Appunti tecnici di Pneumatica Grandezze fisiche Impianti di distribuzione Trattamento aria Valvole Cilindri Schemi Pneumatici Indice 1 Grandezze fisiche utilizzate in Pneumatica Forza Newton Massa Peso Portata Velocità Pressione Effetto Venturi 2 Forza La forza è una grandezza che s'identifica negli effetti che provoca. Se i corpi sono liberi: Li muove Li arresta Varia la loro velocità Se i corpi sono vincolati: Li deforma L'unità di misura della forza è il Newton (N) 9,81 N = 1 Kg 3 Newton E’ la forza che imprime ad un corpo, con massa di 1Kg, una accelerazione di 1mt/sec2. 1Kg mt 1N sec 2 1N 0,102Kgp 1Kgp 9,81N La forza si esprime in NEWTON e si ottiene moltiplicando la PRESSIONE per la SUPERFICIE su cui essa agisce. F P S F S P F PS 4 Massa E' una caratteristica fondamentale della materia che forma un oggetto e non varia in qualunque punto dello spazio esso si trovi. Unità di misura della massa è il chilogrammo massa. Kgm 5 Peso E’ la forza con cui un oggetto è attratto dai corpi celesti. (Dalla Terra per gli oggetti terrestri) F = m.a Se si moltiplica la forza di 1 Kg per l’accelerazione di un metro al secondo2 la forza risultante è 1 Newton. Cioè 1N 1Kgm 1mt sec 2 P = m.g Se si moltiplica la forza di 1 Kg per l’accelerazione di gravità (9,81) per un metro al secondo2 La forza risultante è 9,81N cioè 1Kgp. Cioè 1Kgp 1Kgm 9,81 mt sec 2 Quindi 10N (o 1 daN) corrispondono, approssimativamente, ad 1 Kg 10N = 1 Kg 6 Portata Indicata per convenzione dalla lettera “Q” è il volume che passa nella conduttura (o nel componente) nell’unità di tempo. V Q t cioè mt 3 sec Altre unità di misura della portata comunemente utilizzate sono: dm3 (lt) min oppure mt 3 h In pneumatica si utilizza il Normal-Metro cubo (Nmt3) che corrisponde ad un metro cubo di aria alla temperatura di 0°C e alla pressione di 1013Mbar 7 Velocità E’ il rapporto fra la portata e l’area della sezione della conduttura. Q V A V = Velocità Q = Portata A = Area Da questa formula, con la seguente equazione, si ricava l’unità di misura: Q V A mt 3 / sec mt 2 mt 3 1 sec mt 2 mt sec 8 Pressione La pressione è il rapporto tra la forza e la superficie su cui essa agisce. F P S cioè P= Pressione N mt 2 Pa Pa = Pascal Il Pascal è dunque l’unità di misura della pressione ma, essendo un valore eccessivamente basso, in pneumatica viene comunemente utilizzato un suo multiplo: il BAR (1 Bar = 105 Pascal = 100.000 Pascal) 9 Segue Pressione Esistono non uno bensì tre tipi di pressione: La pressione ATMOSFERICA La pressione RELATIVA La pressione ASSOLUTA La prima è la pressione della massa di aria che ci sovrasta e ha un valore di 1013 Millibar a livello del mare a 20°C. (In meteorologia si parla infatti di “Alta pressione” quando si supera questa soglia e di “Bassa pressione” quando si scende a valori inferiori) La seconda è la pressione di riferimento in pneumatica e cioè la pressione presente in un volume - 1 (la pressione atmosferica). Sommando i due precedenti valori si ottiene la pressione Assoluta 10 Segue Pressione Pressione: 0 1 2 3 4 0 1 2 3 ASSOLUTA ATMOSFERICA -1 RELATIVA VUOTO 11 Principali unità di misura della pressione Il sistema internazionale prevede come unità di misura della pressione il Pascal ma vengono comunemente utilizzate anche: 1 Bar = Bar Bar 100.000 Pa Kilopascal KPa 100 Kpa Megapascal MPa 0,1 MPa Millibar Mbar 1.000 Mbar Millimetri di colonna d'acqua mmh2o 10.000 mmh2o (*) Chilogrammi/cm2 Kg/cm2 1,05 Kg/cm2 (*) Atmosfere At (Atm) 0,98 At Millimetri di mercurio Mm/Hg 750 mm/Hg Pound square inch PSI 14,5 PSI (*) Ormai non più utilizzate industrialmente 12 Effetto Venturi Principio Venturi: "In una conduttura con una variazione di sezione, a parità di portata e a regime dinamico, avremo nel punto più stretto un aumento della velocità e una diminuzione della pressione dell'aria." 13 Impianti di distribuzione Dal compressore al serbatoio L’essicatore La rete primaria La rete secondaria Tubazioni 14 Dal compressore al serbatoio La produzione di aria compressa per il funzionamento di apparecchiature pneumatiche presume l’utilizzo di compressori che spesso sono di notevoli dimensioni. In questo caso esistono ditte specializzate che provvedono alla fornitura e alla posa dell’intero impianto di distribuzione. Per impianti medio/piccoli è però possibile, una volta scelto il compressore in base ai parametri di portata (mt3h) e pressione (Bar), progettare un impianto rispettando alcune semplici ma indispensabili regole: Dal compressore, prima di arrivare all’impianto di distribuzione, l’aria deve passare attraverso una serie di componenti: 15 Segue Dal compressore al serbatoio Il filtro Oltre a quello di aspirazione presente sul compressore, indispensabile per trattenere la maggior quantità possibile di impurità presenti nell’aria, è buona norma prevedere sempre un filtro supplementare a valle dell’essiccatore. Le valvole sezionatrici Consentono la manutenzione dei singoli elementi senza dover scaricare l’impianto. L’essiccatore Serve a ridurre la temperatura dell’aria (che all’uscita del compressore può raggiungere anche i 200°C) in modo da provocare la trasformazione di gran parte del vapore in acqua. 16 Essiccatore Un problema molto comune per gli impianti ad aria compressa e' la condensa che si forma nelle linee di distribuzione. Molti pensano di poterla eliminare con l'utilizzo dei filtri ma per quest'applicazione e' invece necessario un ESSICCATORE che, pur non essendo propriamente un componente pneumatico, riesce ad eliminare la maggiore quantità possibile di vapore acqueo sfruttando il principio di tolleranza del contenuto dell'acqua nell'aria satura. Questo principio e' cosi sintetizzabile: "La quantità di vapore acqueo che l'aria può contenere in un metro cubo diminuisce con il calare della temperatura e con l'aumento della pressione; il residuo precipita.” Refrigerando l'aria si ottiene quindi che il vapore acqueo che precipita sia maggiore che a temperatura ambiente. (Vedi tabella) 17 CONTENUTO DI ACQUA NELL’ARIA COMPRESSA SATURA 18 Segue Dal compressore al serbatoio Il raccoglitore di condensa: E’ un recipiente che ha lo scopo di far precipitare la condensa che l’essiccatore non è riuscito a trattenere. Il serbatoio di accumulo: Malgrado i compressori siano costruiti per garantire un funzionamento 24 ore su 24, il serbatoio è consigliabile per i seguenti motivi: Ammortizza le pulsazioni provocate da compressori di tipo alternativo. Consente il prelievo temporaneo di quantità di aria superiore a quella prodotta con un minimo abbassamento della pressione. Serve da riserva d’aria nel caso di interruzione di energia elettrica. Assicura una stabilità di pressione in rete. Aumenta le possibilità di deposito della condensa. Consente il risparmio di energia elettrica con l’utilizzo di compressori di minor portata fermo restando la pressione. Il volume del serbatoio, in un impianto a servizio marcia/arresto, dovrà essere tanto maggiore quanto più lunga sarà la sosta del compressore. 19 La rete primaria La rete primaria (o linea) è la tubazione che parte dal serbatoio e percorre orizzontalmente tutta la planimetria del locale da servire. Circuito Aperto Circuito Chiuso Circuito Intrecciato 20 Segue La rete primaria Circuito aperto: E’ consigliabile nei casi in cui il consumo dell’impianto non superi i 100 Nm3h e quando NON si verifichi una contemporaneità di prelievi lungo tutta la rete. Presenta però alcuni svantaggi: La caduta di pressione aumenta con la lontananza dal serbatoio. E’ impossibile effettuare sezionamenti temporanei della rete senza interrompere l’alimentazione alla parte non interessata. Circuito chiuso: La rete primaria parte e ritorna al serbatoio dopo aver percorso, con la stessa sezione di tubo, tutto il perimetro del locale entro il quale si devono trovare i vari utilizzatori. E’ un sistema migliore del precedente poiché offre i seguenti vantaggi: Uniformità di pressione in qualunque condizione di prelievo d’aria. (Continuo o ad intervalli) Possibilità di inserimento di sezionatori per interventi di manutenzione. Circuito intrecciato: Da preferire al precedente in tutti i casi in cui gli utilizzatori si trovino in tutti i punti del locale. 21 Segue La rete primaria La linea primaria deve essere installata con una pendenza di 1 cm ogni 2 metri di tubazione nel senso del flusso dell’aria. La ripresa della pendenza deve essere effettuata ogni 40-50 metri con l’inserimento di un raccoglitore di condensa. Il terminale di ogni linea aperta deve essere chiuso da un raccoglitore di condensa. 22 La rete secondaria Definita anche calata, è il tratto verticale, di sezione minore, compreso tra la rete primaria e il raccoglitore di condensa. All’estremità di questo tratto sono ricavati uno o più attacchi per il collegamento degli utilizzatori per mezzo di tubo rigido o flessibile. La derivazione delle linee secondarie deve essere effettuata con raggio (saldata) o raccordo a “manico d’ombrello”. L’estremità di ogni calata deve avere il suo raccoglitore di condensa ed ogni presa d’attacco la sua valvola di sezionamento. 23 Tubazioni Le tubazioni dell’impianto di distribuzione sono da considerare come un prolungamento dell’effetto “polmone” del serbatoio in quanto vengono riempite una sola volta (ad ogni messa in funzione dell’impianto). La linea primaria deve quindi essere dimensionata in modo da mantenere l’aria alla stessa pressione, dal punto zero al punto più estremo del circuito. Ciò è però fisicamente impossibile anche con tubazioni di grande diametro poiché l’aria, nel suo cammino, incontra comunque delle resistenze che riducono la sua pressione. Per dimensionare le tubazioni si possono utilizzare tabelle e grafici generalmente disponibili nella documentazione tecnica dei produttori. Il dimensionamento dei tubi è però solo un aspetto del problema “distribuzione”. La sua corretta scelta può infatti essere annullata da una irrazionale messa in opera. 24 Segue Tubazioni Per un dimensionamento corretto del diametro interno di una tubazione primaria occorre pertanto considerare: La caduta di pressione ammissibile tra i due punti estremi dell’impianto. Quanto più basso è questo valore e tanto maggiore sarà il diametro e, perciò, il costo dell’intero impianto. Per contro si avrà un minor consumo d’aria per la minor perdita da recuperare. La lunghezza totale della linea di distribuzione primaria. Il consumo d’aria necessario per tutti gli utilizzi presenti e futuri. Quando questo valore non è disponibile può essere utile riferirsi alle caratteristiche del compressore, il diametro della linea primaria, infatti, non deve mai essere inferiore alla connessione di uscita del compressore La raccorderia e il valvolame. Il loro inserimento, peraltro indispensabile, altera la continuità della sezione di passaggio per cui si manifesta una caduta di pressione. 