ANATOMIA Punti fondamentali per imparare l’anatomia: - Riconoscere lo schema corporeo Riconoscere gli assi e i piani anatomici di riferimento Riconoscere organi pari o impari Riconoscere organi pieni o cavi CORPO UMANO SCHELETRO ASSILE: TESTA e TRONCO (collo, torace e addome) SCHELETRO APPENDICOLARE (Appendici): - ARTI SUPERIORI: SPALLA, BRACCIO, AVAMBRACCIO (polso e gomito), e MANO - ARTI INFERIORI: ANCA, COSCIA, GAMBE, GINOCCHIO E CAVIGLIA, PIEDI Esistono due tipi di studio dell’Anatomia: - SISTEMATICO (O FUNZIONALE): gli organi vengono raggruppati in apparati (o sistemi) organici - TOPOGRAFICO: gli organi vengono raggruppati in regioni corporee ANATOMIA SISTEMATICA APPARATI - APPARATO TEGUMENTARIO • ORGANI PRINCIPALI: pelle, peli, unghie e ghiandole cutanee • FUNZIONI PRINCIPALI: protezioni, ritenzione di acqua, termoregolazione, sintesi di vitamina D, sensibilità cutanea, comunicazione non verbale - APPARATO SCHELETRICO • ORGANI PRINCIPALI: ossa, cartilagini e legamenti • FUNZIONI: sostegno movimento, protezione per i visceri, formazione dei componenti sanguigni, bilancio elettrolitico e acido-basico - APPARATO MUSCOLARE • ORGANI PRINCIPALI: muscoli scheletrici • FUNZIONI: movimento, stabilità, comunicazione, controllo delle aperture corporee e produzione di calore - SISTEMA LINFATICO • ORGANI PRINCIPALI: noduli linfatici, vasi linfatici, timo, milza e tonsille • FUNZIONI: recupero dei fluidi tissutali in eccesso, scoperta di patogeni, produzione di cellule immunitarie e difesa contro le malattie - APPARATO RESPIRATORIO • ORGANI PRINCIPALI: naso, faringe, laringe, trachea, bronchi e polmoni • FUNZIONI: assorbimento di ossigeno, espulsione anidride carbonica, bilancio acido-base, linguaggio - APPARATO URINARIO • ORGANI PRINCIPALI: reni, ureteri, vescica e uretra • FUNZIONI: eliminazione dei rifiuti, regolazione del volume e della pressione sanguigna, stimolazione per la formazione degli eritrociti, controllo di fluidi corporei, elettroliti, bilancio acido-base, detossificazione - SISTEMA NERVOSO: • ORGANI PRINCIPALI: cervello, midollo spinale, nervi, gangli • FUNZIONI: comunicazione interna rapida, coordinazione, sensibilità e controllo motorio - APPARATO ENDOCRINO: 1 • - - - - ORGANI PRINCIPALI: ipofisi, epifisi, tiroide, paratiroidi, timo, surreni, pancreas, testicoli e ovaie • FUNZIONI: produzione di ormoni, comunicazione chimica interna e coordinazione APPARATO CIRCOLATORIO: • ORGANI PRINCIPALI: cuore e vasi sanguigni • FUNZIONI: trasporto di nutrienti, ossigeno, cataboliti, ormoni, elettroliti, calore, cellule immunitarie e anticorpi; fluidi e bilancio acido-base. APPARATO DIGERENTE: • ORGANI PRINCIPALI: denti, lingua, ghiandole salivari, esofago, stomaco, intestino tenue e crasso, fegato, colecisti e pancreas • FUNZIONI: demolizione e assorbimento dei nutrienti. Funzioni epatiche che comprendono il metabolismo dei carboidrati, dei lipidi, proteine, vitamine e minerali; sintesi di proteine plasmatiche; smaltimento di farmaci, tossine e ormoni; pulizia del sangue APPARATO RIPRODUTTIVO MASCHILE: • ORGANI PRINCIPALI: testicoli, epididimi, dotti spermatici, vescichette seminali, prostata, ghiandole bulbouretrali, pene • FUNZIONI: produzione e rilascio di sperma, secrezione di ormoni sessuali APPARATO RIPRODUTTIVO FEMMINILE: • ORGANI PRINCIPALI: ovaie, tube uterine, utero, vagina, ghiandole mammarie • FUNZIONI: produzione di uova, sede della fecondazione e dello sviluppo e nutrimento del feto, nascita, allattamento e secrezione degli ormoni sessuali. Le cellule si organizzano in TESSUTI i quali a loro volta si organizzano in un’unità di lavoro (ORGANI): - APPARATI: comprendono organi che cooperano alle stesse funzioni anche se diversi per struttura e per origine embriologica. Es. apparato digerente - SISTEMI: comprendono organi con analogie strutturali, funzionali e medesima origine embriologica. Es. sistema linfatico TESSUTI DEL CORPO UMANO Il corpo umano è un’entità multicellulare. Le cellule si organizzano in tessuti, cioè raggruppamenti che hanno un’origine embriologica comune e che collaborano per svolgere una o più funzioni. - TESSUTO EPITELIALE - TESSUTO CONNETTIVO - TESSUTO MUSCOLARE - TESSUTO NERVOSO Circa i 2/3 delle cellule del nostro organismo appartengono al tessuto epiteliale. ORGANI Gli organi sono aggregati di due o più tessuti che si dispongono in specifici complessi identificabili morfologicamente sia microscopicamente che macroscopicamente. Ogni organo è deputato a funzioni specifiche e uniche. - ORGANI PARI: quando l’organo è presente in duplice unità. Es. polmoni e reni ORGANI IMPARI: quando l’organo è presente in singola unità. Es. cuore o fegato 2 Ulteriormente si dividono in: ORGANI CAVI: sono gli organi costituiti da una parete che delimita un LUME, o cavità, dentro la quale si trova un contenuto. I VISCERI vanno considerati separatamente dagli organi cavi dell’apparato circolatorio (cuore, vasi sanguiferi e linfatici) - VISCERI: o TONACA MUCOSA ▪ EPITELIO DI RIVESTIMENTO: funzione protettiva e di mediazione degli scambi tra sangue o linfa e il lume del viscere ▪ LAMINA PROPRIA: è la costituzione connettivale con funzioni di sostegno (si possono trovare ghiandole che prendono il nome di INTRAMURALI) ▪ MUSCOLARIS MUCOSAE: assicura la mobilità alla parete (può favorire l’emissione del secreto ghiandolare o facilitare l’assorbimento) o TONACA SOTTOMUCOSA: non si trova nella parete dei vasi. Formata da tessuto connettivo lasso (la sottomucosa può avere movimenti autonomi), si trovano vasi e nervi o TONACA MUSCOLARE: è costituita da fasci di fibre diversamente orientate che permettono i movimenti PERISTOLICI (con il quale il viscere si adatta al contenuto) e PERISTALTICI (onde di contrazioni che assicurano la progressione del contenuto). Controllata dal SNS (sistema nervoso simpatico). o TONACA AVVENTIZIA o SIEROSA: formata da tessuto connettivale denso, avvolge i VISCERI e li connette all’esterno. ▪ MESOTELIO - ORGANI CAVI APPARATO CIRCOLATORIO: o TONACA INTIMA nel cuore endocardio ▪ ENDOTELIO (strato endoteliale): impedisce la coagulazione del sangue e assorbe materiali, dal sangue e dalla linfa, è semipermeabile. ▪ STRATO SOTTOENDOTELIALE: funzioni trofiche e di supporto o TONACA MEDIA: può essere esclusivamente muscolare (MIOCARDIO nel cuore), nelle arterie dette MUSCOLARI (a. radiale). Assicura la progressione del sangue. ▪ ELASTICA nelle grosse arterie come l’aorta ▪ FIBROSA come in alcune vene di ricezione ▪ Innervazione o TONACA AVVENTIZIA nel cuore è sostituita da una da una sierosa detta EPICARDIO. Tessuto connettivale denso, avvolge i cavi e li connette all’esterno; può avere elementi elastici e muscolari ed è la sede di dispositivi vascolari (VASA VASORUM) importanti per il trofismo della tonaca media. La TONACA SIEROSA sostituisce quella AVVENTIZIA in alcuni organi: PERITONEO, PLEURA, PERICARDIO ORGANI PIENI o PARENCHIMATOSI: hanno una struttura più complessa. Sono formati da 3 componenti: • CAPSULA: formata da connettivo denso e invia nell’organo dei setti che portandosi in profondità si ramificano in tralci e lamine sempre più sottili che vanno a formare un reticolo che costituisce l’impalcatura dell’organo • STROMA: E’ l’insieme di questi setti e del reticolo. E’ formata da esili fascetti di fibre collagene che costituiscono il cosiddetto stroma reticolare. Lo stroma permette di individuare, in alcuni organi pieni, lobi e lobuli che rappresentano territori relativamente indipendenti tra loro per quanto riguarda l’irrorazione sanguigna e linfatica, l’innervazione e il drenaggio dei materiali secreti. Funzione di sostegno e trofica. 3 • PARENCHIMA: è la parte di un organo pieno delimitato dallo stroma fibrovascolare. Di solito il parenchima è costituito da epitelio che si dispone sottoforma di nidi, cordoni, tubuli, follicoli, alveoli, acini. Può essere costituito da tessuto linfoide, tessuto muscolare striato o tessuto nervoso. È il parenchima che svolge tutte le funzioni dell’organo. APPARATI DELLA VITA DI RELAZIONE: Scheletrico, muscolare e nervoso. Svolgono attività anche volontarie in relazione all’ambiente. APPARATI DELLA VITA VEGETATIVA: Cardiovascolare, uropoietico, genitale, digerente ed endocrino. Svolgono tutte quelle attività viscerali che assicurano e mantengono l’omeostati generale dell’organismo, indipendentemente dall’ambiente esterno. ANATOMIA TOPOGRAFICA Suddivide il corpo umano in regioni e studia i rapporti fra gli organi e la loro proiezione sulla superficie corporea. Importante per: comprendere la diffusione dei processi infettivi, metastasi per contiguità e per svolgere indagini radiologiche o ecografiche. - TESTA: cranio e faccia - TRONCO: collo, torace, addome, pelvi e perineo - ARTI: superiori e inferiori REGIONI DEL CORPO UMANO: - TESTA (o capo) - TRONCO - ARTO SUPERIORE (o toracico) - ARTO INFERIORE (o pelvico) CAVITA’ DEL CORPO Le cavità del corpo svolgono due funzioni essenziali: contengono e proteggono gli organi; permettono cambiamenti della forma e delle dimensioni dei visceri. - CAVITA’ DORSALE: CAVITA’ CRANICA e CAVITA’ SPINALE CAVITA’ VENTRALE: • CAVITA’ TORACICA: o CAVITA’ PLEURICHE CON I POLMONI o MEDIASTINO (spazio posto fra le pleure) o CAVITA’ PERICARDICA (cuore, trachea, bronchi, esofago e timo) • CAVITA’ ADDOMINALE: fegato, cistifellea, reni, stomaco, intestino, milza e ureteri • CAVITA’ PELVICA: vescica urinaria, parte dell’intestino crasso, e organi dell’apparato genitale 4 REGIONI ADDOMINO-PELVICHE ID: IPOCONDRIO DESTRO (fegato e cistifellea) FD: FIANCO DESTRO (colon discendente) FID: FOSSA ILIACA DESTRA (cieco-appendice) I: IPOGASTRIO (vescica) FIS: FOSSA ILIACA SINISTRA(colon sigmoide) FS: FIANCO SINISTRO (colon discendente) M: MESOGASTRIO (intestino tenue) IS: IPOCONDRIO SINISTRO (DIAFRAMMA) E: EPIGASTRIO (stomaco) DIAFRAMMA: muscolo che separa la cavità toracica dalla cavità addominale. ADDOME La cavità addominale e gli organi in essa contenuti sono interamente rivestiti da una membrana sierosa chiamata PERITONEO. Il peritoneo riveste completamente la volta e le pareti della cavità addominale: i visceri (gli organi) da esso rivestiti dal peritoneo sono chiamati INTRAPERITONEALI. Sul retro delle cavità sono situati posteriormente al foglietto peritoneale: - I reni Le ghiandole surrenali Gli ureteri Il pancreas Gran parte del duodeno Questi organi sono chiamati RETROPERITONEALI. A livello della pelvi, il peritoneo ricopre gli organi pelvici che sono definiti quindi SOTTOPERITONEALI. Gli organi situati fuori dal sacchetto peritoneale sono comunque stabilizzati da esso. TERMINOLOGIA IN ANATOMIA TERMINI DI POSIZIONE: che si riferiscono alla situazione di una parte qualsiasi del copro e a tre piani tra loro perpendicolari che dividono il nostro corpo TERMINI DI MOVIMENTO: indicano gli spostamenti e le direzioni che può prendere qualsiasi parte del nostro corpo rispetto a degli assi di rotazione che si formano dall’intersezione dei piani di simmetria. PIANI: 5 - PIANO SAGITTALE MEDIANO: produce due parti speculari del corpo. È il piano di simmetria del corpo umano. PIANO CORONALE: due parti del corpo non simmetriche: una posteriore e una anteriore PIANO TRASVERSO: divide il corpo in due parti: una superiore e una inferiore INFINITI PIANI PARAMEDIANI In base ai piani si possono fare delle SEZIONI (sagittale, coronale o trasversale) TERMINI DI POSIZIONE: 6 - SAGITTALE (mediano e paramediano produce una porzione mediale, vicino all’asse di simmetria o laterale, lontana dall’asse di simmetria) FRONTALE o CORONALE (ventrale, o anteriore/ dorsale, o posteriore) TRASVERSALE (caudale, o inferiore/ craniale, o superiore) Quando si parla di arti possiamo anche dire PROSSIMALE o DISTALE (più vicino o più lontano dal cranio) TERMINI DI MOVIMENTO La direzione dei movimenti è indicata dall’asse interno al quale essi hanno luogo. - ASSE TRASVERSALE: intersezione tra piani frontale e trasversale = flessione ed estensione - ASSE SAGITTALE: intersezione piani sagittale e trasversale = inclinazione laterale (rachide) o abduzione/adduzione (arti) - ASSE VERTICALE O LONGITUDINALE: intersezione tra i piani frontale e sagittale= torsione (rachide) o rotazione (arti), per le mani si dice PRONOSUPINAZIONE Il rachide è la COLONNA VERTEBRALE. - ESTENSIONE - FLESSIONE - INCLINAZIONE LATERALE: rachide - ABDUZIONE E ADDUZIONE: arti, allontanamento e avvicinamento da un piano o asse di riferimento - TORSIONE: rachide ROTAZIONE: arti PRONOSUPINAZIONE: mani APPARATO LOCOMOTORE L’apparato locomotore si divide in sistema muscolare e sistema scheletrico (ossa e articolazioni) SISTEMA SCHELETRICO Lo scheletro umano è composto da oltre 200 ossa che vanno a comporre due parti fondamentali: lo scheletro assile e lo scheletro appendicolare SCHELETRO ASSILE Costituisce l’asse longitudinale del corpo e comprende: - Cranio Colonna vertebrale Insieme delle coste (cassa toracica) SCHELETRO APPENDICOLARE E’ formato da: Ossa degli arti superiori Ossa degli arti inferiori Cintura scapolare Cintura pelvica 7 Lo scheletro appendicolare costituisce le appendici del corpo, e le articolano con lo scheletro assile. LE OSSA Le ossa hanno differenti funzioni e la loro forma, dimensione e aspetto variano a seconda della loro funzione. OSSA LUNGHE Formano lo scheletro degli arti. Fanno da leva durante la locomozione. Sono: - Omero Radio Ulna Metacarpi Falangi (arto superiore e inferiore) Femore Tibia Perone Metatarsi Un osso lungo si divide in 3 zone: epifisi distale, epifisi prossimale e diafisi (parte centrale). OSSA PIATTE Proteggono le parti interne. Esse sono: - Ossa della volta del cranio Scapola Osso dell’anca Sterno Coste OSSA CORTE - Ossa del carpo Vertebre (32-33, 7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali + osso sacro, 3-4 coccige). Dentro il canale che formano insieme alla pelvi (?) si trova il midollo spinale. TESSUTO OSSEO 2 tipi: - TESSUTO OSSEO COMPATTO (esterno), disposizione regolare delle lamelle TESSUTO OSSEO SPUGNOSO (interno) = presenta dei vuoti che garantiscono resistenza e leggerezza, le lamelle inoltre sono disposte in maniera irregolare Vari livelli di organizzazione conferiscono all’osso una variabile resistenza meccanica nei confronti della trazione, compressione, flessione e torsione. Nell’osso lungo tuttavia se sezioniamo coronalmente in corrispondenza della DIAFISI troviamo una cavità midollare che contiene il MIDOLLO OSSEO GIALLO. L’unità funzionale del tessuto osseo compatto (regolare) sono gli OSTEONI (strutture circolari concentriche fra di loro), presentano degli spazietti in cui vi sono gli OSTEOCITI (cellule dell’osso, importanti perché secernono una MATRICE MINERALIZZATA, la quale rende duro l’osso). L’unità strutturale del tessuto osseo spugnoso sono invece le TRABECOLE, disposte in modo irregolare formando cavità intercomunicanti occupate da midollo osseo. I canali centrali attraverso cui l’organo osseo riesce ad essere raggiunto dal sangue che fornisce nutrimento alle cellule sono denominati CANALI DI HAVERS. 8 Esternamente al tessuto osseo ci sono delle cellule staminali che hanno la capacità di diventare OSTEOCITI in caso vi sia bisogno. Quando vi è bisogno di calcio intervengono gli OSTEOCLASTI. MEMBRANE OSSEE: - PERIOSTIO: membrana fibrosa, ricco di vasi e fibre nervose. Indispensabile per la sopravvivenza dell’osso e della sua stessa formazione. ENDOSTIO: membrana che tappezza la cavità midollare delle ossa lunghe. CARTILAGINE ARTICOLARE: cartilagine ialina. Ammortizza pressioni e sollecitazioni. FUNZIONI: Le ossa danno PUNTI DI INSERZIONE ai tendini dei muscoli. Esse sono anche la sede dell’EMOPOIESI (sede di sintesi di nuove cellule del sangue), e deposito di minerali e lipidi (in caso di necessità ne rilasciano quantità nel flusso sanguigno). In corrispondenza delle inserzioni dei tendini muscolari o delle superfici di appoggio dei ventri muscolari o del passaggio dei vasi arteriosi le ossa presentano dei rilievi e degli avvallamenti, delle parti rugose o delle parti lisce. TESSUTO RICCAMENTE VASCOLARIZZATO RILIEVI OSSEI: APOFISI, TUBEROSITA’, TUBERCOLI, PROCESSI, SPINE AVVALLAMENTI OSSEI: SOLCHI, FOSSE , DOCCE ARTICOLAZIONI Le articolazioni sono strutture anatomiche, talora complesse, che mettono in reciproco contatto due o più ossa. 2 tipi: - - SINARTROSI (articolazioni per continuità o articolazioni fisse): classificazione in base al tessuto interposto tra i capi articolari. • SINDESMOSI = tessuto connettivo fibroso, es. suture ossa del cranio, tibia- perone distale. • SINCONDROSI= cartilagine ialina, es. sfeno-occipitale, sterno-costale. Il grado di movimento è scarso, dal momento che uniscono le articolazioni tramite tessuto cartilagineo denso. • SINOSTOSI = tessuto osseo . Il grado di movimento è nullo, dal momento che uniscono le articolazioni tramite tessuto osseo. Es. evoluzione precedenti (come nel cranio dell’adulto). • SINFISI= cartilagine fibroelastica, es. pube o vertebre. DIARTROSI (articolazioni per contiguità o articolazioni mobili): classificazione in base alla forma dei capi articolari. • ARTROIDE = pianeggianti (scivolamenti). Sono le articolazioni mobili meno mobili di tutte. Es. intervertebrali tra processi articolari; sterno-costali; osso sacro-anca. • ENARTROSI = segmenti di sfera (movimenti su tutti i piani), es. scapolo-omerale; coxofemorale. Sono le articolazioni che permettono la maggior ampiezza di movimento. • GINGLIMI ANGOLARI= segmenti di cilindro, movimenti angolari, es. omero-ulnare prossimale e ginocchio • GINGLIMI LATERALI= segmenti di cilindro, movimenti rotatori laterali, es. radio-ulnare prossimale • CONDILARTROSI= ovoidale, movimenti angolari più sull’asse maggiore, es. temporomandibolare, radio-carpica e metacarpo-falange • A SELLA= a sella, movimento secondo l’asse maggiore, es. clavicola-sterno, carpometacarpica del pollice RAPPORTO TRA MOBILITA’ E STABIITA’ DELLE ARTICOLAZIONI: In ogni articolazione si stabilisce un “compromesso” tra l’entità delle escursioni consentite e la stabilità strutturale: quanto più un’articolazione è mobile, tanto meno sarà stabile. Es. gleno-omerale (poco stabile ma molto mobile), sutura (immobile ma 9 decisamente stabile). STRUTTURA DELLE ARTICOLAZIONI SINOVIALI (DIARTROSI) - - - CAPI ARTICOLARI: parti delle ossa che partecipano all’articolazione SUPERFICI ARTICOLARI: rivestite di cartilagine ialina, sono lisce per favorire lo scorrimento e dalla loro forma deriva la conseguente possibilità di movimento CAPSULA ARTICOLARE: è un manicotto di tessuto connettivo denso, il quale s'inserisce circondando le superfici articolari ossee in connessione, rivestendo interamente l'articolazione. Agisce come mezzo di fissità, esternamente è formata da tessuto connettivo fibroso denso mentre internamente dalla membrana sinoviale (liquido sinoviale). LEGAMENTI: cordoni di tessuto connettivo fibroso denso, essi collegano e evitano l’allontanamento dei capi articolari, svolgendo una funzione stabilizzatrice Nel corpo umano i legamenti sono disposti in modo tale da intervenire attivamente soltanto nei gradi estremi del movimento, quando l'integrità dell'articolazione è messa in serio pericolo. DISCHI E MENISCHI: formazioni intra-articolari fibrocartilaginee che assicurano concordanza tra i capi articolari. Stabilizzano l'articolazione, aumentano la congruenza delle superfici articolari ed ammortizzano gli urti. • DISCHI: separa due cavità indipendenti, diartrosi doppia completa. Es. articolazione temporo-mandibolare • MENISCHI: due cavità comunicanti (2 semilune). Diartrosi doppia incompleta. Es. articolazione del ginocchio SISTEMA MUSCOLARE E’ responsabile della locomozione e del movimento, è riccamente vascolarizzato ed è innervato dal sistema cerebro-spinale. Si contrae sotto controllo della volontà ed è specializzato nella CONTRATTILITA’. I muscoli sono formati da un VENTRE e da due TENDINI o APONEUROSI. Si inseriscono sulle ossa (MUSCOLI SCHELETRICI) o sulla cute (MUSCOLI PELLIACEI O MIMICI) CLASSIFICAZIONE - MUSCOLO LUNGO o FUSIFORME: es. bicipiti, tricipiti e quadricipiti • ORIGINE: punto di attacco che non si muove quando il muscolo si contrae • TENDINI: robuste strutture fibrose che legano i muscoli alle ossa o ad altre strutture di inserzione • VENTRE MUSCOLARE: massa carnosa • TENDINI • INSERIZIONE O TERMINAZIONE: punto di attacco che si muove quando il muscolo si contrae - MUSCOLO LARGO: muscoli laminari che generalmente prendono origine da più punti scheletrici (es. retto dell’addome, gran dorsale). Aponeurosi: formazione tendinea di un muscolo largo - MUSCOLO CIRCOLARE: circondano alcuni orifizi dell’organismo • Orbicolari: la contrazione provoca chiusura del lume 10 • Sfinteri: la contrazione mantiene chiusura del lume, e il rilassamento volontario provoca l’apertura del lume CLASSIFICAZIONE PER FORMA DEL VENTRE (muscolo fusiforme o lungo) - MONOGASTRICO: un ventre e nessun tendine intermedio - DIGASTRICO: due ventri e un solo tendine intermedio - POLIGASTRICO: più ventri e più tendini intermedi - UNIPENNATO: i fasci muscolari sono disposti obliquamente rispetto alla linea di trazione tendinea. 1 solo tendine centrale sul quale vanno a confluire e tendersi le fibre CLASSIFICAZIONE PER DISPOSIZIONE DELLE FIBRE - PARALLELE: fibre disposte parallelamente all’asse maggiore del muscolo - CONVERGENTI: fibre muscolari che hanno un’origine estesa e che convergono su un comune punto d’intersezione (es. gran pettorale) - PENNATE: tutte le fibre sullo stesso lato del tendine (es. estensore delle dita) - BIPENNATE: fibre ad entrambi i lati del tendine (es. muscoli interossei palmari) - CIRCOLARI: fibre disposte in modo concentrico attorno ad un orificio o ad un recesso (es. orbitale della bocca) I muscoli scheletrici quasi sempre agiscono in gruppi piuttosto che singolarmente. L’azione è infatti coordinata da diversi muscoli. Da cui può derivare una classificazione per gruppi funzionali AGONISTIANTAGONISTI: - FLESSORI/ESTENSORI - ADDUTTORI/ABDUTTORI - PRONATORI/SUPINATORI - ROTATORI INTERNI/ROTATORI ESTERNI CLASSI DI LEVE 3 TIPI DI LEVE: - Primo genere: fulcro nel mezzo, tra potenza e resistenza (es. muscoli posteriori del collo) - Secondo genere: resistenza tra fulcro e potenza (es. flessione plantare) - Terzo genere: potenza tra resistenza e fulcro (es. gomito o ginocchio) Le ossa rappresentano le leve e le articolazioni costituiscono il fulcro di queste leve. ANNESSI DEI MUSCOLI FASCE O INVOLUCRI MUSCOLARI: lamine di connettivo denso, circondano i ventri muscolari isolandoli e consentendo una contrazione indipendente. SETTI INTERMUSCOLARI: Si distaccano dalla superficie profonda della fascia e terminano inserendosi sul segmento osseo. Le FASCE MUSCOLARI sono lamine di connettivo denso, delimitano gli spazi occupati da gruppi muscolari (LOGGE MUSCOLARI). FUSI NEUROMUSCOLARI Costituiti da un piccolo numero di fibre muscolari speciali (FIBRE INTERFUSALI) fornite di innervazione sia motoria che sensitiva. Segnalano continuamente la situazione del muscolo al SNC. INNERVAZIONE DEL MUSCOLO Unità motoria: insieme di fibre muscolari innervate da un singolo motoneurone (una terminazione assonale-una fibra). - Unità motoria piccola: muscoli destinati a compiere movimenti di precisione (muscoli del bulbo oculare) - Unità motoria grande: muscoli che eseguono movimenti ampi e potenti (estensori della colonna) PLACCA MOTRICE: è il punto dove un motoneurone, tramite il proprio assone, giunge a contatto con una fibra muscolare scheletrica. 11 TIPI DI FIBRE MUSCOLARI - FIBRE DI TIPO I (fibre rosse o lente): capaci di generare una tensione moderata ma prolungata. Presentano una maggior quantità di mioglobina - FIBRE DI TIPO II (fibre bianche o veloci): capaci di generare una tensione cospicua, ma si affaticano rapidamente. Minor quantità di mioglobina Vi è la possibilità di trasformare le fibre lente in veloci e viceversa (azione nervosa e carico meccanico) REGOLAZIONE DELLA MASSA DEL MUSCOLO Il numero di fibre muscolari possedute da un individuo è già fissato al sesto mese di vita intrauterina. Tende a diminuire nell’adulto e sempre di più con l’età. Ipertrofia: aumento di massa muscolare, ovvero l’apposizione di nuovi sarcomeri alla periferia della cellula e incorporazione di nuclei delle cellule satelliti Atrofia: perdita di tessuto che comporta una riduzione delle dimensioni del muscolo, del tono e d ella potenza. SCHELETRO ASSILE Comprende: - CRANIO ED OSSA ASSOCIATE - COLONNA VERTEBRALE - GABBIA TORACICA (COSTE+STERNO) FUNZIONI: - Protezione degli organi nelle cavità - Sostegno - Stabilità ed equilibrio - Inserzione muscolare COLONNA VERTEBRALE La colonna vertebrale è l’asse portante del corpo, si estende dal cranio alla pelvi, tramite la quale scarica il peso del corpo sugli arti inferiori. E’ costituita dalle VERTEBRE, ossa CORTE ed IRREGOLARI, disposte in serie l’uno sopra l’altra articolate fra loro, che formano una lunga asta FLESSIBILE, favorendo la mobilità e gli spostamenti del corpo. Protegge inoltre il midollo spinale. La colonna vertebrale è formata quindi da 33-34 VERTEBRE: - 7 CERVICALI - 12 TORACICHE - 5 LOMBARI - 5 SACRALI (OSSO SACRO) - 4/5 COCCIGEE (COCCIGE) CURVE FISIOLOGICHE DELL’ADULTO - CIFOSI: curve a concavità anteriore 12 • CIFOSI TORACICA • CIFOSI SACRO-COCCIGEA - LORDOSI: curve a concavità posteriore • LORDOSI CERVICALE • LORDOSI LOMBARE CURVE FISIOLOGICHE NELLO SVILUPPO - CURVATURE FETALI: curve primarie toracica e sacrale - CURVE NEONATALI: curve secondarie cervicale e lombare (lordosi). La curvatura lombare secondaria svolge un ruolo importante nel mantenimento del centro di gravità del tronco sulle gambe durante le prime fasi della deambulazione VERTEBRA La regione anteriore di ciascuna vertebra è occupata da un CORPO CILINDRICO ARROTONDATO, che è il punto sul quale si scarica maggiormente il peso delle strutture sovrastanti. Dorsalmente al corpo si descrive l’ARCO VERTEBRALE detto anche arco neurale. Il corpo e l’arco racchiudono un’apertura circolare chiamata FORAME BERTEBRALE. Tutti i forami delle vertebre formano insieme il CANALE VERTEBRALE che contiene il midollo spinale. Vi sono poi delle aperture delimitate lateralmente tra vertebre contigue che si chiamano FORAMI INTERVERTEBRALI, che costituiscono un passaggio diretto orizzontalmente per i nervi spinali che fuoriescono dal midollo per raggiungere le altre porzioni del corpo. L’arco vertebrale è costituito da DUE PEDUNCOLI e DUE LAMINE. I peduncoli originano dai margini posterolaterali del corpo, mentre le lamine si estendono postero-medialmente dall’estremità posteriore di ogni peduncolo. Posteriormente a ciascuna lamina si estende un PROCESSO SPINOSO, palpabile attraverso la cute del dorso. I PROCESSI TRASVERSI sono invece processi laterali che si estendono su entrambi i lati della vertebra. Ogni vertebra presenta su entrambe le superfici inferiore e superiore dei PROCESSI ARTICOLARI in corrispondenza del punto di giunzione tra peduncoli e lamine. I processi articolari superiori di ogni vertebra si articolano con quelli inferiori della vertebra sovrastante. Ogni processo articolare presenta una superficie smussa appiattita chiamata FACCETTA ARTICOLARE. DIVERSITA’ A LIVELLO DEI PROCESSI SPINOSI - VERTEBRE CERVICALI: più corti e più piccoli di quelli toracici. A causa della presenza della curva lordotica e del LEGAMENTO NUCALE si trovano a una profondità maggiore. L’ATLANTE non possiede il processo spinoso - VERTEBRE TORACICHE: più piccoli e più ravvicinati, angolati verso il basso rispetto alle lombari - VERTEBRE LOMBARI: più grandi, alti e tozzi. Forma di lamine dirette orizzontalmente dietro ATLANTE (C1) Privo di corpo e costituito da un arco anteriore e uno posteriore e da due APOFISI LATERALI. I processi trasversi presentano un FORO TRASVERSARIO per il passaggio delle arterie e delle vene vertebrali. L’atlante si articola direttamente con la base del cranio (OSSO OCCIPITALE) EPISTROFEO (C2) Presenta un voluminoso processo che origina dal corpo ed è rivolto verso l’alto, detto DENTE o PROCESSO ODONTOIDEO. Il dente si articola con l’arco anteriore dell’atlante. VERTEBRE CERVICALI Nelle prime vertebre cervicali il corpo è più piccolo dell’arco e il foro vertebrale è assai ampio. I processi trasversi presentano il FORO TRASVERSARIO per il passaggio dell’arteria e della vena vertebrale. La C7 viene definita PROMINENTE (promiens) poiché presenta un lungo e sottile processo spinoso VERTEBRE TORACICHE 13 Diminuiscono di volume da T1 a T4 e aumentano da T5 a T12. Le vertebre toraciche si distinguono nettamente dalle altre vertebre per la presenza di FACCETTE o EMI-FACCETTE ARTICOLARI per le coste (ARTICOLAZIONI ARTRODIE): - Faccetta costale trasversaria sul voluminoso processo trasverso - Faccetta costale superiore - Faccetta costale inferiore VERTEBRE LOMBARI Il corpo si presenta più voluminoso a discapito del foro che si riduce. I processi spinosi sono robusti e hanno forma di lamine dirette orizzontalmente dietro OSSO SACRO L’osso sacro è una fusione di vertebre che si completa dopo i 20 anni di età, tale fusione è detta SINOSTOSI. L’osso sacro presenta al suo interno un CANALE SACRALE. Nella parte superiore e laterale dell’osso sacro sono presenti due superfici articolari con le ossa dell’anca COCCIGE E’ invece un piccolo osso di forma triangolare costituito da 4 o 5 segmenti fusi tra loro. Nella prima vertebra coccigea si possono ancora osservare alcuni caratteri comuni alle vertebre. L’osso prsente una base, un apice, una faccia anteriore, una faccia posteriore e due margini laterali ARTICOLAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE Le articolazioni consentono tanti piccoli movimenti che nell’insieme consentono la mobilità di tutta la colonna con movimenti laterali, movimenti di flessione e di estensione, di torsione e di circonduzione. I due requisiti fondamentali del rachide (colonna) sono la RIGIDITA’, necessaria per l’efficienza statica e per la protezione degli importanti organi che si trovano al suo interno (midollo e nervi) e la FLESSIBILITA’ (fondamentale per i movimenti) Vi sono due tipi di articolazioni nella colonna: - ARTICOLAZIONI INTRINSECHE: INTERSOMATICHE (trai corpi vertebrali, SINFISI) e INTERAPOFISARIE (tra i processi articolari superiori e inferiori, ARTRODIE) - ARTICOLAZIONI ESTRINSECHE con testa, coste e anche DISCO INTERVERTEBRALE - NUCLEO POLPOSO: strato più interno e ricco d’acqua. Formato da tessuto connettivo fibroso. Esso si sposta durante i movimenti delle vertebre - ANELLO FIBROSO: strato più esterno di fibrocartilagine assai ricca in fibre collagene orientate e organizzate in robusti fasci I dischi vertebrali hanno spessore differente nelle diverse regioni: l’altezza dei dischi intervertebrali va diminuendo dalla C3 (3.5mm) fino alla metà della regione toracica, poi aumenta progressivamente fino all’ultimo spazio fra L5 e S1 (9mm). Inoltre lo stesso disco vertebrale può avere spessore differente anteriormente e posteriormente: nei segmenti cervicale e lombare lo spessore dei dischi è maggiore nella zona anteriore (es. in L5 lo spessore del versante anteriore è il doppio di quello posteriore). Nel segmento toracico i dischi sono più spessi posteriormente. Questa differenza di spessore è fondamentale per le CURVATURE FISIOLOGICHE. I dischi intervertebrali agiscono da “ammortizzatori” assorbendo i carichi ed i colpi ricevuti dalla colonna vertebrale. Se sottoposti ad un carico vanno incontro ad una riduzione di spessore, tornando alla norma quando il carico viene rimosso. I dischi vertebrali separano le vertebre permettendo i movimenti fra vertebre adiacenti e quindi consentendo la curvatura della colonna nei movimenti corporei. ARTICOLAZIONE TRA I PROCESSI ARTICOLARI: ARTRODIE Nelle vertebre cervicali e toraciche le superfici articolari sono quasi frontali mentre in quelle lombari sono quasi sagittali (GINGLIMI LATERALI). I mezzi d’unione sono CAPSULA FIBROSA e LEGAMENTI. - ARTICOLAZIONE ATLO-ASSIALE LATERALE: l’atlante si articola con l’epistrofeo: due artrodie tra le faccette articolari inferiori dell’atlante e le corrispondenti faccette articolari superiori dell’epistrofeo 14 - - - ARTICOLAZIONE ATLO-ASSIALE MEDIANA: l’atlante si articola con il dente dell’epistrofeo: due ginglimi laterali con la faccetta articolare dell’arco anteriore dell’atlante e con il suo legamento trasverso ARTICOLAZIONE ATLO-OCCIPITALE: l’atlante si articola direttamente con la base del cranio (OSSO OCCIPITALE). Si tratta di una CONDILARTROSI pari tra i processi articolari superiore dell’atlante e i CONDILLI OCCIPITALI. ARTICOLAZIONI COSTO-VERTEBRALI (ARTRODIE DOPPIE): tra la testa della costa ed il corpo della vertebra ARTICOLAZIONI COSTO-TRASVERSARIE (ARTRODIE): tra i tubercoli costali e le faccette costali dei processi trasversi LEGAMENTI DI RINFORZO ALLE ARTICOLAZIONI DELLA COLONNA La stabilità della colonna è assicurata da molti robusti legamenti. - LEGAMENTO LONGITUDINALE ANTERIORE: dall’epistrofeo alla parte superiore del sacro - LEGAMENTO LONGITUDINALE POSTERIORE: si estende dall’occipitale al sacro, è formato da una banderella fibrosa a contorno festonato; è inoltre più largo sui dischi intervertebrali. - LEGAMENTI GIALLI: si trovano fra le lamine. Lateralmente si portano alle superifci articolari rinforzando la capsula articolare. La faccia anteriore è in rapporto con la DURA MADRE - LEGAMENTI INTERTRASVERSARI: si trovano tra un processo trasverso e quello successivo; assumono il massimo sviluppo (estensione) a livello lombare - LEGAMENTI INTERSPINOSI: uniscono il margine inferiore di un processo spinoso a quello superiore del processo sottostante. Si continuano ventralmente con i legamenti gialli - LEGAMENTO SOPRASPINOSO: è un CORDONE FIBROSO teso tra l’occipite e la faccia dorsale dell’osso sacro. Si continua ventralmente con i legamenti interspinosi. Sotto l’occipite si inspessisce andando a formare il LEGAMENTO NUCALE che si trova compreso tra la protuberanza occipitale esterna e il processo spinoso della C7. MUSCOLI DEL DORSO - PIANO SUPERFICIALE (primi due piani) • MUSCOLI SPINO-APPENDICOLARI: movimenti della spalla - PIANO INTERMEDIO (terzo piano) • MUSCOLI SPINO COSTALI: movimenti della gabbia toracica - PIANO PROFONDO (ultimi 3 piani): movimenti della colonna PIANO SUPERFICIALE Comprende i MUSCOLI SPINO APPENDICOLARI, che si estendono dalla colonna vertebrale alla radice dell’arto superiore, e i MUSCOLI ESTRINSECI DEGLI ARTI SUPERIORI, che sono: - TRAPEZIO - GRANDE DORSALE - ROMBOIDE - ELEVATORE DELLA SCAPOLA 15 PIANO MEDIO MUSCOLI SPINO-COSTALI: dalla colonna vertebrale alle coste - DENTATO POSTERIORE SUPERIORE - DENTATO POSTERIORE INFERIORE PIANO PROFONDO 16 Nel suo insieme il complesso dispositivo dei MUSCOLI INTRINSECI DEL RACHIDE interviene nel mantenimento della postura eretta e nei diversi movimenti del rachide: flessione ventrale e dorsale, inclinazione laterale e rotazione Per mantenerci eretti, contrastando la forza di gravità, abbiamo bisogno di MUSCOLI ROBUSTI. La colonna vertebrale è dotata di muscoli che si estendono da una vertebra a quella contigua o alla successiva. Sono muscoli situati vicino alle vertebre e sono capaci di agire in modo molto preciso, tenendo le vertebre in posizione le une sulle altre. Sono quindi i muscoli che con la loro azione ci permettono di mantenere l’IMPILAMENTO VERTEBRALE. A questi muscoli di piccole dimensioni si sovrappongono i LUNGHI MUSCOLI DORSALI che si estendono ai lati della colonna. Soprattutto nel tratto cervicale e in quello lombare, i muscoli dorsali hanno una struttura particolarmente ROBUSTA. Questi muscoli sono azionati soprattutto per i MOVIMENTI DI FORZA o di GRANDE AMPIEZZA I MUSCOLI ADDOMINALI RETTI e OBLIQUI funzionano come un efficace corsetto che contiene la massa addominale. Più la muscolatura dorsale e addominale è forte, maggiore è il vantaggio acquisito dalla colonna vertebrale dal punto di vista della forma e della stabilità. Se la parete posteriore dell’addome è troppo rilassata, accade che gli organi interni prolassino in avanti; in questo modo la colonna lombare si inarca ancora di più, fino a raggiungere una lordosi patologica. TORACE Il torace è costituito da 12 vertebre più la GABBIA TORACICA La gabbia toracica è a sua volte costituita da 12 PAIA DI COSTE più lo STERNO. STERNO Lo sterno è un OSSO PIATTO, impari e mediano. Presenta una faccia anteriore convessa e rugosa per le inserzioni muscolari e una faccia posteriore concava e più liscia. E’ formato da - MANUBRIO: è la porzione più larga e craniale dello sterno. A questo livello le due clavicole si articolano con lo sterno in corrispondenza di due incisure clavicolari. Il solco profondo che si trova superiormente alle due incisure si chiama incisura soprasternale. Le prime coste dei due lati si articolano con il manubrio tramite le incisure costali - CORPO: il corpo è la porzione più lunga dello sterno e forma la porzione principale. Le coste si articolano. Le coste si articolano singolarmente tramite le rispettive cartilagini costali al corpo sternale. CORPO e MANUBRIO si articolano in corrispondenza dell’ANGOLO STERNALE tramite un articolazione di tipo SINFISI - PROCESSO XIFOIDEO: rappresenta l’estremità inferiore dello sterno. Il processo xifoideo è articolato al corpo tramite un’articolazione di tipo SINCONDROSI (SINOSTOSI). COSTE Le coste sono 12 paia di OSSA PIATTE ALLUNGATE e RICURVE che originano su o tra le vertebre toraciche posteriormente e terminano sulla parte anteriore del torace. Sono costituite da una parte ossea e da una cartilagine costale. - COSTE STERNALI o VERE: sono le prime 7 e si articolano con lo sterno tramite singoli prolungamenti cartilaginei (CARTILAGINI COSTALI) - COSTE FALSE O SPURIE: Dall’8° alla 10° . Vengo chiamate così perché le loro cartilagini costali non si articolano direttamente con lo sterno, ma si fondono tutte con la cartilagine della settima costa tramite la quale si articolano con il corpo sternale. L’11° e la 12° costa sono dette COSTE FLUTTUANTI perché non hanno nessuna connessione con lo sterno. Le coste si uniscono alla colonna toracica formando un ANGOLO ACUTO APERTO INFERIORMENTE. A partire dalla colonna vertebrale si dirigono in basso e in fuori; a livello dell’ANGOLO COSTALE (punto in cui inizia il CORPO della costa che curva anteriormente per dirigersi verso lo sterno) descrivono una curva a convessità esterna, si dirigono in avanti e hanno una curva di torsione (faccia esterna convessa posteriormente, anteriormente guarda in alto). 