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VADEMECUM DI TEORIA MUSICALE - Giuseppe Lorenzoni PARTE I

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VADEMECUM DI TEORIA MUSICALE
a cura di Giuseppe Lorenzoni
INDICE
CAPITOLO I:
L’altezza dei suoni
1
CAPITOLO II:
Le figure musicali
4
CAPITOLO III
La legatura e il punto di valore
8
CAPITOLO IV
La scala musicale nel modo maggiore e le alterazioni
12
CAPITOLO V
Il modo minore
17
CAPITOLO VI
I gradi della scala musicale
20
CAPITOLO I
L’ALTEZZA DEI SUONI
Le note musicali
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•
Nella scrittura musicale i suoni vengono rappresentati attraverso dei segni chiamati note musicali
Ad ogni nota musicale è assegnata un’altezza precisa, misurata in hertz
Le note musicali sono sette: Do, Re, Mi, fa, Sol, La, Si
Queste sette note rappresentano sette suoni, dal più grave al più acuto
La successione delle sette note viene chiamata scala musicale
La scala musicale
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•
Per coprire tutti i suoni udibili dall’orecchio umano la scala musicale deve essere ripetuta più volte
Ad ogni ripetizione le note, pur mantenendo lo stesso nome, cambiano di altezza
La distanza tra due note con lo stesso nome ma di altezza diversa viene chiamata ottava
La distanza di ottava si ottiene raddoppiando la frequenza del suono iniziale
Il primo Do udibile vibra 16,35 volte al secondo (cioè ha una frequenza di 16,35 hertz). Ad ogni ripetizione della scala la frequenza delle note
raddoppia: quindi, dopo il Do da 16,35 Hz., troviamo altri Do sempre più acuti (rispettivamente a 32,7 – 65,4 – 130,8 – 261,6 – 523,2 – 1046 –
2093 – 4186 – 8372 hertz); l’ultima scala udibile dal nostro orecchio inizia dal Do di 8372 hertz e finisce con il Si di 15804 hertz: la nota seguente
(Do di 16744 hertz) non è più udibile.
Il pianoforte è uno degli strumenti più estesi: copre infatti più di 7 ottave di estensione , dal La di 27,5 hertz fino al Do di 4186 hertz.
Accordatura degli strumenti musicali
Nel 1970, a Toledo (Spagna), un gruppo di esperti (musicisti, musicologi, fisici, costruttori di strumenti) incaricati dal Consiglio d’Europa ha
stabilito che tutti gli strumenti musicali devono essere accordati partendo dalla nota La con la frequenza di 440 hertz.
Il diapason
Il diapason è una forcella di acciaio ripiegata a forma di U.
Quando viene percosso, il diapason emette un La di 440 hertz. Viene utilizzato per accordare gli strumenti musicali o per dare l’intonazione alla
voce umana.
I nomi delle note musicali
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Per identificare le note noi utilizziamo il sistema di notazione sillabica
Questo sistema fu introdotto da Guido d’Arezzo (992 – 1050)
La notazione sillabica identifica le note con le sillabe Do Re Mi Fa Sol La Si
Esiste inoltre un sistema di notazione alfabetica, utilizzato nei paesi anglosassoni
Le note alfabetica identifica le note con le lettere A, B,C,D,E,F e G (A = La, B=Si, C=Do ecc.).
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La nascita della scrittura musicale
Il monaco benedettino Guido d’Arezzo (995 – 1050) può essere definito il fondatore della moderna notazione musicale. A lui spetta il merito di
aver definito un insieme di quattro linee, chiamato tetragramma (dal greco tetra: “quattro”, e gramma: “segni, linee”) e di aver fissato i nomi di sei
suoni con le sillabe Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La, tratte dalle sillabe iniziali dei versi di un inno composto nel VIII secolo da Paolo Diacono: l’inno a San
Giovanni.
Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Joannes
Guido d’Arezzo scelse questo inno perché
ogni versetto veniva intonato su una
diversa nota della scala (dalla prima nota
fino alla sesta); quest’inno era molto
conosciuto, di conseguenza era facile
abbinare la sillaba iniziale di ogni versetto
al suono della nota corrispondente. In
pratica, conoscendo la melodia dell’inno,
era possibile intonare esattamente i sei
suoni corrispondenti all’inizio di ciascun
versetto. Il nome Si, dato al settimo suono,
fu aggiunto in seguito, ricavandolo dalle
iniziali di Sancte Joannes. A distanza di qualche secolo, Ut fu trasformato in Do; infine alle quattro linee se ne aggiunse definitivamente una
quinta: era nato il pentagramma.
