COLTIVAZIONE ERBACEE CAMPO: E’ la superficie di terreno trattata in modo uniforme COLTURA AGRARIA: Comunità di piante appartenenti a una o poche specie SISTEMA COLTURALE: Combinazione spazio-tempo di una o più colture agrarie e di interventi agronomici ( avvicendamenti, lavorazioni del suolo, fertilizzazioni) implementari in un campo ai fini della produzione. SISTEMA AZIENDALE: Insieme ragionato e ordinato di interventi tecnici adottati in una data. FATTORIA O AZIENDA AGRARIA: Di norma organizzata per conseguire il profitto (impresa) TECNICA COLTURALE: Insieme ragionato e ordinato di interventi su una coltura aventi come fine l’ottenimento di prodotti e/o servizi. COLTIVARE: Scegliere specie e/o varietà, scegliere e preparare l’ambiente, scegliere e applicare interventi agronomici. SISTEMA AGRICOLO: Si realizza nell’ambito di un ampio territorio (es.regione), molte imprese agricole sono strutturate e gestite in modo simile potendosi individuare un’organizzazione pressocchè omogenea dei sistemi agricoli aziendali. PRODUZIONE VEGETALE: La produzione vegetale, si divide per: - Prodotti alimentari: carboidrati, proteine, lipidi, vitamine,ecc.. Materie prime per le industrie: che possono essere alimenti e non alimentari (derivati da carboidrati, da lipidi, da proteine,ecc… Energie rinnovabili: biocombustibili. FILIERA AGRO-INDUSTRIALE: Dalla materia prima si passa al processo tecnologico (separazione, biotrasformazione, termo-trasformazione, chemio-trasformazione), per poi creare il prodotto (produzione secondaria. PRODUZIONE VEGETALE AGRARIA (Resa e HI): da un punto di vista agronomico la resa misura il risultato di un processo produttivo aziendale. La Resa è data dal rapporto tra il prodotto e la superficie di suolo: R=P/S il prodotto si misura in (t,kg,g), mentre la superficie del suolo (ha, m2) Mentre, l’indice di raccolta (Harvest index) è il rapporto tra il prodotto utile e la biomassa totale: HI=PAU/B HI è sempre <1, tranne che per le colture di cui si utilizza l’intera biomassa aerea (es. orticole delle foglie). COLTURE ERBACEE: le colture erbacee, sono le colture da pieno campo, piante con tessuti non lignificati coltivate su terreni denominati seminativi (arativi), fornitrici di materie prime e prodotti alimentarie non. Lo sviluppo di una pianta erbacea parte dalla semina, emergenza, fioritura, riempimento e la maturazione. Il determinismo produttivo delle piante agrarie (RESA) dipenda dalla FITTEZZA (numero di piante/unità di superfice) e la CAPACITA’ INDIVIDUALE (a parità di fittezza), cioè la capacità di accrescersi, svilupparsi e produrre e la capacità a resistere alle avversità abiotiche e biotiche. A determinare la resa di una coltura sono: le Sorgenti: siti della pianta dove si formano le sostanze utili (elaborati) , quindi accrescimento e sviluppo. I Depositi: siti della pianta che sono preposti per l’accumulo di elaborati (organi utili), che fanno parte dei componenti della resa. COMPONENTI DELLA RESA: danno un contributo del numero e del peso degli organi utili della pianta alla formazione del prodotto utile. Le PIANTE DA ORGANI SEMPLICI sono: patata (ha un investimento unitario, numero tuberi per pianta, peso unitario tuberi). Le PIANTE DA ORGANI COMPOSTI sono: cereali, leguminose da granella (lenticchia: ha un investimento unitario, numero di legumi per pianta, numero semi per legume, peso unitario semi). CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE COLTURE ERBACEE: si basano: secondo le caratteristiche botaniche (tassonomiche), secondo le statistiche ufficiali (FAO, ISTAT..), secondo la destinazione del prodotto fornito, secondo l’organo utilizzato. PRINCIPALI GRUPPI E RELATIVE COLTURE CEREALI DA GRANELLA: Frumento, orzo, avena, farro, segale, triticale, mais, sorgo, riso. PSEUDOCERELAI: Grano saraceno, quinoa. LEGUMINOSE: Fava, lenticchia, cece, pisello, lupino, cicerchia INDUSTRIALI: colza, girasole, lino, soia,ecc… DA ORGANI SOTTERRANEI: Barbabietole, patata, zafferano DA FOGLIAME: Tabacco DA FUSTO PER TIGLIO: Canapa, lino DA FUSTO E FOGLIE PER FORAGGIO: Erbai, prati e pascoli PIANTA MACROTERMA: Specie che meglio si adattano ai climi caldi e temperature elevate (superiori ai 20 C, fino ai 40 C –> QUANDO LA TEMPERATURA SCENDE SOTTO I 0 C° PERDONO LA COLORAZIONE VERDE E VANNO IN RIPOSO VEGETATIVO). PIANTA MICROTERMA: adatte a temperature dai 14 ai 0 °C (necessitano di piogge/irrigazioni regolarmente distribuite). METODO DI TRATTAZIONE DELLE COLTURE 1. Conoscenza delle colture nel loro raggruppamento: - Inquadramento botanico e caratteri morfo-fisiologici - Origine, domesticazione e diffusione - Principali utilizzazioni - Biologia - Esigenze climatiche, pedologiche e nutrizionali. 2. Conoscenza delle singole specie - Miglioramento genetico ed evoluzione varietale - Caratteristiche delle cultivar e scelta del genotipo. 3. Coltivazione Tecnica colturale ( semina, avvicendamnetoe consociazione, preparazione del terreno, raccolta e trasformazione del prodotto, ecc.. SCELTA DELLE SPECIE IN AMBIENTE SEMI-ARIDO MEDITERRANEO Criteri prevalenti: 1. Valorizzazione delle vocazionalità del territorio (qualità delle produzioni) 2. Ottimizzazione degli ordinamenti colturali, attraverso: introduzione o reinserimento in coltura di specie e/o varietà per produzioni non sostenibili; articolazione degli avvicendamenti; idonea collocazione temporale del ciclo colturale (epoca di semina). POTENZIALITA’ DELLE RISORSE VEGETALI RINNOVABILI: Sono: - Maggiore disponibilità Maggiore qualità dei prodotti Minore consumo materie prime di origine fossile POSSONO AVERE DELLE RICADUTE POSITIVE SU: - SETTORE AGRICOLO (valore aggiuntivo, ambiente, paesaggio) SETTORE INDUSTRIALE (materie prime rinnovabili, qualità dei prodotti) COLLETTIVITA’ (occupazione, spesa energetica) CEREALI Gruppo di specie che hanno in comune la caratteristica di produrre frutti o semi ricchi di carboidrati, utilizzati nell’alimentazione umana e animale. Nel mondo occupano il 50% della superficie a seminativo e sono presenti in tutti i continenti: in Italia coprono il 45% della superficieinvestita a seminativo. Sono molto diffusi per: - L’elevata capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali - Semplicità di coltivazione e ridotta richiesta di input organici - Possibilità di meccanizzazione della coltivazione - Elevata digeribilità dei costituenti del prodotto - Gusto neutro… - Facilità di conservazione e di trasporto della granella (12-13 % unità) Nel mondo proviene da materie prime cerealicole circa il 50% dei prodotti di origine vegetale (pane, pasta..) e oltre il 20% di prodotti di origine animale (carne, uova, latte…) destinati all’alimentazione umana. E’ anche possibile l’impiego in altre filier industriali: orzo per birra, avena , orzo emais per whisky,eccc.. LE PINCIPALI UTLIZZAZIONI DEI CEREALI SONO: PER L’ALIMENTAZIONE UMANA: frumento tenero (farina; pane, prodotti da forno); frumento duro ( semola, pasta, cus-cus); riso, segale (pane nero), mais (polenta) PER L’ALIMNTAZIONE ANIMALE (CERELI FORAGGERI) SONO: Mais, orzo, avena, triticale PER L’USO INDUSTRIALE (alimenti specifici): Orzo (malto per la birra); avena, segale e orzo (distillati); mais, sorgo, orzo, riso ( amido e derivati) FAMIGLIA E SISTEMATICA CEREALI Fanno parte della famiglia delle Poacee o graminacee. Sono monocotiledoni. Presentano un apparato radicale fascicolato, costituito da radici primarie che si originano dal seme, e da radici secondarie che si sviluppano dai primi nodi interrati del fusto e sono molto importanti per l’assorbimento di acqua e sostanze nutritive. Presentano uno stelo eretto (culmo) cavo internamente (tranne che per il mais e sorgo dove è presente un tessuto spugnoso detto stocco); lo stelo ha un’altezza variabile a seconda della specie e della varietà diviso in nodi ed internodi. Dai nodi basali si originano culmi secondari (accestimenti), non presenti nel mais. Le foglie hanno una lamina di forma lineare-lanceolata e nervature parallele. Si inseriscono nei nodi avvolgendo con la guaina gli internodi. Tra la guaina e la lamina sono presenti appendici fogliari: la ligula e le auricole o orecchiette. Presentano un’infiorescenza costituita da fiori riuniti su un asse (rachide), con spighette sessili (nel caso della spiga, frumento, orzo e segale) oppure peduncolate ( pannocchia, avena riso e sorgo). Ogni spighetta è composta da 1 o più fiori ed è circondata da due brattee che formano un involucro, dette glumette. La glumetta inferiore può essere munita di estroflessione terminale (aristata) o esserne priva (mutica). Presenta un Androceo di 3 stami, il gineceo con ovario uniloculare, ed un frutto secco indeiscente, detto cariosside. SISTEMA RADICALE Presenta u sistema radicale fascicolato costituito da radici primarie e secondarie. Il numero delle radici primarie varia in funzione di genotipo, morfologia e condizioni in cui avviene la germinazione; da 3 a 7 per il frumento, avena , orzo, segale e mais; una sola per miglio, sorgo e riso. L’importanza delle radici primarie è maggiore nel frumento e cereali affini ( orzo, avena e segale); queste radici contribuiscono al sostentamento della pianta ed in particolare del culmo principale. Le radici secondarie o avventizie costituiscono in tutte le specie, la parte preponderante dell’apparato radicale: si sviluppano dai primi nodi del fusto a 2-3 cm sotto la superficie del terreno; a volte come nel mais, possono formarsi anche da nodi situati sopra la superficie del terreno. IL CULMO, è a forma cilindrica, presenta ingrossamenti (nodi), che contengono un diaframma trasversale. I nodi dividono il culmo in internodi, in numero variabile secondo la specie, varietà e condizioni ambientali e colturali. Nell’ambito di ogni specie, più lungo è il ciclo vegetativo della pianta, maggiore è il numero di nodi. A maturità della pianta gli internodi possono essere: - Vuoti: orzo, avena, segale, riso Pieni di tessuto spugnoso: mais; sorgo, miglio. CULMI SECONDARI (ACCESTIMENTO) Dai nodi basali si originano culmi secondari dopo che la plantula ha emesso 3-4 foglie. Questa proprietà della pianta, chiamata accestimento, porta alla formazione di culmi secondari o di accestimento, in numero diverso a seconda della specie, della varietà, di condizioni ambientali e colturali. E’ dagli stessi nodi da cui si formano i culmi secondari che si originano le radici avventizie (rizoma). Nel frumento, avena, orzo, sorgo, l’accestimento è utile. INFIORESCENZA: Nel frumento, orzo, segale e triticale: spiga costituita da un rachide sul quale sono inserite, in posizione alterna ed opposta, spighette sessili. Nel mais: infiorescenza femminile (spadice) infiorescenza maschile (pannocchia). Nell’avena, riso e miglio: pannocchia con spighette sessili o peduncolate inserite su assi secondari. Nel sorgo: racemo composto chiamato panicolo. Le SPIGHETTE sono costituite da una rachilla, su cui sono inserite in posizione opposte delle brattee ( una foglia modificata che accompagna fioíi o infioíescenza) ; ledue bratte basali non hanno fiori alla loro ascella e sono chiamate glume, le altre dette glumelle o glumette, racchiudono uno o più fiori. Il numero di spighette varia. Il numero di FIORI per spighetta varia con la specie: orzo, segale, miglio e riso: 1 fiore; fumento: 57;varia il numero anche a seconda della varietà e le condizioni ambientali e nutrizionali. I fiori sono: - Unisessuale nel mais. Ermafrodito nelle altre specie Poratto alla base da una glumetta detta lemma (glumetta inferiore) Racchiuso fra questa e un’altra brattea di consistenza membranacea detta palea (glumetta superiore). Il lemma può terminare a seconda della specie e varietà, con un appendice rigida più o meno lunga, detta resta o arista. Il fiore è formato da un androceo, costituito da 3 stami (6 nel riso); un gineceo formato da ovario monocarpellare; dallo stigma, che puo essere: piumoso e bifido nel frumento, orzo, avena e segale; piumoso e trifido nel riso; portato da lunghi filamenti nel mais. Non tutti i fiori sono fertili, sono generalmente sterili quelli apicali e spesso anche quelli basali delle infiorescenze e quelle apicali delle spighette. Il FRUTTO è la cariosside. Un frutto secco indeiscente che porta un solo seme, saldato con il pericarpo. Spesso presenta un solco laterale e può essere vestita o nuda a seconda che sia avvolta o meno dalle glumette. E’ di varie dimensione e forme: ovoidale, globosa, appiattita. La parte non occupata dall’embrione è l’endosperma, composto in prevalenza da amido. L’embrione è attaccato all’endosperma mediante un unico cotiledone (scutello). Nell’embrione si distinguono: coleoptile e coleoriza, che racchiudono rispettivamente la piumetta e radichetta. Presente inoltre l’epiblasto, probabile rudimento di un secondo cotiledone. Le differenze tra frumento duro e tenero, sono: l’aspetto (vitreo e opaco) e la forma (allungata e tonda). STRUTTURA CARIOSSIDE ENDOSPERMA(80-83%) CRUSCA (14/17%) GERME (2-3%). COMPOSIZIONE GRANELLA DI FRUMENTO Formato da: Glucidi (amido, cellulosa, zuccheri semplici); Protidi: enzimatici (albumine e globuline) di riserva (gliadine e glutenine); Lipidi, Minerali, Enzimi. PERDIODO DI COLTIVAZIONE ED ESIGENZE AMBIENTALI A CICLO AUTUNNO VERNINO-PRIMAVERILE (microtermi): frumento, orzo, avena, segale.A CICLO PRIMAVERILEESTIVO (macrotermi): riso, mais , sorgo. Per l’adattabilità ambientale: - Al freddo: segale, frumento, orzo e avena Al caldo: orzo, frumento, avena, segale Al secco: orzo, segale, frumento, avena All’umido: avena, segale, frumento, orzo Per precocità: orzo, segale, avena, frumento Per adattabilità al terreno: - Argillosi: frumento e avena Di medio impasto: orzo Sabbiosi: segale Avena e segale tollerano pH acido Orzo e frumento tollerano salinità CICLO BIOLOGICO FASE VEGETATIVA (ACCRESCIMENTO): germinazione, emergenza, accestimento (no per il mais), levata. FASE RIPRODUTTIVA (SPIGAGIONE): botticella, spigatura, fioritura, fecondazione. FASE DI MATURAZIONE (GRANIGIONE): maturazione lattea, cerosa, piena, di morte. GERMINAZIONE Inizia quando la cariosside ha assorbito il 35-40% di acqua. Per i cereali vernini (frumento, orzo, avena e segale) avviene a qualche grado sopra lo zero, mentre per quelli estivi (mais, riso, sorgo e miglio) si verifica a temperature vicine ai 10°C. ACCESTIMENTO Dai nodi basali si originano culmi secondari, in numero diversi secondo la specie, la varietà, le condizioni nutrizionali. Inizia quando la piantina ha 3-4 foglie ed assume un aspetto cespitoso, accumulando sostanza nutritive. Mentre il mai non accestisce. LEVATA Per effetto della temperatura e del fotoperiodo la pianta passa dalla fase vegetativa a quella riproduttiva (si forma l’infiorescenza). Gli internodi si allungano (incannatura), e l’infiorescenza continua a ingrossarsi ma non è visibile. Alla fine della levata si osserva la formazione dell’ultima foglia che sovrasta la guaina fogliare che racchiude l’infiorescenza (botticella) e la fuoriuscita della spiga (spigatura). FIORITURA Dopo l’uscita della spiga dall’ultima guaina avviene la fioritura, resa evidente dalla fuoriuscita delle antere dalle glumelle. L’impollinazione è autogama nel frumento (al momento della fioritura, l’impollinazione è già avvenuta), nel riso, nell’orzo e nell’avena, mentre è allogama nella segale e nel mais. MATURAZIONE Inizia quando la cariosside ha raggiunto le dimensioni massime. Può essere divisa in 4 sottostadi: - Maturazione lattea: la cariossidi ancora verdi, hanno un contenuto di acqua del 55-60% e una consistenza lattiginosa-pastosa. Maturazione cerosa: le cariossidi possono essere incise con l’unghia e presentano un’umidità del 40-45%. Maturazione piena: le cariossidi sono completamente indurite ed hanno un’umidita del 20-25%. Maturazione di morte: la granella ha un contenuto di acqua del 14-16% ed è nelle condizioni migliori per la conservazione. FRUMENTO - TRITICUM AESTIVUM (tenero) Fa parte della famiglia delle Poacee o Graminace. Ha origine dall’Asia sud occidentale, ma si è esteso in tutta Europa, alcune parti dell’America e su altre parti del mondo. La sua adattabilità e variabilità, varia da cinque mesi per i frumenti primaverili o marzuoli, a 7-8 mesi per quelli precoci standard. La precocità è una caratteristica importante per il frumento, perché consente alla coltura di evitare attacchi parassitari, allettamento e stretta da caldo. GENEALOGIA DEL FRUMENTO Abbiamo 4 tipi di genomi di base: - A (proverrebbe da una specie selvatica del genere Triticum) B e C (proverrebbero da una specie del genere Aegilops non identificate. D (proverrebbe da Aegilops tauschii). Abbiamo frumenti poliploidi, originati dall’incrocio tra specie diploidi differenti, seguito da raddoppiamento cromosomico spontaneo. Frumenti tetraploidi: incrocio tra un frumento diploide (A) e