evento stesso, influenzano notevolmente
l’immagazzinamento dei nuovi ricordi e della vita stessa. Sono parte
di noi, in quanto parte edificante e integrante della nostra vita
quotidiana. L’informazione recuperata “va rievocata nel contesto di
un determinato tempo e luogo e con qualche riferimento a se stessi
in quanto partecipanti all’episodio. Contribuiamo a dipingere il
quadro di un evento proprio mentre lo ricordiamo. La creazione delle
immagini visive può indurci a credere che stiamo ricordando un
evento anche quando non è mai accaduto. Dato che la
comprensione di noi stessi dipende così tanto da ciò che ricordiamo
del passato, è inquietante rendersi conto che per riuscire, la
rievocazione deve contare sulla disponibilità dei giusti indizi di
recupero, i quali sono un po’ come i metal detector usati per
recuperare le monete in spiaggia. Nel nostro cervello ci sono spiagge
disseminate di monete nascoste e altre dove non se ne trova
neanche una”94.
Siamo nell’epoca della relativizzazione e della creatività, nella quale
tutto è intimamente interconnesso e nella quale la realtà stessa è
soggettiva, conoscibile attraverso la memoria e l’emozione stessa. La
memoria serve pertanto a dare un senso riconoscibile ad una
informazione che di per se stessa non ne ha alcuna, essendo
composta solo da una collezione di passate differenze informative
recepite per via sensoriale. Tale ragionamento serve a capire che il
cervello utilizzando di differenti modalità di integrazione delle aree
che memorizzano a breve e lungo termine , compie una duplice
funzione attribuibile alla parallela attività dei due emisferi cerebrali.
Infatti mentre da un lato il cervello tende a compiere una
categorizzazione seriale degli stimoli sensoriali suddividendoli, nella
memoria a lungo termine, in categorie riconoscibili come sensazioni,
dall’ altro tende a dare significato anticipativo alla informazione
elaborando, (con modalità sinergiche più proprie della memoria a
breve termine), un pronostico necessario per interpretare la
dinamica degli eventi evitando in tal modo una scissione della
coscienza tra passato presente e futuro.
Ricordare un evento passato o sapere soltanto che si è verificato
dipende dal nostro grado di partecipazione. Anche in questo caso si
ripete il concetto di “partecipazione”. Essere consapevolmente 94
Schacter L. Daniel, “Il cervello, la mente e il passato”, Biblioteca
Einaudi 2007
integrati nell’emozione creativa dell’evento e della vita stessa ci
consente di essere in piena sintonia con l’universo e le nostre intime
potenzialità. Gerald Edelman ha scritto che “La memoria rientra nel
tentativo del cervello di imporre un ordine sull’ambiente” 95.
3.5) Il cervello come emulatore olografico della
realtà.
“ I nostri cervelli costruiscono matematicamente la realtà oggettiva,
interpretando frequenze che sono in definitiva proiezioni provenienti
da un’altra dimensione un ordine di esistenza più profondo al di là
dello spazio e del tempo: il cervello è un ologramma celato in un
universo olografico”96.
Secondo i principi della fisica quantistica il nostro cervello è solo luce
congelata organizzata in strutture interconnesse con tutta la luce
dell'universo. Il cervello, dal punto di vista della fisica quantistica, è
un campo di informazione, di energia, coscienza, memoria, creatività
localizzato in tutto il nostro corpo e collegato all'oceano quantistico
dell'universo. Oltre ad essere un organo chiuso nel cranio, il cervello
è un importante strumento della nostra mente e coscienza, in grado
di trasformare l'informazione quantistica in pensieri, emozioni e
sostanze chimiche. Secondo le teorie di R. Llinas proposte nel libro “I
segreti della mente” il nostro cervello è un “emulatore della realtà”97,
95
Edelman Gerald, “Sulla materia della mente”, Adelphi Milano 1993.
96
Talbot Michael, “Tutto è uno. L’ipotesi della scienza olografica”,
Urra Milano 1997.
97
“Ma gli elementi di questa storia esistono da prima della nostra
nascita, poiché nessuno ci insegna a vedere i colori, né a sentire il
dolore o le altre sensazioni. Queste facoltà nascono con noi, proprio
come il naso, le orecchie e il corpo. Noi siamo come una coscienza
equipaggiata con un sistema di sensazioni! Il nostro cervello è,
dunque, un emulatore che genera una realtà e che ne verifica
l'affidabilità servendosi delle sensazioni".
qualcosa che si è evoluto nel tempo per "imitare" ciò che esiste al di
fuori di noi, o, in altre parole, per costruire una storia. Quello che
vediamo "oggettivamente" come campo di rappresentazione visuale
e’ pertanto definibile come un "pattern multimediale", fornito dalla
analisi delle probabilità delle possibili nostre interazioni corporee con
l’ ambiente. Tale risultato viene pertanto a dipendere anche dalla
conoscenza del precedente esperito da ciascuno di noi e quindi non
consegue solo ed automaticamente al meccanismo di codificazione
selettiva di quanto viene percepito sensorialmente dagli occhi. Il
cervello sarebbe solo il trasduttore di un'informazione che proviene
da altrove, ovvero da una zona a-spaziale e a-temporale in grado sia
di ricevere che di trasmettere informazione in maniera non-locale. In
base a questo meccanismo ciò che un gruppo biologico acquisisce
(anche spiritualmente) viene automaticamente trasferito a una
specie di "server" universale, il quale a sua volta si occuperebbe di
trasmettere l'informazione a gruppi biologici affini: anche in questo
caso si tratterebbe di comunicazione dell'informazione per simpatia e
per similitudine.
Il cervello servirebbe solo come mezzo per accedere a queste
informazioni, attraverso un meccanismo sostanzialmente simile a
quello proposto dal neurofisiologo americano Karl Pribram, secondo il
quale il cervello si comporterebbe esattamente come un ologramma,
ovvero come un sistema in grado di decodificare le "frequenze
grezze" più disparate provenienti da una dimensione che sta al di là
dello spazio e del tempo ed è rappresentata da una specie di
"contenitore di informazione e di memoria"98.
98
Questa è sostanzialmente la risonanza morfica, la quale si
propaga per campi che connettono l'informazione da questa specie
di "Akasha", che è il campo di informazione, al dominio dello spazio
e del tempo dove gli organismi biologici si trovano a vivere. Il
meccanismo della risonanza morfica sarebbe dunque una
trasmissione non-locale di informazione da un punto all'altro dello
spazio-tempo. Il campo morfico è sostanzialmente simile al campo
quantico, ma caratterizza più specificamente i sistemi biologici e la
componente psichica a essi correlata.
In tal modo la memoria non sarebbe localizzata nel cervello, il quale
invece sarebbe solo un mezzo che attraverso gli impulsi nervosi che
si incrociano in esso a ogni momento permetterebbe di estrarre
questa informazione e convertirla in una forma che possa esplicarsi
nel dominio dello spazio e del tempo. I ricordi non sono
immagazzinati nei singoli neuroni, ma in schemi che interessano
tutto il cervello. Il cervello, funzionando come un ologramma, riesce
a contenere una grande quantità di informazioni in uno spazio
limitato.
Il cervello, considerato come elaboratore quantistico di simboli,
necessita della mente per associare un significato a ciò che elabora.
Mentre un computer è privo di significato e di consapevolezza, nella
nostra coscienza non locale tutta la realtà è dentro di noi e quindi
non abbiamo nessuna difficoltà a riconoscere la logica simbolica
dietro le dinamiche del mondo intero attraverso la mente. Possiamo
avere la consapevolezza “pubblica” di un oggetto fuori di noi come
uno “privato” dentro di noi. Per dirla come il fisico indiano Goswami
“il mondo mentale è un medium infinito in cui le onde di possibilità
quantiche sono obbedienti al calcolo delle probabilità”. Riassumendo,
facciamo tutti parte di un ologramma universale e ciascuno di noi
contiene tutte le informazioni di cui ha bisogno99.
Noi costruiamo un “mondo là fuori”in base alle nostre sensazioni
interne non solo attraverso la percezione visiva , la cui immagine,
sebbene sia fissata sulla superficie della retina, viene percepita come
99
In sostanza perseguendo un tale modo di ragionare sulle relazioni
bio-fisiche tra osservato ed osservatore , anche in seguito alle
suddette recenti scoperte di bio-fotonica , si inizia a capire come
possa essere prodotta la informazione biologica per cui diviene
possibile intuire in che modo, nella evoluzione della vita, sia divenuto
possibile elaborare la conoscenza (secondo vari modelli cognitivi
storicizzati) , proprio a partire da un sistema di interazione coerente
di risonanze interagenti tra energia e materia. I bio-fotoni che
vengono emessi dal normale funzionamento cooperativo cellulare,
costituiscono un sistema informativo ultrarapido, sia intrache extracellulare. L’ allineamento sintonizzato di fasci coerenti bio- fotonici (
elettromagnetici) e biofononici (acustici) , permette quindi che l’
informazione biologica venga trasferita distanza, generando
messaggi capaci di non acquisire nè dissipare rapidamente il loro
input informativo anche durante un tragitto relativamente ampio.
esterna, ma anche la percezione del dolore, il quale, sebbene non
sia realmente nel corpo, è presente in una zona del cervello. La
caratteristica dell’ologramma è proprio l’illusione dell’effettiva
localizzazione delle cose o degli eventi.
Coscienza ed energia sono la fonte creativa della nostra realtà; una
legge intrinseca nelle infinite possibilità delle varianti, le cui
dinamiche, in termini di impulsi, vengono interpretate dal nostro
cervello in forme di pensiero. Pertanto, nel pensiero stesso abbiamo
l’essenza di quel particolare evento della nostra realtà.
Afferma il Premio Nobel Manfred Eigen che: “la natura delle
informazioni è immateriale; quindi, essendo basata sul concetto
immateriale, può avvicinarsi alla comprensione e qualificazione della
Coscienza, la più immateriale delle cose esistenti”. Grazie alla
cibernetica, la scienza delle informazioni, la grande divisione tra
corpo e mente, tra materia e coscienza sta per cadere. Secondo
Eigen, l’informazione rappresenta l’essenza stessa della vita e, pur
essendo sempre coerente alle leggi di natura, costituisce un codice
d’interpretazione che apre una dimensione evolutiva totalmente
nuova. La coscienza e i fenomeni dell’intelligenza, fino ad ora non
considerati dalla scienza, iniziano ora ad essere misurati in termini di
informazione e, quindi, analizzati e compresi come processi reali.
Le ricerche di Penrose e Hameroff considerano la consapevolezza
come risultato della forza di gravità quantistica che agisce sulla
massa dei neuroni cerebrali; in altre parole, la consapevolezza non è
solo il risultato dei processi biochimici del cervello, ma è
profondamente correlata allo spazio cosmico. Come specifica il fisico
marchigiano Fiscaletti Davide (da “Scienza e Conoscenza”), “La
consapevolezza è il risultato dell’azione della frequenza
fondamentale di quanti di spazio costituenti lo spazio cosmico
atemporale sui neuroni del cervello umano; in altri termini come il
risultato della sincronizzazione dei neuroni del cervello con la
consapevolezza cosmica che è la vera consapevolezza”.
La consapevolezza è la vibrazione fondamentale dei quanti di spazio,
i mattoni elementari che costituiscono lo spazio universale. Essa
mostra chiaramente che le diverse visioni del mondo sono
semplicemente il risultato di differenti menti mentre il mondo è e
rimane uno. La consapevolezza in quanto “frequenza fondamentale
di vibrazione” dei quanti di spazio può essere considerata la vera
entità elementare che trasmette l’informazione tra due particelle
quantistiche, che spiega la nonlocalità dei fenomeni quantistici.
La consapevolezza è la vibrazione fondamentale dello spazio
universale e pervade tutto l’universo. Non possiamo non essere
d’accordo con il filosofo, medico russo Konstantin Nikolaevič Leont'ev
il quale, ponendo l’attenzione sulla coscienza quale immagine del
mondo e dell’universo che si presenta a noi stessi, nella quale siamo
noi stessi compresi, precisa che il significato che diamo alle cose non
generano il pensiero, ma lo canalizzano.
Il professore Graziano Cavallini100 ha più volte precisato con ricerche
approfondite nel campo della fisica, della psicologia e della
formazione cognitiva che : “Il pensiero genera prodotti
esponenzialmente sempre più complessi quanto più si costituisce con
essi; il pensiero di ogni individuo è diverso da quello di ogni altro,
tanto più quanto più si diversificano le loro culture si appartenenza e
i tipi e i livelli di istruzione interiorizzata da ciascuno. […]La chiave di
volta per la comprensione della dinamica tra pensiero e lingua è data
dalla consapevolezza della natura plastica ed evolutiva di entrambi.”
Le nostre esperienze nella realtà che ci abbiamo creato dipendono
dalle interpretazioni e dalle associazioni mentali che siamo propensi
a porre in essere. A volte solo per giustificare la nostra condizione o
fornire delle cause alla nostra razionalità siamo inclini a crearci e a
creare dei conflitti ingiustificati. L’origine della propria felicità o della
sofferenza, del successo e dell’insuccesso sta proprio nella nostra
capacità di produrre atteggiamenti, associazioni e approcci
equivalenti. Tutte le azioni, le cause, gli effetti, le dinamiche, le
influenze si scambiano e si ri-generano continuamente e
costantemente attraverso inter-connessione con la realtà interna ed
100
Graziano Cavallini “Alle radici del Pensiero – Come si forma la
mente”, Aracne Editrice, Roma 2005.
esterna, consentendo , attraverso le esperienze, il cambiamento dei
propri pensieri e il cambiamento delle esperienze attraverso il
pensiero creativo.
3.6)Il cervello non crea la coscienza: Attualizzazione
del Passato e Presenza all’Essere.
“ La coscienza è quella facoltà dell'uomo di contemplare ciò che
passa in lui, di assistere alla sua propria esistenza, di essere, per così
dire, spettatore di se medesimo”. F.P. Guizot
Ogni attività o sensibilità che si inscriva nell’ambito del mentale (che
sia descrivibile come interazione tra corporeità e mondo senza ridursi
immediatamente all’uno o all’altra) e che abbia caratteristiche di
“sintesi”, cioè che possa essere raccolto in una descrizione coerente
ed unitaria, può essere detto “cosciente”. L’aspetto più affascinante
della coscienza è che ognuno di noi non solo percepisce e interpreta
la realtà, ma percepisce anche chiaramente il suo stesso percepire la
realtà e se stesso. Paragonando la coscienza alla coerenza
elettrodinamica quantistica (l’interazione fra campi di materia e
campi elettromagnetici all’unisono, su certe frequenze portanti
particolari, con certe relazioni di fase), possiamo entrare in uno stato
di consapevolezza o Senso Unitario quando la nostra mente, il nostro
pensiero e la nostra anima si coordinano all’unisono per allinearsi
sulle possibilità della realtà di vita.
Il cervello non crea la coscienza, ma ha il compito di captare a livello
neurale tutti gli impulsi provenienti dal flusso della coscienza, la
quale viene divisa in forme coerenti di pensiero. Sicché , il pensiero
libero dai vincoli della razionalità del cervello logico oltre a co-creare
nella realtà e la realtà stessa mediante un collasso d’energia,
influenza la nostra partecipazione all’eterna danza del cosmo in cui
viviamo. Il nostro cervello, essendo pre-programmato in modelli
convenzionali tali da attribuire un senso logico alle dinamiche che
percepiamo e sperimentiamo, rifiuta di percepire qualsiasi altra
realtà che sta oltre i sensi. Infatti, essendo sempre impegnato a
interpretare e de-codificare la realtà, immagina e ignora le infinite
possibile che si presentano nel divenire. La relativa inattendibilità di
questi dati viene dimostrata chiaramente dalle differenti versioni che
sempre vengono fornite per descrivere, ad esempio, un incidente
automobilistico.
Per scopi pratici, la realtà consiste di ciò che tu percepisci e la tua
percezione della realtà consiste, per la maggior parte, ci ciò di cui tu
puoi comunicare con gli altri. L’immagine trasmette un linguaggio
immediato e globale, che il soggetto su cui si riflette decifra ed
interpreta a proprio modo.
Alan Wallace,presidente del Santa Barbara Institute for
Consciousness Studies, ha precisato che “l’universo diventa vivo solo
quando lo consideriamo diviso tra un osservatore soggettivo e il
resto dell’universo oggettivo, e la funzione d’onda del resto
dell’universo oggettivo dipende dal tempo misurato da
quell’osservatore. In altre parole, l’evoluzione dell’universo e di tutto
ciò che vi è in esso, inclusa la vita stessa, è possibile solo in rapporto
all’osservatore. La nozione di osservatore implica necessariamente la
presenza della coscienza, senza la quale nessuna osservazione può
avere mai luogo”101. Tutta la vita, la realtà in cui ci evolviamo e il
cosmo intero sono fatti di coscienza pura ed energia condensate in
forme di particelle intelligenti. Tutti gli studi scientifici mirano alla
comprensione di come queste particelle stabiliscono delle relazioni
creative tra loro. John C Lennox102, professore di matematica
all’Università di Oxford, propone a tale proposito un esempio
semplice ed illuminante sulla nostra miopia e sulla limitazione della
scienza:
101
Linde, A., “Choose your own Universe”, in “Spiritual Information:
100 Perspectives on Science and Religion” a cura di Harper C.L.,
Templeton Foundation Press, 2005 in ”Wallece Alan B., “Dimensioni
nascoste”, Utet 2007.
102
John C Lennox, “Fede e Scienza” , Armenia 2009.
“ Immaginiamo che mia zia Matilda abbia cucinato una bellissima
torta e noi la facciamo analizzare ad un gruppo di scienziati fra i
migliori del mondo. Gli scienziati della nutrizione ci diranno il numero
di calorie e i suoi effetti nutritivi; i biochimici ci informeranno sulla
struttura delle proteine, dei grassi, ecc; i chimici ci parleranno degli
elementi coinvolti; i fisici potranno analizzare la torta in termini di
particelle fondamentali; e i matematici senza dubbio ci offriranno un
insieme di eleganti equazioni per descrivere il comportamento di tali
particelle …. ma tutti non sono capaci di rispondere al perché è stata
fatta la torta, tranne per la zia che preparato la torta”.
La motivazione stessa dell’esistenza, benché la scienza abbia avuto
un successo clamoroso nel sondare e analizzare la natura
dell’universo, non deve solo spingerci a comprendere il “perché” o il
“come” degli eventi, ma deve orientarci verso la co-partecipazione a
questo flusso eterno di coscienza, dove regna l’abbondanza e l’atto
di amore come creazione. Non dobbiamo fermarci al semplice
perché, ma accostarci al concetto del “perché no!!”. La realtà attorno
a noi esiste, ciò che però esiste è una realtà indifferenziata,
estremamente difficile da percepire nella sua globalità.
Noi siamo abituati a vedere un tutto, l'indifferenziato non appartiene
alla nostra esperienza percettiva, per poterlo esperire dovremmo
andare a riprendere la nostra esperienza pre-culturale, improponibile
come esperienza, dunque noi viviamo in un esperienza percettiva
altamente differenziata e quindi frutto di culture e culture stratificate
nei secoli da parte degli uomini. La realtà attorno a noi è come la
nostra conoscenza non possiamo prescindere da ciò che conosciamo
nel vederla/descriverla. Per un individuo la realtà può consistere solo
della sua interpretazione delle percezioni sensoriali che riceve. A
volte è molto più facile influenzare quando accade nel corso di una
visione parziale o finzione, se solo riusciamo a riconoscere la sua
natura illusoria. L'astronomo, matematico e fisico Freeman Dyson
afferma:
“ E’ interessante notare come la mente partecipi alla nostra
conoscenza della natura a due livelli distinti. Al livello più alto, quello
della coscienza umana, le nostre menti hanno in qualche modo la
percezione diretta del flusso complesso di elementi elettrici e chimici
che ha luogo nel cervello. Al livello più basso, che è quello dei singoli
atomi ed elettroni, la mente di chi osserva è nuovamente impegnata
nella descrizione dei fatti. In mezzo sta il livello... in cui sono
sufficienti i modelli meccanici e la mente appare irrilevante. Ma io,
come fisico, non posso fare a meno di sospettare che esista un
collegamento fra i due modi di presentarsi della mente nel mio
universo. … Non mi sento un estraneo in questo universo. Più lo
esamino e ne analizzo la struttura, più mi convinco che esso in un
certo senso sapeva che noi saremmo arrivati”.
Per cambiare la nostra esistenza dobbiamo non solo riconoscere
l’illusione creata da noi e le nostre convinzioni che stiamo
sperimentando, ma osservare e partecipare alla creatività del Tutto
con un approccio nuovo e dinamico. L’eccessiva razionalizzazione
porta inevitabilmente a dimezzare il nostro potenziale intuitivo, a
farci percepire la realtà solo parzialmente e a farci prevalere nel
dominio. Il senso della vista spazia lontano e porta messaggi
complessi; anche il suono percorre spazi vasti, ma da lontano
trasmette solo dati semplici, che possono però stimolare una ricca
evocazione interiore. L’immagine comunica dati complessi, per
ciascuno simili e dissimili nell’ingente gioco di stimoli esterni,
elaborazioni ed evocazioni interiori. E’ composta da forme, colori, luci
ed ombre, immobilità e movimento; stimola e richiama in ciascuno
reazioni e ricordi personali. Può contenere e rammentare simboli,
stimolare emozioni, indurre suggestioni. Ad ogni livello mentale la
percezione sensoriale che affluisce al cervello, già peculiare per la
sua struttura sinaptica formata, decodificata ed elaborata ad ogni
livello mentale (conscio, inconscio, emotivo) in modi e in rapporto a
parametri dissimili. L’effetto di questo processo è quella che ognuno
di noi definisce realtà. La scienza ha dimostrato che le equazioni del
campo elettromagnetico sono universali; esse descrivono tanto il
campo elettromagnetico dentro il nostro cervello come quello in un
qualunque filo di rame o quello all'interno di un atomo. Infatti, dal
punto di vista scientifico non vi è alcuna differenza tra i campi
elettromagnetici presenti nel nostro cervello e quelli presenti negli
apparecchi elettronici. La scienza ha dimostrato che il nostro cervello
è solo un insieme di particelle (ossia un oggetto) e che la vita
biologica consiste unicamente in una successione di reazioni
chimiche concatenate, che a loro volta consistono unicamente in
processi fisici (per la precisione, processi quanto elettromagnetici).
D'altra parte la nostra vita psichica trascende le leggi della fisica e
non può quindi essere considerata il prodotto dei processi biologici o
cerebrali, essendo essi meri processi fisici.
Un recente tentativo di definire la coscienza in termini oggettivi è
quello proposto dal filosofo statunitense John Rogers Searle, il quale
precisa che la coscienza è "un processo in cui informazioni su singole
modalità multiple di sensazione e percezione vengono combinate in
una rappresentazione multidimensionale unificata dello stato del
sistema e del suo ambiente, e integrate con informazioni sulle
memorie e le necessità dell'organismo, generando reazioni emotive e
programmi di comportamento per adattare l'organismo al suo
ambiente".Mente, corpo e ambiente perdono i loro confini che
tradizionalmente li separano e bisogna immaginare un nuovo
modello di cognizione nel quale ha senso dire che i nostri pensieri
“sono in giro”, si realizzano (anche) nel mondo, o grazie al mondo,
aldilà di ciò che avviene dentro la nostra testa. Merlin Donald103,
psicologo e neuro scienziato canadese è convinto che si siano
conservati nell’architettura cerebrale umana anche gli adattamenti
precedenti come vestigia cognitive, perciò il cervello umano non
parte da zero, non è una tabula rasa. Ha evoluto però nuovi sistemi
di rappresentazione della realtà, non solo un linguaggio. Le menti
umane sono ibride, si sono cioè formate da ”una combinazione
altamente plastica di tutti i precedenti elementi dell’evoluzione
cognitiva umana”. Il cervello, la cognizione e la cultura degli esseri
umani si sono evoluti insieme attraverso tre transizioni: l’abilità
mimetica, l’invenzione delle parole e il superamento della memoria
biologica con l’arte simbolica e la scrittura Nicolas Humphrey,
professore di psicologia londinese, al razionalismo cartesiano, al
“Penso dunque sono”, preferisce il suo “Sento dunque sono”.
103
Donald M., “L’evoluzione della mente”, Garzanti, Milano 1996.
Secondo il neuroscienziato statunitense Roger Wolcott Sperry, la
coscienza umana è il principio gerarchicamente più elevato di
organizzazione della mente, identificabile con l'intero ordinamento
spazio-temporale dei cervello; essa è in grado di controllare i sistemi
neurali che compongono la mente, compresi quelli preposti alla
raccolta delle esperienze e all’orientamento finalistico delle azioni in
rapporto al mondo. Tale teoria ha un riscontro pratico
nell'osservazione di come funziona la mente. Se, infatti, compito
della coscienza è controllare in modo unitario e coerente tutti i
processi cerebrali di livello inferiore, fisiologicamente automatici,
nonché attribuire un valore e un senso alla realtà esperita dai sensi,
allora l'organizzazione della coscienza - almeno nelle sue grandi linee
- deve necessariamente precedere l'apprendimento acquisto
attraverso l'esperienza, proprio come l'organizzazione degli organi
embrionali precede l'emergere della loro funzionalità.
La coscienza si identifica con le sensazioni. Con quello che in inglese
si chiama il feeling, il sentire, piuttosto che con le forme più alte
dell’attività mentale. Occorre una nuova indagine sul ruolo giocato
dalle sensazioni nella costruzione della mente, e su quel tipo così
particolare di percezione del Sé. Le sensazioni non sono cose che
accadono, come sembra a prima vista, bensì cose che facciamo. La
coscienza può essere definita come "presenza all'essere”. La
coscienza, nel suo significato di "presenza al soggetto", è
inconoscibile di per sé, cioè senza riferimenti a oggetti: lo diviene
soltanto in rapporto ai propri contenuti. Allo stesso modo, un raggio
di luce che viaggia nello spazio non si rivela al nostro occhio finché
non incontra un ostacolo che lo rifletta. Quando ciò si verifica, noi
vediamo l'oggetto illuminato. La nostra percezione dell'oggetto
dipende dalla luce che lo colpisce, ma la luce, a sua volta, si rende
manifesta solo perché l'ostacolo la rinvia verso di noi.
La coscienza si può definire come lo strumento con il quale
sperimentiamo tutti gli eventi della vita qui ed ora. Vediamo così che
la coscienza viene a porsi come fondamento della libertà dell'uomo,
ossia di ciò che viene comunemente chiamato libero arbitrio ; alla
coscienza va quindi riconosciuto un qualche tipo di efficacia nel
mondo fisico, nel senso che bisogna presupporre, almeno in linea di
principio, che un organismo dotato di coscienza si muova
nell'ambiente in maniera più efficace rispetto a un organismo che
invece ne è privo. Ognuno di noi, benché condizionato da un'ampia
serie di fattori (genetici, ambientali, sociali, culturali, ecc.),
sperimenta abitualmente un certo margine di autonomia, entro il
quale esercitare la propria libertà di scelta (il cosiddetto libero
arbitrio).
L'intero ordinamento sociale, con le sue regole e le sue istituzioni, è,
del resto, costituito sul presupposto che l'individuo sia, almeno entro
certi limiti, libero e quindi responsabile delle proprie azioni.
L'autonomia della volontà e il libero arbitrio si presentano però in
netto contrasto con la prospettiva che vede nella mente un mero
prodotto dei processi nervosi che si svolgono nel cervello. Infatti,
essendo detti processi vincolati alle ordinarie leggi fisiche, di
carattere necessario, essi non possono che essere deterministici.
Ci troviamo quindi di fronte allo stesso conflitto insanabile costituito
dall'esigenza di riconoscere alla coscienza una funzione adattativa,
contrapposta alla concezione scientifica tradizionale, per la quale
ogni manifestazione della mente non può essere altro che una
espressione dell'attività del cervello. Le forme più elementari di
coscienza sono quelle legate solitamente alle sensazioni e alle
percezioni. Si può dire che esse rappresentino il primo passo della
"presenza all'essere", che è la vera essenza di ogni manifestazione
della coscienza.
La coscienza associata alle diverse sensazioni si giustifica, da un
punto di vista evolutivo, soltanto se è correlata alla possibilità del
soggetto di intervenire in qualche modo, di porsi come mediatore
attivo tra la sollecitazione fisica e la risposta che ne consegue: se
permette di superare, anche se parzialmente, il rigido determinismo
stimolorisposta. Anche il pensiero dovrebbe, forse, essere
immaginato come un'attività che si svolge, in parallelo, su più livelli,
corrispondenti a stati diversi di consapevolezza. Diversi processi di
pensiero attivi nello stesso tempo, magari senza relazione tra loro, a
partire da quello situato al centro della nostra attenzione e della
nostra coscienza. Si passerebbe così, man mano che ci si allontana
da tale centro, a forme di pensiero sempre meno consapevoli, che
sfumano nelle emozioni, nei sentimenti, in quelle forme evanescenti,
spesso a-razionali, che stanno alla base delle intuizioni. Andy
Clark104 , professore di Filosofia e Scienze Cognitive nel Regno Unito,
rifiutando la classica distinzione tra interno ed esterno, sostiene che
bisogna superare il modello classico della mente come sistema di
elaborazione di simboli e passare alla nuova scienza cognitiva
incentrata sull'interazione tra percezione e azione, sui sistemi
dinamici, sulla tecnologia della cognizione. Il pensiero non è
equiparabile a una sorta di calcolo formale (elaborazione di un
programma) su simboli interni (rappresentazioni). Riusciremo a
capire il cosmo uomo, solo quando riusciremo a vederlo
contemporaneamente sia come un macrocosmo di sub-unità
biochimiche e fisiche, che un microcosmo inserito nelle leggi fisiche
quantistiche e spirituali.
Nell’ultimo decennio scorgiamo un sensibile aumento in letteratura di
modelli della mente, soprattutto dovuto al fatto che, non solo nel
campo neuropsicologico, ma anche in quello delle neuroscienze, si
nota un interesse sempre crescente per lo studio e l’analisi del
“mondo interno” e non solo del mondo esterno, come in tutti i
decenni precedenti.
Il fisico, matematico britannico Roger Penrose si dichiara convinto
che sia necessaria una nuova teoria fisica prima di compiere
autentici progressi nella spiegazione dei fenomeni mentali come la
comprensione o la coscienza: "Perché la fisica sia in grado di
contenere qualcosa di così estraneo al presente quadro scientifico
come il fenomeno della coscienza, ci dobbiamo attendere un
mutamento profondo che alteri le fondamenta stesse delle nostre
opinioni filosofiche sulla natura della realtà".Successivamente
Penrose ha rivolto la propria attenzione alla mente umana,
utilizzando alcuni concetti della meccanica quantistica per giungere a
un'ipotesi che lo pone in netta antitesi con le posizioni
104
Clark A. “Natural-Born Cyborgs. Minds, Technologies, and the
Future of HumanIntelligence, in Forme di Vita, n. 2-3, (2003) tr. it.
Cyborg nati. Mente, Tecnologa, e il Futurodell’Intelligenza Umana,
Derive Approdi, Roma 2004.
funzionaliste e, più in generale, con coloro che considerano la mente
umana qualcosa di molto simile a un sofisticato computer. Il punto di
partenza di Penrose è l'osservazione che i computer portano a
termine i compiti assegnati utilizzando procedure algoritmi
predefiniti: la loro attività consiste unicamente nell'esecuzione di
operazioni logiche e di calcoli, sulla base di specifiche regole fornite
dalla programmazione. Il professore di Genetica e Biologia presso
l’Università San Raffaele di Milano, Edoardo Boncinelli105, più volte
citato nella nostra ricerca, ha descritto egregiamente come i processi
elementari o le semplici particelle, pur non avendo proprietà
specifiche prese singolarmente, nella loro unione riescano a creare
una vera e propria armonia di eventi specifici e consapevoli.
Come la maggior parte dei processi nervosi elementari (informazioni)
ha luogo senza uno scopo preciso, ma attraverso l’aggregazione e
l’unione ( comunicazione di informazioni) si realizza un
funzionamento ottimale, così l’acqua fatta di molecole di H2O le quali
singolarmente non si presentano né bagnate né trasparenti con la
loro unione (proprietà emergente) si ha l’acqua (bagnata e
trasparente). Dai livelli inferiore di informazione-organizzazione si
passa a livelli di organizzazione-comunicazione superiori. Così anche
il cervello, partendo da elementi singoli, riesce a farci percepire
un’immagine unica, continua e comprensibile del mondo circostante.
Infatti gli occhi scandagliano il campo visivo che abbiamo davanti
compiendo degli spostamenti intervallati da periodi di stasi-fissazione
(durata di 250 millisecondi) e vediamo solo durante le soste dello
sguardo. La corteccia cerebrale ricostruisce l’andamento degli eventi
in modo fluido e coerente senza farci avvertire il ritardo temporale
tra la percezione stessa e la presa di coscienza. La durata di una
presa di coscienza e la progettazione-organizzazione di una
successiva azione è di circa 3 secondi. Questo è il tempo necessario
affinché uno stimolo giunga alla corteccia e venga correttamente
interpretato.
105
Edoardo Boncinelli, “Mi ritorni in mente – Il corpo, le emozioni, la
coscienza”, TEALonganesi Milano 2010. Molto probabilmente queste
operazioni di codifica-interpretazione delle informazioni danno la
collocazione degli eventi nel tempo (passato-presente e futuro).
A volta ci muoviamo e pensiamo in un passato attualizzato, ci
proiettiamo in un mondo che è stato per mantenere in vita quello
che crediamo di essere. Non bisogna diventare se stessi, ma vivere il
presente di se stessi con consapevolezza. Questo può succedere solo
quando riusciamo a rallentare il controllo eccessivo delle capacità di
logica matematica e calcolo cerebrale, sebbene utili e indispensabili
per la soluzione di problemi pratici, ma non adatta ad esplorare il
contenuto del nostro sé e il nostro vuoto costruttore.
L’aspetto più affascinante della coscienza è che ognuno di noi non
solo percepisce e interpreta la realtà, ma percepisce anche
chiaramente il suo stesso percepire la realtà e se stesso. Il mondo, la
realtà, è solo una piccola parte di ciò che conosciamo, possiamo
guardarlo da fuori e da sopra, e noi stessi siamo così enormemente
più grandi che possiamo vedere da fuori e da sopra anche noi stessi
che guardiamo la realtà da fuori e da sopra.
Il con-sapere o con-oscere esprimono un sapere di sé molto
profondo o certo o riflettuto, d'altra parte la coscienza è legata
anche a un rispondere, a un rimandare la consapevolezza di sé,
capace di azione, di reazione. La coscienza dunque descrive la
capacità umana di giudicare le azioni, di scavare dentro di sé e nei
fatti. In quest'ottica, la coscienza rappresenta il centro decisionale e
dell'imputabilità delle azioni umane.
Siamo universi di luce nell’immensa vibrazione del divenire. L'attività
della mente umana, benché in grado di svolgere anche operazioni
diverse operazioni, si mostra capace di giungere a conclusioni che
non sono riconducibili alla mera computazione. “Teoria Unitaria del
Campo Unificato” (TUCU)che comprenda tutte le manifestazioni
dell’Universo in termini di una unica entità. Visto che l’essere umano
è dotato anche di una mente, diviene naturale cercare la relazione
fra mente e “Campo Unificato”; tutto ciò serve anche per spiegare
come, quando e perché sia nata la CoScienza (Spirito=Spin del Rito=
Spin del Ritmo) nell’Uni-Verso.
Anche Schrodinger, afferma che lo Spirito è l’essenza stessa
dell’UniVerso in quanto l’osservatore è un tutt’uno con il mondo
osservato, e la paragona ad una pellicola e l’immagine in essa
impressa. Egli fu anche colui che definì in anticipo il “principio
Sintropico” o principio Spirituale, definendo l’UniVerso il luogo avente
come unico scopo, l’ospitare esseri coscienti di esistere, osservare,
riflettere, dedurre, agire e quindi amare l’esistenza, scambiando
informazioni fra gli esistenti.
Il fisico americano John Archibald Wheeler ha, addirittura, ipotizzato
che il sorgere della coscienza abbia potuto determinare
retroattivamente la storia del cosmo, perché ha fatto collassare la
funzione d’onda dell’universo, ossia l’insieme di tutte le onde che
non erano mai collassate prima. È un fatto che scienza e coscienza
siano profondamente legate. Il metodo sperimentale scientifico
nasce dalla pura osservazione, per cui l’osservatore, il soggetto
conoscitore, ne costituisce il momento centrale.
Contrariamente all’opinione corrente il nostro cervello non crea il
pensiero; permette solo il suo flusso dalla coscienza. Ha la funzione
di riceverlo e ospitarlo, di amplificarlo e mandarlo al sistema nervoso
a ogni parte del corpo in modo che possa essere letto e compreso. Il
suo mistero sta nella connessione al Tutto.
La coscienza è determinata, nel suo primo stadio, dall’
autoriferimento, cioè la perturbazione del Campo; gli “stati”
successivi di essa sono: la riflessione (riflettere riconoscere sé e le
altre perturbazioni) e l’Interazione con altre perturbazioni, per lo
scambio di inFormAzioni/dati, che si manifestano, come afferma J.E.
Charon, attraverso la forma più semplice della comunicazione,
l’Amore, che di fatto è uno scambio di informazioni. La Coscienza va
quindi di fatto interpretata come una proprietà fisica del Campo
Unificato ed il cervello/mente è lo strumento molto sofisticato creato
appositamente per manifestarla, elaborarla, raffinarla, perché possa
sempre più, manifestare strutture e soggetti sempre più complessi
ed interagenti con il Campo Unificato In- Formato.
Il nostro cervello è quindi lo strumento biofisico elettronico, che il
Campo Unificato ha manifestato affinché esso stesso possa essere
rivelato, riconosciuto, attraverso la mente, che manifesta il
Pensiero/Spirito/CoScienza. Le stesse sinapsi fra neuroni
“funzionano” al livello della fisica quantistica; quindi possiamo dire
che il cervello/mente è l’organo per eccellenza per manifestare il
Campo Unificato della coscienza.
Il nostro corpo si mantiene in accordo con il nostro cervello e il
nostro complessivo modo di pensare, perché ogni pensiero a cui
permettiamo di entrare nel cervello, carica elettricamente e nutre
ogni cellula del corpo.
Il solo pensiero è sufficiente a produrre le “istruzioni neurali che
servono a compiere l’atto fisico”106.
Per mezzo di differenti codificazioni dell’informazione, l’ “energia”
stessa diviene riconoscibile assumendo varie forme che
appartengono sia alle onde vibrazionali ed elettromagnetiche , che
all’ energia condensata come materia. L’attività elettrica del cervello
“è identica sia che stiamo pensando qualcosa sia che la stiamo
effettivamente facendo”107. In un certo modo è il cervello a fare da
servitore al pensiero. Non dissimile da quello che succede nel caso
dell’effetto placebo108, una forma potente di intenzione e credenza,
con il quale si creano le stesse condizioni fisiologiche di equilibrio di
un farmaco. Il nostro pensiero, carico di informazioni che si
espandono come onde nella realtà in cui sperimentiamo la nostra
natura universale, oltrepassando
106
McTaggart Lynne, “ La scienza dell’intenzione”, Macroedizioni
2008.
107
Baroga ,L., “Influence on the sporting result of the concentration
of attention process and time taken in the case of weight lifters”, in
Proceedings of the 3rd World Congresso f the International Society
of Sort Psychology, Vol, 3, Istituto Nacional de Educacion fisica Y
Deportes, Madrid 1973.
108
Il termine ‘Placebo’ è il futuro del verbo latino ‘placere’, e significa
letteralmente ‘piacerò’. Si tratta di una sostanza inerte, priva di
qualsiasi principio attivo terapeutico, o di un provvedimento non
farmacologico che provoca un effetto positivo su un sintomo o
addirittura su una malattia.
la logica spazio-tempo, crea il presente e influenza la nostra stessa
storia. Ciò che si concatena è nel medesimo tempo principio e fine.
L’organismo umano funziona quindi come un sistema che attimo per
attimo si regola e reagisce alle stimolazioni psichiche. Grazie agli
studi sul sistema dello stress e la neurobiologia delle emozioni,
risulta chiaro che qualunque evento capace di suscitare emozioni
intense e profonde scatena delle risposte somatiche sia a livello
neurovegetativo (tachicardia, diarrea...) che endocrino ed
immunitario. Esiste dunque un anello di congiunzione tra stato di
coscienza e corpo rappresentato dal sistema neurovegetativo.
La psiconeuroendocrinoimmunologia o PNEI si occupa proprio dello
studio delle relazioni tra i grandi sistemi di regolazione
dell’organismo umano: il nervoso, l’endocrino e l’immunitario, e tra
questi e la psiche cioè l’identità emozionale e cognitiva che
contraddistingue ciascuno di noi. Lo scopo di questa scienza é di
dimostrare i legami che uniscono la mente e il corpo.
L’aspetto innovativo della psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) è
che i grandi sistemi di regolazione biologica, cioè il sistema nervoso,
endocrino ed immunitario interagiscono tra di loro e vengono
profondamente influenzati dagli stati psicologici. Il dialogo tra i
grandi sistemi avviene attraverso molecole diverse tra di loro ma in
grado di interagire sui vari distretti. Studi recenti dimostrano che
anche patologie come l’aterosclerosi, tradizionalmente concepite
come frutto dell’eccesso di colesterolo nel sangue, sono fortemente
condizionate dall’umore: la depressione, ormai considerata una
patologia infiammatoria, contribuisce ad alterare la parete interna
dei vasi, favorendo la formazione della tipica lesione aterosclerotica.
Robert Sapolsky, neurobiologo della Stanford University, ha
dimostrato nei suoi lavori che l’alterazione del sistema dello stress e
la sovrapproduzione di cortisolo, tipiche della depressione maggiore,
possono avere ripercussioni sull’ippocampo, area cerebrale deputata
alla formazione della memoria a lungo termine, inducendo morte dei
neuroni e atrofia. Ogni stato emotivo quale amore, paura, piacere,
dolore, ansia, rabbia, eccetera, con le sue complesse sfumature
definite comunemente sentimenti, è generato dagli elaborati che
avvengono nelle zone “nobili” (corteccia, lobo limbico, del cervello e
diffuso in tutto il corpo (e, quindi, nei singoli organi e apparati)
mediante una via bioeletttrica e grazie all’intervento di sostanze
biochimiche definite “liganti” (che modulano il segnale fra le singole
cellule), comprendenti neuropeptidi, neurotrasmettitori e ormoni. Ciò
significa che tutto il corpo “pensa” (anche se in maniera più o meno
impegnativa, a seconda della zona interessata) e che ogni cellula
“sente” e prova “emozioni”, elabora le proprie informazioni e le
trasmette ad ogni altra cellula attraverso una fittissima rete di
comunicazione per cui ogni aspetto psicofisico umano può essere
visto come una parte di un’unica realtà.
Le basi molecolari delle emozioni possono dunque essere definite
come i messaggeri che trasportano informazioni per collegare tra
loro i grandi sistemi dell’organismo in un’unica unità funzionale che
possiamo definire corpo / mente. Sicché, le emozioni non solo
rappresentano la base della “memorizzazione delle esperienze”, ma
sono responsabili della maggior parte dei processi neurofisiologici
che regolano il funzionamento del nostro organismo.
Ogni nostra emozione è solo un effetto dell’associazione mentale che
siamo predisposti consapevolmente o inconsapevolmente a creare. E’
interessante quello che Amit Goswami nel suo libro “The Self Aware
Universe”sottolinea a questo proposito, “Non si può essere certi che
tutte le cose siano fatte di atomi, si tratta di una supposizione.
Immaginate invece che tutte le cose, compresi gli atomi, siano fatti
di coscienza”.Come avviene di regola per i rapporti tra le parti e il
tutto, si riconosce una reciproca interazione tra gli elementi neurali e
mentali: la fisiologia del cervello determina gli effetti mentali, come
generalmente si conviene; ma anche la neurofisiologia, nello stesso
tempo, è a sua volta governata dalle proprietà soggettive superiori
degli eventi mentali che la pervadono. Questi interagiscono al loro
proprio livello, e in conseguenza di ciò attivano i loro costituenti
secondari nell'attività cerebrale.
Il filosofo Negel Thomas109ha scritto che “Non avremo una
concezione generale adeguata del mondo finché non potremo
spiegare come, quando una quantità di elementi fisici sono messi
insieme nel modo giusto, formando un solo organismo biologico
funzionante, ma un essere cosciente”.
Il mondo, la realtà, è solo una piccola parte di ciò che conosciamo,
possiamo guardarlo da fuori e da sopra, e noi stessi siamo così
enormemente più grandi che possiamo vedere da fuori e da sopra
anche noi stessi che guardiamo la realtà da fuori e da sopra. La
coscienza, tuttavia, sembra sfuggire alle leggi fisiche, chimiche e
biologiche; è qualcosa di straordinariamente familiare e indiscutibile,
ma, nello stesso tempo, diviene misteriosa non appena la pensiamo
sullo sfondo dell'immagine fisica del mondo.
“ L’esistenza della coscienza è necessaria per la coerenza interna
globale del tutto, nella compenetrazione tra gli elementi che
costituiscono ogni sistema. L’intelligenza degli umani indica allora
che anche il tutto è intelligente: l’uomo come dimostrazione vivente
dell’intelligenza cosmica e l’universo che diviene consapevole di sé
stesso”110.
La realtà è semplicemente il contenuto della nostra coscienza ed il
collasso della funzione d’onda non un fenomeno fisico oggettivo
bensì un fenomeno psicologico soggettivo. Il legame tra il sentirepercepire e il pensare-ricercare fa della coscienza l’elemento
primordiale dello sviluppo, in cui mente , spirito e materia ,
riflettendosi, trovano sinergia e vitalità. Sabato Scala e Fiammetta
Bianchi111, hanno affermato con chiarezza ed eleganza che “ se tutto
quello che osserviamo è solo un’immagine del pensiero di una rete
neurale analizzato dal punto di vista del singolo,la coscienza della
sua partecipazione al Tutto può essere considerata come un
frammento della Coscienza collettiva cosmica”. La coscienza è il
testimone interiore, il conoscitore delle informazioni che giungono a
noi dal mondo esterno e dal quel nostro stesso mondo interiore che
chiamiamo corpo; essa è il punto essenziale: senza di essa non ci
sarebbe soggetto e, quindi, non esisteremmo.
109
Negel Thomas, “Questioni Morali”, Il Saggiatore 1986.
110
Chew, G.F., “Bootstrap. A scientific Idea?”, in “Science”, CLXI
1968.
111
Sabato Scala e Fiammetta Bianchi, “La Fisica di Dio”,Macro
Edizioni 2011.
Sri Ramana Maharshinel libro di Arthur Osborne112a tale proposito
così si è espressa:
“[…] Poiché il Sé, che è pura Coscienza, può conoscere ogni cosa,
esso è Osservatore Unico. Tutto il resto: ego, mente, corpo, ecc. è
semplicemente un suo oggetto e quindi non può essere il vero
Osservatore. Poiché il Sé non può essere oggettivato, non potendo
mai diventare oggetto di conoscenza e poiché il Sé è l’Osservatore di
ogni altra cosa, la relazione soggetto-oggetto e l’apparente
soggettività del sé esistono solo un piano della relatività,
dissolvendosi nell’Assoluto. Non esiste, in verità, null’altro che il Sé,
che non è né l’osservatore né l’osservato, e non è coinvolto né come
soggetto né come oggetto[…]” .
Nelle dinamiche dei vari elementi della realtà e dell’universo è
presente una forza di necessità e di possibilità la cui creatività
diviene atto d’amore attraverso la coscienza e la vita stessa. Un
ordine implicito non-manifestato che diviene ordine esplicito
attraverso la realtà, la materia e la vita. Josiah Willard Gibbs, fisico e
chimico statunitense, nel 1902 offre l’esempio della goccia
d’inchiostro per indicare l’ordine e il disordine di un sistema. Infatti,
se aggiungiamo una goccia di inchiostro nell’acqua e agitiamo
energicamente si crea una soluzione grigia irreversibile, nel senso
che non è più possibile ottenere quella goccia d’inchiostro e
quell’acqua pura. Se analizziamo però la soluzione ottenuta a livello
molecolare il sistema sarebbe eterogeneo e quindi l’irreversibilità del
tutto illusoria. In questa visione non vi è nessun cambiamento
disordinato del sistema, ma un differente equilibro dello stesso.
La realtà che si manifesta è subordinata ad un piano di realtà che la
precede e da cui scaturisce, le cui caratteristiche si attualizzano
attraverso la nostra scelta e la nostra oggettivazione. Un ordine “non
creato”, ma “scoperto e sperimentato”.
Noi scopriamo quella parte di realtà adatta alla nostra esistenza con
la quale co-creaimo le possibilità. Come l’energia del Campo
Unificato
112
Arthur Osborne, “The Collected Works Of Ramana Maharshi”,
Londra 1959.
della Coscienza contiene tutte le informazioni in potenza che
permettono l’esistenza, così noi abbiamo tutte le possibilità per
scegliere la nostra realtà. La nostra consapevolezza del Tutt’uno
permette di vedere oltre il velo della materialità e cogliere il
momento presente. Solo quello che stiamo facendo qui e ora è
concreto e funzionalmente costruttivo. La vita nel suo fluire è una
magia da osservare, senza eccessivi commenti, spiegazioni
intellettualizzanti, senza eccessive razionalizzazioni.
L’unico istante che conta è esattamente ora. Lino Missio nel suo libro
"Il cervello e la sua coscienza":
“La coscienza, tuttavia, sembra sfuggire alle leggi fisiche, chimiche e
biologiche; è qualcosa di straordinariamente familiare e indiscutibile,
ma, nello stesso tempo, diviene misteriosa non appena la pensiamo
sullo sfondo dell'immagine fisica del mondo”.
3.7)Il cervello nel(del) cuore : quando i neuroni e le
emozioni varcano il sentiero dell’intuizione.
“Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”. Blaise Pascal
“ […]Siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo. Possiamo
dominare e controllare tutto quello da cui ci dis-identifichiamo […]”. (
Roberto Assagioli, “Psicosintesi”, Edizioni Mediterranee, 1990).
Ogni cellula intelligente del nostro corpo lavora senza fatica e in
maniera spontanea al mistero della vita per proteggere il nostro
organismo, il quale sperimenta eventi nella coscienza. Iniziando da
un nanometro sono state scritte, a partire da quattro miliardi di anni
fa, le frasi della storia che portano allo sviluppo del nostro corpo e
del nostro cervello su questo pineta, nella dimensione dell’universo
fisico. Questa storia è tutta incisa nel corpo di ciascuno di noi, non
come memoria storica accessibile alla nostra interpretazione, ma
come istruzione informatica in evoluzione, indispensabile nella sua
complessità per sviluppare e mantenere l’organizzazione di questo
strumento vivente. In medicina, se si vuole curare veramente un
uomo, bisogna considerarlo come un tutt’uno inscindibile di corpo,
mente e spirito (o coscienza).
Dal punto di vista fisico l’uomo è un corpo fatto di materia organica
che soggiace alle leggi della biochimica, ma è fatto anche di
subparticelle atomiche che soggiacciono alle leggi della fisica. Inoltre
nel microcosmo uomo, troviamo dei microcosmi come ad esempio gli
apparati fisiologici che funzionano attraverso leggi della fisica: ad
esempio le leggi dei gas nei polmoni, le leggi fisiche sui fluidi nel
sistema cardiocircolatorio e le differenze di potenziale elettrico nel
sistema nervoso centrale e periferico.
Il nostro corpo , quale unione del Micro e Macro cosmo, è immerso
nel Campo Quantistico Universale; è il portale della Consapevolezza
Universale. Nella fisica quantistica le particelle correlate e
cooperative di uno stato fisico coerente perdono la loro natura di
particelle separate e caotiche. Si abbandona il concetto di
separazione-meccanicistica per abbracciare la visione del tutt’uno.
Come la nostra Consapevolezza e la Coscienza permette la fusione
nell’Uno, il cuore è l’organo che permette l’integrazione tra corpo e
spirito. Crea le connessioni tra centro e periferia, porta alla coscienza
le sensazioni, realizza l’esperienza unitaria di se stessi e della propria
vita.
Nella medicina occidentale, caratterizzata da un'estrema
specializzazione (nel senso che ogni settore dell'organismo è studiato
in maniera autonoma, "specialistica" appunto, come elemento a sé
stante, con la conseguenza di perdere però, molto spesso, la visione
d'insieme dell'organismo stesso) sono la neurologia e la psichiatria
ad occuparsi dell'aspetto nervoso e mentale dell'individuo. Fino a
qualche tempo fa, queste discipline ponevano il cervello al centro del
funzionamento dell'organismo: al cervello arrivavano gli stimoli e da
esso partivano i comandi destinati a tutto il corpo. Attualmente, il
cervello viene considerato più come un centro di integrazione dei
dati, oltre ad essere un sistema in connessione con l'apparato
endocrino (tanto che si parla di sistema neuro-endocrino, ed anche
psico-neuroendocrino).
Quindi non più una psiche che si identifica con il sistema nervoso
centrale ed un corpo che risponde ai comandi, ma un sistema
mentecorpo dove tutto è in correlazione. Parlare del cuore è come
attraversare un fiume costeggiato da simboli, archetipi, miti, perché
nel cuore quasi tutte le tradizioni antiche investono la centralità
dell’essere, il luogo e il tempo in cui si svelano i significati più
profondi al di là delle connessioni stabilite dalla razionalità. Per
millenni l'affascinante enigma dell'incessante pulsare del cuore è
stato fonte inesauribile di stupore, meraviglia e venerazione. L'uomo
si è spesso chiesto quale fosse la forza misteriosa del principio vitale
che mantiene il cuore in continuo movimento e fa sì che il suo
battere non si arresti mai per tutta la durata dell'esistenza di un
individuo. Fu subito chiaro che doveva sicuramente trattarsi di una
forza legata alla dinamica della conservazione della vita, perché
questa dura finché il cuore batte, mentre l'arresto cardiaco
determina subito la fine di tutti gli altri movimenti dell'organismo, la
morte fisica dell'individuo. Non a caso, fin dalle epoche più antiche,
la questione più affascinante della biologia, cioè l'enigmatica e
stupefacente capacità di un organismo di preservarsi dalla morte e di
mantenersi in vita per periodi di tempo relativamente lunghi, aveva
trovato nell'incessante pulsare del cuore il suo centro focale di
riferimento. In quanto sede ed espressione di un'intrinseca energia
conservatrice, il cuore divenne presto sinonimo di vita Nel corso della
storia la parola cuore , sebbene avesse subito tante modifiche e
slittamenti semantici, ha mantenuto sempre una potente ed
evocativa carica metaforica convogliante simboli per lo più connessi
all'immagine della continua rigenerazione della vita. Intorno ad esso
ruotarono concezioni soteriologiche, antropologiche, psicologiche,
culturali, credenze religiose, dottrine mediche e teorie cosmologiche.
Per gli egizi il geroglifico del cuore raffigurava un piccolo vaso entro
cui era contenuta l’anima. I medici-sacerdoti egizi ritenevano che il
cuore, il cui peso, a loro avviso, aumentava fino ai cinquant'anni per
poi diminuire progressivamente, fosse la sede dell'intelligenza ancor
prima che delle emozioni e delle sensazioni. Il cuore, infatti, era
ritenuto l'incarnazione dell'intima e profonda coscienza del defunto e
quindi il suo testimone più sincero e severo. Concepito il flusso del
sangue come un moto circolare e quindi come un moto
autoconservativo, l'intero apparato cardiovascolare finì con l'apparire
un sistema dinamico autoconservativo.
Nella medicina cinese il Cuore è un ideogramma che riproduce
l’abbozzo del cuore anatomico, una struttura cava, aperta in alto,
capace di ricevere informazioni, messaggi, emozioni e nello stesso
tempo dopo averle rese coscienti, permettere loro, con la
circolazione del sangue, di raggiungere ogni zona del corpo. Il Cuore
rappresenta l’Imperatore che svolge due grandi compiti: governare i
vasi e il sangue e ospitare lo Shen113 (mente e tutto ciò che
permette l’espressione delle funzioni cognitive superiori, come la
coscienza di sé, il ragionamento , la capacità di giudizio, la
consapevolezza, il pensiero, l’intelligenza.). Per i taoisti il cervello è
nel cuore poiché in esso abita lo Shen, la coscienza organizzatrice
capace di tenere in equilibrio lo psichismo di tutti gli altri organi, i Po,
la vitalità corporea, gli Hun, la vitalità spirituale, lo Yi, la coscienza
mentale, lo
113
L’equilibrio è favorito dal fluire armonioso del sangue e, per
conservare quest’armonia, il corpo deve essere nutrito, sia in termini
di apporto di cibo, sia in termini di stimoli fisiologici. Tutto questo
serve a mantenere bene il cosiddetto shen inteso come sostanza
vitale molto sottile strettamente legata al qi, l’energia che pervade il
corpo. Per capire cos’è lo shen dovreste immaginare una sostanza
quasi immateriale, una specie di scia fluttuante che circola nel corpo
e rilascia vitalità. Lo stato dello shen dipende molto da tutti gli
organi, ma è nel cuore che troverebbe la sua originaria dimora.
L'occhio è il messaggero del cuore, si legge nei testi antichi. Lo She è
legato alla conoscenza dell'Uno, dell'interiore, così dunque il cuore. Il
cervello è invece legato alla conoscenza dell'esteriore, della
molteplicità degli esseri.
Zhi, la capacità realizzatrice. Nella antica medicina cinese il Cuore
svolge le funzioni che in Occidente si attribuiscono al Sistema
Nervoso Centrale. Ragionando in una visione olistica del
microuniverso, in cui tutto è connesso, quale il corpo umano (unità
bio-psicofisica spirituale) nel 1992 il ricercatore dello stress Doc
Childre e Howard Martin114 hanno raccolto dati da varie tecnologie di
scansione moderne, affermando che "L'intelligenza del cuore è
l'intelligente flusso di consapevolezza che sperimentiamo quando la
mente e le emozioni del corpo sono portati all'equilibrio e alla
coerenza".
Negli anni '70 i fisiologi John e Beatrice Lacey115 hanno scoperto che
il cuore possiede il proprio sistema nervoso indipendente, che hanno
chiamato "il cervello del cuore". I loro studi hanno dimostrato che il
cuore non ubbidisce automaticamente ai messaggi del cervello, ma
di fatto interpreta i segnali neuronali e risponde basandosi sul
corrente stato emotivo dell'individuo. I ricercatori hanno concluso
che il cuore applica una sua logica ben precisa, e che i battiti cardiaci
non sono semplicemente i ritmi meccanici della vita, ma piuttosto
rappresentano un linguaggio intelligente. A scoprirlo sono stati i
ricercatori della nuova disciplina scientifica che prende il nome di
114
Doc Childre è il fondatore dell'Istituto di HeartMath e creatore del
sistema HeartMath. Howard Martin è un vice presidente esecutivo di
HeartMath LLC.
115
Una generazione prima che i Laceys iniziassero a ricercare, Walter
Cannon mostrò che i cambiamenti nelle emozioni sono accompagnati
da prevedibili cambiamenti nella frequenza cardiaca, nella pressione
del sangue, nella respirazione e nella digestione. Nella visione di
Cannon, quando siamo "eccitati", la parte mobilizzatrice del sistema
nervoso (simpatico) ci da energia per combattere o scappare, e nei
momenti di calma, la parte rilassatrice del sistema nervoso
(parasimpatico) ci raffredda. Ancora piu' intrigante è stato osservare
come questi messaggi influiscano sul comportamento di una
persona. In breve, dopo questo, i neurofisiologi hanno scoperto
percorsi neurali e meccanismi tramite i quali gli impulsi dal cuore al
cervello possono "inibire" o "facilitare" l' attività elettrica cerebrale.
Quindi nel 1974, i ricercatori francesi Gahery e Vigier, lavorando con i
gatti, hanno stimolato il nervo vago (che trasporta molti dei segnali
dal cuore al cervello) e hanno scoperto che la risposta elettrica del
cervello veniva ridotta della metà rispetto alla norma. Riassumendo,
le evidenze suggeriscono che il cuore e il sistema nervoso non
seguono semplicemente le direzioni del cervello, come aveva
pensato Cannon.
Neurocardiologia . Il cuore e il cervello dialogano continuamente e si
scambiano segnali anche di tipo “meccanico”, attraverso le “onde”
che percorrono i vasi arteriosi. Se il cuore aumenta la sua frequenza
anche le funzioni del cervello si modificano. Esiste sempre una
fortissima relazione. Pertanto è dimostrabile che i soggetti che hanno
una maggior variabilità della frequenza cardiaca affrontano meglio le
situazioni di stress. Questo significa che, stimolando il nervo vago,
possiamo ipotizzare nuove cure per la depressione psichica. Ed ecco
perché una fortissima emozione possa provocare un infarto e una
morte subitanea.
È stato scoperto che il cuore produce tre neurotrasmettitori
(norepinefrina e dopamina) ed il cosiddetto ormone dell’equilibrio
(ANF). Grazie ad un campo elettromagnetico, 40-60 volte superiore a
quello del cervello, ad ogni battito, ogni cellula del corpo riceve
informazioni precise e complessi messaggi che influenzano le nostre
emozioni e la nostra salute mentale e fisica.
I ricercatori scientifici dell'IHM (Istituto di HeartMath, in California)
esplorano il meccanismo fisiologico con cui il cuore comunica col
cervello, influenzando non solo le nostre percezioni, le nostre
emozioni e la nostra salute, ma anche il nostro modo di vivere. Il
cuore batte e si forma completamente nell'embrione umano a
differenza del cervello che continua a formarsi fino ai vent'anni circa.
E' probabilmente per questa sua preesistenza che l'organo cuore
influisce primariamente sul cervello piuttosto che assecondarne
l'influenza. Lo spazio sacro del cuore è una dimensione senza tempo
della coscienza in cui tutte le cose sono possibili, qui e ora. Quando
viene concepito un bambino, il cuore umano inizia a battere prima
che il cervello sia formato. Ciò ha portato i medici a chiedersi da
dove provenga l’intelligenza necessaria ad avviare e regolare il
battito cardiaco.
Con sorpresa del mondo medico, gli scienziati dell’HeartMath hanno
scoperto che il cuore ha il proprio cervello. Hanno dimostrato che il
cuore umano genera il campo energetico più ampio e potente di tutti
quelli generati da qualsiasi altro organo del corpo, compreso il
cervello all’interno del cranio. Hanno scoperto che questo campo
elettromagnetico ha un diametro che si estende dai due metri e
mezzo ai tre metri, con l’asse centrato nel cuore. La sua forma
ricorda quella acciambellata di un toro, forma spesso considerata la
più unica e primaria dell’universo.
Il cuore è costituito da 40.000 cellule nervose. I campi
elettromagnetici generati dal cuore permeano ogni cellula e possono
agire come un segnale sincronizzatore per il corpo in maniera
analoga all’informazione portata dalle onde radio. L’evidenza
sperimentale dimostra che questa energia non solo è trasmessa
internamente al cervello ma è anche recepibile da altri che si trovino
nel suo raggio di comunicazione. Il cuore genera il più ampio campo
elettromagnetico del corpo. Il campo elettrico come viene misurato
dell’elettrocardiogramma(ECG) è all’incirca 60 volte più grande in
ampiezza di quello generato dalle onde cerebrali registrate da un
elettroencefalogramma (EEG). Coerenza è uno stato molto simile a
quello provato dagli atleti quando si trovano nella cosiddetta "zona".
La zona è uno stato di attenzione e di focalizzazione in cui il campo
percettivo sensoriale esclude gli elementi circostanti o comunque dà
la precedenza ad un oggetto o ad una sensazione corporea
delimitata. Le emozioni negative portano disordine ai ritmi cardiaci e
al sistema nervoso autonomo, influenzando quindi negativamente
tutto il corpo. Al contrario, le emozioni positive portano maggior
armonia e coerenza nei ritmi cardiaci e migliorano l'equilibrio del
sistema nervoso. Una forma di comunicazione ottimale è, secondo
questi studi, la "Sincronia". Tale comunicazione si ottiene quando il
ritmo del cervello e di altri sistemi biologici si sincronizzano con i
modelli di battito ritmico del cuore. La sincronia diviene così un
elemento essenziale per riflettere un equilibrio armonioso tra i due
rami del sistema nervoso autonomo. Lo stato interno di accresciuta
efficienza fisiologica migliora la salute, riduce i livelli di stress e
riporta il corpo ad uno stato di equilibrio e di benessere. La ricerca
ha condotto a specifiche tecniche che consentono di accedere a
quella che definiscono "intelligenza coerente del cuore".
Quando i soggetti focalizzano la loro attenzione sul cuore e attivano
un sentimento che viene dal centro del cuore, come l'amore,
l'apprezzamento o la premura amorevole, queste emozioni
modificano istantaneamente il loro ritmo cardiaco in un tracciato più
coerente. L'influenza del cuore è potenziata dall'attività
elettromagnetica, che, come vedremo, è cinquemila volte più
potente del campo elettromagnetico del cervello. Quando il nostro
stato emozionale è calmo il nostro cervello, il nostro sistema nervoso
e altri sistemi corporei funzionano in sincronia e ci sentiamo in
armonia fisicamente, mentalmente ed emotivamente. Questo stato
facilita il processo cognitivo da cui dipende la capacità di attenzione,
di ragionamento e di creatività, tutti essenziali per un effettivo
apprendimento, il successo accademico e sociale.
Gli ultimi studi di neurocardiologia sui circuiti di comunicazione tra
cuore e cervello confermano incredibilmente questa antica intuizione
cinese. Il cuore agisce come se avesse una sua propria “mente”, una
intelligenza mista, emotiva e razionale, che influenza profondamente
il nostro modo di percepire il mondo, la nostra capacità di risposta
agli stimoli ambientali, agli stati emotivi, regolando e modulando i
sistemi che presiedono le attività logiche e viscerali. La presenza di
neuroni nel cuore spiega la presenza di una “mente” che non serve
solo ad avviare e mantenere il battito cardiaco ma ad inviare segnali
di armonia a tutte le strutture corporee. Il Cuore possiede una rete
di decine di migliaia di neuroni, capaci di contenere percezioni
proprie, di memorizzare informazioni provenienti dall’esterno e
dall’interno, di inviare segnali al cervello in misura maggiore di
quanto non ne riceva da questo. Inoltre si comporta come una
piccola fabbrica di ormoni. Possiede una riserva di adrenalina e
dopamina da utilizzare a seconda delle necessita, produce l’ormone
natriuretico che regola la funzione dei vasi, del rene e della surrenale
modulando la pressione arteriosa. Contiene alte dosi di ossitocina
l’ormone dell’amore che si libera nel sangue durante il parto,
l’allattamento, il corteggiamento, l’orgasmo. Genera un campo
elettromagnetico (CEM) 60 volte superiore per ampiezza e 5000
volte superiore per la forza a quello generato dal cervello contenuto
nel cranio.
Recenti ricerche sul ritmo cardiaco hanno dimostrato quella che
viene definita la “Coerenza” del cuore. In fisica il concetto di
coerenza è utilizzato per descrivere l’interazione tra sistemi oscillanti
che entrano in fase. Gli effetti della coerenza elettromagnetica del
cuore sono formidabili: controllo dell’ansia, della depressione,
abbassamento della pressione arteriosa, guarigione più veloce delle
ferite, rapidità della apprendimento e della memorizzazione,
stimolazione del sistema immunitario, regolarizzazione dei cicli
ormonali, aumento del tasso del DHEA l’ormone che rallenta i
processi d’invecchiamento, massimizzazione del piacere fisico e
mentale. La coerenza è quindi quella realizzazione della teoria
quantistica che privilegia gli aspetti unitari e globali della realtà. Il
cuore con il suo elettrodinamismo è il detentore di un codice di
risonanza che attira le particelle del nostro corpo, che attraverso le
proprietà generali della legge di coerenza, variano le interazioni
biochimiche e ioniche, comunicano senza dispendio di energia e
mutano le singole note che diventano accordi, voci, messaggi.
