Proprietà meccaniche dei compositi Molte tecnologie moderne richiedono l’uso di materiali che offrano combinazioni di particolari proprietà che non possono essere contemporaneamente presenti nei materiali tradizionali quali le leghe metalliche, i ceramici ed i polimeri. Materiali resistenti sono anche generalmente densi. Gli ingegneri aeronautici sono alla continua ricerca di materiali strutturali che abbiano bassa densità ma buona resistenza, rigidità e resistenza all’usura ed all’impatto. La possibilità di combinare diverse proprietà in un unico materiale, ampliandone i campi di applicazione, può realizzarsi mediante il ricorso ai materiali compositi. Molti materiali compositi sono presenti in natura. Il legno, ad esempio, è composto da fibre resistenti e flessibili di cellulosa annegate e tenute insieme da una sostanza più rigida quale la lignina. Le ossa sono composte da proteine resistenti (collagene) e dall’apatite, un minerale duro e fragile. Qui intendiamo per materiale composito un materiale multi-fase artificialmente creato. Le fasi costituenti devono essere chimicamente diverse e separate da una interfaccia distinta. 1 Nella messa a punto dei compositi gli scienziati dei materiali hanno ingegnosamente unito insieme diversi metalli, ceramici e polimeri al fine di ottenere una nuova generazione di materiali straordinari. La maggior parte dei materiali compositi è stata sviluppata al fine di combinare insieme proprietà quali la rigidità, la tenacità, la resistenza meccanica alle alte temperature e la capacità di resistere in ambienti aggressivi. La figura mostra i valori di modulo di Young in funzione della densità di vari materiali. Materiali compositi costituiti da fibre ceramiche in una matrice polimerica hanno bassa densità (≤ 2 Mg m -3) e una rigidità piuttosto alta ( E ≈ 10200 GPa). I dati relativi ai compositi con fibre di carbonio e al legno mostrano come la rigidità di compositi unidirezionali possa essere notevolmente diversa nelle direzioni longitudinali e trasversali. 2 Molti compositi sono costituiti da due sole fasi: la matrice, che è una fase continua che avvolge l’altra fase, detta fase dispersa. Le proprietà finali dei compositi dipendono dalle proprietà delle singole fasi costituenti, dalla loro quantità relativa, e dalla geometria delle fasi disperse. L’immagine a lato mostra le diverse caratteristiche geometriche e spaziali delle particelle di fase dispersa in grado di influenzare le proprietà del composito: (a) concentrazione, (b) dimensione, (c) forma, (d) distribuzione spaziale, (e) orientazione. 3 Per comprendere il rafforzamento e l’irrigidimento dobbiamo analizzare gli sforzi che agiscono sui due costituenti (matrice & fase dispersa) quando il composito è sollecitato meccanicamente. Consideriamo il caso di un composito con fibre continue allineate. Possiamo fare ricorso alla “rappresentazione della lastra” mostrata in figura, in cui f è la frazione in volume di fibre e (1- f) la frazione in volume di matrice. Se applichiamo un carico in direzione parallela alle fibre, vale la REGOLA DELLE MISCELE per il modulo di Young del composito. Infatti, in base all’esempio della figura, avremo la stessa deformazione di fibre e matrice (condizione di isodeformazione) e il carico applicato sarà condiviso tra fibre e matrice in base alla frazione volumica di ciascuno dei due costituenti i composito: σc fσ f (1 f )σm [1] dove f rappresenta la frazione in volume di fibre, c , f e m sono gli sforzi applicati rispettivamente al composito, alle fibre ed alla matrice. Per deformazioni in campo elastico, abbiamo = · E; pertanto σ c εc E c , σ f ε f E f e σ m εm E m . [2] Sostituendo nell’equazione [1] abbiamo: 4 εc E c fε f E f (1 f )εmE m . In condizioni di isodeformazione