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atti ISTAT USCI 1dic 1

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Atti del seminario
La collaborazione Istat-Usci
per la crescita del Sistema
Le indagini sperimentali sui dipendenti comunali
e sul profilo professionale dei rilevatori comunali
17 giugno 2009
La collaborazione Istat-Usci per la crescita del Sistema
Le indagini sperimentali sui dipendenti comunali
e sul profilo professionale dei rilevatori comunali
Atti del Seminario
17 giugno 2009
Aula Magna dell’Istat, Roma
Il volume è a cura di Alessandra Righi
Direzione centrale Relazioni internazionali e
Sviluppo e coordinamento del Sistan - DCRS
Per informazioni 06 46737563
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Indice
Nota introduttiva
Luigi Biggeri..............................................................................................
Obiettivi e caratteristiche dei progetti
Riccardo Innocenti......................................................................................
Indagine sperimentale sui dipendenti comunali
Applicazione dei modelli demografici ai dati di struttura e dinamica del personale
Antonio Santini..........................................................................................
pag. 5
Pag. 7
pag. 9
pag. 11
Sistemi informativi sul personale costituiti dai comuni coinvolti nell’indagine:
rilevazione, caratteristiche, qualità e validazione
Sandro Mangano, Viviana De Giorni................................................................
pag.19
Indagine sperimentale sui dipendenti comunali. Principali risultati
Francesca Crescioli, Alessandro La Noce........................................................
pag.35
Indagine sperimentale sul profilo professionale del rilevatore comunale
pag.49
Gli obiettivi della rilevazione sperimentale sul profilo del rilevatore comunale
Alessandra Righi........................................................................................
pag.51
La rilevazione sperimentale sui rilevatori comunali: una sintesi dei risultati
Nadia Nur..................................................................................................
pag.55
I rilevatori nelle realtà locali: profili, esperienze e riflessioni dal territorio
Rosalba Sterzi............................................................................................
pag.67
Le indagini sperimentali sui dipendenti comunali e sul profilo professionale dei
rilevatori
Ciro Annicchiarico.......................................................................................
pag.78
I rilevatori nelle realtà locali: profili, esperienze e riflessioni sul territorio
Rossana Rosati...........................................................................................
pag.86
3
4
Nota introduttiva
Luigi Biggeri
Istat
Si presentano in questo volume i risultati di alcune importanti attività di ricerca e
rilevazione sperimentali realizzate nell’ambito del Protocollo d’intesa di collaborazione tra
Istat e Usci del 20 aprile 2006. Gli obiettivi dell’accordo stanno nella promozione di
iniziative di collaborazione in campo statistico-metodologico, finalizzate a favorire la
produzione e la diffusione di informazioni di comune interesse, a promuovere la
realizzazione, presso gli uffici di statistica dei Comuni aderenti all’Usci, di esperienze
pilota e di indagini statistiche di tipo innovativo e, infine, a promuovere le attività di
raccolta e di elaborazione dei dati dei Comuni, al fine di consentire ai Comuni stessi di
assolvere con maggiore efficienza le funzioni amministrative e i compiti di
programmazione di loro competenza. La rilevanza di tali tematiche ha determinato il
rinnovo del Protocollo.
Verrà dapprima presentato il progetto relativo alla Rilevazione sul personale
dipendente dei Comuni, che ha come obiettivo finale la definizione delle basi tecniche e
organizzative per la costituzione di uno strumento utile alla gestione del personale,
basato su analisi di tipo demografico-aziendale (analisi delle caratteristiche, dinamica,
programmazione). Obiettivi intermedi e strumentali sono quelli di pervenire ad una
valutazione delle potenzialità dei sistemi informativi del personale gestiti dai Comuni e di
creare le basi per la costituzione di un patrimonio informativo sul personale dei Comuni
italiani, utilizzabile a fini statistici. Hanno preso parte a questa attività sperimentale gli
uffici di statistica dei Comuni di Bologna, Camaiore, Firenze, Padova, Pisa, Reggio
Calabria, Roma e della Comunità montana Media Valle del Serchio. Lo studio ha
permesso sia di approfondire la metodologia da utilizzare per il trattamento statistico
delle informazioni sia di verificare l’utilizzabilità di grandi giacimenti di dati
amministrativi, che si trovano presso i Comuni, relativi ai dipendenti (dati anagrafici e
giuridico professionali, economici e sulla formazione) per il periodo sotto osservazione
che va dal 1995 al 2006. I risultati fanno ben sperare di poter arrivare ad avere una
nuova importante fonte informativa su questi temi.
La seconda iniziativa presentata è relativa alla Rilevazione sperimentale sul profilo del
rilevatore statistico comunale. Il Comitato tecnico scientifico di gestione del Protocollo ha
ritenuto che una definizione dettagliata del profilo professionale del rilevatore fosse utile
per la progettazione della selezione e della formazione dei rilevatori comunali e per
ottenere un più generale miglioramento della qualità dei dati raccolti sul territorio. Così,
tra ottobre e novembre 2007, è stata realizzata la rilevazione presso gli uffici di statistica
di sei importanti Comuni (Firenze, Padova, Pisa, Reggio Calabria, Roma e Vicenza). La
collaborazione strategica tra Istat e Comuni intende rilanciare la figura del rilevatore,
decisiva per lo sviluppo del Sistema statistico nazionale. Il progetto deriva dalla
convinzione che la qualità del dato scaturisce dal monitoraggio del processo produttivo e
che il ruolo del rilevatore è per questo centrale nella produzione delle informazioni.
L’individuazione del profilo professionale del rilevatore permette, inoltre, di definire in
maniera adeguata i criteri di selezione e i percorsi formativi che possono assicurare
standard qualitativi più elevati. La rilevazione effettuata ha studiato le caratteristiche
professionali dell’intervistatore per conoscere le differenze territoriali e di contesto in cui
opera e per accrescerne la professionalità individuando una formazione mirata per questa
figura professionale.
Con questa pubblicazione e attraverso il sito www.sistan.it, le risultanze e gli
avanzamenti scientifici prodotti grazie alla collaborazione Istat-Usci vengono messe a
disposizione dei Comuni che desiderino realizzare presso di loro le attività prototipali che
sono state affrontate, per derivarne dei risultati validi per la propria amministrazione.
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Auspico che l’approfondimento relativo al profilo professionale dei rilevatori possa
servire da utile base di discussione per il rilancio dell’importante tema della creazione di
un archivio nazionale dei rilevatori e che il Protocollo d’intesa Istat-Usci sia rilanciato con
altre iniziative scientifiche, che aiutino a meglio collaborare e ad arricchire il dialogo tra il
centro e le varie anime territoriali per il bene del Sistema statistico nazionale.
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Obiettivi e caratteristiche dei progetti
Riccardo Innocenti
Unione statistica comuni italiani
Presentiamo i frutti di due importanti iniziative sperimentali, assunte congiuntamente
tra Istat e Usci, che traggono origine dal Protocollo di collaborazione del 20 aprile 2006
(recentemente rinnovato) e, in particolare, dalle previsioni dell'art. 2, al punto e),
collaborare dal punto di vista tecnico e metodologico per favorire le attività di raccolta
dati dei Comuni e le elaborazioni statistiche di interesse comunale, nonché la produzione
e la diffusione di informazioni di comune interesse, e al punto f) promuovere l’adozione di
standard e di indicatori statistici per la raccolta dei dati sull’organizzazione e sul
funzionamento dei servizi dei Comuni, anche a partire dagli archivi amministrativi
esistenti.
La rilevanza degli oggetti degli studi e delle rilevazioni è fuori di ogni dubbio. Sia il
personale dipendente dei Comuni sia i rilevatori comunali sono risorse essenziali per
l'attività amministrativa e per le attività statistiche, rispettivamente. In quanto risorse
gestite direttamente sono in qualche modo alternative a quelle gestite con forme diverse
di esternalizzazione, indipendentemente dal tipo di rapporto giuridico instaurato nel
contratto di lavoro.
Sulla risorsa personale pubblico, da un lato, e su quella dei rilevatori statistici,
dall'altro, si è appuntata l'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica, senza che
queste siano state adeguatamente supportate da informazioni e da analisi di tipo
quantitativo (come spesso succede) in grado di rendere ragione delle molteplici e
complicate varianti negli assetti, nei rapporti, nelle interconnessioni tra le varie funzioni.
Anche da questo punto di vista, questi lavori rappresentano un esempio di come
debbano essere affrontati alcuni degli snodi essenziali della statistica ufficiale, in
particolare quelli della possibilità di questa di affermarsi come supporto essenziale delle
attività di governo a livello locale. Sono anche un esempio di come si possa fornire ai
Comuni, e più in generale agli enti locali, strumenti di lavoro e forte sostegno
all'autorevolezza del ruolo degli uffici di statistica delle amministrazioni. In questo
contesto vanno ricordati anche la predisposizione di un software open source in R per lo
scarico, il trattamento e l'analisi dei dati comunali provenienti dalle dichiarazioni dei
redditi (oggetto di uno dei lavori del Programma statistico nazionale direttamente seguiti
dall'Usci). Questi lavori, inoltre, offrono la possibilità di comparare situazioni e realtà
diverse, a livello territoriale, ma anche all'interno delle stesse singole amministrazioni.
Inoltre, essi pongono in primo piano l'assoluta esigenza della buona “tenuta
statistica” degli archivi amministrativi, rilanciando anche per questi aspetti il ruolo
insostituibile della funzione statistica (e quindi degli uffici di statistica) nella disciplina
della produzione degli atti amministrativi, della loro enumerazione, del trattamento
statistico della loro consistenza.
L'indagine sui dipendenti comunali dovrebbe diventare, a nostro avviso, un'indagine a
regime del Psn, sia negli aspetti di raccolta dei dati sia in quelli di reportistica.
L'applicazione delle tecniche di business demography, l'analisi sugli effetti a posteriori
delle politiche del personale (in un'ottica quasi esclusivamente quantitativa), l'analisi
delle dinamiche (a differenza delle rilevazioni correnti), l'utilizzazione di dati individuali
(non già aggregati), la possibilità di analisi longitudinali, sono tutti fattori di novità in
questo settore che potrebbero, se utilizzati in forma più larga, rappresentare un valido
innesto nei processi di programmazione delle risorse e anche nella valutazione delle
prestazioni, non intesa, per una volta, come mera pagellina annuale, capace solo di
distinguere i buoni dai meno buoni. Non rimane quindi se domandarsi se sia ragionevole
ipotizzare un'utilità per i direttori generali e per i direttori del personale.
Per quanto riguarda i rilevatori statistici comunali, sono da richiamare sia l'origine e
l'accuratezza della rilevazione dei caratteri oggetto di studio (connesse come sono a
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indagini effettuate in altre realtà) sia la possibilità di utilizzare i dati e le elaborazioni che
è possibile produrre per orientare le azioni (o sarebbe meglio dire le politiche?) dei
Comuni per il reperimento (che non è reclutamento, poiché non necessariamente
significa assunzione) dei rilevatori e, soprattutto per la loro formazione e il loro
aggiornamento.
Andrebbe sviluppata un'analisi applicata, che comprenda un'evidenza dei rapporti tra
competenze richieste e ricercate e qualità del lavoro prodotto, considerando anche i costi
delle varie opzioni di utilizzazione dei rilevatori, in modo da evidenziare criticità e benefici
delle stesse, sia che si tratti di rilevatori dipendenti dell'ufficio di statistica, di dipendenti
del Comune (non dell'ufficio di statistica), di rilevatori esterni a contratto occasionale, di
appalto di servizi a corpo, di appalto di servizi a prestazione.
Sarebbe infine auspicabile che un lavoro come questo serva da base a una
reinterpretazione del monitoraggio del Sistema di informativo della rete di rilevazione
comunale (Sirc), nel quale emergano come fattori di interesse principale la qualità delle
competenze e delle prestazioni in un'ottica, ma è persino superfluo ricordarlo, di sviluppo
delle politiche di qualità degli uffici comunali di statistica.
In conclusione, vorremmo trarre da questa esperienza l'auspicio che l'impegno
dell'Istituto verso la dimensione locale, quella comunale in particolare, abbia trovato
nuove forme di realizzazione, rilevando l'importanza, cosa che non guasta, della messa a
disposizione di risorse aggiuntive.
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Indagine sperimentale sui dipendenti comunali
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Indagine sperimentale sui dipendenti comunali
Applicazione dei modelli demografici ai dati di struttura
e dinamica del personale
Antonio Santini
Professore ordinario di Demografia
1. Generalità sulla Business Demography
Negli ultimi decenni la demografia, disciplina tanto versatile e complessa quanto
riduttivo è il nome che la designa, sta realizzando - come parte statuita di una “Applied
Demography” o “Businesss Demography” (d’ora in avanti B.D.) - una propria vocazione
agli studi d’impresa. Il termine B.D fa riferimento all’applicazione dei concetti e delle
tecniche demografiche a quelle che sono le attività proprie di un operatore economico.
Nel complesso possiamo dire che sono tre i settori in cui la demografia può dare il suo
contributo in questo campo:
1) essa può fornire indicazioni su come la popolazione cambia nel tempo, interagendo
con i processi economici;
2) essa mette a disposizione dell’operatore economico una moltitudine di tecniche di
analisi quantitative per studiare le forme di organizzazione d’impresa;
3) infine essa suggerisce apparati concettuali di analisi in grado di reinterpretare in
modo più efficace i processi in corso in modo di ottimizzare le strategie di mercato a
lungo termine.
Le relazioni tra demografia e impresa sono sintetizzate nel prospetto seguente
Prospetto 1. Relazione fra demografia e impresa
FORZA LAVORO
CONSUMATORE
Valutazione di siti alternativi e impatto
delle decisioni
Analisi della struttura del
mercato
e
dei
suoi
comportamenti
Piani costi-benefici
<=
Formazione e sviluppo delle risorse
umane
ANALISI
DEMOGRAFICA
PER LE
DECISIONI
STRATEGICHE
=>
Reclutamento e assunzione
Pianificazione strategica delle risorse
umane
Ricerca e selezione
opportunità di mercato
di
Strategie di
pianificazione
e
Pianificazione
aziendale
marketing
strategica
2. Pianificazione strategica delle risorse umane
La demografia trova una fondamentale applicazione nella gestione delle risorse
umane (Bartholomew, Forbes, McClean), che è l’oggetto del lavoro che verrà presentato
in questa sede (si veda la comunicazione di Francesca Crescioli e Alessandro La Noce per
quanto attiene soprattutto ai caratteri descrittivi del corpo studiato).
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La gestione delle risorse umane (GRU) è quella materia che si occupa dell’analisi e
delle caratteristiche e della dinamica del personale di un’impresa e che va ad integrare
tutti gli studi analitici e gestionali presenti in ambito aziendale.
Il perché di questa affermazione sta nel fatto che l’Analisi demografica ha gli
strumenti per studiare, meglio di qualsiasi altra disciplina, gli insiemi rinnovabili e la
popolazione d’impresa è appunto un insieme rinnovabile.
Basta osservare il seguente prospetto per rendersene perfettamente conto.
Prospetto 2. Eventi demografici e eventi aziendali (Analogie fra eventi)
POPOLAZIONE
AZIENDA
ENTRATE
nascite
immigrazioni
assunzioni
USCITE
decessi
emigrazioni
dimissioni
licenziamenti
pensionamenti
decessi
matrimoni
divorzi
…
promozioni
trasferimenti
…
VARIAZIONI QUALITATIVE
Va da sé che gli strumenti dell’analisi demografica possono contribuire agli studi sul
personale aziendale sotto vari punti di vista (modelli):
•
in primo luogo, la conoscenza dei principali trends relativi agli eventi ricordati nella
precedente tabella;
•
i metodi demografici possono essere applicati a qualsiasi impresa (meglio - come è il
caso presente e quello che verrà sommariamente descritto più avanti - se si tratta di
imprese di consistenti dimensioni) per studiare la composizione della forza lavoro e i
fenomeni ad essa correlati;
•
Inoltre, la demografia risulta utile per prevedere le conseguenze delle strategie
aziendali sull’ammontare e la composizione del personale d’azienda (problemi di
esubero e di mancanza di personale).
Il primo passo verso l’applicazione di un determinato modello consiste nella scelta
delle categorie di lavoratori, che possano costituire un gruppo omogeneo rispetto alle
uscite, e nella individuazione di una struttura opportuna che ne descriva i flussi interni. I
tassi di flusso dipendono da molte variabili come l’età, il sesso, la qualifica, lo stato civile,
l’allocazione e sarebbe utile includere queste variabili in un archivio del personale. Il
progetto più convincente per la costruzione di tale archivio è quello di un sistema
informatico che contenga tutte le informazioni.
Una delle caratteristiche principali di un archivio-dati relativo al personale è
rappresentato dalle dimensioni, ovvero dal numero elevato di informazioni che è
necessario raccogliere e mantenere aggiornate per ogni individuo. A prescindere dai dati
utili ai fini amministrativi o derivanti da esigenze legali e fiscali, ogni responsabile di
struttura ha bisogno di conoscere:
ƒ dati anagrafici di massima (generalità, età, anzianità),
ƒ dati organizzativi (qualifica, categoria, retribuzione, date di eventuali variazioni).
Anche se l’evoluzione e la diffusione dell’informatica nell’ultimo decennio ha permesso
la raccolta di numerose informazioni, l’esistenza di un servizio informatico in una
struttura produttiva o di servizi non è di per sé sufficiente perché si abbiano delle buone
statistiche: la raccolta delle informazioni e l’inserimento in tabelle rispondono a degli
obiettivi specifici che possono essere molto diversi da quelli dei servizi contabili.
Da quanto detto finora risulta che ciascuna azienda può essere descritta in termini di
composizione per sesso, per età, per durata nel servizio dei lavoratori, per livello di
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istruzione della forza lavoro, per le caratteristiche socio-economiche dei suoi membri e
così via.
Nella gestione e pianificazione delle risorse umane, l’analisi delle distribuzioni
demografiche può essere usata per previsioni a breve e a lungo termine.
L’analisi della manodopera attualmente in forza è un punto di partenza importante
per poter valutare i bisogni futuri dell’azienda. Dal confronto annuale – o semestrale o
altro di breve periodo - di stock in ogni grado, insieme ai flussi, le assunzioni e le uscite è
possibile stimare i parametri di un opportuno modello che permetta, nel lungo periodo,
l’identificazione della domanda di manodopera e la previsione dei trend futuri.
È dunque naturale un accostamento tra popolazione (intesa nel comune senso
demografico) e personale d’azienda. Se, da un lato, i vari attributi di natura demografica
- sesso, età, stato civile, luogo di nascita e di residenza – e di natura non demografica –
professione, grado di istruzione, ecc. – caratterizzano la piramide di una popolazione,
analogamente i caratteri strutturali di tipo aziendale (anno di assunzione, anzianità,
livello) e non aziendale (sesso, età, luogo di nascita o residenza) danno origine alla
cosiddetta piramide dei livelli di un collettivo aziendale, uno degli strumenti alla base del
Manpower Planning.
Seppure esiste una stretta analogia tra popolazione umana e popolazione aziendale,
occorre notare che i processi evolutivi nei due ambiti si differenziano per una
caratteristica fondamentale. Si osservi il seguente prospetto 3 (con riferimento ad
Henry)1.
Prospetto 3. Eventi demografici e eventi aziendali (Analogie fra definizioni)
NELLA POPOLAZIONE
NELL’AZIENDA
Piramide della popolazione: l’insieme degli effettivi Piramide dei livelli: composizione del personale per
dell’organismo, secondo caratteristiche distinte, ad un (sesso) anzianità e livello.
momento dato.
