Uploaded by Nicolò StD

Coltivazioni erbacee

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COLTIVAZIONE ERBACEE
CAMPO: E’ la superficie di terreno trattata in modo uniforme
COLTURA AGRARIA: Comunità di piante appartenenti a una o poche specie
SISTEMA COLTURALE: Combinazione spazio-tempo di una o più colture agrarie e di interventi agronomici (
avvicendamenti, lavorazioni del suolo, fertilizzazioni) implementari in un campo ai fini della produzione.
SISTEMA AZIENDALE: Insieme ragionato e ordinato di interventi tecnici adottati in una data.
FATTORIA O AZIENDA AGRARIA: Di norma organizzata per conseguire il profitto (impresa)
TECNICA COLTURALE: Insieme ragionato e ordinato di interventi su una coltura aventi come fine
l’ottenimento di prodotti e/o servizi.
COLTIVARE: Scegliere specie e/o varietà, scegliere e preparare l’ambiente, scegliere e applicare interventi
agronomici.
SISTEMA AGRICOLO: Si realizza nell’ambito di un ampio territorio (es.regione), molte imprese agricole sono
strutturate e gestite in modo simile potendosi individuare un’organizzazione pressocchè omogenea dei
sistemi agricoli aziendali.
PRODUZIONE VEGETALE: La produzione vegetale, si divide per:
-
Prodotti alimentari: carboidrati, proteine, lipidi, vitamine,ecc..
Materie prime per le industrie: che possono essere alimenti e non alimentari (derivati da
carboidrati, da lipidi, da proteine,ecc…
Energie rinnovabili: biocombustibili.
FILIERA AGRO-INDUSTRIALE: Dalla materia prima si passa al processo tecnologico (separazione, biotrasformazione, termo-trasformazione, chemio-trasformazione), per poi creare il prodotto (produzione
secondaria.
PRODUZIONE VEGETALE AGRARIA (Resa e HI): da un punto di vista agronomico la resa misura il risultato di
un processo produttivo aziendale. La Resa è data dal rapporto tra il prodotto e la superficie di suolo:
R=P/S il prodotto si misura in (t,kg,g), mentre la superficie del suolo (ha, m2)
Mentre, l’indice di raccolta (Harvest index) è il rapporto tra il prodotto utile e la biomassa totale:
HI=PAU/B
HI è sempre <1, tranne che per le colture di cui si utilizza l’intera biomassa aerea (es. orticole delle foglie).
COLTURE ERBACEE: le colture erbacee, sono le colture da pieno campo, piante con tessuti non lignificati
coltivate su terreni denominati seminativi (arativi), fornitrici di materie prime e prodotti alimentarie non.
Lo sviluppo di una pianta erbacea parte dalla semina, emergenza, fioritura, riempimento e la maturazione.
Il determinismo produttivo delle piante agrarie (RESA) dipenda dalla FITTEZZA (numero di piante/unità di
superfice) e la CAPACITA’ INDIVIDUALE (a parità di fittezza), cioè la capacità di accrescersi, svilupparsi e
produrre e la capacità a resistere alle avversità abiotiche e biotiche.
A determinare la resa di una coltura sono: le Sorgenti: siti della pianta dove si formano le sostanze utili
(elaborati) , quindi accrescimento e sviluppo. I Depositi: siti della pianta che sono preposti per l’accumulo di
elaborati (organi utili), che fanno parte dei componenti della resa.
COMPONENTI DELLA RESA: danno un contributo del numero e del peso degli organi utili della pianta alla
formazione del prodotto utile.
Le PIANTE DA ORGANI SEMPLICI sono: patata (ha un investimento unitario, numero tuberi per pianta, peso
unitario tuberi).
Le PIANTE DA ORGANI COMPOSTI sono: cereali, leguminose da granella (lenticchia: ha un investimento
unitario, numero di legumi per pianta, numero semi per legume, peso unitario semi).
CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DELLE COLTURE ERBACEE: si basano: secondo le caratteristiche botaniche
(tassonomiche), secondo le statistiche ufficiali (FAO, ISTAT..), secondo la destinazione del prodotto fornito,
secondo l’organo utilizzato.
PRINCIPALI GRUPPI E RELATIVE COLTURE
CEREALI DA GRANELLA: Frumento, orzo, avena, farro, segale, triticale, mais, sorgo, riso.
PSEUDOCERELAI: Grano saraceno, quinoa.
LEGUMINOSE: Fava, lenticchia, cece, pisello, lupino, cicerchia
INDUSTRIALI: colza, girasole, lino, soia,ecc…
DA ORGANI SOTTERRANEI: Barbabietole, patata, zafferano
DA FOGLIAME: Tabacco
DA FUSTO PER TIGLIO: Canapa, lino
DA FUSTO E FOGLIE PER FORAGGIO: Erbai, prati e pascoli
PIANTA MACROTERMA: Specie che meglio si adattano ai climi caldi e temperature elevate (superiori ai 20 C,
fino ai 40 C –> QUANDO LA TEMPERATURA SCENDE SOTTO I 0 C° PERDONO LA COLORAZIONE VERDE E
VANNO IN RIPOSO VEGETATIVO).
PIANTA MICROTERMA: adatte a temperature dai 14 ai 0 °C (necessitano di piogge/irrigazioni regolarmente
distribuite).
METODO DI TRATTAZIONE DELLE COLTURE
1. Conoscenza delle colture nel loro raggruppamento:
- Inquadramento botanico e caratteri morfo-fisiologici
- Origine, domesticazione e diffusione
- Principali utilizzazioni
- Biologia
- Esigenze climatiche, pedologiche e nutrizionali.
2. Conoscenza delle singole specie
- Miglioramento genetico ed evoluzione varietale
- Caratteristiche delle cultivar e scelta del genotipo.
3. Coltivazione
Tecnica colturale ( semina, avvicendamnetoe consociazione, preparazione del terreno, raccolta e
trasformazione del prodotto, ecc..
SCELTA DELLE SPECIE IN AMBIENTE SEMI-ARIDO MEDITERRANEO
Criteri prevalenti:
1. Valorizzazione delle vocazionalità del territorio (qualità delle produzioni)
2. Ottimizzazione degli ordinamenti colturali, attraverso: introduzione o reinserimento in coltura di
specie e/o varietà per produzioni non sostenibili; articolazione degli avvicendamenti; idonea
collocazione temporale del ciclo colturale (epoca di semina).
POTENZIALITA’ DELLE RISORSE VEGETALI RINNOVABILI:
Sono:
-
Maggiore disponibilità
Maggiore qualità dei prodotti
Minore consumo materie prime di origine fossile
POSSONO AVERE DELLE RICADUTE POSITIVE SU:
-
SETTORE AGRICOLO (valore aggiuntivo, ambiente, paesaggio)
SETTORE INDUSTRIALE (materie prime rinnovabili, qualità dei prodotti)
COLLETTIVITA’ (occupazione, spesa energetica)
CEREALI
Gruppo di specie che hanno in comune la caratteristica di produrre frutti o semi ricchi di
carboidrati, utilizzati nell’alimentazione umana e animale. Nel mondo occupano il 50% della superficie a
seminativo e sono presenti in tutti i continenti: in Italia coprono il 45% della superficieinvestita a
seminativo. Sono molto diffusi per:
- L’elevata capacità di adattamento alle diverse condizioni ambientali
- Semplicità di coltivazione e ridotta richiesta di input organici
- Possibilità di meccanizzazione della coltivazione
- Elevata digeribilità dei costituenti del prodotto
- Gusto neutro…
- Facilità di conservazione e di trasporto della granella (12-13 % unità)
Nel mondo proviene da materie prime cerealicole circa il 50% dei prodotti di origine vegetale (pane,
pasta..) e oltre il 20% di prodotti di origine animale (carne, uova, latte…) destinati all’alimentazione
umana. E’ anche possibile l’impiego in altre filier industriali: orzo per birra, avena , orzo emais per
whisky,eccc..
LE PINCIPALI UTLIZZAZIONI DEI CEREALI SONO:
PER L’ALIMENTAZIONE UMANA: frumento tenero (farina; pane, prodotti da forno); frumento duro (
semola, pasta, cus-cus); riso, segale (pane nero), mais (polenta)
PER L’ALIMNTAZIONE ANIMALE (CERELI FORAGGERI) SONO: Mais, orzo, avena, triticale
PER L’USO INDUSTRIALE (alimenti specifici): Orzo (malto per la birra); avena, segale e orzo (distillati);
mais, sorgo, orzo, riso ( amido e derivati)
FAMIGLIA E SISTEMATICA CEREALI
Fanno parte della famiglia delle Poacee o graminacee. Sono monocotiledoni. Presentano un apparato
radicale fascicolato, costituito da radici primarie che si originano dal seme, e da radici secondarie che si
sviluppano dai primi nodi interrati del fusto e sono molto importanti per l’assorbimento di acqua e
sostanze nutritive. Presentano uno stelo eretto (culmo) cavo internamente (tranne che per il mais e
sorgo dove è presente un tessuto spugnoso detto stocco); lo stelo ha un’altezza variabile a seconda
della specie e della varietà diviso in nodi ed internodi. Dai nodi basali si originano culmi secondari
(accestimenti), non presenti nel mais. Le foglie hanno una lamina di forma lineare-lanceolata e
nervature parallele. Si inseriscono nei nodi avvolgendo con la guaina gli internodi. Tra la guaina e la
lamina sono presenti appendici fogliari: la ligula e le auricole o orecchiette.
Presentano un’infiorescenza costituita da fiori riuniti su un asse (rachide), con spighette sessili (nel caso
della spiga, frumento, orzo e segale) oppure peduncolate ( pannocchia, avena riso e sorgo). Ogni
spighetta è composta da 1 o più fiori ed è circondata da due brattee che formano un involucro, dette
glumette. La glumetta inferiore può essere munita di estroflessione terminale (aristata) o esserne priva
(mutica). Presenta un Androceo di 3 stami, il gineceo con ovario uniloculare, ed un frutto secco
indeiscente, detto cariosside.
SISTEMA RADICALE
Presenta u sistema radicale fascicolato costituito da radici primarie e secondarie. Il numero delle radici
primarie varia in funzione di genotipo, morfologia e condizioni in cui avviene la germinazione; da 3 a 7
per il frumento, avena , orzo, segale e mais; una sola per miglio, sorgo e riso. L’importanza delle radici
primarie è maggiore nel frumento e cereali affini ( orzo, avena e segale); queste radici contribuiscono al
sostentamento della pianta ed in particolare del culmo principale. Le radici secondarie o avventizie
costituiscono in tutte le specie, la parte preponderante dell’apparato radicale: si sviluppano dai primi
nodi del fusto a 2-3 cm sotto la superficie del terreno; a volte come nel mais, possono formarsi anche
da nodi situati sopra la superficie del terreno.
IL CULMO, è a forma cilindrica, presenta ingrossamenti (nodi), che contengono un diaframma
trasversale. I nodi dividono il culmo in internodi, in numero variabile secondo la specie, varietà e
condizioni ambientali e colturali. Nell’ambito di ogni specie, più lungo è il ciclo vegetativo della pianta,
maggiore è il numero di nodi. A maturità della pianta gli internodi possono essere:
-
Vuoti: orzo, avena, segale, riso
Pieni di tessuto spugnoso: mais; sorgo, miglio.
CULMI SECONDARI (ACCESTIMENTO)
Dai nodi basali si originano culmi secondari dopo che la plantula ha emesso 3-4 foglie. Questa proprietà
della pianta, chiamata accestimento, porta alla formazione di culmi secondari o di accestimento, in
numero diverso a seconda della specie, della varietà, di condizioni ambientali e colturali. E’ dagli stessi
nodi da cui si formano i culmi secondari che si originano le radici avventizie (rizoma). Nel frumento,
avena, orzo, sorgo, l’accestimento è utile.
INFIORESCENZA: Nel frumento, orzo, segale e triticale: spiga costituita da un rachide sul quale sono
inserite, in posizione alterna ed opposta, spighette sessili. Nel mais: infiorescenza femminile (spadice)
infiorescenza maschile (pannocchia). Nell’avena, riso e miglio: pannocchia con spighette sessili o
peduncolate inserite su assi secondari. Nel sorgo: racemo composto chiamato panicolo.
Le SPIGHETTE sono costituite da una rachilla, su cui sono inserite in posizione opposte delle brattee
( una foglia modificata che accompagna fioíi o infioíescenza) ; ledue bratte basali non hanno fiori alla loro
ascella e sono chiamate glume, le altre dette glumelle o glumette, racchiudono uno o più fiori. Il
numero di spighette varia.
Il numero di FIORI per spighetta varia con la specie: orzo, segale, miglio e riso: 1 fiore; fumento: 57;varia il numero anche a seconda della varietà e le condizioni ambientali e nutrizionali.
I fiori sono:
-
Unisessuale nel mais.
Ermafrodito nelle altre specie
Poratto alla base da una glumetta detta lemma (glumetta inferiore)
Racchiuso fra questa e un’altra brattea di consistenza membranacea detta palea (glumetta
superiore).
Il lemma può terminare a seconda della specie e varietà, con un appendice rigida più o meno lunga,
detta resta o arista.
Il fiore è formato da un androceo, costituito da 3 stami (6 nel riso); un gineceo formato da ovario
monocarpellare; dallo stigma, che puo essere: piumoso e bifido nel frumento, orzo, avena e segale;
piumoso e trifido nel riso; portato da lunghi filamenti nel mais. Non tutti i fiori sono fertili, sono
generalmente sterili quelli apicali e spesso anche quelli basali delle infiorescenze e quelle apicali delle
spighette.
Il FRUTTO è la cariosside. Un frutto secco indeiscente che porta un solo seme, saldato con il pericarpo.
Spesso presenta un solco laterale e può essere vestita o nuda a seconda che sia avvolta o meno dalle
glumette. E’ di varie dimensione e
forme: ovoidale, globosa, appiattita. La parte non occupata dall’embrione è l’endosperma, composto in
prevalenza da amido. L’embrione è attaccato all’endosperma mediante un unico cotiledone (scutello).
Nell’embrione si distinguono: coleoptile e coleoriza, che racchiudono rispettivamente la piumetta e
radichetta. Presente inoltre l’epiblasto, probabile rudimento di un secondo cotiledone.
Le differenze tra frumento duro e tenero, sono: l’aspetto (vitreo e opaco) e la forma (allungata e
tonda).
STRUTTURA CARIOSSIDE
ENDOSPERMA(80-83%) CRUSCA (14/17%) GERME (2-3%).
COMPOSIZIONE GRANELLA DI FRUMENTO
Formato da: Glucidi (amido, cellulosa, zuccheri semplici); Protidi: enzimatici (albumine e globuline) di
riserva (gliadine e glutenine); Lipidi, Minerali, Enzimi.
PERDIODO DI COLTIVAZIONE ED ESIGENZE AMBIENTALI
A CICLO AUTUNNO VERNINO-PRIMAVERILE (microtermi): frumento, orzo, avena, segale.A CICLO PRIMAVERILEESTIVO (macrotermi): riso, mais , sorgo.
Per l’adattabilità ambientale:
-
Al freddo: segale, frumento, orzo e avena
Al caldo: orzo, frumento, avena, segale
Al secco: orzo, segale, frumento, avena
All’umido: avena, segale, frumento, orzo
Per precocità: orzo, segale, avena, frumento
Per adattabilità al terreno:
-
Argillosi: frumento e avena
Di medio impasto: orzo
Sabbiosi: segale
Avena e segale tollerano pH acido
Orzo e frumento tollerano salinità
CICLO BIOLOGICO
FASE VEGETATIVA (ACCRESCIMENTO): germinazione, emergenza, accestimento (no per il mais), levata.
FASE RIPRODUTTIVA (SPIGAGIONE): botticella, spigatura, fioritura, fecondazione.
FASE DI MATURAZIONE (GRANIGIONE): maturazione lattea, cerosa, piena, di morte.
GERMINAZIONE
Inizia quando la cariosside ha assorbito il 35-40% di acqua. Per i cereali vernini (frumento, orzo, avena e
segale) avviene a qualche grado sopra lo zero, mentre per quelli estivi (mais, riso, sorgo e miglio) si
verifica a temperature vicine ai 10°C.
ACCESTIMENTO
Dai nodi basali si originano culmi secondari, in numero diversi secondo la specie, la varietà, le
condizioni nutrizionali. Inizia quando la piantina ha 3-4 foglie ed assume un aspetto cespitoso,
accumulando sostanza nutritive. Mentre il mai non accestisce.
LEVATA
Per effetto della temperatura e del fotoperiodo la pianta passa dalla fase vegetativa a quella
riproduttiva (si forma l’infiorescenza). Gli internodi si allungano (incannatura), e l’infiorescenza
continua a ingrossarsi ma non è visibile. Alla fine della levata si osserva la formazione dell’ultima foglia
che sovrasta la guaina fogliare che racchiude l’infiorescenza (botticella) e la fuoriuscita della spiga
(spigatura).
FIORITURA
Dopo l’uscita della spiga dall’ultima guaina avviene la fioritura, resa evidente dalla fuoriuscita delle
antere dalle glumelle. L’impollinazione è autogama nel frumento (al momento della fioritura,
l’impollinazione è già avvenuta), nel riso, nell’orzo e nell’avena, mentre è allogama nella segale e nel
mais.
MATURAZIONE
Inizia quando la cariosside ha raggiunto le dimensioni massime. Può essere divisa in 4 sottostadi:
-
Maturazione lattea: la cariossidi ancora verdi, hanno un contenuto di acqua del 55-60% e una
consistenza lattiginosa-pastosa.
Maturazione cerosa: le cariossidi possono essere incise con l’unghia e presentano un’umidità del
40-45%.
Maturazione piena: le cariossidi sono completamente indurite ed hanno un’umidita del 20-25%.
Maturazione di morte: la granella ha un contenuto di acqua del 14-16% ed è nelle condizioni
migliori per la conservazione.
