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storia-economica-appunti-da-30 (1)

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Storia economica
Sintetico elenco degli avvenimenti cronologici della storia
• 11’000 - 8’000 a.C. : nascita dell’agricoltura nelle zone subtropicali (Mesopotamia)
• Dal 5’000 a.C. : Agricoltura nelle zone temperate;
• 3’000 a.C. : Nascita delle prime città;
• 2’500 a.C. : Età dei metalli;
• 1’000 a.C. : Miglioramenti alle prime città;
• III sec. a.C. : Ellenismo (poi Roma);
• Anno 0;
In una civiltà con un allevamento
sedentario, 10 ettari di terreno
coltivato (in una media molto
approssimativa) soddisfavano il
fabbisogno di un singolo uomo per un
anno.
Per le civiltà nomadi, occorreva un
terreno 25 volte più grande.
10 x 1 -> 250 x 1
• III sec. d.C. : Una profonda crisi colpisce l’Impero Romano d’Occ.;
• 476 d.C. : Fine dell’Impero Romano d’Occidente;
Tardo
Antico
Da qui inizia un “buco” temporale lungo quasi 1000 anni. A causa delle invasioni
barbariche, dei saccheggi e delle distruzioni, moltissimi progressi scientifici/
tecnologici/edili romani verranno persi con la caduta dell’Impero (Es: fogne,
acquedotti, strade, ecc) condannando la popolazione europea ad una
retrocessione, invece di uno sviluppo.
• 568 : Invasione Longobarda in Italia;
• 632 - 732 : l’Espansione Araba conquista mezzo mondo ( fino a Persia e India)
• 25 Dicembre 800: Carlo Magno viene proclamato Imperatore a Roma, nasce il
concetto di Europa, che torna ad essere unificata (seppur in parte);
Alto
Medioevo
•IX - X sec : Periodo di caos, continue invasioni devastano l’Europa: da sud i
saraceni (arabi), da est gli ungari e da nord i vichinghi, che essendo popolazioni
nomadi, arrivano e distruggono tutto;
•955 - Lechfeld (Ottoni) - Battaglia decisiva contro gli invasori barbari;
•1348 - Peste Nera;
Basso
Medioevo
•1453 - Caduta di Costantinopoli, l’Impero Bizantino diventa Impero
Ottomano
• 1492 - Scoperta dell’America
… continua nella pagina seguente…
1
Tardo
Medioevo
Nell’Età Moderna avvengono due cose fondamentali:
1- L’Europa diventa padrona del mondo (Egemonia Europea), a causa della
conquista e del controllo di tutte le tratte commerciali e dei territori in America.
Prima di allora l’Europa era posta allo stesso livello di potere di Asia e Medio Oriente
2- Nasce il concetto di Stato.
• 1789 - Rivoluzione Francese e periodo Napoleonico;
• Fine XVII sec. : Rivoluzione Industriale.
Con la Rivoluzione Industriale in Inghilterra, il mondo cambierà per sempre,
trasformandolo nella società industriale che è oggi.
Inizio Età Contemporanea.
2
Storia Economica
Sistema economico
Risorse Naturali
Settore Primario
Salario/
Stipendio
Lavoro
Settore Secondario
Interesse
Capitale*
Settore Terziario
Rendita
Senso di
lettura
Beni / Servizi
OFFERTA
PREZZO
Consumi
DOMANDA
Redditi popolazione
ATTIVA
Stato (Chiesa, ecc)
Popolazione Dipendente
3
Trasferimenti
Legenda:
Sottolineato: Tutti i possibili redditi da percepire in base al tipo di
fattore produttivo utilizzato ( in blu);
Fattori produttivi;
Capitale*: beni prodotti dall’uomo (non naturali) ma non consumati
e utilizzati per produrre meglio altri beni.
Nell’Europa Pre-Industriale, il lavoro era strettamente legato alla
luce del giorno (più lavoro d’estate, meno d’inverno, l’illuminazione
era molto costosa).
Nessuna pensione: si lavorava da quando si poteva (giovanissima
età) fino a quando si riusciva. (più si era giovani e più si lavorava).
Esempio di Capitale: Granaio.
Non si può consumare come del cibo ma può essere utilizzato per
rendere più efficiente la produzione di grano.
Capitale fisico:
- Non riproducibile (risorse naturali);
- Riproducibile
-> Fisso ( che entra in più cicli produttivi)
-> Circolante (Che si esaurisce in ogni singolo ciclo)
Capitale umano; (Istruzione, ecc)
Capitale Sociale; (Fiducia, credito, ecc)
Capitale Finanziario -> gode della convertibilità, ossia la capacità
di trasformare il capitale finanziario in un altro tipo di capitale
(potere d’acquisto)
4
Storia Economica - Lezione 3
Analisi demografica (quantitativa e qualitativa) della società Europea
Pre-industriale
Popolazione Europea
400
300
200
100
0
600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700 1800 1900 2000
Nell’antichità, la popolazione veniva calcolata attraverso i registri
dei battesimi dei parroci e dei preti, pertanto non è possibile sapere
in maniera accurata la popolazione europea in quegl’anni.
In Età Pre-industriale, una lieve crescita della popolazione
significava un aumento di benessere e di sviluppo, come ad
esempio durante la Rinascita Carolingia, periodo nel quale le
conquiste in Europa di Carlo Magno avevano garantito una relativa
tranquillità.
5
Un dato evidente da notare è il brusco abbassamento della
popolazione europea tra il 1300/1400. Si tratta della peste nera.
Arrivò da est, attraverso i topi nascosti all’interno di navi mercantili.
Quest’ultime erano piene di questi animali che con sé portavano le
pulci, il vero portatore sano della peste.
Queste pulci infette mordevano l’essere umano e lo infettavano.
Peste bubbonica -> Trasmissione via sangue-> 70% mortalità
Successivamente la peste si adatta..
Peste polmonare -> Trasmissione via saliva -> 90% di mortalità
Lo scarso igiene e la poca (se non inesistente) conoscenza della
malattia hanno portato alla morte di 1/3 della popolazione europea.
Non tutti però muoiono: alcuni riescono a resistere tanto da
diventare immuni, capacità che trasmetteranno anche ai propri figli.
(Vi fu anche una crisi nel ‘600 durante la quale tutti i paesi del
Mediterraneo ne soffriranno di più rispetto ai paesi più a nord.)
6
L’equilibrio demografico dell’Ancien Régime
Alta Natalità
Alta Mortalità
30/35 nati ogni 1000
abitanti in un anno.
28/32 morti ogni mille
abitanti in un anno.
Si tratta del massimo
per la specie umana,
tenendo conto del
periodo della
gravidanza e dell’età
fertile della donna.
Si contavano 16/17
gravidanze a famiglia.
• Ordinaria: morte per
vecchiaia o morte
perinatale (1-5 anni)
o infantile (0-1
anno);
• Catastrofica: per
guerra, carestia o
epidemia.
Vi erano molte gravidanze ma anche molte morti infantili. Morivano
anche molte donne e la principale causa era il parto (a volte
facevano il testamento prima di esso).
E’ comunque visibile che, in media, vi è una lenta crescita della
popolazione europea, ad eccezione di eventi catastrofici.
Essi erano concatenati tra loro e molto spesso se avveniva uno,
avveniva anche l’altro, o tutti e tre.
(Esempio nella pagina seguente)
7
Guerra
Epidemia
Carestia
Esempi:
1. Con la Carestia è più facile che avvenga un’epidemia, dato che
i corpi malnutriti saranno più deboli;
2. Con la Guerra si potrebbe generare una Carestia, perché
l’esercito in guerra, stazionandosi in un villaggio (anche amico)
fanno razia del cibo e il villaggio è facile che cada in carestia;
3. Inoltre la guerra portava anche epidemie: un esercito infetto
diffondeva la malattia e a volte questa cosa veniva usata come
arma, scaraventando con la catapulta il corpo del malato
(ormai morto) dentro le linee nemiche.
8
Transizione demografica
Intorno agli Anni 40 del ‘700 si verifica una contrazione della
mortalità che inizia a scendere, grazie al miglioramento che ha
portato la scienza nella società ed un miglioramento generale del
benessere e dell’igiene ( miglioramento acquedotti, acqua più
pulita, fogne non a cielo aperto, ecc).
I tassi di natalità però rimangono invariati per qualche anno,
aumentando esponenzialmente la popolazione europea.
Successivamente anche la natalità si adatterà al minor tasso di
mortalità, tornando a valori equilibrati con la mortalità.
9
Il mondo pre-industriale era prevalentemente agricolo, l’agricoltura
era alla base dell’economia e la produzione della maggior parte dei
beni prodotti e consumati proveniva da questo settore.
Il settore secondario era ausiliario del settore terziario che invece
forniva ricchezze e alimentava il settore secondario nei pochi paesi
in cui era sviluppato (anche se non raggiungeva mai il 20-30%
della forza lavoro complessiva.
L’agricoltura però, non è sempre stata la base dell’economia.
Prima dell’età neolitica, la società viveva di caccia e raccolta ma vi
fu un cambiamento in un periodo che va dal 11’000 a.C. e l’8000
a.C.
Questo cambiamento sarà un processo lungo che avverrà nella
mezzaluna fertile (presumibilmente il primo luogo geografico che
incontra la coltivazione) anche se, bene o male nello stesso
periodo, si sviluppa anche in Cina (8000 a.C.), in America centrale
(5000 a.C.), in Nuova Guinea, ecc.
Rivoluzione Neolitica
Addomesticazione di animali e vegetali
Allevamento
Agricoltura
Surplus alimentare e il
suo immagazzinamento
Con una popolazione
sedentaria e in crescita,
l’uomo incontrerà le
prime epidemie,
fenomeno sconosciuto
fino ad allora.
10
Crescita della
popolazione
Specializzazione e
stratificazione sociale
Sedentarizzazione
Prima, con la Caccia e
la Raccolta, vi erano
gruppi massimo di
15-20 di persone.
Si muovevano in
continuazione e ciò
influiva sulla crescita
della popolazione.
In media, con la Caccia e la Raccolta, si stima che il fabbisogno di
un uomo fosse comparabile ad un raggio che va dai 50 ettari ai
1000 ettari di terreno all’anno (250 ettari in media). Con
l’allevamento e l’agricoltura, bastavano meno di 10 ettari terreno
coltivato all’anno.
Il passaggio dell’uomo da nomade a sedentario, inoltre, ha dato
l’opportunità di sviluppare nuove tecnologie (come energie
produttive, militari, di comunicazione, ecc), ha portato l’uomo ad
accumulare ed immagazzinare le merci e ho generato più
complessità dell’organizzazione sociale.
Vi sono due tipi di agricolture su fiumi:
• Agricoltura su fiumi, le prime agricolture nate;
La terra è spontaneamente irrigata dal fiume e l’acqua viene gestita
da dighe e canali
• Agricoltura arida;
In assenza di irrigazione spontanea, prima l’uomo adotterà la
tecnica dell’agricoltura semi-nomade: con il passare degli anni, il
terreno coltivato rende progressivamente di meno perciò l’uomo si
sposterà da un terreno ad un altro.
Quando avrà poco spazio a disposizione, l’uomo adotterà delle
strategie per rendere al massimo il terreno coltivato.
1. Aratura: rigirando la terra con l’utilizzo dell’aratro, viene portata
in superficie la terra più profonda e interna, più ricca di
sostanze nutritive;
2. Accoppiamento dell’agricoltura con il bestiame: la produzione
di letame del bestiame gioca un ruolo cruciale nell’agricoltura
arida e favorisce molto la fertilizzazione;
3. Maggese, terreno a riposo: dato che gli uomini avevo poca
possibilità di spostarsi, coltivavano un terreno un anno per poi
lasciarlo a riposo l’anno seguente, applicando una rotazione
biennale.
11
Nel periodo che va dal 1000 al 1700 si sviluppa l’agricoltura in
Europa (innovazione e lenta trasformazione in età Moderna).
III Sec. d.C. : Grande Crisi dell’Impero Romano
L’impero Romano iniziava ad avere difficoltà nel raccogliere le
tasse e, dunque, di finanziare il suo piccolo esercito ma molto
efficiente.
Per ovviare al problema, l’Impero Romano alzò le tasse e ricorse
alla servitù della gleba, una pratica che costringeva i contadini a
vivere all’interno del campo di lavoro perché l’Impero pretendeva
una quota di raccolto da raggiungere.
Ma come mai questa crisi?
In questo periodo, l’Impero Romano aveva appena concluso una
grande compagnia di guerra, durata oltre un secolo.
Alla fine della sua espansione, perciò, l’Impero Romano faceva
fatica ad accumulare ricchezza, che era dovuta in buona parte dai
bottini di guerra. L’oro e l’argento ottenuto dal bottino di guerra
veniva fuso e poi ridistribuito sotto forma di monete. Praticamente
buona parte del sistema monetario Romano era basato sui bottini
di guerra e perciò, paradossalmente, l’economia era più sviluppata
lungo le frontiere rispetto all’interno dell’Impero.
La crisi si sentì molto di più ad occidente che ad Oriente (che era
più ricco) tant’è che Costantino, nel 330 decide di spostare la
Capitale dell’Impero da Roma a Bisanzio, futura Costantinopoli.
La situazione in Occidente precipiterà con le invasioni barbariche
durante il V, VI e VII sec che portarono l’Italia nel punto più basso
(con le invasioni longobarde, un popolo molto primitivo, nel 568)
Pertanto in questo periodo la funzione monetaria viene meno ed in
Alto Medioevo scompare quasi del tutto. I commerci diminuiscono
notevolmente e si creano gruppi di autoconsumo.
12
Per questo problema gli stati post-romani non sapevano come
finanziare i propri soldati. Così facendo adottano la soluzione dello
Stato Feudale:
Il Re attribuisce delle contee ai propri generali, vere e proprie aree
geografiche. I Generali diventano conti e i soldati (cavalieri)
diventano vassalli.
Queste aree geografiche vengono suddivise nuovamente dai conti
(generali) e distribuite ai cavalieri. Questo era il metodo di
pagamento del Re e dei conti per finanziare i propri soldati.
Il cavaliere doveva gestire e difendere la terra che gli era stata
concessa, con l’aiuto delle sue guardie e degli alfieri/fanti.
Dovevano rimediare soprattutto cavalli e armi, due beni
estremamente costosi per l’epoca.
Il cavaliere era anche garante della legge e fungeva da giudice.
Non lavorava lui ai campi ma aveva sotto la sua protezione i
contadini, che doveva gestire e controllare.
Solitamente a Maggio iniziavano le campagne militari e i cavalieri,
insieme ai rispettivi fanti ed alfieri, si riunivano dal Re e partivano
per poi tornare ad Ottobre.
Un fattore chiave di questo meccanismo è la fedeltà.
Con il passare del tempo e delle generazioni, il cavaliere finiva per
distaccarsi dal Re, dato che ormai aveva instaurato la propria
società feudale. Pertanto si crearono sempre più feudi autonomi
fino a far sembrare l’Europa un grande mosaico composto da una
miriade di feudi.
Dopo l’anno 1000, con il cessare delle invasioni barbariche, la
mortalità in guerra diminuì notevolmente e ciò implicò un maggior
numero di eredi che dovevano spartirsi il feudo d’origine.
Proprio per questo l’Europa divenne violenta e confusionaria.
La Chiesa cercò di riunire i feudi creando le crociate, nel 1096.
13
La Curtis (il termine economico di “sistema feudale”) era
organizzata in due parti:
Pars Dominica:
Pars Massaricia:
Era la riserva e gestione
dell’economia del signore feudale.
Prevedeva una struttura (torrione,
castello) che fungeva da struttura
militare e da struttura giudiziaria,
dove il signore esercitava la giustizia.
Comprendeva una serie di campi
dove venivano fatti lavorare i
contadini e il prodotto veniva dato al
signore. Inoltre vi era anche un
bosco, una riserva di caccia alla
quale i contadini non vi potevano
accedere e che permetteva al
signore feudale di procurarsi la carne
e a testare nuove armi, oltre ad
essere anche un simbolo dell’uomo
germanico.
Comprendeva le Mans, ossia delle
parti di terreno destinate ad una
singola famiglia, ossia ai massarri, i
contadini.
Vi era un rapporto di servaggio tra i
proprietari terrieri e i servi, che
inizialmente non pagavano alcun
tributo ma erano subordinati al
signore feudale, praticavano la
corvée, ossia prestazioni di lavoro
gratuite solo per ordine ed erano
obbligati ad offrire omaggi e regali al
signore feudale in prossimità di una
particolare ricorrenza (come il
compleanno) o festività.
Un rapporto simile ad uno di stampo
mafioso.
Tra il III sec e il VIII sec si viene a strutturare tutto questo e queste
pratiche verranno consolidate da Alessandro Magno, attraverso
una legge.
Leggi che verranno messe a dura prova dalle invasioni barbariche,
che ricominceranno dal VIII sec e danneggiò ulteriormente la
situazione europea.
14
Il sistema nobiliare feudale era già in decadenza a partire dal
1000/1100 ma rimarrà in vigore fino al 1789, con la rivoluzione
francese. Prima di questa data, la popolazione rimarrà formalmente
divisa tra nobili e servi.
Sempre nel periodo che va dal 1000 al 1100, si sviluppano nuove
tecnologie che portarono notevoli miglioramenti all’agricoltura:
- aratro pesante (Nord Europa); era più grande del leggero e
aveva bisogno di un carro con una o due ruote per funzionare.
Richiedeva dai 2 ai 6 buoi e penetrava molto più in profondità e
poteva essere utilizzato solo dove la terra è più profonda (per
questo in paesi come Italia e Grecia, con la terra abbastanza
“sottile” non portava molto beneficio). Migliora l’efficienza
dell’aratura e, per fruttare al massimo, dovrà essere affiancata
da..
- Cavallo nel lavoro dei campi; il cavallo aveva una maggiore
forza e una maggiore intelligenza rispetto al bue, che era
utilizzato in precedenza. Il cavallo non venne utilizzato fin da
subito perché, per il lavoro dei campi, veniva utilizzata una
bardatura uguale a quella per cavalcarlo, con il risultato che,
quando il cavallo tirava, si strozzava. La bardatura verrà spostata
dal collo alle spalle, assicurando al cavallo un lavoro più agevole;
- Passaggio da rotazione biennale a triennale;
Maggese
15
Coltura Alimentare
Coltura Alimentare
Coltura Industriale
Maggese
La rotazione biennale, o anche detta “rotazione primitiva di base”,
per quanto essenziale per il mantenimento del terreno,
danneggiava la produttività della famiglia del contadino che
possedeva molte volte un piccolo terreno ed era costretto ad
utilizzarne solo la metà.
Con la rotazione triennale, introdotta intorno al X sec nell’Europa
Settentrionale, si riuscì a diminuire il maggese, assicurando un
terreno coltivabile più grande. Il maggese seguirà un andamento
rotatorio di anno in anno fino a tornare nella propria posizione di
partenza, ogni tre anni.
Inoltre non tutto il terreno coltivabile veniva assegnato al
sostentamento della famiglia con generi alimentari, venne adibito
uno spazio anche per le coltivazioni industriali (quali lino, luppolo,
ecc), il cui raccolto veniva successivamente venuto ad artigiani e
commercianti.
Questa innovazione, unita all’aratro pesante (che rendeva al meglio
in terreni profondi e umidi, non adatto ad esempio in Italia o in
Grecia) e all’utilizzo dei cavalli, aumentarono considerevolmente la
produttività.
Il cavallo, a differenza del bue, ha una dieta più rigida da seguire ed
è più delicato e perciò risultava più costoso da mantenere.
I contadini perciò introdussero una cultura specifica solo per il
mantenimento del cavallo.
Per ovviare al problema delle carestie, invece, sorgono le colture
integrative, ossia delle colture che hanno periodi di crescita diversi
durante l’anno rispetto alla coltura principale così che, in caso di
alluvione o di grandine fuori stagione, il contadino aveva ancora
una garanzia per la sopravvivenza.
16
Coltura industriale
Coltura Industriale
Coltura industriale
Coltura industriale
Rotazione Agricola moderna:
“Sistema Norfolk” - XVIII sec.
(rotazione quadriennale)
Essa rappresenta la modernizzazione
dell’agricoltura prima dell’avvento
dell’industria e come caratteristica
chiave ha l’abolizione della maggese.
Grazie ad una conoscenza agronoma
migliore sulle piante e sulla pedagogia
(conoscenza del suolo), i contadini
capiscono che le piante estraggono sostanze nutritive da suolo ma
ne introducono di nuove. Pertanto, con un’alternanza intelligente di
diversi tipi di pianta, è possibile abolire la maggese ma ciò implica
un considerevole bisogno di letame per far “ingrassare” la terra e
fertilizzarla al meglio.
Come soluzione viene adottata la stabulazione, ossia il bestiame
verrà tenuto chiuso all’interno di apposite stalle per non disperdere
letame e ci si occuperà anche di una selezione più accurata del
bestiame. ( mucche da latte, buoi da carne, ecc.)
Ad oggi, con l’avanzamento tecnologico (che già all’epoca stava
sorgendo) è possibile ottenere tutti i componenti chimici di cui la
pianta ha bisogno in un comune negozio ed utilizzarli per la coltura.
Quasi la totalità dell’agricoltura del nostro paese è basata su ciò.
Con questa rotazione il contadino non consuma più ciò che coltiva,
ma destina tutto il suo raccolto all’industria e/o al mercato.
17
La Pars Dominica comprendeva:
- Latifondi;
- Grandi proprietà gestite in proprio;
- Grande affittanza capitalistica.
Questa riserva veniva suddivisa in piccoli appezzamenti, che
venivano presi in affitto o venduti. Tra questi vi erano anche gli
enfiteusi, ossia un terreno di scarsa qualità che veniva concesso a
bassi canoni per una lunga proprietà.
Con il passare del tempo, i contadini cercarono di cambiare le
corvée, prima richiedendo il periodo preciso della prestazione
(prima era a sorpresa) e poi con cercando di offrire qualcosa al
signore feudale, prima con un tributo in natura (cibo) poi con un
tributo monetario, che era preferito dai nobili ma che risultava più
vantaggioso per i contadini.
Infatti la moneta, intorno al 1500, iniziò a svalutarsi notevolmente
ma la quantità imposta come canone era sempre la stessa. Così
facendo, con il passare del tempo, i contadini finirono per pagare la
metà di quello che pagavano anni prima, proprio per via di un
minor valore della moneta.
Con il surplus dell’agricoltura e l’interruzione delle invasioni
barbariche, la popolazione era sempre maggiore ma lo spazio a
disposizione era sempre lo stesso. Per evitare di inglobare anche la
riserva di caccia, venne adottato il sistema di “Open Fields”, ossia
che ogni contadino rinunciava alla propria terra in cambio di un
pezzamento di terra molto più stretto ma lunghissimo.
Queste strisce di terra correvano lungo il perimetro esterno del
villaggio, in maniera concentrica, disposte una dopo l’altra.
L’idea di villaggio cambiò e venne a crearsi una vera e propria
comunità di contadini, che doveva operare insieme in maniera
coordinata, organizzandosi e stabilendo quale fosse il maggese,
scambiandosi gli strumenti (come l’aratro pesante) che solitamente
non poteva appartenere ad un solo contadino, visto il notevole
costo.
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Ogni contadino veniva assegnato ad uno o più campi, suddivisi in
settori, applicando una rotazione triennale collettiva.
Intorno al 1500-1600, questa idea dei “campi aperti” non giovò
particolarmente ai medi-grandi contadini, che non vollero
rinunciare al proprio campo e decisero di non seguire la comunità
di contadini.
Anche se questa scelta venne contestata ed arginata inizialmente
dalla magistratura, nel 1648 e soprattutto nel 1688, profondi
cambiamenti politici in Inghilterra portarono ad una enfatizzazione
della proprietà privata e quindi il contadino “ribelle” venne tutelato.
Questa situazione danneggiò le comunità contadine, gli Open
Fields vengono aboliti e i contadini più poveri saranno costretti ad
abbandonare la campagna per trasferirsi in città in cerca di un
impiego, dando forza lavoro alla futura industrializzazione.
Così facendo, i contadini ricchi si espansero sempre di più.
19
I consumi
I consumi dell’Europa Pre-industriale erano prevalentemente
alimentari e, per la maggior parte della popolazione, implicava
l’acquisto di un solo prodotto agricolo (prevalentemente): il grano.
Si parla dunque di consumi agroalimentari di sussistenza, che
erano strettamente collegati al reddito, pertanto è importante sia la
percezione del reddito e sia la distribuzione di esso all’interno della
popolazione. Nel mondo pre-industriale vi era un’enorme
disuguaglianza, tale da suddividere la popolazione in:
Reddito usato per la
sussistenza:
La polazione talvolta era
sotto il necessario per la
propria sussistenza.
DOMANDA E CONSUMI
DEI POVERI
(in maggioranza)
Enormi quantità di reddito
percepito dall’élite:
•
•
Laiche (Guerrieri);
Religiose (Chiesa).
DOMANDA E CONSUMI
DEI RICCHI
Profondamente diversa
dalle dom/cons dei poveri.
Evento singolare da riportare: durante la Peste, i salari dei lavoratori
aumentarono molto. Ciò perché la peste uccideva anche la forza
lavoro, insieme agli uomini, rendendo la figura del lavoratore più
rara e più costosa.
Altro fattore che indicava la ricchezza di una persona stava nella
lunghezza del vestito: la stoffa era molto preziosa e cara, pertanto
più era lungo un abito e più il nobile dimostrava la sua ricchezza,
ancor di più se colorato (il nero era il colore più costoso).
I poveri si accontentavano di una tunica corta bianca e sporca.
20
Legge di Engel: all’aumentare dei redditi, tende a diminuire la
percentuale d’acquisto dei prodotti di prima sussistenza con il
reddito stesso. Perciò: + Reddito = - Beni primari.
Discorso contrario si può fare con i beni di lusso.
Per beni di prima sussistenza (beni primari), ossia essenziali per
sopravvivere, si intende:
1. Beni alimentari;
2. Vestiario;
3. Abitazione.
Il 2 e il 3 sono collegati in base all’area geografica di appartenenza.
Più si va a Nord, più è freddo e più ci sarà bisogno di vestiario e
riscaldamento.
Il pane dell’Europa Pre-industriale era diverso da quello odierno:
era nero, pieno di cereali e con una sottospecie di grano, duro e
reso apposta “vecchio” per farlo durare più a lungo.
Le diete della maggioranza della popolazione (agricola) era data
da:
1. Cereali di base;
2. Condimento (variabile, per rendere il cereale meno monotono);
3. Bevanda alcolica.
1= Carboidrati di origine vegetale: grano, segale, orzo, avena,
miglio e altri cereali minori (fino a castagne e ghiande) + legumi
secchi.
Ciò portava a delle controindicazioni, ossia alla mancanza di sale.
Il sale è essenziale per la omeostasi delle cellule. Senza si può
morire. Non a caso uno dei primi commerci in assoluto fu il sale.
Inoltre, in un’alimentazione del genere, non vi è apporto di proteine
e pertanto necessita dell’utilizzo di legumi. Ciò portava ad una
popolazione rachitica e piccola di statura, al contrario dei nobili
che erano sempre grossi e slanciati.
21
2= Utilizzo del condimento era essenziale per ovviare alla carenza
di proteine/sale.
3= L’alcol serviva a fornire energia immediata, si iniziava a bere già
dalla mattina, i carboidrati necessitano di 1/2 ore per essere
assorbiti come energia, perciò vino o birra fornivano l’energia (a
volte apparente) al mattino.
Questa alimentazione genera la “fame di carne”, mangiata in
abbondanza solitamente durante le feste, tale da diventare un rito
simbolo delle festività (cenoni di Natale, matrimoni, ecc.)
2 Grandi Rivoluzioni sconvolgono questa dieta:
1. Scoperta di aree geografiche nuove che portarono alimenti
come mais, patate, zucchero, caffè, cacao e la tecnica del
pesce conservato. Ciò cambiò anche i gusti dei nobili, che
solitamente prediligevano il dolce e perciò i commerci
risentirono di questo (prima vi erano solo spezie). [SEC XVII XVIII]
2. Modernizzazione della dieta occidentale nel tardo XIX sec, data
da una modernizzazione dell’agricoltura e dei redditi, oltre
all’avvento della fabbrica. Aumentò il consumo di proteine e di
cibi animali.
22
Nelle società Agrarie, il rapporto tra città e campagne vede le città
in minoranza: all’inizio non tutte le società agrarie erano
urbanizzate, per la rinascita urbana occorreva un surplus in
campagna, tale da alimentare sia la sussistenza dei contadini, sia
le città.
In quest’ultime, di fatti, non vi era possibile produrre alimenti
agroalimentari, chi abitava in città era prevalentemente un
commerciante o un artigiano, e ciò rendeva il contesto cittadino più
movimentato di quello contadino.
Soltanto quando l’agricoltura diventa più efficiente si iniziano a
sviluppare le prime città.
