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RIASSUNTO ANATOMIA

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ANATOMIA
Punti fondamentali per imparare l’anatomia:
-
Riconoscere lo schema corporeo
Riconoscere gli assi e i piani anatomici di riferimento
Riconoscere organi pari o impari
Riconoscere organi pieni o cavi
CORPO UMANO
SCHELETRO ASSILE: TESTA e TRONCO (collo, torace e addome)
SCHELETRO APPENDICOLARE (Appendici):
- ARTI SUPERIORI: SPALLA, BRACCIO, AVAMBRACCIO (polso e gomito), e MANO
- ARTI INFERIORI: ANCA, COSCIA, GAMBE, GINOCCHIO E CAVIGLIA, PIEDI
Esistono due tipi di studio dell’Anatomia:
- SISTEMATICO (O FUNZIONALE): gli organi vengono raggruppati in apparati (o sistemi) organici
- TOPOGRAFICO: gli organi vengono raggruppati in regioni corporee
ANATOMIA SISTEMATICA
APPARATI
- APPARATO TEGUMENTARIO
• ORGANI PRINCIPALI: pelle, peli, unghie e ghiandole cutanee
• FUNZIONI PRINCIPALI: protezioni, ritenzione di acqua, termoregolazione, sintesi di vitamina
D, sensibilità cutanea, comunicazione non verbale
- APPARATO SCHELETRICO
• ORGANI PRINCIPALI: ossa, cartilagini e legamenti
• FUNZIONI: sostegno movimento, protezione per i visceri, formazione dei componenti
sanguigni, bilancio elettrolitico e acido-basico
- APPARATO MUSCOLARE
• ORGANI PRINCIPALI: muscoli scheletrici
• FUNZIONI: movimento, stabilità, comunicazione, controllo delle aperture corporee e
produzione di calore
- SISTEMA LINFATICO
• ORGANI PRINCIPALI: noduli linfatici, vasi linfatici, timo, milza e tonsille
• FUNZIONI: recupero dei fluidi tissutali in eccesso, scoperta di patogeni, produzione di
cellule immunitarie e difesa contro le malattie
- APPARATO RESPIRATORIO
• ORGANI PRINCIPALI: naso, faringe, laringe, trachea, bronchi e polmoni
• FUNZIONI: assorbimento di ossigeno, espulsione anidride carbonica, bilancio acido-base,
linguaggio
- APPARATO URINARIO
• ORGANI PRINCIPALI: reni, ureteri, vescica e uretra
• FUNZIONI: eliminazione dei rifiuti, regolazione del volume e della pressione sanguigna,
stimolazione per la formazione degli eritrociti, controllo di fluidi corporei, elettroliti,
bilancio acido-base, detossificazione
- SISTEMA NERVOSO:
• ORGANI PRINCIPALI: cervello, midollo spinale, nervi, gangli
• FUNZIONI: comunicazione interna rapida, coordinazione, sensibilità e controllo motorio
- APPARATO ENDOCRINO:
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-
ORGANI PRINCIPALI: ipofisi, epifisi, tiroide, paratiroidi, timo, surreni, pancreas, testicoli e
ovaie
• FUNZIONI: produzione di ormoni, comunicazione chimica interna e coordinazione
APPARATO CIRCOLATORIO:
• ORGANI PRINCIPALI: cuore e vasi sanguigni
• FUNZIONI: trasporto di nutrienti, ossigeno, cataboliti, ormoni, elettroliti, calore, cellule
immunitarie e anticorpi; fluidi e bilancio acido-base.
APPARATO DIGERENTE:
• ORGANI PRINCIPALI: denti, lingua, ghiandole salivari, esofago, stomaco, intestino tenue e
crasso, fegato, colecisti e pancreas
• FUNZIONI: demolizione e assorbimento dei nutrienti. Funzioni epatiche che comprendono il
metabolismo dei carboidrati, dei lipidi, proteine, vitamine e minerali; sintesi di proteine
plasmatiche; smaltimento di farmaci, tossine e ormoni; pulizia del sangue
APPARATO RIPRODUTTIVO MASCHILE:
• ORGANI PRINCIPALI: testicoli, epididimi, dotti spermatici, vescichette seminali, prostata,
ghiandole bulbouretrali, pene
• FUNZIONI: produzione e rilascio di sperma, secrezione di ormoni sessuali
APPARATO RIPRODUTTIVO FEMMINILE:
• ORGANI PRINCIPALI: ovaie, tube uterine, utero, vagina, ghiandole mammarie
• FUNZIONI: produzione di uova, sede della fecondazione e dello sviluppo e nutrimento del
feto, nascita, allattamento e secrezione degli ormoni sessuali.
Le cellule si organizzano in TESSUTI i quali a loro volta si organizzano in un’unità di lavoro (ORGANI):
- APPARATI: comprendono organi che cooperano alle stesse funzioni anche se diversi per struttura e
per origine embriologica. Es. apparato digerente
- SISTEMI: comprendono organi con analogie strutturali, funzionali e medesima origine embriologica.
Es. sistema linfatico
TESSUTI DEL CORPO UMANO Il corpo umano è un’entità multicellulare. Le cellule si organizzano in tessuti,
cioè raggruppamenti che hanno un’origine embriologica comune e che collaborano per svolgere una o più
funzioni.
- TESSUTO EPITELIALE
- TESSUTO CONNETTIVO
- TESSUTO MUSCOLARE
- TESSUTO NERVOSO
Circa i 2/3 delle cellule del nostro organismo appartengono al tessuto epiteliale.
ORGANI
Gli organi sono aggregati di due o più tessuti che si dispongono in specifici complessi identificabili
morfologicamente sia microscopicamente che macroscopicamente. Ogni organo è deputato a funzioni
specifiche e uniche.
-
ORGANI PARI: quando l’organo è presente in duplice unità. Es. polmoni e reni
ORGANI IMPARI: quando l’organo è presente in singola unità. Es. cuore o fegato
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Ulteriormente si dividono in:
ORGANI CAVI: sono gli organi costituiti da una parete che delimita un LUME, o cavità, dentro la quale si
trova un contenuto. I VISCERI vanno considerati separatamente dagli organi cavi dell’apparato circolatorio
(cuore, vasi sanguiferi e linfatici)
- VISCERI:
o TONACA MUCOSA
▪ EPITELIO DI RIVESTIMENTO: funzione protettiva e di mediazione degli
scambi tra sangue o linfa e il lume del viscere
▪ LAMINA PROPRIA: è la costituzione connettivale con funzioni di sostegno
(si possono trovare ghiandole che prendono il nome di INTRAMURALI)
▪ MUSCOLARIS MUCOSAE: assicura la mobilità alla parete (può favorire
l’emissione del secreto ghiandolare o facilitare l’assorbimento)
o TONACA SOTTOMUCOSA: non si trova nella parete dei vasi. Formata da tessuto
connettivo lasso (la sottomucosa può avere movimenti autonomi), si trovano vasi e
nervi
o TONACA MUSCOLARE: è costituita da fasci di fibre diversamente orientate che
permettono i movimenti PERISTOLICI (con il quale il viscere si adatta al contenuto)
e PERISTALTICI (onde di contrazioni che assicurano la progressione del contenuto).
Controllata dal SNS (sistema nervoso simpatico).
o TONACA AVVENTIZIA o SIEROSA: formata da tessuto connettivale denso, avvolge i
VISCERI e li connette all’esterno.
▪ MESOTELIO
- ORGANI CAVI APPARATO CIRCOLATORIO:
o TONACA INTIMA nel cuore endocardio
▪ ENDOTELIO (strato endoteliale): impedisce la coagulazione del sangue e
assorbe materiali, dal sangue e dalla linfa, è semipermeabile.
▪ STRATO SOTTOENDOTELIALE: funzioni trofiche e di supporto
o TONACA MEDIA: può essere esclusivamente muscolare (MIOCARDIO nel cuore),
nelle arterie dette MUSCOLARI (a. radiale). Assicura la progressione del sangue.
▪ ELASTICA nelle grosse arterie come l’aorta
▪ FIBROSA come in alcune vene di ricezione
▪ Innervazione
o TONACA AVVENTIZIA nel cuore è sostituita da una da una sierosa detta EPICARDIO.
Tessuto connettivale denso, avvolge i cavi e li connette all’esterno; può avere
elementi elastici e muscolari ed è la sede di dispositivi vascolari (VASA VASORUM)
importanti per il trofismo della tonaca media.
La TONACA SIEROSA sostituisce quella AVVENTIZIA in alcuni organi: PERITONEO, PLEURA,
PERICARDIO
ORGANI PIENI o PARENCHIMATOSI: hanno una struttura più complessa. Sono formati da 3 componenti:
• CAPSULA: formata da connettivo denso e invia nell’organo dei setti che portandosi in
profondità si ramificano in tralci e lamine sempre più sottili che vanno a formare un
reticolo che costituisce l’impalcatura dell’organo
• STROMA: E’ l’insieme di questi setti e del reticolo. E’ formata da esili fascetti di fibre
collagene che costituiscono il cosiddetto stroma reticolare. Lo stroma permette di
individuare, in alcuni organi pieni, lobi e lobuli che rappresentano territori relativamente
indipendenti tra loro per quanto riguarda l’irrorazione sanguigna e linfatica, l’innervazione
e il drenaggio dei materiali secreti. Funzione di sostegno e trofica.
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•
PARENCHIMA: è la parte di un organo pieno delimitato dallo stroma fibrovascolare. Di
solito il parenchima è costituito da epitelio che si dispone sottoforma di nidi, cordoni,
tubuli, follicoli, alveoli, acini. Può essere costituito da tessuto linfoide, tessuto muscolare
striato o tessuto nervoso. È il parenchima che svolge tutte le funzioni dell’organo.
APPARATI DELLA VITA DI RELAZIONE:
Scheletrico, muscolare e nervoso. Svolgono attività anche volontarie in relazione all’ambiente.
APPARATI DELLA VITA VEGETATIVA:
Cardiovascolare, uropoietico, genitale, digerente ed endocrino. Svolgono tutte quelle attività viscerali che
assicurano e mantengono l’omeostati generale dell’organismo, indipendentemente dall’ambiente esterno.
ANATOMIA TOPOGRAFICA
Suddivide il corpo umano in regioni e studia i rapporti fra gli organi e la loro proiezione sulla superficie
corporea. Importante per: comprendere la diffusione dei processi infettivi, metastasi per contiguità e per
svolgere indagini radiologiche o ecografiche.
- TESTA: cranio e faccia
- TRONCO: collo, torace, addome, pelvi e perineo
- ARTI: superiori e inferiori
REGIONI DEL CORPO UMANO:
- TESTA (o capo)
- TRONCO
- ARTO SUPERIORE (o toracico)
- ARTO INFERIORE (o pelvico)
CAVITA’ DEL CORPO
Le cavità del corpo svolgono due funzioni essenziali: contengono e proteggono gli organi; permettono
cambiamenti della forma e delle dimensioni dei visceri.
-
CAVITA’ DORSALE: CAVITA’ CRANICA e CAVITA’ SPINALE
CAVITA’ VENTRALE:
• CAVITA’ TORACICA:
o CAVITA’ PLEURICHE CON I POLMONI
o MEDIASTINO (spazio posto fra le pleure)
o CAVITA’ PERICARDICA (cuore, trachea, bronchi, esofago e timo)
• CAVITA’ ADDOMINALE: fegato, cistifellea, reni, stomaco, intestino, milza e ureteri
• CAVITA’ PELVICA: vescica urinaria, parte dell’intestino crasso, e organi dell’apparato
genitale
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REGIONI ADDOMINO-PELVICHE
ID: IPOCONDRIO DESTRO (fegato e cistifellea)
FD: FIANCO DESTRO (colon discendente)
FID: FOSSA ILIACA DESTRA (cieco-appendice)
I: IPOGASTRIO (vescica)
FIS: FOSSA ILIACA SINISTRA(colon sigmoide)
FS: FIANCO SINISTRO (colon discendente)
M: MESOGASTRIO (intestino tenue)
IS: IPOCONDRIO SINISTRO (DIAFRAMMA)
E: EPIGASTRIO (stomaco)
DIAFRAMMA: muscolo che separa la cavità toracica dalla cavità addominale.
ADDOME
La cavità addominale e gli organi in essa contenuti sono interamente rivestiti da una membrana sierosa
chiamata PERITONEO. Il peritoneo riveste completamente la volta e le pareti della cavità addominale: i
visceri (gli organi) da esso rivestiti dal peritoneo sono chiamati INTRAPERITONEALI. Sul retro delle cavità
sono situati posteriormente al foglietto peritoneale:
-
I reni
Le ghiandole surrenali
Gli ureteri
Il pancreas
Gran parte del duodeno
Questi organi sono chiamati RETROPERITONEALI.
A livello della pelvi, il peritoneo ricopre gli organi pelvici che sono definiti quindi SOTTOPERITONEALI. Gli
organi situati fuori dal sacchetto peritoneale sono comunque stabilizzati da esso.
TERMINOLOGIA IN ANATOMIA
TERMINI DI POSIZIONE: che si riferiscono alla situazione di una parte qualsiasi del copro e a tre piani tra
loro perpendicolari che dividono il nostro corpo
TERMINI DI MOVIMENTO: indicano gli spostamenti e le direzioni che può prendere qualsiasi parte del
nostro corpo rispetto a degli assi di rotazione che si formano dall’intersezione dei piani di simmetria.
PIANI:
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-
PIANO SAGITTALE MEDIANO: produce due parti speculari del corpo. È il piano di simmetria del
corpo umano.
PIANO CORONALE: due parti del corpo non simmetriche: una posteriore e una anteriore
PIANO TRASVERSO: divide il corpo in due parti: una superiore e una inferiore
INFINITI PIANI PARAMEDIANI
In base ai piani si possono fare delle SEZIONI (sagittale, coronale o trasversale)
TERMINI DI POSIZIONE:
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-
SAGITTALE (mediano e paramediano produce una porzione mediale, vicino all’asse di simmetria o
laterale, lontana dall’asse di simmetria)
FRONTALE o CORONALE (ventrale, o anteriore/ dorsale, o posteriore)
TRASVERSALE (caudale, o inferiore/ craniale, o superiore)
Quando si parla di arti possiamo anche dire PROSSIMALE o DISTALE (più vicino o più lontano dal cranio)
TERMINI DI MOVIMENTO
La direzione dei movimenti è indicata dall’asse
interno al quale essi hanno luogo.
- ASSE TRASVERSALE: intersezione tra piani
frontale e trasversale = flessione ed estensione
- ASSE SAGITTALE: intersezione piani sagittale
e trasversale = inclinazione laterale (rachide) o
abduzione/adduzione (arti)
- ASSE VERTICALE O LONGITUDINALE: intersezione tra i piani frontale e
sagittale= torsione (rachide) o rotazione (arti), per le mani si dice
PRONOSUPINAZIONE
Il rachide è la COLONNA VERTEBRALE.
- ESTENSIONE
- FLESSIONE
- INCLINAZIONE LATERALE: rachide
- ABDUZIONE E ADDUZIONE: arti, allontanamento e avvicinamento da un
piano o asse di riferimento
- TORSIONE: rachide
ROTAZIONE: arti
PRONOSUPINAZIONE: mani
APPARATO LOCOMOTORE
L’apparato locomotore si divide in sistema muscolare e sistema scheletrico (ossa e
articolazioni)
SISTEMA SCHELETRICO
Lo scheletro umano è composto da oltre 200 ossa che vanno a comporre due parti
fondamentali: lo scheletro assile e lo scheletro appendicolare
SCHELETRO ASSILE
Costituisce l’asse longitudinale del corpo e comprende:
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Cranio
Colonna vertebrale
Insieme delle coste (cassa toracica) SCHELETRO APPENDICOLARE
E’ formato da:
Ossa degli arti superiori
Ossa degli arti inferiori
Cintura scapolare
Cintura pelvica
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Lo scheletro appendicolare costituisce le appendici del corpo, e le articolano con lo scheletro assile.
LE OSSA
Le ossa hanno differenti funzioni e la loro forma, dimensione e aspetto variano a seconda della loro
funzione.
OSSA LUNGHE
Formano lo scheletro degli arti. Fanno da leva durante la locomozione. Sono:
-
Omero
Radio
Ulna
Metacarpi
Falangi (arto superiore e inferiore)
Femore
Tibia
Perone
Metatarsi
Un osso lungo si divide in 3 zone: epifisi distale, epifisi prossimale e diafisi (parte centrale).
OSSA PIATTE
Proteggono le parti interne. Esse sono:
-
Ossa della volta del cranio
Scapola
Osso dell’anca
Sterno
Coste
OSSA CORTE
-
Ossa del carpo
Vertebre (32-33, 7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali + osso sacro, 3-4 coccige). Dentro il
canale che formano insieme alla pelvi (?) si trova il midollo spinale.
TESSUTO OSSEO
2 tipi:
-
TESSUTO OSSEO COMPATTO (esterno), disposizione regolare delle lamelle
TESSUTO OSSEO SPUGNOSO (interno) = presenta dei vuoti che garantiscono resistenza e
leggerezza, le lamelle inoltre sono disposte in maniera irregolare
Vari livelli di organizzazione conferiscono all’osso una variabile resistenza meccanica nei confronti della
trazione, compressione, flessione e torsione.
Nell’osso lungo tuttavia se sezioniamo coronalmente in corrispondenza della DIAFISI troviamo una cavità
midollare che contiene il MIDOLLO OSSEO GIALLO.
L’unità funzionale del tessuto osseo compatto (regolare) sono gli OSTEONI (strutture circolari concentriche
fra di loro), presentano degli spazietti in cui vi sono gli OSTEOCITI (cellule dell’osso, importanti perché
secernono una MATRICE MINERALIZZATA, la quale rende duro l’osso). L’unità strutturale del tessuto osseo
spugnoso sono invece le TRABECOLE, disposte in modo irregolare formando cavità intercomunicanti
occupate da midollo osseo.
I canali centrali attraverso cui l’organo osseo riesce ad essere raggiunto dal sangue che fornisce nutrimento
alle cellule sono denominati CANALI DI HAVERS.
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Esternamente al tessuto osseo ci sono delle cellule staminali che hanno la capacità di diventare OSTEOCITI
in caso vi sia bisogno. Quando vi è bisogno di calcio intervengono gli OSTEOCLASTI.
MEMBRANE OSSEE:
-
PERIOSTIO: membrana fibrosa, ricco di vasi e fibre nervose. Indispensabile per la sopravvivenza
dell’osso e della sua stessa formazione.
ENDOSTIO: membrana che tappezza la cavità midollare delle ossa lunghe.
CARTILAGINE ARTICOLARE: cartilagine ialina. Ammortizza pressioni e sollecitazioni.
FUNZIONI:
Le ossa danno PUNTI DI INSERZIONE ai tendini dei muscoli.
Esse sono anche la sede dell’EMOPOIESI (sede di sintesi di nuove cellule del sangue), e deposito di minerali
e lipidi (in caso di necessità ne rilasciano quantità nel flusso sanguigno).
In corrispondenza delle inserzioni dei tendini muscolari o delle superfici di appoggio dei ventri muscolari o
del passaggio dei vasi arteriosi le ossa presentano dei rilievi e degli avvallamenti, delle parti rugose o delle
parti lisce. TESSUTO RICCAMENTE VASCOLARIZZATO
RILIEVI OSSEI: APOFISI, TUBEROSITA’, TUBERCOLI, PROCESSI, SPINE
AVVALLAMENTI OSSEI: SOLCHI, FOSSE , DOCCE
ARTICOLAZIONI
Le articolazioni sono strutture anatomiche, talora complesse, che mettono in reciproco contatto due o più
ossa. 2 tipi:
-
-
SINARTROSI (articolazioni per continuità o articolazioni fisse): classificazione in base al tessuto
interposto tra i capi articolari.
• SINDESMOSI = tessuto connettivo fibroso, es. suture ossa del cranio, tibia- perone distale.
• SINCONDROSI= cartilagine ialina, es. sfeno-occipitale, sterno-costale. Il grado di movimento
è scarso, dal momento che uniscono le articolazioni tramite tessuto cartilagineo denso.
• SINOSTOSI = tessuto osseo . Il grado di movimento è nullo, dal momento che uniscono le
articolazioni tramite tessuto osseo. Es. evoluzione precedenti (come nel cranio dell’adulto).
• SINFISI= cartilagine fibroelastica, es. pube o vertebre.
DIARTROSI (articolazioni per contiguità o articolazioni mobili): classificazione in base alla forma dei
capi articolari.
• ARTROIDE = pianeggianti (scivolamenti). Sono le articolazioni mobili meno mobili di tutte.
Es. intervertebrali tra processi articolari; sterno-costali; osso sacro-anca.
• ENARTROSI = segmenti di sfera (movimenti su tutti i piani), es. scapolo-omerale; coxofemorale. Sono le articolazioni che permettono la maggior ampiezza di movimento.
• GINGLIMI ANGOLARI= segmenti di cilindro, movimenti angolari, es. omero-ulnare
prossimale e ginocchio
• GINGLIMI LATERALI= segmenti di cilindro, movimenti rotatori laterali, es. radio-ulnare
prossimale
• CONDILARTROSI= ovoidale, movimenti angolari più sull’asse maggiore, es. temporomandibolare, radio-carpica e metacarpo-falange
• A SELLA= a sella, movimento secondo l’asse maggiore, es. clavicola-sterno, carpometacarpica del pollice
RAPPORTO TRA MOBILITA’ E STABIITA’ DELLE ARTICOLAZIONI: In ogni articolazione si stabilisce un
“compromesso” tra l’entità delle escursioni consentite e la stabilità strutturale: quanto più un’articolazione
è mobile, tanto meno sarà stabile. Es. gleno-omerale (poco stabile ma molto mobile), sutura (immobile ma
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decisamente stabile).
STRUTTURA DELLE ARTICOLAZIONI SINOVIALI (DIARTROSI)
-
-
-
CAPI ARTICOLARI: parti delle ossa che partecipano all’articolazione
SUPERFICI ARTICOLARI: rivestite di cartilagine ialina, sono lisce per favorire lo scorrimento e dalla
loro forma deriva la conseguente possibilità di movimento
CAPSULA ARTICOLARE: è un manicotto di tessuto connettivo denso, il quale s'inserisce circondando
le superfici articolari ossee in connessione, rivestendo interamente l'articolazione. Agisce come
mezzo di fissità, esternamente è formata da tessuto connettivo fibroso denso mentre internamente
dalla membrana sinoviale (liquido sinoviale).
LEGAMENTI: cordoni di tessuto connettivo fibroso denso, essi collegano e evitano l’allontanamento
dei capi articolari, svolgendo una funzione stabilizzatrice Nel corpo umano i legamenti sono disposti
in modo tale da intervenire attivamente soltanto nei gradi estremi del movimento, quando
l'integrità dell'articolazione è messa in serio pericolo.
DISCHI E MENISCHI: formazioni intra-articolari fibrocartilaginee che assicurano concordanza tra i
capi articolari. Stabilizzano l'articolazione, aumentano la congruenza delle superfici articolari ed
ammortizzano gli urti.
• DISCHI: separa due cavità indipendenti, diartrosi doppia completa. Es. articolazione
temporo-mandibolare
• MENISCHI: due cavità comunicanti (2 semilune). Diartrosi doppia incompleta. Es.
articolazione del ginocchio
SISTEMA MUSCOLARE
E’ responsabile della locomozione e del movimento, è riccamente vascolarizzato ed è innervato dal sistema
cerebro-spinale. Si contrae sotto controllo della volontà ed è specializzato nella CONTRATTILITA’.
I muscoli sono formati da un VENTRE e da due TENDINI o APONEUROSI.
Si inseriscono sulle ossa (MUSCOLI SCHELETRICI) o sulla cute (MUSCOLI PELLIACEI O MIMICI)
CLASSIFICAZIONE
- MUSCOLO LUNGO o FUSIFORME: es. bicipiti, tricipiti e quadricipiti
• ORIGINE: punto di attacco che non si muove quando il muscolo si contrae
• TENDINI: robuste strutture fibrose che legano i muscoli alle ossa o ad altre strutture di
inserzione
• VENTRE MUSCOLARE: massa carnosa
• TENDINI
• INSERIZIONE O TERMINAZIONE: punto di attacco che si muove quando il muscolo si contrae
- MUSCOLO LARGO: muscoli laminari che generalmente prendono origine da più punti scheletrici (es.
retto dell’addome, gran dorsale).
Aponeurosi: formazione tendinea di un muscolo largo
- MUSCOLO CIRCOLARE: circondano alcuni orifizi dell’organismo
• Orbicolari: la contrazione provoca chiusura del lume
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•
Sfinteri: la contrazione mantiene chiusura del lume, e il rilassamento volontario provoca
l’apertura del lume
CLASSIFICAZIONE PER FORMA DEL VENTRE (muscolo fusiforme o lungo)
- MONOGASTRICO: un ventre e nessun tendine intermedio
- DIGASTRICO: due ventri e un solo tendine intermedio
- POLIGASTRICO: più ventri e più tendini intermedi
- UNIPENNATO: i fasci muscolari sono disposti obliquamente rispetto alla linea di trazione tendinea.
1 solo tendine centrale sul quale vanno a confluire e tendersi le fibre
CLASSIFICAZIONE PER DISPOSIZIONE DELLE FIBRE
- PARALLELE: fibre disposte parallelamente all’asse maggiore del muscolo
- CONVERGENTI: fibre muscolari che hanno un’origine estesa e che convergono su un comune punto
d’intersezione (es. gran pettorale)
- PENNATE: tutte le fibre sullo stesso lato del tendine (es. estensore delle dita)
- BIPENNATE: fibre ad entrambi i lati del tendine (es. muscoli interossei palmari)
- CIRCOLARI: fibre disposte in modo concentrico attorno ad un orificio o ad un recesso (es. orbitale
della bocca)
I muscoli scheletrici quasi sempre agiscono in gruppi piuttosto che singolarmente. L’azione è infatti
coordinata da diversi muscoli. Da cui può derivare una classificazione per gruppi funzionali AGONISTIANTAGONISTI:
- FLESSORI/ESTENSORI
- ADDUTTORI/ABDUTTORI
- PRONATORI/SUPINATORI
- ROTATORI INTERNI/ROTATORI ESTERNI
CLASSI DI LEVE
3 TIPI DI LEVE:
- Primo genere: fulcro nel mezzo, tra potenza e resistenza (es. muscoli posteriori del collo)
- Secondo genere: resistenza tra fulcro e potenza (es. flessione plantare)
- Terzo genere: potenza tra resistenza e fulcro (es. gomito o ginocchio)
Le ossa rappresentano le leve e le articolazioni costituiscono il fulcro di queste leve.
ANNESSI DEI MUSCOLI
FASCE O INVOLUCRI MUSCOLARI: lamine di connettivo denso, circondano i ventri muscolari isolandoli e
consentendo una contrazione indipendente.
SETTI INTERMUSCOLARI: Si distaccano dalla superficie profonda della fascia e terminano inserendosi sul
segmento osseo. Le FASCE MUSCOLARI sono lamine di connettivo denso, delimitano gli spazi occupati da
gruppi muscolari (LOGGE MUSCOLARI).
FUSI NEUROMUSCOLARI
Costituiti da un piccolo numero di fibre muscolari speciali (FIBRE INTERFUSALI) fornite di innervazione sia
motoria che sensitiva. Segnalano continuamente la situazione del muscolo al SNC.
INNERVAZIONE DEL MUSCOLO
Unità motoria: insieme di fibre muscolari innervate da un singolo motoneurone (una terminazione
assonale-una fibra).
- Unità motoria piccola: muscoli destinati a compiere movimenti di precisione (muscoli del bulbo
oculare)
- Unità motoria grande: muscoli che eseguono movimenti ampi e potenti (estensori della colonna)
PLACCA MOTRICE: è il punto dove un motoneurone, tramite il proprio assone, giunge a contatto con una
fibra muscolare scheletrica.
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TIPI DI FIBRE MUSCOLARI
- FIBRE DI TIPO I (fibre rosse o lente): capaci di generare una tensione moderata ma prolungata.
Presentano una maggior quantità di mioglobina
- FIBRE DI TIPO II (fibre bianche o veloci): capaci di generare una
tensione cospicua, ma si affaticano rapidamente. Minor
quantità di mioglobina
Vi è la possibilità di trasformare le fibre lente in veloci e viceversa
(azione nervosa e carico meccanico)
REGOLAZIONE DELLA MASSA DEL MUSCOLO
Il numero di fibre muscolari possedute da un individuo è già fissato al
sesto mese di vita intrauterina. Tende a diminuire nell’adulto e
sempre di più con l’età.
Ipertrofia: aumento di massa muscolare, ovvero l’apposizione di nuovi
sarcomeri alla periferia della cellula e incorporazione di nuclei delle
cellule satelliti
Atrofia: perdita di tessuto che comporta una riduzione delle
dimensioni del muscolo, del tono e d ella potenza.
SCHELETRO ASSILE
Comprende:
- CRANIO ED OSSA ASSOCIATE
- COLONNA VERTEBRALE
- GABBIA TORACICA (COSTE+STERNO)
FUNZIONI:
- Protezione degli organi nelle cavità
- Sostegno
- Stabilità ed equilibrio
- Inserzione muscolare
COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale è l’asse portante del corpo, si estende dal cranio alla pelvi, tramite la quale scarica il
peso del corpo sugli arti inferiori.
E’ costituita dalle VERTEBRE, ossa CORTE ed IRREGOLARI, disposte in serie l’uno sopra l’altra articolate fra
loro, che formano una lunga asta FLESSIBILE, favorendo la mobilità e gli spostamenti del corpo. Protegge
inoltre il midollo spinale.
La colonna vertebrale è formata quindi da 33-34 VERTEBRE:
- 7 CERVICALI
- 12 TORACICHE
- 5 LOMBARI
- 5 SACRALI (OSSO SACRO)
- 4/5 COCCIGEE (COCCIGE)
CURVE FISIOLOGICHE DELL’ADULTO
- CIFOSI: curve a concavità anteriore
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• CIFOSI TORACICA
• CIFOSI SACRO-COCCIGEA
- LORDOSI: curve a concavità posteriore
• LORDOSI CERVICALE
• LORDOSI LOMBARE
CURVE FISIOLOGICHE NELLO SVILUPPO
- CURVATURE FETALI: curve primarie toracica e sacrale
- CURVE NEONATALI: curve secondarie cervicale e lombare (lordosi). La curvatura lombare
secondaria svolge un ruolo importante nel mantenimento del centro di gravità del tronco sulle
gambe durante le prime fasi della deambulazione
VERTEBRA
La regione anteriore di ciascuna vertebra è occupata da un CORPO CILINDRICO ARROTONDATO, che è il
punto sul quale si scarica maggiormente il peso delle strutture sovrastanti. Dorsalmente al corpo si descrive
l’ARCO VERTEBRALE detto anche arco neurale. Il corpo e l’arco racchiudono un’apertura circolare chiamata
FORAME BERTEBRALE. Tutti i forami delle vertebre formano insieme il CANALE VERTEBRALE che contiene il
midollo spinale. Vi sono poi delle aperture delimitate lateralmente tra vertebre contigue che si chiamano
FORAMI INTERVERTEBRALI, che costituiscono un passaggio diretto orizzontalmente per i nervi spinali che
fuoriescono dal midollo per raggiungere le altre porzioni del corpo.
L’arco vertebrale è costituito da DUE PEDUNCOLI e DUE LAMINE. I peduncoli originano dai margini posterolaterali del corpo, mentre le lamine si estendono postero-medialmente dall’estremità posteriore di ogni
peduncolo.
Posteriormente a ciascuna lamina si estende un PROCESSO SPINOSO, palpabile attraverso la cute del dorso.
I PROCESSI TRASVERSI sono invece processi laterali che si estendono su entrambi i lati della vertebra. Ogni
vertebra presenta su entrambe le superfici inferiore e superiore dei PROCESSI ARTICOLARI in
corrispondenza del punto di giunzione tra peduncoli e lamine. I processi articolari superiori di ogni vertebra
si articolano con quelli inferiori della vertebra sovrastante. Ogni processo articolare presenta una superficie
smussa appiattita chiamata FACCETTA ARTICOLARE.
DIVERSITA’ A LIVELLO DEI PROCESSI SPINOSI
- VERTEBRE CERVICALI: più corti e più piccoli di quelli toracici. A causa della presenza della curva
lordotica e del LEGAMENTO NUCALE si trovano a una profondità maggiore. L’ATLANTE non
possiede il processo spinoso
- VERTEBRE TORACICHE: più piccoli e più ravvicinati, angolati verso il basso rispetto alle lombari
- VERTEBRE LOMBARI: più grandi, alti e tozzi. Forma di lamine dirette orizzontalmente dietro
ATLANTE (C1)
Privo di corpo e costituito da un arco anteriore e uno posteriore e da due APOFISI LATERALI. I processi
trasversi presentano un FORO TRASVERSARIO per il passaggio delle arterie e delle vene vertebrali. L’atlante
si articola direttamente con la base del cranio (OSSO OCCIPITALE)
EPISTROFEO (C2)
Presenta un voluminoso processo che origina dal corpo ed è rivolto verso l’alto, detto DENTE o PROCESSO
ODONTOIDEO. Il dente si articola con l’arco anteriore dell’atlante.
VERTEBRE CERVICALI
Nelle prime vertebre cervicali il corpo è più piccolo dell’arco e il foro vertebrale è assai ampio. I processi
trasversi presentano il FORO TRASVERSARIO per il passaggio dell’arteria e della vena vertebrale. La C7 viene
definita PROMINENTE (promiens) poiché presenta un lungo e sottile processo spinoso
VERTEBRE TORACICHE
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Diminuiscono di volume da T1 a T4 e aumentano da T5 a T12. Le vertebre toraciche si distinguono
nettamente dalle altre vertebre per la presenza di FACCETTE o EMI-FACCETTE ARTICOLARI per le coste
(ARTICOLAZIONI ARTRODIE):
- Faccetta costale trasversaria sul voluminoso processo trasverso
- Faccetta costale superiore
- Faccetta costale inferiore
VERTEBRE LOMBARI
Il corpo si presenta più voluminoso a discapito del foro che si riduce. I processi spinosi sono robusti e hanno
forma di lamine dirette orizzontalmente dietro
OSSO SACRO
L’osso sacro è una fusione di vertebre che si completa dopo i 20 anni di età, tale fusione è detta SINOSTOSI.
L’osso sacro presenta al suo interno un CANALE SACRALE. Nella parte superiore e laterale dell’osso sacro
sono presenti due superfici articolari con le ossa dell’anca
COCCIGE
E’ invece un piccolo osso di forma triangolare costituito da 4 o 5 segmenti fusi tra loro. Nella prima vertebra
coccigea si possono ancora osservare alcuni caratteri comuni alle vertebre. L’osso prsente una base, un
apice, una faccia anteriore, una faccia posteriore e due margini laterali
ARTICOLAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE
Le articolazioni consentono tanti piccoli movimenti che nell’insieme consentono la mobilità di tutta la
colonna con movimenti laterali, movimenti di flessione e di estensione, di torsione e di circonduzione.
I due requisiti fondamentali del rachide (colonna) sono la RIGIDITA’, necessaria per l’efficienza statica e per
la protezione degli importanti organi che si trovano al suo interno (midollo e nervi) e la FLESSIBILITA’
(fondamentale per i movimenti)
Vi sono due tipi di articolazioni nella colonna:
- ARTICOLAZIONI INTRINSECHE: INTERSOMATICHE (trai corpi vertebrali, SINFISI) e INTERAPOFISARIE
(tra i processi articolari superiori e inferiori, ARTRODIE)
- ARTICOLAZIONI ESTRINSECHE con testa, coste e anche
DISCO INTERVERTEBRALE
- NUCLEO POLPOSO: strato più interno e ricco d’acqua. Formato da tessuto connettivo fibroso. Esso
si sposta durante i movimenti delle vertebre
- ANELLO FIBROSO: strato più esterno di fibrocartilagine assai ricca in fibre collagene orientate e
organizzate in robusti fasci
I dischi vertebrali hanno spessore differente nelle diverse regioni: l’altezza dei dischi intervertebrali va
diminuendo dalla C3 (3.5mm) fino alla metà della regione toracica, poi aumenta progressivamente fino
all’ultimo spazio fra L5 e S1 (9mm).
Inoltre lo stesso disco vertebrale può avere spessore differente anteriormente e posteriormente: nei
segmenti cervicale e lombare lo spessore dei dischi è maggiore nella zona anteriore (es. in L5 lo spessore
del versante anteriore è il doppio di quello posteriore). Nel segmento toracico i dischi sono più spessi
posteriormente. Questa differenza di spessore è fondamentale per le CURVATURE FISIOLOGICHE.
I dischi intervertebrali agiscono da “ammortizzatori” assorbendo i carichi ed i colpi ricevuti dalla colonna
vertebrale. Se sottoposti ad un carico vanno incontro ad una riduzione di spessore, tornando alla norma
quando il carico viene rimosso.
I dischi vertebrali separano le vertebre permettendo i movimenti fra vertebre adiacenti e quindi
consentendo la curvatura della colonna nei movimenti corporei.
ARTICOLAZIONE TRA I PROCESSI ARTICOLARI: ARTRODIE
Nelle vertebre cervicali e toraciche le superfici articolari sono quasi frontali mentre in quelle lombari sono
quasi sagittali (GINGLIMI LATERALI). I mezzi d’unione sono CAPSULA FIBROSA e LEGAMENTI.
- ARTICOLAZIONE ATLO-ASSIALE LATERALE: l’atlante si articola con l’epistrofeo: due artrodie tra le
faccette articolari inferiori dell’atlante e le corrispondenti faccette articolari superiori
dell’epistrofeo
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-
-
-
ARTICOLAZIONE ATLO-ASSIALE MEDIANA: l’atlante si articola con il dente dell’epistrofeo: due
ginglimi laterali con la faccetta articolare dell’arco anteriore dell’atlante e con il suo legamento
trasverso
ARTICOLAZIONE ATLO-OCCIPITALE: l’atlante si articola direttamente con la base del cranio (OSSO
OCCIPITALE). Si tratta di una CONDILARTROSI pari tra i processi articolari superiore dell’atlante e i
CONDILLI OCCIPITALI.
ARTICOLAZIONI COSTO-VERTEBRALI (ARTRODIE DOPPIE): tra la testa della costa ed il corpo della
vertebra
ARTICOLAZIONI COSTO-TRASVERSARIE (ARTRODIE): tra i tubercoli costali e le faccette costali dei
processi trasversi
LEGAMENTI DI RINFORZO ALLE ARTICOLAZIONI DELLA COLONNA
La stabilità della colonna è assicurata da molti robusti legamenti.
- LEGAMENTO LONGITUDINALE ANTERIORE: dall’epistrofeo alla parte superiore del sacro
- LEGAMENTO LONGITUDINALE POSTERIORE: si estende dall’occipitale al sacro, è formato da una
banderella fibrosa a contorno festonato; è inoltre più largo sui dischi intervertebrali.
- LEGAMENTI GIALLI: si trovano fra le lamine. Lateralmente si portano alle superifci articolari
rinforzando la capsula articolare. La faccia anteriore è in rapporto con la DURA MADRE
- LEGAMENTI INTERTRASVERSARI: si trovano tra un processo trasverso e quello successivo;
assumono il massimo sviluppo (estensione) a livello lombare
- LEGAMENTI INTERSPINOSI: uniscono il margine inferiore di un processo spinoso a quello superiore
del processo sottostante. Si continuano ventralmente con i legamenti gialli
- LEGAMENTO SOPRASPINOSO: è un CORDONE FIBROSO teso tra l’occipite e la faccia dorsale
dell’osso sacro. Si continua ventralmente con i legamenti interspinosi. Sotto l’occipite si inspessisce
andando a formare il LEGAMENTO NUCALE che si trova compreso tra la protuberanza occipitale
esterna e il processo spinoso della C7.
MUSCOLI DEL DORSO
- PIANO SUPERFICIALE (primi due piani)
• MUSCOLI SPINO-APPENDICOLARI: movimenti della spalla
- PIANO INTERMEDIO (terzo piano)
• MUSCOLI SPINO COSTALI: movimenti della gabbia toracica
- PIANO PROFONDO (ultimi 3 piani): movimenti della colonna
PIANO SUPERFICIALE
Comprende i MUSCOLI SPINO APPENDICOLARI, che si estendono dalla colonna vertebrale alla radice
dell’arto superiore, e i MUSCOLI ESTRINSECI DEGLI ARTI SUPERIORI, che sono:
- TRAPEZIO
- GRANDE DORSALE
- ROMBOIDE
- ELEVATORE DELLA SCAPOLA
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PIANO MEDIO
MUSCOLI SPINO-COSTALI: dalla colonna vertebrale alle coste
- DENTATO POSTERIORE SUPERIORE
- DENTATO POSTERIORE INFERIORE
PIANO PROFONDO
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Nel suo insieme il complesso dispositivo dei MUSCOLI INTRINSECI DEL RACHIDE interviene nel
mantenimento della postura eretta e nei diversi movimenti del rachide: flessione ventrale e dorsale,
inclinazione laterale e rotazione
Per mantenerci eretti, contrastando la forza di gravità, abbiamo bisogno di MUSCOLI ROBUSTI. La colonna
vertebrale è dotata di muscoli che si estendono da una vertebra a quella contigua o alla successiva. Sono
muscoli situati vicino alle vertebre e sono capaci di agire in modo molto preciso, tenendo le vertebre in
posizione le une sulle altre.