FRUMENTO - TRITICUM AESTIVUM (tenero)
Fa parte della famiglia delle Poacee o Graminace. Ha origine dall’Asia sud occidentale, ma si è esteso in
tutta Europa, alcune parti dell’America e su altre parti del mondo. La sua adattabilità e variabilità, varia da
cinque mesi per i frumenti primaverili o marzuoli, a 7-8 mesi per quelli precoci standard. La precocità è una
caratteristica importante per il frumento, perché consente alla coltura di evitare attacchi parassitari,
allettamento e stretta da caldo.
GENEALOGIA DEL FRUMENTO
Abbiamo 4 tipi di genomi di base:
-
A (proverrebbe da una specie selvatica del genere Triticum)
B e C (proverrebbero da una specie del genere Aegilops non identificate.
D (proverrebbe da Aegilops tauschii).
Abbiamo frumenti poliploidi, originati dall’incrocio tra specie diploidi differenti, seguito da
raddoppiamento cromosomico spontaneo.
Frumenti tetraploidi: incrocio tra un frumento diploide (A) e un’altra specie diploide che ha conferito il
genoma B
Frumenti esaploidi: dall’incrocio tra un frumento tetraploide e un’altra specie diploide donatrice del
genoma D.
La POLIPLOIDIA (Serie genomica poliploide con un numero cromosomico base (n=7)), ha aumentato le
possibilità di adattamento ad un ampio spettro di condizioni ambientali. Ogni gene è presente, nei tetra- ed
esaploidi, in più coppie di cromosomi, appartenenti a 2 o 3 genomi che costituiscono le specie allopoliploidi
coltivate. Il patrimonio genetico del frumento tenero è molto complesso: è 35 volte più grande di quello del
riso e 6 volte più grande di quello dell’uomo)
MODIFICAZIONI AVVENUTE NEL FRUMENTO DURANTE LA DOMESTICAZIONE E COLTIVAZIONE
-la fase della transizione dalla fase selvatica a quella coltivata, ed i caratteri più importanti che hanno
conferito adattabilità alle condizioni di coltivazione sono stati: spiga non fragile, seme duro, non dormienza
del seme, pianta eretta, aumento delle dimensioni del seme.
-10.000 anni di coltivazione in regime policolturale, si ha avuto: un adattamento a nuove e qualche volta
estreme condizioni ambientali, aumento dell’altezza, aumento della capacità competitiva, aumento del
numero di semi per spighetta, riduzione della sgranatura.
-Grazie alle moderne procedure di selezione applicate nello scorso secolo, si ha una coltivazione
monocolturale, con: aumento della produzione in coltivazione dense, riduzione della competitività,
riduzione dell’altezza, aumento della risposta ai fertilizzanti ed ai prodotti chimici, aumento della resistenza
alla sgranatura, resistenza all’allettamento, incremento dell’harvest index.
CARATTERI MODIFICATI ED IMMUTATI NEL TEMPO
MODIFICATI: Altezza pianta (aumento e poi decremento), dimensioni delle foglie (aumento), superficie
foglie bandiera (incremento), senescenza foglie bandiera (ritardata), data di fioritura (ritardata),
dimensione seme (incremento), fertilità spiga (incremento)
CARATTERI IMMUTATI: Biomassa, intensità dell’attività fotosintetica, rapporto fra fotosintesi e
fotorerspirazione.
CARATTERI MORFOLOGICI
Presenta delle radici fascicolate, con delle radici primarie con un numero di 5-7 e restano vitali per tutto il
ciclo vegetativo della pianta e contribuiscono all’assorbimento di acqua e elementi nutritivi. Presenta anche
delle radici avventizie, che si originano dai nodi basali e sono fibrose: costituiscono la parte prevalente
dell’apparato radicale. Oltre che dai nodi del culmo principale si originano in numero di una o due basali dei
culmi di accestimento. Le ramificazioni e la profondità dipendono dalla specie e dalla varietà, dal tipo di
terreno, dall’umidità e dall’areazione. Mentre, per le avventizie, la massa radicale esplora: 15-25 cm di
diametro ed una profondità di 60-90 cm.
Il culmo ha un altezza variabile in funzione di specie, varietà e condizioni climatiche. Nelle vecchie
popolazioni di frumento, l’altezza delle piante raggiungeva 180-220 cm, mentre oggi abbiamo varietà non
più alte di 70-80 cm. L’altezza è correlata inversamente con la sua resistenza all’allettamento.
Per quanto riguarda la foglia, si distinguono: lamina o lembo (anfistomatica o lineare parallelinervia); la
guaina avvolge il culmo; la ligula è membranacea, sottile, incolore e favorisce la piegatura e vita la
penetrazione dell’acqua nella guaina; presenta delle auricolari pelose, a forma di falce di colore verde
chiaro. La prima foglia embrionale è detta coleoptile: ha la forma cilindrica, racchiude la plantula con 2-3
foglie, senza lamina, con una piccola apertura in alto (poro). La prima foglia vera è detta piumetta, che
perfora il coleoptile e inizia la fotosintesi. L’ultima foglia è detta bandiera, ed è importante per il
riempimento delle cariossidi.
L’Infiorescenza è una spiga formata da rachide dove sono inserite spighette sessili in posizione alterna.
La RACHILLA è un breve asse della spighetta dove ci sono 2 glume.
La spiga è costituita da un rachide sul quale sono inserite, in posizione alterna ed opposta, spighette sessili.
Ogni spighetta porta 5-7 fiori di cui 3-4 sono fertili.
I fiori sono ermafroditi: è androceo con 3 stami, gineceo con 2 stimmi piumosi, ricurvi, ovario supero
monocarpellare.
Alla base dell’ovario si trovano 2 lodicole che all’antesi rigonfiandosi divaricano le glumette consentendo la
fuoriuscita delle antere.
Il lemma, formato da 9-15 nervature nel tritivum durum,si trova all’esterno, con reste lunghe fino a 20 cm
e di diversi colori. La palea, si trova internamente, si chiude come un coperchio ed è sottile, biancastra.
Gli stimmi alla fioritura, fuoriescono in parte. Lo stame, dopo la deiscenza del polline, si allunga all’esterno.
Il FRUTTO è una Cariosside (secca indeiscente)  Nella cariosside si distinguono una parte ventrale, che
presenta un solco che si approfondisce fino a metà sezione trasversale del granello e una dorsale, più o
meno convessa. Il colore può essere chiaro o rosso brunastro o di gradazioni intermedie. L’endosperma può
avere struttura farinosa, come nei frumenti tenero, turgido, spelta; struttura vitrea e colore ambraceo nel
frumento duro, struttura semivitrea in alcune varietà di frumento tenero. Nelle cariossidi di grano duro si
possono individuare zone farinose, biancastre, questo fenomeno, detto bianconatura, costituisce un difetto
qualitativo del prodotto. Peso medio della cariosside: 30-40 mg fumento tenero(nel triticum aestivum), 3055 mg frumento duro(nel triticum durum).
L’embrione è posto nella parte dorsale e basale della cariosside. Nell’embrione la piumetta è avvolta da una
guaina (coleoptile), la radichetta è avvolta da una specie di cuffia (coleoriza).
IMPORATNZA ECONOMICA ED AGRARIA
Il grano tenero ha origine dall’asia sud occidentale. In italia è concentrata la produzione al centro nord
(emilia romagna; piemonte, umbria e toscana) e copre in parte il fabbisogno nazionale (55% circa ). Il grano
duro, che ha origine in Etipoia, si coltiva, nel nord america, argentina ed europa orientale. La coltivazione di
grano duro è in continua espansione, non solo in italia, a seguto del progressivo aumento del consumo di
pasta. In italia la durogranicoltura è localizzata al centro sud, soprattutto in puglia, sicilia ma anche nelle
marche e basilocata. Ma negli ultimi anni si è estesa anche in toscana, dove però è difficile ottenere una
produzione di qualità. In sicilia, di frumento duro, se ne produce circa 709000 tonnellate, circa il 16% di
tutta Italia.
Il canada è il maggior produttore di grano duro al mondo. Usa e canada sono i maggiori fornitori dei paesi
del mediterraneo.
PRINCIPALI UTILIZZI:
Viene utilizzato principalmente per pane e pasta. Quello del pane lievitato ha preceduto quello del pane
azimo. In epoca preistorica, i neonati venivano alimentati con una sorta di biascicaticcio di cereali, un
insieme di grani masticati e rigurgitati. La pappa avanzata dal neonato, veniva consumata, ma il clima
subtropicale mediterraneo iniziava presto a fermentare perché le ptialine della saliva scindono l’amido in
zuccheri semplici solubuli e fermentescibili. Per bloccare la fermentazione e la degradazione della pappa
l’unico mezzo era la cottura su pietre roventi. Per la panificazione erano usati grani nudi che non erano stati
abbrustoliti per separare le cariossidi dalle glumelle. L’arte del pane in epoca romana era molto evoluta
tanto che si usava marchiare con uno stampo di bronzo il pane prima di essere affidato ad un forno.
Per quanto riguarda la pasta, Palermo è la prima capitale della passta e la sua produzione era esportata in
tutto il bacino del mediterraneo.
CICLO BIOLOGICO DEL FRUMENTO
-
FASE VEGETATIVA( ACCRESCIMENTO): germinazione, emergenza, accestimento, levata
FASE RIPRODUTTIVA (SPIGAGIONE): botticella, spigatura, fioritura, fecondazione
FASE DI MATURAZIONE (GRANIGIONE): Maturazione lattea, cerosa, piena, di morte.
GERMINAZIONE
E’ il passaggio dalla vita latente a quella attiva, che inizia quando la cariosside si imbibisce. Avviene a
qualche grado sotto lo zero e termina con la fuoriuscita della piumetta.
E’ influenzata da fattori di tipo:
-
Biologici: stadio di maturazione del seme; grani nudi o vestiti; stato sanitario (microlesioni e
concia).
-
Ambientali: temperatura (ottima da 18-20° C); umidità (40% del peso); ossigeno che attiva i
processi di idrolisi.
Tecnici: epoca di semina (che dipende dalle temperature e dalla disponibilità di acqua);
preparazione letto di semina; profondità della semina di 3-6 cm.
-
ACCESTIMENTO
Dai nodi basali si originano culmi secondari. La piantina assume un aspetto cespitoso, accumulando
sostanze nutritive. Simula il processo di ramificazione, ma si differenzia perché ogni germoglio è provvisto
di radici.
L’accestimento può essere: autunnale (novembre, dicembre) e primaverile (febbraio, marzo).
L’indice di accestimento, si calcola: culmi tot./culmi fertili.
SOTTOFASI: VIRAGGIO (da fase vegetativa a fase riproduttiva); RADDRIZZAMENTO ( Primissima fase della
levata).
I processi sono:
-
Biologici: specie e varietà (il frumento tenero accestisce in misura maggiore rispetto al frumento
duro); durata del ciclo (maggiore è la durata, maggiore è l’accestimento).
Ambientale: umidità (eccesso o difetto di umidità= scarso accestimento); temperatura (se si
abbassa rallenta); luce ( maggiore è la luce più attivo è l’accestimento)
Tecnici: profondità (+ profondità – accestimento); disponibilità elementi nutritivi; massa terreno e
fittezza (400-500 spighe/m2)
LEVATA
E’ il passaggio dalla fase vegetativa alla fase riproduttiva. Con l’aumentare della temperatura la pianta
si accresce, i culmi si allungano e l’infiorescenza continua a formarsi, attraversando diverse sottofasi:
-
Incannatura: rapido accrescimento internodi
Botticella: la guaina della foglia bandiera racchiude la spiga
-
Spigatura: fuoriuscita della spiga
Fioritura (per alcune fasi diversa): fuoriuscita delle antere delle glumelle, dura 4-5 giorni a partire
da6-7 giorni dopo la spigatura.
L’incannatura, è influenzata da diversi fattori:
-
Equilibrio nutrizionale (maggiore assorbimento di azoto, fosforo e potassio).
Apparato radicale ben sviluppato ed ancorato
Temperatura gradualmente crescente
Umidità gradualmente decrescente.
RIEMPIMENTO E MATURAZIONE
Ha una durata di 30-40 giorni.
-
MATURAZIONE LATTEA: Pianta secca nella parte basale e verde nella parte distale; cariossidi verdi
di consistenza lattiginoso-pastoso (amido secondario+ succo cellulare); contenuto in acqua di 5560%.
-
MATURAZIONE CEROSA: Pianta con paglia dura di colore caratteristico, glume e guaine ancora
verdi; cariossidi ingiallite che possono essere incise con l’unghia; umidità del 40-50%.
Maturazione di morte: Pianta completamente disseccata e fragile; cariossidi che si distaccano da
glume e glumelle; umidità del 14-16%.
-
ESIGENZE: Adattamento alle condizioni ambientali (clima e terreno); bisogni nutrizionali; larga adattabilità
che nasce da una variabilità di ordine genetico ma anche dalla gestione agronomica, in particolare, l’EPOCA
DI SEMINA: Centro- meridione ( piogge autunno-vernine; piogge quasi assenti in primavera; repentini
innalzamenti termici); Settentrione (decorso termopluviomentrico favorevole).
Ulteriori esigenze: climatiche: temperatura, alternatività, germinazione a bassa temperatura, il ghiaccio
provoca la rottura delle radici, elevata suscettibilità al freddo subito dopo la germinazione e durata della
levata, la durata della fse di accumulo è in correlazione con la temperatura (10-15°C dura circa 90 giorni;
25-30°C dura circa 40 giorni. Al di sotto dei 30 giorni è possibile uno striminzimento della cariosside.
Vento: venti deboli allontano l’umidità, venti sciroccali durante la maturazione aggravano gli effetti dei
danni termici.
Luce: il frumento è una longidiurna quantitativa; la nubilosità favorisce la clorosi e le piante si presentano
filate.
Umidità: gradatamente decrescente, il frumento produce anche con 250 mm di pioggi anche se la pioggia
ottimale è intorno a 600mm; di fondamentale importanza sono la distribuzione delle precipitazioni.
Il ristagno idrico è fortemente dannoso con conseguenze: asfissia radicale, mal del piede, con umidità
dell’aria e temperature elevate c’è sviluppo di funghi.
Esigenze pedologiche: il frumento non si adatta a terreni eccessivamente sciolti. Il terreno ideale per il
frumento deve essere permeabile, profondo, un po’ argilloso, di media fertilità:
-
Permeabile: è assicurato lo sgrondo.
Profondo: anche se l’apparato radicale è superficiale, la profondità va intesa come una riserva di
acqua, che con una buona struttura risale.
Un po’ argilloso: l’argilla garantisce la stabilità della pianta ed una corretta ritenuta idrica; se vi è un
-
eccesso di argilla rende difficoltosa la penetrabilità delle radici e la circolazione di aria e acqua.
Di media fertilità: il frumento teme più l’eccesso che il difetto di natura nutrizionale.
il frumento non si adatta a terreni acidi, mentre il calcare migliora le caratteristiche della granella.
CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI
AZOTO: Dipende dall’ambiente, dall’avvicendamento, e dalla capacità di nitrato reduttasi.
Gli effetti positivi sono: accestimento (emissione di radici e germogli), Viraggio (favorisce la
morfogenesi delle infiorescenze e quindi + spighette + fiori), Fioritura: favorisce la fecondazione e
riduce l’aborto, Granigione (migliora il tenore proteico e le caratteristiche merceologiche della granella.
Gli effetti negativi sono: allettamento, esigenze idriche, allungamento del ciclo.
Le carenze sono: effetti diversi in rapporto allo stadio in cui si manifesta.
FOSFORO: Effetti sono: precocità di maturazione, resistenza ed avversità ambientali e parassitarie.
I sintomi di carenza: viraggio al verde al rosso porpora di culmi e foglie.
POTASSIO: Gli effetti sono: sviluppo della superficie fogliare, aumento della fertilità fogliare, favorisce
l’accumulo di proteine nella cariosside.
I sintomi di carenza: sventato sviluppo e ingiallimento delle punte delle foglie.
MIGLIORAMENTO GENETICO E SCLETA DEL GENOTIPO
-
Produttività e stabilità produttiva
Altezza della pianta
Durata del ciclo
Alternatività
Componenti della resa
Qualità
TECNICA COLTURALE
AVVICENDAMENTO: Dalle colture depauperate, avremo residui colturali di 5-7 tonnellate ettaro, con un
coefficiente isoumico di 0,10. Le colture sono: colture da rinnovo, sarchiate, pratensi e maggese.
Il ringrano determina le condizioni di inerbimento per le colture difficile da controllare, soprattutto per il
prevalere delle graminacee. Favorisce la diffusione del mal del piede,
CONSOCIAZIONE: Da rivalutare, soprattutto in regime biologico (es. con le leguminose annuali
autoriseminanti)
Il trifoglio sotterraneo: cresce durante la stagione piovosa, non teme l’ombregiamento, rilascia sostannza
organica e azoto.
TECNICA COLTURALE
Lavori preliminari: Trinciatura dei residui colturali e rottura del prato o delle stoppie
Lavori preparatori: Aratura a 30-40 cm e discissura
Lavori complementari: la scelta dipende dalla disponibilità di tempo.
SEMINA
Importante è la scelta della varietà, l’ambiente e la tecnica colturale. I caratteri da seguire, sono: altezza
precocità, resistenza al fredd, alle malattie , qualità.
Le varietà agronomicamente idonee, sono quelle che hanno un’ottima purezza genetica e un’ottima
germinabilità.
Importante la semina che sia adeguata all’ambiente, la quantita di semina (350-400 semi ogni metro
quadro), la distribuzione ( con una distanza di 15-20 cm ed una profondità di 2-5 cm e distribuiti con
seminatrice a file continue).
CONCIMAZIONE: Con Azoto: ne ha maggiori esigenze ad inizio levata-riempimento cariossidi. Ha effetti
positivi, riguardo l’incremento dell’accestimento, del numero di spighette, dell’efficienza fotosintetica, della
fecondazione. Effetti negativi riguardo l’incremento dell’allettamento, delle malattie fogliari e delle
esigenze idriche. Con Anidride fosforica (P2O5), si avrà una scarsa reattività. L’ossido di potassio (K2O), è
consigliato solo in terreni carenti.