Propensioni: a vivere i vari eventi demografici Statuti: l’insieme di regole amministrative e giuridiche
(matrimonio,
procreazione,
divorzio,
morte, che riguardano l’assunzione, l’avanzamento il
migrazione…)
licenziamento ed il pensionamento del personale.
Biografie: successione delle età in cui vengono Carriera: età all’ingresso nei successivi gradi o
insieme dell’età all’ingresso e dell’anzianità in
vissuti i vari eventi demografici
ciascun grado al momento della promozione ad
un grado superiore.
Nel corso del tempo, l’ammontare e i caratteri strutturali delle due categorie di
popolazione subiscono mutamenti per effetto degli eventi che si producono al loro
interno: si tratta, per l’una, delle nascite, dei matrimoni, delle immigrazioni, dei decessi,
delle emigrazioni, che si configurano come il risultato dei comportamenti individuali o
meglio delle propensioni a vivere certi eventi demografici; e parallelamente, per l’altra,
delle assunzioni, dei trasferimenti, delle dimissioni, dei licenziamenti, dei pensionamenti,
dei decessi: tutti eventi, ad eccezione degli ultimi, dovuti all’applicazione di norme
giuridiche, amministrative, economiche che regolano le strategie aziendali relativamente
alle risorse umane e vanno sotto il nome di statuti.
La combinazione, infine, dei caratteri che definiscono la struttura demografica con le
propensioni dà origine alle biografie individuali, definite come la successione cronologica
degli eventi che a partire dalla nascita segnano la storia di ciascun soggetto. D’altro
canto, nell’azienda il combinarsi della piramide dei livelli con gli statuti genera le carriere
professionali, intese come la successione, a partire dall’età alla – o dalla data di 1
L. Henry, Population,, 3, Maggio-Giugno 1971, pp. 463-485.
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assunzione delle anzianità in ciascun livello al momento della promozione al livello
superiore.
Se la popolazione umana va intesa come un insieme di biografie, quella aziendale
appare costituita da un insieme di carriere professionali che nel tempo si formano, si
accavallano, si estinguono. Come evidenziato in altra occasione (A.Santini)2, molteplici
sono le analogie tra struttura di una popolazione (risultato della formazione di nuove
coorti e del loro invecchiamento attraverso le leggi di fecondità e di mortalità) e la
piramide dei livelli del personale di un’azienda (risultato della formazione delle carriere
professionali secondo le leggi di sviluppo dettate dagli statuti dell’azienda stessa). Si è
più volte sottolineato, inoltre, come l’interazione tra piramide dei livelli, statuti e carriere,
possa essere ben compresa, oltre che mediante previsioni, anche attraverso l’uso di
modelli di popolazione, come quello della popolazione stazionaria, la cui utilizzazione
rappresenta uno dei primi tentativi in questa direzione.
Quest’ultima è stata introdotta in letteratura da L.Henry3, primo demografo a definire
un parallelismo fra modello di popolazione stazionaria in demografia e stato stazionario in
gestione delle risorse umane. Il primo, com’è noto, è un modello nel quale le leggi di
fecondità e mortalità sono fisse cosicché il tasso di incremento risulta pari a zero e la
piramide per età è a sua volta costante nel tempo. Il secondo, immaginando per analogia
che le assunzioni, le promozioni interne e le uscite riguardanti il personale di un’azienda
si stabilizzino, consente di prevedere verso quale stato stazionario tenda la piramide dei
livelli.
Appurata l’utilità della demografia nell’analisi di popolazioni professionali, come quella
dei lavoratori di un’azienda, risulta indispensabile definire i punti su cui focalizzare
l’attenzione. Ci riferiamo a tutti i flussi del personale: assunzioni, cambiamenti di ruolo,
promozioni e uscite. Sono, in particolare, queste ultime a creare squilibri nella struttura
del sistema e a permettere promozioni e nuove assunzioni, mettendo in moto la
macchina amministrativa ed in particolare quella di gestione del personale.
Il termine “uscita” si riferisce al numero totale di individui persi dal sistema per
qualunque ragione, sia essa dovuta ad una scelta individuale (uscita volontaria) o ad una
causa di forza maggiore come la cattiva salute, il pensionamento forzato, ecc. (uscita
involontaria). Ai fini dell’analisi statistica, comunque, la distinzione poco importa, a meno
di casi eccezionali.
Per valutare la portata dei cambiamenti in atto nelle risorse umane è necessario fare
riferimento ad un modello. Per la sua semplicità e universalità nell’applicazione possiamo
prendere in considerazione quello di G. Costa4, nel quale la gestione delle risorse umane
è correlata a tre dimensioni:
1. le variabili ambientali: mercato del lavoro, mercati di sbocco, tecnologia, sistema
politico, sistema socioculturale;
2. la struttura di governo delle transazioni di lavoro;
3. gli attori chiave: imprese e aggregazioni di imprese, lavoratori e sindacati, Stato.
Alcune di queste variabili, pur importanti, qui non interessano. Faremo solo cenno alla
terza, non potendo del tutto trascurare l’importanza dei cambiamenti emergenti nel
mercato del lavoro. Le trasformazioni, causate anche dalle variazioni demografiche,
hanno infatti sempre maggior peso nelle eventuali decisioni del management. Tra i
cambiamenti di varia natura ricordiamo la forte diminuzione del tasso di natalità,
l’invecchiamento sempre più consistente e rapido della popolazione, l’aumento del tasso
di scolarità, la scarsità di offerta per lavori dequalificati, i flussi di immigrazione sempre
più consistenti dai Paesi in via di sviluppo. Per far fronte a questi e ad altri cambiamenti
(legati alle variabili demografiche) il management dell’azienda dovrà, dunque, porre
maggiore attenzione a quella che è ormai definita Demografia aziendale o Demografia
delle organizzazioni formali – dal termine anglosassone Organizational Demography.
2
A. Santini, Il contributo dell’analisi demografica alla gestione delle risorse umane, in “La statistica per lo sviluppo dell’azienda”,
Quaderno dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne, 9, 1995, pp.49-65.
3
L. Henry, Villes nouvelles et grandes entreprises, Population, 1966, pp. 583-612.
S.A., Pyramides, Statuts et Carrières, I.Avancement à l’ancienneté-Sélection, Population, 1971, pp.463-486 ; S.A., Pyramides,
Statuts et Carrières, II. Avancement au choix, Population, 1972, pp.599-620.
4
G. Costa, Le risorse umane nella sfida degli anni novanta in “L’impresa, 3”, 1989, pp.13-23.
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4. L’analisi longitudinale
Nelle carriere professionali (che qui vengono assimilate alle Biografie demografiche) è
quindi possibile trovare l’età all’ingresso di un individuo nel sistema e, inoltre, le anzianità
in ciascun livello al momento della promozione al livello superiore; tale concetto – di
carriera professionale, analogamente alle biografie – rientra perciò di fatto in quello che
in demografia viene chiamato approccio longitudinale. L’analisi longitudinale è una
metodologia che permette gli eventi di una popolazione utilizzando come unità
fondamentale di osservazione la coorte, che include l’insieme di individui che hanno
vissuto lo stesso evento-origine nella medesima unità di tempo, generalmente un anno.
Considerando la sotto-popolazione dei dipendenti di un’azienda, l’evento-origine che
segna l’ingresso dell’individuo nella popolazione aziendale è rappresentato dall’anno di
assunzione, tenendo presente che questo può avvenire ad età e livelli diversi.
Occorre ribadire che è nel quadro di un approccio longitudinale che l’analisi
demografica si presenta in tutta la sua potenzialità come uno straordinario strumento
trasversale (alle varie discipline) per lo studio e la misura dei meccanismi evolutivi degli
insiemi rinnovabili.
Va subito detto, peraltro, che data la difficoltà di ricostruire in maniera corretta le
carriere professionali, dalla statistica (come vedremo meglio più avanti) vengono
suggeriti anche dei modelli trasversali.
5. Potenzialità delle tecniche demografiche
Al fine di trarre una sintesi di quanto finora illustrato, possiamo dire che l’apporto del
demografo può concretizzarsi in tre momenti distinti:
1) quello dell’analisi descrittiva (caratteristiche dell’organico versus le caratteristiche del
mercato del lavoro);
2) quello della gestione (ricostruzione storica degli eventi caratterizzanti le singole
carriere);
3) quello della pianificazione (elaborazione di scenari futuri per l’organico aziendale
Ma i compiti dei responsabili della (GRU) vanno ben al di là. Essi debbono cercare un
equilibrio nelle struttura per età della forza lavoro dell’azienda, non solo nel presente, ma
anche nel futuro. In tal senso i fattori in gioco sono principalmente:
• la situazione in cui l’azienda opera,
• le caratteristiche prevalenti per un particolare gruppo di età,
• le relazioni tra gruppi di età.
Si è già detto che l’evoluzione del personale dipende fondamentalmente dallo statuto
interno – ovvero dall’insieme di regole amministrative e giuridiche che presiedono alle
assunzioni, all’avanzamento, al licenziamento e al pensionamento – e solo in minima
parte dai comportamenti individuali (dimissioni, decessi).
Nonostante la presenza di tali normative, però, raramente sono state fatte previsioni
del personale d’azienda (soprattutto nel settore pubblico).
I criteri di assunzione e promozione costituiscono il problema fondamentale. Un
problema più delicato di quanto non si possa pensare: l’unico modo per ovviare a tali
inconvenienti sarebbe, appunto, fare delle corrette previsioni.
Fondamentale è l’equilibrio tra mutamenti e strutture. L’interazione tra piramide dei
livelli statuti e carriere può essere comprensibile anche attraverso i modelli di
popolazione. L. Henry, da cui nasce tutta la teoria della demografia d’azienda, ha usato di
norma il modello stazionario. Esso tuttavia appare oggi inapplicabile, per l’evoluzione
subita dal mercato del lavoro. È comunque uno strumento estremamente utile per
comprendere le relazioni nel corpo aziendale. Richiede comunque che si stabilisca una
piramide dei livelli e delle anzianità di regime.
Tra l’entrata e l’uscita dal corpo aziendale ciascun dipendente è oggetto di una serie
di avvenimenti che ne caratterizzano la carriera professionale. Si tratta dei possibili
15
avanzamenti o promozioni che ciascun addetto può ottenere per anzianità, per scelta
diretta dell’azienda o per concorso.
L’avanzamento per anzianità è tuttora presente ma meno diffuso che in passato (in
realtà, l’avanzamento del personale non avviene mai per sola anzianità; in certe
situazioni - ad esempio in un corpo in cui si assume in base a concorsi molto selettivi che
garantiscono una certa omogeneità nelle attitudini e, quindi, stesse prospettive di
carriera - vi si ricorre. La regola fondamentale che le caratterizza è che nessun addetto
può trovarsi in un livello superiore a quello di un altro con anzianità maggiore).
Mentre fino a qualche anno fa in molti contratti di lavoro le promozioni avvenivano in
modo automatico e/o a scadenza fissa dopo un certo decorso temporale dall’assunzione,
attualmente ai criteri di mobilità per assunzione vengono affiancati numerosi altri
parametri di valutazione individuale secondo cui effettuare o meno avanzamenti di
carriera.
L’avanzamento per scelta aziendale (in cui la regola prima ricordata, ovviamente, non
vale: un dipendente può essere promosso prima dei suoi colleghi più anziani, sia per
competenza sul lavoro, sia per titoli di studio) si ha quando un dipendente, per capacità o
altri motivi, viene passato da un livello ad un livello superiore senza aver raggiunto
l’anzianità necessaria. Molti manager “moderni” prediligono ormai questa politica di
management del personale, indirizzati nelle loro scelte anche da tecniche di valutazione
dell’efficienza produttiva dei singoli sempre più sofisticate e precise.
Infine, soprattutto nel settore pubblico, nel quale rientra la popolazione oggetto del
nostro studio, nuove assunzioni e promozioni avvengono mediante concorsi che possono
essere per titoli, per esami o per titoli ed esami combinati5, in relazione alla modalità di
svolgimento, e anche interni o esterni riguardo alle persone che vi possono accedere.
Esistono, inoltre, modalità di avanzamento che dipendono solo dalla normativa.
6. Modelli di previsione del personale
L’obiettivo primario della previsione è quello di determinare la mano d’opera di cui
l’azienda necessiterà, nel breve e nel lungo periodo. Nei modelli di previsione del
personale la domanda di lavoro è quella fatta dall’impresa, mentre l’offerta di lavoro
corrisponde a coloro che sono già dipendenti o da chi è alla ricerca di lavoro; l’obiettivo
primario è quello di determinare la mano d’opera di cui l’azienda avrà bisogno nel breve e
lungo periodo. I modelli sono di due tipi: modelli statici e modelli dinamici.
a) Modelli statici
Partono dal presupposto di fissare uno dei due termini – la domanda o l’offerta – per
arrivare a determinare le condizioni di stazionarietà (si ricordi quanto detto più avanti sul
modello stazionario) dell’altro termine.
Sono poco utilizzati: i vantaggi stanno nella necessità di dati limitati e nella rapidità di
applicazione; lo svantaggio principale è dato, invece, soprattutto dalla scarsa coerenza
con la realtà – è, infatti, inverosimile che un’azienda mantenga costante nel tempo la
domanda o l’offerta di lavoro – ed è per questo che tali modelli vengono soprattutto usati
durante le fasi di analisi preliminari.
b) Modelli dinamici
Studiano l’offerta di lavoro nel tempo seguendo tre logiche diverse:
1) Logica spinta: si suppone che qualsiasi cambiamento dell’organico sia dovuto fattori
esogeni; in questo caso si simula il movimento dell’offerta di lavoro in base a
comportamenti e a piani di carriera conosciuti a priori (utilizzazione delle catene di
Markov);
5
Si parla di concorsi per titoli quando le graduatorie sono stilate valutando solo i titoli posseduti dal candidato. I concorsi per
esame si basano sul superamento da parte del candidato di una o più prove inerenti il posto messo a concorso. I concorsi per
titoli ed esami tengono conto di entrambi i parametri.
16
2) Logica tirata: l’offerta viene tirata per colmare i vuoti creati dalle uscite, da nuovi
posti di lavoro e da flussi di promozione; in questo caso quindi i flussi sono
determinati da precise esigenze aziendali (fatti salvi i pensionamenti i decessi e le
dimissioni);
3) Logica spinta-tirata: in questo caso prima si “spinge” l’offerta nel futuro (attraverso
un piano di carriera e la distribuzione per età) e poi, tenendo presente la domanda,
tale offerta viene “tirata” per adeguare l’organico alle reali necessità dell’azienda. Nel
caso poi di una domanda di lavoro aggiuntiva, si può colmare il vuoto che si crea
tirando l’offerta fino a coprire la domanda, attraverso flussi sia interni (promozioni)
che esterni (nuove assunzioni); questi flussi vengono creati o bloccati a seconda delle
necessità e saranno, quindi, delle variabili aleatorie. Per fare ciò è tuttavia necessario
stabilire, a priori, dei criteri di selezione del personale (ovvero delle gerarchie) poiché
naturalmente accesso a questi posti vacanti. I modelli che adottano questa
impostazione vengono chiamati modelli di rinnovamento. Tale metodo risulta
fondamentale sia per i responsabili della previsione, sia per i dipendenti stessi, perché
permette di conoscere tutti quei flussi che incidono sull’offerta di lavoro e, di
conseguenza, anche le carriere che si prospettano per il personale.
L’ultimo approccio consiste nello spingere e nel tirare contemporaneamente l’offerta
di lavoro. L’offerta viene spinta applicando un preciso piano di carriera e successivamente
viene tirata – per rispondere alle esigenze dell’azienda – agendo sulle età in cui si
verificano le promozioni, sulla percentuale di tali promozioni, oppure anche facendo
ricorso a licenziamenti o nuove assunzioni.
Per questo modello si utilizzano tre parametri e le relazioni tra questi. I tre parametri
sono:
• il rapporto tra il numero dei dipendenti situati al di sopra di un certo livello gerarchico
e quelli situati al di sotto;
• l’età media dei dipendenti al momento della promozione;
• la percentuale dei dipendenti che sono stati oggetto di una promozione.
Con questa tecnica, per spingere l’offerta, non ci si avvale di un processo stocastico,
come nella logica spinta, ma di un processo deterministico (vedi quanto si è detto in
merito alla possibilità di non ricostruire le carriere): è necessaria, infatti, la conoscenza
dello stock di mano d’opera, oppure deve essere stabilita la struttura dell’offerta
disponibile per livello dell’organico (Bartholomew e altri, 1991). Poi, come nel metodo in
cui l’offerta è semplicemente tirata, l’adeguamento è realizzato per ciascun livello della
gerarchia. Un esempio (teorico) di questo approccio è stato oggetto di un nostro recente
studio (Santini, Forzoni, 2004)6.
7. Cenni su un caso di studio: l’Ateneo fiorentino
L’idea di uno studio finalizzato alla realizzazione di un efficiente piano di gestione
delle risorse umane nell’Ateneo fiorentino ha preso vita dalla consapevolezza
dell’importanza di integrare gli studi sociologici, psicologici ed economici con analisi di
tipo demografico. Da una stretta collaborazione tra il Dipartimento di Statistica
dell’Università di Firenze e i responsabili dell’Area Risorse umane, in accordo con il centro
meccanografico del Rettorato fiorentino, ha avuto inizio una ricerca7 sempre più
dettagliata e specifica, diretta ad analizzare dapprima distintamente le carriere del
personale docente8 e di quello tecnico-amministrativo9 dell’Ateneo, e - come si prospetta
in questo lavoro - le une e le altre in relazione.
Il primo passo, nell’ambito di questa ricerca, è stato l’adattamento dell’archivio
6
A. Santini e S. Forzoni, La gestione del personale di impresa: premesse teoric\he e metodologiche per la previsione delle
carriere dei quadri, Paper presented in “Giornate di studio sulla Popolazione”, Bari 22-24 january , “Economia e Lavoro”, n. 1.
7
G. Caroleo, Analisi del personale docente dell’Ateneo fiorentino, Tesi di Laurea in Demografia Economica, Firenze, 2001.
8
I. Ferro, Analisi del personale docente dell’Università di Firenze: situazione e carriere (1933-2002), Tesi di Laurea in
Demografia Economica, Firenze, Aprile 2004.
9
M. Romanelli, Analisi demografica del personale d’impresa: gli addetti dell’Università degli Studi di Firenze, Tesi di Laurea in
Demografia Economica, Firenze, Aprile 2004.
17
amministrativo alle specifiche esigenze del demografo e la traduzione dello statuto10
vigente in una sequenza di categorie e di livelli che fosse conforme alle disposizioni
contenute nel Nuovo contratto collettivo per l’Università.
La struttura dell’archivio originario, articolata secondo criteri di massima razionalità,
ha consentito la ricostruzione completa della biografia professionale di ciascuno dei
dipendenti, sia tecnico-amministrativi che docenti, appartenenti all’Ateneo fiorentino
(data di nascita, data di assunzione nella categoria iniziale, data dei passaggi di livello
nella medesima categoria, data di passaggio ad altra categoria e successivi livelli, ecc.):
insomma, l’intera storia professionale di ciascun dipendente è stata ricostruita secondo i
criteri indispensabili per un’analisi di tipo demografico.
I modelli di gestione previsionale, secondo l’approccio demografico classico in cui
prevale l’ottica longitudinale, hanno come oggetto di studio la coorte e come variabile
temporale l’anzianità. Il termine coorte indica un insieme di individui che hanno vissuto
lo stesso evento-origine (l’evento che ne determina cioè l’ingresso nella popolazione
studiata) nello stesso momento. Nella popolazione la coorte per eccellenza è quella che
prende il nome di generazione, ed è costituita dall’insieme di individui nati nello stesso
anno; nell’azienda la coorte di riferimento è solitamente quella formata da tutti gli addetti
assunti nello stesso anno oppure da quelli promossi nella stessa unità di tempo. Il
riferimento temporale che nella popolazione in senso demografico è dato dall’età
anagrafica, nell’impresa diviene l’anzianità nell’azienda (il numero di anni trascorsi
dall’assunzione) o l’anzianità nel livello (il numero di anni vissuti nel medesimo livello) o
anche l’età anagrafica stessa.
