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Guida breve a DipTrace

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Guida breve all’utilizzo di DipTrace
Realizzata da Argon70cv (Massimo)
Indice
pag.
A.
Installazione
2
B.
Utilizzo del programma
4
C.
Creazione dello schema
5
1.
Configuriamo le Librerie
5
2.
Progettiamo lo schema
7
D.
Creazione del circuito stampato
19
1.
Convertiamo lo schema a PCB
19
2.
Realizziamo il PCB
23
3.
Verifichiamo il PCB
37
Appendice 1)
Come rintracciare le Librerie corrispondenti ai
“Component” e ai “Pattern” utilizzati in uno schema
42
Appendice 2)
Come modificare le librerie di “Pattern” per aumentare le
dimensioni delle piazzole dei componenti
46
Appendice 3)
Esportazione delle librerie di Eagle 5.6.0 in DipTrace
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54
A.
Installazione
Il sito di DipTrace è: DipTrace - Professional Schematic & PCB Design Software
(http://www.diptrace.com/); il link alla pagina dei download è Downloads :: DipTrace
(http://www.diptrace.com/download.php).
Scaricate la versione Freeware del programma da questo link: “DipTrace 2.0 Freeware”
(http://www.diptrace.com/downloads/dipfree_en.exe - 31.8 Mb), che contiene tutte le librerie,
ed ha solo un limite di 250 pins (punti di saldatura).
Scaricate anche il manuale DipTrace Tutorial (4.76 Mb); è ovviamente in inglese, ma penso che
per molti non sia in realtà un problema. Comunque, c’è anche la guida che state leggendo…
Una volta scaricato, lanciate “dipfree_en.exe”.
Per chi è più abituato ad usare il saldatore che il computer, ecco la sequenza delle schermate
ottenute durante l’installazione:
Estrazione dei files
Copyright
Scelta della cartella di installazione
Accettazione condizioni
Creazione del nome del menu in “start”
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L’installer è impostato
Il programma è installato.
Ed ecco i “moduli” di cui si compone DipTrace, come appaiono dal menu “start”:
I)
“Schematic”: per disegnare gli schemi elettrici;
II) “PCB Layout”: per progettare i circuiti stampati;
III) “Component Editor”: per creare i simboli elettrici di nuovi componenti, o modificare
gli esistenti, da inserire in “Schematic”;
IV) “Pattern Editor”: per creare le forme di nuovi componenti, o modificare gli esistenti,
da inserire in “PCB Layout”.
Potete ora scaricare il file “Librerie.zip” che contiene una mia minilibreria di prova
“ExtraComp.eli” (che tra l’altro comprende il “Terminale” da usare per i connettori “In” e
“Out”) e le 4 librerie Eagle che vedete sopra; vi metto anche a disposizione tre librerie originali
(_general.lib, dip.lib e misc.lib), da me modificate in modo da avere, per un certo numero di
componenti che si usano di più, le piazzole con un diametro maggiore, quanto basta per
effettuare la foratura a mano senza “mangiare” tutto il rame intorno al foro. Anche per questo vi
spiegherò a parte come potete farlo da soli…
Scompattate lo zip ed estraete le librerie dentro “C:\Programmi\DipTrace\Lib”.
Ora non resta che lanciare il programma…
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B.
Utilizzo del programma
Vi farò un esempio semplice, con un circuito abbastanza semplice, ma completo degli elementi
necessari a proporci le situazioni più comuni di utilizzo del programma. Ed anche la guida
risulterà semplificata, rispetto al tutorial di cui ho dato il link per i necessari approfondimenti.
Questo è lo schema che realizzeremo; si tratta di uno stadio amplificatore a guadagno variabile,
realizzato attorno ad un amplificatore operazionale (μA741, TL081, e simili). Il primo
potenziometro stabilisce la porzione di segnale che entra, il secondo regola il guadagno (max 20
x) del circuito. In pratica, può sia attenuare che amplificare.
Lanciate “DipTrace – Schematic”; se è la prima volta, vedrete il box di dialogo per la selezione
della modalità grafica e dello schema di colori:
Potrete sempre modificare queste impostazioni successivamente usando i menu “View/Graphics
Mode” e “View/Colors”. Il momento adatto è quando avete uno schema fatto, e potete decidere
con quale modalità si vedono complessivamente meglio i simboli, le diciture, i collegamenti.
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C.
Creazione dello schema
1. Configuriamo le Librerie
Al momento di usare per la prima volta “Schematic”, potreste voler configurare le vostre
librerie (nel caso ne abbiate procurate o create altre, magari usando gli editor).
Selezionare “Library → Library Setup…”:
Vedete sulla sinistra le librerie attive. Di base stanno in “C:\Programmi\DipTrace\Lib”.
Supponiamo di aver caricato o creato una libreria nuova, e che si trovi in
“C:\Programmi\DipTrace\Altre Lib”. Togliete la spunta a “Get Libraries from folder” e cliccate
il pulsante […];
Selezionate la cartella e la libreria voluta e cliccate “Apri”. Le librerie di componenti hanno il
suffisso “.eli”.
La nuova libreria si troverà al fondo: “Piher (Potenziometri Eagle)”. E già: è una libreria
importata da Eagle 5.6.0; vi spiegherò dettagliatamente come fare nell’Appendice 3).
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Volendo si può portare la libreria nelle prime posizioni selezionandola e cliccando
ripetutamente il bottone con il triangolo nero rivolto verso l’alto. In questo modo verrà a trovarsi
nelle posizioni più a sinistra della Toolbar orizzontale delle librerie “Library” (visibile nel
programma sotto alla Toolbar “Standard”), che si può vedere o nascondere con [F5] (vedi menu
“View → Toolbars”).
Ora si può chiudere il Setup con [Close].
Le stesse operazioni si dovranno analogamente ripetere in “PCB Layout” di DipTrace, come
vedremo più avanti.
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2. Progettiamo lo schema
Eccoci pronti a disegnare il nostro schema. Può essere comodo cliccare il pulsantino che si trova
dopo le due frecce al fondo della Toolbar “Library” in modo da mostrare la Scroll Bar che aiuta
a viaggiare più in fretta nell’elenco:
Poi utilizzate il cursore della Scroll Bar per raggiungere velocemente la libreria “ST_Micro”
(file “st_micro.eli”), contenente componenti ST Microelectronics, e selezionatela; scorrete verso
il basso l’elenco sulla sinistra, fino a trovare il “TL081IN”; cliccatelo col tasto sinistro, e
spostate il mouse nello schema virtuale, all’incirca in centro: ecco un bell’operazionale!
Potete anche vedere al fondo della lista il “Pattern”, cioè la forma del componente
corrispondente, come apparirà in “PCB Layout”.