Sono quindi i muscoli che con la loro azione ci permettono di mantenere l’IMPILAMENTO VERTEBRALE. A
questi muscoli di piccole dimensioni si sovrappongono i LUNGHI MUSCOLI DORSALI che si estendono ai lati
della colonna. Soprattutto nel tratto cervicale e in quello lombare, i muscoli dorsali hanno una struttura
particolarmente ROBUSTA. Questi muscoli sono azionati soprattutto per i MOVIMENTI DI FORZA o di
GRANDE AMPIEZZA
I MUSCOLI ADDOMINALI RETTI e OBLIQUI funzionano come un efficace corsetto che contiene la massa
addominale. Più la muscolatura dorsale e addominale è forte, maggiore è il vantaggio acquisito dalla
colonna vertebrale dal punto di vista della forma e della stabilità.
Se la parete posteriore dell’addome è troppo rilassata, accade che gli organi interni prolassino in avanti; in
questo modo la colonna lombare si inarca ancora di più, fino a raggiungere una lordosi patologica.
TORACE
Il torace è costituito da 12 vertebre più la GABBIA TORACICA
La gabbia toracica è a sua volte costituita da 12 PAIA DI COSTE più lo STERNO.
STERNO
Lo sterno è un OSSO PIATTO, impari e mediano. Presenta una faccia anteriore convessa e rugosa per le
inserzioni muscolari e una faccia posteriore concava e più liscia. E’ formato da
- MANUBRIO: è la porzione più larga e craniale dello sterno. A questo livello le due clavicole si
articolano con lo sterno in corrispondenza di due incisure clavicolari. Il solco profondo che si trova
superiormente alle due incisure si chiama incisura soprasternale. Le prime coste dei due lati si
articolano con il manubrio tramite le incisure costali
- CORPO: il corpo è la porzione più lunga dello sterno e forma la porzione principale. Le coste si
articolano. Le coste si articolano singolarmente tramite le rispettive cartilagini costali al corpo
sternale.
CORPO e MANUBRIO si articolano in corrispondenza dell’ANGOLO STERNALE tramite un
articolazione di tipo SINFISI
- PROCESSO XIFOIDEO: rappresenta l’estremità inferiore dello sterno. Il processo xifoideo è articolato
al corpo tramite un’articolazione di tipo SINCONDROSI (SINOSTOSI).
COSTE
Le coste sono 12 paia di OSSA PIATTE ALLUNGATE e RICURVE che originano su o tra le vertebre toraciche
posteriormente e terminano sulla parte anteriore del torace. Sono costituite da una parte ossea e da una
cartilagine costale.
- COSTE STERNALI o VERE: sono le prime 7 e si articolano con lo sterno tramite singoli prolungamenti
cartilaginei (CARTILAGINI COSTALI)
- COSTE FALSE O SPURIE: Dall’8° alla 10° . Vengo chiamate così perché le loro cartilagini costali non si
articolano direttamente con lo sterno, ma si fondono tutte con la cartilagine della settima costa
tramite la quale si articolano con il corpo sternale.
L’11° e la 12° costa sono dette COSTE FLUTTUANTI perché non hanno nessuna connessione con lo
sterno.
Le coste si uniscono alla colonna toracica formando un ANGOLO ACUTO APERTO INFERIORMENTE.
A partire dalla colonna vertebrale si dirigono in basso e in fuori; a livello dell’ANGOLO COSTALE (punto in
cui inizia il CORPO della costa che curva anteriormente per dirigersi verso lo sterno) descrivono una curva a
convessità esterna, si dirigono in avanti e hanno una curva di torsione (faccia esterna convessa
posteriormente, anteriormente guarda in alto).
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La lunghezza delle coste aumenta dalla 1° all’8° e diminuisce dall’8° alla 12°. Il raggio di curvatura aumenta
progressivamente. L’obliquità delle coste in basso e in avanti aumenta progressivamente dalla 1° alla 12°.
Le CARTILAGINI COSTALI uniscono le coste dalla 1° alla 10° al margine laterale dello sterno (dall’8° alla 10°
unendosi alla cartilagine sovrastante). Fino alla 4° le cartilagini hanno direzione orizzontale, poi diventano
oblique dal basso verso l’alto.
ARTICOLAZIONI DEL TORACE
- ARTICOLAZIONI COSTO-VERTEBRALI (ARTRODIE DOPPIE): tra la testa della costa ed il corpo della
vertebra
- ARTICOLAZIONI COSTO-TRASVERSARIE (ARTRODIE): tra i tubercoli costali e le faccette costali dei
processi trasversi
Questi due tipi di articolazioni sono responsabili dell’ampliamento del diametro anteroposteriore (per il movimento delle coste superiori) e trasversale (per quelle inferiori ) della
gabbia toracica.
- ARTICOLAZIONI STERNO-COSTALI: si svolgono tra le estremità anteriori delle prime sette cartilagini
costali e le incisure articolari che si trovano sui margini laterali dello sterno. SONO ARTRODIE
SEMPLICI O DOPPIE, fatta eccezione per la 1°, 6°, 7° che sono SINCONDROSI.
- ARTICOLAZIONI INTERCONDRIALI: sono rapporti articolari che si svolgono tra cartilagini costali
contigue. Si svolgono tra la 7°, 8°, 9°, 10° costa, a formare l’ARCATA COSTALE. Sono tutte ARTRODIE
- ARTICOLAZIONI COSTOCONDRALI: sono SINCONDROSI che si formano tra l’estremità anteriore delle
coste e le estremità laterali delle cartilagini costali.
MUSCOLI DEL TORACE
- MUSCOLI INTRINSECI o PROPRI DEL
TORACE: confinati solo al torace
• MUSCOLI INTERCOSTALI ESTERNI
EDINTERNI
• MUSCOLI ELEVATORI DELLE COSTE
(SOVRACOSTALI)
• MUSCOLI SOTTOCOSTALI
• MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE
- MUSCOLI ESTRINSECI: con una inserzione al
di fuori del torace (ex. toraco-appendicolare,
spino-costali, DIAFRAMMA)
MUSCOLI INTERCOSTALI
Originano dal margine inferiore di ogni costa
e si fissano al margine superiore della costa
sottostante. Sono costituiti da FASCETTI
MUSCOLARI BREVI disposti OBLIQUAMENTE
tra due coste vicine.
- ESTERNI: vanno dai tubercoli costali alle
cartilagini costali. Sono diretti obliquamente
verso il basso e l’avanti
- INTERNI: vanno da angolo costale allo sterno e sono diretti verso il basso e indietro
I muscoli intercostali esterni sono più superficiali, gli interni più profondi. Inoltre i muscoli intercostali sono
innervati dai NERVI INTERCOSTALI dal 1° all’11°; contraendosi, elevano ed abbassano le coste, sono quindi
MUSCOLI RESPIRATORI:
- ESTERNI: inspiratori
- INTERNI espiratori
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MUSCOLI ELEVATORI DELLE COSTE
DODICI PAIA di muscoli di forma triangolare con la base in basso e l’apice in alto. Originano a livello dei
processi trasversi delle vertebre C7-T11 e si inseriscono sul margine superiore della costa sottostante. Sono
innervati dai rami anteriori dell’8° NERVO CERVICALE e di tutti i NERVI TORACICI. Con la loro azione elevano
le coste e sono quindi MUSCOLI RESPIRATORI
MUSCOLI SOTTOCOSTALI
Originano dalla faccia interna delle coste e si dirigono in basso e medialmente per inserirsi alla faccia
interna della costa sottostante o di quella ancora successiva. Ricevono i NERVI INTEROCOSTALI dal 1° all’11°
e agiscono abbassando le coste, sono quindi MUSCOLI RESPIRATORI
MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE
Situato sulla FACCIA INTERNA DELLA PARETE TORACICA ANTERIORE. Origina dalla faccia posteriore del
corpo e del processo xifoideo dello sterno e si porta, con fasci divergenti, in alto e lateralmente per inserirsi
con 4 o 5 digitazioni alla faccia interna e al margine inferiore delle cartilagini costali dalla 2° alla 6°.
Il muscolo trasverso del torace riceve i NERVI INTERCOSTALI dal 2° al 6°; la sua azione consiste
nell’abbassare le cartilagini costali, è quindi un MUSCOLO RESPIRATORIO
MUSCOLI ESTRINSECI SPINO-COSTALI
PIANO MEDIO: dalla colonna vertebrale alle coste
- DENTATO POSTERIORE SUPERIORE
• ORIGINE: origina nel tratto inferiore del LEGAMENTO NUCALE, dai processi spinosi C7, T1T3, e dal LEGAMENTO SOVRASPINATO
• INSERZIONE: si inserisce con 4 digitazioni al margine superiore e alla faccia esterna della 2°,
3°, 4°, 5° costa.
• AZIONE: eleva le coste, quindi MUSCOLO RESPIRATORIO. Agisce nell’inspirazione forzata
sollevando dalla 2° alla 4° costa
• INNERVAZIONE: è innervato dai rami dei NERVI INTERCOSTALI (T1-T4) e da un ramo del
PLESSO BRACHIALE (C5)
- DENTATO POSTERIORE INFERIORE
• ORIGINE: origina nel foglietto posteriore della FASCIA LOMBODORSALE a livello dei processi
spinosi di T11-T12 e L1-L3
• INSERZIONE: si inserisce con 4 digitazioni al margine inferiore e alla faccia esterna delle
ultime 4 coste
• AZIONE: contraendosi abbassa le coste (MUSCOLO RESPIRATORIO); estende e inclina
lateralmente il tronco (tratto dorsale inferiore)
• INNERVAZIONE: è innervato dal ramo del NERVO TORACODORSALE (C6-C8) e dai rami dei
NERVI INTERCOSTALI (T9-T12)
IL DIAFRAMMA
E’ un muscolo LARGO, IMPARI e CUPULIFORME
(con convessità superiore). Ha il diametro trasverso
più esteso. Separa la cavità toracica da quella
addominale.
Le sue fibre muscolari convergono dal suo margine
verso un TENDINE FIBROSO CENTRALE o
APONEUROSI CENTRALE (CENTRO FRENICO), su cui
si inseriscono tutte le fibre muscolari periferiche di
questo muscolo.
E’ il più importante MUSCOLO RESPIRATORIO.
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Tenendo conto delle inserzioni si possono
distinguere nel diaframma una parte
lombare, una costale e una sternale. I fasci
muscolari si inseriscono:
- Sulla colonna vertebrale = PARTE
LOMBARE: presente 3 coppie di
PILASTRI (LATERALE, INTERMEDIO,
MEDIALE) che si inseriscono sulla 2°,
3°, 4°, vertebra lombare.
CONTRAZIONE: abbassa il
diaframma e aumenta il diametro
verticale della gabbia toracica
- Sulle ultime 6 coste= PARTE
COSTALE.
CONTRAZIONE: aumenta il diametro
antero-posteriore e trasverso del torace
- Sullo sterno= PARTE STERNALE, si trova in prossimità del processo xifoideo
ORIFIZI DIAFRAMMATICI: per VENA CAVA INFERIORE, ESOFAGO, AORTA
MUSCOLO RESPIRATORIO:
E’ innervato dai NERVI FRENICI del plesso cervicale. Agisce abbassando la CUPOLA DIAFRAMMATICA e
alzando le ultime sei coste che si porteranno più lateralmente e in avanti. Il volume toracico quindi
aumenterà consentendo ai polmoni di espandersi
- PUNTO FISSO SUL CENTRO FRENICO: raddrizza la curvatura della cupola aumentando il diametro
verticale e trasverso
- I fasci costali elevano le ultime sei coste e aumentano il diametro trasversale
- CONTRAZIONE DEI PILASTRI LOMBARI: abbassamento in senso verticale, aumento quindi del
volume verticale del torace
A differenza del torace la parete ventro-laterale dell’addome è sprovvista di una struttura ossea, si tratta
quindi di una PARETE MUSCOLARE:
- DIAFRAMMA
- MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI
- MUSCOLO RETTO ANTERIORE DELL’ADDOME
- 3 MUSCOLI LARGHI (OBLIQUO ESTERNO, INTERNO E TRASVERSO) STRATIFICATI
- MUSCOLI DEL PAVIMENTO PELVICO
MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI
Contraendosi abbassa la 12° costa (MUSCOLO ESPIRATORIO); estende e inclina lateralmente la colonna
vertebrale
MUSCOLO RETTO DELL’ADDOME
Ha origine toracica, sulla 5°, 6°, 7° cartilagine costale. Presenta un inserzione sul pube. E’ formato da una
guaina connettivale di rivestimento esterno e medialmente si fonde con quella controlaterale formando la
LINEA ALBA.
Flette e inclina lateralmente il rachide; abbassa le coste (espirazione forzata) e comprime i visceri
addominali.
MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO
E’ formato da 8 FASCI MUSCOLARI che si portano dall’alto al basso in direzione latero-mediale. Ha
inserzione sulla cresta iliaca, sulla spina iliaca anteriore e superiore, e sul tubercolo pubico (LEGAMENTO
INGUINALE).
Inoltre l’obliquo esterno si ingrana con i muscoli DENTATO ANTERIORE e il GRANDE PETTORALE.
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I fasci tendinei mediali si portano superficiali al retto anteriore e confluiscono a livello della linea alba
fondendosi con la guaina connettivale del muscolo retto.
Prende origine dalla FACCIA ESTERNA delle ultime 8 coste. I fasci sorti dall’11° e 12° costa si inseriscono al
labbro esterno della CRESTA ILIACA, gli altri si proseguono in un’ampia aponeurosi che si porta
medialmente in basso per un’estensione compresa tra processo xifoideo e il pube (essa partecipa
medialmente alla formazione della linea alba). Inferiormente si inserisce alla SPINA ILIACA e al TUBERCOLO
PUBICO e superiormente al PROCESSO XIFOIDEO dello sterno.
Abbassa le coste (MUSCOLO ESPIRATORIO); flette e inclina lateralmente il torace e lo ruota dal lato
opposto. Aumenta la pressione addominale, necessaria per sopportare le forze agenti sulla colonna
vertebrale durante determinati esercizi.
OBLIQUO INTERNO
Origina dalla CRESTA ILIACA e dalla FASCIA LOMBO-DORSALE e si inserisce sulle ultime 6 coste, sulla LINEA
ALBA e sul TUBERCOLO PUBICO.
Costituisce lo strato profondo della parete anterolaterale addominale; esso si trova infatti AL DI SOTTO DEL
MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO. Le fibre muscolari seguono un decorso ascendente a ventaglio e si
inseriscono in 3 zone distinte dividendo il muscolo in 3 parti:
- PARTE CRANIALE: si inserisce al margine inferiore delle ultime 3 CARTILAGINI COSTALI
- PARTE MEDIALE: continua in una fascia fibrosa formando l’aponeurosi del muscolo obliquo interno
che si unisce alla LINEA ALBA
- PARTE CAUDALE: si inserisce sulla LINEA ALBA e sul TUBERCOLO PUBICO
CONTRAZIONE: provoca movimenti del tronco (flessione, inclinazione laterale e rotazione). Agisce anche
nella ESPIRAZIONE FORZATA abbassando le coste
MUSCOLO TRASVERSO
E’ il MUSCOLO PIATTO dell’addome più profondo. E’ COSTRITTORE dell’addome. Origina nelle ultime 6
coste, nella CRESTA ILIACA e nella FASCIA LOMBO-DORSALE e trova la sua inserzione sulla LINEA ALBA
Contraendosi, porta in dentro le coste (MUSCOLO ESPIRATORIO) e aumenta la pressione addominale
- AZIONI SU FUNZIONI VEGETATIVE: pressione endoaddominale, movimenti espiratori, torchio
addominale
- AZIONI SU FUNZIONI SOMATICHE: movimenti del tronco
ARTO SUPERIORE
E’ formato da 32 SEGMENTI OSSEI
distribuiti in 2 regioni:
CINGOLO SCAPOLARE
ARTO SUPERIORE (BRACCIO,
AVAMBRACCIO e MANO).
SCAPOLA
La scapola è un OSSO LARGO,
PIATTO di forma TRIANGOLARE. E’
possibile identificare la scapola
come l’osso che si muove sulla
regione supero-laterale del corpo,
nei movimenti dell’arto superiore.
Diversi processi si dipartono dalle
superfici scapolari e danno
inserzione a muscoli e legamenti.
La SPINA scapolare è una cresta sulla
faccia posteriore della scapola. Si
continua lateralmente in un
voluminoso processo posteriore
chiamato ACROMION, che forma la porzione appuntita della spalla.
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Tale processo si articola con l’estremità acromiale della clavicola. Il PROCESSO CORACOIDEO è invece un
processo più piccolo che origina dalla faccia anteriore, si inseriscono MUSCOLI CORACOBRACHIALE,
BICIPITE, PICCOLO PETTORALE. Considerando la forma triangolare della scapola si possono descrivere 3 lati
o margini:
- MARGINE SUPERIORE: lato superiore che corre superiormente alla spina scapolare
- MARGINE MEDIALE: lato più vicino alle vertebre
- MARGINE LATERALE: più vicino all’ascella.
Una profonda INCISURA SOPRASCAPOLARE lungo il margine superiore dà passaggio al nervo
soprascapolare. I 3 margini sono separati da altrettanti angoli:
- ANGOLO SUPERIORE: estremità appuntita tra margine superiore e mediale. si inseriscono i muscoli
ELEVATORE DELLA SCAPOLA E DENTATO ANTERIORE
- ANGOLO INFERIORE: fra margine mediale e laterale
- ANGOLO LATERALE: è occupato prevalentemente da una cavità rotondeggiante e poco profonda
che si articola con l’OMERO, detta CAVITA’ GLENOIDEA.
Sul margine superiore ed inferiore della cavità si trovano due protuberanze ossee che danno inserzione ai
muscoli motori della spalla e del braccio: il TUBERCOLO SOVRA GLENOIDEO (inserzione capo lungo BICIPITE)
e il TUBERCOLO INFRAGLENOIDEO (origine capo lungo muscolo TRICIPITE)
La scapola presenta numerose porzioni ossee appiattite che costituiscono superfici per l’inserzione di alcuni
dei muscoli della CUFFIA DEI ROTATIORI (stabilizzazione e movimento articolazione della spalla).
- FOSSA SOTTOSCAPOLARE: ampia superficie anteriore liscia e concava, rivestita dal muscolo
SOTTOSCAPOLARE
- FOSSA SOPRASPINATA: muscolo sopraspinato
- FOSSA SOTTOSPINATA: muscolo sottospinato
CLAVICOLA
La clavicola è un osso PIATTO, ALLUNGATO A FORMA DI S. Si articola con il processo acromiale della
scapola, lo sterno e la prima cartilagine costale.
L’ESTREMITA’ LATERALE appiattita si articola con faccetta articolare acromiale.
L’ESTREMITA’ MEDIALE triangolare si articola con faccetta articolare sternale (manubrio) e costale
Sul margine anteriore originano i fasci del muscolo PETTORALE e DELTOIDE. Sul margine posteriore origina
il muscolo TRAPEZIO
OMERO
Si articola superiormente con la SCAPOLA ed inferiormente con RADIO ed ULNA.
DIAFISI:
- FACCIA ANTERO-MEDIALE: impronta MUSCOLO CORACO-BRACHIALE
- FACCIA ANTERO-LATERALE: TUBEROSITA’ DELDOIDEA (doppia cresta rugosa a forma di V), dà
inserzione al muscolo deltoide
- FACCIA POSTERIORE: SOLCO RADIALE, in cui decorrono il nervo radiale e vasi sanguigni. Delimita
l’inserzione del capo laterale e di quello mediale del TRICIPITE
EPIFISI PROSSIMALE
Separata dalla diafisi tramite il COLLO CHIRUGICO (rappresentato originariamente dal DISCO EPIFISARIO).
Presenta una superficie articolare di forma semisferica (TESTA) per l’articolazione con la cavità glenoidea
della scapola. La testa è delimitata da un solco circolare detto COLLO ANATOMICO, inoltre adiacenti alla
testa omerale ci sono due tubercoli:
- GRANDE TUBEROSITA’: sporge lateralmente e concorre a formare il contorno arrotondato della
spalla. In esso si inseriscono SOPRASPINATO, SOTTOSPINATO e PICCOLO ROTONDO
- PICCOLA TUBEROSITA’: si inserisce il muscolo SOTTOSCAPOLARE
Le due tuberosità continuano in 2 creste in cui si inseriscono i muscoli GRANDE PETTORALE, GRANDE
DORSALE e GRANDE ROTONDO.
EPIFISI DISTALE
Presenta due superfici lisce ricurve che si articolano con le ossa dell’avambraccio:
- CAPITELLO: CONDILO OMERALE (rilievo a forma di ellissoide di rotazione) per l’articolazione con la
testa del RADIO
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-
TROCLEA: superficie di articolazione con l’ulna. In tale parte vi è l’EPITROCLEA, ovvero il solco del
nervo ulnare.
Vi sono poi 3 depressioni, due sulla superficie ventrale ed una su quella dorsale:
- FOSSA RADIALE: anteriormente. Alloggia la testa del RADIO
- FOSSA CORONOIDEA: in cui si accomoda il PROCESSO CORONOIDEO dell’ULNA durante l’estensione
dell’avambraccio
- FOSSA OLECRANICA: accoglie L’OLECRANO DELL’ULNA durante l’estensione dell’avambraccio
RADIO
Osso più piccolo dell’avambraccio situato lateralmente sul lato del dito pollice
- DIAFISI:
Presente una TUBEROSITA’ RADIALE su cui si inserisce il muscolo BICIPITE del braccio. I muscolo
SUPINATORE e PRONATORE ROTONDO si inseriscono invece sulla faccia laterale
- EPIFISI PROSSIMALE(detta anche CAPITELLO):
Si articola con l’ULNA e con il CONDILO DELL’OMERO.
- EPIFISI DISTALE: si articola con le ossa della mano (OSSO NAVICOLARE e OSSO SEMILUNARE) e con
l’ULNA. Termina con il PROCESSO STILOIDEO, palpabile sul lato esterno del polso in prossimità del
pollice.
ULNA
Osso più lungo e mediale dell’avambraccio.
- DIAFISI: presenta 3 FACCE (anteriore, posteriore e mediale) e 3 MARGINI (anteriore, posteriore,
laterale)
- EPIFISI PROSSIMALE: OLECRANO, protuberanza sporgente dall’incisura trocleare, e PROCESSO
CORONOIDEO, labbro inferiore dell’incisura trocleare formano la superficie articolare (incisura
semilunare) che si impegna sulla TROCLEA OMERALE.
Posteriormente all’olecrano si inserisce il TRICIPITE. Al di sotto del processo coronoideo, sulla
tuberosità ulnare, si inserisce il muscolo BRACHIALE.
Medialmente al processo coronoideo c’è una superficie concava e liscia, il SOLCO RADIALE, nel
quale si inserisce il RADIO.
- EPIFISI DISTALE: presenta un capitello con INCISURA RADIALE per l’articolazione con il radio. Inoltre
vi è una protuberanza posteromediale dell’estremità a pomello della tuberosità ulnare, detta
PROCESSO STILOIDEO
L’avambraccio è quindi formato da RADIO (orientato lateralmente) e dall’ULNA (orientato medialmente).
MANO
- CARPO: piccole ossa brevi che costituiscono lo scheletro del polso, disposte su due file (prossimale
e distale) di 4 ossa ciascuna. Consentono i vari movimenti possibili a livello del polso. Le prossimali
sono SCAFOIDE, SEMILUNARE, PIRAMIDALE E PISIFORME mentre le distali sono TRAPEZIO,
TRAPEZOIDE, CAPITATO e UNCINATO
- METACARPO: ossa che costituiscono il segmento intermedio dello scheletro della mano. Sono 5 e si
articolano con la fila distale del carpo.
- FALANGI: Sono le ossa lunghe che compongono lo scheletro delle dita e se ne descrivono 3
(PROSSIMALE, INTERMEDIA e DISTALE) in ogni dito tranne per il pollice (prossimale e distale). Sono
in totale 14. Le prossimali si articolano con l’estremità prossimale dei metacarpi.
ARTICOLAZIONI SPALLA (CINGOLO SCAPOLO-OMERALE)
- ARTICOLAZIONE STERNO-CLAVICOLARE: articolazione a sella tra estremità sternale della clavicola
con manubrio dello sterno e la prima cartilagine costale. Presenta il DISCO INTRARTICOLARE.
Esegue movimenti verticali quando la spalla si alza o si abbassa, orizzontali quando si sposta in
avanti e indietro. Esegue anche movimenti combinati per la CIRCONDUZIONE
- ARTICOLAZIONE ACROMIO-CLAVICOLARE: articolazione artrodia tra il processo acromiale della
scapola e l’estremità laterale della clavicola. Presente il DISCO INTRARTICOLARE. Consente lo
scorrimento della scapola sul torace (e quindi maggior libertà di movimento del braccio)
23
-
ARTICOLAZIONE SCAPOLOLO-OMERALE: enartrosi tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea della
scapola. Permette movimenti di flessione, estensione, abduzione, adduzione, rotazione e
circonduzione. Alcuni muscoli si fondono parzialmente con la capsula articolare in corrispondenza
delle loro inserzioni rinforzandola
ARTICOLAZIONE DEL GOMITO
Radio e ulna si articolano con la parte distale dell’omero
- ARTICOLAZIONE OMERO-ULNARE: ginglimo angolare tra la troclea omerale e l’incisura semilunare
ulnare
- ARTICOLAZIONE OMERO-RADIALE: condilartrosi tra il condilo omerale e il capitello del radio
- ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE PROSSIMALE: ginglimo laterale tra la circonferenza articolare del
radio e l’incisura radiale sul processo coronoideo dell’ulna.
Sia il radio che l’ulna esibiscono MARGINI INTEROSSEI, rivolti reciprocamente l’uno verso l’altro,
pertanto il margine ulnare è rivolto lateralmente mentre quello radiale medialmente. Questi
margini sono connessi tra loro dalla presenza della MEMBRANA INTEROSSEA (SINDESMOSI), ovvero
il legamento costituito da connettivo fibroso che stabilizza l’articolazione radio-ulnare.
LEGAMENTO ANULARE: anello fibroso che decorre dal margine anteriore a quello posteriore dell’incisura
radiale dell’ulna circondando il capitello del radio e delimitando un anello osteofibroso entro il quale il
capitello stesso ruota.
ARTICOLAZIONE DEL POLSO
- ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE DISTALE: GINGLIMO LATERALE
- ARTICOLAZIONE RADIO-CARPICA: CONDILARTROSI (estensione, flessione, abduzione, adduzione,
circonduzione della mano)
ARTICOLAZIONE DELLA MANO
- ARTICOLAZIONI INTERCARPALI:
• PROSSIMALI E DISTALI: ARTRODIE
• MEDIOCARPALI (TRA OSSA DELLA FILA PROSSIMALE E DISTALE): CONDILARTROSI
- ARTICOLAZIONI CARPO-METACARPICHE: tutte ARTRODIE tranne quella del pollice che è invece A
SELLA (flessione, abduzione, adduzione)
- ARTICOLAZIONI INTERMETACARPICHE: ARTRODIE
- ARTICOLAZIONI METACARPO-FALANGEE: CONDILARTROSI, tranne quella del pollice che è invece
GINLIMO ANGOLARE
- ARTICOLAZIONI INTERFALANGEE:
GINGLIMI ANGOLARI
INNERVAZIONE MUSCOLI DELL’ARTO
SUPERIORE
I muscoli dell’arto superiore sono innervati
dall’11° NERVO CRANICO, dal PLESSO
CERVICALE (C3-C4) e dal PLESSO
BRACHIALE (C5-C7)
I muscoli sono tanto più numerosi quanto
sono più vaste le aree del nostro cervello
dedicate al distretto anatomico di cui fanno
parte
MUSCOLI DELL’ARTO SUPERIORE
24
-
MUSCOLI SPINO-APPENDICOLARI (connettono l’arto superiore con la colonna vertebrale)
MUSCOLI TORACO APPENDICOLARI (connettono l’arto superiore alla parete toracica)
MUSCOLI DELLA SPALLA
MUSCOLI DEL BRACCIO
MUSCOLI DELL’AVAMBRACCIO
MUSCOLI DELLA MANO
MUSCOLI DELLA MANO
I muscoli intrinseci si trovano tutti sulla faccia palmare della mano. Sul lato dorsale troviamo i tendini dei
MUSCOLI ESTENSORI e i MUSCOLI INTEROSSEI. Non sono muscoli potenti ma permettono di compiere
movimenti delle dita piccoli e precisi
MUSCOLI
INSERZIONE
INSERZIONE DISTALE INNERVAZIONE
AZIONE
PROSSIMALE (o
ORIGINE)
OPPONENTE
RETINACOLO DEI
ASPETTO LATERALE
NERVO MEDIANO
Oppone e ruota
DEL POLICE
FLESSORI, SCAFOIDE DEL 1°
(C8 e T1)
medialmente il
E TRAPEZIO
METACARPALE
pollice
OPPONENTE DEL
UNCINO
ASPETTO MEDIALE
BRANCA PROFONDA Porta il mignolo in
MIGNOLO
DELL’UNCINATO E
DEL 5°
DEL NERVO ULNARE
opposizione al pollice
RETINACOLO DEI
METACARPALE
(C8 e T1)
FLESSORI
INTEROSSEI DORSALI I DUE LATI
BASI DELLE FALAGNI BRANCA PROFONDA Abducono le dita e
ADIACENTI DEI
PROSSIMALI 2-4
DEL NERVO ULNARE
assistono l’azione dei
METACARPALI
(C8 e T1)
lombricali
INTEROSSEI PALMARI ASPETTO PALMARE
BASI DELLE FALANGI BRANCA PROFONDA Abducono le dita e
DEI METACARPALI 2, PROSSIMALI 2-4
DEL NERVO ULNARE
assistono l’azione dei
4e5
(C8 e T1)
lombricali
LOMBRICALI
TENDINI DEI
BASI DORSALI DELLE NERVO MEDIANO
Flettono le
FLESSORI PROFONDI FALANGI
(C8 e T1) e BRANCA
metacarpofalangee
DELLE DITA
PROSSIMALI
PROFONDA DEL
ed estendono le IFP
NERVO ULNARE (C8 e
T1)
MUSCOLI DELLA MANO-AVAMBRACCIO (FLESSORI)
MUSCOLI
INSERZIONE
INSERZIONE
PROSSIMALE
DISTALE
FLESSORE
Aspetto
Basi delle falangi
PROFONDO DELLE prossimale
distali 2–5
DITA
anteromediale
dell’ulna e della
membrana
interossea
FLESSORE
SUPERFICIALE
DELLE DITE
Capo
Corpi delle
omeroulnare:
falangi
epicondilo
intermedie 2–5
mediale,legamento
collaterale ulnare e
processo
coronoideo
dell’ulna. Capo
radiale:Aspetto
INNERVAZIONE
AZIONE
Nervo ulnare (C8,
T1)
Flette le dita a
livello della IF
distale 2–5 e
partecipa alla
flessione della
mano
Nervo mediano
(C7, C8, T1)
Flette le dita a
livello della IF
prossimale e
della
metacarpofalangea 2-5
25
superiore del
3° medio del radio
FLESSORE LUNGO
Aspetto
Base della
DEL POLLICE
anteriore del
falange distale
radio e della
del pollice
membrana
interossea
MUSCOLI DELLA MANO AVAMBRACCIO (ESTENSORI)
MUSCOLI
INSERZIONE
INSERZIONE
PROSSIMALE
DISTALE
ESTENSORE
EPICONDILO
BASE DEL 3°
RADIALE DEL CARPO LATERALE (OMERO) METACARPALE
Nervo interosseo
anteriore (C8, T1)
INNERVAZIONE
AZIONE
Branca profonda
del nervo radiale
(C7, C8)
NERVO RADIALE (C6
C7, C8)
ESTENDE E
RADIALIZZA IL
POLSO
ESTENDE E DEVIA
ULNARMENTE IL
POLSO
ESTENDE LE DITA 25 A LIVELLO DELLA
MCF e IF
ESTENDE IL 5° DITO
A LIVEELO DELLA
MCF e IF
ESTENDE IL 5° DITO
E AIUTA
L’ESTENSIONE DEL
POLSO
ESTENSORE ULNARE
DEL CARPO
EPICONDILO
LATERALE (OMERO)
BASE DEL 5°
METACARPALE
ESTENSORE DELLE
DITA
EPICONDILO
LATERALE (OMERO)
ESTENSORE DEL
MIGNOLO
EPICONDILO
LATERALE (OMERO)
NERVO INTEROSSEO
POSTERIORE (C7,
C8)
NERVO INTEROSSEO
POSTERIORE (C7-C8)
ESTENSORE
DELL’INDICE
ASPETTO
POSTERIORE
DELL’ULNA E
MEMBRANA
INTEROSSEA
ASPETTO
POSTERIORE
DELL’ULNA E
MEMBRANA
INTEROSSEA
ESPANSIONI
ESTENSORIE DELLE
DITA 2-5
ESPANSIONE
ESTENSORIA DEL 5°
DITO
ESPANSION
ESTENSORIA DEL 2°
DITO
BASE DELLA
FALANGE DISTALE
DEL POLLICE
NERVO INTEROSSEO
POSTERIORE (C7-C8)
ESTENSORE DEL
LUNGO POLLICE
Flette la
falange distale
del 1° dito
NERVO INTEROSSEO
POSTERIORE (C7-C8)
ESTENDE LA
FALANGE DISTALE
DEL POLLICE E LE
ARTICOLAZIONI
MCF e IF
MCF= metacarpofalangee
IF= interfalangee (D= distali, P= prossimali)
MUSCOLI DELL’AVAMBRACCIO
Sono suddivisi in anteriori, ovvero FLESSORI, e posteriori, ovvero ESTENSORI.
Gli anteriori sono disposti in 2 strati:
- SUPERFICIALE (inserzione prossimale a livello dell’omero)
- PROFONDO (inserzione prossimale su radio ed ulna)
I posteriori invece:
- SUPERFICIALE (inserzione prossimale dell’epicondilo laterale dell’omero)
- PROFONDO (inserzione prossimale su radio ed ulna)
Il PRONATORE QUADRATO ha inserzione prossimale sull’aspetto distale anteriore dell’ulna, inserzione
distale sull’aspetto distale del radio. E’ innervato dal NERVO INTEROSSEO ANTERIORE (C8, T1) e consente la
pronazione dell’avambraccio
26
MUSCOLI DEL BRACCIO
Vi sono 2 gruppi: MUSCOLI ANTERIORI e MUSCOLI POSTERIORI, divisi da setti intermuscolari connettivali.
Agiscono principalmente sull’articolazione del gomito, promuovendo FLESSIONE, ESTENSIONE,
PRONAZIONE e SUPINAZIONE.
MUSCOLI
INSERZIONE
INSERZIONE DISTALE INNERVAZIONE
AZIONE
PROSSIMALE
PRONATORE
ROTONDO
SUPINATORE
ANCONEO
BRACHIALE
EPICONDILO
MEDIALE E
PROCESSO
COROIDEO
DELL’ULNA
EPICONDILO
LATERALE, FOSSA
SUPINATORIA E
CRESTA DELL’ULNA
EPICONDILO
LATERALE
DELL’OMERO
ASPETTO LATERALE
DEL RADIO 3° MEDIO
NERVO MEDIANO
(C6-C7)
PRONA
L’AVAMBRACCIO E
FLETTE IL GOMITO
ASPETTO
PROSSIMALE DEL
RADIO
BRANCA PROFONDA
DEL NERVO RADIALE
(C5-C6)
SUPINA
L’AVAMBRACCIO
ASPETTO
SUPEROPOSTERIORE
DELL’ULNA
NERVO RADIALE (C7C8, T1)
MARGINE
ANTERIORE DEL 3°
DISTALE
DELL’OMERO
TUBEROSITA’
ULNARE
ESTENDE IL GOMITO,
SPINA
L’AVAMBRACCIO E
RESISTE
L’IPERFLESSIONE DEL
GOMITO
FLETTE IL GOMITO
NERVO
MUSCOCUTANEO
(C5, C6)
NERVO RADIALE (C7,
C8, T1)
Il MUSCOLO BRACHIALE inoltre è più profondo rispetto al bicipite. E’ un POTENTE FLESSORE del gomito e
mantiene la posizione di flessione (come nel sollevamento di un peso).
MUSCOLO BICIPITE BRACHIALE
E’ formato da 2 CAPI (BREVE e LUNGO).
- ORIGINE: SCAPOLA. Capo breve dal processo coracoideo, il capo lungo dalla tuberosità
sopraglenoidea
- INSERZIONE DISTALE: comune inserzione su tuberosità del radio dopo aver contornato la faccia
mediale del capitello. Un lacerto fibroso (TENDINE DISTALE) termina sull’ulna e si unisce alla faccia
dell’avambraccio
- AZIONI:
o SPALLA: capo lungo ABDUTTORE e ROTATORE INTERNO, capo breve ADDUTORE
o GOMITO: potente FLESSORE dell’avambraccio, soprattutto in posizione supina.
SUPINATORE se si trova in pronazione
o BRACCIO: estensione orizzontale (dall’interno verso l’esterno)
27
MUSCOLO CORACOBRACHIALE
Mediale e profondo rispetto al capo breve del bicipite.
- ORIGINE: da processo coracoideo
- INSERZIONE DISTALE: metà diafisi omerale
- AZIONE: flessione in avanti del braccio, adduzione braccio ed estensione orizzontale braccio
MUSCOLO TRICIPITE
E’ formato da 3 capi.
- ORIGINE: il capo lungo origina dalla cavità sottoglenoidea della scapola mentre i capi laterale e
mediale originano dalla faccia posteriore dell’omero
- INSERZIONE DISTALE: i 3 capi si uniscono in un tendine comune che si inserisce sull’olecrano
dell’ulna
- AZIONE: è il più potente ESTENSORE del gomito. Il capo lungo agisce sull’articolazione della spalla
per adduzione e retroversione
SPALLA
Sono 6 i muscoli della spalla ed hanno INSERZIONE sulla PORZIONE PROSSIMALE DELL’OMERO
MUSCOLO SOVRASPINATO
- ORIGINE: FOSSA SOVRASPINATA
- INSERZIONE DISTALE: GRANDE TUBEROSITA’ DELL’OMERO
- INNERVAZIONE: NERVO SOVRASCAPOLARE (C5-C6)
- AZIONE: abduzione, partecipa alla flessione e alla rotazione esterna del braccio
MUSCOLO SOTTOSCAPOLARE
- ORIGINE: fossa scapolare
- INSERZIONE DISTALE: grande tuberosità dell’omero
- INNERVAZIONE: nervo sottoscapolare (C5-C6)
28
-
AZIONE: adduce e ruota internamente il braccio. Inoltre fissa la testa dell’omero nel giusto contatto
con la cavità glenoidea.
MUSCOLO SOTTOSPINATO
- ORIGINE: fossa sottospinosa
- INSERZIONE DISTALE: grande tuberosità dell’omero
- INNERVAZIONE: nervo sovrascapolare (C5-C6)
- AZIONE: rotazione esterna del braccio e estensione orizzontale (da avanti in fuori)
PICCOLO ROTONDO
- ORIGINE: bordo laterale della scapola
- INSERZIONE DISTALE: grande tuberosità dell’omero
- INNERVAZIONE: nervo ascellare (C5-C6)
- AZIONE: rotazione esterna del braccio e estensione orizzontale (da avanti in fuori)
GRANDE ROTONDO
- ORIGINE: angolo inferiore della scapola
- INSERZIONE DISTALE: solco bicipitale dell’omero
- INNERVAZIONE: nervo sottoscapolare (C5-C6)
- AZIONE: ruota internamente e adduce il braccio
DELTOIDE: 3 FASCI (ANTERIORE, POSTERIORE, MEDIALE)
- ORIGINE: clavicola e scapola (ACROMION e SPINA)
- INSERZIONE DISTALE: tuberosità deltoidea sull’omero
- INNERVAZIONE: nervo ascellare (C5-C6)
- AZIONE: azione su tutto l’asse di rotazione dell’articolazione scapolo-omerale. La contrazione
avviene per FASCI SEPARATI
• SPALLA:
ANTEPOSIZIONE (FASCI ANTERIORI)
RETROPOSIZIONE (FASCI POSTERIORI)
• BRACCIO:
ABDUZIONE (FINO A 90°, SIMULTANEAMENTE TUTTI I FASCI)
ANTEPOSIZIONE (FINO A 60° FASCI ANTERIORI)
RETROPOSIZIONE (FASCI POSTERIORI)
FLESSIONE ORIZZONTALE DA IN FUORI A AVANTI (FASCI ANTERIORI)
ESTENSIONE ORIZZONTALE DA AVANTI IN FUORI (FASCI POSTERIORI)
ROTAZIONE INTERNA (FASCI ANTERIORI)
ROTAZIONE ESTERNA (FASCI POSTERIORI)
CUFFIA DEI ROTATORI
La cuffia dei rotatori è un complesso muscolo-tendineo costituito dall'insieme di quattro muscoli e dai
rispettivi tendini:
superiormente troviamo il tendine del MUSCOLO SOVRASPINATO, anteriormente quello del MUSCOLO
SOTTOSCAPOLARE e posteriormente i tendini dei MUSCOLI SOTTOSPINATO e PICCOLO ROTONDO.