25 Trattamento aria Filtro Riduttore Lubrificatore Avviatore Progressivo Accessori Manometri 26 Filtro Il filtro serve a depurare l’aria dalla condensa e da quegli elementi che provocano il deperimento di componenti pneumatici. Il suo funzionamento è diviso in tre fasi: I Fase Per sbattimento Quando l’aria viene pulita in conseguenza dello sbattimento contro una parete verticale appositamente concepita all’ingresso del componente. II Fase Per centrifuga Quando all’aria viene impresso un moto centrifugo all’interno della tazza da un deflettore. Il risultato di tale moto è la separazione delle particelle liquide e solide che urtano contro la tazza depositandosi successivamente sul fondo in una zona di quiete relativa ottenuta con un apposito piattello posto sotto la cartuccia filtrante e che impedisce al moto vorticoso di riportare in circolo le particelle stesse. III Fase Di filtrazione vera e propria Ottenuta con il passaggio dell’aria attraverso un filtro a porosità variabile. (Solitamente un cono di bronzo sinterizzato a 25µ o 5 µ) Questa cartuccia filtrante deve essere saltuariamente lavata o sostituita. 27 Segue Filtro La cartuccia filtrante è dunque il particolare primario di un filtro e può essere prodotta anche in materiali differenti dal bronzo sinterizzato. I filtri DISOLEATORI montano cartucce filtranti a coalescenza, con porosità uguali o inferiori 0.1 (solitamente 0,01 ) e devono essere sempre posti a valle di filtri con porosità standard. Queste cartucce non sono lavabili e devono pertanto essere periodicamente sostituite. Per questo motivo alcuni filtri disoleatori montano degli indicatori di intasamento che cambiano colore quando la cartuccia è intasata. La tazza del filtro può essere in materiale plastico trasparente o in metallo. Quelle in materiale plastico sono soggette ad incrinature e non trovano più largo impiego se non in componenti di piccola taglia o accoppiate a opportune protezioni metalliche semicoprenti. E' bene sapere comunque che hanno dei limiti di tenuta alla pressione, determinati anche dalla temperatura esterna dell'ambiente in cui si trovano e che non vanno MAI pulite con solventi. 28 Segue Filtro Ultimo particolare del filtro e' lo scarico che può essere: Manuale: Dove e' sempre necessario l'intervento dell'operatore che agisce su una vite per scaricare il deposito delle impurità che si e' formato nella tazza Semiautomatico: Dove lo scarico avviene automaticamente solo quando viene a mancare pressione nel componente Automatico: Dove lo scarico avviene ogni qual volta il deposito delle impurità, sollevando un apposito galleggiante, apre il foro di scarico. Oppure con l'ausilio di uno scarico temporizzato. Una elettrovalvola viene comandata da una doppia temporizzazione; tempo di lavoro e tempo di pausa. Ogni x minuti di pausa l'elettrovalvola apre lo scarico per x secondi. Questo ultimo sistema comunque e' raramente utilizzato per singoli filtri a causa dei costi elevati. L'applicazione classica di tale scarico e' nei serbatoi di accumulo aria dove la condensa si forma copiosamente. 29 Segue Filtro Simboli del Filtro Con scarico Manuale Con scarico Automatico/Semiautomatico 30 Riduttore di pressione Il riduttore è un componente che serve a ridurre la pressione dai valori di rete a quelli necessari all’utilizzo mantenendola costante anche quando, a monte, si verifichino delle oscillazioni. (Purché queste non siano inferiori ai valori impostati in uscita.) Funziona per il contrasto di una molla, tarabile manualmente, e la forza della pressione che agiscono alternativamente su una membrana. Ogni qual volta la forza della pressione supera quella esercitata dalla molla, si apre il passaggio dell’aria dalla bocca d’ingresso a quella di uscita. Così facendo la pressione subisce un brusco calo per l’improvviso aumento di volume e la molla torna a prevalere interrompendo nuovamente il flusso. La pressione conseguentemente aumenta e il ciclo si ripete. 31 Segue Riduttore di pressione Per ridurre la pressione e avere un immediato riscontro sul manometro dei nuovi valori ottenuti, e' necessario prelevare l'aria in eccesso a valle del componente. Se però l'impianto e' in un momento di stasi, il riduttore deve essere provvisto della funzione RELIVING che permette di scaricare automaticamente l’aria in eccesso. Questa funzione non e' altro che un passaggio dell'aria che si apre quando a valle dello strumento si verifica una pressione maggiore rispetto a quella impostata con il pomello di regolazione. Solitamente questo scarico non e' connettibile ed e' a contatto diretto con l'atmosfera. E' infatti questo l'unico motivo che impone l'utilizzo di regolatori particolari (sprovvisti della funzione Reliving) per l'uso con acqua o fluidi gassosi; e' controproducente scaricarne la contropressione in atmosfera libera 32 Segue Riduttore di pressione Riduttore di pressione con Relieving Riduttore di pressione senza Relieving Il tratteggio indica che per contrastare l’azione della molla viene utilizzato un segnale pneumatico (poiché il tratteggio è verso destra il segnale è prelevato a valle del componente). Il triangolino indica uno scarico NON connettibile (Relieving); se il triangolino è staccato ( ) dal componente allora lo scarico è connettibile. La freccia posta di traverso sulla molla indica una variabilità della stessa e cioè che si può agire su di essa dall’esterno. 33 Lubrificatore Il lubrificatore a nebbia d'olio serve in quegli impianti pneumatici dove si renda necessaria la lubrificazione dei vari componenti. E' comunque consigliabile non utilizzarlo poiché l'olio nebulizzato si disperde nell'ambiente mescolato all'aria degli scarichi ed e' nocivo alla salute. Nei moderni impianti si utilizzano pertanto componenti autolubrificati. In alternativa e' possibile utilizzare i lubrificatori convogliando gli scarichi di questi impianti su appositi sistemi di disoleazione. Il lubrificatore utilizza come principio di funzionamento l’effetto Venturi Simbolo del Lubrificatore: 34 Avviatore Progressivo E’ un componente che serve a pressurizzare progressivamente un impianto per prevenire eventuali danni ai componenti pneumatici . Solitamente è montato a valle del gruppo trattamento aria anche se esistono avviatori miniaturizzati per il montaggio diretto su singoli componenti. Negli avviatori montati modularmente ai gruppi è quasi sempre presente anche la funzione di scarico rapido ottenuta con una valvola 3/2 NC a comando elettrico o pneumatico. Questa funzione in molte applicazioni garantisce una sicurezza poiché, in mancanza del segnale, l’aria compressa dell’impianto viene scaricata automaticamente. In questo caso, per riarmare l’avviatore è obbligatorio un comando specifico dell’operatore. (Riarmo manuale) 35 Segue Avviatore Progressivo Pilotando l’elettrovalvola e mantenendola sempre azionata per tutta la durata del ciclo di lavoro, si ottiene il passaggio graduale dell’aria fino al raggiungimento di circa il 50% della pressione impostata, dopodiché, in un tempo brevissimo, si raggiunge il 100%. Attraverso una apposita vite è possibile regolare la gradualità del tempo di carico dell’impianto Spesso, a valle del regolatore, viene aggiunto un pressostato per segnalare l’avvenuta messa in pressione dell’impianto. Simbolo dell’avviatore progressivo: (con elettrovalvola di scarico rapido) 36 Accessori Oltre a questi componenti, in un gruppo trattamento aria , vengono a volte aggiunti dei particolari che possono essere costruiti specificatamente per questa applicazione ed essere pertanto modulari con gli altri particolari. Ogni costruttore progettando una nuova serie, la completa con alcuni accessori che agevolano il montaggio di gruppi compatti e dal design elegante, per meglio integrarsi nei macchinari cui sono destinati. Alcuni di questi accessori sono: Pressostati Valvole di scarico (lucchettabili e non) Blocchetti di derivazione Valvole unidirezionali 37 Segue accessori Pressostati: I pressostati normalmente montati nei gruppi trattamento aria sono comuni pressostati a membrana con contatti NC, NA o in SCAMBIO, campi di taratura da 1 a 10 Bar circa, differenziale fisso e protezione IP-65 con l’ausilio di appositi cappucci. La tensione massima à di 220-250V. L’unica particolarità è data dal fatto che sono spesso costruiti per accoppiarsi modularmente al corpo degli altri componenti. Valvole di messa in scarico dell’impianto Questa funzione è normalmente integrata, dove è presente, all’avviatore progressivo. Malgrado questo, sono disponibili anche valvole manuali che, per rispettare le moderne normative, sono dotate di un sistema che permette l’applicazione di un lucchetto, limitando pertanto l’utilizzo dell’impianto al personale autorizzato. Laddove non sia invece indispensabile questa limitazione, le valvole più utilizzate sono le normali valvole a corsoio. 38 Segue accessori Blocchetti di derivazione: Sono particolari, anch’essi modulari, che permettono di prelevare aria compressa prima che questa venga trattata dai componenti posti a valle. E’ infatti possibile che in uno stesso impianto siano necessarie due linee a pressioni differenti o una linea con aria secca e l’altra lubrificata. In questo caso è possibile cablare un unico gruppo trattamento aria con due riduttori e/o con il lubrificatore, frapponendo dei blocchetti modulari di derivazione. Valvole di non ritorno: Contrariamente alla valvola di messa in scarico, questo componente viene utilizzato dove si renda necessaria la sicurezza del mantenimento in pressione dell’impianto in qualsiasi situazione. 39 Manometri Manometri Molla tubolare Cassa / Attacco Trasparente / Quadrante Classi di precisione / Pressioni di esercizio Scale più comuni Settori di impiego Manometri Campione Certificato di taratura Suddivisione scale 40 Manometri I manometri sono strumenti di controllo molto importanti in un impianto poiché monitorizzano un parametro (la pressione) che in alcuni casi può raggiungere valori critici per la sicurezza degli operatori. Se in pneumatica è quindi sufficiente utilizzare strumenti standard, in altre applicazioni è invece indispensabile valutare attentamente lo strumento da utilizzare. Nella stragrande maggioranza delle applicazioni il manometro più comune che si utilizza in pneumatica è solitamente il tipo a Molla Bourdon con classe di precisione nell’ordine del 2,5% o 1,6% sul valore di fondo scala. Raramente vengono utilizzati in questo settore strumenti con precisione dell’ 1% o inferiore. 