Pentagramma
•Il pentagramma è un sistema grafico che indica con precisione l’altezza dei
suoni
•Esso è costituito da un insieme di 5 linee orizzontali e parallele
Su tali linee, e negli spazi tra le linee, vengono collocati i simboli dei suoni: le
note
La posizione dei simboli sul pentagramma determina l’altezza dei suoni rappresentati dalle note musicali
Le linee e gli spazi del pentagramma si contano sempre dal basso verso l’alto.
I simboli che rappresentano le note vengono inseriti sia sulle linee che negli spazi.
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I tagli addizionali
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•
Sul pentagramma si possono scrivere solo nove note (5 sulle linee e 4 negli spazi)
Per poter inserire un maggior numero di note (sia verso il basso che verso l’alto) si utilizzano delle linee aggiuntive
Per non complicare la lettura, queste linee sono rappresentate solo da piccoli trattini detti tagli addizionali
I tagli addizionali vengono visualizzati solo quando le note superano l’ampiezza del pentagramma
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La chiave musicale
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La chiave musicale è un segno che viene posto all’inizio di ogni pentagramma
La chiave determina l’esatta altezza e il nome di una nota all’interno del pentagramma
Le altre note vengono ricavate partendo dalla posizione di questa nota di riferimento
Esistono vari tipi di chiavi musicali: esse prendono il nome dalla nota di cui segnano la posizione
Le due chiavi più usate sono: la chiave di Sol (detta chiave di violino) e la chiave di Fa (detta chiave di basso)
La chiave di Sol (di violino)
La chiave di Sol (di violino) determina la posizione della nota Sol (392 hertz) sulla seconda linea del
pentagramma. Questa chiave viene utilizzata dagli strumenti dal suono acuto (violino, flauto, tromba,
clarinetto, ecc.)
La chiave di Fa (di basso)
La chiave di Fa (di basso) determina la posizione della nota Fa (174,7 hertz sulla quarta linea del
pentagramma. Questa chiave viene utilizzata dagli strumenti dal suono grave (contrabbasso, trombone,
fagotto, ecc.)
Gli strumenti con maggiore estensione di suoni (pianoforte, organo, arpa, ecc.) utilizzano sia la chiave
di basso (per i suoni gravi) che quella di violino (per i suoni acuti).
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CAPITOLO II
LE FIGURE MUSICALI E LE PAUSE
La durata delle note e delle pause
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Per rappresentare la durata delle note di utilizzano dei segni chiamati figure musicali.
I momenti di silenzio sono rappresentati da segni chiamati pause.
L’unità di misura delle figure musicali e delle pause è la pulsazione.
La durata nel tempo delle figure musicali e delle pause non è assoluta ma relativa alla velocità delle pulsazioni ritmiche.
Le figure musicali
•
•
•
Le figure musicali sono segni che indicano il valore (la durata) di ogni nota
Questi segni vengono posti sul pentagramma per indicare l’altezza esatta del suono (la nota musicale) da eseguire
Le figure musicali sono formate da tre elementi:
1. la testa della nota.
2. il gambo
3. le code o cediglie
GAMBO
CODE
La testa della nota è costituita da un cerchietto vuoto o pieno (bianco o nero) che, posizionato sul
pentagramma indica l’altezza del suono (nota musicale). A volte al cerchietto si aggiunge una
linea chiamata gambo. Al gambo possono essere aggiunte una o più code, dette cediglie mentre
la posizione della testa delle note sul pentagramma determina la loro altezza e il loro nome, la
durata delle note viene invece rappresentata:
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TESTA
Dal diverso colore della testa (bianco o nero)
Dalla presenza o meno del gambo
Dal numero delle cediglie
Le figure musicali si misurano con multipli o sottomultipli di un valore di riferimento
Questo valore di riferimento, che comunemente corrisponde ad una pulsazione, viene chiamato quarto.
Il quarto
La figura musicale che comunemente corrisponde alla durata di una pulsazione viene chiamata quarto o semiminima. Per
facilitarne la lettura questa figura si può solfeggiare TA.
Esiste anche una pausa che corrisponde ad un silenzio della durata di un quarto. La pausa da un quarto può essere
solfeggiata ZITTO.