un’altra specie diploide che ha conferito il genoma B Frumenti esaploidi: dall’incrocio tra un frumento tetraploide e un’altra specie diploide donatrice del genoma D. La POLIPLOIDIA (Serie genomica poliploide con un numero cromosomico base (n=7)), ha aumentato le possibilità di adattamento ad un ampio spettro di condizioni ambientali. Ogni gene è presente, nei tetra- ed esaploidi, in più coppie di cromosomi, appartenenti a 2 o 3 genomi che costituiscono le specie allopoliploidi coltivate. Il patrimonio genetico del frumento tenero è molto complesso: è 35 volte più grande di quello del riso e 6 volte più grande di quello dell’uomo) MODIFICAZIONI AVVENUTE NEL FRUMENTO DURANTE LA DOMESTICAZIONE E COLTIVAZIONE -la fase della transizione dalla fase selvatica a quella coltivata, ed i caratteri più importanti che hanno conferito adattabilità alle condizioni di coltivazione sono stati: spiga non fragile, seme duro, non dormienza del seme, pianta eretta, aumento delle dimensioni del seme. -10.000 anni di coltivazione in regime policolturale, si ha avuto: un adattamento a nuove e qualche volta estreme condizioni ambientali, aumento dell’altezza, aumento della capacità competitiva, aumento del numero di semi per spighetta, riduzione della sgranatura. -Grazie alle moderne procedure di selezione applicate nello scorso secolo, si ha una coltivazione monocolturale, con: aumento della produzione in coltivazione dense, riduzione della competitività, riduzione dell’altezza, aumento della risposta ai fertilizzanti ed ai prodotti chimici, aumento della resistenza alla sgranatura, resistenza all’allettamento, incremento dell’harvest index. CARATTERI MODIFICATI ED IMMUTATI NEL TEMPO MODIFICATI: Altezza pianta (aumento e poi decremento), dimensioni delle foglie (aumento), superficie foglie bandiera (incremento), senescenza foglie bandiera (ritardata), data di fioritura (ritardata), dimensione seme (incremento), fertilità spiga (incremento) CARATTERI IMMUTATI: Biomassa, intensità dell’attività fotosintetica, rapporto fra fotosintesi e fotorerspirazione. CARATTERI MORFOLOGICI Presenta delle radici fascicolate, con delle radici primarie con un numero di 5-7 e restano vitali per tutto il ciclo vegetativo della pianta e contribuiscono all’assorbimento di acqua e elementi nutritivi. Presenta anche delle radici avventizie, che si originano dai nodi basali e sono fibrose: costituiscono la parte prevalente dell’apparato radicale. Oltre che dai nodi del culmo principale si originano in numero di una o due basali dei culmi di accestimento. Le ramificazioni e la profondità dipendono dalla specie e dalla varietà, dal tipo di terreno, dall’umidità e dall’areazione. Mentre, per le avventizie, la massa radicale esplora: 15-25 cm di diametro ed una profondità di 60-90 cm. Il culmo ha un altezza variabile in funzione di specie, varietà e condizioni climatiche. Nelle vecchie popolazioni di frumento, l’altezza delle piante raggiungeva 180-220 cm, mentre oggi abbiamo varietà non più alte di 70-80 cm. L’altezza è correlata inversamente con la sua resistenza all’allettamento. Per quanto riguarda la foglia, si distinguono: lamina o lembo (anfistomatica o lineare parallelinervia); la guaina avvolge il culmo; la ligula è membranacea, sottile, incolore e favorisce la piegatura e vita la penetrazione dell’acqua nella guaina; presenta delle auricolari pelose, a forma di falce di colore verde chiaro. La prima foglia embrionale è detta coleoptile: ha la forma cilindrica, racchiude la plantula con 2-3 foglie, senza lamina, con una piccola apertura in alto (poro). La prima foglia vera è detta piumetta, che perfora il coleoptile e inizia la fotosintesi. L’ultima foglia è detta bandiera, ed è importante per il riempimento delle cariossidi. L’Infiorescenza è una spiga formata da rachide dove sono inserite spighette sessili in posizione alterna. La RACHILLA è un breve asse della spighetta dove ci sono 2 glume. La spiga è costituita da un rachide sul quale sono inserite, in posizione alterna ed opposta, spighette sessili. Ogni spighetta porta 5-7 fiori di cui 3-4 sono fertili. I fiori sono ermafroditi: è androceo con 3 stami, gineceo con 2 stimmi piumosi, ricurvi, ovario supero monocarpellare. Alla base dell’ovario si trovano 2 lodicole che all’antesi rigonfiandosi divaricano le glumette consentendo la fuoriuscita delle antere. Il lemma, formato da 9-15 nervature nel tritivum durum,si trova all’esterno, con reste lunghe fino a 20 cm e di diversi colori. La palea, si trova internamente, si chiude come un coperchio ed è sottile, biancastra. Gli stimmi alla fioritura, fuoriescono in parte. Lo stame, dopo la deiscenza del polline, si allunga all’esterno. Il FRUTTO è una Cariosside (secca indeiscente) Nella cariosside si distinguono una parte ventrale, che presenta un solco che si approfondisce fino a metà sezione trasversale del granello e una dorsale, più o meno convessa. Il colore può essere chiaro o rosso brunastro o di gradazioni intermedie. L’endosperma può avere struttura farinosa, come nei frumenti tenero, turgido, spelta; struttura vitrea e colore ambraceo nel frumento duro, struttura semivitrea in alcune varietà di frumento tenero. Nelle cariossidi di grano duro si possono individuare zone farinose, biancastre, questo fenomeno, detto bianconatura, costituisce un difetto qualitativo del prodotto. Peso medio della cariosside: 30-40 mg fumento tenero(nel triticum aestivum), 3055 mg frumento duro(nel triticum durum). L’embrione è posto nella parte dorsale e basale della cariosside. Nell’embrione la piumetta è avvolta da una guaina (coleoptile), la radichetta è avvolta da una specie di cuffia (coleoriza). IMPORATNZA ECONOMICA ED AGRARIA Il grano tenero ha origine dall’asia sud occidentale. In italia è concentrata la produzione al centro nord (emilia romagna; piemonte, umbria e toscana) e copre in parte il fabbisogno nazionale (55% circa ). Il grano duro, che ha origine in Etipoia, si coltiva, nel nord america, argentina ed europa orientale. La coltivazione di grano duro è in continua espansione, non solo in italia, a seguto del progressivo aumento del consumo di pasta. In italia la durogranicoltura è localizzata al centro sud, soprattutto in puglia, sicilia ma anche nelle marche e basilocata. Ma negli ultimi anni si è estesa anche in toscana, dove però è difficile ottenere una produzione di qualità. In sicilia, di frumento duro, se ne produce circa 709000 tonnellate, circa il 16% di tutta Italia. Il canada è il maggior produttore di grano duro al mondo. Usa e canada sono i maggiori fornitori dei paesi del mediterraneo. PRINCIPALI UTILIZZI: Viene utilizzato principalmente per pane e pasta. Quello del pane lievitato ha preceduto quello del pane azimo. In epoca preistorica, i neonati venivano alimentati con una sorta di biascicaticcio di cereali, un insieme di grani masticati e rigurgitati. La pappa avanzata dal neonato, veniva consumata, ma il clima subtropicale mediterraneo iniziava presto a fermentare perché le ptialine della saliva scindono l’amido in zuccheri semplici solubuli e fermentescibili. Per bloccare la fermentazione e la degradazione della pappa l’unico mezzo era la cottura su pietre roventi. Per la panificazione erano usati grani nudi che non erano stati abbrustoliti per separare le cariossidi dalle glumelle. L’arte del pane in epoca romana era molto evoluta tanto che si usava marchiare con uno stampo di bronzo il pane prima di essere affidato ad un forno. Per quanto riguarda la pasta, Palermo è la prima capitale della passta e la sua produzione era esportata in tutto il bacino del mediterraneo. CICLO BIOLOGICO DEL FRUMENTO - FASE VEGETATIVA( ACCRESCIMENTO): germinazione, emergenza, accestimento, levata FASE RIPRODUTTIVA (SPIGAGIONE): botticella, spigatura, fioritura, fecondazione FASE DI MATURAZIONE (GRANIGIONE): Maturazione lattea, cerosa, piena, di morte. GERMINAZIONE E’ il passaggio dalla vita latente a quella attiva, che inizia quando la cariosside si imbibisce. Avviene a qualche grado sotto lo zero e termina con la fuoriuscita della piumetta. E’ influenzata da fattori di tipo: - Biologici: stadio di maturazione del seme; grani nudi o vestiti; stato sanitario (microlesioni e concia). - Ambientali: temperatura (ottima da 18-20° C); umidità (40% del peso); ossigeno che attiva i processi di idrolisi. Tecnici: epoca di semina (che dipende dalle temperature e dalla disponibilità di acqua); preparazione letto di semina; profondità della semina di 3-6 cm. - ACCESTIMENTO Dai nodi basali si originano culmi secondari. La piantina assume un aspetto cespitoso, accumulando sostanze nutritive. Simula il processo di ramificazione, ma si differenzia perché ogni germoglio è provvisto di radici. L’accestimento può essere: autunnale (novembre, dicembre) e primaverile (febbraio, marzo). L’indice di accestimento, si calcola: culmi tot./culmi fertili. SOTTOFASI: VIRAGGIO (da fase vegetativa a fase riproduttiva); RADDRIZZAMENTO ( Primissima fase della levata). I processi sono: - Biologici: specie e varietà (il frumento tenero accestisce in misura maggiore rispetto al frumento duro); durata del ciclo (maggiore è la durata, maggiore è l’accestimento). Ambientale: umidità (eccesso o difetto di umidità= scarso accestimento); temperatura (se si abbassa rallenta); luce ( maggiore è la luce più attivo è l’accestimento) Tecnici: profondità (+ profondità – accestimento); disponibilità elementi nutritivi; massa terreno e fittezza (400-500 spighe/m2) LEVATA E’ il passaggio dalla fase vegetativa alla fase riproduttiva. Con l’aumentare della temperatura la pianta si accresce, i culmi si allungano e l’infiorescenza continua a formarsi, attraversando diverse sottofasi: - Incannatura: rapido accrescimento internodi Botticella: la guaina della foglia bandiera racchiude la spiga - Spigatura: fuoriuscita della spiga Fioritura (per alcune fasi diversa): fuoriuscita delle antere delle glumelle, dura 4-5 giorni a partire da6-7 giorni dopo la spigatura. L’incannatura, è influenzata da diversi fattori: - Equilibrio nutrizionale (maggiore assorbimento di azoto, fosforo e potassio). Apparato radicale ben sviluppato ed ancorato Temperatura gradualmente crescente Umidità gradualmente decrescente. RIEMPIMENTO E MATURAZIONE Ha una durata di 30-40 giorni. - MATURAZIONE LATTEA: Pianta secca nella parte basale e verde nella parte distale; cariossidi verdi di consistenza lattiginoso-pastoso (amido secondario+ succo cellulare); contenuto in acqua di 5560%. - MATURAZIONE CEROSA: Pianta con paglia dura di colore caratteristico, glume e guaine ancora verdi; cariossidi ingiallite che possono essere incise con l’unghia; umidità del 40-50%. Maturazione di morte: Pianta completamente disseccata e fragile; cariossidi che si distaccano da glume e glumelle; umidità del 14-16%. - ESIGENZE: Adattamento alle condizioni ambientali (clima e terreno); bisogni nutrizionali; larga adattabilità che nasce da una variabilità di ordine genetico ma anche dalla gestione agronomica, in particolare, l’EPOCA DI SEMINA: Centro- meridione ( piogge autunno-vernine; piogge quasi assenti in primavera; repentini innalzamenti termici); Settentrione (decorso termopluviomentrico favorevole). Ulteriori esigenze: climatiche: temperatura, alternatività, germinazione a bassa temperatura, il ghiaccio provoca la rottura delle radici, elevata suscettibilità al freddo subito dopo la germinazione e durata della levata, la durata della fse di accumulo è in correlazione con la temperatura (10-15°C dura circa 90 giorni; 25-30°C dura circa 40 giorni. Al di sotto dei 30 giorni è possibile uno striminzimento della cariosside. Vento: venti deboli allontano l’umidità, venti sciroccali durante la maturazione aggravano gli effetti dei danni termici. Luce: il frumento è una longidiurna quantitativa; la nubilosità favorisce la clorosi e le piante si presentano filate. Umidità: gradatamente decrescente, il frumento produce anche con 250 mm di pioggi anche se la pioggia ottimale è intorno a 600mm; di fondamentale importanza sono la distribuzione delle precipitazioni. Il ristagno idrico è fortemente dannoso con conseguenze: asfissia radicale, mal del piede, con umidità dell’aria e temperature elevate c’è sviluppo di funghi. Esigenze pedologiche: il frumento non si adatta a terreni eccessivamente sciolti. Il terreno ideale per il frumento deve essere permeabile, profondo, un po’ argilloso, di media fertilità: - Permeabile: è assicurato lo sgrondo. Profondo: anche se l’apparato radicale è superficiale, la profondità va intesa come una riserva di acqua, che con una buona struttura risale. Un po’ argilloso: l’argilla garantisce la stabilità della pianta ed una corretta ritenuta idrica; se vi è un - eccesso di argilla rende difficoltosa la penetrabilità delle radici e la circolazione di aria e acqua. Di media fertilità: il frumento teme più l’eccesso che il difetto di natura nutrizionale. il frumento non si adatta a terreni acidi, mentre il calcare migliora le caratteristiche della granella. CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI AZOTO: Dipende dall’ambiente, dall’avvicendamento, e dalla capacità di nitrato reduttasi. Gli effetti positivi sono: accestimento (emissione di radici e germogli), Viraggio (favorisce la morfogenesi delle infiorescenze e quindi + spighette + fiori), Fioritura: favorisce la fecondazione e riduce l’aborto, Granigione (migliora il tenore proteico e le caratteristiche merceologiche della granella. Gli effetti negativi sono: allettamento, esigenze idriche, allungamento del ciclo. Le carenze sono: effetti diversi in rapporto allo stadio in cui si manifesta. FOSFORO: Effetti sono: precocità di maturazione, resistenza ed avversità ambientali e parassitarie. I sintomi di carenza: viraggio al verde al rosso porpora di culmi e foglie. POTASSIO: Gli effetti sono: sviluppo della superficie fogliare, aumento della fertilità fogliare, favorisce l’accumulo di proteine nella cariosside. I sintomi di carenza: sventato sviluppo e ingiallimento delle punte delle foglie. MIGLIORAMENTO GENETICO E SCLETA DEL GENOTIPO - Produttività e stabilità produttiva Altezza della pianta Durata del ciclo Alternatività Componenti della resa Qualità TECNICA COLTURALE AVVICENDAMENTO: Dalle colture depauperate, avremo residui colturali di 5-7 tonnellate ettaro, con un coefficiente isoumico di 0,10. Le colture sono: colture da rinnovo, sarchiate, pratensi e maggese. Il ringrano determina le condizioni di inerbimento per le colture difficile da controllare, soprattutto per il prevalere delle graminacee. Favorisce la diffusione del mal del piede, CONSOCIAZIONE: Da rivalutare, soprattutto in regime biologico (es. con le leguminose annuali autoriseminanti) Il trifoglio sotterraneo: cresce durante la stagione piovosa, non teme l’ombregiamento, rilascia sostannza organica e azoto. TECNICA COLTURALE Lavori preliminari: Trinciatura dei residui colturali e rottura del prato o delle stoppie Lavori preparatori: Aratura a 30-40 cm e discissura Lavori complementari: la scelta dipende dalla disponibilità di tempo. SEMINA Importante è la scelta della varietà, l’ambiente e la tecnica colturale. I caratteri da seguire, sono: altezza precocità, resistenza al fredd, alle malattie , qualità. Le varietà agronomicamente idonee, sono quelle che hanno un’ottima purezza genetica e un’ottima germinabilità. Importante la semina che sia adeguata all’ambiente, la quantita di semina (350-400 semi ogni metro quadro), la distribuzione ( con una distanza di 15-20 cm ed una profondità di 2-5 cm e distribuiti con seminatrice a file continue). CONCIMAZIONE: Con Azoto: ne ha maggiori esigenze ad inizio levata-riempimento cariossidi. Ha effetti positivi, riguardo l’incremento dell’accestimento, del numero di spighette, dell’efficienza fotosintetica, della fecondazione. Effetti negativi riguardo l’incremento dell’allettamento, delle malattie fogliari e delle esigenze idriche. Con Anidride fosforica (P2O5), si avrà una scarsa reattività. L’ossido di potassio (K2O), è consigliato solo in terreni carenti. La quantità varia: per l’azoto (N), 3-4 kg ogni 100 kg di granella; l’anidride fosforica (P2O5), 60-80 kg per ha, Ossido di potassio (K2O), viene effettuata in terrene carenti, con 100-150 kg per ha. Da tener conto soprattutto, le caratteristiche della varietà, condizioni del suolo, decorso meteorico, precessione colturale. L’epoca di distribuzione dell’azoto è ottimale in fase di pre-accrescimento, al viraggio e pre-lavata. E’ razionale, in fase di pre-semina e pre-levata. Mentre per ossido di potassio e anidride fosforica in fase di pre-semina. CONTROLLO FLORA INFESTANTE: viene effettuata: - Pre-semina: con disseccanti antigerminello Pre-emergenza: antigerminello Post-emergenza: graminicidi RACCOLTA: Viene effettuata: - A maturazione fisiologica: con scomparsa