41 Manometri a molla tubolare (Molla Bourdon) L'elemento a molla tubolare ha normalmente una sezione ovale. La pressione del fluido di processo agisce all’interno del tubo con una forza che tende a spostarne l’estremità. L’entità di questo spostamento è proporzionale alla pressione del fluido di processo. Questo spostamento è trasmesso all’indice tramite il movimento ad ingranaggi. Per pressioni fino a circa 60 Bar viene utilizzata una molla tubolare a sagoma circolare, che copre circa 250°. Per pressioni maggiori la molla tubolare può avere altre sagome, per esempio elicoidale oppure a chiocciola. L’elemento a molla tubolare può essere protetto contro le sovrapressioni. Nei casi particolarmente critici il manometro può essere equipaggiato con un separatore di pressione oppure con valvole o sistemi di protezione. I manometri con elemento di misura a molla tubolare vengono utilizzati per la misura di pressioni da 0…0,6 fino a 0…4000 bar con classi di precisioni da 0,1% fino a 4,0% 42 Segue Molla tubolare 43 Caratteristiche principali La cassa: Può essere in vari materiali; i più comuni sono: Plastica (ABS) Metallo verniciato Acciaio Inox Ottone L’attacco: I manometri sono solitamente con attacco radiale o posteriore ma possono essere equipaggiati con opzioni come la flangia a tre fori o la staffa per il montaggio a pannello o a parete. Il filetto dell’attacco è invece subordinato al diametro: Radiale Posteriore Ø-40 1/8” Ø-50 1/8” - 1/4” Ø-63 1/4” Ø-80 3/8” - 1/2” Ø-100 1/2” 44 Segue Caratteristiche principali Il trasparente: E’ normalmente in plastica o in vetro acrilico per strumenti ma può essere anche in vetro multistrato di sicurezza per gli strumenti professionali. Il quadrante: Le indicazioni che possono (o devono) essere riportate sul quadrante sono: Unità di misura (esempio: BAR) Classe di precisione. (% sul valore di fondo scala) Simbolo elemento di misura Segno massima pressione di esercizio Simbolo montaggio diverso da verticale Simbolo calibrazione a temperatura diversa da 20°C (classe 0,1 - 0,25 - 0,6) Norma di riferimento Nome - Marchio del fabbricante Numero di serie (Per classi 0,1% - 0,25%) Materiali parti a contatto (Se diverse da ottone bronzo). Grado di sicurezza “S”. Strumenti per Ossigeno/Acetilene 45 Segue Caratteristiche principali Classe di precisione: La classe di precisione definisce l’errore ammesso in percentuale riferito al fondo scala. ( % a 20°C). La norma definisce le seguenti classi: 0,1 - 0,25 - 0,6 - 1 - 1,6 - 2,5 - 4 Per i manometri con fermo sullo 0 la classe di precisione nominale copre la scala dal 10 al 100%. Per i manometri con lo 0 libero la classe di precisione copre da 0 al 100% il campo di misura e la verifica dello 0 deve essere utilizzata come “check point” della pressione, Pressione di esercizio del fluido: Pressioni maggiori del campo di misura non devono mai essere applicate se non previste dal costruttore dello strumento. Per strumenti con elemento elastico a molla la pressione di esercizio del fluido non deve mai superare: Il 75% dell’ampiezza di campo scala per Pressioni costanti Il 50% dell’ampiezza del campo scala per Pressioni variabili 46 Scale più comuni Bar Bar / PSI Bar Bar / PSI Bar 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 … … … … … … … … … … … … … … … … … … … 0,6 1 1,6 2,5 4 6 10 12 / 170 non a norme 16 25 40 60 100 160 250 315 / 4500 non a norme 400 600 1000 Bar Mbar cm/hg Bar Mbar Mpa -1 -1200 -76 -1 -1 -1 -1 -1 -1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 … … … … … … … … … … … … … … … … … … … 0 0 0 +0,6 +1,5 +3 +5 +9 +15 25 40 60 100 160 250 400 600 1 10 Vuotometro Manovuotometro A polmone 47 Settori di impiego Quando il fluido da controllare non è semplice aria compressa o, con valori di pressione diversi dalle normali applicazioni pneumatiche, esistono una serie di strumenti adatti agli specifici casi: In oleodinamica Vengono utilizzati strumenti a molla tubolare. Il diametro non è quasi mai inferiori ai 63mm e la cassa, in ottone o in inox, è normalmente con riempimento di liquido (glicerina pura al 99,7%) che consente una maggiore resistenza alle sollecitazioni di pressioni variabili. Malgrado questo, si rende spesso necessario l’inserimento di particolari aggiuntivi (serpentine, smorzatori di pressione, valvole di esclusione) per eliminare i colpi d’ariete che potrebbero altrimenti compromettere l'affidabilità dello strumento. In termoidraulica: Vengono utilizzati strumenti simili a quelli per aria con cassa in ABS o in metallo ma con diametri superiori (80-100 e anche 160mm) e con l’opzione di tacche o indici regolabili di riferimento. 48 Segue Settori di impiego Nell’industria alimentare Vengono utilizzati strumenti definiti “Tutto Inox” (cassa, attacco e movimento interno) o strumenti con separatore a membrana per isolare il fluido dai componenti interni del manometro e per consentire una rapida manutenzione. (Spesso infatti vengono utilizzati separatori a membrana con attacco CLAMP che consente un rapido smontaggio dello strumento per la sterilizzazione.) Esiste comunque una intera gamma di prodotti per questo settore che risolve ogni specifica esigenza di mercato. In chimica, per temperatura o nel caso di fluidi aggressivi Anche in questo caso vengono utilizzati strumenti specifici, ad elevata sovraccaricabilità, per basse pressioni, con torrette di raffreddamento, con capillari per controlli remoti o con separatori per isolare il fluido dallo strumento. (Per temperatura il materiale del trasparente è in vetro) Per Gas a basse pressioni Il manometro più adatto in questo caso è il manometro a capsula (o polmone) con scala in MILLIBAR e diametro 63-100mm 49 Segue Settori di impiego In tutti questi casi gli strumenti utilizzati sono solitamente componenti costruiti con materiali di qualità (Acciaio INOX) con classi di precisione elevate (<1%) e con caratteristiche di sicurezza particolari come prescritto dalle normative specifiche. (EN 837-1,-2,-3) In alcuni casi sono poi necessari strumenti particolari anche per controllo di fluidi inerti; esistono pertanto: Manometri differenziali: Per rilevare la differenza fra due pressioni P1 e P2 Manometri con contatti elettrici: Per integrare al controllo visivo un (o più) segnali elettrici. Manometri per pressione assoluta o per vuoto (Vuotometri) Per rilevare depressioni a partire dallo 0 assoluto (0 1) o relativo (-1 0) 50 Manometri Campione Un caso a parte sono invece i manometri CAMPIONE utilizzati per controllare l’affidabilità degli strumenti destinati a monitorare un impianto. Questi strumenti sono normalmente prodotti a partire dal Ø-160 e con classi di precisione inferiori allo 0,6%. Sono normalmente utilizzati per due motivi principali: Quando serve un controllo particolarmente preciso e con una suddivisione molto fine del quadrante. In questo caso vengono normalmente corredati del certificato di taratura 3.1.B DIN/UNI EN 10204 Quando devono controllare un altro strumento con classe di precisione inferiore (anche per rinnovarne il certificato di taratura 3.1.B). In questo caso vengono normalmente corredati del certificato di taratura S.I.T. o D.K.D. rilasciato da un ente qualificato. 51 Certificato di taratura Qualora si voglia controllare uno strumento standard ed emettere il certificato di taratura 3.1.B è indispensabile avere uno strumento campione corredato del certificato S.I.T. o D.K.D e procedere al collaudo seguendo il presente protocollo: Sistema per la taratura e il controllo di strumenti di misurazione meccanici (ed elettronici) secondo ISO 9000 ff e precisione fino a 0,2% con emissione del protocollo di prova secondo DIN 50049 3.1 B La normativa EN-837 afferma che “…l’errore eventuale dello strumento CAMPIONE deve essere di 4 volte inferiore rispetto l’errore eventuale dello strumento da tarare…” per verificare questa differenza si applica la seguente formula: Fondo scala x Classe di precisione 100 52 Segue Certificato di taratura Applicando questa formula ad entrambi gli strumenti si deve ottenere che il risultato della formula applicata allo strumento campione deve essere 4 (*) volte inferiore del risultato della formula applicata allo strumento da tarare. Esempio: Fondo scala Classe di precisione Strumento campione 600 Bar 0,1% Strumento da tarare 250 Bar 1% Differenza errore ammissibile 600 x 0,1 : 100 = 0,6 250 x 1 : 100 = 2,5 (*) Il valore di 1 a 4 è obbligatorio per i costruttori solo per dichiarare la precisione dello strumento. Nelle verifiche degli strumenti di processo questo parametro è a discrezione del collaudatore purché non inferiore a 2. 53 Segue Certificato di taratura La prova deve essere effettuata: In 5 punti equidistanti della scala negli strumenti con classe di precisione uguale o maggiore di 1% (1,6 - 2,5 - 4) In 10 punti equidistanti della scala negli strumenti con classe di precisione minore ad 1% (0,6 - 0,25) Inoltre la verifica va effettuata sia in salita sia in discesa comprendendo anche l’errore di isteresi. ESEMPIO: Se il manometro e’ da 100 Bar con classe di precisione 1% l’errore massimo ammissibile è di 1 bar che deve essere rilevato sia in salita sia in discesa; se, ad esempio facendo la prova a 50 Bar in salita si legge un valore di 49 Bar e in discesa di 51 Bar l’isteresi risulta essere di 2 Bar (51-49) e pertanto lo strumento è fuori taratura. Se invece i due valori sono rispettivamente 49 Bar in salita e 50 Bar in discesa lo strumento è nei limiti della sua classe di precisione. (Infatti, 50-49 = 1) 54 Suddivisione scale Ø quadrante Campo scala 40 – 50 - 63 Sequenza delle suddivisioni Intervallo 50 -1200 … 0 80 – 100 - 160 20 40 – 50 - 63 0,05 -1 … 0 80 – 100 - 160 0,02 40 – 50 - 63 0,02 0 … 0,6 80 – 100 - 160 0,01 40 – 50 - 63 0,05 0…1 80 – 100 - 160 0,02 40 – 50 - 63 0,05 0 … 1,6 80 – 100 - 160 0,05 55 Segue Suddivisione scale Ø quadrante Campo scala 40 – 50 - 63 Sequenza delle suddivisioni Intervallo 0,1 0 … 2,5 80 – 100 - 160 0,05 40 – 50 - 63 0,2 0…4 80 – 100 - 160 0,1 40 – 50 - 63 0,2 0…6 80 – 100 - 160 0,1 40 – 50 - 63 0,5 0 … 10 80 – 100 - 160 0,2 40 – 50 - 63 0,5 0 … 16 80 – 100 - 160 0,5 56 Segue Suddivisione scale Ø quadrante Campo scala 40 – 50 - 63 Sequenza delle suddivisioni Intervallo 1 0 … 25 80 – 100 - 160 0.5 40 – 50 - 63 2 0 … 40 80 – 100 - 160 1 40 – 50 - 63 2 0 … 60 80 – 100 - 160 1 40 – 50 - 63 5 0 … 100 80 – 100 - 160 2 40 – 50 - 63 5 0 … 160 80 – 100 - 160 5 57 Segue Suddivisione scale Ø quadrante Campo scala 40 – 50 - 63 Sequenza delle suddivisioni Intervallo 10 0 … 250 80 – 100 - 160 5 40 – 50 - 63 20 0 … 400 80 – 100 - 160 10 40 – 50 - 63 20 0 … 600 80 – 100 - 160 10 40 – 50 - 63 50 0 … 1000 80 – 100 - 160 20 58 Valvole Valvole Pneumatiche Elettrovalvole per fluidi Valvole Pneumatizzate 59 Valvole Pneumatiche Valvole Pneumatiche Portata Dimensionamento Valvole Direzionali Valvole di Regolazione Valvole di Intercettazione Valvole di Elaborazione 60 Introduzione Il vocabolo assume un significato in relazione del settore tecnologico che lo utilizza. In pneumatica VALVOLA è un dispositivo capace di controllare l’aria compressa. Le valvole si possono dividere in tre categorie: Valvole Direzionali: Hanno lo scopo di aprire, chiudere o deviare un flusso di aria compressa senza modificarne le caratteristiche