Breve excursus storico:
• 5000 a.C: prime città in zone ad irrigazione spontanea (subtropicali)
• 3000 a.C: prime città in zone di agricoltura arida;
• ROMA IMPERIALE.
In Europa, la civiltà urbana venne distrutta con la caduta dell’impero
Romano. L’agricoltura regredì e non vi era modo di alimentare le
città. (insieme alla civiltà urbana scompare anche la moneta o la
scrittura).
Alle prime invasioni barbariche, Roma decise di concedere agli
invasori dei territori, solitamente a Nord Europa, trasformando
l’invasione in una invasione stazionaria. Da queste posizioni, in
determinati periodi dell’anno, puntualmente avvenivano incursioni,
nonostante vennero fermate ogni volta.
Roma resistette piuttosto bene alle continue invasioni, fino all’arrivo
degli Unni intorno al V Sec, una popolazione brutale che seminò il
panico in tutto l’Impero, fino al suo crollo.
Furono gli Ostrogoti ad impossessarsi di Roma, che vennero
sconfitti successivamente da Giustiniano I, imperatore bizantino
che volle annettere nuovamente Roma all’Impero.
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Successivamente vennero scacciati dai longobardi, una
popolazione primitiva che instaurò un regno longobardo che venne
a sua volta sconfitta da Carlo Magno, con l’aiuto del Papa.
Carlo Magno legò molto con il Papa, divenuto ormai simbolo della
romanità antica, tanto da farsi incoronare Imperatore del Sacro
Romano Impero a Roma nel 800 (chiamato anche Impero
Carolingio).
Le ultime invasioni barbariche, tra il X ed il XI sec, posero fine alle
ultime società urbane del mondo antico rimaste ancora in piedi.
Ciò però implicò una vittoria della Società Feudale, che riuscì a
scacciare quasi del tutto le invasioni barbariche.
Vennero abbandonate le pianure e le campagne perché considerate
pericolose. Abbandonandole, si abbandonarono anche impianti
idraulici come argini, dighe, ecc vicino a fiumi e senza
manutenzione, nel giro di 5-10 anni, l’acqua potè rompere gli
impianti, allagando le pianure e generando delle paludi, che
portarono anche le zanzare e la malaria, rendendo le pianure ancor
più pericolose.
Nel XI sec si verifica una rinascita urbana, dovuta al sistema
Feudale e alle migliorie della produttività agricola.
Paradossalmente le città, alimentate dal Sistema Feudale,
divennero nemiche di quest’ultimo.
Inizialmente, il capo della città era il vescovo e non i signori feudali,
pertanto se un servo scappava dalla Pars Massaricia e veniva
accolto dal vescovo, il signore feudale non poteva neanche entrare
nella città, alimentando così quest’ultima dai servi in fuga in cerca
di un riparo, anche se le città avevano un più alto tasso di
mortalità, dato dall’assenza di tecnologie urbane (all’inizio) come
fogne, acquedotti e dalla quasi totale assenza di igiene.
Vi sono due teorie sulla rinascita urbana:
1. Teoria del Portus di Pirenne: le città rinascono nei luoghi dove i
mercanti si stazionavano nell’Alto Medioevo, quindi luoghi
facilmente accessibili a tutti.
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2. Teoria di Ennen: le città risorgono presso le antiche città del
mondo antico; in località più romanizzate, in località
mediamente romanizzate o mai romanizzate.
Da una fase vescovile si è passati da un controllo delle città da
parte dei Re delle diverse società feudali ed i conti (ossia i signori
feudali) venivano assegnati alle campagne intorno, senza poter
entrare in città. In Inghilterra normanna, una situazione del genere
era talmente stabile che le città non avevano neanche bisogno
delle mura, la monarchia era centralizzata.
In Europa vi erano semplici case di legno o di pietra a comporre la
città.
In Italia vi era la particolarità che soltanto i nobili potevano
urbanizzare la città, così da formare un paesaggio di semplici case
di commercianti e di vere e proprie insule fortificate, simili a castelli,
che appartenevano ai nobili ed erano facili da difendere, con la
caratteristica della torre, più era alta e più era forte la famiglia che
vi abitava.
Con le città si verifica una conquista delle campagne e il suo
sfruttamento, con l’espropriazione del contado, con i possedimenti
dei signori feudali sottratti e poi concessi per la creazione della
città.
Inoltre, nel contesto collinare si verificarono le mezzadrie, veri e
propri contratti agrari che nascevano dalle vecchie riserve di caccia
dei signori feudali, che venivano acquistate e concesse ai
contadini, che dovevano disboscarle e metterle a disposizione
della coltura. Il contadino/colone veniva pagato con la terra
concessagli e, in cambio, doveva lasciare metà del raccolto al
proprietario, da qui il termine mezzadria.
Ciò portò ad un paesaggio dato da case sparse qua e là, tipico
tutt’oggi di zone collinari come Marche, Umbria e Toscana.
Il terreno collinare doveva subire manutenzione, l’assenza di radici
degli alberi faceva sì che, con le piogge, la terra franasse,
rendendo desertiche le zone colpite e rovinando i raccolti. Pertanto
l’abitazione del contadino fu posizionata ai piedi della collina, così
da rendere più agevole la manutenzione, che veniva effettuata con
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canali e fossi per canalizzare l’acqua piovana. La mezzadria e le
città plasmarono il mondo l’ambiente circostante e gettarono le
basi per il mondo moderno.
Il commercio
Prevalente delle città, vi erano due tipi di commercio:
• Commercio dei beni di prima necessità
Era un commercio locale, per la sussistenza e che collegava città a
campagna ed era richiesta dalla società urbana.
• Commercio dei beni di lusso
Distribuisce prodotti rari in Europa e rendeva molto profitto, era la
componente più dinamica dell’economia dell’Europa Preindustriale.
I vertici del commercio più importanti furono i paesi orientali.
Più nello specifico la Cina: aveva una tecnologia nettamente
superiore a quella europea e, non a caso, i primi commercianti di
beni di lusso erano orientali, perché acquistavano beni nel proprio
paese d’origine e potevano rivenderli 10 volte tanto in Europa, per
di più a principi, signori feudali, re o il Papa.
Prodotti cinesi più conosciuti:
• Pesche,
• Seta,
• Cotone,
• Porcellana,
• Carta;
• Pepe,
• Ecc.
Dal 1098 al 1293, con la prima crociata e con la conquista di
Gerusalemme, l’Europa potè controllare anche i porti in Medio
Oriente e con essi anche le merci. Con questo, Venezia (allora
bizantina) si impose su Bisanzio stesso, conquistando anche le
tratte commerciali in Crimea.
L’Europa, da parte sua, esportava la pallia fisolica (per tessere lana)
e le armi, come le spade. La qualità delle spade tedesche era tra le
migliori al mondo.
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Durante l’Impero Romano, l’Europa poteva permettersi di importare
prodotti senza esportare.
L’attività di scambio tra città e campagne era essenziale per la città
ed, in cambio di prodotti agroalimentari, la città poteva offrire
prodotti manifatturieri. I commercianti fungono da intermediari tra
queste due realtà: acquistavano dalle campagne per rivendere
nelle città, o viceversa.
Per i beni di lusso il discorso cambia: i commercianti si
arricchivano molto ed il passaggio del flusso di traffico di beni di
lusso generava ricchezza. (chi ne stava fuori era più povero)
I maggiori centro di distribuzione di beni di lusso commerciali
erano situati in oriente, più precisamente in Cina e in India, che
erano collegati con l’Occidente attraverso vie carovaniere (dove vi
erano carovane). Una delle più famose era la “Via della Seta”, che
si estendeva fino al Mar nero e Medio Oriente, che a sua volta
entrava in collegamento con l’Europa attraverso le città poste
lungo il Mediterraneo meridionale, perciò comprendeva anche città
italiane (maggiormente) ma anche provenzali e catalane.
Lungo queste vie carovaniere si espansero anche le religioni ed
erano veri e propri collegamenti tra culture e paesi diversi. Una
delle prime connessioni di fatti era avvenuta tra Cina e Persia ma
con un origine strategico, quello di indebolire i Mongoli, nemico
comune di entrambi.
Nel 1098 (Prima Crociata) i Franchi (come i paesi nordici in
generale) prendono possesso dell’ultimo tratto della “Via della
Seta”, controllando il Mediterraneo Orientale.
A seguito dell’acquisizione di questa grande risorsa che perdurerà
per secoli, verrà istituita la “Fier de la Champagne de Paris”, un
punto nevralgico di commerci all’ingrosso composto da 4 località.
Si organizzavano fiere internazionali (7 nel complesso) che si
spostavano da un luogo ad un altro dopo un determinato lasso di
tempo, due volte l’anno. Venivano acquistati prodotti orientali
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come carta, pepe, porcellana, ecc. e tutta questa importazione
veniva compensata o dal bottino di guerra delle crociate o dalle
esportazioni europee, anche se comunque poco bilanciate rispetto
alle importazioni (almeno inizialmente).
Prevalentemente l’Europa esportava:
- Armi Germaniche/Franche/Nordiche (e metallurgia varia)
- Panni lana (Panni, non vestiti) dall’area Fiamminga
Esistevano altre rotte commerciali all’interno dell’Europa, come
l’Hanza, una lega commerciale di città tedesche (Lubecca,
Amburgo, ecc.) che era prevalentemente un commercio di semi
lavorati come ferro, pellicce e legname, indirizzate verso la zona
Fiamminga, che era prevalentemente manifatturiera.
Gli italiani erano coloro che effettuavano gran parte dei
collegamenti tra medio oriente e la Fier de la Champagne,
attraverso rotte mediterranee. Lungo i viaggi e le tratte mercantili,
gli italiani incrociavano anche prodotti europei da esportare, così
da poterli rivendere in Oriente.
In altre parole, gli italiani (più precisamente centro-nord Italia)
avevano tra le mani beni di lusso sia provenienti da Oriente sia dai
paesi nordici, accrescendo l’economia italiana e dando vita alla
nascita dell’opera manifatturiera italiana.
L’opera manifatturiera italiana nasce proprio dall’imitazione dei Pan
di Lana fiamminghi, che erano venduti come tali (inizialmente ad un
prezzo più basso) ai commercianti orientali. L’imitazione era prima
un po’ ingenua ma poi andò via via migliorando, soprattutto dopo
la decisione di acquistare lana inglese (quella usata dai fiamminghi)
per migliorare notevolmente il prodotto finito, fino a farlo diventare
addirittura migliore del livello fiammingo, surclassando il loro
mercato e rendendo gli italiani i principali mercanti in Inghilterra.
Gli italiani cercarono di imitare anche armi fiamminghe (e
metallurgia varia) trasformando Milano e dintorni (più precisamente
a nord) il principale luogo di produzioni di armi, anche da fuoco, nel
1500.
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Era anche molto nota la produzione della Mussola, un tessuto di
cotone molto leggero, un’imitazione del cotone di Musul (da qui il
nome). Non a caso, il cognome “Mussolini”, attribuito ai lavoratori
di mussola, era molto diffuso all’epoca ed anche ai nostri giorni.
Anche la seta venne imitata dagli italiani, che riuscirono ad ottenere
i bachi da seta. A Lucca si crearono veri e propri campi di
produzione di seta che poi vennero venduti al resto d’Europa come
seta ordinaria di Bisanzio e Cina (i principali produttori mondiali),
aggiungendo al costo della seta anche i costi di trasporto
(inesistenti), ricavando molto profitto.
Il mercante europeo solitamente operava individualmente, vi erano
delle compagnie di commercio ma erano composte da famiglie
dato che fino al 1500 non esisteva la responsabilità limitata,
cosicché tutte i componenti della società avevano responsabilità in
toto su tutta la società, dal patrimonio ai debiti.
Ciò era molto rischioso, proprio per questo era condotto da
famiglie: era essenziale una fiducia assoluta tra tutti i componenti
della società e chi voleva entrare all’interno di essa doveva per
forza sposarsi con un componente della famiglia o comunque farlo
in tempi prossimi.
Tra il 1100 e il 1200 però, fanno la comparsa alcune società
particolari: le Commenda.
Se un mercante aveva bisogno di più capitale per acquistare più
merce ed effettuare un viaggio (molto pericoloso) per il massimo
del reddito, si poteva ricorrere alla Commenda, ossia alla presenza
di accomandanti che versavano una somma patrimoniale, così da
ottenere responsabilità limitata solo in base alla loro quota. A
seguito della loro partecipazione, l’accomandatario (il
commerciante) rilasciava loro delle lettere/fogli di commenda, che
attestava il capitale versato.
Questo contratto favorì molto gli investimenti, anche perché era
presente un’assicurazione marittima che risarciva una parte della
quota di partecipazione degli accomandanti.
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Si tratta però di una società a responsabilità limitata parziale
perché comunque l’accomandatario aveva dalla sua una
responsabilità illimitata nei riguardi dell’azienda, sia per quanto
riguarda il patrimonio, sia i debiti.
Amalfi era una delle prime “repubbliche marinare” divenuta famosa
grazie alla loro abilità di stringere solidi patti commerciali con i
Saraceni (Arabi).
La moneta
All’inizio, durante i primi scambi commerciali di merci, vi era un
grosso problema: il baratto.
Con la caduta dell’Impero Romano, durante l’Alto Medioevo la
moneta era praticamente scomparsa e si usava effettuare scambi
commerciali con il baratto ma ciò risultava scomodo.
La moneta, il bene di scambio universale, era dal valore intrinseco
e composta da oro, argento o altri materiali preziosi, materiali
incorruttibili che non sono soggetti né a rovina né a
deterioramento.
L’utilizzo di questi materiali era consueto in Eurasia e gettarono le
basi monetarie dell’economia. L’oro era maggiormente apprezzato
a Oriente, più precisamente in Medio oriente, dove una moneta
d’oro poteva valere fino a 15 monete d’argento.
Questo interesse verso l’oro nei confronti del Medio oriente portò
una grande deflazione in Europa, ossia ad una scarsità di oro e di
argento in tutto il continente.
L’oro e argento convergeva principalmente in Medio Oriente e
l’esportazione dei prodotti europei non sempre riusciva ad
equilibrare l’enorme importazione dei prodotti orientali, che erano
molto più richiesti. Pertanto, per bilanciare il deficit e le merci
importate in eccesso, l’Europa utilizzava oro e argento.
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Quando l’Europa accumulava oro significava solamente che erano
state effettuate delle conquiste, come nel periodo espansionistico
di Carlo Magno e durante le Crociate.
In assenza di conquiste, l’oro e argento era scarsissimo in Europa.
Durante la fine dell’800, Carlo Magno conia una nuova moneta, il
denaro e rappresenta il punto di partenza dell’economia europea.
Descritta come “Monometallismo Argenteo”, la nuova moneta è
prevede solamente l’utilizzo dell’argento ed è una moneta tipica
dell’età carolingia. Il bi-metallismo (presenza anche dell’oro)
tornerà nel Basso Medioevo fino all’1800, quando si adotterà il
monometallismo aureo, ossia la presenza esclusiva dell’oro come
moneta.
Un Denaro si realizzava inizialmente attraverso un bastone di lega
d’argento, composta da 950/1000 di argento e da 50/1000 di un
metallo vile, dal peso di una libbra. Si divideva questo bastone in
240 parti, ottenendo 240 denari. Pertanto un denaro era 1/240 di
libbra e 240 denari erano chiamati “lira”.
Come punto di riferimento per gli uomini dell’epoca si usava
confrontare i denari con il soldo, moneta d’oro del Tardo Antico, ed
il cambio era di un soldo per 12 denari.
Questo implicò un sistema duodecimale (su base 12) applicato su
ogni cosa, dalle distanze, al tempo, ai cambi moneta. Ciò verrà
cambiato solamente dalla rivoluzione francese, che introdusse la
base 10 per i calcoli di distanza, peso, moneta, ecc. e tale metodo
si diffonderà in Europa grazie alle conquiste di Napoleone.
La moneta nella Società Pre-industriale assumeva tre valori:
- Valore dall’autorità;
- Valore intrinseco;
- Valore per i commerci.
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Il fenomeno dello “svilimento della moneta”
Per rendere chiaro il fenomeno dello “svilimento della moneta”
occorre fare chiarezza su come le monete venissero coniate.
L’autorità di competenza di un territorio sceglieva ed incaricava
una bottega a coniare la moneta, trasformandola di fatti in una
zecca privata. Abbiamo già introdotto com’era la creazione dei
denari, non si usava mai un bastone di argento puro (come con
qualsiasi altro metallo prezioso) perché altrimenti non avrebbe retto
la battitura, essendo un metallo estremamente malleabile (come
l’oro).
Quando un cittadino dell’epoca voleva ricavare dei denari dai
propri tesori (principalmente candelabri di oro/argento, croci
cristiane, ecc), si recava presso la zecca privata che fondeva
l’oggetto in questione per estrarre il materiale prezioso ed usarlo
per le monete.
Suddivideva il materiale prezioso in libbre e dato che occorreva il
950/1000, il restante 50/1000 di materiale prezioso era trattenuto
dalla zecca, per:
1. Remunerazione dell’attività effettuata, il metodo di pagamento
per il lavoro della zecca, chiamato anche “monetaggio”;
2. Una parte di quel 50/1000 era destinata alle tasse imposte
dall’autorità di competenza della zecca, chiamata anche
“signoraggio”
Con il “Signoraggio” l’autorità del posto:
• autorizzava la zecca e, attraverso le effigi sulla moneta
raffiguranti il simbolo della città/autorità su di un lato, certificava
la moneta;
• garantiva che tale moneta certificata venisse accettata per le
spese comuni (come tasse, commerci, ecc) nei luoghi dove
l’autorità aveva competenza.
Il fenomeno del Signoraggio, però, si fece più intenso dopo il 1000,
con l’aumentare delle guerre e delle esigenze delle autorità.
32
Incrementando il Signoraggio, le monete contenevano sempre
meno materiale prezioso (trattenuto dalle zecche per l’autorità) così
da farle perdere di valore. Questo è lo svilimento della moneta.
Tale processo non tornerà mai indietro e la moneta, una volta che
perdeva valore, non lo riacquistava in futuro ma anzi, andava
sempre svalutandosi. Ciò perché una moneta “cattiva” conveniva a
chi possedeva una moneta “buona”, perché almeno poteva
riconvertire l’argento maggiore della moneta “buona” per ottenere
più monete “cattive”. Inoltre, nonostante non fosse ben accettata
questa pratica dai singoli individui, con la stessa quantità di
argento si ottenevano più monete, combattendo la deflazione e
favorendo i commerci.
La Deflazione esprime proprio la rarità di una moneta, ossia che la
moneta era fisicamente scarsa. Ciò era un ostacolo per
l’espansione del mercato perché era proprio il costo del denaro ad
essere alto. Ciò influiva anche sugli investimenti, perché gli
interessi erano molto più costosi, vista la minore quantità di
moneta.
Anche la tosatura influì sullo svilimento della moneta, anche se
mai come il signoraggio.
Era una pratica adottata dai falsari, che grattavano i bordi della
moneta per estrarne polvere di argento / oro, per ricavarne altre
monete.
Lo svilimento della moneta non era costante in tutta l’Europa,
cambiava da autorità ad autorità e in base alle esigenze di esse.
Nel caso in cui il dislivello di svilimento era elevato, si doveva
ricorrere ad un cambio e ciò diede origine alla nascita delle
banche.
Secondo la Bibbia, il guadagno poteva essere ottenuto solo
attraverso il “sudore della fronte”. Proprio per questo motivo erano
banditi e condannati lavori come l’usuraio, che prestava denari in
cambio di una quota maggiore: così facendo gli usurai
guadagnavano con il tempo, non con la fatica.
33
Proprio per questo, le banche erano vietate nel Medioevo,
nonostante siano nate in quel periodo e in Europa.
Svolgevano (e svolgono) l’attività di intermediazione finanziaria,
un’attività essenziale affinché l’economia moderna sopravviva.
Era un’attività aperta ed effettuata solitamente da aristocratici,
ossia da gente che già aveva disponibilità finanziaria e voleva
arricchirsi.
La Bibbia però (considerata legge per l’epoca) ribadiva “non
prestare con interessi ai tuoi fratelli”, altrimenti la Banca veniva
considerata come un usuraio e condannata.
Di fatti, NON si poteva fare credito durante il Medioevo.
Ciononostante, ai mercanti serviva.
Ed è qui che i cambi assumono un ruolo fondamentale: gli interessi
venivano inseriti di nascosto all’interno delle commissioni per il
cambio della moneta, così da raggirare la legge.
Esistevano due modi per raggirare la legge:
1. Lettera di cambio: simile ad una cambiale, la lettera di
cambio era una lettera contenente un importo versato, che
doveva essere restituito con gli interessi ma in un’altra divisa e
in un’altra piazza. Gli interessi in più venivano spacciati come
commissioni e differenza di svilimento tra una moneta e
l’altra e la lettera di cambio era rilasciata per attestare
l’impegno del pagamento senza però spacciarsi per usura;
2. Cambiavalute: per il cambiavalute occorreva la figura del
banchiere ambulante, che si trovava spesso in luoghi di
commercio. L’attività comprendeva il deposito volontario di una
somma del commerciante verso il banchiere ed esso, cambiava
la valuta dell’importo versato con una moneta di banco, una
“banconota” priva di valore intrinseco che riportava la somma
versata (moneta contabile/moneta fiduciaria). Il commerciante,
quando voleva effettuare degli acquisti, si recava insieme al suo
fornitore dal banchiere che effettuava il trasferimento di moneta
di banco.
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Alla fine, al commerciante venivano richieste le monete restanti e
talvolta venivano ridate senza interessi (probabilmente dato che le
monete avevano un valore intrinseco maggiore.
Potevano essere rilasciate monete di banco scoperte ma tale
operazione si risultava spesso un fallimento, di fatti era un’attività
molto rischiosa e puntualmente molti banchieri fallivano.
I banchieri ambulanti erano privati.
Settore Secondario
1. Industria Domestica: l’industria costituita da tutte le attività di
trasformazione che avvengono all’interno di un nucleo familiare.
Era un’attività molto diffusa e praticata anche oggi, molto più
femminile che maschile.
2. Artigianato: è il tipo di manifattura tipica dell’industria.
Anch’esso, come l’industria domestica, è regolato da un nucleo
familiare anche se talvolta allargato con i garzoni, lavoranti o
salariati, membri esterni alla famiglia che comunque lavorano
per l’artigiano e, talvolta, mangiano anche insieme alla sua
famiglia. Appartengono ad una posizione sociale paragonabile
a quella dell’operaio odierno (ceto sociale medio-basso) e
solitamente alloggiava, insieme alla sua famiglia, in un piano
sovrastante la bottega o nel retro. L’artigiano, inoltre, non
possedeva capitale circolante (solitamente) e inizialmente
veniva retribuito attraverso prodotti agroalimentari, poi lavorava
su commessa, ossia attendeva un ordine di un cliente per poi
farsi dare un anticipo di capitale circolante, per poter
acquistare i semilavorati di cui aveva bisogno per ultimare il
lavoro. Pur non avendo capitale circolante, l’artigiano poteva
contare sul capitale UMANO, ossia sulle sue conoscenze e
abilità nella produzione e creazione di determinati prodotti.
3. Industria Centrata (Fabbriche): erano vere e proprie fabbriche
ma con un numero limitato di macchinari, avente un’alta
concentrazione di manodopera e di forza lavoro. Vi era un
problema fondamentale che ostacolava molto la creazione di
queste fabbriche, ossia la disciplina del lavoro. Vi erano
problemi di conflittualità tra individui e problemi di disciplina.
Rispetto all’Industria Domestica o all’Artigianato, non vi erano
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legami di famiglia per garantire la disciplina, nonostante si
cercasse di far passare il messaggio di famiglia tra i lavoratori,
le situazioni non migliorarono facilmente. La gerarchia era
continuamente messa in discussione e vi erano veri e proprio
problemi di conflittualità sociale. Le uniche strutture che
potevano offre lavoro in un’industria centrata (ma comunque
non di grande qualità) erano le prigioni, gli orfanotrofi e i
monasteri, dove la disciplina era messa in primo piano e il
lavoro era accessorio.
Le chiavi del settore secondario (manifatturiero) erano possedute
dai mercanti, attraverso i commerci mettevano in moto il processo
di produzione generando più affluenza verso botteghe, industrie
domestiche o centrali.
Esiste anche una quarta forma di industria: l’Industria a Domicilio
(Putting Out Sistem in inglese), la combinazione del sistema
artigianale con l’industria domestica.
Una bottega di un artigiano lavorava anche per i mercanti e poteva
capitare che quest’ultimo decida di gestire lui stesso il processo
produttivo, fornendo all’artigiano le materie necessarie per la
lavorazione, dando così un acconto minore al lavoro su commessa.
Questa pratica sminuiva la posizione dell’artigiano, a favore del
mercante-imprenditore. Esso poteva decidere di sostituire alcuni
passaggi del processo produttivo con una produzione di lavoro
domestico, sacrificando la qualità del prodotto a favore di costi
minori.
Il lavoro domestico era prevalentemente svolto da donne, perciò
meno costoso rispetto a un lavoro compiuto da un artigiano.
“Filatura” e “tessitura” sono un esempio di lavori domestici che si
potevano svolgere per la produzione di panni lana.
Un minor costo di produzione comporta un costo inferiore del
prodotto finito, generando più concorrenza, danneggiando le
corporazioni.
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Abbiamo accennato prima al capitale umano dell’artigiano.
Questo si formava attraverso istruzione e formazione.
La formazione non avveniva di padre in figlio che si pensa ma era
uno dei compiti fondamentali delle corporazioni, ossia
associazioni formate da lavoratori dello stesso impiego
(corporazioni di artigiani, di medici, di farmacisti, di giudici, ecc.)
La formazione si svolgeva in due fasi:
1. Istruzione formalizzata: istruzione e insegnamento frontale e
formale, attraverso scuole delle corporazioni, da 5/6 anni fino a
11/12. Venivano insegnate: scrittura e lettura, conti (matematica
e geometria varia) e disegno, quest’ultimo molto importante per
un artigiano, dato che era utile per far conoscere al cliente il
proprio lavoro e le proprie qualità/competenze, in assenza di
prodotti da esposizione (era un lavoro su commessa);
2. Apprendistato: si svolgeva dall’età di 12/13/14 anni per una
durata di 3 anni e NON avveniva nella bottega di famiglia ma
bensì in una bottega diversa, così da dare la possibilità al
garzone (apprendista) di acquisire nuove tecniche, diverse da
quelle viste in precedenza così da ampliare la propria
conoscenza.
Il garzone era al livello del salariato, con la differenza sostanziale
che il garzone sarebbe diventato maestro prima o poi (l’artigiano a
capo della bottega), il salariato no.
Entrando nella bottega come apprendista, il garzone entrava anche
nella famiglia del artigiano, con vitto e alloggio.
Anche per questo era il garzone a pagare l’artigiano e non
viceversa, oltre ad ampliare la propria conoscenza.
Se il garzone si dimostrava abile, poteva sorgere un matrimonio
con una figlia del artigiano maestro della bottega (ovviamente se
aveva figlie femmine).
Tale pratica garantiva un sistema endogamico, ossia il sistema di
unire tra loro tutti gli artigiani di una città, mischiando diverse
tradizioni e metodi (ovviamente segreti all’occhi del cliente),
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prendendo in apprendistato i figli degli artigiani altrui e
organizzando matrimoni. Tale pratica dava vita a vere e proprie vie
composte solo da botteghe di artigiani, che non si facevano
concorrenza a vicenda dato che, con tutta probabilità, erano
imparentati.
L’artigiano maestro, durante l’apprendistato del garzone, non si
fermava mai a spiegare oralmente il procedimento dei metodi di
produzione ma al massimo rallentava il processo produttivo per far
capire il funzionamento al garzone, che, se era valido, apprendeva.
NON si poteva svolgere un lavoro senza le corporazioni, avevano il
monopolio in materia di mansioni e di istruzione professionale e per
l’iscrizione all’albo degli artigiani, il garzone doveva superare un
esame finale chiamato “capolavoro”, una dimostrazione delle
proprie abilità e competenze ottenute con l’apprendistato con la
creazione di un prodotto speciale.
Se il garzone superava l’esame, diventa maestro e aveva il titolo
per aprire la propria bottega.
Tutta questa formazione offriva Capitale Umano al garzone ed
era molto costoso per la famiglia del garzone.
Le corporazioni avevano come obiettivo anche quello di limitare la
concorrenza tra lavoratori dello stesso impiego inserendoli in un
luogo ristretto, consentendo a questi di organizzarsi tra loro,
controllando gli accessi al mestiere e i rapporti tra essi e le
istruzioni, fissando prezzi uguali per delle materie e offrendo la
stessa qualità per gli stessi prodotti.
Ciò comportava un rapporto di fiducia tra i lavoratori dello stesso
tipo (Es. Falegnami) e, anche per questo, era necessario un
sistema endogamico.
I mestieri erano monopolistici, tutto per via del rapporto tra cittàcampagna: i cittadini medioevali rimanevano chiusi dentro la città,
solitamente piccola e dunque, avendo spazi piccoli, tutti i lavoratori
dello stesso impiego erano messi vicini.