Questi muscoli con la loro contrazione tonica stabilizzano la spalla impedendone la lussazione (fuoriuscita
della testa omerale dalla cavità glenoidea). I tendini piuttosto vasti (circa cinque centimetri) proteggono
l'intera articolazione formando una vera e propria cuffia che avvolge la parte superiore dell'omero.
A parte il sovraspinato la cui funzione principale è l’abduzione, per il resto sono tutti principalmente
rotatori.
MUSCOLI TORACO-APPENDICOLARI
I muscoli toraco-appendicolari sono situati sulla parte ventrale del torace, e muovono scapola ed omero.
MUSCOLO GRANDE PETTORALE
29
- ORIGINE:
CLAVICOLA
ANTEROMEDIALE,
BORDO LATERALE DELLO
STERNO, CARTILAGINE
COSTALE DELLE PRIME 6
COSTE E FASCIA DEL
MUSCOLO OBLIQUO
ESTERNO
- INSERZIONE
DISTALE: SOLCO
BICIPITALE DELL’OMERO
- INNERVAZIONE:
NERVO PETTORALE
LATERALE E MEDIALE
(C5, C6, C7, C8, T1)
-
AZIONE:
SPALLA: anteposizione ed abbassamento
BRACCIO: adduzione (fasci inferiori), abbassamento sul piano sagittale (fasci inferiori),
anteposizione fino a circa 60° (fasci superiori), rotazione interna, flessione orizzontale (da in fuori a
avanti)
PICCOLO PETTORALE
- ORIGINE: lateralmente alla cartilagine costale della 3°/5° costa
- INSERZIONE DISTALE: processo coracoideo
- INNERVAZIONE: nervo pettorale mediale (C8-T1)
- AZIONE: abbassa la spalla, la ruota internamente e la abduce, eleva le coste (MUSCOLO
INSPIRATORIO)
GRANDE DENTATO O DENTATO ANTERIORE
- ORIGINE: 1°-8° costa
- INSERZIONE DISTALE: SCAPOLA ANTEROMEDIALE
- INNERVAZIONE: NERVO TORACICO LUNGO (C5,C6,C7,C8)
- AZIONE: ELEVA LE COSTE (MUSCOLO INSPIRATORIO), ABDUCE E RUOTA ESTERNAMENTE LA
SCAPOLA, FA ADERIRE LA SCAPOLA AL TORACE, ABBASSA E ANTEPONE LA SPALLA
SUCCLAVIO
- ORIGINE: 1° costa
- INSERZIONE DISTALE: CLAVICOLA
- INNERVAZIONE: NERVO SUCCLAVIO (C5,C6)
- AZIONE: avvicina la clavicola alla prima costa. Agisce anche nell’inspirazione forzata sollevando la
gabbia toracica.
MUSCOLI SPINO-APPENDICOLARI
Situati sulla parete dorsale del torace. Principalmente muovono la scapola.
TRAPEZIO
- ORIGINE:
• PARTE DISCENDENTE: linea nucale superiore; protuberanza occipitale esterna, legamento
nucale
• PARTE TRASVERSA: dai processi spinosi di C7-T3
• PARTE ASCENDENTE: dai processi spinosi di T2-T12
- INSERZIONE DISTALE: terzo laterale della clavicola, margine mediale dell’acromion, ¾ laterali labbro
superiore della spina della scapola
- INNERVAZIONE: nervo accessorio (11° nervo cranico) e rami del plesso cervicale (C2-C4)
- AZIONE:
30
•
•
•
SPALLA: abbassamento (fasci inferiori), sollevamento (fasci superiori), retroposizione (fasci
medi)
BRACCIO: elevazione in alto sul piano frontale, elevazione in alto sul piano sagittale. In
ambedue i movimenti, insieme al gran dentato consente, ruotando la scapola, di elevare il
braccio in alto sul piano frontale
CAPO: estensione, inclinazione laterale.
Agisce anche nell’inspirazione forzata innalzando le coste
GRAN DORSALE
Muscolo piatto dalla forma triangolare
- ORIGINE:
• PARTE VERTEBRALE: fascia lombodorsale, processi spinosi di T6-T12, cresta iliaca.
• PARTE COSTALE: dalla 10° alla 12° costa
• PARTE SCAPOLARE: dall’angolo inferiore del margine laterale della scapola
- INSERZIONE DISTALE: solco bicipitale
- INNERVAZIONE: nervo toracodorsale (C6, C7,C8)
- AZIONE:
• TRONCO: estensione e inspirazione forzata (tratto dorsale inferiore e lombare); inclinazione
omolaterale (contrazione unilaterale)
• SPALLA: retroposizione
• BRACCIO: abbassamento e adduzione sul piano frontale, rotazione interna, estensione
orizzontale (da braccio avanti lo porta in fuori), abbassamento e retroposizione (sul piano
sagittale)
MUSCOLI ROMBOIDI (GRANDE E PICCOLO)
- ORIGINE: legamento nucale e processi spinosi C7-T1, T2-T5
- INSERZIONE DISTALE: bordo mediale della scapola
- INNERVAZIONE: nervo dorsale della scapola (C4,C5)
- AZIONE: ambedue, piccolo e grande, agiscono nel sollevamento e nella retroposizione della SPALLA.
La loro debolezza favorisce il distacco delle scapole dalla gabbia toracica (scapole alate)
ELEVATORE DELLA SCAPOLA
- ORIGINE: processi trasversi C1-C4
- INSERZIONE DISTALE: parte sovramediale della scapola
- INNERVAZIONE: nervo dorsale della scapola (C3,C4,C5)
- AZIONE:
• SPALLA: sollevamento
• COLLO: estensione ed inclinazione laterale
BACINO
Il bacino o CINGOLO PELVICO, è costituito da:
- OSSO SACRO
- COCCIGE
- OSSO DELL’ANCA SX
- OSSO DELL’ANCA DX
Queste ultime dette anche OSSA COXALI o OSSA INNOMINATE.
Fungono da supporto per la colonna vertebrale, per gli organi pelvici, e per l’addome inferiore. Inoltre il suo
cingolo osseo connette i segmenti ossei dell’arto inferiore allo scheletro assile.
Ogni osso coxale è formato da 3 porzioni separate: ILEO (superiormente), ISCHIO (posteroinferiormente),
PUBE (anteroinferiormente), che intorno ai 23 anni si fondono assieme.
FACCIA ESTERNA
Presenta:
31
-
ACETABOLO: fondo rugoso per inserzione del legamento della testa del femore, è inoltre una cavità
deputata all’articolazione con la testa del femore
- ALA E CRESTA ILIACA: il margine superiore dell’ileo è la CRESTA ILIACA, che si può palpare come un
bordo spesso nelle regioni postero-superiori dei fianchi. La cresta iliaca origina anteriormente da
una protuberanza chiamata SPINA ILIACA ANTERO-SUPERIORE e si estende posteriormente fino alla
SPINA ILIACA POSTEO-SUPERIORE. Inferiormente rispetto all’ala iliaca si trovano poi la SPINA ILIACA
ANTERO-INFERIORE e la SPINA ILIACA POSTEO-INFERIORE.
Spina= punto di inserzione per tendini e muscoli e legamenti del tronco, bacino, coscia
- GRANDE INCISURA ISCHIATICA: la spina iliaca posteo-inferiore è adiacente ad una profonda incisura
chiamata INCISURA ISCHIATICA, attraversata dal NERVO SCIATICO o ISCHIATICO.
- SPINA ISCHIATICA: voluminosa eminenza di forma triangolare situata inferiormente alla grande
incisura ischiatica
- TUBEROSITA’ ISCHIATICA: processo irregolare su cui si carica il peso in posizione seduta
FACCIA INTERNA
- FOSSA ILIACA: ampia depressione per inserzione tendine MUSCOLO ILIACO.
- TUBEROSITA’ ILIACA: inserzione LEGAMENTO SACROILIACO
- FACCIA AURICOLARE: in corrispondenza dell’ARTICOLAZIONE SACROILIACA (ileo si articola con osso
sacro). Ampia superficie rugosa.
- LINEA ARCUATA: cresta antero-inferiore in cui termina inferiormente l’ala dell’ileo.
- EMINENZA ILEO-PETTINEA: sporgenza del margine anteriore dell’osso iliaco, che dà inserzione
all’omonima benderella
- TUBERCOLO PUBICO: prominenza laterale della cresta pubica
- FORO OTTURATORIO/ MEMBRANA OTTURATORIA (in vivo): derivante dalla particolare disposizione
dell'ischio e dell'osso pubico,
attraverso cui passano: il NERVO
OTTURATORIO,
l'ARTERIA OTTURATORIA e
la VENA OTTURATORIA.
ARTICOLAZIONI:
SACRO ILIACA: ARTRODIA. E’
l’articolazione che unisce l’osso
sacro a quello iliaco ed è localizzata
alla base della colonna vertebrale.
SINFISI PUBICA:
articolazione che mette in
comunicazione il CORPO DEL PUBE
(regione bassa osso iliaco) DX con
quello SX. Risiede davanti e
leggermente sopra la vescica, e la sua funzione è di aiutare le altre sezioni dell’osso iliaco e
dell’osso sacro a sorreggere il peso della parte superiore del corpo.
La PELVI OSSEA è inoltre suddivisa in una porzione inferiore ed una superiore per mezzo di una linea
circolare detta STRETTO SUPERIORE DEL BACINO, che si estende dalla cresta pubica, lungo la linea pettinea
e la linea arcuata, fino all’OSSO SACRO. Al di sopra si trova la GRANDE PELVI (delimitata da vertebre lombari
posteriormente, dalla parete addominale anteriormente e lateralmente dalle porzioni superiori delle ossa
dell’anca). Al di sotto la PICCOLA PELVI (delimitata da sacro e coccige posteriormente, dalle ossa pubiche
anteriormente, dalle porzioni inferiori di ileo ed ischio lateralmente).
Rispetto alla PELVI MASCHILE, quella FEMMINILE è:
meno robusta (sottili pareti ossee).
- E’ più bassa e larga, cioè le FOSSE ILIACHE sono più larghe e si proiettano lateralmente.
- Il SACRO è più corto e la SINFISI PUBICA più sottile.
32
-
L’angolo sotto-pubico è più ampio (circa 110°), rispetto a quello maschile che è acuto
Acetaboli più distanziati e quindi femori più obliqui
ARTO INFERIORE
La funzione dell’arto inferiore è quella di sostenere il peso del corpo e di fornire una solida base per la
stazione eretta, per la deambulazione e per la corsa. Le ossa sono più grandi rispetto all’arto superiore.
L’arto inferiore è specializzato per la LOCOMOZIONE, ha minor libertà di movimento rispetto all’arto
superiore.
FEMORE
Forma lo scheletro della coscia
La sua TESTA sferica si articola con la pelvi a livello dell’acetabolo. Distalmente alla testa si trova un COLLO
allungato che si collega con la diafisi formando un angolo aperto medialmente, in modo che il ginocchio si
avvicini alla linea mediana.
In prossimità dell’epifisi prossimale, vi sono due voluminosi processi dalla superficie irregolare, che servono
da siti per l’inserzione dei tendini di alcuni muscoli dell’anca, della coscia e dei glutei:
- PICCOLO TRONCATERE: si trova sulla superficie posteromediale del femore
- GRANDE TRONCATERE: è localizzato lateralmente alla giunzione tra collo e corpo del femore
I trocanteri sono collegati sulla superficie posteriore del femore da una spessa cresta ossea detta CRESTA
INTERTRONCATERICA.
RUGOSITA’ POSTERIORE:
- TUBEROSITA’ GLUTEA (laterale): inserzione muscolo GRANDE GLUTEO
- LINEA PETTINEA (intermedia): inferiormente alla cresta intertrocanterica. Dà inserzione al
MUSCOLO PETTINEO
- LINEA ASPRA: cresta sottile lungo la linea mediana della faccia posteriore della diafisi femorale.
Rappresenta il punto di inserzione per diversi muscoli della coscia
Tuberosità glutea e linea pettine convergono prossimalmente nella linea aspra.
EPIFISI PROSSIMALE:
- LINEA INTERTRONCATERICA: origina dal legamento ileo-femorale e dalla capsula articolare.
- CRESTA INTERTRONCATERICA
- FOVEA CAPITIS: piccola depressione sulla testa tramite la quale il legamento rotondo del femore
connette questo alla fossa dell’acetabolo
EPIFISI DISTALE:
- CONDILO MEDIALE E LATERALE: superfici articolari ovalari e lisce che si articolano con i rispettivi
condili della TIBIA
- EPICONDILO MEDIALE e LATERALE: processi situati superiormente ai condili su cui prendono
inserzione i legamenti dell’ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO
- FACCIA POSTERIORE: ampia depressione tra i due condili detta FOSSA INTERCONDILEA
- FACCIA ANTERIORE: leggera depressione anteromediale detta SUPERFICIE PATELLARE
TIBIA
E’ l’osso mediale della gamba
- EPIFISI PROSSIMALE: si presentano due superfici articolari relativamente pianeggianti detti CONDILI
MEDIALE e LATERALE che si articolano con i condili distali del femore. I condili tibiali presentano
cavità glenoidee; essi sono inoltre separati dall’EMINENZA INTERCONDILEA. E’ presente nell’epifisi
prossimale tibiale una FACCETTA ARTICOLARE per la FIBULA.
- DIAFISI: ha forma triangolare (facce MEDIALE, LATERALE e POSTERIORE). I margini anteriore e
mediale, e la faccia mediale, sono SOTTOCUTANEI (sensibili a traumi e dolori)
- EPIFISI DISTALE: rigonfiamento in corrispondenza del margine mediale detto MALLEOLO MEDIALE,
palpabile sul lato interno della caviglia. Sul versante posterolaterale distale si descrive l’INCISURA
FIBULARE per l’articolazione con la FIBULA (articolazione tibio-fibulare distale). Sulla superficie
inferiore si trova invece una SUPERFICIE ARTICOLARE LISCIA e pianeggiante per l’ASTRAGALO, una
delle ossa del tarso.
33
FIBULA
Lungo segmento osseo sottile che presenta due epifisi slargate prossimalmente e distalmente. Si dispone
parallela alla tibia sul versante laterale.
- TESTA: la testa della fibula presenta un articolazione con la superficie inferiore del CONDILO
LATERALE DELLA TIBIA, detta articolazione tibiofibulare prossimale.
E’ inoltre presente un PROCESSO STILOIDEO che dà inserzione al BICIPITE FEMORALE.
- ESTREMITA’ DISTALE: presenta una forma più appuntita, detta MALLEOLO LATERALE, che si articola
con il talo della caviglia. Inoltre sempre nell’epifisi distale sono presenti una FACCETTA ARTICOLARE
PER LA TIBIA (articolazione tibiofibulare distale) e un solco per inserzione tendini dei MUSCOLI
PERONEI.
La TIBIA e la FIBULA (o PERONE) analogamente a radio ed ulna sono interconnesse per mezzo di una
membrana ossea
PATELLA o ROTULA
Voluminoso osso sesamoide di forma grossolanamente triangolare, localizzato entro il tendine del
MUSCOLO QUADRICIPITE FEMORALE. La superficie posteriore si articola con i condili del femore e in essa si
inseriscono i vari capi del muscolo quadricipite. Consente uno scivolamento più graduale e protegge
l’articolazione del ginocchio
FALANGI
Sono analoghe a quelle della mano. Alluce (falange prossimale + distale). Le altre 4 dita sono costituite da 3
falangi (prossimale, mediale e distale)
METATARSO
5 segmenti ossei metatarsali (convessi dorsalmente e concavi in corrispondenza della superficie plantare)
TARSO
Anteriormente: ASTRAGALO o TALO (la cui superficie anteriore si articola con la tibia), SCAFOIDE, 3
CUNEIFORMI e il CUBOIDE
Posteriormente: CALCAGNO (più voluminoso, forma il tallone)
Il PIEDE ha la funzione di reggere il peso corporeo e di propulsore per il movimento. Tali funzioni sarebbero
svolte anche da un osso unico ma la presenza di più ossa piccole ed articolate dà capacità di adattamento a
superfici irregolari. Nel piede si descrivono 3 ARCHI PRINCIPALI, che servono a supportare meglio il peso
corporeo e ad impedire che i vasi ed i nervi della pianta vengano compressi in stazione eretta.
- ARCO LONGITUDINALE MEDIALE: si estende dal tallone al primo dito, impedisce al versante mediale
di toccare il suolo, determinando la caratteristica impronta.
- ACO LONGITUDINALE LATERALE: dal tallone al quinto dito. Solleva lievemente la porzione laterale
del piede consentendo l’equa distribuzione del peso corporeo sulle ossa del versante laterale
- ARCO TRASVERSO: corre perpendicolare ai due archi longitudinali .
La forma degli archi del piede è mantenuta primariamente dalle ossa stesse con la loro morfologia.
ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
E’ una enartrosi tra testa del femore e fossa acetabolare dell’anca.
- LEGAMENTO ROTONDO: dalla testa del femore si inserisce sulla FOVEA CAPITIS, per raggiungere
poi, con due radici, i bordi dell’incisura dell’acetabolo
- CAPSULA ARTICOLARE: riveste tutta la testa e collo del femore inserendosi nella LINEA
INTERTRONCATERICA. Previene la dislocazione della testa del femore dalla cavità acetabolare.
Non dissociabili dalla capsula sono i LEGAMENTI DI RINFORZO LONGITUDINALI:
- ILEOFEMORALE: ha fasci a forma di Y
- ISCHIOFEMRORALE: ha morfologia spinale ed è localizzato posteriormente
- PUBOFEMORALE: ispessimento triangolare della regione inferiore della capsula articolare
34
ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO
L’articolazione del ginocchio è poco stabile. Anatomicamente è una DOPPIA CONDILARTROSI INCOMPLETA
ma funzionalmente si comporta come un GINLIMO ANGOLARE.
Le superfici non integrandosi perfettamente necessitano di strutture connettive fibrose che stabilizzano
l’articolazione, ovvero i MENISCHI.
Dal punto di vista strutturale il ginocchio è formato da 3 articolazioni distinte:
- 2 ARTICOLAZIONI FEMOROTIBIALI: sono di tipo DOPPIA CONDILARTROSI e si trovano tra i condili del
femore ed i condili tibiali
- ARTICOLAZIONE FEMOROPATELLARE: tra patella e superficie patellare del femore
L’articolazione inoltre presenta LEGAMENTI EXTRACAPSULARI (es. i collaterali) ed INTRACAPSULARI
(CROCIATI)
MENISCHI: strutture fibrocartilagine a forma di C interposte tra i condili tibiali e femorali
- MEDIALE: semicircolare, si estende dalla fossetta intercondiloidea anteriore della tibia fino alla
fossetta intercondiloidea posteriore. E’ collegato anteriormente al menisco laterale dal
LEGAMENTO TRASVERSO
- LATERALE: circolare, dal legamento crociato posteriore all’inserzione del legamento crociato
anteriore
LEGAMENTI EXTRACAPSULARI:
- COLLATERALE MEDIALE O TIBIALE: dall’epicondilo mediale del femore all’epicondilo mediale della
fibula. Le fibre profonde sono attaccate al margine del menisco mediale
- COLLATERALE LATERALE O FIBULARE: dall’epicondilo laterale del femore alla superficie laterale
della testa della fibula
LEGAMENTI INTRACAPSULARI
- LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE: da fossetta intercondiloidea anteriore della tibia si porta in
alto e indietro alla faccia mediale del condilo laterale del femore. E’ teso in completa estensione del
ginocchio. A ginocchio flesso impedisce alla tibia di venire in avanti.
- LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE: da fossetta intercondiloidea posteriore della tibia si porta in
alto anteriormente per inserirsi sulla faccia laterale del condilo mediale. A ginocchio flesso
impedisce alla tibia di andare indietro.
ARTICOLAZIONI TIBIOFIBULARI
- TIBIOFIBULARE PROSSIMALE: è una ARTRODIA che si stabilisce fra la faccia fibulare della tibia,
ovalare e pianeggiante, e la corrispondente superficie del capitello. I mezzi di unione sono
rappresentati dalla capsula articolare, fissata sul contorno delle superfici articolari
- TIBIOFIBULARE DISTALE: è una SINARTROSI che si effettua fra le estremità distali della tibia e della
fibula.
ARTICOLAZIONE TIBIOTARSICA
La superficie articolare della gamba è data dalla tibia e dalla fibula che formano insieme il MORTAIO
CRURALE. Esse si articolano con l’ASTRAGALO. E’ formata da un GINGLIMO ANGOLARE e 2 ARTRODIE.
RINFORZI DELL’ARTICOLAZIONE LATERO-MEDIALE:
- LEGAMENTO COLLATERALE LATERALE: legamento sottile che collega la fibula al piede ed impedisce
l’iperinversione del piede
- LEGAMENTO COLLATERALE MEDIALE (DELTOIDEO): collega la tibia al piede sul versante mediale.
Previene un’eccessiva eversione del piede.
MUSCOLI DEGLI ARTI INFERIORI
Sono più ampi e più potenti di quelli degli arti superiori perché connessi alla stabilità, locomozione e
mantenimento della postura
- MUSCOLI DELLA REGIONE ILIACA: grande psoas, iliaco, piccolo psoas
35
-
-
MUSCOLI DELLA REGIONE GLUTEA: grande, medio e piccolo gluteo, tensore della fascia lata,
piriforme, otturatore interno, otturatore esterno, gemello superiore, gemello inferiore e
quadrato del femore
MUSCOLI DELLA COSCIA: anteriori, mediali e posteriori
MUSCOLI DELLA GAMBA: anteriori e laterali
MUSCOLI DEL PIEDE: dorsali e plantari
MUSCOLI INTRINSECI DEL PIEDE
I muscoli intrinseci del piede sono suddivisi in due gruppi:
- DORSALI: estensore breve dell’alluce e estensore delle dita
- PLANTARI:
• PRIMO STRATO (superiore): abduttore dell’alluce, flessore breve delle dita, abduttore del
5° dito
• SECONDO STRATO: quadrato della pianta, lombricali (4)
• TERZO STRATO: flessore breve dell’alluce, adduttore dell’alluce, flessore breve del 5° dito
• QUARTO STRATO: interossei dorsali (4), interossei plantari (3)
IL PIEDE
Muscoli situati sull’aspetto plantare/dorsale del piede, muovono le dita e i metatarsi
MUSCOLI
INSERZIONE
INSERZIONE
INNERVAZIONE
PROSSIMALE
DISTALE
FLESSORE BREVE
Superficie plantare Lati della falange
Nervo plantare
DELL’ALLUCE
del cuboide e
prossimale
mediale (S2-S3)
laterale dei
dell’alluce
cuneiformi
(sesamoidi)
LOMBRICALI
Tendini del
Aspetto mediale
3 laterali: nervo
flessore lungo
delle espansioni
plantare laterale
delle dita
sopra le 4 dita
(S2,S3)
laterali
1 mediale: nervo
plantare mediale
(S2, S3)
FLESSORE BREVE
Tuberosità
Lati delle falangi
Nervo plantare
DELLE DITA
mediale del
mediali del 2-5
mediale
calcagno e
dito
aponeurosi
plantare
ESTENSORE BREVE Aspetto
Base dorsale della Nervo peroneo
DELLE DITA
superolaterale del falange intermedia profondo (L5,S1)
calcagno e del
del 2-5 dito
retinacolo degli
estensori
ESTENSORE BREVE Stessa inserzione
Base dosale della
Nervo peroneo
DELL’ALLUCE
dell’estensore
falange prossimale profondo (L5,S1)
breve delle dita
dell’alluce
AZIONE
Flette la falange
prossimale
dell’alluce
Flettono le falangi
prossimali ed
estendono le
falangi mediali e
distali del 2-5 dito
Flette le dita 2-5
Estende le 2-4 dita
a livello delle
articolazioni
metatarsofalangee
(MTF)
Estende l’alluce a
livello della MTF
MUSCOLI DELLA GAMBA
La FASCIA CRURALE, estesa struttura connettivale sottocutanea, con i suoi setti intermuscolari, divide la
LOGGIA ANTERIORE, LATERALE e POSTERIORE.
Hanno inserzione prossimale nella gamba e si inseriscono sulle ossa del piede.
36
-
MUSCOLI ANTERIORI: TIBIALE ANTERIORE, estensore lungo dell’alluce, estensore lungo delle dita,
peroneo anteriore
MUSCOLI LATERALI: peroneo lungo, peroneo breve
MUSCOLI POSTERIORI
• MUSCOLI SUPERFICIALI: TRICIPITE SURALE, plantare
• MUSCOLI PROFONDI: popliteo, flessore lungo delle dita, TIBIALE POSTERIORE, flessore
lungo dell’alluce
PIEDE-GAMBA (POSTERIORE PROFONDO)
MUSCOLI
INSERZIONE
PROSSIMALE
FLESSORE LUNGO
Perone postero
DELL’ALLUCE
inferiore e
membrana
interossea
FLESSORE LUNGO
Aspetto posteriore
DELLE DITA
della tibia
TIBIALE
POSTERIORE
Membrana
interossea postero
inferiore della tibia
e del perone
POPLITEO
Condilo femorale
laterale e menisco
laterale
INSERZIONE
INNERVAZIONE
DISTALE
Base plantare della Nervo tibiale
falange distale
dell’alluce
Base plantare delle Nervo plantare
falangi distali 2-5
mediale
dito
Tuberosità del
Nervo tibiale
navicolare,
cuneiformi,
cuboide e base dei
2-4 metatarsali
Superiormente alla Nervo tibiale
linea solea
dell’aspetto
posteriore della
tibia
AZIONE
Flette la falange
distale dell’alluce e
assiste la flessione
della caviglia
Flette le dita 2-5,
la caviglia e
supporta l’arco
longitudinale del
piede
Plantiflette la
caviglia e inverte il
piede
Debole flessore di
ginocchio
TIBIALE POSTERIORE
Muscolo profondo della regione posteriore della gamba. E’ situato in profondità rispetto al soleo e ai
muscoli flessori lunghi delle dita e dell’alluce.
- ORIGINE: dal labbro inferiore della linea obliqua e dalla faccia posteriore della tibia, dalla parte
superiore della membrana interossea, dalla faccia mediale della fibula.
- INSERZIONE DISTALE: tubercolo dello scafoide, 3 cuneiformi.
- AZIONE: estende (flette plantarmente), adduce (supina) e partecipa ai movimenti di rotazione
interna del piede
IL PIEDE-GAMBA (POSTERIORI SUPERFICIALI)
GEMELLO LATERALE E MEDIALE:
- ORIGINE: condilo femorale laterale e mediale
- INSERZIONE DISTALE: aspetto posteriore del calcagno
- INNERVAZIONE: nervo tibiale (S1-S2)
- AZIONE: flessione plantare della caviglia e flessione del ginocchio
SOLEO (PROFONDO)
- ORIGINE: dalla superficie posteriore della tibia e della fibula
- INSERZIONE DISTALE: il suo tendine si fonde con il TENDINE COMUNE CALCANEALE (d’Achille)
- INNERVAZIONE: nervo tibiale (S1-S2)
37
- AZIONE: flessore della pianta del piede (estensione)
GASTROCNEMIO (SUPERFICIALE)
Ha due ventri: GEMELLI MEDIALE E LATERALE
- ORIGINE: condili mediale e laterale del femore
- INSERZIONE DISTALE: si inseriscono con un unico tendine (d’Achille) sulla faccia posteriore del
calcagno
- AZIONE: potente flessore della pianta del piede (estensione) e flette anche la gamba sulla coscia
SOLEO + GASTROCNEMIO= TRICIPITE SURALE
Un altro muscolo posteriore superficiale è il MUSCOLO PLANTARE
IL PIEDE-GAMBA (ANTERIORE)
ESTENSORE LUNGO DELLE DITA
- ORIGINE: condilo laterale della tibia e superficie mediale del perone
- INSERZIONE DISTALE: falangi intermedie e distali delle 2-5 dita
- INNERVAZIONE: nervo peroneo profondo (L5-S1)
- AZIONE: estende le falangi intermedie e distali e assiste alla dorsiflessione della cavilgia
ESTENSORE LUNGO DELL’ALLUCE
- ORIGINE: perone anteriore e membrana interossea
- INSERZIONE DISTALE: base dorsale della falange distale dell’alluce
- INNERVAZIONE: nervo peroneo profondo
- AZIONE: estende l’alluce e assiste alla dorsiflessione della caviglia
TIBIALE ANTERIORE: è il più mediale dei 4 muscoli anteriori della gamba
- ORIGINE: condilo laterale e metà superiore della faccia laterale della tibia, porzione
superomediale della membrana interossea
- INSERZIONE DISTALE: tubercolo del primo cuneiforme e baso del 1° metatarsale
- INNERVAZIONE: nervo peroneo profondo (L4-L5)
- AZIONE: flette dorsalmente, adduce (supina) e ruota medialmente il piede
IL PIEDE-GAMBA (LATERALE)
PERONEO LUNGO:
- ORIGINE: superficie superolaterale del perone
- INSERZIONE DISTALE: base del primo metatarsale
- INNERVAZIONE: nervo peroneo superficiale (L5,S1,S2)
- AZIONE: prona, abduce e assiste la plantiflessione della caviglia
PERONEO BREVE
- ORIGINE: aspetto distale del perone
- INSERZIONE DISTALE: tuberosità del metatarsale
- INNERVAZIONE: nervo peroneo superficiale
- AZIONE: prone e assiste la plantiflessione della caviglia
MUSCOLI DELLA COSCIA
Sono distinti in ANTERIORI, MEDIALI e POSTERIORI.
Sono avvolti in superficie dalla FASCIA LATA, che medialmente e lateralmente si approfonda con 2 setti a
separare due logge: ANTERIORE e POSTERIORE
- LOGGIA ANTERIORE: ospita i muscoli anteriori della coscia, ovvero sartorio e quadricipite femorale
- LOGGIA POSTERIORE: accoglie i muscoli mediali(Gracile, Pettineo, Adduttore lungo, Adduttore
breve, Adduttore grande) e i muscoli posteriori della coscia (Bicipite femorale, Semitendinoso,
Semimembranoso).
BICIPITE FEMORALE: occupa la regione posteriore e laterale della coscia ed è composto da 2 capi, uno lungo
ed uno breve.
- ORIGINE
• CAPO LUNGO: parte superiore della tuberosità ischiatica
38
• CAPO BREVE: labbro laterale della linea aspra del femore
INSERZIONE DISTALE: con un tendine comune sul processo stiloideo della testa della fibula, sul
condilo laterale della tibia e sulle parti contigue della faccia della gamba
- INNERVAZIONE: branca peroneale del nervo sciatico e branca tibiale del nervo sciatico
- AZIONE: flette e ruota esternamente la gamba ed estende la coscia
SEMIMEMBRANOSO: è costituito nel suo terzo superiore da una larga lamina tendinea. E’ posto in
profondità rispetto al MUSCOLO SEMITENDINOSO.
- ORIGINE: tuberosità ischiatica
- INSERZIONE DISTALE: con un fascio sulla parte posteriore del condilo mediale tibiale, detto
TENDINE RIFLESSO E DISCENDENTE, con un altro forma il LEGAMENTO POPLITEO OBLIQUO, con un
altro termina sulla parte anteriore del condilo mediale tibiale detto TENDINE RICORRENTE.
- INNERVAZIONE: branca tibiale del nervo sciatico (L5, S1, S3)
- AZIONE: flette e ruota esternamente la gamba, estende la coscia
SEMITENDINOSO: muscolo superficiale situato nella parte postero mediale della coscia
- ORIGINE: tuberosità ischiatica
- INSERZIONE DISTALE: parte superiore della faccia mediale della tibia
- INNERVAZIONE: branca tibiale nel nervo sciatico
- AZIONE: estende e adduce la coscia, flette la gamba
N.B: i muscoli posteriori della coscia originano tutti dalla TUBEROSITA’ ISCHIATICA dell’anca e si portano
allo scheletro (biarticolari). Il bicipite LATERALMENTE mentre i semitendinoso e semimembranoso
medialmente.
Sono estensori della coscia sulla pelvi e flessori della gamba sulla coscia. Il CAPO LUNGO del bicipite
femorale, insieme a SEMITENDINOSO e SEMIMEMBRANOSO costituisce il gruppo muscolare denominato
ISCHIOCRURALI
-
LA COSCIA-GAMBA (ANTERIORE)
SARTORIO: è il muscolo più lungo del corpo umano
- ORIGINE: spina iliaca anteriore superiore
- INSERZIONE DISTALE: parte superiore della faccia mediale della tibia
- INNERVAZIONE: nervo femorale (L2-L3)
- AZIONE: flessione, abduzione e rotazione laterale della coscia sul bacino. Flette e ruota
internamente la gamba sulla coscia
QUADRICIPITE FEMORALE
E’ il muscolo più voluminoso della regione anteriore ed è composto da 4 capi:
- RETTO FEMORALE: superficie anteriore
- VASTO LATERALE: superficie laterale
- VASTO MEDIALE: superficie mediale
- VASTO INTERMEDIO: profondamente al retto femorale, tra il vasto mediale e laterale
ORIGINE
- RETTO FEMORALE: origina dalla spina iliaca anteriore inferiore e dal contorno superiore
dell’acetabolo
- VASTO LATERALE: origina da base del grande trocantere e linea aspra del femore
- VASTO MEDIALE: origina da linea intertrocanterica e linea aspra del femore
- VASTO INTERMEDIO: origina dalla faccia anteriore e laterale della diafisi femorale
INSERZIONE DISTALE: con un tendine comune sulla rotula e per mezzo del LEGAMENTO PATELLARE
(ROTULEO) alla tuberosità tibiale.
INNERVAZIONE: nervo femorale
AZIONE: SINERGICA del quadricipite come potente estensore della gamba sulla coscia e partecipa alla
flessione della coscia sul bacino. Rafforza il ginocchio
LA COSCIA-GAMBA (MEDIALE)
ADDUTTORE BREVE: ha forma triangolare ed è posto in profondità rispetto all’adduttore lungo
39
- ORIGINE: faccia anteriore del ramo superiore del pube e dalla faccia della branca ischiopubica
- INSERZIONE DISTALE: labbro mediale della linea aspra del femore
- INNERVAZIONE: nervo otturatore (L2, L3, L4)
- AZIONE: adduzione, flessione, rotazione esterna della coscia
ADDUTTORE LUNGO: muscolo piatta dalla forma triangolare. Superficialmente è rivestito dalla fascia
femorale. E’ il più superficiale ed anteriore dei muscoli adduttori della coscia.
- ORIGINE: faccia anteriore del ramo pubico superiore (tubercolo e sinfisi)
- INSERZIONE DISTALE: terzo medie della linea aspra del femore
- INNERVAZIONE: nervo otturatore
- AZIONE: adduzione, flessione, rotazione esterna della coscia
GRANDE ADDUTTORE: posto profondamente rispetto agli altri adduttori. E’ il più potente tra gli adduttori.
E’ un muscolo piatto dalla forma triangolare che occupa con la sua base tutta l’altezza della linea aspra del
femore
- ORIGINE: faccia anteriore della branca ischiopubica dell’ischio fino alla tuberosità ischiatica
- INSERZIONE DISTALE: labbro mediale della linea aspra fini all’altezza del tubercolo del grande
adduttor dell’epicondilo mediale
- INNERVAZIONE: nervo otturatore e ramo tibiale del nervo sciatico
- AZIONE: adduzione, estensione, rotazione esterna (fascio posteriore) della coscia
GRACILE O RETTO INTERNO
- ORIGINE: faccia anteriore della branca ischiopubica
- INSERZIONE DISTALE: parte superiore della faccia mediale della tibia
- INNERVAZIONE: nervo otturatore
- AZIONE: adduce e flette lievemente la coscia, flette e ruota internamente la gamba
MUSCOLO PETTINEO
- ORIGINE: tubercolo pubico, dalla faccia anteriore del ramo superiore del pube, dalla cresta pettinea
e dal legamento pubofemorale
- INSERZIONE: linea pettinea del femore e parte prossimale della linea aspra
- INNERVAZIONE: nervo otturatore
- AZIONE: flette, adduce e ruota esternamente la coscia
LA COSCIA-GAMBA (LATERALE)
TENSORE DELLA FASCIA ALTA: situato sulla superficie laterale della coscia
- INSERZIONE PROSSIMALE: spina iliaca antero-superiore dell’anca. Le fibre decorrono in una lamina
connettivale che forma il tratto ILEO-TIBIALE.
- INSERZIONE DISTALE: condilo laterale della tibia
- INNERVAZIONE: nervo gluteo superiore
- AZIONE: flette, abduce, e ruota internamente la coscia; estende debolmente la gamba sulla coscia
LA COSCIA-BACINO (POSTERO-SUPERIORE)
Estensori e abduttori dell’anca
GRANDE GLUTEO: è il più superficiale e sviluppato dei muscoli della regione glutea. Si distinguono due parti,
una SUPERFICIALE ed una PROFONDA. E’ inoltre il muscolo più potente del corpo, il più grosso e
naturalmente il più forte
- ORIGINE
• PARTE SUPERFICIALE: dal labbro esterno della cresta iliaca, dalla spina iliaca postero
superiore, dalla fascia lombodorsale, dalla faccia posteriore dell’osso sacro e dal coccige
• PARTE PROFONDA: dall’ala dell’ileo, dietro la linea glutea posteriore
- INSERZIONE DISTALE: tuberosità glutea (parte prossimale) e tratto ileo tibiale della fascia lata (parte
distale)
- INNERVAZIONE: nervo gluteo inferiore
40
-
AZIONE: estensore della coscia, adduttore e rotatore laterale. Mentre con i suoi fasci superiori
abduce. Ha inoltre grande importanza nel mantenere la stazione eretta e nella deambulazione
(MUSCOLO POSTURALE). Importante anche per l’estensione del tronco sulla coscia (alzarsi da
seduti), impedendo al tronco di cadere in avanti.
MEDIO GLUTEO
- ORIGINE: tra le linee glutee anteriore e posteriore dell’anca, labbro esterno della cresta iliaca
- INSERZIONE DISTALE: faccia esterna del grande trocantere
- INNERVAZIONE: nervo gluteo superiore
- AZIONE: abduce la coscia. Le fibre anteriori flettono e ruotano esternamente la coscia
PICCOLO GLUTEO: più profondo rispetto al medio gluteo. Ha forma di ventaglio
- ORIGINE: davanti alla linea glutea anteriore e dall’estremità anteriore del labbro esterno della
cresta iliaca
- INSERZIONE DISTALE: superficie anteriore del grande trocantere del femore
- INNERVAZIONE: nervo gluteo superiore
- AZIONE: agendo sinergicamente con il medio gluteo e il tensore della fascia lata abduce la coscia.
Le fibre anteriori sono rotatorie interne, mentre quelle posteriori sono rotatorie esterne. Piccolo e
medio gluteo stabilizzano bacino e femore nella corsa
LA COSCIA-BACINO (POSTERO-INFERIORE)
Muscoli più piccoli e profondi. Rotatori esterni dell’anca. Importanti come muscoli posturali.
PIRIFORME
Faccia pelvica del
Grande trocantere Primo e secondo
sacro
del femore
nervo sacrale
GEMELLO
Spina ischiatica
Grande trocantere Plesso sacrale
SUPERIORE
del femore
GEMELLO
Tuberosità
Grande trocantere Plesso sacrale
INFERIORE
ischiatica
del femore
OTTURATORE
Superficie interna
Grande trocantere Plesso sacrale
INTERNO
della membrana
del femore
otturatoria
OTTURATORE
Superficie esterna Grande trocantere Nervo otturatore
ESTERNO
della membrana
del femore
otturatoria e rami
del pube e ischio
QUADRATO DEL
Tuberosità
Cresta
Plesso sacrale
FEMORE
ischiatica
intertrocanterica
del femore
RUOTANO TUTTI LATERALMENTE LA COSCIA
MUSCOLI DELLA REGIONE ILIACA (ANTERIORI)
MUSCOLO ILEOPSOAS: viene spesso considerato come un unico muscolo situato nella regione lomboiliaca e
nella regione anteriore della coscia. In realtà esso è formato da due porzioni distinte: il MUSCOLO GRANDE
PSOAS e il MUSOCLO ILIACO. E’ il principale FLESSORE DELLA COSCIA
MUSCOLO ILIACO
- ORIGINE: origina dai 2/3 superiori della fossa iliaca
- INSERZIONE DISTALE: parte inferiore del piccolo trocantere del femore
- AZIONE: flette la coscia e la ruota esternamente, partecipa alla flessione del tronco
GRANDE PSOAS
- ORIGINE: la parte superficiale origina dalle superfici laterali dei corpi di T12 e L1-L4 e dai dischi
intervertebrali interposti. La parte profonda origina dai processi trasversi di L1-L5
41
- INSERZIONE DISTALE: superficie mediale del piccolo trocantere del femore (insieme all’iliaco)
- AZIONE: flette la coscia sul bacino, la adduce e la ruota esternamente, inclina lateralmente il tronco
PICCOLO PSOAS:
- ORIGINE: facce laterali dei corpi di T12-L1 e rispettivi dischi intervertebrali
- INSERZIONE DISTALE: eminenza ileopubica (o ileopettinea) e fascia iliaca
- AZIONE: debole flessore del tronco, inclina lateralmente il tratto lombare della colonna
SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso è anatomicamente suddiviso in due parti
- SISTEMA NERVOSO CENTRALE SNC: formato da ENCEFALO e MIDOLLO SPINALE
Raccoglie, trasmette ed integra le informazioni. Oltre alla scatola cranica (encefalo) ed alla colonna
vertebrale (midollo spinale) possiede ulteriori elementi di protezione meccanica, ovvero le
MENINGI e il LIQUOR CEFALORACHIDIANO
- SISTEMA NERVOSO PERIFERICO SNP: formato da NERVI e GANGLI
Svolge essenzialmente funzioni di trasmissione del segnale
TESSUTO NERVOSO
Il tessuto nervoso è concentrato per il 98% nel SNC. Contiene 2 tipi di cellule:
- NEURONI
- NEUROGLIA o CELLULE GLIALI
E’ provvisto di vascolarizzazione
NEURONE
E’ l’unità morfo-funzionale del sistema nervoso.
