HOEPLI TEST Monotematico Matematica MATEMATICA Per lo studio e il ripasso di tutti gli argomenti: • algebra • equazioni e disequazioni • funzioni e geometria analitica • trigonometria e geometria classica • statistica EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A., 2018 Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali. Immagini di copertina: © sveten - Fotolia Elaborazione dati e produzione eBook: Edigeo S.r.l., Milano SOMMARIO Insiemi, numeri e operazioni Insiemi Numeri e operazioni di base Criteri di divisibilità Massimo comun divisore e minimo comune multiplo Frazioni Radicali Logaritmi Proporzioni e proporzionalità diretta e inversa Progressioni aritmetiche e geometriche Algebra Monomi Polinomi (1): addizione e moltiplicazione Polinomi (2): prodotti notevoli Problemi risolubili con i prodotti notevoli Polinomi (3): scomposizione per raccoglimento Polinomi (4): scomposizione con i prodotti notevoli Polinomi (5): divisione Polinomi (6): M.C.D. e m.c.m. Frazioni algebriche Equazioni Uguaglianze ed equivalenza Equazioni lineari Equazioni di secondo grado Equazioni di grado superiore al secondo Equazioni frazionarie e letterali Equazioni esponenziali Equazioni logaritmiche Problemi risolubili con un'equazione Disequazioni Disuguaglianze Disequazioni equivalenti Disequazioni lineari Disequazioni di secondo grado Disequazioni polinomiali Disequazioni frazionarie Sistemi Sistemi lineari Sistemi di secondo grado Problemi risolubili con sistemi Sistemi di disequazioni Equazioni risolubili con sistemi Geometria analitica Piano cartesiano Retta (1): equazioni della retta Retta (2): reciproche posizioni fra rette Retta (3): determinazione dell'equazione di una retta Retta (4): fascio proprio e improprio Retta (5): problemi risolubili con le rette Circonferenza (1): equazione della circonferenza Circonferenza (2): rette e circonferenze Parabola (1): equazione della parabola Parabola (2): intersezione con gli assi Parabola (3): intersezione con una retta Ellisse Iperbole Problemi relativi alle curve Funzioni Funzioni (1): dominio Funzioni (2): proprietà Limiti e derivate Trigonometria Angoli e funzioni circolari Equazioni trigonometriche Triangoli e funzioni circolari Geometria piana e solida Triangoli (1) Triangoli (2): relazioni tra angoli Triangoli (3): terne di numeri Aree di figure piane Volumi di solidi Statistica Media Moda e mediana Percentuale Calcolo combinatorio e disposizioni Probabilità (1) Probabilità (2): eventi compatibili e incompatibili Probabilità (3): eventi dipendenti e indipendenti Indici di variabilità Insiemi, numeri e operazioni La matematica è la scienza con tradizione più antica presso tutte le popolazioni; già gli assiri e i greci ne facevano uso quotidianamente. La definizione moderna di matematica è quella di un sistema formale, basato su un insieme di regole che consente, a partire da una serie di proposizioni assunte come vere senza dimostrazione (dette assiomi o postulati), di dimostrarne altre (dette teoremi) relativamente a un insieme di enti perlopiù di natura numerica o geometrica. L'insieme di procedure che, per ogni problema, permettono di giungere alla sua soluzione tramite l'applicazione di un insieme finito di regole precise è detto algoritmo. La matematica si è inizialmente sviluppata come geometria (misurazione di terreni), per poi evolversi in molti campi (per esempio l'astronomia, nata dai rudimentali calcoli basati sull'osservazione degli astri e spesso con scopi tutt'altro che matematici, quali la predizione del futuro), ha gettato le basi della fisica (dapprima della meccanica, successivamente della termodinamica e dell'elettrotecnica), ha dettato le leggi che governano il funzionamento dei computer (l'algebra di Boole e la teoria dei sistemi), studia la nostra società (statistica ed economia) e perché no, ci fa anche divertire sotto forma di matematica ricreativa (chi di noi non ha mai giocato a tetris, a tris oppure all'onnipresente sudoku...). A fronte della basilare importanza della matematica, il suo insegnamento è ormai presente in qualsiasi indirizzo di studio ed è per questo che se ne porge una descrizione ad ampio spettro, partendo dalla teoria degli insiemi e arrivando allo studio di funzioni e alla statistica e fornendo gli strumenti per valutare la propria preparazione – ovvero i quiz a risposta multipla – ognuno dei quali presenta la soluzione commentata. Questo primo capitolo getta le basi dei concetti primitivi di insieme, elemento, numero e delle operazioni che su di essi sono definite. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Insiemi • Numeri e operazioni di base • Criteri di divisibilità • Massimo comun divisore e minimo comune multiplo • Frazioni • Radicali • Logaritmi • Proporzioni e proporzionalità diretta e inversa • Progressioni aritmetiche e geometriche Insiemi Con il termine insieme si indica un raggruppamento di oggetti chiamati elementi dell'insieme. Il fatto che l'elemento x appartiene all'insieme A si indica con la scrittura x ∈ A. Se x non appartiene all'insieme A si indica con x ∉ A. Gli elementi non possono comparire più volte e non hanno un ordine di comparizione. Gli elementi caratterizzano l'insieme univocamente: due insiemi coincidono se e solo se hanno gli stessi elementi. • Se un insieme è finito, può essere definito per elencazione di tutti i suoi elementi: A = {cane, gatto, elefante} • Un insieme può anche essere definito per proprietà come l'unione di tutti gli oggetti che verificano una determinata proprietà P: A = {x: x è un animale a quattro zampe} • Un insieme che non contiene elementi è detto vuoto e viene indicato con ∅. • L'insieme che contiene tutti gli altri insiemi (incluso l'insieme vuoto) è detto universo U. Graficamente gli insiemi vengono rappresentati con i diagrammi di Venn (o di Eulero-Venn), formati da linee chiuse che contengono gli elementi degli insiemi e i rapporti tra un insieme e l'altro. Dati due insiemi A e B diremo che B è sottoinsieme di A e scriveremo B ⊆ A (B è incluso o uguale ad A) se ogni elemento di B è anche elemento di A. Quando ogni elemento di B è anche elemento di A ma A contiene anche altri elementi, si ha una inclusione stretta e si indica con B ⊂ A. Operazioni tra insiemi Le principali operazioni tra insiemi sono: • l'unione di due insiemi A e B si indica con A ∪ B ed è data dall'insieme formato da tutti gli elementi che appartengono all'insieme A o all'insieme B o a entrambi; • l'intersezione di due insiemi A e B si indica con A ∩ B ed è data dall'insieme formato da tutti gli elementi che appartengono sia all'insieme A sia all'insieme B; • la differenza di due insiemi A e B si indica con A – B ed è data dall'insieme formato dai soli elementi di A che non appartengono a B; si chiama differenza simmetrica di A e B l'insieme (A – B) ∪ (B – A): • il prodotto cartesiano di due insiemi A e B è formato da tutte le coppie ordinate di elementi (a, b), con a ∈ A e b ∈ B. Proprietà degli insiemi Se A, B e C sono tre insiemi, si verificano le seguenti proprietà: • proprietà commutativa dell'unione e dell'intersezione: A∪B=B∪A A∩B=B∩A • proprietà associativa dell'unione e dell'intersezione: (A ∪ B) ∪ C = A ∪ (B ∪ C) (A ∩ B) ∩ C = A ∩ (B ∩ C) • proprietà distributiva dell'unione rispetto all'intersezione e dell'intersezione rispetto all'unione: A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C) A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) Esempio Consideriamo gli insiemi X, Y e Z = X ∩ Y. Quale delle seguenti affermazioni è vera? A Se x appartiene a X, x appartiene a Z B Se y appartiene a Y, y appartiene a Z C Se z appartiene a Z, z appartiene a X o a Y D Se z appartiene a Z, z appartiene a X e a Y E Se z non appartiene a Z, z non appartiene a X Scartiamo subito l'opzione A: se x ∈ X non è detto che x ∈ Z poiché può essere un elemento appartenente solo a X e non a Y, quindi non essere in Z; per lo stesso motivo scartiamo anche l'opzione B. L'opzione C è errata poiché se z ∈ Z, allora z appartiene sia a X sia a Y, in quanto Z è l'intersezione dei due insiemi. Anche l'opzione E non è corretta poiché se l'elemento z non appartiene all'intersezione, può comunque appartenere a X. L'unica riposta corretta è la D: se z ∈ Z, significa che z appartiene sia a X sia a Y; per definizione infatti l'intersezione di due insiemi è un terzo insieme formato dagli elementi che appartengono a entrambi. Vai agli esercizi Numeri e operazioni di base Diamo una breve descrizione degli insiemi numerici, delle loro operazioni e delle loro proprietà. • L'insieme dei numeri naturali si indica con ℕ; i suoi elementi sono numeri interi privi di segno: ℕ = {0, 1, 2, ...} • L'insieme dei numeri interi relativi si indica con ℤ, i suoi elementi sono numeri interi positivi o negativi: ℤ = {... –2, –1, 0, 1, 2, ...} • L'insieme dei numeri razionali si indica con ℚ, i suoi elementi sono numeri che possono essere espressi come rapporto fra due numeri interi: ℚ = {n/m con n e m ∈ ℤ e m ≠ 0}; ℚ ={–1/2, –1/1, 0, +1/1, +1/2, ... +2/3, ...} I numeri razionali possono essere espressi anche come numeri decimali limitati, o illimitati e periodici. • L'insieme dei numeri reali si indica con ℝ, che è costituito dai numeri razionali e dai numeri irrazionali: • I numeri irrazionali sono numeri non razionali, che scritti nella forma decimale rappresentano numeri illimitati e non periodici. • I numeri preceduti da segno + o – sono numeri relativi. • Due numeri relativi che hanno lo stesso segno sono concordi, due numeri relativi che hanno segno diverso sono discordi. • Il valore assoluto di un numero relativo è il numero privato di segno e si indica con |+a| = a e |–a| = a. • Due numeri relativi sono uguali se hanno lo stesso valore assoluto e sono concordi, sono opposti se hanno lo stesso valore assoluto e sono discordi. Negli insiemi numerici si definiscono le operazioni di addizione, sottrazione, moltiplicazione divisione ed elevamento a potenza. Addizione e sottrazione • La somma di due numeri concordi è un numero di segno concorde ai due addendi che ha per valore assoluto la somma dei valori assoluti. • La somma di due numeri discordi è un numero intero concorde con il numero che ha valore assoluto maggiore e che ha come valore assoluto la differenza fra valori assoluti. Moltiplicazione e divisione • Il prodotto di due numeri concordi è un numero positivo che ha per valore assoluto il prodotto dei valori assoluti. • Il prodotto di due numeri discordi è un numero negativo che ha per valore assoluto il prodotto dei valori assoluti. • Il quoziente di due numeri concordi è un numero positivo che ha per valore assoluto il quoziente dei valori assoluti. • Il quoziente di due numeri discordi è un numero negativo che ha per valore assoluto il quoziente dei valori assoluti. Per risolvere le espressioni si calcolano prima le moltiplicazioni e le divisioni nell'ordine in cui sono scritte e poi le addizioni e le sottrazioni sempre nell'ordine in cui compaiono. Se nell'espressione ci sono parentesi, si risolvono le operazioni interne alle stesse a partire da quelle più interne. Esempio Quale delle seguenti espressioni ha come risultato 4? A (6 – 3 – 2 – 1) B (8 – 2) – (2 + 1) C 8 – (3 – 2 + 1) D 6 – [4 – (1 + 1)] E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Svolgiamo i calcoli: A: (6 – 3 – 2 – 1) = 0; B: (8 – 2) – (2 + 1) = 6 – 3 = 3; C: 8 – (3 – 2 + 1)= 8 – 2 = 6, risposta corretta; D: 6 – [4 – (1 + 1)]= 6 – [4 – 2] = 6 – 2 = 4. L'addizione e la moltiplicazione nell'insieme ℝ godono delle seguenti proprietà: • commutativa addizione: a + b = b + a moltiplicazione: a · b = b · a • associativa addizione: a + b + c = (a + b) + c = a + (b + c) moltiplicazione: a · b · c = (a · b) · c = a · (b · c) • esistenza elemento neutro addizione: a + 0 = 0 + a moltiplicazione: a · 1 = 1 · a • elemento assorbente rispetto alla moltiplicazione addizione: moltiplicazione: a · 0 = 0 · a = 0 • elemento simmetrico addizione: l'opposto di a è (–a) a · (–a) = 0 moltiplicazione: il reciproco di a/b è b/a (a/b) · (b/a) = 1, con a ≠ 0 e b ≠ 0 • distributiva della moltiplicazione rispetto all'addizione addizione e moltiplicazione: a · (b + c) = (a · b) + (a · c) La sottrazione e la divisione nell'insieme ℝ godono delle seguenti proprietà Proprietà invariantiva della sottrazione: a – b = (a + c) – (b + c) con a ≥ b a – b = (a – c) – (b – c) con a ≥ b ≥ c Proprietà distributiva della moltiplicazione rispetto alla sottrazione: a · (b – c) = (a · b) – (a · c) Elemento neutro a destra della sottrazione: a–0=a Proprietà invariantiva della divisione: a : b = (a · c) : (b · c) con b ≠ 0 e c ≠ 0 a : b = (a : c) : (b : c) con b ≠ 0 e c ≠ 0 Proprietà distributiva della divisione rispetto all'addizione: (a + b) : c = (a : c) + (b : c) Elemento neutro a destra della divisione: a:1=a Esempio Indica la proprietà distributiva: A 3+5=5+3 B 3 · (4 + 5) = 3 · 4 + 3 · 5 C 5–3=3+5 D 3 + 4 + 5 = (3 + 4) + 5 E (3 + 4) + 5 = 3 + 4 + 5 La proprietà distributiva è relativa a due operazioni, moltiplicazione e addizione, oppure divisione e addizione. L'unica alternativa in cui compaiono le due operazioni è la risposta B. Elevamento a potenza Dato un numero razionale a e un numero intero positivo n >1, la potenza ennesima di a è il prodotto di n fattori uguali ad a. In simboli si scrive an = b. Dalla definizione segue che 00 non è definito. Casi particolari: a1 = a a0 = 1, per a ≠ 0 1n = 1 0n = 0 per n ≠ 0 Le regole per determinare il prodotto di due numeri permettono di stabilire anche il segno della potenza n-esima di un numero. • Se il numero a > 0, an > 0 per n qualsiasi n ≠ 0. • Se a < 0, an > 0 se n è pari, an < 0 se n è dispari. Per risolvere le espressioni si deve calcolare prima l'elevamento a potenza di qualsiasi altra operazione. Per la sequenza delle altre operazioni e delle parentesi valgono le indicazione dette sopra. Esempio Qual è il valore della seguente espressione? {2[1 + 5(2 + 3²)] – 1} + 3: A 114 B 36 C 134 D 59 E 48 {2[1 + 5(2 + 3²)] – 1} + 3 = {2[1 + 5(2 + 9)] – 1} + 3 si calcola la potenza {2[1 + 5(2 + 9)] – 1} + 3 = {2[1 + 5 · 11] – 1} + 3 si calcola la parentesi tonda {2[1 + 5·11] – 1} + 3 = {2[1 + 55] – 1} + 3 si esegue la moltiplicazione {2[1 + 55] – 1} + 3 = {2 · 56 – 1} + 3 si calcola la parentesi quadra {2· 56 – 1} + 3 = {112 – 1} +3 si esegue la moltiplicazione {112 – 1} +3 = 111 +3 = 114 si calcola la parentesi graffa e si somma con il termine 3. Risposta A. L'elevamento a potenza gode delle seguenti proprietà. Moltiplicazione di potenze di uguale base: an · am = an + m Divisione di potenze di uguale base: an : am = an – m Elevamento a potenza di una potenza: (am)n = am · n Elevamento a potenza del prodotto di due numeri: (a · b)n = an · bn Elevamento a potenza del quoziente di due numeri: (a : b)n = an : bn Esempio 1 Qual è il risultato di (4³ · 28 · 16²)/8? A 211 B 219 C 218 D 210 E 222 Trasformiamo ciascun termine in potenze della stessa base, ossia 2 4³ = (2²)³= 26; 16² = (24)² = 28; 8 = 2³ (4³ · 28 · 16²)/8 = (26 · 28 · 28)/2³= 26+8+8–3 = 219 Risposta B. Esempio 2 Se 2k = (4² – 2³)(2³ – 2²), quanto vale k? A 2 B 4 C 5 D 6 E 9 Primo metodo. Svolgiamo i calcoli all'interno delle parentesi: (4² – 2³)(2³ – 2²) = (16 – 8)(8 – 4) = 8 · 4 = 32 ed esprimiamo il numero trovato come potenza di 2, ossia 32 = 25: si ricava 2k = 25 → k = 5 Secondo metodo. Applichiamo le proprietà delle potenze e riscriviamo l'espressione come potenze di 2: (4² – 2³)(2³ – 2²) = (24 – 2³) (2³ – 2²) Applicando la proprietà distributiva della moltiplicazione otteniamo: 2³ (2 – 1) · 2² (2 – 1) = 2³ · 2² = 25 = 2k, da cui si ricava k = 5. Vai agli esercizi Criteri di divisibilità Un numero naturale a è divisibile per un numero naturale b non nullo se l'operazione a : b è esatta, ossia ha resto uguale a zero. Si può dire anche che a è multiplo di b, oppure b è divisore o sottomultiplo di a. Un numero naturale maggiore di 1 è un numero primo se è divisibile soltanto per se stesso e per 1. Un numero naturale > 1 che non è primo è composto, in questo caso può essere scomposto nel prodotto di fattori primi, determinando i suoi divisori. Esistono le seguenti convenzioni: • il numero 1, per convenzione, non è primo; • il numero 0 non è primo in quanto ha infiniti divisori; • l'unico numero pari e primo è il numero 2. Due o più numeri si dicono primi fra loro se ammettono come unico divisore comune il numero 1. Esempio I numeri che terminano per 1 sono: A primi B a volte primi, a volte no C non sono mai primi D divisibili per 11 E positivi Escludiamo subito la risposta E perché anche i numeri negativi possono finire con 1. Escludiamo l'opzione D, in quanto 11 è divisore solo dei suoi multipli e non tutti i numeri che terminano con 1 sono multipli di 11, per esempio 41. Anche l'opzione C risulta errata, infatti ci sono numeri che terminano per 1 e che sono primi, per esempio: 11, 31 ... . La risposta A risulta errata poiché, per esempio 21, 51 non sono numeri primi. Unica risposta corretta risulta essere la B: numeri che hanno come cifra delle unità uguale a 1 possono essere sia primi che composti. Ogni numero composto può essere scritto come prodotto di fattori primi. A meno dell'ordine la scomposizione è unica. Criteri di divisibilità • Divisibilità per 2. Un numero è divisibile per 2 se e solo se l'ultima cifra, ossia la cifra delle unità, è uguale a zero oppure è pari (ossia è uguale a 2, 4, 6, 8). • Divisibilità per 3. Un numero è divisibile per 3 se e solo se la somma delle sue cifre è uguale a un multiplo di 3 (ossia 3, 6, 9). • Divisibilità per 4. Un numero è divisibile per 4 se e solo se le due ultime cifre sono entrambe uguali a zero oppure formano un multiplo di 4 (ossia 04, 08, 12, 16, ...). • Divisibilità per 5. Un numero è divisibile per 5 se e solo se la cifra delle unità è 5 o 0. • Divisibilità per 9. Un numero è divisibile per 9 se e solo se la somma delle sue cifre è uguale a un multiplo di 9 (ossia 9, 18, 27, ...). • Divisibilità per 11. Un numero è divisibile per 11 se e solo se la differenza fra la somma delle sue cifre di posto pari e la somma delle sue cifre di posto dispari è uguale a 0, 11 o un multiplo di 11. • Divisibilità per 10, 100, ... Un numero è divisibile per 10, 100, ... se e solo se termina con uno zero, due zeri, ecc. Esempio Il numero 143 è divisibile per: A 7 B 3 C non è divisibile per nessun numero D 5 E 13 Il numero non è pari per cui non è divisibile per 2. Calcoliamo la somma delle sue cifre: 1 + 4 + 3 = 8, quindi non è divisibile per 3. Non termina per 0 o per 5, per cui non è divisibile per 5. Si può osservare che 140 è divisibile per 7 (poiché 14 è divisibile per 7), dunque 143 non può essere anch'esso divisibile per 7, dato che la differenza tra i due numeri è 3. La differenza fra somma delle cifre di posto pari e posto dispari è 1 + 3 – 4 = 0: il primo divisore di 143 è perciò 11. Calcoliamo 143 : 11 = 13. I divisori di 143 sono dunque 11 e 13, per cui 143 è divisibile per 13. Risposta E. Vai agli esercizi Massimo comun divisore e minimo comune multiplo Il massimo comun divisore (M.C.D.) di due o più numeri naturali (interi) è il maggiore fra i divisori comuni a tutti i numeri dati. Per calcolare il M.C.D. tra due o più numeri naturali si scompongono i numeri in fattori primi e poi si determina il prodotto dei fattori primi comuni presi una sola volta con il minimo esponente. Il prodotto così ottenuto è il M.C.D. Se i numeri sono primi fra loro, il M.C.D. è 1. Esempio Sia n un numero naturale. Sotto quali condizioni è vero che il massimo comun divisore di n e (n + 2) è diverso da 1? A Non è mai possibile B È vero solo se n non è primo C È vero solo se n è pari D Qualche volta è possibile, ma non si può stabilire una regola E Nessuna delle riposte precedenti è vera Il M.C.D. è uguale a 1 solo se i numeri sono primi fra loro. I numeri n e (n + 2) possono essere entrambi pari o entrambi dispari, a seconda che n sia pari o dispari. Se n è pari, allora n e n + 2 hanno almeno il numero 2 come M.C.D. Pertanto M.C.D. > 1 solo se n è pari. La risposta corretta è C. Il minimo comune multiplo (m.c.m.) di due o più numeri naturali è il minore fra i multipli comuni a tutti i numeri dati. Per calcolare il m.c.m. tra due o più numeri naturali si scompongono i numeri in fattori primi e poi si determina il prodotto dei fattori primi comuni e non comuni presi una sola volta con il massimo esponente. Il prodotto così ottenuto è il m.c.m. Esempio I valori del massimo comun divisore e del minimo comune multiplo dei numeri 15, 45 e 105 sono: A 15 e 105 B 5 e 210 C 15 e 210 D 5 e 420 E 15 e 315 Scomponiamo i tre numeri in fattori primi: 15 = 3 · 5 45 = 3² · 5 105 = 3 · 5 · 7 I fattori comuni sono 3 e 5, per cui M.C.D. (15, 45, 105) = 15 Il m.c.m. (15, 45, 105) = 3² · 5 · 7 = 315. La risposta corretta è E. Vai agli esercizi Frazioni Una frazione è il quoziente fra due numeri interi a e b, con a e b appartenenti all'insieme ℤ e b ≠ 0. La frazione si scrive , dove a è il numeratore e b è il denominatore. Se numeratore e denominatore hanno lo stesso segno la frazione è positiva, se hanno segno discorde la frazione è negativa. Dalla definizione si deduce che: Due frazioni e sono equivalenti se a · d = b · c e si scrive . Proprietà invariantiva: moltiplicando, o dividendo, numeratore o denominatore di una frazione per un numero diverso da zero, si ha una frazione equivalente: a/b = (a · c) / (b · c) e a / b = (a/c) / (b/c). Una frazione a/b si dice irriducibile o ridotta ai minimi termini se a e b sono primi fra loro. Per ridurre una frazione ai minimi termini si applica la proprietà invariantiva dividendo numeratore e denominatore per il M.C.D. 1. Operazioni con le frazioni Dati due numeri razionali a/b e c/d le operazioni sono così definite: • addizione: dove b · d è il minimo comune multiplo fra i denominatori (detto anche minimo comune denominatore, m.c.d.) • moltiplicazione: Esempio Qual è la maggiore delle seguenti frazioni? A 6/5 B 3/5 C 4/3 D 2/7 E 2/3 Primo metodo. Possiamo banalmente eseguire la divisione fra numeratore e denominatore: A: 6/5 = 1,2; B: 3/5 = 0,6; C: 4/3 = 1,33; D: 2/7 = 0,29; E. 2/3 = 0, 66. Disponendo in ordine crescente otteniamo: 0,29; 0,6; 0, 66; 1,2; 1,33 → 2/7, 3/5, 6/5, 4/3. Perciò la risposta corretta è C. Secondo metodo. Si può osservare che solo le frazioni A e C sono maggiori di 1, in quanto hanno numeratore maggiore del denominatore. Si possono così scartare le opzioni B, D ed E che sono < 1. Facendo il confronto fra 6/5 e 4/3 si ricava: m.c.d. (3, 5) = 15, da cui: 6/5 = 18/15; 4/3 = 20/15 → → 20 > 18. L'opposto di b ≠ 0). è (da cui si deduce che Il reciproco di è (da cui si deduce che b ≠ 0). Si possono quindi definire sottrazione e divisione: • sottrazione: • divisione: , con , con a ≠ 0 e Per eseguire le operazioni si adottano le stesse regole viste nella scheda sulle operazioni di base. Esempio Per quale coppia di numeri m e n il rapporto m/n è uguale a 9/1? A 9, 1/9 B 18, 1/9 C 3, 1/3 D 1/9, 9 E 1/3, 3 Il rapporto fra due numeri è uguale alla divisione del primo numero per il secondo, che nel caso di un numero frazionario diventa il prodotto per il reciproco. A 9 : (1/9) = 9 · 9 = 81. B 18 : (1/9) = 18 · 9. C 3 : (1/3) = 3 · 3 = 9 = 9/1, risposta corretta. D (1/9) : 9 = (1/9) · (1/9) = 1/81. E (1/3) : 3= (1/3) · (1/3) = 1/9. 2. Elevamento a potenza La potenza n-esima di un numero razionale da , con n ∈ ℕ e n > 0, è dato Le proprietà delle potenze sono le stesse viste in precedenza e valgono anche le stesse regole relative ai segni. Ampliamo il concetto di potenza considerando la potenza n-esima di un numero relativo a ≠ 0 con esponente intero negativo: Esempio La metà di (1/2)50 è uguale a: A (1/4)50 B (1/2)25 C (1/2)49 D (1/4)25 E (1/2)51 Trovare la metà di un numero significa dividere il numero per 2, che equivale a moltiplicare il numero per 1/2: (1/2)50 : 2 → (1/2)50 · 1/2 → (1/2)50+1 = (1/2)51. Risposta E. Si può anche procedere utilizzando la scrittura 1/an = a–n → (1/2)50 = 2–50. Allora 2–50 : 2 = 2–50–1 = 2–51 = (1/2)51 3. Numeri decimali Il valore di una frazione può essere espresso eseguendo la divisione tra numeratore e denominatore. Il quoziente ottenuto può essere: • un numero intero se il numeratore è multiplo del denominatore; • un numero decimale finito, cioè un numero che presenta dopo la virgola un numero finito di cifre; • un numero decimale illimitato periodico (chiamato semplicemente numero periodico). Esempio Il prodotto 82,66 · 42,57 è uguale a: A 3518,8366 B 3518,8364 C 3518,8368 D 3518,8362 E 3518,8363 Senza una calcolatrice è possibile rispondere al quesito notando che i risultati delle varie opzioni differiscono solo per l'ultima cifra decimale. I due fattori della moltiplicazione terminano il primo con un 6 e il secondo con un 7. Dato che 6 · 7 = 42, il prodotto dei due numeri dovrà necessariamente terminare con ultima cifra decimale uguale a 2. Unica risposta possibile è la D: 3518,8362. Una frazione che ha come denominatore una potenza di 10, con esponente maggiore di zero, si chiama frazione decimale, e il numero decimale corrispondente si ottiene spostando a sinistra la virgola: a/10 = 0,a b/100= 0,0b c/1000 = 0,00c Una frazione ridotta ai minimi termini genera un numero decimale finito solo se i fattori primi del denominatore sono potenze di 2 e di 5. Una frazione con denominatore uguale a 100 può anche essere espressa utilizzando la notaziope percentuale (con simbolo %, che significa ×1/100: si veda scheda Percentuale nel capitolo Statistica). Quando i fattori primi del denominatore di una frazione (ridotta ai minimi termini) non sono potenze di 2 e di 5, il risultato è un numero decimale illimitato periodico, ovvero un numero che dopo la virgola presenta un gruppo di cifre, dette periodo, che si ripetono indefinitamente. Il periodo si scrive una sola volta soprassegnato: . Le cifre comprese tra la virgola e il periodo sono dette antiperiodo: , dove bcd è l'antiperiodo. 4. Frazione generatrice È possibile trasformare un numero decimale nella frazione dalla quale discende; la frazione ottenuta è detta frazione generatrice. Se il numero decimale è limitato, la frazione generatrice è ottenuta scrivendo al numeratore il numero e al denominatore la cifra 1 seguita da tanti zeri quante sono le cifre decimali: 0,a = a/10 0,0b = b/100 Si può poi, se necessario, ridurre la frazione ai minimi termini, semplificandola. Per ricavare la frazione generatrice di un numero decimale periodico si applica la seguente regola: • il numeratore è uguale alla differenza tra il numero intero che si ottiene togliendo la virgola e il numero intero che si ottiene togliendo le cifre del periodo; • il denominatore è composto da tanti nove quante sono le cifre del periodo e tanti zeri quante sono le cifre dell'antiperiodo: Per esempio: E, nel caso il numero presenti un antiperiodo: Per esempio: Esempio Quale dei seguenti numeri è compreso tra <x< ? A 1/9 B 2/3 C 4/9 D 5/9 E 5/18 Poiché i risultati sono espressi tutti in forma di frazione, trasformiamo i numeri periodici nelle frazioni generatrici corrispondenti. Il numero deve perciò essere compreso nell'intervallo 2/9 < x < 3/9. Possiamo scartare C e D perché 4/9 > 3/9 e 5/9 > 3/9. Possiamo scartare A perché 1/9 < 2/9. Consideriamo l'opzione B: 2/3 = 6/9 > 3/9, risposta sbagliata. La risposta corretta perciò è E. Possiamo verificare trasformando le frazioni 2/9 e 3/9 in frazioni equivalenti con denominatore 18: 2/9 = 4/18 e 3/9 = 6/18, da cui 4/18 < 5/18 < 6/18. Vai agli esercizi Radicali Si dice radice n-esima di un numero reale a quel numero b che elevato a n dà come risultato a. In simboli con n ∈ ℕ, n ≥ 2. Il numero n è l'indice, a è l'argomento della radice o radicando. Dalla definizione si ricava che: • La radice di indice 0: è priva di significato. • La radice di indice 1 equivale all'argomento: . • La radice con argomento nullo è nulla: . • La radice con indice uguale all'esponente del radicando è pari all'argomento . Se la radice ha indice 2 si chiama radice quadrata, se l'indice è 3 si chiama radice cubica. A seconda che l'indice della radice sia pari o dispari è necessario porre le condizioni di esistenza per l'argomento della radice: • se l'indice n è dispari è definita per qualsiasi valore di n ∈ ℝ; inoltre è negativa se a < 0, positiva se a > 0, nulla se a = 0; • se l'indice n è pari è definita solo per i valori di a ≥ 0; inoltre è nulla se a = 0, positiva in tutti gli altri casi. Esempio Trova la scrittura errata: A B C D E Per determinare quale scrittura è errata è necessario verificare se bn = a. A 13² = 169. B 8² = 64. C 16² = 256. D 4² = 16 ≠ 8 perciò la scrittura è errata: questa è la risposta corretta. E 9² = 81. Per i radicali vale la proprietà invariantiva: il valore di un radicale non cambia se si moltiplica o divide per uno stesso numero diverso da zero sia l'indice sia l'esponente del radicando. Con n, m, r ∈ ℕ, m ≠ 0, n ≠ 0, r ≠ 0, e a numero reale. Applicando la proprietà invariantiva è possibile eseguire le seguenti operazioni di semplificazione. Semplificazione dei radicali • si scompone il radicando • si determinano le eventuali condizioni di esistenza • si calcola il M.C.D. tra l'indice e gli esponenti • si dividono indici ed esponenti per M.C.D. Riduzione di più radicali allo stesso indice • si semplificano se possibili i radicali • si determinano le eventuali condizioni di esistenza • si calcola il m.c.m. degli indici • si riscrivono i radicali tutti con lo stesso indice uguale al m.c.m., e si moltiplica contemporaneamente l'esponente di ciascun radicando per il quoziente tra il nuovo indice e l'indice originario. Esempio I radicali A B C , ridotti allo stesso indice sono uguali a: D E Si può notare che il secondo radicale si può semplificare, mentre il primo e il terzo si possono trasformare in potenze di numeri primi. M.C.D. (3,9) = 3. Dividendo indice ed esponente per 3 si ottiene Riscriviamo gli altri due radicali . Il m.c.m. tra gli indici dei radicali è: m.c.m. (2, 3, 5) = 30. Riscrivendo tutti i radicali con indice 30, ed elevando in modo opportuno gli esponenti si ricava: La risposta corretta è B. 1. Operazioni con i radicali Moltiplicazione e divisione Il prodotto o il quoziente di due radicali (nel caso della divisione il divisore deve essere non nullo) con lo stesso indice è il radicale con lo stesso indice che ha per radicando il prodotto o il quoziente dei radicandi: Esempio L'espressione equivale a: A B C D E L'espressione contiene moltiplicazioni e divisioni di radicali con indici diversi. Riduciamo quindi tutti i radicali allo stesso indice, calcolando il minimo comune multiplo. m.c.m. (2,3,4) = 12 L'espressione diventa: Semplifichiamo il radicale dividendo indice ed esponente del radicando per il M.C.D. M.C.D. (8, 12) = 4 Elevamento a potenza Per la proprietà invariantiva vista prima, per elevare a potenza un radicale basta elevare a potenza il radicando ed eventualmente semplificare il risultato ottenuto: Trasporto di un fattore sotto il segno di radice • Se a ≥ 0, si può trasportare il fattore dentro il segno di radice dopo averlo elevato all'indice della radice: • Se a < 0 si può trasportare dentro il segno di radice l'opposto del fattore, elevato all'indice della radice, mettendo il segno – davanti al radicale: Trasporto di un fattore fuori dal segno di radice L'operazione si può eseguire solo se l'esponente del fattore è un multiplo dell'indice. Prima di trasportare fuori dalla radice un fattore, è necessario scomporre il fattore, porre le condizioni di esistenza del radicando, considerare l'eventuale valore assoluto del fattore, per mantenere la positività del radicale. Esempio Se x è un qualsiasi numero reale non nullo, quale delle seguenti uguaglianze è vera? A B C D E Per verificare l'uguaglianza è necessario trasportare fuori dalla radice un fattore. Raccogliendo x² nel radicando, si ricava . Il fattore x² ha lo stesso indice della radice, per cui possiamo trasportarlo fuori. Non dobbiamo porre alcuna condizione di esistenza, in quanto x > 0 e dunque x² è sempre positivo. Pertanto Risposta D. . Addizione Due radicali sono simili se hanno lo stesso indice e lo stesso radicando; due radicali simili possono differire solo per il coefficiente del radicale. Si può eseguire l'addizione solo fra radicali simili e la somma algebrica di due radicali è il radicale simile agli addendi, che ha come coefficiente la somma algebrica dei coefficienti. Per effettuare l'addizione tra due radicali simili è necessario scomporli fino a evidenziare i termini simili. Esempio Quanto vale ? A B C D E I due radicali non sono simili per cui non si possono sommare. Si possono però scomporre, e cercare se esiste un radicale simile: Risposta D. Razionalizzazione dei denominatori Frazioni in cui compaiono radicali al denominatore possono essere trasformate in frazioni in cui i radicali compaiono solo al numeratore. Questa operazione, detta razionalizzazione, si esegue applicando la proprietà invariantiva. Si possono presentare i seguenti casi: • il denominatore è una radice quadrata: • il denominatore è una radice n-esima: • il denominatore è la somma o la differenza tra radicali quadratici: • il denominatore è la somma o la differenza tra un numero e un radicale quadratico: Esempio Razionalizzando il denominatore della frazione si ottiene: A B C D E Moltiplichiamo numeratore e denominatore per . Risposta B. I radicali come potenze La potenza di un numero reale a con esponente razionale m/n è uguale al radicale che ha come indice il denominatore dell'esponente e come radicando il numero reale am. con m e n ∈ ℕ, m ≠ 0 e n ≠ 0. Da questa definizione si ricava che: • se m = 0 si ha il caso degenere a0 = 1. • se m/n < 0 e a ≠ 0, ricordando quanto detto nella scheda sulle frazioni, si ha Anche per le potenze con esponente razionale valgono le proprietà viste in precedenza per le potenze con esponente intero. Esempio Sia a un numero reale positivo. Allora l'espressione è uguale a: –1/2 A a B a–7/2 C a–2 D 1/a E 1 Riscriviamo l'argomento sotto radice utilizzando la notazione delle potenze: Applicando le proprietà delle potenze si ricava: In conclusione, riportando sotto radice il termine: In modo analogo, il termine Risposta A. Vai agli esercizi alla destra dell'uguale si può scrivere: Logaritmi Si dice logaritmo in base a di un numero reale b, detto argomento, l'esponente c che si deve dare ad a per ottenere b: c = loga b → ac = b Dalla definizione di logaritmo discende che: • a deve essere positivo e diverso da zero: a > 0 e a ≠ 1 • b, in quanto risultato di una potenza con base positiva deve essere maggiore di zero: b > 0 • c, in quanto esponente da dare ad a per ottenere b può essere positivo, negativo o nullo. Valgono le seguenti relazioni: 1. alogab = b poiché logab è l'esponente che si deve attribuire ad a per avere b 2. loga = 1 infatti a1 = a 0 3. loga1 = 0 infatti a = 1 4. logaak = k Ogni numero reale positivo diverso da zero può essere base del logaritmo. Esiste una relazione che lega logaritmi in basi diverse: Tuttavia le due basi utilizzate più comunemente sono la base 10 (i logaritmi decimali si indicano con le notazioni loga oppure log10a o Loga) e la base e (i logaritmi naturali si indicano con lna, e la quantità e – numero di Nepero – è un numero irrazionale trascendente: e = 2,71828...). L'addizione e la sottrazione sono possibili unicamente tra logaritmi con la stessa base. 1. Proprietà dei logaritmi Esempio Calcolare: log216 – log2(0,25) – 2log232 A 0 B 8 C –4 D 9 E 4 I logaritmi hanno tutti la stessa base per cui è possibile sommarli fra loro. Riscriviamo ciascun logaritmo semplificandolo, utilizzando le proprietà dei logaritmi: log216 = log224 = 4 log22 = 4 (ricordando che log22 = 1) –log2(0,25) = –log2(1/4) = –log2(2–2) = 2 log22 = 2 –2log232 = –2log225 = 5(–2 log22) = –10 log22 = –10 L'espressione diventa: 4 + 2 – 10 = –4. Risposta C. 1. Il logaritmo del prodotto di due numeri positivi è uguale alla somma dei logaritmi dei fattori: loga(b·c) = logab + logac 2. Il logaritmo del quoziente di due numeri positivi è uguale alla differenza fra il logaritmo del dividendo e quello del divisore: loga(b/c) = logab – logac Caso particolare: loga(1/b) = loga1 – logab = 0 – loga b = –loga b Esempio log(5 – 3/2) è equivalente a: A log5 + log3 – log2 B log7 – log2 C log5 – log(3/2) D log(–15/2) E log(2) – log(1/2) Prima si sommano gli elementi dell'argomento, poi si applica la proprietà dei logaritmi relativa alla differenza di due logaritmi aventi la stessa base . Risposta B. 3. Il logaritmo della potenza di un numero positivo è uguale al prodotto fra l'esponente della potenza e il logaritmo del numero logabk = klogab Casi particolari: logaak = kloga = k Vai agli esercizi Proporzioni e proporzionalità diretta e inversa 1. Proporzioni Quattro variabili si dicono in proporzione e si scrive a : b = c : d se vale la seguente uguaglianza dove k è il rapporto di proporzionalità. Nella proporzione: • a e c sono detti antecedenti • b e d sono detti conseguenti • b e c sono detti medi • a e c sono detti estremi Le proporzioni godono delle seguenti proprietà: • proprietà dell'invertire: b : a = d : c • proprietà del comporre: (a + b) : a = (c + d) : c e (a + b) : b = (c + d) : d • proprietà dello scomporre: (a – b) : a = (c – d) : c se a > b e c > d (a – b) : b = (c – d) : d se a > b e c > d • proprietà del permutare i medi: a : c = b : d • proprietà del permutare gli estremi: d : b = c : a Esempio Tre amici ricevono complessivamente € 36 da suddividere tra di loro nelle seguenti proporzioni 2:3:7. Qual è la differenza tra l'ammontare più grande e quello più piccolo ricevuto dai tre amici? A € 15 B €3 C €6 D €9 E € 12 Utilizzando la proprietà del comporre possiamo impostare la proporzione in questo modo: (2 + 3 + 7) : 36 = 2 : x1, da cui si ricava: x1 = (36 · 2)/12 = 3 · 2 = 6. Pertanto x2 = 3 · 3 = 9, x3 = 3 · 7 = 21. La differenza fra x3 e x1 è 15. Risposta A. 2. Proporzionalità diretta e inversa Due grandezze variabili omogenee x e y sono direttamente proporzionali se se il loro rapporto è un valore costante k. x/y = k → y = kx La funzione y = kx rappresenta l'equazione della funzione proporzionalità diretta. Il suo grafico è una retta passante per l'origine degli assi. Due grandezze variabili omogenee x e y sono inversamente proporzionali se se il loro prodotto è un valore costante k. xy = k → y = k/x La funzione y = k/x rappresenta l'equazione della funzione proporzionalità inversa. Il suo grafico è un'iperbole equilatera che ha gli assi come asintoti. Esempio Date due variabili x = 3 e y = –1 tra loro inversamente proporzionali, quali delle seguenti affermazioni è errata? A se x = 6, allora y = –1/2 B k = –1/3 C k = –3 D se x > 0, allora y < 0 E il grafico della funzione è nel secondo e quarto quadrante Determiniamo per prima cosa il coefficiente di proporzionalità k = x · y = – 3. Osservando le risposte si verifica che se k = –3, non può essere k = –1/3, pertanto la risposta errata è C. Esaminiamo le altre opzioni. A: 6 · (–1/2) = 3, x e y sono inversamente proporzionali. D: k < 0, pertanto x e y devono essere discordi, quindi se x > 0, allora y < 0 e viceversa. E: Nel piano cartesiano i punti del secondo e quarto quadrante hanno ascissa e ordinata discordi, soddisfano perciò la relazione esposta nell'opzione D. Vai agli esercizi Progressioni aritmetiche e geometriche 1. Progressione aritmetica Una successione numerica è una sequenza di tre o più numeri, scritti secondo un ordine dato. Gli elementi della successione sono chiamati termini, e si indicano generalmente con a1, a2, a3, a4... an... Una progressione aritmetica è una successione di numeri reali tali che la differenza fra ciascun termine, escluso il primo, con il suo precedente sia costante. Tale differenza si chiama ragione: d = an – an–1 La progressione aritmetica gode delle seguenti proprietà. 1. Ogni termine, escluso il primo, si ottiene dal precedente aggiungendo la ragione d: an = an–1 + d. 2. Il termine n-esimo si ottiene aggiungendo al primo termine il prodotto della ragione per il numero dei termini che lo precedono: an = a1 + (n – 1) d. 3. In una progressione aritmetica finita la somma di due termini equidistanti dagli estremi è costante e uguale alla somma dei termini estremi: a1 + an = ai + an–i+1. 4. La somma dei primi n termini di una progressione aritmetica è uguale alla semisomma dei termini estremi moltiplicata per il numero dei termini S = n · (a1 + an)/2. Esempio Indica la somma dei primi 50 numeri dispari: A 500 B 2500 C 3500 D 4500 E 6500 Per calcolare la somma dei 50 numeri dispari possiamo utilizzare la proprietà espressa dalla formula: S = n · (a1 + an)/2, dove a1 = 1 e n = 50. Per ricavare il termine a50 della progressione, utilizziamo la proprietà per cui: an = a1 + (n – 1) d; poiché la successione è formata da numeri dispari, la ragione è d = 2, quindi: a50 = 1 + (50 – 1) · 2 = 99. Sostituendo i dati trovati si ha: S = 50 · (1+99) / 2} = 2500. Risposta B. 2. Progressione geometrica Una progressione geometrica è una successione di numeri reali tali che sia costante il rapporto fra un termine successivo al primo e il suo precedente. Tale rapporto si chiama ragione: q = an/an–1. La progressione geometrica gode delle seguenti proprietà. 1. Ogni termine, escluso il primo, si ottiene dal precedente moltiplicando per la ragione q: an = an–1 · q. 2. Il termine n-esimo si ottiene moltiplicando il primo termine per la potenza (n–1)-esima della ragione: an = a1 · qn–1. Se si conoscono due termini as e ar con s > r, si ha che il termine: as = ar · qs–r. 3. In una progressione geometrica finita il prodotto di due termini equidistanti dagli estremi è costante e uguale al prodotto dei termini estremi: a1 · an = ai · an–i+1. 4. La somma dei primi n termini di una progressione geometrica è data da: S = a1 · (1 – qn)/(1 – q). 5. Il prodotto dei primi n termini di una progressione geometrica è data da: . Esempio In una progressione geometrica il primo elemento è 2 e il sesto è 0,0625. Il quinto valore della progressione è: A 0,125 B 0,0125 C 0,5 D 0,05 E nessuno dei valori precedenti è corretto Il primo termine e il termine n-esimo di una progressione geometrica sono legati tra loro dalla relazione an = a1 · qn–1. Da questa relazione possiamo ricavare la ragione . Con i dati forniti calcolare la radice quinta di un numero decimale fratto 2 non è cosa agevole. Affrontiamo il problema in altro modo: sappiamo che n = 6, a1 = 2, a6 = 0,0625. La progressione geometrica è decrescente, in quanto il sesto termine è minore del primo. Inoltre è un numero decimale. Possiamo pensare che sia la successione di potenze decrescenti di 2, ossia potenze di 2 con esponente negativo. Verifichiamo qual è il valore di alcune potenze di 2: 2–1 = 1/2 = 0,5 2–2 = 1/4 = 0,25 Poiché 625 = 54, da questi risultati possiamo dedurre che 0,0625 = 2–4. La progressione geometrica è una successione di potenze, per cui la ragione è uguale a: an/an–1 = a. Calcoliamo q = (2–2)/(2–1) = 1/2. Determiniamo il valore di a5 = a1 · q5–1: a5 = 2 (1/2)5–1 = (1/2)³ = 0,125. Risposta A. Vai agli esercizi Algebra Il termine algebra deriva dall'arabo al-jabr, che significa “ricostruzione” o “riduzione” (con riferimento al trasporto di un termine da un membro all'altro di un'equazione) e fu introdotto per la prima volta nel IX secolo, come titolo del trattato scritto dal matematico persiano al-Khuvarizmi (dal cui nome latinizzato deriva anche il termine “algoritmo”). L'algebra classica estende le operazioni aritmetiche tramite l'introduzione di oggetti simbolici, le variabili, e consiste nel calcolo letterale e nella teoria di soluzione delle equazioni, già nota ai babilonesi nel XX secolo a.C. e giunta alla sua formulazione moderna all'inizio del XVIII secolo con Gauss, Ruffini e Abel, che dimostrarono l'impossibilità di esprimere le soluzioni di equazioni di grado superiore al quarto solo con radicali o con funzioni razionali dei coefficienti. In questa sezione vengono trattati solamente i concetti di base del calcolo letterale, introducendo monomi, polinomi e frazioni algebriche e i metodi di semplificazione delle espressioni. I concetti più avanzati dell'algebra classica, come le equazioni, le disequzioni e i sistemi verranno trattati in sezioni dedicate. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Monomi • Polinomi: – addizione e moltiplicazione – prodotti notevoli – scomposizione per raccoglimento – scomposizione con i prodotti notevoli – divisione – M.C.D. e m.c.m. • Frazioni algebriche Monomi 1. Definizioni Un monomio è un'espressione algebrica composta dal prodotto di un fattore numerico per uno o più fattori letterali, con esponenti naturali. Il fattore numerico è il coefficiente, l'insieme dei fattori letterali è la parte letterale. Il grado del monomio è uguale alla somma degli esponenti delle lettere presenti nella parte letterale. Esempio Individua il grado del monomio seguente: x³yz4 A 4 B 7 C 8 D 12 E 9 Quando non è indicato alcun esponente, si sottintende che l'esponente sia uguale a 1. Pertanto x ha esponente 3, y ha esponente 1 e z ha esponente 4. Il grado del monomio considerato è 3 + 1 + 4 = 8. Risposta C. • Due monomi si dicono simili se hanno la stessa parte letterale. • Due monomi sono uguali se sono simili e hanno lo stesso coefficiente. • Due monomi sono opposti se sono simili e hanno coefficienti opposti. 2. Le operazioni fra monomi Moltiplicazione Il prodotto di due o più monomi è un monomio che ha come coefficiente il prodotto dei coefficienti e come parte letterale il prodotto dei fattori letterali. Per determinare il prodotto dei fattori letterali che compaiono nel monomio si utilizzano le proprietà delle potenze. Esempio Il prodotto dei monomi –2xy e 1/2 y è: A 4xy² B xy² C –2xy D –xy² E –2x Il prodotto dei coefficienti è uguale a : –2 · 1/2 = –1. Il prodotto della parte letterale è uguale a: xy · y = xy². Il prodotto dei due monomi è uguale a –xy². Risposta D. Potenza La potenza n-esima di un monomio è un monomio che ha come coefficiente la potenza n-esima del coefficiente e come parte letterale la potenza n-esima dei fattori letterali. Per determinare la potenza n-esima del monomio si utilizzano le proprietà delle potenze. Esempio La potenza del monomio (–3x²y)³ è A 27x6y³ B –27x6y³ C –9x6y³ D –27x5y4 E 27x5y4 Per elevare a potenza il monomio si utilizza la proprietà della potenza (am)n = am · n. Un monomio con segno negativo che ha come esponente un numero dispari, ha come risultato un monomio negativo. Se eleviamo ciascun fattore del monomio alla terza si ottiene: –3³ = –27; (x²)³ = x6; (y)³ = y³. La risposta corretta è B. Divisione Il quoziente di due monomi, se esiste, è un monomio che ha come coefficiente il quoziente dei coefficienti e come parte letterale il quoziente dei fattori letterali. Per determinare la divisione fra monomi si applicano le proprietà delle potenze. Esempio La divisione tra i monomi 2x³y e –2/3xy è A –3x² B 4/3x² C 3x² D –3x²y E –4/3xy La divisione dei coefficienti è uguale a: 2/(–2/3) = 2 · (–3/2) = –3. Calcoliamo separatamente la divisione delle singole lettere che compaiono nel monomio, applicando le proprietà delle potenze: x³/x = x3–1 = x² y/y = y1–1 = 1 La divisione fra i due monomi è uguale a –3x². Risposta A. Addizione algebrica La somma di due o più monomi simili è un monomio simile ai monomi addendi, che ha come coefficiente la somma algebrica dei coefficienti dei monomi addendi. • L'addizione può essere eseguita solo tra monomi simili. • La somma algebrica di due monomi opposti è uguale a 0. La differenza fra due monomi simili si ottiene eseguendo l'addizione di un monomio con l'opposto dell'altro. Esempio L'espressione 2ab + 1/3 xy² – ab (–4/3) xy² equivale a: A ab + 5/3xy² B ab + xy² C ab – xy² D –3xy² E –ab – 4/3xy Poiché è possibile eseguire le operazioni di addizione e sottrazione solo con monomi simili, si individuano i monomi simili, che sono: 2ab e –ab; 1/3 xy² e (–4/3)xy². Eseguiamo la somma algebrica. 2ab – ab = ab 1/3 xy² + (–4/3)xy² = (1/3 – 4/3) xy² = –xy² L'espressione equivale a: ab – xy². Risposta C. 3. M.C.D. e m.c.m. Tra due o più monomi è possibile calcolare il massimo comun divisore (M.C.D.) e il minimo comune multiplo (m.c.m.). Il M.C.D. di due o più monomi è il monomio che tra tutti i divisori comuni ai monomi dati ha il grado più alto. Il coefficiente del massimo comune divisore è: • uguale al M.C.D. dei coefficienti di ciascun monomio, presi con il segno positivo, se tutti hanno come coefficiente numeri interi; • uguale a 1 per convenzione in tutti gli altri casi. La parte letterale è composta da tutti i fattori letterali comuni ai monomi, presi una sola volta con il minimo esponente. Esempio Il massimo comun divisore dei monomi 1/3 ax²y³; –6x³y4; –abx²y³ è: A x³y4 B –x²y³ C axy² D x²y³ E 2 x²y³ Analizziamo i coefficienti: 1/3, –6, –1 non sono tutti numeri interi. Il coefficiente del M.C.D. è perciò uguale a 1. Consideriamo la parte letterale: ax²y³; x³y4; abx²y³; le lettere comuni a tutti e tre i monomi sono x e y: • x è comune a tutti e tre i monomi con l'esponente minimo uguale a 2: x² è il fattore comune. • y è comune a tutti e tre i monomi con l'esponente minimo uguale a 3: y³ è il fattore comune. Pertanto il M.C.D. è x²y³. Risposta D. Il m.c.m. di due o più monomi è il monomio di grado più basso, che è divisibile per ognuno dei monomi dati. Il coefficiente del minimo comune multiplo è • uguale al m.c.m. dei coefficienti di tutti i monomi, preso con il segno positivo, se tutti hanno come coefficiente numeri interi; • uguale a 1 per convenzione in tutti gli altri casi. La parte letterale è composta da tutti i fattori letterali comuni e non comuni ai monomi, presi una sola volta con il massimo esponente. Esempio Il minimo comune multiplo dei monomi 4 x²y; –3 ax³; 6 y³ è: A ax5y4 B –x³y³ C 12ax³y³ D ax³y³ E –12ax³y³ Analizziamo i coefficienti: sono tutti numeri interi; calcoliamo allora il m.c.m. dei coefficienti presi con il segno positivo: m.c.m. (4, 3, 6) = 12 Consideriamo la parte letterale: x²y; ax³; y³; le lettere comuni e non comuni a tutti e tre i monomi sono a, x e y: • l'esponente massimo di a è 1. • l'esponente massimo di x è 3: x³. • l'esponente massimo di y è 3: y³. Pertanto il m.c.m. è: 12ax³y³. Risposta C. Vai agli esercizi Polinomi (1): addizione e moltiplicazione 1. Definizioni Un polinomio è un'espressione algebrica data dalla somma algebrica di due o più monomi non simili. I monomi che lo compongono sono detti termini del polinomio. Dato un polinomio P, il suo opposto –P è il polinomio che ha come termini i monomi opposti che costituiscono P. Il grado di un polinomio è il grado del monomio che ha grado maggiore. Un polinomio costituito da due monomi è detto binomio. 2. Addizione algebrica La somma di due o più polinomi si ottiene scrivendo di seguito tutti i termini dei polinomi, ciascuno con il proprio segno, e riducendo i termini simili. La differenza di due polinomi si ottiene addizionando al primo polinomio l'opposto del secondo. Esempio La differenza fra (5a + 3ab + 2b) e (8b – 2ab + 3a) è: A –2a – 5ab + 6b B 8a + ab + 10b C 2a + 5ab – 6b D 8a + 5ab + 6b E –2a + ab + 10b Si deve sommare al primo polinomio l'opposto del secondo, ossia: (5a + 3ab + 2b) – (8b – 2ab + 3a) Svolgendo i calcoli si ottiene: 5a + 3ab + 2b – 8b + 2ab – 3a Sommando fra loro i monomi simili si ha: 2a + 5ab – 6b. Risposta C. 3. Moltiplicazione di un monomio per un polinomio Il prodotto di un polinomio per un monomio è il polinomio uguale alla somma algebrica dei termini ottenuti moltiplicando ciascun termine del polinomio dato per il monomio. L'operazione si esegue applicando la proprietà distributiva. Esempio Il prodotto di (x³ + 2x² – 2x + 4) per (–3x) è uguale a: A +3x4 + 6x³ + 6x² – 12 B +3x4 + 6x³ – 6x² + 12x C –3x4 + 6x³ – 6x² – 12x D –3x4 – 6x³ + 6x² – 12x E –3x³ – 6x² + 6x – 12 Applichiamo la proprietà distributiva e moltiplichiamo ogni termine del polinomio per il monomio (–3x), prestando attenzione ai segni: (–3x)(x³) + (–3x)(2x²) + (–3x)(–2x) + (–3x)(+4) = –3x4 – 6x³ + 6x² – 12x. Risposta D. 4. Moltiplicazione di due polinomi Il prodotto di due polinomi è il polinomio uguale alla somma algebrica dei termini ottenuti moltiplicando ciascun termine del primo polinomio per ciascun termine del secondo polinomio. Anche in questo caso si deve applicare la proprietà distributiva facendo attenzione a eseguire la moltiplicazione secondo un ordine preciso per non omettere alcun termine. Esempio Il prodotto dei due polinomi (2x + 3y + z) (3x – 2y) è uguale a: A 6x² + 5xy – 6y² + 3xz – 2yz B 6x² + 13xy – 6y² + 3xz – 2yz C 6x² + 5xy + 6y² + 3xz + 2yz D 6x² – 5xy + 6y² – 3xz + 2yz E 6x² – 13xy + 6y² + 3xz – 2yz Applicando la proprietà distributiva, moltiplichiamo ciascun monomio del primo polinomio per ciascun monomio del secondo (che è un binomio) 2x(3x) + 2x(–2y) + 3y(3x) + 3y(–2y) + z(3x) + z(–2y) Svolgendo le moltiplicazioni si ottiene: 6x² – 4xy + 9xy – 6y² + 3xz – 2yz Riducendo i monomi simili si ottiene: 6x² + 5xy – 6y² + 3xz – 2yz Risposta A. Vai agli esercizi Polinomi (2): prodotti notevoli La moltiplicazione fra particolari polinomi permette di individuare regole che rendono il calcolo più semplice. Queste moltiplicazioni prendono il nome di prodotti notevoli. 1. Prodotto della somma di due monomi per la loro differenza Il prodotto di due binomi (a – b) (a + b) è uguale alla differenza fra il quadrato di a e il quadrato di b. (a – b) (a + b) = a² – b² 2. Quadrato di un binomio Il quadrato di un binomio (a + b) è un trinomio formato dal quadrato di a, più il doppio prodotto di a e b, più il quadrato di b. (a + b)² = a² + 2ab + b² (a – b)² = a² – 2ab + b² Esempio Indicare quale dei seguenti polinomi è lo sviluppo di (4a – 3b)²: A 16a² + 9b² B 16a² – 9b² C 16a² + 12ab + b² D 16a² – 24ab + 9b² E 16a² + 24ab + 9b² Si chiede di elevare al quadrato un binomio. I due termini del binomio sono rispettivamente 4a e –3b. Scriviamo per esteso tutti i termini del prodotto notevole: • quadrato del primo termine: (4a)² = 16a² • doppio prodotto del primo per il secondo: 2(4a) (–3b) = –24ab • quadrato del secondo termine: (–3b)² = 9b² Confrontiamo con le risposte: In A e B manca il doppio prodotto. In C il quadrato di b è errato. D è la risposta corretta. In E il doppio prodotto ha segno positivo invece che negativo. 3. Quadrato di un trinomio Il quadrato di un trinomio (a + b + c) è un polinomio formato dalla somma dei quadrati di a, b, c, più il doppio prodotto di ciascun termine per gli altri due. (a + b + c)² = a² + b² + c² + 2ab + 2ac + 2bc Esempio Indicare quale dei seguenti polinomi è lo sviluppo di (2x – 3xy + 2y)²: A 4x² + 9x²y² + 4y² – 12x²y + 8x²y² + 12xy² B 4x² + 9x²y² + 4y² + 12x²y – 8xy + 12xy² C 4x² + 9x²y² + 4y² – 12x²y + 8xy – 12xy² D 4x² + 9x²y² + 4y² + 12x²y + 8xy + 12xy² E 4x² + 9x²y² + 4y² – 12x²y – 8xy – 12xy² Applichiamo la formula del quadrato di un trinomio ai monomi a = 2x, b = –3xy, c = 2y: (2x)² + (–3xy)² + (2y)² + 2 (2x)(–3xy) + 2 (2x)(2y) + 2(–3xy)(2y) → → 4x² + 9x²y² + 4y² – 12x²y + 8xy – 12xy². Risposta corretta: C. 4. Cubo di un binomio Il cubo di un binomio (a + b) è un quadrinomio formato dal cubo di a, più il triplo prodotto di a al quadrato per b, più il triplo prodotto di b al quadrato per a, più il cubo di b. (a + b)³ = a³ + 3a²b + 3ab² + b³ (a – b)³ = a³ – 3a²b + 3ab² – b³ Esempio Indicare quale dei seguenti polinomi è lo sviluppo di (3a – 2b)³: A 27a³ + 54a²b + 36ab² + 8b³ B 27a³ – 54a²b + 36ab² – 8b³ C 27a³ + 54a²b – 36ab² – 8b³ D 27a³ – 54a²b – 36ab² + 8b³ E 27a³ – 54ab + 36ab – 8b³ Applichiamo la formula del cubo di un binomio ai monomi a: 3a; b: –2b (3a)³ + 3(3a)²(–2b) + 3(3a) (–2b)² + (–2b)³ → → 27a³ + 3(9a²)(–2b) + 3(3a)(4b²) – 8b³ → → 27a³ – 54a²b + 36ab² – 8b³. Risposta corretta: B. Vai agli esercizi Problemi risolubili con i prodotti notevoli La conoscenza dei prodotti notevoli permette di risolvere alcuni problemi che riguardano la relazione fra due o più numeri e il loro prodotto o i loro quadrati. Esempio 1 Siano a, b, c tre numeri interi negativi. La somma dei loro quadrati è: A uguale al quadrato della somma B nessuna delle risposte è vera C dipende dai numeri D minore del quadrato della somma E maggiore del quadrato della somma La somma dei quadrati di tre numeri interi negativi è uguale a: (–a)² + (–b)² + (–c)² = a² + b² + c² > 0 Poiché tre delle risposte chiedono di confrontare la somma dei quadrati con il quadrato della somma, calcoliamo: (a + b + c)² = a² + b² + c² + 2ab + 2ac + 2bc. Sappiamo che a < 0, b < 0 e c < 0, pertanto tutti i doppi prodotti sono positivi. Confrontando i due sviluppi abbiamo che: a² + b² + c² < a² + b² + c² + 2ab + 2ac + 2bc. La somma dei quadrati dei tre numeri a, b, c, è perciò minore del quadrato della loro somma. Risposta D. Esempio 2 Sapendo che x + y = 2, quanto vale x² + y²? A 4 – 2xy B 2x + y² C 4 D 2 + xy E Nessuno dei valori precedenti Possiamo procedere elevando al quadrato x + y, che fornisce l'espressione: (x + y)² = x² + y² + 2xy Sostituendo a (x + y) il valore 2 della domanda, si ottiene: (2)² = x² + y² + 2xy → 4 = x² + y² + 2xy → 4 – 2xy = x² + y² Risposta corretta: A. Vai agli esercizi Polinomi (3): scomposizione per raccoglimento Scomporre un polinomio di grado n ≥ 2 significa trasformarlo, se possibile, nel prodotto di due o più polinomi di grado minore di n. Se i fattori del polinomio non sono ulteriormente scomponibili, si dice che i fattori sono irriducibili, o anche che sono fattori primi. Tutti i polinomi di primo grado sono irriducibili. 1. Scomposizione per raccoglimento a fattore comune Questa scomposizione è possibile quando tutti i termini del polinomio hanno fattori comuni diversi dall'unità. Si può perciò calcolare il M.C.D. fra i termini del polinomio, quindi dividere ciascun termine per il M.C.D. Il polinomio dato si riscrive come prodotto fra il fattore comune (M.C.D.) e la somma algebrica dei quozienti ottenuti dalla divisione per il M.C.D. Questa operazione è possibile in quanto si utilizza la proprietà distributiva della moltiplicazione rispetto all'addizione. Esempio La scomposizione in fattori primi del polinomio 2x – 4xy + 6x² è: A 2(x – 2y + 3x²) B x(2 – 4y + 6x) C 2x(1 – 2y + 3x) D 2x(1 + 2y + 3x) E 2x(2y + 3x) I termini del polinomio hanno fattori comuni diversi da zero. I coefficienti sono numeri interi per cui si può calcolare il M.C.D., che è diverso da 1. M.C.D. (2, 4, 6) = 2. Il M.C.D. della parte letterale è: M.C.D. (x, xy, x²) = x. Si dividono tutti i termini del polinomio per 2x: (2x)/(2x) – (4xy)/(2x) + (6x²)/(2x) → 1 – 2y + 3x. Quindi il polinomio dato si può riscrivere come prodotto: 2x(1 – 2y + 3x). Risposta C. Si può osservare che il prodotto dei fattori nelle risposte A e B rappresenta un corretto raccoglimento comune, ma il polinomio che si ottiene dalla divisione per 2 o per x non è un fattore primo in quanto è ancora scomponibile. 