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Il comune medievale non era altro che un insieme di tutte le
corporazioni. All’inizio erano tutti al comando della città c’era un
vescovo, poi due consoli eletti dalle corporazioni.
Vi era la visione del corpo sociale, un uomo singolo doveva
servirsi delle corporazioni per far valere i propri diritti, ossia:
“Ho dei diritti in quanto membro di corporazione … “
I quartieri della città, composti da tutti lavoratori dello stesso tipo,
formavano le brigate della città.
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Sintesi Cronologica
L’Alto Medioevo è caratterizzato prevalentemente da:
• Prima fase di invasione;
• Impero Carolingio;
• Espansione Araba;
• Seconda fase di invasione.
Al concludersi di questa seconda fase di invasione, popolazioni
barbare come Ungari, Saraceni (arabi) e Normanni vennero
sconfitte, dimostrando l’efficienza del Sistema Feudale, un sistema
prevalentemente incentrato sul mantenimento di cavalieri e di
piccoli eserciti, pertanto un Società aristocratica militare.
Il Basso Medioevo esprime una crescita economica, data da
un’espansione carolingia interna, ossia dalla riconquista pacifica di
terre lungo zone costiere/pianure che erano state abbandonate
durante le prime invasioni barbariche e da una colonizzazione
interna, con disboscamento e messa a coltura di zone boschive e
bonifica di zone paludose, e da un’espansione esterna, lungo Est
e Sud, attraverso spedizioni (crociate) che videro la riconquista
della Spagna dopo 500 anni di combattimenti contro gli arabi, del
Sud Italia e dei Balcani. Il motivo dell’invasione di altri paesi era la
religione (che riprenderemo in seguito).
Il Basso Medioevo rappresenta quindi una crescita demografica,
sintomo di una crescita economica, fino al 1348, anno della Peste
Nera. A seguito vi sarà il Tardo Medioevo, fino al 1450/1500,
seguito dall’Urbanesimo Rinascimento (Prima Età Moderna),
quando l’Europa diventa padrona di due continenti e surclassa
Asia e Medio Oriente militarmente ed economicamente.
L’Europa nel Basso/Tardo Medioevo non è più soggetta a invasioni,
così da contribuire alla crescita della popolazione data da anche da
un miglioramento delle tecniche di agricoltura, ma ciò porterà
anche a guerre interne tra la miriade di società feudali sparse in
tutta Europa.
40
Le crociate
La prima Crociata si verificò nel 1096 e vide la conquista di
Gerusalemme nel 1098. Venne effettuata per tre ragioni su:
• Piano Politico-Religioso;
• Piano Sociale;
• Piano Economico (positivi solo per alcuni)
Il Piano Politico-Religioso è evidente, la riconquista della Terra
Santa secondo il volere del Papa Urbano II;
Il Piano Sociale era uno dei più importanti perchè, una volta
arrestate le invasioni barbariche, tutto l’ordine feudale, incentrato
sulla difesa, sulla guerra e sul combattimento, non serviva più a
nulla. Non vi era più un nemico comune e, pertanto, tutte le piccole
aristocrazie iniziarono a farsi la guerra a vicenda. Il Papa spinge la
conquista della Terra Santa anche per riunire i soldati feudali sotto
un’unica “bandiera”.
Il Piano Economico rappresenta il bottino di guerra a
Gerusalemme che portò molto oro in Europa e migliorò i commerci,
dato che, con Gerusalemme, venne conquistato anche l’ultimo
tratto della “Via della Seta” e della connessione tra Occidente e
Oriente.
Sottolineiamo il fatto che per “Europa” si intendono le popolazioni
franco-germaniche.
L’ultima roccaforte Crociata cade a Haifa con un attacco
combinato di turchi e arabi nel 1293.
I turchi risultarono i veri “vincitori” della prima Crociata:
impero bizantino, verso la seconda metà del XI sec, era
costantemente attaccato dalle popolazioni turche e l’imperatore
Bizantino Alessio I Comneno decise di chiedere supporto al Papa
Urbano II per la difesa di “Roma” (Costantinopoli) per la difesa di
una religione comune (cristianesimo) contro la fede musulmana.
Il Papa interpretò il messaggio come la volontà di riconquista
cristiana della Terra Santa e della liberazione dei cristiani sotto il
dominio musulmano.
41
Di “liberazione” vi era ben poco dato che venivano effettuati
pellegrinaggi cristiani a Gerusalemme, talvolta scortati persino da
guardie arabe per difendere i pellegrini da possibili predoni.
Vennero istituite tre corporazioni:
• Ospitalieri, chiamato anche Ordine di Malta, il più importante;
[Croce Bianca su sfondo rosso]
• Templari; [Croce Rossa su sfondo bianco]
• Ordine Teutonico, composto prevalentemente da cavalieri
monaci tedeschi [Croce Nera su sfondo bianco]
L’appello del Papa fu chiaro: tutti coloro che volevano contribuire al
cristianesimo e alla liberazione della Terra Santa, dovevano
partecipare alla crociata. Proprio perché si trattava di una guerra
santa, il peccato di omicidio era perdonato e, in caso di morte, si
aveva diritto al paradiso.
Con la Prima Crociata inizia anche la persecuzione degli ebrei
(nascita dell’antisemitismo europeo) perché erano coloro che
avevano ucciso Cristo e per questo erano ancora più odiati dei
musulmani.
La spedizione era composta da circa 100’000 uomini, una cifra
enorme per l’epoca, organizzata da cavalieri della società
occidentale che passò dai Balcani e Costantinopoli, fino a
Gerusalemme.
Sarà l’Imperatore arabo Saladin a sconfiggere e massacrare
l’esercito cristiano del 1293, a Tiberiade, dopo 200 anni di dominio
cristiano.
Se l’Europa giovò della prima crociata, con la conquista dell’ultimo
tratto della via della seta che portò un commercio fiorente, il
commercio arabo ricevette la conseguenza inversa e si bloccò e
l’unica alleanza musulmana che continuò a resistere fu tra il Clero
Musulmano e i militari.
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I Turchi, come già detto i veri “vincitori” della Prima Crociata,
vennero lasciati indisturbati per la loro guerra contro l’Impero
Bizantino, conquistandogli territori su territori, generando un
grande regno e facendo cadere Costantinopoli nel 1453.
Costantinopoli non cadde solamente in quella data, ma anche
prima, nel 1204, quando Venezia (che era comunque controllata
dall’Impero Bizantino) si potè permettere di conquistare
Costantinopoli e imporre un doge a Oriente, ossia un imperatore
veneziano che alimentò i favori a Venezia e la arricchì ancora di più.
Venne scacciato dai greci dopo circa 60 anni, nel 1260.
Di fatti, quando si parla di un giovamento al mercato europeo
occorre specificare che il giovamento fu soprattutto per alcune
città italiane, come Venezia o Genova, poste in un punto strategico
che fungeva da collegamento tra Medio oriente e Nord Europa.
Dal Tardo Medioevo alla Prima Età Moderna
Come annunciato in precedenza, fu la Peste nera (1348) ad
interrompere la lenta ma continua crescita dell’economia del Basso
Medioevo.
Di fatti, nel XIV sec i commerci erano molto sviluppati e le città
erano sovraffollate ed entrambi questi fattori alimentarono la
diffusione.
Vi erano regni franchi in Palestina ormai da 200 anni e tutto grazie
alla Crociata.
Nel XIV sec inoltre erano presenti conflitti interni all’Europa tra
poteri politici (Contee, Ducati, Stati Feudali e Urbani, ecc) e stati
ecclesiastici, tutti stati bravi a “far la guerra” e molto attrezzati.
Queste guerre del “tutti contro tutti” portano da un panorama
composto da una miriade di “staterelli” a stati sempre più grandi.
L’Italia, ad esempio, intorno al 1400, sarà composta da Stati
Regionali (come Stato Pontificio, Regno di Napoli, Repubblica di
Firenze, Repubblica di Venezia, Ducato di Milano, ecc) nati dopo
oltre 100 anni di guerre tra contee.
43
Nello stesso periodo (fino al 1500 circa) vi furono movimenti di
riforma della Chiesa, la Riforma Luterana, che si conclude intorno
al 1500 con la scissione definitiva dei protestanti dalla Chiesa
Romana, con la creazione di una vera e propria religione che venne
adottata dai paesi dell’Est Europa.
La visione religiosa è stato il perno di tutta la società medioevale
durante tutto il Medioevo. Nell’Età Moderna questa visione andrà
scemando sempre più.
Intorno al XIV e XV sec l’Europa viene investita da un’invasione
mongola che minaccia l’intera stabilità del continente ma che,
fortunatamente, si ferma in Ucraina, pur sconfiggendo i francogermanici in un primo scontro.
Un fenomeno di particolare rilevanza in questo periodo è la nascita
dell’Impero Turco, che si espande in Bulgaria, in Grecia e in
Macedonia, accerchiando l’Impero Bizantino che cadrà nel 1453.
L’Impero Turco (Ottomano) aveva enormi possedimenti, dai Balcani
al Nord Africa e questi misero in crisi i commerci europei, per via
del controllo turco sull’ultima parte della Via della Seta.
Con questo “blocco turco”, l’Europa doveva trovare un modo per
continuare a commerciare con l’India, pertanto si iniziò ad
escogitare un modo per raggiungere l’Oriente per vie alternative.
Si pensò di circumnavigare l’Africa, ma ciò risultò molto difficile per
le seguenti motivazioni:
• Correnti marine;
• Navigazione a vista;
• Paura verso l’ignoto.
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Come è visibile in figura, le correnti marine tra Africa e America del
sud erano in senso antiorario, così da rendere molto difficoltoso
un viaggio in nave lungo le coste dell’Africa (che, tra l’altro, erano
composte da riviere rocciose) dato che andavano controcorrente.
La scoperta di Bartolomeo Diaz della Città del Capo, in Sudafrica,
rassicurò le preoccupazioni esistenti sul fatto che l’Africa fosse
infinita, per quanto grande. Ciò però non migliorava la difficoltosa
traversata.
Vennero potenziate le imbarcazioni: prima vi erano solo fusti,
ossia navi da guerra a remi, sottili e basse, per maggiore controllo
e le cocche, navi commerciali senza remi, più grandi e alte dei
fusti, così da avere una stiva più grande per immagazzinare più
merce, a vela e molto più lente.
Furono i portoghesi verso la metà del 1400 ad introdurre per la
prima volta i galeoni, navi simili alle cocche ma con più alberi e più
vele (quadrate per avere più spinta e triangolari per poter navigare
controvento, procedendo a “zig zag”).
Così, successivamente alla scoperta dell’America, i galeoni
poterono sfruttare le correnti antiorarie lasciandosi trasportare fino
in Brasile per poi scendere a Città Del Capo e risalire sfruttando la
corrente.
Rotte Commerciali
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Scoperta dell’America
Tutto iniziò da un calcolo errato di Eratostene (matematico
dell’Antica Grecia) secondo il quale il raggio della Terra risulta
molto più piccolo di quello che è in realtà. Ciò, però, venne preso
per vero durante il Medioevo e pertanto a Cristoforo Colombo
venne in mente di passare per l’Oceano Atlantico per arrivare più
velocemente in Giappone e in India, invece di circumnavigare
l’Africa. L’idea di per sè era considerata strampalata persino
all’epoca ma dopo ripetute prove, Colombo riuscì a convincere
Isabella di Castiglia, che gli affidò tre delle sue più umili navi.
La presenza di un terzo continente si era rilevata una fortuna per
Cristoforo Colombo: era arrivato a stento San Salvador, nelle
Bahamas, senza più risorse. Conoscendo il reale raggio della Terra
e nel caso in cui l’America non esista, Colombo avrebbe dovuto
affrontare un viaggio tre volte più lungo, andando incontro a morte
certa.
Colombo rimase convinto fino all’ultimo che era arrivato in India e
non in un nuovo continente, tanto che non venne battezzato da
Cristoforo bensì da Amerigo Vespucci che, arrivato in America, si
accorse che non era l’India.
Proprio in quegli anni, i cinesi stavano per riuscire a trovare un
collegamento con l’Europa prima degli europei: la Dinastia Ming
che regnava la Cina in quegli anni stava promuovendo ripetute
spedizioni di esplorazione per terre sconosciute. Arrivarono fino in
Sud Africa, dove vennero avvertiti della presenza del continente
europeo ma non proseguirono oltre per via di una necessità di
uomini e di risorse contro le invasioni mongole.
Se i cinesi avessero continuato ad effettuare spedizioni su
spedizioni e a trovare una rotta per l’Europa, probabilmente non vi
sarebbero state più motivazioni per effettuare l’attraversamento
dell’Atlantico e l’America non sarebbe mai stata scoperta (o
almeno non in quell’anno).
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La Scoperta dell’America rilanciò l’Europa e permise ad essa di
uscire dalla crisi data dalle guerre e dal blocco turco: è
ufficialmente la fine del Tardo Medioevo: inizia la prima Età
Moderna.
Gli europei portarono solo distruzione e morte ai nativi americani
indigeni, che vennero trucidati senza pietà dato che non erano
cristiani e quindi senza anima. Oltre ai genocidi, gli europei
portarono epidemie tra gli indigeni. Si stima che la popolazione
americana passò da 80 milioni a 8 milioni nel giro di qualche anno.
Chi non veniva ucciso, veniva fatto schiavo, solitamente mandato a
cercare oro.
Inizialmente, fino al 1600, agli europei interessava solo dell’oro e
dell’argento. Nient’altro. Vennero uccisi moltissimi indigeni schiavi
per cercarlo e dopo il 1600, quando effettivamente l’oro terminò, gli
europei si accorsero anche di piante e vegetali fino ad allora
assenti in Europa, come mais, patate, pomodori, cacao, zucchero,
ecc.
Altro fattore che diede estrema superiorità agli europei fu lo
sviluppo dell’artiglieria tra il 1300 e il 1500, con l’invenzione dei
cannoni, posizionati successivamente sui galeoni.
La polvere da sparo non fu scoperta dagli europei ma dai cinesi,
che venne usata per motivi pirotecnici, con i fuochi d’artificio.
Con gli anni si scoprì che il mais è molto più produttivo del grano
e, vista la differenza di dimensioni tra radici, alternarlo con
quest’ultimo risultò essere una scelta efficiente. Si sviluppò
soprattutto in Centro Europa, più precisamente in Italia, anche se
portò una malattia particolare chiamata “pellagra” che sorge solo
nel caso in cui ci si cibi solo ed esclusivamente di mais. In
mancanza della vitamina B-P, la pelle diventa secca (da cui il nome)
e la malattia può degenerare in demenza.
Le patate, invece, si adattano ad ogni tipo di terreno e così si
diffuse molto in Nord Europa, anche se esiste una malattia
attribuibile alle patate che mandava in fumo due anni di raccolta di
fila. I contadini irlandesi si cibavano solo di patate e così, in caso di
carestia, si verificavano grandi emigrazioni irlandesi.
47
Tutto questo per quanto riguarda la stragrande maggioranza della
società, la classe medio-bassa. Per quanto riguarda i ricchi?
Per i ricchi ci fu una rivoluzione del gusto. Si passa da un cibo
speziato (pepe, sale, spezie orientali) ad un cibo dolce, composto
da zuccheri, con tutte le bevande ad esso associate (thè, caffè,
cioccolate, ecc). Tutto ciò accadde nel ‘600 in Francia, Spagna e
Inghilterra quando l’oro da importare, di fatti, finì.
E infatti, tutto quest’oro?
Si passò da un quasi perenne stato di deflazione ad uno stato
inflazionistico: c’era troppo oro e troppa moneta. Così facendo
l’oro perse di valore e di conseguenza i prezzi delle merci
aumentarono. Questa deflazione colpì le “vecchie classi” ossia i
salariati e i nobili, coloro che vivevano entrate fisse date da uno
stipendio o da una rendita. I tributi che i nobili imponevano sui
propri servi aveva sempre la stessa quota, così da fornire meno
potere d’acquisto ai nobili con la stessa quantità di denari.
L’inflazione sposta il potere d’acquisto.
Gli unici che non vennero danneggiati da questa situazione furono
coloro che avevano a che fare con le merci, che non potevano
svalutarsi: i mercanti, che capiscono nell’arco di 10-20 anni il
cambiamento di prezzo e si adattano ad esso.
Di fatti, le classi medie italiane che praticavano la mezzadria,
capirono il fenomeno e chiesero metà delle merci e non del ricavo.
L’Europa stava assistendo ad una rivoluzione dei prezzi.
L’America risulta essere essenziale per l’Inghilterra per la presenza
del cotone, che sarà la merce protagonista della rivoluzione
industriale inglese, verrà sfruttata l’America del Sud per la
produzione di cotone dato che ormai quest’ultima appariva
disabitata.
48
In sostanza, nella Prima Età Moderna, l’Europa appare sempre più
capace di conquistare, soprattutto grazie allo sviluppo di
tecnologie militari che prima, grazie ai cannoni posti sui galeoni,
assicurano il dominio dei mari all’Europa e poi, nel ‘700, fanno la
comparsa i fucili (cannoni portatili) che assicurano all’Europa
supremazia anche nei combattimenti nell’entroterra Africano e nelle
Americhe.
Prima Età Moderna (‘500-‘600-‘700) caratterizzata da due cose
fondamentali:
1. Gli europei prevalgono su tutta l’Eurasia, grazie alle tecnologie
militari, e guadagnano una egemonia mondiale.
2. Gli Stati Europei iniziano a strutturarsi.
Prima:
Dopo:
(‘500)
(‘700-’800)
Micro Stati, ducati e contee.
Creazione di Spagna, Inghilterra,
Francia, Svezia, Portogallo, ecc.
Caratteristica principale dei nuovi stati nazionali è la presenza di un
esercito nazionale stabile, finanziato da tasse (come nell’impero
romano) e quindi, la presenza di una fiscalità pubblica.
La Rivoluzione Francese è l’esempio della trasformazione degli
stati: prima non vi era una cultura unica, ma un insieme di culture,
lingue e credenze unite sotto un’unica dinastia.
Con la rivoluzione francese, lo Stato diventa nazionale e
omogeneo culturalmente.
Una delle prime monarchie che assume la forma di uno stato
nazionale e non regionale è la Spagna, seguita da Inghilterra e
Francia.
Prenderemo in esame proprio la Spagna, dato che ha una storia
interessante e particolare.
49
Tutto inizia con la prima vera crociata (considerabile tale), ossia
quella spagnola, chiamata “Reconquista”.
La Spagna, prima dell’anno 1000, era di dominio arabo e prendeva
il nome di “Vandalusia”, divenuta poi “Andalusia”, una regione
araba.
Dal 1000 (più o meno), i cavalieri francesi avevano sconfitto i
barbari ed erano rimasti senza un nemico contro il quale
combattere. Le famiglie cominciarono ad essere numerose, la
mortalità era minore e i feudi/terre erano sempre più insufficienti.
Pertanto decidono di riconquistare la Penisola Iberica,
strappandola dai musulmani. Questa operazione durerà ben 500
anni, caratterizzata da un’avanzata lentissima ma sempre costante
e si concluderà nel 1492, anno della scoperta dell’America.
In quell’anno, la Penisola Iberica appariva divisa in tre principali
regioni: Aragona, Castiglia e Portogallo.
Aragona e Castiglia sono regni molto forti militarmente: Castiglia
vantava anni di guerre contro i musulmani, tali da renderli molto
esperti nel settore, mentre Aragona univa l’abilità militare ad
un’abilità mercantile (Barcellona) maturata negli anni.
Quest’ultima, di fatti, intraprende una conquista del Mediterraneo e
conquista tutto il Sud Italia, isole comprese, dal 1200 al 1700 (più o
meno).
Un matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona
consacrerà l’unione tra le due principali regioni spagnole,
unificandole sotto il nome di “Spagna”, nome dell’antica provincia
romana.
Carlo V, nipote di Isabella di Castiglia, nel 1519 ha tra le mani un
regno potentissimo: tutto l’oro proveniente dall’America entrava
nelle casse spagnole, generando un’enorme forza d’acquisto.
E come veniva utilizzata questa forza d’acquisto?
Con la guerra.
50
Carlo V aveva l’intenzione di unificare tutta l’Europa, combattendo
guerre su tre fronti:
• Francia: i francesi vollero conquistare l’Italia e scendere fino a
Napoli, causando un’ostilità da parte degli spagnoli che li
scacciano dall’Italia;
• Turchia: con l’aiuto di Venezia, la Spagna combatte contro
l’impero ottomano prima in Ungheria e poi via mare, ottenendo la
Vittoria di Lepanto;
• Germania: il Nord Europa diventa protestante in quegli anni e
Carlo V aiuta il Papa per sconfiggere “gli eretici” e scacciarli da
Baviera.
Il ‘500 dunque è caratterizzato da un secolo di guerre ininterrotte
da parte della Spagna, sorrette dall’oro americano.
Ma quest’oro prima o poi finisce.
Di fatti, nonostante la Spagna si ritrovò ad avere infinita ricchezza e
potenza nell’arco di 20-30 anni dalla sua nascita, ciò non bastava
per il loro sviluppo, dato che aveva una forte domanda ma una
debole offerta.
Per lo sviluppo occorre investimento, ricerca e commercio, tutte
cose che erano messe in secondo piano dalla Spagna. Nel giro di
80-90 anni, la Spagna termina buona parte dell’oro ed entra in una
profonda crisi.
Per lo sviluppo occorre anche la mentalità giusta. La Spagna era
dipendente dall’estero e il suo arricchimento era transitorio.
Essa era composta da cavalieri e soldati che puntavano tutto sulla
guerra e sulla conquista, con vecchie ideologie del medioevo, con
“cristianizzazione” forzata e puntando sul bottino di guerra.
Non vi fu un’evoluzione della società e pertanto, tutta la ricchezza
nelle casse della Spagna come entrò, uscì.
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Focus sull’Italia
Come mai l’Italia da principale economia del Basso Medioevo
diviene molto arretrata nel ‘700/‘800 rispetto agli altri paesi?
Per rispondere a questa domanda, occorre analizzare 3 passi
fondamentali:
1. Il declino italiano inizia già nel 1300, più precisamente con la
Peste Nera. L’Italia era il posto più ricco e popoloso d’Europa
nel Basso Medioevo e la Peste Nera causa un blocco nei
commerci (principale fonte di ricchezza italiana). Questo blocco
genera 100 anni di guerre tra Stati Feudali italiani per avere
maggiori risorse ma ciò costa molto all’Italia, che nel 1452
(Pace di Lodi, fine delle ostilità) appare suddivisa in cinque
entità statali:
• Roma (Stato della Chiesa);
• Sud Italia (Regno di Napoli);
• Firenze (Granducato della Toscana);
• Venezia (Repubblica di Venezia);
• Milano (Stato di Milano).
Questa divisione danneggerà molto l’Italia, dato che, a fine ‘400,
alcuni Stati iniziarono già a formarsi. Una di queste 5 entità da sola
non poteva mai surclassare le altre 4 e conquistarle, anche perché,
con la Pace di Lodi vi era una tregua tra stati e l’impegno di
ognuno di unirsi con gli altri se un altro stato avesse provato ad
attaccare.
2. Conquista Francese e riconquista Spagnola (1494 - 1537):
nessuno stato regionale riesce a resistere da solo all’avanzata
francese e pertanto vengono inizialmente conquistati per poi
essere riconquistati dagli spagnoli in una guerra che distrugge
l’Italia, bloccando commerci e distruggendo città. L’Italia
diventa di dominio spagnolo e verrà pesantemente tassata,
vedendosi via via sottratte tutte le ricchezze.
52
3. Nel 1615 l’Italia torna a produrre e si sviluppa
commercialmente e artisticamente, nel periodo noto come
“Rinascimento Italiano”. Periodo che durerà ben poco
(rinascita effimera) con una grande crisi del ‘600 che colpisce
tutta Europa (1620-1645). Verranno penalizzati molto i
commerci e l’Italia sarà uno dei principali stati colpiti dato che il
suo mercato era esclusivamente composto da beni di lusso.
Le corporazioni italiane imponevano un alto costo del lavoro
ed, essendo potenti, negli anni avevano incluso anche le
campagne sotto il loro controllo e non solo le città. Questo
impedì il formarsi del “Putting-Out System” (industria a
domicilio), prassi vietata dalle corporazioni ma che comunque
sarebbe servita all’Italia per avere prezzi più competitivi durante
la crisi, dato che la qualità sarebbe andata un po’ scemando.
L’assenza di un’autorità nazionale condannò l’Italia alla
trasformazione in un’economia agraria, dato che gli Spagnoli
non effettuavano tasse o politiche specifiche per l’Italia,
gravando ancora di più sulla crisi.
53
Olanda
Abbiamo notato come, tra il ‘500 e il ‘700, vi fu un ribaltamento
degli equilibri europei: paesi ricchi e potenti nel Tardo Medioevo
(come Italia o Spagna trattati in precedenza) diventano arretrati e
poveri nella Prima Età Moderna, e viceversa.
I paesi che da poveri (o comunque modesti) acquistano notevole
ricchezza da diventare potenti sono prevalentemente paesi
nordici, del Nord Europa.
Prenderemo in esame i Paesi Bassi, Belgio e Olanda, più
precisamente quest’ultima che troverà una via di modernizzazione
per l’accrescimento del capitale procapite originale e diverso da
quello utilizzato dagli inglesi, decisamente più aggressivo di quello
olandese e che si sviluppa anche più tardi.
Il modello economico dell’Olanda, infatti, è basato su
un’agricoltura più avanzata, su commerci fiorenti e soltanto in
piccola parte da industria, a differenza del modello inglese.
Qualche cenno storico prima di iniziare l’analisi:
La divisione dei Paesi Bassi è prevalentemente una divisione
linguistica nata dagli insediamenti dei fiamminghi (zona
fiamminga) sopra la città di Anversa (capitale Belga), che
parlavano una lingua germanica, una specie di “dialetto tedesco”
e da una zona dei valloni, a Sud di Bruxelles, un’area
prevalentemente francofona.
Vi era un’altra divisione all’intero dei Paesi Bassi, non territoriale
ma sociale che prese piede alla fine del ‘500, quando il movimento
religioso protestante divenne più diffuso e la società nordica si
divise in “Aree Cattoliche” e “Aree Protestanti”.
La divisione divenne territoriale di lì a breve, con vere e proprie
guerre di religione promosse dalla Chiesa, portando una rottura
interiore e quasi due secoli di guerre violentissime, alla fine delle
quali la “Linea del Reno” divideva i protestanti a Nord (Olanda) e i
cattolici a Sud (Belgio).
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Il Belgio, prima della conquista della Spagna per volere del Papa
(che aiutò lo Stato della Chiesa alla guerra contro i protestanti) era
un paese molto ricco, tra i più ricchi in Europa nel tempo. Anversa
era uno dei centri di scambio europei, aveva rotte commerciali
con le Americhe, il resto d’Europa e l’Oriente. Ma la guerra portata
avanti dagli spagnoli cattolici causò una fuga della stragrande
maggioranza dei mercanti, della classe media borghese, che era
fiamminga protestante.
Si trasferirono a Rotterdam, a L’Aia e ad Amsterdam
principalmente, e portarono ad un’esplosione economica
olandese tra la fine del ‘500 e il ‘600) e il Belgio cadde in declino.
L’Olanda fu anche “campo di battaglia” della Guerra dei Trent’anni
in Germania (1618-1648) che portò all’indipendenza protestante
Olandese dagli spagnoli, liberi di professare la propria religione.
Verso la fine del ‘500, gli olandesi portarono avanti continui assalti
e imboscate alle rotte commerciali/colonie spagnole, con l’aiuto dei
corsari, veri e propri pirati ma autorizzati da uno stato: soldati.
Gli olandesi erano in forte minoranza ma con continui attacchi
sistematici da parte dei corsari, riuscirono a strappare via dalle
mani spagnole territori in America del Sud, l’Area di New York
(nominata “New Amsterdam” fino alla conquista degli inglesi), aree
in Guinea, nel Golfo Persico e anche in estremo oriente.
Ciò portò all’Olanda una vastissima varietà di merci commerciali a
disposizione che la resero un centro di commerci e di culture tra i
più grandi in Europa.
Inizialmente non era così: nel Basso Medioevo l’Olanda era più
povera del Belgio ma comunque si trovava in condizioni modeste.
Il percorso di crescita economica originale olandese è
caratterizzato da molti fattori di successo combinati insieme.
L’economia era quella tipica delle società preindustriali: agraria.
L’agricoltura Olandese, però, fa la sua fortuna con l’utilizzo di
strutture idrauliche (dighe/canali) e opere di ingegneria idraulica
sofisticate.
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I Paesi Bassi si chiamano in questo modo perché sono
caratterizzati vaste maree e dal delta del reno che, come quello del
Po, fornisce il sorgere di un’agricoltura irrigua, caratterizzata da
vasti campi molto fertili senza il problema dell’irrigazione.