La metà
Raddoppiando il valore del quarto si ottiene la metà o minima. Per facilitarne la lettura questa figura può essere solfeggiata
TA-A.
La pausa di minima viene rappresentata da un rettangolo posto sopra la terza linea del pentagramma. La pausa
da 2/4 può essere solfeggiata ZITTO - ZITTO.
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L’intero
Raddoppiando il valore della metà si ottiene l’intero o semibreve. Per facilitarne la lettura questa figura può essere
chiamata TA-A-A-A.
La pausa di semibreve viene rappresentata da un rettangolo posto sotto la quarta linea del pentagramma. La pausa di
4/4 può essere solfeggiata ZITTO - ZITTO - ZITTO - ZITTO
La croma
La figura musicale che vale mezzo quarto viene chiamata ottavo o croma perché corrisponde all’ottava parte di un intero
(1/8). Il valore di un intero (4/4) è quindi uguale al valore di otto crome (8/8) . Graficamente, l’ottavo si distingue dal
quarto per la presenza di una coda alla sommità del gambo. Per facilitarne la lettura l’ottavo si può solfeggiare con la
sillaba TI. La sua pausa si solfeggia con la sillaba “UN”.
La semicroma
La figura musicale che vale mezzo ottavo viene chiamata sedicesimo o semicroma perché corrisponde alla sedicesima
parte di un intero. Il valore di un intero (4/4) è quindi uguale al valore di sedici semicrome (16/16) . Il sedicesimo si
riconosce per la presenza di due code alla sommità del gambo.
Le cellule ritmiche
Nella pratica musicale le figure di valore inferiore al quarto (ottavo e sedicesimo) non vengono di norma utilizzate singolarmente ma a gruppi.
Questi gruppi di figure sono chiamati cellule ritmiche.
Le due cellule ritmiche più comuni sono:
•
La cellula doppia, formata da due ottavi
•
La cellula quadrupla, formata da quattro sedicesimi
In entrambi i casi il valore complessivo della cellula ritmica è uguale ad un quarto
La cellula doppia
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•
•
La cellula doppia è formata da due figure da un ottavo.
Il valore complessivo di questa cellula è di 1/4.
La cellula doppia si può chiamare TITTI.
Le 2 figure da un ottavo che formano la cellula si possono unire alla sommità del gambo con una linea che sostituisce le code.
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La cellula quadrupla
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La cellula quadrupla è formata da quattro figure da un sedicesimo.
Il valore complessivo di questa cellula è di 1/4.
La cellula quadrupla si può chiamare TIRITIRI.
Le quattro figure da un sedicesimo che formano la cellula si possono unire alla sommità del gambo con una doppia linea che
sostituisce le code.
Tabella riassuntiva:
NOME
VALORE
SEMIBREVE - INTERO
4/4
MINIMA - METÀ
2/4
SEMIMINIMA - QUARTO
1/4
CROMA - OTTAVO
1/8
FIGURA
PAUSA
!
!
SEMICROMA SEDICESIMO
1/16
!
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La frazione del tempo
Il valore delle battute è determinato da un segno di frazione posto all’inizio del brano musicale, dopo la chiave
La frazione del tempo indica:
•
Il numero di movimenti (pulsazioni) in cui è divisa la battuta.
•
Il valore di ciascun movimento.
•
Il valore complessivo di ogni battuta.
Il valore della battuta
In un brano musicale ogni battuta deve contenere esattamente il valore indicato dalla frazione del tempo
•
Questo valore può essere ottenuto utilizzando:
•
Figure musicali.
•
Pause.
•
Un insieme di figure e pause.
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CAPITOLO III
LA LEGATURA E IL PUNTO DI VALORE
Perché occorrono altri valori musicali?
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Con le figure musicali che conosciamo è possibile rappresentare solo alcuni valori di durata.
Nella pratica musicale questi valori non sono sufficienti per ottenere tutte le differenti durate che può assumere una nota.
Perciò occorre trovare un sistema per creare altre figure musicali.
Abbiamo conosciuto la figura musicale del valore di 2/4 e quella del valore di 4/4. Come sarebbe possibile
rappresentare una nota del valore di 3/4 avendo a disposizione solo queste due figure?
La figura di maggior durata è l’intero (4/4). Se in un brano musicale devo prolungare il valore di una nota
per 5 – 6 o più pulsazioni, come posso fare?