fisiche di portata o di pressione. Valvole di Regolazione: Hanno lo scopo di modificare le caratteristiche fisiche dell’aria compressa. Fanno parte di questa categoria i regolatori di flusso e i riduttori di pressione. Valvole di Intercettazione / Elaborazione: Hanno lo scopo di modificare o di bloccare il percorso dell’aria compressa per realizzare delle condizioni particolari o per ottenere una elaborazione del segnale di tipo logico. (And, Or, Not, Yes) 61 Portata (Valvole pneumatiche) Portata Nominale La portata di una valvola varia in funzione delle sue caratteristiche costruttive e dell’applicazione in cui essa è integrata. Nell’impossibilità di considerare tutte le variabili legate all’applicazione, la portata viene espressa con un valore rilevato alle condizioni prescritte dalle normative (Pressione di ingresso 6 Bar, P 1 Bar, temperatura 20°C) 62 Segue Portata Per ottenere il valore di portata con differenti condizioni di applicazione si può applicare la seguente formula: NQ 28,5 Kv p P 1 p Dove: NQ 28,5 Kv p P = Quantità di aria libera in Nl/min = Numero empirico ottenuto per esperienza = Coefficiente valvolare = Caduta di pressione in Bar = Pressione di lavoro all’ingresso in Bar 63 Dimensionamento (Valvole pneumatiche) Per determinare la dimensione di una valvola per pneumatica, è indispensabile conoscere il consumo dell’impianto a valle della stessa. Questo calcolo può essere effettuato con la seguente formula: S C 60 : t P NQ 1000 Dove: NQ S C t P = = = = = Quantità di aria libera in Nl/min Superficie del cilindro (in spinta e e in tiro) in cm2 Corsa del cilindro in cm Valore ottenuto dividendo un minuto primo (60 sec) per il tempo di ciascuna delle due corse Pressione di lavoro in Bar Il calcolo deve essere ripetuto, sia in spinta che in trazione, per tutti i cilindri comandati dalla valvola. La portata così calcolata, sommata ad altre eventualmente richieste nello stesso istante, servirà quindi per il dimensionamento del gruppo trattamento aria. 64 Valvole direzionali Classificazione Tipologie Spola Elettrovalvole Valvole ISO Valvole NAMUR Simbologia 65 Classificazione Una valvola direzionale si classifica in base al numero delle connessioni e delle posizioni che può assumere. Connessioni: Sono le bocche filettate della valvola (entrata, uscite, scarichi) escluse le eventuali connessioni dei pilotaggi. Posizioni: L’organo mobile interno può assumere 2 o 3 posizioni ma mai una soltanto. Esempio: 5/2 per valvole a 5 vie e 2 posizioni 5/3 per valvole a 5 vie e 3 posizioni Le valvole direzionali sono definite BISTABILI quando mantengono l’ultima posizione assunta anche in mancanza del segnale di azionamento. Sono invece definite MONOSTABILI quando, in mancanza del segnale di azionamento, ritornano alla posizione di riposo. 66 Tipologie Le valvole per automazione pneumatica sono costruite principalmente in due tipologie, ad otturatore o a spola. Le prime sono valvole di vecchia concezione che sono però ancora ampiamente prodotte perché garantiscono una ottima tenuta anche se necessitano di forze d’azionamento elevate. Per questo motivo vengono attualmente prodotte quasi esclusivamente con portate d’aria molto ridotte e adatte principalmente a comandare valvole di maggiori dimensioni. Questo è particolarmente importante quando l’azionamento è di tipo elettrico. Le valvole a spola sono invece molto più versatili e si prestano ad essere utilizzate come organo di potenza anche per portate molto elevate. Inoltre, se non sono servopilotate, le valvole a spola, a differenza delle valvole ad otturatore, possono essere collegate indifferentemente dalla direzione del flusso. Entrando, per esempio dallo scarico si può ottenere la funzione NA (normalmente aperta) in una valvola 3/2. 67 Spola Il pilotaggio 14 12 mette in comunicazione l’entrata 1 con l’uscita 2 4 68 Elettrovalvole Come abbiamo già detto, nel caso di valvole con portata molto elevata, soprattutto con azionamenti elettrici, si preferisce creare dei servomeccanismi che sfruttino la forza stessa dell’aria compressa per azionare la spola della valvola. Questo consente di ridurre drasticamente la potenza delle bobine riducendo quindi i problemi legati all’interfaccia con sistemi PLC, alla caduta di tensione e alla sovratensione generata all’apertura del carico. Per ottenere questo risultato si accoppia la semplicità costruttiva di una elettrovalvola a comando diretto (ad otturatore) e la versatilità di un corpo valvola a comando pneumatico (a spola.) In questo modo, le valvole più moderne, possono garantire portate di oltre 2500/3000 Nl/min (attacchi da 3/8” o 1/2”) con assorbimento di soli 2W o inferiori. 69 Segue Elettrovalvole 70 Valvole a norme ISO Sono valvole direzionali costruite rispettando le normative del sistema internazionale e sono intercambiabili con modelli di produttori differenti. Sono montate su sottobasi che non devono essere smontate per sostituire la valvola. Si evita così di scollegare le tubazioni eliminando errori di inversione o l’eventualità che esse siano troppo corte. Condizione questa particolarmente utile nel caso di tubazioni rigide o canalizzate. Il fissaggio delle valvole sulle sottobasi ha un verso obbligato (tramite fori asimmetrici o spine di riferimento) così da evitare montaggi scorretti norme ISO 5599/1 Taglia 1 Taglia 2 Taglia 3 1/4” 3/8” 1/2” norme ISO 15407-1 VDMA 24563 Taglia 01 1/4” Taglia 02 1/8” 71 Valvole NAMUR Si tratta di valvole le cui bocche di uscita e il fisaggio del corpo sono costruiti per interfacciarsi allo standard NAMUR. Vengono prodotte in versione 5/2 o 3/2 NC ed NA ma molti costruttori prevedono la sola funzione 5/2 che può essere utilizzata a 3 vie con l’aggiunta di un apposita piastrina di interfaccia. Principalmente trovano impiego come valvole di comando degli attuatori che movimentano le valvole per fluidi. Le valvole NAMUR hanno sempre due bocche in uscita per consentire lo scarico, dal lato della molla, anche nei cilindri a semplice effetto. (Una delle quali, nella versione 3/2, è collegata solo con lo scarico e non con l’alimentazione.) 72 Simbologia Il simbolo di una valvola pneumatica è composto da tanti quadrati quanti sono gli stati che essa può assumere. Al loro interno, le frecce, identificano i collegamenti fra le connessioni. Lateralmente vengono posti i simboli che identificano i pilotaggi: Azionamento e riposizionamento dell’organo mobile. 2/2 5/3 Centri Chiusi 3/2 5/3 Centri Aperti 5/2 4/2 5/3 Centri in Pressione 73 Segue Simbologia Manuali Indiretto a pressione Preferenziale Pedale Diretto (1 avvolgimento) Puntale Elettropneumatico Leva rullo Molla Leva rullo unidirezionale Molla pneumatica Ritorno Leva Elettrici Meccanici Pulsante Pilotaggi Diretto a pressione Pneumatici Generico 74 Segue Simbologia La numerazione delle valvole Sia nel sistema numerico (ISO) o con lettere (CETOP), la numerazione deve essere posta in corrispondenza: • del pilotaggio che prevale quando non c’è intervento esterno (ad esempio la molla prevale sul pulsante fintanto che questo non viene azionato). • Nel quadrato di destra quando i pilotaggi sono equivalenti • Nel quadrato centrale per le valvole a tre posizioni. ISO 1 2 3 4 5 10 12 14 CETOP ENTRATA UTILIZZO SCARICO UTILIZZO SCARICO Pilotaggio che mette in connessione 1 con 0 Pilotaggio che mette in connessione 1 con 2 Pilotaggio che mette in connessione 1 con 4 P A R B S Z Y C.E.T.O.P. = Comitato Europeo Trasmissioni Oleodinamiche Pneumatiche / ISO = Sistema Internazionale 75 Valvole di regolazione Oltre alle valvole riduttrici di pressione, di cui si è già parlato, fanno parte di questa categoria anche quei componenti adatti alla regolazione della portata o, più comunemente, regolatori di flusso. Queste valvole sono costruite in due tipologie principali: • Regolatori di flusso per montaggio diretto (per cilindri o valvole) • Regolatori di flusso in linea Entrambe le tipologie sono normalmente delle semplici valvole a spillo BIDIREZIONALI che, possono diventare UNIDIREZIONALI se dotate della funzione di non ritorno. Bidirezionale Unidirezionale 76 Segue Valvole di regolazione Per ridurre la velocità dei cilindri pneumatici, l’aria deve sempre essere regolata in fase di scarico. Il regolatore di flusso dovrà pertanto essere Unidirezionale e dovrà essere montato quanto più possibile in prossimità del componente da regolare. Per questo motivo i regolatori unidirezionali per montaggio diretto sono divisi in due tipi; per cilindro e per valvola. In questo modo è possibile mantenere la regolazione solo durante la fase di scarico. Per Cilindro Per Valvola 77 Valvole di Intercettazione Valvole di scarico rapido Valvole di non ritorno Valvole di blocco Valvole di sicurezza 78 Valvole di Scarico Rapido Sono valvole da applicare direttamente sulle testate dei cilindri e servono ad intercettare lo scarico per aumentare la velocità di traslazione. Quando l’aria entra nella valvola (P) in direzione del cilindro (A) lo scarico (R) è chiuso. Quando la direzione del flusso si inverte, il comando (tratteggio esterno) chiude la connessione P aprendo lo scarico. Questo consente all’aria presente nella camera del cilindro di fuoriuscire molto rapidamente e, di conseguenza, aumenta la velocità del movimento dello stelo che non incontra più nessun ostacolo. 79 Valvole di Non ritorno Ne esistono svariate forme e sono costruite per intercettare anche flussi differenti dall’aria compressa. Possono essere a sfera o a piattello, con o senza la molla che mantiene in posizione l’organo mobile. Se queste valvole non intercettano semplice aria compressa è indispensabile verificare la compatibilità del fluido con le parti a contatto oltre che, ovviamente, la pressione nominale e la temperatura. Qualche costruttore, oltre alla scelta dei materiali, propone anche valvole con “molla leggera” che garantiscono un passaggio del fluido anche a pressioni relativamente basse. 