Quanto detto finora è alla base dello studio sia del personale docente sia di quello
tecnico-amministrativo. Le variabili presentate, infatti, sono indispensabili per la
presentazione di tutte le analisi preliminari necessarie ad impostare i modelli di
previsione del personale. Tanto nell’impostazione dell’Event History Analysis applicata al
personale docente (Ferro, 2003), quanto nei modelli markoviani utilizzati per quello
tecnico-amministrativo (Romanelli, 2003), è di fondamentale importanza la conoscenza
della struttura per età – o anzianità – e per livello nel sistema oggetto di studio.
Nello studio
presentato, l’obiettivo essendo quello di spingersi oltre i risultati
raggiunti, giungere a proporre una situazione possibile di pianificazione dei due
contingenti si è considerato il personale dell’Ateneo fiorentino come spaccato in due
tronconi differenti (Personale Docente e Personale tecnico-amministrativo), ponendoli
l’uno in funzione dell’altro.
10
È opportuno precisare che i termini “statuto” e “statutari” vanno intesi nel senso loro conferito da L. Henry (1971).
18
Indagine sperimentale sui dipendenti comunali
Sistemi informativi sul personale costituiti
dai comuni coinvolti nell’indagine:
rilevazione, caratteristiche, qualità e validazione
Sandro Mangano11 - Viviana De Giorgi12
Servizio acquisizione, gestione e diffusione delle fonti amministrative, Istat
1.
Aspetti generali
1.1 Protocollo d’intesa Istat-Usci
Il contesto formale e istituzionale che ha caratterizzato e supportato lo svolgimento
della indagine sperimentale sui dipendenti comunali è definito dal Protocollo d’intesa
stipulato dall’Istituto nazionale di Statistica e dall’Unione statistica dei comuni italiani
(Usci), finalizzato all’avvio di un rapporto di collaborazione di reciproco interesse.
L’Usci è una associazione senza fini di lucro costituita con lo scopo di “rappresentare
le strutture statistiche comunali nell’ambito del Sistema statistico nazionale (Ssn) e nei
confronti dell’Istat per il soddisfacimento degli obiettivi informativi e tecnico-statistici
degli enti associati nell’ambito delle autonomie locali”.
Il campo di azione definito dall’accordo formalizzato tra l’Istat e l’Usci attiene
strettamente allo svolgimento di attività comuni nel campo statistico, i cui obiettivi
riguardano, in generale, il conseguimento di significativi miglioramenti nel funzionamento
del Sistema Statistico nazionale e la possibilità di sviluppare strumenti statistici che
consentano ad un numero più alto possibile di comuni di assolvere al meglio le proprie
funzioni amministrative attraverso una più efficace programmazione delle attività ad esse
finalizzate.
Le finalità dell’accordo attengono quindi alla promozione di iniziative di collaborazione
in campo statistico-metodologico che siano finalizzate, tra l’altro, a:
• coordinare la collaborazione dei diversi uffici statistici per assicurare la migliore unità
di concetti e di metodi riguardanti la produzione e la diffusione dell'informazione
statistica, nonché l'uso della stessa;
• favorire la produzione e la diffusione di informazioni di comune interesse;
• promuovere la realizzazione, presso gli uffici di statistica dei comuni aderenti all’Usci,
di esperienze pilota e di indagini statistiche di tipo innovativo;
• promuovere le attività di raccolta e di elaborazione dei dati dei comuni al fine di
consentire ai comuni stessi di assolvere con maggiore efficienza le funzioni
amministrative e i compiti di programmazione di loro competenza.
Le prime decisioni conseguenti all’attuazione dell’accordo, deliberate il 22 marzo 2007
dal Comitato tecnico scientifico previsto dal Protocollo, hanno riguardato l’esecuzione
della Rilevazione sul personale dipendente dei comuni e la costituzione, attraverso
11
Capitoli da 1 a 3; Paragrafo 5.2.
Capitolo 4; Paragrafo 5.1.
Francesca Crescioli (Comune di Firenze - Usci) ha fornito un supporto di collaborazione per alcuni aspetti connessi al
trattamento dei dati elementari.
12
19
apposita delibera dell’Istat dell’11 maggio 2007, di un Gruppo di lavoro13 per la sua
progettazione ed esecuzione. Ad esso è stato affidato il compito di svolgere le seguenti
attività:
• progettazione della rilevazione sui dipendenti comunali;
• definizione delle informazioni da raccogliere presso i comuni;
• analisi dei database amministrativi dei comuni coinvolti nella sperimentazione;
• analisi trasversale e longitudinale dei dati raccolti;
• redazione di un report finale dei risultati;
• definizione delle linee strategiche per la valorizzazione e generalizzazione dei risultati
conseguiti nell’ambito Sistan.
1.2 Obiettivi dell’indagine
Tenendo conto di quanto deliberato dal Comitato tecnico scientifico del Protocollo
d’intesa e di quanto emerso dalle analisi condotte dal Gruppo di lavoro per l’impostazione
e la progettazione delle proprie attività, gli obiettivi definiti per l’indagine sono:
Obiettivo finale:
definizione delle basi tecniche e organizzative per la costituzione di uno strumento
utile alla gestione del personale basato su analisi di tipo demografico-aziendale
(analisi delle caratteristiche e della dinamica del personale, programmazione del
personale, ….).
Obiettivi intermedi e strumentali:
pervenire ad una valutazione delle potenzialità dei sistemi informativi del personale
gestiti dai comuni e creare le basi per la costituzione di un patrimonio informativo sul
personale dei comuni italiani, utilizzabili per fini statistici.
Tali obiettivi hanno una spiccata valenza di carattere tecnico operativo e traspare
anche l’intenzione di utilizzare i risultati conseguiti attraverso lo svolgimento dell’indagine
per impostare aspetti metodologici utili anche alla gestione degli sviluppi futuri connessi
all’utilizzo dei sistemi informativi del personale gestiti dai comuni, per fini statistici e
come supporto alla programmazione delle risorse da impegnare nelle attività di relativa
competenza.
1.3 Informazioni necessarie
Nella fase preliminare di definizione degli elementi di progettazione necessari allo
svolgimento dell’indagine sono stati approfonditi tutti gli aspetti connessi alla
caratterizzazione dei contenuti della rilevazione, che fossero coerenti con gli obiettivi per
essa definiti. Questa prima analisi ha portato a definire le seguenti tipologie di
informazione, considerate necessarie per il perseguimento di tali obiettivi:
1. Dati anagrafici, di inquadramento professionale e di progressione di carriera:
• identificativo numerico del dipendente,
• dati anagrafici (residenza, età, sesso, …),
• dati giuridico-professionali (profilo professionale, inquadramento, data di
assunzione, competenze, ecc.),
• progressioni di carriera (variazioni rispetto all’assunzione, ricavabili dalla serie
storica dei dati),
• da utilizzare per l’applicazione dei modelli demografici ai dati di struttura e dinamica
dei dipendenti e per lo svolgimento di analisi longitudinali.
2. Dati sulla formazione:
• formazione di base (titolo di studio),
• corsi di formazione/addestramento,
• da utilizzare per valutazioni sull’effettivo “potenziale” espresso dalle risorse umane
13
Il Gruppo di lavoro era così composto: Coordinatori: Saverio Gazzelloni; Riccardo Innocenti; Membri: Rossana Rosati,
Francesca Crescioli, Sandro Mangano, Viviana De Giorgi, Alessandro La Noce.
20
3.
•
•
•
(definito attraverso un’analisi della formazione di base posseduta e della
partecipazione a corsi di formazione/addestramento) e per analisi delle risorse
umane che prendano in considerazione il differenziale tra “necessità” e “potenziale”,
in relazione alle attribuzioni istituzionalmente assegnate ai comuni.
Dati economici:
imponibile Irpef,
numero di familiari a carico (distinti per tipologia: coniuge, figli, …),
da utilizzare per la valutazione i costi del personale, anche in termini di previsioni
future.
1.4 Criticità previste
Per la rilevazione dei dati dell’indagine le questioni affrontate dal Gruppo di lavoro
non hanno toccato soltanto gli aspetti relativi alle informazioni necessarie per il
conseguimento degli obiettivi definiti ma anche alcuni problemi che si prevedeva di dover
incontrare sia per quanto riguarda l’accesso ai database sul personale gestiti dai comuni,
sia per quanto concerne gli effettivi contenuti di tali sistemi informativi.
Accesso: le criticità previste riguardavano le possibili resistenze da parte dei comuni a
mettere a disposizione i dati richiesti, connesse direttamente anche alla gestione del
trattamento dei dati personali e ai dispositivi da mettere in atto per la loro protezione. Di
conseguenza è stato necessario svolgere le opportune valutazioni in merito ai fattori che
avrebbero potuto creare qualche problema (criticità) per l’accesso ai dati richiesti e che
avrebbero consentito il loro superamento (punti di forza). Tali valutazioni hanno
consentito di mettere in evidenza i seguenti fattori negativi e positivi per la soluzione
della questione: Criticità - possibili resistenze da parte dei comuni a mettere a
disposizione di altri soggetti i dati individuali riferiti al proprio personale dipendente;
Punti di forza - normativa sull’accesso, da parte dell’Istat, ai dati delle P.A.: legge 681
del 31 dicembre 1996, art. 8 (Accesso ai dati individuali), in base alla quale: “Le
amministrazioni pubbliche, di cui all'articolo 1, commi 2 e 3, del decreto legislativo 3
febbraio 1993, n. 29, nonché gli organismi di diritto pubblico e le società sulle quali dette
amministrazioni esercitano il controllo in ragione della partecipazione al capitale sociale,
che dispongano di archivi, anche informatizzati, contenenti dati e notizie che siano utili ai
fini di rilevazioni statistiche, sono tenuti a consentire all'Istituto nazionale di statistica di
accedere ai detti archivi ed alle informazioni individuali ivi contenute. L'accesso avverrà
secondo modalità concordate tra le parti”; possibilità di utilizzare dati anonimi per la
realizzazione dell’indagine.
Contenuti dei sistemi informativi dei comuni: per quanto riguarda i contenuti effettivi
dei sistemi informativi sul personale costituiti e gestiti dai comuni, l’attività di analisi
preliminare svolta dal Gruppo di lavoro, finalizzata soprattutto alla definizione degli
aspetti progettuali connessi al trattamento e all’utilizzo dei dati, ha consentito di
evidenziare le seguenti possibili criticità:
• non uniformità nel tempo delle informazioni gestite dai singoli comuni,
• eterogeneità delle informazioni registrate nei sistemi informativi dei diversi comuni,
• livelli di completezza,
• qualità delle informazioni disponibili.
2.
Progettazione
2.1 Selezione delle informazioni da richiedere
Il primo prodotto progettuale al quale il Gruppo di lavoro si è dedicato è stato l’elenco
delle informazioni da richiedere ai comuni, considerate necessarie per il perseguimento di
degli obiettivi programmati e per la gestione delle criticità previste. Tale elenco è stato
corredato delle specifiche necessarie a definire il tracciato record in base al quale i
21
comuni stessi avrebbero dovuto produrre i dati sul personale dipendente da utilizzare per
l’indagine statistica.
L’elenco di tali informazioni, da riferire ai singoli anni pregressi per i quali esse
risultano disponibili, e le relative specifiche sono di seguito indicate:
Dati anagrafici:
• Identificativo numerico del dipendente: progressivo univoco finalizzato a garantire
l’anonimato del dipendente, da utilizzare anche per l’aggancio delle informazioni
riferite ad uno stesso dipendente che fossero registrate in database diversi (ad
esempio, tra i dati anagrafici e i dati economici o sulla formazione del dipendente);
• Anno di Riferimento dei dati: aaaa, da indicare per ciascun record (ad ogni dipendente
deve essere associato un record per ciascun anno di servizio);
• Sesso: M/F;
• Data di nascita: gg/mm/aaaa;
• Comune di residenza: codice Istat del comune di residenza del dipendente oppure
denominazione del comune per esteso (riguardante la residenza attuale al 31
dicembre dell’anno di riferimento o all’ultima residenza indicata per i “cessati”);
• CAP del Comune di residenza del dipendente;
• Provincia di residenza: sigla della provincia di residenza del dipendente.
Dati giuridico-professionali:
• Data di assunzione: gg/mm/aaaa (con associazione ai dipendenti non di ruolo di più
di una data nei casi in cui questi siano stati riassunti dopo la scadenza del primo
contratto);
• Titolo di studio del dipendente: titolo di studio posseduto all'anno di riferimento dei
dati (relativo al profilo di accesso: da indicare secondo codifica Istat);
• Categoria del dipendente: categoria professionale del dipendente all'anno di riferimento dei
dati;
• Profilo professionale: profilo del dipendente all'anno di riferimento dei dati (Ccnl
31/03/1999);
• Tipo di contratto: tipo di contratto del dipendente all'anno di riferimento dei dati
(tempo indeterminato o tempo determinato, non considerando gli atipici);
• Data di cessazione dal servizio: gg/mm/aaaa (data di licenziamento, dimissioni,
trasferimento, pensionamento).
Dati economici:
• Imponibile Irpef: imponibile Irpef del dipendente nell'anno di riferimento dei dati;
• Numero di familiari a carico: numero di familiari a carico del dipendente nell'anno di
riferimento (distinti in coniuge, figli, altri familiari e con l’indicazione della quota del
carico, intera o a metà).
Dati sulla formazione (partecipazione a corsi):
• Identificativo numerico del dipendente che ha partecipato al corso;
• Anno: aaaa (anno di svolgimento del corso);
• Area tematica: area tematica del corso (descrizione standard Istat);
• Durata del corso: numero di ore/giornate.
2.2 Piano di rilevazione ed elaborazione dei dati
Fondamentale per lo svolgimento dell’indagine è stata la definizione delle fasi da
svolgere per la realizzazione degli obiettivi programmati, che sono di seguito sintetizzate:
• selezione dei comuni da coinvolgere nella rilevazione;
• predisposizione di prodotti strumentali alla rilevazione e alla gestione dei dati;
• organizzazione e svolgimento di riunioni presso i comuni coinvolti, per l’avvio della
rilevazione;
• integrazione dei prodotti strumentali alla rilevazione e al trattamento dei dati, in
conseguenza dei risultati delle riunioni con i comuni;
• raccolta dei dati dei singoli comuni;
• trattamento preliminare e la validazione statistica dei dati;
• elaborazione dei risultati per l’analisi.
22
Le modalità di svolgimento delle suddette fasi del processo di lavoro, con esclusione
dei risultati di analisi dei dati dell’indagine14 sono dettagliati nei successivi capitoli.
3.
Rilevazione dei dati
3.1 Selezione dei comuni da coinvolgere nella rilevazione
Data la natura sperimentale dell’indagine statistica sui dipendenti comunali e
l’impostazione prevalentemente esplorativa che è stata data al complesso delle
operazioni attivate per la sua realizzazione, la selezione di comuni da interessare alla
rilevazione dei dati è stata realizzata in considerazione di due elementi: la
rappresentazione delle diverse aree territoriali (Sud, Centro e Nord Italia) e la
diversificazione della loro ampiezza demografica (grandi, medi, piccoli comuni). In
seconda battuta la selezione dei comuni da coinvolgere ha dovuto tuttavia tenere anche
conto della disponibilità a partecipare alla sperimentazione fornita dai dirigenti dei comuni
interpellati.
I comuni selezionati per la rilevazione sono stati quindi: Bologna, Camaiore (Lu),
Comunità montana Media Valle del Serchio (Lu), Firenze, Padova, Pisa, Reggio Calabria,
Roma.
3.2 Predisposizione dei prodotti strumentali alla rilevazione e gestione dei
dati
•
•
•
•
Questa fase di lavoro ha riguardato principalmente le seguenti attività e prodotti:
messa a punto dello schema informativo di riferimento per l’indagine, che ha riguardato
anche le informazioni derivate dai dati elementari da rilevare;
definizione del piano dei controlli dei dati, che ha riguardato i diversi aspetti connessi sia
alla validazione statistica dei dati rilevati sia all’utilizzo corretto dei dati secondo gli
schemi di analisi previsti (modelli demografici, analisi longitudinali, ecc.);
individuazione delle definizioni e classificazioni di riferimento (titoli di studio, profili
professionali, ecc.);
definizione del piano di elaborazione dei dati, finalizzato sia all’analisi dei dati per la loro
validazione statistica che alla rappresentazione dei risultati.
3.3 Organizzazione e svolgimento delle riunioni nei comuni
Alla base del processo di rilevazione dei dati sul personale dei comuni vi è stato
l’approccio attivato con i comuni dal Gruppo di lavoro per predisporre le condizioni
necessarie alla realizzazione delle operazioni ad esso finalizzate.
Tale approccio, oltre allo svolgimento delle azioni finalizzate all’acquisizione, da parte
dei comuni preventivamente selezionati, della disponibilità a collaborare per la
realizzazione del progetto, prevedeva lo svolgimento di singole riunioni con ciascun
comune nel corso delle quali poter per illustrare gli obiettivi dell’indagine, e quindi
dell’utilizzo dei dati richiesti, nonché le diverse problematiche connesse al suo
svolgimento.
Al fine di poter disporre di tutte le competenze e figure professionali necessarie per la
elaborazione delle informazioni di base gestite dai comuni, nonché per la fornitura,
l’acquisizione e il trattamento dei dati, le persone che hanno partecipato a tali riunioni
sono state individuate secondo criteri standard, utilizzati per tutti i comuni.
14
Cfr. articolo di Crescioli e La Noce.
23
In base a tali criteri sono stati coinvolti: 1) per i Comuni - i responsabili degli Uffici di
Statistica; i responsabili degli Uffici del personale; i responsabili dei settori informatici;
per l’Istat - il Dirigente del Servizio Acquisizione, gestione e diffusione delle fonti
amministrative (Dam), membro del Gruppo di lavoro per lo svolgimento dell’indagine; un
Ricercatore del Servizio Dam, membro del Gruppo di lavoro; un Collaboratore tecnico
degli enti di ricerca, dipendente dell’Ufficio della Segreteria Centrale del Sistan, membro
del Gruppo di lavoro; 3) per l’Usci - un istruttore direttivo statistico (del Comune di
Firenze), membro del Gruppo di lavoro.
In relazione alle finalità degli incontri, i principali argomenti trattati nelle riunioni
presso i comuni sono stati:
• gli obiettivi del progetto sperimentale;
• la disponibilità nel tempo, da parte dei comuni, delle informazioni richieste;
• l’omogeneità dei dati disponibili negli anni e le relative criticità;
• la possibilità di superare tali criticità (sulla completezza dei dati, sulla loro omogeneità
nel tempo, ecc.);
• la tutela della privacy;
• le scadenze per la fornitura dei dati.
3.4 Integrazione dei prodotti strumentali alla rilevazione e alla gestione
dei dati
Le riunioni dei comuni sono state utilizzate anche per la messa a punto di alcuni
prodotti strumentali alla rilevazione. Fondamentale a tale riguardo è risultata la riunione
con il Comune di Firenze ai fini della possibilità di disporre dei dati sui profili professionali
del personale articolati secondo modalità omogenee per tutti i comuni coinvolti. Nel corso
di tale incontro è stata, infatti, stabilità la necessità di predisporre una tabella di
comparazione che consentisse di ricondurre alle attuali categorie professionali, definite a
partire dal contratto del personale dei comuni vigente dal 1° aprile 1999, tutte le
qualifiche funzionali e i livelli professionali vigenti nei precedenti contratti (stipulati dal
1979). La tabella 1 è stata predisposta dai tecnici responsabili dei sistemi informatici del
Comune di Firenze ed è stata utilizzata per la riconduzione dei dati sui profili professionali
del personale riguardanti tutti i comuni coinvolti nella rilevazione, ad una medesima
articolazione delle categorie professionali.