Muovendo ancora il mouse vedrete un nuovo TL081IN pronto ad essere depositato sul foglio.
Non è il nostro caso, perciò cliccate col tasto destro, in modo da disabilitare il modo
“placement” (posizionamento). Il secondo TL081IN sparisce.
Potete anche capovolgere (Flip) il simbolo in orizzontale o in verticale: selezionatelo e premete
il tasto destro del mouse, poi scendete fino a “Flip”. Scegliete se capovolgerlo in orizzontale o
verticale:
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Ora servono 5 resistenze: selezionate la libreria “Discrete” (file “_discrete.eli), cercate il
componente “RES” e cliccatelo:
posizionatene altre 4, poi selezionate la prima (R1) e ruotate il simbolo premendo lo spazio
(oppure [Ctrl-R]) sulla tastiera. Potete anche ruotare allo stesso modo un simbolo, prima di
fissarlo sullo schema.
E se si vuole modificare la posizione di un simbolo? Si seleziona (se già non lo è) il cursore a
freccia
si clicca il simbolo e lo si trascina col mouse nella nuova posizione, dove lo si rilascia.
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Si possono anche selezionare diversi simboli insieme con i classici metodi di Windows:
- seleziono il primo, poi successivamente gli altri tenendo [Ctrl] premuto;
- se i simboli sono vicini, posiziono il mouse all’angolo in alto a sinistra del gruppo, tengo
premuto il tasto sinistro, muovo il cursore all’angolo in basso a destra e rilascio il tasto.
E’ anche possibile spostare un componente selezionandolo ed usando i 4 tasti freccia sulla
tastiera; utile per effettuare spostamenti più precisi.
Prima di proseguire, salviamo il nostro schema: selezioniamo “File → Save” oppure clicchiamo
sul bottone “Save” (il “dischetto) sul lato sinistro in alto. E facciamolo ogni tanto, magari
usando un numero progressivo al termine del nome file.
Iniziamo a disporre al loro posto questi primi componenti: li selezioniamo successivamente e li
trasciniamo col mouse. Nell’occasione sappiate che si può spostare tutto lo schema all’interno
della finestra del programma cliccandolo col tasto destro del mouse e muovendo questo tenendo
il tasto premuto. Invece la rotella del mouse modifica la scala a cui è rappresentato lo schema.
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Possiamo anche iniziare a collegare qualche componente. Piazzate il cursore a freccia del mouse
sull’estremità inferiore di R3 e cliccate il tasto sinistro (rilasciandolo). Muovete il cursore in
basso fino a raggiungere l’estremità superiore di R4, cliccate nuovamente (e rilasciate) il tasto.
Il collegamento è fatto.
Se vi accorgete che state sbagliando un collegamento, premete il tasto destro prima del secondo
“click” e selezionate “Cancel”.
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Nell’occasione posizioniamo meglio R1, e facciamo ancora qualche collegamento. Noterete che
se spostate un componente già collegato, anche il collegamento lo segue.
Se dobbiamo fare un ponticello, come tra R2 e il collegamento tra R1 e U1, basta partire da R2
cliccando una volta, portare il cursore fino a raggiungere il collegamento e ricliccare:
Se dobbiamo fare un collegamento ad angolo, come tra il pin 6 di U1 e R5, portiamo il cursore
sul piedino e clicchiamo; muoviamo il cursore in orizzontale fino sulla verticale di R5,
clicchiamo una volta (senza muovere il mouse), infine scendiamo in verticale fino a R5 ove
clicchiamo per la terza volta:
Ora ci servono 4 condensatori elettrolitici; usiamo la libreria “Discrete” (file “_discrete.eli”) e
selezioniamo il componente “CAP100RP”:
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Serve anche un condensatore normale; nella stessa libreria usiamo il condensatore “CAP100”.
Per finire mancano due potenziometri, un interrutore, due terminali ed una batteria.
I primi li cerchiamo in “Potenz.” (file “pot_Eagle.eli”), e sono i “TRIM_US-CIP20C-6MM”.
L’interrutore si trova in “Switches” (file “Switch_Eagle.eli”) ed è il “TL36WO”.
I terminali stanno in “Extra” (file “ExtraComp.eli”) e sono i “Terminale” (bella fantasia,
direte…).
Infine, la batteria. Si trova in “Disc_Sch” (file “_discrete_sch.eli”) ed è la “BAT”. Ma ha una
particolarità: tutte le librerie *.sch contengono solo i simboli, senza i “pattern”. Se volete
convertire uno schema in PCB dovete abbinare prima il relativo pattern, pena errore nella
conversione. Pertanto cliccate con il tasto destro il simbolo e selezionate “Attached Pattern”.
Cliccate [Add] e selezionate dal disco la libreria “MISC” (file “misc.lib”), che sta ovviamente in
“C:\Programmi\DipTrace\Lib”. Cliccate ora sul file trovato, che apparirà nell’elenco in alto a
destra, e verrà creata la lista dei pattern nella libreria nell’elenco in basso a destra.
Cliccate “BAT-2” ed apparirà il pattern nel riquadro centrale.
Non resta che definire le connessioni tra i terminali sul pattern (pin) e le piazzole (pads),
attribuendo il numero di ciascuna delle due piazzole al relativo pin nella tabella dei pin a
sinistra. Cliccate sul nome del primo pin (ad es. su “NEG”), poi scrivete il relativo numero di
pad nel campo “Pad Number”. Ripetete per “POS”.
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Ora potete cliccare [OK].
Dopo aver selezionato ed inserito tutti i componenti citati, ci troviamo in questa situazione; sono
ancora da capovolgere i condensatori C2, C3 e C4:
Dopo ci sono quattro cose che dovete fare:
1) correggere i nomi di potenziometri, interrutore e batteria;
2) attribuire i valori elettrici ai componenti;
3) completare i collegamenti.
4) aggiungere alcune etichette di testo
Punto 1) - Si deve cambiare il “Reference Designator” (Identificatore) che è definito come
“Component RefDes”. Ad esempio per il potenziometro “U3”, si deve cambiare in “P1”.
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Cliccate U3 col tasto destro e selezionate il primo menu con scritto “U3”. Scrivete “P1” al posto
di “U3” nel campo di Edit che vi apparirà:
Fate lo stesso per l’altro potenziometro (P2), l’interrutore (S1) e la batteria (B1).
Punto 2) - Cliccate ogni componente e selezionate con il tasto destro “Properties”. Posizionatevi
per prima sulla linguetta “Main” ed inserite il valore “220 Kohm” nel campo “Value”. Cliccate
ora la linguetta “Marking” ed inserite i dati sotto riportati.