80 Valvole di Blocco Si tratta di valvole ad otturatore appositamente concepite per bloccare lo scarico dell’aria nei cilindri impedendone quindi il movimento. Sono normalmente prodotte con filetto Maschio verso il cilindro e filetto Femmina (o attacco per tubo) verso la valvola direzionale di potenza. Questi attacchi devono essere dimensionati in funzione dell’applicazione mentre il pilotaggio è un filetto M5 o un attacco rapido per tubo Ø4. Alcune valvole richiedono il pilotaggio per entrambe le direzioni del flusso ma di solito sono proposte con la funzione unidirezionale. Consentono cioè il passaggio dell’aria in un senso mentre nel senso opposto (lo scarico) il passaggio è consentito solo in presenza del segnale. Con funzione di non ritorno Senza funzione di non ritorno 81 Valvole di sicurezza Sono indispensabili per definire un limite massimo alla pressione. La forza esercitata dalla pressione, in contrasto con una molla opportunamente tarata, apre il passaggio della valvola al raggiungimento del valore fissato. Un parametro indispensabile per la scelta di una valvola di sicurezza è la quantità di aria che essa può scaricare nell’unità di tempo e che deve sempre essere superiore alle caratteristiche di portata dell’applicazione. Il filetto dell’attacco, di per sé, non è necessariamente un parametro sufficiente. Quando vengono previste per esigenze di circuito o per salvaguardare i componenti, si utilizzano semplici valvole di tipo ordinario con campo di pressione regolabile o pre-tarate, che possono anche essere rese inamovibili con piombatura o appositi cappucci. (Generalmente i produttori richiedono però dei lotti minimi per fornire questo servizio.) Se sono invece installate per motivi di sicurezza (come ad esempio nei serbatoi di accumulo) si utilizzano prodotti di qualità ed è indispensabile dotarle di un certificato rilasciato da una apposito ente (I.S.P.E.S.L.) che ne dichiara la conformità. In questo caso sono obbligatoriamente piombate. 82 Valvole di Elaborazione Queste valvole, dette anche valvole LOGICHE, sono indispensabili per creare impianti con sequenze totalmente pneumatiche. Attualmente questi impianti sono sempre meno utilizzati poiché soppiantati dai sistemi elettropneumatici con PLC enormemente più comodi e versatili. Malgrado questo molte aziende producono ancora componenti pneumatici utili per l’elaborazione logica delle sequenze di automazione. Fra questa gamma di prodotti spiccano i principali operatori logici: OR - AND - NOT - YES - MEMORIA A queste valvole si aggiungono spesso componenti con funzioni complesse come Temporizzatori, Contaimpulsi, Sequenziatori, Generatori di impulsi, Comandi Bimanuali di sicurezza, Pressostati ad uscita pneumatica, ecc... 83 Funzione logica OR: Valvola a 2 pressioni. Per azione della sfera o meccanismo similare, si ottiene l'uscita in A solo quando è presente almeno UNA delle due pressioni P1 o P2. In caso di contemporaneità di questi due segnali sarà presente in A il primo arrivato o quello con pressione maggiore L’espressione logica di questa funzione è: A = P1+P2 Simbolo Pneumatico Simbolo ISO 84 Funzione logica AND Valvola a 2 pressioni. Per azione della spola o meccanismo similare, si ottiene l'uscita in A solo quando sono presenti ENTRAMBE le due pressioni P1 e P2. Il primo segnale predispone la valvola aprendo la strada al secondo segnale in arrivo. In caso di pressioni differenti sarà presente in A il segnale con pressione inferiore. L’espressione logica di questa funzione è: A = P1 x P2 Simbolo Pneumatico Simbolo ISO 85 Funzione logica NOT: E’ la funzione di inversione del segnale. Lo stato logico (0/1, assenza/presenza del segnale) dell’uscita A, sarà invertito rispetto al pilotaggio X. Il componente che esplica questa funzione non è altro che una valvola 3/2 NA con azionamento pneumatico e il riposizionamento a molla. In commercio si possono trovare delle valvole con la specifica funzione di NOT logico e si differenziano dalle comuni valvole 3/2 NA per le ridotte dimensioni d’ingombro e per la taratura della molla di riposizionamento particolarmente sensibile (0,3 Bar) utile nell’impiego di questo componente come valvola di finecorsa per cilindri. L’espressione logica di questa funzione è: A = X Simbolo Pneumatico Simbolo ISO 86 Funzione logica YES: E’ la funzione di conferma del segnale. Lo stato logico (0/1, assenza/presenza del segnale) dell’uscita A, sarà uguale rispetto al pilotaggio X. Contrariamente alla valvola precedentemente descritta, questa funzione la si ottiene con una valvola 3/2 NC con azionamento pneumatico e riposizionamento a molla. Questa funzione è raramente impiegata in impianti pneumatici se non come valvola amplificatrice del segnale. Si pensi ad esempio ad un segnale la cui utilità è molto lontana dalla fonte d'origine, in questo caso può rendersi necessario, a metà percorso, rigenerare il segnale altrimenti troppo debole per svolgere la funzione richiestagli. L’espressione logica di questa funzione è: A = X Simbolo Pneumatico Simbolo ISO 87 Funzione MEMORIA: La funzione si limita a mantenere attivo un segnale anche dopo la sua scomparsa. Si tratta di valvole bistabili a 5 vie e 2 posizioni appositamente concepite per essere integrate con le altre funzioni logiche. Quando il segnale da memorizzare è uno soltanto, si tappa un’uscita. Anche per questo motivo, molto spesso, si preferisce utilizzare normali valvole a doppio comando pneumatico a 3 o a 5 vie in funzione delle specifiche necessità. Simbolo Pneumatico Simbolo ISO 88 Elettrovalvole per fluidi vari Elettrovalvole per fluidi vari Portata Dimensionamento Elettrovalvole ad azione diretta Elettrovalvole servopilotate Pressione operativa Colpo d’ariete Compatibilità dei fluidi Tabelle 89 Introduzione Le valvole a solenoide per fluidi vari sono classificate in base al modo di operare dell’otturatore dando così luogo a due tipi: Valvole ad azione diretta: Dove l’azione di apertura e chiusura viene effettuata direttamente dall’otturatore. Valvole servopilotate: Dove l’azione di apertura e chiusura viene effettuata da una membrana comandata da un ugello pilota. Nella scelta di queste elettrovalvole bisogna conoscere la portata richiesta al componente, la pressione di utilizzo e, soprattutto, bisogna verificare la compatibilità delle parti a contatto con il fluido che l’attraversa. A questo scopo, i produttori forniscono solitamente delle apposite tabelle. 90 Portata (Elettrovalvole per fluidi vari) Coefficiente di portata Nel caso di valvole adatte al passaggio di liquidi la portata viene espressa dal coefficiente valvolare ”KV” che rappresenta il flusso di Acqua (in m3/h), con temperatura da 5 a 30°C, che passa attraverso la valvola con una perdita di carico di 1 Bar. (norme VDI/VDE 2173) 91 Dimensionamento (Elettrovalvole per fluidi vari) Per ottenere il valore di portata con differenti condizioni di applicazione si può applicare le seguenti formule: Per Liquidi Per Gas (Con viscosità fino a 3°E) (se P</= 1/2 P1) Q Kv p Dove: Q Qn P P2 p 514 Kv t Qn 514 Kv p P2 n 273 t = Portata per liquidi in m3/h = Portata per Gas in Nm3/h = Pressione in Bar = Pressione all’uscita in Bar = Caduta di pressione in Bar = Numero empirico ottenuto per esperienza = Coefficiente valvolare = Peso specifico del fluido in Kg/dm2 (aria = 1,3) = Temperatura del fluido 92 Segue Dimensionamento Per dimensionare una valvola conoscendo la portata teorica da ottenere, si può applicare la seguente formula per il calcolo del Kv: Per Liquidi Per Gas (Con viscosità fino a 3°E) (se P</= 1/2 P1) Kv Q p Dove: Q Qn P P2 p 514 Kv t Qn Kv 514 273 t n p P2 = Portata per liquidi in m3/h = Portata per Gas in Nm3/h = Pressione in Bar = Pressione all’uscita in Bar = Caduta di pressione in Bar = Numero empirico ottenuto per esperienza = Coefficiente valvolare = Peso specifico del fluido in Kg/dm2 (aria = 1,3) = Temperatura del fluido 93 Segue Dimensionamento Per calcolare la caduta di pressione (P), si possono applicare le seguenti formule: Per Liquidi Q p Kv Per Gas 2 p 273 t n P2 Qn 2 514 Kv 2 Nota: Qualora il P non fosse specificato, a regola di esperienza considerare: Per Liquidi: solo in caso di scarico libero P= 90% della pressione di ingresso (P1) Per Gas: Non usare mai un P superiore al 50% della pressione assoluta in ingresso perché l’eccessiva caduta di pressione può causare una portata irregolare. Nella maggior parte dei casi si può ritenere P = 10% della pressione di ingresso (P1). 94 Elettrovalvole ad azione diretta Il nucleo mobile, collegato direttamente all’otturatore, sotto l’azione dell’elettromagnete, aprirà o chiuderà l’orifizio (foro) a seconda che venga data o meno corrente al solenoide. L’elettromagnete, in questo caso, fornisce direttamente tutta l’energia necessaria per la manovra dell’otturatore; il funzionamento non dipende quindi dalla pressione del fluido o dalla portata. L’elettrovalvola può funzionare da pressione 0 alla massima pressione operativa indicata nelle tabelle. N.B. Normalmente, all’aumentare del diametro nominale di passaggio, corrisponde una diminuzione della pressione massima di utilizzo. 95 Segue Valvole ad azione diretta 96 Elettrovalvole servopilotate Queste elettrovalvole sono dotate di un ugello pilota comandato dall’elettromagnete e di una membrana che chiude l’orifizio principale delle valvole. Per il funzionamento utilizzano la pressione del fluido. Quando viene eccitato l’elettromagnete, il nucleo apre l’ugello pilota in modo da permettere alla pressione che esiste sulla parte superiore della membrana di defluire verso l’uscita del corpo valvola. Si crea così uno squilibrio di pressione sulla membrana in modo tale da sollevarla ed aprire il pieno passaggio della valvola. Quando l’elettromagnete viene diseccitato, l’ugello pilota si chiude e la pressione, passando attraverso un foro di “equalizzazione” (o di carico) viene ripristinata sulla membrana favorendo così la chiusura della valvola. Il funzionamento di questo sistema presuppone una differenza di pressione tra monte e valle dell’elettrovalvola che corrisponde alla forza necessaria per far muovere la membrana o tenerla posizionata sull’orifizio centrale. Tale valore, indicato nelle tabelle è denominato “Minima pressione di funzionamento”. 97 Segue Valvole servopilotate 98 Pressione operativa La massima pressione differenziale (M.O.P.D) dichiarata, non indica la massima pressione di utilizzo, bensì la differenza fra la pressione d’ingresso e quella d’uscita. Ad esempio, quando è a scarico libero (0 Bar), la valvola può operare ad una pressione massima corrispondente alla pressione in ingresso. P1-0 = P1 La pressione minima, se diversa da 0, indica invece la minima caduta di pressione necessaria per azionare le valvole servopilotate. (P) 99 Colpo d’ariete E’ un forte aumento di pressione causato dalla brusca interruzione del flusso di un liquido all’interno di una tubazione. Generalmente viene provocato dalla chiusura troppo rapida di una valvola. Oltre al fastidio del rumore si possono avere altri inconvenienti quali la rottura di giunti, saldature, tubi flessibili e delle guarnizioni di tenuta delle valvole. Per ovviare a tale inconveniente occorre rallentare il moto di interruzione del flusso. A questo scopo esistono valvole con appositi sistemi di regolazione della velocità di chiusura. 