Sembra questa una risposta profonda al problema storico del”uno” e
del “molteplice”. Se la materia vivente è una sintesi di coerenza e
non coerenza, anche la nostra vita appare un delicato equilibrio tra
questi due stati. Il ritmo cardiaco è il ritmo della vita in quanto
sistema oscillatorio in un universo di altri sistemi che oscillano tra
una realtà materiale ed energetica che non si oppongono ma si
integrano. I ricercatori usano il termine "coerenza"per definire uno
stato fisiologico altamente efficiente nel quale i sistemi nervoso,
cardiovascolare, ormonale e immunitario lavorano efficientemente e
armonicamente. Si ha la sensazione che il tempo sia rallentato e che
non esista né passato né futuro, né successo né fallimento, totale
assenza di giudizio. I lobi frontali escludono gli stimoli sensoriali
provenienti dall'ambiente. L'intenzione è l'unica guida del sistema. In
questo stato la mente è nella condizione ottimale per apprendere. Si
realizza uno stato di assoluta coerenza.
Il ritmo cardiaco influenza il ritmo delle onde cerebrali al punto che
schemi ritmici incoerenti del cuore alterano gli schemi delle onde
cerebrali. Il cuore è in grado di inviare al cervello informazioni sullo
stato emozionale in forma di schemi di frequenza cardiaca , dalla
medulla al talamo e all'amigdala. Le informazioni vengono quindi
processate dai lobi frontali, l'area cerebrale dell'integrazione delle
sensazioni con il ragionamento e di elaborazione dei valori sociali di
empatia, solidarietà, e di valutazione del comportamento. Cuore e
cervello comunicano costantemente attraverso ritmi di frequenze:
quando il ritmo cardiaco è coerente il cervello reagisce con un
miglior funzionamento dell'area corticale e si creano stati di
chiarezza mentale, di migliore concentrazione e ragionamento sia
logico sia creativo. A sua volta il cervello inviando schemi ritmici
coerenti stimola stati emozionali positivi (fiducia, entusiasmo, ecc.).
Coerenza biologica non significa che tutti i sistemi fanno la stessa
cosa nello stesso momento, ma come in una orchestra, ciascuno
svolge la sua peculiare attività, rimanendo in sintonia e al passo con
il resto della band. Secondo i dati delle ultime ricerche i segnali
neurologici provenienti dal cuore influenzano direttamente l'attività
dell'amigdala e dei nuclei delineando una rapida risposta
comportamentale ai pericoli percepiti nell'ambiente e influenzando il
processo di memorizzazione degli schemi comportamentali.
Segnali incoerenti dal cuore arrivano all'amigdala che valuta lo stato
di pericolo secondo l'informazione sensoriale. L'amigdala, se lo stato
di pericolo è alto, invia direttamente i segnali al talamo piuttosto che
ad altri sistemi di elaborazione. Scatta quindi il comportamento di
reazione all'emergenza. Un' altra funzione dell'amigdala è quella
della memorizzazione degli schemi. Quando un bambino cresce in
uno stato di incoerenza delle frequenze si abitua a considerarlo
familiare e quindi, paradossalmente, a ricercarlo.
L'abitudine a vivere virtualmente forti emozioni, ad esempio
attraverso lo schermo, crea una sorta di dipendenza e di ricerca della
ripetizione, anche se le emozioni a riguardo sono negative come il
terrore, la violenza, il sangue, ecc. Alcuni bambini dicono di amare
scene di violenza cruenta e di sangue. Lo stress che deriva da queste
attitudini è deleterio e a discapito dei processi dell'apprendimento.
Le emozioni negative portano disordine ai ritmi cardiaci e al sistema
nervoso autonomo, influenzando quindi negativamente tutto il corpo.
Al contrario, le emozioni positive portano maggior armonia e
coerenza nei ritmi cardiaci e migliorano l'equilibrio del sistema
nervoso. Il lavoro del cuore, così come gli studi confermano, sembra
essere quello di avviare, mantenere, consentire la Risonanza
Elettromagnetica. Vale a dire permettere l’interazione in maniera non
casuale, di sistemi che altrimenti oscillerebbero in maniera difforme.
E’ come se per la realizzazione del benessere psicofisico del corpo in
cui abita, il cuore chiamasse a rapporto il fegato, la milza, il
pancreas, lo stomaco, le gonadi, la tiroide, il rene ecc, e chiedesse
loro di smettere di fare confusione, di mettersi in riga e accordarsi
sulle priorità. facilita il funzionamento del cervello e questo si
nell’acquisizione di una nuova capacità di gestire emozioni come la
collera, l’ansia, la depressione. Un cuore in fase è capace di regolare
le risposte emotive interiori.
L’astrofisico e insegnante statunitense Charles Bennett116 ha
precisato che lo stato del mondo debba essere pensato come
qualcosa nelle cui pieghe sono codificate delle informazioni relative
al modo in cui tale stato è venuto in essere. L’ordine della natura, la
purezza del nostro essere di coscienza, la dimensione “creativa”
dell’universo, il pensieroenergia che “feconda” una possibilità nel
divenire è scritto in codice, in un linguaggio tanto semplice quanto
immediato. Questo codice è proprio dentro di noi.
La comprensione e l’interpretazione di questo linguaggio può
avvenire solo se abbandoniamo il concetto di “separazione”, di
“mortale” e di “disordine”. Sebbene la visione del mondo sia
determinata in parte dal nostro cervello e dalle nostre credenze,
possiamo evolverci verso nuovi orizzonti di “partecipazione” e
“condivisione” anche attraverso le Il cuore traduce
116
Charles Bennett “Dissipationm Information, computational
complexity and the definition of organization”, in “Emerging
Syntheses in Science”, a cura di Pines D., Addison-Wesley Boston
1987.
emozioni e il Cuore. E’ proprio questa combinazione di “
contingenza, razionalità, libertà e stabilità dell’Universo a dargli qual
carattere degno di nota e a rendere la sua esplorazione scientifica
non solo possibile, ma doverosa per noi … è proprio sul legame
indissolubile fra contingenza e ordine dell’universo che la scienza
della natura è giunta a operare con quella tipica interconnessione”
scrive il teologo Torrance Thomas117 .
117
Torrance Thomas “Divine and Contingent Order”, Oxford
University Press, Oxford 1981.
Capitolo IV
Pensiero ed emozioni: attivatori delle
dinamiche.
4.1)Onde e vibrazioni che si propagano qui ed ora
nell’infinito.
“ […]L'uomo può costruire la propria Mente e farle fare ciò che egli
stesso desidera. Infatti, costruiamo la nostra mente in ogni momento
della nostra vita, sia in modo consapevole che inconscio. La maggior
parte di noi lo fanno in maniera inconsapevole, ma coloro che hanno
visto un poco oltre la superficie delle cose hanno preso la faccenda
in mano e sono diventati creatori consapevoli della propria mentalità.
Essi non sono più soggetti alle suggestioni e alle influenze degli altri,
ma sono diventati maestri di se stessi“[…].William Walker Atkinson in
“Thought Vibration La straordinaria forza di attrazione dei nostri
pensieri” (Bis Edizioni 2008).
Il corpo umano, come ogni altra forma vivente, non è solo struttura
e forma di molecole, ma un condensato intelligente di energia
psicobiofisica e mentale capace di connettersi al tutto e ricevere
l’abbondanza dell’universo. L’elemento più importante di questo
micro-macro universo è la consapevolezza dell’osservatore che dà
vita all’oggetto osservato, con il quale è possibile “estrarre
informazioni di energia”. Tutto quello che ci circonda è energia: il
nostro corpo, i nostri pensieri, l’ambiente in cui viviamo, gli eventi
della vita. L’essere è l’intelligenza creativa la cui manifestazione
visibile è l’universo fisico. La percezione del mondo è un riflesso del
nostro stato di consapevolezza. Riunendo corpo e mente attraverso
la consapevolezza ci diamo la possibilità di rallentare il ritmo a volte
frenetico della nostra vita, di riposare e di poter dunque entrare in
contatto profondo con le meraviglie della vita che sono sempre
disponibili in noi e intorno a noi nel momento presente. Viviamo in
un mondo di cose, in una natura apparentemente materiale che
conosciamo e solidifichiamo attraverso i vari strumenti del pensiero.
Attraverso la coscienza facciamo esperienza di una realtà pensata
che non è riconducibile alla materia stessa. La vita interiore e la
realtà interiorizzata è chiusa nella soggettività della nostra stessa
convinzione. Il pensiero è una realtà tanto creativa quanto
sfuggente. L’energia dei pensieri dell’uomo è materiale e potenziale e
non si sviluppa solo all’interno del cervello, ma si diffonde e
interagisce con i vari campi energetici dell’universo circostante, i
quali, passando attraverso il sistema bio-fisico del corpo, vengono a
loro volta modulati dai pensieri stessi assumendo i parametri
richiesti. Tutta questa energia modulata dal pensiero comporta
cambiamenti e modifiche ai percorsi della nostra vita. Infatti,
attraverso l’azione e il pensiero, si creano possibilità di scelta nella
vita.
Se i nostri pensieri sono negativi la scelta avrà la stessa frequenza
del pensiero e l’azione concreta sarà della stessa portata; se si
presentano positivi la nostra influenza sulla realtà porterà ad un
risultato ottimale; se invece saranno disomogenei la realtà e la vita
stessa ci sembrerà frammentaria, inconcludente e dispersiva.
Ognuno di noi, quando pensa (consapevolmente o meno), emette
delle onde-vibrazioni che si estendono e si propagano nell’intero
universo cosciente e permangono in eterno. Quando le vibrazioni
diventano di una certa intensità, potenza e persistenza diventano
forme pensiero, che iniziano a lavorare e interagire con il nostro
campo energetico.
Emanuel Swedenborg, scienziato, filosofo e mistico svedese, ha
precisato che : “I pensieri sono tanto più finiti quanto più dipendono
da spazio, tempo e cose materiali, mentre sono più infiniti ed estesi
quanto più se ne liberano, perché allora il mentale si eleva al di
sopra delle cose mondane e corporali”118.
Un determinato pensiero, anche di centinaia di anni, seguendo il
paradigma “niente si crea nulla si distrugge”, vive e si sviluppa nella
sua dimensione potenziale con la stessa carica energetica di un
pensiero attuale. Sia il tempo che lo spazio si relativizzano. Il fisico
teorico statunitense, specializzato nella Teoria delle Supestringhe,
John Hagelin ha più volte ribadito che: “[…]L’Universo nasce dal
pensiero e tutta la materia da cui siamo circondati è semplicemente
pensiero precipitato. In definitiva siamo la fonte dell’Universo e,
quando ci rendiamo conto di questo potere per esperienza diretta,
possiamo cominciare a esercitare la nostra autorità e a conseguire
sempre più risultati[…]”.Il pensiero potenziale come attivatore e
l’emozione come intenzione creativa creano la realtà che
sperimentiamo ogni giorno. Il pensiero è una vibrazione armonica
creativa eterna e potenziale.
La realtà della nostra vita personale è quella che i nostri pensieri
hanno formato e poi rafforzato con la ripetizione ( una memoria
cumulativa nell’onda probabilistica dei quanti). Il pensiero amplia o
restringe i nostri orizzonti, determina l’armonia con la quale ci
rapportiamo al mondo, influisce sulla nostra efficacia nell’agire. Si
tratta cioè della capacità di cogliere il reale per "astrazione"; è
presente in ogni fenomeno cosciente. Esiste solo l’eterno presente
nel quale il pensiero dà un reale contatto fra noi e l’oggetto o
l’evento. Un lago si può considerare un insieme di piccole gocce, la
cui esistenza avviene non solo quando viene prelevata dalla massa,
ma anche quando è legata al Tutt’uno.
“[…] Un pensiero è un essere vivente. Nella sua regione, con i
materiali sottili di cui è formato, il pensiero è un essere vivente che
agisce. Per gli esseri umani l’ignoranza di questa verità è causa di
molte difficoltà e prove. Non vedono, non sentono che il loro
pensiero lavora, che costruisce o distrugge, e si
118
Emanuel Swedenborg, “Cielo e Infinito”, Edizioni Mediterranee,
1988.
permettono di pensare qualsiasi cosa e in seguito sono stupiti di
quello che accade loro. Il pensiero è una realtà vivente, è per questo
che dovete sorvegliarlo per proiettare soltanto i pensieri migliori:
pensieri pieni d’amore, di bontà, di luce, d’armonia. Il vero sapere
comincia da questo: dalla consapevolezza che il pensiero è una
realtà. Sì, tutti i pensieri che facciamo, anche i più deboli e
insignificanti, sono una realtà[…]”. Omraam Mikhaël Aïvanhov.
Come abbiamo più volte sottolineato l’unico momento reale e
creativo è il presente, in quanto la mente, passando da un attimo
all’altro , come una successione di punti diversi, con il ricordo crea
l’illusione del movimento, del tempo. Abbiamo un pensiero percettivo
che ci mette in contatto con gli avvenimenti che accadono in noi e
nel mondo esterno; un pensiero immaginativo che ci rappresenta i
dati percepiti o evocati dal passato; un pensiero associativo che
stabilisce un certo ordine tra i vari fenomeni psichici; un pensiero
affettivo che elabora le manifestazioni della nostra affettività; un
pensiero volitivo che presiede ad ogni azione volontaria.
La difficoltà del processo conoscitivo è legata alla necessità
costruttiva della mente, se si comprende questo processo di
emulazione si comprende la portata della conoscenza e di quanto
questa si imponga nelle nostre esperienze. La realtà che noi
percepiamo è relativizzata, in quanto assume l’aspetto della nostra
stessa percezione. Ogni istante presenta la sua intrinseca struttura
ed è diversa dall’istante precedente.
“ Il mondo fisico che cade sotto i vostri occhi e che appare come un
eterno “divenire” in realtà è un eterno “essere”. Le leggi che la
scienza umana scopre sono in effetti l’aspetto illusorio e mutevole di
altre leggi immutabili che costituiscono il fondamento del cosmo. Il
mondo che l’uomo percepisce è un caleidoscopio di forme in
apparente perenne mutazione, che in realtà non mutano affatto,
poiché ciascuna mutazione esiste nell’eternità”119.
119
Cerchio 77 “La Fonte Preziosa – Rivelazioni sull’Assoluto”, a cura di
Luciana Campani Setti, Edizioni Mediterranee
Alla base del potere di creazione della mente-coscienza risiede il
concetto che il pensiero guida e canalizza l’energia, con la quale
viene a strutturarsi la materia. Tutto viene accomunato dallo stesso
modello di vibrazione e luce. Questo interscambio pensiero, materia,
energia può essere paragonato ai tre stati fisici solido, liquido e
gassoso. Ghiaccio, acqua corrente e vapore fanno parte della stessa
sostanza: l’acqua. La fisica moderna propone invece una visione del
mondo altamente armoniosa, in cui la coscienza dell’essere umano
diventa il principio cardine attorno al quale ruota tutta la realtà da
esso percepita; per questo motivo lo studio della psiche assume
un’importanza fondamentale non solo per la comprensione
dell’essere umano, ma anche per la comprensione dell’intero
universo. Le nuove scoperte tendono quindi ad unire fisica e
psicologia, permettendo di riconsiderare in modo più approfondito la
natura dell’essere umano attraverso la sua unicità mente-corpo120.
L'esperienza è la causa ed il mondo è la sua conseguenza, ma il
processo di costruzione della realtà, messo in luce dalle
neuroscienze, impone all'esperienza di essere anticipata per essere
percepita, anticipata da un processo percettivo che opera attraverso
continue proiezioni ed identificazioni seguenti al processo del
distinguere e percepire, in un processo continuo in cui la conoscenza
passata è l'esperienza attraverso cui si è svelato a noi il mondo, il
processo di svelamento seguito all'atto di distinzione è un processo
esperienziale che crea il mondo che lo definisce, tutto rientra in un
continuo processo ricorsivo che si ripresenta continuamente, in un
divenire senza mai lasciarci nello stesso mondo121.
120
La maggior parte di noi ignora di essere una coscienza infinita di
luce nel Tutto e che stiamo sperimentando questa parte del viaggio
come evoluzione. Sperimentiamo un “esterno visibile” che non esiste
( pur esistendo per i sensi e pur contribuendo alla nostra crescita) e
un “interno invisibile” (pur essendo reale e potenziale viene
letteralmente dimenticato).
121
La conoscenza assoluta delle cose e degli eventi riusciamo ad
averla o sfiorala in quei millesimi di secondo in cui il nostro pensiero
imbocca la strada deduttiva e binaria del cervello, nel quale vengono
elaborate milioni di informazioni relative in parte minima alla nostra
realtà e una buona parte ad una realtà-altra.
“ Dal momento che ogni pensiero o emozione produce un effetto
permanente rinforzando o indebolendo una tendenza, e dal
momento, inoltre, che ogni pensiero vibrazione e forma-pensiero
reagirà inevitabilmente col pensatore, deve essere esercitata la
massima attenzione verso i pensieri e le emozioni di cui un uomo si
circonda. L’uomo ordinario raramente pensa di controllare
un’emozione; quando la sente nascere, la vive e gli sembra
perfettamente naturale. Chi studia scientificamente l’azione di queste
forze comprende che è nel suo interesse come anche suo dovere
controllare ogni creazione e considerare, prima di permettere alla
stessa di aleggiargli intorno, se è favorevole o pregiudiziale alla sua
evoluzione. Invece di permettere alle proprie emozioni di correre
insieme a lui, deve sempre averle sotto controllo; e dal momento che
lo stadio di evoluzione a cui siamo arrivati è lo sviluppo del corpo
mentale, deve considerare seriamente questo argomento e vedere
cosa può fare per favorire questo sviluppo. Invece di permettere alla
mente di indulgere nei suoi vagabondaggi dovrebbe stabilire un
controllo su di essa, riconoscendo che la mente non è l’uomo, ma
uno strumento che l’uomo deve imparare a usare. Ogni uomo
possiede un certo ammontare di energia ed è responsabile
nell’usarla al meglio. Non dobbiamo dimenticare che la legge di
causa ed effetto agisce nella materia più sottile così come in quella
densa, e che, conseguentemente, l’energia che vi immettiamo
raggiunge il suo obiettivo e produce degli effetti”122.
Ogni volta che pensiamo emettiamo energia e, tale energia, si
imprime nell’etere che ci circonda lasciando una registrazione di tutto
ciò che accade nel mondo fisico. Gli elettroni sono pacchetti di
energia che seguono gli input del corpo mentale. Anche i pensieri
delle persone che ci circondano influenzano la nostra mente; tale
influenza dipende dal potere vibratorio dei nostri veicoli: le vibrazioni
di una data frequenza attirano quelle vibrazioni che sono loro affini.
Pensieri cupi e negativi che causano una riduzione del potere
vibratorio dei nostri veicoli corporei, attirano vibrazioni simili
determinando un aumento della propria negatività. il finito non può
spiegare l’infinito. Questo ci porta all’esperimento condotto da Cleve
Backster, il quale, collegando le
122
Annie Besant, C. W. Leadbeater “L'Energia delle Forme Pensiero e
il loro effetto sulla nostra vita”, Bis Edizione 2011
foglie della dracena tra i sensori di un lie detector, si rese conto che
innaffiando la pianta anche più volte il tracciato non dava alcun
segnale (se non una lieve reazione tra le cellule della pianta stessa),
ma al solo pensiero di prendere un fiammifero dalla sua scrivania si
registrò un frenetico zig-zag. Sebbene non avesse bruciato le foglie e
l’avesse solo pensato, la pianta aveva registrato come se l’avesse
effettivamente fatto. La pianta aveva percepito il pensiero come una
minaccia effettiva.
La scienza può darci delle armi in più per continuare a comprendere
ma, se vogliamo andare oltre, dobbiamo affidarci al nostro intuito ed
al nostro cuore. Ne “Il codice Cosmico” il fisico Pagels dice: “La
vecchia idea che il mondo esista effettivamente in uno stato definito
non è più sostenibile. La teoria quantistica svela un messaggio
interamente nuovo: la realtà è in parte creata dall’osservatore. In un
altro punto del libro continua: … La situazione si presenta
paradossale al nostro intuito, perché stiamo cercando di applicare
un’idea dell’oggettività che sta solo nelle nostre teste, una fantasia.
L’Universo si sta svelando come un unico infinito pensiero”. Come il
verme non può comprendere la mela in cui soggiorna, così noi non
possiamo comprendere l’infinito che si cela oltre la nostra razionale
concettualizzazione degli eventi. Quello che possiamo fare è
prendere parte a questa danza eterna della creatività e diventare
tutt’uno con la crescita e l’applicazione. Questo lo si può
sperimentare nella vita di tutti i giorni, durante i quali possiamo
assistere alla “materializzazione” del miracolo universale.
Nell’Universo nulla si crea e nulla si distrugge. Dal caos abbiamo la
manifestazione e nel caos essa ritorna al termine del suo ciclo. Dice
Sri Aurobindo: “Non possiamo guarire niente al di fuori se prima non
lo guariamo dentro di noi, perché è la stessa cosa; non possiamo
dominare niente all’esterno se prima non lo dominiamo all’interno,
perché è la stessa cosa; non è possibile trasformare la materia
esteriore se prima non trasformiamo la materia interiore, perché è
ancora la stessa cosa”.
Per riuscire a intuire la vera realtà delle cose bisogna mollare le
zavorre create dal nostro cervello, dal nostro ego e dalla nostro
concetto di dualismo-separazione. Il pensiero si eleva al di sopra del
mondo delle percezioni per formare schemi generali che sono i
concetti; esso afferra relazioni e trasforma il materiale fornito dai
ricettori sensoriali in un sistema di giudizi, attraverso un processo di
analisi e sintesi (ragionamenti).
4.2) Il pensiero: trasmissione di Energia ed
Informazione consapevole.
“[…] L’ Universo nasce dal pensiero e tutta la materia da cui siamo
circondati è semplicemente pensiero precipitato. In definitiva siamo
la fonte dell’Universo e, quando ci rendiamo conto di questo potere
per esperienza diretta, possiamo cominciare a esercitare la nostra
autorità e a conseguire sempre più risultati”[…]. John Hagelin, fisico
teorico statunitense specializzato nella teoria delle superstringhe.
Naturalmente il pensiero non può essere confuso con la attività
bioelettrica , ne con le trasformazioni biochimiche alle sinapsi, poiché
il pensiero e il prodotto delle interazioni cerebrali tra energia (E) e
Materia (M) che sono il supporto della elaborazione di informazione.
Dato che il cervello per pensare elabora informazione (prendere
forma = In-forma-azione)123 , per capire come si forma il pensiero
diviene
123
Le informazioni, per loro caratteristica intrinseca, prima di essere
da noi assimilate devono essere prodotte, emesse e debbono aver
tutte le caratteristiche per raggiungerci. Pertanto, maggiore è la
copertura e più è frequente la ripetizione, maggiore sarà la
probabilità che i destinatari di queste informazioni vengano
raggiunti, le ritengano ‘vere’ e probabili. A differenza della macchina
(di un calcolatore) per noi la verifica di un'informazione può essere
un compito difficile, poichè l'uomo è portato (o costretto) a re-agire
all'informazione attraverso automatici processi di identificazione con
la risposta e di associazione fra le informazioni e le risposte preesistenti nella nostra esperienza, nel nostro personale archivio di
dati, la nostra Mente.
prioritario fornire una valida re-interpretazione del concetto di
informazione proprio in quanto esso correla soggetto ed oggetto in
un sistema coerente.
Purtroppo anche il concetto di “informazione” non ha ancora una
definizione appropriata perché il paradigma meccanico di riferimento,
essendo sostanzialmente basato sul rapporto tra Energia e Moto, ha
un effetto condizionate sullo sviluppo della mente creativa in quanto
ha permesso solo di considerare l’informazione come: “qualcosa ,
non ben definito , che viene trasmesso o comunicato“ , senza
approfondire il valore intrinseco della Informazione, ossia quello che
permette fisicamente di organizzare l’interazione con la Energia e la
Materia124 perseguendo criteri di “In-Form-Azione”.
Nelle “scienze delle vita” aver ammesso che solo il DNA contiene
Informazione Genetica non comporta l' avere conoscenza di cosa sia
la vita . Infatti sappiamo per certo che la conoscenza dell' intero
genoma “non” e' sufficiente a capire la vita di un organismo. Tale
complessità di elaborazione della informazione, che specificamente
avviene anche nel nostro cervello, fino ad oggi non e' stata
interpretabile sulla base delle conoscenze meccaniche che sono state
fondate sul vecchio dogma della biologia,limitato dall' idea che la vita
dipendesse solo dal trasferimento della informazione genetica. Ogni
nostro pensiero emette una vibrazione che si incontra con quelle
emesse da pensieri non nostri.
124
Non disimile all'antica filosofia cinese taoista fonda i suoi principi
sull'esistenza di un'energia chiamata Chi, la quale è formata da due
componenti: Yang (energia, +) e Yin (materia, -), l'una non può
esistere senza l'altra. Tutto l'esistente è dato dalle interazioni di Yin e
Yang. In fisica vige la definizione di energia data da Einstein con la
celebre formula della relatività: E=mc2 (Energia=massa per velocità
della luce al quadrato). La formula indica chiaramente come materia
ed energia siano strettamente connesse, se non persino due aspetti
della stessa realtà. Tutto ciò che esiste è formato da materia (massa)
ed energia. Anche l'uomo. Ogni cosa differisce da un'altra perché il
suo insieme particolare è diverso; ogni cosa è diversa perché
particolari e differenti sono le masse e le energie che la
compongono.
Tutte insieme confluisce nel grande Oceano dei Pensieri: l'incontro di
tali vibrazioni, che William Walker Atkinson definisce “il telegrafo
senza fili della Mente”, è in grado di creare una forza tale da
cambiare la realtà: i pensieri positivi richiameranno altri pensieri
positivi, che insieme daranno vita ad una realtà più positiva,
permettendoci di realizzare le nostre aspirazioni, mentre i nostri
pensieri pessimisti richiameranno vibrazioni di pensieri negativi
impedendoci di realizzare i nostri sogni. I pensieri sono una forza,
una manifestazione dell'energia, che hanno il potere di attrazione
tale da eguagliare quella di un magnete. Noi attraiamo verso di noi i
pensieri altrui dello stesso ordine.
Ogni volta che ci muoviamo, automaticamente e inconsciamente il
sistema nervoso “impara” quali sensazioni corrispondono a quelle
particolari attivazioni muscolari che hanno determinato quel dato
movimento. La volontà di attuare un movimento consiste proprio
nell’estendere preliminarmente l’immaginazione a quelle sensazioni
che possiamo ricevere da quel movimento. Se prima di muovere un
braccio per afferrare qualcosa ci soffermiamo un attimo ad
“ascoltare” la nostra attività mentale, che tipo di comandi stiamo per
inviare al braccio, ci accorgiamo che in effetti quel che facciamo
immediatamente prima di muoverci è immaginare (“vedere” e
“sentire”) il nostro braccio durante e al termine del movimento, una
sorta di “anticipazione” delle conseguenze sensoriali del movimento.
Lo stesso discorso può essere associato al potenziale del pensiero
creativo, il quale, estendendosi oltre lo spazio e il tempo, permette di
innescare una serie di meccanismi di sinergia e di cooperazione. Il
pensiero ha una forza di propagazione molto sensibile. Potremmo
paragonarlo alla potenza di un’auto di grossa cilindrata. Per avere la
massima efficienza e prestazione bisogna aver cura della strada sulla
quale lasciarla scorrere e agire. Questa strada può essere chiamata
“consapevolezza”.
La nostra esperienza mentale del mondo e della realtà in cui
sperimentiamo noi stessi è incompleta e necessita di essere integrata
da un’esperienza consapevole in cui diventiamo pienamente coscienti
del fatto che la nostra mente agisce come un “prisma” che devia le
informazioni che percepiamo. La consapevolezza è la “direttrice
naturale della mente”, che la guida verso invenzioni che sono
favorevoli alla natura e all’uomo. Senza la consapevolezza siamo
l’auto di grossa cilindrata senza strada. Le ricerche di Penrose e
Hameroff125 considerano la consapevolezza come risultato della
forza di gravità quantistica che agisce sulla massa dei neuroni
cerebrali; in altre parole, la consapevolezza non è solo il risultato dei
processi biochimici del cervello ma è profondamente correlata allo
spazio cosmico. La consapevolezza è la vibrazione fondamentale dei
quanti di spazio, i mattoni elementari che costituiscono lo spazio
universale, uno spazio vuoto in cui esiste ogni cosa. Secondo gli
autori l’insieme dei collassi della funzione d’onda darebbe origine al
flusso della coscienza e ad una “orchestrazione”, cioè a processi di
computazione quantica che si auto-organizzano. La consapevolezza
viene realizzata nell’uomo come la capacità di essere consapevoli dei
processi di pensiero e delle emozioni presenti ad ogni dato
momento. La consapevolezza, trasmettendo informazioni creative,
può essere associata all’esperimento di “Einstein-PodolskiRosen”
(EPR), in cui due particelle atomiche o subatomiche, prima unite e
poi separate e portate a grandi distanze l’una dall’altra, possono
“comunicare” tra di loro istantaneamente. La connessione istantanea
tra due particelle quantistiche anche quando sono a grande distanza
è un effetto dello spazio fisico atemporale (in cui il tempo esiste solo
come ordine numerico del movimento irreversibile della materia).
Affinché un’informazione venga trasmessa da una particella
quantistica A ad una particella quantistica B non è necessario alcun
tempo: questa informazione non ha velocità.
La consapevolezza in quanto “frequenza fondamentale di vibrazione”
dei quanti di spazio può essere considerata la vera entità elementare
che trasmette l’informazione tra due particelle quantistiche, che
spiega la non-località dei fenomeni quantistici. Mediante questa
125
Hameroff S., “Orchestrated reduction of quantum coherence in
brain microtubules”, Neuroquantology, March 2007, Vol. 5
interpretazione della consapevolezza, l’esperimento EPR può essere
appunto spiegato come un “canale d’informazione diretto" (di
frequenze di quanti di spazio) che trasmette l’informazione
istantaneamente. L'evoluzione della vita, della civilizzazione umana e
della consapevolezza dell'uomo sono parti integranti dell'evoluzione
dell'universo. L'uomo ha, per questo fine, uno strumento prezioso di
cui ignora la potenza. Se tutti sapessero utilizzarlo per il bene, la
felicità non sarebbe una chimera irraggiungibile, ma una realtà, la
realtà della società futura che avrà realizzato l'Amore. Il pensiero ha
la capacità di agire direttamente sugli uomini, sugli avvenimenti,
sulle cose, senza strumenti intermediari. La visione spirituale della
vita dà all'uomo la forza di realizzare l'Amore, la massima
espressione dell'esistenza umana. La straordinaria potenza del
pensiero ci permette d'impiegarlo in tutte le occorrenze della vita,
senza eccezione. “Che i pensieri non siano rappresentazioni (non
siano qualcosa di interno agli individui), tuttavia, non significa che
essi abbiano una natura simile a quella degli oggetti del mondo
esterno”126. A questo proposito le parole di Frege Gottlob127,
matematico e filosofo tedesco, sembrano davvero illuminanti:
“ Noi siamo portatori dei pensieri . Abbiamo un pensiero ma non al
modo in cui abbiamo un’impressione sensibile, ma neppure vediamo
un pensiero nel modo in cui vediamo una stella. E’ perciò
consigliabile qui un’espressione particolare e per questo ci si offre la
parola “afferrare”. All’afferrare pensieri deve corrispondere una
particolare disposizione spirituale, la facoltà di pensare. Col pensare
non produciamo pensieri, ma li afferriamo”.
Il pensiero è una forza, la forza più potente e delicata benché noi
non ne possiamo definire la natura. Ma più che la natura del
pensiero, che ignoriamo, noi vogliamo esaminare l'uso che dobbiamo
farne degli
126
Jerry A. Fodor, “Mente e Linguaggio”, Laterza Edizioni Bari 2003.
127
Frege, G. “Il pensiero. Una ricerca Logica”, a cura di M. Di
Francesco, Guerini Milano
1988.
effetti benefici che si possono produrre. Ma tutto quanto esiste è un
pensiero materializzato, un’idea condensata.
“ Tutto è stato formato dal pensiero, ogni manifestazione della vita è
una creazione mentale dell'Assoluto. La fonte di tutto è il pensiero
che ha il compito di governare tutto l'essere per mezzo dell'azione:
esso studia l'ipotesi per mettere in pratica la conoscenza, analizza la
teoria per praticare l'azione. L'uomo è Spirito che, per la sua
manifestazione nel mondo della materia, si riveste di corpi materiali
per operare. Il pensiero cosciente non appartiene al piano fisico, ma
a quelli più elevati. Infatti, il pensiero è al di sopra delle leggi che
reggono il mondo della materia. Conoscendo se stessi si scopre che
il pensiero è la più sottile vibrazione dello Spirito che non ha confini,
come la Divinità di cui è Scintilla nell'uomo. Gli uomini pensano, più
sovente, automaticamente che non di proposito deliberato. Essi
lasciano disperdere e languire un'energia preziosa che se fosse
sanamente utilizzata e potenziata potrebbe rendere loro dei servizi
inestimabili. Le emanazioni di pensieri di tanti uomini formano un
immenso aggregato che col tempo costituisce una vera forza di
pressione, si accresce e si potenzia fino a produrre effetti di
incalcolabile potenza. L'immenso aggregato di amore e di sentimenti
positivi opera come potenza benefica che muove la vita nel senso
creativo e costruttivo e serve a controbilanciare tutte le forze
contrarie. Se si comprendesse appieno l'immenso potere dell'Amore
che salva se stesso e gli altri, l'uomo avrebbe trovata l'àncora più
potente nella navigazione tra le tempeste della vita.” scrive Amadeus
Voldben nel suo libro “I prodigi del Pensiero positivo”128.
Frank Kinslow , medico chiropratico e ideatore della straordinaria
tecnica Quantum Entrainment (guarigione basata sulla
consapevolezza), ha scritto: “I pensieri non sono solidi come le
sedie, ma esistono e prendono forma. E poiché sono cose create,
devono venire da qualche luogo. Quel luogo, in realtà, è nessun
luogo. I pensieri vengono dall’ordine implicato di Bohm, il vuoto, il
nulla. Il pensiero è il precursore dell’azione. Se i pensieri sono
energia e non li esauriamo mai, pare ragionevole affermare che la
fonte dl pensiero sia una inesauribile riserva di energia”129.
128
Amadeus Voldben , “I prodigi del Pensiero positivo”, Edizioni
Mediterranee – Roma
1993.
129
Kinslow Frank, “Il segreto della vita quantica”, Macro Edizioni
2012.
Il pensiero è probabilmente uno dei fattori più significativi della
nostra evoluzione e finora meno compresi. Per quanto gli uomini lo
prendono in considerazione, il processo del pensiero è considerato,
in genere, come avente una portata unicamente momentanea e
frammentaria su di loro.
In generale non conosciamo affatto le ramificazioni e le complesse
conseguenze possedute anche dal più insignificante dei pensieri che
ha preso forma e consistenza nella nostra mente. È stato dimostrato
che i pensieri altro non sono che un frutto di comunicazioni a varie
frequenze di onde fotoniche (biofotoni)130 che possono essere
proiettati anche a distanze incredibili. Il pensiero si materializza nelle
azioni. Ogni opera dell'uomo è pensiero fatto materia.
I pensieri sono simili ai campi frequenziali ed elettromagnetici e sono
frutto di un complesso meccanismo energetico legato alla particolare
funzione "ricetrasmittente" del DNA di certe cellule, che potremmo
definire nervose131. La nostra dimensione spirituale ci consente di
operare nell’ infinito, dove non esiste tempo né distanza. Poiché lo
scopo della vita sulla Terra è quello di operare per il bene di tutti con
l'Amore, che è il coronamento della nostra esperienza su questo
pianeta, per proseguire poi il viaggio per i mondi infiniti, abbiamo a
questo fine uno strumento meraviglioso: il pensiero.
130
Tutti gli organismi viventi irradiano un debole ma permanente
flusso di luce, la cui intensità spazia dalla luce visibile all'ultravioletto.
L'emissione di questi biofotoni è correlata a tutte le funzioni
fisiologiche. In fisica , un fotone è un quanto del campo
elettromagnetico. È considerato una delle particelle elementari del
modello standard. I fotoni vengono spesso liberamente associati con
la luce, alla quale sono correlati solo per uno stretto spettro di
frequenze.
131
Questa funzione potrebbe influenzare a cascata altre cellule sia in
maniera positiva, producendo un biometabolismo armonico ed
equilibrato, sia in maniera negativa. Le onde del nostro pensiero si
propagano attraverso questo vasto etere mentale, estendendosi,
comunque, in ogni direzione, come ho spiegato, diminuendo in
qualche modo la loro intensità, in base alla distanza attraversata, a
causa della frizione causata dalle onde che entrano in contatto con il
grande corpo della Mente che ci circonda da ogni lato. Tali onde del
pensiero posseggono altre qualità che le differenziano da quelle
sull'acqua. Hanno la capacità di riprodursi. In questo senso
somigliano più alle onde sonore che a quelle sull'acqua.
Ogni cellula emette segnali specifici, caratteristici di quella
individuale e del tessuto di cui fa parte, proprio come un uomo
possiede una voce particolare, con un accento e una lingua
particolare. Le cellule comunicano fra di loro al pari degli esseri
umani; il nostro corpo é costituito da miliardi di esseri viventi cellulari
che comunicano fra di loro, per organizzare la casa comune
dell'organismo umano; questi microscopici esseri viventi possiedono
un linguaggio che consente loro di organizzarsi e di costituire gli
organi e gli apparati, che rendono possibile la vita fisica e mentale.
L'attività del nostro cervello e dei nostri pensieri genera onde
pensiero che tendono a propagarsi nello spazio circostante. Queste
onde possono essere vagamente associate a quelle prodotte da una
pietra lanciata in uno stagno, dove l’unica differenza è che il pensiero
non si crea in un piano unidimensionale (come la superficie del
fiume) ma in molte dimensioni.
Le vibrazioni del pensiero, riproducendosi come onde, tendono ad
unirsi a vibrazioni simili. Sebbene inconsciamente noi siamo dei
continui creatori di queste onde vibratorie, le quali si condenseranno
in eventi o fenomeni quanto più intenso sarà il nostro desiderio
connesso.
Ogni individuo si muove nello spazio, racchiuso in una specie di
gabbia, costituita dalle forme-pensiero frutto delle sue abituali
attività mentali; questa "gabbia" costituita da idee cristallizzate,
pregiudizi e preconcetti, gli impedisce di vedere le cose nella loro
giusta luce e lo porta ad interpretare ciò che vede e sente in modo
del tutto personale. Pertanto un individuo non vedrà mai nulla con
precisione, finché non avrà raggiunto il completo dominio dei propri
sentimenti e dei propri pensieri. La conclusione che si può trarre,
come abbiamo già osservato in precedenza, è che la realtà è tale
solo se è presente l’uomo con le sue "osservazioni" ; con i suoi
esperimenti. A differenza delle precedenti rivoluzioni scientifiche, le
quali avevano confinato l’umanità ai margini dell’universo, la Teoria
Quantistica riporta l’uomo "l’osservatore" al centro della scena.
Dal momento che il pensiero è il nostro potere principale, dobbiamo
imparare ad averne il controllo assoluto, così facendo le immagini
che si formeranno nella nostra mente non saranno illusioni provocata
dalle condizioni esterne, ma la proiezione veritiera di ciò che si è
generato nello spirito interiore. Tutto quello che siamo o abbiamo è
stato creato, consapevolmente o meno, intenzionalmente o meno dai
nostri pensieri. Noi siamo in buona parte ciò che pensiamo. Il
biologo genetista inglese J.B.S Haldane132 ha scritto a questo
proposito “Se la cooperazione di qualche migliaia di milioni di cellule
nel cervello può produrre la nostra capacità di coscienza, diviene
maggiormente accettabile l’idea che una qualche cooperazione
dell’intera Umanità, o di una frazione di questa, determina ciò che
Comte chiamava un Grande Essere super umano”. La maggior parte
delle ricerche condotte hanno dimostrato chiaramente che i pensieri
di una persona possono influire sulle funzioni psicologiche di un'altra
persona che si trova a distanza dalla prima. Questa guarigione,
svolta in laboratorio o in ambiente clinico è considerata come "Nonlocale", perché l'efficacia della guarigione o dell'influenza mentale
non dipende dalla distanza spazio-temporale. La fisica moderna
sembra indicare che stiamo vivendo in una rete spazio-temporale,
dove sia il futuro che il passato stanno spingendo sul presente. Gli
scienziati non hanno ancora chiaro come i processi mentali sviluppati
con l'intenzionalità personale possano provocare effetti a livello fisico
come le contrazioni muscolari. Infatti, rimane un mistero, come la
mente invisibile riesca ad influire sul corpo fisico. Ma sappiamo ora
che la mente è molto più potente di quello che credevamo
precedentemente. Esiste adesso un significante sostegno da parte
della ricerca che dimostra come le intenzioni focalizzate di una
persona possono direttamente influire sui processi psicologici di
qualcuno che si trova a distanza. "Fai agli altri quello che vorresti
fosse fatto a te" prende un nuovo senso quando si realizza che
siamo tutti veramente collegati, come hanno dimostrato gli studi e
gli esperimenti nel campo dell'"Influenza mentale a distanza sui
sistemi
132
J.B.S Haldane “The Inequality of Man”, Pelican Edition – Science
Ethics 1990.
viventi" fatti dallo psicologo William Braud all'Istituto Traspersonale
di Psicologia di Palo Alto California, e dall'antropologo Marilyn Schlitz,
Direttore della ricerca per l'Istituto di Scienze Noetiche. La scienza
del ventesimo secolo ha documentato che i nostri pensieri
influiscono sulle altre persone che tutti noi siamo collegati tramite la
nostra consapevolezza. La guarigione a distanza è l'atto di preghiera
o concentrazione sul benessere di qualcun altro con molte
convinzioni spirituali diverse o modi di pensare.
Ogni volta la gente prega, o intendono concentrarsi sul benessere di
altri, si dice che siano in grado di muoversi spiritualmente alla
posizione degli altri, non importa quanto lontano si trovano.
L’esperimento scientifico più clamoroso sull’effettivo potere
terapeutico della preghiera oltre ogni ipotesi di condizionamento
mentale è stato condotto qualche anno fa al General Hospital di San
Francisco, dove il cardiologo Randolph Byrd ha tenuto sotto speciale
osservazione 400 ricoverati nel reparto di assistenza coronarica.
Dopo aver somministrato loro le cure necessarie, il medico ha
chiesto ad alcuni gruppi religiosi di pregare solo per la metà dei
degenti. Né i dottori, né i pazienti, né gli infermieri conoscevano i
nominativi dei duecento malati per i quali era stata invocata
l’intercessione divina. I risultati sono stati sorprendenti. Le condizioni
di salute dei pazienti inseriti nella “lista delle grazie” erano
nettamente migliorate, rispetto al resto dei ricoverati. Tra i
destinatari delle orazioni, inoltre, si sono avuti meno decessi e un
forte calo della richiesta di diuretici e antibiotici.
In ogni istante della nostra esistenza siamo, dunque, portatori,
tramite le nostre energie psichiche, di armonia o disarmonia, non
solo dentro di noi, ma anche rispetto agli altri, rispetto all’Universo.
Per immaginare come possa manifestarsi l’interazione tra noi e
l’ambiente esterno, dobbiamo ricordarci che la natura è fatta di onde
e informazioni; Energia Intelligente e Vibrazioni aventi diverse
lunghezze d’onda a seconda dei diversi contenuti o informazioni
veicolate. Le onde del nostro pensiero si propagano attraverso
questa Coscienza Universale. Proprio come la nota di un violino farà
vibrare un bicchiere di vetro sottile, allo stesso modo un pensiero
energico tenderà a risvegliare vibrazioni simili nelle menti inclini a
riceverle, ricevendo quindi soltanto quei pensieri che sono in
armonia con la nostra attitudine mentale generale. Ogni pensiero,
ogni sentimento e ogni azione è come un sasso che lasciamo cadere
in un lago Questo spiega il motivo per cui il pensiero crea la nostra
vita e la nostra quotidianità. Trascuriamo il fatto di essere noi stessi
depositari e partecipatori di tutta la memoria cosmica.
Aïvanhov scrive in “Centri e Corpi sottili” a tale proposito: “Non sarà
certo con la scienza, né tramite conoscenze libresche e nemmeno
con i discorsi, per quanto intelligenti possano essere, che ci potrete
riuscire per toccare il cuore dell’universo si deve vibrare alla sua
stessa lunghezza d’onda, emanare cioè lo stesso amore
disinteressato ... da quel cuore giungeranno energie, forze e correnti
che vi vivificheranno e illumineranno. Se il nostro cuore proietta
un’immensa energia di amore disinteressato, grazie alle leggi di
affinità e di causa - effetto, l’altro Cuore ci darà la sua risposta”.
Colui che pensa al successo entrerà con tutta probabilità in sintonia
con menti altrui dai pensieri analoghi; ed essi si aiuteranno a
vicenda. Colui che consente alla propria mente di indugiare su
pensieri di sconfitta, perdita, rammarico, angoscia si avvicinerà alle
menti di altre persone dai sentimenti analoghi e ciascuno contribuirà
a scoraggiare, opprimere, angosciare ulteriormente l'altro. Riceviamo
soltanto quei pensieri che sono in armonia con la nostra attitudine
mentale generale, mentre i pensieri in disarmonia con essa ci
influenzano molto poco, in quanto non risvegliano in noi alcuna
risposta. Ogni creazione dell’universo è un passaggio dall’Uno alla
Molteplicità, dal NonManifesto al Manifesto ed allo stesso tempo il
ritorno della Molteplicità all’Uno.
“ Il pensiero richiede tanto più tempo quanto più è cerebrale,
razionale, analitico perché legato alle cose. Nel divenire astratto,
intuitivo, sintetico il ritmo dell’onda si accelera, così che il tempo
viene riassorbito e si ha coscienza sincretica in sé medesima. Tale
sottile energia non pensa per analisi ma per sintesi, fuori da spazio
tempo e diviene intuizione: è questa che l’uomo raggiunge sia nelle
sue scoperte, sia quando crea ed evolve”. (Francesco Facchini,
2005).
Ogni cosa che facciamo è il risultato dell’immagine che formiamo
nella mente prima di fare il tentativo. Noi siamo lo sceneggiatore, il
regista e il produttore. Siamo noi che creiamo le circostanze. Quando
pensiamo per parole è un po' come se mentre pensiamo
conducessimo un discorso con noi stessi, traducendo in qualche
modo i pensieri in parole, strutturandole in un discorso. L'esistenza di
questo tipo di pensiero (utilizzato molto dai bambini, soprattutto
quando devono compiere scelte o prendere decisioni) è verificabile e
misurabile empiricamente, in quanto quando utilizziamo il pensiero
verbale contemporaneamente tendiamo a parlare silenziosamente
dentro di noi e alcuni muscoli specifici si contraggono, come se noi
stessimo effettivamente pronunciando il nostro “discorso interiore”.
Ovviamente questi movimenti muscolari, per quanto siano di minima
entità, possono essere registrati e studiati. Questa modalità
strutturata del discorso porta con sé una forma di pensiero
tendenzialmente logico-sequenziale, data dalla forma stessa della
verbalità che richiede una strutturazione nel tempo e il rispetto di
regole logico-formali. Ma, anche intuitivamente, possiamo renderci
facilmente conto di come ci siano alcune forme di pensiero che non
procedono sequenzialmente, che prendono in considerazione
contemporaneamente più elementi. Provate, ad esempio, a pensare
alle ultime vacanze: si sarà formata nella vostra mente un'immagine
chiara del luogo dove avete trascorso le vacanze, oppure di qualche
momento particolarmente pregnante che avete vissuto. Questa
immagine che percepiamo con “l'occhio della nostra mente” è una
modalità di pensiero molto diversa da quello verbale logicosequenziale. Assomiglia maggiormente a una rappresentazione
pittorica o fotografica, ed è quindi associabile alla percezione di un
oggetto reale. A differenza però delle immagini “reali”, le immagini
mentali possono essere facilmente manipolate, scomposte,
ristrutturate.
John Assaraf133, autore di libri di successo, ha precisato che per
mezzo dell’immaginazione possiamo attingere ad un’altra frequenza
del non fisico. I pensieri o le visioni della nostra testa sono solo
particelle di energia che formano un’immagine sullo schermo della
nostra mente, la quale assorbe undici milioni di informazioni,
sebbene ne siamo consapevoli di un numero limitatissimo ( che va
da 40 a 2000). Possiamo immaginare qualunque cosa, come altri
hanno fatto, e creare l’equivalente fisico di ciò che vediamo. Tutte le
creazioni e le scoperte dell’umanità sono iniziate nella testa di
qualcuno.
La forza che lega le parti, le fa nascere, evolvere e dissolvere è la
stessa che stabilisce il principio della coesione universale. Una
vibrazione incessante in cui tutto è legato. Il pensiero diventa
dunque un potenziale d’azione concreto, con cui modificare
fisicamente il nostro stato d’essere, con cui cambiare il modo di
scegliere. I pensieri non sono vaghe idee che spaziano nell'etere
senza nessuna influenza sul piano materiale ed emotivo. I vantaggi
del pensare per immagini sono molteplici e collegati alla natura delle
immagini. Come si ricordava sopra, infatti, le immagini sono
facilmente manipolabili, e permettono quindi di modificare
concretamente oggetti, situazioni e anche di cambiare il proprio
punto di vista relativamente a uno stimolo, osservandolo anche da
più prospettive contemporaneamente. Consentono altresì di
confrontare in maniera rapida più stimoli, stabilire analogie anche tra
ambiti concettualmente diversi tra di loro e immaginare cambiamenti
e spostamenti nello spazio e nel tempo. Inoltre non essendo
sottoposte ai vincoli logici che condizionano il pensiero verbale le
immagini mentali risultano senza dubbio più immediate e
condivisibili, e permettono di affrontare – quanto meno come punto
di partenza – stimoli/argomenti nuovi o che presentano difficoltà in
maniera più confidente e creativa.
I pensieri hanno una grande e decisa influenza sull'uomo. Sono
frequenze elettromagnetiche, biochimiche che inviano informazioni
lungo la rete delle cellule cerebrali, come un collegamento di
frequenze
133
John Assaraf, “Crea la tua vita” Bis Edizioni 2012.
che si sviluppano una dopo l'altra. Si segna un percorso mentale nel
ripetersi dello stesso pensiero lungo il quale nel tempo si radicano
questi segnali diventando così sempre più forti e potenti sino a
concretizzarsi.
Ogni azione è il risultato di un precedente pensiero, ma non
necessariamente un pensiero della persona che ha commesso
quell'atto. Se pensiamo in modo giusto, agiremo sempre come
persone corrette. Quando vogliamo ottenere qualcosa nella vita, le
nostre azioni non devono essere in contraddizione con i nostri
desideri. Dobbiamo agire come se stessimo ricevendo quello che
abbiamo chiesto. L’universo (micro e macro) è un pensiero di
abbondanza sempre pronto a far dono delle sue meraviglie.
Purtroppo noi seguiamo una logica inversa; se abbiamo sete
mangiamo un panino. Ecco la causa del nostro malessere e della
nostra frustrazione. Ogni atto, pensiero, intenzione, aspirazione
appartiene alla vita stessa; noi siamo i co-creatori di questo universo.
Purtroppo siamo ancora vittime e prigionieri delle convinzioni e delle
credenze scaturite da una visione materialistica e grossolana del
mondo in cui viviamo. Non dobbiamo dimenticare che siamo Campi
di Informazione e di Luce in costante interazione con il Tutto e con
Tutti.Omraam Michaël Aïvanhov134, il filosofo e maestro spirituale
bulgaro ha scritto:
“ Non vi è granello di polvere, cellula o elettrone nell'universo che
con le sue vibrazioni non sia collegato a tutto l'universo..Nonostante
le apparenze la separazione non esiste, è un'illusione, nulla e
nessuno è separato. Anche se non ne siamo consapevoli, tutto il
nostro essere è continuamente collegato a tutto il cosmo. Quando
facciamo del male agli altri, anche se al momento non lo avvertiamo,
facciamo del male anche a noi. Viceversa, quando facciamo loro del
bene, lo stesso bene lo facciamo anche a noi…nella coscienza
dell’unità è il fondamento della vera morale”.
134
Omraam Michaël Aïvanhov, “Le Leggi della Morale cosmica”,
Prosveta, 2000.
La fisica moderna ha modificato la posizione dell'osservatore, non
più esterno ai fenomeni ed assolutamente obiettivo ma esso stesso
partecipe degli eventi che osserva. L'azione di osservare perturba il
sistema quantistico sino al punto che non è più possibile trascurare
l'interazione dell'osservatore con il fenomeno osservato.
4.3) Sincronicità del pensiero: atto costruttivocreativo.
“ Tutto quello che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato, è
fondato sui nostri pensieri, è costruito dai nostri pensieri”. Buddha
Ogni individuo crea e mantiene in piedi la costruzione di questa
realtà costantemente ed inconsapevolmente attraverso il suo
contatto non localizzato simultaneo con tutti gli altri individui. La
probabilità che un evento si sovrapponga ad un altro nello spaziotempo fornisce un indice di conferma delle leggi fisiche che
governano gli eventi stessi. Quanto più la sovrapposizione appare
improbabile tanto più aumenta la forza che conferma una possibile
legge fisica che governa il fenomeno stesso. L'essenza dell'universo
viene anche rilevata in campo scientifico, in cui strutture, simmetrie
e leggi matematiche fungono da elementi di interconnessione fra
numerosi fatti specifici. Ogni qualvolta interagiamo con la delicata
struttura sincronica del cosmo ( pensiamo, parliamo, agiamo,
omettiamo, scegliamo ) lo costringiamo a cambiare,
momentaneamente, rapporti sincronici che inevitabilmente ci
coinvolgeranno in questo cambiamento, fino a che non raggiungerà
il suo equilibrio. Possiamo scoprire la nostra potenza creativa solo
abbandonando il concetto di separazione , privilegiando
l’introspezione e la fluidità.
“ Proprio come un giardiniere coltiva il suo pezzo di terra, togliendo
le erbacce per far crescere i fiori e la frutta che predilige, così un
uomo dovrà badare al giardino della sua mente, estirpando i pensieri
erronei, inutili impuri per coltivare fino alla perfezione i fiori e i frutti
dei pensieri positivi, utili e puri” scrive James Allen nel suo libro
“Padroni del destino”135.
Il momento presente contiene tutte le dimensioni del tempo e quindi
è di per se senza tempo; e questo Presente senza Tempo è l’Eternità
stessa, istante senza data né durata, senza estensione né
successione, senza prima né dopo, che dispiega l’intera sua
esistenza simultaneamente.
Come una pianta nasce da un seme, così ogni nostra azione nasce
dal seme del pensiero sul terreno della nostra realtà. Noi
raccogliamo i frutti di questa nostra intima coltivazione su un terreno
che noi stessi abbiamo scelto. Il pensiero, creativo o distruttivo,
porta a realizzare gli strumenti per la nostra evoluzione e la nostra
sperimentazione. Abbiamo in noi, come un semplice seme, tutte le
potenzialità per creare la nostra esistenza e la nostra abbondanza.
L’essere umano, in quanto creatura in continua evoluzione e crescita
in un universo interconnesso di pura coscienza, se si considera come
un granellino di sabbia destinato alle turbolenze esterne e quindi
prodotto dalle scelte esterne, sarà costretto sempre a lottare contro
le varie circostanze da lui stesso create; ma nel momento in cui
prende atto di questo immenso universo interno e di questo grande
potere di plasmare la propria realtà riuscirà ad essere in sintonia con
il Tutto e a co-creare sinergicamente, realizzando sogni e desideri.
Prima di migliorare le condizioni esterne, dobbiamo perfezionare e
capire noi stessi. Infatti, non essendo in armonia con noi stessi, la
nostra vita non sarò allineata con le giuste frequenza, attireremo
sempre delle limitazioni, la sofferenza e pensieri altrettanto negativi.
I pensieri vengono a solidificarsi in abitudini e regole di vita, con le
quali si creano delle circostanze.
135
James Allen “Padroni del destino”, Anteprima Edizioni 2010. Tutte
queste circostanze non fanno l’uomo, ma deve essere l’uomo a
creare le circostanze per la sua realizzazione. Dobbiamo
comprendere che attraiamo ciò che siamo e non ciò che vogliamo.
Sicché, se riusciamo ad essere in sintonia con noi stessi e capire chi
siamo veramente, il nostro potenziale attirerà quello che abbiamo
costruito in noi stessi.
Senza l’intenzione di creare il nostro potenziale vaga per le infinite
possibilità senza creare la giusta sintonia con l’emozione.
Lasciando navigare il pensiero senza uno scopo specifico e senza
intenzione si creano inevitabilmente delle circostanze non allineate e
quindi delle disarmonie di fondo e delle preoccupazioni. Elementi
perturbatori e disgregatori che non permettono di vedere il fondo del
nostro vero essere; come un sasso lanciato a caso sulla superficie
cristallina e immobile di un lago di montagna. Come la quercia
aspetta nella ghianda, la nostra anima attende la nostra
consapevolezza. Ogni cosa in questo elegante e sapiente universo si
riduce al nostro atto di consapevolezza interiore, al nostro stato di
coscienza e alla nostra capacità di osservare.
Qualunque cosa vibra nell’anima e portata fuori dal pensiero prende
forma nella realtà in cui viviamo. Quello che si pensa nell’invisibile si
crea in materia ed evento tangibile. In noi risiede la nostra
evoluzione spirituale, la nostra gioia, il nostro tormento la nostra
sofferenza. Paradiso e Inferno sono dentro di noi e non nelle
circostanze esterne. La società è diventata un inferno o un paradiso
solo a causa delle nostre proiezioni e dei nostri pensieri non allineati.
L’universo ha avuto origine non da una causa specifica, ma da un
pensiero e da una possibilità; la materia è pensiero condensato; la
nostra felicità è pensiero in armonia con le giuste frequenze. Il fango
della paura, la polvere del dubbio, i graffi della depressione , la
turbolenza dell’ansia portano i nostri pensieri su realtà disgreganti.
Noi attraiamo tutto quello che pensiamo. Esiste un continuo
interscambio, non solo tra noi e la nostra realtà intima, ma anche tra
noi e tutti gli esseri viventi e tra noi e l’universo. Quanto più
intellettualizziamo egoisticamente noi stessi con la prevalenza
dell’ego e della separatezza con il tutto, tanto meno riusciamo a
comprendere le giuste frequenze per allinearci al flusso di energia
creativa dell’universo. Se riusciamo a preparare un buon terreno,
trasformando il deserto o la palude dentro di noi, il seme della nostra
intenzione e del pensiero positivo riuscirà a mettere radici forti e in
profondità. Cambiano i pensieri, si avrà un cambiamento sostanziale
ai diversi approcci alla vista stessa. Un giorno vi svegliate contenti,
allegri, sereni, in piena armonia è sperimentate una realtà creativa;
un altro giorno, invece, vi alzate delusi, amareggiati, scontenti e
depressi l’approccio e la sperimentazione di quella stessa realtà sarà
completamente diversa.
Ordinando i nostri pensieri e canalizzandoli nella giusta direzione, la
nostra vita sarà sicuramente meno in balia delle perturbazioni. Se
riusciamo ad abbandonare il concetto di separazione e transitorietà
della vita, troveremo la felicità, la crescita e la realizzazione. Come le
malattie, i fallimenti, la depressione così la salute, i successi la
serenità non sono altro che disarmonie e/o armonie co- create.
Mentre la natura e l’universo stesso offrono tutto quello di cui
abbiamo bisogno senza nessuna riserva o egoismo e non perde
assolutamente nulla, noi, pur di ottenere egoisticamente il successo
e la nostra soddisfazione, perdiamo ogni cosa. Quando riusciremo a
vedere che il Pensiero è una forza, una manifestazione di energia,
dal potere magnetico di attrazione, cominceremo a capire il come e il
perché di molte cose che ci erano prima apparse oscure. Un
magnete potente emette vibrazioni ed esercita una forza tale da
attrarre il ferro, ma noi non possiamo vedere, assaporare, fiutare,
udire, né sentire al tatto questa potente forza. Analogamente le
vibrazioni del pensiero non possono essere viste, assaporate, fiutate,
udite né sentite al tatto in modo tradizionale. Ci sono inoltre onde
luminose che l’occhio umano non registra e che non possono essere
rilevate nemmeno dagli strumenti più all’avanguardia, nonostante si
stiano compiendo grossi passi in avanti verso la scoperta del mondo
ancora inesplorato, rendendo “reali” tali vibrazioni.
“ Ognuno ottiene ciò che chiede attraverso la telegrafia senza fili
della Mente. Siamo passati dall’era della fisica a quella della
supremazia intellettuale e ora stiamo per entrare in un campo nuovo
e quasi sconosciuto, quello del potere psichico, anch’esso regolato
da leggi che dovremo imparare a conoscere per evitare di finire in un
vicolo cieco. Proprio come qui sulla terra siamo circondati da un
grande mare d’aria, allo stesso modo siamo circondati da un grande
mare della Mente. Le onde del nostro pensiero si propagano
attraverso questo vasto etere mentale, estendendosi, comunque, in
ogni direzione, come ho spiegato, diminuendo in qualche modo la
loro intensità, in base alla distanza attraversata, dovuta alla frizione
generata dalle onde che entrano in contatto con il grande corpo della
Mente che ci abbraccia.” (WilliamWalker Atkinson , 2008).
La nostra mentalità subconscia è un grande magazzino per ogni
sorta di suggestione, originata da noi stessi o dagli altri, e per
quanto riguarda l’abitudine mentale, dobbiamo fare attenzione a
inviarle il materiale giusto da cui prendere le abitudini. Siamo tutti
condizionati dalle nostre abitudini. Gli effetti che producono saranno
positivi o negativi a seconda delle scelte che facciamo. Possiamo
decidere che non vogliamo che la nostra mente sia dominata da
pensieri negativi e imporci di sostituire ogni idea o impulso negativo
con uno positivo. Le abitudini positive renderanno automaticamente
la nostra mente più vigile e la nostra fantasia più fervida, e
aumenteranno l'entusiasmo e la forza di volontà.
“ Quando si elaborano dei pensieri positivi e si eliminano quelli
negativi, è come se si usasse un vero e proprio stabilizzatore
naturale, molto più valido di qualsiasi giroscopio meccanico. Questo
ci permette di orientare i pensieri, dominare le emozioni e diventare
cosi padroni del nostro destino. Le vostre passioni, le emozioni, gli
istinti, le tendenze, i sentimenti, gli stati d'animo, gli atteggiamenti e
le abitudini sono tutti in mano vostra affinché possiate orientarli
verso questo scopo. Sta a voi decidere come usarli. Come tutte le
facoltà naturali, ognuna di queste capacità latenti è potenzialmente
buona, ma l'uso che ciascuno ne fa può essere positivo, neutrale o
negativo. La maggior parte delle persone non si accorge di pensare
in modo negativo finché non fa uno sforzo cosciente per analizzare i
propri pensieri, le proprie azioni e le proprie reazioni. Il processo di
autoanalisi è semplice, basta chiedersi: «Questa cosa è positiva o
negativa?» Quando rinunciate a impadronirvi della vostra mente e ad
orientarla nella direzione voluta usando la vostra capacità di
visualizzare, è molto probabile che il vostro modo di reagire sarà più
negativo che positivo. I pensieri negativi che vi affiorano alla mente
sono il prodotto di un passato che avete deciso di lasciarvi dietro le
spalle. Provengono da esperienze ormai superate e non hanno
niente a che fare con il vostro attuale modo di pensare e di agire.
Neutralizzatele subito usando come potente antidoto un pensiero
positivo concreto riguardo a voi stessi, alla persona o alla circostanza
che intendete affrontare.”, scrive Napoleon Hill136, nel suo libro “Le
chiavi del pensiero positivoDieci passi verso benessere e successo”.
Se ci abituiamo a fare determinate cose, possiamo essere sicuri che
la nostra mentalità subconscia le renderà via via più facili, finché alla
fine ci ritroviamo legati mani e piedi all’abitudine e ci sembra più o
meno difficile, a volte addirittura impossibile, liberarci dall’odiata
consuetudine137.
Ognuno sperimenta le cause e gli effetti delle proprie scelte, dei
propri desideri, dei propri poteri, ma non tutti hanno la
consapevolezza di poterli mettere in pratica.
Quando la Mente e la Consapevolezza del Tutto si muove sulla strada
della positività e dell’armonia ci sentiamo allegri, vivaci, fiduciosi e
coraggiosi, e siamo in grado di realizzarci, mantenendo i nostri
propositi e di proseguire lungo la via del successo. Quando siamo
sulle note della disarmonia e della negatività ci sentiamo incapaci,
depressi, deboli, passivi,vuoti. Nell’affermazione positiva e sincera di
riuscire a fare e determinare un progetto si cela il potere
dell’attrazione e
136
Napoleon Hill, “Le chiavi del pensiero positivo- Dieci passi verso
benessere e successo”, Gribaudi ed. 1998.
137
Se facciamo pensieri importanti la nostra mente acquisisce un
tema principale che corrisponde al tipo di pensiero che abbiamo
fatto. E una volta che questo tema si sarà insediato saremo pronti a
catturare le vibrazioni di altre menti orientate verso lo stesso
pensiero. Chi pensa che tutto è male, vedrà solo male ed entrerà in
contatto con persone che sembreranno dimostrare la sua teoria.
Mentre colui che cerca il buono in tutto e tutti, attrarrà con ogni
probabilità cose e persone rispondenti a tale pensiero. In genere
attiriamo quello che stiamo cercando.
dell’Intenzione. Nel Libro “Il fuoco liberatore” del filosofo
francesePierre Levy è scritto che:
“[…] Ogni pensiero, ogni emozione, ogni parola, ogni azione,
contribuisce a modellare il paesaggio della nostra esistenza e quello
degli altri; prepara anche il territorio per altri pensieri, altre parole,
altre azioni. Le nostre scelte, le nostre parole, i nostri atti, quindi il
mondo nel quale viviamo, dipendono dai nostri pensieri. Tutto si
decide nella mente. Dal momento che ogni tua scelta dipende dai
tuoi pensieri, il tuo pensiero crea la tua vita, il tuo mondo. Presta
attenzione a come i sentimenti e le idee che ti attraversano la mente
finiscono per produrre la tua esistenza. Ora, non vi è nulla di più
difficile che accedere alla libertà del pensare, che sottrarsi
all'automatismo inconscio delle rappresentazioni e delle emozioni. Il
pensiero automatico o pensiero parassita, quello che noi subiamo, ci
impedisce di vivere nell'attimo, di percepire il momento e di vivere
felici. Questo pensiero ci impedisce di vivere la nostra vita. Per
questo è così importante conquistare la libertà nel pensare[…]”.
L’intenzione non è un atto meccanico-funzionale da porre in atto, ma
una forza presente nell’universo con cui immedesimarsi e incanalarsi.