Occorreva però introdurre strutture idrauliche che permettevano il
controllo delle maree e del fiume, così da rendere la terra a
disposizione stabile e coltivabile.
È proprio qui che entrano in gioco i polder, interi campi bonificati e
messi a coltura sottratti alla marea.
Le maree potevano causare un’oscillazione di metri e metri del
livello del mare e, con l’utilizzo di dighe apposite che recintavano il
polder, impedivano all’acqua in alta marea di sommergere
nuovamente l’area circoscritta.
Si ottennero così vaste aree di terreno fertilissimo, circondato da
dighe e canalizzazioni. (Ciò accadde più o meno intorno al ‘200)
Queste canalizzazioni diventarono con il tempo eccellenti vie di
comunicazione tra un’area e l’altra e le città vennero collocate in
maniera circolare, così da agevolare la corrente.
Il trasporto via acqua era molto più economico nel trasporto via
terra e così favorì il mercato e i collegamenti (fino all’avvento della
ferrovia, che permise un collegamento terreste più agevole,
danneggiando l’utilità delle canalizzazioni.
Però, come annunciato in precedenza, il commercio fu il vero
punto di forza olandese: vi erano rapporti con i Paesi Bassi
meridionali (Belgio), con l’Anza fino ad un conflitto che fece
distaccare l’Olanda dal resto dei paesi dell’Anza, iniziando a
commerciare nel Mar Baltico, ottenendo legname dalla Svezia,
ferro e pellicce dalla Russia, che usavano o rivendevano.
La chiave del successo, combinata con tutti questi fattori, fu la
trasformazione dell’agricoltura olandese, da agricoltura per
sussistenza (come in tutto il resto dell’Europa) a agricoltura
commerciale, intorno al ‘600.
I contadini olandesi potevano anche non definirsi veri contadini
perché di fatti, producevano con i propri terreni solo prodotti
commerciali, anche grazie al basso costo del trasporto, utilizzando
56
il ricavo per acquisti di beni per la sussistenza. Perciò, più che un
contadino, il contadino olandese era un artigiano.
Producevano:
• Ortaggi (pomodori);
• Bestiame, nello specifico effettuavano una selezione accurata per
le mucche da latte, per produrre formaggi e latte di qualità;
• Fiori (tulipani).
Questi erano molto ricercati in tutta Europa ed erano venduti a
tutte le corti Europee.
Grazie al “Fluyt”, un enorme galeone utilizzato per i commerci, i
costi di trasporto e dell’importazione del grano (ad esempio)
divennero sostenibili per la ricchezza olandese.
Gli Olandesi, come gli europei in generale, hanno letteralmente
“fatto fuori” gli intermediari commerciali asiatici, conquistando rotte
commerciali, grazie ai galeoni armati che gli asiatici non sapevano
contrastare.
Gli Olandesi avevano circuiti di commerci baltici, con Polonia,
Russia e Svezia e anche circuiti atlantici, globali. Entrambi
agevolarono di molto la manifattura, nello specifico la creazione dei
panni lana di lusso e, durante la crisi del ‘600, permetteva anche la
formazione di circuiti di industria a domicilio, dato che le città (a
differenza di quelle italiane) non avevano il controllo delle
campagne.
Si sviluppano tecnologie alternative a quelle inglesi, iniziano ad
usare il carbone sotto forma di torba come fonte di energia, che
era un carbone più “giovane”, utilizzabile anche come concime e
che bruciava di meno del carbone normale.
La riserva energetica più grande era il vento, di cui gli olandesi
avevano grande dimestichezza e controllo e con il quale
costruirono navi dalle velature sofisticate e mulini a vento.
I mulini possono essere di due tipi: ad acqua, nato in Europa, che
aveva pale poste sul piano orizzontale che si svilupparono intorno
al 1000. Si chiamava anche “mulino banale” per via del “banno”,
57
ossia il potere che aveva il signore feudale ad obbligare i contadini
a lavorarci all’interno in cambio di una quota di grano, ma
potevano cacciarli in qualsiasi momento (da qui, “banno”, “Ban” di
internet).
Esistono anche i mulini a vento, caratterizzati da pale poste sul
piano verticale che inizialmente erano molto piccoli, dal ‘200 (anno
dell’invenzione) al ‘500, spostatili a seconda del vento. Poi però
venne portata l’innovazione di utilizzare una struttura statica del
mulino con una torretta mobile (con le pale) posta in cima, così da
poterla muovere a seconda del vento.
Questi mulini alimentavano le pompe ad acqua per le irrigazioni
olandesi.
Inghilterra
Fino al ‘600, l’Inghilterra non ha avuto una posizione di particolare
rilievo in Europa, erano in collegamento con l’Europa Meridionale
(rappresentata dalle popolazioni franco-germaniche in Europa
Centro-Settentrionale) grazie ai pannilana, che erano realizzati dai
fiamminghi ma la materia prima era lana inglese, la più pregiata in
Europa.
L’Inghilterra emerge come potenza politica europea intorno al
1588, sconfiggendo “l’invincibile” Armada Spagnola in un conflitto
marittimo. La Spagna dichiarò guerra all’Inghilterra per
innumerevoli ragioni, prima tra tutte la “punizione” della mancata
cristianità, dato che in Inghilterra si era instaurata una Chiesa
Anglicana, sottovalutandola.
Ciò portò gli spagnoli ad un’iniziale sconfitta nella Manica nel 1587,
piena di pirati e Marina Inglese. Ci riprovarono nel 1588 cercando
di attaccare l’Inghilterra da Nord, passando per l’Irlanda, ma con le
tempeste e con l’efficienza della marina Inglese, gli spagnoli
vennero sconfitti definitivamente, di 8’000 marinai ne tornarono a
malapena 3’000.
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Nel 1701/1703 l’Inghilterra conquista Gibilterra, assicurandosi il
controllo del Mediterraneo, sconfiggendo gli spagnoli si
affermarono come una potenza marinaresca.
Già intorno al ‘500, l’Inghilterra iniziò ad acquistare una notevole
visibilità nei commerci europei. Come mai?
Grazie a Carlo VIII di Francia. Sì.
Intorno al 1400, l’Italia aveva raggiunto il suo massimo splendore,
commerci fiorenti e lo sviluppo dell’Umanesimo assicuravano
all’Italia una visione del mondo completamente nuova, piena di
ricchezza e di cultura. Aveva solo un difetto: era debole.
Ciò fece molto gola al re francese, che decise di invaderla,
conquistando Firenze e scendendo fino a Napoli, attirando
l’interesse spagnolo e portando alla Guerra d’Italia, dove la Francia
venne sconfitta e l’Italia divenne sotto controllo diretto della
Spagna.
Cosa c’entra tutto questo con lo sviluppo commerciale inglese?
La Guerra d’Italia portò quest’ultima ad una grave crisi,
provocando un blocco di produzione di beni di lusso italiani,
specialmente panni lana.
Questa interruzione creò un vero e proprio buco all’interno del
mercato europeo, che venne riempito dagli inglesi, dalla fine del
‘400 al 1530 circa (fine Guerre d’Italia).
Così nacquero gli “Short Cloths”, letteralmente “vestiti corti”, dato
che i panni lana prodotti dagli inglesi erano più corti del normale
dato che il processo di produzione era diverso dal solito ma
comunque rappresentava un bene di lusso.
Nascono a Londra veri e propri ambienti mercantili inglesi e nasce
anche un ceto mercantile inglese, che si affermò principalmente nel
cuore del commercio europeo: Anversa.
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Lo sviluppo del ceto medio mercantile non giovò proprio a tutti: ciò
comportò un punto di arresto degli Open Fields che, come
ricordiamo, erano vasti territori suddivisi in piccole stringhe di
terreno, nati per via di una mancanza di territori per il pascolo e la
coltura, che erano sotto controllo diretto dei villaggi dei contadini.
Una piccola stringa di terreno che componeva un Open Field non
bastava per soddisfare la grande domanda che sorse in quei tempi
(tra il 1500 e il 1530), ossia la lana.
Le pecore non avevano bisogno di organizzazione data dai villaggi,
avevano bisogno di pascolare e di un vasto terreno.
Solo che quello a disposizione dell’Open Field non bastava,
pertanto i fiamminghi, che solitamente erano più ricchi dei
contadini tradizionali, iniziarono a comprare terreni di quest’ultimi
(prima a quelli più poveri), aggregandoli insieme per far pascolare
le pecore.
In Inghilterra, nel 1519-1520, iniziò a svilupparsi un movimento
protestante radicale, chiamato “Puritans” ma non fu l’unico:
in quel periodo il re di Inghilterra era Enrico VIII (Tudor) che ebbe la
bellezza di 8 mogli.
La prima, Caterina d’Aragona, fu la più importante e stette insieme
a lei per 10 anni, finché non decise di divorziare perché innamorato
di un’altra donna.
Ma vi era un problema: la Chiesa Cristiana non ammetteva
divorzio, pertanto Enrico VIII creò una Chiesa staccata da quella
Romana, chiamata “Anglicana”, che ammetteva divorzio e potè
separare i due, oltre ad attuare un processo di riconquista del
patrimonio della chiesa Romana presente in territorio inglese, che
comunque veniva tassato e le tasse andavano a Roma.
La nuova chiesa necessitava di avere possedimenti.
Intorno al 1550, l’Italia si riprende e torna nel mercato europeo,
sbaragliando l’Inghilterra che entra in crisi, bloccando il suo
sviluppo economico.
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Per uscire da questa crisi, l’Inghilterra attuerà degli investimenti e
diversificherà la propria economia, gettando le basi per quella che,
a medio-lungo raggio, sarà una rinascita e renderà l’Inghilterra una
delle più grandi potenze mondiali (nel ‘700). Tali azioni sono:
A. Investimenti in marineria e pirateria, per attività di navigazione e
commercio ma anche di dominio dei mari;
B. Investimenti in manifattura, incentivando la creazione di nuove
manifatture che porteranno, a metà del ‘700, alla rivoluzione
industriale;
C. Rivoluzioni Politico-Istituzionale: avvenute nel ‘600 e
considerate da molti il passaggio chiave dell’Inghilterra per
uscire dalla crisi e sviluppare la propria economia e crescita.
Queste rivoluzioni portarono a delle istituzioni democratiche, che
non lo furono mai del tutto ma che comunque aumentarono
l’apertura dell’Inghilterra con il resto del mondo.
La ricettività culturale fu uno dei vantaggi ottenuti, gli inglesi danno
asilo ai protestanti in fuga, come valloni (perseguitati da spagnoli e
portoghesi) e ugonotti, protestanti francesi.
Fino all’800 gli inglesi non producono un atteggiamento di
superiorità ma la loro apertura giova all’economia.
Ad esempio, era obbligatorio per l’élite inglese il Gran Tour
(Grande Viaggio), un viaggio di un anno necessario ad un membro
dell’élite di viaggiare per l’Europa Continentale (Francia, Italia,
Grecia e Germania) per assorbire metodi nuovi, conoscere il
mondo e trarre da esso il meglio di ciascun paese.
Le rivoluzioni avvengono nel:
1648- Nel 1603 Elisabetta I muore senza eredi, facendo passare il
trono agli Stuart (che erano nemici dei Tudor) che sono cattolici e
c’ho porta ad una guerra civile tra monarchi e parlamentari.
Il re Carlo I venne decapitato e la rivoluzione parlamentare che
porta, dal 1648 al 1653 gli unici 5 anni in cui l’Inghilterra è una
Repubblica con a capo il generale dell’esercito del Parlamento.
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Ma sono anni sanguinari e, dopo molte vicende, Carlo II ottiene il
trono ma per poco, perché nel 1688 si impone Guglielmo
d’Orange, che si sposa con Maria II, della famiglia Stuart, portando
così alla seconda rivoluzione, anche detta Gloriosa Rivoluzione,
perché avvenuta senza spargimento di sangue.
Si crea un nuovo regime: una monarchia parlamentare e
costituzionale, che non era parlamentare al 100% dato che l’House
of Commons era composta da nobiltà media, dalla Chiesa e dal
Popolo rappresentato dai Comuni, non dagli artigiani né da
contadini.
Dal 1688 l’Inghilterra diventa rispettosa dei diritti di proprietà
privata, causando un’ulteriore distruzione degli Open Fields,
perché prima non si poteva recintare il proprio campo ma anzi,
doveva essere messo a disposizione per l’unità di villaggio, per il
pascolo e la rotazione degli Open Fields.
Ciò comportò ad un aumento della produzione di lana ma ad una
diminuzione della coltivazione di grano, dato che i terreni
precedentemente messi a coltura del grano diventano dedicati al
gregge di pecore.
Così il prezzo del grano salì, i contadini poveri diventano sempre
più poveri e i ricchi sempre più ricchi, comprano sempre più terreni
di contadini andati in malora che migrarono dalle campagne alle
città, alimentando quello che sarà la rivoluzione industriale.
Abbiamo accennato anche allo sviluppo della marineria che
rappresenta il secondo aspetto più importante dei cambiamenti
inglesi durante la crisi.
La “Guerra da Corsa” è una pratica svolta da corsari, veri e propri
pirati assoldati, che attaccavano e depredavano navi in mare
aperto. È stata praticata contro la flotta spagnola sconfiggendola e
poi continuò perché molti privati, solitamente di piccola/media
nobiltà, acquistavano navi commerciali (galeoni), venivano armati di
cannoni e adattati alla guerra da corsa, assoldando corsari.
Tali navi potevano essere utilizzate anche per una vera e propria
attività commerciale, pertanto vi era questa combinazione tra
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attività commerciale e pirateria: si partiva con la nave priva di
carico, vuota, una volta nell’Atlantico si assaltava una qualsiasi
nave di origine cattolica e si depredava, utilizzando il bottino come
merce da rivendere in alcune colonie o punti nevralgici di
commercio in giro per il mondo. Nel caso in cui il nemico era
troppo forte, si scendeva ad accordi.
Così nasce la Potenza Navale Inglese.
Un’altra svolta che segnò un grande potenziamento della Marina
Inglese fu “l’Atto di Navigazione”, una norma promulgata nel 1651
che vietava una qualunque nave straniera (NON inglese) ad
approdare in porti inglesi importando o esportando merce (anche
colonie).
Fu una norma molto protezionista, che portò l’Inghilterra in guerra
con l’Olanda per ben 3 volte, tutte vinte dagli inglesi.
Si sviluppa così il “Mercantilismo”, una delle prime politiche
protezioniste della storia basata sull’idea di ricchezza dell’epoca:
Un paese era forte e ricco in proporzione a quanto oro facesse
entrare nel proprio territorio, perché con l’oro si pagavano eserciti e
navi, si facevano investimenti e commerci e molto altro.
L’oro poteva essere aumentato tramite miniere, in colonie o interne,
oppure con politiche protezioniste, importando poco ed
esportando molto.
E tutte i prodotti fino ad allora importati?
Essi venivano sostituiti da manifatture statali che cercavano di
imitare i prodotti importati (come porcellana dalla Cina, ecc).
Si sviluppa una grande industria cantieristica per la costruzione di
navi (caratteristica essenziale per le importazioni), così grande da
superare il primato di Venezia per l’Arsenale più grande d’Europa.
63
Con tutte queste politiche protezioniste e lo sviluppo dei cantieri,
Londra diventa la più grande piazza commerciale europea e del
mondo, sostituendo Amsterdam. ( Dalla fine ‘600 fino all’800)
Divenne anche una delle più grandi piazze finanziarie, con quello
che ha tutto l’aspetto di una vera e propria “borsa”, dove venivano
fissati i prezzi di merci o di titoli finanziari statali tramite aste.
La Royal Navy era composta da galeoni, vascelli di linea, fregate,
ecc. ed era costosissima, incanalava gran parte delle spese
pubbliche.
L’obiettivo della Royal Navy era quello di avere almeno il doppio
delle navi della seconda marina mondiale. Solo così potevano
assicurarsi il dominio dei mari.
Proprio per queste continue spese, tra la fine del ‘600 e l’inizio del
‘700 venne introdotta per la prima volta la carta moneta, una
moneta priva di valore intrinseco, usata prevalentemente per
sostituire l’oro nei pagamenti di eserciti, di gestione, ecc. così da
averlo disponibile per commerci.
(Questa è una motivazione implicita ma molto plausibile)
Il cotone
Il cotone diventa una fibra universale (utilizzata nella stragrande
maggioranza dei capi di abbigliamento odierni) dopo la rivoluzione
industriale, che lo vide protagonista.
Prima era considerato un lusso, dai costi proibitivi ed eccessivi.
Il cotone proviene da una pianta tropicale e perciò vennero formate
delle piantagioni di cotone a Sud degli Stati Uniti, che erano
abbandonati, dato che i nativi erano stati sterminati.
Pensa a tutto l’Inghilterra: predispone le piantagioni di cotone e
organizza la colonizzazione con enormi emigrazioni di schiavi
africani, dall’Africa agli Stati Uniti.
Queste piantagioni riforniscono di molto la manifattura inglese.
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Piccolo inciso storico:
Napoleone intraprese una guerra contro l’Inghilterra e per
danneggiarla, istituì un blocco continentale, impedendole di
esportare merce su tutto il territorio europeo (Napoleone aveva
conquistato tutta Europa). Comunque l’Inghilterra, per quanto
aveva una rete commerciale capillare, riuscì ad esportare quasi più
di prima, a colonie in Sud America, Asia e Africa, dove vi era ancora
più richiesta di cotone.
Il Commercio Triangolare
Era un commercio tipico del ‘700, praticato dall’Inghilterra ma
anche da altri Paesi europei e prevedeva un rifornimento iniziale in
Europa di alcol o armi (merci non di lusso) da esportare.
La rotta commerciale iniziava da Bristol o Liverpool per fermarsi,
come prima tappa, in Africa, a popolazioni costiere africane,
colonie europee o arabe che praticavano commerci di schiavi.
Si vendevano le merci da esportare in cambio di schiavi che
venivano trasportati fino alla seconda tappa della rotta
commerciale, il Sud degli Stati Uniti, dove gli schiavi venivano
venduti ai proprietari delle piantagioni di cotone inglesi in cambio di
cacao, cotone o caffè.
Una volta concluso lo scambio, si ripartiva alla volta dell’Inghilterra,
chiudendo il commercio triangolare.
La Siderurgia Inglese
Con la crisi degli Short Cloths della metà del ‘500, l’Inghilterra inizia
a diversificare l’economia e la produzione, ricorrendo al “New
Drapery”, un metodo alternativo della produzione dei panni lana,
che erano di bassa qualità ma con una vasta gamma di colori,
come se fossero “alla moda”, prodotti tramite industria a domicilio.
Si ricorse anche alla produzione di cotone con le piantagioni, ad
orologi e anche produzioni siderurgiche, ossia dei cannoni.
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Queste produzioni divennero una delle maggiori fonti di reddito
inglese: inizialmente i cannoni erano realizzati in bronzo (seconda
metà del ‘500) ma erano molto pesanti e difficili da caricare su navi,
e gli inglesi, per mancanza di risorse date dalla crisi, decisero di
produrre i primi cannoni in ferro, che inizialmente erano
decisamente più inefficienti dei cannoni di bronzo ma che col
tempo migliorarono, dimostrandosi anche più efficienti visto il
minor peso e grandezza, potevano essere caricati in maggiore
quantità sui galeoni.
La vittoria di Lepanto fu dovuta dall’efficienza dei cannoni inglesi e
così esplose la domanda di questi nuovi cannoni più performanti e
leggeri in tutta Europa (fine ‘500).
La produzione di cannoni era talmente alta che iniziò a
scarseggiare la legna come materia prima, in una grande crisi di
legname (‘600) che costrinse l’Inghilterra ad importare legna dalla
Scandinavia.
Ma come mai si consumava così tanta legna?
Per le fornaci.
Di questa crisi si accorgono solamente i produttori e i lavoratori di
legname, esso era essenziale per le civiltà pre-industriali e anche
per la produzione di ferro fuso.
Veniva messo uno strato di legname seguito da uno strato di
minerale ferroso, susseguito nuovamente da legname e così via.
Queste fornaci erano scavate dentro un rilievo o una collina, e
quello di colore rosa era il ferro fuso che usciva da un canale che
scavava il rilievo.
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Il Carbone
Con la scarsità di legname, si iniziò ad utilizzare il carbone per il
settore siderurgico, materiale che non era utilizzato perché era nota
la sua dannosità con le polveri sottili ma, in scarsità di legna, si usò
il carbon fossile, che bruciava meno del carbone di legna e perciò
veniva utilizzato combinandolo con il legname, utilizzando prima il
carbone per pre-scaldare la fornace e poi gettando la legna per
raggiungere temperature sufficienti per lo scioglimento dei metalli.
Nel 1706, però, un siderurgico inglese effettua una scoperta che
cambierà la visione del mondo: un incendio improvviso nella sua
fornace lo costringe a scappare durante il lavoro e, al suo ritorno,
nota che il carbone era ancora utilizzabile.
Riutilizzandolo successivamente scopre che quel carbone rendeva
molto di più di quello fossile tradizionale, rendendo inutile l’utilizzo
della legna: si scopre che il carbone precotto era molto più
efficiente della legna. E così ci fu un impennata vertiginosa di
utilizzo del carbone, di estrazioni delle miniere e di commerci.
L’uso del carbone rivoluziona il mondo e rappresenta un taglio
epocale nella storia: prima di allora si utilizzava banalmente energia
muscolare, umana o animale, energia cinetica (vento, acqua),
energia termica (legname, sole).
Il carbone riesce a far combinare le due cose, con l’utilizzo della
macchina a vapore, che trasformava energia termica in cinetica,
con l’utilizzo di un pistone.
Primissimi motori a vapore erano utilizzati persino dagli Antichi
Greci per apertura di porte di tempi automatiche (“Macchina di
Adone”), ma tali invenzioni vennero perse nel tempo e l’uomo
continuò ad utilizzare risorse superficiali.
Il carbone segna l’inizio in cui l’uomo utilizzerà anche risorse fossili,
pratica che si svolge tutt’ora.
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Macchine a Vapore
La prima macchina che riuscì a trasformare l’energia termica in
cinetica con l’utilizzo del vapore data dalla combustione del
carbone fu la Macchina di Newcomen, messa in pratica da un
meccanico di nome Newcomen agli inizio del ‘700, dopo una serie
di studi scientifici del tardo ‘600.
Questa macchina rappresenta l’avvento del “Macchinismo”, ossia
il superamento del mulino con la macchina a vapore che,
nonostante all’inizio fosse una macchina meno versatile del mulino,
essa poteva essere posizionata dappertutto e non aveva vincoli di
localizzazione, al contrario del mulino che doveva essere
posizionato in prossimità di corsi d’acqua o zone ventose.
Il carbone è la chiave della produzione di queste macchine dato
che, con esso, vi è un aumento spropositato di fonti di energia
disponibili per l’uomo e ciò giova a tutte le attività produttive,
abbassando anche i costi di gestione e alimentazione, fornendo
anche più lavoro.
La macchina di Newcomen era una pompa d’acqua e, come le
prime macchine a vapore, era poco efficiente, estremamente
rumorosa e gigantesca.
Le conoscenze erano scarse, i pistoni della macchina avevano un
alesaggio errato e non erano a tenuta, causando grosse perdite.
Occorreva una quantità enorme di carbone per farle funzionare e
quindi queste pompe erano poste in prossimità di miniere di
carbone, in altri posti il costo del trasporto del carbone sarebbe
diventato insostenibile.
Erano poste vicino a miniere anche per svolgere la loro funzione:
più si esaurivano le scorte di carbone superficiali, più si dovette
andare a fondo scavando e molto spesso ci si incappava in
“sacche” d’acqua nell’entroterra. La macchina di Newcomen
(pompa) estraeva l’acqua per permettere una continuazione dei
lavori.
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Tra il 1769 e il 1785, un meccanico inglese di nome Watt e un suo
assistente creano una nuova macchina Newcomen, stavolta più
efficiente, con un alesaggio corretto (data l’esperienza di alesaggio
per creazioni siderurgiche come cannoni) e con l’introduzione del
condensatore separato, che limitava i consumi di carbone.
Attraverso una valvola, il vapore non veniva scaricato all’esterno
ma veniva incanalato dal basso e dall’alto, applicando una spinta
costante al pistone sia da sopra sia da sotto, in maniera alternata,
così da far muovere costantemente il pistone su e giù.
Questo rese la macchina più efficiente, più contenuta e dai
consumi accettabili, tali da poterla collocare in qualsiasi luogo.
Inoltre nel 1812, Stephenson combinò questa nuova macchina a
delle ruote, collocandole su binari e dando origine alla prima
locomotiva che divenne efficiente nel 1830 con la creazione della
prima linea commerciale/civile Liverpool - Manchester.
Aspetto di Fabbrica
Tutto questo incremento di lavoro, di produzione e di fonti di
energia disponibili si traduce in un sempre più maggiore interesse,
per gli imprenditori dell’epoca, di affrontare una tipologia di
manifattura fino ad allora considerata ingestibile e ingovernabile:
La Manifattura Centrata.
Era già presente nella società Pre-Industriale ma il problema della
disciplina rendeva la produzione impossibile.
Nonostante ciò, la concentrazione della manifattura combinata alle
nuove macchine porterebbe enormi incassi, tanto alti da
costringere gli imprenditori dell’epoca a lavorare sulla disciplina
collettiva.
Nasce il mondo moderno.
La politica si polarizza (es. nascono partiti di operai e lavoratori) tra
economie liberali, socialiste o protezioniste e non vi è più un’unica
distinzione sociale tra contadino e nobile (e prete).
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Il settore tessile era l’industria più redditizia e diffusa.
Nel ‘700, in Inghilterra, si mettono in moto una serie di innovazioni
tecnologiche che iniziano a meccanizzare sempre più il settore
tessile, soprattutto per quanto riguarda le lavorazioni di filatura e
di tessitura.
Solitamente, in queste industrie, la figura dell’uomo era quella
meno diffusa. Era più solito assumere dipendenti/lavoratrici donne,
che avevano di norma più conoscenza nel settore, e da bambini,
che essendo più piccoli riuscivano ad entrare all’interno dei
meccanismi della macchina e riparare eventuali pezzi.
Inoltre, sia donne e sia bambini percepivano rispettivamente la
metà e un terzo dello stipendio medio dato ad un uomo, quindi era
più conveniente anche dal punto di vista economico.
Nel 1720 i produttori inglesi di panni lana ottengono, grazie alla loro
presenza e conoscenza nell’House of Commons inglese, un dazio
sui tessuti di cotone indiani, che venivano esportati dall’India da
una compagnia inglese.
Tutto ciò per disincentivare l’acquisto di cotone aumentando il suo
prezzo e rendendo i panni lana più competitivi sul mercato.
Aumentò la domanda di panni lana e i produttori dovettero
ingegnarsi per aumentare la produzione:
nel 1733 venne progettata e ideata lo Shuttle di Kay, la prima
macchina a rendere la lavorazione di tessitura completamente
automatica.
I fili dell’ordito erano attaccati a sbarre separate differenti, così da
renderli mobili tra loro. Con un pedale, si distanziavano i fili
dell’ordito tra loro, alzandosi creavano uno spazio centrale che
veniva attraversato da un terzo filo (la trama) legato ad un “ago”
chiamato shuttle.
Così facendo, il panno lana si tesseva molto più velocemente e in
maggiore quantità, la trama del panno lana si formava in maniera
quasi automatica.
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Con lo Shuttle di Kay la tessitura si fece molto più veloce e
automatica.. ma la filatura?
Per la filatura il concetto era più complicato.
Occorreva una certa sensibilità sulle dita per svolgere una filatura
corretta, proprio per questo era un lavoro prevalentemente svolto
da donne, appreso dopo anni di esperienza.
Così il processo produttivo divenne estremamente performante
nell’ultima parte, ossia nella tessitura, ma non nella parte iniziale,
la quantità di tessuti filati era sempre la stessa.
Aumentare l’industria a domicilio per bilanciare la produzione
sarebbe diventato antieconomico, occorreva meccanizzare la
filatura ma la meccanizzazione del processo di filatura per i panni
lana non si riusciva a trovare, il materiale lanoso era soggetto a
strappi ed era difficile da gestire.
Ma non il cotone.
Il cotone, per le caratteristiche che ha, può essere lavorato con
minori intoppi e può essere soggetto a più tensione e lavorazione:
Nasce così la Spinning Jenny, la prima macchina che meccanizza
la filatura, con l’utilizzo di un rocchetto rotante al posto delle dita
della filatrice.
Il rocchetto doveva avere la giusta concavità e giusta angolazione
e per questo ci vollero anni prima di brevettare la macchina
definitiva che vide la luce nel
1764.
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Il fatto che (inizialmente) il cotone si potè filare in maniera
meccanizzata e la lana no, rese il cotone molto più competitivo
rispetto alla lana, nonostante i dazi iniziali: si poteva produrre molto
più velocemente e in più quantità, abbattendo i costi che
diventarono competitivi anche con i dazi.
Nel 1774/1779 la Spinning Mule di Crompton permetteva il
collegamento dei rocchetti della Spinning Jenny con una macchina
a vapore, in più quantità e più veloci.