100 Compatibilità dei fluidi I materiali comunemente utilizzati nelle tenute delle sedi per il settore delle elettrovalvole per applicazioni industriali sono: Elastomeri Sintetici vari. • NBR-Nitril Butadien Rubber • EP-Etilene Propilene • FPM- Viton Offrono ottime garanzie di tenute ermetica senza avere necessità di lavorazioni meccaniche precise sulle sedi metalliche , però hanno una limitata possibilità di utilizzo alle alte o basse temperature, limitata resistenza meccanica e possibilità di aggressioni chimiche da parte dei fluidi intercettati. Materiali plastici vari. • Nylon • PTFE-Teflon • Rilsan •Polietilene Sono migliori degli elastomeri a livello di resistenza chimica e meccanica e alle alte e basse temperature ma hanno il grave svantaggio di non avere ritorno elastico per cui assumono la forma delle sedi metallica e possono provocare delle perdite dannose nel tempo. (possono cioè avere deformazioni che progrediscono). Materiali sintetici vari • Rubino, Zaffiro o Cordone Sintetico • Materiali Ossidoceramici • Metallo duro Offrono, rispetto ai materiali elencati in precedenza, delle garanzie in assoluto di impiego in ogni tipo di fluido senza problemi di aggressioni chimiche a temperatura anche molto basse (-40°C) e molto elevate (+180°C) con resistenze meccaniche e all’usura eccellenti. Necessitano però di lavorazioni meccaniche estremamente precise e delicate. 101 Tabelle di compatibilità dei fluidi 1= Buono FLUIDI 2 = Soddisfacente Acetato di Amile Acetato di Metile Aceto Acetone Acido Borico Acido Formico Acido Palmitico Acido Tartarico Acqua dolce Acqua distillata Acqua di mare Alcool Amilico Alcool Butilico Alcool Etilico Alcool Metilico Alcool Propilico Ammoniaca Anidride carbonica - CO2 Argo Aria Azoto Benzina Materiali N.B. Tutti i fluidi sono intesi a temperatura ambiente, salvo dove diversamente indicato Corpo Acciaio OTTONE INOX 1 2 1 1 1 2 1 1 1 2 1 2 1 2 1 1 1 1 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Tenute NBR VITON EPDM Neopreme 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1 2 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 2 1 1 2 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 - Rubino Teflon 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 102 Tabelle di compatibilità dei fluidi 1= Buono FLUIDI 2 = Soddisfacente Bicarbonato di sodio Birra Bisolfito di calcio Borace Bromo Secco Bromo Umido Butilene Caffè Cherosene Cicloesano Clorobenzene Cloruro di calcio Cloruro di Etile Cloruro di Metile Cloruro di Potassio Elio Eptano Esano Fenolo Freon 12 Freon 13 Freon 22 Materiali N.B. Tutti i fluidi sono intesi a temperatura ambiente, salvo dove diversamente indicato Corpo Acciaio OTTONE INOX 1 2 1 1 1 2 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 2 1 2 1 1 1 2 1 1 1 1 1 2 1 2 1 1 1 1 1 1 Tenute NBR VITON EPDM Neopreme 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 1 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 Rubino Teflon 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 103 Tabelle di compatibilità dei fluidi 1= Buono FLUIDI 2 = Soddisfacente Freon 502 Freon TF Gas combustibile Butano Gas combustibile Etano Gas combustibile GPL Gas combustibile Metano Gas combustibile Naturale Gas combustibile Propano Glicerina Glicole Etilenico Glicoli Glucosio Idrogeno Isottano Latte Metiletichetone Nafta Neon Olio Animale Olio Combustibile Olio Diesel Olio Minerale Materiali N.B. Tutti i fluidi sono intesi a temperatura ambiente, salvo dove diversamente indicato Corpo Acciaio OTTONE INOX 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 2 1 2 1 1 1 2 1 1 1 2 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Tenute NBR VITON EPDM Neopreme 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 - 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 2 Rubino Teflon 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 104 Tabelle di compatibilità dei fluidi 1= Buono FLUIDI 2 = Soddisfacente Olio di Silicone Olio Vegetale Ossigeno Ozono Pentano Percloretilene Petrolio Soluzioni Saponose Succo di Frutta Toluolo / Toluene Tricloretano Tricloretilene Vernici Vapore 140° Vapore 180° Xilene Materiali N.B. Tutti i fluidi sono intesi a temperatura ambiente, salvo dove diversamente indicato Corpo Acciaio OTTONE INOX 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 2 1 2 1 1 1 2 1 1 1 2 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 Tenute NBR VITON EPDM Neopreme 1 1 1 2 1 1 1 - 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 - 1 1 1 - Rubino Teflon 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 105 Valvole Pneumatizzate Valvole pneumatizzate Attuatori Orizzontali Attuatori Brevettati Valvaut® Attuatori alternativi 106 Valvole Pneumatizzate Per valvole pneumatizzate si intendono attuatori pneumatici che movimentano le più svariate tipologie di corpi valvola adatti ad intercettare liquidi, gas, fumi, polveri, granulati ecc. Questi cilindri producono un movimento rotativo quando devono movimentare valvole a sfera o a farfalla, oppure, un movimento alternativo per movimentare valvole a tampone o a saracinesca. Gli attuatori rotativi possono essere orizzontali o, come nel caso del marchio brevettato VALVAUT®, verticali. Mentre gli attuatori alternativi sono dei semplici cilindri pneumatici il cui stelo è direttamente collegato all’organo di chiusura della valvola. Questa tipologia di valvole viene impiegata in molteplici settori poiché garantisce una automazione dei processi industriali semplice e poco onerosa, adatta soprattutto ad intercettare tubazioni di diametro superiore al 1/2”. 107 Attuatori Orizzontali Sono prodotti da varie aziende e possono movimentare valvole a sfera o a farfalla. Si tratta di cilindri a semplice o a doppio effetto (SE o DE), con rotazione di 90°, appositamente concepiti per essere applicati ai più svariati corpi valvola. Per le valvole non predisposte, dei bracket di montaggio consentono l’accoppiamento fra le forature (a norme DIN-ISO) presenti sul cilindro e sulla valvola. Appositi giunti MF collegano quindi il pignone del cilindro con il perno della valvola. 108 Segue Attuatori Orizzontali Spesso questo tipo di attuatori hanno con le connessioni pneumatiche predisposte per il montaggio di valvole NAMUR. Nella parte superiore, il pignone maschio, consente l’applicazione di appositi Box finecorsa. Un altro importante accessorio è l’operatore manuale disinseribile. Utile soprattutto per valvole di notevoli dimensioni, ne consente l’azionamento manuale. 109 Attuatore Valvaut® Alternativi a quelli precedentemente descritti, gli attuatori rotativi Valvaut® sono studiati per consentire rotazioni di 90° e quindi per comandare l’apertura e la chiusura di valvole a sfera o a farfalla. Caratteristica costruttiva di questi attuatori brevettati è quella di essere composti da due parti fra loro indipendenti: Una superiore alternativa costituita dal gruppo cilindro-pistone che viene costruita sia in versione doppio effetto (DE) che semplice effetto (SE). Una inferiore rotativa costituita direttamente collegato alla valvola. dal gruppo guida-elicoide La trasformazione del movimento da alternativo a rotativo avviene mediante un cinematismo crociera-elicoide che consente di avere, pur con ingombri limitati, alti momenti torcenti. 110 Segue Attuatore Valvaut® 111 Attuatori Alternativi Sono idonei al comando di valvole a saracinesca o a tampone e comunque a tutte le valvole ad otturatore. Sono costituiti essenzialmente da un pistone direttamente collegato all’otturatore della valvola. Permettono prestazioni costanti nel tempo ed interventi di manutenzione molto semplici e limitati. A Squadro A Flusso avviato A saracinesca Inclinata Ad Otturatore 112 Cilindri Caratteristiche generali Tipologie costruttive Accessori per cilindri Mani di presa 113 Caratteristiche generali Componenti fondamentali Considerazioni per la scelta La forza La corsa Cilindri a Doppio effetto Cilindri a Semplice effetto Ammortizzo Pistone magnetico Simbologia 114 Componenti fondamentali Il cilindro è il componente che trasforma l’energia dell’aria in lavoro. Le componenti fondamentali di un cilindro sono: Camicia Testata Posteriore Testata Anteriore Pistone Stelo 115 Considerazioni per la scelta Le considerazioni necessarie per determinare la scelta di un cilindro sono: La forza che deve sviluppare Che ne determina l’alesaggio e che è condizionata dall’applicazione. Vanno inoltre considerate eventuali sollecitazioni dello stelo al carico di punta. In presenza di corse lunghe si deve tenere conto della flessione generata dal peso dello stelo tutto fuori; tale flessione provoca un disassamento dello stelo che si ripercuote sulla boccola della testata anteriore e soprattutto sul pistone, causandone un’usura irregolare. Il massimo valore ammissibile varia anche in funzione dell’ancoraggio del corpo e dell’accoppiamento stelo/carico. La corsa che deve compiere Da cui dipende la scelta del tipo di cilindro anche in funzione degli spazi disponibili. La funzione a semplice o a doppio effetto Che per alcune applicazioni può risultare obbligata dall’esigenza di definire la posizione dello stelo anche in caso di interruzione dell’alimentazione. (SE). La necessità di applicare dei sensori di posizione Il Pistone magnetico semplifica il cablaggio dei sensori di posizione integrandoli nel corpo del cilindro. 116 La forza La pressione agisce sulla superficie del pistone generando una forza che viene trasmessa all’esterno dallo stelo collegato al pistone stesso. Di conseguenza, data la presenza dello stelo, a parità di pressione, la forza di un cilindro è differente nei due sensi di traslazione giacché la sezione su cui agisce la pressione è differente. Lato SPINTA Lato TRAZIONE 117 Segue Forza Solitamente la forza dei cilindri viene indicata nei cataloghi con apposite tabelle. E’ comunque facilmente calcolabile con la formula F=PxS. Le formule per poterla quantificare sono comunque le seguenti: Lato Spinta: Lato Trazione: D2 Ss P 4 Dove: Ss St D d P St D 2 d2 P 4 = Forza sviluppata lato Spinta (N) = Forza sviluppata lato trazione (N) = Diametro lato spinta (cm) = Diametro dello stelo (cm) = Pressione di lavoro (Bar) = rendimento considerato (0,9) 118 La corsa La corsa di un cilindro è sempre misurata in millimetri. Nei cataloghi viene indicata la quota di ingombro fisso (area verde) che sommata alla corsa desiderata (area gialla) fornisce l’effettivo valore della quota presa in esame. Corsa 119 Cilindri a Doppio Effetto Entrambi i movimenti dello stelo sono determinati dall’aria che agisce alternativamente sulle due superfici del pistone. Malgrado la forza dei due movimenti sia differente, il cilindro può compiere un lavoro in entrambe le direzioni. 120 Cilindri a Semplice Effetto L’aria agisce solo su una superficie del pistone, solitamente quella che determina l’uscita dello stelo. In rientro, il movimento avviene per azione di una molla. La camera negativa è sempre in comunicazione con l’atmosfera quindi non è mai in pressione. Generalmente questi cilindri vengono prodotti con corse che non superano i 75/100mm e utilizzati quando la corsa di rientro non deve compiere un lavoro. 