De Maria- TUMORI MAMMELLA Riparazione DNA in condizioni normali In condizioni normali quando il dna viene riparato e ritorna integro, avviene una rottura doppio strand , vengono processati sedi 5′ dei due filamenti, avviene uno scambio degli strand che funzionano per la sintesi del dna , un taglio e una replication degli strand per far si che si riformino . Se esiste una mancanza o una mutazione di BRCA1 e BRCA2 (geni coinvolti nei meccanismi di riparazione del dna nel caso si accumulino danni o errori durante la replicazione cellulare),la conseguenza è un difetto nella riparazione del dna , causando alterazioni di sequenze ed accumulo di danni . I pazienti che presentano la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, hanno più possibilità di sviluppare cancro alla mammella o all’ovaio.Esistono i geni grandi che hanno 1863 amminoacidi e le cellule 2418 amminoacidi. Quando avviene una rottura a doppio strand, si lega una proteina p53(chiamata così a causa del suo peso molecolare di 53 kDa -kilodalton-) BRCA come complesso, toglie la proteina e avviene il processamento a 5′ dello strand, poi si lega una proteina chiamata RPA(replication protein A),il complesso BRCA2 permette lo svolgimento della ricombinazione omologa: le proteine BRCA si legano alle estremità danneggiate del Dna, disfano i due filamenti e, utilizzando (come stampo) altri filamenti non danneggiati, li riparano. I geni BRCA1 e BRCA2 servono anche durante la mitosi, perché BRCA1 è importante per la formazione del fuso mitotico, BRCA2 funziona da check point mitotico e utile nella citochinesi (separazione del citoplasma , verso la fine della telofase mitotica ,quando rispettive quantità di cromosomi vengono separate). INSERIRE FOTO GRAFICO – fatto negli anni novanti, si illustrava la percentuale di rischio quando si hanno delle varianti BRACA1 negli Ashkenazi(ebrei) comparato con un controllo su una popolazione,svolto in America. Negli Ashkenazi si nota un rischio minore di sviluppare un tumore alla mammella, perché le proteine sono talmente grandi che possono essere inattivate delle posizioni che ne alterano la funzione o riducono l’attività inibendola completamente. Dunque, la variante degli Ashkenazi è meno patogenetiche di quelle della popolazione non Ashkenazi. Esistono,dunque, dei database dove verificare la patogenicità di queste varianti. I tumori metastatici ,utlizzando la terapia standard, radioterapie oppure inibitori di PARP(che agiscono sulla riparazione del DNA) che garantiscono una possibilità di sopravvivenza maggiore rispetto alla terapia standard. Gli inibitori di PARP agiscono principalmente sul tumore all’ovaio. Nei pazienti che non presentano varianti la chemioterapia agisce meglio,quelli con varianti o mutazione di BRCA , viene dato inibitore di PARP insieme alla chemioterapia, dopo la chemioterapia viene somministrato inibitore di PARP. Spesso pazienti con tumore all’ovaio ricevono la terapia citoriduttiva (La citoriduzione è la rimozione chirurgica, quanto più estesa possibile, di una massa neoplastica che non può essere completamente tolta senza mettere a repentaglio la vita del paziente), dove l’intervento chirurgico asporta la malattia visibile , si effettua una peritonectomia, per togliere la quantità maggiore di tumore possibile. Dopo la terapia,circa il 70% dei pazienti presenta una ricaduta entro il primo anno, perciò sono stati trattati con una terapia con il carboplatino( agente chemioterapico antineoplastico in grado di interferire con tutte le fasi del ciclo cellulare legandosi al DNA attraverso la formazione di legami crociati tra filamenti complementari.). Successivamente si effettua terapia di mantenimento. Queste terapie aiutano i pazienti con BRCA1 E BRCA2. TUMORE MAMMELLA SINTOMI Il sintomo principale è percepire una massa fastidiosa, palpabile,dolore e perdita di liquido dal capezzolo, cambiamento di forma della mammella o ispessimento o cambiamento contorno mammella o del colore dell’areola(regione circoscritta che si distingue per colore , dove è situato il capezzolo), più raramente secrezioni o sanguinamento dal capezzolo. Il tumore si scopre facilmente grazie alla mammografia. ( esame della mammella umana effettuato tramite una bassa dose di raggi X). Quando si osserva un vetrino, quando è presente una displasia(in patologia, l'errore nello sviluppo formativo di un tessuto, di un organo, di un sistema organico, con deviazione della forma definitiva normale) e un iperplasia , se è contenuta nel dotto si parla di DCIS (Ductal carcinoma in situ) si intende un tumore in situ, significa che le cellule che rivestono i dotti lattiferi del seno sono diventate cancerose, ma non si sono diffuse nel tessuto mammario circostante, non hanno superato il dotto. È importante vedere se nell’ambito dell’invasione ci sono strutture linfatiche o vascolari, infiltrate da queste cellule, sarà in dubbio la formazione di metastasi nel sistema circolatorio o linfatico. Dunque, il processo avviene in questo modo: prima vi è un dotto normale, poi è presente iperplasia , poi un’ atipia(variazione morfologica o funzionale) con iperplasia , si forma il carcinoma ductale in situ che può avere microinvasioni o più pronunciate e coinvolge strutture vascolari o linfatiche. FOTO BIOPSIA La stessa cosa succede nell’ovulo, si può avere un DCIS in situ o infiltrante che ha superato l’ovulo. FOTO