La quantità varia: per l’azoto (N), 3-4 kg ogni 100 kg di granella; l’anidride fosforica (P2O5), 60-80 kg per ha,
Ossido di potassio (K2O), viene effettuata in terrene carenti, con 100-150 kg per ha. Da tener conto
soprattutto, le caratteristiche della varietà, condizioni del suolo, decorso meteorico, precessione colturale.
L’epoca di distribuzione dell’azoto è ottimale in fase di pre-accrescimento, al viraggio e pre-lavata. E’
razionale, in fase di pre-semina e pre-levata. Mentre per ossido di potassio e anidride fosforica in fase di
pre-semina.
CONTROLLO FLORA INFESTANTE: viene effettuata:
-
Pre-semina: con disseccanti antigerminello
Pre-emergenza: antigerminello
Post-emergenza: graminicidi
RACCOLTA: Viene effettuata:
-
A maturazione fisiologica: con scomparsa della clorofilla e umidita al 30%
A maturazione di raccolta: con granella non più intaccabile con le unghia e umidità del 13%.
Viene effettuata con la mietitrebbia, ma comporta del limiti: umidità relativa, allettamento e infestanti
FRUMENTO O GRANO DURO – TRITICUM DURUM
Fa parte della famiglia delle poacee. E’ coltivato in tutto il mondo (in Sicilia ne sono coltivati circa
285.000 ha). Per ciò che riguarda l’avvicendamento, il grano duro è una pianta sfruttante. Presenta
radici di tipo fascicolate e superficiali, radici primarie o seminali, radici secondarie o avventizie. Il fusto è
eretto costituito da 5-8 nodi e internodi, con un’altezza variabile tra 60 e 90 cm per le nuove cultivar. Le
foglie sono costituite da una guina che avvolge il culmo, una ligula e due auricole, ed una lamina
lanceolata parallelinervia con un numero che varia di foglie da 5 a 8. L’infiorescenza è a pannocchia
chiamata spiga, ed è costituita da: un asse centrale chiamato rachide dove sono inserite 18-20
spighette circa. Ogni spighetta è racchiusa da due glumi dove all’interno troviamo 3-8 fiori. Ogni fiore è
costituito da 2 glumette, una superiore chiamata palea e una inferiore chiamata lemma che
racchiudono 3 stami e il gineceo, costituito da un ovario monocarpellare portante 2 stili piumosi. La
glumella inferiore può portare 2 stili piumosi. La glumella inferiore può portare all’apice un
prolungamento detto arista o resta. Il frutto è un cariosside secco indeiscente, nudo. Con una forma
ellittica evoidale, con una gradazione di colore che va dal giallo paglierino al rosso brunastro. La parte
dorsale è convessa, mentre nella parte ventrale è solcata. E’ costituito da involucri dell’endosperma e
dell’embrione.
CARATTERISTICHE ESTRINSECHE: sono la purezza, la germinabilità, l’energia germinativa e il titolo o
valore reale.
CARATTERISTICHE QUALITATIVE: peso per 100 semi di 50-55 gr.
BIOLOGIA ( FASI E DURATA): la germinazione avviene ad una temperatura minima di 3-4°C. raggiunto
iltasso di umidità adeguato viene emessa la piumetta avvolta dal cotiledone e successivamente la
radichetta. L’accestimento, inizia con l’emissione di nuovi germogli, situati a livello dell’ascella della
prima foglia. E’ una caratteristica che influisce notevolmente sulla produzione. Nelle cultivar oggi
sperimentate viene utilizzato come carattere di selezione. La levata è avviata dall’aumento della
temperatura (consiste nell’allungamento degli internodi). La botticella, iniza quando la spiga ha
raggiunto l’altezza dell’ultima foglia e si ha un ingrossamento della porzione della quale verrà fuori la
spiga. La spigatura, è visibile grazie alla spinta dell’ultimo internodo. La fioritura inizia dopo 5-6 giorni
dalla spigatura, a partire dalle spighette poste a metà della spiga proseguendo poi con quelle poste
sotto e sopra. Ogni spiga è costituita da 18-20 spighette formate da più fiori, ma non tutti portano alla
formazione di cariossidi. In ottime condizioni si formano circa 35-40 cariossidi per spiga.
L’impollinazione è prevalentemente autogama. La maturazione si ha dopo la fecondazione ed è la fase
caratterizzata dalla crescita dell’embrione e dall’accumulo di sostanze nutritive nella cariosside. La
maturazione si articola in diverse fasi: maturazione lattea, maturazione cerosa e maturazione piena o
fisiologica, maturazione di morte.
SCELTA VARIETALE DEL FRUMENTO
Caratteristiche per la scelta varietale nel frumento
-Resistenza al freddo
-Resistenza alle alte temperature, alla siccità e alla “stretta”
-Adattamento alle condizioni del terreno:
-Umidità
-Livello fertilità
Resistenza alle malattie:
- Per prevenire i trattamenti
Fertilità della pianta:
-Indice di accestimento (rapporto tra il numero totale di culmi per unità di superficie ed il numero di piante)
-Numero spighette fertili per spiga
-Numero cariossidi per spiga
-Peso medio cariosside
Stabilità di produzione
Qualità del prodotto
Le componenti dell’agrobiodiversità
L’utilizzazione della biodiversità agricola produce un flusso di beni e servizi, aventi o meno valore di
mercato, ciò ha introdotto il termine generico “risorsa genetica”, che mette in evidenza come la
biodiversità sia una materia prima per la produzione di beni.
I ‘frumenti antichi’ sono varietà selezionate prima che l’agricoltura subisse gli effetti della trasformazione
industriale dei primi del novecento
-Nel 1927 nel nostro paese si contavano 291 varietà di frumento, 98 di queste venivano ampiamente
coltivate.
-Nel 1971, si è registrata la scomparsa di più di duecento di queste popolazioni di frumento.
Alcune tra le varietà costituite in Sicilia
Trinakria: la prima varietà con elevato contenuto proteico
Simeto
Bronte
Ciclope
Ciccio
Amedeo
S. Agata
Core
I frumenti antichi come argine all’erosione genetica e punto di forza nei programmi di miglioramento
genetico
La coltivazione dei frumenti antichi rappresenta una strategia di sicuro successo per la tutela
dell’agrobiodiversità.
La domesticazione e il miglioramento genetico del frumento, infatti, se da un lato hanno contribuito a
migliorarne le caratteristiche agronomiche, dall’altro, hanno comportato la scomparsa delle popolazioni
locali (erosione genetica) e l’affermarsi in coltura di poche varietà migliorate, causando un restringimento
della base genetica.
L'apparato radicaleè fascicolato, formato da
radici seminali (radici primarie) che si sviluppano
alla germinazione del seme radici avventizie
derivanti dai culmi di accestimento che si formano
dalla base del fusto nella zona detta corona. In
terreni idonei può raggiungere, nella pianta
adulta, la profondità di 2 metri
ORZO – HORDEUM VULGARE
Fa parte della famiglia delle graminacee. Ha origine nelle regioni di Israele, Giordania, Siria. Fino al XV
secolo era tra i cerali più diffusi per la panificazione. Rappresenta il 4° cereale per diffusione nel mondo
dopo frumento, mais e riso, e viene variamente utilizzato dall'alimentazione umana a animale.
In Italia occupa una superficie coltivata di circa 250.000 ha, con maggiore diffusione in Emilia Romagna,
Lombardia, Piemonte, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia e Basilicata, anche se è variamente
coltivato in altre regioni.
CARATTERI MORFOLOGICI
I CULMI, presentano un maggiore accestimento, degli internodi fusiformi e nodi più grossi. Le foglie, si
presentano di colore verde chiaro, con delle nervature mediane più marcate, auricolari molto sviluppate e
sono ricoperte da sostanza pruinosa.
L’ INFIORESCENZA, presenta una spiga arcuata per reclinamento dell’ultimo internodo, con 3 spighe
uniflore su ogni nodo del rachide, glume piccolo e lesiniforme e la glumella inferiore aggrappata a quella
superiore.
Per quanto riguarda gli orzi distici, presenta una sola spighetta fertile per nodo.
Tutte e tre le spighette presenti sul nodo sono fertili. In rapporto alla disposizione delle spighette gli orzi
polistici vengono distinti in:
-
ESATICO: Quando le spighette sono disposte in maniera regolare in modo che le tre spighette di un
nodo e le tre di quello superiore o inferiore formano in sezione un esagono.
TETRASTICO: In questo caso le spighette laterali sono molto divaricate e formano con quelle
soprastanti o sottostanti una sezione rettangolare.
Il frutto è una Cariosside:
-
-
Comunemente vestita (con glumelle)
Orzo nudo, è la forma nuda, in cui all’atto della trebbiatura le glumelle si separano dalla cariosside.
Per questa peculiarità la granella si presta all’uso alimentare in forme diverse ed è la forma di orzo
più utilizzata per il consumo umano diretto
Il carattere “nudità” della cariosside è sotto controllo genetico semplice, dovuto ad un solo gene
che regola la mancata produzione di una sostanza cementante da parte della cariosside dopo
l’impollinazione, responsabile dell’unione delle glumelle ai tegumenti seminali. In assenza di questa
sostanza le glumelle non aderiscono al pericarpo e si separano completamente a maturazione.
Le ESIGENZE sono:
-
-
Per quello che riguarda il clima: una notevole precocità, elevata adattabilità ed una resistenza a
siccità e a alte temperature. Le condizioni ottimali sono: per l’accrescimento 15°C; per la fioritura:
17-18°C.
Per quello che riguarda il terreno: maggiori esigenze, più resistente a terreni aridi.
Per le esigenze nutrizionali: molto esigente in fosforo e potassio.
UTILIZZAZIONI
La pianta intera di orzo può essere impiegata: come pianta da erbaio per la produzione di foraggio
(fieno o insilato) raccolto alla spigatura o alla maturazione cerosa della granella.
La granella può essere usata in particolare:
in zootecnia, perché entra nella composizione dei mangimi. Insieme al mais è il cereale più usato per
l’alimentazione dei monogastrici e ruminanti
-per l’alimentazione umana (principalmente orzi distici) per
-malto, per birra e whisky
MALTO
Per “malto” s'intende la cariosside dell'orzo dopo la germinazione. Il malto può derivare anche da altri
cereali (mais, riso, grano…). Durante la germinazione, nelle cariossidi inizia l’attività di enzimi amilolitici, in
grado di trasformare l’amido in zuccheri fermentabili (maltosio,…), mentre le proteine vengono scisse in
aminoacidi. Si ottiene così un semilavorato adatto alla preparazione di birra ed altre bevande alcoliche.
Le materie prime sono: acqua, orzo(malto), luppolo e lievito.
Gli obiettivi del miglioramento genetico sono gli incrementi di produzione e la resistenza maggiore al freddo.
SEMINA ORZO  La semina può avvenire in autunno e in primavera (In Italia avviene maggiormente in
Autunno).
La sua epoca ottimale supera di poco quella del frumento.
Per la coltivazione di Orzo, per la birra, si può effettuare la semina primaverile ove ne consente di ottenere
granella con migliori caratteristiche.
Le dosi di semina sono 180-200 Kg/ha e per ottenere 400 – 800 piante/m2 si consiglia di utilizzare seme
certificato.
CONCIMAZIONE ORZO  l’orzo presenta fabisogni di azoto inferiori al frumento, stimabili in 2kg di N per ogni
100 kg di granella.
Con le varietà di taglia buona, dosi di concimazione pari a 80-100 kg di azoto /ha
Per gli orzi da birra, che si vogliono a basso contenuto di sostanze azotate, le concimazioni vanno fatte con un
particolare accorgimento:
cioè evitare di fare l’ultima concimazione azotata alla levata e dare tutto l’azoto durante l’accestimento (al fine
di non arricchire troppo le cariossidi, di azoto).
Per quel che riguarda il fosforo e il potassio le quantità medie sono 60-80 Kh/ha.
Tra i cereali, l’orzo, è al pari dell’avena per il contenuto di beta-gluconi (l’orzo nudo, a parità di peso della
granella, ne ha quantità più elevate) e tocoli.
I beta – gluconi sono i principali componenti della fibra solubile, attivi nel ridurre il colesterolo nel sangue, la
glicemia, etc..
I tocoli costituiscono un clone di composti con attività biologica.simile a quella degli alfa-tocoferolo.
LEGUMINOSE DA GRANELLA SECCA
Fanno parte della famiglia delle fabacee.
CARATTERISTICHE
Piante legnose od erbacee. Foglie per lo più composte con stipole.
I FIORI: sempre più o meno zigomorfi, riuniti spesse volte in infiorescenze. Presentano una corolla di 5
petali, con 10 stami tutti liberi e sono: monoadelfi (tutti cresciuti per filamenti) e diadefli (9 uniti e 1 libero);
l’Ovario è supero monocarpellare.
I FRUTTI : di regola sono legumi, ma anche frutti indeiscenti, carnosi o secchi. Sono semi cotiledoni molto
ricchi di sostanze di riserve.
CARATTERI MORFO-FISIOLOGICI
Microterme = germinazione ipogea; Macroterme = germinazione epigea
-Apparato radicale: fittonante, in genere piuttosto profondo, in grado di conferire resistenza alla siccità
-Fusto: ramificato, l'entità della ramificazione dipende dalla densità di semina e dalle condizioni ambientali
-Altezza: variabile da 15-30 cm (Lenticchia) oltre 80 cm (forme a crescita indeterminata di Fagiolo e Pisello)
-Portamento: eretto o semieretto in Fava, Cece, Lupino, Lenticchia e nelle forme a crescita determinata di
Pisello, Fagiolo e Soia.
Le Foglie: composte, paripennate (con numero pari di foglioline) nella Fava, Lenticchia e Pisello. In
quest'ultimo esistono varietà in cui tutte o quasi tutte le foglie sono trasformate in viticci.
Nel cece sono imparipennate (7-11 foglioline); trifogliate quelle secondarie di Fagiolo, Soia e Vigna;
palmato-composte quelle del Lupino. In genere, alla base delle foglie sono presenti stipole piuttosto
pronunciate. La superficie delle foglie è generalmente glabra, tranne che nel Cece dove tutti gli organi,
comprese le foglie, sono pubescenti.
L’Infiorescenza: racemo ascellare composto da un numero variabile di fiori. In alcune specie (ad es.
Trifoglio) è un capolino. Nelle specie a crescita determinata il fusto termina con l'ultima infiorescenza.
Il Fiore: presenta una corolla composta da 5 petali:
-
1 centrale superiore (vessillo o stendardo),
2 laterali (ali)
2 inferiori riuniti a formare la carena che racchiude gli organi riproduttivi.
ORIGINE LEGUMINOSE DA GRANELLA
Specie di antica coltivazione
Fava: coltivata bacino del Mediterraneo.
Pisello: coltivata bacino del Mediterraneo: tracce risalenti all’età della pietra
Lenticchia: coltivata nel bacino del Mediterraneo (varietà macrosperma)
Cece: i semi venivano tra l’altro consumati abbrustoliti, come passatempo, nei teatri e nelle agorà
Lupino: Spontaneo in tutta la zona temperata, coltura antichissima ma non preistorica.
Cicerchia: il legume delle carestie di antichissima coltivazione
LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA DELLE LEGUMINOSE IN ITALIA
FAVA: Sicilia (circa 50% della superficie), seguita da Puglia, Calabria e Sardegna (6-7% ciascuna), dalla
Campania (circa il 5%) e via via dalla altre (escluse Veneto e Friuli).
FAGIOLO: Campania (circa il 50%), Piemonte (circa il 12%); Lazio e Calabria (7% ciascuna),...
CECE: Sicilia (27%), Calabria e Campania (circa 18%), Basilicata e Molise (7-8%),… (no al Nord)
PISELLO: Puglia (50%), Sicilia (15%), Sardegna (circa il 10%), ecc.
LUPINO: Calabria (33%), Puglia (20%), Lazio (17%), Campania (11%),… (al Nord solo Piemonte)
LENTICCHIA: Sicilia (55%), Umbria (18%),… (no al Nord)
Cause del declino delle leguminose da granella in Italia
Di tipo Agronomiche: basse rese; difficile meccanizzazione; avversità biotiche (orobanche, ascochita…)
Sociali e di costume: cambiamento stile di vita (preferenza alimenti animali,…), difficoltà di preparazione
(ammollamento, lunga cottura,…), scarsa digeribilità, gonfiore, flatulenza, fattori antimetabolici (favismo,…)
Altre: scomparsa degli equini, scarsa attenzione della ricerca.
Vantaggi derivanti dalla rivalutazione delle leguminose da granella sono:
-
Riduzione delle importazioni di semi e derivati per l'alimentazione umana e animale
Affermazione di un’industria per la preparazione di appertizzati, sfarinati, semilavorati,
indipendente dall’importazione di materie prime
Indipendenza degli allevamenti zootecnici rispetto ai derivati della soia importati
Miglioramento del regime alimentare, in linea con la dieta mediterranea
UTILIZZAZIONE
Per l’alimentazione umana: fresca, secca e semilavorati (pasta, pane, amidi e farine)
Per l’alimentazione animale (granella e biomassa): uso diretto e in mangimi.
FAVA
Fa parte della famiglia delle leguminose (fabacee).
MORFOLOGIA
Presenta un apparato radicale fittonante profondo fino a 90 cm.
Stelo eretto, glabro. Emissione di steli secondari da gemme basali dopo lo sviluppo della 4° foglia.
Il numero di ramificazioni dipende dalla fittezza.
Foglie composte paripennate: 4-6 nelle varietà minor, equina e maior..Infiorescenze a racemo poste
all'ascella delle foglie, con
4-6 fiori bianchi o violacei, in genere con
macchie marrone scuro o nere.
Baccelli pubescenti, talvolta glabri, di lunghezza variabile con 2-5 semi che possono essere di colore
marrone, violetto, verde o nero.
Nell’ambito della specie Vicia faba, tre varietà botaniche sono distinguibili in base alla dimensione dei semi:
-
-
Vicia faba varietà major, è una fava grossa (semi appiattiti e grossi: 1.000 semi pesano da 1.000 a
2.500 g)- impiegata per l’alimentazione umana.