Ecco nel caso del potenziometro P1:
Come vedete, si impone di mostrare due etichette: “RefDes”, ovvero in questo caso
“P1”, in posizione angolata; “Value”, cioè “220 Kohm” a sinistra. Ecco il risultato:
In altri casi può essere necessario spostare RefDes o Value rispetto alle posizioni
base. Ecco lo scopo dei campi “Spacing” e “Shift”. Supponendo che l’etichetta sia in posizione
orizzontale, il primo indica lo spostamento in verticale (positivo o negativo, quindi in alto o in
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basso) della medesima; il secondo è lo spostamento in orizzontale (positivo o negativo, quindi a
destra o a sinistra).
Però attenzione: nel caso di posizionamenti ruotati di 90° (Left e Right) l’azione dei due valori
si inverte… ecco un esempio: P2.
Con Spacing e Shift a zero, vediamo che l’identificatore “P2” viene a trovarsi proprio sul
cursore:
Ma se usiamo un valore di 0.15 di Shift si sposta in alto (cioè, come detto, più a destra ma
ruotato di 90°). Sembra difficile, ma ci si prende rapidamente la mano…
Un caso interessante è quello del connettore T2, che diverrà “Out”:
C’è anche la possibilità di spostare di spostare le indicazioni che intersecano altri simboli con
“View / Part Marking /Move Tool”, o premendo [F10]. Portando il cursore sopra l’etichetta di
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un’identificatore o un valore, questo apparirà circondato da una cornice. Basta premere il tasto
sinistro e trascinare l’etichetta nel punto voluto, rilasciare il tasto, poi ripremere [F10].
Ora completate l’inserimento dei valori per gli altri componenti.
Punto 3) - Completate i collegamenti, e ricordate che se uno di questi apparisse spostato rispetto
a quanto ci aspettiamo, è sempre possibile effettuare una traslazione. Basta posizionare il
cursore al di sopra del tracciato, che diviene azzurro assieme al resto della “rete” (“Net”) a cui
apaprtiene, mentre il cursore diviene una doppia freccia ortogonale al tracciato. Premiamo il
tasto sinistro del mouse e trasciniamo il tracciato nella posizione desiderata, poi lo rilasciamo.
Ad esempio:
Punto 4) - Ora inserite le etichette che spiegano la funzione
dei due potenziometri P1 e P2.
Dentro la Toolbar “Objects” (tasto F4) cliccate sull’icona di
“Place Text”; il cursore prenderà la forma di una crocetta.
Posizionatelo a destra di P1, sotto al cursore, e vedrete la classica
lineetta verticale lampeggiante ad indicare che si può inserire il
testo.
Scrivete “Level”, cliccate al di fuori della scritta, poi riselezionate
cursore a freccia e cliccate con il tasto destro sulla scritta appena
inserita. Selezionate “Font…”. Utilizzate queste impostazioni:
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il
Ripetete il procedimento, inserendo il testo “Gain” al di sopra del cursore di P2.
Alla fine dovrete avere questo risultato:
Lo schema è fatto!
Ed è pronto per essere convertito a “PCB” (Printed Circuit Board: Circuito stampato).
Ma potete prima stamparlo; selezionate “File → Preview…”:
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Il cursore a 4 frecce sposta lo schema sul foglio. Premete “Print All” per stampare tutti i fogli
degli schemi (se ne avete più di uno; non è il nostro caso), “Print Current Sheet” per stampare il
foglio selezionato o “Save” per produrre un file BMP/JPG con risoluzione definita.
Alla fine cliccate [Close].
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D. Creazione del circuito stampato
1. Convertiamo lo schema a PCB
Selezionate “File → Convert to PCB” o premete [Ctrl-B] (è meglio salvare prima: “File →
Save” o “File → Save As…”).); si aprirà automaticamente “PCB Layout” con il vostro progetto.
Vedrete che tutti i collegamenti tra i vari componenti sono presenti sotto forma di linee rette
verdi tra i vari punti collegati. Notate come la disposizione “fisica” dei collegamenti corrisponda
grossolanamente a quella rappresentata sullo schema; ma questo è ancora ben lontano dalla
basetta a circuito stampato che vogliamo ottenere..
In questa fase è anche bene configurare le librerie, in maniera analoga a quanto detto
precedentemente in “1. Configurare le Librerie” (pag. 4). Ricordate che le librerie di pattern
hanno il suffisso “.lib”.
La procedura può risultare necessaria nel caso in cui disponiate di qualche libreria creata da voi,
o importata da altri programmi, come Eagle 5.6.0 (ripeto, ho preparato un Tutorial apposta:
Appendice 3).
Se avete esportato una libreria completa sia di “Symbol” (i “Component” in DipTrace) che di
“Package” (i “Pattern” in DipTrace), dopo averla importata in “Component Editor” potrete
salvarla come “*.eli”; dopo averla importata in “Pattern Editor” potrete salvarla come “*.lib”.
Ma c’è tutto nell’Appendice.
Per ora, procedete in maniera esattamente analoga a quanto visto in “1. Configurare le
Librerie”.
Ora dovete rendere visibili i “reference designators” selezionando “View → Pattern Marking →
Main → RefDes”. Così tutti gli identificatori saranno sempre visibili sullo schermo.
Potete definire parametri individuali cliccando un componente col tasto destro e selezionando
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“Properties → Marking”. La finestra è simile a quella già vista in “Schematic” (pag. 13, Punto
2).
Potete anche anche usare [F10] per spostare gli identificatori, o i relativi valori, ecc.
In qualche caso può convenire visualizzare il “Value” anziché il “RefDes”, come nel caso dei
connettori di ingresso e uscita, alimentazione, ecc. Ad esempio il connettore definito “T1” ma
che è il connettore di ingresso “In”; posizionate il cursore a freccia sul componente e, quando il
profilo appare azzurro (no rosso), cliccate col tasto destro e scegliete “Properties”:
Vedete che i componenti ci sono tutti. Ma bisogna prima disporli correttamente, proprio come ci
aspettiamo che debba essere il nostro circuito stampato.
Dobbiamo dunque disporre i componenti in un modo più logico, ad esempio come vedete qui di
seguito. E’ buona pratica mantenere i componenti relativi all’alimentazione in un’area, e i
blocchi funzionali raggruppati insieme. Per i circuiti ad alta frequenza si devono seguire le
appropriate regole per la disposizione.
E’ quasi superfluo ricordare che anche in “PCB Layout” (come in “Component Editor” e in
“Pattern Editor”) valgono le stesse tecniche di selezione e rotazione dei componenti.
