Uploaded by Alessandro Savio

Olimpiadi

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OLIMPIADI BERLINO 1936
Le olimpiadi dei primi decenni del 20° secolo non erano certo paragonabili
a quelle di oggi: il numero delle nazioni, gli atleti partecipanti e le
discipline sportive erano molto inferiore rispetto a oggi. I giochi olimpici
erano un evento esclusivamente sportivo a cui la maggior parte della
popolazione dei paesi partecipava solo in modo limitato e solo tramite i
giornali. Prima del 1936 le televisioni esistevano solo a livello
sperimentale e la radio era ancora agli inizi del suo sviluppo tecnico e
della diffusione di massa. Le strumentalizzazioni politiche erano limitate,
così come i soldi che i giochi riuscivano a far girare. La differenza
maggiore è comunque che oggi le olimpiadi, oltre ad essere una
manifestazione sportiva, sono anche un gigantesco evento mediatico,
politico e commerciale. La dimensione mediatica - e politica - dei giochi
olimpici è cominciata proprio nel 1936 a Berlino.
Dal punto di vista sportivo queste olimpiadi furono un grande successo
per gli atleti tedeschi che conquistarono per la prima volta il primo posto
nella classifica delle medaglie, con 33 medaglie d'oro, 26 medaglie
d'argento e 30 medaglie di bronzo, davanti agli Stati Uniti e l'Ungheria.
L'Italia conquistò il quarto posto in classifica, con 8 medaglie d'oro, 9
medaglie d'argento e 5 medaglie di bronzo. Per la prima volta nella storia
dei giochi olimpici si suonarono gli inni nazionali durante la cerimonia
della premiazione e tutti gli atleti tedeschi premiati salutarono l'inno con il
saluto nazista.
La star incontrastata di queste Olimpiadi fu l'americano Jesse
Owens, che vinse 4 medaglie d'oro.
Il 3 agosto 1936, l’afroamericano Jesse Owens vinse la prima
medaglia d’oro nei 100 metri. Il 4 agosto arrivò la seconda, nel salto in
lungo. Il 5 agosto fu la volta della terza medaglia d’oro nei 200 metri e il
9 agosto la quarta, nella staffetta 4×100 metri. A quest’ultima gara
Owens non era neanche iscritto, ma vi prese parte dopo che gli Stati Uniti
avevano ritirato due atleti ebrei, scegliendo di cedere alle pressioni dei
nazisti. La leggenda vuole che Hitler abbandonasse lo stadio e si
rifiutasse di stringere la mano a Jesse Owens. È vero che il cancelliere
tedesco abbandonò lo stadio prima della premiazione ed è vero anche che
non strinse la mano ad Owens, ma non la strinse a nessun atleta che non
fosse tedesco. Di sicuro tuttavia non fu felice che un afroamericano
brillasse così tanto, soprattutto in una competizione che Hitler avrebbe
voluto sancisse l’indiscussa superiorità della cosiddetta razza ariana. Hitler
disse durante un'intervista che i neri avrebbero dovuto essere in
futuro esclusi dai giochi.
LA PRIMA VITTORIA AI MONDIALI DELL ITALIA
La nazionale di calcio italiana è una delle squadre più titolate al mondo
ed è seconda al Brasile come numero di vittorie dei mondiali.
1934, la prima vittoria arriva nella seconda edizione dei mondiali. Gli anni
'30 rappresentano un periodo d'oro per gli Azzurri guidati da Vittorio
Pozzo e l'Italia si fa valere nel proprio territorio. I mondiali del 1934 si
svolgono infatti nel nostro paese e la nazionale dimostrati essere una
squadra preparata e fortemente competitiva: arriva in finale e batte la
Cecoslovacchia 2 a 1.
OLIMPIADI MESSICO 1968
Il motivo principale per cui i Giochi di Città del Messico sono passati alla
storia, infatti, non risiede in un’impresa sportiva, ma in una delle più
potenti immagini che si siano mai impresse nella memoria collettiva:
quella che ritrasse i velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos
con il pugno chiuso guantato di nero sollevato, durante la premiazione
della gara dei 200m, in segno di protesta contro il razzismo e a sostegno
del movimento per i diritti civili. I due atleti furono espulsi dal Villaggio
Olimpico e la loro carriera fu gravemente compromessa, ma il loro gesto
resta una dei simboli più evocativi della storia dello sport moderno.
Aiutati (e non danneggiati come si credeva) dall’altitudine della capitale
messicana, oltre che dall’introduzione del tartan come materiale per pista
e pedane, molti atleti disintegrarono record su record – il più famoso e
duraturo dei quali fu senza dubbio quello stabilito dall’americano Bob
Beamon nel salto in lungo, che con il suo 8.90 migliorò di oltre mezzo
metro il precedente primato, mantenendolo fino al 1991. E un altro
saltatore, ma in alto, entrò nella storia: Dick Fosbury, che vinse l’oro
con la tecnica di salto dorsale che rivoluzionò la disciplina e che per
questo motivo porta il suo nome.
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