3 proprietà fondamentali: ECCITABILITA’, CONDUCIBILITA’, POLARIZZAZIONE FUNZIONALE
Ogni neurone presenta 4 zone strutturali che sono connesse direttamente alle proprietà funzionali della
cellula:
- DENDRITI: sottili processi che si diramano dal corpo cellulare, singoli o multipli. Conducono
l’impulso nervoso verso il soma perché lo processi. Stimolati da alterazioni ambientali o da attività
di altre cellule. Sono in genere multipli ed emergono da vari punti del soma, hanno lunghezza
relativamente più breve dell’assone. Si ramificano ripetutamente rimanendo nelle vicinanze del
soma. Alcuni presentano piccole protuberanze a pomello chiamate SPINE o GEMMULE.
Contengono tutti gli organuli (tranne l’apparato del Golgi). Si tratta quindi funzionalmente e
morfologicamente di espansioni del soma.
- SOMA o CORPO CELLULARE: contiene il NUCLEO e la maggior parte dell’apparato cellulare
energetico. Il nucleo presenta inoltre un NUCLEOLO prominente che riflette l’elevata attività
metabolica del neurone.
• MORFOLOGIA VARIABILE:
Stellata per i motoneuroni
Piramidale per la corteccia cerebrale
Piriforme per le pukinje del cervelletto
Sferica per i gangli sensitivi
• NUCLEO: è voluminoso, sferico od ovoidale e in posizione centrale. Ha colore chiaro
(elevata attività genetica) e ha un solo e voluminoso nucleolo
- ASSONE o NEURITE: lungo processo singolo emanato dal corpo cellulare. Trasmette l’impulso
lontano dal corpo cellulare e verso un'altra cellula. Esso è presente in tutti i neuroni ed origina da
una protrusione del soma detta CONO DI EMERGENZA. In genere è più lungo e regolare dei dendriti
e non presenta rami collaterali in vicinanza del soma, ma si divide ripetutamente nel TERRITORIO DI
INNERVAZIONE. Presenta un citoplasma, detto ASSOPLASMA, contenente strutture citoscheletriche
altamente specializzate.
- TERMINAZIONE SINAPTICHE o ARBORIZZAZIONE TERMINALE: interagisce con un altro neurone o
organo effettore
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-
GUAINA MIELINICA: costituita dal plasmalemma di ogni CELLULA DI SCHWANN nel SNP mentre nel
SNC è formata dagli OLIGODENDROCITI (+ grassi che proteine), avvolge gli assoni dei neuroni. Ha
funzione isolante, aumenta la velocità di conduzione dell’impulso, regola gli scambi metabolici tra
cellula di Schwann e assone e inoltre può assumere funzione rigenerativa.
CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI IN BASE AL NUMERO DI PROLUNGAMENTI
- MULTIPOLARI: caratterizzati dalla presenza di numerosi processi (molti dendriti ed un solo assone).
Es. neuroni motori che innervano muscoli e ghiandole
- PSEUDOUNIPOLARI: un unico processo che si biforca per dare origine a due rami, uno che funziona
da dendrite e raccoglie gli stimoli, e uno centrale che va al SNC. Caratterizza i gangli sensitivi
- BIPOLARI: simili a quelli pseudounipoplari ma tipici della retina, del ganglio vestibolare e della
mucosa olfattiva
- UNIPOLARI: singolo e breve processo che si ramifica a T (es. neuroni sensitivi del SNP). I dendriti
sono le brevi terminazioni recettive multi-ramificate mentre l’assone è rappresentato dai PROCESSI
PERIFERICI (dendriti-corpo cellulare) e il PROCESSO CENTRALE (corpo cellulare-SNC).
CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI IN BASE ALLA LORO FUNZIONE
- NEURONI SENSITIVI: percepiscono uno stimolo (es. tattile, pressorio, termico, luminoso o chimico).
Trasmettono impulsi dai RECETTORI al SNC. Sono quasi tutti unipolari
- NEURONI DI ASSOCIAZIONE o INTERNEURONI: sono in comunicazione tra di loro in una fitta rete e
amplificano lo stimolo. Essi svolgono una funzione integrativa, cioè richiamano, elaborano e
memorizzano informazioni e decidono come il corpo debba rispondere a uno stimolo. Si trovano
solo all’interno del SNC e sono multipolari; sono i più numerosi
- NEURONI MOTORI o MOTONEURONI: trasmettono impulsi nervosi dal SNC agli EFFETTORI (muscolo
o ghiandole). Determinano la contrazione muscolare e la secrezione delle ghiandole. Sono situati
nel midollo spinale ma i loro assoni decorrono soprattutto nei nervi cranici o spinali; sono tutti
multipolari
I neuroni formano i CIRCUITI NEURONALI. Il circuito neuronale più semplice è formato da 2/3 neuroni: 1
sensitivo, 1 interneurone e 1 motorio. Es. RIFLESSO MIOTATTICO O ROTULEO.
SINAPSI
Gli assoni terminano nel punto in cui prendono contatto con altri neuroni, muscoli o cellule ghiandolari, con
giunzioni specializzate dette SINAPSI, a livello delle quali l’impulso nervoso è trasmesso ad un’altra cellula.
In prossimità del punto in cui il neurone si avvicina alla cellula su cui termina esso generalmente si ramifica
ripetutamente in numerosi TELODENDRI , e ciascuno di essi perde la sua guaina mielinica. Inoltre le
terminazioni sinaptiche formano rigonfiamenti chiamati BOTTONI SINAPTICI alla fine delle ramificazioni
assonali.
Una tipica sinapsi nel SNC consiste nella stretta associazione di un NEURONE PRESINAPTICO ed uno POST
SINAPTICO, in una zona dove le loro membrane sono separate detta FESSURA SINAPTICA.
In base al punto di contatto si dividono in:
- SINAPSI ASSO-DENDRITICA: più comune. Si stabilisce tra il bottone sinaptico di un neurone
presinaptico e i dendriti di uno postsinaptico. Avviene al livello dell’estremità delle spine
dendritiche o sull’asse del dendrite
- SINAPSI ASSO-SOMATICA: si stabilisce tra il bottone sinaptico e il corpo cellulare di un neurone post
sinaptico
- SINAPSI ASSO-ASSONICO: si costituisce tra il bottone sinaptico di un neurone presinaptico e quello
di un neurone post sinaptico
- SINAPSI DENDRO-DENDRITICA: più rara
SINAPSI ELETTRICA
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In questo tipo di sinapsi le membrane plasmatiche degli elementi pre e post sinaptici sono strettamente
unite tra loro (No ritardo sinaptico). Sono veloci ed efficaci e permettono la trasmissione del segnale in due
direzioni. In questo tipo di sinapsi le giunzioni comunicanti, dette GAP JUNCTIONS, formate da connessioni
poste tra le membrane plasmatiche, facilitano il flusso di ioni tra le cellule. Poco presenti nel SNC dei
mammiferi, nell’uomo presenti soprattutto nelle cellule muscolari lisce o nel muscolo cardiaco.
SINAPSI CHIMICA
Sono le più frequenti. Consente la maggior parte delle interazioni tra neuroni e tutte le comunicazioni tra
questi e gli effettori. A livello di queste giunzioni, la membrana presinaptica rilascia molecole di segnale
dette NEUROTRASMETTITORI (il più diffuso è l’acetilcolina Ach), che dopo il rilasciaìO si legano a recettori
proteici presenti sull’elemento post-sinaptico, tale legame causa una modificazione del potenziale di
membrana dell’elemento post-sinaptico .Così la trasmissione sinaptica ha luogo, realizzando un flusso di
informazioni unidirezionale.
Un esempio di sinapsi chimica è la PLACCA NEUROMUSCOLARE.
• NEUROTRASMETTITORI: circuiti biologici che consentono al sistema nervoso la capacità di
elaborare dati e di formulare adeguate risposte agli stimoli. Essi sono l’acetilcolina, la
noradrenalina, la dopamina, la serotonina, la istamina, la GABA, l’acido glutammico e
aspartico e la glicina.
POMPA DI SCAMBIO SODIO-POTASSIO
Canali e pompe di natura proteica presenti sulla membrana plasmatica che regolano il passaggio di ioni
inorganici. Esse utilizzano l’energia derivante dall’idrolisi dell’ATP, trasportando gli ioni sodio all’esterno
della cellula e gli ioni potassio all’interno , generando e mantenendo determinati gradienti di
concentrazione. Il movimento di cariche generato dal passaggio di ioni instaura una piccola differenza di
potenziale tra un lato e l’altro della membrana. Una membrana a riposo presenta molti canali ionici aperti
per la diffusione dello ione potassio e pochi per quella del sodio, quindi i primi tenderanno a diffondersi
maggiormente verso l’esterno più di quanto facciano gli ioni sodio verso l’interno.
Siccome il movimento degli ioni corrisponde ad un movimento di carica elettrica, la fuoriuscita degli ioni
potassio determina la formazione di una carica negativa all’interno della cellula, il flusso si arresta quando il
valore di membrana corrisponde a circa -70mV.
IL NEURONE E LA TRASMISSIONE DI INFORMAZIONI
FLUSSO UNIDIREZIONALE (origina dall’elemento presinaptico ed è ricevuto da quello post-sinaptico).
- L’impulso viaggia lungo l’assone e raggiunge il bottone sinaptico
- L’arrivo dell’impulso a questo livello causa l’ingresso di ioni calcio nel bottone sinaptico attraverso
la pompa
- L’ingresso degli ioni calcio a sua volta causa lo spostamento di vescicole sinaptiche ed il loro
ancoraggio sulla superficie interna della membrana. Le molecole di neuromediatore contenute
all’interno delle vescicole sono rilasciate all’interno della fessura sinaptica
- Esse diffondono nella fessura sinaptica a livello della membrana dell’elemento post-sinaptico
- Si legano a specifici recettori proteici sulla membrana dell’elemento post-sinaptico, causando
l’apertura di canali ionici
- Un flusso di ioni sodio si sposta nell’elemento post sinaptico attraverso la pompa determinando
una modificazione del potenziale transmembrana
- Questo a sua volta determina l’avvio di un POTENZIALE D’AZIONE nell’elemento post-sinaptico
- L’enzima acetilcolinesterasi (AchE) scompone le molecole di Ach che sono state rilasciate in modo
che non continuino a stimolare la cellula post sinaptica
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CELLULE GLIALI
Le cellule gliali si trovano si nel SNC che nel SNP. Esse differiscono dai neuroni perché sono più piccole e
sono in grado di andare in contro a mitosi. Non trasmettono impulsi nervosi, ma aiutano i neuroni nelle loro
funzioni, proteggendoli e aiutandoli a nutrirsi; forniscono inoltre un’organizzata struttura di supporto per
tutto il tessuto nervoso. Durante lo sviluppo formano l’impalcatura che guida i giovani neuroni che migrano
verso le loro destinazioni
Si dividono in:
- ASTROCITI: presentano una forma a stella per la presenza di numerosi prolungamenti dalla loro
superficie, i quali contattano sia le pareti vascolari che le diverse parti del neurone. Sono la cellule
più abbondanti del SNC e costituiscono circa il 90% del tessuto nervoso in alcune regioni cerebrali.
Essi svolgono la funzione di:
• Contribuire alla costituzione della BARRIERA EMATO-ENCEFALICA
• Regolare la composizione del fluido interstiziale
• Formare una rete strutturale
• Rimpiazzare il tessuto danneggiato
• Aiutare lo sviluppo neuronale
• Aiutare a regolare la trasmissione sinaptica
Si dividono in:
ASTROCITI PROTOPLASMATICI= si trovano nella sostanza grigia e presentano molti prolungamenti
ma relativamente corti
ASTROCITI FIBROSI= si trovano nella sostanza bianca e sono dotati di pochi prolungamenti di
grande lunghezza
- MICROGLIA: le cellule microgliali rappresentano la percentuale più piccola di cellule gliali nel SNC.
Sono tipicamente cellule di piccole dimensioni con sottili prolungamenti che si estendono dal corpo
cellulare. Sono in grado di muoversi nel SNC e di replicarsi in caso di infezione. Sono dotati di
attività FAGOCITARIA e rimuovono detriti di cellule morte o danneggiate
- OLIGODENDROGLIA: grandi cellule con corpo rotondeggiante e sottili estensioni citoplasmatiche o
processi. I PROCESSI degli oligodendrociti avvolgono porzioni di molti assoni diversi e ciascuno si
avvolge ripetutamente attorno alla porzione di un assone. Formano quindi la GUAINA MIELINICA.
MIELINIZZAZIONE
E’ il fenomeno per cui una parte dell’assone è avvolta da una guaina mielinica, il rivestimento isolante posto
intorno all’assone, formato da strati concentrici di mielina. Essa è costituita prevalentemente dalla
membrana plasmatica delle cellule che la compongono.
- SNC= OLIGODENDROCITI. Un oligodendrocita può mielinizzare una porzione di MOLTI assoni.
- SNP= CELLULE DI SCHWANN. Una cellula di Schwann può mielinizzare una sola porzione di un solo
assone
Vi sono anche ASSONI NON MIELINIZZATI (solo nel SNP), ovvero associati a cellule di Schwann ma non
rivestiti in modo concentrico da queste.
La GUAINA MIELINICA supporta, protegge e isola l’assone. Piccoli spazi interrompono la guaina mielinica tra
oligodendrociti o cellule di Schwann adiacenti. Tali interruzioni sono chiamate NODI DI RANVIER, a livello
dei quali, e solo in essi, una modificazione di voltaggio a livello della membrana plasmatica può dare luogo
al movimento di cariche elettriche che caratterizza il potenziale d’azione. L’impulso nervoso viaggia quindi,
negli assoni mielinizzati, attraverso tali nodi in CONDUZIONE SALTATORIA.
FIBRE MIELINICHE E AMIELINICHE
Spessore della guaina in relazione a tipo e calibro della fibra nervosa:
- MOTONEURONI: assone spesso e guaina spessa
- N. DELLA SENSIBILITA’ TATTILE: assone medio e guaina di medio spessore
- N. DELLA SENSIBILITA’ DOLORIFICA: assone sottile e guaina sottile
- FIBRE DEI NERVI OLFATTIVI: AMIELINICHE
SISTEMA NERVOSO CENTRALE
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E’ costituito da:
- ENCEFALO racchiuso nella scatola cranica
- MIDOLLO SPINALE racchiuso nel canale vertebrale
PARTI ASSIALI: midollo spinale e tronco cerebrale
PARTI SOPRASSIALI: cervelletto
e telencefalo
All’interno dell’encefalo e del
midollo spinale si distinguono
due diverse componenti
- SOSTANZA GRIGIA:
ospita i corpi cellulari
dei neuroni, i dendriti, i
vasi e la glia.
Nell’encefalo è
localizzata in superficie
o a formare dei gruppi
di neuroni. Nel midollo
spinale è localizzata in
profondità a forma di
H. Costituisce la
CORTECCIA CEREBRALE
- SOSTANZA BIANCA:
contiene i
prolungamenti assonali
che si organizzano in
fascicoli o fasci di fibre, vasi e glia. Nell’encefalo è localizzata in profondità mentre nel midollo
spinale è localizzata in superficie.
Contenuto nella scatola cranica:
- TRONCO CEREBRALE:
• BULBO (midollo allungato)
• PONTE
• MESENCEFALO
- CERVELLETTO
- DIENCEFALO: IPOTALAMO + TALAMO
- TELENCEFALO (2 emisferi)
- CERVELLO= DIENCEFALO + TELENCEFALO
VENTRICOLI CEREBRALI
I ventricoli sono cavità o dilatazioni all’interno dell’encefalo, essi sono in comunicazione gli uni con gli altri e
con il midollo spinale. Ci sono 4 ventricoli nell’encefalo:
- LATERALI (PRIMO E SECONDO): negli emisferi cerebrali, separati da una sottile parete mediana
chiamata setto pellucido
- TERZO VENTRICOLO: all’interno del diencefalo, in comunicazione con i laterali tramite un’apertura
chiamata FORAME INTERVENTRICOLARE
- QUARTO VENTRICOLO: nel romboencefalo (tra bulbo e cervelletto); connesso al terzo tramite uno
stretto canale detto ACQUEDOTTO CEREBRALE, e connesso al midollo spinale.
Essi contengono tutti liquor cerebro-spinale, detto anche LIQUIDO CEFALORACHIDIANO
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LE MENINGI
Le meningi craniche sono 3 involucri membranosi di tessuto connettivo che separano il delicato tessuto
nervoso dell’encefalo dalle ossa craniche, avvolgono e proteggono i vasi sanguigni che forniscono l’encefalo
e accolgono il LCR consentendone la circolazione
- DURA MADRE: Strato più esterno costituito da tessuto connettivo denso irregolare, composto da
due strati fibrosi, generalmente fusi eccetto in alcune zone. Si trova sotto il FOGLIETTO
PERIOSTALE (strato più superficiale che costituisce il periostio della faccia interna delle ossa
craniche). E’ VASCOLARIZZATA
- ARACNOIDE: formata da un tessuto connettivale lasso. Fissata alla pia madre tramite una delicata
rete di fibre elastiche e collagene, denominate TRABECOLE ARACNOIDEE. NON è vascolarizzata.
- PIA MADRE: formata da tessuto connettivo lasso, è lo strato più interno. E’ strettamente aderente
al tessuto nervoso ed è vascolarizzata
Le meningi sono separate tra loro da spazi intermeningei:
- SPAZIO EPIDURALE (TRA DURA MADRE E OSSO): dal FORO OCCIPITALE IN GIU’, perché nel cranio
osso e dura madre sono fusi
- SPAZIO SOTTODURALE (TRA DURA MADRE E ARACNOIDEE): quasi inesistente
- SPAZIO SUBARACNOIDEO (TRA ARACNOIDE E PIA MADRE): contiene il LIQUIDO CEFALORACHIDIANO
LIQUIDO CEFALORACHIDIANO
Si trova nello spazio subaracnoidale, nei ventricoli cerebrali e nel canale ependimale.
E’ costituito principalmente da acqua, sostanze organiche (glucosio e proteine) e sali. La parte corpuscolata
è rappresentata da linfociti, monociti e cellule ependimali.
Svolge numerose funzioni:
- SOSTENERE L’ENCEFALO PER GALLEGGIAMENTO
- PROTEZIONE
- OMEOSTASI TISSUTALE
Il LCS è prodotto dai PLESSI CORIOIDEI (costituiti per lo più da cellule ependimali e capillari localizzati nella
pia madre) posti a livello dei ventricoli laterali e del quarto ventricolo.
Esiste circola dai ventricoli verso le regioni più caudali, e, passato per l’acquedotto cerebrale e arrivato a
livello del quarto ventricolo, il liquor esce all’esterno e scorre tra le meningi; viene poi riassorbito nel
sangue a livello di granulazioni presenti nella parete del SENO SAGITTALE (GRANULAZIONI DI PACCHIONI).
BARRIERA EMATO-ENCEFALICA
Essa forma giunzioni tra le cellule endoteliali dei vasi, e impedisce così il passaggio di alcune sostanze
circolanti nel sangue al sistema nervoso. Quindi protegge il tessuto nervoso da sostanze che possono
alterare negativamente l’omeostasi cerebrale, è formata dai PODOCITI ASTROCITARI ma non è presente in
ogni zona dell’encefalo (es. plessi corioidei, ipotalamo e ghiandola pineale).
EMISFERI CEREBRALI
I due emisferi cerebrali sono separati da una profonda SCISSURA INTEREMISFERICA, che si estende lungo il
piano sagittale mediano. Essi sono separati, ad eccezione di alcune regioni unite da bande di assoni, dette
FASCE COMMESSURALI. Il più grande di queste è il CORPO CALLOSO, un grosso fascio di fibre nervose che
consente quindi la comunicazione fra i due emisferi.
La parte più esterna degli emisferi è costituita dalla CORTECCIA CEREBRALE, che presenta solchi, scissure e
circonvoluzioni.
- SCISSURA DI SILVIO: dalla faccia inferiore dell’emisfero alla faccia laterale (valle di Silvio
nell’embrione)
- SCISSURA DI ROLANDO: decorre lateralmente sulla faccia laterale
- SCISSURA PARIETO-OCCIPITALE
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LOBI CEREBRALI
Gli emisferi cerebrali sono suddivisi in 5 lobi, anatomicamente e funzionalmente distinti.
- LOBO FRONTALE: localizzato al di sotto dell’osso frontale, costituisce la porzione anteriore degli
emisferi- Implicato in funzioni motorie, nei processi
decisionali e nella pianificazione e nell’assetto della
personalità
- LOBO PARIETALE: localizzato al di sotto dell’osso
parietale, forma la porzione supero-posteriore di
ciascun emisfero. Coinvolto nella percezione somatosensoriale.
- LOBO TEMPORALE: è localizzato inferiormente all’osso
temporale, coinvolto nella percezione uditiva e
olfattorio
- LOBO OCCIPITALE: regione posteriore di ciascun
emisfero, si trova al di sotto dell’osso occipitale. E’
responsabile dell’elaborazione di informazioni visive in
entrata e nell’immagazzinamento di tracce mnesiche
visive.
- INSULA: piccolo lobo osservabile spingendo in basso il
lobo temporale. Forse coinvolta nella percezione
gustativa e nei processi mnesici.
AREE FUNZIONALI E ASSOCIATIVE DELLA CORTECCIA
SOSTANZA GRIGIA
La sostanza grigia costituisce la CORTECCIA CEREBRALE e i NUCLEI ALLA BASE, ovvero gruppi pari di nuclei
grigi centrali localizzati nella profondità degli emisferi e circondati da sostanza bianca (al di sotto del terzo
ventricolo)
- CORPO STRIATO: NUCLEO CAUDATO, PUTAMEN e GLOBO PALLIDO: il nucleo caudato è a forma di
C, ed è coinvolto nella produzione dello schema e del ritmo dei movimenti delle braccia e delle
gambe durante il cammino. Il putamen e il globo pallido sono due nuclei grigi posizionati tra la
superficie esterna dell’insula e la parete laterale del diencefalo.
- CLAUSTRO: è un sottile nastro di sostanza grigia localizzato immediatamente all’interno della
corteccia insulare, da cui deriva. Elabora informazioni visive non finalizzate alla percezione
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-
AMIGDALA: è una dilatazione della coda del nucleo caudato. Partecipa all’espressione delle
emozioni e al controllo comportamentale.
La sostanza grigia svolge varie funzioni:
- CIRCUITO SCHELETROMOTORIO: controlla la messa in atto dei movimenti volontari e involontari
(es. postura)
- CIRCUITO OCULOMOTORIO: è coinvolto nel controllo dei movimenti oculari
- CIRCUITO PREFRONTALE: è coinvolto nella pianificazione dei movimenti
- CIRCUITO LIMBICO: presenta connessioni con il sistema limbico, ed è quella parte deputata
all’influenza emozionale, mnemonica ed esperienziale sul movimento
TRONCO ENCEFALICO
Il tronco encefalico connette il PROSENCEFALO e il CERVELLETTO al MIDOLLO SPINALE. E’ formato da
MESENCEFALO, PONTE e MIDOLLO ALLUNGATO. E’ la sede di transito per tutti i fasci che si estendono
dall’encefalo al midollo spinale ed è inoltre la sede della maggior parte dei NERVI CRANICI.
- MESENCEFALO: porzione superiore del tronco, in questa sede è localizzato l’acquedotto cerebrale.
Si divide in:
• PEDUNCOLI CEREBRALI: fasci motori localizzati sulla superficie ventro-laterale
• TRATTO OTTICO: delimita la superficie laterale
• TETTO: è la regione posteriore del mesencefalo, e contiene due TUBERCOLI INFERIORI
(sensibilità acustica) e due TUBERCOLI SUPERIORI (tetto ottico: stimoli visivi) che insieme
formano la LAMINA QUADRIGEMMA.
• SOSTANZA NERA: costituita da nuclei pigmentati, i neuroni che la compongono producono
dopamina e sono quindi coinvolti nella regolazione dei movimenti volontari e involontari
• NUCLEO ROSSO: partecipa al coordinamento dei movimenti volontari.
-
-
PONTE: è una regione che sporge ventralmente e che mette in comunicazione diverse parti
dell’encefalo. Presenta una parte anteriore detta PIEDE che contiene i NUCLEI BASILARI.
Mentre posteriormente la regione è detta TEGMENTO e continua con I PEDUNCOLI CEREBELLARI
MEDI, gruppi trasversali di fibre che connettono il ponte al cervelletto.
Ospita nuclei autonomi che costituiscono la REGIONE PNEUMOTASSICA, che si occupa del controllo
del respiro. Lateralmente presenta invece l’emergenza delle radici del NERVO TRIGEMINO
BULBO o MIDOLLO ALLUNGATO (3cm di lunghezza dal grande foro occipitale fino al ponte): da esso
emergono sei delle dodici paia di nervi cranici.
• Sulla superficie ventrale presenta le PIRAMIDI BULBARI, in cui decorrono i fasci di
proiezione motori detti cortico-spinali o piramidali.
• La superficie laterale presenta una protuberanza ovoidale detta OLIVA, che contiene in
profondità il NUCLEO OLIVARE INFERIORE, il quale trasmette al cervelletto impulsi che
derivano dai propiocettori
• La superficie dorsale è detta FOSSA ROMBOIDALE, e presenta due nuclei pari associati alla
sensibilità tattile e pressorio; inoltre nella sua profondità decorre il FASCICOLO GRACILE E
CUNEATO
DIENCEFALO
Il diencefalo è una parte del prosencefalo posta in profondità tra le porzioni inferiori degli emisferi
cerebrali. Esso include il talamo e l’ipotalamo. Svolge funzioni di smistamento per vie sensitive e motorie e
per il controllo delle attività viscerali
- TALAMO: forma il pavimento dei ventricoli laterali. Costituito da due masse ovali di sostanza grigia ,
ciascuna formata da una dozzina di nuclei talamici. Riceve informazioni dalle vie sensitive (NUCLEI
VENTRALI), le filtra e le ritrasmette dalla periferia alla corteccia cerebvrale.
- IPOTALAMO: forma il pavimento del terzo ventricolo. Costituito da un sottile INFUNDIBILUM simile
a uno stelo. Forma l’asse ipotalamo-ipofisi. Svolge diverse funzioni:
• Controllo superiore del sistema nervoso autonomo
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•
•
•
•
•
Controllo superiore del sistema endocrino
Regolazione temperatura corporea
Controllo del comportamento emozionale
Controllo fame e sete
Regolazione ciclo circadiano (ritmo del sonno)
CERVELLETTO
E’ situato dorsalmente al tronco
encefalico e costituisce il tetto
del IV ventricolo.
E’ costituito da sostanza grigia
corticale esterna che forma la
CORTECCIA CEREBELLARE (le cui
pieghe sono chiamate FOLIE), e
da sostanza grigia interna che
forma invece i NUCLEI PROPRI
DEL CERVELLETTO (NUCLEI
CEREBELLARI). Presenta 4 nuclei
(NUCLEO DEL FASTIGIO, NUCLEO
GLOBOSO, NUCLEO
EMBOLIFORME, NUCLEO
DENTATO). Esso svolge le
funzioni di:
- Coordinazione dei
movimenti: regola e coordina i
movimenti volontari e assicura
che le contrazioni dei muscoli
scheletrici consentano movimenti fluidi e coordinati
- Regolazione del tono muscolare per il mantenimento della postura e dell’equilibrio
- Apprendimento dei movimenti
In esso si distinguono porzioni più antiche che esistono in tutti i vertebrati
- ARCHICEREBELLO detto anche vestibulocerebello (regolazione equilibrio)
- PALEOCEREBELLO detto anche spinocerebello (sensibilità propiocettiva)
Il NEOCEREBELLO si è invece sviluppato nei vertebrati più evoluti, ed è funzionale alla fine della regolazione
dei movimenti.
La CORTECCIA CEREBELLARE presenta 3 strati:
- STRATO DEI GRANULI: cellule di Golgi e granuli
- STRATO GANGLIARE: cellule di Purkinje
- STRATO MOLECOLARE: neuroni associativi (cellule dei canestri e cellule stellate)
MIDOLLO SPINALE
Il midollo spinale è contenuto nel canale vertebrale. E’ appiattito in senso anteroposteriore. Il suo limite
superiore è il FORO OCCIPITALE mentre quello inferiore è la VERTEBRA L2, nella quale termina con il FILUM
TERMINALE, un sottile filo di pia madre contenuto nella CAUDA EQUINA che aiuta ad ancorare il cono
midollare al coccige.
Presenta due rigonfiamenti: il RIGONFIAMENTO CERVICALE e il RIGONFIAMENTO LOMBOSACRALE.
La parte lombare e coccigea del canale vertebrale non contiene il midollo spinale ma il filamento terminale
e la cauda equina. Dal IV mese di sviluppo l’accrescimento della colonna è più rapido di quello del midollo
(ASCENSIONE MIDOLLARE) per cui molti nervi spinali si vengono a trovare più in alto dei rispettivi fori
d’uscita.
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Esso è connesso alla periferia tramite 33 paia di NERVI SPINALI:
- 8 cervicali
- 12 toracici
- 5 lombari
- 5 sacrali
- 3 coccigei
E’ avvolto e protetto dalle MENINGI SPINALI (dura madre, aracnoide, pia madre)
Il midollo spinale è suddiviso in segmenti detti NEUROMERI, a ciascuno dei quali fanno capo, a destra e
sinistra, una radice anteriore e una radice posteriore.
L'intera lunghezza del midollo spinale è mostrata con sezioni trasversali prese in ciascuno dei quattro livelli
del midollo: cervicale, toracico, lombare e sacrale. I due ingrandimenti, brachiale e lombare, dovrebbero
essere notati, con l'aumento delle dimensioni delle corna dorsale e ventrale della materia grigia. Il corno
laterale è visibile solo nella regione toracica. La proporzione di sostanza grigia e bianca differisce a seconda
dei livelli. Man mano che i vari tratti sensoriali salgono, vengono aggiunte ulteriori fibre. Allo stesso modo,
quando scendono vari tratti, le fibre vengono perse. Pertanto, c'è più sostanza bianca ai livelli superiori
rispetto ai livelli inferiori.
SOSTANZA GRIGIA NEL MIDOLLO SPINALE
E’ organizzata in COLONNE o NUCLEI, e contiene i corpi cellulari, le fibre nervose, cellule gliali e vasi. Essa è
localizzata centralmente e presenta la forma di una H o di una farfalla.
Essa è divisa in regioni a seconda della funzione:
- MOTORIA SOMATICA
- MOTORIA VISCERALE
- SENSITIVA VISCERALE
- SENSITIVA SOMATICA
La radice posteriore è esclusivamente sensitiva, mente quella anteriore è esclusivamente motoria.
Presenta:
- CELLULE DI TIPO I DI GOLGI: lungo assone mielinizzato che fuoriesce dalla sostanza grigia, e si
dividono a loro volta in
• CELLULE RADICOLARI: nel
corno anteriore, formano
neuroni somatomotori e
visceroeffettori
• CELLULE FUNICOLARI: nel
corno posteriore,
formano neuroni
somatosensitivi e
viscerosensitivi
- CELLULE DI TIPO II DI GOLGI:
formano assone breve amielinico
che rimane all’interno della
sostanza grigia.
SOSTANZA BIANCA NEL MIDOLO SPINALE
E’ organizzata in CORDONI. Nella sostanza bianca del midollo spinale si trovano assoni organizzati in piccole
strutture dette FASCI, che si distinguono in FASCI ASCENDENTI (stimoli sensitivi, cordone posteriore e
laterale) e FASCI DISCENDENTI (stimoli motori, cordone anteriore e laterale sx).
VIE ASCENDENTI (SENSITIVE)
Sono vie che conducono all’encefalo informazioni circa la posizione degli arti e le sensazioni tattili,
pressorie, dolorifiche. Riguarda due tipi di sensibilità:
- SENSIBILITA’ SPECIALE: olfattiva, visiva, gustativa, vestibolare, acustica
- SENSIBILITA’ GENERALE:
51
•
ESTEROCETTIVA: informazioni dal mondo esterno
EPICRITICA e PROPATICA (fine e discriminata oppure grossolana)
• PROPIOCETTIVA: informazioni dai muscoli
• ENTEROCETTIVA O VISCERALE: informazioni dai visceri
La sensibilità somatica ha origine da recettori distribuiti nella pelle, nei muscoli e nelle articolazioni, negli
organi interni. I recettori della sensibilità somatica sono suddivisibili in MECCANORECETTORI,
TERMORECETTORI, CHEMORECETTORI, a seconda del tipo di energia dello stimolo da essi tradotta in
segnale nervoso.
La sensibilità somatica del tronco e degli arti è convogliata dalla stessa classe di neuroni sensoriali: LE
CELLULE DEI GANGLI DELLE RADICI DORSALI. Ogni cellula dei gangli delle radici dosali risponde
selettivamente ad un tipo di stimoli e trasporta quindi informazione su una sola modalità grazie alla
specializzazione morfologica e molecolare del suo terminale periferico.
I terminali periferici dei neuroni dei gangli delle radici dorsali sono di due tipi:
- TERMINAZIONI NERVOSE NUDE: sensazioni termiche e dolorifiche, hanno fibre afferenti più sottili
- TERMINAZIONI NERVOSE INCAPSULATE: modalità del tatto e della propiocezione. Sono tutti
meccanorecettori, hanno fibre afferenti di diametro grande e ben mielinizzate
VIA SPINO-BULBO-TALAMO-CORTICALE (LEMNISCO MEDIALE)
Si occupa della sensibilità epicritica e propiocettiva cosciente. Invia le proiezioni all’area sensitiva primaria
(LOBO PARIETALE)
Utilizza un sistema a 3 neuroni per l’invio dei segnali all’encefalo:
- PRIMO NEURONE: GANGLIO SPINALE
- SECONDO NEURONE: NUCLEO GRACILE (arti superiori) o CUNEATO (arti inferiori)
- TERZO NEURONE: NEURONE VENTROLATERALE DEL TALAMO
VIA SPINO-TALAMO-CORTICALE
Si occupa della sensibilità tattile, protopatica, termica e dolorifica. Sistema a 3 neuroni:
- PRIMO NEURONE: GANGLIO SPINALE
- SECONDON NEURONE: CORNO POSTERIORE DEL MIDOLLO SPINALE
- TERZO NEURONE: NEURONE VENTROLATERALE DEL TALAMO
Invia anch’essa proiezioni all’area sensitiva primaria (LOBO PARIETALE)
La CORTECCIA CEREBRALE SOMATOSENSITIVA PRIMARIA occupa le aree 3, 1 e 2 di Brodmann, nel lobo
parietale.
VIA SPINO-CEREBELLARE
Si occupa della sensibilità propiocettiva inconscia (coordinazione movimenti corporei). Sistema a 3 neuroni:
- PRIMO NEURONE: GANGLIO SPINALE
- SECONDO NEURONE: CORNO POSTERIORE DEL MIDOLLO SPINALE
- TERZO NEURONE: CELLULA DEL PURKINJE DEL CERVELLETTO
Invia quindi proiezioni ai nuclei propri del cervelletto.
VIE DISCENDENTI (MOTORIE)
Sono vie somatomotrici. Presentano due tipi di motoneuroni:
- MOTONEURONI INFERIORI: situati nel corno anteriore del midollo spinale o nei nuclei dei nervi
cranici del tronco encefalico. I loro assoni innervano i muscoli scheletrici (attività ECCITATORIA)
- MOTONEURONI SUPERIORI: localizzati nella corteccia cerebrale o in un nucleo nel tronco
encefalico. I loro assoni innervano la muscolatura della testa e del collo, inoltre svolgono attività sia
INIBITORIA che ECCITATORIA.
Ci sono due tipi di vie discendenti:
- VIA PIRAMIDALE (VIA MONOSINAPTICA): movimenti volontari dei muscoli del cranio, degli arti e dei
muscoli assiali
52
-
VIA EXTRAPIRAMIDALE (VIA POLISINAPTICA): regolazione del movimento, del tono muscolare e
dell’automatismo
VIA DISCENDENTE PIRAMIDALE
Sistema a 2 neuroni:
- PRIMO NEURONE: situato nella corteccia motoria primaria (Area 4 di Brodmann, nel lobo frontale),
ovvero la CORONA RADIATA
- SECONDO NEURONE: nucleo motore o colonna del midollo spinale
Le fibre passano all’antimero opposto a livello della loro terminazione (VIA DIRETTA) o si incrociano a livello
del bulbo (VIA CROCIATA)
SISTEMA NERVOSO PERIFERICO (SNP)
Il sistema nervoso periferico comprende:
- NERVI SPINALI
- GANGLI SPINALI
- NERVI CRANICI
Una FIBRA NERVOSA è costituita dagli assoni e dai loro rivestimenti gliali. Le fibre possono essere
- AMIELINICHE: assoni rivestiti da cellule gliali
- MIELINICHE: le cellule gliali formano la guaina mielinica attorno all’assone
Una cellula di Schwann mielinizza circa 1mm di un singolo assone. Tra una cellula di Schwann e l’altra si
trova un’interruzione detta NODO DI RANVIER. La guaina mielinica garantisce protezione all’assone e
consente una rapida propagazione del potenziale d’azione (CONDUZIONE SALTATORIA).
NERVI
Un nervo è un insieme di fibre nervose riunite in fasci e avvolte da tessuto connettivo (EPINERVIO,
PERINERVIO, ENDONERVIO)
NERVI SPINALI
Vi sono in tutto 33 paia di nervi spinali.
Essi sono misti, cioè sia sensitivi che motori. I nervi spinali originano dall’unione delle radici anteriori
(motorie) e posteriori (sensitive). Escono dal canale vertebrale passando per i forami intervertebrali.
I PLESSI
Gli assoni proveniente dai rami posteriori dei nervi spinali innervano la muscolatura della colonna e la cute.
Gli assoni proveniente dai rami anteriori dei nervi spinali (eccetto T2-T12) formano RETI ANASTOMICHE,
intrecciandosi con gli assoni dei rami anteriori di nervi adiacenti
Un plesso nervoso è quindi un’intricata rete di rami anteriori di nervi spinali.
I plessi principali sono:
- PLESSO CERVICALE: è formato dai rami anteriori di C1-C4 più parte di C5. Innerva la cute ed i
muscoli della testa, collo, parte superiore della spalla e del torace. Il NERVO FRENICO (formato da
C4 con C3 e C5) fornisce innervazione motoria al diaframma
- PLESSO BRACHIALE: rete di nervi che fornisce innervazione all’arto superiore e al cingolo pettorale
di ciascun lato. E’ formato dai rami anteriori dei nervi C5-T1. Le 5 radici si uniscono per formare
tronchi: superiore, mediano, inferiore.
Contiene 5 importanti nervi:
• ASCELLARE: innerva deltoide e piccolo rotondo
• MUSCOLOCUTANEO: innerva i muscoli anteriori del braccio (coracobrachiale e bicipite
brachiale)
• RADIALE: innerva i muscoli posteriori del braccio e i muscoli posteriori dell’avambraccio
• MEDIANO: innerva muscoli anteriori avambraccio, l’eminenza tenar e i primi due muscoli
lombricali
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•
-
-
ULNARE: innerva alcuni dei muscoli della faccia anteriore dell’avambraccio e la maggior
parte dei muscoli intrinseci della mano
PLESSO LOMBARE: origina dai rami anteriori dei nervi spinali L1-L4. Presenta due nervi principali:
• NERVO FEMORALE: innerva i muscoli anteriori della coscia (es. quadricipite femorale) e
riceve informazioni sensitive dalla porzione anteriore e infero-mediale della coscia
• NERVO OTTURATORIO: innerva i muscoli mediali della coscia , GLI ADDUTTORI (verso la
faccia mediale della coscia). Attraverso rami più piccoli innerva anche la parete addominale
e lo scroto.
6 nervi totali:
• ILEOIPOGASTRICO
• ILEOINGUINALE
• GENITOFEMORALE
• CUTANEO LATERALE DELLA COSCIA
• FEMORALE
• OTTURATORE
PLESSO SACRALE: Situato davanti all’osso sacro e fornisce innervazione alla natica. Esso origina dai
rami anteriori dei nervi spinali L4-S4 ed è subito sotto il plesso lombare. Ha 6 rami e presenta sia
divisioni anteriori che posteriori.
I rami della divisione anteriore tendono a innervare i muscoli che flettono parti dell’arto inferiori,
mentre quelli della divisone posteriore tendono a innervare muscoli che estendono parti dell’arto
inferiore.
