COME ANALIZZARE LE PERSONE VOLUME 2 Manuale di comunicazione umana per entrare nel profondo della psicologia altrui e decifrare i loro comportamenti, tramite il linguaggio del corpo, l’empatia e l’intelligenza emotiva Roberto Morelli Copyright 2020 – Roberto Morelli. Tutti i diritti riservati. Indice Introduzione PARTE PRIMA La Personalità Cos'è e come si forma la personalità Come identificare i tratti di una personalità Come gestire efficacemente i diversi caratteri, stili di comunicazione e personalità Le differenze tra un introverso e un estroverso Come intuire velocemente valori, paure e bisogni altrui I fattori che motivano le persone e i loro comportamenti PARTE SECONDA Le Emozioni Cosa sono le emozioni? Come riconoscere facilmente le emozioni altrui (anche quando tentano di nasconderle) Come aumentare la propria consapevolezza emotiva e comprendere gli stati d'animo degli altri Cos'è e come si sviluppa l'empatia Come far leva sulle emozioni altrui con la comunicazione Tecniche di persuasione emotiva PARTE TERZA Linguaggio del corpo Analizzare le persone velocemente è possibile? Come leggere il linguaggio del corpo altrui Come individuare e decifrare le microespressioni del viso I segnali oculari Prossemica e distanze interpersonali Come coniugare efficacemente linguaggio verbale e corporale Tecniche di analisi utilizzate dalle forze di polizia Conclusione Potrebbe piacerti anche… Prosegui a tuo rischio e pericolo: una volta imparate queste tecniche, non si può più tornare indietro... Sapevi che molte persone non sfruttano neanche il 10% del loro potenziale di memoria? Introduzione Vi siete mai sentiti a disagio parlando con qualcuno? Sono certo che vi è successo più di una volta. E scommetto che avete tentato di chiudere in fretta la conversazione e avete cacciato quella sensazione di disagio velocemente, archiviando la conversazione tra quelle da dimenticare. Eppure quella persona, magari, avrebbe avuto molto di più da dirvi di quello che potrete mai sapere. Gestire i rapporti con le altre persone è qualcosa di delicato e difficile. Ma molto possiamo fare per migliorare il primo contatto, i primi approcci con le persone, il modo in cui le accogliamo nella conversazione e in cui presentiamo noi stessi sulla soglia di quella conoscenza. Per diventare più abili nell'avere a che fare con le altre persone, è indispensabile sviluppare la nostra capacità di lettura di chi si trova di fronte a noi. Sarebbe ridicolo, del resto, chiedere a una persona appena incontrata di dirci, oltre a nome e cognome, tutto ciò che la caratterizza profondamente e i valori fondanti su cui si basa la sua vita. Eppure sarebbe molto utile saperlo! Ci permetterebbe di approcciarci alla conversazione – e alla relazione stessa – con maggiore fiducia in noi stessi, più sicurezza, più ottimismo. In una parola, ci permetterebbe di ricavare il meglio da ogni incontro. Se fare il terzo grado a una persona appena incontrata sarebbe decisamente fuori luogo, si può però imparare a carpire il maggior numero di informazioni nel minor tempo possibile sfruttando la conversazione stessa. O, meglio, ciò che si cela sotto e dietro le parole. Il nostro corpo parla, non solo tramite la voce ma attraverso gesti, movimenti, espressioni, reazioni involontarie. Anche le nostre emozioni parlano di noi, così come i nostri comportamenti, le nostre decisioni, i nostri gusti e le nostre preferenze. Diventare bravi a leggere le altre persone è possibile. Così come diventare abili nel relazionarsi con gli altri. I vantaggi sono enormi: fiducia in sé stessi, sicurezza, risoluzione delle situazioni conflittuali, maggiore collaborazione. Piacere a più persone è concretamente possibile, se si sa come prendere le persone nel modo giusto. E piuttosto che essere un desiderio sorretto dalla vanità, è un'esigenza concreta in un mondo che ci porta sempre più a contatto con molte persone: che ci dobbiamo passare assieme un giorno o tutta una vita, è fondamentale saper trattare ogni persona nella maniera corretta, comprendere e farsi comprendere. I benefici che questo tipo di approccio garantisce sono enormi. Questo viaggio ci condurrà alla scoperta degli elementi costitutivi del carattere e della personalità umana: parleremo di emozioni, stili comunicativi, modi di agire e reagire, tratteremo di come ognuno di noi occupa un suo spazio unico nel mondo e come possiamo raccogliere il maggior numero di informazioni sull'altra persona senza essere invadenti, senza anzi che l'altra persona nemmeno se ne accorga. È una rivoluzione mentale, fattibile comodamente dal divano di casa propria: con questo libro tra le mani, la vostra mente potrà aprirsi a prospettive finora forse mai considerate. La vostra conoscenza delle altre persone farà un salto di qualità e con esso, ne sono certo, le vostre relazioni interpersonali. P.S.: Prima di iniziare la lettura, clicca qui per scaricare un libro gratuito intitolato “ I 7 Segreti della Comunicazione Persuasiva ”. Una breve guida pratica in grado di darti le conoscenze necessarie per migliorare le tue abilità comunicative, perfettamente complementare al libro che stai per leggere. PARTE PRIMA La Personalità Cos'è e come si forma la personalità Siamo abituati a rapportarci alle altre persone quasi solo in termini di piacere. I nuovi incontri possono farci relazionare con persone che ci piacciono o non ci piacciono, che ci ispirano simpatia o antipatia, con cui sentiamo subito un'intesa o nei confronti delle quali percepiamo una certa resistenza. Tutto sembra sempre ridursi all'ambito delle emozioni: ciò ci lascia a corto di strumenti per analizzare e gestire le relazioni interpersonali, in quanto tutto sembra rifarsi al caso o alla fortuna. O scocca la scintilla di interesse o è meglio lasciar stare. Ma è davvero così? Oppure esiste la possibilità di un approccio, per così dire, scientifico ai rapporti interpersonali? Niente paura: le emozioni sono e rimarranno la nostra bussola, la nostra guida nell'intricato mondo delle relazioni con le altre persone. Però dobbiamo ammettere che ci sono molti casi in cui, volenti o nolenti, con una persona dobbiamo per forza avere un rapporto: pensate anche solo a quanti incontri fate durante una normale giornata lavorativa e quanti di essi sono fatti per libera scelta. Rappresentano una minima percentuale, giusto? Ecco perché sviluppare un approccio scientifico, analitico allo studio delle altre persone può letteralmente salvarci la vita. Perché è in grado di migliorare la qualità delle nostre giornate: evitare conflittualità, riuscire ad andare d'accordo con le altre persone, provare piacere nei rapporti interpersonali può davvero fare la differenza tra una giornata piacevole e una da dimenticare. Conflitti, problemi e litigi ci lasciano con l'amaro in bocca e lo stomaco attorcigliato, non fanno bene all'umore e nemmeno al nostro stato di salute. Sviluppare la capacità di “inquadrare” le persone non vuol dire allenarsi a giudicarle, o abituarsi ad etichettarle per catalogarle mentalmente entro rigide categorie. Tutt'altro. Significa al contrario dotarsi di strumenti che ci permettono di “leggerle” a un ritmo accelerato, di farci un'idea di chi sono senza dover aspettare settimane o mesi di frequentazione. È un'arma vantaggiosa, non la cosiddetta arma a doppio taglio: riuscire a capire ciò che caratterizza la personalità di chi abbiamo davanti può solo portare benefici, a noi e alla persona stessa, in quanto ci permette di impostare un rapporto migliore, più funzionale. Il “superpotere” che dobbiamo sviluppare per imparare a leggere le persone velocemente riguarda la capacità di farci un'idea della loro personalità a partire da pochi e semplici elementi. Prima di vedere quali sono gli elementi da considerare per analizzare la personalità di una persona, però, è necessario acquisire delle minime basi teoriche riguardo a questo tema. Vi siete mai chiesti cosa significa “personalità”? È un termine che usiamo molto spesso quando parliamo delle altre persone, la maggior parte delle volte però non abbiamo propriamente idea di quello di cui stiamo parlando. La personalità può essere così definita: “Insieme di caratteristiche psichiche e modalità comportamentali che caratterizzano un individuo a prescindere dai contesti” Si intuisce dunque subito che la personalità è qualcosa di definito , che caratterizza una persona sempre, in tutte le diverse situazioni in cui si trova ad agire nel corso della vita. Ecco perché possiamo sfruttare le informazioni ricavate circa la personalità di un individuo per poter fare previsioni sul suo comportamento: la personalità fa in modo che noi ci comportiamo in maniera piuttosto prevedibile. Il comportamento umano, insomma, è molto più prevedibile di ciò che tendiamo a pensare. Nel momento in cui capiamo chi abbiamo di fronte, non sarà così difficile ipotizzare quali saranno le sue scelte (non a caso nel marketing si pone grande attenzione allo studio delle personalità dei potenziali clienti). Ma la personalità da dove nasce? Essa è espressione in parte dei geni e in parte dell'ambiente. Negli anni Novanta del secolo scorso la definizione di personalità si è arricchita dei concetti di temperamento e carattere : Temperamento: è la tendenza ad agire in una certa maniera, ha basi genetiche e può essere ereditato Carattere: si costruisce e definisce attraverso l'interazione della persona con l'ambiente Geni e ambiente, appunto. Dunque una prima considerazione che possiamo fare circa la personalità è che, come si suol dire... Il frutto non cade mai troppo lontano dall'albero! Siamo espressione del contesto genetico che ci ha generato, dunque è normale che la nostra personalità presenti molte caratteristiche in comune con quella dei nostri genitori e, in generale, dei nostri avi. Un'altra caratteristica ci interessa riguardo al temperamento: esso rimane piuttosto stabile nel corso della vita, proprio perché espressione dei geni. Ciò che cambia è il carattere, che si costruisce negli anni (cruciali sono quelli dell'infanzia e dell'adolescenza) grazie alle risposte che l'individuo riceve dall'ambiente circostante. Quando finisce questo processo di formazione della personalità? Secondo gli studiosi, intorno ai 30 anni. A quest'età si può dire dunque che una personalità si è formata: l'individuo che avremo davanti avrà un “timbro” ben riconoscibile e tendenzialmente stabile per tutta la vita. Tendenzialmente, appunto, poiché la personalità è qualcosa di statico e dinamico al tempo stesso. Tendiamo ad agire sempre in un certo modo (staticità) ma siamo anche in grado di modificare il nostro comportamento se necessario (dinamismo). Siamo in grado di modificare la nostra personalità per far fronte a situazioni differenti: l'ambiente, quindi, ha una importanza fondamentale nel corso della vita, una volta che la personalità di base si è formata. Ecco perché è importante imparare a leggere le persone che ci troviamo davanti: dall'interazione con esse può dipendere un cambiamento della nostra personalità. Pensate all'ambito lavorativo e a quello personale: le personalità degli individui con cui ci troviamo a condividere la vita tutti i giorni hanno un grande impatto sulla nostra stessa personalità. E un'esposizione prolungata a un determinato ambiente (ad esempio: un capo dalla forte personalità con cui lavoriamo a stretto contatto tutti i giorni) può davvero determinare un cambiamento in noi. Vale la pena dunque essere attrezzati e imparare a guardare analiticamente le persone che abbiamo davanti. Acquisendo informazioni sulla loro personalità, possiamo limitare gli eventuali danni su di noi o scegliere al contrario su quali relazioni puntare, perché siamo in grado di capire ciò che ci porterà un effettivo beneficio a livello personale. Come identificare i tratti di una personalità Ora che abbiamo capito cosa è e come si forma la personalità, addentriamoci nella materia per capire effettivamente come identificare i tratti di una personalità. Ogni personalità, infatti, ha dei tratti distinguibili e classificabili, compito di cui si è occupata la psicologia negli ultimi decenni del secolo scorso. Essa si è occupata di studiare in quale maniera temperamento e carattere interagiscono e soprattutto, cosa molto utile al nostro scopo, ha cercato di definire i tratti della personalità che caratterizzano tutti gli individui. Ne è nata la teoria dei “Big Five”, i cinque grandi tratti di personalità. Vediamoli assieme: Estroversione Amicalità Coscienziosità Stabilità emotiva Apertura mentale Ecco dunque che possiamo già ipotizzare una prima classificazione delle persone che ci troviamo davanti in base agli elementi caratteristici della sua personalità. Qualcuno forse proverà delusione alla scoperta del fatto che in fin dei conti siamo tutti “catalogabili” entro cinque grandi categorie, ma ciò assolutamente non nega l'unicità di ogni individuo. I tratti della personalità possono essere visti come la cornice dentro la quale il carattere di una persona si sviluppa: tutti a grandi linee siamo simili, ma allo stesso tempo la diversità genetica e le diverse esperienze fatte nel corso della vita ci rendono profondamente diversi uno dall'altro. Vediamo una per una le cinque categorie per classificare la personalità. Estroversione Una personalità estroversa è caratterizzata da emozioni positive nel rapportarsi alla vita e alla socialità. Al contrario, una personalità introversa preferisce il mondo interiore a quello esteriore ed è generalmente meno dinamica e attiva di una estroversa. Amicalità Una personalità gradevole è caratterizzata da cortesia, altruismo, tendenza alla cooperazione ed empatia, al contrario una personalità ostile si caratterizza per sentimenti quali cinismo e indifferenza e per una spiccata mancanza di sensibilità. Coscienziosità Personalità coscienziose si distinguono per la capacità di autoregolazione (essere puntuali, perseguire degli obiettivi con perseveranza, essere affidabili), laddove al contrario personalità superficiali si distinguono per inaffidabilità, incostanza e poca determinazione. Stabilità emotiva Le personalità caratterizzate da stabilità emotiva sono in controllo delle proprie emozioni, che dominano, e si presentano molto sicure; al contrario, le personalità di tipo nevrotico sono vulnerabili e insicure, spesso vittime dei propri impulsi. Apertura mentale L'apertura culturale, la creatività e l'anticonformismo caratterizzano le personalità di questo tipo, il cui contraltare è rappresentato da personalità caratterizzate da conformismo, chiusura nei confronti dell'esperienza, mancanza di originalità. Dunque ogni personalità è costituita da un insieme di tratti tendenzialmente stabili nel tempo. Cinque tratti, ognuno con due poli opposti: ecco che disponiamo già di dieci categorie per leggere le personalità che ci troviamo a incontrare nella vita. E questo ci dà già un enorme vantaggio. Pensate anche solo al caso di dover scegliere se accettare o meno un posto di lavoro interessante che ci è stato offerto; supponendo di conoscere la nostra personalità, di avere cioè una chiara idea dei tratti che la costituiscono, intuire la personalità del team con cui ci troveremo a lavorare gomito a gomito per mesi e anni a venire può farci già predire se sarà un'esperienza di lavoro idonea a noi. La maggior parte delle volte, infatti, non è tanto il fatto che facciamo scelte sbagliate a limitarci nella vita, quanto il fatto che facciamo scelte inconsapevoli, che si rivelano poi, nel medio e lungo termine, sbagliate. In un primo momento può non essere semplicissimo capire la personalità di chi ci troviamo davanti, ma se ci si approccia alla relazione con una mente analitica, pronta a raccogliere dati e informazioni, verrà via via più facile. Ad esempio, capire se una personalità è estroversa o introversa è piuttosto semplice: già da questo elemento possiamo dedurne degli altri, come abbiamo visto, ed essi possono essere molto utili alle nostre valutazioni. Una domanda sorge ora spontanea: quanto peso dare al fatto che ogni personalità è “tendenzialmente stabile”? Ovvero possiamo aspettarci che una persona si riveli diversa dalla prima impressione che ci ha fatto? Possiamo influire sulle personalità vicine a noi o quantomeno sperare in un loro adattamento alla nostra personalità? Anche in questo caso la scienza ci viene in soccorso. Numerosi esperimenti hanno indagato proprio questo aspetto, giungendo alla conclusione che di questi cinque tratti, due sono realmente stabili, e sono la stabilità emotiva e l'estroversione. Non si può imparare a diventare estroversi, insomma, e nemmeno a controllare efficacemente le proprie emozioni. Anche questo non è del tutto vero, in quanto l'eccezione è rappresentata dal fatto che con un profondo lavoro di tipo psicologico (e con l'aiuto quindi di un terapista) si può arrivare a modificare o almeno a controllare certi aspetti della propria personalità, quali l'instabilità emotiva o il grado di introversione. Gli altri tre tratti della personalità invece subiscono delle modifiche nel corso della vita. In particolare, la coscienziosità tende a crescere e