della clorofilla e umidita al 30% A maturazione di raccolta: con granella non più intaccabile con le unghia e umidità del 13%. Viene effettuata con la mietitrebbia, ma comporta del limiti: umidità relativa, allettamento e infestanti FRUMENTO O GRANO DURO – TRITICUM DURUM Fa parte della famiglia delle poacee. E’ coltivato in tutto il mondo (in Sicilia ne sono coltivati circa 285.000 ha). Per ciò che riguarda l’avvicendamento, il grano duro è una pianta sfruttante. Presenta radici di tipo fascicolate e superficiali, radici primarie o seminali, radici secondarie o avventizie. Il fusto è eretto costituito da 5-8 nodi e internodi, con un’altezza variabile tra 60 e 90 cm per le nuove cultivar. Le foglie sono costituite da una guina che avvolge il culmo, una ligula e due auricole, ed una lamina lanceolata parallelinervia con un numero che varia di foglie da 5 a 8. L’infiorescenza è a pannocchia chiamata spiga, ed è costituita da: un asse centrale chiamato rachide dove sono inserite 18-20 spighette circa. Ogni spighetta è racchiusa da due glumi dove all’interno troviamo 3-8 fiori. Ogni fiore è costituito da 2 glumette, una superiore chiamata palea e una inferiore chiamata lemma che racchiudono 3 stami e il gineceo, costituito da un ovario monocarpellare portante 2 stili piumosi. La glumella inferiore può portare 2 stili piumosi. La glumella inferiore può portare all’apice un prolungamento detto arista o resta. Il frutto è un cariosside secco indeiscente, nudo. Con una forma ellittica evoidale, con una gradazione di colore che va dal giallo paglierino al rosso brunastro. La parte dorsale è convessa, mentre nella parte ventrale è solcata. E’ costituito da involucri dell’endosperma e dell’embrione. CARATTERISTICHE ESTRINSECHE: sono la purezza, la germinabilità, l’energia germinativa e il titolo o valore reale. CARATTERISTICHE QUALITATIVE: peso per 100 semi di 50-55 gr. BIOLOGIA ( FASI E DURATA): la germinazione avviene ad una temperatura minima di 3-4°C. raggiunto iltasso di umidità adeguato viene emessa la piumetta avvolta dal cotiledone e successivamente la radichetta. L’accestimento, inizia con l’emissione di nuovi germogli, situati a livello dell’ascella della prima foglia. E’ una caratteristica che influisce notevolmente sulla produzione. Nelle cultivar oggi sperimentate viene utilizzato come carattere di selezione. La levata è avviata dall’aumento della temperatura (consiste nell’allungamento degli internodi). La botticella, iniza quando la spiga ha raggiunto l’altezza dell’ultima foglia e si ha un ingrossamento della porzione della quale verrà fuori la spiga. La spigatura, è visibile grazie alla spinta dell’ultimo internodo. La fioritura inizia dopo 5-6 giorni dalla spigatura, a partire dalle spighette poste a metà della spiga proseguendo poi con quelle poste sotto e sopra. Ogni spiga è costituita da 18-20 spighette formate da più fiori, ma non tutti portano alla formazione di cariossidi. In ottime condizioni si formano circa 35-40 cariossidi per spiga. L’impollinazione è prevalentemente autogama. La maturazione si ha dopo la fecondazione ed è la fase caratterizzata dalla crescita dell’embrione e dall’accumulo di sostanze nutritive nella cariosside. La maturazione si articola in diverse fasi: maturazione lattea, maturazione cerosa e maturazione piena o fisiologica, maturazione di morte. SCELTA VARIETALE DEL FRUMENTO Caratteristiche per la scelta varietale nel frumento -Resistenza al freddo -Resistenza alle alte temperature, alla siccità e alla “stretta” -Adattamento alle condizioni del terreno: -Umidità -Livello fertilità Resistenza alle malattie: - Per prevenire i trattamenti Fertilità della pianta: -Indice di accestimento (rapporto tra il numero totale di culmi per unità di superficie ed il numero di piante) -Numero spighette fertili per spiga -Numero cariossidi per spiga -Peso medio cariosside Stabilità di produzione Qualità del prodotto Le componenti dell’agrobiodiversità L’utilizzazione della biodiversità agricola produce un flusso di beni e servizi, aventi o meno valore di mercato, ciò ha introdotto il termine generico “risorsa genetica”, che mette in evidenza come la biodiversità sia una materia prima per la produzione di beni. I ‘frumenti antichi’ sono varietà selezionate prima che l’agricoltura subisse gli effetti della trasformazione industriale dei primi del novecento -Nel 1927 nel nostro paese si contavano 291 varietà di frumento, 98 di queste venivano ampiamente coltivate. -Nel 1971, si è registrata la scomparsa di più di duecento di queste popolazioni di frumento. Alcune tra le varietà costituite in Sicilia Trinakria: la prima varietà con elevato contenuto proteico Simeto Bronte Ciclope Ciccio Amedeo S. Agata Core I frumenti antichi come argine all’erosione genetica e punto di forza nei programmi di miglioramento genetico La coltivazione dei frumenti antichi rappresenta una strategia di sicuro successo per la tutela dell’agrobiodiversità. La domesticazione e il miglioramento genetico del frumento, infatti, se da un lato hanno contribuito a migliorarne le caratteristiche agronomiche, dall’altro, hanno comportato la scomparsa delle popolazioni locali (erosione genetica) e l’affermarsi in coltura di poche varietà migliorate, causando un restringimento della base genetica. L'apparato radicaleè fascicolato, formato da radici seminali (radici primarie) che si sviluppano alla germinazione del seme radici avventizie derivanti dai culmi di accestimento che si formano dalla base del fusto nella zona detta corona. In terreni idonei può raggiungere, nella pianta adulta, la profondità di 2 metri ORZO – HORDEUM VULGARE Fa parte della famiglia delle graminacee. Ha origine nelle regioni di Israele, Giordania, Siria. Fino al XV secolo era tra i cerali più diffusi per la panificazione. Rappresenta il 4° cereale per diffusione nel mondo dopo frumento, mais e riso, e viene variamente utilizzato dall'alimentazione umana a animale. In Italia occupa una superficie coltivata di circa 250.000 ha, con maggiore diffusione in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia e Basilicata, anche se è variamente coltivato in altre regioni. CARATTERI MORFOLOGICI I CULMI, presentano un maggiore accestimento, degli internodi fusiformi e nodi più grossi. Le foglie, si presentano di colore verde chiaro, con delle nervature mediane più marcate, auricolari molto sviluppate e sono ricoperte da sostanza pruinosa. L’ INFIORESCENZA, presenta una spiga arcuata per reclinamento dell’ultimo internodo, con 3 spighe uniflore su ogni nodo del rachide, glume piccolo e lesiniforme e la glumella inferiore aggrappata a quella superiore. Per quanto riguarda gli orzi distici, presenta una sola spighetta fertile per nodo. Tutte e tre le spighette presenti sul nodo sono fertili. In rapporto alla disposizione delle spighette gli orzi polistici vengono distinti in: - ESATICO: Quando le spighette sono disposte in maniera regolare in modo che le tre spighette di un nodo e le tre di quello superiore o inferiore formano in sezione un esagono. TETRASTICO: In questo caso le spighette laterali sono molto divaricate e formano con quelle soprastanti o sottostanti una sezione rettangolare. Il frutto è una Cariosside: - - Comunemente vestita (con glumelle) Orzo nudo, è la forma nuda, in cui all’atto della trebbiatura le glumelle si separano dalla cariosside. Per questa peculiarità la granella si presta all’uso alimentare in forme diverse ed è la forma di orzo più utilizzata per il consumo umano diretto Il carattere “nudità” della cariosside è sotto controllo genetico semplice, dovuto ad un solo gene che regola la mancata produzione di una sostanza cementante da parte della cariosside dopo l’impollinazione, responsabile dell’unione delle glumelle ai tegumenti seminali. In assenza di questa sostanza le glumelle non aderiscono al pericarpo e si separano completamente a maturazione. Le ESIGENZE sono: - - Per quello che riguarda il clima: una notevole precocità, elevata adattabilità ed una resistenza a siccità e a alte temperature. Le condizioni ottimali sono: per l’accrescimento 15°C; per la fioritura: 17-18°C. Per quello che riguarda il terreno: maggiori esigenze, più resistente a terreni aridi. Per le esigenze nutrizionali: molto esigente in fosforo e potassio. UTILIZZAZIONI La pianta intera di orzo può essere impiegata: come pianta da erbaio per la produzione di foraggio (fieno o insilato) raccolto alla spigatura o alla maturazione cerosa della granella. La granella può essere usata in particolare: in zootecnia, perché entra nella composizione dei mangimi. Insieme al mais è il cereale più usato per l’alimentazione dei monogastrici e ruminanti -per l’alimentazione umana (principalmente orzi distici) per -malto, per birra e whisky MALTO Per “malto” s'intende la cariosside dell'orzo dopo la germinazione. Il malto può derivare anche da altri cereali (mais, riso, grano…). Durante la germinazione, nelle cariossidi inizia l’attività di enzimi amilolitici, in grado di trasformare l’amido in zuccheri fermentabili (maltosio,…), mentre le proteine vengono scisse in aminoacidi. Si ottiene così un semilavorato adatto alla preparazione di birra ed altre bevande alcoliche. Le materie prime sono: acqua, orzo(malto), luppolo e lievito. Gli obiettivi del miglioramento genetico sono gli incrementi di produzione e la resistenza maggiore al freddo. SEMINA ORZO La semina può avvenire in autunno e in primavera (In Italia avviene maggiormente in Autunno). La sua epoca ottimale supera di poco quella del frumento. Per la coltivazione di Orzo, per la birra, si può effettuare la semina primaverile ove ne consente di ottenere granella con migliori caratteristiche. Le dosi di semina sono 180-200 Kg/ha e per ottenere 400 – 800 piante/m2 si consiglia di utilizzare seme certificato. CONCIMAZIONE ORZO l’orzo presenta fabisogni di azoto inferiori al frumento, stimabili in 2kg di N per ogni 100 kg di granella. Con le varietà di taglia buona, dosi di concimazione pari a 80-100 kg di azoto /ha Per gli orzi da birra, che si vogliono a basso contenuto di sostanze azotate, le concimazioni vanno fatte con un particolare accorgimento: cioè evitare di fare l’ultima concimazione azotata alla levata e dare tutto l’azoto durante l’accestimento (al fine di non arricchire troppo le cariossidi, di azoto). Per quel che riguarda il fosforo e il potassio le quantità medie sono 60-80 Kh/ha. Tra i cereali, l’orzo, è al pari dell’avena per il contenuto di beta-gluconi (l’orzo nudo, a parità di peso della granella, ne ha quantità più elevate) e tocoli. I beta – gluconi sono i principali componenti della fibra solubile, attivi nel ridurre il colesterolo nel sangue, la glicemia, etc.. I tocoli costituiscono un clone di composti con attività biologica.simile a quella degli alfa-tocoferolo. LEGUMINOSE DA GRANELLA SECCA Fanno parte della famiglia delle fabacee. CARATTERISTICHE Piante legnose od erbacee. Foglie per lo più composte con stipole. I FIORI: sempre più o meno zigomorfi, riuniti spesse volte in infiorescenze. Presentano una corolla di 5 petali, con 10 stami tutti liberi e sono: monoadelfi (tutti cresciuti per filamenti) e diadefli (9 uniti e 1 libero); l’Ovario è supero monocarpellare. I FRUTTI : di regola sono legumi, ma anche frutti indeiscenti, carnosi o secchi. Sono semi cotiledoni molto ricchi di sostanze di riserve. CARATTERI MORFO-FISIOLOGICI Microterme = germinazione ipogea; Macroterme = germinazione epigea -Apparato radicale: fittonante, in genere piuttosto profondo, in grado di conferire resistenza alla siccità -Fusto: ramificato, l'entità della ramificazione dipende dalla densità di semina e dalle condizioni ambientali -Altezza: variabile da 15-30 cm (Lenticchia) oltre 80 cm (forme a crescita indeterminata di Fagiolo e Pisello) -Portamento: eretto o semieretto in Fava, Cece, Lupino, Lenticchia e nelle forme a crescita determinata di Pisello, Fagiolo e Soia. Le Foglie: composte, paripennate (con numero pari di foglioline) nella Fava, Lenticchia e Pisello. In quest'ultimo esistono varietà in cui tutte o quasi tutte le foglie sono trasformate in viticci. Nel cece sono imparipennate (7-11 foglioline); trifogliate quelle secondarie di Fagiolo, Soia e Vigna; palmato-composte quelle del Lupino. In genere, alla base delle foglie sono presenti stipole piuttosto pronunciate. La superficie delle foglie è generalmente glabra, tranne che nel Cece dove tutti gli organi, comprese le foglie, sono pubescenti. L’Infiorescenza: racemo ascellare composto da un numero variabile di fiori. In alcune specie (ad es. Trifoglio) è un capolino. Nelle specie a crescita determinata il fusto termina con l'ultima infiorescenza. Il Fiore: presenta una corolla composta da 5 petali: - 1 centrale superiore (vessillo o stendardo), 2 laterali (ali) 2 inferiori riuniti a formare la carena che racchiude gli organi riproduttivi. ORIGINE LEGUMINOSE DA GRANELLA Specie di antica coltivazione Fava: coltivata bacino del Mediterraneo. Pisello: coltivata bacino del Mediterraneo: tracce risalenti all’età della pietra Lenticchia: coltivata nel bacino del Mediterraneo (varietà macrosperma) Cece: i semi venivano tra l’altro consumati abbrustoliti, come passatempo, nei teatri e nelle agorà Lupino: Spontaneo in tutta la zona temperata, coltura antichissima ma non preistorica. Cicerchia: il legume delle carestie di antichissima coltivazione LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA DELLE LEGUMINOSE IN ITALIA FAVA: Sicilia (circa 50% della superficie), seguita da Puglia, Calabria e Sardegna (6-7% ciascuna), dalla Campania (circa il 5%) e via via dalla altre (escluse Veneto e Friuli). FAGIOLO: Campania (circa il 50%), Piemonte (circa il 12%); Lazio e Calabria (7% ciascuna),... CECE: Sicilia (27%), Calabria e Campania (circa 18%), Basilicata e Molise (7-8%),… (no al Nord) PISELLO: Puglia (50%), Sicilia (15%), Sardegna (circa il 10%), ecc. LUPINO: Calabria (33%), Puglia (20%), Lazio (17%), Campania (11%),… (al Nord solo Piemonte) LENTICCHIA: Sicilia (55%), Umbria (18%),… (no al Nord) Cause del declino delle leguminose da granella in Italia Di tipo Agronomiche: basse rese; difficile meccanizzazione; avversità biotiche (orobanche, ascochita…) Sociali e di costume: cambiamento stile di vita (preferenza alimenti animali,…), difficoltà di preparazione (ammollamento, lunga cottura,…), scarsa digeribilità, gonfiore, flatulenza, fattori antimetabolici (favismo,…) Altre: scomparsa degli equini, scarsa attenzione della ricerca. Vantaggi derivanti dalla rivalutazione delle leguminose da granella sono: - Riduzione delle importazioni di semi e derivati per l'alimentazione umana e animale Affermazione di un’industria per la preparazione di appertizzati, sfarinati, semilavorati, indipendente dall’importazione di materie prime Indipendenza degli allevamenti zootecnici rispetto ai derivati della soia importati Miglioramento del regime alimentare, in linea con la dieta mediterranea UTILIZZAZIONE Per l’alimentazione umana: fresca, secca e semilavorati (pasta, pane, amidi e farine) Per l’alimentazione animale (granella e biomassa): uso diretto e in mangimi. FAVA Fa parte della famiglia delle leguminose (fabacee). MORFOLOGIA Presenta un apparato radicale fittonante profondo fino a 90 cm. Stelo eretto, glabro. Emissione di steli secondari da gemme basali dopo lo sviluppo della 4° foglia. Il numero di ramificazioni dipende dalla fittezza. Foglie composte paripennate: 4-6 nelle varietà minor, equina e maior..Infiorescenze a racemo poste all'ascella delle foglie, con 4-6 fiori bianchi o violacei, in genere con macchie marrone scuro o nere. Baccelli pubescenti, talvolta glabri, di lunghezza variabile con 2-5 semi che possono essere di colore marrone, violetto, verde o nero. Nell’ambito della specie Vicia faba, tre varietà botaniche sono distinguibili in base alla dimensione dei semi: - - Vicia faba varietà major, è una fava grossa (semi appiattiti e grossi: 1.000 semi pesano da 1.000 a 2.500 g)- impiegata per l’alimentazione umana. - Vicia faba varietà equina, favetta o fava cavallina (semi appiattiti di media grandezza: 1.000 semi pesano da 700 a 1000 g). Usata per l’alimentazione del bestiame e, da poco tempo, per l’uomo come granella fresca inscatolata o surgelata. Vicia faba varietà minor, favino o fava piccola (semi rotondeggianti e relativamente piccoli: 1.000 semi pesano meno di 700 g) impiegata per seminare erbai per l’alimentazione del bestiame. ESIGENZE - - - Termiche: Resiste abbastanza bene alle basse temperature (il limite vitale sarebbe di -6 °C), al Nord Italia viene seminata in primavera perché al di sotto di 0 °C si arrestano l'accrescimento a l'attività dei Rizobi. Idriche: Discreta tolleranza all'aridità. Periodi critici dalla fioritura alla formazione dei baccelli. Lo stress idrico provoca: fioritura