• NERVO ISCHIATICO O SCIATICO: più grande e più lungo nervo del corpo umano. Esce dalla
pelvi e scende nella loggia posteriore della coscia. E’ di fatto costituito da due divisioni:
divisione tibiale e divisione peroneale, avvolte da una guaina comune ma che si separano in
due nervi distinti: NERVO TIBIALE (innerva flessori ginocchio, parte del grande adduttore, il
flessore plantare del piede e i flessori delle dita) e il NERVO PERONEO, comune o profondo,
che innerva il capo breve del bicipite femorale
• NERVO PUDENDO: innerva i genitali esterni, sia maschili che femminili, il perineo e la
regione anale.
GANGLI SPINALI
Un ganglio è un raggruppamento di neuroni posto al di fuori del SNC.
Il GANGLIO DELLA RADICE DORSALE è un nodulo che contiene i corpi cellulare dei neuroni sensitivi e cellule
gliali (cellule satelliti= cellule appiattite poste attorno ai corpi neuronali, separandoli dal fluido interstiziale
e regolando il continuo scambio di nutrienti). E’ provvisto di una capsula connettivale in continuità con
l’EPINERVIO del nervo. I neuroni dei gangli sono PSEUDOUNIPOLARI.
NERVI CRANICI
I nervi cranici sono nervi che invece di avere origine dal midollo spinale partono direttamente dal tronco
encefalico.
- NERVO OLFATTIVO (SENSITIVO): origina dai recettori olfattori nella mucosa olfattoria. Esso conduce
sensazioni olfattorie all’encefalo ed è l’unica tipologia di tessuto nervoso in grado di rigenerare.
• Primo neurone nella mucosa olfattiva, i cui dendriti si trovano in superficie e gli assoni
verso il bulbo olfattivo (nervo)
• Il secondo neurone proietta alle aree olfattive della corteccia
- NERVO OTTICO (SENSITIVO): è un nervo sensitivo speciale deputato alla funzione visiva, ed è una
continuazione del SNC. Origina nella retina tramite un recettore visivo e il secondo neurone
proietta, attraverso il tratto ottico, all’area visiva della corteccia cerebrale situata nel diencefalo. Le
cellule che lo compongono sono bipolari o multipolari.
- NERVO OCULOMOTORE: innerva il muscolo elevatore della palpebra superiore e 4 dei sei muscoli
oculo-estrinseci. Funge da MOTORE SOMATICO e VISCERALE. Determina quindi anche la
contrazione del muscolo ciliare.
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-
-
-
-
-
-
-
NERVO TROCLEARE: funge da MOTORE SOMATICO ed origina nel MESENCEFALO. Innerva uno dei
muscoli oculo-estrinseci per muovere il bulbo oculare inferiormente e lateralmente
NERVO ABDUCENTE: funge da MOTORE SOMATICO e origina nel PONTE. Innerva il muscolo rettolaterale dell’occhio, che abduce questo.
NERVO TRIGEMINO: funge da motore e sensitivo somatico. E’ diviso in OFTALMICO, MASCELLARE e
MANDIBOLARE. Riceve impulsi sensitivi dal volto, dalla cavità orale, dalla cavità nasale, dalla
porzione anteriore del cuoio cappelluto e innerva i muscoli masticatori.
• TRIGEMINO MOTORIO: muscoli masticazione, origina nel ponte
• TRIGEMINO SENSITIVO: riceve segnali da cute, viso, mucose, denti ecc. e origina nel ganglio
semilunare di GASSER
NERVO FACIALE: si tratta di un nervo misto, è sia motore e sensitivo somatico, che motore e
sensitivo viscerale.
• FIBRE MOTRICI SOMATICHE: innervano muscoli mimici, originano dal ponte
• FIBRE MOTRICI VISCERALI: innervano le ghiandole della mucosa nasale e palatine,
ghiandole salivari e lacrimali
• FIBRE SENSITIVE SOMATICHE: innervano la cute dell’orecchio ed originano nel ganglio
genicolato
• FIBRE SENSITIVE VISCERALI: innervano la lingua ed originano nel ganglio genicolato
NERVO VESTIBOLO-COCLEARE o STATOACUSTICO: conduce al SNC informazioni relative al senso
dell’equilibrio e all’udito. Si divide in BRANCA COCLEARE e BRANCA VESTIBOLARE, la prima
conduce informazioni uditive ed origina nel ganglio spirale mentre la seconda conduce informazioni
sensitive per l’equilibrio e origina nel ganglio vestibolare.
NERVO GLOSSOFARINGEO: è un nervo misto: motore e sensitivo somatico; motore e sensitivo
viscerale.
• FIBRE MOTRICI SOMATICHE: innerva i muscoli della faringe ed origina nel bulbo
• FIBRE MOTRICI VISCERALI: innerva la ghiandola parotide ed origina nel bulbo
• FIBRE SENSITIVE SOMATICHE: innerva la cute dell’orecchio e origina nel ganglio sensitivo
somatico
• FIBRE SENSITIVE VISCERALI: innerva la lingua ed origina nel ganglio sensitivo viscerale
NERVO VAGO: nervo misto, motore e sentivo somatico; motore e sensitivo viscerale
• FIBRE MOTRICI SOMATICHE: innerva i muscoli della faringe e della laringe ed origina nel
bulbo
• FIBRE EFFETRICI VISCERALI: innerva il cuore, le vie respiratorie, i visceri dell’apparato
digerente. Origina nel bulbo
• FIBRE SENSITIVE SOMATICHE: innerva la cute dell’orecchio ed origina nel ganglio sensitivo
somatico
• FIBRE SENSITIVE VISCERALI: innerva i recettori gustativi della faringe ed origina nel ganglio
sensitivo viscerale
NERVO ACCESSORIO: funge da nervo motore somatico. Innerva il trapezio, lo
sternocleidomastoideo e alcuni muscoli della faringe. Si divide in RADICE CRANICA e RADICE
SPINALE, la prima innerva i nuclei motori nel midollo allungato ed origina in questo, mentre la
seconda innerva i nuclei motori nel midollo spinale ed origina sempre nel midollo allungato.
NERVO IPOGLOSSO: è un nervo motore. Innerva i muscoli estrinseci ed intrinseci della lingua ed
origina nel bulbo.
SISTEMA NERVOSO AUTONOMO o VEGETATIVO
Si occupa del muscolo liscio, del miocardio, delle ghiandole esocrine ed endocrine. E’ composto da 3
branche:
- SISTEMA NERVOSO SIMPATICO
- SISTEMA NERVOSO PARASIMPATICO
- SISTEMA NERVOSO ENTERICO
Le prime due sono quelle principali e fra di loro vi è un’azione sinergica più che protagonista.
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DIFFERENZE FRA LA VIA MOTORIA AUTONOMA E QUELLA SOMATICA
SISTEMA SOMATICO
SISTEMA AUTONOMO
Volontario e involontario ma sempre ad azione
Sempre involontario e ad azione prevalentemente
specifica
diffusa
1 motoneurone: l’assone del motoneurone
Catena di 2 motoneuroni dal SNC: il neurone
somatico si estende dal SNC all’effettore
pregangliare ha l’assone che proietta al neurone
del ganglio (autonomo), questo ha l’assone
postgangliare che proietta all’effettore o organo
bersaglio
Sempre eccitatorio
Eccitatorio e inibitorio
Integrazione nel SNC
Integrazione centrale e periferica
Effettore: muscoli scheletrici e sensoriali
Effettori: muscoli lisci, miocardio, ghiandole
esocrine ed endocrine
Tuttavia va ricordato che entrambi i sistemi condividono gli stessi input
Esistono comunque importanti differenze tra le due branche del SNA:
- ANATOMICHE: localizzazione degli assoni pregangliari e postgangliari, numero delle ramificazioni di
un assone pregangliare, localizzazione dei gangli
- NEUROMEDIATORI: diversi neurotrasmetittori della sinapsi neuro-effetrice
- FUNZIONALI: la branca parasimpatica si occupa per lo più della conservazione dell’energia e dello
stoccaggio dei nutrienti (quindi attiva quando il corpo è a riposo o sta digerendo) mentre la
divisione simpatica invece è implicata nella preparazione del corpo alle emergenze.
I NEUROTRASMETTITORI DEL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO
Le fibre pregangliari sia parasimpatiche che simpatiche utilizzano come unico neurotrasmettitore
l’ACETILCOLINA; i recettori per lo stesso si dividono in recettori muscarinici ed in recettori nicotinici.
L’acetilcolina è usata anche dalle fibre postgangliari parasimpatiche nonché simpatiche sia a livello
pregangliare per l’azione vasocostrittrice che per l’azione eccitosecretrice sulle ghiandole sudoripare e delle
ghiandole surrenaliche coinvolte con la secrezione della noradrenalina da parte della frazione midollare,
nella reazione di fuga/paura e stress. Il resto delle fibre postgangliari simpatiche utilizzano come
neurotrasmettitore la noradrenalina che ha solo recettori alfa (vasocostrizione del Territorio Splancnico).
L’adrenalina è secreta massivamente solo dalla parte midollare delle surrenali e lei sola ha i recettori alfa e
beta.
SNA SIMPATICO O TORACO LOMBARE E SNA PARASIMPATICO O CRANIO-SACRALE
- SNS: T1-L3
- SNP: C1-C4, S1-S3
Solitamente tutti gli organi effettori del SNA ricevono innervazione da entrambi i sistemi.
Tuttavia alcuni organi effettori ricevono innervazione da una sola branca del SNA, in genere dal sistema
simpatico:
- SNA SIMPATICO: muscolatura liscia dei vasi, cute delle ghiandole sudoripare e dei muscoli
piloerettori, midollare del surrene, fegato e tessuto adiposo
- SNA PARASIMPATICO: ghiandole lacrimali e digestive
SISTEMA ENDOCRINO
Il sistema endocrino è costituito da un insieme di cellule e di ORGANI GHIANDOLARI che producono
sostanze chiamate ORMONI, le quali vengono trasportate nel sistema circolatorio. Gli ormoni hanno la
funzione di REGOLARE, coordinandosi con il sistema nervoso, il funzionamento del corpo.
Il sistema endocrino è costituito sia da ORGANI “PIENI” (ipofisi, tiroide, surrene ecc.) sia da GRUPPI DI
CELLULE ENDOCRINE ospiti di altri organi (isolotti pancreatici, cellule interstiziali del testicolo ecc.) sia da
CELLULE SINGOLE comprese entro altri tessuti (cellule dell’epitelio del canale alimentare, delle vie aeree
ecc.)
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Queste ultime vanno comprese nel SISTEMA ENDOCRINO
DIFFUSO, detto APUD (Amine Precursor Uptake and
Decarboxilation) per la capacità di assumere e decarbossilare
precursori amminici.
LOCALIZZAZIONE DEI PRINCIPALI ORGANI ENDOCRINI
•Testa: ipotalamo, ipofisi,
epifisi
•Collo: tiroide, paratiroidi
•Torace: timo
•Addome: ghiandole
surrenali, pancreas endocrino
•Pelvi femminile: ovaie
(teche follicolari e corpo
luteo)
•Scroto: testicoli (cellule
interstiziali)
ORMONE
Molecola organica rilasciata nei liquidi extracellulari che regola funzioni metaboliche in cellule effettrici di
solito lontane dalla sede di produzione dell’ormone stesso.
Funzioni:
- Regolazione attività metaboliche
- Regolazione metabolismo energetico
- Regolazione della composizione chimica dei liquidi biologici
- Mantenimento dell’omeostasi corporea
- Contributo ai processi di sviluppo e accrescimento
- Contributo ai processi di contrazione della muscolatura liscia e cardiaca e alla secrezione di
ghiandole esocrine
- Regolazione attività del sistema immunitario
- Partecipazione ai processi di riproduzione
MODALITA’ DI AZIONE ORMONALE
Le cellule endocrine secernono il proprio specifico ormone nel liquido interstiziale adiacente: da qui
l’ormone può agire con 3 modalità:
- AZIONE ENDOCRINA (classica): si diffonde nel torrente circolatorio e raggiunge cellule bersaglio a
distanza più o meno grande
- AZIONE PARACRINA: resta nel liquido interstiziale e raggiunge cellule bersaglio nelle immediate
vicinanze per diffusione
- AZIONE AUTOCRINA: resta nel liquido interstiziale e agisce sulla stessa cellula che lo ha prodotto
(cellula secretrice=cellula target)
Inoltre la struttura dell’ormone determina come esso interagisce con le cellule bersaglio . Gli ormoni sono
classificati in base alla loro struttura chimica in 3 grandi gruppi:
- ORMONI PEPTIDICI: formati da catene di amminoacidi, costituiscono la maggior parte degli ormoni
(quelli con le catene più lunghe sono detti ormoni proteici). (es. ormone GH)
- AMINE BIOGENE: piccole molecole prodotte attraverso la modificazione della struttura di uno
specifico amminoacido (es. ormone tiroideo)
- ORMONI STEROIDEI: sono di natura lipidica e derivano il colesterolo. Es. Testosterone
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MECCANISMO D’AZIONE (ES. testicoli)
La ghiandola in questione rilascia sia ormoni peptidici che steroidei, questi per poter penetrare e circolare
nel flusso ematico necessitano di proteine di trasporto a cui infatti si legano, mentre quelli peptidici
possono circolare liberamente.
A- L’ormone steroideo riesce ad oltrepassare la membrana plasmatica, può così legarsi ad un
recettore citoplasmatico o nucleare regolando la sintesi proteica = AZIONE LENTA
B- L’ormone peptidico necessita di specifici recettori di membrana, la sua azione è legata a secondi
messaggeri attivati dal legame ormone-recettore. Il secondo messaggero regola poi l’attività di
proteine già esistenti= AZIONE RAPIDA
MECCANISMI DI CONTROLLO
Gli ormoni sono secreti in risposta a 3 tipi di stimoli:
- ALTRI ORMONI: es. l’ormone tireostimolante stimola la secrezione degli ormoni tiroidei
- STIMOLI NERVOSI: le fibre nervose dell’ortosimpatico stimolano il rilascio dell’adrenalina da parte
della ghiandola midollare del surrene
- STIMOLI UMORALI: l’aumento del glucosio nel sangue induce secrezione di insultina dal pancreas
endocrino
Indipendentemente dal tipo di stimolo, la secrezione ormonale è controllata da meccanismi a retroazione,
FEEDBACK NEGATIVO, per cui l’innalzamento dei livelli ematici dell’ormone determina riduzione della sua
secrezione.
N.B: esistono anche circuiti a feedback positivo = accelera il processo originario assicurandone la continuità
e incrementandone l’attività. Es. ghiandola mammaria
IPOFISI (GHIANDOLA PITUITARIA)
E’ la sede di collegamento fra SNC e sistema endocrino.
Essa è situata entro la scatola cranica, alla base dell’encefalo, nella SELLA TURCICA dello sfenoide, ricoperta
da una lamina meningea trasversale in rapporto con le arterie cerebrali e i seni cavernosi della dura madre.
Collegata alla base del diencefalo mediante il PEDUNCOLO IPOFISARIO che è in rapporto anteriormente con
il CHIASMA DEI NERVI OTTICI.
L’ipofisi è connessa all’ipotalamo mediante il PEDUNCOLO IPOFISARIO. Essa è una ghiandola composita:
- ADENOIPOFISI: porzione di derivazione epiteliale
- NEUROIPOFISI: dipendente dall’ipotalamo
E’ quindi a tutti gli effetti una formazione nervosa.
Il concetto di ASSE IPOTALAMO-IPOFISARIO esprime il
rapporto di correlazione tra SN e apparato endocrino,
dove l’uno influenza l’attività dell’altro.
NEUROIPOFISI
E’ formata da un intreccio di fibre nervose amieliniche e
cellule gliali (PITUICITI) e da uno stroma connettivale ricco
di capillari.
Le fibre nervose sono i neuriti dei neuroni dei nuclei
sopraottico e paraventricolare dell’ipotalamo che nel
complesso formano il fascio ipotalamo-ipofisario e che
vanno a terminare a ridosso dei capillari fenestrati nei
quali immettono gli ormoni
ORMONI NEUROIPOFISARI (PEPTIDI A 9 amminoacidi):
- VASOPRESSINA (o ormone antidiuretico ADH): azione antidiuretica, ovvero incrementa la
permeabilità dei dotti collettori delle piramidi renali, aumentando il riassorbimento dell’acqua.
Stimola la muscolatura liscia dei visceri e dei vasi.
STIMOLI: disidratazione e osmolarità del plasma
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-
OSSITOCINA: stimola la contrazione della muscolatura liscia del corpo e del fondo dell’utero
durante il parto e delle cellule mioepiteliali degli alveoli delle ghiandole mammarie ai fini della
secrezione del latte durante l’allattamento
Legati alla neurofisina, vengono veicolati fino ai terminali assonici
ADENOIPOFISI
Porzione maggiore dell’intera ghiandola. Si estende verso l’alto avvolgendo il tronco dell’INFUDIBULO
(parte tuberale) dando origine al peduncolo ipofisario. Con la parte distale è a contatto con la neuroipofisi.
Sono presenti diversi tipi cellulari che producono ormoni differenti (glicoproteine, accumulate nel
citoplasma sotto forma di granuli)
ORMONI ADENOIPOFISARI:
- SOMATOTROPO (STH) o DELLA CRESCITA (GH): prodotto dalle cellule acidofile somatotrope.
Favorisce lo sviluppo somatico agendo sulla muscolatura e i tessuti cartilagineo e osseo
- PROLATTINA (PRL): prodotta dalle cellule acidofile lattotrope. Da inizio alla produzione del latte
subito dopo il parto
- ADRENOCORTICOTROPO (ACTH): prodotto dalle cellule acidofile corticotrope. Stimola la corticale
del surrene a produrre glucocorticoidi, attivanti l’anabolismo dei carboidrati.
- MELANOCITO-STIMOLANTE (MSH): prodotto dalle cellule corticotrope. Agisce sui melanociti
cutanei stimolando la sintesi di melanina
- FOLLICOLO-STIMOLANTE (FSH): prodotto dalle cellule basofile gonadotrope follicolo stimolanti.
Agisce sulle gonadi: nell’ovaio stimola lo sviluppo e la maturazione dei follicoli oofori e degli oociti;
nel testicolo favorisce la spermatogenesi
- LUTEINIZZANTE (LH): prodotto dalle cellule basofile gonadotrope luteinizzanti. Agisce sulle gonadi:
nell’ovaio induce l’ovulazione e la sintesi di progesterone; nel testicolo induce la produzione di
testosterone
- TIREOSTIMOLANTE (TSH): prodotto dalle cellule basofile tireotrope. Agisce sulle cellule follicolari
della tiroide stimolando la produzione e il rilascio di T3 e T4
SISTEMA PORTALE IPOTALAMO-IPOFISARIO
Gli assoni dei NEURONI PARVICELLULARI di alcune regioni ipotalamiche raggiungono l’eminenza mediana e
liberano nei capillari del sistema ipofisario (PLESSO CAPILLARE PRIMARIO) peptidi che stimolano o
inibiscono il rilascio ormonale delle cellule adenoipofisarie.
RF e IF sono polipeptidi attivi sulle cellule dell’adenoipofisi che stimolano o inibiscono a produrre o
rilasciare i propri ormoni:
GH-RF = Stimola la sintesi di GH
C-RF = stimola le cellule corticotrope a produrre ACTH
T-RF = stimola le cellule tireotrope a produrre TSH
FSH-RF = stimola le cellule gonadotrope a produrre FSH
LH-RF = stimola le cellule gonadotrope a produrre LH
MSH-RF = induce produzione e rilascio dell’ormone melanostimolante
MSH
P-RF = agisce sulle cellule produttrici di prolattina
P-IF = inibitore della produzione di prolattina
S-IF = inibitore della produzione dell’ormone somatotropo
M-IF inibitore della produzione dell’ormone melanostimolante
L’SNC esercita comunque un controllo sulla secrezione dell’adenoipofisi che, a sua volta, influenza molte
altre ghiandole endocrine dell’organismo.
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EPIFISI (GHIANDOLA PINEALE)
E’ la prima ghiandola che si forma nel nostro corpo, è infatti evidente già dalla terza settimana. Appartiene
all’EPITALAMO, sporge all’estremità posteriore del terzo ventricolo; è circondata dal liquido cefalorachidiano. Filogeneticamente deriva dall’organo pineale delle lucertele e coccodrilli con funzione di
sensore delle variazioni luminose ambientali.
Contiene cellule secernenti (PINEALOCITI) disposte in cordoni, follicoli e cellule gliali; i pinealociti sono
cellule di forma variabile, ricche di estroflessioni citoplasmatiche che possono prendere rapporto con la
parete dei vasi; citoplasma lievemente basofilo.
I pinealociti producono l’ormone MELATONINA (N-ACETIL-5-METOSSITRIPTAMINA), AMINA
ANTIGONADOTROPA (modula la produzione dei GF-RF) e regolatrice del ritmo circadiano sonno-veglia,
reagendo al buio o alla poca luce
La MELATONINA deriva dal TRIPTOFANO trasformato in SEROTONINA. Una colta sintetizzata viene
immediatamente rilasciata nel circolo ematico (non viene accumulata nelle cellule), viene poi metabolizzata
nel fegato e escreta nelle urine.
La maggior secrezione della melatonina avviene nelle ore notturne (picco verso le 2 e le 4 di notte) per poi
ridursi gradualmente alle prime luci dell’alba; tali livelli rimangono bassi per tutto il periodo di luce per poi
risalire nel periodo buio.
TIROIDE
E’ la più grande ghiandola endocrina del corpo; posta nella parte antero-inferiore del collo, in stretto
rapporto con la laringe e i primi anelli tracheali. Ha la forma di una farfalla, ed è formata da 2 LOBI (dx e sx),
uniti da una porzione trasversale detta ISTMO (a livello della sesta vertebra cervicale).
E’ circondata da una capsula fibrosa sottile ed è isolata per mezzo di una guaina detta PERITIROIDEA che la
fissa alla laringe e alla trachea, ed ai fasci nervosi e vascolari del collo.
Tra guaina peritiroidea e capsula fibrosa propria della tiroide vi è lo SPAZIO PERICOLOSO, in cui decorrono i
vasi.
Anteriormente e lateralmente la tiroide è ricoperta dai muscoli (SOTTOIOIDEI e STERNOCLEDOMASTOIDEI).
Posteriormente ai lobi laterali si trova il fascio
nervo-vascolare del collo (arteria carotide
comune, vena giugulare interna, nervo vago)
Nella PARETE FOLLICOLARE si evidenziano due
popolazioni cellulari:
- CELLULE FOLLICOLARI O TIREOCITI:
producono due dipeptidi iodati, ovvero
la TIROXINA T4 prodotta in maggior
quantità e la TRIIODOTIRONINA T3. La
loro attività è dipendente dai livelli
citoplasmatici dell’ormone
tireostimolante (TSH)
60
-
CELLULE PARAFOLLICOLARI O CELLULE C: producono la CALCITONINA
FORMAZIONE DEGLI ORMONI TIROIDEI
1- Captazione dello iodio ematico
2- Ossidazione dello iodio
3- Organificazione dello iodio nella TIREOGLOBULINA e formazione di MONOIODIOTIROSINA (MIT) e
DIIODIOTIRSOINA (DIT)
4- Accoppiamento di MIT e DIT con formazione di T3 e T4
5- Liberazione di T3 e T4 nel torrente ematico
N.B: capacità di accumulare il secreto, prima che esso venga riversato nel torrente circolatorio
FUNZIONI ORMONI TIROIDEI:
-
Accelerano il metabolismo
Aumentano il consumo di ATP e ossigeno
Innalzamento temperatura corporea
Partecipano alla maturazione del SN durante la vita embrionale e fetale
A dosi basse sono anabolizzanti, ad alte favoriscono la glicogenolisi e sono catabolizzanti
FUNZIONE CALCITONINA: favorisce l’accumulo di ioni calcio nel tessuto osseo e ne aumenta l’eliminazione
renale (ipocalcemizzante; ha funzioni antagoniste rispetto al paratormone.
PARATIROIDI
4 paratiroidi, appoggiate alla faccia posteriore dei lobi tiroidei, due superiormente e due inferiormente.
Sono poste all’interno della guaina fibrosa della tiroide.
Il tessuto ghiandolare è organizzato in cordoni e isole cellulari
- CELLULE PRINCIPALI: producono paratormone (ipercalcemizzante)
- CELLULE OSSIFILE: funzione sconosciuta
Il paratormone esplica la sua azione principalmente su 3 organi:
- OSSO: incrementa l’attività osteolitica degli osteoclasti con liberazione di calcio, magnesio e fosfati
dall’osso e il loro passaggio nel sangue
- RENE (tubulo renale): inibisce il riassorbimento dei fosfati a livello renale (FOSFATURIA) e riduce
l’escrezione di calcio
- INTESTINO: azione indiretta; l’ormone stimola direttamente il tubulo prossimale renale a produrre
la forma attiva della vitamina D che a sua volta si traduce in un incremento dell’assorbimento
intestinale di calcio e del riassorbimento osseo
In definitiva le azione del PTH si traducono in un AUMENTO della concentrazione plasmatica del calcio e
una DIMINUZIONE di quella del fosforo. Le paratiroidi sono ghiandole essenziali per la vita: la loro
asportazione causa una brusca caduta della calcemia che si riflette rapidamente sulla eccitabilità del
sistema neuro-muscolare. La morte sopravviene con violente contrazioni muscolari (TETANIA).
GHIANDOLE SURRENALI
Si tratta di due ghiandole, accolte nella loggia renale, e poggiate al polo superiore dei reni, di forma
piramidale.
La ghiandola surrenale dx è in rapporto con il fegato e la vena cava inferiore; la ghiandola sx è in rapporto
con la coda del pancreas e l’aorta addominale.
Ogni ghiandola è avvolta esternamente da una capsula connettivale fibrosa. Il PARENCHIMA è diviso in 2
regioni istologicamente e funzionalmente distinte:
- CORTICALE: di origine mesodermica, si divide in ZONA GLOMERURALE, ZONA FASCICOLTATA E
ZONA RETICOLARE
- MIDOLLARE: origina dalla cresta neurale
CORTICOLE DEL SURRENE
- ZONA GLOMERURALE: cordoni cellulari avvolti su se stessi, formano gomitoli;
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MINERALCORTICOIDI (ALDOSTERONE): favoriscono riassorbimento di ioni sodio e inibiscono
riassorbimento di ioni potassio a livello della parte convoluta distale dei tubuli renali. La secrezione
di aldosterone è regolata da ACTH ipofisario e dall’angiotensina II che a sua volta dipende dalla
renina
- ZONA FASCICOLATA: cordoni cellulari paralleli fra loro.
GLICOCORTICOIDI (cortisolo e corticosterone): agiscono sul metabolismo di glucidi, proteine e lipidi
aumentando a livello epatico la glicogenesi e l’accumulo del glicogeno; riducono inoltre le risposte
infiammatorie ed immunitarie. Sono stimolati da ACTH ipofisario
- ZONA RETICOLARE: cordoni cellulari a rete
ANDROGENI: contribuiscono all’azione degli steroidi sessuali secreti da testicoli e ovaie. Stimolati
da ACTH ipofisario.
Quindi la CORTICALE DEL SURRENE è controllata dall’ormone ipofisario ADRENOCORTICOTROPO ACTH.
L’ipotalamo controlla la secrezione di ACTH attraverso un fattore determinato CRH.
MIDOLLARE DEL SURRENE
E’ formata da cellule voluminose di forma poligonale, dette CELLULE CROMAFFINI, organizzate in nidi
irregolari con interposti capillari sanguigni.
Si occupa della secrezione delle CATECOLAMINE, controllata dal sistema nervoso ortosimpatico:
- ADRENALINA: aumento della frequenza e della gittata cardiaca, aumento della ventilazione
polmonare, aumento glicogenolisi epatica e muscolare, aumento lipolisi e stimolo dell’ipofisi a
produrre ACTH
- NORADRENALINA: aumento della pressione arteriosa mediante vasocostrizione periferica
arteriolare, aumento della glicogenolisi.
PANCREAS ENDOCRINO
E’ ospitato all’interno del parenchima esocrino del pancreas sotto forma di piccole masse sferoidali di
tessuto endocrino: gli ISOLOTTI PANCREATICI o di LANGERHANS, isolati nettamente dal restante
parenchima per mezzo di un sottile involucro connettivale
- CELLULE ALFA= GLUCAGONE (IPERGLICEMIZZANTE), secrezione stimolata dall’ipoglicemia
- CELLULE BETA= INSULINA (IPOGLICEMIZZANTE), la sua secrezione è stimolata dall’iperglicemia
- CELLULE OMEGA= SOMATOSTATINA, che inibisce la sintesi di GH e inibisce secrezione di insulina e
glucagone
- CELLULE PP= POLIPEPTIDE PANCRETICO, coinvolto nella regolazione dell’appetito
GONADI
La funzione endocrina delle gonadi consiste nella produzione di steroidi sessuali (dalla pubertà):
- TESTICOLO (cellule interstiziali di Leydig): ANDROGENI (testosterone), induzione fenotipica
maschile e promozione spermatogenesi
- OVAIO (follicolo ovarico e corpo luteo): ESTROGENI E PROGESTERONE: induzione fenotipica
femminile e controllo ciclo mestruale
Le gonadi sono controllate dagli ORMONI IPOFISARI FSH E LH. L’ipotalamo controlla la secrezione di FSH e
LH attraverso un fattore denominato GnRH
SISTEMA ENDOCRINO DIFFUSO
Si tratta di cellule a secrezione endocrina contenute in diversi organi; secernono peptidi e/o ammine
biogeniche; assumano e decarbossilano precursori aminici (SISTEMA APUD). Essi sono presenti nel cuore,
nel canale alimentare, nell’apparato respiratorio, nell’apparato urogenitale, e nella placenta.
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APPARATO DIGERENTE
Lo scopo principale dell’apparato digerente è quello di estrarre i nutrienti dal cibo ingerito e riversarli nel
flusso sanguigno per essere distribuiti alle cellule dell’organismo.
FUNZIONI:
- Assunzione alimenti dall’esterno
- Digestione, demolizione degli stessi in molecole assorbibili
- Assorbimento di queste ultime nel sangue
- Eliminazione dei materiali residui
PORZIONI:
- BOCCA
- FARINGE
- ESOFAGO
- STOMACO
- INTESTINO (TENUE E CRASSO)
GHIANDOLE ANNESSE:
- GHIANDOLE SALIVARI
- PANCREAS
- FEGATO
Tali ghiandole secernono sostanze lubrificanti (muco) e sostanze necessarie per la digestione degli alimenti
assunti. 3 tipi:
- INTRAEPITELIALI: unicellulari situate nell’epitelio di rivestimento
- INTRAMURALI: pluricellulari, situate nello spessore della parete dell’organo (nella mucosa o
sottomucosa)
- EXTRAMURALI: all’esterno dell’organo cavo da cui derivano embriologicamente e con il quale
mantengono rapporto tramite il dotto escretore (ghiandole salivari, pancreas e fegato)
BOCCA
Situata nella testa a livello del massiccio facciale. Comunica con l’esterno tramite la RIMA BUCCALE,
delimitato dal bordo libero delle labbra.
FUNZIONI:
- Assume gli alimenti dall’esterno attraverso la rima buccale
- Tritura gli alimenti con i denti
- Impasta gli alimenti con la saliva
- Invia il bolo nella faringe
- Articola il linguaggio attraverso le labbra, palato molle, lingua e denti
- Contribuisce alla percezione gustativa
- Contribuisce alla difesa specifica ed aspecifica attraverso le tonsille e la secrezione salivare
Si divide in due porzioni grazie alla presenza delle arcate gengivo dentarie:
- VESTIBOLO= delimitato da labbra, GUANCE (che presentano una faccia esterna rivestita da cute e
una interna rivestita da mucosa, tra le due vi è un’impalcatura muscolare detta mimica e una
connettivale ricca di tessuto adiposo detta CORPO ADIPOSO DI BICMAT), arcate gengivo dentali.
- CAVITA’ ORALE PROPRIAMENTE DETTA= delimitata dalle arcate dentali, dall’istmo delle fauci, dalla
volta del palato, dal pavimento della bocca
Comunicano tramite lo SPAZIO RETRODENTALE
PALATO
- PALATO OSSEO O DURO (anteriormente): formati dai processi palatini dell’osso mascellare e dalle
branche orizzontali delle due ossa palatine, ricoperti da mucosa con epitelio pavimentoso
stratificato
- PALATO MOLLE O VELO PALATINO: lamina connettivale rivestita da muscoli e da una tonaca
mucosa. Centralmente si prolunga verso il basso formando l’ugola o velo pendulo
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I DENTI
Sono infissi negli alveoli. Nell’uomo si distinguono due dentizioni
- DENTIZIONE DECIDUA (20): 5 per ogni emiarcata, 2 incisivi, 1 canino e 2 molari
- DENTIZIONE PERMANENTE (32): 8 per ogni emiarcata: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari e 3 molari
PORZIONI DEL DENTE:
- CORONA= color bianco lucente, emerge dalla gengiva, forma diversa a seconda del tipo di denti
- COLLETTO= zona di transizione tra corona e radice
- RADICE= porzione accolta nell’alveolo dentale
STRUTTURA DEL DENTE: 3 tessuti duri e fortemente mineralizzati e un tessuto mobile
- SMALTO: è lo strato più esterno del dente, è traslucido (cioè non ha colore proprio) ed è molto
duro. A livello del colletto lo smalto trapassa nel cemento
- DENTINA: forma la corona e la radice, e racchiude la cavità centrale contenente la POLPA DENTALE.
E’ lo strato intermedio del dente, è più spesso dello smalto ed il suo colore è giallo. E’ formata da
tanti tubuli, i TUBULI DENTINALI, che sono responsabili della trasmissione degli stimoli
- CEMENTO: è la sostanza che riveste la radice del dente
- POLPA: è al centro del dente, contiene i vasi sanguigni e i nervi.
LINGUA
La lingua è un organo muscolare scheletrico rivestito di mucosa orale. A riposo o a bocca chiusa occupa
tutta la cavità orale.
FUNZIONI:
- Partecipa alla suzione
- Consente la masticazione
- Formazione e deglutizione del lobo alimentare
- Sede del gusto
- Ruolo nella fonazione
Numerose piccole formazioni rilevate, definite PAPILLE, sporgono sulla superficie superiore della lingua. La
superficie inferiore della lingua prende contatto con il pavimento della cavità buccale per mezzo di una
sottile membrana mucosa verticale, il FRENULO LINGUALE. La superficie linguale postero-inferiore presenta
le TONSILLE LINGUALI
4 TIPI DI PAPILLE:
- PAPILLE FUNGIFORMI: punta e lati della lingua, forma simile a un fungo, contengono pochi calici
gustativi
- PAPILLE VALLATE: formano una V rovesciata nella parte posteriore della superficie dorsale, ciascuna
papilla è circondata da un profondo e stretto solco
- PAPILLE FOLIATE: poco sviluppate nella lingua umana
- PAPILLE FILIFORMI: non contengono calici gustativi ma hanno funzione meccanica (codificare la
consistenza del cibo), sono le più piccole e diffuse.
MUSCOLI DELLA LINGUA:
- INTRINSECI: compresi nella lingua, si inseriscono al connettivo della mucosa
• LONGITUDINALE SUPERIORE: lamina impari composta da differenti fasci che hanno origine
ed inserzione alla lamina propria della mucosa linguale
• LONGITUDINALE INFERIORE: origina dalla lamina propria della base linguale, è un muscolo
pari.
• VERTICALE: origina dalla faccia profonda della lamina propria del dorso linguale
• PALATOGLOSSO: origina dall’aponeurosi palatina
- ESTRINSECI: provengono da strutture esterne alla lingua
GHIANDOLE SALIVARI
- GHIANDOLE MINORI (LABIALI, LINGUALI, PALATINE): situate nella mucosa e nella sottomucosa della
cavità orale; secernono continuamente saliva per tenere umido l’ambiente
- GHIANDOLE SALIVARI MAGGIORI (PAROTIDE, SOTTOMANDIBOLARE e SOTTOLINGUALE): secernono
dopo eccitazione nervosa come risposta a stimoli meccanici, chimici, termici e sensitivi (vista e
olfatto). Sono estrinseche
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•
•
•
GHIANDOLA PAROTIDE: si trova nella mandibola, vicino all’orecchio, in una infossatura
detta “loggia parotidea”. E’ una ghiandola sierosa (secreto proteico), il dotto escretore,
detto DOTTO DI STENONE, dopo aver attraversato lo spessore della guancia riversa la saliva
nella bocca a livello del secondo dente molare superiore
GHIANDOLA SOTTOMANDIBOLARE: ghiandola mista (sierosa e mucosa). Ha forma
irregolare, abbraccia il bordo del muscolo miloioideo che partecipa a formare il pavimento
della bocca. Il dotto escretore, detto DOTTO DI WARTON, penetra nella loggia sublinguale e
sbocca nel pavimento della bocca
GHIANDOLA SOTTOLINGUALE: ghiandola mucosa (secreto glicoproteico, ricco di zuccheri).
Possiede numerosi piccoli dotti escretori, detti DOTTI DI RIVINO
ISTMO DELLE FAUCI
È un breve tratto di passaggio tra la cavità orale e la faringe; è delimitato inferiormente dalla BASE DELLA
LINGUA e superiormente e lateralmente da DUE ARCHI, ANTERIORE E POSTERIORE, che si congiungono in
alto a formare il margine libero del palato molle con l’ugola.
FARINGE
E’ un organo in comune con l’apparato respiratorio. E’ un organo impari e mediano e presenta una
struttura muscolo-membranosa. Ha una forma a tronco di piramide irregolare con la base rivolta verso
l’alto.
-
-
-
RINOFARINGE (NASOFARINGE): è in comunicazione con le coane e contiene le ADENOIDI (tonsille
faringee) nell’angolo posteriore del tetto.
Contiene anche l’OSTIO TUBARICO sulle
pareti laterali, che è un orifizio che da
origine alla tuba uditiva
OROFARINGE (parte orale): in
comunicazione con l’istmo delle fauci; è
limitata in alto e lateralmente dal palato
molle, in avanti dalla radice della lingua
IPOFARINGE (Laringofaringe): in
comunicazione con laringe ed esofago
TONSILLE
Le tonsille sono organi linfoghiandolari pari e
simmetrici presenti nel cavo orale. Tutte insieme
formano l’ANELLO LINFATICO DI WALDEYER, il
sistema immunitario posto a difesa del tratto alto
dell’apparato
Respiratorio.
- TONSILLE FARINGEE (ADENOIDI): situate sulla parete posteriore del rinofaringe, tra la fine delle
fosse nasali e la gola
- TONSILLE TUBARICHE del rinofaringe: situate sul contorno dello sbocco delle TROMBE DI
EUSTACHIO nel LUME FARINGEO
- TONSILLE PALATINE: situate nella parte posteriore del palato molle
- TONSILLE LINGUALI: si trovano dietro la lingua, in basso, da entrambe le parti
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LA DEGLUTIZIONE
Consiste in una sequenza di contrazioni muscolari che trasportano il cibo dalla cavità orale allo stomaco
FASI:
- FASE VOLONTARIA: il bolo viene spostato in posizione centrale tra la parte anteriore della lingua e il
palato duro. La punta della lingua viene premuta verso il palato duro. Il bolo viene poi spinto verso
l’orofaringe
- FASE FARINGEA (INVOLONTARIA): quando il bolo si muove nell’orofaringe, il palato molle e l’ugola
chiudono l’accesso al rinofaringe, e la laringe si eleva così che l’epiglottide va a chiudere l’adito alla
laringe
- FASE ESOFAGEA (INVOLONTARIA): le contrazioni peristaltiche della muscolatura esofagea spingono
il bolo verso lo stomaco; il palato molle, l’ugola e la laringe ritornano alle posizioni antecedenti alla
deglutizione
ESOFAGO
Esso congiunge l’ipofaringe allo stomaco. Si estende dalla 6 vertebra cervicale fino all’11 toracica.
E’ diviso in: cervicale, toracico, addominale.
Presenta lungo il suo decorso tre curvature, di cui una sul piano sagittale e due su quello frontale.
4 restringimenti:
- RESTRINGIMENTO CRICOIDEO: rapporto con la laringe
- RESTRINGIMENTO AORTICO: rapporto con l’arco dell’aorta
- RESTRINGIMENTO BRONCHIALE: rapporto con il bronco principale sinistro
- RESTRINGIMENTO DIAFRAMMATICO: orifizio esofageo del diaframma
Le pareti dell’esofago sono formate da tonache sovrapposte:
- MUCOSA: epitelio pavimentoso pluristratificato
- SOTTOMUCOSA
- TONACA MUSCOLARE: uno strato circolare e uno longitudinale
- TONACA AVVENTIZIA
STOMACO
Lo stomaco è situato tra l’esofago e l’intestino tenue; è
posto sotto il diaframma ed è coperto dalla piccola ala
del fegato.
La sua FUNZIONE è quella di trasformare il cibo in una
massa omogenea e semifluida (CHIMO) che in seguito
passerà all’intestino tenue
- CARDIAS: orifizio d’ingresso (T11)
- PILORO: orifizio d’uscita (ricoperto anteriormente
dalla faccia inferiore del fegato)
- MARGINE SUPERIORE: piccola curvatura
- MARGINE INFERIORE: grande curvatura
E’ suddiviso in:
- FONDO: posto in alto sotto il diaframma; segue il
cardias
- CORPO: parte centrale
- REGIONE PILORICA: suddivisa in antro e canale
pilorico
Lo stomaco è in rapporto con:
- POSTERIORMENTE: pancreas, surrene, rene sx
- LATERALMENTE: milza
- ANTERIORMENTE: mesocolon trasverso e flessura colica sx
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PARETE GASTRICA
La parete gastrica è formata da:
- TONACA SIEROSA O AVVENTIZIA: strato più interno che avvolge l’organo (PERITONO VISCERALE)
- TONACA MUSCOLARE: superiormente alla sierosa, è composta da 3 strati di fibre muscolari:
longitudinale, orizzontale e obliquo. La sua contrazione favorisce l’espulsione del secreto
ghiandolare.