Tabella 1. Riconduzione dei livelli e delle qualifiche funzionali alle attuali categorie professionali
Categorie professionali
dall’1/4/1999
A
B1
B3
C
D1
D3
Dirigenti
24
Livelli
Qualifiche funzionali
II livello Acc. Anci-Upi
I liv. Int. Acc. Anci-Upi
III liv. Acc. Anci-Upi
II liv DPR 191/79
III liv. DPR 191/79
II liv. DPR 810/80
III liv. DPR 810/80
IV livello Acc. Anci-Upi
IV liv.vig.Acc. Anci-Upi
IV liv. DPR 191/79
IV liv. DPR 810/80
"
"
"
"
"
I qualif. funz. Dpr 347/83
II qualif. funz. Dpr 347/83
III qualif. funz. Dpr 347/83
I qualif. funz. Ccnl
II qualif. funz. Ccnl
III qualif. funz. Ccnl
IV qualif. funz. Dpr 347/83
IV qualif. funz. Ccnl
"
"
"
"
3.5
Raccolta dei dati
Per quanto concerne la specifica fase del processo finalizzata alla raccolta dei dati, i
comuni che hanno effettivamente fornito i dati richiesti sono: Bologna, Camaiore (Lu),
Comunità montana Media Valle del Serchio (Lu), Firenze, Pisa, Reggio Calabria.
L’assenza di Roma e Padova fa emergere l’esistenza di alcuni problemi circa il
coinvolgimento dei comuni italiani in operazioni che, oltre a comportare un certo impegno
di risorse, richiedono il superamento di difficoltà tecniche ed operative più o meno
rilevanti, nella gestione dei dati contenuti nei sistemi informativi del personale, secondo
gli schemi e i contenuti definiti per la realizzazione dell’indagine.
4.
Trattamento preliminare e validazione dei dati raccolti
4.1 La costituzione dell’archivio amministrativo del personale dei comuni
coinvolti
In questa fase ci si è soffermati principalmente a validare il database completo dei
dati per tutti gli anni disponibili e per tutti i comuni coinvolti, nella sua interezza. Si è
infatti cercato di capire se i dati raccolti siano o meno adeguati agli obiettivi finali
dell’indagine, ovvero la definizione di basi tecniche e organizzative per la gestione del
personale, finalizzata ad analisi di tipo demografico-aziendale. In definitiva, si vuole
definire un insieme di regole e procedure che permettano eventualmente di estendere
l’indagine ad un campione più ampio di comuni del territorio nazionale.
Si è testata, dunque, la possibilità di creazione di un archivio longitudinale di dati con
le informazioni sul personale dipendente dei comuni di Bologna, Camaiore, Comunità
montana Media Valle del Serchio, Firenze, Pisa e Reggio Calabria, che potesse consentire
gli studi di business demography nonché di sviluppare indicatori di qualità dello stesso
archivio e di identificare le diverse popolazioni che fanno parte dell’universo di
riferimento.
Un primo problema che emerge, e che riguarda la qualità dell’archivio, è che i comuni
di Roma e Padova, non avendo fornito i dati, non hanno reso possibili parte dell’analisi di
confronto che si sarebbe potuto effettuare fra comuni di medio-grandi dimensioni. Le
motivazioni che stanno alla base della mancata fornitura dei dati da parte dei suddetti
comuni vanno dalla confidenzialità del dato alle problematiche di registrazione elettronica
e all’impossibilità di rilasciare i dati nei tempi definiti durante le riunioni del Gruppo di
lavoro.
I dati forniti singolarmente da ognuno degli Uffici di statistica dei comuni coinvolti
sono stati organizzati nel seguente modo: i dati anagrafici, giuridico/professionali ed
economici hanno costituito un primo archivio, in cui per ogni codice identificativo15 vi
sono tanti record quanti sono gli anni nei quali il dipendente, al quale l’identificativo si
riferisce, è stato in forza presso il comune di riferimento; un secondo archivio è stato
costituito con gli eventi relativi alla formazione: in esso per ogni codice identificativo vi
sono tanti record (anche più di uno nello stesso anno) quanti sono i corsi di formazione
frequentati dal dipendente.
Gli anni di disponibilità dei dati sono diversi da comune a comune, secondo quanto
emerge dalla tabella 2.
15
È stato tolto il riferimento ad ogni informazione personale: il codice identificativo è rappresentato, infatti, dalla coppia numero
progressivo e comune di riferimento.
25
Tabella 2. Anni di disponibilità dei dati nell’archivio amministrativo del personale dei comuni coinvolti nella
rilevazione, per tipologia di variabile
Comune
Dati anagrafici e
giuridicoprofessionali
1939*-2006
2004-2006
Bologna
Camaiore
Comunità montana Media Valle del
1982-2006
Serchio
Firenze
1950*-2006
Pisa
2004-2006
Reggio Calabria
2000-2006
(*) organico completo disponibile elettronicamente dal 1980
(**) dati non disponibili
1990-2006
2004-2006
Corsi
professionali
frequentati
1985-2007
2004-2006
1982-2006
1988-2006
1983-2006
2004-2006
n.d.**
1995-2006
2004-2006
n.d.**
Dati economici
4.2 Trattamento preliminare dei dati
Dalla tabella precedente si possono ricavare le informazioni sull’utilizzabilità ai fini
delle analisi in serie storica per singolo comune o per confronti fra comuni: se si vuole, ad
esempio, analizzare l’archivio estrapolando le informazioni anagrafiche del Comune di
Firenze, lo si può fare solo a partire dal 1980, anno dal quale l’organico risulta completo
dal punto di vista elettronico; se si vogliono effettuare studi descrittivi sulle variabili
economiche ci si può riferire ai dati a partire dal 1983; se si decide di aggiungere studi
descrittivi sulla formazione si deve fare riferimento ai dati dal 1995 in poi. Per tutti gli
altri comuni si può fare un’analoga analisi dell’utilizzabilità. Tra queste si evidenzia la
disponibilità di sole tre annualità di dati sia per Pisa sia per Camaiore. Reggio Calabria,
inoltre, non ha fornito i dati relativi alle variabili economiche e di formazione
professionale, precludendo la possibilità di confronti e di analisi per l’unico comune del
Sud d’Italia contattato ai fini della sperimentazione.
Le variabili presenti nell’archivio rispecchiano il tracciato record richiesto nella fase
preliminare, e vengono evidenziate nella tabella 3.
Sebbene omogenea in definizione, al fine della creazione di un archivio unico, ogni
singola variabile ha comportato una preliminare operazione di standardizzazione delle
etichette (nomi delle variabili) e del formato (lunghezza del campo), in modo tale da
poter essere trattata omogeneamente per tutti i comuni16, e una successiva
standardizzazione dei contenuti. La prima operazione, quella sulle etichette e sul formato,
è risultata abbastanza semplice: in pratica si è trattato di rinominare le variabili
Tabella 3. Variabili comuni presenti nel tracciato record dell’archivio amministrativo del personale dei comuni
coinvolti nella rilevazione
16
Dati anagrafici e giuridico
Dati economici
Corsi professionali frequentati
professionali
ƒ Anno di riferimento dei dati
ƒ Anno di riferimento
ƒ Anno di riferimento del corso
ƒ Data di nascita
ƒ Reddito annuale
ƒ Area tematica
ƒ Sesso
ƒ Numero di familiari a carico
ƒ Durata
ƒ CAP del comune di residenza
ƒ Comune di residenza
ƒ Provincia di residenza
ƒ Data di assunzione
ƒ Tipo di contratto
ƒ Profilo professionale
ƒ Codice del titolo di studio alla
data di assunzione
ƒ Denominazione del titolo di
studio alla data di assunzione
ƒ Data di cessazione (se
applicabile)
In questa fase preliminare lo strumento di analisi e trattamento dei dati è avvenuto mediante Sas System.
ƒ Anzianità di servizio
26
attribuendo, ove già non fosse così, un nome omogeneo per i singoli archivi dei comuni.
Un po’ più di tempo ha richiesto, invece, la standardizzazione dei contenuti delle variabili:
sebbene si fosse provveduto a determinare un tracciato record comune, valido in
generale, ogni comune coinvolto ha fornito, per determinate variabili, differenti modalità
di riferimento.
Alcuni esempi chiariranno meglio questo aspetto. La variabile “titolo di studio”
presenta nove modalità (da “nessun titolo di studio” a “dottorato di
ricerca/specializzazione post-laurea”) per i comuni di Bologna, Camaiore, Pisa e Comunità
montana, mentre per la stessa variabile Firenze e Reggio Calabria forniscono solo tre
modalità, ovviamente più aggregate (“fino a scuola dell'obbligo”, “licenza media
superiore”, “laurea”). Sebbene l’operazione di standardizzazione dei contenuti, e quindi di
riconduzione a un numero di modalità comuni del titolo di studio, permetta un più
omogeneo trattamento, soprattutto in caso di comparazione fra personale di comuni
differenti, essa, di contro, comporta una perdita del dettaglio di informazione per i
comuni che rilevano più modalità.
Un analogo discorso si può fare per i dati sul numero di familiari a carico, per il quale
alcuni comuni, tra cui Firenze, disarticolano questa informazione in più variabili a seconda
del tipo di familiare (coniuge, figlio, altro, carico parziale o totale).
La classificazione dei profili professionali, come ultimo esempio, presenta un problema
solo apparentemente più semplice: infatti, se i profili professionali del personale
comunale sono gli stessi, spesso equivalgono per comuni differenti a mansioni diverse. È
questo, ad esempio, il caso della categoria B3, nella quale possiamo ritrovare gli
insegnanti di scuola materna a Firenze o gli istruttori di vigilanza nella Comunità montana
Media Valle del Serchio. In tale caso si dovrà decidere se fare riferimento al profilo in
generale, tenendo conto solo dell’etichetta del profilo, oppure decidere, anche se tale
compito risulta molto più arduo, di fare un’analisi delle mansioni che da ogni comune
vengono affidate ad uno specifico profilo.
In questa prima fase del lavoro, non si è scesi così nel dettaglio di analisi, lasciando
ampio spazio al lavoro di analisi finalizzato a tracciare un quadro descrittivo dei dati
raccolti17. Si è cercato, tuttavia di stabilire alcune regole di validazione dei dati, che
potessero essere replicate anche per altri archivi sul personale comunale.
4.3 Qualità e validazione statistica dell’archivio
La valutazione della qualità dei dati è stata effettuata dapprima analizzando il grado di
completezza delle informazioni, cercando anche di ricavarne delle indicazioni per le
possibili integrazioni dei dati mancanti o errati e, in un secondo momento, stabilendo il
grado di coerenza, interna ed esterna, dei dati.
L’analisi di completezza è stata finalizzata alle verifiche dei dati risultati presenti per
ciascuna variabile sul totale, riferite sia ai singoli comuni che al complesso dei comuni,
per gli anni in cui le informazioni sono state rese disponibili.
Dall’analisi delle percentuali di dati missing (o di dati comunque non validi) emerge che,
a parte i primi anni di utilizzo dell’archivio elettronico per i comuni di Firenze e Bologna,
nei quali probabilmente le informazioni sul personale in organico venivano registrati solo
parzialmente, soltanto alcune variabili presentano percentuali di dati mancanti elevate.
Per il Comune di Firenze si rileva la variabile “CAP di residenza” mancante per quote
molto elevate: si va da più del 50 per cento per i primi 10-15 anni di disponibilità, per
assestarsi a quota 20 per cento negli ultimi anni. In realtà l’integrazione del CAP è in
linea di massima risolvibile, in quanto si dispone di una terna di informazioni relative al
luogo di residenza (CAP, Comune, Provincia), che anche in mancanza dello specifico CAP
o del comune, rende possibile analisi almeno a livello provinciale, ammesso che la
variabile legata alla residenza sia di qualche interesse. Per i comuni multi-CAP e per le
unioni di comuni non è possibile risalire al CAP dal nome della località (anche se per i
comuni multi-CAP si può per esempio attribuire il CAP generico della località: per Bologna
17
Cfr. lavoro di Crescioli e La Noce.
27
40100, per Firenze 50100, per Reggio Calabria 89100). In generale la percentuale di
valori mancanti nella terna di informazioni sulla residenza è bassa.
Altre variabili i cui missing possono essere recuperati da variabili collegate sono la
coppia formata dal “codice del titolo di studio” e dalla “denominazione del titolo di studio”
e la coppia costituita dalla “categoria professionale” e dal “profilo professionale”.
Generalmente si può ricavare l’una variabile dall’altra, anche se nel caso delle
informazioni professionali si può passare solo dal profilo alla categoria e non viceversa:
spesso si riscontra l’assenza congiunta di entrambe le variabili per un determinato
identificativo per tutta la serie storica che lo riguarda e ciò rende vano ogni tentativo di
ricostruzione dei valori mancanti. Nel caso del comune di Bologna, per esempio, fino al
1976 i dati sulla professionalità sono quasi totalmente mancanti.
La variabile sesso, molto importante per le analisi di genere, è mancante in pochissime
osservazioni, e quando manca non è possibile risalire in serie storica al dato: in tal caso
la migliore cosa da fare è cancellare i pochi record nei quali tale informazione è missing.
Un’opportuna puntualizzazione andrebbe fatta sulla variabile “titolo di studio”
disponibile negli archivi dei comuni. Essa è rappresentata spesso da un’informazione, il
titolo di studio alla data dell’assunzione, che spesso non viene aggiornata nel corso del
tempo con l’ultimo titolo di studio acquisito dal dipendente, e potrebbe essere poco
realistica se si pensa, per esempio, ad un titolo di studio basso nel caso di un dipendente
con età o anzianità elevata. Il titolo di studio al momento dell’assunzione è spesso quello
richiesto dal bando per poter partecipare al concorso e rappresenta, sotto questo punto
di vista, piuttosto una proxy del livello di contratto, quindi il suo utilizzo è meno
significativo di quanto sarebbe stato possibile con un’informazione aggiornata sul titolo di
studio effettivamente posseduto.
Si presentano, di seguito, due tabelle di esempio riguardanti le verifiche di completezza
dei dati forniti dai comuni per gli anni in cui le informazioni sono presenti nei rispettivi
sistemi informativi. Nella tabella 4, riepilogativa per gli anni 1995-200618, sono indicate
le percentuali dei dati mancanti per i comuni di Firenze, Bologna e Reggio Calabria e per
la Comunità montana. In essa si nota come le percentuali di missing sono pressoché
nulle, tranne nel caso del comune di Firenze, per il quale il titolo di studio dal 2000 al
2006 è mancante per quote che si assestano intorno al 15 per cento, e l’area tematica
del corso frequentato manca dal 1999 al 2006 in percentuali che si aggirano attorno al 47 per cento. Nella tabella 5, invece, riporta in dettaglio la situazione di Firenze per gli
anni 1995-2006.
Quanto alle verifiche di controllo della coerenza dei dati, esse hanno riguardato
l’uniformità a normative e legislazioni vigenti per le variabili di tipo categorico, nonché la
coerenza con eventuali range di esistenza delle variabili numeriche.
In rarissimi casi si è verificata la non coerenza delle variabili di tipo categorico: ad
esempio per ciò che riguarda la categoria e il profilo è bastato constatare la possibilità
dell’esistenza di determinati profili professionali per comune, come quello di operaio
forestale nella Comunità montana o del personale docente nel Comune di Bologna.
Per le variabili numeriche, citiamo il caso dell’età e dell’anzianità: anche se queste non
sono variabili richieste nel tracciato record, in quanto ricavabili da semplici operazioni tra
date (di nascita, di assunzione e anno di riferimento), servono a verificare la coerenza del
dato di base (le date per l’appunto). Solo per pochi individui si sono riscontrati valori
incongruenti: età minori di anni 18, o di anni 16 quando si prevedeva l’assunzione di
personale comunale minorenne, o anzianità negative. In questi rari casi, quando non c’è
stata la possibilità di recuperare dalla serie storica il dato corretto (attraverso la
ricostruzione della corretta data di nascita o di assunzione, o anche mediante una
correzione dell’anno di riferimento) e se i record riferiti al dipendente erano pochi, più
che procedere all’imputazione si è preferito eliminarli.
I dati, nel complesso, sono qualitativamente buoni e statisticamente utilizzabili, fatti
salvi alcuni contesti, per successive analisi di tipo descrittivo e demografico, per singolo
18
Serie storica disponibile per i confronti.
28
comune o per confronti fra comuni, la cui trattazione non però è argomento di questo
documento19.
Tabella
4.
Percentuali di dati mancanti per i Comuni di Bologna,
Comunità montana Media Valle del Serchio. Anni 1995-2006
Firenze
Variabile
Dati anagrafici
Dati giuridicoprofessionali
Dati economici
Dati sulla
formazione
Reggio
Comunità
Montana
1995-2006
Bologna
1995-2006
Identificativo
Anno di riferimento
Sesso
Data di nascita
Comune di residenza (1)
Provincia di residenza
Data assunzione (2)
Titolo di studio (3)
Categoria professionale
Profilo professionale
Tipo di contratto
Imponibile irpef
Numero familiari a
carico
Anno del corso
Area tematica (4)
Durata
Firenze,
1995-2006
Calabria
e
Reggio
Calabria (4)
2000-2006
0,8
1,6
8,8
0,6
-
-
0,2
0,2
0,1
0,1
0,1
100,0
-
-
-
100,0
4,0
0,9
-
-
100,0
100,0
100,0
(1) non è presente alcuna delle seguenti informazioni: CAP, codice Istat del comune, denominazione del comune
(2) per il comune di Bologna è compilata una sola volta per ogni matricola, il dato è recuperabile in serie storica
(3) non è presente alcuna delle seguenti informazioni: titolo di studio, denominazione titolo di studio
(4) si dispone solo dei dati amministrativi e giuridico professionali
2000
2001
2002
2003
0,5
1,1
4,3
0,1
-
0,6
1,4
7,4
0,2
-
0,4
1,3
10,9
0,6
-
0,2
1,1
11,4
0,1
-
0,1
1,3
10,3
-
-
-
-
-
0,7
0,7
3,4
3,4
-
5,7
5,7
6,3
6,3
4,1
4,1
2006
1999
0,2
0,6
3,7
0,1
-
0,1
1,2
11
-
0,0
0,1
3,8
0,0
-
2005
1998
0,0
0,1
3,3
2004
1997
Identificativo
Comune
Provincia
Sesso
Titolo di studio
Categoria
Profilo
Imponibile
Numero
familiari a
carico
Tipo di contratto
Area tematica
Durata
1996
Variabile
1995
Tabella 5. Percentuali di dati mancanti per il Comune Firenze. Anni 1995-2006
0,1
1,3
10,6
-
2,9
4,1
15,5
2,1
-
5,4
6,5
17
4,2
-
2,1
2,1
7,1
7,1
4
4
5. Possibili utilizzi dell’archivio amministrativo del personale dei
comuni
Come più volte accennato nei paragrafi precedenti, i dati dell’archivio amministrativo
costituito nella rilevazione sperimentale sul personale dei comuni, anche se fin’ora solo in
forma prototipale, pone le basi per un’analisi demografica più approfondita della
popolazione di riferimento. Tale tipo di analisi oltre che dare un quadro descrittivo dei
19
V. nota 6.
29
comuni coinvolti in questa prima fase, rappresenta anche un modello valido per ogni
archivio del personale dipendente dei comuni che disponesse dello stesso tipo di
informazioni. Ovviamente, le analisi di tipo descrittivo e demografico sono possibili sia
per comune sia in termini di comparazione fra comuni.