εc [3] ε f εm ; dividendo la [3] per c si ha: E c fE f (1 f )E m , [4] ovvero il modulo del composito in condizioni di isodeformazione è la media pesata della frazione di volume dei moduli di elasticità delle fibre e della matrice. In questo caso (condizione di Voigt) se le fibre sono più rigide della matrice (Ef > Em) quest’ultima è rinforzata dalle fibre in quanto il composito (e la matrice stessa al suo interno) si deforma di meno sotto l’applicazione del carico. Supponiamo però che il carico sia applicato perpendicolarmente alle fibre. In tale condizione (condizione di Reuss), il modello della lastra suggerisce che stiamo in una condizione di isosforzo. Pertanto lo stress di trazione che agisce sul composito, sulle fibre e sulla matrice è il medesimo: σc εc E c σ f ε f E f σm εmE m . [5] 5 La deformazione del composito sarà imputabile in parte alla deformazione delle fibre, in parte alla deformazione della matrice, che non saranno più uguali, ma contribuiranno con “pesi” pari alle rispettive frazioni in volume: εc fε f (1 f )εm . [6] σc / E c f σ f / E f (1 f ) σm / E m . [7] Sostituendo la [5] nella [6] si ha: La condizione di isosforzo dettata dalla [5] consente di cancellare nell’equazione [7], ottenendo: 1 f (1 f ) , Ec E f Em ossia Ec Em E f f E m (1 f ) E f [8] La condizione di isosforzo tende a sottostimare la rigidità trasversale e la relazione (empirica) di Halpin-Tsai risulta più accurata: Ec Em 1 ηf 1 ηf in cui η [(E f / E m ) 1] /[(E f / E m ) 1]. Anche con questa correzione, la rigidità trasversale è ben inferiore a quella assiale (longitudinale), e dunque il materiale risulta altamente anisotropo. 6 Nella direzione trasversale (Reuss, o H-T), l’effetto di rinforzo delle fibre è praticamente inesistente: lungo questa direzione si presentano, infatti, delle fratture per valori del carico relativamente bassi. Mentre nel caso della resistenza longitudinale (Voigt) sono le fibre a determinare la risposta del materiale alla sollecitazione meccanica, nella resistenza trasversale rivestono grande influenza le proprietà delle fibre e della matrice, la forze del legame interfacciale, e la presenza di vuoti. 7 Per altre orientazioni del carico, la resistenza globale del composito assume valori intermedi. L’efficienza reale del rinforzo fibroso per varie condizioni di orientazione delle fibre è riportata in Tabella, dove si è considerata unitaria l’efficienza del rinforzo nella direzione di allineamento delle fibre e pari a zero nella direzione perpendicolare a queste. Orientazione delle fibre Fibre parallele Fibre distribuite casualmente ed uniformemente su un piano Fibre casualmente ed uniformemente distribuite nelle tre direzioni dello spazio Direzione dello sforzo Parallelo alle fibre Perpendicolare alle fibre Efficacia del rinforzo 1 0 Qualsiasi direzione appartenente al piano delle fibre 3 8 Qualsiasi direzione 1 5 8 Compositi rinforzati con particelle Svariati materiali sono costituiti da una matrice rinforzata con particelle. I polimeri vengono talvolta additivati con materiali di riempimento (riempitivi) per aumentarne la resistenza a trazione ed alla compressione, la resistenza all’abrasione, la durezza ed altre proprietà. Tra i materiali usati come riempitivi si annoverano la farina di legno (segatura finemente polverizzata), la farina di silice e sabbia, vetro, argilla, talco, calcare. Le dimensioni delle particelle possono variare dai 10 nm a dimensioni macroscopiche. Poiché questi materiali di poco valore sostituiscono volumi del più costoso polimero, di fatto viene a ridursi il costo del prodotto finale. Un altro materiale composito rinforzato con particelle (di grandi dimensioni) e molto comune è il calcestruzzo, composto da cemento (matrice) da sabbia e da ghiaia (particolati). Le particelle di rinforzo possono considerarsi equiassiche, ossia aventi le medesime dimensioni lungo tutte le direzioni. Il modulo elastico del composito dipende dalla frazione in volume delle fasi costituenti. In genere esso è compreso tra due valori limite dati dalla regola delle miscele e dalla “regola delle miscele” (Voigt, equazione [4]) e dalla “regola inversa delle miscele” (Reuss, equazione [8]): limite superiore Ec fEf (1 f )Em , limite inferiore 1 f (1 f ) . Ec Ef Em 9 Modulo di elasticità in funzione della percentuale in volume di tungsteno in un composito W-Cu. I limiti superiore ed inferiore sono stati calcolati applicando le equazioni [4]e [8]. I dati sperimentali sono i punti racchiusi tra le due curve. Takayanagi ha proposto una relazione che combina la [4] e la [8], e utilizza i parametri e da determinarsi sperimentalmente ( = f): Ψ 1 Ψ . E c E m (1 Φ)E m ΦE f 10 11 12 13 Elastomeri e plastiche sono frequentemente rinforzati con particolati di varia natura. L’uso attuale di molte gomme sarebbe limitato se ad esse non fosse aggiunto un particolato quale il nerofumo, ossia particelle di carbonio molto piccole e di forma sferica ottenute per combustione di gas naturale o petrolio in carenza di aria. Quando queste particelle sono aggiunte alla gomma vulcanizzata, ne aumentano la tenacità e la resistenza a trazione, al taglio ed all’abrasione. Gli pneumatici delle autovetture contengono in media dal 15 al 30 % in volume di nerofumo, la cui efficacia è garantita se le particelle sono molto piccole (25-50 nm). L’utilizzo di particelle di rinforzo di altra natura (ad esempio silice) porta a proprietà meccaniche inferiori a causa della mancanza di una buona interazione tra molecole di gomma e superficie delle particelle. 14 Cermet I compositi rinforzati con particelle utilizzano tutte e tre le classi di materiali (metalli, ceramici e polimeri). I cermet ad esempio sono compositi ceramica-metallo, il più comune dei quali è il carburo di tungsteno cementato (WC-Co). Questo materiale è composto da particelle estremamente dure di carburo di tungsteno (WC) o di titanio (TiC) annegate in una matrice metallica di cobalto o nickel. Questi compositi vengono utilizzati come componenti ad alta resistenza all’usura (ad es., utensili da taglio). Le particelle dure di carburo forniscono la resistenza e la loro fragilità è controbilanciata dalla tenacità della matrice metallica. Sia la matrice sia il costituente metallico sono sufficientemente refrattari da resistere alle alte temperature che si sviluppano per attrito, ad esempio in corrispondenza del tagliente durante la lavorazione dell’utensile. In pratica, non esiste un materiale singolo in grado di offrire le stesse prestazioni del cermet. L’immagine mostra una micrografia di un cermet WC-Co. Le zone chiare costituiscono la matrice di Co, mentre le zone grigie sono le particelle di WC. In genere, nei cermet la frazione di particelle è piuttosto elevata, potendo superare anche il 90 % in volume. 15 Compositi a matrice metallica Negli MMC (metal matrix composites) la matrice è rappresentata da un metallo duttile. Gli MMC possono essere utilizzati a T superiori rispetto al solo metallo e il rinforzo migliora anche la rigidità specifica (data dal rapporto tra modulo di Young e densità), la resistenza specifica, la resistenza all’abrasione, la resistenza al creep. Tipici materiali MMC hanno matrici costituite da superleghe e leghe di Al, Mg, Ti e Cu. Il materiale di rinforzo può essere in forma di particolato o di fibre (continue o discontinue), ed è in genere di carbonio, carburo di silicio, allumina, boro e metalli refrattari (ad es. W in superleghe a base di Ni e Co). Composito Al-SiC Incremento relativo del carico di snervamento e del modulo degli MMC in funzione del rapporto lunghezza/diametro (aspect ratio) del rinforzo e per due valori di frazione volumica del particolato ( f ). 