l'apertura mentale a diminuire. Non sono luoghi comuni, benché ci siano ovviamente eccezioni alla regola: più cresciamo più aumenta la nostra affidabilità, più diventiamo grandi e più diminuisce la nostra apertura mentale. Entro un range limitato, ovvero dettato dalle nostre caratteristiche genetiche, la personalità può modificarsi nel corso della vita. Esperienze particolarmente positive o negative possono indurre cambiamenti anche importanti. Infine, due tratti della personalità che non rientrano tra i cinque che abbiamo analizzato hanno però un grande peso nello stabilire come le persone si approcciano alla vita: essi sono la resilienza e l' ottimismo . Più che tratti della personalità sarebbe forse meglio considerarli elementi del carattere, che come tali hanno effetto sull'intera personalità. Anche in questo caso alcuni studi scientifici hanno dimostrato come soprattutto l'ottimismo sia in grado di generare output più favorevoli a livello fisico e mentale: le persone che sviluppano l'ottimismo godono di un maggiore benessere fisico e hanno più successo nella vita. Un altro elemento dunque da tenere in considerazione quando ci approcciamo analiticamente alla personalità altrui: una persona ottimista può avere un influsso positivo anche sulla nostra esperienza in relazione con essa. Come gestire efficacemente i diversi caratteri, stili di comunicazione e personalità Tutti i giorni e in diversi ambiti incontriamo persone e intratteniamo relazioni interpersonali. Spesso, senza avere nessuna preparazione al riguardo. L'esperienza di gestione della comunicazione nelle relazioni interpersonali la affidiamo quasi totalmente all'esperienza: può capitare però di trovarsi per la prima volta a che fare con personalità e stili di comunicazioni inediti per noi, trovandosi non poco in difficoltà. Questo libro nasce proprio con questo intento: rendere più agevole – e piacevole – la gestione dei rapporti interpersonali tramite l'analisi della persona che abbiamo davanti. Un'analisi che deve essere veloce, quasi istantanea, massimamente efficace; non sempre possiamo permetterci di studiare il nostro interlocutore e tornare la volta successiva più preparati, in molte situazioni nella vita la prima impressione è quella che conta. E per fare un’ottima prima impressione è essenziale capire con chi abbiamo a che fare: ci dà quegli strumenti in più che ci permettono di adeguare la nostra comunicazione in modo che raggiunga con certezza l'obbiettivo che ci siamo posti. In questo capitolo ci concentreremo sugli strumenti a nostra disposizione in ambito comunicativo e comportamentale. Ovvero, cosa possiamo dedurre dal modo di comunicare e di comportarsi delle persone attorno a noi: rimarrete sorpresi dalla quantità di informazioni che si possono ricavare semplicemente osservando lo stile comunicativo di una persona. Mi preme ancora una volta ribadire che parlare di questi argomenti non sottintende il fatto che siamo tutti fatti con lo “stampino” e che quindi è possibile conoscere a fondo chiunque nel giro di dieci minuti, tutt'altro! Ma le indicazioni che possiamo ricavare dall'osservazione dei comportamenti e del modo di comunicare di una persona sono preziosissime per farci un'idea della personalità e del sistema di valori e credenze di quella persona. In ambito comunicativo, possiamo riconoscere tre stili comunicativi principali più due altri stili aggiuntivi, per così dire. Esaminiamoli uno a uno e vediamo come poterli affrontare con successo, intendendo per “successo” il riuscire a far passare l'informazione che vogliamo comunicare e ottenere ciò che desideriamo, senza prevaricare e senza causare danno di alcun tipo a nessuno. E ricordandosi che una persona non si identifica con il suo stile: gli stili comunicativi sono funzionali alla comunicazione interpersonale ma nell'arco della vita si può imparare ad adottarne di più efficaci e corretti e a lasciare andare abitudini comunicative errate. Le osservazioni che faremo saranno dunque limitate al modo di comunicare e di relazionarsi della persona e non alla natura della persona stessa. Stile comunicativo passivo Questo stile comunicativo caratterizza le persone che si sentono oppresse e che subiscono le azioni e le scelte degli altri senza riuscire a replicare. Sono persone che risultano spesso indecise, insicure, incapaci di trasmettere i propri sentimenti agli altri e di comunicare le proprie idee. Hanno difficoltà nel prendere decisioni, cercano in tutti i modi di evitare il conflitto e non riescono a dire di no. Come gestirlo? Se ti riconosci in questo profilo, il consiglio è quello di lavorare sul tuo stile comunicativo riflettendo sul fatto che una persona con approccio passivo mette in secondo piano i propri bisogni e rinuncia quindi spesso alla soddisfazione dei propri desideri. Ciò può portare a sentimenti quali risentimento e insoddisfazione e causare stress. Se ti trovi a che fare con una persona che esprime uno stile comunicativo passivo, non approfittare della sua passività ignorando i suoi bisogni, anche se non riesce a esprimerli. Il modo migliore può essere quello di chiederle ciò che pensa, di invitarla a esprimere i propri sentimenti e supportarla nel percorso decisionale. Stile comunicativo aggressivo Al polo opposto rispetto alla passività troviamo lo stile comunicativo aggressivo. Caratterizza le persone che scelgono di imporre il proprio punto di vista e la soddisfazione dei propri bisogni a scapito degli altri. Esse sono spesso verbalmente violente e possono diventare offensive, pur senza rendersi conto di esserlo poiché mancano di empatia. Prevaricano, non ascoltano, non chiedono scusa, cercano di dominare e manipolare gli altri, interrompono frequentemente le altre persone mentre parlano e non riconoscono loro i meriti che gli spettano. Come gestirlo? In caso tu ti riconosca in questo profilo, devi considerare che sebbene ti possa sembrare che un atteggiamento simile ti porti facilmente a soddisfare i tuoi bisogni, alla lunga può condannarti all'isolamento sociale a causa del danno che arreca alle altre persone. Nel medio e lungo periodo è sempre un comportamento controproducente. Se invece ci si trova ad avere a che fare con una persona con stile comunicativo aggressivo, la prima cosa da fare è mantenere la calma e mantenere la distanza. Anche emotiva: ad esempio, mantenendo un tono formale nella conversazione. In secondo luogo, non rispondere alle provocazioni e contrattaccare servendosi di domande. Quando l'interlocutore cercherà di sommergervi di critiche, chiedete il perché di ogni cosa che vi viene addebitata e continuate a fare domande. Ciò spiazzerà l'aggressivo, non abituato a dover giustificare il proprio comportamento e le proprie decisioni. Infine, ricordatevi sempre dei vostri diritti, senza farvi condizionare dal comportamento aggressivo dell'altra persona (senza quindi farvi mettere i piedi in testa). Stile comunicativo assertivo Le persone con questo stile sono quelle che comunicano in maniera più efficace. Non hanno timore di esprimere pareri, opinioni e idee, non hanno paura di essere rifiutate, non prevaricano, non giudicano, ascoltano gli altri ma sanno comunque decidere in maniera autonoma. Accettano le critiche perché riescono a non prenderle sul personale. Stile passivo-aggressivo Combina le caratteristiche dello stile passivo e di quello aggressivo: la persona che lo esprime ha un atteggiamento passivo ma poi cerca di difendersi in maniera aggressiva, anche se subdola. Ovvero può far finta di niente ma cercare di ostacolarvi, criticarvi alle vostre spalle, sabotare in una qualsiasi maniera la vostra posizione/il vostro lavoro. Come gestirlo? In questo caso è sconsigliato affrontare di petto la persona che esprime questo stile comunicativo. La cosa migliore è mantenere un comportamento assertivo e rinunciare a qualsiasi occasione di scontro. Essere aggressivi con queste persone non serve a niente se non a causare una reazione ancora peggiore. Stile comunicativo manipolativo Le persone con stile comunicativo manipolativo cercano di controllare il comportamento dell'altra persona colpevolizzando o inferiorizzando l'interlocutore. È anch'esso, al pari del passivo-aggressivo, uno stile in parte subdolo, in quanto il tentativo di manipolazione non è esplicito e palese ma si espleta tramite la colpevolizzazione o il comportamento inferiorizzante. A volte queste persone utilizzano anche la tecnica dell'imprevedibilità per cercare di fare in modo che si instauri un rapporto di dipendenza nell'altra persona, essenziale per poter effettuare una manipolazione. Come gestirlo? È importante, in questo caso, non cedere ai ricatti morali (comportamento colpevolizzante) e non credere ai tentativi di screditamento (comportamento inferiorizzante). Bisogna affrontare queste persone da una posizione di forte stabilità emotiva ricordandosi che sensi di colpa e di inferiorità sono assolutamente voluti e strumentali al soddisfacimento dei loro obbiettivi: non c'è in esso niente di vero di cui dovremmo davvero preoccuparci. E ricordandosi anche che non sempre (anzi, quasi mai) le persone che utilizzano uno stile comunicativo manipolativo lo fanno intenzionalmente e consapevolmente. Le differenze tra un introverso e un estroverso Fin da piccoli siamo abituati ad essere “etichettati” dalle altre persone. Genitori, nonni e parenti prima, educatori e insegnanti poi, amano dividere i bambini tra estroversi e introversi, spesso senza troppa cognizione di ciò che stanno dicendo. La differenza tra introversi ed estroversi – ovvero tra persone orientate all'interno di sé o all'esterno di sé – ad ogni modo è una realtà concreta a ha un impatto non indifferente sui rapporti sociali. Estroversi ed introversi vengono davvero, per così dire, da due pianeti diversi e sarà molto utile per noi scoprire quali caratteristiche li differenziano profondamente. Il motivo è facile da capire. Capire se il nostro interlocutore è introverso o estroverso ci dà un enorme vantaggio in termini comunicativi e di comprensione del suo comportamento. Può aiutarci a capire il perché di alcune scelte, la natura di alcune risposte, insomma può predisporci a una comunicazione più scorrevole e priva di intoppi o contrasti. Vediamo dunque come riconoscere le persone appartenenti a questi due “mondi” così diversi. Come riconoscere un estroverso Non è difficile riconoscere una persona estroversa: è generalmente loquace, ama la socialità, ha una buona conversazione, è predisposta al contatto umano. Frequentemente, parla più di quanto ascolta. Come riconoscere un introverso Può essere taciturno, preferire la solitudine alle situazioni sociali, avere lunghi tempi di elaborazione delle risposte e delle decisioni, essere riservato riguardo ai propri pensieri e ai propri sentimenti. Attenzione: tutti possiamo essere sia estroversi che introversi in alcune situazioni della nostra vita. Può capitarci, per così dire, di comportarci in maniera differente da quella che generalmente è la nostra natura. Ciò non elimina il fatto che possediamo tutti un orientamento di base. Riconoscerlo negli altri è utile per ricavare preziose informazioni circa il modo di agire, pensare e comportarsi di quella persona. Vediamo quindi le differenze nell'approccio alla vita e alla comunicazione tra introversi ed estroversi. Differenze tra estroversi e introversi Comunicazione : gli introversi appaiono più lenti nel processare le informazioni. Questo perché si soffermano più a lungo sul loro mondo interiore, ogni informazione viene processata anche in un'ottica passata (attraverso il filtro dei ricordi) e futura (pensando alla pianificazione). Dunque nell'ambito di riunioni o incontri gli introversi possono essere più taciturni e apparire più meditabondi perché i loro processi mentali sono effettivamente più lunghi e complessi Stimoli dal mondo esterno : alzi la mano chi non ha mai visto un introverso a disagio ad una festa! Scherzi a parte, le persone introverse sono a loro agio quando gli stimoli provenienti dal mondo esterno sono contenuti, mentre le persone estroverse necessitano di un livello maggiore di stimolazione per attivarsi e provare piacere. Ecco perché gli estroversi amano feste e situazioni sociali, che invece mettono velocemente a disagio gli introversi. Non perché siano per forza di cose timidi, ma perché un livello di stimolazione alto li stressa e hanno dunque bisogno di isolarsi per recuperare le energie Solitudine : se un introverso rifiuta un appuntamento con voi, non stateci male. Le persone introverse hanno bisogno di una grande quantità di tempo da sole per poter recuperare energie e perdersi nei meandri della propria mente, dedicandosi a sogni, pensieri e progetti. Non rifiutano la socialità perché non amano la compagnia, semplicemente possono averne bisogno meno spesso di un estroverso, che al contrario ha un bisogno quasi fisiologico di sfogare le proprie energie tramite l'incontro con gli altri Capacità decisionale : un estroverso si riconosce facilmente poiché spesso agisce di impulso e con molta sicurezza. Un introverso, al contrario, può prendersi molto tempo per pensare attentamente a tutti i pro e i contro prima di prendere una decisione, azione che gli costa sempre una certa fatica dal punto di vista emozionale Gestione degli imprevisti : riconoscerete subito un introverso in quanto la sua necessità di programmare tutto nei minimi dettagli lo precederà. Gli introversi non amano gli imprevisti e possono reagire male anche alle sorprese, anche solo per il fatto che questi eventi scompigliano l'ordine che avevano dato alla giornata o alla situazione. Al contrario l'estroverso è sempre alla ricerca dell'imprevisto pronto a scombinargli la vita e garantirgli una ricca dose di emozioni. In generale, gestisce meglio gli eventi imprevisti ai quali reagisce con più prontezza. La via di mezzo: l'ambiverso Avete difficoltà a catalogare una persona in una delle due categorie? Potrebbe trattarsi di un ambiverso, ovvero una persona che racchiude in sé caratteristiche proprie di entrambi i profili. Sono persone tendenzialmente introverse ma che non disdegnano la socialità, se presa a opportune dosi e vissuta in maniera adeguata. Vediamo quali sono le caratteristiche che contraddistinguono questo profilo: Rifuggono l'attenzione : possono amare i contesti sociali ma non gradiscono che l'attenzione sia troppo concentrata su di loro. A differenza degli introversi, sono sì in grado di essere al centro dell'attenzione, ma per un periodo limitato di tempo. Non sono eremiti : amano la solitudine ma ricercano la compagnia spesso e volentieri. Non rifuggono la solitudine come potrebbero spesso fare gli estroversi, ma nemmeno ci si “immergono” come rischiano di fare alcuni introversi. Sfuggono alle definizioni : se non sapete definire il carattere o la personalità di una persona, potrebbe trattarsi proprio di un ambiverso. Il loro carattere non è facilmente inquadrabile come quello di un estroverso o di un introverso. Amicizie eterogenee : come conseguenza del punto precedente, gli ambiversi si attorniano di un gruppo piuttosto eterogeneo di amici e conoscenze. Anche sotto questo punto di vista, sono difficilmente inquadrabili. Sono empatici : il fatto di saper entrare in contatto sia con la propria interiorità sia con le emozioni altrui li rende molto capaci a comprendere le altre persone. Sono abituati all'introspezione (introversi) ma sanno entrare in contatto con i sentimenti delle altre persone (estroversi). Hanno interessi poliedrici : gli ambiversi spaziano da un argomento all'altro e da un contesto a uno anche opposto senza troppi problemi. Non si lasciano etichettare e questo gli permette di coltivare interessi poliedrici e di avere gusti versatili. Come intuire velocemente valori, paure e bisogni altrui Il prerequisito per leggere le persone velocemente è uno soltanto: l'attenzione. Del resto è anche il modo migliore per essere persuasivi durante una conversazione, quello di concedere la nostra completa attenzione all'altra persona. Essa si sentirà compresa e valorizzata e sarà dunque più propensa sia ad ascoltarci sia a fidarsi, dunque a rivelare qualcosa in più su sé stessa. Se saremo in grado di carpire quelle informazioni, ovvero se approcceremo al contesto comunicativo con la giusta mentalità analitica, potremo far tesoro dei dati raccolti. Quando parlo di attenzione intendo che il focus della conversazione deve essere sull'altra persona. Fatela parlare, non interrompetela, non affrettate conclusioni o consigli: prendetevi il tempo necessario per lasciarle modo di parlare di sé. Una tecnica spesso utilizzata è anche quella del silenzio: quando volete stimolare una risposta o una reazione da parte di una persona, provate a essere piuttosto silenziosi nell'ambito della conversazione. Il vostro silenzio spingerà probabilmente l'altra persona a parlare ancora di più. Esistono trucchi e segreti per intuire velocemente il profilo di chi abbiamo davanti? Parlare di trucchi o segreti è un po' fuori luogo, in quanto si tratta semplicemente di amplificare le proprie capacità di ascolto e analisi in determinate