Il settore del cotone decolla rimpiazzando completamente la lana,
ciò alimentato anche dalla crescita voluminosa di produzione di
cotone in America.
La produttività di queste macchine divenne enorme, il prezzo del
filato crolla e con la meccanizzazione della tessitura (parlato in
precedenza) il prezzo scenderà ulteriormente causando un “boom”
di domanda del cotone nel mercato.
L’industria a domicilio venne soppiantata completamente dalle
macchine. Le fabbriche, che necessitavano una manodopera
centrata, sorgono nelle periferie urbane che erano piene di
mendicanti, ex contadini scappati dalle compagnie per via della
povertà e molti imprenditori inglesi assoldarono questi ultimi per
avere forza lavoro all’interno delle proprie fabbriche.
Si inizia a lavorare sulla disciplina all’interno delle fabbriche, che
passò per due fasi:
• La prima rappresentò un atteggiamento “paternalista” nel
confronti dei dipendenti, ossia si riproduceva in maniera fittizia il
clima del mondo artigiano, la cui disciplina era data dalla
presenza di una famiglia, l’artigiano maestro era il padre di
famiglia e tutti sotto di lui (quindi i figli ma anche i garzoni)
dovevano rispettarlo come tale. Ma con 100 o 1000 persone, il
clima divenne sempre più complicato, perchè, pur volendo, non
si potevano riservare tutte le attenzioni per ogni singolo membro
della fabbrica-famiglia e inoltre non erano ben chiari né i diritti e
né i doveri di ciascun lavoratore. Per venir meno a questi
72
problemi si introdussero dei villaggi operai, dove venivano fornite
delle case alle famiglie degli operai della fabbrica;
• La seconda si sviluppò inizialmente in America e prende il nome
di Fordismo (utilizzato dall’industria automobilistica Ford) dove
venne introdotto il primo concetto di contratto di lavoro, un
patto sociale tra dipendente e datore di lavoro che poneva
entrambi sullo stesso livello. Il lavoro all’interno della fabbrica non
era faticoso fisicamente ma mentalmente, perché il lavoratore era
costretto a svolgere una singola mansione ripetuta in maniera
continua per tutta la giornata lavorativa: nasce la catena di
montaggio, dove l’uomo diviene appendice della macchina. In
cambio di un lavoro così alienante sorge il compromesso
fordista, ossia un lavoro poco faticoso, per 8 ore al giorno (che
per l’epoca era come 4 ore al giorno d’oggi), uno stipendio
altissimo e lavoro a vita.
Ma per l’ultima caratteristica, molte crisi successive dimostrarono
come un’industria non poteva durare per sempre.
Processo di Industrializzazione
Le prime fabbriche con manifattura centrata sono caratterizzate
dalla presenza in grande quantità di macchinari (che le distinguono
dalle rare fabbriche dell’Età Pre-Industriale) e dalla suscettibilità a
grandi sommosse di lavoratori, dato che queste sorgevano in
Slams.
L’800 sarà caratterizzato da grandi conflitti sociali e, non a caso, da
grandi rivoluzioni.
La meccanizzazione si verifica inizialmente nel settore tessile e le
prime fabbriche meccanizzate completamente saranno le filande di
cotone, che spingeranno alla creazione di fabbriche di tessitura
completamente meccanizzate, ecc.
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Così facendo, la meccanizzazione si diffonde in tutti gli altri ambiti,
l’innovazione stimola altre innovazioni, è sempre stato così, dalla
prima rivoluzione industriale fino ad oggi.
Le innovazioni sono collegate tra loro e si concatenano.
Perché la rivoluzione industriale si verifica in Inghilterra e non
in Cina?
Questa domanda è stata analizzata da numerosi storici perchè la
Cina era avanzata tecnologicamente quanto Inghilterra e Francia al
momento della rivoluzione industriale, ma può non essersi
verificata per vicende causali e anche perché l’innovazione
tecnologica cinese era più incentrata sul risparmio energetico,
perché le risorse di carbone erano poche (presenti in Mongolia) al
contrario dell’Inghilterra.
Sia chiara una cosa: lo sviluppo economico e industriale è un
fenomeno REGIONALE e non statale come si crede,
semplicemente per il fatto che, in diverse regioni di uno stato, vi
sono più o meno risorse di carbone e dunque più o meno
semplicità di sviluppo industriale.
La seconda rivoluzione industriale vedrà la chimica avere un ruolo
preponderante, capace di rivoluzionare la società, l’acciaio che è
più diffuso e facile da lavorare e l’elettricità che rappresenta un
nuovo metodo di trasmissione dell’energia.
La Rivoluzione Industriale ha portato:
- Rivoluzione Agricola: Norfolk, privatizzazione delle terre +
-
meccanizzazione;
Trasformazione demografica: crolla la mortalità, crescita
popolazione, contrazione natalità, famiglia come sola unità di
consumo;
Rivoluzione dei trasporti: canali, strade, ferrovie.
Sorgono però tre problemi legati alla Rivoluzione Industriale:
74
- Finanziamento Industriale: i macchinari delle industrie
-
-
richiedono un grande finanziamento industriale, risanabile dopo
molto tempo, pertanto vi era una carenza di soggetti finanziatori;
Rapporto tra scienza e istruzione: il lavoro “analfabeta” inizia
ad essere inutile, con l’avvento di nuove tecnologie e macchinari
occorre un livello di istruzione più elevato, utile per la forza
lavoro, che mancava inizialmente;
Rapporto dello Stato con i Processi Industriali: lo Stato inizia
ad avere un ruolo importante nello sviluppo industriale perché
potevano influenzarlo con politiche protezioniste/liberali/
costituzionali che potevano tutelare o meno l’industria.
Occorre precisare che la forza lavoro più importante era fornita
dalle lavoratrici donne e/o infantili. Gli uomini occupavano solo i
piani alti di un’industria, donne e bambini erano largamente
utilizzati perché percepivano una retribuzione nettamente più
bassa.
Piccolo inciso storico e
Modelli di Sviluppo Industriale
L’Europa, a seguito della Seconda Guerra Mondiale, ne esce
distrutta e lacerata, con la necessità di ricostruire interi paesi.
(Europa Azzerata)
USA e URSS sono i due grandi blocchi che sorgono e che
impongono subito le loro politiche sui paesi influenzati.
Politiche che erano diametralmente opposte che genereranno
competizione e tensione: la Guerra Fredda.
USA e URSS si confronteranno dal piano di vista militare
inizialmente ma poi, intorno al ’60, vi sarà un periodo di
coesistenza pacifica dal punto di vista militare ma non di
competizione: diventa una gara di economie, il mercato liberale
(USA) contro il mercato socialista (URSS).
Ciò diede vita alla Teoria dello Sviluppo di Rostow nel 1960, teoria
che prende il modello inglese della Prima rivoluzione industriale
75
come riferimento. Secondo Rostow, una società per svilupparsi
deve passare per 5 stadi diversi:
Pagine seguenti..
1° Stadio: Tradizionale
Lo Stato appare come uno Stato tipicamente Pre-Industriale, con
economie tradizionali agrarie. Ogni innovazione tecnologica, se
efficace, genera un aumento della popolazione che riassorbirà
l’aumento delle risorse generato dall’innovazione stessa.
Vi è un rapporto/equilibrio tra popolazione e risorse, l’aumento di
quest’ultime è limitato nel tempo e nel giro di 30/40 anni verrà
riassorbito da un aumento della popolazione.
2° Stadio: Fase di Transizione
La comparsa di novità all’interno di una società la modifica,
iniziando a gettare le prime basi per uno sviluppo industriale.
Non sono novità strettamente legate ad innovazioni tecnologiche
ma sono legate ad esse. Ad esempio:
1. Alfabetizzazione maggiore: che si verificò in Inghilterra, per via
della riforma protestante che necessitava di uomini che
sapevano leggere, per comprendere ed interpretare la Bibbia;
2. Infrastrutture che facilitano la crescita economica: si possono
intendere infrastrutture vere e proprie, come canali, ponti,
strade ma anche infrastrutture finanziarie che agevolano il
finanziamento alle industrie, quindi banche;
Avrà origine una rivoluzione industriale.
3° Stadio: Decollo
Avvio della crescita auto sostenuta in alcuni settori meccanizzati
(settori leader, per l’Inghilterra è stato il tessile) ma che comunque
conta un numero limitato di industrie sviluppate.
76
4° Stadio: Il Processo di Maturazione
La meccanizzazione si espande a tutti i fattori e la stragrande
maggioranza di essi vengono modernizzati (alcuni settori
rimarranno artigianali ma in minoranza).
5° Stadio: L’età dei consumi di massa
Rappresenta il punto di arrivo della Rivoluzione Industriale.
Gran parte del reddito generato dall’industrializzazione andrà nei
consumi, generando un aumento di essi e un aumento del
benessere generale della popolazione.
(Nel 3° e 4° stadio, il reddito generato veniva nuovamente reinvestito in macchinari più performanti e meccanizzazione più
completa)
Gerschenkron nel 1962 rielabora la teoria di Rostow, criticandola in
parte (3° e 4° stadio nello specifico) sostenendo:
1. Arretratezza relativa: il processo di sviluppo descritto da
Rostow non è lineare come crede ed è applicabile solo ai primi
paesi in via di sviluppo in un determinato settore.
I Paesi che si sviluppano in ritardo avranno più difficoltà ad
emergere vista la concorrenza più massiccia.
Secondo Gershenkron, però, il ritardo può anche generare dei
vantaggi ai paesi arretrati, come costi minori per il processo di
sviluppo, imitando i paesi più avanzati, e più mirati, dato che
potranno utilizzare le nuove tecnologie presenti per uno
sviluppo più rapido ed efficace.
2. I Fattori Sostitutivi: ogni paese deve trovare il proprio fattore,
diverso da altri, per poter “agganciare” i paesi più sviluppati:
- Sistema Economico/Bancario più efficace;
- Stato Efficiente per accumulare risorse necessarie;
- Capitale estero, con investitori stranieri che concedano la
creazione di infrastrutture necessarie per la crescita (in Russia,
ad esempio, investitori inglesi e francesi hanno permesso la
creazione di ferrovie)
77
3. Gerschenkron parla più di un “aggancio” (Catching Up) invece
di un decollo come Rostow. Più passa il tempo e più è difficile
per i paesi arretrati svilupparsi e raggiungere i paesi più
sviluppati.
Belgio Industrializzato
Il Belgio è il primo paese ad industrializzarsi dopo l’Inghilterra ed è
molto vicino ad essa perché disponeva di risorse molto simili e in
grande quantità (carbone) e perciò poteva utilizzare gli stessi
macchinari inglesi, talvolta di una generazione precedente ad un
costo minore, che avevano la stessa alimentazione.
Lo sviluppo industriale del Belgio fu molto precoce: nel giro di 20
anni si industrializzò, dal 1820 al 1840 e nel 1850 era il paese più
industrializzato d’Europa.
Come nasce il Belgio come stato?
I Paesi Bassi, come Stato che inizialmente comprendeva sia
Olanda sia Belgio, videro origine a seguito del Congresso di
Vienna, con la sconfitta di Napoleone. Si trattava di uno stato
“cuscino”, posto ai confini dei maggiori stati europei così da
cercare di limitare e di rendere più difficoltoso la conquista di intera
Europa da parte di un unico stato.
(Instaurazione di Egemonia Europea Unica)
Il Belgio, poco dopo l’instaurazione dei Paesi Bassi, iniziarono a
sentirsi discriminati dai compagni olandesi a nord, perché di
origine cattolica rispetto all’orientamento protestante olandese e
per una loro arretratezza.
Iniziarono così dei moti di protesta nel 1821 che si conclusero nel
1830 con la concessione dell’indipendenza belga da parte degli
olandesi, senza spargimenti di sangue.
78
Non si sapeva che nome dare al nuovo stato e così venne
chiamato “Belgio”, come la “Gallia Belgica”, regione dell’Impero
Romano.
Il Belgio era già sviluppato al momento della rivoluzione industriale,
Anversa era capitale d’Europa nel Medioevo e, nonostante le
guerre contro la Spagna, intorno al ‘700 il Belgio era già tornato
allo splendore antico.
Il Belgio si industrializzò grazie a:
- Fattori Sostitutivi:
1. Immigrazione di manodopera qualificata inglese; essa
fornì molta forza lavoro utile per “agganciare” l’Inghilterra
ormai sviluppata, gli imprenditori belgi convinsero numerosi
operai inglesi, insoddisfatti o disoccupati, a trasferirsi in
Belgio, trovando lavoro e percependo il triplo dello stipendio
inglese. Utilizzando macchinari inglesi della passata
generazione ad un prezzo inferiore, fu ancora più semplice
rendere il Belgio competitivo sul mercato fin da subito, dato
che gli operai già conoscevano tali impianti. Un tecnico che
fu di spicco all’epoca fu Cockery, che aiutò le prime
fabbriche belghe in difficoltà, successivamente creando
macchinari e aprendo le proprie miniere di carbone e di ferro;
2. Stato Belga; primo investimento che fece il neo-stato Belga
fu quello di creare la rete di comunicazioni più avanzata
all’epoca: le ferrovie. Ciò alimentò anche le industrie
meccaniche belghe;
3. Banche specializzate in finanziamenti: le nuove banche
belghe permisero di risolvere un grande problema inglese: la
mancanza di finanziamenti alle imprese nascenti. Visti i
lunghi termini, poche banche riuscivano a permettersi un
finanziamento molto oneroso. Le banche in Belgio capirono
che era opportuno specializzarsi in prestiti di capitale fisso a
lungo termine, come la Sociètè Générale che nacque nel
1821, prima dello stato belga. Di fatti, fu una banca che
inizialmente fu finanziata dalla corona olandese, proprio per
cercare di placare i moti di rivolta in quegli anni. Vennero
finanziati imprenditori e tecnici specializzati così da rendere
79
subito l’attività economica nascente concorrente con quella
inglese. Queste banche specializzate risolsero metà del
problema dei finanziamenti: riuscì a risolvere il problema dei
prestiti a lungo termine ma non il problema della raccolta dei
fondi da prestare.
Questo problema venne risolto per la prima volta dalle banche
miste tedesche, introducendo per la prima vera banca moderna
attuale.
Germania
La Germania si unificò in ritardo, nel 1871, ma comunque
l’industrializzazione nelle regioni tedesche iniziarono intorno agli
anni ’50,’60 e ’70 del 1800. Alcune regioni si iniziarono a sviluppare
addirittura prima, intorno al 1820.
La Germania, prima delle conquiste di Napoleone, era un
paesaggio costellato di minuscoli stati feudali, che divennero 40
regioni più o meno grandi dopo la caduta di Napoleone.
Queste regioni si unirono prima commercialmente, abolendo dazi e
favorendo la connessione, creando l’Unione Doganale Tedesca, tra
il 1834 e il 1871, anno dell’unificazione politica ed ufficiale.
Anni di scambi permisero alle regioni di essere sempre più
integrate tra loro e l’unificazione politica venì quasi da sé.
Unificazione che avvenne dalle conquiste della Prussia di Bismark,
a seguito di tre grandi guerre:
• 1850 - La Prussia sconfigge la Danimarca con l’Austria come
alleata;
• 1866 - La Prussia dichiara guerra all’Austria con l’aiuto dell’Italia
(sarà la terza guerra di indipendenza con la quale lo Stato Italiano
ottiene Venezia) e, nonostante una sconfitta iniziale, la Prussia
riesce a penetrare in Cecoslovacchia e a sconfiggere l’Austria;
• 1870-1871 - La Prussia dichiara guerra alla Francia che verrà
sconfitta a Sedan in pochi mesi, segnando una profonda
umiliazione alla Francia. (Ciò ebbe anche ripercussioni in Italia,
80
dato che la Francia era la garante della Chiesa e, dopo tale
umiliazione, l’Italia potè annettere lo Stato della Chiesa senza
problemi.
L’industrializzazione tedesca ha elementi della Prima Rivoluzione
Industriale (settore tessile, carbone, ecc) ma anche della Seconda
Rivoluzione Industriale, con una presenza importante della
chimica (industria farmaceutica tedesca avrà il monopolio fino alla
Prima Guerra Mondiale) e dell’elettricità.
Anche la Germania era ricca di miniere di carbone, soprattutto
nella regione della Ruhr.
L’industrializzazione avvenne grazie a:
• Istituzioni finanziarie innovative; come quelle belga ma capaci
di ottenere con più facilità i fondi necessari al finanziamento,
moltiplicando gli sportelli bancari aperti al pubblico (raccogliendo
più risparmi) e introducendo il concetto di Banca Mista, ossia
mescolando la possibilità di effettuare prestiti a breve termine
(capitale circolante, unico metodo fino alle istituzioni belghe) e a
lungo termine, con l’utilizzo di depositi vincolanti dalla durata di
5-10 anni. Era rischioso concedere grandi finanziamenti con i
risparmi di cittadini che potevano ritirare a piacimento. Con
l’introduzione di depositi vincolanti, si ovviò al problema.
E c’è di più: la banca poneva particolare attenzione ai propri
clienti importanti (alle imprese) e come garanzia otteneva una
quota della proprietà dell’azienda più la presenza nel consiglio di
amministrazione. Ma non si accontentava di presiedere in una
sola azienda: per diminuire i rischi, otteneva quote (attraverso
finanziamenti) anche di aziende potenzialmente rivali, per poi
influenzarle e facendole collaborare, spingendole a specializzarsi
in un settore affinché non si facciano concorrenza a vicenda.
• Lo Stato; lo stato ebbe un ruolo cruciale; fece da garante alle
banche, costruì infrastrutture essenziali per la crescita e sviluppo
economico e, soprattutto;
a) Crea un sistema di istruzione specializzata, tecnica e fatta
apposta per il sistema industriale, che era obbligatoria per
chiunque volesse intraprendere un percorso da dirigente/
imprenditore;
81
b) Crea un sistema di formazione per gli operai, come un
diploma di “tecnico industriale”, così da aumentare di molto
il livello di istruzione nazionale ed avere una qualifica senza
eguali.
Negli anni ’70 e ’80, Bismark intraprende una lotta contro
socialismo e chiesa, vietando il primo e sostituendo l’ultima nella
protezione sociale, stabilendo pensioni di anzianità, contro gli
infortuni e contro la disoccupazione.
Ricorda: Belgio e Germania continueranno ad espandersi
economicamente e industrialmente fino al 1873, anno della Grande
Depressione. A seguito di tale data, la Germania riuscirà a
produrre, superando l’Inghilterra e diventando la più grande
potenza economica europea agli inizi del ‘900.
Francia Industrializzata
La Francia è sempre stata sottovalutata, anche perché è sempre
arrivata “seconda” dopo la Prima Età Moderna, perché nel
Medioevo ha sempre avuto una figura di spicco, luoghi come
“Fiandre” e “Fiere de la Champagne” erano due dei più importanti
luoghi di spicco dell’Europa Medievale.
Il fattore più importante da prendere in esame quando si parla di
Francia è il concetto di State Building. La Francia ha sempre avuto
una società solida e con un profondo senso di appartenenza, sia
quando la Francia era uno stato dinastico, i francesi rimasero fedeli
alla dinastia fino alla rivoluzione, sia dopo la rivoluzione, quando la
Francia divenne nazionale e la sua società nutriva un profondo
senso di appartenenza sociale, dovuto anche ad un’identità
linguistica che creava unione.
La Francia attuale è figlia del Ducato di Parigi, un regno a Nord
della Francia che intorno al 1200 iniziò ad espandersi verso sud e
la Guerra dei Cent’anni contro gli anglo-borboni vide la Francia
vincitrice e potè annettere ulteriori territori.
82
Questa espansione creò omologazione linguistica già in quegl’anni,
così da rendere più agevole il processo di appartenenza sociale.
Piccolo Inciso: i Savoia, storica dinastia italiana, originalmente
proveniva dal Sud della Francia e, non riuscendosi ad espandere
verso Parigi, venne ripetutamente spinta verso le Alpi ed oltre, fino
ad arrivare in Piemonte. Saranno proprio i Savoia, con l’aiuto della
Francia, a sconfiggere l’Impero Austriaco durante il Risorgimento
Italiano.
In Francia non vi sono fasi di decollo come illustrato da Rostow
nei modelli di sviluppo industriale.
Lo sviluppo francese è molto più lento (‘700-‘900) e progressivo,
intervallato da periodi di stallo:
• 1789 - 1815: Primo Sviluppo Francese, età Napoleonica;
• 1820 - 1830: La sconfitta di Napoleone fa arrestare la Francia
tecnologicamente (rispetto ad Inghilterra, ad esempio) e vi sarà
una Rivoluzione Liberale che introdurrà una monarchia
costituzionale;
• 1840: Sviluppo economico;
• 1850: Inizio della Seconda repubblica francese (con moti
rivoluzionari nel 1848) e ascesa di Napoleone III (II Impero);
• 1870: Sconfitta lampo con la Germania, umiliazione di Napoleone
III e introduzione alla III Repubblica;
• 1895 - 1915: III Repubblica e Belle époque.
Una crescita del genere, però, risulta meno distruttiva e più stabile,
diluita nel tempo e più facile da metabolizzare per la popolazione
(non come Inghilterra o Germania che si espanse a dismisura in 30
anni).
Lo sviluppo francese riguarda settori pesanti, come siderurgia,
ferrovie, ecc. e settori leggeri, come settore tessile (cotone, seta,
ecc) e agricoltura (industria alimentare).
Soprattutto, la Francia sviluppa l’industria del lusso: Parigi era
diventata, con il Re Sole (Luigi XIV) il centro della moda europea,
83
sia per quanto riguardava abbigliamento, alimentazione, profumi
ma anche atteggiamenti e comportamenti.
Le riserve di carbone non erano in abbondanza come in Inghilterra
e in Germania e dunque non si potevano utilizzare le stesse
tecnologie di questi due paesi perché non vi era il modo per
alimentarli. Dunque si ricorse all’energia idraulica come
alimentazione, evolvendo i mulini equipaggiandoli con turbine
idrauliche, con eliche d’acciaio a pressione collocate molto in alto
(lungo corsi d’acqua) e tale macchinario diventa efficiente quasi
come la macchina a vapore.. e meno inquinante!
Questa linea di macchinari porterà allo sviluppo dell’energia
elettrica e caratterizza la Francia in traiettorie di sviluppo differenti
ma comunque efficaci.
Un altro fattore di sviluppo importante è la presenza dello Stato.
Già nel ‘700 con la monarchia, lo stato attuava politiche
mercantilistiche, ossia politiche che incentivavano i commerci e
l’industria nazionale. Lo Stato, inoltre, costruì le ferrovie ed
organizzò l’istruzione già in epoca napoleonica (alla quale i
tedeschi prenderanno spunto).
I francesi, inoltre, intorno al 1840, istituirono il “Credit
Mobilier” (Credito Mobiliare), una banca di investimento “alla
francese” caratterizzata da pochi sportelli, fatta a posta per i ricchi.
Il deposito di denaro era vincolante e vi erano alti interessi, a lungo
termine. Ciò permise l’effettuazione di lunghi prestiti a lungo
termine alle imprese francesi.
Tale metodo funzionò in Francia e vi erano capitali abbastanza
sufficienti per finanziare la maggior parte delle imprese.
In Germania o in Italia ciò non avrebbe mai funzionato perché
erano paesi senza un alta percentuale di nobiltà come la Francia.
Successivamente nacquero comunque le banche miste come in
Germania.
84
Il metodo di investimenti alla francese funzionò anche perchè,
come già detto, la crescita fu lenta e progressiva, le imprese
nascevano come imprese familiari, solitamente incentrate
sull’agricoltura, e piano piano crescevano, quindi non avevano
bisogno di grossi capitali d’investimento da un giorno all’altro.
ITALIA
Lo sviluppo industriale italiano può essere riconducibile allo
sviluppo francese (in termini di importanza dell’agricoltura) e a
quello tedesco, per via di una politica di industrializzazione attuata
dalla Sinistra Storica molto simile a quella utilizzata in Germania,
solo in alcune regioni del Nord. Si può dire che l’Italia abbia avuto
due industrializzazioni differenti in regioni differenti.
Ma andiamo per ordine.
Nel 1861 vi è l’unificazione italiana, in un processo chiamato
Risorgimento.
Al contrario dell’unificazione tedesca (verificatasi 10 anni dopo), la
quale aveva una società già integrata per via dell’Unione Doganale
Tedesca, la società italiana non ha avuto un forte senso di
appartenenza, già ai tempi del Risorgimento.
L’unificazione era obiettivo di alcune élite già intorno al 1830 ma la
scelta non era condivisa da tutti, persino il Papa appoggiò
inizialmente l’unificazione ma successivamente si schierò con gli
austriaci, temendo una rivoluzione sociale troppo radicale.
Tra il 1800 e il 1815 fa la sua comparsa il Regno d’Italia, situato a
Nord. Era un regno “satellite” dell’impero Napoleonico.
(Quest’ultimo controllava direttamente lo Stato della Chiesa)
Intorno al 1848 iniziano i primi moti nazionali e la I Guerra
d’Indipendenza, che però non ottiene i risultati sperati: i
piemontesi vengono sconfitti con fin troppa facilità dall’impero
austriaco, occupano Milano quasi “spaventati” e vengono respinti
con semplicità.
85
Cavour, tra il 1850 e il 1860, ambisce a conquistare comunque
Milano e la Lombardia, al tempo una delle regioni più ricche
d’Italia.
Sà bene che il Piemonte non potrà mai sconfiggere l’Impero
Asburgico da solo e pertanto si allea con la Francia, aiutandola in
Crimea, conquistando così la fiducia di Napoleone III che riuscirà a
convincere nella battaglia contro gli austriaci.
Nel frattempo, Garibaldi, all’insaputa di tutti, intraprende una
pazzia senza eguali: assolda poco più di un migliaio di uomini ed
effettua una spedizione per conquistare il Sud Italia, per
strapparlo dal dominio dei borboni. Essi erano molto più forti e mai
nessuno era riuscito a sconfiggerli nel Sud dell’Italia.
Accade l’impensabile: Garibaldi riesce nell’impresa ed innesca
una serie di meccanismi che spingono all’unificazione totale
dell’Italia.
Nessuno a quell’epoca poteva prevedere una cosa simile e tale
impresa rimbombò in tutta Europa, nell’entusiasmo generale.
Il Piemonte (Regno d’Italia) assorbe tutte le conquiste di Garibaldi
ma si ritrovano a governare uno Stato senza scuole, infrastrutture
avanzate e con un’analfabetizzazione elevatissima.
Per la costruzione dello Stato Italico, il Piemonte impone tasse
pesanti e ciò penalizza il Sud Italia, prevalentemente agricolo,
distruggendo la fragile industria che stava nascendo in quegl’anni.
L’esercito piemontese verrà inviato ripetutamente a Sud per
placare le rivolte date dalla pesante tassazione: anche per questo,
due delle prime infrastrutture costruite furono proprio la Tirrenica e
l’Adriatica, due linee ferroviarie che collegavano il Nord con il Sud.
Non vi era preparazione all’unificazione e pertanto non si ottenne
un esito economico felice.
In quei primi anni d’Italia, per render chiara la situazione i
piemontesi si riunificarono a Garibaldi passando per gli Appennini,
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allungandosi il percorso pur di non passare vicini allo Stato della
Chiesa, per una paura nei confronti del Papa.
I francesi avevano aiutato i Piemontesi nella conquista della
Lombardia ma non si aspettavano l’impresa di Garibaldi, che non
venne vista di buon occhio. Inviarono delle truppe a presidiare lo
Stato della Chiesa, a protezione di Roma.
Truppe che si ritireranno a seguito della sconfitta contro la
Germania e l’umiliazione subita. La conquista di Roma divenne
semplice e senza troppi intoppi (Breccia di Porta Pia, 1871)
Destino volle che Cavour morì appena “fatta l’Italia”.
Per via dell’entusiasmo generale, la Destra Storica di Cavour
vincerà le elezioni per circa 16 anni di seguito ma senza Cavour, le
politiche non erano ben delineate e apparivano confuse.
C’è da sottolineare il fatto che gli italiani votanti erano una misera
percentuale rispetto a tutta la popolazione, il diritto al voto era
offerto solo in base alle tasse pagate.
Tra il 1876 e il 1887 si verifica una Rivoluzione Parlamentare e
sale al governo la Sinistra Storica, non per una vittoria effettiva di
tale movimento politico ma per un “cambiamento di sponda” di
molti parlamentari.
Stabiliamo le differenze tra Destra Storica e Sinistra Storica:
Destra Storica
Orientamento più monarchico
Più orientati verso politiche agrarie,
liberiste e conservatrici ma comunque
non aggressivo, desiderava uno
sviluppo come quello europeo ma lento
come quello francese, puntava ad uno
sviluppo del Sud complementare con il
Nord: i prodotti agricoli provenivano dal
Sud, i prodotti industriali dal Nord.