17 La lunghezza delle coste aumenta dalla 1° all’8° e diminuisce dall’8° alla 12°. Il raggio di curvatura aumenta progressivamente. L’obliquità delle coste in basso e in avanti aumenta progressivamente dalla 1° alla 12°. Le CARTILAGINI COSTALI uniscono le coste dalla 1° alla 10° al margine laterale dello sterno (dall’8° alla 10° unendosi alla cartilagine sovrastante). Fino alla 4° le cartilagini hanno direzione orizzontale, poi diventano oblique dal basso verso l’alto. ARTICOLAZIONI DEL TORACE - ARTICOLAZIONI COSTO-VERTEBRALI (ARTRODIE DOPPIE): tra la testa della costa ed il corpo della vertebra - ARTICOLAZIONI COSTO-TRASVERSARIE (ARTRODIE): tra i tubercoli costali e le faccette costali dei processi trasversi Questi due tipi di articolazioni sono responsabili dell’ampliamento del diametro anteroposteriore (per il movimento delle coste superiori) e trasversale (per quelle inferiori ) della gabbia toracica. - ARTICOLAZIONI STERNO-COSTALI: si svolgono tra le estremità anteriori delle prime sette cartilagini costali e le incisure articolari che si trovano sui margini laterali dello sterno. SONO ARTRODIE SEMPLICI O DOPPIE, fatta eccezione per la 1°, 6°, 7° che sono SINCONDROSI. - ARTICOLAZIONI INTERCONDRIALI: sono rapporti articolari che si svolgono tra cartilagini costali contigue. Si svolgono tra la 7°, 8°, 9°, 10° costa, a formare l’ARCATA COSTALE. Sono tutte ARTRODIE - ARTICOLAZIONI COSTOCONDRALI: sono SINCONDROSI che si formano tra l’estremità anteriore delle coste e le estremità laterali delle cartilagini costali. MUSCOLI DEL TORACE - MUSCOLI INTRINSECI o PROPRI DEL TORACE: confinati solo al torace • MUSCOLI INTERCOSTALI ESTERNI EDINTERNI • MUSCOLI ELEVATORI DELLE COSTE (SOVRACOSTALI) • MUSCOLI SOTTOCOSTALI • MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE - MUSCOLI ESTRINSECI: con una inserzione al di fuori del torace (ex. toraco-appendicolare, spino-costali, DIAFRAMMA) MUSCOLI INTERCOSTALI Originano dal margine inferiore di ogni costa e si fissano al margine superiore della costa sottostante. Sono costituiti da FASCETTI MUSCOLARI BREVI disposti OBLIQUAMENTE tra due coste vicine. - ESTERNI: vanno dai tubercoli costali alle cartilagini costali. Sono diretti obliquamente verso il basso e l’avanti - INTERNI: vanno da angolo costale allo sterno e sono diretti verso il basso e indietro I muscoli intercostali esterni sono più superficiali, gli interni più profondi. Inoltre i muscoli intercostali sono innervati dai NERVI INTERCOSTALI dal 1° all’11°; contraendosi, elevano ed abbassano le coste, sono quindi MUSCOLI RESPIRATORI: - ESTERNI: inspiratori - INTERNI espiratori 18 MUSCOLI ELEVATORI DELLE COSTE DODICI PAIA di muscoli di forma triangolare con la base in basso e l’apice in alto. Originano a livello dei processi trasversi delle vertebre C7-T11 e si inseriscono sul margine superiore della costa sottostante. Sono innervati dai rami anteriori dell’8° NERVO CERVICALE e di tutti i NERVI TORACICI. Con la loro azione elevano le coste e sono quindi MUSCOLI RESPIRATORI MUSCOLI SOTTOCOSTALI Originano dalla faccia interna delle coste e si dirigono in basso e medialmente per inserirsi alla faccia interna della costa sottostante o di quella ancora successiva. Ricevono i NERVI INTEROCOSTALI dal 1° all’11° e agiscono abbassando le coste, sono quindi MUSCOLI RESPIRATORI MUSCOLO TRASVERSO DEL TORACE Situato sulla FACCIA INTERNA DELLA PARETE TORACICA ANTERIORE. Origina dalla faccia posteriore del corpo e del processo xifoideo dello sterno e si porta, con fasci divergenti, in alto e lateralmente per inserirsi con 4 o 5 digitazioni alla faccia interna e al margine inferiore delle cartilagini costali dalla 2° alla 6°. Il muscolo trasverso del torace riceve i NERVI INTERCOSTALI dal 2° al 6°; la sua azione consiste nell’abbassare le cartilagini costali, è quindi un MUSCOLO RESPIRATORIO MUSCOLI ESTRINSECI SPINO-COSTALI PIANO MEDIO: dalla colonna vertebrale alle coste - DENTATO POSTERIORE SUPERIORE • ORIGINE: origina nel tratto inferiore del LEGAMENTO NUCALE, dai processi spinosi C7, T1T3, e dal LEGAMENTO SOVRASPINATO • INSERZIONE: si inserisce con 4 digitazioni al margine superiore e alla faccia esterna della 2°, 3°, 4°, 5° costa. • AZIONE: eleva le coste, quindi MUSCOLO RESPIRATORIO. Agisce nell’inspirazione forzata sollevando dalla 2° alla 4° costa • INNERVAZIONE: è innervato dai rami dei NERVI INTERCOSTALI (T1-T4) e da un ramo del PLESSO BRACHIALE (C5) - DENTATO POSTERIORE INFERIORE • ORIGINE: origina nel foglietto posteriore della FASCIA LOMBODORSALE a livello dei processi spinosi di T11-T12 e L1-L3 • INSERZIONE: si inserisce con 4 digitazioni al margine inferiore e alla faccia esterna delle ultime 4 coste • AZIONE: contraendosi abbassa le coste (MUSCOLO RESPIRATORIO); estende e inclina lateralmente il tronco (tratto dorsale inferiore) • INNERVAZIONE: è innervato dal ramo del NERVO TORACODORSALE (C6-C8) e dai rami dei NERVI INTERCOSTALI (T9-T12) IL DIAFRAMMA E’ un muscolo LARGO, IMPARI e CUPULIFORME (con convessità superiore). Ha il diametro trasverso più esteso. Separa la cavità toracica da quella addominale. Le sue fibre muscolari convergono dal suo margine verso un TENDINE FIBROSO CENTRALE o APONEUROSI CENTRALE (CENTRO FRENICO), su cui si inseriscono tutte le fibre muscolari periferiche di questo muscolo. E’ il più importante MUSCOLO RESPIRATORIO. 19 Tenendo conto delle inserzioni si possono distinguere nel diaframma una parte lombare, una costale e una sternale. I fasci muscolari si inseriscono: - Sulla colonna vertebrale = PARTE LOMBARE: presente 3 coppie di PILASTRI (LATERALE, INTERMEDIO, MEDIALE) che si inseriscono sulla 2°, 3°, 4°, vertebra lombare. CONTRAZIONE: abbassa il diaframma e aumenta il diametro verticale della gabbia toracica - Sulle ultime 6 coste= PARTE COSTALE. CONTRAZIONE: aumenta il diametro antero-posteriore e trasverso del torace - Sullo sterno= PARTE STERNALE, si trova in prossimità del processo xifoideo ORIFIZI DIAFRAMMATICI: per VENA CAVA INFERIORE, ESOFAGO, AORTA MUSCOLO RESPIRATORIO: E’ innervato dai NERVI FRENICI del plesso cervicale. Agisce abbassando la CUPOLA DIAFRAMMATICA e alzando le ultime sei coste che si porteranno più lateralmente e in avanti. Il volume toracico quindi aumenterà consentendo ai polmoni di espandersi - PUNTO FISSO SUL CENTRO FRENICO: raddrizza la curvatura della cupola aumentando il diametro verticale e trasverso - I fasci costali elevano le ultime sei coste e aumentano il diametro trasversale - CONTRAZIONE DEI PILASTRI LOMBARI: abbassamento in senso verticale, aumento quindi del volume verticale del torace A differenza del torace la parete ventro-laterale dell’addome è sprovvista di una struttura ossea, si tratta quindi di una PARETE MUSCOLARE: - DIAFRAMMA - MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI - MUSCOLO RETTO ANTERIORE DELL’ADDOME - 3 MUSCOLI LARGHI (OBLIQUO ESTERNO, INTERNO E TRASVERSO) STRATIFICATI - MUSCOLI DEL PAVIMENTO PELVICO MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI Contraendosi abbassa la 12° costa (MUSCOLO ESPIRATORIO); estende e inclina lateralmente la colonna vertebrale MUSCOLO RETTO DELL’ADDOME Ha origine toracica, sulla 5°, 6°, 7° cartilagine costale. Presenta un inserzione sul pube. E’ formato da una guaina connettivale di rivestimento esterno e medialmente si fonde con quella controlaterale formando la LINEA ALBA. Flette e inclina lateralmente il rachide; abbassa le coste (espirazione forzata) e comprime i visceri addominali. MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO E’ formato da 8 FASCI MUSCOLARI che si portano dall’alto al basso in direzione latero-mediale. Ha inserzione sulla cresta iliaca, sulla spina iliaca anteriore e superiore, e sul tubercolo pubico (LEGAMENTO INGUINALE). Inoltre l’obliquo esterno si ingrana con i muscoli DENTATO ANTERIORE e il GRANDE PETTORALE. 20 I fasci tendinei mediali si portano superficiali al retto anteriore e confluiscono a livello della linea alba fondendosi con la guaina connettivale del muscolo retto. Prende origine dalla FACCIA ESTERNA delle ultime 8 coste. I fasci sorti dall’11° e 12° costa si inseriscono al labbro esterno della CRESTA ILIACA, gli altri si proseguono in un’ampia aponeurosi che si porta medialmente in basso per un’estensione compresa tra processo xifoideo e il pube (essa partecipa medialmente alla formazione della linea alba). Inferiormente si inserisce alla SPINA ILIACA e al TUBERCOLO PUBICO e superiormente al PROCESSO XIFOIDEO dello sterno. Abbassa le coste (MUSCOLO ESPIRATORIO); flette e inclina lateralmente il torace e lo ruota dal lato opposto. Aumenta la pressione addominale, necessaria per sopportare le forze agenti sulla colonna vertebrale durante determinati esercizi. OBLIQUO INTERNO Origina dalla CRESTA ILIACA e dalla FASCIA LOMBO-DORSALE e si inserisce sulle ultime 6 coste, sulla LINEA ALBA e sul TUBERCOLO PUBICO. Costituisce lo strato profondo della parete anterolaterale addominale; esso si trova infatti AL DI SOTTO DEL MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO. Le fibre muscolari seguono un decorso ascendente a ventaglio e si inseriscono in 3 zone distinte dividendo il muscolo in 3 parti: - PARTE CRANIALE: si inserisce al margine inferiore delle ultime 3 CARTILAGINI COSTALI - PARTE MEDIALE: continua in una fascia fibrosa formando l’aponeurosi del muscolo obliquo interno che si unisce alla LINEA ALBA - PARTE CAUDALE: si inserisce sulla LINEA ALBA e sul TUBERCOLO PUBICO CONTRAZIONE: provoca movimenti del tronco (flessione, inclinazione laterale e rotazione). Agisce anche nella ESPIRAZIONE FORZATA abbassando le coste MUSCOLO TRASVERSO E’ il MUSCOLO PIATTO dell’addome più profondo. E’ COSTRITTORE dell’addome. Origina nelle ultime 6 coste, nella CRESTA ILIACA e nella FASCIA LOMBO-DORSALE e trova la sua inserzione sulla LINEA ALBA Contraendosi, porta in dentro le coste (MUSCOLO ESPIRATORIO) e aumenta la pressione addominale - AZIONI SU FUNZIONI VEGETATIVE: pressione endoaddominale, movimenti espiratori, torchio addominale - AZIONI SU FUNZIONI SOMATICHE: movimenti del tronco ARTO SUPERIORE E’ formato da 32 SEGMENTI OSSEI distribuiti in 2 regioni: CINGOLO SCAPOLARE ARTO SUPERIORE (BRACCIO, AVAMBRACCIO e MANO). SCAPOLA La scapola è un OSSO LARGO, PIATTO di forma TRIANGOLARE. E’ possibile identificare la scapola come l’osso che si muove sulla regione supero-laterale del corpo, nei movimenti dell’arto superiore. Diversi processi si dipartono dalle superfici scapolari e danno inserzione a muscoli e legamenti. La SPINA scapolare è una cresta sulla faccia posteriore della scapola. Si continua lateralmente in un voluminoso processo posteriore chiamato ACROMION, che forma la porzione appuntita della spalla. 21 Tale processo si articola con l’estremità acromiale della clavicola. Il PROCESSO CORACOIDEO è invece un processo più piccolo che origina dalla faccia anteriore, si inseriscono MUSCOLI CORACOBRACHIALE, BICIPITE, PICCOLO PETTORALE. Considerando la forma triangolare della scapola si possono descrivere 3 lati o margini: - MARGINE SUPERIORE: lato superiore che corre superiormente alla spina scapolare - MARGINE MEDIALE: lato più vicino alle vertebre - MARGINE LATERALE: più vicino all’ascella. Una profonda INCISURA SOPRASCAPOLARE lungo il margine superiore dà passaggio al nervo soprascapolare. I 3 margini sono separati da altrettanti angoli: - ANGOLO SUPERIORE: estremità appuntita tra margine superiore e mediale. si inseriscono i muscoli ELEVATORE DELLA SCAPOLA E DENTATO ANTERIORE - ANGOLO INFERIORE: fra margine mediale e laterale - ANGOLO LATERALE: è occupato prevalentemente da una cavità rotondeggiante e poco profonda che si articola con l’OMERO, detta CAVITA’ GLENOIDEA. Sul margine superiore ed inferiore della cavità si trovano due protuberanze ossee che danno inserzione ai muscoli motori della spalla e del braccio: il TUBERCOLO SOVRA GLENOIDEO (inserzione capo lungo BICIPITE) e il TUBERCOLO INFRAGLENOIDEO (origine capo lungo muscolo TRICIPITE) La scapola presenta numerose porzioni ossee appiattite che costituiscono superfici per l’inserzione di alcuni dei muscoli della CUFFIA DEI ROTATIORI (stabilizzazione e movimento articolazione della spalla). - FOSSA SOTTOSCAPOLARE: ampia superficie anteriore liscia e concava, rivestita dal muscolo SOTTOSCAPOLARE - FOSSA SOPRASPINATA: muscolo sopraspinato - FOSSA SOTTOSPINATA: muscolo sottospinato CLAVICOLA La clavicola è un osso PIATTO, ALLUNGATO A FORMA DI S. Si articola con il processo acromiale della scapola, lo sterno e la prima cartilagine costale. L’ESTREMITA’ LATERALE appiattita si articola con faccetta articolare acromiale. L’ESTREMITA’ MEDIALE triangolare si articola con faccetta articolare sternale (manubrio) e costale Sul margine anteriore originano i fasci del muscolo PETTORALE e DELTOIDE. Sul margine posteriore origina il muscolo TRAPEZIO OMERO Si articola superiormente con la SCAPOLA ed inferiormente con RADIO ed ULNA. DIAFISI: - FACCIA ANTERO-MEDIALE: impronta MUSCOLO CORACO-BRACHIALE - FACCIA ANTERO-LATERALE: TUBEROSITA’ DELDOIDEA (doppia cresta rugosa a forma di V), dà inserzione al muscolo deltoide - FACCIA POSTERIORE: SOLCO RADIALE, in cui decorrono il nervo radiale e vasi sanguigni. Delimita l’inserzione del capo laterale e di quello mediale del TRICIPITE EPIFISI PROSSIMALE Separata dalla diafisi tramite il COLLO CHIRUGICO (rappresentato originariamente dal DISCO EPIFISARIO). Presenta una superficie articolare di forma semisferica (TESTA) per l’articolazione con la cavità glenoidea della scapola. La testa è delimitata da un solco circolare detto COLLO ANATOMICO, inoltre adiacenti alla testa omerale ci sono due tubercoli: - GRANDE TUBEROSITA’: sporge lateralmente e concorre a formare il contorno arrotondato della spalla. In esso si inseriscono SOPRASPINATO, SOTTOSPINATO e PICCOLO ROTONDO - PICCOLA TUBEROSITA’: si inserisce il muscolo SOTTOSCAPOLARE Le due tuberosità continuano in 2 creste in cui si inseriscono i muscoli GRANDE PETTORALE, GRANDE DORSALE e GRANDE ROTONDO. EPIFISI DISTALE Presenta due superfici lisce ricurve che si articolano con le ossa dell’avambraccio: - CAPITELLO: CONDILO OMERALE (rilievo a forma di ellissoide di rotazione) per l’articolazione con la testa del RADIO 22 - TROCLEA: superficie di articolazione con l’ulna. In tale parte vi è l’EPITROCLEA, ovvero il solco del nervo ulnare. Vi sono poi 3 depressioni, due sulla superficie ventrale ed una su quella dorsale: - FOSSA RADIALE: anteriormente. Alloggia la testa del RADIO - FOSSA CORONOIDEA: in cui si accomoda il PROCESSO CORONOIDEO dell’ULNA durante l’estensione dell’avambraccio - FOSSA OLECRANICA: accoglie L’OLECRANO DELL’ULNA durante l’estensione dell’avambraccio RADIO Osso più piccolo dell’avambraccio situato lateralmente sul lato del dito pollice - DIAFISI: Presente una TUBEROSITA’ RADIALE su cui si inserisce il muscolo BICIPITE del braccio. I muscolo SUPINATORE e PRONATORE ROTONDO si inseriscono invece sulla faccia laterale - EPIFISI PROSSIMALE(detta anche CAPITELLO): Si articola con l’ULNA e con il CONDILO DELL’OMERO. - EPIFISI DISTALE: si articola con le ossa della mano (OSSO NAVICOLARE e OSSO SEMILUNARE) e con l’ULNA. Termina con il PROCESSO STILOIDEO, palpabile sul lato esterno del polso in prossimità del pollice. ULNA Osso più lungo e mediale dell’avambraccio. - DIAFISI: presenta 3 FACCE (anteriore, posteriore e mediale) e 3 MARGINI (anteriore, posteriore, laterale) - EPIFISI PROSSIMALE: OLECRANO, protuberanza sporgente dall’incisura trocleare, e PROCESSO CORONOIDEO, labbro inferiore dell’incisura trocleare formano la superficie articolare (incisura semilunare) che si impegna sulla TROCLEA OMERALE. Posteriormente all’olecrano si inserisce il TRICIPITE. Al di sotto del processo coronoideo, sulla tuberosità ulnare, si inserisce il muscolo BRACHIALE. Medialmente al processo coronoideo c’è una superficie concava e liscia, il SOLCO RADIALE, nel quale si inserisce il RADIO. - EPIFISI DISTALE: presenta un capitello con INCISURA RADIALE per l’articolazione con il radio. Inoltre vi è una protuberanza posteromediale dell’estremità a pomello della tuberosità ulnare, detta PROCESSO STILOIDEO L’avambraccio è quindi formato da RADIO (orientato lateralmente) e dall’ULNA (orientato medialmente). MANO - CARPO: piccole ossa brevi che costituiscono lo scheletro del polso, disposte su due file (prossimale e distale) di 4 ossa ciascuna. Consentono i vari movimenti possibili a livello del polso. Le prossimali sono SCAFOIDE, SEMILUNARE, PIRAMIDALE E PISIFORME mentre le distali sono TRAPEZIO, TRAPEZOIDE, CAPITATO e UNCINATO - METACARPO: ossa che costituiscono il segmento intermedio dello scheletro della mano. Sono 5 e si articolano con la fila distale del carpo. - FALANGI: Sono le ossa lunghe che compongono lo scheletro delle dita e se ne descrivono 3 (PROSSIMALE, INTERMEDIA e DISTALE) in ogni dito tranne per il pollice (prossimale e distale). Sono in totale 14. Le prossimali si articolano con l’estremità prossimale dei metacarpi. ARTICOLAZIONI SPALLA (CINGOLO SCAPOLO-OMERALE) - ARTICOLAZIONE STERNO-CLAVICOLARE: articolazione a sella tra estremità sternale della clavicola con manubrio dello sterno e la prima cartilagine costale. Presenta il DISCO INTRARTICOLARE. Esegue movimenti verticali quando la spalla si alza o si abbassa, orizzontali quando si sposta in avanti e indietro. Esegue anche movimenti combinati per la CIRCONDUZIONE - ARTICOLAZIONE ACROMIO-CLAVICOLARE: articolazione artrodia tra il processo acromiale della scapola e l’estremità laterale della clavicola. Presente il DISCO INTRARTICOLARE. Consente lo scorrimento della scapola sul torace (e quindi maggior libertà di movimento del braccio) 23 - ARTICOLAZIONE SCAPOLOLO-OMERALE: enartrosi tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola. Permette movimenti di flessione, estensione, abduzione, adduzione, rotazione e circonduzione. Alcuni muscoli si fondono parzialmente con la capsula articolare in corrispondenza delle loro inserzioni rinforzandola ARTICOLAZIONE DEL GOMITO Radio e ulna si articolano con la parte distale dell’omero - ARTICOLAZIONE OMERO-ULNARE: ginglimo angolare tra la troclea omerale e l’incisura semilunare ulnare - ARTICOLAZIONE OMERO-RADIALE: condilartrosi tra il condilo omerale e il capitello del radio - ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE PROSSIMALE: ginglimo laterale tra la circonferenza articolare del radio e l’incisura radiale sul processo coronoideo dell’ulna. Sia il radio che l’ulna esibiscono MARGINI INTEROSSEI, rivolti reciprocamente l’uno verso l’altro, pertanto il margine ulnare è rivolto lateralmente mentre quello radiale medialmente. Questi margini sono connessi tra loro dalla presenza della MEMBRANA INTEROSSEA (SINDESMOSI), ovvero il legamento costituito da connettivo fibroso che stabilizza l’articolazione radio-ulnare. LEGAMENTO ANULARE: anello fibroso che decorre dal margine anteriore a quello posteriore dell’incisura radiale dell’ulna circondando il capitello del radio e delimitando un anello osteofibroso entro il quale il capitello stesso ruota. ARTICOLAZIONE DEL POLSO - ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE DISTALE: GINGLIMO LATERALE - ARTICOLAZIONE RADIO-CARPICA: CONDILARTROSI (estensione, flessione, abduzione, adduzione, circonduzione della mano) ARTICOLAZIONE DELLA MANO - ARTICOLAZIONI INTERCARPALI: • PROSSIMALI E DISTALI: ARTRODIE • MEDIOCARPALI (TRA OSSA DELLA FILA PROSSIMALE E DISTALE): CONDILARTROSI - ARTICOLAZIONI CARPO-METACARPICHE: tutte ARTRODIE tranne quella del pollice che è invece A SELLA (flessione, abduzione, adduzione) - ARTICOLAZIONI INTERMETACARPICHE: ARTRODIE - ARTICOLAZIONI METACARPO-FALANGEE: CONDILARTROSI, tranne quella del pollice che è invece GINLIMO ANGOLARE - ARTICOLAZIONI INTERFALANGEE: GINGLIMI ANGOLARI INNERVAZIONE MUSCOLI DELL’ARTO SUPERIORE I muscoli dell’arto superiore sono innervati dall’11° NERVO CRANICO, dal PLESSO CERVICALE (C3-C4) e dal PLESSO BRACHIALE (C5-C7) I muscoli sono tanto più numerosi quanto sono più vaste le aree del nostro cervello dedicate al distretto anatomico di cui fanno parte MUSCOLI DELL’ARTO SUPERIORE 24 - MUSCOLI SPINO-APPENDICOLARI (connettono l’arto superiore con la colonna vertebrale) MUSCOLI TORACO APPENDICOLARI (connettono l’arto superiore alla parete toracica) MUSCOLI DELLA SPALLA MUSCOLI DEL BRACCIO MUSCOLI DELL’AVAMBRACCIO MUSCOLI DELLA MANO MUSCOLI DELLA MANO I muscoli intrinseci si trovano tutti sulla faccia palmare della mano. Sul lato dorsale troviamo i tendini dei MUSCOLI ESTENSORI e i MUSCOLI INTEROSSEI. Non sono muscoli potenti ma permettono di compiere movimenti delle dita piccoli e precisi MUSCOLI INSERZIONE INSERZIONE DISTALE INNERVAZIONE AZIONE PROSSIMALE (o ORIGINE) OPPONENTE RETINACOLO DEI ASPETTO LATERALE NERVO MEDIANO Oppone e ruota DEL POLICE FLESSORI, SCAFOIDE DEL 1° (C8 e T1) medialmente il E TRAPEZIO METACARPALE pollice OPPONENTE DEL UNCINO ASPETTO MEDIALE BRANCA PROFONDA Porta il mignolo in MIGNOLO DELL’UNCINATO E DEL 5° DEL NERVO ULNARE opposizione al pollice RETINACOLO DEI METACARPALE (C8 e T1) FLESSORI INTEROSSEI DORSALI I DUE LATI BASI DELLE FALAGNI BRANCA PROFONDA Abducono le dita e ADIACENTI DEI PROSSIMALI 2-4 DEL NERVO ULNARE assistono l’azione dei METACARPALI (C8 e T1) lombricali INTEROSSEI PALMARI ASPETTO PALMARE BASI DELLE FALANGI BRANCA PROFONDA Abducono le dita e DEI METACARPALI 2, PROSSIMALI 2-4 DEL NERVO ULNARE assistono l’azione dei 4e5 (C8 e T1) lombricali LOMBRICALI TENDINI DEI BASI DORSALI DELLE NERVO MEDIANO Flettono le FLESSORI PROFONDI FALANGI (C8 e T1) e BRANCA metacarpofalangee DELLE DITA PROSSIMALI PROFONDA DEL ed estendono le IFP NERVO ULNARE (C8 e T1) MUSCOLI DELLA MANO-AVAMBRACCIO (FLESSORI) MUSCOLI INSERZIONE INSERZIONE PROSSIMALE DISTALE FLESSORE Aspetto Basi delle falangi PROFONDO DELLE prossimale distali 2–5 DITA anteromediale dell’ulna e della membrana interossea FLESSORE SUPERFICIALE DELLE DITE Capo Corpi delle omeroulnare: falangi epicondilo intermedie 2–5 mediale,legamento collaterale ulnare e processo coronoideo dell’ulna. Capo radiale:Aspetto INNERVAZIONE AZIONE Nervo ulnare (C8, T1) Flette le dita a livello della IF distale 2–5 e partecipa alla flessione della mano Nervo mediano (C7, C8, T1) Flette le dita a livello della IF prossimale e della metacarpofalangea 2-5 25 superiore del 3° medio del radio FLESSORE LUNGO Aspetto Base della DEL POLLICE anteriore del falange distale radio e della del pollice membrana interossea MUSCOLI DELLA MANO AVAMBRACCIO (ESTENSORI) MUSCOLI INSERZIONE INSERZIONE PROSSIMALE DISTALE ESTENSORE EPICONDILO BASE DEL 3° RADIALE DEL CARPO LATERALE (OMERO) METACARPALE Nervo interosseo anteriore (C8, T1) INNERVAZIONE AZIONE Branca profonda del nervo radiale (C7, C8) NERVO RADIALE (C6 C7, C8) ESTENDE E RADIALIZZA IL POLSO ESTENDE E DEVIA ULNARMENTE IL POLSO ESTENDE LE DITA 25 A LIVELLO DELLA MCF e IF ESTENDE IL 5° DITO A LIVEELO DELLA MCF e IF ESTENDE IL 5° DITO E AIUTA L’ESTENSIONE DEL POLSO ESTENSORE ULNARE DEL CARPO EPICONDILO LATERALE (OMERO) BASE DEL 5° METACARPALE ESTENSORE DELLE DITA EPICONDILO LATERALE (OMERO) ESTENSORE DEL MIGNOLO EPICONDILO LATERALE (OMERO) NERVO INTEROSSEO POSTERIORE (C7, C8) NERVO INTEROSSEO POSTERIORE (C7-C8) ESTENSORE DELL’INDICE ASPETTO POSTERIORE DELL’ULNA E MEMBRANA INTEROSSEA ASPETTO POSTERIORE DELL’ULNA E MEMBRANA INTEROSSEA ESPANSIONI ESTENSORIE DELLE DITA 2-5 ESPANSIONE ESTENSORIA DEL 5° DITO ESPANSION ESTENSORIA DEL 2° DITO BASE DELLA FALANGE DISTALE DEL POLLICE NERVO INTEROSSEO POSTERIORE (C7-C8) ESTENSORE DEL LUNGO POLLICE Flette la falange distale del 1° dito NERVO INTEROSSEO POSTERIORE (C7-C8) ESTENDE LA FALANGE DISTALE DEL POLLICE E LE ARTICOLAZIONI MCF e IF MCF= metacarpofalangee IF= interfalangee (D= distali, P= prossimali) MUSCOLI DELL’AVAMBRACCIO Sono suddivisi in anteriori, ovvero FLESSORI, e posteriori, ovvero ESTENSORI. Gli anteriori sono disposti in 2 strati: - SUPERFICIALE (inserzione prossimale a livello dell’omero) - PROFONDO (inserzione prossimale su radio ed ulna) I posteriori invece: - SUPERFICIALE (inserzione prossimale dell’epicondilo laterale dell’omero) - PROFONDO (inserzione prossimale su radio ed ulna) Il PRONATORE QUADRATO ha inserzione prossimale sull’aspetto distale anteriore dell’ulna, inserzione distale sull’aspetto distale del radio. E’ innervato dal NERVO INTEROSSEO ANTERIORE (C8, T1) e consente la pronazione dell’avambraccio 26 MUSCOLI DEL BRACCIO Vi sono 2 gruppi: MUSCOLI ANTERIORI e MUSCOLI POSTERIORI, divisi da setti intermuscolari connettivali. Agiscono principalmente sull’articolazione del gomito, promuovendo FLESSIONE, ESTENSIONE, PRONAZIONE e SUPINAZIONE. MUSCOLI INSERZIONE INSERZIONE DISTALE INNERVAZIONE AZIONE PROSSIMALE PRONATORE ROTONDO SUPINATORE ANCONEO BRACHIALE EPICONDILO MEDIALE E PROCESSO COROIDEO DELL’ULNA EPICONDILO LATERALE, FOSSA SUPINATORIA E CRESTA DELL’ULNA EPICONDILO LATERALE DELL’OMERO ASPETTO LATERALE DEL RADIO 3° MEDIO NERVO MEDIANO (C6-C7) PRONA L’AVAMBRACCIO E FLETTE IL GOMITO ASPETTO PROSSIMALE DEL RADIO BRANCA PROFONDA DEL NERVO RADIALE (C5-C6) SUPINA L’AVAMBRACCIO ASPETTO SUPEROPOSTERIORE DELL’ULNA NERVO RADIALE (C7C8, T1) MARGINE ANTERIORE DEL 3° DISTALE DELL’OMERO TUBEROSITA’ ULNARE ESTENDE IL GOMITO, SPINA L’AVAMBRACCIO E RESISTE L’IPERFLESSIONE DEL GOMITO FLETTE IL GOMITO NERVO MUSCOCUTANEO (C5, C6) NERVO RADIALE (C7, C8, T1) Il MUSCOLO BRACHIALE inoltre è più profondo rispetto al bicipite. E’ un POTENTE FLESSORE del gomito e mantiene la posizione di flessione (come nel sollevamento di un peso). MUSCOLO BICIPITE BRACHIALE E’ formato da 2 CAPI (BREVE e LUNGO). - ORIGINE: SCAPOLA. Capo breve dal processo coracoideo, il capo lungo dalla tuberosità sopraglenoidea - INSERZIONE DISTALE: comune inserzione su tuberosità del radio dopo aver contornato la faccia mediale del capitello. Un lacerto fibroso (TENDINE DISTALE) termina sull’ulna e si unisce alla faccia dell’avambraccio - AZIONI: o SPALLA: capo lungo ABDUTTORE e ROTATORE INTERNO, capo breve ADDUTORE o GOMITO: potente FLESSORE dell’avambraccio, soprattutto in posizione supina. SUPINATORE se si trova in pronazione o BRACCIO: estensione orizzontale (dall’interno verso l’esterno) 27 MUSCOLO CORACOBRACHIALE Mediale e profondo rispetto al capo breve del bicipite. - ORIGINE: da processo coracoideo - INSERZIONE DISTALE: metà diafisi omerale - AZIONE: flessione in avanti del braccio, adduzione braccio ed estensione orizzontale braccio MUSCOLO TRICIPITE E’ formato da 3 capi. - ORIGINE: il capo lungo origina dalla cavità sottoglenoidea della scapola mentre i capi laterale e mediale originano dalla faccia posteriore dell’omero - INSERZIONE DISTALE: i 3 capi si uniscono in un tendine comune che si inserisce sull’olecrano dell’ulna - AZIONE: è il più potente ESTENSORE del gomito. Il capo lungo agisce sull’articolazione della spalla per adduzione e retroversione SPALLA Sono 6 i muscoli della spalla ed hanno INSERZIONE sulla PORZIONE PROSSIMALE DELL’OMERO MUSCOLO SOVRASPINATO - ORIGINE: FOSSA SOVRASPINATA - INSERZIONE DISTALE: GRANDE TUBEROSITA’ DELL’OMERO - INNERVAZIONE: NERVO SOVRASCAPOLARE (C5-C6) - AZIONE: abduzione, partecipa alla flessione e alla rotazione esterna del braccio MUSCOLO SOTTOSCAPOLARE - ORIGINE: fossa scapolare - INSERZIONE DISTALE: grande tuberosità dell’omero - INNERVAZIONE: nervo sottoscapolare (C5-C6) 28 - AZIONE: adduce e ruota internamente il braccio. Inoltre fissa la testa dell’omero nel giusto contatto con la cavità glenoidea. MUSCOLO SOTTOSPINATO - ORIGINE: fossa sottospinosa - INSERZIONE DISTALE: grande tuberosità dell’omero - INNERVAZIONE: nervo sovrascapolare (C5-C6) - AZIONE: rotazione esterna del braccio e estensione orizzontale (da avanti in fuori) PICCOLO ROTONDO - ORIGINE: bordo laterale della scapola - INSERZIONE DISTALE: grande tuberosità dell’omero - INNERVAZIONE: nervo ascellare (C5-C6) - AZIONE: rotazione esterna del braccio e estensione orizzontale (da avanti in fuori) GRANDE ROTONDO - ORIGINE: angolo inferiore della scapola - INSERZIONE DISTALE: solco bicipitale dell’omero - INNERVAZIONE: nervo sottoscapolare (C5-C6) - AZIONE: ruota internamente e adduce il braccio DELTOIDE: 3 FASCI (ANTERIORE, POSTERIORE, MEDIALE) - ORIGINE: clavicola e scapola (ACROMION e SPINA) - INSERZIONE DISTALE: tuberosità deltoidea sull’omero - INNERVAZIONE: nervo ascellare (C5-C6) - AZIONE: azione su tutto l’asse di rotazione dell’articolazione scapolo-omerale. La contrazione avviene per FASCI SEPARATI • SPALLA: ANTEPOSIZIONE (FASCI ANTERIORI) RETROPOSIZIONE (FASCI POSTERIORI) • BRACCIO: ABDUZIONE (FINO A 90°, SIMULTANEAMENTE TUTTI I FASCI) ANTEPOSIZIONE (FINO A 60° FASCI ANTERIORI) RETROPOSIZIONE (FASCI POSTERIORI) FLESSIONE ORIZZONTALE DA IN FUORI A AVANTI (FASCI ANTERIORI) ESTENSIONE ORIZZONTALE DA AVANTI IN FUORI (FASCI POSTERIORI) ROTAZIONE INTERNA (FASCI ANTERIORI) ROTAZIONE ESTERNA (FASCI POSTERIORI) CUFFIA DEI ROTATORI La cuffia dei rotatori è un complesso muscolo-tendineo costituito dall'insieme di quattro muscoli e dai rispettivi tendini: superiormente troviamo il tendine del MUSCOLO SOVRASPINATO, anteriormente quello del MUSCOLO SOTTOSCAPOLARE e posteriormente i tendini dei MUSCOLI SOTTOSPINATO e PICCOLO ROTONDO. Questi muscoli con la loro contrazione tonica stabilizzano la spalla impedendone la lussazione (fuoriuscita della testa omerale dalla cavità glenoidea). I tendini piuttosto vasti (circa cinque centimetri) proteggono l'intera articolazione formando una vera e propria cuffia che avvolge la parte superiore dell'omero. A parte il sovraspinato la cui funzione principale è l’abduzione, per il resto sono tutti principalmente rotatori. MUSCOLI TORACO-APPENDICOLARI I muscoli toraco-appendicolari sono situati sulla parte ventrale del torace, e muovono scapola ed omero. MUSCOLO GRANDE PETTORALE 29 - ORIGINE: CLAVICOLA ANTEROMEDIALE, BORDO LATERALE DELLO STERNO, CARTILAGINE COSTALE DELLE PRIME 6 COSTE E FASCIA DEL MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO - INSERZIONE DISTALE: SOLCO BICIPITALE DELL’OMERO - INNERVAZIONE: NERVO PETTORALE LATERALE E MEDIALE (C5, C6, C7, C8, T1) - AZIONE: SPALLA: anteposizione ed abbassamento BRACCIO: adduzione (fasci inferiori), abbassamento sul piano sagittale (fasci inferiori), anteposizione fino a circa 60° (fasci superiori), rotazione interna, flessione orizzontale (da in fuori a avanti) PICCOLO PETTORALE - ORIGINE: lateralmente alla cartilagine costale della 3°/5° costa - INSERZIONE DISTALE: processo coracoideo - INNERVAZIONE: nervo pettorale mediale (C8-T1) - AZIONE: abbassa la spalla, la ruota internamente e la abduce, eleva le coste (MUSCOLO INSPIRATORIO) GRANDE DENTATO O DENTATO ANTERIORE - ORIGINE: 1°-8° costa - INSERZIONE DISTALE: SCAPOLA ANTEROMEDIALE - INNERVAZIONE: NERVO TORACICO LUNGO (C5,C6,C7,C8) - AZIONE: ELEVA LE COSTE (MUSCOLO INSPIRATORIO), ABDUCE E RUOTA ESTERNAMENTE LA SCAPOLA, FA ADERIRE LA SCAPOLA AL TORACE, ABBASSA E ANTEPONE LA SPALLA SUCCLAVIO - ORIGINE: 1° costa - INSERZIONE DISTALE: CLAVICOLA - INNERVAZIONE: NERVO SUCCLAVIO (C5,C6) - AZIONE: avvicina la clavicola alla prima costa. Agisce anche nell’inspirazione forzata sollevando la gabbia toracica. MUSCOLI SPINO-APPENDICOLARI Situati sulla parete dorsale del torace. Principalmente muovono la scapola. TRAPEZIO - ORIGINE: • PARTE DISCENDENTE: linea nucale superiore; protuberanza occipitale esterna, legamento nucale • PARTE TRASVERSA: dai processi spinosi di C7-T3 • PARTE ASCENDENTE: dai processi spinosi di T2-T12 - INSERZIONE DISTALE: terzo laterale della clavicola, margine mediale dell’acromion, ¾ laterali labbro superiore della spina della scapola - INNERVAZIONE: nervo accessorio (11° nervo cranico) e rami del plesso cervicale (C2-C4) - AZIONE: 30 • • • SPALLA: abbassamento (fasci inferiori), sollevamento (fasci superiori), retroposizione (fasci medi) BRACCIO: elevazione in alto sul piano frontale, elevazione in alto sul piano sagittale. In ambedue i movimenti, insieme al gran dentato consente, ruotando la scapola, di elevare il braccio in alto sul piano frontale CAPO: estensione, inclinazione laterale. Agisce anche nell’inspirazione forzata innalzando le coste GRAN DORSALE Muscolo piatto dalla forma triangolare - ORIGINE: • PARTE VERTEBRALE: fascia lombodorsale, processi spinosi di T6-T12, cresta iliaca. • PARTE COSTALE: dalla 10° alla 12° costa • PARTE SCAPOLARE: dall’angolo inferiore del margine laterale della scapola - INSERZIONE DISTALE: solco bicipitale - INNERVAZIONE: nervo toracodorsale (C6, C7,C8) - AZIONE: • TRONCO: estensione e inspirazione forzata (tratto dorsale inferiore e lombare); inclinazione omolaterale (contrazione unilaterale) • SPALLA: retroposizione • BRACCIO: abbassamento e adduzione sul piano frontale, rotazione interna, estensione orizzontale (da braccio avanti lo porta in fuori), abbassamento e retroposizione (sul piano sagittale) MUSCOLI ROMBOIDI (GRANDE E PICCOLO) - ORIGINE: legamento nucale e processi spinosi C7-T1, T2-T5 - INSERZIONE DISTALE: bordo mediale della scapola - INNERVAZIONE: nervo dorsale della scapola (C4,C5) - AZIONE: ambedue, piccolo e grande, agiscono nel sollevamento e nella retroposizione della SPALLA. La loro debolezza favorisce il distacco delle scapole dalla gabbia toracica (scapole alate) ELEVATORE DELLA SCAPOLA - ORIGINE: processi trasversi C1-C4 - INSERZIONE DISTALE: parte sovramediale della scapola - INNERVAZIONE: nervo dorsale della scapola (C3,C4,C5) - AZIONE: • SPALLA: sollevamento • COLLO: estensione ed inclinazione laterale BACINO Il bacino o CINGOLO PELVICO, è costituito da: - OSSO SACRO - COCCIGE - OSSO DELL’ANCA SX - OSSO DELL’ANCA DX Queste ultime dette anche OSSA COXALI o OSSA INNOMINATE. Fungono da supporto per la colonna vertebrale, per gli organi pelvici, e per l’addome inferiore. Inoltre il suo cingolo osseo connette i segmenti ossei dell’arto inferiore allo scheletro assile. Ogni osso coxale è formato da 3 porzioni separate: ILEO (superiormente), ISCHIO (posteroinferiormente), PUBE (anteroinferiormente), che intorno ai 23 anni si fondono assieme. FACCIA ESTERNA Presenta: 31 - ACETABOLO: fondo rugoso per inserzione del legamento della testa del femore, è inoltre una cavità deputata all’articolazione con la testa del femore - ALA E CRESTA ILIACA: il margine superiore dell’ileo è la CRESTA ILIACA, che si può palpare come un bordo spesso nelle regioni postero-superiori dei fianchi. La cresta iliaca origina anteriormente da una protuberanza chiamata SPINA ILIACA ANTERO-SUPERIORE e si estende posteriormente fino alla SPINA ILIACA POSTEO-SUPERIORE. Inferiormente rispetto all’ala iliaca si trovano poi la SPINA ILIACA ANTERO-INFERIORE e la SPINA ILIACA POSTEO-INFERIORE. Spina= punto di inserzione per tendini e muscoli e legamenti del tronco, bacino, coscia - GRANDE INCISURA ISCHIATICA: la spina iliaca posteo-inferiore è adiacente ad una profonda incisura chiamata INCISURA ISCHIATICA, attraversata dal NERVO SCIATICO o ISCHIATICO. - SPINA ISCHIATICA: voluminosa eminenza di forma triangolare situata inferiormente alla grande incisura ischiatica - TUBEROSITA’ ISCHIATICA: processo irregolare su cui si carica il peso in posizione seduta FACCIA INTERNA - FOSSA ILIACA: ampia depressione per inserzione tendine MUSCOLO ILIACO. - TUBEROSITA’ ILIACA: inserzione LEGAMENTO SACROILIACO - FACCIA AURICOLARE: in corrispondenza dell’ARTICOLAZIONE SACROILIACA (ileo si articola con osso sacro). Ampia superficie rugosa. - LINEA ARCUATA: cresta antero-inferiore in cui termina inferiormente l’ala dell’ileo. - EMINENZA ILEO-PETTINEA: sporgenza del margine anteriore dell’osso iliaco, che dà inserzione all’omonima benderella - TUBERCOLO PUBICO: prominenza laterale della cresta pubica - FORO OTTURATORIO/ MEMBRANA OTTURATORIA (in vivo): derivante dalla particolare disposizione dell'ischio e dell'osso pubico, attraverso cui passano: il NERVO OTTURATORIO, l'ARTERIA OTTURATORIA e la VENA OTTURATORIA. ARTICOLAZIONI: SACRO ILIACA: ARTRODIA. E’ l’articolazione che unisce l’osso sacro a quello iliaco ed è localizzata alla base della colonna vertebrale. SINFISI PUBICA: articolazione che mette in comunicazione il CORPO DEL PUBE (regione bassa osso iliaco) DX con quello SX. Risiede davanti e leggermente sopra la vescica, e la sua funzione è di aiutare le altre sezioni dell’osso iliaco e dell’osso sacro a sorreggere il peso della parte superiore del corpo. La PELVI OSSEA è inoltre suddivisa in una porzione inferiore ed una superiore per mezzo di una linea circolare detta STRETTO SUPERIORE DEL BACINO, che si estende dalla cresta pubica, lungo la linea pettinea e la linea arcuata, fino all’OSSO SACRO. Al di sopra si trova la GRANDE PELVI (delimitata da vertebre lombari posteriormente, dalla parete addominale anteriormente e lateralmente dalle porzioni superiori delle ossa dell’anca). Al di sotto la PICCOLA PELVI (delimitata da sacro e coccige posteriormente, dalle ossa pubiche anteriormente, dalle porzioni inferiori di ileo ed ischio lateralmente). Rispetto alla PELVI MASCHILE, quella FEMMINILE è: meno robusta (sottili pareti ossee). - E’ più bassa e larga, cioè le FOSSE ILIACHE sono più larghe e si proiettano lateralmente. - Il SACRO è più corto e la SINFISI PUBICA più sottile. 