situazioni. Che, certamente, possono anche essere stimolate, anche se non in tutti i casi. Non si tratta mai di tendere una “trappola” all'altra persona, ma semmai di testare la sua personalità in determinate condizioni, per ricavarne una serie di dati utili alle nostre considerazioni. Vediamo quali possono essere queste situazioni. Discussione Nulla come una bella discussione può fare emergere valori, credenze, paure e bisogni di una persona. Semplicemente perché spesso una discussione può coinvolgerci dal punto di vista emotivo, portandoci a diminuire le nostre resistenze. Una discussione, un “intoppo”, ci costringono ad attingere alle nostre risorse di problem solving e per fare ciò dimostriamo chi siamo veramente: altruismo, egoismo, moralità, etica, timori e fobie, tutto viene svelato in queste circostanze se l'argomento del discutere è abbastanza sensibile. Non vi sto invitando a diventare dei perfetti attaccabrighe, ma certamente un modo veloce per intuire qualcosa di più circa la personalità di chi abbiamo di fronte è quello di stuzzicarla un po', stimolando una reazione per vedere quali “armi” tira fuori la persona interessata. Problem solving Dopo la discussione è il momento di risolvere il problema. Il problem solving è un ottimo banco di prova per testare la personalità altrui. Quando dobbiamo risolvere un problema, soprattutto se dobbiamo farlo assieme a un'altra persona, vengono fuori le nostre caratteristiche di pazienza, collaborazione, comprensione, tolleranza, costanza. Sono tante le occasioni per risolvere un problema assieme a un'altra persona, una delle più comuni e consigliate per valutare la personalità altrui è quella di costruire qualcosa assieme: un lavoro manuale come può essere l'assemblaggio di un mobile, ad esempio. Avete presente le infinite e spesso incomprensibili istruzioni del noto marchio di arredamento svedese? Ecco, montare uno dei loro mobili assieme a un'altra persona può rivelarsi un test perfetto: bisogna seguire e interpretare le istruzioni, capire come superare piccoli ostacoli, ascoltare il parere dell'altra persona, fidarsi delle sue intuizioni o imporre gentilmente le proprie quando ci si rende conto che l'altra persona non ha compreso la consegna. Sono tutte situazioni in cui è necessario dimostrare alcuni dei valori fondanti dell'animo umano: pazienza, tolleranza, capacità di comprensione, fiducia negli altri. Competizione La competizione stimola il talento... ma può anche tirare fuori il peggio di noi, oltre che il meglio. Se volete vedere la vera natura di una persona, giocateci assieme: una partita di pallone, una partita a tennis, ma anche una semplice partita a carte o un gioco di società. In un ambito competitivo le persone spesso perdono freni e inibizioni e rivelano la loro natura molto di più di quanto vorrebbero. C'è chi non è capace di perdere, chi perde le staffe e il controllo di sé con una minima pressione, chi è disposto a tutto pur di vincere, anche a prevaricare gli altri; certamente ci sarà anche chi invece dimostrerà spirito collaborativo, ironia, comprensione e rispetto delle regole, rispetto per l'altra persona. Per imparare a leggere una persona velocemente e per trarre il massimo dalle situazioni che abbiamo analizzato ci vuole molto allenamento. La nostra mente deve essere abituata ad analizzare, raccogliere dati, insomma dobbiamo sapere dove e cosa guardare. Ecco perché è molto utile allenarsi a leggere le persone sfruttando la cerchia di contatti stretti di cui disponiamo: amici, parenti, partner, anche colleghi di lavoro. Vediamo come fare per sviluppare un'abitudine al dettaglio che ci può poi tornare utile nell'incontro con uno sconosciuto: • Innanzitutto eliminate le vostre barriere. Spesso anche se non ce ne rendiamo conto rifuggiamo dall'incontro vero con un'altra personalità, perché inconsapevolmente ci difendiamo da potenziali situazioni che ci mettono a disagio, come sentimenti spiacevoli. Quando volete veramente conoscere qualcuno, preparatevi ad accettare tutto ciò che potrebbe arrivare da quella persona. • Analizzate i vostri pregiudizi. Non significa eliminarli se non ci riuscite, ma quantomeno essere in grado di metterli momentaneamente da parte. I pregiudizi potrebbero farvi sviare e condurvi a un’interpretazione scorretta della personalità che vi trovate a conoscere. • Scegliete un candidato ideale. Superati i primi due punti, individuate una persona da analizzare: l'ideale è una persona che potete osservare in diverse situazioni, anche in momenti di relax e svago. È importante fare momentaneamente tabula rasa di ciò che conoscete o credete sul suo conto: questa persona deve diventare una specie di “cavia” per il vostro laboratorio di analisi delle persone, dunque fate finta di osservare il suo comportamento e le sue azioni per la prima volta. • Delineatene un profilo. Osservate la persona in una situazione di svago o relax e provate a schematizzare i tratti principali del suo carattere e della sua personalità. In seguito osservatela in una situazione potenzialmente stressante e aggiustate il profilo che avete creato aggiungendo particolari desunti da questa ulteriore osservazione. Cercate una schematicità. Dopo ripetute osservazioni, cercate gli elementi comuni alle diverse situazioni. Ad esempio, una persona quando è imbarazzata può cambiare tono di voce, assumere una precisa posizione del corpo, avere determinate reazioni. Provate a creare degli schemi per ogni situazione ricorrente: gioia, paura, rabbia, imbarazzo... • • Definite la personalità. Le informazioni che avete raccolto e gli schemi che avete provato a delineare vi permetteranno infine di definire la personalità della persona analizzata. Capirete di aver raggiunto il risultato quando il suo comportamento sarà per voi prevedibile: la conoscenza che avete sul suo conto vi permetterà di prevedere come si comporterà in determinate situazioni. Questo allenamento di base vi permetterà di diventare sempre più abili nell'intuire la personalità altrui. Conoscendo e valutando diverse personalità vi accorgerete che spesso farete ricorso a schemi che avete già rilevato in persone conosciute, ciò vi permetterà di diventare veloci nel tratteggiare la personalità di chi vi trovate davanti. I fattori che motivano le persone e i loro comportamenti La motivazione è un altro concetto di cui spesso ci riempiamo la bocca senza avere una vera consapevolezza al riguardo. Molte volte parliamo di fattori motivanti con troppa leggerezza; la vera motivazione è una spinta interna fortissima, quella che ci rende in grado di sollevare le montagne. Voglia di fare e motivazione sono due cose distinte: la motivazione ci parla dei nostri valori, di ciò che davvero conta per noi nella vita, mentre la voglia di fare può essere figlia della disciplina sviluppata nel corso della vita. Esistono persone molto efficienti ma ben poco motivate; al contrario esistono persone all'apparenza poco disciplinate ma in realtà profondamente motivate, che saranno quindi in grado di raggiungere traguardi più ambiziosi rispetto alle altre persone. Capire cosa motiva una persona equivale davvero a staccare il biglietto vincente della lotteria in tema di analisi della personalità: i fattori motivanti sono alla base del comportamento, delle scelte e delle azioni di una persona, nonché espressione dei suoi valori fondanti. La nostra fortuna è che ciò che motiva le persone nella vita può essere ricondotto ad alcuni elementi principali; le persone, in sostanza, si possono dividere in grandi insiemi, ciò ci aiuta a comprenderne il comportamento. Prima di vedere quali sono i principali fattori motivanti, parliamo brevemente di come individuarli nelle persone che incontriamo nella vita. L'unico modo valido per capire cosa motiva una persona è provare. Fare dei test. Un po' come avviene in laboratorio, per capire cosa stimola e motiva la nostra “cavia” dobbiamo testare delle ricompense diverse. Non sarà difficile capire quale è quella giusta, in quanto all'aumentare della motivazione aumentano produttività e felicità! 1 – Riconoscimento sociale Vi siete mai chiesti perché alcune tra le persone più vincenti al mondo, in qualsiasi ambito, continuino a impegnarsi per vincere sempre di più? Semplice: il riconoscimento sociale è una delle gratifiche migliori che si possano ottenere. Sentire che gli altri riconoscono il nostro valore è motivante di per sé, a prescindere dalla gratificazione materiale collegata al riconoscimento. A tutti piace sentirsi valorizzati e importanti, ecco perché il modo più veloce per perdere la stima di una persona è quella di non riconoscere il merito del lavoro svolto, del contributo dato a un progetto ad esempio. Ricordate che il riconoscimento individuale è una molla potentissima: impegnarsi per qualcosa che dà lustro alla propria persona è percepito come uno sforzo che vale sempre la pena di fare. L'importante è non abusare di questo fattore motivante: il riconoscimento sociale deve comunque essere accompagnato da un livello sufficiente di gratifica materiale. Lavorare o impegnarsi “per la gloria” può funzionare per un po', ma alla lunga chi non viene premiato materialmente per il proprio impegno non sarà nemmeno interessato al riconoscimento e alle lodi verbali. 2 – Successo Il bello della motivazione è che può facilmente instaurarsi un circolo virtuoso: riuscire in qualcosa è gratificante di per sé, percepirsi efficaci è la migliore ricompensa. Alle persone piace vincere e avere successo nella vita, inutile nascondersi dietro a un dito: tutti vogliamo vincere, tutti desideriamo il successo nella vita. Ecco perché quando riusciamo in qualcosa, quando siamo bravi a svolgere un'azione o un compito, tendenzialmente continuiamo a farlo a prescindere dalle ricompense. I manager d'azienda passano da un'azienda all'altra perché amano il successo e le sensazioni ad esso collegate, più che per avidità (a molti di essi basterebbe il primo incarico per mettere da parte sufficienti soldi per essere a posto per una vita intera!); allo stesso modo, gli sportivi faticano spesso ad “appendere le scarpette al chiodo” perché competere e vincere è una sensazione molto motivante. Un modo semplice per motivare qualcuno è proporgli una sfida alla sua portata: una persona che percepisce di poter vincere, si rimboccherà le maniche per farlo. Attenzione a non superare il limite, spesso difficilmente individuabile: sfide troppo difficili deprimono la motivazione in quanto la persona percepisce la concreta possibilità di fallire. E fallire non è motivante né piacevole per nessuno. 3 – Famiglia e affetti Tante, tantissime persone sono pronte a impegnarsi molto di più per i propri cari che per sé stesse. Il dovere di provvedere al benessere e alla sicurezza dei propri affetti è molto sentito dall'essere umano, che spesso può essere fortemente motivato a compiere azioni che gli garantiscano di procacciarsi quel benessere tanto desiderato. Allo stesso modo, soprattutto in ambito lavorativo la possibilità di godersi del tempo libero da passare con famiglia e affetti è una forte motivazione per molti individui, che saranno portati a impegnarsi più duramente per portare a termine il lavoro e garantirsi l'ambita ricompensa. 4 – Responsabilità Alle persone piace sentirsi responsabili, di sé stessi o di un lavoro poco conta. Sentirsi responsabili di qualcosa ci fa prendere più seriamente e con più forza di volontà i nostri impegni. La responsabilità è anch'essa autogratificante: se facciamo qualcosa bene, attribuiamo il merito a noi stessi e siamo più propensi ad assumerci ulteriori responsabilità. Niente motiva l'uomo come la sensazione di essere capace ed efficace: ogni sfida vinta, anche piccola, è benzina sul fuoco della propria motivazione. Un forte senso di responsabilità può motivare in maniera davvero intensa le persone, nella vita personale come nel lavoro. Spesso, in famiglia ma anche sul lavoro, tendiamo ad accentrare le responsabilità su noi stessi, fatichiamo a delegare e ci lamentiamo perché gli altri non ci aiutano; può bastare la semplice azione di affidare incarichi ad altre persone per motivarle all'impegno e migliorare la loro determinazione. 5 – Curiosità e novità Fare leva sulla curiosità innata delle persone può stimolare una forte motivazione. L'essere umano è curioso per natura, ma spesso la vita monotona che conduce giorno dopo giorno lo porta ad appiattirsi e a rinunciare alla sete di novità, al piacere di imparare cose nuove, alla sfida di comprendere come funziona il mondo. Trovarsi impegnato in compiti che stimolano la curiosità è molto motivante per l'uomo, così come essere coinvolto in qualcosa di nuovo può aiutare a ritrovare la motivazione persa dopo un lungo periodo di monotonia. Praticamente tutte le azioni delle persone possono essere ricondotte a questi fattori motivanti. Abituatevi ad analizzare i comportamenti altrui in base a questo schema di valutazione: perché questa persona ripete questo comportamento? Perché persegue questo obiettivo? Come ha fatto ad avere così tanto successo in questo ambito? Prendete le motivazioni che abbiamo analizzato come riferimento e, una volta liberati dai pregiudizi (step imprescindibile in quanto spesso “leggiamo” le altre persone attraverso il filtro dei giudizi che formuliamo a priori), sarete in grado di capire cosa motiva profondamente la persona ad adottare un certo comportamento e a svolgere determinate azioni. Una volta comprese le motivazioni, sarà semplice risalire ai valori che contano nella vita di quella persona: quando sarete a conoscenza dei loro valori, vi sarà molto più facile farvi un'idea della loro personalità. Conoscere cosa motiva una persona ci dà un vantaggio enorme in termini collaborativi. Quando sappiamo che leva usare, possiamo facilmente spingere una persona a svolgere determinate azioni. PARTE SECONDA Le Emozioni Cosa sono le emozioni? La nostra vita gira attorno alle emozioni, anche se la maggior parte delle volte non ne siamo consapevoli. Il primo obiettivo di questa parte di libro è quindi quello di aumentare la nostra consapevolezza nei confronti delle emozioni. Che, forse non lo sapevate, sono alla base di comportamenti e azioni. Questo è il primo concetto importante da comprendere circa le emozioni: hanno sempre come conseguenza un'azione. Sono un ponte tra pensiero e comportamento, e nel momento in cui diventiamo in grado di riconoscere le emozioni altrui diventiamo anche capaci di prevedere il comportamento delle persone. Ovvero leggerle, come ci siamo proposti di fare all'inizio del libro. Il termine “emozione” deriva dal latino emovere che significa portare all'esterno, e infatti le emozioni non sono altro che la manifestazione esteriore di uno stato d'animo interiore, di una precisa condizione mentale. Sono la fotografia di un momento, di un processo di pensiero, di una catena di reazioni che è stata messa in moto da un evento (una parola, un'azione, un gesto...). Questa “fotografia” si manifesta dal punto di vista fisico con dei precisi cambiamenti – che analizzeremo nei prossimi capitoli – e dal punto di vista psichico con processi mentali che si innescano di conseguenza. Un'emozione è un ponte tra la reazione a un avvenimento e ciò che succederà dopo: le emozioni precedono le azioni, per questo motivo è molto interessante imparare a leggerle negli altri nonché a riconoscerle in sé stessi. Va da sé che una volta che siamo in grado di capire quale azione causerà una determinata emozione, dovremmo anche essere in grado di gestire le azioni stesse controllando le emozioni che le innescano. Le emozioni ci mettono letteralmente a nudo agli occhi degli altri. Per quanto si possa diventare bravi a nasconderle infatti, non si riuscirà mai ad annullarne gli effetti fisici. Ecco perché nella terza parte del libro ci concentreremo sui segnali del corpo: imparando a leggerlo come un libro aperto, il corpo è in grado di dirci tutto ciò che le persone a parole provano a nascondere. O magari che non vogliono nascondere, ma non sono in grado di esprimere a parole. Lo stesso vale per le emozioni, che dei cambiamenti corporei sono la causa. Le emozioni seguono il loro percorso, che noi vogliamo o meno; una volta premuto il “pulsante” di un'emozione, è impossibile annullarla. Si può solo tentare di contenere i suoi effetti, anche se la maggior parte delle volte il risultato sarà assolutamente fallimentare. Le emozioni ci forniscono anche un linguaggio universale: molti studi e ricerche hanno indagato la manifestazione delle emozioni nei diversi popoli e culture del mondo, scoprendo che le somiglianze che ci accomunano sono molto più numerose delle differenze che ci dividono (poche, anche se interessanti). Sviluppare una consapevolezza dal punto di vista emozionale è dunque una potente arma in proprio possesso per diventare sempre più in grado di gestire con abilità e destrezza i rapporti interpersonali. Ma quali sono le emozioni dell'essere umano? Si sarebbe tentati di pensare che siano tantissime e che una classificazione sia praticamente impossibile. E invece... sbagliato, le emozioni sono più semplici di quanto pensiamo. È la loro manifestazione e, più che altro, la loro percezione da parte nostra ad essere alle volte difficoltosa. Le emozioni principali sono sei, e sono le seguenti: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Paura Rabbia Tristezza Gioia Disgusto Sorpresa Su di esse c'è consenso da tempo nel mondo scientifico. Recentemente però, un gruppo di neuroscienziati ha deciso di ampliare “ufficialmente” la gamma delle emozioni umane riconosciute: tramite esperimenti e test condotti su un ampio campione di persone, si è riusciti a standardizzare altre 21 emozioni proprie dell'essere umano. L'elenco ampliato e aggiornato delle emozioni ne comprende ora 27, accettate e riconosciute dalla comunità scientifica internazionale. Le 21 emozioni che sono state aggiunte alle 6 originarie sono le seguenti: 1. Ammirazione 2. Adorazione 3. Apprezzamento estetico 4. Ansia 5. Soggezione 6. Noia 7. Imbarazzo 8. Divertimento 9. Dolore empatico 10. Confusione 11. Calma 12. Eccitazione 13. Desiderio ardente 14. Orrore 15. Estasi 16. Nostalgia 17. Amore romantico 18. Interessamento 19. Sollievo 20. 