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Controllate visivamente i collegamenti, confrontandoli con lo schema. In certi casi, come per le
tracce che passano attraverso i piedini dell’operazionale, può sorgere il dubbio che siano erroneamente - collegate a qualche piedino; mentre invece (essendo sempre disegnate come
linee rette) passano per puro caso proprio su un piedino, senza essergli collegate. Per capirlo,
zoomate un pò il progetto con la rotella del mouse; cliccate col tasto sinistro l’integrato e,
tenendo il tasto premuto, spostatelo in varie direzioni. Mentre fate questo, le tracce che, come
elastici, seguono fedelmente i corrispondenti piedini, vi faranno vedere perfettamente quali sono
ancorate ai piedini, e quali non. Alla fine annullate lo spostamento con [Ctrl-Z].
→
→
Ancora, nella remota ipotesi che manchi un collegamento, lo potete aggiungere con lo stesso
sistema usato in “Schematics”: cliccate col tasto sinistro l’estremo di uno dei due componenti da
collegare; spostate il mouse sul secondo estremo, e cliccate di nuovo. Immaginiamo che manchi
un collegamento tra C3 e C2. Clicchiamo il terminale (pad) di C3, che diverrà rosso (assieme a
tutti i pad collegati); portiamo il cursore fino al pad di C2. Anche questo diverrà rosso (con tutti
i pad collegati). Riclicchiamo.
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Ora potrà apparire un piccolo menu, da cui scegliere l’effettivo collegamento da effettuare;
questo potrebbe accdere ad esempio nel caso in cui il secondo componente non sia isolato.
Vediamo le possibilità.
- colleghiamo C3 a C2 lasciando questo collegato ad Out:
- colleghiamo C3 a C2 scollegando questo da Out:
pag. 22 di 63
2.
Realizziamo il PCB
1) Preparazione per il “Route” (Sbroglio)
Per la verità manca il profilo della basetta (Board). Si può già inserire, se necessario, in questa
fase; ma si può lasciare il compito all’Autorouter, ritoccando casomai dopo forma e dimensioni.
In questo modo l’area tracciata, di solito un rettangolo, è creata automaticamente in dipendenza
delle tolleranze specificate in “Autorouter Setup”.
E allora proviamo l’Autorouter. L’efficenza di questo, come affermato dagli autori, si è
dimostrata veramente molto alta. Dalle diverse schede che ho fin qui “sbrogliato” con questa
funzione, posso confermare che l’Autorouter di DipTrace è di alta qualità, e verosimilmente
superiore a quello di “EAGLE Layout Editor 5.6.0”. In ogni caso, è sempre opportuno effettuare
qualche correzione a mano; ma da quanto ho visto, le correzioni necessarie in DipTrace, in
confronto a quelle che dovevo effettuare in EAGLE 5.6.0, sono quasi sempre solamente
“estetiche”, e mai fondamentali.
Prima però è necessario settare il router: selezionate “Route → Route Setup…”. Provate, per
iniziare, queste impostazioni. In ogni caso la “Pad Clearance” (clearance = spazio libero) non
può essere inferiore alla “Trace Clearance”.
Passate ora a “Route → Autorouter Setup…”. Provate così; vedete che ho scelto “Auto Setup:
Best”, ma voi provate anche le altre opzioni (Good, Normal e Quick) e confrontate i risultati.
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E’ finalmente ora di sbrogliare la vostra basetta: selezionate
“Route → Run Autorouter” (o cliccate l’icona verde a forma di
triangolo) e godetevi lo spettacolo dell’animazione risultante dal
continuo disegnare e cancellare tracce da parte dell’Autorouter al
lavoro.
Nel caso specifico compirà 16 passaggi, abbastanza veloci, tracciando e disfacendo i
collegamenti per ottimizzarli:
pag. 24 di 63
Finché… risultato:
Non male! Si tratta solo di ottimizzare le posizioni delle tracce, il modo in cui si congiungono
con le piazzole, e magari qualche punto di collegamento tra di esse. E’ solo un fatto estetico;
sapete meglio di me che, da un punto di vista elettrico, finchè restiamo nell’ambito delle basse
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frequenze (audio, ma anche radio a bassa lunghezza d’onda: le “onde lunghe”) la disposizione
dei collegamenti non è fondamentale. Ma dalle onde corte in su, una pista messa qui o là può
fare la differenza. Per ora comunque non è il nostro caso.
E sarà molto più facile (e veloce) da fare che da dire, utilizzando i tre comodi e potenti
strumenti di “edit” di PCB Editor: “Edit Traces”, “Free Edit Traces” e “Route Manual”.
Se invece il risultato fosse del tutto deludente, la semplice selezione di “Route → Unroute All”
annullerebbe lo sbroglio automatico. Ma non è il caso attuale…
E’ invece il caso di verificare le dimensioni ed il posizionamento del profilo della basetta. Lo
facciamo subito.
Posizionatevi in modo da vedere gli estremi di questa; cominciate da sinistra, trascinando il
disegno a destra con il tasto destro del mouse.
Come si vede, l’Autorouter ha incorporato tutta la sagoma dei potenziometri nella basetta:
questo è normale, anche perchè non può sapere che invece la basetta deve terminare all’altezza
della bussola filettata…
Pertanto posizionate il cursore sull’estremo alto a sinistra della basetta, che diverrà pieno
(mentre l’altro resterà vuoto) e trascinatelo in orizzontale fino sulla verticale della bussola, poi
fate lo stesso con il lato inferiore della basetta, trascinandolo sulla verticale del precedente.
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Stessa cosa per il lato destro:
Finito:
pag. 27 di 63
Occupiamoci ora, come già previsto, della “cosmesi” delle piste (traces) di rame. Abbiamo tre
comodi e potenti strumenti di “edit”: “Edit Traces”, “Free Edit Traces” e “Route Manual”.
Iniziamo da “Edit Traces”; vi avverto che le figure esplicative le avevo preparate (in previsione
di questo lavoro) mentre realizzavo una versione successiva di questo circuito; quindi i più
attenti noteranno nei particolari la presenza di componenti non esistenti in questo progetto.
Abbiate pazienza, provate invece su qualunque tratto di pista e guardate i risultati. Che saranno
analoghi a quelli sotto illustrati.
Le tecniche particolari, da adottare caso per caso per ogni strumento, si impareranno poco per
volta con l’esperienza, a forza di fare, rifare e riprovare. Non è detto che i passaggi precisi da
me spiegati siano gli unici che si potranno utilizzare. Quasi sempre ce n’è più di uno…
Andiamo avanti. Anzitutto selezionate lo strato (Layer) inferiore, cioè quello lato rame
(Bottom).
Se mentre lavorate “sul rame” vi accorgete di dover ritoccare la posizione di qualche
componente, riselezionate prima lo strato superiore (Top); al termine ripassate a Bottom.