Per i Comuni di Bologna e Firenze si può effettuare un’analisi quasi completa dei dati
già a partire dagli anni Ottanta, permettendo così un confronto fra comuni di medie
dimensioni per serie storiche abbastanza lunghe. I dati della Comunità montana,
permettono analisi limitate: possiedono un numero di registrazioni esiguo, molti
dipendenti risultano inquadrati come operai forestali e sono di sesso maschile,
nonostante la serie storica cominci da 1982. Anche per il Comune di Camaiore, a causa
dei pochi dipendenti, per il comune di Pisa, per la disponibilità di un liiitato numero di
anni e per Reggio Calabria, le cui informazioni sono limitate ai solo dati giuridicoprofessionali, si possono effettuare analisi meno significative.
I dati dell’archivio del personale dei comuni permettono altresì studi sull’andamento
nel tempo del personale distinto per sesso, tipo di contratto e categoria professionale e
sulla dinamica del turnover di personale, con la possibilità di evidenziare similarità e
differenze tra comuni. Studi più approfonditi possono riguardare, invece, l’evoluzione e la
rapidità delle carriere.
Per i dati economici e di formazione professionale è possibile effettuare analisi sul
differenziale di genere, ove sia possibile utilizzare le variabili disponibili per costruire un
modello econometrico appropriato: la difficoltà maggiore per gli studi sul differenziale
salariale sta nel fatto che a fronte della necessità di utilizzo di un salario orario,
nell’archivio del personale dei comuni è disponibile la sola variabile reddito imponibile
annuo, le cui componenti non vengono rilevate. È possibile, tuttavia, analizzare nel
dettaglio e nella dinamica nel tempo la spesa lorda per il personale dipendente e la
formazione professionale impartita ai dipendenti.
I risultati che derivano da tali analisi oltre che per valutare e descrivere le
caratteristiche e le potenzialità del personale dipendente, potrebbero essere utilizzati per
pianificare le attività formative, valorizzare le risorse umane, monitorare gli ingressi e le
uscite al fine di un efficace riordino delle strutture, individuare e prevedere le risorse
finanziare necessarie per gli anni a venire, semplificare e diffondere una cultura orientata al
personale. Le analisi effettuate, infine, contengono in nuce le problematiche relative alle
prospettive future di un eventuale sviluppo dell’indagine, sul modello di quella
sperimentale qui descritta, volto alla costituzione di un archivio di dati sul personale
dipendente dei comuni italiani, da utilizzare per analisi statistiche a supporto delle
decisioni.
6. Problematiche emerse e prospettive future
Un’analisi delle problematiche emerse nella realizzazione dell’indagine sperimentale
sui dipendenti comunali, considerate negli aspetti che definiscono i limiti da superare e le
criticità da risolvere nel caso in cui si consideri la possibilità di sviluppare ulteriormente
tale esperienza, non può non riguardare: a) la rilevazione e la gestione dei dati e gli
aspetti tecnici e operativi che ne hanno condizionato lo svolgimento; b) i livelli di sviluppo
dei sistemi informativi sui quali si è basata la rilevazione; c) il contesto istituzionale nel
quale la rilevazione si è svolta.
La rilevazione e la gestione dei dati. Per quanto riguarda i problemi incontrati nelle
fasi di rilevazione e nella gestione dei dati, che non hanno consentito di acquisire le
informazioni riferite ai Comuni di Roma e Padova ma che hanno portato anche ad una
serie di ritardi nella fornitura dei dati da una parte degli altri comuni coinvolti,
sembrerebbero essere determinate dai seguenti fattori:
• la difficoltà da parte dei comuni a gestire le informazioni richieste, che risultano
spesso allocate su archivi diversi, implementati, nel corso degli anni, a supporto di
sistemi informativi sul personale più volte ristrutturati, contenenti informazioni non
omogenee nel tempo;
• la disponibilità limitata di risorse da impegnare in tali operazioni;
30
•
la qualità, i livelli di completezza e la parziale eterogeneità delle informazioni
contenute nei sistemi informativi sul personale gestiti dai diversi comuni.
I sistemi informativi sul personale. Per quanto riguarda i sistemi informativi sul
personale, le problematiche emerse, già evidenziate con riferimento alla gestione dei
dati, riguardano principalmente due aspetti distinti ma reciprocamente connessi. Il primo
aspetto attiene alla natura specifica di tali sistemi, la cui costituzione ha avuto luogo per
scopi prettamente amministrativi. La conseguenza di tale circostanza è che l’utilizzo a fini
statistici degli archivi di dati che ne supportano il funzionamento richiede un trattamento
finalizzato a realizzare adattamenti e attività di riconduzione a classificazioni e definizioni
coerenti con le nomenclature statistiche utilizzate nei sistemi informativi statistici, che
hanno talvolta comportato una perdita di informazione rispetto ai contenuti originari. Il
secondo aspetto fondamentale per la comprensione delle problematiche riguardanti il
trattamento, per le finalità dell’indagine, dei dati registrati nei sistemi informativi sul
personale gestiti dai comuni riguarda, più in generale, i livelli di sviluppo del processo di
informatizzazione degli archivi amministrativi di tutta la pubblica amministrazione,
avviato già da diversi anni anche con il supporto massiccio di specifiche norme giuridiche
ma non ancora compiuto in tutti i suoi aspetti.
Tra i provvedimenti legislativi che hanno sostenuto tale processo sono da rilevare due
norme specifiche: il Decreto legislativo 12 febbraio 1993 n. 39 (“Norme in materia di
sistemi informativi automatizzati delle amministrazioni pubbliche”) e il Decreto legislativo
7 marzo 2005, n. 82 ("Codice dell'amministrazione digitale"), con i quali:
• è disciplinata la progettazione, lo sviluppo e la gestione dei sistemi informativi
automatizzati delle pubbliche amministrazioni e ne viene promossa la costituzione
secondo criteri di integrazione e interconnessione reciproca, da progettare e
sviluppare secondo standard definiti in armonia con le normative comunitarie e per i
quali sia assicurato il collegamento con il Sistema statistico nazionale (D.lgs n. 39 del
12 febbraio 1993);
• si dà impulso all’utilizzo, da parte delle pubbliche amministrazioni, delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione che garantiscano, nel rispetto delle vigenti
normative, l'accesso alla consultazione dei propri sistemi informativi, la circolazione e
lo scambio dei dati in essi contenuti, nonché l'interoperabilità dei sistemi e
l'integrazione dei processi di servizio fra le diverse amministrazioni (D.lgs n. 82 del 7
marzo 2005);
• viene promossa, nell’ambito delle pubbliche amministrazioni, una politica di
formazione del personale finalizzata alla conoscenza e all'uso delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione (D.lgs n. 82 del 7 marzo 2005);
• viene istituita (D.lgs n. 39 del 12 febbraio 1993) l’Autorità per l’informatica nella
pubblica amministrazione (Aipa), attualmente definita come Cnipa (Centro nazionale
per l'informatica nella pubblica amministrazione) in base alla legge 196 del 30 giugno
2003;
• viene garantita mediante l’opera del Cnipa un’azione costante mirata all'uso
innovativo dell’Information and communication technology, che nei confronti delle
amministrazioni centrali dello Stato si traduce spesso in azioni dirette al
perseguimento degli obiettivi e alla verifica dei risultati, mentre verso le regioni e gli
enti locali si può esplicitare nella formulazione di raccomandazioni e atti di indirizzo
mirati all’integrazione e all'interconnessione dei rispettivi sistemi informativi con i
sistemi informativi delle altre amministrazioni pubbliche, e nell’emissione di normative
di livello secondario (linee guida, guide tecniche).
I contenuti di tali provvedimenti legislativi sono fondamentalmente associabili ai
contenuti e agli obiettivi dell’indagine per quanto riguarda le finalità che attengono al
potenziamento dei supporti conoscitivi per le decisioni pubbliche, allo sviluppo, nelle
diverse amministrazioni pubbliche e negli enti pubblici non economici, di sistemi
informativi (inclusi i sistemi informativi statistici) integrati e interconnessi fra loro, al
rispetto degli standard definiti per la costituzione di tali sistemi, in armonia con le
normative comunitarie e con la possibilità di un loro collegamento con il Sistema
statistico nazionale.
31
In relazione a questi specifici aspetti, dall’esperienza maturata con l’indagine
sperimentale sul personale dipendente dei comuni emerge un consistente sviluppo dei
sistemi informativi dei comuni, che talvolta, tuttavia, necessitano di ulteriori
perfezionamenti o completamenti (anche per quanto riguarda l’integrazione con altri
sistemi informativi interni) che potrebbero richiedere opportune sollecitazioni o
incentivazioni attraverso i diversi strumenti (normativi e tecnici) disponibili.
Il contesto istituzionale. Per quanto concerne il contesto istituzionale si evidenzia che
l’indagine sperimentale:
• è stata svolta nell’ambito di un Protocollo d’intesa che ha direttamente impegnato
l’Istat e l’Usci, senza vincolare la partecipazione o la collaborazione di altri soggetti;
• è stata progettata, organizzata e realizzata senza essere definita nel documento di
programmazione del Sistema nazionale di statistica e, quindi, senza definire per i
soggetti interessati alla rilevazione i vincoli di risposta previsti per le indagini
statistiche incluse nel Programma statistico nazionale (Psn);
• ha prevalentemente utilizzato, come base di riferimento per l’individuazione dei
comuni da coinvolgere nella rilevazione (7 comuni su 8) gli Uffici di statistica dei
comuni aderenti all’Usci.
I comuni interpellati per la rilevazione dei dati non sono stati quindi coinvolti
attraverso un passaggio istituzionale formalizzato che garantisse un impegno vincolante
per le amministrazioni comunali a fornire i dati sul proprio personale dipendente.
Tale circostanza ha contribuito a determinare alcune delle difficoltà riscontrate nello
svolgimento della rilevazione. Tali difficoltà sono in gran parte connesse al fatto che i
livelli di coinvolgimento formale dei comuni nella fase di rilevazione dei dati, ma anche
nella progettazione e nell’organizzazione dell’indagine, non hanno consentito
l’assegnazione di ruoli organizzativi attivi e trasparenti alle diverse competenze che
sarebbe stato necessario coinvolgere all’interno degli stessi comuni.
Le prospettive future. Le prospettive ipotizzabili per un’indagine sul personale
dipendente dei comuni che sia estesa ad un più consistente numero di comuni sono
certamente connesse alle caratteristiche organizzative e agli obiettivi che saranno
associati al suo svolgimento.
Obiettivi e caratteristiche organizzative possibili per un progetto di tale natura
potrebbero riguardare:
• l’individuazione dei comuni da coinvolgere in base ad un criterio di rilevanza (comuni
capoluogo, comuni con un numero minimo di popolazione residente o altro criterio),
che consenta di porre le basi per un primo passo significativo in direzione di un
risultato che determini ricadute immediate sulla progettazione, l’organizzazione e
l’ulteriore, successiva, estensione dell’indagine ad altri comuni;
• la possibilità di effettuare tutte le analisi ipotizzate per lo svolgimento dell’indagine
sperimentale: analisi longitudinali, analisi da svolgere attraverso l’applicazione di
modelli demografici e di schemi di carattere organizzativo;
• la possibilità di rilevare i dati dai sistemi informativi sui quali siano stati
preventivamente realizzati gli adattamenti necessari per pervenire ad una adeguata
coerenza con i sistemi informativi statistici e con gli schemi informativi definiti per
l’indagine, oltre che ad una sufficiente omogeneità tra i dati registrati negli archivi dei
singoli comuni;
• l’eventuale l’utilizzo da parte dei comuni, per la messa a disposizione dei dati oggetto
della rilevazione, del Sistema pubblico di connettività (Spc), istituito attraverso il
Decreto legislativo 28 febbraio 2005, n. 42 con lo scopo di supportare il processo di
sviluppo, condivisione, integrazione e diffusione del patrimonio informativo della
pubblica amministrazione.
In considerazione sia di tali ipotetici obiettivi e aspetti organizzativi, sia delle
problematiche emerse nella realizzazione dell’indagine sperimentale, per una seconda
fase del progetto da svolgere su un numero più esteso di comuni, è possibile formulare
uno scenario che si basi:
• su un sostegno istituzionale che, oltre a poggiare sulle attuali disposizioni legislative,
sia mirato alla specifica materia e obiettivi dell’indagine, da collegare allo svolgimento
di un apposito progetto definito nel Psn con lo scopo di stabilire, per i comuni, il
32
•
•
vincolo dell’obbligo di fornitura dei dati richiesti; un sostegno attivato a seguito
dell’applicazione dell’articolo 3 della legge finanziaria del 2008, commi 72 e 73
(norma per il coordinamento, da parte dell’Istat, dell’informazione statistica nelle
Amministrazioni pubbliche), che è finalizzato a realizzare una revisione degli schemi
contabili contenuti nei certificati di consuntivo delle amministrazioni pubbliche
(riguardanti anche gli enti locali) che consenta il loro allineamento con i flussi di cassa
(Siope) e il Conto economico (Sec95) e, quindi, la costituzione di un sistema di
rappresentazione omogenea della contabilità;
su una maggiore consapevolezza istituzionale in merito alla necessità: a) di
quantificare le risorse da assegnare alle pubbliche amministrazioni attraverso l’utilizzo
di modelli organizzativi che tengano conto delle competenze ad esse assegnate; b) di
formulare la previsione di tali risorse tenendo conto di opportune ipotesi di sviluppo
futuro delle competenze assegnate;
su una impostazione progettuale ed organizzativa che tenga conto della difficoltà di
sviluppare un progetto di tale natura per un universo così vasto e territorialmente
diversificato come quello dei comuni e che, considerata tale circostanza, possa essere
sviluppato attraverso l’adesione concordata con gli enti locali che di volta in volta
saranno in possesso dei requisiti necessari per il conseguimento degli obiettivi
definiti: un esempio analogo di progetto concepito secondo tale criterio è quello
attualmente in via di definizione, finalizzato alla costituzione di sistemi locali sul
lavoro, basato su un progetto comune e altri progetti specifici, tutti inseriti nel Psn, e
su un protocollo d’intesa che prevede la stipula da parte dell’Istat, di altre
amministrazioni nazionali coinvolte nella fornitura dei dati di base, degli organismi
rappresentanti delle regioni (Conferenza delle regioni e province autonome), delle
province (Unione delle province d’Italia) e dei comuni (Associazione nazionale dei
comuni italiani), nonché delle singole regioni, province e comuni che di volta in volta,
cioè di anno in anno, aderiranno al progetto.
33
34
Indagine sperimentale sui dipendenti comunali
Principali risultati dell’indagine
Francesca Crescioli20
Unione statistica comuni italiani
Alessandro La Noce21
Direzione centrale del coordinamento degli uffici regionali, Istat
Introduzione
L’ Indagine sperimentale sul personale dipendente dei comuni si colloca nell’ambito
delle attività previste dal Protocollo di collaborazione fra Istat e Usci per valorizzare a fini
statistici gli archivi amministrativi. Il progetto prende vita dalla consapevolezza che una
buona organizzazione, e quindi una approfondita conoscenza del personale, possa
riflettersi positivamente sull’andamento dell’azienda/ente.
In ambito pubblico in particolare, le disposizioni legislative in continua evoluzione e i
crescenti vincoli finanziari imposti alle amministrazioni rendono sempre più complicata la
gestione dell’organico. Assimilando il personale di un’azienda a una popolazione biologica,
è possibile sfruttare gli strumenti dell’analisi demografica per studiare le caratteristiche
attuali delle strutture per età e anzianità di carriera del personale stesso. Di fatto,
molteplici sono le analogie tra struttura di una popolazione e la piramide dei livelli del
personale di un’azienda. Appurata l’utilità della demografia nell’analisi di popolazioni
professionali, come quella dei lavoratori di un’azienda, risulta indispensabile definire i
punti su cui focalizzare l’attenzione ovvero tutti i flussi del personale: assunzioni,
cambiamenti di ruolo, promozioni e uscite. Sono, in particolare, queste ultime a creare
squilibri nella struttura del sistema e a permettere promozioni e nuove assunzioni,
mettendo in moto la macchina amministrativa e quella di gestione del personale.
L’indagine ha coinvolto sei enti diversi per dimensione, localizzazione geografica e
tipologia: il Comune di Bologna, il Comune di Camaiore, il Comune di Firenze, la
Comunità Montana Media Valle del Serchio, il Comune di Pisa e il Comune di Reggio
Calabria. A questi sono stati richiesti dati relativi al personale di ruolo e non di ruolo
(esclusi co.co.co., co.co.pro. e simili) secondo un preciso tracciato e secondo definizioni
standard con l’obiettivo di confrontare i risultati.
Gli archivi sono così strutturati:
1) a ogni dipendente è riferito un record per ciascun anno di servizio e ogni record
contiene le seguenti informazioni giuridico-economiche:
ƒ identificativo del dipendente: codice univoco;
ƒ anno di riferimento: fino al 2006;
ƒ sesso: M/F;
ƒ data di nascita: gg/mm/aaaa;
ƒ comune, CAP e provincia di residenza: riconducibile a codice Istat;
ƒ data di assunzione: gg/mm/aaaa;
ƒ titolo di studio: codici Istat oppure classificazione interna all’ente;
ƒ categoria: A, B1, B3, C, D1, D3, DIR;
ƒ profilo professionale: descrizione per esteso;
ƒ tipo di contratto: a tempo indeterminato o determinato;
20
21
Capitoli 1 (tranne par.1.1), 2, 3 e 4.
Paragrafo 1.1.
35
data di cessazione: gg/mm/aaaa;
imponibile irpef: importo in euro;
familiari a carico: numero familiari a carico (talvolta articolati in coniuge/figli/altro e
carico totale o parziale);
2) per ciascun anno di servizio, a ogni dipendente sono inoltre riferiti tanti records quanti
sono i corsi di formazione effettuati in quell’anno e ogni record contiene le seguenti
informazioni: identificativo del dipendente (codice univoco), anno di riferimento (fino al
2006), area tematica del corso (codici Istat), ore di corso (numero di ore del corso).
Gli archivi forniti presentano una discreta omogeneità sul piano qualitativo, ovvero
riguardo al rispetto dello standard richiesto soprattutto per le variabili fondamentali per le
analisi (categoria, tipo di contratto ecc.), mentre si differenziano maggiormente sul piano
quantitativo: per alcuni enti infatti si ha la disponibilità solo di pochi anni, per cui risulta
impossibile ricostruire un’intera carriera.
Questo rapporto si propone di descrivere il personale degli enti coinvolti e i suoi
cambiamenti nel tempo attraverso:
• i caratteri strutturali (genere, categoria di appartenenza, tipo di contratto, età,
anzianità di servizio);
• le dinamiche che stanno alla base dell’evoluzione delle carriere;
• il costo;
• l’attività formativa;
tenendo presente i continui mutamenti legislativi intervenuti nel periodo di osservazione
e cercando di mettere in luce, dove possibile, aspetti e andamenti comuni ai vari enti ed
eventuali peculiarità che contraddistinguono l’individualità di ciascun ente.
ƒ
ƒ
ƒ
1. Struttura del personale
In questa sezione si illustrano le principali caratteristiche strutturali del personale. Le
variabili considerate sono il genere, la categoria di appartenenza, il tipo di contratto, l’età
anagrafica e l’anzianità di servizio nell’ente.
1.1
I gruppi
Inizialmente si è ritenuto utile aggregare i dipendenti in macro-insiemi omogenei in
base alla categoria di appartenenza (dirigente e non dirigente) e al tipo di contratto
(tempo determinato e indeterminato), chiamati convenzionalmente ‘gruppi’.