21. Desiderio sessuale Soddisfazione Una gamma molto ampia e che ora è in grado di riflettere appieno le sfumature che caratterizzano tutti i giorni la nostra vita emotiva. Ragioniamo un attimo su questo fatto: 27 emozioni significa anche un numero molto maggiore di potenziali azioni che l'essere umano può compiere sull'onda di tali emozioni. Ecco dunque che la conoscenza delle emozioni umane e la capacità di riconoscerle ci rende potenzialmente in grado di prevedere una vastissima gamma di azioni, di fare previsioni, di capire come gestire al meglio il rapporto con le persone che incontriamo tutti i giorni. Un'ultima osservazione va fatta circa la considerazione delle emozioni. Si contrappone spesso, a torto, l'emozione alla ragione. Si dice spesso che chi reagisce in maniera emotiva non usa la testa. Gli studi scientifici hanno però da tempo smontato questa credenza: le emozioni non sono che una risposta fisiologica e ineliminabile a un avvenimento, un cambiamento nell'ambiente circostante, a cui segue un'azione. Il cervello è assolutamente coinvolto e implicato in questi processi: le emozioni non scavalcano la razionalità, semplicemente il circuito avvenimento-emozione-reazione è talmente veloce ed efficiente che noi non ci rendiamo conto della sua attivazione e, di fatto, spesso non riusciamo a controllarlo. Una impasse da cui si può uscire diventando maggiormente consapevoli delle emozioni e di come agiscono sul nostro cervello. Lo stesso dicasi per come individuare le emozioni e i loro effetti nelle altre persone: dobbiamo slegarci dal giudizio e imparare a decostruire il comportamento altrui, risalendo alle cause dagli effetti, cioè procedendo dalle azioni alle emozioni che le hanno causate. Osservando ciò in maniera analitica saremo in grado di capire le ragioni dietro ad azioni e gesti, ma anche a intuire i valori di quella persona, a tratteggiarne la personalità, a comprendere bisogni e necessità che ne caratterizzano l'esistenza. Ricordate sempre: le emozioni non mentono. E hanno tanto da dire. Conviene dunque ascoltarle e utilizzarle per ricavare una importante quantità di informazioni riguardo alla persona che le esprime. Può fare la differenza tra una conversazione (o un rapporto) che va a buon fine e una che si interrompe incagliandosi su qualche ostacolo. Come riconoscere facilmente le emozioni altrui (anche quando tentano di nasconderle) Abbiamo visto l'importanza delle emozioni e di saperle riconoscere nelle altre persone, al fine di gestire al meglio la comunicazione e modulare azioni e reazioni. Tutti abbiamo una certa dimestichezza con le emozioni, dato che ci conviviamo da sempre, ma essere abituati a percepirle non coincide purtroppo con la capacità di riconoscerle chiaramente. Abbiamo detto inoltre che, seppur le emozioni non si possano annullare, si può fare di tutto per nasconderle: una persona dunque può impegnarsi per celare la manifestazione di una determinata emozione, e questo può rendere difficoltosa la lettura da parte nostra. Inoltre, le differenze individuali tra una persona e l'altra non rendono sempre immediato e semplice il riconoscimento delle manifestazioni emotive. Come dire, siamo abituati a vedere la realtà attraverso i nostri occhi, i nostri filtri, anche emotivi. Parleremo più avanti e diffusamente di come sviluppare la propria capacità di percepire le emozioni altrui. Questa capacità prende il nome di empatia e ci rende in grado di sentire letteralmente ciò che gli altri sentono, di sintonizzarci sulle loro emozioni. In questo capitolo, invece, tratteremo di un argomento tutto sommato più semplice, ovvero come riconoscere e individuare le emozioni che si manifestano in un'altra persona. Ciò dovrebbe renderci possibile capire cosa sta succedendo a livello emotivo in un'altra persona nel momento stesso in cui le stiamo parlando. Gli indicatori delle emozioni Viso Il primo elemento su cui concentrarsi è il viso. Occhi e bocca, infatti, sono quelli che subiscono più fortemente l'influenza delle emozioni. Ci sono significative differenze individuali e anche tra le diverse etnie, ma nessuno di noi può evitare di modificare l'espressione degli occhi (soprattutto per quanto riguarda l'apertura) e della bocca (apertura, piegatura delle labbra) quando prova un'emozione. Tono di voce Anche il tono di voce cambia in relazione alle emozioni provate. Allo stesso tempo, però, spesso il tono di voce viene utilizzato proprio allo scopo di controllare le emozioni stesse, di cercare di imporsi un controllo e di dominare un'emozione che sta diventando troppo forte. Dunque bisogna allenarsi molto per riconoscere queste sottili differenze. Ad ogni modo abituatevi a notare le variazioni del tono di voce e soprattutto a legarle ad altri cambiamenti nello stato fisico della persona. Postura I movimenti e la postura del corpo sono dei grandi indicatori dello stato emotivo di una persona. A livello generale, una postura dritta e aperta indica uno stato di benessere, sicurezza, felicità; al contrario segnali come le spalle cadenti e le braccia conserte sono sinonimo di disagio, noia, contrarietà, a qualsiasi livello (una persona lievemente a disagio non saprà dove mettere le mani e finirà per incrociare le braccia, pur se il suo disagio è molto lieve). Mani Le mani sono un importante elemento da considerare. Emozioni come la tristezza, la noia o la delusione possono portare un individuo a inserire le mani in tasca, mentre una persona indifferente alla situazione che sta sperimentando terrà le mani dietro la schiena. Una persona innervosita e sul punto di arrabbiarsi metterà frequentemente le mani sui fianchi (o anche una sola per tenere libera l'altra mano per gesticolare). Piedi Vale un po' lo stesso discorso fatto per le mani: chi agita o “fa ballare” gambe e piedi è frequentemente nervoso, stressato o ansioso, mentre chi continua a cambiare la posizione dei piedi e cerca quasi di nasconderli uno dietro l'altro potrebbe essere imbarazzato o a disagio. Altri segnali fisici Certi segnali fisici sono indicatori di condizioni emotive particolari: l'arrossamento del viso, il tremolio delle mani, il sudore di viso, palmi delle mani e ascelle, il lieve tremare del corpo intero. Sono tutti segnali che indicano uno stato di alterazione dovuto a una improvvisa reazione di paura, forte imbarazzo o ansia. Questi sono i segnali che dovete abituarvi a notare nelle altre persone. Ci vuole pratica e allenamento, soprattutto per capire quando un segnale è inequivocabile e quando invece può far parte delle caratteristiche peculiari di un'altra persona – c'è chi ride o sorride in una certa maniera e chi in un'altra, chi piange più facilmente e via dicendo – il consiglio è sempre quello di iniziare da persone conosciute e da emozioni certe. Vedete il vostro partner arrabbiato per qualcosa che è andato storto a lavoro? Prendete nota dei segnali fisici che manifesta. Un amico è triste o depresso? Concentratevi su come queste emozioni si manifestano a livello fisico, notate i cambiamenti nella postura, nel modo di muoversi e, ovviamente, anche nelle espressioni facciali. Riconoscere le emozioni universali Per le 6 emozioni universali (paura, rabbia, tristezza, gioia, disgusto, sorpresa) esistono numerosi studi che hanno standardizzato le modificazioni che avvengono soprattutto a livello del volto e delle micro-espressioni facciali. È importante conoscerle in quanto ci permette di partire avvantaggiati, per così dire, con dei punti fermi dai quali muoversi. La variabilità individuale farà sì che ogni persona manifesti queste emozioni universali in maniera lievemente diversa, ma quantomeno esistono degli indicatori chiari e condivisi da cui partire. Sorpresa Questa è l'emozione che si manifesta in maniera più breve di tutte. I suoi segnali a livello del volto sono chiarissimi: sopracciglia sollevate, occhi molto aperti, bocca aperta. L'indicatore dell'intensità di questa emozione è dato dalla bocca: più la persona è sorpresa più la bocca si apre, fino a spalancarsi. Una lieve sorpresa farà solamente sgranare gli occhi, mentre una sorpresa sconvolgente lascerà la persona letteralmente “a bocca aperta”. Rabbia In questo caso, le sopracciglia si abbassano e tendono ad unirsi centralmente, le labbra si assottigliano poiché vengono strette, gli occhi scintillano. La rabbia è un'emozione molto potente ed è difficile da controllare o da nascondere. Ha dei segni premonitori: la mandibola tesa, lo sguardo che si fa duro e fisso, le sopracciglia che si abbassano. Si può imparare a riconoscere questi segnali in modo da aggiustare la conversazione e tentare di controllare l'emozione altrui. Tristezza Al contrario della rabbia, quando una persona prova tristezza solleva involontariamente le sopracciglia (soprattutto nell'angolo interno) e le palpebre superiori, gli angoli della bocca si abbassano leggermente e lo sguardo tende ad abbassarsi e a perdere di intensità. Un consiglio: fingere la tristezza è quasi impossibile poiché è difficile ricreare quella particolarissima espressione di sopracciglia e palpebre, dunque se avete il dubbio che qualcuno sia effettivamente triste controllate quella parte del volto. Paura In caso di paura, le sopracciglia si sollevano ma non si piegano verso l'alto o il basso, si sollevano anche le palpebre superiori e lo sguardo diventa sgranato, la bocca può essere chiusa o leggermente aperta e le labbra si assottigliano. Anche in questo caso, chi finge paura farà fatica a controllare sopracciglia e palpebre dunque controllate questi due elementi. Disgusto Chi prova disgusto arriccia il naso in un'espressione davvero tipica, facilissima da riconoscere. La bocca può subire modifiche: il labbro superiore può essere arricciato e sollevato anch'esso, se il disgusto è forte ciò avviene anche al labbro inferiore. Gioia Molto facile riconoscere un'espressione di vera gioia: bocca e occhi sorridono letteralmente. Le sopracciglia si arcuano e si abbassano, gli occhi si assottigliano, compaiono le classiche rughette sulle tempie e gli angoli della bocca si sollevano all'insù. La bocca può essere o meno aperta. Un sorriso falso, tipico di chi finge gioia anche se non la prova, coinvolge solo la bocca mentre gli occhi e le sopracciglia rimangono uguali a prima: è perciò piuttosto facile da individuare. Come aumentare la propria consapevolezza emotiva e comprendere gli stati d'animo degli altri Numerosi studi hanno dimostrato che l'intelligenza emotiva – una delle tante intelligenze di cui ogni essere umano è dotato, secondo la teoria delle intelligenze multiple – è utile in tanti ambiti diversi, non ultimo quello del lavoro. Lungi dall'essere una cosa riservata alle persone “sensibili”, la consapevolezza emotiva dà una marcia in più in compiti e azioni che apparentemente non hanno nulla di “sentimentale”. L'intelligenza emotiva aumenta i guadagni delle aziende, se vogliamo ridurre la questione ai minimi termini: uomini d'affari dotati di consapevolezza emotiva performano meglio di quelli che ne sono privi, portando le aziende in cui lavorano a conseguire risultati finanziari migliori. Spesso sentiamo parlare di persone che “non hanno sentimenti”, che non sono in grado di capire le altre persone, individui “insensibili” che calpestano desideri e bisogni altrui. Sono tutti modi per indicare persone con una scarsa o scarsissima consapevolezza emotiva. Una cosa diversa dal cinismo o dall'egoismo, che si esprimono con una volontà precisa di non considerare emozioni e bisogni altrui. Le persone con poca consapevolezza emotiva non si rendono proprio conto dei sentimenti degli altri e la maggior parte delle volte nemmeno dei propri. Esiste un modo per porre rimedio a questo problema? Si può lavorare per aumentare la propria consapevolezza emotiva? La risposta è sì. Il percorso per aumentare la propria consapevolezza emotiva, peraltro, è anche piacevole, nel senso che immergersi nel mondo delle emozioni e dei sentimenti altrui è un po' come inforcare sul naso un paio di occhiali dopo una vita passata a non vederci chiaramente. Le informazioni che riusciamo a raccogliere dal mondo circostante una volta che lo approcciamo forti di questa consapevolezza, sono in grado di arricchire la nostra esperienza e le nostre relazioni interpersonali. Vediamo, passo per passo, come fare per diventare maggiormente consapevoli delle emozioni proprie e altrui. Partite da voi stessi. Il primo step per diventare più consapevoli delle emozioni degli altri è riconoscere le proprie emozioni. Chi non è confidente con la propria sfera emotiva non potrà mai esserlo con quella di qualcun altro. Provate a fare caso ai vostri stati d'animo, a come reagite alle situazioni, ma soprattutto chiedete agli altri come vi vedono e provate dunque a diventare consapevoli di emozioni di cui magari non riuscite a rendervi conto. Capire come e perché si provano certe emozioni ci aiuta anche a ridimensionarle e a non farci sopraffare da esse. Imparate a controllarvi. Proprio così: avere il controllo delle proprie emozioni ci rende anche in grado di riconoscerle e individuarle nelle altre persone. Essere in balia delle emozioni non è mai utile, né nei rapporti con gli altri né con noi stessi. Imparate a non reagire immediatamente a qualsiasi situazione si presenti, cercate di essere meno impulsivi e di ascoltare le emozioni che stanno prendendo possesso della vostra mente e del vostro corpo. Fatevi criticare. Cercate una persona delle cui opinioni vi fidate e chiedetele di essere brutale nei vostri confronti. Affrontare il giudizio altrui può far perdere le staffe e farsi trasportare dalle emozioni senza ragionare. Ecco perché è sano allenarsi a farsi criticare: si può cogliere l'occasione per notare cose su sé stessi che non si erano notate, aumentare la consapevolezza delle proprie emozioni nel momento in cui si viene criticati e imparare a gestire e controllare le proprie emozioni. Questo ci aiuterà a metterci nei panni degli altri quando saremo noi i critici altrui, o anche solo gli spettatori di una situazione che non ci vede diretti protagonisti. Sapremo riconoscere le loro emozioni molto più facilmente. Indossate le scarpe di qualcun altro. No, non intendo di scambiarvi materialmente le scarpe, ma di provare a “camminare” nelle scarpe di un'altra persona, ovvero immergervi idealmente nella loro situazione di vita. Immaginate cosa pensa e cosa sente quella persona e poi provate ad utilizzare le informazioni che avete ricavato da questo esercizio per comunicare in maniera più effettiva con la persona in oggetto. Siate specifici riguardo alle sensazioni. Imparate a dare un nome preciso alle emozioni. Siete arrabbiati? Fate un passo ulteriore e chiedetevi perché. Cos'altro provate? Tristezza? Umiliazione? Delusione? Non fermatevi finché non avete dato un nome preciso alla sensazione che state provando. Non dev'essere per forza un'emozione forte e molto coinvolgente, abituatevi a essere specifici circa quello che sentite in ogni circostanza. Fate caso al vostro corpo. Molte emozioni passano sottotraccia. A volte per accorgersi di ciò che si prova è utile far caso alle reazioni fisiche: analizzate la vostra postura, le vostre sensazioni di caldo/freddo, le vostre espressioni facciali o il modo in cui state tenendo gambe e braccia. Ciò vi permetterà di riconoscere più agevolmente le emozioni sottostanti. Interessatevi agli altri. Come si sentono le altre persone? Cosa provano? Non c'è modo migliore che chiederglielo: abituatevi a chiedere agli altri come si sentono. Entrare nel mondo delle loro emozioni, senza farsi coinvolgere eccessivamente, vi aiuterà a sviluppare consapevolezza. Non giudicate frettolosamente. Il giudizio è nemico delle emozioni. Chi giudica in fretta non si prende nemmeno il tempo di analizzare le emozioni altrui (e nemmeno le proprie). Dunque quando sta per uscirvi un giudizio dalla bocca, trattenetevi e provate ad analizzare la situazione chiedendovi cosa prova l'altra persona e cosa provate voi. Cos'è e come si sviluppa l'empatia Mai sentito parlare di empatia? È un