32 - L’angolo sotto-pubico è più ampio (circa 110°), rispetto a quello maschile che è acuto Acetaboli più distanziati e quindi femori più obliqui ARTO INFERIORE La funzione dell’arto inferiore è quella di sostenere il peso del corpo e di fornire una solida base per la stazione eretta, per la deambulazione e per la corsa. Le ossa sono più grandi rispetto all’arto superiore. L’arto inferiore è specializzato per la LOCOMOZIONE, ha minor libertà di movimento rispetto all’arto superiore. FEMORE Forma lo scheletro della coscia La sua TESTA sferica si articola con la pelvi a livello dell’acetabolo. Distalmente alla testa si trova un COLLO allungato che si collega con la diafisi formando un angolo aperto medialmente, in modo che il ginocchio si avvicini alla linea mediana. In prossimità dell’epifisi prossimale, vi sono due voluminosi processi dalla superficie irregolare, che servono da siti per l’inserzione dei tendini di alcuni muscoli dell’anca, della coscia e dei glutei: - PICCOLO TRONCATERE: si trova sulla superficie posteromediale del femore - GRANDE TRONCATERE: è localizzato lateralmente alla giunzione tra collo e corpo del femore I trocanteri sono collegati sulla superficie posteriore del femore da una spessa cresta ossea detta CRESTA INTERTRONCATERICA. RUGOSITA’ POSTERIORE: - TUBEROSITA’ GLUTEA (laterale): inserzione muscolo GRANDE GLUTEO - LINEA PETTINEA (intermedia): inferiormente alla cresta intertrocanterica. Dà inserzione al MUSCOLO PETTINEO - LINEA ASPRA: cresta sottile lungo la linea mediana della faccia posteriore della diafisi femorale. Rappresenta il punto di inserzione per diversi muscoli della coscia Tuberosità glutea e linea pettine convergono prossimalmente nella linea aspra. EPIFISI PROSSIMALE: - LINEA INTERTRONCATERICA: origina dal legamento ileo-femorale e dalla capsula articolare. - CRESTA INTERTRONCATERICA - FOVEA CAPITIS: piccola depressione sulla testa tramite la quale il legamento rotondo del femore connette questo alla fossa dell’acetabolo EPIFISI DISTALE: - CONDILO MEDIALE E LATERALE: superfici articolari ovalari e lisce che si articolano con i rispettivi condili della TIBIA - EPICONDILO MEDIALE e LATERALE: processi situati superiormente ai condili su cui prendono inserzione i legamenti dell’ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO - FACCIA POSTERIORE: ampia depressione tra i due condili detta FOSSA INTERCONDILEA - FACCIA ANTERIORE: leggera depressione anteromediale detta SUPERFICIE PATELLARE TIBIA E’ l’osso mediale della gamba - EPIFISI PROSSIMALE: si presentano due superfici articolari relativamente pianeggianti detti CONDILI MEDIALE e LATERALE che si articolano con i condili distali del femore. I condili tibiali presentano cavità glenoidee; essi sono inoltre separati dall’EMINENZA INTERCONDILEA. E’ presente nell’epifisi prossimale tibiale una FACCETTA ARTICOLARE per la FIBULA. - DIAFISI: ha forma triangolare (facce MEDIALE, LATERALE e POSTERIORE). I margini anteriore e mediale, e la faccia mediale, sono SOTTOCUTANEI (sensibili a traumi e dolori) - EPIFISI DISTALE: rigonfiamento in corrispondenza del margine mediale detto MALLEOLO MEDIALE, palpabile sul lato interno della caviglia. Sul versante posterolaterale distale si descrive l’INCISURA FIBULARE per l’articolazione con la FIBULA (articolazione tibio-fibulare distale). Sulla superficie inferiore si trova invece una SUPERFICIE ARTICOLARE LISCIA e pianeggiante per l’ASTRAGALO, una delle ossa del tarso. 33 FIBULA Lungo segmento osseo sottile che presenta due epifisi slargate prossimalmente e distalmente. Si dispone parallela alla tibia sul versante laterale. - TESTA: la testa della fibula presenta un articolazione con la superficie inferiore del CONDILO LATERALE DELLA TIBIA, detta articolazione tibiofibulare prossimale. E’ inoltre presente un PROCESSO STILOIDEO che dà inserzione al BICIPITE FEMORALE. - ESTREMITA’ DISTALE: presenta una forma più appuntita, detta MALLEOLO LATERALE, che si articola con il talo della caviglia. Inoltre sempre nell’epifisi distale sono presenti una FACCETTA ARTICOLARE PER LA TIBIA (articolazione tibiofibulare distale) e un solco per inserzione tendini dei MUSCOLI PERONEI. La TIBIA e la FIBULA (o PERONE) analogamente a radio ed ulna sono interconnesse per mezzo di una membrana ossea PATELLA o ROTULA Voluminoso osso sesamoide di forma grossolanamente triangolare, localizzato entro il tendine del MUSCOLO QUADRICIPITE FEMORALE. La superficie posteriore si articola con i condili del femore e in essa si inseriscono i vari capi del muscolo quadricipite. Consente uno scivolamento più graduale e protegge l’articolazione del ginocchio FALANGI Sono analoghe a quelle della mano. Alluce (falange prossimale + distale). Le altre 4 dita sono costituite da 3 falangi (prossimale, mediale e distale) METATARSO 5 segmenti ossei metatarsali (convessi dorsalmente e concavi in corrispondenza della superficie plantare) TARSO Anteriormente: ASTRAGALO o TALO (la cui superficie anteriore si articola con la tibia), SCAFOIDE, 3 CUNEIFORMI e il CUBOIDE Posteriormente: CALCAGNO (più voluminoso, forma il tallone) Il PIEDE ha la funzione di reggere il peso corporeo e di propulsore per il movimento. Tali funzioni sarebbero svolte anche da un osso unico ma la presenza di più ossa piccole ed articolate dà capacità di adattamento a superfici irregolari. Nel piede si descrivono 3 ARCHI PRINCIPALI, che servono a supportare meglio il peso corporeo e ad impedire che i vasi ed i nervi della pianta vengano compressi in stazione eretta. - ARCO LONGITUDINALE MEDIALE: si estende dal tallone al primo dito, impedisce al versante mediale di toccare il suolo, determinando la caratteristica impronta. - ACO LONGITUDINALE LATERALE: dal tallone al quinto dito. Solleva lievemente la porzione laterale del piede consentendo l’equa distribuzione del peso corporeo sulle ossa del versante laterale - ARCO TRASVERSO: corre perpendicolare ai due archi longitudinali . La forma degli archi del piede è mantenuta primariamente dalle ossa stesse con la loro morfologia. ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE E’ una enartrosi tra testa del femore e fossa acetabolare dell’anca. - LEGAMENTO ROTONDO: dalla testa del femore si inserisce sulla FOVEA CAPITIS, per raggiungere poi, con due radici, i bordi dell’incisura dell’acetabolo - CAPSULA ARTICOLARE: riveste tutta la testa e collo del femore inserendosi nella LINEA INTERTRONCATERICA. Previene la dislocazione della testa del femore dalla cavità acetabolare. Non dissociabili dalla capsula sono i LEGAMENTI DI RINFORZO LONGITUDINALI: - ILEOFEMORALE: ha fasci a forma di Y - ISCHIOFEMRORALE: ha morfologia spinale ed è localizzato posteriormente - PUBOFEMORALE: ispessimento triangolare della regione inferiore della capsula articolare 34 ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO L’articolazione del ginocchio è poco stabile. Anatomicamente è una DOPPIA CONDILARTROSI INCOMPLETA ma funzionalmente si comporta come un GINLIMO ANGOLARE. Le superfici non integrandosi perfettamente necessitano di strutture connettive fibrose che stabilizzano l’articolazione, ovvero i MENISCHI. Dal punto di vista strutturale il ginocchio è formato da 3 articolazioni distinte: - 2 ARTICOLAZIONI FEMOROTIBIALI: sono di tipo DOPPIA CONDILARTROSI e si trovano tra i condili del femore ed i condili tibiali - ARTICOLAZIONE FEMOROPATELLARE: tra patella e superficie patellare del femore L’articolazione inoltre presenta LEGAMENTI EXTRACAPSULARI (es. i collaterali) ed INTRACAPSULARI (CROCIATI) MENISCHI: strutture fibrocartilagine a forma di C interposte tra i condili tibiali e femorali - MEDIALE: semicircolare, si estende dalla fossetta intercondiloidea anteriore della tibia fino alla fossetta intercondiloidea posteriore. E’ collegato anteriormente al menisco laterale dal LEGAMENTO TRASVERSO - LATERALE: circolare, dal legamento crociato posteriore all’inserzione del legamento crociato anteriore LEGAMENTI EXTRACAPSULARI: - COLLATERALE MEDIALE O TIBIALE: dall’epicondilo mediale del femore all’epicondilo mediale della fibula. Le fibre profonde sono attaccate al margine del menisco mediale - COLLATERALE LATERALE O FIBULARE: dall’epicondilo laterale del femore alla superficie laterale della testa della fibula LEGAMENTI INTRACAPSULARI - LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE: da fossetta intercondiloidea anteriore della tibia si porta in alto e indietro alla faccia mediale del condilo laterale del femore. E’ teso in completa estensione del ginocchio. A ginocchio flesso impedisce alla tibia di venire in avanti. - LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE: da fossetta intercondiloidea posteriore della tibia si porta in alto anteriormente per inserirsi sulla faccia laterale del condilo mediale. A ginocchio flesso impedisce alla tibia di andare indietro. ARTICOLAZIONI TIBIOFIBULARI - TIBIOFIBULARE PROSSIMALE: è una ARTRODIA che si stabilisce fra la faccia fibulare della tibia, ovalare e pianeggiante, e la corrispondente superficie del capitello. I mezzi di unione sono rappresentati dalla capsula articolare, fissata sul contorno delle superfici articolari - TIBIOFIBULARE DISTALE: è una SINARTROSI che si effettua fra le estremità distali della tibia e della fibula. ARTICOLAZIONE TIBIOTARSICA La superficie articolare della gamba è data dalla tibia e dalla fibula che formano insieme il MORTAIO CRURALE. Esse si articolano con l’ASTRAGALO. E’ formata da un GINGLIMO ANGOLARE e 2 ARTRODIE. RINFORZI DELL’ARTICOLAZIONE LATERO-MEDIALE: - LEGAMENTO COLLATERALE LATERALE: legamento sottile che collega la fibula al piede ed impedisce l’iperinversione del piede - LEGAMENTO COLLATERALE MEDIALE (DELTOIDEO): collega la tibia al piede sul versante mediale. Previene un’eccessiva eversione del piede. MUSCOLI DEGLI ARTI INFERIORI Sono più ampi e più potenti di quelli degli arti superiori perché connessi alla stabilità, locomozione e mantenimento della postura - MUSCOLI DELLA REGIONE ILIACA: grande psoas, iliaco, piccolo psoas 35 - - MUSCOLI DELLA REGIONE GLUTEA: grande, medio e piccolo gluteo, tensore della fascia lata, piriforme, otturatore interno, otturatore esterno, gemello superiore, gemello inferiore e quadrato del femore MUSCOLI DELLA COSCIA: anteriori, mediali e posteriori MUSCOLI DELLA GAMBA: anteriori e laterali MUSCOLI DEL PIEDE: dorsali e plantari MUSCOLI INTRINSECI DEL PIEDE I muscoli intrinseci del piede sono suddivisi in due gruppi: - DORSALI: estensore breve dell’alluce e estensore delle dita - PLANTARI: • PRIMO STRATO (superiore): abduttore dell’alluce, flessore breve delle dita, abduttore del 5° dito • SECONDO STRATO: quadrato della pianta, lombricali (4) • TERZO STRATO: flessore breve dell’alluce, adduttore dell’alluce, flessore breve del 5° dito • QUARTO STRATO: interossei dorsali (4), interossei plantari (3) IL PIEDE Muscoli situati sull’aspetto plantare/dorsale del piede, muovono le dita e i metatarsi MUSCOLI INSERZIONE INSERZIONE INNERVAZIONE PROSSIMALE DISTALE FLESSORE BREVE Superficie plantare Lati della falange Nervo plantare DELL’ALLUCE del cuboide e prossimale mediale (S2-S3) laterale dei dell’alluce cuneiformi (sesamoidi) LOMBRICALI Tendini del Aspetto mediale 3 laterali: nervo flessore lungo delle espansioni plantare laterale delle dita sopra le 4 dita (S2,S3) laterali 1 mediale: nervo plantare mediale (S2, S3) FLESSORE BREVE Tuberosità Lati delle falangi Nervo plantare DELLE DITA mediale del mediali del 2-5 mediale calcagno e dito aponeurosi plantare ESTENSORE BREVE Aspetto Base dorsale della Nervo peroneo DELLE DITA superolaterale del falange intermedia profondo (L5,S1) calcagno e del del 2-5 dito retinacolo degli estensori ESTENSORE BREVE Stessa inserzione Base dosale della Nervo peroneo DELL’ALLUCE dell’estensore falange prossimale profondo (L5,S1) breve delle dita dell’alluce AZIONE Flette la falange prossimale dell’alluce Flettono le falangi prossimali ed estendono le falangi mediali e distali del 2-5 dito Flette le dita 2-5 Estende le 2-4 dita a livello delle articolazioni metatarsofalangee (MTF) Estende l’alluce a livello della MTF MUSCOLI DELLA GAMBA La FASCIA CRURALE, estesa struttura connettivale sottocutanea, con i suoi setti intermuscolari, divide la LOGGIA ANTERIORE, LATERALE e POSTERIORE. Hanno inserzione prossimale nella gamba e si inseriscono sulle ossa del piede. 36 - MUSCOLI ANTERIORI: TIBIALE ANTERIORE, estensore lungo dell’alluce, estensore lungo delle dita, peroneo anteriore MUSCOLI LATERALI: peroneo lungo, peroneo breve MUSCOLI POSTERIORI • MUSCOLI SUPERFICIALI: TRICIPITE SURALE, plantare • MUSCOLI PROFONDI: popliteo, flessore lungo delle dita, TIBIALE POSTERIORE, flessore lungo dell’alluce PIEDE-GAMBA (POSTERIORE PROFONDO) MUSCOLI INSERZIONE PROSSIMALE FLESSORE LUNGO Perone postero DELL’ALLUCE inferiore e membrana interossea FLESSORE LUNGO Aspetto posteriore DELLE DITA della tibia TIBIALE POSTERIORE Membrana interossea postero inferiore della tibia e del perone POPLITEO Condilo femorale laterale e menisco laterale INSERZIONE INNERVAZIONE DISTALE Base plantare della Nervo tibiale falange distale dell’alluce Base plantare delle Nervo plantare falangi distali 2-5 mediale dito Tuberosità del Nervo tibiale navicolare, cuneiformi, cuboide e base dei 2-4 metatarsali Superiormente alla Nervo tibiale linea solea dell’aspetto posteriore della tibia AZIONE Flette la falange distale dell’alluce e assiste la flessione della caviglia Flette le dita 2-5, la caviglia e supporta l’arco longitudinale del piede Plantiflette la caviglia e inverte il piede Debole flessore di ginocchio TIBIALE POSTERIORE Muscolo profondo della regione posteriore della gamba. E’ situato in profondità rispetto al soleo e ai muscoli flessori lunghi delle dita e dell’alluce. - ORIGINE: dal labbro inferiore della linea obliqua e dalla faccia posteriore della tibia, dalla parte superiore della membrana interossea, dalla faccia mediale della fibula. - INSERZIONE DISTALE: tubercolo dello scafoide, 3 cuneiformi. - AZIONE: estende (flette plantarmente), adduce (supina) e partecipa ai movimenti di rotazione interna del piede IL PIEDE-GAMBA (POSTERIORI SUPERFICIALI) GEMELLO LATERALE E MEDIALE: - ORIGINE: condilo femorale laterale e mediale - INSERZIONE DISTALE: aspetto posteriore del calcagno - INNERVAZIONE: nervo tibiale (S1-S2) - AZIONE: flessione plantare della caviglia e flessione del ginocchio SOLEO (PROFONDO) - ORIGINE: dalla superficie posteriore della tibia e della fibula - INSERZIONE DISTALE: il suo tendine si fonde con il TENDINE COMUNE CALCANEALE (d’Achille) - INNERVAZIONE: nervo tibiale (S1-S2) 37 - AZIONE: flessore della pianta del piede (estensione) GASTROCNEMIO (SUPERFICIALE) Ha due ventri: GEMELLI MEDIALE E LATERALE - ORIGINE: condili mediale e laterale del femore - INSERZIONE DISTALE: si inseriscono con un unico tendine (d’Achille) sulla faccia posteriore del calcagno - AZIONE: potente flessore della pianta del piede (estensione) e flette anche la gamba sulla coscia SOLEO + GASTROCNEMIO= TRICIPITE SURALE Un altro muscolo posteriore superficiale è il MUSCOLO PLANTARE IL PIEDE-GAMBA (ANTERIORE) ESTENSORE LUNGO DELLE DITA - ORIGINE: condilo laterale della tibia e superficie mediale del perone - INSERZIONE DISTALE: falangi intermedie e distali delle 2-5 dita - INNERVAZIONE: nervo peroneo profondo (L5-S1) - AZIONE: estende le falangi intermedie e distali e assiste alla dorsiflessione della cavilgia ESTENSORE LUNGO DELL’ALLUCE - ORIGINE: perone anteriore e membrana interossea - INSERZIONE DISTALE: base dorsale della falange distale dell’alluce - INNERVAZIONE: nervo peroneo profondo - AZIONE: estende l’alluce e assiste alla dorsiflessione della caviglia TIBIALE ANTERIORE: è il più mediale dei 4 muscoli anteriori della gamba - ORIGINE: condilo laterale e metà superiore della faccia laterale della tibia, porzione superomediale della membrana interossea - INSERZIONE DISTALE: tubercolo del primo cuneiforme e baso del 1° metatarsale - INNERVAZIONE: nervo peroneo profondo (L4-L5) - AZIONE: flette dorsalmente, adduce (supina) e ruota medialmente il piede IL PIEDE-GAMBA (LATERALE) PERONEO LUNGO: - ORIGINE: superficie superolaterale del perone - INSERZIONE DISTALE: base del primo metatarsale - INNERVAZIONE: nervo peroneo superficiale (L5,S1,S2) - AZIONE: prona, abduce e assiste la plantiflessione della caviglia PERONEO BREVE - ORIGINE: aspetto distale del perone - INSERZIONE DISTALE: tuberosità del metatarsale - INNERVAZIONE: nervo peroneo superficiale - AZIONE: prone e assiste la plantiflessione della caviglia MUSCOLI DELLA COSCIA Sono distinti in ANTERIORI, MEDIALI e POSTERIORI. Sono avvolti in superficie dalla FASCIA LATA, che medialmente e lateralmente si approfonda con 2 setti a separare due logge: ANTERIORE e POSTERIORE - LOGGIA ANTERIORE: ospita i muscoli anteriori della coscia, ovvero sartorio e quadricipite femorale - LOGGIA POSTERIORE: accoglie i muscoli mediali(Gracile, Pettineo, Adduttore lungo, Adduttore breve, Adduttore grande) e i muscoli posteriori della coscia (Bicipite femorale, Semitendinoso, Semimembranoso). BICIPITE FEMORALE: occupa la regione posteriore e laterale della coscia ed è composto da 2 capi, uno lungo ed uno breve. - ORIGINE • CAPO LUNGO: parte superiore della tuberosità ischiatica 38 • CAPO BREVE: labbro laterale della linea aspra del femore INSERZIONE DISTALE: con un tendine comune sul processo stiloideo della testa della fibula, sul condilo laterale della tibia e sulle parti contigue della faccia della gamba - INNERVAZIONE: branca peroneale del nervo sciatico e branca tibiale del nervo sciatico - AZIONE: flette e ruota esternamente la gamba ed estende la coscia SEMIMEMBRANOSO: è costituito nel suo terzo superiore da una larga lamina tendinea. E’ posto in profondità rispetto al MUSCOLO SEMITENDINOSO. - ORIGINE: tuberosità ischiatica - INSERZIONE DISTALE: con un fascio sulla parte posteriore del condilo mediale tibiale, detto TENDINE RIFLESSO E DISCENDENTE, con un altro forma il LEGAMENTO POPLITEO OBLIQUO, con un altro termina sulla parte anteriore del condilo mediale tibiale detto TENDINE RICORRENTE. - INNERVAZIONE: branca tibiale del nervo sciatico (L5, S1, S3) - AZIONE: flette e ruota esternamente la gamba, estende la coscia SEMITENDINOSO: muscolo superficiale situato nella parte postero mediale della coscia - ORIGINE: tuberosità ischiatica - INSERZIONE DISTALE: parte superiore della faccia mediale della tibia - INNERVAZIONE: branca tibiale nel nervo sciatico - AZIONE: estende e adduce la coscia, flette la gamba N.B: i muscoli posteriori della coscia originano tutti dalla TUBEROSITA’ ISCHIATICA dell’anca e si portano allo scheletro (biarticolari). Il bicipite LATERALMENTE mentre i semitendinoso e semimembranoso medialmente. Sono estensori della coscia sulla pelvi e flessori della gamba sulla coscia. Il CAPO LUNGO del bicipite femorale, insieme a SEMITENDINOSO e SEMIMEMBRANOSO costituisce il gruppo muscolare denominato ISCHIOCRURALI - LA COSCIA-GAMBA (ANTERIORE) SARTORIO: è il muscolo più lungo del corpo umano - ORIGINE: spina iliaca anteriore superiore - INSERZIONE DISTALE: parte superiore della faccia mediale della tibia - INNERVAZIONE: nervo femorale (L2-L3) - AZIONE: flessione, abduzione e rotazione laterale della coscia sul bacino. Flette e ruota internamente la gamba sulla coscia QUADRICIPITE FEMORALE E’ il muscolo più voluminoso della regione anteriore ed è composto da 4 capi: - RETTO FEMORALE: superficie anteriore - VASTO LATERALE: superficie laterale - VASTO MEDIALE: superficie mediale - VASTO INTERMEDIO: profondamente al retto femorale, tra il vasto mediale e laterale ORIGINE - RETTO FEMORALE: origina dalla spina iliaca anteriore inferiore e dal contorno superiore dell’acetabolo - VASTO LATERALE: origina da base del grande trocantere e linea aspra del femore - VASTO MEDIALE: origina da linea intertrocanterica e linea aspra del femore - VASTO INTERMEDIO: origina dalla faccia anteriore e laterale della diafisi femorale INSERZIONE DISTALE: con un tendine comune sulla rotula e per mezzo del LEGAMENTO PATELLARE (ROTULEO) alla tuberosità tibiale. INNERVAZIONE: nervo femorale AZIONE: SINERGICA del quadricipite come potente estensore della gamba sulla coscia e partecipa alla flessione della coscia sul bacino. Rafforza il ginocchio LA COSCIA-GAMBA (MEDIALE) ADDUTTORE BREVE: ha forma triangolare ed è posto in profondità rispetto all’adduttore lungo 39 - ORIGINE: faccia anteriore del ramo superiore del pube e dalla faccia della branca ischiopubica - INSERZIONE DISTALE: labbro mediale della linea aspra del femore - INNERVAZIONE: nervo otturatore (L2, L3, L4) - AZIONE: adduzione, flessione, rotazione esterna della coscia ADDUTTORE LUNGO: muscolo piatta dalla forma triangolare. Superficialmente è rivestito dalla fascia femorale. E’ il più superficiale ed anteriore dei muscoli adduttori della coscia. - ORIGINE: faccia anteriore del ramo pubico superiore (tubercolo e sinfisi) - INSERZIONE DISTALE: terzo medie della linea aspra del femore - INNERVAZIONE: nervo otturatore - AZIONE: adduzione, flessione, rotazione esterna della coscia GRANDE ADDUTTORE: posto profondamente rispetto agli altri adduttori. E’ il più potente tra gli adduttori. E’ un muscolo piatto dalla forma triangolare che occupa con la sua base tutta l’altezza della linea aspra del femore - ORIGINE: faccia anteriore della branca ischiopubica dell’ischio fino alla tuberosità ischiatica - INSERZIONE DISTALE: labbro mediale della linea aspra fini all’altezza del tubercolo del grande adduttor dell’epicondilo mediale - INNERVAZIONE: nervo otturatore e ramo tibiale del nervo sciatico - AZIONE: adduzione, estensione, rotazione esterna (fascio posteriore) della coscia GRACILE O RETTO INTERNO - ORIGINE: faccia anteriore della branca ischiopubica - INSERZIONE DISTALE: parte superiore della faccia mediale della tibia - INNERVAZIONE: nervo otturatore - AZIONE: adduce e flette lievemente la coscia, flette e ruota internamente la gamba MUSCOLO PETTINEO - ORIGINE: tubercolo pubico, dalla faccia anteriore del ramo superiore del pube, dalla cresta pettinea e dal legamento pubofemorale - INSERZIONE: linea pettinea del femore e parte prossimale della linea aspra - INNERVAZIONE: nervo otturatore - AZIONE: flette, adduce e ruota esternamente la coscia LA COSCIA-GAMBA (LATERALE) TENSORE DELLA FASCIA ALTA: situato sulla superficie laterale della coscia - INSERZIONE PROSSIMALE: spina iliaca antero-superiore dell’anca. Le fibre decorrono in una lamina connettivale che forma il tratto ILEO-TIBIALE. - INSERZIONE DISTALE: condilo laterale della tibia - INNERVAZIONE: nervo gluteo superiore - AZIONE: flette, abduce, e ruota internamente la coscia; estende debolmente la gamba sulla coscia LA COSCIA-BACINO (POSTERO-SUPERIORE) Estensori e abduttori dell’anca GRANDE GLUTEO: è il più superficiale e sviluppato dei muscoli della regione glutea. Si distinguono due parti, una SUPERFICIALE ed una PROFONDA. E’ inoltre il muscolo più potente del corpo, il più grosso e naturalmente il più forte - ORIGINE • PARTE SUPERFICIALE: dal labbro esterno della cresta iliaca, dalla spina iliaca postero superiore, dalla fascia lombodorsale, dalla faccia posteriore dell’osso sacro e dal coccige • PARTE PROFONDA: dall’ala dell’ileo, dietro la linea glutea posteriore - INSERZIONE DISTALE: tuberosità glutea (parte prossimale) e tratto ileo tibiale della fascia lata (parte distale) - INNERVAZIONE: nervo gluteo inferiore 40 - AZIONE: estensore della coscia, adduttore e rotatore laterale. Mentre con i suoi fasci superiori abduce. Ha inoltre grande importanza nel mantenere la stazione eretta e nella deambulazione (MUSCOLO POSTURALE). Importante anche per l’estensione del tronco sulla coscia (alzarsi da seduti), impedendo al tronco di cadere in avanti. MEDIO GLUTEO - ORIGINE: tra le linee glutee anteriore e posteriore dell’anca, labbro esterno della cresta iliaca - INSERZIONE DISTALE: faccia esterna del grande trocantere - INNERVAZIONE: nervo gluteo superiore - AZIONE: abduce la coscia. Le fibre anteriori flettono e ruotano esternamente la coscia PICCOLO GLUTEO: più profondo rispetto al medio gluteo. Ha forma di ventaglio - ORIGINE: davanti alla linea glutea anteriore e dall’estremità anteriore del labbro esterno della cresta iliaca - INSERZIONE DISTALE: superficie anteriore del grande trocantere del femore - INNERVAZIONE: nervo gluteo superiore - AZIONE: agendo sinergicamente con il medio gluteo e il tensore della fascia lata abduce la coscia. Le fibre anteriori sono rotatorie interne, mentre quelle posteriori sono rotatorie esterne. Piccolo e medio gluteo stabilizzano bacino e femore nella corsa LA COSCIA-BACINO (POSTERO-INFERIORE) Muscoli più piccoli e profondi. Rotatori esterni dell’anca. Importanti come muscoli posturali. PIRIFORME Faccia pelvica del Grande trocantere Primo e secondo sacro del femore nervo sacrale GEMELLO Spina ischiatica Grande trocantere Plesso sacrale SUPERIORE del femore GEMELLO Tuberosità Grande trocantere Plesso sacrale INFERIORE ischiatica del femore OTTURATORE Superficie interna Grande trocantere Plesso sacrale INTERNO della membrana del femore otturatoria OTTURATORE Superficie esterna Grande trocantere Nervo otturatore ESTERNO della membrana del femore otturatoria e rami del pube e ischio QUADRATO DEL Tuberosità Cresta Plesso sacrale FEMORE ischiatica intertrocanterica del femore RUOTANO TUTTI LATERALMENTE LA COSCIA MUSCOLI DELLA REGIONE ILIACA (ANTERIORI) MUSCOLO ILEOPSOAS: viene spesso considerato come un unico muscolo situato nella regione lomboiliaca e nella regione anteriore della coscia. In realtà esso è formato da due porzioni distinte: il MUSCOLO GRANDE PSOAS e il MUSOCLO ILIACO. E’ il principale FLESSORE DELLA COSCIA MUSCOLO ILIACO - ORIGINE: origina dai 2/3 superiori della fossa iliaca - INSERZIONE DISTALE: parte inferiore del piccolo trocantere del femore - AZIONE: flette la coscia e la ruota esternamente, partecipa alla flessione del tronco GRANDE PSOAS - ORIGINE: la parte superficiale origina dalle superfici laterali dei corpi di T12 e L1-L4 e dai dischi intervertebrali interposti. La parte profonda origina dai processi trasversi di L1-L5 41 - INSERZIONE DISTALE: superficie mediale del piccolo trocantere del femore (insieme all’iliaco) - AZIONE: flette la coscia sul bacino, la adduce e la ruota esternamente, inclina lateralmente il tronco PICCOLO PSOAS: - ORIGINE: facce laterali dei corpi di T12-L1 e rispettivi dischi intervertebrali - INSERZIONE DISTALE: eminenza ileopubica (o ileopettinea) e fascia iliaca - AZIONE: debole flessore del tronco, inclina lateralmente il tratto lombare della colonna SISTEMA NERVOSO Il sistema nervoso è anatomicamente suddiviso in due parti - SISTEMA NERVOSO CENTRALE SNC: formato da ENCEFALO e MIDOLLO SPINALE Raccoglie, trasmette ed integra le informazioni. Oltre alla scatola cranica (encefalo) ed alla colonna vertebrale (midollo spinale) possiede ulteriori elementi di protezione meccanica, ovvero le MENINGI e il LIQUOR CEFALORACHIDIANO - SISTEMA NERVOSO PERIFERICO SNP: formato da NERVI e GANGLI Svolge essenzialmente funzioni di trasmissione del segnale TESSUTO NERVOSO Il tessuto nervoso è concentrato per il 98% nel SNC. Contiene 2 tipi di cellule: - NEURONI - NEUROGLIA o CELLULE GLIALI E’ provvisto di vascolarizzazione NEURONE E’ l’unità morfo-funzionale del sistema nervoso. 