anticipata e breve, scarso sviluppo della pianta, riduzione della produzione per numero e peso dei semi. I Ristagni sono nocivi perché la scarsa aerazione ha effetti negativi sulla nodulazione. Pedologiche: pH da neutro fino a 8.4 (terreni calcarei), in terreni acidi (pH<6) si ha scarso sviluppo per la sensibilità del Rhizobium. Moderatamente sensibile alla salinità. La Germinazione è ipogea. Accrescimento vegetativo: Semina autunnale al Sud: 90-140 giorni; Semina primaverile al Sud : 50 giorni; Semina primaverile al Nord : 60-75 giorni Fioritura: scalare, durata 20-40 giorni Sviluppo riproduttivo (avviene a inizio fioritura - maturazione): Semina autunnale al Sud: 60-85 giorni; Semina primaverile al Sud : 50 giorni; Semina primaverile al Nord : 90-100 giorni Dall'apertura del fiore alla comparsa del baccello occorrono 1-2 settimane. La pianta produce 40-50 fiori ma solo il 5-10% allegano in frutti. TECNICA COLTURALE VIENE EFFETTUATO L’AVVICENDAMENTO: Tipica coltura miglioratrice, sia per le lavorazioni che richiede (sarchiata), sia per l'apporto di N al terreno. Negli avvicendamenti va collocata tra due graminacee. Una rotazione classica è la biennale fava-frumento, che può essere trasformata in triennale facendo seguire un altro anno di frumento o, meglio, orzo. Negli ordinamenti cerealicolo zootecnici è spesso coltivata come foraggera in consociazione con avena o orzo (graminacee) e trifoglio alessandrino o veccia (leguminose). LAVORAZIONE E CONCIMAZIONE Dato il tipo di apparato radicale, richiederebbe lavorazioni più profonde. Non sia necessario un eccessivo affinamento del terreno(8-10 cm). Le dimensioni del seme sono tali da assicurare comunque una buona aderenza. Sarchiature, specialmente nelle colture di fava maior da consumo fresco (ortive) Per le concimazioni: il fabbisogno di azoto è soddisfatto con la fissazione simbiotica, quindi l’apporto di concime minerale, se necessario, è eventualmente da effettuare con 20 kg ha al momento della semina, per aiutare la coltura in modo da far finta che non si instauri la simbiosi. La concimazione si completa con 80-100 kg ha di anidride fosforica (P2O5) e viene effettuata per arricchire il terreno e, se necessario, con 100-150 kg di ossido di potassio (K20). SEMINA Zone meridionali calde: dalla metà di novembre; semine ritardate a dicembre (temp. < 8°C) sembrano ridurre gli attacchi di Orobanche. Centro-nord ed alta collina: si può anticipare ad ottobre (per consentire di raggiungere una fase di migliore resistenza al freddo) o posticipare alla primavera. Per quanto riguarda alcuni genotipi siciliano, abbiamo: la Sikelia, la Sicania, la larga di Leonforte (identificata coma prodotto tradizionale) e la Cottoia di modica. CONTROLLO FLORA INFESTANTE E' importante il controllo soprattutto nelle prime fasi (3-5 settimane dall'emergenza). - agronomico: preventiva: varietà a rapido sviluppo iniziale, distanza ridotta tra le file, avvicendamenti o meccanica: sarchiature (4° foglia ed inizio fioritura) chimico: pre-semina e post-emergenza. RACCOLTA Si esegue a macchina, sfalciando quando c’è ancora un po' di umidità, e lasciando seccare le piante riunite in fasci o in andane. La trebbiatura del favino e della favetta si può fare in campo con semoventi (es. mietitrebbia da grano opportunamente regolata in funzione delle dimensioni del seme). La major presentamaggiori difficoltà (semi grandi). La raccolta della coltura da orto, si esegue generalmente manualmente. CECE DA GRANELLA SECCA – CICER ARIETINUM Fa parte della famiglia delle leguminose. Il Cece è tra le leguminose da granella più antiche, non esiste allo stato selvatico, ma solo coltivato. La regione di origine è l’Asia occidentale da cui si è diffuso in: India, Africa, Europa. Era conosciuto dagli antichi Egizi, Ebrei e Greci. E’ una pianta annuale, con radice ramificata, profonda (fino a 1,20 m), steli ramificati, eretti o semiprostrati e pubescenti. Pianta verde grigiastro, pubescente per la presenza su tutti gli organi di fitti peli ghiandolari che secernono una soluzione acida per presenza di acido malico e ossalico. Foglie composte, imparipennate, con 6-7 paia di foglioline ellittiche denticolate sui bordi. I fiori sono generalmente bianchi, per lo più solitari. Dopo la fecondazione del fiore, che è autogamia, si forma un legume ovato oblungo, contenente 1 o talora 2 semi. I semi secchi del cece sono un ottimo alimento per l’uomo, ricco di proteine (15-25%) di qualità alimentare tra le migliori entro le leguminose da granella. I semi sono rotondeggianti e lisci in certi tipi, rugosi, angolosi e rostrati (“a testa di ariete”). VARIETA’: Varietà Kabuli, seme grosso a forma di testa di ariete, color crema, peso 1000 semi 400-600 g. Varietà Desi, seme piccolo, angoloso rugoso, chiaro o marrone scuro, nero (150-300 g ogni 1000 semi, ed è in grado di sopportare temperature più fredde e matura più rapidamente del Kabuli. varietà a seme piccolo; certi mercati (Europa) accettano solo ceci a seme grosso, apprezzandoli tanto più quanto più grosso è il seme, su altri mercati (Oriente) prevalgono i ceci a semi piccoli, che trovano impiego in preparazioni alimentari che ne prevedono la sfarinatura. Esigenze ambientali Il cece è una pianta microterma che germina con sufficiente prontezza con temperature di circa 10 °C. TECNICA COLTURALE: Negli ambienti semi-aridi ai quali il cece si dimostra adatto esso si avvicenda con il cereale autunnale del quale costituisce una buona precessione, anche se il suo potere miglioratore non è pari a quello della fava o del pisello. Il terreno destinato al cece va lavorato profondamente, in modo da consentire il massimo approfondimento radicale. Il cece per lo più si semina in fine inverno, appena passati i freddi più forti (marzo), a file distanti 0,35-0,40 m, mirando a realizzare un popolamento di 25-30 piante a metro quadrato; secondo la grossezza del seme sono necessarie quantità di seme diverse; con i ceci del tipo Kabuli (peso 1000 semi pari a 350-500 g), si adoperano intorno a 100-180 Kg/ha di seme. La semina può farsi con le seminatrici da frumento o con seminatrici di precisione. La profondità di semina consigliabile è sui 5-7 cm. La concimazione del cece deve essere mirata soprattutto a non far mancare alla coltura il fosforo e il potassio, se carente; per l’azoto la fissazione simbiotica assicura il soddisfacimento del fabbisogno. Poiché il prelevamento di fosforo è molto limitato, anche la relativa concimazione può essere limitata a 40-60 Kg/ha di P2O5. Il diserbo del cece può essere fatto con successo in pre-emergenza utilizzando Pendimetalin e Imazetapir. La raccolta del cece tradizionalmente si fa estirpando le piante a mano e lasciandole completare l’essiccazione in campo in mannelli. Una buona coltura di cece può produrre oltre 3 t/ha di granella, ma in genere le rese sono molto più basse, per le scarse cure che al cece si dedicano CONCIMAZIONE: una eventuale integrazione di fosforo di 40-60 kg/ha di anidride fosforica; ed una eventuale concimazione azotata, con 20-30 kg/ha di azoto. VARIETA’ E MIGLIORAMENTO GENETICO: Varietà per semina autunnale: Sultano, Califfo, Otello, Pascià. Persemina primaverile: Calia, Principe. Ideotipo varietale: Portamento eretto della pianta. baccelli apicali-indeiscenti. Baccelli con più di due semi. Seme grosso, peso 1000 semi 400-500 g, facilità di cottura. Resistenza al freddo (semina autunnale). La malattia crittogamica più grave è la rabbia o antracosi, il cui agente causale è l’Ascochyta rabiei, che determina il disseccamento della parte aerea e che può provocare la distruzione della coltivazione. LENTICCHIA – LENS CULINARIS Fa parte della famiglia delle leguminose. Ha origine dal medio-oriente. E’ pianta annuale, con radice fittonante, ma la profondità raggiungibile è ridotta: 35- 40 cm al massimo. Steli eretti, o leggermente rampicanti, angolosi. Le foglie sono composte, composte pennate, e presenta 2-8 paia di foglioline con cirri. I Fiori riuniti in racemi ascellari bianchi con venature sul violetto, con 1-3 fiori, molto raramente con 4 fiori.La fecondazione di norma è autogama. E’ un legume romboidale, lateralmente compresso, rostrato, contenete 1-2 semi. Il seme è tondo, appiattito (a forma di lente), di colore variabile dal verdognolo, al beige, al rosso mattone, al bruno scuro (da 3 a 9 mm diametro). La Barulina può essere: Macrosperma, a semi grossi, peso 1000 semi 40-82 gr, di diametro 6-9 mm, appiattiti. Microsperma, a semi piccoli, peso 1000 semi 11-40 g, di diametro 3-6 mm. Le categorie merceologiche, sono basate sul calibro. Possono essere: gigante extra, gigante, gigantina, comune, media, mignon, mignonette. E a semi sgusciati a cotiledoni arancioni. CICLO BIOLOGICO: Ciclo biologico va da 3 a 6 mesi in rapporto all’epoca di semina e all’altitudine. E’ una pianta rustica resistente alle alte temperature, ma danneggiata da gelate di persistenti. Ha un ampio adattamento ambientale. La germinazione, per la specie microterma, il seme germina a temp > 3° C. Temperature ottimali 20-25 °C. Per la varietà microsperma: temperature ottimali più basse. Lo sviluppo riproduttivo è condizionato dalla temperatura e dal fotoperiodo. Per la specie longidiurna:l’inizio della fioritura è anticipato all’aumentare della lunghezza del giorno ed è sensibile alla vernalizzazione. Richiede terreni mediamente fertili e non sopporta il ristagno idrico. Terreni eccessivamente fertili determinano eccessivo lussureggiamento - colatura di semi e baccelli. TECNICA COLTURALE La lenticchia è una pianta miglioratrice maggesata: (nelle rotazioni sostituisce la fava) precede i cereali, specialmente frumento. Talvolta consociata con avena o orzo per creare una sorta di sostegno. Preparazione terreno: le lavorazioni vengono effettuate in estate e successive erpicature per eliminare le infestanti e richiede lavorazioni più accurate di cece e fava. Semina: la semina può essere effettuata: in autunno o tardo inverno, a postarelle o a file distanti 30-40 cm con una densità di semina ottimale 350-400 semi/m2. Una profondità di semina 3-5 cm. Le Cure colturali viene consigliata la sarchiatura. Per le semine ritardate, avremo: una riduzione della durata del ciclo biologico e una riduzione delle produzioni. CONCIMAZIONE: Quella azotata generalmente non viene fatta; eventualmente viene effettuata una concimazione fosfatica (30-80 kg/ha di anidride fosforica (P2O5) e potassica (50-80 kg di K2O). Lotta alle infestanti: importante per la scarsa competizione. Il controllo delle infestanti avviene tramite 2 metodi: metodi indiretti: aumento della densità di semina e riduzione della distanza sulla fila. Metodi diretti: scerbatura manuale, meccanica, sarchiatura. RACCOLTA: prima dell’apertura dei baccelli per evitare dispersione dei semi e attacchi di tonchio e può essere effettuata a mano e trebbiatura a posto fisso, con una Resa 1,0 t/ha con picchi di 2,0 t/ha, con alcune cause che possono limitare la resa come: gelate, terreni acidi, ristagno idrico, infestanti. ALCUNE VARIETA’: l. di Villalba (Sicilia); l. di Pantelleria (Sicilia); l. di Ustica (Sicilia); l. di Castelluccio di Norcia (Umbria); l. del Fucino (Abruzzo). Varietà Migliorate: Laird (macrosperma); Eston (Microsperma). COLZA – BRASSICA NAPUS Fa parte della famiglia delle Brassicacee. Ha origine in Europa, oggi coltivata anche in Cina, Canada, India. Ha un sistema radicale fittonante, presenta uno stelo con portamento eretto, con un numero di ramificazioni di 2-6, con un numero di nodi di 20-22 ed un’altezza di 120-180 cm. Le FOGLIE, sono di colore verde glauco, con una forma che si differenzia: per quelle basali, sono picciolate, lobate, pennatosette. Per quelle apicali, sessili intere ed oblunghe. L’INFIORENSCENZA, è terminale a grappolo, con 150-200 fiori gialli. Il FIORE è ermafrodita con 4 sepali liberi, 4 petali liberi, 6 stami tetradinami, un ovario bicarpellare. E’ una specie prevalentemente autogama (20-30% allogamia). Il FRUTTO è la siliqua, con un seme a forma sferica, di colore che può essere rosso, bruno e nero, e un peso di 3,5-4 mg. Ha una durata del ciclo biologico di 5-6 mesi, variabile in funzione della varietà delle condizioni ambientali e l’epoca di semina. ESIGENZE TERMICHE: è una specie microterma. Per le forme biennis, la vernalizzazione avviene ad una temperatura di 8-10°C per 20-30 giorni. La temperatura ottimale durante il ciclo è di 20-22°C. le basse temperature causano: durante la fioritura, scarsa vitalità del polline. Durante la maturazione, scadente qualità dell’olio. Le elevate temperature: durante la fase vegetativa, causa una mancata fioritura; durante la fioritura, causa una precoce defogliazione; durante la maturazione, crea un ridotto tenore in olio. Per ciò che riguarda le esigenze idriche: fino a 400-500 mm, si ha un incremento lineare di produzione: fino a 700mm, si hanno ulteriori incrementi; oltre 700, si rischia attacchi fungini. I terreni adatti sono quelli argillosi profondi e fertili; i terreni da evitare, sono quelli sciolti e organici. Gli avvicendamenti consigliati sono: riduzione della frequenza di ringrano; ciclo più breve del frumento; un efficace controllo delle infestanti, fonte di sostanze organiche. semina: l’epoca ottimale, si ha uno sviluppo ideale per affrontare l’inverno;l’epoca anticipata, si ha il rischio di sviluppo eccessivo prima dell’inverno; l’epoca ritardata, si ha uno sviluppo non ideale per affrontare l’inverno. La modalità di semina, se viene effettuata con una seminatrice da cereali, la distanza tra le file è di 17-18 cm o 34-36 cm. Se viene effettuata co una semina di precisione, è di 40 cm, con una profondità di 2-3 cm. Le concimazioni vengono effettuate con azoto: il primo anno con una piovosità alta di 737 mm, che influenza le dosi e l’epoca di azoto sulla resa in granella in anni a differente piovosità. Il secondo anno, con una bassa piovosità di 238 mm. Con fosforo: in terreni mediamente dotati e in terreni ben dotati, 40-50 kg/ha; terreni poveri 80-90 kg/ha. Nei terreni ricchi di calcio, il 20% in più rispetto a quelli poveri. Il potassio, nei terreni ben dotati, circa 100 kg/ha; nei terreni mediamente dotati, 150 kg/ha. E nei terreni poveri, più di 200 kg/ha. Può essere effettuata anche una concimazione con zolfo. Il controllo della flora infestante viene effettuata tramite diserbo chimico, nei periodi di emergenza eripresa vegetativa. La raccolta viene effettuata o per lesioni ai semi o a steli verdi. Una raccolta ritardata può causare deiscenza delle silique. L’umidità del seme ottimale è di 15-20. La raccolta con mietitrebbia da cereali comporta: una riduzione al minimo della ventilazione; riduzione velocità controbattitori; una riduzione della distanza tra controbattitori e controbattitori. LINO – LINUM USITATISSIMUM Fa parte della famiglia delle Linacee. Ha origine tra il golfo persico, mar caspio e mar nero, ed è diffuso negli usa, asia , africa, europa meridionale. In italia è presente soprattutto nel meridione, in sicilia e puglia. Ha un sistema radicale fittonante poco ramificato e sottile. Uno stelo con portamento eretto, con numero di ramificazioni di 1-2, ed un altezza che varia da 40 a 100 cm. le foglie hanno un colore verde intenso; presentano fillotassi alterna a spirale; sessili, intere, strette e allungate. L’infiorescenza presenta, fiori solitari o riuniti in corimbi. Il fiore è ermafrodito, con 5 sepali liberi, 5 petali liberi obovati bianchi o azzurri, 5 stami saldati alla base , 5 sili e 5 stimmi. E’ una specie prevalentemente autogama. Il frutto, è una capsula subglobulosa, indeiscente, composta da 5 carpelli. Il seme ha una forma appiattita, di colore bruno rossastro o giallo. Presenta un tegumento liscio e lucente ed ha un peso di 5-10 mg. Il ciclo biologico è di: 100-120 giorni per la semina primaverile (nord italia); 140-200 giorni per la semina autunnale (sud italia), e varia in funzione della varietà, delle condizioni ambientali e l’epoca di semina. Per quanto riguarda le esigenze termiche, le temperaute ottimali durante il ciclo sono di 20-25°C. tollerano qualche grado sotto lo zero. I terreni adatti sono quelli di medio impasto profondi fertili. Le concimazioni indicate sono quelle azotate, fosfatiche e potassiche. Le lavorazioni del terreno vengono effettuate in base all’epoca e alla profondità, tenendo conto : della natura del suolo, andamento stagionale e avvicendamento. La semina avvien: al nord (marzo-aprile), al centro (inizio-metà ottobre), al sud ( fine ottobre-metà dicembre). Una semina troppo anticipata, comporta un rischio di sviluppo eccessivo prima dell’inverno. La semina viene effettuata con la seminatrice da cereali, con una distanza di 15-17 cm ed una profondità di 23 cm. Il controllo delle infestanti avviene con diserbo chimico in