termine da “addetti ai lavori” ma nell'ultimo decennio la sua popolarità è stata costantemente in crescita e se ne è iniziato a parlare in diversi contesti. L'empatia è, per così dire, l'evoluzione della sensibilità emotiva: è la capacità di comprendere come si sentono gli altri e condividere con noi stessi le loro emozioni. E perché è tanto importante, forse vi chiederete? L'importanza dell'empatia è cresciuta progressivamente man mano che crescevano le prove riguardo la sua funzione strategica per il successo personale. Empatia e successo personale, è lecito chiedersi cosa c'entrino uno con l'altro. Il filo logico è semplice da seguire: con un alto livello di empatia è più facile leggere le persone, comprendere i loro sentimenti e prevedere il loro comportamento, ciò porta inevitabilmente a conseguire un maggiore successo nelle relazioni interpersonali, di qualsiasi tipo esse siano (personali, amorose, di lavoro e via dicendo). Ma sviluppare l'empatia non è solo funzionale a ottenere più successo nelle relazioni interpersonali. È un po' come guardare la realtà attraverso un caleidoscopio: il mondo in cui viviamo di colpo si colora, in quanto la capacità di comprendere e sentire emozioni e sentimenti altrui rende tutto più ricco, più vivido, più emozionante. L'empatia però, purtroppo, presenta anche un lato negativo. Più si diventa capaci di sintonizzarsi sui sentimenti delle altre persone, più può diventare difficile lasciare il carico emotivo fuori dalla porta di casa, per così dire. Essere più empatici porta con sé tanti vantaggi ma anche il dovere di imparare a regolare il flusso emotivo in entrata. Non si può infatti rischiare di finire schiacciati dal peso delle emozioni e dei sentimenti altrui; bisogna trovare il modo di filtrare il vissuto emozionale delle altre persone, imparare a viverlo con partecipazione ma al contempo con un certo salutare distacco. La regolazione emotiva fa parte del percorso per sviluppare la propria capacità empatica: si nasce più o meno predisposti per l'empatia, ma è una dote che tutti possono imparare a coltivare e sviluppare nel tempo. Il presupposto imprescindibile è la consapevolezza emotiva, che abbiamo affrontato nel capitolo precedente; saper riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri è proprio il punto di partenza. A un gradino superiore troviamo appunto la regolazione emotiva, ovvero la capacità di gestire e controllare prima le emozioni proprie, in seguito quelle altrui. Può sembrare che stiamo sconfinando nel territorio ambiguo della manipolazione, ma l'espressione “gestione delle emozioni altrui” non vuole rimandare a questo. Un'empatia sviluppata può renderci in grado di assecondare al meglio le emozioni altrui, può farci capire cosa fare, quando farlo e come farlo, al fine di raggiungere la massima collaborazione con la persona che abbiamo di fronte, evitando scontri e incomprensioni. In questo senso dunque l'empatia aumenta la nostra capacità di gestire i rapporti attraverso la conoscenza delle emozioni altrui. Ma l'empatia può fare molto di più: può farci guardare la realtà attraverso le lenti di qualcun altro. Quando siamo capaci di immedesimarci non solo con la testa e la ragione, ma anche con la “pancia” e i sentimenti nei panni di qualcun altro, lì avviene la vera magia. Perché a quel punto tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per leggere il comportamento dell'altra persona, le abbiamo a portata di mano. Prevedere azioni e reazioni, capire come comportarsi o cosa dire, tutto risulterà più facile (inoltre, guardare il mondo da una prospettiva diversa è sempre e comunque istruttivo). Facciamo un passo in più e... l'empatia si rivela ancora più utile. Al più alto grado, infatti, essa ci consente di avere realmente a cuore la situazione e i bisogni di un'altra persona. A quel punto sarà ancora più facile agire: non si tratterà nemmeno più di pensare e progettare cosa fare e cosa dire, poiché ciò ci verrà spontaneo. Questo è il massimo grado di empatia che si può raggiungere: quando non è nemmeno più necessario pensare a come soddisfare le necessità dell'altra persona, semplicemente perché l'immedesimazione è tale che ci consente di saperlo in maniera intuitiva. Bello, vero? Certamente non facile, vi verrà da pensare. Eppure, nemmeno poi così difficile... seguendo i consigli di seguito esposti. Fate in modo che gli altri si aprano con voi Come? Essendo sinceri e incoraggianti quando esprimete un'opinione. Le persone apprezzano onestà e sincerità al massimo grado, anche se può non sembrare che amino sentirsi dire la verità, danno un grande valore a chi ha il coraggio di farlo. Quindi siate sempre sinceri, onesti e gentili: anche per esporre le proprie critiche non è mai necessario essere offensivi o brutali. Quando è il caso, non perdete occasione per complimentarvi con una persona. Siate incoraggianti e non risparmiate i complimenti. L'importante è che siano sinceri e che non siano esasperati. Anche in questo caso, le persone saranno più disposte ad aprirsi con voi, in quanto sentono di potersi fidare e di essere al sicuro. Accettate le opinioni diverse dalle vostre Non c'è modo migliore per allargare i propri orizzonti che quello di conoscere realtà e visioni diverse dalla propria. Ci permette di entrare in contatto con ciò che è diverso da noi, con sentimenti e opinioni diverse. Approcciate sempre le altre persone con umiltà e accettate la loro visione del mondo, anche se molto diversa dalla vostra; non significa rinunciare alla vostra unicità ma accettare il fatto che ognuno di noi è diverso e vede la realtà in maniera diversa. Da questo punto di partenza sarà più facile accorgersi che esiste un mondo di pensieri, emozioni e sentimenti altrui tutto da conoscere. Siate disponibili all'ascolto Il modo migliore per entrare in contatto con il mondo emotivo delle altre persone è... essere disponibili a farlo. Il contrario esatto dell'empatia è l'autoreferenzialità: chi pensa solo a sé stesso e vede solo sé stesso, difficilmente riuscirà a comprendere l'universo altrui. Dunque ascoltate le altre persone con sincero interesse, è il modo migliore e più veloce per imparare a comprendere e “maneggiare” le loro emozioni. Oltretutto, come abbiamo già avuto modo di vedere, è anche il modo migliore per fare in modo che le altre persone si aprano. Interessatevi alle storie altrui Diventare più empatici significa diventare più abili a comprendere il vissuto emotivo delle altre persone. Quale modo migliore per farlo di chiedere direttamente alle persone di parlarcene? Lo step successivo all'ascolto è quello di essere disposti a conoscere davvero emozioni, pensieri e sentimenti delle altre persone. Potrebbe non essere facile, potrebbe essere faticoso dal punto di vista emotivo, ma bisogna passarci attraverso, confrontarsi con le emozioni altrui per comprenderle e capire come averci a che fare, evitando di accumulare stress. Siate presenti e date il vostro supporto Come fare per far sì che gli altri si fidino, si aprano e ricerchino la nostra opinione? Siate presenti. Anche solo con un piccolo gesto, o una telefonata. E fate sempre il tifo per le persone che vi stanno a cuore. Gesti piccoli o piccolissimi possono fare la differenza. Letteralmente. Sentire la presenza, il supporto e l'attenzione di qualcuno nel momento del bisogno ci farà capire che di quella persona ci possiamo fidare, che su di lei possiamo contare. Aprirsi con quella persona sarà la logica conseguenza. Come far leva sulle emozioni altrui con la comunicazione Sviluppare l'empatia può essere molto utile anche a livello comunicativo. Il linguaggio verbale è uno “spazio” in cui possiamo applicare tutto ciò che abbiamo imparato riguardo alla gestione delle emozioni, proprie e altrui, per portare la conversazione a un altro livello. Un livello diverso di efficacia: raggiungere i propri obiettivi sarà decisamente più facile una volta che si smette di scontrarsi con il muro delle emozioni e dei sentimenti altrui, e si inizia a capire quali “pulsanti” schiacciare per ottenere determinate reazioni. Possiamo fare ciò attraverso due tecniche molto efficaci: l'ascolto attivo e il rispecchiamento empatico. Un buon discorso nasce ovviamente da un buon ascolto. Ascoltare non è sufficiente; si tratta di ascoltare nella maniera giusta. Dunque per capire come poter agire con il linguaggio emotivo, prima bisogna raccogliere la giusta dose di informazioni riguardo alla situazione e alla persona. Bisogna cioè ascoltare attivamente , facendo caso a come una persona dice qualcosa oltre che a cosa dice. Queste sfumature, inflessioni, espressioni, reazioni quasi impercettibili costituiscono il corollario al discorso e sono importantissime per svelare il mondo emotivo di quella persona in quel momento. Forse è arrabbiata ma sta cercando di celare questo sentimento, magari cerca di nascondere la tristezza dietro parole apparentemente positive o, viceversa, fatica a esprimere una felicità che percepisce in maniera molto forte. Capire ciò ci consegna il primo strumento a nostra disposizione per far leva sulle emozioni altrui tramite il linguaggio: le informazioni. In secondo luogo ci si può servire di una nota e utilizzata tecnica, quella del rispecchiamento empatico . Si tratta proprio di trasformarsi in uno specchio delle emozioni della persona che si ha davanti, ovviamente dopo essere riusciti a intercettarle. Una volta indossati i panni dell'altra persona, si può provare a verbalizzare ciò che l'altra persona sente, per aiutare lei a capire come si sente e a darci giuste indicazioni, noi a precisare le intuizioni raccolte nella fase di ascolto attivo. Se abbiamo davanti una persona arrabbiata non si tratta di arrabbiarsi a nostra volta, ma di verbalizzare quanto notato: “ti sento arrabbiato, guarda come stringi i pugni” ad esempio, o ancora “devi proprio essere pieno di rabbia”. Queste semplici osservazioni produrranno due risultati: faranno capire all'altra persona che ci siete, che avete capito, che di voi si possono fidare; permetteranno all'altra persona di confermare o di smentire le nostre supposizioni, consentendoci di aggiustare il tiro. Si possono usare domande o affermazioni per rispecchiare lo stato emotivo di una persona. Si può anche, in minima parte, rispecchiare i suoi gesti, la sua postura o la sua scelta di vocaboli, avendo cura però di rimanere credibili e di non scadere nel ridicolo. Questo “mimare” lo stile e l'approccio di una persona può contribuire a farla sentire più accolta e al sicuro. È tassativo evitare critiche o giudizi: non è questo lo scopo e fare ciò può portare al blocco immediato del canale di comunicazione con l'altra persona. Un altro errore da evitare è quello di mostrarsi interessati nelle intenzioni ma non rispecchiare ciò nel linguaggio. Una persona che utilizza frasi fatte, espressioni generiche e modi di dire sempre validi non riuscirà mai a far leva sulle emozioni altrui. Per riuscire a colpire nel segno bisogna puntare dritti al centro del bersaglio: essere cioè altamente specifici, dire (poche) cose pertinenti, far cioè capire all'altra persona che abbiamo ascoltato e che stiamo parlando per lei, non per dare aria alla bocca o parlarci addosso. Come contorno al discorso, ricordiamoci di dare dei segnali di presenza e di comprensione all'altra persona mentre essa parla: annuire con la testa, sorridere quando è il caso, guardare brevemente l'altra persona per mostrarle la nostra comprensione e il nostro supporto, sottolineare le emozioni che le sue parole suscitano in noi con le espressioni del viso. Sono tutti segnali di contatto e sono utilissimi per far capire all'altra persona che siamo presenti e attenti a ciò che dice. Tecniche di persuasione emotiva Ora che abbiamo capito come aumentare la nostra consapevolezza emotiva e come sviluppare l'empatia, siamo pronti a poter agire sulle emozioni degli altri. O meglio, sfruttando le emozioni degli altri. La persuasione si serve della comunicazione (verbale e non verbale) per far leva sulle emozioni altrui e aiutare così la persona che la applica a raggiungere i propri scopi. Stiamo ovviamente parlando di scopi etici, benefici, reciprocamente vantaggiosi: se convinco una persona ad assumermi è perché penso di essere adatto per quel lavoro, così come nel momento in cui persuado qualcuno ad acquistare il mio prodotto so che gli porterà un vantaggio. Agire in maniera non etica sarebbe in definitiva controproducente (la persona capirebbe che le ho rifilato un “bidone” e non un prodotto davvero utile, il capo si accorgerebbe che non sono in grado di svolgere il lavoro). Ecco perché, fatta questa premessa, non mi preoccuperò più di ribadire che il fine deve sempre essere etico. Per far leva sulle emozioni altrui serve ovviamente grande consapevolezza emotiva. Ed essere empatici certamente aiuta. Una volta messo a fuoco l'obiettivo, saremo dunque in grado di usare le tecniche giuste per suscitare emozione nell'interlocutore. E l'emozione porta all'azione, come abbiamo visto in precedenza. Il nostro obiettivo dunque è quello di persuadere qualcuno a compiere un'azione, attraverso il ricorso a una risposta emozionale da parte sua. Usate parole intense Il modo migliore per suscitare emozioni in chi vi ascolta è scegliere accuratamente dei termini particolarmente intensi da usare opportunamente. Le parole si portano con sé le emozioni, numerose ricerche hanno dimostrato che l'utilizzo di termini “forti” aumenta la predisposizione ad ascoltare e a farsi persuadere nelle persone. Parole intense e ricche di emozione attirano l'attenzione e aprono la strada alla reazione emotiva che si desidera provocare. Il modo migliore per comunicare in maniera intensa è quello di trasmettere la propria passione a chi ascolta. Una passione genuina, trasmessa senza filtri, riesce a colpire nel segno e si servirà, per la comunicazione, di parole dalla forte carica emotiva. Incuriosite, create aspettativa L'uomo è curioso per natura e la curiosità è una forte motivazione per le sue azioni, in qualsiasi campo. Una comunicazione in grado di destare curiosità porterà naturalmente gli ascoltatori a volerne sapere di più. E, per farlo, potrebbero dover compiere l'azione che vogliamo persuaderli a fare. Anche creare aspettativa è una tecnica ideale per suscitare emozioni nelle persone che ci ascoltano: attraverso lo story telling, ovvero il racconto come mezzo di comunicazione, si può creare una forte aspettativa nell'altra persona, ottenere la sua attenzione e dunque predisporla a desiderare di ascoltarci. ...Cosa rischiate di perdere? A nessuno piace perdere. E soprattutto a nessuno piace perdere un'ottima occasione. Dunque, la strategia di ingolosire le persone al fine di persuaderle a compiere un'azione è sempre una delle più valide. Facciamo un esempio: volete persuadere un amico a passare una giornata fuori città assieme a voi. Una comunicazione persuasiva che fa leva sulle emozioni potrebbe essere giocata su una descrizione abbastanza approfondita (non troppo, il perché lo vedremo nel paragrafo seguente) di ciò che lo aspetterà nella giornata da passare insieme. Fate trapelare qualche dettaglio e, se riuscite a suscitare la sua curiosità, fate leva sulle emozioni che insieme proverete se farete quella o quell'altra cosa. Quando perdiamo un'occasione preferiamo non sapere quanto abbiamo perso. Dare la percezione di ciò a una persona fa scattare in lei una forte reazione emotiva. Il fascino del mistero Questa tecnica è strettamente legata a quelle che fanno ricorso alla curiosità. Se decidete di servirvi del mistero, create aspettativa in maniera molto accurata al fine che l'oggetto di tanta aspettativa rimanga misterioso. Sentirsi all'oscuro di qualcosa porta le persone ad agire perché fa leva su alcune tre le più forti emozioni. Dunque questa è una tecnica di persuasione da calibrare con attenzione. Il potere della solidarietà Avete mai notato che risposta ampia ottengono le iniziative di solidarietà o beneficenza in cui basta 1 euro per sostenere una causa? È perché alle persone piace sentirsi “buone”. Per fortuna, ci piace aiutarci l'un l'altro. Se volete muovere la volontà di molte persone, fate leva sul loro istinto di solidarietà. Offrite una prospettiva che consenta loro di sentirsi di aiuto per qualcosa o qualcuno. È un tasto emotivo che si può spingere con sicurezza perché la reazione positiva delle persone è quasi sempre assicurata. Come avete potuto notare, in nessun caso si fa menzione di tecniche di comunicazione che fanno leva su emozioni negative. Paura, ansia, vergogna, imbarazzo devono assolutamente rimanere fuori dallo spazio comunicativo tra noi e l'altra persona se il nostro scopo è influenzarla, persuaderla a compiere un'azione o a sposare un'idea. Con la paura non si va da nessuna parte: si ottengono risultati che sembrano efficaci al momento, ma che ci si ritorceranno contro nel medio e lungo periodo. La paura non può mai essere una leva emotiva. Una persona spaventata agirà, sicuramente, ma non lo farà perché vuole seguire noi, lo farà per evitare qualcosa. Che, nel peggiore dei casi, siamo proprio noi o le idee di