- Vicia faba varietà equina, favetta o fava cavallina (semi appiattiti di media grandezza: 1.000 semi
pesano da 700 a 1000 g). Usata per l’alimentazione del bestiame e, da poco tempo, per l’uomo
come granella fresca inscatolata o surgelata.
Vicia faba varietà minor, favino o fava piccola (semi rotondeggianti e relativamente piccoli: 1.000
semi pesano meno di 700 g) impiegata per seminare erbai per l’alimentazione del bestiame.
ESIGENZE
-
-
-
Termiche: Resiste abbastanza bene alle basse temperature (il limite vitale sarebbe di -6 °C), al Nord
Italia viene seminata in primavera perché al di sotto di 0 °C si arrestano l'accrescimento a l'attività
dei Rizobi.
Idriche: Discreta tolleranza all'aridità. Periodi critici dalla fioritura alla formazione dei baccelli. Lo
stress idrico provoca: fioritura anticipata e breve, scarso sviluppo della pianta, riduzione della
produzione per numero e peso dei semi. I Ristagni sono nocivi perché la scarsa aerazione ha effetti
negativi sulla nodulazione.
Pedologiche: pH da neutro fino a 8.4 (terreni calcarei), in terreni acidi (pH<6) si ha scarso sviluppo
per la sensibilità del Rhizobium. Moderatamente sensibile alla salinità.
La Germinazione è ipogea.
Accrescimento vegetativo: Semina autunnale al Sud: 90-140 giorni; Semina primaverile al Sud : 50
giorni; Semina primaverile al Nord : 60-75 giorni
Fioritura: scalare, durata 20-40 giorni
Sviluppo riproduttivo (avviene a inizio fioritura - maturazione): Semina autunnale al Sud: 60-85
giorni; Semina primaverile al Sud : 50 giorni; Semina primaverile al Nord : 90-100 giorni
Dall'apertura del fiore alla comparsa del baccello occorrono 1-2 settimane.
La pianta produce 40-50 fiori ma solo il 5-10% allegano in frutti.
TECNICA COLTURALE
VIENE EFFETTUATO L’AVVICENDAMENTO: Tipica coltura miglioratrice, sia per le lavorazioni che richiede
(sarchiata), sia per l'apporto di N al terreno. Negli avvicendamenti va collocata tra due graminacee.
Una rotazione classica è la biennale fava-frumento, che può essere trasformata in triennale facendo seguire
un altro anno di frumento o, meglio, orzo. Negli ordinamenti cerealicolo zootecnici è spesso coltivata come
foraggera in consociazione con avena o orzo (graminacee) e trifoglio alessandrino o veccia (leguminose).
LAVORAZIONE E CONCIMAZIONE
Dato il tipo di apparato radicale, richiederebbe lavorazioni più profonde. Non sia necessario un eccessivo
affinamento del terreno(8-10 cm). Le dimensioni del seme sono tali da assicurare comunque una buona
aderenza. Sarchiature, specialmente nelle colture di fava maior da consumo fresco (ortive)
Per le concimazioni: il fabbisogno di azoto è soddisfatto con la fissazione simbiotica, quindi l’apporto di
concime minerale, se necessario, è eventualmente da effettuare con 20 kg ha al momento della semina,
per aiutare la coltura in modo da far finta che non si instauri la simbiosi. La concimazione si completa con
80-100 kg ha di anidride fosforica (P2O5) e viene effettuata per arricchire il terreno e, se necessario, con
100-150 kg di ossido di potassio (K20).
SEMINA
Zone meridionali calde: dalla metà di novembre; semine ritardate a dicembre (temp. < 8°C) sembrano
ridurre gli attacchi di Orobanche. Centro-nord ed alta collina: si può anticipare ad ottobre (per consentire di
raggiungere una fase di migliore resistenza al freddo) o posticipare alla primavera.
Per quanto riguarda alcuni genotipi siciliano, abbiamo: la Sikelia, la Sicania, la larga di Leonforte
(identificata coma prodotto tradizionale) e la Cottoia di modica.
CONTROLLO FLORA INFESTANTE
E' importante il controllo soprattutto nelle prime fasi (3-5 settimane dall'emergenza).
-
agronomico: preventiva: varietà a rapido sviluppo iniziale, distanza ridotta tra le file,
avvicendamenti o meccanica: sarchiature (4° foglia ed inizio fioritura)
chimico: pre-semina e post-emergenza.
RACCOLTA
Si esegue a macchina, sfalciando quando c’è ancora un po' di umidità, e lasciando seccare le piante riunite
in fasci o in andane. La trebbiatura del favino e della favetta si può fare in campo con semoventi (es.
mietitrebbia da grano opportunamente regolata in funzione delle dimensioni del seme).
La major presentamaggiori difficoltà (semi grandi). La raccolta della coltura da orto, si esegue generalmente
manualmente.
CECE DA GRANELLA SECCA – CICER ARIETINUM
Fa parte della famiglia delle leguminose. Il Cece è tra le leguminose da granella più antiche, non esiste allo
stato selvatico, ma solo coltivato. La regione di origine è l’Asia occidentale da cui si è diffuso in: India,
Africa, Europa. Era conosciuto dagli antichi Egizi, Ebrei e Greci.
E’ una pianta annuale, con radice ramificata, profonda (fino a 1,20 m), steli ramificati, eretti o semiprostrati
e pubescenti.
Pianta verde grigiastro, pubescente per la presenza su tutti gli organi di fitti peli ghiandolari che secernono
una soluzione acida per presenza di acido malico e ossalico.
Foglie composte, imparipennate, con 6-7 paia di foglioline ellittiche denticolate sui bordi.
I fiori sono generalmente bianchi, per lo più solitari.
Dopo la fecondazione del fiore, che è autogamia, si forma un legume ovato oblungo, contenente 1 o talora
2 semi.
I semi secchi del cece sono un ottimo alimento per l’uomo, ricco di proteine (15-25%) di qualità alimentare tra
le migliori entro le leguminose da granella.
I semi sono rotondeggianti e lisci in certi tipi, rugosi, angolosi e rostrati (“a testa di ariete”).
VARIETA’: Varietà Kabuli, seme grosso a forma di testa di ariete, color crema, peso 1000 semi 400-600 g.
Varietà Desi, seme piccolo, angoloso rugoso, chiaro o marrone scuro, nero (150-300 g ogni 1000 semi, ed è
in grado di sopportare temperature più fredde e matura più rapidamente del Kabuli.
varietà a seme piccolo; certi mercati (Europa) accettano solo ceci a seme grosso, apprezzandoli tanto più
quanto più grosso è il seme, su altri mercati (Oriente) prevalgono i ceci a semi piccoli, che trovano impiego
in preparazioni alimentari che ne prevedono la sfarinatura. Esigenze ambientali Il cece è una pianta
microterma che germina con sufficiente prontezza con temperature di circa 10 °C.
TECNICA COLTURALE: Negli ambienti semi-aridi ai quali il cece si dimostra adatto esso si avvicenda con il
cereale autunnale del quale costituisce una buona precessione, anche se il suo potere miglioratore non è
pari a quello della fava o del pisello.
Il terreno destinato al cece va lavorato profondamente, in modo da consentire il massimo approfondimento
radicale. Il cece per lo più si semina in fine inverno, appena passati i freddi più forti (marzo), a file distanti
0,35-0,40 m, mirando a realizzare un popolamento di 25-30 piante a metro quadrato; secondo la grossezza
del seme sono necessarie quantità di seme diverse; con i ceci del tipo Kabuli (peso 1000 semi pari a 350-500
g), si adoperano intorno a 100-180 Kg/ha di seme.
La semina può farsi con le seminatrici da frumento o con seminatrici di precisione. La profondità di semina
consigliabile è sui 5-7 cm. La concimazione del cece deve essere mirata soprattutto a non far mancare alla
coltura il fosforo e il potassio, se carente; per l’azoto la fissazione simbiotica assicura il soddisfacimento del
fabbisogno. Poiché il prelevamento di fosforo è molto limitato, anche la relativa concimazione può essere
limitata a 40-60 Kg/ha di P2O5. Il diserbo del cece può essere fatto con successo in pre-emergenza
utilizzando Pendimetalin e Imazetapir.
La raccolta del cece tradizionalmente si fa estirpando le piante a mano e lasciandole completare
l’essiccazione in campo in mannelli. Una buona coltura di cece può produrre oltre 3 t/ha di granella, ma in
genere le rese sono molto più basse, per le scarse cure che al cece si dedicano
CONCIMAZIONE: una eventuale integrazione di fosforo di 40-60 kg/ha di anidride fosforica; ed una
eventuale concimazione azotata, con 20-30 kg/ha di azoto.
VARIETA’ E MIGLIORAMENTO GENETICO: Varietà per semina autunnale: Sultano, Califfo, Otello, Pascià.
Persemina primaverile: Calia, Principe.
Ideotipo varietale: Portamento eretto della pianta. baccelli apicali-indeiscenti. Baccelli con più di due semi.
Seme grosso, peso 1000 semi 400-500 g, facilità di cottura. Resistenza al freddo (semina autunnale).
La malattia crittogamica più grave è la rabbia o antracosi, il cui agente causale è l’Ascochyta rabiei, che
determina il disseccamento della parte aerea e che può provocare la distruzione della coltivazione.
LENTICCHIA – LENS CULINARIS
Fa parte della famiglia delle leguminose. Ha origine dal medio-oriente. E’ pianta annuale, con radice
fittonante, ma la profondità raggiungibile è ridotta: 35- 40 cm al massimo. Steli eretti, o leggermente
rampicanti, angolosi. Le foglie sono composte, composte pennate, e presenta 2-8 paia di foglioline con cirri.
I Fiori riuniti in racemi ascellari bianchi con venature sul violetto, con 1-3 fiori, molto raramente con 4
fiori.La fecondazione di norma è autogama. E’ un legume romboidale, lateralmente compresso, rostrato,
contenete 1-2 semi. Il seme è tondo, appiattito (a forma di lente), di colore variabile dal verdognolo, al
beige, al rosso mattone, al bruno scuro (da 3 a 9 mm diametro). La Barulina può essere: Macrosperma, a
semi grossi, peso 1000 semi 40-82 gr, di diametro 6-9 mm, appiattiti. Microsperma, a semi piccoli, peso
1000 semi 11-40 g, di diametro 3-6 mm. Le categorie merceologiche, sono basate sul calibro. Possono
essere: gigante extra, gigante, gigantina, comune, media, mignon, mignonette. E a semi sgusciati a
cotiledoni arancioni.
CICLO BIOLOGICO: Ciclo biologico va da 3 a 6 mesi in rapporto all’epoca di semina e all’altitudine. E’ una
pianta rustica resistente alle alte temperature, ma danneggiata da gelate di persistenti. Ha un ampio
adattamento ambientale. La germinazione, per la specie microterma, il seme germina a temp > 3° C.
Temperature ottimali 20-25 °C. Per la varietà microsperma: temperature ottimali più basse.
Lo sviluppo riproduttivo è condizionato dalla temperatura e dal fotoperiodo. Per la specie
longidiurna:l’inizio della fioritura è anticipato all’aumentare della lunghezza del giorno ed è sensibile
alla vernalizzazione. Richiede terreni mediamente fertili e non sopporta il ristagno idrico. Terreni
eccessivamente fertili determinano eccessivo lussureggiamento - colatura di semi e baccelli.
TECNICA COLTURALE
La lenticchia è una pianta miglioratrice maggesata: (nelle rotazioni sostituisce la fava) precede i cereali,
specialmente frumento. Talvolta consociata con avena o orzo per creare una sorta di sostegno.
Preparazione terreno: le lavorazioni vengono effettuate in estate e successive erpicature per eliminare le
infestanti e richiede lavorazioni più accurate di cece e fava.
Semina: la semina può essere effettuata: in autunno o tardo inverno, a postarelle o a file distanti 30-40 cm
con una densità di semina ottimale 350-400 semi/m2. Una profondità di semina 3-5 cm. Le Cure colturali
viene consigliata la sarchiatura. Per le semine ritardate, avremo: una riduzione della durata del ciclo
biologico e una riduzione delle produzioni.
CONCIMAZIONE: Quella azotata generalmente non viene fatta; eventualmente viene effettuata una
concimazione fosfatica (30-80 kg/ha di anidride fosforica (P2O5) e potassica (50-80 kg di K2O).
Lotta alle infestanti: importante per la scarsa competizione. Il controllo delle infestanti avviene tramite 2
metodi: metodi indiretti: aumento della densità di semina e riduzione della distanza sulla fila. Metodi
diretti: scerbatura manuale, meccanica, sarchiatura.
RACCOLTA: prima dell’apertura dei baccelli per evitare dispersione dei semi e attacchi di tonchio e può
essere effettuata a mano e trebbiatura a posto fisso, con una Resa 1,0 t/ha con picchi di 2,0 t/ha, con alcune
cause che possono limitare la resa come: gelate, terreni acidi, ristagno idrico, infestanti.
ALCUNE VARIETA’: l. di Villalba (Sicilia); l. di Pantelleria (Sicilia); l. di Ustica (Sicilia); l. di Castelluccio di
Norcia (Umbria); l. del Fucino (Abruzzo). Varietà Migliorate: Laird (macrosperma); Eston (Microsperma).
COLZA – BRASSICA NAPUS
Fa parte della famiglia delle Brassicacee. Ha origine in Europa, oggi coltivata anche in Cina, Canada, India.
Ha un sistema radicale fittonante, presenta uno stelo con portamento eretto, con un numero di
ramificazioni di 2-6, con un numero di nodi di 20-22 ed un’altezza di 120-180 cm.
Le FOGLIE, sono di colore verde glauco, con una forma che si differenzia: per quelle basali, sono picciolate,
lobate, pennatosette. Per quelle apicali, sessili intere ed oblunghe.
L’INFIORENSCENZA, è terminale a grappolo, con 150-200 fiori gialli. Il FIORE è ermafrodita con 4 sepali
liberi, 4 petali liberi, 6 stami tetradinami, un ovario bicarpellare. E’ una specie prevalentemente autogama
(20-30% allogamia).
Il FRUTTO è la siliqua, con un seme a forma sferica, di colore che può essere rosso, bruno e nero, e un peso
di 3,5-4 mg.
Ha una durata del ciclo biologico di 5-6 mesi, variabile in funzione della varietà delle condizioni ambientali e
l’epoca di semina.
ESIGENZE TERMICHE: è una specie microterma. Per le forme biennis, la vernalizzazione avviene ad una
temperatura di 8-10°C per 20-30 giorni. La temperatura ottimale durante il ciclo è di 20-22°C. le basse
temperature causano: durante la fioritura, scarsa vitalità del polline. Durante la maturazione, scadente
qualità dell’olio. Le elevate temperature: durante la fase vegetativa, causa una mancata fioritura; durante la
fioritura, causa una precoce defogliazione; durante la maturazione, crea un ridotto tenore in olio.
Per ciò che riguarda le esigenze idriche: fino a 400-500 mm, si ha un incremento lineare di produzione: fino
a 700mm, si hanno ulteriori incrementi; oltre 700, si rischia attacchi fungini.
I terreni adatti sono quelli argillosi profondi e fertili; i terreni da evitare, sono quelli sciolti e organici.
Gli avvicendamenti consigliati sono: riduzione della frequenza di ringrano; ciclo più breve del frumento; un
efficace controllo delle infestanti, fonte di sostanze organiche.
semina: l’epoca ottimale, si ha uno sviluppo ideale per affrontare l’inverno;l’epoca anticipata, si ha il rischio
di sviluppo eccessivo prima dell’inverno; l’epoca ritardata, si ha uno
sviluppo non ideale per affrontare l’inverno. La modalità di semina, se viene effettuata con una seminatrice
da cereali, la distanza tra le file è di 17-18 cm o 34-36 cm. Se viene effettuata co una semina di precisione, è
di 40 cm, con una profondità di 2-3 cm.
Le concimazioni vengono effettuate con azoto: il primo anno con una piovosità alta di 737 mm, che
influenza le dosi e l’epoca di azoto sulla resa in granella in anni a differente piovosità. Il secondo anno, con
una bassa piovosità di 238 mm. Con fosforo: in terreni mediamente dotati e in terreni ben dotati, 40-50
kg/ha; terreni poveri 80-90 kg/ha. Nei terreni ricchi di calcio, il 20% in più rispetto a quelli poveri. Il
potassio, nei terreni ben dotati, circa 100 kg/ha; nei terreni mediamente dotati, 150 kg/ha. E nei terreni
poveri, più di 200 kg/ha. Può essere effettuata anche una concimazione con zolfo.
Il controllo della flora infestante viene effettuata tramite diserbo chimico, nei periodi di emergenza eripresa
vegetativa.
La raccolta viene effettuata o per lesioni ai semi o a steli verdi. Una raccolta ritardata può causare deiscenza
delle silique. L’umidità del seme ottimale è di 15-20. La raccolta con mietitrebbia da cereali comporta: una
riduzione al minimo della ventilazione; riduzione velocità controbattitori; una riduzione della distanza tra
controbattitori e controbattitori.
LINO – LINUM USITATISSIMUM
Fa parte della famiglia delle Linacee. Ha origine tra il golfo persico, mar caspio e mar nero, ed è diffuso negli
usa, asia , africa, europa meridionale. In italia è presente soprattutto nel meridione, in sicilia e puglia.
Ha un sistema radicale fittonante poco ramificato e sottile. Uno stelo con portamento eretto, con numero
di ramificazioni di 1-2, ed un altezza che varia da 40 a 100 cm. le foglie hanno un colore verde intenso;
presentano fillotassi alterna a spirale; sessili, intere, strette e allungate.
L’infiorescenza presenta, fiori solitari o riuniti in corimbi.
Il fiore è ermafrodito, con 5 sepali liberi, 5 petali liberi obovati bianchi o azzurri, 5 stami saldati alla base , 5
sili e 5 stimmi. E’ una specie prevalentemente autogama.
Il frutto, è una capsula subglobulosa, indeiscente, composta da 5 carpelli. Il seme ha una forma appiattita,
di colore bruno rossastro o giallo. Presenta un tegumento liscio e lucente ed ha un peso di 5-10 mg.