Ciascun gruppo è stato indicato con una sigla:
ƒ IN: dipendenti in categoria non dirigente (A-D3)22 a tempo indeterminato,
ƒ IS: dipendenti in categoria non dirigente (A-D3) a tempo determinato,
ƒ dirN: dipendenti in categoria dirigente (DIR) a tempo indeterminato,
ƒ dirS: dipendenti in categoria dirigente (DIR) a tempo determinato,.
Per tutti gli enti si mette a confronto la composizione del personale per gruppo al
2006. Non emergono particolari differenze se si distingue fra non dirigenti e dirigenti;
differente è invece l’incidenza dei dipendenti a tempo determinato (assenti dall’archivio di
Reggio Calabria) sul totale del personale.
22
Per la Comunità montana della Media valle del Serchio i gruppi IN e IS includono anche gli operai forestali, non inquadrati
nelle categorie A-D3.
36
Figura 1. Composizione del personale per gruppo – anno 2006
FIRENZE
BOLOGNA
1,4%
9,2%
1,5%
17,0%
dipendenti a
tempo indet.
dipendenti a
tempo indet.
dipendenti a
tempo det.
dipendenti a
tempo det.
dirigenti
dirigenti
81,5%
89,3%
CAMAIORE
COMUNITA’ MONTANA
2,8%
4,1%
14,3%
18,4%
dipendenti a
tempo indet.
dipendenti a
tempo indet.
dipendenti a
tempo det.
dipendenti a
tempo det.
dirigenti
dirigenti
78,8%
81,6%
PISA
4,5%
REGGIO CALABRIA
2,8%
1,7%
92,7%
dipendenti a
tempo indet.
dipendenti a
tempo indet.
dipendenti a
tempo det.
dipendenti a
tempo det.
dirigenti
dirigenti
98,3%
La netta prevalenza di dipendenti a tempo indeterminato fa sì che siano questi ultimi
a determinare l’andamento nel tempo del totale del personale. Di seguito si riporta, per
ogni ente, il numero di dipendenti (per genere e complessivo) per ciascun anno di
osservazione. Per Bologna, Firenze e la Comunità montana della Media valle del Serchio
si possono osservare circa venticinque anni di storia (1980-2006): nei comuni il numero
complessivo dei dipendenti è in calo e si osserva una prevalenza del genere femminile,
soprattutto per Bologna; nella Comunità montana la situazione è opposta: il trend è
leggermente crescente e si ha una forte predominanza maschile, da imputare all’elevata
37
presenza, soprattutto nei primi anni, di ‘operai forestali’, ruolo ricoperto esclusivamente
da uomini.
Figura 2. Numero dipendenti per anno
BOLOGNA
FIRENZE
dipendenti totali
dipendenti totali
9000
9000
8000
8000
7000
7000
6000
6000
5000
F
5000
F
4000
M
4000
M
3000
totale
3000
totale
2000
1000
1000
0
0
19
80
19
82
19
84
19
86
19
88
19
90
19
92
19
94
19
96
19
98
20
00
20
02
20
04
20
06
19
80
19
82
19
84
19
86
19
88
19
90
19
92
19
94
19
96
19
98
20
00
20
02
20
04
20
06
2000
COMUNITA’ MONTANA MEDIA VALLE SERCHIO
CAMAIORE
dipendenti totali
dipendenti totali
300
60
250
50
200
40
F
30
F
150
M
M
totale
20
totale
100
10
50
0
0
19
82
19
84
19
86
19
88
19
90
19
92
19
94
19
96
19
98
20
00
20
02
20
04
20
06
2004
PISA
2005
2006
REGGIO CALABRIA
dipendenti totali
dipendenti totali
1200
1200
1000
1000
800
800
F
600
F
600
M
M
totale
400
totale
400
200
200
0
0
2004
2005
2006
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Negli altri comuni il periodo osservabile è molto breve per cui l’andamento risulta
caratterizzato da sostanziale stabilità. Camaiore si caratterizza per l’equilibrio fra i generi;
il personale del comune di Pisa, come quello di Bologna e Firenze, è composto
prevalentemente da donne mentre a Reggio Calabria sono gli uomini in superiorità
numerica e in questo caso lo scarto può essere addebitato all’assenza della tipologia
contrattuale a tempo determinato, generalmente a maggioranza femminile.
Isolando i dipendenti con contratto a tempo determinato si osservano andamenti
differenti da ente a ente: Bologna presenta una tendenza crescente, Firenze mostra una
prima fase di crescita a cui segue un calo, in Comunità montana tale tipologia
contrattuale viene adottata solo dal 2003.
La caratteristica comune a tutti gli enti riguardo i dipendenti a tempo determinato è la
netta prevalenza del genere femminile.
38
Figura 3. Numero dipendenti a tempo determinato per anno
FIRENZE
BOLOGNA
dipendenti a tempo determinato (esclusi dirigenti)
dipendenti a tempo determinato (esclusi dirigenti)
1200
1400
1200
1000
ISf
ISf
1000
ISm
800
totale
800
ISm
totale
600
600
400
400
200
0
0
19
80
19
82
19
84
19
86
19
88
19
90
19
92
19
94
19
96
19
98
20
00
20
02
20
04
20
06
19
80
19
82
19
84
19
86
19
88
19
90
19
92
19
94
19
96
19
98
20
00
20
02
20
04
20
06
200
COMUNITA’ MONTANA MEDIA VALLE DEL SERCHIO
CAMAIORE
dipendenti a tempo determinato (esclusi dirigenti)
dipendenti a tempo determinato (esclusi dirigenti)
8
50
45
7
6
5
4
ISf
40
ISm
35
totale
30
ISm
totale
25
3
20
2
15
1
10
5
0
20
06
20
04
20
02
19
98
20
00
19
96
19
92
19
94
19
88
19
90
19
86
19
84
0
19
82
ISf
2004
2005
2006
PISA
dipendenti a tempo determinato (esclusi dirigenti)
80
70
ISf
60
ISm
50
totale
40
30
20
10
0
2004
1.2
2005
2006
Le categorie
Attraverso la categoria giuridica di appartenenza si distingue la complessità delle
attività del dipendente a cui sono strettamente legate le conoscenze richieste, il tipo di
mansioni svolte e il livello di responsabilità.
La distribuzione del personale per categoria al 2006 evidenzia in tutti gli enti che oltre
la metà del personale si concentra nelle categorie C, D1, D3 e DIR.
Per Bologna, Firenze e la Comunità montana è stato possibile confrontare la
situazione del 2006 con quella all’anno 1980/1982: per i comuni emerge uno
‘spostamento’ dalle categorie medio-basse (A, B1 e B3) verso quelle medio-alte (C, D1,
D3 e DIR) con la quasi totale sparizione della categoria A. La Comunità montana, dove la
categoria A è assente, si contraddistingue per il forte ridimensionamento della categoria
degli ‘operai forestali’ (FRS) a favore in particolare delle categorie C e D3.
39
Figura 4. Composizione del personale per categoria
FIRENZE
2006
1980
1,4%
0,7%
9,9%
1,3%
2,8%
3,9%
23,5%
11,8%
A
A
B1
B1
B3
B3
30,0%
15,6%
C
24,4%
6,2%
C
D1
D1
D3
D3
DIR
DIR
34,5%
34,1%
BOLOGNA
1980
2006
1,5%
3,0%
0,0%
1,3%
10,2%
8,8%
28,6%
A
10,6%
B1
35,6%
10,6%
A
B1
8,4%
B3
B3
C
C
D1
D1
D3
D3
DIR
DIR
14,5%
8,1%
58,8%
COMUNITA’ MONTANA MEDIA VALLE DEL SERCHIO
1982
0,0%
2006
4,1%
3,3%
FRS
20,0%
B1
FRS
16,3%
B1
32,7%
B3
B3
C
C
3,3%
8,2%
D1
3,3%
0,0%
D1
D3
D3
DIR
70,0%
12,2%
26,5%
CAMAIORE
PISA
2006
2,8% 2,8%
2,8%
7,5%
18,4%
7,6%
2006
1,7%
0,2%
16,6%
20,4%
A
A
B1
B1
B3
23,3%
B3
C
50,4%
40
REGGIO CALABRIA
2006
18,0%
DIR
0,0%
16,6%
12%
1,0%
A
B1
1,3%
21,1%
B3
C
C
D1
D1
D1
D3
D3
D3
DIR
DIR
DIR
33,0%
42,2%
1.3
Struttura per età e anzianità
Un aspetto interessante per caratterizzare il personale dipendente è la composizione
per età e la sua variazione nel tempo. La popolazione è stata suddivisa in classi
quinquennali di età e, dove possibile, sono state confrontate le piramidi al 1980 e al
2006.
Quello che emerge è un progressivo invecchiamento del personale che nel 2006 è
prevalentemente concentrato nelle classi superiori ai 44 anni. La stessa struttura si trova
anche in quei comuni per i quali non si è potuto effettuare il confronto con il
venticinquennio precedente.
Figura 5. Piramidi di età – anno 2006
CAMAIORE
PISA
2006
2006
65 e più
65 e più
60-64
60-64
55-59
55-59
50-54
50-54
45-49
M
40-44
F
45-49
40-44
35-39
35-39
30-34
30-34
25-29
25-29
18-24
18-24
M
F
REGGIO CALABRIA
2006
65 e più
60-64
55-59
50-54
45-49
40-44
M
F
35-39
30-34
25-29
18-24
Differenziando la struttura per età per tipologia contrattuale si osserva una
sostanziale differenza fra i dipendenti a tempo determinato e quelli a tempo
indeterminato: i primi sono mediamente 10-15 anni più giovani dei secondi e solo dal
2000 sono più largamente presenti anche nelle classi dai 35 anni e oltre.
Questa tendenza si spiega in modo piuttosto banale se si tiene conto che i contratti a
tempo determinato generalmente caratterizzano l’inizio di una carriera e poi si evolvono
in contratti a tempo indeterminato oppure cessano definitivamente impedendo al
soggetto di “invecchiare”. Tuttavia il sempre più frequente ricorso a forme contrattuali
flessibili, incentivato soprattutto dalla finanziaria 2000, ha fatto sì che molti dipendenti
rimanessero più a lungo con contratti a tempo determinato o che facessero il loro primo
accesso in età più avanzata.
41
Figura 6. Piramidi di età del personale del Comune di Bologna a tempo indeterminato e determinato – anni 1980
e 2006
1980 - indeterminato
2006 - indeterminato
65 e più
65 e più
60-64
60-64
55-59
55-59
50-54
50-54
45-49
M
40-44
F
45-49
M
F
40-44
35-39
35-39
30-34
30-34
25-29
25-29
18-24
18-24
2006 - determinato
1980 - determinato
65 e più
65 e più
60-64
60-64
55-59
55-59
50-54
50-54
45-49
M
45-49
M
40-44
F
40-44
F
35-39
35-39
30-34
30-34
25-29
25-29
18-24
18-24
All’interno delle singole categorie si evidenzia un aumento dell’età media nel tempo;
inoltre, la dirigenza risulta mediamente dai 3 ai 9 anni più anziana delle altre categorie a
tempo indeterminato.
Parallelamente alla struttura per età si è analizzata quella per anzianità di servizio,
costruendo classi di anzianità quinquennali.
Dal 2000 si evidenzia un restringimento della classe di anzianità 0-4 anni, indice di
uno scarso rinnovamento di personale.
Nuovamente si osserva un comportamento diverso per le due tipologie di contratto:
mentre i dipendenti a tempo determinato si concentrano nelle classi 0-4 e 5-9, i livelli di
anzianità più elevati sono raggiunti solo dal personale stabile.
42
Figura 7. Piramidi di anzianità del personale del Comune di Firenze a tempo indeterminato e determinato – anni
1980 e 2006
2006 - indeterminato
1980 - indeterminato
40 e più
40 e più
35-39
35-39
30-34
30-34
25-29
25-29
M
20-24
F
M
20-24
15-19
15-19
10-14
10-14
5-9
5-9
0-4
0-4
F
2006 - determinato
1980 - determinato
40 e più
40 e più
35-39
35-39
30-34
30-34
25-29
25-29
M
20-24
F
M
20-24
15-19
15-19
10-14
10-14
5-9
5-9
0-4
0-4
F
Camaiore e Reggio Calabria mostrano una struttura per anzianità simile nel 2006:
per entrambi i generi la classe 25-29 è molto più ampia della 15-19 e della 20-24,
segnale di un calo delle assunzioni dal 1983 al 1992 rispetto al precedente periodo
1978-82.
Figura 8. Piramidi di anzianità del personale dei Comuni di Camaiore e Reggio Calabria – anno 2006
CAMAIORE
REGGIO CALABRIA
2006
2006
40 e più
30-34
35-39
25-29
30-34
20-24
15-19
25-29
M
F
10-14
20-24
M
F
15-19
10-14
5-9
5-9
0-4
0-4
1.4 I flussi
In alcuni enti si è verificata la presenza di carriere in cui lo stesso soggetto viene
assunto, cessa e riprende più volte il servizio.
Con il termine flussi si indicano gli ingressi verso l’ente come le assunzioni, le uscite
dall’ente come le cessazioni e l’insieme dei ‘movimenti interni’ che provocano il
mutamento della condizione giuridica del dipendente come il cambiamento del tipo di
contratto o il passaggio di categoria che non necessariamente avvengono in
contemporanea.
43
Convenzionalmente si è considerato interno un flusso che comporta variazione
giuridica del soggetto entro un anno; sono stati invece considerati flussi con l’esterno, in
entrata o in uscita, la prima assunzione, l’eventuale cessazione definitiva e l’interruzione
della carriera per un periodo superiore a un anno (composta da una uscita e da un
successivo rientro). A questo proposito sono opportune due ulteriori precisazioni: 1)
uscite e entrate consecutive del medesimo soggetto a distanza maggiore di un anno non
presuppongono necessariamente un cambiamento a livello giuridico del soggetto stesso;
2) non sono considerati flussi interni le cessazioni seguite da re-ingressi entro un anno
dove non è presente un cambiamento nel tipo di contratto o nella categoria poiché di
fatto non ci sono elementi di discontinuità.
Per l’analisi si è diviso il periodo di osservazione in quinquenni a partire dal 1950 fino
al 2006. È ovvio che per i Comuni di Camaiore, Pisa e Reggio Calabria l’osservazione è
parziale: i flussi in entrata sono quantificabili ma non suddivisibili per gruppo e categoria,
i flussi in uscita e i flussi interni sono rilevabili solo per il quinquennio 2000-2006 o parte
di esso.
Il quinquennio 1980-84 si contraddistingue per essere quello con maggiori frequenze
di flussi in entrata, spesso insieme ai quinquenni più recenti. Fa eccezione il Comune di
Pisa dove invece gli ingressi prevalgono nei quinquenni 1975-79 e 1985-89.
Per Firenze e Bologna è stato possibile scindere i flussi in entrata per genere e per
tipo di contratto. Essi rispecchiano la composizione del personale infatti, per il Comune di
Firenze, le entrate di dipendenti a tempo indeterminato sono abbastanza equilibrate per
genere mentre fra quelle di dipendenti a tempo determinato prevalgono nettamente le
femmine; per il Comune di Bologna lo scarto fra i generi nei flussi in entrata è a favore
delle femmine per entrambe le tipologie contrattuali.
Tralasciando i Comuni di Camaiore, Pisa e Reggio Calabria per cui l’osservazione si
riduce all’ultimo quinquennio, si nota che il 1990-94 è il periodo con maggiore numero di
uscite per Bologna e Firenze, mentre per la Comunità montana è il 1985-89.
Nella distinzione dei flussi in uscita per genere e per tipo di contratto, valgono le
medesime osservazioni fatte per le entrate: nelle uscite di dipendenti a tempo
determinato prevalgono le femmine sia a Bologna sia a Firenze; nelle uscite a tempo
indeterminato lo scarto rimane a favore del genere femminile a Bologna mentre si ha un
maggiore equilibrio per i dipendenti fiorentini.
Considerato che un’analisi estesa al venticinquennio 1980-2006 è eseguibile solo per
Bologna, Firenze e la Comunità montana e che quest’ultima è fondamentalmente
caratterizzata da scarsa mobilità interna sia per la bassa numerosità del personale sia per
l’elevata presenza di operai forestali che, per la loro tipologia contrattuale,
non
effettuano passaggi verso altre categorie, le considerazioni che seguono si riferiscono ai
due comuni.
La maggior parte dei passaggi da un gruppo all’altro entro un anno riguarda la
trasformazione di tipologia di contratto da tempo determinato a tempo indeterminato e
interessa quasi esclusivamente le categorie non dirigenziali. Tali flussi sono
prevalentemente concentrati nel quinquennio 1980-84. I passaggi di categoria più
frequenti sono quelli verso la categoria immediatamente superiore (progressioni
verticali). Se si isolano i passaggi nell’ambito dei contratti a tempo determinato la
situazione cambia: si verificano passaggi frequenti anche verso categorie non contigue
poiché tale tipologia di contratto consente di assumere lo stesso soggetto in tempi
successivi con mansioni totalmente diverse e pertanto in categorie e profili differenti
secondo il ruolo che l’ente ha esigenza di coprire.
2. Rapidità di carriera
Nel tentativo di valutare la presenza di eventuali differenze, in termini quantitativi e
temporali, nell’evoluzione della carriera dei dipendenti si sono poste a confronto due
coorti di assunzione cioè due sotto-popolazioni costituite da soggetti assunti nello stesso
anno. Sono stati scelti il 1980 e il 1985, due anni che permettessero di disporre di un
intervallo di tempo abbastanza ampio in cui osservare le carriere. Per ogni coorte sono
44
stati raggruppati i soggetti assunti nella stessa categoria e di ciascun gruppo sono stati
analizzati i passaggi ad altra categoria.
Dato che l’analisi dei flussi ha evidenziato che la maggior parte dei passaggi interni
avviene verso la categoria immediatamente superiore (o comunque verso l’alto, i
passaggi verso categorie inferiori sono trascurabili), si può parlare con una buona
approssimazione di uno studio sull’avanzamento di carriera.
Tale analisi è stata effettuata solo per i Comuni di Firenze e Bologna. Utilizzando lo
strumento delle tavole di eliminazione si sono calcolate le probabilità di transizione tra
categorie ottenendo per ciascuna di esse una misura dell’intensità e della cadenza del
fenomeno; inoltre sono state costruite le funzioni di sopravvivenza separatamente per le
due coorti.
A livello complessivo si osserva una velocizzazione delle carriere per la coorte 1985,
ad eccezione delle categorie più elevate (D1 per Firenze, D3 per Bologna – assenza di
osservazioni per DIR).
Dai grafici delle funzioni di sopravvivenza emergono due tipi di andamenti: un
andamento ‘morbido’ (fig. 9 grafico di Bologna), a cui si può associare la carriera
‘naturale’ del dipendente pubblico e un andamento caratterizzato da variazioni repentine
(fig. 9 grafico di Firenze coorte 1980), indice di interventi politici, amministrativi e
sindacali-contrattuali che possono interessare categorie diverse in enti diversi e in tempi
diversi.
Figura 9. Funzioni di sopravvivenza categoria C – anno assunzione 1980 e 1985. Comuni di Firenze e Bologna
FIRENZE
BOLOGNA
1,00
0,90
0,80
0,70
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20
0,10
0,00
1,00
0,90
0,80
0,70
0,60
0,50
0,40
0,30
0,20
0,10
0,00
C 1980
C 1985
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
C 1980
C 1985
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
3. Dati economici
I dati economici sono stati utilizzati per valutare la spesa lorda annua che gli enti
versano per il personale e la variazione di tale spesa nel tempo rispetto a quella del
numero di dipendenti.