87
Sinistra Storica
Orientamento più Repubblicano
Caratterizzato da un nazionalismo più
aggressivo (da essa nascerà il
Fascismo) e ambisce a rendere l’Italia
una media potenza mediterranea,
pertanto avrà bisogno di
industrializzarsi per ottenere
autonomia strategica.
Subito dopo l’ascesa al governo della Sinistra nel 1878, essa
impone dazi sull’acciaieria straniera, incentivando la produzione
nazionale. Nel 1884 si verifica un’industrializzazione FORZATA
dell’Italia: per diventare una potenza mediterranea occorre una
grande flotta marinaresca.
Viene istituita la base navale di Taranto, un’Acciaieria a Terni, per
produrre in autonomia lastre d’acciaio per le corazzate navali e le
navi da guerra completate a Genova e a Livorno venivano inviate a
Taranto.
Occorre specificare una cosa: entrambe le politiche non
rispecchiavano a pieno le vere necessità dell’Italia: un’economia
basata unicamente sull’agricoltura è complicato, vi sono poche
pianure in Italia che non sono niente a confronto di quelle francesi,
ad esempio. Ma non era adatta nemmeno un investimento così
importante verso l’industria pesante, perché l’Italia non disponeva
di risorse necessarie per alimentare tale produzione,
costringendola a comprarle dall’estero.
Secondo studiosi, l’Italia avrebbe dovuto specializzarsi
nell’industria leggera, come quella tessile, affiancata all’agricoltura.
La conquista della Tunisia da parte della Francia fu un colpo basso
per l’Italia. La Tunisia era in profondi rapporti con l’Italia già da
tempo e se il Regno Italiano puntava ad una colonia, era proprio la
Tunisia.
Dopo un colpo basso del genere, iniziarono investimenti militari,
con la creazione di una marina vera e propria, che fu utile durante
la Prima Guerra Mondiale: lo sforzo effettuato
dall’industrializzazione servì proprio a questo dato che, durante la
Grande Guerra, chi non aveva un’industria veniva letteralmente
spazzato via, come Russia, Serbia, ecc.
Le creazioni della Marina militare divennero eccessive negli anni
’30, durante il Fascismo, che servì a poco perché le nostre
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corazzate vennero letteralmente polverizzato durante la II Guerra
Mondiale dagli inglesi.
Nel Boom economico (anni 50-60) vide come protagonista:
• Acciaio (creazione di lavatrici e macchine);
• Benzina (AGIP in Libia);
• Elettricità (ENI)
AGIP e ENI erano entrambe industrie statali.
Prima del Boom economico, l’area industrializzata può essere
circoscritta all’interno del cosiddetto “triangolo industriale”,
un’area triangolare che aveva come vertici Genova, Milano e
Torino.
Prima della Crisi del ’29, quindi fino al 1930 con l’IRI, l’intervento
dello Stato per agevolare l’industria italiana era indiretto: esprimeva
il volere degli industriali ma non controllava direttamente le
industrie (come nell’IRI), mise in pratica supporti e orientamento,
accelerando l’industrializzazione soli in alcune regioni e città
italiane.
Vi era l’appoggio, da parte dello Stato, dei settori della Seconda
Rivoluzione Industriale. Alta tecnologia, che necessitava molti
ingegneri e meno forza lavoro (operai) e alta intensità di capitale,
come:
• Siderurgia (Acciaio), si entra nel mondo moderno;
• Settore Elettrico, già negl’anni ’80 dell’800 si produce energia
elettrica sfruttando impianti idroelettrici, anche se vi era difficoltà
nella trasmissione, per cui lo Stato investì molto vista l’assenza di
carbone;
• Meccanica pesante (navi, ferrovie, motori, macchinari,
armamenti)
La chimica italiana si sviluppa poco per motivi internazionali.
La Sinistra Storica era alleata della Germania e le chiedeva
supporto e tecnici per far crescere la propria industria.
89
Lo Stato, però, mise dei dazi doganali su ghisa e acciaio, per
incentivare la produzione interna. Dato che non voleva rovinare i
rapporti con la Germania, l’Italia impose una sorta di
protezionismo negoziato, ossia mise delle imposte per necessità
statali sui materiali strategici ma lasciò libero mercato per quanto
riguardava la chimica, all’epoca considerata non strategica.
La chimica italiana si sviluppò durante la Prima Guerra Mondiale.
Dunque, lo Stato per agevolare l’industria…
Commesse
Protezionismo
Infrastrutture
Ordinativi di acquisto
emessi dallo Stato a
favore delle industrie, vere
e proprie prenotazioni di
prodotti dell’industria
talvolta anche pagati in
anticipo, come la Marina
Militare che pagò un
enorme lotto di lastre
d’acciaio in anticipo, per
finanziare l’industria di
Terni che riuscì a produrle
soltanto 20 anni dopo.
Molte importazioni estere
vengono bloccate grazie
ai dazi imposti dallo
Stato, con imposte da
50, 100 o 200 lire. Ciò
agevolò moltissimo i
produttori italiani che
altrimenti non avrebbero
potuto competere con le
già avviate industrie
estere.
Ponti, ferrovie, strade,
ecc. costruite inizialmente
da privati ma se il costo
era troppo elevato, lo
Stato si occupava della
costruzione e la gestione
veniva affidato ai privati.
Nel 1905 si
nazionalizzarono le
ferrovie, dato che vi era
una cattiva gestione, e lo
stato, inesperto, effettuò
una gestione similmilitare, con divise, ecc.
Per permettere il finanziamento alle industrie dei settori sopracitati,
non bastarono soltanto le commesse, ma anche delle Banche di
Finanziamento. Vi erano delle imprese protette dallo Stato, che non
potevano fallire perché venivano costantemente aiutate e
sostenute, perciò le banche avevano particolare interesse a
finanziarle, sapendo che si sarebbe trattato di un investimento
senza rischi.
Su modello francese, nacquero Credito Mobiliare e Banca
Generale, banche di finanziamento dai pochi sportelli che
90
raccoglievano i fondi residui dei ricchi, ossia quelli di cui non
avevano bisogno, con depositi forzati.
Esistevano anche Banche di Emissione, specializzate nella
stampa di carta moneta.
Credito Mobiliare e Banca generale falliscono nel 1890, per errati
ed enormi investimenti su immobili da parte di Banca Romana,
immobili che non furono mai venduti, causando il fallimento.
I tedeschi, alleati dell’Italia dell’epoca, decisero di fondare le due
banche miste risanando l’enorme bisogno di finanziamento
dell’industria italiana: Credito Italiano (attuale Unicredit) e Banca
Commerciale Italiana (attuale Banca Intesa).
Queste banche miste, create ad immagine e somiglianza delle
originali banche miste tedesche, raccoglievano crediti vincolati e
non, permettendo maggiore capacità di manovra ma con più rischi.
Vi era sempre più necessità di finanziamenti, l’economia andava
male e le imprese avevano bisogno di più risorse e le banche
dovettero prendere sempre più fondi dai depositi a vista (a breve
termine) per i finanziamenti a lungo termine.
Questo portò alla Crisi del ’29, che danneggiò il ceto medio (ossia
coloro che avevano i depositi a vista, i ricchi usavano depositi
vincolati, i poveri/operai non potevano permettersi un deposito)
che era il ceto che appoggiò maggiormente il Fascismo in
quegl’anni.
Inizialmente lo Stato ordinò alle banche di emissione di stampare
più carta moneta, ma dopo due mesi la situazione tornò
nuovamente in crisi e perciò lo Stato diventa il proprietario delle
banche e nel 1933, con IRI (Istituto della Ricostruzione Industriale)
prende le redini dell’80% delle imprese italiane, mossa pressoché
identica ad un’altra effettuata dall’Unione Sovietica.
Lo Stato Italiano durante il regime fascista, anti-socialista per
eccellenza, effettua la manovra più socialista di tutte.
91
IRI rimase anche dopo la II Guerra Mondiale, cercando di fornire al
Paese in difficoltà energia, acqua e trasporti (autostradale o navale)
a basso costo.
Quando si parla dello sviluppo economico italiano, occorre tenere
presente del termine Dualismo.
Dualismo perché si creano profondi contrasti tra una regione e
un’altra: i grandi investimenti della Sinistra Storica sull’industria
pesante, svantaggiò i settori leggeri, più diffusi al Sud Italia.
Inoltre, utilizzando le tecnologie della Seconda Rivoluzione
Industriale, vi era più bisogno di capitale e di macchinari piuttosto
che di forza lavoro. Dunque, le industrie di quei anni non fornirono
molto lavoro e i salari erano miseri, dato che la maggior parte dei
finanziamenti andavano ai macchinari.
Le industrie leggere non hanno molti consumatori ai quali
rivolgersi: bassi salari equivalevano a basso potere d’acquisto e
dunque ad una bassa domanda interna.
Questa compressione di consumi però, giovò all’Italia e al suo
sviluppo, paradossalmente.
Di fatti, scarsa domanda interna stava a significare un tentativo di
esportazione dei prodotti e garantiva valuta straniera per le materie
strategiche, utili per l’industria, per lo sviluppo e per finanziare i
Late Corner, che importavano tecnologie, ferro, ecc.
Esportazione era prevalentemente di prodotti agricoli, tipici del
Sud, molto richiesti all’estero. In più, una grande disoccupazione
finì per esportare enorme forza lavoro (le cosiddette “partite
invisibili”) e 20-25 milioni di italiani emigrarono, in Brasile,
Argentina, Stati Uniti, Germania, ecc. spedendo a casa tutto ciò
che guadagnavano, tra cui tecnologie e valuta estera.
92
Economia USA
Come si è sviluppato il Paese più potente del mondo
Il processo di industrializzazione americana si innesta nel 1865, al
termine della Guerra di Secessione Americana (Guerra Civile).
Da quella data, il processo di sviluppo sarà sempre in crescita fino
alla crisi del ’29 (di fatti, la Prima Guerra Mondiale funge da
“acceleratore” per il processo di sviluppo, dato che l’America
forniva arsenale a tutti i paesi suoi alleati.)
La Guerra di Secessione Americana fu violentissima e paragonabile
(a danni e a perdite) alla Prima Guerra Mondiale per l’Europa.
Le armi sono molto più letali delle guerre del passato: i fucili,
protagonisti, passano dalla ricarica ad avancarica (proiettile e
polvere da sparo inseriti da davanti, alla fine della canna del fucile)
prima degli anni ’60 (1800) alla ricarica per retrocarica (proiettile
inserito dal retro della canna del fucile) più veloce della precedente
alle prime mitragliatrici, capaci di sparare migliaia di proiettili in
pochi minuti.
Le morti ammontano a 500’000, la guerra tra Stati del Nord e Stati
del Sud porta alla completa perdita di identità di questi, che alla
fine della guerra avranno un aspetto più regionale che statale.
Perciò si adotterà una dimensione federale e gli Stati, come
singoli, non assumeranno più una grande rilevanza.
È il punto di svolta.
Inizia una forte crescita economica.
È bene ricordare però che già durante la Prima Rivoluzione
Industriale l’America si stava sviluppando: aveva un’agricoltura
molto redditizia, con tecnologie innovative, terre enormi e
prevalentemente “vergini”, ossia sfruttate molto poco prima di
quegl’anni, e in condizioni atmosferiche ideali.
Ciò rende l’America uno dei più grandi produttori di beni agricoli.
93
Oltre alla produzione agricola, l’America godeva di un’industria
tessile di tutto rispetto, sviluppatasi analogamente a quella inglese.
Vi erano enormi riserve di carbone e perciò potevano applicare le
stesse innovazioni inglesi, avendo la stessa fonte di energia (al
contrario delle riserve francesi o italiane).
L’America godeva anche di una ferrovia, costruita da capitale
inglese, da 3 enormi imprese.
L’unico paese oltre l’Inghilterra in cui ciò avvenne.
Ecco, già da questa introduzione si può cogliere come uno Stato
Americano fungeva da “satellite” e supervisore della società, la
maggior parte delle innovazioni, finanziamenti, ecc. vennero portati
dai privati e non dallo stato come la maggior parte dei paesi
europei.
Ciò era possibile anche dal fatto che in America vi era un rapporto
inverso tra popolazione e risorse.
L’America era un continente prevalentemente abbandonato. La
popolazione nativa era stata massacrata dagli europei in Prima Età
Moderna e una Guerra Civile violenta rese gli stati americani
prevalentemente vuoti.
Il suolo americano però offriva enormi risorse e di fatti, quello
dell’America fu lo sviluppo industriale modello per eccellenza,
composto da tutte condizioni favorevoli.
La Legge di Marcus, a sommi capi, recita:
“Ogni popolazione ha un limite in base alle proprie risorse.”
In altre parole, la crescita della popolazione trova un limite nelle
capacità di quest’ultima nell’utilizzare le risorse di cui dispone.
Perché, ad esempio, la creazione di nuove risorse energetiche alza
il limite della crescita della popolazione, dando la possibilità a
nuovi individui di svilupparsi.
In Eurasia si raggiunse il limite massimo: “qualsiasi innovazione
viene assorbita dalla crescita della popolazione” (Rostow)
94
In America non vi solo limiti di risorse confrontandole con il
numero di abitanti. L’America, perciò, aveva bisogno di forza lavoro
e dunque di immigrazione di uomini.
Questo rendeva il capitale umano già selezionato perché non era
un’impresa da chiunque riuscire ad emigrare e chi riusciva
nell’intento si dimostrava intraprendente e abile.
Venne formato un grande mercato integrato tra gli Stati, facilitato
dall’unificazione linguistica e dalla moneta unica (già dal 1860
circa) che era ed è il dollaro.
Una popolazione scarsa implica una poca forza lavoro
disponibile. E dunque, se la forza lavoro scarseggia, i salari
saranno molto alti, fornendo alla piccola popolazione un grande
potere d’acquisto e quindi la possibilità di generare una forte
domanda interna capace di far sviluppare l’economia americana.
Con i salari alti e la poca disponibilità di uomini, le imprese
americane hanno sempre preferito le macchine al capitale umano,
rendendo tutti i settori (dall’agricoltura al tessile) meccanizzati,
avanzati tecnologicamente e molto produttivi.
Quindi:
Alti salari
Meccanizzazione diffusa
Alto consumo
Alta produttività
Sviluppo
Massiccio
Come già accennato, l’impresa privata aveva molta più importanza
e rilevanza dello Stato, già dalla Fine dell’Ottocento.
Si formò la Grande Impresa Industriale, un’impresa gigantesca
dalla grandezza simile ad uno stato che si formò già durante gli
anni ’80 e ’90 dell’Ottocento, con il “merch-movement”:
Centinaia di imprese iniziano a fondersi tra loro proprio perché in
quei anni il mercato americano iniziò ad essere saturo (dopo quasi
30 anni di crescita economica) e i prezzi iniziavano a scendere.
95
In Germania una cosa simile potrebbe aver causato la nascita dei
“cartelli”, l’organizzazione tra aziende per avere il controllo del
prezzo (spinti anche dalle Banche Miste che partecipavano alle
assemblee aziendali)
ma
Negli Stati Uniti lo Stato stabilisce una legislazione “anti-trust” (nel
1894) che vieta la creazione di cartelli tra le imprese per impedire
che quest’ultime possano assumere una posizione di monopolio.
Come il caso “Central Oil (attuale ESSO)” che era un’impresa
gigantesca di benzina che rischiava di ottenere il monopolio.
Ciò era pericoloso per la società, perché un’azienda che ha libera
scelta dei prezzi potrebbe fissarne uno anti-economico
danneggiando tutti i consumatori.
Venne anche deciso dallo Stato che una singola compagnia/
azienda non poteva controllare più del 50% di un settore. Se ciò
avveniva, tale compagnia doveva obbligatoriamente essere
scomposta in sub-compagnie, più piccole.
Le imprese, dunque, iniziano a fondersi tra loro e il patrimonio di
ogni azienda si trasformava in quota di controllo e possedimento
della nuova aggregazione aziendale, prestando particolare
attenzione a non raggiungere un controllo del settore maggiore del
50%.
Con questa procedura scompare l’impresa familiare, soppiantata
dalla potenza di grandi colossi industriali: era tutto in mano alle
holding.
I singoli proprietari delle imprese familiari (ormai ex) diventano
azionisti. Nascono le prime Spa, aziende che, in caso di necessità
di risorse, mettono in vendita le proprie azioni sul mercato.
Tali aziende puntano ad assumere Top Manager per la gestione,
causando una domanda di lavoro sempre più qualificato.
I Trust (la fusione di aziende), per alzare i prezzi, smantellano molti
impianti costruiti nel tempo, durante il periodo di crescita
esponenziale, creando impianti più piccoli, in minor numero, ma
96
prestando attenzione all’economia di scala, cercando di
raggiungere il massimo della produzione al minor consumo.
Così facendo i prezzi aumentano e le compagnie riescono ad
ottenere ancora più utili. Questi utili venivano re-investiti in
macchinari più efficienti ma, giunti al massimo dell’innovazione
tecnologica, decidono di applicare un’economia di flusso.
In che senso?
Dato che non potevano acquistare i diretti concorrenti con il rischio
di controllare più del 50% del settore d’impiego, decidono di
acquistare imprese “a monte e a valle”, ossia imprese
complementari all’esercizio di impresa principale.
Lo sviluppo diventa verticale e non orizzontale, prendendo il nome
di economia di flusso.
Esempio:
Un’impresa che opera in un settore automobilistico poteva
acquistare imprese di produzione di laminati utili per la carrozzeria
delle macchine in produzione oppure imprese di produzione di
ferro/acciaio, miniere di carbone o di altre fonti di energia, imprese
rivenditrici di automobili, ecc.
Tutte quelle imprese che erano utili all’impresa automobilistica
originaria ma che non erano dirette concorrenti di essa e che non
operavano sullo stesso segmento di mercato.
Con un controllo così ampio, un’impresa americana poteva stabilire
la produzione e la grandezza degli impianti in base alle vendite: il
funzionamento ottimale dell’industria durante la 2° Riv. Industriale.
Fordismo: già accennato in precedenza, era un accordo tra
padronato e operai. Tale accordo si basava però sull’invenzione
della catena di montaggio da parte di Taylor agli inizi del ‘900.
Prima erano gli operai a muoversi da un reparto di produzione
all’altro, con la catena di montaggio ogni operaio rimaneva nello
stesso punto per tutto il giorno ed erano i semilavorati a muoversi
verso di lui su di un nastro trasportatore.
97
Le operazioni svolte dagli operai dovevano essere così semplici da
poter essere svolte anche da uno scimpanzé. Si aveva più controllo
sul personale e ciò portava a lavori meno faticosi fisicamente ma
decisamente più snervanti mentalmente.
Crisi del ’29: molte imprese falliscono e le imprese rimanenti
reagiscono alla crisi con economie di diversificazione.
Per Diversificazione si poteva intendere: multinazionalità, ossia
l’apertura dell’azienda verso altri mercati stranieri, dato che il
mercato americano era saturo, oppure multisettorialità, ossia
l’azienda avviava diversi procedure di produzione per beni differenti
ma che richiedevano macchinari/conoscenze simili al settore
originale. (Produzione di automobili -> Produzione di aerei).
Seconda Rivoluzione Industriale
Fine ‘800
La seconda Rivoluzione Industriale richiede una forte integrazione
di economie internazionali, altrimenti essa non può funzionare.
Soggetta a economie di scala e ad economie di flusso, la II Riv.
Ind. richiede interazione tra mercati in un processo chiamato Prima
Globalizzazione.
Già dalla Scoperta dell’America si poteva utilizzare il termine
“Prima Globalizzazione” ma in quel caso l’integrazione tra stati era
stata molto bassa e ad un numero molto limitato.
A fine ‘800, con un intenso scambio e integrazione di merci,
capitale e migrazioni, inizia la vera prima globalizzazione.
Già in quegli anni era possibile il contatto in tempo reale tra due
città poste dall’altra parte del mondo, il telegrafo già esisteva e
vennero costruiti i primi impianti di comunicazione tra stati dalle
grandi imprese e dagli Stati per consultazioni diplomatiche (gli unici
due soggetti che potevano permetterselo, non era alla portata di
tutti.)
98
La seconda rivoluzione industriale è fondamentalmente
produzione di massa. I prezzi andranno in forte discesa e alla
portata di tutti, la Domanda era minore dell’offerta e ciò portò alla
grande Crisi del ’29:
una sovrapproduzione inceppò il meccanismo della produzione di
massa e non si riusciva più a vendere ciò che si produceva.
Un avvenimento che fece capire come la domanda debba crescere
insieme all’offerta e alla produzione e fece capire come era
necessaria un’integrazione tra mercati, perché lavorare in mercati
locali non dà margini alla produzione di massa.
In America vi era un potere di acquisto maggiore per la
popolazione (anche in altri paesi) e ciò trasformò il mondo per
sempre, rendendo la nostra popolazione consumista e industriale.
L’integrazione tra mercati poteva essere:
• Integrazione fisica: ossia merci che materialmente vengono
vendute in altri stati oltre a quello d’origine e ciò fu garantito
dall’industrializzazione dei trasporti, con ferrovie e navi a
vapore, rendendo i tempi di trasporto più accurati e precisi,
caratteristica importantissima per un’attività economica;
• Integrazione fiscale-amministrativa: ossia la garanzia di
entrare nel paese di destinazione senza dazi doganali,
alimentando il libero mercato. Ciò fu reso possibile dall’accordo
Cobden-Chevalier tra Inghilterra e Francia, che abbassò le tariffe
doganali e introdusse la Clausola della nazione più favorita;
• Strumenti di pagamento.
L’Accordo tra Inghilterra e Francia, nel 1860, fu il punto di svolta
perchè, nonostante si tratti di un accordo tra due sole nazioni, esse
avevano un vasto impero coloniale e il loro accordo connesse
mezzo mondo.
Ciò porta ad un meccanismo bilaterale di integrazione tra
mercati, caratterizzato dalla progressiva apertura di questi e dalla
clausola della nazione più favorita, ossia una clausola che, una
volta stabilita una diminuzione dei dazi su un tipo di prodotto,
obbligava al paese importatore ad applicare quella stessa quota di
dazi per tutti gli stati con i quali aveva accordi.
99
Se in un successivo accordo con un terzo stato, la nazione
importatrice stabiliva dazi minori rispetto alla nazione precedente
sullo stesso tipo di prodotto, tale tariffa più conveniente doveva
essere applicata anche a questa.
Per l’Inghilterra una delle importazioni più importanti era l’oppio.
Per l’importazione di oppio, l’Inghilterra fece una proposta
commerciale verso la Cina, in nome del libero scambio.
La Cina rifiuta la proposta per i problemi sociali generati dall’oppio
(droga ben nota) e questo generò due conflitti tra i due Stati, vinti
dall’Inghilterra. Essa impose l’apertura dei porti cinesi all’oppio.
Ricordiamo che, in precedenza, l’Inghilterra attuava politiche molto
mercantiliste e protezioniste (‘600) e quando si renderà conto che è
economicamente conveniente aprirsi ai mercati, impone più o
meno forzatamente l’apertura al mercato anche agli altri paesi
europei e non.
Il libero scambio della Seconda Rivoluzione industriale dura una
decina di anni, dalla fine dell’800 alla Grande Guerra verranno
imposti dazi negoziati (protezionismo negoziato come Italia Germania).
Pagamenti internazionali
Da ciò dipende l’integrazione dei mercati
Per pagamenti internazionali si intende comodità dei pagamenti,
essenziale per rapporti commerciali stabili e stabilità dei cambi.
Il valore delle diverse valute nazionali era in continuo cambiamento
e oscillava. Servivano cambi fissi per assicurare una stabilità di
rapporti commerciali, perché da ciò dipendevano progetti
commerciali e integrazioni di mercati: la valuta incideva
positivamente o negativamente sui ricavi di ciascuna industria
internazionale.
Si afferma definitivamente la carta moneta.
100
Intorno al ‘700, la circolazione di carta moneta era diffusa e
utilizzata per transizioni pubbliche.
L’uso della moneta dal valore intrinseco diminuisce sempre di più
in età Napoleonica ed aumenta sempre di più l’uso della carta
moneta. La moneta intrinseca scomparirà con la Grande Guerra.
La carta moneta era già diffusa nel medioevo, per scritture
contabili, cambiali, “pagherò” e moneta di cambio, ma era emessa
da privati, con la conseguenza dell’assenza dell’integrazione dello
Stato. Dal ‘200 al ‘600 circolavano libri contabili non standardizzati.
Con lo Stato Moderno, Francia e Inghilterra provano ad introdurre
la carta moneta come strumento di pagamento autorizzato dallo
Stato. Solo l’Inghilterra riuscirà nell’intento, finanziandosi il debito
pubblico e finanziando la crescita della Marina Inglese.
La Banca d’Inghilterra forniva carta moneta/certificati alla Corona
inglese in cambio di monete d’oro e argento. Questi certificati
venivano utilizzati per pagare i fornitori della Corona, che potevano
convertirli agli sportelli della Banca d’Inghilterra in monete d’oro e
argento.
Presto, tutti i pagamenti statali (tasse, imposte, ecc) richiesero solo
ed esclusivamente carta moneta inglese, oro e argento non poteva
circolare.
Con questi meccanismi, la sovranità monetaria divenne dello Stato,
che potè adattare la quantità di carta moneta a seconda della
necessità dei mercati e la Banca Centrale aveva sempre più
interesse a non convertire più la carta moneta in monete d’oro,
perché si stampavano più carta moneta rispetto all’oro di cui si
disponeva.
Cercavano di incentivare l’apertura di conti correnti.
Le banconote portarono una diffusione più omogenea e più ampia
rispetto alle monete d’oro.
Ma come si determinavano le valute delle diverse monete?
101
Gold Standard
Le riserve di oro e argento, seppur in minor uso, dovevano
rimanere nelle casse dello stato purché i pagamenti potevano
essere effettuati anche con stati esteri.
Solo nel caso in cui vi era interesse nel mantenere rapporti
commerciali con un determinato stato si accettavano banconote di
valuta straniera.
Più vi era esigenza di acquistare merci estere e più la valuta di
quella banconota estera aumentava.
Tale unità di misura era molto versatile e per questo il valore delle
monete oscillava.
Il Gold Standard era un accordo tra più stati per garantire la
convertibilità della propria moneta in base ad un’oncia d’oro.
Si attribuiva un valore fisso ad una moneta rapportandola con
un’oncia d’oro e si stabiliva il cambio, così da poter convertire tale
moneta in oro in qualsiasi momento.
Quale paese soffrì con questo accordo?
Tutti gli stati con deficit strutturale (come Italia)
Per deficit strutturale si intende un paese che importa più di ciò
che esporta, così che il valore della propria valuta scenda sempre
di più.
Paesi in via di sviluppo rischiavano di finire le proprie riserve
d’oro, dato che non vi era molto interesse estero di stabilire
accordi commerciali fissi e dunque i mercanti richiedevano le
conversioni in oro ma così facendo, alla lunga, il Paese non poteva
più far fronte ai cambi, portando ad un’uscita dal Gold Standard.
Per queste complicanze, i Paesi in difficoltà dovevano utilizzare
Tassi di sconto, ossia un aumento del tasso di interesse,
aumentando il costo del denaro, così da diminuire la moneta
circolante, che genera un abbassamento dei prezzi, maggiore
competitività e, di conseguenza, più riserve metalliche.
102
Prima Guerra Mondiale
La Prima Globalizzazione venne accolta con un grande ottimismo
da parte della società, portò un notevole sviluppo sociale, tale da
far credere ad un futuro senza più limiti, senza più divisioni né
discriminazioni. Peccato che tali pensieri finiranno in tragedia.
La libera circolazione di merce (con dazi più o meno nulli) e la forte
integrazione tra mercati comporterà una reazione di ostilità degli
Stati più arretrati perché tale globalizzazione aumenterà il divario
tra quest’ultimi e gli Stati più avanzati e industrializzati: chi ha di più
ha sempre di più (moneta più forte, commerci più capillari, accordi
più favorevoli), chi faceva fatica prima, durante la prima
globalizzazione faticherà ancora di più.
Ciò portò all’inizio di una Guerra Commerciale: dazi che
svantaggiano importazioni di Stati concorrenti e politiche
protezioniste saranno il primo passo verso la Grande Guerra, che
iniziò nel 1914 con l’omicidio di Francesco Ferdinando in Bosnia
Erzegovina, a Sarajevo.
La Prima Guerra Mondiale rappresenta l’inizio di tutta la storia
del ‘900. Nonostante le Guerre Mondiali siano due, dalle date ben
distinte, il mondo è rimasto in guerra anche durante il periodo tra le
due (per ben 30 anni) con guerre ideologiche, sociali, di razza…
insomma, tra famiglia e famiglia.
Durante la Guerra Mondiale si accentueranno le disparità tra gli
Stati (Francia e Germania) più influenti della Grande Guerra,
quando in realtà le disparità tra essi erano molto poche,
prevalentemente di costituzione, cose che non erano
particolarmente note alla gente comune.
La Germania entra in guerra con il voto dei Social-Democratici in
Parlamento, nonostante truppe tedesche fossero già in territorio
francese. E questo la dice lunga sull’importanza del voto e sulla
volontà del kaiser.