Per ottenere altre figure musicali si usano due sistemi:
• La legatura di valore
• Il punto di valore
Ognuno di essi possiede caratteristiche proprie, però entrambi i sistemi permettono di prolungare la durata
di una figura musicale o di una pausa.
La legatura di valore
•
•
•
La legatura di valore è una linea curva che unisce due o più figure musicali della stessa altezza.
La legatura di valore produce lo stesso effetto del segno “più” utilizzato in matematica.
La legatura somma il valore delle figure musicali e le trasforma in un unico suono del valore complessivo.
La legatura di valore unisce le teste delle note e viene tracciata nella direzione opposta al gambo.
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Quando si legano tre o più figure la legatura deve unirle una ad una.
La legatura che unisce due note di diversa altezza non è una legatura di valore. Questa legatura viene detta “di portamento” perché suggerisce
all’esecutore un passaggio “portato” senza interruzioni di suono dalla prima alla seconda nota.
La legatura di frase viene utilizzata per contrassegnare le diverse frasi musicali che formano un brano.
Il punto di valore
•
•
•
Il punto di valore consiste in un puntino inserito a destra della figura musicale, all’altezza della testa della nota.
Il punto aumenta di metà il valore della figura musicale.
Il punto di valore può essere utilizzato anche con le pause.
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Utilizzo della legatura e del punto di valore
La legatura e il punto di valore hanno la stessa funzione: prolungare la durata di una figura musicale
Si possono quindi utilizzare indifferentemente oppure ci sono dei casi in cui la scelta è obbligata?
•
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•
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Con la legatura di valore è possibile ottenere note di qualsiasi durata.
Con il punto la durata di una nota può solo aumentare di metà del valore della figura musicale.
Quando possibile è preferibile utilizzare il punto anziché la legatura, perché è più semplice da scrivere.
In certi casi invece, la legatura diventa una scelta obbligata
LEGATURA DI VALORE
PUNTO DI VALORE
Linea curva che unisce due o più figure musicali della stessa altezza
Puntino che, inserito a destra della figura, ne aumenta di metà il valore
La legatura permette di ottenere note di qualsiasi durata
Il punto aumenta la durata della nota di un valore predefinito (50%)
La legatura va utilizzata solo nei casi in cui non sia possibile usare il
punto
Il punto è più semplice da scrivere e, quando possibile, va preferito
alla legatura
Esempio:
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Solfeggio delle cellule ritmiche puntate
La cellula Ta-atti
La cellula Ta-atti è formata da due figure:
Un quarto con il punto di valore seguìto da un ottavo Il valore complessivo della cellula è di due quarti
Per capire la struttura di questa cellula ritmica ripercorriamo i passaggi necessari per costruirla
Prendiamo una figura da un quarto (Ta) e una cellula Titti (formata da 2 ottavi). Ta e il Titti occupano
complessivamente due pulsazioni
Per mezzo della legatura di valore uniamo il quarto con il primo ottavo.
un’unica figura del valore di un quarto e mezzo
Il quarto e il primo ottavo diventano
La cellula è già costruita: per semplificare la scrittura sostituiamo l’ottavo legato con un punto di valore.
Il punto aumenta di metà il valore della figura e, in questo caso, può sostituire la legatura
La cellula Timri
•
•
La cellula Timri ha lo stesso ritmo del Ta-atti ︎
La differenza consiste solo nella sua durata:
o Il Ta-atti occupa due pulsazioni
o Il Timri occupa una sola pulsazione
o Le due figure che formano il Timri valgono esattamente la metà di quelle del Ta-atti
La cellula Timri è formata da due figure:
un ottavo con il punto di valore seguìto da un sedicesimo
︎
Il valore complessivo della cellula è di un quarto
Per semplificare la scrittura possiamo unire le due figure
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CAPITOLO IV
LA SCALA MUSICALE NEL MODO MAGGIORE E LE ALTERAZIONI
La scala musicale
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La scala musicale è una successione di note disposte in ordine consecutivo.
Essa è compresa nell’ambito di un’ottava.
La scala può essere:
o ascendente (dal basso verso l’alto)
o discendente (dall’alto verso il basso)
Tradizionalmente la scala più comune è quella formata da sette suoni che inizia dalla nota DO e si conclude con la nota SI.