2. Scomposizione per raccoglimento parziale In alcuni casi il polinomio presenta fattori comuni solo considerando gruppi di monomi. Si può allora procedere eseguendo un primo raccoglimento parziale fra i termini. Il polinomio che si ottiene è una somma di prodotti. Si può poi procedere a un successivo raccoglimento fra i fattori comuni per ottenere il polinomio come prodotto di fattori. Anche nella scomposizione per raccoglimento parziale si utilizza la proprietà distributiva della moltiplicazione rispetto all'addizione. Questa scomposizione è possibile solo se i termini del polinomio sono in numero pari, maggiore o uguale a 4. Esempio La scomposizione in fattori primi del polinomio x²y – 2xz – x²z + y – z + 2xy è: A (x + 1)(y + z)² B (x – 1)²(y – z) C (xy – z)² D (x + 1)(x – 1)(y + z) E (x + 1)²(y – z) Primo metodo. Riordiniamo i termini, per esempio mettendo vicino i termini in x², poi in x e poi gli altri: x²y – x²z – 2xz + 2xy + y – z. Raccogliendo x² fra il primo e il secondo termine, –2x fra il terzo e il quarto si ottiene: x²(y – z) + 2x(y – z). Il binomio (y – z) è un fattore comune, e per evidenziarlo anche negli ultimi due termini raccogliamo il fattore 1, ossia 1·(y – z) x²y – 2xz – x²z + y – z + 2xy = x²(y – z) + 2x(y – z) + 1(y – z). Raccogliendo (y – z) si ottiene: x²(y – z) + 2x(y – z) = (y – z)(x² + 2x + 1). Inoltre (x² + 2x + 1) = (x + 1)², quindi x²(y – z) + 2x(y – z) + 1(y – z) → (y – z)(x + 1)². Risposta corretta: E. Secondo metodo. Possiamo anche procedere con una scomposizione parziale in un altro modo. Si può osservare che tre termini presentano la lettera y e tre termini presentano la lettera z. Riordiniamo i termini secondo questa sequenza: x²y + y + 2xy – 2xz – x²z – z. Raccogliamo y fra i primi tre termini e –z fra gli altre tre: y(x² + 1 + 2x) – z(2x + x² + 1). A meno dell'ordine, le due espressioni all'interno delle parentesi sono uguali, perciò possiamo raccoglierle: (x² + 2x + 1)(y – z). Da cui si ricava (x + 1)²(y – z). Vai agli esercizi Polinomi (4): scomposizione con i prodotti notevoli I prodotti notevoli dei polinomi possono essere letti da destra a sinistra per scomporre i polinomi stessi in prodotti di fattori. 1) Differenza di due quadrati: (a² – b²) = (a – b) (a + b) 2) Quadrato di un binomio: (a² ± 2ab + b²) = (a ± b)² 3) Quadrato di un trinomio: a² + b² + c² + 2ab + 2ac + 2bc = (a + b + c)² 4) Cubo di un binomio: a³ + 3a²b + 3ab² + b³ = (a + b)³ a³ – 3a²b + 3ab² – b³ = (a – b)³ 5) Somma e differenza di cubi: (a³ + b³) = (a + b) (a² – ab + b²) (a³ – b³) = (a – b) (a² + ab + b²) Si osservi che la somma (differenza) di cubi si scompone nel binomio delle basi dei cubi, moltiplicata la somma dei quadrati delle basi diminuita (o aumentata) del loro prodotto. Esempio 27a³ – 8 si può scomporre nel seguente modo: A (3a – 2)³ B (3a + 2)(9a² + 6a + 4) C (3a – 2)(9a² + 12a + 4) D (3a – 2)(9a² + 6a + 4) E (3a – 3)³ L'espressione rappresenta un prodotto notevole, in particolare la differenza di due cubi, infatti 27 = 3³ e 8 = 2³. Quindi, applicando la formula (5) si ottiene: 27a³ – 8 = (3a – 2) · (9a² + 6a + 4). Risposta D. Possiamo osservare che in A è scritto il cubo di un binomio, in B è sbagliato il segno del binomio, in C nel trinomio è presente un doppio prodotto di a e b, in E è sbagliato il termine numerico. Scomposizione del trinomio di secondo grado del tipo x² + sx + p Particolari trinomi di secondo grado presentano le seguenti caratteristiche: • il coefficiente del termine di secondo grado è uguale a 1; • il coefficiente del termine di primo grado è uguale alla somma di due numeri a e b; • il termine noto è uguale al prodotto degli stessi numeri a e b. Il trinomio può allora essere scritto nella forma: x² + (a + b)x + ab dove s = (a + b) e p = ab Svolgendo il prodotto e raccogliendo successivamente a fattore parziale si ottiene x² + (a + b)x + ab = (x + a)(x + b) Per cercare i due numeri a e b, conviene esaminare il termine noto e scrivere le coppie di numeri che sono divisori di p. Se il prodotto ha segno positivo, i due termini sono concordi, ossia sono entrambi positivi o entrambi negativi. Sono entrambi positivi se la somma (a + b) è positiva, sono negativi se la somma è negativa. Se il prodotto è negativo i due numeri sono discordi, se la somma s > 0 allora è positivo il numero con valore assoluto maggiore, se s < 0, è positivo il numero con valore assoluto minore. Esempio Qual è la scomposizione in fattori primi del polinomio x² + 4x – 12? A (x – 6)(x + 2) B (x + 6) (x + 2) C (x + 6) (x – 2) D (x – 6) (x – 2) E (x + 3) (x – 4) Cerchiamo due numeri che soddisfino le condizioni a + b = 4 e ab = –12. I divisori di 12 sono: ±1, ±2, ±3, ± 4, ±6, ±12. Le possibili coppie che danno come prodotto 12 sono: ±1 e ±12; ±2 e ±6; ±3 e ±4. Il prodotto è < 0, per cui i due numeri di ogni coppia sono discordi. La somma è > 0, per cui il numero con valore assoluto maggiore è positivo. La coppia che dà come somma 4 è: 6 – 2, che sono i valori cercati: x² + 4x –12 = (x + 6)(x – 2). Risposta corretta: C. Vai agli esercizi Polinomi (5): divisione È possibile definire la divisione fra due polinomi in modo analogo a quanto si fa con i numeri. Dati due polinomi in una sola variabile A(x) di grado m e B(x) di grado n, con m ≥ n, esistono e sono unici i polinomi Q(x) e R(x), detti rispettivamente quoziente e resto della divisione, tali che A(x) = B(x) · Q(x) + R(x) Il grado di Q(x) è m – n e il grado di R(x) è minore di n. Se R(x) = 0, il polinomio A(x) è divisibile per B(x). Nel caso particolare in cui B(x) sia un binomio del tipo (x – a), il resto della divisione è dato dall'espressione A(a), ossia: R(x) = A(a) Se R(x) = 0 → A(a) = 0. In conclusione, un polinomio è divisibile per il binomio (x – a) se e solo se A(a) = 0. Il numero a che annulla il polinomio è uno zero, o radice, del polinomio. Gli eventuali zeri del polinomio vanno ricercati fra i divisori del termine noto, se il coefficiente del termine di grado massimo è uguale a 1. Se il coefficiente del termine di grado massimo è diverso da 1, gli zeri del polinomio, se esistono, vanno ricercati fra le frazioni che hanno al numeratore i divisori del termine noto e al denominatore i divisori del coefficiente del termine di grado massimo. Esempio 1 Il polinomio x³ + 6x² + 11x + 6 ha tre radici reali e distinte che sono: A tutte e tre positive B tutte e tre negative C una positiva e due negative D una negativa e due positive E una uguale a 0, una positiva e una negativa Primo metodo. Le radici del polinomio sono quei valori di x che annullano il polinomio, e se esistono sono i divisori del termine noto, ossia i divisori di 6: ±1, ±2, ±3, ±6. Poiché il polinomio presenta tutti i termini con segno positivo, per poter avere un resto uguale a zero è necessario sostituire un valore di x < 0. Proviamo con –1: R(–1) = –1³ + 6 · (–1)² + 11 · (–1) + 6 = –1 + 6 – 11 + 6 = 0. –1 è un valore che annulla il polinomio, ossia è la prima radice, negativa. Proviamo a sostituire gli altri valori negativi. R(–2) = –2³ + 6 · (–2)² + 11 · (–2) + 6 = –8 + 24 – 22 + 6 = 0 R(–3) = –3³ + 6 · (–3)² + 11 · (–3) + 6 = –27 + 54 – 33 + 6 = 0 Abbiamo trovato tutte e tre le radici, che sono tutte e tre reali, distinte e negative. Poiché il trinomio è di terzo grado, ammette al più tre radici reali, per cui è inutile verificare se anche –6 è radice del polinomio. Risposta corretta: B. Secondo metodo. Si può arrivare alla risposta anche facendo le seguenti considerazioni: poiché il polinomio presenta solo termini positivi, le eventuali radici dovranno avere tutte valore negativo, affinché il polinomio diventi uguale a zero. Inoltre, poiché il trinomio è di terzo grado, ammette al più tre radici reali. Analizzando le risposte si verifica che solo B soddisfa le caratteristiche richieste. Terzo metodo. Una volta trovata la prima radice (–1) si può eseguire la divisione usando la regola di Ruffini (si veda lo svolgimento di questo esempio dopo la spiegazione della regola). Regola di Ruffini La regola di Ruffini permette la divisione di un qualunque polinomio in una sola variabile (per esempio nella variabile x) per un binomio di primo grado della forma (x – a), con a costante. Per illustrare la regola di Ruffini, esaminiamo un esempio. Esempio 2 Siano i due polinomi: P(x) = x³ + 4x² – 2x + 5 Q(x) = x – 2 Vogliamo dividere P(x) per Q(x) usando la regola di Ruffini. Nel nostro caso a = 2. • Scriviamo i coefficienti di P(x) e a nella seguente tabella: • Riportiamo in basso il primo coefficiente: • Moltiplichiamo il numero più a destra sotto la riga per a e lo scriviamo nella seconda riga della tabella, nel primo spazio libero, ovvero: • Sommiamo i valori della nuova colonna: • Ripetiamo il procedimento fino alla fine: I primi tre coefficienti dell'ultima riga rappresentano i coefficienti del polinomio cercato, mentre l'ultimo termine è il resto. Dunque: (x³ + 4x² – 2x + 5) = (x – 2)(x² + 6x + 10) + 25 La regola di Ruffini ha come conseguenza alcuni importanti criteri di divisibilità tra polinomi: 1. (an – bn) è sempre divisibile per (a – b); 2. (an – bn) è divisibile per (a + b) solo per n pari; 3. (an + bn) non è mai divisibile per (a – b); 4. (an + bn) è divisibile per (a + b) solo per n dispari. Esempio 1 bis Riprendiamo ora il caso dell'Esempio 1, in cui avevamo trovato una prima radice: x = –1. Possiamo proseguire utilizzando la regola di Ruffini: giungendo al risultato cioè al polinomio x² + 5x + 6. Per scomporre questo polinomio possiamo vederlo come un polinomio nella forma x² + sx + p, dove s = x1 + x2 e p = x1x2, quindi con due radici la cui somma è pari a 5 e il cui prodotto è 6. Poiché sia prodotto che somma hanno segno positivo, dobbiamo cercare la coppia fra tutti i divisori di 6 con segno positivo: esistono solo +2 e +3. Per cui x² + 5x + 6 = (x + 2) (x + 3). Possiamo verificare che i valori trovati annullino il polinomio: R(–2) = 4 – 10 + 6 = 0; R(–3) = 9 –15 + 6 = 0. Le radici del polinomio sono dunque: x = –1; x = –2; x = –3. Tre radici reali distinte e negative. Risposta corretta: B. Vai agli esercizi Polinomi (6): M.C.D. e m.c.m. Il massimo comun divisore (M.C.D.) di due o più polinomi è il polinomio di grado massimo, che è divisore di tutti i polinomi dati. Per determinare il M.C.D. tra polinomi: • si scompongono i polinomi dati in prodotti di fattori irriducibili; • si calcola il prodotto dei fattori comuni a tutti i polinomi dati, presi una sola volta e con il minimo esponente comune; questo è il M.C.D. Esempio Il M.C.D. tra i polinomi (x – 1)³ e (x² – 1)² è: A (x – 1)²(x² – 1) B (x – 1)²(x + 1) C (x + 1)² D (x – 1)(x + 1) E (x – 1)² Scriviamo i polinomi come prodotto di fattori: (x – 1)³ = (x – 1) (x – 1) (x – 1) (x² – 1)² = (x² – 1) (x² – 1) = (x – 1) (x + 1) (x – 1) (x + 1) Il fattore comune a entrambi i polinomi è: (x – 1) (x – 1) = (x – 1)². Risposta E. Il minimo comune multiplo (m.c.m.) di due o più polinomi è il polinomio di grado minimo, che è multiplo di tutti i polinomi dati. Per determinare il m.c.m. tra polinomi: • si scompongono i polinomi dati in prodotti di fattori irriducibili; • si calcola il prodotto dei fattori comuni e non comuni a tutti i polinomi dati, presi una sola volta e con il massimo esponente; questo è il m.c.m. Se i polinomi sono primi fra loro, il M.C.D. è uguale a 1 e il m.c.m. è uguale al loro prodotto. Esempio Il m.c.m. tra i polinomi (x² – 2x – 15) e (2x² – 10x) è A (x + 3) (x – 5) B x(x + 3) (x – 5) C 2x(x + 3) (x – 5) D (x – 5) E 2(x + 3) (x – 5) Scomponiamo i polinomi in fattori (x² – 2x – 15) = (x + 3) (x – 5) (2x² – 10x) = 2x(x – 5) Il prodotto dei fattori comuni e non comuni presi una sola volta e con il massimo esponente è: m.c.m. = 2x(x + 3) (x – 5). Risposta C. La risposta non può essere B, in quanto fra i fattori si considerano anche i coefficienti numerici. Vai agli esercizi Frazioni algebriche Dati due polinomi A e B, con B non nullo, si dice frazione algebrica l'espressione algebrica . A prende il nome di numeratore e B di denominatore. Una frazione ha significato solo se il suo denominatore è diverso da zero. L'insieme dei valori attribuibili alle variabili che compaiono nel polinomio a denominatore, che non lo rendono nullo, è detto dominio della frazione algebrica. Se si indicano, invece, i soli valori che debbono essere esclusi si parla di condizioni di esistenza (C.E.). Una frazione algebrica è nulla se è nullo il suo numeratore. Data una frazione algebrica non nulla reciproco della frazione algebrica. , la frazione algebrica è il Esempio La frazione algebrica è definita per: A x ≠ ±2 B x ≠ ±4 C x = ±1 D x≠0 E x ≠ ±1 L'unica condizione d'esistenza da imporre all'espressione è che il suo denominatore sia ≠ 0, quindi: (x8 – 4x6 + 6x4 – 4x² + 1) ≠ 0. Se ricerchiamo gli zeri del polinomio, si ottiene che i possibili zeri sono ± 1. Perciò la frazione algebrica è definita per i valori che non annullano il polinomio, ossia per x ≠ ± 1. Risposta: E. Semplificazione delle frazioni algebriche Applicando la proprietà invariantiva, secondo la quale moltiplicando o dividendo numeratore e denominatore di una frazione per una stessa espressione diversa da zero, si ottiene una frazione equivalente a quella data, le frazioni algebriche possono essere semplificate, ossia ridotte ai minimi termini. Per semplificare una frazione algebrica: • si scompongono in fattori sia il numeratore sia il denominatore; • si dividono numeratore e denominatore per i fattori comuni, ossia per il M.C.D. Esempio Semplificare l'espressione A Non si può semplificare B a+b+c C –a – b – c D 2ab/(c – a – b) E c–a–b Possiamo osservare che il numeratore è la differenza di due quadrati (a + b)² e c². Scomponendolo si ottiene: (a + b + c) (a + b – c). Riscriviamo il denominatore raccogliendo il segno meno: –(a + b – c). Semplificando i due fattori comuni, e facendo attenzione di moltiplicare per –1 il numeratore per tener conto del segno negativo al denominatore, si ottiene: Vediamo quali sono le procedure per operare con le frazioni algebriche. Procedura per addizionare (sottrarre) più frazioni algebriche • Semplificarle, riducendole ai minimi termini, se possibile. • Calcolare il minimo comune multiplo fra i denominatori (minimo comun denominatore, m.c.d.). • Ridurre le frazioni a un'unica frazione che ha come denominatore il denominatore comune. • Calcolare il numeratore dividendo il m.c.m. per il denominatore di ciascuna frazione e moltiplicando per il corrispondente numeratore. • Semplificare la frazione ottenuta, se possibile. Esempio L'espressione è equivalente a: A B C D E L'espressione contiene somme algebriche; le frazioni non sono semplificate, occorre perciò ridurle ai minimi termini. Calcoliamo il denominatore comune: m.c.d. = 2y(y + 2)(y – 2) Riduciamo le frazioni allo stesso denominatore: Svolgendo i calcoli si ottiene: Risposta corretta: B. Procedura per moltiplicare due o più frazioni algebriche • Scomporre i numeratori e i denominatori delle frazioni. • Eseguire tutte le possibili semplificazioni. • Calcolare il prodotto dei numeratori e dei denominatori. Procedura per dividere due frazioni algebriche • Trasformare la divisione nel prodotto della prima frazione per il reciproco della seconda. • Eseguire la moltiplicazione seguendo la relativa procedura. Esempio L'espressione è uguale a: A B C D E Scomponiamo i denominatori che presentano polinomi che possono essere ridotti in fattori primi: 2y² – 2 = 2(y – 1) (y + 1) 6 – 6y = –6(y –1) L'espressione che si ottiene è Il m.c.m. fra i denominatori è: 6(y – 1) (y + 1) Riducendo tutte le frazioni allo stesso denominatore si ottiene: Raccogliamo 6 al numeratore Risposta corretta: C. Vai agli esercizi Equazioni Le equazioni sono uguaglianze fra due espressioni contenenti una o più variabili incognite (funzioni o enti di vario genere), la cui risoluzione consiste nel determinare per le incognite quei valori (radici dell'equazione) che soddisfano l'uguaglianza, trasformandola in un'identità. Le equazioni sono catalogate in base al tipo delle variabili e costituiscono il cuore dell'algebra classica e uno degli elementi centrali del formalismo matematico. In particolare, si chiamano equazioni algebriche quelle equazioni ottenute uguagliando a zero un polinomio di grado n. Lo studio elementare delle equazioni prevede i metodi di risoluzione delle equazioni algebriche di primo e di secondo grado, e i metodi di riduzione – ove possibile – di equazioni di grado superiore al secondo. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Uguaglianze ed equivalenza • Equazioni lineari • Equazioni di secondo grado • Equazioni di grado superiore al secondo • Equazioni frazionarie e letterali • Equazioni esponenziali • Equazioni logaritmiche • Problemi risolubili con un'equazione Uguaglianze ed equivalenza 1. Generalità Abbiamo un'uguaglianza ponendo due quantità – aritmetiche, algebriche, ecc. – ai due lati del simbolo di uguale. Un'equazione è un'uguaglianza tra due espressioni algebriche, contenenti variabili, che diventa vera per determinati valori attribuiti alle variabili stesse. Se l'uguaglianza tra due espressioni algebriche, contenenti variabili, è sempre vera per qualsiasi valore attribuito alle variabili, si ha un'identità. Un'equazione algebrica in una sola variabile x assume la forma a(x) = b(x) dove a(x) e b(x) sono espressioni algebriche nella variabile x. L'espressione a sinistra del simbolo uguale si dice primo membro, quella alla destra secondo membro. La variabile x si dice anche incognita e i termini presenti nelle espressioni a(x) e b(x) che non contengono l'incognita sono i termini noti dell'equazione. I valori delle incognite che trasformano l'equazione in un'uguaglianza vera sono le soluzioni o radici dell'equazione. Il loro valore va ricercato nell'insieme di definizione o dominio o campo di esistenza dell'equazione. Il dominio è l'insieme dei valori che può assumere la x, tali che l'espressione algebrica presente nell'equazione non perda di significato. Per esempio se a(x) = 1/x, l'espressione è definita per i valori di x tali che x ≠ 0, valore che annulla il denominatore della frazione. Risolvere un'equazione significa trovare l'insieme delle soluzioni dell'equazione, indicato di solito con S, che è un sottoinsieme del dominio. Nella risoluzione di un equazione a un'incognita si possono avere i seguenti casi: • determinata: se l'insieme delle soluzioni è finito e non vuoto; • indeterminata: se l'insieme delle soluzioni è infinito; • impossibile: se l'insieme delle soluzioni è l'insieme vuoto. Esempio La soluzione dell'equazione (x – 1)(x – 1) = (x – 1)² è: A x = –2 B x = –1 C x = 1/2 D x=3 E ha infinite soluzioni L'equazione rappresenta il quadrato di un binomio, scritto come prodotto di due binomi di primo grado nel primo membro e come quadrato nel secondo. L'uguaglianza è perciò un'identità, e come tale ha infinite soluzioni. Risposta corretta E. 2. Equazioni equivalenti e principi di equivalenza Due equazioni sono equivalenti se hanno lo stesso insieme delle soluzioni. Perché due equazioni siano equivalenti è necessario che tutte le soluzioni della prima equazione verifichino anche la seconda e viceversa. Per risolvere un'equazione è opportuno trasformarla, applicando le regole del calcolo letterale, in una più semplice ad essa equivalente. Le possibili trasformazioni sono regolate dai principi di equivalenza. • Primo principio. Addizionando a entrambi i membri lo stesso numero o la stessa espressione algebrica, con lo stesso dominio dell'equazione, si ottiene una equazione equivalente a quella data. • Secondo principio. Moltiplicando entrambi i membri di un'equazione per lo stesso numero, diverso da zero, o la stessa espressione algebrica con lo stesso dominio dell'equazione, e tale che non si annulli in quel dominio, si ottiene un'equazione equivalente a quella data. Da un punto di vista operativo i principi consentono di svolgere le seguenti operazioni: • portare un termine da un membro all'altro cambiando il segno. Questo consente di portare tutti i termini in un unico membro, ponendo l'altro uguale a zero; • elidere due monomi uguali che si trovano uno al primo e uno al secondo membro; elidere due monomi opposti presenti nello stesso membro; • moltiplicare o dividere tutti i termini per un medesimo fattore non nullo; • se i coefficienti numerici sono frazionari, moltiplicare tutti i termini per il minimo comune multiplo (m.c.m.) dei loro denominatori. Esempio L'equazione –9x² + 3x – 1 = 4x – 5 + 6x² è equivalente a: A 15x² – x = 4 B –15x² + x = 4 C 15x² + x = 4 D x – 4 = –9x² E 15x² + x = –4 Applicando i principi di equivalenza portiamo tutti i termini in x nel primo membro e i termini noti nel secondo cambiando i segni in modo opportuno: –9x² + 3x – 1 = 4x – 5 + 6x² → –9x² + 3x – 4x – 6x² = –5 + 1 Sommando i termini simili si ottiene: –15x² – x = –4 Moltiplicano tutti i termini per –1 si ottiene: 15x² + x = 4. La risposta corretta è C. Vai agli esercizi Equazioni lineari Un'equazione in forma normale si presenta nella forma a(x) = 0, dove a(x) è un polinomio. Il grado di un'equazione scritta in forma normale, è il grado del polinomio a(x). L'equazione lineare in un'incognita (o equazione di primo grado) è l'equazione che può essere ridotta nella forma: ax + b = 0 dove x è l'incognita, a e b sono numeri reali. In base ai valori che assumono i coefficienti a e b si possono presentare tre casi. 1. a ≠ 0 Possiamo dividere entrambi i membri per a: x = –b/a L'equazione è determinata e –b/a è la sua soluzione. 2. a = 0 e b ≠ 0 L'equazione canonica diventa: 0 · x = –b L'equazione è impossibile, poiché l'insieme delle soluzioni è vuoto. 3. a = 0 e b = 0 L'equazione canonica diventa: 0·x=0 L'equazione è indeterminata, poiché ammette come soluzione qualsiasi numero reale. Esempio Quali fra le seguenti equazioni sono equivalenti fra loro? 1) 6x – 4 = 8 2) 6x – 1 = 2 3) x(6x – 4) = 8x 4) 3x – 6 = 0 A La 2) e la 4) B La 1) e la 2) C La 1) e la 3) D La 1) e la 4) E La 3) e la 2) Calcoliamo le soluzioni delle quattro equazioni 1): 6x – 4 = 8 → x = (8 + 4)/6 → x = 2 2): 6x – 1 = 2 → x = 3/6 → x = 1/2. 3): x(6x – 4) = 8x → 6x² – 4x – 8x = 0 → 6x² –12x = 0 Utilizzando le regole del calcolo letterale possiamo raccogliere 6x → 6x (x – 2) = 0. Per la legge di annullamento del prodotto possiamo porre: 6x = 0 → x = 0 x–2=0→x=2 Le soluzioni dell'equazione sono perciò due. 4): 3x – 6 = 0 → x = 2. Le equazioni che hanno lo stesso insieme di soluzione, x = 2, sono la 1) e la 4). Anche la 3) ha soluzione x = 2, ma ne ha anche un'altra; poiché ha due soluzioni, il suo insieme delle soluzioni non coincide con quello della 1) e della 4). La risposta esatta è la D. Vai agli esercizi Equazioni di secondo grado Un'equazione di secondo grado o quadratica in un'incognita ha forma normale: ax² + bx + c = 0 dove a, b, c sono numeri reali e a ≠ 0. Le soluzioni dell'equazione di secondo grado sono: dove b² – 4ac = Δ è detto determinante. A seconda del valore che assume il determinante si possono avere tre casi. L'equazione è: • determinata se Δ = b² – 4ac > 0 ammette due soluzioni reali e distinte; • indeterminata se Δ = b² – 4ac = 0 ammette due soluzioni reali coincidenti; • impossibile se Δ = b² – 4ac < 0 non ammette alcuna soluzione reale. Esempio 1 Determinare tutte le soluzioni dell'equazione di secondo grado x² = x + 6 A x = –2, x = 3 B x = –2, x = 0 C x = –1, x = 3 D x = 2, x = 3 E non ha soluzioni reali Riscriviamo l'equazione nella forma normale: x² – x – 6 = 0. Calcoliamo il determinante; se Δ < 0 l'equazione non ammette soluzioni per cui è inutile sviluppare i calcoli. Δ = 1 + 24 = 25 > 0 L'equazione ammette due soluzioni reali distinte. Applicando la formula risolvente si ottiene: La risposta corretta è A. Esempio 2 L'equazione di secondo grado x² + 5x = 0, nell'incognita x: A non ammette nessuna soluzione reale B ha la sola soluzione reale x = 0 C ha soluzioni reali x = –5 e x = +5 D ha soluzioni reali x = 0 e x = –5 E ha soluzioni reali x = 0 e x = +5 Primo metodo. Nell'equazione di secondo grado manca il termine noto. Si può risolvere utilizzando la formula risolvente con c = 0. Secondo metodo. Un'altra procedura è la seguente. Si raccoglie il fattore comune x: x² + 5x = 0 → x(x + 5) = 0 Applicando la legge di annullamento del prodotto, possiamo porre separatamente i due termini uguale a zero: x=0 x + 5 = 0 → x = –5 La risposta corretta è D. Relazioni tra coefficienti e radici. Fra i coefficienti di un'equazione di secondo grado nella forma normale ax2 + bx + c = 0 e le sue soluzioni x1 e x2 esistono le seguenti relazioni: Esempio 3 Data l'equazione 2x² + bx + c = 0, qual è la coppia di valori di b e c che produce le soluzioni 11 e 3? A b = –28 c = –33 B b = 14 c = –66 C b = –28 c = 66 D b = –7 c = 33/2 E b = 14 c = –33 Le relazioni fra i coefficienti letterali e le soluzioni dell'equazione sono x1 + x2 = –b/a → 11 + 3 = –b/a → 14 = –b/a x1 · x2 = c/a → 11 · 3 = c/a → 33 = c/a Poiché a = 2, possiamo riscrivere le relazioni: 14 = –b/2 → b = –28; 33 = c/2 → c = 66. Risposta C. Vai agli esercizi Equazioni di grado superiore al secondo Le equazioni di grado superiore al secondo sono equazioni che presentano polinomi con l'incognita di grado maggiore di 2. Le equazioni ammettono un numero di soluzioni uguali al loro grado, perciò le equazioni di grado superiore al secondo hanno un numero di soluzioni maggiore di 2. Non è detto che tutte le radici siano reali e distinte, possono essere coincidenti o non reali (complesse). Non esiste una procedura univoca o una formula per risolvere questo tipo di equazioni. Poiché sappiamo risolvere solo equazioni di secondo grado, per trovare le soluzioni di queste equazioni è necessario riscrivere i polinomi di grado n, come prodotti di polinomi di primo e secondo grado. Applicando la legge di annullamento del prodotto, si pone ciascun binomio o trinomio della scomposizione e si determinano le radici. Esempio 1 Quale delle seguenti equazioni ha quattro radici reali e distinte? A (x² – 1)(x² – 4) = 0 B 4x² + 1 = 0 C x² – 3x + 2 = 0 D x4 – 1 = 0 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Prima di procedere alla risoluzione delle equazioni analizziamo le opzioni proposte. Possiamo scartare l'opzione B, perché la somma di due numeri positivi (x² > 0 sempre) non può mai essere uguale a zero. Scartiamo l'opzione C perché è un'equazione di secondo grado che può avere al più due radici reali e distinte. Risolviamo equazione A. L'equazione è il prodotto della differenza di quadrati, che possiamo scomporre nel prodotto di due binomi di primo grado: (x² – 1)(x² – 4) = 0 → (x – 1)(x + 1)(x – 2)(x + 2) = 0. Ponendo ciascun binomio uguale a zero si ottengono quattro radici reali e distinte. A è la risposta corretta. Verifichiamo anche l'opzione D. Il primo membro si scompone nel seguente prodotto: (x² + 1)(x + 1)(x – 1). Dato che (x² + 1) = 0 non ha soluzione, le uniche soluzioni reali sono (x – 1) = 0 e (x + 1) = 0, ossia x = ± 1: le radici reali e distinte sono solo 2. La risposta non è corretta. Esempio 2 L'equazione in campo reale x4 + 3x² – 4 = 0 ha: A due soluzioni positive e nessuna soluzione negativa B nessuna soluzione C una soluzione positiva e una soluzione negativa D due soluzioni negative e nessuna soluzione positiva E due soluzioni positive e due soluzioni negative Primo metodo. Il trinomio è di quarto grado per cui si può scomporre ricorrendo alla regola di Ruffini. I possibili divisori sono i divisori del termine noto 4. Per x = 1, l'equazione diventa un'identità, per cui 1 è un divisore del polinomio. Svolgendo i calcoli si ottiene: (x – 1)(x³ + x² + 4x + 4). Si applica nuovamente la regola di Ruffini al polinomio x³ + x² + 4x + 4, per x = –1, l'equazione è verificata. Svolgendo i calcoli si ottiene: x³ + x² + 4x + 4 → (x + 1)(x² + 4). Il polinomio x4 + 3x² – 4 = (x – 1)(x + 1)(x² + 4). Possiamo riscrivere l'equazione: (x – 1)(x + 1)(x² + 4) = 0. Applicando la legge di annullamento del prodotto si ottiene: (x – 1) = 0 → x = 1 (x + 1) = 0 → x = –1 x² + 4 = 0 non ammette nessuna soluzione in quanto la somma di due numeri positivi non può mai essere uguale zero. L'equazione ha dunque due soluzioni: x = ±1, reali e distinte, una positiva e una negativa. Risposta corretta C. Secondo metodo. Si può osservare che l'incognita nel polinomio è presente solo con esponenti pari: 4 e 2. In questi casi si può riscrivere l'equazione operando la sostituzione: x² = t, e ponendo la condizione t > 0, in quanto uguale a un numero al quadrato. x4 + 3x² – 4 = 0 → t² – 3t – 4 = 0, che è un'equazione di secondo grado. Svolgendo i calcoli si ottiene: t1 = 1, e t2 = –4 < 0 L'unica soluzione accettabile è t1 = 1, da cui si ricava: x² = 1 → x = ± 1. Vai agli esercizi Equazioni frazionarie e letterali 1. Equazioni frazionarie In un'equazione frazionaria (o fratta) l'incognita si trova anche al denominatore, nelle frazioni presenti. Nel risolvere equazioni di questo tipo è necessario escludere dal dominio dell'equazione quei valori che annullano il denominatore, rendendo priva di significato l'equazione stessa. Esempio L'equazione nell'incognita reale x: A non ha soluzioni B ha due soluzioni C ha l'unica soluzione x = 3 D ha più di due soluzioni E ha un'unica soluzione la quale è diversa da 3 Affinché l'equazione abbia un senso è necessario imporre le condizioni di esistenza (C.E.) della frazione, ossia porre il denominatore ≠ 0: 3 – x ≠ 0 → x ≠ 3. Fatto questo, possiamo risolvere l'equazione moltiplicando i termini per il m.c.m. (3 – x): Risolvendo con la formula delle radici per le equazioni di secondo grado otteniamo le due soluzioni x1 = –2 e x2 = 3. Per le CE la soluzione x = 3 non è accettabile, perciò l'equazione ha come unica soluzione x = –2. La risposta corretta è E. 2. Equazioni letterali Le equazioni letterali sono equazioni in cui compaiono più lettere di cui una viene scelta come incognita, mentre le altre rappresentano i coefficienti letterali, detti parametri, che sono valori reali costanti. Le soluzioni dell'equazione dipendono dal valore che assumono i coefficienti letterali dell'incognita. La risoluzione prende il nome di discussione in quanto è necessario discutere i valori che assumono i parametri per determinare l'insieme delle soluzioni. Esempio Per quale valore di k l'equazione kx + 6 = k + 2x + 6 è determinata? A k=2 B k = ± 1/2 C k = –3 D k≠2 E k≠±3 Applicando i principi di equivalenza si trova l'equazione equivalente: kx + 6 = k + 2x + 6 → kx – 2x = k → x (k – 2) = k, da cui si ricava Perché la frazione abbia significato deve avere il denominatore diverso da zero, quindi anche in questo caso occorre determinare le condizioni di esistenza (in questo caso riferite al parametro e non alla variabile dell'equazione): k – 2 ≠ 0 → k ≠ 2. Per tutti gli altri valori di k l'equazione è determinata. La risposta corretta è D. Vai agli esercizi Equazioni esponenziali Un'equazione è esponenziale quando l'incognita è presente soltanto nell'esponente di una o più potenze. L'equazione esponenziale più semplice è del tipo ax = b con a > 0 Poiché per a > 0, si ha sempre che ax > 0 e si possono isolare i seguenti casi: • L'equazione è impossibile: – per b ≤ 0, perché come già detto ax è sempre > 0 per a > 0; – per a = 1 e b ≠ 1, perché 1x è sempre uguale a 1 per qualsiasi valore di x. • L'equazione è indeterminata: – per a = 1 e b = 1, perché l'espressione 1x = 1 è un'identità. • L'equazione è determinata: – per a ≠ 1 e b > 0; in questo caso l'equazione ha una e una sola soluzione, data da x = loga(b). È possibile determinare la soluzione di un'equazione esponenziale, se esiste, se è possibile riscrivere l'equazione ax = b, in modo che in entrambi i membri compaia una potenza della stessa base, infatti due potenze sono uguali se sono uguali i lori esponenti: af(x) = ag(x) Un'equazione di questo tipo si risolve ponendo f(x) = g(x) Quando non è possibile uguagliare le basi, le equazioni si risolvono ricorrendo ai logaritmi (si veda il paragrafo sulle equazioni logaritmiche). Esempio 1 Il valore di x che soddisfa l'equazione esponenziale 82x–3=1/4 è: A x = –7 B x = 7/2 C x = 7/6 D x=2 E x=0 Per riscrivere le espressioni con la stessa base si può osservare che 8 e 4 sono entrambe potenze di 2: 8 = 2³ e 1/4 = 2–2. Riscrivendo l'equazione si ottiene: 23(2x – 3) = 2–2 → 3 (2x – 3) = –2 → 6x = 9 – 2 → x = 7/6. Risposta C. Esempio 2 Le soluzioni dell'equazione (x + 2)x–2 = 1 sono: A x = 4, x = 1 B x = –2, x = 2 C x = –2, x = 3 D x = 2, x = –1 E x = 3, x = –2 Per trovare la soluzione di questa equazione si ricorre alle proprietà delle potenze: ax = 1 se x = 0 oppure se a = 1. Ponendo l'esponente uguale a zero si ricava x – 2 = 0 → x = 2. Ponendo la base uguale a 1 si ricava x + 2 = 1 → x = –1. Risposta D. Esempio 3 Si consideri la seguente equazione per i valori reali della variabile x: L'equazione data ha: A nessuna soluzione B una soluzione C infinite soluzioni D due soluzioni E quattro soluzioni Le sole due risposte possibili sono A e B, nessuna soluzione, una soluzione. Tutte le altre risposte sono errate perché l'equazione esponenziale con a ≠ 1, può essere impossibile o avere una sola soluzione. Riscriviamo l'equazione uguagliando le basi in entrambi i membri: L'equazione è impossibile per cui non ha nessuna soluzione. Risposta A. Vai agli esercizi Equazioni logaritmiche Un'equazione logaritmica è un'equazione in cui l'incognita compare nell'argomento di uno o più logaritmi. Prima di determinare le soluzioni dell'equazione logaritmica è necessario definire le condizioni di esistenza per ogni argomento del logaritmo, che deve essere sempre maggiore di zero. Successivamente, utilizzando le proprietà dei logaritmi si riconduce l'equazione alla forma: log A(x) = log B(x) Poiché due logaritmi nella stessa base sono uguali se è uguale il loro argomento, si deduce che log A(x) = log B(x) → A(x) = B(x) Le soluzioni di quest'ultima equazione sono le soluzioni dell'equazione logaritmica. Esempio 1 L'equazione logaritmica ln(x – 9) + ln(x) = ln(10) ha soluzione: A 10 B 10e + 1 C +1 D –1 E 10e – 1 Determiniamo, in primo luogo, le condizioni di esistenza degli argomenti dei logaritmi in cui è presente l'incognita. x > 0 e x – 9 > 0 → x > 9, per cui C.E.: x > 9. Riconduciamo l'espressione a primo membro alla forma lnA(x), applicando le proprietà dei logaritmi, per cui la somma dei logaritmi dei due numeri è uguale al logaritmo del prodotto di due numeri: ln(x – 9) + ln(x) = ln[(x – 9) · x] ln[x(x – 9)] = ln10 Poiché i logaritmi hanno la stessa base possiamo uguagliare gli argomenti: x² – 9x = 10 → x² – 9x – 10 = 0. L'equazione di secondo grado ammette due soluzioni: x1 = (9 + 11)/2 = 10; x2 = (9 – 11)/2 = –1. La soluzione negativa non soddisfa le condizioni di esistenza, per cui l'equazione ha un sola soluzione x = 10. L'equazione logaritmica si può presentare anche nella forma: loga A(x) = k Un'equazione di questo tipo nella forma più semplice è loga x = k, la cui soluzione è immediata perché è sufficiente applicare la definizione di logaritmo. Se infatti la soluzione esiste, questa è x = ab. Esempio 2 L'espressione log2 2x = –5 è verificata per: A x = 1/16 B x = 1/64 C x = 1000 D x = –4 E x = –16 Determiniamo le condizioni di esistenza 2x > 0 → x > 0. Per ottenere l'espressione del primo membro nella forma loga x, utilizziamo la proprietà per cui il logaritmo del prodotto di due numeri è uguale alla somma dei logaritmi dei singoli numeri: log2 2x = log2 2 + log2 x per cui log2 2 + log2 x = –5 Ricordando che loga a = 1: 1 + log2 x = –5 → log2 x = –6 Da cui si ricava: x = 2–6 = 1/64. Risposta B. Equazioni esponenziali risolvibili con i logaritmi In alcuni casi le equazioni esponenziali possono essere risolte utilizzando i logaritmi. In questo caso si utilizzano le espressioni dei membri dell'equazione come se fossero gli argomenti di due logaritmi nella stessa base. L'equazione si risolve uguagliando fra loro i logaritmi. Questa operazione è detta “passaggio ai logaritmi”. La scelta della base dei logaritmi è arbitraria, ma per comodità di calcolo è preferibile sceglierli a base naturale o decimale. Esempio L'equazione ha soluzione: A x=2 B x = –2, x = 2 C x = 2e D non ha soluzione E x=½ Determiniamo la condizione di esistenza relativa al logaritmo: lnx² = 2lnx, per cui C.E.: x > 0 Consideriamo i due membri dell'equazione come gli argomenti di due logaritmi in base naturale: Per la proprietà relativa alla potenza dell'argomento dei logaritmi si ottiene: ln x² · ln e = ln 4 Poiché ln e = 1, si ha: ln x² = ln 4. Uguagliando gli argomenti si ha: x² = 4 → x1 = 2 e x2 = –2. Poiché x > 0, la soluzione x2 = –2 non è accettabile, per cui la risposta corretta è A. Vai agli esercizi Problemi risolubili con un'equazione Alcuni comuni problemi possono essere risolti ricorrendo alle equazioni. Il testo del problema, espresso in linguaggio naturale, deve essere tradotto in un'equazione utilizzando il linguaggio simbolico della matematica. La soluzione dell'equazione trovata, detta equazione risolvente, se esiste, è la soluzione del problema. È quindi importante familiarizzare con il meccanismo di traduzione dal linguaggio naturale in cui i problemi vengono espressi al linguaggio matematico formale, e viceversa. Esempio 1 L'espressione y = 3x² – 2x + 1 rappresenta una relazione tra le variabili reali x e y che, usando il linguaggio naturale significa: A y è uguale al quadrato del triplo di x aumentato di uno e diminuito del suo doppio B la somma di y con il doppio di x si ottiene aggiungendo uno al quadrato di x C la somma di y con il doppio di x si ottiene aggiungendo uno al triplo del quadrato di x D y è la differenza tra il quadrato del triplo e il doppio del quadrato di x aumentata di uno E y è la differenza tra il quadrato del triplo e il doppio di x aumentata di uno Traduciamo in linguaggio matematico le relazioni fra x e y espresse in linguaggio naturale. A: “quadrato del triplo di x: (3x)² = 9x²; aumentato di uno: + 1; diminuito del suo doppio: –2x, che equivale a: y = 9x² + 1 – 2x B: y + 2x = x² + 1 → y = x² – 2x + 1 C: y + 2x = 3x² + 1 → y = 3x² – 2x + 1, risposta corretta. D: y = (3x)² – 2x² + 1 → y = 9x² – 2x² + 1 E: y = (3x)² – 2x + 1 → y = 9x² – 2x + 1 La risposta corretta è C. Esempio 2 Nella scatola A vi sono 9 palline verdi e 4 rosse. Nella scatola B vi sono invece 12 palline verdi e 5 rosse. Quante palline verdi dovrebbero essere spostate dalla scatola A alla B per far sì che la frazione di palline verdi in A sia uguale alla frazione di palline rosse in B? A 5 B 8 C 4 D 7 E 2 Detti V il numero delle palline verdi e R quello delle palline rosse, il rapporto richiesto fra le palline della scatola A si esprime VA/RA, mentre il rapporto fra le palline nella scatola B è RB/VB. L'uguaglianza si scrive: VA/RA = RB/VB Dette x le palline verdi da togliere dalla scatola A possiamo scrivere il rapporto come (9 – x)/4. Per la scatola B il rapporto è dato da: 5/(12 + x), quindi: (9 – x)/4 = 5/(12 + x) Moltiplicando per il m.c.m. e svolgendo i calcoli, si ottiene l'equazione: x² + 3x – 88 = 0 da cui x1 = (–3 – 19)/2 = –22/2 x2 = (–3 + 19)/2 = 16/2 = 8 Si considera solo il numero positivo, ossia 8. La risposta corretta è D. Vai agli esercizi Disequazioni Il concetto di maggiore o minore tra due espressioni, proprio di una disuguaglianza, implica l'aver stabilito una relazione d'ordine tra gli elementi considerati. Poiché vengono qui trattate solamente disuguaglianze tra elementi numerici, il concetto di relazione d'ordine è intuitivo, e può essere rappresentato graficamente da una retta orientata, sulla quale qualsiasi numero reale occupa una posizione precisa relativamente a numeri più piccoli o più grandi. Disuguaglianze e disequazioni ricalcano il modello del rapporto tra uguaglianze ed equazioni già visto nella sezione Equazioni. L'unica grande differenza tra equazioni e disequazioni sta nel fatto che mentre le prime devono essere verificate per valori puntuali delle variabili, le disequazioni sono verificate per valori delle variabili compresi in un intervallo. La loro risoluzione consiste quindi nel risolvere l'equazione corrispondente e quindi utilizzare le radici dell'equazione per identificare gli intervalli di valori delle variabili all'interno (o all'esterno) dei quali la disequazione è soddisfatta. In caso di equazioni di secondo grado o della composizione di più disequazioni (per esempio nelle disequazioni fratte), riveste quindi particolare importanza la rappresentazione grafica degli intervalli. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Disuguaglianze • Disequazioni equivalenti • Disequazioni lineari • Disequazioni di secondo grado • Disequazioni polinomiali • Disequazioni frazionarie Disuguaglianze Dati due numeri a e b appartenenti all'insieme dei numeri reali è sempre possibile stabilire fra essi una delle seguenti relazioni d'ordine: a > b; a = b; a < b Le relazioni a > b e a < b sono disuguaglianze. Due disuguaglianze che hanno lo stesso simbolo, per esempio entrambe >, sono concordi, o dello stesso verso; due disuguaglianze che hanno simboli opposti, per esempio > e <, sono dette discordi o di verso contrario. Le disuguaglianze godono delle seguenti proprietà. 1. Aggiungendo (o sottraendo) uno stesso numero, positivo o negativo, a entrambi i membri della disuguaglianza, si ottiene una disuguaglianza nello stesso verso. Se a, b, c sono numeri reali: a>b→a+c>b+c a<b→a+c<b+c 2. Moltiplicando (o dividendo) per uno stesso numero positivo entrambi i membri della disuguaglianza, si ottiene una disuguaglianza nello stesso verso. Se a, b, c sono numeri reali e c > 0 a > b → ac > bc; a > b → a:c > b:c; a < b → ac < bc; a < b → a:c < b:c 3. Moltiplicando (o dividendo) per uno stesso numero negativo entrambi i membri della disuguaglianza, si ottiene una disuguaglianza discorde. Se a, b, c sono numeri reali e c < 0 a > b → ac < bc; a> b → a:c < b:c a < b → ac < bc; a < b → a:c < b:c 4. Elevando a potenza con esponente intero positivo n diverso da zero i due membri di una disuguaglianza, entrambi maggiori di zero, si ottiene una disuguaglianza concorde con quella data. Se a, b sono numeri reali, a > 0 e b > 0, n è intero positivo, n ≠ 0 a > b → an > bn a < b → an < bn 5. Elevando a potenza con esponente intero negativo n diverso da zero i due membri di una disuguaglianza, entrambi maggiori di zero, si ottiene una disuguaglianza discorde con quella data. Se a, b sono numeri reali, a > 0 e b > 0, n è intero negativo, n ≠ 0 a > b → an < bn a < b → an > bn In particolare se n = –1 si ha a > b → 1/a < 1/b, a < b → 1/a >1/b ossia, la disuguaglianza fra i reciproci di due numeri diversi da zero e con lo stesso segno ha verso contrario rispetto a quella data. Esempio 1 Se x è maggiore di 3 allora: A x/b > 3/b, per ogni b numero relativo B 3/x < 0 C x³ < 27 D (3 – x)³ < 0 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Se x > 3, x è un numero positivo. Analizziamo le diverse opzioni. La risposta A è sbagliata in quanto deve essere b ≠ 0, poiché b è denominatore di una frazione. La risposta B è sbagliata perché il rapporto fra due numeri positivi è maggiore di zero. C è sbagliata perché il cubo di un numero positivo maggiore di 3 è maggiore di 27. Analizziamo la risposta D. (3 – x) è un numero negativo, il cubo di un numero negativo è negativo, perciò la risposta è corretta. Esempio 2 Se x ≠ 0, quale di queste affermazioni è corretta? A 1/x < x per ogni x tranne x = 1 B 1/x > x quando 0 < x < 1 o quando x ≤ –1, ma 1/x < x quando –1 < x < 0 o quando x ≥ 1 C 1/x > x quando 0 < x < 1 o quando x < –1, ma 1/x < x quando –1 < x < 0 o quando x > 1 D 1/x > x quando –1 < x < 0 o quando x > 1, ma 1/x < x quando –0 < x < 1 o quando x < –1 E Nessuna delle precedenti affermazioni è corretta Esaminiamo per quali valori 1/x < x. Il reciproco di un numero è minore del numero stesso per x > 1 o –1 < x < 0. Il reciproco è maggiore del numero stesso per x < –1 o per 0 < x < 1. Analizzando le risposte e confrontandole con le soluzioni trovate si scarta A; inoltre si scarta D perché inverte i segni della disuguaglianza e B perché considera anche la soluzione uguale a 1, che non è prevista nella disuguaglianza di partenza. La risposta corretta è C. Vai agli esercizi Disequazioni equivalenti Una disequazione è una disuguaglianza fra due espressioni algebriche verificata per un insieme di valori attribuiti alle incognite. Una disequazione in una sola variabile x assume le forme seguenti a(x) < b(x) a(x) > b(x) dove a(x) e b(x) sono espressioni algebriche nella variabile x. I simboli < e > possono essere sostituiti dai simboli ≤ e ≥, che stanno a indicare che, oltre alla disuguaglianza in senso stretto, la disequazione è soddisfatta anche quando i due membri sono uguali. Come per le equazioni, l'espressione a sinistra del simbolo è detta primo membro; l'espressione a destra è detta secondo membro. La variabile x è chiamata anche incognita; i termini presenti nelle espressioni a(x) e b(x) che non contengono l'incognita sono i termini noti della disequazione. Il grado della disequazione rispetto a una incognita è l'esponente massimo con cui compare l'incognita nella disequazione. La disequazione di primo grado a una incognita è detta disequazione lineare. Risolvere una disequazione significa trovare l'insieme S delle soluzioni, ossia l'intervallo di valori che attribuiti all'incognita trasformano la disequazione in una disuguaglianza vera. La procedura risolutiva di una disequazione ha lo scopo di semplificare l'espressione di una disequazione in una equivalente a quella data. Due disequazioni sono equivalenti se hanno lo stesso insieme delle soluzioni. Per risolvere una disequazione è opportuno trasformarla, applicando le regole del calcolo letterale, in una più semplice a essa equivalente, utilizzando i principi di equivalenza che si basano sulle proprietà delle disuguaglianze numeriche. Primo principio. Addizionando o sottraendo a entrambi i membri lo stesso numero o la stessa espressione algebrica, con lo stesso dominio della disequazione, si ottiene una disequazione equivalente a quella data. Secondo principio. Moltiplicando o dividendo entrambi i membri di una disequazione per la stessa quantità numerica, maggiore di zero, si ottiene una disequazione equivalente a quella data. Moltiplicando o dividendo entrambi i membri di una disequazione per la stessa quantità numerica, minore di zero, si ottiene una disequazione equivalente a quella data, con verso opposto. In questo caso si deve, cioè, cambiare il verso della disequazione, ovvero sostituire il simbolo > con < e viceversa. Da un punto di vista operativo i principi consentono di svolgere le seguenti operazioni: • portare un termine da un membro all'altro cambiando segno. Questo consente di portare tutti termini in un unico membro, ponendo l'altro uguale a zero; • elidere due monomi uguali che si trovano uno al primo e uno al secondo membro; elidere due monomi opposti presenti nello stesso membro; • moltiplicare o dividere tutti i termini per un fattore numerico positivo; • moltiplicare o dividere tutti i termini per un fattore numerico negativo, cambiando il verso della disequazione; • cambiare i segni di tutti i termini purché si cambi anche il verso della disequazione: ciò equivale a moltiplicare per –1 i termini di entrambi i membri; • se i coefficienti numerici sono frazionari, moltiplicare tutti i termini per il m.c.m. dei loro denominatori, sempre rispettando la regola del segno (cioè cambiando il verso alla disequazione se il m.c.m. è negativo). Esempio Una sola delle seguenti disequazioni è equivalente a 4x – 4 > 9x + 6 A 12x > 10 B x < –10/5 C –5x < –10 D 5x < 10 E x > –10/5 Applicando i principi di equivalenza spostiamo i termini in x al primo membro e i termini noti al secondo: 4x – 9x > 6 + 4 → –5x > 10 Moltiplichiamo entrambi i membri per –1, e cambiamo il verso della disequazione: 5x < –10 Dividendo per 5 entrambi i membri si ottiene: x < –10/5. Risposta B. Vai agli esercizi Disequazioni lineari 1. Intervalli Per esprimere le soluzioni di una disequazione, che di solito non sono in numero finito nell'insieme dei numeri reali, si utilizza il concetto di intervallo. Un intervallo è un sottoinsieme dei numeri reali. Dati due numeri reali a e b con a < b, un intervallo è ognuno dei sottoinsiemi dei numeri reali proposti in tabella. a e b sono gli estremi dell'intervallo limitato la cui rappresentazione geometrica è un segmento. In base alle convenzioni ci sono quattro tipi di intervalli limitati. intervallo simbolo rappr. insiemistica aperto (a,b) {x ∈ ℝ; a < x < b} chiuso [a,b] {x ∈ ℝ; a ≤ x ≤ b} chiuso a destra (a,b] {x ∈ ℝ; a < x ≤ b} chiuso a sinistra [a,b) {x ∈ ℝ; a ≤ x < b} rappresentazione grafica Quando uno dei due estremi invece di essere un numero reale è infinito (che si rappresenta graficamente con il simbolo ∞), si ha un intervallo illimitato la cui rappresentazione geometrica è una semiretta di origine c. In base alle convenzioni ci sono quattro tipi di intervalli illimitati. intervallo simbolo rappr. insiemistica aperto a destra (–∞,c) {x ∈ ℝ; x < c} chiuso a destra aperto a (–∞,c] {x ∈ ℝ; x ≤ c} (c,+∞) {x ∈ ℝ; x > c} rappresentazione grafica sinistra chiuso a sinistra [c,+∞) {x ∈ ℝ; x ≥ c} La rappresentazione grafica è utile per determinare le soluzioni delle disequazioni di secondo grado, e di particolari sistemi di equazioni e disequazioni. 2. Disequazioni lineari Una disequazione di primo grado in una incognita e con coefficienti interi è detta anche disequazione lineare. Può assumere una delle seguenti forme: ax + b > 0 oppure ax + b < 0 (oppure con i segni ≥ o ≤ ) dove a e b sono numeri reali. Il dominio di queste disequazioni è l'insieme dei numeri reali. • Se a > 0, a seconda del verso della disequazione possiamo avere i seguenti casi: disequazione soluzione algebrica ax + b > 0 x > –b/a ax + b ≥ 0 x ≥ –b/a ax + b < 0 x < –b/a ax + b ≤ 0 x ≤ –b/a soluzione grafica • Se a < 0, si invertono i segni delle soluzioni. Per esempio: ax + b > 0 a < 0 x < –b/a • Se a = 0 si hanno i seguenti casi degeneri: – se b > 0, la disequazione è indeterminata (è soddisfatta per qualsiasi valore di x); – se b ≤ 0, la disequazione è impossibile (non esiste alcun valore di x che la soddisfa). Esempio La disequazione: x/2 + (x + 1)/3 > (x + 2)/4 ha per soluzione l'intervallo: A x > –2/7 B x > –7/2 C x < 2/7 D x > 2/7 E x > 10/7 Trasformiamo le frazioni a denominatore comune. Il m.c.m. di 3 e 4 è 12. Eseguendo i calcoli si ha: 6x + 4x + 4 > 3x + 6 Portando i termini in x nel primo membro e i termini noti nel secondo si ottiene: 6x + 4x – 3x > 6 – 4 → 7x >2 → x > 7/2. Risposta D. Vai agli esercizi Disequazioni di secondo grado Una disequazione intera di secondo grado, o quadratica, nell'incognita x, ha una delle seguenti forme canoniche: ax² + bx + c > 0 ax² + bx + c < 0 (oppure con i segni ≥ o ≤ ) dove a e b sono numeri reali. In tutti casi deve essere a ≠ 0; in caso contrario la disequazione è lineare. • Una disequazione può sempre essere ridotta in forma canonica applicando i principi di equivalenza. • Per comodità di solito si applicano i principi di equivalenza anche per far sì che il coefficiente a del termine di secondo grado sia maggiore di zero. Di seguito supporremo sempre a > 0. Risolvere una disequazione quadratica significa determinare gli intervalli di valori che assegnati alla variabile x rendono il trinomio maggiore o minore di zero. Per studiare il segno del trinomio è necessario determinare le radici (o soluzioni) dell'equazione associata ax² + bx + c = 0 (si veda il paragrafo sulle equazioni di secondo grado). Posto Δ = b² – 4ac, si possono avere tre casi, a seconda che sia Δ < 0, Δ > 0, Δ = 0. 1. Δ < 0 L'equazione associata ax² + bx + c = 0, non ammette soluzioni reali. La disequazione ax² + bx + c > 0 è indeterminata, ovvero è verificata per ogni valore di x (anche nel caso in cui il segno della disuguaglianza sia ≥). La disequazione ax² + bx + c < 0 è impossibile, ovvero non è verificata per nessun valore di x (anche nel caso in cui il segno della disuguaglianza sia ≤). 2. Δ > 0 Il trinomio ax² + bx + c può essere scomposto come: a(x – x1)(x – x2) dove x1 e x2 (poniamo qui x1 > x2) sono le soluzioni dell'equazione associata ax² + bx + c = 0. Poiché abbiamo posto a > 0, gli intervalli per i quali la disequazione è verificata sono gli intervalli in cui il prodotto (x – x1)(x – x2) è positivo (nel caso ax² + bx + c > 0) o negativo (nel caso ax² + bx + c < 0). Studiamo in dettaglio i due casi: • caso a) ax² + bx + c > 0 a(x – x1) (x – x2) > 0 Ricordiamo che (x – x1) > 0 → x > x1 e (x – x2) > 0 → x > x2. Il prodotto dei fattori è maggiore di zero per x < x1 e x > x2 ossia nell'intervallo (–∞, x1) e (x2,+∞) La rappresentazione grafica corrispondente è la seguente: Se il segno della disuguaglianza è ≤, le soluzioni comprendono anche i valori x1 e x2, e gli intervalli sono perciò chiusi: (–∞, x1] e [x2,+∞). La rappresentazione grafica corrispondente è la seguente: • caso b) ax² + bx + c < 0 a (x – x1) (x – x2) < 0 Il prodotto dei fattori è minore di zero per x1 < x < x2 ossia nell'intervallo (x1, x2). La rappresentazione grafica corrispondente è la stessa del caso a, ma la sua interpretazione è diversa perché bisogna considerare gli intervalli in cui il prodotto dei segni è negativo: Se il segno della disuguaglianza è ≥, le soluzioni comprendono anche i valori x1 e x2, e l'intervallo è perciò chiuso: [x1, x2]. La rappresentazione grafica è la seguente: 3. Δ = 0 L'equazione associata ax² + bx + c = 0 ammette due soluzioni reali e coincidenti x1 = x2. Eseguendo la scomposizione si ottiene quindi a(x – x1)(x – x1) = a(x – x1)² Si può riscrivere la disequazione in una delle forme equivalenti: a(x – x1)² > 0 a(x – x1)² < 0 • caso a) a(x – x1)² > 0 (x – x1)² > 0 (x – x1)² è un quadrato per cui è sempre maggiore di zero, tranne nel punto x = x1 in cui si annulla. La disequazione è verificata per ogni x ≠ x1. Se il segno della disuguaglianza è ≥, la soluzione comprende anche il valore x1, e la disequazione è verificata per ogni valore di x. • caso b) a(x – x1)² < 0 (x – x1)² < 0 (x – x1)² è un quadrato per cui è sempre maggiore di zero, tranne nel punto x = x1 in cui si annulla. La disequazione non è mai verificata. Se il segno della disuguaglianza è ≤, la soluzione comprende anche il valore x1, e la disequazione è quindi verificata solo per x = x1. Esempio 1 La soluzione della disequazione 15 – 7x – 2x² > 0 è: A –5 < x < 1,5 B –1,5 < x < 5 C x < –1,5 o x > 5 D x > 1,5 E x < –5 o x > 1,5 Primo metodo. Riscriviamo la disequazione nella forma canonica, in modo da avere il coefficiente del termine di secondo grado positivo. Poiché si moltiplica per –1, si inverte il segno di disuguaglianza. 2x² + 7x – 15 < 0 Calcoliamo le radici dell'equazione associata 2x² + 7x – 15 = 0. Δ = 49 + 120 = 169 > 0, l'equazione ha due soluzioni distinte. da cui si ricava x1 = –5 e x2 = 3/2 = 1,5. Poiché si richiede per quali valori di x la disequazione è minore di zero, dobbiamo considerare i valori interni all'intervallo x1, x2. La soluzione è –5 < x < 1,5, risposta A. Secondo metodo. Possiamo anche risolvere il quesito facendo alcune considerazioni. Una volta riscritta l'equazione nella forma 2x² + 7x – 15 < 0, si deduce che le soluzioni sono interne all'intervallo delle soluzioni, per cui si possono escludere le opzioni C, D, E. Per determinare fra A e B la soluzione corretta possiamo sostituire nell'equazione un valore degli estremi, e verificare quale soddisfa l'equazione associata. Per esempio, sostituiamo 5: 50 + 35 – 15 > 0, per cui la risposta B è sbagliata. La risposta corretta è perciò A. Esempio 2 Per quali valori di x risulta x² > 100? A x < –10 B –10 < x < 10 C x > 10 D x < –10 o x > 10 E Nessuno Primo metodo. Dall'equazione associata x² = 100 si ricavano le radici x1 = – 10 e x2 = 10. La disequazione è verificata per i valori di x esterni all'intervallo, ovvero per x < –10 o per x > 10. Secondo metodo. Il coefficiente a è positivo, il segno della disequazione è anch'esso positivo e la disequazione è quindi soddisfatta per valori esterni alle radici (che sono due) dell'equazione associata. Le risposte A, B, C non soddisfano queste richieste. A e C considerano una sola soluzione, B l'intervallo compreso fra le radici. L'unica risposta valida è D. Vai agli esercizi Disequazioni polinomiali Una disequazione razionale intera di grado superiore al secondo in un'incognita è detta anche disequazione polinomiale. La sua forma canonica è del tipo A(x) > 0 A(x) < 0 A(x) > 0 è un polinomio di grado n > 2, che può essere scomposto nel prodotto di fattori di primo o secondo grado. La soluzione della disequazione si ricava studiando il segno di ciascun fattore, come nel caso di disequazioni lineari e quadratiche, e determinando poi l'intervallo di valori in cui il prodotto dei vari fattori risulta positivo o negativo. Esempio La disequazione x³ – x² – 2x < 0 è soddisfatta per A x<0ox>2 B –1 < x < 0 C x < –1 o 0 < x < 2 D x < –1 o x > 0 E –1 < x < 2 Riduciamo la disequazione polinomiale nel prodotto di fattori di primo o secondo grado. Raccogliendo x si ottiene: x (x² – x – 2) < 0 Troviamo le radici dell'equazione x² – x – 2 = 0 da cui x1 = –1 e x2 = 2. Verifichiamo per quali valori i termini sono maggiori di 0: x>0 per qualsiasi x x² – x – 2 > 0 per –1< x o x > 2 La disequazione è minore di zero quando il prodotto dei termini è negativo, ossia quando i due termini hanno segno opposto. Rappresentiamo graficamente le soluzioni I due termini hanno segno opposto per x < –1 o 0 < x < 2. Risposta C. Vai agli esercizi Disequazioni frazionarie Le disequazioni frazionarie (o fratte) sono quelle in cui al denominatore compaiono polinomi di primo o secondo grado (o ad essi riducibili). I denominatori presenti nelle disequazioni frazionarie non possono essere eliminati moltiplicando tutti i termini per il minimo comune multiplo. Infatti non si può conoscere a priori il segno del m.c.m., che contiene l'incognita, perciò non si può stabilire se il verso della disequazione rimane lo stesso o vada cambiato a seguito della moltiplicazione. Per risolvere una disequazione frazionaria, la si riduce a una delle due forme Si studia poi separatamente il segno del numeratore e del denominatore e si determinano gli intervalli in cui sono concordi o discordi. Si ricava quindi per quali intervalli il rapporto fra numeratore e denominatore è positivo o negativo, ossia dove la disequazione fratta risulta > 0 o < 0. Esempio La disequazione ammette come soluzione: A x < –1 B –1 < x < –1/5 C –1< x ≤ –1/5 D –1 ≤ x ≤ –1/5 E x ≤ –1/5 Eseguiamo i calcoli per ridurre la disequazione nella forma . Riduciamo le due frazioni allo stesso denominatore comune: m.c.m. = 5(x + 1) Poniamo separatamente il numeratore N ≥ 0 e il denominatore D > 0, in quanto per le condizioni di esistenza non può mai essere D = 0. Risolviamo le due equazioni associate. N: 40x + 8 = 0 → x = –1/5, da cui N ≥ 0 per x ≥ –1/5. D: 5 (x + 1) ≠ 0 → x ≠ –1, da cui D > 0 per x > –1. Rappresentiamo graficamente le soluzioni La disequazione è ≤ 0 nell'intervallo in cui N e D hanno segno discorde, ossia per –1 < x < –1/5. Risposta esatta B. Vai agli esercizi Sistemi Si parla di sistemi quando due o più equazioni o disequazioni devono essere verificate contemporaneamente. Graficamente si esprime tale contemporaneità raccogliendo le equazioni o le disequazioni con una parentesi graffa aperta posta alla loro sinistra: I sistemi sono dunque utilizzati ogniqualvolta una sola variabile non basta a descrivere completamente un problema. Un sistema è risolubile quando il numero delle equazioni (o delle disequazioni) è almeno pari al numero delle variabili incognite. Per risolvere un sistema, che costituisce il capitolo finale dell'algebra classica, è necessario fare ricorso ai metodi di risoluzione già illustrati nelle sezioni sulle Equazioni e sulle Disequazioni. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Sistemi lineari • Sistemi di secondo grado • Problemi risolubili con sistemi • Sistemi di disequazioni • Equazioni risolubili con sistemi Sistemi lineari Un sistema lineare è composto da una coppia di due equazioni lineari in due incognite x e y: Per risolvere un sistema lineare è necessario ricavare dal sistema un'unica equazione risolvente in una sola incognita, dalla quale si ricava il valore di una delle due variabili il quale, sostituito nell'altra equazione, fornisce il valore della seconda incognita. Un sistema lineare ammette una e una sola coppia ordinata di valori solo se l'equazione risolvente è determinata. A seconda delle relazioni che si stabiliscono fra i coefficienti delle due equazioni il sistema è: • determinato, quando • indeterminato, quando • impossibile, quando Esempio 1 Quale tra i seguenti sistemi è impossibile? A B C D E Per verificare se un sistema ammette soluzioni calcoliamo le relazione fra i coefficienti. A a/a' = 3/1 = 3; b/b' = 3/1 = 3. I due rapporti sono uguali; verifichiamo allora anche c/c': poiché anch'esso è uguale a 3, il sistema è indeterminato. B a/a' = 1/1; b/b' = 2/1 = 2. I due rapporti sono diversi, dunque il sistema è determinato. C a/a' = 1/2; b/b' = 1/3. I due rapporti sono diversi, il sistema è determinato. D a/a' = 1/2; b/b' = 1/2. I due rapporti sono uguali; verifichiamo allora anche c/c' = 1/3, che è diverso dagli altri due, dunque il sistema è impossibile. D è la risposta corretta. E a/a' = 5/1; b/b' = 1/1. I due rapporti sono diversi, il sistema è determinato. Se il sistema è determinato si procede alla sua risoluzione utilizzando il metodo di sostituzione. 1. Si risolve un'equazione, scelta a piacere, rispetto a una incognita, ossia si ottiene un'equazione del tipo y = f(x) oppure x = f'(y). 2. Si sostituisce il valore dell'incognita trovata, che è un'espressione algebrica, nell'altra equazione del sistema. 3. Si risolve l'equazione di primo grado ottenuta (equazione risolvente). 4. Si sostituisce il valore trovato per questa incognita nell'equazione del punto 1, e si determina il valore della seconda incognita. Esempio 2 Le equazioni y = 2x e x + y = 3 sono verificate contemporaneamente per: A x=0ey=0 B x=1ey=2 C x = 1/2 e y = 1 D x = 3 e y = –1 E x=0ey=1 Trovare i valori per i quali due equazioni sono verificate contemporaneamente equivale a risolvere il sistema lineare formato dalle due equazioni: 1. La prima equazione è già risolta rispetto a y: y = 2x. 2. Sostituiamo 2x a y nella seconda equazione e otteniamo l'equazione risolvente x + 2x = 3 che, risolta rispetto a x, dà x = 1. 3. Sostituendo x = 1 nella prima equazione otteniamo y = 2. La risposta corretta è B. Vai agli esercizi Sistemi di secondo grado Il grado di un sistema è dato dal prodotto dei gradi delle equazioni che lo compongono. Un sistema di secondo grado è composto da due equazioni in due incognite, una di primo grado e una di secondo grado. Il sistema si risolve trovando l'equazione risolvente del sistema, che è di secondo grado, applicando lo stesso metodo spiegato nel paragrafo dei sistemi lineari. A seconda del valore che assume il determinante Δ = b² – 4ac dell'equazione risolvente si possono avere tre casi. Il sistema è: • determinato quando Δ > 0; l'equazione risolvente ha due soluzioni reali e distinte; • indeterminato quando Δ = 0; l'equazione risolvente ammette infinite soluzioni; • impossibile quando Δ < 0; l'equazione risolvente non ha soluzioni reali. Esempio Il sistema A ha due soluzioni distinte B ha infinite soluzioni C non ha soluzioni D ha una sola soluzione E ha due soluzioni coincidenti Ricaviamo dalla seconda equazione: x = –(3/4) y Sostituiamo il valore nella prima equazione del sistema: 4[(–3/4) y]² – 9y² – 36 = 0 → 9(– 3y² – 16) = 0 → y² = – 16/3 Poiché un numero elevato al quadrato non può mai essere negativo, l'equazione risolvente non ha soluzione reale, per cui anche il sistema non ha soluzioni ed è impossibile. Risposta C. 1. Sistemi simmetrici Alcuni sistemi di secondo grado si distinguono per una particolare caratteristica: scambiando tra loro le variabili il sistema non varia. Questi sistemi sono detti simmetrici e la forma tipica è: Poiché scambiando tra loro x e y il sistema non cambia, le sue soluzioni, se esistono, sono le due coppie ordinate (x,y) e (y,x). Questi sistemi possono essere risolti applicando la relazione che esiste fra i coefficienti di un'equazione di secondo grado e le sue soluzioni: in un'equazione di secondo grado del tipo: t² – st + p = 0, in cui s = x + y e p = x · y, le soluzioni – se esistono – sono le soluzioni (t1,t2) e (t2,t1) dell'equazione nell'incognita ausiliaria t. Esempio Quale delle seguenti è una delle coppie di soluzioni del sistema A x = 1, y = –6 B x = 3, y = –2 C x = –1, y = 6 D x = 2, y = –3 E x = 1, y = –2 Il sistema è simmetrico, possiamo perciò risolverlo utilizzando l'equazione ausiliaria in t: t² – 1t – 6 = 0 Il suo determinante Δ = 1 + 24 = 25 è positivo, dunque il sistema ammette le due soluzioni t1 = (1 + 5)/2 = 3 e t2 = (1 – 5)/2 = –2, che corrisponono alla risposta B. Il sistema ha anche come soluzione la coppia x = –2; y = 3. I sistemi simmetrici sono utili, in particolare, per risolvere problemi algebrici in cui si richiede di trovare il valore di due grandezze. Vai agli esercizi Problemi risolubili con sistemi I sistemi permettono di risolvere problemi di vario genere in cui un'unica variabile incognita non è sufficiente a rappresentare la situazione. Il sistema risolvente di un problema si determina traducendo le relazioni enunciate nel testo del problema in relazioni fra variabili. Vediamo alcuni esempi. Esempio 1 Cinque fratelli sono nati a distanza di un anno l'uno dall'altro. La somma delle loro età è uguale alla somma delle età dei genitori. La madre, che è più giovane di cinque anni rispetto al padre, aveva 30 anni quando è nato il primo figlio. Qual è l'età attuale della madre? A 60 anni B 50 anni C 45 anni D 55 anni E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Dobbiamo scegliere le incognite rispetto alle quali scrivere in forma matematica le relazioni date nel problema. Indichiamo con una variabile il dato richiesto “età della madre” e con la seconda variabile l'età di un figlio: per esempio con x l'età dell'ultimo nato e con y l'età della madre. La madre aveva 30 anni quando è nato il primo figlio, perciò quando è nato il quinto ne aveva 34. Oggi perciò ha y = x + 34 anni. La somma delle età dei genitori si esprime: y + (y + 5) La relazione fra l'età dei figli e quella dei genitori è data da: x + (x + 1) + (x + 2) + (x + 3) + (x + 4) = y + (y + 5) → 5x + 10 = 2y +5 Il sistema risolvente è perciò il seguente: Da cui si ricava: 5x + 10 = 2(x + 34) + 5 → 3x = 63 → x = 21. Sostituendo il valore trovato nella seconda equazione del sistema si ricava: y = 21 + 34 = 55. La risposta esatta è D. Esempio 2 Trovare il numero tale che la somma delle sue cifre è 12, la cifra delle unità è uguale a quella delle centinaia e scambiando tra loro la cifra delle unità e quella delle decine si ottiene un numero che supera di 27 quello di partenza. A 444 B 282 C 525 D 353 E 535 Indichiamo con x la cifra delle unità (quindi anche quella delle centinaia) e con y quella delle decine. Utilizzando la notazione esponenziale possiamo esprimere il numero nella forma 100x + 10y + x. La somma delle cifre del numero è 12, ovvero x + y + x = 12 → 2x + y = 12. Scambiando la cifra delle unità con quella delle decine si ottiene il nuovo numero: 100x + 10x + y. Questo numero è pari al numero di partenza + 27: 100x + 10x + y = 27 + 100x + 10y + x → x – y = 3. Impostiamo dunque il sistema Da cui si ricava Il numero cercato pertanto è 5 · 100 + 2 · 10 + 5 = 525. Risposta corretta: C. Vai agli esercizi Sistemi di disequazioni Un sistema di disequazioni è costituito da due o più disequazioni in un'incognita. L'insieme S delle soluzioni del sistema è dato dall'intervallo di valori che soddisfa contemporaneamente tutte le disequazioni, quindi è l'intersezione tra gli insiemi delle soluzioni delle singole disequazioni. Per risolvere un sistema di disequazioni è perciò necessario: • risolvere ogni disequazione singolarmente trovando l'intervallo che le soddisfa; • determinare – se esiste – l'intervallo comune tra i vari intervalli di soluzione di ciascuna disequazione. Esempio Quale intervallo soddisfa il sistema: A x > 1/5 B x >1/2 C x < 1/2 D 1/5 < x < 1/2 E x < 1/5 Risolviamo separatamente ciascuna disequazione del sistema. 5x – 1 > 0 → x > 1/5 1 – 2x < 0 → 2x – 1 > 0 → x > 1/2 Rappresentiamo graficamente le soluzioni L'intervallo comune alle due disequazioni e x > 1/2. Risposta B. 1. Disequazioni con valori assoluti Quando una disequazione presenta espressioni contenenti il valore assoluto (o modulo), per risolverla è necessario trasformare la disequazione in un sistema di due disequazioni. Infatti, poiché un valore assoluto non può per definizione assumere valori negativi, le soluzioni di una disequazione della forma |A(x)| < a oppure |A(x)| > a con a > 0, in cui l'espressione A(x) contiene valori assoluti, corrispondono alle soluzioni del sistema: Esempio Per quali valori di x è verificata la disequazione |2x + 3| < 5x – 1 A x < 4/3 B –2/7 < x < 4/3 C x > 2/7 D x > 4/3 E x < –2/7 La disequazione è equivalente al sistema di disequazioni L'intervallo di soluzioni comuni delle sue disequazioni e x > 4/3. Risposta D. Vai agli esercizi Equazioni risolubili con sistemi Esistono alcuni tipi di equazioni che per la loro caratteristica devono essere trasformate in un sistema prima di poter essere risolte. 1. Equazioni irrazionali Un'equazione è irrazionale se l'incognita compare come argomento di espressioni radicali (sotto il segno di radice). Per risolvere un'equazione irrazionale è necessario elevare a potenza i due membri dell'equazione, in modo da ottenere un'equazione razionale; l'equazione risultante, in generale, non è equivalente a quella di partenza: l'equazione razionale può infatti ammettere soluzioni che non sono anche soluzioni dell'equazione irrazionale di partenza. Prima di procedere all'elevamento a potenza è perciò necessario determinare il dominio dell'equazione irrazionale. Un'equazione irrazionale contenente un solo radicale si presenta nella forma: A seconda dell'indice, abbiamo due casi: • se l'indice del radicale è dispari, il dominio di A(x) è ℝ, per cui l'equazione può essere risolta elevando entrambi i membri alla n-esima potenza. Infatti, con n dispari, a = b → an = bn; • se invece l'indice del radicale è pari, l'argomento della radice deve essere sempre maggiore di zero, e l'espressione nel secondo membro non può essere negativa. Il dominio dell'equazione è perciò la soluzione del sistema di disequazioni: Dopo aver determinato le soluzioni di tale sistema, è possibile elevare alla n-esima potenza entrambi i membri, risolvendo l'equazione: A(x) = [B(x)]n Delle radici trovate si accetteranno solo quelle che appartengono all'insieme delle soluzioni del sistema, ossia al dominio. Esempio L'equazione ammette come soluzione: A x=1 B x = –1 C x = –1/2 D x=2 E nessuna soluzione reale Analizziamo i due membri dell'equazione. sempre Ora passiamo ad analizzare A(x); poniamo l'argomento del radicale > 0 La disequazione fratta è > 0 quando numeratore e denominatore hanno segni concordi (entrambi positivi ed entrambi negativi): N < 0: –(x² + 1) < 0 per qualsiasi x. D < 0: per x < 0. Le condizioni di esistenza del radicale sono x < 0. Elevando al quadrato i due membri dell'equazione di partenza e svolgendo i calcoli si ottiene: x² + 2x + 1 = 0 Δ=4–4=0 L'equazione ha due soluzioni reali coincidenti x1 = x2 = –1. Poiché –1 < 0, la soluzione è accettabile. Risposta B. 2. Equazioni con valori assoluti Le equazioni in cui compare il valore assoluto dell'incognita o di una o più espressioni che la contiene si risolvono utilizzando due sistemi. La sua forma canonica è: |A(x)| = a Il valore assoluto infatti non può per definizione assumere valori negativi. L'insieme delle soluzioni dipende dal segno di a. 1. a > 0 La soluzione è data dall'unione dei due sistemi misti: I sistemi misti sono formati da un'equazione e una disequazione. L'insieme delle soluzioni dei sistemi misti si ottiene intersecando gli intervalli di soluzione di ciascuna relazione del sistema. 2. a = 0 L'equazione e risolvibile, e l'unica soluzione è: A(x) = 0 3. a < 0 L'equazione non ha soluzioni, è dunque impossibile. Esempio L'equazione nell'incognita reale |x² – 3x| = –4x + 6 A ha un'unica soluzione B ha due soluzioni positive C ha due soluzioni di segno opposto D ha quattro soluzioni E non ha soluzioni La soluzione dell'equazione, in cui è presente un valore assoluto, è data dall'unione delle soluzioni dei due sistemi misti: a) Risolviamo il primo sistema Determiniamo le soluzioni dell'equazione x² – 3x = –4x + 6 → x² + x – 6 = 0 → (x + 3) (x – 2) = 0 Da cui x1 = –3 e x2 = 2 Determiniamo le soluzioni della disequazione x² – 3x ≥ 0 → x (x – 3) ≥ 0 La disequazione è soddisfatta per x < 0 o x ≥ 3 Rappresentiamo le soluzioni trovate in uno schema grafico Dal grafico si deduce che solo x = –3 soddisfa le condizioni della disequazione, x = 2 non è compreso nell'intervallo di soluzione, per cui è inaccettabile. b) Risolviamo il secondo sistema Determiniamo le soluzioni dell'equazione x² – 3x = –(–4x + 6) → x² – 7x + 6 = 0 → (x – 1) (x – 6) = 0 Da cui x1 = 1 e x2 = 6 Determiniamo le soluzioni della disequazione x² – 3x < 0 → x (x – 3) < 0 La disequazione è soddisfatta per 0 < x < 3 Rappresentiamo le soluzioni trovate in uno schema grafico Dal grafico si deduce che solo x = 1 soddisfa le condizioni della disequazione; x = 6 non è compreso nell'intervallo di soluzione, per cui è inaccettabile. L'insieme di soluzioni dell'equazione è perciò x = –3, x = 1, che sono due soluzioni di segno opposto. Risposta C. Vai agli esercizi Geometria analitica La geometria analitica è quella parte della geometria che studia le proprietà degli enti geometrici secondo il metodo introdotto dal matematico francese Renato Cartesio (1596-1650) nel 1637, rappresentando questi ultimi attraverso un sistema di coordinate cartesiane e stabilendo tra esse relazioni algebriche. Ciò permette di stabilire un rapporto biunivoco tra la rappresentazione geometrica e quella analitica di un problema, utilizzando entrambe le risorse per la sua soluzione. La trattazione di base della geometria analitica contempla funzioni rappresentabili in un piano cartesiano bidimensionale: gli elementi fondamentali sono costituiti dalle rette (dal punto di vista algebrico equazioni di primo grado in due variabili) e dalle coniche (circonferenze, parabole, ellissi, iperboli, rappresentate da particolari equazioni di secondo grado in due variabili). Per un approfondimento sulle funzioni rappresentabili nel piano cartesiano, si veda la sezione sulle Funzioni e quella sulla Trigonometria. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Piano cartesiano • Retta – equazioni della retta – reciproche posizioni fra rette – determinazione dell'equazione di una retta – fascio proprio e improprio – problemi risolubili con le rette • Circonferenza – equazione della circonferenza – rette e circonferenze • Parabola – equazione della parabola – intersezione con gli assi – intersezione con una retta • Ellisse • Iperbole • Problemi relativi alle curve Piano cartesiano 1. Punti nel piano cartesiano Si definisce retta orientata una retta sulla quale è stabilito un verso di percorrenza, a partire da un punto O, detto origine. Consideriamo nel piano due rette orientate perpendicolari che indichiamo con x e y, che si intersecano in un punto O. Fissiamo su di esse un sistema di riferimento prendendo O come punto di origine comune e fissando, per comodità, una stessa unità di misura per entrambi gli assi. Le rette x e y sono gli assi cartesiani, e in particolare la retta x è l'asse delle ascisse e la retta y è l'asse delle ordinate. Per convenzione si sceglie x come asse orizzontale, orientato da sinistra a destra, e y come asse verticale, orientato dal basso all'alto. In questo modo nel piano si è stabilito un sistema di riferimento di assi cartesiani che si indica con xOy oppure Oxy. Un piano dotato di un sistema di riferimento cartesiano è detto piano cartesiano. Consideriamo un punto P qualsiasi del piano e conduciamo da P le rette parallele agli assi. Siano P1 e P2 le loro intersezioni con l'asse delle ascisse e con quello delle ordinate. A P1 e P2 associamo i numeri reali xP e yP, che rappresentano le ascisse e le ordinate sugli assi cartesiani. In questo modo a ogni punto del piano corrisponde infatti una coppia ordinata di numeri reali (x, y) che si chiamano coordinate di P: x è l'ascissa e y è l'ordinata. Viceversa a ogni coppia ordinata di numeri reali (x, y) corrisponde uno e un solo punto nel piano cartesiano. Per indicare che P ha coordinate x e y si scrive P(x, y). Alcune considerazioni • L'origine O ha coordinate (0, 0). • I punti A che appartengono all'asse delle ascisse hanno ordinata nulla: A(x, 0) • I punti B che appartengono all'asse delle ordinate hanno ascissa nulla: B(0, y) Gli assi cartesiani dividono il piano in quattro quadranti che per convenzione sono indicati con numeri romani e seguono un verso antiorario. Un punto P(x, y) che appartiene: • al I quadrante ha entrambe le coordinate positive: x > 0, y > 0 • al II quadrante ha ascissa negativa e ordinata positiva: x < 0, y > 0 • al III quadrante ha entrambe le coordinate negative: x < 0, y < 0 • al IV quadrante ha ascissa positiva e ordinata negativa: x > 0, y < 0 Esempio Il punto di coordinate (–x, –y), con x e y numeri reali, si trova nel: A terzo quadrante B primo quadrante C secondo quadrante D può trovarsi in qualunque quadrante E sia nel primo che nel terzo quadrante Le coordinate x e y sono numeri reali, per cui possono essere numeri positivi, negativi o nulli. Una volta fissato un valore di x e un valore di y, si considerano i valori opposti rispetto agli assi cartesiani, che quindi, a loro volta, sono positivi, negativi o nulli. Il punto perciò può trovarsi in qualunque quadrante. Risposta D. 2. Distanza fra due punti In un sistema di riferimento cartesiano Oxy consideriamo due punti A (xA, yA) e B (xB, yB). La distanza fra i due punti coincide con la misura del segmento di estremi A e B. Il segmento può essere considerato l'ipotenusa del triangolo rettangolo AHB a cui si può applicare il teorema di Pitagora. AB² = AH² + BH² da cui La distanza AH è data da: d(A, H) = |xB – xA| La distanza BH è data da: d(B, H) = |yB – yA| La distanza AB: Casi particolari • Uno dei due punti è l'origine degli assi O(0, 0): • I due punti si trovano sull'asse x, A(xA,0) e B(xB,0): • I due punti si trovano sull'asse y, A(0, yA) e B(0,yB): Esempio Quale tra i seguenti punti ha distanza da (0, –4) pari a 5? A (10, 6) B (0, 9) C (–3, 0) D (5, 1) E (0, 4) La distanza fra due punti si calcola con la formula: . In questo caso xA = 0, per cui la formula si riduce a: . Deve essere d(A,B) = 5, che significa che , da cui si ricava che . Per determinare il risultato si possono sostituire le coordinate dei punti e verificare quali soddisfano l'equazione, ossia per quali valori si ha un'identità. Esaminando le risposte si possono scartare le opzioni B ed E, perché hanno ascissa uguale a 0, e quindi, come il punto dato, si trovano sull'asse y. La loro distanza in questo caso è data dalla differenza delle ordinate che è maggiore di 5. (dB = 13; dE = 8). Si scartano A e D perché per soddisfare l'equazione solo il quadrato delle ascisse deve essere minore di 25. L'unico punto che soddisfa le richieste è C: . Per rispondere si può applicare la relazione della distanza e calcolare il risultato per ciascuna delle opzioni. Si può anche osservare che se la distanza fra due punti deve essere uguale a 5, significa che il quadrato della distanza deve essere uguale a 25. Il punto dato ha coordinate (0, –4). Il quadrato dell'ordinata –4 è 16. Pertanto l'unico punto che può soddisfare la relazione deve avere una coordinata che dà come quadrato 9, (9 + 16 = 25), ossia uguale a ± 3. L'unico punto che soddisfa le richieste è C, che ha ascissa uguale –3. 3. Punto medio di un segmento In un sistema di riferimento cartesiano xOy consideriamo due punti A(xA, yA) e B(xB,yB). Sia M il punto medio del segmento AB, e indichiamo con xM l'ascissa e con yM l'ordinata di M. In un piano cartesiano le coordinate del punto medio si determinano calcolando la semisomma delle ascisse e la semisomma delle ordinate. Esempio Calcolare il punto medio del segmento avente come estremi i punti (p, 2p) e (1 – 2p, 6p – 3) A B C D E Applicando le formule si ricava che Risposta A. 4. Luoghi geometrici In geometria si definisce luogo geometrico l'insieme di tutti e soli i punti che godono di una stessa proprietà. Nella geometria analitica la proprietà caratteristica di un luogo geometrico è descritta dalla relazione tra l'ascissa x e l'ordinata y dei punti del piano. Un luogo geometrico quindi è costituito da tutti e soli i punti che soddisfano l'equazione del tipo f(x,y) = 0. Ciò significa che se un punto P(px, py) appartiene al luogo geometrico, allora le sue coordinate soddisfano l'equazione e viceversa se le sue coordinate soddisfano l'equazione allora P appartiene al luogo. Esempio Dati due punti P(1, 2) e Q(–2, 3) verificare se appartengono al luogo geometrico descritto dall'equazione 2x + 3y – 8 = 0. Per appartenere al luogo geometrico le coordinate del punto devono soddisfare l'equazione, perciò sostituendo si ha: 2(1) + 3(2) – 8 = 0 → 2 + 6 – 8 = 0 L'equazione è verificata: P appartiene al luogo geometrico. Consideriamo il punto Q: 2(–2) + 3 (3) – 8 = 0 → –2 + 9 – 8 ≠ 0 L'equazione non è soddisfatta, Q non appartiene al luogo geometrico. Vai agli esercizi Retta (1): equazioni della retta 1. Equazione implicita della retta Nel piano cartesiano una retta è rappresentata da un'equazione di primo grado nelle variabili x e y, del tipo: ax + by + c = 0 con a e b non contemporaneamente nulli che è detta equazione generale o equazione implicita della retta e rappresenta una generica retta non passante per l'origine degli assi. Gli assi cartesiani hanno rispettivamente equazione: • asse x delle ascisse: y = 0 • asse y delle ordinate: x = 0 Casi particolari • Una retta parallela all'asse x ha equazione y = k, e interseca l'asse y nel punto A(0, k). • I punti che appartengono alla parallela all'asse x hanno tutti la stessa ordinata. • Una retta parallela all'asse y ha equazione x = h, e interseca l'asse x nel punto A(h, 0). • I punti che appartengono a una parallela all'asse y hanno tutti la stessa ascissa. • La retta bisettrice del I e III quadrante ha equazione x = y. • I punti appartenenti alla bisettrice del I e III quadrante hanno tutti coordinate uguali: x = y. • La retta bisettrice del II e IV quadrante ha equazione x = –y. • I punti appartenenti alla bisettrice del II e IV quadrante hanno tutti coordinate opposte: x = –y. 2. Equazione esplicita della retta Se b ≠ 0 si può ricavare la variabile y in funzione di x trasportando ax e c al secondo membro: by = –ax – c → y = (–a/b)x – (c/b) ponendo m = –a/b e q = –c/b si ottiene: y = mx + q che è l'equazione cartesiana o equazione esplicita della retta; m è il coefficiente angolare della retta e il termine noto q è l'intercetta o ordinata del punto di intersezione della retta con l'asse y. Con b = 0 non si può ottenere la forma esplicita, quindi la forma y = mx + q rappresenta tutte le rette escluse quelle parallele all'asse y per le quali non è definito il coefficiente angolare. 3. Coefficiente angolare e termine noto Il coefficiente angolare m individua la pendenza della retta rispetto all'asse x, ossia è legato all'angolo α che la retta forma con l'asse delle ascisse. Per m > 0, l'angolo α varia nell'intervallo 0 ≤ α ≤ 90°; l'inclinazione della retta aumenta al crescere di m. Per m < 0, l'angolo α varia nell'intervallo 90° < α < 180°; l'inclinazione della retta aumenta al decrescere di m. a≠0 b≠0 c≠0 equazione implicita equazione esplicita m q ax + by + c = 0 y = mx + q –a/b –c/b a≠0 b≠0 c=0 equazione implicita equazione esplicita m q Retta passante per l'origine degli assi ax + by = 0 y = mx + q –a/b 0 a≠0 b=0 c≠0 equazione implicita equazione esplicita m q Retta parallela all'asse y ax + c = 0 x=k non definito non definito a≠0 b=0 c=0 equazione implicita equazione esplicita m q a=0 b≠0 c≠0 equazione implicita equazione esplicita m q a=0 b≠0 c=0 equazione implicita Asse y ax = 0 x=0 non definito non definito Retta parallela all'asse x by + c = 0 y=q 0 –c/b Asse x by = 0 equazione esplicita m q y=0 0 0 Per calcolare m consideriamo due punti sulla retta P1(x1, y1) e P2(x2, y2) Utilizzando le relazioni goniometriche si ricava: L'intercetta q, che è l'ordinata per x = 0, individua il punto P(0, q) di intersezione fra la retta e l'asse delle ordinate. Casi particolari • Per m = 0: → y = 0, asse delle ascisse • Per m = 1: → y = x, bisettrice I-III quadrante • Per m = –1: → y = –x, bisettrice II-IV quadrante • Per q = 0 la retta passa per l'origine O degli assi Esempio 1 y – 2 = 3x – 4/2 passa per il punto: A (1,0) B (1,1) C (0,0) D (–1,1) E (1,–1) Una retta passa per un punto P se le coordinate del punto soddisfano l'equazione, ossia se sostituendo le coordinate di P a x e y si ottiene un'uguaglianza. Riscriviamo l'equazione nella forma esplicita y = mx + q: y = 3x –4/2 + 2 → y = 3x – 2 + 2 → y = 3x. Poiché il termine noto q = 0, la retta passa per l'origine degli assi, per cui passa per il punto (0,0). La risposta corretta è C. Sostituendo le coordinate si ha: 0 = 3·0 → 0 = 0 Si può verificare che coordinate degli altri punti non soddisfano l'equazione, infatti: A: 1 = 3 · 0 → 1 ≠ 0; B: 1 = 3 ·1 → 1 ≠ 3; D: –1 = 3·1 → –1 ≠ 3; E: 1 = 3 · (–1) → 1 ≠ –3 Esempio 2 Una retta che forma un angolo di 45° con l'asse delle x deve avere il coefficiente angolare uguale a: A –1 B 1 C 2 D 0 E tg0 Per definizione il coefficiente angolare di una retta rappresenta la sua pendenza ed è uguale alla tangente dell'angolo formato dalla retta e l'asse delle x. Quindi se l'angolo tra la retta e l'asse delle ascisse è uguale a 45°, la sua tangente è uguale a 1, quindi 1 è il coefficiente angolare della retta. La risposta corretta è B. Si può anche osservare che se α = 45°, il triangolo formato dalla retta e dalle due coordinate di un punto sulla retta stessa è un triangolo rettangolo isoscele. Le due coordinate sono i cateti, uguali, del triangolo rettangolo, per cui il loro rapporto è uguale a 1. Vai agli esercizi Retta (2): reciproche posizioni fra rette Nel piano cartesiano esistono particolari relazioni algebriche fra i coefficienti angolari delle equazioni di due rette tra loro parallele o perpendicolari. 1. Rette parallele Nel piano cartesiano, due rette r e s parallele hanno la stessa inclinazione rispetto all'asse x, perciò hanno lo stesso coefficiente angolare. Viceversa due rette r e s che hanno lo stesso coefficiente angolare, hanno la stessa inclinazione rispetto all'asse x, sono perciò parallele. Due rette r e s, non parallele all'asse y, che hanno rispettivamente coefficiente angolare mr e ms sono parallele se e solo se hanno lo stesso coefficiente angolare: r // s se e solo mr = ms Se facciamo riferimento a rette la cui equazione è data in forma generale: r: a1x + b1y + c1 = 0 s: a2x + b2y + c2 = 0 r // s se e solo se Esempio Solo una delle seguenti rette è parallela a 2x + y – 2 = 0; indica qual è: A 4x + 3y – 2 = 0 B –4x – 2y + 3 = 0 C 2x + 4y – 1 = 0 D –2x + y – 2 = 0 E 2x – y – 12 = 0 L'equazione è data nella forma generale: ax + by + c = 0. Il coefficiente angolare è uguale a: –a/b = 2/1 = –2. Calcoliamo il coefficiente angolare delle rette date: Opzione A: –a/b = –4/3 Opzione B: –a/b = –4/–2 = –2 Opzione C: –a/b = –2/4 Opzione D: –a/b = 2/1 = 2 Opzione E: –a/b = –2/–1 = 2 La retta che ha coefficiente angolare uguale a –2 è la B. 2. Rette perpendicolari Se due rette r e s, nel piano cartesiano, sono tra loro perpendicolari, allora il prodotto dei loro coefficienti angolari e uguale a –1, viceversa se il prodotto dei loro coefficienti angolari è uguale a –1 le due rette sono perpendicolari. Due rette r e s che hanno rispettivamente coefficiente angolare mr e ms sono perpendicolari se e solo se: mr · ms = –1, relazione che si può anche scrivere: mr = –1/ms Se facciamo riferimento a rette la cui equazione è data in forma generale: r: a1x + b1y + c1 = 0 s: a2x + b2y + c2 = 0 r ⊥ s se e solo se a1/b1 = –b2/a2 → a1a2 = –b1b2 → a1a2 + b1b2 = 0 Esempio Per quale valore del parametro k le rette y = 2x + 1 e y = (1/k) (x + 1) sono perpendicolari? A k=2 B Tutti C Nessuno D k = 1/2 E k = –2 Le due rette sono date nella forma esplicita y = mx + q, dove m rappresenta il coefficiente angolare. Il coefficiente angolare della retta y = 2x + 1 è m1 = 2, il coefficiente angolare della seconda retta y = (1/k) (x + 1) è m2 = 1/k. Scriviamo la condizione di perpendicolarità: m1 = –1/m2 → 2 = –1/(1/k) → 2 = –k → k = –2. La risposta corretta è E. 3. Intersezione fra rette Dalla geometria euclidea sappiamo che due rette complanari possono assumere tre posizioni reciproche: • se si intersecano in un punto sono incidenti; • se non hanno alcun punto di intersezione sono parallele distinte; • se hanno più di un punto in comune sono parallele coincidenti. Nella geometria analitica determinare la posizione reciproca di due rette significa risolvere il sistema composto dalle rispettive equazioni: • se il sistema ammette una soluzione, significa che è determinato e le rette si intersecano in un punto, che ha come coordinate le soluzioni del sistema; • se il sistema non ammette soluzioni, significa che è impossibile e le due rette sono parallele; • se il sistema ammette infinite soluzioni, significa che è indeterminato e le rette sono coincidenti. In particolare, consideriamo l'equazione in forma generale di due rette: r: a1x + b1y + c1 = 0 s: a2x + b2y + c2 = 0 e analizziamo il sistema da loro formato: In base al rapporto dei coefficienti dei due sistemi possiamo determinare il tipo di sistema: • se il sistema è determinato; • se il sistema è impossibile; • se il sistema è indeterminato. Esempio Le due rette r: 2x – y + 1 = 0 e s: 2y – x + 1 = 0 A sono perpendicolari B sono parallele C sono coincidenti D si intersecano in (–1, –1) E si intersecano in (1, 1) Riscriviamo la retta s: –x + 2y + 1, in modo da poter confrontare più facilmente i termini simili. Determiniamo i coefficienti angolari. mr = –2/–1 = 2 ms = 1/2 I coefficienti angolari sono diversi, perciò possiamo scartare l'opzione B e C. Il prodotto mr · ms = 2 (1/2) = 1, quindi le rette non sono perpendicolari, perciò scartiamo anche l'opzione A. Calcoliamo in quale punto si intersecano risolvendo il sistema Da cui Le rette si intersecano nel punto (–1,–1). La risposta corretta è D. Vai agli esercizi Retta (3): determinazione dell'equazione di una retta Per determinare l'equazione di una retta è necessario conoscere due condizioni analitiche, per esempio due punti appartenenti alla retta oppure un punto e il suo coefficiente angolare. In pratica si traduce in una espressione analitica l'assioma euclideo che afferma che per due punti passa una e una sola retta. 1. Dato un punto e il coefficiente angolare Determiniamo l'equazione della retta r che passa per il punto P(x0, y0) e ha coefficiente angolare noto m0. Se x e y sono le generiche coordinate di un punto P appartenente alla retta, sappiamo che il coefficiente angolare si calcola: , dove m0, x0 e y0 sono noti. Risolvendo rispetto a y si ottiene: y = m0 (x – x0) + y0 che è l'equazione della retta cercata. Esempio Quale delle seguenti rette passa per il punto A(0, 2) e forma un angolo di 45° con il semiasse positivo delle x? A y=x+2 B y = –x + 2 C y = –x – 2 D 2y = x E y=x–2 a) Calcoliamo il coefficiente angolare 1. La retta forma un angolo di 45° con il semiasse positivo delle x. Si può determinare il coefficiente angolare m della retta ricordando che m = tgα da cui si ricava che m = tg45° = 1. 2. Si può ricavare m, anche ricordando che la bisettrice del I e III quadrante forma un angolo di 45°. L'equazione della bisettrice ha coefficiente angolare uguale a 1, per cui anche la retta richiesta che è parallela, ha lo stesso coefficiente angolare. 3. Si può ricordare che preso un punto qualsiasi su una retta e tracciando la parallela all'asse y, si ottiene un triangolo rettangolo (vedi figura). Se uno degli angoli acuti è di 45° il triangolo è rettangolo e isoscele sull'ipotenusa. Il coefficiente angolare si calcola anche come rapporto fra Δy/Δx, che nel caso del triangolo rettangolo isoscele è uguale a 1. b) Determiniamo l'equazione della retta 1. Sostituendo nell'equazione y = m0 (x – x0) + y0 le coordinate del punto A si ottiene: y = 1 (x – 0) + 2 → y = x + 2 Risposta A. 2. Esaminiamo le opzioni proposte. Scartiamo le opzioni B, C, D che hanno coefficiente angolare diverso da 1. Sostituendo nelle equazioni in A ed E le coordinate del punto si ottiene per A un'identità: 2 = 2, quindi la retta passa per il punto. 2. Dati due punti Determiniamo l'equazione della retta r che passa per i punti P1(x1, y1) e P2(x2, y2). Prima procedura. Utilizzando le coordinate dei punti ricaviamo il coefficiente angolare, applicando la definizione: Ci siamo così ricondotti al caso precedente, poiché sono noti il coefficiente angolare e un punto. Seconda procedura. Consideriamo un generico punto P(x, y) che appartiene alla retta individuata dai punti P1 e P2. Possiamo esprimere il coefficiente angolare in due modi: oppure Per la proprietà transitiva dell'uguaglianza possiamo scrivere: . che è la formula della retta passante per due punti. Esempio Determinare l'equazione della retta passante per i punti di coordinate (–1, 2) e (3, 4): A y = (x + 7)/4 B y=x+l C y = (x + 5)/2 D y = –2x E y = (x – 5)/2 Troviamo l'equazione della retta passante per due punti P1(–1, 2) e P2(3, 4): La risposta corretta è C. Vai agli esercizi Retta (4): fascio proprio e improprio Quando nell'equazione esplicita di una retta y = mx + q, uno dei due parametri è indeterminato, l'equazione parametrica di primo grado non descrive una retta, bensì un insieme di rette che sono dette fascio. A seconda di quale è il parametro indeterminato si ha un fascio proprio o un fascio improprio. 1. Fascio proprio di rette Si chiama fascio proprio l'insieme di tutte e sole le rette che hanno in comune un punto, detto centro o sostegno del fascio. Si ha un fascio proprio di rette se è indeterminato il coefficiente angolare m. L'equazione di un fascio proprio di rette di centro C(h, k) è: y – k = m(x – h) che rappresenta le infinite rette passanti per C, ad eccezione della retta parallela all'asse delle ordinate, per la quale non è definito il coefficiente angolare. Esempio Considerare l'equazione parametrica mx – y – 2m + 1 = 0 dove m è un parametro reale. Individuare, tra le seguenti, la proposizione corretta. Al variare di m l'equazione data: A individua tutte le rette del piano passanti per il punto (2, 1) B individua tutte le rette del piano passanti per il punto (2, 1), eccetto due C individua tutte le rette del piano passanti per il punto (2, 1), eccetto una D non rappresenta alcuna retta passante per l'origine E non rappresenta alcuna retta orizzontale L'equazione rappresenta un fascio proprio di rette, che passano tutte per un punto centro del fascio. Si devono quindi determinare le coordinate del centro. Riscrivendo l'equazione nella forma y – 1 = mx – 2m si ricava che mh = 2m → h = 2 e k = 1. Il centro del fascio ha coordinate C(2, 1). Al variare di m l'equazione individua tutte le rette del piano passanti per il punto (2, 1), eccetto la retta x = 2, parallela all'asse delle ordinate. La risposta esatta è C. 2. Fascio improprio di rette Un fascio improprio di rette è l'insieme di rette del piano che sono fra loro parallele. Il coefficiente indeterminato è il termine noto q. L'equazione di un fascio improprio di rette, non parallele all'asse delle ordinate, di coefficiente angolare m è: y = mx + q La retta che passa per l'origine degli assi cartesiani è detta retta base del fascio, che ha quindi equazione y = mx. Esempio Considerare l'equazione parametrica 2x + 5y + k = 0 dove k è un parametro reale. Individuare, tra le seguenti, la proposizione corretta. Al variare di k l'equazione data: A individua tutte le rette del piano perpendicolari all'asse x B individua un fascio improprio di rette parallele C individua un fascio improprio di rette parallele che ha retta di base 2x + 5y + 3 = 0 D individua tutte le rette che passano per il punto (–5, 2) E non rappresenta alcuna retta passante per l'origine Riscrivendo l'equazione nella forma y = 2x/5 + k/5 si ottiene l'equazione di un fascio improprio di rette parallele. La risposta corretta è perciò B. Esaminiamo le altre risposte. Risposta A: le rette perpendicolari all'asse x sono tutte e sole le rette parallele all'asse y, che hanno equazione x = h. Risposta C: la retta base del fascio è quella che passa per l'origine degli assi, ossia ha il termine noto nullo. Ponendo k/5 = 0, da cui k = 0, l'equazione della retta di base è: 2x + 5y = 0. Risposta D: le rette sono parallele, pertanto non possono avere punti in comune. Per il punto dato passa la retta base del fascio. Risposta E: la retta passante per l'origine deve esistere, in quanto è la retta base del fascio. Vai agli esercizi Retta (5): problemi risolubili con le rette Alcuni dei quesiti proposti nelle prove di ammissioni sono relativi a problemi che necessitano la conoscenza della geometria analitica per essere risolti. In particolare si richiedono le conoscenze relative alla retta. Non è possibile fornire indicazioni specifiche, se non quella di rappresentare sul piano cartesiano i dati, in modo da rendere più facile individuare eventuali relazioni. Esempio 1 Nel piano cartesiano indichiamo con H la proiezione ortogonale dell'origine O(0, 0) sul segmento AB di estremi A(2, 0) e B(0, 1). Quanto vale la distanza fra O e H? A B C D E Rappresentiamo i punti A e B nel piano cartesiano e tracciamo la proiezione ortogonale da O. I punti OAB individuano un triangolo rettangolo in O, che ha cateti OA e OB e ipotenusa BA. Per determinare la distanza fra OH si può procedere in due modi. Primo metodo Si determina l'equazione della retta AB: m = –1/2, y – 0 = –1/2(x – 2) → r: y = –(1/2)x + 1 Si determina l'equazione della retta perpendicolare ad AB, passante per l'origine, che equivale a trovare il coefficiente angolare m1, q = 0 perché la retta passa per O. m1 = –1/m = 2; s: y = 2x Il punto H è l'intersezione fra le due rette r e s, risolvendo il sistema composto dalle due equazioni: si ottiene x = 2/5 e y = 4/5, perciò H(2/5, 4/5). Si calcola la distanza OH, . Risposta E. Secondo metodo OA e OB sono base e altezza del triangolo rettangolo, ma se consideriamo l'ipotenusa come base del triangolo, OH rappresenta la sua altezza relativa. L'area del triangolo può quindi essere calcolata indifferentemente come S = OA · OB/2 oppure come S = AB ·OH/2. Da qui si deriva che OA · OB/2 = AB · OH/2 Dall'equazione possiamo ricavare OH, noti OA, OB e AB. • d(O, A) = 2 • d(O, B) = 1 • • OA · OB/2 = (2·1)/2 = 1 • Esempio 2 Quale retta parallela alla retta y = –2x – 3 forma con gli assi cartesiani nel primo quadrante un triangolo di area 16? A y = 2x – 3 B y = –2x + 8 C y = –2x D y = –2x + 3 E Tale retta non esiste. La retta data r: y = –2x – 3 ha coefficiente angolare negativo, per cui forma un angolo ottuso con l'asse delle ascisse. Inoltre ha q = –3, dunque il triangolo formato dalla retta r con gli assi si trova nel III quadrante. La retta parallela ha m = –2, e il termine noto q deve essere q > 0, affinché il triangolo si trovi nel primo quadrante. Si possono così escludere le risposte A e C. Troviamo i punti di intersezione A e B della retta con gli assi cartesiani nel caso delle rette B e D. Consideriamo il caso B. A: per y = 0 → 0 = –2x + 8 → x = 4; B: per x = 0 →y=8 Abbiamo dunque A(4, 0) e B(0, 8). Calcoliamo l'area relativa a questo triangolo che ha base b = AO = 4 e altezza h = BO = 8 S = (4 · 8)/2 = 16 B è perciò la risposta corretta e non è necessario esaminare l'opzione D. Vai agli esercizi Circonferenza (1): equazione della circonferenza La circonferenza è il luogo geometrico dei punti del piano che hanno la stessa distanza da un punto fisso detto centro. La distanza di un generico punto della circonferenza dal centro si chiama raggio. Fissato un sistema di riferimento cartesiano Oxy, detto C(α, β) il centro della circonferenza e r il raggio, l'equazione della circonferenza che si ottiene applicando la definizione di distanza fra due punti è: (x – α)² + (y – β)² = r² Svolgendo i calcoli e ponendo: a = –2α b = –2β c = α² + β² – r² si ricava l'equazione: x² + y² + ax + by + c = 0 che è l'equazione canonica di una circonferenza (se a, b, c ∈ ℝ e non contemporaneamente nulli), che ha centro in C(–a/2, –b/2) e raggio . Dato che il raggio è la misura di una lunghezza deve essere r > 0, per cui deve essere soddisfatta la condizione a² + b² – 4c > 0. Se a² + b² – 4c = 0 il raggio ha misura nulla, la circonferenza degenera in un punto le cui coordinate sono quelle del centro C. Se a² + b² – 4c < 0 non è possibile rappresentare la circonferenza. Conoscendo le coordinate del centro C(α, β) e di un generico punto P(xp, yp) è possibile determinare il raggio: . Alcune osservazioni sull'equazione canonica della circonferenza: • è un'equazione di secondo grado in x e y; • i termini di secondo grado devono avere lo stesso coefficiente numerico; se tale coefficiente è diverso da 1, per ricavare l'equazione canonica è sufficiente dividere tutti termini dell'equazione per il coefficiente numerico; • non è presente il termine in xy. Alcune circonferenze particolari a=0 x² + y² + by + c = 0 C(0, –b/2) b=0 x² + y² + ax + c = 0 C(–a/2, 0) c=0 x² + y² + ax + bx = 0 La circonferenza passa per l'origine O(0, 0) a=0eb=0 x² + y² + c = 0 C(0, 0) , con c < 0 a=0ec=0 x² + y² + by = 0 C(0, b/2) r = b/2 b=0ec=0 x² + y² + ay = 0 C(a/2, 0) r = a/2 Esempio Consideriamo l'equazione generica: ax² + ay² + bx + cy + d = 0 di una circonferenza. Indicare quale delle seguenti affermazioni è vera. A Se d = 0 la circonferenza ha centro nell'origine B È una circonferenza se e solo se a = 1 C Se b e c sono uguali a 0, è una circonferenza con centro nell'origine se e solo se d > 0 D Se b = 0 il centro della circonferenza è sull'asse delle y E Nessuna delle precedenti risposte è corretta A. Se d = 0, l'origine di coordinate (0, 0) soddisfa l'equazione, la circonferenza passa per l'origine, che non è il centro. Per avere centro nell'origine devono essere contemporaneamente uguali a zero b e c. B. In una circonferenza i coefficienti di x² e y² devono essere uguali. Infatti, come nell'esempio, è sufficiente dividere tutti i termini per a, per ottenere l'espressione x² + y² + ... = 0 . Risposta sbagliata. C. Se b = 0 e c = 0 la circonferenza ha il centro nell'origine. L'equazione è: x² + y² + d = 0, e il raggio è r = –d. Pertanto d deve assumere valori negativi, in caso contrario avremmo r < 0, che non può essere. D. Se b = 0, bx = 0, da cui si deduce che l'ascissa di C è uguale a zero. Le coordinate di C sono C(0, c/2), per cui il centro della circonferenza è sull'asse y. Risposta corretta. Vai agli esercizi Circonferenza (2): rette e circonferenze Rispetto a una circonferenza una retta può essere: • esterna se retta e circonferenza non hanno punti di intersezione; • tangente se retta e circonferenza hanno un punto di intersezione; • secante se retta e circonferenza hanno due punti di intersezione. Indicato con C il centro della circonferenza, con r il suo raggio e s la retta, le relazioni si possono riscrivere in questo modo: • s è esterna alla circonferenza se d(C, s) > r • s è tangente alla circonferenza se d(C, s) = r • s è secante alla circonferenza se d(C, s) < r Per determinare le intersezioni della circonferenza di equazione x² + y² + ax + by + c = 0 con una generica retta di equazione y = mx + q, si deve risolvere il sistema di secondo grado: che equivale a trovare le soluzioni dell'equazione associata di secondo grado: x² + (mx + q)² + ax + b(mx + q) + c = 0. Si hanno tre casi: • se Δ > 0, le soluzioni sono reali e distinte e la retta interseca la circonferenza in due punti distinti; • se Δ = 0 le soluzioni sono reali e coincidenti, la retta è tangente alla circonferenza in un punto; • se Δ < 0 non c'è nessuna soluzione reale, la retta è esterna alla circonferenza. Esempio 1 La retta di equazione y = 2x interseca la circonferenza di equazione x² + y² = 20 nel punto di coordinate (a, b), dove a ≥ 0 e b ≥ 0. Qual è il valore di a+ b? A 6 B 2 C 4 D 8 E 3 Per trovare le intersezioni della retta con la circonferenza scriviamo il sistema risolvente: da cui si ricava l'equazione: x² + 4x² = 20 → x² = 20/5 = 4 → x = ± 2. La circonferenza ha il centro nell'origine degli assi. La retta passa per l'origine degli assi, per cui interseca la circonferenza in due punti il primo nel primo quadrante e il secondo (simmetrico) nel terzo quadrante. Il punto che ha entrambe le coordinate maggiori di zero, si trova nel primo quadrante. Per x = + 2 → y = 4. Allora a + b = 6, opzione A. Esempio 2 In un piano cartesiano, la circonferenza di centro C di coordinate (1, 1) e tangente all'asse delle x ha equazione: A x² + y² + 2x + 2y = 2 B x² + y² – 2x + 2y = 0 C x² + y² – 2x – 2y + 1 = 0 D x² + y² – 2x – 2y = 0 E x² + y² – 2x – 2y = 1 Ricordando che a = –2α, b = –2β, dove α e β sono le coordinate di C, si può scrivere l'equazione della circonferenza riferita al suo centro: x² + y² – 2x – 2y + c = 0 Per determinare il termine incognito c, si scrive il sistema con l'equazione della circonferenza trovata e l'equazione dell'asse x, ossia y = 0. Si ricava l'equazione associata: x² – 2x + c = 0 La circonferenza e la retta sono tangenti se Δ = 0, ossia Δ = 4 – 4c = 0 → c = 1 L'equazione della circonferenza è: x² + y² – 2x – 2y + 1 = 0, opzione C. Per ricavare il termine incognito c si può anche utilizzare la relazione: d(C, s) = r. La distanza della retta s da C è uguale a 1, come si deduce dalla figura. Da c = α² + β² – r², si ricava : c = 1 + 1 – 1 = 1. Vai agli esercizi Parabola (1): equazione della parabola La parabola è il luogo geometrico dei punti del piano equidistanti da un punto fisso detto fuoco e da una retta fissa detta direttrice. La retta che passa per il fuoco ed è perpendicolare alla direttrice è l'asse di simmetria della parabola. L'asse della parabola interseca la parabola in un punto detto vertice. Parabola con asse verticale Fissato un sistema di riferimento cartesiano xOy, l'equazione generale di una parabola con asse parallelo all'asse y (e con la direttrice parallela all'asse x) è: y = ax² + bx +c con a, b, c ∈ ℝ e a ≠ 0. Se a = 0 l'equazione diventa y = bx + c, che è l'equazione di una retta. Utilizzando i parametri a, b, c, si ricavano le coordinate del vertice, del fuoco e le equazioni relative alle due rette, all'asse di simmetria e alla direttrice. Posto Δ = b² – 4ac: Vertice Fuoco Asse di simmetria: Direttrice: Osserviamo che l'ascissa del vertice e l'ascissa del fuoco sono uguali; infatti entrambi si trovano sull'asse di simmetria della parabola, la cui equazione è x = –b/2a. Inoltre il vertice, poiché è un punto della parabola, si trova alla stessa distanza fra il fuoco e la direttrice. Il significato geometrico dei parametri Il grafico della parabola con asse di simmetria parallelo all'asse y presenta caratteristiche diverse a seconda dei valori che assumono i tre parametri a, b, c, presenti nell'equazione. Il valore del parametro a determina la concavità della curva. Se a > 0, la concavità è rivolta verso l'alto, se a < 0, la concavità è rivolta verso il basso. Il valore assoluto di a determina l'apertura della parabola. Il valore del parametro b, insieme a quello di a, determina la posizione dell'asse di simmetria, e di conseguenza quello dell'ascissa del vertice e del fuoco. Il valore del parametro c è l'ordinata del punto di intersezione fra la parabola e l'asse y. Parabola con asse orizzontale L'equazione generale della parabola con asse parallelo all'asse x è: x = ay² + by + c con a, b, c ∈ ℝ e a ≠ 0. Posto Δ = b² – 4ac, le coordinate del vertice e del fuoco, e le equazioni dell'asse di simmetria e della direttrice sono: Vertice Fuoco Asse di simmetria: y = Direttrice: x = Si noti che le coordinate sono scambiate, pertanto il fuoco e il vertice hanno la stessa ordinata che è uguale al valore che assume l'asse di simmetria. Per quanto concerne i parametri: se a > 0, la parabola rivolge la concavità verso sinistra, se a < 0 la concavità è verso destra. Il parametro c determina l'ordinata del punto di intersezione fra la parabola e l'asse delle ascisse. Alcune parabole particolari asse parallelo asse y b=0 y = ax² + c l'asse della parabola coincide con l'asse y, il vertice ha coordinate V(0, c) c=0 y = ax² + bx la parabola passa per l'origine degli assi b=0ec=0 y = ax² l'asse della parabola coincide con l'asse y, il vertice coincide con l'origine degli assi asse parallelo asse x b=0 x = ay² + c l'asse della parabola coincide con l'asse x, il vertice ha coordinate V(c, 0) c=0 x = ay² + by la parabola passa per l'origine degli assi b=0ec=0 x = ay² l'asse della parabola coincide con l'asse x, il vertice coincide con l'origine degli assi Esempio 1 Individuare tra i seguenti punti il vertice della parabola di equazione: y = – 2x² + 6x –7: A (3/2, 5/2) B (–3/2, –5/2) C (3/2, –5/2) D (–3/2, 5/2) E (–2/3, 2/5) L'equazione data è quella di una parabola con asse parallelo all'asse y. L'ascissa del vertice è x = –b/2a. Sostituendo i valori b = 6, a = –2, si ricava x = 3/2. Per determinare il valore dell'ordinata si può procedere in due modi. Primo metodo: si utilizza l'espressione dell'ordinata y = –Δ/4a, con Δ = b² – 4ac. Sostituendo i valori si ricava y = –5/2. Secondo metodo: il vertice è un punto della parabola per cui le sue coordinate devono soddisfare l'equazione, perciò si può sostituire il valore dell'ascissa nell'equazione: y = –2(3/2)² + 6 (3/2) – 7 = –5/2. La risposta corretta è C. Esempio 2 Se il fuoco di una parabola ha coordinate (0, –3) e la direttrice ha equazione y = 1, la parabola: A non interseca l'asse delle ascisse B ha asse di simmetria parallelo all'asse delle ascisse C passa per l'origine degli assi cartesiani D non interseca l'asse delle ordinate E ha il vertice nel punto di coordinate (–2, 0) La direttrice che ha equazione y = 1 è una retta parallela all'asse x, perciò la parabola ha equazione del tipo y = ax² + bx + c, il che esclude la risposta B. Il fuoco e il vertice hanno la stessa ascissa: x = –b/2a = 0, per cui si esclude il punto E. Poiché b = 0, l'equazione della parabola è del tipo: y = ax² + c. Il vertice perciò ha coordinate V(0, c), ed essendo c ≠ 0, la parabola non passa per l'origine: si esclude la risposta C. Il vertice si trova sull'asse y, per cui la parabola interseca l'asse delle ordinate: si elimina la risposta D. La risposta corretta perciò è A, infatti la direttrice si trova nel semipiano positivo delle y, mentre il fuoco si trova nel semipiano negativo. La parabola pertanto ha la concavità rivolta verso il basso e si trova al di sotto dell'asse x. È possibile rispondere al test disegnando la parabola: sul piano cartesiano segniamo il fuoco e la direttrice, che è una retta parallela all'asse x. Il vertice della parabola si trova sull'asse di simmetria, perpendicolare alla direttrice e passante per il fuoco. Ricordando che la direttrice è esterna alla parabola si ricava che la parabola ha la concavità rivolta verso il basso. Vai agli esercizi Parabola (2): intersezione con gli assi 1. Intersezione con l'asse delle ordinate 1. La parabola di equazione y = ax² + bx + c interseca l'asse delle ordinate y, di equazione x = 0, in un unico punto C di coordinate (0, c). 2. Per determinare le intersezioni della parabola di equazione y = ax² + bx + c con l'asse delle ascisse x, di equazione y = 0, si calcolano le soluzioni del sistema: che equivale a trovare le soluzioni dell'equazione associata : ax² + bx + c = 0. Le soluzioni dell'equazione di secondo grado sono: dove b² – 4ac = Δ L'equazione di secondo grado ammette: • due soluzioni reali e distinte se Δ = b² – 4 ac > 0; la parabola interseca l'asse x in due punti distinti; • due soluzioni reali coincidenti se Δ = b² – 4ac = 0; la parabola è tangente all'asse delle x; • nessuna soluzione reale se Δ = b² – 4ac < 0; la parabola non interseca l'asse delle x. Esempio In quale punto l'asse y interseca la curva 5y² = x + 5? A Nessuno B ±1 C ±5 D +1 E –1 Riscriviamo l'equazione isolando la variabile di primo grado: x = 5y² – 5. L'equazione ha asse di simmetria parallelo all'asse x. Per trovare le sue intersezioni con l'asse y, si devono trovare le soluzioni dell'equazione risolvente associata al sistema: cioè: 5y² – 5=0 → y² = 1 → y1 = +1 e y2 = –1. La risposta corretta è B. 2. Intersezione con l'asse delle ascisse 1. La parabola di equazione x = ay² + by + c interseca l'asse delle ascisse, di equazione y = 0, in un unico punto C di coordinate C (c, 0). 