121 Ammortizzo Serve per ridurre l’energia cinetica accumulata durante un movimento veloce soprattutto se con un carico applicato. In corrispondenza del pistone vengono create due ogive con diametro maggiore dello stelo. Nella testata è inserita una guarnizione che impedisce il passaggio dell’aria quando sopraggiunge l’ogiva. L’aria in scarico è quindi costretta attraverso un passaggio obbligato dove una vite di regolazione a spillo crea una contropressione che ammortizza il movimento per un tratto di corsa corrispondente alla lunghezza dell’ogiva. 122 Pistone Magnetico Ormai quasi tutti i cilindri pneumatici vengono equipaggiati, nel pistone, di un anello che genera un campo magnetico utile per azionare dei sensori elettrici. Questo consente di rilevare la posizione del pistone sia alle due estremità (fine corsa) sia in posizioni intermedie senza avere l’ingombro di interruttori meccanici azionati dal moto stesso dello stelo. La quota “b” nel disegno indica l’ampiezza del campo magnetico o “corsa di contatto”. La quota “H”, invece, è il valore d’isteresi. Cioè il ritardo nella magnetizzazione e smagnetizzazione. Simbolo del magnete 123 Simbologia Nella simbologia dei cilindri vengono indicati, quando presenti, sia il magnete sul pistone sia gli ammortizzi. La freccia posta di traverso indica invece la possibilità di regolazione di questi ultimi. Cilindro DE Cilindro SE (magnetico) Cilindro Senza stelo (magnetico) Cilindro DE (magnetico con ammortizzi) Cilindro Rotante 124 Tipologie cilindri Cilindri a norme ISO 6431 Cilindri a norme ISO 6432 Cilindri a corsa breve Cilindri Rotanti Cilindri senza stelo slitte 125 Cilindri ISO 6431 Questi cilindri, adatti per impieghi generali, sono proposti da tutti i costruttori. Rispettando gli ingombri previsti dalle norme ISO 6431 (VDMA 24562) ne viene garantita l’intercambiabilità. Sono del tipo a tiranti, a semplice e doppio effetto, con camicia tonda (tiranti a vista) o a profilo (tiranti coperti), con alesaggi standard: 32-40-50-63-80-100-125-160-200. Nella versione base sono completi di entrambi gli ammortizzi che possono essere eliminati togliendo la relativa guarnizione dalle testate. Fra le varie opzioni sono generalmente proposte la versioni a stelo passante, a montaggio contrapposto (accoppiando le due testate posteriori) e a montaggio in tandem (un corpo unico con due o più movimenti indipendenti o una corsa unica con forza raddoppiata). A profilo Camicia tonda 126 Microcilindri ISO 6432 Anche per questi cilindri, rispettando gli ingombri previsti dalle norme ISO 6432 (CETOP RP52-P) viene garantita l’intercambiabilità dei prodotti di vari costruttori. Le testate di alluminio di questa serie di cilindri sono accoppiate al tubo mediante cianfrinatura che, pur eliminando la possibilità di manutenzione, consente di contenere gli ingombri e i costi del prodotto finito. Le norme prevedono 6 alesaggi standard: 8-10-12-16-20-25. Spesso vengono però proposti cilindri non a norma anche per alesaggi 32-40-50-63. I modelli base sono a semplice e doppio effetto e, nei diametri 16-20-25, sono quasi sempre con pistone magnetico. Sono prodotti in due versioni: con o senza ammortizzi pneumatici (in questo caso sono inserite delle semplici guarnizioni paracolpi). Anche questi cilindri possono essere forniti con stelo passante. 127 Cilindri a corsa breve In questo caso non esistono normative di riferimento ma questi cilindri si sono imposti sul mercato al punto che sono oramai presenti nella gamma di tutti i maggiori costruttori che però, sia pure con minime differenze costruttive, non danno garanzie di intercambiabilità. Sono disponibili a semplice e a doppio effetto con un elevato numero di alesaggi (12-16-20-25-32-40-50-63-80-100) ma con corse massime di 100 mm. La tipologia costruttiva li rende particolarmente adatti per applicazioni di bloccaggio o per piccoli movimenti di posizionamento. Per questo motivo esistono anche in versione antirotazione. Normali Nell’utilizzo di questi cilindri è bene prevedere dei fermi meccanici di finecorsa. Infatti, poiché sprovvisti di ammortizzi, il pistone non deve urtare contro le testate. Queste sono infatti dei semplici “piattelli” fissati alla camicia solo per mezzo di seeger. Antirotazione 128 Cilindri Rotanti Costruttivamente possono derivare direttamente dai cilindri lineari a norme ISO 6431 con rotazioni standard di 90° o di 180° (ma, su richiesta, possono essere fornite anche rotazioni fino a 360°). Oppure possono essere in versione compatta. In questo caso gli ingombri più ridotti comportano una limitazione della rotazione che non supera i 180° ma che, per cilindri progettati per impieghi particolari, può essere suddivisa con tre o quattro posizioni di stop. (Es.: 0°-45°-135°-180°) Compatto Derivato da cilindro ISO 129 Segue Cilindri Rotanti Un pistone viene collegato ad un ruotismo in modo da trasformare un moto rettilineo in un moto rotatorio alternato 130 Segue Cilindri Rotanti Momento torcente Dalla distanza in metri del diametro primitivo del pignone (a), ha origine il momento torcente del cilindro che è il valore determinante per la scelta del relativo alesaggio. Questo valore, espresso in Nm, si ottiene moltiplicando la forza di spinta del pistone (F1), a sua volta condizionata dalla pressione, per il valore di cui sopra. Se il cilindro rotante deve movimentare un carico, dovrà pertanto avere un momento torcente maggiore di quello derivato dalla forza F per la quota A F1 . a deve essere maggiore di F.A 131 Cilindri senza stelo Nei normali cilindri pneumatici l’ingombro raddoppia quando lo stelo è in posizione tutto fuori. Questo comporta notevoli problemi di spazio soprattutto per traslazioni molto lunghe. In questi casi si può optare per un cilindro senza stelo. Vi sono tre principali tecnologie costruttive per questi cilindri: Trascinamento meccanico Trascinamento magnetico Trascinamento a fune La prima è di gran lunga la tecnologia più collaudata e che garantisce ottime prestazioni sia di durata sia agli estremi delle temperature di impiego. Si deve tuttavia accettare una perdita minima costante (nell’ordine di pochi dm3/h). Con il trascinamento magnetico, invece, si devono ridurre drasticamente i carichi applicati e i tempi di traslazione poiché si può verificare lo sgancio del carrello. Infine, nella traslazione a fune, oltre al problema dei carichi limitati, si può modificare, in caso di escursioni termiche, la lunghezza del nastro con conseguenti scompensi sulla regolazione del carrello che trasmette il moto. 132 Segue cilindri senza stelo Trascinamento meccanico In questi cilindri il moto viene trasmesso da un carrello solidale al pistone: la connessione tra carrello e pistone è possibile grazie ad una fessura longitudinale ricavata nel tubo. Questa soluzione consente un risparmio di ingombro in lunghezza inferiore al 40% rispetto al cilindro lineare con stelo fuori e a parità di corsa. La tenuta dell’aria sulla fessura longitudinale del tubo dove scorre il pattino è garantita da un nastro in acciaio INOX temperato, opportunamente lavorato, che assicura un’ottima tenuta metallica dall’interno del tubo verso l’esterno. La tenuta delle impurità dall’esterno verso l’interno è assicurata da un’altra lamina di acciaio INOX temperato, mantenuta aderente al tubo da due bande magnetiche parallele alla fessura stessa. Oltre al vantaggioso risparmio in termini di spazio, questi cilindri, avendo i volumi delle due camere perfettamente uguali, permettono regolazioni più precise, inversioni di corsa in tempi uguali e, naturalmente, anche le forze sviluppate, a parità di pressione, sono uguali nei due sensi. Gli svantaggi sono invece costituiti dal fatto che, in presenza di elementi abrasivi, trucioli o particelle solide, si deve avere cura di montare il cilindro in modo da evitare il più possibile l’intrusione di corpi estranei all’interno. 133 Segue cilindri senza stelo Per il corretto dimensionamento di questi cilindri è indispensabile verificare, con l’aiuto di apposite tabelle fornite dai costruttori, i carichi massimi e i momenti flettenti e torcenti ammissibili. Conoscendo cioè la forza F derivata dal carico applicato si useranno le formule sottostanti per ricavare il valore da confrontare con quello riportato in tabella. L M MS MV = Carico (in N) =F.r (in Nm) =F.r (in Nm) =F.r (in Nm) N.B. I carichi e i momenti sono validi se applicati singolarmente La quota “r” è rilevabile dalle tabelle ingombri del cilindro e conoscendo la quota di baricentro del carico 134 Slitte Le slitte sono utilizzate per applicazioni di precisione (fino ad 1/100 di millimetro). Si tratta di componenti cui viene particolarmente curata la componente meccanica per consentire manipolazioni e posizionamenti di elementi nelle applicazioni robotizzate o di automatismi complessi. Le soluzioni adottate dai costruttori sono le più svariate, spesso vengono preferite soluzioni a doppio pistone che consentono una forza raddoppiata e, se si tratta di steli passanti, può essere previsto l’ancoraggio della slitta sul corpo o sugli steli ottenendo così la soluzione più consona della parte mobile. 135 Accessori per cilindri Fissaggi Sensori Guide antirotazione Freni idraulici Bloccastelo 136 Fissaggi Nel cilindro esiste una parte ferma, il corpo, ed una in movimento, lo stelo. Affinché la forza motrice sull’asse dello stelo possa essere utilizzata, è evidente che il corpo del cilindro debba restare, non solo fermo, ma anche fissato in modo opportuno ad una struttura. Il fissaggio del corpo: Detto anche “ancoraggio” può essere effettuato in modo rigido o in modo oscillante; la scelta deve tenere conto, soprattutto, del fatto che i cilindri sono costruiti e dimensionati per resistere a sforzi di tipo assiale, cioè lungo l’asse del movimento Ancoraggi rigidi: Montaggio diretto Ancoraggio a piedini Flangia (anteriore o posteriore) Ancoraggi oscillanti: Cerniera singola o combinata (anteriore o posteriore) Cerniera Intermedia 137 Segue Fissaggi Montaggio diretto Flangia Anteriore e Posteriore Cerniera Combinata Posteriore Cerniera Intermedia Cerniera Combinata Anteriore Ancoraggio a Piedini 138 Segue Fissaggi Il fissaggio dello stelo: E’ sempre subordinato all’ancoraggio del corpo. Può essere rigido solo se l’asse del cilindro è perfettamente allineato con l’asse di movimento del carico. Nel caso invece di un disallineamento, la libertà di movimento delle due parti è ottenuta inserendo un giunto che consenta una articolazione. Diretto A forcella Sferico 139 Sensori I sensori utilizzati nel settore principalmente in due famiglie: della pneumatica si dividono Sensori con ampolla REED Sensori ad effetto di HALL Quando vengono investiti dal campo magnetico prodotto dal magnete del pistone, i sensori chiudono un circuito elettrico generando un segnale utile per comandare direttamente un’elettrovalvola (bisogna però verificare il carico massimo ammissibile), oppure una scheda PLC. La commutazione è solitamente resa visibile dall’accensione di un LED. Quando non sono già inseriti nel circuito stesso del sensore, è necessario prevedere dei circuiti soppressori dei picchi di tensione. (Diodi, Varistore, ecc.) 140 Segue sensori Il sensore ad ampolla REED: Ha un funzionamento meccanico: tensioni di lavoro fino a 110V (o in alcuni casi 220V), sia in corrente continua che alternata. Ha una vita elettrica inferiore (107 cicli) rispetto al sensore HALL. Può essere in versione a 2 o 3 fili e con circuito PNP (il circuito NPN è solitamente fornito a richiesta). La versione a 2 fili è generalmente la più utilizzata. Quella a 3 fili, viene invece utilizzata prevalentemente per consentire il collegamento di più sensori in serie poiché non vi è caduta di potenziale tra l’alimentazione e il carico. 