3 proprietà fondamentali: ECCITABILITA’, CONDUCIBILITA’, POLARIZZAZIONE FUNZIONALE Ogni neurone presenta 4 zone strutturali che sono connesse direttamente alle proprietà funzionali della cellula: - DENDRITI: sottili processi che si diramano dal corpo cellulare, singoli o multipli. Conducono l’impulso nervoso verso il soma perché lo processi. Stimolati da alterazioni ambientali o da attività di altre cellule. Sono in genere multipli ed emergono da vari punti del soma, hanno lunghezza relativamente più breve dell’assone. Si ramificano ripetutamente rimanendo nelle vicinanze del soma. Alcuni presentano piccole protuberanze a pomello chiamate SPINE o GEMMULE. Contengono tutti gli organuli (tranne l’apparato del Golgi). Si tratta quindi funzionalmente e morfologicamente di espansioni del soma. - SOMA o CORPO CELLULARE: contiene il NUCLEO e la maggior parte dell’apparato cellulare energetico. Il nucleo presenta inoltre un NUCLEOLO prominente che riflette l’elevata attività metabolica del neurone. • MORFOLOGIA VARIABILE: Stellata per i motoneuroni Piramidale per la corteccia cerebrale Piriforme per le pukinje del cervelletto Sferica per i gangli sensitivi • NUCLEO: è voluminoso, sferico od ovoidale e in posizione centrale. Ha colore chiaro (elevata attività genetica) e ha un solo e voluminoso nucleolo - ASSONE o NEURITE: lungo processo singolo emanato dal corpo cellulare. Trasmette l’impulso lontano dal corpo cellulare e verso un'altra cellula. Esso è presente in tutti i neuroni ed origina da una protrusione del soma detta CONO DI EMERGENZA. In genere è più lungo e regolare dei dendriti e non presenta rami collaterali in vicinanza del soma, ma si divide ripetutamente nel TERRITORIO DI INNERVAZIONE. Presenta un citoplasma, detto ASSOPLASMA, contenente strutture citoscheletriche altamente specializzate. - TERMINAZIONE SINAPTICHE o ARBORIZZAZIONE TERMINALE: interagisce con un altro neurone o organo effettore 42 - GUAINA MIELINICA: costituita dal plasmalemma di ogni CELLULA DI SCHWANN nel SNP mentre nel SNC è formata dagli OLIGODENDROCITI (+ grassi che proteine), avvolge gli assoni dei neuroni. Ha funzione isolante, aumenta la velocità di conduzione dell’impulso, regola gli scambi metabolici tra cellula di Schwann e assone e inoltre può assumere funzione rigenerativa. CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI IN BASE AL NUMERO DI PROLUNGAMENTI - MULTIPOLARI: caratterizzati dalla presenza di numerosi processi (molti dendriti ed un solo assone). Es. neuroni motori che innervano muscoli e ghiandole - PSEUDOUNIPOLARI: un unico processo che si biforca per dare origine a due rami, uno che funziona da dendrite e raccoglie gli stimoli, e uno centrale che va al SNC. Caratterizza i gangli sensitivi - BIPOLARI: simili a quelli pseudounipoplari ma tipici della retina, del ganglio vestibolare e della mucosa olfattiva - UNIPOLARI: singolo e breve processo che si ramifica a T (es. neuroni sensitivi del SNP). I dendriti sono le brevi terminazioni recettive multi-ramificate mentre l’assone è rappresentato dai PROCESSI PERIFERICI (dendriti-corpo cellulare) e il PROCESSO CENTRALE (corpo cellulare-SNC). CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI IN BASE ALLA LORO FUNZIONE - NEURONI SENSITIVI: percepiscono uno stimolo (es. tattile, pressorio, termico, luminoso o chimico). Trasmettono impulsi dai RECETTORI al SNC. Sono quasi tutti unipolari - NEURONI DI ASSOCIAZIONE o INTERNEURONI: sono in comunicazione tra di loro in una fitta rete e amplificano lo stimolo. Essi svolgono una funzione integrativa, cioè richiamano, elaborano e memorizzano informazioni e decidono come il corpo debba rispondere a uno stimolo. Si trovano solo all’interno del SNC e sono multipolari; sono i più numerosi - NEURONI MOTORI o MOTONEURONI: trasmettono impulsi nervosi dal SNC agli EFFETTORI (muscolo o ghiandole). Determinano la contrazione muscolare e la secrezione delle ghiandole. Sono situati nel midollo spinale ma i loro assoni decorrono soprattutto nei nervi cranici o spinali; sono tutti multipolari I neuroni formano i CIRCUITI NEURONALI. Il circuito neuronale più semplice è formato da 2/3 neuroni: 1 sensitivo, 1 interneurone e 1 motorio. Es. RIFLESSO MIOTATTICO O ROTULEO. SINAPSI Gli assoni terminano nel punto in cui prendono contatto con altri neuroni, muscoli o cellule ghiandolari, con giunzioni specializzate dette SINAPSI, a livello delle quali l’impulso nervoso è trasmesso ad un’altra cellula. In prossimità del punto in cui il neurone si avvicina alla cellula su cui termina esso generalmente si ramifica ripetutamente in numerosi TELODENDRI , e ciascuno di essi perde la sua guaina mielinica. Inoltre le terminazioni sinaptiche formano rigonfiamenti chiamati BOTTONI SINAPTICI alla fine delle ramificazioni assonali. Una tipica sinapsi nel SNC consiste nella stretta associazione di un NEURONE PRESINAPTICO ed uno POST SINAPTICO, in una zona dove le loro membrane sono separate detta FESSURA SINAPTICA. In base al punto di contatto si dividono in: - SINAPSI ASSO-DENDRITICA: più comune. Si stabilisce tra il bottone sinaptico di un neurone presinaptico e i dendriti di uno postsinaptico. Avviene al livello dell’estremità delle spine dendritiche o sull’asse del dendrite - SINAPSI ASSO-SOMATICA: si stabilisce tra il bottone sinaptico e il corpo cellulare di un neurone post sinaptico - SINAPSI ASSO-ASSONICO: si costituisce tra il bottone sinaptico di un neurone presinaptico e quello di un neurone post sinaptico - SINAPSI DENDRO-DENDRITICA: più rara SINAPSI ELETTRICA 43 In questo tipo di sinapsi le membrane plasmatiche degli elementi pre e post sinaptici sono strettamente unite tra loro (No ritardo sinaptico). Sono veloci ed efficaci e permettono la trasmissione del segnale in due direzioni. In questo tipo di sinapsi le giunzioni comunicanti, dette GAP JUNCTIONS, formate da connessioni poste tra le membrane plasmatiche, facilitano il flusso di ioni tra le cellule. Poco presenti nel SNC dei mammiferi, nell’uomo presenti soprattutto nelle cellule muscolari lisce o nel muscolo cardiaco. SINAPSI CHIMICA Sono le più frequenti. Consente la maggior parte delle interazioni tra neuroni e tutte le comunicazioni tra questi e gli effettori. A livello di queste giunzioni, la membrana presinaptica rilascia molecole di segnale dette NEUROTRASMETTITORI (il più diffuso è l’acetilcolina Ach), che dopo il rilasciaìO si legano a recettori proteici presenti sull’elemento post-sinaptico, tale legame causa una modificazione del potenziale di membrana dell’elemento post-sinaptico .Così la trasmissione sinaptica ha luogo, realizzando un flusso di informazioni unidirezionale. Un esempio di sinapsi chimica è la PLACCA NEUROMUSCOLARE. • NEUROTRASMETTITORI: circuiti biologici che consentono al sistema nervoso la capacità di elaborare dati e di formulare adeguate risposte agli stimoli. Essi sono l’acetilcolina, la noradrenalina, la dopamina, la serotonina, la istamina, la GABA, l’acido glutammico e aspartico e la glicina. POMPA DI SCAMBIO SODIO-POTASSIO Canali e pompe di natura proteica presenti sulla membrana plasmatica che regolano il passaggio di ioni inorganici. Esse utilizzano l’energia derivante dall’idrolisi dell’ATP, trasportando gli ioni sodio all’esterno della cellula e gli ioni potassio all’interno , generando e mantenendo determinati gradienti di concentrazione. Il movimento di cariche generato dal passaggio di ioni instaura una piccola differenza di potenziale tra un lato e l’altro della membrana. Una membrana a riposo presenta molti canali ionici aperti per la diffusione dello ione potassio e pochi per quella del sodio, quindi i primi tenderanno a diffondersi maggiormente verso l’esterno più di quanto facciano gli ioni sodio verso l’interno. Siccome il movimento degli ioni corrisponde ad un movimento di carica elettrica, la fuoriuscita degli ioni potassio determina la formazione di una carica negativa all’interno della cellula, il flusso si arresta quando il valore di membrana corrisponde a circa -70mV. IL NEURONE E LA TRASMISSIONE DI INFORMAZIONI FLUSSO UNIDIREZIONALE (origina dall’elemento presinaptico ed è ricevuto da quello post-sinaptico). - L’impulso viaggia lungo l’assone e raggiunge il bottone sinaptico - L’arrivo dell’impulso a questo livello causa l’ingresso di ioni calcio nel bottone sinaptico attraverso la pompa - L’ingresso degli ioni calcio a sua volta causa lo spostamento di vescicole sinaptiche ed il loro ancoraggio sulla superficie interna della membrana. Le molecole di neuromediatore contenute all’interno delle vescicole sono rilasciate all’interno della fessura sinaptica - Esse diffondono nella fessura sinaptica a livello della membrana dell’elemento post-sinaptico - Si legano a specifici recettori proteici sulla membrana dell’elemento post-sinaptico, causando l’apertura di canali ionici - Un flusso di ioni sodio si sposta nell’elemento post sinaptico attraverso la pompa determinando una modificazione del potenziale transmembrana - Questo a sua volta determina l’avvio di un POTENZIALE D’AZIONE nell’elemento post-sinaptico - L’enzima acetilcolinesterasi (AchE) scompone le molecole di Ach che sono state rilasciate in modo che non continuino a stimolare la cellula post sinaptica 44 CELLULE GLIALI Le cellule gliali si trovano si nel SNC che nel SNP. Esse differiscono dai neuroni perché sono più piccole e sono in grado di andare in contro a mitosi. Non trasmettono impulsi nervosi, ma aiutano i neuroni nelle loro funzioni, proteggendoli e aiutandoli a nutrirsi; forniscono inoltre un’organizzata struttura di supporto per tutto il tessuto nervoso. Durante lo sviluppo formano l’impalcatura che guida i giovani neuroni che migrano verso le loro destinazioni Si dividono in: - ASTROCITI: presentano una forma a stella per la presenza di numerosi prolungamenti dalla loro superficie, i quali contattano sia le pareti vascolari che le diverse parti del neurone. Sono la cellule più abbondanti del SNC e costituiscono circa il 90% del tessuto nervoso in alcune regioni cerebrali. Essi svolgono la funzione di: • Contribuire alla costituzione della BARRIERA EMATO-ENCEFALICA • Regolare la composizione del fluido interstiziale • Formare una rete strutturale • Rimpiazzare il tessuto danneggiato • Aiutare lo sviluppo neuronale • Aiutare a regolare la trasmissione sinaptica Si dividono in: ASTROCITI PROTOPLASMATICI= si trovano nella sostanza grigia e presentano molti prolungamenti ma relativamente corti ASTROCITI FIBROSI= si trovano nella sostanza bianca e sono dotati di pochi prolungamenti di grande lunghezza - MICROGLIA: le cellule microgliali rappresentano la percentuale più piccola di cellule gliali nel SNC. Sono tipicamente cellule di piccole dimensioni con sottili prolungamenti che si estendono dal corpo cellulare. Sono in grado di muoversi nel SNC e di replicarsi in caso di infezione. Sono dotati di attività FAGOCITARIA e rimuovono detriti di cellule morte o danneggiate - OLIGODENDROGLIA: grandi cellule con corpo rotondeggiante e sottili estensioni citoplasmatiche o processi. I PROCESSI degli oligodendrociti avvolgono porzioni di molti assoni diversi e ciascuno si avvolge ripetutamente attorno alla porzione di un assone. Formano quindi la GUAINA MIELINICA. MIELINIZZAZIONE E’ il fenomeno per cui una parte dell’assone è avvolta da una guaina mielinica, il rivestimento isolante posto intorno all’assone, formato da strati concentrici di mielina. Essa è costituita prevalentemente dalla membrana plasmatica delle cellule che la compongono. - SNC= OLIGODENDROCITI. Un oligodendrocita può mielinizzare una porzione di MOLTI assoni. - SNP= CELLULE DI SCHWANN. Una cellula di Schwann può mielinizzare una sola porzione di un solo assone Vi sono anche ASSONI NON MIELINIZZATI (solo nel SNP), ovvero associati a cellule di Schwann ma non rivestiti in modo concentrico da queste. La GUAINA MIELINICA supporta, protegge e isola l’assone. Piccoli spazi interrompono la guaina mielinica tra oligodendrociti o cellule di Schwann adiacenti. Tali interruzioni sono chiamate NODI DI RANVIER, a livello dei quali, e solo in essi, una modificazione di voltaggio a livello della membrana plasmatica può dare luogo al movimento di cariche elettriche che caratterizza il potenziale d’azione. L’impulso nervoso viaggia quindi, negli assoni mielinizzati, attraverso tali nodi in CONDUZIONE SALTATORIA. FIBRE MIELINICHE E AMIELINICHE Spessore della guaina in relazione a tipo e calibro della fibra nervosa: - MOTONEURONI: assone spesso e guaina spessa - N. DELLA SENSIBILITA’ TATTILE: assone medio e guaina di medio spessore - N. DELLA SENSIBILITA’ DOLORIFICA: assone sottile e guaina sottile - FIBRE DEI NERVI OLFATTIVI: AMIELINICHE SISTEMA NERVOSO CENTRALE 45 E’ costituito da: - ENCEFALO racchiuso nella scatola cranica - MIDOLLO SPINALE racchiuso nel canale vertebrale PARTI ASSIALI: midollo spinale e tronco cerebrale PARTI SOPRASSIALI: cervelletto e telencefalo All’interno dell’encefalo e del midollo spinale si distinguono due diverse componenti - SOSTANZA GRIGIA: ospita i corpi cellulari dei neuroni, i dendriti, i vasi e la glia. Nell’encefalo è localizzata in superficie o a formare dei gruppi di neuroni. Nel midollo spinale è localizzata in profondità a forma di H. Costituisce la CORTECCIA CEREBRALE - SOSTANZA BIANCA: contiene i prolungamenti assonali che si organizzano in fascicoli o fasci di fibre, vasi e glia. Nell’encefalo è localizzata in profondità mentre nel midollo spinale è localizzata in superficie. Contenuto nella scatola cranica: - TRONCO CEREBRALE: • BULBO (midollo allungato) • PONTE • MESENCEFALO - CERVELLETTO - DIENCEFALO: IPOTALAMO + TALAMO - TELENCEFALO (2 emisferi) - CERVELLO= DIENCEFALO + TELENCEFALO VENTRICOLI CEREBRALI I ventricoli sono cavità o dilatazioni all’interno dell’encefalo, essi sono in comunicazione gli uni con gli altri e con il midollo spinale. Ci sono 4 ventricoli nell’encefalo: - LATERALI (PRIMO E SECONDO): negli emisferi cerebrali, separati da una sottile parete mediana chiamata setto pellucido - TERZO VENTRICOLO: all’interno del diencefalo, in comunicazione con i laterali tramite un’apertura chiamata FORAME INTERVENTRICOLARE - QUARTO VENTRICOLO: nel romboencefalo (tra bulbo e cervelletto); connesso al terzo tramite uno stretto canale detto ACQUEDOTTO CEREBRALE, e connesso al midollo spinale. Essi contengono tutti liquor cerebro-spinale, detto anche LIQUIDO CEFALORACHIDIANO 46 LE MENINGI Le meningi craniche sono 3 involucri membranosi di tessuto connettivo che separano il delicato tessuto nervoso dell’encefalo dalle ossa craniche, avvolgono e proteggono i vasi sanguigni che forniscono l’encefalo e accolgono il LCR consentendone la circolazione - DURA MADRE: Strato più esterno costituito da tessuto connettivo denso irregolare, composto da due strati fibrosi, generalmente fusi eccetto in alcune zone. Si trova sotto il FOGLIETTO PERIOSTALE (strato più superficiale che costituisce il periostio della faccia interna delle ossa craniche). E’ VASCOLARIZZATA - ARACNOIDE: formata da un tessuto connettivale lasso. Fissata alla pia madre tramite una delicata rete di fibre elastiche e collagene, denominate TRABECOLE ARACNOIDEE. NON è vascolarizzata. - PIA MADRE: formata da tessuto connettivo lasso, è lo strato più interno. E’ strettamente aderente al tessuto nervoso ed è vascolarizzata Le meningi sono separate tra loro da spazi intermeningei: - SPAZIO EPIDURALE (TRA DURA MADRE E OSSO): dal FORO OCCIPITALE IN GIU’, perché nel cranio osso e dura madre sono fusi - SPAZIO SOTTODURALE (TRA DURA MADRE E ARACNOIDEE): quasi inesistente - SPAZIO SUBARACNOIDEO (TRA ARACNOIDE E PIA MADRE): contiene il LIQUIDO CEFALORACHIDIANO LIQUIDO CEFALORACHIDIANO Si trova nello spazio subaracnoidale, nei ventricoli cerebrali e nel canale ependimale. E’ costituito principalmente da acqua, sostanze organiche (glucosio e proteine) e sali. La parte corpuscolata è rappresentata da linfociti, monociti e cellule ependimali. Svolge numerose funzioni: - SOSTENERE L’ENCEFALO PER GALLEGGIAMENTO - PROTEZIONE - OMEOSTASI TISSUTALE Il LCS è prodotto dai PLESSI CORIOIDEI (costituiti per lo più da cellule ependimali e capillari localizzati nella pia madre) posti a livello dei ventricoli laterali e del quarto ventricolo. Esiste circola dai ventricoli verso le regioni più caudali, e, passato per l’acquedotto cerebrale e arrivato a livello del quarto ventricolo, il liquor esce all’esterno e scorre tra le meningi; viene poi riassorbito nel sangue a livello di granulazioni presenti nella parete del SENO SAGITTALE (GRANULAZIONI DI PACCHIONI). BARRIERA EMATO-ENCEFALICA Essa forma giunzioni tra le cellule endoteliali dei vasi, e impedisce così il passaggio di alcune sostanze circolanti nel sangue al sistema nervoso. Quindi protegge il tessuto nervoso da sostanze che possono alterare negativamente l’omeostasi cerebrale, è formata dai PODOCITI ASTROCITARI ma non è presente in ogni zona dell’encefalo (es. plessi corioidei, ipotalamo e ghiandola pineale). EMISFERI CEREBRALI I due emisferi cerebrali sono separati da una profonda SCISSURA INTEREMISFERICA, che si estende lungo il piano sagittale mediano. Essi sono separati, ad eccezione di alcune regioni unite da bande di assoni, dette FASCE COMMESSURALI. Il più grande di queste è il CORPO CALLOSO, un grosso fascio di fibre nervose che consente quindi la comunicazione fra i due emisferi. La parte più esterna degli emisferi è costituita dalla CORTECCIA CEREBRALE, che presenta solchi, scissure e circonvoluzioni. - SCISSURA DI SILVIO: dalla faccia inferiore dell’emisfero alla faccia laterale (valle di Silvio nell’embrione) - SCISSURA DI ROLANDO: decorre lateralmente sulla faccia laterale - SCISSURA PARIETO-OCCIPITALE 47 LOBI CEREBRALI Gli emisferi cerebrali sono suddivisi in 5 lobi, anatomicamente e funzionalmente distinti. - LOBO FRONTALE: localizzato al di sotto dell’osso frontale, costituisce la porzione anteriore degli emisferi- Implicato in funzioni motorie, nei processi decisionali e nella pianificazione e nell’assetto della personalità - LOBO PARIETALE: localizzato al di sotto dell’osso parietale, forma la porzione supero-posteriore di ciascun emisfero. Coinvolto nella percezione somatosensoriale. - LOBO TEMPORALE: è localizzato inferiormente all’osso temporale, coinvolto nella percezione uditiva e olfattorio - LOBO OCCIPITALE: regione posteriore di ciascun emisfero, si trova al di sotto dell’osso occipitale. E’ responsabile dell’elaborazione di informazioni visive in entrata e nell’immagazzinamento di tracce mnesiche visive. - INSULA: piccolo lobo osservabile spingendo in basso il lobo temporale. Forse coinvolta nella percezione gustativa e nei processi mnesici. AREE FUNZIONALI E ASSOCIATIVE DELLA CORTECCIA SOSTANZA GRIGIA La sostanza grigia costituisce la CORTECCIA CEREBRALE e i NUCLEI ALLA BASE, ovvero gruppi pari di nuclei grigi centrali localizzati nella profondità degli emisferi e circondati da sostanza bianca (al di sotto del terzo ventricolo) - CORPO STRIATO: NUCLEO CAUDATO, PUTAMEN e GLOBO PALLIDO: il nucleo caudato è a forma di C, ed è coinvolto nella produzione dello schema e del ritmo dei movimenti delle braccia e delle gambe durante il cammino. Il putamen e il globo pallido sono due nuclei grigi posizionati tra la superficie esterna dell’insula e la parete laterale del diencefalo. - CLAUSTRO: è un sottile nastro di sostanza grigia localizzato immediatamente all’interno della corteccia insulare, da cui deriva. Elabora informazioni visive non finalizzate alla percezione 48 - AMIGDALA: è una dilatazione della coda del nucleo caudato. Partecipa all’espressione delle emozioni e al controllo comportamentale. La sostanza grigia svolge varie funzioni: - CIRCUITO SCHELETROMOTORIO: controlla la messa in atto dei movimenti volontari e involontari (es. postura) - CIRCUITO OCULOMOTORIO: è coinvolto nel controllo dei movimenti oculari - CIRCUITO PREFRONTALE: è coinvolto nella pianificazione dei movimenti - CIRCUITO LIMBICO: presenta connessioni con il sistema limbico, ed è quella parte deputata all’influenza emozionale, mnemonica ed esperienziale sul movimento TRONCO ENCEFALICO Il tronco encefalico connette il PROSENCEFALO e il CERVELLETTO al MIDOLLO SPINALE. E’ formato da MESENCEFALO, PONTE e MIDOLLO ALLUNGATO. E’ la sede di transito per tutti i fasci che si estendono dall’encefalo al midollo spinale ed è inoltre la sede della maggior parte dei NERVI CRANICI. - MESENCEFALO: porzione superiore del tronco, in questa sede è localizzato l’acquedotto cerebrale. Si divide in: • PEDUNCOLI CEREBRALI: fasci motori localizzati sulla superficie ventro-laterale • TRATTO OTTICO: delimita la superficie laterale • TETTO: è la regione posteriore del mesencefalo, e contiene due TUBERCOLI INFERIORI (sensibilità acustica) e due TUBERCOLI SUPERIORI (tetto ottico: stimoli visivi) che insieme formano la LAMINA QUADRIGEMMA. • SOSTANZA NERA: costituita da nuclei pigmentati, i neuroni che la compongono producono dopamina e sono quindi coinvolti nella regolazione dei movimenti volontari e involontari • NUCLEO ROSSO: partecipa al coordinamento dei movimenti volontari. - - PONTE: è una regione che sporge ventralmente e che mette in comunicazione diverse parti dell’encefalo. Presenta una parte anteriore detta PIEDE che contiene i NUCLEI BASILARI. Mentre posteriormente la regione è detta TEGMENTO e continua con I PEDUNCOLI CEREBELLARI MEDI, gruppi trasversali di fibre che connettono il ponte al cervelletto. Ospita nuclei autonomi che costituiscono la REGIONE PNEUMOTASSICA, che si occupa del controllo del respiro. Lateralmente presenta invece l’emergenza delle radici del NERVO TRIGEMINO BULBO o MIDOLLO ALLUNGATO (3cm di lunghezza dal grande foro occipitale fino al ponte): da esso emergono sei delle dodici paia di nervi cranici. • Sulla superficie ventrale presenta le PIRAMIDI BULBARI, in cui decorrono i fasci di proiezione motori detti cortico-spinali o piramidali. • La superficie laterale presenta una protuberanza ovoidale detta OLIVA, che contiene in profondità il NUCLEO OLIVARE INFERIORE, il quale trasmette al cervelletto impulsi che derivano dai propiocettori • La superficie dorsale è detta FOSSA ROMBOIDALE, e presenta due nuclei pari associati alla sensibilità tattile e pressorio; inoltre nella sua profondità decorre il FASCICOLO GRACILE E CUNEATO DIENCEFALO Il diencefalo è una parte del prosencefalo posta in profondità tra le porzioni inferiori degli emisferi cerebrali. Esso include il talamo e l’ipotalamo. Svolge funzioni di smistamento per vie sensitive e motorie e per il controllo delle attività viscerali - TALAMO: forma il pavimento dei ventricoli laterali. Costituito da due masse ovali di sostanza grigia , ciascuna formata da una dozzina di nuclei talamici. Riceve informazioni dalle vie sensitive (NUCLEI VENTRALI), le filtra e le ritrasmette dalla periferia alla corteccia cerebvrale. - IPOTALAMO: forma il pavimento del terzo ventricolo. Costituito da un sottile INFUNDIBILUM simile a uno stelo. Forma l’asse ipotalamo-ipofisi. Svolge diverse funzioni: • Controllo superiore del sistema nervoso autonomo 49 • • • • • Controllo superiore del sistema endocrino Regolazione temperatura corporea Controllo del comportamento emozionale Controllo fame e sete Regolazione ciclo circadiano (ritmo del sonno) CERVELLETTO E’ situato dorsalmente al tronco encefalico e costituisce il tetto del IV ventricolo. E’ costituito da sostanza grigia corticale esterna che forma la CORTECCIA CEREBELLARE (le cui pieghe sono chiamate FOLIE), e da sostanza grigia interna che forma invece i NUCLEI PROPRI DEL CERVELLETTO (NUCLEI CEREBELLARI). Presenta 4 nuclei (NUCLEO DEL FASTIGIO, NUCLEO GLOBOSO, NUCLEO EMBOLIFORME, NUCLEO DENTATO). Esso svolge le funzioni di: - Coordinazione dei movimenti: regola e coordina i movimenti volontari e assicura che le contrazioni dei muscoli scheletrici consentano movimenti fluidi e coordinati - Regolazione del tono muscolare per il mantenimento della postura e dell’equilibrio - Apprendimento dei movimenti In esso si distinguono porzioni più antiche che esistono in tutti i vertebrati - ARCHICEREBELLO detto anche vestibulocerebello (regolazione equilibrio) - PALEOCEREBELLO detto anche spinocerebello (sensibilità propiocettiva) Il NEOCEREBELLO si è invece sviluppato nei vertebrati più evoluti, ed è funzionale alla fine della regolazione dei movimenti. La CORTECCIA CEREBELLARE presenta 3 strati: - STRATO DEI GRANULI: cellule di Golgi e granuli - STRATO GANGLIARE: cellule di Purkinje - STRATO MOLECOLARE: neuroni associativi (cellule dei canestri e cellule stellate) MIDOLLO SPINALE Il midollo spinale è contenuto nel canale vertebrale. E’ appiattito in senso anteroposteriore. Il suo limite superiore è il FORO OCCIPITALE mentre quello inferiore è la VERTEBRA L2, nella quale termina con il FILUM TERMINALE, un sottile filo di pia madre contenuto nella CAUDA EQUINA che aiuta ad ancorare il cono midollare al coccige. Presenta due rigonfiamenti: il RIGONFIAMENTO CERVICALE e il RIGONFIAMENTO LOMBOSACRALE. La parte lombare e coccigea del canale vertebrale non contiene il midollo spinale ma il filamento terminale e la cauda equina. Dal IV mese di sviluppo l’accrescimento della colonna è più rapido di quello del midollo (ASCENSIONE MIDOLLARE) per cui molti nervi spinali si vengono a trovare più in alto dei rispettivi fori d’uscita. 50 Esso è connesso alla periferia tramite 33 paia di NERVI SPINALI: - 8 cervicali - 12 toracici - 5 lombari - 5 sacrali - 3 coccigei E’ avvolto e protetto dalle MENINGI SPINALI (dura madre, aracnoide, pia madre) Il midollo spinale è suddiviso in segmenti detti NEUROMERI, a ciascuno dei quali fanno capo, a destra e sinistra, una radice anteriore e una radice posteriore. L'intera lunghezza del midollo spinale è mostrata con sezioni trasversali prese in ciascuno dei quattro livelli del midollo: cervicale, toracico, lombare e sacrale. I due ingrandimenti, brachiale e lombare, dovrebbero essere notati, con l'aumento delle dimensioni delle corna dorsale e ventrale della materia grigia. Il corno laterale è visibile solo nella regione toracica. La proporzione di sostanza grigia e bianca differisce a seconda dei livelli. Man mano che i vari tratti sensoriali salgono, vengono aggiunte ulteriori fibre. Allo stesso modo, quando scendono vari tratti, le fibre vengono perse. Pertanto, c'è più sostanza bianca ai livelli superiori rispetto ai livelli inferiori. SOSTANZA GRIGIA NEL MIDOLLO SPINALE E’ organizzata in COLONNE o NUCLEI, e contiene i corpi cellulari, le fibre nervose, cellule gliali e vasi. Essa è localizzata centralmente e presenta la forma di una H o di una farfalla. Essa è divisa in regioni a seconda della funzione: - MOTORIA SOMATICA - MOTORIA VISCERALE - SENSITIVA VISCERALE - SENSITIVA SOMATICA La radice posteriore è esclusivamente sensitiva, mente quella anteriore è esclusivamente motoria. Presenta: - CELLULE DI TIPO I DI GOLGI: lungo assone mielinizzato che fuoriesce dalla sostanza grigia, e si dividono a loro volta in • CELLULE RADICOLARI: nel corno anteriore, formano neuroni somatomotori e visceroeffettori • CELLULE FUNICOLARI: nel corno posteriore, formano neuroni somatosensitivi e viscerosensitivi - CELLULE DI TIPO II DI GOLGI: formano assone breve amielinico che rimane all’interno della sostanza grigia. SOSTANZA BIANCA NEL MIDOLO SPINALE E’ organizzata in CORDONI. Nella sostanza bianca del midollo spinale si trovano assoni organizzati in piccole strutture dette FASCI, che si distinguono in FASCI ASCENDENTI (stimoli sensitivi, cordone posteriore e laterale) e FASCI DISCENDENTI (stimoli motori, cordone anteriore e laterale sx). VIE ASCENDENTI (SENSITIVE) Sono vie che conducono all’encefalo informazioni circa la posizione degli arti e le sensazioni tattili, pressorie, dolorifiche. Riguarda due tipi di sensibilità: - SENSIBILITA’ SPECIALE: olfattiva, visiva, gustativa, vestibolare, acustica - SENSIBILITA’ GENERALE: 51 • ESTEROCETTIVA: informazioni dal mondo esterno EPICRITICA e PROPATICA (fine e discriminata oppure grossolana) • PROPIOCETTIVA: informazioni dai muscoli • ENTEROCETTIVA O VISCERALE: informazioni dai visceri La sensibilità somatica ha origine da recettori distribuiti nella pelle, nei muscoli e nelle articolazioni, negli organi interni. I recettori della sensibilità somatica sono suddivisibili in MECCANORECETTORI, TERMORECETTORI, CHEMORECETTORI, a seconda del tipo di energia dello stimolo da essi tradotta in segnale nervoso. La sensibilità somatica del tronco e degli arti è convogliata dalla stessa classe di neuroni sensoriali: LE CELLULE DEI GANGLI DELLE RADICI DORSALI. Ogni cellula dei gangli delle radici dosali risponde selettivamente ad un tipo di stimoli e trasporta quindi informazione su una sola modalità grazie alla specializzazione morfologica e molecolare del suo terminale periferico. I terminali periferici dei neuroni dei gangli delle radici dorsali sono di due tipi: - TERMINAZIONI NERVOSE NUDE: sensazioni termiche e dolorifiche, hanno fibre afferenti più sottili - TERMINAZIONI NERVOSE INCAPSULATE: modalità del tatto e della propiocezione. Sono tutti meccanorecettori, hanno fibre afferenti di diametro grande e ben mielinizzate VIA SPINO-BULBO-TALAMO-CORTICALE (LEMNISCO MEDIALE) Si occupa della sensibilità epicritica e propiocettiva cosciente. Invia le proiezioni all’area sensitiva primaria (LOBO PARIETALE) Utilizza un sistema a 3 neuroni per l’invio dei segnali all’encefalo: - PRIMO NEURONE: GANGLIO SPINALE - SECONDO NEURONE: NUCLEO GRACILE (arti superiori) o CUNEATO (arti inferiori) - TERZO NEURONE: NEURONE VENTROLATERALE DEL TALAMO VIA SPINO-TALAMO-CORTICALE Si occupa della sensibilità tattile, protopatica, termica e dolorifica. Sistema a 3 neuroni: - PRIMO NEURONE: GANGLIO SPINALE - SECONDON NEURONE: CORNO POSTERIORE DEL MIDOLLO SPINALE - TERZO NEURONE: NEURONE VENTROLATERALE DEL TALAMO Invia anch’essa proiezioni all’area sensitiva primaria (LOBO PARIETALE) La CORTECCIA CEREBRALE SOMATOSENSITIVA PRIMARIA occupa le aree 3, 1 e 2 di Brodmann, nel lobo parietale. VIA SPINO-CEREBELLARE Si occupa della sensibilità propiocettiva inconscia (coordinazione movimenti corporei). Sistema a 3 neuroni: - PRIMO NEURONE: GANGLIO SPINALE - SECONDO NEURONE: CORNO POSTERIORE DEL MIDOLLO SPINALE - TERZO NEURONE: CELLULA DEL PURKINJE DEL CERVELLETTO Invia quindi proiezioni ai nuclei propri del cervelletto. VIE DISCENDENTI (MOTORIE) Sono vie somatomotrici. Presentano due tipi di motoneuroni: - MOTONEURONI INFERIORI: situati nel corno anteriore del midollo spinale o nei nuclei dei nervi cranici del tronco encefalico. I loro assoni innervano i muscoli scheletrici (attività ECCITATORIA) - MOTONEURONI SUPERIORI: localizzati nella corteccia cerebrale o in un nucleo nel tronco encefalico. I loro assoni innervano la muscolatura della testa e del collo, inoltre svolgono attività sia INIBITORIA che ECCITATORIA. Ci sono due tipi di vie discendenti: - VIA PIRAMIDALE (VIA MONOSINAPTICA): movimenti volontari dei muscoli del cranio, degli arti e dei muscoli assiali 52 - VIA EXTRAPIRAMIDALE (VIA POLISINAPTICA): regolazione del movimento, del tono muscolare e dell’automatismo VIA DISCENDENTE PIRAMIDALE Sistema a 2 neuroni: - PRIMO NEURONE: situato nella corteccia motoria primaria (Area 4 di Brodmann, nel lobo frontale), ovvero la CORONA RADIATA - SECONDO NEURONE: nucleo motore o colonna del midollo spinale Le fibre passano all’antimero opposto a livello della loro terminazione (VIA DIRETTA) o si incrociano a livello del bulbo (VIA CROCIATA) SISTEMA NERVOSO PERIFERICO (SNP) Il sistema nervoso periferico comprende: - NERVI SPINALI - GANGLI SPINALI - NERVI CRANICI Una FIBRA NERVOSA è costituita dagli assoni e dai loro rivestimenti gliali. Le fibre possono essere - AMIELINICHE: assoni rivestiti da cellule gliali - MIELINICHE: le cellule gliali formano la guaina mielinica attorno all’assone Una cellula di Schwann mielinizza circa 1mm di un singolo assone. Tra una cellula di Schwann e l’altra si trova un’interruzione detta NODO DI RANVIER. La guaina mielinica garantisce protezione all’assone e consente una rapida propagazione del potenziale d’azione (CONDUZIONE SALTATORIA). NERVI Un nervo è un insieme di fibre nervose riunite in fasci e avvolte da tessuto connettivo (EPINERVIO, PERINERVIO, ENDONERVIO) NERVI SPINALI Vi sono in tutto 33 paia di nervi spinali. Essi sono misti, cioè sia sensitivi che motori. I nervi spinali originano dall’unione delle radici anteriori (motorie) e posteriori (sensitive). Escono dal canale vertebrale passando per i forami intervertebrali. I PLESSI Gli assoni proveniente dai rami posteriori dei nervi spinali innervano la muscolatura della colonna e la cute. Gli assoni proveniente dai rami anteriori dei nervi spinali (eccetto T2-T12) formano RETI ANASTOMICHE, intrecciandosi con gli assoni dei rami anteriori di nervi adiacenti Un plesso nervoso è quindi un’intricata rete di rami anteriori di nervi spinali. I plessi principali sono: - PLESSO CERVICALE: è formato dai rami anteriori di C1-C4 più parte di C5. Innerva la cute ed i muscoli della testa, collo, parte superiore della spalla e del torace. Il NERVO FRENICO (formato da C4 con C3 e C5) fornisce innervazione motoria al diaframma - PLESSO BRACHIALE: rete di nervi che fornisce innervazione all’arto superiore e al cingolo pettorale di ciascun lato. E’ formato dai rami anteriori dei nervi C5-T1. Le 5 radici si uniscono per formare tronchi: superiore, mediano, inferiore. Contiene 5 importanti nervi: • ASCELLARE: innerva deltoide e piccolo rotondo • MUSCOLOCUTANEO: innerva i muscoli anteriori del braccio (coracobrachiale e bicipite brachiale) • RADIALE: innerva i muscoli posteriori del braccio e i muscoli posteriori dell’avambraccio • MEDIANO: innerva muscoli anteriori avambraccio, l’eminenza tenar e i primi due muscoli lombricali 53 • - - ULNARE: innerva alcuni dei muscoli della faccia anteriore dell’avambraccio e la maggior parte dei muscoli intrinseci della mano PLESSO LOMBARE: origina dai rami anteriori dei nervi spinali L1-L4. Presenta due nervi principali: • NERVO FEMORALE: innerva i muscoli anteriori della coscia (es. quadricipite femorale) e riceve informazioni sensitive dalla porzione anteriore e infero-mediale della coscia • NERVO OTTURATORIO: innerva i muscoli mediali della coscia , GLI ADDUTTORI (verso la faccia mediale della coscia). Attraverso rami più piccoli innerva anche la parete addominale e lo scroto. 6 nervi totali: • ILEOIPOGASTRICO • ILEOINGUINALE • GENITOFEMORALE • CUTANEO LATERALE DELLA COSCIA • FEMORALE • OTTURATORE PLESSO SACRALE: Situato davanti all’osso sacro e fornisce innervazione alla natica. Esso origina dai rami anteriori dei nervi spinali L4-S4 ed è subito sotto il plesso lombare. Ha 6 rami e presenta sia divisioni anteriori che posteriori. I rami della divisione anteriore tendono a innervare i muscoli che flettono parti dell’arto inferiori, mentre quelli della divisone posteriore tendono a innervare muscoli che estendono parti dell’arto inferiore. • NERVO ISCHIATICO O SCIATICO: più grande e più lungo nervo del corpo umano. Esce dalla pelvi e scende nella loggia posteriore della coscia. E’ di fatto costituito da due divisioni: divisione tibiale e divisione peroneale, avvolte da una guaina comune ma che si separano in due nervi distinti: NERVO TIBIALE (innerva flessori ginocchio, parte del grande adduttore, il flessore plantare del piede e i flessori delle dita) e il NERVO PERONEO, comune o profondo, che innerva il capo breve del bicipite femorale • NERVO PUDENDO: innerva i genitali esterni, sia maschili che femminili, il perineo e la regione anale. GANGLI SPINALI Un ganglio è un raggruppamento di neuroni posto al di fuori del SNC. Il GANGLIO DELLA RADICE DORSALE è un nodulo che contiene i corpi cellulare dei neuroni sensitivi e cellule gliali (cellule satelliti= cellule appiattite poste attorno ai corpi neuronali, separandoli dal fluido interstiziale e regolando il continuo scambio di nutrienti). E’ provvisto di una capsula connettivale in continuità con l’EPINERVIO del nervo. I neuroni dei gangli sono PSEUDOUNIPOLARI. NERVI CRANICI I nervi cranici sono nervi che invece di avere origine dal midollo spinale partono direttamente dal tronco encefalico. - NERVO OLFATTIVO (SENSITIVO): origina dai recettori olfattori nella mucosa olfattoria. Esso conduce sensazioni olfattorie all’encefalo ed è l’unica tipologia di tessuto nervoso in grado di rigenerare. • Primo neurone nella mucosa olfattiva, i cui dendriti si trovano in superficie e gli assoni verso il bulbo olfattivo (nervo) • Il secondo neurone proietta alle aree olfattive della corteccia - NERVO OTTICO (SENSITIVO): è un nervo sensitivo speciale deputato alla funzione visiva, ed è una continuazione del SNC. Origina nella retina tramite un recettore visivo e il secondo neurone proietta, attraverso il tratto ottico, all’area visiva della corteccia cerebrale situata nel diencefalo. Le cellule che lo compongono sono bipolari o multipolari. - NERVO OCULOMOTORE: innerva il muscolo elevatore della palpebra superiore e 4 dei sei muscoli oculo-estrinseci. Funge da MOTORE SOMATICO e VISCERALE. Determina quindi anche la contrazione del muscolo ciliare. 