Poi selezionate “Edit Traces” con l’apposita icona, quindi portatevi sulla sezione di pista che
volete spostare. Quando il cursore si troverà sulla traccia da modificare diverrà un doppia
freccia, sempre ad angolo retto con la pista. Nel caso illustrato si vuole posizionare la pista più a
destra del condensatore. Ecco la sequenza; cliccate col tasto sinistro e, tenendolo premuto,
trascinatelo nella posizione voluta; rilasciatelo. Vedete che lo strumento agisce essenzialmente
sulle varie sezioni di cui la pista è composta, mantenendo i nodi principali:
Ora passate a “Free Edit Traces”; vi renderete conto che questa volta lo strumento agisce
essenzialmente sui nodi delle piste. Portandovi in corrispondenza di un nodo, generalmente in
corrispondenza degli angoli, questo apparirà in rosso quando il cursore verrà a trovarsi proprio
sopra. Cliccate col tasto sinistro sul nodo prescelto, e tenendolo premuto spostatelo: vedrete che
questo, muovendosi, trascinerà (come se fossero elastiche) le parti di pista a cui è collegato.
pag. 28 di 63
Resta da provare “Route Manual”. Questo permette essenzialmente di cambiare integralmente
un collegamento, eliminando un tratto e tracciandone uno nuovo.
Selezionate l’attrezzo e provate a collegare tra loro due piste parallele con un tratto nuovo. In
questo caso, un tratto orizzontale che unirà lo spigolo appartenente al tratto di pista (Net) 19 con
la pista verticale che scende da R7. In pratica dovete cliccare una prima volta sul primo punto da
unire, rilasciare il tasto sinistro, spostare il mouse sul secondo punto e ricliccare. Apparirà il
menu contestuale per unire (Merge) le due piste (o rinunciare).
In tutti i casi, in corrispondenza di ogni strumento è possibile accedere con il tasto destro del
muouse – allorchè si individua una sezione di traccia o un nodo – ad un menu contestuale, con
cui ad esempio si possono aggiungere o eliminare nodi, cambiare lo spessore di un tratto di
pista, annullare il “route” per quella pista, ecc.
pag. 29 di 63
Nello stesso momento in cui si clicca, appaiono sulla traccia i nodi in forma di quadratini vuoti.
Un modo pratico consiste nel cliccare col tasto destro, poi premere [Esc] sulla tastiera. I nodi
restano visibili, anche allontanando il mouse.
Ora avete gli strumenti, e sapete cosa fanno: al lavoro. Aggiustate qualche percorso, ad esempio
il collegamento tra R5 e C2. Selezionate “Edit Traces” e portatevi sopra il collegamento (Net 6),
poi trascinate leggermente la traccia verso sinistra per allinearla alle piazzole e rilasciate il
mouse (è stato usato lo zoom per vedere meglio i dettagli):
Fatto! Era facile…
Lo stesso vale per le traccie orizzontali tra P1 e In, e tra R1 e C1; per quella orizzontale tra C4,
C5 e B1; per il tratto obliquo tra il piedino 6 di U1 e R5. Fate voi i primi tre; il risultato lo
confronterete alla fine. Invece proviamo assieme qualcuno degli altri.
Per la traccia tra S1 e C5 è quasi lo stesso come visto sopra.
Prima correggiamo il tratto verticale:
Poi quello orizzontale:
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Molto meglio!
Ora vediamo U1. Ingrandiamo a circa 700%, per vedere bene. Portiamoci in corrispondenza
della piazzola di R5 e vedremo apparire un nodo in rosso. Clicchiamo col tasto destro e dal
menu contestuale scegliamo “Delete Node”.
Direi che va già bene. Altrimenti insistete voi, così vi esercitate.
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Continuate con le correzioni, fino ad ottenere questo risultato:
E’ fatto!
Visto che ci siamo, però, vediamo come si fa ad aggiungere qualche scritta. Ad esempio,
vogliamo aggiungere la scritta “Livello” vicino a P1. Anzitutto
selezionate lo strato (Layer) superiore, cioè quello lato componenti
(Top). Dentro la Toolbar “Drawing” (tasto F8) cliccate sull’icona di
“Place Text”; il cursore prenderà la forma di una crocetta. Posizionatelo
sotto a P1, a destra del terminale “In”, e vedrete la classica lineetta verticale lampeggiante ad
indicare che si può inserire il testo. Scrivete “Livello”, poi cliccate fuori del testo e selezionate il
cursore a freccia.
Cliccate sulla scritta col tasto destro e selezionate “Font Type → Vector”.
Gli autori del programma consigliano l’uso del tipo di font “Vector”;
questo vale ad esempio per la stampa o l’esportazione di files “Gerber”.
Questi sono tipicamente prodotti in uscita da attrezzi “PCB CAD”, e
possono essere inviati ai fabbricanti di basette a circuito stampato, che
usano questi files per la realizzazione delle medesime. Ad ogni modo è
possibile utilizzare i font True Type per caratteri non standard English.
Allo stesso modo, selezionate “Font…” e “Properties” ed effettuate le opportune scelte; in
particolare, in “Shape Properties” selezionate “Type: Top Silk”.
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Allo stesso modo aggiungete le scritte “Guadagno” vicino a P2, “On” e “Off” sopra e sotto S1.
Provate ora con un font True Type. Procedete come prima, cliccando verso il bordo alto della
basetta; scrivete “Amplificatore a guadagno variabile”, cliccate fuori della scritta, riselezionatela
e col tasto destro scegliete “Font Type → True Type”.
Selezionate ora “Font”: apparirà la classica finestra di selezione dei caratteri di Windows:
Selezionate infine “Properties” e nella finestra “Shape Properties” selezionate “Type: Top Silk”.
Provate a realizzare qualcosa di simile:
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Ormai il progetto è pronto per la realizzazione di un vero circuito stampato. Per fare questo
selezionate “File → Preview…”; utilizzate le impostazioni indicate per avere la serigrafia dei
componenti. Importante è la “Print Scale”, che deve essere (salvo indicazioni o necessità
contrarie) pari al 100%:
Se si vuole avere una stampa con le tracce di rame in sovraimpressione, al posto di “Show:
Current” selezionate “Show: Contrast”:
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Potete anche salvare il progetto come immagine cliccando “Save” e selezionando il formato e il
nome del file da salvare:
Questa è l’immagine ottenuta, in una scala arbitraria; ripeto, per avere una stampa in scala 1:1
dovete stampare al 100% da “Preview”:
Per la realizzazione delle tracce in rame, il disegno deve essere ovviamente rovesciato.