STRUTTURE VASCOLARI E LINFATICHE Se si ha un tumore, prima dell’operazione, si inietta una sostanza radioattiva in prossimità del tumore, che allarma i linfonodi sentinella , che sono i primi a raccogliere i vasi linfatici provenienti dal tumore. Si chiama “sentinella” perché è il primo linfonodo ad essere interessato da una possibile metastasi: è un campanello d'allerta per capire se c'è stata un'eventuale diffusione del tumore. Nel nostro corpo ci sono più stazioni linfatiche con diverse localizzazioni. Per sapere se il tumore è arrivato ai vasi linfatici, sono rimossi i linfonodi sentinella, vengono analizzati e se vi sono metastasi si tolgono altri linfonodi; se sono microinvasioni,non serve toglierli, poiché non sarebbe possibile senza questi ultimi drenare le sostanze di scarto causando gonfiore ed una serie di problemi(dolore, bruciore, rigidità e riduzione del movimento; perdita della sensazione, formicolio) TECNICHE CHIRURGICHE PER TUMORE MAMMELLA Per il tumore alla mammella, prima si faceva sempre la mastectomia totale , ora invece si vuole ridurre l’approccio aggressivo, usando la quadrantectomia(è un intervento chirurgico che consiste nella rimozione di una porzione di mammella comprendente una neoplasia) e ora la lumpectomia (a volte nota come tilectomia, mastectomia parziale, resezione segmentale del seno o vasta escissione locale del seno . Si effettua poi, radioterapia, o chemioterapia seguita da terapia ormonale. GRADO ISTOLOGICO TUMORE MAMMELLA Il grado – G1, G2 e G3 – di differenziazione cellulare indica quanto la cellula tumorale sia simile alle cellule sane. In generale, le cellule del nostro corpo si differenziano per svolgere attività diverse; nel tumore, la cellula sana si modifica diventando cellula tumorale. Un tumore scarsamente differenziato ha in genere una prognosi sfavorevole. • G1 - carcinoma ben differenziato, poco aggressivo, 75 %del tumore presenta strutture ghiandolari • G2 - carcinoma moderatamente differenziato, 10-75% strutture ghiandolari • G3 - carcinoma scarsamente differenziato, aggressivo, meno 10 % strutture ghiandolari,aumentano le figure mitotiche I tumori possono essere: - basali : più indifferenziati e aggressivi -luminali: trattati con terapia ormonale, o chemioterapia dopo l’intervento perché hanno meno recettori ormonali e sono più aggressivi. Una volta si usava rimuovere l’ovaio, poi grazie ai farmaci , ora si può bloccare la funzione ovarica utilizzando agonisti dell’ormone che rilascia gonadotropine, detti anche agonisti dell’ormone che rilascia ormone luteinizzante. Agiscono in maniera continua, garantiscono un blocco, eliminato il normale feedback, si ha una riduzione nella produzione di estrogeni e androgeni. Quando le donne sono in menopausa, si utilizzano gli inibitori dell’aromatasi che impediscono la produzione degli estrogeni bloccando l'azione dell'enzima aromatasi indispensabile per la sintesi degli estrogeni a partire dagli ormoni sessuali maschili (androgeni), i quali vengono prodotti dalla corteccia surrenale anche nelle donne. Ci sono diversi inibitori come l’anastrazolo e letrozolo che agiscono come inattivatori temporanei, mentre l’exemestane ha un effetto inibitorio permanente. Ci sono farmaci chiamati Selective receptor modulator, che sono gli antagonisti dei recettori dell’estrogeno, il tamoxifene, per esempio, blocca l’estrogeno a livello del tessuto mammario e agisce da agonista nell’utero e nell’osso. Altri farmaci come il Fulvestrant che non hanno un effetto agonista, blocca tutti i recettori. Foto- in bianco sono gli effetti positivi, circoscritti dal cerchio blu sono quelli con effetti negativi , il tamoxifene , ad esempio, è positivo , agisce in aiuto delle ossa e del fegato. Effetti positivi sulle ossa, colesterolo. la terapia il carcinoma della mammella ha effetti negativi sui vasi aumentando rischio di trombosi. Esistono due recettori dell’estrogeno alfa e beta: quello alfa è più cattivo, più associato alla sopravvivenza dei tumori. Hanno specifiche funzioni: proliferativa e riproduttiva per gli alfa (concentrati nell’ipotalamo, nella mammella e nell’apparato genitale); riparativa e anti proliferativa per i beta (ubiquitari, ossia distribuiti in tutto l’organismo); Ci sono delle zone dove Domain AB è in grado di attivare geni senza presenza di estrogeni. A DNA-binding domain,( proteina in grado di instaurare legami con il dna,permette di rompere il doppio filamento del DNA in corrispondenza di specifiche sequenze) è importante perché si lega al dna e estrogen responsive element(attivare processi trascrizionali ed eventi di segnalazione che determinano il controllo dell'espressione genica) in risposta all’estradiolo. Gli estrogeni entrano nella cellula, legano il recettore legato allo chaperone , vi è una fosforilazione ad opera di una chinasi e i recettori fosforilati entrano nel nucleo e vi è una fosforilazione ad opera di ciclina 341. I recettori si legano a quesi siti governati da sp1 e p1 (fattori di trascrizione). Vi è un legame con la proteina fosforilata spictu e avviene la degradazione nel proteosoma del recettore dell’estrogeno. Da una parte si possono bloccare con terapie endocrine gli estrogeni e i recettori o usare inibitori che hanno sviluppato cicline chinasi dipendenti che inibiscono l’attivazione di cicline , utilizzati nei tumori per ausilio nei tumori metastatici.