54 - - - - - - - NERVO TROCLEARE: funge da MOTORE SOMATICO ed origina nel MESENCEFALO. Innerva uno dei muscoli oculo-estrinseci per muovere il bulbo oculare inferiormente e lateralmente NERVO ABDUCENTE: funge da MOTORE SOMATICO e origina nel PONTE. Innerva il muscolo rettolaterale dell’occhio, che abduce questo. NERVO TRIGEMINO: funge da motore e sensitivo somatico. E’ diviso in OFTALMICO, MASCELLARE e MANDIBOLARE. Riceve impulsi sensitivi dal volto, dalla cavità orale, dalla cavità nasale, dalla porzione anteriore del cuoio cappelluto e innerva i muscoli masticatori. • TRIGEMINO MOTORIO: muscoli masticazione, origina nel ponte • TRIGEMINO SENSITIVO: riceve segnali da cute, viso, mucose, denti ecc. e origina nel ganglio semilunare di GASSER NERVO FACIALE: si tratta di un nervo misto, è sia motore e sensitivo somatico, che motore e sensitivo viscerale. • FIBRE MOTRICI SOMATICHE: innervano muscoli mimici, originano dal ponte • FIBRE MOTRICI VISCERALI: innervano le ghiandole della mucosa nasale e palatine, ghiandole salivari e lacrimali • FIBRE SENSITIVE SOMATICHE: innervano la cute dell’orecchio ed originano nel ganglio genicolato • FIBRE SENSITIVE VISCERALI: innervano la lingua ed originano nel ganglio genicolato NERVO VESTIBOLO-COCLEARE o STATOACUSTICO: conduce al SNC informazioni relative al senso dell’equilibrio e all’udito. Si divide in BRANCA COCLEARE e BRANCA VESTIBOLARE, la prima conduce informazioni uditive ed origina nel ganglio spirale mentre la seconda conduce informazioni sensitive per l’equilibrio e origina nel ganglio vestibolare. NERVO GLOSSOFARINGEO: è un nervo misto: motore e sensitivo somatico; motore e sensitivo viscerale. • FIBRE MOTRICI SOMATICHE: innerva i muscoli della faringe ed origina nel bulbo • FIBRE MOTRICI VISCERALI: innerva la ghiandola parotide ed origina nel bulbo • FIBRE SENSITIVE SOMATICHE: innerva la cute dell’orecchio e origina nel ganglio sensitivo somatico • FIBRE SENSITIVE VISCERALI: innerva la lingua ed origina nel ganglio sensitivo viscerale NERVO VAGO: nervo misto, motore e sentivo somatico; motore e sensitivo viscerale • FIBRE MOTRICI SOMATICHE: innerva i muscoli della faringe e della laringe ed origina nel bulbo • FIBRE EFFETRICI VISCERALI: innerva il cuore, le vie respiratorie, i visceri dell’apparato digerente. Origina nel bulbo • FIBRE SENSITIVE SOMATICHE: innerva la cute dell’orecchio ed origina nel ganglio sensitivo somatico • FIBRE SENSITIVE VISCERALI: innerva i recettori gustativi della faringe ed origina nel ganglio sensitivo viscerale NERVO ACCESSORIO: funge da nervo motore somatico. Innerva il trapezio, lo sternocleidomastoideo e alcuni muscoli della faringe. Si divide in RADICE CRANICA e RADICE SPINALE, la prima innerva i nuclei motori nel midollo allungato ed origina in questo, mentre la seconda innerva i nuclei motori nel midollo spinale ed origina sempre nel midollo allungato. NERVO IPOGLOSSO: è un nervo motore. Innerva i muscoli estrinseci ed intrinseci della lingua ed origina nel bulbo. SISTEMA NERVOSO AUTONOMO o VEGETATIVO Si occupa del muscolo liscio, del miocardio, delle ghiandole esocrine ed endocrine. E’ composto da 3 branche: - SISTEMA NERVOSO SIMPATICO - SISTEMA NERVOSO PARASIMPATICO - SISTEMA NERVOSO ENTERICO Le prime due sono quelle principali e fra di loro vi è un’azione sinergica più che protagonista. 55 DIFFERENZE FRA LA VIA MOTORIA AUTONOMA E QUELLA SOMATICA SISTEMA SOMATICO SISTEMA AUTONOMO Volontario e involontario ma sempre ad azione Sempre involontario e ad azione prevalentemente specifica diffusa 1 motoneurone: l’assone del motoneurone Catena di 2 motoneuroni dal SNC: il neurone somatico si estende dal SNC all’effettore pregangliare ha l’assone che proietta al neurone del ganglio (autonomo), questo ha l’assone postgangliare che proietta all’effettore o organo bersaglio Sempre eccitatorio Eccitatorio e inibitorio Integrazione nel SNC Integrazione centrale e periferica Effettore: muscoli scheletrici e sensoriali Effettori: muscoli lisci, miocardio, ghiandole esocrine ed endocrine Tuttavia va ricordato che entrambi i sistemi condividono gli stessi input Esistono comunque importanti differenze tra le due branche del SNA: - ANATOMICHE: localizzazione degli assoni pregangliari e postgangliari, numero delle ramificazioni di un assone pregangliare, localizzazione dei gangli - NEUROMEDIATORI: diversi neurotrasmetittori della sinapsi neuro-effetrice - FUNZIONALI: la branca parasimpatica si occupa per lo più della conservazione dell’energia e dello stoccaggio dei nutrienti (quindi attiva quando il corpo è a riposo o sta digerendo) mentre la divisione simpatica invece è implicata nella preparazione del corpo alle emergenze. I NEUROTRASMETTITORI DEL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO Le fibre pregangliari sia parasimpatiche che simpatiche utilizzano come unico neurotrasmettitore l’ACETILCOLINA; i recettori per lo stesso si dividono in recettori muscarinici ed in recettori nicotinici. L’acetilcolina è usata anche dalle fibre postgangliari parasimpatiche nonché simpatiche sia a livello pregangliare per l’azione vasocostrittrice che per l’azione eccitosecretrice sulle ghiandole sudoripare e delle ghiandole surrenaliche coinvolte con la secrezione della noradrenalina da parte della frazione midollare, nella reazione di fuga/paura e stress. Il resto delle fibre postgangliari simpatiche utilizzano come neurotrasmettitore la noradrenalina che ha solo recettori alfa (vasocostrizione del Territorio Splancnico). L’adrenalina è secreta massivamente solo dalla parte midollare delle surrenali e lei sola ha i recettori alfa e beta. SNA SIMPATICO O TORACO LOMBARE E SNA PARASIMPATICO O CRANIO-SACRALE - SNS: T1-L3 - SNP: C1-C4, S1-S3 Solitamente tutti gli organi effettori del SNA ricevono innervazione da entrambi i sistemi. Tuttavia alcuni organi effettori ricevono innervazione da una sola branca del SNA, in genere dal sistema simpatico: - SNA SIMPATICO: muscolatura liscia dei vasi, cute delle ghiandole sudoripare e dei muscoli piloerettori, midollare del surrene, fegato e tessuto adiposo - SNA PARASIMPATICO: ghiandole lacrimali e digestive SISTEMA ENDOCRINO Il sistema endocrino è costituito da un insieme di cellule e di ORGANI GHIANDOLARI che producono sostanze chiamate ORMONI, le quali vengono trasportate nel sistema circolatorio. Gli ormoni hanno la funzione di REGOLARE, coordinandosi con il sistema nervoso, il funzionamento del corpo. Il sistema endocrino è costituito sia da ORGANI “PIENI” (ipofisi, tiroide, surrene ecc.) sia da GRUPPI DI CELLULE ENDOCRINE ospiti di altri organi (isolotti pancreatici, cellule interstiziali del testicolo ecc.) sia da CELLULE SINGOLE comprese entro altri tessuti (cellule dell’epitelio del canale alimentare, delle vie aeree ecc.) 56 Queste ultime vanno comprese nel SISTEMA ENDOCRINO DIFFUSO, detto APUD (Amine Precursor Uptake and Decarboxilation) per la capacità di assumere e decarbossilare precursori amminici. LOCALIZZAZIONE DEI PRINCIPALI ORGANI ENDOCRINI •Testa: ipotalamo, ipofisi, epifisi •Collo: tiroide, paratiroidi •Torace: timo •Addome: ghiandole surrenali, pancreas endocrino •Pelvi femminile: ovaie (teche follicolari e corpo luteo) •Scroto: testicoli (cellule interstiziali) ORMONE Molecola organica rilasciata nei liquidi extracellulari che regola funzioni metaboliche in cellule effettrici di solito lontane dalla sede di produzione dell’ormone stesso. Funzioni: - Regolazione attività metaboliche - Regolazione metabolismo energetico - Regolazione della composizione chimica dei liquidi biologici - Mantenimento dell’omeostasi corporea - Contributo ai processi di sviluppo e accrescimento - Contributo ai processi di contrazione della muscolatura liscia e cardiaca e alla secrezione di ghiandole esocrine - Regolazione attività del sistema immunitario - Partecipazione ai processi di riproduzione MODALITA’ DI AZIONE ORMONALE Le cellule endocrine secernono il proprio specifico ormone nel liquido interstiziale adiacente: da qui l’ormone può agire con 3 modalità: - AZIONE ENDOCRINA (classica): si diffonde nel torrente circolatorio e raggiunge cellule bersaglio a distanza più o meno grande - AZIONE PARACRINA: resta nel liquido interstiziale e raggiunge cellule bersaglio nelle immediate vicinanze per diffusione - AZIONE AUTOCRINA: resta nel liquido interstiziale e agisce sulla stessa cellula che lo ha prodotto (cellula secretrice=cellula target) Inoltre la struttura dell’ormone determina come esso interagisce con le cellule bersaglio . Gli ormoni sono classificati in base alla loro struttura chimica in 3 grandi gruppi: - ORMONI PEPTIDICI: formati da catene di amminoacidi, costituiscono la maggior parte degli ormoni (quelli con le catene più lunghe sono detti ormoni proteici). (es. ormone GH) - AMINE BIOGENE: piccole molecole prodotte attraverso la modificazione della struttura di uno specifico amminoacido (es. ormone tiroideo) - ORMONI STEROIDEI: sono di natura lipidica e derivano il colesterolo. Es. Testosterone 57 MECCANISMO D’AZIONE (ES. testicoli) La ghiandola in questione rilascia sia ormoni peptidici che steroidei, questi per poter penetrare e circolare nel flusso ematico necessitano di proteine di trasporto a cui infatti si legano, mentre quelli peptidici possono circolare liberamente. A- L’ormone steroideo riesce ad oltrepassare la membrana plasmatica, può così legarsi ad un recettore citoplasmatico o nucleare regolando la sintesi proteica = AZIONE LENTA B- L’ormone peptidico necessita di specifici recettori di membrana, la sua azione è legata a secondi messaggeri attivati dal legame ormone-recettore. Il secondo messaggero regola poi l’attività di proteine già esistenti= AZIONE RAPIDA MECCANISMI DI CONTROLLO Gli ormoni sono secreti in risposta a 3 tipi di stimoli: - ALTRI ORMONI: es. l’ormone tireostimolante stimola la secrezione degli ormoni tiroidei - STIMOLI NERVOSI: le fibre nervose dell’ortosimpatico stimolano il rilascio dell’adrenalina da parte della ghiandola midollare del surrene - STIMOLI UMORALI: l’aumento del glucosio nel sangue induce secrezione di insultina dal pancreas endocrino Indipendentemente dal tipo di stimolo, la secrezione ormonale è controllata da meccanismi a retroazione, FEEDBACK NEGATIVO, per cui l’innalzamento dei livelli ematici dell’ormone determina riduzione della sua secrezione. N.B: esistono anche circuiti a feedback positivo = accelera il processo originario assicurandone la continuità e incrementandone l’attività. Es. ghiandola mammaria IPOFISI (GHIANDOLA PITUITARIA) E’ la sede di collegamento fra SNC e sistema endocrino. Essa è situata entro la scatola cranica, alla base dell’encefalo, nella SELLA TURCICA dello sfenoide, ricoperta da una lamina meningea trasversale in rapporto con le arterie cerebrali e i seni cavernosi della dura madre. Collegata alla base del diencefalo mediante il PEDUNCOLO IPOFISARIO che è in rapporto anteriormente con il CHIASMA DEI NERVI OTTICI. L’ipofisi è connessa all’ipotalamo mediante il PEDUNCOLO IPOFISARIO. Essa è una ghiandola composita: - ADENOIPOFISI: porzione di derivazione epiteliale - NEUROIPOFISI: dipendente dall’ipotalamo E’ quindi a tutti gli effetti una formazione nervosa. Il concetto di ASSE IPOTALAMO-IPOFISARIO esprime il rapporto di correlazione tra SN e apparato endocrino, dove l’uno influenza l’attività dell’altro. NEUROIPOFISI E’ formata da un intreccio di fibre nervose amieliniche e cellule gliali (PITUICITI) e da uno stroma connettivale ricco di capillari. Le fibre nervose sono i neuriti dei neuroni dei nuclei sopraottico e paraventricolare dell’ipotalamo che nel complesso formano il fascio ipotalamo-ipofisario e che vanno a terminare a ridosso dei capillari fenestrati nei quali immettono gli ormoni ORMONI NEUROIPOFISARI (PEPTIDI A 9 amminoacidi): - VASOPRESSINA (o ormone antidiuretico ADH): azione antidiuretica, ovvero incrementa la permeabilità dei dotti collettori delle piramidi renali, aumentando il riassorbimento dell’acqua. Stimola la muscolatura liscia dei visceri e dei vasi. STIMOLI: disidratazione e osmolarità del plasma 58 - OSSITOCINA: stimola la contrazione della muscolatura liscia del corpo e del fondo dell’utero durante il parto e delle cellule mioepiteliali degli alveoli delle ghiandole mammarie ai fini della secrezione del latte durante l’allattamento Legati alla neurofisina, vengono veicolati fino ai terminali assonici ADENOIPOFISI Porzione maggiore dell’intera ghiandola. Si estende verso l’alto avvolgendo il tronco dell’INFUDIBULO (parte tuberale) dando origine al peduncolo ipofisario. Con la parte distale è a contatto con la neuroipofisi. Sono presenti diversi tipi cellulari che producono ormoni differenti (glicoproteine, accumulate nel citoplasma sotto forma di granuli) ORMONI ADENOIPOFISARI: - SOMATOTROPO (STH) o DELLA CRESCITA (GH): prodotto dalle cellule acidofile somatotrope. Favorisce lo sviluppo somatico agendo sulla muscolatura e i tessuti cartilagineo e osseo - PROLATTINA (PRL): prodotta dalle cellule acidofile lattotrope. Da inizio alla produzione del latte subito dopo il parto - ADRENOCORTICOTROPO (ACTH): prodotto dalle cellule acidofile corticotrope. Stimola la corticale del surrene a produrre glucocorticoidi, attivanti l’anabolismo dei carboidrati. - MELANOCITO-STIMOLANTE (MSH): prodotto dalle cellule corticotrope. Agisce sui melanociti cutanei stimolando la sintesi di melanina - FOLLICOLO-STIMOLANTE (FSH): prodotto dalle cellule basofile gonadotrope follicolo stimolanti. Agisce sulle gonadi: nell’ovaio stimola lo sviluppo e la maturazione dei follicoli oofori e degli oociti; nel testicolo favorisce la spermatogenesi - LUTEINIZZANTE (LH): prodotto dalle cellule basofile gonadotrope luteinizzanti. Agisce sulle gonadi: nell’ovaio induce l’ovulazione e la sintesi di progesterone; nel testicolo induce la produzione di testosterone - TIREOSTIMOLANTE (TSH): prodotto dalle cellule basofile tireotrope. Agisce sulle cellule follicolari della tiroide stimolando la produzione e il rilascio di T3 e T4 SISTEMA PORTALE IPOTALAMO-IPOFISARIO Gli assoni dei NEURONI PARVICELLULARI di alcune regioni ipotalamiche raggiungono l’eminenza mediana e liberano nei capillari del sistema ipofisario (PLESSO CAPILLARE PRIMARIO) peptidi che stimolano o inibiscono il rilascio ormonale delle cellule adenoipofisarie. RF e IF sono polipeptidi attivi sulle cellule dell’adenoipofisi che stimolano o inibiscono a produrre o rilasciare i propri ormoni: GH-RF = Stimola la sintesi di GH C-RF = stimola le cellule corticotrope a produrre ACTH T-RF = stimola le cellule tireotrope a produrre TSH FSH-RF = stimola le cellule gonadotrope a produrre FSH LH-RF = stimola le cellule gonadotrope a produrre LH MSH-RF = induce produzione e rilascio dell’ormone melanostimolante MSH P-RF = agisce sulle cellule produttrici di prolattina P-IF = inibitore della produzione di prolattina S-IF = inibitore della produzione dell’ormone somatotropo M-IF inibitore della produzione dell’ormone melanostimolante L’SNC esercita comunque un controllo sulla secrezione dell’adenoipofisi che, a sua volta, influenza molte altre ghiandole endocrine dell’organismo. 59 EPIFISI (GHIANDOLA PINEALE) E’ la prima ghiandola che si forma nel nostro corpo, è infatti evidente già dalla terza settimana. Appartiene all’EPITALAMO, sporge all’estremità posteriore del terzo ventricolo; è circondata dal liquido cefalorachidiano. Filogeneticamente deriva dall’organo pineale delle lucertele e coccodrilli con funzione di sensore delle variazioni luminose ambientali. Contiene cellule secernenti (PINEALOCITI) disposte in cordoni, follicoli e cellule gliali; i pinealociti sono cellule di forma variabile, ricche di estroflessioni citoplasmatiche che possono prendere rapporto con la parete dei vasi; citoplasma lievemente basofilo. I pinealociti producono l’ormone MELATONINA (N-ACETIL-5-METOSSITRIPTAMINA), AMINA ANTIGONADOTROPA (modula la produzione dei GF-RF) e regolatrice del ritmo circadiano sonno-veglia, reagendo al buio o alla poca luce La MELATONINA deriva dal TRIPTOFANO trasformato in SEROTONINA. Una colta sintetizzata viene immediatamente rilasciata nel circolo ematico (non viene accumulata nelle cellule), viene poi metabolizzata nel fegato e escreta nelle urine. La maggior secrezione della melatonina avviene nelle ore notturne (picco verso le 2 e le 4 di notte) per poi ridursi gradualmente alle prime luci dell’alba; tali livelli rimangono bassi per tutto il periodo di luce per poi risalire nel periodo buio. TIROIDE E’ la più grande ghiandola endocrina del corpo; posta nella parte antero-inferiore del collo, in stretto rapporto con la laringe e i primi anelli tracheali. Ha la forma di una farfalla, ed è formata da 2 LOBI (dx e sx), uniti da una porzione trasversale detta ISTMO (a livello della sesta vertebra cervicale). E’ circondata da una capsula fibrosa sottile ed è isolata per mezzo di una guaina detta PERITIROIDEA che la fissa alla laringe e alla trachea, ed ai fasci nervosi e vascolari del collo. Tra guaina peritiroidea e capsula fibrosa propria della tiroide vi è lo SPAZIO PERICOLOSO, in cui decorrono i vasi. Anteriormente e lateralmente la tiroide è ricoperta dai muscoli (SOTTOIOIDEI e STERNOCLEDOMASTOIDEI). Posteriormente ai lobi laterali si trova il fascio nervo-vascolare del collo (arteria carotide comune, vena giugulare interna, nervo vago) Nella PARETE FOLLICOLARE si evidenziano due popolazioni cellulari: - CELLULE FOLLICOLARI O TIREOCITI: producono due dipeptidi iodati, ovvero la TIROXINA T4 prodotta in maggior quantità e la TRIIODOTIRONINA T3. La loro attività è dipendente dai livelli citoplasmatici dell’ormone tireostimolante (TSH) 60 - CELLULE PARAFOLLICOLARI O CELLULE C: producono la CALCITONINA FORMAZIONE DEGLI ORMONI TIROIDEI 1- Captazione dello iodio ematico 2- Ossidazione dello iodio 3- Organificazione dello iodio nella TIREOGLOBULINA e formazione di MONOIODIOTIROSINA (MIT) e DIIODIOTIRSOINA (DIT) 4- Accoppiamento di MIT e DIT con formazione di T3 e T4 5- Liberazione di T3 e T4 nel torrente ematico N.B: capacità di accumulare il secreto, prima che esso venga riversato nel torrente circolatorio FUNZIONI ORMONI TIROIDEI: - Accelerano il metabolismo Aumentano il consumo di ATP e ossigeno Innalzamento temperatura corporea Partecipano alla maturazione del SN durante la vita embrionale e fetale A dosi basse sono anabolizzanti, ad alte favoriscono la glicogenolisi e sono catabolizzanti FUNZIONE CALCITONINA: favorisce l’accumulo di ioni calcio nel tessuto osseo e ne aumenta l’eliminazione renale (ipocalcemizzante; ha funzioni antagoniste rispetto al paratormone. PARATIROIDI 4 paratiroidi, appoggiate alla faccia posteriore dei lobi tiroidei, due superiormente e due inferiormente. Sono poste all’interno della guaina fibrosa della tiroide. Il tessuto ghiandolare è organizzato in cordoni e isole cellulari - CELLULE PRINCIPALI: producono paratormone (ipercalcemizzante) - CELLULE OSSIFILE: funzione sconosciuta Il paratormone esplica la sua azione principalmente su 3 organi: - OSSO: incrementa l’attività osteolitica degli osteoclasti con liberazione di calcio, magnesio e fosfati dall’osso e il loro passaggio nel sangue - RENE (tubulo renale): inibisce il riassorbimento dei fosfati a livello renale (FOSFATURIA) e riduce l’escrezione di calcio - INTESTINO: azione indiretta; l’ormone stimola direttamente il tubulo prossimale renale a produrre la forma attiva della vitamina D che a sua volta si traduce in un incremento dell’assorbimento intestinale di calcio e del riassorbimento osseo In definitiva le azione del PTH si traducono in un AUMENTO della concentrazione plasmatica del calcio e una DIMINUZIONE di quella del fosforo. Le paratiroidi sono ghiandole essenziali per la vita: la loro asportazione causa una brusca caduta della calcemia che si riflette rapidamente sulla eccitabilità del sistema neuro-muscolare. La morte sopravviene con violente contrazioni muscolari (TETANIA). GHIANDOLE SURRENALI Si tratta di due ghiandole, accolte nella loggia renale, e poggiate al polo superiore dei reni, di forma piramidale. La ghiandola surrenale dx è in rapporto con il fegato e la vena cava inferiore; la ghiandola sx è in rapporto con la coda del pancreas e l’aorta addominale. Ogni ghiandola è avvolta esternamente da una capsula connettivale fibrosa. Il PARENCHIMA è diviso in 2 regioni istologicamente e funzionalmente distinte: - CORTICALE: di origine mesodermica, si divide in ZONA GLOMERURALE, ZONA FASCICOLTATA E ZONA RETICOLARE - MIDOLLARE: origina dalla cresta neurale CORTICOLE DEL SURRENE - ZONA GLOMERURALE: cordoni cellulari avvolti su se stessi, formano gomitoli; 61 MINERALCORTICOIDI (ALDOSTERONE): favoriscono riassorbimento di ioni sodio e inibiscono riassorbimento di ioni potassio a livello della parte convoluta distale dei tubuli renali. La secrezione di aldosterone è regolata da ACTH ipofisario e dall’angiotensina II che a sua volta dipende dalla renina - ZONA FASCICOLATA: cordoni cellulari paralleli fra loro. GLICOCORTICOIDI (cortisolo e corticosterone): agiscono sul metabolismo di glucidi, proteine e lipidi aumentando a livello epatico la glicogenesi e l’accumulo del glicogeno; riducono inoltre le risposte infiammatorie ed immunitarie. Sono stimolati da ACTH ipofisario - ZONA RETICOLARE: cordoni cellulari a rete ANDROGENI: contribuiscono all’azione degli steroidi sessuali secreti da testicoli e ovaie. Stimolati da ACTH ipofisario. Quindi la CORTICALE DEL SURRENE è controllata dall’ormone ipofisario ADRENOCORTICOTROPO ACTH. L’ipotalamo controlla la secrezione di ACTH attraverso un fattore determinato CRH. MIDOLLARE DEL SURRENE E’ formata da cellule voluminose di forma poligonale, dette CELLULE CROMAFFINI, organizzate in nidi irregolari con interposti capillari sanguigni. Si occupa della secrezione delle CATECOLAMINE, controllata dal sistema nervoso ortosimpatico: - ADRENALINA: aumento della frequenza e della gittata cardiaca, aumento della ventilazione polmonare, aumento glicogenolisi epatica e muscolare, aumento lipolisi e stimolo dell’ipofisi a produrre ACTH - NORADRENALINA: aumento della pressione arteriosa mediante vasocostrizione periferica arteriolare, aumento della glicogenolisi. PANCREAS ENDOCRINO E’ ospitato all’interno del parenchima esocrino del pancreas sotto forma di piccole masse sferoidali di tessuto endocrino: gli ISOLOTTI PANCREATICI o di LANGERHANS, isolati nettamente dal restante parenchima per mezzo di un sottile involucro connettivale - CELLULE ALFA= GLUCAGONE (IPERGLICEMIZZANTE), secrezione stimolata dall’ipoglicemia - CELLULE BETA= INSULINA (IPOGLICEMIZZANTE), la sua secrezione è stimolata dall’iperglicemia - CELLULE OMEGA= SOMATOSTATINA, che inibisce la sintesi di GH e inibisce secrezione di insulina e glucagone - CELLULE PP= POLIPEPTIDE PANCRETICO, coinvolto nella regolazione dell’appetito GONADI La funzione endocrina delle gonadi consiste nella produzione di steroidi sessuali (dalla pubertà): - TESTICOLO (cellule interstiziali di Leydig): ANDROGENI (testosterone), induzione fenotipica maschile e promozione spermatogenesi - OVAIO (follicolo ovarico e corpo luteo): ESTROGENI E PROGESTERONE: induzione fenotipica femminile e controllo ciclo mestruale Le gonadi sono controllate dagli ORMONI IPOFISARI FSH E LH. L’ipotalamo controlla la secrezione di FSH e LH attraverso un fattore denominato GnRH SISTEMA ENDOCRINO DIFFUSO Si tratta di cellule a secrezione endocrina contenute in diversi organi; secernono peptidi e/o ammine biogeniche; assumano e decarbossilano precursori aminici (SISTEMA APUD). Essi sono presenti nel cuore, nel canale alimentare, nell’apparato respiratorio, nell’apparato urogenitale, e nella placenta. 62 APPARATO DIGERENTE Lo scopo principale dell’apparato digerente è quello di estrarre i nutrienti dal cibo ingerito e riversarli nel flusso sanguigno per essere distribuiti alle cellule dell’organismo. FUNZIONI: - Assunzione alimenti dall’esterno - Digestione, demolizione degli stessi in molecole assorbibili - Assorbimento di queste ultime nel sangue - Eliminazione dei materiali residui PORZIONI: - BOCCA - FARINGE - ESOFAGO - STOMACO - INTESTINO (TENUE E CRASSO) GHIANDOLE ANNESSE: - GHIANDOLE SALIVARI - PANCREAS - FEGATO Tali ghiandole secernono sostanze lubrificanti (muco) e sostanze necessarie per la digestione degli alimenti assunti. 3 tipi: - INTRAEPITELIALI: unicellulari situate nell’epitelio di rivestimento - INTRAMURALI: pluricellulari, situate nello spessore della parete dell’organo (nella mucosa o sottomucosa) - EXTRAMURALI: all’esterno dell’organo cavo da cui derivano embriologicamente e con il quale mantengono rapporto tramite il dotto escretore (ghiandole salivari, pancreas e fegato) BOCCA Situata nella testa a livello del massiccio facciale. Comunica con l’esterno tramite la RIMA BUCCALE, delimitato dal bordo libero delle labbra. FUNZIONI: - Assume gli alimenti dall’esterno attraverso la rima buccale - Tritura gli alimenti con i denti - Impasta gli alimenti con la saliva - Invia il bolo nella faringe - Articola il linguaggio attraverso le labbra, palato molle, lingua e denti - Contribuisce alla percezione gustativa - Contribuisce alla difesa specifica ed aspecifica attraverso le tonsille e la secrezione salivare Si divide in due porzioni grazie alla presenza delle arcate gengivo dentarie: - VESTIBOLO= delimitato da labbra, GUANCE (che presentano una faccia esterna rivestita da cute e una interna rivestita da mucosa, tra le due vi è un’impalcatura muscolare detta mimica e una connettivale ricca di tessuto adiposo detta CORPO ADIPOSO DI BICMAT), arcate gengivo dentali. - CAVITA’ ORALE PROPRIAMENTE DETTA= delimitata dalle arcate dentali, dall’istmo delle fauci, dalla volta del palato, dal pavimento della bocca Comunicano tramite lo SPAZIO RETRODENTALE PALATO - PALATO OSSEO O DURO (anteriormente): formati dai processi palatini dell’osso mascellare e dalle branche orizzontali delle due ossa palatine, ricoperti da mucosa con epitelio pavimentoso stratificato - PALATO MOLLE O VELO PALATINO: lamina connettivale rivestita da muscoli e da una tonaca mucosa. Centralmente si prolunga verso il basso formando l’ugola o velo pendulo 63 I DENTI Sono infissi negli alveoli. Nell’uomo si distinguono due dentizioni - DENTIZIONE DECIDUA (20): 5 per ogni emiarcata, 2 incisivi, 1 canino e 2 molari - DENTIZIONE PERMANENTE (32): 8 per ogni emiarcata: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari e 3 molari PORZIONI DEL DENTE: - CORONA= color bianco lucente, emerge dalla gengiva, forma diversa a seconda del tipo di denti - COLLETTO= zona di transizione tra corona e radice - RADICE= porzione accolta nell’alveolo dentale STRUTTURA DEL DENTE: 3 tessuti duri e fortemente mineralizzati e un tessuto mobile - SMALTO: è lo strato più esterno del dente, è traslucido (cioè non ha colore proprio) ed è molto duro. A livello del colletto lo smalto trapassa nel cemento - DENTINA: forma la corona e la radice, e racchiude la cavità centrale contenente la POLPA DENTALE. E’ lo strato intermedio del dente, è più spesso dello smalto ed il suo colore è giallo. E’ formata da tanti tubuli, i TUBULI DENTINALI, che sono responsabili della trasmissione degli stimoli - CEMENTO: è la sostanza che riveste la radice del dente - POLPA: è al centro del dente, contiene i vasi sanguigni e i nervi. LINGUA La lingua è un organo muscolare scheletrico rivestito di mucosa orale. A riposo o a bocca chiusa occupa tutta la cavità orale. FUNZIONI: - Partecipa alla suzione - Consente la masticazione - Formazione e deglutizione del lobo alimentare - Sede del gusto - Ruolo nella fonazione Numerose piccole formazioni rilevate, definite PAPILLE, sporgono sulla superficie superiore della lingua. La superficie inferiore della lingua prende contatto con il pavimento della cavità buccale per mezzo di una sottile membrana mucosa verticale, il FRENULO LINGUALE. La superficie linguale postero-inferiore presenta le TONSILLE LINGUALI 4 TIPI DI PAPILLE: - PAPILLE FUNGIFORMI: punta e lati della lingua, forma simile a un fungo, contengono pochi calici gustativi - PAPILLE VALLATE: formano una V rovesciata nella parte posteriore della superficie dorsale, ciascuna papilla è circondata da un profondo e stretto solco - PAPILLE FOLIATE: poco sviluppate nella lingua umana - PAPILLE FILIFORMI: non contengono calici gustativi ma hanno funzione meccanica (codificare la consistenza del cibo), sono le più piccole e diffuse. MUSCOLI DELLA LINGUA: - INTRINSECI: compresi nella lingua, si inseriscono al connettivo della mucosa • LONGITUDINALE SUPERIORE: lamina impari composta da differenti fasci che hanno origine ed inserzione alla lamina propria della mucosa linguale • LONGITUDINALE INFERIORE: origina dalla lamina propria della base linguale, è un muscolo pari. • VERTICALE: origina dalla faccia profonda della lamina propria del dorso linguale • PALATOGLOSSO: origina dall’aponeurosi palatina - ESTRINSECI: provengono da strutture esterne alla lingua GHIANDOLE SALIVARI - GHIANDOLE MINORI (LABIALI, LINGUALI, PALATINE): situate nella mucosa e nella sottomucosa della cavità orale; secernono continuamente saliva per tenere umido l’ambiente - GHIANDOLE SALIVARI MAGGIORI (PAROTIDE, SOTTOMANDIBOLARE e SOTTOLINGUALE): secernono dopo eccitazione nervosa come risposta a stimoli meccanici, chimici, termici e sensitivi (vista e olfatto). Sono estrinseche 64 • • • GHIANDOLA PAROTIDE: si trova nella mandibola, vicino all’orecchio, in una infossatura detta “loggia parotidea”. E’ una ghiandola sierosa (secreto proteico), il dotto escretore, detto DOTTO DI STENONE, dopo aver attraversato lo spessore della guancia riversa la saliva nella bocca a livello del secondo dente molare superiore GHIANDOLA SOTTOMANDIBOLARE: ghiandola mista (sierosa e mucosa). Ha forma irregolare, abbraccia il bordo del muscolo miloioideo che partecipa a formare il pavimento della bocca. Il dotto escretore, detto DOTTO DI WARTON, penetra nella loggia sublinguale e sbocca nel pavimento della bocca GHIANDOLA SOTTOLINGUALE: ghiandola mucosa (secreto glicoproteico, ricco di zuccheri). Possiede numerosi piccoli dotti escretori, detti DOTTI DI RIVINO ISTMO DELLE FAUCI È un breve tratto di passaggio tra la cavità orale e la faringe; è delimitato inferiormente dalla BASE DELLA LINGUA e superiormente e lateralmente da DUE ARCHI, ANTERIORE E POSTERIORE, che si congiungono in alto a formare il margine libero del palato molle con l’ugola. FARINGE E’ un organo in comune con l’apparato respiratorio. E’ un organo impari e mediano e presenta una struttura muscolo-membranosa. Ha una forma a tronco di piramide irregolare con la base rivolta verso l’alto. - - - RINOFARINGE (NASOFARINGE): è in comunicazione con le coane e contiene le ADENOIDI (tonsille faringee) nell’angolo posteriore del tetto. Contiene anche l’OSTIO TUBARICO sulle pareti laterali, che è un orifizio che da origine alla tuba uditiva OROFARINGE (parte orale): in comunicazione con l’istmo delle fauci; è limitata in alto e lateralmente dal palato molle, in avanti dalla radice della lingua IPOFARINGE (Laringofaringe): in comunicazione con laringe ed esofago TONSILLE Le tonsille sono organi linfoghiandolari pari e simmetrici presenti nel cavo orale. Tutte insieme formano l’ANELLO LINFATICO DI WALDEYER, il sistema immunitario posto a difesa del tratto alto dell’apparato Respiratorio. - TONSILLE FARINGEE (ADENOIDI): situate sulla parete posteriore del rinofaringe, tra la fine delle fosse nasali e la gola - TONSILLE TUBARICHE del rinofaringe: situate sul contorno dello sbocco delle TROMBE DI EUSTACHIO nel LUME FARINGEO - TONSILLE PALATINE: situate nella parte posteriore del palato molle - TONSILLE LINGUALI: si trovano dietro la lingua, in basso, da entrambe le parti 65 LA DEGLUTIZIONE Consiste in una sequenza di contrazioni muscolari che trasportano il cibo dalla cavità orale allo stomaco FASI: - FASE VOLONTARIA: il bolo viene spostato in posizione centrale tra la parte anteriore della lingua e il palato duro. La punta della lingua viene premuta verso il palato duro. Il bolo viene poi spinto verso l’orofaringe - FASE FARINGEA (INVOLONTARIA): quando il bolo si muove nell’orofaringe, il palato molle e l’ugola chiudono l’accesso al rinofaringe, e la laringe si eleva così che l’epiglottide va a chiudere l’adito alla laringe - FASE ESOFAGEA (INVOLONTARIA): le contrazioni peristaltiche della muscolatura esofagea spingono il bolo verso lo stomaco; il palato molle, l’ugola e la laringe ritornano alle posizioni antecedenti alla deglutizione ESOFAGO Esso congiunge l’ipofaringe allo stomaco. Si estende dalla 6 vertebra cervicale fino all’11 toracica. E’ diviso in: cervicale, toracico, addominale. Presenta lungo il suo decorso tre curvature, di cui una sul piano sagittale e due su quello frontale. 