103
Sia Francia e sia Germania erano contro la Guerra ma l’omicidio di
un leader socialista francese cambiò le sorti del voto nel
parlamento francese e, addirittura, anche in quello tedesco.
Le ambizioni imperiali tedesche sono una delle origini più
importanti della Guerra. La Germania riteneva che una potenza
come la sua meritasse molte più colonie di quelle che possedeva
(la maggior parte era tra le mani di Francia e Inghilterra) e questa
ideologia era stata data dall’Esercito Tedesco, esercito dalla forte
identità e tradizione, figlio dell’esercito prussiano che sconfisse in
men che non si dica Francia e Austria.
Si pensava che anche la Grande Guerra sarebbe durata molto
poco, ma non fu così.
La Bosnia Erzegovina era sotto protettorato austriaco ma la
Serbia, durante gli anni precedenti il 1914, aveva alimentato un
certo riscatto della terra bosniaca, pretendendo che essa
dovesse appartenere alla Serbia.
La visita di Francesco Ferdinando a Sarajevo venne vista come
un’offesa ed una provocazione, così i serbi armarono uno studente
bosniaco che aprì il fuoco sull’erede al trono austriaco,
uccidendolo.
La Serbia rivendicò l’attentato e l’Austria iniziò a inviare
ultimatum ed a pretendere giustizia. La Germania spalleggiò
l’Austria, garantendole supporto in caso di assalto austriaco.
Dall’altra parte la Russia appoggia la Serbia e mai si pensava
all’inizio di una guerra, dato che lo Zar russo e il Kaiser tedesco
erano parenti. Ma la Germania invade il Belgio, rendendo la
situazione incontenibile. Scoppia la Grande Guerra.
Fu un massacro senza precedenti: 20-25 milioni di morti.
La comparsa dell’artiglieria, di sottomarini, di aeroplani e di carri
armati (cose mai viste fino ad allora) rese più “facile” l’uccisione di
decine di uomini, cosa che prima di allora era ritenuta
traumatizzante.
104
La Guerra porta cambiamenti radicali nella società: masse di
contadini vennero mandati al fronte, convinti grazie a promesse di
terre fatte dagli ufficiali dell’epoca, mentre gli operai rimasero nelle
città, perché l’industria ebbe un ruolo importantissimo durante la
guerra. Chi aveva un’industria avanzata capace di mantenere
migliaia di uomini lungo un fronte, portandogli cibo, rifornimenti,
armi e vestiti vinceva, e non era impresa da poco.
Stati arretrati industrialmente non potevano mantenere il ritmo di
produzione dei paesi più avanzati, perciò vennero spazzati via
(come Serbia, Romania e Russia).
Altri cambiamenti radicali si hanno nella rivalutazione della donna
all’interno della società: essa acquista importanza, dato che, in
assenza di uomini, doveva badare alla famiglia, ai campi e talvolta
anche nelle fabbriche.
Il soldato, generalmente proveniente dalle campagne, si abitua
velocemente ad un’alimentazione molto più ricca di quella preguerra che aveva da contadino, come carne in scatola e alcolici.
Tornando dal fronte e finita la guerra, questo porterà ad un
cambiamento dei gusti e dei consumi dei contadini, cambiando
persino nei modi.
La vita in trincea e la guerra alimenta la violenza generale della
società che la riverserà sulla nascente generazione di quegl’anni
che, ormai abituati alla violenza, causerà lo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale.
Il ‘900, detto anche “Secolo Breve” è il secolo più violento della
storia dell’umanità. Agli inizi vi saranno movimenti socialisti che
comporteranno la nascita di movimenti nazionalisti intorno al
‘920, che saranno appoggiati dai liberali nel ‘930, portando ad un
secondo conflitto globale.
105
Durante la Guerra, l’identità sociale dello Stato-Nazione verrà più
volte rimarcato e questo pensiero rimarrà anche dopo la Grande
Guerra, dando vita ad ideologie differenti tra nazioni e anche dentro
a nazioni, elementi di separazione tra le società che porteranno ad
una Guerra Totale, che porterà discordie anche tra famiglie dello
stesso quartiere.
Nascono strumenti (bombe atomiche, bombardamenti a tappeto,
olocausti) che permetto l’omicidio di più persone insieme con un
minor sforzo: diretta conseguenza di una società violenta.
Dopo questa panoramica, andiamo più nel dettaglio.
Come facevano gli Stati in guerra a produrre su larga scala
armamenti e materiali militari?
Vi furono diversi metodi. Uno dei più importanti, già visto, fu il
Sistema delle Commesse.
Un finanziamento alle industrie belliche da parte dello Stato, che
pagava anticipatamente un enorme lotto di armamenti/prodotti
militari per poter permettere il finanziamento della produzione
bellica.
Ci fu un vero e proprio “orientamento” dell’economia da parte dello
Stato verso l’industria bellica. Permetteva a qualsiasi produttore di
produrre cappotti militari, ad esempio, o proiettili su vastissima
scala, pagandoli anche 5-6 volte il loro prezzo di mercato.
Mobilitazione dell’economia da parte dello Stato allo sviluppo
bellico.
Lo Stato poteva vietare produzioni diverse dall’impiego bellico e
talvolta poteva bloccare il commercio privato a beni utili ai soldati,
come la carne in scatola o gli alcolici, appunto.
Se una produzione privata estranea all’uso bellico necessitava di
un materiale necessario per industrie militari, quella produzione
veniva vietata e non portata a termine.
106
Con questo meccanismo, se ben oliato, lo Stato diventava piano
piano il padrone dell’intero commercio e dell’intera economia
interna. Vedi la Germania, che fece l’inventario di tutte le risorse di
cui disponeva e impose dei razionamenti per quel poco che
avanzava ai cittadini civili.
I tre soggetti che controllavano l’economia durante la guerra erano:
• Stato;
• Industriali (che si arricchirono moltissimo);
• Esercito.
E da dove prendeva i soldi lo Stato per finanziare tramite
commesse?
Aumentare le tasse sarebbe diventata una mossa
controproducente: durante la guerra, l’umore della popolazione
doveva rimanere alto, così da non provocare dissensi interni.
Aumentare le tasse avrebbe peggiorato la situazione di per sé già
delicata.
Un metodo poteva essere il debito pubblico, chiedendo ai ricchi
investitori di finanziare lo Stato e ciò fu possibile fino al 1915, dopo
tale data servivano finanziatori esterni, come gli Americani, che
fornirono enormi rifornimenti agli alleati, successivamente
contabilizzati ed espressi in valore finanziario.
Un altro metodo fu l’inflazione. Lo Stato rivendica la propria
supremazia monetaria e dunque stampa carta moneta a iosa, utili
per i commerci interni ma facendo di fatto saltare il Gold Standard,
perché la carta moneta non esprimeva più le riserve auliche dello
stato.
L’inflazione, si sa, causa una perdita di valore della carta moneta e
un aumento dei prezzi. Ma ciò non avvenne durante la Guerra
perché i prezzi, sempre per non perdere consenso interno, appena
iniziarono a salire vennero bloccati dallo Stato.
Le merci erano scarse e vi erano le file ai negozi per prendere ciò
che avanzava ma anche ciò iniziava a creare uno squilibrio di
consenso, perciò venne introdotto un sistema di razionamento,
ogni famiglia prendeva la stessa quantità di cibo.
107
Lo Stato, così facendo, controlla ogni aspetto dell’economia.
E gli industriali divenuti ormai ricchi?
Con il sistema di razionamento e buona parte del commercio
bloccato, i ricchi industriali non avevano molti beni da consumo da
acquistare durante la guerra, così misero tutto in banca, in depositi
“congelati” (che venivano usati per finanziare la guerra).
Finita la guerra, queste enormi depositi vennero scongelati e messi
in circolo, facendo letteralmente impennare l’inflazione.
(In Germania, il marco non valeva più nulla)
Per ridurre l’inflazione si aumentò il tasso di interesse (come con
il Gold Standard) rendendo la carta moneta più costosa, le
banche di emissione stampavano meno moneta e i prestiti alle
banche costarono di più alle imprese, danneggiando l’economia.
Mentre prima un prestito aveva il 2% di tasso di interesse, pertanto
l’azienda doveva rendere 102’000 lire (ad esempio) a fronte delle
100’000 ottenute dalla fonte, con il tasso di interesse al 4% doveva
rendere 104’000 alla banca, ergo il profitto dell’attività economica
doveva essere maggiore di quel 4%, altrimenti non poteva risanare
il debito. Con questo meccanismo molte attività economiche
chiusero e una grande fetta della popolazione rimase disoccupata.
La Prima Guerra Mondiale fece emergere l’Europa dell’Est, che
prima di allora aveva solo una posizione di rilievo nel contesto
europeo.
Per riassumere i processi avvenuti durante la Grande Guerra
occorre dire Disintegrazione, ossia processi opposti a quelli della
Prima Globalizzazione, che farà emergere nazionalismi importanti
sia durante e sia dopo la Prima Guerra Mondiale.
Si formeranno i cosiddetti “Stati cuscinetto” e parte di essi era
dovuta alla frammentazione di grandi imperi ormai caduti, come
l’Impero Asburgico e l’Impero Ottomano.
Queste frammentazioni causarono problemi anche per quanto
riguarda le infrastrutture, dato che le strade, ad esempio, erano
sempre collegate alla capitale dell’Impero caduto, ormai poco utile.
108
Conseguenze del primo dopoguerra
Andiamo più nel dettaglio per quanto riguarda la situazione
economica mondiale del primo dopoguerra, ricordando che la Crisi
del ’29 riguarda tutte le questioni finanziarie non risolte della
Grande Guerra.
Il Gold Standard, con la guerra, era saltato. Le valute delle diverse
monete europee era estremamente fluttuante, con cambi impazziti
che paralizzavano i commerci esteri.
Vi era una crisi anche nella riconversione della produzione, da
bellica a civile. La produzione bellica era di per sé negativa e
paradossale: lo Stato investiva enormi capitali per la creazione di
beni da distruggere o per distruggere.
Finita la guerra, le fabbriche adattate alla creazione di prodotti
militari erano diventate completamente inutili dato che non vi era
più né impiego e né distruzione di essi.
Un sacco di imprese erano sovradimensionate.
Ad esempio, l’impresa Ansaldo di Genova era diventata, con la
guerra, la maggiore produttrice di acciaio, con un numero
spropositato di operai lavoranti e società affiliate.
Riuscì persino a comprare la banca che la finanziava con tutto
l’utile accumulato dalla guerra ma nel 1921 fallisce, dato che non
trovava un impiego civile di produzione.
Per reintegrare i mercati occorreva stabilizzare le monete e togliere
i dazi doganali. Tutti i paesi erano d’accordo con queste procedure
ma nessuno le mise in atto, dato che occorrevano politiche
deflazionistiche per stabilizzare la moneta e in pochi potevano
permetterselo.
109
Germania - Primo Dopoguerra
La Guerra si era svolta nelle zone settentrionali della Francia che,
destino volle, era una delle zone più industrializzate e pertanto la
Francia sentì molto il peso della guerra, cosa che non accadde con
la Germania, che vide i propri meccanismi industriali pressoché
intatti.
Vennero imposte pesanti multe alla Germania per la ricostruzione
francese (non solo Francese) e la nazione subì pesantemente
queste condizioni. Di fatti, quando Hitler si rifiutò di continuare a
pagare le ricostruzioni, molti tedeschi videro ciò come una
liberazione e una rivincita.
Inoltre, gli Stati Uniti, con l’enorme sistema industriale che
possedeva, fornì molti armamenti a Inghilterra e Francia durante
la guerra.
Armamenti che vennero contabilizzati, generando pesanti debiti a
Francia e Inghilterra.
L’Inghilterra aveva svolto una funzione da tramite per i rifornimenti
USA in Francia e dunque lasciò cadere buona parte del peso dei
debiti a quest’ultima che però si rivoltò, sostenendo che erano stati
proprio loro a fermare i tedeschi durante la guerra e dunque non
era giusto che la Francia pagasse: doveva farlo la Germania.
La Germania dunque si ritrovò costretta a esportare ingenti
quantità di materie e prodotti non a titolo oneroso ma a titolo di
ricostruzione.
Per capire dove vogliamo andare a parare, piccola lezione di
economia: se uno Stato importa più di ciò che esporta, la sua
moneta varrà di meno.
Dunque, se esporto € 50 di merce e importo € 100 di merce con
lo stesso Stato estero, pagherò questa importazione con i € 50 di
merce esportata più € 50 di tasca mia. Questi 50€ aggiunti
saranno inutili all’altro Stato da cui avrò importato, perché mi ha
già acquistato € 50 di merce.
L’euro di conseguenza si svaluterà.
110
I marchi tedeschi non erano richiesti da nessuno, perché tutto ciò
che la Germania esportava era a titolo di ricostruzione.
Ergo, il marco tedesco non valeva più nulla.
Esportando senza titolo oneroso, buona parte della produzione
interna tedesca fallisce e per evitare la bancarotta il governo
tedesco stampa carta moneta senza controvalore per pagare i
lavoratori delle imprese per la ricostruzione.
Con più carta moneta in circolazione, il valore scende a vista
d’occhio e i prezzi aumentano sempre di più: il marco tedesco
entra nella spirale dell’iperinflazione.
In questa situazione, si dice che la moneta “scotta” perché i
lavoratori, appena ricevuto lo stipendio, accorrono a spenderlo per
evitare che con il passare dei giorni i prezzi aumentino ancora di
più e che il proprio stipendio diminuisca di valore, aumentando di
molto la velocità di circolazione.
M
Il calcolo del prezzo può essere effettuato con: P =
xV
Q
L’iperinflazione crea disordine a livello sociale, con proteste e
scioperi e nel 1923 la Germania è sull’orlo di una rivoluzione
socialista, pensando che vi sia una rivoluzione come in Russia.
All’inizio del ’24 però, l’America effettua fortissimi prestiti in dollari
alla Germania e, da un giorno all’altro, l’iperinflazione scompare.
Venne abolito il vecchio marco, sostituito dal “Rottermark”, messo
a pari valore con il dollaro e dunque stabilissimo. I prezzi vennero
rifatti e la Germania torna a produrre, facendo verificare una specie
di Boom Economico, che pesa molto agli altri stati europei.
L’America fece questo investimento per motivi prettamente
economici: l’industria tedesca era una delle più grandi al mondo ed
investire su di essa si sarebbe rilevato un grosso affare e, di fatti,
così fu… forse.
111
Politiche di Stabilizzazione del dopoguerra:
Inghilterra, Italia e Francia
In Inghilterra Churchill volle la reintroduzione del “Gold Standard”,
per stabilizzare la sterlina, confrontando il valore della Sterlina con
l’oro. Politica che risultò essere fallimentare, perché danneggiò
pesantemente l’attività economica con politiche deflazionistiche
(Tasso d’Imposta e di Interesse altissimi) che non stimolavano
l’ottenimento di finanziamenti alle imprese esistenti né alle
imprese nascenti. Molte delle piccole imprese che non avevano un
grande reddito ma che comunque offrivano occupazione vennero
spazzate via (soprattutto nel settore minerario) generando molti
disoccupati e minatori in sciopero.
L’Italia, ormai fascista, nel 1927 stabilisce la “Quota 90”, anche
detta “Battaglia della Lira”, ossia il voler ottenere il rapporto 90
lire: 1 sterlina. Una specie di “Gold Exchange Standard”, che non
vedeva l’oro come punto di riferimento come il Gold Standard ma
la sterlina, prendendo dunque come riferimento una moneta che
era rapportata con l’oro.
Si trattò di una manovra molto forte e dal notevole impatto
sull’economia italiana. All’epoca si desiderava un rapporto di
120:1, così da non fare troppa pressione sulla produzione italiana
ma Mussolini voleva ottenere prestigio e doveva raggiungere
questa impresa, per bloccare l’inflazione.
Tale procedura creò degli squilibri sociali, un operaio e un
impiegato finirono per avere lo stesso livello di salari, che
diminuirono. Il ceto medio, ossia la parte della società che aveva
più appoggiato il fascismo, divenne il ceto più danneggiato anche
perché le Rendite (affitti) divennero svantaggiose e gli unici settori
favoriti erano gli industriali e i commercianti.
L’esportazione agroalimentare e tessile era danneggiata dalla
rivalutazione della lira mentre erano avvantaggiate le importazioni.
112
In Francia, la manovra di stabilizzazione del franco fu molto più
soft. Si volle stabilizzare il volume di carta moneta in circolo, così
che le attività economiche non sentissero troppo il peso delle
politiche deflazionistiche. Si lasciò che l’inflazione venisse
riassorbita da sé, esportando molta merce e pertanto arricchendosi
di oro, facendo sì che il Franco riacquistasse valore.
La Crisi del ’29
Con politiche deflazionistiche, si verifica un’attività di recessione
dell’attività economica, con disoccupazione e chiusura della
maggioranza delle piccole imprese (ed anche medie).
La Crisi del ’29 fu l’avvenimento economico più importante,
trasforma la natura del sistema industriale ed ha conseguenze
mondiali. La ripercussione della crisi terminerà con la fine della
Seconda Guerra Mondiale.
Ma come avviene?
Si possono trovare tre diverse cause a seconda del loro termine:
breve, medio e lungo termine.
Le cause a breve termine sono le cause che avvennero proprio nel
periodo immediatamente precedente alla crisi.
Immaginiamo una bolla di sapone. Questa bolla rappresenta il
valore delle azioni delle più grandi imprese americane negl’anni
’20. Appena le azioni di questi colossi americani entrarono in
borsa, una singola azione rendeva annualmente il 5% del loro
costo. Ergo, per ricavarci qualcosa, le azioni dovevano fruttare per
più di 20 anni… a meno che non vengano vendute.
E così avvenne: per via della speculazione, si verificarono acquisti
e vendite di azioni che fecero aumentare il valore di queste: dunque
risultò sempre più conveniente comprare un’azione per rivenderla
subito dopo ad un prezzo maggiore invece di aspettare 20 anni.
Moltissimi borsisti entrarono in questo meccanismo e così il valore
delle azioni crebbe sempre di più, raggiungendo cifre talmente folli
che nessuno era più intenzionato a comprarle.
La Federal Reserve aumenta il tasso di interesse come avviso e il
mercato dei valori crolla: crolla la borsa di Wall Street.
113
Le cause a medio termine sono cause che concorrono
pesantemente alla crisi e si verificano grazie alle politiche recessive
avvenute in quel periodo, nell’arco di 10 anni massimo.
Politiche recessive che aumentano la disoccupazione, il potere
d’acquisto e dunque deprimono la domanda.
Queste politiche vennero effettuate soprattutto nei paesi europei.
Le cause a lungo termine sono invece cause legate alla crisi
prolungata nel tempo, sia generale (tutto il sistema industriale) e
sia parziale, data dalla fragilità di alcuni sistemi.
Sistemi fragili erano i sistemi di finanziamento basati sulle banche
miste, quindi accadde in paesi come Germania, Italia, Belgio e
Francia. La fragilità delle banche miste è intrinseco: vi era un
perenne bisogno di finanziamenti ma la scarsità di capitali rendeva
difficoltosa tale operazione. Con il tempo, però, le banche miste si
accorsero che non tutto il deposito a vista di alcuni risparmiatori
veniva utilizzato mensilmente: una parte rimaneva sempre.
Le Banche Miste decisero di utilizzare una piccola parte di quei
risparmi rimanenti per finanziare le imprese con capitali fissi, anche
se si trattavano di depositi a vista. Il problema era l’esistenza dei
cicli economici. Per ciclo si intende che un lavoratore poteva
essere licenziato o poteva subire un imprevisto, un matrimonio o
una qualsiasi cosa che creava in lui li bisogno di prelevare anche la
parte di risparmi fino ad allora mai toccati.
Le Banche Miste cercarono di ovviare a questa cosa offrendo ai
risparmiatori delle azioni di quella impresa finanziata ma non
sempre andava a buon fine questa proposta e con la recessione
economica vi era sempre più bisogno di liquidità.
La soluzione più pesante poteva essere liquidare l’impresa
finanziata e usare i soldi della liquidazione per pagare i depositanti
ma era un passaggio molto critico e in Italia, ad esempio, Mussolini
si rifiutò di far tornare l’Italia allo stato pre-industriale, per cui lo
Stato divenne diretto proprietario delle banche e delle imprese,
stampando la carta moneta necessaria ai depositanti. (IRI)
Un’altra soluzione poteva essere stampare carta moneta
prestandola alle banche, per farle riacquistare liquidità. Ma ciò non
venne mai svolto perché significava aumentare l’inflazione e tutti gli
Stati europei erano contrari, volendo rimanere ancorati all’oro.
114
E per i Paesi senza banca mista? (USA)
In questi paesi si verificò una crisi di sovrapproduzione, le imprese
producevano più di quanto il mercato riuscisse ad assorbire.
Non si prestò particolare attenzione alla domanda, perché essa
deve assorbire l’enorme offerta prodotta e per farlo vi doveva
essere un forte potere d’acquisto e politiche di sostenimento della
domanda.
Ma le politiche deflazionistiche reprimevano la domanda, sia
interna che estera. Di fatto, per il Gold Standard occorreva
esportare più di quanto si importava per arricchirsi d’oro e far
crescere la valuta della propria moneta. Se tutti vogliono esportare
ma nessuno voleva importare, il meccanismo va in stallo.
L’abbandono delle politiche recessive e deflazionistiche faranno
uscire i paesi dalla crisi.
Il crollo della borsa di Wall Street ebbe conseguenze anche in
Europa: per via della speculazione, imprenditori e finanziatori
americani ripresero i propri investimenti dalle imprese europee e li
girarono alle azioni delle imprese americane: paesi come la
Germania sentirono molto questa azione e soprattutto quest’ultima
tornò alla crisi di inizio dopoguerra.
115
Come si esce dalla Crisi del ’29?
La soluzione sta in politiche anticicliche di sostegno della
domanda, sia finale e sia intermedia (di altre aziende).
Vengono abbandonati i vincoli del Gold Standard e vi sono diversi
processi in base al tipo di paese preso come riferimento:
1. Paesi democratici: che sostengono la domanda;
2. Paesi totalitari: riarmo, non si facevano gli interessi dei cittadini
ma per alimentare la domanda interna si puntò sulla produzione
bellica.
(1) Inghilterra
Nel 1924 si organizza il Commonwealth, riformato, e i dominions
(Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, ecc.) diventano
partner commerciali, creando una rete di commerci.
Le politiche fallimentari del Gold Standard vennero mantenute fino
al 1931, quando i laburisti vinsero le elezioni e cambiano le
politiche conservatrici di Churchill. Il Gold Standard viene abolito,
causando anche un disorientamento all’Italia, che aveva preso
come punto di riferimento la sterlina per questo motivo.
Libero dai vincoli, lo Stato Inglese stampa moneta e fa abbassare i
tassi di interesse delle banche, talvolta anche agevolandoli,
comportando un ripartenza dell’economia e permettendo
finanziamenti ad imprese e privati (per consumi modernizzati, come
elettrodomestici, macchine, case, ecc.)
Si verifica un aumento del consumo di beni strumentali e tale
politica ottiene un discreto successo.
(1) Stati Uniti
I conservatori rimangono su politiche del Gold Standard ma
anch’essi verranno surclassati dai democratici alle elezioni e nel
1933, Roosevelt lancia il New Deal, caratterizzato da moneta
stampata direttamente dalla banca centrale, interventi sociali
produttivi, come per la produzione di risorse energetiche e
compare la figura di Stato Sociale, con sussidi a disoccupazione,
povertà, pensioni simile all’Europa e offrendo lavoro.
Ma anche negli Stati Uniti l’economia ripartirà con il riarmo dato
dalla Seconda Guerra Mondiale.
116
(2) Italia
In Italia si verifica un riarmo cosciente. Dato che le banche miste
erano fragili e nonostante i sussidi la situazione non cambiava, il
fallimento era nell’aria e se accadeva, Mussolini avrebbe perso un
enorme consenso e credibilità, generando non pochi problemi.
Allora, nel 1931/1932, lo Stato intervenne direttamente.
Paradossalmente, il Fascismo che era salito al potere proprio per
sconfiggere il bolscevismo ed assicurare al ceto medio controllo e
ordine nelle imprese, fece la scelta più socialista possibile: con
l’IRI divenne proprietario diretto di banche e imprese (quasi 80%
dell’industria, soprattutto quella pesante) e nel 1933 lanciò un
grande progetto di riarmo per la creazione dell’Impero Italiano: nel
1934 l’Italia dichiara guerra all’Etiopia, per non rendere inutile tutta
la produzione di industria pesante, formatasi durante la Prima
Guerra Mondiale e ancora molte imprese non riuscivano ad
adattarsi all’economia di pace. Verranno utilizzati gas chimici ed
armi proibite perché, nonostante l’arretratezza dell’Etiopia, l’Italia
non riusciva a conquistarla.
L’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) non fu il primo
tentativo per risollevare il paese. Prima vi fu l’instaurazione dell’IMI
(Istituto Mobiliare Italiano) ma risultò essere fallimentare perché
basato sulla semplice emissione di finanziamenti ad imprese
che erano già sull’orlo del fallimento: finanziarle era paragonabile
ad un credito senza rientro futuro dato che era proprio il lavoro a
mancare, pertanto lo Stato prese le redini delle principali banche
italiane e con esse anche l’80% dell’industria italiana (le banche
miste controllavano buona parte delle imprese).
La fondazione dell’IRI “bruciò” particolarmente a Mussolini, l’Italia
era l’unico paese al mondo oltre all’URSS ad avere nazionalizzato
le imprese e ciò non offriva molto prestigio ai fascisti.
Si puntava a mantenere l’IRI per 3-4 anni, il tempo di uscire dalla
crisi, fino al 1937. In realtà esso rimase fino agli anni ’90 e nel ’37
diventò un ente permanente.
Alcune industrie elettriche furono le uniche ad essere privatizzate
quell’anno perché le uniche a ricevere pagamenti e bollette dai
cittadini, con entrate fisse e stabili. Vennero fornite a privati senza
grandi pagamenti, venne chiesto loro solamente di alzare il costo
117
della bolletta e quell’aumento, accumulato dopo 5-10 anni, doveva
essere dato allo Stato come pagamento dell’impresa.
Con la Guerra d’Etiopia l’Italia ricevette delle sanzioni dalla
Società delle Nazioni, tra cui il divieto di commercio con altri paesi.
Quindi si instaurò l’obiettivo dell’autarchia: tutti i beni esteri
vennero sostituiti da beni di produzione italiana, con risultati
disastrosi. Buoni risultati dati da arrangiamenti ed innovazioni
arriveranno soltanto dopo la guerra, come la creazione della
Nutella come la conosciamo oggi.
La scarsissima prestazione italiana durante la guerra è legata
all’autarchia, come ad esempio la creazione di aerei di compensato
e tela, che non potevano competere con le tecnologie dell’epoca.
Con l’IRI, tutte le banche italiane erano sotto il controllo diretto o
indiretto dello Stato. Ciò offriva una garanzia ai risparmiatori, anche
se aprire un conto corrente implicava dare soldi allo Stato.
Era una garanzia finchè nel 1945 l’Italia fallì per via della guerra e
tutti gli italiani videro i propri conti prosciugati, con un’inflazione
alle stelle.
118
2) Germania Nazista
Facendo un breve excursus, dopo l’iperinflazione i marchi tedeschi
vengon sostenuti dai dollari americani nel 1924, portando l’origine
ai “Dorati anni ’20” di sviluppo tedesco.
La Borsa di Wall Street, per via della speculazione, attirerà a sé
finanziatori da tutto il mondo e anche dalla Germania, che nel ’28
tornerà in crisi.
La Germania sarà sull’orlo del fallimento e le banche tedesche
chiuderanno una dopo l’altra. I tedeschi in massa, in preda alla
paura generale, inizieranno a ritirare i risparmi dalle proprie banche,
causando il fallimento di quest’ultime. Il circolo vizioso terminerà
con la cosiddetta “Vacanza Bancaria” nel 1931, dove l’allora
cancellerie chiuse forzatamente tutte le banche tedesche per 15
giorni, impedendo così prelievi di denaro.
Si uscì da tale crisi con i controlli valutari, ossia controlli per non
far svalutare il marco tedesco. Se il marco non era desiderato
all’estero (tutte le esportazioni tedesche erano a titolo di
ricostruzione), ogni marco indesiderato che usciva dal paese
comportava una diminuzione di valuta.
La soluzione era ovvia: impedire l’uscita del marco dalla
Germania.
Le merci estere venivano acquistate solo in maniera ponderata e
bilanciata con la moneta straniera, così da non comportare
decrementi di valore per il marco. Tale manovra fu un successo e la
Germania iniziò a sollevarsi dalla crisi ma ciò non la risparmiò dal
nazismo.
Nel Gennaio del 1933, alle elezioni, il partito nazionalsocialista
ottenne il 30% e con l’appoggio dei socialisti riuscì ad ottenere la
maggioranza.