Mettiamo un segno di spunta nella casella “Mirror”; selezioniamo in “Layers”: “Current →
Bottom” e “Show → Current”:
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Anche ora potete salvare il progetto come immagine cliccando “Save” e selezionando il formato
e il nome del file da salvare; l’immagine ottenuta – che riporto solo a titolo di documentazione –
non è in scala esatta corrisponde alla tipica rappresentazione del circuito stampato:
Di nuovo, questa è l’immagine ottenuta in una scala arbitraria; per avere una stampa in scala 1:1
dovete stampare al 100% da “Preview”.
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3.
Verifichiamo il PCB
Possiamo farci una migliore idea del lavoro compiuto da PCBLayout se esportiamo i vari
“Layer” con “File → Export → Gerber…”, poi visualizziamo i medesimi con un visualizzatore
di files Gerber (come ad esempio “gerbv-2.3.0 PCB - Ultimate CAM Viewer”, scaricabile da
http://kent.dl.sourceforge.net/project/gerbv/gerbv/gerbv-2.3.0/gerbvinst-2.3.0.exe ) ed apriamo i
layer esportati.
Ecco le impostazioni per vedere il circuito stampato dal lato componenti; le selezioni multiple si
effettuano tenendo premuto [Ctrl] sulla tastiera;
però è meglio esportare i layer separatamente, uno per volta, se poi nel viewer si vogliono
vedere con colori differenti. Ricordate di spuntare la casella “Pad/Via Holes” ; non spuntate
“Mirror”.
Se clicchiamo “Preview” con i due layer selezionati vediamo:
Invece, esportiamo “Top Sylk” e “Bottom” separatamente; non spuntiamo “Mirror”:
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clicchiamo “Export” ogni volta rispondendo sempre “Yes”:
Così otteniamo due file separati.
Ora possiamo vedere la basetta in “gerbv-2.3.0”, aprendo i file, anche selezionandoli
contemporaneamente:
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zoomiamo leggermente ruotando la rotella del mouse:
Se volete vedere solo il rame, orientato correttamente, ecco le impostazioni:
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In questo caso si deve mettere la spunta a “Mirror”! Dopo l’esportazione, ecco il “rame”: è stata
tolta la spunta ai precedenti due layer, per cui restano nascosti ma disponibili; quindi si è scelto un
colore a piacere per il layer cliccando col tasto destro e scegliendo il colore:
Risultato:
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Che volete di più?
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Appendice 1)
Come rintracciare le Librerie corrispondenti ai “Component” e ai “Pattern”
utilizzati in uno schema.
1) Dentro "Schematic"
Aprire lo schema desiderato.
Cliccare in successione un solo componente per ogni categoria, effettuando per ognuno le
operazioni seguenti.
a) Leggete il Type nella finestra “Properties” a destra; premere [F3] se non è visibile.
b) cliccate con il tasto destro il simbolo e selezionate “Attached Pattern…”.
b) Selezionate il nome del Pattern nella casella “Pattern:” e copiatelo [Ctrl-C].
c) Selezionate “Library → Search Components…”.
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d) Incollate il pattern nella casella “Pattern:” [Ctrl-V].
e) Cliccate “Active”.
f) Cliccate [Pattern]; si apre una finestrina supplementare a destra.
g) Cliccate [Find Now] e attendete la fine della ricerca, finché il tasto [Find Now] riappare (anche
dopo decine di secondi).
Quando si trova, appare una lista di componenti.
h) Cercate e cliccate nella lista il Type trovato prima (la lista non è totalmente in ordine
alfabetico!); in corrispondenza appare:
la libreria corrispondente a questo “Component” a destra di “Library:”;
il simbolo elettrico nella finestra sotto;
la forma del componente (Pattern) nella finestrina.
i) Selezionate“Library → Setup…”.
j) Cliccate il nome della libreria trovata nel pannello “Active”.
Il nome del file (pathname completo) appare in fondo, sotto al nome della libreria.
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2) Dentro “PCB” Layout
a) Selezionate “Library → Search Patterns…”.
a) Incollate il pattern ricavato in 1) nella casella “Name:”
b) Selezionare “Active”.
c) Cliccate [Find Now] e attendere la fine della ricerca. Quando si trova, appare una lista di
componenti.
d) Cercate nella lista il pattern e cliccatelo; in corrispondenza appare:
la libreria corrispondente a questo “Pattern” a destra di “Library:”;
la forma del componente (Pattern) nella finestra sotto.
e) Selezionate “Library → Setup…”.
Cliccare il nome della libreria trovata nel pannello “Active”.
Il nome del file (pathname completo) appare in fondo, sotto al nome della libreria.
E’ buona cosa preparare una tabella in cui riportare ordinatamente tutti i dati reperiti come
spiegato, con una riga per ciascun componente; magari usate “Microsoft Office Excel”. Ecco un
esempio pratico; vi tornerà utile:
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x = 1, 2, …, n
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Appendice 2)
Come modificare le librerie di “Pattern” per aumentare le dimensioni delle
piazzole dei componenti.
Come ho detto all’inizio DipTrace si compone di 4 moduli:
I)
“Schematic”: per disegnare gli schemi elettrici;
II) “PCB Layout”: per progettare i circuiti stampati;
III) “Component Editor”: per creare i simboli elettrici di nuovi componenti, o modificare
gli esistenti, da inserire in “Schematic”;
IV) “Pattern Editor”: per creare le forme di nuovi componenti, o modificare gli esistenti,
da inserire in “PCB Layout”.
Visti i primi due, sarebbe opportuno esaminare gli altri, molto utili e flessibili. Ma ho detto che
era mia intenzione realizzare un “guida breve”; perciò mi limiterò a dare una breve spiegazione
su come utilizzare “Pattern Editor” per modificare la dimensione delle piazzole per i terminali
dei componenti elettronici, che nelle librerie originali sono veramente piccoli, e poco adatti ad
una foratura a mano. Così come progettati, i “pattern” dei componenti elettronici forniti con le
librerie originali sono adatti ad una produzione industriale delle basette, con foratura mediante
macchine a controllo numerico.
In realtà, il diametro dei “pads” è molto piccolo in relazione a quello del foro interno, per cui
risulta difficile centrare il foro durante la foratura a mano, con il rischio effettivo di togliere il
rame della piazzola.
Purtroppo non mi risulta, almeno per ora, che esistano tecniche automatiche per risolvere il
problema, come è invece possibile con certi “Script” disponibili per Eagle 5.6.0 (es. drill-aid).
Non resta che intervenire direttamente sui pads all’interno delle librerie; più facile da fare che
da dire, e una volta presa la mano diviene cosa ovvia e veloce.
Riprendiamo la nostra basetta in PCB Layout, selezioniamo “Bottom” nel “Current Signal/Plane
Layer”, e togliamo la spunta a “Top Silk” nel “Design Manager” ([F3]).