4 restringimenti: - RESTRINGIMENTO CRICOIDEO: rapporto con la laringe - RESTRINGIMENTO AORTICO: rapporto con l’arco dell’aorta - RESTRINGIMENTO BRONCHIALE: rapporto con il bronco principale sinistro - RESTRINGIMENTO DIAFRAMMATICO: orifizio esofageo del diaframma Le pareti dell’esofago sono formate da tonache sovrapposte: - MUCOSA: epitelio pavimentoso pluristratificato - SOTTOMUCOSA - TONACA MUSCOLARE: uno strato circolare e uno longitudinale - TONACA AVVENTIZIA STOMACO Lo stomaco è situato tra l’esofago e l’intestino tenue; è posto sotto il diaframma ed è coperto dalla piccola ala del fegato. La sua FUNZIONE è quella di trasformare il cibo in una massa omogenea e semifluida (CHIMO) che in seguito passerà all’intestino tenue - CARDIAS: orifizio d’ingresso (T11) - PILORO: orifizio d’uscita (ricoperto anteriormente dalla faccia inferiore del fegato) - MARGINE SUPERIORE: piccola curvatura - MARGINE INFERIORE: grande curvatura E’ suddiviso in: - FONDO: posto in alto sotto il diaframma; segue il cardias - CORPO: parte centrale - REGIONE PILORICA: suddivisa in antro e canale pilorico Lo stomaco è in rapporto con: - POSTERIORMENTE: pancreas, surrene, rene sx - LATERALMENTE: milza - ANTERIORMENTE: mesocolon trasverso e flessura colica sx 66 PARETE GASTRICA La parete gastrica è formata da: - TONACA SIEROSA O AVVENTIZIA: strato più interno che avvolge l’organo (PERITONO VISCERALE) - TONACA MUSCOLARE: superiormente alla sierosa, è composta da 3 strati di fibre muscolari: longitudinale, orizzontale e obliquo. La sua contrazione favorisce l’espulsione del secreto ghiandolare. - TONACA SOTTOMUCOSA: formata da connettivo lasso che connette la tonaca mucosa alla tonaca muscolare - TONACA MUCOSA: la più esterna, è sollevata in pliche longitudinali. Presenta un epitelio batiprismatico semplice muciparo (formato da cellule mucipare). Sono presenti molte depressioni dell’epitelio di superficie, dette FOSSETTE FASTRICHE, al fondo di ogni fossetta sboccano diverse ghiandole tubolari ramificate dette GHIANDOLE GASTRICHE. INTESTINO TENUE Si divide in DUODENO (porzione fissa) e DIGIUNO e ILEO che formano l’INTESTINO MESENTERICO (porzione mobile). E’ la porzione più lunga del canale alimentare (7 metri) e si estende dallo SFINTERE PILORICO allo SFINTERE ILEOCOLICO. La mucosa, provvista di VILLI, svolge la funzione assorbente, inoltre si solleva insieme alla sottomucosa a formare delle pliche circolari dette PLICHE CONNIVENTI DUODENO: ha la forma di una C aperta a sinistra nella cui concavità è posta la testa del pancreas. E’ formato da 4 segmenti: Il PRIMO TRATTO origina dal piloro ed è diretto orizzontalmente verso destra (GINOCCHIO SUPERIORE) e si continua nel SECONDO TRATTO che discende a destra della 2° e 3° vertebra lombare. Poi flette verso sinistra (GINOCCHIO INFERIORE) continuandosi nel 3° segmento, orizzontale che infine si piega verso l’alto (4° segmento). Nella superficie interna vi è una sporgenza chiamata PAPILLA DI VATER, la quale è lo sbocco comune di 2 condotti: - COLEDOCO: che viene dal fegato e riversa nel duodeno la BILE (succo epatico) - DOTTO PANCREATICO: viene dal pancreas e riversa nel duodeno il SUCCO PANCREATICO Queste due sostanze continuano la trasformazione chimica delle sostanze alimentari DIGIUNO E ILEO (INTESTINO MESENTERICO) L’intestino mesenterico si estende dal digiuno fino allo SFINTERE ILEO-CIECO-COLICO. E’ inoltre avvolto da un’estesa piega di peritoneo, il MESENTERE, che lo congiunge alla parete posteriore dell’addome tramite una radice che origina a livello della 2° vertebra lombare Non vi è confine fra digiuno e ileo, il primo occupa i 2/5 superiori del tenue mentre il secondo i 3/5 inferiori. STRUTTURA DELL’INTESTINO TENUTE E’ protetto da una parete formata da più strati: MUCOSA, SOTTOMUCOSA, MUSCOLARE, SIEROSA La mucosa intestinale è inoltre ripiegata nei VILLI INTESTINALI, che aumentano la superficie di scambio e quindi l’assorbimento di sostanze digerite. Ciascun villo è composto da un asse centrale di lamina propria 67 rivestito da epitelio cilindrico. L’asse è attraversato da un VASO CHILIFERO CENTRALE, deputato all’assorbimento dei lipidi. Le cellule che compongono l’intestino tenute sono: - ENTEROCITI (CELLULE ASSORBENTI): presenti nell’epitelio di rivestimento dei villi; presentano sottili estroflessioni chiamate MICROVILLI (orletto a spazzola) che aumentano ulteriormente la capacità assorbente dell’intestino - CELLULA MUCIPARA CALCIFORME: unico esempio di ghiandola unicellulare. Forma a calice. Il suo plasmalemma apicale presenta numerosi microvilli adibiti ad aumentare la superficie secretoria, al di sotto, nel corpo , si concentrano granuli di MUCINA INTESTINO CRASSO Diviso in: - CIECO - COLON - RETTO FUNZIONI: - Riassorbimento H2O ed elettroliti e formazione delle feci - Assorbimento di vitamine - Accumulo di materia fecale INTESTINO CIECO E’ situato inferiormente all’apertura dell’intestino tenue nel crasso ed è rivestito da PERITONEO. Appendice vermiforme: ha la forma di un piccolo tubo cilindrico a fondo cieco; costituisce un prolungamento dell’intestino crasso ed è composta da tonaca sierosa, muscolare, sottomucosa e mucosa. Ha pareti ricche di tessuto linfoide organizzato in noduli COLON: si estende dal cieco al retto e si divide in: - ASCEDENTE - TRASVERSO - DISCENDENTE - SIGMA RETTO: organo retroperineale unito al sigma. Si tratta di un tubo muscolare in grado di espandersi per accumulare il materiale fecale prima della defecazione. I pochi cm terminali dell’intestino crasso formano il CANALE ANALE , la cui superficie interna presenta le COLONNE ANALI, sottili pieghe longitudinali. PARETE DELL’INTESTINO CRASSO La parete dell’intestino crasso è più sottile rispetto a quella dell’intestino tenue. Non presenta inoltre villi, è costituito da più cellule caliciformi rispetto all’intestino tenue, queste secernono MUCINA che lubrifica il materiale indigerito durante il transito. La parete è dotata di numerosi GRANDI NODULI LINFATICI PERISTALSI Le onde peristaltiche spingono il materiale lungo il canale digerente mediante le contrazioni coordinate degli strati circolare e longitudinale 1- Contrazione della muscolatura circolare dietro il bolo 68 2- Contrazione della muscolatura longitudinale davanti al bolo 3- Contrazione della muscolatura circolare: spinge il bolo in avanti FEGATO Il fegato è una ghiandola annessa al tubo digerente, è sia ESOCRINA che ENDOCRINA - ESOCRINA: secerne la bile del duodeno - ENDOCRINA: immette nel sangue sostanze di natura glucidica, proteica, lipidica (ruolo centrale nel metabolismo di carboidrati, proteine e lipidi) Esso è coperto dalle coste e dalle cartilagini costali tranne nella REGIONE EPIGASTRICA. Ed è situato subito sotto al DIAFRAMMA nell’IPOCONDRIO di destra. Si estende nella regione epigastrica e sfocia nell’ipocondrio di sx. - Il fegato può essere suddiviso in 4 lobi grazie alla CAPSULA CONNETTIVALE DI GLISSON che si approfonda separando l’organo (LOBO DESTRO, caudato e quadrato, e LOBO SINISTRO). E’ inoltre sostenuto da 2 legamenti - E’ rivestito da PERITONEO VISCERALE - La faccia supero-anteriore o diaframmatica è CONVESSA - La faccio infero-posteriore o viscerale: CONCAVA, è presente l’ilo del fegato (vena porta, arteria epatica e dotti biliari) Ogni LOBO EPATICO è suddiviso in circa 100.000 LOBULI EPATICI, ovvero le unità funzionali e strutturali del fegato, le cui cellule sono dette EPATOCITI. Alla periferia di ciascun lobulo sono posizionate le TRIADI PORTALI (sono 6), ciascuna contenente - 1 ramo della VENA PORTA - 1 ramo dell’ARTERIA EPATICA - 1 ramo del DOTTO BILIARE SISTEMA PORTALE EPATICO Sistema formato da capillari, venule e vene provenienti dall’apparato digerente che raggiungono la VENA PORTA e dalle loro ramificazioni all’estremità opposta, nel fegato. Il sistema portale funziona parallelamente alla circolazione sistemica, o grande circolazione, che distribuisce il sangue ossigenato a tutto l’organismo tranne che ai polmoni. Quasi tutto il sangue venoso proveniente dall’apparato digerente (stomaco, intestino tenue, colon, pancreas) e dalla milza raggiunge il fegato passando per LA GRANDE VENA PORTA. Questa si ramifica in una miriade di branche che terminano in piccoli vasi intraepatici. Il sangue, che nel fegato viene depurato da un gran numero di sostanze, ritorna alla VENA CAVA INFERIORE passando per le vene sovraepatiche. Inoltre se sezioniamo trasversalmente i lobuli epatici ricordano una ruota di una bicicletta vista di lato. Il mozzo di tale ruota è la VENA CENTROBULARE, mentre i raggi sono rappresentati dai SINUSOIDI EPATICI, capillari a parete sottile, dove sangue venoso e sangue arterioso si mischiano e defluiscono poi lentamente attraverso il lobulo epatico verso la vena centrobulare. Le varie vene centrobulari trasportano il sangue venoso e convergono attraverso il parenchima unendosi a formare le VENE EPATICHE, che sboccano infine nella VENA CAVA INFERIORE. 69 FUNZIONI EPATOCITI: - Produzione bile - Detossificazione farmaci, metaboliti e veleni - Immagazzinano nutrienti in eccesso e vitamine per rilasciarli poi quando necessario - Sintetizzano proteine plasmatiche (es. albumina, globuline ecc.) VIE BILIARI Le vie biliari formano una rete di sottili condotti che trasportano la bile dal fegato e dalla cistifellea al duodeno. I lobi epatici destro e sinistro secernono bile nei DOTTI EPATICI DX e SX, che si uniscono a formare il DOTTO EPATICO COMUNE; in questo converge il DOTTO CISTICO che trasporta l abile alla COLECISTI e dalla colecisti. Il dotto cistico consente alla bile di entrare nella cistifellea e di defluire dalla cistifellea; la direzione del flusso è sotto controllo ormonale. La bile fluisce dal dotto epatico comune attraverso il DOTTO CISTICO per raccogliersi nella cistifellea. La bile accumulata refluisce attraverso il dotto cistico per raggiungere il tenue. L’unione del dotto cistico con il dotto epatico comune origina il DOTTO COLEDOCO, che si estende in basso verso il duodeno. Sulla parte duodenale possiamo trovare una dilatazione chiamata AMPOLLA DUODENALE, dove dotto pancreatico e dotto coledoco convergono prima di penetrare la parete duodenale. CISTIFELLEA E’ un organo muscolare cavo posto sulla superficie viscerale del fegato con la funzione di accumulare e concentrale la bile. L’emissione della bile da parte della cistifellea viene stimolata dall’ormone COLECISTOCHININA. PANCREAS E’ sia ghiandola endocrina (ISOLE DI LANGERHANS) che esocrina. E’ posto profondamente nella cavità addominale, davanti alla colonna vertebrale. - TESTA: nella concavità della C duodenale - CORPO: a tronco di cono verso sinistra in alto - CODA: prende rapporto con la milza e il rene sinistro Il parenchima è diviso in lobuli, detti anche ACINI PANCREATICI, formati da grandi assemblamenti di cellule epiteliali cubiche semplici, dette ACINOSE; gli acini provvedono a secernere mucina e gli enzimi digestivi del succo pancreatico. Il secreto sieroso è poi riversato in dotti escretori che confluiscono fino a formare il DOTTO PANCREATICO MAGGIORE che si congiunge con il COLEDOCO, terminando nel DUODENO. Il secreto sieroso contiene una quarantina di enzimi fra cui: - Tripsinogeno - Chimotripsinogeno - Amilasi - Maltasi - Lipasi Il succo pancreatico è ricco di BICARBONATO DI SODIO. L’arrivo di alimenti nel duodeno stimolano la produzione di SECRETINA e PANCREOZIMA, che vanno in circolo (REGOLAZIONE) 70 Esso è connesso al tubo digerente per mezzo di un CONDOTTO ESCRETORE MAGGIORE o DI WIRSUNG, e per mezzo di un CONDOTTO MINORE o DI SANTORINI che sbocca un pò più in alto APPARATO CIRCOLATORIO CUORE Il cuore è posizionato nella cavità toracica, precisamente nel MEDIASTINO (tra i due polmoni, sopra il diaframma e dietro lo sterno), tra la III e la VI costa e a livello vertebrale corrisponde alla 5-8° vertebra toracica. Esso è avvolto da un sacco fibrosieroso detto PERICARDIO. E’ leggermente spostato per 2/3 a sinistra del piano sagittale mediano e per 1/3 a destra. Ha l’apice rivolto in basso a sinistra, proteso in avanti. Mentre invece la base è rivolta in alto a destra e protesa in avanti. - Si tratto di un organo muscolare CAVO a forma di cono. - BASE: faccia posterosuperiore del cuore, formata principalmente dall’atrio sinistro - APICE: estremità inferiore di forma conica, si proietta leggermente anteroinferiormente verso il lato sinistro del corpo MARGINE DESTRO O ACUTO: lato destro, costituito principalmente dall’atrio e dal ventricolo destro. Posizionato più anteriormente MARGINE SINISTRO O OTTUSO: lato sinistro, costituito principalmente da atrio e ventricolo sinistro, posizionato più posteriormente FACCIA ANTERIORE O STERNO COSTALE: guarda in alto, in avanti e a destra, ha forma convessa che corrisponde alla parte superiore e sinistra del ventricolo destro, a livello del cono arterioso FACCIA POSTERIORE O DIAFRAMMATICA: è rivolta nettamente in basso ed è pianeggiante. È attraversata completamente, dal margine acuto a quello ottuso, dal solco atrioventricolare o coronario che è la continuazione diretta di quello presente nella faccia sternocostale. ANATOMIA ESTERNA (FACCIA STERNO COSTALE) La superficie sterno-costale del cuore presenta: - ARTERIA CAROTIDE COMUNE SINISTRA - ATERIA SUCCLAVIA SINISTRA - ARCO DELL’AORTA (curva dell’aorta che poi continua nell’aorta discendente) - AURICOLA SINISTRA (auricola = parte anteriore di ogni atrio, estensione rugosa) - VASI DEL SOLCO CORONARIO (alimentano e drenano il cuore) - SOLCO LONGITUDINALE ANTERIORE (separa ventricolo destro da ventricolo sinistro) Nei solchi decorrono i vasi arteriosi e venosi che irrorano il cuore (VASI CORONARICI). Il SOLCO CORONARIO trasversale divide gli atri dai ventricoli FACCIA DIAFRAMMATICA 71 - ARCO DELL’AORTA VENA CAVA SUPERIORE VENE POLMONARI DESTRE VASI DEL SOLCO CORONARIO (alimentano e drenano il cuore) SOLCO LONGITUDINALE POSTERIORE (separa ventricolo dx e sx) VENTRICOLO DESTRO VENTRICOLO SINISTRO RAMI DELL’ARTERIA POLMONARE I SOLCHI - SOLCO INTERVENTRICOLARE ANTERIORE (o longitudinale anteriore): si porta dal solco coronario all’apice, verso il margine acuto. Corrisponde al SETTO INTERVENTRICOLARE - SOLCO INTERVENTRICOLARE POSTERIORE: si unisce, a livello dell’apice sul margine acuto, con il solco interventricolare anteriore VASI SANGUIGNI: - ARTERIE: portano il sangue dal cuore alla periferia diventando sempre più piccole (ARTERIOLE) e aumentando di numero - VENE: portano il sangue dalla periferia al cuore, originando come VENULE (di piccolo calibro) e unendosi a formare vene di calibro sempre maggiore Tra il sistema arterioso e venoso è interposto quello CAPILLARE CIRCOLAZIONE POLMONARE E’ costituita dalle cavità del lato dx del cuore (ATRIO DESTRO E VENTRICOLO DESTRO) e dalle arterie e dalle vene polmonari. Questa circolazione inizia nel VENTRICOLO DESTRO, e per mezzo delle ARTERIE POLMONARI convoglia il sangue ai polmoni per ridurre i livelli di anidride carbonica e rifornire i livello di ossigeno nel sangue; quindi il sangue ritorna al cuore tramite le VENE POLMONARI. Il sangue torna nel lato sinistro del cuore (ATRIO SINISTRO), da dove in seguito inizia la circolazione sistemica CIRCOLAZIONE SISTEMICA Inizia dal VENTRICOLO SINISTRO e porta sangue ossigenato dalla parte sinistra del cuore attraverso i vasi sanguigni, ovvero prima l’AORTA (arteria più grande) che poi si divide nelle successive ARTERIE SISTEMICHE, alle cellule sistemiche come quelle del fegato, della cute, dei muscoli, del cervello. I nutrienti, i gas respiratori e i prodotti di scarto vengono scambiati con queste cellule sistemiche prima che il sangue ritorni alla parte dx del cuore verso i polmoni, verso la parte sinistra del cuore, e poi verso i tessuti sistemici del corpo per tornare alla parte destra del cuore (ATRIO DESTRO) CAVITA’ CARDIACHE Il cuore è formato da quattro camere cave, o cavità cardiache: gli ATRI (cavità più piccole) e i VENTRICOLI (più grandi). Gli atri sono camere con la parete sottile posizionata nella parte superiore mentre i VENTRICOLI sono le camere inferiori. I VENTRICOLI sono separati dal SETTO INTERVENTRICOLARE mentre gli atri dal SETTO INTERATRIALE. Due orifizi, GLI OSTI ATRIOVENTRICOLARI, destro e sinistro, sono provvisti di valvole cuspidali che permettono il passaggio del sangue dalle cavità atriali a quelle ventricolari e si oppongono invece al reflusso dai ventricoli agli atrii. 72 ATRII Gli atrii ricevono sangue dalle vene, inoltre contraendosi pompano il sangue nei rispettivi ventricoli. - ATRIO DX: • PORZIONE POSTERIORE: sbocco delle VENE CAVE (superiore e inferiore) e il SENO CORONARIO (grossa vena che raccoglie il sangue refluo dalla circolazione coronarica) • PORZIONE ANTERIORE: si continua con l’AURICOLA. Inoltre in esso sbocca la VENA CAVA INFERIORE tramite la VALVOLA DI EUSTACCHIO. - ATRIO SX: dimensioni minori • PORZIONE POSTERIORE: sboccano le 4 VENE POLMONARI • PORZIONE ANTERIORE: si continua con l’auricola VENTRICOLI Ricevono sangue dagli atrii, inoltre contraendosi pompano il sangue nelle rispettive arterie - VENTRICOLO DX: si diparte il TRONCO POLMONARE (O ARTERIA POLMONARE), il grosso vaso sanguigno tramite cui il sangue deossigenato arriva ai polmoni. Contiene i MUSCOLI PAPILLARI, ai quali si connettono numerosi e sottili filamenti di fibre collagene dette CORDE TENDINEE, queste si ancorano alla superficie inferiore delle cuspidi della valvola atrioventricolare destra, impedendo che si ribalti e si rifletta nell’atrio quando il ventricolo destro si contrae - VENTRICOLO SX: si diparte l’AORTA. Il suo volume interno è diviso dalle TRABECOLE CARNEE, caratteristici rilievi muscolari, grandi, lisci e irregolari, in una parte venosa o VIA DI AFFLUSSO e in una parte arteriosa o CANALE AORTICO VALVOLE CARDIACHE Sono formate da lamini connettivali fibrose (cuspidi) rivestite da ENTOTELIO che regolano il flusso del sangue all’interno del cuore - ATRIOVENTRICOLARI: separano gli atri dai ventricoli, consentendo al sangue di fluire unidirezionalmente dall’atrio al ventricolo (impedendogli di scorrere al contrario) • TRICUSPIDE = FORMATA DA 3 LAMINE, DESTRA. C • BICUSPIDE O MITRALE= FORMATA DA 2 LAMINE, SINISTRA - SEMILUNARI: situate nel punto di passaggio tra i ventricoli e le grosse arterie. La loro funzione è quella di far fluire il sangue nel senso corretto, prevenendone lo scorrimento inverso (dalle arterie ai ventricoli). Si aprono quando la pressione ventricolare supera quella arteriosa, e si chiudono quando la prima viene superata dalla seconda. Possiedono una caratteristiche struttura a TASCHE A NIDO DI RONDINE (i lembi si inseriscono in un anello di tessuto, con una tipica forma a “coppa”). • AORTICA = FORMATA DA 3 LAMINE, situata nel ventricolo sinistro • POLMONARE = TRE LAMINE, situata nel ventricolo destro SCHELETRO FIBROSO DEL CUORE Lo scheletro fibroso del cuore è costituito da TESSUTO CONNETTIVO FIBROSO. Funge da supporto semirigido alle valvole del cuore e all’attacco della muscolatura cardiaca. In esso infatti s’inseriscono i lembi delle valvole cardiache tramite specifici anelli Isola e separa elettricamente atri e ventricoli. Impedisce infatti che gli impulsi muscolari non siano diffusi a caso nel cuore, impedendo che tutte le camere si contraggano contemporaneamente. Funge anche da struttura per l’inserimento dei fasci muscolari. INVOLUCRI E PARETI CARDIACHE Il cuore si trova nel SACCO PERICARDICO (o PERICARDIO). Esso limita i movimenti del cuore in modo che non possa rimbalzare e spostarsi nella cavità toracica (lo ancora al mediastino), impedisce anche che si riempia eccessivamente di sangue. Si divide in due parti - PERICARDIO FIBROSO: strato resistente di tessuto connettivo fibroso, più esterno. Unito al diaframma e alla base dei grandi vasi 73 - PERICARDIO SIEROSO: porzione più interna, membrana liscia sierosa e umida a doppio strato, costituita da: • FOGLIETTO PARIETALE: riveste la superficie interna del pericardio fibroso • FOGLIETTO VISCERALE O EPICARDIO: l’epicardio aderisce al MIOCARDIO, ossia alla tonaca muscolare del cuore e secerne LIQUIDO PERICARDICO nello SPAZIO PERICARDICO (tra i 2 foglietti). Costituito da membrana sierosa e da tessuto connettivo lasso Il cuore è costituito quindi da 3 strati distinti: l’epicardio già citato, il MIOCARDIO e l’ENDOCARDIO - MIOCARDIO: è lo strato medio della parete cardiaca e costituisce la TONACA MUSCOLARE del cuore. E’ il più spesso ed è la sede degli “attacchi di cuore”. Gli atrii presentano parete miocardica sottile mentre i ventricoli più spessa rispetto agli atrii (ventricolo sx più spessa rispetto al dx) - ENDOCARDIO: riveste la superficie interna del cuore e la superficie esterna delle valvole cardiache. E’ costituito da l’ENDOTELIO, epitelio pavimentoso semplice e uno strato di tessuto connettivo lasso. Riveste il lume delle cavità interne, le pareti degli atri, dei ventricoli e costituisce la PARTE ESSENZIALE dei lembi valvolari. Si continua con la tonaca intima dei grossi vasi in corrispondenza della loro origine e dello sbocco di questi sul cuore. IL CICLO CARDIACO Un ciclo cardiaco è il periodo che passa dall’inizio di un battito cardiaco all’avvio del successivo. Durante esso si verificano variazioni di pressioni e volumi nel sistema cardiovascolare durante il ciclo cardiaco. Il ciclo cardiaco comprende eventi elettrici a cui fanno seguito eventi meccanici EVENTI MECCANICI - SISTOLE (ATRIALE E VENTRICOLARE): CONTRAZIONE del miocardio di una camera del cuore, che spinge il sangue in un’altra cavità o vaso sanguigno - DIASTOLE (ATRIALE E VENTRICOLARE): fase di RILASCIAMENTO di una camera cardiaca CONTRAZIONI RITMICHE: mantengono la regolare circolazione sanguigna. Infatti il cuore, con le sue contrazioni, impartisce al sangue una forza che si esprime con una PRESSIONE, che viene esercitata contro le pareti dei vasi in cui scorre. EVENTI ELETTRICI: SISTEMA DI CONDUZIONE Il sistema di conduzione del cuore è costituito da tutte quelle cellule specializzate che generano e trasmettono lo stimolo alle contigue fibre cardiache. PARTI DEL SISTEMA DI CONDUZIONE: - NODO SENO-ATRIALE, SEGNAPASSO O PACE-MAKER: è di forma ovoidale e si trova nella parete dell’atrio destro, vicino allo sbocco della vena cava superiore. Le sue cellule agiscono come centro ritmiche che generale il ritmo per l’attività cardiaca (pace maker); determina quindi la FREQUENZA CARDIACA. Dal tale nodo si dipartono numerosi fasci che vanno alle pareti degli atri, alcuni si dirigono verso il NODO ATRIOVENTRICOLARE. - NODO ATRIOVENTRICOLARE: è di forma ovoidale e si trova nell’atrio destro, lungo la parete del SETTO INTERATRIALE. L’impulso muscolare viaggia dal NODO SA fino a questo, dove viene rallentato per provocare un ritardo tra attivazione e contrazione dei ventricoli. - FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE DI HIS: origina dal nodo atrio-ventricolare, decorre nel setto interventricolare e si divide poi in 2 BRANCHE (DESTRA E SINISTRA) ai lati del setto medesimo. Le branche conducono l’impulso a fibre di conduzione chiamate FIBRE DI PURKINJE, che originano dall’apice e si estendono nella parete dei ventricoli. In esse la diffusione dell’impulso è molto rapida. Da queste l’impulso si propaga in tutto il miocardio ventricolare, la contrazione atriale è completata e può quindi iniziare quella ventricolare. SISTEMA ORTOSIMPATICO E PARASIMPATICO Il cuore è innervato dal SNA, tale innervazione è costituita dalla componente ortosimpatica e parasimpatica, nell’insieme denominate PLESSO CARDIACO. 74 - INNERVAZIONE ORTOSIMPATICA: aumenta frequenza cardiaca, e quindi il ritmo e la forza di contrazione del cuore INNERVAZIONE PARASIMPATICA: diminuisce la frequenza cardiaca ma generalmente tende a non aver effetti sulla forza di contrazione FASI DEL CICLO CARDIACO - DIASTOLE ATRIALE: riempimento degli atri, le 4 valvole sono chiuse, e si ha quindi un aumento della pressione negli atri. - SISTOLE ATRIALE: apertura delle 4 valvole atrioventricolari e quindi riempimento dei ventricoli - Chiusura delle valvole atrioventricolari (I TONO) ed inizio SISTOLE VENTRICOLARE - SISTOLE VENTRICOLARE: inizio contrazione ventricolare. Gli atri rimangono in diastole e le valvole AV rimangono chiuse insieme alle VALVOLE SEMILUNARI. Si provoca quindi una CONTRAZIONE ISOVOLUMETRICA, cioè si ha un aumento della pressione nei ventricoli finché questa non supera quella aortica, ciò forza l’apertura delle valvole semilunari e l’inizio della FASE DI EIEZIONE SISTOLICA. - Chiusura delle valvole semilunari per evitare il reflusso del sangue nei ventricoli (II TONO) ed inizio della DIASTOLE VENTRICOLARE, durante la quale gli atri rimangono in diastole; le valvole AV si aprono, ed il sangue fluisce dagli atri riempiendo passivamente i ventricoli. STRUTTURA DEI VASI Sia la parete delle arterie che quella delle vene è costituita da 3 strati chiamati TONACHE. Esse circondano il LUME, o spazio interno, del vaso dove scorre il sangue - TONACA INTIMA: strato più interna della parete. E’ costituito da uno strato di ENDOTELIO e uno strato sottoendoteliale formato da un sottile strato di tessuto connettivo areolare - TONACA MEDIA: costituisce lo strato intermedio della parete dei vasi. E’ composto da un tessuto muscolare liscio che genera una MEMBRANA ELASTICA INTERNA, importante per la VASOCOSTRIZIONE e la VASODILATAZIONE. - TONACA AVVENTIZIA: rappresenta lo strato più esterno. E’ composta da tessuto connettivo areolare contenente fibre elastiche e collagene. Media l’ancoraggio dei vasi alle altre strutture. Forma quindi una MEMBRANA ELASTICA ESTERNA. I vari elementi della parete si combinano in proporzioni variabili per formare la parete di arterie, vene e capillari - ARTERIE DI TIPO ELASTICO (GROSSO CALIBRO): presentano abbondanti fibre elastiche nella tonaca media. Necessitano inoltre di un apporto di sangue in corrispondenza della tonaca esterna, assicurato da un sistema di vasi detto VASA VASORUM - ARTERIE DI TIPO MUSCOLARE (MEDIO CALIBRO) E ARTERIOLE: si ha una maggiore quantità di muscolo liscio nella tonaca media - CAPILLARI: presentano solo tonaca intima e si dividono in CONTINUI, FENESTRATI e SINUSOIDI • CONTINUI: caratterizzati dalla presenza di giunzioni occludenti tra le cellule endoteliali che consentono un passaggio minimo di liquidi • FENESTRATI: presenza di fenestrature (pori) tra le cellule endoteliali che consentono il passaggio di molecole di piccole dimensioni • SINUSOIDI: presenza di grandi fenestrature tra le cellule endoteliali e presenza di una lamina basale discontinua che favorisce il passaggio di molecole di grandi dimensioni - VENULE E VENE (MEDIO E GROSSO CALIBRO): parete più sottile delle arterie e meno cellule muscolari lisce, ma presentano un lume più grande. Fattori che influenzano il ritorno venoso: per superare il minimo gradiente pressorio all’interno del sistema venoso il sangue che ritorna al cuore attraverso le vene viene spinto mediante la pompa muscolare scheletrica all’interno degli arti inferiori e attraverso la pompa respiratoria all’interno del torace - POMPA MUSCOLARE SCHELETRICA: quando il muscolo scheletrico si contrae le vene vengono compresse contribuendo a spingere il sangue verso il cuore. Quando i muscoli scheletrici sono 75 particolarmente attivi, es. camminata, il sangue viene pompato più rapidamente ed efficacemente verso il cuore. L’inattività al contrario induce un ristagno di sangue nelle vene delle gambe. Il reflusso è impedito dalla chiusura delle valvole. SCAMBIO CAPILLARE Lo scambio capillare avviene nei LETTI CAPILLARI. Formati da una METARTERIOLA, che è la diramazione di un’arteriola, da cui si dirama il CANALE PREFERENZIALE (TERMINALE ARTERIOSO). Esso si connette direttamente alle VENULE POSTCAPILLARI (TERMINALE VENOSO) che drenano il letto. I vasi chiamati CAPILLARI VERI si diramano dalle metarteriole e costituiscono la maggior parte del lette, il flusso capillare è regolato da anelli di muscolatura liscia collocati all’origine di ogni capillare vero detti SFINTERI CAPILLARI. ANASTOMOSI ARTERO-VENOSE Si tratta di collegamenti immediati o mediati da un canale intermedio tra un’arteriola e una venula. Si sottrae al circolo capillare sangue che viene immesso direttamente dall’arteriola alla venula. Gli anastomosi sono formati da una parete di cellule mioepiteliali in più strati concentrici o a formare un cuscinetto che sporge nel lume per chiudere o aprire il canale Possono essere anche ARTERO-ARTERIOSE o VENO-VENOSE, le quali provvedono al ritorno collaterale del flusso in caso di ostruzioni. RETE MIRABILE ARTERIOSA La rete mirabile arteriosa è tipica del RENE, si tratta di una capillarizzazione fra due arteriole (precisamnete si trova tra il GLOMERULO RENALE ed i CAPILLARI PERITUBULARI) RETE MIRABILE VENOSA o SISTEMA PORTALE Si tratta di una capillarizzazione fra due vene, e si trova nel fegato o nell’ipotalamo-ipofisi. CIRCOLAZIONE POLMONARE La circolazione polmonare è responsabile del trasporto del sangue deossigenato dalla parte destra del cuore ai polmoni, e di ricondurre il sangue nuovamente ossigenato alla parte sinistra del cuore. Il sangue povero di ossigeno è spinto dal ventricolo dx nel TRONCO POLMONARE (o anche arteria polmonare), che, una volta diretto superiormente e leggermente verso sinistra, si biforca nell’ARTERIA POLMONARE DX e ARTERIA POLMONARE SX, dirette ai polmoni. Le arterie polmonari si diramano in arterie di calibro progressivamente minore fino a formare le arteriole, che a loro volta si ramificano nei capillari polmonari dove avvengono gli scambi gassosi. I capillari poi confluiscono a formare le venule e quindi le VENE POLMONARI , le quali portano il sangue ossigenato all’atrio di sinistra. 76 CIRCOLAZIONE SISTEMICA - AORTA ASCENDENTE: il sangue viene pompato fuori dal ventricolo sinistro ed entra in tale aorta. Da tale struttura originano, in prossimità della sua base le ARTERIE CORONARIE (DX E SX) che vascolarizzano il cuore (di cui si occupa anche il SENO CORONARIO, che raccoglie il sangue refluo della circolazione coronarica dal ventricolo sx per convogliarlo nell’atrio dx, e la conseguente capillarizzazione). Le ARTERIE CORONARIE quindi nutrono il cuore, decorrono lungo il solco coronario. Si ramificano sotto l’epicardio, seguendo i solchi longitudinali, per penetrare poi nel miocardio. • CORONARIA SX: irrora il cuore sinistro, la metà anteriore del setto e anteriormente parte del ventricolo dx. Si divide in RAMO DISCENDENTE ANTERIORE e RAMO CIRCONFLESSO • CORONARIA DX: irrora il cuore dx e sulla faccia diaframmatica entrambi i ventricoli e il setto Le VENE CORONARIE seguono un decorso simile alle arterie coronarie. Dopo che il sangue ha attraversato il LETTO CAPILLARE MIOCARDICO entra nelle vene coronarie. Il sangue viene quindi drenato nell’atrio destro attraverso il seno coronario - ARCO DELL’AORTA: Ripiegamento verso sinistra dell’AORTA ASCENDENTE. Da essa originano 3 importanti rami arteriosi • TRONCO ARTERIOSO BRACHIOENCEFALICO (O ARTERIA ANONIMA): si biforca a formare o ARTERIA CAROTIDE COMUNE DI DESTRA: vascolarizza porzione destra della testa e del collo o ARTERIA SUCCLAVIA (=sotto la clavicola) DI DESTRA: vascolarizza l’arto superiore destro e alcune strutture toraciche • ARTERIA CAROTIDE COMUNE DI SINISTRA: vascolarizza porzione sinistra di testa e collo • ARTERIA SUCCLAVIA SINISTRA: vascolarizza arto superiore sinistro ed alcune strutture toraciche Le succlavie irrorano inoltre i visceri del collo, del mediastino, la parete del torace, il cervello. Le carotidi inoltre si dividono poi in INTERNA ed ESTERNA. La succlavia diventa ARTERIA ASCELLARE, che diventa poi ARTERIA BRACHIALE, che a sua volta si suddivide in ARTERIA RADIALE ed ARTERIA ULNARE. - AORTA TORACICA E AORTA ADDOMINALE: l’arco dell’aorta descrive una curva e si dirige inferiormente generando l’AORTA TORACICA, da cui originano numerosi rami deputati alla vascolarizzazione della parte toracica. Essa oltrepassa l’ORIFIZIO AORTICO 77 presente nel diaframma, e diventa quindi AORTA ADDOMINALE, da cui originano i rami che vascolarizzano la parete e gli organi addominali. I rami dell’aorta toracica e addominale vengono definiti RAMI PARIETALI e VISCERALI. • RAMI PARIETALI AORTA TORACICA: per la parete toracica e il midollo spinale. Sono 10 per ciascun lato e si dividono in ARTERIE DORSO-SPINALI e ARTERIE INTERCOSTALI. • RAMI VISCERALI AORTA TORACICA: per gli organi contenuti nel torace. Si dividono in ARTERIE BRONCHIALI, PERICARDICHE, MEDIASTINICHE ed ESOFAGEE • RAMI PARIETALI AORTA ADDOMINALE: destinati alle pareti addominali e al midollo spinale. Si dividono in ARTERIE FRENICHE o DIAFRAMMATICHE INFERIORI (DX e SX), che irrorano il diaframma, che danno a loro volta origine alle ARTERIE SURRENALI SUPERIORI e ARTERIE LOMBARI (4 per lato) che irrorano la parete addominale postero-laterale • RAMI VISCERALI AORTA ADDOMINALE: alcuni destinati al tubo gastroenterico, ovvero ARTERIA CELIACA (che vascolarizza stomaco, duodeno, fegato, pancreas e milza), ARTERIE MESENTERICHE SUPERIORE ed INFERIORI, irrorano intestino tenue, pancreas e parte dell’intestino crasso (tutte impari) Altre invece sono destinate al surrene e all’apparato urogenitale, ovvero ARTERUIA SURRENALE MEDIA, ARTERIA RENALE ed ARTERIA GENITALE (tutte pari) L’aorta si suddivide poi a livello della IV vertebra nelle 2 ARTERIE ILIACHE COMUNI, ognuna delle quali si suddivide in ARTERIA ILIACA INTERNA, che irrora principalmente pelvi e perineo, ed ESTERNA, che irrora l’arto interiore. • ILIACA INTERNA (IPOGASTRICA): fornisce rami parietali per le pareti della pelvi e rami viscerali per gli organi pelvici • ILIACA ESTERNA: prosegue con l’ARTERIA FEMORALE, la cui diretta continuazione è l’ARTERIA POPLITEA, da cui si diramano le ARTERIE TIBIALI POSTERIORI ED ANTERIORI. VENE Si dividono in SUPERFICIALI, PROFONDE e SENI VENOSI - SUPERFICIALI: decorrono nel sottocutaneo e comunicano con le vene profonde mediante rami comunicanti - PROFONDE: generalmente si accompagnano alle arterie (nel caso delle arterie brachiale, ulnare, radiale e tibiale, ciascuna arteria è accompagnata da 2 vene) - SENI VENOSI: si trovano nel neurocranio VENE DEL CAPO E DEL COLLO - VENE GIUGULARI ESTERNE: raccolgono il sangue dalle vene superficiali della faccia, del collo e del cuoio capelluto. Sboccano nella VENA SUCCLAVIA - VENA GIUGULARE INTERNA: si unisce alla VENA SUCCLAVIA, formando la VENA ANONIMA (DX e SX) - VENE ANONIME DX e SX: confluiscono a costituire la VENA CAVA SUPERIORE VENE ARTO SUPERIORE - SUCCLAVIA: diramazione della vena cava. Al di sopra del margine laterale della prima costa - ASCELLARE: convergenza delle vene brachiali e della vena basilica - VENE BRACHIALI: originano dalla confluenza in corrispondenza della fossa cubitale di vene radiali ed ulnari - VENE RADIALI ED ULNARI: originano dalla confluenza delle vene digitali e delle arcate palmari superficiali e profonde VENE TORACICHE E ADDOMINALI - VENE TORACICHE: BRONCHALI, ESOFAGEE E PERICARDICHE. Possono sfociare o nella VENA CAVA SUPERIORE, o nelle VENE AZYGOS (decorrono lungo la parete toracica posteriore, longitudinalmente sul lato destro della colonna vertebrale) o EMIAZYGOS (attraversa il diaframma e sbocca nella vena azygos) - VENE ADDOMINALI: sboccano nella VENA CAVA INFERIORE, la quale si forma dall’unione delle 2 VENE ILIACHE COMUNI, formatesi a loro volta dall’unione delle 2 VENE ILIACHE INTERNE ED ESTERNE (le interne drenano pelvi e perineo, mentre le esterne l’arto inferiore) 78 La vena cava inferiore presenta delle ramificazioni dette • RAMI PARIETALI: vene lombari e vene freniche inferiori • RAMI VISCERALI: vene renali, vena surrenale destra, vena testicolare (o ovarica) destra, vene epatiche VENE DELL’ARTO INFERIORE - VENE TIBIALI: confluenza, in corrispondenza di piede e caviglia, delle vene profonde (plantari, tibiali posteriori e fibulari) - VENA POPLITEA: confluenza vene tibiali anteriori e posteriori, accompagna l’arteria poplitea - VENA FEMORALE: continuazione vena poplitea nel versante anteriore della coscia - VENA ILIACA ESTERNA: vena femorale dopo aver attraversato il legamento inguinale In corrispondenza del dorso del piede, l’ARCO VENOSO DORSALE sbocca nella VENA GRANDE SAFENA e VENA PICCOLA SAFENA (vene superficiali, la prima confluisce poi nella vena femorale mentre l’altra nella vena poplitea) SISTMEA ANASTOMOTICO AZYGOS ED EMIAZYGOS L’anastomosi è la comunicazione tra vasi sanguigni dello stesso livello, in questo caso fra - VENA AZYGOS: Decorre longitudinalmente sul lato destro della colonna vertebrale. Origina dall’addome come continuazione della vena lombare ascendente di destra. Connette la cava inferiore (con cui anastomizza) alla cava superiore, attraversando il diaframma. - VENA EMIAZYGOS: Origina dall'addome come continuazione della vena lombare ascendente di sinistra. Attraversa il diaframma e sbocca nella vena azygos SISTEMA PORTALE EPATICO Costituito da una rete di vene che drena il tratto GI e convoglia il sangue al fegato per l’assorbimento e l’elaborazione del materiale trasportato. Dopo l’assorbimento dei nutrienti il sangue lascia il fegato tramite le VENE EPATICHE che sboccano nella VENA CAVA INFERIORE. Tale sistema è quindi importante affinchè i nutrienti vengano assimilati e processati nel fegato, oltre a detossificarli. La VENA PORTA è la grande vena che riceve sangue deossigenato ma ricco di nutrienti proveniente dal tratto GI. Essa origina dalla confluenza di 3 rami principali - VENE MESENTERICHE SUPERIORE ED INFERIORE: quella inferiore drena la porzione distale dell’intestino crasso; quella superiore, posta sul lato destro del corpo, drena il sangue dall’intestino tenute e da parte dell’intestino crasso - VENE GASTRICHE: vene di piccolo calibro che si immettono direttamente nel sistema portale - VENA LINEALE O SPLENICA: drena e proviene dalla milza SISTEMA LINFATICO E’ costituito da vasi, organi e tessuti linfatici. FUNZIONI: - Drenaggio dell’eccesso di liquido interstiziale attraverso i VASI LINFATICI - Funzioni immunitarie, infatti trasporta i linfociti, cellule immunocompetenti, verso le STAZIONI LINFONODALI intercalate sul decorso dei vasi linfatici Non hanno circolazione linfatica: - Ossa e cartilagine - Tessuto nervoso - Cornea - Epidermide 79 Il liquido che esce dai capillari nell’ambiente intercellulare dei tessuti non viene recuperato tutto dagli stessi capillari ma anche da altri vasi che lo riportano alle vene. Tali vasi costituiscono il sistema dei VASI LINFATICI e il liquido che vi circola è la LINFA (liquido+proteine). I CAPILLARI LINFATICI, vasellini che originano a fondo cieco in aree di tessuto connettivo lasso, si trovano distribuiti in tutto il corpo, intercalati tra la maggioranza delle reti capillari. I capillari si uniscono a formare VASI LINFATICI, strutture di calibro maggiore simili alle vene di piccolo calibro, che presentano VALVOLE nel lume. Dalla confluenza dei vasi linfatici si originano i TRONCHI LINFATICI DI DX e di SX. Ciascun tronco linfatico drena la linfa da una delle principali regioni del corpo (lombari, intestinali, broncomediastinici, succlavii e giugulari). I tronchi confluiscono poi in vasi di calibro maggiore chiamati DOTTI LINFATICI, divisi in: - DOTTO LINFATICO DESTRO: localizzato nei pressi della clavicola destra, riversa la linfa nel punto in cui convergono la vena succlavia destra e la vena giugulare interna destra - DOTTO TORACICO: vaso linfatico più grande. Si dirige superiormente decorrendo anteriormente ai corpi vertebrali. Sbocca nel punto in cui confluiscono la vena succlavia sinistra e la vena giugulare interna sinistra. Esso raccoglie la linfa dalla maggior parte del corpo. I due dotti versano la linfa nel sangue a livello delle due vene succlavie. ORGANI LINFONODI - LINFONODI PRIMARI: produzione e maturazione delle cellule immunbitarie • TIMO: differenziamento linfociti T • MIDOLLO OSSEO: differenziamento linfociti B - LINFONODI SECONDARI: reazione tra cellule immunitarie e le sostanze esterne • MILZA • LINFONODI • TONSILLE • MALT (tessuto linfoide associato alle mucose) TIMO E’ un organo impari mediano formato da due LOBI TIMICI. E’ situato nel mediastino superiore, dietro lo sterno, davanti alla trachea. Tende ad essere molto sviluppato nell’infanzia, mentre nell’adulto regredisce e viene sostituito da tessuto adiposo. Presenta una CAPSULA ESTERNA che genera trabecole che lo suddividono internamente in LOBULI. - CORTICALE: linfociti T piccoli - MIDOLLARE: linfociti T grandi MIDOLLO OSSEO E’ il principale ORGANO EMOPOIETICO, in grado cioè di produrre TUTTI gli elementi del sangue: - ERITROCITI - GRANULOCITI - MONOCITI - PIASTRINE - LINFOCITI B Localizzazione MIDOLLO ROSSO (alla nascita): - Cavità midollari delle ossa lunghe - Trabecole dell’osso spugnoso nelle ossa lunghe, corte e piatte Nell’adulto il midollo rosso viene quasi completamente sostituito da MIDOLLO GIALLO LINFONODI Masse di tessuto linfoide disposte sul percorso dei vasi linfatici, ricchi di macrofagi e linfociti. 