Il ciclo biologico è di: 100-120 giorni per la semina primaverile (nord italia); 140-200 giorni per la semina
autunnale (sud italia), e varia in funzione della varietà, delle condizioni ambientali e l’epoca di semina. Per
quanto riguarda le esigenze termiche, le temperaute ottimali durante il ciclo sono di 20-25°C. tollerano
qualche grado sotto lo zero.
I terreni adatti sono quelli di medio impasto profondi fertili. Le concimazioni indicate sono quelle azotate,
fosfatiche e potassiche.
Le lavorazioni del terreno vengono effettuate in base all’epoca e alla profondità, tenendo conto : della
natura del suolo, andamento stagionale e avvicendamento.
La semina avvien: al nord (marzo-aprile), al centro (inizio-metà ottobre), al sud ( fine ottobre-metà
dicembre). Una semina troppo anticipata, comporta un rischio di sviluppo eccessivo prima dell’inverno. La
semina viene effettuata con la seminatrice da cereali, con una distanza di 15-17 cm ed una profondità di 23 cm.
Il controllo delle infestanti avviene con diserbo chimico in emergenza e ripresa vegetativa.
La raccolta, se anticipata, causa lesioni ai semi o avviene a steli verdi. L’umidità ottimale è del 15%, con
mietitrebbia da cereali, riducendo la ventilazione, riducendo la velocità controbattitore e riducendo la
distanza tra battitore e controbattitore.
GIRASOLE – HELIANTUS ANNUUS
Fa parte della famiglia delle Asterace. Il Girasole è una pianta di origine americana che è stata
introdotta in Europa nei primi decenni del 1500 come pianta ornamentale, assumendo tuttavia una
certa importanza come pianta oleifera soltanto nel Settecento. Dalla seconda metà dell'Ottocento ha
avuto una notevole diffusione specialmente in Russia. Oggi è largamente coltivata a livello mondiale,
tanto che attualmente si trova al secondo posto, dopo la soia, tra le piante produttrici di olio.
Il Girasole è una pianta annua di grande sviluppo, con lunga radice fittonante su cui sono inserite le radici
laterali. Il fusto può raggiungere notevoli altezze: nelle varietà da olio fino a 2 metri circa. Il culmo è eretto e
solo a maturità si curva nella parte terminale per l'aumento del peso dell'infiorescenza. Sullo stelo sono
inserite le foglie, ruvide su entrambe le facce, munite di un lungo picciolo e di forma diversa a seconda della
posizione; sono opposte fino al 2°-3° paio, mentre in seguito sono alterne. Il culmo termina con l'infiorescenza
o calatide, le cui dimensioni sono molto variabili (10-40 cm di diametro).
Questa infiorescenza è caratterizzata, esternamente, da una corona di fiori sterili con grandi ligule gialle, entro
cui sono inseriti tutti gli altri, più piccoli, fertili ed ermafroditi.
Il numero totale dei fiori varia da 500 a 3.000. I fiori schiudono in maniera scalare, con andamento centripeto.
In seguito alla fecondazione si forma un frutto secco indeiscente, detto achenio, di dimensioni e forma variabili
(peso 1000 semi: 60-90g).
L'olio contenuto nell'achenio rappresenta in media il 40-50% del peso del seme.
Caratteristico del Girasole è l'eliotropismo, cioè il fatto di seguire il movimento della luce durante il giorno;
talefenomeno, che riguarda l'infiorescenza durante la fase di sviluppo e le giovani foglie, cessa al
sopraggiungere della fioritura, tanto che da questo momento in poi la maggior parte dei fiori rimane rivolta
verso est sud-est.
ciclo biologico è di: 190-200 giorni per la semina autunnale (sud italia); 130-150 gorni per la semina
primaverile (sud-nord italia); 80-90 giorni per la semina estiva (sud- nord italia), e varia in funzionedel
genotipo, condizioni ambientali e epoca di semina.
Nel ciclo (di 85-130 giorni per le nuove varietà,180 giorni per quelle vecchie) si possono distinguere le
seguenti fasi: germinazione, emergenza, formazione delle foglie, differenziazione dei bottoni fiorali,
crescita attiva, fioritura, formazione e riempimento del seme e maturazione.
consumo idrico elevato, Il girasole riesce, in caso di carenza idrica, a sfruttare l'umidità degli strati profondi
grazie al notevole sviluppo capillare dell'apparato radicale (1,5-2 metri).
Il girasole è adatto alla coltura asciutta, nei terreni dotati di una buona capacità idrica e lavorati profondamente
delle regioni centrali dove la piovosità estiva è irregolare ma ha una certa consistenza. nelle regioni meridionali,
troppo aride, il girasole può essere coltivato solo con il sussidio dell'irrigazione.
il terreno, sono da evitare quelli troppo sciolti perché incapaci di trattenere l'acqua, e quelli troppo pesanti,
specie se mal preparati e privi di struttura (ottimali quelli profondi, con elevata capacità di ritenzione).
Il pH deve essere intorno a 6-7,2
La temperatura ottimale per la germinazione è di 14-15°C, per lo sviluppo è di 18-20°C, per la fioritura, per
la maturazione e il riempimento semi è di 18-22°C. Ha una massima resistenza al freddo allo stadio di
plantula.
l’avvicendamento: libera presto il terreno, ha un’ottima azione rinettante, ottimacoltura da rinnovo ed è
una precessione ideale per i cereali macrotermi.
Il girasole è, quindi, una tipica pianta da rinnovo, è un ottimo preparatore del frumento.
Ha un ciclo primaverile-estivo molto breve e lascia il terreno in buone condizioni di fertilità grazie agli
abbondanti residui colturali.
Infestanti: Una volta sviluppata, ha una notevole capacità di soffocare le infestanti. Tra una coltura e l'altra
è consigliabilelasciare un intervallo di 6-7 anni.
Lavorazioni: Vista la limitata capacità di penetrazione delle radici, è necessaria una aratura a notevole
profondità (50-60 cm)ed il terreno nei primi 6-8 cm dovrà essere ben amminutato.
la semina in Italia viene effettuata nella prima metà di aprile al Nord, verso la fine di marzo al Centro e non
oltre la metà di marzo al Sud.
La semina ( che si effettua a metà marzo – inizio aprile al sud opp. Ad inizio marzo o fine ottobre -fine
febbraio) viene fatta a file distanti 60-70 cm, con seminatrice di precisione, curando la distanza di semina in
modo da avere senza diradamento 4 piante a metro quadrato (4-6 kg/ha).
concimazione: azotata (80-120 kg/ha) fosfatica (60-80 kg/ha) e potassica (solo se è in carenza).
L’azoto può essere somministrato, o in unico apporto o anticipato alla semina.
Fosforo e potassio, interrato con lelavorazioni.
RACCOLTA E RESA  La raccolta inizia quando si verifica la caduta spontanea degli involcri fiorali portati dal
frutto, il viraggio al bruno della calatide e la completa secchezza delle foglie basali e di parte di quelle
mediane.
Una buona produzione di acheni si aggira intorno a 0,20-0,25 t/ha; in condizioni molto favorevoli di
può arrivare a 0,4. Da 100 kg di semi di girasole si ottengono 35-40 kg di olio
MAIS – ZEA MAYS
Fa parte della famiglia delle graminacee. La metà del mais mondiale viene prodotto nel usa e cina. L’europa
rappresenta il terzo produttore mondiale.
In italia, ha un’elevata resa, ottima integrazione nella zootecnica, ed ha molteplici utilizzi. Le sue criticità
sono: un elevato costo di produzione, elevati fabbisogni ambientali di tipo idrici e concimazioni azotate.
Alcuni problemi tecnici sono dettati da parassiti, microtossine, ecc…
Il Ciclo del mais viene suddiviso in: germinazione e attecchimento; sviluppo vegetativo; fioritura e
maturazione della granella.
La morfologia del mais: è una pianta monoica con fiori maschilie femminili sulla stessa pianta ma in
posizioni diverse. Presenta una ligula lunga priva di auricolare. Una pannocchia apicale con solo fiori
maschili con antere contenenti il polline. La spiga (o spadice) si trova all’ascella della quinta-sesta foglia con
soli fiori femminili, senza stigma, con lunghi stili che fuoriescono dalle brattee.
La fecondazione è allogama, l’impollinazione anemofila.
Presenta un apparato radicale, con radici secondarie che partono dal secondo nodo e non accestisce.
La germinazione e l’attecchimento (avvengono nel giro di 3 settimane): le radici seminali, raggiungono il
massimo sviluppo ed inizia la fase di esaurimento; le radici avventizie: inizia l’accrescimento. I fattori che
influenzano la germinazione, sono: temperatura ed umidità.
La LEVATA, inia con un rapido accrescimento della pianta, con l’allungamento ed emissione delle radici
avventizie, l’emissione dei polloni. I fattori che influenzano negativamente la levata, sono: stress idrico(si
chiudono gli stomi, le foglie si accartocciano), e carenze nutrizionali.
La FIORITURA avviene da 45-50 giorni a 75-80 giorni in rapporto al tipo di: emissione dell’infiorescenza
maschile e accrescimento della spiga; deiscenza delle antere; comparsa degli stili-stigmi recettivi al polline
dopo 2-3 giorni dalla comparsa.
Le fasi della fioritura sono: dopo la fecondazione gli stili appassiscono e si attua una funzione di riserva per
lo stocco e il tutolo.
La maturazione è:
-
lattea: 3 settimane dalla fecondazione
cerosa: un mese dopo la lattea
piena: 3 settimane dalla cerosa
di morte.
Il frutto è una cariosside, composta da acqua, amido, proteine, grassi, zuccheri, cellulosa.
ESIGENZE TERMICHE E LUMINOSE: la temperatura ottimale, essendo un cereale macroterma, è di 24-30°C
(10°C la minima sopportabile e 32-33°C, inizia a creare danni). Superiore a 40°C, sia avrà una cattiva
allegagione, devitalizzazione del polline, aborto fiorale e mancanza di deiscenza dei sacchi pollonici.
Per ciò che riguarda la luce: è una pianta C4 e quindi può sintetizzare con oltre 60000 lux e l’anidride
carbonica ha una concentrazione 10 volte inferiore alla pianta C3. E’ un prototipo di pianta eliofila e da
brevidiurna passa a neutrodiurna.
ESIGENZE IDRICHE: pioggia, un apporto idrico di 250-5000mm, un consumo idrico che va da 3000 a 8000m3
per ha. Periodo critico a fine levata- fioritura.
ESIGENZE PEDOLOGICHE: aderiscono ai terreni a medio impasto ben aerati e ricchi di sostanza organica. Non
sopportano terreni asfittici o troppo argillosi.
MIGLIORAMENTO GENETICO: E’ una pianta allogama, è un incrocio intervarietale, la quasi totalità della
produzione è basata su ibridi (ibridi semplici) a due vie, cioè un incrocio tra due linee pure.
ADATTABILITA’ DEL MIGLIORAMNETO GENETICO: adattabilità, vigore precoce, basso contenuto di lignina,
OGM (resistenza agli erbicidi non selettivi, alla pilaride, ai ceppi virali).
CONCIMAZIONE: letamazione, interramento di residui colturali con aggiunta di azoto, azoto 200-300 kg/ha
preferibilmente frazionato, fosforo 50-100 kg/ha, potassio 50-100 kg/ha.
SEMINA: in primavera, con seminatrice di precisione ed una profondità di 5-6 cm, ed una distanza tra le file
di 70-75 cm.
COLTURE FORAGGERE
Le PIANTE FORAGGERE, sono piante destinate in tutto o in parte all’alimentazione degli animali.
Il PRATO è l’organo utilizzato, e si divide: in organi epigei, granella e organi ipogei.
I FORAGGI, sono i prodotti ottenuti o derivati dal primo gruppo di colture. Gli alimenti per gli erbivori,
contengono sempre almeno la parte vegetativa delle piante (fieno, insilati).
I MANGIMI CONCENTRATI, sono i prodotti ottenuti o derivati dal secondo gruppo di coltura. Gli alimenti ad
elevato contenuto energetico e proteico derivato dagli organi riproduttivi delle piante.
Gli ALIMENTI COMPLEMENTARI, sono i prodotti ottenuti o derivanti dal terzo gruppo di colture (patate,
barbabietole, cioè gli organi di accumulo e i prodotti secondari (paglie, stocchi di mais, ecc)
Le piante prative sono circa 100 specie e sono graminacee, leguminose e altre specie.
Le modalità di utilizzo si dividono in: consumo fresco: pascolo e foraggiamento verde; conservazione:
essiccamento e insilamento.
Le risorse foraggere in italia sono: 5-8% pascolamento; 4-5% foraggiamento verde; 80-85% foraggio
conservato.
I VANTAGGI E SVANTAGGI DEL PASCOLO: Ottimale per l’animale, minori perdite con rese più basse, perdite
per calpestio o spreco.
I VANTAGGI E SVANTAGGI DEL FORAGGIO VERDE: aspetti organizzativi; aspetti nutrizionistici (con diete
bilanciate), aspetti favorevoli (aspetti che mancano al pascolo)
I VANTAGGI E SVANTAGGI DEI CONSERVATI: composizione costante, integrazione co concentrati, aspetti
nutrizionistici (con diete bilanciate)
MANCANZA DI UNIVOCITA’: Modalità di utilizzazione dell’erba: prati, pascoli e prati-pascoli;
Modo di formazione del prato: naturale o artifiiale.
Durata e posto nella rotazione: annuale, temporaneo o permanente; temporaneo e permanente (stabili e
avvicendati).
Le COLTURE FORAGGERE POSSONO ESSERE: TEMPORANEE (inferiore a 10 anni) e si dividono in erbai e prati
avvicendati. I Prati possono essere: monofiti (specie) e polifiti (graminacee, leguminose ed altri miscugli). I
PRATI AVVICENDATI, possono essere: monofiti (specie) e polifiti (artificiali e naturali).
Pe ciò che riguarda le colture PERMANENTI, si dividono in: prati (asciutti o irrigui) e Pascoli.
ERBAI
Gli erbai, sono colture foraggere a breve ciclo della durata massima di un anno: possono essere in coltura
principale o intercalare. Hanno avuto un’evoluzione nella diffusione nel panorama varietale, nelle tecniche
colturali, nelle attrezzature per la raccolta e per la conservazione. Mostra dei vantaggi, come l’elevata
potenzialità produttiva, facili nella conservazione come gli insilati. Sono delle colture intercalari ed entrano
a far parte nella catena del foraggiamento verde.
Gli erbai vengono classificati, in base alla stagione di coltura: autunno- primaverili, primaverili-estivi,
primaverili, estivi, estivo-autunnale. La famiglia botanica può essere: graminacee, leguminose, crucifere e
chenopodiacee. Il tipo di coltura può essere monofita (o in purezza), o polifita (o in miscuglio). Il foraggio
viene utilizzato, da foraggio verde, da insilato e da fieno o da fieno + pascolo.
Per ciò che riguarda gli erbai autunno- primaverili e primaverili, al centro sud, hanno la funzione di risorsa
foraggera, ed è un’alternativa alla monocoltura cerealicola.
Per gli erbai primaverili-estivi ed estivi, al nord, hanno la funzione di superficie totale ad erbaio di circa il
76% ed è il 91% della produzione totale di energia. Il Mais, produce il 98% dell’energia totale ed il 95% della
superficie totale ad erbaio.
Mais+sorgo+cereali autunno-vernini (orzo e triticale), per insilamento, contribuiscono alla produzione
totale di energia per quasi il 30%.
Per quello che riguarda gli erbai autunno-primaverili, riguardo le graminacee, vengono utilizzazti: segale,
orzo, frumento, triticale, avena, loiessa. Di queste, si sfrutta l’adattabilità e la produttività anche per la
produzione di foraggio. Per ciò che riguarda le leguminose, come trifoglio, vecce, fava, pisello, lupino,
spesso vengono utilizzate in consociazione con qualche graminacee e venivano usate anche come foraggi.
Per le crucifere, come colza, rapa, presentano delle esigenze termiche ridotte. Venivano usati come foraggi,
anche adesso ma in modo secondario. Per i Miscugli tra avena-veccia, avena-veccia-pisello, avena-favino, vi
è un foraggio con una composizione più equilibrata e presentano glucidi nelle graminacee e proteine nelle
leguminose.
PRATI
I prati, sono colture foraggere poliennali falciabili, sono la principale risorsa foraggera del nostro paese. Il
foraggio viene utilizzato per consumo fresco, affienamento e per insilamento. In passato il prato era il
perno fondamentale dell’agricoltura italiana, perché era il fertilizzante per cereali e ortaggi. Poi vi fu una
rivoluzione economico-sociale, e fu introdotto in zootecnia.
La durata dei prati si divide in avvicendati che permangono per 5 anni e vengono utilizzati per uso
zootecnico) e permanenti (cioè, che erano stati usato per la produzione di erba e piante erbacee da
foraggio, anche se il terreno è stato arato e seminato con un’altra varietà di pianta erbacea da foraggio
diversa dalla precedente).
I prati si dividono in: monofiti, oligofiti, polifiti.
MONOFITI: In Italia, viene utilizzato come prati avvicendati con leguminose vivaci o biennali. Importante
utilizzo si ha di: erba medica, trifoglio pratense e bianco, sulla e lupinella. Le caratteristiche dei prati
monofiti, è che hanno più fertilità dei terreni e foraggi molto proteici.
OLIGOFITI: sono prati avvicendati, poco diffusi in Italia e vengono usate graminacee e leguminose. Presenta
alcuni vantaggi, come: rese stabili, maggiore durata del prato, foraggio di composizione equilibrata, minore
presenza di infestanti, hanno una migliore difesa contro l’erosione. Per quello che riguarda le
caratteristiche delle specie, presentano: un’elevata adattabilità dell’ambiente, buona sincronia del ciclo
fenologico.
POLIFITI: sono prati permanenti (10 anni), tipici dei territori a clima temperato-umido, ed in Italia quelli
polifiti, sono asciutti o irrigui. Vengono utilizzate graminacee e leguminose.