Ora le tracce sono meglio visibili. Si vede bene come le piazzole abbiano bisogno di una cura…
ingrassante. Ma c’è il rimedio.
Seguendo le istruzioni della precedente Appendice 1) - Come rintracciare le Librerie
corrispondenti ai “Component” e ai “Pattern” utilizzati in uno schema, reperite (uno per volta)
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sia i “Pattern” che le relative “Pattern Library” (e i nomi file) di ciascun componente da
modificare.
Iniziamo dal contenitore dell’operazionale U1, che è un “DIP” (Dual In Line Package).
Il pattern è “DIP-8/H11”, appartenente alla libreria “DIP” (file “dip.lib”).
Lanciamo “Pattern Editor” e apriamo (“Library → Open…”) il file “dip.lib” dentro la cartella
“C:\Programmi\DipTrace\Lib”.
Appare presente uno dei pattern della lista (DIP-10H/14.5); nella finestra a destra si vede che è
composto di due strati (Layers), uno con le piazzole, l’altro con la sagoma. Nell’elenco a sinistra
cerchiamo e clicchiamo il pattern “DIP-8/H11”, che apparirà in centro alla finestra al posto del
precedente.
Vedete che le piazzole sono piccole, appunto come in PCB Layout. Selezionate l’integrato
tracciando un rettangolo con il mouse, lasciate il tasto e tutto il pattern risulta selezionato.
Portate il mouse su una piazzola (che diverrà rossa) e cliccate col tasto destro; dal menu che
appare selezionate “Properties…”.
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Nella finestra che apparirà cliccate il bottone “Pad Properties”. Vedete i parametri inseriti nella
relativa finestra.
Modificate i parametri così (poi magari con l’esperienza potrete scegliere altri valori):
Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo indicato forma e dimensioni volute per tutte le piazzole; cosa
che confermeremo cliccando “OK” spuntando la casella “Default for Pattern”.
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Cioè “Standard per il modello”. Che adesso è come nell’immagine a sinistra. Ma il piedino n° 1
era di forma differente, per renderlo riconoscibile; come facciamo?
Clicchiamo al di fuori del pattern per deselezionarlo, poi riportiamo il mouse sopra al piedino n°
1, clicchiamo col destro e (mentre appare rosso) riselezioniamo “Properties…”; togliamo la
spunta a “Default for Pattern” e in “Shape” selezioniamo “Rectangle”. Clicchiamo “OK”.
Vedete a destra il risultato.
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In definitiva, abbiamo modificato le dimensioni di tutte le piazzole (Default), rendendole più
larghe e strette, e le abbiamo rese più “ellittiche”; meno una (non Default) che abbiamo reso
rettangolare. A questo modo ci sarà molto più rame intorno alle piazzole, e sarà anche più facile
efettuare le saldature.
Siamo cioè passati da così
a così
.
Conviene effettuare le stesse modifiche, oltre al DIP-8 a 8 pin, anche a quelli a 10 (DIP-10H),
12 (DIP-12H), 14 (DIP-14H) pin, ecc.; in pratica a quelli che riteniamo di dover usare.
Salviamo ora le modifiche: “Library → Save” per averle sempre in futuro.
Tutto a posto, allora? Purtroppo no! Se apriamo con PCB Layout, dopo queste modifiche, una
basetta già fatta, non vedremo i pattern modificati. I pattern sono stati caricati all’inizio quando
abbiamo convertito lo schema, e memorizzati nel relativo file “*.dip”.
Ci tocca sostituire a mano tutti i pattern (!). Ma lo facciamo “una tantum”; tutti i progetti futuri,
che saranno creati dopo le modifiche alle librerie, troveranno i pattern aggiornati.
Vediamo allora come si fa sostituire i pattern. Portate il mose sopra all’operazionale (U1) che
diverrà azzurro, cliccate col destro e selezionate dal menu la voce “Replace Pattern…”. Nella
finestra che appare cliccate [Add] e caricate la libreria “dip.lib”.
Cliccate il nome della libreria, e nella finestrina superiore destra apparirà l’elenco dei patterns.
Scrivete “DIP-8/H11” nel campo “Patterns:”, e cliccate [Search]. L’elenco si ridurrà al pattern
cercato; cliccate “DIP-8/H11” nella lista e il suo (nuovo) pattern apparirà finestrina inferiore
destra. Cliccate [OK]: ora l’integrato U1 appare con il pattern modificato da noi.
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In realtà conviene modificare ancora i pads di condensatori e resistenze: questo ve lo lascio per
esercizio…
Se non ricordate quale pattern appartiene a ciascun componente, ed in quale libreria si trova,
cliccatelo ed osservate nella scheda “Properties” del “Design Manager” [F3].
Un’ultimo trucco: potete cambiare le dimensioni dei pad – con analoga procedura – anche
dall’interno di “PCB Layout”; ma un solo pad alla volta. Provate con i potenziometri P1 e P2.
Con il layer “Top” selezionato, portare il mouse sopra il pad da modificare, che diverrà rosso, e
cliccare col tasto destro. Dal menu contestuale selezionate “Pad Properties”: apparirà,
ovviamente, la stessa finestra vista prima, in cui selezionerete i valori sotto riportati.
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Ecco quello che dovrete ottenere alla fine di tutte le modifiche:
E da “Preview”:
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E con il visualizzatore di files Gerber:
Basta; fate di questo progettino quello che volete…
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Appendice 3)
Esportazione delle librerie di Eagle 5.6.0 in DipTrace
1) Lanciare il “Control Panel” di Eagle: “Start → Eagle Layout Editor 5.60 → Eagle 5.6.0”.
2) Cercare e visualizzare la libreria di interesse – o anche solo il componente voluto - cliccando,
nell’elenco sotto “Name”, sul “+” a sinistra di “Libraries”,
poi sul “+” a sinistra della libreria desiderata, quindi sul componente voluto nella lista sottostante,
che apparirà nella parte destra. L’esame della lista consente di verificare che nella libreria
individuata esistano i componenti necessari.
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Ai nomi che terminano con “-” corrisponde più di un oggetto, che apparirà sulla nella finestra di
destra sia come “Symbol” (immagine a sinistra, corrispondente ai “Component” in DipTrace) che
come “Package” (immagine destra, corrispondente ai “Pattern” in DipTrace).
3) Selezionare “File → Open → Library...” e nel box di dialogo aprire la libreria individuata nel
precedente punto 2). Se tutto ciò che serve è esportare la libreria, passare direttamente al punto 5)
B), altrimenti proseguire con 4), se si vogliono vedere vari dettagli del componente scelto.