80 La loro funzione è quella di impedire l’ingresso di patogeni nella circolazione sanguigna. Sono formati da: - Una capsula esterna - Uno stroma interno - 1-2 vasi linfatici efferenti - Più vasi afferenti ZONA CORTICALE: superficiale. Linfociti B (ext) e T (int). ZONA MIDOLLARE: interna, linfociti B Lungo il decorso i vasi linfatici incontrano i LINFONODI (circa 800 in tutto il corpo) MILZA Ha forma di un ovoide appiattito, con l’asse maggiore orientato obliquamente, dall’alto al basso. E’ situata nell’ipocondrio sinistro, sotto al diaframma, dietro allo stomaco, sopra il colon trasverso, lateralmente rispetto al rene sinistro. FUNZIONE: mentre i linfonodi controllano la linfa, la milza monitora il sangue. Lo filtra (distruggendo i globuli rossi usurati), rimuove le sostanze estranee e dà luogo alle risposte immunitarie da parte dei linfociti B e T. Funge inoltre da riserva di piastrine ed eritrociti Dalla capsula esterna si dipartono trabecole interne. - POLPA BIANCA: associata alla vascolarizzazione arteriosa - POLPA ROSSA: associata al drenaggio venoso della milza TONSILLE Sono organi linfoidi secondari localizzati a livello della faringe e cavità orale. FUNZIONE: protegge da eventuali microorganismi l’entrata alle vie aeree e digerenti - TONSILLA FARINGEA - TONSILLA TUBARICA - TONSILLA PALATINA - TONSILLA LINGUALE TESSUTO LINFATICO DIFFUSO (MALT) Costituito da TESSUTO LINFOIDE NON INCAPSULATO, che si presenta sotto forma di aggregati, i NODULI LINFATICI, localizzati nella parete mucosa e sottomucosa di molti organi cavi degli apparati digerenti, respiratorio e urinario. E’ inoltre costituito anche da tessuto connettivo lasso e linfociti B. E’ responsabile dell’immunità a livello delle mucose. APPARATO URINARIO FUNZIONI: - Regolazione della composizione ionica del sangue: dei livelli ematici di diversi ioni ex. Na, K,Cl, HPO4 - Regolazione del pH del sangue: secrezione di una quantità variabile di ioni H+ - Regolazione volume ematico: ritenzione o eliminazione dell’acqua dalle urine. Un aumento del volume del sangue determina aumento della pressione sanguigna - Regolazione enzimatica della pressione del sangue: secrezione dell’enzima RENINA che determina un aumento della pressione - Mantenimento dell’osmolarità del sangue: regolando separatamente la perdita di acqua e perdita di soluti nell’urina - Produzione di ormoni: CALCITRIOLO ed ERITROPOIETINA (coinvolto quindi nella produzione di globuli rossi) - Regolazione dei livelli di glucosio nel sangue: i reni possono rilasciare glucosio nel sangue 81 - Secrezione di scarti e sostanze estranee: SOSTANZE DI SCARTO DEL METABOLISMO (urea, creatinina, acido urico, prodotti finali degradazione emoglobina, metaboliti di vari ormoni) e di SOSTANZE ESTRANEE E TOSSICHE (farmaci, additivi alimentari) COMPONENTI APPARATO URINARIO - RENI: organo filtro che produce continuamente l’urina - CALICI RENALI, PELVI, URETERI: canali che convogliano l’urina dal rene verso la vescica - VESCICA: funge da serbatoio - URETRA: canale che convoglia l’urina dalla vescica all’esterno RENI I reni sono ORGANI PARENCHIMATOSI, PARI, e SIMMETRICI. Hanno la forma di un “fagiolo”. Presentano una superficie liscia e regolare, si trova a contatto con la parete muscolare posteriore della cavità addominale, ai lati della colonna vertebrale. I poli inferiori sono più lontani di quelli superiori e entrambi gli organi sono ruotati verso l’esterno, ovvero la faccia anteriore guarda lateralmente. Il rene destro è inoltre più basso. - POLO SUPERIORE (circa T12): presenza di una ghiandola surrenale - POLO INFERIORE (circa L3) - FACCIA ANTERIORE - FACCIA POSTERIORE - MARGINE LATERALE CONVESSO - MARGINE MEDIALE CONCAVO, detto anche ILO Va ricordato che i reni sono organi RETROPERITONEALI, cioè soltanto la loro superficie anteriore è ricoperta dal peritoneo, mentre quella posteriore giace direttamente sulla parete addominale posteriore. ILO Il margine mediale presenta un’incisura concava in cui viene accolto l’ILO RENALE, ovvero un insieme di vasi sanguigni e linfatici, dei nervi e della pelvi, attraverso cui l’uretere emerge dal rene insieme ai vasi sanguigni. In particolare la cavità interna specifica dove vengono ospitate arterie, vene, vasi linfatici, nervi ecc. viene detta SENO RENALE CONFORMAZIONE ESTERNA DEL RENE Ciascun rene è circondato e sostenuto da diversi strati di tessuto, che dal più interno al più esterno sono: - CAPSULA RENALE o FIBROSA: si tratta di un velo liscio e trasparente di tessuto connettivo denso ed irregolare. Delinea la forma del rene, lo protegge dai traumi e da possibili infezioni - CAPSULA ADIPOSA o GRASSO PERIRENALE: è uno strato intermedio costituito da un ammasso di tessuto connettivo adiposo. Avvolge e isola completamente ciascun rene - FASCIA RENALE: delimita la capsula adiposa. E’ una fascia connettivale costituita da un foglietto anteriore e uno posteriore uniti lateralmente. Ancora i reni alle strutture circostanti, inoltre sulla superficie anteriore la fascia renale si collega al peritoneo - GRASSO PARARENALE: tessuto adiposo più esterno, fra fascia renale e peritoneo. RAPPORTI CON ALTRI ORGANI Il polo superiore del rene è in rapporto con il SURRENE (ghiandola endocrina). La faccia posteriore è rivolta verso il diaframma, a livello dell’XII costa (rene destro) o dell’XI (rene sinistro). Tramite la faccia anteriore invece il rene destro è a contatto con: lobo destro del fegato, flessura destra del colon, duodeno discendente, digiuno; mentre invece il rene sinistro si trova a contatto con milza, coda del pancreas, flessura sinistra del colon, duodeno, faccia posteriore dello stomaco. 82 CONFORMAZIONE INTERNA DEL RENE Dissezionando il rene lungo un piano coronale, possiamo identificare uno strato esterno denominato CORTECCIA RENALE (o ZONA CORTICALE) e uno strato più scuro chiamato MIDOLLARE. - MIDOLLARE: dal corticale partono striature verso il margine mediale, denominate COLONNE RENALI, che suddividono la zona midollare nelle PIRAMIDI MIDOLLARI DEL MALPIGHI. Tali piramidi hanno la base alla periferia (verso il corticale) e l’apice, detto anche PAPILLA RENALE con forami papillari, orientato verso il margine mediale. Ogni papilla è circondata da una formazione imbutiforme detta CALICE MINORE, per la raccolta dell’urina. Questi convergono a formare i CALICI MAGGIORI, che a loro volta formano la PELVI RENALE, che convoglia l’urina verso gli ureteri. - CORTICALE: è la zona superficiale di ciascun rene, ma si insinua anche tra le piramidi renali, dando origini alle COLONNE RENALI DI BERTIN. Tali colonne presentano una parte radiata a contatto con la base delle piramide e una parte convoluta più superficiale. Il rene umano è diviso in 8-15 LOBI RENALI, ciascuno formato da una piramide midollare, le due zone di corticale limitrofe e la porzione di corticale posta al di sopra della base di ciascuna piramide (metà di ogni colonna renale adiacente). VASCOLARIZZAZIONE DEL RENE La funzione primaria dei reni è quella di filtrare il sangue. Il sangue arriva al rene attraverso l’ARTERIA RENALE, che nasce a livello della prima o seconda vertebra lombare come diramazione laterale dell’aorta addominale. Una volta penetrata nel senso renale emetto fino a 5 ARTERIE SEGMENTALI, le quali, a loro volta, si continuano nelle ARTERIE INTERLOBARI. Queste decorrono ulteriormente tra le piramidi fino al margine corticomidollare, formando le ARTERIE ACUATE, dalle quali emergono ad angolo retto le ARTERIE INTERLOBULARI. Durante il decorso di quest’ultime emergono piccole diramazioni denominate ARTERIOLE AFFERENTI, che penetrano nei corpuscoli renali dove viene filtrato parte del plasma sanguigno, la restante parte invece lascia il corpuscolo tramite un’ARTERIOLA EFFERENTE. Le arteriole efferenti successivamente si ramificano in una rete di capillari artero-venosi di due tipi diversi, ed è in tale sede che avvengono gli scambi di gas, nutrienti e materiali di scarto con il parenchima renale. - CAPILLARI PERITUBULARI: sono associati con i tubuli contorti e risiedono principalmente nella corteccia renale - VASA RECTA: risiedono principalmente nel midollare del rene La rete venosa si articola parallelamente a quella arteriosa ed è formata, a questo livello, dalle VENE INTERLOBULARI, poi dalle VENE ARCUATE, situate alla base di ogni piramide, ed infine dalle VENE INTERLOBARI, che con confluiscono nella VENA RENALE (che a sua volta trasporta il sangue filtrato nella vena cava inferiore) ANATOMIA MICROSCOPICA DEL RENE - PARENCHIMA: insieme dei nefroni e dei dotti escretori - STROMA: tessuto connettivo, vasi, nervi ed elementi cellulari NEFRONE E’ l’unità funzionale alla base della filtrazione renale. Esso è costituito dai seguenti elementi: - CORPUSCOLO RENALE DI MALPIGHI (glomerulo + capsula glomerulare): • GLOMERULO: gomitolo di capillari sanguigni tra arteriola afferente ed efferente • CAPSULA DI BOWMAN: capsula epiteliale che circonda il glomerulo. E’ costituita da uno strato viscerale, composto da PODOCITI, disposto a diretto contatto con il glomerulo ed uno strato parietale, costituito da un semplice epitelio squamoso. In tale struttura troviamo inoltre il POLO VASCOLARE, dove troviamo le arteriole glomerulari afferenti ed efferenti, ed un POLO TUBULARE, dove il tubulo contorto prossimale prende rapporto con il corpuscolo renale. - SISTEMA TUBULARE RENALE (tubulo contorto prossimale, distale + ansa di Henle) Nel nefrone troviamo 3 tipi di cellule: 83 - CELLULE ENDOTELIALI: che formano numerose FESSURE DI FILTRAZIONE PODOCITI: costituiscono il foglietto viscerale del polo vascolare della capsula Bowman. CELLULE MESENGIALI: che funzionano da sostegno per le anse glomerulari SISTEMA TUBULARE RENALE - TUBULO PROSSIMALE: origina dal polo tubulare del corpuscolo renale. Formato da epitelio cilindrico semplice con LUNGHI MICROVILLI e INVAGINAZIONE della membrana plasmatica basale Le sue cellule riassorbono attivamente la maggior parte dei nutrienti (es. glucosio e amminoacidi), ioni, vitamine e proteine plasmatiche presenti nel liquido tubulare. Riassorbono circa l’80% dell’ultrafiltrato glomerulare, che torna al sangue a livello dei capillari, per poi essere reintegrato nella circolazione sistemica - ANSA DI HENLE: origina dal tubulo contorto prossimale e forma un gomito che proietta verso la midollare. Presenta cellule piatte con POCHI MITOCONDRI. L’ansa è caratterizzata da due braccia: un braccio DISCENDENTE, che si estende nella midollare, e uno ASCENDENTE che torna indietro verso la corteccia, la cui funzione primaria è la concentrazione dell’urina. - TUBULO DISTALE: origina nella corteccia renale, al termina del braccio ascendente dell’ansa di Henle. E’ formato da epitelio cubico con RADI e CORTI MICROVILLI, numerose INVAGINAZIONI della membrana plasmatica e numerosi mitocondri. E’ coinvolto nel riassorbimento di acqua sotto il controllo degli ormoni ANTIDIURETICO ADH e ALDOSTERONE, secreti in relazione ad una diminuzione del volume sanguigno. Una volta secreti, provocano, a livello del tubulo distale, il riassorbimento di acqua e Na+ dal fluido tubulare, che viene poi convogliato nei tubuli collettori. - DOTTI COLLETTORI: quando il liquido tubulari lascia i tubuli contorti distali, circola in una serie di piccoli tubuli collettori che sfociano nei DOTTI COLLETTORI. Questi transitano attraverso la midollare verso la PAPILLA RENALE, al cui margine si apre un DOTTO PAPILLARE (regione chiamata CALICE MINORE). Una volta che il liquido tubulare abbandona i dotti collettori può essere definito urina. L’EPITELIO che riveste i nefroni e i dotti escretori è SEMPLICE per permettere gli scambi. Soprattutto nel tubulo prossimale le cellule presentano una gran quantità di MICROVILLI per aumentare la superficie di assorbimento FORMAZIONE DELL’URINA I nefroni producono urina attraverso 3 processi correlati: - FILTRAZIONE: processo mediante il quale l’acqua e alcuni soluti disciolti nel plasma si spostano passivamente dal glomerulo allo spazio capsulare dei corpuscoli grazie alle differenze di pressione presenti a livello della membrana di filtrazione tra questi due compartimenti. L’acqua e i soluti in essa disciolti sono chiamati FILTRATO - RIASSORBIMENTO TUBULARE: si ha quando le sostanze presenti nel filtrato si spostano per diffusione o trasporto attivo attraverso la parete dei tubuli renali per tornare al sangue. Una volta che il filtrato inizia ad essere modificato è chiamato liquido tubulare. - SECREZIONE: è data dal trasporto attivo di soluti dal sangue al liquido tubulare APPARTO IUXTAGLOMERURALE Struttura associata al nefrone, le sue componenti sono: - CELLULE IUXTAGLOMERULARI: si trovano all’interno della tonaca media della parete dell’arteriola efferente. Contengono granuli di renina ed eritropoietina (ad attività endoctrina) che possono essere rilasciate se le cellule vengono stimolate dalle cellule della macula densa. - CELLULE ILARI o MESANGIO EXTRAGLOMERULARE: si trovano fra l’arteriola afferente, efferente e la macula densa. La loro funzione è la ricezione e la trasmissione di stimoli dalla macula densa alle cellule iuxtaglomerulari. Si tratta di cellule contrattili che possono fagocitare particelle filtrate - MACULA DENSA: è formata da un gruppo di cellule epiteliali del tubulo contorto distale, modificate in altezza e spessore. Sono cellule sensibili alla variazione di concentrazione di elettroliti nella pre84 urina, e fungono da OSMORECETTORI, ovvero trasmettono segnali alle cellule ilari e iuxtaglomerulari. A seguito di un abbassamento della pressione del sangue si ha una minore produzione di ultrafiltrato, e quindi una riduzione della concentrazione di ioni sodio nel tubulo. Ciò provoca una stimolazione delle cellule della macula densa, che a loro volta segnalano alle cellule iuxtaglomerulari di rilasciare RENINA. Questa stimola alcune cellule specifiche a produrre ANGIOTENSINA II, che stimola a sua volta specifiche cellule della corticale del surrene a produrre ALDOSTERONE, grazia al quale si avrà riassorbimento di ioni sodio e di acqua a livello dei tubuli distali. Inoltre l’angiotensina II provoca la vasocostrizione delle arteriole e quindi un aumento della pressione. VIE URINARIE - CALICI RENALI: rappresentano la prima parte delle vie urinarie extrarenali tramite cui l’urina è trasportata dalle papille renali all’uretere. I calici sono contenuti nel seno renale. - URETERI: condotti da 28-29 cm. Portano l’urina dalla pelvi renale alla vescica grazie ad una serie di contrazioni peristaltiche. Sboccano poi nella vescica, assistiti da una specie di valvola che impedisce il reflusso dell’urina nell’uretere. sono formati da • EPITELIO DI TRANSIZIONE: epitelio impermeabile ed estensibile. Impedisce il riassorbimento dell’urina. E’ formato da 3-5 strati cellulari che scivolano uno sull’altro e si riducono di numero • MUCOSA: sollevata in pieghe longitudinali per consentire la distensione • STRATO MUSCOLARE: muscolatura liscia divisa in due strati: uno profondo e longitudinale ed uno esterno e circolare. Si contraggono quando vi è urina nella pelvi renale per spingerla lungo gli ureteri fino alla vescica. • TONACA AVVENTIZIA: strato fibroso. Alcuni prolungamenti di questo ancorano l’uretere alla parete addominale Presentano 3 restringimenti fisiologici: GIUNZIONE PIELOURETERALE, FLESSURA MARGINALE, SBOCCO DELLA VESCICA. - VESCICA: è un organo muscolare cavo ed espandibile. Si trova anteriormente alla sinfisi pubica (faccia interna della parete anteriore dell’addome) e posteriormente ad utero e vagina (femmina) o retto e vasi deferenti (maschio). Inoltre superiormente e posteriormente troviamo ileo e colon nel maschio, o utero e ileo nella femmina. La sua posizione cambia a seconda del grado di riempimento. Unendo con linee immaginari le due aperture ureterali e quella uretrale è possibile identificare un’area triangolare detta TRIGONO VESCICALE, che rimane fisso mentre la vescica si riempie o si svuota, ma agisce da imbuto dirigendo l’urina accumulata verso l’uretra. Nel maschio prende rapporto inferiormente con la prostata. La parete vescicale è formata da 4 tonache: MUCOSA (si presenta liscia e distesa), SOTTOMUCOSA, MUSCOLARE e AVVENTIZIA. La vescica può essere divisa in 3 zone: CORPO VESCICALE, BASE VESCIALE (con il trigono), COLLO VESCICALE (tra vescica e uretra, qui si trova lo sfintere uretrale interno, da cui l’urina passa) La vescica funziona quindi da SERBATOIO: quando è piena e dilatata insorge lo stimolo della MINZIONE, cioè dell’espulsione dell’urina all’esterno attraverso l’uretra. L’urina si raccoglie nella vescica grazie a due SFINTERI posizionati poco sopra il punto di congiunzione con l’uretra. Quando la vescica si dilata i recettori nella sua parete innescano un’azione riflessa che provoca l’apertura automatica dello sfintere interno, quello cioè posto più in alto (INVOLONTARIO). Lo sfintere interno è invece controllato dalla volontà (VOLONTARIO). Quindi lo svuotamento avviene tramite il rilascio volontario del muscolo sfintere esterno, tramite la contrazione del muscolo DETRUSORE. - URETRA: inizia a livello del collo vescicale e termina a livello del meato uretrale esterno. E’ un canale che, nel maschio percorre l’interno del pene per tutta la sua lunghezza, mentre nella femmine è più breve e sbocca anteriormente alla vagina. Nel maschio è in comune tra apparato urinario e genitale. Nel maschio si divide in: URETRA PROSTATICA, MEMBRANOSA e CAVERNOSA. 85 Nella femmina si connette all’imbocco della vagina. APPARATO TEGUMENTARIO Comprende CUTE ed ANNESSI CUTANEI. E’ il sistema più esteso dell’organismo umano; riveste con continuità l’intera superficie corporea e a livello degli orifizi degli apparati digerente, respiratorio e urogenitale continua con le rispettive mucose. E’ il più grande organo di senso. FUNZIONI: - PROTEZIONE DALL’AMBIENTE ESTERNO: • Lo STRATO CORNEO, o EPIDERMIDE, funge da “copertura” esterna, e desquamandosi in continuazione non permette l’attecchimento di agenti patogeni • La melanina prodotta dai melanociti filtra i raggi solari • Il DERMA funge da supporto meccanico, compatto ed elastico • L’IPODERMA garantisce l’ammortizzazione di traumi - SECREZIONE SUDORALE E SEBACEA: fornendo un film idrolipidico sulla superficie cutanea, impedisce la crescita di funghi e batteri - FUNZIONI SENSORIALI: caldo/freddo, dolore, pressione, tatto - PROTEZIONE CONTRO LA DISPERSIONE DI ACQUA: grazie all’impermeabilità dell’epidermide l’acqua non può entrare ed uscire, salvo che non sia secreta dalle ghiandole sudoripare. - DISPERSIONE DI CALORE: tramite la circolazione cutanea e la secrezione di sudore che permette di disperdere calore anche quando la temperatura esterna è maggiore di quella interna. CUTE (Epidermide + derma) - EPIDERMIDE: epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato - DERMA: connettivo denso, sottostante l’epidermide. La cute presenta spessore variabile (dai 0.5 mm a 4mm). Ha un pH acido (4.2-5.6). Il colore della cute dipende da: melanina (colorito dal chiaro al nero), carotene (colorito giallo), rete vascolare, superficiale. Epidermide e derma sono uniti per mezzo di un’interfaccia irregolare per la presenza di rilievi connettivali detti PAPILLE DERMICHE. Tra epidermide e derma è presente un tipo di MEMBRANA BASALE che separa fisicamente e funzionalmente i due strati. Inoltre il derma aderisce ai piani sottostanti per mezzo dell’IPODERMA, costituito da tessuto connettivo lasso ricco di adipociti. Non vi è limite preciso tra derma ed ipoderma. MEMBRANA BASALE La membrana basale è una struttura formata da 3 strati paralleli e sovrapposti: - LAMINA LUCIDA: attraversata da filamenti di ancoraggio che ancorano le membrane dei cheratinociti basali alla lamina densa. Contiene la LAMININA. - LAMINA DENSA: costituita da COLLAGENE IV - LAMINA FIBRORETICOLARE: presenta fibrille d’ancoraggio di COLLAGENE VII SUPERFICIE ESTERNA DELLA CUTE Presenta irregolarità. Solchi profondi sono caratteristici della cute glabra, delle ginocchia e dei gomiti. A livello della faccia volare delle dita essi formano i DERMATOGLIFI, disegni determinati geneticamente e peculiari di ogni individuo. Le IMPRONTE DIGITALI sono dovute al deposito delle microscopiche goccioline di sudore fuoriuscite dai pori disposti ordinatamente alla sommità delle creste, tra i solchi dei dermatoglifi. Vi sono poi le PIEGHE (temporanee o permanenti), ovvero solchi che si determinano per azione dei movimenti muscolari e articolari. Le pieghe permanenti si accentuano con l’età per il persistere della sollecitazione, per la riduzione dello strato adiposo e della muscolatura, o per la perdita di elasticità della cute (RUGHE). 86 EPIDERMIDE L’epidermide può essere SPESSA o SOTTILE - SPESSA: si trova in regioni sottoposte ad attrito o pressione, come il palmo delle mani o la pianta dei peli. Non presenta peli (GLABRA) e vi è la presenza di crete che determinano la formazione di impronte digitali e plantari - SOTTILE: flessibile, ricopre la maggior parte del corpo e presenta peli Può essere definito quindi come epitelio di rivestimento pluristratificato corneificato in superficie. Riceve nutrimento per diffusione dal derma e presenta diversi tipi di cellule epiteliali: - CHERATINOCITI: sono il tipo cellulare più abbondante nell’epidermide. Sono cellule epiteliali dalla cui stratificazione origina l’epidermide e si rinnovano ogni 4 settimane. Sintetizzano la CHERATINA (proteine fibrosa e insolubile nell’acqua, grazie al quale la pelle è impermeabile e resistente). Permangono alla superficie dell’epitelio quali cellule morte appiattite ripiene di cheratina, costituendo lo STRATO CORNEO. - MELANOCITI: cellule di forma ramificata ricche di prolungamenti (dendriti), si trovano localizzate nello strato basale dell’epidermide, e producono: EUMELANINA (granuli di colore nero o bruno scuro) e FEOMELANINA (colore rosso-giallastro). Nel citoplasma presentano MELANOSOMI, in cui viene la produzione di melanina Melanogenesi: processo biochimico, svolto dai melanociti, che porta alla formazione della melanina. I melanociti sintetizzano un enzima detto TIROSINASI che è in grado di convertire l’amminoacido TIROSINA in melanina. Una volta prodotta la melanina, i melanociti possono trasferirla ai cheratinociti dell’epidermide. Le cellule che accettano la melanina sono chiamate MELANOFORI. - CELLULE DI LANGERHANS: 3-4% cellule epidermiche. Hanno forma stellata, originano dal midollo osseo e appartengono alla linea dei monociti/macrofagi. Hanno infatti funzione immunitaria (es. capta antigeni, li processa e li presenta i linfociti T). - CELLULE DI MERKEL: hanno un ruolo attivo nella funzione sensitiva e fungono da recettori di pressione. Possono essere isolate o raggruppate in formazioni specializzate dette TERMINAZIONI EDERIFORMI e DISCHI TATTILI. STRATI DELL’EPIDERMIDE - STRATO BASALE: è lo strato epidermico più profondo. Presenta cellule con caratteristiche staminali a contatto con la membrana basale. E’ formato da una singola fila di cheratinociti, che possono avere forma cuboidale o cilindrica. E’ caratterizzato da un’intensa attività mitotica: la cellula basale si divide in due cellule di cui una si trasforma e migra verso la superficie mentre l’altra permane ad essere staminale. Presenta 3 tipi di cellule (cheratinociti, melanociti e cellule di Merkel). - STRATO SPINOSO: in questo caso le cellule si appiattiscono e formano più file di cheratinociti. Sono presenti DESMOSOMI (ancoraggio tra cellule vicine). Sono presenti cellule che formano delle “spine” che si invaginano nello strato basale e cellule di Langherans. - STRATO GRANULOSO: presenta 2/3 file di cheratinociti, in questo caso le cellule sono di forma appiattita ed allungata. Sono visibili dei GRANULI BASOFILI (granuli di cheratolialina) responsabili della trasformazione cornea. I nuclei delle cellule di questo strato sono PICNOTICI. - STRATO LUCIDO: strato sottile caratterizzato da cellule con filamenti di cheratina. Sono presenti anche accumuli di ELEIDINA (ricca di zolfo e lipidi). Contribuisce all’impermeabilizzazione della cute. - STRATO CORNEO: costituito da più file di CORNEOCITI, ovvero cellule morte che iniziano a sfaldarsi, sono cioè anucleata. Tali cellule sono ricchissime di filamenti di cheratina stabilizzante da ponti S-S. CITOMORFOSI CORNEA E’ il processo di CHERATINIZZAZIONE. Comporta un continuo rimpiazzo deli elementi man mano eliminati a opera delle cellule dello strato basale che, dividendosi, danno origine ad un elemento che rimane ancorato alla lamina basale, e ad un secondo elemento che sale verso la superiore andando incontro ai cambiamenti descritti. Impiega 14 giorni per raggiungere lo strato corneo ed altri 14 per attraversarlo e desquamare. 87 DERMA Si estende dalla membrana basale allo strato sottocutaneo. Forma quindi uno strato molto compatto e resistente, responsabile della resistenza meccanica della pelle; è inoltre vascolarizzato, innervato, ricco di recettori per la sensibilità tattile. E’ anche attraversato DA FOLLICOLI PILIFERI e dai dotti delle ghiandole sudoripare. Fornisce alla cute: SOSTEGNO, FORZA, ELASTICITA’, SANGUE, OSSIGENO. Il derma è composto da: - FIBRE COLLAGENE: permettono l’estensione della cute alla trazione - FIBRE ELASTICHE: costituite da MICROFIBRILLE TUBULARI (costituite da FIBRILLINA) e da una matrice amorfa (costituita da ELASTINA). Esse garantiscono il ritorno della cute alle sue dimensioni nomali dopo una trazione - SOSTANZA FONDAMENTALE AMORFA: costituita da acqua, glicoproteine e proteoglicani - CELLULE: LINFOCITI, ISTIOCITI, FIBROBLASTI, MACROFAGI Il derma è formato da due strati: - DERMA SUPERFICIALE, o PAPILLARE: è costituito da tessuto connettivo lasso. Strettamente collegato con l’epidermide (più superficiale). Forma inoltre rilievi conici chiamati PAPILLE DERMICHE - DERMA PROFONDO, o RETICOLATO: tessuto connettivo denso irregolare con prevalenza di fibre collagene variamente intrecciate. Si collega all’IPODERMA. IPODERMA o TESSUTO SOTTOCUTANEO E’ formato da tessuto connettivo lasso con abbondanti fibre elastiche, ricco di tessuto adiposo. In esso sono presenti ghiandole sudoripare e sebacee, vasi, fibre nervose, recettori della sensibilità esterocettiva, parti terminali dei follicoli piliferi. Ancora la cute alle strutture sottostanti, come fasce muscolari ed ossa. Esso inoltre funge da luogo di deposito del pannicolo adiposo (varia con sesso, età e dieta). STRUTTURE SENSITIVE Nella cute sono presenti: - PLESSO DERMICO - PLESSO SUBPAPILLARE - FIBRE NERVOSE LIBERE INTRAEPIDERMICHE - CORPUSCOLI SENSITIVI (Meissner, Pacini, complessi di Merkel) CORPUSCOLI SENSITIVI Nella cute sono presenti strutture che prendono il nome di corpuscoli, e sono: - CORPUSCOLI DI MEISSNER (tatto): sono terminazioni nervose incapsulate da un rivestimento connettivale. Si trovano localizzati nelle papille dermiche e sono considerati recettori tattili. Sono inoltre costituiti da diverse fibre amieliniche e mieliniche inframmezzate da cellule gliali. Se deformati da uno stimolo meccanico, mediano la SENSIBILITA’ TATTILE DISCRIMINATA. Sono inoltre particolarmente numerosi nelle aree di pelle prive di peli come le estremità delle dita delle mani, le piante dei piedi, le labbra e i capezzoli - CORPUSCOLI DEL PACINI (pressione e vibrazione): sono localizzati nell’ipoderma. Sono recettori del tipo MECCANORECETTORI che reagiscono alle variazioni di pressione (sono i più sensibili tra i recettori tattili. Sono terminazioni nervose ricoperte da strati concentrici connettivali da cui fuoriesce la fibra nervosa sensitiva - CORPUSCOLI DEL RUFFINI (tatto): formano gli strati più profondi della cute. Sono implicati nella ricezioni di fenomeni di stiramento della cute e nel fenomeno di stiramento delle unghie (quindi implicati nella percezione tattile grossolana). Sono particolarmente concentrati a livello delle articolazioni e in prossimità delle unghie 88 - CORPUSCOLI (o complessi) DI MERKEL (tatto): sono cellule di forma ovale localizzate nello strato basale dell’epidermide. Sono i più semplici sensori di tatto (MECCANORECETTORI) e registrano la pressione esercitata sulla cute. Nella cute sono inoltre presenti TERMINAZIONI LIBERE: temperatura e dolore. ANNESSI CUTANEI PELI o FORMAZIONI PILIFERE Si tratta di piccole formazioni sottili e filiformi che crescono sulla cute della maggior parte dei mammiferi (NO: palmi delle mani, le piante dei piedi, le labbra, le areole mammarie, il glande ed il clitoride). Il pelo consiste in una serie di FILAMENTI DI CHERATINA. Sono distinti in: - PELI TERMINALI: più grossi, più rigidi e pigmentati; sono ormono-dipendenti - PELI DEL VELLO: più corti, morbidi e sottili, praticamente invisibili data la mancata pigmentazione E hanno funzione di: - COIBENTAZIONE: mantenimento temperatura - PERCETTIVA: in grado di captare stimoli tattili anche molto leggeri - Funzione estetica e di richiamo sessuale (capelli) - Protezione contro agenti fisici e chimici (peli del naso e delle orecchie) Sono formati da un FUSTO (asta o stelo) che emerge all’esterno e da una RADICE accolta in un’invaginazione dell’epidermide detta FOLLICOLO PILIFERO. Sul fondo del follicolo è presente un ingrossamento, il BULBO PILIFERO, che avvolge una PAPILLA DERMICA vascolarizzata. Dapprima omogeno, il bulbo pilifero si differenzia in uno strato periferico, ABBOZZO DEL FOLLICOLO DEL PELO, ed in una zona centrale, o MATRICE, ad intensa attività mitotica. Le cellule della matrice si moltiplicano, si cheratinizzano e si dispongono in un cilindro che si allunga dalla base e raggiunge la superficie dell’epidermide. Il pelo è formato da 3 strati contigui: - CORTECCIA: formata da più strati di cellule morte ed appiattite; sono anche pigmentate, grazie alla presenza di melanociti situati nel bulbo. - MIDOLLO: costituito da cellule particolarmente grandi e con grossi spazi interstiziali ripieni d’aria - CUTICOLA: costituita da un unico strato di cellule molto sottili e trasparenti (perché prive di pigmento) disposte a “scaglie” che hanno lo scopo di proteggere la radice sottostante ACCRESCIMENTO DEL POLO - ANAGENESI: fase attiva di crescita durante la quale le cellule del bulbo crescono rapidamente, si dividono e formano i peli - CATAGENESI: breve periodo di regressione durante il quale cessa la divisione cellulare. Il follicolo si restringe, fase più breve. - TELOGENESI: perdita capelli o peli L’attività di ogni follicolo pilifero è indipendente da quella degli altri Alla radice del pelo, irrorata di vasi sanguigni e a contatto con i nervi, sono sempre presenti altre due strutture: - GHIANDOLA SEBACEA: in comunicazione con il follicolo pilifero, e, tramite esso, secerne una sostanza grassa e oleosa, il SEBO, che ha la funzione di ammorbidire la pelle - MUSCOLO ERETTOE DEL PELO: connesso direttamente al pelo, e contraendosi è capace di causare il fenomeno dell’ORRIPILAZIONE, comunemente chiamato “pelle d’oca” GHIANDOLE SEBACEE Sono annesse alle formazioni pilifere e sono localizzate su tutta la superficie cutanea. La loro funzione è quella di produrre il SEBO, sostanza prevalentemente composta da colesterolo e acidi grassi, che serve a rendere morbida la pelle e ad idratarla, evitando così che essa si secchi e si crepi. 