emergenza e ripresa vegetativa. La raccolta, se anticipata, causa lesioni ai semi o avviene a steli verdi. L’umidità ottimale è del 15%, con mietitrebbia da cereali, riducendo la ventilazione, riducendo la velocità controbattitore e riducendo la distanza tra battitore e controbattitore. GIRASOLE – HELIANTUS ANNUUS Fa parte della famiglia delle Asterace. Il Girasole è una pianta di origine americana che è stata introdotta in Europa nei primi decenni del 1500 come pianta ornamentale, assumendo tuttavia una certa importanza come pianta oleifera soltanto nel Settecento. Dalla seconda metà dell'Ottocento ha avuto una notevole diffusione specialmente in Russia. Oggi è largamente coltivata a livello mondiale, tanto che attualmente si trova al secondo posto, dopo la soia, tra le piante produttrici di olio. Il Girasole è una pianta annua di grande sviluppo, con lunga radice fittonante su cui sono inserite le radici laterali. Il fusto può raggiungere notevoli altezze: nelle varietà da olio fino a 2 metri circa. Il culmo è eretto e solo a maturità si curva nella parte terminale per l'aumento del peso dell'infiorescenza. Sullo stelo sono inserite le foglie, ruvide su entrambe le facce, munite di un lungo picciolo e di forma diversa a seconda della posizione; sono opposte fino al 2°-3° paio, mentre in seguito sono alterne. Il culmo termina con l'infiorescenza o calatide, le cui dimensioni sono molto variabili (10-40 cm di diametro). Questa infiorescenza è caratterizzata, esternamente, da una corona di fiori sterili con grandi ligule gialle, entro cui sono inseriti tutti gli altri, più piccoli, fertili ed ermafroditi. Il numero totale dei fiori varia da 500 a 3.000. I fiori schiudono in maniera scalare, con andamento centripeto. In seguito alla fecondazione si forma un frutto secco indeiscente, detto achenio, di dimensioni e forma variabili (peso 1000 semi: 60-90g). L'olio contenuto nell'achenio rappresenta in media il 40-50% del peso del seme. Caratteristico del Girasole è l'eliotropismo, cioè il fatto di seguire il movimento della luce durante il giorno; talefenomeno, che riguarda l'infiorescenza durante la fase di sviluppo e le giovani foglie, cessa al sopraggiungere della fioritura, tanto che da questo momento in poi la maggior parte dei fiori rimane rivolta verso est sud-est. ciclo biologico è di: 190-200 giorni per la semina autunnale (sud italia); 130-150 gorni per la semina primaverile (sud-nord italia); 80-90 giorni per la semina estiva (sud- nord italia), e varia in funzionedel genotipo, condizioni ambientali e epoca di semina. Nel ciclo (di 85-130 giorni per le nuove varietà,180 giorni per quelle vecchie) si possono distinguere le seguenti fasi: germinazione, emergenza, formazione delle foglie, differenziazione dei bottoni fiorali, crescita attiva, fioritura, formazione e riempimento del seme e maturazione. consumo idrico elevato, Il girasole riesce, in caso di carenza idrica, a sfruttare l'umidità degli strati profondi grazie al notevole sviluppo capillare dell'apparato radicale (1,5-2 metri). Il girasole è adatto alla coltura asciutta, nei terreni dotati di una buona capacità idrica e lavorati profondamente delle regioni centrali dove la piovosità estiva è irregolare ma ha una certa consistenza. nelle regioni meridionali, troppo aride, il girasole può essere coltivato solo con il sussidio dell'irrigazione. il terreno, sono da evitare quelli troppo sciolti perché incapaci di trattenere l'acqua, e quelli troppo pesanti, specie se mal preparati e privi di struttura (ottimali quelli profondi, con elevata capacità di ritenzione). Il pH deve essere intorno a 6-7,2 La temperatura ottimale per la germinazione è di 14-15°C, per lo sviluppo è di 18-20°C, per la fioritura, per la maturazione e il riempimento semi è di 18-22°C. Ha una massima resistenza al freddo allo stadio di plantula. l’avvicendamento: libera presto il terreno, ha un’ottima azione rinettante, ottimacoltura da rinnovo ed è una precessione ideale per i cereali macrotermi. Il girasole è, quindi, una tipica pianta da rinnovo, è un ottimo preparatore del frumento. Ha un ciclo primaverile-estivo molto breve e lascia il terreno in buone condizioni di fertilità grazie agli abbondanti residui colturali. Infestanti: Una volta sviluppata, ha una notevole capacità di soffocare le infestanti. Tra una coltura e l'altra è consigliabilelasciare un intervallo di 6-7 anni. Lavorazioni: Vista la limitata capacità di penetrazione delle radici, è necessaria una aratura a notevole profondità (50-60 cm)ed il terreno nei primi 6-8 cm dovrà essere ben amminutato. la semina in Italia viene effettuata nella prima metà di aprile al Nord, verso la fine di marzo al Centro e non oltre la metà di marzo al Sud. La semina ( che si effettua a metà marzo – inizio aprile al sud opp. Ad inizio marzo o fine ottobre -fine febbraio) viene fatta a file distanti 60-70 cm, con seminatrice di precisione, curando la distanza di semina in modo da avere senza diradamento 4 piante a metro quadrato (4-6 kg/ha). concimazione: azotata (80-120 kg/ha) fosfatica (60-80 kg/ha) e potassica (solo se è in carenza). L’azoto può essere somministrato, o in unico apporto o anticipato alla semina. Fosforo e potassio, interrato con lelavorazioni. RACCOLTA E RESA La raccolta inizia quando si verifica la caduta spontanea degli involcri fiorali portati dal frutto, il viraggio al bruno della calatide e la completa secchezza delle foglie basali e di parte di quelle mediane. Una buona produzione di acheni si aggira intorno a 0,20-0,25 t/ha; in condizioni molto favorevoli di può arrivare a 0,4. Da 100 kg di semi di girasole si ottengono 35-40 kg di olio MAIS – ZEA MAYS Fa parte della famiglia delle graminacee. La metà del mais mondiale viene prodotto nel usa e cina. L’europa rappresenta il terzo produttore mondiale. In italia, ha un’elevata resa, ottima integrazione nella zootecnica, ed ha molteplici utilizzi. Le sue criticità sono: un elevato costo di produzione, elevati fabbisogni ambientali di tipo idrici e concimazioni azotate. Alcuni problemi tecnici sono dettati da parassiti, microtossine, ecc… Il Ciclo del mais viene suddiviso in: germinazione e attecchimento; sviluppo vegetativo; fioritura e maturazione della granella. La morfologia del mais: è una pianta monoica con fiori maschilie femminili sulla stessa pianta ma in posizioni diverse. Presenta una ligula lunga priva di auricolare. Una pannocchia apicale con solo fiori maschili con antere contenenti il polline. La spiga (o spadice) si trova all’ascella della quinta-sesta foglia con soli fiori femminili, senza stigma, con lunghi stili che fuoriescono dalle brattee. La fecondazione è allogama, l’impollinazione anemofila. Presenta un apparato radicale, con radici secondarie che partono dal secondo nodo e non accestisce. La germinazione e l’attecchimento (avvengono nel giro di 3 settimane): le radici seminali, raggiungono il massimo sviluppo ed inizia la fase di esaurimento; le radici avventizie: inizia l’accrescimento. I fattori che influenzano la germinazione, sono: temperatura ed umidità. La LEVATA, inia con un rapido accrescimento della pianta, con l’allungamento ed emissione delle radici avventizie, l’emissione dei polloni. I fattori che influenzano negativamente la levata, sono: stress idrico(si chiudono gli stomi, le foglie si accartocciano), e carenze nutrizionali. La FIORITURA avviene da 45-50 giorni a 75-80 giorni in rapporto al tipo di: emissione dell’infiorescenza maschile e accrescimento della spiga; deiscenza delle antere; comparsa degli stili-stigmi recettivi al polline dopo 2-3 giorni dalla comparsa. Le fasi della fioritura sono: dopo la fecondazione gli stili appassiscono e si attua una funzione di riserva per lo stocco e il tutolo. La maturazione è: - lattea: 3 settimane dalla fecondazione cerosa: un mese dopo la lattea piena: 3 settimane dalla cerosa di morte. Il frutto è una cariosside, composta da acqua, amido, proteine, grassi, zuccheri, cellulosa. ESIGENZE TERMICHE E LUMINOSE: la temperatura ottimale, essendo un cereale macroterma, è di 24-30°C (10°C la minima sopportabile e 32-33°C, inizia a creare danni). Superiore a 40°C, sia avrà una cattiva allegagione, devitalizzazione del polline, aborto fiorale e mancanza di deiscenza dei sacchi pollonici. Per ciò che riguarda la luce: è una pianta C4 e quindi può sintetizzare con oltre 60000 lux e l’anidride carbonica ha una concentrazione 10 volte inferiore alla pianta C3. E’ un prototipo di pianta eliofila e da brevidiurna passa a neutrodiurna. ESIGENZE IDRICHE: pioggia, un apporto idrico di 250-5000mm, un consumo idrico che va da 3000 a 8000m3 per ha. Periodo critico a fine levata- fioritura. ESIGENZE PEDOLOGICHE: aderiscono ai terreni a medio impasto ben aerati e ricchi di sostanza organica. Non sopportano terreni asfittici o troppo argillosi. MIGLIORAMENTO GENETICO: E’ una pianta allogama, è un incrocio intervarietale, la quasi totalità della produzione è basata su ibridi (ibridi semplici) a due vie, cioè un incrocio tra due linee pure. ADATTABILITA’ DEL MIGLIORAMNETO GENETICO: adattabilità, vigore precoce, basso contenuto di lignina, OGM (resistenza agli erbicidi non selettivi, alla pilaride, ai ceppi virali). CONCIMAZIONE: letamazione, interramento di residui colturali con aggiunta di azoto, azoto 200-300 kg/ha preferibilmente frazionato, fosforo 50-100 kg/ha, potassio 50-100 kg/ha. SEMINA: in primavera, con seminatrice di precisione ed una profondità di 5-6 cm, ed una distanza tra le file di 70-75 cm. COLTURE FORAGGERE Le PIANTE FORAGGERE, sono piante destinate in tutto o in parte all’alimentazione degli animali. Il PRATO è l’organo utilizzato, e si divide: in organi epigei, granella e organi ipogei. I FORAGGI, sono i prodotti ottenuti o derivati dal primo gruppo di colture. Gli alimenti per gli erbivori, contengono sempre almeno la parte vegetativa delle piante (fieno, insilati). I MANGIMI CONCENTRATI, sono i prodotti ottenuti o derivati dal secondo gruppo di coltura. Gli alimenti ad elevato contenuto energetico e proteico derivato dagli organi riproduttivi delle piante. Gli ALIMENTI COMPLEMENTARI, sono i prodotti ottenuti o derivanti dal terzo gruppo di colture (patate, barbabietole, cioè gli organi di accumulo e i prodotti secondari (paglie, stocchi di mais, ecc) Le piante prative sono circa 100 specie e sono graminacee, leguminose e altre specie. Le modalità di utilizzo si dividono in: consumo fresco: pascolo e foraggiamento verde; conservazione: essiccamento e insilamento. Le risorse foraggere in italia sono: 5-8% pascolamento; 4-5% foraggiamento verde; 80-85% foraggio conservato. I VANTAGGI E SVANTAGGI DEL PASCOLO: Ottimale per l’animale, minori perdite con rese più basse, perdite per calpestio o spreco. I VANTAGGI E SVANTAGGI DEL FORAGGIO VERDE: aspetti organizzativi; aspetti nutrizionistici (con diete bilanciate), aspetti favorevoli (aspetti che mancano al pascolo) I VANTAGGI E SVANTAGGI DEI CONSERVATI: composizione costante, integrazione co concentrati, aspetti nutrizionistici (con diete bilanciate) MANCANZA DI UNIVOCITA’: Modalità di utilizzazione dell’erba: prati, pascoli e prati-pascoli; Modo di formazione del prato: naturale o artifiiale. Durata e posto nella rotazione: annuale, temporaneo o permanente; temporaneo e permanente (stabili e avvicendati). Le COLTURE FORAGGERE POSSONO ESSERE: TEMPORANEE (inferiore a 10 anni) e si dividono in erbai e prati avvicendati. I Prati possono essere: monofiti (specie) e polifiti (graminacee, leguminose ed altri miscugli). I PRATI AVVICENDATI, possono essere: monofiti (specie) e polifiti (artificiali e naturali). Pe ciò che riguarda le colture PERMANENTI, si dividono in: prati (asciutti o irrigui) e Pascoli. ERBAI Gli erbai, sono colture foraggere a breve ciclo della durata massima di un anno: possono essere in coltura principale o intercalare. Hanno avuto un’evoluzione nella diffusione nel panorama varietale, nelle tecniche colturali, nelle attrezzature per la raccolta e per la conservazione. Mostra dei vantaggi, come l’elevata potenzialità produttiva, facili nella conservazione come gli insilati. Sono delle colture intercalari ed entrano a far parte nella catena del foraggiamento verde. Gli erbai vengono classificati, in base alla stagione di coltura: autunno- primaverili, primaverili-estivi, primaverili, estivi, estivo-autunnale. La famiglia botanica può essere: graminacee, leguminose, crucifere e chenopodiacee. Il tipo di coltura può essere monofita (o in purezza), o polifita (o in miscuglio). Il foraggio viene utilizzato, da foraggio verde, da insilato e da fieno o da fieno + pascolo. Per ciò che riguarda gli erbai autunno- primaverili e primaverili, al centro sud, hanno la funzione di risorsa foraggera, ed è un’alternativa alla monocoltura cerealicola. Per gli erbai primaverili-estivi ed estivi, al nord, hanno la funzione di superficie totale ad erbaio di circa il 76% ed è il 91% della produzione totale di energia. Il Mais, produce il 98% dell’energia totale ed il 95% della superficie totale ad erbaio. Mais+sorgo+cereali autunno-vernini (orzo e triticale), per insilamento, contribuiscono alla produzione totale di energia per quasi il 30%. Per quello che riguarda gli erbai autunno-primaverili, riguardo le graminacee, vengono utilizzazti: segale, orzo, frumento, triticale, avena, loiessa. Di queste, si sfrutta l’adattabilità e la produttività anche per la produzione di foraggio. Per ciò che riguarda le leguminose, come trifoglio, vecce, fava, pisello, lupino, spesso vengono utilizzate in consociazione con qualche graminacee e venivano usate anche come foraggi. Per le crucifere, come colza, rapa, presentano delle esigenze termiche ridotte. Venivano usati come foraggi, anche adesso ma in modo secondario. Per i Miscugli tra avena-veccia, avena-veccia-pisello, avena-favino, vi è un foraggio con una composizione più equilibrata e presentano glucidi nelle graminacee e proteine nelle leguminose. PRATI I prati, sono colture foraggere poliennali falciabili, sono la principale risorsa foraggera del nostro paese. Il foraggio viene utilizzato per consumo fresco, affienamento e per insilamento. In passato il prato era il perno fondamentale dell’agricoltura italiana, perché era il fertilizzante per cereali e ortaggi. Poi vi fu una rivoluzione economico-sociale, e fu introdotto in zootecnia. La durata dei prati si divide in avvicendati che permangono per 5 anni e vengono utilizzati per uso zootecnico) e permanenti (cioè, che erano stati usato per la produzione di erba e piante erbacee da foraggio, anche se il terreno è stato arato e seminato con un’altra varietà di pianta erbacea da foraggio diversa dalla precedente). I prati si dividono in: monofiti, oligofiti, polifiti. MONOFITI: In Italia, viene utilizzato come prati avvicendati con leguminose vivaci o biennali. Importante utilizzo si ha di: erba medica, trifoglio pratense e bianco, sulla e lupinella. Le caratteristiche dei prati monofiti, è che hanno più fertilità dei terreni e foraggi molto proteici. OLIGOFITI: sono prati avvicendati, poco diffusi in Italia e vengono usate graminacee e leguminose. Presenta alcuni vantaggi, come: rese stabili, maggiore durata del prato, foraggio di composizione equilibrata, minore presenza di infestanti, hanno una migliore difesa contro l’erosione. Per quello che riguarda le caratteristiche delle specie, presentano: un’elevata adattabilità dell’ambiente, buona sincronia del ciclo fenologico. POLIFITI: sono prati permanenti (10 anni), tipici dei territori a clima temperato-umido, ed in Italia quelli polifiti, sono asciutti o irrigui. Vengono utilizzate graminacee e leguminose. Per ciò che riguarda in generale l’irrigazione, viene effettuata la Marcita o prato marcitoio, cioè un prato permanente irriguo, viene effettuata un’irrigazione termica con una temperatura delle acque falde di 1012°C durante l’inverno. La marcita, produce dai 5 ai 6 tagli l’anno (foraggio verde per le vacche da la latte). Sono localizzati principalmente nelle pianure lombarde e piemontesi in terreni idonei e con una buona disponibilità di acqua. E durante l’estate la marcita, non si differenzia da un normale prato irriguo. GRAMINACEE DA PRATO Quelle da prato, sono graminacee poliennali o perenni. Sono diffuse nei paesi del centro-nord Europa, ma poco diffuse nell’europa mediterranea date le condizioni climatiche e pedologiche poco favorevoli, date dalla difficoltà nella preparazione di letti di semina, una scarsa conoscenza delle caratteristiche agronomiche, prolungati periodi di siccità. Sono molto diffuse nelle aree montane e collinari, perché resistono al morso ed al calpestio, proteggono il suolo dall’erosione e non provocano meteorismo. Nel miscuglio, spesso vengono consociate a leguminose. L’epoca e la precocità della fioritura può essere primaverile