La sensazione di “familiarità” che proviamo ascoltando la scala naturale è di tipo essenzialmente culturale,
Da alcuni secoli infatti, nei paesi dell’Europa occidentale, la scala naturale viene utilizzata come struttura per la maggior parte
delle melodie, sia di genere colto che popolare.
Nella musica tradizionale di altre civiltà (ad esempio in Estremo Oriente) l’ottava viene suddivisa in modo diverso.
Un esempio ci viene fornito dalla scala musicale Cinese, formata da soli cinque suoni.
Gli intervalli
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La differenza di altezza tra due note prende il nome di intervallo.
L’ampiezza di un intervallo viene calcolata contando il numero di note:
o Do/Do
= intervallo di prima (unisono)
o Do/Re
= intervallo di seconda
o Do/Mi
= intervallo di terza
o Do/Fa
= intervallo di quarta
o Do/Sol
= intervallo di quinta
o Do/La
= intervallo di sesta
o Do/Si
= intervallo di settima
o Do/Do’
=intervallo di ottava
Con questo sistema di misurazione si potrebbe pensare che le note della scala naturale siano equidistanti fra loro.
Questo perché l’intervallo che separa una nota dall’altra è sempre un intervallo di seconda.
In realtà nella scala naturale abbiamo due tipi di intervallo di seconda: Toni e Semitoni
Toni e Semitoni
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L’intervallo di seconda maggiore, chiamato TONO.
L’intervallo di seconda minore, chiamato SEMITONO.
Il semitono è il più piccolo intervallo utilizzato nel nostro sistema musicale.
Questo intervallo si ottiene dividendo l’ottava in dodici parti uguali.
Il tono rappresenta una distanza doppia rispetto al semitono.
Nella tastiera del pianoforte i sette tasti bianchi corrispondono ai suoni della scala naturale.
Nella scala naturale troviamo cinque intervalli di Tono e due intervalli di Semitono.
I tasti neri permettono di ottenere i cinque semitoni che non sono utilizzati in questa scala
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• Osservando la disposizione dei tasti bianchi e neri possiamo ricavare la sequenza di toni e semitoni nella scala naturale.
Le alterazioni
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I cinque suoni che corrispondono ai tasti neri del pianoforte sono chiamati suoni alterati, perché modificano (alterano) l’altezza
di un suono della scala naturale.
Essi non possiedono un nome che li identifichi.
Perciò vengono ottenuti innalzando o abbassando di un semitono la nota naturale che li precede o che li segue.
Per rappresentare questo spostamento vengono utilizzati dei particolari simboli, chiamati segni di alterazione.
I due segni di alterazione più comuni sono il diesis e il bemolle.
- Il diesis (#) innalza la nota di un semitono
- il bemolle (b) abbassa la nota di un semitono
Questi segni vengono posti sul pentagramma prima della nota da alterare.
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Le scale maggiori
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La scala diatonica di Do maggiore corrisponde alla scala naturale.
È possibile trasportare questa scala su ognuno dei 12 semitoni che formano l’intervallo di ottava.
Avremo così ottenuto 12 scale maggiori di diversa tonalità (cioè di diversa altezza).
In ogni scala maggiore i toni e i semitoni devono essere disposti allo stesso modo (2 T 1 S 3 T 1 S) della scala naturale.
A seconda della nota di partenza, per ottenere l’esatta sequenza di toni e semitoni occorre alterare una o più note.
La scala di Do è l’unica scala maggiore formata esclusivamente da note naturali.
Le scale omofone
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L’intervallo di ottava è formato da dodici semitoni.
Partendo da questi 12 suoni si possono costruire 15 scale maggiori:
o 7 scale con i diesis (da 1 a 7 diesis)
o 7 scale con i bemolli (da 1 a 7 bemolli)
o la scala di Do maggiore (formata solo da note naturali)
Questa differenza tra il numero di suoni e il numero delle scale è dovuta al fatto che alcune scale sono omofone tra di loro.
Il termine omofono significa che queste scale utilizzano gli stessi suoni, chiamandoli però con un nome diverso.
Nella struttura delle scale maggiori troviamo tre scale con i bemolli omofone di tre scale con i diesis.
Le alterazioni costanti
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Le alterazioni determinate dalla scala sono dette “costanti”, perché hanno valore per tutta la durata del brano musicale.
Queste alterazioni vengono messe “in chiave” per evitare di riscriverle ogni volta che vengono utilizzate.