Adolf Hitler salì al potere, e in pochi mesi la Germania diventò in un
regime dittatoriale, tutti i suoi oppositori vennero arrestati o uccisi e
la Germania fu nelle sue mani.
Hitler imitò Mussolini sul piano finanziario e cavalcò l’onda del
successo sfruttando la ripresa economica che era già iniziata nel
1932, che non era opera sua.
119
La Germania iniziò il riarmo nel 1936 attraverso i Piani
Quadriennali che, al contrario di quelli comunisti, non previdero il
controllo di nessuna impresa. Esse erano appoggiate e sostenute
dallo Stato e fecero soldi a palate.
La Germania si doveva armare per la Seconda Guerra Mondiale e
per riuscire nel suo obiettivo: lo sterminio degli ebrei, la conquista
dello spazio vitale tedesco e la gloria del Terzo Reich.
Lo spazio vitale tedesco era una tra le idee più malsane e
squilibrate del regime nazista: si basava su testi e idee risalenti ai
periodi più bui del Medioevo, che aveva come obiettivo la crescita
militare, la conquista e sterminio delle popolazioni ad Est, poiché
esso doveva essere adibito solo ed esclusivamente all’agricoltura
(ciò simboleggiava l’arretratezza di certi pensieri) e ad Ovest
dovevano esservi popolazioni vassalle alla Germania, proprio come
nel Feudalesimo, popolazioni inferiori serve della Germania che
doveva fornirle semilavorati e doni.
Tutto ciò e altro è contenuto nel libro scritto da Hitler “Mein Kampf”
e sarà seguita dalla prima all’ultima parola.
L’idea di razza fu screditata da studi nazisti: scoprirono, attraverso
ricerche sul gene ariano, che in realtà la popolazione più “ariana”,
ossia meno contaminata da altre, rimasta pura, fu la razza zingara,
perché era quella rimasta più isolata all’interno del continente
europeo.
Zingari che, al momento della scoperta, erano già stati sterminati in
campi di concentramento nazisti, perciò tale scoperta venne
occultata e le ricerche non continuarono.
I Piani Quadriennali prevedevano il controllo della forza lavoro,
militarizzando tutti gli operai tedeschi lavoranti nelle fabbriche.
Obiettivo di Hitler era quello di non far sentire la guerra alla
popolazione tedesca e, nei primi anni, tale metodo funzionò, fino
alla guerra contro l’URSS.
Il piano era utilizzare i militari-operai per le missioni ed effettuare
una guerra lampo, così da far tornare i militari-operai nelle
fabbriche, continuando la propria vita da civile.
120
Se, durante i piani quadriennali, gli industriali non seguivano le
istruzioni dello stato, essi potevano venir arrestati o talvolta uccisi.
Anche una produzione eccessiva comportava una punizione: dato
che l’esercito tedesco controllava tutte le fabbriche, se si
produceva di più del necessario gli industriali venivano puniti con la
requisizione della forza lavoro e i soldati-operai venivano mandati
in altre fabbriche/missioni.
Con la guerra sul fronte orientale (guerra dalle dimensioni
apocalittiche) ciò non fu più possibile e tutti i soldati dovevano
essere impiegati al fronte.
Nei piani di Hitler vi era anche lo sterminio degli ebrei (ultimo
gradino nella folle gerarchia nazista, subito sotto i soldati di guerra
sovietici) ma massicce esecuzioni (Kiev: 13’000 ebrei uccisi in un
giorno) faceva letteralmente impazzire i soldati nazisti.
Così la mancanza di uomini nelle fabbriche e il problema della
pazzia vennero risolti con l’inclusione degli ebrei nella forza lavoro
nazista, che vennero usati per i lavori pesanti e denutriti, così da
avere prospettive di vita pari a qualche mese.
Anche i soldati di guerra subirono lo stesso trattamento, in maniera
meno crudele.
Inutile dire che la Seconda Guerra Mondiale pone fine alla storia
tedesca e alla storia europea, con la completa autodistruzione di
tale continente.
121
Secondo Dopoguerra
Il secondo dopoguerra vide come protagonisti:
•
•
•
•
USA: ricostruirà il mondo dopo la guerra;
URSS: protagonisti del “Secolo Breve”;
ASIA: emerge nella scena mondiale con la globalizzazione;
EUROPA: in parte, con Unione Europea.
STATI UNITI D’AMERICA (USA)
I grandi vincitori della Seconda Guerra mondiale
Gli Stati Uniti godevano di possedere la prima economia mondiale
già nel 1900, anche se ai tempi era considerata poco dagli europei.
Fino alla crisi del ’29, l’America attraversò un periodo di crescita
esponenziale che durò ben 50 anni, 50 anni di “boom economico”
di un’economia continentale dalle risorse illimitate rese l’USA la più
grande potenza al mondo.
Di fatti, in entrambe le guerre mondiali, l’entrata degli Stati Uniti
stravolse l’andamento e gli equilibri del conflitto, non per
l’adozione di strategie vincenti o particolari ma semplicemente
perché era l’economia più forte, capace di sommergere
letteralmente il nemico (Germania) di armamenti e mezzi da
combattimento, così tanto da impedire qualsiasi tipo di resistenza
duratura da parte del nemico. Di questo la Germania era
consapevole e di fatti, durante la Prima Guerra Mondiale, l’unica
speranza fu quella di tentare l’ultima grande offensiva prima
dell’arrivo degli americani.
Ciò non avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, con Hitler
che ignorava completamente la potenza degli Stati Uniti, tanto da
dichiarargli guerra. La “macchina” americana si mette in moto e
sommerge la Germania, che non ha più nulla da fare.
Alla fine della guerra tutti i paesi escono distrutti, tranne gli
Stati Uniti.
122
Di fatti, le perdite americane erano irrisorie a confronto di quelle
tedesche o russe. Potevano divenire perdite paragonabili nel caso
in cui l’America avesse condotto una guerra nelle metropoli
giapponesi perché già nelle sue isole, in proporzione alla
piccolezza dei territori, le perdite americane erano notevoli.
Il problema fu risolto con lo sgancio della bomba atomica.
Occorre precisare che le telecomunicazioni, i sistemi di
puntamento e i sistemi di computo (computer) affondano le
proprie origini durante lo sviluppo tecnologico della Seconda
Guerra Mondiale.
Gli Stati Uniti dunque erano al centro dello sviluppo mondiale e al
centro dell’economia mondiale.
Tutti i suoi principali concorrenti sono annichiliti, distrutti e esausti.
Qui, l’America adotta due importantissime decisioni per la
ricostruzione del mondo e per evitare gli errori che portarono alla
Seconda Guerra mondiale, trasformando il mondo in quello che è
oggi.
Multilateralismo:
Fornire multilateralismo significava fornire la possibilità a tutti i
paesi di prendere decisioni in maniera collettiva, cercando il giusto
compromesso tra le parti e smantellando le aree di interesse
nazionale. Ciò fu possibile con la creazione dell’ONU (Nazioni
Unite) che inizialmente erano formate dalle potenze vincitrici e dava
la garanzia di condivisione e unione tra potenze.
Inoltre furono istituiti anche il Fondo Monetario Internazionale
(FMI) e il GATT (General Agreement of Trade and Tariff), per
multilateralismo a livello economico.
Il Fondo Monetario Internazionale venne istituito da americani e
inglesi in una riunione organizzata a Bretton Woods nel 1944,
perché già in quell’anno era inevitabile la disfatta tedesca.
123
Si iniziarono a gettare le basi per la nuova economia del
dopoguerra con la re-introduzione del Gold Standard (1945), per
favorire gli scambi internazionali e la rinascita dell’economia.
I dazi su tali scambi vennero successivamente negoziati e
controllati dal GATT, sempre su basi multilaterali.
Il Gold Standard nuovo si basava, da accordi, su due monete:
dollaro e sterlina inglese (quindi Gold Exchange Standard).
Successivamente però, all’insaputa di tutti, nelle elezioni tenutesi in
Inghilterra dopo la Seconda Guerra Mondiale, Churchill,
conservatore e vincitore della guerra, venne sconfitto dai socialdemocratici, che avevano come obiettivo quello della ricostruzione
inglese, assistenza sociale, ecc.
La presenza della sterlina nel Gold Standard fu abbandonato
perché non era interesse dei social-democratici.
Dunque, il dollaro rimane l’unica moneta di riferimento per il Gold
Standard che, dunque, prenderà il nome di Dollar Standard, al
quale aderiranno tutti i paesi sotto la sfera occidentale, creando i
primi attriti tra USA e URSS.
Il mondo occidentale riparte ma, per evitare attività di recessione
economica già viste in precedenza, il nuovo Dollar Standard
prevede elementi migliorativi, con la presenza della World Bank
(WB), che aveva il compito di fornire prestiti per lo sviluppo
economico (anche se non fu svolto molto) e il FMI, che effettuava
prestiti di valuta pregiata (oro/dollari) a tutti i paesi che avevano
difficoltà a mantenere stabile la propria valuta in rapporto al dollaro.
Di fatti, cosa accadeva prima con il Gold Standard?
Accadeva che, se un Paese era in deficit strutturale
( Importazioni > Esportazioni ), la moneta di tale paese era in
eccesso all’estero e dunque venivano richiesti dei cambi nella
banca centrale per sostituire quella valuta in oro/sterline.
Con il proseguo di tale meccanismo, il Paese rischiava di rimanere
a corto di risorse auree/di sterline e dunque doveva aumentare i
tassi di interesse per ridurre il capitale circolante causando una
diminuzione di prezzi per avere maggiore competitività con il
124
mercato estero, aumentando le esportazioni e così tornando in
equilibrio con le importazioni e con le riserve di valuta pregiata,
aumentandole.
Questo però portava a manovre deflazionistiche che
danneggiavano l’economia, portando svariate attività economiche
alla chiusura, perché troppo piccole/dal reddito troppo basso.
Con i nuovi aiuti del FMI, Il Paese in difficoltà aveva dai 5 ai 10 anni
per aumentare le proprie riserve, così da rendere la manovra meno
improvvisa e meno pesante per l’economia interna.
Prima dei prestiti occorreva il Washington Consensus, ossia il
consenso di Washington riguardo alle politiche economiche che il
Paese in difficoltà effettuerà.
Aiutare il Nemico (Piano di Rifornimenti)
Nel Primo dopoguerra, l’America contabilizzò tutti gli aiuti e i
rifornimenti che aveva fornito agli alleati durante la Prima Guerra
Mondiale, gettando le basi a discordie e attriti che porteranno alla
Seconda Guerra Mondiale.
Nel Secondo Dopoguerra, dunque, l’America decide di non
richiedere indietro il costo degli armamenti/supporti forniti, per non
effettuare lo stesso errore (anche perché NESSUN paese europeo
sarebbe stato capace di ripagarli) e dunque, per far ripartire
l’economia, inizialmente fornì aiuti UNRRA, a tutti quei paesi liberati
dall’occupazione nazi-fascista. Gli aiuti prevedevano alimenti,
indumenti, carburante, ecc.
L’economia europea, però, anche due anni dopo la fine del
conflitto, era ancora stagnante e in crisi. In Italia, ad esempio, molti
cittadini non avevano persino le scarpe, oltre al cibo che
scarseggiava. Pertanto, Marshall (un generale americano) decise di
offrire risorse a perdere (gratuitamente) a tutti quei paesi che lo
richiedevano: il Piano Marshall (1947).
125
I Paesi che richiedevano aiuti dovettero stilare entro la fine del
1947 una lista di bisogni (cibo, vestiti, macchinari, ecc.) di cui
avevano la necessità. Ovviamente le richieste vennero esaminate
dagli Stati Uniti prima di venir approvate.
Il Piano Marshall fu utile anche per l’America, perché evita la crisi
post-bellica di sovrapproduzione.
I risultati furono due: la nascita di un nuovo continente (Europa) che
risorge con macchinari americani, vestiti americani, cibi americani
e che dunque portò alla creazione di un continente “fotocopia”
dell’America, che con il tempo vide influenzarsi anche negli usi,
nella musica, nelle abitudini.
E il secondo fu la definitiva rottura con l’Unione Sovietica, perché
Stalin non sopportava l’idea di “stare sotto” all’America.
Ergo, l’URSS e tutti i suoi territori si ritirano dal piano Marshall,
causando una spaccatura nel mondo e l’inizio della Guerra
Fredda.
Il Piano Marshall avrà una durata di circa 4 anni, anche se, aiuti
umanitari saranno inviati solo i primi due anni, perché già nel
periodo che va dal ’50 al ’52 scoppia la Guerra di Corea, dove
verranno impiegate forze militari provenienti dalle Nazioni Unite e
dunque il supporto americano avrà un’impronta più strategicomilitare.
In ogni caso il Piano Marshall offrì anche macchinari agli Stati che li
richiedevano, macchinari di architettura americana, dal notevole
sviluppo tecnologico e che richiedevano licenze e progetti
americani per funzionare: perciò l’economia europea rinasce come
“fotocopia” dell’economia americana. L’Italia, ad esempio, già
durante gli anni ’50 vantava una siderurgia tra le migliori al mondo,
composta da macchinari americani.
Il Governo Americano offriva a titolo gratuito i macchinari al
Governo Italiano (esempio) che a sua volta li vendeva, ad un
prezzo vantaggioso ovviamente, alle proprie imprese.
Il ricavo di tali vendite componevano un conto di contropartita,
una riserva di valuta che era supervisionata dagli americani.
126
Gli Americani consigliavano all’Italia di utilizzare i fondi per aiuti e
contributi umanitari e sociali perché era nel loro interesse
indebolire l’influenza comunista nei paesi occidentali,
riducendo così le proteste e diminuendo il numero potenziale di
italiani comunisti.
L’Italia però preferirà investire tali ricavi in investimenti strutturali
che getteranno le basi per un fiorente sviluppo economico ma darà
vita a futuri scontri tra “Rossi” e “Neri” nel giro di ventina di anni.
Nel 1954 si inizieranno a intravedere i primi risultati del Piano
Marshall: in molti paesi avvenne il Boom Economico.
Si verificò anche in Germania, Italia e Giappone, sorprendendo il
mondo: erano passati soltanto 10 anni dalla fine della guerra e già
la loro economia tornava a funzionare e a crescere.
Il boom economico in questi paesi venne chiamato Miracolo
Economico, per ovvie ragioni.
Dal Boom Economico a Oggi
Negl’anni ’60, lo sviluppo economico dei paesi occidentali iniziò a
danneggiare gli americani che lo avevano generato.
I Paesi Occidentali (Germania, Italia, Francia, ecc) iniziano a fare
concorrenza all’America, che farà sempre più fatica a mantenere
la centralità assoluta dell’economia mondiale, a differenza
dell’immediato dopoguerra.
La Bilancia dei pagamenti commerciali (Esportazioni-Importazioni)
inizia a non essere sempre attiva e gli USA iniziano ad avere
problemi ad ottenere la parità aurea del Dollar Standard.
Inoltre, in quegl’anni, l’USA doveva sostenere enormi spese per
mantenere efficiente il sistema militare occidentale per via della
Guerra Fredda contro l’URSS e in più era in corso la Guerra in
Vietnam, portata avanti con costi spropositati e ingenti perdite
umane.
Era in arrivo un fatto che sconvolse definitivamente la visione
dell’economia.
127
Nel 1968, la Francia richiede alla Banca Centrale degli Stati Uniti
d’America di convertire i dollari in eccesso di cui disponeva in oro.
Ciò causerebbe un’ulteriore diminuzione delle riserve auree
americane e i Francesi non ebbero risposta immediata.
La risposta arrivò ben 3 anni dopo, nel 1971, con il presidente
americano Nixon che rifiuta la proposta dei francesi e annuncia una
sospensione della convertibilità del dollaro con l’oro.
Nel 1973 il dollaro perde definitivamente la sua convertibilità con
l’oro. Questo fatto segna la fine della costante ricerca (dal Gold
Standard con la sterlina al Dollar Standard) nel rendere il valore una
carta moneta paragonabile all’oro.
La Carta Moneta diventa paragonabile alla pura carta, carta che
controlla e gestisce il mondo.
Inoltre nel 1973 si verifica una crisi petrolifera per l’occidente: un
gruppo di produttori di petrolio arabi fondano la OPEC e
stabiliscono il prezzo del petrolio a loro piacimento.
Prima il petrolio costava poco e molte economie occidentali
(compresa quella italiana) erano agevolate dal prezzo modesto.
Con un aumento di prezzo parte del sistema economico europeo e
americano entra in crisi.
Con l’economia americana in crisi, cambia anche la sua posizione
mondiale: l’atteggiamento Americano si fa più aggressivo nei
confronti dei suoi stessi alleati, più basato sulla competizione che
sulla protezione. Ciò simboleggia una leadership carente e una crisi
americana, facendo concorrenza ai suoi stessi alleati.
Ricordiamo inoltre che tra il ’50 e il ’60 l’America e l’URSS
competono in una guerra fredda accesa, con conflitti indiretti in
punti di interesse di entrambe le potenze.
Dal ’60 al ’70 vi sarà una convivenza più pacifica mentre tra l’80
e il ’90 Reegan adotta politiche aggressive contro l’URSS che la
faranno crollare nel 1992, trovando una tecnica per bloccare le
testate missilistiche russe.
128
URSS
(Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche)
Breve excursus storico
Nel ‘700 Pietro il Grande attua determinate politiche per orientare
la Russia verso l’occidente: si tratta del primo avvicinamento della
Russia con il resto d’Europa.
Prima essa era molto chiusa, sia sotto il punto di vista di commerci
e sia tecnologico e anche molto orientale rispetto all’Europa.
Lo Sviluppo Russo si verifica dunque in ritardo, si “mise in moto”
solo a tardo ‘800 (come l’Italia) vi erano poche ferrovie rispetto al
territorio e tutto aveva una pesante impronta agricola.
Con la Guerra di Crimea (1853-1856) la Russia subisce una
pesante umiliazione e Alessandro II decise di abolire la Servitù
della Gleba, ancora presente in quegl’anni in Russia.
La Russia comincia dunque a modernizzarsi e in poco tempo
diventa una delle più grandi esportatrici di prodotti agricoli ma ciò
non basterà per vincere una guerra contro il Giappone (e neanche
per vincere la Prima Guerra Mondiale).
Ciò incendia le rivolte: con due rivoluzioni e con una guerra civile
tra Comunisti e Zaristi, il regime comunista si instaura.
Vennero seguite le ideologie di Marx e venne abolita la proprietà
privata dei mezzi di produzione, perché si pensava che i proprietari
di tali macchinari potessero esercitare troppa influenza sui
lavoratori, così da sfruttarli. Venne perciò abolita e iniziò una
procedura di centralizzazione dell’economia sovietica.
Durante la Guerra Civile tale centralizzazione si fece ancora più
evidente con il Comunismo di Guerra, che era un modello simile a
quello tedesco con il quale tutte le produzioni erano costantemente
controllate dal regime comunista e amministrate.
129
Dopo la guerra civile venne istituito il NEP (Nuova Politica
Economica) che decentralizza leggermente il controllo
dell’industria, affidando le unità industriali a diversi manager con
l’obiettivo di favorire un commercio estero.
Nel 1928 Stalin sale al potere, uccidendo tutti i suoi avversari e
rimanendo, di fatti, l’unico candidato. Lui voleva industrializzare la
Russia che prima si era leggermente industrializzata grazie ai
kulaki, piccoli proprietari terrieri che verranno perseguitati da Stalin
e uccisi.
Stalin volle industrializzare pesantemente la Russia, riportando
un’economia più centralizzata con il principio della piena
occupazione. Nessun cittadino russo doveva essere disoccupato,
doveva iscriversi ad una lista statale che gli affidava un qualsiasi
tipo di impiego.
Inoltre, questo principio permise l’assenza di relazioni con il
mercato estero, tutto era controllato rigidamente per via
amministrativa, persino i prezzi.
Nel 1928 vennero varati i primi Piani Quinquennali, una
pianificazione centralizzata di produzione per la crescita industriale.
La produzione era fissata dallo Stato e distribuita da esso,
risanando l’assenza di mercato.
Alla fine degl’anni ’30 la Russia è un paese industrializzato, seppur
molto forzatamente.
I Prezzi Amministrativi erano un grande problema perché, essendo
fissi e stabiliti dall’URSS, non si poteva capire l’andamento del
mercato interno e se un prodotto/bene era in maggioranza o in
minoranza.
Praticamente era impossibile capire che investimenti fare.
130
Civiltà Asiatiche: CINA
Le civiltà asiatiche vantano irrigazioni irrigue in maggiori quantità
rispetto alle civiltà europee e dunque è più probabile che si sviluppi
uno sviluppo precoce di tali civiltà.
L’agricoltura della Cina, ad esempio, riesce a reggere una grande
massa di popolazione ed essa si trova al centro dell’economia
asiatica.
La Via della Seta, ad esempio, è una fitta rete di collegamenti che
collegano al Cina all’Europa, passando per India e Medio Oriente.
Si pensa però che essa non sia nata per scopi prettamente
commerciali ma anzi per scopi politici, dato che la Cina era in
guerra con la popolazione Mongola e un’alleanza commerciale con
l’India permise alla Cina di attraversarla per raggirare e sconfiggere
i Mongoli, attaccandoli alle spalle.
Dal 1500 però, la Cina inizia ad essere sbaragliata
dall’atteggiamento aggressivo e dalla superiorità militare
occidentale.
Tra il ‘600 e il ‘700, gli Europei sottraggono alla Cina la stragrande
maggioranza delle tratte commerciali asiatiche e ottengono un
controllo dei mari.
Dalla metà dell’800, le forze occidentali esercitano un imperialismo
più limitante nel confronti della Cina e infatti, con le Guerre
dell’Oppio (1839-1860) l’Inghilterra (spalleggiata da altri paesi
europei per i più svariati interessi) impongono con la forza il libero
commercio dell’Inghilterra (e occidentale) sulla Cina, obbligandoli
ad importare l’oppio inglese (che proveniva dall’India) in cambio di
spezie e tessuti.
Da quel momento inizia il Secolo della Vergogna per la Cina, che
entra sotto l’influenza occidentale e il governo cinese diventa un
governo “fantoccio”, che curava gli interessi occidentali
mantenendo la loro presenza sul mercato orientale.
131
Inoltre tra il 1930 e la fine della Seconda Guerra Mondiale, il
Giappone invade la Cina ma la guerra verrà vinta da quest’ultima.
Subito dopo si instaurò un governo nazionalista sotto l’influenza
USA, soppiantato a distanza di pochi anni nel 1949 da una
rivoluzione contadina guidata da Mao Sethung e appoggiata
dall’URSS, lasciando che il comunismo si instauri in Cina, com’è
presente tutt’ora.
Il Secolo della Vergogna è dunque finito e la Cina non si trova più
sotto le potenze occidentali.
Dopo gli anni ’70, l’economia cinese viene riformata, rendendola
meno centralizzata come prima (come URSS) e adibendo
specifiche aree al libero commercio.
Sottolineiamo anche cosa simboleggia l’emigrazione cinese.
Essa è più un modello di espansione economica di tipo
commerciale-imprenditoriale, adibita alla creazione di classi
dirigenti sul lungo periodo.
L’ascesa cinese che si sta verificando in questi giorni non è altro
che un ritorno agli equilibri del passato del continente euroasiatico.
La Cina è sempre stata avanzata tecnologicamente e
commercialmente rispetto all’Europa e, dopo secoli di
sottomissioni da parte degli europei, è tornata ad essere
innovativa, competitiva e estremamente espansiva.
132
Civiltà Asiatiche: GIAPPONE
Il Giappone ha da sempre sofferto molto l’influenza cinese, tanto
da provocare una chiusura verso l’esterno.
Si apre al libero commercio con gli europei e fino alla metà
dell’800, l’unico contatto commerciale che aveva con l’occidente
riguardava un vascello olandese che una volta all’anno entrava nei
porti giapponesi.
Anche i Giapponesi scopriranno l’arma da fuoco, come gli europei,
ma la vieteranno, per la sua elevata pericolosità.
Durante il periodo della Guerra dell’Oppio, gli americani
sbarcheranno a Tokyo, minacciandola di bombardamento navale
se i giapponesi non si aprivano a commerci internazionali (+-1850).
Il Giappone, però, al contrario della Cina, si rivolta presto alle
minacce americane, già dopo 20 anni, nel 1868.
“Restaurazione Meiji”: l’imperatore Mutsulito cambia la struttura
del potere interno, prima il Giappone era un egemonia feudale e i
proprietari terrieri eleggevano un primo ministro che attuava i loro
voleri, l’imperatore non disponeva di molto potere.
Mutsulito restaura il potere imperiale con un esercito imperiale,
sottraendo ai samurai dei proprietari terrieri le armi da
combattimento.
Scoppia la Guerra Civile. L’imperatore vince la guerra e inizia a
modernizzare il Giappone su modello europeo (prendendo spunto
da modelli tedeschi, francesi, inglesi, ecc.).
Negl’anni ’80 dell’800 inizia a svilupparsi il Giappone, prima nel
settore tessile e poi in industria pesante.
I risultati di tale modernizzazione si nota con la vittoria sui russi,
che innesca un imperialismo giapponese aggressivo come per le
potenze occidentali, invadendo Corea, Russia e, alleata con
l’Intesa, strappa le colonie ai tedeschi, invadendo Cina e Indocina.
133
Faranno la loro comparsa i zaibatsu, grandi complessi industriali
solitamente guidati da famiglie di samurai, fedeli all’imperatore
(Mitsubishi è di origine zaibatsu). Una mossa del genere fu svolta
anche in Italia, con la FIAT che era di proprietà della famiglia
Agnelli, nobile piemontese.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Americani occupano il
Giappone e sostituiscono i zaibatsu con i kairetsu (“zaibatsu
decapitati”) perché credevano che anche gli zaibatsu fossero
responsabili dei crimini di guerra giapponesi.
I Kairetsu portano il Giappone a crescere ulteriormente, paese che,
come Italia o Germania, era molto pacifico e con l’unico interesse
di crescere economicamente.
Il Giappone si trasforma in un capitalismo simile a quello
americano e dagli anni ’50 avviene un boom economico di
proporzioni più grandi a quello tedesco, che durerà fino agli anni
’80, facendo diventare il Giappone la seconda economia industriale
mondiale in quegli anni e il paese più ricco del mondo.
In Europa - Secondo Dopoguerra
L’Inghilterra si assume il compito di coordinare gli aiuti umanitari
degli Stati Uniti in Europa, con l’OECE, nel 1948.
La Francia esce dalla Seconda Guerra Mondiale vittoriosa ma in
condizioni peggiori rispetto alla prima e non sopportava il fatto che
gli inglesi avessero tale opportunità.
La Francia chiude i rapporti con gli inglesi e, con grande sorpresa,
decide di aprirsi ai tedeschi, con la richiesta di alleanza per la
ricostruzione.
I Tedeschi.
Coloro che li avevano invasi per ben 3 volte nel giro di neanche
100 anni, che erano dei reietti dopo la II GM e visti di malocchio dal
resto del mondo.
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Per la Germania è un’occasione straordinaria. Vengono gettate le
prime basi per la nascita dell’unione europea, mettendo da parte
rancori e odio del passato per un futuro migliore.
Nel 1951 nasce la CECA (Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio), che non era altro che una gestione in comune delle
risorse di carbone e acciaio tra francesi e tedeschi, nel luogo dove
erano state fabbricate le armi della seconda guerra mondiale, così
da rendere impossibile la fabbricazione di armi per nuove guerre,
dato che le imprese di produzione.. erano in comune.
A dare la disponibilità alla partecipazione vi è anche l’Italia, che nei
anni ’50 vantava un settore siderurgico invidiabile, tra i migliori al
mondo in quegl’anni. L’Italia era interessata ai commerci
internazionali e dunque decise di fare richiesta e venne accolta.
L’alleanza Franco-tedesca diviene europea con la presenza
dell’Italia. Questo simboleggia l’importanza dell’Italia nell’Unione
Europea: l’UE senza Italia non sarebbe UE, l’Italia è uno dei padri
fondatori e rappresenta 1/4 dell’economia europea totale.
Nasce la CEE (Comunità Economica Europea) con il trattato di
Roma nel 1957, che prevede l’unificazione del libero commercio e
della libera circolazione di merci. Si tratta di un’unificazione dei
diversi trattati, tutti sotto un’unica Comunità.
Nel 1971 sorgono i primi problemi. Ad unificazione avvenuta
(1957), tutti gli stati membri avevano come punto di riferimento
l’America. Con il dollaro non più in rapporto con l’oro, le altre valute
europee cominciano a vacillare e sorge la necessità di un nuovo
sistema monetario.
Si adotterà un allineamento flessibile delle diverse valute, con
l’adozione di politiche monetarie simili e coerenti tra le diverse
banche centrali di Italia, Francia e Germania.
Ciò genererà una grande speculazione e le monete (come la lira)
subiranno pesanti svalutazioni.
Nel ’92 si penserà a fissare parità fisse tra monete (cambi fissi) e
nel 2001 entrerà l’Euro.
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