2. Per determinare le intersezioni della parabola con l'asse delle ordinate, di equazione y = 0, si risolve il sistema: che equivale a trovare le soluzioni dell'equazione associata : ay² + by + c = 0. In modo analogo a quanto visto precedentemente, le soluzioni dell'equazione di secondo grado permettono di stabilire le posizioni reciproche fra parabola e retta. Esempio y = x² – 3x – 4 interseca l'asse delle x nei punti di ascissa: A nessun punto B x = –4 e x = 1 C x = –1 e x = 4 D x = 2 e x = –2 E x=1 L'asse delle ascisse ha equazione y = 0. L'equazione associata al sistema risolvente è: x² – 3x – 4 = 0. Calcoliamo il Δ: Δ = b² – 4ac = 9 + 16 = 25 > 0, l'equazione ammette due soluzioni: La risposta corretta è C. La parabola interseca l'asse delle ascisse in due punti: P1(–1, 0) e P2(4, 0). Vai agli esercizi Parabola (3): intersezione con una retta 1. Parabola con asse verticale Per determinare le intersezioni della parabola di equazione y = ax² + bx + c con una generica retta di equazione y = mx + q, si deve risolvere il sistema di secondo grado: che equivale a trovare le soluzioni dell'equazione associata di secondo grado: ax² + x(b – m) + c – q = 0. Anche in questo caso si possono avere tre casi differenti: • se Δ > 0, le soluzioni sono reali e distinte e la retta interseca la parabola in due punti distinti; • se Δ = 0 le soluzioni sono reali e coincidenti e la retta è tangente alla parabola in un punto; • se Δ < 0 non c'è nessuna soluzione reale e la retta è esterna alla parabola. Esempio Consideriamo, nel piano cartesiano, la parabola di equazione y = x², e la retta di equazione y = x + a, dove a è un parametro reale. La retta e la parabola non hanno punti di intersezione se e solo se: A 1 + 4a < 0 B a≥0 C a<0 D a+1>0 E a>0 Per determinare le soluzioni si scrive il sistema risolvente: da cui si ricava l'equazione associata : x² – x – a = 0. La parabola e la retta non hanno soluzioni reali solo se il sistema, quindi l'equazione associata, non ha soluzioni reali. Condizione soddisfatta se Δ < 0. Calcoliamo, allora, il Δ dell'equazione e poniamo la condizione Δ < 0. Δ = 1 + 4a < 0 La risposta corretta è A. 2. Parabola con asse orizzontale Per determinare le intersezioni della parabola di equazione x = ay² + by + c con una generica retta di equazione y = mx + q, si deve risolvere il sistema di secondo grado: Dalla seconda equazione si ricava x in funzione di y: x = (y – q)/m L'equazione associata di secondo grado è: Anche in questo caso a seconda del valore di Δ si possono determinare le reciproche posizioni della parabola e della retta. Esempio Consideriamo la parabola x = y² + 1. Indicare quale delle seguenti affermazioni è falsa. A Non interseca mai l'asse delle y B Ha l'asse parallelo all'asse delle x C Passa per il punto P (4, 16) D Ha vertice in (1, 0) E Ha una intersezione con la retta y = ½x nel punto Q (2, 1) Primo metodo: Per trovare l'intersezione con l'asse y, si pone x = 0 e si ottiene y² + 1 = 0; la somma di due quantità positive non può mai essere uguale a zero, perciò la parabola non interseca l'asse y: la risposta A è corretta. L'equazione è quella di una parabola con asse parallelo all'asse x, per cui la risposta B è corretta. Sostituendo nell'equazione della parabola x = 4 e y = 16, si ottiene 4 = 16² + 1, l'identità non è verificata, per cui l'affermazione C è falsa. Dai valori dei parametri b = 0 e c = 1, si ricava che il vertice della parabola ha coordinate (1, 0); la risposta D è corretta. Verifichiamo la correttezza della frase E. Risolviamo il sistema da cui si ricava che sono le coordinate del punto Q. Inoltre poiché Q è l'unico punto di intersezione la retta è tangente in quel punto alla parabola. Secondo metodo: Si osserva che l'equazione è quella di una parabola con asse parallelo all'asse x, pertanto x è uguale al quadrato di y più o meno una quantità (in questo caso 1). Perché un punto P appartenga alla parabola, ossia sia verificata l'uguaglianza, deve essere x >> y. Nel caso C è y >> x, per cui P non appartiene alla parabola. L'equazione di secondo grado presenta discriminante negativo, non esiste quindi soluzione reale. La parabola non interseca dunque l'asse delle ascisse. Vai agli esercizi Ellisse L'ellisse è il luogo geometrico dei punti, in un piano, per i quali è costante la somma delle distanze da due punti fissi, detti fuochi. Detti F1 e F2 i fuochi e P un generico punto che appartiene all'elisse si ha: F1P + F2P = k La retta che passa per i due fuochi interseca l'ellisse in due punti A1 e A2. Il segmento di estremi A1 e A2 è l'asse maggiore. Il punto medio dell'asse maggiore è il centro C dell'ellisse. La retta passante per C e perpendicolare all'asse maggiore interseca l'ellisse nei punti B1 e B2: il segmento di estremi B1 e B2 è l'asse minore. La distanza tra i due fuochi, F1 F2, è detta distanza focale. I punti A1, A2, B1 e B2 sono i vertici dell'ellisse. Fissato un sistema di riferimento cartesiano Oxy, tale che C coincida con l'origine degli assi cartesiani si possono presentare due casi: l'ellisse ha i fuochi sull'asse x o sull'asse y. L'ellisse ha i fuochi sull'asse x Le coordinate dei fuochi e dei vertici sono: • fuochi: F1(–c, 0) e F2(c, 0) • vertici : A1(–a, 0), A2 (a, 0), B1(–b, 0), B2(b, 0) Le misure degli assi e della distanza focale sono: • distanza focale: F1F2 = 2c • asse maggiore: A1A2 = 2a; semiasse A2C = a • asse minore: B1B2 = 2b; semiasse B2C = b con la relazione a² – b² = c². L'equazione canonica dell'ellisse è: con a > b. L'ellisse ha i fuochi sull'asse y Le coordinate dei fuochi e dei vertici sono: • fuochi: F1(0, –c) e F2(0, c) • vertici: A1(–a, 0), A2(a, 0), B1(–b, 0), B2(b, 0) Le misure degli assi e della distanza focale sono: • distanza focale: F1F2 = 2c • asse maggiore: A1A2 = 2a • asse minore: B1B2 = 2b con la relazione b² – a² = c². L'equazione canonica dell'ellisse è: con a < b. Eccentricità Si chiama eccentricità e di un'ellisse il rapporto fra la semidistanza focale e il semiasse maggiore. e = c/a con a > 0 Poiché c è sempre minore di a, l'eccentricità di un'ellisse è un numero compreso tra 0 e 1: 0 ≤ e ≤ 1. Se e = 0 si ha c = 0 , allora i due fuochi coincidono e coincidono con l'origine O degli assi cartesiani; in questo caso a² = b² e l'equazione si riduce a quella di una circonferenza con centro in O e raggio r = a. Esempio Consideriamo l'ellisse 2x² + y² – 4 = 0. Quale di queste affermazioni è vera? A Ha i fuochi sull'asse delle y B Ha i fuochi sull'asse delle x C Ha un fuoco in (2, 0) D È contenuta nel primo quadrante E Il semiasse maggiore è uguale a 4 L'equazione canonica dell'ellisse è: ; per trasformare l'equazione data in questa forma, dividiamo tutti i termini per 4. Si ottiene: . Dall'equazione si deduce che a < b, per cui l'ellisse ha i fuochi sull'asse delle y. Pertanto la risposta corretta è A. Analizziamo le altre risposte. La B è in contrapposizione con la A, per cui solo una delle due può essere vera. Opzione C: se il fuoco è sull'asse y le sue coordinate devono essere del tipo F(0, k), ossia l'ascissa deve essere uguale a zero, perciò non può essere 2. Opzione D: l'ellisse ha centro nell'origine degli assi e i suoi fuochi sono simmetrici rispetto all'asse x, perciò non può essere contenuta nel primo quadrante. Opzione E. Il semiasse maggiore è b: se b² = 4, allora b = 2. Vai agli esercizi Iperbole L'iperbole è il luogo geometrico dei punti, in un piano, per i quali è costante, in valore assoluto, la differenza delle distanze da due punti fissi, detti fuochi. Detti F1 e F2 i fuochi e P un generico punto che appartiene all'iperbole, la relazione si scrive |F1P – F2P| = k dove abbiamo considerato il modulo perché si possono verificare i due casi F1P > F2P, in cui la differenza è positiva, oppure F1P < F2P in cui la differenza è negativa. La distanza fra F1 e F2 è detta distanza focale. Il punto medio del segmento F1F2 è il centro C dell'iperbole. La retta che passa per i due fuochi interseca l'iperbole in due punti A1 e A2, vertici dell'iperbole. Il segmento di estremi A1 e A2 è l'asse trasverso. La retta passante per C e perpendicolare all'asse trasverso è l'asse non trasverso. Fissato un sistema di riferimento cartesiano Oxy, in modo tale che O sia il centro dell'iperbole, si possono avere due casi: F1 e F2 sono sull'asse x o F1 e F2 sono sull'asse y. L'iperbole ha i fuochi sull'asse x • fuochi: F1(–c, 0) e F2(c, 0) • vertici: A1(–a, 0), A2 (a, 0) • distanza focale: F1F2 = 2c • asse trasverso: A1A2 = 2a; semiasse A2C = a con la relazione b² = c² – a². L'equazione canonica dell'iperbole è: con a > 0, b > 0 e a > b. L'iperbole ha i fuochi sull'asse y • fuochi: F1(0, –c) e F2(0, c) • vertici : A1(0, –a), A2 (0, a) • distanza focale: F1F2 = 2c • asse trasverso: A1A2 = 2a con la relazione b² = c² – a². L'equazione canonica dell'iperbole è: con a > 0, b > 0 e a < b. Asintoti ed eccentricità L'iperbole è una curva compresa entro due rette che si intersecano nel centro dell'iperbole stessa. Le due rette si chiamano asintoti e hanno equazione: r1: y = (–b/a)x r2: y = (b/a)x se F1 e F2 sono sull'asse x. r1: y = (–a/b)x r2: y = (a/b)x se F1 e F2 sono sull'asse y. L'iperbole non ha punti di intersezione con gli asintoti, mentre ne ha con gli assi cartesiani (i vertici). Anche nel caso dell'iperbole si definisce eccentricità e il rapporto fra la semidistanza focale e il semiasse trasverso. e = c/a con a > 0 Poiché c > a, l' eccentricità di un'iperbole è e > 1, sempre. Iperbole equilatera Se a = b si ha l'iperbole equilatera. In questo caso l'equazione canonica diventa: • x² – y² = a², se i fuochi sono sull'asse x; • y² – x² = a², se i fuochi sono sull'asse y. Nel caso in cui gli asintoti della curva siano gli assi cartesiani (x = 0, y = 0), l'equazione dell'iperbole equilatera diventa: xy = k con k > 0, da cui: y = k/x con x ≠ 0 e k > 0. Esempio La curva y = 9/x interseca l'asse delle x nei punti: A x = –3, x = 3 B x = –1, x = 1 C x = –3 D nessun punto E x = 1, x = 0 L'equazione data è l'equazione di un'iperbole equilatera che ha per asintoti gli assi cartesiani. L'iperbole non ha punti di intersezione con gli asintoti, perciò non può avere punti di intersezione con l'asse x. La risposta corretta è D. Si può anche determinare la risposta corretta mettendo a sistema l'equazione dell'iperbole con l'equazione dell'asse x: L'equazione non ha soluzioni, perciò non ci sono punti di intersezione. Vai agli esercizi Problemi relativi alle curve Una tipologia di quesiti – data un'equazione generica – richiede di individuare quale curva rappresenta, anche al variare dei parametri. Vediamo quali sono, in generale, le considerazioni necessarie per risolvere questo tipo di test. • La retta è l'unica curva rappresentata da un'equazione di primo grado. • Nell'equazione di una parabola deve essere presente un solo termine di secondo grado. • Se le variabili x e y compaiono al secondo grado non può essere presente il termine in xy. • L'equazione della circonferenza ha i coefficienti di x² e y² uguali. • Nell'equazione dell'ellisse è presente la somma di due termini di secondo grado. • Nell'equazione dell'iperbole è presente la differenza di due termini di secondo grado. • Equazioni con grado superiore al secondo non rappresentano nessuna delle curve precedenti. Ricordiamo che circonferenze, parabole, ellissi e iperbole sono chiamate collettivamente coniche. Esempio 1 Se a, b, d sono valori positivi, l'equazione generica ax² + by² + d = 0 rappresenta: A un'ellisse, se e solo se d < 0 B un'iperbole, se e solo se d > 0 C una parabola D un'ellisse, se e solo se d > 0 E una circonferenza L'equazione presenta due termini di secondo grado, per cui possiamo scartare l'opzione C. I coefficienti dei termini di secondo grado, a e b, sono diversi, perciò possiamo scartare anche l'opzione E. I termini di secondo grado rappresentano una somma, per cui si può eliminare anche l'opzione B, perché nell'iperbole si ha una differenza. Il termine noto rappresenta una distanza perciò la somma ax² + by² > 0. Se si sposta d nel secondo membro si ha ax² + by² = –d. Ma –d > 0 se d < 0. La risposta corretta è A. Esempio 2 Che cosa rappresenta nel piano l'equazione x² – y² = 0? A Una circonferenza B Una parabola C Un'ellisse D Un'iperbole E Due rette L'equazione non è quella di una circonferenza (i coefficienti di a e b sono diversi, rispettivamente +1 e –1), non è una parabola (ci sono due termini di secondo grado), non è un ellisse perché tra i termini c'è una differenza. Non può essere neanche un'iperbole equilatera perché la differenza fra i termini è uguale a zero (per essere un'iperbole dobbiamo avere d > 0). Verifichiamo se l'equazione rappresenta due rette. L'equazione è la differenza di due quadrati che possiamo scomporre: (x – y) (x + y) = 0, ossia: (x – y) = 0 → x = y, equazione della bisettrice del primo e del terzo quadrante (x + y) = 0 → x = –y, equazione della bisettrice del secondo e del quarto quadrante. L'equazione x² – y² = 0 rapprersenta quindi due rette nel piano, risposta E. Vai agli esercizi Funzioni Una funzione è una corrispondenza tra gli elementi x di un insieme X e gli elementi y di un insieme Y (eventualmente coincidente con X) che associa a ogni x un ben determinato y, detto funzione di x ed espresso nella forma Questa definizione, attribuita al matematico tedesco di origine francese Peter Dirichlet (1805-1859), prescinde completamente dalla natura degli elementi variabili x e delle corrispondenti immagini y. I principali concetti legati a quello di funzione sono la continuità e la derivabilità. Lo studio delle funzioni è di importanza fondamentale in analisi matematica, e può avvenire anche tramite rappresentazioni grafiche, di cui le più comuni fanno uso del piano cartesiano (si veda la sezione Geometria analitica). Per il concetto funzionale di proporzionalità, si veda la scheda Proporzioni e proporzionalità diretta e inversa nella sezione Insiemi, numeri e operazioni. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Funzioni – dominio – proprietà • Limiti • Derivate Funzioni (1): dominio Come già detto, dati due insiemi X e Y non vuoti si chiama funzione (o applicazione) una relazione che a ogni elemento x dell'insieme X associa uno e un solo elemento y dell'insieme Y. Se gli insiemi X e Y sono entrambi l'insieme ℝ dei numeri reali, le funzioni sono dette funzioni reali di variabile reale. Dato un sottoinsieme non vuoto D dell'insieme ℝ si chiama funzione reale della variabile reale x una relazione che a ogni x ∈ D associa uno e un solo valore y ∈ ℝ. D è il dominio, o l'insieme di definizione o di esistenza della funzione. Indicando con f la funzione per ogni x ∈ D, il corrispondente valore di y si indica con f(x), che si chiama immagine di x nella funzione f: y = f(x) dove x è la variabile indipendente e y la variabile dipendente. L'insieme delle immagini di x è il codominio C della funzione. Esempio 1 Una funzione è definita da f(x + 1) = f(x) + 4, f(1) = 1. Quanto vale f(3)? A f(x) + 1 B 5 C 9 D 12 E 8 Abbiamo che f(x + 1) = f(x) + 4 e sappiamo che f(1) = 1. Allora possiamo scrivere f(2) = f(1 + 1). Da cui si ricava f(1+ 1) = f(1) + 4 = 1 + 4 = 5. In modo analogo ricaviamo f(3) = f(2 + 1) = f(2) + 4 = 5 + 4 = 9. Risposta C. È possibile rappresentare graficamente, in un sistema di riferimento Oxy, le coppie ordinate di numeri reali che soddisfano la relazione y = f(x). Data una funzione f si dice grafico l'insieme G = {(x; y) | y = f(x)} di tutti e soli i punti del piano che hanno per ascissa un valore x del dominio e per ordinata l'immagine f(x). Il grafico di f è pertanto l'insieme delle soluzioni dell'equazione y = f(x). Gli zeri di una funzione sono le ascisse dei punti di intersezione del grafico della funzione con l'asse x, e si determinano cercando i valori per i quali f(x) è nulla. In altri termini, gli zeri si trovano risolvendo l'equazione f(x) = 0. Gli eventuali punti di intersezione del grafico con l'asse delle ordinate hanno ascissa nulla (x = 0), ed esistono solo se la funzione è definita per x = 0. Si determinano ponendo x = 0 nella funzione, ossia calcolando y = f(0). Per determinare il segno della funzione si ricercano i valori di x per cui la funzione risulta positiva, f(x) > 0, ovvero si trova nel semipiano delle ordinate positive. I valori per cui è la funzione è negativa, f(x) < 0, si trova nel semipiano delle ordinate negative. Esempio 2 La funzione y = a–x con a > 0: A può essere sia positiva che negativa B è sempre positiva C è sempre negativa D interseca l'asse delle ascisse E non interseca l'asse delle ordinate Per la proprietà delle potenze, la funzione y = a–x è equivalente alla funzione y = 1/ax. Se a > 0, l'esponenziale è sempre positivo, quindi la funzione è sempre positiva. Per x = 0, y = 1/a0 = 1, la funzione non interseca l'asse delle y. L'equazione 1/ax non si annulla mai, perciò la funzione non interseca l'asse delle ascisse. Risposta B. Dominio delle funzioni Il dominio della funzione reale y = f(x) è l'insieme di tutti i valori reali che si possono attribuire alla variabile x affinché il corrispondente valore della variabile y sia un numero reale. Analizziamo in che modo si determina il dominio delle principali funzioni. La funzione razionale intera, o funzione polinomiale: f(x) = anxn + an–1xn–1 + ... + a2x² + a1x + a0 ha dominio uguale a ℝ. Ha intersezione con l'asse y nel punto (0, a0). La funzione razionale fratta: ha dominio ℝ con esclusione dei valori che annullano il denominatore: B(x) ≠ 0. Il grafico interseca l'asse x nel punto in cui A(x) = 0. Esempio 1 Qual è il campo di esistenza della funzione ? A x ≠ ±1 B x≠1 C x < –1 e x > 1 D È sempre definita E –1 < x < 1 Unica condizione di esistenza da imporre alla funzione è che il denominatore sia diverso da zero: x² – 1 ≠ 0 → x² ≠ 1 → x ≠ ±1. Risposta A. La funzione irrazionale intera: • nel caso di radici con indice n dispari ha dominio ℝ; • nel caso di radici con indice n pari ha dominio ℝ con esclusione dei valori che rendono negativi i radicandi, ossia deve essere A(x) ≥ 0. Esempio 2 Per quali valori della x esiste ? A 0<x=1 B x=1 C x=0 D x=1 E x≤1ex≥4 L'unica condizione d'esistenza della funzione è che l'argomento della radice, che è di ordine pari, sia ≥ 0. Quindi: x² – 5x + 4 ≥ 0. L'equazione associata ha come soluzioni x = 4 e x = 1. Pertanto la disequazione è positiva per i valori esterni all'intervallo delle soluzioni: x ≤ 1 o x ≥ 4. Risposta E. La funzione irrazionale fratta: • nel caso di radici con indice n dispari ha dominio ℝ con esclusione dei valori che annullano il denominatore, ossia deve essere B(x) ≠ 0; • nel caso di radici con indice n pari ha dominio ℝ con esclusione dei valori che rendono negativi i radicandi, e dei valori che annullano il denominatore. La funzione esponenziale: y = ax in cui la variabile indipendente compare come esponente di una potenza: • se la base a è positiva e costante ha come dominio il dominio in cui è definito l'esponente x; • se la base a è variabile, ha come dominio i valori di x che rendono la base della potenza positiva e diversa da 1 e per i quali l'esponente è definito. Esempio 3 Qual è il dominio della funzione y = 3x–5? A x>0 B è sempre definita C x>5 D x<5 E x<0 La base è 3, che è un valore costante e positivo, quindi il dominio della funzione coincide con il dominio dell'esponente x – 5, funzione definita per ogni x ∈ ℝ. Pertanto la funzione y = 3x–5 è sempre definita, risposta B. La funzione logaritmica: y = log f(x) ha come dominio i valori per cui f(x) > 0, ossia quando l'argomento del logaritmo è positivo. Esempio 4 Qual è il dominio della funzione y = log(3x – 3)? A x>1 B x < –1 C x>3 D x > –3 E x > –1 Unica condizione d'esistenza della funzione è che l'argomento del logaritmo sia strettamente maggiore di 0: 3x – 3 > 0 → x > 1. La risposta corretta perciò è A. Continuità Intuitivamente, si può pensare a una funzione continua come a una funzione il cui grafico possa essere tracciato senza mai staccare la penna dal foglio. Dal punto di vista matematico una funzione y = f(x) è continua in un punto x0 quando in quel punto coincide con il suo limite, ovvero quando (per la definizione di limite, si veda la scheda Limiti e derivate). Una funzione è continua in un intervallo (o nell'intero dominio) quando è continua in ogni punto dell'intervallo (o del dominio). Una funzione che non sia continua è detta discontinua. Vai agli esercizi Funzioni (2): proprietà 1. Classificazione delle funzioni Le funzioni si possono classificare in base alle caratteristiche del legame che associa ciascun elemento del dominio alla sua immagine: • una funzione è iniettiva se ogni elemento del codominio C è al più immagine di un elemento del dominio D; • una funzione è suriettiva se ogni elemento del codominio C è immagine di almeno un elemento del dominio D; • una funzione è biunivoca o biiettiva se è contemporaneamente iniettiva e suriettiva: ogni elemento del dominio ha una sola immagine e ogni elemento del codominio è immagine di uno e un solo elemento del dominio. 2. Funzione inversa Data una funzione f biunivoca da D a C, la funzione inversa f–1 è una funzione da C a D che associa a ogni y ∈ C il valore x ∈ D. Una funzione che ammette l'inversa è detta invertibile. Per determinare l'equazione della funzione inversa: • si scrive l'equazione della funzione nella forma y = f(x) • si invertono x e y nell'equazione x = f(y) • si risolve l'equazione x = f(y) rispetto a y e si ottiene l'equazione della funzione f–1. Esempio Data la funzione f(x) = 3x – 6, quale delle seguenti risposte rappresenta la funzione inversa? A B C D E Scriviamo la funzione nella forma y = 3x – 6. Invertiamo la x e la y nell'equazione: x = 3y – 6. Risolvendo l'equazione rispetto a y si ottiene: y = x/3 + 2, ossia f–1(x) = x/2 + 3, che rappresenta la funzione inversa. Risposta A. 3. Funzioni pari e dispari Una funzione è pari se il suo grafico è simmetrico rispetto all'asse delle ordinate. In una funzione pari sostituendo a x il valore –x il valore della funzione non cambia: f(–x) = f(x) Una funzione è dispari se il suo grafico è simmetrico rispetto all'origine del sistema di riferimento. In una funzione dispari sostituendo a x il valore –x il valore della funzione cambia di segno: f(–x) = –f(x) Una funzione può essere non pari e non dispari. Esempio Quali delle seguenti funzioni non è dispari? A f(x) = x³ B f(x) = x + (1/x) C D f(x)= |x| E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Determiniamo per ciascuna delle funzioni la funzione f(–x). A: f(–x) = –x³ = –f(x) la funzione è dispari B: f(–x) = –x + (1/–x) = –f(x) la funzione è dispari C: la funzione è dispari D: f(–x) = |x| ≠ –f(x)= –|x| la funzione non è dispari. Quindi D è la risposta esatta. Si può anche osservare che l'unica funzione pari tra quelle proposte nell'esempio (che non si modifica sostituendo –x a x) è la funzione valore assoluto. 4. Funzione periodica Una funzione è periodica con periodo T > 0, se per un qualsiasi k ∈ ℤ si ha: f(x + kT) = f(x) T è il periodo minimo (k = 1) e il grafico della funzione si ripete uguale a ogni intervallo. Vai agli esercizi Limiti e derivate 1. Limite Consideriamo la funzione y = f(x) in un intorno di un punto x0, nel quale la funzione sia continua. All'intervallo [x0–δ, x0+δ] del dominio corrisponde l'intervallo [l–ε, l+ε] del codominio. Possiamo restringere in modo arbitrario l'intervallo del dominio x e conseguentemente si rimpicciolirà l'intervallo dei corrispondenti valori di y. Se per x che si avvicina a x0 la f(x) si avvicina al valore l, ovvero se esiste un numero positivo ε piccolo a piacere tale che se |f(x) – l| < ε, anche |x – x0| < δ, allora l è il limite di y = f(x) per x tendente a x0 e si scrive Se si considera solo l'intorno destro o l'intorno sinistro del punto x0, si possono definire i limiti destro o sinistro di f(x) per x che tende a x0 da destra o da sinistra, e si scrive: 2. Derivata Consideriamo la funzione y = f(x) e un punto P di coordinate P(x0, f(x0)) in un intervallo in cui la funzione è continua. Se incrementiamo x di un valore Δx, spostandoci da x0 a (x0 +Δx), la variabile dipendente y subirà di conseguenza una variazione, passando da f(x0) a f(x0 + Δx). Si definisce rapporto incrementale il rapporto: Al tendere di x a x0, il limite del rapporto incrementale, se esiste ed è finito, viene chiamato derivata di f(x) in x0 e si scrive: Se la derivata esiste per tutti i punti xi di un intervallo, il concetto viene esteso con la costruzione di una funzione f’(x), derivata della funzione f(x) in quell'intervallo. Il simbolo di derivata può essere espresso in vari modi: dy/dx, df(x)/dx, y’, f’(x). Dalla definizione si deduce che la derivata di una costante è nulla: se y = k, allora y’ = 0. 3. Derivate notevoli y=x y’ = 1 y = |x| y = logax y = xn (n ∈ ℝ) y’ = nxn–1 y = lnx y = ax y = ex y = senx y = cosx y’ = axlna y’ = ex y’ = cosx y’ = –senx y = tgx y = ctgx y = arcsenx y = arccosx y = arctgx y = arcctgx 4. Significato geometrico della derivata Il concetto matematico di derivata è ben visualizzabili geometricamente nel piano cartesiano: la derivata di una funzione in un punto coincide con il coefficiente angolare della retta tangente alla curva in quel punto. Dunque, se la derivata in un punto è positiva significa che la funzione è crescente in quel punto, mentre se la derivata è negativa significa che la funzione è decrescente in quel punto. Se la derivata in un punto è nulla, significa che la funzione decresce alla sinistra del punto e cresce a destra (e quindi il punto è un punto di minimo della funzione, come nel caso di x2 in figura) oppure viceversa significa che la funzione cresce alla sinistra del punto e decresce alla sua destra (e quindi il punto è un punto di massimo della funzione). Lo studio della derivata fornisce quindi informazioni fondamentali per capire l'andamento della funzione e tracciarne un grafico. 5. Regole di derivazione Derivata di una somma o differenza di funzioni. La derivata di una somma (o differenza) di funzioni è la somma (o la differenza) delle derivate delle singole funzioni. Derivata del prodotto di funzioni. La derivata del prodotto di due funzioni è pari al prodotto della derivata della prima funzione per la seconda più la prima funzione per la derivata della seconda. Quindi la derivata del prodotto di una costante per una funzione è uguale alla costante per la derivata della funzione. Derivata del quoziente tra due funzioni. Innanzitutto è necessario imporre che il denominatore sia diverso da zero, quindi la derivata di un quoziente esiste solo in quei punti ove la funzione al denominatore non si annulla. Con questa premessa, la derivata del quoziente di due funzioni è la derivata della prima funzione per la seconda, meno la prima funzione per la derivata della seconda, il tutto fratto la seconda funzione al quadrato: Derivata di una funzione di funzione. La derivata di una funzione di funzione è la derivata della funzione esterna per la derivata di quella interna. Casi particolari: Esempio Calcolare la derivata della funzione: A B C D E Nessuna delle precedenti Al numeratore abbiamo il prodotto di una costante per la funzione (x²+1); la costante viene ignorata; facendo riferimento alla tabella delle derivate notevoli, sappiamo che la derivata del numeratore vale 2x, in quanto derivata della somma di x² e di una costante. La derivata del denominatore vale 1. Possiamo ora calcolare la derivata del quoziente: Risposta B. Vai agli esercizi Trigonometria La trigonometria è la parte della matematica che studia le relazioni tra gli elementi di un triangolo tramite l'uso delle funzioni circolari (o trigonometriche). Tali funzioni sono seno, coseno e le loro derivate, e sono definite in base a un cerchio di raggio unitario e centro nell'origine O di un riferimento cartesiano – sul quale viene assunto positivo il verso di percorrenza antiorario – e, dato un punto P mobile su tale cerchio, hanno come variabile l'angolo compreso tra l'asse x e il vettore OP. Questi strumenti della trigonometria piana, la cui prima sistemazione risale al matematico tedesco Johannes Müller (conosciuto come Regiomontano, 1436-1476) vengono oggi estesi allo studio di porzioni della superficie sferica identificata dalla proiezione di un triedro uscente dal centro. Grazie alle numerose relazioni notevoli che intercorrono tra le funzioni trigonometriche e alla possibilità di scomporre in triangoli qualsiasi figura, la trigonometria riveste fondamentale importanza nel calcolo pratico degli elementi geometrici e in topografia. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Angoli • Funzioni circolari • Equazioni trigonometriche • Triangoli e funzioni circolari Angoli e funzioni circolari 1. Angoli Un angolo è ciascuna delle due parti di piano individuate da due semirette s e r che hanno origine in comune nel vertice V. Se le semirette assumo particolari posizioni si hanno angoli particolari: angolo nullo: angolo piatto: angolo giro: angolo retto: Un angolo per cui si stabilisce un verso di rotazione (orario o antiorario) si dice orientato. Le unità di misura degli angoli sono il grado e il radiante. Il grado (indicato dal simbolo °) è uguale alla 360-esima parte dell'angolo giro. 1° = 1/360° dell'angolo giro Data una circonferenza di raggio r, il radiante α è l'angolo al centro che sottende l'arco di lunghezza l: α = l/r Poiché la lunghezza dell'intera circonferenza è l = 2π, per trasformare i gradi in radianti e viceversa si utilizzano le due formule ricavate dalla proporzione α° : αrad = 360° : 2 π gradi 0° 30° 45° 60° 90° 120° 135° 150° 180° 360° radianti 0 π/6 π/4 π/3 π/2 2/3π 3/4π 5/6π π 2π In un sistema di rifermento Oxy, viene detta circonferenza trigonometrica una circonferenza che ha il centro nell'origine degli assi cartesiani e raggio 1. La sua equazione è perciò: x² + y² = 1. 2. Funzioni circolari (o trigonometriche) Considerando sulla circonferenza trigonometrica un punto P associato all'angolo orientato α si definiscono le seguenti funzioni: seno: coseno: tangente: cotangente: Tangente e la cotangente si indicano anche con tan e cotan. Le equazioni che descrivono le funzioni sono: y = senx; y = cosx; y = tgx; y = cotgx Le funzioni seno e coseno hanno dominio uguale a ℝ, e poiché sulla circonferenza trigonometrica possono assumere solo i valori compresi fra – 1 e 1 il loro codominio è l'intervallo chiuso [–1, 1]. sinusoide cosinusoide Le funzioni seno e coseno dopo un intervallo uguale a 2π si ripetono uguali, sono perciò funzioni periodiche di periodo 2π: senx = sen(x +2kπ) e cosx = cos(x + 2kπ). Poiché sen(–x) = –senx, il seno è una funzione dispari. Poiché cos(–x) = cosx, il coseno è una funzione pari. Esempio Determinare quali delle seguenti funzioni soddisfa la relazione f(–x) = –f(x) per ogni numero reale x. A sen³x B cos³(x) C cos(x³) D sen²(x) E sen(x²) Si chiede di determinare quali fra le funzioni date è una funzione dispari. Primo metodo. Quando si ha la composizione di due funzioni vale la seguente relazione: – la composizione di due funzioni di cui una pari dà una funzione pari – la composizione di due funzioni dispari dà una funzione dispari A: sen³x è la composizione di due funzioni dispari: senx e x³, per cui f(x) è dispari. Risposta corretta. B: è la composizione di una funzione pari (cosx) e di una funzione dispari (x³), per cui f(x) è pari. C: è la composizione di una funzione dispari (x³) e una pari (cosx), per cui f(x) è pari. D: è la composizione di una funzione dispari (senx), per una pari (x²), per cui f(x) è pari. E: è la composizione di una funzione pari (x²) e una dispari (senx), per cui f(x) è pari. Secondo metodo. Si determina la parità della funzione sostituendo –x nella funzione: A: sen³(–x) = [sen(–x)]³ = [–senx]³ = –sen³x. Funzione dispari. B: cos³(–x) = [cos(–x)]³ = [cosx]³ = cos³x. Funzione pari. C: cos((–x)³) = cos(–x³) = cosx³. Funzione pari. D: sen²(–x) = [sen(–x)]² = [–senx]² = sen²x. Funzione pari. E: sen(–x)² = senx². Funzione pari. La funzione tangente ha dominio ℝ, esclusi i valori per cui xP = 0, ossia per cosα ≠ 0 → α ≠ π/2 + kπ con k ∈ ℤ. Il suo codominio è ℝ. La funzione cotangente ha dominio ℝ, esclusi i valori per cui yP = 0, ossia per senα ≠ 0 → α ≠ π + k π con k ∈ ℤ e il suo codominio è ℝ. Tangente e cotangente sono funzioni periodiche di periodo π: tgx = tg(x + kπ) cotgx = cotg(x + kπ) Tangente e cotangente sono funzioni dispari: tg(–x) = –tgx cotg(–x) = –cotgx Valori di seno, coseno e tangente per alcuni angoli gradi 0° radianti 0 senx 0 30° π/6 1/2 45° π/4 60° 90° π/3 π/2 120° 2/3π 135° 3/4π cosx 1 tgx 0 1 1 1/2 0 √3 n.d. –1/2 –1 150° 5/6π 1/2 180° 360° π 2π 0 0 –1 1 –1 0 Esempio Calcolare il valore dell'espressione: cosπ + cos2π + cos3π + cos4π + ... + cos10π (gli angoli sono misurati in radianti): A 0 B 2 C 4 D 8 E 3 L'espressione è formata dalla somma dei valori del coseno di angoli uguali a multipli di π (angolo di 180°) e del coseno di angoli uguali a multipli 2π (angolo di 360°). Gli addendi sono in numero uguale. Poiché cosπ = –1 e cos2π = 1, la somma complessiva è 0. Risposta A. Relazione fondamentale Il punto P appartiene alla circonferenza trigonometrica, per cui deve soddisfare l'equazione della circonferenza di raggio OP = 1: . Sostituendo senα a x e cosα a y si ricava la relazione fondamentale della trigonometria: sen²α + cos²α = 1 3. Formule trigonometriche Nella rotazione del punto P sulla circonferenza trigonometrica, le funzioni assumono valori uguali in valore assoluto. Gli angoli che hanno questa caratteristica si dicono angoli associati, e tra loro valgono le seguenti relazioni. angoli opposti: α e –α sen(–α) = –sen α cos(–α) = cos α tg(–α) = –tg α angoli complementari: α e (π/2 – α) sen(π/2 – α) = cos α cos(π/2 – α) = sen α tg(π/2 – α) = 1/tg α angoli supplementari: α e (π – α) sen(π – α) = sen α cos (π – α) = –cos α tg(π – α) = –tg α angoli esplementari: α e (2π – α) sen(2π – α) = –sen α cos(2π – α) = cos α tg(2π – α) = –tg α angoli che differiscono di π/2: α e (π/2 + α) sen (π/2 + α) = cos α cos(π/2 + α) = -sen α tg(π/2 + α) = -1/tg α angoli che differiscono di π: α e (π + α) sen(π + α) = –sen α cos(π + α) = –cos α tg (π + α) = tg α Esempio 1 Determinare il più grande tra i seguenti numeri: A cos20° B sen30° C cos40° D sen50° E cos60° Per confrontare i valori è necessario trasformare tutte le funzioni trigonometriche in coseno oppure tutte in seno. Trasformiamo le funzioni seno in coseno. Il seno di un angolo è uguale al coseno dell'angolo complementare. Perciò sen30° = cos60° e sen50° = cos40°. Mettendo in ordine rispetto alla misura degli angoli le 5 risposte, si ottiene: cos60°; cos60°; cos40°; cos40°; cos20°. Per gli angoli compresi fra 0° e 90° il coseno diminuisce all'aumentare dell'angolo, perciò il valore maggiore corrisponde all'angolo minore, che è 20°. Risposta A. Esempio 2 Quale tra i seguenti è l'unico risultato equivalente a ? A tan 20° B sen(2/7)° C cos20° D 2/7 E tan70° Si osserva che l'angolo di 70° può essere espresso come la differenza fra l'angolo di 90° e quello di 20°: sen70° = sen(90° – 20°) = cos20°. Risposta corretta A. Formule di duplicazione Le formule di duplicazione esprimono il valore delle funzioni trigonometriche di un angolo 2α in funzione di quelle relative all'angolo α. Esempio L'espressione [sen(π/12) – cos(π/12)]² è anche uguale a: A 1/2 B 1 C D 3/2 E Poniamo per comodità π/12 = α. (senα – cosα)² = sen²α + cos²α – 2 senα cosα. Possiamo semplificare l'espressione ottenuta ricorrendo alla relazione fondamentale della trigonometria: sen²α + cos²α = 1 e alle formule di duplicazione: 2 senα cosα = sen2α Se α = π/12 → 2α = π/6, e sappiamo che sen(π/6) = 1/2. Sostituendo si ricava: 1 – 1/2 = 1/2. Risposta A. Formule di addizione Le formule di addizione permettono di esprimere i valori delle funzioni trigonometriche di somme di angoli in funzione di quelle di α. Formule di sottrazione In modo analogo, le formule di sottrazione permettono di esprime i valori delle funzioni trigonometriche di differenze di angoli in funzione di quelle di α. Esempio La funzione –sen(3a + b) è uguale a: A cos3a cosb – sen3a senb B cosa cosb + sena senb C –3cosa senb – 3sena cosb D –cos3a senb – sen3a cosb E –cos3a senb + sen3a cosb Utilizzando le formule di addizione si ottiene: –sen(3a + b) = –(sen3a cosb + cos3a senb) = –sen3a cosb – cos3a senb. Risposta D. Vai agli esercizi Equazioni trigonometriche In un'equazione trigonometrica l'incognita compare nell'argomento di una o più funzioni trigonometriche. Per risolvere equazioni o disequazioni trigonometriche si ricorre alla circonferenza trigonometrica e agli angoli associati, tenendo presente che il codominio delle funzioni seno e coseno è sempre l'intervallo [–1, 1]. Esempio 1 La condizione cui deve soddisfare il parametro k affinché l'equazione 4senx = 3k abbia soluzione è: A k ≥ –4/3 B –4/3 ≤ k ≤ 4/3 C k = ±4/3 D non c'è nessuna limitazione ai valori di k E k ≤ 4/3 Isolando senx si ottiene 4senx = 3k → senx = (3/4)k. Poiché il codominio della funzione seno è definito dall'intervallo [–1, 1], (3/4)k deve essere compreso in questo intervallo: –1 ≤ (3/4)k ≤ 1 → –4/3 ≤ k ≤ 4/3. Risposta B. Esempio 2 Le soluzioni in [0, 2π] dell'equazione 4cos³x + 4sen²x cosx – 6cosx – √3 sono: A x = ±π/6 B x = 5π/6 e x = 7π/6 C x = 2π/3 e x = 4π/3 D x = 5π/6 + 2kπ, k ∈ ℤ E x = π/6 e x = 5π/6 Trasformiamo l'equazione in una equivalente in cui compaia solo cosx. Poiché sen²x = 1 – cos²x, sostituendo si ricava: 4cos³x + 4 (1 – cos²x)cosx – 6cosx – √3 = 0 4cos³x + 4cosx – 4cos³x – 6cosx – √3 = 0 → – 2cosx – √3 = 0 → cosx = –√3/2 Da cui si deduce x = 5π/6 e x = 7π/6. La risposta corretta è B. D non è corretta perché le soluzioni devono essere comprese nell'intervallo [0, 2π]. Esempio 3 La disequazione cos²x – cosx – 2 ≥ 0 è verificata per: A qualunque valore reale di x B x = 3kπ per ogni k intero C nessun valore reale di x D x = (2k + 1)π per ogni k intero E x = 2kπ per ogni k intero Per comodità di calcolo operiamo la sostituzione: cosx = t. L'equazione associata diventa così: t² – t – 2 = 0. Le sue soluzioni sono t1 = –1 e t2 = 2. La funzione coseno ha codominio [–1, 1], per cui l'unico valore accettabile della soluzione è t1: cosx = –1 → x = π + 2kπ = π (2k + 1). Risposta D. Vai agli esercizi Triangoli e funzioni circolari Applicando le definizioni delle funzioni trigonometriche ai triangoli si deducono alcune relazioni utili nello svolgimento dei problemi di geometria. Consideriamo un generico triangolo ABC di lati a, b, c e angoli α, β e γ come quello in figura. Teorema dei seni Il rapporto tra la lunghezza di un lato e il seno dell'angolo opposto è sempre costante: Teorema di Carnot La relazione tra la lunghezza dei tre lati e l'ampiezza di uno degli angoli è la seguente: Area del triangolo L'area del triangolo in funzione di due lati e dell'angolo compreso è: Triangolo rettangolo In un triangolo rettangolo ABC, dove a e b sono i cateti, c è l'ipotenusa e α, β e γ sono gli angoli opposti ai lati a, b e c, valgono le seguenti uguaglianze: a = c senα = c cosβ b = c senβ = c cosα Esempio In un triangolo isoscele il lato misura 15 cm e la base 15√3. L'ampiezza dell'angolo alla base è uguale a: A 60° B 45° C 30° D 75° E 120° Disegniamo la figura e tracciamo l'altezza del triangolo isoscele relativa alla base. Si ottiene un triangolo rettangolo di cui si conosce l'ipotenusa c = 15 cm e un cateto che è uguale alla metà della base: b = 15√3/2. Dalle relazioni goniometriche fra angoli e lati del triangolo rettangolo possiamo ricavare l'angolo β. senβ = b/c = (15√3/ 2)/15 = √3/2 → β = 60° L'angolo α è il complementare di β, perciò α = 30°. Risposta C. Il problema poteva essere risolto anche applicando semplicemente il teorema di Pitagora al triangolo rettangolo di ipotenusa c = 15 cm e cateto b = 15√3/2: il secondo cateto h è dato da: Quindi il triangolo rettangolo risulta essere la metà di un triangolo equilatero, e l'angolo β è pari a 60°. Vai agli esercizi Geometria piana e solida La geometria è quella parte della matematica che si occupa della struttura e delle proprietà dello spazio, delle figure, della loro misura e rappresentazione. È una delle discipline più antiche: il termine (che in greco “significa misura della Terra”) fu adottato per la prima volta da Erodoto nel descrivere le operazioni che gli egizi effettuavano per ridefinire i confini dei campi coltivati dopo le periodiche inondazioni del Nilo. Già presso gli assiri e gli egizi i processi di astrazione necessari ai calcoli poggiavano su conoscenze teoriche precise, come la risoluzione di problemi in cui era presente il rapporto fra circonferenza e diametro o quello di confronto tra le aree. Il contributo iniziale alla geometria dell'antichità greca si ebbe con Talete di Mileto, Pitagora, Eudosso di Cnido e in particolare con la sistemazione rigorosa e pressoché definitiva apportata da Euclide (III secolo a.C.) nei 13 libri degli Elementi. La maggior parte degli argomenti affrontati in questa sezione riguarda i triangoli e le relazioni tra angoli e lati, tra le quali riveste importanza fondamentale il teorema di Pitagora, ma la tipologia di figure utilizzate comprende anche quadrilateri, poligoni, cerchi e le principali figure solide. Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Triangoli – triangoli particolari, teoremi di Pitagora e di Euclide – triangoli e relazioni tra angoli – triangoli e terne di numeri • Aree di figure piane • Volumi di solidi Triangoli (1) 1. Definizioni Il triangolo è un poligono formato da tre lati che gode di particolari proprietà (vedi Triangoli (2): relazioni tra angoli). • La mediana è il segmento che unisce il vertice di un triangolo con il punto medio del lato opposto. La definizione si riferisce a ogni lato per cui le mediane sono tre. • L'altezza relativa a un lato è il segmento di perpendicolare condotto da un vertice alla retta a cui appartiene il lato opposto. La definizione si riferisce a ogni lato per cui le altezze sono tre. • La bisettrice relativa a un angolo interno è il segmento di bisettrice compreso tra il vertice e il lato opposto. La definizione si riferisce ad ogni angolo per cui le bisettrici sono tre. 2. Triangoli particolari Un triangolo è equilatero quando ha tutti i lati di uguale lunghezza e tutti gli angoli uguali e di ampiezza 60° (o π/3). L'altezza, la mediana e la bisettrice relative a ciascun lato coincidono. Un triangolo è isoscele quando ha due lati di uguale lunghezza. Il terzo lato è detto base. Sono uguali anche i due angoli adiacenti alla base. L'altezza, la mediana e la bisettrice relative alla base coincidono. Un triangolo è rettangolo quando ha un angolo retto. Gli altri due angoli sono complementari. I lati che formano l'angolo retto sono detti cateti e il lato opposto all'angolo retto è l'ipotenusa. Se i due cateti sono uguali, il triangolo è rettangolo isoscele e gli angoli complementari sono uguali e misurano 45°. 3. Triangoli rettangoli Per i triangoli rettangoli valgono i seguenti teoremi. Teorema di Pitagora In un triangolo rettangolo, il quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. In altri termini vale la relazione: Primo teorema di Euclide In un triangolo rettangolo, ogni cateto è medio proporzionale fra l'ipotenusa e la sua proiezione sull'ipotenusa. CB : AC = AC : CH oppure CB : AB = AB : HB Secondo teorema di Euclide In un triangolo rettangolo, l'altezza relativa all'ipotenusa è medio proporzionale fra le proiezioni dei cateti sull'ipotenusa. CH : AH = AH : HB 4. Perimetro e area Il perimetro 2p di qualsiasi triangolo è uguale alla somma dei suoi lati: 2p = a + b + c L'area di un triangolo è uguale a: A = (a · h)/2 dove h è l'altezza relativa al lato a. Per il triangolo rettangolo, detti b e c i due cateti, a l'ipotenusa e h l'altezza relativa ad a: A = (b · c)/2 = (a · h)/2. Esempio Il triangolo ABC ha un angolo retto nel vertice C. La lunghezza del lato AC è di 5 cm. L'ampiezza dell'angolo CÂB è di 60°. Viene tracciato un segmento dal vertice C fino ad intersecare nel punto H il lato AB, in modo che CHB risulti essere un triangolo rettangolo. Qual è la lunghezza in centimetri del segmento HB? A 7,5 B 10 C 2,5 D 5√3/2 E 5√3 Primo metodo. Disegniamo la figura secondo le indicazioni fornite dal testo, tenendo presente che in un triangolo rettangolo, se un angolo è di 60°, l'altro è di 30°. Possiamo vedere il triangolo ABC come metà di un triangolo equilatero, con lato AB. CB rappresenta l'altezza e la mediana del triangolo, per cui AC è uguale a metà del lato. Pertanto CB = 1/2 AB = 5 → AB = 10. Consideriamo ora il triangolo ACH, che possiamo considerare come metà di un triangolo equilatero, di cui CH è l'altezza e la mediana. In questo caso AC è il lato e AH = 1/2 AC. AH = 5/2 = 2,5. HB = AB – AH → HB = 10 – 2, 5 = 7, 5 La risposta corretta è A. Secondo metodo. Il problema può essere risolto anche utilizzando le relazioni trigonometriche relative al triangolo rettangolo (si veda la sezione di Trigonometria). Poiché un cateto è uguale al prodotto dell'ipotenusa per il seno dell'angolo opposto, si ha: CH = AC · sen 60° = 5 · (√3/2) Un cateto è anche uguale al prodotto dell'ipotenusa per il coseno dell'angolo adiacente: AH = AC · cos 60° = 5 · (1/2) = 5/2. Applichiamo il secondo teorema di Euclide : CH² = AH · HB → [5(√3/2)]² = (5/2) HB → 75/4 = (5 HB)/2 → HB = 15/2 Da cui si ricava HB = 7,5. Vai agli esercizi Triangoli (2): relazioni tra angoli In geometria sono frequenti problemi relativi ai triangoli per lo più risolvibili conoscendo le relazioni che legano fra loro gli angoli delle figure geometriche. In particolare si chiede di determinare gli angoli del triangolo o dei triangoli. Le principali relazioni tra gli angoli di un triangolo sono le seguenti: • la somma degli angoli interni è uguale a 180° • l'angolo esterno è uguale alla somma degli angoli non adiacenti • angoli opposti al vertice sono congruenti Esempio 1 Qual è la somma degli angoli a, b, c, d, e, f? A 240° B 280° C 325° D 360° E 540° Contrassegniamo con una lettera gli angoli non considerati in figura. La somma degli angoli m, n, o, p, q, r è uguale a un angolo giro, perciò m + n + o + p + q = 360°; inoltre m e p, n e q, o e r sono coppie di angoli opposti al vertice, pertanto sono congruenti: m = p; n = q; o = r Possiamo perciò riscrivere la precedente uguaglianza in questo modo: 2 (n + p + r) = 360° da cui n + p + r = 180° Nella figura ci sono tre triangoli; la somma degli angoli di un triangolo è uguale a 180°, per cui la somma totale degli angoli di tutti e tre è uguale a: 3 · 180 = 540° Per trovare la somma degli angoli a, b, c, d, e, f, si devono sottrarre gli angoli n, p, r: 540° – 180° = 360°, risposta D. Esempio 2 Il triangolo ABC è equilatero e l'angolo z è pari a 3/4 dell'angolo x. Quanto vale l'angolo y? A 55° B 70° C 75° D 80° E Nessuna delle precedenti risposte Il triangolo ABC è equilatero, perciò l'angolo z = 60°, da cui si ricava: x = 4/3 · z = 4/3 · 60° = 80°. L'angolo esterno relativo a z è uguale alla somma dell'angolo in A e dell'angolo in B: 60° + 60° = 120°. Il quadrilatero considerato ha pertanto tre angoli noti: x = 80°, 120° l'angolo esterno e 90° l'angolo retto segnato. Per ricavare y, è sufficiente sottrarre a 360°, che è la somma degli angoli di un quadrilatero, gli angoli noti: y = 360° – (80° + 120° + 90°) = 70°, risposta B. Vai agli esercizi Triangoli (3): terne di numeri I quesiti che hanno a che fare con terne di numeri si dividono principalmente in due categorie: quelli in cui le terne di numeri si riferiscono alle misure di lati di triangoli qualsiasi e quelli in cui si considerano i triangoli rettangoli. Consideriamo i due casi separatamente. Caso a. Il test chiede di individuare quali terne di numeri corrispondono ai lati di un triangolo (oppure se non è possibile costruire un triangolo con quelle terne). Per risolvere il problema è necessario ricordare che: • ogni lato è sempre minore della somma degli altri due; • ogni lato è sempre maggiore della differenza fra gli altri due. Quando si affrontano questi test per prima cosa è opportuno calcolare la somma fra i due lati minori. Se la somma risulta maggiore del terzo lato, la terna non rappresenta le misure dei lati di un triangolo; per esempio, se i lati sono 2, 4, 8, sommando 4 + 2 si ottiene 6 che è minore di 8. Se questa condizione è rispettata, si verifica se vale anche per le altre combinazioni. Consideriamo il seguente esempio. Esempio Se i due lati di un triangolo sono 5 e 7, quale deve essere la misura del terzo lato, espressa da un numero intero? Disegnando i due lati del triangolo si può osservare che la misura del terzo varia al variare dell'angolo compreso fra i lati dati. Per determinare l'intervallo applichiamo le due regole sopra esposte, tenendo presente che in questo caso la misura è un numero intero. 5 + 7 = 12, per cui il terzo lato deve essere un numero intero, positivo, minore di 12, quindi può variare da 1 a 11. 7 – 5 = 2, per cui il terzo lato deve essere maggiore di 2. Il primo numero intero maggiore di 2 è 3. Unendo le due condizioni abbiamo che il terzo lato è un numero intero compreso fra 3 e 11, ossia può assumere i valori: 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11. Caso b. Il test chiede di individuare quali terne sono terne pitagoriche. In questo caso è necessario ricordare che le terne pitagoriche sono quelle in cui numeri interi soddisfano il teorema di Pitagora, ossia a² + b² = c², dove a, b, sono le misure dei cateti del triangolo rettangolo e c è la misura dell'ipotenusa. È importante sottolineare che le terne pitagoriche sono costituite da numeri interi, mentre il teorema di Pitagora è valido anche con numeri non interi. La terna pitagorica più nota è costituita dai numeri: 3– 4– 5. Esistono altre terne pitagoriche che, come quella già citata, sono dette primitive perché i numeri che le compongono sono numeri naturali e primi fra loro, per esempio: 5–12–13, 8–15–17, 7–24–25, 9–40–41. Moltiplicando i numeri di una terna pitagorica primitiva per uno stesso numero intero e positivo si ottiene una nuova terna pitagorica, detta derivata. Per esempio moltiplicando per 2 la terna (3–4–5) si ottiene la terna: 6–8–10. Esempio Individua quali tra le seguenti è una terna pitagorica: A 12, 16, 25 B 14, 49, 50 C 45, 108, 117 D 24, 30, 34 E 6, 12, 15 Nessuna delle proposte è una terna primitiva. Verifichiamo allora quale è multiplo di una terna. A 12 e 16 sono 3 · 4 e 4 · 4, ma il terzo termine dovrebbe essere 20, non 25: non è una terna pitagorica. B 14 = 7 · 2, così come 50 = 25 · 2; ma 49 ≠ 24 · 2. Non è una terna pitagorica C 45 = 5 · 9; 108 = 12 · 9; 117 = 13 · 9. Questa è una terna pitagorica derivata da 5, 12, 13. È possibile verificare che D ed E non sono terne pitagoriche. Vai agli esercizi Aree di figure piane Molti test di geometria richiedono di calcolare una misura di una figura piana in base alle altre misure note. In questi casi è utile solamente ricordare le formule che legano tra loro tali grandezze. Per il triangolo, si veda la scheda dedicata. parallelogramma A=b·h rettangolo A=b·h 2p = 2(b + h) quadrato A = l² 2p = 4l rombo 2p = 4l trapezio 2p = b1 + l1 + b2 + l2 cerchio Vai agli esercizi A = πr² 2p = 2πr Volumi di solidi Anche per il caso di figure solide, è sufficiente ricordare le formule che legano tra loro le grandezze lineari, le superfici e il volume. parallelepipedo STOT = 2 (ab + ac + cb) V=a·b·c cubo STOT = 6 l² V = l³ piramide STOT = ABASE + SLAT cono SLAT = πra STOT = πr² + πra = πr(r + a) cilindro SLAT = 2πrh STOT = 2πr² + 2πrh = 2πr(r + h) V = πr²h sfera S = 4πr² Vai agli esercizi Statistica La statistica è quell'insieme di metodi di analisi quantitativa di un fenomeno variabile, allo scopo di astrarne una informazione sintetica sul suo andamento. I metodi matematici di cui si avvale fanno largo ricorso al calcolo delle probabilità; i campi di applicazione elettivi sono quelli delle scienze naturali e sociali, i cui problemi hanno a che fare con l'analisi di una serie di dati o eventi dal punto di vista probabilistico. Tali problemi si presentano in due tipologie distinte: la prima consiste nella descrizione di uno o più eventi, dei quali viene richiesto di valutare la probabilità con la quale possono avverarsi; la seconda presenta invece una successione (o distribuzione) di dati numerici e si domanda di evidenziarne una precisa caratteristica dal punto di vista combinatorio (si veda anche la scheda Progressioni aritmetiche e geometriche nella sezione Insiemi, numeri e operazioni). In particolare, per l'analisi di una distribuzione di dati risultano fondamentali dei numeri che ne rappresentano i valori medi, detti indici centrali, compresi fra il valore più piccolo e il valore più grande della distribuzione di dati; gli indici centrali più utilizzati sono la moda, la mediana, la media aritmetica e la media geometrica. Alla base di tutti questi problemi c'è il fondamentale concetto di frequenza di un dato. La frequenza assoluta (f) è il numero che indica quante volte un dato compare. La frequenza relativa (fr) è uguale al rapporto fra la frequenza assoluta e il numero totale (n) dei dati: Gli argomenti trattati all'interno della sezione sono i seguenti: • Media • Moda e mediana • Percentuali • Calcolo combinatorio e disposizioni • Probabilità semplice • Probabilità di eventi compatibili e incompatibili • Probabilità di eventi dipendenti e indipendenti • Indici di variabilità Media La prima tipologia di quiz sul calcolo delle probabilità richiede di calcolare il valore della media, aritmetica o geometrica. La media aritmetica (m) di un insieme di n dati si ottiene sommando gli n dati tra loro e dividendo il risultato per n. Esempio 1 Calcolare la media dei seguenti numeri: 70, 24, 57, 57, 64, 57, 56, 17. A 116, 5 B 117 C 71 D 10,15 E 50,25 Sommiamo tutti i numeri e dividiamo per 8: Risposta E. Un altro modo per giungere alla risposta corretta è quello di considerare che la media è un valore che è sempre minore del valore massimo (in questo caso < 70) e maggiore del valore minimo (> 17), pertanto si possono escludere a priori le risposte A, B, C e D. Esempio 2 Calcolare la media dei numeri 4 e (–5) A –5 B 2 C –0,5 D 0,5 E 1 La somma fra i due numeri deve tener conto del segno dei numeri: 4 + (–5) = –1; –1: 2 = –0,5. La risposta corretta è C. Esempio 3 46 è la media aritmetica fra 14 e ... A 56 B 78 C 98 D 89 E 68 Se 46 è la media fra due numeri, per ricavare il numero che è uguale alla somma complessiva dei dati si deve moltiplicare per due il risultato 46 · 2 = 92. Sottraendo 14 da 92 otteniamo l'altro numero: 92 – 14 = 78 . Risposta B. La media geometrica (M) di un insieme di n dati si ottiene estraendo la radice n-esima del prodotto degli n dati. Esempio 4 La media geometrica di 3 e 7 è: A 1/7 B 1/21 C 10 D 211/2 E 21 Il prodotto di 3 · 7 = 21. Poiché n = 2, dobbiamo calcolarne la radice quadrata. Ricordiamo che, utilizzando la simbologia delle potenze, la radice quadrata di un numero si può scrivere come quel numero elevato a 1/2. La risposta corretta è quindi D. Vai agli esercizi Moda e mediana La seconda tipologia di quiz sul calcolo delle probabilità richiede il calcolo della moda o della mediana, valori che dipendono dalla posizione all'interno della distribuzione. La moda è il valore che si presenta con frequenza maggiore in un insieme di dati. Esempio Calcola la moda dei seguenti numeri: 17, 24, 56, 57, 57, 57, 64, 70 A 70 B 64 C 57 D 17 E 88 Si osserva che la risposta E è da scartare a priori in quanto presenta un valore che non compare nell'elenco. In questo caso i numeri sono già presenti in successione per cui è facile verificare che il valore più frequente è 57, che compare tre volte. La risposta corretta perciò è D. Nel caso in cui i numeri siano elencati in ordine sparso, si possono riscrivere in ordine crescente o decrescente per individuare con più facilità i valori che si ripetono. La mediana è il valore che si trova esattamente a metà della serie di dati, disposti in ordine crescente o decrescente. Se il numero dei dati è dispari la mediana è il valore centrale, se il numero dei dati è pari la mediana è un valore compreso tra i due valori centrali e si determina sommando i due valori centrali e dividendo per 2. In questo caso il valore trovato non fa parte dell'insieme dei dati. Esempio Calcolare la mediana dei numeri: 23, 59, 23, 92, 23, 3, 57 A 92 B 23,5 C 23 D 32 E 56 Per prima cosa è necessario ordinare i dati secondo un ordine, per esempio crescente: 3, 23, 23, 23, 57, 59, 92. I dati sono in numero dispari per cui il valore centrale è 23, risposta C. Si può giungere al risultato anche con un altro ragionamento. Contando i dati si verifica che sono dispari, pertanto B, D, E si possono scartare perché i numeri non fanno parte dell'insieme dato. A si scarta perché è il valore maggiore della sequenza di numeri, e non può essere un valore centrale, rimane perciò solo l'opzione C. Esempio Calcolare la mediana dei numeri: 39, 39, 87, 70, 2, 50, 39, 70 A 42 B 45 C 43,5 D 44,5 E 44 Per prima cosa è necessario ordinare i dati secondo un ordine, per esempio crescente: 2, 39, 39, 39, 50, 70, 70, 87. In questo caso i dati sono in numero pari per cui è necessario considerare i due valori, calcolare la loro somma e dividere per 2. La risposta corretta è D. Vai agli esercizi Percentuale La percentuale è un modo per rappresentare una frazione (o un rapporto) che ha denominatore uguale a 100. Come numeratore può avere un numero intero o un numero decimale. La percentuale si indica con un numero, intero o decimale, seguito dal simbolo %. La relazione tra la percentuale, la corrispondente frazione con denominatore 100 e il numero decimale è la seguente: 10) oppure = 0,0n (se n < 10) (se n ≥ Per esempio: Per passare da una generica frazione alla percentuale è più conveniente esprimere la frazione come numero decimale e poi trasformarla in percentuale: . I problemi relativi al calcolo della percentuale si risolvono utilizzando le proporzioni. La proporzione è l'uguaglianza fra due rapporti che si presenta nella forma: a : b = c : d. Gode di un'importante proprietà: noti tre valori è possibile calcolare il quarto a · d = b · c I problemi più semplici relativi alla percentuale possono essere divisi in tre gruppi. Caso a. Calcolare la percentuale, conoscendo il totale e la parte corrispondente Esempio In un gruppo di 400 persone si trovano 160 maggiorenni. Quale percentuale di persone del gruppo è minorenne? A 80% B 60% C 40% D 20% E 5% Il totale è 400 persone. Per trovare la parte rispetto alla quale calcolare la percentuale bisogna prestare attenzione al testo. È infatti fornito il dato relativo ai maggiorenni, ma la domanda richiede la percentuale dei minorenni. Perciò prima è necessario eseguire la sottrazione: 400 – 160 = 240 quindi si scrive la proporzione 400 : 100 = 240 : x Da cui si ricava x = 60%, risposta B. Caso b. Calcolare la parte corrispondente, conoscendo il totale e la percentuale Esempio Quest'anno un commerciante ha incassato dalle vendite dei suoi prodotti 60 000 euro. Tolte le spese ha guadagnato il 40% del totale. Quanto ha guadagnato? A 30 000 B 24 000 C 12 340 D 18 000 E 3 000 Si conosce la quantità totale e la percentuale relativa alla parte da ricavare: si imposta la proporzione 60 000 : 100 = x : 40. Da cui si ricava x = (60 000 · 40)/100 = 24 000. Risposta B. Si osservi che per ricavare x, in questo caso è sufficiente moltiplicare la quantità totale per la percentuale, dividendo per 100. Caso c. Calcolare il totale, conoscendo la parte corrispondente e la percentuale Esempio In una scuola è stata fatta un'indagine dalla quale è emerso che il 40% degli studenti ha la macchina e il 5% (8 studenti) ha il motorino. Uno studente ha sia il motorino sia la macchina. Quanti sono gli studenti della scuola? A 80 B 400 C 140 D 160 E 180 Si sa che il 5% del totale è uguale a 8 studenti, quindi si conosce la percentuale e la quantità corrispondente, pertanto è sufficiente impostare la proporzione: 5 : 8 = 100 : x Da cui si ricava: x (8 · 100)/5 = 160. Risposta D. Si osservi che il fatto che il 40% degli studenti abbia la macchina o che uno studente abbia sia la macchina sia il motorino sono informazioni inutili per lo svolgimento del problema. Vai agli esercizi Calcolo combinatorio e disposizioni Il calcolo combinatorio è un utile strumento che permette di determinare quanti raggruppamenti composti da k elementi si possono formare con un insieme di n elementi. Per esempio è possibile determinare in quanti modi si possono disporre 6 rose di colore diverso due per ogni vaso: n = 6 e k = 2. Prima di descrivere quali sono i diversi raggruppamenti possibili, è necessario introdurre una notazione che permette di scrivere in modo sintetico il prodotto di più fattori consecutivi. Il prodotto dei numeri interi positivi da 1 a n: è detto fattoriale del numero n e si scrive: n! = n · (n – 1) · (n – 2) · ... · 3 · 2 · 1 Per esempio il fattoriale del numero 6 è: 6! = 6 · 5 · 4 · 3 · 2 · 1 = 720. In particolare si ha: 1! = 1, 2! = 2 e, per convenzione, 0! = 1. 