Il campo dell’intenzione è il luogo dove si ha la consapevolezza di
avere dentro di sè una forza invisibile che ci connette con tutto ciò
che esiste nell'universo, non solo nel qui ed ora, ma che è sempre
esistito e continuerà ad esistere. E’ un piano presente in natura in
armonia con il micro e macro-cosmo e segue precise frequenze ed
energie. La maggior parte di noi svolge questo lavoro
inconsciamente, ma chi ha acquisito consapevolezza delle cose ha
preso in mano la situazione ed è divenuto creatore cosciente della
propria mentalità. Egli non è più subordinato alle suggestioni e
influenze degli altri ma è divenuto padrone di se stesso. Colui che
prova un desiderio forte e fiducioso attrae a sé le cose che possono
aiutarlo di più: persone, cose,circostanze, situazioni se le desidera
con speranza, fiducia e calma. Ed è ugualmente vero che colui che
teme qualcosa riesce a mettere in moto forze da provocarla. Il modo
migliore per superare i pensieri e i sentimenti negativi e sgradevoli è
coltivare quelli positivi, che sono le piante più forti e, con il tempo,
lasceranno che le erbacce dei pensieri negativi. I pensieri prendono
forma e diventano azione e, a loro volta, le azioni influenzano il
pensiero. Quindi, “manifestando” alcune linee di pensiero, le azioni
agiscono sulla Mente e accrescono lo sviluppo di quella parte più
vicina all’azione. Ogni volta che la Mente formula un pensiero
l’azione che ne deriva diviene più facile; e ogni volta che viene
compiuta un’azione il pensiero corrispondente diventa più facile.
“ Per ottenere qualcosa è necessario che la Mente “sene innamori” e
sia consapevole della sua esistenza,dimenticandosi quasi di tutto il
resto. Dovete “innamorarvi”della cosa che desiderate ottenere,
proprio come accadrebbe se incontraste l’uomo o la donna della
vostra vita. Non intendo dire che dovreste diventare monotematici e
perdere ogni interesse in tutto il resto, cosa che non funzionerebbe,
poiché la Mente ha bisogno di ricreazione e cambiamento. Ma voglio
dire che dovete essere concentrati sulla cosa desiderata, in modo
che tutto il resto vi sembri di importanza secondaria.
Un uomo innamorato può essere piacevole con tutti e compiere i
doveri e i piaceri della Vita con un atteggiamento positivo, ma dentro
sé non fa che mormorare a se stesso “Una sola donna” e ognuna
delle sue azioni è volta a conquistare quella donna e metter su una
casa confortevole per lei. Non capite cosa intendo? Dovete
innamorarvi della cosa che volete e dovete farlo seriamente. Non
parlo di un’infatuazione passeggera, ma del caro, vecchio tipo di
amore che rendeva impossibile ad un uomo dormire, a meno che
non facesse prima un giretto attorno alla casa della propria amata,
solo per assicurarsi che fosse ancora al suo posto. È questo il tipo
giusto di amore!”. (WilliamWalker Atkinson , 2008).
Per la maggior parte del tempo, noi attraiamo circostanze, situazioni,
persone in modo standard piuttosto che per scelta deliberata.
Passiamo i giorni focalizzati sui problemi da risolvere e sulle cose che
non vanno come vorremmo. Facendolo, creiamo altri problemi, altre
circostanze che non ci fanno stare bene e che sembrano
“sbagliate”.L’energia senza la determinazione non serve a niente.
Molti uomini hanno energia da vendere. Sprizzano energia da tutti i
pori ma sono privi di concentrazione. Manca loro la forza che
permette di indirizzare il potere verso il punto giusto. L’uomo di
successo crede in se stesso e nella realizzazione del suo desiderio e,
senza farsi deviare da piccole difficoltà, passi falsi ed errori, continua
a perseguire il suo obiettivo, credendo costantemente di
raggiungerlo. Se i pensieri e le emozioni sono ben allineati sullo
stesso obiettivo allora ogni azione sarà forte, sicura e facilmente
produrrà successo. Quando uno pensa una cosa e riesce anche a
sentirla allora si dice che ha fede, che ci crede, è una persona sicura
di sé.
Se le cose e gli eventi nella nostra vita si possono creare e ri-creare
senza problema, applicando la nostra consapevolezza e il nostro
potere di co-creatori , dobbiamo imparare a non essere possessivi
nei confronti delle cose materiali. Intellettualmente possiamo anche
sapere che il denaro, come mezzo e strumento, è una
manifestazione di abbondanza esteriore, ma se non impieghiamo il
cuore e l’intenzione non può mai derivare da una manifestazione
interiore. Riusciamo a creare la nostra realtà solo quando ci
focalizziamo veramente sulle emozioni e i desideri che
accompagnano il pensiero creativo. Dobbiamo ri-creare e sviluppare
le emozioni associate ai nostri obiettivi. Possiamo attrarre tutte le
tutto quello di cui abbiamo bisogno. La vita e l’universo sono pieni di
abbondanza e creatività. Dobbiamo solo abbandonare il concetto di
limitazione, sfortuna o impossibilità. Se possiamo creare i nostri
eventi tra le infinite possibilità del nostro universo e sentiamo di
meritarcelo, non vi è bisogno alcuno di attaccarsi con possesso alle
cose.
Il pensiero come attrattore creativo deve essere indirizzato dalla
forza delle emozioni e dal potere dell’intenzione. Se riusciamo ad
intrecciare con fluidità e serenità questi elementi possiamo scegliere
il nostro destino e la nostra vita e superare con consapevolezza gli
eventi negativi e traumatici della vita. Non ci sono limitazioni. Ma
bisogna crederci veramente. Non bisogna controllare il mondo per
tenerlo a bada, ma bisogna controllare noi stessi per badare al
mondo. Nel mondo ci sono infinite possibilità, dobbiamo solo avere il
coraggio di scegliere. Sta a noi decidere cosa scrivere e con quali
colori il libro della nostra vita. Le emozioni correlate al pensiero
creano una realtà percepibile fisicamente attraversi i sensi. La natura
fisiologica delle emozioni hanno un collegamento diretto e
un’influenza notevole non solo sullo stato della nostra salute, ma
anche sulla creazione della nostra realtà e della nostra variante di
vita.
Il pensiero come attrattore, l’emozione come canale energetico e
l’intenzione come creatore degli eventi fanno collassare la funzione
d’onda della possibilità scelta e creare la realtà osservata. I pensieri
nel cervello sono energie tangibili e reali, non solo per il loro
potenziale, ma anche per effetti misurabili sul corpo. Quando
abbiamo un pensiero produciamo sostanze chimiche, il nostro
cervello rilascia o mette in circolo una serie di molecole, e in pochi
istanti ci sentiamo esattamente nel modo in cui state pensando.
Qualcosa si può dire anche sullo stesso effetto a distanza. In tutto il
mondo sono stati fatti 2500 studi sul potere della preghiera, o come
il pensiero può aiutare una persona a star meglio in altro luogo; ma
non basta semplicemente un pensiero, ci vuole l’intenzione e la
consapevolezza. Per creare la nostra realtà non basta solo avere il
pensiero, ma bisogna agire sul potere dell’intenzione e
dell’emozione. L’applicazione della fisica quantistica nella vita
quotidiana non risulta essere tanto lontana dalla nostra
consapevolezza e dalla nostra co-creazione.
La nostra osservazione creare delle perturbazioni e la nostra
emozione associa a tale perturbazione il suo carattere distintivo. Per
sua natura l’emozione è improvvisa, intensa e di breve durata. Le
reazioni fisiologiche sono le prima ad apparire, e investono la
circolazione, la respirazione, le funzioni motorie e sensitive. Benché
abbia un impatto notevole a livello psicologico, l’emozione ha una
sua connotazione tipicamente biologica, adattiva. Pensiamo ad
esempio alla paura; la reazione di panico è una forma di
sopravvivenza, che ci avverte laddove c’è un pericolo. Le risposte
fisiologiche non sono controllabili con la volontà; sono l’espressione
più sincera di noi stessi. Le nostre emozioni come i nostri pensieri
possono essere paragonate a delle vibrazioni energetiche create
dalla musica.
Come ogni strumento musicale produce una propria onda sonora,
così la nostra intenzione, il nostro pensiero. Se proviamo felicità
trasmettiamo una vibrazione energetica di felicità e l’universo in cui
viviamo e sperimentiamo noi stessi risponderà con la stessa
intonazione; se abbiamo pensieri negativi ed esprimiamo la nostra
rabbia non possiamo non avere lo stesso risultato in termini di
risposta. Uno specchio con il quale possiamo modellare noi stessi e
rendere le nostre azioni consapevoli del loro sviluppo. Pensieri di
abbondanza e felicità creano una realtà fluida e creativa. Se il nostro
umore è positivo e i nostri pensieri sono in linea con la nostra
crescita attiviamo capi energetici che risponderanno alle nostre
esigenze. Creando una vibrazione di benessere e abbondanza
creiamo noi stessi abbondanza e benessere.
Peggy McColl, nel suo libro “Cambia il tuo destino con un clic”138 con
eleganza e chiarezza così ha descritto le emozioni : “ Pensate un
attimo alla luce. Sapete che è chiara, brillante e priva di colore, ma
se la rifrangete appaiono i colori. Fate colpire un prisma da un raggio
di sole e vedrete. Sul muro appaiono i colori dell’iride, perché la luce
si frange nella vibrazione del rosso, dell’arancione, del giallo, del
verde e così via. Le emozioni funzionano allo stesso modo: sono
raggi di energia rifratti dal prisma che siamo noi. Nel nostro nucleo
siamo pura luce, puro amore. Conteniamo tutte le emozioni, che
scompaiono nel fulgore di questo amore”. Questo ci fa capire che
possiamo cambiare le nostre emozioni in quanto esperienze
temporanee nella natura materiale dei sensi e modellarle e renderle
fluide per la creazione della nostra abbondanza e per la crescita della
nostra vita interiore. Non bisogna aver vergogna di tirare fuori le
proprie 138 Peggy McColl, “Cambia il tuo destino con un clic”, Edizioni
il Punto d’Incontro 2011.
emozioni, come non bisogna avere paura di manifestare i propri
pensieri. Il cambiamento è la parte più difficile. Paragonate il
cambiamento come la lucidatura del ferro. Dobbiamo privare il ferro
(noi stessi) dalla ruggine delle nostre convinzioni.
Noi siamo oltre quello che vediamo o percepiamo, possiamo andare
oltre la recinzione dei nostri atteggiamenti. L’universo non può
essere giudicato, la vita non può essere discriminata; rispondono
solo alle nostre richieste. Se non abbiamo quello di cui veramente
abbiamo bisogno, se non abbiamo abbondanza non solo spirituale,
se la nostra vita è piatta e improduttiva non dobbiamo colpevolizzare
il nostro amico, la nostra famiglia, la vista stessa e l’intero universo.
E non dobbiamo colpevolizzare neanche noi stessi.
Ma dobbiamo aprirci alla vita senza giudicare. Siamo parte di un
Tutt’uno. Tutto è intimamente connesso. Siamo noi i nostri architetti.
La felicità, l’abbondanza, la gioia sono dentro di noi. Se i nostri
pensieri sono cattivi lo specchio della vita non fa altro che rifrangere
questa immagine. Non lasciamoci ingannare e illudere dalle semplici
convinzioni. Guardare oltre l’illusione della materia, avere fiducia
della nostra natura divina, sentire l’armonia e la creatività dell’intero
universo è l’unico modo per imparare a governare la propria barca, è
l’unico modo per creare la nostra vita ed è l’unico modo per vivere
l’amore. Solo noi possiamo sapere di che cosa siamo capaci e di che
cosa abbiamo bisogno. Non dobbiamo avere fretta. Spesso ci
paragoniamo alla società e agli altri svalutando le nostre intenzioni e
le nostre capacità. Non dobbiamo seppellire la nostra vera essenza, i
nostri sogni, i nostri desideri. Questi sono pensieri distruttivi che
annientano l’abbondanza, il dono della vita e la sinergia con il Tutto.
Non ci dobbiamo sforzare di stare bene, cadendo nell’illusione, ma
dobbiamo capire che il nostro benessere è dentro di noi. Dobbiamo
solo farlo brillare alla luce della consapevolezza. Dobbiamo essere
solo pronti ad avere.
Non è speranza vana, ma creazione, identificazione e fiducia in noi
stessi e di noi stessi. Siamo in grado di affermare con certezza quello
che non vogliamo, ma non quello che realmente vogliamo. Se
pensiamo a quello che non vogliamo stiamo allontanando la nostra
attenzione-intenzione sul nostro obiettivo, stiamo “futurizzando il
nostro benessere”, stiamo emanando vibrazioni ed emozioni non in
linea con la frequenza creatrice. Bisogna creare qui ed ora e
focalizzarci su quello che vogliamo veramente. Non dobbiamo
perdere il collegamento con i nostri sogni e non dobbiamo neanche
posticipare le emozioni relative al sogno-obiettivo. Dobbiamo operare
e vivere come se i desideri fossero già stati realizzati. Non è illusione,
ma creatività, emanazione di energia positiva nel presente.
Deepak Chopra fa notare nei suoi libri e durante le sue conferenze
che:
“ I pensieri tristi o deprimenti determinano cambiamenti nei processi
chimici del cervello che hanno un effetto pregiudizievole sulla
fisiologia del corpo. Le sostanze chimiche del cervello grazie alle
quali è possibile l’attività del pensiero si chiamano neurotrasmettitori.
A seconda dello stato d’animo coltivato dalla persona, le proporzioni
dei neurotrasmettitori cambiano. Dato che i pensieri sono sotto il
nostro controllo cosciente, possiamo coscientemente decidere di
pensare un determinato “pensiero”, diventa evidente che i processi
chimici del cervello anche se non facili da analizzare
scientificamente, possono essere controllati senza difficoltà. Pensare
è mettere in pratica i processi chimici del cervello. Essi, infatti, si
collegano a tutta una serie di secrezioni ormonali che hanno luogo in
vari siti del cervello, come l’ipotalamo e la ghiandola pituitaria, e
questi ormoni portano messaggi a ogni singolo organo del corpo
umano. I pensieri irosi e ostili producono, fra gli altri, effetti come
accelerazione cardiaca, aumento della pressione, arrossamento del
volto. Anche i pensieri ansiosi possono determinare accelerazione
cardiaca e aumento della pressione, così come tremori alle mani,
sudori freddi, nodi allo stomaco e quell’indebolimento diffuso tipico
di chi è malato di “paura”. Analogamente, i pensieri felici di qualsiasi
tipo (pensieri d’amore, di pace e tranquillità, di compassione,
amicizia, gentilezza, generosità, affetto, calore umano, intimità)
determinano uno stato corrispondente della fisiologia attraverso il
flusso di neurotrasmettitori e ormoni nel sistema nervoso centrale”.
Diventiamo consapevoli dei nostri pensieri in ogni momento del
giorno, sviluppando la concentrazione, l’amore e l’intenzione.Lo
scopo di questa co-creazione consapevole non è quello di vivere
egoisticamente nell'ottica del miglior profitto personale, ma è quello
di esplorare e sperimentare a fondo ogni situazione che creiamo o
cocreiamo nella nostra vita, praticando sempre l'accettazione e
l'apprezzamento per qualsiasi cosa, situazione o persona ci circondi.
4.4) Verso l’Entanglement: comunicazione simultanea
di informazione tra Pensiero e Materia.
“[…] L’universo è fatto di psiche e di materia in eterna simbiosi, e la
materia e la psiche prese separatamente sono fatte di tanti elementi
apparentemente frammentati che tra loro comunicano
simultaneamente. Tutto questo converge verso un solo significativo
scopo: la totalità nell’unità, fuori dal tempo e dallo spazio. E’ la
manifestazione di una coscienza globale che unisce mente e
materia[…]”. Massimo Teodorani – Astrofisico e Divulgatore
scientifico
Siamo Creatori molto potenti e possiamo sviluppare e utilizzare
questa nostra abilità. La cosa straordinaria, come abbiamo analizzato
in precedenza è solo quando esercitiamo un ruolo di “osservatore”, le
frequenze diventano particelle localizzate, in un tempo definito e in
una posizione specifica. Percependole e sperimentandole con i nostri
sensi. Ma non appena ritiriamo l’attenzione, queste particelle
ridiventano onde. E l’oggetto che esse rappresentavano non è più
localizzato nello spazio-tempo: è semplicemente da qualche parte, in
qualche momento.
Pertanto, è la nostra osservazione-attenzione nello spazio
probabilistico delle infinite possibilità a determinare attraverso la
concretizzazione e l’attualizzazione del la scelta pensiero.
Semplicemente, poniamo attenzione ai nostri pensieri e alle nostre
emozioni desideri. Tutti gli studi di meccanica quantistica ci hanno
mostrato che “a certi livelli, a partire dal microscopico delle particelle
elementari, la realtà fenomenica che normalmente noi esperiamo
sequenzialmente in forma di causa ed effetto, ha alla sua base una
matrice in cui il principio di causalità cessa di esistere”139. Il
fenomeno della sincronicità dimostra l’unione fondamentale della
psiche alla materia, della coscienza alla dinamiche fisiche, dalla quale
scaturisce il ciclo della vita e della creazione. Un’interazione sinergica
nel Tutto che va oltre il caso e le pure leggi razionali che si basano
sulle causalità spazio-temporali.
Le equazioni d'onda che governano il comportamento delle particelle
elementari sono rigorosamente deterministiche nella loro
formulazione matematica, ma gli eventi che descrivono sono per loro
natura statistici, ovvero singolarmente imprevedibili140. È difficile
riflettere sugli stati e gli eventi mentali, perché questi non possono
essere osservati direttamente, e perché non sono affatto cose fisiche
e tangibili. Esiste un punto di vista secondo il quale l'esperienza
139
Teodorani Massimo, “ La sincronicità- Il legame tra fisica e Psiche
da Pauli e Jung a Chopra”, Macro Edizioni 2011.
140
Dalle teorie di Bohm, si evince che le energie elettromagnetiche e
l’intera realtà fisica, sono create dalla prodigiosa e “magica” natura
delle particelle subatomiche, le quali, incredibilmente, si presentano
sotto il duplice aspetto di particelle e di onde. Ciò permette a tali
particelle di rimanere in contatto e di venire quindi informate a
vicenda, indipendentemente dalla distanza che le separa, la quale
dunque, a questo punto, è una pura illusione. Le distanze quindi,
servirebbero alla mente, per organizzare meglio i dati sensoriali
provenienti dal mondo “esterno”, esse però, tranne che nella
costruzione di questo ordine mentale, non esistono in realtà.
garantisce una comprensione della vita mentale. Noi vediamo solo la
parte e non il tutto, non riuscendo dunque a capire che il tutto è la
parte e la parte è il tutto141. La stessa capacità umana di attingere
all’istante, ad un qualsiasi ricordo, tra miliardi e miliardi di
informazioni contenute nel nostro cervello, non fa che avvalorare la
non-localizzazione dei ricordi, e quindi la non “catalogabilità” del
tempo.
L’ effetto dell’entanglement comporta che l’informazione assume una
dimensione “non-locale” infatti i due elettroni staccati ed allontanati
nello spazio (dis-entangled) si comportano in modo identico di fronte
a qualsiasi misurazione o perturbazione apportata su uno soltanto di
loro, come se fossero ancora a contatto, infatti essi mantengono la
capacita di effettuare una azione di comunicazione simultanea a
distanza.
Se l’intreccio tra le onde associate a particelle “entangled”, risulta
attivo in una dimensione universale, allora è possibile concepire che
l’universo si auto-organizza attraverso l’entanglement delle particelle,
collegando le singole parti di questo ologramma cosmico che si
evolve in comunicazione simultanea tra le sue parti Quando
pensiamo elaboriamo i dati di situazioni ed esperienze, quando
siamo non locali ci immergiamo nei dati e diventiamo parte di loro
stessi, siamo informazione informante e coscienza elaborativa. A
quel punto ci proiettiamo in infinite particelle quantico/meccaniche
verso l'Universo assoluto e totale e ogni minima particella è noi e
nello stesso tempo è tutto, ovvero informa il campo e viene
informata informando. L'informazione delle particelle di coscienza
interagisce con tutte le altre particelle delle coscienze e
contemporaneamente le altre particelle la informano in maniera
interattiva creando un dialogo infinito e un passaggio costante di
informazione coscienza. In fisica quantistica la
141
Karl Pribram, neurofisiologo dell’Università di Stanford, ha
avvalorato ancora di più la natura olografica della realtà, grazie a
numerosi studi condotti su ratti, a cui veniva asportata una parte di
cervello. Nonostante diverse e successive asportazioni infatti, i ratti
continuavano a conservare i ricordi, dei quali dunque, in seguito
all’esito degli esperimenti, non si può più ammettere un’esistenza
localizzata.
non-separabilità, ovvero le correlazioni tra quantità fisiche a qualsiasi
distanza è definita dal termine entanglement quantistico, fenomeno
in cui due o più particelle che si siano trovate in interazione reciproca
per un certo periodo, anche se separate spazialmente, rimangono in
qualche modo legate indissolubilmente (entangled), nel senso che
quello che accade a una di esse si ripercuote istantaneamente anche
sull'altra, indipendentemente dalla distanza in cui si trovano. Un
esperimento fu condotto nel 1997 su due fotoni legati tra loro.
Entrambi furono inseriti in una macchina speciale che aveva il
compito di separarli fino ad una distanza di 14 miglia. Un altro
esperimento è quello condotto su due elettroni che orbitano nello
strato più esterno di un atomo. Entrambi hanno la caratteristica di
mantenere i loro spin sempre in direzione opposta. L'orientamento
deve essere opposto per poter stare simultaneamente in quella
stessa zona.
Quello che è stato osservato è che qualunque sia il valore dello spin
assunto da uno dei due elettroni, il valore assunto dall'altra particella
è sicuramente opposto al primo e questo non accade solo quando i
due elettroni sono vicini, ma accade a qualunque sia la distanza tra
loro. Da questa prove si studiò l'entanglement, perché fu riscontrato
che due particelle "entangled" seppur a 14 miglia di distanza,
continuano ad agire come se fossero rimaste unite. Gli scienziati si
chiesero se l'informazione viaggi infinitamente rapida oppure in
realtà i due elettroni siano ancora connessi tra di loro. La riposta è
che è proprio il campo di energia che le mantiene collegate tra loro.
Le particelle sono collegate così come lo è ogni elemento, ogni
essere nel nostro universo. Alle origini secondo la teoria del Big
Bang, l'universo era una piccola particella di materia che sarebbe poi
stata soggetta ad un'esplosione. Tale esplosione e i vari cambiamenti
subiti lo hanno separato e modificato fino a renderlo come oggi lo
vediamo.
L’entanglement quantistico costituisce una difficoltà, dal punto di
vista epistemologico, per la teoria quantistica, in quanto è
incompatibile con il principio apparentemente ovvio e realistico della
località, per il quale il passaggio di informazione tra diversi elementi
di un sistema può avvenire soltanto tramite interazioni causali
successive, che agiscano spazialmente dall’inizio alla fine. Ad
esempio, secondo il principio di località, il mio pugno può colpire il
tuo naso solo se io sono abbastanza vicino a te, o se sono in grado
di mettere in moto meccanismi che, passo dopo passo, giungano
fino al tuo naso. E’ facilmente intuibile che se qualcosa si manifesta
lo deve fare almeno in un modo e almeno una volta. Quindi lo spazio
e il tempo devono essere intimamente connessi. Nel senso che non
può esistere uno spazio senza un tempo in cui manifestarsi, né un
tempo senza uno spazio in cui scorrere. Inoltre, mentre uno stesso
modo può essere ripetuto un numero infinito di volte, le volte non
possono che ripetersi aumentando continuamente, e questo spiega
perché il tempo sembra scorrere solo in avanti. Meno intuitivo ma
altrettanto importante è la considerazione seguente: un particolare
modo di manifestarsi, se si manifesta una volta, allora si manifesta
infinite volte. Infatti la manifestazione di tipo antinomico, essendo
fuori dal tempo e dallo spazio, è contemporaneamente vera e falsa, il
che equivale a ripetere infinite volte il ciclo della manifestazione, che
implica la non-manifestazione, che implica la manifestazione, che
implica la non-manifestazione… e così via all’infinito. Questo spiega
perché sembra che il tempo debba scorrere senza fine.
In questo contesto a-temporale (e di conseguenza non-spaziale)
tutte le istanze delle manifestazioni antinomiche sono indistinguibili e
indipendenti fra di loro.
Ne consegue che i nostri concetti tradizionali di spazio e tempo
vengono messi nuovamente in discussione, come d'altra parte era
accaduto rispettivamente con la teoria della relatività e la meccanica
quantistica. Questa è la dinamica della mente non locale, la capacità
di ramificarsi all'infinito facendo infinite esperienze di determinazione
in una danza dinamica senza sosta. L'ordine esplicato di cui facciamo
comunemente esperienza, è accompagnato parallelamente da un
ordine implicato in cui vale la sincronicità, l'onniscienza. In ogni più
piccola porzione dello spazio che ci circonda c'è tutta l'informazione
dell'universo, e questo è uno degli enunciati chiave della teoria
olografica dell'universo. In realtà il corpo quantico è il luogo della
mente non locale, così come il cervello è il luogo della mente locale.
La mente non locale è reale tanto quanto la mente locale e si
esprime attraverso rapporti non fisici all'interno dello spazio
omnidimensionale. Il filosofo italiano Evandro Agazzi142, ha più volte
ribadito che fino a pochi decenni fa “lo spazio era pensato come il
contenitore dei vari oggetti e il luogo dei movimenti, indipendente e
distinto da essi; il tempo era concepito come un'entità distinta dallo
spazio, che fluisce uniformemente dal passato al futuro e misura le
durate degli eventi e il loro ordine di successione. La fisica
relativistica e quella quantistica hanno posto fine a tale illusione.
Spazio, tempo e materia non sono più pensabili come entità
indipendenti, non è possibile concepire la particella elementare come
un punto materiale localizzato nello spazio e nel tempo”.
Noi siamo fortemente condizionati nel pensare che un qualsiasi
effetto possa essere osservato solo dopo (quindi nel tempo) l'evento
che lo causa, mentre nella teoria quantistica è possibile osservare un
effetto prima o contemporaneamente alla sua causa, pur
mantenendo intatto il collegamento causa-effetto143.
Aczel Amir nel suo libro “Entanglement. Il più grande mistero della
fisica”144scrive:
“ Facciamo un piccolo esempio: una pallina da tennis lanciata contro
una parete con due finestre può uscire passando attraverso l'una o
l'altra finestra, ma non attraverso le due finestre
contemporaneamente nessuno sano di mente metterebbe in dubbio
una verità così lapalissiana, almeno all'apparenza. Tuttavia, un
elettrone che incontri una barriera con due fenditure, passa
attraverso entrambe contemporaneamente. E non solo. Nella fisica di
Newton e di Maxwell un'onda e una particella sono due oggetti con
proprietà
142
Agazzi, E. “Le frontiere della conoscenza scientifica e l'ipotesi del
trascendente”, in “Valori, Scienza e Trascendenza” , Fondazione
Agnelli, 1990,
143
Probabilmente la scoperta dell'entanglement è la migliore
dimostrazione della libertà intrinseca del nostro Universo. Tale libertà
intrinseca non può che scaturire da una situazione iniziale
antinomica che, pur confermando la causalità, non limita la libertà di
interpretazione della verità dando così origine a quel loop perpetuo
che chiamiamo scorrere del tempo.
144
Aczel Amir“Entanglement. Il più grande mistero della fisica”,
Raffaello Cortina - 2004 . differenti; nella meccanica quantistica un
elettrone può rimbalzare come una particella e interferire con se
stesso come un'onda. Il principio del terzo escluso va dunque a carte
quarantotto nella teoria dei quanti, e insieme alla logica classica si
devono rivedere profondamente anche altre strutture concettuali (in
primo luogo quella di causalità) che contribuiscono a forgiare la
nostra visione del mondo”.
Nella Teoria della Contrazione Universale il nostro Universo è definito
proprio come un insieme i punti che si manifestano sincronicamente
con identiche modalità di simmetria e dimensione. E proprio per
questa caratteristica le relazioni più intime fra i vari punti generano il
fenomeno di entanglement145 quantistico che oggi noi verifichiamo
sperimentalmente. Questo ci porta ad affermare che non può
costruire un modello della meccanica quantistica e della Fisica in
generale se non poniamo in essere l’interazione tra materia, spirito,
coscienza e psiche. L’unione al Tutt’uno porta alla consapevolezza e
alla vita nell’atto stesso della creazione.
Più che sfuggente, il fenomeno dell’entanglement è tanto inquietante
quanto reale, soprattutto se si pensa che esso si realizza a
qualunque distanza le particelle si trovino l’una dall’altra, sia essa
anche di
145
Il fenomeno dell'Entanglement, parola inglese traducibile con il
termine di “intreccionon-separabile” (ma che sta anche a significare
“situazione imbarazzante”) è un fenomeno quantistico in cui lo stato
quantico di due oggetti risulta strettamente dipendente l'uno
dall'altro, anche se questi oggetti sono separati spazialmente.
Massimo teodorani scrive “Diciamo che il termine è abbastanza
azzeccato perché denota uno stato prettamente fisico di legame
indissolubile tra due particelle elementari – come ad esempio due
elettroni o due fotoni – che hanno interagito almeno una volta. Il
legame è di natura quantistica e significa che entrambe le particelle
si comportano come un tutt’uno. La prova cruciale di questa specie
di miracolo della natura la ebbe per la prima volta il fisico francese
Alain Aspect con un epocale esperimento effettuato in laboratorio nel
1982. Si osservò che se si cambiava una proprietà (come ad esempio
lo spin o la polarizzazione) della prima particella anche la stessa
proprietà dell’altra cambiava istantaneamente. Questo cambiamento
avviene semplicemente all’atto della misura, dove sulla scala
quantistica, l’osservatore interagisce ineluttabilmente con l’osservato:
l’atto della misura perturba la prima particella e istantaneamente
influenza anche la particella gemella.
miliardi di chilometri. Tra le due particelle rimane attiva una
comunicazione simultanea di informazione coerente.
Nel corso degli anni, tuttavia, le applicazioni di questo fenomeno non
hanno fatto che confermare il collegamento esistente tra la materia
tanto che l’entanglement quantistico è alla base di tecnologie
emergenti come i computer quantistici e la crittografia quantistica,
ed ha permesso esperimenti relativi al teletrasporto quantistico.
L’entangelment ci dimostra che TUTTO è collegato. La differenza con
il passato è che prima ci veniva semplicemente detto che il
collegamento esisteva; attraverso un gergo tecnico come
“dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali” ci veniva detto che
un’azione compiuta qui ha un effetto là. I nuovi esperimenti, però, ci
fanno fare un ulteriore passo avanti. Le ricerche dimostrano che
possiamo usare la connessione consapevolmente e questo spalanca
le porte alla possibilità di farci attingere allo stesso potere che fa
muovere l’universo.
Attraverso il collegamento che unisce tutte le cose, la “sostanza” di
cui è fatto l’universo (onde e particelle di energia) sembra infrangere
le leggi spazio-temporali fin ora conosciute. Sebbene i dettagli
sembrino fantascientifici, si tratta comunque di dati molto concreti.
Dal DNA del corpo umano agli atomi che costituiscono l’universo, gli
elementi naturali sembrano scambiarsi informazioni più rapidamente
della velocità della luce, cioè più velocemente di quanto Einstein
avesse predetto.
Secondo il fenomeno dell'entanglement, lo spazio è solo l'illusione
che ogni particella sia separata da tutte le altre. Come per i due
fotoni, ogni particella ed ogni essere, rimangono in connessione tra
loro, grazie al campo energetico infinito. Il fenomeno
dell'entanglement rende concreti e spiegabili fenomeni come la
telepatia e altre facoltà definite paranormali. Un tipico esempio di
Telepatia nel quotidiano, riguarda l'improvviso incontro, la ricezione
di una telefonata da una persona che non vedevamo da tempo ed
alla quale stavamo pensando proprio in quel preciso istante. Questi
casi non sono casualità, perché le due persone entangled sono in
connessione e il pensiero di una influenza l'altra. Questi semplici
esempi di fenomeni telepatici si manifestano con maggior frequenza
nell'ambito degli affetti e dei forti vincoli familiari, ad esempio tra
gemelli, moglie e marito, o in una forte amicizia. Questa particolare
forma di telepatia viene chiamata "Risonanza Interpersonale" e
risulta in grado di comunicare a distanza le nostre emozioni.
La struttura del cervello è suddivisa in due sezioni “Destra e Sinistra”,
che sono particolarmente differenziate negli Emisferi Cerebrali
Superiori. Tale suddivisione rispecchia il fatto che anche il nostro
corpo e ha una articolazione binaria, abbiamo infatti due occhi due
orecchie due buchi del naso una lingua che differenzia il dolce dal
salato … due mani due gambe e cosi via dicendo.
Ciò suggerisce che le funzionalità del cervello, come espressione di
una attività pensante, sia anch’essa duplice , e ciò vuol dire che
possiamo significare ciò che osserviamo mediante due modalità
complementari: l’ una logico-razionale (cioè: sequenziale, analitica,
deduttiva) ed l’altra intuitiva-olistica (cioè: sintetica, globalizzante,
induttiva) le quali corrispondono fondamentalmente alle funzionalità
differenziate dei due emisferi cerebrali.
Il pensiero, dagli studi di RMF (Risonanza Magnetica Funzionale), è
determinato dal flusso di attività mnestiche che utilizzano differenti
schemi di relazioni tra MLT e MBT“Memoria a Lungo- Breve Termine”,
i quali si vanno ad interporre tra il vecchio ed il nuovo flusso di
informazione circolante tra il mondo esterno e la nostra abilità
cerebrale fisiologica d interpretazione e significazione della
informazione complessiva.
La natura del pensiero é anticipativa e quindi guarda verso il futuro e
per ciò utilizza la ricostruzione esperienze del passato.
Comprendiamo infatti come non sia possibile direzionare il flusso di
pensiero nella direzione giusta osservando con sempre maggior
attenzione logicoanalitica nella direzione sbagliata. Il medico
psicologo, Edward DeBono identifica quattro fattori importanti che
suggeriscono una atteggiamento volto a utilizzare in modo sinergico
e complementare il pensiero laterale : 1) al fine di riconoscere e
modificare i criteri e le idee dominanti 2) le quali polarizzano la
percezione di un problema, 3) ed impediscono di cercare modalità
differenti di guardare le cose 4) e quindi di flessibilizzare il controllo
rigido del pensiero logico-lineare per incoraggiare lo sviluppo della
creatività
Ricordiamo infine che divenire creativi non significa solo inventare
qualcosa di nuovo o essere originali per forza, ma essenzialmente
significa invece trovare soddisfazione nell’ utilizzare al meglio
entrambe le potenzialità di sviluppo del proprio cervello.
L’entanglement quantistico è un fenomeno quantistico, privo di
analogo classico, in cui ogni stato quantico di un insieme di due o
più sistemi fisici dipende dagli stati di ciascuno dei sistemi che
compongono l’insieme, anche se questi sistemi sono separati
spazialmente. Il termine viene a volte reso in italiano con
“nonseparabilità”, in quanto uno stato entangled implica la presenza
di correlazioni tra le quantità fisiche osservabili dei sistemi coinvolti.
Per inciso, è interessante osservare che, sebbene la teoria
quantistica crei dei paradossi temporali e spaziali, tuttavia mantiene
il principio di causalità… e proprio per questo è difficile da
comprendere per la logica comune. Noi siamo fortemente
condizionati nel pensare che un qualsiasi effetto possa essere
osservato solo dopo (quindi nel tempo) l'evento che lo causa, mentre
nella teoria quantistica è possibile osservare un effetto prima o
contemporaneamente alla sua causa, pur mantenendo intatto il
collegamento causa-effetto. In realtà la meccanica quantistica è
fortemente controintuitiva se confrontata con la maggior parte delle
esperienze pratiche quotidiane. Ma questo è vero solo se tali
esperienze sono limitate a livelli fisici macroscopici: volendo
escludere a priori tutti le manifestazioni cosiddette “paranormali”
(come ad esempio la telepatia) ci sono infatti molti eventi fisici e
sperimentali che dimostrano l'esistenza di fenomeni non locali.
Anche il principio di indeterminazione di Heisenberg, che sancisce
che non è possibile misurare con la stessa precisione la posizione e
la quantità di moto di una particella quantistica, può essere
considerato un fenomeno correlato alla non località. Inizialmente il
principio di indeterminazione fu spiegato dallo stesso Heisenberg
sostenendo che l'atto di misurazione della posizione disturbava
inevitabilmente la sua quantità di moto, in quanto era necessario
interagire energeticamente con la particella da misurare. In realtà si
è scoperto in seguito che il disturbo dovuto alla misurazione non
gioca nessun ruolo, in quanto il principio è valido anche quando la
posizione viene misurata in un sistema e la quantità di moto viene
misurata in una copia identica (ma distinta) del primo sistema. Si
potrebbe giungere alla conclusione che in meccanica quantistica le
particelle non possiedono una ben definita coppia posizione e
momento in quanto non sono in realtà posizionate nello spaziotempo.
Tra le ultime formulazioni evidenziare il pensiero di contemporaneo.
Charon descrive l’”onda PSI” come un movimento ondulatorio di ogni
particella elementare che permette lo sguardo sul mondo o esterno,
quindi una visione piccola e ristretta di un piccolo “pezzetto” di
Universo ma, contemporaneamente, permette alla particella di
contemplare anche il suo mondo interno, in rapporto anche al
passato e alla memoria. Questo dà luogo alla scelta di uno specifico
comportamento, tra un insieme di scelte possibili; tale scelta è agita
come comportamento unico ed evolutivo in solidarietà con il Cosmo
intero. Scopo ultimo di Ragione e Intuizione è la dilatazione,
l’accrescimento della coscienza, in una vis ione onnicomprensiva ed
universale. L’odierna fisica atomica ci conduce ad una visione del
reale assai simile alla visione intuitiva dei mistici orientali, quindi i
fenomeni sincronistici non sembrano più così oscuri dal momento
che spazio e tempo formano un continuum, materia ed energia sono
intercambiabili, osservatore ed osservato interagiscono e formano un
tutt’uno. Queste spiegazioni scientifiche danno conferma a ciò che C.
G. Jung chiamava Sincronicità (il ripetersi ed incrociarsi degli eventi
secondo modalità acasuali). A livello di Fisica Quantistica la realtà è
dunque coinvolta in una specie di danza astratta caratterizzata da
un’armonia degli opposti, simmetria e anti-simmetria, e quello che
più stupisce è che avviene senza alcuna causa materiale. Infatti, ad
teoriche in merito, è importante
Jean Charon, eminente fisico esempio, nel principio di esclusione,
l’esclusione di particelle uguali non è in alcun modo il risultato di una
forza, dal momento che non sussiste il principio di causa-effetto,
come normalmente avviene nella fisica classica, ma è il frutto del
movimento astratto delle particelle prese nel loro insieme. Qui non
esiste un principio causativo, ma esiste una reale sincronicità che
unisce simultaneamente tutte le particelle in una inscindibile
interconnessione.
Quindi i vari elementi non interagiscono causalmente tra loro ma
coesistono sincronicamente co-creando la realtà che conosciamo. In
realtà, modelli teorici recenti molto sofisticati accoppiati ad uno
studio attento del cervello, come ad esempio quello di
“neurodinamica quantistica” proposto dal matematico Roger Penrose
e dall’anestesiologo Stuart Hameroff, prevedono che i microtubuli
che costituiscono l’ossatura dei neuroni cerebrali funzionino su tutta
la massa cerebrale in uno stato di “entanglement orchestrato” tra
loro, proprio quello che genera un atto di coscienza. Secondo certi
modelli di cosmologia quantistica, l’universo prima della sua nascita
era in realtà un “multiverso”, costituito da un numero sconfinato di
universi paralleli coesistenti che si trovavano in stato di
entanglement tra loro. Fisici teorici come Brian Josephson, fisici
sperimentali come Robert Jahn, e psicologi sperimentali come Dean
Radin e Roger Nelson, ritengono che i cosiddetti “poteri telepatici” e i
casi di “coscienza collettiva”, non solo siano eventi reali ma anche
che essi rappresentino uno stato di entanglement tra le coscienze di
due o più persone separate, le quali così riescono a comunicare in
maniera istantanea in base ad un meccanismo fisico simile alla
risonanza.
In sintesi, l’entanglement è una proprietà teoricamente e
sperimentalmente dimostrata delle particelle elementari, ma alcuni
indizi piuttosto recenti fanno ritenere che esso si realizzi in una
forma speciale anche nella scala biologica, nella scala psichica e
nella scala cosmologica. Ora che la scienza riesce a trovare delle
conferme è più facile comprendere per le persone che esistono delle
capacità latenti in tutti gli esseri umani. Queste percezioni extrasensoriali sono i sensi Animici, cioè gli strumenti dell’Anima, così
come il corpo fisico possiede i 5 sensi fisici. La sincronicità diviene
quindi, oltre che un fenomeno riconosciuto e quindi significativo,
anche dal punto di vista scientifico, un modo di comunicare. La
nostra Anima comunica con noi e ci da risposte o ci fornisce indizi e
suggerimenti. Quando durante la giornata quindi ci troviamo a che
fare, ad esempio, con nomi ricorrenti che in quel preciso momento
vanno a integrarsi con delle domande a cui ci eravamo posti, ecco
una sincronicità.
Noi co-creamo la realtà in cui viviamo e il nostro stesso corpo con il
quale sperimentiamo la stessa realtà. Noi siamo i creatori della
nostra realtà. Come Esseri Quantici non conosciamo nessun limite,
né spaziale né creativo. Il grande oceano di luce in cui siamo
immersi, da cui veniamo continuamente creati, e nel quale
continuamente creiamo, opera tramite un’infinita rete di eventi
spazio-temporali, il cui perfetto incastro dà luogo alla miriade di
forme, creature, paesaggi, che sono oggetto dell’Amore. La
rappresentazione del mondo passa attraverso l'apparato sensoriale
che ne codifica gli elementi in una memoria storica.
La traduzione che avviene è intrinsecamente legata all'organismo
che la produce, o al meccanismo percettivo. Le connessioni tra i vari
elementi sono rappresentate da connessioni tra stimoli coesistenti.
Esattamente come le particelle elementari sono supportate da una
danza che trascende il mondo materiale, la mente esiste grazie alla
dinamica presente ad un livello più profondo. Al di là della mente e
della materia vi sono strutture e simmetrie che hanno effetti
generativi e stimolatori. La motivazione per cui la maggior parte
degli esseri umani condivide la stessa visione del mondo, è dovuta
all’esistenza di un consenso comune inconscio, ossia una
condivisione collettiva del modo di percepire la realtà insita nella
Mente Universale della specie umana.
Capitolo V
Forma e contenuto della vita: Coerenza e
Creatività
5.1) Iper-comunicazione quantica non-locale della
Matrice.
“ […]La voce del vento è il bisbiglio dello spirito, il respiro della vita.
Esso canta al cuore con un linguaggio che la mente scientifica non è
abituata a comprendere. Mormora enigmi imperscrutabili e archetipi
simbolici che inducono meraviglia e desiderio di conoscenza. La
scienza può tentare di misurare la grandezza fisica e la regolarità
della velocità del vento, di determinarne la direzione, o di stabilire le
implicazioni per il tempo che farà domani, ma di norma non riesce a
cogliere la sua sublime armonia o ad afferrare il suo profondo
messaggio. […]”B.J. Dunne e R.G. Jahn “Coscienza, informazioni e
sistemi viventi”, Princeton Engineering Anomalies Research Princeton
University, trad. Prof. Antonio (Università di Napoli). (PEAR),
Princeton Giuditta
In ogni campo del sapere psico-sociologico e della fisica, emerge in
modo sempre più chiaro ed evidente il fatto che tra gli individui si
verificano sottili interscambi comunicativi a livello emotivo, affettivo e
cognitivo, che regolano e influenzano profondamente le interazioni.
La comunicazione verbale è solo un aspetto limitato di una realtà
comunicativa che deve tenere conto di molti più fattori per poter
essere compresa. Anche nell’essere umano – nonostante tali
processi comunicativi siano meno evidenti per diversi motivi –
sempre più evidenze sperimentali dimostrano l’impossibilità di fare
affidamento all’elaborazione cerebrale delle informazioni nella
spiegazione della comunicazione inconscia, in quanto il cervello non
sarebbe in grado di elaborare una elevata moltitudine di dati
sensoriali per trarne una sintesi tanto affidabile, né tanto meno
riuscirebbe a farlo in un così breve lasso di tempo. Dobbiamo
riconoscere che tutti i concetti che utilizziamo per descrivere,
analizzare e de-codificare la natura sono credenze mentali limitati e
limitanti che si sono stratificate nel tempo. Una sorta di mappatura
approssimativa del nostro spaziotempo creativo. Bisogna rendersi
conto che la comunicazione tra gli esseri umani si sta rivelando una
capacità interattiva olistica nel Tutt’Uno la cui vera essenza va
ricercata nella coscienza e nel potenziale quantistico.
Abbandonando il concetto materialista-riduttivista della vita nel suo
divenire ci rendiamo conto che la vera mente deve essere
considerato come Campo Unico non materiale in grado di creare e
produrre eventi-mutamenti fisico-materiali nella realtà sperimentata.
“Più che di casualità si dovrebbe parlare di non direzionalità o di
non-intenzionalità. Una casualità riferita a un’ipotetica direzionalità
degli eventi evolutivi”146. Come i soli geni (i ricci di mare hanno più
geni di noi) non possono spiegare la natura intrinseca delle varie
differenze del corpo ( esempio gli arti inferiori hanno la stessa
composizione molecolare, ma sono diversi) e la stessa capacità di
ciascuno di autocoscienza, così un la sola applicazione deterministica
della fisica non riesce a dare una valida spiegazione di molti
fenomeni che coinvolgono la nostra natura spirituale.
146
Boncinelli Edoardo, “Le forme della Vita – L’evoluzione e l’origine
dell’uomo”, Einaudi Torino 2006.
Solo trascendendo la stessa concezione meccanicistica e duale della
natura e le nostre stesse credenze, possiamo aprirci verso una
comprensione olistica delle nostre potenzialità. La nostra esperienza
soggettiva, sebbene influenzata dal nostro corpo e dall’ambiente, è
in parte modellata sulla ripetizione collettiva di modelli che si
estendono oltre il tempo e lo spazio e di informazione nel flusso della
coscienza e della creatività, con la quale si innesca l’evoluzione, la
perfezione e la stabilizzazione degli eventi.
L ’uomo è un sistema energetico complesso immerso in un più vasto
meccanismo energetico intelligente che reagisce sulla base di regole
ben precise ad impulsi elettromagnetici. La nostra materialità è solo
apparente, un’indefinitezza mascherata dietro l’inganno di una
vacillante stabilità. Siamo consapevoli dei confini fisici di un corpo
che nasconde un mistero più ampio e profondo, un regno misterioso
che a stento percepiamo, quando decidiamo di accettarne
l’esistenza. Il metodo meccanicistico-riduzionista vede la realtà
fenomenica come un insieme di rapporti lineari tra cause (variabili
indipendenti) ed effetti (variabili dipendenti), distinguendo
nettamente le prime dai secondi. Le cause sono sempre
cronologicamente antecedenti gli effetti e la loro relazione può
essere rappresentata geometricamente su un sistema di assi
cartesiani come una semiretta o una curva aperta, che evidenziano
come l'influenza proceda sempre in una e una sola direzione, cioè
dalla causa all'effetto147. Nella concezione sistemica invece questa
distinzione rigida tra variabili indipendenti e dipendenti viene a
cadere, poiché, come sostiene il principio di interdipendenza, ogni
rapporto di influenza è sempre reciproco e quindi, se una certa
147
Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre
caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le particelle
subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più
profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di
un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle
particelle subatomiche che costituiscono ogni pesce che nuota, ogni
cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra
tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e
suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta
necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una
immensa rete ininterrotta.
variabile ne influenza un'altra, anche quest'ultima, in qualche modo
e su qualche piano, influenza la prima148.
L'approccio sistemico conduce ad una visione della realtà assai
diversa da quella del modello meccanicista, con un mondo assai più
ricco, ma anche più complesso, caratterizzato da un intreccio
fittissimo di interrelazioni per il quale non disponiamo, al momento,
di strumenti di orientamento all'altezza delle esigenze. Per dirla in
breve siamo tutti figli di una stessa sostanza cosciente.
La vita, come evento dinamico e creativo, deriva da una fontematrice unica. Infatti, il codice genetico, nel quale sono custodite le
istruzioni biologiche e i meccanismi attraverso i quali si realizzano le
sintesi biochimiche, è lo stesso per tutti gli esseri viventi. Il DNA di
ognuno di noi, costituito di tre miliardi di basi azotate (nucleotidi, un
messaggio scritto in un alfabeto di sole quattro lettere A,G,C e T),
contiene tutte le istruzioni elementari (geni) per far vivere
l’organismo che lo custodisce. La diversificazione va di pari passo
con l’adattamento alle condizioni ambientali, con il quale non solo si
evitano problemi, ma si apprende e si fortifica la sapienza e la
valutazione in termini di costi-benefici. Questo non vuol dire che il
genoma detta regole rigide sulla nostra evoluzione e la nostra
148
Tuttavia, se è vero che lo scopo della scienza è quello di
approssimarsi sempre più alla realtà e se tale realtà, in ogni sua
dimensione è manifestamente complessa e interdipendente, è giusto
ed inevitabile affrontarne lo studio con strumenti concettuali che
riconoscano tale stato di fatto, e non che lo neghino o lo
minimizzino, operando drastiche quanto distorcenti semplificazioni.
Adottare il modo sistemico di pensare, di esplorare, di teorizzare può
forse, all'inizio, farci sentire persi in un mare magnum, soverchiati da
una enormità di fattori, da un groviglio di relazioni causali, e forse
può anche farci balenare il rimpianto della calma, semplice,
rassicurante sponda del meccanicismo-riduzionismo, con le sue
strade ordinate, ortogonali e a senso unico. In effetti, una mente
come quella occidentale, educata (e confinata) al pensiero
logicorazionale, allo spazio euclideo, alla causalità lineare, alle
dicotomie, alla personificazione della divinità come entità distinta dal
sé e dal tutto non può che comprendere con difficoltà aspetti quali
l’interdipendenza, la circolarità causale, la globalità; non può,
all’inizio, che avvertire come disordine ciò che, semplicemente, è
ordinato secondo criteri non lineari e non bidimensionali; non può
che sentire minaccioso ciò che sembra fuoriuscire dai suoi limitati,
culturalmente relativi, criteri di valutazione.
consapevolezza. Gli spazi lasciati liberi dal controllo biologico sono
dinamicamente colmanti dalle interazioni-cooperazioni con
l’ambiente, l’organizzazione sociale e la mente stessa, sia individuale
che collettiva.
Le recenti ricerche hanno dimostrato che il DNA e le nostre cellule
sono in diretta comunicazione con le emozioni che proviamo rispetto
alle nostre esperienze di vita e all´atteggiamento che abbiamo verso
di esse. Per ogni emozione, il corpo fisico crea una risposta chimica
corrispondente attraverso il rilascio di ormoni e neurotrasmettitori. Il
nostro corpo può essere programmato o ri-programmato dal
linguaggio. Il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev, membro
dell´Accademia russa delle scienze e dell´Accademia delle scienze di
New York, ed i suoi colleghi hanno invece analizzato le qualità
vibrazionali del DNA, ovvero le sue frequenze, sostenendo che la
sostanza del DNA (se considerata nel tessuto vivo) reagisce alle
onde elettromagnetiche, sia luminose che radio, se vengono
utilizzate quelle giuste. Questo spiegherebbe perché per il nostro
DNA reagire alle frequenze (onde sonore) del linguaggio sarebbe
perfettamente naturale. Il DNA umano agisce come una versione
biologica di Internet ma è superiore a quello artificiale in molti modi.
Solo il 10% del nostro DNA è utilizzato per costruire proteine. Il
restante 90% della molecola è considerata "scarto". In base alle loro
scoperte, il DNA umano non è solo responsabile della costruzione del
nostro corpo, ma è anche un mezzo di immagazzinamento di dati e
informazioni.
I linguisti russi hanno rilevato che il codice genetico, specialmente
nel 90% "scarto", segue le regole del nostro linguaggio umano.
Hanno confrontato le regole della sintassi (il modo in cui le parole
sono messe assieme per formare frasi), semantica (lo studio del
significato delle parole) e le regole di base della grammatica ed
hanno scoperto che gli alcalini del nostro DNA seguono la normale
"grammatica" e con le stesse regole del nostro linguaggio.
D'altronde, i linguaggi umani non sono apparsi per coincidenza, ma
come riflesso dei modelli ereditari nel nostro DNA. Il DNA attrae bit
di informazione e li passa alla nostra coscienza. Questo processo di
iper-comunicazione (telepatia, channeling, ecc.) è più efficiente in
stato di rilassamento nel cosiddetto stato alpha. Lo stress, le
preoccupazioni o l'iperattività intellettuale blocca il successo dell'ipercomunicazione o comunque le informazioni ricevute vengono
totalmente distorte, diventando inutili. In Natura l'ipercomunicazione viene applicata con successo da milioni di anni. La
vita organizzata degli insetti lo prova pienamente. L'uomo moderno
la conosce solo al suo livello più basso come "intuizione". Negli
umani l'iper-comunicazione si osserva quando una persona ottiene
all'improvviso un'informazione che è fuori dalle sue conoscenze di
base. Le onde cerebrali sono dei pacchetti d'onda che oscillano in un
network (rete) tridimensionale formata da cellule. Stimolando i loro
movimenti e tracciando mappe delle loro transizioni possiamo iniziare
a costruire un modello complesso quanto il cervello stesso. Siamo
legati gli uni agli altri da flussi dinamici di informazioni, di saperi, di
credenze, di finzioni e di ipotesi con le quali plasmiamo e creiamo la
nostra realtà, i nostri vincoli, le nostre capacità e le nostre stesse
mancanze. Diventiamo poli di attrazione , di costruzione e di
imitazione. A questo proposito, Dan Sperber149, antropologo e
scienziato della cognizione, scrive: “L’imitatore spesso si ispira al
modello più che copiarlo. L’interprete sviluppa propri pensieri per
mezzo di quello degli altri senza necessariamente adottare questi
ultimi e senza nemmeno preoccuparsi di interpretarli esattamente”.
Inoltre Sperber nel suo libro cita l’esempio degli uccelli che avevano
appreso a forare il coperchio di cartone per cibarsi della panna
risalita alla superficie delle bottiglie di latte a collo alto lasciate
all’epoca davanti a ogni porta. Questa determinata competenza si
era trasmessa di passerotto in passerotto per tutta l’Inghilterra nel
giro di pochissimi mesi. Questo ci porta ad ipotizzare una
trasmissione culturale di interazioni cognitive e non genetiche di
competenze non solo tra uomini. L’acquisizione di una determinata
competenza è dovuta all’osservazione di un
149
Dan Sperber, “Cultura e Modularità”, Le Monnier Università –
Prospettive Firenze 2005.
comportamento altrui, non per imitazione, ma attraverso una
costruzione della competenza stessa.
L’ipercomunicazione genetica è un meccanismo complesso basato su
due principi semplici:
1) il corpo possiede una intelligenza innata, registrata nella memoria
delle cellule e costantemente aggiornata, circa svariati aspetti della
propria biologia e di ogni persona nel suo insieme;
2) gli esseri viventi comunicano fra di loro e con il loro ambiente a
vari livelli di profondità, sulla base di una comune e inconsapevole
connessione a una rete di informazioni, che alcuni chiamano
“inconscio collettivo”.
Così come la formica regina comunica a tutte le formiche operaie il
“da farsi”, coordinando il loro lavoro, in maniera altrettanto coerente,
quando essa muore o si assenta dal formicaio, il lavoro di ogni
insetto diventa caotico e privo di ogni coordinazione con quello
altrui. Allo stesso modo i pesci si muovono in branco, compatti,
seguendo tutti all’istante e all’unisono gli stessi identici movimenti.
Questo gli permette, appunto, di muoversi come branco e
proteggersi così dai predatori. Sulla base di questo assunto, e di
numerosi esperimenti scientifici e psichici, sarebbe possibile spiegare
in maniera non solo spirituale, ma quanto meno “empirica”, l’efficacia
comprovata di alcune visioni da parte di chiaroveggenti e sensitivi: la
coscienza di tali individui sarebbe davvero in grado di percepire
attraverso immagini mentali, parole o suoni, una serie di dati relativi
a persone, cose ed avvenimenti realmente esistenti, o verificatisi in
luoghi ed archi temporali distanti e del tutto slegati da ogni
possibilità di accesso mediante i comuni cinque sensi. Questo, grazie
alla loro connessione diretta con l’ambiente remoto nel quale tutti
questi dati sono perfettamente uniti sotto forma di pura
informazione: il loro Dna. Per citare le parole di due fisici, matematici
ed ipnoterapeuti russi, Grazyna Fosar e Franz Bludorf:
“ se si analizzano le attività cerebrali dell’uomo moderno, si vede che
i centri cerebrali preposti alla formazione e alla comprensione del
linguaggio si trovano esclusivamente nell’emisfero cerebrale sinistro,
al quale si attribuisce il pensiero logico-razionale. All’opposto, sembra
che i centri dell’emisfero destro, specularmente corrispondenti, siano
oggi diventati inattivi”.
Eppure, se la mente conscia opera con il potere di un processore
informatico capace di elaborare circa 40 bit di informazioni al
secondo, la mente subconscia ne elabora, nello stesso tempo, ben
20 milioni! Le conclusioni di questi studi e di ripetuti esperimenti di
ipnosi, mettono in luce quanto segue: per quanto possa sembrare
assurdo e per molti paradossale, se una persona riesce a lavorare
con i processi interni, e la propria coscienza in maniera abbastanza
efficiente, da stabilire una comunicazione cosciente con le
informazioni contenute nel proprio Dna, esiste una forte possibilità
che possa avere accesso all’ipercomunicazione consapevole.
Attraverso l’utilizzo combinato del Dna, in qualità di ricettore delle
informazioni in “Rete”, e dell’emisfero cerebrale destro come
decodificatore delle medesime, sarebbe possibile immettere dati
nella Rete stessa, scaricare informazioni e stabilire un contatto con le
altre persone “connesse”.Il DNA umano funziona come una specie di
“Internet biologico“, ed è sotto molti aspetti superiore a quello
artificiale. Inoltre, sempre il biofisico e biologo molecolare Pjotr
Garjajev e i suoi colleghi analizzando le qualità vibrazionali del
DNA,hanno dichiarato che “i cromosomi vivi funzionano esattamente
come un computer olografico che usa radiazioni laser di DNA
endogeno”. Gli studiosi sono stati in grado, per esempio, di
proiettare determinate frequenze (suono) con una specie di raggio
laser sul DNA, modificando la frequenza di esso e quindi
l’informazione genetica stessa. Dato che la struttura base del DNA è
uguale alla struttura della lingua, non è necessaria alcuna codifica
del DNA. Si possono semplicemente usare parole e frasi della lingua
umana! Anche questo è stato provato scientificamente. Ecco il
potere delle parola, della preghiera e del ritmo vibratorio del
pensiero stesso. Inoltre, cambiare idea ha effetti biologici. La nostra
abilità di cambiare è una scelta costante. Non siamo schiavi della
nostra genetica; la nostra genetica dovrebbe essere la serva delle
nostre scelte coscienti.
Una volta che questo è stato accettato, possiamo cominciare a
supportare la premessa che la nostra mente giri le chiavi che aprono
le porte all'evoluzione umana.
Secondo il biologo cellulare Bruce Lipton, “la consapevolezza è il
tratto principale offerto dal sistema nervoso. Più un organismo è
avanzato a livello evolutivo, più consapevolezza possiede. Gli
scienziati ritengono, in genere, che il grado di "consapevolezza” sia
la misura principale di evoluzione. L’umanità è sull'orlo di un
“drammatico” aumento di consapevolezza. Inizieremo a prendere
coscienza che ogni essere umano è l'equivalente di una "cellula" nel
corpo di un superorganismo, l'Umanità”. Lo scambio dinamico e
creativo di informazioni-energia verso l’ordine (o entropia negativa)
sta a significare che l’universo ha uno scopo. Infatti, la probabilità
che una scelta casuale porti a uno stato ordinato diminuisce con il
grado di entropia negativa. La coscienza umana, attraverso l’atto
creativo dell’osservazione, rappresenta la struttura portante della
realtà. Una nuova percezione del mondo e di noi stessi non più come
semplici spettatori passivi, ma come co-creatori e partecipanti
dinamici di una realtà in cui , visibile e invisibile, sono interconnessi.
Gregg Branden150 ha precisato che “ci viene dato il potere di
immaginare, sognare, sentire la potenzialità della vita affinché essa
possa rimandarci l’immagine di ciò che abbiamo creato. Dentro di noi
c’è qualcosa che non subisce i condizionamenti del tempo, dello
spazio e perfino della morte. Il nocciolo delle scoperte è che
l’umanità sembra esistere in un universo non locale dove tutto è
costantemente collegato. Attraverso il collegamento che unisce tutte
le cose, la sostanza di cui è fatto l’universo (onde e particelle di
energia) sembra infrangere le leggi spazio temporali finora
conosciute”. Questo ci porta alla conclusione che siamo non sono
collegati ai diversi campi di energia della vita e della realtà stessa,
ma anche con tutto ciò che è esistito e sarà. Siamo esseri di luce e
quindi siamo della stessa energia “coscienza” di cui l’intero universo
sembra essere fatto. A questo proposito si può proporre
l’esperimento effettuato dal biologo
150
Gregg Branden“La matrix divina- Un ponte tra tempo, spazio,
miracoli e credenze”, Macroedizioni 2007.
quantistico Vladimir Poponin e dal genetista Peter Gariaev, padre
della “genetica ondulatoria”.
Inizialmente venne svuotato un contenitore (cioè al suo interno
venne creato il vuoto), e quindi l'unica cosa rimasta erano i fotoni
(particelle di luce). Si misurò la distribuzione (cioè la posizione) dei
fotoni e si trovò che questi erano disposti in modo completamente
casuale tutto all'interno del contenitore. E tale risultato era conforme
con quanto ci si aspettava. Poi venne inserito del DNA all'interno del
recipiente e si effettuò la misura della distribuzione (posizione) dei
fotoni. Questa volta i fotoni erano schierati in modo ordinato e
allineati con il DNA. In altre parole, il DNA, fisico, produceva un
effetto sui fotoni, non fisici. Dopo di questo, il DNA venne rimosso
dal contenitore, e si ricalcolò la distribuzione dei fotoni. I fotoni
rimasero ordinati e allineati laddove era stato inserito il DNA. Oppure
le influenze che registra il Dna anche se lontano fisicamente dal
corpo del soggetto campione. Questo dimostra chiaramente il
rapporto esistente tra DNA ed energia. Il filosofo-sociologo francese
Edgar Morin ha scritto:
“ Ogni atto biologicamente organizzatore comporta una dimensione
cognitiva, ed è sotto questo aspetto che assume un senso forte la
nota formula di Piaget: "A una certa profondità, l'organizzazione
vitale e l'organizzazione mentale non formano che una sola e
medesima cosa." Così, il corpo è una repubblica di decine di miliardi
di cellule, cioè di esseri-macchine computanti, le cui interpolicomputazioni organizzazionali producono senza soluzione di
continuità quella realtà cui diamo il nome di corpo. Il corpo non è
che la concretizzazione di inter-computazioni di cui è a un tempo il
prodotto e il produttore. Ciò significa che l'organizzazione stessa del
corpo umano comporta una dimensione cognitiva. L'attività
computante, in effetti, caratterizza in modo originario e
fondamentale ogni organizzazione biologica e racchiude in sé una
dimensione cognitiva. In questo senso, si può vivere solo con una
certa quantità di conoscenza: 1) la vita può auto-organizzarsi solo
con e attraverso la computazione: 2) l'essere vivente può
sopravvivere in un determinato ambiente solo con e attraverso una
conoscenza di tale ambiente”151.
5.2)Verso la “Biologia Quantica”: psico-bio-fisica
della Vita.
“ La scienza evoluzionistica della Nuova Frontiera rivela che il potere
di controllare la nostra vita ha origine dalla mente e non è
programmato dai geni”. Lipton Bruce
Il corpo dell'essere umano è composto da materiale genetico dotato
di un trasmettitore e un ricevitore estremamente sofisticati di
frequenze. In particolari sperimentazioni scientifiche si è osservato
che inserendo il DNA in un contenitore tubolare di elettroni, questi
ultimi si dispongono a formare una struttura uguale al DNA. Se si
rimuove il DNA, gli elettroni ritornano ad occupare le precedenti
posizioni. Questa è la prova inequivocabile che il patrimonio genetico
dell'essere umano interagisce di continuo con l'energia circostante;
siamo noi, le nostre condizioni emotive, a influenzare il mondo di
continuo. Dentro ogni essere umano ci sono delle microantenne
conosciute con il nome di amminoacidi direttamente collegate con il
DNA. Inoltre, esistono 64 codici genetici o antenne, capaci di
trasmettere e ricevere frequenze più elevate collegando ogni
persona a dimensioni più elevate. Recenti studi scientifici
suggeriscono che solo 20 di queste antenne sono attivate, e le
rimanenti 44 rimangono “disattivate”. Ma solo 20 antenne sono
insufficienti a collegare un essere umano con le frequenze più
elevate. Ne deriva che ogni persona usa solo una piccola frazione del
proprio potenziale cerebrale. Come ha sottolineato più volte lo
scienziato Alla stessa conclusione è giunto il genetista e
151
Morin Edgar, “Il paradigma perduto”, Bompiani,
Milano1973;“L'uomo e la morte”, Newton Compton, Roma 1980;
“Scienza con coscienza”, Angeli, Milano 1984.
professore all’Università di Tsukuba, Kazuo Murakami152, il quale nei
suoi studi, con dovizia di argomentazioni e analisi, ha evidenziato
quanto potente sia il pensiero e la mente sulla nostra biologia e gli
atteggiamenti nei confronti della vita stessa.“Gli atomi e le molecole
di qualcosa che ha qualità che soddisfano la definizione di vita non
sono diverse da quelle di un pezzo di metallo. E’ solo la loro
organizzazione ad essere diversa”153 .
Il fisico statunitense Philip Anderson154, premio Nobel per la fisica
nel 1977, in un articolo uscito sulla rivista “Science” scrisse con
sagacia e precisione “In effetti, più i fisici delle particelle elementari
ci spiegano la natura delle leggi fondamentali, meno quelle stesse
leggi sembrano rilevanti ai fini dei problemi concreti con cui si
confronta il resto della scienza”. Questo porta alla conclusione che,
se vogliamo capire noi stessi e l’intero universo, “dovremo
abbandonare il riduzionismo:la capacità di ridurre tutto a semplici
leggi fondamentali non ci conferisce necessariamente quella di
ricostruire l’universo partendo dalle stesse leggi”155. Una branca a dir
poco avveniristica della biologia è la cosiddetta quantum biology,
cioè “biologia quantistica”. Essa si prefigge di studiare l’implicazione
dei fenomeni descritti dalla fisica quantistica all’interno dei sistemi
biologici. Non accade spesso di sentir parlare di questo tipo di studi,
ma i risultati ci sono e probabilmente ci aiuteranno in futuro a
comprendere meglio i processi biochimici e la vita stessa. Secondo
uno studio condotto da Elisabeth Rieper della National University of
Singapore il fenomeno dell’ quantistico avrebbe un ruolo
fondamentale nella strutturazione del DNA affermando addirittura
che secondo il modello strutturale classico la molecola del DNA non
avrebbe energia sufficiente a rimanere unita. Tutti questi nuovi dati e
152
Murakami Kazuo, “Il codice divino della vita”, Edizioni
Mediterranee 2010.
153
Deepak Chopra, Leonard Mlodinow, “Le due anime del mondoDialogo tra spiritualità e scienza”, Sperling & Kupfer, 2012.