Per ciò che riguarda in generale l’irrigazione, viene effettuata la Marcita o prato marcitoio, cioè un prato
permanente irriguo, viene effettuata un’irrigazione termica con una temperatura delle acque falde di 1012°C durante l’inverno. La marcita, produce dai 5 ai 6 tagli l’anno (foraggio verde per le vacche da la latte).
Sono localizzati principalmente nelle pianure lombarde e piemontesi in terreni idonei e con una buona
disponibilità di acqua. E durante l’estate la marcita, non si differenzia da un normale prato irriguo.
GRAMINACEE DA PRATO
Quelle da prato, sono graminacee poliennali o perenni. Sono diffuse nei paesi del centro-nord Europa, ma
poco diffuse nell’europa mediterranea date le condizioni climatiche e pedologiche poco favorevoli, date
dalla difficoltà nella preparazione di letti di semina, una scarsa conoscenza delle caratteristiche
agronomiche, prolungati periodi di siccità. Sono molto diffuse nelle aree montane e collinari, perché
resistono al morso ed al calpestio, proteggono il suolo dall’erosione e non provocano meteorismo. Nel
miscuglio, spesso vengono consociate a leguminose.
L’epoca e la precocità della fioritura può essere primaverile e estivo-autunnale.
Possono essere Cespitosi, Stoloniferi e Rizomatosi. Il portamento può essere: eretto, semieretto, semi
prostrato, prostrato e viene utilizzato come foraggio verde, fieno, insilato. Altre caratteristiche delle
graminacee da prato: hanno la capacità di ricaccio, resistenti alle avversità, rapidità di insediamento.
Presentano radici fascicolate , ed hanno un potere antierosivo ed hanno un forte ancoraggio. Si rinnova
ogni anno, con un incremento di humus e minore resistenza all’aridocoltura.
Per ciò che riguarda il fusto (culmi), sono articolati in nodi ed internodi e possono essere molto fitti, cauli
sotterranei, cauli superficiali, cauli superficiali struscianti e con nodi inferiori ingrossati.
Le foglie, articolate in guaina e lamina. Possiamo avere una presenza ed un assenza di ligula e auricole.
Il fiore è racchiuso tra due glumette (lemma inferiore e palea superiore). Presenta 3 stami, 1 ovario
uniloculato, 2 lodicule. E’ una specie allogame, ma in alcune situazioni può essere monica, dioica,
casmogame e cleistogame.
Il frutto è una cariosside e può essere nuda e vestita.
Le spighette sono riunite su un asse centrale, protette da due glume: inferiore, spesso esterna; superiore,
spesso interna.
L’infiorescenza, sono fiori riuniti in spighette inserite sul rachide e possono essere: sessili, sulla spiga.
Pedicellate, pannocchia o panicolo.
CICLO DI SVILUPPO: E’ molto simile a quella dei cereali: fase vegetativa (germinazione e accestimento), fase
riproduttiva (fioritura e fecondazione), fase di maturazione (riempimento e maturazione). La differenza da
quello dei cereali è la capacità di ricaccio (ciclo interrotto periodicamente) e la perennità.
Per la fase di germinazione, è sufficiente una temperatura di 0-2°C, ma la temperatura ottimale è di 1015°C, ed avviene in 10-20 giorni (a seconda della specie).
Nella fase di accestimento, si ha una differenziazione di nuovi steli dai meristemi basali delle foglie; si
arresta col passaggio alla fase riproduttiva e riprende col ricaccio; dipende dal numero di gemme
risparmiate nella precedente utilizzazione.
Con la Levata, si ha l’allungamento degli internodi.
Con la fioritura, si avrà la fuoriuscita degli stami dalle glume.
In caso di mancata utilizzazione, si avrà la formazione e la maturazione delle cariossidi, e quindi: richiamo
delle sostanze nutritive, disseccamento degli organi vegetativi, sopravvivenza di alcune parti della pianta.
In caso di utilizzo, invece: si avrà il pascolo o lo sfalcio. Il ricaccio è condizionato dall’attività fotosintetica
delle parti verdi residue, ed il livello delle sostanze di riserva delle radici. Dopo l’utilizzo, avremo un
consumo delle riserve glucidiche delle radici per la ricostituzione della parte aerea. L’equilibrio tra consumo
e accumulo è uguale alla ricostituzione delle riserve ad opera dell’apparato fotosintetizzante.
Il numero di ricacci, nelle migliori condizioni è di 5-6 l’anno, e si tiene conto della specie e della varietà, le
condizioni pedoclimatiche, interventi agronomici e il sistema di utilizzazione.
TECNICA DI COLTIVAZIONE: avviene con un’accurata preparazione del letto di semina, tenendo conto
dell’epoca (natura del terreno e la distribuzione delle piogge). La profondità va da 25 a 40 cm e si tiene
conto delle distribuzioni delle piogge, la natura del terreno e lo sviluppo dell’apparato radicale. I lavori
complementari che vengono effettuati sono l’estirpatura, serie di erpicature in croce e la rullatura pre e
post-semina.
La semina viene effettuata o a righe, con uso di seminatrici; o a spaglio, dove non è possibile l’uso di
seminatrici, con una profondità max di 1 cm; una distanza tra le file di 10-20 cm, e la rullatura prima e dopo
la semina. Viene effettuata la semina a fine estate e inizio inverno, o primavera nelle aree ad inverni rigidi e
precoci.
UTILIZZAZIONE DEL FORAGGIO: per il pascolo, che non provoca gonfiori; verde in stalla, ma non oltre la
spigatura; l’insilato, per avere una minore perdita rispetto alle leguminose.
Il primo sfalcio, avviene a inizio-metà spigatura e sfalci successivi, dopo 4-6 settimane.
SCELTA DI SPECIE E VARIETA’: variabilità tra le specie e tra le varietà.
SUDDIVISIONE IN 4 CATEGORIE DI SPECIE:
1. ad ampio areale di adattamento
2. prevalentemente adatte ad aree temperate fresche
3. microterme prevalentemente adatte ad ambienti mediterranei sub-aridi
4. macroterme prevalentemente adatte ad ambienti mediterranei aridi
AD AMPIO AREALE DI ALLETTAMENTO: ERBA MAZZOLINA: Che ha una grande rusticità, con una
produzione elevata; un’elevata adattabilità all’ambiente, un ottima resistenza al freddo ( meno nei primi
stadi) ed una discreta resistenza alla siccità; longeva a 5-8 anni; si adatta a tutti i tipi di terreni basta che
siano ben drenati, e possiede tutte le caratteristiche positive per le foraggere.
FESTUCA ALTA: oggi è la più importante delle festuche, è rustica, più dell’erba mazzolina; ha un’elevata
adattabilità all’ambiente; un’ottima resistenza al freddo e alla siccità; si adatta a tutti i tipi di terreno ed ha
una maggiore tolleranza al pH ed una maggiore resistenza per asfissia radicale, ed è molto longeva (6-10
anni).
FESTUCA ROSSA: ha una taglia piccola di 30-60 cm, foglia larga ed un ottima qualità ed un’appetibilità
elevata. Ha una modesta produttività ed è adatta al pascolamento. Adatta agli ambienti freschi di collina e
di montagna ed è adatta anche per i prati sportivi ed ornamentali.
FESTUCA OVINA: è molto rustica, ed ha una taglia bassa di circa 20-40 cm. E’ adatta ad ambienti difficili di
collina e di montagna, presenta foglie sottili. E’ una piata spontanea e si adatta a terreni magri e a climi
freddi e siccitosi. E’ poco utilizzata ed ha una produttività ed un valore foraggero mediocri.
PRATI PREVALENTEMENTE ADATTI AD AREE TEMPERATE FRESCHE: LOIETTO INGLESE: è la graminacea più
importante al mondo, sopporta male il caldo e la siccità, ma ha delle qualità eccellenti ed un’appetibilità
elevata.
LOIESSA: molto usata nei miscugli, molto aggressiva (contrasta le malerbe quando ancora le altre specie
perenni sono ancora molto deboli). Ha una competizione temporanea (2 anni) con le altre specie, e viene
utilizzata per valutare le competizioni.
MICROTERME PREVAELNTEMENTE ADATTE AD AMBIENTI MEDITERRANEI SUB-ARIDI: BROMO
CATARTICO- FALARIDE TUBEROSA- LOGLIO RIGIDO.
MACROTERME ADATTE AD AMBIENTI MEDITERRANEI ARIDI: GRAMIGNA-ERAGROSTIDE- PANICO
VERGATO.
LEGUMINOSE DA PRATO
La classificazione botanica è basata su caratteristiche di fiore ed infiorescenza, forma e composizione delle
foglie e tipo e conformazione del legume e del seme.
La classificazione agronomica, viene effettuata:
-
in base alla durata: annuali (erbai), biennale e/o poliennali (prati da vicenda), longevi di lunga
durata /prati permanenti, pascoli) specie con tipi annuali e biennali, specie con tipi biennali e
perenni, specie con tipi annuali, biennali e poliennali.
-
Epoca e precocità di fioritura: che può essere primaverile, estivo e estivo-autunnale.
-
Taglia: molto alta (> 150 cm), alta (80-150 cm), media (40-80 cm), bassa (<40 cm)
-
Il portamento, può essere: eretto, semieretto, prostrato, semi-prostrato, stolonifero, volubile o
rampicante.
-
Tipo di utilizzo: per il consumo verde (pascolo o post sfalcio), fienagione ed insilamento.
-
Altre caratteristiche: capacità di ricaccio, rapidità d’insediamento, resistenza alle avversità,
attitudine alla produzione di seme.
-
Le RADICI, possono essere o fittonanti o radici avventizie emesse dagli stoloni ed avremo amche
una presenza di tubercoli radicali.
-
Le FOGLIE sono alternate (raramente opposte), pennate (da 2 a molte paia di foglioline), trifogliate
(foglioline sessili o picciolate), digitate (sessili all’estremità del picciolo), semplici (ridotte alla
fogliolina terminale). Presentano delle stipole alla base dei piccioli e stipolette alla base dei
piccioletti.
-
Il FIORE generalmente è ermafrodita, e variano da 1 a molti riuniti in peduncoli ascellari (capolini) e
terminali (racemi). La fecondazione è prevalentemente allogama, l’ovario è supero monocarpellare
con diversi ovuli, il calice è formato da 5 sepali spesso saldati, la corolla con 5 petali e 10 stami o
monoadelfi (con tutti i filamenti saldati) o diadelfi (9 saldati e 1 libero).
-
Il FRUTTO ha forma e dimensioni che prende le caratteristiche dalla specie, con 1 o più semi; può
essere deiscente a maturità (ginestrino), indeiscente (lupinella).
FASE DI SVILUPPO
-
La GERMINAZIONE può essere ipogeica ed epigeica.
-
L’ACCRESCIMENTO: si ha la formazione delle ramificazioni delle gemme basali, uno sviluppo rapido
della radice e conformazione a fittone, ed il ricaccio della corono dopo l’utilizzazione.
-
La FIORITURA è il momento ottimale per l’utilizzazione
-
La MATURAZIONE si divide in: o accumulo di sostanze di riserva nei semi, o lignificazione della parte
vegetativa
TECNICA DI COLTIVAZIONE
-
Preparazione del letto di semina in modo accurato; l’epoca fa riferimento alla natura del terreno e
alla distribuzione delle piogge, e vengono coltivate con una profondità che va da 25 a 40 cm,
tenendo conto della natura del terreno, la distribuzione delle piogge e la profondità dell’apparato
radicale ( maggiore profondità per l’erba medica, meno profondità per il trifoglio). I lavori
complementari vengono fatti tramite: erpicatura, serie di erpicatura in croce e rullatura pre e
postsemina). La concimazione: azoto, fosforo e potassio. La semina avviene: a righe, a spaglio (dove
non è possibile l’uso di seminatrici, con una profondita di 1 0 2,5 cm max. distanza tra le file di 13
18 cm e la rullatura prima e dopo la semina. In primavera per l’alta collina e montagna del centronord, e in autunno nelle zone miti del meridione.
UTILIZZO DEL FORAGGIO: pascolo, alimentazione verde in stalla e produzione del fieno, ed insilamento.
DURATA DEL PRATO: i fattori limitanti sono: specie e varietà on adatte, cattiva preparazione del letto di
semina , insufficienza del drenaggio in terreni pesanti, sfalci troppo distanziati e sfalci radenti al
terreno.
ERBA MEDICA – MEDICAGO SATIVA
E’ la regina delle foraggere. Ha un’elevata produzione di foraggio, un alto valore nutritivo, una buona
resistenza alla siccità e alle basse temperature, un apparato radicale molto profondo. In Italia la
troviamo in particolar modo al Nord. Nel mondo ne troviamo circa 15 milioni di ha.In Italia ha una
grande importanza nelle aree di produzione del Parmigiano Reggiano. Il foraggio viene utilizzato, per il
fieno, per il consumo fresco, insilato e farina disidratata.
E’ una pianta perenne (3-5 anni),con radice fittonante molto sviluppata, cespitosa, con foglie trifogliate
con una foglioline centrale peduncolata, l’infiorescenza di 10-20 fiori di colore azzurro-violaceo, baccelli
spiralati. Per ciò che riguarda l’avvicendamento, è una coltura miglioratrice. Produce 2-3 tagli in
asciutto e 4-6 tagli in irriguo.
SULLA – SULLA CORONARIA
La sulla ha radice fittonante, unica nella sua capacità di penetrare e crescere anche nei terreni
argillosi e di pessima struttura, come ad esempio le argille plioceniche. Gli steli sono eretti, alti da
0,80 a 1,50 m, e rendono difficile la fienagione. Le foglie sono imparipennate, composte da 4-6 paia
di foglioline, leggermente ovali. Le infiorescenze sono racemi ascellari costituiti da un asse non
ramificato sul quale sono inseriti con brevi peduncoli i fiori in numero di 20-40. i fiori sono piuttosto
grandi, di colore rosso vivo caratteristico. La fecondazione è incrociata, assicurata dalle api. Il frutto è
un lomento con 3-5 semi, cioè un legume che a maturità si disarticola in tanti segmenti quanti sono i
semi; questo seme vestito si presenta come un discoide irto di aculei, contenente un seme di forma
lenticolare, lucente, giallognolo. 1000 semi vestiti pesano 9 g, nudi 4,5. è spesso presente un’alta
percentuale di semi duri.
La pianta di sulla è molto acquosa, ricca di zuccheri solubili e abbondantemente nettarifera, per cui è
molto ricercata dalle api.
Esigenze ambientali e tecnica colturale
La sulla è resistente alla siccità, ma non al freddo: muore a 6-8 °C sotto zero.
Quanto al terreno si adatta meglio di qualsiasi altra leguminose alle argille calcaree o sodiche,
fortemente colloidali e instabili, che col suo grosso e potente fittone riesce a bonificare in maniera
insuperabile, rendendole atte ad ospitare altre colture più esigenti: è perciò pianta preziosissima per
bonificare, stabilizzandole e riducendone l’erogazione, le argille anomale dei calanchi, delle crete, ecc.
La sulla è un ottima coltura miglioratrice, per cui si inserisce tra due cereali.
La semina in passato di solito si faceva in bulatura, in autunno con 80-100 Kg/ha di seme vestito, o
in primavera con 20-25 Kg/ha di seme nudo.
Attualmente una tecnica d’impianto assai seguita è quella di seminare, a fine estate sulle stoppie del
frumento, seme nudo. Alle prime piogge la sulla nasce, cresce lentamente durante l’autunno e
l’inverno e dà la sua produzione al 1° taglio, in aprile-maggio. Gli eventuali ributti, sempre assai
modesti, possono essere pascolati prima di lavorare il terreno per il successivo frumento.
Se il terreno non ha mai ospitato questa leguminosa ed è perciò privo del rizobio specifico, non è
possibile coltivare la sulla, che senza la simbiosi col bacillo azotofissatore non crescerebbe affatto o
crescerebbe stentatissima. In tal caso è necessario procedere all’"assullatura", inoculando il seme al
momento della semina con coltura artificiali del microrganismo.
Varietà e utilizzazione
Il sullaio produce un solo taglio al secondo anno, nell’anno d’impianto e dopo il taglio fornisce solo un
eccellente pascolo. L’erba di sulla è molto acquosa (circa 80-85%) e piuttosto grossolana: ciò che ne
rende la fienagione molto difficile.
Le produzioni di fieno sono variabilissime, con medie più frequenti di 4-5 t/ha. Il foraggio si presta
bene ad essere insilato e pascolato. Un buon fieno di sulla ha la seguente composizione: s.s. 85%,
protidi grezzi 14-15% (su s.s.), U.F. 0,56 per Kg di s.s.
Attualmente vi sono quattro varietà iscritte al registro nazionale: "Grimaldi", "Sparacia", "Bellante" e
"S. Omero". Nei Paesi in cui la specie è stata introdotta di recente sono stati avviati programmi di
miglioramento che hanno già condotto alla costituzione di nuove varietà come ad esempio la "Necton"
in Nuova Zelanda.
COTONE - GOSSYPIUM
Fa parte della famiglia delle malvacee. Il cotone è una pianta arbustiva originaria del subcontinente
indiano e delle regioni tropicali e sub tropicali dell’Africa e delle Americhe.
Il cotone ha una radice fittonante e ben sviluppata e può raggiungere una profondità di oltre 30 cm. il
fusto è eretto ,pubescente ,più o meno ramificato . I rami sono divisi in crescita e frutto. I primi si
trovano nella parte inferiore dello stelo e vengono lanciati ad angolo acuto.
Le foglie glabri o pubescenti, che raggiungono dimensioni assai diverse secondo la specie (da 50 cm a 7
m), sono palmate-lanceolate suddivise in 5 -7 lobi. La pagina superiore è di colore verde brillante
mentre quella inferiore è ricoperta da una corta peluria biancastra ed è di colore verde tenue. I margini
sono lisci. I fiori, grandi , vistosi e solitari, muniti di brattee intere o dentate, con ovario a 3-5 loculi,
sono portati da infiorescenze apicali e laterali e sono inserite su lunghi peduncoli. Ciascun fiore dal
diametro di circa 5 centimetri è formato da 5 grandi petali bianchi , gialli o rosei con gola generalmente
di colore porpora.