1. Combinazioni Le combinazioni sono i raggruppamenti per i quali non conta l'ordine con cui gli elementi sono presi e differiscono l'uno dall'altro almeno per un elemento. Il numero di combinazioni di n oggetti presi a gruppi di k è: Esempio In una classe un professore decide di interrogare i suoi 20 alunni due alla volta. Determinare quante sono le possibili coppie. Per prima cosa è evidente che le possibili coppie non dipendono dall'ordine con cui scelgo gli alunni, in altri termini la coppia A e B è equivalente alla coppia B e A. Il numero degli elementi è: n = 20. La classe è k = 2 Applicando la formula si ottiene: 2. Permutazioni Le permutazioni sono i raggruppamenti che è possibile formare prendendo ogni volta tutti gli n elementi, ossia n = k. I gruppi differiscono per l'ordine con cui vengono presi gli elementi. Le permutazioni semplici si indicano con il simbolo Pn e si calcolano con la formula: Pn = n! Esempio Luigi vuole andare a trovare i suoi quattro amici più cari che abitano in 4 città diverse. Quanti sono i possibili percorsi per passare dalle quattro città una sola volta? Dette A, B, C, D le città, si devono trovare tutti i possibili itinerari. È chiaro che seguire un percorso ABCD è diverso che seguire il percorso ACDB, per cui l'ordine ha importanza. Inoltre è necessario considerare tutti gli elementi contemporaneamente: si tratta perciò di determinare la permutazione semplice. Poiché n = 4: Pn = 4! = 4 · 3 · 2 · 1 = 24. Luigi può scegliere fra 24 percorsi. 3. Disposizioni Le disposizioni sono i raggruppamenti in cui gli n elementi distinti sono presi in gruppi di k per volta, e differiscono fra loro o per l'ordine o per almeno un elemento. Le disposizioni si indicano con il simbolo Dn,k e si calcolano con la formula: Esempio Otto amici si sfidano ad una gara di corsa. In quanti modi possibili possono arrivare i primi tre all'arrivo? Gli elementi totali sono n = 8, e i raggruppamenti sono in classi di k = 3. L'ordine di arrivo è fondamentale, per cui si deve determinare la disposizione semplice: Vai agli esercizi Probabilità (1) Il calcolo delle probabilità studia come determinare il valore che si può associare al verificarsi di un dato evento per indicarne il grado di possibilità che tale evento si verifichi. Per esempio, quante volte si realizza l'uscita del numero 2 lanciando un dado, oppure con quale probabilità si può estrarre un asso da un mazzo di 52 carte? Si definisce probabilità di un evento A il rapporto fra il numero (f) dei casi favorevoli e il numero (n) di tutti i casi possibili, che si suppone siano tutti ugualmente possibili. La probabilità di un evento è un numero sempre compreso fra 0 e 1, perché il numero dei casi favorevoli è minore (o al massimo uguale) a quello dei casi possibili. 0 ≤ P(A) ≤ 1 0 è la probabilità dell'evento impossibile, ossia dell'evento per il quale non esistono casi favorevoli (per esempio estrarre una pallina rossa da una scatola che contiene solo palline bianche). 1 è la probabilità dell'evento certo, ossia dell'evento per il quale tutti i casi sono favorevoli (per esempio estrarre una pallina bianca da una scatola che contiene solo palline bianche). Un evento che ha una probabilità di realizzarsi compresa fra 0 e 1 è detto evento aleatorio. L'evento che si verifica tutte le volte che non si verifica l'evento A è detto evento contrario, e si indica con Ā . La probabilità dell'evento contrario è uguale a: Per esprimere i valori della probabilità si possono utilizzare diverse notazioni: • le frazioni; • il numero decimale corrispondente; • la percentuale corrispondente. Per esempio, se la probabilità che si verifichi un evento è 1 su 4, si può scrivere: Il caso più semplice si presenta quando l'evento è uno solo: si parla in tal caso di probabilità semplice. Esempio In un mazzo di carte napoletano (40 carte, 4 semi, 3 figure per ogni seme) la probabilità di estrarre una carta che non sia una figura è: A 2/3 B 4/40 C 7/40 D 7/10 E 4/10 Il numero dei casi possibili è 40, come le carte del mazzo. È necessario, ora, trovare il numero dei casi favorevoli. Se le figure sono 3 per ognuno dei 4 semi, nel mazzo di carte ci sono 12 figure. L'evento “non è una figura” è allora uguale a: 40 – 12 = 28, da cui P(A) = 28/40 = 7/10 (risposta D). Vai agli esercizi Probabilità (2): eventi compatibili e incompatibili Esaminiamo ora come si calcola la probabilità nel caso in cui gli eventi sono più di uno. A seconda che gli eventi possano verificarsi contemporaneamente o meno, la loro probabilità deve essere calcolata in modo diverso. Esaminiamo il primo caso: quando due eventi non si possono verificare contemporaneamente si dice che essi sono incompatibili. La probabilità di due eventi incompatibili è data dalla somma delle probabilità dei singoli eventi. Esempio 1 In un'urna ci sono 4 biglie rosse, 6 biglie verdi, 7 biglie gialle e 3 biglie bianche. Qual è la probabilità di estrarre una biglia rossa o una biglia bianca? A 30% B 0,4 C 35% D 3/20 E 0,8 Il numero totale dei casi possibili: n = 20 Gli eventi favorevoli sono: – esce una biglia rossa: – esce una biglia bianca: I due eventi non si possono verificare contemporaneamente: che corrisponde alla risposta C. Quando invece, tra i casi favorevoli, esistono eventi che possono verificarsi contemporaneamente, tali eventi si dicono compatibili. La probabilità di due eventi compatibili è data dalla somma delle probabilità dei due eventi (quindi la probabilità degli eventi se fossero incompatibili) diminuita della probabilità che si verifichino entrambi. Esempio 2 Qual è la probabilità di estrarre da un mazzo di 52 carte un fante o una figura nera? A 2/13 B 4/52 C 15% D 2/52 E 18% Il numero totale dei casi possibili n = 52. Gli due eventi favorevoli sono: – esce un fante: i fanti in un mazzo di carte sono 4, perciò – esce una figura nera: le figure sono 3 per ogni seme, i semi neri sono 2 (picche e fiori), perciò Tra i casi favorevoli, tuttavia, troviamo anche il fante di picche e il fante di fiori che riguardano entrambi gli eventi, quindi questi sono compatibili. Poiché ci sono 2 fanti neri nel mazzo, la probabilità che si verifichi l'uscita di un fante nero è: Quindi la probabilità totale è uguale a: che corrisponde alla risposta A. Vai agli esercizi Probabilità (3): eventi dipendenti e indipendenti Esaminiamo ora il caso in cui due eventi si verificano in successione. Consideriamo il caso del lancio di due dadi: il fatto che esca un numero sul primo dado non influenza il fatto che esca lo stesso numero sul secondo; allo stesso modo, se si estrae una biglia da un'urna e poi la si rimette nell'urna non modifica la probabilità di estrazione successiva. In questo caso gli eventi si dicono indipendenti, poiché la probabilità che si verifichi il primo evento non influisce sulla probabilità che si verifichi il secondo. La probabilità di due eventi indipendenti è data dal prodotto delle loro probabilità. Esempio 1 Qual è la probabilità che, lanciando due volte un dado, esca al primo lancio il numero 1 e al secondo lancio un numero pari? A 1/18 B 1/12 C 1/6 D ½ E 1/36 Poiché il dado è lanciato due volte di seguito i due eventi sono indipendenti. Un dado ha 6 facce e le probabilità relative ai due eventi sono: – il numero 1 compare su una sola faccia, perciò: P(1) = 1/6 – i numeri pari presenti sulle facce sono 2, 4, 6, perciò: P(p) = 3/6 La risposta corretta è B. Tuttavia spesso il verificarsi del primo evento influenza la probabilità che si verifichi il secondo. Per esempio, se si estrae una biglia da un'urna e non la si reinserisce, la probabilità di estrazione viene modificata, in quanto il numero dei casi possibili è minore rispetto al primo evento. In questo caso gli eventi si dicono dipendenti e la probabilità che si verifichi il secondo evento è condizionata dal fatto che si verifichi il primo evento. Se si indicano con A e B due eventi, con B condizionato da A, la probabilità condizionata si indica con P(B/A). La probabilità P(E) dei due eventi è data dal prodotto della probabilità di A per la probabilità condizionata di B: P(E) = P(A) · P(B/A) Per determinare il valore della probabilità condizionata è necessario analizzare il problema di volta in volta. Esempio 2 Una squadra di calcio è composta da 16 giocatori, di cui 12 stranieri e 4 italiani. Fra i 16 giocatori se ne scelgono 3 a caso. Qual è la probabilità che siano tutti stranieri? A 1/28 B 11/28 C 1/5 D 2/3 E 7/8 Formalizziamo i dati del problema. Usiamo l'indice 1, 2, 3 per indicare la scelta del primo, del secondo e del terzo giocatore. – la probabilità dell'evento A1 è uno straniero è: P(A1) = 12/16 – se si è verificato l'evento A1, si hanno a disposizione 15 giocatori di cui 11 stranieri, perciò la probabilità che si verifichi l'evento A2 è uno straniero è: P(A2) = 11/15 – se si è verificato l'evento A2, si hanno a disposizione 14 giocatori di cui 10 stranieri, perciò la probabilità che si verifichi l'evento A3 è uno straniero è: P(A3) = 10/14 La risposta corretta è B. Vai agli esercizi Indici di variabilità Gli indici di variabilità sono parametri che descrivono la dispersione dei dati rispetto a un valore centrale, di solito la media aritmetica. 1. Indici di dispersione assoluta Il più semplice indice di variabilità è il campo di variazione, definito come la differenza tra il valore massimo e il valore minimo dei dati statistici: v = xmax – xmin; è sempre un numero positivo. Si definisce scarto dalla media la differenza fra ciascuno dei valori dei dati statistici e la media aritmetica degli stessi. Detta m la media aritmetica, lo scarto è dato da: s1 = x1 – m; s2 = x2 – m ... sn = xn – m Gli scarti possono essere positivi, negativi o nulli, ma la loro somma è sempre uguale a zero. Per eliminare l'influenza dei segni, si definisce la varianza σ² di una distribuzione di dati, uguale alla media aritmetica dei quadrati degli scarti. Se m è la media aritmetica e n il numero dei dati: Poiché i termini della varianza sono i quadrati degli scarti, se i dati sono espressi con unità di misura non è possibile confrontarli tramite la varianza. Per questo motivo si introduce lo scarto quadratico medio o deviazione standard σ, pari alla radice quadrata della varianza: Esempio Considerando i numeri 2, 3, 6, 8, 10, si calcolino media e scarto quadratico medio della popolazione A 19; 5,8 B 2,9; 2,99 C 5,8; 8,96 D 5,8; 2,99 E 2,99; 5,8 La media della popolazione è uguale a: M = (2 + 3 + 6 + 8 + 10)/5= 5,8. Calcoliamo la varianza: Determiniamo lo scarto quadratico medio . Risposta D. Per evitare calcoli laboriosi si può procedere per approssimazione dei valori degli scarti: Le uniche risposte con m = 5,8 sono C e D; fra le due, D presenta un valore di σ più vicino a 3. 2. Indice di dispersione relativa Il coefficiente di variazione χ di una distribuzione statistica di dati è uguale al rapporto tra lo scarto quadratico medio σ e il valore assoluto della sua media aritmetica m. L'indice di dispersione relativa è un numero puro, che può essere espresso anche in forma percentuale. Esempio Una fabbrica produce una batteria che ha durata media di 1380 ore, con scarto quadratico medio di 160 ore. Si calcoli la dispersione relativa: A 6,8% B 9,5% C 11,6% D 12% E 14,6% Il valore medio è quello della durata della batteria. Applicando la definizione di coefficiente di variazione si ha: Esprimendo il valore trovato in forma percentuale si ha: 0,116= 11,6%. Risposta C. Vai agli esercizi Insiemi: esercizi Torna alla teoria 1 Posti A = {1, 2, 3} e B = {1, 2, 4, 5}, quale delle seguenti relazioni è vera? A A ∪ B = {1, 2, 3} B A ∩ B = {1, 2} C A ∩ B = {1, 2, 3} D A ∪ B = {1, 2, 3, 5} E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 2 Siano A, B e C tre insiemi non vuoti; allora A ∩ (B ∪ C) è uguale a: A (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) B (A ∪ B) ∩ (A ∪ C) C (A ∩ B) ∪ (B ∩ C) D (A ∪ B) ∩ (B ∪ C) E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 3 Siano A, B e C tre insiemi non vuoti; allora A ∩ (A ∪ B) ∪ (A ∩ C) è uguale a: A (A ∪ B) ∩ (B ∪ C) B (A ∪ B) ∩ (A ∪ C) C (A ∩ B) ∪ (B ∩ C) D (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 4 Dati gli insiemi A = {1, 3, 5, 7,9}, B = {0, 2, 4, 6, 8} indicare quale delle seguenti affermazioni è corretta: A A∩B=∅ B A ∩ B = {0} C A∪B=∅ D A ∪ B ∩ B = {1, 2, 5, 6, 9} E A ∩ B ∪ A = {0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9} Vai alla risposta commentata 5 Dati i due insiemi A = {1, 7, 9, 15} e B = {12, 41, 9, 101} quale delle seguenti relazioni è corretta? A A ∪ B = {1, 7, 9, 9, 12, 15, 41, 101} B A∪B=∅ C A∪B=B D A∪B=A E A ∪ B = {1, 7, 9, 12, 15, 41, 101} Vai alla risposta commentata 6 Dati i due insiemi A = {t, n, l, h, m} e B = {t, h}, quale dei seguenti insiemi ne rappresenta l'intersezione? A A B {n, l, m} C {t, h} D {t} E {h} Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Numeri e operazioni di base: esercizi Torna alla teoria 1 Quale parte viene definita valore assoluto del numero –9? A Il segno meno B Il numero 9 C Il suo quadrato 81 D La sua radice E L'intero numero –9 Vai alla risposta commentata 2 Inserisci i segni aritmetici (anche davanti al primo termine) che rendono esatta l'uguaglianza ...7 ... 2 ... 4 ... 3 ... 4 = 0: A ++–+– B +––+– C +++–– D –+++– E +–+–– Vai alla risposta commentata 3 Dati due numeri interi positivi m e n, quale delle seguenti affermazioni è sempre verificata? A se m + n è pari, allora m · n è pari B se m + n è pari, allora m · n è dispari C se m + n è dispari, allora m · n è pari D se m + n è dispari, allora m · n è dispari E Nessuna delle precedenti affermazioni Vai alla risposta commentata 4 Qual è il risultato di 3 · 3² · 34? A 729 B 243 C 3 D 2187 E 6561 Vai alla risposta commentata 5 Qual è il risultato di 45/4²? A 410 B 47 C 64 D 4 E 4² Vai alla risposta commentata 6 Qual è il risultato di (5²)7? A 55 B 549 C 55 D 59 E 514 Vai alla risposta commentata 7 La decima parte di 1014 equivale a: A 1012 B 1013 C 10 D 1010 E 1016 Vai alla risposta commentata 8 34 + 3³ equivale a: A 35 B 312 C 37 D 3(3³) E 3³(3 + 1) Vai alla risposta commentata 9 Sia n un numero intero positivo. Allora l'espressione 3n+1 – 3n è uguale a: A 3 B 3n C 3(n + 1)/n D (2 · 3)n E 2 · 3n Vai alla risposta commentata 10 La metà di 214 è: A 213 B 27 C 2 D 210 E 212 Vai alla risposta commentata 11 Quale delle seguenti uguaglianze è vera? A B C D E Vai alla risposta commentata 12 Quale dei risultati elencati coincide con la somma dei cubi di 2, 3, 1, 4? A 100 B 90 C 110 D 112 E 95 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Criteri di divisibilità: esercizi Torna alla teoria 1 A B C D E Non è numero primo: 23 7 17 49 nessuna delle precedenti risposte è corretta, poiché tutti i numeri dati sono primi Vai alla risposta commentata 2 Indicato con P l'insieme dei numeri primi, indica quale delle seguenti relazioni è corretta. A 1 appartiene a P B 25 appartiene a P C 5 non appartiene a P D 103 appartiene a P E 164 appartiene a P Vai alla risposta commentata 3 Fra i numeri da 1 a 1000 (inclusi) quanti sono (a) i multipli di 3, (b) i multipli di 5, (c) i multipli sia di 3 che di 5, (d) i multipli di 3 oppure di 5 (cioè di uno solo dei due)? A 300, 200, 100, 500 B 333, 200, 133, 1000 C 332, 201, 100, 500 D 333, 200, 66, 467 E 334, 200, 66, 533 Vai alla risposta commentata 4 Indicato per P l'insieme dei numeri primi, indica quale delle seguenti relazioni non è corretta: A 1 non appartiene a P B 25 non appartiene a P C 5 appartiene a P D 6 appartiene a P E 17 appartiene a P Vai alla risposta commentata 5 La corretta scomposizione in fattori primi di 30 è: A 5·3·1 B 15 · 2 C 5·3·3 D 5·3·2 E nessuna delle precedenti risposte Vai alla risposta commentata 6 L'insieme A contiene tutti i numeri interi positivi che sono divisori di 30. L'insieme B contiene tutti i numeri che sono multipli di 5. Quanti sono gli elementi comuni ai due insiemi? A 6 B 2 C 4 D 0 E 3 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Massimo comun divisore e minimo comune multiplo: esercizi Torna alla teoria 1 Quanto vale il massimo comun divisore dei numeri 105, 21 e 63? A 21 B 3 C 7 D 105 E 63 Vai alla risposta commentata 2 Qual è il m.c.m. tra 12, 5, 6 e 4? A 30 B 60 C 120 D 96 E 90 Vai alla risposta commentata 3 Quanto vale il minimo comune multiplo dei numeri 12, 15 e 8? A 110 B 124 C 120 D 118 E 60 Vai alla risposta commentata 4 Calcolare il minimo comune multiplo dei numeri 42, 75 e 140: A 2100 B 700 C 140 D 210 E 300 Vai alla risposta commentata 5 Il M.C.D. tra 169 e 145 è: A 9 B 13² · 3² · 5 C 3² · 24 · 5² D (144 · 225)/9 E 1 Vai alla risposta commentata 6 Indicare m.c.m. e M.C.D. tra i seguenti numeri: 24, 12, 10, 2. A m.c.m. = 120, M.C.D. = 2 B m.c.m. = 10, M.C.D. = 120 C m.c.m. = 2, M.C.D. = 24 D m.c.m. = 240, M.C.D. = 2 E m.c.m. = 576, M.C.D. = 2 Vai alla risposta commentata 7 Il M.C.D. tra 144 e 225 è: A 25 B 9 C 32 · 24 D 30 E (144 · 225)/9 Vai alla risposta commentata 8 Il M.C.D. tra 169 e 39 è: A 13 B 13² · 3² · 5 C 3² · 24 5² D (144 · 225)/9 E 1 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Frazioni: esercizi Torna alla teoria 1 4/5 è equivalente a: A 5/4 B 4,5 C 4/10 D 8/10 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 2 Indicare la corretta riduzione ai minimi termini della frazione 36/108: A 1/3 B 0,5 C 3 D 4/9 E 1/4 Vai alla risposta commentata 3 1/3 + 1/5 + 1/7 + 1/9 vale: A 213/315 B 248/630 C 248/315 D 496/945 E 496/315 Vai alla risposta commentata 4 Qual è la risoluzione dell'espressione 1/a + 1/b + 1/ab? A (a + b)/ab B (b + 1)/ab C (a + 1)/ab D (a + b + 1)/ab E (ab + 1)/ab0 Vai alla risposta commentata 5 Disporre in ordine decrescente i seguenti numeri: a = –1/4, b = –2/5, c = –2/3, d = –5/6: A c–d–b–a B a–b–c–d C a–b–d–c D b–a–c–d E b–a–d–c Vai alla risposta commentata 6 2–3 equivale a: A 64 B 1 C –8 D 1/8 E –1/8 Vai alla risposta commentata 7 è uguale a: A 9/4 B –9/4 C 4/9 D –4/9 E –1/4 Vai alla risposta commentata 8 Posto a = (1/2)n e b = (1/3)n con n ∈ ℕ e n ≠ 0, quale delle seguenti relazioni è corretta? A Non si può rispondere perché non si conosce il valore di n B a<b C a>b D a > b solo per n pari E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 9 L'espressione (1 + x)–n può essere scritta come: A B (1 + x)n – 1 C 1/(1 + x)n D 1 – [1/(1 + x)n E 1/(1 – x)n Vai alla risposta commentata 10 La frazione generatrice di 0,66667 è: A 1/66 667 B 1/6 C 66 667/100 000 D 6 667/10 000 E 10/66 667 Vai alla risposta commentata 11 Quale dei seguenti numeri è compreso nell'intervallo A 1/7 B 5/9 C 0,33 D 0,2 E 0,34 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria <x< ? Radicali: esercizi Torna alla teoria 1 Quanto vale A 625/4 B 125 C 1/5 D 1/25 E 5 Vai alla risposta commentata 2 Quale tra le seguenti uguaglianze è quella vera? A B C D E Vai alla risposta commentata 3 A B C D E Nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 4 Semplificare la seguente espressione: A B 3 C D E Vai alla risposta commentata 5 A quanto equivale la radice quadrata del numero 16 · 4 · 9? A 32 B 24 C 64 D 403 E 18 Vai alla risposta commentata 6 A quanto equivale la radice quadrata del numero 16 · 1 · 25? A 400 B 40 C 200 D 20 E 14 Vai alla risposta commentata 7 è uguale a: A B C 10 D E Vai alla risposta commentata 8 Razionalizzare: A B C D E Vai alla risposta commentata 9 La radice cubica di un numero reale x, con 0 < x < 1, risulta: A un numero reale negativo B un numero maggiore di x C un numero minore di x D non essere un numero reale E un numero sempre maggiore di 1 Vai alla risposta commentata 10 Semplificare la seguente espressione: A x B 64x C x/4 D x2/4 E x2 Vai alla risposta commentata , con x > 0 11 L'espressione (1 + x)3/2 può essere scritta come: A (1 + x)³ – (1 + x)² B (1 + x)³/(1 + x)² C D (1 + x)6 E Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Logaritmi: esercizi Torna alla teoria 1 Disporre in ordine crescente i seguenti logaritmi: a = log39, b = log381, c = log101000, d = log232 A a, b, c, d B a, c, b, d C b, c, d, a D b, c, a, d E a, b, d, c Vai alla risposta commentata 2 Se 3a = 21 allora: A a = log321 B a = 21³ C a = 321 D a³ = 21 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 3 log3(log101/1000) è uguale a: A 0 B 1 C –1 D 8 E non esiste Vai alla risposta commentata 4 log749 + log71/7 – 3 è uguale a: A 0 B 2 C –2 D 5 E non si può risolvere Vai alla risposta commentata 5 Si considerino i 2 valori a = 2 log232 e seguenti affermazioni è vera? A a=b B a<b C a>b D a≫b E a≪b Vai alla risposta commentata . Quali delle 6 L'espressione 2log((1 + x)3/2) può essere riscritta come: A 3log(1 + x) B (2/3)log(1 + x) C 2log(1 + x) · log(3/2) D (3/2)log(1+ x) E 2log((1+ x)³) Vai alla risposta commentata 7 Posti x > 0, y > 0 e z > 0 si conclude che log(16xyz) è uguale a: A xyz + log (16) B 4log (2) + log (x) + log (y) + log (z) C 16log(xyz) D 2log (4) · log (x) · log (y) · log (z) E 4log (2) · log (x) · log (y) · log (z) Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Proporzioni e proporzionalità diretta e inversa: esercizi Torna alla teoria 1 Individuare il valore di x che rende esatta la proporzione 2 : 11 = 16 : x. A 66 B 44 C 22 D 88 E 176 Vai alla risposta commentata 2 Calcolare i valori di x che soddisfano la proporzione: 3 : x = x : 27. A ±3 B 3 C 9 D ±9 E ±6 Vai alla risposta commentata 3 A quanto corrisponde un voto di 27/30 in una scala da 0 a 110? A 99 B 100 C 101 D 102 E 103 Vai alla risposta commentata 4 Data la proporzione ay = b/a, calcolare qual è l'espressione di y: A y=b B y = ba² C y = 1/b D y = b/a² E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 5 Specificare quale fra le seguenti è una relazione di proporzionalità diretta tra le variabili x e y: A xy = ky(hy) B x = –ky(k + y) C x = ky(y – kx) D kx = k/y E xy = –k(1 + y) Vai alla risposta commentata 6 Due grandezze variabili sono direttamente proporzionali tra loro quando: A all'aumentare della prima aumenta anche la seconda B al variare delle grandezze il loro rapporto si mantiene costante C se diminuisce la prima, aumenta la seconda D al variare delle grandezze il loro prodotto si mantiene costante E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 7 Due grandezze sono inversamente proporzionali: A se la rappresentazione grafica in un piano cartesiano risulta una retta passante per l'origine B se il loro prodotto è costante C se la rappresentazione grafica nel piano cartesiano risulta una retta non passante per l'origine D se la loro somma è costante E se il loro rapporto è costante Vai alla risposta commentata 8 Data la coppia di insiemi X = {2, 4, 8, 24} e Y = {12, 6, 3, 1} costituiti da numeri inversamente proporzionali, determinare il coefficiente di proporzionalità inversa: A 36 B 54 C 24 D 48 E 12 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Progressioni aritmetiche e geometriche: esercizi Torna alla teoria 1 Indica la somma di tutti i numeri naturali da 1 a 100: A 50 B 150 C 505 D 1100 E 5050 Vai alla risposta commentata 2 Indica la somma dei primi 200 numeri naturali: A 18 200 B 19 700 C 20 001 D 20 100 E 21 200 Vai alla risposta commentata 3 Il termine a4 della progressione aritmetica di ragione d = 4 e a1 = 3 è: A 18 B 14 C 15 D 24 E 19 Vai alla risposta commentata 4 Nella progressione aritmetica di ragione d = 3, con a1 = –9 e an = 3, n è uguale a: A –3 B 5 C 12 D 4 E 3 Vai alla risposta commentata 5 Indica la somma delle prime sette potenze di 3 partendo da 30: A 1093 B 2100 C 2401 D 3200 E 6300 Vai alla risposta commentata 6 Quanto vale la somma dei primi cinque numeri della progressione geometrica di ragione 4 e il cui primo termine è uguale a 2? A 400 B 1364 C 682 D 124 E 312 Vai alla risposta commentata 7 In una progressione geometrica il secondo elemento è –1/2 e l'ottavo è – 4 . Il valore della ragione è: A B C D E Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Monomi: esercizi Torna alla teoria 1 Il monomio 4a³b è di grado: A 0 B 2 C 4 D 5 E 3 Vai alla risposta commentata 2 Il prodotto di –2x4 per –5x³y è: A –7x12y B 10x7y C –10x7y D 7x7y E 10x12y Vai alla risposta commentata 3 (3xy)(–4x)(–2xy²) = ? A 48x³y² B –2x³y³ C 12x³y³ D 24x³y³ E 28x³y³ Vai alla risposta commentata 4 La potenza del monomio (–5xy²)² è: A –25x²y4 B –25x³y4 C 25x³y4 D 25x²y4 E 5x²y4 Vai alla risposta commentata 5 La divisione tra i monomi –10a5b³ e –5a³b² è: A 50a²b B 2a²b C ½a²b D –2a²b E –2a³b² Vai alla risposta commentata 6 A quanto equivale l'espressione: 2x + (4 – 6x)? A 4x + 4 B 2 · (x + 2) C 4 · (1 – x) D 4 · (x + 1) E 4 · (x + 2) Vai alla risposta commentata 7 Semplificare i termini simili dell'espressione: 3r – 5pq + 2r + 7pq A 6r – 35pq B 5r² – 12p²q² C 5r + 2pq D 5r · 2pq E 5r – 2pq Vai alla risposta commentata 8 Il massimo comun divisore dei monomi 8a4b²c; –4a³b³; 12a²b²c² è: A –4a²b² B –4ab C a²b² D 4a²b² E 4a²b²c² Vai alla risposta commentata 9 Il minimo comune multiplo dei monomi –1/2x²y; –3/2x²y²; x³yz è: A xyz B x³y²z C 1/3x³y²z D –x³y²z E –x³y² Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Polinomi (1): addizione e moltiplicazione: esercizi Torna alla teoria 1 Qual è il grado del polinomio x³ + 7x²y4 – 11z³ + 6x²y4z³? A Secondo B Terzo C Quarto D Sesto E Nono Vai alla risposta commentata 2 La somma fra 3b² – 5b + 19 e –2b² + 8b – 14 è uguale a A 5b² – 3b + 5 B b² + 3b + 5 C b² – 3b + 5 D b² + 13b + 5 E 5b² + 13b + 33 Vai alla risposta commentata 3 Indicare la differenza fra (x² – 9x + 2) e (–4x + x²) A +13x + 2 B –5x – 2 C –5x + 2 D 5x – 2 E 2x² + 13x + 2 Vai alla risposta commentata 4 Indicare il prodotto fra (7a² – 2b – ab) e 2ab A 14a³b + 4ab – 2a²b² B 14a²b – 4ab² – 2a²b² C 14a³b – 4ab² + 4a²b² D 14a³b – 4ab² – 2a²b² E 14a³b + 4ab² + 2a²b² Vai alla risposta commentata 5 Il prodotto dei due polinomi (a² + b – 3) (4 – b) è uguale a: A 4a² + ab + b – b² – 12 B 4a² – a²b + 7b – b² – 12 C 4a² + a²b + 7b – b² + 12 D –4a² – a²b + b + b² – 12 E 4a² – a²b – 7b – b² – 12 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Polinomi (2): prodotti notevoli: esercizi Torna alla teoria 1 Quanto vale (2ax + 3)(2ax – 3)? A 4ax B 4a²x² – 9 C 4ax² + 9 D 4ax² + 6 E 4ax² – 6 Vai alla risposta commentata 2 (a – 2b)² è uguale a: A a² + 4b² B a² – 4b² C a² – 2ab + b² D a² – 4ab + 2b² E a² – 4ab + 4b² Vai alla risposta commentata 3 (a – b)² è uguale a: A a² + b² B a² – b² C a² + 2ab + b² D a² – 2ab + b² E 2a – 2b Vai alla risposta commentata 4 Lo sviluppo di (2a – b)² è: A 4a² + b² B 4a² – b² C 4a² + 4ab + b² D 4a² – 4ab + b² E 4a – 2b Vai alla risposta commentata 5 L'espressione matematica (a + b – c)² può essere sviluppata come: A (a + b)(a – c) B (a + b)² – (a – c)² C a² + b² + c² D a² + b² + c² + 2ab + 2ac + 2bc E a² + b² + c² + 2ab – 2ac – 2bc Vai alla risposta commentata 6 Quale delle seguenti espressioni è lo sviluppo di (x – y)³? A (x² – y²) · (x + y) B (x – y) · (x² + 2xy + y²) C (x + y) · (x² – xy + y²) D x³ + 3x²y – 3xy² + y³ E x³ – 3x²y + 3xy² – y³ Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Problemi risolubili con i prodotti notevoli: esercizi Torna alla teoria 1 Siano a e b due numeri negativi, la somma dei loro quadrati è: A uguale al quadrato della somma B minore del quadrato della somma C dipende dai numeri D maggiore del quadrato della somma E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 2 Siano a un numero positivo e b un numero negativo; la somma dei loro quadrati è: A uguale al quadrato della somma B minore del quadrato della somma C dipende dai numeri D maggiore del quadrato della somma E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 3 Quale delle seguenti proposizioni è vera per qualsiasi a e b reali? A a² + b² = 2ab + (a – b)² B a³ + b³ = (a + b)³ C a1/2 + b1/2 = (a + b)1/2 D 1/a + 1/b = 1/(a + b) E 2(a + b) = 2a + b Vai alla risposta commentata 4 Siano a e b due numeri reali tali che a + b < 0 e ab > 0. Quale delle seguenti proposizioni è vera? A a<0eb<0 B a>0eb>0 C a > 0 e b< 0 D a < –b E b < –a Vai alla risposta commentata 5 La somma dei quadrati di 3 numeri reali positivi è: A minore del quadrato della somma dei 3 numeri B maggiore del quadrato della somma dei 3 numeri C dipende dai numeri D uguale al quadrato della somma dei 3 numeri E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Polinomi (3): scomposizione per raccoglimento: esercizi Torna alla teoria 1 La scomposizione in fattori primi del polinomio 12x³y4 – 15x²y² + 21x4y4 – 9x4y³ è: A 3xy (4x²y³ – 5xy + 7x³y³ – 3x³y²) B –3x²y² (4xy² – 5 + 7x²y² – 3x²y) C x²y² (12xy² – 15 + 21x²y² – 9x²y) D 3x²y² (4xy² – 5 + 7x²y² – 3x²y) E 3x² (4xy4 – 5y² + 7x²y4 –3x²y³) Vai alla risposta commentata 2 La scomposizione in fattori primi del polinomio (3/4)ab² – (1/2)ab + (3/7)ab³ è: A ab((3/4)b + (1/2) + (3/7)b²) B ab((3/4)b – (1/2) + (3/7)b²) C b((3/4)ab – (1/2)a + (3/7)ab²) D (1/2)ab((3/2)b – 1 + (3/14)b²) E non si può scomporre Vai alla risposta commentata 3 Il polinomio 2x²y + 6x³z + 4xy + 12x²z si scompone in: A (x + 2)(2xy + 6x²z) B (2x + 1)(6xy – 3x²z) C 2x²z (y + 3x²) – 4(xy + 3x²z) D 2x²z (y – 3x²) + 2(3xy – x²z) E (x – 2)(2xy – 6x²z) Vai alla risposta commentata 4 La scomposizione in fattori primi del polinomio 2ax + bx + 6ay + 3by è: A (3x + y) (a + 2b) B (x + y) (2a + 3b) C (x + 3y) (2a + b) D (2x + 3y) (a + b) E (x + 3y) (a + b) Vai alla risposta commentata 5 La scomposizione in fattori primi del polinomio 3a² – 6ab + 3ac + 3a – 6b + 3c è: A (a + 1) (3a – 6b + 3c) B –3(a + 1) (a + 2b + c) C 3 (a – 1) (a – 2b + c) D 3 (a + 1) (a – 2b + c) E –3(a + 1) (a – 2b + c) Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Polinomi (4): scomposizione con i prodotti notevoli: esercizi Torna alla teoria 1 In quale modo x³ – 8y³ si può scomporre? A Non si può scomporre B (x + 2y )(x² – 2xy + 4y²) C (x + 2y )(x² – 4xy + 4y²) D (x² + 2xy + 4y²)(x – 2y) E (x–2y)³ Vai alla risposta commentata 2 x³ + y6 è divisibile per: A x+y B x–y C x² + xy + y² D x + y² E x + 2y Vai alla risposta commentata 3 In quale modo 8x³ – 8y³ si può scomporre? A Non si può scomporre B (x + 2y)(x² – 2xy + 4y²) C (2x – 2y)(4x² + 4xy + 4y²) D (x² + 2xy + 4y²)(x –2y) E 2(x – y)³ Vai alla risposta commentata 4 Quale delle seguenti risposte è la scomposizione in fattori del polinomio –x² + 2x – 4? A (x – 2)² B –(x – 2)² C x–2 D (x + 2)(x – 2) E Nessuna delle risposte precedenti è vera Vai alla risposta commentata 5 Qual è la scomposizione in fattori del polinomio –a² + 2a – 1? A (a – 1)² B –(a – 1)² C a–1 D a+1 E Nessuna delle risposte precedenti è vera Vai alla risposta commentata 6 Il polinomio x² + 3x + 2 può essere scomposto in fattori: A (x – 1) (x + 2) B (x + 1) (x + 2) C (x – 1) (x – 2) D (x + 1) (x – 2) E (x – 2) (x + 2) Vai alla risposta commentata 7 Qual è la scomposizione in fattori del polinomio –a² + 2ax² – x4? A (a – x²)² B –(a – x²)² C a – x² D a – x² E –(a + x²)² Vai alla risposta commentata 8 Calcolare il valore della seguente frazione: A 1 458 B 5 400 C 10 000 D 10 800 E 20 000 Vai alla risposta commentata 9 Il polinomio (x² – 3x – 10) si scompone in: A (x + 2)(x – 5) B (x + 5)(x + 2) C (x – 3)(x + 5) D (x + 3)(x + 5) E (x + 3)(x + 2) Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Polinomi (5): divisione: esercizi Torna alla teoria 1 Quali dei seguenti polinomi divide x³ + 2x² – 4x – 8? A x–2 B x+2 C x–3 D x+4 E Non si può dividere per nessun polinomio Vai alla risposta commentata 2 Il polinomio x³ + 3x² – 4x è divisibile per: A x³ B x+2 C x+4 D x+1 E x–4 Vai alla risposta commentata 3 linomio P(x) è divisibile per x² – 4, allora: A P(x) non ha radici reali B 2 non è una radice di P(x) C –2 non è una radice di P(x) D √2 e –√2 sono certamente radici di P(x) E 2 e –2 sono certamente radici di P(x) Vai alla risposta commentata 4 Il resto della divisione del polinomio x4 – 3x³ + 5x² – 8x + 14 per (x – 2) è uguale a: A –6 B –10 C +4 D 10 E +24 Vai alla risposta commentata 5 La divisione fra 2a3+3a2+4a+15 e il binomio a+3 è uguale a: A 2a2–3a–5 B 2a2–3a+5 C –2a2–3a+5 D 2a2+3a+5 E (2a2+9a+23)+45 Vai alla risposta commentata 6 La divisione fra x4–x2–x+4 e il binomio x+2 è uguale a: A x3–3x2+2x–7; R = 12 B x3+2x2–3x+7; R = 10 C x3–2x2+3x-7; R = 18 D x2–3x+6; R = 10 E x3–2x2–3x-7; R = 18 Vai alla risposta commentata 7 La divisione fra x4+4x2+3x–26 e x+2 è uguale a: A x3–3x2-10x+26 B x3+2x2+8x+13 C –x3+2x2–8x–13 D x3–2x2–8x–13 E x2+8x–26 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Polinomi (6): M.C.D. e m.c.m.: esercizi Torna alla teoria 1 Il M.C.D tra i polinomi (x – 1)³ e (x² + 1)² è: A (x – 1)²(x² – 1) B (x – 1)²(x + 1) C (x + 1)² D (x – 1)(x + 1) E 1 Vai alla risposta commentata 2 Il M.C.D tra i polinomi (x – 1)³ e (x² – 1) è: A (x –1)²(x² – 1) B (x –1)²(x + 1) C (x + 1) D (x – 1)(x + 1) E (x – 1) Vai alla risposta commentata 3 Il m.c.m. tra i polinomi 6(x – 1)² e 2(x² – 1) è: A 2(x – 1)²(x² – 1) B 6(x – 1)²(x + 1) C (x + 1)²(x – 1) D 3(x – 1)(x + 1) E 3(x – 1)²(x + 1)² Vai alla risposta commentata 4 Il m.c.m. tra i polinomi 8(x + 1)² e 2(x² – 1) è: A (x + 1)²(x – 1) B 8(x – 1)²(x + 1) C (x + 1)²(x – 1) D 8(x – 1)(x + 1) E 8(x + 1)²(x – 1) Vai alla risposta commentata 5 Il m.c.m. tra i polinomi (x + 1)³ e (x² – 1)² è: A (x – 1)²(x² – 1)² B (x – 1)³(x + 1)² C (x + 1)³(x – 1)² D (x – 1)(x + 1) E (x – 1)²(x + 1)² Vai alla risposta commentata 6 Il m.c.m. tra i polinomi (x – 1)² e (x² – 1) è: A (x – 1)²(x² – 1) B (x – 1)(x + 1) C (x – 1)(x + 1) D (x – 1)²(x + 1)² E (x – 1)²(x + 1) Vai alla risposta commentata 7 Il m.c.m. tra i polinomi (x + 1)² e (x² – 1) è: A (x – 1)² · (x² – 1) B (x – 1)²(x + 1) C (x + 1)² · (x – 1) D (x – 1) · (x + 1) E (x – 1)² · (x + 1)² Vai alla risposta commentata 8 Il massimo comun divisore e il minimo comune multiplo dei polinomi x – y e x³ – y³ sono, rispettivamente: A x – y e (x – y)² (x² + xy + y²) B x² – y² e x³ – y³ C 1 e x³ – y³ D x – y e (x – y)(x² + xy + y²) E x – y e x4 – y4 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Frazioni algebriche: esercizi Torna alla teoria 1 Riducendo ai minimi termini la frazione algebrica (a² – 1)/(a5 – a³ + 4a² – 4) si ottiene: A 1/(a³ + 4) B 1/(a + 1) C (a – 1)/(a³ + 4)(a + 1) D (a + 1)(a – 1)/(a³ + 4) E (a + 1)/(a + 4)³ Vai alla risposta commentata 2 Indicare la corretta semplificazione in una sola frazione algebrica della seguente espressione: A B C D a³c E Vai alla risposta commentata 3 Semplificare la seguente frazione algebrica: (4a² – 4ab + b²)/(2ab + 2a – b² – b) A (2 – 2b)/b B (2a – b)/(b + 1) C (4a + 2b)/(b – 1) D (b – 2a)/(b – 1) E (2a + b)/(b – 1) Vai alla risposta commentata 4 Semplificare A (x + 3) B C D E Vai alla risposta commentata 5 Semplificare la seguente espressione: A B C D E Vai alla risposta commentata 6 Semplificare la seguente espressione: A B C D E Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Uguaglianze ed equivalenza: esercizi Torna alla teoria 1 Moltiplicando i due membri di un'equazione per il numero –1, le soluzioni dell'equazione che si ottiene: A sono l'opposto di quelle dell'equazione di partenza B sono le stesse di quella di partenza C non hanno alcun legame con le soluzioni dell'equazione di partenza D sono l'inverso delle soluzioni dell'equazione di partenza E hanno legami con le soluzioni dell'equazione di partenza che dipendono dal grado dell'equazione stessa Vai alla risposta commentata 2 L'equazione 3x – 5 = 2x – 7 è equivalente a: A 5x = –13 B 5x = 2 C x = +2 D x = –2 E 5x = 13 Vai alla risposta commentata 3 Data la proporzione a³y = b6/a, calcolare qual è l'espressione di y: A y = b6 B y = b6a² C y = 1/b D y = b6/a4 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 4 L'equazione 5x + 2y = 10 può essere riscritta come: A y = –(5/2)x + 5 B x = –(5/2)y + 5 C y = –(5/2)x – 5 D y = (5/2)x + 10 E y = –(2/5)x – 10 Vai alla risposta commentata 5 Dalla seguente uguaglianza A = B (1 + C) ricavare l'espressione di C: A B C D E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Equazioni lineari: esercizi Torna alla teoria 1 Due equazioni si dicono equivalenti quando ammettono lo stesso insieme di soluzioni. In quale delle seguenti coppie le equazioni sono equivalenti? A |x| = 1 e x² = 1 B x = 1 e x = –1 C 5x – 2 = 4x + 8 e x = 6 D x = 3 e x(x – 3) = 0 E 4 – 2x = 10 e x = 3 Vai alla risposta commentata 2 Quale delle seguenti equazioni ammette come soluzione il numero 9? A 5x – 2 = 4x + 9 B 8x – 1 = 5x + 23 C 4x – 1 = 3x + 8 D 4x – 1 = 3x + 6 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 3 L'equazione 2(3x – 3) + 1 = 0 ha soluzione uguale a: A 5/6 B –1/6 C –5/6 D –6 E –5 Vai alla risposta commentata 4 L'equazione –4(3x – 2) – 8 = 2x + 7/2 ha soluzione: A –7/5 B –1/4 C 7/20 D 7/5 E –7/20 Vai alla risposta commentata 5 L'equazione 3x – 5 = 2x + 2 + x: A ha soluzione x = 4 B è indeterminata C ha soluzione x = 1/4 D è impossibile E ha soluzione x = –2 Vai alla risposta commentata 6 Se 3x – 1 = 9 allora 6x – 1 è uguale a: A 19 B 18 C 20/30 D 17/6 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 7 Quale delle seguenti equazioni ammette come soluzione il numero 7? A 3x + 6 = 4x – 3 B 6x + 6 = 4x – 1 C 4x + 7 = 5x – 2 D 3x – 6 = 4x + 1 E 3x + 6 = 4x – 1 Vai alla risposta commentata 8 Qual è la soluzione dell'equazione 5(2x – 1) = 4(x + 1)? A x = 7/8 B x = 2/3 C x=0 D x = 3/2 E x = 8/7 Vai alla risposta commentata 9 Qual è la soluzione di 3 = 24x/5? A x = 8/5 B x = 10 C x = 8/9 D x = 5/8 E x = 15/8 Vai alla risposta commentata 10 L'equazione 2(x – 1/2) = 2 ha soluzione: A x=1 B x = 1/2 C x=3 D x=2 E x = 3/2 Vai alla risposta commentata 11 L'equazione 2(x – 1) + 8 = 0 ha soluzione: A 1 B 2 C –3 D 3 E 0 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Equazioni di secondo grado: esercizi Torna alla teoria 1 L'equazione x² + 8x + 15 = 0 ha come soluzioni: A x1 = 3 e x2 = –5 B x1 = –3 e x2 = 5 C x1 = 3 e x2 = 5 D x1 = –3 e x2 = –5 E x1 = 0 e x2 = 15 Vai alla risposta commentata 2 Quali sono le soluzioni dell'equazione 3x² – 27x = 0? A 3, –3 B 9, con molteplicità doppia C 3, con molteplicità doppia D 0, 9 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 3 Se l'equazione x² + ax + b = 0 ha soluzioni 5 e 1, il determinante vale: A 4 B 16 C 56 D 29 E 6 Vai alla risposta commentata 4 L'equazione x² + 2x – 8 = 0 ha per soluzioni: A 2, –8 B 2, 8 C 8, –4 D +2, –4 E 2, 4 Vai alla risposta commentata 5 Quali sono le soluzioni dell'equazione x² – 2x + 1 = 0? A x1 = 1, x2 = –1 B x1 = 0, x2 = –1 C x1 = 0, x2 = 1 D x1 = x2 = 1 E Nessuna soluzione reale Vai alla risposta commentata 6 Quali sono le soluzioni dell'equazione x² – 2x + 10 = –2x + 1? A x1 = 2, x2 = 11 B x1 = 3, x2 = –3 C x1 = x2 = –11 D Una sola soluzione reale E Nessuna soluzione reale Vai alla risposta commentata 7 La soluzione dell'equazione A x = –2 B x = –1 C x = 1/2 D x=3 E x=1 Vai alla risposta commentata (x – 1)(x + 1) = (x – 1)² è: 8 L'equazione 4x = x(x – 1): A ha infinite soluzioni reali B ha due soluzioni reali C ha tre soluzioni reali D ha una soluzione reale E non ha alcuna soluzione reale Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Equazioni di grado superiore al secondo: esercizi Torna alla teoria 1 Dire quante soluzioni reali ha l'equazione (x² + 1)(x + 3) = 0 A nessuna B infinite C una soluzione D due soluzioni E tre soluzioni Vai alla risposta commentata 2 Indica quale dei seguenti valori è soluzione dell'equazione x³ – 2x² + x – 12 = 0: A +2 B –2 C –1 D +3 E –3 Vai alla risposta commentata 3 Solo uno dei seguenti valori è soluzione dell'equazione 4x³ – 8x² + 4x – 48 = 0. Quale? A +24 B 2 C –6 D +3 E –3 Vai alla risposta commentata 4 Dire quante soluzioni reali ha la seguente equazione nell'incognita x: x(x²–2000) = x(x²–x): A infinite B tre C due D nessuna E una Vai alla risposta commentata 5 L'equazione x³ – 1 = 0 ammette: A due radici reali B tre radici reali C nessuna radice reale D due radici reali e una complessa E una radice reale e due complesse Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Equazioni frazionarie e letterali: esercizi Torna alla teoria 1. Equazioni frazionarie 1 Qual è la soluzione dell'equazione A x=1 B Infinite C x=0 D Nessuna E x=3 Vai alla risposta commentata 2 L'equazione: A non ha soluzioni B ha 2 soluzioni immaginarie C ha 2 soluzioni, x = –3 e x = 0 D ha 2 soluzioni, x = 0 e x = 3 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 3 Calcolare x se 5/x = 3/7: A 35/3 B 35 C 8 D 3 E 3/35 Vai alla risposta commentata 4 Quali sono le soluzioni dell'equazione 3/(x² – 1) = 1/(x² – 3)? A –2; 2 B –2; 0 C 1; 3 D –4; 4 E L'equazione non ha soluzione Vai alla risposta commentata 5 L'equazione nell'incognita reale x: (x² – 3x)/(3 – x) = –2: A non ha soluzioni B ha l'unica soluzione x = 3 C ha un'unica soluzione, la quale è diversa da 3 D ha più di due soluzioni E ha due soluzioni Vai alla risposta commentata 2. Equazione letterali 1 Per quale valore di k, x = –2 è soluzione dell'equazione x³ + x² + x = k? A –6 B –2 C 2 D 6 E Nessuno Vai alla risposta commentata 2 L'equazione x + 4 = 2x – 4 – 3k ha soluzione x = 2 per quale valore di k? A k = –2 B k=2 C k=3 D k=5 E k = –5 Vai alla risposta commentata 3 Per quale valore di k, l'equazione 2x + 4 = 4x – 5 – 3k, ha soluzione x = 1? A k = –2/3 B k = 2/3 C k=3 D k = 7/3 E k = –7/3 Vai alla risposta commentata 4 L'equazione: 3x² + (k³ – 8k) x – 6 = 0 ha una soluzione x1 = 1. L'altra soluzione è: A –2 B –1 C 0 D 5 E –3 Vai alla risposta commentata 5 Per quale valore di k l'equazione x² + k² + 1 = 0 ammette soluzioni reali? A Per k > 0 B Per k < 0 C Per k = 0 D Per ogni valore di k E Per nessun valore di k Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Equazioni esponenziali: esercizi Torna alla teoria 1 Il valore di x che soddisfa l'equazione esponenziale 2x–4 = 16 è: A x=8 B x = 81 C x=4 D x = 27 E x=2 Vai alla risposta commentata 2 Il valore di x che soddisfa l'equazione esponenziale 22x–3 = 32 è: A x=4 B x=5 C x=6 D x = 3/2 E x = 2/5 Vai alla risposta commentata 3 Il valore di x che soddisfa l'equazione esponenziale 72x–3 = 343 è: A x = –3 B x=3 C x=6 D x = 3/2 E x=2 Vai alla risposta commentata 4 Quali sono le soluzioni dell'equazione (x + 3)x–3 = 1? A 0,1 B –3,3 C 3, 2 D 3 E 3, –2 Vai alla risposta commentata 5 Il valore di x che soddisfa l'equazione esponenziale 4x–4 = 2 è: A x=1 B x = 9/2 C x=9 D x=5 E x = 7/2 Vai alla risposta commentata 6 Il valore di x che soddisfa l'equazione esponenziale 2x/2–3 = 1 è: A x=4 B x = –3/2 C x=6 D x = 3/2 E x = 2/3 Vai alla risposta commentata 7 è: A B C È data l'equazione {–2; +2} {2} {4} D E {– (1/2)ln16; + (1/2)ln16} Vai alla risposta commentata Torna alla teoria . L'insieme di tutte le sue soluzioni reali Equazioni logaritmiche: esercizi Torna alla teoria 1 L'equazione log1/16 x = 1/4 ha soluzione: A x = –1/2 B x=4 C x=2 D x = 1/4 E x = 1/2 Vai alla risposta commentata 2 L'equazione log10 (4x) + log10 (9x) = 2 è verificata per: A x = ± 10/6 B x = 10/6 C x = 100/36 D x = 20/13 E x = 100/13 Vai alla risposta commentata 3 Risolvere l'equazione logaritmica log2x = –1: A x = –2 B x = 1/2 C x = –4 D x = –8 E x = –1/2 Vai alla risposta commentata 4 Se log2x = –3, x = ? A x=8 B x = 1/8 C x = 1000 D x = –8 E x=3 Vai alla risposta commentata 5 Quale di queste espressioni equivale a y = e2x: A x = log(y) B y=x C ln(y) = x D y = 1/x E 1/2 · ln(y) = x Vai alla risposta commentata 6 L'equazione elnx = –4 ha come soluzione: A x = –4e B x=2 C x = –4 D non ha soluzione E x=4 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Problemi risolubili con un'equazione: esercizi Torna alla teoria 1 Lo studente A ha superato 3 esami più dello studente B e la metà dello studente C; B ne ha superati 10 in meno dello studente D. I quattro studenti, nel complesso, hanno superato 29 esami. Determinare il numero di esami sostenuto da D: A 25 B 10 C 1 D 12 E 4 Vai alla risposta commentata 2 Determinare quel numero che sottratto al suo quadrato dia come risultato 56. A 6 B 4 C 8 D 3 E 14 Vai alla risposta commentata 3 Determinare quel numero la cui radice quadrata equivale al triplo della radice quadrata di 16. A 81 B 64 C 144 D 121 E 100 Vai alla risposta commentata 4 Il numero (x + 5)(x + 8) con x numero naturale è: A multiplo di 3 B multiplo di 11 C multiplo di 5 D dispari E pari Vai alla risposta commentata 5 In un paese in cui ogni cittadino è tenuto a pagare in tasse il 25% del proprio reddito, un certo anno l'aliquota viene abbassata al 20%. Viene però contestualmente introdotta una tassa una tantum di 1 000 € che ogni contribuente è tenuto a pagare. Si può dire che in quello stesso anno, in rapporto a questa operazione: A i cittadini con un reddito superiore a 25 000 € hanno dovuto pagare un importo maggiorato di un quinto rispetto a quello che avrebbero dovuto pagare secondo le norme dell'anno precedente B il peso fiscale è rimasto invariato per tutti C solo i cittadini con un reddito superiore a 10 000 € sono stati avvantaggiati D i cittadini con un reddito superiore a 25 000 € sono stati avvantaggiati E solo i cittadini con un reddito inferiore a 20 000 € sono stati avvantaggiati Vai alla risposta commentata 6 Determinare il numero x sapendo che sottraendo 5 al doppio di x si ottiene un quarto del triplo di x: A 1 B 10 C 5 D 4 E 9 Vai alla risposta commentata 7 Giuseppe acquista due t-shirt al prezzo di 11 euro e 10 centesimi. Una costa 10 euro più dell'altra. Quanto costa ciascuna t-shirt? A Una t-shirt costa 10 euro e l'altra 1 euro e 10 centesimi B Una t-shirt costa 10 euro e 55 centesimi e l'altra 55 centesimi C Una t-shirt costa 10 euro e 10 centesimi e l'altra 1 euro D Una t-shirt costa 7 euro e l'altra 4 euro e 10 centesimi E Una t-shirt costa 5 euro e l'altra 5 euro e 10 centesimi Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Disuguaglianze: esercizi Torna alla teoria 1 Quale affermazione è corretta? A 2x è maggiore di x per valori negativi di x, ma minore per valori positivi B 2x è maggiore di x tutte le volte che x è una frazione C 2x è maggiore di x per tutti i valori di x, tranne x = 0 D 2x è minore di x per valori negativi di x, ma maggiore per valori positivi E 2x è minore di x per x < 1, ma maggiore per x > 1 Vai alla risposta commentata 2 Se vale la relazione 0 < a < b < 1, allora: A non si può fare alcuna deduzione sui valori di 1/a e 1/b B 1/a < 1/b C 1/a > 1/b D 0 < 1/a + 1/b < 1 E 1/a può, a seconda dei casi, essere maggiore oppure minore di 1/b Vai alla risposta commentata 3 Se per ipotesi si ha 0 < x < y < 1 allora: A x² > x B x² > y C y1/2 < x D x·y>x E x·y<x Vai alla risposta commentata 4 Dati tre numeri interi relativi a, b e c con b < a e c ≠ 0, la disuguaglianza (b/c) < (a/c) è vera per: A qualunque valore di c B solo per c > 0 C solo per c < 0 D c>a E solo per c ≠ 0 Vai alla risposta commentata 5 Siano a e b due numeri reali tali che a < 3 e b ≤ 0. Allora: A ab ≤ 3b B ab ≥ 0 C ab < 3b D ab > 3b E ab ≥ 3b Vai alla risposta commentata 6 Siano x e y due numeri reali tali che 2x < y, con x e y entrambi positivi. Quale delle seguenti affermazioni è vera? A x>y B x² < y² C (x – y)³ > 0 D (x – y)² < 0 E y/2 < x Vai alla risposta commentata 7 Se x < –8 quale delle seguenti diseguaglianze è vera? A x² < –64 B |x| < 8 C |x| > 8 D x² < 64 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Disequazioni equivalenti: esercizi Torna alla teoria 1 Una sola tra le seguenti disequazioni è equivalente a: – 2x + 1 > – x – 3. Quale? A 2x –3 < 1 + x B – 2x + 3 < –1 – x C 2x –3 > 1 + x D – 2x + 3 > –1 + x E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 2 Indicare in quale delle seguenti disequazioni è stato effettuato correttamente il trasporto dei termini: A 8x + 7 > 2 → 8x > 2 + 7 B 8x + 7 > 2 → 8x > 2 – 7 C 8x + 7 > 2 → 0 > – 7 – 8x D 8x + 7 > 2 → 7 < 2 – 8x E 8x + 7 > 2 → 0 < 2 – 7 – 8x Vai alla risposta commentata 3 Se entrambi i membri di una disuguaglianza si dividono per uno stesso numero negativo la disuguaglianza: A mantiene lo stesso verso B cambia di verso C cambia di verso solo se il primo membro è maggiore del secondo D cambia di verso solo se il primo membro è minore del secondo E cambia di verso solo se i due membri sono discordi Vai alla risposta commentata 4 Sottraendo a entrambi i membri di una disequazione la stessa quantità algebrica, la disequazione: A cambia di verso B cambia di verso solo se la quantità sottratta è negativa C cambia di verso solo se il primo membro è maggiore del secondo D cambia di verso solo se il primo membro è minore del secondo E mantiene lo stesso verso della disuguaglianza originale Vai alla risposta commentata 5 Un termine di una disuguaglianza può essere trasportato da un membro all'altro purché: A lo si cambi di segno B lo si cambi di segno solo se positivo C lo si cambi di segno solo se negativo D non lo si cambi mai di segno E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 6 Moltiplicando 5x > –2 per –1 si ottiene la disequazione: A 5x > –2 B –5x > –2 C –5x < 2 D 5x > 2 E 5x < 2 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Disequazioni lineari: esercizi Torna alla teoria 1 In base alla seguente relazione 4 > x > 2, quale valore può assumere la variabile x? A 2 B 5 C 1 D 4 E 3 Vai alla risposta commentata 2 La disequazione x > –(7x – 4) ha per soluzione: A x>–1 B x > –1/2 C x<1 D x>2 E x > 1/2 Vai alla risposta commentata 3 La soluzione della disequazione 2x – 1 < 3 è: A x=2 B x>2 C x > –2 D x < –2 E x<2 Vai alla risposta commentata 4 La disequazione x + 1 < 5 – 3x ha soluzione: A x<5 B x>0 C x<4 D x>1 E x<1 Vai alla risposta commentata 5 La disequazione 0x > –1 è una disequazione: A solo se x ≠ –1 B indeterminata C impossibile D solo se x > –1 E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 6 La disequazione (x + 1)/–2 < 1/4 ha soluzione: A x < –3/2 B x > –3/2 C x < 3/2 D x > 3/2 E x > 1/2 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Disequazioni di secondo grado: esercizi Torna alla teoria 1 x² – 5x + 6 > 0 per quali valori? A x<2ex>3 B x < –2 e x > –3 C 2<x<3 D –2 < x < –3 E x>4 Vai alla risposta commentata 2 La disequazione x(x – 4) < 0 è soddisfatta per: A x<–4ex>0 B 0<x<4 C –4 < x < 0 D x<0ex>4 E x<0 Vai alla risposta commentata 3 x² – x – 6 > 0 per: A x<1ox>3 B x < –2 o x > 3 C x<–3ox>2 D –2 < x < 3 E –3 < x < 2 Vai alla risposta commentata 4 Per quali valori reali di x l'espressione x² + 4 ha valori positivi? A Per x > 2 B Per nessun valore di x C Solo per x = 4 D Per tutti i valori di x E Non si può stabilire con i dati forniti Vai alla risposta commentata 5 La disequazione x² < 4 è soddisfatta solo per: A x < – 2, x > 2 B x<2 C –2<x<2 D x>2 E x>±2 Vai alla risposta commentata 6 Per quali valori di x è verificata la seguente disequazione x² + 9 > 0? A x < –3 e x > 3 B –3 < x < 3 C x > ±3 D x < ±3 E per qualsiasi valore di x Vai alla risposta commentata 7 Trovare le soluzioni della disequazione (x + 2)² – 2x < x² – 4x – 3 A x>0 B x < –3 C x > –7/6 D x < –7/6 E x<5 Vai alla risposta commentata 8 La disuguaglianza x² + y² ≥ 2xy è verificata: A soltanto se x e y sono positivi B soltanto se x = y = 0 C sempre D soltanto se x e y sono negativi E soltanto se x e y sono concordi Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Disequazioni polinomiali: esercizi Torna alla teoria 1 La disequazione (x² – 1)(x + 1) > 0 è soddisfatta per A x<0 B x>1 C x > –1 D x<1 E –1 < x < 1 Vai alla risposta commentata 2 La disequazione (x – 1)(x – 2)(x – 3) > 0 è verificata se e solo se: A x>3 B 1 < x < 2 oppure x > 3 C x>1 D x < 1 oppure x > 3 E x è diverso da 1, da 2 e da 3 Vai alla risposta commentata 3 La disequazione x³ ≤ x4 è verificata se e solo se: A x≥0 B x≥1 C x ≤ –1 oppure x ≥ 1 D x ≤ 0 oppure x ≥ 1 E x è un numero reale qualunque Vai alla risposta commentata 4 La disequazione (x4 + 2) (x² – 9) < 0 è verificata per: A x>3 B x>0 C –√3 < x < √3 D x < –√3 oppure x > √3 E x<0 Vai alla risposta commentata 5 La disequazione x³ – 4x ≥ 0 è verificata per: A –2 ≤ x ≤ 0 oppure x ≥ +2 B –2 ≤ x ≤ 2 C x≥0 D x ≤ –2 oppure x > +2 E x < 0 oppure ≥ +2 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Disequazioni frazionarie: esercizi Torna alla teoria 1 Da quale valore di x è soddisfatta la disequazione A 1<x<2 B x≥1 C x<0 D x<5 E x < –1 Vai alla risposta commentata 2 Risolvere la seguente disequazione: A –1 < x ≤–1/3 B x ≤ –1, x > –1/3 C x < –1, x ≤ –1/3 D –1 ≤ x < –1/3 E –1 < x < –1/3 Vai alla risposta commentata 3 La disequazione A x>0 B x>2 C x > –1 D –1 < x < 1 E x < –1 oppure x > 1 Vai alla risposta commentata è soddisfatta per: 4 Per ogni x negativo, l'espressione è: A positiva B negativa C per x < –4 è negativa D per x = –2 l'espressione è uguale a 0 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 5 Da quale valore di x è soddisfatta la disequazione A x < 0 o x > 1/3 B x >1/3 C x<0 D 0 < x < 1/3 E x < 1/3 Vai alla risposta commentata 6 Da quale valore di x è soddisfatta la disequazione A x>3 B x < 3 o x > 10 C x >10 D 0<x<3 E x < 10 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Sistemi lineari: esercizi Torna alla teoria 1 Dei seguenti sistemi lineari uno solo è indeterminato (ha infinite soluzioni). Quale di essi? A B C D E Vai alla risposta commentata 2 Quale tra i seguenti sistemi è indeterminato? A B C D E Nessuno dei precedenti Vai alla risposta commentata 3 Risolvere il seguente sistema: A x = 1; y = 0 B x = 3; y = 1 C x = 0; y = 0 D x = 4; y = 4 E x = 2/4; y = 3/5 Vai alla risposta commentata 4 Quale tra i seguenti sistemi è impossibile? A B C D E Nessuno dei precedenti Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Sistemi di secondo grado: esercizi Torna alla teoria 1 Per quali valori di x e y è soddisfatto il sistema: A x = 6, y = –2 B x = 12, y = 1 C x = 2, y = –10 D x = –1, y = –6 E x = –4, y = –3 Vai alla risposta commentata 2 Per quali valori di x e y è soddisfatto il sistema: A x = 6, y = –2 B x = 12, y = 1 C x = 2, y = –10 D x = –2, y = –6 E x = –4, y = –3 Vai alla risposta commentata 3 Per quali valori di x e y, x + y = –6 e xy = 8? A x = –4, y = –2 B x = 5, y = 10 C x = –5, y = –10 D x = –2, y = –25 E x = –2, y = –3 Vai alla risposta commentata 4 Il sistema A non ha soluzioni B ha infinite soluzioni C ha due soluzioni distinte D ha una sola soluzione E ha due soluzioni coincidenti Vai alla risposta commentata 5 Il sistema A lineare B di secondo grado C di terzo grado D di sesto grado E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata è: 6 Il sistema di equazioni A x = 1, y = –6 B x = 3, y = –2 C x = –1, y = 6 D x = 2, y = –3 E x = 1, y = –2 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria ha per soluzione: Problemi risolubili con sistemi: esercizi Torna alla teoria 1 Trovare due numeri reali x e y tali che la loro somma sia 3 e il loro prodotto sia 4: A –1, –3 B 4, –1 C 1, 3 D –4, –1 E non esistono Vai alla risposta commentata 2 In un numero di due cifre, la cifra delle unità è il doppio di quella delle decine: scambiando l'ordine delle cifre si ottiene un secondo numero che supera di 18 il primo. Qual è il primo numero? A 84 B 48 C 36 D 42 E 24 Vai alla risposta commentata 3 La somma, la differenza e il prodotto di due numeri stanno tra loro come 7, 3 e 40. Quali sono questi due numeri? A 15 e 6 B 2e5 C 4 e 10 D 20 e 8 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 4 Trovare due numeri reali a e b tali che la loro somma sia 10 e il loro prodotto 16. A 2, 8 B 4, 4 C 6, 4 D 6, 3 E 6, 10 Vai alla risposta commentata 5 Determinare due numeri sapendo che il minore supera di 6 la metà del maggiore e che la somma dei 2/5 del maggiore e di 1/4 del minore è 12. A 10, 16 B 16, 20 C 5, –16 D 20, –16 E I dati forniti sono insufficienti Vai alla risposta commentata 6 La somma di due numeri interi è uguale a 6 volte le loro differenza e il loro prodotto è 25 volte il loro quoziente. Quali sono i due numeri? A 3e5 B 6 e 12 C 5e9 D 7e5 E 8e2 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Sistemi di disequazioni: esercizi Torna alla teoria 1 Quale fra i seguenti punti soddisfa il sistema: A P (2; 6) B P (4; 0) C P (6; –1) D P (0; 3) E P (0; 7) Vai alla risposta commentata 2 Da quale condizione è soddisfatto il sistema A x>2 B 1<x<2 C da tutti i numeri reali D non ammette alcuna soluzione E x<2 Vai alla risposta commentata 3 Indicare tutti i valori di x per cui la disequazione |x| < x –1 è verificata: A x=0 B –1 < x < 1 C x < –1 D x > 1/2 E nessun valore Vai alla risposta commentata 4 La disequazione |x² + 1| > 1 è verificata A per ogni valore di x B per ogni x > 0 C per ogni x < 0 D solo per x = 0 E per ogni x diverso da zero Vai alla risposta commentata 5 Per quali valori di a e b è verificata la disequazione a |b – 2| < 0: A a<0eb≠2 B a<0eb=2 C a≠0eb>2 D a>0eb<2 E a=0eb=2 Vai alla risposta commentata 6 Per quali valori di x è soddisfatto il sistema: A B C D E Nessuno degli intervalli precedenti Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Equazioni risolubili con sistemi: esercizi Torna alla teoria 1. Equazioni irrazionali 1 Quante soluzioni ha l'equazione A 0 B 1 C Due soluzioni reali coincidenti D Due soluzioni reali distinte E Nessuna soluzione reale Vai alla risposta commentata 2 L'equazione parametro reale, ha soluzione: A solo per valori di k non negativi B per ogni valore di k C solo per valori positivi di k D solo per k uguale a uno E solo per k uguale a zero Vai alla risposta commentata nell'incognita x, con k 3 Quante soluzioni ha l'equazione A 0 B 1 C 2 D Nessuna soluzione reale E Nessuna soluzione Vai alla risposta commentata 4 Quante soluzioni ha l'equazione A nessuna soluzione reale B 1 C nessuna soluzione D 0 E 2 Vai alla risposta commentata 2. Equazioni con valori assoluti 1 L'equazione nell'incognita reale A ha due soluzioni di segno opposto B ha un'unica soluzione C ha due soluzioni positive D ha infinite soluzioni E non ha soluzioni Vai alla risposta commentata 2 L'equazione x² – 3|x| + 2 = 0 ha: A quattro soluzioni B tre soluzioni C due soluzioni D una sola soluzione E nessuna soluzione Vai alla risposta commentata 3 Fissato nel piano un sistema di assi cartesiani ortogonali Oxy, il luogo dei punti le cui coordinate (x, y) soddisfano l'equazione |x² – y²| = 1 è costituito da: A un'iperbole B una coppia di iperboli C una coppia di circonferenze D una circonferenza E una coppia di rette Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Piano cartesiano: esercizi Torna alla teoria 1 Rispetto a un sistema di riferimento cartesiano ortogonale