16 Comportamento sforzo-deformazione Analizziamo il caso di sforzo parallelo alla direzione di allineamento delle fibre (caso (a) della figura a lato). Si consideri il comportamento sforzo-deformazione delle fibre e della matrice nel grafico (a) in basso. Sia fragile il comportamento delle fibre, e sia ragionevolmente duttile la matrice. Nello stesso grafico sono indicati con * le resistenze a trazione di fibra e σ *f e σm matrice, con le deformazioni corrispondenti * . ε*f e εm * * Inoltre si assuma εm > ε f (come avviene di solito). Un composito fibro-rinforzato siffatto mostrerà un comportamento sforzo-deformazione uniassiale come quello riportato in (b). Nella prima regione sia le fibre sia la matrice si deformano elasticamente. Aumentando lo sforzo, la matrice inizia a snervare quando si raggiunge una deformazione εym , mentre le fibre continuano a deformarsi elasticamente. 17 Questo processo continua nel secondo stadio durante il quale la curva ha ancora un andamento circa lineare, ma con pendenza minore rispetto al primo stadio. Durante il secondo stadio aumenta la frazione di carico sopportata dalle fibre. La frattura del composito inizia quando iniziano a rompersi le fibre, quando ε ε*f . Tuttavia la frattura non è catastrofica in quanto 1) non tutte le fibre si rompono contemporaneamente (i carichi di rottura di materiali fragili possono variare considerevolmente), 2) dopo rottura delle fibre, la matrice è ancora intatta almeno finché * . Pertanto, le fibre rotte (più corte di quelle di partenza) sono ancora ε*f < εm immerse in una matrice intatta e sono ancora in grado di sostenere una parte dello sforzo finché la matrice continua a deformarsi plasticamente. Quindi quando ε ε*f si ha l’inizio della rottura del composito. La tabella riporta alcuni valori delle resistenze a trazione longitudinali per tre compositi comuni. Materiale Vetro-poliestere Carbonio-epossidica Kevlar-epossidica Carico di rottura longitudinale (MPa) Carico di rottura trasversale (MPa) 700 1000 1200 20 35 20 La loro frattura è relativamente complessa e, per ciascun composito, dipende dalle proprietà delle fibre e della matrice, nonché dalla natura e dalla resistenza del legame interfacciale. 18 Carico di rottura longitudinale Nel caso (più frequente) in cui * ε*f < εm la rottura delle fibre precede quella della matrice ma, rotte le fibre, la maggior parte del carico precedentemente sopportato dalle fibre viene trasferito alla matrice. In questo caso è possibile adattare l’espressione dello sforzo a questo tipo di composito (equazione [1]) che diventa (nel caso di fibre unidirezionali): ' σcl* fσ*f (1 f )σm dove ' è σcl* è il carico di rottura longitudinale del composito, σ *f è il carico di rottura a trazione delle fibre, σm il carico sulla matrice quando si rompono le fibre [v. grafico (a)]. Carico di rottura trasversale I carichi di rottura dei compositi unidirezionali a fibre continue sono altamente anisotropi e questi materiali vengono progettati per essere caricati nella direzione di alta resistenza (longitudinalmente). Tuttavia, in esercizio questi materiali possono subire sollecitazioni di trazione anche trasversali. In questi casi si può facilmente presentare una rottura prematura del composito in quanto la resistenza trasversale è molto bassa, spesso inferiore al carico di rottura della sola matrice (v. tabella precedente). Nella resistenza longitudinale le fibre sono l’elemento principe; nella resistenza trasversale giocano un ruolo vari fattori quali le proprietà di fibre e matrice, la forza del legame all’interfaccia, la presenza di vuoti. 19