cui siamo portatori. Dunque tenetevi sempre alla larga dalle emozioni negative e se vi accorgete che state entrando in un territorio minato, semplicemente e senza sottolineare la cosa spostate il discorso verso un'altra direzione. L'ultimo consiglio per persuadere emotivamente qualcuno dunque è questo: siate sempre positivi. Le persone aspirano a star bene e seguiranno molto volentieri una persona che è portatrice di benessere. PARTE TERZA Linguaggio del corpo Analizzare le persone velocemente è possibile? Non sarebbe bello poter capire in anticipo cosa le persone stanno per fare? Intuire i loro pensieri ed essere in grado di prevedere la loro prossima mossa. Tutto questo, ovviamente, senza parlare. Sarebbe bello e anche molto utile, in quanto ci permetterebbe di trarre il meglio da ogni situazione interpersonale. Evitare conflittualità inutili, fraintendimenti, riuscire a raggiungere i propri scopi. E, certamente, anche sentirsi più sicuri nell'approccio alle altre persone. Peccato che nessuno ci dia un manuale segreto con i contenuti della mente delle persone. Però esiste qualcosa di molto simile, un “libro” che si può imparare a leggere per ricavarne quante più informazioni utili possibile. Quel libro è il corpo delle altre persone e imparare a leggere i segnali che esso manda, continuamente e la maggior parte delle volte involontariamente, è utilissimo per portare a un altro livello le proprie interazioni sociali. Ma è davvero possibile leggere in maniera veloce il linguaggio del corpo di un'altra persona? La risposta è sì, ma ci vuole tanto allenamento. Bisogna sapere cosa guardare, come guardarlo, come valutarlo. Ed essere in grado, infine, di avere uno sguardo d'insieme che unisca per così dire tutti i puntini, al fine di evitare fraintendimenti. A conferma di ciò posso dirvi che i servizi segreti da tempo utilizzano tecniche di lettura del linguaggio del corpo durante gli interrogatori. La cosa più difficile è forse dividersi tra la comunicazione verbale e quella non verbale: spesso le parole che una persona pronuncia possono andare in direzione opposta rispetto a quello che il suo linguaggio del corpo comunica. Ciò non è inusuale. Sta a noi, allora, imparare a ragionare su due livelli, analizzando in contemporanea entrambi i messaggi, confrontandoli per individuare eventuali punti di debolezza. A livello generale, per analizzare velocemente una persona basandosi sul linguaggio del corpo si può seguire uno schema che mette in ordine di importanza i vari segnali. • Occhi: sono la prima cosa da guardare. Ci possiamo concentrare sull'espressione degli occhi (approfondiremo in seguito questo argomento) e delle sopracciglia e sulla direzione dello sguardo. Inoltre, è utile notare se lo sguardo è più o meno sostenuto (la persona ci guarda dritto negli occhi continuamente? O al contrario rifugge il nostro sguardo?). • Espressioni del viso: le espressioni che disegnano il viso sono un universo a sé, molto affascinante, che approfondiremo nei prossimi capitoli. Una volta interpretato lo sguardo, cerchiamo altri segnali rivelatori all'interno del viso. I punti da osservare sono bocca, naso e sopracciglia. • Postura e gesti: dopo il viso passate al corpo intero. La persona ha una postura rigida o rilassata? Composta o trasandata? Si pone sicura e aperta verso il mondo o al contrario sembra quasi ripiegarsi su sé stessa? Cercate segnali particolari, elementi che vi colpiscono. Anche per quanto riguarda i gesti: notate se la persona gesticola animatamente, muove di continuo la testa o si tocca frequentemente i capelli, intreccia le dita delle mani o batte un piede per terra, insomma fate caso a tutto ciò che può saltare all'occhio. • Distanze: questo è l'elemento forse più difficile da valutare. Lo approfondiremo in seguito, ad ogni modo fate caso a come una persona gestisce la distanza interpersonale con l'altra persona e il contatto fisico. Avrete forse già intuito che leggere il linguaggio del corpo... non è affatto semplice. Vediamola così, potete iniziare con una più o meno lunga fase di apprendimento, in cui il vostro unico scopo non è tanto imparare a interpretare il linguaggio del corpo altrui ma semplicemente notarlo e classificarlo. Imparate e distinguere le espressioni, le microespressioni, i modi di guardare, le posture, i molti movimenti che le persone fanno mentre parlano anche se non se ne rendono conto (con testa, braccia, gambe, mani e piedi). Il vostro unico scopo deve essere quello di raccogliere quanti più dati possibile. Nella seconda fase, cominciate a notare similitudini e differenze tra le varie persone e a ricercare nessi di causa-effetto. Ad esempio: il capo era molto nervoso oggi in riunione quindi continuava a tamburellare con le dita mentre ascoltava i suoi collaboratori parlare. O ancora: Paolo ha preso un brutto voto a scuola oggi, per questo motivo teneva lo sguardo basso e aveva gli angoli della bocca rivolti leggermente all'ingiù. Man mano che diventerete esperti, noterete da soli che i tempi di analisi si ridurranno e voi diventerete più abili a capire quali cause possono aver prodotto determinati effetti a livello corporeo. Vediamo ora invece quali possono essere gli ostacoli alla lettura del linguaggio del corpo di una persona: • Etnia: culture ed etnie diverse dalla nostra possono utilizzare in maniera parzialmente differente il linguaggio del corpo, soprattutto per quanto riguarda sguardo, sorriso e distanze interpersonali. Se vi trovate di fronte a una situazione ambigua (un segnale per voi sempre molto chiaro ma che di colpo sembra di segno opposto) considerate questo aspetto. Pensiamo anche solo all'Italia e al fatto che tra Nord e Sud ci siano differenze sostanziali nel valore che si dà alla distanza interpersonale e al contatto fisico. • Disabilità: persone con disabilità possono inviare segnali corporei difficili da decifrare. E non per forza si deve trattare di disabilità fisiche: anche le disabilità intellettive possono portare le persone a servirsi della comunicazione corporea in maniera del tutto peculiare. • Differenze individuali: questo è l'elemento che può più facilmente trarre in inganno. Persone diverse possono comunicare in maniera differente. Solitamente certi segnali ed espressioni sono universali, ma ci sarà sempre l'eccezione che conferma la regola, ovvero quella persona che li utilizza (o li interpreta) in maniera diversa o opposta. Può aiutare conoscere la personalità dell'altra persona. • Contesto: certi segnali corporei assumono un significato solo una volta calati nel contesto in cui sono stati emessi. Dunque ricordatevi sempre di considerare le persone come inserite in un dato contesto (ambientale, situazionale, ma anche emotivo), altrimenti il rischio di capire “Roma per toma” è molto alto. Si può ovviare a questo problema ricordandosi di farsi un'idea del contesto prima di procedere ad analizzare e interpretare i segnali che una persona sta inviando con il linguaggio del corpo. Per concludere, quindi, analizzare le persone velocemente è possibile ma bisogna fare molta pratica prima di essere in grado di interpretare correttamente i segnali che le altre persone continuamente ci inviano. Ci sono situazioni più ideali di altre per fare questo tipo di pratica: quando si è in una sala d'attesa, ad esempio, c'è tutto il tempo per osservare con discrezione il linguaggio del corpo delle altre persone presenti. Con una sufficiente pratica, leggere i segnali del corpo diventerà un'abitudine involontaria: è allora che questa abilità darà i suoi frutti migliori. Come leggere il linguaggio del corpo altrui Postura, pose, gesti... Con il corpo comunichiamo molto e la cosa interessante è che per la maggior parte delle volte non siamo consapevoli di ciò che stiamo comunicando. Un fattore importantissimo nel momento in cui ci mettiamo dall'altra parte, ovvero dalla parte di chi utilizza questi segnali involontari per capire qualcosa di più riguardo alla personalità, lo stato d'animo, le emozioni e i pensieri di chi si trova davanti. Il corpo non mente: lo sa bene chi prova a controllarlo, poiché a meno di essere dei campioni di questa “disciplina”, si è destinati al fallimento. Ecco allora che abbiamo un canale molto importante a cui approvvigionarci per carpire informazioni sulle altre persone. Per interpretare lo stato d'animo o la personalità di una persona guardando il suo corpo, la cosa più semplice e veloce da fare è far caso alla sua postura. Ovvero, a come sta in piedi o seduta. Sono sostanzialmente quattro le posture che il corpo può assumere quando la persona è in piedi: • Neutra: la schiena è dritta, testa e collo anche. La persona è probabilmente rilassata. Questa postura è, come dice la parola, neutra: ovvero non ci dà nessuna indicazione particolare circa lo stato emotivo della persona. • Curva: la persona ha la schiena leggermente incurvata in avanti, le spalle che tendono a chiudersi, la testa anch'essa si rivolge verso il basso più o meno leggermente. La persona è probabilmente triste, scoraggiata, depressa, delusa (per verificare ciò dovremo far caso anche ad altri segnali, soprattutto relativi alla mimica facciale, ne parleremo nei prossimi capitoli). • Inclinata: è la tipica posizione di chi si protende in avanti e verso il basso, per parlare a un bambino o a un animale domestico. Ma non solo, anche quando ci rivolgiamo a una persona che ci sta simpatica o che ci piace tendiamo a inclinarci verso di essa, frontalmente o lateralmente. Due teste e due corpi che convergono, insomma, indicano piacere e simpatica reciproca. La postura inclinata dunque può indicare uno stato interiore di simpatia, piacere, buona disposizione. • Eretta: la tipica posizione a schiena ben dritta, testa e mento alti e, molto probabilmente, mani sui fianchi. Questa posizione ci dice che la persona è molto sicura di sé e vuole dominare la situazione (o le altre persone). La persona potrebbe anche avere le gambe divaricate. Passiamo ora ad analizzare alcuni gesti e movimenti del corpo che sarà capitato a tutti noi di vedere numerose volte nella vita. Sono l'equivalente delle espressioni facciali per quanto riguarda il corpo, ed è molto importante imparare ad associare a ogni gesto o movimento un significato – pur, come già detto, in considerazione delle differenze individuali. • Alzare le spalle: partiamo da un gesto di facile interpretazione. Quando una persona alza le spalle (“fa spallucce”) vuole significare che non sa nulla riguardo a ciò che le è stato chiesto, che è estranea ai fatti, che vuole essere estranea ai fatti. Il gesto è di solito accompagnato dall'esposizione dei palmi delle mani, sollevati in alto, e da un'alzata di sopracciglia (segnali che sottolineano la portata del gesto). • Mostrare i palmi delle mani: mani aperte e mani visibili sono un universale segnale di non conflittualità, sincerità e onestà. • Puntare il dito a pugno chiuso: le persone che indicano in questa maniera, e che magari lo fanno spesso, denotano desiderio di dominare la situazione e/o le altre persone. È un segnale piuttosto aggressivo e viene recepito generalmente male dalle altre persone. Se invece il dito è puntato verso l'alto, la persona intende richiamare l'attenzione e trasmettere autorità alle sue parole. • Occupare lo spazio con braccia e gambe: avete presente che gesto fanno gli sportivi quando tagliano vittoriosi il traguardo? Alzano le braccia a “V” nel cielo, ovvero cercano di espandersi, per così dire, nello spazio. È un segnale inequivocabile di potere e leadership. Lo stesso dicasi per chi divarica molto le gambe quando sta fermo in piedi. • Fare dondolare una gamba: le persone che fanno questo gesto sono agitate interiormente. Quanto più non riescono a controllarsi, tanto più sono agitate. • Accavallare le gambe: è una posizione comoda, lo sappiamo tutti, ma nell'ambito di una conversazione indica chiusura nei confronti dell'altra persona e probabilmente rifiuto di ciò che essa sta dicendo/proponendo. È un atteggiamento difensivo e che segna una scarsa disponibilità alla collaborazione. • Incrociare le braccia: vale lo stesso discorso fatto al punto precedente. Questo gesto segnala proprio chiusura, tanto più se la persona stringe anche le mani in un pugno. • Tenere le braccia dietro la schiena: in questo caso le braccia unite dietro il corpo sono un segnale di sicurezza e di autorità. • Tenere un braccio davanti al corpo: è un segnale che mostra un tentativo di difesa, di protezione dall'altra persona o dalla situazione. • Grattarsi o toccarsi il naso: si ritiene che sia il segnale di una persona che sta mentendo. Ad ogni modo, se non sta mentendo sta comunque esagerando con le parole, e ne è consapevole. • Grattarsi il collo: è un segnale da leggere come incertezza, la persona che lo fa probabilmente non è sicura di qualcosa che sta ascoltando o dicendo o ha dei dubbi. • Mettere le mani in tasca: è un segnale universale di noia. Può segnalare anche un più o meno blando disinteresse per ciò che l'altra persona sta dicendo o per la situazione. • Stringere le ginocchia: se una persona mentre è seduta si stringe le ginocchia con le mani, è a disagio nella situazione. • Grattarsi il braccio/la spalla: se questo gesto viene effettuato con la mano opposta, segnala nervosismo e, in alcuni casi, disagio. • Cingersi un braccio: se una persona si cinge il braccio sinistro con quello destro (o viceversa), sta tentando di proteggersi. Questo segnale può essere dunque letto come un segnale di nervosismo. • Gambe divaricate da seduti: chi si siede a gambe molto aperte (è generalmente un gesto maschile) segnala arroganza, desiderio di potere e di conquista delle altre persone. • Ginocchia puntate verso una persona: se una persona si siede, accavalla le gambe e rivolge le ginocchia verso una persona in particolare, sta segnalando interesse verso quella persona. Come individuare e decifrare le microespressioni del viso Nella seconda parte di questo libro ci siamo occupati delle emozioni e di come queste causino una varia serie di espressioni sul nostro viso. Già imparare a decifrare le espressioni principali relative alle emozioni universali è molto utile, può renderci più consapevoli emotivamente e facilitare le relazioni interpersonali. La marcia in più però la si mette quando si comincia a interessarsi alle microespressioni del viso. Micro perché sono piccole ma anche perché sono davvero brevi: durano circa un venticinquesimo di secondo. La prima domanda che una persona dovrebbe porsi è quella riguardo a chi sia stato in grado di notare per primo queste microespressioni. La risposta ha il nome di Paul Ekman, psicologo tra i più famosi e apprezzati al mondo, grandissimo studioso delle emozioni. Egli è il teorizzatore dell'origine biologica delle emozioni: tutti esprimiamo le emozioni nella stessa maniera poiché le espressioni del volto dipendono dai movimenti dei muscoli facciali, e questi movimenti hanno origine nei geni. Ekman è riuscito a classificare la bellezza di diecimila espressioni umane. Studiando popoli di varie etnie è poi riuscito a generalizzare le sue scoperte. Nel corso degli anni si è interessato sempre di più alle microespressioni in quanto movimenti assolutamente involontari dei muscoli del viso, causati appunto dalle emozioni sottostanti. Ora avrete forse intuito perché è così importante imparare a individuarle e decifrarle: essendo risposte involontarie al manifestarsi di un'emozione, possono dirci cosa sta veramente provando l'altra persona. Gli studi di Ekman sono perciò strettamente correlati a quelli sulla menzogna: fu sempre lui a dichiararsi certo del fatto che è sempre possibile capire se una persona sta mentendo, se si è in grado di leggere le sue microespressioni. L'unica difficoltà è appunto la fugacità di queste microespressioni, il che rende molto difficile individuarle. Come punto di partenza c'è però una regola generale: bisogna prestare attenzione a ciò che è diverso dalla norma. Dal momento che abbiamo già visto quali sono le espressioni relative alle emozioni universali, ci concentreremo in questo capitolo su quelle microespressioni molto significative che dobbiamo allenarci a individuare quando si presentano. • Rughe intorno agli occhi/sotto le palpebre: accompagnano inequivocabilmente e inevitabilmente l'espressione di gioia vera, un sorriso sentito e sincero. Dunque, se mancano, la persona sta con tutta probabilità fingendo il sorriso (e l'emozione di gioia). • Sorriso asimmetrico: un altro elemento da notare in un sorriso è la simmetria. Chi prova veramente un'emozione di gioia o felicità ride in maniera uguale con entrambe le metà del viso. • Sopracciglia alzate: un'alzata di sopracciglia fugace ma ben riconoscibile? La persona prova sorpresa, preoccupazione o forse anche paura. • Labbro sollevato solo da un lato: è una microespressione che indica disprezzo per l'altra persona o per la situazione. • Rughe verticali tra le sopracciglia: si formano quando una persona prova rabbia. Fateci caso se una persona non esterna la rabbia ma temete che stia dissimulando una finta calma. • Rughe orizzontali sulla fronte: indicano che l'emozione