- TONACA SOTTOMUCOSA: formata da connettivo lasso che connette la tonaca mucosa alla tonaca
muscolare
- TONACA MUCOSA: la più esterna, è sollevata in pliche longitudinali. Presenta un epitelio
batiprismatico semplice muciparo (formato da cellule mucipare). Sono presenti molte depressioni
dell’epitelio di superficie, dette FOSSETTE FASTRICHE, al fondo di ogni fossetta sboccano diverse
ghiandole tubolari ramificate dette GHIANDOLE GASTRICHE.
INTESTINO TENUE
Si divide in DUODENO (porzione fissa) e DIGIUNO e ILEO che formano l’INTESTINO MESENTERICO (porzione
mobile).
E’ la porzione più lunga del canale
alimentare (7 metri) e si estende dallo
SFINTERE PILORICO allo SFINTERE ILEOCOLICO.
La mucosa, provvista di VILLI, svolge la
funzione assorbente, inoltre si solleva
insieme alla sottomucosa a formare delle
pliche circolari dette PLICHE CONNIVENTI
DUODENO: ha la forma di una C aperta a
sinistra nella cui concavità è posta la testa
del pancreas. E’ formato da 4 segmenti:
Il PRIMO TRATTO origina dal piloro ed è
diretto orizzontalmente verso destra
(GINOCCHIO SUPERIORE) e si continua nel
SECONDO TRATTO che discende a destra
della 2° e 3° vertebra lombare. Poi flette verso sinistra (GINOCCHIO INFERIORE) continuandosi nel 3°
segmento, orizzontale che infine si piega verso l’alto (4° segmento).
Nella superficie interna vi è una sporgenza chiamata PAPILLA DI VATER, la quale è lo sbocco comune di 2
condotti:
- COLEDOCO: che viene dal fegato e riversa nel duodeno la BILE (succo epatico)
- DOTTO PANCREATICO: viene dal pancreas e riversa nel duodeno il SUCCO PANCREATICO
Queste due sostanze continuano la trasformazione chimica delle sostanze alimentari
DIGIUNO E ILEO (INTESTINO MESENTERICO)
L’intestino mesenterico si estende dal digiuno fino allo SFINTERE ILEO-CIECO-COLICO. E’ inoltre avvolto da
un’estesa piega di peritoneo, il MESENTERE, che lo congiunge alla parete posteriore dell’addome tramite
una radice che origina a livello della 2° vertebra lombare
Non vi è confine fra digiuno e ileo, il primo occupa i 2/5 superiori del tenue mentre il secondo i 3/5 inferiori.
STRUTTURA DELL’INTESTINO TENUTE
E’ protetto da una parete formata da più strati: MUCOSA, SOTTOMUCOSA, MUSCOLARE, SIEROSA
La mucosa intestinale è inoltre ripiegata nei VILLI INTESTINALI, che aumentano la superficie di scambio e
quindi l’assorbimento di sostanze digerite. Ciascun villo è composto da un asse centrale di lamina propria
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rivestito da epitelio cilindrico. L’asse è attraversato da un VASO CHILIFERO CENTRALE, deputato
all’assorbimento dei lipidi.
Le cellule che compongono l’intestino tenute sono:
- ENTEROCITI (CELLULE ASSORBENTI): presenti nell’epitelio di rivestimento dei villi; presentano sottili
estroflessioni chiamate MICROVILLI (orletto a spazzola) che aumentano ulteriormente la capacità
assorbente dell’intestino
- CELLULA MUCIPARA CALCIFORME: unico esempio di ghiandola unicellulare. Forma a calice. Il suo
plasmalemma apicale presenta numerosi
microvilli adibiti ad aumentare la superficie
secretoria, al di sotto, nel corpo , si concentrano
granuli di MUCINA
INTESTINO CRASSO
Diviso in:
- CIECO
- COLON
- RETTO
FUNZIONI:
- Riassorbimento H2O ed elettroliti e formazione
delle feci
- Assorbimento di vitamine
- Accumulo di materia fecale
INTESTINO CIECO
E’ situato inferiormente all’apertura dell’intestino tenue
nel crasso ed è rivestito da PERITONEO.
Appendice vermiforme: ha la forma di un piccolo tubo
cilindrico a fondo cieco; costituisce un prolungamento
dell’intestino crasso ed è composta da tonaca sierosa, muscolare, sottomucosa e mucosa. Ha pareti ricche
di tessuto linfoide organizzato in noduli
COLON: si estende dal cieco al retto e si divide in:
- ASCEDENTE
- TRASVERSO
- DISCENDENTE
- SIGMA
RETTO: organo retroperineale unito al sigma. Si tratta di un tubo muscolare in grado di espandersi per
accumulare il materiale fecale prima della defecazione.
I pochi cm terminali dell’intestino crasso formano il CANALE ANALE , la cui superficie interna presenta le
COLONNE ANALI, sottili pieghe longitudinali.
PARETE DELL’INTESTINO CRASSO
La parete dell’intestino crasso è più sottile rispetto a quella dell’intestino tenue.
Non presenta inoltre villi, è costituito da più cellule caliciformi rispetto all’intestino tenue, queste
secernono MUCINA che lubrifica il materiale indigerito durante il transito.
La parete è dotata di numerosi GRANDI NODULI LINFATICI
PERISTALSI
Le onde peristaltiche spingono il materiale lungo il canale digerente mediante le contrazioni coordinate
degli strati circolare e longitudinale
1- Contrazione della muscolatura circolare dietro il bolo
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2- Contrazione della
muscolatura
longitudinale davanti al
bolo
3- Contrazione della
muscolatura circolare:
spinge il bolo in avanti
FEGATO
Il fegato è una ghiandola
annessa al tubo digerente, è sia
ESOCRINA che ENDOCRINA
- ESOCRINA: secerne la
bile del duodeno
- ENDOCRINA: immette nel sangue sostanze di natura glucidica, proteica, lipidica (ruolo centrale nel
metabolismo di carboidrati, proteine e lipidi)
Esso è coperto dalle coste e dalle cartilagini costali tranne nella REGIONE EPIGASTRICA. Ed è situato subito
sotto al DIAFRAMMA nell’IPOCONDRIO di destra. Si estende nella regione epigastrica e sfocia
nell’ipocondrio di sx.
- Il fegato può essere suddiviso in 4 lobi grazie alla CAPSULA CONNETTIVALE DI GLISSON che si
approfonda separando l’organo (LOBO DESTRO, caudato e quadrato, e LOBO SINISTRO). E’ inoltre
sostenuto da 2 legamenti
- E’ rivestito da PERITONEO VISCERALE
- La faccia supero-anteriore o diaframmatica è CONVESSA
- La faccio infero-posteriore o viscerale: CONCAVA, è presente l’ilo del fegato (vena porta, arteria
epatica e dotti biliari)
Ogni LOBO EPATICO è suddiviso in circa 100.000 LOBULI EPATICI, ovvero le unità funzionali e strutturali del
fegato, le cui cellule sono dette EPATOCITI. Alla periferia di ciascun lobulo sono posizionate le TRIADI
PORTALI (sono 6), ciascuna contenente
- 1 ramo della VENA PORTA
- 1 ramo dell’ARTERIA EPATICA
- 1 ramo del DOTTO BILIARE
SISTEMA PORTALE EPATICO
Sistema formato da capillari, venule e vene provenienti dall’apparato digerente che raggiungono la VENA
PORTA e dalle loro ramificazioni all’estremità opposta, nel fegato. Il sistema portale funziona
parallelamente alla circolazione sistemica, o grande circolazione, che distribuisce il sangue ossigenato a
tutto l’organismo tranne che ai polmoni. Quasi tutto il sangue venoso proveniente dall’apparato digerente
(stomaco, intestino tenue, colon, pancreas) e dalla milza raggiunge il fegato passando per LA GRANDE VENA
PORTA. Questa si ramifica in una miriade di branche che terminano in piccoli vasi intraepatici. Il sangue, che
nel fegato viene depurato da un gran numero di sostanze, ritorna alla VENA CAVA INFERIORE passando per
le vene sovraepatiche.
Inoltre se sezioniamo trasversalmente i lobuli epatici ricordano una ruota di una bicicletta vista di lato. Il
mozzo di tale ruota è la VENA CENTROBULARE, mentre i raggi sono rappresentati dai SINUSOIDI EPATICI,
capillari a parete sottile, dove sangue venoso e sangue arterioso si mischiano e defluiscono poi lentamente
attraverso il lobulo epatico verso la vena centrobulare. Le varie vene centrobulari trasportano il sangue
venoso e convergono attraverso il parenchima unendosi a formare le VENE EPATICHE, che sboccano infine
nella VENA CAVA INFERIORE.
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FUNZIONI EPATOCITI:
- Produzione bile
- Detossificazione farmaci, metaboliti e veleni
- Immagazzinano nutrienti in eccesso e vitamine per rilasciarli poi quando necessario
- Sintetizzano proteine plasmatiche (es. albumina, globuline ecc.)
VIE BILIARI
Le vie biliari formano una rete di sottili condotti che trasportano la bile dal fegato e dalla cistifellea al
duodeno. I lobi epatici destro e sinistro secernono bile nei DOTTI EPATICI DX e SX, che si uniscono a formare
il DOTTO EPATICO COMUNE; in questo converge il DOTTO CISTICO che trasporta l abile alla COLECISTI e
dalla colecisti. Il dotto cistico consente alla bile di entrare nella cistifellea e di defluire dalla cistifellea; la
direzione del flusso è sotto controllo ormonale. La bile fluisce dal dotto epatico comune attraverso il
DOTTO CISTICO per raccogliersi nella cistifellea. La bile accumulata refluisce attraverso il dotto cistico per
raggiungere il tenue. L’unione del dotto cistico con il dotto epatico comune origina il DOTTO COLEDOCO,
che si estende in basso verso il duodeno. Sulla parte duodenale possiamo trovare una dilatazione chiamata
AMPOLLA DUODENALE, dove dotto pancreatico e dotto coledoco convergono prima di penetrare la parete
duodenale.
CISTIFELLEA
E’ un organo muscolare cavo posto sulla
superficie viscerale del fegato con la
funzione di accumulare e concentrale la
bile. L’emissione della bile da parte della
cistifellea viene stimolata dall’ormone
COLECISTOCHININA.
PANCREAS
E’ sia ghiandola endocrina (ISOLE DI
LANGERHANS) che esocrina. E’ posto
profondamente nella cavità addominale,
davanti alla colonna vertebrale.
- TESTA: nella concavità della C
duodenale
- CORPO: a tronco di cono verso
sinistra in alto
- CODA: prende rapporto con la
milza e il rene sinistro
Il parenchima è diviso in lobuli, detti anche ACINI PANCREATICI, formati da grandi assemblamenti di cellule
epiteliali cubiche semplici, dette ACINOSE; gli acini provvedono a secernere mucina e gli enzimi digestivi del
succo pancreatico.
Il secreto sieroso è poi riversato in dotti escretori che confluiscono fino a formare il DOTTO PANCREATICO
MAGGIORE che si congiunge con il COLEDOCO, terminando nel DUODENO.
Il secreto sieroso contiene una quarantina di enzimi fra cui:
- Tripsinogeno
- Chimotripsinogeno
- Amilasi
- Maltasi
- Lipasi
Il succo pancreatico è ricco di BICARBONATO DI SODIO. L’arrivo di alimenti nel duodeno stimolano la
produzione di SECRETINA e PANCREOZIMA, che vanno in circolo (REGOLAZIONE)
70
Esso è connesso al tubo digerente per mezzo di un CONDOTTO ESCRETORE MAGGIORE o DI WIRSUNG, e
per mezzo di un CONDOTTO MINORE o DI SANTORINI che sbocca un pò più in alto
APPARATO CIRCOLATORIO
CUORE
Il cuore è posizionato nella cavità toracica,
precisamente nel MEDIASTINO (tra i due
polmoni, sopra il diaframma e dietro lo
sterno), tra la III e la VI costa e a livello
vertebrale corrisponde alla 5-8° vertebra
toracica. Esso è avvolto da un sacco
fibrosieroso detto PERICARDIO.
E’ leggermente spostato per 2/3 a sinistra del
piano sagittale mediano e per 1/3 a destra.
Ha l’apice rivolto in basso a sinistra, proteso
in avanti. Mentre invece la base è rivolta in
alto a destra e protesa in avanti.
-
Si tratto di un organo muscolare CAVO a
forma di cono.
- BASE: faccia posterosuperiore del cuore,
formata principalmente dall’atrio sinistro
- APICE: estremità inferiore di forma conica,
si proietta leggermente anteroinferiormente
verso il lato sinistro del corpo
MARGINE DESTRO O ACUTO: lato destro, costituito principalmente dall’atrio e dal ventricolo
destro. Posizionato più anteriormente
MARGINE SINISTRO O OTTUSO: lato sinistro, costituito principalmente da atrio e ventricolo sinistro,
posizionato più posteriormente
FACCIA ANTERIORE O STERNO COSTALE: guarda in alto, in avanti e a destra, ha forma convessa che
corrisponde alla parte superiore e sinistra del ventricolo destro, a livello del cono arterioso
FACCIA POSTERIORE O DIAFRAMMATICA: è rivolta nettamente in basso ed è pianeggiante. È
attraversata completamente, dal margine acuto a quello ottuso, dal solco atrioventricolare o
coronario che è la continuazione diretta di quello presente nella faccia sternocostale.
ANATOMIA ESTERNA (FACCIA STERNO COSTALE)
La superficie sterno-costale del cuore presenta:
- ARTERIA CAROTIDE COMUNE SINISTRA
- ATERIA SUCCLAVIA SINISTRA
- ARCO DELL’AORTA (curva dell’aorta che poi continua nell’aorta discendente)
- AURICOLA SINISTRA (auricola = parte anteriore di ogni atrio, estensione rugosa)
- VASI DEL SOLCO CORONARIO (alimentano e drenano il cuore)
- SOLCO LONGITUDINALE ANTERIORE (separa ventricolo destro da ventricolo sinistro)
Nei solchi decorrono i vasi arteriosi e venosi che irrorano il cuore (VASI CORONARICI). Il SOLCO CORONARIO
trasversale divide gli atri dai ventricoli
FACCIA DIAFRAMMATICA
71
-
ARCO DELL’AORTA
VENA CAVA SUPERIORE
VENE POLMONARI DESTRE
VASI DEL SOLCO CORONARIO (alimentano e drenano il cuore)
SOLCO LONGITUDINALE POSTERIORE (separa ventricolo dx e sx)
VENTRICOLO DESTRO
VENTRICOLO SINISTRO
RAMI DELL’ARTERIA POLMONARE
I SOLCHI
- SOLCO INTERVENTRICOLARE ANTERIORE (o longitudinale anteriore): si porta dal solco coronario
all’apice, verso il margine acuto. Corrisponde al SETTO INTERVENTRICOLARE
- SOLCO INTERVENTRICOLARE POSTERIORE: si unisce, a livello dell’apice sul margine acuto, con il
solco interventricolare anteriore
VASI SANGUIGNI:
- ARTERIE: portano il sangue dal cuore alla periferia diventando sempre più piccole (ARTERIOLE) e
aumentando di numero
- VENE: portano il sangue dalla periferia al cuore, originando come
VENULE (di piccolo calibro) e unendosi a formare vene di calibro
sempre maggiore
Tra il sistema arterioso e venoso è interposto quello CAPILLARE
CIRCOLAZIONE POLMONARE
E’ costituita dalle cavità del lato dx del cuore (ATRIO DESTRO E
VENTRICOLO DESTRO) e dalle arterie e dalle vene polmonari. Questa
circolazione inizia nel VENTRICOLO DESTRO, e per mezzo delle ARTERIE
POLMONARI convoglia il sangue ai polmoni per ridurre i livelli di anidride
carbonica e rifornire i livello di ossigeno nel sangue; quindi il sangue
ritorna al cuore tramite le VENE POLMONARI. Il sangue torna nel lato
sinistro del cuore (ATRIO SINISTRO), da dove in seguito inizia la
circolazione sistemica
CIRCOLAZIONE SISTEMICA
Inizia dal VENTRICOLO SINISTRO e porta sangue ossigenato dalla parte
sinistra del cuore attraverso i vasi sanguigni, ovvero prima l’AORTA (arteria
più grande) che poi si divide nelle successive ARTERIE SISTEMICHE, alle
cellule sistemiche come quelle del fegato, della cute, dei muscoli, del
cervello. I nutrienti, i gas respiratori e i prodotti di scarto vengono scambiati con queste cellule sistemiche
prima che il sangue ritorni alla parte dx del cuore verso i polmoni, verso la parte sinistra del cuore, e poi
verso i tessuti sistemici del corpo per tornare alla parte destra del cuore (ATRIO DESTRO)
CAVITA’ CARDIACHE
Il cuore è formato da quattro camere cave, o cavità cardiache: gli ATRI
(cavità più piccole) e i
VENTRICOLI (più grandi). Gli atri sono camere con la parete sottile posizionata nella parte superiore mentre
i VENTRICOLI sono le camere inferiori.
I VENTRICOLI sono separati dal SETTO INTERVENTRICOLARE mentre gli atri dal SETTO INTERATRIALE.
Due orifizi, GLI OSTI ATRIOVENTRICOLARI, destro e sinistro, sono provvisti di valvole cuspidali che
permettono il passaggio del sangue dalle cavità atriali a quelle ventricolari e si oppongono invece al reflusso
dai ventricoli agli atrii.
72
ATRII
Gli atrii ricevono sangue dalle vene, inoltre contraendosi pompano il sangue nei rispettivi ventricoli.
- ATRIO DX:
• PORZIONE POSTERIORE: sbocco delle VENE CAVE (superiore e inferiore) e il SENO
CORONARIO (grossa vena che raccoglie il sangue refluo dalla circolazione coronarica)
• PORZIONE ANTERIORE: si continua con l’AURICOLA. Inoltre in esso sbocca la VENA CAVA
INFERIORE tramite la VALVOLA DI EUSTACCHIO.
- ATRIO SX: dimensioni minori
• PORZIONE POSTERIORE: sboccano le 4 VENE POLMONARI
• PORZIONE ANTERIORE: si continua con l’auricola
VENTRICOLI
Ricevono sangue dagli atrii, inoltre contraendosi pompano il sangue nelle rispettive arterie
- VENTRICOLO DX: si diparte il TRONCO POLMONARE (O ARTERIA POLMONARE), il grosso vaso
sanguigno tramite cui il sangue deossigenato arriva ai polmoni. Contiene i MUSCOLI PAPILLARI, ai
quali si connettono numerosi e sottili filamenti di fibre collagene dette CORDE TENDINEE, queste si
ancorano alla superficie inferiore delle cuspidi della valvola atrioventricolare destra, impedendo
che si ribalti e si rifletta nell’atrio quando il ventricolo destro si contrae
- VENTRICOLO SX: si diparte l’AORTA. Il suo volume interno è diviso dalle TRABECOLE CARNEE,
caratteristici rilievi muscolari, grandi, lisci e irregolari, in una parte venosa o VIA DI AFFLUSSO e in
una parte arteriosa o CANALE AORTICO
VALVOLE CARDIACHE
Sono formate da lamini connettivali fibrose (cuspidi) rivestite da ENTOTELIO che regolano il flusso del
sangue all’interno del cuore
- ATRIOVENTRICOLARI: separano gli atri dai ventricoli, consentendo al sangue di fluire
unidirezionalmente dall’atrio al ventricolo (impedendogli di scorrere al contrario)
• TRICUSPIDE = FORMATA DA 3 LAMINE, DESTRA. C
• BICUSPIDE O MITRALE= FORMATA DA 2 LAMINE, SINISTRA
- SEMILUNARI: situate nel punto di passaggio tra i ventricoli e le grosse arterie. La loro funzione è
quella di far fluire il sangue nel senso corretto, prevenendone lo scorrimento inverso (dalle arterie
ai ventricoli). Si aprono quando la pressione ventricolare supera quella arteriosa, e si chiudono
quando la prima viene superata dalla seconda. Possiedono una caratteristiche struttura a TASCHE A
NIDO DI RONDINE (i lembi si inseriscono in un anello di tessuto, con una tipica forma a “coppa”).
• AORTICA = FORMATA DA 3 LAMINE, situata nel ventricolo sinistro
• POLMONARE = TRE LAMINE, situata nel ventricolo destro
SCHELETRO FIBROSO DEL CUORE
Lo scheletro fibroso del cuore è costituito da TESSUTO CONNETTIVO FIBROSO.
Funge da supporto semirigido alle valvole del cuore e all’attacco della muscolatura cardiaca. In esso infatti
s’inseriscono i lembi delle valvole cardiache tramite specifici anelli
Isola e separa elettricamente atri e ventricoli. Impedisce infatti che gli impulsi muscolari non siano diffusi a
caso nel cuore, impedendo che tutte le camere si contraggano contemporaneamente.
Funge anche da struttura per l’inserimento dei fasci muscolari.
INVOLUCRI E PARETI CARDIACHE
Il cuore si trova nel SACCO PERICARDICO (o PERICARDIO). Esso limita i movimenti del cuore in modo che
non possa rimbalzare e spostarsi nella cavità toracica (lo ancora al mediastino), impedisce anche che si
riempia eccessivamente di sangue. Si divide in due parti
- PERICARDIO FIBROSO: strato resistente di tessuto connettivo fibroso, più esterno. Unito al
diaframma e alla base dei grandi vasi
73
-
PERICARDIO SIEROSO: porzione più interna, membrana liscia sierosa e umida a doppio strato,
costituita da:
• FOGLIETTO PARIETALE: riveste la superficie interna del pericardio fibroso
• FOGLIETTO VISCERALE O EPICARDIO: l’epicardio aderisce al MIOCARDIO, ossia alla tonaca
muscolare del cuore e secerne LIQUIDO PERICARDICO nello SPAZIO PERICARDICO (tra i 2
foglietti). Costituito da membrana sierosa e da tessuto connettivo lasso
Il cuore è costituito quindi da 3 strati distinti: l’epicardio già citato, il MIOCARDIO e l’ENDOCARDIO
- MIOCARDIO: è lo strato medio della parete cardiaca e costituisce la TONACA MUSCOLARE del
cuore. E’ il più spesso ed è la sede degli “attacchi di cuore”. Gli atrii presentano parete miocardica
sottile mentre i ventricoli più spessa rispetto agli atrii (ventricolo sx più spessa rispetto al dx)
- ENDOCARDIO: riveste la superficie interna del cuore e la superficie esterna delle valvole cardiache.
E’ costituito da l’ENDOTELIO, epitelio pavimentoso semplice e uno strato di tessuto connettivo
lasso. Riveste il lume delle cavità interne, le pareti degli atri, dei ventricoli e costituisce la PARTE
ESSENZIALE dei lembi valvolari. Si continua con la tonaca intima dei grossi vasi in corrispondenza
della loro origine e dello sbocco di questi sul cuore.
IL CICLO CARDIACO
Un ciclo cardiaco è il periodo che passa dall’inizio di un battito cardiaco all’avvio del successivo.
Durante esso si verificano variazioni di pressioni e volumi nel sistema cardiovascolare durante il ciclo
cardiaco. Il ciclo cardiaco comprende eventi elettrici a cui fanno seguito eventi meccanici
EVENTI MECCANICI
- SISTOLE (ATRIALE E VENTRICOLARE): CONTRAZIONE del miocardio di una camera del cuore, che
spinge il sangue in un’altra cavità o vaso sanguigno
- DIASTOLE (ATRIALE E VENTRICOLARE): fase di RILASCIAMENTO di una camera cardiaca
CONTRAZIONI RITMICHE: mantengono la regolare circolazione sanguigna. Infatti il cuore, con le sue
contrazioni, impartisce al sangue una forza che si esprime con una PRESSIONE, che viene esercitata contro
le pareti dei vasi in cui scorre.
EVENTI ELETTRICI: SISTEMA DI CONDUZIONE
Il sistema di conduzione del cuore è costituito da tutte quelle cellule specializzate che generano e
trasmettono lo stimolo alle contigue fibre cardiache.
PARTI DEL SISTEMA DI CONDUZIONE:
- NODO SENO-ATRIALE, SEGNAPASSO O PACE-MAKER: è di forma ovoidale e si trova nella parete
dell’atrio destro, vicino allo sbocco della vena cava superiore. Le sue cellule agiscono come centro
ritmiche che generale il ritmo per l’attività cardiaca (pace maker); determina quindi la FREQUENZA
CARDIACA. Dal tale nodo si dipartono numerosi fasci che vanno alle pareti degli atri, alcuni si
dirigono verso il NODO ATRIOVENTRICOLARE.
- NODO ATRIOVENTRICOLARE: è di forma ovoidale e si trova nell’atrio destro, lungo la parete del
SETTO INTERATRIALE. L’impulso muscolare viaggia dal NODO SA fino a questo, dove viene
rallentato per provocare un ritardo tra attivazione e contrazione dei ventricoli.
- FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE DI HIS: origina dal nodo atrio-ventricolare, decorre nel setto
interventricolare e si divide poi in 2 BRANCHE (DESTRA E SINISTRA) ai lati del setto medesimo. Le
branche conducono l’impulso a fibre di conduzione chiamate FIBRE DI PURKINJE, che originano
dall’apice e si estendono nella parete dei ventricoli. In esse la diffusione dell’impulso è molto
rapida. Da queste l’impulso si propaga in tutto il miocardio ventricolare, la contrazione atriale è
completata e può quindi iniziare quella ventricolare.
SISTEMA ORTOSIMPATICO E PARASIMPATICO
Il cuore è innervato dal SNA, tale innervazione è costituita dalla componente ortosimpatica e
parasimpatica, nell’insieme denominate PLESSO CARDIACO.
74
-
INNERVAZIONE ORTOSIMPATICA: aumenta frequenza cardiaca, e quindi il ritmo e la forza di
contrazione del cuore
INNERVAZIONE PARASIMPATICA: diminuisce la frequenza cardiaca ma generalmente tende a non
aver effetti sulla forza di contrazione
FASI DEL CICLO CARDIACO
- DIASTOLE ATRIALE: riempimento degli atri, le 4 valvole sono chiuse, e si ha quindi un aumento della
pressione negli atri.
- SISTOLE ATRIALE: apertura delle 4 valvole atrioventricolari e quindi riempimento dei ventricoli
- Chiusura delle valvole atrioventricolari (I TONO) ed inizio SISTOLE VENTRICOLARE
- SISTOLE VENTRICOLARE: inizio contrazione ventricolare. Gli atri rimangono in diastole e le valvole
AV rimangono chiuse insieme alle VALVOLE SEMILUNARI. Si provoca quindi una CONTRAZIONE
ISOVOLUMETRICA, cioè si ha un aumento della pressione nei ventricoli finché questa non supera
quella aortica, ciò forza l’apertura delle valvole semilunari e l’inizio della FASE DI EIEZIONE
SISTOLICA.
- Chiusura delle valvole semilunari per evitare il reflusso del sangue nei ventricoli (II TONO) ed inizio
della DIASTOLE VENTRICOLARE, durante la quale gli atri rimangono in diastole; le valvole AV si
aprono, ed il sangue fluisce dagli atri riempiendo passivamente i ventricoli.
STRUTTURA DEI VASI
Sia la parete delle arterie che quella delle vene è costituita da 3 strati chiamati TONACHE. Esse circondano il
LUME, o spazio interno, del vaso dove scorre il sangue
- TONACA INTIMA: strato più interna della parete. E’ costituito da uno strato di ENDOTELIO e uno
strato sottoendoteliale formato da un sottile strato di tessuto connettivo areolare
- TONACA MEDIA: costituisce lo strato intermedio della parete dei vasi. E’ composto da un tessuto
muscolare liscio che genera una MEMBRANA ELASTICA INTERNA, importante per la
VASOCOSTRIZIONE e la VASODILATAZIONE.
- TONACA AVVENTIZIA: rappresenta lo strato più esterno. E’ composta da tessuto connettivo
areolare contenente fibre elastiche e collagene. Media l’ancoraggio dei vasi alle altre strutture.
Forma quindi una MEMBRANA ELASTICA ESTERNA.
I vari elementi della parete si combinano in proporzioni variabili per formare la parete di arterie, vene e
capillari
- ARTERIE DI TIPO ELASTICO (GROSSO CALIBRO): presentano abbondanti fibre elastiche nella tonaca
media. Necessitano inoltre di un apporto di sangue in corrispondenza della tonaca esterna,
assicurato da un sistema di vasi detto VASA VASORUM
- ARTERIE DI TIPO MUSCOLARE (MEDIO CALIBRO) E ARTERIOLE: si ha una maggiore quantità di
muscolo liscio nella tonaca media
- CAPILLARI: presentano solo tonaca intima e si dividono in CONTINUI, FENESTRATI e SINUSOIDI
• CONTINUI: caratterizzati dalla presenza di giunzioni occludenti tra le cellule endoteliali che
consentono un passaggio minimo di liquidi
• FENESTRATI: presenza di fenestrature (pori) tra le cellule endoteliali che consentono il
passaggio di molecole di piccole dimensioni
• SINUSOIDI: presenza di grandi fenestrature tra le cellule endoteliali e presenza di una
lamina basale discontinua che favorisce il passaggio di molecole di grandi dimensioni
- VENULE E VENE (MEDIO E GROSSO CALIBRO): parete più sottile delle arterie e meno cellule
muscolari lisce, ma presentano un lume più grande.
Fattori che influenzano il ritorno venoso: per superare il minimo gradiente pressorio all’interno del sistema
venoso il sangue che ritorna al cuore attraverso le vene viene spinto mediante la pompa muscolare
scheletrica all’interno degli arti inferiori e attraverso la pompa respiratoria all’interno del torace
- POMPA MUSCOLARE SCHELETRICA: quando il muscolo scheletrico si contrae le vene vengono
compresse contribuendo a spingere il sangue verso il cuore. Quando i muscoli scheletrici sono
75
particolarmente attivi, es. camminata, il sangue viene pompato più rapidamente ed efficacemente
verso il cuore. L’inattività al contrario induce un ristagno di sangue nelle vene delle gambe. Il
reflusso è impedito dalla chiusura delle valvole.
SCAMBIO CAPILLARE
Lo scambio capillare avviene nei LETTI CAPILLARI. Formati da una METARTERIOLA, che è la diramazione di
un’arteriola, da cui si dirama il CANALE PREFERENZIALE (TERMINALE ARTERIOSO). Esso si connette
direttamente alle VENULE POSTCAPILLARI (TERMINALE VENOSO) che drenano il letto. I vasi chiamati
CAPILLARI VERI si diramano dalle metarteriole e costituiscono la maggior parte del lette, il flusso capillare è
regolato da anelli di muscolatura liscia collocati all’origine di ogni capillare vero detti SFINTERI CAPILLARI.
ANASTOMOSI ARTERO-VENOSE
Si tratta di collegamenti immediati o mediati da un canale intermedio tra un’arteriola e una venula.
Si sottrae al circolo capillare sangue che viene immesso direttamente dall’arteriola alla venula. Gli
anastomosi sono formati da una parete di cellule mioepiteliali in più strati concentrici o a formare un
cuscinetto che sporge nel lume per chiudere o aprire il canale
Possono essere anche ARTERO-ARTERIOSE o VENO-VENOSE, le quali provvedono al ritorno collaterale del
flusso in caso di ostruzioni.
RETE MIRABILE ARTERIOSA
La rete mirabile arteriosa è tipica del RENE, si tratta di una capillarizzazione fra due arteriole (precisamnete
si trova tra il GLOMERULO RENALE ed i CAPILLARI PERITUBULARI)
RETE MIRABILE VENOSA o SISTEMA PORTALE
Si tratta di una capillarizzazione fra due vene, e si trova nel fegato o nell’ipotalamo-ipofisi.
CIRCOLAZIONE POLMONARE
La circolazione polmonare è responsabile del trasporto del sangue deossigenato dalla parte destra del
cuore ai polmoni, e di ricondurre il sangue nuovamente ossigenato alla parte sinistra del cuore.
Il sangue povero di ossigeno è spinto dal ventricolo dx nel TRONCO POLMONARE (o anche arteria
polmonare), che, una volta diretto superiormente e leggermente verso sinistra, si biforca nell’ARTERIA
POLMONARE DX e ARTERIA POLMONARE SX, dirette ai polmoni. Le arterie polmonari si diramano in arterie
di calibro progressivamente minore fino a formare le arteriole, che a loro volta si ramificano nei capillari
polmonari dove avvengono gli scambi gassosi. I capillari poi confluiscono a formare le venule e quindi le
VENE POLMONARI , le quali portano il sangue ossigenato all’atrio di sinistra.
76
CIRCOLAZIONE SISTEMICA
- AORTA ASCENDENTE: il sangue viene pompato fuori dal ventricolo sinistro ed entra in tale aorta. Da
tale struttura originano, in prossimità della sua base le ARTERIE CORONARIE (DX E SX) che
vascolarizzano il cuore (di cui si occupa anche il SENO CORONARIO, che raccoglie il sangue refluo
della circolazione coronarica dal ventricolo sx per convogliarlo nell’atrio dx, e la conseguente
capillarizzazione).
Le ARTERIE CORONARIE quindi nutrono il cuore, decorrono lungo il solco coronario. Si ramificano
sotto l’epicardio, seguendo i solchi longitudinali, per penetrare poi nel miocardio.
• CORONARIA SX: irrora il cuore sinistro, la metà anteriore del setto e anteriormente
parte del ventricolo dx. Si divide in RAMO DISCENDENTE ANTERIORE e RAMO
CIRCONFLESSO
• CORONARIA DX: irrora il cuore dx e sulla faccia diaframmatica entrambi i ventricoli
e il setto
Le VENE CORONARIE seguono un decorso simile alle arterie coronarie. Dopo che il sangue ha
attraversato il LETTO CAPILLARE MIOCARDICO entra nelle vene coronarie. Il sangue viene quindi
drenato nell’atrio destro attraverso il seno coronario
- ARCO DELL’AORTA: Ripiegamento verso sinistra dell’AORTA ASCENDENTE. Da essa originano 3
importanti rami arteriosi
• TRONCO ARTERIOSO BRACHIOENCEFALICO (O ARTERIA ANONIMA): si biforca a formare
o ARTERIA CAROTIDE COMUNE DI DESTRA: vascolarizza porzione destra della testa e
del collo
o ARTERIA SUCCLAVIA (=sotto la clavicola) DI DESTRA: vascolarizza l’arto superiore
destro e alcune strutture toraciche
• ARTERIA CAROTIDE COMUNE DI SINISTRA: vascolarizza porzione sinistra di testa e collo
• ARTERIA SUCCLAVIA
SINISTRA:
vascolarizza arto
superiore sinistro ed
alcune strutture
toraciche
Le succlavie irrorano inoltre
i visceri del collo, del
mediastino, la parete del
torace, il cervello. Le carotidi
inoltre si dividono poi in
INTERNA ed ESTERNA. La
succlavia diventa ARTERIA
ASCELLARE, che diventa poi
ARTERIA BRACHIALE, che a
sua volta si suddivide in
ARTERIA RADIALE ed
ARTERIA ULNARE.
- AORTA TORACICA E AORTA
ADDOMINALE: l’arco
dell’aorta descrive una curva
e si dirige inferiormente
generando l’AORTA
TORACICA, da cui originano
numerosi rami deputati alla
vascolarizzazione della parte
toracica. Essa oltrepassa
l’ORIFIZIO AORTICO
77
presente nel diaframma, e diventa quindi AORTA ADDOMINALE, da cui originano i rami che
vascolarizzano la parete e gli organi addominali. I rami dell’aorta toracica e addominale vengono
definiti RAMI PARIETALI e VISCERALI.
• RAMI PARIETALI AORTA TORACICA: per la parete toracica e il midollo spinale. Sono 10 per
ciascun lato e si dividono in ARTERIE DORSO-SPINALI e ARTERIE INTERCOSTALI.
• RAMI VISCERALI AORTA TORACICA: per gli organi contenuti nel torace. Si dividono in
ARTERIE BRONCHIALI, PERICARDICHE, MEDIASTINICHE ed ESOFAGEE
• RAMI PARIETALI AORTA ADDOMINALE: destinati alle pareti addominali e al midollo spinale.
Si dividono in ARTERIE FRENICHE o DIAFRAMMATICHE INFERIORI (DX e SX), che irrorano il
diaframma, che danno a loro volta origine alle ARTERIE SURRENALI SUPERIORI e ARTERIE
LOMBARI (4 per lato) che irrorano la parete addominale postero-laterale
• RAMI VISCERALI AORTA ADDOMINALE: alcuni destinati al tubo gastroenterico, ovvero
ARTERIA CELIACA (che vascolarizza stomaco, duodeno, fegato, pancreas e milza), ARTERIE
MESENTERICHE SUPERIORE ed INFERIORI, irrorano intestino tenue, pancreas e parte
dell’intestino crasso (tutte impari)
Altre invece sono destinate al surrene e all’apparato urogenitale, ovvero ARTERUIA
SURRENALE MEDIA, ARTERIA RENALE ed ARTERIA GENITALE (tutte pari)
L’aorta si suddivide poi a livello della IV vertebra nelle 2 ARTERIE ILIACHE COMUNI, ognuna delle
quali si suddivide in ARTERIA ILIACA INTERNA, che irrora principalmente pelvi e perineo, ed
ESTERNA, che irrora l’arto interiore.
• ILIACA INTERNA (IPOGASTRICA): fornisce rami parietali per le pareti della pelvi e rami
viscerali per gli organi pelvici
• ILIACA ESTERNA: prosegue con l’ARTERIA FEMORALE, la cui diretta continuazione è
l’ARTERIA POPLITEA, da cui si diramano le ARTERIE TIBIALI POSTERIORI ED ANTERIORI.
VENE
Si dividono in SUPERFICIALI, PROFONDE e SENI VENOSI
- SUPERFICIALI: decorrono nel sottocutaneo e comunicano con le vene profonde mediante rami
comunicanti
- PROFONDE: generalmente si accompagnano alle arterie (nel caso delle arterie brachiale, ulnare,
radiale e tibiale, ciascuna arteria è accompagnata da 2 vene)
- SENI VENOSI: si trovano nel neurocranio
VENE DEL CAPO E DEL COLLO
- VENE GIUGULARI ESTERNE: raccolgono il sangue dalle vene superficiali della faccia, del collo e del
cuoio capelluto. Sboccano nella VENA SUCCLAVIA
- VENA GIUGULARE INTERNA: si unisce alla VENA SUCCLAVIA, formando la VENA ANONIMA (DX e SX)
- VENE ANONIME DX e SX: confluiscono a costituire la VENA CAVA SUPERIORE
VENE ARTO SUPERIORE
- SUCCLAVIA: diramazione della vena cava. Al di sopra del margine laterale della prima costa
- ASCELLARE: convergenza delle vene brachiali e della vena basilica
- VENE BRACHIALI: originano dalla confluenza in corrispondenza della fossa cubitale di vene radiali
ed ulnari
- VENE RADIALI ED ULNARI: originano dalla confluenza delle vene digitali e delle arcate palmari
superficiali e profonde
VENE TORACICHE E ADDOMINALI
- VENE TORACICHE: BRONCHALI, ESOFAGEE E PERICARDICHE. Possono sfociare o nella VENA CAVA
SUPERIORE, o nelle VENE AZYGOS (decorrono lungo la parete toracica posteriore,
longitudinalmente sul lato destro della colonna vertebrale) o EMIAZYGOS (attraversa il diaframma e
sbocca nella vena azygos)
- VENE ADDOMINALI: sboccano nella VENA CAVA INFERIORE, la quale si forma dall’unione delle 2
VENE ILIACHE COMUNI, formatesi a loro volta dall’unione delle 2 VENE ILIACHE INTERNE ED
ESTERNE (le interne drenano pelvi e perineo, mentre le esterne l’arto inferiore)
78
La vena cava inferiore presenta delle ramificazioni dette
• RAMI PARIETALI: vene lombari e vene freniche inferiori
• RAMI VISCERALI: vene renali, vena surrenale destra, vena testicolare (o ovarica) destra,
vene epatiche
VENE DELL’ARTO INFERIORE
- VENE TIBIALI: confluenza, in corrispondenza di piede e caviglia, delle vene profonde (plantari, tibiali
posteriori e fibulari)
- VENA POPLITEA: confluenza vene tibiali anteriori e posteriori, accompagna l’arteria poplitea
- VENA FEMORALE: continuazione vena poplitea nel versante anteriore della coscia
- VENA ILIACA ESTERNA: vena femorale dopo aver attraversato il legamento inguinale
In corrispondenza del dorso del piede, l’ARCO VENOSO DORSALE sbocca nella VENA GRANDE SAFENA e
VENA PICCOLA SAFENA (vene superficiali,
la prima
confluisce poi nella vena femorale mentre
l’altra nella vena
poplitea)
SISTMEA ANASTOMOTICO AZYGOS ED
EMIAZYGOS
L’anastomosi è la comunicazione tra vasi
sanguigni dello
stesso livello, in questo caso fra
- VENA AZYGOS: Decorre
longitudinalmente sul lato destro
della colonna
vertebrale. Origina dall’addome
come
continuazione della vena lombare
ascendente di
destra. Connette la cava inferiore
(con cui
anastomizza) alla cava superiore,
attraversando il
diaframma.