Per Bologna, Firenze e Comunità montana è stato analizzato il periodo comune 19902006:
BOLOGNA
Æ il personale diminuisce del 16,6%
Æ la spesa aumenta del 38,0%
Æ spesa pro-capite: da 12.707,28€ nel 1990 a 21.033,93€ nel 2006
FIRENZE
Æ il personale diminuisce del 27,3%
Æ la spesa aumenta del 48,6%
Æ spesa pro-capite: da 10.913,55€ nel 1990 a 22.308,30€ nel 2006
COMUNITÀ
Æ il personale aumenta del 14,0%
MONTANA
Æ la spesa aumenta del 89,9%
Æ spesa pro-capite: da 10.338,26€ nel 1990 a 17.184,98€ nel 2006
45
Figura 10. Numero di dipendenti e spesa lorda per il personale – 1990-2006. Comuni di Firenze e Bologna e
Comunità montana
140.000.000,00
120.000.000,00
100.000.000,00
80.000.000,00
n° dipendenti BO
n° dipendenti FI
60.000.000,00
spesa lorda in €
8500
8000
7500
7000
6500
6000
5500
5000
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
40.000.000,00
spesa lorda BO
spesa lorda FI
20.000.000,00
0,00
19
90
19
91
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
n° dipendenti
FIRENZE E BOLOGNA
COMUNITA’ MONTANA
60
1.000.000,00
900.000,00
800.000,00
700.000,00
40
600.000,00
30
500.000,00
400.000,00
20
n° dipendenti
10
spesa lorda
200.000,00
100.000,00
0,00
19
90
19
91
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
0
300.000,00
spesa lorda in €
n° dipendenti
50
Per Camaiore e Pisa è stato analizzato il periodo comune 2004-2006:
CAMAIORE
Æ il personale aumenta del 1,6%
Æ la spesa aumenta del 13,1%
Æ spesa pro-capite: da 19.135,38€ nel 2004 a 21.296,52€ nel 2006
PISA
Æ il personale diminuisce del 7,7%
Æ la spesa diminuisce del 1,4%
Æ spesa pro-capite: da 21.237,66€ nel 2004 a 22.691,51€ nel 2006
Tali dati mostrano che la spesa cresce indipendentemente dal fatto che il personale
aumenti o diminuisca e cresce sempre in misura maggiore rispetto alla variazione del
personale; unica eccezione è Pisa che a un decremento del numero di dipendenti vede
corrispondere una diminuzione, sebbene di entità inferiore, della spesa. Tuttavia la spesa
lorda pro-capite registra una crescita in tutti gli enti.
4. La formazione
I cambiamenti istituzionali e i rapidi processi di innovazione dell’ultimo decennio
hanno determinato nella Pubblica Amministrazione la richiesta di personale qualificato e
aggiornato. Parallelamente le misure restrittive poste dalle leggi finanziarie hanno ridotto
46
fortemente il reclutamento con la conseguente diminuzione del turnover dei dipendenti e
l’aumento della loro età media. Pertanto diventa di fondamentale importanza la
riqualificazione del personale già in servizio anche attraverso un’adeguata formazione.
Per tutti gli enti e per ciascun anno di osservazione si è analizzata la suddivisione
dell’attività formativa per area tematica; successivamente si è calcolato l’ammontare di
ore di formazione sempre distintamente per anno e area tematica.
Firenze e Bologna sono accomunate da un picco di ore dedicate alle attività formative
nel 2001. Per quanto riguarda le aree tematiche, il panorama è molto vario, tuttavia le
più ricorrenti sono la tecnico-specialistica che include molteplici argomenti, la
informatico-telematica, talvolta maggiormente presente in determinati anni talvolta in
modo continuativo durante tutto il periodo di osservazione e la amministrativa e
giuridico-normativa che generalmente sono presenti in modo trasversale.
Figura 11. Ore di formazione per anno e per area tematica – Comuni di Bologna e Firenze
BOLOGNA
180000
tecnico-specialistica
160000
statistica
140000
organizzazione e/o gestione del personale
manutenzione impianti e dotazioni tecniche
120000
manageriale
100000
lingue straniere
80000
informatica e/o telematica
60000
giuridico-normativa
40000
contabilità e controllo di gestione
comunicazione e/o relazioni esterne
20000
amministrativa
0
finanza e fund raising
FIRENZE
tecnico-specialistica
200000
statistica
180000
sicurezza ambiente di lavoro
160000
riqualificazione
relazioni internazionali e/o interistituzionali
140000
organizzazione e/o gestione del personale
manutenzione impianti e dotazioni tecniche
120000
manageriale
100000
lingue straniere
80000
informatica e/o telematica
giuridico-normativa
60000
gestione e/o controllo servizi interni
40000
contabilità e controllo di gestione
20000
comunicazione e/o relazioni esterne
amministrativa
0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
altro
acquisti e/o commercializzazione
Sarebbe interessante verificare l’efficacia della formazione effettuata in termini di
risposta alle necessità professionali dell’ente; in realtà dai dati a disposizione ben poco si
può capire su tali esigenze. In questa sede ci si è limitati a vedere a chi è rivolta la
formazione e se esiste una relazione fra i passaggi di categoria e l’effettuazione di un
corso di formazione.
Per quanto riguarda i destinatari dei corsi formativi, si tratta quasi totalmente di
dipendenti con contratto a tempo indeterminato per tutti gli enti ed è pienamente
comprensibile la scelta di investire sul personale stabile. La Comunità montana riserva ai
forestali corsi a indirizzo tecnico-specialistico e sul tema della sicurezza sul lavoro, anche
se gran parte dell’attività formativa è rivolta alle altre categorie.
47
Relativamente al secondo quesito, analizzato solo per Firenze e Bologna e per il
periodo comune dal 1995 al 2006, si è verificato che il 67,4% dei dipendenti fiorentini e
l’89,9% dei dipendenti bolognesi che effettuano un passaggio di categoria dopo il 1990
frequenta un corso entro quattro anni dal passaggio.
Analogamente si è inoltre verificato che il 26,7% dei dipendenti bolognesi e il 13,8%
di quelli fiorentini che seguono un corso di formazione dal 1995 passano di categoria
entro quattro anni dalla frequentazione del corso.
48
Indagine sperimentale sul profilo professionale
del rilevatore comunale
49
50
Gli obiettivi della rilevazione sperimentale
sul profilo del rilevatore comunale
Alessandra Righi
Direzione centrale Relazioni internazionali e coordinamento e sviluppo del Sistan, Istat
Introduzione
La consapevolezza che la qualità dell’informazione statistica non riguardi solamente il
prodotto delle rilevazioni, ma vada perseguita soprattutto nel corso del processo di
produzione, ha fatto sì che negli ultimi anni si sia prestata progressivamente sempre più
attenzione alle diverse fasi di rilevazione per intervenire in corso d’opera e cercare di
prevenire le diverse cause di errori non campionari.
Nell’ambito di queste riflessioni il ruolo dei rilevatori nel processo di raccolta dei dati è
andato via via assumendo un’importanza sempre maggiore e la possibilità di gestire
efficacemente le fasi di selezione e di formazione dei rilevatori è risultata uno degli
elementi di base del processo produttivo utile a garantire la qualità dei dati prodotti,
insieme all’impostazione di un efficace sistema di monitoraggio sul campo.
Il progetto che viene presentato deriva, quindi, dalla convinzione che la qualità del
dato scaturisce dal monitoraggio del processo produttivo e che il ruolo del rilevatore è per
questo centrale nella produzione delle informazioni. L’individuazione del profilo
professionale del rilevatore permette, inoltre, di definire in maniera adeguata i criteri di
selezione e i percorsi formativi che possono assicurare standard qualitativi più elevati.
Nell’ambito del Protocollo d’intesa riguardante la collaborazione tra Istat e Usci (in
essere dal 20 maggio 2006) volto, tra l’altro, a definire e realizzare percorsi formativi per
il personale adibito a svolgere attività di natura statistica e a promuovere la realizzazione
presso gli uffici di statistica di esperienze pilota e indagini statistiche di tipo innovativo, è
maturata l’idea di replicare la sperimentazione fatta sui rilevatori della rete Istat per le
forze di lavoro nel corso del 2006 (si veda Balì N., Navarra F., Panaccione D., 2007)23
anche sui rilevatori di un numero ristretto di comuni. Il Comitato tecnico scientifico di
gestione del Protocollo ha infatti ritenuto che una definizione dettagliata del profilo
professionale del rilevatore fosse utile per la progettazione della selezione e della
formazione dei rilevatori comunali e per questa via per ottenere un più generale
miglioramento della qualità dei dati raccolti sul territorio.
Questo lavoro intende fornire un breve resoconto degli aspetti organizzativi e
metodologici del progetto della rilevazione realizzata tra ottobre e novembre del 2007
presso gli uffici di statistica di sei importanti comuni (Firenze, Padova, Pisa, Reggio
Calabria, Roma e Vicenza).
1. Il progetto e la rilevazione
Il progetto di analisi e definizione del profilo professionale dei rilevatori comunali si è
articolato in diverse fasi. Si sono dapprima individuati i comuni interessati alla
sperimentazione e si è aperto un tavolo tecnico tra Istat, Usci e responsabili dei comuni
coinvolti nella sperimentazione per condividere le scelte metodologiche e gli aspetti
organizzativi necessari alla realizzazione della rilevazione. Si è passati poi alla scelta dello
strumento di rilevazione che ha reso necessaria la predisposizione di un piano di
formazione sul modello concettuale scelto (il modello Occupational Information Network 23
Balì N., Navarra F., Panaccione D. (a cura di) (2007), Documento di sintesi sui principali risultati della rilevazione sulle
competenze e sulle abilità, Roma, Istat.
51
O*Net del Department of Labour Usa)24 rivolto ai soggetti dell’Istat, dell’Usci e dei
Comuni coinvolti che è stato svolto da esperti Istat. A questa fase è seguita quella della
definizione degli aspetti organizzativi della rilevazione (tempi, luoghi ed attori coinvolti) e
poi materialmente quella sul campo.
Per mettere a punto e seguire le fasi di lavoro della rilevazione sperimentale sul
profilo professionale dei rilevatori, nel maggio 2007 si è costituito un apposito Gruppo di
lavoro Istat-Usci (composto da circa 30 persone in rappresentanza dei comuni
partecipanti, dell’Ufficio della Segreteria centrale del Sistan, degli Uffici regionali, del
Servizio di Sviluppo delle risorse umane e della Direzione centrale sulla qualità della vita
dell’Istat, in particolare del Servizio delle forze di lavoro). Il gruppo doveva: 1) svolgere
la progettazione, 2) realizzare gli strumenti di rilevazione, 3) realizzare la formazione per
la fase di rilevazione, 4) mettere a punto le analisi e il rapporto finale, infine, 5) definire
le linee strategiche per la valorizzazione e generalizzazione dei risultati conseguiti in
ambito Sistan.
Nel corso dei lavori del gruppo si è individuato un set di competenze (le competenze
situate) fondamentali e prioritarie per l’esercizio della professione di rilevatore e sulle
quali viene ritenuto essenziale l’investimento sia in fase di selezione sia nella formazione
del rilevatore comunale. Tali competenze definiscono il profilo possibile del rilevatore. Le
competenze situate sono quindi il punto di incontro fra uno scenario professionale e il
contesto organizzativo in cui ciascuna professione opera quotidianamente e
rappresentano gli skills, le conoscenze sulle quali si può innestare un percorso formativo
e di sviluppo.
Nel maggio 2007 i contenuti del questionario e la strategia d’indagine sono stati
presentati e discussi in numerosi incontri con i comuni. In giugno, invece, si sono
realizzate le interviste ai referenti degli uffici di statistica sull’analisi delle competenze dei
rilevatori comunali dal loro punto di vista. Infine, il 28 settembre si è realizzata una
giornata di formazione sui questionari per i referenti comunali.
1.1 Obiettivi e aspetti metodologici della rilevazione
Obiettivo più generale del progetto è quello del rilancio attraverso la collaborazione
strategica tra Istat e Comuni di una figura così decisiva quale è quella del rilevatore per
lo sviluppo del Sistema statistico nazionale.
L’oggetto della rilevazione effettuata è lo studio delle caratteristiche professionali
dell’intervistatore allo scopo conoscere le differenze territoriali e di contesto in cui
operano e di accrescerne la professionalità individuando una formazione mirata per loro.
Gli obiettivi della rilevazione possono essere così sintetizzati: a) identificare il profilo
necessario ad esercitare l’attività di rilevatore, rilevando e misurando variabili che
descrivono le caratteristiche della loro professione; b) identificare i fabbisogni di
competenze.
Data la complessità del concetto di professione e la quantità di dimensioni che
intervengono a definirlo, molteplici sono gli strumenti metodologici per rilevare le
professioni che si rintracciano in letteratura e dall’osservazione diretta delle pratiche di
indagine svolte a livello internazionale e nazionale.
Fra gli strumenti rintracciabili quello ritenuto più significativo e innovativo, per
analiticità ed operatività, è - come già accennato - il modello O*Net (Occupational
Information Network) messo a punto dal Department of Labour degli Stati Uniti
d’America. Per la rilevazione si è scelto, quindi, tale strumento che, per rappresentare e
descrivere i contenuti delle professioni, adotta un modello skill based che incorpora i
risultati più significativi delle ricerche condotte nell’ultimo mezzo secolo in materia di job
analysis. Il modello proposto per la definizione di una unità professionale si incentra
sull’analisi di 5 aree di informazione:
24
U.S. Department of Labor (2002), O*NET® Data Collection program, Employment and Training Administration.
52
requisiti del lavoratore (informazioni correlate agli skills di base e trasversali,
all’istruzione e alla cultura generale);
ƒ
caratteristiche del lavoratore (informazioni correlate alle caratteristiche personali e
al sistema valoriale apportato);
ƒ
requisiti esperienziali (informazioni correlate alla formazione, esperienza, ecc.);
ƒ
requisiti della professione (informazioni correlate alle attività di lavoro, contesto
lavorativo, contesto organizzativo);
ƒ
specificità della professione (informazioni correlate alle conoscenze professionali,
skills professionali, compiti, macchinari, attrezzature, strumenti).
Le caratteristiche che permettono di ricostruire le suddette dimensioni sono state
raggruppate in nove sezioni tematiche di un questionario: 1) Compiti, 2) Conoscenze, 3)
Skills, 4) Competenze, 5) Attività, 6) Contesto di lavoro, 7) Istruzione/formazione, 8)
Interessi e valori, 9) Stili di lavoro.
Prima di effettuare la rilevazione si è realizzata presso i comuni coinvolti (Firenze,
Padova, Pisa, Reggio Calabria, Roma e Vicenza) una ricognizione sulla consistenza del
parco rilevatori (disponibile e potenziale), sugli strumenti di selezione maggiormente
utilizzati e sulla strategia messa in atto per la loro selezione. È emerso che per
selezionare i rilevatori i comuni ricorrono in genere a più di uno strumento che è
differenziato a seconda che si tratti di personale interno o esterno. Nel caso di personale
esterno si ricorre alla creazione di un Albo vero e proprio o alla predisposizione di elenchi
e graduatorie da scorrere (tav.1). Ovviamente i criteri di selezione per la costituzione di
un Albo o di semplici graduatorie o elenchi sono differenti. Anche in questo caso la
variabilità è molto elevata, si va dalla richiesta del titolo di secondaria superiore per
l’iscrizione all’albo di Firenze a graduatorie di laureati o di studenti di statistica come nel
caso di Roma.
Inoltre, alcuni uffici utilizzano rilevatori interni solo per alcune rilevazioni (è il caso di
Padova in cui per la rilevazione dei prezzi vengono utilizzati solo dipendenti comunali),
mentre altri utilizzano indifferentemente dipendenti o esterni.
ƒ
Tavola 1. Numero di rilevatori per comune, strumenti e strategie di selezione
Comuni
Strumenti di selezione (1)
Firenze
Albo
Padova
Albo + dipendenti comunali
Pisa
Elenco
Reggio Calabria
Albo + dipendenti comunali
Roma
Graduatoria + dipendenti
comunali
Vicenza
Elenco
Rilevatori
potenziali
Rilevatori
attivi (2)
443
98
8
98
624
30
Strategia su parco rilevatori
(3)
Non dipendenti comunali iscritti
62 all’albo (diplomati)
Non dipendenti comunali iscritti
all’albo + dipendenti comunali per
15 indagine prezzi
13 Solo dipendenti
14
Priorità a dipendenti comunali con
qualifica operatore di rilevazione,
dipendenti Ufficio statistica,
57 graduatoria
5
N.d.
(1)
graduatoria con criteri di selezione - elenco - albo
(2)
almeno 2 indagini di diversa tipologia a partire dal 2006
(3)
solo dipendenti comunali - solo dipendenti da altre società - dipendenti e autonomi - solo studenti - altro
Fonte: nostra elaborazione
La rilevazione vera e propria condotta presso i 6 uffici di statistica comunali ha
riguardato 117 rilevatori, di cui 49 rilevatori dipendenti comunali e 68 rilevatori esterni
(tav.2). Emerge che la proporzione che si osserva tra i vari uffici in termini di personale
dipendente e personale esterno è molto diversificata: si va dal 100% di rilevatori
dipendenti a Pisa al 100% di rilevatori esterni a Firenze.
53
Tavola 2. Gli intervistati per comune
Comune
Firenze
Padova
Pisa
Reggio Calabria
Roma
Vicenza
Totale
Rilevatori comunali
Rilevatori esterni
10
10
5
24
49
34
4
6
16
8
68
Totale
34
14
10
11
40
8
117
Fonte: nostra elaborazione
In particolare, a Firenze i 34 intervistati sono tutti rilevatori esterni, mentre a Pisa i
10 intervistati sono tutti dipendenti comunali. A Padova sono stati intervistati 10
dipendenti comunali (di cui 8 dell’ufficio di statistica e 2 di altri uffici) che hanno
dichiarato di occuparsi in prevalenza della rilevazione sui prezzi, mentre i 4 rilevatori
esterni delle indagini campionarie sulle famiglie. A Reggio Calabria degli 11 intervistati, 5
sono dipendenti comunali e si occupano dell’indagine sui prezzi, mentre i restanti sono
esterni. A Roma sono state effettuate 40 interviste, di cui 24 a dipendenti comunali (16
dell’ufficio di statistica e 8 di altri uffici) e 16 a rilevatori esterni. A Vicenza, invece, la
rilevazione ha riguardato 8 rilevatori tutti esterni all’amministrazione comunale, la metà
di loro si occupa della rilevazione dei prezzi, l’altra metà delle indagini campionarie sulle
famiglie.
Le diversità riscontrate confermano dunque il quadro delineato con la ricognizione
preliminare effettuata sugli uffici.
2. Questioni aperte
La rilevazione realizzata sui 117 rilevatori dei 6 comuni coinvolti ha permesso di
conoscere alcuni importanti aspetti relativi alle difformità nella gestione del parco
rilevatori, nei criteri di selezione e nelle competenze dei rilevatori. I risultati offrono
spunti operativi interessanti, anche se alcuni importanti obiettivi che il progetto aveva
cercato di porsi non sono stati raggiunti. Tra questi l’individuazione di strumenti
metodologici per affinare la fase di selezione, la definizione di un set di indicatori
riguardanti i principali aspetti qualitativi che consentono di raggiungere performance
lavorative più elevate o la progettazione di interventi formativi mirati a colmare eventuali
bisogni espressi dai rilevatori.
Andrebbero pure evidenziati i vincoli e le criticità dettati dal contesto organizzativo o
da aspetti quali le modalità di selezione e di formazione dei rilevatori che possono
determinare uno scostamento fra un modello ideale di competenze e la situazione reale
del comune.