e estivo-autunnale. Possono essere Cespitosi, Stoloniferi e Rizomatosi. Il portamento può essere: eretto, semieretto, semi prostrato, prostrato e viene utilizzato come foraggio verde, fieno, insilato. Altre caratteristiche delle graminacee da prato: hanno la capacità di ricaccio, resistenti alle avversità, rapidità di insediamento. Presentano radici fascicolate , ed hanno un potere antierosivo ed hanno un forte ancoraggio. Si rinnova ogni anno, con un incremento di humus e minore resistenza all’aridocoltura. Per ciò che riguarda il fusto (culmi), sono articolati in nodi ed internodi e possono essere molto fitti, cauli sotterranei, cauli superficiali, cauli superficiali struscianti e con nodi inferiori ingrossati. Le foglie, articolate in guaina e lamina. Possiamo avere una presenza ed un assenza di ligula e auricole. Il fiore è racchiuso tra due glumette (lemma inferiore e palea superiore). Presenta 3 stami, 1 ovario uniloculato, 2 lodicule. E’ una specie allogame, ma in alcune situazioni può essere monica, dioica, casmogame e cleistogame. Il frutto è una cariosside e può essere nuda e vestita. Le spighette sono riunite su un asse centrale, protette da due glume: inferiore, spesso esterna; superiore, spesso interna. L’infiorescenza, sono fiori riuniti in spighette inserite sul rachide e possono essere: sessili, sulla spiga. Pedicellate, pannocchia o panicolo. CICLO DI SVILUPPO: E’ molto simile a quella dei cereali: fase vegetativa (germinazione e accestimento), fase riproduttiva (fioritura e fecondazione), fase di maturazione (riempimento e maturazione). La differenza da quello dei cereali è la capacità di ricaccio (ciclo interrotto periodicamente) e la perennità. Per la fase di germinazione, è sufficiente una temperatura di 0-2°C, ma la temperatura ottimale è di 1015°C, ed avviene in 10-20 giorni (a seconda della specie). Nella fase di accestimento, si ha una differenziazione di nuovi steli dai meristemi basali delle foglie; si arresta col passaggio alla fase riproduttiva e riprende col ricaccio; dipende dal numero di gemme risparmiate nella precedente utilizzazione. Con la Levata, si ha l’allungamento degli internodi. Con la fioritura, si avrà la fuoriuscita degli stami dalle glume. In caso di mancata utilizzazione, si avrà la formazione e la maturazione delle cariossidi, e quindi: richiamo delle sostanze nutritive, disseccamento degli organi vegetativi, sopravvivenza di alcune parti della pianta. In caso di utilizzo, invece: si avrà il pascolo o lo sfalcio. Il ricaccio è condizionato dall’attività fotosintetica delle parti verdi residue, ed il livello delle sostanze di riserva delle radici. Dopo l’utilizzo, avremo un consumo delle riserve glucidiche delle radici per la ricostituzione della parte aerea. L’equilibrio tra consumo e accumulo è uguale alla ricostituzione delle riserve ad opera dell’apparato fotosintetizzante. Il numero di ricacci, nelle migliori condizioni è di 5-6 l’anno, e si tiene conto della specie e della varietà, le condizioni pedoclimatiche, interventi agronomici e il sistema di utilizzazione. TECNICA DI COLTIVAZIONE: avviene con un’accurata preparazione del letto di semina, tenendo conto dell’epoca (natura del terreno e la distribuzione delle piogge). La profondità va da 25 a 40 cm e si tiene conto delle distribuzioni delle piogge, la natura del terreno e lo sviluppo dell’apparato radicale. I lavori complementari che vengono effettuati sono l’estirpatura, serie di erpicature in croce e la rullatura pre e post-semina. La semina viene effettuata o a righe, con uso di seminatrici; o a spaglio, dove non è possibile l’uso di seminatrici, con una profondità max di 1 cm; una distanza tra le file di 10-20 cm, e la rullatura prima e dopo la semina. Viene effettuata la semina a fine estate e inizio inverno, o primavera nelle aree ad inverni rigidi e precoci. UTILIZZAZIONE DEL FORAGGIO: per il pascolo, che non provoca gonfiori; verde in stalla, ma non oltre la spigatura; l’insilato, per avere una minore perdita rispetto alle leguminose. Il primo sfalcio, avviene a inizio-metà spigatura e sfalci successivi, dopo 4-6 settimane. SCELTA DI SPECIE E VARIETA’: variabilità tra le specie e tra le varietà. SUDDIVISIONE IN 4 CATEGORIE DI SPECIE: 1. ad ampio areale di adattamento 2. prevalentemente adatte ad aree temperate fresche 3. microterme prevalentemente adatte ad ambienti mediterranei sub-aridi 4. macroterme prevalentemente adatte ad ambienti mediterranei aridi AD AMPIO AREALE DI ALLETTAMENTO: ERBA MAZZOLINA: Che ha una grande rusticità, con una produzione elevata; un’elevata adattabilità all’ambiente, un ottima resistenza al freddo ( meno nei primi stadi) ed una discreta resistenza alla siccità; longeva a 5-8 anni; si adatta a tutti i tipi di terreni basta che siano ben drenati, e possiede tutte le caratteristiche positive per le foraggere. FESTUCA ALTA: oggi è la più importante delle festuche, è rustica, più dell’erba mazzolina; ha un’elevata adattabilità all’ambiente; un’ottima resistenza al freddo e alla siccità; si adatta a tutti i tipi di terreno ed ha una maggiore tolleranza al pH ed una maggiore resistenza per asfissia radicale, ed è molto longeva (6-10 anni). FESTUCA ROSSA: ha una taglia piccola di 30-60 cm, foglia larga ed un ottima qualità ed un’appetibilità elevata. Ha una modesta produttività ed è adatta al pascolamento. Adatta agli ambienti freschi di collina e di montagna ed è adatta anche per i prati sportivi ed ornamentali. FESTUCA OVINA: è molto rustica, ed ha una taglia bassa di circa 20-40 cm. E’ adatta ad ambienti difficili di collina e di montagna, presenta foglie sottili. E’ una piata spontanea e si adatta a terreni magri e a climi freddi e siccitosi. E’ poco utilizzata ed ha una produttività ed un valore foraggero mediocri. PRATI PREVALENTEMENTE ADATTI AD AREE TEMPERATE FRESCHE: LOIETTO INGLESE: è la graminacea più importante al mondo, sopporta male il caldo e la siccità, ma ha delle qualità eccellenti ed un’appetibilità elevata. LOIESSA: molto usata nei miscugli, molto aggressiva (contrasta le malerbe quando ancora le altre specie perenni sono ancora molto deboli). Ha una competizione temporanea (2 anni) con le altre specie, e viene utilizzata per valutare le competizioni. MICROTERME PREVAELNTEMENTE ADATTE AD AMBIENTI MEDITERRANEI SUB-ARIDI: BROMO CATARTICO- FALARIDE TUBEROSA- LOGLIO RIGIDO. MACROTERME ADATTE AD AMBIENTI MEDITERRANEI ARIDI: GRAMIGNA-ERAGROSTIDE- PANICO VERGATO. LEGUMINOSE DA PRATO La classificazione botanica è basata su caratteristiche di fiore ed infiorescenza, forma e composizione delle foglie e tipo e conformazione del legume e del seme. La classificazione agronomica, viene effettuata: - in base alla durata: annuali (erbai), biennale e/o poliennali (prati da vicenda), longevi di lunga durata /prati permanenti, pascoli) specie con tipi annuali e biennali, specie con tipi biennali e perenni, specie con tipi annuali, biennali e poliennali. - Epoca e precocità di fioritura: che può essere primaverile, estivo e estivo-autunnale. - Taglia: molto alta (> 150 cm), alta (80-150 cm), media (40-80 cm), bassa (<40 cm) - Il portamento, può essere: eretto, semieretto, prostrato, semi-prostrato, stolonifero, volubile o rampicante. - Tipo di utilizzo: per il consumo verde (pascolo o post sfalcio), fienagione ed insilamento. - Altre caratteristiche: capacità di ricaccio, rapidità d’insediamento, resistenza alle avversità, attitudine alla produzione di seme. - Le RADICI, possono essere o fittonanti o radici avventizie emesse dagli stoloni ed avremo amche una presenza di tubercoli radicali. - Le FOGLIE sono alternate (raramente opposte), pennate (da 2 a molte paia di foglioline), trifogliate (foglioline sessili o picciolate), digitate (sessili all’estremità del picciolo), semplici (ridotte alla fogliolina terminale). Presentano delle stipole alla base dei piccioli e stipolette alla base dei piccioletti. - Il FIORE generalmente è ermafrodita, e variano da 1 a molti riuniti in peduncoli ascellari (capolini) e terminali (racemi). La fecondazione è prevalentemente allogama, l’ovario è supero monocarpellare con diversi ovuli, il calice è formato da 5 sepali spesso saldati, la corolla con 5 petali e 10 stami o monoadelfi (con tutti i filamenti saldati) o diadelfi (9 saldati e 1 libero). - Il FRUTTO ha forma e dimensioni che prende le caratteristiche dalla specie, con 1 o più semi; può essere deiscente a maturità (ginestrino), indeiscente (lupinella). FASE DI SVILUPPO - La GERMINAZIONE può essere ipogeica ed epigeica. - L’ACCRESCIMENTO: si ha la formazione delle ramificazioni delle gemme basali, uno sviluppo rapido della radice e conformazione a fittone, ed il ricaccio della corono dopo l’utilizzazione. - La FIORITURA è il momento ottimale per l’utilizzazione - La MATURAZIONE si divide in: o accumulo di sostanze di riserva nei semi, o lignificazione della parte vegetativa TECNICA DI COLTIVAZIONE - Preparazione del letto di semina in modo accurato; l’epoca fa riferimento alla natura del terreno e alla distribuzione delle piogge, e vengono coltivate con una profondità che va da 25 a 40 cm, tenendo conto della natura del terreno, la distribuzione delle piogge e la profondità dell’apparato radicale ( maggiore profondità per l’erba medica, meno profondità per il trifoglio). I lavori complementari vengono fatti tramite: erpicatura, serie di erpicatura in croce e rullatura pre e postsemina). La concimazione: azoto, fosforo e potassio. La semina avviene: a righe, a spaglio (dove non è possibile l’uso di seminatrici, con una profondita di 1 0 2,5 cm max. distanza tra le file di 13 18 cm e la rullatura prima e dopo la semina. In primavera per l’alta collina e montagna del centronord, e in autunno nelle zone miti del meridione. UTILIZZO DEL FORAGGIO: pascolo, alimentazione verde in stalla e produzione del fieno, ed insilamento. DURATA DEL PRATO: i fattori limitanti sono: specie e varietà on adatte, cattiva preparazione del letto di semina , insufficienza del drenaggio in terreni pesanti, sfalci troppo distanziati e sfalci radenti al terreno. ERBA MEDICA – MEDICAGO SATIVA E’ la regina delle foraggere. Ha un’elevata produzione di foraggio, un alto valore nutritivo, una buona resistenza alla siccità e alle basse temperature, un apparato radicale molto profondo. In Italia la troviamo in particolar modo al Nord. Nel mondo ne troviamo circa 15 milioni di ha.In Italia ha una grande importanza nelle aree di produzione del Parmigiano Reggiano. Il foraggio viene utilizzato, per il fieno, per il consumo fresco, insilato e farina disidratata. E’ una pianta perenne (3-5 anni),con radice fittonante molto sviluppata, cespitosa, con foglie trifogliate con una foglioline centrale peduncolata, l’infiorescenza di 10-20 fiori di colore azzurro-violaceo, baccelli spiralati. Per ciò che riguarda l’avvicendamento, è una coltura miglioratrice. Produce 2-3 tagli in asciutto e 4-6 tagli in irriguo. SULLA – SULLA CORONARIA La sulla ha radice fittonante, unica nella sua capacità di penetrare e crescere anche nei terreni argillosi e di pessima struttura, come ad esempio le argille plioceniche. Gli steli sono eretti, alti da 0,80 a 1,50 m, e rendono difficile la fienagione. Le foglie sono imparipennate, composte da 4-6 paia di foglioline, leggermente ovali. Le infiorescenze sono racemi ascellari costituiti da un asse non ramificato sul quale sono inseriti con brevi peduncoli i fiori in numero di 20-40. i fiori sono piuttosto grandi, di colore rosso vivo caratteristico. La fecondazione è incrociata, assicurata dalle api. Il frutto è un lomento con 3-5 semi, cioè un legume che a maturità si disarticola in tanti segmenti quanti sono i semi; questo seme vestito si presenta come un discoide irto di aculei, contenente un seme di forma lenticolare, lucente, giallognolo. 1000 semi vestiti pesano 9 g, nudi 4,5. è spesso presente un’alta percentuale di semi duri. La pianta di sulla è molto acquosa, ricca di zuccheri solubili e abbondantemente nettarifera, per cui è molto ricercata dalle api. Esigenze ambientali e tecnica colturale La sulla è resistente alla siccità, ma non al freddo: muore a 6-8 °C sotto zero. Quanto al terreno si adatta meglio di qualsiasi altra leguminose alle argille calcaree o sodiche, fortemente colloidali e instabili, che col suo grosso e potente fittone riesce a bonificare in maniera insuperabile, rendendole atte ad ospitare altre colture più esigenti: è perciò pianta preziosissima per bonificare, stabilizzandole e riducendone l’erogazione, le argille anomale dei calanchi, delle crete, ecc. La sulla è un ottima coltura miglioratrice, per cui si inserisce tra due cereali. La semina in passato di solito si faceva in bulatura, in autunno con 80-100 Kg/ha di seme vestito, o in primavera con 20-25 Kg/ha di seme nudo. Attualmente una tecnica d’impianto assai seguita è quella di seminare, a fine estate sulle stoppie del frumento, seme nudo. Alle prime piogge la sulla nasce, cresce lentamente durante l’autunno e l’inverno e dà la sua produzione al 1° taglio, in aprile-maggio. Gli eventuali ributti, sempre assai modesti, possono essere pascolati prima di lavorare il terreno per il successivo frumento. Se il terreno non ha mai ospitato questa leguminosa ed è perciò privo del rizobio specifico, non è possibile coltivare la sulla, che senza la simbiosi col bacillo azotofissatore non crescerebbe affatto o crescerebbe stentatissima. In tal caso è necessario procedere all’"assullatura", inoculando il seme al momento della semina con coltura artificiali del microrganismo. Varietà e utilizzazione Il sullaio produce un solo taglio al secondo anno, nell’anno d’impianto e dopo il taglio fornisce solo un eccellente pascolo. L’erba di sulla è molto acquosa (circa 80-85%) e piuttosto grossolana: ciò che ne rende la fienagione molto difficile. Le produzioni di fieno sono variabilissime, con medie più frequenti di 4-5 t/ha. Il foraggio si presta bene ad essere insilato e pascolato. Un buon fieno di sulla ha la seguente composizione: s.s. 85%, protidi grezzi 14-15% (su s.s.), U.F. 0,56 per Kg di s.s. Attualmente vi sono quattro varietà iscritte al registro nazionale: "Grimaldi", "Sparacia", "Bellante" e "S. Omero". Nei Paesi in cui la specie è stata introdotta di recente sono stati avviati programmi di miglioramento che hanno già condotto alla costituzione di nuove varietà come ad esempio la "Necton" in Nuova Zelanda. COTONE - GOSSYPIUM Fa parte della famiglia delle malvacee. Il cotone è una pianta arbustiva originaria del subcontinente indiano e delle regioni tropicali e sub tropicali dell’Africa e delle Americhe. Il cotone ha una radice fittonante e ben sviluppata e può raggiungere una profondità di oltre 30 cm. il fusto è eretto ,pubescente ,più o meno ramificato . I rami sono divisi in crescita e frutto. I primi si trovano nella parte inferiore dello stelo e vengono lanciati ad angolo acuto. Le foglie glabri o pubescenti, che raggiungono dimensioni assai diverse secondo la specie (da 50 cm a 7 m), sono palmate-lanceolate suddivise in 5 -7 lobi. La pagina superiore è di colore verde brillante mentre quella inferiore è ricoperta da una corta peluria biancastra ed è di colore verde tenue. I margini sono lisci. I fiori, grandi , vistosi e solitari, muniti di brattee intere o dentate, con ovario a 3-5 loculi, sono portati da infiorescenze apicali e laterali e sono inserite su lunghi peduncoli. Ciascun fiore dal diametro di circa 5 centimetri è formato da 5 grandi petali bianchi , gialli o rosei con gola generalmente di colore porpora. I frutti sono caratteristiche capsule che si aprono in 3-5 valve, e da verdi quando sono immature diventano marrone scuro in piena maturazione. In ogni loculo maturano circa 17 semi che portano alla formazione di fibre di colore bianco o marrone. A fine estate, i frutti maturi si aprono mettendo il mostra vistosi ciuffi di bambagia bianca forniti da tantissime fibre molto decorative lunghe più di 2,5 cm. Da 100Kg di capsule si ricavano in media 34 kg di fibra e 66kg di semi. La caratteristica che concorre a determinare la qualità del cotone è la lunghezza delle fibre. Si possono distinguere: -Cotoni a fibra corta: lunghezza delle fibre inferiore a 22,5cm; Cotoni a fibra media : lunghezza delle fibre tra 2,5cm e 3,5cm; -Cotoni a fibra lunga . Lunghezza delle fibre maggiore di 3,5 cm. Oltre alla lunghezza ,la classificazione del cotone avviene in base al grado di purezza, al colore, alla morbidezza, alla finezza e alla resistenza. Le qualità migliori di cotone crescono nei Paesi desertici in cui il terreno viene bagnato con irrigazione (Egitto, Pakistan e Russia Asiatica). semi (corpo riproduttore) subglobosi, oblunghi, muniti di peli più o meno lunghi, in relazione ai quali si distinguono due tipi di piante: quelle che li hanno lunghi, adatti alla