Le alterazioni in chiave sono indicate all’inizio di ogni pentagramma, dopo la chiave musicale.
La disposizione di queste alterazioni è regolata da uno schema che prevede tra l’altro il concatenamento delle scale attraverso
la successione di intervalli di quinta e di quarta.
Schema delle scale maggiori
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•
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Partendo dalla scala di Do maggiore:
o il V grado di ogni scala dà origine ad una scala con un diesis in più
o il IV grado di ogni scala dà origine ad una scala con un bemolle in più
Le alterazioni vengono inserite in chiave secondo un ordine preciso, determinato dal concatenamento delle scale.
o Ordine di entrata dei diesis: Fa–Do–Sol–Re–La–Mi–Si
o Ordine di entrata dei bemolli: Si–Mi–La–Re–Sol–Do–Fa
I bemolli entrano in chiave in ordine inverso rispetto ai diesis
Le alterazioni transitorie
Le alterazioni vengono definite transitorie o “di passaggio” in tutti quei casi in cui si renda necessario alterare un suono naturale in modo non
permanente. Si scrivono prima della nota da alterare ed hanno valore per tutta la durata della battuta.
Il Bequadro
•
•
•
Per gestire correttamente l’utilizzo dei segni di alterazione viene usato un segno particolare chiamato bequadro.
Il bequadro può essere considerato a tutti gli effetti un segno di alterazione.
Esso annulla l’effetto di qualsiasi alterazione riportando la nota all’altezza naturale.
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Esempi di utilizzo delle alterazioni
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Il brano WHITE CHRISTMAS non ha alterazioni in chiave perché è costruito sulla scala di Do maggiore.
Le due note alterate sono occasionali ed hanno solo una funzione di collegamento e di passaggio all’interno della melodia.
•
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•
Il brano Jingle Bell ha il Si bemolle in chiave perché è costruito sulla scala di Fa maggiore
La struttura della scala di Fa maggiore prevede l’abbassamento di un semitono della nota Si.
In questo caso l’alterazione (Si bemolle) viene messa “in chiave” ed ha valore per tutto il brano
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CAPITOLO V
IL MODO MINORE
Il modo maggiore
Abbiamo visto che nella scala maggiore i toni e i semitoni sono disposti in questo modo:
TONO- TONO – SEMITONO – TONO – TONO – TONO - SEMITONO
Lo schema della scala naturale viene utilizzato come modello per costruire altre scale. In queste scale gli intervalli di tono e semitono sono disposti
allo stesso modo della scala naturale. Questo modo di disporre le note, che ricalca perfettamente lo schema della scala naturale, viene detto
“modo maggiore”. È possibile costruire scale di modo maggiore partendo da ciascuno dei 12 semitoni che formano l’intervallo di ottava. La stessa
scala naturale può essere chiamata “scala di Do maggiore”. Tutte le scale maggiori hanno i toni e i semitoni disposti nello stesso modo della scala
naturale. Per ottenere l’esatta sequenza dei suoni occorre però alterare una o più note.
Il modo minore
Nel nostro sistema musicale si utilizzano anche altri tipi di scale dette “minori”.
La scala minore viene costruita partendo dal sesto grado della scala maggiore. Da ogni scala maggiore deriva quindi una scala minore che viene
detta “relativa”. La scala minore relativa mantiene le stesse alterazioni in chiave della scala maggiore da cui trae origine. La scala minore più
semplice è quella “naturale”. Questa scala utilizza le stesse note della scala maggiore relativa, iniziando però dal sesto grado. Per questo motivo gli
intervalli (toni e semitoni) sono disposti
in un altro modo rispetto alla scala
maggiore.
La scala minore naturale
GRADO
DISTANZA
I - II
TONO
II - III
SEMITONO
III - IV
TONO
IV - V
TONO
V - VI
SEMITONO
VI - VII
TONO
VII - VIII
TONO
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rispetto alla scala maggiore, il terzo, il sesto e il settimo grado sono
abbassati di un semitono.
Il terzo grado (chiamato “modale”) è il primo suono della scala che ci
permette di individuarne il modo:
•Nella scala di modo MAGGIORE si trova a 2 TONI dal I grado.
•Nella scala di modo MINORE si trova a 3 SEMITONI dal I grado.
Nella scala minore naturale il settimo grado si trova ad un tono dalla tonica, anziché ad un semitono. A causa della maggiore distanza non è più
“sensibile” all’attrazione della tonica. In questo caso il settimo grado prende il nome di “sottotonica”.