Oxy i punti del piano diversi dal punto (–1,2) sono tutti e soli i punti (x, y) tali che: A y≠2 B xy ≠ –2 C x ≠ –1 D x ≠ –1 oppure y ≠ 2 E x ≠ –1 e y ≠ 2 Vai alla risposta commentata 2 Quanto dista dall'origine degli assi un punto A di coordinate (3, 4)? A 1 B 5 C D 7 E Vai alla risposta commentata 3 Quanto dista il punto di coordinate (1, –7) dal punto di coordinate (4, – 3)? A 4 B C 5 D E Vai alla risposta commentata 4 In un sistema cartesiano i tre punti A(3, 4) B(2, 5) C(0, 6) hanno distanze dall'origine degli assi: A dA > dB > dC B dB > dC > dA C dC > dB > dA D dA = dC > dB E dA > dC > dB Vai alla risposta commentata 5 La lunghezza del segmento di estremi A(1/2, –1/4) e B(–5/2, 15/4) è: A B C D 5 E 4 Vai alla risposta commentata 6 Determinare il punto che ha distanza 10 dall'origine degli assi: A (1, 9) B (1, –9) C (6, 8) D (4, 6) E (10, 0,00000001) Vai alla risposta commentata 7 Qual è il punto medio tra (4, 3) e (2, 5)? A (3, 4) B (3, –4) C (2, –3) D (–3,5, 4) E (3, 3) Vai alla risposta commentata 8 Il punto medio di (2, 3) e (–3/2, –2) è: A (3/2, 0) B (–1/2, 5/4) C (1/4, –1/2) D (1/4, 1/2) E (–1, –1) Vai alla risposta commentata 9 Il punto medio di (3, 3) e (–3/2, 2) è: A (3/2, 0) B (3/2, 5/2) C (3/4, 3/2) D (3/4, 5/2) E (–1, –1) Vai alla risposta commentata 10 Quali sono le coordinate del punto medio del segmento di estremi (5 ; – 2) e (–7 ; 4)? A (6, 3) B (1, –1) C (–2, –2) D (–1, 1) E (0, +1) Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Retta (1): equazioni della retta: esercizi Torna alla teoria 1 La retta 10y + 2 = 0: A è inclinata positivamente B è inclinata negativamente C è la bisettrice del primo quadrante D è parallela all'asse x E è parallela all'asse y Vai alla risposta commentata 2 Indica l'equazione della bisettrice del I e III quadrante: A x=0 B y=0 C y=x D y = –x E y=y Vai alla risposta commentata 3 Indica l'equazione della bisettrice del II e IV quadrante: A x=0 B y=0 C y=x D y = –x E y=y Vai alla risposta commentata 4 y = 4x –5 passa per il punto: A (0, 0) B (1, 0) C (1, 1) D (1, –1) E (–1, 1) Vai alla risposta commentata 5 2y + 3 = 3x – 5 passa per il punto: A (1, 5/2) B (1, –5/2) C (0, 0) D (–1, –5/2) E (–1, 1) Vai alla risposta commentata 6 Quale coefficiente angolare ha la retta passante per (2, 7) e (5, 10)? A 0 B 2/7 C 3 D 1 E 2,5 Vai alla risposta commentata 7 Tra le rette y = 3x e y = 4x, quale delle due è più inclinata rispetto all'asse x? A Nessuna delle due poiché sono entrambe parallele all'asse x B La prima C La seconda D Nessuna delle due poiché sono parallele E Una delle due è parallela all'asse y Vai alla risposta commentata 8 La retta y = –5x interseca l'asse y nel punto: A –5 B 6 C 5 D 0 E non taglia l'asse y Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Retta (2): reciproche posizioni fra rette: esercizi Torna alla teoria 1 Quali delle seguenti rette è parallela a 2y – 4x + 5 = 0? A y = –2x + 5 B y = 1/2x – 4 C y = –1/2x + 1 D y = 2x – 3 E y=x+4 Vai alla risposta commentata 2 Consideriamo l'equazione della retta r: 4x – 8y + 3 = 0; quale delle seguenti affermazioni è falsa? A È parallela a y = ½x B È perpendicolare a y = –2x + 5 C Passa per il punto P(0, –3/8) D È perpendicolare a 2x + y –3 = 0 E La retta non passa per l'origine Vai alla risposta commentata 3 Le rette y = –x + 1 e 2x + 2y – 2 = 0: A si intersecano nel punto (1, –2) B sono perpendicolari C sono coincidenti D non hanno alcun punto in comune E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 4 La retta –y = 2x + 4 interseca l'asse delle x nel punto: A x=0 B x = –1 C in nessun punto D x = –2 E x=2 Vai alla risposta commentata 5 Le due rette r: 6x – 3y + 1 = 0 e s: 2y + x + 1 = 0: A sono perpendicolari B sono parallele C sono coincidenti D si intersecano in (–1, –6) E si intersecano in (1, 2) Vai alla risposta commentata 6 La retta y = 3x + 10 interseca l'asse delle ascisse nel punto: A (10/3, 0) B (–10/3, 0) C (0, –10) D (0, 10) E (0, –1) Vai alla risposta commentata 7 Le equazioni y = 2x e x + y = 3 sono verificate contemporaneamente per: A x=0ey=0 B x=1ey=2 C x = 1/2 e y = 1 D x = 3 e y = –1 E x=0ey=1 Vai alla risposta commentata 8 La retta r: 3x – 4y + 2 = 0: A passa per l'origine B è parallela a 3x + 4y – 2 = 0 C è perpendicolare a 4x – 3y + 2 = 0 D passa per (0, 1/2) E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 9 Le due rette r: x + y/2 + 1 = 0 e s: 8y + 16x – 9 = 0: A sono perpendicolari B sono parallele C sono coincidenti D si intersecano in (–5/7, 4) E si intersecano in (2/3, –1/3) Vai alla risposta commentata 10 Le due rette y = 2 e y = –3x + 2 si intersecano per x uguale a: A –3 B –2 C 2 D 0 E 3 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Retta (3): determinazione dell'equazione di una retta: esercizi Torna alla teoria 1 Quale delle seguenti rette passa per il punto (0,3) e forma con l'asse delle x un angolo di 60 gradi? A B C D y = 3x – 3 E y = 60x – 3 Vai alla risposta commentata 2 Quale delle seguenti rette passa per il punto (0, –2) e forma con l'asse delle x un angolo di 120 gradi? A B C D y = 3x – 2 E y = 120x – 3 Vai alla risposta commentata 3 Indica l'equazione della retta passante per (0, 2) e per (1, 4): A y = 2x B y = 2x + 2 C y=x–4 D y=x+2 E y = 2x + 3 Vai alla risposta commentata 4 L'equazione della retta passante per il punto (1, –2) e per l'origine degli assi è uguale a: A y = (–1/2)x B y + 2x = 0 C y – 2x = 0 D y + 2x + 4 = 0 E 2y + x = 0 Vai alla risposta commentata 5 Trovare l'equazione della retta passante per i punti (2, 5) e (6, –1). A 2y = 3x – 20 B 2y = 3x + 4 C 3y + 2x = 16 D 2y + 3x = 16 E 3y = 2x – 15 Vai alla risposta commentata 6 Quale retta passa per l'origine e per (2, –4)? A y = –1/2x B y = 1/2x C y = –12x + 24 D y = –2x E y = 2x Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Retta (4): fascio proprio e improprio: esercizi Torna alla teoria 1 Per quali valori di k una retta del fascio di equazione y = x (k – 2) – 5k + 16 passa per il punto (0, 4)? A k = –2 B k=2 C k = 12/5 D k = –12/5 E k = 5/4 Vai alla risposta commentata 2 Un fascio proprio di rette che ha come centro il punto P (–3, 4) ha equazione: A y – 3 = mx + 4 B y = mx + 7 C y = –4mx + 3 D y = mx + 3m + 4 E y = 3mx + 4 Vai alla risposta commentata 3 Qual è l'equazione del fascio proprio di rette a cui appartengono le due rette r: y = x – 3 e s: y = 2x + 1? A y + 7 = mx + 4m B y – 7 = mx + 4m C y – 7 = mx – 4m D y – 7 = mx E y –7 = 2mx + m Vai alla risposta commentata 4 Per quale valore di k la retta x + ky – 2 = 0 appartiene al fascio y = –1/3x + c? A 2/3 B 3 C 0 D –1/3 E –2/3 Vai alla risposta commentata 5 L'equazione del fascio improprio di rette parallele alla retta di equazione 2x = 7 è: A 2x + y = 7 B y=h C x=h D x = 7/2 E 2x – 7y = 0 Vai alla risposta commentata 6 Qual è l'equazione del fascio improprio di rette parallele perpendicolari alla retta di equazione r: y = –4x + 5? A y = (1/4) x + k B y = (1/4) x C y = 4x + k D y = (1/4) x + 5 E y = –(1/4) x – k Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Retta (5): problemi risolubili con le rette: esercizi Torna alla teoria 1 Determinare l'area del triangolo che ha come vertici i punti (0, 0), (0, 1), (13, 12) del piano cartesiano: A 78 B 12 C 13 D 13/2 E 6 Vai alla risposta commentata 2 Quanto misura l'area del triangolo che ha i vertici collocati nei punti A(2, 5), B(7, 5), C(11, 0) del piano cartesiano? A 13,5 B 12 C 14 D 12,5 E 14,5 Vai alla risposta commentata 3 Fissato nel piano un sistema di assi cartesiani ortogonali Oxy, consideriamo i punti A(1, 0) e B(0, 2). Per quale scelta del punto C il triangolo ABC non è rettangolo? A C = (0; –1/2) B C = (–1; 0) C C = (1; 2) D C = (–4; 0) E C = (0; 0) Vai alla risposta commentata 4 Quanto vale l'area del triangolo di vertici A(0, 0), B(2, 5) e C(12, 0)? A 30 B 15 C 60 D 75 E 45 Vai alla risposta commentata 5 Rispetto a un sistema di riferimento cartesiano ortogonale Oxy la distanza del punto di coordinate (–4, 2) dalla retta di equazione x = 2 è: A –2 B 2 C –6 D 6 E 4 Vai alla risposta commentata 6 Nel piano cartesiano Oxy sono date le 4 rette di equazioni: y = x + 3, y = x + 4, y = –x e y = 2 – x. Qual è l'area del quadrilatero formato dai punti d'incontro delle quattro rette? A 1 B √2 C 2 D 2 + √2 E 2 – √2 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Circonferenza (1): equazione della circonferenza: esercizi Torna alla teoria 1 Consideriamo la circonferenza x² + y² – 3 = 0. Quale di queste affermazioni è vera? A Ha raggio 3 B Non è una circonferenza C Ha centro in (2, 3) D È contenuta nel primo quadrante E Ha centro in (0, 0) Vai alla risposta commentata 2 Qual è il raggio della circonferenza x² + y² – 2x + 8y – 8 = 0? A 1,5 B 4 C 5 D 6 E 9 Vai alla risposta commentata 3 Se nell'equazione cartesiana di una circonferenza non c'è il termine noto, possiamo ricavare che: A ha il centro nell'origine B è contenuta nel primo quadrante C non interseca l'asse delle x D passa per l'origine E il centro è su uno degli assi Vai alla risposta commentata 4 Se nell'equazione cartesiana della circonferenza non c'è il termine di primo grado, possiamo ricavare che: A ha il vertice nell'origine B la direttrice passa per l'origine C non interseca l'asse delle x D la parabola passa per l'origine E il vertice è su uno degli assi Vai alla risposta commentata 5 Quale delle seguenti equazioni rappresenta una circonferenza? A x² – y² + 1 = 0 B x² – y² = 1 C x² + y² + 2x = 1 D x² – y² + 2x = –4 E x² + 2x = 0 Vai alla risposta commentata 6 Fissato nel piano un sistema di riferimento cartesiano ortogonale Oxy, quale delle seguenti è l'equazione di una circonferenza? A x² + y² – 2xy – 1 = 0 B 4x² – 3x + 4y² – 5y – 1 = 0 C x² + y² + 1 = 0 D (x – 1)² – (y – 2)² – 1 = 0 E Nessuna delle precedenti equazioni Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Circonferenza (2): rette e circonferenze: esercizi Torna alla teoria 1 Indica i punti di intersezione tra la circonferenza x² + y² = 1 e la retta y = x: A (1, 0), (–1, 0) B (1, 1), (–1, –1) C D (1, 1), (1, –1) E (0, 0) Vai alla risposta commentata 2 Quanti punti di intersezione possono avere una retta e una circonferenza, come minimo e come massimo rispettivamente? A 0e4 B 2e4 C 1e2 D 0e1 E 0e2 Vai alla risposta commentata 3 La retta x – 2 = 0: A non ha intersezioni con la curva x² + y² – 5 = 0 B è tangente alla curva x² + y² – 5 = 0 in un punto di ascissa nulla C è secante la curva x² + y² – 5 = 0 D è parallela all'asse x E è tangente alla curva x² + y² – 5 = 0 nel punto (2, 0) Vai alla risposta commentata 4 Fissato nel piano un sistema di assi cartesiani ortogonali Oxy, siano C e C’ le due circonferenze di equazione x² + y² = 9 e (x – 1)² + y² = 1. Quante sono le rette tangenti comuni a C e C’? A Due B Infinite C Più di due, ma in numero finito D Nessuna E Una Vai alla risposta commentata 5 Una circonferenza e una retta tangente hanno in comune: A 2 punti distinti B 1 punto C 2 punti opposti D punti immaginari E nessun punto Vai alla risposta commentata 6 Una retta si dice tangente rispetto a una circonferenza se: A la interseca in un solo punto B la interseca in almeno due punti C è totalmente esterna alla circonferenza D individua il diametro E è sempre parallela al raggio Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Parabola (1): equazione della parabola: esercizi Torna alla teoria 1 Il fuoco della parabola y = x² – 5x + 6 ha coordinate: A (0, 6) B (1, 2) C (3, 0) D (5/2, 0) E (–5, 6) Vai alla risposta commentata 2 Se nell'equazione della parabola non c'è il termine noto, possiamo ricavare che: A ha il vertice nell'origine B la direttrice passa per l'origine C non interseca l'asse delle x D la parabola passa per l'origine E il vertice è su uno degli assi Vai alla risposta commentata 3 La direttrice della parabola y = x² – 5x + 6 ha equazione: A y = –1/2 B y = 3x C y = 5x D y=1 E y=5 Vai alla risposta commentata 4 Una parabola e la sua direttrice hanno in comune: A 2 punti distinti B 1 punto C 2 punti coincidenti D 2 punti immaginari E nessun punto Vai alla risposta commentata 5 Quanti fuochi ha una parabola? A 0 B 1 C 2 D 3 E Nessuna delle risposte precedenti è vera Vai alla risposta commentata 6 In un riferimento cartesiano, nell'equazione di una parabola con asse di simmetria parallelo all'asse delle y, il coefficiente del termine x² è negativo; la parabola quindi ha: A la concavità rivolta verso il basso B ampiezza minima C la concavità rivolta verso l'alto D ampiezza massima E direttrice parallela all'asse delle y Vai alla risposta commentata 7 Il vertice della parabola y = x² – 7x + 6 ha coordinate: A (0, 0) B (1, –1) C (3, 0) D (7/2, 25/4) E (–7, 6) Vai alla risposta commentata 8 L'equazione di una parabola è di: A primo grado B terzo grado C non esiste D grado negativo E secondo grado Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Parabola (2): intersezione con gli assi: esercizi Torna alla teoria 1 La parabola y = x² – 2x + 1 interseca l'asse delle x nei punti di ascissa: A +1 e –1 B nessun punto C +1 D 0 E –1 Vai alla risposta commentata 2 La parabola y = x² – 2x + 1 interseca l'asse delle y nei punti di ordinata: A +1 e –1 B nessun punto C +1 D 0 E –1 Vai alla risposta commentata 3 La parabola y = 5x² + 3x + 1 interseca l'asse delle x nei punti di ascissa: A +1 e –1 B nessun punto C +1 D 0 E –1 Vai alla risposta commentata 4 La parabola y = x² – 1 interseca l'asse delle x in: A +1 e –1 B nessun punto C +1 D 0 E –1 Vai alla risposta commentata 5 La parabola y = x² + 1 interseca l'asse delle x in: A +1 e –1 B nessun punto C +1 D 0 E –1 Vai alla risposta commentata 6 La parabola y = x² – 9 interseca l'asse delle y nei punti con ordinata uguale a: A +3 e –3 B nessun punto C –9 D 3 E –1 Vai alla risposta commentata 7 y = x² + 3x + 4 interseca l'asse delle x nei punti di ascissa: A x = 1, x = 4 B x = –1, x = –4 C nessun punto D x = –1 E x = –3, x = –5 Vai alla risposta commentata 8 La parabola di equazione y = –3x² + √3: A non interseca l'asse delle ascisse B ha come asse di simmetria l'asse delle ascisse C ha il vertice nel punto (√3, 0) D ha il fuoco nel punto (0, √3) E ha come asse di simmetria l'asse delle ordinate Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Parabola (3): intersezione con una retta: esercizi Torna alla teoria 1 Consideriamo la retta y = –10 e la parabola y = x² + 5x. La retta è: A secante in un punto B tangente C secante in due punti D esterna E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 2 La retta tangente a una parabola in un punto P: A è parallela all'asse della parabola B coincide con la direttrice della parabola C è perpendicolare all'asse della parabola D interseca la parabola solo in quel punto E esiste solo se P è il vertice della parabola Vai alla risposta commentata 3 Una parabola e una retta secante hanno in comune: A 2 punti distinti B 2 punti immaginari C 1 punto D 2 punti coincidenti E nessun punto Vai alla risposta commentata 4 Consideriamo la retta x = –10 e la parabola x = y² + 5y. La retta è: A secante in un punto B tangente C secante in due punti D esterna E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 5 Consideriamo la parabola x = –1/2 y² + 1 e la retta x + 2y – 3 = 0. La retta rispetto alla parabola è: A secante in due punti B tangente C esterna D il suo asse di simmetria E secante in un punto Vai alla risposta commentata 6 Consideriamo la parabola y = x² + 4x – 5 e la retta x = 2. La retta rispetto alla parabola è: A esterna B secante in due punti C secante in un punto D tangente E la direttrice Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Ellisse: esercizi Torna alla teoria 1 Calcolando il rapporto della distanza tra i due fuochi e la lunghezza dell'asse maggiore di un'ellisse, si ottiene: A il centro B l'eccentricità C il raggio medio D l'area E il fascio delle rette tangenti Vai alla risposta commentata 2 Quanti fuochi ha un'ellisse? A 0 B 3 C 1 D 2 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 3 Consideriamo l'equazione 2x² + y² – 4 = 0. Quale di queste affermazioni è vera? A È una circonferenza B Non è un'ellisse C È un'ellisse con il semiasse maggiore sull'asse delle y D È contenuta nel terzo quadrante E È un'ellisse con il semiasse maggiore sull'asse delle x Vai alla risposta commentata 4 Il luogo dei punti del piano per cui è costante la somma delle distanze da 2 punti fissi detti fuochi è: A una circonferenza B un'ellisse C un'iperbole D una parabola E un'iperbole equilatera Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Iperbole: esercizi Torna alla teoria 1 y = 2/x interseca l'asse delle x nei punti: A x = –2, x = 2 B x = –1, x = 1 C nessun punto D x = –1 E x = 1, x = 0 Vai alla risposta commentata 2 La funzione k/y = x rappresenta: A un'iperbole equilatera B una retta passante per l'origine C una circonferenza D una retta E nessuna delle precedenti risposte è vera Vai alla risposta commentata 3 L'equazione di un'iperbole è di: A primo grado B secondo grado C non esiste D è di grado negativo E terzo grado Vai alla risposta commentata 4 Quanti fuochi ha un'iperbole? A 0 B 1 C 2 D 3 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 5 Gli asintoti delle iperboli sono: A rette B parabole C circonferenze D non ha asintoti E ellissi Vai alla risposta commentata 6 La circonferenza x² + y² – 1 = 0 e l'iperbole xy = 2 hanno in comune: A nessun punto B 1 punto C 2 punti D 3 punti E 4 punti Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Problemi relativi alle curve: esercizi Torna alla teoria 1 L'equazione 5x – 4y² + 2 = 0 rappresenta: A una circonferenza B un'ellisse C una parabola D un'iperbole E una retta Vai alla risposta commentata 2 Cosa rappresenta x² + y² – 4x + 8y = 0? A Retta B Parabola passante per l'origine degli assi C Circonferenza D Iperbole E Ellisse Vai alla risposta commentata 3 Cosa rappresenta l'equazione y = 3x + 4? A Una parabola passante per l'origine B Un'iperbole C Una retta passante per l'origine D Una retta che non passa per l'origine E Una parabola che non passa per l'origine Vai alla risposta commentata 4 L'equazione 4(x – 1)² + 4(y + 2)² = k² rappresenta: A un'ellisse per ogni k B una circonferenza per ogni k C un'ellisse per k ≠ 2 e una circonferenza per k = 2 D una circonferenza per k ≠ 0 e un punto per k = 0 E una circonferenza per k > 1 Vai alla risposta commentata 5 L'equazione generica ax² – ay² + d = 0 rappresenta: A un'ellisse B un'iperbole C una parabola D una retta E una circonferenza Vai alla risposta commentata 6 Fissato nel piano un sistema di assi cartesiani ortogonali Oxy, il luogo dei punti le cui coordinate (x, y) soddisfano l'equazione x(2x + y – 1) = 0 è: A una parabola B una retta o un punto C una retta D una coppia di rette E una circonferenza Vai alla risposta commentata 7 L'equazione ax² + bx + cy + d = 0 con a ≠ 0 e c ≠ 0 è rappresentata nel piano cartesiano: A da una retta non parallela agli assi cartesiani B da un grafico che dipende dai valori di a, b, c, d C da un grafico che non corrisponde a una conica D da una parabola con asse di simmetria parallelo all'asse delle ordinate E da una parabola con asse di simmetria parallelo all'asse delle ascisse Vai alla risposta commentata 8 Rispetto a un riferimento cartesiano ortogonale Oxy del piano, l'equazione (x – 1)² – y² = 0 individua: A due rette incidenti B una parabola C due soli punti D una circonferenza E due rette parallele Vai alla risposta commentata 9 L'equazione x² – y³ = 1 rappresenta: A un'iperbole B un'ellisse C una circonferenza D una parabola E non rappresenta una conica Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Funzioni (1): dominio: esercizi Torna alla teoria 1 Una funzione è definita da f(x+1) = f(x)+2, f(1) = 1. Quanto vale f(3)? A f(x)+1 B 3 C 4 D 6 E 5 Vai alla risposta commentata 2 Data la funzione A B C D E Vai alla risposta commentata , f(2x) vale: 3 Quale delle seguenti equazioni rappresenta una funzione lineare y = f(x) tale che f(–2) = 3 e f(3) = –2? A y=x–5 B y=x+5 C y = –x + 1 D y = –2x –1 E y = –2x + 4 Vai alla risposta commentata 4 Una funzione è definita da f(x+1) = f(x) + 4, f(1) = 2. Quanto vale f(4)? A f(x)+1 B 14 C 10 D 6 E 16 Vai alla risposta commentata 5 Al variare di x, 2x assume valori: A sempre maggiori di 2 B per x < 0, valori negativi C non è mai < 1 D valori < 1, per x < 0 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 6 Al variare di x, (2/3)–x assume valori: A sempre maggiori di 1/3 B per x < 0, valori > 1 C non è mai < 1 D per x > 0, assume valori negativi E per x < 0, assume valori < 1 Vai alla risposta commentata 7 Qual è il campo di esistenza della funzione y = (8x4 + x)/(x – 4)? A x≠–4 B x≠4 C x<4 D È sempre definita E x > –4 Vai alla risposta commentata 8 Qual è il campo di esistenza della funzione y = x/(x² – 1)? A x ≠ ±1 B x≠1 C x < –1 e x > 1 D È sempre definita E –1 < x < 1 Vai alla risposta commentata 9 Qual è il campo di esistenza della funzione y = x/(x² – 2x + 1)? A x ≠ ±1 B x ≠ +1 C x < –1 e x > +1 D È sempre definita E –1 < x < +1 Vai alla risposta commentata 10 Qual è il campo di esistenza della funzione A x ≠ ±1 B x≠1 C x < –1 e x > 1 D La funzione è sempre definita E x≠0 Vai alla risposta commentata 11 In quale intervallo è definita la funzione y = log(x – 8)? A x≠8 B x>8 C [8, ∞) D x<8 E (–∞, 8] Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Funzioni (2): proprietà: esercizi Torna alla teoria 1 Quale delle seguenti funzioni rappresenta l'inversa di A B C D E Vai alla risposta commentata 2 Quale delle seguenti funzioni rappresenta l'inversa di A B C D E Vai alla risposta commentata 3 y = x³ – 5x + 6 è una funzione: A pari B passante per l'origine C non definita in x = 1 D suriettiva E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 4 y = 44x³ – 9x + 6 è una funzione: A dispari B passante per l'origine C non definita in x = 1 D suriettiva, ma non iniettiva E iniettiva Vai alla risposta commentata 5 Com'è la funzione A sempre positiva B dispari C definita solo per x > 0 D passante per l'origine degli assi E passante per il punto (0,1/5) Vai alla risposta commentata 6 Data la funzione risposte è corretta? A è pari B passa per l'origine degli assi C è definita per qualsiasi x D interseca l'asse y E è sempre positiva Vai alla risposta commentata quali delle seguenti 7 Data la funzione A interseca l'asse y B è definita per x > 0 C è sempre positiva D è dispari E non interseca l'asse delle x Vai alla risposta commentata Torna alla teoria quali delle seguenti risposte è corretta? Limiti e derivate: esercizi Torna alla teoria 1 La derivata di log(3x³ + 1) è: A (3x³ + 1) B 3x² + 2x C 3x²/(3x³ + 1) D 9x²/(3x³ + 1) E 1/(x³ + x² + 1) Vai alla risposta commentata 2 La derivata di 4sen(5/2 · x) è: A 10cos(5/2 · x) B 5/2 · x C –10cos(5/2 · x) D 10sen(5/2 · x) E 4sen5/2 Vai alla risposta commentata 3 La derivata di x²/2 + 4x è: A x+4 B 2x C 0 D 4x + 4 E 2x + 4 Vai alla risposta commentata 4 Qual è la derivata di e2x/2? A 2e2x B 1/2e2x C x D e2x E logx Vai alla risposta commentata 5 La derivata di 6 è uguale a: A 67 B 67x C e(67) D log(67) E 0 Vai alla risposta commentata 6 Deriva y = logx: A y’ = logx B y’ = sen²x C y’ = 1 / (x · loge10) D y’ = ex E y’ = 1/x · logx Vai alla risposta commentata 7 La derivata di esen(x) è: A esen(x) B senx C 0 D cosx · esen(x) E senx · esen(x) Vai alla risposta commentata 8 La derivata di ex è: A 0 B e C x D ex E logx Vai alla risposta commentata 9 La derivata di sen4x è: A 4cos4x B 2 C 2sen2x D –sen2x E cos2x Vai alla risposta commentata 10 La derivata di 4 cos(3x/2) è: A 6 sen(3x/2) B 3x/2 C –6 cos(3x/2) D –6 sen(3x/2) E 4 cos3/2 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Angoli e funzioni circolari: esercizi Torna alla teoria 1 Se x = –y, allora: A senx = seny B cosx = cosy C x² = –y² D x + 1 = –y – 1 E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 2 Dire se la funzione sen(x/2) è periodica: A sì, di periodo 2π B no C sì, di periodo 4π D sì, di periodo 3π/2 E sì, di periodo π Vai alla risposta commentata 3 La funzione y = senx cosx: A non è periodica B è periodica di periodo π C è periodica di periodo 3/2π D è periodica di periodo π/2 E è periodica di periodo 2/3π Vai alla risposta commentata 4 Quale, fra le seguenti relazioni, costituisce un'identità? A senα = 1 – cosα B senα = 1 + cosα C sen²α = 1 – cos²α D sen²α = 1 + cos²α E senα = cosα – 1 Vai alla risposta commentata 5 Se cosx = 0,6 allora senx vale: A 0,4 B 0,3 C 0,8 D 0,234 E 0,68 Vai alla risposta commentata 6 Quale valore dell'angolo a soddisfa: sena + cosa = 0? A 45° B 90° C 135° D 180° E 360° Vai alla risposta commentata 7 La tangente di 315° vale: A 1 B –1 C 2 D 0 E 45 Vai alla risposta commentata 8 Il valore dell'espressione sen30° – cos45° è: A 1 B positivo C negativo D 0 E 2 Vai alla risposta commentata 9 Noto cosa, quanto vale sena? A B C cos²a D 2cos²a E –cos²a Vai alla risposta commentata 10 Se il coseno di un angolo misura 1/3, una possibile misura per il suo seno è: A 2/3 B 8/9 C D 4/3 E –2/3 Vai alla risposta commentata 11 L'espressione trigonometrica (sen2x)/2 risulta uguale a: A senx B senx · cosx C 1–x D 4cos2x · sen2x E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 12 sen(α + 180) è uguale a: A –senα B senα C cosα D –cosα E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Equazioni trigonometriche: esercizi Torna alla teoria 1 Se indichiamo con x un angolo la cui misura in radianti può variare tra 0 e 2π, allora l'equazione senx + cosx = 0 ammette: A quattro soluzioni B due soluzioni C una soluzione D otto soluzioni E nessuna soluzione Vai alla risposta commentata 2 L'equazione senx – 2 = 0 A ha 4 soluzioni B è impossibile C ha infinite soluzioni D ha per soluzioni x = π/6 + kπ E ha per soluzioni x = π/6 + 2kπ e x = 5π/6 + 2kπ Vai alla risposta commentata 3 L'equazione 2cosx = 1 ha per soluzione: A 30° B 45° C 120° D 60° E 0° Vai alla risposta commentata 4 L'equazione cosx = 2 ha per soluzione: A x = 90 B x = 45 C x=0 D non esiste soluzione E x=8 Vai alla risposta commentata 5 L'equazione |sen(x)| + log2(x) = 0 ha: A nessuna soluzione reale B due soluzioni reali di segno opposto C le soluzioni x = 0 e x = π D infinite soluzioni reali E una soluzione reale Vai alla risposta commentata 6 La disequazione 2sen²x – senx – 1 ≥ 0 è verificata nell'intervallo 0 ≤ x ≤ π per: A ogni x B x = π/2 C x < π/2 D 0 < x < π/2 E nessun x Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Triangoli e funzioni circolari: esercizi Torna alla teoria 1 In un triangolo rettangolo, se il cateto a è opposto all'angolo α ed il cateto b è opposto all'angolo β, e c è l'ipotenusa abbiamo che: A sinα = a/b B cosβ = b/c C cosα = a/c D sinα = a/c E a + b = c (senα + cosβ) Vai alla risposta commentata 2 In un triangolo due lati misurano rispettivamente l'angolo compreso è di 60°. L'area del triangolo è: A B C cm² cm² cm² D cm² E non si può determinare Vai alla risposta commentata cm e 2 cm e 3 In un triangolo rettangolo ABC, rettangolo in C, i due cateti misurano rispettivamente opposto ad a è: A B C D E Vai alla risposta commentata cm e cm. La tangente dell'angolo α 4 Un triangolo in cui α, β, γ sono gli angoli opposti ai lati a, b, c, si sa che a = 1/2, α = π/6 e β = (3/4)π. Quanto è lungo il lato b? A B C D E non si può determinare Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Triangoli (1): esercizi Torna alla teoria 1 I cateti di un triangolo rettangolo misurano rispettivamente e A 4 B 16 . Quanto misura l'ipotenusa? C D E Vai alla risposta commentata 2 Si consideri un triangolo rettangolo il cui cateto maggiore misura 3 cm. L'altezza del triangolo relativa all'ipotenusa misura 1 cm. Calcolare la lunghezza dell'ipotenusa. A B C D E Vai alla risposta commentata 3 I cateti di un triangolo rettangolo sono lunghi, rispettivamente, 303 e 404. Determinare la lunghezza dell'ipotenusa. A 505 B 707 C 507 D 705 E 575 Vai alla risposta commentata 4 Un triangolo isoscele che abbia due lati uguali a 2 cm e l'area uguale a 2 cm²: A è inscritto in un cerchio di raggio uguale a 2 cm B è anche equilatero C ha il terzo lato uguale a 1 cm D non può esistere E è anche rettangolo Vai alla risposta commentata 5 Quanto misura in cm la proiezione ortogonale su una retta r inclinata a 45° di un segmento lungo 2 cm, se il segmento ha un estremo su r? A B C D E 1/2 Vai alla risposta commentata 6 Si consideri un triangolo rettangolo isoscele con l'ipotenusa di lunghezza h cm e area di S cm². Quale tra le seguenti esprime la corretta relazione tra h ed S? A B C D E Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Triangoli (2): relazioni tra angoli: esercizi Torna alla teoria 1 Con riferimento alla figura sottostante, quanto vale l'angolo 4x? (Nota: gli angoli non sono stati disegnati in scala) A 45° B 88,8° C 106° D 102,86° E Nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 2 Quanto vale y – x? A 45° B 60° C 80° D 85° E 100° Vai alla risposta commentata 3 Quale delle seguenti affermazioni riguardo gli angoli della figura sottostante è corretta? A a=c+d–b B a=b+d–c C a=c–d+b D a=c–d–b E Nessuna delle risposte precedenti Vai alla risposta commentata 4 Con riferimento alla figura sottostante, se a = b = 60°, c = 110°, d = 100° ed e = 20°, quanto vale l'angolo x? (Nota: alcuni angoli non sono stati disegnati in scala) A 5° B 10° C 12° D 20° E 45° Vai alla risposta commentata 5 Quanti gradi è ampio l'angolo x? A 40° B 50° C 60° D 70° E 80° Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Triangoli (3): terne di numeri: esercizi Torna alla teoria Caso a. 1 Quale delle seguenti terne di numeri corrisponde ai lati di un triangolo? A 2, 3, 6 B 7, 14, 21 C 1, 2, 3 D 3, 4, 6 E 1, 5, 6 Vai alla risposta commentata 2 Quale delle seguenti terne di numeri corrisponde ai lati di un triangolo? A 2, 1, 4 B 4, 2, 7 C 3, 4, 7 D 2, 4, 8 E 11, 6, 16 Vai alla risposta commentata 3 Quali delle seguenti terne possono essere lati di un triangolo? A 5; 6; 7 B 3; 3; 6 C 2; 3; 9 D 4; 6; 11 E 5; 10; 15 Vai alla risposta commentata 4 Quale delle seguenti terne di numeri corrisponde ai lati di un triangolo? A 2, 3, 6 B 4, 6, 11 C 3, 4, 7 D 2, 4, 8 E 11, 12, 16 Vai alla risposta commentata Caso b. 1 Quale delle seguenti terne di numeri non soddisfa il teorema di Pitagora? A 12, 16, 20 B 6, 8, 10 C 25, 15, 20 D 3, 6, 9 E 3, 4, 5 Vai alla risposta commentata 2 Considerati tre segmenti di differente lunghezza: quale terna di numeri assicura la creazione di un triangolo rettangolo? A 3; 6; 9 B 1; 2; 3 C 3; 4; 5 D 2; 4; 6 E 1; 1,5; 3 Vai alla risposta commentata 3 Dati 3 segmenti di lunghezza 6 m, 8 m e 10 m, dire quale delle seguenti affermazioni è vera: A si può costruire un triangolo rettangolo B non si può costruire un triangolo C si può costruire un triangolo ottusangolo D non si può costruire un triangolo rettangolo E nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 4 Quale delle seguenti terne di numeri soddisfa il teorema di Pitagora? A 3, 4, 5 B 5, 7, 9 C 3, 9, 2 D 1, 4, 7 E 2, 4, 7 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Aree di figure piane: esercizi Torna alla teoria 1 Si calcoli l'area del parallelogramma in figura. A 120 √3 B 200 √3 C 344,5 D 125 √2 E Nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 2 Un'automobile viaggia per 3 km verso sud, poi per 9 km verso est e infine per 9 km nuovamente verso sud. Qual è la distanza in linea d'aria tra il punto di partenza e il punto d'arrivo? A 6 km B 7,5 km C 9 km D 15 km E 21 km Vai alla risposta commentata 3 Il rettangolo mostrato in figura ha area 35 e lati paralleli agli assi cartesiani. Calcolare a, b, c, d ed e. A a = 3, b = 9, c = 7, d = 9, e = 3 B a = 1, b = 9, c = 8, d = 8, e = 2 C a = 2, b = 9, c = 8, d = 9, e = 3 D a = –2, b = 11, c = 8, d = 6, e = 3 E a = 2, b = 11, c = 8, d = –6, e = 3 Vai alla risposta commentata 4 La somma dei perimetri di tre quadrati è pari a 192 cm. Sapendo che i lati dei quadrati sono rispettivamente proporzionali ai numeri 3, 4, 5, la somma delle loro aree sarà pari a centimetri quadrati: A 450 B 700 C 800 D 550 E 1024 Vai alla risposta commentata 5 Ogni lato di un quadrato misura 6 cm. Se un rettangolo è largo 3 cm e ha la stessa area del quadrato, quale sarà il suo perimetro? A 12 cm B 18 cm C 24 cm D 30 cm E 32 cm Vai alla risposta commentata 6 A B C D Calcolare l'area della zona colorata contenuta nel rettangolo in figura. 23 25 31 33 E 44 Vai alla risposta commentata 7 Qual è l'area di un rettangolo che ha i lati di 10–2 cm e di 10–4 m? A 10–2 cm² B 10–2 m² C 10–6 m² D 10–4 cm² E 10–4 dm² Vai alla risposta commentata 8 Calcolare l'area di una corona circolare avente i raggi r1 = 2 cm e r2 = 3 cm. A 2π/3 B 4π/5 C 3π D 5π E π Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Volumi di solidi: esercizi Torna alla teoria 1 Un cono ha il raggio 5 cm e superficie di 90π cm². Qual è la sua altezza? A 10 cm B 12 cm C 20 cm D 10π cm E Nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 2 Un cubo di legno di 60 cm di lato viene dipinto di verde. Successivamente lo si taglia in cubetti più piccoli, ognuno di 15 cm di lato. Quanti cubi sono verniciati di verde su una faccia? A 16 B 24 C 32 D 36 E 40 Vai alla risposta commentata 3 Si vuole rivestire un bidoncino con della plastica adesiva. Il bidone è alto 30 cm e ha un diametro di 40 cm. Quanta plastica sarà necessaria per rivestirlo completamente? A 2000 cm² B 2000π cm² C 2250π cm² D 2580π cm² E 3255 cm² Vai alla risposta commentata 4 Una vasca è lunga 10 m e larga 5 m. Se in un metro cubo si possono collocare 21,6 casse, quanto dovrà essere alta la vasca per contenere 4320 casse? A 1,25 m B 3,2 m C 4m D 4,8 m E 6,25 m Vai alla risposta commentata 5 Un parallelepipedo a base quadrata ha lo spigolo di base l = 30 cm, l'altezza h = 40 cm e presenta una cavità conica con la base inscritta in una base del parallelepipedo. Sapendo che il volume VTOT del solido è 30 000 cm³, determinare l'altezza del cono: A 8,48 B 25,46 C 24,56 D 20,66 E Nessuna delle precedenti Vai alla risposta commentata 6 Supponete di avere una scatola di 5 × 5 × 5 cm (ovvero 125 centimetri cubi di capacità). All'interno della scatola vi è poggiato un cuscinetto a sfera d'acciaio di 25 centimetri cubi. Vicino alla scatola è posto un secchio di 5 litri pieno di mercurio. Quanti centimetri cubi di mercurio dovete versare nella scatola per sommergere completamente il cuscinetto a sfera? A 50 B 60 C 75 D 100 E È impossibile sommergere completamente il cuscinetto a sfera Vai alla risposta commentata 7 Il liquido che riempie una sfera di raggio K viene travasato in cilindri aventi diametro di base K e altezza K. Qual è il numero minimo di cilindri che occorrono per compiere questa operazione? A 4 B 5 C 6 D 3 E 9 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Media: esercizi Torna alla teoria 1 Calcolare la media dei seguenti numeri: 97, 80, 37, 37, 99, 37, 80, 37. A 80 B 55 C 63 D 65 E 37 Vai alla risposta commentata 2 Calcolare la media dei seguenti numeri: 39, 39, 87, 70, 39, 70, 2, 50. A 50,5 B 49,5 C 50 D 51 E 49 Vai alla risposta commentata 3 Calcolare la media dei numeri (–4) e 3: A –5 B 2 C –0,5 D 0,5 E 1 Vai alla risposta commentata 4 Calcolare la media dei numeri – 2 e 2: A –4 B 0 C 1 D 4 E 2 Vai alla risposta commentata 5 56 è la media aritmetica tra 24 e ... A 56 B 88 C 98 D 89 E 68 Vai alla risposta commentata 6 Uno studente universitario, dopo aver superato due esami, ha la media di 24. Nell'esame successivo lo studente prende 21. Qual è la sua media dopo il terzo esame? A 22 B 22,5 C 23 D 23,5 E 24 Vai alla risposta commentata 7 Uno studente ha avuto 5 e mezzo ai primi due compiti. Quale voto dovrà raggiungere al terzo compito per ottenere la media del 6? A 7 B 5 e mezzo C 6 D 6 e mezzo E Non ce la può fare Vai alla risposta commentata 8 La media geometrica di 2 e 3 è: A 1/6 B 1/2 C 1/3 D 61/2 E 6 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Moda e mediana: esercizi Torna alla teoria Moda 1 Calcolare la moda dei seguenti numeri: 81, 13, 84, 23, 59, 23, 92, 23, 33, 57, 81, 84, 57. A 57 B 3 C 92 D 59 E 23 Vai alla risposta commentata 2 Calcolare la moda dei seguenti numeri: 1, 1, 1, 1, 1, 1, 1, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 2, 3, 3, 3, 3, 3, 3. A 2 B 3 C 1 D 2,5 E 3,5 Vai alla risposta commentata 3 Calcolare la moda dei seguenti numeri: 104, 44, 34, 74, 44, 34, 84, 34, 64, 54, 94. A 74 B 84 C 64 D 34 E 44 Vai alla risposta commentata Mediana 1 Calcolare la mediana dei numeri 24, 15, 77, 86, 60, 15, 63. A 86 B 77 C 60 D 15 E 63 Vai alla risposta commentata 2 Ordinare in modo crescente e calcolare la mediana dei numeri 52, 68, 17, 33, 33, 89, 72. A 33 B 33,5 C 56,5 D 52 E 56 Vai alla risposta commentata 3 Calcolare la mediana dei seguenti numeri: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10. A 5 B 4,5 C 6 D 5,5 E 6,5 Vai alla risposta commentata 4 Calcolare la mediana dei numeri 44, 34, 74, 44, 34, 84, 34, 64. A 42 B 45 C 43,5 D 44,5 E 44 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Percentuale: esercizi Torna alla teoria Caso a. 1 In una classe ci sono 30 tavoli, se ne comprano altri 9. Quale percentuale è stata aggiunta? A 43% B 30% C 32,5% D 25% E 130% Vai alla risposta commentata 2 Se si hanno 70 uova e se ne vendono 14, che percentuale è rimasta invenduta? A 80% B 30% C 60% D 15% E 20% Vai alla risposta commentata 3 Se si hanno 450 kg di patate, e se ne vendono 81 kg, qual è la percentuale delle patate vendute? A 28% B 18% C 20% D 10% E 15% Vai alla risposta commentata 4 In un edificio ci sono 30 scrivanie. Se ne comprano altre 15. Che percentuale si è aggiunta? A 150% B 10% C 25% D 30% E 50% Vai alla risposta commentata Caso b. 1 Se un operaio trascorre il 50% delle sue 36 ore settimanali a confezionare pacchi, quante ore impiega a confezionare pacchi in una settimana? A 9 B 18 C 27 D 15 E Nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 2 Nel 2003 un professionista ha versato come imposte il 30% del suo reddito lordo. Gli rimane un reddito netto di 42 000 euro. Quanto ha versato di imposte? A 30 000 euro B 1 500 euro C 12 340 euro D 18 000 euro E 3 000 euro Vai alla risposta commentata Caso c. 1 Degli iscritti a un corso di judo 45 sono principianti e il 40% sono esperti. Quanti sono in tutto gli iscritti? A 180 B 90 C 75 D 120 E 85 Vai alla risposta commentata 2 Il titolare di una azienda aveva un garage nel quale non entravano 8 dei suoi camion. Lo fece quindi allargare del 50% e quindi non solo poté metterci gli 8 camion, ma gli rimase spazio per altri 8. Quanti camion aveva in tutto il suddetto titolare? A 20 B 24 C 32 D 40 E 48 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Calcolo combinatorio: esercizi Torna alla teoria 1. Combinazioni 1 In quanti modi si possono disporre 6 rose di colore diverso due per ogni vaso? A 10 B 6 C 5 D 15 E 20 Vai alla risposta commentata 2 Durante un brindisi fra sei amici, ognuno incrocia il proprio calice una sola volta con tutti gli altri. Quanti tintinnii si ascoltano: A 30 B 36 C 15 D 18 E 100 Vai alla risposta commentata 3 A una riunione d'affari si incontrano 15 manager. Ognuno di loro saluta ciascuno degli altri partecipanti con una stretta di mano. Quante strette di mano ci sono state in totale? A 30 B 225 C 210 D 15 E 105 Vai alla risposta commentata 2. Permutazioni 1 In quante diverse maniere si possono disporre le prime 5 lettere dell'alfabeto? A 15 B 50 C 75 D 120 E 240 Vai alla risposta commentata 2 Un fattorino deve consegnare 7 pacchi a 7 indirizzi; fra quanti percorsi può scegliere? A 720 B 840 C 4900 D 3750 E 5040 Vai alla risposta commentata 3 Aldo, Bruno, Carlo, Dario, Eva e Fabio vanno in treno e trovano uno scompartimento a 6 posti libero. Dato che Eva e Fabio vogliono stare vicino al finestrino, quanti modi diversi hanno i sei amici di occupare i posti nello scompartimento? A 10 B 48 C 240 D 8 E 4 Vai alla risposta commentata 3. Disposizioni 1 Quanti numeri di 3 cifre diverse si possono formare utilizzando i numeri 1, 2, 3, 4, 5? A 30 B 40 C 60 D 90 E 120 Vai alla risposta commentata 2 In una saletta ci sono 5 sedie per assistere a un concerto. Le persone presenti sono 7. In quanti modi si possono sedere sulle sedie? A 350 B 2520 C 1260 D 6300 E 5040 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Probabilità (1): esercizi Torna alla teoria 1 Quale è la probabilità di estrarre una carta J, Q oppure K di colore rosso da un mazzo di carte da poker? A 1/15 B 2/25 C 3/26 D 1/10 E 2/27 Vai alla risposta commentata 2 Considerando l'alfabeto italiano (21 lettere), qual è la probabilità di estrarre una vocale? A 1/21 B 4/21 C 6/21 D 5/21 E 3/21 Vai alla risposta commentata 3 In un mazzo di carte napoletane (40 carte, 4 semi, 3 figure per ogni seme), la probabilità di estrarre una carta che non sia un numero è: A 2/3 B 4/40 C 7/40 D 3/10 E 4/10 Vai alla risposta commentata 4 In un mazzo di carte da poker, la probabilità di estrarre una figura è: A 6/51 B 3/13 C 1/13 D 3/52 E 2/13 Vai alla risposta commentata 5 In un mazzo di carte da poker qual è la possibilità di estrarre un asso? A 1/13 B 3/52 C 2/13 D 2/52 E 1/14 Vai alla risposta commentata 6 In un mazzo di carte napoletane (40 carte, 4 semi) qual è la probabilità di estrarre una carta di bastoni? A 20% B 25% C 50% D 100% E 75% Vai alla risposta commentata 7 Due dadi vengono lanciati contemporaneamente; qual è la probabilità di ottenere un punteggio pari? A 55% B 75% C 100% D 50% E 25% Vai alla risposta commentata 8 In una ciotola vi sono 4 palline, due rosse e due bianche. Qual è la probabilità di trovare una pallina rossa al primo colpo? A 66,7% B 20% C 50% D 25% E 75% Vai alla risposta commentata 9 Si lanciano due dadi (uno verde, l'altro rosso) non truccati. Quale è la probabilità che il punteggio totale sia 2? A 0 B 1/36 C 2/36 D 5/36 E 7/36 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Probabilità (2): eventi compatibili e incompatibili: esercizi Torna alla teoria 1 Una scatola contiene le lettere A, B, C, D, E. Se si estraggono due lettere, quale è la probabilità che una delle due sia B? A 1/3 B 1/5 C 2/5 D 1/4 E 1/10 Vai alla risposta commentata 2 In una busta sono contenuti fogli di vari colori: 7 azzurri, 5 rossi, 12 gialli e 6 verdi. Qual è la probabilità di estrarre un foglio rosso o verde? A 19/30 B 11/30 C 1/30 D 29/30 E 1/3 Vai alla risposta commentata 3 Qual è la probabilità che nel lancio di un dado esca un numero dispari oppure che esca il numero 2? A 1/6 B 1/2 C 0,25 D 2/3 E 3/4 Vai alla risposta commentata 4 In un mazzo di 40 carte napoletane, qual è la probabilità di estrarre un onore, cioè un asso o una figura? A 40% B 50% C 36% D 30% E 48% Vai alla risposta commentata 5 Qual è la probabilità di estrarre da un mazzo di 52 carte una carta che sia un cinque o una carta di quadri? A 4/52 B 2/13 C 7/52 D 13/52 E 4/13 Vai alla risposta commentata 6 Lanciando un dado qual è la probabilità che esca un numero maggiore di 3 o un numero dispari? A 2/3 B 5/6 C 1/2 D 1/3 E 1/4 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Probabilità (3): eventi dipendenti e indipendenti: esercizi Torna alla teoria 1 Qual è la probabilità che estraendo due carte da un mazzo da poker, una alla volta e senza reinserimento, escano 2 assi? A 3/52 B 1/169 C 1/13 D 1/17 E 1/221 Vai alla risposta commentata 2 In un mazzo di carte napoletane (40 carte – 4 semi) qual è la probabilità di estrarre due re senza riporre la carta nel mazzo? A 1/4 B 1/12 C 3/130 D 1/130 E 2/130 Vai alla risposta commentata 3 Un'urna contiene 10 palline delle quali 4 rosse e 6 nere. Tra le 10 palline ne vengono estratte 3 a caso. Qual è la probabilità di estrarre 3 palline rosse senza riporle nuovamente nell'urna? A 1/30 B 1/60 C 2/30 D 2/40 E 1/10 Vai alla risposta commentata 4 Qual è la probabilità che lanciando due dadi contemporaneamente escano due numeri dispari? A 62,5% B 100% C 50% D 75% E 25% Vai alla risposta commentata 5 Una scatola contiene 4 carte, delle quali 3 con la lettera A e l'altra con la B. Un'altra scatola contiene tre carte (2 rosse, 1 verde). Se si estrae una carta dalla prima scatola e una carta dalla seconda, qual è la probabilità che si ottenga la combinazione A-rosso? A 1/2 B 1/3 C 1/12 D 1/6 E 1/8 Vai alla risposta commentata 6 In un'urna ci sono 5 biglie rosse e 7 biglie gialle. Se si estraggono a caso due biglie, senza reinserirle qual è la probabilità che la prima sia rossa e la seconda gialla? A 35/144 B 30/135 C 35/132 D 30/144 E 28/132 Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Indici di variabilità: esercizi Torna alla teoria 1 La seguente tabella riporta 12 temperature: 21 23 24 31 19 15 10 41 44 17 22 25 Quanto vale il campo di variazione? A 32 B 33 C 34 D 36 E 54 Vai alla risposta commentata 2 Dato il campione (2, 5, 8), si calcoli la sua varianza: A 4 B 5 C 5,5 D 6 E 6,5 Vai alla risposta commentata 3 Dati i campioni A (2, 5, 8) e B (2, 3, 6, 8), si calcolino media e varianza di A e B: A 5; 4,75; 6; 5,69 B 5; 2,33; 6; 12 C 4,90; 0,15; 6; 5,69 D 6,5; 4,75; 5,69; 12 E 4,86; 6; 5,69; 12 Vai alla risposta commentata 4 Dati i campioni A (2, 5, 8) e B (2, 3, 6, 8), si calcolino media e varianza di A e B congiunti: A 6; 5,33 B 4,76; 5,85 C 5; 4,75 D 5,45; 0.75 E 4,86; 5,84 Vai alla risposta commentata 5 In una distribuzione tutti i dati sono uguali: allora lo scarto quadratico medio vale: A 1 B –1 C 0 D 100% E non si può determinare Vai alla risposta commentata 6 Una distribuzione ha scarto quadratico medio pari a 2,92. Quanto vale la sua varianza? A Si può calcolare ma in assenza di altre informazioni sulla distribuzione potremmo ottenere un risultato non significativo B 8,53 C 1,71 D 0,34 E Non si può calcolare poiché non conosciamo i dati della distribuzione Vai alla risposta commentata 7 Considerando i numeri 2, 3, 6, 8, 10, si estraggano tutti i possibili campioni di ampiezza 2 senza ripetizione e si calcolino media e scarto quadratico medio della distribuzione della media campionaria: A 5,8; 2,12 B 5,8; 1,83 C 6,1; 1,88 D 6,3; 1,91 E nessuna delle precedenti risposte è corretta Vai alla risposta commentata 8 Una fabbrica di lampadine produce un modello che ha durata media di 1250 ore, con scarto quadratico medio di 100 ore. Si calcoli la dispersione relativa: A 7% B 8% C 10% D 12% E 26% Vai alla risposta commentata Torna alla teoria Insiemi: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. L'intersezione di due insiemi contiene solo gli elementi comuni ai due insiemi; la D è sbagliata perché manca il 4; la C è sbagliata perché include il 3 che non è presente nell'insieme B; la A non è corretta perché l'unione esclude il 4 e il 5. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Per la proprietà distributiva degli insiemi: A ∩ (B ⋃ C) = (A ∩ B) ⋃ (A ∩ C). 3 Torna alla domanda Risposta: E. L'espressione equivale infatti all'insieme A. Svolgendo le operazioni si ha: A ∩ (A ⋃ B) = A → A ⋃ (A ∩ C) = A. 4 Torna alla domanda Risposta: A. A ∩ B = ∅ in quanto non c'è alcun elemento appartenente sia ad A sia a B, per cui l'intersezione dei due insiemi è l'insieme vuoto. 5 Torna alla domanda Risposta: E. L'insieme contiene tutti gli elementi di A e di B presi una sola volta. L'opzione A è errata poiché vi è la ripetizione dell'elemento 9. L'opzione B è errata perché l'unione di due insiemi non vuoti non può essere l'insieme vuoto, così come non può coincidere con uno dei due insiemi. 6 Torna alla domanda Risposta: C. L'intersezione di due insiemi è costituito dagli elementi contenuti in entrambi gli insiemi. A ∩ B = {t, h}. Torna alla teoria Numeri e operazioni di base: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Il valore assoluto di un numero è pari al numero stesso privato del suo segno. Il valore assoluto di –9 (che è un numero relativo negativo) è dunque uguale a 9. 2 Torna alla domanda Risposta: B. +7 – 2 – 4 + 3 – 4 = 0. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Vediamo come si comportano somma e prodotto di due numeri se questi sono pari o dispari: • se due numeri sono entrambi pari, la loro somma è pari e il loro prodotto anche; • se due numeri sono entrambi dispari, la loro somma è pari e il loro prodotto è dispari; • se un numero è pari e l'altro dispari, la loro somma è dispari e il loro prodotto è pari. Esaminiamo le prime 4 affermazioni: se la somma dei due numeri è pari, i numeri sono entrambi pari o entrambi dispari, quindi il prodotto può essere sia pari sia dispari; le affermazioni A e B non sono dunque sempre verificate; se la somma dei due numeri è dispari, i numeri sono uno pari e l'altro dispari, quindi il prodotto è sempre dispari; l'affermazione C è dunque sempre verificata, mentre la D non è corretta. 4 Torna alla domanda Risposta: D. In una moltiplicazione tra potenze con la stessa base, per calcolare il risultato si sommano gli esponenti mantenendo la base invariata: 3 · 3² · 34 = 31+2+4 = 37 = 2187. 5 Torna alla domanda Risposta: C. Essendo una divisione tra potenze con la stessa base, per calcolare il risultato si sottraggono gli esponenti, mentre la base rimane invariata: 45–2 = 4³ = 64. 6 Torna alla domanda Risposta: E. Per le proprietà delle potenze, il risultato si ottiene moltiplicando tra loro gli esponenti: 52 · 7 = 514. 7 Torna alla domanda Risposta: B. Trovare la decima parte significa dividere il numero per 10; 1014/10 = 1014–1 = 1013. 8 Torna alla domanda Risposta: E. Applicando la proprietà distributiva della moltiplicazione e le proprietà delle potenze si ottiene: 34 + 3³ = 33+1 + 3³ = 3 · 3³ + 3³ = 3³(3 + 1). 9 Torna alla domanda Risposta: E. Applicando la proprietà distributiva della moltiplicazione e le proprietà delle potenze si ottiene: 3n+1 – 3n = 3n · 3 – 3n = 3n(3 – 1) = 2 · 3n. 10 Torna alla domanda Risposta: A. Trovare la metà di un numero significa dividerlo per 2; 214/2 = 213. 11 Torna alla domanda Risposta: D. Per ogni opzione riscriviamo il primo termine utilizzando le proprietà delle potenze. A: ; B: ; C: ; D: E: ; . 12 Torna alla domanda Risposta: A. La somma dei cubi dei numeri dati è 8 + 27 + 1 + 64 = 100. Torna alla teoria Criteri di divisibilità: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. I numeri: 23, 7 e 17 sono tutti numeri primi poiché divisibili solo per 1 o per se stessi. Il numero 49 invece è un numero composto, infatti ha come divisori 1, 7 e 49. 2 Torna alla domanda Risposta: D. 103 è un numero primo, quindi appartiene all'insieme P dei numeri primi. Il numero 1 non è un numero primo, quindi la A è falsa. 3 Torna alla domanda Risposta: D. I multipli di 3 sono 1000/3 = 333,3 (ma dobbiamo considerare solo la parte intera della divisione, cioè 333), quelli di 5 sono 1000/5 = 200, quelli di entrambi, ovvero i multipli di 15, sono 1000/15 = 66 e infine quelli di 3 oppure di 5 sono tutti quelli di 3 più quelli di 5, con l'accortezza di sottrarre quelli di 15 per non contarli due volte, sono 333 + 200 – 66 = 467. 4 Torna alla domanda Risposta: D. 1 non è primo per cui la risposta A è giusta. 25 non è primo in quanto è 5², l'opzione B è giusta. 5 è primo, per cui C è giusta. 6 non è un numero primo, è 2 · 3, quindi non appartiene a P, pertanto D è sbagliata ed è quindi la risposta corretta. 17 è primo per cui l'opzione E è giusta. 5 Torna alla domanda Risposta: D. Sapendo che 30 è divisibile per 5 (poiché termina con uno 0), possiamo scrivere 30 = 5 · 6; il procedimento non è ancora ultimato perché mentre 5 è numero primo, non lo è 6, che è scomponibile in 2 · 3. Quindi 30 scomposto in fattori primi risulta: 5 · 3 · 2. 6 Torna alla domanda Risposta: C. L'insieme A è formato dagli elementi {1, 2, 3, 5, 6, 10, 15, 30}; di questi, i multipli di 5 sono quattro elementi: {5, 10, 15, 30}. Torna alla teoria Massimo comun divisore e minimo comune multiplo: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Riducendo i numeri in fattori primi si ottiene: 105 = 3 · 5 · 7; 21 = 3 · 7; 63 = 3 · 3 · 7. Il massimo comun divisore dei tre numeri è dunque: 3 · 7 = 21. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Il minimo comune multiplo tra 12, 5, 6 e 4 è in effetti il minimo comune multiplo tra 12 e 5 dato che 12 è multiplo sia di 6 sia di 4; il m.c.m. è quindi uguale a 60. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Riducendo i numeri in fattori primi si ottiene: 12 = 2² · 3; 15 = 3 · 5; 8 = 2³. Il minimo comune multiplo dei tre numeri è dunque: 2³ · 3 · 5 = 120. 4 Torna alla domanda Risposta: A. Scomponiamo prima i numeri in fattori primi: 42 = 2 · 3 · 7; 75 = 3 · 5²; 140 = 2² · 5 · 7. Calcoliamo il minimo comune multiplo moltiplicando tutti i fattori che compaiono, presi una volta sola con l'esponente maggiore: m.c.m. = 2² · 3 · 5² · 7 = 2100. 5 Torna alla domanda Risposta: E. Scomponendo i due numeri si ha: 169 = 13²; 145= 5 · 29. I due numeri non hanno fattori comuni, quindi M.C.D. = 1. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Scomponiamo i numeri dati in fattori primi: 2 = 2; 10 = 2 · 5; 12 = 2² · 3; 24 = 2³ · 3, dunque m.c.m. = 2³ · 3 · 5 = 120 e M.C.D. = 2 7 Torna alla domanda Risposta: B. Dato che 144 = 3² · 24 e 255 = 3² · 5², il M.C.D. è il fattore comune 3² = 9. 8 Torna alla domanda Risposta: A. Si scompongono i due numeri in fattori primi: 169 = 13² e 39 = 3 · 13. Il fattore primo comune con il minimo esponente è 13. Torna alla teoria Frazioni: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Unica risposta corretta è la D. Infatti la frazione 8/10 ridotta ai minimi termini dividendo numeratore e denominatore per 2 diventa: 4/5. Si può anche osservare che 5/4 è il reciproco di 4/5; inoltre dividendo 4 : 5 = 0, 8, per cui si scarta B, C che è uguale a 0, 4. Rimane D che è proprio uguale a 0,8. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Per ridurre ai minimi termini la frazione 36/108 bisogna rendere 36 e 108 primi tra loro. 36 = 2² · 3²; 108 = 2² · 3³. Dividendo numeratore e denominatore per (2² · 3²) si ottiene 1/3. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Per eseguire i calcoli di devono ridurre le frazioni al minimo comun denominatore. m.c.d. (5, 7, 9) = 315 Dunque 1/3 + 1/5 + 1/7 + 1/9 = (105 + 63 + 45 + 35)/315 = 248/315. 4 Torna alla domanda Risposta: D. 1/a + 1/b + 1/ab = (b + a + 1)/ab. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Sono tutti numeri negativi, quindi si ordinano in maniera decrescente da quello con valore assoluto minore a quello con valore assoluto maggiore. 6 Torna alla domanda Risposta: D. Applicando la definizione di potenza con esponente negativo si ha: . 7 Torna alla domanda Risposta: C. La base è negativa, ma l'esponente è pari, per cui si possono scartare le opzioni che presentano un numero negativo: B, D, E. Applicando la definizione (–3/2)–2 = –2²/3² = 4/9. 8 Torna alla domanda Risposta: C. Poiché: 1/2 > 1/3, elevando allo stesso esponente (intero e positivo) le due quantità, non cambia la relazione d'ordine. Se x > y, allora xn > yn (con n intero e positivo). Quindi: a > b. 9 Torna alla domanda Risposta: C. a–n = 1/(a)n. Quindi: (1 + x)–n = 1/(1 + x)n. 10 Torna alla domanda Risposta: C. Il numero è decimale finito, la frazione generatrice ha come numeratore il numero privato della virgola (66 667) e al denominatore 1 seguito da 5 zeri quante sono le cifre decimali 66 667/100 000. 11 Torna alla domanda Risposta: C. ; escludere le opzioni D perché Si possono ed E in quanto . Calcoliamo il valore delle due frazioni. ; . Pertanto la risposta corretta è C, che ha un numero con solo due cifre decimali . Torna alla teoria Radicali: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Infatti 3 Torna alla domanda Risposta: B. Per la definizione di prodotto tra radicali: 4 Torna alla domanda Risposta: D. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Si può leggere l'uguaglianza relativa alla moltiplicazione da destra a sinistra, perciò la radice quadrata del prodotto può essere scomposta nel prodotto delle radici quadrate: 6 Torna alla domanda Risposta: D. Si può leggere l'uguaglianza relativa alla moltiplicazione da destra a sinistra, perciò la radice quadrata del prodotto può essere scomposta nel prodotto delle radici quadrate: 7 Torna alla domanda Risposta: D. Non è possibile sommare direttamente i due radicali (non è vero che ); si possono però scomporre i radicandi e mettere in evidenza il termine √2: 8 Torna alla domanda Risposta: C. Moltiplicando numeratore e denominatore per si ottiene: 9 Torna alla domanda Risposta: C. La radice cubica di un numero reale positivo < 1 sarà sempre un numero compreso tra 0 e 1, inferiore al valore di partenza. Per esempio (1/2)³ = 1/8 → 1/2 > 1/8 10 Torna alla domanda Risposta: C. Esprimiamo la radice come potenza L'espressione diventa: . 11 Torna alla domanda Risposta: C. Nell'esponente frazionario 3/2, il 3 è la potenza del radicando e il 2 è l'indice della radice, che in quanto quadrata si sottintende. Torna alla teoria Logaritmi: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Eseguendo i calcoli, risulta: a = log39 = 2; b = log101000 = 3; c = log381 = 4; d = log232 = 5. Di conseguenza l'ordine esatto è a, c, b, d. 2 Torna alla domanda Risposta: A. ax = b → logab = x, da cui 3a = 21 → log321 = a 3 Torna alla domanda Risposta: E. Calcoliamo log101/1000 = log10(10–3) = –3log1010 = –3. Il logaritmo di un numero negativo non esiste. 4 Torna alla domanda Risposta: C. Riscrivendo gli argomenti dei logaritmi come potenze delle basi e applicando le proprietà dei logaritmi si ottiene: log749 + log7(1/7) – 3 = log7(7²) + log7(7–1) – 3 = 2 log7(7) – log7(7) – 3 = 2 – 1 – 3 = –2. 5 Torna alla domanda Risposta: A. Riscrivendo le due espressioni utilizzando le proprietà dei logaritmi e dei radicali si ottiene a = 2log232 = 2log225 = 10log22 = 10 Da cui a = b. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Per le proprietà dei logaritmi: il logaritmo di un numero elevato a un esponente è uguale al prodotto dell'esponente per il logaritmo del numero. Quindi: 2log((1 + x)3/2) = (2 · 3/2) · log(1 + x) = 3log(1 + x). 7 Torna alla domanda Risposta: B. Per le proprietà dei logaritmi: il logaritmo del prodotto di due numeri è uguale alla somma dei logaritmi dei due numeri: log(xy) = logx + logy; il logaritmo di un numero elevato a un esponente è uguale al prodotto dell'esponente per il logaritmo del numero: log(xn) = nlogx. Quindi: log10 16xyz = log10 24 + log10 x + log10 y + log10 z = 4 log10 2 + log10 x + log10 y + log10 z Torna alla teoria Proporzioni e proporzionalità diretta e inversa: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Poiché il prodotto degli estremi è uguale a quello dei medi si ha: 2x = 11 · 16 → x = (11 · 16)/2 → x = 88. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Per le proprietà delle proporzioni: il prodotto dei medi è pari a quello degli estremi. Quindi: x² = 81 → x = ± 9. 3 Torna alla domanda Risposta: A. Applichiamo la seguente proporzione: 30 : 27 = 110 : x. Per la proprietà delle proporzioni, il prodotto dei medi è uguale al prodotto degli estremi, dunque: 30x = 2970 → x = 99. 4 Torna alla domanda Risposta: D. ay = b/a → y = b/a². 5 Torna alla domanda Risposta: A. Poiché due variabili si definiscono direttamente proporzionali se è costante il loro rapporto, ossia se y/x = k. Svolgendo i calcoli si ottiene: xy = ky(hy) → xy = khy² → x = khy → x/y = kh. 6 Torna alla domanda Risposta: B. Quella data è la definizione di grandezze direttamente proporzionali. 7 Torna alla domanda Risposta: B. Quella data è la definizione di grandezze inversamente proporzionali. 8 Torna alla domanda Risposta: C. La costante di proporzionalità inversa k che lega gli insiemi X e Y si determina calcolando il prodotto fra i corrispondenti numeri dei due insiemi: k = 2 · 12 = 4 · 6 = 3 · 8 = 24 · 1 = 24. Torna alla teoria Progressioni aritmetiche e geometriche: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. La successione di numeri è una progressione aritmetica finita. La ragione della progressione è uguale a 1, per cui a1 = 1 e a100 = 100. Applicando la proprietà per cui la somma è uguale a: S = n · (a1 + an/2); sostituendo i valori numerici si ha: S = 100 · (1+100 / 2) = 5050. 2 Torna alla domanda Risposta: D. La successione di numeri è una progressione aritmetica finita. La ragione della progressione è uguale a 1, per cui a1 = 1 e a200 = 200. Applicando la proprietà per cui la somma è uguale a: S = n · (a1 + an) / 2; sostituendo i valori numerici si ha: S = 200 · (1+200) / 2 = 20 100. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Per determinare il termine a4, si ricorre alla formula: an = a1 + (n – 1) d. Sostituendo i dati n = 4, d = 4, a1 = 3, si ottiene a4 = 3 + (4 – 1) · 4 = 15. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Il termine n-esimo della progressione aritmetica è uguale a: an = a1 + (n – 1) d, da cui si può ricavare n = (an – a1)/d + 1. Sostituendo i dati si ha: n = (3+9)/3+1 = 5. 5 Torna alla domanda Risposta: A. La successione di potenze è una progressione geometrica, perché il rapporto fra due potenze successive è costante an/an–1 = a, per qualsiasi valore di a e di n, e la ragione è proprio uguale alla base della potenza. Poiché q = 3, a1 = 30 = 1, n = 7, sostituendo i valori nella formula si ottiene: 6 Torna alla domanda Risposta: C. La somma dei termini di una progressione geometrica è data da: S = a1 · (1 – qn)/(1 – q). Sappiamo che a1 = 2, q = 4 ed n = 5. Sostituendo i valori numerici si ottiene: 7 Torna alla domanda Risposta: B. Dati i termini as e ar con s > r, la loro relazione è: as = ar · qs–r, da cui Sostituendo i dati si ha: Torna alla teoria . Sappiamo che a8 = –4, a2 = –1/2, s = 8, r = 2. Monomi: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Il grado di un monomio è la somma degli esponenti delle lettere che vi compaiono. In questo caso 3 + 1 = 4. Il monomio è di grado 4. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Il prodotto dei coefficienti è: (–2) · (–5) = 10. Il prodotto della parte letterale è uguale a: x4 · x³y = (x4 · x³)y = x7y. 3 Torna alla domanda Risposta: D. Calcoliamo il prodotto dei tre monomi, moltiplicando fra loro i coefficienti, con i relativi segni, e la parte letterale: (3xy)(–4x)(–2xy²) = 3 · (–4) · (–2) · xy · x · xy² = 24x³y³. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Il quadrato di un numero positivo è sempre positivo, per cui si scartano le opzioni A e B. Considerando il quadrato del coefficiente, si ha che (–5)² = 25: scarto l'ipotesi E. Il prodotto degli esponenti della x è uguale a 1 · 2 = 2. Per cui si scarta l'ipotesi C. La risposta corretta è D. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Il quoziente fra due numeri negativi è un numero positivo. Eseguendo la divisione si ha: (–10a5b³)/(–5a³b²) = –10 · (–1/5) · a5–3 · b3–2 = 2a²b. 6 Torna alla domanda Risposta: C. Eseguendo i calcoli si ha 2x + (4 – 6x) = 2x + 4 – 6x = 4 – 4x = 4(1 – x). 7 Torna alla domanda Risposta: C. Poiché è possibile eseguire le operazioni di addizione e sottrazione solo con monomi simili, solo monomi simili sono semplificabili. I monomi simili nell'espressione sono 3r e 2r; –5pq e 7pq. L'espressione semplificata è uguale a 5r + 2pq. 8 Torna alla domanda Risposta: D. Analizziamo i coefficienti: sono tutti numeri interi. Calcoliamo allora il M.C.D. dei coefficienti presi con il segno positivo: M.C.D. (8, 4, 12) = 4. Consideriamo la parte letterale: a4b²c; a³b³; a²b²c²; le lettere comuni a tutti e tre i monomi sono a e b: • a è comune a tutti e tre i monomi con esponente minimo uguale a 2: a² è il fattore comune. • b è comune a tutti e tre i monomi con esponente minimo uguale a 2: b² è il fattore comune. Pertanto il M.C.D. è 4a²b². 9 Torna alla domanda Risposta: B. Analizziamo i coefficienti: non sono tutti numeri interi. Il coefficiente comune è quindi uguale a 1. Consideriamo la parte letterale: x²y, x²y², x³yz; le lettere comuni e non comuni a tutti e tre i monomi sono x, y e z: • l'esponente massimo di x è 3: x³ è il m.c.m. • l'esponente massimo di y è 2: y² è il m.c.m. • l'esponente massimo di z è 1. Pertanto il m.c.m è: x³y²z. Torna alla teoria Polinomi (1): addizione e moltiplicazione: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Il monomio di grado maggiore è 6x²y4z³, che è di nono grado in quanto la somma degli esponenti della parte letterale è: 2 + 4 + 3 = 9. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Sommando tra loro i monomi simili si ottiene il risultato b² + 3b + 5. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Scrivendo il primo polinomio più l'opposto del secondo si ottiene: x² – 9x + 2 – x² + 4x. Sommando i termini simili si ha: –5x + 2. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Svolgendo i calcoli si ottiene: 2ab(7a²) + 2ab(–2b) + 2ab (– ab) = = 14a³b – 4ab² – 2a²b². 5 Torna alla domanda Risposta: B. Svolgendo i calcoli si ricava: 4a² – a²b + 4b – b² – 12 + 3b. Riducendo i termini simili si ha: 4a² – a²b + 7b – b² – 12. Torna alla teoria Polinomi (2): prodotti notevoli: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. I due binomi rappresentano la somma e la differenza di due monomi. Si tratta perciò di un prodotto notevole, che è uguale alla differenza fra il quadrato del primo termine e il quadrato del secondo: (2ax)² – (3)³ = 4a²x² – 9. 2 Torna alla domanda Risposta: E. Si tratta del quadrato di un binomio i cui termini sono a e –2b. In C è errato il doppio prodotto e il quadrato di b, in D è sbagliato il quadrato di b. 3 Torna alla domanda Risposta: D. L'espressione rappresenta il quadrato di un binomio che sviluppato diventa: a² – 2ab + b². La risposta C è sbagliata perché il doppio prodotto è riportato con segno positivo: 2 · (a) · (–b) = –2ab. 4 Torna alla domanda Risposta: D. La formula del quadrato di binomio prevede il doppio prodotto dei monomi. Pertanto A, B, E sono risposte sbagliate. Inoltre il binomio è una differenza fra monomi, per cui il doppio prodotto è negativo, mentre C ha il doppio prodotto positivo. 5 Torna alla domanda Risposta: E. L'espressione rappresenta un prodotto notevole, in particolare il quadrato di un trinomio che prevede il quadrato dei tre termini più i doppi prodotti. Si eliminano così le risposte A, B e C. Nel trinomio di partenza un monomio ha segno negativo (–c), per cui devono essere presenti doppi prodotti con segno negativo. Si scarta perciò anche la risposta D, in cui sono tutti postivi. 6 Torna alla domanda Risposta: E. Il cubo di un binomio rappresenta uno dei prodotti notevoli: se il binomio rappresenta la differenza di due monomi si ha: (x – y)³ = x³ – 3x²y + 3xy² – y³. Nella risposta D non sono corretti i segni dei monomi. Torna alla teoria Problemi risolubili con i prodotti notevoli: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Calcoliamo la somma dei quadrati (–a)² + (–b)² = a² + b². Determiniamo il quadrato della somma (–a – b)² = a² + b² + 2ab. Confrontando i due risultati si ha a² + b² < a² + b² + 2ab. 2 Torna alla domanda Risposta: D. La somma dei quadrati è (a)² + (–b)² = a² + b². Il quadrato della somma è: (a – b)² = a² – 2ab + b². In questo caso alla somma dei quadrati si sottrae il doppio prodotto per cui a² + b² > a² + b² – 2ab. 3 Torna alla domanda Risposta: A. Possiamo escludere la risposta B, perché la somma di due cubi è diversa dal cubo della somma. Allo stesso modo possiamo escludere C, perche . In D la somma è sbagliata perché 1/a + 1/b = (a + b)/ab. La E è sbagliata perché non è stato moltiplicato b per 2. Verifichiamo la risposta A. Sviluppiamo il secondo termine dell'uguaglianza: 2ab + (a – b)² = 2ab + a² – 2ab + b² = a² + b². 4 Torna alla domanda Risposta: A. Se ab > 0 allora a e b sono entrambi positivi o negativi. Si possono scartare le opzioni C, D, E che considerano a e b discordi. Se sono entrambi positivi la loro somma è maggiore di zero, per cui si esclude anche B. Infatti solo se entrambi sono negativi la loro somma è negativa. 5 Torna alla domanda Risposta: A. Quadrato di un trinomio: (a + b + c)² = a² + b² + c² + 2ab + 2ac + 2bc. Poiché i tre numeri sono positivi, per la presenza dei doppi prodotti tra i termini il quadrato di un trinomio risulta maggiore rispetto alla semplice somma dei quadrati dei tre numeri: a² + b² + c² < a² + b² + c² + 2ab + 2ac + 2bc. Torna alla teoria Polinomi (3): scomposizione per raccoglimento: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. I coefficienti sono numeri interi, per cui si può calcolare il M.C.D., che è diverso da 1. M.C.D. (12, 15, 21, 9) = 3. Per la parte letterale è: M.C.D. (x³y4, x²y², x4y4, x4y³) = x²y². Dividendo ciascun termine per 3x²y², si ricava: 12x³y4 – 15x²y² + 21x4y4 – 9x4y³ = = 3x²y² (4xy² – 5 + 7x²y² – 3x²y). 2 Torna alla domanda Risposta: B. I coefficienti non sono numeri interi, per cui il M.C.D. dei coefficienti è 1. Per la parte letterale è: M.C.D. (ab², ab, ab³) = ab. Dividendo tutti i termini per ab, si ottiene ab((3/4)b – (1/2) + (3/7)b²). 3 Torna alla domanda Risposta: A. Si raccoglie 2xy fra il primo e il terzo termine dell'addizione e 6x²z fra il secondo e il quarto termine dell'addizione. Si ottiene 2x²y + 6x³z + 4xy + 12x²z = 2xy(x + 2) + 6x²z (x + 2). Raccogliendo il binomio tra parentesi (x + 2) si ricava: (x + 2)(2xy + 6x²z). Da notare che il polinomio sarebbe ulteriormente scomponibile: infatti raccogliendo 2x nel secondo binomio si ottiene 2x(x + 2)(y + 3x). 4 Torna alla domanda Risposta: C. Scomponendo il polinomio tramite raccoglimento parziale, si ottiene: 2a(x + 3y) + b(x + 3y) = (2a + b)(x + 3y). 5 Torna alla domanda Risposta: D. Nel polinomio compaiono le lettere a, b e c. Riordiniamo i termini scrivendo i termini in cui compaiono le lettere simili vicine: 3a² + 3a – 6ab – 6b + 3ac + 3c. Tutti i termini sono divisibili per 3, per cui eseguiamo la scomposizione per raccoglimento totale: 3(a² + a – 2ab – 2b + ac + c). Eseguiamo un raccoglimento parziale dei fattori a, b e c. 3[a(a + 1) – 2b(a + 1) + c (a + 1)] → 3(a + 1)(a – 2b + c). La risposta A non è corretta in quanto il secondo fattore non è primo, infatti si può ulteriormente scomporre raccogliendo il fattore comune 3. Torna alla teoria Polinomi (4): scomposizione con i prodotti notevoli: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Il polinomio x³ – 8y³ è una differenza di cubi; la sua scomposizione è la seguente: (x² + 2xy + 4y²)(x – 2y). 2 Torna alla domanda Risposta: D. L'espressione nel quesito rappresenta un prodotto notevole, in particolare il cubo di un binomio. x³ + y6 si scompone quindi come: (x + y²) (x² – xy² + y4). L'espressione è divisibile per (x + y²). 3 Torna alla domanda Risposta: C. 8x³ – 8y³ = (2x – 2y)(4x² + 4xy + 4y²) 4 Torna alla domanda Risposta: E. Il polinomio non è scomponibile (non è un quadrato di binomio, né un trinomio particolare). 5 Torna alla domanda Risposta: B. Raccogliendo il fattore –1 si ottiene –a² + 2a – 1 = –(a² – 2a + 1). Il trinomio ottenuto è il quadrato del binomio (a – 1)². Pertanto –a² + 2a – 1 = –(a – 1)². 6 Torna alla domanda Risposta: B. Cerchiamo due numeri tali che il loro prodotto sia 2 e la loro somma 3. Poiché il prodotto è positivo i due numeri sono concordi, e dato che la somma è > 0, i due numeri sono positivi. I divisori di 2 sono ±1, ±2. Scegliendo i valori positivi si ricava che i numeri cercati sono +1 e +2. Pertanto x² + 3x + 2 = (x + 1) (x + 2). 7 Torna alla domanda Risposta: E. –a² + 2ax² – x4 = –(a² – 2ax² + x4) = –(a + x²)². 8 Torna alla domanda Risposta: B. Senza dover svolgere calcoli complicati, si può osservare che il numeratore rappresenta la differenza di 2 quadrati. Scomponendoli si ha: (127 + 73) · (127 – 73) = 200 · 54. Perciò (200 · 54)/2 = 5400. 9 Torna alla domanda Risposta: A. Cerchiamo due numeri tali che la loro somma sia –3 e il loro prodotto sia –10. Le coppie di numeri che danno come prodotto –10 sono: ±1, ±10; e ±2, ±5. Il prodotto è negativo, quindi i due numeri sono discordi ed è maggiore in valore assoluto il numero negativo. L'unica coppia che dà come somma –3 è: –5, +2, che sono i numeri cercati. Pertanto (x² – 3x – 10) = = (x + 2)(x – 5). Torna alla teoria Polinomi (5): divisione: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. x = 2 è soluzione dell'equazione di terzo grado; infatti sostituendo il valore nel polinomio si ha che P(2) = 8 + 8 – 8 – 8 = 0. Pertanto x – 2 è divisore del polinomio. 2 Torna alla domanda Risposta: C. Per semplificare il polinomio raccogliamo prima la x ottenendo x(x² + 3x – 4). Ora scomponiamo il polinomio tra le parentesi tramite la regola di Ruffini: gli zeri del polinomio x² + 3x – 4 sono da ricercare nei divisori del termine noto, ossia ±1, ±2, ±4. Sostituendo nel polinomio si ricava che gli zeri sono x = –4 e x = 1, quindi il trinomio di secondo grado si scompone nel prodotto di due binomi di primo grado: (x + 4)(x – 1). Il polinomio è dunque divisibile per x, (x + 4) e (x – 1). 3 Torna alla domanda Risposta: E. Se il polinomio è divisibile per (x² – 4), è divisibile per i fattori della sua scomposizione, ossia: (x + 2) e (x – 2). Allora +2 e –2 sono valori che annullano il polinomio. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Il resto della divisione del polinomio si determina sostituendo il valore 2 al posto della x nel polinomio dato. R(2) = 24 – 3 · 2³ + 5 · 2² – 8 · 2 + 14 = 16 – 24 + 20 – 16 + 14 = 10. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Compiliamo la tabella per la soluzione con Ruffini: Si ottiene Q(x) = 2a2 – 3a + 5, con R = 0. 6 Torna alla domanda Risposta: C. Compiliamo la tabella per la soluzione con Ruffini, osservando che manca il termine in x³, che va posto = 0: Si ottiene Q(x) = x3 – 2x2 + 3x – 7, con R = 18. 7 Torna alla domanda Risposta: D. Compiliamo la tabella per la soluzione con Ruffini, osservando che manca il termine in x³, che va posto = 0: Si ottiene Q(x) = x3 – 2x2 – 8x – 13, con R = 0. Torna alla teoria Polinomi (6): M.C.D. e m.c.m.: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Il primo polinomio è il prodotto di tre fattori uguali a (x – 1). Il secondo polinomio è il prodotto di due fattori uguali a (x² + 1). I due polinomi non hanno fattori in comune, sono perciò primi fra loro: M.C.D. = 1. 2 Torna alla domanda Risposta: E. Scomponiamo i polinomi: (x – 1)³ = (x – 1) (x – 1) (x – 1) (x² – 1) = (x – 1) (x + 1). Dunque (x – 1) è il fattore in comune, quindi il massimo comune divisore dei due polinomi. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Il polinomio (x² – 1) = (x + 1) (x – 1). Il prodotto di tutti i polinomi con esponente maggiore è: (x – 1)² (x + 1). È necessario considerare anche i coefficienti numerici: m.c.m. (6, 2) = 6. Il m.c.m. fra i polinomi è: 6(x – 1)² (x + 1). 4 Torna alla domanda Risposta: E. Il polinomio (x² – 1) = (x + 1) (x – 1). Il prodotto di tutti i polinomi con esponente maggiore è: (x + 1)² (x – 1). Il minimo comune multiplo fra i coefficienti numerici è m.c.m. (8, 2) = 6. Il minimo comune multiplo fra i polinomi è –8(x + 1)² (x – 1). 5 Torna alla domanda Risposta: E. Scomponendo i polinomi abbiamo che: (x² – 1) = (x + 1)² (x – 1)² e (x + 1)³ = = (x + 1) (x + 1) (x + 1), da cui si ricava che m.c.m. = (x – 1)² (x + 1)². 6 Torna alla domanda Risposta: E. Scomponendo i polinomi, abbiamo che: (x – 1)² = (x – 1)(x – 1) e (x² – 1) = = (x + 1)(x – 1), da cui m.c.m. = (x – 1)²(x + 1). 7 Torna alla domanda Risposta: C. Procediamo per prima cosa alla scomposizione dei due polinomi, ottenendo: (x + 1) · (x + 1) e (x – 1) · (x + 1). Quindi: m.c.m. = (x + 1)² · (x – 1). 8 Torna alla domanda Risposta: D. x – y è un polinomio irriducibile. x³ – y² = (x – y)(x² + xy + y²) Il fattore comune ai due polinomi è (x – y), che è il M.C.D. Il m.c.m. è (x – y)(x² + xy + y²). Torna alla teoria Frazioni algebriche: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Il numeratore rappresenta la differenza di due quadrati e si scompone in: (a + 1)(a – 1). Il denominatore è scomponibile tramite raccoglimento parziale e diventa: (a² – 1)(a³ + 4) = = (a + 1)(a – 1)(a³ + 4). La frazione algebrica è quindi equivalente a: [(a + 1)(a – 1)]/[(a + 1)(a – 1) (a³ + 4)] = 1/(a³ + 4). 2 Torna alla domanda Risposta: A. Il minimo comune multiplo dei denominatori delle frazioni è bc. Ponendo le frazioni a denominatore comune si ottiene: (ab + c² + a²)/bc. La frazione è irriducibile e quindi rappresenta la semplificazione dell'espressione iniziale. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Il numeratore rappresenta il quadrato di un binomio, semplificabile con (2a – b)2. Il denominatore è scomponibile tramite raccoglimento parziale in: (2a – b)(b + 1). La frazione scomposta risulta quindi essere: (2a – b)²/(2a – b)(b + 1). Semplificando i termini uguali si ottiene: (2a – b)/(b + 1). 4 Torna alla domanda Risposta: D. Scomponendo il numeratore e il denominatore in fattori irriducibili si ottiene 5 Torna alla domanda Risposta: A. Si determina il m.c.m. fra i denominatori: m.c.m. = x(x + 2); eseguendo i calcoli si ha: 6 Torna alla domanda Risposta: A. Determiniamo il m.c.m. fra i denominatori: (2x + 3) e (4x² – 9). (4x² – 9) = (2x – 3) (2x + 3) differenza di quadrati. Perciò m.c.m. = (2x – 3) (2x + 3). Riduciamo a un'unica frazione: Svolgendo i calcoli al numeratore si ottiene: Semplificando il fattore comune (2x + 3) si ottiene la frazione , risposta A. Torna alla teoria Uguaglianze ed equivalenza: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Per il secondo principio di equivalenza: moltiplicando o dividendo i due membri di un'equazione per una stessa espressione, diversa da zero, si ottiene un'equazione equivalente a quella data. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Applicando i principi di equivalenza portiamo tutti i termini in x nel primo membro e i termini noti nel secondo cambiando i segni in modo opportuno: 3x – 2x = –7 + 5 Eseguendo i calcoli si ottiene: x = –2. 3 Torna alla domanda Risposta: D. Si pone a ≠ 0, e si dividono entrambi i membri per a³ → y = b6/a4 4 Torna alla domanda Risposta: A. Si chiede di trovare un'equazione in modo che una variabile sia uguale all'altra ± il termine noto. Il termine noto si trova già al secondo membro, per cui mantiene il suo segno +. Possiamo perciò scartare le risposte C ed E. Se spostiamo nel secondo membro una delle due variabili, queste assumono segno negativo, si può scartare la risposta D. Per isolare la y, si dividono tutti i termini per il coefficiente della y, cioè per 2: y = –(5/2)x + 5, che è l'equazione della risposta A. Per isolare la x si dividono tutti i termini per 5: x = –(2/5)y + 5 che è diversa dall'equazione della risposta B. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Si divide tutto per B, ottenendo A/B = 1 + C e successivamente C = A/B – 1 = (A – B)/B. Torna alla teoria Equazioni lineari: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Le due equazioni sono equivalenti: infatti entrambe hanno per soluzioni ± 1. 2 Torna alla domanda Risposta: C. Risolvendo le equazioni si ottiene: Opzione A: x = 11 Opzione B: 3x = 24 → x = 8 Opzione C: x = 9 Opzione D: x = 7 Si può anche procedere sostituendo il valore dato (9) all'incognita in ogni equazione e verificare per quale si ottiene 0 = 0. 3 Torna alla domanda Risposta: A. 2(3x – 3) + 1 = 0 → 6x – 6 + 1 = 0 → x = 5/6 4 Torna alla domanda Risposta: B. –4 (3x – 2) – 8 = + 2 x + 7/2 → –12x + 8 – 8 = 2x + 7/2 → – 14x = 7/2 → x = –1/4. 5 Torna alla domanda Risposta: D. Semplificando l'equazione 3x – 5 = 2x + 2 + x otteniamo –5 = 2 ovvero un'equazione impossibile. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Risolvo la prima equazione: 3x – 1 = 9 → x = 10/3. Sostituisco il valore trovato nella seconda espressione: (6 · 10/3) – 1 = 19. 7 Torna alla domanda Risposta: E. Esaminiamo le singole opzioni. Opzione A: 3x + 6 = 4x – 3 → x = 9. Opzione B: 6x + 6 = 4x – 1 → x = –7/2. Opzione C: 4x + 7 = 5x – 2 → x = 9. Opzione D: 3x – 6 = 4x + 1 → x = –7. Opzione E: 3x + 6 = 4x – 1 → x = 7. L'unica equazione che ammette soluzione x = 7 è l'equazione E. 8 Torna alla domanda Risposta: D. 5(2x – 1) = 4(x + 1) → 10x –5 = 4x + 4 → 6x = 9 → x = 3/2. L'equazione ha come soluzione: x = 3/2. 9 Torna alla domanda Risposta: D. Si moltiplicano entrambi i membri per 5 ottenendo: 24x = 15, da cui si ottiene x = 15/24 = 5/8. 10 Torna alla domanda Risposta: E. Moltiplicando si ha: 2x – 1 = 2 → x = 3/2 11 Torna alla domanda Risposta: C. 2(x – 1) + 8 = 0 → 2x – 2 + 8 = 0 → x = –6/2 → x = –3 Torna alla teoria Equazioni di secondo grado: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Calcoliamo il determinante Δ = 64 – 60 > 0. L'equazione ammette due soluzioni reali distinte. Applicando la formula risolvente si ottiene: 2 Torna alla domanda Risposta: D. L'equazione 3x² – 27x = 0 si semplifica raccogliendo la x ed equivale perciò a: x(3x – 27) = 0. Imponendo l'annullamento del prodotto otteniamo x = 0 e 3x – 27 = 0 → x = 9. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Il determinante è: Δ = b² – 4ac. L'equazione di secondo grado ha soluzioni: x = 1 e x = 5, ossia è uguale al prodotto dei binomi: (x – 5)(x – 1) = 0 → x² – 6x + 5 = 0. Il suo determinante quindi è uguale a: Δ = 36 – 20 = 16. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Senza risolvere l'equazione né sostituire le cinque coppie di soluzioni, basta notare che essendo c = –8, il prodotto delle due soluzioni deve valere –8, in quanto il termine noto rappresenta il prodotto delle due soluzioni. L'unica coppia di numeri che ha come prodotto –8 è quella della risposta D. Il coefficiente del termine di primo grado esprime la loro somma: +2 – 4 = –2. 5 Torna alla domanda Risposta: D. L'equazione x² – 2x + 1 = 0 ha determinante Δ = 4 – 4 = 0, quindi ha due soluzioni reali e coincidenti, x1 = x2 = 1. Ciò è più evidente notando che x² – 2x + 1 = (x – 1)² = 0. 6 Torna alla domanda Risposta: E. L'equazione data equivale a x² = –9 ed essendo x² una quantità positiva uguagliata a un numero negativo, non ha soluzioni reali. Si perviene allo stesso risultato calcolando il determinante, che risulta minore di zero. 7 Torna alla domanda Risposta: E. Svolgendo i calcoli si ottiene: (x – 1)(x + 1) = (x – 1)² → x² – 1 = x² – 2x + 1. Semplificando i termini di secondo grado si ottiene: 2x = 2 → x = 1. 8 Torna alla domanda Risposta: B. Svolgendo l'equazione e portando tutto a primo membro otteniamo: x² – 5x = 0 → x · (x – 5) = 0 → x = 0 e x = 5. L'equazione ha dunque 2 soluzioni reali e distinte. Torna alla teoria Equazioni di grado superiore al secondo: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Possiamo scomporre l'equazione nelle due equazioni: x² + 1 = 0 e x + 3 = 0. La prima non ha soluzioni poiché per qualsiasi x il primo membro è sempre maggiore di zero. La seconda è un'equazione di primo grado la cui soluzione è x = –3, perciò abbiamo una sola soluzione accettabile. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Un valore qualsiasi della variabile si definisce soluzione dell'equazione se sostituito in essa rende verificata l'identità. Sostituendo nell'equazione il valore 3 si verifica che la soddisfa. Infatti: 3³ – 2(3)² + 3 – 12 → 27 – 2(9) + 3 – 12 → 27 – 18 + 3 – 12 = 0. 3 Torna alla domanda Risposta: D. Riscriviamo l'equazione come: 4(x³ – 2x² + x – 12) = 0. Per la risoluzione applichiamo la regola di Ruffini al polinomio (x³ – 2x² + x – 12). Il primo passo sta nel trovare un valore della x che sia soluzione dell'equazione (ossia un valore che sostituito nell'equazione verifichi l'identità). I possibili divisori sono i divisori del termine noto 12. Procedendo per tentativi scartiamo x = 1 (–12 ≠ 0) e x = 2 (–10 ≠ 0), accettiamo invece x = 3 (sostituito nell'equazione al posto della x otteniamo 0 = 0). Con l'applicazione della regola si ottiene: (x – 3)(x² – x – 4). Il polinomio x² – x – 4 non ha soluzioni ammissibili perché Δ < 0, quindi l'unico valore che soddisfa l'equazione di terzo grado è x = 3. 4 Torna alla domanda Risposta: C. Svolgendo i calcoli si ha: x(x² – 2000) = x(x² – x) → x³ – 2000x – x³ + x² → → x(x – 2000) = 0. L'equazione ha dunque due soluzioni distinte: x = 0 e x = 2000. 5 Torna alla domanda Risposta: E. Scomponendo, abbiamo che x³ – 1 = (x – 1)(x² + x + 1). Applicando la legge di annullamento del prodotto si ottiene: (x – 1) = 0 e (x² + x + 1) = 0. (x – 1) = 0 → x = + 1 x² + x + 1 = 0 → Δ < 0, per cui ammette due radici complesse. Torna alla teoria Equazioni frazionarie e letterali: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1. Equazioni frazionarie 1 Torna alla domanda Risposta: D. Dal momento che i due termini al primo membro hanno lo stesso denominatore possiamo, riscrivere i termini utilizzando il denominatore comune: Il primo membro è sempre uguale a 1, per cui l'uguaglianza non è mai verificata. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Ricordando che una frazione è uguale a zero se il suo numeratore è uguale a zero, poiché nell'equazione data la x compare solo al denominatore, e il numeratore è 2, l'equazione non può avere soluzioni. 3 Torna alla domanda Risposta: A. La condizione di esistenza della frazione è x ≠ 0. Svolgendo i calcoli si ha: 5/x = 3/7 → (35 – 3x)/7x = 0 → x = 35/3, soluzione accettabile in quanto non annulla il denominatore. 4 Torna alla domanda Risposta: A. L'equazione è frazionaria, per cui determiniamo le condizioni di esistenza per i denominatori di entrambe le frazioni. (x² – 1) ≠ 0 → x ≠ ± 1 (x² – 3) ≠ 0 → x ≠ ± √3. Risolviamo l'equazione spostando i termini nel primo membro e riducendoli a fattore comune. Il m.c.m. è (x² – 1) (x² – 3) Svolgendo i calcoli si ottiene 3x² – 9 – x² + 1 = 0 → 2(x² – 4) = 0. Le soluzioni di questa equazione si hanno per (x² – 4) = (x – 2)(x + 2) = 0, ovvero per x = 2 e x = –2, che sono entrambe accettabili in quanto non annullano il denominatore. 5 Torna alla domanda Risposta: C. Per prima cosa imponiamo le condizioni di esistenza all'equazione: denominatore ≠ 0 → x ≠ 3. Portando tutto al primo membro e mettendo a denominatore comune, otteniamo: x2 – 3x + 6 – 2x = 0 → x2 – 5x + 6 = 0 → x = 3, x = 2. Per le condizioni di esistenza la soluzione x = 3 non è accettabile; l'equazione ha un'unica soluzione accettabile: x = 2. 2. Equazione letterali 1 Torna alla domanda Risposta: A. Un determinato valore di x è soluzione dell'equazione se, sostituito all'incognita, permette di verificare l'uguaglianza ottenuta. Sostituendo x = –2 otteniamo –8 + 4 – 2 = k → → k = –6. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Riscriviamo l'equazione eseguendo i calcoli opportuni. x + 4 = 2x – 4 – 3k → x = 8 + 3k. Per trovare per quali valori di k l'equazione ha soluzione x = 2, si pone: 8 + 3k = 2 → k = –6/3 = –2. 3 Torna alla domanda Risposta: E. Sviluppando l'equazione otteniamo: –2x = –9 –3k → x = 9/2 + 3k/2. Poniamo la soluzione di x trovata in funzione di k uguale alla soluzione 1, e ricaviamo k: 9/2 + 3k/2 = 1 → k = –7/2 · 2/3 → k = –7/3. 4 Torna alla domanda Risposta: A. Utilizzando la relazione x1x2 = c/a, che mette in relazione radici e coefficienti dell'equazione, possiamo scrivere: 1 · x2 = –6/3 = –2. L'altra relazione, x1 + x2 = –(k³ – 8k)/3, è verificata solo per quei valori di k tali che –(k³ – 8k)/3 = 1 – 2 = –1. 5 Torna alla domanda Risposta: E. Poiché sia x² che k² sono positivi per qualsiasi valore, la somma di tre numeri positivi non può essere uguale a zero, ovvero l'equazione è impossibile. Nessun valore di k può soddisfare l'equazione. Torna alla teoria Equazioni esponenziali: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. 2x–4 = 16 → 2x–4 = 24. La base ora è uguale; si risolve l'equazione x – 4 = 4 → x = 8. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Si risolve l'equazione 2x – 3 = 5, poiché 32 = 25. Quindi x = 4. 3 Torna alla domanda Risposta: B. 72x–3 = 343 → 72x–3 = 7³. La base ora è uguale; si risolve l'equazione 2x – 3 = 3, da cui ricaviamo x = 3. 4 Torna alla domanda Risposta: E. Ponendo l'esponente uguale a zero si ricava una soluzione: x – 3 = 0 → x = 3. Ponendo la base uguale a 1 si ricava la seconda soluzione: x + 3 = 1 → x = –2. 5 Torna alla domanda Risposta: B. 4x–4 = 2 → 22(x–4) = 21. Ora che la base è la stessa si risolve l'equazione 2x – 8 = 1, che ha come soluzione x = 9/2. 6 Torna alla domanda Risposta: C. 2x/2 – 3 = 1 → 2x/2 – 3 = 20. La base ora è uguale, dunque si risolve l'equazione x/2 – 3 = 0 → x = 6. 7 Torna alla domanda Risposta: A. Torna alla teoria . Equazioni logaritmiche: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Il logaritmo di un numero (argomento del logaritmo) in una data base, è definito come l'esponente a cui elevare la base del logaritmo per ottenere l'argomento stesso. Dunque: . 2 Torna alla domanda Risposta: B. Per prima cosa determiniamo le condizioni d'esistenza: l'argomento dei logaritmi deve essere > 0 → x > 0. Procediamo ora alla risoluzione: dalla proprietà della somma dei logaritmi otteniamo log10 4x + log10 9x = 2 → log10 36x2 = log10 100; poiché i logaritmi hanno la stessa base, possiamo scrivere Per le condizioni di esistenza x > 0, quindi la soluzione x = – 10/6 non è accettabile. L'equazione è verificata dunque per il valore x = 10/6. 3 Torna alla domanda Risposta: B. log21/2 = log22–1 = –1. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Utilizzando la definizione di logaritmo si deduce: x = 2³ = 1/8 5 Torna alla domanda Risposta: E. Passando al logaritmo naturale si ottiene e2x = y → lne2x = lny. Applicando le proprietà dei logaritmi si ha: lne2x = lny → 2xlne = lny → x = 1/2 · ln(y). 6 Torna alla domanda Risposta: D. La C.E. è x > 0. Passando al logaritmo naturale si ha: eln x = –4 → ln x = ln –4. Poiché non esiste il logaritmo di un numero negativo, l'equazione non ha soluzione, è impossibile. Torna alla teoria Problemi risolubili con un'equazione: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Detti A, B, C e D il numero di esami superati dai quattro studenti, abbiamo che A = B + 3; A = C/2, B = D – 10. Portando tutto in funzione di A: B = A – 3, C = 2A e D = B + 10 = A – 3 + 10 = A + 7. Il numero totale di esami superati è A + B + C + D = A + (A – 3) + 2A + (A + 7) = 5A + 4 = 29 da cui A = 5 e D = 12. 2 Torna alla domanda Risposta: C. L'equazione risolvente è: x² – x = 56. Le soluzioni sono: x1 = 8 e x2 = –7. Consideriamo la soluzione positiva, ossia 8. 3 Torna alla domanda Risposta: C. L'equazione risolvente è: Elevando entrambi i membri al quadrato si ottiene: x = 144. . 4 Torna alla domanda Risposta: E. Se calcoliamo le due parentesi otteniamo che (x + 5)(x + 8) = x² + 13x + 40. I termini di primo e secondo grado risultano essere entrambi dispari per x dispari, ed entrambi pari per x pari, ma se sommiamo tra loro 2 numeri dispari il risultato sarà un numero pari, mentre la somma di 2 numeri pari dà sempre un numero pari. Quindi la somma dei primi 2 termini dà sempre come risultato un numero pari che sommato a un altro numero pari mi dà un altro numero pari. 5 Torna alla domanda Risposta: D. Periodo 1: aliquota fiscale pari al 25%. Periodo 2: aliquota fiscale pari al 20% e tassa una tantum pari a 1 000. Imponendo l'uguaglianza dei due flussi fiscali si ottiene il reddito per cui è indifferente la variazione nella tassazione: 0,25x = 0,20x + 1 000 → x = 20 000. I redditi inferiori ai 20 000 € sono svantaggiati dalla modifica (per esempio: reddito di 10 000 €: periodo 1 tasse pari a 2 500 €, periodo 2 tasse pari a 2 000 + 1 000 = 3 000 €); mentre quelli superiori ai 20 000 € ne hanno beneficiato (per esempio: reddito di 30 000 €: periodo 1 tasse pari a 7 500 €, periodo 2 tasse pari a 6 000 + 1 000 = 7 000 €). 6 Torna alla domanda Risposta: D. Si imposta l'equazione: 2x – 5 = 3x/4 → 8x – 20 = 3x → 5x = 20 → x = 4. 7 Torna alla domanda Risposta: B. Detti x e (x + 10) i due costi, abbiamo x + x + 10 = 11,10; dunque la t-shirt più economica costa x = 1,10/2, ovvero 0,55 euro, e l'altra x + 10, ovvero 10,55 euro. Torna alla teoria Disuguaglianze: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Se x > 0, 2x > x (per es., 10 > 5); se invece x < 0, 2x < x (–10 < –5). Quindi la risposta corretta è la D. 2 Torna alla domanda Risposta: C. a e b sono entrambi positivi, per cui interessa verificare solo la relazione che sussiste fra loro: a < b, per cui i loro reciproci hanno verso opposto 1/a > 1/b. 3 Torna alla domanda Risposta: E. Infatti, se sia x che y sono inferiori all'unità il loro prodotto è minore di entrambi i fattori. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Se b < a, la disuguaglianza b/c < a/c è vera per c > 0 in quanto se dividessimo la relazione b < a per un numero negativo, dovremmo cambiare il verso della disequazione. 5 Torna alla domanda Risposta: E. a maggiore di zero solo per 0 < a < 3, in tutti gli altri casi è negativo. 3b < 0 sempre. Il prodotto ab è maggiore di zero per a < 0, per cui è maggiore anche di 3b (negativo). Nel caso in cui 0 < a < 3, poiché a > 0 possiamo dividere entrambi i membri per a: b > 3b/a, che è vero sempre (b è negativo). Poiché nelle relazioni iniziali era considerata la disuguaglianza b ≤ 0, la soluzione esatta è E. 6 Torna alla domanda Risposta: B. Elevando al quadrato la disuguaglianza si ottiene 4x² < y². Dividendo entrambi i membri per il numero positivo 4 si ha: x² < y²/4 < y². 7 Torna alla domanda Risposta: C. La risposta A è sbagliata perché il quadrato non può essere un numero negativo, D è sbagliata perché un numero negativo minore di 8 ha come quadrato un valore maggiore di 64. Consideriamo i valori assoluti: se |x| > 8, allora x < –8 e x > 8. Risposta C. Torna alla teoria Disequazioni equivalenti: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Riscriviamo l'equazione data in modo da portare i termini in x al primo membro e i termini noti nel secondo membro: –2x + x > –3 – 1 → –x > –4 → x < 4. Operiamo nello stesso modo con le opzioni proposte. A: 2x – x < 1 + 3 → x < 4, risposta corretta; B: –2x + x < –1 – 3 → x > 4; C: 2x – x > 1 + 3 → x > 4; D: –2x – x > –1 – 3 → –3x > –4. 2 Torna alla domanda Risposta: B. È stato spostato il termine +7, cambiandolo di segno. In A non è stato modificato il segno +7 → –7. In C manca il termine 2. In D e in E è stato modificato il verso della disequazione, ma non sono stati cambiati i segni dei termini. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Per il principio della moltiplicazione: moltiplicando o dividendo entrambi i membri di una disequazione per una stessa espressione che sia sempre positiva, si ottiene una disequazione equivalente a quella data; moltiplicando o dividendo per un'espressione negativa si otterrà una disequazione con segno contrario alla disequazione di partenza. 4 Torna alla domanda Risposta: E. Per il primo principio di equivalenza, aggiungendo o sottraendo a entrambi i membri di una disequazione una stessa espressione, si ottiene una disequazione equivalente (la disequazione mantiene lo stesso verso). 5 Torna alla domanda Risposta: A. Per il primo principio di equivalenza, aggiungendo o sottraendo a entrambi i membri di una disequazione una stessa espressione, si ottiene una disequazione equivalente (la disequazione mantiene lo stesso verso). Questo implica che è possibile eliminare da entrambi i membri uno stesso termine oppure spostarlo da un membro all'altro cambiandolo di segno. 6 Torna alla domanda Risposta: C. –1 è un fattore negativo, per cui bisogna cambiare segno ai termini e cambiare il verso della disequazione. Torna alla teoria Disequazioni lineari: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Possiamo riscrivere la disequazione leggendola da sinistra a destra: 2 < x < 4, che rappresenta un intervallo limitato aperto di estremi 2 e 4. La variabile x può assumere tutti i valori compresi fra questi due estremi, escluso il valore 2 e 4. L'unico numero interno all'intervallo, fra quelli dati, è 3. 2 Torna alla domanda Risposta: E. Svolgiamo i calcoli portando i termini in x nel primo membro e i termini noti nel secondo membro: x > –(7x – 4) → x > – 7x + 4 → x + 7x > 4 → 8x > 4 → x > 1/2. 3 Torna alla domanda Risposta: E. Portando –1 al secondo membro si ha: 2x – 1 < 3 → 2x < 3 + 1 → 2x < 4 → x < 2. 4 Torna alla domanda Risposta: E. Svolgendo i calcoli si ha: x + 1 < 5 – 3x → 4x < 4 → x < 1. 5 Torna alla domanda Risposta: B. La disequazione è indeterminata, poiché è verificata per ogni possibile valore della x. Infatti, sostituendo alla x qualsiasi numero otterremo sempre un valore uguale a 0 e quindi un numero sempre maggiore di qualsiasi numero negativo. 6 Torna alla domanda Risposta: B. Il denominatore del termine (x + 1)/–2 è negativo. Il m.c.m. pertanto è –4. Si deve perciò moltiplicare ciascun numeratore per un numero < 0. In questo caso si cambia anche il verso della disequazione. Svolgendo i calcoli si ottiene: 2 (x + 1) > –1 → 2x > –1 – 3 → 2x > –3 → x > –3/2. Torna alla teoria Disequazioni di secondo grado: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Le soluzioni dell'equazione associata x² – 5x + 6 = 0, sono x1 = 2 e x2 = 3. La disequazione è > 0 per i valori esterni all'intervallo (2, 3) cioè per x < 2 o x > 3. 2 Torna alla domanda Risposta: B. È necessario trovare le soluzioni di x (x – 4) = 0, che sono x1 = 0 e x2 = 4. I valori per cui la disequazione è < 0 sono compresi nell'intervallo 0 < x < 4. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Le soluzioni dell'equazione di secondo grado associata: x² – x – 6 = 0 sono x1 = –2 e x2 = 3. I valori per cui la disequazione è > 0 sono esterni all'intervallo, per cui x < –2 o x > 3. 4 Torna alla domanda Risposta: D. L'equazione associata x² + 4 = 0 è impossibile poiché la somma di due numeri positivi non può essere negativa. L'equazione associata non ammette dunque soluzioni reali, e la disequazione risulta verificata per ogni x reale. 5 Torna alla domanda Risposta: C. Si risolve prima l'equazione associata x² – 4 = 0 → (x – 2) (x + 2) = 0. Le soluzioni sono x1 = –2 e x2 = 2. La disequazione è soddisfatta per i valori interni all'intervallo, –2 < x < 2. 6 Torna alla domanda Risposta: E. x² + 9 = 0 non ha soluzioni (determinante < 0); il coefficiente della x² è maggiore di 0, quindi è positivo per ogni x appartenente a ℝ. 7 Torna alla domanda Risposta: D. Eseguiamo i calcoli: x² + 4x + 4 – 2x < x² – 4x – 3 → x² + 4x – 2x – x² + 4x < –4 – 3. La disequazione è apparentemente di secondo grado, ma i termini di secondo grado si annullano. 6x < –7 → x < –7/6. 8 Torna alla domanda Risposta: C. La disequazione x² + y² ≥ 2xy diventa x² + y² – 2xy ≥ 0. Ovvero (x – y)² ≥ 0; essendo il primo membro un termine al quadrato, qualsiasi sia il valore numerico di (x – y) avremo un valore nullo o positivo dopo l'elevamento al quadrato. Torna alla teoria Disequazioni polinomiali: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. La disequazione è > 0 se il prodotto dei termini è > 0, cioè se i termini sono entrambi o positivi o negativi. Il primo termine è negativo per i valori compresi nell'intervallo –1 < x < 1, è positivo per tutti gli altri valori di x; il secondo temine è negativo per x < –1 e positivo con x > 1. Analizzando le condizioni, risulta che i due termini hanno lo stesso segno solo per x > 1. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Il prodotto dei tre termini deve essere maggiore di zero; in questo caso è necessario fare attenzione ai segni: (x – 1) > 0 per x > 1; (x – 2) > 0 per x > 2; (x – 3) > 0 per x > 3. Si deduce che il prodotto risulta positivo per x > 3, situazione in cui tutti gli elementi risultano maggiori di zero, e per 1 < x < 2, situazione in cui uno solo dei fattori è positivo e gli altri due negativi. 3 Torna alla domanda Risposta: D. Effettuiamo alcuni calcoli per ridurre la disequazione in forma canonica: x³ ≤ x4 → – x4 + x³ ≤ 0 → x4 – x³ ≥ 0. x³ (x – 1) ≥ 0 da cui si ricava x³ ≥ 0 per x ≥ 0 e (x – 1) ≥ 0 per x ≥ 1. Gli intervalli in cui il prodotto dei termini è positivo sono: x ≤ 0 o x ≥ 1. 4 Torna alla domanda Risposta: C. La disequazione è uguale al prodotto di due binomi. Il termine (x4 + 2) è sempre positivo per qualsiasi x, perché somma di due numeri positivi. Perciò il segno del prodotto dipende solo dal segno di (x² – 9) che è minore di zero (come il segno della disequazione) per i valori interni all'intervallo aperto , ossia per . 5 Torna alla domanda Risposta: A. Scomponiamo il polinomio, raccogliendo il termine x: x(x² – 4) ≥ 0. Studiamo i segni dei termini del prodotto: x ≥ 0 è già di per sé una condizione. (x² – 4) ≥ 0 per x esterno all'intervallo chiuso [–2, 2], ossia per x ≤ –2 oppure x ≥ 2. Gli intervalli in cui il prodotto dei termini è positivo o nullo è –2 ≤ x ≤ 0 oppure x ≥ 2. Torna alla teoria Disequazioni frazionarie: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Ponendo il numeratore della disequazione maggiore o uguale a 0 si ottiene: x ≥ 1. Poniamo ora il denominatore maggiore di 0 (non può mai essere = 0) e otteniamo: ∀ x ∈ ℝ (poiché l'equazione associata ha discriminante negativo per cui non si annulla per alcun valore di x, e inoltre è sempre > 0. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Svolgiamo i calcoli: Poniamo il numeratore ≥ 0 e il denominatore > 0, scartando la sua radice x = –1: –3x –1 ≥ 0 → x ≤ –1/3; x + 1 > 0 → x > –1 Per x < –1 numeratore e denominatore sono discordi, quindi la frazione è negativa. Per –1 < x ≤ –1/3 numeratore e denominatore sono discordi, quindi la frazione è positiva. Per x > –1/3 numeratore e denominatore sono discordi, quindi la frazione è negativa. Quindi la soluzione è –1 < x ≤ –1/3. 3 Torna alla domanda Risposta: E. Per prima cosa imponiamo le condizioni di esistenza della disequazione: una condizione è che il denominatore sia diverso da 0. Quindi: x² + 1 ≠ 0 → ∀ x ∈ ℝ. Il denominatore è dunque sempre positivo; analizziamo ora il numeratore: x² – 1 > 0 → x < –1 o x > 1. Quindi la disequazione ha come soluzioni: x < –1 o x > 1. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Il denominatore è sempre > 0, per cui il segno della frazione dipende dal numeratore; per x < 0, il numeratore è minore di zero, per cui la frazione è negativa. 5 Torna alla domanda Risposta: D. Moltiplichiamo la prima frazione per –1, in modo da ottenere il denominatore con lo stesso segno. Determiniamo il dominio della frazione: 3x – 1 ≠ 0 → x ≠ 1/3. Spostando il termine 1 al primo membro e svolgendo i calcoli si ottiene: –x/(3x – 1) > 0. Studiamo ora i segni della frazione: N > 0 per x < 0; D > 0 per x > 1/3. L'intervallo aperto in cui numeratore e denominatore hanno lo stesso segno è 0 < x < 1/3. 6 Torna alla domanda Risposta: B. Determiniamo il dominio della frazione x – 3 ≠ 0 → x ≠ 3. Spostando il termine 2 al primo membro e svolgendo i calcoli si ottiene: (–x + 10)/(x – 3) < 0. Studiamo i segni della frazione: N > 0 per x > 10; D > 0 per x > 3. Gli intervalli aperti in cui numeratore e denominatore hanno segni discordi sono x < 3 o x > 10. Torna alla teoria Sistemi lineari: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Se moltiplichiamo per un fattore 2 l'equazione x – 1/2y = 1/2, essa diventa uguale all'equazione y = 2x – 1: le due equazioni del sistema sono quindi coincidenti, ovvero il sistema ammette infinite soluzioni. 2 Torna alla domanda Risposta: E. Esaminiamo le opzioni. Opzione A: il sistema ha una soluzione: x = –5, y = –12. Opzione B: il sistema ha una soluzione: x = 6, y = –16/10. Opzione C: il sistema ha una soluzione: x = 30, y = 18. Opzione D: il sistema ha una soluzione: x = 0, y = 5. Nessun sistema risulta indeterminato in quanto tutti ammettono un'unica soluzione, unica risposta corretta è dunque la E. 3 Torna alla domanda Risposta: A. Risolviamo la seconda equazione rispetto a y: y = x – 1. Sostituiamo il valore trovato nell'altra equazione: Risolvendo rispetto a x la prima equazione si ottiene 5x = 5 → x = 1; sostituendo il valore trovato nella seconda equazione si ricava x = 1, y = 0. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Il sistema è impossibile poiché le due equazioni affermano cose diverse: moltiplicando la prima per –2 si nota infatti che il primo membro delle due equazioni risulta uguale, mentre al secondo membro risultano i valori –10 e 0. Torna alla teoria Sistemi di secondo grado: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Il sistema dato è simmetrico, possiamo perciò risolverlo utilizzando l'equazione ausiliaria in t. x + y = –7 xy · 2 = 12 → xy = 6 t² + 7t + 6 = 0 Calcoliamo il determinante dell'equazione per verificare se ammette soluzioni. Δ = 49 – 24 = 25 > 0, il sistema ammette due soluzioni. t1 = (–7 + 5)/2 = –1; t2 = (–7 – 5)/2 = –6. Questa coppia corrisponde alla risposta D. Il sistema ha anche come soluzione la coppia x = –6; y = –1. 2 Torna alla domanda Risposta: D. È un sistema simmetrico: si risolve l'equazione t² + at + b = 0, dove a = –(x + y) = –(–8) = 8 e b = xy = 12; le soluzioni dell'equazione di secondo grado t² + 8t + 12 = 0 sono t1 = –6 e t2 = –2, e corrispondono alle soluzioni del sistema, che ha come soluzione anche la coppia x = –2, y = –6. 3 Torna alla domanda Risposta: A. È un sistema simmetrico: si risolve l'equazione t² + at + b = 0, dove a = –(x + y) = –(–6) = 6 e b = xy = 8; le soluzioni dell'equazione di secondo grado t² + 6t + 8 = 0 sono t1 = –4 e t2 = –2, e corrispondono alle soluzioni del sistema, che ha come soluzione anche la coppia x = –2, y = –4. 4 Torna alla domanda Risposta: A. L'equazione: 13y2 + 32y + 28 = 0 non ammette alcuna soluzione reale, poiché ha determinante Δ = 32² – 4 · 13 · 28 < 0. Il sistema allora è impossibile, non avendo soluzione. 5 Torna alla domanda Risposta: D. Il grado di un sistema è il prodotto dei gradi delle singole equazioni che lo costituiscono. La prima equazione è di secondo grado e la seconda di terzo, quindi il sistema è di sesto grado. 6 Torna alla domanda Risposta: B. Il sistema è simmetrico: si risolve l'equazione t² + at + b = 0, dove a = –1 e b = –6; le soluzioni dell'equazione di secondo grado t² –t – 6 = 0 sono t1 = 3 e t2 = –2, e corrispondono alle soluzioni del sistema, che ha come soluzione anche la coppia x = –2, y = 3. Torna alla teoria Problemi risolubili con sistemi: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Si imposta il sistema simmetrico considerando l'equazione risolvente t² + at + b = 0, dove a = –(x + y) = –3 e b = xy = 4; l'equazione di secondo grado che si ottiene è t² – 3t + 4 = 0. Il determinante Δ = 9 – 16 < 0. L'equazione non ha soluzione, quindi non esistono x e y che soddisfano le relazioni. 2 Torna alla domanda Risposta: E. Dette x e y le cifre delle decine e delle unità rispettivamente, utilizzando la notazione esponenziale, è possibile scrivere ogni numero come 10x + y. Le relazioni elencate si possono tradurre in linguaggio matematico nelle equazioni del sistema: Sostituendo la y nella seconda equazione, si ottiene 12x + 18 = 21x → 9x = 18 → x = 2. Da cui: y = 2x → y = 4. Il numero cercato è dunque 24, ovvero 2 · 10 + 4. 3 Torna alla domanda Risposta: D. (x + y) : (x – y) = 7 : 3. Per la proprietà delle proporzioni, il prodotto dei medi è uguale al prodotto degli estremi, quindi: 7(x – y) = 3(x + y) → 4x = 10y. Inoltre (x – y) : (xy) = 3 : 40, quindi: 3xy = 40(x – y). Ponendo a sistema le due equazioni ottenute si ha: La soluzione y = 0 non è accettabile. 4 Torna alla domanda Risposta: A. È un sistema simmetrico: si risolve l'equazione t² + at + b = 0, dove a = –(x + y) = –10 e b = xy = 16; le due soluzioni dell'equazione di secondo grado t² – 10t + 16 = 0 sono t1 = 2 e t2 = 8 e corrispondono alle soluzioni del sistema. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Si imposta il sistema dal quale si ha ovvero Per sostituzione si ricavano x = 2y – 12 e y = 16, dalla quale si ricava x = 20 6 Torna alla domanda Risposta: D. Detti x e y i due numeri, abbiamo che (x + y) = 6(x – y) da cui otteniamo x = 7y/5. La seconda relazione si esprime nella forma xy = 25x/y. Impostiamo il sistema: Sostituendo la x nella seconda equazione si ottiene: Considerando solo i numeri positivi si ha: y = 5. Sostituendo il valore di y nella prima equazione si ricava x = 7. Torna alla teoria Sistemi di disequazioni: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Dalla seconda disequazione del sistema si ricava che x > y. Si possono così scartare le risposte A, D ed E in cui x < y. Sostituendo i valori delle due coppie rimaste nella prima disequazione, si verifica che B non soddisfa la relazione, mentre C sì: 6 – 1 ≥ 5. 2 Torna alla domanda Risposta: D. La prima disequazione è impossibile (0 > 1); la seconda ha come soluzione: x > 2. Il sistema dunque non ha alcuna soluzione. 3 Torna alla domanda Risposta: E. Per x maggiore o uguale a zero si ha x < x – 1 → 0 < –1 che è impossibile. Per x < 0 si ha –x < x – 1, che per il valore assoluto diventerebbe maggiore di zero, quindi avremmo un termine positivo minore di un termine negativo, e anche questo è impossibile. 4 Torna alla domanda Risposta: E. Il termine elevato al quadrato è sempre positivo. Quindi x² + 1 è sempre positivo per ogni x diverso da zero. Per x = 0, la relazione diventa 1 > 1, non accettabile. 5 Torna alla domanda Risposta: A. Affinché la disequazione sia verificata, è necessario che i due termini a e |b – 2| siano discordi e non nulli. Dato che |b – 2| è sempre positivo, in quanto è un valore assoluto, deve essere negativo a, quindi la prima condizione è a < 0. Inoltre i due termini devono essere non nulli, ovvero a ≠ 0 e b – 2 ≠ 0 → b ≠ 2. La disequazione ha soluzione a < 0 e b ≠ 2. 6 Torna alla domanda Risposta: A. La prima disequazione può essere riscritta come (x + 3)(x – 1) < 0, che è verificata per i valori compresi nell'intervallo aperto (–3, 1). La seconda disequazione è verificata per x ≤ 1/2. Le soluzioni comuni alle due disequazioni sono i valori di x compresi nell'intervallo aperto (–3, 1/2). Torna alla teoria Equazioni risolubili con sistemi: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1. Equazioni irrazionali 1 Torna alla domanda Risposta: E. L'espressione sotto radice x² + 2 è > 0, per qualsiasi valore di x, per cui l'equazione non ha nessuna soluzione reale. 2 Torna alla domanda Risposta: B. L'unica condizione di esistenza da porre all'equazione è che l'argomento della radice sia positivo, quindi: x – 1 ≥ 0 → x ≥ 1. Le condizioni di esistenza dell'equazione non dipendono dal parametro k, quindi l'equazione ha soluzione per ogni valore di k. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Determiniamo il dominio dell'equazione risolvendo il sistema: Il dominio dell'equazione è allora: x > 0. Si elevano entrambi i membri al quadrato, in modo da eliminare la radice al primo membro. x² + 8 = 9x² → 8x² – 8 = 0 → x² = 1, da cui si ricava x1 = –1; x2 = +1 La soluzione x1 < 0 non è accettabile, perché non appartiene al dominio. L'unica soluzione è x2 > 0. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Determiniamo il dominio dell'equazione risolvendo il sistema: Il dominio dell'equazione è allora: x > 0. Si elevano entrambi i membri al quadrato, in modo da eliminare la radice al primo membro. x² + x + 1 = 9x² → 8x² – x – 1 = 0, che ha determinante Δ = 33 > 0 La soluzione x1 < 0 non è accettabile, perché non appartiene al dominio. L'unica soluzione è x2 > 0. 2. Equazioni in valore assoluto 1 Torna alla domanda Risposta: A. Per la presenza del valore assoluto è necessario trasformare l'espressione in due sistemi misti. Si riscrive l'equazione isolando il valore assoluto: 3 |x – 3| = 11 – x Risolvendo il primo sistema si ottiene La soluzione del sistema è x = 5 Risolvendo il secondo sistema si ottiene La soluzione del sistema è x = 3. L'equazione ha quindi due soluzioni reali distinte: x = 5 e x = –1, una positiva e l'altra negativa, quindi di segno opposto. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Per la presenza del valore assoluto l'espressione si scompone in due sistemi misti. Si riscrive l'equazione isolando il valore assoluto: 3|x| = x² + 2 Risolvendo il primo sistema si ottiene Le soluzioni dell'equazione sono: x1 = 1 e x2 = 2 La soluzione del sistema è: x1 = 1 e x2 = 2 Risolvendo il secondo sistema si ottiene Le soluzioni dell'equazione sono: x1 = –2 e x2 = –1 La soluzione del sistema è: x1 = –2 e x2 = –1 L'equazione ha perciò quattro soluzioni: x = ± 1 e x = ± 2. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Per la presenza del valore assoluto l'equazione si sdoppia in un sistema di due equazioni: La prima di queste due equazioni rappresenta un'iperbole avente centro coincidente con l'origine degli assi, che interseca l'asse delle ascisse e con asintoti di equazione: y = ± x (quindi coincidenti alle bisettrici del I e III quadrante e del II e IV quadrante); la seconda rappresenta un'iperbole avente centro nell'origine degli assi, intersezione con l'asse delle ordinate e asintoti anch'essi coincidenti con le due bisettrici. Torna alla teoria Piano cartesiano: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Poiché ogni coppia ordinata di numeri reali individua uno e un solo punto e viceversa, i punti diversi da (–1, 2) sono tutti i punti che hanno contemporaneamente ascissa diversa da –1 e ordinata diversa da 2, cioè i punti per i quali x ≠ –1 e y ≠ 2. In pratica sono diversi tutti i punti del piano ad eccezione del punto stesso. 2 Torna alla domanda Risposta: B. L'origine degli assi ha coordinate O(0,0), per cui la distanza . 3 Torna alla domanda Risposta: C. Applicando la formula della distanza fra due punti, prestando attenzione ai segni si ricava . 4 Torna alla domanda Risposta: C. Poiché l'origine degli assi ha coordinate (0, 0) la distanza di un punto dall'origine si calcola con la formula Applicandola ai punti A e B si ottiene: . ; , ... Il punto C si trova sull'asse y, e la sua distanza da O è uguale alla sua ordinata: dC = 6. Da cui si deduce dC > dB > dA. 5 Torna alla domanda Risposta: D. Si usa la formula della distanza tra due punti: Sostituendo le coordinate dei punti si ha 6 Torna alla domanda Risposta: C. La distanza di un punto dall'origine degli assi O (0,0) è uguale a: . d(A, O) = 10, per cui . Si possono sostituire le coordinate dei punti e verificare quali soddisfano l'equazione. Si può anche fare il seguente ragionamento: se , ossia la somma del quadrato dell'ascissa e del quadrato dell'ordinata deve essere uguale a 100. Possiamo scartare l'opzione A e B per le quali si verifica senza fare calcoli che il risultato è minore di 100. La risposta E perché il risultato è >100. Rimangono D e C; per D si ha 16 + 36 ≠ 100, per cui l'unica opzione è C: 36 + 64 = 100. 7 Torna alla domanda Risposta: A. Le coordinate del punto medio si calcolano con le seguenti formule: xM = (4 + 2)/2 = 3 e yM = (3 + 5)/2 = 4. 8 Torna alla domanda Risposta: D. Le coordinate del punto medio si calcolano con le seguenti formule: xM = (2 – 3/2)/2 = 1/4 e yM = (3 – 2)/2 = 1/2. 9 Torna alla domanda Risposta: D. Le coordinate del punto medio si calcolano con le seguenti formule: xM = (3 – 3/2)/2 = 3/4 e yM = (3 + 2)/2 = 5/2. 10 Torna alla domanda Risposta: D. Le coordinate del punto medio si determinano calcolando la semisomma delle ascisse dei suoi estremi e la semisomma delle ordinate. Dunque xM = (5 – 7)/2 = –1 e yM = (–2 + 4)/2 = 1. Torna alla teoria Retta (1): equazioni della retta: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Riscriviamo l'equazione nella forma esplicita: y = mx + q: y = 2/10 → y = 5 che è l'equazione di una retta parallela all'asse x, con equazione y = q. 2 Torna alla domanda Risposta: C. I punti che si trovano sulla bisettrice del I e III quadrante per definizione hanno coordinate uguali, per cui la bisettrice ha equazione: y = x. 3 Torna alla domanda Risposta: D. La bisettrice del II e IV quadrante ha coefficiente angolare m = –1 e passa per l'origine degli assi, per cui ha equazione: y = –x. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Per verificare l'appartenenza di un punto a una retta si sostituiscono le sue coordinate nell'equazione della retta stessa: il punto appartiene alla retta se è verificata l'uguaglianza. L'opzione A è errata (sostituendo le coordinate si ottiene: 0 = –5 quindi l'uguaglianza non è verificata), come le opzioni B (0 ≠ –1), C (1 ≠ –1) ed E (1 ≠ –9). Unica opzione corretta è la D, infatti sostituendo le coordinate del punto (–1, 1) si ottiene: –1 = –1; l'identità è verificata quindi il punto appartiene alla retta. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Per verificare se un punto appartiene alla retta, sostituiamo le sue coordinate nell'equazione della stessa: la retta passerà per quel punto se è verificata l'uguaglianza. L'opzione A è sbagliata (si ottiene: 8 ≠ –2, l'uguaglianza non è verificata quindi il punto non appartiene alla retta), così come la C (3 ≠ –5), la D (–2 ≠ –8) e la E (5 ≠ –8). Unica risposta corretta risulta essere la B, infatti sostituendo le coordinate del punto (1, –5/2) si ottiene: –2 = –2, la retta passa quindi per il punto. 