I frutti sono caratteristiche capsule che si aprono in 3-5 valve, e da verdi quando sono immature
diventano marrone scuro in piena maturazione. In ogni loculo maturano circa 17 semi che portano alla
formazione di fibre di colore bianco o marrone.
A fine estate, i frutti maturi si aprono mettendo il mostra vistosi ciuffi di bambagia bianca forniti da
tantissime fibre molto decorative lunghe più di 2,5 cm. Da 100Kg di capsule si ricavano in media 34 kg
di fibra e 66kg di semi. La caratteristica che concorre a determinare la qualità del cotone è la lunghezza
delle fibre. Si possono distinguere: -Cotoni a fibra corta: lunghezza delle fibre inferiore a 22,5cm; Cotoni a fibra media : lunghezza delle fibre tra 2,5cm e 3,5cm; -Cotoni a fibra lunga . Lunghezza delle
fibre maggiore di 3,5 cm. Oltre alla lunghezza ,la classificazione del cotone avviene in base al grado di
purezza, al colore, alla morbidezza, alla finezza e alla resistenza. Le qualità migliori di cotone crescono
nei Paesi desertici in cui il terreno viene bagnato con irrigazione (Egitto, Pakistan e Russia Asiatica).
semi (corpo riproduttore) subglobosi, oblunghi, muniti di peli più o meno lunghi, in relazione ai quali si
distinguono due tipi di piante: quelle che li hanno lunghi, adatti alla filatura, e che si staccano
facilmente dal guscio (cotone nudo o nero), e quelle che, oltre ai peli lunghi, tessili, producono semi
muniti di una fitta peluria (fuzz), che rimane aderente al guscio anche quando i peli ne sono stati
staccati (cotone vestito). Tale peluria, che non è filabile, una volta staccata dal seme con apposita
operazione costituisce un'importante fonte di cellulosa (linter). Le specie spontanee di cotone
producono semi rivestiti solo di peluria rossiccia, mentre quelle coltivate danno fibre filabili. I semi di di
cotone , una volta allontanati dalla bambagia , vengono sottoposti a pressione o a estrazione con
solventi per ottenere l’olio di cotone, impiegato nell’alimentazione umana e animale, ma anche per la
produzione di saponi e candele. Ciò che resta dei semi dopo l’estrazione dell’olio trova impiego
nell’alimentazione del bestiame (panelli) o utilizzati come concime; infine i gusci, trovano impiego come
combustibile. Peso medio 1000 semi : 125 g.
Il ciclo biologico del cotone è abbastanza lungo,nelle regioni meridionali si compie in circa sei mesi. In ogni
fase vegetativa le esigenze climatiche della coltura sono specifiche;occorrono circa 15- 16 °C per la
germinazione e temperature più elevate, 25-28 °C ,nelle fasi successive. I terreni adatti sono quelli di medio
impasto ,freschi, profondi e permeabili, con pH acido e leggermente salsi. Nel meridione il cotone viene
coltivata come coltura sarchiata da rinnovo. Se segue il frumento si effettua l’aratura
estiva delle stoppie , cui seguono all’autunno successivo , i lavori di amminutamento e pareggiamento
del suolo ,inoltre necessitano estirpature e erpicature per mantenere il terreno libero da erbe
infestanti.
Concimazioni. Da effettuare in pre-semina , prevede l’apporto di 60-80 unità di N e 80-100 di P2 O5 che
migliora la qualità della fibra; l’apporto di K è condizionato dalla ricchezza di tale elemento nel terreno.
Preparazione dei semi I semi vengono trattati meccanicamente o chimicamente. Il primo è rimuovere il
padded (parziale o completo). "Chimica" è ridotta all'incisione in coppie di acidi cloridrico o solforico.
Caratteristiche della fibra di cotone: La fibra di cotone è costituita da cellulosa ; allo stato greggio
contiene come impurezze sostanze cerose e grasse, sostanze estrattive non azotate e ceneri. Vista al
microscopio essa appare a forma di nastro più o meno ritorto con un canale centrale (lume) vuoto, più
o meno schiacciato a seconda della maturità della fibra. All’esame al microscopio elettronico la sezione
trasversale della fibra di cotone risulta formata da quattro parti che a partire dall’ interno sono
chiamate :lume, parete secondaria, parete primaria e cuticola.
SORGO – SORGHUM VULGARE (BICOLOR)
Fa parte della famiglia delle poacee. Coltivata principalmente negli stati uniti, india, nigeria e messico.
Viene coltivata anche in italia.
Il sorgo da granella potrebbe senza seri inconvenienti (salvo le infestazioni di striga nei Paesi tropicali)
succedere a se stesso, ma di norma è considerata una pianta da rinnovo che segue e precede un
cereale vernino. Non frequente è il caso di sorgo in coltura ripetuta, dato che negli ambienti aridi dove
il sorgo viene preso in considerazione, le colture più sicure e redditizie sono i cereali vernini, ai quali il
sorgo si alterna per evitare gli inconvenienti del ringrano.
Il culmo, alto da 1 a 3 metri, è formato da una serie di nodi e internodi ripieni di midollo che in alcune
forme è piuttosto secco, in altre succulento e zuccherino. Le foglie sono lineari, lanceolate, inserite
alterne ad ogni nodo del culmo. Il lembo è glabro con superficie pruinosa ed ai margini presenta una
lieve dentellatura facilmente percepibile al tatto Il numero di foglie è tanto maggiore quanto più tardiva
è la varietà: in media 8-10 per le varietà più precoci, 18-20 per le più tardive. Le gemme dei nodi basali
del culmo spesso germogliano determinando un certo accestimento della pianta. La capacità
d’accestimento è massima nel sorgo da foraggio, mentre è limitata in quello da granella. L’apparato
radicale è, come quello del mais, fascicolato e formato da radici embrionali e avventizie: più del mais è
però espanso in larghezza e in profondità; inoltre le radici sono più robuste e fibrose di quelle del mais
e dotate di una maggior capacità di estrarre acqua L’infiorescenza è un racemo terminale
comunemente detto “panicolo” a portamento di norma eretto, ma in certi casi pendente; il panicolo è
compatto o spargolo a seconda della lunghezza e robustezza dell’asse principale e dei rami laterali.
Sulle ramificazioni laterali del panicolo sono inserite le spighette sempre accoppiate a due a due: una è
sessile e fertile, l’altra è peduncolata e sterile. La spighetta sessile è formata: 1. da due glume che a
maturità diventano coriacee e lucenti; 2. da due glumelle di cui la superiore piccolissima e l’inferiore
cartacea 3. da un fiore bisessuato tipicamente graminaceo, formato da un ovario supero, uniovulare,
con stilo biforcato e stigma piumoso, e da androceo di tre stami.. Le cariossidi hanno dimensioni assai
variabili, pesando da 15 milligrammi a 35-40. Ha la caratteristica che la pianta resta verde quando la
granella è matura.
Il sorgo è una pianta annuale che si autofeconda a ciclo C4 che consente alla pianta di ottenere una
buona resa fotosintetica conferendo una migliore efficienza in condizioni climatiche calde e siccitose.
GRANO SARACENO – FAGOPYRUM ESCLUTENTUM
Fa parte della famiglia delle poligonacee. Il Grano Saraceno, originario dell'Asia (Manciuria o
Siberia), fu introdotto in Europa, attraverso la Russia, nel Medioevo. Oggi è ancora
diffuso in Russia, mentre in Europa si limita ad alcune zone della Francia e della
Germania. In Italia è presente nelle province di Bolzano e Sondrio. Questa pianta è un
cereale per la composizione della sua granella che, essendo ricca di amido, viene
utilizzata per la produzione di farina panificabile.
Caratteri botanici
Il Grano Saraceno è una pianta erbacea con radice fittonante poco sviluppata, fusto
cilindrico, glabro, eretto, cavo, di colore rosso o verdognolo. Le foglie sono alterne,
lanceolate, provviste alla base di una formazione stipolare caratteristica, detta ocrea.
L'infiorescenza ascellare o terminale è costituita da racemi corimbiformi, ermafroditi,
senza petali, con cinque sepali con fiori bianco-rosei o verdastri. I fiori presentano una
eterostilia dimorfa: si possono riscontrare, infatti, fiori con lunghi pistilli e corti stami
(tipo pin) e fiori con corti pistilli e lunghi stami (tipo thrum). L'impollinazione,
incrociata, può essere sia anemofila che entomofila. Non tutti i fiori danno origine ai
semi. Il frutto è un achenio di forma triangolare, al cui centro è posto l'embrione. Peso
1.000 semi pari a circa 20 grammi.
Esigenze ambientali e tecnica colturale:
Le varietà di grano saraceno si distinguono per la grandezza
del frutto, per il suo colore e per la presenza o meno di rugosità. Il grano saraceno è caratterizzato da un
accestimento rapido, per cui risulta altamente competitivo con qualsiasi altra pianta, e da una elevata
sensibilità alle basse temperature e alla siccità prolungata. Per tali motivi, nelle zone a clima continentale, la
semina deve essere fatta a primavera inoltrata, su terreno ben concimato (con concime organico o
minerale) e arato superficialmente, distribuendo da 50 a 100 kg/ha di seme in relazione al peso e alle
modalità di semina (a spaglio o a righe). Circa i fabbisogni alimentari di questa pianta
si può dire che essa è particolarmente esigente di potassio nel caso specifico in cui la
coltura è destinata alla sola produzione di granella.Durante il periodo di accrescimento
la pianta non necessita di nessuna pratica colturale specifica.
VECCIA – VICIA SATIVA
Fa parte della famiglia delle fabacee. Originaria dell’Europa orientale ed Asia occidentale. Diffusa
in tutto il continente Euroasiatico ed introdotta in Nord America. Sin dai tempi più remoti è stata
riconosciuta la validità della specie nell’alimentazione degli erbivori, con la sua coltivazione per la
produzione sia di semi che di foraggio.
Posto nell’avvicendamento: La Veccia Sativa viene quasi esclusivamente coltivata in regime asciutto e
frequentemente in avvicendamento con i principali cereali, assumendo il ruolo di miglioratrice per i
notevoli quantitativi di azoto nei residui colturali, in virtù del suo apparato radicale fittonante e ricco di
tubercoli. Nelle regioni settentrionali la Veccia Comune viene in genere sostituita dalla Veccia Vellutata.
L’inserimento nelle consociazioni di un’altra leguminosa, quale favino o pisello, consente una maggiore
stabilità produttiva negli anni. Altre consociazioni binarie vengono realizzate con l’orzo, con il triticale o con
la loiessa.
Le radici: La Veccia presenta un sistema radicale fittonante, debolmente ramificato, che può raggiungere
oltre un metro di profondità Le radici presentano dei tubercoli pieni di batteri, i rizobi, tipici della rizosfera,
essi sono batteri di tipo gram negativi di forma bastoncellare e mobili, capaci di riprodursi normalmente
quando si trovano nella forma libera. Le radici producono essudati radicali ricchi di flavonoidi che attirano
questi batteri. Il rizobio stabilisce il contatto con i peli radicali, in questo modo l’azoto molecolare viene
organicato in ammoniaca che viene utilizzata dalla pianta come fonte di azoto per formare gli amminoacidi.
Il fusto: La “Vicia Sativa” presenta un portamento prostrato-assurgente, gli steli sono più o meno
pubescenti, esili, lunghi circa 80-120 cm. Essi internamente sono vuoti e presentano internodi lunghi e con
3-4 rami fioriferi agli ultimi nodi.
Le Foglie: Le foglie della pianta adulta sono composte da 8-16 foglioline e terminano in cirri più o meno
ramosi. Le foglioline sono più o meno pubescenti, ovali o obovate, tronche e mucronate. Le stipole sono
generalmente dentate e provviste alla base di una macchia bruna(nettario).
Il fiore: I fiori, brevemente pedicellati, sono portati all’ascella delle foglie e possono essere solitari
o, più spesso, a coppie. Il calice è di colore verde o verde con una venatura porpora, il vessillo e le
ali sono di colore porpora e porpora scuro rispettivamente, mentre la carena è biancastra. Il periodo
di piena antesi della specie corrisponde al periodo di aprile-giugno.
Il Frutto (Vicia S.): Il frutto è un baccello. Esso è un frutto secco, monocarpellare, deiscente e
polispermico che proviene da ovario supero e che a maturità si apre in due valve lungo le linee di
sutura ventrale e dorsale, con i semi attaccati alla sutura ventrale. La forma è cilindrica e varia da
arrotondata ad appiattita, contiene 4-12 semi glabri o vellutati, ovali rotondeggianti, compressi o
quadrangolari, di grossezza e colore molto variabile, bianco-gialli, rossastri, brunastri e neri a tinta
unita o screziati.
Il corpo riproduttore
All’interno del baccello sono contenuti da 4 a 12 semi, di forma sub-sferica che presentano una colorazione
a maturazione variabile da bianco, rosato, verdastro, bruno, grigiastro o nero con diverse sfumature
intermedie ed eventuali screziature o marezzature. Il peso di 1000 semi varia da 40 a 120 grammi, ma nei
tipi maggiormente coltivati è per lo più compresa tra 50 e 70 grammi. La dormienza del seme varia a
seconda del genotipo, ma si annulla 50 giorni dopo la maturazione; in genere l’incidenza di semi duri è
molto bassa nella Veccia Comune, mentre può risultare elevata nella Vellutata. La produzione di seme di
Veccia in Italia (circa 5500 tonnellate all’anno) non consente di soddisfare il fabbisogno interno, che viene
colmato con l’importazione di varietà e popolazioni sovente di gran lunga inferiori ai genotipi nazionali per
produttività e qualità del foraggio. Per quanto riguardano i semi, la Veccia Vellutata si differenzia dalla
Sativa per la minore dimensione, dove il peso di 1000 semi si aggira tra 20 e 45 grammi.
BIOLOGIA E COLTIVAZIONE: La germinazione del seme avviene rapidamente con temperature comprese tra
10 e 25°C, ma il seme germina anche con temperature di 1- 2°C; con temperature medie di 5-10°C occorrono
circa 10-20 giorni per la completa emergenza delle plantule. La specie mostra una notevole variabilità per la
resistenza alle basse temperature, i genotipi selezionati in aree più fredde possono sopportare temperature
sino a -5°C per brevi periodi, anche se di solito le temperature al di sotto dello zero provocano danni più o
meno estesi a seconda dello stadio di sviluppo della pianta. Il ritmo di crescita aumenta di intensità con
temperature medie superiori ai 10°C, mentre le temperature ottimali per la fioritura e la maturazione sono
comprese tra 15°C e 20°C. La semina di norma avviene tra la fine di ottobre ed i primi di novembre, ma in
condizioni di sufficiente piovosità o con irrigazioni di soccorso, può essere anticipata per aumentare le rese
foraggere e la possibilità di una utilizzazione già alla fine dell’autunno.
Nelle regioni a clima più freddo la semina viene posticipata tra marzo e aprile. L’emissione dei germogli è
scalare, il ritmo di crescita è in genere molto lento, mentre la fase più intensa di accumulo di sostanza secca
avviene nel periodo compreso tra l’inizio della fioritura e la formazione dei baccelli. In ambiente
mediterraneo la fioritura inizia 140-160 giorni dopo la semina e può prolungarsi per oltre 20 giorni così che
sulla pianta si ritrovano contemporaneamente sia baccelli, più o meno sviluppati, che fiori; la maturazione
del seme si completa di norma entro giugno. La Veccia in genere soffre i ristagni idrici che provocano
ingiallimento e caduta delle foglie con insorgenza di muffe e marciumi. Essa viene quasi esclusivamente
coltivata in regime asciutto e quasi mai in ambienti con piovosità annua inferiore a 400 mm. La Veccia è
oggi coltivata soltanto nelle regioni Centro-Meridionali ed interessa una superficie di circa 27.000 ha, il 96%
dei quali ricade al Sud; la Sicilia è di gran lunga la regione più interessata, circa 20.000 ha. L’erbaio di Veccia
viene prevalentemente destinato allo sfalcio primaverile per la produzione di fieno, con rese che
mediamente si aggirano intorno a 3-6 tonnellate/ha. Lo sfalcio alla completa formazione dei primi baccelli
consente di ottenere le rese più elevate; comunque, a causa del tipico portamento strisciante, può essere
conveniente anticipare lo sfalcio agli inizi della fioritura per evitare eccessive perdite alla raccolta ed il
peggioramento qualitativo del prodotto. Un pascolamento durante il periodo invernale è in genere
consigliabile in quanto: -incrementa la produzione complessiva dell’erbaio; -contribuisce a rifornire
l’allevamento in un periodo di ridotta disponibilità foraggera; - favorisce l’emissione di nuovi steli e il
contenimento della taglia della pianta, evitando in tal modo l’allettamento.
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
FRUMENTO TENERO - TRITICUM AESTIVUM
Questo è costituito dalle cariossidi che
presentano una barbetta più chiara, nella punta
estrema (nell’altra punta, invece, troveremo il
germe).
A differenza del Frumento duro, il frumento
tenero, si presenta: più Opaco, più Arrotondato
nella parte centrale (dove è presente il solco
detto “ventrale”), ha una produzione di Semi
maggiore e ha una colorazione prevalentemente
Brunastra/Aranciato.
FRUMENTO DURO - TRITICUM DURUM
Il fumento duro si presenta, rispetto a quello
tenero: Una colorazione particolare (meno opaco
e più traslucido); il germe più allungato; Una
frattura vitrea e una bombatura inferiore, con
l’assenza di solco ventrale.
Il seme, inoltre, è più allungato e schiacciato
(Questa è una differenza morfologica evidente in
cui si manifestano, con i caratteri visivi, che il
frumento duro presenta livelli di contenuto di
proteine e glutine superiore al frumento tenero)
TRITICALE -TRITICOSECALE
È una specie che deriva dall’incrocio tra il
frumento e il segale ed è anch’essa una coltura
graminacea di derivazione recente.
È una coltura cerealicola che viene usata quasi
sempre per l’alimentazione animale (sono erbai
molto produttivi e viene utilizzata per la
produzione di fieno o insilato per animali).