2 fili 3 Fili 141 Segue sensori Il sensore ad effetto di HALL: Ha un funzionamento elettronico, vita elettrica molto elevata (109 cicli), ma tensioni di lavoro fino a 30V, solo in corrente continua. Inoltre il costo è più elevato rispetto al sensore REED ed è pertanto preferito solo in applicazioni particolarmente gravose. 142 Segue sensori Il corpo del sensore può avere svariate forme per accoppiarsi direttamente a specifici tipi di cilindro o, in alternativa, esservi fissato per mezzo di staffe progettate appositamente Un tipo di sensore che si è ormai imposto sul mercato è però il modello a scomparsa per cava a “T” la cui sagoma viene interamente inserita in apposite cave ricavate nei profili dei moderni cilindri. Dove queste cave non sono presenti, come ad esempio i cilindri con tiranti a vista o i microcilindri ISO 6432 con camicia tonda, è comunque possibile utilizzare questo tipo di sensore con l’ausilio di apposite staffe. Il collegamento al sensore può essere con cavo annegato (Il cavo standard generalmente utilizzato è il CEI 20-22 II O.R.) oppure con collegamento a connettore (generalmente M8). 143 Guide Antirotazione Queste guide sono indispensabili quando si deve eliminare la naturale rotazione degli steli durante la traslazione. Rispetto ad altri sistemi come ad esempio gli steli gemellati o con sezioni quadrate, ovali o trapezoidali dello stelo e/o del pistone, queste guide supportano anche eventuali carichi radiali. Sono generalmente applicabili a cilindri ISO-6432 (Ø-20-25) o a cilindri ISO6431 (Ø32÷Ø100). La forma del corpo può essere ad “U” o ad “H” con scorrimento degli steli su bronzine autolubrificanti o su cuscinetti a ricircolo di sfere. La scelta dell’una o dell’altra versione è sempre subordinata alle caratteristiche dell’applicazione e deve essere verificata con l’ausilio degli appositi grafici e tabelle forniti dai costruttori. 144 Freni Idraulici Il freno non è propriamente un componente pneumatico. Esso, infatti, non ha un movimento autonomo ma deve essere accoppiato ad un cilindro che genera il movimento. In molte applicazioni è molto importante avere una elevata regolarità della traslazione. Per esempio quando si movimentano utensili da taglio, per la verniciatura di piccoli pezzi o quando si devono stendere colle o sigillanti. In questi casi la comprimibilità dell’aria non consente di ottenere una buona linearità di movimento e comunque, non è possibile garantire nel tempo la ripetibilità delle impostazioni iniziali. Il freno idraulico risolve il problema accoppiando alla versatilità dell’aria la maggior precisione ottenibile con l’olio. 145 Segue Freni Idraulici Poiché lo sviluppo della forza utile è demandato al cilindro pneumatico, i freni sono generalmente prodotti con un unico alessaggio. Possono inoltre regolare una sola delle due traslazioni (uscita o rientro), raramente un unico prodotto le regola entrambe. Inoltre, ai freni idraulici vengono spesso abbinate altre funzioni: La valvola di SKIP: Consente un rapido avvicinamento al pezzo escludendo la regolazione data dal freno, dopodiché, il comando della valvola gestisce il tratto di lavoro della corsa. Questo permette un aumento di produttività, riducendo al massimo i tempi di lavorazione. La valvola di STOP: Serve unicamente per bloccare la corsa del cilindro nella posizione desiderata. 146 Segue Freni Idraulici Regolazione semplice Trazione Spinta 147 Segue Freni Idraulici Con valvola di STOP Con valvola di SKIP Trazione Spinta 148 Segue Freni Idraulici Con valvola di SKIP + STOP Trazione Spinta 149 Bloccastelo Questo componente viene spesso utilizzato per bloccare carichi guidati in caso di caduta e comunque in tutti quei casi in cui si desidera un bloccaggio meccanico della traslazione. Costruttivamente il bloccastelo è predisposto per essere montato su cilindri ISO-6432 (Ø20-25) e ISO-6431 (Ø32÷125) che abbiano lo stelo prolungato di una quota fissa rilevabile dalle tabelle dei costruttori. I cilindri ISO così equipaggiati mantengono l’intercambiabilità esclusa la sporgenza dello stelo (VH) e, ovviamente, l’ingombro del bloccastelo stesso. 150 Segue Bloccastelo In assenza del pilotaggio pneumatico il blocco dello stelo avviene meccanicamente per l’azione di molle la cui forza di serraggio è sempre superiore alla forza sviluppata dal cilindro alla massima pressione. A Riposo Azionato 151 Segue Bloccastelo Schemi Elettrici 1 2 Schemi Pneumatici 3 4 152 Mani di presa Le mani di presa (o pinze pneumatiche) sono utilizzate soprattutto nel settore della robotica. Consentono di manipolare pezzi con forme irregolari rendendoli accessibili, nella posizione voluta, ai vari processi di lavorazione. Sono prodotte nelle più svariate forme e dimensioni, a due o a tre griffe (dita), a semplice o a doppio effetto, con o senza pistone magnetico. Possono essere essenzialmente suddivise in due famiglie: Ad apertura Angolare Ad apertura Parallela 153 Segue Mani di presa Mani di presa ANGOLARI 154 Segue Mani di presa Mani di presa PARALLELE 155 Schemi Pneumatici Gli schemi pneumatici descrivono l’impianto in pressione e in condizione di riposo. I cilindri sono pertanto disegnati con lo stelo in posizione di partenza. 156 Schemi Pneumatici Se possibile i simboli delle valvole vanno disegnati su linee parallele e sono sempre della medesima grandezza a prescindere dalle reali dimensioni del componente 157 Schemi Pneumatici Le singole funzioni pneumatiche preassemblate o costruite in un unico blocco vengono contornate con un tratteggio linea-punto-linea. 158 Schemi Pneumatici Le tubazioni dell’alimentazione sono disegnate in linea continua e, per evitare inutili accavallamenti, possono essere indicate con il relativo simbolo di alimentazione a rete senza tracciarle fino all’alimentazione comune. 159 Schemi Pneumatici Le tubazioni delle valvole vanno disegnate nel quadrato che identifica lo stato attivo con impianto fermo e a riposo. 160 Schemi Pneumatici Le tubazioni dell’impianto di potenza vanno disegnate in linea continua. Eventuali accavallamenti dei tubi (non interconnessi) vanno indicati con il cavallotto sempre e solo nella tubazione orrizzontale. 161 Schemi Pneumatici Se previsti si inseriscono sulle tubazioni i regolatori di flusso dei cilindri. 162 Schemi Pneumatici Le tubazioni dell’impianto di comando vanno indicate in linea tratteggiata. 163 Schemi Pneumatici Le numerazioni (ISO o CETOP) delle valvole vanno indicate nel quadrato attivo dove sono disegnate anche le tubazioni. 164 Schemi Pneumatici In ultimo vengono le lettere che definiscono i vari componenti. I cilindri sono spesso indicati con la lettera maiuscola partendo dalla “A” per il primo a muoversi, “B” per il secondo e così via. 165 Schemi Pneumatici I finecorsa dei cilindri sono spesso indicati con la lettera minuscola del cilindro che li aziona seguita da uno “0” per lo stelo dentro o da un “1” per lo stelo fuori. 166 Indice Grandezze fisiche Forza Newton Massa Peso Portata Velocità Pressione principali unità di misura della pressione Effetto Venturi pag. 3 pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 7 pag. 8 pag. 9 pag. 12 pag. 13 dal compressore al serbatoio il filtro / le valvole sezionatrici il raccoglitore di condensa / il serbatoio L’essicatore La rete primaria La rete secondaria Tubazioni pag. 15 pag. 16 pag. 19 pag. 17 pag. 20 pag. 23 pag. 24 Filtro Riduttore Lubrificatore Avviatore progressivo pag. 27 pag. 31 pag. 34 pag. 35 Impianti di distribuzione Trattamento aria 167 Segue Trattamento aria Accessori pressostati / valvole di messa in scarico blocchetti di derivazione / valvole unidirezionali Manometri molla tubolare (molla Bourdon) la cassa / l’attacco il trasparente / il quadrante la classe di precisione / la pressione d’utilizzo le scale più comuni i principali settori d’impiego i manometri campione il certificato di taratura EN 10204 3.1.B suddivisione delle scale pag. 37 pag. 38 pag. 39 pag. 40 pag. 42 pag. 44 pag. 45 pag. 46 pag. 47 pag. 48 pag. 51 pag. 52 pag. 55 Introduzione Portata Dimensionamento Valvole direzionali classificazione tipologia spola elettrovalvole pag. 61 pag. 62 pag. 64 pag. 65 pag. 66 pag. 67 pag. 68 pag. 69 Valvole pneumatiche 168 Segue Valvole pneumatiche segue valvole direzionali valvole a norme ISO valvole NAMUR simbologia Valvole di regolazione (regolatori di flusso) Valvole di Intercettazione valvole di scarico rapido valvole di non ritorno valvole di blocco valvole di sicurezza Valvole di Elaborazione funzione logica OR funzione logica AND funzione logica NOT funzione logica YES funzione Memoria pag. 65 pag. 71 pag. 72 pag. 73 pag. 76 pag. 78 pag. 79 pag. 80 pag. 81 pag. 82 pag. 83 pag. 84 pag. 85 pag. 86 pag. 87 pag. 88 Introduzione Portata Dimensionamento pag. 90 pag. 91 pag. 92 Elettrovalvole per fluidi vari 169 Segue elettrovalvole per fluidi vari Elettrovalvole ad azione diretta Elettrovalvole servopilotate Pressione operativa Colpo d’ariete Compatibilità dei fluidi Tabelle di compatibilità pag. 95 pag. 97 pag. 99 pag. 100 pag. 101 pag. 102 Attuatori rotativi orrizzontali Attuatori rotativi Valvaut® Attuatori alternativi pag. 108 pag. 110 pag. 112 Caratteristiche generali componenti fondamentali la forza la corsa cilindri a doppio effetto cilindri a semplice effetto ammortizzo pistone magnetico simbologia pag. 114 pag. 115 pag. 117 pag. 119 pag. 120 pag. 121 pag. 122 pag. 123 pag. 124 Valvole pneumatizzate Cilindri 170 Segue cilindri Tipologia di cilindri a norme ISO-6431 a norme ISO-6432 a corsa breve rotanti senza stelo slitte Accessori per cilindri fissaggi sensori guide antirotazione freni idraulici bloccastelo Mani di presa angolari parallele pag. 125 pag. 126 pag. 127 pag. 128 pag. 129 pag. 132 pag. 135 pag. 136 pag. 137 pag. 140 pag. 144 pag. 145 pag. 150 pag. 153 pag. 154 pag. 155 Regole del disegno pneumatico pag. 156 Schemi pneumatici Indice 171 COMANDI PER LA NAVIGAZIONE Prima Diapositiva Diapositiva o animazione Precedente Ultima Diapositiva Diapositiva o animazione successiva Ultima diapositiva visualizzata Torna all’inizio del paragrafo o del capitolo I collegamenti ipertestuali rimandano all’argomento correlato 172