154
Anderson Philip “More is different: broken symmetry and the
nature of the hierarchical strutture of science”, “Science” n° 177,
1972
155
Brooks Michael, “13 cose che non hanno senso- Dove si spiegano
i grandi enigmi della scienza”, Longanesi Milano 2010.
scoperte ci suggeriscono che il DNA, la molecola fondamentale della
vita, racchiude ancora numerosi segreti che attendono di essere
scoperti. Le osservazioni dei dati sperimentali, anche se ci forniscono
nuove conoscenze, spesso introducono interrogativi nuovi, rendendo
sempre più vario e complesso lo studio del fenomeno della vita. Molti
dei fenomeni psico-fisici, dalle particelle dell’atomo al
comportamento delle galassie, dal paradigma socio-biologico alla
storia evolutiva, dal singolo individuo alle grandi metropoli non
possono essere spiegati seguendo le impostazioni delle leggi
newtoniane, darwiniste, in un contesto riduttivo e duale, ma bisogna
osservare , analizzare e capire tutte le dinamiche seguendo
un’impostazione olistica-spirituale. Questo ci ha portato a
considerare anche che, sebbene il codice del DNA contenuto nelle
cellule diano al nostro corpo le giuste direttive per funzionare, il
segnale che attiva il codice sembra provenire dall’esterno della
cellula. Nel suo libro “Evolution: A Theory in Crisis”, il biologo
molecolare Michael Denton156 discute la complessa struttura della
cellula.
“ Per cogliere la realtà della vita come è stata rivelata dalla biologia
molecolare, dobbiamo ingrandire una cellula fino a raggiungere un
diametro di venti chilometri, cosa da somigliare ad un'aeronave
gigante grande abbastanza da coprire una città delle dimensioni di
Londra o New York Ciò che vedremmo sarebbe un oggetto di
complessità e design adattivo impareggiabili. Sulla superficie della
cellula sarebbero visibili migliaia di fori, simili a oblò di una nave
immensa, che si aprono alternativamente per permettere il continuo
flusso e riflusso di materiali. Se entrassimo in uno di queste
aperture, ci troveremmo in un mondo di suprema tecnologia e
stupefacente complessità. È veramente credibile che processi casuali
possano aver costruito una realtà il cui elemento più piccolo – una
proteina funzionale o gene – è complesso al di là delle nostre
capacità creative, una realtà che è l’antitesi stessa del caso, che
supera in ogni senso qualsiasi cosa prodotta dall’intelligenza di un
uomo”.
A questo proposito il consulente e biologo Pierre-Jean Garel, ha
formulato il concetto di “risonanza frattale” per trovare le risposte
alla
156
Michael Denton, “Evolution: A Theory in Crisis”, Burnett Books,
London, 1985.
comunicazione tra gli esseri viventi e l’ambiente circostante al di là
del sistema nervoso. Il teorico evolutivo, zoologo, paleontologo
nonché biologo, Stephen Gould, ha precisato che “se girassimo il
nastro dell’evoluzione non otterremmo lo stesso risultato. Potremmo
girare il nastro centinaia di volte e ottenere centinaia di combinazioni
differenti”157. Alle stesse conclusioni è giunto il biologo evolutivo
Richard Dawkins, membro della Royal Society, il quale nel suo libro
di successo “Il gene egoista”158 scrive con semplicità e rigore: “Non
serve a nulla prendere il giusto numero di atomi e scuoterli con un
po’ di energia esterna finché, per caso, non assumono lo schema
giusto e sperare che ne venga fuori Adamo! In questo modo si può
formare una molecola che consiste in poche dozzine di atomi,
mentre un uomo consiste di più di mille milioni di milioni di milioni di
milioni di atomi. Per cercare di fare un uomo bisognerebbe lavorare
con lo shaker biochimico tanto a lungo che l’intera età dell’universo
sembrerebbe un battito di ciglia, e anche allora non ci riuscirebbe.
Per quanta nuova conoscenza e saggezza voi accumuliate nella
vostra vita, neppure una virgola verrà passata ai vostri figli
geneticamente.”
Dawkins mette in piena evidenza e con dovizia di argomentazioni
non solo l’efficienza del corpo costruito dai geni per la loro
sopravvivenza futura, ma anche il fatto che ciascuna generazione
partendo da zero utilizza il corpo per preservare inalterati i geni, la
cui efficienza si rivela “un’impresa cooperativa talmente intricata che
è impossibile discernere il contributo di un gene da quelli di un altro”.
Questo ci porta alla conclusione che i geni stabiliscono la linea di
condotta e noi stessi siamo gli esecutori. Il nostro potenziale in
termini di pensiero, mente, cervello, spirito e ambiente permette alla
nostra genetica di evolversi e perfezionarsi in uno stato di sublime
armonia universale.
Sherwin B. Nuland159, professore di chirurgia, storia della medicina e
bioetica alla Yale University, ha scritto:
157
Stephen Gould “La freccia del Tempo, il ciclo del Tempo”,
Feltrinelli 1989.
158
Richard Dawkins , “Il gene egoista”, Oscar Mondadori , 2011.
159
Sherwin B. Nuland “La saggezza del corpo – Il miracoloso e
sorprendente universo che è dentro di noi”, Mondadori 1997.
“ Nell’integrazione di tutti i componenti dell’impresa collettiva c’è
un’apparente saggezza, grazie alla quale i molteplici processi in atto
sono in qualche modo armonizzati in un insieme mirabile. In
sostanza il successo è dato da un dinamismo che consente a
ciascuna cellula di rispondere istantaneamente a ogni minimo fattore
che minacci la sua integrità e quindi quella dell’intero organismo. Un
sistema stabile non è un sistema che non cambia mai, ma che si
regola e si riaggiusta costantemente e istantaneamente per
conservare uno stato generale atto a permette a tutte le funzioni di
operare con la massima efficienza. La stabilità ha bisogno del
cambiamento per compensare la continua variabilità delle
circostanze”.
Bisogna rendersi conto che, sebbene i fattori genetici, chimici e fisici
abbiano fornito le basi e l’architettura delle nostre funzioni
psicofisiche e una notevole capacità “plastica e creativa” di
adattamento, il segreto che ci ha permesso di trascendere i limiti
della pura sopravvivenza sta non solo nel modo in cui abbiamo
utilizzato l’adattabilità, ma anche alla nostra consapevolezza interna
ed esterna. Un’interdipendenza perfettamente ed armoniosamente
coordinata fra le parti del nostro corpo e le parti della nostra realtà.
Un’interconnessione ciclica di pura coscienza creatrice. Dal
meccanismo costante della respirazione al battito del nostro cuore,
dalle immagini e dal suono che riusciamo a captare alle emozioni con
le quali sperimentiamo la vita, dal pensiero con il quale co-creiamo
alla meravigliosa armonia e saggezza delle nostre cellule, tutto è
Uno. Un continuo atto di pura creazione e creatività nella Coscienza
Universale.
Scrive il teologo italiano Vito Mancuso160 “la vita non è un oggetto
da cui sia possibile prendere le distanze e oggettivare. La vita è già
da sempre in noi, è lei che ci attraversa e ci porta, coincide con noi e
insieme è più grande di noi. Pensiamo la vita solo mentre la viviamo,
e proprio per questo il primo e imprescindibile atto è il sentimento
della vita, la sensazione di fondo che genera in noi”.
160
Vito Mancuso, “Io e Dio – Una Guida dei Perplessi”, Garzanti
Milano 2011.
L’uomo è una struttura fisica che interagisce con i campi energetici,
che vibrano a diverse frequenze, e che si scambiano continuamente
informazioni, attraverso le molteplici strutture energetiche, ma anche
a livello cellulare ed atomico. Vibrazioni armoniche ad elevata
coerenza possono indurre, percorrendo i canali energetici, allo
scioglimento di blocchi e al riequilibrio del corpo. Il nuovo equilibrio
frequenziale (armonia), tra corpo fisico, corpo emotivo e corpo
mentale sono alla base di ogni processo di guarigione e di
trasformazione evolutiva.
Ioana Morange161scrittrice che si occupa di alchimia cellulare,
meditazione, danza terapia, evoluzione interiore e nuova nascita, ha
precisato che “è all’interno di noi, nella biologia del corpo, che si
trovano il più piccolo e il più grande. A questo livello scienza e sacro
possono riavvicinarsi, coabitare di nuovo. […]Ogni particella del
corpo è un’entità vivente e degna di rispetto che ha il suo ruolo da
svolgere in relazione alla totalità del corpo, visibile e invisibile, con
l’insieme degli altri corpi. […]Senza consapevolezza, l’uomo che si
sottrae alle leggi dell’Universo diventa l’apprendista stregone,
l’artefice della propria distruzione! Dobbiamo essere capaci di
evolvere con l’ambiente, con questa nuova intelligenza; come la
geologia permette di ritrovare il passato nella terra, così ciascuna
delle nostre storie ha lasciato un ricordo, un aggancio, delle
impronte. […]Il nostro corpo è la biblioteca della storia visibile e
invisibile del pianeta. Le nostre cellule portano in sé il ricordo delle
nostre vite presenti e passate”. La vita, intesa come “proprietà
emergente”162, non nella sua straordinaria dinamicità e autoreplicazione, va oltre la realtà fenomenica percepita o percepibile,
estendendosi ad un livello più profondo e ramificato fino a
raggiungere il “Vuoto Intelligente”. La scrittrice australiana Rhonda
Byrne163, autrice di bestseller mondiali, ha scritto a questo
proposito:
161
Ioana Morange, “Alchimia Cellulare attraverso il corpo della
terra”, Edizioni Centro di Benessere Psicofico, Torino 2002.
162
Holland, J.H., “Emergence:from Chaos to Order”, Oxford
University Press, Oxfod 1998.
163
Rhonda Byrne “The Magic”, Mondadori Milano 2012.
“ Non è un caso che siamo circondati da un’atmosfera protettiva,
oltre la quale non c’è né aria né ossigeno. Non è un caso che gli
alberi producano senza sosta ossigeno, rinforzandone l’atmosfera.
Non è un caso che i pianeti occupino posizioni precise nel sistema
solare e che questo non sia situato altrove nella galassia, dove molto
probabilmente verrebbe bruciato dalle radiazioni cosmiche. La vita
sulla terra è resa possibile dal rispetto di migliaia di parametri e di
rapporti quantitativi in delicato equilibrio tra sostanze: anche una
minima variazione sarebbe sufficiente a rendere il nostro pianeta
invivibile. E’ difficile credere che questo sia casuale. Si direbbe,
piuttosto, che tutto sia stato progettato alla perfezione e tenuto in
equilibrio e tutto ciò per noi”.
5.3) Non siamo schiavi del DNA: quando la mente e
l’ambiente modificano il messaggio genetico.
“E’ l’unità di Coscienza che comprende, elabora e ricrea tutti i diversi
linguaggi della natura. Ogni particella materiale , quindi anche quella
dei corpi umani, pianeti o galassia, sono in una relazione intima,
accoppiata con il campo,perenne onnipresenza, una forza che lega il
tutto, anche l’osservatore all’universo osservato e agli infiniti universi
che non osserviamo” (Giuliana Conforto).
Il DNA, inteso come vettore informazionale e chimico di un
messaggio complesso e articolato, non crea la vita, ma veicola il
messaggio stesso. La quantità dei nostri geni(20.000 – 25.000, ma
100 in meno della Caenorhabditis elegans minuscolo verme che vive
nei primi strati di suolo nei climi temperati.), cosa assurda, è identità
a quella di un tacchino, uno struzzo o una pianta. La memoria fisica
è una memoria cellulare, paragonabile ai file (archivi) di un
computer, che contiene nel DNA tutte le forme-pensiero nostre e dei
nostri antenati. Se cerchiamo qualcosa, l’informazione è dentro di noi
e, se la richiamiamo, riaffiora. Più alta è la frequenza di vibrazione
del corpo, maggiore è l'energia che lo vivifica. Quando la nostra
forma vibra ad una certa frequenza, attiva quei pensieri,
corrispondenti a tale frequenza, che giacciono nel nostro DNA o che
provengono dalla nostra anima. E per la legge di attrazione
universale (secondo cui il “simile attira simile”) i pensieri attivati ci
attirano pensieri simili esterni, cioè energie simili esterne. In altre
parole ci attirano quelle esperienze (sotto forma di incontri, scontri,
coincidenze, incidenti, malattie, paure, amore, gioia, ecc) che
dobbiamo vivere per comprendere la lezione che la vita ci mette
davanti in quel momento. Il Dna, oltre al ruolo di programmazione,
permette di gestire il “tempo”, grazie ai telomeri (orologi biologici) i
quali in seguito alla riproduzione cellulare la loro lunghezza si riduce
progressivamente fino a quando non riescono più a esplicare la loro
funzione protettiva nei confronti dei cromosomi.
Sostanzialmente il DNA, influenzandosi dai pensieri,
dall’alimentazione, dall’emozione, dallo stress e dall’ambiente, si
esprime in base alle informazioni e ai segnali chimici che entrano in
un dato momento nella cellula sia dall’interno che dall’esterno. Il Dna
ed il corpo si nutrono dell’esperienza evolutiva che compie e della la
memoria di se stesso e dell’esperienza che compie.
Fino a tempi recenti, si pensava che i geni fossero auto-attuativi,
cioè potessero accendersi e spegnersi da soli. Come risultato, oggi la
maggior parte delle persone si ritengono dei robot genetici, cioè che
i geni controllano la loro vita. La maggior parte delle ricerche,
invece, segnano l’inizio di una concezione radicalmente nuova della
scienza cellulare. La nuova biologia rivela che noi “controlliamo” il
nostro genoma, anziché esserne controllati. Oggi è riconosciuto che
l’ambiente, e più precisamente le nostre percezioni o interpretazioni
dell’ambiente, controllano direttamente l’attività dei nostri geni. Ciò
spiega perché la gente può guarire spontaneamente da patologie
ritenute permanenti.
“ L’ambiente che sta cambiando il nostro DNA include ben più delle
tossine contenute nell’aria e nell’acqua, e del “rumore”
elettromagnetico che inonda le persone che vivono vicino ai cavi
dell’alta tensione, alle centrali elettriche e alle antenne della telefonia
cellulare situate nelle maggiori metropoli mondiali. L’ambiente
include anche le nostre esperienze squisitamente personali e
soggettive fatte di credenze, emozioni e pensieri…Noi non possiamo
interrompere il viaggio, ma possiamo imprimergli una destinazione.
Non possiamo fermare il cambiamento, ma possiamo guidarlo verso
un atterraggio più morbido.” scrive il famoso autore internazionale
Gregg Braden164.
Questa nuova concezione della biologia umana non considera il
corpo un mero apparato meccanico, ma ingloba il ruolo della mente
e dello spirito. Questa nuova prospettiva è fondamentale in ogni
processo di guarigione, perché riconosce che quando cambiamo la
nostra percezione o le nostre credenze, mandiamo messaggi
totalmente diversi alle nostre cellule, provocando la loro
riprogrammazione. Dobbiamo partire dal presupposto che ad ogni
generazione ognuno di noi, partendo da zero, si crea la propria
realtà, la propria esperienza e il proprio sistema concettuale. Ad un
certo punto dell’evoluzione il cervello ha permesso di “memorizzare,
elaborare e sfruttare le esperienze ma anche di trasmetterle agli
individui della stessa specie e soprattutto elle generazioni successive
non geneticamente, ma trasmettendo l’esperienza. Il modo di agire
ed il cambiamento del comportamento dell’individuo e della società
non è stato più unicamente determinato dalle sua caratteristiche
ereditarie, ma anche da caratteristiche culturali trasmesse di
generazione in generazione” scrive lo studioso di Genetica e Biologia
Giorgio Morpurgo165.
In un certo modo la nostra mente e la nostra consapevolezza ha
sostituito l’evoluzione culturale all’evoluzione biologica come fattore
di trasformazione e cambiamento.
164
Gregg Braden, “ La verità nascosta – Sulle origini dell’umanità e il
suo destino futuro”, Macro Edizioni Cesena 2012.
165
Giorgio Morpurgo, “L’inizio della fine – Evoluzione culturale ed
evoluzione biologica”,Sallerio Editore Palermo, 1999.
Non siamo schiavi della nostra genetica; la nostra genetica dovrebbe
essere la serva delle nostre scelte coscienti. Una volta che questo è
stato accettato, possiamo cominciare a supportare la premessa che
la nostra mente giri le chiavi che aprono le porte all'evoluzione
umana. Il regalo dell'essere umano è la sua allargata corteccia
cerebrale. Con essa non siamo più alla mercé della nostra biologia.
Il meccanicismo, il riduzionismo e la fisica stessa possono esplorare
anche le più piccole particelle della vita e della realtà stessa, ma non
riusciranno a capire la creatività della vita stessa fino a quando non
“spiritualizzeranno” l’atto dell’osservazione e dell’introspezione senza
pregiudizi. Come il pensiero attraversa il cervello, così la coscienza la
materia e le stesse cellule, ricevendo ed emettendo informazioni ed
onde in un linguaggio inter-dimensionale universale, in cui tutto e
sinergicamente interconnesso. Le cellule in un organo e gli organi
nell’organismo “si comportano con un collettivismo ed un
sincronismo analogo. Non c’è contrasto tra un individuo e la
collettività, né competizione tra individui, bensì una perfetta autoorganizzazione, coerenza e trasparenza. […]Armonia e simmetria,
trinità e unità, combinazioni di pochi elementi sono le leggi della
natura, semplici ed eleganti, valide qui come in ogni angolo più
remoto dell’universo; musica e geometria sono i suoi linguaggi che
l’uomo comprende e dei quali sa assaporare il fascino” (Giuliana
Conforto, 2001). La Natura ha progettato la vita in maniera tale che
ogni cellula deve diventare altruistica nei confronti delle altre, in
modo tale da costruire un corpo vivente. Questa stessa Natura ha
creato la regola per cui il collante che unisce le cellule e gli organi di
un corpo vivente consiste nella relazione altruistica che intercorre fra
loro. Di conseguenza ne deriva che la forza che ha creato e sostiene
la vita è altruistica, una forza di dazione e condivisione. Il suo
obiettivo consiste nel creare una vita basata sull’esistenza altruistica,
armoniosa e bilanciata fra i suoi elementi.
In una ricerca pubblicata sul periodico Advances nel 1993, l’esercito
americano riferisce del seguente esperimento: analizzando la
risposta elettrica del Dna di una persona in presenza di forti stati
emotivi, e separando dallo stesso Dna un campione di saliva, si è
potuto verificare come ad una distanza di cinquecentosessanta
chilometri fra i due frammenti di materiale genetico, gli stessi
emettano, in maniera assolutamente speculare e contemporanea, le
medesime variazioni elettriche. L’armonia della natura inizia dalle sue
più segrete e minute strutture, inizia nell’invisibile e si rivela
nell’eleganza e nella grazia delle forme visibili. La più straordinaria
escursione nella inosservabile armonia della natura é stata compiuta
anni fa da un ricercatore giapponese operante in California: Susumu
Ohno, del Beckman Research Institute of the City of Hope, è riuscito
a produrre melodie musicali dalla struttura del DNA . Il principio da
cui Ohno parte è che la vita è caratterizzata da una moltitudine di
ricorrenze,da ripetizioni di moduli. Come ogni individuo è il tassello di
un puzzle universale senza il quale non avrebbe ragione di esistere,
così la mente universale è l’insieme di ogni singola mente. Ogni
singola mente ha il potenziale della Coscienza infinita.
La perfezione e il divenire non sono stratificazioni caotiche esterne,
ma una sinergia d’amore intrinseca, dalla quale riceviamo
“nutrimento” e con la quale perfezioniamo la realtà stessa. Un
equilibrio di informazioni tra “assimilazione cumulativa” e “donazione
creativa”. Ogni pensiero e ogni azione comporta delle conseguenze
(positive o negative) nella vita di colui che ha pensato o agito, in un
perenne movimento “ondulatorio” di onde e frequenze. Come non si
può separare un’onda dal mare o il riflesso della luna in un pozzo,
così non possiamo allontanarci da questa danza cosmica, in cui tutto
è “amorevolmente interrelato e intrecciato”.Solo facendo ricorso a un
processo di condivisione delle informazioni collettiva ed istantanea è
possibile comprendere questi misteri del mondo animale; ecco
perché, alla luce della fisica quantistica, è un’interpretazione.
Lo stesso Paul Watzlawick, noto pioniere costruttivista, ha dichiarato
che solo attraverso il principio di non località si può comprendere il
funzionamento dei fenomeni della comunicazione apparentemente
inspiegabile.
possibile avanzare
della psicoterapia Quando A si connette con B in modo non
localizzato, nulla attraversa lo spazio intermediato e quindi nessuna
quantità di materia frapposta può schermare questa interazione.
Inoltre, influenze non localizzate oltre a non diminuire con la
distanza agiscono istantaneamente e sono potenti a milioni di
chilometri come a millimetri di distanza. La velocità della loro
trasmissione non è limitata dalla velocità della luce. Quindi
un'interazione non localizzata collega una località a un'altra senza
attraversamento di spazio, senza degrado e senza ritardo. La visione
popolare della mente e del sé conscio di una persona come di un
quid localizzato, che occupa uno spazio preciso, dà naturalmente
luogo alla nostra convinzione di essere osservatori situati in un corpo
da cui guardiamo la realtà a esso esterna. L'osservatore (o, secondo
alcuni fisici, uno strumento di misurazione che funga da suo agente)
compie l'atto decisivo di far “collassare” tutte le possibilità consistenti
in un singolo esito coerente che solo allora può essere definito
evento. Prima di questo momento non si può parlare di un mondo
reale di cose ed eventi, ma solo di possibilità con il potenziale di
essere realizzate.
“ Tutti questi effetti relativistici sembrano strani soltanto perché con i
nostri sensi non possiamo fare nessuna esperienza diretta del mondo
quadridimensionale dello spazio-tempo ma possiamo osservarne solo
le “immagini” tridimensionali. Queste immagini hanno aspetti diversi
in diversi sistemi di riferimento; oggetti in moto appaiono diversi da
oggetti fermi e orologi in moto scandiscono il tempo con ritmo
diverso. Questi effetti possono sembrare paradossali se non
comprendiamo che essi sono soltanto proiezioni di fenomeni
quadridimensionali, proprio come le ombre sono proiezioni di oggetti
tridimensionali. Se potessimo visualizzare la realtà dello spazio
tempo quadridimensionale, non ci sarebbe nulla di paradossale”166.
Se, come ammette la moderna neuroscienza, noi non conosciamo
nulla se non attraverso i sensi, perché allora non esiste un mondo
diverso per ciascun cervello? I cervelli non sono identici neppure nei
gemelli monozigoti. Lo stesso cervello, d'altra parte, da un momento
all'altro,
166
F. Capra, Il Tao della Fisica, Feltrinelli Editore, Milano 1996.
può percepire gli stessi stimoli in modo diverso ed elaborare una
diversa visione del mondo. Quando consideriamo quanto potrebbero
essere radicalmente differenti le immagini create dai nostri cervelli Il
motivo per cui sono coerenti, spiega Margenau, non è perché i nostri
cervelli sono simili o funzionano allo stesso modo, ma perché le
nostre menti sono una. Il fisico statunitense ipotizza l’esistenza di
una “Mente Collettiva” non localizzata e quindi fuori dallo spaziotempo che si manifesta in ogni essere umano. Siamo una vibrazione
d’amore nell’infinito della Coscienza. La nostra visione del mondo
“coerente” risiede nell’esistenza di una proiezione olografica sociale
della Mente Collettiva, la quale non è fissata da una cristallina
equazione matematica, ma si modifica da ciò che è accaduto in
precedenza. Quando più spesso un modello si ripete nel tempo tanto
più diventa probabile ed effettivo. Questo modello può essere
associato non solo alle discipline fisico-biologiche, ma anche al
nostra vita quotidiana, nella quale si ha la tendenza e l’abitudine di
perpetuare la percezione ristretta del mondo in determinati
parametri universalmente predisposti. Diventiamo a-normali quando
non condividiamo o sperimentiamo questo “schema collettivo
implicito”.
Solo una Coscienza infinita e universale può creare una visione
singola del mondo e della realtà. La nostra universalità e la nostra
consapevolezza, secondo Margenau, è limitata non solo dal tempo,
in quanto siamo in grado di percepirne solo una piccolissima parte,
ma anche dal nostro Ego che ci isola e ridimensiona la nostra
essenza olistica e dal “muro stocastico”, ossia la casualità e
l’incertezza della vita che danno il senso del libero arbitrio. Niels
Bohr ha dichiarato: “Noi non possiamo trovare nulla in fisica o in
chimica che abbia un sia pur remoto rapporto con la coscienza”.
Bohm ipotizza che l'universo sia costruito sugli stessi principi
dell'ologramma, e adduce a sostegno della sua teoria concetti tratti
dalla fisica moderna. Nella moderna visione della fisica il mondo non
è composto da frammenti individuali, ma è visto come un complesso
indivisibile di modello, processo e interrelazione.
L'aspetto del mondo che comunemente percepiamo è formato
tuttavia da parti isolate, che ci appaiono sconnesse e prive di
relazione tra loro. Eppure per Bohm questo è un'illusione e una
distorsione dell'unicità e dell'unità che stanno alla base di tutto e che
sono una qualità intrinseca del mondo.
Mentre le scienze classiche biologiche e mediche non hanno mai
preso in considerazione entità non materiali – non analizzabili al
microscopio –, la fisica moderna promuove l’approfondimento della
natura dei campi che, pur essendo invisibili agli occhi umani, sono
tuttavia strettamente collegati alla materia organica ed inorganica,
anzi, sembra addirittura che ne guidino lo sviluppo e il
funzionamento.
Secondo quanto scrive il biologo Rupert Sheldrake, i legami fra gli
animali si sviluppano all’interno di un “campo sociale”. Come quelli
della fisica, i campi sociali connettono elementi distanti fra loro, ma
hanno la particolarità di evolversi e di conservare una sorta di
memoria. [...] È uno degli aspetti della biologia dei gruppi sociali e
della comunicazione, che permette ai membri di un gruppo di
influenzare gli altri anche quando si trovano al di fuori della portata
dei mezzi di comunicazione sensoriali (Sheldrake, 1999).
Per la scienza moderna la mente non potrà mai essere
definitivamente compresa in termini di chimica o anatomia cerebrale;
essa sembra infatti manifestarsi più come un campo energetico di cui
il cervello ne rappresenta solo il substrato organico, così come una
radio non crea la musica ma la trasmette sintonizzandosi su
determinate frequenze di energia. Infatti, come afferma il fisico
israeliano Gerald Schroeder, gli organi fisici del cervello potrebbero
essere solamente i circuiti che rendono la mente percettibile agli
esseri umani. In tal caso una forma di coscienza potrebbe rimanere
intatta. Se rompete una radio non potrete più ascoltare la musica,
ma le onde radio continueranno a esistere. Viene a mancarci solo
l’apparecchiatura che trasforma la radiazione elettromagnetica in
onde sonore meccaniche. Il cervello svolge lo stesso ruolo che la
radio svolge nei confronti della musica167.
167
Schroeder Gerald L., “L’universo sapiente. Dall’atomo a Dio”, il
Saggiatore, Milano, 2002.
Capitolo VI
Uni-verso: danza eterna di energia
creativa.
6.1)L’Universo: messaggio scritto in codice creato dal
Pensiero.
“ […] Non poso credere che la nostra presenza in questo universo sia
solo un gioco del fato, un incidente della storia, una battuta casuale
del grande dramma cosmico. Il nostro coinvolgimento è troppo
intimo[…]” Paul Davies, “La mente di Dio”, Milano, Mondadori 1993.
L’universo nella sua totalità può essere associato ad una danza
eterna, in cui tutte le particelle che costituiscono il suo ingrediente
fondamentale sono armoniosamente sincronizzate in un “continuum”
olistico-olografico oltre lo spazio e il tempo. La recente scoperta
dell’unità dell’universo è frutto di ricerche approfondite, basate su
osservazioni e messe alla prova tramite esperimenti. Essa fornisce
una visione del tutto diversa del mondo rispetto all’immagine
meccanicistica, materialistica e frammentata insegnataci a scuola.
Siamo parte gli uni degli altri e della natura; non siamo estranei
nell’universo. La cosmologia e la fisica quantistica , dal macro al
microcosmo, ci ha condotto e ci sta conducendo verso una struttura
spettacolare, infinita e meravigliosa dell’universo in cui viviamo e
sperimentiamo. Infatti, con la pubblicazione di “Philoophiae Naturlis
Principia Mathematica” nel 1687, Isaac Newton, padre della fisica
moderna, proponeva un universo in cui tutta la materia si muovesse
secondo determinate leggi fisse all’interno di uno spazio geometrico
e secondo logiche temporali tridimensionali. Pertanto un universo
paragonabile ad una gigantesca macchina costituita di tante parti
separate e prevedibili168. Di conseguenza la nostra visione del
mondo è stata plasmata e modellata da convinzioni che descrivono
esseri ed eventi separati dal Tutto che competono per la
sopravvivenza, per soddisfare l’ego e per ostentare la filosofia
“ognuno per sé”. Questo spirito predatorio-individualistico ha portato
ad una crisi esistenziale. Oggi, anche se siamo arrivati a
comprendere che tutto è collegato, interconnesso e in piena sinergia,
nutriamo ancora una visione deterministica e meccanicistica del
mondo. “Un tavolo da biliardo, per esempio, riunisce in sé tutti i
pregiudizi insiti nella nostra visione del mondo. Sotto la banale
azione di forze d’urto, nel rispetto delle leggi di conservazione
dell’energia e della quantità di moto, hanno luogo collisioni
facilmente calcolabili, accompagnate eventualmente da moti rotatori.
E’ la classica visione meccanicistico-deterministica”169.
È nella natura delle nostre menti vedere questo mondo esterno
come reale; il che ci porta a confermare ed ad accrescere il senso di
separazione che vi percepiamo: il senso di separazione che
avvertiamo fra noi stessi e gli altri rafforza il nostro senso di essere
menti isolate in corpi separati.
L’universo non è una collezione di cose separate che competono tra
loro per ottenere il massimo beneficio, ma tutto è vibrazione ed
energia intimamente connesso. Dobbiamo renderci conto che tra il
nostro sistema bio-fisico e spirituale e la coscienza cosmica, tra tutti
gli esseri umani esiste una connessione sinergica intima e profonda.
Qualunque cosa definiamo come oggetto è un insieme di pacchetti di
energia probabile che interagisce con altra energia.
168
Si potrebbe infatti addirittura dire che con esso Newton fondi la
scienza moderna, e comunque fonda certamente la meccanica
moderna, presentandola come una scienza rigorosamente razionale
che ingloba in un solo corpo la meccanica terrestre e la meccanica
celeste, ponendo alla base del tutto, enunciati in modo
sorprendentemente limpido e conciso, i celebri tre principi della
dinamica.
169
Silvia Arroyo Camejo, “Il bizzarro mondo dei quanti” Springer
Edizioni 2006
La solidità della materia non è altro che la “ sinergia tra le
particelle”170 subatomiche e il mare di energia di fondo. La materia e
l’energia dell’universo non sono distribuite casualmente,
uniformemente, gerarchicamente, ma sono organizzate in strutture
coerenti e sinergiche. La somiglianza diventa evidente nella teoria
della relatività e nella teoria quantistica, e si fa ancora più forte nei
modelli “quanticorelativistici” della fisica subatomica, ottenuti
combinando entrambe queste teorie, nei quali si producono le
corrispondenze più sorprendenti con il misticismo orientale. “Per
l’osservatore esterno l’universo esiste come un istante; mentre, per
noi, in qualità di osservatori interni, l’universo vive da miliardi di
anni” (Vadim Zeland, 2010).
“ L’universo ci incomincia ad apparire più come un grande pensiero
che come una grande macchina; l’apparente oggettività delle cose è
dovuta alla loro esistenza nella Mente…la Mente non appare più
come un accidentale intruso nel regno della materia, ma
incominciamo a sospettare che dobbiamo considerarla piuttosto
quale il Creatore e Reggitore del regno della materia…l’antico
dualismo tra la Mente e la Materia sembra quasi sparire…risolvendosi
in una creazione e manifestazione della Mente“ (J. H. Jeans, The
Misterious Universe).
Poiché tutto é connesso e tutto si condensa dalla coscienza é
evidente che i nostri pensieri possono influenzare qualunque cosa,
ogni pensiero invia delle increspature (onde alfa-vibrazioni)
attraverso l'universo, proprio come il lancio di un sasso in uno stagno
produce delle increspature verso l'esterno. L’uno, il Tutto Unico sono
concetti intorno a cui abbiamo girato intorno per millenni….Questo
senso (dell’Uno) può essere recuperato, gli si può conferire
credibilità, riconoscendo che non è un’illusione, un “insight”, un
“mistico insight” (è anche questo naturalmente) ma che ha una base
e che i nuovi scienziati la stanno scoprendo”171. L’Universo è
collegato da invisibili fili, non da tutti percepiti; bisogna esercitarsi a
riconoscere “gli spirituali legami tra le cose che dall’immenso
170
Lipton, B. Bhaerman, S., “Spontaneous Evolution: Our Positive
Future and a way to get there from here” (Hay House 2009
171
E. Laslo, rip. in Notiziario della Buona Volontà mondiale,giugno
2006
loro numero ne fanno riuscire mirabilmente un sola ”Prima
dell’evento del Big Bang l’intero universo era semplicemente un
fenomeno nella fluttuazione quantistica del Campo e del vuoto,
inteso come coscienza universale eterna. Questo ci porta a
considerare errata l’espressione creazione dal nulla; bisogna
considerare la creazione come possibilità quantica ( e non è pura
casualità). “Il cosmo, che pur si espande da quindici miliardi di anni
con un aumento della sua entropia, si trova in uno stato molto
ordinato. E’ un vero enigma. […]Se tutte le stelle e le galassie
dell’universo odierno si dissolvessero in un mare uniforme di atomi,
vi sarebbe soltanto un atomo in ogni metro cubo di spazio” scrive il
cosmologo e fisico teorico inglese John D. Barrow172.
La rappresentazione della realtà appare disordinata e casuale, ma se
analizziamo attentamente la nostra “sperimentazione di vita”, ogni
casualità non è altro che un “incremento di perfezione”, un
“passaggio da una fase all’altra” tendente ad una complessità
maggiore. La consapevolezza è amore creativo che si rende “finito”
per fare esperienza nello spazio-tempo. Un’evoluzione che non si
limita a trasformare l’esistente, ma a porre in atto una “forza creativa
consapevole”, con la quale l’intero Universo, compreso noi, ci autococreaiamo in continuazione. Il fisico e matematico Freeman Dyson
ha dichiarato: “La vita potrebbe essere riuscita, contrariamente a
ogni aspettativa, a modellare un universo conforme ai suoi scopi”.
Secondo l’inventore, saggista ed informatico Raymond Kurzweil173
l’evoluzione del cosmo, in base alle intrinseche informazioni di base,
ha attraversato diverse epoche: a) Epoca fisico-chimico nella quale le
informazioni sono codificate nelle strutture energetiche e materiali
dell’universo; b) Epoca biologica del DNA, nella quale, grazie alla
versatilità del carbonio, nascono le strutture della vita capaci di
replicarsi e di registrare le informazioni in supporti flessibili soggetti
172
John D. Barrow “Le origini dell’Universo – Una breve storia
dell’inizio”, BUR, Milano
2006.
173
Raymond Kurzweil “The singularity is near. When human trscend
biology”, Viking New York 2005, in “Homo Immortalis” di Giuseppe
O. Longo – Bonifati Nunzia, Springer Milano 2012.
all’evoluzione biologica; c) Epoca del Cervello, nella quale la
comparsa del sistema nervoso consente di registrare le informazioni
e utilizzarle nella creazione di modelli; d) Epoca della Singolarità,
nella quel l’intelligenza bio-tecnologica satura la materia e viene fuori
la vera intelligenza dell’Universo.
“ Per tutti i varchi, il mondo sensibile ci immerge nelle sue
ricchezze:alimento per il corpo e cibo per gli occhi, armonia dei suoni
e pienezza del cuore, fenomeni ignoti e verità nuove, tutti questi
tesori, tutte queste stimolazioni, tutti questi appelli, giunti dai
quattro angoli del Mondo, ad ogni momento attraversano la
Coscienza. […]La Vita di ognuno di noi è come l’intreccio di due fili: il
filo dello sviluppo interno, secondo il quale si formano gradualmente
le nostre idee, gli affetti, gli atteggiamenti umani e mistici; e il filo
della riuscita esterna, seguendo il quale ci troviamo, in ogni
momento, nel punto preciso in cui convergerà il complesso delle
forze dell’Universo” scrive Pierre Teilhard de Chardin174 .
L’intero universo e la realtà in cui sperimentiamo l’esistenza sono
nati da un processo eterno dell’essere nel quale erano presenti tutte
le potenzialità di sviluppo. Sembrano illuminati le parole di Pagels nel
suo libro “Il codice Cosmico”175 : “Per me l’universo è un messaggio
scritto in codice cosmico che lo scienziato deve decifrare; ossia l’idea
di un ordine presente al di là dell’esperienza immediata”. La vita, nel
suo eterno divenire, è un codice da interpretare e da sperimentare.
Il filosofo Hanri Bergson176 fece notare che “l’universo non è stato
creato, ma viene creato continuamente”. L’universo è potenzialmente
creativo e aperto; “è un sistema caotico e non meccanico
newtoniano lineare” precisa il fisico teorico Paul Davis177. La stessa
identica cosa che potremmo dire di noi. Purtroppo, a causa della
nostra miopia e della scarsa capacità di introspezione, non riusciamo
a cogliere tutta l’armonia, la bellezza e
174
Pierre Teilhard de Chardin “L’Ambiente divino”, Editrice
Queriniana, Brescia 2009.
175
Pagels Heinz “Il codice Cosmico” Boringhieri Torino 1984.
176
Hanri Bergson, “L’evoluzione creatrice”, Laterza Bari 1949
177
Paul Davis, “Il cosmo intelligente- Le nuove scoperte sulla natura
e l’ordine dell’universo”, Mondadori 1994.
l’abbondanza di questa tanto semplice quanto misteriosa danza
cosmica.G. I. Gurdjeff178sottolineò che:
“ […]La conoscenza oggettiva, però, compresa l’idea di unità ,
appartiene alla coscienza oggettiva. Le forme che esprimono questa
conoscenza, quando sono percepite dalla coscienza oggettiva, sono
inevitabilmente distorte e, invece della verità, esse creano ancora più
illusioni. Con la coscienza oggettiva è possibile vedere e percepire
l’unità di ogni cosa. Per la coscienza soggettiva, però, il mondo è
suddiviso in milioni di fenomeni separati e non collegati fra di loro. I
tentativi di collegare questi fenomeni in una qualche sorta di sistema
in modo scientifico o filosofico non conducono a nulla poiché l’uomo
non può ricostruire l’idea del tutto a partire da fatti separati e non si
possono scoprire i principi della divisione del tutto senza conoscere
le leggi su cui si basa questa divisione[…]” .
Sia nel Macrocosmo che nel Microcosmo non esiste il concetto di
caso, ma solo sincronicità ,ordine non deterministico. In un articolo
del 1907, ripubblicato in Science et methode, il matematico francese
Henry Poincarè scrisse: "Una causa piccolissima che sfugga alla
nostra attenzione determina un effetto considerevole che non
possiamo mancare di vedere, e allora diciamo che l’effetto è dovuto
al caso. Se conoscessimo esattamente le leggi della natura e la
situazione dell’universo all’istante iniziale, potremmo prevedere
esattamente la situazione dello stesso universo in un istante
successivo. Ma se pure accadesse che le leggi naturali non avessero
più alcun segreto per noi, anche in questo caso potremmo conoscere
la situazione iniziale solo approssimativamente. Se questo ci
permettesse di prevedere la situazione successiva con la stessa
approssimazione, non ci occorrerebbe di più e dovremmo dire che il
fenomeno è stato previsto, che è governato da leggi. Ma non è così,
può accadere che piccole differenze nelle condizioni iniziali ne
producano di grandissime nei fenomeni finali. Un piccolo errore nelle
prime
178
G. I. Gurdjeff in OuspenskyP.D.“Frammenti di un insegnamento
sconosciuto”Astrolabio 1976 .
produce un errore enorme nei secondi. La previsione diventa
impossibile e si ha un fenomeno fortuito."
Se lanciamo in aria una moneta, non siamo in grado di dire con
certezza se uscirà Testa o Croce. Infatti, non tutti i fenomeni che
osserviamo sono esattamente prevedibili. Se invece studiamo il moto
di una pallina lasciata cadere da una data altezza sotto l’azione della
gravità terrestre, possiamo dire con certezza che essa cadrà verso il
basso, seguendo una traiettoria rettilinea (trascurando l’azione del
vento); inoltre è possibile calcolare la velocità della pallina in ogni
istante, fino al momento dell’impatto col terreno. Nel caso della
pallina, abbiamo a che fare con un fenomeno deterministico, nel
caso del dado o della moneta, con un fenomeno casuale o aleatorio.
I fenomeni casuali sono modellizzati e studiati dal “Calcolo delle
Probabilità”, che è quella parte della Matematica che studia “
l’incertezza”.
Viene detto aleatorio un fenomeno in cui lo stato del sistema sotto
osservazione non è una quantità predicibile esattamente (come
accade per i fenomeni deterministici), ma è aleatoria, cioè dipende
dal caso; in tal caso si dice che l’evoluzione del fenomeno è non
deterministica. La maggior parte dei fenomeni che avvengono
nell’Universo sono guidati da processi stocastici e il volerli
approssimare con processi deterministici
intervengono
costituirebbe una forzatura. I processi stocastici nella descrizione di
numerosi fenomeni non
deterministici, nell’ambito della medicina, della biologia, della fisica,
della Cosmologia, ecc. Anche l’evoluzione non è un percorso casuale,
“ma un processo che segue modelli prevedibili, proprio dei sistemi
dinamici caotici. Esiste un imperativo evoluzionistico che ci spinge in
avanti, verso una conoscenza e un’esperienza più grandi, con
un’enfasi sulla continuazione della vita”179. Dalla credenza
newtoniana della separazione (riduttivismomeccanicismo) ci stiamo
addentrando nella visione del Tutt’Uno tra Spirito e Materia (olismo).
179
Lipton, Briuce e Bhaerman, Steve, “Evoluzione Spontanea”,
Macroedizione 2010.
Come spiega James Crutchfield180, “Il mondo intorno a noi è pieno di
strutture complesse che nascono dal suo essere interconnesso…che
trascende completamente le descrizioni basate sul nostro
apprezzamento tradizionale del comportamento dinamico”. Secondo
il filosofo, linguista e teorico della comunicazione Avran Noam
Chomsky181, “esiste una Grammatica Universale, una struttura e un
insieme di categorie che sono universali, e non solo perché gli
ambienti umani sono sotto certi aspetti uguali, ma perché questa
grammatica Universale è costruita nella struttura basilare della
mente stessa”. L’Universo, come suggerisce più volte il gesuita e
scienziato Pierre Teilhard de Chardin, obbedisce alla Legge della
Coscienza e della Complessità ( socializzazione dell’umanità e del
pensiero costruttivo), le quali possono spiegare non solo i fenomeni
di autorganizzazione della vita stessa, ma la direzionalità in divenire
dell’evoluzione verso l’Uno, ossia verso la perfezione e la Coscienza
Pura. “E’ giunto il momento di renderci conto che una
interpretazione, anche positivistica, dell’Universo deve comprendere,
per essere soddisfacente, sia l’interno che l’esterno delle cose – sia
lo Spirito che la Materia. La vera fisica è quella che riuscirà, un
giorno o l’altro, ad integrare l’Uomo totale in una rappresentazione
coerente del Mondo”182.
La teoria quantistica183 dei campi è la risposta più profonda finora
storicamente proposta al problema dell’"uno" e del "molteplice".
L’Universo è descritto da un insieme di campi quantistici, ognuno dei
quali si estende indefinitamente nello spazio e nel tempo. La realtà
180
James Crutchfield, “Space time dynamics in video feedback”,
Psysica, 10D del 1984.
181
Avran Noam Chomsky, “Riflessioni sul linguaggio”, Torino 1981, in
Putnam Hilary, “Rappresentazione e Realtà – Il computer è un
modello adeguato della mente umana?”, Garzanti
1993.
182
Pierre Teilhard de Chardin, “Il fenomeno Umano”, Queriniana
Editrice Brescia 2010.
183
Mentre nella fisica classica il mondo fisico è concepito come un
aggregato di oggetti, ognuno localizzato nello spazio e nel tempo,
nella fisica quantistica ogni elemento fondamentale della realtà è coesteso con l’intero universo Il campo quantistico ha infatti una
duplice caratterizzazione; è un insieme di quanti, di granuli che
forniscono l’"intensità" del campo, ma è anche governato da una
"fase" (che, rozzamente, definisce il modo di oscillare del campo)
che emerge spontaneamente dalla dinamica globale dell’insieme dei
quanti.
materiale, quindi, non può essere intesa come “ qualcosa che sta
fuori di qui” con l’osservatore separato; la vecchia parola osservatore
deve essere sostituita con il termine partecipatore, afferma il fisico
John Wheeler184. Cioè “non possiamo semplicemente considerare
l’oggetto come qualcosa che esiste in modo indipendente, “là fuori”.
L’oggetto emerge a causa della nostra attività e così, in effetti, noi e
gli oggetti coemergiamo, co-deriviamo. La realtà, sia in termini
fisico-quantistico sia in termini mistico-spirituali, è , sebbene utile per
la nostra cocreazione e la nostra evoluzione, è pura illusione, in
quanto, scomponendo la materia in più parti sempre più piccole, si
giunge a un punto in cui quelle porzioni “non posseggono più le
caratteristiche degli oggetti”185.
6.2) L’Universo come Pensiero dalle infinite
possibilità.
“ I fisici, messi di fronte a risultati sperimentali innegabili, si sono
allontanati da modelli rigorosamente meccanicistici dell’universo fino
ad abbracciare una concezione secondo cui la mente ha un peso
determinante in tutti gli eventi fisici”. Harold Morowitz (biologo e
psicologo).
Dobbiamo renderci conto che come prima di una nostra scelta ci
sono infinite possibilità e infinite realtà così nell’universo gli eventi
esistono contemporaneamente e in ogni luogo. Siamo noi a crearci la
strada e il nostro cammino. Quanto più la nostra attualizzazione dei
molteplici eventi è in linea con la nostra vera intenzione tanto più
saremo consapevoli della nostra co-creazione; quanto più siamo
184
John Wheeler, “Gravità e Spazio-tempo”, Zanichelli Editore, 1993.
185
Michael Talbot, “Tutto è Uno. L’ipotesi della scienza olografica”,
Urra Apogeo, Milano
1997.
responsabili delle nostre scelte e dei nostri pensieri tanto più
allontaneremo il caso o il destino.
“ Immaginiamo che cosa sarebbe successo se l’universo avesse
posseduto soltanto l’impulso evolutivo e creativo. Il cosmo avrebbe
rapidamente esaurito la materia e l’energia necessaria per la
produzione di nuove forme, giacché le vecchie non si sarebbero mai
logorate o diventate obsolete. A livello personale, parliamo di
evoluzione dell’individuo, ma se ci fossimo evoluti senza dissolvere
ciò che eravamo in passato, saremmo contemporaneamente neonati
, bambini, adolescenti e adulti. D’altro canto, se esistessero soltanto
gli impulsi dell’inerzia e della distruzione, l’universo si sarebbe
rapidamente consumato. L’entropia ne avrebbe ben presto causato la
“morte termica” e il cosmo si sarebbe trasformato in un vuoto freddo
e statico. Ecco perché abbiamo bisogno di due forze opposte, ma ciò
non significa che dobbiamo a tutti i costi propendere per il dualismo.
Al contrario, si tratta di un ottimo motivo per cercare l’interezza”,
scrive Deepak Chopra186.
L’universo è la dimostrazione che esiste una trasformazione eterna
della materia, coincidente con l’energia, la cui essenza e sintesi più
consapevole è l’essere umano. Sebbene l’essere umano non sappia
ancora trasformare la materia in energia senza dissipazione, è fatto
dentro e fuori di Energia in piena armonia creativa. Quando
nell’armonia e nell’ordine del Campo Unificato nel vuoto intelligente
si crea una sorta di interferenza nascono forme , realtà e spaziotempo. Obiettivo dell’Universo “è l’accrescimento continuo della
Coscienza. La Vita ha per obiettivo principale quello di accrescere la
Coscienza particellare; la particella individuale di materia appartiene
all’Universo, prima di appartenere alla Vita stessa. Non appena una
struttura particolarmente appropriata alla Vita viene a crearsi per
l’Unione, essa prende a moltiplicarsi in Tutto l’Universo, ed a portarsi
da questa tappa della Coscienza verso una tappa superiore.”187.
186
Deepak Chopra “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato
oscuro”, Sperling & Kupfer
2010.
187
Jean-Emile Charon, “Il Tutto – Lo spirito e la Materia”, Edizioni
Mediterranee, 1989.
Il big Bang non è iniziato da un singolo punto, ma in tutto il campo.
Una vibrazione in divenire che ha portato alla nascita della materia.
Se non riusciamo a vedere la mente e la coscienza è dovuto alla
nostra limitazione sensoriale nel percepire le diverse vibrazioni. Il
mondo non è altro che l’organizzazione intelligente di energia in
vibrazioni creative. Ken Wilber188, ha evidenziato che
“ […]Quando l’universo, nella sua totalità, tenta di conoscere se
stesso servendosi della mente umana, alcuni aspetti gli devono
rimanere sconosciuti. Con il risveglio della conoscenza simbolica
sembra sorgere una divisione tra chi conosce e ciò che è conosciuto,
tra chi pensa e ciò che viene pensato, tra soggetto e oggetto; è la
nostra coscienza più profonda, conoscitrice e indagatrice del mondo
esterno, non riesce ad afferrare se stessa e diventa essa stessa
l’Ignoto, L’Immanifesto e l’Inafferrabile; proprio come la mano, che
può afferrare oggetti, ma mai se stessa, o come l’occhio, che può
vedere il mondo, ma mai se stesso […]”.
La ricerca è dunque la chiave della conoscenza e non possiamo
ostentare il “caso” se la nostra comprensione è limitata e
proporzionata a quello che vogliamo sperimentare. Cercare di isolare
un determinato fenomeno dal contesto in cui accade genera dei
conflitti interpretativi e delle approssimazioni poco obiettive. Il
filosofo Thans Jonas ha scritto “ La causa prima deve ave infuso
nella materia primordiale lasciata libera nel tempo ben più che non la
sola e neutrale compatibilità con lo spirito. ..Tra interiorità ed
esteriorità si deve ipotizzare un rapporto più intimo di quello stabilito
da un tale dualismo”189. Se estendiamo la nostra visione al concetto
di Tutto si può comprendere l’interconnessione e il collegamento che
esiste fra ogni evento o cosa e le loro reciproche influenze. L’assenza
di questa visione globale ci limita non solo nella nostra
partecipazione all’evoluzione, ma ci nega il privilegio di beneficiare
dell’abbondanza universale. Sebbene il comportamento di ogni
singolo evento possa essere considerato
188
Ken Wilber, “Lo Spettro della Coscienza”, Edizioni Crisalide, 1993.
189
Hans Jonas, “Materia, Spirito e creazione – Reperto cosmologico
e supposizione comogonica”, Morcellania editrice, Brescia 2012.
individuale, le dinamiche sottostanti il loro sviluppo si intrecciano
armonicamente e nel rispetto del Tutto. Un’influenza creativa
reciproca e dinamica, a volte non percepibile attraverso i sensi, in
virtù di un disegno globale. In termini squisitamente sociali e umani
si tratta di comportamenti “altruistici” e “creativi” attraverso i quali si
perfeziona l’Informazione e lo Sviluppo. E’ quello che ci accade
quando, vivendo in sintonia con la natura e l’universo intero,
sviluppiamo la nostra vera essenza e tendiamo alla vera
consapevolezza e alla felicità.
“ Se la memoria è implicita nella natura delle cose, l’ereditarietà delle
abitudini individuali si possono considerare aspetti diversi dello
stesso processo di base, il processo per cui il passato diventa
presente sulla base della similarità. Oggi l’universo appare più come
organismo in crescita e in evoluzione, che come macchina eterna. Il
vuoto stesso ha smesso di essere tale ed è diventato un oceano
ribollente di energia perennemente impegnato a produrre un numero
incalcolabile di vibranti particelle”190.
Un’armonia di Informazioni Creative negli eventi generate da una
Sapienza Cosmica. Un’informazione oltre il tempo e lo spazio,
attraverso cui sperimentiamo nel presente e in uno spazio definito
(campo) l’evento della percezione e la vita stessa. E’ improbabile che
un tifone entri in un deposito di ferramente e costruisca un
aeroplano funzionante; è improbabile che la corrente le mare
raccolga tutto l’oro sul fondo e costruisca un orologio funzionante; è
improbabile che un gattino componga una pagina di Dante Alighieri
digitando a caso le lettere della tastiera. Essere e pensiero hanno
un’autonomia relativizzata da una reciprocità tale da non essere
neppure interrotta dalla morte fisica, poiché nell’universo non esiste
il concetto di morte definitiva.
L’universo è stato generato non da una causa, ma da una possibilità
generata dal Campo di Energia Unificato della Coscienza nell’infinito
190
Rupert Sheldrake, “La presenza del passato – La risonanza
morfica e le abitudini della natura”, Edizioni Crisalide 2011.
apparentemente vuoto. Abbandonando la meccanica e riduttiva
interpretazione del mondo fisico proposta dalla visione classica
possiamo renderci conto della nostra natura eterna e infinita in un
universo creativo e mutevole.
La vita, che è il più complesso e il più armonioso dei fenomeni che
conosciamo, è nata sotto precise condizioni , la cui evoluzione
biologica è costellata non da un graduale processo, ma da rapidi
cambiamenti “creativi”. Scopo dell’Infinito è la rivelazione della vita,
sempre più completa ed organizzata per creare e ri-creare altra
informazione da accumulare nell’eterno divenire. Lo spirito ( spiritus:
soffio, respiro) è l’informazione universale in termini di energia
creativa che tende a divenire sostanza-materia nel
campoinformazione. Informazione, energia, spirito, coscienza e
pensiero costituiscono un intreccio inscindibile che si manifesta
perennemente nell’infinito. “Poiché la vita è coscienza e tutto è
collegato si può arguire che anche tali stati siano connessi ai campi
morfogenetici. In tale contesto, le cosiddette forme-pensiero
sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero
simili, attirando persone con caratteristiche analoghe”191. Tutta la
materia dell’universo, seguendo la sinergia e la logica dell’accumulo,
non va verso il disordine (entropia), ma vive e si evolve per finalità
sintropiche. Tutta la nostra vita è Intelligenza Infinita della Coscienza
che si informazioni. Da questo si evince che noi uomini, parte
integrante e fondamentale dell’Universo, siamo luce eterna ( externum, ossia fuori dal tempo) e immortale il cui scopo è il
raggiungimento di una più complessa elaborazione e conoscenza.
L’universo è una rete di connessioni e sinergie istantanee e non
separabili e noi, quali partecipatori-osservatori attivi, facciamo parte
di questa rete. Coerenza e Consapevolezza creativa danno origine
all’evoluzione e alle dinamiche di sviluppo, rafforzando la nostra
natura in divenire. La comprensione dell’Unità del Tutto consente di
intuire che ogni cosa che esiste, sia nel visibile che nell’invisibile,
deriva da un’unica intrisa di quella
evolve creando
191
Feole Maria Caterina, “Dalla fisica dei quanti alla realtà”, Macerata
2007.
Materia-Energia a stati d’esser diversi, dalla massima condensazione:
dalla materia, alla massima attenuazione, l’energia pura. Tali stati
d’essere, appunto perché coesistenti nell’Unità Universale sintetica
ed infinita, non possono essere separati gli uni dagli altri: la vita di
forme (materia) e la vita psichica (energia) nella loro coesistenza si
compenetrano reciprocamente e reciprocamente si aspirano nello
sforzo di portare avanti l’evoluzione.
Similmente, la vita intelligente ed auto consapevole è soltanto una
minuscola parte dell’ecosistema, ma è quella frazione che può
contemplare l’ordine e il senso della Manifestazione, cogliendone la
segreta unità. La scienza attuale sta riscoprendo quindi quello
chel’antica saggezza e le tradizioni mistiche hanno sempre saputo:
che l’universo è un gran tutto, che la vita funziona come uno
stupendo insieme in un’immensa armonica Uniformità. L’esistente
tutto è animato e vitale, pur essendo evidente la profonda diversità
evolutiva tra le creature abilitate ad una vita legata alla materialità e
al senso e l’uomo, che vive anche su un piano intellettivo192.
L’universo si muove continuamente, “ in perfetta simbiosi tra corpo e
anima. Vive attraverso la sua Materia, che senza sosta attinge a
pozzi di luce, per riversarsi poi, come un’inesauribile sorgente, in un
fascio di scintille e di brillanti traiettorie. Vive attraverso il suo Tutto,
attraverso il suo Essere.
L'universo non é solo la manifestazione di un fenomeno di esistenza,
ma possiede implicitamente anche la sua stessa ragione di essere. In
esso c'é la spiegazione al mistero della sua e della nostra origine.
Dall’estremamente piccolo all’estremamente grande la natura crea le
sue meraviglie dal caos asimmetrico impresse nelle strutture. L’intero
universo per esempio potrebbe essere nato d una fluttuazione
quantistica avvenuta in un luogo senza tempo dove coesistono molti
192
L’Universo è collegato da invisibili fili, non da tutti percepiti;
bisogna esercitarsi a riconoscere gli spirituali legami tra le cose che
dall’immenso loro numero ne fanno riuscire mirabilmente un sola.
L'universo rappresenta un ente fenomenico molto più complesso di
quanto ci appare nella sua manifestazione sensibile.
universi di coscienza pura. Come dire che l'universo possiede di per
sé, intrinsecamente, un aspetto di conoscenza che può spiegare la
sua manifestazione e rivelare il significato della sua esistenza. Se
partiamo dal presupposto che niente viene “creato” e il “nulla” non
esiste, l’universo non è altro che una manifestazione di una
possibilità nella Coscienza. Quello che viene identificato come spazio
vuoto è la cosa più piena che esista, essendo costituito da particelleonde che in dinamica quantistica sembrano entrare ed uscire dal
nulla, fluttuando nell’apparente vuoto. Alla luce di quanto stanno
apprendendo gli scienziati in questi anni sulla natura del vuoto
quantico, la materia, a quanto pare, non è l’elemento primario
dell’universo, ma un mare di energia che satura lo spazio cosmico, in
quanto il vuoto stesso è pieno e rappresenta la fonte “creativa” di
tutte le forze, i campi e le particelle con le quali interagiamo. I corpi
materiali apparentemente solidi non sono altro che onde statiche (al
contrario dei fotoni come onde in movimento) nel vuoto quantico
che riempie lo spazio-tempo. Solo interagendo in maniera diretta e
personale con la natura globale e intima dell'esistenza possiamo
tentare di accedere ad una esperienza di conoscenza che possa
giungere a spiegare il significato di tutte le cose. L’universo di cui
siamo parte e con il quale co-creamo non è altro che l’infinito
ingrandimento del nostro microuniverso.
Ogni goccia d’acqua ha in sé l’intelligenza di un oceano; un semplice
seme racchiude in sé la speranza di ogni foresta. Come scrisse
Giordano Bruno, “ Essendo infinito, ogni sua parte è al tempo stesso
centro periferia”.
Sabato Scala e Fiammetta Bianchi, nel loro libro “La Fisica di Dio”193,
affermano che tutto quello che è contenuto nell’universo
quadrimensionale (tre dimensioni per lo spazio e una per il tempo)
“potrebbe essere semplicemente dipinto sul suo confine fisico, e
quindi quello che crediamo la realtà essere una proiezione olografica
di un disegno bidimensionale. La percezione tridimensionale sarebbe
quindi un’illusione!”. L’universo totale comprende così mondo
esteriore che mostra
193
Sabato Scala e Fiammetta Bianchi, “La Fisica di Dio”,Macro
Edizioni 2011.
proprietà fisiche e un mondo interiore caratterizzato da proprietà di
natura psichica. Sono due mondi che formano oggi l’oggetto della
nuova fisica, che per questo si chiama la psicofisica. Il Filosofo e
fisico francese Jean Charon, lavorando costantemente sul curioso
comportamento degli elettroni, ha scoperto che non solo sono
“immortali” , ma non smettono di arricchire il loro livello di coscienza
e di conoscenza, istruendosi di continuo. In sostanza anche noi
siamo immortali e anche i nostri pensieri sono eterni. "Tutto
sommato io credo che l’intera evoluzione del nostro universo sia
un’evoluzione governata dallo Spirito e non dalla Materia, o almeno
non dalla sola Materia. Credo inoltre che questa evoluzione sia nella
sua essenza l’avventura spirituale di una popolazione immensa
disseminata in tutto lo spazio del nostro universo, una popolazione
dotata dell’enorme vantaggio dell’immortalità: la popolazione degli
elettroni pensanti , degli eoni”194. La fisica contemporanea conferma
la celebre intuizione del gesuita e filosofo Teilhard de Chardin195;
entrando gli elettroni a miliardi nel nostro corpo, sono portatori di
una “psiche”.
Qualunque cosa nell’universo fisico e collegata sinergicamente in
qualche modo a qualcos’altro, perché tutto ha origine dal vuoto del
nulla. Proprio come è assurdo e ingannevole per una singola goccia
d’acqua di mare immaginarsi separata dall’oceano, così è per l’essere
umano non riconoscere la propria identità con l’infinito e l’eterno.
“Basta prendere un atomo, per capire che “contiene” intelligenza.
L’elettrone che gira da più di 13 miliardi di anni al protone, è la prova
più lampante che
194
Gli elettroni, che entrano nella costituzione fisica del nostro
corpo, sono simili a minuscoli buchi neri, e racchiudono un tempo e
uno spazio diversi ma complementari rispetto a quelli che
conosciamo normalmente. Questo spazio-tempo memorizza, medita,
ragiona dimostrando così di possedere caratteristiche di tipo
spirituale. Jean Charon ,"L’Essere e il Verbo" Denoel, 1965; Jean
Charon ,"Lo Spirito, questo sconosciuto" Mediterranee 1987, " Jean
Charon, "Ho vissuto quindici miliardi di anni" Mediterranee 1984,
Jean Charon , "Il Tutto" Mediterranee, 1989.
195
“E’ venuto il momento di rendersi conto che una interpretazione
anche positivista dell’universo deve, per essere soddisfacente,
coprire così il dentro come il fuori delle cose. Lo spirito come la
materia. La vera fisica è quella che arriverà a integrare l’uomo totale
in una rappresentazione coerente del mondo”.
tutto funziona alla perfezione. Ogni atomo ha dentro di se l’Immenso
Utero Cosmico da cui prende “origine”. La causa dell’esistenza della
materia è presente in ogni luogo dell’universo ma non esiste. Ci
troviamo di fronte a qualcosa che c’è, ma paradossalmente non
esiste (da ex-ystere = uscire dall’utero)” scrive il brillante fisico
nucleare e medico-chirurgo Massimo Corbucci196, scopritore del
Vuoto Quantomeccanico197 .
Noi siamo fatti dentro e fuori di materia ed energia: l'unica cosa che
non sappiamo fare è trasformare la materia in energia senza
dissipazione e ritrasformare l'energia in materia ottenendo qualcosa
di identico a quello che si aveva al punto di partenza. “Materia e
Spirito: non già due cose, ma due stati, due facce di una stessa
Stoffa Cosmica, […] la quale si presenta non come semplice
agitazione o scorrimento, ma come la somma di due processi di
natura orientata” scrive Pierre Teilhard de Chardin198 .
L'intero universo è quindi impegnato in un movimento e in un'attività
senza fine, in una incessante danza cosmica di energia."Ogni essere
umano è parte di un tutto chiamato Universo. Egli sperimenta i suoi
pensieri e i sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una
specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una
specie di prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare
noi stessi da questa prigione attraverso l'allargamento del nostro
circolo di conoscenza e comprensione, sino ad includere tutte le
creature viventi e l'interezza della natura nella sua bellezza." A.
Einstein.
196
Massimo Corbucci “La fisica dell’Intenzione”, Terre Sommerse
Roma 2010.
197
Il Vuoto Quantomeccanico è il mezzo attraverso il quale avviene
la comunicazione tra tutte le particelle dell'universo. E' il luogo dove
ha collocazione ogni cosa che non trova collocazione nei "luoghi"
della fisica, è il luogo dove risiede il pensiero, dove risiede Dio.
198
Pierre Teilhard de Chardin “Il Cuore della Materia”, Editrice
Queriniana, Brescia
2007.
Capitolo VII
Realtà e materia: onde e vibrazioni di
probabilità nell’infinito possibilista.
7.1) Osservazione-Partecipazione: verso una sintesi
unitaria di sperimentazione personale.
“ […]il mondo materiale, che è stato considerato come un cieco
meccanismo, in realtà è un mondo spirituale veduto imperfettamente
e parzialmente. L’unico mondo reale è quello spirituale. La verità è
che né la materia né la forza né alcun altro fattore fisico, ma soltanto
la Mente conosce il fattore centrale dell’universo“[…](J. B. S.
Haldane, The modern Review)
“ […]Non possiamo sfuggire al fatto che il mondo che conosciamo è
costruito allo scopo di vedere se stesso. Ma per fare questo, deve
innanzitutto dividersi in almeno due parti, una che vede e l’altra che
viene vista[…]”. G. Spencer Brown
Noi cerchiamo di sviluppare molti sistemi per investigare su noi stessi
e sul mondo che ci circonda. L'intera realtà si divide in due parti: me
stesso e tutto ciò che è al di fuori di me. C’è chi è dell’avviso che sia
meglio investigare noi stessi e cambiarci affinché il mondo intorno a
noi cambi, prendendo in questo modo, le cose diversamente,
diventando più rilassati e vedendo il mondo migliore. Altri pensano
che sia meglio rimanere quelli che siamo ed invero, modificare il
mondo, cioè adattarlo a noi. Il modo migliore per essere in armonia
col mondo è quello di arrivare ad essere in equilibrio con esso,
capirlo del tutto, essere nell’equivalenza dei desideri, delle forze, dei
pensieri e delle intenzioni. Quando riconosco che esiste un'unica
cosa al mondo e che tutti mi capiscono e tutti vogliono quello che io
voglio, questo è in effetti equilibrio. Non esiste niente di più perfetto
che avere la sensazione di essere in equilibrio con il mondo. Questa
situazione è chiamata in termini scientifici "omeostasi". La parola
"omo" vuol dire simile e "stasi" ha il significato di compensazione di
situazioni. Questo stato è anelato da ogni corpo, sia vegetale che
animale e certamente dall'uomo.
Noi siamo attratti verso questo stato in molti livelli, nell'inconscio, nel
capire, nella forma dei materiali, nei liquidi, nei pensieri, ed ad ogni
livello del desiderio della materia. Sebbene la realtà sia una evidenza
inequivocabile, ordinariamente non ne abbiamo conoscenza poiché,
a causa della limitatezza dei sensi, percepiamo, di tutta la sua
natura, solamente il ristretto orizzonte del visibile quotidiano. E
ordinariamente noi diamo importanza a valori e a fenomeni che si
manifestano in questo limitato arco fenomenico, riversando in esso
ogni nostra certezza e ogni possibile idealismo.
Abbiamo la possibilità di sviluppare una conoscenza del mondo sul
piano fisico, basata sulla percezione sensoriale del nostro corpo. Ma
é evidente che non possiamo assolutamente fidarci di quanto ci
mostrano i nostri sensi, in quanto sono manifestamente limitati e
imperfetti. Scopriremo così un altro modo di vivere la vita di ogni
giorno, uscendo dalla banalizzazione della consuetudine per trovare
un senso ed uno scopo reale e appagante a tutte le nostre azioni.
Possiamo infatti riprodurre trascendente semplicemente quotidiano.