6 Torna alla domanda Risposta: D. Il coefficiente angolare di una retta è dato da m = (y2 – y1) / (x2 – x1); sostituendo le coordinate dei due punti si ottiene: m = (10–7) / (5–2)} = 3/3 = 1. 7 Torna alla domanda Risposta: C. Nella forma esplicita della retta y = mx + q, m rappresenta il coefficiente angolare della retta. Se m > 0 la retta aumenta la pendenza all'aumentare di m. La seconda delle due rette, che ha m = 4, risulta più inclinata rispetto all'asse orizzontale, in quanto ha coefficiente angolare maggiore. 8 Torna alla domanda Risposta: D. La retta y = –5x non presenta termine noto (q = 0), quindi passa per l'origine degli assi O(0, 0), che è il punto di intersezione con l'asse y. Torna alla teoria Retta (2): reciproche posizioni fra rette: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Le rette sono date nella forma y = mx + q, per cui conviene riscrivere l'equazione della retta data in questa forma: y = (4/2)x + 5/2 → y = 2x + 5/2. L'equazione della retta parallela deve perciò avere coefficiente angolare m = 2. L'unica è la retta y = 2x – 3. 2 Torna alla domanda Risposta: C. Determiniamo il coefficiente angolare della retta: m = –4/(–8) = ½. A è vera: la retta è parallela alla retta data. B è vera: la retta è perpendicolare, infatti il prodotto (–2) · 1/2 = –1. C è falsa: sostituendo le coordinate del punto P nell'equazione della retta si ricava: 4 · 0 – 8 · (– 3/8) + 3 = 3 + 3 ≠ 0, per cui la retta non passa per P. D è vera: mD = –2, per cui la retta è perpendicolare. E è vera: il termine noto della retta è diverso da zero, per cui la retta non passa per l'origine. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Scrivendo la seconda retta nella forma esplicita si ottiene: y = –(2/2) x + 2/2 → y = –x + 1. Le due rette hanno equazioni identiche, perciò sono coincidenti. 4 Torna alla domanda Risposta: D. L'asse delle x ha equazione y = 0. Ponendo a sistema le due equazioni, si ricava l'equazione risolvente il sistema. Sostituendo y = 0 nell'equazione della retta, si ottiene: 2x + 4 = 0 → x = –2. 5 Torna alla domanda Risposta: A. Determiniamo il coefficiente angolare delle due rette: mr = – 6/(–3) = 2, ms = –1/2. I due coefficienti non sono uguali per cui le due rette non sono parallele e neppure coincidenti; si scartano le risposte B e C. Il prodotto dei coefficienti angolari mr · ms = 2 (–1/2) = –1, quindi le due rette sono perpendicolari: la risposta corretta è A. Due rette perpendicolari, tuttavia, si incontrano in un punto; risolvendo il sistema formato dalle equazioni delle due rette si verifica che il punto di intersezione è P(–1/3, – 1/3). 6 Torna alla domanda Risposta: B. L'asse delle x ha equazione y = 0. Ponendo a sistema le due equazioni, si ricava l'equazione risolvente il sistema. Sostituendo y = 0, nell'equazione della retta, si ottiene: 3x + 10 = 0 → x = –10/3. La retta interseca l'asse x nel punto (–10/3, 0). Esaminando le risposte si possono scartare a priori le opzioni C, D, E perché l'ordinata di un punto che deve appartenere all'asse x deve essere uguale a zero. Per determinare se la risposta corretta è A o B, si può sostituire alla x 10/3 e –10/3. Solo per – 10/3 si ottiene 0 = 0, ossia l'equazione è soddisfatta. Pertanto B è la risposta esatta. 7 Torna alla domanda Risposta: B. Le due equazioni rappresentano le equazioni di due rette e sono verificate contemporaneamente nel loro punto di intersezione. Ponendo a sistema le due equazioni, si ricava l'equazione risolvente: x + 2x = 3 → x = 1. L'opzione B è l'unica che ha questo valore per la x. Per un'ulteriore verifica, sostituendo il valore della x nella prima equazione si ottiene y = 2. 8 Torna alla domanda Risposta: D. La retta r riscritta in forma esplicita è: y = (3/4)x + 1/2. La retta ha intercetta q = 1/2 e coefficiente angolare mr = 3/4. Scartiamo la risposta A (l'intercetta non è 0); la retta in B ha mB = –3/4 ≠ mr, quindi non è parallela alla retta data; la retta in C ha mC = 4 che è inverso ma non opposto alla retta data, quindi le due rette non sono perpendicolari; l'opzione D risulta corretta perché sostituendo le coordinate del punto nell'equazione della retta è verificata l'identità (1/2=1/2) a conferma che il punto appartiene alla retta. 9 Torna alla domanda Risposta: B. Determiniamo il coefficiente angolare delle due rette: mr = – 1/(1/2) = –2, ms = –16/8 = –2. I due coefficienti sono uguali per cui le due rette sono parallele. Non sono coincidenti perché hanno il coefficiente –c/b diverso, infatti per r si ha: –1/(1/2) = –2, mentre per s si ha 9/8. 10 Torna alla domanda Risposta: D. Ponendo a sistema le due equazioni, si ricava l'equazione risolvente: 2 = –3x + 2 → x = 0. Torna alla teoria Retta (3): determinazione dell'equazione di una retta: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Il coefficiente angolare m di una retta è uguale alla tangente dell'angolo formato dalla retta e dall'asse delle ascisse. Se la retta forma con l'asse orizzontale un angolo di 60°: tg60° = √3 → m = √3. La retta ha equazione: y = √3 x + q. Poiché la retta passa per (0; 3) sostituendo le coordinate del punto nella sua equazione si trova l'intercetta q: 3 = 0 + q → q = 3. La retta ha dunque equazione: y = √3 x + 3. Per calcolare il coefficiente angolare si può anche osservare che il triangolo formato dalla retta data e dalla parallela all'asse condotta da un generico punto P della retta stessa, è un triangolo rettangolo, uguale alla metà di un triangolo equilatero. Il coefficiente angolare è il rapporto fra l'altezza e metà della base, ossia √3. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Il coefficiente angolare della retta m è uguale alla tangente dell'angolo formato dalla retta con l'asse orizzontale: tg120° = –√3 → m = – √3. L'equazione della retta è dunque: y = –√3 x + q. Poiché la retta passa per (0, –2), sostituendo le coordinate del punto nella sua equazione si trova l'intercetta q: –2 = q. L'equazione della retta è dunque: y = –√3 x – 2. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Calcoliamo il coefficiente angolare della retta utilizzando la formula Poiché la retta passa per il punto (0, 2), sostituendo le coordinate nell'equazione y = m0 (x – x0) + y0 si ottiene: y = 2x + 2. 4 Torna alla domanda Risposta: B. La retta passa per i due punti (0, 0) e (1, –2). Nell'equazione esplicita della retta y = mx + q, la retta che passa per l'origine ha intercetta q = 0. Per determinare l'equazione della retta cercata è sufficiente calcolare il coefficiente angolare: La retta ha perciò equazione y = –2x → y + 2x = 0. La risposta corretta è B. 5 Torna alla domanda Risposta: D. Usiamo l'espressione della retta per due punti Sostituendo le coordinate abbiamo 6 Torna alla domanda Risposta: D. Per la risoluzione è possibile procedere applicando la formula della retta passante per due punti. In alternativa possiamo subito scartare l'opzione C (q ≠ 0, quindi la retta non passa per l'origine), mentre tutte le altre hanno intercetta nel punto 0. Sostituiamo le coordinate del punto (2, – 4) nelle varie equazioni: se la retta passa per il punto sarà verificata l'identità: A errata (–4 = –1); B errata (–4 = 1); E errata (–4 = 4). Unica risposta corretta è la D: sostituendo le coordinate del punto otteniamo infatti –4 = –4, l'identità è verificata quindi la retta passa per il punto, oltre che per l'origine. Torna alla teoria Retta (4): fascio proprio e improprio: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Il punto P(0,4) si trova sull'asse y, perciò l'ordinata è uguale al termine noto q dell'equazione. Poiché q = –5k + 16 si pone –5k + 16 = 4, da cui si ricava k = 12/5. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Per determinare l'equazione delle rette del fascio proprio, dato il centro, si sostituiscono le coordinate nell'equazione y – k = m(x – h) → y – 4 = m(x + 3) → y = mx + 3m + 4. 3 Torna alla domanda Risposta: B. La caratteristica del fascio proprio di rette è quella di avere tutte un punto in comune. Il punto in comune fra r e s, è il loro punto di intersezione. Mettendo le equazioni a sistema si ricava l'equazione x – 3 = 2x + 1 → x = –4 e y = –7. Il punto di intersezione, che è anche il centro del fascio, è C(–4, –7). Indicando con m il coefficiente angolare, l'equazione del fascio è: –y – 7 = mx + 4m. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Una retta appartenente a un fascio improprio di rette ha in comune con esso il coefficiente angolare. Scrivendo l'equazione esplicita del fascio si ottiene: y = –x/k + 2/k. Il coefficiente angolare del fascio di rette è m = –1/3 quindi la retta risulterà appartenente al fascio se –1/k = –1/3 →k=3 5 Torna alla domanda Risposta: C. L'equazione della retta data è del tipo x = 7/2, ossia è l'equazione di una retta parallela all'asse delle ordinate. Tutte le rette parallele all'asse y sono descritte da x = h. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Detto m il coefficiente angolare della retta r, le rette perpendicolari alla retta r hanno coefficiente angolare m1 = –1/m, pertanto m1 = 1/4. La retta perpendicolare a r che passa per l'origine ha equazione y = (1/4)x, retta base del fascio improprio di rette che è descritto dall'equazione parametrica: y = (1/4)x + k. Torna alla teoria Retta (5): problemi risolubili con le rette: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Rappresentiamo i punti sul piano cartesiano, O(0, 0); A(0, 1) e B(13, 12). L'area di un triangolo è dato da S = (b · h)/2. Se consideriamo il triangolo che ha base OA, l'altezza è la perpendicolare all'asse delle ordinate condotta da B. La base è uguale a d(O, A) = 1; l'altezza d(B, H) = 13. S = (1 · 13)/2 = 13/2. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Rappresentiamo i punti sul piano cartesiano. I punti A e B hanno la stessa ordinata, perciò possiamo considerare il segmento AB come base del triangolo. L'altezza si trova tracciando la perpendicolare alla retta per AB condotta da C. L'area del triangolo ABC: S = (b · h)/2 → S = d(A, B) · d(C, H)/2 d(A, B) = xB – xA = 7 – 2 = 5; d(C, H) = yH –yC = 5; dunque S = (5 · 5)/2 = 12,5 3 Torna alla domanda Risposta: B. La retta passante per i punti A e B ha equazione: y = –2x + 2. Scartiamo subito le opzioni C ed E poiché i punti (1, 2) e (0, 0) sono i vertici, con i punti A e B, di un rettangolo. Il punto C non deve appartenere alle rette perpendicolari a r passanti per A e B, che sono rispettivamente: s: y = x/2 – 1/2 e t: y = x/2 + 2. Scartiamo l'opzione A poiché il punto (0, –1/2) appartiene a s e l'opzione D dato che il punto (–4, 0) appartiene a t. L'unico punto per il quale il triangolo ABC non sia rettangolo è (–1, 0). 4 Torna alla domanda Risposta: A. Disegniamo il triangolo su un piano cartesiano. La base del triangolo AC ha lunghezza 12 (differenza tra le ascisse dei punti C e A, in quanto giacciono entrambi sull'asse orizzontale); l'altezza BH del triangolo ha lunghezza 5 (differenza tra le ordinate dei punti B e H, proiezione sull'asse orizzontale del punto B, quindi con coordinate H(2, 0)). L'area del triangolo sarà dunque: A = (b · h)/2 = (12 · 5)/2 = 60/2 = 30. 5 Torna alla domanda Risposta: D. La retta x = 2 è una retta verticale parallela all'asse delle ordinate. Per trovare la distanza del punto dalla retta è necessario conoscere la sua coordinata x (–4), quindi d = 2 – (–4) = 6. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Osserviamo che r: y = x +3 e s: y = x + 4 sono rette parallele in quanto hanno lo stesso coefficiente angolare m = 1, sono quindi anche parallele alla bisettrice del I-III quadrante. Le rette p: y = –x e q: y = 2 – x sono parallele e p è la bisettrice del II-IV quadrante. Poiché le rette sono a due a due parallele e sono a due a due perpendicolari, il quadrilatero che formano è un rettangolo. Per determinare l'area occorrono tre punti che individuano i due lati AB e AC del rettangolo. I punti di intersezione sono le soluzioni dei sistemi formati dalle rette p e r → A (–3/2, 3/2), dalle rette p e s → B (–2, 2) e dalle rette r e q → C (–1/2, 5/2). Applicando la formula per il calcolo della distanza fra due punti si ricava . L'area è . Torna alla teoria Circonferenza (1): equazione della circonferenza: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Se il centro della circonferenza è nell'origine degli assi (0, 0) l'equazione diventa: x² + y² = r². Una circonferenza con centro in O non presenta termini di primo grado nella sua equazione. La risposta A è sbagliata perché il raggio della circonferenza è √3; B è sbagliata perché l'equazione è la forma canonica della circonferenza, C perché ha centro in (0, 0) e D perché avendo centro nell'origine e raggio uguale a √3 non può essere contenuta solo nel primo quadrante. 2 Torna alla domanda Risposta: C. Utilizzando la formula sostituendo i corrispondenti valori si ottiene: , . 3 Torna alla domanda Risposta: D. Il termine noto c rappresenta il punto di intersezione della circonferenza con l'asse delle ordinate. Quindi se il coefficiente c è uguale a 0, il punto ha coordinate (0, 0) e la circonferenza passa per l'origine degli assi. 4 Torna alla domanda Risposta: E. I coefficienti a e b determinano le coordinate del centro della circonferenza. Se uno dei due termini di primo grado è assente, la circonferenza ha centro su uno dei due assi: se b = 0 il centro è sull'asse x, se a = 0 il centro è sull'asse y. 5 Torna alla domanda Risposta: C. L'equazione in forma canonica della circonferenza è x² + y² + ax + by + c = 0. Per poter rappresentare una circonferenza i termini di secondo grado devono essere entrambi presenti (scartiamo opzione E) ed avere coefficienti uguali, scartiamo perciò le opzioni A, B e D in cui a = 1 e b = –1. L'unica equazione che rappresenta una circonferenza è perciò l'opzione C. 6 Torna alla domanda Risposta: B. L'equazione generale di una circonferenza è x² + y² + ax + by + c = 0. L'opzione A è errata poiché è presente il termine xy; la C è errata poiché il raggio della circonferenza non può mai essere negativo; la D non è corretta poiché i termini di secondo grado devono avere coefficiente positivo. Unica risposta corretta è la B. Torna alla teoria Circonferenza (2): rette e circonferenze: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Per verificare la presenza di intersezioni tra le due curve occorre mettere a sistema le loro equazioni. Quindi sostituendo y = x nell'equazione della circonferenza si ottiene: x² + x² = 1, cioè: 2x² = 1, da cui si ricava: 2 Torna alla domanda Risposta: E. Le possibili posizioni reciproche tra una retta e una circonferenza sono tre: a) la retta è esterna alla circonferenza: in questo caso le due curve non hanno alcun punto in comune; b) la retta è tangente alla circonferenza: le due curve si intersecano in un unico punto, il punto di tangenza; c) la retta è secante la circonferenza: le due curve si intersecano in due punti. Al minimo le due curve non possiedono nessun punto in comune, al massimo 2; non è possibile che abbiano più di due punti in comune poiché il sistema formato dall'equazione della circonferenza e quella della retta è di secondo grado, quindi ammette al più 2 soluzioni. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Risolvendo il sistema formato dalle equazioni delle due curve si ottiene y² = 1 → y = ±1. Rette e circonferenza hanno perciò due punti d'intersezione: (2, 1) e (2, –1). 4 Torna alla domanda Risposta: D. Dalle equazioni delle due circonferenze si deduce che: C ha centro nell'origine (non sono presenti termini di primo grado) e ha raggio r = 3; C’ ha centro in (1, 0) e raggio r = 1. La circonferenza C’ è dunque contenuta interamente in C, senza alcun punto in comune. Quindi non esiste alcuna retta tangente comune alle due curve, in quanto una tangente a C non avrà alcun punto in comune con C’, mentre una tangente a C’ sarà secante alla circonferenza C. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Per la definizione geometrica di tangente, la retta tangente a una curva ha in comune con quest'ultima due punti coincidenti, ossia un unico punto in comune. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Si definisce retta tangente a una curva una retta che ha in comune con essa un unico punto. Torna alla teoria Parabola (1): equazione della parabola: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. L'ascissa del fuoco è x = –b/2a, perciò x = –(–5/2) = 5/2. Solo la risposta D presenta questo valore come ascissa, per cui F(5/2, 0). È inutile calcolare il valore della y. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Il termine noto c rappresenta il punto di intersezione della parabola con l'asse delle ordinate, quindi se il coefficiente c è uguale a 0, il punto di intersezione della parabola con l'asse y ha coordinate C (0, 0), perciò la parabola passa per l'origine degli assi. 3 Torna alla domanda Risposta: A. L'equazione della direttrice di una parabola ad asse verticale è: y = (–1 – Δ)/ 4a, con Δ = b² –4 ac. Sostituendo i valori dei parametri si ricava: Δ = 5² – 4 · 6 = 1. y = (–1 – 1)/4 = –1/2. 4 Torna alla domanda Risposta: E. Poiché la parabola è il luogo dei punti equidistanti da una retta detta direttrice e da un punto fisso, il fuoco, nessun punto della parabola può appartenere alla direttrice o essere coincidente con il fuoco. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Per definizione la parabola è il luogo geometrico dei punti equidistanti da un punto fisso detto fuoco e da una retta detta direttrice, perciò ha soltanto un fuoco. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Nell'equazione generale di una parabola con asse parallelo all'asse y, il coefficiente del termine quadrato a è il parametro che identifica la concavità della parabola. Se a < 0, la concavità è rivolta verso il basso. 7 Torna alla domanda Risposta: D. L'equazione data è quella di una parabola con asse parallelo all'asse y. L'ascissa del vertice è x = –b/2a. Sostituendo i valori b = –7, a = 1, si ricava x = –7/2. Solo la risposta D presenta 7/2 come ascissa, per cui non è necessario calcolare l'ordinata. 8 Torna alla domanda Risposta: E. L'equazione della parabola è del tipo: y = ax² + bx + c, che è di secondo grado. Torna alla teoria Parabola (2): intersezione con gli assi: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Per trovare i punti di intersezione della parabola con l'asse delle ascisse si pone y = 0 e si risolve l'equazione associata x² – 2x + 1 = 0, quadrato del binomio (x – 1)² = 0 → x = +1. L'equazione di secondo grado ha due soluzioni reali e coincidenti (entrambe = 1). La parabola ha perciò un solo punto di intersezione con l'asse x (o meglio due punti coincidenti). 2 Torna alla domanda Risposta: C. Per trovare i punti di intersezione della parabola con l'asse delle ordinate si pone x = 0 nell'equazione della parabola, da cui y = 0² – 2 · 0 + 1 → y = +1. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Per trovare i punti di intersezione della parabola con l'asse delle ascisse si pone y = 0 e si risolve l'equazione associata: 5x² + 3x + 1 = 0. Si calcola il determinante Δ = 9 – 20 < 0. L'equazione non ammette soluzioni reali, perciò la parabola non ha punti di intersezione con l'asse delle ascisse. 4 Torna alla domanda Risposta: A. Per verificare l'esistenza di intersezioni tra la parabola e l'asse delle ascisse si pone a sistema l'equazione della parabola e y = 0, ricavando l'equazione associata: x² – 1 = 0 → x = ± 1. La parabola intercetta quindi l'asse delle ascisse nei punti (+1, 0) e (–1, 0). 5 Torna alla domanda Risposta: B. Per verificare l'esistenza di intersezioni tra la parabola e l'asse delle ascisse si pone a sistema l'equazione della parabola e quella dell'asse x (y = 0) ottenendo così l'equazione associata: x² + 1 = 0 → x² = –1. L'equazione risulta impossibile (un termine al quadrato non può mai assumere valori negativi) quindi la parabola non ha punti di intersezione con l'asse orizzontale. 6 Torna alla domanda Risposta: C. La parabola con asse di simmetria parallelo all'asse delle ordinate interseca quest'ultimo in un unico punto P di coordinate (0, c), cioè P(0, –9). 7 Torna alla domanda Risposta: C. Imponendo y = 0 (equazione dell'asse delle ascisse) nell'equazione della parabola, si ottiene un'equazione con determinante negativo, quindi la parabola non ha punti di intersezione con l'asse x. 8 Torna alla domanda Risposta: E. La parabola ha coefficiente b = 0, per cui il suo asse di simmetria coincide con l'asse delle ordinate. Torna alla teoria Parabola (3): intersezione con una retta: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. Per verificare le intersezioni tra le due curve poniamo a sistema le due equazioni: da cui si ricava l'equazione associata: x² + 5x + 10 = 0. Il determinante Δ = 25 – 40 < 0. La retta e la parabola non hanno punti di intersezione per cui la retta è esterna alla parabola. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Scartiamo le opzioni A e C perché la retta tangente può anche essere non parallela o non perpendicolare all'asse. Scartiamo l'opzione B perché direttrice e parabola non hanno punti in comune. Scartiamo l'opzione E perché il punto di tangenza può non coincidere con il vertice della parabola. 3 Torna alla domanda Risposta: A. Per definizione, la retta secante a una curva ha con quest'ultima due punti distinti in comune. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Per verificare le eventuali intersezioni tra le due curve si pongono a sistema le due equazioni: L'equazione di secondo grado associata è y² + 5y + 10 = 0. Calcoliamo il determinante: Δ = 25 – 40 < 0. L'equazione di secondo grado ha determinante negativo, quindi non ammette soluzioni reali. Le due curve per questo motivo non hanno alcun punto di intersezione: la retta sarà dunque esterna alla parabola. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Escludiamo subito la risposta D. L'asse di simmetria della parabola è una retta parallela all'asse x, che quindi ha equazione y = k. Il sistema risolvente è: Da cui si ricava l'equazione associata: –(1/2)y² + 1 = –2y + 3 → (1/2)y² – 2y + 2 = 0. Δ = 4 – 4 = 0, quindi la retta è tangente. 6 Torna alla domanda Risposta: C. La retta x = 2 è parallela all'asse di simmetria, per cui interseca la parabola in un solo punto P. Sostituendo nell'equazione della parabola il valore di x si trova l'ordinata di P. y = 4 + 8 – 5 = 7. Torna alla teoria Ellisse: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Per definizione l'eccentricità dell'ellisse è uguale al rapporto fra la semidistanza focale e il semiasse maggiore, che equivale al rapporto fra la distanza e l'asse maggiore. 2 Torna alla domanda Risposta: D. In geometria si definisce ellisse il luogo dei punti per i quali è costante la somma delle distanze da due punti fissi, detti fuochi. 3 Torna alla domanda Risposta: C. L'equazione canonica dell'ellisse è: (x2/a2) + (y2 / b2) = 1; per trasformare l'equazione data nella forma canonica si dividono tutti i termini per 4. Si ottiene: (x2 / 2) + (y2 / 4) = 1. Dall'equazione si deduce che a < b, per cui l'ellisse ha i fuochi sull'asse delle y. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Il quesito riporta esattamente la definizione di ellisse, di conseguenza la risposta corretta è l'opzione B. Torna alla teoria Iperbole: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. L'equazione data è l'equazione di un'iperbole equilatera, xy = 2, che ha per asintoti gli assi cartesiani, perciò non può avere punti di intersezione con l'asse x. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Riscrivendo l'equazione nella forma xy = k, si verifica subito che è l'equazione di un'iperbole equilatera che ha per asintoti gli assi cartesiani. 3 Torna alla domanda Risposta: B. L'equazione generale di un'iperbole (con i fuochi sull'asse x) è: (x²/a²) – (y²/b²) = 1. L'equazione dell'iperbole è quindi di secondo grado. 4 Torna alla domanda Risposta: C. In geometria si definisce iperbole il luogo dei punti del piano per cui è costante la differenza, in valore assoluto, delle distanze da due punti fissi, detti fuochi. 5 Torna alla domanda Risposta: A. In geometria si definisce asintoto una retta alla quale si avvicina indefinitamente una curva rappresentata dalla funzione data. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Per verificare se hanno punti in comune, si pongono a sistema le due equazioni: Per risolvere la seconda equazione poniamo y² = t, si ottiene: t² – t + 4 = 0. L'equazione è impossibile poiché il suo determinante è negativo. Essendo impossibile l'equazione in t, lo è anche l'equazione di partenza in y. Il sistema non ammette dunque nessuna soluzione reale: le due curve non hanno alcun punto d'intersezione. Si può anche osservare che l'equazione x² + y² – 1 = 0 è una circonferenza con centro nell'origine e raggio uguale a 1, perciò –1 ≤ x ≤ 1; –1 ≤ y ≤ 1. L'equazione xy = 2 è l'equazione di un'iperbole equilatera che ha come asintoti gli assi cartesiani, è perciò compresa nel I e nel III quadrante. Per x = 1, y = 2, e per y = 1, x = 2, l'iperbole perciò è sempre esterna alla circonferenza. Torna alla teoria Problemi relativi alle curve: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Nell'equazione è presente solo un termine di secondo grado, y². Riscriviamo l'equazione esplicitando la x: x = (4/5)y² – 2/5. Questa è l'equazione di una parabola con asse orizzontale che ha il vertice sull'asse y. 2 Torna alla domanda Risposta: C. L'equazione presenta due termini di secondo grado con coefficienti uguali, quindi è una circonferenza. Poiché manca il termine noto (c = 0), l'equazione rappresenta una circonferenza con centro nell'origine. 3 Torna alla domanda Risposta: D. L'equazione è di primo grado, per cui è una retta, e poiché il termine noto è diverso da zero (4 ≠ 0), la retta interseca l'asse delle ordinate nel punto (0, 4), quindi non passa dall'origine. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Nell'equazione è presente la somma di due quadrati con coefficienti uguali. Perciò dividendo primo e secondo membro per 4 otteniamo l'equazione di una circonferenza. L'equazione è riferita alle coordinate del centro della circonferenza. k rappresenta il raggio, e non può assumere valori negativi nell'equazione in quanto è elevato al quadrato. Quindi l'equazione rappresenta una circonferenza per ogni valore di k. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Scartiamo subito l'opzione C perché nell'equazione della parabola è presente un solo termine di secondo grado; è da scartare anche l'opzione D in quanto l'equazione della retta prevede solo termini di primo grado. Si scartano A ed E perché ellisse e circonferenza presentano la somma dei termini al quadrato. L'equazione nel quesito corrisponde quindi all'equazione di un'iperbole. Il valore di d deve essere considerato in valore assoluto. 6 Torna alla domanda Risposta: D. L'equazione x(2x + y – 1) = 0 è scomponibile in: x = 0 e 2x + y – 1 = 0. x = 0 rappresenta l'equazione dell'asse delle ordinate ed è quindi una retta; 2x + y – 1 = 0 può essere riscritta come y = –2x + 1, che rappresenta l'equazione di una retta con intercetta pari a +1 e coefficiente angolare pari a –2. Il luogo dei punti che soddisfano la relazione è quindi determinato da una coppia di rette. 7 Torna alla domanda Risposta: D. L'equazione nel quesito può essere riscritta in forma esplicita come: y = –ax²/c – bx/c – d/c. Rappresenta quindi una parabola con asse di simmetria parallelo all'asse y, concavità rivolta verso il basso (a < 0), intersezione con l'asse y nel punto (0, –d/c). 8 Torna alla domanda Risposta: A. La differenza dei quadrati diventa: (y + x – 1)(y – x + 1) = 0. È il prodotto di due equazioni di primo grado che rappresentano due rette: y = –x +1 e y = x –1. L'equazione individua dunque una coppia di rette perpendicolari, che si intersecano nel punto (1, 0). 9 Torna alla domanda Risposta: E. L'equazione presenta il termine y³ di terzo grado, per cui non può rappresentare una conica. Torna alla teoria Funzioni (1): dominio: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. f(x+1) = f(x) + 1 = 1 → f(2) = f(1) + 2 = 3 → f(3) = f(2) + 2 = 5. 2 Torna alla domanda Risposta: E. La funzione f(2x) si ottiene sostituendo alla x semplicemente 2x, tenendo conto del valore assoluto. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Sostituendo x = –2 si ha y = 3 mentre sostituendo x = 3 si ha y = –2. 4 Torna alla domanda Risposta: B. f(2) = f(1) + 4 = 6 f(3) = f(2) + 4 = 6 + 4 = 10 f(4) = f(3) + 4 = 10 + 4 = 14 5 Torna alla domanda Risposta: D. La base è maggiore di uno, quindi per x < 0 assume valori compresi tra 0 e 1. 6 Torna alla domanda Risposta: E. (2/3)–x = (3/2)x; la base è maggiore di 1, quindi per x < 0 assume valori < 1. 7 Torna alla domanda Risposta: B. Unica condizione di esistenza da porre alla funzione è che il denominatore sia ≠ 0. Quindi: x – 4 ≠ 0 → x ≠ 4. Il campo di esistenza della funzione sarà: ∀ x ∈ ℝ, x ≠ 4. 8 Torna alla domanda Risposta: A. Poiché è una funzione razionale fratta si deve porre il denominatore diverso da 0: (x² – 1) ≠ 0 → x ≠ ±1. 9 Torna alla domanda Risposta: B. Poiché è una funzione razionale fratta si deve porre il denominatore ≠ 0: x² – 2x + 1 ≠ 0 → x ≠ +1. 10 Torna alla domanda Risposta: D. La funzione è razionale fratta e ha al denominatore una funzione esponenziale. Per determinare il dominio dobbiamo porre il denominatore ≠ 0. per qualsiasi valore di x. Bisogna anche verificare il dominio della funzione a esponente: x2 – 1 è una funzione polinomiale che ha dominio uguale a ℝ. La funzione è perciò definita in ℝ, ossia è sempre definita. 11 Torna alla domanda Risposta: B. L'argomento del logaritmo deve essere sempre > 0, per cui x – 8 > 0 → x > 8. Torna alla teoria Funzioni (2): proprietà: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Scrivendo la funzione nella forma invertendo x con y e risolvendo si ottiene: 2 , Torna alla domanda Risposta: C. Scrivendo la funzione nella forma invertendo la x con la y e risolvendo si ottiene Pertanto , . 3 Torna alla domanda Risposta: D. Esaminiamo le singole risposte. A: la funzione non è pari, poiché f(x) ≠ f(–x). B: la funzione non passa per l'origine degli assi, sostituendo le coordinate (0; 0) nell'equazione si ottiene: 0 = 6, l'uguaglianza non è verificata, quindi il punto non appartiene al grafico. C: per x = 1 → y = 2 la funzione è dunque definita in quel punto, si può osservare che la funzione è polinomiale per cui è definita in ℝ. D: la funzione è suriettiva in quanto ogni elemento y del codominio corrisponde a un elemento x del dominio. 4 Torna alla domanda Risposta: D. La funzione non è pari (poiché f(x) ≠ f(–x), né dispari (poiché f(–x) ≠ –f(–x)). La funzione non passa per l'origine degli assi (sostituendo le coordinate (0, 0) nell'equazione si ottiene: 0 = 6, l'uguaglianza non è verificata, quindi il punto non appartiene alla curva); inoltre nel punto x = 1 la funzione è y = 29 ed è dunque definita in quel punto. La funzione non è iniettiva ma è suriettiva, in quanto l'immagine della funzione coincide con il codominio, ovvero ogni elemento y del codominio è immagine di almeno un punto del dominio. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Infatti sostituendo a x (–x) si ottiene: Esaminiamo le altre risposte. A: il numeratore è sempre positivo, ma il denominatore può assumere valori > 0 e < 0, perciò la funzione può essere positiva o negativa. C: la funzione è definita per i valori del denominatore diversi da 0, ossia 5x ≠ 0 → x ≠ 0. D: poiché x = 0 è un valore escluso dal dominio, la funzione non può passare per l'origine degli assi e non può passare per il punto (0, 1/5). 6 Torna alla domanda Risposta: D. Infatti calcolando la funzione per x = 0 si ha y = 5/(–9). La funzione interseca l'asse y nel punto (0, –5/9). A: la funzione non è pari poiché f(x) ≠ f(–x). La B non passa per l'origine degli assi perché il numeratore non si annulla mai. C: la funzione è definita per: x² – 9 ≠ 0, da cui si ricava x ≠ +3 e x ≠ –3. E: il numeratore è sempre > 0, ma il denominatore è negativo per –3 < x < 3. 7 Torna alla domanda Risposta: C. La funzione è una radice quadrata, che è sempre positiva nel suo dominio. Il dominio della funzione si determina ponendo (9 – x²)/(x² – 2x) > 0, che è la condizione di esistenza del radicale, e x² – 2x ≠ 0, che è la condizione di esistenza del denominatore. Da cui si ricava che x ≤ –3, 0 < x < 2, x ≥ 3. Dopo aver definito il dominio, possiamo scartare l'opzione A poiché x = 0 non appartiene al dominio, e l'opzione B. C La funzione non è dispari poiché f(–x) ≠ –f(x). E è sbagliata, perché la funzione interseca l'asse x (y = 0) nei punti (–3, 0) e (3, 0). Torna alla teoria Limiti e derivate: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. y = log f(x) è una funzione composta. Applicando le regole di derivazione si ha: f’(x) = 9 x², quindi y’ = 9x²/(3x³ + 1). 2 Torna alla domanda Risposta: A. y = senf(x) → y’ = f’(x) · cos(f(x)) y = 4 sen(5/2 · x), f’(x) = 5/2, quindi y’ = 5/2 · 4 · cos(5/2 · x). 3 Torna alla domanda Risposta: A. y = f(x)m → y’= m · f(x)m–1 y = x²/2 + 4x, quindi y’= 2 · x/2 + 4. 4 Torna alla domanda Risposta: D. y = ef(x) → y’ = f’(x) · ef(x); f’(x) = 2, quindi y’ = 2 · 1/2 · e2x = e2x 5 Torna alla domanda Risposta: E. La derivata di una costante è sempre 0. 6 Torna alla domanda Risposta: C. Utilizzando le derivate notevoli si ricava y = log10x → y’ = 1/(x · loge10). 7 Torna alla domanda Risposta: D. y = ef(x) → y’ = f’(x) · ef(x) · lne = f’(x) · ef(x). y = esenx, f’(x) = cosx, quindi y’ = cosx · esenx 8 Torna alla domanda Risposta: D. y = ef(x) → y’ = f’(x) · ef(x) · lne = f’(x) · ef(x). y = ex, quindi y’ = ex. 9 Torna alla domanda Risposta: A. y = senf(x) → y’= f’(x) cosf(x) y = sen4x, f’(x) = 4, y’= 4cos4x. 10 Torna alla domanda Risposta: D. y = cos(f(x)) → y’ = –sen(f(x)) · f’(x) y = 4 cos(3x/2), quindi y’ = –4sen(3x/2) · 3/2 = –6sen(3x/2). Torna alla teoria Angoli e funzioni circolari: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Il coseno è una funzione pari: cosx = cos(–x) = cosy. 2 Torna alla domanda Risposta: C. senx è una funzione trigonometrica con periodo 2kπ. La funzione sen(x/2) è periodica di periodo 4kπ. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Dalle formule goniometriche di duplicazione si ricava che sen2α = 2senα cosα. Quindi senx cosx = (1/2)sen2x. senx è periodica di periodo 2π. Il periodo di sen2x si determina calcolando 2π/k = 2π/2 = π. 4 Torna alla domanda Risposta: C. In matematica è detta identità un'uguaglianza tra due espressioni nelle quali intervengono una o più variabili, che risulta vera per tutti i valori che si possono attribuire alle variabili. Dall'equazione fondamentale della trigonometria: sen2α + cos2 α = 1 → sen2α = 1 – cos2α. 5 Torna alla domanda Risposta: C. La relazione fondamentale della trigonometria è: cos²x + sen²x = 1; sostituendo il valore di cosx = 0,6 otteniamo . 6 Torna alla domanda Risposta: C. Procedendo nella risoluzione scartiamo le opzioni: A (sen45° + cos45° = √2), B (sen90° + cos90° = 1), D (sen180° + cos180° = – 1), E (sen360° + cos360° = 1). Analizziamo ora l'opzione C: l'angolo di 135° può essere visto come la somma di due angoli di 90° e 45°. Utilizzando le formule degli angoli associati (in particolare per gli angoli che differiscono di π/2) possiamo scrivere: cos(90° + 45°) = – sen45°; sen(90° + 45°) = cos45°. Quindi si ottiene: cos45° – sen45° = √2/2 – √2/2 = 0. 7 Torna alla domanda Risposta: B. Per le formule degli angoli associati, relativi al quarto quadrante: tan (2π – α) = –tan (α). Quindi tan(315°) = tan(360° – 45°) = – tan45° = –1. 8 Torna alla domanda Risposta: C. sen30° = 1/2; cos45° = √2/2. Quindi sen30° < cos45° → sen30° – cos45° < 0. 9 Torna alla domanda Risposta: A. La relazione fondamentale della trigonometria è: sen²a + cos²a = 1. Quindi: 10 Torna alla domanda Risposta: C. La relazione fondamentale della trigonometria è: sen²α + cos²α = 1. Quindi: Dunque cosα = ± 2 · √2 / 3. 11 Torna alla domanda Risposta: B. Per le formule di duplicazione: sen2x = 2senx cosx. Quindi l'espressione diventa: (2senx cosx)/2 = senx cosx. 12 Torna alla domanda Risposta: A. Dalle formule degli angoli associati relative agli angoli del terzo quadrante: sen(π + α) = –senα. È possibile giungere alla medesima conclusione mediante le formule di addizione: sen(α + β) = senα cosβ + cosα senβ → → sen(α + π) = senα cosπ + cosα senπ = senα · (–1) + cosα · 0 = –senα. Torna alla teoria Equazioni trigonometriche: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Dividendo entrambi i membri per cosx si ottiene: senx + cosx = 0 → tgx + 1 → tgx = –1 → x = 3π/4 + kπ (la tangente è una funzione periodica di periodo π). Poiché l'intervallo di variazione è compreso tra 0 e 2π, le soluzioni sono x = 3π/4 e x = 3π/4 + π = 7π/4. L'equazione ha quindi due soluzioni. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Isolando senx si ottiene senx = 2. Il seno di un angolo è sempre compreso tra –1 e 1 per cui non può mai essere uguale a 2; l'equazione quindi non ha soluzioni reali. 3 Torna alla domanda Risposta: D. cosx = 1/2 → x = 60°. 4 Torna alla domanda Risposta: D. Il coseno ha valori compresi tra –1 e 1; quindi non esiste alcun x tale che cosx = 2. 5 Torna alla domanda Risposta: E. Confrontiamo la funzione |senx| (che è la funzione seno con le parti negative ribaltate specularmente al di sopra dell'asse x) e la funzione – logx (che è la funzione speculare di logx). Dato che –logx è una curva a sviluppo verticale passante per (1, 0), mentre |senx| si sviluppa orizzontalmente tra i valori 0 e 1 delle ordinate, le due curve hanno un solo punto di intersezione, con ascissa e ordinata < 1. 6 Torna alla domanda Risposta: B. Per comodità di calcolo operiamo la sostituzione senx = t. La disequazione si riscrive come 2t² – t – 1 ≥ 0. L'equazione associata ha soluzioni t1 = –1/2 e t2 = 1. La disequazione perciò ammette soluzioni per t ≤ –1/2 o t ≥ 1, ovvero per senx ≤ –1/2 o senx ≥ 1. La funzione senx è < 0 per x compreso nell'intervallo (π, 2π), che è esterno all'intervallo considerato. Poiché la funzione senx può assumere valori compresi nell'intervallo [–1, 1], senx ≥ 1 è verificato solo per senx = 1. La disequazione ha quindi come unica soluzione senx = 1 → x = π/2, che corrisponde alla risposta B. Si può anche osservare che nell'intervallo 0 ≤ x ≤ π si ha 0 ≤ 2senx ≤ 2 → 0 ≤ senx ≤ 1. Sostituendo nella disequazione i valori massimi, che si hanno per x = π/2, otteniamo: 2 – 1 – 1 ≥ 0, che è vera solo per x = π/2; sostituendo i valori minimi per x = 0 si ha: 0 – 0 – 1, che è < 0. La disequazione è quindi soddisfatta solo per x = π/2. Torna alla teoria Triangoli e funzioni circolari: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. La risposta si ricava dalle relazioni fra angoli e lati del triangolo rettangolo. 2 Torna alla domanda Risposta: B. I dati permettono di applicare la formula relativa all'area di un triangolo qualsiasi riferita a due lati e l'angolo compreso: A = 1/2 a · b senβ. Il seno dell'angolo di 60° è sen60° = √3/2, dunque A = 1/2 · 2 · 2√2 · √3/2 = √6 cm². 3 Torna alla domanda Risposta: D. La tangente di un angolo è tanα = senα/cosα. Dalle relazioni relative ai triangoli rettangoli, possiamo esprimere senα e cosα in funzione dei cateti e dell'ipotenusa. senα = a/c; cosα = b/c → tanα = a/b → tanα = √(15)/√5 = √3. La tangente di un angolo è un numero privo di unità di misura, per questo l'opzione A è errata. 4 Torna alla domanda Risposta: C. Per il teorema dei seni, il rapporto tra la misura di un lato e il seno dell'angolo opposto è costante. Se a = 1/2 e α = π/6, senα = 1/2 e quindi a/senα = 1. Affinché sia b/senβ = 1, è necessario che b sia pari all'inverso di senβ. Poiché β = (3/4)π, senβ = √2/2 e dunque b = 2/√2. Risposte commentate Torna alla teoria Triangoli (1): risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: A. Applicando il teorema di Pitagora e svolgendo i calcoli si ricava: uguale a . L'ipotenusa è . 2 Torna alla domanda Risposta: A. Disegniamo un triangolo seguendo le indicazioni date nel testo. Sappiamo che: AC = 3 cm, AH = 1 cm. Possiamo esprimere l'ipotenusa CB in funzione di BH e CH: CB = CH + HB. Determiniamo CH applicando il teorema di Pitagora al triangolo AHC, rettangolo in H: Per determinare BH applichiamo il secondo teorema di Euclide al triangolo rettangolo ABC: CH : AH = AH : HB 3 Torna alla domanda Risposta: A. Per determinare l'ipotenusa si applica il teorema di Pitagora. Per effettuare i calcoli si possono scomporre i due numeri dati in 303 = (300 + 3) e 404 = (400 + 4). (300 + 3)² + (400 + 4)² = 90000 + 9 + 1800 + 160000 + 16 + 3200 = = 250000 + 25 + 5000 = (500 + 5)² L'ipotenusa è quindi uguale a 505. 4 Torna alla domanda Risposta: E. L'area di un triangolo è uguale a base per altezza diviso 2: A = (b· h)/2. Poiché abbiamo la misura dell'area, possiamo considerare come base un lato del triangolo: 2 = (2 · h)/2, da cui si ricava che h = 2, ossia è uguale al lato. L'unico triangolo per cui l'area è uguale al semiprodotto di due lati è il triangolo rettangolo, in cui i lati sono i cateti. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Disegniamo la figura. La retta forma con il segmento un angolo di 45°. La perpendicolare condotta alla retta forma con il segmento e la sua proiezione sulla retta un triangolo rettangolo, con i due angoli acuti uguali a 45°. ABH è perciò un triangolo rettangolo isoscele. Chiamando x uno dei due cateti uguali, abbiamo AB² = AH² + HB² → 4 = 2x². x = 2/√2 = √2. 6 Torna alla domanda Risposta: A. Dato che il triangolo è rettangolo isoscele, detto l uno dei due cateti, per il teorema di Pitagora si ha 2l2 = h2, ma poiché S = l2/2, sostituendo abbiamo h2 = 4S, dunque h = 2√S Torna alla teoria Triangoli (2): relazioni tra angoli: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: D. 7x = 180°, quindi 4x = 102,86° 2 Torna alla domanda Risposta: E. x = 180° – 50° – 90° = 40°, quindi y = 140° e y – x = 100°. 3 Torna alla domanda Risposta: A. (a + b) e (c + d) sono supplementari ad angoli alterni interni ovvero uguali. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Il triangolo in alto è equilatero (ha quindi tre angoli di 60°). I sei angoli intorno al punto centrale sono (partendo dal triangolo equilatero e in senso orario) di 60°, 50°, 70°, 60°, 50°, 70°. Il triangolo a destra ha due angoli da 70° e 100° e quindi il terzo vale 10°. 5 Torna alla domanda Risposta: E. Se due rette si intersecano, gli angoli opposti sono uguali e la somma degli angoli sullo stesso lato di una retta è 180°: Dato che 50 + 70 = 120, l'angolo m nel disegno sottostante è 180° – 120° = 60°, e così l'angolo n, che deve essere uguale a m. Quindi x = 180° – 60° – 40° = 80°. Torna alla teoria Triangoli (3): terne di numeri: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria Caso a. 1 Torna alla domanda Risposta: D. In ogni triangolo, ogni lato è maggiore della differenza degli altri due e minore della loro somma. 2 Torna alla domanda Risposta: E. In un triangolo la somma di due lati deve essere sempre minore del terzo lato: 11 + 6 > 16, 11 + 16 > 6, 16 + 6 > 11 3 Torna alla domanda Risposta: A. La lunghezza di un lato deve essere sempre minore della somma degli altri due: 5 < 6 + 7, 6 < 5 + 7 , 7 < 5 + 6 4 Torna alla domanda Risposta: E. La somma di due lati deve sempre essere maggiore del terzo. Caso b. 1 Torna alla domanda Risposta: D. 3² + 6² ≠ 9²; il teorema di Pitagora non è soddisfatto. 2 Torna alla domanda Risposta: C. Per generare un triangolo rettangolo è necessario che i lati di questo rispettino il teorema di Pitagora, cioè che la somma dei quadrati generati sui lati dei cateti sia uguale al quadrato generato sull'ipotenusa, infatti 3² + 4² = 5². 3 Torna alla domanda Risposta: A. Si può applicare il teorema di Pitagora con questi valori. 4 Torna alla domanda Risposta: A. I 3 lati devono soddisfare l'uguaglianza a² = b² + c², dove a è la lunghezza dell'ipotenusa; l'unica terna che soddisfa questa relazione è: 5² = 3² + 4². Torna alla teoria Aree di figure piane: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Si traccia un diagramma con gli spostamenti dell'auto, nel quale è stata disegnata una linea obliqua tratteggiata che rappresenta lo spostamento in linea d'aria tra il punto di partenza e il punto d'arrivo. I cateti del triangolo rettangolo sono 9 km e 12 km, dunque per il teorema di Pitagora l'ipotenusa vale: Dunque la distanza percorsa in linea d'aria è 15 km. 3 Torna alla domanda Risposta: C. L'altezza è 8 – 3 = 5 e conseguentemente la base vale 7. Quindi a = 2, b = 9, c = 8, d = 9, e = 3. 4 Torna alla domanda Risposta: C. La somma dei perimetri dei quadrati è: 12x + 16x + 20x = 192, da cui si ricava x = 4. I tre lati sono rispettivamente uguali: 12, 16 e 20. La somma delle aree è: 144 + 256 + 400 = 800. 5 Torna alla domanda Risposta: D. L'area del quadrato è 6 · 6 = 36 cm². Se anche il rettangolo ha quest'area e la sua larghezza è 3 cm, allora la sua altezza è 36/3 = 12 cm. Si può dunque calcolare il perimetro: 2p = 3 + 3 + 12 + 12 = 30 cm. 6 Torna alla domanda Risposta: A. A = 50 – 32/2 – 4/2 – 12/2 – 6/2 = 23. 7 Torna alla domanda Risposta: D. 10–2 cm · 10–4 m = 10–2 cm · 10–2 cm = 10–4 cm² 8 Torna alla domanda Risposta: D. L'area della corona circolare è π(r2² – r1²) = π(9 – 4) = 5π. Torna alla teoria Volumi di solidi: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. Dapprima calcoliamo la superficie della base: SBASE = πr² = π5² = 25π cm² procediamo calcolando anche il perimetro di base: 2p = 2πr = 2π · 5 = 10π cm Detta h l'altezza incognita, dobbiamo calcolare la superficie laterale per risalire ad h: SLAT = S – SBASE = 90π – 25π = 65π Per arrivare all'altezza dobbiamo però calcolare prima l'apotema: Dall'apotema, attraverso il teorema di Pitagora, risaliamo finalmente all'altezza: 2 Torna alla domanda Risposta: B. Il cubo iniziale, totalmente dipinto di verde all'esterno, viene diviso in 64 cubetti di lato 15 cm, infatti 60/15 = 4 e 4 · 4 · 4 = 64. Di questi solo i quattro più interni di ognuna delle sei facce sono verniciati solo su un lato, per un totale di 4 · 6 = 24. 3 Torna alla domanda Risposta: B. S = 2(40² · π) + 40π · 30 = 2000π cm² 4 Torna alla domanda Risposta: C. 4320 casse occupano 200 m³, i quali divisi per 50 m² di base ci danno l'altezza di 4 m. 5 Torna alla domanda Risposta: B. Calcoliamo dapprima il volume del parallelepipedo (non considerando la cavità conica): V = l · l · h = 30 · 30 · 40 = 36 000 cm³ Il volume del cono lo calcoliamo per differenza: VCONO = VTOT – V = 36 000 – 30 000 = 6 000 cm³ Mentre la sua base la calcoliamo sapendo che il suo diametro è l (essendo inscritta nella base del parallelepipedo) e quindi il suo raggio è l/2 = 15 cm: SBASE-CONO = πr² = π · 15² = 225π cm² Dal volume del cono si risale alla sua altezza: 6 Torna alla domanda Risposta: D. La vasca possiede una capacità di 125 cm³, questi però sono già occupati in parte, dalla sfera di 25 cm³. Quindi il mercurio necessario a sommergere la sfera sarà 125 cm³ – 25 cm³ = 100 cm³. 7 Torna alla domanda Risposta: C. Il volume della sfera si calcola come Vsfera = 4/3 · π · K³, mentre il volume di un cilindro avente le misure espresse nel problema è pari a: Se calcoliamo il rapporto tra le due grandezze vediamo che Vsfera/Vcil = 5,33333, il che indica che per svuotare completamente il contenuto della sfera sono necessari 6 cilindri. Torna alla teoria Media: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Sommando tutti i numeri e dividendo per il numero di elementi (in questo caso 8), abbiamo 63. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Sommando tutti i numeri e dividendo per il numero di elementi, in questo caso 8, otteniamo 49,5. 3 Torna alla domanda Risposta: C. Infatti (–4 + 3)/2 = –0,5. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Infatti la loro somma è nulla e quindi anche la loro media (definita come la loro semisomma). 5 Torna alla domanda Risposta: B. Si procede così: 56 · 2 = 112 (somma dei due termini da mediare) e 112 – 56 = 88. 6 Torna alla domanda Risposta: C. La nuova media è [(24 · 2) + 21]/3 = 23. 7 Torna alla domanda Risposta: A. La media del 6 in tre compiti equivale a un voto totale di 18; avendo ottenuto complessivamente 11 ai primi due compiti, lo studente dovrà ottenere 7 al terzo. 8 Torna alla domanda Risposta: D. La media geometrica di due numeri è uguale alla radice del loro prodotto (2 · 3)1/2 = 61/2. Torna alla teoria Moda e mediana: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria Moda 1 Torna alla domanda Risposta: E. L'elemento che compare più frequentemente è il 23 (tre volte). 2 Torna alla domanda Risposta: A. Il numero 2 compare ben otto volte, mentre il numero 1 sette volte e il 3 compare sei volte, pertanto la moda è il 2. 3 Torna alla domanda Risposta: D. L'elemento che compare più volte è il 34. Mediana 1 Torna alla domanda Risposta: C. L'elemento che occupa la posizione centrale dopo aver ordinato i numeri in ordine crescente è il 60. 2 Torna alla domanda Risposta: D. L'elemento che occupa la posizione centrale, dopo aver ordinato i numeri in ordine crescente, è il 52. 3 Torna alla domanda Risposta: D. Dopo aver ordinato i numeri in ordine crescente, la mediana è la media dei due valori mediani ovvero (5 + 6)/2 = 5,5. 4 Torna alla domanda Risposta: E. Dopo aver ordinato i numeri in ordine crescente, la mediana è la media dei due valori mediani ovvero (44 + 44)/2 = 44. Torna alla teoria Percentuale: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria Caso a. 1 Torna alla domanda Risposta: B. Facciamo la proporzione: 30 : 100 = 9 : X da cui segue che la percentuale aggiunta è X = (100 · 9)/30 = 30%. 2 Torna alla domanda Risposta: A. Facciamo la proporzione: 70 uova : 100 = 14 uova : X da cui segue che la percentuale venduta X = 100 · 14/70 ovvero 20%. La percentuale invenduta è quindi data dalla differenza 100 – 20 ovvero la soluzione A. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Facendo la proporzione, la percentuale di quelle vendute è 81/450 · 100 = 18%. 4 Torna alla domanda Risposta: E. Facciamo la proporzione: 30 : 100 = 15 : X da cui segue che X = 100 · 15/30 ovvero la soluzione E. Caso b. 1 Torna alla domanda Risposta: B. Utilizziamo una proporzione per ottenere il risultato. Quindi il 100% è dato da 36, mentre l'incognita X è il 50%. Quindi 36: 100 = X: 50, cioè X = (36 · 50)/100 e il suo risultato sarà 18. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Prima bisogna trovare il reddito lordo: 42 000 · 100/70 = 60 000, poi il 30% del risultato, cioè 18 000 euro. Caso c. 1 Torna alla domanda Risposta: C. Se gli esperti sono il 40%, il restante 60% sarà composto da principianti che sappiamo essere in numero di 45; quindi se impostiamo la proporzione 45/60 = x/40, troviamo il numero degli esperti che è 30. Da qui, per trovare il totale degli iscritti, è sufficiente farne la somma. 2 Torna alla domanda Risposta: D. L'ampliamento del garage ospita 8 + 8 = 16 camion, pari al 50% di quelli che prima entravano nel vecchio garage, ovvero 16 · 2 = 32. Dunque vi erano 32 camion dentro e 8 fuori, per un totale di 40. Torna alla teoria Calcolo combinatorio: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1. Combinazioni 1 Torna alla domanda Risposta: D. Cn,k = n!/[k! · (n–k)!]; C6,2 = 6!/(2! · 4!) = 15. 2 Torna alla domanda Risposta: C. Se n è il numero di amici, il numero di brindisi è dato dalla formula n(n – 1)/2, ovvero 15 se n = 6. 3 Torna alla domanda Risposta: E. Ognuno dei 15 manager stringe la mano agli altri 14; quindi avremo 15 · 14 = 210 strette di mano, se non fosse che così le contiamo due volte (se A stringe la mano a B e B la stringe ad A, la stretta di mano è in effetti una sola). Quindi 210/2 = 105 strette di mano. 2. Permutazioni 1 Torna alla domanda Risposta: D. Le combinazioni possibili sono 5! = 5 · 4 · 3 · 2 · 1 = 120. 2 Torna alla domanda Risposta: E. I percorsi possibili sono 7! = 7 · 6 · 5 · 4 · 3 · 2 · 1 = 5040. 3 Torna alla domanda Risposta: B. Accantoniamo inizialmente i 2 posti vicino al finestrino e consideriamo gli altri. Questi possono essere occupati in 4 · 3 · 2 · 1 = 24 modi (lo si può dedurre con un semplice calcolo combinatorio). I restanti posti possono essere occupati in 2 modi che moltiplicati per i 24 iniziali danno 48. 3. Disposizioni 1 Torna alla domanda Risposta: C. Le disposizioni di 5 cifre a gruppi di 3 sono 5!/(5 – 3)! = 120/2 = 60. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Le disposizioni di 7 persone su 5 sedie sono 7!/(7 – 5)! = 5040/2 = 2520. Torna alla teoria Probabilità (1): risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. La probabilità totale è 6/52 = 3/26. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Le vocali sono 5 pertanto la probabilità sarà di 5/21. 3 Torna alla domanda Risposta: D. Le carte che non siano un numero, ovvero le figure, sono 3 per seme, moltiplicate per i 4 semi sono in totale 12. Quindi 12/40 = 3/10. 4 Torna alla domanda Risposta: B. Le figure sono 3 per ogni seme, quindi 3 ogni 13 carte del mazzo. 5 Torna alla domanda Risposta: A. Vi sono 4 assi nel mazzo, pertanto 4/52 = 1/13. 6 Torna alla domanda Risposta: B. La probabilità è di 10/40 = 1/4 = 25%. 7 Torna alla domanda Risposta: D. I casi totali sono 36; i casi favorevoli invece 18; pertanto avrò 18/36 = 1/2 = 50%. 8 Torna alla domanda Risposta: C. La probabilità si ottiene dividendo il numero di eventi favorevoli (2) per quello di eventi totali (4): 2/4 = 1/2 = 50%. 9 Torna alla domanda Risposta: B. Poiché accade in un solo caso (1 + 1). Torna alla teoria Probabilità (2): eventi compatibili e incompatibili: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: B. La probabilità è 1/5 per entrambi i casi, ovvero 1/5 + 1/5 = 2/5. 2 Torna alla domanda Risposta: B. Possiamo calcolarlo in due modi: sommando le probabilità di estrazione dei fogli rossi con quelli verdi (5/30 + 6/30 = 11/30, dove 30 = 7 + 5 + 12 + 6) oppure calcolando la probabilità di estrazione dei fogli sia rossi sia verdi (ovvero (5 + 6)/30). 3 Torna alla domanda Risposta: D. I due eventi sono incompatibili, il primo con probabilità 1/2, il secondo 1/6. La probabilità totale sarà di 2/3. 4 Torna alla domanda Risposta: A. Potrebbe sembrare un caso di eventi incompatibili, ma in realtà questo evento è unico, con un numero di casi favorevoli pari a 16 (4 assi e 12 figure) sui 40 possibili. 16/40 = 0,4 = 40%. 5 Torna alla domanda Risposta: E. I due eventi sono compatibili. La probabilità di estrarre un cinque è 4/52, quella di estrarre una carta di quadri è 13/52 e quella di avere il cinque di quadri è 1/52. La probabilità totale è quindi (4/52) + (13/52) – (1/52) = 16/52 = 4/13. 6 Torna alla domanda Risposta: B. I due eventi sono compatibili. Le probabilità sono: 3/6 per avere un numero maggiore di 3, 3/6 per avere un numero dispari e 1/6 per avere un numero dispari maggiore di 3 (c'è solo il 5). Quindi 3/6 + 3/6 – 1/6 = 5/6. Torna alla teoria Probabilità (3): eventi dipendenti e indipendenti: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: E. Gli assi sono 4 e le carte sono 52, dunque la probabilità alla prima estrazione è 4/52; alla seconda abbiamo 3/51, quindi (4/52) · (3/51) = 1/221. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Nel primo caso sarà 4/40, nel secondo invece 3/39, quindi (4/40) · (3/39) = 1/130. 3 Torna alla domanda Risposta: A. Nella prima estrazione avremo una probabilità 4/10, nella seconda estrazione 3/9 e nella terza 2/8. Quindi la probabilità totale si ottiene moltiplicando: (4/10) · (3/9) · (2/8) = 1/30. 4 Torna alla domanda Risposta: E. La probabilità di avere un numero pari lanciando il primo dado è 3/6 ovvero 1/2; idem col secondo, quindi (1/2) · (1/2) = 1/4 = 25%. 5 Torna alla domanda Risposta: A. La probabilità totale è 3/4 · 2/3 = 1/2. 6 Torna alla domanda Risposta: C. I due eventi sono dipendenti: avremo una probabilità di 5/12 per la prima estrazione, 7/11 per la seconda; la probabilità totale è (5/12) · (7/11) = 35/132. Torna alla teoria Indici di variabilità: risposte commentate Torna agli esercizi Torna alla teoria 1 Torna alla domanda Risposta: C. Il campo di variazione è la differenza tra il valore massimo e quello minimo; una volta ordinati i dati in maniera crescente, esso risulta 44 – 10 = 34. 2 Torna alla domanda Risposta: D. Per determinare la varianza è necessario calcolare la media: M = (2 + 5 + 8)/3 = 5. La varianza è uguale alla somma delle differenze al quadrato degli scarti, ossia: 3 Torna alla domanda Risposta: A. Calcoliamo le medie dei campioni A e B: Controllando le risposte si verifica che solo la A ha come dati per la media i valori trovati, per cui quella è la risposta corretta, senza necessità di calcolare le due varianze. 4 Torna alla domanda Risposta: E. I campioni A e B congiunti formano il campione (2, 2, 3, 5, 6, 8, 8). La media dei dati è uguale a: e la varianza è uguale a: 5 Torna alla domanda Risposta: C. Infatti lo scarto quadratico medio indica la distanza dei dati dal valor medio; se i dati sono tutti uguali, essi coincidono tutti con il loro valor medio. 6 Torna alla domanda Risposta: B. La varianza è il quadrato dello scarto quadratico medio: 2,92² = 8,5264. Senza dover calcolare il quadrato si può osservare che 2,92 ≈ 3. Il quadrato di 3 è 9, e il numero che più approssima 9 è 8,53. 7 Torna alla domanda Risposta: B. Di tutte le possibili combinazioni di coppie dei 5 elementi, dobbiamo considerare solo le coppie che non siano formate dalla stessa coppia di numeri (per esempio (2, 3) e (3, 2)) e che non siano formate da coppie di numeri uguali (per esempio, [2, 2]). Le coppie che soddisfano le condizioni sono in tutto 10: (2, 3), (2, 6), (2, 8), (2, 10), (3, 6), (3, 8), (3, 10), (6, 8), (6, 10), (8, 10). Calcoliamo le medie relative a ogni coppia che sono rispettivamente 2,5; 4; 5; 6; 4,5; 5,5; 6,5; 7; 8; 9. La media tra questi valori è 5,8 e il loro scarto quadratico medio vale 1,83. 8 Torna alla domanda Risposta: B. La dispersione relativa è uguale allo scarto quadratico medio diviso il valore medio, ossia la durata media della lampadina: Torna alla teoria