- VENA EMIAZYGOS: Origina dall'addome come continuazione della vena lombare ascendente di
sinistra. Attraversa il diaframma e sbocca nella vena azygos
SISTEMA PORTALE EPATICO
Costituito da una rete di vene che drena il tratto GI e convoglia il sangue al fegato per l’assorbimento e
l’elaborazione del materiale trasportato. Dopo l’assorbimento dei nutrienti il sangue lascia il fegato tramite
le VENE EPATICHE che sboccano nella VENA CAVA INFERIORE. Tale sistema è quindi importante affinchè i
nutrienti vengano assimilati e processati nel fegato, oltre a detossificarli.
La VENA PORTA è la grande vena che riceve sangue deossigenato ma ricco di nutrienti proveniente dal
tratto GI. Essa origina dalla confluenza di 3 rami principali
- VENE MESENTERICHE SUPERIORE ED INFERIORE: quella inferiore drena la porzione distale
dell’intestino crasso; quella superiore, posta sul lato destro del corpo, drena il sangue dall’intestino
tenute e da parte dell’intestino crasso
- VENE GASTRICHE: vene di piccolo calibro che si immettono direttamente nel sistema portale
- VENA LINEALE O SPLENICA: drena e proviene dalla milza
SISTEMA LINFATICO
E’ costituito da vasi, organi e tessuti linfatici.
FUNZIONI:
- Drenaggio dell’eccesso di liquido interstiziale attraverso i VASI LINFATICI
- Funzioni immunitarie, infatti trasporta i linfociti, cellule immunocompetenti, verso le STAZIONI
LINFONODALI intercalate sul decorso dei vasi linfatici
Non hanno circolazione linfatica:
- Ossa e cartilagine
- Tessuto nervoso
- Cornea
- Epidermide
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Il liquido che esce dai capillari nell’ambiente intercellulare dei tessuti non viene recuperato tutto dagli
stessi capillari ma anche da altri vasi che lo riportano alle vene. Tali vasi costituiscono il sistema dei VASI
LINFATICI e il liquido che vi circola è la LINFA (liquido+proteine).
I CAPILLARI LINFATICI, vasellini che originano a fondo cieco in aree di tessuto connettivo lasso, si trovano
distribuiti in tutto il corpo, intercalati tra la maggioranza delle reti capillari. I capillari si uniscono a formare
VASI LINFATICI, strutture di calibro maggiore simili alle vene di piccolo calibro, che presentano VALVOLE nel
lume.
Dalla confluenza dei vasi linfatici si originano i TRONCHI LINFATICI DI DX e di SX. Ciascun tronco linfatico
drena la linfa da una delle principali regioni del corpo (lombari, intestinali, broncomediastinici, succlavii e
giugulari).
I tronchi confluiscono poi in vasi di calibro maggiore chiamati DOTTI LINFATICI, divisi in:
- DOTTO LINFATICO DESTRO: localizzato nei pressi della clavicola destra, riversa la linfa nel punto in
cui convergono la vena succlavia destra e la vena giugulare interna destra
- DOTTO TORACICO: vaso linfatico più grande. Si dirige superiormente decorrendo anteriormente ai
corpi vertebrali. Sbocca nel punto in cui confluiscono la vena succlavia sinistra e la vena giugulare
interna sinistra. Esso raccoglie la linfa dalla maggior parte del corpo.
I due dotti versano la linfa nel sangue a livello delle due vene succlavie.
ORGANI LINFONODI
- LINFONODI PRIMARI: produzione e maturazione delle cellule immunbitarie
• TIMO: differenziamento linfociti T
• MIDOLLO OSSEO: differenziamento linfociti B
- LINFONODI SECONDARI: reazione tra cellule immunitarie e le sostanze esterne
• MILZA
• LINFONODI
• TONSILLE
• MALT (tessuto linfoide associato alle mucose)
TIMO
E’ un organo impari mediano formato da due LOBI TIMICI. E’ situato nel mediastino superiore, dietro lo
sterno, davanti alla trachea.
Tende ad essere molto sviluppato nell’infanzia, mentre nell’adulto regredisce e viene sostituito da tessuto
adiposo.
Presenta una CAPSULA ESTERNA che genera trabecole che lo suddividono internamente in LOBULI.
- CORTICALE: linfociti T piccoli
- MIDOLLARE: linfociti T grandi
MIDOLLO OSSEO
E’ il principale ORGANO EMOPOIETICO, in grado cioè di produrre TUTTI gli elementi del sangue:
- ERITROCITI
- GRANULOCITI
- MONOCITI
- PIASTRINE
- LINFOCITI B
Localizzazione MIDOLLO ROSSO (alla nascita):
- Cavità midollari delle ossa lunghe
- Trabecole dell’osso spugnoso nelle ossa lunghe, corte e piatte
Nell’adulto il midollo rosso viene quasi completamente sostituito da MIDOLLO GIALLO
LINFONODI
Masse di tessuto linfoide disposte sul percorso dei vasi linfatici, ricchi di macrofagi e linfociti.
80
La loro funzione è quella di impedire l’ingresso di patogeni nella circolazione sanguigna.
Sono formati da:
- Una capsula esterna
- Uno stroma interno
- 1-2 vasi linfatici efferenti
- Più vasi afferenti
ZONA CORTICALE: superficiale. Linfociti B (ext) e T (int).
ZONA MIDOLLARE: interna, linfociti B
Lungo il decorso i vasi linfatici incontrano i LINFONODI (circa 800 in tutto il corpo)
MILZA
Ha forma di un ovoide appiattito, con l’asse maggiore orientato obliquamente, dall’alto al basso.
E’ situata nell’ipocondrio sinistro, sotto al diaframma, dietro allo stomaco, sopra il colon trasverso,
lateralmente rispetto al rene sinistro.
FUNZIONE: mentre i linfonodi controllano la linfa, la milza monitora il sangue. Lo filtra (distruggendo i
globuli rossi usurati), rimuove le sostanze estranee e dà luogo alle risposte immunitarie da parte dei linfociti
B e T. Funge inoltre da riserva di piastrine ed eritrociti
Dalla capsula esterna si dipartono trabecole interne.
- POLPA BIANCA: associata alla vascolarizzazione arteriosa
- POLPA ROSSA: associata al drenaggio venoso della milza
TONSILLE
Sono organi linfoidi secondari localizzati a livello della faringe e cavità orale.
FUNZIONE: protegge da eventuali microorganismi l’entrata alle vie aeree e digerenti
- TONSILLA FARINGEA
- TONSILLA TUBARICA
- TONSILLA PALATINA
- TONSILLA LINGUALE
TESSUTO LINFATICO DIFFUSO (MALT)
Costituito da TESSUTO LINFOIDE NON INCAPSULATO, che si presenta sotto forma di aggregati, i NODULI
LINFATICI, localizzati nella parete mucosa e sottomucosa di molti organi cavi degli apparati digerenti,
respiratorio e urinario.
E’ inoltre costituito anche da tessuto connettivo lasso e linfociti B. E’ responsabile dell’immunità a livello
delle mucose.
APPARATO URINARIO
FUNZIONI:
- Regolazione della composizione ionica del sangue: dei livelli ematici di diversi ioni ex. Na, K,Cl,
HPO4
- Regolazione del pH del sangue: secrezione di una quantità variabile di ioni H+
- Regolazione volume ematico: ritenzione o eliminazione dell’acqua dalle urine. Un aumento del
volume del sangue determina aumento della pressione sanguigna
- Regolazione enzimatica della pressione del sangue: secrezione dell’enzima RENINA che determina
un aumento della pressione
- Mantenimento dell’osmolarità del sangue: regolando separatamente la perdita di acqua e perdita
di soluti nell’urina
- Produzione di ormoni: CALCITRIOLO ed ERITROPOIETINA (coinvolto quindi nella produzione di
globuli rossi)
- Regolazione dei livelli di glucosio nel sangue: i reni possono rilasciare glucosio nel sangue
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-
Secrezione di scarti e sostanze estranee: SOSTANZE DI SCARTO DEL METABOLISMO (urea,
creatinina, acido urico, prodotti finali degradazione emoglobina, metaboliti di vari ormoni) e di
SOSTANZE ESTRANEE E TOSSICHE (farmaci, additivi alimentari)
COMPONENTI APPARATO URINARIO
- RENI: organo filtro che produce continuamente l’urina
- CALICI RENALI, PELVI, URETERI: canali che convogliano l’urina dal rene verso la vescica
- VESCICA: funge da serbatoio
- URETRA: canale che convoglia l’urina dalla vescica all’esterno
RENI
I reni sono ORGANI PARENCHIMATOSI, PARI, e SIMMETRICI. Hanno la forma di un “fagiolo”. Presentano una
superficie liscia e regolare, si trova a contatto con la parete muscolare posteriore della cavità addominale,
ai lati della colonna vertebrale. I poli inferiori sono più lontani di quelli superiori e entrambi gli organi sono
ruotati verso l’esterno, ovvero la faccia anteriore guarda lateralmente. Il rene destro è inoltre più basso.
- POLO SUPERIORE (circa T12): presenza di una ghiandola surrenale
- POLO INFERIORE (circa L3)
- FACCIA ANTERIORE
- FACCIA POSTERIORE
- MARGINE LATERALE CONVESSO
- MARGINE MEDIALE CONCAVO, detto anche ILO
Va ricordato che i reni sono organi RETROPERITONEALI, cioè soltanto la loro superficie anteriore è ricoperta
dal peritoneo, mentre quella posteriore giace direttamente sulla parete addominale posteriore.
ILO
Il margine mediale presenta un’incisura concava in cui viene accolto l’ILO RENALE, ovvero un insieme di vasi
sanguigni e linfatici, dei nervi e della pelvi, attraverso cui l’uretere emerge dal rene insieme ai vasi
sanguigni. In particolare la cavità interna specifica dove vengono ospitate arterie, vene, vasi linfatici, nervi
ecc. viene detta SENO RENALE
CONFORMAZIONE ESTERNA DEL RENE
Ciascun rene è circondato e sostenuto da diversi strati di tessuto, che dal più interno al più esterno sono:
- CAPSULA RENALE o FIBROSA: si tratta di un velo liscio e trasparente di tessuto connettivo denso ed
irregolare. Delinea la forma del rene, lo protegge dai traumi e da possibili infezioni
- CAPSULA ADIPOSA o GRASSO PERIRENALE: è uno strato intermedio costituito da un ammasso di
tessuto connettivo adiposo. Avvolge e isola completamente ciascun rene
- FASCIA RENALE: delimita la capsula adiposa. E’ una fascia connettivale costituita da un foglietto
anteriore e uno posteriore uniti lateralmente. Ancora i reni alle strutture circostanti, inoltre sulla
superficie anteriore la fascia renale si collega al peritoneo
- GRASSO PARARENALE: tessuto adiposo più esterno, fra fascia renale e peritoneo.
RAPPORTI CON ALTRI ORGANI
Il polo superiore del rene è in rapporto con il SURRENE (ghiandola endocrina).
La faccia posteriore è rivolta verso il diaframma, a livello dell’XII costa (rene destro) o dell’XI (rene sinistro).
Tramite la faccia anteriore invece il rene destro è a contatto con: lobo destro del fegato, flessura destra del
colon, duodeno discendente, digiuno; mentre invece il rene sinistro si trova a contatto con milza, coda del
pancreas, flessura sinistra del colon, duodeno, faccia posteriore dello stomaco.
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CONFORMAZIONE INTERNA DEL RENE
Dissezionando il rene lungo un piano coronale, possiamo identificare uno strato esterno denominato
CORTECCIA RENALE (o ZONA CORTICALE) e uno strato più scuro chiamato MIDOLLARE.
- MIDOLLARE: dal corticale partono striature verso il margine mediale, denominate COLONNE
RENALI, che suddividono la zona midollare nelle PIRAMIDI MIDOLLARI DEL MALPIGHI. Tali piramidi
hanno la base alla periferia (verso il corticale) e l’apice, detto anche PAPILLA RENALE con forami
papillari, orientato verso il margine mediale. Ogni papilla è circondata da una formazione
imbutiforme detta CALICE MINORE, per la raccolta dell’urina. Questi convergono a formare i CALICI
MAGGIORI, che a loro volta formano la PELVI RENALE, che convoglia l’urina verso gli ureteri.
- CORTICALE: è la zona superficiale di ciascun rene, ma si insinua anche tra le piramidi renali, dando
origini alle COLONNE RENALI DI BERTIN. Tali colonne presentano una parte radiata a contatto con
la base delle piramide e una parte convoluta più superficiale.
Il rene umano è diviso in 8-15 LOBI RENALI, ciascuno formato da una piramide midollare, le due zone di
corticale limitrofe e la porzione di corticale posta al di sopra della base di ciascuna piramide (metà di ogni
colonna renale adiacente).
VASCOLARIZZAZIONE DEL RENE
La funzione primaria dei reni è quella di filtrare il sangue. Il sangue arriva al rene attraverso l’ARTERIA
RENALE, che nasce a livello della prima o seconda vertebra lombare come diramazione laterale dell’aorta
addominale.
Una volta penetrata nel senso renale emetto fino a 5 ARTERIE SEGMENTALI, le quali, a loro volta, si
continuano nelle ARTERIE INTERLOBARI. Queste decorrono ulteriormente tra le piramidi fino al margine
corticomidollare, formando le ARTERIE ACUATE, dalle quali emergono ad angolo retto le ARTERIE
INTERLOBULARI. Durante il decorso di quest’ultime emergono piccole diramazioni denominate ARTERIOLE
AFFERENTI, che penetrano nei corpuscoli renali dove viene filtrato parte del plasma sanguigno, la restante
parte invece lascia il corpuscolo tramite un’ARTERIOLA EFFERENTE.
Le arteriole efferenti successivamente si ramificano in una rete di capillari artero-venosi di due tipi diversi,
ed è in tale sede che avvengono gli scambi di gas, nutrienti e materiali di scarto con il parenchima renale.
- CAPILLARI PERITUBULARI: sono associati con i tubuli contorti e risiedono principalmente nella
corteccia renale
- VASA RECTA: risiedono principalmente nel midollare del rene
La rete venosa si articola parallelamente a quella arteriosa ed è formata, a questo livello, dalle VENE
INTERLOBULARI, poi dalle VENE ARCUATE, situate alla base di ogni piramide, ed infine dalle VENE
INTERLOBARI, che con confluiscono nella VENA RENALE (che a sua volta trasporta il sangue filtrato nella
vena cava inferiore)
ANATOMIA MICROSCOPICA DEL RENE
- PARENCHIMA: insieme dei nefroni e dei dotti escretori
- STROMA: tessuto connettivo, vasi, nervi ed elementi cellulari
NEFRONE
E’ l’unità funzionale alla base della filtrazione renale. Esso è costituito dai seguenti elementi:
- CORPUSCOLO RENALE DI MALPIGHI (glomerulo + capsula glomerulare):
• GLOMERULO: gomitolo di capillari sanguigni tra arteriola afferente ed efferente
• CAPSULA DI BOWMAN: capsula epiteliale che circonda il glomerulo. E’ costituita da uno
strato viscerale, composto da PODOCITI, disposto a diretto contatto con il glomerulo ed
uno strato parietale, costituito da un semplice epitelio squamoso. In tale struttura troviamo
inoltre il POLO VASCOLARE, dove troviamo le arteriole glomerulari afferenti ed efferenti, ed
un POLO TUBULARE, dove il tubulo contorto prossimale prende rapporto con il corpuscolo
renale.
- SISTEMA TUBULARE RENALE (tubulo contorto prossimale, distale + ansa di Henle)
Nel nefrone troviamo 3 tipi di cellule:
83
-
CELLULE ENDOTELIALI: che formano numerose FESSURE DI FILTRAZIONE
PODOCITI: costituiscono il foglietto viscerale del polo vascolare della capsula Bowman.
CELLULE MESENGIALI: che funzionano da sostegno per le anse glomerulari
SISTEMA TUBULARE RENALE
- TUBULO PROSSIMALE: origina dal polo tubulare del corpuscolo renale. Formato da epitelio
cilindrico semplice con LUNGHI MICROVILLI e INVAGINAZIONE della membrana plasmatica basale
Le sue cellule riassorbono attivamente la maggior parte dei nutrienti (es. glucosio e amminoacidi),
ioni, vitamine e proteine plasmatiche presenti nel liquido tubulare. Riassorbono circa l’80%
dell’ultrafiltrato glomerulare, che torna al sangue a livello dei capillari, per poi essere reintegrato
nella circolazione sistemica
- ANSA DI HENLE: origina dal tubulo contorto prossimale e forma un gomito che proietta verso la
midollare. Presenta cellule piatte con POCHI MITOCONDRI. L’ansa è caratterizzata da due braccia:
un braccio DISCENDENTE, che si estende nella midollare, e uno ASCENDENTE che torna indietro
verso la corteccia, la cui funzione primaria è la concentrazione dell’urina.
- TUBULO DISTALE: origina nella corteccia renale, al termina del braccio ascendente dell’ansa di
Henle. E’ formato da epitelio cubico con RADI e CORTI MICROVILLI, numerose INVAGINAZIONI della
membrana plasmatica e numerosi mitocondri. E’ coinvolto nel riassorbimento di acqua sotto il
controllo degli ormoni ANTIDIURETICO ADH e ALDOSTERONE, secreti in relazione ad una
diminuzione del volume sanguigno. Una volta secreti, provocano, a livello del tubulo distale, il
riassorbimento di acqua e Na+ dal fluido tubulare, che viene poi convogliato nei tubuli collettori.
- DOTTI COLLETTORI: quando il liquido tubulari lascia i tubuli contorti distali, circola in una serie di
piccoli tubuli collettori che sfociano nei DOTTI COLLETTORI. Questi transitano attraverso la
midollare verso la PAPILLA RENALE, al cui margine si apre un DOTTO PAPILLARE (regione chiamata
CALICE MINORE). Una volta che il liquido tubulare abbandona i dotti collettori può essere definito
urina.
L’EPITELIO che riveste i nefroni e i dotti escretori è SEMPLICE per permettere gli scambi. Soprattutto nel
tubulo prossimale le cellule presentano una gran quantità di MICROVILLI per aumentare la superficie di
assorbimento
FORMAZIONE DELL’URINA
I nefroni producono urina attraverso 3 processi correlati:
- FILTRAZIONE: processo mediante il quale l’acqua e alcuni soluti disciolti nel plasma si spostano
passivamente dal glomerulo allo spazio capsulare dei corpuscoli grazie alle differenze di pressione
presenti a livello della membrana di filtrazione tra questi due compartimenti. L’acqua e i soluti in
essa disciolti sono chiamati FILTRATO
- RIASSORBIMENTO TUBULARE: si ha quando le sostanze presenti nel filtrato si spostano per
diffusione o trasporto attivo attraverso la parete dei tubuli renali per tornare al sangue. Una volta
che il filtrato inizia ad essere modificato è chiamato liquido tubulare.
- SECREZIONE: è data dal trasporto attivo di soluti dal sangue al liquido tubulare
APPARTO IUXTAGLOMERURALE
Struttura associata al nefrone, le sue componenti sono:
- CELLULE IUXTAGLOMERULARI: si trovano all’interno della tonaca media della parete dell’arteriola
efferente. Contengono granuli di renina ed eritropoietina (ad attività endoctrina) che possono
essere rilasciate se le cellule vengono stimolate dalle cellule della macula densa.
- CELLULE ILARI o MESANGIO EXTRAGLOMERULARE: si trovano fra l’arteriola afferente, efferente e la
macula densa. La loro funzione è la ricezione e la trasmissione di stimoli dalla macula densa alle
cellule iuxtaglomerulari. Si tratta di cellule contrattili che possono fagocitare particelle filtrate
- MACULA DENSA: è formata da un gruppo di cellule epiteliali del tubulo contorto distale, modificate
in altezza e spessore. Sono cellule sensibili alla variazione di concentrazione di elettroliti nella pre84
urina, e fungono da OSMORECETTORI, ovvero trasmettono segnali alle cellule ilari e
iuxtaglomerulari.
A seguito di un abbassamento della pressione del sangue si ha una minore produzione di ultrafiltrato, e
quindi una riduzione della concentrazione di ioni sodio nel tubulo. Ciò provoca una stimolazione delle
cellule della macula densa, che a loro volta segnalano alle cellule iuxtaglomerulari di rilasciare RENINA.
Questa stimola alcune cellule specifiche a produrre ANGIOTENSINA II, che stimola a sua volta specifiche
cellule della corticale del surrene a produrre ALDOSTERONE, grazia al quale si avrà riassorbimento di ioni
sodio e di acqua a livello dei tubuli distali. Inoltre l’angiotensina II provoca la vasocostrizione delle arteriole
e quindi un aumento della pressione.
VIE URINARIE
- CALICI RENALI: rappresentano la prima parte delle vie urinarie extrarenali tramite cui l’urina è
trasportata dalle papille renali all’uretere. I calici sono contenuti nel seno renale.
- URETERI: condotti da 28-29 cm. Portano l’urina dalla pelvi renale alla vescica grazie ad una serie di
contrazioni peristaltiche. Sboccano poi nella vescica, assistiti da una specie di valvola che impedisce
il reflusso dell’urina nell’uretere. sono formati da
• EPITELIO DI TRANSIZIONE: epitelio impermeabile ed estensibile. Impedisce il
riassorbimento dell’urina. E’ formato da 3-5 strati cellulari che scivolano uno sull’altro e si
riducono di numero
• MUCOSA: sollevata in pieghe longitudinali per consentire la distensione
• STRATO MUSCOLARE: muscolatura liscia divisa in due strati: uno profondo e longitudinale
ed uno esterno e circolare. Si contraggono quando vi è urina nella pelvi renale per spingerla
lungo gli ureteri fino alla vescica.
• TONACA AVVENTIZIA: strato fibroso. Alcuni prolungamenti di questo ancorano l’uretere
alla parete addominale
Presentano 3 restringimenti fisiologici: GIUNZIONE PIELOURETERALE, FLESSURA MARGINALE,
SBOCCO DELLA VESCICA.
- VESCICA: è un organo muscolare cavo ed espandibile. Si trova anteriormente alla sinfisi pubica
(faccia interna della parete anteriore dell’addome) e posteriormente ad utero e vagina (femmina) o
retto e vasi deferenti (maschio). Inoltre superiormente e posteriormente troviamo ileo e colon nel
maschio, o utero e ileo nella femmina.
La sua posizione cambia a seconda del grado di riempimento. Unendo con linee immaginari le due
aperture ureterali e quella uretrale è possibile identificare un’area triangolare detta TRIGONO
VESCICALE, che rimane fisso mentre la vescica si riempie o si svuota, ma agisce da imbuto dirigendo
l’urina accumulata verso l’uretra. Nel maschio prende rapporto inferiormente con la prostata.
La parete vescicale è formata da 4 tonache: MUCOSA (si presenta liscia e distesa), SOTTOMUCOSA,
MUSCOLARE e AVVENTIZIA.
La vescica può essere divisa in 3 zone: CORPO VESCICALE, BASE VESCIALE (con il trigono), COLLO
VESCICALE (tra vescica e uretra, qui si trova lo sfintere uretrale interno, da cui l’urina passa)
La vescica funziona quindi da SERBATOIO: quando è piena e dilatata insorge lo stimolo della
MINZIONE, cioè dell’espulsione dell’urina all’esterno attraverso l’uretra. L’urina si raccoglie nella
vescica grazie a due SFINTERI posizionati poco sopra il punto di congiunzione con l’uretra. Quando
la vescica si dilata i recettori nella sua parete innescano un’azione riflessa che provoca l’apertura
automatica dello sfintere interno, quello cioè posto più in alto (INVOLONTARIO). Lo sfintere interno
è invece controllato dalla volontà (VOLONTARIO). Quindi lo svuotamento avviene tramite il rilascio
volontario del muscolo sfintere esterno, tramite la contrazione del muscolo DETRUSORE.
- URETRA: inizia a livello del collo vescicale e termina a livello del meato uretrale esterno.
E’ un canale che, nel maschio percorre l’interno del pene per tutta la sua lunghezza, mentre nella
femmine è più breve e sbocca anteriormente alla vagina. Nel maschio è in comune tra apparato
urinario e genitale.
Nel maschio si divide in: URETRA PROSTATICA, MEMBRANOSA e CAVERNOSA.
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Nella femmina si connette all’imbocco della vagina.
APPARATO TEGUMENTARIO
Comprende CUTE ed ANNESSI CUTANEI.
E’ il sistema più esteso dell’organismo umano; riveste con continuità l’intera superficie corporea e a livello
degli orifizi degli apparati digerente, respiratorio e urogenitale continua con le rispettive mucose.
E’ il più grande organo di senso.
FUNZIONI:
- PROTEZIONE DALL’AMBIENTE ESTERNO:
• Lo STRATO CORNEO, o EPIDERMIDE, funge da “copertura” esterna, e desquamandosi in
continuazione non permette l’attecchimento di agenti patogeni
• La melanina prodotta dai melanociti filtra i raggi solari
• Il DERMA funge da supporto meccanico, compatto ed elastico
• L’IPODERMA garantisce l’ammortizzazione di traumi
- SECREZIONE SUDORALE E SEBACEA: fornendo un film idrolipidico sulla superficie cutanea,
impedisce la crescita di funghi e batteri
- FUNZIONI SENSORIALI: caldo/freddo, dolore, pressione, tatto
- PROTEZIONE CONTRO LA DISPERSIONE DI ACQUA: grazie all’impermeabilità dell’epidermide l’acqua
non può entrare ed uscire, salvo che non sia secreta dalle ghiandole sudoripare.
- DISPERSIONE DI CALORE: tramite la circolazione cutanea e la secrezione di sudore che permette di
disperdere calore anche quando la temperatura esterna è maggiore di quella interna.
CUTE (Epidermide + derma)
- EPIDERMIDE: epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato
- DERMA: connettivo denso, sottostante l’epidermide.
La cute presenta spessore variabile (dai 0.5 mm a 4mm). Ha un pH acido (4.2-5.6). Il colore della cute
dipende da: melanina (colorito dal chiaro al nero), carotene (colorito giallo), rete vascolare, superficiale.
Epidermide e derma sono uniti per mezzo di un’interfaccia irregolare per la presenza di rilievi connettivali
detti PAPILLE DERMICHE.
Tra epidermide e derma è presente un tipo di MEMBRANA BASALE che separa fisicamente e
funzionalmente i due strati.
Inoltre il derma aderisce ai piani sottostanti per mezzo dell’IPODERMA, costituito da tessuto connettivo
lasso ricco di adipociti. Non vi è limite preciso tra derma ed ipoderma.
MEMBRANA BASALE
La membrana basale è una struttura formata da 3 strati paralleli e sovrapposti:
- LAMINA LUCIDA: attraversata da filamenti di ancoraggio che ancorano le membrane dei
cheratinociti basali alla lamina densa. Contiene la LAMININA.
- LAMINA DENSA: costituita da COLLAGENE IV
- LAMINA FIBRORETICOLARE: presenta fibrille d’ancoraggio di COLLAGENE VII
SUPERFICIE ESTERNA DELLA CUTE
Presenta irregolarità.
Solchi profondi sono caratteristici della cute glabra, delle ginocchia e dei gomiti. A livello della faccia volare
delle dita essi formano i DERMATOGLIFI, disegni determinati geneticamente e peculiari di ogni individuo.
Le IMPRONTE DIGITALI sono dovute al deposito delle microscopiche goccioline di sudore fuoriuscite dai
pori disposti ordinatamente alla sommità delle creste, tra i solchi dei dermatoglifi.
Vi sono poi le PIEGHE (temporanee o permanenti), ovvero solchi che si determinano per azione dei
movimenti muscolari e articolari. Le pieghe permanenti si accentuano con l’età per il persistere della
sollecitazione, per la riduzione dello strato adiposo e della muscolatura, o per la perdita di elasticità della
cute (RUGHE).
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EPIDERMIDE
L’epidermide può essere SPESSA o SOTTILE
- SPESSA: si trova in regioni sottoposte ad attrito o pressione, come il palmo delle mani o la pianta
dei peli. Non presenta peli (GLABRA) e vi è la presenza di crete che determinano la formazione di
impronte digitali e plantari
- SOTTILE: flessibile, ricopre la maggior parte del corpo e presenta peli
Può essere definito quindi come epitelio di rivestimento pluristratificato corneificato in superficie.
Riceve nutrimento per diffusione dal derma e presenta diversi tipi di cellule epiteliali:
- CHERATINOCITI: sono il tipo cellulare più abbondante nell’epidermide. Sono cellule epiteliali dalla
cui stratificazione origina l’epidermide e si rinnovano ogni 4 settimane. Sintetizzano la CHERATINA
(proteine fibrosa e insolubile nell’acqua, grazie al quale la pelle è impermeabile e resistente).
Permangono alla superficie dell’epitelio quali cellule morte appiattite ripiene di cheratina,
costituendo lo STRATO CORNEO.
- MELANOCITI: cellule di forma ramificata ricche di prolungamenti (dendriti), si trovano localizzate
nello strato basale dell’epidermide, e producono: EUMELANINA (granuli di colore nero o bruno
scuro) e FEOMELANINA (colore rosso-giallastro). Nel citoplasma presentano MELANOSOMI, in cui
viene la produzione di melanina
Melanogenesi: processo biochimico, svolto dai melanociti, che porta alla formazione della
melanina. I melanociti sintetizzano un enzima detto TIROSINASI che è in grado di convertire
l’amminoacido TIROSINA in melanina. Una volta prodotta la melanina, i melanociti possono
trasferirla ai cheratinociti dell’epidermide. Le cellule che accettano la melanina sono chiamate
MELANOFORI.
- CELLULE DI LANGERHANS: 3-4% cellule epidermiche. Hanno forma stellata, originano dal midollo
osseo e appartengono alla linea dei monociti/macrofagi. Hanno infatti funzione immunitaria (es.
capta antigeni, li processa e li presenta i linfociti T).
- CELLULE DI MERKEL: hanno un ruolo attivo nella funzione sensitiva e fungono da recettori di
pressione. Possono essere isolate o raggruppate in formazioni specializzate dette TERMINAZIONI
EDERIFORMI e DISCHI TATTILI.
STRATI DELL’EPIDERMIDE
- STRATO BASALE: è lo strato epidermico più profondo. Presenta cellule con caratteristiche staminali
a contatto con la membrana basale. E’ formato da una singola fila di cheratinociti, che possono
avere forma cuboidale o cilindrica.
E’ caratterizzato da un’intensa attività mitotica: la cellula basale si divide in due cellule di cui una si
trasforma e migra verso la superficie mentre l’altra permane ad essere staminale. Presenta 3 tipi di
cellule (cheratinociti, melanociti e cellule di Merkel).
- STRATO SPINOSO: in questo caso le cellule si appiattiscono e formano più file di cheratinociti. Sono
presenti DESMOSOMI (ancoraggio tra cellule vicine). Sono presenti cellule che formano delle
“spine” che si invaginano nello strato basale e cellule di Langherans.
- STRATO GRANULOSO: presenta 2/3 file di cheratinociti, in questo caso le cellule sono di forma
appiattita ed allungata. Sono visibili dei GRANULI BASOFILI (granuli di cheratolialina) responsabili
della trasformazione cornea. I nuclei delle cellule di questo strato sono PICNOTICI.
- STRATO LUCIDO: strato sottile caratterizzato da cellule con filamenti di cheratina. Sono presenti
anche accumuli di ELEIDINA (ricca di zolfo e lipidi). Contribuisce all’impermeabilizzazione della cute.
- STRATO CORNEO: costituito da più file di CORNEOCITI, ovvero cellule morte che iniziano a sfaldarsi,
sono cioè anucleata. Tali cellule sono ricchissime di filamenti di cheratina stabilizzante da ponti S-S.
CITOMORFOSI CORNEA
E’ il processo di CHERATINIZZAZIONE. Comporta un continuo rimpiazzo deli elementi man mano eliminati a
opera delle cellule dello strato basale che, dividendosi, danno origine ad un elemento che rimane ancorato
alla lamina basale, e ad un secondo elemento che sale verso la superiore andando incontro ai cambiamenti
descritti. Impiega 14 giorni per raggiungere lo strato corneo ed altri 14 per attraversarlo e desquamare.
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DERMA
Si estende dalla membrana basale allo strato sottocutaneo.
Forma quindi uno strato molto compatto e resistente, responsabile della resistenza meccanica della pelle; è
inoltre vascolarizzato, innervato, ricco di recettori per la sensibilità tattile. E’ anche attraversato DA
FOLLICOLI PILIFERI e dai dotti delle ghiandole sudoripare.
Fornisce alla cute: SOSTEGNO, FORZA, ELASTICITA’, SANGUE, OSSIGENO.
Il derma è composto da:
- FIBRE COLLAGENE: permettono l’estensione della cute alla trazione
- FIBRE ELASTICHE: costituite da MICROFIBRILLE TUBULARI (costituite da FIBRILLINA) e da una
matrice amorfa (costituita da ELASTINA). Esse garantiscono il ritorno della cute alle sue dimensioni
nomali dopo una trazione
- SOSTANZA FONDAMENTALE AMORFA: costituita da acqua, glicoproteine e proteoglicani
- CELLULE: LINFOCITI, ISTIOCITI, FIBROBLASTI, MACROFAGI
Il derma è formato da due strati:
- DERMA SUPERFICIALE, o PAPILLARE: è costituito da tessuto connettivo lasso. Strettamente
collegato con l’epidermide (più superficiale). Forma inoltre rilievi conici chiamati PAPILLE
DERMICHE
- DERMA PROFONDO, o RETICOLATO: tessuto connettivo denso irregolare con prevalenza di fibre
collagene variamente intrecciate. Si collega all’IPODERMA.
IPODERMA o TESSUTO SOTTOCUTANEO
E’ formato da tessuto connettivo lasso con abbondanti fibre elastiche, ricco di tessuto adiposo.
In esso sono presenti ghiandole sudoripare e sebacee, vasi, fibre nervose, recettori della sensibilità
esterocettiva, parti terminali dei follicoli piliferi.
Ancora la cute alle strutture sottostanti, come fasce muscolari ed ossa. Esso inoltre funge da luogo di
deposito del pannicolo adiposo (varia con sesso, età e dieta).
STRUTTURE SENSITIVE
Nella cute sono presenti:
- PLESSO DERMICO
- PLESSO SUBPAPILLARE
- FIBRE NERVOSE LIBERE INTRAEPIDERMICHE
- CORPUSCOLI SENSITIVI (Meissner, Pacini, complessi di Merkel)
CORPUSCOLI SENSITIVI
Nella cute sono presenti strutture che prendono il nome di corpuscoli, e sono:
- CORPUSCOLI DI MEISSNER (tatto): sono terminazioni nervose incapsulate da un rivestimento
connettivale. Si trovano localizzati nelle papille dermiche e sono considerati recettori tattili.
Sono inoltre costituiti da diverse fibre amieliniche e mieliniche inframmezzate da cellule gliali.
Se deformati da uno stimolo meccanico, mediano la SENSIBILITA’ TATTILE DISCRIMINATA. Sono
inoltre particolarmente numerosi nelle aree di pelle prive di peli come le estremità delle dita delle
mani, le piante dei piedi, le labbra e i capezzoli
- CORPUSCOLI DEL PACINI (pressione e vibrazione): sono localizzati nell’ipoderma. Sono recettori del
tipo MECCANORECETTORI che reagiscono alle variazioni di pressione (sono i più sensibili tra i
recettori tattili.
Sono terminazioni nervose ricoperte da strati concentrici connettivali da cui fuoriesce la fibra
nervosa sensitiva
- CORPUSCOLI DEL RUFFINI (tatto): formano gli strati più profondi della cute. Sono implicati nella
ricezioni di fenomeni di stiramento della cute e nel fenomeno di stiramento delle unghie (quindi
implicati nella percezione tattile grossolana).
Sono particolarmente concentrati a livello delle articolazioni e in prossimità delle unghie
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-
CORPUSCOLI (o complessi) DI MERKEL (tatto): sono cellule di forma ovale localizzate nello strato
basale dell’epidermide. Sono i più semplici sensori di tatto (MECCANORECETTORI) e registrano la
pressione esercitata sulla cute.
Nella cute sono inoltre presenti TERMINAZIONI LIBERE: temperatura e dolore.
ANNESSI CUTANEI
PELI o FORMAZIONI PILIFERE
Si tratta di piccole formazioni sottili e filiformi che crescono sulla cute della maggior parte dei mammiferi
(NO: palmi delle mani, le piante dei piedi, le labbra, le areole mammarie, il glande ed il clitoride).
Il pelo consiste in una serie di FILAMENTI DI CHERATINA.
Sono distinti in:
- PELI TERMINALI: più grossi, più rigidi e pigmentati; sono ormono-dipendenti
- PELI DEL VELLO: più corti, morbidi e sottili, praticamente invisibili data la mancata pigmentazione
E hanno funzione di:
- COIBENTAZIONE: mantenimento temperatura
- PERCETTIVA: in grado di captare stimoli tattili anche molto leggeri
- Funzione estetica e di richiamo sessuale (capelli)
- Protezione contro agenti fisici e chimici (peli del naso e delle orecchie)
Sono formati da un FUSTO (asta o stelo) che emerge all’esterno e da una RADICE accolta in
un’invaginazione dell’epidermide detta FOLLICOLO PILIFERO. Sul fondo del follicolo è presente un
ingrossamento, il BULBO PILIFERO, che avvolge una PAPILLA DERMICA vascolarizzata. Dapprima omogeno,
il bulbo pilifero si differenzia in uno strato periferico, ABBOZZO DEL FOLLICOLO DEL PELO, ed in una zona
centrale, o MATRICE, ad intensa attività mitotica. Le cellule della matrice si moltiplicano, si cheratinizzano e
si dispongono in un cilindro che si allunga dalla base e raggiunge la superficie dell’epidermide.
Il pelo è formato da 3 strati contigui:
- CORTECCIA: formata da più strati di cellule morte ed appiattite; sono anche pigmentate, grazie alla
presenza di melanociti situati nel bulbo.
- MIDOLLO: costituito da cellule particolarmente grandi e con grossi spazi interstiziali ripieni d’aria
- CUTICOLA: costituita da un unico strato di cellule molto sottili e trasparenti (perché prive di
pigmento) disposte a “scaglie” che hanno lo scopo di proteggere la radice sottostante
ACCRESCIMENTO DEL POLO
- ANAGENESI: fase attiva di crescita durante la quale le cellule del bulbo crescono rapidamente, si
dividono e formano i peli
- CATAGENESI: breve periodo di regressione durante il quale cessa la divisione cellulare. Il follicolo si
restringe, fase più breve.
- TELOGENESI: perdita capelli o peli
L’attività di ogni follicolo pilifero è indipendente da quella degli altri
Alla radice del pelo, irrorata di vasi sanguigni e a contatto con i nervi, sono sempre presenti altre due
strutture:
- GHIANDOLA SEBACEA: in comunicazione con il follicolo pilifero, e, tramite esso, secerne una
sostanza grassa e oleosa, il SEBO, che ha la funzione di ammorbidire la pelle
- MUSCOLO ERETTOE DEL PELO: connesso direttamente al pelo, e contraendosi è capace di causare il
fenomeno dell’ORRIPILAZIONE, comunemente chiamato “pelle d’oca”
GHIANDOLE SEBACEE
Sono annesse alle formazioni pilifere e sono localizzate su tutta la superficie cutanea.
La loro funzione è quella di produrre il SEBO, sostanza prevalentemente composta da colesterolo e acidi
grassi, che serve a rendere morbida la pelle e ad idratarla, evitando così che essa si secchi e si crepi.
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GHIANDOLE SUDORIPARE
Sono ghiandole esocrine, il cui dotto escretore si apre alla superficie della cute. Partecipano alla regolazione
della temperatura corporea mediante l’emissione del SUDORE.
- ECCRINE: si trovano in tutte le zone della cute; sono indipendenti dai follicoli piliferi. Il sudore
emesso da queste ha pH acido e collabora alla termoregolazione ed al ricambio idrico
- APOCRINE: sono associate al pelo, e si trovano in regioni specifiche (ascelle, inguine ecc.). Il secreto
ha in questo caso pH basico che, a contatto con i batteri presenti sulla cute produce un odore acrodolciastro tipico del sudore.
FUNZIONE: produzione di SUDORE, il quale è un’importantissima via tramite cui il corpo umano è in grado
di dissipare calore. Il sudore viene prodotto in modo continuativo e va a formare sulla cute un velo idrico
che, a contatto con l’atmosfera, evapora portando con se il calore in eccesso prodotto dal corpo.
UNGHIA
E’ una LAMINA CORNEA (cellule epiteliali corneificate) presente sulla superficie dorsale delle falangi distali
delle dita;
Appoggia sul LETTO UNGUEALE (zona di cute modificata), ed è coperta su 3 margini da un ripiegamento
cutaneo (VALLO UNGUEALE). E’ costituita da:
- CORPO: lamina cornea lucida e trasparente
- PARTE LIBERA: continua il corpo staccandosi dal letto ungueale
- RADICE: più molle e più sottile del corpo, infossata nel VALLO UNGUEALE
L’unghia viene prodotta esclusivamente dall’epitelio della radice che costituisce una matrice (STRATO
ONICOGENO).