Ma la natura globale dell'esistenza, sul suo piano assoluto di realtà,
esiste comunque e a prescindere delle nostre credenze filosofiche e
religiose, al di sopra della nostra volontà e delle nostre la nostra
intuizione interiore del
sottraendoci al plagio del visibile aspettative. Crediamo di vedere la
realtà in modo obiettivo e neutro, ma è un’idea semplicemente falsa.
Il nostro mondo non è lo stesso della volpe, del corvo, del moscone
o del pesce. Ognuno tuttavia è convinto di essere nel giusto. Nel
corso dell’evoluzione ogni cervello ha esaltato la percezione di alcune
caratteristiche ambientali essenziali per quell'organismo. La nostra
mente ci fornisce una percezione distorta della realtà, a nostra
insaputa.
Esiste un aspetto invisibile dell'esistenza da cui siamo dipendenti
nostro malgrado. L’universo è un unico immenso campo di
consapevolezza. Secondo David Bohm199 il comportamento delle
particelle subatomiche indica chiaramente che vi è un livello di realtà
del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che
oltrepassa la nostra.
Ci sono scienziati che investigano la materia in se stessa, solida,
gassosa, liquida e così via. Altri che approfondiscono la struttura
della materia al livello molecolare e delle relazioni chimiche
intermolecolari a livello degli atomi e del loro interno. Ci sono
scienziati che vanno ancora più in là sostenendo che tutto ciò
svanisca ad un certo livello di forma e ad un certo livello di
profondità e da lì in poi non capiscono cosa succeda. Questo però
non dipende dalla mancanza di strumenti, ma dal fatto che l’uomo è
costituito in modo tale da non essere capace di comprendere di più.
Dato che il modo nel quale l'uomo percepisce la realtà è a livelli
semplici così come si trova in essa, a livelli più interni già sente che
la realtà fa quello che vuole nei suoi confronti. A livelli ancora più
interni inizia a vedere che non è così e non è in altro modo, bensì è
lui stesso che edifica la sua realtà e che quest’ultima è una copia di
se stesso. Quanto più gli scienziati scrutano e analizzano l’intimità
della materia tanto più comprendono che le particelle dell’universo
non possiedono un’identità distinta. La loro forza e la loro creatività
si esprime con la connessione al tutto.
199
A questo proposito si consultino: Bohm David, “Universo, mente
e materia”, RED edizioni 1996; Bohm David, “Causalità e caso. La
fisica Moderna”, CUEN 1997.
Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perche siamo
capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono
“parti”separate bensì sfaccettature di un’unità più profonda e
basilare che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile. E
poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste “immagini”,
ne consegue che l’universo stesso è una proiezione, un ologramma.
Il magazzino cosmico di tutto ciò che è, sarà o sia mai stato. Tutto
compenetra tutto.Se la separazione tra le particelle subatomiche è
solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le
cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di
carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle
subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore
che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. L’intero Uni-verso si
presenta come un “campo dinamico che collega tutta la creazione in
una singola totalità”200, in cui tutto è collegato e interconnesso e che
si è andato perfezionando per milioni di anni.
Infatti la percezione deve essere significata tramite sistemi
attenzionali di focalizzazione visiva, per effettuare un riconoscimento
mnemonico ed emozionale dei dati sensoriali; ciò comporta lo
sviluppo di una capacità di integrazione della azione di varie aree
cerebrali, che complessivamente ci rendono coscienti della nostra
percezione visiva. La percezione visiva è organizzata nel cervello
come una lettura di dati percettivi conseguenti ad informazioni su
intensità e frequenze della luce. Possiamo quindi ritenere che il
vedere sia conseguenza di una elaborazione complessa del cervello,
che concerne l’evocazione di archetipi fondamentali ed un processo
di riconoscimento basato sul richiamo mnemonico di comparabili
esperienze visive.
Perseguendo una tale concezione della visione come processo di
apprendimento si comprende la necessità che nel cervello vengano a
formarsi degli insiemi di neuroni capaci di categorizzare rapidamente
i dati sensoriali, dando come risultato della elaborazione cerebrale
della
200
Deepak Chopra, Leonard Mlodinow, “Le due anime del mondo-
Dialogo tra spiritualità e scienza”, Sperling & Kupfer, 2012.
corteccia visiva, le immagini che vediamo. Per essere conosciuta
dalla mente umana l’informazione richiede di essere in qualche modo
estratta (“astratta”) dal suo veicolo per essere posseduta dalla
mente in forma immateriale (“intenzionale”). Si pone allora il
problema di come debba essere fatta la mente per compiere questa
operazione di astrazione di un’informazione non materiale,
universale, dal dato sensibile elaborato fino al suo stato cerebrale.
La risposta che viene data, nell’ambito di questa teoria, è che per
compiere un’operazione di astrazione di un principio non materiale,
come l’informazione, occorre una mente non materiale, per ragioni di
causalità adeguata. Tutto questo si fonda sulla concezione
dell’universale come informazione immateriale, in quanto la materia
è per se stessa individualizzante (principio di individuazione). Se
questo modo di accostare il problema è corretto non sembra che un
computer da solo, in quanto è materiale — o un cervello da solo, in
quanto è materiale — possa elaborare un concetto universale e
astratto, anche se può gestire delle informazioni ad esso legate, in
tanto in quanto viene fatto lavorare da un operatore che è dotato di
una mente immateriale. L’unità di tutte le cose è il tema ricorrente
del confronto tra fisica e misticismo: molte sarebbero le analogie
evidenti tra gli assunti formulati dai fisici e i concetti dei maestri
orientali, talvolta così simili da essere inter-scambiate.
L'investigazione sul mondo ed il suo contenuto sono in effetti
compiute dalla scienza in moltissimi modi, con molti mezzi, strumenti
e metodi che continuano ad essere sviluppati progredendo anno
dopo anno generazione dopo generazione.201
La realtà stessa viene creata nel momento in cui prendiamo misura;
ossia nel momento in cui prendiamo coscienza. La realtà, prima della
201
In fisica quantistica “le particelle [..] isolate sono astrazioni,
poiché le loro proprietà sono definibili ed osservabili solo mediante la
loro interazione con altri sistemi”. Nella visione mistica “le cose
derivano il loro essere e la loro natura dalla mutua dipendenza e non
sono nulla di per se stesse”. Se uno spettatore “osserva” un
qualunque fenomeno fisico, egli in realtà “partecipa” di quel
fenomeno, tanto da arrivare ad influire sulle proprietà del fenomeno
stesso (principio di indeterminazione di Eisemberg).
misura-coscienza, è in stato fisico di sovrapposizione di tutti gli stati
possibili. Nel caso in cui fossimo in grado di accedere a questo stato
“multiplo e vibratorio”, ogni cosa sarebbe irriconoscibile. Infatti
accedere vuol dire misurare e misurare e prendere coscienza e
quindi creare. Pertanto, tutto ciò che esiste, Materia e Universo
compreso, non è altro che manifestazione di energia-informazione
vibrante nonlocale celata nella più profonda struttura dell’atomo. Da
questo possiamo tranquillamente dedurre che tutte le manifestazioni
e gli eventi della vita stessa provengono da questa Fonte Creativa
Intelligente (Vuoto Creativo). Noi stessi dobbiamo considerarci dei
“ricettori-creatori” in questo mare vibrante di energia, nel quale le
informazioni presenti oltre a modellare e a creare continuamente la
vista stessa, ci consentono di plasmare, mediante una scelta di
coscienza, la nostra stessa realtà. Luce Pensante nel Vuoto Infinito.
Se in ciascuna parte si cela la trama dell’universo intero, in noi si
cela la potenza e il segreto della creazione stessa. Siamo fluidamente
legati e intrecciati come una goccia d’acqua nel mare da un Vuoto
Intelligente Unitario In-formante (Matrice della Coscienza) che
permette di connettere ogni onda-particella ed ogni essere vivente
all’interno dell’universo in un’armonica sincronia. La Vita stessa è
Coscienza Universale che si crea e si perfeziona costantemente e
armoniosamente. Ogni cellula in tutto lo spazio-tempo contiene nel
suo nucleo la storia di tutto il creato fino al momento presente. Il
DNA non è altro che una grande memoria storica (mentale) ed
esperienziale (emotiva). Tutto nello spazio tempo è formato da
particelle. E tutte le particelle contengono una loro memoria interna.
Come tutti i nostri atti, i nostri pensieri, le credenze, creano una
sorta di memoria-contributo per i miglioramenti futuri attraverso un
continuo atto creativo (causazione energetica e campo
morfogenetico), così l’intero universo si auto-crea costantemente
raggiungendo nuovi livelli di perfezione .
In effetti, si può constatare che tutti noi vogliamo raggiungere la
situazione di pienezza, serenità e sentirci bene ritrovandoci però in
una situazione opposta nonostante il fatto che di anno in anno i
mezzi per arrivarci progrediscano sempre di più. Tutti noi aspiriamo
al bene, si può chiedere a qualunque persona in questo mondo
ricevendo la stessa risposta: l'uomo aspira solo a questo.
Alfred Russel Wallace, naturalista e biogeografo gallese
dell’ottocento, anticipando molti fisici e scienziati, considerando la
materia stessa una trasformazione dell’energia, scrisse :
“ Se un elemento materiale, o una combinazione di un migliaio di
elementi materiali in una molecola, sono tutti allo stesso modo
inconsapevoli, è impossibile per noi credere che la semplice aggiunta
di uno, due o un migliaio di altri elementi materiali per formare una
molecola più complessa, possa in qualche modo produrre
un’esistenza auto-cosciente. O tutta la materia è cosciente o la
coscienza è qualcosa di distinto dalla materia. Esistono due forze; la
prima consiste nelle forze primarie della natura, come la
gravitazione, la coesione, la repulsione, il calore; la seconda è la
nostra propria forza di volontà.”.
Infatti, Robert Jahn fisico e Brenda Dunne psicologa, nel loro libro
“Margins of Reality”202 hanno proposto che la coscienza ha una
natura duale di particella/onda, molto simile al fotone nella fisica
quantistica. La nostra coscienza, secondo le loro ricerche, può essere
paragonata alla probabilità di sperimentare onde che sono confinate
in qualche tipo di contenitore, rappresentativo dell’ambiente nel
quale quella coscienza è immersa.
Il fatto è che noi non conosciamo la realtà generale, come si
comporta, in che modo è composta ed in quale modo agisce su di
noi, a che cosa dobbiamo uguagliarci, connetterci, avvicinarci ed
aderire. Per arrivare a questo abbiamo bisogno di strumenti più
delicati. Più noi penetriamo nella profondità della materia per capire
la nostra natura e la natura del mondo esterno, meno siamo capaci
di scoprire cosa vuole la natura stessa, per che cosa esiste, qual è il
fine di ogni cellula e di ogni parte della realtà. Ogni cosa nell’Universo è una vibrazione di energia nello spazio-tempo, in cui ciascuna
vibrazione crea campi di diversa
202
Robert Jahn e Brenda Dunne “Margins of Reality: The Role of
Consciousness in the Physical World”, Houghton Mifflin Harcourt,
1989.
intensità. Ciò significa che qualunque struttura nell’Universo,
compresi noi, è un’energia in costante rotazione. Poiché ciascun
atomo ha una sua specifica caratteristica-configurazione energetica,
“gli aggregati di atomi(molecole) emettono collettivamente modelli
energetici che li identificano. Da lontano l’atomo apparirebbe come
una sfera indistinta, ma mettendone sempre più a fuoco la struttura,
l’atomo diventerebbe sempre meno nitido e preciso fino a
scomparire del tutto vuoto”203. “Il Mondo si sta costruendo”
sentenzia giustamente il gesuita francese Pierre Teilhard de
Chardin204 e continua affermando:, “E’ questa la verità fondamentale
che bisogna dapprima intendere ed intendere così bene da renderla
una forma abituale e come naturale del nostro pensiero.
Nell’Universo vi è un’impresa in corso, un risultato in posta, che non
sapremmo paragonare meglio ad una gestazione, ad una nascita: la
nascita della realtà spirituale costituita dalle anime e dal quanto di
materia che trascinano con sé. Laboriosamente, attraverso e
mediante l’attività umana, la nuova Terra si raccoglie, si decanta si
epura”.
La realtà, intesa come idea del senso comune, si è formata in
riferimento all’esperienza percettiva e di condivisione, nel tempo e
nello spazio, quale sintesi variamente coordinata e interrelata di una
molteplicità di stimolazioni-assimilazioni tra biologia e fisica, tra
materia e spirito, tra consapevolezza e coscienza.
“ Non è facile renderci conto di quanta parte svolge la nostra mente
nell’ottenere l’impressione di oggetti unitari, ciascuno compatto e
ben definito dagli altri e dallo sfondo globale dell’esperienza, da
quell’insieme di elementi che per quanto copresenti fisicamente sono
pur sempre colti da atti di percezione successivi e risultano
fisicamente separati per ciascuno di questi, sebbene vengano poi
congiunti nella percezione con tale rapidità da farceli apparire come
simultanei. […]La stessa idea sia della realtà globalmente intesa sia
delle singole realtà di volta in volta concepite si stabilisce solo
quando, con un processo inverso a quello con il quale segmentiamo
il flusso continuo delle sensazioni e le selezioniamo e le ordiniamo
cronologicamente e
203
Bruce H. Lipton, “La Biologia delle credenza- Come il pensiero
influenza il DNA e ogni cellula”, Macroedizioni 2006.
204
Pierre Teilhard de Chardin “Inno dell’Universo”, Editrice
Queriniana, Brescia 2011.
logicamente in atti percettivi successivi, ricomponiamo sintetizzandoli
in un quadro simultaneo di conoscenza gli aspetti singoli fissati e le
fasi sequenziali con cui li abbiamo fissati nella percezione”scrive
Graziano Cavallini205, ordinario di Pedagogia nel corso di Laurea in
Fisica dell’Università Statale degli Studi di Milano.
I collegamenti stabiliti tra i diversi elementi delle percezioni e delle
esperienze nello spazio-tempo soggettivo e collettivo risiedono nelle
convinzioni, nelle abitudini e nel sistema delle idee con le quali
creiamo la nostra stessa bio-evoluzione e la nostra crescita. Quello
che definiamo mondo o realtà non è altro che l’interpretazione e
l’elaborazione della cultura nel corso del suo sviluppo. A tale
proposito Carlamaria del Miglio, docente di Psicologia presso la
Facoltà di Psicologia “La Sapienza” Roma, ha precisato, come più
volte abbiamo ribadito, che “la realtà viene tradotta dai processi di
elaborazione dell’informazione in un’organizzazione di simboli alla
quale, in un successivo momento, l’attività mentale attribuisce un
significato, caricandola delle attese, delle motivazioni, degli
atteggiamenti della persona”206.Ogni tentativo di comprensione del
mondo effettuata dalla mente genera a sua volta altri mondi e altre
realtà. Le nostre rappresentazioni, le sensazioni e le emozioni, il
pensiero e la stessa osservazione-partecipazione confluiscono
armoniosamente in una sintesi unitaria di sperimentazione
personale. La stessa fisica ci dice che non è possibile osservare la
realtà senza cambiarla. “Se osserviamo un certo esperimento di
collisione di particelle, non solo non abbiamo nessun modo di
provare che il risultato sarebbe stato lo stesso se non l’avessimo
osservato, ma tutto quello che sappiamo ottenuto è
l’esperimento”207. Questo ci porta alla conclusione che la realtà fisica
non è altro che il contenuto della nostra conoscenza incapsulata in
una
indica che non sarebbe stato lo stesso, poiché il risultato stato
influenzato dal fatto che stavamo osservando
205
Graziano Cavallini, “Dentro e Fuori la Mente – Linguaggi,
Conoscenza e Realtà”, Aracne Editrice Roma 2005.
206
Del Miglio Carlamaria, “Ecologia del Sé – Dalla percezione alla
concettualizzazione del sé”, Bollati Boringhieri Torino 1989.
207
Gary Zukav, “La danza dei maestri Wu Lì”, Corbaccio Milano
2004.
sistema di idee ampiamente accettate. Gonseth Ferdinand208,
matematico e filosofo svizzero, a tale proposito scrive “l’astratto e il
concreto, l’ideale e il reale, non hanno un’esistenza perfettamente
autonoma: essi si definiscono l’uno in rapporto all’altro”. L’energia,
quale base fisica della materia, è dotata di vita, la cui “intelligenza” e
“memoria” si esprime non solo nel regno fisico e biologico, ma anche
nelle diverse unità di coscienza complessa. La manifestazione
unitaria, coerente e intelligente di questa energia-informazione ha
portato in superficie la vita che sperimentiamo quotidianamente.
L’informazione (“coscienza”)sincronica e olografica, generando
ordine e coerenza, creatività e intelligenza, rappresenta non solo la
componente immateriale di ogni processo, ma anche la base di ogni
materia. La loro capacità di aggregazione presenta una
consapevolezza creativa che trascende la nostra visione parziale.
“ La realtà si forma prima nei pensieri e poi nella vita reale. La
sensazione di felicità, gioia e pienezza della vita procura energia
libera (energia d’intenzione), che si attivizza nel movimento verso la
fine. Per quanto paradossale possa sembrare, si tratta più di
un’attività fisiologica che psichica. Proprio per questo la felicità si
trova solo in itinere, durante il cammino e non nel punto di arrivo.
Non c’è alcuna felicità nel futuro, perché essa è o qui e adesso o in
un’altra linea della vita. Per le api l’uomo è un oggetto privo di
importanza, che non merita alcuna attenzione, ma lo è finché non si
trasforma in minaccia diretta; in questo caso lo si potrà pungere,
senza pensare a chi è e a che cosa fa, pungere e basta. L’ape non ha
consapevolezza di nulla. E’ immersa nel suo sogno profondo e agisce
in base ad un algoritmo severamente definito. Tutto ciò che non ha
attinenza diretta all’algoritmo di esistenza dell’ape, si trova fuori dalla
sua zone di percezione. Il suo fine è produrre il miele. Per quale
scopo non ha importanza. Il livello di consapevolezza dell’ape non
permette di elevarsi alla comprensione del fato che qualcuno prende
il suo miele dall’alveare. Allo stesso modo il livello di consapevolezza
dell’uomo non gli permette di comprendere molte cose. Per questo
motivo bisogna svegliarsi e
208
Gonseth Ferdinand “Il problema della conoscenza nella filosofia
aperta”, Milano Angeli
1992.
svegliarsi del tutto”scrive l’esperto di fisica quantistica e di
informatica Vadim Zeland nel suo bestseller “Transurfing Vivo”209.
La teoria dei campi elaborata dalla fisica moderna ci costringe
dunque ad abbandonare l’opposizione classica tra particelle di
materia e Vuoto, tra Essere e Non-Essere: il Vuoto è ben lungi
dall’essere sterile, esso contiene al contrario un numero
incommensurabile di particelle che si producono e scompaiono in un
processo senza fine. In questo aspetto della fisica moderna risiede
dunque la più stretta corrispondenza con il Vuoto del misticismo
orientale.
Queste interazioni comportano un flusso incessante di energia che si
manifesta come scambio di particelle; un'azione reciproca dinamica
in cui le particelle sono create e distrutte in un processo senza fine,
in una continua variazione di configurazioni di energia. Le interazioni
tra particelle danno origine alle strutture stabili che formano il
mondo materiale, il quale a sua volta non rimane statico, ma oscilla
in movimenti ritmici. L'intero universo è quindi impegnato in un
movimento e in un'attività senza fine, in una incessante danza
cosmica di energia. Il campo, quale regione di spazio che manifesta
una determinata forza, si estende sfericamente all’infinito. Questo ci
porta alla conclusione che tutto è intimamente collegato al tutto. Da
una visione dicotomica- cartesiana del riduzionismo stiamo passando
ad una visione olistica. Infatti, noi, come unità di coscienza
intelligente, abbiamo in noi tutto il potenziale e le informazioni
dell’infinito. Il senso di questa creatività coerente si vede non solo
nelle affascinanti aggregazioni molecolari, nell’incredibile architettura
sincronica dei neuroni, ma anche al legame che ci tiene unite in
questo universo, nel quale sperimentiamo noi stessi e ci evolviamo.
Noi partecipiamo continuamente a queste vibrazioni, creando
costantemente interconnessioni e sinergie. Purtroppo, a causa delle
nostre “limitazioni sensoriali”, non riusciamo a cogliere la visione
globale di questa danza creativa d’amore, “ma ci limitiamo a
sezionarla in
209
Vadim Zeland, “Transurfing vivo – Oltre i confini della matrix”,
Macro Edizioni 2012.
una serie di istantanee tridimensionali ”210.Il fisico, Henry Stapp ha
sottolineato che “una particella elementare non è un’entità non
analizzabile, dotata di un’esistenza indipendente. Essa è,
essenzialmente, un insieme di rapporti protesi all’esterno verso altre
cose”. L’Universo è un tutto dinamico, mutevole e indivisibile in cui
energia-spirito e materia sono interconnesse e intrecciate dalla
coscienza secondo le sinergie dell’intercomunicazione non-locale.
“ Come il più minuscolo granello di polvere è solidale con l’intero
sistema solare e viene da esso trascinato dall’indiviso moto di
discesa che costituisce la materialità, così tutti gli esseri organici, dal
più umile al più perfetto, dalle prime origini della vita fino ai tempi
nostri, come in tutti i luoghi e i tempi, non fanno che rilevare ai
nostri occhi un’unica spinta, inversa al movimento della materia e, in
sé, indivisibile…tutto avviene come se un’ampia corrente di coscienza
fosse penetrata nella materia” scrive Henri Bergson.
La realtà così come la percepiamo, secondo la fisica quantistica,
dipende principalmente dalla sottile relazione che intercorre tra
un’onda di possibilità e una curva di probabilità( Fred Alan Wolf,
2007). Le onde di possibilità, sebbene siano in grado di rafforzarsi o
annullarsi a vicenda, riducendo le nostre possibilità, determinano
quando e con quale probabilità gli eventi si verificano, pur
percependo e individuando “sezioni di un continuum in base allo
spettro di luce o delle frequenze. […]Dietro ogni evento c’è una
legge. Non sempre riusciamo a distinguerla di primo acchito, ma
questo non ci autorizza a negare la sua esistenza. Solo gli uomini
hanno preso l’abitudine di suddividere il mondo in cose che possono
esistere e in cose che non dovrebbero esserci. Dato che tutto ciò che
si trova fuori dalla propria capacità di risonanza non può essere
percepito, per la persona in questione non esiste affatto. Per questo
ognuno crede di conoscere tutta la realtà e che al di fuori di quella
non ci sia niente”211.
210
Salese Silvia e Bertolotti Luca, “La nuova fisica”,in “Pionieri o
Emigranti?”, Psychomedia books 2005.
211
Thorwald Dethlefsen, “Il destino come scelta”, Edizioni
Mediterranee Roma 2011.
7.2) La Realtà è la proiezione – informazioni creative.
costruzione mentale di
“ L’informazione rappresenta l’essenza stessa della vita e costituisce
un codice d’interpretazione che apre una dimensione evolutiva
totalmente nuova” Eigen Manfred212 (chimico, bio-fisico tedesco).
Siamo fondamentalmente UNO, uniti nell’ Unico Campo Cosciente e
che le “distanze locali” sono solo un’illusione in quanto la materia
non è altro che Pura Coscienza-Energia (Intelligenza) condensata in
forme differenti (locali). I fisici quantistici hanno inoltre scoperto che
la materia è “vuota”, lo stesso nucleo dell’atomo nel suo centro
infinitesimale contiene un piccolissimo “punto di materia” che
materia non è ma informazione-pensiero condensata. I nostri sensi
creano l’illusione che esiste un mondo solido, ma se avessimo la
possibilità di vedere il mondo quantico, scopriremmo che il mondo
oscilla dentro e fuori da un vuoto infinito.
Come il mondo fisico è popolato di materia che occupa determinate
posizioni nello spazio, così il mondo mentale è popolato di pensieri, i
quali si evolvono, interagiscono, si modellano in modo sinergico. I
due mondi non sono separati, ma sono reciprocamente
interconnessi. Quello che si sperimenta nell’ambiente materiale è il
risultato dell’attività mentale e della coscienza.
“ La realtà della nostra vita è costituita niente più niente meno che
dalle nostre “onde di credenza”, che danno forma alla sostanza
quantistica di cui sono fatte tutte le cose. Tutto è in relazione a ciò
che accettiamo rispetto al mondo, alle nostre capacità, ai nostri limiti
e a noi stessi”, scrive lo scrittoreconferenziere Gregg Braden213.
212
Eigen Manfred, “L’Origine della Vita”, Theoria Roma, 1988.
213
Gregg Braden, “ La guarigione spontanea delle credenze”, Macro
Edizioni Cesena
2008.
La mente non si possiede come un oggetto, la mente crea la nostra
“percezione dell’oggetto”. La mente siamo noi. Non possiamo capire
la coscienza, il pensiero, la mente e il cervello se non abbandoniamo
l’illusione generata dal riduzionismo. Dobbiamo portare la nostra
stessa consapevolezza verso nuovi livelli: verso una visione olistica
del mondo e di noi stessi. A questo proposito sono illuminanti le
parole che ha scritto Seka Nikolic214, esperta di bioenergetica, nel
suo libro “Se prendiamo coscienza di ciò che inviamo e ciò che
riceviamo, e impariamo a controllarlo, possiamo influenzare il nostro
pensiero, le nostre sensazioni e ciò che possiamo attirare a noi. La
mente neutra è una condizione in cui non analizzi e non giudichi, ma
sei semplicemente presente in ciò che stai facendo. Questo stato di
mente neutra è uno stato di potente equilibrio in cui la vibrazione
della tua frequenza è corretta e sana, e quando ti trovi in questo
stato avviene una magia:prendi le decisioni giuste e ottieni ciò che
vuoi”. Come ha spiegato Douglas Hofstadter, “ciò che ci sembra più
reale è ciò che viene attivato più spesso. Il mondo macroscopico che
viene sperimentato dagli esseri umani è, in breve, un’intima miscela
di eventi che vanno da quelli più predicibili fino a quelli più
assolutamente impredicibili passando per tutta una gamma
intermedia. I nostri primissimi anni di vita ci familiarizzano con
questa gamma di eventi e il grado di predicibilità della maggior parte
delle azioni che intraprendiamo diventa per noi una seconda
natura”215. Giuliana Conforto216, esperta di fisica quantistica, di
filosofia ermetica e di psicologia, ha scritto che “la realtà è un film:
uno dei tanti possibili film, tra i quali possiamo scegliere. Gli atomi
nascono da un progetto intelligente ovvero da un seme che li fa
fiorire nelle tante fantastiche forme della Natura di tutti e quattro i
regni, minerale, vegetale, animale ed umano:
214
Seka Nikolic e Sarah Tay, “Tu sai più di quanto credi”, Edizioni Il
punto d’Incontro, Vicenza 2010
215
Douglas Hofstadter “Anelli nell’io – Che cosa cioè al cuore della
coscienza?” Oscar Mondadori 2010. Se avessimo la possibilità di
ingrandire il centro di un atomo ( il nucleo), e portalo alla
dimensione di una quindicina di centimetri, la nuvola elettronica che
lo circonda si estenderebbe per una decina di chilometri e lo spazio
nel mezzo sarebbe praticamente vuoto.
216
Giuliana Conforto “Il gioco cosmico dell’uomo”, Macro Edizioni
2001.
l’infinita pluralità delle forme e delle loro funzioni è il frutto del
messaggio che genera il seme. L’uomo potrebbe cambiare film in
ogni istante, se ne fosse cosciente e la smettesse di credere che c’è
un solo film legato a quello che crede erroneamente il suo
irrimediabile passato”. Attraverso le capacità di interpretazione del
cervello, attraverso la vista e l’atto di osservazione e sfruttando le
proprietà della luce in varia misura assorbita e riflessa, diamo forma
e colore alla vita stessa. Pertanto, la realtà sperimentata attraverso i
sensi, presenta delle dinamiche mutevoli nello spaziotempo che si
adattano a ciò che crediamo, pensiamo ed elaboriamo. Sfruttando la
luce (i fotoni) noi percepiamo la realtà.
Attraverso l’interpretazione dei fotoni che interagiscono con
l’ambiente noi diamo vita all’osservazione. L’infinito è qualcosa che
nella sua vibrazione più elevata è pura coscienza. Osserviamo ancora
che ciò che noi chiamiamo realtà non è solo costituita dai dati dei
sensi, ma dalla elaborazione che la mente fa con questi dati
mettendoli in rapporto fra loro. La Realtà non è reale come la
vediamo, ma è solo ciò che possiamo vedere in base a ciò che
siamo. Anche questa volta, sono noi ad assumerci la totale
responsabilità di ciò che ci accade nella Vita. Noi determiniamo ogni
evento, noi contribuiamo a crearlo. La Realtà dunque, è
semplicemente ciò che proiettiamo in base a ciò che siamo, e la
proiettiamo perché è ciò che ci serve vedere in questo momento217.
Bridgman Percy William, fisico e filosofo della scienza, ha scritto “la
particella sembra essere in qualche modo una necessità di pensiero.
Vi è una certa somiglianza tra le situazioni fisiche in cui incontriamo
particelle e quelle in cui incontriamo probabilità”218. In un certo qual
modo è dal pensiero stesso che si crea, rappresenta e si definisce la
possibilità di realtà.
217
Noi possiamo scegliere, e determinare ogni manifestazione.
Essendo quindi energia manifesta la Realtà in cui viviamo, in realtà,
non la vediamo per com'è veramente, ma vediamo solo la sua
manifestazione. E ciò che vediamo è determinato da ciò che siamo.
La Realtà quindi non è mai oggettiva! ma soggettiva in base a ciò
che siamo in questo momento. Non è la Realtà a condizionarci ma
siamo noi a condizionare la Realtà! Questo è uno dei passi
fondamentali del Risveglio e della piena Consapevolezza di chi
siamo, comprendere che noi tramite noi stessi, condizioniamo
costantemente la Realtà in cui viviamo.
218
Bridgman, P.W., “La critica operazionale della scienza”, Boringhieri
Torino 1969.
Pensiero, possibilità, conoscenza, consapevolezza e linguaggio
creano la nostra “variante”, la nostra “sperimentazione”e la nostra
stessa rappresentazione di realtà nella quale ci evolviamo e ci
perfezioniamo. Du Sautoy Marcus, matematico inglese, scrive “Una
volta che si è assegnato un nome la sua esistenza sembra
inevitabile. Non dà più la sensazione di essere creato
artificiosamente, ma che era lì da sempre e che sarebbe passato
inosservato finché non ci fossimo posti la domanda giusta”219. Ogni
evento è causato da più forze che determinano l'evento, che
permettono all'Energia di manifestarsi. Dunque, tutto ciò che ci
circonda e che accade nella nostra Vita, non è mai casuale! ma si
manifesta a seconda dell'Energia di cui è alimentata.
Ogni particella non è niente più che un pacchetto di onde probabili.
L’unica cosa che si può fare è valutare la possibilità di incontrare
questa particella in un determinato luogo dello spazio. La
concettualizzazione della realtà, intrisa di idee, conoscenza e
memoria, attraverso i concetti e il linguaggio stesso permette di
“marcare l’identico in situazioni diverse”220. Dall’intreccio
dell’astrazione (dalla materia alla mente) e della proiezione (dalla
mente alla materia), dalla rappresentazione percettiva
all’interiorizzazione, dalla memoria cumulativa (cultura e biologia)
alla conoscenza (linguaggio e consapevolezza, concetti e credenza)
si creano i concetti con i quali costruiamo e riempiamo la realtà
stessa. I concetti e le credenze (intesi come costrutti socialmente
accettati) della realtà si formano mediante un flusso di informazioni (
molto simili ai pacchetti di energia della materia ) tra il nostro
sistema bio-fisico e la mente globale. Le relazioni e le combinazioni
tra parola-linguaggio e materia-oggetti è mediata e configurata da
queste nostre convinzioni-credenze-conoscenze sia individuali che
collettive che portano a forme di pensiero abitudinario e disarmonie
tra contenuto e concetto. Quando ci troviamo in questo stato si crea
una rottura tra ciò che pensiamo e ciò che vogliamo. Sia gli schemi
individuali sia quelli collettivi oltre ad inquadrare azioni,
219
Du Sautoy Marcus, “L’enigma dei numeri primi”, Rizzoli, Milano
2004. 220 Lalumera Elisabetta, “Cosa sono i concetti”, Editori Laterza,
Bari 2009.
eventi, oggetti e potenzialità, interagiscono reciprocamente sia nello
scambio verbale che nel comportamento. La realtà è costituita da
infinite possibilità in un divenire infinitamente dinamico, la cui
realizzazione nello spazio tempo avviene attraverso l’attualizzazione,
tra le infinite trame, di una scelta di pensiero.
Prima della scelta e dell’effettiva attualizzazione vi sono infiniti
universi potenziali che coesistono simultaneamente e non
localmente. Prima che un determinato fenomeno, evento, o
esperienza si manifesti in potenza sensoriale tutto è possibile, in
quanto esiste uno stato di coesistenza puramente astratto
(invisibile), ma non meno reale della realtà sperimentata. Soltanto
all'atto della misurazione fisica si può ottenere un valore reale; ma
finché la misura non viene effettuata, l'oggetto quantistico rimane in
uno stato che è "oggettivamente indefinito", sebbene sia
matematicamente definito: esso descrive solo una "potenzialità"
dell'oggetto o del sistema fisico in esame. La Realtà stessa, sia come
contenuto che come concetto, non solo è soggetta al cambiamento,
ma rispecchia la nostra proiezione, il nostro pensiero e le nostre
credenze.
La realtà non solo è una costruzione di idee, ma è anche un derivato
della lingua, “dato che le idee sono espresse mediante parole e si
formulano con chiarezza e precisione solo linguisticamente. Anche
l’idea di Realtà esterne alla conoscenza ha la natura di ipotesi,
costituisce un atto di conoscenza e di pensiero. Le idee che
utilizziamo non le produciamo noi, ma le troviamo già predisposte
nella cultura espressa dai comportamenti e dai discorsi della gente,
oltre che esposta nei testi scritti. […] Gli eventi si presentano come
tali solo nella misura in cui vengono configurati sulla base dei nostri
modi di rappresentarceli mentalmente secondo criteri sociali e
culturali, e più semplicemente linguistici, interiorizzati con la
socializzazione”221.
Sebbene i modelli siano modalità di organizzazione e di svolgimento
del pensiero potenziale, e non semplici immagini rappresentanti
oggetti, con i quali forniamo le indicazioni alla nostra stessa vita, non
221
Graziano Cavallini, “Come capiamo – Paleontologia del Pensiero”,
Aracne Editrice, Roma 2006.
possono essere associati a verità assolute, prive delle influenze
dell’Ego collettivo.
Anche il sociologo-filosofo tedesco Luckmann Thomas222 è dello
stesso parere: “La realtà è costruita nell’esperienza umana e
nell’azione. Questo significa che è continuamente ri-costruita in atti
di coscienza individuali, più o meno secondo modelli precostituiti
socialmente, mediante atti comunicativi. L’esperienza umana è
schematica: gli schemi dell’esperienza e dell’azione sono soluzioni a
problemi ricorrenti che sorgono in contesti determinati”.
Il concetto di “partecipazione” a qualcosa che si osserva, pur
apparendoci paradossale, è ben noto anche agli studiosi di
misticismo, per i quali la conoscenza mistica non può mai essere
raggiunta tramite la semplice osservazione, ma solo mediante la
totale partecipazione di tutto il proprio essere. “Anche nel luogo più
freddo dell’universo , la materia subatomica non si riposa mai ma
continua questo piccolo tango energetico”223.
La matematica è in grado di descrivere un universo
quadridimensionale in cui la materia è in continua trasformazione e
mutua relazione, ma la nostra mente ragiona con gli schemi derivati
dall’esperienza di una realtà tridimensionale. Il concetto a tutti noto
che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” ha
portato a scoprire oggi che la materia così come noi la vediamo,
solida ed indistruttibile, è in realtà, a livello sub-nucleare, in continua
trasformazione; ogni singola particella che ci compone si trasforma
continuamente in altre particelle, per poi riprendere la forma
originaria e trasformarsi di nuovo.
La realtà stessa è infinitamente possibilista e unica, nel momento in
cui il pensiero consapevole (collasso funzione d’onda) la
“sperimenta” e l’analizza si verifica una separazione soggettooggetto. Questa separazione porta ad una possibilità percepita con i
sensi e vissuta. La
222
Luckmann Thomas “Life-world and social Realities”, Londra
Heinemann, 1983. 223 Barrow, J. D., “ The book of Nothing”,
Jonathan Cape, London 2000.
possibilità può essere piacevolmente o spiacevolmente evolutiva in
base alla nostra intenzione e al nostro stato d’animo.
Katherine Ewing, professoressa di antropologia culturale
all’Università Duke, ha precisato: “Escludere la possibilità di credere
nella realtà di un altro equivale a incapsulare quella realtà e perciò a
imporre l’egemonia della propria visione del mondo. Un modo
migliore di avvicinarsi alle esperienze che sfidano la visione del
mondo della scienza occidentale sarebbe quello di prenderle sul serio
e lasciarle giocare un ruolo nel modellare quelle che sono realtà
basilari che condividiamo in quanto partecipanti in una comunità
umana globale”224.
Nel linguaggio comune siamo abituati a designare con l’aggettivo
“materiale” tutto ciò che può cadere sotto la percezione diretta dei
nostri sensi esterni: definiamo meccanicamente e concettualizziamo
riduttivamente materiale quello che si vede, si tocca, si odora, si
gusta e di cui si può udire il suono. La necessità di introdurre una
simile terminologia nasce, in prima istanza, dall’esigenza di
distinguere ciò che causa un’esperienza sensoriale da ciò che è
all’origine di un’esperienza di natura diversa, come quella interiore
del pensare, del provare emozioni, del ricordare e del volere, che si
presenta come fondamentalmente imponderabile, immateriale.
Etienne Klein, fisico e filosofo delle scienze, ha precisato che “I fisici
hanno l’ambizione suprema di scoprire le leggi che regolano il
comportamento delle cose materiali, ma non si azzardano a tentare
di definire la materia propriamente detta. Sanno che è sempre
difficile definire le parole importanti. Forse è addirittura impossibile
poiché, se queste parole sono davvero fondamentali, non le si può
riferire ad altro che a loro stesse. Definire è innanzitutto ricondurre
un dato concetto a un altro più fondamentale”225 . Per l’uomo che si
basa esclusivamente suoi sensi fisici il mondo viene rappresentato
come un dato inspiegabile e inaccessibile, ma contemporaneamente
solido nella sua materialità, nel quale bisogna inesorabilmente
lottare, competere e autodistruggersi per
224
Cremo Michael, “Le origini segrete della razza umana”, Om
Edizioni Bologna 2008. 225Etienne Klein, “L’uomo invisibile e altri
misteri scientifici”, Barbera editore, Siena 2006.
sopravvivere; mentre per l’uomo che vive con i propri sensi guidati
dallo spirito e dall’anima il mondo, nella sua miracolosa
fenomenologia dinamica, viene percepito come evento evolutivo nel
e con il quale migliorasi e sul quale creare sinergia e consapevolezza.
Se vogliamo cogliere l’abbondanza non possiamo vivere nel concetto
di separazione e di caso o fato. Gli eventi della vita hanno un senso
e non accadono “per caso o per fortuna”, per “sciagura o sfortuna”.
Il destino e la felicità stessa sono dentro di noi e noi siamo gli attori
e il regista della nostra sceneggiatura.
Il determinismo degli eventi sta nella nostra capacità di determinali
con le nostre azioni. La realtà da” probabile” si condensa in
“possibile”, in base al potenziale creativo del pensiero, dell’emozione
e dell’intenzione. Si può parlare di “determinismo del nostro libero
arbitrio”. Benché la memoria sia il nostro senso di identità, ci
intrappoliamo nel concetto fatalistico di determinismo quando,
inconsapevolmente, creando lo sviluppo e le basi del nostro futuro,
trasferiamo quello che sta per accadere nel presente.
Nell’interpretazione di Penrose esistono diverse possibilità che
finiscono per collassare in una singola realtà semplicemente perché è
richiesta troppa energia per sostenerle tutte indefinitamente.
Sebbene ci sia un momento nel tempo in cui le possibilità esistono
tutte contemporaneamente, lo stato che necessita del più basso
quantitativo di energia rappresenta il più stabile fra tutti ed è quello
che sperimentiamo come realtà.
L’uomo può prendere contatto con la sua vera essenza cosmica,
entrando sempre più nelle profondità del proprio essere. Tutto il
creato è composto da un unico “quid” che è il materiale di
costruzione di tutte le sue parti. Tutto l' esistente esiste a causa della
sua stessa presenza e, anche, tutto l' insieme delle realtà che oggi
vengono chiamate spirituali sono composte dalla stessa sostanza. La
materia è energia, congelata dal vuoto che la racchiude. La realtà è
una sinfonia di forme d’onde che si trasformano in materia solo dopo
essere entrate nei nostri sensi.
Anche noi siamo luce intelligente e creativa in un oceano di
frequenze e vibrazioni, con le quali , creando con il pensiero,
sperimentiamo una parte della realtà scelta per evolverci e
perfezionarci. Il pensiero crea onde di possibilità per la nostra scelta
evolutiva.
I nostri sensi creano l’illusione che esiste un mondo solido, ma se
avessimo la possibilità di vedere il mondo quantico, scopriremmo che
il mondo oscilla dentro e fuori da un vuoto infinito.
L'aspetto solido della materia è una conseguenza di un tipico “effetto
quantistico” collegato al comportamento duale onda-particella della
materia, una caratteristica del mondo subatomico che non trova
l'analogo nel mondo macroscopico.
Ogni volta che una particella “è confinata in un piccolo spazio, essa
reagisce a questa limitazione agitandosi dentro, e tanto più piccola è
la regione in cui è confinata, tanto più velocemente la particella vi si
muove. Nell'atomo allora sono presenti due forze antagoniste. Da
una parte, gli elettroni sono legati al nucleo da forze elettriche che
cercano di trattenerli il più vicino possibile. Dall'altra, essi reagiscono
a questa limitazione ruotando vorticosamente, e quanto più
strettamente sono legati al nucleo, tanto più alta sarà là loro
velocità; di fatto, il confinamento degli elettroni all'interno di un
atomo porta a velocità enormi, di circa 900 chilometri al secondo!
Queste alte velocità fanno si che l'atomo appaia come una sfera
rigida, proprio come avviene per un'elica in rapida rotazione la quale
appare come un disco. È molto difficile comprimere ulteriormente gli
atomi e ciò dà alla materia l'aspetto solido familiare”226.
Noi, per esprimere la nostra natura divina, dobbiamo evitare di
applicare il concetto di “separatezza” e amplificare la “filosofia
dell’intima connessione”.
“ Noi siamo chi siamo a causa della connessione con tutto ciò che è
al di fuori di noi. Per soddisfare il nostro bisogno più profondo, che è
quello di fonderci con gli altri, cerchiamo continuamente la sincronia”
(Mctaggart Lynne, 2011).
226
Capra, F. , “Il Tao della fisica”, Adelphi 1989
La suddivisione dell'unità227in una molteplicità implica la creazione di
una relazione tra le varie componenti, tale relazione si presenta
come principio ordinatore rispetto al caos preesistente. L'uno non
presuppone null'altro che sé stesso. Il comportamento della materia
a livello subatomico indica come le possibilità di movimento delle
singole particelle sia soggetta oltre che a forze fisiche anche a leggi
matematiche che ne governano il comportamento a livello statistico.
Qualsiasi stato e qualsiasi oggetto è dotato di un dinamismo
intrinseco, irriducibile e indipendente da parametri ordinari di tempo
e di spazio, che gli impedisce sempre e comunque di trovarsi in uno
stato di inerzia assoluta.
7.3) Trasformazione delle Probabilità in Possibilità.
“Noi siamo tanto i co-creatori quanto la creazione del mondo. La
nostra missione umana è quella di favorire e rendere potente il
dinamico viaggio dell’esplorazione e dell’evoluzione dell’universo
verso la coerenza di ciascuno con tutti e di tutti con ciascuno”. Ervon
Laszlo e Jude Currivan, “Cosmos – Da esecutori a Co-creatori”,
Macro Edizioni Cesena 2009.
Il mondo che percepiamo come solido non è dato dalla materia in
sé, ma dalle forze eteree trasportate dai fotoni che percorrono
immense distanze tra il nucleo e le circostanti nuvole elettroniche,
creando così il legame molecolare. La maggior parte credono che sia
concreto e reale solo ciò che si manifesta e viene percepito tramite i
sensi del corpo e interpretati dalla mente. La realtà, prima di essere
vissuta,
227
Nell'unità si realizza la totalità dell'essere. Nel momento in cui
l'uno si suddivide nel molteplice subentra la varietà dell'essere,
ciascuna parte è libera di esistere in maniera indipendente dal tutto.
Eppure la natura ci mostra come si mantenga una correlazione tra le
varie parti, correlazione soggetta a leggi statistiche.
sperimentata, manipolata, viene co-creata a un livello dinamico più
profondo e invisibile, la cui configurazione è data non solo dalla
partecipazione di tutto l’universo, ma anche da ciascun individuo.
Questo ci porta alla conclusione evidente che non possiamo
cambiare la realtà stessa se rimaniamo ancorati allo stato di
“coscienza” con la quale l’abbiamo creata. Assenza di attaccamento,
nuove credenze, intenzione, pensiero creativo, attenzione ed
emozioni portano alla creazione evolutiva della realtà e ad uno stato
di consapevolezza più profondo. In un universo olografico non locale,
in cui ciascuna parte contiene la visione del Tutto e in cui le cose,
sebbene separate fisicamente, comunicano istantaneamente e sono
dinamicamente interconnesse, può offrirci tutto quello di cui
abbiamo bisogno per la nostra crescita, qui e ora. Forse noi non ci
rendiamo conto, ma , prendendo a prestito la classica figura di una
ramificazione di un frattale, qualsiasi nostra intenzione-pensiero su
un semplice frammento, ha ripercussioni nell’interno macrosistema,
riflettendosi non solo su noi stessi, ma anche a tutti gli altri.
Quello che osserviamo nell’Universo non è altro che la nostra
“trasformazione delle probabilità” contenute nelle possibili realtà. Il
nostro ruolo di creatori e partecipanti è attiva , dinamica e
istantanea. La consapevolezza e l’intuizione che sta letteralmente
prendendo vita riguarda non solo la percezione e la sperimentazione
quotidiana e scientifica di un universo olograficamente interconnesso
e intrecciato, ma anche “la nostra connessione non-locale gli uni agli
altri e con tutte le cose del mondo. La nostra esistenza ha un
significato e uno scopo umano, planetario e cosmico.”228.
La realtà manifesta se stessa in una molteplicità di possibilitàvarianti. Ci sono tante varianti quante sono le scelte di partenza. Una
struttura ad albero, in una sequenza non prestabilita. Siamo noi a
costruire le nostre varianti e il nostro cammino.
228
Ervon Laszlo e Jude Currivan, “Cosmos – Da esecutori a Co-
creatori”, Macro Edizioni Cesena 2009.
Noi siamo in grado di percepire la realtà che ci circonda perché
interagiamo con l’ambiente stesso attraverso il fotone (quanto di
luce), i quali subiscono “interazioni energetiche” raggiungendo i
nostri occhi in base alla lunghezza d’onda e alla nostra
interpretazione. Infatti la realtà sperimentata e osservabile è frutto
della nostra interpretazione soggettiva e creativa mentale
sull’interazione dei fotoni presenti nella realtà stessa. Se il cervello
non avesse le capacità di questa costante “interpretazione”,
interagendo dinamicamente con i fotoni sotto forma di forme e
colori, non riusciremmo a vedere assolutamente nulla .
“ Il cieco dedurrebbe, razionalmente, che se vedesse la realtà per
quella che è, vedrebbe se stesso come un nulla che si muove
stabilmente nel nulla. La realtà che si manifesta attraverso fenomeni
elettromagnetici o gravitazionali percepibili sensorialmente o
strumentalmente e che sono ripetibili, quindi associabili ad eventi
ritenuti causali o deterministici, viene in genere ritenuta “vera” o
“reale” solo quando alla stessa si è stati in grado di dare una
dimostrazione, una spiegazione logica, razionale, possibilmente
utilizzando un linguaggio matematico che non lasci spazio ad
interpretazioni soggettive”229.
Attraverso le capacità di interpretazione del cervello, attraverso la
vista e l’atto di osservazione e sfruttando le proprietà della luce in
varia misura assorbita e riflessa, diamo forma e colore alla vita
stessa. Pertanto, la realtà sperimentata attraverso i sensi, presenta
delle dinamiche mutevoli nello spazio-tempo che si adattano a ciò
che crediamo, pensiamo ed elaboriamo. Sfruttando la luce (i fotoni)
noi percepiamo la realtà230.
Attraverso l’interpretazione dei fotoni che interagiscono con
l’ambiente noi diamo vita all’osservazione. Quando il campo
229
Fabio Marchesi “Exotropia – Un nuovo modello di realtà”,
Tecniche Nuove Edizioni Milano 2006.
230
Le radiazioni elettromagnetiche trasportano nello spazio e nel
tempo l'energia prodotta da una sorgente luminosa. L'energia
trasportata dai campi elettromagnetici assomiglia al sistema di onde
del mare ; la differenza e’ che il mare produce onde di materia
(tridimensionali nello spazio ) anziché di pura energia ( onde piane ).
elettromagnetico interagisce con la materia l’ onda si trasforma in
particella e cede l’ energia sotto forma di quanti , cioè di pacchetti di
energia, che contengono una quantità definita di energia. Se si tratta
del campo elettromagnetico della "luce visibile", tali quanti di energia
sono detti "fotoni di luce visibile"; essi si comportano come
particelle, in quanto mentre il campo energetico e’ bidimensionale
nello spazio e nel tempo , il fotone, come qualsiasi particella di
materia, diviene tridimensionale nello spazio e possiede una sola
dimensione temporale. Sebbene i nostri occhi siano in grado di
vedere montagne, mare, case, alberi e tutta la realtà tangibile, non
sono in grado di percepire l’infinito regno dell’invisibile e delle
possibilità che si cela dietro il velo del “concreto”. L’unico modo per
sperimentare la vera realtà che sta “oltre” l’apparente e l’illusione è
la pura consapevolezza, con la quale possiamo sperimentare le
dinamiche e la fluidità della Coscienza Universale.
Ciò che la macchina, il corpo-cervello possono al più produrre è una
rappresentazione elettromagnetica, o elettrochimica o altro che non
contiene certamente la materia dell’oggetto osservato, ma che è
comunque ancora legata alla materia-energia di un segnale fisico e
come tale non è ancora universale. La fisica quantistica ha rivelato
che la realtà non è propriamente oggettiva, ma soggettiva e dalle
infinite possibilità. Siamo noi che decidiamo, consciamente o
inconsciamente, la nostra realtà, nella quale sperimentare o meno la
nostra vista e la nostra evoluzione. Se le immagini che abbiamo del
mondo seguono una “logica di coerenza”, sebbene siano create e
manipolate da cervelli differenti, il motivo risiede nell’esistenza di
una proiezione olografica collettiva o mente collettiva (condivisione
inconscia collettiva) che accomuna tutti indistintamente.
Il punto fondamentale condiviso da molti scienziati, fisici, biologi e
psicologi , sebbene abbiano alle spalle una cultura sociale e religiosa
diversa e differente, è che la nostra percezione della realtà è creata
da una memoria cumulativa e collettiva di tutti gli esseri umani, i
quali, con le loro convinzioni, le loro aspettative e i loro pensieri
legati da una coerenza biologica di fondo, concorrono a co-crearla e
a fortificarla. Una Mente Universale Creativa o Coscienza che
struttura la realtà sotto forma di campi di energia e di informazioni. E
il soggetto, l'osservatore dell'esperimento, viene coinvolto, dalla
logica del principio di indeterminazione, nell'esperimento stesso231:
l'azione dell'osservatore altera inevitabilmente la realtà osservata,
l'osservatore non può osservare una realtà oggettiva indipendente da
lui, quello che osserva dipende dal suo modo di osservare, dall'atto
stesso dell'osservare232.
Il fisico H. Pagels, nel suo libro “Il Codice Cosmico” afferma che non
è più sostenibile la vecchia idea che il mondo esista effettivamente in
uno stato definito.
“ La teoria quantistica svela un messaggio interamente nuovo: la
realtà è in parte creata dall'osservatore … La situazione si presenta
paradossale al nostro intuito, perché stiamo cercando di applicare al
mondo reale un'idea dell'oggettività che sta solo nelle nostre teste,
una fantasia. Se la mente dell'osservatore, con la sola intenzione di
osservare, incide sulla realtà dei fenomeni osservati, ciò vuol dire che
il nostro pensiero, le nostre intenzioni hanno una influenza sulla
materia che compone anche la nostra struttura”.
La realtà da deterministica si fa vaga, probabilistica, il mondo
sembra essere fatto di cose che sfumano tra l'essere e il non essere
sconvolgendo l'aspettativa della mente di una realtà definibile con
contorni precisi. La realtà consiste in un tutto dinamicamente
collegato233. Pertanto si hanno infiniti comportamenti possibili e
231
Noi possiamo scegliere, e determinare ogni manifestazione.
Essendo quindi energia manifesta la Realtà in cui viviamo, in realtà,
non la vediamo per com'è veramente, ma vediamo solo la sua
manifestazione. E ciò che vediamo è determinato da ciò che siamo.
La Realtà quindi non è mai oggettiva! ma soggettiva in base a ciò
che siamo in questo momento. Non è la Realtà a condizionarci ma
siamo noi a condizionare la Realtà! Questo è uno dei passi
fondamentali del Risveglio e della piena Consapevolezza di chi
siamo, comprendere che noi tramite noi stessi, condizioniamo
costantemente la Realtà in cui viviamo.
232
G. Cohen-Tannoudji, M. Spiro, “La materia-spazio-tempo. La logica
delle particelle elementari”, Jaca Book, Milano 1988.
233
R.P. Feynman, “ La strana teoria della luce e della materia”,
Adelphi, Milano 1989.
probabili, in quanto un gran numero di particelle sottoposte alle
stesse condizioni seguiranno statisticamente le stesse traiettorie e
avranno lo stesso comportamento. Non siamo in grado però di capire
in anticipo e con certezza in che modo si comporterà una particella
individuale, come non possiamo comprendere in anticipo una
pietanza prendendo solo un ingrediente a caso.
Deepak Chopra234, medico e scrittore di successo, ha affermato che:
“quando tocchiamo un oggetto, i nostri campi d’energia e relative
nubi di elettroni si incontrano, minuscole porzioni si fondono e si
separano. Anche se percepiamo noi stessi come integri, in realtà,
abbiamo ceduto parte del nostro campo energetico a quell’oggetto
specifico acquisendo un brandello della sua energia. A ogni incontro
noi procediamo a tali scambi e in seguito ci ritroviamo leggermente
cambiati”.
L’importanza viene spostata dalla parte al tutto come totalità nel
divenire.
Heisemberg sottolineava il fatto che “ciò che osserviamo non è la
natura in sé stessa, ma la natura esposta ai nostri metodi di
indagine”. Infatti, se il nostro approccio è riduttivo e razionalmente
meccanicistico (quindi limitato alla parte) non possiamo capire ,
conoscere e applicare l’abbondanza e l’amore di cui ogni cosa è
intrisa.
Questi principi hanno a che vedere con la visione olistica, olografica
della vita, e con il nuovo paradigma della fisica quantistica.
Rappresenta la grande rete di luce in cui siamo tutti immersi, infatti
è in ogni luogo, in ogni cosa, ed è onnipresente. Costituisce la
coscienza che pervade ogni sua creatura, e usa l’attenzione e
l’intenzione come stimoli per la trasformazione. E’ un campo di
energia, informazione ed intelligenza che orchestra e governa
l’ambiente materiale, e di cui noi siamo creati e creatori.
Siamo noi a decidere la possibilità adatta alla nostra crescita. Un
mondo reale semplicemente non esiste fino a quando non viene
compita una misurazione o un’osservazione. Prima della sua
determinazioni, vi sono solo una varietà infinita di possibilità per
234
Deepak Chopra, “Le coincidenze”, Sperling & Kupfer 2008.
ciascun eventi . L’osservatore compie l’atto di far collassare tutte le
altre possibilità e dirigerle verso un singolo esito. Quello di cui
dobbiamo essere certi è la presenza dell’evento presente in un
ordine infinito di possibilità. Il nostro futuro si realizza attualizzando il
presente come possibilità di scelta.
Ogni evento , inteso come possibilità e come significato, si verifica
sempre come effetto di una decisione o di un’azione consapevole o
meno. Non esiste la sfortuna o la fortuna, il caso o il destino, ma
solo un’infinità di potenziali varianti scelte in base alla nostra
consapevolezza. Se siamo depressi, negativi, delusi attiriamo una
realtà della stessa frequenza e coinvolgiamo il peso del destino come
trama prestabilita. Esistono infiniti destini e infinite possibilità. Ogni
scelta porta ad un destino, il quale, a sua volta, è modificabile. Tutto
dipende da noi. La realtà o lo scenario delle possibilità in cui ci
evolviamo e sperimentiamo noi stessi è un insieme di attualizzazioni
potenziali probabili attraverso la creatività del cosmo. Questo, a
causa della nostra incapacità logica di legare più eventi nel tempo e
nello spazio secondo un ordine di comprensione e crescita, ci porta a
considerare la simultaneità e la disarmonia degli eventi come
incidenti nel divenire (il caso). Il caso non esiste; esistono condizioni
e determinazioni di scelta nel divenire determinati dalla volontà
interiore dell’uomo.
Senza la presenza dell’essere umano che osserva, le realtà probabili
che potrebbero emergere sono infinite, mentre solo una di essa si
concretizza quello in rapporto all’osservazione. In questo caso
possiamo accostare “l’ indeterminazione quantistica delle particelle”
e la loro imprevedibilità alle variabili situazionali non prevedibili della
nostra vita. Possiamo creare la nostra realtà e il nostro successo solo
quando abbandoniamo il concetto di separatezza e dualismo.
7.4) La nostra osservazione solidifica le onde in
particelle.
Tutto è pensiero che informa la materia in coincidenza con il suo
contenuto psichico in maniera istantanea. Sembra incredibile, ma se
ci si chiede “quale sia quel “quid” che tiene insieme sincronicamente
e creativamente l’universo”(V. Marchi, 2001) , la risposta è l’”Amore”.
Ogni essere umano viene spinto inconsapevolmente verso
determinate variabili o mete da una forza interiore che spesso
sfugge alla logica razionale. L’uomo, inteso come sistema bio-fisicospirituale, quando pensa di essere una parte, o un semplice granello
di sabbia spazzato via dalla materialità degli eventi perde contatto
con la propria coscienza e penalizza la propria crescita e la propria
felicità. Come ogni particella contiene un campo olistico di
informazione dotato di coscienza, così noi abbiamo un campo di
informazione dal quale possiamo trarre tutto quello di cui si ha
bisogno.
E' questo atto di prestare attenzione all’onda che la rende probabile
e non il fatto che potrebbe esistere.
L’atto di osservare dimostra che le particelle subatomiche in quanto
tali non esistono come unità isolate. Le onde di probabilità non sono
probabilità di cose reali, ma probabilità di accadimenti. Se ci
concentriamo su qualcosa, facciamo in modo che si realizzi: è l’atto
stesso della concentrazione che rende reale qualcosa che esisteva
potenzialmente. Operando nel “concreto” mondo esterno l’uomo
crede di fare qualcosa di reale; mentre ciò che sogna o interiorizza è
ritenuto irreale, in quanto il concetto stesso di reale è identificato
con quello di materialità-concretezza. Bisogna precisare che la realtà
non è solo quello noi possiamo percepire e conoscere
oggettivamente con il nostro corpo, ma anche e soprattutto quello
che sperimentiamo nella psiche e nella coscienza. Se siamo disposti
ad accettare tutta la nostra realtà come un tutt’uno esterno ed
interno interconnesso, dobbiamo accettare anche l’idea del mondo al
di là della concretezza creata dai sensi. La realtà di una pianta che
osserviamo o sperimentiamo tramite i sensi non è solo quello che
appare, ma anche quello che sta “oltre”; dal suo ciclo di vita, come
informazione di intelligenza cumulativa, al suo sviluppo; dalla sua
biologia alla trasmissione delle caratteristiche vitali alle piante
discendenti.
Esistere e sentire sono una cosa sola; la materia definita inanimata
non sente, ma è “sentita” dalla coscienza, dalla quale prende la sa
“esistenza”. Questo ci porta alla considerazione che tutta la realtà,
interiore ed esteriore, è coscienza nelle infinite possibilità. La realtà,
sia in termini fisico-quantistico sia in termini mistico-spirituali, è
,sebbene utile per la nostra co-creazione e la nostra evoluzione, è
pura illusione, in quanto, scomponendo la materia in più parti
sempre più piccole, si giunge a un punto in cui quelle porzioni “non
posseggono più le caratteristiche degli oggetti”. Vittorio Marchi, nelle
sue illuminanti ricerche, ha più volte sottolineato che “quando
assistiamo al gigantesco fenomeno dell’Universo in trasformazione,
rendiamoci conto che ciò avviene non in seguito all’esperienza
successiva di una serie di fenomeni naturali, bensì in conseguenza di
un processo trasformativo della natura, che cambia incessantemente
aspetto attraverso una serie di regni in transito per un periodo più o
meno necessario alla creazione di una forma sempre più matura del
Vivente, pur rimanendo sempre in se stessa”.
L’universo è regolato da energie e da forme di attrazione e tutto
vibra con certe frequenze; nel momento in cui la nostra vibrazione
non è sulla frequenza dell’universo e quindi in contrasto con i doni
della creazione si viene a creare una sorta di resistenza o ostruzione
che impedisce il flusso dell’abbondanza. Noi siamo atomi e nello
stesso tempo Universo.
Tutto è reale, ovviamente nella propria dimensione specifica. L’errore
è credere che sia reale solo la dimensione fisica. Esistenza e realtà si
identificano. Natalie Reid, psicologa e ricercatrice nel campo della
fisica quantistica, nel suo libro “La fisica del successo”235 scrive che :
235
Natalie Reid, “La fisica del successo”235, Il punto d’Incontro
Edizioni 2009
“[…] La Fisica quantistica non ammette le vecchie idee del
determinismo e al loro posto ci fornisce un’immagine del mondo e
dell’universo piena di possibilità e di probabilità. Non siamo pezzi
inermi sulla scacchiera; non siamo soldatini che marciano dentro un
piano predeterminato. Anzi, come prova la fisica quantistica, il
mondo trabocca di potenzialità e pro messere, e questo cambia
tutto. […]Siamo liberi di scegliere come dovrebbero essere le nostre
vite, anzi ne abbiamo la responsabilità[…]”.
Siamo noi che creiamo la nostra realtà e il nostro benessere. E’
l’osservazione che trasforma le diverse possibilità in realtà concreta.
A tale proposito nel 1935 Erwin Schroedinger, uno dei fondatori della
meccanica quantistica (1887-1961) propose il paradosso del “Gatto
di Schroedinger”. Secondo questa teoria gli oggetti non possono
essere descritti con precisione, con conseguenze paradossali: una
particella si può trovare in più di un posto contemporaneamente, un
elettrone può passare attraverso barriere invalicabili. Questi effetti,
però, sono confinati al mondo microscopico: nella realtà di tutti i
giorni non percepiamo nulla di simile. In quegli anni Schrödinger,
nell’intento di dimostrare l’incompletezza e le contraddizioni insite
nella teoria quantistica, propose, in un articolo passato ormai alla
storia, un particolarissimo “esperimento mentale” che vedeva come
protagonista il proprio gatto.
All’interno di una scatola d’acciaio Schrödinger immagina di porre un
gatto e una piccola quantità di sostanza radioattiva, la cui
disintegrazione viene registrata da parte di un contatore Geiger il
quale a sua volta mette in azione un martello che infrange una
fialetta di veleno in forma gassosa. Ora volendo seguire alla lettera
la teoria quantistica, sostiene Schrödinger, passato un certo periodo
di tempo dall’istante in cui il gatto è stato messo all’interno della
scatola e ha avuto inizio l’esperimento, ci si trova nella situazione in
cui il momento della disintegrazione della sostanza radioattiva non
può essere calcolato con esattezza (risultando tale momento
sovrapposizione di più tempi) e quindi ci si trova nella impossibilità
oggettiva di assegnare un reale stato di vita o di morte al gatto. Anzi
ci si trova in una strana situazione ove la fiala di veleno risulta
potenzialmente allo stesso tempo rotta e non rotta, con un gatto
contemporaneamente vivo (fialetta non rotta) e morto (fialetta
rotta). Il meccanismo ideato da Schroedinger estende questa
ambiguità al mondo macroscopico. Legando la sorte dell’atomo
radioattivo a quella del gatto, si è costretti ad utilizzare il modello
quantistico anche per quest’ultimo: fino a che non si effettua la
misura (aprendo la camera d’acciaio), il gatto non è nè vivo nè
morto: si trova in una mescolanza di stati. Il gatto va descritto da
una funzione d’onda, che sarà una mescolanza dei due stati gattovivo e gatto-morto. Inoltre, prosegue Schrödinger, volendo ancora
seguire alla lettera le regole quantistiche, se dopo un certo periodo
dall’inizio del test la scatola d’acciaio viene aperta e lo
sperimentatore osserva che il Geiger (attraverso lo spostamento
dell’indice) mostra di aver rivelato una disintegrazione radioattiva,
occorre ammettere che è stato l’atto di guardare (“osservare”)
dentro la scatola che ha ucciso il gatto, dando realtà alla situazione
sperimentale, dando realtà alla disintegrazione radioattiva. Quella
che noi percepiamo come realtà non è altro che l’apparenza di essa
che la nostra mente costruisce in base alle informazioni provenienti
dai sensi. La realtà è ciò che è e non ciò che i nostri sensi ci fanno
ritenere che sia. Sebbene la mente abbia tutta la possibilità di
svincolarsi da questo inganno e da questa illusione, siamo così presi
dalla nostra orgogliosa materialità che non riusciamo a sperimentare
la realtà che ci hanno proposto. Se riusciamo a far tacere il nostro
calcolatore Ego, siamo in grado di cogliere l’abbondanza, la creatività
e la coscienza che si cela sotto questa illusione. Non dobbiamo
concentrarci sull’oggettività, ma polarizzarci sull’analisi del mondo
interiore. Se vogliamo soldi, per esempio, non dobbiamo fermarci
sulle banconote e sul semplice desiderio, non porterà a nessun
beneficio; dobbiamo convogliare la nostra energia sull’intenzione di
avere e non di “possedere”.
Sempre nell’ambito dell’analisi delle conseguenze “degli atti di
osservazione” emerge un’ulteriore aspetto paradossale. Se lo
sperimentatore decide di rimandare indefinitamente l’osservazione
della scatola, il gatto resta nel suo stato schizofrenico di vita latente
fino a quando non gli viene data una dimensione definitiva, in virtù
della cortese, ma capricciosa curiosità di uno sperimentatore. Il
concetto di incertezza di stato sembra assurdo se esteso ad un gatto
o ad un altro essere vivente. Il gatto deve essere o vivo o morto,
non riusciamo ad ammettere un’altra possibilità, come invece
richiede l’esempio di Schroedinger236. Per uscire da questo
paradosso dobbiamo ripensare la nostra visione del mondo.
Normalmente riteniamo che, al di fuori di noi, vi siano cose che
esistono indipendentemente da noi; il gatto esiste, e questo implica
che debba essere o vivo o morto. Fino a quando non apriamo la
gabbia del gatto (il che equivale ad effettuare una misura) ha senso
chiederci se sia vivo o morto? Rispondere negativamente a queste
domande non ci porta a conseguenze assurde. Le nostre concezioni
non riflettono le cose come stanno là fuori, ma semplicemente ci
permettono di fare fronte all’ambiente naturale in cui ci troviamo.