filatura, e che si staccano facilmente dal guscio (cotone nudo o nero), e quelle che, oltre ai peli lunghi, tessili, producono semi muniti di una fitta peluria (fuzz), che rimane aderente al guscio anche quando i peli ne sono stati staccati (cotone vestito). Tale peluria, che non è filabile, una volta staccata dal seme con apposita operazione costituisce un'importante fonte di cellulosa (linter). Le specie spontanee di cotone producono semi rivestiti solo di peluria rossiccia, mentre quelle coltivate danno fibre filabili. I semi di di cotone , una volta allontanati dalla bambagia , vengono sottoposti a pressione o a estrazione con solventi per ottenere l’olio di cotone, impiegato nell’alimentazione umana e animale, ma anche per la produzione di saponi e candele. Ciò che resta dei semi dopo l’estrazione dell’olio trova impiego nell’alimentazione del bestiame (panelli) o utilizzati come concime; infine i gusci, trovano impiego come combustibile. Peso medio 1000 semi : 125 g. Il ciclo biologico del cotone è abbastanza lungo,nelle regioni meridionali si compie in circa sei mesi. In ogni fase vegetativa le esigenze climatiche della coltura sono specifiche;occorrono circa 15- 16 °C per la germinazione e temperature più elevate, 25-28 °C ,nelle fasi successive. I terreni adatti sono quelli di medio impasto ,freschi, profondi e permeabili, con pH acido e leggermente salsi. Nel meridione il cotone viene coltivata come coltura sarchiata da rinnovo. Se segue il frumento si effettua l’aratura estiva delle stoppie , cui seguono all’autunno successivo , i lavori di amminutamento e pareggiamento del suolo ,inoltre necessitano estirpature e erpicature per mantenere il terreno libero da erbe infestanti. Concimazioni. Da effettuare in pre-semina , prevede l’apporto di 60-80 unità di N e 80-100 di P2 O5 che migliora la qualità della fibra; l’apporto di K è condizionato dalla ricchezza di tale elemento nel terreno. Preparazione dei semi I semi vengono trattati meccanicamente o chimicamente. Il primo è rimuovere il padded (parziale o completo). "Chimica" è ridotta all'incisione in coppie di acidi cloridrico o solforico. Caratteristiche della fibra di cotone: La fibra di cotone è costituita da cellulosa ; allo stato greggio contiene come impurezze sostanze cerose e grasse, sostanze estrattive non azotate e ceneri. Vista al microscopio essa appare a forma di nastro più o meno ritorto con un canale centrale (lume) vuoto, più o meno schiacciato a seconda della maturità della fibra. All’esame al microscopio elettronico la sezione trasversale della fibra di cotone risulta formata da quattro parti che a partire dall’ interno sono chiamate :lume, parete secondaria, parete primaria e cuticola. SORGO – SORGHUM VULGARE (BICOLOR) Fa parte della famiglia delle poacee. Coltivata principalmente negli stati uniti, india, nigeria e messico. Viene coltivata anche in italia. Il sorgo da granella potrebbe senza seri inconvenienti (salvo le infestazioni di striga nei Paesi tropicali) succedere a se stesso, ma di norma è considerata una pianta da rinnovo che segue e precede un cereale vernino. Non frequente è il caso di sorgo in coltura ripetuta, dato che negli ambienti aridi dove il sorgo viene preso in considerazione, le colture più sicure e redditizie sono i cereali vernini, ai quali il sorgo si alterna per evitare gli inconvenienti del ringrano. Il culmo, alto da 1 a 3 metri, è formato da una serie di nodi e internodi ripieni di midollo che in alcune forme è piuttosto secco, in altre succulento e zuccherino. Le foglie sono lineari, lanceolate, inserite alterne ad ogni nodo del culmo. Il lembo è glabro con superficie pruinosa ed ai margini presenta una lieve dentellatura facilmente percepibile al tatto Il numero di foglie è tanto maggiore quanto più tardiva è la varietà: in media 8-10 per le varietà più precoci, 18-20 per le più tardive. Le gemme dei nodi basali del culmo spesso germogliano determinando un certo accestimento della pianta. La capacità d’accestimento è massima nel sorgo da foraggio, mentre è limitata in quello da granella. L’apparato radicale è, come quello del mais, fascicolato e formato da radici embrionali e avventizie: più del mais è però espanso in larghezza e in profondità; inoltre le radici sono più robuste e fibrose di quelle del mais e dotate di una maggior capacità di estrarre acqua L’infiorescenza è un racemo terminale comunemente detto “panicolo” a portamento di norma eretto, ma in certi casi pendente; il panicolo è compatto o spargolo a seconda della lunghezza e robustezza dell’asse principale e dei rami laterali. Sulle ramificazioni laterali del panicolo sono inserite le spighette sempre accoppiate a due a due: una è sessile e fertile, l’altra è peduncolata e sterile. La spighetta sessile è formata: 1. da due glume che a maturità diventano coriacee e lucenti; 2. da due glumelle di cui la superiore piccolissima e l’inferiore cartacea 3. da un fiore bisessuato tipicamente graminaceo, formato da un ovario supero, uniovulare, con stilo biforcato e stigma piumoso, e da androceo di tre stami.. Le cariossidi hanno dimensioni assai variabili, pesando da 15 milligrammi a 35-40. Ha la caratteristica che la pianta resta verde quando la granella è matura. Il sorgo è una pianta annuale che si autofeconda a ciclo C4 che consente alla pianta di ottenere una buona resa fotosintetica conferendo una migliore efficienza in condizioni climatiche calde e siccitose. GRANO SARACENO – FAGOPYRUM ESCLUTENTUM Fa parte della famiglia delle poligonacee. Il Grano Saraceno, originario dell'Asia (Manciuria o Siberia), fu introdotto in Europa, attraverso la Russia, nel Medioevo. Oggi è ancora diffuso in Russia, mentre in Europa si limita ad alcune zone della Francia e della Germania. In Italia è presente nelle province di Bolzano e Sondrio. Questa pianta è un cereale per la composizione della sua granella che, essendo ricca di amido, viene utilizzata per la produzione di farina panificabile. Caratteri botanici Il Grano Saraceno è una pianta erbacea con radice fittonante poco sviluppata, fusto cilindrico, glabro, eretto, cavo, di colore rosso o verdognolo. Le foglie sono alterne, lanceolate, provviste alla base di una formazione stipolare caratteristica, detta ocrea. L'infiorescenza ascellare o terminale è costituita da racemi corimbiformi, ermafroditi, senza petali, con cinque sepali con fiori bianco-rosei o verdastri. I fiori presentano una eterostilia dimorfa: si possono riscontrare, infatti, fiori con lunghi pistilli e corti stami (tipo pin) e fiori con corti pistilli e lunghi stami (tipo thrum). L'impollinazione, incrociata, può essere sia anemofila che entomofila. Non tutti i fiori danno origine ai semi. Il frutto è un achenio di forma triangolare, al cui centro è posto l'embrione. Peso 1.000 semi pari a circa 20 grammi. Esigenze ambientali e tecnica colturale: Le varietà di grano saraceno si distinguono per la grandezza del frutto, per il suo colore e per la presenza o meno di rugosità. Il grano saraceno è caratterizzato da un accestimento rapido, per cui risulta altamente competitivo con qualsiasi altra pianta, e da una elevata sensibilità alle basse temperature e alla siccità prolungata. Per tali motivi, nelle zone a clima continentale, la semina deve essere fatta a primavera inoltrata, su terreno ben concimato (con concime organico o minerale) e arato superficialmente, distribuendo da 50 a 100 kg/ha di seme in relazione al peso e alle modalità di semina (a spaglio o a righe). Circa i fabbisogni alimentari di questa pianta si può dire che essa è particolarmente esigente di potassio nel caso specifico in cui la coltura è destinata alla sola produzione di granella.Durante il periodo di accrescimento la pianta non necessita di nessuna pratica colturale specifica. VECCIA – VICIA SATIVA Fa parte della famiglia delle fabacee. Originaria dell’Europa orientale ed Asia occidentale. Diffusa in tutto il continente Euroasiatico ed introdotta in Nord America. Sin dai tempi più remoti è stata riconosciuta la validità della specie nell’alimentazione degli erbivori, con la sua coltivazione per la produzione sia di semi che di foraggio. Posto nell’avvicendamento: La Veccia Sativa viene quasi esclusivamente coltivata in regime asciutto e frequentemente in avvicendamento con i principali cereali, assumendo il ruolo di miglioratrice per i notevoli quantitativi di azoto nei residui colturali, in virtù del suo apparato radicale fittonante e ricco di tubercoli. Nelle regioni settentrionali la Veccia Comune viene in genere sostituita dalla Veccia Vellutata. L’inserimento nelle consociazioni di un’altra leguminosa, quale favino o pisello, consente una maggiore stabilità produttiva negli anni. Altre consociazioni binarie vengono realizzate con l’orzo, con il triticale o con la loiessa. Le radici: La Veccia presenta un sistema radicale fittonante, debolmente ramificato, che può raggiungere oltre un metro di profondità Le radici presentano dei tubercoli pieni di batteri, i rizobi, tipici della rizosfera, essi sono batteri di tipo gram negativi di forma bastoncellare e mobili, capaci di riprodursi normalmente quando si trovano nella forma libera. Le radici producono essudati radicali ricchi di flavonoidi che attirano questi batteri. Il rizobio stabilisce il contatto con i peli radicali, in questo modo l’azoto molecolare viene organicato in ammoniaca che viene utilizzata dalla pianta come fonte di azoto per formare gli amminoacidi. Il fusto: La “Vicia Sativa” presenta un portamento prostrato-assurgente, gli steli sono più o meno pubescenti, esili, lunghi circa 80-120 cm. Essi internamente sono vuoti e presentano internodi lunghi e con 3-4 rami fioriferi agli ultimi nodi. Le Foglie: Le foglie della pianta adulta sono composte da 8-16 foglioline e terminano in cirri più o meno ramosi. Le foglioline sono più o meno pubescenti, ovali o obovate, tronche e mucronate. Le stipole sono generalmente dentate e provviste alla base di una macchia bruna(nettario). Il fiore: I fiori, brevemente pedicellati, sono portati all’ascella delle foglie e possono essere solitari o, più spesso, a coppie. Il calice è di colore verde o verde con una venatura porpora, il vessillo e le ali sono di colore porpora e porpora scuro rispettivamente, mentre la carena è biancastra. Il periodo di piena antesi della specie corrisponde al periodo di aprile-giugno. Il Frutto (Vicia S.): Il frutto è un baccello. Esso è un frutto secco, monocarpellare, deiscente e polispermico che proviene da ovario supero e che a maturità si apre in due valve lungo le linee di sutura ventrale e dorsale, con i semi attaccati alla sutura ventrale. La forma è cilindrica e varia da arrotondata ad appiattita, contiene 4-12 semi glabri o vellutati, ovali rotondeggianti, compressi o quadrangolari, di grossezza e colore molto variabile, bianco-gialli, rossastri, brunastri e neri a tinta unita o screziati. Il corpo riproduttore All’interno del baccello sono contenuti da 4 a 12 semi, di forma sub-sferica che presentano una colorazione a maturazione variabile da bianco, rosato, verdastro, bruno, grigiastro o nero con diverse sfumature intermedie ed eventuali screziature o marezzature. Il peso di 1000 semi varia da 40 a 120 grammi, ma nei tipi maggiormente coltivati è per lo più compresa tra 50 e 70 grammi. La dormienza del seme varia a seconda del genotipo, ma si annulla 50 giorni dopo la maturazione; in genere l’incidenza di semi duri è molto bassa nella Veccia Comune, mentre può risultare elevata nella Vellutata. La produzione di seme di Veccia in Italia (circa 5500 tonnellate all’anno) non consente di soddisfare il fabbisogno interno, che viene colmato con l’importazione di varietà e popolazioni sovente di gran lunga inferiori ai genotipi nazionali per produttività e qualità del foraggio. Per quanto riguardano i semi, la Veccia Vellutata si differenzia dalla Sativa per la minore dimensione, dove il peso di 1000 semi si aggira tra 20 e 45 grammi. BIOLOGIA E COLTIVAZIONE: La germinazione del seme avviene rapidamente con temperature comprese tra 10 e 25°C, ma il seme germina anche con temperature di 1- 2°C; con temperature medie di 5-10°C occorrono circa 10-20 giorni per la completa emergenza delle plantule. La specie mostra una notevole variabilità per la resistenza alle basse temperature, i genotipi selezionati in aree più fredde possono sopportare temperature sino a -5°C per brevi periodi, anche se di solito le temperature al di sotto dello zero provocano danni più o meno estesi a seconda dello stadio di sviluppo della pianta. Il ritmo di crescita aumenta di intensità con temperature medie superiori ai 10°C, mentre le temperature ottimali per la fioritura e la maturazione sono comprese tra 15°C e 20°C. La semina di norma avviene tra la fine di ottobre ed i primi di novembre, ma in condizioni di sufficiente piovosità o con irrigazioni di soccorso, può essere anticipata per aumentare le rese foraggere e la possibilità di una utilizzazione già alla fine dell’autunno. Nelle regioni a clima più freddo la semina viene posticipata tra marzo e aprile. L’emissione dei germogli è scalare, il ritmo di crescita è in genere molto lento, mentre la fase più intensa di accumulo di sostanza secca avviene nel periodo compreso tra l’inizio della fioritura e la formazione dei baccelli. In ambiente mediterraneo la fioritura inizia 140-160 giorni dopo la semina e può prolungarsi per oltre 20 giorni così che sulla pianta si ritrovano contemporaneamente sia baccelli, più o meno sviluppati, che fiori; la maturazione del seme si completa di norma entro giugno. La Veccia in genere soffre i ristagni idrici che provocano ingiallimento e caduta delle foglie con insorgenza di muffe e marciumi. Essa viene quasi esclusivamente coltivata in regime asciutto e quasi mai in ambienti con piovosità annua inferiore a 400 mm. La Veccia è oggi coltivata soltanto nelle regioni Centro-Meridionali ed interessa una superficie di circa 27.000 ha, il 96% dei quali ricade al Sud; la Sicilia è di gran lunga la regione più interessata, circa 20.000 ha. L’erbaio di Veccia viene prevalentemente destinato allo sfalcio primaverile per la produzione di fieno, con rese che mediamente si aggirano intorno a 3-6 tonnellate/ha. Lo sfalcio alla completa formazione dei primi baccelli consente di ottenere le rese più elevate; comunque, a causa del tipico portamento strisciante, può essere conveniente anticipare lo sfalcio agli inizi della fioritura per evitare eccessive perdite alla raccolta ed il peggioramento qualitativo del prodotto. Un pascolamento durante il periodo invernale è in genere consigliabile in quanto: -incrementa la produzione complessiva dell’erbaio; -contribuisce a rifornire l’allevamento in un periodo di ridotta disponibilità foraggera; - favorisce l’emissione di nuovi steli e il contenimento della taglia della pianta, evitando in tal modo l’allettamento. Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 FRUMENTO TENERO - TRITICUM AESTIVUM Questo è costituito dalle cariossidi che presentano una barbetta più chiara, nella punta estrema (nell’altra punta, invece, troveremo il germe). A differenza del Frumento duro, il frumento tenero, si presenta: più Opaco, più Arrotondato nella parte centrale (dove è presente il solco detto “ventrale”), ha una produzione di Semi maggiore e ha una colorazione prevalentemente Brunastra/Aranciato. FRUMENTO DURO - TRITICUM DURUM Il fumento duro si presenta, rispetto a quello tenero: Una colorazione particolare (meno opaco e più traslucido); il germe più allungato; Una frattura vitrea e una bombatura inferiore, con l’assenza di solco ventrale. Il seme, inoltre, è più allungato e schiacciato (Questa è una differenza morfologica evidente in cui si manifestano, con i caratteri visivi, che il frumento duro presenta livelli di contenuto di proteine e glutine superiore al frumento tenero) TRITICALE -TRITICOSECALE È una specie che deriva dall’incrocio tra il frumento e il segale ed è anch’essa una coltura graminacea di derivazione recente. È una coltura cerealicola che viene usata quasi sempre per l’alimentazione animale (sono erbai molto produttivi e viene utilizzata per la produzione di fieno o insilato per animali). La sua cariosside presenta delle scanalature e si presenta con una forma piuttosto allungata, come il frumento duro, ma meno schiacciata (è una pianta foraggiera e non alimentare). Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 ORZO - HORDEUM VULGARE Si distingue dal fatto che la cariosside si presenta vestita, cioè presenta le glumelle esterne che coprono la cariosside (Queste dovranno essere eliminate nel caso se ne faccia un uso alimentare). Ricordiamo che gli orzi possono essere vestiti o nudi; Quelli vestiti quelli destinati alla produzione foraggera (sono gli orzi polistici, esastici e tetrastici). La cariosside si presenta più arrotondata rispetto a quella di frumento. AVENA NERA - AVENA SATIVA Il seme dell’avena si presenta molto allungato con solco ventrale assai pronunciato (in questo caso di colorazione scura). La cariosside è vestita e avvolta da glumette esterne. RISO - ORYZA SATIVA Si presenta con una glumetta esterna di colorazione aranciata (che è il colore delle glume esterne) che racchiude la cariosside di riso, questa si presenta con una forma abbastanza regolare con dimensione più piccola e schiacciata, rispetto al frumento. Al fine che possa essere destinato per una alimentazione umana, la cariosside ricoperta, dovrà essere lavorata per eliminare il tegumento esterno e, successivamente, bisognerà procedere con l’eliminazione del pericarpo (come in altri cerali alimentari) per portarli ad una colorazione più chiara. Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 MAIS - ZEA MAYS Il mais, a differenza delle altre colture, è una pianta macroterma( cioè è una pianta che si coltiva in estate); Originaria del centro America (paesi caldi e nei paesi a clima temperato) va coltivata nei mesi estivi e, se vi necessita dovrà essere irrigato (come in Sicilia). Nella pianura padana si coltiva anche con le piogge estive ma, recentemente, è stato necessario aggiungere anche acqua di irrigazione. Il mais presenta differenti tipi di varietà a seconda dell’uso e della selezione che è stata fatta (è la pianta più coltivata e conosciuta nel mondo). SORGO - SORGHUM VULGARE O BICOLOR Presenta gli stessi utilizzi del mais ed è una pianta coltivata in quei paesi in via di sviluppo (Africa); È una pianta macroterma e presenta, però, una maggiore resistenza all’aridità (di origine del corno d’africa) poiché sviluppatasi al sud del Sarah (ed è per questo che si presenta con gli stessi usi e sviluppi del mais). Viene usato per scopi alimentari (si utilizza il seme nei paesi caldi africani mentre, nei paesi temperati, si utilizza come prodotto da produzione foraggera sia con le varietà da foraggio molto alte, e quindi per produzione di biomassa in generale e sia con varietà da granelle selezionate con portamento molto basso, come altezza molto bassa, per produzione di granella per l’alimentazione del bestiame). VICIA FABA MAIO/FAVA MAJOR (leguminose) Si presenta con dimensioni abbastanza grandi, fino a 1 - 2,5 kg per 1000 semi. Questa fava viene utilizzata per l’alimentazione umana e si raccoglie secca per garantire la sua conservazione (tutt’ora si consuma in questo modo) ma si può anche raccogliere fresca (in questo caso si raccoglie in un periodo immediato all’allegagione del seme che sta maturando; cioè quando il baccello e i semi sono verdi e sono ancora teneri da poter consumare); Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 VICIA FABA EQUINA (favetta) (leguminosa) Si presenta con un peso inferiore (circa 700 g per 1000 semi) e il suo utilizzo è legato al consumo animale (da qui ne deriva il suo nome “equino”) anche se, alcune varietà, sono utilizzati per surgelati e per altri consumi industriali; In questi casi viene raccolta fresca (nell’immediata allegagione) e poi surgelata. VICIA FABA - FAVINO (leguminosa) È usata esclusivamente per produzione foraggera (o per sovescio); I semi si presentano di colorazione scura (ma il seme può essere anche di colorazione un po’’ più chiara come color cuoio o, addirittura, quasi bianca). In questo caso abbiamo un seme chiuso e il suo peso risulta inferiore ai 700 g (generalmente 400 g) per la quantità di 1000 semi. CECE – CICER ARIETINUM (anche leguminosa). Si presenta con una lieve escrescenza e delle parti arrotondate, quasi a ricordare testa di ariete (da questo particolare ne deriva il suo nome “arietinum”). Il cece, in questo caso, è un cece grosso e riguarda le varietà che si coltiva dalle nostre parti. Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 PISELLO – PISUM SATIVUM (leguminosa) Si presenta con forma liscia (ricordiamo però, grazie agli esperimenti di Mendel, che il pisum può avere forma rugosa) soprattutto per quanto riguarda i piselli coltivati e, inoltre, si presenta più piccolo rispetto al cece (in questo caso): Si utilizza soprattutto fresco (nell’agro-industria come scatolato, surgelato, etc…) e viene riaccolto prima della maturazione completa. L’utilizzo del pisello secco, invece, si raccoglie a maturazione fisiologica in cui il seme può essere anche conservato a temperature ambiente. LENTICCHIA – LENS CULINARIS (leguminosa) Per la lenticchia ve ne sono di vari tipi di e di varie forme. Questa è di una grandezza media ed ha una forma lenticolare (che sembra una lente) da cui prende nome “lens”. La colorazione può essere varia e, in questo caso, si presentano semi sia più scuri che più chiari. SOIA – GLYCCINE MAX È la leguminosa più coltivata al mondo, soprattutto per un consumo foraggero. È una leguminosa macroterma; Ha un’origine che deriva dall’estremo oriente per poi diffondersi, ampliamente, nei paesi esteri. La sua elevata diffusione è dovuta al panello che si ottiene dopo l’estrazione dell’olio (questo si presenta con un elevato contenuto di proteine, utile per alimentazione del bestiame, come concentrato proteico). Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 CICERCHIA – LATHYRUS SATIVUS È una leguminosa fortemente diffusa dalle nostre parti; il seme si presenta con una forma schiacciata (un po' concava in alcune parti, con dei solchi ; la sua forma è particolare, quasi quadrangolare). È una coltura tipica di alcune zone che in egual modo del pisello, della fava o del cece viene conservato secco durante il periodo estivoinvernale (lontano dal periodo di raccolta). GIRASOLE – HELIANTHUS ANNUUS Questo seme è un achenio e si presenta con una particolare colorazione; Presenta delle line biancastre sopra il tegumento esterno del seme. LINO – LINUM USITATISSIMUM (oleaginosa) Il suo seme (relativamente piccolo) si presenta una forma quasi ovoidale, allungato. È un seme ricco di olio e anch’esso al tatto si presenta liscio (dovuta alla presenza dei lipidi); è un seme lievemente piccolo con un elevato contenuto di olio (olio molto particolare che viene usato anche in usi di certa qualità come la cosmesi o, inoltre, per usi industriali o vernici e pitture). Dal seme del lino non si ottiene solo olio ma anche la fibra (quindi vi sono due tecniche di coltivazione differenti, in relazione a ciò che si vuole ottenere). Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 RICINO – RICINUS COMMUNIS (oleaginosa) Si presenta con un seme abbastanza grande ed ha una forma particolare, sembra quasi che richiami la forma di una zecca. Il ricino è conosciuto da molto tempo, produce elevate quantità di olio con presenza di acido ricinoleico (molto particolare). È molto coltivato in india e altri paesi. Presenta la particolarità che il tegumento esterno presenza una sostanza licina, che è particolarmente velenosa (è necessario stare attenti all’utilizzo, soprattutto dopo l’estrazione; Infatti viene usato come concime, non come alimentazione animale). La colorazione è particolare, si presenta viscoso ed è usato come lubrificante e biocarburante (è molto usato anche nel campo della cosmetica e farmacopea). CARTAMO – CARTAMUS TINCTORIUS (oleaginosa) I semi sono relativamente piccoli ed è una coltura molto diffusa in asia (la coltivazione, da noi, potrebbe essere effettuata nel periodo invernale). Il suo contenuto in olio è abbastanza elevato ma è la sua qualità dell’olio che lo rende adatto per un uso industriale o per lubrificante. Il cartamo si caratterizza anche per il fatto che, l’infiorescenza, produce dei petali ricchi di coloranti (come la cartamina) che sono utilizzati per colorare i tessuti e presenta una colorazione particolarmente aranciata (molto forte). Queste sostanze vengono usate anche per colorare prodotti alimentari come gelati, ghiaccioli, etc… Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 COLZA – BRASSICA NAPUS (oleaginosa) Si presenta con semi abbastanza piccoli ed è una pianta abbastanza diffusa in Europa (soprattutto Nord Europa come Francia e Germania) ma anche in Canada. È una coltura conosciuta dall’antichità e fornisce un olio che non può essere indirizzato per un consumo alimentare in quanto, l’olio di colza, contiene un acido molto pericoloso (l’acido erucico), come tutte le brassicacee. Negli ultimi anni, però, son state selezionate delle varietà con una presenza molto bassa di acido erucico, rendendo possibile il suo utilizzo per uso alimentare. La colza è diventata, comunque, la coltura più utilizzata in Europa per produzione di biodiesel. Infatti, la comunità europea impone ai produttori di carburanti di Europa di mescolare alcuni carburanti biodiesel, provenienti da alcuni biodiesel vegetali, con nafta; E miscelare una quantità di alcol etilico, proviene dalla fermentazione del glucosio, con del benzene. Questo è stato imposto al fine di raggiungere un contenuto percentuale di biodiesel e si etanolo del 20% (attualmente siamo intorno al 5-6% ma vi sono anche prodotti che possono arrivare fino al 15% e vengono venduti nelle pompe di benzina, ad un prezzo superiore). CARCIOFO – CYNARA SCOLYMUS Il seme di carciofo è allungato, e presenta delle formazioni esterne (come disegni) ed ha un contenuto di olio significativo, abbastanza importante (attualmente non è usato per produzione di semi da olio per biodiesel seppur sia una specie spontanea e la specie più produttiva per la biomassa è il cardio; in Italia vi sono alcune coltivazioni di cardio che vengono usate anche per questo scopo). Si produce molto in Sicilia e si consuma sia come alimento fresco e sia inscatolato, o surgelato. Il carciofo è un sottoprodotto per via agamica (cioè attraverso l’utilizzo di gemme che provenivano dalle radici, detti ovoli, queste parti di piante riproducevano la pianta stessa; questa è una funzione importante perché permette il mantenimento del corredo cromosomico)- Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 Il carciofo è un asteracee, è una composita che presenta un tipo di fioritura che obbliga all’incrocio, cioè all’eterogamia, e di conseguenza presenta poi un corredo cromosomico eterozigote (per mantenere i caratteri la propagazione agamica è necessaria). Tutta via, negli ultimi 20 anni, sono stati sviluppati, attraverso degli studi (da parte di Israeliani) delle varietà di carciofo da seme che hanno trasformato la coltivazione di questa pianta facendola coltivare come “pianta annuale” (e non solo poliennale) facilitando, così, le operazioni di semina che diventano meno costosi e meno impegnative attraverso l’utilizzo del seme (o delle piantine da seme). COTONE – GOSSYPIUM (oleaginosa) Il seme si presenta di Colorazione brunastra e una forma particolarmente allungata. Il seme di cotone, in questo caso, è pulito; Si ricorda che il seme di cotone è caratteristico perché presenta, sul tegumento esterno, la presenza di fibre che esse siano corte (dette fuz) o fibre molto lunghe (dette Int) che rappresentano, appunto, le fibre di cotone che usate per l’uso tessile. La produzione del cotone è una produzione storicamente conosciuta soprattutto nel sud degli stati uniti (anche perché, in quelle zone lavoravano schiavi importati dall’africa). È una pianta molto antica che ha differenti varietà e sub-specie, che si sono sviluppate in punti differenti . È una pianta di origine tropicale e richiede macroterma, temperature elevate e certa quantità di acqua a disposizione. Attualmente, il cotone, è una pianta tessile per la produzione di fibra molto coltivata negli stati uniti (adesso in maniera meccanizzata) e in Cina. Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 È una pianta particolare ed il suo seme fornisce la fibra lunga (INT) di circa 35.40 mm. La pianta di cotone, a maturazione, presenta dei batuffoli di cotone che avvolgono i semi. Il seme non è usato solo per cotone ma anche per olio (il seme presenta elevate quantità di olio e viene usato nelle industrie di olio di semi vari, anche sul mercato). LUPINELLA – ONOBRYCHIS VICIIFOLIA È una foraggera poliennale che rientra nelle leguminose VECCIA COMUNE – VICIA SATIVA È una pianta annuale da cui si produce sia biomassa e sia foraggio (anche seme). La veccia viene spesso coltivata insieme ad un cereale (es. veccia con avena opp. veccia con orzo); il cerale ha la funzione di “tutore” (sostegno) per permettere alla Veccia di arrampicarsi e di addossarsi con i viticci, e con i cirri, al culmo (questo perché la veccia è una pianta con andamento prostrato). Inoltre, essendo assai nota la capacità di azotofissatrici delle leguminose serviranno al cereale come "fornitrice” di azoto, per potersi formare. Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 Tra le leguminose, i cerali e le graminacee vi è una complementarità, sia nell’alimentazione e sia dalla composizione ( cioè in carboidrati e proteine) ma anche nella composizione stessa delle proteine (amminoacidi contenuti nelle graminacee e nelle leguminose) per cui, la consociazione graminacee-leguminose ha molti vantaggi ed è molto conosciuta da sempre, infatti i produttori di foraggi ne fanno grande uso. La veccia è una delle colture più utilizzate anche in Sicilia, in avvicendamento con frumento assieme al favino (e alla fava). KENAF – HIBISCUS CANNABINUS una pianta estiva e presenta una grande produzione di biomassa. È simile alla canapa, infatti presenta una foglia a 5 punte. Produce fibre e, come già detto, anche biomassa. È coltivata nelle zone dell’estremo oriente (il Di3A l’ha studiata per molti anni per la produzione di biomassa e fibra al posto della canapa, che non era possibile coltivare). GRANO SARACENO – FAGOPYRUM ESCLUTENTUM Viene coltivato perché non contiene glutine (può essere utilizzata, la farina, da celiaci o intolleranti al glutine). Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 SULLA – SULLA CORONARIA (leguminosa-foraggera) È una pianta poliennale (dura 2 anni) ed è molto diffusa nei nostri ambienti; Si caratterizza soprattutto dalle sue infiorescenze di colore rosse intenso che, a loro volta, sono caratterizzate dalla presenza di “capsule” che contengono i semi; questi possono essere distribuiti vestiti (all’interno di queste capsule) o nudi (direttamente). In genere, la Sulla, viene traseminata tra il frumento (quando ancora doveva essere raccolto) in modo “vestita” e, successivamente al raccolto del frumento (alle prime piogge), nasceva e si insediava la sulla stessa. È una coltura molto fogliosa e produttiva ed è adatta ai nostri ambienti (è fra le colture che si avvicendano al frumento, assieme alla veccia o al favino). BARBABIETOLA DA ZUCCHERO – BETA VULGARIS È una coltura coltivata per produrre zucchero (questo si trova ben sviluppato nella radice). È coltivata in Europa fin da quando napoleone decise che, l’Europa, doveva diventare autonoma nell’importazione di zucchero (rispetto ai paesi produttori da zucchero, con la canna da zucchero). Per molti anni la barbabietola da zucchero è stata sostenuta economicamente dalla comunità europea ma dopo la perdita della sua importanza, negli ultimi anni, la comunità europea ha smesso di sostenere la sua produzione. Tutta via in Sicilia, dove l’uso dell’acqua è indirizzata verso altre colture, non viene coltivata poiché la Beta Vulgaris è una pianta macroterma e , come tale, necessita di esigenze idriche elevate da non poter essere coltivata senza un grande uso di acqua. Inoltre è una parte biennale, cioè il primo anno si insedia, passa l’inverno, e il secondo anno produce il fiore; per evitare che produca il fiore si coltiva per un anno. Da noi la sua coltivazione non si può effettuare in quanto non può essere usata l’acqua piovana, dunque, dopo avrebbe passato l’inverno e andrebbe a fiore. Stefania Lombardo RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21 ERBA MEDICA – MEDICAGO SATIVA È la leguminosa foraggera più coltivata. È una pianta poliennale (con una durata economica di circa 3-4 anni) e con buona adattabilità ai vari tipi di climi. TRIFOGLIO – TRIFOLIUM Presentano dei semi reniformi (a forma di rene) e sono moltissimi. Molti di questi trifogli sono adatti ad ambiente differenti e si differenziano in: - - Trifoglio poliennale Colture che formano dei prati, coltivati per diversi anni (noto, per esempio, il trifoglio bianco coltivato il Lombardia); Trifoglio Annuale In Sicilia si coltiva il “trifoglio alessandrino”, ha origine Africane ed è resistente alle carenze idriche (poiché originarie da paesi aridi). Il Trifolium si Presenta con foglie particolarmente composte: Ha 3 foglioline legate, tutte insieme, dalla fogliolina centrale, a differenza dall’erba medica che la fogliolina centrale con un ulteriore picciolo, che li distacca dalle altre due foglioline.