4) Selezionare “Library → Device...”, o “Library → Package...” o “Library → Symbol...”;
da notare che la scelta tra i 3 sottomenu si può ancora correggere nella finestra che apparirà, ove
sono presenti i pulsanti [Dev], [Pac] e [Sym].
In questa fase può risultare utile il passare al “Control Panel” e scorrere velocemente tra i vari
dispositivi, come visto sotto 2), per avere una preview del componente voluto.
E’ dunque possibile effettuare tre scelte differenti; a seconda di quella si può:
A) scegliere un particolare Device, a cui può corrispondere sia un componente singolo che una
famiglia, che produce una finestra multipla riassuntiva con il simbolo elettrico del dispositivo (il
simbolo vero e proprio, che corrisponde al “Component” di DipTrace), la forma del dispositivo
(Package, che corrisponde al “Pattern” di DipTrace), la descrizione e l’elenco (nel pannello in basso
a destra) se il device è una famiglia, cliccabile per scegliere l’oggetto voluto.
Ad esempio, scegliendo la libreria “pot.lbr” e cliccando [Dev] si ottiene questa finestra:
Se si fa un doppio click su TRIM_US- ecco la finestra multipla, ove è selezionato il PT-10:
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Provando a scorrere la lista e cliccare un altro elemento (il CIP20C-6MM), ecco il nuovo package:
B) scegliere un particolare Package;
C) scegliere un particolare Symbol.
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Queste scelte producono una finestra contenente il solo package o il solo simbolo elettrico, già visti
al punto A).
Ad esempio ecco il Package del B25P; con questi passaggi
→ doppio click →
si ottiene :
In ogni caso - A), B), C) - si può procedere all’esportazione dell’oggetto e, contemporaneamente,
di tutta la libreria.
5) Ora si può esportare il Device. Selezionare “File → Export…”; un submenu consente opzioni
diverse.
A) Se si esporta da Package con “Image” si ha ovviamente la sola immagine; la si può copiare
negli appunti, o in un file. E’ possibile selezionare la risoluzione (Resolution) in punti per pollice
(dpi).
Ad esempio, ecco le immagini rispettivamente del B25P e del CIP20C-6MM (non nella stessa scala,
per ragioni di spazio):
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B) Se si esporta con “Script” si ottiene un file “.scr”, a cui si può dare un nome a scelta, ad
esempio “pot.scr”, che si può importare nel “Pattern Editor” di DipTrace, per utilizzare la libreria
come Pattern, o nel “Component Editor”, per utilizzare la libreria come Component. La cosa
importante è che in realtà con l’operazione del punto 5) non si è esportato il singolo Device, ma…
tutta la libreria che lo contiene! Vediamo.
6) Lanciare il “Pattern Editor” di DipTrace e selezionare “Library → Import → Eagle Script
(*.scr)…”; selezionare lo script creato al punto 5) B). Nel pannello verticale a sinistra dell’Editor
appare la lista completa dei Package presenti nella libreria originale di Eagle 5.60.
7) Selezionare “Library → Library Name and Hint…”;
Inserire un nome “in chiaro” nel campo “Name:” (non il nome del file; lo si darà dopo; e non troppo
lungo, altrimenti in “Schematic” o “PCB Layout” apparirà tagliato) ed un descrizione nel campo
“Hint:”. Ad esempio:
Premere [OK].
8) Selezionare “Library → Save As…”; scegliere un nome per la libreria, ad es. “pot_Eagle”:
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Cliccare “Salva”.
9) Lanciare il “Component Editor” di DipTrace e selezionare “Library → Import → Eagle Script
(*.scr)…”; selezionare lo stesso script creato al punto 5) B). Anche ora, nel pannello verticale a
sinistra dell’Editor appare la lista dei Symbol presenti nella libreria originale di Eagle 5.60.
10) Selezionare “Library → Library Name and Hint…”;
Inserire un nome “in chiaro” nel campo “Name” ed una descrizione nel campo “Hint:”. E’ bene
usare le stesse definizioni di prima (si tratta degli stessi dispositivi…): Ad esempio:
11) Selezionare “Library → Save As…”:
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Selezionare preferibilmente lo stesso nome del punto 9), “pot_Eagle”.
Cliccare “Salva”. Ora la libreria è presente nei formati “Pattern” (pot_Eagle.lib) e “Component”
(pot_Eagle.eli).
12) Adesso si deve attivare la libreria in “Schematic” e in “PCB Layout” di DipTrace. Lanciare il
primo e selezionare “Library → Setup…”.
Nella finestra che appare, nel pannello “Active” deselezionare “Get Libraries from Folder” e
cliccare il bottone […] nel lato destro della lista.
Cercare la libreria “pot_Eagle”:
ed aprirla. Ora in fondo all’elenco “Active” nella finestra del “Library Setup” apparirà la libreria
importata, definita secondo il Library Name e l’Hint stabiliti nei punti 7) e 10), “Potenz. (Libreria
Eagle)”:
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Volendo si può portare la libreria nelle prime posizioni selezionandola e cliccando ripetutamente il
bottone con il triangolo nero rivolto verso l’alto.
Ora si può chiudere il Setup con [Close].
13) Ripetere le stesse operazioni in “PCB Layout” di DipTrace.
Ecco ora presente la libreria in “Schematic”. Nella lista appaiono i simboli elettrici, al fondo della
stessa si vede la forma del corrispondente componente selezionato.
Si può ad esempio scegliere un potenziometro CIP20C-6MM, con contenitore metallico, bussola di
fissaggio ed alberino di comando da 6 mm (il classico potenziometro da pannello).
Vediamo un’applicazione dello stesso componente in un preamplificatore a tensione singola con
l’operazionale TL081, con guadagno variabile da 1 a 100. Il potenziometro P1, posto sull’ingresso
invertente dell’operazionale, regola il livello del segnale in entrata; P2, facente parte del circuito di
retroazione, stabilisce il guadagno dell’amplificatore.
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Ecco il layout in “PCB Layout”, quindi dal lato componenti; le tracce di rame sono in massima
parte quelle ottenute direttamente con l’Autorouter (in realtà uno dei più potenti tra i programmi di
questo genere), e perfezionate manualmente con la funzione “Free Edit Traces”.
Ed ecco il circuito stampato dal lato rame, visto in “Preview…”, settato in scala 200%, e salvato
come Bitmap (*.bmp):
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N.B. - Queste immagini sono state ottenute prima dell’effettuazione delle modifiche spiegate nell’
“Appendice 2) - Come modificare le librerie di “Pattern” per aumentare le dimensioni delle
piazzole dei componenti”. Le immagini corrette, ottenute dopo le modifiche, si vedono in tale
sezione.
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