89 GHIANDOLE SUDORIPARE Sono ghiandole esocrine, il cui dotto escretore si apre alla superficie della cute. Partecipano alla regolazione della temperatura corporea mediante l’emissione del SUDORE. - ECCRINE: si trovano in tutte le zone della cute; sono indipendenti dai follicoli piliferi. Il sudore emesso da queste ha pH acido e collabora alla termoregolazione ed al ricambio idrico - APOCRINE: sono associate al pelo, e si trovano in regioni specifiche (ascelle, inguine ecc.). Il secreto ha in questo caso pH basico che, a contatto con i batteri presenti sulla cute produce un odore acrodolciastro tipico del sudore. FUNZIONE: produzione di SUDORE, il quale è un’importantissima via tramite cui il corpo umano è in grado di dissipare calore. Il sudore viene prodotto in modo continuativo e va a formare sulla cute un velo idrico che, a contatto con l’atmosfera, evapora portando con se il calore in eccesso prodotto dal corpo. UNGHIA E’ una LAMINA CORNEA (cellule epiteliali corneificate) presente sulla superficie dorsale delle falangi distali delle dita; Appoggia sul LETTO UNGUEALE (zona di cute modificata), ed è coperta su 3 margini da un ripiegamento cutaneo (VALLO UNGUEALE). E’ costituita da: - CORPO: lamina cornea lucida e trasparente - PARTE LIBERA: continua il corpo staccandosi dal letto ungueale - RADICE: più molle e più sottile del corpo, infossata nel VALLO UNGUEALE L’unghia viene prodotta esclusivamente dall’epitelio della radice che costituisce una matrice (STRATO ONICOGENO). VASCOLARIZZAZIONE DELLA CUTE: I vasi sanguiferi hanno funzione TROFICA, ruolo nella TERMOREGOLAZIONE e nel controllo della PRESSIONE ARTERIOSA. Le ARTERIE formano 2 plessi: PLESSO SUPERFICIALE, interposto tra derma superficiale e derma medio (PLESSO SUBPAPILLARE) e PLESSO PROFONDO, interposto fra derma profondo ed ipoderma Le VENE invece formano 4 plessi: uno subpapillare, due successivi più distanti dall’epidermide e uno sul confine profondo del derma. INNERVAZIONE DELLA CUTE: SN CENTRALE: connesso tramite terminazioni sensoriali libere ed incapsulate; riguarda principalmente sensibilità tattile, termica e dolorifica. SN AUTONOMO: RECETTORI ADRENERGICI (MUSCOLO PILO-ERETTORE) o COLINERGICI (ghiandola sudoripara eccrina) APPARATO RESPIRATORIO Si occupa della distribuzione e scambio dei gas (O e CO2); depurazione, riscaldamento e modificazione dell’aria inspirata. Ed inoltre tramite la laringe, organo della voce, è coinvolto nella fonazione Il SISTEMA RESPIRATORIO è organizzato nelle vie respiratorie: - SUPERIORI: naso e faringe - INFERIORI: laringe, trachea, bronchi Vie respiratorie inferiori e superiori rappresentano insieme la PORZIONE DI CONDUZIONE, mentre la PORZIONE RESPIRATORIA è rappresentata dai polmoni. NASO Si tratta di un rilievo impari e mediano. E’ costituito da uno scheletro in parte OSSEO e in parte CARTILAGINEO. E’ sostenuto superiormente dalle ossa nasali che formano il PONTE DEL NASO. Anteriormente e inferiormente invece si trova il DORSO del naso, con impalcatura cartilaginea, costituito dalla coppia di CARTILAGINI LATERALI e dalle 2 paia di CARTILAGINI ALARI. E’ formato da PONTE, DORSO, APICE e due ALI (CARTILAGINI ALARI) 90 E’ rivestito da cute. CAVITA’ NASALE: la cavità nasale è divisa in 2 FOSSE da un SETTO MEDIANO. Queste comunicano con l’esterno tramite le NARICI e posteriormente con la rinofaringe tramite le COANE (o NARICI INTERNE). E’ divisa in: VESTIBOLO DEL NASO (regione anteriore della cavità, anteposta alle narici), e CAVITA’ NASALE PROPRIAMENTE DETTA, nella quale sboccano le CAVITA’ PARANASALI. VESTIBOLO: porzione iniziale slargata che fa seguito alla narice. E’ costituita da uno scheletro interamente cartilagineo rivestito da cute con annessi robusti peli (VIBRISSE) e ricca di GHIANDOLE SEBACEE. Il vestibolo rappresenta la prima barriera contro l’ingresso di materiale corpuscolato nelle vie aeree CAVITA’ NASALE PROPRIAMENTE DETTA: è la parte più ampia delle cavità nasali nella quale sboccano i SENI PARANASALI. In essa possiamo trovare: - MUCOSA RESPIRATORIA: umidificare, depurare e riscaldare l’aria; costituita da epitelio batiprismatico pseudostratificato ciliato con cellule caliciformi - MUCOSA OLFATTIVA: contiene i recettori per l’olfatto (volta delle cavità nasali) Inoltre essa si divide in: - VOLTA o TETTO: formata dalla lamina cribrosa dell’etmoide; separa la cavità nasale da quella cranica - PAVIMENTO: separa la cavità nasale dalla cavità orale - PARETE MEDIALE: formata dal setto, è piatta e liscia - PARETE LATERALE: essa presenta 3 RILIEVI (CORNETTI, CONCHE o TURBINATI): 1 superiore, 1 medio e 1 inferiore. Si tratta di lamine ossee ricurve che delimitano ciascuna uno spazio sottostante (detto MEATO NASALE). Aumentano la superficie della cavità nasale creando dei turbini e dei vortici d’aria che favoriscono la sua filtrazione, umidificazione e riscaldamento. SENI PARANASALI: cavità scavate nelle ossa adiacenti alla cavità nasale e comunicanti con ciascuna fossa nasali. Vi sono 4 seni per ciascun lato: FRONTALE, ETMOIDALE, MASCELLARE, SFENOIDALE Contengono aria (vengono quindi definite CAVITA’ PNEUMATICHE) e MUCOSA RESPIRATORIA. Intervengono nella modificazione dell’aria inspirata umidificandola e riscaldandola. Alleggeriscono il massiccio facciale. FARINGE E’ un organo impari e mediano. E’ formato da una STRUTTURA MUSCOLO-MEMBRANOSA ed ha la forma a tronco di piramide irregolare con la base rivolta verso l’alto. E’ divisa in: - RINOFARINGE: è in comunicazione con le coane. Al suo interno vi è l’ADENOIDE (TONSILLA FARINGEA), nell’angolo posteriore del tetto. Inoltre sulle pareti laterali presenta un’OSTIO TUBARICO, orifizio che dà origine alla tuba uditiva - OROGARINGE: in comunicazione con l’istmo delle fauci. E’ limitata in alto e lateralmente dal palato molle, in avanti dalla radice della lingua. In essa sono presenti le TONSILLE PALATINE E LINGUALI - IPOFARINGE: in comunicazione con LARINGE ed ESOFAGO FUNZIONI: - Via di passaggio per aria e cibo - Cassa di risonanza per la voce - Alloggia le TONSILLE (funzione immunitaria) LARINGE E’ un organo impari e mediano. Si trova tra la IV e la VI vertebra cervicale; sotto l’OSSO IOIDE. Segue la faringe e precede la trachea. Si trova davanti all’ipofaringe, dietro la lingua. Serve all’emissione dei suoni, ovvero la FONAZIONE, ed è provvista di un dispositivo di chiusura che, durante la deglutizione, impedisce che il lobo alimentare passi nelle vie respiratorie. La forma è quella di una piramide triangolare tronca, con la base rivolta verso l’alto e l’apice in basso. Presenta due facce antero-laterali: sporgono nella regione mediana del collo (PROMINENZA LARINGEAPOMO D’ADAMO). Una faccia posteriore in rapporto con la faringe. E’ dotata di una struttura muscolo-membranosa rinforzata da uno scheletro cartilagineo. SCHELETRO CARTILAGINEO DELLA LARINGE: 91 CARTILAGINI IMPARI - TIROIDE: CARTILAGINE IALINA, ossificazione precoce e fino a 65 anni; forma pareti laterali e anteriori della laringe. Costituita da DUE LAMINE che si fondono in avanti ad angolo diedro aperto posteriormente (maggiormente nella donna). La proiezione anteriore a forma di V della cartilagine tiroidea è chiamata PROMINENZA LARINGEA. Il margine latero posteriore si prolunga con il GRANDE CORNO (in alto) e il PICCOLO CORNO (in basso, faccetta articolare cricoidea) - CRICOIDE: CARTILAGINE IALINA, ossificazione tra 25-65 anni, inferiormente alla tiroidea. Situata in basso, al di sopra della trachea, sostiene le altre cartilagini. Ha forma ad anello (1 arco + 1 lamina posteriore). Presenta faccette articolari per il corno inferiore della cartilagine tiroidea e per le cartilagini aritenoidi - EPIGLOTTIDE: CARTILAGINE ELASTICA, ancorata all’aspetto interno della cartilagine tiroidea e si proietta postero-superiormente nella faringe. Ha la forma di una foglia ovale , inferiormente ha un picciolo o peduncolo aderente alla faccia interna dell’angolo della cartilagine tiroide. Si abbassa a coprire la laringe nell’atto della deglutizione CARTILAGINI PARI: localizzate internamente - ARITENOIDI: cartilagine ialina ed elastica. Sovrastano la lamina della cartilagine cricoidea. Hanno forma di una piramide triangolare con la base rivolta in basso e lateralmente, un apice e 3 facce distinte in ANTERO-LATERALE, POSTERIORE e MEDIALE. Vi è poi una faccia articolare per la cartilagine cricoide sulla base e per la cartilagine corniculata sull’apice. Presenta sia un PROCESSO VOCALE (prolungamento allungato e appuntito) sia un PROCESSO MUSCOLARE - CORNICULATE DI SANTORINI: cartilagine elastica. Presentano un piccolo nodo piegato a uncino. Guardano medialmente e dietro e poggia con la base sull’apice della cartilagine aritenoidea. - CUNEIFORMI DEL MORGANI: cartilagine elastica. Si trovano nello spessore del LEGAMENTO ARIEPIGLOTTICO. Hanno la forma di un piccolo cilindro appiattito e sporgono davanti alle cartilagini corniculate (formando il TUBERCOLO CUNEIFORME) - TRITICEE DI WRISBERG: cartilagine elastica. Si trova nello spessore del LEGAMENTO TIRO-IOIDEO LATERALE La laringe presenta ARTICOLAZIONI, LEGAMENTI e Muscoli che permettono di connettere le varie cartilagini tra loro o a strutture vicine. CONFORMAZIONE INTERNA DELLA LARINGE: cavità interna della laringe - SEGMENTO SUPERIORE (VESTIBOLO LARINGEO): si posiziona dall’adito della laringe alla piega ventricolare (detta CORDA VOCALE FALSA) - SEGMENTO MEDIO (LARINGE MEDIA): è formato da due pliche, una superiore (piega ventricolare o corda vocale falsa) e una inferiore (PIEGA VOCALE O CORDA VOCALE VERA), fra le quali c’è il VENTRICOLO LARINGEO. Nel segmento medio troviamo inoltre la RIMA DEL VESTIBOLO tra le pieghe ventricolari; e la RIMA DELLA GLOTTIDE, tra le pieghe vocali, forma la porzione posteriore che non si chiude mai (glottide respiratoria), è inoltre il punto più ristretto della cavità laringea MUCOSA DELLA LARINGE: La mucosa della laringe è formata da un EPITELIO DI RIVESTIMENTO: - Batiprismatico pseudostratificato ciliato con cellule caliciformi mucipare - Pavimentoso composto non cheratinizzato in alcune aree - Piccoli noduli linfatici (PICCOLA TONSILLA LARINGEA) Nella mucosa si annidano anche GHIANDOLE TUBULO-ACINOSE RAMIFICATE SIEROMUCOSE. La mucosa è formata anche da una LAMINA PROPRIA: - Tessuto connettivo lasso che poggia su una sottomucosa lassa. E’ ricco di MASTOCITI (rilascio di istamina) 92 TRACHEA La trachea è un canale impari e mediano; in alto fa seguito al margine inferiore della cartilagine cricoide della laringe; in basso si apre nei due BRONCHI EXTRAPOLMONARI. Ha la forma di un cilindro appiattito posteriormente. Si estende dalla VI vertebra cervicale alla IV/V toracica. E’ lunga 10-13 cm ed ha un diametro di 16-18mm. E’ costituita da una serie di ANELLI DI CARTILAGINE INCOMPLETI (15-20) situati nel terzo posteriore (PARTE MEMBRANOSA di tessuto fibro-muscolare); tali anelli sono legati dai LEGAMENTI ANULARI. La parte cervicale è costituita da circa 5-6 anelli tracheali mentre quella toracica da circa 10-15 anelli tracheali. PARETE DELLA TRACHEA - TONACA MUCOSA: sollevata in pieghe nella parte membranosa. Presenta: • EPITELIO DI RIVESTIMENTO: di tipo respiratorio batiprismatico pseudostratificato cliato • MEMBRANA BASALE SPESSA • TONACA PROPRIA: costituita da connettivo lasso ricco di fibre elastiche. • GHIANDOLE TUBULO-ACINOSE COMPOSTE a secrezione siero-mucosa - TONACA SOTTOMUCOSA: è più spessa e si trova posteriormente, costituita da tessuto connettivo lasso. Anche in essa troviamo ghiandole tubulo-acinose composte a secrezione siero-mucosa. - TONACA MUSCOLARE: è presente solo nella parte membranacea posteriore. E’ costituita da fibrocellule muscolari lisce - TONACA AVVENTIZIA: costituita da tessuto connettivo denso ricco di fibre elastiche. Si sdoppia a intervalli regolari per avvolgere gli anelli cartilaginei e negli intervalli tra questi forma i LEGAMENTI ANULARI. BRONCHI EXTRAPOLMONARI Originano dalla BIFORCAZIONE DELLA TRACHEA (IV-V vertebra toracica). Hanno la stessa struttura della parete della trachea. All’ILO DEL POLMONE si continuano nei BRONCHI POLMONARI. - BRONCO DESTRO: continuazione diretta della trachea. E’ più grosso e più corto di quello di sinistra. E’ lungo 25mm, 15mm di calibro ed è composto da 6-8 anelli cartilaginei - BRONCO SINISTRO: lungo 45-50mm, 11mm di calibro ed è costituito da 9-10 anelli cartilaginei ALBERO BRONCHIALE All’ingresso dei polmoni, i bronchi principali si ramificano dando origine all’albero bronchiale. Il BRONCO PRINCIPALE si suddivide nei BRONCHI LOBARI o di I ORDINE (tre a destra e due a sinistra), che a loro volta si suddividono nei BRONCHI SEGMENTALI o ZONALI o di II ORDINE. Successivamente si suddivide in rami di calibro sempre minore BRONCHI INTERLOBULARI, BRONCHIOLI LOBULARI, BRONCHIOLI TERMINALI, BRONCHIOLI RESPIRATORI fino ad aprirsi negli ALVEOLI POLMONARI VIE AEREE MICROSCOPICHE I BRONCHIOLI TERMINALI si diramano formando i BRONCHIOLI RESPIRATORI. Successivamente questi si suddividono in strutture di diametro progressivamente minore fino a diramarsi in condotti aerei chiamati DOTTI ALVEOLARI. L’estremità distale di un dotto alveolare termina con un condotto dilatato detto SACCO ALVEOLARE. Entrambe queste vie aeree, bronchioli respiratori e dotti alveolari, presentano piccole estroflessioni sacciformi chiamate ALVEOLI. PARETE DELL’ALBERO BRONCHIALE Gli anelli cartilaginei scompaiono e vengono sostituiti da PLACCHE CARTILAGINEE che diventano sempre più piccole fino a scomparire. - TONACA MUSCOLARE: riveste gradualmente tutta la parete, negli alveoli si riduce a un manicotto tra gli alveoli - TONACA PROPRIA: si arricchisce di fibre elastiche 93 - TONACA MUCOSA: nei bronchioli respiratori ha un epitelio monostratificato cubico o prismatico non ciliato POLMONI Si tratta di organi parenchimatosi. Sono gli organi in cui avvengono gli scambi gassosi fra aria e sangue. Occupano, ciascuno nella corrispondente LOGGIA PLEURICA, la cavità toracica ai lati del mediastino. Il volume del polmone varia in rapporto alle fasi della respirazione. Il polmone sinistro è leggermente più piccolo del destro; il destro è meno esteso in senso verticale. Sono avvolti da una membrana sierosa detta PLEURA. - APICE: in alto BASE (o faccia - - - diaframmatica): concavità in basso che appoggia sul diaframma FACCIA LATERALE (O COSTALE) FACCIA MEDIALE (o mediastinica): ILO del polmone dove entra il peduncolo polmonare (bronchi, vasi sanguigni e linfatici, nervi, linfonodi), e FOSSA CARDIACA (solo nel polmone sinistro). PARENCHIMA POLMONARE Presenta delle SCISSURE che si approfondando nel parenchima suddividendo il polmone in LOBI: - SCISSURA OBLIQUA O PRINCIPALE: in entrambi i polmoni SCISSURA ORIZZONTALE O SECONDARIA: nel polmone di destra Il polmone di sinistra è diviso in 2 lobi: SUPERIORE ED INFERIORE Il polmone di destra è diviso in 3 lobi: SUPERIORE, MEDIO ed INFERIORE I lobi oltre che divisioni anatomiche (scissure), sono anche divisioni funzionali (vascolarizzazione e ventilazione propria) Ogni lobo è costituito da SEGMENTI o ZONE BRONCOPOLMONARI (cioè porzioni di tessuto polmonare dipendenti dalla ventilazioni di un solo ramo bronchiale, vascolarizzati da vasi segmentali). Tali zone sono anatomicamente unite mediante tessuto connettivo interstiziale Setti di tessuto connettivo lasso suddividono ulteriormente il polmone in LOBULI, è il parenchima polmonare è formato dall’insieme di questi lobuli. 94 Ogni lobulo riceve 1 BRONCO LOBULARE e un ramo dell’ARTERIA POLMONARE. Il bronco lobulare si dirama poi nei BRONCHI INTRALOBULARI, connessi ai BRONCHIOLI TERMINALI, diramati poi nei BRONCHIOLI RESPIRATORI che arriveranno poi agli ALVEOLI POLMONARI. PARETE DEGLI ALVEOLI - EPITELIO: pavimentoso semplice non ciliato e privo di cellule caliciformi, costituito da: • PNEUMOCITI DI I TIPO (piccole cellule alveolari): cellule piatte che formano la maggior parte della parete dell’alveolo • PNEUMOCITI DI II TIPO (grandi cellule alveolari): sono rotondeggianti, sporgono nel lume dell’alveolo, secernono un materiale tensioattivo (SURFATTANTE) che riduce la tensione superficiale e impedisce il collasso degli alveoli durante l’espirazione e la loro eccessiva distensione durante l’inspirazione • MACROFACI ALVEOLARI (o cellule della polvere): cellule sulla superficie alveolare, fagocitano il pulviscolo atmosferico - MEMBRANA BASALE avvolta da una fitta rete di capillari SCAMBI GASSOSI Gli scambi gassosi avvengono tramite la MEMBRANA RESPIRATORIA, costituita da epitelio alveolare, e l’endotelio dei capillari e le loro membrane basali che costituiscono la BARRIERA ARIA-SANGUE. La differente pressione di ossigeno e anidride carbonica nell’aria e nel sangue permette gli scambi gassosi, senza consumo energetico. L'ossigeno entra nei polmoni attraverso i movimenti respiratori (INSPIRAZIONE) passa nel sangue, per diffusione, dagli alveoli polmonari grazie alla differente pressione del gas che è più elevata in questi che nel sangue; Per la stessa ragione l'anidride carbonica (CO2) passa, dal sangue agli alveoli e quindi viene espulsa attraverso l'ESPIRAZIONE. A livello dei tessuti lo scambio si inverte: l'ossigeno passa dal sangue alle singole cellule mentre l'anidride carbonica passa da queste al sangue. Il sangue deossigenato è pompato dal ventricolo destro attraverso il tronco polmonare nelle arterie polmonari che entrano nei polmoni. In seguito, la ripetuta diramazione di questi vasi (arteriole polmonari) porta alla formazione dei CAPILLARI ALVEOLARI. Il sangue viene ossigenato in questi capillari, per poi essere trasportato prima dalle VENULE POSTCAPILLARI, ed infine dalle VENE POLMONARI all’atrio di sinistra. PLEURE Le pleure sono membrane sierose che avvolgono ognuna un polmone. Essa è costituita da un FOGLIETTO VISCERALE che riveste intimamente il polmone penetrando a livello delle scissure e da un FOGLIETTO PARIETALE che si estende sulla faccia interna della parete toracica e che passa a cavallo delle scissure. I due foglietti si continuano uno nell’altro a livello dell’ilo polmonare tramite la CAVITA’ PLEURICA riempita di LIQUIDO PLEURICO che funge da lubrificante per i due foglietti. Le pleure sono costituite da un EPITELIO PAVIMENTOSO SEMPLICE chiamato MESOTELIO, che poggia su una sottile lamina connettivale. Le cellule che le compongono producono il liquido pleurico che regola lo scorrimento dei due foglietti tra loro durante la respirazione evitando l’adesione. VASCOLARIZZAZIONE DEL POLMONE 95 CIRCOLAZIONE FUNZIONALE A partire dall’ARTERIA POLMONARE convoglia ai polmoni sangue venoso per essere ossigenato. Il sangue viene pompato all’ILO DEL POLMONE che si suddivide in rami che accompagnano le diramazioni dell’albero bronchiale fino a terminare in una fitta rete di capillari che avvolge gli alveoli. Anche le vene seguono le diramazioni dell’albero bronchiale fino a riunirsi in DUE VENE POLMONARI per lato a livello dell’ilo di ogni polmone CIRCOLAZIONE NUTRITIZIA Costituita dalle arterie e vene di piccolo calibro che vascolarizzano i bronchi e i bronchioli dei polmoni. Dall’aorta toracica si diramano ARTERIE BRONCHIALI, che si suddividono formando un letto capillare che fornisce il sangue per nutrire il parenchima polmonare. Seguono le diramazioni dei bronchi fino ai bronchioli respiratori, ai vasi polmonari, al tessuto interstiziale del polmone e alla pleura viscerale. Il sangue venoso viene raccolto nelle VENE BRONCHIALI MUSCOLI RESPIRATORI E VENTILAZIONE POLMONARE VENTILAZIONE POLMONARE: movimento fisico dell’aria da e verso l’albero bronchiale MUSCOLI RESPIRATORI: i più importanti sono DIAFRAMMA, INTERCOSTALI INTERNI ed ESTERNI - DIAFRAMMA: tramite la sua contrazione si ha un aumento del volume della cavità toracica e quindi un aumento dello spazio pleurico, ed ingresso di aria nei polmoni - INTERCOSTALI ESTERNI: partecipano elevando le coste (inspirazione) - INTERCOSTALI INTERNI: partecipano abbassando le coste (espirazione) Intervengono anche muscoli accessori che si attivano quando la profondità e la frequenza della respirazione deve aumentare. ATTI RESPIRATORI - INSPIRAZIONE: i muscoli intercostali fanno espandere la gabbia toracica e il diaframma si appiattisce, ciò determina la dilatazione dei polmoni e l’ingresso dell’aria. - ESPIRAZIONE: al contrario la gabbia toracica si restringe e il diaframma si rilascia, cioè si innalza, ciò determina la compressione dei polmoni e quindi l’uscita dell’aria. APPARATO GENITALE La riproduzione sessuale è BIPARENTALE. I due genitori producono GAMETI (spermatozoo e cellula uovo) che si incontrano e uniscono i loro geni in uno ZIGOTE (uovo fecondato) FUNZIONI: - MASCHIO: produce spermatozoi e li introduce nel corpo femminile 96 - FEMMINA: produce ovuli, riceve lo sperma, permette l’unione dei due gameti, ospita il feto, partorisce e nutre la prole Gli organi riproduttivi sono classificati in GENITALI ESTERNI (nel perineo, visibili esternamente) e GENITALI INTERNI (cavità pelvica, fatta eccezione per i testicoli) Caratteri sessuali secondari: caratteristiche che si sviluppano nell’adolescenza (distribuzione peli, sviluppo mammelle, tono di voce, sviluppo muscolatura, distribuzione del grasso corporeo) APPARATO GENITALE MASCHILE SCROTO O BORSA SCROTALE E’ una borsa cutanea impari divisa in due porzioni laterali da una linea mediana detta RAFE. Contiene i testicoli. E’ la sede dello scroto. La contrazione/rilassamento dei muscoli (CREMASTERE e DARTOS) e la presenza del PLESSO PAMPINIFORME regolano la temperatura dei testicoli. FUNICOLO SPERMATICO Contiene vasi (arteria testicolare, circondata da un plesso venoso, detto anche PLESSO PAMPINIFORME) e nervi (SNA) destinati al testicolo. Ha origine a livello del CANALE INGUINALE. La sua parete è formata da 3 guaine concentriche: - FASCIA SPERMATICA INTERNA: deriva dalla fascia profonda dei muscoli addominali - MUSCOLO CREMASTERE CON LA FASCIA CREMASTERICA: la prima deriva da fibre del muscolo obliquo, la seconda dalla sua aponeurosi - FASCIA SPERMATICA ESTERNA: derivata dall’aponeurosi del muscolo obliquo esterno TESTICOLO Organi pari e parenchimatoso. Ha la forma di un ovoide appiattito in senso latero- mediale, ed è contenuto nella SACCA SCROTALE. Ciascun testicolo presenta una capsula fibrosa, la TONACA ALBUGINEA, che emette dei setti formando i lobuli (circa 250) Ogni lobulo contiene: - 1-4 TUBULI SEMINIFERI, una ricca rete vascolare e cellule connettivali nell’interstizio tra i tubuli, dette CELLULE DI LEYDIG - TUBULO SEMINIFERO: è cavo al suo interno. E’ lungo da alcuni decine di cm a 1-2 m, il suo decorso è inoltre molto tortuoso. I tubuli seminiferi sono tenuti sotto pressione e sono la sede della RIPRODUZIONE DEGLI SPERMATOZOI (detta SPERMATOGENESI) La parete dei tubuli è costituita da un epitelio stratificato che poggia su lamina basale. Insieme a tale epitelio vi sono cellule di sostegno dette CELLULE DI SERTOLI e CELLULE GERMINALI nelle diverse tappe differenziative della spermatogenesi. CELLULE GERMINALI dalla lamina basale al lume del tubulo: • SPERMATOGONI • SPERMATOCI PRIMARI • SPERMATOCITI SECONDARI • SPERMATIDI • SPERMATOZOI Cellule del Sertoli: sono delle cellule specializzate, di tipo nutritivo. Offrono supporto meccanico e funzionale alle cellule germinali. Si estendono dalla lamina basale al lume del tubulo. Rilasciano inoltre INIBINA quando il numero di spermatozoi è elevato (inibisce il rilascio di FSH che regola la produzione di spermatozoi) Cellule di Leydig: cellule endocrine interstiziali deputate al rilascio di TESTOSTERONE (ormone necessario per attivare la spermatogenesi, sotto il controllo di LH) e altri androgeni, a partire dalla pubertà. 97 SPERMATOGENESI Le cellule germinali da cui originano gli spermatozoi sono CELLULE DIPLOIDI (46 croosomi) chiamate SPERMATOGONI. La divisione mitotica di queste cellule da origine a una nuova cellula progenitrice e a una cellula commissionata. La cellula commissionata è uno SPERMATOCITA DI PRIMO ORDINE (ancora diploide). Nello spermatocita primaria ha inizio la prima divisione meiotica. Le cellule aploidi generate sono definite SPERMATOCITI DI SECONDO ORDINE. La seconda divisione meiotica inizia con gli spermatociti secondari e dà origini agli SPERMATIDI. SPERMIOGENESI: inizia dagli spermatidi e produce modificazioni morfologiche necessarie allo sviluppo di uno spermatozoo mobile L’attività del testicolo è controllata dagli ormoni ipofisari follicolo stimolante, FSH, e luteinizzante, LH. - FSH: agisce sulle cellule del Sertoli attivando la spermatogenesi. La secrezione di INIBINA da parte delle cellule di Sertoli riduce il rilascio di FSH - LH: agisce sulle cellule di Leydig promuovendo la sintesi di testosterone. Un aumento di testosterone riduce il rilascio di LH. VIE SPERMATICHE (7 m di lunghezza) - TUBULI RETTI: continuazione dei tubuli seminiferi - RETE TESTIS: rete di condotti - EPIDIDIMO: struttura a forma di cresta formata da un condotto ricoperto da una capsula di tessuto connettivo. La TESTA poggia sul polo superiore del testicolo mentre CORPO e CODA sono a contatto del margine posteriore del testicolo. Dentro i suoi condotti avviene la piena maturazione degli spermatozoi - DOTTO DEFERENTE: entra nell’addome passando dal funicolo spermatico. E’ dritto e non contorto, converge con il breve dotto escretore della vescichetta seminale - DOTTO EIACULATORE - URETRA DOTTO DEFERENTE Entra nella cavità pelvica dal canale inguinale, si estende lungo la superficie postero-laterale della vescica e termina dove vescica e prostata sono a contatto. Si dilata formando l’AMPOLLA che si fonde con il dotto escretore della vescichetta seminale e forma il DOTTO EIACULATORE, che infine sbocca nell’uretra prostatica. Il dotto eiaculatore trasporta gli spermatozoi (provenienti dal deferente) e una parte del liquido seminale (dalle vescichette seminali) verso l’uretra (attraversando la prostata). GHIANDOLE ANNESSE ALLE VIE SPERMATICHE Producono il liquido seminale (sperma) per neutralizzare l’ambiente acido della vagine e per nutrire gli spermatozoi. Vi sono 3 tipi di ghiandole: - 2 VESCICHETTE SEMINALI: situate sulla superficie posteriore della vescica, lateralmente alle ampolle dei dotti deferenti. Secerne un liquido biancastro contenente fruttosio, prostaglandine e bicarbonato - PROSTATA: organo muscolo-ghiandolare. Si trova al di sotto della vescica; circonda il tratto iniziale dell’uretra. Grazie alla contrazione muscolare il secreto viene muscolato allo sperma e contribuisce alla mobilità degli spermatozoi. Presenta ghiandole sottomucose mucosecernenti e ghiandole tubuloalveolari che, attraverso dotti sboccano direttamente nell’uretra prostatica. Producono un liquido debolmente acido ricco di acido citrico, plasmina seminale e antigene prostatico-specifico (APS). - 2 GHIANDOLE BULBOURETRALI: sboccano con un dotto escretore nell’uretra spongiosa. Il secreto (ricco di mucina) viene emesso nelle fasi iniziali dell’eccitazione sessuale. La loro funzione è quella di neutralizzare residui di urina e lubrificare il percorso dell’eiaculato 98 SPERMA Liquido organico di consistenza liquido-albuminosa (5% spermatozoi + 95% liquido seminale). E’ composto anche da numerose sostanze nutritive tra cui zuccheri (fruttosio) e proteine. In un’eiaculazione vengono eiaculati 2.5-5 ml di sperma (circa 150 milioni di spermatozoi). Gli spermatozoi possono sopravvivere nelle tube uterine fino a 48h dall’eiaculazione PENE Attraversato dall’uretra. Consente l’eiaculazione dello sperma e l’escrezione dell’urina. Ha forma cilindrica ed è costituito da: - RADICE: porzione prossimale e fissa - CORPO: formato da 3 porzioni di tessuto erettile, due porzioni dorsolaterali dette CORPO CAVERNOSO” e una ventrale mediana detta CORPO SPONGIOSO - GLANDE: estremità distale slargata con orifizio uretrale esterno Tessuto erettile: costituito da una complessa trama di lacune venose, dette CAVERNE, sviluppate intorno ad un’arteria in posizione centrale - INNERVAZIONE PARASIMPATICA: aumenta flusso sanguigno e quindi erezione - INNERVAZIONE SIMPATICA: innervazione della muscolatura liscia della parete dell’uretra con contrazione e quindi eiaculazione APPARATO GENITALE FEMMINILE - GENITALI INTERNI: OVAIE (gonadi), TUBE UTERINE, UTERO, VAGINA - GENITALI ESTERNI: VULVA e GHIANDOLE MAMMARIE OVAIO E’ la gonade femminile. E’ un organo pari e di forma a mandorla, di 2-3 cm di lunghezza e 1-1.5 di spessore. Mantenute in posizione da una serie di legamenti: - LEGAMENTO LARGO DELL’UTERO: piega del peritoneo - LEGAMENTO OVARICO: connette le ovaie all’utero - LEGAMENTO SOSPENSORE: connette ovaio alla parete pelvica L’ovaio è costituito da: - EPITELIO GERMINATIVO: riveste la superficie dell’ovaio, formato da cellule epiteliali cubiche semplici - TONACA ALBUGINEA: capsula di tessuto connettivo, situata al di sotto dell’epitelio germinativo - PORZIONE CORTICALE ESTERNA: costituita dai follicoli ovarici - PORZIONE MIDOLLARE INTERNA: profondamente alla corticale, costituita da tessuto connettivo lasso, con vasi sanguigni, linfatici e nervi. FOLLICOLI OVARICI Costituiti da un ovocita circondato da cellule follicolari di supporto. Hanno diversi stadi di sviluppo - FOLLICOLO PRIMORDIALE (contiene OVOCITA PRIMARIO): tipo più primitivo di follicolo, consiste in un OVOCITA PRIMARIO circondato da un singolo strato di cellule follicolari squamose - FOLLICOLO PRIMARIO (contiene OVOCITA PRIMARIO): maturazione follicolo primordiale. Ovocita primario circondato da uno o più strati di cellule follicolari cubiche - FOLLICOLO SECONDARIO (contiene OVOCITA PRIMARIO): contiene ovocita primario e cellule della granulosa (follicolari cubiche) - FOLLICOLO MATURO (contiene OVOCITA SECONDARIO): si sviluppa da un follicolo secondario. Contiene un ovocita secondario , numerosi strati di cellule della granulosa e un’ampia cavità centrale ripiena di liquido che va crescendo in diametro Ovocita primario: ovocita che ha arrestato la sua maturazione alla profase dalla prima meiosi (1.5 milioni alla nascita) Ovocita secondario: ovocita che ha completato la prima meiosi ed è fermo alla metafase della seconda meiosi 99 OVULAZIONE Il follicolo maturo va incontro a rottura con espulsione dell’ovocita. La parte rimanente del follicolo si trasforma in CORPO LUTEO che sintetizza ESTROGENI e PROGESTERONE, i quali stimolano la crescita dell’endometrio e preparano l’utero al possibile impianto dell’embrione. Quando il corpo luteo va in regressione si trasforma in una cicatrice connettivale biancastra chiamata CORPO ALBICANTE. La maggior parte dei corpi albicanti subisce un lento processo di riassorbimento e solo pochi rimangono visibili nell’ovaio. OVOGENESI Nell’ovogenesi una cellula chiamata ovogonio si divide per mitosi, dando origine a un ovocita primario. Questo va incontro ad una meiosi: ▪ la meiosi I, di carattere riduzionale, genera due cellule aploidi, l’ovocita secondario e il globulo polare primario; ▪ la meiosi II, equazionale, divide il globulo polare primario in due globuli polari secondari e l’ovocita secondario in un ovotidio e un terzo globulo polare secondario. Nel complesso, il processo dà origine ad un ovotidio, che va incontro a maturazione, e a tre globuli polari, i quali sono più piccoli di dimensioni rispetto all’ovotidio e hanno il solo scopo di permettere la meiosi; alla fine del processo essi vengono riassorbiti. Nel ciclo di 28 giorni avviene una sola volta l’ovogenesi, dopodiché, se non viene fecondato, l’ovulo è espulso con la mestruazione. Finché non avviene la fecondazione da parte dello spermatozoo, l’ovocita primario svolge solo la meiosi I; quando avviene la fecondazione, l’ovocita secondario e il corpuscolo polare svolgono la meiosi II dando vita ai tre globuli polari e all’ovotidio. - EPOCA PRENATALE: 1.5 milioni di follicoli primordiali siti nella corticale. Gli ovociti primari dei follicoli primordiali rimangono fermi alla profase della prima meiosi, fino a dopo la pubertà - INFANZIA: le ovaie rimangono inattive e non c’è sviluppo dei follicoli. Alcuni follicoli primordiali degenerano; al momento della pubertà sono presenti circa 400000 follicoli primordiali - PUBERTA’: dalla pubertà l’ipotalamo aumenta il rilascio di GnRH che stimola il rilascio di FSH e LH. Questi variano in modo ciclico, producendo il CICLO OVARICO - MENOPAUSA: non ci sono più follicoli ovarici o quelli restanti arrestano la maturazione. Estrogeni e progesterone cessano di essere prodotti. Il CICLO OVARICO è costituito da FASE FOLLICOLARE, OVULAZIONE, FASE LUTEINICA. In esso è coinvolta l’IPOFISI ANTERIORE, che secerne FSH, fondamentale per la fase follicolare, e LH, fondamentale per ovulazione (induce la rottura del follicolo maturo, ossia l’espulsione dell’ovocita, e LUTEINIZZAZIONE, la quale induce la formazione del corpo luteo e del follicolo dopo l’evoluzione; provoca inoltre la secrezione di estrogeni a progesterone da parte del corpo luteo. OVAIO Le ovaie sono collegate all’utero tramite le TUBE DI FALLOPIO. Ogni ovaio contiene migliaia di uova. Durante la vita feconda un uovo maturo una volta per ciclo, esce dall’ovaio e attraversa la TUBA DI FALLOPIO e raggiunge l’utero. L’ovocita rimane fecondabile per circa 24 ore. Se l’uovo viene fecondato dallo spermatozoo, si annida nel rivestimento dell’utero (ENDOMETRIO) e ha inizio la gravidanza, altrimenti viene espulso insieme all’ENDOMETRIO durante la mestruazione TUBE DI FALLOPPIO La loro funzione è quella di favorire la fecondazione dell’uovo, che avviene nel primo tratto, ovvero nell’AMPOLLA. Trasportano inoltre gli ovociti fecondati all’utero. E’ divisa in più segmenti: - INFUNDIBOLO, che presenta pieghe dette FIMBRIE. E’ la porzione laterale, libera, imbutiforme. - AMPOLLA: porzione espansa situata medialmente all’infundibolo. La fecondazione dell’ovocita avviene generalmente in tale tratto 100 - ISTMO: si estende dall’ampolla in direzione mediale, verso la parete laterale dell’utero. - PARTE INTRAMURALE: si sviluppa medialmente all’istmo ed è in continuità con la parete uterina La mucosa interna forma pliche longitudinali rivestite da un epitelio ciliato che assicura, insieme a cellule secernenti, un flusso liquido in direzione dell’utero che trascina con sé la cellula uovo. Il massimo di questa attività è raggiunto al momento dell’ovulazione. UTERO Organo cavo, impari e mediano. Si trova nel tratto delle vie genitali tra le tube uterine e la vagina. La sua funzione è quella di accogliere l’uovo fecondato e di consentirne lo sviluppo fino al parto (ORGANO DELLA GESTAZIONE). E’ diviso in - FONDO: parte superiore, allargata, bombata, estesa tra i punti di inserzione delle tube uterine - CORPO: Regione più grande ed intermedia, è costituita da spesse pareti di tessuto muscolare liscio - ISTMO: porzione corta e stretta, posta inferiormente al corpo sopra alla cervice - CERVICE: è la stretta porzione inferiore dell’utero che si inserisce nella vagina PARETE DELL’UTERO - MIOMETRIO: formato da uno strato connettivale e muscolatura liscia. Maggiore spessore a livello del fondo, più sottile a livello del collo. La sua funzione è quella di contribuire ad espellere il feto - ENDOMETRIO: è la mucosa che riveste la cavità uterina. E’ formata da epitelio cilindrico con cellule ciliati e secernenti, e tonaca propria, detta STROMA ENDOMETRIALE. L’epitelio inoltre si invagina (rimanendo monostratificato) e forma ghiandole tubulari, dette GHIANDOLE UTERINE. Variazioni legate al ciclo: la maggior parte dello spessore dell’endometrio degenera e cade nel lume uterino, si ha quindi la rottura dei vasi stromali ed emorragia, cioè FLUSSO MESTRUALE - PERIMETRIO: tonaca sierosa più esterna CICLO UTERINO - FASE MESTRUALE: si verifica approssimativamente durante i 1-5 giorni di ciclo. Questa fase è caratterizzata dalla desquamazione dello strato funzionale e si mantiene per la durata del sanguinamento mestruale - FASE PROLIFERATIVA: si estende approssimativamente ai 6-14 giorni. L’iniziale sviluppo dello strato funzionale dell’endometrio si sovrappone al periodo di crescita del follicolo e di produzione di estrogeni da parte dell’ovaio - FASE SECRETIVA: 15/28 giorni. L’aumentato rilascio di progesterone da parte del corpo luteo induce un incremento della vascolarizzazione e dello sviluppo delle ghiandole uterine. Se l’ovocita non viene fecondato il corpo luteo va incontro a regressione e il progesterone cala drasticamente. In assenza di progesterone lo strato funzionale si sfalda e inizia la fase mestruale. VAGINA Si estende dal collo dell’utero fino all’esterno (IMENE). Si trova fra vescica, uretra e retto. E’ formata da un canale appiattito con parete posteriore e anteriore a contatto distensibile. Il condotto fibromuscolare è inoltre rivestito internamente da mucosa, costituita a sua volta da epitelio pluristratificato cheratinizzato. 101