provata è la paura. Sappiamo che possiamo fidarci delle microespressioni facciali. La loro manifestazione è involontaria da parte delle persone, le microespressioni rispondono alle emozioni e non alla volontà delle persone. Siccome questo discorso è intrecciato con quello della comprensione dei segnali che una persona manda quando sta mentendo, vediamo brevemente anche quali microespressioni del viso e del corpo devono farci allertare riguardo alla possibilità che la persona con cui stiamo parlando stia mentendo: • Sguardo negli occhi prolungato: non è naturale mantenere lo sguardo fisso negli occhi dell'altra persona troppo a lungo. Se una persona mentre vi parla o vi dice una frase in particolare insiste con il guardarvi negli occhi, è possibile che vi stia mentendo e che lo faccia proprio per non destare alcun sospetto in voi. • Mascella contratta: una involontaria contrazione della mascella è sintomo di stress. Dunque se mentre parlate una persona vi appare con la mascella contratta e, magari, con la fronte aggrottata, significa che la situazione per qualche motivo la stressa. Magari sta pensando a come mentirvi? • Parte superiore del viso inespressiva: se una persona si dichiara triste a parole e ha gli angoli della bocca visibilmente piegati verso il basso, voi controllate comunque le sopracciglia. Le espressioni di occhi e sopracciglia sono difficilissime da dissimulare. Una persona realmente triste avrà gli angoli interni delle sopracciglia spostati verso l'alto e verso l'interno. • Toccarsi il viso: se la persona con cui state parlando continua a toccarsi il viso, è quasi certamente nervosa. Per “soffocare” il nervosismo infatti ci tocchiamo brevemente il viso o la pelle del corpo con le mani. • Tirarsi il lobo di un orecchio: se una persona si tira il lobo di un orecchio mentre le parlate è indecisa su ciò che deve dire o rispondere. • Stringersi un polso: una persona che si stringe il polso con l'altra mano è preoccupata o in ansia. • Annuire lentamente: annuire con la testa è universalmente un modo per dire “sì”, ma se la persona a cui avete fatto una domanda annuisce piuttosto lentamente potrebbe star mentendo circa il suo essere d'accordo. I segnali oculari Che gli occhi siano lo specchio dell'anima lo sappiamo un po' tutti, giusto? Al di là di questo famoso detto, è stato provato da ricerche e studi scientifici che i movimenti oculari sono in relazione con l'attività cognitiva. La scoperta risale alla fine dell'Ottocento, ma nel secolo scorso gli inventori della PNL (Programmazione Neuro Linguistica) approfondirono il concetto e furono in grado di catalogare, per così dire, i movimenti oculari. Non solo i movimenti oculari sono di interesse per chi aspira a leggere il linguaggio del corpo di un'altra persona. L'espressione degli occhi è in stretta relazione con lo stato emotivo di una persona, dunque analizzando attentamente il suo sguardo in un dato momento potremmo farci un'idea di come si sente interiormente. Sarebbe molto utile durante un primo appuntamento, sia esso di lavoro o amoroso, non pensate? Gli esperti ritengono che una precisa lettura dei segnali oculari di una persona ci potrebbe far capire in pochi istanti quali emozioni e quali sentimenti si manifestano dentro di lei in quel preciso istante. Il presupposto da cui partire è che tutti, anche se non ce ne rendiamo conto, muoviamo gli occhi mentre pensiamo. Fateci caso. Pensate a cosa avete fatto ieri, a qual è il vostro colore preferito, immaginate il vostro cane con un mantello zebrato o cercate di ricordarvi nomi e cognomi dei vostri compagni della scuola elementare... Ecco, vi sarete accorti che mentre facevate ciò muovevate gli occhi a destra, sinistra, in alto e in basso. Come detto prima, per nostra fortuna qualcuno si è occupato di classificare questi movimenti e quindi possiamo vedere a quale attività mentale corrispondono. Guardare a sinistra Guardiamo a sinistra quando ricordiamo e immaginiamo, ovvero quando recuperiamo dalla memoria immagini, fatti, frasi o suoni ascoltati. Guardare a sinistra in alto Se guardiamo a sinistra e anche in alto, siamo sicuri di ciò che stiamo ricordando. Guardare a sinistra in basso Gli occhi assumono questa posizione quando è in corso un dialogo interiore. Ovvero, quando parliamo con noi stessi. Guardare a destra Gli occhi guardano a destra quando, invece che ricordare, creiamo ed usiamo attivamente l'immaginazione. Ciò può avvenire anche quando mentiamo (creiamo cioè una realtà alternativa). Guardare a destra in alto Guardiamo a destra quando creiamo specificamente delle immagini con la nostra mente. Guardare a destra in basso Facciamo ciò quando attingiamo a emozioni o sensazioni corporee. Dunque, per riassumere, si guarda a destra quando si è in fase creativa, mentre si guarda a sinistra quando si recupera qualche informazione dalla memoria. Attenzione: queste regole generali sono valide per circa il 90% delle persone. Come avrete ormai imparato, esisterà sempre la persona che rappresenta l'eccezione che conferma la regola... Gli occhi ci possono mandare altri segnali oltre a quelli che trasmettono con il loro posizionamento. Le pupille dilatate, ad esempio, manifestano attenzione, interesse, desiderio ed eccitazione. Sono un segnale da tenere presente soprattutto nell'ambito di relazioni amorose/sessuali, ma è bene controllare le pupille anche quando si sospetta che una persona abbia un interesse per noi nell'ambito di una relazione che invece appare al di sopra di ogni sospetto. Come abbiamo detto, occhi ed emozioni sono in stretta correlazione. Vediamo quindi come gli occhi manifestano le principali emozioni: • • • • • Felicità: la persona strizza gli occhi e loro, letteralmente, brillano. Questo ci permette di capire che essa è felice anche se al momento non sta sorridendo con la bocca. Interesse: la persona apre bene gli occhi e ci guarda attentamente. Tristezza: uno sguardo triste è spento e le palpebre superiori sono sollevate. Rabbia: sguardo fisso, duro, penetrante, intenso. Incertezza: la persona socchiude gli occhi, che diventano più piccoli. Ciò può anche indicare che sta mettendo in dubbio quello che le stiamo dicendo, oppure che non si fida. La persona sta insomma valutando. Infine, anche la direzionalità dello sguardo di una persona è molto importante per capire come si sente e cosa pensa: • Sguardo basso: se una persona guarda verso il basso, fissando lo sguardo al pavimento, significa che ha paura, è in imbarazzo o si sente a disagio. Il messaggio è chiaro: sta evitando la situazione e le altre persone cercando di “fuggire” con lo sguardo. • Sguardo dritto negli occhi dell'altra persona: una persona fissa negli occhi l'altra quando è attenta e interessata, ma solo se è rilassata e lo dimostra, ad esempio, inclinando leggermente la testa. Fate caso a questo piccolo gesto. Se invece una persona è dritta, rigida e fissa l'altra può voler sfidare l'altra persona. Uno sguardo sostenuto può essere utilizzato anche per manifestare desiderio sessuale all'altra persona. • Sguardo sfuggente: avete presente le persone che vi guardano negli occhi ma brevemente, perché continuano a spostare lo sguardo altrove? Sono in imbarazzo o a disagio per un qualche motivo e non vogliono farvelo vedere. • Sguardo rivolto altrove: anche l'assenza di sguardo, per così dire, ha un significato. Una persona che volutamente evita lo sguardo di una persona che le sta parlando vuole manifestarle il suo disprezzo oppure è fortemente insicura al punto da non riuscire a guardare negli occhi. Se invece la persona guarda verso l'orizzonte, è chiaro il suo intento di estraniarsi dalla situazione che sta vivendo/dal contesto in cui si trova. Chiudiamo con una piccola deviazione: anche le rughe di espressione che si formano nella zona degli occhi possono darci dei segnali sulla personalità o sui sentimenti ricorrenti di una persona. Ecco un motivo in più per analizzare la zona oculare di una persona appena conosciuta. • Rughe verticali in mezzo alle sopracciglia: le lineette verticali che si estendono dall'inizio del naso verso la fronte sono il frutto di sentimenti ricorrenti quali rabbia e risentimento. Sono tipiche di persone con una intensa attività intellettiva. • Rughe diagonali in mezzo alle sopracciglia: se invece le rughe si muovono diagonalmente dalla radice del naso verso la parte esterna della fronte (tempie), sono frutto di stati di tensione emotiva, attenzione e controllo. Spesso caratterizzano persone dal carattere vigile e curioso. • Rughe orizzontali sopra agli occhi: queste rughe che si formano a diversa altezza all'interno della fronte, sopra agli occhi, sono indice di attività di rimuginazione ed elucubrazione. Più sono marcate, più questa attività sarà stata intensa (ovviamente è un elemento da considerare anche in relazione all'età della persona). Prossemica e distanze interpersonali C'è un linguaggio del corpo che non “parla”, utilizza segnali molto sfumati ma che hanno un significato inequivocabile . Stiamo parlando di come l'uomo occupa i micro-spazi, ovvero lo spazio che interpone tra sé e le altre persone e tra sé e l'ambiente. Questo modo di interagire con le altre persone e lo spazio permette all'uomo di comunicare senza usare le parole, ma servendosi della posizione del corpo nello spazio. Esiste una disciplina che studia questa materia, la prossemica: il termine è stato inventato dal suo teorizzatore, l'antropologo Eduard Hall, che si è occupato di studiare proprio come l'uomo si relaziona al micro-spazio. È un linguaggio molto potente, nel senso che i segnali che manda sono chiari e inequivocabili; è anche uno dei più semplici da interpretare, poiché anche alla luce di alcune differenze culturali tra le diverse etnie, si può serenamente generalizzare per la grande maggioranza di questi segnali. Per capire la prossemica bisogna innanzitutto capire l'importanza che il territorio assume anche per l'uomo. Se avete sempre messo in relazione territorio e animali non avete sbagliato, ma dobbiamo considerarci in un certo senso noi stessi animali e provare a leggere il rapporto dell'uomo con lo spazio in questa ottica. Anche l'uomo infatti, proprio come gli animali, ha un suo territorio di appartenenza; essere all'interno del proprio territorio fa sentire al sicuro, aumenta la fiducia. Al contrario, quando ci si sente in territorio estraneo ci si percepisce come maggiormente vulnerabili. All'interno del territorio ogni uomo ha una sua “bolla” di spazio personale. Questa bolla si estende circolarmente per circa due metri nello spazio. Immaginatevi dei cerchi concentrici disegnati attorno alla persona, che occupa il centro di questi cerchi. A grandi linee queste sono le distanze di riferimento: • • • • Da 0 a 45 cm: sfera intima Da 45 cm a 1 m circa: sfera personale Da 1 m circa a 2 m: sfera sociale Da 2 m a oltre: sfera pubblica Cosa significa ciò? In parole povere, che ognuno di noi tiene le diverse persone a distanze diverse. Famigliari e partner possono entrare nella sfera intima, ovvero interagire con noi a meno di 45 cm di distanza. È la sfera che può dare origine al contatto fisico e ovviamente è riservata ai soli rapporti intimi, in quanto a questa distanza non abbiamo più difese: la persona può toccarci, annusarci, decifrare le nostre micro-espressioni. Gli amici li teniamo a circa mezzo metro-un metro di distanza tra noi. È una distanza a cui si può comunque interagire anche sul piano del contatto fisico (una pacca sulla spalla, darsi il “cinque” con la mano) ma a cui non è possibile sentire l'odore dell'altra persona. È invece possibile guardarla dritta negli occhi, cosa che nella sfera intima è più difficile. La sfera sociale (fino a 2 metri di distanza) la riserviamo a tutte le interazioni che hanno un qualcosa di formale: colleghi di lavoro, sconosciuti, commercianti, incontri causali. Il contatto fisico non è possibile in questa sfera. Infine, la sfera pubblica è la distanza alla quale una persona si confonde con l'ambiente e dunque non ha la possibilità di interagire con le altre persone. Avrete sicuramente notato che a maggiore interazione/intimità corrisponde una minore distanza. Ecco allora che le persone possono utilizzare la distanza, il posizionamento nello spazio rispetto all'altra persona, per comunicare chiaramente i loro sentimenti rispetto all'altra persona. Non a caso esiste l'espressione “prendere le distanze” da una situazione: perché quando l'uomo aumenta la distanza sta diminuendo l'intimità con qualcuno o qualcosa. Una persona che si allontana mentre le stiamo parlando è a disagio, la sua sfera intima è stata in qualche modo violata e sta cercando di ristabilire una distanza che le consenta di sentirsi a proprio agio. Al contrario, la situazione è opposta quando una persona si avvicina all'altra: sta cercando di passare dalla sfera personale a quella intima, mossa che potrebbe essere interpretata molto male se l'altra persona non condivide questo desiderio. Ci sono alcuni elementi da tenere in considerazione quando valutiamo la prossemica di una persona: • Etnia e cultura: nei vari popoli del mondo la sfera personale è interpretata in maniera differente. I popoli del sud del mondo prediligono un contatto ravvicinato, spesso le persone parlano a ridotta distanza l'una dall'altra. Al contrario nel nord del mondo le distanze aumentano e la sfera personale può arrivare a estendersi anche a 2 metri (“sconfinando” nella sfera sociale). • Direzionalità: anche se viene definita “bolla” di spazio personale, non dobbiamo immaginarla come una palla in quanto la sua estensione non è perfettamente regolare. I contatti che avvengono lateralmente, dal fianco, sono meglio tollerati dalle persone, che potrebbero accettare distanze più ridotte rispetto a quando il contatto avviene frontalmente. Stesso dicasi per i contatti che avvengono dalle spalle. Il lato più sensibile della bolla è dunque quello frontale. • Importanza della persona: i personaggi pubblici/importanti hanno una sfera più ampia. Lo spazio personale e sociale aumenta, i contatti vengono considerati inopportuni/minacciosi a distanze maggiori di quelle generalmente accettate per le persone comuni. • Contesto: se siamo sul tram, non faremo troppo caso alla distanza che le persone impostano da noi, perché sappiamo che in quel contesto può essere normale stare schiacciati “come sardine”. Al contrario se siamo in uno spazio aperto e arioso, una persona che viene a parlarci a 30 cm dalla faccia verrà percepita come altamente minacciosa/invadente. • Stato d'animo: questo è particolarmente interessante per chi come noi intende leggere il linguaggio del corpo delle altre persone per desumerne informazioni sullo stato emotivo. Una persona in preda a forti emozioni positive potrebbe facilmente violare le distanze canoniche, mentre una persona particolarmente nervosa o arrabbiata potrebbe voler allargare ulteriormente la sua sfera personale. Come coniugare efficacemente linguaggio verbale e corporale Giunti a questo punto del libro siamo ormai consci dell'esistenza e dell'importanza di un linguaggio di comunicazione non verbale. Il corpo parla, ma soprattutto non è in grado di mentire. Ecco perché ci siamo posti l'obiettivo di capire cosa il corpo altrui ci comunica attraverso gesti, posture, movimenti, distanze. Il passo successivo da fare ora è capire come noi stessi possiamo comunicare attraverso la comunicazione non verbale, o meglio sottolineare o diminuire l'importanza di certi messaggi che contemporaneamente inviamo tramite il canale verbale. Perché? Semplice: l'abbiamo detto all'inizio, l'obiettivo è quello di evitare conflittualità che possono rendere vana la trasmissione del nostro messaggio (o, peggio, portare a ben altre conseguenze). Il corpo è uno strumento potentissimo e credetemi quando dico che saper usare la comunicazione non verbale correttamente significa essere già quasi a metà dell'opera. Tramite il linguaggio non verbale possiamo mettere a proprio agio il nostro interlocutore, ribadire il nostro status sociale, calmare le sue emozioni se queste sono agitate, convincerlo e persuaderlo della bontà del nostro messaggio. Lanciare segnali di pace, ispirare fiducia nell'altra persona. Vedremo quindi ora una serie di gesti, movimenti e posture e la loro valenza nell'ambito di una comunicazione verbale, per capire come utilizzare al meglio questo potente strumento che è il nostro corpo. Contatto visivo L'utilizzo dello sguardo è fondamentale per veicolare bene il messaggio che si comunica a parole. Uno sguardo dritto negli occhi, sereno e sicuro, sottolinea nella maniera giusta il fatto che si è sicuri di ciò che si sta affermando o chiedendo. È anche un segno di rispetto per l'altra persona e ci permette inoltre, cosa da non sottovalutare, di tenere sotto controllo le reazioni dell'altra persona alla nostra comunicazione. Espressioni facciali Molto importante anche sottolineare chiaramente ciò che si sta dicendo tramite l'uso dell'espressività facciale. Se siete timidi e non siete abituati a farlo, allenatevi davanti allo specchio. Una corretta espressività facciale aumenta di molto la portata del messaggio