Il mondo, nella sua brulicante essenza energetica, appare solo
quando siamo consapevoli nell’osservazione e connessi al Tutto. La
nostra osservazione e partecipazione alla dinamiche della vita ci
consente di scegliere il “piano operativo” tra le infinite possibilità.
Noi siamo gli architetti e responsabili di questa scelta di vita. Questo
non ci deve far piombare nel baratro della colpevolezza in quanto
responsabilità. Darci la colpa serve solo a farci pietrificare e
indebolirci; una auto-manipolazione al non fare. Siamo liberi di
scegliere la nostra realtà. E’ l’atto stesso di essere osservatori
consapevoli a condurci verso le giuste scelte. Con la giusta
consapevolezza del presente, inteso come unico evento del
potenziale
236
La maggior parte degli esponenti della teoria quantistica
ortodossa, ritengono che il ruolo dell’osservatore non possa essere
eliminato ogni qualvolta entrano in gioco stati sovrapposti. Solo un
osservatore con le sue scelte -che possono, ad esempio, riguardare il
momento di verificare se si è avuta una determinata disintegrazione
radioattiva- è in grado di dare significato (e quindi “risolvere”) in un
modo o in un altro uno stato sovrapposto. Da questo possiamo
renderci conto della nostra influenza sulla e nella realtà da noi cocreata e sperimentata.
creativo, possiamo non solo curare le vecchie cicatrici legato al
passato, ma proiettarci verso la felicità e l’armonia. La focalizzazione
crea il risultato. Abbiamo tutte le potenzialità per cambiare la nostra
vita e la nostra stessa realtà. Siamo nel ruolo di sceneggiatore,
regista, attore del nostro film di vita. Sta a noi decidere quale in
quale genere riversare la nostra luce creativa e la nostra intelligenza.
La realtà è costituita da infinite possibilità in un divenire
infinitamente dinamico, la cui realizzazione nello spazio tempo
avviene attraverso l’attualizzazione, tra le infinite trame, di una scelta
di pensiero. Ogni singola particella viene guidata al suo interno da
una legge e da un principio intelligente nella Coscienza. Se due
particelle comunicano nello spazio a distanze enormi e reagiscono
simultaneamente ad ogni cambiamento mostrando la loro
interconnessione probabile, anche nel corpo umano, sebbene le
distanze sia limitate, si verificano comunicazioni bio-morfogenetiche
intelligenti.
Sia nel micro che nel macrocosmo assistiamo a questo eterno
rapporto d’amore di particelle intelligenti. La struttura della materia
non essendo meccanica, causale o localistica deve essere
considerata evento probabile interconnesso al tutto. Materia, mente,
pensiero e coscienza non sono separati o separabili, ma copartecipano alla creazione. Ogni particella mantiene una memoriainformazione del processo di creazione in armonia con altre particelle
e con il Tutto. Noi siamo parte del tutto è in noi vi è memoria di
questo atto di creazione e di abbondanza. Purtroppo siamo
imprigionati dalla materialità degli eventi e dalle loro dinamiche
passive. Siamo gli architetti di noi stessi. Prima della scelta e
dell’effettiva attualizzazione vi sono infiniti universi potenziali che
coesistono simultaneamente e non localmente. Prima che un
determinato fenomeno, evento, o esperienza si manifesti in potenza
sensoriale tutto è possibile, in quanto esiste uno stato di coesistenza
puramente astratto (invisibile), ma non meno reale della realtà
sperimentata.
Soltanto all'atto della misurazione fisica si può ottenere un valore
reale; ma finché la misura non viene effettuata, l'oggetto quantistico
rimane in uno stato che è "oggettivamente indefinito", sebbene sia
matematicamente definito: esso descrive solo una "potenzialità"
dell'oggetto o del sistema fisico in esame, ovvero contiene
l'informazione relativa ad una "rosa" di valori possibili, ciascuno con
la sua probabilità di divenire reale ed oggettivo all'atto della misura.
“ Sulla relazione tra realtà vera e realtà percepita esistono due poli
d’opinione. A un estremo troviamo i “realisti” che considerano il filtro
dell’informazione sul mondo effettuato dalle categorie mentali come
una complicazione innocua priva di effetti significativi sul carattere
della vera realtà “di fuori”. All’estremo opposto troviamo gli “antirealisti”, che vorrebbero negarci una qualunque conoscenza di quella
realtà vera e inafferrabile” scrive il cosmologo e matematico inglese
John David Barrow237.
Heisenberg Werner238, uno dei maggiori fisici del Novecento, premio
Nobel nel 1932, ha precisato che “l’osservazione stessa cambia la
funzione di probabilità in modo discontinuo; essa sceglie fra tutti gli
eventi possibili quello che realmente ha avuto luogo. Poiché
seguendo l’osservazione, la nostra conoscenza del sistema è andata
trasformandosi in modo discontinuo, anche la sua rappresentazione
matematica ha subito un continuo mutamento e giungiamo così alla
definizione di “salto quantico”. […]Il processo del divenire è
considerato come una specie di degradazione dell’Essere Infinito,
una disintegrazione nella lotta, finalmente espiata con un ritorno a
ciò che è senza forma e senza carattere[…]. Perciò non sarà mai
possibile con la pura ragione pervenire a una qualche verità
assoluta.”
La Realtà altro non è che lo specchio della Consapevolezza di noi
stessi, e per questo mutabile nel tempo. La realtà in fin dei conti è
un’integrazione monistica (non dualistica) dell’immanente con il
trascendente.
Tutte le forme sono fatte di energie vive, vibranti, in relazione le une
con le altre, pur disponendo della propria qualità e delle loro
caratteristiche di vita. Ogni volta che osserviamo un oggetto
vediamo
237
John David Barrow “L’Universo come opera d’arte”, BUR 2006.
238
Heisenberg Werner “Fisica e Filosofia”, Il Saggiatore Milano 2008.
un’unica disposizione attuale, non l’intero spettro delle possibilità. Il
mondo, la realtà è solo apparentemente materiale e continua. L’atto
di osservare causa la scelta di quel particolare valore tra tutti quelli
possibili. Siamo quindi in grado di notare che esistono forme anche
in seno ad altre forme.
La realtà, prima dell’attualizzazione in materia, energia, spazio,
tempo, potenziale, è costituita da informazioni dinamiche e
interagenti. Tutto ciò che si manifesta nella realtà osservabile,
intermini di spazio, tempo, energia, è il risultato dell’interazione tra
informazioni che manifesta una scelta tra le infinite possibilità o
informazioni coesistenti negli universi sovrapposti239.
Tale fenomeno, chiamato "non-località", è la regola nell'universo. Le
particelle comunicano immediatamente ed istantaneamente fra di
loro. Sebbene le particelle sembrino separate l’una dall’altra, a un
livello più profondo della realtà esse sono solo aspetti differenti di
un’unità cosmica più profonda della quale non siamo direttamente
consapevoli. L’essere umano è in grado di percepire solo una
porzione di tale realtà, una serie continua di immagini illusoriamente
isolate l’una dall’altra, provenienti da un unico livello di realtà a noi
attualmente inaccessibile. La non-esistenza della realtà oggettiva
dimostrata dalla fisica quantistica, nonostante l’apparente solidità,
dimostra che l’universo è un immenso super-ologrammna
infinitamente dettagliato nel quale il passato, il presente e il futuro
coesistono simultaneamente: un magazzino cosmico di Tutto-ciò-
che-esiste dal quale noi estrapoliamo limitatamente una serie di
immagini in sequenza. In un certo qual modo gli schemi mentali
fanno precipitare energia nelle forme materiali.
239
Le accezioni di questa trama si hanno quando informazioni nuove
interrompono la replicazione degli eventi scelti in precedenza
nell’attualizzazione del presente unico tempo reale e concreto.
Infatti, i concetti di realtà passate o future, o tempo passato o futuro
(irreali e astratti) dipendono dall’interazione percettiva della
creazione e dell’annullamento degli eventi presenti e dalla memoria.
Gli eventi presenti vengono sostituita da altri in una certa continuità
e con diverse possibilità di scelta. La scelta attuale non può
coincidere con la scelta del passato e neanche con quella futura.
Quando l’energia si unisce agli schemi di pensiero ha luogo quella
forma nuova di creazione. Gli oggetti materiali hanno una memoria
delle informazioni contenute nelle influenze vibrazionali.
Sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche
come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente
una con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia
che si tratti di 15 metri o di 12 miliardi di chilometri. Come se ogni
singola particella sapesse esattamente cosa stiano facendo le altre. Il
motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto
indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che
la loro separazione è un’illusione.
Tali particelle non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso
organismo vivente. Ogni parte di questo ologramma contiene tutte le
informazioni dell’intero soggetto. Solo paragonando l’universo, la
realtà e la materia come ad un ologramma possiamo spiegare il
legame non-locale delle particelle in grado di comunicare
istantaneamente240. Due particelle, pur se separate rimangono in
contatto, interconnesse, per cui se si stimola una anche l’altra
subisce lo stimolo, nell’universo regna la sincronia tra i suoi
componenti, ancor maggiore è la sincronia negli organismi viventi
fino ai suoi componenti più microscopici. Questo mondo vibratorio
veicola delle informazioni che mettono in relazione tutta la materia
sotto forma di immagini, suoni, luce, calore, idee ed emozioni.
Il Vuoto sub quantistico permetterebbe una base universale alla
visione olistica dell’esistenza e dell’essere umano.
L’oggetto emerge a causa della nostra attività e così, in effetti, noi e
gli oggetti co-emergiamo, co-deriviamo.
240
Infine la fisica quantistica parla del dualismo della realtà
(particella e funzione di onda, nelle frazioni sub-atomiche), la
materia non sempre si rappresenta come particella determinata ma è
presente anche come qualcosa d’indeterminato che ha funzione
d’onda, come di campo energetico non diventato ancora materia
(non collassato allo stato di materia), cioè non ancora con lo stato
definitivo e determinato della particella. I mistici mostrano modalità
e contenuti che ricordano molto da vicino la fisica quantistica quasi
che questa stia più a rappresentare il mondo dello spirito che quello
della materia o quanto meno la sottile linea di separazione che li
separa.
Tutti i momenti della vita, composti da informazioni audio-video (
dalla sinfonia armonica dei fotoni, particelle di luce senza massa e
tempo, dei fonomi, oscillazioni acustiche a frequenza elevata)
contribuiscono a creare messaggi unitari di memoria che si riversano
nella Coscienza Eterna non-locale. In natura nulla rimane costante.
Tutto è in uno stato di perpetua vibrazione e di cambiamento ciclico.
Nulla scompare nel nulla senza lasciare tracce in epoche successive e
di conseguenza nulla nasce dal nulla241. Tutte le cose sono
reciprocamente interconnesse nel tempo e nello spazio. Il vuoto è la
dimensione unitaria che connette ogni particella ed essere vivente
all'intero universo, che li pone in costante relazione.
Una sinfonia ciclica tendente alla perfezione. Il mondo stesso
produce un fiume ciclico e mutevole di informazioni tanto semplici
quanto complesse che agiscono in modo più o meno evidente e
devastante sui nostri sensi e “quando ci concentriamo sulla quantità
di ciò che ci giunge o è continuamente a nostra disposizione, spesso
cadiamo nell’illusione che dobbiamo utilizzare tutto e sempre. Non
saremo mai in grado di dire che i nostri cervelli ci forniscono meno di
quanto è disponibile nel mondo. La vista, per esempio, è la modalità
sensoriale più usata da noi pensatori umani per arricchire la nostra
conoscenza percettiva, sebbene siamo pronti a ricorrere al tatto e
all’udito per confermare ciò che i nostri occhi ci hanno detto.
Pertanto la vista domina così ampiamente le nostre consuetudini
intellettuali che abbiamo grandi difficoltà a concepire un’alternativa.”
scrive il filosofo e logico statunitense Daniel C. Dennett242 .
Questo ci porta anche alla conclusione che nel mondo, in noi stessi e
nella vita ci sono cose che non possono essere adeguatamente
comprese “da un punto di vista adeguatamente oggettivo, per
quanto esso possa far progredire la nostra comprensione oltre il
punto dal quale siamo
241
Il vuoto, quindi, sarebbe la matrice della coscienza dell'universo,
come l'abisso oceanico in cui ogni informazione risuona e viene
registrata, che in-forma ogni aspetto dell'esistenza. Essendo
antecedente alle categorie di spazio e tempo, il vuoto connette ogni
onda-particella e quindi ogni evento della realtà spazio-temporale in
modo unitario. 242Daniel C. Dennett “Coscienza – Che cos’è”, Laterza
Editori Bari 2009.
partiti ”243. Se non lasciamo cadere l’impalcatura delle nostre errate
convinzioni-credenze e la nostra visione dualistica degli eventi
“fluttuiamo delicatamente fra una visione soggettiva e una visione
oggettiva del mondo”244. Le leggi della Natura non dipendono
principalmente dal nostro modo di pensare o dal nostro
atteggiamento, ma se vogliamo cogliere la piena abbondanza di
questo continuo miracolo, dobbiamo essere guidati da corrette
concezioni di tali leggi.
243
Nagel, T., “Uno sguardo da nessun luogo”, Il Saggiatore Milano
1988. 244Harding, D.E., “On having No head”, Harper & Row, New
York 1972
Capitolo VIII
Destino, in-determinismo e libero arbitrio:
tutto dipende da noi.
8.1) Il destino non è “imprevedibilità”, ma determina
nazione per uno scopo.
“[…] Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita
abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino[…]”. Giacomo
Leopardi
“[…] La vita e la morte confluiscono in uno e non c'è né evoluzione
né destino, soltanto essere[…]”. Albert Einstein
Il destino è uno degli argomenti più discussi, analizzati, dibattuti e
polemizzati non solo nell’ambito filosofico e teologico, ma anche nel
campo della fisica, della biologia e della vita di tutti i giorni. Esso ha
da sempre affascinato e spaventata l’uomo tanto quanto forse la
morte stessa. È qualcosa di misterioso su cui ognuno ha opinioni
diversi e di cui non si può avere nessuna prova per avvalorarne una
più di un’altra. Intanto precisiamo cosa significa testualmente
destino. Dietro il termine “destino” si celano il timore e lo sgomento
che l'uomo prova dinanzi all'ignoto, ma anche la meraviglia e la
curiosità. Ciò che non conosciamo ci rende consapevoli dei limiti
posti alla capacità dell'uomo di autodeterminarsi. La riflessione dei
greci in merito al rapporto tra l'uomo e il kosmosè quanto mai
attuale poiché in ogni epoca gli uomini si sono interrogati sulla loro
condizione di esseri mortali.Destino come suggerisce la parola stessa
deriva da “destinare”, “destinazione”245. È un libro già scritto che
nessuno però ha mai potuto leggere, se non appunto attraverso la
divinazione, che essendo la tecnica con cui l’uomo riesce a predire il
futuro, ci permette di cogliere alcuni stralci di quel libro. Sinonimo di
destino è il termine "fato". Il suo significato è così spiegato:
"Secondo gli antichi, potenza misteriosa ed invincibile che regolava
l'universo e le vicende umane; per estensione indicò anche il destino
dell'uomo e quindi la morte".
Altro termine equivalente è "sorte" definita come: "Forza misteriosa
e imprevedibile che sembra regolare le vicende umane"246. Quindi si
parla di un evento legato al "caso", vale a dire quello "che capita
imprevedibilmente e ingiustificatamente, almeno in relazione alle
possibilità di indagine e di giudizio".
E’ interessante la frase attribuita al console Appio Claudio Cieco in
un'opera a Sallustio “faber est suae quisque fortunae” (ognuno è
artefice del
245
Un altro termine usato dai greci per indicare il destino è Ananke,
che significa “necessità, costringimento” (deriva dalla radice indoeuropea *anek ): il destino è inteso come necessaria legge di natura,
forza maggiore che diventa il mezzo per costringere ed opprimere
l'uomo. Tuttavia la parola più comune per indicare il fato e la sorte è
Tyche. Questo termine è una vox media come il corrispettivo latino
Fortuna, vale a dire che non ha di per sé valore positivo o negativo
ma tali interpretazioni sono dettate dal contesto in cui agisce. La
Tyche indica uno status, una condizione; rappresenta, per l'appunto,
la sorte fortuita, accidentale, imprevedibile. Le sfumature, cui si
presta l'interpretazione della Tyche, sono molteplici: se da un lato la
Tyche si rivela irrazionale e mutevole, dall'altro spesso coincide con
l'ineluttabilità espressa dal termine “ananke”. Il termine Tyche è
passato poi ad indicare la Fortuna in senso astratto ovvero il Caso
divinizzato, spesso personificato da una divinità femminile. La Tyche,
sconosciuta ai poemi omerici, in seguito ha assunto grande
importanza fino all'età romana. Non possiede mito poiché è
solamente un'astrazione, talvolta assimilata ad altre divinità come
Iside oppure implicata in forme di sincretismo religioso come nel
caso di Isityche, simbolo di potenza (metà Provvidenza e metà Caso)
alla quale è sottomesso il mondo.
246
Altra parola similare è "fortuna", indicata come: "Sorte variamente
buona o cattiva di qualcuno o di qualche cosa che gli antichi
personificavano nella dea fortuna, la quale dava o toglieva i beni
della vita, a caso e senza distinzione". Infatti, il destino era
"predeterminato da una forza superiore", da una "potenza
misteriosa" da "una forza misteriosa ed imprevedibile" o al massimo
dalla dea fortuna "la quale dava o toglieva i beni della vita, a caso e
senza distinzione".
proprio destino)247. In genere chi crede a questi eventi già scritti ha
una conoscenza matematica, statistica e spirituale molto limitata.
Prima di tutto notiamo che il termine "destino" è definito come "il
susseguirsi degli eventi, considerato come necessità ineluttabile,
predeterminato da una forza superiore". Il Destino è vivere secondo
quello per cui l'Anima ha preso vita. E' la profonda saggezza dentro
di noi che continuamente illumina il nostro cammino. Il Destino può
coinvolgere scelte che non hanno senso, rischi che preferiamo non
prendere, sfide che ci fanno nascondere sotto le coperte e
opportunità che ci spingono oltre i nostri limiti. Nei poemi omerici il
destino è indicato con il termine “Moira”, il cui significato letterale è
“parte” vale a dire la parte di vita, di felicità, di sfortuna che è
assegnata all'uomo.
Il Fato248 invece, è quello che viviamo quando lasciamo che il tempo
e lo spazio intorno a noi, dettino la nostra realtà. Quando le pressioni
della società soffocano la voce dello spirito. Quando le aspettative di
altre persone sovrastano le proprie aspettative. O anche solo
247
Accanto all'idea di una Moira universale si prospetta, a partire dai
poemi omerici, l'immagine di tre Moire sorelle: Atropos, Clotho e
Lachesi. Il mito, se così si può chiamare, delle Moire diventa la
rappresentazione dello scorrere incessante del tempo, che
lentamente consuma la vita dell'uomo. Atropos significa
l'“inesorabile” (alla stessa area semantica appartengono l'aggettivo
atropos, atropon che vuol dire “non arato” e in generale “ciò che non
si può volgere, piegare all'indietro perciò eterno, immutabile” e il
sostantivo atropia “inflessibilità, rigore”); Clothò è la “filatrice” (le
moire, infatti, per ogni mortale regolavano la durata della vita dalla
nascita alla morte con l'aiuto di un filo che una filava, la seconda
avvolgeva e la terza tagliava allorché la vita corrispondente era
terminata); Lachesis significa per l'appunto “destino, sorte” – da
notare la corrispondenza con lache che vuol dire “parte, porzione,
posto”. L'impulso greco a foggiare la vita secondo una misura
umana, porta ad indicare una parte del divenire cosmico come una
“moira” che viene assegnata ad ogni singolo uomo. Di fronte agli
dei, di fronte al destino l'uomo greco avverte la sua inadeguatezza
ma, nonostante ciò, continua a seguire quell'impulso ad
autodeterminarsi. Gli uomini non sono mai considerati marionette
guidate da un destino cieco o da una divinità capricciosa.
248
Eppure presso gli antichi Romani il Fato era qualche cosa di più
del destino. Era una necessità. La necessità del divenire storico.
Sentita coma trascendenza. Perciò Fatum essendo ciò che è stabilito
dall’eternità, è “il detto”. Che esiste prima del tempo dell’uomo (la
storia), e fuori dal dominio degli dei. Fatum, infatti, significa proprio
“il detto”.
semplicemente quando ci dimentichiamo della morte - quando ci
dimentichiamo come temporaneo e impermanente è il nostro tempo
sulla Terra. Se ci perdiamo nella convinzione che abbiamo sempre il
domani, allora possiamo lasciar scivolare tra le dita ciò che è
importante. Nessuno può conoscere il Destino o il Fato di un'altra
persona per lei. Possiamo solo saperlo per noi stessi, attraverso la
nostra auto-riflessione. Con Destino a Fato tradizionalmente ci si
riferisce all’insieme di tutti gli eventi inevitabili ( o forse evitabili, a
volte con le proprie azioni) che accadono in una linea temporale
soggetta alla necessità. Può essere inteso e concepito come
l’irresistibile potere o agente che determina il futuro, sia in termini
generali concernenti l’intero cosmo, fino ad ogni singolo individuo.
Però il Destino può anche essere concepito come derivato e
risultante dalla volontà umana. Fin dall’antichità si assegnava un
ruolo centrale e fondamentale al Fato249, forse estremizzandone il
significato. Questo carattere è testimoniato dal fatto che molte
mitologie e racconti illustrano addirittura l’inutilità di qualsiasi
tentativo di sfuggire al Fato. Mentre il Fato è una conseguenza
determinata da un agente esterno che agisce su una persona o
un’identità, il Destino non è determinato da un agente esterno, bensì
con esso l’entità partecipa attivamente alla conseguenza di un
progetto che è direttamente collegato a sé stesso. Mentre il mondo
nel quale viviamo si presenta squisitamente e discretamente
deterministico, il micro-mondo o mondo infinitesimale quantistico
segue principi rigorosamente statistico-probabilistico. Le singole
particelle non sono prevedibili, ma il loro comportamento per lo
stesso scopo si. Il professore Boncinelli250
249
Anche i Romani avevano termini diversi per indicare la sorte:
Sors, Fatum, Fortuna. La Sors indica la sorte intesa come sorteggio,
tanto che le sortes erano le tavolette per tirare a sorte; altri
significati del termine sono “oracolo, responso” oltre che “condizione,
grado” di qui l’analogia con la Moira greca ossia la “parte avuta in
sorte”. Il Fatum è il dio del destino per i romani: all’origine di questa
parola si collega la radice del verbo “parlare”, fari, che designava la
parola del Dio cui si applicava una decisione divina irrevocabile.
Successivamente, sotto l’influenza della religione greca, Fatum viene
inteso come pluralità di divinità.
250
Edoardo Boncinelli, “L’Universo e il senso delle vita”, San Paolo
Edizioni Milano 2008.
più volte citato nella ricerca, fa un esempio molto semplice e
divertente a riguardo
“ Non è stato mai osservato un essere umano che , lanciatosi contro
una parete, si sia trovato dall’altra parte, ovviamente senza
romperla, anche se questo non è teoricamente possibile. Se si
calcola infatti la probabilità che ciò accada, si vede che non è zero, in
fisica non esiste lo zero, ma è incredibilmente bassa. Occorrerebbero
che si lanciassero miliardi di uomini per migliaia miliardi di anni per
poter avere una certa probabilità di osservare qualcosa del genere”.
L'approccio sistemico conduce ad una visione della realtà assai
diversa da quella del modello meccanicista, con un mondo assai più
ricco, ma anche più complesso, caratterizzato da un intreccio
fittissimo di interrelazioni per il quale non disponiamo, al momento,
di strumenti di orientamento all'altezza delle esigenze. Per dirla in
breve siamo tutti figli di una stessa sostanza cosciente.
La realtà quindi è un’unica sinfonia di infinite forme d’onda
simultanee che si trasformano nel mondo concreto solo dopo essere
entrate nei nostri sensi. L’essere umano crede di essere un’entità
fisicomateriale che si muove in un mondo solido e compatto, ma, in
base alle nuove scoperte scientifiche, deve essere considerato una
sorta di ricevitore multisensoriale che viaggia nell’oceano delle
frequenze e delle informazioni da cui estrae la sua personale realtà.
L'energia che sgorga misteriosamente dal vuoto è un processo di
esplicazione che proviene da un mondo implicato nascosto,
iperdimensionale e a-temporale, dove ha sede la coscienza
dell'universo. I processi di materia-energia del mondo esplicato in cui
viviamo e i processi di informazione attiva che provengono dal
mondo implicato mostrano che questi due mondi sono intimamente
legati. Il professore specifica che ci troviamo al centro di due mondi
(Mesocosmo) tra il Micro e il Macro, nel quale siamo abbastanza
grandi da non subire le bizzarre imposizioni della meccanica
quantistica e non tanto grandi da non essere in grado di beneficiarne
degli effetti. Senza questi due estremi non ci sarebbe neanche la
vita. La maggior parte collocano alla base dell’esistenza un gioco di
combinazioni fortuite e casuali per spiegare i vari accadimenti-eventi
della vita fuori da un controllo diretto della propria volontà. Quindi il
caso, la fortuna orientano il corso della vita. Purtroppo
l’imprevedibilità degli eventi è data dalla nostra stessa limitata
consapevolezza e comprensione dei fenomeni sottostanti la
formazione della vita stessa. Come non riusciamo a capire le cause e
gli effetti nel mondo dei quanti, così non riusciamo a percepire i fili
invisibili che legano tutti gli eventi dell’universo stesso. L’inconscio
lavora con un preciso programma di vita, seguendo determinati scopi
e piani coerenti, che sono ignoti al nostro Io e non facilmente
accessibili e conoscibili al conscio. Sebbene il nostro inconscio sia in
grado di “analizzare” le cause prima dell’evento, l’Io riesce a
“percepire” solo l’evento realizzato e co-creato. Nella sua essenza, il
caso, “essendo apparentemente privo di motivazione e spiegazione,
di ordine e senso, di finalità e prevedibilità, è una provocazione per
le funzioni più specificamente umane. Se le cause di un evento non
sono note, non significa che non ci siano, ma che la conoscenza
umana non è ancora riuscita a svelarle. Il sapere sottrae sempre
terreno alla dottrina del caso.[…]Il principio di individuazione emerge
dall’inconscio e si realizza nella realtà, giovandosi di tutto ciò che di
oggettivo e soggettivo, genetico e ambientale, storico e culturale
converge nell’esperienza personale. ” scrive l’analista junghiano e
docente Claudio Widmann251.
Vi è una bella favola di Fedro intitolata “I pescatori che pescarono
pietre” che può rendere l’idea di come gli eventi debbano essere
affrontati, nella piena consapevolezza e con la giusta proporzione.
“[…] Alcuni pescatori stavano tirando su le reti dopo una lunga
nottata in mare e, visto che erano pesanti, cantavano e ballavano
dalla gioia, pensando di averle riempite di ottimo e pregiato pesce.
Quando arrivarono a riva la sorpresa fu enorme, le reti erano si
stracolme, ma non di pesci, bensì di pietre ed altri relitti. Disillusi ed
amareggiati, i pescatori, caddero nella tristezza più nera. Allora uno
di loro, un vecchio lupo di mare, disse: “Cari amici, dobbiamo
smetterla di piangerci
251
Claudio Widmann, “Sul Destino”, Edizioni Scientifiche Ma.Gi,
Roma 2006.
addosso; il dolore è fratello della gioia: era quindi inevitabile che
quando riempivamo le reti ci abbandonavamo alla gioia, forse
eccessiva, ma quando le reti sono vuote o piene di pietre non
dobbiamo distruggerci di lacrime[…]”.
La Partecipazione accade in tutta coscienza. Senza una voluta
partecipazione del soggetto non c’è Destino, esso non può essere
costretto ad agire su qualcuno. Interrogarsi sul proprio destino fa
parte delle prerogative insite nella natura umana, tanto è vero che
non vi è cultura in cui gli uomini non si siano posti - in modo più o
meno articolato - tale domanda. Dal punto di vista teoretico
dobbiamo rilevare soprattutto come la diversità delle risposte
costituisca uno stimolo potente ad approfondire ulteriormente la
ricerca, per avvicinarsi sempre di più a quella verità filosofica a cui
tutti giustamente aspiriamo; dal punto di vista storico è certamente
interessante chiedersi come gli uomini - nelle varie epoche e nelle
varie culture - si sono posti le domande sul proprio destino, in quali
condizioni di vita si trovavano, quali influssi li abbiano eventualmente
suggestionati e quali fonti abbiamo per sapere tutto questo. L'uomo
non esiste soltanto come un essere fisico: c'è in lui un'esistenza più
nobile e più ricca: la sovra-esistenza spirituale propria della
conoscenza e dell'amore. Egli è così, in un certo senso, un tutto, e
non soltanto una parte; è un universo a se stesso, un microcosmo,
in cui il grande universo intero può essere racchiuso mediante la
conoscenza. E mediante l'amore egli può donarsi liberamente ad
esseri che sono per lui come degli altri se stesso. Di questa specie di
relazioni non esiste alcun equivalente nel mondo fisico. La lettura dei
testi letterari degli autori dell'età arcaica lasciano in chi vi si accosta
un meraviglioso senso di ordine: tutto si inquadra in un mirabile
cosmo ordinato, in cui entrano - seppur a diverso titolo - uomini e
dèi e in cui ogni cosa ha il suo posto.
Le riflessioni sul destino individuale dell'uomo vanno dunque
collocate sullo sfondo di questo ordine dove l'uomo si interroga sul
suo "destino".“Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; le
foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva fiorente le nutre
al tempo di primavera; così le stirpi degli uomini: nasce una, l'altra si
dilegua” 252. Probabilmente il punto di partenza di questa concezione
è l'"esperienza" dell'infrangersi dei sogni umani contro qualcosa di
più forte di noi: l'uomo vorrebbe essere artefice del proprio destino,
ma non ci riesce e - conseguentemente - si forma l'idea di un
destino inflessibile. Siamo noi gli architetti di noi stessi; siamo noi
che ci autoilludiamo con questa visione meccanica e riduttiva della
realtà in cui viviamo e ci evoviamo.
Nietzsche, nel “Crepuscolo degli idoli” così si esprime: “
“[…] Nel processo conoscitivo alla ricerca delle cause interviene
dunque una motivazione di tipo morale, legata alla debolezza di chi
cerca nella causa solo una possibilità di rassicurazione nei confronti
dell'ignoto: ciò che viene spacciato per verità eterna rispecchia solo
la paura che nasce dall'assenza di spiegazione. Il ricondurre una
cosa sconosciuta ad una cosa conosciuta procura sollievo,
tranquillizza, soddisfa, ed inoltre dà un sentimento di potenza. Ciò
che è sconosciuto dà pericolo, inquietudine, preoccupazione; il primo
istinto si volge ad eliminare questi stati d'animo penosi. Primo
principio: una spiegazione qualsiasi è meglio di nessuna spiegazione.
Poiché in fondo si tratta unicamente di una volontà di sbarazzarsi di
idee opprimenti, non si è molto difficili sui mezzi per sbarazzarcene:
la prima idea con cui l'ignoto si spiega come noto fa tanto bene che
la si ritiene per vera... Così l'istinto di causalità è condizionato ed
eccitato dal sentimento della paura. La domanda circa la causa non
deve, se è possibile, dare una causa per se stessa ma una certa
specie di causa, una causa tranquillante, liberatrice, producente
sollievo. Se alcunché di già noto, di già vissuto, di iscritto nella
memoria viene stabilito come causa, ciò è la prima conseguenza di
quel bisogno. Ciò che è nuovo, non mai provato, estraneo, viene
escluso come causa[…]”.
252
Iliade, libro VI, vv. 146-149; tr. it. di R. Calzecchi Onesti, ed.
Einaudi, Torino 1974
8.2) Determinismo, Indeterminismo e casualità
“[…] Il più grande dono che l’umanità abbia ricevuto è la libera
scelta. È vero che abbiamo dei limiti per farne uso. Ma quella piccola
libertà di scelta che abbiamo è un dono così grande e
potenzialmente così ricco che la vita vale la pena di essere vissuta
proprio per esso […]”Benjamin Libet, “Mind Time – Il fattore
temporale nella coscienza”, Raffaello Cortina 2007.
Si definisce determinismo253 quella concezione per cui in natura
nulla avviene a caso ma tutto accade secondo ragione e necessità. Il
determinismo esclude qualsiasi forma di casualità nelle cose ed
individua una spiegazione di tipo fisico per tutti i fenomeni,
riconducendola alla catena delle relazioni causa-effetto. La dottrina
della predestinazione, il corrispettivo teologico del determinismo,
sembra escludere l’esistenza del libero arbitrio. La coscienza, almeno
nella sua espressione attiva, che viene comunemente chiamata
volontà, presuppone una relativa autonomia rispetto agli ordinari
fenomeni fisici, regolati da leggi di carattere universale e necessario.
253
L’uso abituale di questa terminologia è piuttosto recente; essa
risale al 1927, anno in cui viene formulato il famoso “principio di
indeterminazione” ad opera di Werner Heisenberg (1901-1976).
Nonostante queste categorie vengano applicate principalmente
all’ambito d’indagine scientifico, esse implicano anche problemi di
natura filosofica che, come tali, sono molto più antichi e investono
campi ben più vasti dell’interpretazione della meccanica quantistica o
delle teorie fisiche in genere. Tali problemi pongono, in particolare,
interrogativi a riguardo della libertà decisionale dell’uomo o
dell’azione divina. I mutamenti verificatisi nel campo delle scienze a
partire dal XVII secolo e la conseguente nascita della scienza
moderna influiscono in modo determinante sull’elaborazione di una
visione del mondo di tipo meccanicista. Essa concepisce la natura
come una macchina perfetta il cui funzionamento si basa su pochi
fondamentali principi, primo fra tutti quello di causalità. Con
sufficiente studio la scienza può determinare esattamente il modo in
cui opera questa grande macchina e, una volta capito, lo può
controllare, poiché ogni effetto corrisponde ad una determinata
causa.
D'altra parte, da un punto di vista rigorosamente scientifico, qualsiasi
manifestazione della mente (quindi anche la volontà e il libero
arbitrio) non può che essere il prodotto dell'attività cerebrale che,
per quanto complessa e organizzata, non può comunque collocarsi al
di fuori delle suddette leggi, risultando quindi inevitabilmente
deterministica. Il tentativo di conciliare la volontà umana, almeno nel
senso in cui questa viene tradizionalmente intesa, con il metodo
scientifico, si presenta quindi come un percorso senza sbocchi.
Cicerone (106-43 a.C.), nella sua opera filosofica intitolata “De Fato”,
tenta di fornire una risposta adeguata a questa delicata questione.
Egli, riprendendo la complessa teoria stoica sulla libertà, volta a
sfuggire alla necessità e, insieme, a mantenere il fato, distingue tra
cause principali e cause prossime. Le cause principali operano
attraverso una catena di cause secondarie, fino a quelle che sono più
prossime e che agiscono direttamente sul singolo oggetto della
nostra osservazione. Vogliamo proporre in tale contesto una vecchia
parabola sufi dal titolo “ La carrozza” :
“[…] Ci sono tre scienze nello studio dell'uomo. La prima è la scienza
della conoscenza ordinaria. La seconda è la scienza degli stati
Ulteriori insoliti, spesso chiamati estatici. La terza, che è la più
importante, è la scienza della vera realtà, di ciò che si trova al di là
delle prime due. Solo la conoscenza ulteriore reale porta con sé la
conoscenza della scienza della vera realtà. Le altre due, ognuna nella
sua forma particolare, sono un riflesso della terza, senza la quale
sono pressoché inutili. Immaginatevi un cocchiere, seduto su una
carrozza trainata da un cavallo che egli guida. L'intelletto è la
'carrozza', la forma esteriore all'interno della quale stabiliamo dove
crediamo di essere e ciò che dobbiamo fare. La carrozza permette al
cavallo e all'uomo di agire. È ciò che chiamiamo tashkil, cioè la forma
esteriore o la formulazione. Il cavallo che costituisce la forza motrice
- è l'energia che viene chiamata 'stato emotivo' o qualsiasi altra
forza, ed è necessaria per trainare la carrozza. Nell'esempio che
abbiamo usato, l'uomo è colui che percepisce, meglio degli altri
elementi, i fini e le possibilità della situazione, e che permette alla
carrozza di muoversi in una determinata direzione e di raggiungere
l'obiettivo. È vero che ognuno di questi tre elementi può compiere
certe funzioni indipendentemente dagli altri due. Ma la funzione
combinata che chiamiamo 'movimento della carrozza', non può
compiersi finché i tre elementi non sono collegati nel modo giusto.
Solo 'l'uomo', l'Io reale, conosce i rapporti fra i tre elementi e il
bisogno che hanno l'uno dell'altro. Per i Sufi, il Grande Lavoro è la
conoscenza della combinazione dei tre elementi. Con troppi uomini,
con un cavallo poco adatto, con una carrozza troppo leggera o
troppo pesante, non si avrà alcun risultato[…]”.
Anche gli eventi ritenuti casuali (in quanto non sembrano avere una
causa diretta), sono comunque determinati da un livello superiore
della catena delle cause. Siamo in un mare vibrante di Energia e
Luce Intelligente in cui prevale la cooperazione e la sinergia, in un
processo creativo armonioso e continuo. Nulla nel Creato avviene
per caso.Pierre Teilhard de Chardin254, gesuita e paleontologo, ha
precisato più volte nelle sue opere, che la Vita, “non certo anomalia
bizzarra, fiorita sporadicamente sulla Materia, ma esaltazione
privilegiata di una proprietà cosmica universale; la Vita, non un
epifenomeno, ma l’essenza stessa del Fenomeno. […]L’Uomo, non
un tipo zoologico come gli altri; L’Uomo:colui sul quale e nel quale
l’Universo si avvolge”.
A tale proposito lo studioso creazionista , filosofo e scrittore Turco
Adnar Oktar (noto anche con lo pseudonimo di Harun Yahya) nel “Il
Darwinismo confutato” scrive:
“ Se si crede che una cellula vivente possa venire all’esistenza per
caso, allora niente impedisce di credere a una storia simile a quella
riportata sotto. È la storia di una città. Un giorno, un pezzo di argilla
compresso tra le rocce in una terra sterile si bagna per la pioggia.
L'argilla bagnata si asciuga e si indurisce al sorgere del sole, e
assume un aspetto solido e resistente. Successivamente, queste
rocce, servite anche da stampo, in qualche modo si fanno a pezzi, e
appare un mattone ben fatto e resistente. Questo mattone attende
per anni che, nelle stesse condizioni naturali, si formi un mattone
simile. Questo va avanti fino a che centinaia e migliaia di mattoni
simili si sono formati nello stesso luogo. Per caso, però, nessuno dei
mattoni precedentemente formatisi è danneggiato. Anche se esposto
per migliaia di anni a tempeste, pioggia, vento, sole che brucia e
freddo che gela, i mattoni non si spaccano, non si rompono né
vengono trascinati via ma attendono lì, allo
254
Pierre Teilhard de Chardin “Il posto dell’Uomo nella Natura”, Jaca
Book Milano 2011.
stesso posto con la stessa determinazione la formazione di altri
mattoni. Quando il numero dei mattoni è sufficiente, erigono un
edificio mettendosi di lato e uno sull’altro, essendo stati trascinati a
caso dagli effetti di condizioni naturali quali venti, tempesti o tornadi.
Nel frattempo, materiali come cemento o miscele di terreno si
formano in condizioni naturali, con perfetto tempismo, e strisciano
tra i mattoni per farli aderire. Mentre avviene tutto ciò, materiali
ferrosi sotto il terreno prendono forma, in "condizioni naturali" e
gettano le fondamenta di un edificio da formare con questi mattoni.
Alla fine di questo processo, compare un edificio completo con tutti i
materiali, la carpenteria e le installazioni intatti. Naturalmente, un
edificio non consiste solo di fondamenta, mattoni e cemento. In che
modo, allora, si devono ottenere gli altri materiali mancanti? La
risposta è semplice: tutti i tipi di materiali necessari per la
costruzione dell’edificio esistono nella terra in cui esso è eretto. Il
silicio per il vetro, il rame per i cavi elettrici, il ferro per le colonne, le
travi, i tubi dell’acqua, ecc. esistono tutti sotto terra in quantità
abbondanti. Ci vuole solo l’abilità delle “condizioni naturali” per dare
forma a questi materiali e porli all’interno dell’edificio. Tutte le
installazioni, le opere di carpenteria e gli accessori sono messi tra i
mattoni con l’aiuto del vento che soffia, della pioggia e di terremoti.
Tutto è andato così bene che i mattoni sono disposti in modo da
lasciare gli spazi necessari per le finestre come se sapessero che
qualcosa chiamato vetro si sarebbe formato più tardi per condizioni
naturali. Inoltre, non hanno dimenticato di lasciare un po’ di spazio
per consentire l’installazione di acqua, elettricità e impianto di
riscaldamento, che devono formarsi successivamente sempre per
caso. Tutto è andato così bene che “coincidenze” e “condizioni
naturali” producono un quadro perfetto. Chi riesce a conservare la
fede in questa storia fino a questo punto, non dovrebbe avere alcun
problema nel supporre in che modo vennero fuori gli altri edifici,
impianti, strade, sottostrutture, comunicazione e sistemi di trasporto
della città. Se possiede conoscenze tecnologiche ed è versato
nell'argomento, può anche scrivere alcuni volumi estremamente
"scientifici" che affermano le sue teorie sul "processo evolutivo di un
sistema fognante e la sua uniformità con le strutture presenti”.
Potrebbe ben essere insignito di riconoscimenti accademici per i sui
studi brillanti e può considerare se stesso un genio che getta luce
sulla natura dell’umanità. La teoria dell'evoluzione, che afferma che
la vita è pervenuta all'esistenza per caso, non è meno assurda della
nostra storia, poiché, con tutti i suoi sistemi operativi, di
comunicazione, di trasporto e di gestione, una cellula non è meno
complessa di una città”.
La vita, l’universo e le loro interazioni appaiono come una danza
eterna sapientemente intrecciata di molecole, amore e gratitudine in
una gerarchia di armonie simmetriche. Il mondo nel quale viviamo
non è il risultato di forze (cause-effetti), ma l’espressione di una
sincronicità che coinvolge il materiale e l’immateriale, edificando la
vita stessa. Siamo esseri spirituali che stanno sperimentano
l’esperienza materiale del corpo.
In particolare il determinismo riguarda il rapporto di necessità tra
causa ed effetto, tra legge naturale e fenomeno, per cui, data una
causa o una legge, non può che prodursi in modo necessario e
univoco quell’effetto o quel fenomeno specifico. In base a ciò
l’Universo non presenta alcun evento contingente sotto forma di
variazione spontanea o casuale, né persegue alcuna libera finalità255.
Si possono distinguere il : determinismo fisico e fisiologico;
psicologico e teologico256. 1.Determinismofisico e fisiologico. Esso
muove dal principio che tutto quanto succede nell'universo è il
risultato necessario dello stato antecedente dell'universo, il prodotto
necessario dei fattori fisici precedenti, per cui se noi potessimo
conoscere con esattezza perfetta la situazione dell'universo in un
dato momento, potremmo fare la storia
255
In tal senso il determinismo è spesso associato a visioni
meccanicistiche e materialistiche. Forme di d. sono anche le
concezioni fatalistiche delle religioni e delle cosmologie antiche,
dell’astrologia, o quelle teologiche in cui il rapporto tra Dio e il
mondo è considerato come predeterminato ab aeterno, o quelle
morali in cui le volizioni del singolo sono un prodotto delle condizioni
di esistenza e non di libera scelta. 256 Ciceronis M. Tulli, “De fato. Sul
destino”, con testo a fronte, Milano, Mursia, 1994. Cini M. (a cura
di), “Caso, necessità, libertà”. Seminari a.a. 1997-98, Napoli, Cuen,
1998. Corradi E., Determinismo, causalita e fisica quantistica, Milano,
Celuc, 1972. Dahan Dalmedico A.-Chabert J.-L.-Chemla K. (éds.),
Chaos et déterminisme, Paris, Ed. du Seuil, 1992. Daston L., Perché
la teoria della probabilità aveva bisogno del determinismo, Trad. it. di
M. Benzi, Bologna, Il Mulino, 1991. De Caro M., Il libero arbitrio. Una
introduzione, Roma-Bari, Laterza, 2004. Dennett Daniel C.,
“L'evoluzione della libertà”, Milano, R. Cortina, 2004. Amsterdamski
S. et al., « La querelle du déterminisme. Philosophie de la science
d'aujourd'hui « , Paris, Gallimard, 1990 ; Arecchi F. Tito (a cura di) et
al., “Determinismo e complessità”, Roma, Armando, 2000. Ayers M.
R., The refutation of determinism. An essay in philosophical logic,
London, Methuen & Co., 1968. Barone F., Determinismo e
indeterminismo nella metodologia scientifica contemporanea, Torino,
Edizioni di Filosofia, 1959.
del passato dell'universo e la profezia ugualmente precisa di quanto
avverrà nel futuro.
2. Determinismo psicologico. Esso pretende che l'atto volitivo sia
determinato necessariamente dal motivo presentato dall'intelletto.
Secondo l'influsso che esercitano sopra di noi i motivi, ci muoviamo
da una parte o dall'altra, come i piatti della bilancia sono spinti dai
pesi. E' dunque vero che noi scegliamo sempre quello che in quel
dato momento ci appare migliore; ma che una data cosa ci appaia
migliore, non è senza influsso della volontà, che piega l'intelletto a
considerare più questo o quel motivo e a chiudere invece gli occhi
davanti a questa o a quella ragione in contrario. Si dica pure che la
nostra volontà è come la bilancia che si abbassa dalla parte dove il
peso è più forte, ma si aggiunga che la forza stessa dei pesi dipende
dalla bilancia usata. Al contrario chiamiamo indeterminismo quella
concezione che ammette l’esistenza in natura di eventi non
determinati da cause precedenti, che pertanto risultano imprevedibili
e frutto del caso.
L’indeterminismo causale si fonda sulla nozione di causazione
indeterministica. Secondo tale tesi, lungo la catena causale che porta
alla realizzazione dell’azione, interviene, tra il processo che porta alla
deliberazione e il compimento dell’azione, un elemento
indeterministico. In questo modo, secondo l’indeterminismo causale,
è garantita la prima condizione della liberta, cioè la possibilità di
agire diversamente: infatti, dal momento che le azioni non sono il
frutto di una causazione deterministica potrebbero anche non
accadere o verificarsi in maniera diversa da come di fatto accadono
pur in presenza dello stesso passato e delle stesse leggi di natura.
Quando dobbiamo compiere una scelta, abbiamo davanti a noi
diverse motivazioni e diverse ragioni da valutare per decidere quale
corso di azione intraprendere (molto simile all’atto della
misurazioneosservazione di un evento, il quale, collassando, da
probabile si fa possibile e concreto).
Le valutazioni che compiremo non predeterminano il corso
dell’azione che sceglieremo ma sarà solo alla comparazione tra le
diverse ragioni che le varie valutazioni assumeranno un peso relativo
facendoci propendere verso una scelta piuttosto che verso un’altra.
Dunque le ragioni ci spingono a compiere certe scelte ma non le
necessitano257. Il processo che porta alla scelta di una azione invece
di un’altra è contemporaneamente indeterministico e causale. È
indeterministico perché il peso relativo dei diversi insiemi di ragioni
per agire non è predeterminato. In sostanza, in tale scenario il
contributo causale indeterministico di noi stessi al compimento
dell’azione non pare sufficiente a impedire che anche contro questa
concezione venga elevata, sia pure riformulata la classica accusa
antilibertaria: quella secondo la quale l’indeterminismo impedisce il
controllo sulle proprie azioni. Sia l’indeterminismo causale che
l’indeterminismo radicale non riescono dunque a sfuggire alla critica
di non riuscire a dare spiegazione del controllo che noi stessi
dobbiamo avere sulle azioni se queste devono dirsi libere.
A scardinare il modello meccanicistico nella microfisica è però
soprattutto il principio di indeterminazione di Heisenberg. Tutto ciò
che si può fare è determinare la probabilità che la particella si trovi
in un punto anziché in un altro, oppure abbia una velocità invece che
un’altra; sul comportamento della particella si possono cioè fare solo
previsioni probabili e calcoli statistici. L’indeterminismo, per
Heisenberg, non è dovuto all’impossibilità pratica di accedere a tutte
le informazioni necessarie per la conoscenza deterministica del moto
delle particelle, ma si configura piuttosto come una legge
257
Secondo la tesi dell’indeterminismo causale, i soggetti scelgono
tra vari corsi di azioni alternativi, dopo aver privilegiato, senza essere
però determinati in questa scelta, un insieme di motivazioni piuttosto
che un altro: Quando un’agente deve optare tra due corsi di azione
alternativi, egli sceglie comparando le ragioni che militano
rispettivamente in favore dell’uno e dell’altro; tuttavia, ed è questo il
punto fondamentale, prima di questa valutazione le diverse ragioni
(desideri, credenze, intenzioni) non hanno un peso oggettivo, ovvero
non determinano già, intrinsecamente, quale sarà l’opzione che
l’agente sceglierà. Piuttosto, è proprio al momento della pesatura,
della comparazione delle diverse ragioni che l’agente svolge al
momento della decisione, che tali ragioni assumono il peso relativo
che fa propendere l’agente in favore di una azione o dell’altra.
fondamentale ed universale della natura: l’indeterminazione
quantistica corrisponde ad una indeterminazione di natura258. Ervin
Laszlo259, considerato il fondatore della Teoria dei Sistemi, scrive a
questo proposito:
“[…] Non è fatto di cose e di eventi separati, di spettatori esterni e di
uno spettacolo impersonale. Si tratta di un intero, di un tutt’uno. A
differenza del mondo despiritualizzato della fisica classica, il cosmo
non è frammentato in cose materiali e nei domini disgiunti della vita
e della mente. La recente scoperta dell’unità dell’universo è frutto di
ricerche approfondite, basate su osservazioni e messe alla prova
tramite esperimenti. Essa fornisce una visione del tutto diversa del
mondo rispetto all’immagine meccanicistica, materialistica e
frammentata insegnataci a scuola. Un cosmo connesso, coerente e
unito[…]”.
I movimenti apparentemente casuali delle particelle subatomiche
non si possono più spiegare nei termini della vecchia meccanica. In
seguito agli sviluppi conseguenti al crollo del sistema della fisica
classica, il problema del caso, nonostante le perplessità di molti, si
affaccia comunque prepotentemente nel panorama sia scientifico che
filosofico. Il caso è sempre sembrato costituire, nella storia del
pensiero, un concetto estraneo alla scienza, cioè all’esigenza di
stabilire leggi universali e necessarie per le singole classi di
fenomeni. L’ordine stesso della natura, infatti, ha sempre portato a
rifiutare l’idea di un
258
A criticare l’interpretazione data da Heisenberg alla meccanica
quantistica sono anche Max Planck ed Erwin Schrödinger, che hanno
difficoltà ad accettare una teoria che prospetta un universo senza
leggi affidabili. Secondo loro la posizione sostenuta da Heisenberg
porterebbe ad una negazione totale non solo della scienza, ma, in
ultima analisi, dello stesso pensiero razionale. Se non ci sono causa
ed effetto diventa infatti impossibile prevedere e spiegare qualsiasi
cosa. Anzi, partendo da queste considerazioni si può addirittura
arrivare a dubitare dell’esistenza di ogni cosa al di fuori di noi e dei
nostri sensi. Il contributo di Heisenberg alla fisica è comunque
indubbio, quello che viene messo in discussione sono piuttosto le
conclusioni filosofiche che egli ha tratto dalla meccanica quantistica.
259
Ervin Laszlo, “Risacralizzare il Cosmo- Per una visione integrale
della realtà”, Urra Edizioni 2008.
mondo “fatto a caso”, dominato dall’imprevedibilità e
dall’indeterminazione.
Diverso è lo scenario descritto da Ilya Prigogine(Nobel per la
chimica, grazie ad una teoria termodinamica applicata ai sistemi
complessi), il quale afferma che “nei processi di auto-organizzazione
sia il caso che la necessità giocano un ruolo essenziale”, ma, a
differenza di ciò che pensavano i fisici prima della scoperta
dell’entropia (e cioè che nella natura uno stato d’equilibrio si
identifichi con l’ordine e l’organizzazione della materia), ritiene che
nei sistemi dissipativi (ad esempio i vortici) ad alto livello d’entropia
l’ordine si manifesti quando essi si trovano lontani dall’equilibrio260.
Poiché gli eventi probabilistici nel mondo che noi possiamo osservare
coi nostri sensi sono relativamente rari (mentre sono frequenti su
scale di grandezza inferiori, a livello di atomi e molecole), essi sono
anche estranei alla nostra esperienza e misteriosi alla nostra logica.
Alcuni esempi di eventi probabilistici a noi direttamente familiari
possono venire dall'analisi dei giochi dei bambini e degli adulti, che
in genere mescolano componenti deterministiche e componenti
casuali (probabilistiche) in varia proporzione. In questi casi il senso
comune ci aiuta ad interpretare correttamente il fenomeno e ci
suggerisce, ad esempio, che il gioco del biliardo e' completamente
deterministico, mentre il gioco dei dadi e' completamente
probabilistico. Coerentemente, non abbiamo dubbi sul fatto che nel
biliardo chi vince e' più bravo di chi perde, mentre chi vince ai dadi e'
più fortunato di chi perde. Lo stesso discorso vale per chi si è
costruito la propria ricchezza materiale e spirituale. Nella maggior
parte dei casi le persone tendono a reputare fortunate queste
persone e sfortunate chi,
260
L’aumento dell’entropia può aprire infatti la prospettiva
dell’emergere del nuovo e dell’imprevedibile all’interno dell’universo;
questa rottura di equilibrio può portare poi all’insorgere di nuove
forme di organizzazione. Il tempo si configura allora come
irreversibile e, poiché è impossibile risalire alle condizioni originarie,
viene meno la determinazione di una qualsiasi catena causale:
compare un elemento di indeterminazione che è proprio della realtà
e non connesso alla nostra ignoranza riguardo le variabili in campo.
invece, non è riuscito nella crescita e nella prosperità. Sia gli eventi
deterministici che quelli probabilistici sono governati da leggi, che
nel caso degli eventi probabilistici sono leggi statistiche, valide per
gruppi numerosi di eventi simili, e non per i singoli casi. Una certa
semplificazione concettuale può essere ottenuta distinguendo gli
eventi deterministici e probabilistici in intrinsecamente o
secondariamente tali. Gli eventi intrinsecamente deterministici sono
tali nella loro intima natura: ad esempio il movimento dei corpi
obbedisce a leggi intrinsecamente deterministiche.
Gli eventi secondariamente deterministici hanno natura statistica e
risultano da un gran numero di eventi probabilistici, dei quali
rappresentano la media: ad esempio le leggi dei gas o l'equilibrio
delle reazioni chimiche. Gli eventi intrinsecamente probabilistici sono
i più difficili da illustrare perché la loro definizione e' negativa: sono
quelli per i quali non abbiamo una teoria deterministica
accettabile261. Infine, gli eventi apparentemente probabilistici sono
quelli che dipendono da molti distinti fattori, che in sé potrebbero
essere deterministici ma che nell'insieme non sono controllabili. Il
dado da gioco e' un esempio di questa categoria: uno strumento
deterministico progettato per generare casualità probabilistica, grazie
al fatto che da eventi discreti (ad es. 5 o 6 ma non 5,5) e che l'esito
del tiro dipende da variazioni delle condizioni iniziali (forza e
direzione) troppo piccole per essere controllabili262.
La realtà che l’uomo incontra si presenta di una ricchezza
inesauribile ed ogni evento è sempre più ricco dei simboli concettuali
entro cui si tenta di imprigionarlo. Forse l’unica, vera scappatoia
all’incubo del
261
P., Le metamorfosi del determinismo, Milano, F. Angeli, 1997.
Earman J., A primer on determinism, Dordrecht, Reidel, 1986.
Enriques F., Causalità e determinismo nella filosofia e nella storia
della scienza, Roma, Atlantica, 1944. Giannoli G. I., Il Caso, un
tiranno. Elogio della curiosità, Milano, F. Angeli, 1986.
262
La scelta di un particolare punto di vista equivale alla scelta di un
particolare apparato attraverso cui ricavare misure affidabili. Ma ciò
non toglie che la realtà possa essere molto più ricca del singolo
punto di vista, sia perché l’oggetto analizzato ha molteplici facce, sia
perché può essere celato in un contesto variabile, la cui variabilità
molto ha a che fare con ciò che è il soggetto e la sua visione della
vita.
determinismo che domina l’uomo consiste, dunque, nel cambiare
semplicemente prospettiva.
Il problema è che necessità e caso vengono per lo più considerati
come opposti assoluti, che pertanto si escludono a vicenda263.
In questo modo si arrivano ad avere due punti di vista contrapposti,
nessuno dei quali è sufficiente a spiegare e comprendere la
complessità del reale. Bisognerebbe dunque smettere di considerare
la questione in modo strettamente dualistico e cercare di pensare al
mondo come ad una totalità priva di confini, margini o categorie
chiaramente definiti, così da evitare pericolosi riduzionismi.
L’espressione “Voglio vincere 5 milioni di euro al superenalotto entro
la prossima settimana”. Quantunque abbia una richiesta specifica (
sia nella struttura funzionale che temporale), l’affermazione manca
del “ruolo per raggiungerlo”. In questo caso entra in gioco il ruolo
della nostra ferma determinazione e dei pensieri che si identificano
con ,le frequenze del “perché”, non del “come strategico”.
Quando fissiamo un obiettivo, definiamo un piano di massima, ma
non perdiamo troppo tempo a pianificare ogni minuzioso dettaglio,
concentriamoci piuttosto sul perché. La determinazione deve
prendere il posto all’incertezza probabilistica e al dubbio. Esiste uno
spazio tra l’accadimento di un evento e la nostra reazione: non puoi
scegliere se l’evento debba accadere o meno, ma puoi sempre
scegliere come reagire. Jantsch, E.264 ha osservato che “Un giorno
forse potremo comprendere i processi autoadattanti di un universo
che non è determinato da una cieca selezione delle condizioni iniziali,
ma ha la potenzialità di una parziale autodeterminazione”.La
comprensione e la conoscenza della realtà in cui sperimentiamo noi
stessi del nostro universo nel quale proiettiamo la
263
In primo luogo, l’entità del problema: credo che l’irriducibilità del
fenomeno mentale svolga un ruolo secondario nella problematica del
libero arbitrio, perché è un elemento forse necessario ma non
sufficiente. Esso è piuttosto l’effetto collaterale di una reificazione
indebita della logica delle cause; il determinismo non rispecchia
come stanno le cose, bensì come noi descriviamo come stanno le
cose. Il rapporto mentecervello diventa problematico solo se
assumiamo il determinismo come reale e attribuiamo al mondo
naturale una passività contrapposta all’attività della mente. 264
Jantsch, E., “The Self-Organizing Universe”, Pergamon Oxford 1980.
nostra creatività avviene attraverso la costante e dinamica fusione
dell’osservatore e dell’osservato. Nella fisica moderna, l’universo
appare quindi come un tutto dinamico, inseparabile, che comprende
sempre l’osservatore in modo essenziale. Nell’esperienza che se ne
può avere i concetti tradizionali di spazio e tempo, di oggetti isolati e
di causa ed effetto, perdono il loro significato. Tale esperienza è
molto simile a quella dei mistici orientali.
8.3) Il libero arbitrio265: abbiamo il potere e la
responsabilità di fare giuste scelte.
“[…] Una strada c'è nella vita. La cosa buffa è che te ne accorgi solo
quando è finita. Ti volti indietro e dici "oh, guarda, c'è un filo".
Quando vivi non lo vedi il filo, eppure c'è. Perché tutte le decisioni
che prendi, tutte le scelte che fai sono determinate, si crede, dal
libero arbitrio, ma anche questa è una balla. Sono determinate da
qualcosa dentro di te che è innanzitutto il tuo istinto, e poi da
qualcosa che gli indiani chiamano il karma accumulato fino ad
allora[…]” Tiziano terzani.
Il problema della necessità o della contingenza degli eventi (e quindi
della disputa tra concezione deterministica e indeterministica della
265
Il libero arbitrio è la facoltà, innata nell’io, di decidere di fare una
cosa oppure un’altra. Generalmente è un dono che possediamo tutti.
Generalmente: perché non tutti lo possiedono, o perlomeno non tutti
lo possiedono in tutti i momenti della loro esistenza. Per esempio,
non c’è libero arbitrio quando non c’è consapevolezza di sé,
padronanza delle proprie decisioni. Ma nella nostra vita è il libero
arbitrio che usualmente ha il potere di farci intraprendere una strada
anziché un’altra, di scegliere un’azione piuttosto che un’altra. La
libertà è invece una conquista, una meta da raggiungere, uno stato
d’essere nel quale, pur possedendo il libero arbitrio, non sempre
abitiamo.
realtà) si è sempre presentato in stretta connessione con quello della
libertà umana. Il libero arbitrio è la capacità che intuiamo dentro di
noi di decidere tra diverse possibilità d’azione e di far divenire reale
una di esse, in modo che la scelta che facciamo possa dirsi
veramente nostra. Eppure l’uomo fa continuamente esperienza della
propria libertà interiore e si rende conto di poter intervenire in
qualche modo sul corso degli eventi attraverso atti di volontà. Il
problema che si è presentato dunque nella storia del pensiero è
stato quello di individuare un punto di vista che renda compatibile
l’apparente determinismo del mondo e la possibilità di esistenza del
libero arbitrio umano.
Se l’uomo impara a chiedersi il senso di tutto ciò che gli capita, non
solo imparerà a conoscere meglio se stesso e i propri problemi, ma
scoprirà anche le possibilità di cambiamento.
La consapevolezza interiore ci conduce naturalmente alla percezione
dell’Unità che permea tutte le manifestazioni della Vita.
“Escogitare gli interrogativi migliori, spezzando le vecchie abitudini e
le tradizioni invalse nel modo di porre i problemi, è una parte molto
difficile di quel grandioso progetto umano che è la comprensione di
noi stessi e del nostro mondo. […]Noi esseri umani condividiamo una
realtà soggettiva – e siamo consapevoli di questa condivisione – in
un modo che è completamente fuori dalla portata di qualunque altra
creatura del pianeta – e questo perché possiamo parlarci l’un l’altro.
[…]Ogni mente umana osservata non è solo un prodotto della
selezione naturale, ma anche di una riprogettazione culturale di
vastissime proporzioni […]una lunga storia che a volte copre miliardi
di anni”scrive il filosofo e logico statunitense Daniel Clement
Denett266, direttore del Centro di Studi Cognitivi delle Tufts
University.
La nascita della meccanica quantistica sembra fornire una soluzione
adeguata a tale problema. Il calcolo probabilistico, su cui si fonda la
nuova fisica dei quanti, potrebbe infatti lasciare margini di libertà
266
Daniel Clement Denett “La mente e le menti – Verso una
comprensione della coscienza”, BUR Milano 2006.
all’uomo, mantenere aperto davanti a lui un certo ventaglio di
possibilità (seppur limitate).
Inoltre, attribuendo un ruolo centrale all’osservatore, la meccanica
quantistica sembra concedere agli esseri umani la capacità di
influenzare in qualche modo il mondo. Se poi si accetta la
conseguenza più estrema del principio di indeterminazione, ovvero la
negazione totale dei rapporti di causalità, si può arrivare a sostenere
la piena ed assoluta libertà dell’uomo, la sua autonomia rispetto
qualsiasi tipo di vincolo. Nasce però il rischio che la libertà, in quanto
ancorata all’indeterminismo, coincida, in ultima analisi, con la mera
casualità, che della libertà è in realtà la negazione; se gli
avvenimenti sono casuali non possiamo, infatti, averli determinati noi
coscientemente267. Il problema del libero arbitrio, come si può
vedere, è dunque molto complesso, ma, al contempo, di
fondamentale importanza, poiché vi è in gioco l’immagine dell’uomo
come creatura capace di autonomia e di responsabilità morale. Esso
ha dato origine a un complesso dibattito filosofico nel quale si
possono distinguere, sostanzialmente, tre correnti principali. Il
determinismo incompatiblista268 nega il libero arbitrio in quanto tutto
è soggetto alla legge di causalità, a cui gli
267
Hardin R., Indeterminacy and society, Princeton, N.J., Princeton
University Press, 2003. Hillman J., Il codice dell’anima. Carattere,
vocazione, destino, trad. it. di A. Bottini, Milano, Adelphi, 1997.
Honderich T., The consequences of determinism, vol. 2, Oxford,
Clarendon press, 1990. Waismann F.-Schachter J.-Schlick M., Ethics
and the will. Essays, edited and with an introduction by B.
McGuinness and J. Schulte, translations by H. Kaal, Dordrecht,
Kluwer, 1994. Watkins J.W.N., Liberta e decisione, Introduzione di M.
Baldini, Roma, Armando, 1981. White Michael J., Agency and
integrality. Philosophical themes in the ancient discussions of
determinism and responsibility, Dordrecht, Reidel, 1985. Cini M. (a
cura di), Caso,necessità, libertà, Cuen, Napoli 1998; De Caro M., Il
libero arbitrio. Un’introduzione, Laterza, Bari 2004.
268
Nelli S., Determinismo e libero arbitrio da Cartesio a Kant, Torino,
Loescher, 1982. Petrone I., I limiti del determinismo scientifico,
Introduzione di G. Crivella, Urbino, QuattroVenti, 2000. Pomian K. (a
cura di), Sul determinismo. La filosofia della scienza oggi, Milano, Il
Saggiatore, 1991. Prigogine I.-Stengers I., La fine delle certezze. Il
tempo, il caos e le leggi della natura, Torino, Bollati Boringhieri,
1997. Proclo, La provvidenza e la liberta dell'uomo, a cura di L.
Montoneri, Roma-Bari, Laterza, 1986. Urbinati N., Determinismo e
liberta. Aspetti della crisi del positivismo italiano negli anni di fine
secolo, Firenze, Leo S. Olshki, 1987.
uomini non fanno eccezione. La libertà della scelta sarebbe dunque
una mera illusione: ci sentiamo liberi semplicemente perché non
siamo consapevoli di tutti i fattori che ci determinano. In realtà le
azioni umane sono tutte determinate causalmente dalle condizioni
genetiche, psicologiche e sociali da cui noi dipendiamo strettamente.
Secondo i compatibilisti, libertà e determinismo sono conciliabili e il
fatto che le nostre azioni siano il frutto di una volontà determinata
non deve essere assolutamente confuso con situazioni come la
coercizione di un soggetto costretto ad agire in una certa maniera
diversa da quella che vorrebbe. È questa secondo i compatibilisti la
confusione che fanno i loro critici nel rivolgere loro l’accusa che il
determinismo sia l’opposto della libertà.
Coercizione e costrizione comportano effettivamente la negazione
della libertà e su questo punto concordano sia compatibilisti che
incompatibilisti. Come precedentemente visto, due sono le condizioni
della libertà: la prima è che perché un’azione sia libera devono
presentarsi corsi di azioni alternativi; la seconda è che possiamo
autodeterminare le nostre azioni.