Altri tipi di scala minore
Oltre a quella naturale esistono altri due tipi di scala minore: la scala minore armonica e la scala minore melodica.
Queste scale si differenziano da quella naturale perché hanno il VII grado innalzato di un semitono. Innalzando il VII grado esso torna così ad
assumere il ruolo di sensibile che aveva perduto nella scala minore naturale.
La scala minore armonica ha il VII grado
innalzato sia all’andata (ascendente) che al
ritorno (discendente).
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• La scala minore melodica ha il VI
e il VII grado innalzati solo
all’andata; quando scende la scala
ritorna naturale.
Schema delle scale minori a confronto
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CAPITOLO VI
I GRADI DELLA SCALA MUSICALE
I gradi della scala diatonica
•
•
•
Nel nostro sistema musicale ogni grado ha una funzione ben precisa all’interno della scala︎
I musicisti tengono conto di queste caratteristiche per dare al discorso musicale un senso compiuto
La funzione è determinata dalla posizione del grado rispetto alla nota di partenza
I grado: TONICA
è il grado fondamentale della scala. Ha un carattere di stabilità e riposo. Le composizioni solitamente terminano con questo grado.
II grado: SOPRATONICA
è un grado di passaggio. Produce un effetto di instabilità.
III grado: MODALE
assomiglia al primo grado ed è un suono di riposo. La distanza che lo separa dalla tonica determina il modo della scala.
IV grado: SOTTODOMINANTE
è un grado molto instabile. La vicinanza della modale provoca una tendenza a scendere.
V grado: DOMINANTE
è il grado opposto alla tonica. Produce un effetto di sospensione nel discorso musicale.
VI grado: SOPRADOMINANTE
è un grado di passaggio. Nella scala maggiore da origine alla tonica della scala di modo minore.
VII grado: SENSIBILE
è un grado molto instabile: la vicinanza con la tonica (un semitono) provoca nella sensibile una tendenza a salire.
La tonica e la dominante
•
•
•
•
All’interno del discorso musicale i due gradi fondamentali sono la tonica e la dominante.︎
Essi hanno un carattere opposto:
o La tonica produce nell’ascoltatore una sensazione di riposo e di quiete.
o La dominante lascia in sospeso il discorso musicale determinando un effetto di tensione.
La tonica si può paragonare ad un punto esclamativo che conclude inequivocabilmente la frase.
La dominante ha l’effetto di un punto interrogativo che lascia in sospeso il discorso e richiede una risposta.
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I segnali militari dell’attenti e del riposo ci permettono di capire la diversa funzione di questi due gradi.
Nel segnale dell’attenti la melodia si ferma sulla Dominante: il discorso
musicale resta sospeso, come per effetto di un punto di domanda
Nel segnale del riposo la melodia si ferma sulla Tonica: si
ha la sensazione che il discorso musicale sia finito, come
per effetto di un punto esclamativo
La sensibile
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La sensibile è il grado più instabile della scala.︎
Nella scale maggiori e in alcune scale minori il settimo grado si trova ad un solo semitono dalla tonica.
Questa vicinanza produce un effetto di “attrazione” che spinge la sensibile a salire verso il grado superiore.
Il settimo grado è quindi “sensibile” all’attrazione della tonica.
La modale
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Il terzo grado della scala si chiama modale.︎
Nelle scale di modo maggiore questo grado si trova a due toni di distanza dalla tonica.
Nelle scale di modo minore la distanza è solo di un tono e mezzo.
La modale permette quindi di capire se la scala è di modo maggiore o di modo minore.
La modale, come la tonica, è un grado di riposo che può essere utilizzato per concludere il
discorso musicale.
La sottodominante
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Il quarto grado della scala è molto instabile.︎
Come la sensibile viene attratta della tonica, la sottodominante è attratta dalla modale.
La vicinanza di un grado di riposo come la modale porta la sottodominante a scendere.
La sopratonica e la sopradominante
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Il secondo e il sesto grado della scala lasciano sospeso il discorso musicale.︎
Sono infatti due note di passaggio che producono una sensazione di instabilità.
Il sesto grado di ogni scala maggiore dà inizio a una scala di modo minore.
Questa scala viene detta “relativa” perché deriva da quella maggiore e mantiene le stesse alterazioni in chiave
Vademecum di Teoria Musicale
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