che si sta trasmettendo a parole, poiché alza il velo sulle emozioni che state provando e ciò rende meno ambiguo e interpretabile il vostro messaggio. Potete usare efficacemente le espressioni facciali anche mentre non state parlando, ovvero quando è l'altra persona ad avere la parola: è un modo di comunicare ciò che state pensando/provando senza interrompere il discorso altrui. Ricordate in generale che più siete comunicativi a livello facciale, meglio è. Distanza Un sapiente uso della distanza tra voi e il vostro interlocutore darà grandi benefici al discorso. In linea generale, attenzione a non mantenere troppo le distanze, come si suol dire: una persona che non si avvicina può dare l'idea di poca sicurezza in sé stessa e poca fiducia nell'interlocutore. Non è necessario “appiccicarsi” all'altra persona ma bisogna trovare il giusto compromesso tra vicinanza e lontananza affinché l'altra persona si senta a proprio agio ma vi percepisca sicuri di voi stessi. Baricentro stabile Le persone che spostano continuamente il peso da una gamba all'altra mentre parlano sono preoccupate o agitate, generalmente non a proprio agio. Attenzione dunque ad assumere una postura stabile e che trasmetta sicurezza in sé stessi mentre si parla. Se vi viene da spostare il peso, cercate di limitare questo movimento che viene inconsciamente letto dagli altri in maniera negativa. È altrettanto importante non dondolare su sé stessi e non continuare a cambiare posizione dei piedi: i piedi devono stare bene in contatto con il suolo se volete trasmettere una sensazione di sicurezza e dare autorità alla vostra figura e al vostro messaggio. Manipolazione di oggetti Un altro consiglio in negativo, ovvero di cosa non fare: evitate di manipolare continuamente oggetti mentre parlate. Anche se non ve ne accorgete, potete farlo pure mentre state parlando da in piedi, continuando ad esempio a sistemarvi la giacca, giocare con un bottone, sistemare il polsino della camicia... Sono tutti gesti che tradiscono il vostro nervosismo. Può sembrarvi una cosa banale, ma la mente del vostro interlocutore inconsciamente se ne accorge. Fare un passo in avanti Un gesto semplicissimo e ignorato dalla stragrande maggioranza delle persone. Quando dovete veicolare un messaggio importante e positivo, fate un passo in avanti verso il vostro interlocutore. Serve a sottolineare inconsciamente il messaggio. Funziona, ovviamente, se vi ricordate poi di tornare nella posizione in cui eravate prima, altrimenti perde la sua potenzialità. Parlare a tutti Se vi trovate a dover parlare con più persone, tenetene conto: dovete fare in modo che il vostro corpo si rivolga a tutti. Per quanto riguarda le parole basta regolare il volume della voce, ma per il corpo bisogna ricordarsi di dirigere il busto a tutte le persone, effettuando movimenti regolari durante il discorso. Non farlo vi farà percepire come indifferenti e poco sicuri di voi stessi. Gesticolare con le braccia Gesti ampi e misurati saranno in grado di coinvolgere l'altra persona nel discorso, sottolineando la comunicazione verbale e il ritmo delle vostre parole. Attenzione però a non esagerare: una persona che gesticola troppo viene percepita come nervosa e agitata. Fate sempre in modo che i vostri gesti siano ampi, lenti, sinonimo di apertura nei confronti dell'altro e non di difesa. Esempi negativi sono anche le braccia che difendono il proprio spazio personale: braccia conserte, braccia unite davanti al corpo con mani che coprono la zona genitale (segno di insicurezza), braccia e mani dietro la schiena (segno di eccessiva autorità). Infine, la postura Quasi superfluo ricordarlo: curate la vostra postura. Sarà la prima cosa che le persone noteranno di voi, inconsciamente ovviamente, ma proprio per questo motivo ciò che essa trasmetterà avrà una forte valenza. Voi dovete essere la vostra postura. Tecniche di analisi utilizzate dalle forze di polizia A riprova dell'importanza del linguaggio del corpo, oltre ai numerosi studi in proposito, c'è il fatto che da decenni le forze di polizia di tutto il mondo utilizzano tecniche di analisi basate sulla lettura del linguaggio non verbale. L'assunto di partenza è chiarissimo: oltre la metà della nostra comunicazione avviene attraverso il canale non verbale, ovvero tramite il linguaggio del corpo. Volete sapere quanta parte del nostro messaggio viene effettivamente veicolata dalle parole? Il 7%. Tutto il resto è affidato alla comunicazione para-verbale (tono di voce) e non verbale (corpo). Le forze di polizia sanno ciò e da molti decenni utilizzano la lettura del linguaggio non verbale nell'ambito dei propri interrogatori. Se state pensando alla famosa “macchina della verità”, sappiate che essa esiste davvero e ha una sua base scientifica: la misurazione delle risposte fisiologiche di una persona può offrire una lettura riguardo al suo stato emotivo momentaneo. Ciò che si ricerca, in quel caso, sono le alterazioni rispetto alla normalità. Battito cardiaco che aumenta, sudorazione profusa, cambiamento nella dilatazione delle pupille sono tutti indicatori utili, anche se le tecniche di interrogatorio più moderne si basano su altre rilevazioni. Le tecniche moderne di interrogatorio puntano i propri riflettori proprio sulla comunicazione non verbale. Le espressioni del volto, i gesti, i movimenti... tutto ciò che una persona fa, oltre a ciò che dice, viene analizzato nel dettaglio al fine di individuare possibili menzogne. Questo è l'obiettivo ultimo che un interrogatorio deve avere: accertare se la persona sta dicendo o meno la verità. Mentire, infatti, comporta un notevole sforzo, che si rivela sul piano fisico: • • • • Bisogna innanzitutto creare la menzogna con uno sforzo creativo Controllare la propria comunicazione su tutti i livelli (verbale, paraverbale e non verbale) al fine di apparire credibili Controllare le reazioni dell'interlocutore alla ricerca di segnali che indichino se ci ha scoperto Sforzarsi di raccontare sempre la stessa menzogna, memorizzando e ricordando un'infinità di dettagli Tutto ciò richiede un notevole sforzo. Ecco perché si dice che le bugie hanno le gambe corte! Perché non sono in grado di arrivare lontano. Ma ciò che interessa a noi è l'effetto che questo sforzo produce nel soggetto, a livello di comunicazione non verbale: • • • • Tentativo di calmarsi, dissipare ansia e agitazione tramite movimenti del corpo la cui frequenza aumenta Al contrario, staticità inconsueta causata dalla necessità di concentrarsi a fondo per recuperare i dettagli della menzogna dalla memoria Gesti inusuali o simbolici, inconsueti per il soggetto, dettati dall'inconscio Modifiche al tono e al volume della voce Dunque l'analisi da parte delle forze di polizia durante un interrogatorio punta a riconoscere le alterazioni dal normale, dal consueto, per cercare di capire se sono dovute a uno stato emotivo particolare indotto dalla necessità di difendersi attraverso una menzogna. Tra i sistemi che le forze dell'ordine utilizzano durante gli interrogatori c'è infatti la videoregistrazione: dopo l'interrogatorio, il filmato può essere visionato da uno psicologo che sarà in grado di rilevare queste alterazioni e, tramite la visione al rallentatore, individuare micro-espressioni che sfuggono alla percezione durante la conversazione normale ma che, come abbiamo visto, possono essere importantissime per rivelare il reale stato emotivo di una persona. Una tra le tecniche di interrogatorio più note è stata codificata dall'agente speciale dell'FBI Joe Navarro. È una tecnica ormai entrata nel repertorio classico delle tecniche di interrogatorio e viene ancora oggi largamente utilizzata. È un modello di interrogatorio che prende in analisi quattro elementi: • • • • Comfort/disagio Enfasi Sincronia Perception management Comfort/disagio Si tratta di osservare se la persona è più o meno a suo agio nel contesto dell'interrogatorio, in particolare nel rispondere alle domande. Abbiamo appena visto che mentire provoca un sovraccarico di stress e tensione. Quando una persona è a disagio lo manifesta chiaramente a livello del corpo: si muove di continuo; al contrario, sta innaturalmente ferma; siede con postura rigida e tesa; si massaggia il collo o il retro della testa; si massaggia le tempie; sbatte le palpebre più velocemente; ha uno sguardo sfuggente; mette distanza tra sé e l'altra persona. Un altro modo di stabilire se una persona è a disagio è, secondo Navarro, misurare il mirroring. Quando una persona è a suo agio nella conversazione tende a rispecchiare l'altra persona, imitandone istintivamente tono di voce, gestualità, postura. Se ciò non avviene, la persona probabilmente è a disagio. Enfasi Il principio di base è che una persona che dice la verità tende a enfatizzare ciò che dice attraverso il linguaggio non verbale, soprattutto se viene accusata di non dire la verità. Al contrario, una persona che sta mentendo probabilmente rimarrà calma e impassibile, o enfatizzerà particolari di minore importanza o, ancora, li enfatizzerà in maniera innaturale (con una tempistica sbagliata, inconsueta). Sincronia Concetto ampio e difficile da rendere in poche parole, la sincronia riguarda tutti gli elementi del contesto comunicativo. Una persona dovrebbe mostrare coerenza tra ciò che dice e i segnali del corpo che manda (affermare qualcosa mentre si nega con la testa è un esempio di mancata sincronia), l'interrogatorio dovrebbe svilupparsi in maniera armonica, interrogato e interrogante dovrebbero mostrare un certo grado di mirroring, l'interrogato dovrebbe essere in sincronia con sé stesso ovvero non negare cose dette in un primo momento e non mostrare movimenti del corpo fuori contesto. Perception management Durante l'interrogatorio, la persona che mente tenterà in vari modi di gestire la percezione che l'altra persona ha di lei (perception management), facendo finta di essere a proprio agio, disinvolta, annoiata, serena, tranquilla... Per fare ciò si servirà di gesti, movimenti e posture che, se osservate attentamente, possono manifestare il loro carattere “fasullo”. Conclusione Personalità, emozioni, linguaggio del corpo. Quello che abbiamo fatto è un viaggio nell'universo della comunicazione umana, tutto ciò che viene trasmesso nei rapporti interpersonali anche al di là delle parole stesse. Il nostro obiettivo era quello di giungere a una comprensione migliore delle altre persone ma alla fine di questo viaggio... abbiamo fatto anche di meglio. Abbiamo capito che una lettura attenta delle altre persone ci permette di vivere una vita sociale più ricca e soddisfacente. Abbiamo capito che importanza centrale hanno l'ascolto, il sorriso, il modo in cui ci si pone nei confronti dell'altra persona. Saper leggere le altre persone può sembrare qualcosa di passivo, ma senza questa attività “silente” non saremo mai in grado di passare a una fase attiva proficua di risultati. Agire prima di aver capito chi abbiamo veramente di fronte può essere molto controproducente. Le persone sono un universo variegato e affascinante. Ognuno di noi è interessante. Pensate a quante cose ci perdiamo, quante sfumature non siamo in grado di comprendere, quante emozioni non riusciamo a cogliere quando ci “dimentichiamo” che la persona davanti a noi, la persona con cui stiamo parlando, è come un libro tutto da scoprire. Non fermiamoci alla copertina, per quanto possa essere bella e accattivante: è per il contenuto, per ciò che c'è scritto nelle pagine, che paghiamo il prezzo di acquisto. Le apparenze delle persone possono essere molto affascinanti, ma ciò che si cela dietro può emozionarci molto di più. Questo libro vi ha dato gli strumenti necessari a “sfogliare le pagine” delle altre persone. A voi non resta da fare che la prima e più importante azione: scegliere di guardare oltre la loro copertina... Al vostro successo, Roberto Morelli P.S.: Se non l’hai ancora fatto, clicca qui per scaricare un libro gratuito intitolato “ I 7 Segreti della Comunicazione Persuasiva ”. Una breve guida pratica in grado di darti le conoscenze necessarie per migliorare le tue abilità comunicative, perfettamente complementare al libro che hai appena letto. Potrebbe piacerti anche… PERSUASIONE: Tecniche Proibite di Manipolazione Mentale come convincere le persone, influenzare le loro decisioni e diventare un comunicatore carismatico e irresistibile Prosegui a tuo rischio e pericolo: una volta imparate queste tecniche, non si può più tornare indietro... Prova a rispondere a questa domanda: immagina di avere il potere di controllare e manipolare CHIUNQUE tu voglia. Come ti sentiresti? Beh... l'obiettivo di questo libro è esattamente quello di darti una serie di idee, tecniche, strategie che potrai usare immediatamente per controllare la mente delle persone. È veramente possibile influenzare gli altri, indirizzare i loro pensieri, controllare i loro comportamenti, senza venire scoperti? Sì, entro certi limiti, è possibile. Infatti, ti sarai accorto anche tu che ci sono persone che quando parlano con i loro interlocutori sembrano avere il potere di portarli sempre dalla propria parte, sia nella vita lavorativa che in quella privata. Dall’altra parte, invece, ci sono persone che, pur avendo ottimi contenuti, pur sapendo spiegare bene, e pur avendo validi argomenti razionali, non riescono a far cambiare opinione nemmeno ai loro amici più cari. In questo libro troverai i risultati di studi e ricerche sulla psicologia umana, imparando un metodo PRATICO che ti aiuterà a persuadere e influenzare gli altri nel modo più efficace e “scientifico” possibile. All'interno di "Persuasione: Tecniche Proibite di Manipolazione Mentale" scoprirai: Come analizzare il comportamento del tuo interlocutore e capire meglio chi ti sta davanti Come cambiare la mentalità o lo stato emotivo di una persona... Come convincere gli altri senza doverti imporre in modo sgarbato e poco professionale Come piantare un'idea nella mente del tuo interlocutore, senza che se ne accorga... Come controllare i comportamenti delle persone: faranno ciò che vuoi, senza alcun tipo di risentimento Come applicare queste tecniche di persuasione anche nel mondo digitale, sui tuoi social media... Come difendere te stesso, i tuoi amici e i tuoi famigliari dalle persone manipolatorie ... e molto altro ancora! Dopo aver letto questo libro, avrai l’abilità di persuadere e influenzare gli altri da una parte… e difenderti dai “persuasori professionisti” dall’altra. Imparerai la metodologia utilizzata dai più grandi esperti di psicologia per controllare i pensieri, le azioni e i comportamenti altrui. E non solo. Grazie a queste tecniche, diventerai un comunicatore efficace, magnetico ed irresistibile. Clicca qui per iniziare a leggere questo libro e diventare un maestro della comunicazione! MEMORIA SENZA LIMITI: Tecniche di memoria ed esercizi mnemonici per risvegliare il cervello, imparare velocemente e diventare più produttivi Sapevi che molte persone non sfruttano neanche il 10% del loro potenziale di memoria? In questo libro imparerai come i migliori maestri di memoria del mondo riescono a concentrarsi a piacimento, ogni volta che vogliono. Dopo averlo letto, sarai in grado di concentrarti davvero sulle tue attività e archiviare e richiamare informazioni utili, raddoppiare la tua produttività ed eliminare sprechi di tempo, stress ed errori sul lavoro. Insomma, in "Memoria Senza Limiti" troverai tutti gli strumenti, le strategie e le tecniche necessarie per migliorare la tua memoria. Ecco un piccolo assaggio di ciò che scoprirai in questo libro: Le cattive abitudini che ti impediscono di ricordare facilmente informazioni importanti Come dominare la tua attenzione in modo da concentrarti più a lungo, anche durante situazioni difficili o stressanti Le tecniche degli antichi Greci per ricordare tutto quello che vuoi (come lunghi elenchi o informazioni che devi ricordare per i tuoi studi o la tua vita personale) senza scrivere nulla Come combinare la tua memoria a lungo termine e quella a breve termine per creare un richiamo istantaneo per esami, presentazioni e progetti importanti La tecnica mentale semplice e invisibile per ricordare i nomi senza imbarazzo o ansia sociale Come i migliori esperti di memoria del mondo riescono a ricordare qualsiasi informazione a volontà, e come anche tu puoi imitarli Le migliori strategie per ricordare i numeri, le date, i compleanni, i codici PIN... Come utilizzare una mappa mentale per bloccare e collegare centinaia o addirittura migliaia di idee nella tua memoria a lungo termine E molto altro ancora! Hai mai stretto la mano a qualcuno per poi dimenticarti il suo nome subito dopo? O ti è mai capitato di abbandonare una riunione o un appuntamento per poi ricordare un punto chiave che avresti dovuto condividere con gli altri? Combinando gli insegnamenti degli antichi Greci con pratiche moderne scientificamente provate, "Memoria Senza Limiti" ti aiuterà a migliorare la tua capacità di memorizzazione, diventare più produttivo, ed espandere il potenziale del tuo cervello. Non aspettare altro tempo, clicca qui per ottenere un cervello più attento, brillante e produttivo!