Il compatibilismo soddisfa la seconda condizione in quanto noi
autodeterminiamo determinate dalla compatibilismo è dare conto del
fatto che un’azione è libera quando sono possibili delle alternative. Il
libertarismo, sfruttando l’indeterminismo proposto dalla meccanica
quantistica, sostiene l’esistenza di eventi non determinati e, quindi,
la libertà dell’uomo nell’agire. Il compatibilismo269sostiene la
compatibilità del determinismo con il libero arbitrio: anche se gli
accadimenti dell’universo sono le azioni quando esse sono
casualmente nostra volontà. Molto più difficile per il
269
I compatibilisti ritengono che sia possibile trovare una
conciliazione tra la libertà umana e il determinismo dei fenomeni
fisici. Gli incompatibilisti sono convinti che ciò sia impossibile,
distinguendosi, al loro interno, tra coloro che non credono
nell'esistenza del libero arbitrio e coloro che invece ne accettano
l'esistenza, ma negano la realtà del determinismo. Analizzando le
tesi dei compatibilisti, vediamo che, senza eccezione, essi tentano di
pervenire a una conciliazione tra libertà e determinismo
semplicemente ridefinendo ciò che dobbiamo intendere per libertà,
ossia trasformando questa in "qualcos'altro".
determinati da leggi precise, la volontà umana è comunque libera.
Molto sinteticamente, le posizioni dei diversi autori che si sono
cimentati col problema del libero arbitrio possono essere ricondotte a
due filoni principali: il compatibilismo e l'incompatibilismo. Per
quanto riguarda gli incompatibilisti, le loro conclusioni assumono
come punto fermo che la volontà rappresenti un mero prodotto dei
processi elettrochimici che si svolgono nel cervello e di conseguenza
vada vista come una metafora dei processi stessi. In tale prospettiva,
la libertà non può che essere un'illusione, perché viene a dipendere
completamente da eventi fisici soggetti a leggi universali e
necessarie. Sul libero arbitrio Skinner, B.F, (“La scienza del
comportamento”) scrisse che :
“[…] È facile credere che la volontà sia libera e che la persona sia
libera di scegliere. Il risultato è invece il determinismo. La
generazione spontanea del comportamento ha raggiunto lo stesso
stadio della generazione spontanea dei bachi e dei microrganismi al
tempo di Pasteur. "Libertà" significa di solito l'assenza di restrizione o
coercizione, ma in modo più ampio significa una mancanza di
qualsiasi determinazione anteriore: "Tutte le cose che pervengono ad
essere, tranne gli atti di volontà, hanno cause". [...] È in gioco la
vistosità delle cause quando il comportamento riflesso si chiama
involontario - un individuo non è libero di starnutire o non starnutire;
la causa iniziante è il pepe. Il comportamento operante si chiama
volontario, ma non è realmente senza causa; solo è più difficile
individuare la causa. La condizione critica per l'esercizio apparente
del libero arbitrio è il rinforzo positivo, in base al cui risultato un
individuo si sente libero, si dichiara libero e dice di fare come gli
piace o ciò che vuole e che gli garba di fare. Il ruolo peculiare
attribuito alla volontà deriva dalla sua apparente spontaneità e dal
suo mistero, che suggerisce che si possono produrre conseguenze
senza azione fisica[…]”
Nel linguaggio filosofico e scientifico, concezione secondo la quale gli
accadimenti della realtà reciprocamente connessi in particolare
riguarda il rapporto di necessità tra causa ed effetto, tra metafisica,
fisica o morale sono
modo necessario e invariabile. In legge naturale e fenomeno, per
cui, data una causa o una legge, non può che prodursi in modo
necessario e univoco quell’effetto o quel fenomeno specifico. In base
a ciò l’Universo non presenta alcun evento contingente sotto forma
di variazione spontanea o casuale, né persegue alcuna libera finalità.
Ogni volta che fissiamo un obiettivo dobbiamo confrontarci con
casualità e determinismo: nel percorso verso la tua meta, dobbiamo
mettere in campo una serie di azioni per produrre determinati effetti
(determinismo), e allo stesso tempo dobbiamo affrontare una serie
di eventi imprevisti che accelereranno, ma soprattutto, rallenteranno
la corsa verso i nostri obiettivi (casualità). Il libero arbitrio non deve
essere confuso con la libertà di fare qualsiasi cosa ci venga in mente,
ma è scegliere in piena consapevolezza le dinamiche della nostra
realtà e rispondere con responsabilità alle diverse esigenze che la
vita ci offre.
In tal caso possiamo paragonare la consapevolezza e la
responsabilità come fari che consentono di illuminare la nostra
scelta; quanto più alti sono i fari tanto più sarà nostra la scelta.
Come i nostri sensi riescono a catturare e sperimentare solo una
parte degli eventi presenti nella realtà che ci circonda, così la nostra
estensione psico-mentale riescono a sperimentare solo una parte
dell’abbondanza dell’universo. Fino a quando non abbiamo eliminato
dalla nostra mente tutti i condizionamenti, le limitazioni autoimposte, i modelli stereotipati la nostra sarà una tendenza a replicare
le stesse esperienze, e quindi cadere nelle trappole del caso, della
fortuna e del destino.
La problematica che ruota intorno alla domanda se gli uomini
possono dirsi liberi, è estremamente complessa. Da un lato se si
segue l’intuizione del senso comune, appare ovvio che l’uomo è in
grado di controllare le scelte e le azioni che compie, che di esse è
responsabile e che è dunque libero. Ma, approfondendo la questione,
questa intuizione non appare più così scontata e anzi molti sono i
problemi che sorgono intorno alla possibilità di affermare la libertà
umana. Più si indaga su questa complessa problematica e più si
infittiscono le difficoltà che riguardano la questione del libero
arbitrio. Comprendere che noi non siamo il nostro corpo e che siamo
esseri eterni nel cosmo impariamo ad accettare ed essere
consapevoli del miracolo e del mistero della vita stessa.
Eldon Taylor, bestsellers e inventore della tecnologia brevettata
Innertalk, ha scritto:
“ Non puoi riuscire a conoscerti in modo autentico se vivi con il pilota
automatico inserito, acconsentendo tacitamente agli eventi, senza
conseguire alcuna consapevolezza di ciò che permetti che accada
rimanendo passivo: come se ti trovassi in una democrazia senza
avere voce, come se fossi immerso nel mondo con gli occhi chiusi.
Non puoi conoscerti autenticamente, se non dopo averti scrollato di
dosso tutti gli strati che ti si sono depositati addosso a seguito del
processo di acculturamento al quale sei stato esposto. Siamo gestiti
e manipolati, nonché indotti a vivere in una sorta di coscienza
collettiva depersonalizzata , come se appartenessimo a uno
sciame”270.
Il dibattito sulla libertà assume dunque un’importanza fondamentale
perché ha rilevanti implicazioni per varie discipline come l’etica, la
filosofia del diritto, la filosofia politica271: “A giudizio quasi
universale, infatti, la libertà è da ritenersi conditio sine qua non di
alcuni concetti fondamentali di queste discipline, come quelli di
responsabilità e di autodeterminazione. In effetti, di norma gli agenti
vengono considerati responsabili delle loro azioni (dal punto di vista
legale, morale e politico) solo se essi le hanno compiute
liberamente”272.
270
Taylor Eldon, “What if. E se…? Cambia le tue credenze e realizza
il tuo vero sé”, MyLife Edizioni 2012.
271
Se facciamo riferimento alla nostra esperienza vissuta, il libero
arbitrio si presenta come una facoltà legata alla possibilità di
scegliere e di agire senza costrizioni (esterne o interne). In maniera
ancor più significativa, il libero arbitrio appare in stretto rapporto con
l'autonomia della volontà. Infatti, nessun individuo può considerarsi
veramente libero se la sua volontà è totalmente determinata dalle
condizioni esistenti a un dato istante. Non tutti gli autori si mostrano
d'accordo sul fatto che la libertà debba necessariamente
corrispondere a una libertà di volere.
272
M. De Caro, Il libero arbitrio. Un’ introduzioneIl libero arbitrio. Un’
introduzione
“[…] Se si batte un dito sul tavolo si ha la percezione dell’evento
come se accadesse in “tempo reale”. Soggettivamente, cioè, si sente
il tocco nello stesso momento in cui il dito entra in contatto con il
tavolo. Ma i nostri risultati sperimentali conducono con ogni evidenza
a una scoperta sorprendente, direttamente contrapposta alla nostra
personale intuizione e percezione: il cervello ha bisogno di un
periodo relativamente lungo – fino a circa mezzo secondo – per
attivarsi in modo appropriato e indurre la consapevolezza
dell’evento! L’esperienza cosciente o la consapevolezza del dito che
tocca il tavolo appare così solo dopo che le attività cerebrali si sono
attivate per produrne la consapevolezza[…]”273.
Per Ayer, per esempio, solo le azioni possono venir considerate
libere, ma non le deliberazioni della volontà; secondo Hume, il libero
arbitrio non sarebbe altro che la possibilità di agire in accordo con le
scelte della volontà, mentre egli non prende neppure in
considerazione il problema dell'autonomia della volontà.
Se la volontà fosse completamente determinata da eventi o stati
precedenti, le scelte e le azioni che ne scaturirebbero non
potrebbero che essere, a loro volta, altrettanto determinate.
Il libero arbitrio è uno dei tanti controsensi o dogmi delle religioni e
delle filosofie che è basato fondamentalmente su un sentire legato al
cosiddetto senso comune, un sentire che non viene però neanche
minimamente analizzato su base razionale. L'esistenza del libero
arbitrio è un pregiudizio dei più radicati, perché è spesso alla base (a
volte come presupposto non dichiarato) non solo delle più "alte"
filosofie, ma anche dei ragionamenti più spiccioli. Gran parte delle
nostre azioni e reazioni sono basate sul fatto che ogni persona con
cui ci relazioniamo sia dotata di libero arbitrio e per questo
suscettibile di essere rimproverata, lodata, biasimata, giudicata,
condannata, messa in prigione, messa sul podio, esaltata .
L'indeterminismo accresce indubbiamente l'imprevedibilità del
comportamento, che diviene del tutto casuale; ma ciò non sembra
aver
273
Benjamin Libet, “Mind Time – Il fattore temporale nella
coscienza”, Raffaello Cortina 2007.
nulla a che vedere con l'espressione di un'autentica libertà. Tale
possibilità viene del resto smentita anche dall'osservazione del
comportamento effettivo degli individui, che, si presenta, sì,
imprevedibile, ma quasi mai legato al puro caso. Il maggiore
problema posto dal libero arbitrio alla riflessione filosofico-scientifica
moderna è quello di conciliare la libertà individuale, così come essa
si presenta alla nostra esperienza immediata, con la concezione di
un mondo retto da leggi deterministiche. Si tratta - in ultima analisi della questione, assai poco dibattuta da coloro che si occupano del
tema della libertà, relativa all'efficacia causale della volontà. Una
volontà che non sia in grado di influire autonomamente sul
comportamento dell'individuo che la esercita è del tutto illusoria, in
quanto rappresenta una qualità della mente chiaramente
epifenomenica.
Né il determinismo, né l'indeterminismo mostrano di essere
compatibili con il libero arbitrio. I diversi approcci alla libertà posti in
atto finora si sforzano di produrre spiegazioni cercando di porre in
rapporto i processi nervosi con l'adeguatezza del comportamento,
ovvero con la sua razionalità rispetto al contesto. Nessuno sembra
aver colto l'elemento essenziale, per il quale la libertà non è una
modalità astratta di operare, messa in atto impersonalmente, ma è
una facoltà che appartiene a un agente, a un ente personificato,
capace di porsi come condizione o causa delle proprie azioni. Ciò
esclude che si possa avere una libertà all'interno di processi
automatici che si svolgono al di fuori della consapevolezza, tipici dei
sistemi computazionali, non importa quanto complessi e perfezionati.
“[…] Da fondamento di un paradigma esplicativo per una certa
classe di eventi, il Sé diventa condizione stessa per la possibilità,
reale, del libero arbitrio. Stando così le cose, si potrebbe suggerire
l’ipotesi per cui è l’esperienza cosciente ad essere il riflesso di un
certo modello linguistico di riferimento e non il contrario; il libero
arbitrio, l’esperienza della libertà, possono essere solo dei modi di
ascrivere a noi stessi il nostro vissuto quotidiano, in relazione alla
nostra cultura occidentale[…]”274.
La libertà si presenta, sempre e necessariamente, in stretta
connessione alla coscienza, poiché solo la coscienza, ovvero la
capacità di rappresentare a se stessi i diversi fattori dell'ambiente e
le conseguenze prevedibili di una data opzione, permette di
distaccarsi idealmente dal fluire necessario degli eventi, di riflettere
su di essi, rendendo possibile ad ogni istante una modifica dei nostri
orientamenti e del corso delle nostre azioni.
Riconoscere alla coscienza una qualche funzione nel comportamento
degli organismi viventi, nonostante i problemi che tale concezione
provoca rispetto ai modelli esplicativi tradizionali, si trova comunque
in pieno accordo con la nostra esperienza vissuta. Non solo. Una
coscienza dotata di efficacia causale è anche coerente con la
prospettiva evoluzionistica, per la quale le diverse proprietà della
mente si sono sviluppate perché sono in grado di offrire un qualche
vantaggio all'attività degli organismi tesa alla soddisfazione dei
bisogni biologici. I. Berlin275 ha scritto che:
“[…] Se il determinismo sociale e psicologico venisse accettato come
una verità conclamata, il nostro mondo si trasformerebbe più
radicalmente di quanto non accadrebbe al mondo teleologico dell'età
classica e del medioevo con i trionfi dei principi meccanicistici o con
quelli della selezione naturale. Le nostre parole - i nostri modi di
parlare e di pensare
- si trasformerebbero in maniera letteralmente inimmaginabile; le
nozioni di scelta, di responsabilità, di libertà sono così
profondamente incastonate nella nostra concezione che è per noi
enormemente difficile immaginare la nostra nuova vita di creature
viventi in un mondo in cui veramente mancassero questi
concetti[…]”.
274
Benjamin Libet, “Mind Time – Il fattore temporale nella
coscienza”, Raffaello Cortina 2007.
275
I. Berlin, "Historical Inevitability", in Id, Liberty, Oxford University
Press, Oxford,
2002
Detta questione non è altro che una delle facce del millenario
problema del rapporto mente-corpo, riguardante la possibilità che la
mente produca degli effetti nel mondo fisico, essendo l'altra faccia
costituita dalla domanda su come sia possibile il sorgere di una
soggettività cosciente a partire dall'attività impersonale di specifiche
aree cerebrali. Il libero arbitrio è un pregiudizio. Se ad esempio
qualcuno asserisse che esistono i draghi alati sarebbe lui a dovere
provare l'esistenza di tali fantomatici animali e non noi a doverlo
smentire. Ma questo purtroppo è quello che bisogna fare coi
pregiudizi.
Certo il pregiudizio di cui stiamo parlando ha un motivo di essere, e
tale motivo e la nostra autocoscienza, la nostra percezione di una
volontà che sperimentiamo nella coscienza. Ma bisogna stare attenti
a non confondere le due cose, perché noi tendiamo a prendere per
libero arbitrio la volontà, senza pensare che la nostra volontà non è
per niente libera ma è determinata dal periodo e dal luogo in cui
viviamo, dal contesto sociale nel quale cresciamo, dal nostro
patrimonio genetico, dalle nostre esperienze sono tutti questi dati
che fanno sì che la nostra personalità si costruisca in un modo
invece che in un altro e che alla fine quella che noi chiamiamo
volontà ci faccia decidere in un senso piuttosto che in un altro.
Perché si possa dire che abbiamo compiuto un’azione libera, è
necessario che si presentino vari corsi di azione alternativi e che
possiamo compiere scelte e azioni diverse da quelle che di fatto
compiremo. Le nostre conoscenze scientifiche attuali sulla natura
sono sempre linguisticamente confinate dentro mappe e modelli che
non corrispondono a realtà, ma solo ad aspetti particolari e limitati di
essa.
Il caos è diventato non solo pura teoria concettuale, ma metodo con
il quale osservare il comportamento disordinato di sistemi caotici
come processi creativi.
La prima condizione della libertà è dunque la possibilità di agire
diversamente rispetto al corso di azione scelto. Ma non è sufficiente
che ad un soggetto si presenti una varietà di corsi di azioni possibili;
è necessario che la scelta tra le varie possibilità alternative discenda
dalla sua volontà autodeterminata e che non sia il frutto di una
successione di eventi casuali. L’altra condizione essenziale per la
libertà è dunque che l’individuo abbia il controllo sulle azioni che
compie. Le scelte fatte non devono infatti risultare come frutto del
caso o di fattori indipendenti dalla volontà della persona bensì
devono essere l’effetto di una catena causale in cui i desideri le
credenze e le intenzioni dell’agente giocano un ruolo determinante.
La Persona è quindi considerata come un complesso insieme di
relazioni dinamiche, con un profondo legame con l’ambiente in cui
vive e quindi, aperto a una grande quantità di influssi esterni. La vita
offre all’uomo la possibilità di creare dal suo pensiero qualunque
cosa si decide. Siamo creatori degli eventi.
I genetisti Edoardo Boncinelli e Chiara Tonelli276 hanno scritto a tale
proposito: “Nella sua forma più legittima lo studio dell’evoluzione
suggerisce un modo di vedere una certa parte degli eventi del
mondo, ma anche e soprattutto un modo particolare di ragionare e
di trarre conclusioni, fatalistico e disperato per alcuni, ma eroico, se
non epico, per altri. Se partendo “da un inizio tanto semplice”, siamo
arrivati fino a questo punto, non possiamo che congratularci con noi
stessi, e insistere nel cercare di capire come tutto ciò sia stato
possibile”.
La nostra deve essere una partecipazione piena e attiva a questa
armonia dell’intelligenza chiamata vita. Nessun obbligo di natura
morale, ma una convinzione intima del nostro immenso potere di
cocreare ed essere consapevoli di essere nel tutto come energia
creativa e coscienza. L’emozione che sprigioniamo dal nostro essere
indica la differenza sostanziale tra il pensiero attuale e il nostro
desiderio; tra le convinzioni e le attese. Non facciamo altro che
attirare ciò che è simile. Creiamo una relazione tra ciò che siamo e
ciò che permettiamo a noi stessi di essere. Se pensiamo di non
essere attiriamo tutti quegli eventi che corrispondono al pensiero
originario.
276
Edoardo Boncinelli e Chiara Tonelli “Dal moscerino all’uomo –
Una stretta parentela”, Sperling & Kupfer Editori, 2007.
Non è altro che un allineamento in termini di energia e vibrazione tra
il nostro pensiero attivatore e il nostro Io. Sarebbe troppo comodo,
facile e arrogante aderire o semplicemente accettare passivamente
una semplice idea, condividerla e analizzarla con la semplice ragione
logica, darle credito egoisticamente, e non sperimentarla nella vita
interiore, sentirla nella profondità della nostra anima.
E’ inutile sfogliare tutte le riviste sulla pesca, parlare con amici e
parenti delle proprie speranze sulla pesca, fantasticare sulla bellezza
del mare e non essere mai andato neanche a farsi una passeggiata
sulla spiaggia e sentirne l’intima essenza. Questo porta all’illusione
della falsa speranza. Questo senso di separazione tra noi e il mondo
porta non solo all’individualismo estremo, ma anche alla vittoria del
proprio Ego.
Capitolo IX
Osservatori e Partecipanti nell’Universo:
Siamo noi gli artefici del nostro benessere
9.1)Siamo esseri spirituali: espressione di
Intelligenza.
“ Pensieri, emozioni, memorie, immaginazione, preoccupazioni,
eccitamento: tutto confluisce in questo fiume, spesso
contemporaneamente, a volte in maniera rapida e concitata, a volte
calma e tranquilla. Ed è in questo fiume che diamo vita alla nostra
esperienza interiore, che si formano le lenti di occhiali con cui
filtriamo la realtà. E’ nell’acqua di questo fiume che nuotiamo
quotidianamente fin dall’infanzia”. ( Lucia Giovannini, “Tutta un’altra
vita”, Sperling & Kupfer 2008).
Tutte le ricerche scientifiche, da quelle che esplorano la natura
subatomica della materia, a quelle che investigano la complessità
molecolare della biologia, a quelle che analizzano il rapporto
cervellomente, corpo-anima, ci stanno conducendo verso una verità
unica: che tutto ciò che esiste (dentro e fuori, micro e macro cosmo)
è l’espressione della coscienza e di un’intelligenza consapevole.
Stiamo riscoprendo la “spiritualizzazione scientifica del divenire”. La
vita non può essere ridotta ad un riduzionismo materiale-molecolare;
essa richiede infatti oltre agli elementi chimici di base (carbonio,
idrogeno, ossigeno, azoto, ecc) diffusi in tutto l’universo, alla
combinazione di questi elementi in molecole ( acqua H2O;
ammoniaca NH2; anidride carbonica CO2; metano CH2), le quali
devono trovare un ambiente in cui possono reagire e diventare più
complesse in modo da creare biomolecole, ma anche di
un’informazione intelligente di base che porta all’evoluzione e alla
distinzione come possibilità. La vita, l’universo e le loro interazioni
appaiono come una danza eterna sapientemente intrecciata di
molecole, amore e gratitudine in una gerarchia di armonie
simmetriche. Il mondo nel quale viviamo non è il risultato di forze,
ma l’espressione di una sincronicità che coinvolge il materiale e
l’immateriale, edificando la vita stessa. Gustavo Adolfo Rol, uno dei
più noti e controversi sensitivi nell’Italia del XX secolo, scrisse “se ci
abituiamo a considerare tutto ciò di cui siamo autori o spettatori
sotto un’angolazione squisitamente spirituale scopriamo in noi, e in
quanto ci circonda, la nostra vera natura, quella divina; e per questa
via possiamo e dobbiamo identificarci in tutte le infinite possibilità
della creazione”277. Noi, essendo cellule dell’universo, dobbiamo
trovare il terreno spiritualmente fertile per evolvere il potenziale
dell’anima. La visione olistica della realtà non separa il mondo fisico
da quello spirituale, ma, al contrario, considera l'esistenza composta
di piani compenetrati di energie più o meno sottili ed evolute. La
Persona è quindi considerata come un complesso insieme di relazioni
dinamiche, con un profondo legame con l’ambiente in cui vive e
quindi, aperto a una grande quantità di influssi esterni. Siamo parte
coerente di un mondo coerente; né più né meno di una particella,
una stella o una galassia.
277
Gustavo Adolfo Rol, in “Rol – Il grande Veggente” di Renzo
Allegri, Oascar monddori, 2003. Questo comporta la realizzazione di
un significativo arricchimento spirituale e segna la conclusione del
ciclo di vita e di esperienze personali, in cui l'individuo ha vissuto alla
ricerca di un significato da dare alla propria esistenza. Ma soprattutto
rappresenta un preciso punto di arrivo dell'evoluzione umana. La
conoscenza rappresenta in ogni caso un elemento determinante
nella vita di ognuno, da cui dipende la qualità dell'esistenza di ogni
creatura vivente. Più abbiamo comprensione delle cose e più
possiamo migliorare il nostro benessere e partecipare, attraverso
progressivi livelli di esperienza, alla natura reale dell'esistenza. Ma la
conoscenza non é un qualcosa che può essere letto sui libri o
appreso da altri. Essa, nella sua accezione più assoluta, rappresenta
il frutto di una esperienza personale .
Soltanto che noi siamo una parte cosciente del mondo, esseri
attraverso cui il cosmo può conoscere se stesso. Il mondo non
sarebbe attingibile se non fosse l’auto-attrazione spazio-temporale
dello spirito. Sebbene l’ordine vita stessa non sia evidente nelle
molecole di cui la vita è formata, bisogna precisare che la sua
essenza è l’organizzazione e l’elaborazione di informazioni
intelligenti. Un velo di conoscenza metafisico avvolge il tutt’uno.
“[…] se l'universo è una rete di connessioni istantanee e non
separabili, è assai probabile che noi facciamo parte di questa rete.
Se nell’universo agisce un elemento di Coscienza, è assai probabile
che comunichi con la nostra Coscienza. Poiché non viviamo in una
macchina gigante, dobbiamo considerarci degli attori in una realtà
che non è la realtà abituale che conosciamo, ma piuttosto una realtà
interconnessa, tanto metafisica quanto fisica, e con qualità
spirituali[…]”278.
L’universo è un unico immenso campo di consapevolezza e i “ singoli
individui sono manifestazioni e prodotti di tale campo universale”279.
Ogni goccia d’acqua ha in sé l’intelligenza di un oceano; un semplice
seme racchiude in sé la speranza di ogni foresta. Come scrisse
Giordano Bruno, “ Essendo infinito, ogni sua parte è al tempo stesso
centro periferia”. Ogni qualvolta interagiamo con la delicata struttura
sincronica del cosmo ( pensiamo, parliamo, agiamo, omettiamo,
scegliamo ) lo costringiamo a cambiare, momentaneamente, rapporti
sincronici che inevitabilmente ci coinvolgeranno in questo
cambiamento, fino a che non raggiungerà il suo equilibrio.
Da non trascurare in tale contesto le emozioni quali componenti
fondamentali della nostra vita che danno colore e sapore
all'esistenza, anche se, in una civiltà come quella occidentale
impostata sul primato della ragione, spesso sono considerate con
sospetto e timore. Del resto non potrebbe essere altrimenti: infatti
se la ragione promette all'uomo il dominio su se stesso e le cose, le
emozioni spesso producono
278
L. Schäfer, “L’importanza della fisica quantica nel pensiero di
Teilhard de Chardin e in una nuova prospettiva dell’evoluzione
biologica”, 2005.
279
Coppola, F., “Il segreto dell’universo”, L’età dell’Acquario Edizioni,
Torino 2003.
turbamento e conflitto, non sono mai totalmente controllabili e a
volte ci trascinano a dire o fare cose di cui, una volta cessato
l'impeto emotivo, ci si pente. Eppure, sono le emozioni che ci fanno
gustare la vita ed è proprio dalle emozioni, piccole o grandi che
siano, che l'individuo spera di ricavare nuovi stimoli che muovano le
sue giornate. A volte le difficoltà si presentano senza un motivo
apparente. Entrano nella nostra vita per insegnarci qualcosa, per
aiutarci a superare un blocco che ci frena, ad aiutarci ad avere
fiducia in noi stessi, ad uscire dal guscio che ci siamo auto-costruiti.
L’universo di cui siamo parte e con il quale co-creamo non è altro
che l’infinito ingrandimento del nostro microuniverso280.Questo ci
suggerisce di trovare le risposte proprio dove non abbiamo avuto il
coraggio di scendere, una forza interiore che non sapevano neppure
di avere. Quello che a volte risulta estremamente difficile da
modellare o cambiare non è la realtà in cui viviamo, ma le idee e le
rispettive credenze con le quali creiamo le nostre prigioni o le nostre
libertà, i nostri inferni e i nostri paradisi, la nostra tristezza e la
nostra felicità. David McCready , nel suo libro “La grande illusione”,
afferma che:
“ il tuo pensiero ti permette di connetterti a nuove energie e/o
sensazioni, così da poterti immaginare in qualche misura, in una
condizione differente. Peraltro, dal momento che le energie emotive
e/o sensazioni sono
280
In un’intervista di Daniel Tarozzi, il fisico e chimico Massimo
Teodorani disse “[…]credo profondamente nei metodi “classici” della
Scienza, della Fisica in particolare, ma penso anche che una radio
senza antenna possa funzionare male o per nulla. Una scienza
razionalista senza l’antenna dell’intuizione, quindi, non solo non può
portare da nessuna parte, ma può addirittura pervertire i suoi veri
scopi. Una scienza senza coscienza è come una pistola carica nelle
mani di un bambino immaturo che non pondera le sue decisioni e le
sue azioni. L’unione tra creatività/intuizione e razionalità deve perciò
avvenire (l’umanità ne ha un profondo bisogno), ma non attraverso
una mera fusione tra le due qualità dello spirito umano. Un’antenna
fusa assieme, e senza criterio logico, ad un amplificatore radio
produrrebbe solamente un’accozzaglia inutile. Un’antenna
mirabilmente asservita all’amplificatore può invece potenziare, anche
grandemente, l’apparato radio stesso. Non dimentichiamo che la
Ragione non serve solo a fare missili o computer, ma anche a
vegliare sul nostro agire: e, per questo motivo, la Ragione stessa è
un’altra attitudine fondamentale del nostro esistere“[…].
predominanti, possono facilmente riportarti alla condizione emotiva
in cui ti trovavi precedentemente. Per esempio, potresti sentirti
depresso e decidere di stamparti un sorriso in faccia. Per un certo
periodo potrà funzionare e farti sentire davvero più felice, ma la
forza dominante tenderà a riemergere successivamente e ti sentirai
nuovamente a terra”.
Quando si presentano sentieri di tristezza, angoscia e frustrazione
nella nostra vita si creano terribili vortici di vittimismo e di speranza,
indice di irresponsabilità e sfiducia nel presente, con i quali
indirizziamo i nostri pensieri verso una costruzione infelice del
tragitto di vita. Basta cambiare atteggiamento, idee preconfezionate
e credenze per sperimentare una realtà possibilista completamente
diversa.
Kahlil Gribran, poeta, pittore e filosofo libanese, scrisse
"[...] L'intera creazione esiste in te, e tutto quello che è in te esiste
anche nella creazione. Non esistono confini fra te e un oggetto che è
accanto a te, proprio come non esiste distanza fra te e oggetti molto
lontani. tutte le cose, le più piccole come le più grandi, sono presenti
in te e uguali a te. Un unico atomo contiene tutti gli elementi della
terra. Un solo movimento dello spirito comprende tutte le leggi della
vita. In un'unica goccia d'acqua si cela il segreto dell'oceano infinito.
Un'unica tua manifestazione rivela tutte le manifestazioni della
vita[...]”.
Non esiste né la fortuna, né la sfortuna, ma solo eventi (brutti o
belli, piacevoli o dolorosi) ed esperienze che fanno parte di una
realtà che ci auto-costruiamo e che proiettiamo sullo schermo della
nostra vita, in un disegno che non dobbiamo accettare o subire
passivamente secondo la visione riduttiva di un destino
immodificabile o di un piano prestabilito. Ma dobbiamo migliorare e
far evolvere consapevolmente, attraverso la materialità e il
dinamismo spazio-temporale dei sensi e del corpo, la nostra Anima
Vitale quale energia immateriale oltre il tempo dalla quale noi
possiamo trarre l’abbondanza dell’Universo. Ogni elemento che
contribuisce a creare, modificare o plasmare la nostra esistenza
come evento sensoriale è consapevolmente o meno attivato
dall’attrazione magnetica dei nostri pensieri e dall’esperienza che
possiamo farne. Il cervello produce l’immagine del mondo “mediante
un processo che può metaforicamente venir detto un esempio
cospicuo di matematica combinatoria: dal dedalo dei segnali
indifferenti e varianti esso ricava forme e relazioni invarianti che
costituiscono il mondo dell’esperienza ordinaria”281 .
La soggettività, la partecipazione e l’osservazione non deve essere
vista come visione distorta e critica e limitazione della conoscenza,
ma come fattore costitutivo della realtà in cui viviamo e ci
perfezioniamo. Per capire la vera essenza del nostro “potere
creativo” bisogna riformulare la nostra visione della realtà stessa e le
condizioni concettuali in cui la si osserva e la si sperimenta.
Mettendo in discussione le nostre idee pre-stabilite, le nostre erronee
credenze e la limitazione dovuta al meccanicismo riduzionista
possiamo attingere alla fonte della nostra vera essenza spirituale e
alle infinite possibilità. La conoscenza e la realtà devono identificarsi.
La realtà stessa oltre ad essere un fatto del tutto soggettivo e
personale, è influenzata, modificata e manipolata dalle idee, dal
pensiero e dalle convinzioni sociali, con le quali si creano vincoli e
canali squisitamente aleatori, pregni di fatalismo e potenzialmente
distruttivi. Wallace282 nel suo libro sottolinea che:
“[…] il Regno dei Cieli non si raggiunge dopo la morte, bensì nel quie-ora, perché si trova dentro ognuno di noi. L’uomo ha dunque il
compito di creare il paradiso in terra, fatto non solo di cose spirituali,
ma anche di cose materiali, come la salute, la ricchezza, che non
sono distinte dalla vera spiritualità, ma anzi ne costituiscono
l’espressione tangibile“[…].
Il sistema di credenze e pre-concetti di un determinato periodo
forniscono il quadro concettuale in base al quale si condiziona il
nostro modo di pensare, sperimentare e di co-creare la realtà. Quello
che sperimentiamo e percepiamo è anticipato dai nostri modelli
mentali e concettuali . Ci siamo abituati a tal punto a usare le idee al
posto
281
Born Max. “Il potere della Fisica”, Boringhieri Torino 1962. 282
Wallace D. Wattles, “La scienza per diventare ricchi”, Bis Edizioni,
2009.
dell’esperienza, anticipando gli eventi, che abbiamo perso di vista la
nostra vitale partecipazione alla creazione del nostro mondo. Come i
pesci non si rendono conto del proprio ambiente acquatico, così noi
non ci rendiamo conto di vivere in un universo di idee e costruzioni
mentali che non sono indipendenti da noi. Le varie interazioni, i vari
modelli, i relativi contenuti e la stessa identificazione sono
continuamente e talmente soggetti a ripetizione e a conferma sia
individualmente che collettivamente che creano delle vere e proprie
stratificazioni concettuali, rigide e schematiche. Quando le abitudini
mentali, le idee si sono socialmente e storicamente stabilizzate si
crea una condivisione generalizzata, nella quale la probabilità diventa
certezza e verità assoluta.
I modelli di realtà “variano col mutare delle condizioni della loro
costruzione, manipolazione e verifica non potranno mai cessare di
variare perché la loro stessa applicazione e la riflessione su di essi
creano condizioni nuove, in particolare rispetto a quelle della loro
creazione. Ma anche la certezza quotidiana è una condizione
probabilistica, costruita dall’attività umana stessa, per quanto
talmente elevata e prossima al limite che si può tranquillamente
trascurare questa sua qualità agli effetti pratici. Gli oggetti tanto
dentro che al di fuori del campo dell’esperienza diretta si pongono
come possibilità, che diventano necessità logica nella misura in cui
queste sono complementari delle constatazioni effettive e perciò
assumono l’identico valore delle constatazioni effettive”283.
Dobbiamo intendere la natura probabilistica della realtà sperimentata
come possibilità e come scelta potenziale, tra realizzato e
irrealizzato, tra pensieri attuati e pensieri potenziali. La realtà da
sperimentare sta proprio in noi. Un percorso ciclico:pensierolinguaggio- cultura- realtà. La realtà, il mondo stesso non può
esistere solo all’esterno o solo all’interno, ma si implicano a vicenda
in un processo unitario. Il biologo, neuroscienziato, filosofo ed
epistemologo cileno Francisco Varela a questo proposito ha scritto:
“Il nostro mondo e le nostre azioni
283
Graziano Cavallini, “La costruzione probabilistica della Realtà –
Dalla Fisica Quantistica alla psicologia della Conoscenza”, CUEN
Napoli 2001.
sono letteralmente inseparabili, per cui dobbiamo rinunciare di un
solido punto di riferimento, sia esso situato all’esterno o
all’interno”284.
Questo ci fa capire subito che la felicità, la gioia, il successo,
l’abbondanza, come la paura, l’angoscia, l’insuccesso non sono da
attribuire agli eventi esterni creati da altri, ma solo alla nostra
capacità di attirare e co-creare. Se riusciamo a capire questa grande
verità possiamo allineare il nostro grande potenziale alla creatività e
all’energia dell’universo e ottenere tutti i benefici non solo in termini
di crescita spirituale, ma come abbondanza materiale.
L’austriacoamericano Erich R. Kandel, premio Nobel 2000 per la
Medicina e le neuroscienze, ha precisato che :
“ Il mosaico di noi stessi si è autocostruito con le preziose tessere
dei ricordi che disegnano il DNA del nostro vissuto, del nostro
carattere, del nostro comportamento. L’io-uomo è quello che ha
imparato ad essere con l’apprendimento, con l’interesse, con lo
stimolo che la "memoria" ha metabolizzato in una personalità unica e
distinta da tutte le altre. Un profumo, un sapore, una musica, una
voce, possono riaccendere istantaneamente il bambino che siamo
stati, l’adolescente, l’adulto, nella sequenza filmica del nostro
passato. Possono tuffarci nelle pieghe stratificate dei ricordi con
sensazioni analoghe, senza soluzione di continuità, azzerando il
tempo. Lo stesso stimolo scatena il riflesso condizionato della stessa
emozione, confermando la nostra identità innata e quella costruita.
Questa è la memoria. La memoria sensoriale. La memoria che
rievoca e rinsalda. La memoria che fa di noi quello che siamo. Senza
la forza agglomerante della memoria le esperienze sarebbero scisse
in tanti frammenti quanti sono i momenti della vita. Senza la
possibilità di compiere viaggi mentali nel tempo, conferita dalla
memoria, non avremmo consapevolezza della nostra storia
personale, né modo alcuno di ricordare le gioie che fungono da nette
pietre miliari della nostra esistenza. Siamo quello che siamo per via
di ciò che impariamo e ciò che ricordiamo”285.
284
Francisco Varela, “Complessità del cervello e autonomia del
vivente”, in Bocchi e Ceruti (a cura di), “La sfida della complessità”,
Milano Feltrinelli 1995.
285
Erich R. Kandel, “Alla ricerca della memoria. La storia di una
nuova scienza della mente”,Codice Edizioni, 2010.
Questo ci porta alla conclusione che i geni, pur creando la nostra
“diversità” gli uni agli altri e pur tratteggiando le linee generali del
nostro funzionamento mentale-comportamentale, non sono
sufficienti a creare, ma necessitano della nostra partecipazione,
tramite esperienze, intuizioni, emozioni e consapevolezza.
Le esperienze lasciano tracce indelebili nella struttura stessa del
cervello attraverso il registro della memoria. Attraverso un lungo
processo evolutivo di stratificazione-strutturazione i sistemi neurali
che possediamo sono stati appositamente progettati per prendersi
cura delle nostre esigenze, modellando le nostre capacità e le nostre
stesse abitudini. Tutti abbiamo gli stessi sistemi cerebrali, ma il modo
in cui questi neuroni sono connessi che crea la nostra unicità. I geni
stessi, la cui funzione è di sintetizzare le proteine, esercitano la loro
influenza su di noi in forma di memoria, contemporaneamente la
nostra intenzione e il nostro pensiero può modellare i geni.
“ Le idee presenti nella nostra mente hanno una grande componente
innata. Preesistono dentro di noi, e “sfruttano” per così dire la nostra
osservazione del mondo esterno per emergere e materializzarsi. La
cosa migliore è guardarsi dentro, di liberare le idee dall’involucro
“larvale” che le racchiude e farle sbocciare. […]Viviamo in un
continuo flusso di senso”286.
Il nostro cervello è programmato non solo per farci sopravvivere al
meglio in determinati contesti per determinati periodi di tempo, ma
anche accogliere queste idee e questi pensieri fecondi con i quali
perfezionarsi ed evolversi. Attraverso attese e anticipazioni
cerchiamo di colmare le lacune e trovare le soluzioni nel flusso
percettivo e sensoriale. Oggi gli scienziati sanno che l'attività
mentale nell'uomo è riconducibile a processi chimici e fisici che
avvengono a livello molecolare, atomico, e presumibilmente anche
sub-atomico nel sistema nervoso, vale a dire nell'ambito di validità
della meccanica quantistica, a livelli prossimi alla sfera di azione
diretta del "campo unificato". Poiché dal "campo unificato" si
dispiegherebbe ogni
286 Edoardo Boncinelli, “Come nascono le idee”,
Edizioni Laterza Bari 2008.
manifestazione in natura, è ragionevole ricercare la sua relazione con
la mente dell'uomo.
La "consapevolezza" non sarebbe il prodotto precario e quasi
accidentale di un meccanismo biologico complesso (sistema nervoso
e cervello), ma sarebbe una proprietà fisica fondamentale ed
universale (presente a livello latente e primordiale nel "campo
unificato"). Il cervello avrebbe invece la funzione di "evidenziare" ed
"elaborare" questa straordinaria proprietà, così come un laser
evidenzia alcune proprietà latenti della luce che normalmente non
vengono rivelate. L’indagine teorica ed empirica rivela che il campo
unificato è fondamentalmente un campo di coscienza.
Le qualità fondamentali del campo unificato, che sono intelligenza,
dinamismo e auto-consapevolezza sono le caratteristiche che
definiscono la coscienza. In pratica anche la coscienza opera come
ogni altro aspetto della natura cioè come un campo infinito e
invisibile ovunque disponibile, con onde che si irradiano in tutta la
realtà. In base alle esperienze del vissuto, al nostro grado di cocreazione e partecipazione organizziamo e strutturiamo la stessa rete
del sistema mente-cervello, in una sinergia fluida ed armoniosa di
connessioni, le cui influenze si notano non solo nei nostri eventi
personali, ma anche nella realtà sociale nella quale trasmettiamo e
riceviamo incessantemente “pacchetti di informazione” ed energia.
Il sistema mente-cervello-coscienza non solo accoglie informazione,
ma la trasforma in successivi adattamenti. Il mondo che
sperimentiamo e abitiamo è il mondo per come lo apprendiamo e
per come siamo capaci di apprenderlo e concepirlo. La realtà stessa
non è tanto il confronto della nostra immagine mentale con quella
intrinseca immagine fisica, ma un rapporto e una proiezione
mutevole e dinamica, nel quale lo scambio e inter-scambio reciproco
di informazioni tra noi e il mondo crea il nostro potenziale evolutivo.
Sebbene il mondo sia appreso e com-preso con la percezione,
l’osservazione, la sperimentazione e pertanto soggetto ad una
valutazione squisitamente personale esiste una vasto campo
potenziale esteso nel quale troviamo la nostra unitaria
partecipazione; nel quale esistono infinite varianti e possibilità di
crescita e realizzazione. La misura e la comprensione della realtà
risiede nella nostra stessa coscienza del presente, inteso come
corrispondente e unificatore dei pensieri e dell’azione.
Il nostro modo di vivere nel mondo non dipende in modo rigoroso
dall’ambiente che ci circonda, ma “dall’idea che dello stesso
ambiente ci facciamo mediante i nostri organi di senso. Noi siamo
sempre nei nostri presenti: in questi, e soltanto in questi, è possibile
acquisire una conoscenza diretta di ciò che succede intorno a
noi”287. Infatti, “la memoria lega gli innumerevoli singoli atti della
nostra coscienza in tutto e, come il nostro corpo si suddividerebbe in
innumerevoli atomi se l’attrazione della materia non li tenesse uniti
insieme, così, senza la forza della memoria, la nostra coscienza si
frantumerebbe in frammenti così numerosi quanti sono i battiti delle
ciglia”, scrive il fisiologo tedesco EwaldHering.
Le nostre capacità di percepire il mondo e la realtà, di immaginare,
pensare, organizzare, programmare, prestare attenzione agli eventi
sottostanno allo stesso funzionamento-meccanismo di quando
decodifichiamo un significato di una frase , in termini di semantica,
fonologia e sintassi, che ci viene trasmessa da un nostro amico. Un
procedimento del tutto automatico, dato per scontato. Quando
riceviamo una frase o pronunciamo un discorso sperimentiamo gli
stessi meccanismi di comprensione senza un pensiero cosciente.
“ Nella misura in cui le esperienze della vita contribuiscono a
renderci quello che siamo, il processo di immagazzinamento implicito
e quello esplicito della memoria rappresentano i meccanismi
principali per mezzo dei quali il Sé è modellato e preservato. Miliardi
di neuroni del cervello sono interconnessi in modo complesso
secondo criteri che rendono possibile l’ordinario (come la regolazione
della respirazione) e lo straordinario (la fede in un’idea).” (Joseph
LeDoux, 2002).
Se la nostra condizione di vita attuale è insoddisfacente imputiamo
questi eventi a cause esterne o persone che ostacolano il nostro
libero
287
Ludovico F. Giulio, “Le Molecole del Tempo – Viaggio nel
Presente”, Bollati Boringhieri Torino 1991.
flusso, impedendoci di migliorare e ottenere i benefici sperati e
attesi. Possiamo subito affermare che, se poniamo la nostra
comprensione in questi termini molto riduttivi, non abbiamo nessun
cambiamento. Una partecipazione attiva e dinamica per la
realizzazione della nostra felicità nel dono della vita come atto
d’Amore. La vita è un dono miracoloso colmo di possibilità e
opportunità; ogni scelta porta ad un risultato evolutivo-costruttivo
per noi stessi ( a volte giudicato negativo per i sensi, ma positivo per
il nostro sé). La storia concettuale di ogni individuo è rappresentata
da una “variante-traiettoria” specifica per ogni scelta intrapresa
nell’infinito spazio delle possibilità potenziali.
“ Ogni cornice concettuale, indipendentemente da quanto ci possano
apparire solide o naturali le sue categorie, non è che un unico punto
in uno spazio praticamente infinito di possibili cornici alternative,
ognuna di pari pretese a priori sulle nostre prese di posizione.
Ognuno di noi ha già una propria storia di diverse esperienze
concettuali. Nessuno è nato infatti con la cornice concettuale che ha
da adulto; ad essa è giunto lentamente, attraverso un lungo periodo
di sviluppo. In verità. C’è uno spazio attraverso cui ciascuno di noi ha
già compiuto un complesso viaggio” scrive il filosofo e docente di
Scienza Cognitiva nell’Università della California Paul M.
Churchland288 .
La realtà in cui si vive e le persone con cui si interagisce non devono
essere considerati degli ostacoli, ma stimoli alla nostra stessa
evoluzione. Non dobbiamo cambiare gli altri e cercare in loro, ma
migliorare noi stessi e far entrare la luce della consapevolezza.
Siamo noi i creatori delle nostre esperienze. La realtà che ognuno
sperimenta, come abbiamo visto nei precedenti paragrafi, è
caratterizzata da un dinamismo evolutivo da infinite possibilità.
Questo ci porta a considerare che la sfortuna, la fortuna, il caso e il
destino, l’astrologia e la predestinazione sono tutte esperienze
illusorie create dalle nostre credenze e dalla nostra incapacità di
sperimentare una realtà pura.
288
Paul M. Churchland, “La natura della Mente e la Struttura della
Scienza – Una prospettiva neurocomputazionale”, Il Mulino, Bologna
1992.
Noi sperimentiamo la realtà e quella possibilità di vita che abbiamo
noi stesso abbiamo contribuito ad edificare. Sebbene ci sia sempre
un’influenza di fondo dal punto di vista sociale siamo noi a crearci il
nostro percorso e la nostra variante ( positiva o negativa). L’anima
non pensa, la ragione, invece, è pronta ad avere purché sia tutto
ragionale, logico, comprensibile e convenzionale.
Pertanto, essendo la realtà di infinite possibilità potenziali, sia
negative che positive, sia desiderate che indesiderate, sta a noi
scegliere lo scenario ottimale per la nostra crescita e i nostri sogni.
Se proviamo emozioni sgradevoli il pensiero sarà dotato della stessa
frequenza e produrrà una vibrazione in termini di evento o
esperienza della stessa portata; se proviamo emozioni gradevoli, ci
predisponiamo ad attrarre eventi piacevoli e costruttivi.
Tutti i nostri problemi hanno una frequenza diversa dalla soluzione;
se ci posizioniamo sulla frequenza sbagliata non facciamo altro che
tamponare o avere sempre la stessa situazione negativa. Pensando a
ciò che vogliamo realmente e non a quello che non vogliamo
troviamo più facilmente la soluzione e ci impediamo di attraversare
la palude di pensieri negativi. Ogni emozione negativa è indice di
resistenza verso qualcosa, qualcuno o qualche evento ipotizzato o
che desideriamo e questa resistenza pone dei limiti alle nostre
capacità di essere partecipi e consapevoli. Se vogliamo produrre
effetti diversi dobbiamo pensare diversamente e con maggior
attenzione consapevole.
Un’accettazione alla nostra creatività responsabile. Non bisogna né
partire da una situazione di mancanza per ottenere i benefici e non
bisogna neanche futurizzare un evento o un oggetto per essere felici
(ovvero quando avrò raggiunto quella posizione, quando avrò quella
villa, quando avrò 1 milione di euro allora sarò felice e realizzato) ma
partire da una possibilità ad avere, concentrandosi sulle potenzialità
del presente e sulle nostre infinite capacità. Il benessere fisico,
morale economico e sociale non arrivano perché siamo
perennemente concentrati sulla mancanza. La ricchezza o il
benessere di cui stiamo parlando non è altro che la proiezione del
vostro pensiero che si condensa tramite l’azione.
Noi desideriamo tante cose spesso più per capriccio che per una
reale necessità, amori compresi; desideriamo più a causa dell’invidia
che proviamo per il nostro vicino o conoscente, che per un bisogno
di crescita reale. La conoscenza e la comprensione precedono
l’accettazione e la soluzione dei problemi. L’ego è la fonte di molti
problemi e conflitti in quanto il suo intento è di spingerci a ritenere
che chi non è in sintonia o d’accordo con noi abbia torto o sia una
persona inferiore.
Il segreto della riuscita personale, compresa la conquista della gioia
di vivere, sta nel superamento dei propri egoismi e della dualità in
senso generale, e questo è possibile desiderando non solo la nostra
felicità ma anche quella degli altri. Tutte le idee, credenze e
informazioni, quantunque soggettive, false e inutili, vengono
considerate “verità assolute” dalla nostra mente sulla base di
esperienze legate al passato o a contesti diversi.
La felicità si raggiunge nel presente, quando non c’è nessun altro
che vorremo essere al posto di noi stessi e nessun altro luogo in cui
vorremmo essere al posto in quello in cui stiamo. La felicità, a
differenza di come si pensa comunemente, non è frutto delle
circostanze della vita, più o meno favorevoli. Essa piuttosto nasce
naturalmente dalla pratica quotidiana delle qualità dell’essere, come
l’apprezzamento, la gratitudine, la generosità, l’integrità, la
compassione. Chi è felice emana onde positive che fanno bene a
tutte le persone intorno. La felicità ed il benessere nasce da dentro
di noi nel momento in cui la consapevolezza della propria grandezza
emerge, in quel momento si scopre di essere collegati al tutto e si
capisce che tutto è a nostra disposizione e che, anche le esperienze
ritenute negative, sono in realtà i nostri più grandi maestri che ci
offrono l’opportunità di crescere e diventare più forti e più centrati.
Al di là dei condizionamenti e delle principali cause esterne lo stress
più difficile da eliminare dalla nostra vita quotidiana è proprio quella
che creiamo con la nostre disarmonie; infatti, attraverso
atteggiamenti mentali conformisti profondamente radicati, ci
allontaniamo sempre più dal ritmo naturale della nostra vita. Si cerca
la felicità nei posti sbagliati perché senza rendersene conto, siamo
alla ricerca della felicità di qualcun altro. Non bisogna sognare un
futuro migliore, ma vivere con piena consapevolezza nel presente nel
quale dobbiamo vivere.
“ L’idea di agire contro il mondo”, scrive la giornalista Lynne
McTaggart289 , “ha la sua origine nella nostra comprensione
fondamentale di questo nostro sé, la cosa che chiamiamo io, come
entità separata, creazione unica del codice genetico che vive
separata da ogni altra cosa al mondo esterno ….. Questo paradigma
d’individualismo competitivo ci offre una visione della vita come
eroica lotta per il dominio sugli elementi ostili e una condivisione di
risorse estremamente limitate”.
Se non siamo in sintonia con noi stressi e con il Tutto, corriamo il
rischio di essere in balia di noi stessi e della sorte in cui
illusoriamente si alternano vittorie e sconfitte, caso e fortuna,
sfortuna e destino. In qualsiasi situazione possiamo scegliere la
nostra linea e la nostra armonizzazione. Gli errori che abbiamo fatto
sono la nostra forza e la nostra scorta. Bisogna saper accettare ed
essere responsabili non solo delle proprie scelte, ma anche del loro
potenziale nelle infinite possibilità della realtà. Per noi risulta più
facile rimproverare gli altri, che prenderci la piena responsabilità di
noi stessi e della nostra crescita.
Tutto è connesso e interconnesso. Tutta la nostra esistenza è una
continua, mutevole e snervante corsa alla ricerca e alla
comprensione della Felicità e dell’Amore. Per comprendere e capire
l’intima essenza della realtà in cui ci evolviamo e viviamo, per
apprezzare il nostro miracolo di creazione-partecipazione nell’Infinito
ordine dell’Universo, per esplorare la nostra vera natura di Amore e
Perfezione dobbiamo abbandonare il concetto di
“separazionedualistica", in cui tutte le manifestazioni e gli eventi
sono governati dal caso, e accettare il concetto di “unione”, una vera
e profonda armonia degli opposti, in cui tutto è intrecciato.
289
Lynne McTaggart , “The Bond – Il legame quantico”, Macro
edizioni 2011.
Scrive Jayan Walter290
“ Stiamo diventando consapevoli che il mondo non è costituito solo
di materia, ma è principalmente manifestazione di energia, che la
vita non consiste solo nell’accumulare denari ma è essenzialmente
atto d’amore che lo scopo della nostra esistenza non è quello di
avere o possedere sempre di più, ma di essere e realizzare l’Infinito.
[….] Proprio come il falco, con la sua vista acuta, riesce a vedere la
preda, anche se dista diversi chilometri, e si tuffa per catturarla, così
anche noi dobbiamo avere tutti i sensi vigili, pronti ad afferrare la
coscienza interiore. [….]La maggior parte della conoscenza che
abbiamo del mondo esterno proviene dagli altri, è indiretta: ci viene
dalla lettura dei libri, dalla televisione, dalle esperienze altrui….e,
quando facciamo la nostra esperienza della realtà, essa dipende
completamente dalla struttura del sistema nervoso, dai sensi e dal
nostro background culturale”.
Bisogna rendersi conto che la realtà in cui viviamo viene
costantemente co-creata mediante una partecipazione diretta di noi
stessi.
Per dirla in breve con le parole del neurochirurgo Arnaldo Benini291
“Il mondo in cui viviamo è creato dal cervello, il quale comunica
all’autocoscienza l’elaborazione dei messaggi della percezione,
coinvolgendo i centri della memoria, del linguaggio, della riflessione,
della fantasia, dell’affettività. Le percezioni del mondo esterno sono
quanto di meno oggettivo si possa immaginare”. Quindi la realtà non
è data solo dalla nostra auto-coscienza e dal nostro passato, nel
quale la memoria stimolerebbe simulazioni sul futuro, ma soprattutto
dal presente (unico “evento” in cui la consapevolezza crea). Il senso
del tempo (passato, presente e futuro) e la relativa sequenzialità non
solo vengono trasmesse geneticamente, ma nasce quando il
cervello, ordinando gli eventi, diventa capace di auto-conoscenza.
290
Jayan Waletr – pseudonimo-, “ L’uomo è Dio – Lo Yoga della
Conoscenza e la Natura dell’Universo”, Cuzzolin Editore 2002
291
Arnaldo Benini, “Che cosa sono io – Il cervello alla ricerca di sé
stesso”, Garzanti Milano
2009.
Esistono infinite realtà e tante possibilità all’interno di ciascuna
variante. La mutevolezza è data dalla nostra consapevolezza, dalle
nostre emozioni, dai pensieri e dai modelli mentali con i quali
abbiamo edificato il nostro ego. Sebbene la collettivizzazione e la
socializzazione possa essere considerata una soglia importantissima
dell’evoluzione umana e cosmica in cui il pensiero perfeziona e
modella, non dobbiamo dimenticare la nostra individualità e il nostro
potere di creatori di eventi non necessariamente stereotipati.
9.2)Siamo la creazione spirituale di un Universo
Intelligente.
“ Il mondo , come uno specchio riflette, il vostro modo di rapportarvi
a esso. Quando non siete soddisfatti del mondo il mondo si gira
dall’altra parte. Quando lottate contro il mondo, il mondo lotta contro
di voi. Quando cessate la battaglia, il mondo vi viene incontro”
(Vadim Zeland, 2010).
Una sinergia tra materia e spirito, tra individuo e cosmo durante la
quale si concepisce un’evoluzione bio-psico-spirituale di portata
globale che travalica l’individualismo e il meccanicismo.
L’infinitesimale e l’immenso si intrecciamo e si armonizzano in un
reciproco duetto, nel quale non è prevalenza del più forte e del più
debole, del più coraggioso e del più intelligente, ma un Amore
Eterno Creativo e Consapevole. Per dirla come Teilhard de Chardin
noi siamo delle particelle cosmiche creative e non isolate; siamo
moltitudine organizzabile dotata di uno stupefacente potere di
interfecondazione fisica e psichica. Noi tendiamo non solo corifletterci, ma a convergere su di noi stessi attraverso una
partecipazione condivisa del pensiero universale; come una goccia
d’acqua (uno) che riflette l’immensità del’oceano (molteplice).Kahlil
Gribran, poeta, pittore e filosofo libanese, scrisse
"[...] L'intera creazione esiste in te, e tutto quello che è in te esiste
anche nella creazione. Non esistono confini fra te e un oggetto che è
accanto a te, proprio come non esiste distanza fra te e oggetti molto
lontani. tutte le cose, le più piccole come le più grandi, sono presenti
in te e uguali a te. Un unico atomo contiene tutti gli elementi della
terra. Un solo movimento dello spirito comprende tutte le leggi della
vita. In un'unica goccia d'acqua si cela il segreto dell'oceano infinito.
Un'unica tua manifestazione rivela tutte le manifestazioni della
vita[...]”.
La nostra luce, il nostro pensiero e le nostre intenzioni possono
condensare l’evento desiderato solo se in linea e con la giusta
frequenza. Quanto più non desideriamo un evento, tanto questo si
presenta e si fortifica. Quanto più desideriamo perdere peso, tanto
più sarà difficile. Se i nostri pensieri sono “grassi” o non in linea con
la nostra vera intenzione di rispettare il nostro corpo non possiamo
che ottenere un corpo grasso e non in forma. I problemi devono
essere “possibilità”, non sciagure.
La maggior parte delle persone non hanno una visione chiara di
quello che vogliono, ma sanno perfettamente quello che “non
vogliono”. Le nostre menti e di conseguenza il loro sviluppo e il loro
potenziale si sono sviluppate nel tempo e nello spazio, la cui
evoluzione è legata alla natura dell’ambiente stesso in maniera
profonda ed evidente. Infatti, l’ambiente, essendo una realtà in cui
esprimiamo il nostro potenziale e scegliamo la nostra possibilità di
sviluppo, si estende oltre la stessa fisicità degli eventi stessi,
imprimendo e veicolando la sua natura delle nostre opinioni sia su
noi stessi che sull’Universo in cui ci evolviamo. Una visione
soggettiva e oggettiva scaturita dalla stessa fonte. La nostra capacità
di evoluzione, di perfezionamento , la complessità del nostro cervello
e la potenza del pensiero testimoniamo il lungo e complesso
percorso del nostro continuo adattamento alle scelte intraprese.
“ Grazie al prodigioso potere che ha il pensiero di collegare e
combinare nello stesso sforzo consapevole tutte le particole umane,
siamo entrati in una fase del tutto nuova dell’Evoluzione. La
risonanza di milioni di vibrazioni umane! Il prodotto collettivo e
additivo di un Milione di anni di Pensiero”292.
Le nostre stesse azioni non sono predeterminate dal principio di
selezione “naturale” e nemmeno rigidamente vincolate alla
programmazione genetica, sebbene il nostro corredo genetico abbia
allargato le nostre dimensioni, ma dalle nostre stesse capacità di
scelta rispondenti ai diversi cambiamenti. Abbiamo una dotazione
che ci consente non solo di evolverci sia fisicamente che
spiritualmente, ma di rendere efficienti l’utilizzo delle risorse
disponibili. “Il continuo processo di selezione naturale ha, almeno in
parte, affinato le nostre menti e le ha portate all’attuale stato
evolutivo. […]Siamo ormai capaci di pensare all’atto stesso di
pensare. Invece di apprendere semplicemente dall’esperienza, come
è sempre avvenuto nel processo evolutivo, abbiamo la capacità
mentale di simulare o immaginare i possibili risultati delle nostre
azioni” scrive l’astronoma e matematico inglese John D. Barrow293.
Le dimensioni stesse dell’Universo, sebbene la materia visibile abbia
una densità non superiore a un atomo per metro cubo di spazio,
oltre a consentire la vita, ci dona un’intelligenza e una creatività
“storica”, con la quale possiamo costruire la nostra quotidiana realtà
tra le infinite varianti. Ogni struttura che vediamo nell’Universo è il
risultato di un equilibri fra forze opposte della Natura.
A questo proposito sembrano appropriate le parole dello scrittore
polacco Joseph Conrad, il quale scrisse “La mente dell’uomo è
capace di qualsiasi cosa – poiché dentro di essa vi è ogni cosa, non
solo tutto il passato ma anche tutto il futuro”.
Abbandonando il concetto di “tabula rasa” di John Locke, la nostra
mente, quando facciamo il nostro ingresso nel mondo, possiede non
solo abilità innate, dovute al perfezionamento delle esperienze
condivise nel passato (memoria comulativa nel campo morfico) ma
anche una sapienza “cosmica” pronta a farci dono dell’abbondanza.
La realtà vissuta viene resa consapevole e potenziale solo attraverso
la nostra
292
Pierre Teilhard de Chardin, “Il fenomeno Umano”, Queriniana
Brescia 2006. 293John D. Barrow “Perché il mondo è matematico”,
Laterza Bari 2011.
attenzione e la nostra intenzione, con le quali è possibile dirigere le
risorse del nostro cervello e della nostra coscienza in un dato istante
sugli stimoli in ingresso. Semplificando, “si può prestare attenzione
solo ad un numero limitato di cose in ogni momento e praticamente
solo quello cui si presta attenzione diverrà parte della nostra
esperienza consapevole, sia essa visiva, acustica o di altra natura
sensoriale”294.
Se non impariamo ad essere responsabili e consapevoli e se non
comprendiamo i legami causa-effetto dei noi stessi pensieri il mondo
e la vista verranno visti e sperimentati come eventi ostili, dove
bisogna lottare egoisticamente per ottenere qualcosa. Quello che
deve necessariamente cambiare è l’approccio, il grado di importanza
che diamo alle cose. Non bisogna lottare, ma credere nelle possibilità
scelte con l’anima, manifestare la nostra attenzione in piena
consapevolezza. Non è il desiderio di per sé, ma l’orientamento
sull’oggetto o evento desiderato che conduce alla realizzazione.
L’affermazione ad agire ora e qui e ad avere, porta alla realizzazione
dell’intenzione e non del desiderio, il quale non produce nessuna
azione. Edison, inventore della lampadina, fece diecimila tentativi
prima che la lampadina funzionasse, ma era talmente convinto di ciò
che voleva raggiungere da considerare i suoi esperimenti non come
fallimenti bensì come diecimila passi verso la sua invenzione. Ecco
cosa significa percepire un mancato risultato come un
insegnamento. Walt Disney aveva un obiettivo così definito e una
visione talmente chiara dell’enorme parco giochi che voleva creare,
dove bambini e adulti si potessero divertire, da recarsi presso
trecento Banche per chiedere un finanziamento, ottenendo sempre
rifiuti.
La trecentunesima Banca a cui si rivolse finalmente accettò. Ecco
cosa vuol dire intenzione, perseveranza nonostante un fallimento.
Quanto più trasformiamo il nostro modo di pensare per aumentare le
vibrazioni di energia e ridurre l’ego, tanto più le nostre relazioni con
il mondo sono ricche d’amore e rispetto. Sono i pensieri a creare
l’azione
294
Roberto dell’Acqua – Massimo Turatto, “Attenzione e percezione –
I processi cognitivi tra psicologia e neuroscienze”, Carocci Editore
Roma 2006.
e non viceversa. Dobbiamo solo imparare la nostra natura di esseri
di luce vibrazionale per avere il controllo consapevole delle nostre
scelte. L’intenzione, l’entusiasmo, la soddisfazione dei nostri desideri,
la realizzazione dei nostri sogni, l’immagine di uno scenario di vita
producono vibrazioni potenzialmente creative. Quando non siamo in
linea con la nostra vera intenzione produciamo solo pensieri non
desiderati e che pregiudicano il nostro possibile scenario. Siamo gli
architetti della nostra vita non in funzione dell’azione, ma del
pensiero che produciamo. Un bravo ingegnere non è per l’azione
concreta nel realizzare un ponte da un punto di vista materiale, ma
nella progettazione dello stesso e nel pensiero-intenzione di
realizzarlo. I nostri pensieri-intenzioni-vibrazioni sono focalizzati su
quello che non vogliamo, piuttosto su quello che vogliamo o
desideriamo. Questo porta ad avere uno scenario diverso dai nostri
desideri.
“ Le cose che si palesano nella vostra esperienza arrivano in risposta
alla vostra vibrazione, che si crea in rapporto ai pensieri che
producete; voi siete in grado di dire da come vi sentite che genere di
pensieri state producendo. Trovate pensieri piacevoli, e le
manifestazioni piacevoli seguiranno necessariamente. Ogni presenza
piacevole ha una controparte spiacevole, poiché in ogni particella
dell’Universo c’è quel che si desidera e la sua mancanza. Quando
dirigete lo sguardo sugli aspetti indesiderati di qualcosa nel tentativo
di allontanarli da voi, essi vi vengono più vicino perché ricevete
quello a cui prestate attenzione, che lo vogliate o meno.” hanno
scritto Esther e Jerry Hicks, nel libro “ Il denaro e la legge di
Attrazione”295.
Chi vuole veramente conoscere se stesso deve auto-osservarsi e
cercare di scoprire i diversi io racchiusi nella personalità. La persona
che ancora non comprende la dottrina dei molti io lo deve
unicamente alla mancanza di pratica in fatto di auto-osservazione.
Molte persone, infatti, si bloccano nel raggiungimento dei propri
obiettivi perché pensano ai fallimenti del passato, ai traumi subiti, a
un’infanzia infelice. Tutto ciò non permette di porsi in uno stato
d’animo adatto a
295
Esther e Jerry Hicks, “ Il denaro e la legge di Attrazione”, Tea
edizioni Milano 2010.
raggiungere gli obiettivi, né a formularli bene, visualizzarli, tanto
meno a sentirli emotivamente.
Se abbiamo uno stato d’animo tendenzialmente negativo e depresso
non possiamo prendere decisioni ottimali e soddisfacenti, perché è
solo in uno stato di tranquillità, di serenità, di consapevolezza e di
connessione al Tutto che abbiamo il tempo di pensare, decidere,
pianificare. Infatti, quando si pianificano gli obiettivi, è importante
vedere cosa è successo in passato, dove ti trovi adesso e dove vuoi
arrivare tra qualche anno. È questo settore che ci porterà a grandi
risultati. Più staremo in questa visione, più cresceremo e gestiremo
meglio il nostro tempo. La paura è la risposta a tutto ciò che non si
conosce.
Quest’emozione primordiale per il non-conosciuto ci assale
semplicemente “perché i cambiamenti ci spaventano. Ma una varcata
consciamente la porta dell’ignoto, quella stessa paura si trasforma in
euforia. Una volta compreso ciò che sta accadendo e, ancora più
importante, perché sta accadendo, ci viene data una scelta. La
mente pensante percepisce la realtà attraverso la sua abilità di
comparare ed analizzare informazioni. Si riveste di una serie di
convinzioni sub consce ed emozioni che tutti noi ereditiamo dalla
rete collettiva del condizionamento umano. Essa si basa sulla
memoria e crea una sequenza di eventi nel tempo lineare,
chiamando “ego”, questo senso di sé. La vita è fatta per essere
vissuta nel momento eterno dell’azione spontanea nata nella nostra
identità come coscienze multidimensionali” scrive Kiara Windrider296,
dottore in psicologia e Master in Terapia Famigliare. La formulazione
degli obiettivi è veramente fondamentale se si vuole essere sicuri di
raggiungerli senza troppe difficoltà. Riconosciamo il potere della
Legge che attrae i corpi a terra, che trattiene al loro posto i pianeti in
orbita, ma chiudiamo gli occhi davanti alla potente Legge che attira
verso di noi le cose che desideriamo o che temiamo, che determina il
successo o il fallimento della nostra vita. William James fa affermato
che
296
Kiara Windrider, “Viaggio nell’Eternità” OM Edizioni, Bologna 2011.