La sua cariosside presenta delle scanalature e si
presenta con una forma piuttosto allungata,
come il frumento duro, ma meno schiacciata (è
una pianta foraggiera e non alimentare).
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
ORZO - HORDEUM VULGARE
Si distingue dal fatto che la cariosside si presenta
vestita, cioè presenta le glumelle esterne che
coprono la cariosside (Queste dovranno essere
eliminate nel caso se ne faccia un uso
alimentare).
Ricordiamo che gli orzi possono essere vestiti o
nudi;
Quelli vestiti quelli destinati alla produzione
foraggera (sono gli orzi polistici, esastici e
tetrastici).
La cariosside si presenta più arrotondata rispetto
a quella di frumento.
AVENA NERA - AVENA SATIVA
Il seme dell’avena si presenta molto allungato
con solco ventrale assai pronunciato (in questo
caso di colorazione scura).
La cariosside è vestita e avvolta da glumette
esterne.
RISO - ORYZA SATIVA
Si presenta con una glumetta esterna di
colorazione aranciata (che è il colore delle glume
esterne) che racchiude la cariosside di riso,
questa si presenta con una forma abbastanza
regolare con dimensione più piccola e schiacciata,
rispetto al frumento.
Al fine che possa essere destinato per una
alimentazione umana, la cariosside ricoperta,
dovrà essere lavorata per eliminare il tegumento
esterno e, successivamente, bisognerà procedere
con l’eliminazione del pericarpo (come in altri
cerali alimentari) per portarli ad una colorazione
più chiara.
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
MAIS - ZEA MAYS
Il mais, a differenza delle altre colture, è una
pianta macroterma( cioè è una pianta che si
coltiva in estate);
Originaria del centro America (paesi caldi e nei
paesi a clima temperato) va coltivata nei mesi
estivi e, se vi necessita dovrà essere irrigato
(come in Sicilia).
Nella pianura padana si coltiva anche con le
piogge estive ma, recentemente, è stato
necessario aggiungere anche acqua di irrigazione.
Il mais presenta differenti tipi di varietà a
seconda dell’uso e della selezione che è stata
fatta (è la pianta più coltivata e conosciuta nel
mondo).
SORGO - SORGHUM VULGARE O BICOLOR
Presenta gli stessi utilizzi del mais ed è una pianta
coltivata in quei paesi in via di sviluppo (Africa);
È una pianta macroterma e presenta, però, una
maggiore resistenza all’aridità (di origine del
corno d’africa) poiché sviluppatasi al sud del
Sarah (ed è per questo che si presenta con gli
stessi usi e sviluppi del mais).
Viene usato per scopi alimentari (si utilizza il
seme nei paesi caldi africani mentre, nei paesi
temperati, si utilizza come prodotto da
produzione foraggera sia con le varietà da
foraggio molto alte, e quindi per produzione di
biomassa in generale e sia con varietà da granelle
selezionate con portamento molto basso, come
altezza molto bassa, per produzione di granella
per l’alimentazione del bestiame).
VICIA FABA MAIO/FAVA MAJOR (leguminose)
Si presenta con dimensioni abbastanza grandi,
fino a 1 - 2,5 kg per 1000 semi.
Questa fava viene utilizzata per l’alimentazione
umana e si raccoglie secca per garantire la sua
conservazione (tutt’ora si consuma in questo
modo) ma si può anche raccogliere fresca (in
questo caso si raccoglie in un periodo immediato
all’allegagione del seme che sta maturando; cioè
quando il baccello e i semi sono verdi e sono
ancora teneri da poter consumare);
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
VICIA FABA EQUINA (favetta) (leguminosa)
Si presenta con un peso inferiore (circa 700 g per
1000 semi) e il suo utilizzo è legato al consumo
animale (da qui ne deriva il suo nome “equino”)
anche se, alcune varietà, sono utilizzati per
surgelati e per altri consumi industriali;
In questi casi viene raccolta fresca
(nell’immediata allegagione) e poi surgelata.
VICIA FABA - FAVINO (leguminosa)
È usata esclusivamente per produzione foraggera
(o per sovescio);
I semi si presentano di colorazione scura (ma il
seme può essere anche di colorazione un po’’ più
chiara come color cuoio o, addirittura, quasi
bianca).
In questo caso abbiamo un seme chiuso e il suo
peso risulta inferiore ai 700 g (generalmente 400
g) per la quantità di 1000 semi.
CECE – CICER ARIETINUM (anche leguminosa).
Si presenta con una lieve escrescenza e delle parti
arrotondate, quasi a ricordare testa di ariete (da
questo particolare ne deriva il suo nome
“arietinum”).
Il cece, in questo caso, è un cece grosso e
riguarda le varietà che si coltiva dalle nostre parti.
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
PISELLO – PISUM SATIVUM (leguminosa)
Si presenta con forma liscia (ricordiamo però,
grazie agli esperimenti di Mendel, che il pisum
può avere forma rugosa) soprattutto per quanto
riguarda i piselli coltivati e, inoltre, si presenta più
piccolo rispetto al cece (in questo caso):
Si utilizza soprattutto fresco (nell’agro-industria
come scatolato, surgelato, etc…) e viene riaccolto
prima della maturazione completa.
L’utilizzo del pisello secco, invece, si raccoglie a
maturazione fisiologica in cui il seme può essere
anche conservato a temperature ambiente.
LENTICCHIA – LENS CULINARIS (leguminosa)
Per la lenticchia ve ne sono di vari tipi di e di varie
forme.
Questa è di una grandezza media ed ha una
forma lenticolare (che sembra una lente) da cui
prende nome “lens”.
La colorazione può essere varia e, in questo caso,
si presentano semi sia più scuri che più chiari.
SOIA – GLYCCINE MAX
È la leguminosa più coltivata al mondo,
soprattutto per un consumo foraggero.
È una leguminosa macroterma;
Ha un’origine che deriva dall’estremo oriente per
poi diffondersi, ampliamente, nei paesi esteri. La
sua elevata diffusione è dovuta al panello che si
ottiene dopo l’estrazione dell’olio (questo si
presenta con un elevato contenuto di proteine,
utile per alimentazione del bestiame, come
concentrato proteico).
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
CICERCHIA – LATHYRUS SATIVUS
È una leguminosa fortemente diffusa dalle nostre
parti;
il seme si presenta con una forma schiacciata (un
po' concava in alcune parti, con dei solchi ; la sua
forma è particolare, quasi quadrangolare).
È una coltura tipica di alcune zone che in egual
modo del pisello, della fava o del cece viene
conservato secco durante il periodo estivoinvernale (lontano dal periodo di raccolta).
GIRASOLE – HELIANTHUS ANNUUS
Questo seme è un achenio e si presenta con una
particolare colorazione;
Presenta delle line biancastre sopra il tegumento
esterno del seme.
LINO – LINUM USITATISSIMUM (oleaginosa)
Il suo seme (relativamente piccolo) si presenta
una forma quasi ovoidale, allungato.
È un seme ricco di olio e anch’esso al tatto si
presenta liscio (dovuta alla presenza dei lipidi);
è un seme lievemente piccolo con un elevato
contenuto di olio (olio molto particolare che
viene usato anche in usi di certa qualità come la
cosmesi o, inoltre, per usi industriali o vernici e
pitture).
Dal seme del lino non si ottiene solo olio ma
anche la fibra (quindi vi sono due tecniche di
coltivazione differenti, in relazione a ciò che si
vuole ottenere).
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
RICINO – RICINUS COMMUNIS (oleaginosa)
Si presenta con un seme abbastanza grande ed
ha una forma particolare, sembra quasi che
richiami la forma di una zecca.
Il ricino è conosciuto da molto tempo, produce
elevate quantità di olio con presenza di acido
ricinoleico (molto particolare).
È molto coltivato in india e altri paesi.
Presenta la particolarità che il tegumento esterno
presenza una sostanza licina, che è
particolarmente velenosa (è necessario stare
attenti all’utilizzo, soprattutto dopo l’estrazione;
Infatti viene usato come concime, non come
alimentazione animale).
La colorazione è particolare, si presenta viscoso
ed è usato come lubrificante e biocarburante (è
molto usato anche nel campo della cosmetica e
farmacopea).
CARTAMO – CARTAMUS TINCTORIUS
(oleaginosa)
I semi sono relativamente piccoli ed è una coltura
molto diffusa in asia (la coltivazione, da noi,
potrebbe essere effettuata nel periodo
invernale).
Il suo contenuto in olio è abbastanza elevato ma
è la sua qualità dell’olio che lo rende adatto per
un uso industriale o per lubrificante.
Il cartamo si caratterizza anche per il fatto che,
l’infiorescenza, produce dei petali ricchi di
coloranti (come la cartamina) che sono utilizzati
per colorare i tessuti e presenta una colorazione
particolarmente aranciata (molto forte).
Queste sostanze vengono usate anche per
colorare prodotti alimentari come gelati,
ghiaccioli, etc…
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
COLZA – BRASSICA NAPUS (oleaginosa)
Si presenta con semi abbastanza piccoli ed è una
pianta abbastanza diffusa in Europa (soprattutto
Nord Europa come Francia e Germania) ma anche
in Canada.
È una coltura conosciuta dall’antichità e fornisce
un olio che non può essere indirizzato per un
consumo alimentare in quanto, l’olio di colza,
contiene un acido molto pericoloso (l’acido
erucico), come tutte le brassicacee.
Negli ultimi anni, però, son state selezionate delle
varietà con una presenza molto bassa di acido
erucico, rendendo possibile il suo utilizzo per uso
alimentare.
La colza è diventata, comunque, la coltura più
utilizzata in Europa per produzione di biodiesel.
Infatti, la comunità europea impone ai produttori
di carburanti di Europa di mescolare alcuni
carburanti biodiesel, provenienti da alcuni
biodiesel vegetali, con nafta; E miscelare una
quantità di alcol etilico, proviene dalla
fermentazione del glucosio, con del benzene.
Questo è stato imposto al fine di raggiungere un
contenuto percentuale di biodiesel e si etanolo
del 20% (attualmente siamo intorno al 5-6% ma vi
sono anche prodotti che possono arrivare fino al
15% e vengono venduti nelle pompe di benzina,
ad un prezzo superiore).
CARCIOFO – CYNARA SCOLYMUS
Il seme di carciofo è allungato, e presenta delle
formazioni esterne (come disegni) ed ha un
contenuto di olio significativo, abbastanza
importante (attualmente non è usato per
produzione di semi da olio per biodiesel seppur
sia una specie spontanea e la specie più
produttiva per la biomassa è il cardio; in Italia vi
sono alcune coltivazioni di cardio che vengono
usate anche per questo scopo).
Si produce molto in Sicilia e si consuma sia come
alimento fresco e sia inscatolato, o surgelato.
Il carciofo è un sottoprodotto per via agamica
(cioè attraverso l’utilizzo di gemme che
provenivano dalle radici, detti ovoli, queste parti
di piante riproducevano la pianta stessa; questa è
una funzione importante perché permette il
mantenimento del corredo cromosomico)-
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
Il carciofo è un asteracee, è una composita che
presenta un tipo di fioritura che obbliga
all’incrocio, cioè all’eterogamia, e di conseguenza
presenta poi un corredo cromosomico
eterozigote (per mantenere i caratteri la
propagazione agamica è necessaria).
Tutta via, negli ultimi 20 anni, sono stati
sviluppati, attraverso degli studi (da parte di
Israeliani) delle varietà di carciofo da seme che
hanno trasformato la coltivazione di questa
pianta facendola coltivare come “pianta annuale”
(e non solo poliennale) facilitando, così, le
operazioni di semina che diventano meno costosi
e meno impegnative attraverso l’utilizzo del seme
(o delle piantine da seme).
COTONE – GOSSYPIUM (oleaginosa)
Il seme si presenta di Colorazione brunastra e una
forma particolarmente allungata.
Il seme di cotone, in questo caso, è pulito;
Si ricorda che il seme di cotone è caratteristico
perché presenta, sul tegumento esterno, la
presenza di fibre che esse siano corte (dette fuz)
o fibre molto lunghe (dette Int) che
rappresentano, appunto, le fibre di cotone che
usate per l’uso tessile.
La produzione del cotone è una produzione
storicamente conosciuta soprattutto nel sud degli
stati uniti (anche perché, in quelle zone
lavoravano schiavi importati dall’africa).
È una pianta molto antica che ha differenti
varietà e sub-specie, che si sono sviluppate in
punti differenti .
È una pianta di origine tropicale e richiede
macroterma, temperature elevate e certa
quantità di acqua a disposizione.
Attualmente, il cotone, è una pianta tessile per la
produzione di fibra molto coltivata negli stati
uniti (adesso in maniera meccanizzata) e in Cina.
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
È una pianta particolare ed il suo seme fornisce la
fibra lunga (INT) di circa 35.40 mm.
La pianta di cotone, a maturazione, presenta dei
batuffoli di cotone che avvolgono i semi.
Il seme non è usato solo per cotone ma anche per
olio (il seme presenta elevate quantità di olio e
viene usato nelle industrie di olio di semi vari,
anche sul mercato).
LUPINELLA – ONOBRYCHIS VICIIFOLIA
È una foraggera poliennale che rientra nelle
leguminose
VECCIA COMUNE – VICIA SATIVA
È una pianta annuale da cui si produce sia
biomassa e sia foraggio (anche seme).
La veccia viene spesso coltivata insieme ad un
cereale (es. veccia con avena opp. veccia con
orzo);
il cerale ha la funzione di “tutore” (sostegno) per
permettere alla Veccia di arrampicarsi e di
addossarsi con i viticci, e con i cirri, al culmo
(questo perché la veccia è una pianta con
andamento prostrato).
Inoltre, essendo assai nota la capacità di
azotofissatrici delle leguminose serviranno al
cereale come "fornitrice” di azoto, per potersi
formare.
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
Tra le leguminose, i cerali e le graminacee vi è
una complementarità, sia nell’alimentazione e sia
dalla composizione ( cioè in carboidrati e
proteine) ma anche nella composizione stessa
delle proteine (amminoacidi contenuti nelle
graminacee e nelle leguminose) per cui, la
consociazione graminacee-leguminose ha molti
vantaggi ed è molto conosciuta da sempre, infatti
i produttori di foraggi ne fanno grande uso.
La veccia è una delle colture più utilizzate anche
in Sicilia, in avvicendamento con frumento
assieme al favino (e alla fava).
KENAF – HIBISCUS CANNABINUS
una pianta estiva e presenta una grande
produzione di biomassa.
È simile alla canapa, infatti presenta una foglia a 5
punte.
Produce fibre e, come già detto, anche biomassa.
È coltivata nelle zone dell’estremo oriente (il Di3A
l’ha studiata per molti anni per la produzione di
biomassa e fibra al posto della canapa, che non
era possibile coltivare).
GRANO SARACENO –
FAGOPYRUM ESCLUTENTUM
Viene coltivato perché non contiene glutine (può
essere utilizzata, la farina, da celiaci o intolleranti
al glutine).
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
SULLA – SULLA CORONARIA (leguminosa-foraggera)
È una pianta poliennale (dura 2 anni) ed è molto
diffusa nei nostri ambienti;
Si caratterizza soprattutto dalle sue infiorescenze
di colore rosse intenso che, a loro volta, sono
caratterizzate dalla presenza di “capsule” che
contengono i semi;
questi possono essere distribuiti vestiti
(all’interno di queste capsule) o nudi
(direttamente).
In genere, la Sulla, viene traseminata tra il
frumento (quando ancora doveva essere
raccolto) in modo “vestita” e, successivamente al
raccolto del frumento (alle prime piogge),
nasceva e si insediava la sulla stessa.
È una coltura molto fogliosa e produttiva ed è
adatta ai nostri ambienti (è fra le colture che si
avvicendano al frumento, assieme alla veccia o al
favino).
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO – BETA VULGARIS
È una coltura coltivata per produrre zucchero
(questo si trova ben sviluppato nella radice).
È coltivata in Europa fin da quando napoleone
decise che, l’Europa, doveva diventare autonoma
nell’importazione di zucchero (rispetto ai paesi
produttori da zucchero, con la canna da
zucchero).
Per molti anni la barbabietola da zucchero è stata
sostenuta economicamente dalla comunità
europea ma dopo la perdita della sua importanza,
negli ultimi anni, la comunità europea ha smesso
di sostenere la sua produzione.
Tutta via in Sicilia, dove l’uso dell’acqua è
indirizzata verso altre colture, non viene coltivata
poiché la Beta Vulgaris è una pianta macroterma
e , come tale, necessita di esigenze idriche
elevate da non poter essere coltivata senza un
grande uso di acqua.
Inoltre è una parte biennale, cioè il primo anno si
insedia, passa l’inverno, e il secondo anno
produce il fiore; per evitare che produca il fiore si
coltiva per un anno.
Da noi la sua coltivazione non si può effettuare in
quanto non può essere usata l’acqua piovana,
dunque, dopo avrebbe passato l’inverno e
andrebbe a fiore.
Stefania Lombardo
RICONOSCIMENTO SEMI – COLTIVAZIONI ERBACEE A.A. 20/21
ERBA MEDICA – MEDICAGO SATIVA
È la leguminosa foraggera più coltivata.
È una pianta poliennale (con una durata
economica di circa 3-4 anni) e con buona
adattabilità ai vari tipi di climi.
TRIFOGLIO – TRIFOLIUM
Presentano dei semi reniformi (a forma di rene) e
sono moltissimi.
Molti di questi trifogli sono adatti ad ambiente
differenti e si differenziano in:
-
-
Trifoglio poliennale  Colture che
formano dei prati, coltivati per diversi
anni (noto, per esempio, il trifoglio
bianco coltivato il Lombardia);
Trifoglio Annuale  In Sicilia si coltiva il
“trifoglio alessandrino”, ha origine
Africane ed è resistente alle carenze
idriche (poiché originarie da paesi aridi).
Il Trifolium si Presenta con foglie particolarmente
composte:
Ha 3 foglioline legate, tutte insieme, dalla
fogliolina centrale,
a differenza dall’erba medica che la fogliolina
centrale con un ulteriore picciolo, che li distacca
dalle altre due foglioline.
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