VASCOLARIZZAZIONE DELLA CUTE:
I vasi sanguiferi hanno funzione TROFICA, ruolo nella TERMOREGOLAZIONE e nel controllo della PRESSIONE
ARTERIOSA.
Le ARTERIE formano 2 plessi: PLESSO SUPERFICIALE, interposto tra derma superficiale e derma medio
(PLESSO SUBPAPILLARE) e PLESSO PROFONDO, interposto fra derma profondo ed ipoderma
Le VENE invece formano 4 plessi: uno subpapillare, due successivi più distanti dall’epidermide e uno sul
confine profondo del derma.
INNERVAZIONE DELLA CUTE:
SN CENTRALE: connesso tramite terminazioni sensoriali libere ed incapsulate; riguarda principalmente
sensibilità tattile, termica e dolorifica.
SN AUTONOMO: RECETTORI ADRENERGICI (MUSCOLO PILO-ERETTORE) o COLINERGICI (ghiandola
sudoripara eccrina)
APPARATO RESPIRATORIO
Si occupa della distribuzione e scambio dei gas (O e CO2); depurazione, riscaldamento e modificazione
dell’aria inspirata.
Ed inoltre tramite la laringe, organo della voce, è coinvolto nella fonazione
Il SISTEMA RESPIRATORIO è organizzato nelle vie respiratorie:
- SUPERIORI: naso e faringe
- INFERIORI: laringe, trachea, bronchi
Vie respiratorie inferiori e superiori rappresentano insieme la PORZIONE DI CONDUZIONE, mentre la
PORZIONE RESPIRATORIA è rappresentata dai polmoni.
NASO
Si tratta di un rilievo impari e mediano. E’ costituito da uno scheletro in parte OSSEO e in parte
CARTILAGINEO. E’ sostenuto superiormente dalle ossa nasali che formano il PONTE DEL NASO.
Anteriormente e inferiormente invece si trova il DORSO del naso, con impalcatura cartilaginea, costituito
dalla coppia di CARTILAGINI LATERALI e dalle 2 paia di CARTILAGINI ALARI.
E’ formato da PONTE, DORSO, APICE e due ALI (CARTILAGINI ALARI)
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E’ rivestito da cute.
CAVITA’ NASALE: la cavità nasale è divisa in 2 FOSSE da un SETTO MEDIANO. Queste comunicano con
l’esterno tramite le NARICI e posteriormente con la rinofaringe tramite le COANE (o NARICI INTERNE).
E’ divisa in: VESTIBOLO DEL NASO (regione anteriore della cavità, anteposta alle narici), e CAVITA’ NASALE
PROPRIAMENTE DETTA, nella quale sboccano le CAVITA’ PARANASALI.
VESTIBOLO: porzione iniziale slargata che fa seguito alla narice. E’ costituita da uno scheletro interamente
cartilagineo rivestito da cute con annessi robusti peli (VIBRISSE) e ricca di GHIANDOLE SEBACEE.
Il vestibolo rappresenta la prima barriera contro l’ingresso di materiale corpuscolato nelle vie aeree
CAVITA’ NASALE PROPRIAMENTE DETTA: è la parte più ampia delle cavità nasali nella quale sboccano i SENI
PARANASALI. In essa possiamo trovare:
- MUCOSA RESPIRATORIA: umidificare, depurare e riscaldare l’aria; costituita da epitelio
batiprismatico pseudostratificato ciliato con cellule caliciformi
- MUCOSA OLFATTIVA: contiene i recettori per l’olfatto (volta delle cavità nasali)
Inoltre essa si divide in:
- VOLTA o TETTO: formata dalla lamina cribrosa dell’etmoide; separa la cavità nasale da quella
cranica
- PAVIMENTO: separa la cavità nasale dalla cavità orale
- PARETE MEDIALE: formata dal setto, è piatta e liscia
- PARETE LATERALE: essa presenta 3 RILIEVI (CORNETTI, CONCHE o TURBINATI): 1 superiore, 1 medio
e 1 inferiore. Si tratta di lamine ossee ricurve che delimitano ciascuna uno spazio sottostante (detto
MEATO NASALE). Aumentano la superficie della cavità nasale creando dei turbini e dei vortici d’aria
che favoriscono la sua filtrazione, umidificazione e riscaldamento.
SENI PARANASALI: cavità scavate nelle ossa adiacenti alla cavità nasale e comunicanti con ciascuna fossa
nasali. Vi sono 4 seni per ciascun lato: FRONTALE, ETMOIDALE, MASCELLARE, SFENOIDALE
Contengono aria (vengono quindi definite CAVITA’ PNEUMATICHE) e MUCOSA RESPIRATORIA.
Intervengono nella modificazione dell’aria inspirata umidificandola e riscaldandola. Alleggeriscono il
massiccio facciale.
FARINGE
E’ un organo impari e mediano. E’ formato da una STRUTTURA MUSCOLO-MEMBRANOSA ed ha la forma a
tronco di piramide irregolare con la base rivolta verso l’alto. E’ divisa in:
- RINOFARINGE: è in comunicazione con le coane. Al suo interno vi è l’ADENOIDE (TONSILLA
FARINGEA), nell’angolo posteriore del tetto. Inoltre sulle pareti laterali presenta un’OSTIO
TUBARICO, orifizio che dà origine alla tuba uditiva
- OROGARINGE: in comunicazione con l’istmo delle fauci. E’ limitata in alto e lateralmente dal palato
molle, in avanti dalla radice della lingua. In essa sono presenti le TONSILLE PALATINE E LINGUALI
- IPOFARINGE: in comunicazione con LARINGE ed ESOFAGO
FUNZIONI:
- Via di passaggio per aria e cibo
- Cassa di risonanza per la voce
- Alloggia le TONSILLE (funzione immunitaria)
LARINGE
E’ un organo impari e mediano. Si trova tra la IV e la VI vertebra cervicale; sotto l’OSSO IOIDE. Segue la
faringe e precede la trachea. Si trova davanti all’ipofaringe, dietro la lingua.
Serve all’emissione dei suoni, ovvero la FONAZIONE, ed è provvista di un dispositivo di chiusura che,
durante la deglutizione, impedisce che il lobo alimentare passi nelle vie respiratorie.
La forma è quella di una piramide triangolare tronca, con la base rivolta verso l’alto e l’apice in basso.
Presenta due facce antero-laterali: sporgono nella regione mediana del collo (PROMINENZA LARINGEAPOMO D’ADAMO). Una faccia posteriore in rapporto con la faringe.
E’ dotata di una struttura muscolo-membranosa rinforzata da uno scheletro cartilagineo.
SCHELETRO CARTILAGINEO DELLA LARINGE:
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CARTILAGINI IMPARI
- TIROIDE: CARTILAGINE IALINA, ossificazione precoce e fino a 65 anni; forma pareti laterali e
anteriori della laringe.
Costituita da DUE LAMINE che si fondono in avanti ad angolo diedro aperto posteriormente
(maggiormente nella donna). La proiezione anteriore a forma di V della cartilagine tiroidea è
chiamata PROMINENZA LARINGEA.
Il margine latero posteriore si prolunga con il GRANDE CORNO (in alto) e il PICCOLO CORNO (in
basso, faccetta articolare cricoidea)
- CRICOIDE: CARTILAGINE IALINA, ossificazione tra 25-65 anni, inferiormente alla tiroidea. Situata in
basso, al di sopra della trachea, sostiene le altre cartilagini. Ha forma ad anello (1 arco + 1 lamina
posteriore). Presenta faccette articolari per il corno inferiore della cartilagine tiroidea e per le
cartilagini aritenoidi
- EPIGLOTTIDE: CARTILAGINE ELASTICA, ancorata all’aspetto interno della cartilagine tiroidea e si
proietta postero-superiormente nella faringe. Ha la forma di una foglia ovale , inferiormente ha un
picciolo o peduncolo aderente alla faccia interna dell’angolo della cartilagine tiroide. Si abbassa a
coprire la laringe nell’atto della deglutizione
CARTILAGINI PARI: localizzate internamente
- ARITENOIDI: cartilagine ialina ed elastica. Sovrastano la lamina della cartilagine cricoidea. Hanno
forma di una piramide triangolare con la base rivolta in basso e lateralmente, un apice e 3 facce
distinte in ANTERO-LATERALE, POSTERIORE e MEDIALE. Vi è poi una faccia articolare per la
cartilagine cricoide sulla base e per la cartilagine corniculata sull’apice. Presenta sia un PROCESSO
VOCALE (prolungamento allungato e appuntito) sia un PROCESSO MUSCOLARE
- CORNICULATE DI SANTORINI: cartilagine elastica. Presentano un piccolo nodo piegato a uncino.
Guardano medialmente e dietro e poggia con la base sull’apice della cartilagine aritenoidea.
- CUNEIFORMI DEL MORGANI: cartilagine elastica. Si trovano nello spessore del LEGAMENTO ARIEPIGLOTTICO. Hanno la forma di un piccolo cilindro appiattito e sporgono davanti alle cartilagini
corniculate (formando il TUBERCOLO CUNEIFORME)
- TRITICEE DI WRISBERG: cartilagine elastica. Si trova nello spessore del LEGAMENTO TIRO-IOIDEO
LATERALE
La laringe presenta ARTICOLAZIONI, LEGAMENTI e Muscoli che permettono di connettere le varie cartilagini
tra loro o a strutture vicine.
CONFORMAZIONE INTERNA DELLA LARINGE: cavità interna della laringe
- SEGMENTO SUPERIORE (VESTIBOLO LARINGEO): si posiziona dall’adito della laringe alla piega
ventricolare (detta CORDA VOCALE FALSA)
- SEGMENTO MEDIO (LARINGE MEDIA): è formato da due pliche, una superiore (piega ventricolare o
corda vocale falsa) e una inferiore (PIEGA VOCALE O CORDA VOCALE VERA), fra le quali c’è il
VENTRICOLO LARINGEO.
Nel segmento medio troviamo inoltre la RIMA DEL VESTIBOLO tra le pieghe ventricolari; e la RIMA
DELLA GLOTTIDE, tra le pieghe vocali, forma la porzione posteriore che non si chiude mai (glottide
respiratoria), è inoltre il punto più ristretto della cavità laringea
MUCOSA DELLA LARINGE:
La mucosa della laringe è formata da un EPITELIO DI RIVESTIMENTO:
- Batiprismatico pseudostratificato ciliato con cellule caliciformi mucipare
- Pavimentoso composto non cheratinizzato in alcune aree
- Piccoli noduli linfatici (PICCOLA TONSILLA LARINGEA)
Nella mucosa si annidano anche GHIANDOLE TUBULO-ACINOSE RAMIFICATE SIEROMUCOSE. La mucosa è
formata anche da una LAMINA PROPRIA:
- Tessuto connettivo lasso che poggia su una sottomucosa lassa. E’ ricco di MASTOCITI (rilascio di
istamina)
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TRACHEA
La trachea è un canale impari e mediano; in alto fa seguito al margine inferiore della cartilagine cricoide
della laringe; in basso si apre nei due BRONCHI EXTRAPOLMONARI. Ha la forma di un cilindro appiattito
posteriormente.
Si estende dalla VI vertebra cervicale alla IV/V toracica. E’ lunga 10-13 cm ed ha un diametro di 16-18mm.
E’ costituita da una serie di ANELLI DI CARTILAGINE INCOMPLETI (15-20) situati nel terzo posteriore (PARTE
MEMBRANOSA di tessuto fibro-muscolare); tali anelli sono legati dai LEGAMENTI ANULARI.
La parte cervicale è costituita da circa 5-6 anelli tracheali mentre quella toracica da circa 10-15 anelli
tracheali.
PARETE DELLA TRACHEA
- TONACA MUCOSA: sollevata in pieghe nella parte membranosa. Presenta:
• EPITELIO DI RIVESTIMENTO: di tipo respiratorio batiprismatico pseudostratificato cliato
• MEMBRANA BASALE SPESSA
• TONACA PROPRIA: costituita da connettivo lasso ricco di fibre elastiche.
• GHIANDOLE TUBULO-ACINOSE COMPOSTE a secrezione siero-mucosa
- TONACA SOTTOMUCOSA: è più spessa e si trova posteriormente, costituita da tessuto connettivo
lasso. Anche in essa troviamo ghiandole tubulo-acinose composte a secrezione siero-mucosa.
- TONACA MUSCOLARE: è presente solo nella parte membranacea posteriore. E’ costituita da
fibrocellule muscolari lisce
- TONACA AVVENTIZIA: costituita da tessuto connettivo denso ricco di fibre elastiche. Si sdoppia a
intervalli regolari per avvolgere gli anelli cartilaginei e negli intervalli tra questi forma i LEGAMENTI
ANULARI.
BRONCHI EXTRAPOLMONARI
Originano dalla BIFORCAZIONE DELLA TRACHEA (IV-V vertebra toracica). Hanno la stessa struttura della
parete della trachea.
All’ILO DEL POLMONE si continuano nei BRONCHI POLMONARI.
- BRONCO DESTRO: continuazione diretta della trachea. E’ più grosso e più corto di quello di sinistra.
E’ lungo 25mm, 15mm di calibro ed è composto da 6-8 anelli cartilaginei
- BRONCO SINISTRO: lungo 45-50mm, 11mm di calibro ed è costituito da 9-10 anelli cartilaginei
ALBERO BRONCHIALE
All’ingresso dei polmoni, i bronchi principali si ramificano dando origine all’albero bronchiale. Il BRONCO
PRINCIPALE si suddivide nei BRONCHI LOBARI o di I ORDINE (tre a destra e due a sinistra), che a loro volta si
suddividono nei BRONCHI SEGMENTALI o ZONALI o di II ORDINE.
Successivamente si suddivide in rami di calibro sempre minore BRONCHI INTERLOBULARI, BRONCHIOLI
LOBULARI, BRONCHIOLI TERMINALI, BRONCHIOLI RESPIRATORI fino ad aprirsi negli ALVEOLI POLMONARI
VIE AEREE MICROSCOPICHE
I BRONCHIOLI TERMINALI si diramano formando i BRONCHIOLI RESPIRATORI. Successivamente questi si
suddividono in strutture di diametro progressivamente minore fino a diramarsi in condotti aerei chiamati
DOTTI ALVEOLARI. L’estremità distale di un dotto alveolare termina con un condotto dilatato detto SACCO
ALVEOLARE. Entrambe queste vie aeree, bronchioli respiratori e dotti alveolari, presentano piccole
estroflessioni sacciformi chiamate ALVEOLI.
PARETE DELL’ALBERO BRONCHIALE
Gli anelli cartilaginei scompaiono e vengono sostituiti da PLACCHE CARTILAGINEE che diventano sempre più
piccole fino a scomparire.
- TONACA MUSCOLARE: riveste gradualmente tutta la parete, negli alveoli si riduce a un manicotto
tra gli alveoli
- TONACA PROPRIA: si arricchisce di fibre elastiche
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-
TONACA MUCOSA: nei bronchioli respiratori ha un epitelio monostratificato cubico o prismatico
non ciliato
POLMONI
Si tratta di organi parenchimatosi. Sono gli organi in cui avvengono gli scambi gassosi fra aria e sangue.
Occupano, ciascuno nella corrispondente LOGGIA PLEURICA, la cavità toracica ai lati del mediastino.
Il volume del polmone varia in rapporto alle fasi della respirazione. Il polmone sinistro è leggermente più
piccolo del destro; il destro è meno esteso in senso verticale.
Sono avvolti da una membrana sierosa detta PLEURA.
-
APICE: in alto
BASE (o faccia - - - diaframmatica): concavità in basso che appoggia sul diaframma
FACCIA LATERALE (O COSTALE)
FACCIA MEDIALE (o mediastinica): ILO del polmone dove entra il peduncolo polmonare (bronchi,
vasi sanguigni e linfatici, nervi, linfonodi), e FOSSA CARDIACA (solo nel polmone sinistro).
PARENCHIMA POLMONARE
Presenta delle SCISSURE che si approfondando nel parenchima suddividendo il polmone in LOBI:
- SCISSURA OBLIQUA O PRINCIPALE: in entrambi i polmoni
SCISSURA ORIZZONTALE O
SECONDARIA: nel polmone di
destra
Il polmone di sinistra è diviso in 2
lobi: SUPERIORE ED INFERIORE
Il polmone di destra è diviso in 3
lobi: SUPERIORE, MEDIO ed
INFERIORE
I lobi oltre che divisioni
anatomiche (scissure), sono anche
divisioni funzionali
(vascolarizzazione e ventilazione
propria)
Ogni lobo è costituito da
SEGMENTI o ZONE BRONCOPOLMONARI (cioè porzioni di
tessuto polmonare dipendenti
dalla ventilazioni di un solo ramo bronchiale, vascolarizzati da vasi segmentali). Tali zone sono
anatomicamente unite mediante tessuto connettivo interstiziale
Setti di tessuto connettivo lasso suddividono ulteriormente il polmone in LOBULI, è il parenchima
polmonare è formato dall’insieme di questi lobuli.
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Ogni lobulo riceve 1 BRONCO LOBULARE e un ramo
dell’ARTERIA POLMONARE. Il bronco lobulare si dirama poi
nei BRONCHI INTRALOBULARI, connessi ai BRONCHIOLI
TERMINALI, diramati poi nei BRONCHIOLI RESPIRATORI che
arriveranno poi agli ALVEOLI POLMONARI.
PARETE DEGLI ALVEOLI
- EPITELIO: pavimentoso semplice non ciliato e privo di cellule caliciformi, costituito da:
• PNEUMOCITI DI I TIPO (piccole cellule alveolari): cellule piatte che formano la maggior
parte della parete dell’alveolo
• PNEUMOCITI DI II TIPO (grandi cellule alveolari): sono rotondeggianti, sporgono nel lume
dell’alveolo, secernono un materiale tensioattivo (SURFATTANTE) che riduce la tensione
superficiale e impedisce il collasso degli alveoli durante l’espirazione e la loro eccessiva
distensione durante l’inspirazione
• MACROFACI ALVEOLARI (o cellule della polvere): cellule sulla superficie alveolare,
fagocitano il pulviscolo atmosferico
- MEMBRANA BASALE avvolta da una fitta rete di capillari
SCAMBI GASSOSI
Gli scambi gassosi avvengono tramite la MEMBRANA RESPIRATORIA, costituita da epitelio alveolare, e
l’endotelio dei capillari e le loro membrane basali che costituiscono la BARRIERA ARIA-SANGUE.
La differente pressione di ossigeno e anidride carbonica nell’aria e nel sangue permette gli scambi gassosi,
senza consumo energetico.
L'ossigeno entra nei polmoni attraverso i movimenti respiratori (INSPIRAZIONE) passa nel sangue, per
diffusione, dagli alveoli polmonari grazie alla differente pressione del gas che è più elevata in questi che nel
sangue; Per la stessa ragione l'anidride carbonica (CO2) passa, dal sangue agli alveoli e quindi viene espulsa
attraverso l'ESPIRAZIONE. A livello dei tessuti lo scambio si inverte: l'ossigeno passa dal sangue alle singole
cellule mentre l'anidride carbonica passa da queste al sangue.
Il sangue deossigenato è pompato dal ventricolo destro attraverso il tronco polmonare nelle arterie
polmonari che entrano nei polmoni. In seguito, la ripetuta diramazione di questi vasi (arteriole polmonari)
porta alla formazione dei CAPILLARI ALVEOLARI. Il sangue viene ossigenato in questi capillari, per poi essere
trasportato prima dalle VENULE POSTCAPILLARI, ed infine dalle VENE POLMONARI all’atrio di sinistra.
PLEURE
Le pleure sono membrane sierose che avvolgono ognuna un polmone.
Essa è costituita da un FOGLIETTO VISCERALE che riveste intimamente il polmone penetrando a livello delle
scissure e da un FOGLIETTO PARIETALE che si estende sulla faccia interna della parete toracica e che passa a
cavallo delle scissure.
I due foglietti si continuano uno nell’altro a livello dell’ilo polmonare tramite la CAVITA’ PLEURICA riempita
di LIQUIDO PLEURICO che funge da lubrificante per i due foglietti.
Le pleure sono costituite da un EPITELIO PAVIMENTOSO SEMPLICE chiamato MESOTELIO, che poggia su una
sottile lamina connettivale. Le cellule che le compongono producono il liquido pleurico che regola lo
scorrimento dei due foglietti tra loro durante la respirazione evitando l’adesione.
VASCOLARIZZAZIONE DEL POLMONE
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CIRCOLAZIONE FUNZIONALE
A partire dall’ARTERIA POLMONARE convoglia ai polmoni sangue venoso per essere ossigenato. Il sangue
viene pompato all’ILO DEL POLMONE che si suddivide in rami che accompagnano le diramazioni dell’albero
bronchiale fino a terminare in una fitta rete di capillari che avvolge gli alveoli.
Anche le vene seguono le diramazioni dell’albero bronchiale fino a riunirsi in DUE VENE POLMONARI per
lato a livello dell’ilo di ogni polmone
CIRCOLAZIONE NUTRITIZIA
Costituita dalle arterie e vene di piccolo calibro che vascolarizzano i bronchi e i bronchioli dei polmoni.
Dall’aorta toracica si diramano ARTERIE BRONCHIALI, che si suddividono formando un letto capillare che
fornisce il sangue per nutrire il parenchima polmonare. Seguono le diramazioni dei bronchi fino ai
bronchioli respiratori, ai vasi polmonari, al tessuto interstiziale del polmone e alla pleura viscerale.
Il sangue venoso viene raccolto nelle VENE BRONCHIALI
MUSCOLI RESPIRATORI E VENTILAZIONE POLMONARE
VENTILAZIONE POLMONARE: movimento fisico dell’aria da e verso l’albero bronchiale
MUSCOLI RESPIRATORI: i più importanti sono DIAFRAMMA, INTERCOSTALI INTERNI ed ESTERNI
- DIAFRAMMA: tramite la sua contrazione si ha un aumento del volume della cavità toracica e quindi
un aumento dello spazio pleurico, ed ingresso di aria nei polmoni
- INTERCOSTALI ESTERNI: partecipano elevando le coste (inspirazione)
- INTERCOSTALI INTERNI: partecipano abbassando le coste (espirazione)
Intervengono anche muscoli accessori che si attivano quando la profondità e la frequenza della respirazione
deve aumentare.
ATTI RESPIRATORI
- INSPIRAZIONE: i muscoli intercostali fanno espandere la gabbia toracica e il diaframma si
appiattisce, ciò determina la dilatazione dei polmoni e l’ingresso dell’aria.
- ESPIRAZIONE: al contrario la gabbia toracica si restringe e il diaframma si rilascia, cioè si innalza, ciò
determina la compressione dei polmoni e quindi l’uscita dell’aria.
APPARATO GENITALE
La riproduzione sessuale è BIPARENTALE. I due genitori producono GAMETI (spermatozoo e cellula uovo)
che si incontrano e uniscono i loro geni in uno ZIGOTE (uovo fecondato)
FUNZIONI:
- MASCHIO: produce spermatozoi e li introduce nel corpo femminile
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-
FEMMINA: produce ovuli, riceve lo sperma, permette l’unione dei due gameti, ospita il feto,
partorisce e nutre la prole
Gli organi riproduttivi sono classificati in GENITALI ESTERNI (nel perineo, visibili esternamente) e GENITALI
INTERNI (cavità pelvica, fatta eccezione per i testicoli)
Caratteri sessuali secondari: caratteristiche che si sviluppano nell’adolescenza (distribuzione peli, sviluppo
mammelle, tono di voce, sviluppo muscolatura, distribuzione del grasso corporeo)
APPARATO GENITALE MASCHILE
SCROTO O BORSA SCROTALE
E’ una borsa cutanea impari divisa in due porzioni laterali da una linea mediana detta RAFE. Contiene i
testicoli.
E’ la sede dello scroto. La contrazione/rilassamento dei muscoli (CREMASTERE e DARTOS) e la presenza del
PLESSO PAMPINIFORME regolano la temperatura dei testicoli.
FUNICOLO SPERMATICO
Contiene vasi (arteria testicolare, circondata da un plesso venoso, detto anche PLESSO PAMPINIFORME) e
nervi (SNA) destinati al testicolo. Ha origine a livello del CANALE INGUINALE. La sua parete è formata da 3
guaine concentriche:
- FASCIA SPERMATICA INTERNA: deriva dalla fascia profonda dei muscoli addominali
- MUSCOLO CREMASTERE CON LA FASCIA CREMASTERICA: la prima deriva da fibre del muscolo
obliquo, la seconda dalla sua aponeurosi
- FASCIA SPERMATICA ESTERNA: derivata dall’aponeurosi del muscolo obliquo esterno
TESTICOLO
Organi pari e parenchimatoso. Ha la forma di un ovoide appiattito in senso latero- mediale, ed è contenuto
nella SACCA SCROTALE. Ciascun testicolo presenta una capsula fibrosa, la TONACA ALBUGINEA, che emette
dei setti formando i lobuli (circa 250)
Ogni lobulo contiene:
- 1-4 TUBULI SEMINIFERI, una ricca rete vascolare e cellule connettivali nell’interstizio tra i tubuli,
dette CELLULE DI LEYDIG
- TUBULO SEMINIFERO: è cavo al suo interno. E’ lungo da alcuni decine di cm a 1-2 m, il suo decorso
è inoltre molto tortuoso. I tubuli seminiferi sono tenuti sotto pressione e sono la sede della
RIPRODUZIONE DEGLI SPERMATOZOI (detta SPERMATOGENESI)
La parete dei tubuli è costituita da un epitelio stratificato che poggia su lamina basale. Insieme a
tale epitelio vi sono cellule di sostegno dette CELLULE DI SERTOLI e CELLULE GERMINALI nelle
diverse tappe differenziative della spermatogenesi.
CELLULE GERMINALI dalla lamina basale al lume del tubulo:
• SPERMATOGONI
• SPERMATOCI PRIMARI
• SPERMATOCITI SECONDARI
• SPERMATIDI
• SPERMATOZOI
Cellule del Sertoli: sono delle cellule specializzate, di tipo nutritivo. Offrono supporto meccanico e
funzionale alle cellule germinali. Si estendono dalla lamina basale al lume del tubulo.
Rilasciano inoltre INIBINA quando il numero di spermatozoi è elevato (inibisce il rilascio di FSH che regola la
produzione di spermatozoi)
Cellule di Leydig: cellule endocrine interstiziali deputate al rilascio di TESTOSTERONE (ormone necessario
per attivare la spermatogenesi, sotto il controllo di LH) e altri androgeni, a partire dalla pubertà.
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SPERMATOGENESI
Le cellule germinali da cui originano gli spermatozoi sono CELLULE DIPLOIDI (46 croosomi) chiamate
SPERMATOGONI. La divisione mitotica di queste cellule da origine a una nuova cellula progenitrice e a una
cellula commissionata. La cellula commissionata è uno SPERMATOCITA DI PRIMO ORDINE (ancora diploide).
Nello spermatocita primaria ha inizio la prima divisione meiotica. Le cellule aploidi generate sono definite
SPERMATOCITI DI SECONDO ORDINE.
La seconda divisione meiotica inizia con gli spermatociti secondari e dà origini agli SPERMATIDI.
SPERMIOGENESI: inizia dagli spermatidi e produce modificazioni morfologiche necessarie allo sviluppo di
uno spermatozoo mobile
L’attività del testicolo è controllata dagli ormoni ipofisari follicolo stimolante, FSH, e luteinizzante, LH.
- FSH: agisce sulle cellule del Sertoli attivando la spermatogenesi. La secrezione di INIBINA da parte
delle cellule di Sertoli riduce il rilascio di FSH
- LH: agisce sulle cellule di Leydig promuovendo la sintesi di testosterone. Un aumento di
testosterone riduce il rilascio di LH.
VIE SPERMATICHE (7 m di lunghezza)
- TUBULI RETTI: continuazione dei tubuli seminiferi
- RETE TESTIS: rete di condotti
- EPIDIDIMO: struttura a forma di cresta formata da un condotto ricoperto da una capsula di tessuto
connettivo. La TESTA poggia sul polo superiore del testicolo mentre CORPO e CODA sono a contatto
del margine posteriore del testicolo. Dentro i suoi condotti avviene la piena maturazione degli
spermatozoi
- DOTTO DEFERENTE: entra nell’addome passando dal funicolo spermatico. E’ dritto e non contorto,
converge con il breve dotto escretore della vescichetta seminale
- DOTTO EIACULATORE
- URETRA
DOTTO DEFERENTE
Entra nella cavità pelvica dal canale inguinale, si estende lungo la superficie postero-laterale della vescica e
termina dove vescica e prostata sono a contatto. Si dilata formando l’AMPOLLA che si fonde con il dotto
escretore della vescichetta seminale e forma il DOTTO EIACULATORE, che infine sbocca nell’uretra
prostatica.
Il dotto eiaculatore trasporta gli spermatozoi (provenienti dal deferente) e una parte del liquido seminale
(dalle vescichette seminali) verso l’uretra (attraversando la prostata).
GHIANDOLE ANNESSE ALLE VIE SPERMATICHE
Producono il liquido seminale (sperma) per neutralizzare l’ambiente acido della vagine e per nutrire gli
spermatozoi. Vi sono 3 tipi di ghiandole:
- 2 VESCICHETTE SEMINALI: situate sulla superficie posteriore della vescica, lateralmente alle
ampolle dei dotti deferenti. Secerne un liquido biancastro contenente fruttosio, prostaglandine e
bicarbonato
- PROSTATA: organo muscolo-ghiandolare. Si trova al di sotto della vescica; circonda il tratto iniziale
dell’uretra. Grazie alla contrazione muscolare il secreto viene muscolato allo sperma e contribuisce
alla mobilità degli spermatozoi. Presenta ghiandole sottomucose mucosecernenti e ghiandole
tubuloalveolari che, attraverso dotti sboccano direttamente nell’uretra prostatica. Producono un
liquido debolmente acido ricco di acido citrico, plasmina seminale e antigene prostatico-specifico
(APS).
- 2 GHIANDOLE BULBOURETRALI: sboccano con un dotto escretore nell’uretra spongiosa. Il secreto
(ricco di mucina) viene emesso nelle fasi iniziali dell’eccitazione sessuale. La loro funzione è quella
di neutralizzare residui di urina e lubrificare il percorso dell’eiaculato
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SPERMA
Liquido organico di consistenza liquido-albuminosa (5% spermatozoi + 95% liquido seminale). E’ composto
anche da numerose sostanze nutritive tra cui zuccheri (fruttosio) e proteine. In un’eiaculazione vengono
eiaculati 2.5-5 ml di sperma (circa 150 milioni di spermatozoi). Gli spermatozoi possono sopravvivere nelle
tube uterine fino a 48h dall’eiaculazione
PENE
Attraversato dall’uretra. Consente l’eiaculazione dello sperma e l’escrezione dell’urina. Ha forma cilindrica
ed è costituito da:
- RADICE: porzione prossimale e fissa
- CORPO: formato da 3 porzioni di tessuto erettile, due porzioni dorsolaterali dette CORPO
CAVERNOSO” e una ventrale mediana detta CORPO SPONGIOSO
- GLANDE: estremità distale slargata con orifizio uretrale esterno
Tessuto erettile: costituito da una complessa trama di lacune venose, dette CAVERNE, sviluppate intorno
ad un’arteria in posizione centrale
- INNERVAZIONE PARASIMPATICA: aumenta flusso sanguigno e quindi erezione
- INNERVAZIONE SIMPATICA: innervazione della muscolatura liscia della parete dell’uretra con
contrazione e quindi eiaculazione
APPARATO GENITALE FEMMINILE
- GENITALI INTERNI: OVAIE (gonadi), TUBE UTERINE, UTERO, VAGINA
- GENITALI ESTERNI: VULVA e GHIANDOLE MAMMARIE
OVAIO
E’ la gonade femminile. E’ un organo pari e di forma a mandorla, di 2-3 cm di lunghezza e 1-1.5 di spessore.
Mantenute in posizione da una serie di legamenti:
- LEGAMENTO LARGO DELL’UTERO: piega del peritoneo
- LEGAMENTO OVARICO: connette le ovaie all’utero
- LEGAMENTO SOSPENSORE: connette ovaio alla parete pelvica
L’ovaio è costituito da:
- EPITELIO GERMINATIVO: riveste la superficie dell’ovaio, formato da cellule epiteliali cubiche
semplici
- TONACA ALBUGINEA: capsula di tessuto connettivo, situata al di sotto dell’epitelio germinativo
- PORZIONE CORTICALE ESTERNA: costituita dai follicoli ovarici
- PORZIONE MIDOLLARE INTERNA: profondamente alla corticale, costituita da tessuto connettivo
lasso, con vasi sanguigni, linfatici e nervi.
FOLLICOLI OVARICI
Costituiti da un ovocita circondato da cellule follicolari di supporto. Hanno diversi stadi di sviluppo
- FOLLICOLO PRIMORDIALE (contiene OVOCITA PRIMARIO): tipo più primitivo di follicolo, consiste in
un OVOCITA PRIMARIO circondato da un singolo strato di cellule follicolari squamose
- FOLLICOLO PRIMARIO (contiene OVOCITA PRIMARIO): maturazione follicolo primordiale. Ovocita
primario circondato da uno o più strati di cellule follicolari cubiche
- FOLLICOLO SECONDARIO (contiene OVOCITA PRIMARIO): contiene ovocita primario e cellule della
granulosa (follicolari cubiche)
- FOLLICOLO MATURO (contiene OVOCITA SECONDARIO): si sviluppa da un follicolo secondario.
Contiene un ovocita secondario , numerosi strati di cellule della granulosa e un’ampia cavità
centrale ripiena di liquido che va crescendo in diametro
Ovocita primario: ovocita che ha arrestato la sua maturazione alla profase dalla prima meiosi (1.5 milioni
alla nascita)
Ovocita secondario: ovocita che ha completato la prima meiosi ed è fermo alla metafase della seconda
meiosi
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OVULAZIONE
Il follicolo maturo va incontro a rottura con espulsione dell’ovocita. La parte rimanente del follicolo si
trasforma in CORPO LUTEO che sintetizza ESTROGENI e PROGESTERONE, i quali stimolano la crescita
dell’endometrio e preparano l’utero al possibile impianto dell’embrione. Quando il corpo luteo va in
regressione si trasforma in una cicatrice connettivale biancastra chiamata CORPO ALBICANTE. La maggior
parte dei corpi albicanti subisce un lento processo di riassorbimento e solo pochi rimangono visibili
nell’ovaio.
OVOGENESI
Nell’ovogenesi una cellula chiamata ovogonio si divide per mitosi, dando origine a un ovocita primario.
Questo va incontro ad una meiosi:
▪ la meiosi I, di carattere riduzionale, genera due cellule aploidi, l’ovocita secondario e il globulo
polare primario;
▪ la meiosi II, equazionale, divide il globulo polare primario in due globuli polari secondari e l’ovocita
secondario in un ovotidio e un terzo globulo polare secondario.
Nel complesso, il processo dà origine ad un ovotidio, che va incontro a maturazione, e a tre globuli polari, i
quali sono più piccoli di dimensioni rispetto all’ovotidio e hanno il solo scopo di permettere la meiosi; alla
fine del processo essi vengono riassorbiti.
Nel ciclo di 28 giorni avviene una sola volta l’ovogenesi, dopodiché, se non viene fecondato, l’ovulo è
espulso con la mestruazione. Finché non avviene la fecondazione da parte dello spermatozoo, l’ovocita
primario svolge solo la meiosi I; quando avviene la fecondazione, l’ovocita secondario e il corpuscolo polare
svolgono la meiosi II dando vita ai tre globuli polari e all’ovotidio.
- EPOCA PRENATALE: 1.5 milioni di follicoli primordiali siti nella corticale. Gli ovociti primari dei
follicoli primordiali rimangono fermi alla profase della prima meiosi, fino a dopo la pubertà
- INFANZIA: le ovaie rimangono inattive e non c’è sviluppo dei follicoli. Alcuni follicoli primordiali
degenerano; al momento della pubertà sono presenti circa 400000 follicoli primordiali
- PUBERTA’: dalla pubertà l’ipotalamo aumenta il rilascio di GnRH che stimola il rilascio di FSH e LH.
Questi variano in modo ciclico, producendo il CICLO OVARICO
- MENOPAUSA: non ci sono più follicoli ovarici o quelli restanti arrestano la maturazione. Estrogeni e
progesterone cessano di essere prodotti.
Il CICLO OVARICO è costituito da FASE FOLLICOLARE, OVULAZIONE, FASE LUTEINICA. In esso è coinvolta
l’IPOFISI ANTERIORE, che secerne FSH, fondamentale per la fase follicolare, e LH, fondamentale per
ovulazione (induce la rottura del follicolo maturo, ossia l’espulsione dell’ovocita, e LUTEINIZZAZIONE, la
quale induce la formazione del corpo luteo e del follicolo dopo l’evoluzione; provoca inoltre la secrezione di
estrogeni a progesterone da parte del corpo luteo.
OVAIO
Le ovaie sono collegate all’utero tramite le TUBE DI FALLOPIO. Ogni ovaio contiene migliaia di uova.
Durante la vita feconda un uovo maturo una volta per ciclo, esce dall’ovaio e attraversa la TUBA DI
FALLOPIO e raggiunge l’utero.
L’ovocita rimane fecondabile per circa 24 ore. Se l’uovo viene fecondato dallo spermatozoo, si annida nel
rivestimento dell’utero (ENDOMETRIO) e ha inizio la gravidanza, altrimenti viene espulso insieme
all’ENDOMETRIO durante la mestruazione
TUBE DI FALLOPPIO
La loro funzione è quella di favorire la fecondazione dell’uovo, che avviene nel primo tratto, ovvero
nell’AMPOLLA. Trasportano inoltre gli ovociti fecondati all’utero. E’ divisa in più segmenti:
- INFUNDIBOLO, che presenta pieghe dette FIMBRIE. E’ la porzione laterale, libera, imbutiforme.
- AMPOLLA: porzione espansa situata medialmente all’infundibolo. La fecondazione dell’ovocita
avviene generalmente in tale tratto
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- ISTMO: si estende dall’ampolla in direzione mediale, verso la parete laterale dell’utero.
- PARTE INTRAMURALE: si sviluppa medialmente all’istmo ed è in continuità con la parete uterina
La mucosa interna forma pliche longitudinali rivestite da un epitelio ciliato che assicura, insieme a cellule
secernenti, un flusso liquido in direzione dell’utero che trascina con sé la cellula uovo. Il massimo di questa
attività è raggiunto al momento dell’ovulazione.
UTERO
Organo cavo, impari e mediano. Si trova nel tratto delle vie genitali tra le tube uterine e la vagina.
La sua funzione è quella di accogliere l’uovo fecondato e di consentirne lo sviluppo fino al parto (ORGANO
DELLA GESTAZIONE). E’ diviso in
- FONDO: parte superiore, allargata, bombata, estesa tra i punti di inserzione delle tube uterine
- CORPO: Regione più grande ed intermedia, è costituita da spesse pareti di tessuto muscolare liscio
- ISTMO: porzione corta e stretta, posta inferiormente al corpo sopra alla cervice
- CERVICE: è la stretta porzione inferiore dell’utero che si inserisce nella vagina
PARETE DELL’UTERO
- MIOMETRIO: formato da uno strato connettivale e muscolatura liscia. Maggiore spessore a livello
del fondo, più sottile a livello del collo. La sua funzione è quella di contribuire ad espellere il feto
- ENDOMETRIO: è la mucosa che riveste la cavità uterina. E’ formata da epitelio cilindrico con cellule
ciliati e secernenti, e tonaca propria, detta STROMA ENDOMETRIALE.
L’epitelio inoltre si invagina (rimanendo monostratificato) e forma ghiandole tubulari, dette
GHIANDOLE UTERINE.
Variazioni legate al ciclo: la maggior parte dello spessore dell’endometrio degenera e cade nel
lume uterino, si ha quindi la rottura dei vasi stromali ed emorragia, cioè FLUSSO MESTRUALE
- PERIMETRIO: tonaca sierosa più esterna
CICLO UTERINO
- FASE MESTRUALE: si verifica approssimativamente durante i 1-5 giorni di ciclo. Questa fase è
caratterizzata dalla desquamazione dello strato funzionale e si mantiene per la durata del
sanguinamento mestruale
- FASE PROLIFERATIVA: si estende approssimativamente ai 6-14 giorni. L’iniziale sviluppo dello strato
funzionale dell’endometrio si sovrappone al periodo di crescita del follicolo e di produzione di
estrogeni da parte dell’ovaio
- FASE SECRETIVA: 15/28 giorni. L’aumentato rilascio di progesterone da parte del corpo luteo induce
un incremento della vascolarizzazione e dello sviluppo delle ghiandole uterine. Se l’ovocita non
viene fecondato il corpo luteo va incontro a regressione e il progesterone cala drasticamente. In
assenza di progesterone lo strato funzionale si sfalda e inizia la fase mestruale.
VAGINA
Si estende dal collo dell’utero fino all’esterno (IMENE). Si trova fra vescica, uretra e retto.
E’ formata da un canale appiattito con parete posteriore e anteriore a contatto distensibile. Il condotto
fibromuscolare è inoltre rivestito internamente da mucosa, costituita a sua volta da epitelio pluristratificato
cheratinizzato.
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