“ La cosa grandiosa in ogni educazione è rendere il nostro sistema
nervoso un nostro alleato, piuttosto che un nemico. Dobbiamo
rendere questo processo automatico e abituale, il prima possibile,
con tutte le azioni utili che possiamo, e dobbiamo guardarci
attentamente dallo sviluppare abitudini che possono essere
svantaggiose.
Nella formazione di una nuova abitudine o nel liberarsi di una
vecchia dobbiamo aver cura di lanciarci in questa iniziativa nel modo
più deciso possibile. Non consentite a un’eccezione di verificarsi fino
a quando la nuova abitudine non ha messo radici forti nella vostra
vita. Cogliete ogni occasione di agire in favore di ogni vostra
risoluzione e di ogni sollecitazione emotiva che possiate provare, in
direzione dell’abitudine che aspirate ad adottare”.
Se notiamo che la nostra mente si focalizza spontaneamente su
qualcosa che non vogliamo, interveniamo subito, spostando
l’attenzione su quello che vogliamo e così facendo modificheremo la
vibrazione negativa che ci porterebbe proprio ciò che vogliamo
evitare.
“ Se dovete risolvere un problema che richiede riflessione, non fatevi
prendere subito da ragionamenti logici. Il vostro subconscio è
direttamente collegato col campo d’informazione che contiene la
risoluzione di tutti i problemi. Perciò all’inizio rilassatevi, liberatevi da
ogni paura e ansia rispetto la soluzione. Tanto sapete che la
soluzione c’è già. Lasciatevi andare, arrestate il flusso dei pensieri,
contemplate il vuoto.
E’ possibile che la soluzione arrivi subito e sia magari molto
semplice. Se non arriva, non amareggiatevi e mettete in azione
l’apparato mentale. Riuscirà meglio la prossima volta. Una simile
pratica allena bene la capacità di accesso alle conoscenze intuitive.
Bisogna solo cercare di rendere questa pratica un’abitudine” (Vadim
Zeland 2010).
Se la nostra intenzione è sincera e in linea con i nostri desideri allora
riceviamo quello per cui abbiamo pensato; se, invece, la nostra
intenzione è incerta avremo la confusione e la distrazione. Yoga
Vasistha, scrisse:
“[…] Mi inchino a quella realtà nella quale tutti gli elementi e tutti gli
esseri animati ed inanimati brillano come se avessero un'esistenza
separata e nella quale esistono nel tempo e si fondono Mi inchino a
quella coscienza che è la sorgente dell'apparente triplice distinzione
tra il conoscitore, la conoscenza e il conosciuto, colui che vede, l'atto
di vedere e ciò che viene visto, colui che agisce, l'agire e l'azione. Mi
inchino a quella beatitudine assoluta (l'oceano di beatitudine) che è
la vita di tutti gli esseri la cui felicità e sviluppo sono spruzzi di
spuma dell'oceano di beatitudine. L'ignoranza genera sentimenti
come: devo raggiungere questo, devo rifiutare quest'altro. E' meglio
passare il proprio tempo reclusi nell'inferno piuttosto che subire
queste illusioni. Sono soltanto la motivazione e l'intenzione i semi
che producono queste illusioni. Devo riposare ed estinguere questi
desideri. Non attaccarmi a nulla. Risvegliato sconfiggo questo ladro
(la mente) che mi ha derubato della saggezza. Istruito dai saggi ora
cerco la conoscenza del Sé[…]”.
Gli autori di fama internazionale Esther e Jerry Hicks297 affermano
che se c’è qualcosa che non abbiamo e che desideriamo, bisogna
concentrarsi su di essa e , per la Legge dell’Attrazione, giungerà a
noi, perché se pensiamo a un oggetto o a una esperienza stiamo
emettendo una vibrazione. L’importante è non concentrasi sulla
mancanza. Se non sappiamo cosa vogliamo non possiamo sapere
cosa vogliamo e cosa realmente desideriamo.
“Siete nati con traduttori di vibrazioni sensibili, evoluti e sofisticati
che vi aiutano a capire e definire l’esistenza. E oltre ai cinque sensi
fisici per interpretare ciò che accade nella vostra vita, siete nati con
altri sensori – le emozioni – che sono ulteriori interpreti vibrazionali,
in grado di aiutarvi a comprendere, al momento opportuno, le
esperienze che state vivendo. […] Il segreto per salire nella scala
vibrazionale delle emozioni consiste nell’essere consapevoli delle
emozioni e nell’essere sensibili a esse, perché se non siete consci di
ciò che provate non potete capire se state scendendo o salendo.
Molti passano la maggior parte della vita a cercare di controllare gli
eventi perché, così facendo, pensano di stare meglio”.
L’Universo intero esiste solo in questo momento. Se stiamo
pensando a qualcosa di diverso rispetto all’istante che stiamo
vivendo, stiamo“futurizzando” la nostra consapevolezza e la nostra
possibilità di crescita. Lasciamo da parte il passato, inteso come
storia o pagina
297
Esther e Jerry Hicks “La legge di Attrazione- Chiedi e ti sarà
dato”, TEA editore Milano 2009.
della nostra evoluzione umana personale e abbandoniamo il futuro
come vana speranza, pensiamo al momento attuale come unico
momento per creare il nostro trampolino di lancio e sviluppare noi
stessi, pensando di più a come vorremmo che fosse realmente la
nostra vita.
“La consapevolezza deve innalzarsi e trasformarsi da locale ed egocentrica a globale e di dimensione planetaria. La nuova coscienza
richiede una visione olistica di noi stessi, delle nostre società, della
natura e del cosmo. Il grande compito, la sfida del nostro tempo è
cambiare se stessi” scrive Ervin Laszlo. Tutto quello che ci accede
avviene grazie ai nostri pensieri e alla nostra intenzione.
Non dobbiamo pensare ai problemi e alle circostanze della vita come
sciagure, fatalità, destino avverso, ma come possibilità di forza e di
equilibrio e ad una loro soluzione.
Tiberio Faraci298, Tutor alla Scuola Superiore Europea di Ribirthing,
membro del Comitato Italiano Siccol esperto in attività filantropiche,
ha scritto con semplicità e chiarezza che “Ci sono enormi energie che
possediamo e che non vogliamo neppure vedere. Molti adorano non
attingere neanche alle potenzialità che hanno e preferiscono
cavarsela con mezzi di fortuna. Molti mentono a se stessi, sentendosi
così pieni di possibilità toriche e nello stesso tempo così inutili,
perché imputano agli altri gli scarsi risultati ottenuti. Costoro si
trovano con in mano un biglietto pagato da qualcuno (secondo loro)
per farli sentire inevitabilmente impotenti”.
Elaborando interiormente la nostra vera intenzione a trasformare la
nostra realtà positivamente possiamo ottenere molte possibilità di
benessere. E’ sempre possibile cambiare la propria realtà e apportare
le giuste modifiche. Basta spostare l’attenzione e l’intenzione su
quello che veramente desideriamo e non sulla mancanza o sul
dubbio di meritare l’abbondanza. L’esperienza degli altri, i sentieri
che sono stati percorsi dai nostri amici o conoscenti, le regole i vita
dettare anche dai nostri genitori o parenti non deve intaccare il
vostro percorso. Ogni
298
Tiberio Faraci “Credi in te e realizza i tuoi desideri”, Essere Felici
Edizioni, Cesena 2012.
anima necessita una particolare esperienza per evolversi e per farci
crescere in sintonia con l’universo.
“L’esperienza che vivete risponde con precisione ai vostri pattern
vibrazionali di pensiero. Niente potrebbe essere più giusto
dell’esperienza che vivete perché mentre pensate, vibrate e mentre
vibrate, attraete: perciò vi ritorna sempre l’essenza di quanto date”.
(Esther e Jerry Hicks, 2010)
Se riuscissimo ad apprezzare e ad accettare il flusso miracolo della
vista qui ed ora e canalizzare la nostra intenzione-attenzione
vibrazionale al presente avremmo una visione completamente
diversa del nostro potere di co-creatori e realizzatori di sogni e
desideri. Siamo così preoccupati a discutere di problemi che
tralasciamo le soluzione e le alternative. “Non è stato l’uomo a
tessere la rete della vita. Egli è solamente un filo che lo compone.
Qualsiasi cosa faccia alla rete, la fa a se stesso” disse Capo Seattle
della tribù Suquamish (Suquamish e Duwamish 1786-1866)
La dimensione temporale entro cui siamo abituati a collocare gli
eventi è fuorviante perché rende reale ciò che di fatto non lo è. Il
passato ci appare reale ed in effetti ciò che stato lo è stato
veramente ma continuiamo a pensarci come ad un qualcosa su cui
possiamo ancora agire, come ad un qualcosa che possiamo ancora
modificare, ed invece non è così. Anche il futuro ci appare reale,
concreto, a portata di mano, ma di fatto è solo immaginazione. Solo
il presente è reale ed esiste sempre, è eternità. La capacità di vivere
il presente è la capacità di non avere attaccamenti mentali e/o
emotivi al passato o al futuro e, di conseguenza, essere capace di
vivere in pieno ogni situazione della propria Vita. Da un punto di
vista fisico, la capacità di vivere il presente è la capacità di parlare ed
agire al momento e nel modo appropriato.
Bibliografia
Abbagnano N. “La saggezza della vita”. Milano: Rusconi 1985 Aczel
Amir“Entanglement. Il più grande mistero della fisica”, Raffaello
Cortina - 2004 .
Adams B., & Bromley B., “Psychology for health care: key terms and
concepts”. Basingstoke: MacMillan. 1998
Adler J. "The Incidence of Fear: A Survey of Officers and Prisoners",
in
Prison Service Journal, 96 , 1994.
Agazzi, E. “Le frontiere della conoscenza scientifica e l'ipotesi del
trascendente”,
in “Valori, Scienza e Trascendenza” , Fondazione Agnelli, 1990,
Aïvanhov Omraam Michaël, “Le Leggi della Morale cosmica”,
Prosveta,
2000.
Albery I., & Munafo M. “Key concepts in health psychology”. London:
Sage
2008
Albisetti V., “Il training autogeno” Edizioni San Paolo, 1997.
Allen James “Padroni del destino”, Anteprima Edizioni 2010. Amadori
Barbara, “Medianità quantica- La nostra storia scritta nell’infinito”,
Anima Edizioni 2011.
Annalee Skarin, “Voi siete Dei”, Devors & Co., Inghilterra 1998.
Anselm Grün, “Il libro dell'arte della vita”, Queriniana Edizioni, 2004.
Arecchi F. Tito (a cura di) “Determinismo e complessità”, Roma,
Armando,
2000.
Argyle Michael, “Psicologia della felicità”, Cortina Ed. Milano 1987.
Arieti S. Manuale di psichiatria, Boringhieri, Torino 1990.
Arieti S., “Il Sé intrapsichico”, trad.it. Boringhieri, Torino, 1969, rist.
1979 Arnold, M.B., “Emotion and Personality”, Columbia University
Press,
New York, 1960
Aronson, E.,”Elementi di psicologia sociale”, Franco Angeli, Milano
1977. Arroyo Camejo Silvia, “Il bizzarro mondo dei quanti” Springer
Edizioni
2006
Assagioli Roberto, “Principi e metodi della psicosintesi terapeutica”,
Astrolabio Roma 1973.
Assagioli Roberto, “Psicosintesi”, Edizioni Mediterranee, 1990
Assagioli, R. “Principi e metodi della pscicosintesi terapeutica”
Astrolabio
Ubaldini, 1973.
Assaraf John, “Crea la tua vita” Bis Edizioni 2012.
Aurobindo, Sri , “The Life Divine”. Pondicherry, India:Centenary
Library 1939.
Ayers M. R., “The refutation of determinism. An essay in
philosophical logic”,
London, Methuen & Co., 1968.
Azzone Giovanni Felice “La libertà umana – Il ruolo della Mente nella
creazione del mondo”, Bollati Boringhieri, Torino 2005.
Baroga ,L., “Influence on the sporting result of the concentration of
attention
process and time taken in the case of weight lifters”, in Proceedings
of the
3rd World Congress of the International Society of Sort Psychology,
Vol, 3, Istituto Nacional de Educacion fisica Y Deportes, Madrid
1973. Barone F., “Determinismo e indeterminismo nella metodologia
scientifica
contemporanea”, Torino, Edizioni di Filosofia, 1959.
Barrow J, “Il mondo dentro il mondo”, Adelphi, 1992
Barrow J.and F.Tipler, “The Anthropic Cosmological Principle”, Oxford
University Press, 1986
Barrow J.e J.Silk, “La mano sinistra della creazione”, Mondadori,
1985 Barrow John D. “I numeri dell’Universo – Le costanti di natura
e la Teoria del
Tutto” Oscar Mondadori, Milano 2003.
Barrow John D. “Le origini dell’Universo – Una breve storia
dell’inizio”,
BUR, Milano 2006.
Barrow John D. “Perché il mondo è matematico”, Laterza Bari 2011.
Barrow John David “L’Universo come opera d’arte”, BUR 2006.
Barrow, J. D., “ The book of Nothing”, Jonathan Cape, London 2000.
Barrow, T.D., “Impossibility. The limits of science and the science of
limits”,
Oxford Univeristy Press, 1998.
Bateson Gregory, “Mente e Natura”, Adelphi Edizione , Milano 1984.
Bechtel W., “Filosofia della mente”, , Il Mulino, Bologna 1992
Begley Sharon, “La tua mente può cambiare”MondoLibri Edizione
Milano
2007.
Benini, Arnaldo “Che cosa sono io – Il cervello alla ricerca di sé
stesso”,
Garzanti Milano 2009.
Benjamin, L. S., “ Every Psychopathology is a Gift of Love”.
Psychotherapy Research, 1993
Bennett Charles “Dissipationm Information, computational
complexity and the definition of organization”, in “Emerging
Syntheses in Science”, a cura di Pines D., Addison-Wesley Boston
1987.
Bergson Hanri, “L’evoluzione creatrice”, Laterza Bari 1949
Berlin I., "Historical Inevitability", in Id, Liberty, Oxford University
Press, Oxford, 2002
Bernadette Roberts, “ L'esperienza del non sè (il trascendimento
dell'Io)”, Ed. Astrolabio-Ubaldini, 1987.
Berne E. ,“Intuizione e stati dell’Io”, Astrolabio, Roma 1992
Berofsky B., “Determinism”, Princeton, University Press, 1971.
Bertrand Russel,“La conquista della felicità” ; traduzione di Giuliana
Pozzo GaleazziMondadori 1985
Besant, Annie C. W. Leadbeater “L'Energia delle Forme Pensiero e il
loro effetto sulla nostra vita”, Bis Edizione 2011
Bion, W. R., “Attenzione e interpretazione”. Armando, Roma, 1973.
Bion, W. R.. “Cogitations”pensieri”. Armando Editore, Roma, 1996.
Blackwith Michael, “Libertà Spirituale”, BIS 2010.
Blake Willian, “Poesie”, Newton Compton, Roma 2007.
Blavatsky H. P., “La Dottrina segretaSintesi di Scienza, Religione e
Filosofia”, Antropogenesi Vol V, Società Teosofica Italiana , Trieste
1985
Bloor David “La dimensione sociale della conoscenza”, Raffaello
Cortina Editore, Milano 1994
Bobzien S., “Determinism and freedom in Stoic philosophy”, Oxford,
Clarendon Press, 1998.
Bohm D. e R. Sheldrake, “Morphogenetic fields and the implicate
order”, in Sheldrake R., A b
Bohm D., “Some remarks on the notion of order” in C.H. Waddington
(a cura di) Towards a
Bohm David, “Universo, mente e materia”, RED edizioni 1996; Bohm
David, “Causalità e caso. La fisica Moderna”, CUEN 1997.
Bohr Niels, “I quanti e la vita – Unità della natura, unità della
conoscenza”, Bollati Boringhieri 2012.
Boiron C., “Le ragioni della felicità”, Franco Angeli 2001
Bomford, R., “The Symmetry of God”. Free Assoc. Books 1999
Bomford, R., “The attribute of God and the characteristics of the
unconscious”. Int. Rev. Psychoanal., 1990
Boncinelli Edoardo e Chiara Tonelli “Dal moscerino all’uomo – Una
stretta parentela”, Sperling & Kupfer Editori, 2007.
Boncinelli Edoardo, “Come nascono le idee”, Edizioni Laterza Bari
2008.
Boncinelli Edoardo, “Il cervello, la mente e l’anima – Le straordinarie
scoperte sull’intelligenza umana”, Oscar Mondadori 1999.
Boncinelli Edoardo, “L’Universo e il senso delle vita”, San Paolo
Edizioni Milano 2008.
Boncinelli Edoardo, “Le forme della Vita – L’evoluzione e l’origine
dell’uomo”, Einaudi Torino 2006.
Boncinelli Edoardo, “Mi ritorni in mente – Il corpo, le emozioni, la
coscienza”, TEA- Longanesi Milano 2010.
Born Max. “Il potere della Fisica”, Boringhieri Torino 1962.
Braden Gregg, “ La guarigione spontanea delle credenze”, Macro
Edizioni Cesena 2008.
Braden Gregg, “ La verità nascosta – Sulle origini dell’umanità e il
suo destino futuro”, Macro Edizioni Cesena 2012.
Branden Gregg “La matrix divina- Un ponte tra tempo, spazio,
miracoli e credenze”, Macroedizioni 2007.
Bridgman, P.W., “La critica operazionale della scienza”, Boringhieri
Torino 1969.
Brooks Michael, “13 cose che non hanno senso- Dove si spiegano i
grandi enigmi della scienza”, Longanesi Milano 2010.
Bruno Giacomo e Viviana Grunert, “La nuova legge di attrazione”My
Life edizioni, 2008.
Buber, M. “Io e Tu” in: “Il principio dialogico e altri saggi”. Edizioni
San Paolo, Cinisello Balsamo, 1993.
Buchanan Mark, “L’atomo sociale – Il comportamento umano e le
leggi della fisica”, Mondadori Milano 2008.
Byrne Rhonda, “The Magic”, Mondadori Milano 2012.
Cahn Steven M., “Fate, logic and time”, New Haven”London, Yale
University Press, 1967.
Calabi C. “Le varietà del sentimento”, in Sistemi intelligenti, anno
VIII, n.2, Bologna, Il Mulino
Canopi, A.M.” Il silenzio. L'esperienza mistica della presenza di Dio”
Piemme, 2002.
Cantalupi Tiziano e Santarcangelo Donato, “ Psiche e Realtà –
Psicologia e Fisica Quantistica”, Tirrenia Stampatori Editrice Torino
2004.
Capra F., “La Rete della Vita”, Rizzoli 1989
Capra Fritjof, “Il Punto di Svolta”, Feltrinelli 2008.
Capra, F. , “Il Tao della fisica”, Adeilphi 1989
Caprara, G.V. “Emozioni e motivazioni”, in V.D'Urso-R.Trentin (a cura
di), Psicologia delle emozioni, Il Mulino, Bologna (rist.1990)
Casati G. (a cura di), “Il caos. Le leggi del disordine”, trad. it. di G.
O. Longo, S. Panettoni, Milano, Le Scienze, 1990.
Cassirer E., “Determinismo e indeterminismo nella fisica moderna”,
Presentazione di G. Preti, Firenze, La Nuova Italia, 1970.
Cavallini Graziano “Alle radici del Pensiero – Come si forma la
mente”, Aracne Editrice, Roma 2005.
Cavallini Graziano, “Come capiamo – Paleontologia del Pensiero”,
Aracne Editrice, Roma 2006.
Cavallini Graziano, “Dentro e Fuori la Mente – Linguaggi, Conoscenza
e Realtà”, Aracne Editrice Roma 2005.
Cavallini Graziano, “La costruzione probabilistica della Realtà – Dalla
Fisica Quantistica alla psicologia della Conoscenza”, CUEN Napoli
2001.
Cavallo F. “Progettazione e salute”. Torino: CELID 1983
Ceccato S. “Ingegneria della felicità”. Milano: Rizzoli 1985
Cerchio 77 “La Fonte Preziosa – Rivelazioni sull’Assoluto”, a cura di
Luciana Campani Setti, Edizioni Mediterranee
Chalmers D., “La mente cosciente” McGraw-Hill, Milano 1996
Changeux J.P. - Ricoeur P., “La natura e la regola”, Raffaello Cortina,
Milano 1998.
Changeux Jean Pierre - Alain Connes, “Pensiero e Materia”, Bollati
Boringhieri, Torino 1991.
CharonJean ,"Lo Spirito, questo sconosciuto" Mediterranee 1987, "
Jean Charon, "Ho vissuto quindici miliardi di anni" Mediterranee
1984, Jean Charon , "Il Tutto" Mediterranee, 1989.
CharonJean,"L’Essere e il Verbo" Denoel, 1965.
Charon Jean-Emile, “Il Tutto – Lo spirito e la Materia”, Edizioni
Mediterranee, 1989.
Cheli E., “ L'età del risveglio interiore. Autoconoscenza, spiritualità e
sviluppo del potenziale umano nella cultura della nuova era”.
FrancoAngeli, Milano, 2001
Chew, G.F., “ Bootstrap. A scientific Idea?”, in “Science”, CLXI 1968.
Chomsky Avran Noam, “Riflessioni sul linguaggio”, Torino 1981, in
Putnam Hilary, “Rappresentazione e Realtà – Il computer è un
modello adeguato della mente umana?”, Garzanti 1993.
Chopra Deepak “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato
oscuro”, Sperling & Kupfer 2010.
Chopra Deepak, “Benessere totale”, Sperling & Kupfer, 1993
Chopra Deepak, “Conoscere Dio è conoscere te stesso”, Macro Video
2009.
Chopra Deepak, “La dimensione interiore”, TEA 2007.
Chopra Deepak, “Le coincidenze”, Sperling & Kuper, 2006
Chopra Deepak, Guarirsi da dentro”, Sperling & Kupfer, 1992
Chopra Deepak,Leonard Mlodinow, “Le due anime del mondoDialogo tra spiritualità e scienza”, Sperling & Kupfer, 2012.
Churchland Paul M., “La natura della Mente e la Struttura della
Scienza – Una prospettiva neurocomputazionale”, Il Mulino, Bologna
1992.
Ciceronis M. Tulli, “De fato. Sul destino”, con testo a fronte, Milano,
Mursia, 1994. .
Cini M. (a cura di), “Caso, necessità, libertà”. Seminari a.a. 1997-98,
Napoli, Cuen, 1998.
Clark A. “Natural-Born Cyborgs. Minds, Technologies, and the Future
of HumanIntelligence, in Forme di Vita, n. 2-3, (2003) tr. it. Cyborg
nati. Mente, Tecnologa, e il Futurodell’Intelligenza Umana, Derive
Approdi, Roma 2004.
Cogliani E., “Coscienza ed Evoluzione economica nella Nuova Era”, in
Rivista Alba Magica n.3/2000 e in La Nuova Visione del Mondo, Alba
Magica Ed., Milano dic.2000 Cogliani Eaco, “Coincidenze significative
e sincronicità nell’universo psicofisico” “ numero monografico della
Rivista Alba Magica n.5/2003
Cohen G. -Tannoudji, M. Spiro, “ La materia-spazio-tempo. La logica
delle particelle elementari”, Jaca Book, Milano 1988.
Conforto Giuliana “Il gioco cosmico dell’uomo”, Macro Edizioni 2001.
Contarello, A.”Messaggi non verbali nell'interazione sociale” CLEUP,
1992.
Coppola, F., “Il segreto dell’universo”, L’età dell’Acquario Edizioni,
Torino 2003.
Corbucci Massimo “La fisica dell’Intenzione”, Terre Sommerse Roma
2010.
Cordeschi R. (a cura di) “Filosofia della mente”, “Le scienze”,
quaderno n. 91, settembre 1996
Corradi E., “Determinismo, causalita e fisica quantistica”, Milano,
Celuc, 1972
Coveney Peter & Roger Highfield, “La Freccia del Tempo”, Rizzoli,
1990
Cremo Michael, “Le origini segrete della razza umana”, Om Edizioni
Bologna 2008.
Crick F., “La scienza e l’anima” , Milano, Rizzoli 1994
Crutchfield J.P., J.D.Farmer, N.H. Packard e R. Shaw, “Il Caos”, in Le
Scienze, febbraio 1987
Damasio A. “The Feeling of What Happens. Body and Emotion in the
Making ofConsciousness”, tr. it. 2000, “Emozione e coscienza”,
Adelphi, Milano, 1999;
Damasio Antonio, “Emozione e Coscienza”, Adelphi, Milano 2000.
Damasio, A.R.,Emozione e coscienza, Adelphi Edizioni, Milano, 2000.
Dan Sperber, “Cultura e Modularità”, Le Monnier Università –
Prospettive Firenze 2005.
Darche C. “L’intuizione, Mediterranee”, Roma. 2007
Daston L.,Perché la teoria della probabilità aveva bisogno del
determinismo, Trad. it. di M. Benzi, Bologna, Il Mulino, 1991.
David McCready,“La Grande Illusione”, Macro Edizioni 2009.
Davies Paul, “L’Universo Intelligente”, Mondadori, marzo 2000
Davies Paul, “La mente di Dio- Il senso della nostra vita
nell’universo”, Oscar Mondadori 2011.
Davis Paul, “Il cosmo intelligente- Le nuove scoperte sulla natura e
l’ordine dell’universo”, Mondadori 1994..
Dawkins Richard, “Il gene egoista”, Oscar Mondadori , 2011.
De Caro M., “Il libero arbitrio. Una introduzione”, Roma”Bari, Laterza,
2004.
De Caro M.,Il libero arbitrio. Una introduzione, Roma-Bari, Laterza,
2004.
“The Scientist Exploration of De Quincey C. & Willis Harman,
Consciousness ”“IONS 1998
Del Miglio Carlamaria, “Ecologia del
concettualizzazione del sé”, Bollati Boringhieri Torino 1989.
Dell’Acqua Roberto – Massimo Turatto, “Attenzione e percezione – I
processi cognitivi tra psicologia e neuroscienze”, Carocci Editore
Roma
2006.
Dennett Clement Daniel “La mente e le menti – Verso una
comprensione della
coscienza”, BUR Milano 2006.
Dennett D.C., “Coscienza” Rizzoli , Milano 1993
Dennett Daniel C. “Coscienza – Che cos’è”, Laterza Editori Bari 2009.
Dennett Daniel C., “L'evoluzione della libertà”, Milano, R. Cortina,
2004.. Denton Michael, “Evolution: A Theory in Crisis”, Burnett
Books, London,
1985.
DePaul M., Ramsey W. “Rethinking intuition. The psychology of
intuition
and its role in philosophical inquiry”, Rowman & Littlefield, Lanham
1998 DePaul M., Ramsey W. “Rethinking intuition. The psychology of
intuition
and its role in philosophical inquiry”, Rowman & Littlefield, Lanham
Dethlefsen, Thorwald “Il destino come scelta”, Edizioni Mediterranee
Roma 2011.
Di Benedetto Alessio, “All’origine fu la vibrazione”, Nexus Edizioni
2011. Di Domenico E., in Introduzione a Evangelos Christou, “Il
logos
dell’anima”, Città Nuova , 1987.
Di Francesco M., “Introduzione alla filosofia della mente”, La Nuova
Italia
Scientifica Roma, 1996
Diolaiuti Fabrizio - Bonuccelli Ubaldo, “Intervista al cervello”, Sperling
&
Kupfer 2011;
Dobbie Ford, “Perché a volte le persone buone si comportano male”,
TEA
Milano 2010.
Doidge Norman, “Il cervello Infinito”, Ponte delle Grazie Edizioni,
Milano 2007.
Donald M., “L’evoluzione della mente”, Garzanti, Milano 1996.
Sé – Dalla percezione alla Dorato M., “Futuro aperto e libertà.
Un'introduzione alla filosofia del tempo”,
Presentazione di R. Bodei, Roma”Bari, Laterza, 1997. .
Dossey L., “Il potere curativo della preghiera” , Red, Como, 1996
Dreaver Jim, “ La cura Suprema”, Armenia 1997.
Du Sautoy Marcus, “L’enigma dei numeri primi”, Rizzoli, Milano 2004.
Duve Christian de, “Polvere vitale”, Longanesi 1998.
Dyer Wayne, “Il potere dell’intenzione”, Corbaccio, Milano 2005.
Dyson F., “Origini della Vita”, Bollati Boringhieri, Torino 1987 Dyson
Freeman., “Turbare l’Universo”, Boringhieri, Torino 1981 Edelman
Gerald M., “Sulla Materia della Mente”, Adelphi 1993. Edelman M.
Gerald, Giulio Tononi, “Un universo di coscienza – Come la
materia diventa coscienza ”, Biblioteca Einaudi 2000.
Edoardo Boncinelli “La Vita della nostra Mente”, Laterza Bari 2011.
Eigen Manfred, “L’Origine della Vita”, Theoria Roma, 1988.
Einstein, “Lettres à Maurice Solovine” , GauthierVillars,Parigi 1956
p.102
da Opere scelte, a cura di E. Bellone, Bollati Boringhieri, Torino 1988,
pp. 740-741
Eldon Taylor, “ What if. E se…? Cambia le tue credenze e realizza il
tuo vero sé”, MyLife Edizioni 2012.
Elgin Duane, “Promise Ahead”, Voluntary Simplicity and Awakening
Earth
Elsasser W.M., “Atom and Organism”, Princeton University Press,
1966
Enriques F., “Causalità e determinismo nella filosofia e nella storia
della scienza”, Roma, Atlantica, 1944.
Epstein, M. “Pensieri senza un pensatore: la psicoterapia e la
meditazione buddhista”. Casa Editrice Astrolabio”Ubaldini Editore,
Roma, 1996.
Eric Berne, “Intuizione e stato dell’io”, Astrolabio 1992.
Erich Jantsch, “The Self”Organizing Universe”, Pergamon, Oxford
1980
Esther e Jerry Hicks, “La legge dell’Attrazione e l’incredibile potere
delle emozioni”, TEA Milano 2010.
Etienne Klein, “L’uomo invisibile e altri misteri scientifici”, Barbera
editore, Siena 2006.
Eyquem Michel De Montaigne, “Il benessere fisico e spirituale”; a
cura di Claudio Lamparelli Mondadori 2006
BrentanoF., “Psicologia dal punto di vista empirico” - Vol. I, trad.it.
Luigi Reverdito Editore, Trento, 1989
F.V.Bassin, “Il problema dell'inconscio”, trad.it. Editori Riuniti, Roma,
1972
Facchini Francesco “Psicologia Quantica – La dimensione dell’Essere”,
Armando Editore 2005.
Fachinelli E. “ La mente estatica” Adelphi Edizioni, Milano 1989
Faraci Tiberio “Credi in te e realizza i tuoi desideri”, Essere Felici
Edizioni, Cesena 2012.
Fenwick, P. e al., “Metabolic and EEG Changes during Trascendental
Meditation:an explanation”, Biological Psychology, 1977.
Feole Maria Caterina, “Dalla fisica dei quanti alla realtà”, Edizioni
Simple, Macerata 2007..
Ferraris Oliverio A., “Psicologia della paura”, Boringhieri, Torino 1986
Feynman R.P., “ La strana teoria della luce e della materia”, Adelphi,
Milano 1989.
Fiscaletti D., “La teoria di Bohm può aprire nuovi orizzonti”, Scienza e
Conoscenza, n. 7, feb./apr. 2004;
Fiscaletti D., “La versione di Bohm della meccanica quantistica”, KOS,
n. 224, maggio 2004.
Fiscaletti D.,”I fondamenti nella meccanica quantistica. Un’analisi
critica dell’interpretazione ortodossa”, della teoria di Bohm e della
teoria GRW, CLEUP, Padova, 2003
Fodor Jerry A., “La mente non funziona così”, Editori Laterza 2004.
Fodor Jerry A., “Mente e Linguaggio”, Laterza Edizioni Bari 2003.
Folador M., ”L'organizzazione perfetta” Guerini e Associati, 2006.
Ford Debbie, “The Shadow Effect – Il potere del nostro lato oscuro”,
Sperling & Kupfer 2010.
Fordham, M. “La psicologia analitica” Edizioni scientifiche MAGI,
2006.
Fred Hoyle, “Evolution from Space”, New York, Simon & Schuster,
1984.
Frege, G. “Il pensiero. Una ricerca Logica”, a cura di M. Di Francesco,
Guerini Milano 1988.
Gaboury Placide, “Le 10 leggi Universali”, Armenia Editore 2010
Galimberti Umberto, “La casa di Psiche”, Feltrinelli 2008.
Gallese Vittorio, " Corpo vivo, simulazione incarnata e
intersoggettività", in M. Cappuccio (a cura di), Neurofenomenologia.
Le scienze della mente e la sfida dell'esperienza cosciente,
Mondadori, Milano, 2006.
Gandolfi Alberto, “ Formicai, Imperi, Cervelli – Introduzione alla
scienza della complessità”, Universale Bollati Boringhieri, Torino
2008.
Gary Zukav, “Una sedia per l’anima”, Corbaccio Milano 1996.
Gasset José y Ortega“Meditazioni sulla felicità” Sugarco Edizioni
1986
Gazzaniga S. Michael, “Il cervello sociale” – Giunti 1989.
Gebser, J., “The Ever”Present Origin”, Athens: Ohio University Press
1985
Gerald Maurice Edelman, “Neurobiology. An introduction to Molecular
Embriology”. Basuc Books, New York, 1988; Gerald Maurice
Edelman, “Il presente ricordato. Una teoria biologica della
coscienza”. Rizzoli, Milano, 1991.
Goodman Nelson “Vedere e costruire il mondo”, Laterza Bari 2008
Gleick James, “Caos - La nascita di una nuova scienza” , Bur, 2000.
Gleiser Marcelo, “Il neo del creatore”, Rizzoli 2011
Goddard Gabriella, “Accetta la sfida”, TEA 2006.
Goldberg Elkhonon, “Il Paradosso della Saggezza”, TEA Saggistica
Edizioni 2012.
Goldsmith M., Wharton M., “Conoscere me, conoscere te. Scoprire le
proprie qualità e migliorarle con il metodo Myers”Briggs Type
Indicator, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995
Goleman D., “La Forza della Meditazione”, BUR ,1997
Goleman Daniel, “Intelligenza Emotiva”, Rizzoli, 1996.
Gonseth Ferdinand “Il problema della conoscenza nella filosofia
aperta”, Milano Angeli 1992.
Goswami Amit, “Guida quantica all’illuminazione”, Edizioni
Mediterranee 2007
Gould J. Stephen, “La vita meravigliosa”, Feltrinelli Milano 1990
Gould Stephen “La freccia del Tempo, il ciclo del Tempo”, Feltrinelli
1989.
Granato Alberto “Complessità neuronale” in “Strutture di Mondo – Il
pensiero sistemico come specchio di una realtà complessa”, a cura di
Lucia Urbani Ulivi, Il Mulino, Bologna 2010.
Grazyna Gosar e Franz Bludorf “L'Intelligenza in Rete nascosta nel
DNA” Macro Edizioni 2011
Gregory R. L., "Coscienza", in Enciclopedia Oxford della mente
Sansoni, Firenze, 1991
Griffin D.R. “Unsnarling The World”Knot: Consciousness, freedom
and the mind”body problem”, Berkeley, CA: University of California
Press 1998
Grof S., “Healing and heuristic consciousness: Observation from
"Mimeo", 1996
Grof Stanislav, “The Adventure of Self”discovery”, State University of
New York Press, Albany, 1998, XVI
Grun, A., “Spiritualità dal basso” Editrice Queriniana, 2006..
Guardini R., “La coscienza”, Morcelliana, Brescia 1997
Gurdjeff G. I. in Ouspensky P. D., “Frammenti di un insegnamento
sconosciuto”Astrolabio 1976
Haisch, B., “Brilliant Disguise: Light mattered the zero point field”,
Science and Spirit, 1999.
Haldane J.B.S “The Inequality of Man”, Pelican Edition – Science
Ethics 1990.
Hameroff S., “Orchestrated reduction of quantum coherence in brain
microtubules”, Neuroquantology, March 2007, Vol. 5
Hamilton David R., “E’ il pensiero che conta”, Macro Edizioni 2009.
Hamilton, David R., “E’ il pensiero che conta”, Macro edisioni 2009
Hans Jonas, “Materia, Spirito e creazione – Reperto cosmologico e
supposizione comogonica”, Morcellania editrice, Brescia 2012.
Hawking Stephen e Mlodinow Leonard, “Il grande disegno” Oscar
saggi 2012.
Heisenberg Werner “Fisica e Filosofia”, Il Saggiatore Milano 2008.
Herbert Nick, "La realtà quantistica", Bantam Doubleday Dell
Publishing Group, 1998.
Hicks Esther e Jerry “La legge di Attrazione- Chiedi e ti sarà dato”,
TEA editore Milano 2009.
Hicks Esther e Jerry, “ Il denaro e la legge di Attrazione”, Tea edizioni
Milano 2010.
Hill Napoleon, “Le chiavi del pensiero positivo- Dieci passi verso
benessere e successo”, Gribaudi ed. 1998.
Hillman, J. “Il codice dell'anima” Adelphi, 1997.
potential of non”ordinary states of modern consciousness research”,
in Hofstadter Douglas “ Anelli nell’io – Che cosa cioè al cuore della
coscienza?” Oscar Mondadori 2010.
Holderness Mike “Think of a number”, “new Scientist”, 16 giugno
2001.
Holland, J.H., “Emergence:from Chaos to Order”, Oxford University
Press, Oxfod 1998.
Ilya Prigogine, “Le leggi del caos”, Laterza 2008.
Intilla Fausto, “La funzione d’onda della realtà”, Ed. Lampi di Stampa,
2006.
Ioana Morange, “Alchimia Cellulare attraverso il corpo della terra”,
Edizioni Centro di Benessere Psicofico, Torino 2002.
Jahn Robert e Brenda Dunne “Margins of Reality: The Role of
Consciousness in the Physical World”, Houghton Mifflin Harcourt,
1989.
James Crutchfield, “Space time dynamics in video feedback”, Psysica,
10D del 1984.
Jantsch, E., “The Self-Organizing Universe”, Pergamon Oxford 1980.
Jasmuheen, “L’Arte di vivere in risonanza”, Ed. Mediterranee, 2000
Jasmuheen. “Nutrirsi di Luce”, Mediterranee Edizione, 2006
Jayan Waletr – pseudonimo-, “ L’uomo è Dio – Lo Yoga della
Conoscenza e la Natura dell’Universo”, Cuzzolin Editore 2002
Jibu, M. e Pribram, K.H., “Rethinking Neural Networks: Quantum
Fiels and Biological Data”, Hillsdale, N.Y., 1993.
Jung C.G.and W. Pauli, “Sinchronicity: An Acasual Connecting
Principle, in The Interpretation of Nature and the Psyche”, trans. RFC
Hull, New York, Bollingen Foundation, Pantheion Books, 1955 Hoyle
F., “The Intelligent Universe”, Michael Joseph, London 1983
Kahneman Daniel, “Pensieri Lenti e veloci”, Mondadori, Milano 2012.
Kaku Michio “Iperspazio”, Macroedizioni, Cesena 2009.
Kandel Eric, “Psichiatria, psicanalisi e nuova biologia della mente”,
Cortina Milano 2005.
Kandel Erich R., “Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova
scienza della mente”,Codice Edizioni, 2010.
Kane Gordon, “Supersimmetria” Bollati Boringhieri Edizioni, Torino
2005.
Karl Jaspers, “Ragione ed esistenza”, Fabbri Editore 1996.
Karl Mannheim “Le Strutture del Pensiero”, Edizioni Laterza Bari
2000.
Kazuo Murakami, “Il codice divino della vita”, Edizioni Mediterranee
2010. Kinslow Frank, “Il segreto della vita quantica”, Macro Edizioni
2012. Klein, S., “ La formula della felicità”, TEA 2005.
Koestler A., “L’atto della Creazione”, Astrolabio, Roma 1995
Koestler Arthur, “Le Radici del Caso”, Astrolabio, Roma, 1972 Kohler
W., “La psicologia della gestalt”, Feltrinelli, Milano 1961. Krishnamurti
Jiddu, “Andare incontro alla vita”, Astrolabio Edizioni, 1993.
Krishnamurti Jiddu,“La ricerca della felicità” Rizzoli 1997
Krishnamurti Jiddu, “La rivoluzione interiore- come cambiare
radicalmente il mondo”, Oscar Mondadori, 2009.
Kuhn T. S., “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, Einaudi,
Torino, 1957
Laszlo Ervin, “I Poteri della Mente in Terzo Millennio, la Sfida e la
Visione”, Corbaccio Ed.1998 Laszlo Ervin, “Una Nuova Coscienza
Planetaria”, in Alba Magica Rivista n.3/2000 intervista di G. Boaretto
ed E. Cogliani in La Nuova Visione del Mondo, pag.171”172
KurzweilRaymond “The singularity is near. When human trscend
biology”, Viking New York 2005, in “Homo Immortalis” di Giuseppe
O. Longo – Bonifati Nunzia, Springer Milano 2012.
Lachièze-Rey Marc “Oltre lo spazio e il tempo – La nuova fisica”,
Bollati Boringhieri, Torino 2004.
Lakhovsky Georges “Il segreto della vita – Le onde cosmiche e la
radiazione vitale”, Macro Edizioni 2010.
Lakoff. G. e Johnson, M., “Metafora e vita quotidiana”, Editori Europei
Associati, Roma 1991.
Lalumera Elisabetta, “Cosa sono i concetti”, Editori Laterza, Bari
2009.
Lankton Steve, “Magia Pratica Le basi della programmazione
neurolinguistica nel linguaggio della psicoterapia clinica”, Astrolabio
Edizioni, 1989.
Laslo E., rip. in Notiziario della Buona Volontà mondiale,giugno 2006
Laszlo E., “L’Ipotesi del Campo Psi”, Ed Lubrina 1995
LaszloErvin “Olos – Il nuovo mondo della scienza”, Edizioni Riza,
Milano 2002.
Laszlo Ervin e Jude Currivan, “Cosmos – Da esecutori a Co-creatori”,
Macro Edizioni Cesena 2009.
Laszlo Ervin, “Risacralizzare il Cosmo- Per una visione integrale della
realtà”, Urra Edizioni 2008.
Laszlo Ervin, “Risacralizzare il cosmo. Per una visione integrale della
realtà”, Urra 2008.
Laszlo Ervin, “Terzo Millennio- La sfida e la visione”, Corbaccio,
Milano 1998.
Làszlo Mèro, “I limiti della razionalità”, Edizioni Dedalo Bari 2005.
Laszlo, ”La rete della Vita – verso una visione integrata della realtà”,
BUR, 2001.
Laudisa F.,Causalità. Storia di un modello di conoscenza, Carocci,
Roma 1999
Le Doux Joseph, “The Emotional Brain. The mysterious
Underpinnings of Emotional Life”, Simon & Schuster, 1996.
Lennox John C., “Fede e Scienza” , Armenia 2009.
Leonardo Arena (a cura di) “ Il canto del Derviscio”, Oscar Mondadori
1999.
Libet Benjamin, “Mind Time – Il fattore temporale nella coscienza”,
Raffaello Cortina 2007.
Linde, A., “Choose your own Universe”, in “Spiritual Information: 100
Perspectives on Science and Religion” a cura di Harper C.L.,
Templeton Foundation Press, 2005 in ”Wallece Alan B., “Dimensioni
nascoste”, Utet 2007
Lipton Bruce e Steve Bhaerman, “Evoluzione spontanea”,
Macroedizioni 2010.
Lipton Bruce H., “La Biologia delle credenza- Come il pensiero
influenza il DNA e ogni cellula”, Macroedizioni 2006.
Longo Giuseppe O. – Nunzia Bonifati, “Homo Immortalis – Una vita
(quasi) infinita”, Springer 2012.
Lowe E.J. “The Indexical Fallacy in McTaggart's Proof of the Unreality
of Time”, Mind N.S., 1996
Lowen, A., “Il linguaggio del corpo”, Feltrinelli 2010.
Lucia Giovannini, “Tutta un’altra vita” Sperling & Kupfer 2011.
Luckmann Thomas “Life-world and social Realities”, Londra
Heinemann, 1983.
Ludovico F. Giulio, “Le Molecole del Tempo – Viaggio nel Presente”,
Bollati Boringhieri Torino 1991.
Lynne Mctaggart, “Il campo del punto zero”, Macroedizioni 2003.
Mahncke H.W., Bronstone A., Merzenich M.M., Brain Plasticity and
Functional Losses in the Aged: Scientific Bases for a Novel
Intervention, “Progress in BrainResearch”, 157, 2006.
Mancuso Vito, “Io e Dio – Una Guida dei Perplessi”, Garzanti Milano
2011.
Mandel Leonard, “Fotoni psichici (Sulla azione del pensiero sui
fotoni)”, in Le Scienze n.289, sett.1992 pag.79”80
Mansfield V., “Synchronicity, Science and Soul”Making”, Chicago,
Open Court Publishing, 1995 Mithen S., “The Prehistory of the Mind.
A Search for the Origins of Art, Religion and Science”,
London,Thames & Hudson
Marchese Luigina, “La scoperta del Nulla” Terre Sommerse, Roma
2009.
Marchesi Fabio “Exotropia – Un nuovo modello di realtà”, Tecniche
Nuove Edizioni Milano 2006.
Marchesi Fabio,“Io scelgo, Io voglio, Io sono”, Tecniche Nuove
Edizioni, 2008
Marchi Vittorio, “L’uno detto Dio”, Macro Edizioni 2006.
Marconi D., “Filosofia e scienza cognitiva”, Laterza, Roma-Bari 2001
Margenau Henry, “Il miracolo dell’esistenza”, Armando Editore 1987.
Martelet G., “Evoluzione e creazione. Dall’origine del cosmo
all’origine dell’uomo”, pref. di F. Facchini , Jaca Book, Milano 2003 .
Mazzara Bruno, “Stereotipi e pregiudizi”, Il Mulino Bologna 1997.
McColl Peggy, “Cambia il tuo destino con un clic”, Edizioni il Punto
d’Incontro 2011.
McGinn C., “The Problem of Consciousness”, Blackwell Oxford, 1991;
Searle J., “Il mistero della coscienza”, R. Cortina Editore Milano 1997.
McTaggart Lynne, “ La scienza dell’intenzione”, Macroedizioni 2008.
McTaggart Lynne, “The Bond – Il legame quantico”, Macro edizioni
2011.
Merzenich M.M.,Change minds for the better, “The Journal of Active
Aging”, november-december, 2005.
Monod Jacques, Il Caso e la Necessità, Mondadori, 1970
MontecuccoNitamo Federico, “Psicosomatica Olistica”, Edizioni
Mediterranee Roma 2010.
Morelli R., “Ciascuno è perfetto”, Mondadori Milano 2004.
Morelli Raffaele, “Ama e non pensare”, Mondadori 2007
Morelli Raffaele, “Come trovare l’armonia in se stessi”, Oscar
Mondadori, Milano 2007
Morelli, R., “Come trovare l’armonia in se stessi”, Mondadori 2007
Morelli, R., “La felicità sta dentro di te”, Oscar Mondadori, 2007..
Morelli, R.,”Le nuove vie dell'autostima” Edizioni Riza, 2002.
Mori M., “Libertà, necessità e determinismo”, Il Mulino, Bologna 2001
Morin Edgar, “Il paradigma perduto”, Bompiani, Milano1973; “L'uomo
e la morte”, Newton Compton, Roma 1980; “Scienza con coscienza”,
Angeli, Milano 1984.
Morpurgo Giorgio, “L’inizio della fine – Evoluzione culturale ed
evoluzione biologica”,Sallerio Editore Palermo, 1999.
Nagel, T., “Uno sguardo da nessun luogo”, Il Saggiatore Milano 1988.
Nannini S., “Cause e ragioni: modelli di spiegazione delle azioni
umane nella filosofiaanalitica”, Editori Riuniti, Roma 1992.
Schopenhauer A., La libertà del volere umano, Laterza, Bari 1997
Nasr S. H, “The Encounter of Man and Nature, the Spiritual Crisis of
Modern Man”, London, 1968
Nassim Nicholas Taleb, “Cigno Nero – Come l’improbabile governa la
nostra vita”, Il saggiatore, 2008.
Natoli Salvatore,“La felicità : saggio di teoria degli affetti” Feltrinelli
1994
Natoli Salvatore,“La felicità di questa vita : esperienza del mondo e
stagioni dell'esistenza” Mondadori 2000
Negel Thomas, “Questioni Morali”, Il Saggiatore 1986.
Nelli S., “Determinismo e libero arbitrio da Cartesio a Kant”, Torino,
Loescher, 1982.
Newberg Andrew, “Dio nel cervello” , Mondadori Milano 2002.
Nuland Sherwin B., “La saggezza del corpo – Il miracoloso e
sorprendente universo che è dentro di noi”, Mondadori 1997.
Pace Giovanni Maria a colloquio Luigi Amaducci, “La Memoria”, Ponte
alle Grazie, Firenze 1995
Pacifico L.P. , “L’intuizione”, Xenia, Milan 2007
Pagels Heinz “Il codice Cosmico” Boringhieri Torino 1984.
Paramahansa Yogananda, “L'eterna ricerca dell'uomo”, AstrolabioUbaldini Editore, Roma 1980
Paramahansa Yogananda, “Meditazioni metafisiche” - Ed. Astrolabio
Paramahansa Yogananda, “Sussurri dall'Eternità” - ed. Astrolabio
Parfit Derek, “Ragioni e persone”, Il Saggiatore 1989.
Patent Arnold M., “Puoi avere tutto”, Armenia Ed., Roma 1996. Peat
David, “I sentieri del Caso”, Di Renzo Editore, 2004.
Peat, David, “Synchronicity: The Bridge between Mind and Matter”,
Bortan Books, New York, 1987.
Penrose Roger, “Il grande, il piccolo e la mente umana”, Cortina
Milano 2000.
Penrose Roger, “La Mente Nuova dell’Imperatore”, Rizzoli, 1992
Penrose Roger, “Shadows of the mind. A search for the missing
science of consciousness”, Oxford University Press, New York 1994.
Penrose, R., “Ombre della mente. Alla ricerca della coscienza”, trad.
it. Rizzoli, 1996
Perlmutter David – Villoldo Alberto, “Ottieni il massimo dal tuo
cervello. Gli orizzonti della neuroscienza”, Bis Editore 2012; Jeffrey
Satinover, “Il cervello quantico”, Macro Edizioni 2002.
Pievani Telmo, “La vita inaspettata”, Raffaello Cortina Editore 2011.
Plutchik, R., “Emotions: A Psychoevolutionary Synthesis”, Harper and
Row, New York, 1980.
Plutchik, R.,Emotions: A Psychoevolutionary Synthesis, Harper and
Row, New York, 1980
Pomian K. (a cura di), “Sul determinismo. La filosofia della scienza
oggi”, Milano, Il Saggiatore, 1991.
Pompas Manuela, “Siamo tutti sensitivi”, Armenia 2006.
Poonja H. W. L., “Il vuoto che danza”, Psiche 2 Ed., 2010.
Popper K. e J.C. Eccles, “L’Io e il suo Cervello”, Armando Ed. 1981
Popper K., “L’Universo aperto”, Il Saggiatore,1984
Prigogine I.-Stengers I., La fine delle certezze. Il tempo, il caos e le
leggi della natura, Torino, Bollati Boringhieri, 1997.
Prigogine Ilya, “Dall’Essere al Divenire”, Einaudi, 1986
Radin D., “The Conscious Universe, The Scientific Truth of Psychic
Phenomena”, San Francisco, Harper 1998.
Ramachandran, V.S. e Hirstein, W. “Three Laws of Qualia.What
Neurology Tells Us about the Biological Functions of Conscioussness,
Qualia and the Self” in: Models of The Self (a cura di Gallagher S.
and Shear J.) Imprint Academic. 1999
Ramtha, “Come creare la propria realtà”, Macro Edizioni 2010.
Ramtha, “Dio in te”, Macro Edizioni 2005.
Ramtha, “Dio in te”, Macro Edizioni, 2005.
Reale G., “Storia della filosofia antica”, Vita e pensiero, Milano 1975
Reid Natalie,“La fisica del successo”1, Il punto d’Incontro Edizioni
2009
Rhonda Byrne, “The Secret – Il Segreto”, Macro Edizioni 2007.
Richo David, “Non è un caso – Coincidenze”, Armenia Edizioni 1998.
Rizzato Matteo e Davide Donelli, “Io sono il tuo specchio” Edizioni
Amrita, Torino 2011.
Rizzolatti Giacomo - Corrado Sinigaglia, “So quel che fai. Il cervello
che agisce e i neuroni specchio”, Raffaello Cortina, Milano, 2006.
Rizzuto, A. M. “La nascita del Dio vivente”. Edizioni Borla, Roma,
1994.
Robbins Anthony, “Come migliorare il proprio stato mentale, fisico,
finanziario”, Milano, Bompiani, 1992.
Rol Gustavo Adolfo, in Oascar monddori, 2003.
Rol Gustavo Adolfo, in Oascar monddori, 2003.
Rose Steven “La fabbrica della Memoria – Dalle Molecole alla Mente”,
Garzanti 1994.
Rosen R. “Some epistemological issues in physics and biology” in
‘Quantum implications: Essays in honour of David Bohm’, London
1987
Ruggieri V. “Mente, corpo, malattia”, Il Pensiero Scientifico Roma
1988
Ruiter John de, “La Realtà senza veli”, Tecniche Nuove Edizioni,
Milano 2012
Salese Silvia e Bertolotti Luca, “La nuova fisica”,in “Pionieri o
Emigranti?”, Psychomedia books 2005.
Salvatore Natoli ; introduzione e cura di Francesco Florenzano
“L'attimo fuggente o della felicità” EdUP 2001
Sandor Marai, “Confessioni di un borghese”Adelphi 2003.
Satinover Jeffrey, “Il cervello quantico”, Macroedizioni 2006.
Satprem, Sri Aurobindo, “L’Avventura della Coscienza”, Galeati, Imola
1984 “Rol – Il grande Veggente” di Renzo Allegri,
“Rol – Il grande Veggente” di Renzo Allegri,
Scala Sabato e Fiammetta Bianchi, “ La Fisica di Dio”,Macro Edizioni
2011..
ScalogeroMassimo,“Tecniche di concentrazione interiore”, Edizioni
Mediterranee 2002.
Schache Ruediger “Il progetto segreto della tua anima” Macro
edizioni 2009.
Schacter L. Daniel, “Il cervello, la mente e il passato”, Biblioteca
Einaudi 2007
Schäfer L., “L’importanza della fisica quantica nel pensiero di Teilhard
de Chardin e in una nuova prospettiva dell’evoluzione biologica”,
2005,
Schäfer L., “L’importanza della fisica quantica nel pensiero di Teilhard
de Chardin e in una nuova prospettiva dell’evoluzione biologica”,
2005.
Schlitz Marilyn & Nola Lewis, “I Regni Sottili della Guarigione (Subtle
Realms of Healing)” in Rivista Alba Magica n.4/2002 da Noetic
Sciences Review n.55 Murch”May 2001 Davies Paul, “L’Universo
Intelligente”, Mondadori, marzo 2000
Schlitz Marilyn & Nola Lewis, “I Regni Sottili della Guarigione”
(Subtle Realms of Healing) in Noetic Sciences Review n.55
Murch”May 2001 .
Schopenhauer Arthur, “L'arte di essere felici : esposta in 50
massime” Adelphi 1997
Schroeder Gerald L., “L’universo sapiente. Dall’atomo a Dio”, il
Saggiatore, Milano, 2002.
Schroedinger E., “What is Life ?”, Cambridge University Press, 1944
Searle John R., “Libertà e neurobiologia. Riflessioni sul libero arbitrio,
il linguaggio e ilpotere politico”, Bruno Mondadori, Milano 2005.
Searle, J. R, “Il mistero della coscienza”, trad. it. Raffaello Cortina
Editore, Milano 1998.
Semerari A. , “La nuova terapia cognitiva e la psicoanalisi:
considerazioni di un cognitivista”. Psicoterapia e Scienze Umane,
XXV, 1992
Seymour Bruner Jerome, “Il pensiero – Strategie e Categorie”,
Armando Editore Roma 2009.
Shapiro Robert, “Origins: A Sceptics Guide to the Creation of Life on
Earth”, New York, Summit Books, 1986.
Sheldrake Rupert, “Alla Presenza del Passato” (Intervista”saggio) a
cura di David J.Brown, pag.300”317 in Appendice II in La Nuova
Visione del Mondo, Alba Magica Ed., Milano, Dic.2000
Sheldrake Rupert, “I poteri straordinari degli animali”, Red ed., Como
1999.
Sheldrake Rupert, “L’ipotesi della casualità formativa”, Red ed., Como
1991.
Sheldrake Rupert, “La rinascita della natura. Un nuovo rapporto tra
scienza e divinità”, Corbaccio 1994.
Simoni Luciana, “Dalla Scienza alla Co”Scienza”, in La Nuova Visione
del Mondo, Alba Magica Ed., Milano, Dic.2000
Sir James Jeans, “Physics And Philosophy”, Cambridge University
Press, 1943.
Sounders D., “An Introduction to Biological Rhythms”, Blackie,
Glasgow 1977
Sperber Dan, “ Il contagio delle Idee – Teoria naturalistica della
cultura”, Feltrinelli 1994.
Sperry R.W., “Mental phenomena as a causal determinants in brain
function”, in Consciousness and the Brain, Plenum,
Sperry R.W., “Science and Moral Priority”, Columbia University Press,
N.York
Sprott, J.W.H.,”Manuale di psicologia sociale”, Ed. Universitaria,
Firenze 1962;
Sri Aurobindo, “La Vita Divina”, Edizioni Mediterranee 1998
Stagnaro Sergio ePaolo Manzelli, “L’Esperimento di Lory. Scienza e
Conoscenza”, N° 23, 13 Marzo 2008;
Stefan Klein “La formula della Felicità”, TEA 2005.
Steiner Rudolf, “La scienza dello spirito”, Libritalia 1997.
Stephen Batchelor, “La via del dubbio”, Edizioni Astrolabio 1989.
Stoetzel, J., “ Psicologia Sociale”, Armando, Roma 1969;
Stuart Wild, “Miracoli”, Macro Edizioni 2010.
Swedenborg Emanuel, “Cielo e Infinito”, Edizioni Mediterranee, 1988.
T. Burckhardt, “Scienza moderna e saggezza tradizionale”, Torino,
1968
Takar, V. “Il mistero del silenzio” Astrolabio Ubaldini, 1998.
Talbor Michael, “Tutto è Uno. L’ipotesi della scienza olografica”, Urra
Apogeo, Milano 1997.
TalboT Michael, “ Tutto è Uno. L’ipotesi della scienza olografica”, Urra
Apogeo, Milano 1997.
Targ R. e K. Harary, “Le risorse della Mente”, Mondadori 1986
Targ Russell, e H.A.Puthoff, “Information transmission under
conditions of sensory shielding”, in Nature, 251, 1974
Teilhard de Chardin Pierre “Il Cuore della Materia”, Editrice
Queriniana, Brescia 2007.
Teilhard de Chardin Pierre “Il posto dell’Uomo nella Natura”, Jaca
Book Milano 2011.
Teilhard de Chardin Pierre “L’Ambiente divino”, Editrice Queriniana,
Brescia 2009.
Teilhard de Chardin Pierre, “Il fenomeno Umano”, Queriniana Brescia
2006.
Teilhard de Chardin Pierre, “Sulla Felicità”, Queriniana Brescia 2004.
Teodorani Massimo, “ La sincronicità- Il legame tra fisica e Psiche da
Pauli e Jung a Chopra”, Macro Edizioni 2011.
Thakar Vimala “ Il mistero del silenzio”. Casa editrice Astrolabio,
Ubaldini Editore, Roma, 1988.
Thom René, “Stabilità Strutturale e Morfogenesi”, Einaudi, 1980
Thompson D’Arcy W., “On Grouth and Form”, Cambridge University
Press, 1942
Thorwald Dethlefsen, Rudiger Dahlke, “Malattia e Destino”,
Mediterranee Edizioni 2010).
Tolle Eckart, “Il potere di adesso”, Armenia, Milano 2004
Torrance Thomas “Divine and Contingent Order”, Oxford University
Press, Oxford 1981.
Ubaldi Pietro, “Dio e Universo”, Mediterranee Edizioni, 2002
Urbinati N., “Determinismo e liberta. Aspetti della crisi del
positivismo italiano negli anni di fine secolo”, Firenze, Leo S. Olshki,
1987.
Uri Merry, “Coping with uncertainty”, Praeger Westport, 1995.
Vannini, M., “Mistica e Filosofia”. Edizioni Piemme, Casale Monferrato
1996
Varela Francisco, “Complessità del cervello e autonomia del vivente”,
in Bocchi e Ceruti (a cura di), “La sfida della complessità”, Milano
Feltrinelli 1995.
Voldben Amadeus, “I prodigi del Pensiero positivo”, Edizioni
Mediterranee
– Roma 1993.
von Wright G. H., “Casualità e determinismo”, Saggio introduttivo di
S. Besoli, trad. it. di P. Allegri, Faenza, 1981.
W.Pauli, “Fisica e conoscenza”, Boringhieri, Torino 1964.
Waddington C.H. (a cura di) “Towards a Theoretical Biology”,
Edinburgh University Press,1969
Wallace D. Wattles, “La scienza per diventare ricchi”, Bis Edizioni,
2009.
Watzlawick Paul, “Istruzioni per rendersi infelici” Feltrinelli 1985
Wayne Dyer, “Il potere dell’intenzione”, Corbaccio, Milano 2005.
Wayne Dyer, “Te stesso al cento per cento”, Bur 2010.
Wayne W. Dyer, “Il cambiamento”, Corbaccio 2010..
Wayne W.Dyer, “Il tuo sacro io”, TEA 2009.
Weiss Brian, “Molte vite, un solo amore”, Mondadori
Weiss Brian, “Oltre le porte del tempo”, Mondadori
Wheeler John, “Gravità e Spazio-tempo”, Zanichelli Editore, 1993.
Widmann Claudio, “Sul Destino”, Edizioni Scientifiche Ma.Gi, Roma
2006.
Wilber Ken, “Lo Spettro della Coscienza”, Edizioni Crisalide, 1993.
Wilber, K. “Integral Psychology”, Boston, MA:Shambhala 2000
Windrider Kiara, “Viaggio nell’Eternità” OM Edizioni, Bologna 2011.
Winnicott, D. W. “Gioco e realtà”. Armando, Roma, 1990.
Wolf Fred Alan “Lo Yoga della mente e il viaggio nel tempo”, Macro
Edizioni 2007.
Young Louise, “The Unfinished Universe”, Simon & Schuster, New
York, 1986.
Zeland Vadim, “ Lo spazio delle varianti”, Macro Edizioni 2010.
Zeland Vadim, “Reality Transurfing – Avanti nel passato” Macro
Edizioni 2010.
Zeland Vadim, “Transurfing vivo – Oltre i confini della matrix”, Macro
Edizioni 2012.
Zukav G., “La danza dei maestri Wu Li, La fisica quantistica e la
teoria della relatività spiegati senza l’aiuto della matematica”,
Corbaccio, 1995.
Zukav Gazy, “Una sedia per l’Anima”, Corbaccio Milano 1996.
INDICE
Introduzione……………………………………….……………
………… pag 3
Capitolo I Le convinzioni e le credenze: limitatoriattrattori del nostro potenziale conoscitivo e creativo.
1.1)Convinzioni e credenze: “manipolatori” del nostro
sviluppo psico-bio-fisico e spirituale.
…………………………….……………Pag 7 1.2) ModelliSimboli-Stereotipi: “forgiatori” della nostra
conoscenza.
……………………………………………………………….Pag
17 1.3) Dal riduzionismo della convinzione-credenza
alla consapevolezza della
creatività…………………………………… Pag 26
Capitolo II L’uomo e la ricerca interiore: vibrazione
nel Tutt’Uno.
2.1) Micro e Macro: sinergia, coscienza e
informazione nel
vuoto………………………………………………………………
……….. Pag 33 2.2) Siamo molecole spirituali create
dall’Intelligenza Universale (Love
Entanglement)…………………………………… Pag 42
2.3) Co-creatori e partecipanti nella e alla Vita: Atto
d’Amore
Universale………………………………………………………
…..…… Pag 49 Capitolo III Cervello e Coscienza: il
segreto della rigenerazione dell’uomo in un Universo
Interconnesso.
3.1)Il cervello: coerenza auto-organizzata nel flusso
delle informazioni.
…………………………………………………………….Pag 57
3.2) Nel nostro cervello abbiamo i numeri
dell’Universo: caos innovativo nel vuoto creativo.
……………………………...…….Pag 66 3.3) Il nostro
successo evolutivo è basato sulla nostra capacità di
imparare in un ambiente mutevole.
…………………………Pag 74 3.4) Quando
l’informazione non-materiale crea la MateriaEvento:
trasmissione-creazione.
………………………………….Pag 86 3.5) Il cervello
come emulatore olografico della realtà….. Pag 96
3.6)Il cervello non crea la coscienza: Attualizzazione
del Passato e Presenza
all’Essere…………………………………..… Pag 101 3.7)Il
cuore del cervello: quando i neuroni e le emozioni
varcano il sentiero dell’intuizione
………………….………… Pag 117
Capitolo IV Pensiero ed emozioni: attivatori delle
dinamiche.
4.1)Onde e vibrazioni che si propagano qui ed ora
nell’infinito.
………………………………………………………………………
…………Pag 129 4.2) Il pensiero: trasmissione di
Energia ed Informazione consapevole.
……………………………………………………………..Pag
136 4.4) Sincronicità del pensiero: atto costruttivo-
creativo.Pag 150 4.5) Verso l’Entanglement:
comunicazione simultanea di informazione tra
Pensiero e Materia…………………………. Pag 163
Capitolo V
Forma e contenuto della vita: Coerenza e Creatività
5.1) Iper-comunicazione quantica non-locale della
Matrice. pag 176 5.2)Verso la “Biologia Quantica”:
psico-bio-fisica della Vita. Pag 186 5.4) Non siamo
schiavi del DNA: quando la mente e l’ambiente
modificano il messaggio genetico. ……………..Pag 192
Capitolo VI Uni-verso: danza eterna di energia
creativa.
6.1)L’Universo: messaggio scritto in codice creato dal
Pensiero. Pag 201 6.2) L’Universo come Pensiero
dalle infinite possibilità. Pag 209
Capitolo VII
Realtà e materia: onde e vibrazioni di probabilità
nell’infinito possibilista.
7.1) Osservazione-Partecipazione: verso una sintesi
unitaria di sperimentazione personale.
……………………………………….Pag 218 7.2) La Realtà
è la proiezione –costruzione mentale di informazioni
creative. ………………………………………………Pag 230
7.3) Trasformazione delle Probabilità in
Possibilità……. Pag 239 7.4) La nostra osservazione
solidifica le onde in particelle. Pag 246
Capitolo VIII
Destino, in-determinismo e libero arbitrio: tutto
dipende da noi.
8.1) Il destino non è “imprevedibilità”, ma determina
nazione per uno scopo.
………………………………………………………....Pag 257
8.2) Determinismo, Indeterminismo e casualità……….
Pag 265 8.3) Il libero arbitrio: abbiamo il potere e la
responsabilità di fare giuste scelte.
……………………………………………………..Pag 276
Capitolo IX
Osservatori e Partecipanti nell’Universo: Siamo noi gli
artefici del nostro benessere
9.1)Siamo esseri spirituali: espressione di
Intelligenza. Pag 289 9.2)Siamo la creazione
spirituale di un Universo Intelligente. Pag 305
Bibliografia………………………………………………………
……… pag 315
Related documents
Download