La collaborazione Istat-Usci su questo progetto ha riguardato un ristretto numero di
comuni, se è vero che questi numeri sono sufficienti per determinare correttamente il
profilo professionale del rilevatore, lo sono meno per poter delineare una riflessione
accurata su come affrontare le criticità del contesto e degli altri aspetti contingenti
dell’organizzazione. Per questo sarebbe opportuno proseguire con le fasi del progetto che
non sono state ancora realizzate per poter arrivare a fornire ai comuni delle Linee guida
che li aiutino nella selezione e nella formazione dei rilevatori.
Inoltre, il questionario e la metodologia utilizzati saranno messi a disposizione di tutti
i comuni che desiderino realizzare presso di sé l’indagine e derivarne dei risultati validi
per la propria amministrazione. Si tratta, infatti, uno strumento che permette di avere
risultati immediatamente spendibili in termini di miglioramento dell’efficienza sia dei
criteri di selezione dei rilevatori comunali che in quelli della loro formazione.
54
La rilevazione sperimentale sui rilevatori comunali:
una sintesi dei risultati
Nadia Nur
Direzione centrale Relazioni internazionali e coordinamento e sviluppo del Sistan, Istat
Premessa metodologica
Per analizzare il profilo professionale del rilevatore comunale si è scelto di fare
riferimento a un apparato concettuale complesso, che prendesse in considerazione tutte
le dimensioni che intervengono a definire un professione.
I concetti e le dimensioni dal modello O*Net25, messo a punto dal’U.S. Department of
Labor e già riadattato e utilizzato per l’Indagine sulle professioni Istat-Isfol26, sono validi
per descrivere tutte le professioni usando un linguaggio unico. Per questa ragione alcune
domande del questionario possono apparire non pertinenti.
Il questionario è composto da 283 domande, articolate in 9 sezioni:
A – Parte introduttiva,
B – Informazioni sulle conoscenze necessarie allo svolgimento della professione,
C - Informazioni sulle competenze necessarie allo svolgimento della professione,
D - Informazioni sulle attitudini necessarie allo svolgimento della professione,
E - Valori richiesti dalla professione,
F – Informazioni sugli stili di lavoro necessari allo svolgimento della professione,
G – Informazioni sulle attività generalizzate di lavoro svolte con la professione,
H – Informazioni sulle condizioni di lavoro,
I – Attività dettagliate.
Le domande esplorano due dimensioni diverse e complementari, su due scale di
misura diverse:
a) l'importanza dell'aspetto considerato nello svolgimento della professione;
b) il livello di complessità per il quale lo stesso aspetto è necessario nella
professione.
Queste dimensioni vengono esplorate utilizzando scale di misura diverse, con un
range numerico differente:
a) la scala di importanza misura l’intensità con cui quel particolare aspetto è
presente nel lavoro svolto e va da 1 a 5;
b) la scala di livello misura il livello di complessità con cui quel particolare aspetto del
lavoro viene esercitato e va da 1 a 7;
c) infine, la scala di frequenza, con un range da 1 a 4.
Per semplificare i punteggi di valutazione degli item sono stati standardizzati su una
scala 0-100 secondo la seguente formula:
S = ( (O - L) / (H - L) ) * 100
S = punteggio standardizzato
L = punteggio più basso possibile
25
26
O = punteggio originario
H = punteggio più alto
http://online.onetcenter.org/
http://www.istat.it/strumenti/rispondenti/indagini/indagine_professioni/
55
Figura 1. Scale di importanza e di livello: un esempio di domanda
B.18
Psicologia
Conoscenza del comportamento e delle prestazioni umane, delle differenze
individuali nelle attitudini, nella personalità e negli interessi, dei meccanismi
di apprendimento e di motivazione, dei metodi della ricerca psicologica e della
valutazione e del trattamento dei disordini comportamentali ed affettivi
A. Quanto è importante quest’area di conoscenza nello svolgimento della sua attuale professione?
•
•
•
•
•
Non importante
Appena importante
Importante
Molto importante
Di assoluta importanza
1|_| Æ passare all’area di conoscenza successiva
2|_|
3|_|
4|_|
5|_|
B. A quale livello, fra quelli indicati, sono necessarie queste conoscenze per lo svolgimento della sua
attuale professione?
Badare a diversi bambini
su un campo da gioco
1
2
Comprendere gli effetti
dell’alcool sulle reazioni
umane
3
4
Curare una persona con una
grave malattia mentale
5
6
7
I questionari sono stati somministrati in modalità modalità CASI (Computer assisted
self interview) utilizzando il Software Blaise, che con sente la registrazione diretta delle
risposte in modalità data entry.
1. Il profilo del rilevatore comunale
La definizione della professione di rilevatore adottata in questa indagine è quella
utilizzata dall’Indagine sulle professioni e definita dalla Nomenclatura delle Unità
professionali27: “Gli intervistatori assistono gli specialisti nella ricerca e nella acquisizione
di informazioni, ovvero conducono interviste strutturate e semi strutturate con
questionari e strumentazioni complesse in indagini e rilevazioni totali o campionarie
disegnate su basi scientifiche”.
La maggior parte degli intervistati si riconosce nella definizione: il 50,41 è molto
d’accordo, il 47,11 è abbastanza d’accordo. La prima domanda del questionario è infatti
tesa a verificare l’aderenza delle definizioni adottate all’autopercezione dell’intervistato
rispetto alla propria professione.
1.1. Le conoscenze
Le conoscenze costituiscono il bagaglio di sapere necessario allo svolgimento della
professione. Si configurano come l’insieme delle teorie di riferimento, delle discipline,
delle pratiche, apprese attraverso l’istruzione, la formazione professionale o il training on
the job.
Il questionario cataloga le conoscenze in 9 aree (gestione di impresa, processi di
produzione, ingegneria e tecnologi, matematica e scienze, salute e servizi alle persone,
formazione e istruzione, scienze umane e sociali, legislazione e pubblica sicurezza,
trasporti e comunicazione), ripartite in 33 descrittori.
27
http://www.istat.it/strumenti/definizioni/professioni/nup/
56
Tra le conoscenze più rilevanti per lo svolgimento della professione di rilevatore viene
indicata la lingua italiana (intesa come conoscenza della struttura e del contenuto della
lingua, del significato e della pronuncia delle parole, delle regole di composizione della
grammatica), è ritenuta molto importante (il valore medio è 57). Tuttavia il livello di
conoscenza ritenuto necessario per svolgere efficacemente la professione di intervistatore
non è eccessivamente elevato (valore medio 44). Si può ritenere che le conoscenze
linguistiche vengono impiegate a un livello di complessità che non va molto oltre la
comunicazione verbale con le famiglie.
Anche la conoscenza di base della psicologia, intesa come conoscenza delle differenze
individuali nelle attitudini, nella personalità e negli interessi, dei meccanismi di
apprendimento e di motivazione, dei metodi della ricerca psicologica e della valutazione e
del trattamento dei disordini comportamentali ed affettivi è ritenuto abbastanza
importante (circa 43). La complessità con cui tale conoscenza viene utilizzata è pure
altrettanto significativa (36).
La matematica, intesa come conoscenza di base dell’aritmetica, dell’algebra e della
geometria, assume un’importanza alquanto incisiva (34), ma il livello di complessità
necessario è alquanto basso.
Le conoscenze relativa ai servizi ai clienti e alle persone, alla valutazione dei bisogni e
della soddisfazione e alla definizione standard di qualità hanno un peso alquanto
significativo (30) per la professione di rilevatore, che impiega queste conoscenze a un
livello di complessità media (32).
La combinazione di questo primo set di conoscenze - italiano, psicologia, matematica,
servizi ai clienti e alle persone- a diversi livelli di complessità costituisce quindi la base
conoscitiva minima per poter comprendere, spiegare e somministrare il questionario.
Un secondo blocco di conoscenze, ritenute comunque molto rilevanti ma meno delle
precedenti (tra 20 e 30) e a livelli disomogenei di difficoltà, è costituito da sociologia e
antropologia, lavoro d’ufficio e commercializzazione e vendita, legislazione, informatica
(importanze 23, complessità 27), comunicazione e media.
Figura 2. Livello e importanza delle conoscenze
57
1.2. Le competenze
Per competenze si intendono le procedure e i processi cognitivi che determinano la
capacità di eseguire bene i compiti connessi con la professione. Si tratta di processi
appresi con il tempo e che consentono di trasferire efficacemente nel lavoro le
conoscenze acquisite.
Le competenze sono distinte in due gruppi:
a) le competenze di base, che costituiscono la struttura di base dei processi cognitivi
comuni a tutte le professioni e concernono la padronanza dei linguaggi, la comunicazione,
la capacità di affrontare i cambiamenti e di trovare soluzioni;
b) le competenze funzionali, che consentono di applicare le conoscenze nel lavoro di
trasferirle.
Le competenze sono organizzate seguendo una tassonomia composta da 35 item
articolati su 7 sub-aree:
ƒ skills di base su contenuti e linguaggi,
ƒ skills di base sulla gestione e controllo dei processi,
ƒ skills funzionali di tipo sociale,
ƒ skills funzionali per il problem solvine,
ƒ skills funzionali di tipo tecnico,
ƒ skills funzionali per l'analisi dei sistemi,
ƒ skills funzionali per la gestione delle risorse umane.
Figura 3. Livello e importanza delle competenze
Parlare, ascoltare attivamente e comprendere testi scritti sono gli skills in cima alla
classifica con un valore medio di importanza rispettivamente di 77, 70 e 63, seguito dalla
capacità di scrittura (46) e dall’apprendimento attivo (39).
Le competenze di base relative a contenuti e linguaggi sono dunque quelle ritenute
più importanti per il mestiere di rilevatore, sebbene anche alcune competenze funzionali,
tra cui la gestione del tempo e l’adattabilità (63-60), la comprensione degli altri, la
capacità di persuadere (59 e 49), il senso critico e la capacità di risolvere problemi
imprevisti, siano considerate molto importanti (43 e 39) e comportino un livello di
complessità molto elevato.
58
Tutte queste competenze intervengono simultaneamente nel processo di
somministrazione dell’intervista, il cui successo è la risultante della interazione e della
comunicazione efficace tra intervista e intervistatore.
Parlare in maniera efficace, gestire il proprio tempo e quello del soggetto intervistato,
ascoltare attivamente soffermandosi per capire i punti essenziali e ponendo le domande
al momento opportuno, essere persuasivi, adattarsi e risolvere problemi, sono infatti
aspetti fortemente interrelati, che costituiscono il presupposto per l’effettuazione
dell’intervista.
L’apprendimento attivo (definito come comprensione delle implicazioni di nuove
informazioni per la soluzione di problemi presenti, futuri e per i processi decisionali),
l’orientamento al servizio, la capacità di selezionare strumenti e negoziare, valutare e
prendere decisioni, sono ulteriori competenze che i rilevatori hanno valutato come
importanti, anche se il livello di complessità con cui si applicano al loro lavoro non è
molto elevato.
1.3. Le attitudini
Le attitudini richieste da una professione sono i tratti peculiari dell’individuo, le sue
caratteristiche innate o acquisite attraverso la formazione intellettuale e psico-fisica
scarsamente modificabili nel tempo. Sono gli attributi dell’individuo relativamente stabili
nel tempo che costituiscono la forma con cui la persona assolve compiti particolari. In
sostanza, si tratta della abilità psico-fisiche richieste per un lavoro.
Il questionario identifica 52 attitudini raggruppate in 4 aree:
1. cognitive: colgono la struttura mentale acquisita attraverso il processo complessivo di
formazione intellettuale (ad esempio, capacità di capire, di esprimersi, di ragionare);
2. psicomotorie: capacità di controllo, di coordinamento e reazione del corpo;
3. fisiche: colgono sul versante della solo fisicità la forza, la resistenza, la dinamicità e
l’agilità muscolo-scheletrica;
4. sensoriali: individuano, dal lato della fisicità, le capacità percettive, visive, uditive, di
distinzione vocale.
Figura 4. Livello e importanza delle attitudini
Le attitudini cognitive sono nettamente quelle più rilevanti: espressione orale,
ascoltare, capire testi scritti si attestano su valori medi compresi tra 76 e 70, insieme alla
59
chiarezza del parlato (percezione uditiva 65) e all’attitudine a comprendere rapidamente
il senso e organizzare le informazioni in dimensioni significative (60), che afferisce alla
flessibilità del pensiero.
Abbastanza importanti risultano l’attitudine a memorizzare, a scrivere in maniera
comprensibile, l’attenzione selettiva, seguiti dall’abilità di riconoscere i problemi, di
riordinare le informazioni, della confidenza con i numeri e del ragionamento deduttivo.
2. Stili e valori della professione
2.1. Stili di lavoro
Il questionario ha indagato anche gli aspetti che fanno capo alla sfera emozionale
dell’individuo e che la professione richiede per essere ben esercitata. Gli stili di lavoro
rilevano le varianti con cui le attività connesse con la professione possono essere
esercitate. La tassonomia considera 16 item, articolati in sette sub-aree: orientamento
all'obiettivo, leadership, orientamento alle relazioni, stabilità, coscienziosità, autonomia,
pensiero produttivo.
Si tratta di modi di essere e di fare che caratterizzano il comportamento e le relazioni
sociali del lavoratore, il suo senso di responsabilità e del dovere nei confronti dei propri
compiti, l’iniziativa, la perseveranza nell’impegno per raggiungere gli obiettivi e la
capacità di adattarsi ai cambiamenti e di far fronte agli imprevisti.
In altri termini, gli stili di lavoro colgono le varianti con cui vengono svolte le attività
lavorative legate alla professione.
Da questo punto di vista, affidabilità, autocontrollo, integrità e attenzione al dettaglio
sono gli stili dominanti, seguiti, in ordine di importanza, da persistenza, tolleranza allo
stress, indipendenza adattabilità, concretizzazione e impegno.
Figura 5. Importanza degli stili di lavoro
Stabilità e coscienziosità sono quindi gli stili di lavoro prevalenti, mentre l’attenzione
verso gli altri, l’iniziativa, l’analisi sono gli stili di lavoro che i rilevatori ritengono di media
importanza per lo svolgimento della professione.
Leadership, lavoro di gruppo e innovazione non sono invece considerati stili
applicabili.
60
2.2. I valori della professione
I valori vanno intesi come le caratteristiche della professione e dell’ambiente
lavorativo in grado di soddisfare bisogni strumentali ed espressivi dell’individuo; colgono
pertanto l’importanza che un individuo attribuisce ad uno o più aspetti del lavoro.
La tassonomia dei valori professionali, composta da 21 item è articolati in sei subaree: orientamento al risultato, condizioni di lavoro, riconoscimento, aspetti sociali,
sostegno, autonomia.
Tra queste i rilevatori intervistati considerano maggiormente l’autonomia e il
sostegno, mentre il riconoscimento rimane un punto debole di questa professione.
Figura 6. I valori della professione
Gli intervistati affermano decisamente che la loro professione consente di svolgere la
propria attività in maniera indipendente, seppure con il sostegno dei supervisori, i quali
sono in grado di erogare la formazione necessaria.
In generale i rilevatori dichiarano da un lato di ricevere un buon trattamento da parte
del datore di lavoro (60), mentre dall’altro di non percepire una retribuzione adeguata
(60), di non avere sicurezza (60) e di non poter progredire nella carriera (79).
Sul versante sociale emerge una generale soddisfazione rispetto alle relazioni con i
colleghi.
Dal punto di vista dei valori lavorativi dell’organizzazione gli intervistati incontrano
ampiamente la conformità ai propri principi e la possibilità di pianificare autonomamente
la propria attività.
Nel complesso prevale l’orientamento al risultato mentre il riconoscimento e le
condizioni di lavoro si configurano come i punti deboli della professione.
Prendendo in considerazione le cinque risposte che hanno ottenuto un punteggio
maggiore alla domanda sui valori professionali, si evidenzia come, nei Comuni che si
61
avvalgono di dipendenti interni (Pisa e Roma) il primo valore indicato è l’indipendenza,
mentre i rilevatori esterni indicano in primis il sostegno dei supervisori, seguito dal buon
trattamento da parte dell’azienda. Anche la conformità ai propri principi e l’autonomia
decisionale vengono indicati dai comuni con una maggiore incidenza di dipendenti
comunali, così come il pieno utilizzo delle abilità e la diversificazione del lavoro (solo a
Pisa).
2.3. La personalità
Un importante aspetto della sfera emozionale dell’individuo considerato dall’indagine
riguarda gli orientamenti espressivi della personalità individuale che una professione è in
grado di soddisfare e che, dunque, la professione richiede per essere ben esercitata.
Per meglio comprendere questa sezione dell’indagine è necessario citare i lavori e le
ricerche di J.L. Holland sulle personalità lavorative. Holland parte dal presupposto che le
persone tendono a cercare ambienti lavorativi che consentono loro di esercitare le proprie
competenze e abilità e di esprimere al meglio le proprie attitudini e i propri valori. Di
conseguenza, tali persone risulteranno tanto più interessate al proprio lavoro, orientate
allo scopo, persistenti nel suo conseguimento, quanto più l’ambiente di lavoro si adatta
alla propria personalità.
Le ricerca di Holland ha portato alla elaborazione di un modello, chiamato
comunemente RIASEC, che individua sei diversi tipi di personalità, corrispondenti ad
altrettanti tipi di ambiente lavorativo.
Il modello è rappresentato in una forma esagonale che mostra, da un lato, le
personalità lavorative e la loro compatibilità con gli ambienti di lavoro a loro più
confacenti (nell’esagono i tipi adiacenti sugli angoli a destra e a sinistra per personalità
presa a riferimento) e, dall’altro, le incompatibilità (i tipi posizionati sugli angoli opposti),
ovvero i tipi di ambiente lavorativo poco o per niente adattabili alla personalità
esaminata.
Figura 7. Il modello RIASEC di Holland: compatibilità e incompatibilità fra personalità e ambienti lavorativi
In altri termini, una personalità lavorativa di tipo Realistic sarà fortemente
compatibile con un ambiente di lavoro dello stesso tipo e sufficientemente compatibile
con ambienti di lavoro di tipo Investigative e Conventional. Sarà invece del tutto
incompatibile con un ambiente di tipo Social, che implica forti interazioni con gli altri, e
parzialmente incompatibile anche con ambienti di tipo Artistic ed Enterprising.
62
Tuttavia solo pochissimi individui, con caratteri della personalità fortemente marcati e
differenziati, collimano esattamente con uno solo dei tipi individuati, mentre la
maggioranza delle persone può essere posizionata su due o più tipi di personalità.
La figura seguente riporta la media dei punteggi forniti dagli intervistati alla domanda su
quanto siano adatte le caratteristiche delle personalità descritte da Holland per svolgere il
lavoro di intervistatore. Il punteggio più basso è quello che più si avvicina alla personalità
ideale.
Dall’indagine emerge che, secondo i rilevatori intervistati, la personalità più adatta a
svolgere questo tipo di professione è quella convenzionale. Organizzato, accurato,
metodico, efficiente, giudizioso, ordinato, previdente, il tipo convenzionale predilige
generalmente comportamenti formali e lavori di routine, possiede le competenze e le
capacità per organizzare e svolgere routine lavorative ma manca di capacità artistiche.
Evita le attività autonome, esplorative e quelle che richiedono la creatività.
Figura 8. Personalità adatte a svolgere la professione di rilevatore
Nel modello di Holland questa personalità è altamente compatibile, oltre che con un
ambiente di lavoro convenzionale, che concerne quelle attività sistematiche e prestabilite,
in cui si elaborano i dati, si stendono documenti e si usano le macchine per ufficio, anche
con gli ambienti di tipo realistico, in cui le attività richiedono di maneggiare oggetti,
attrezzi e macchinari e si svolgono prevalentemente all’aperto, o intraprendente, che
concerne le attività che permettono di esercitare un'influenza sugli altri per ottenere
prestigio e guadagno e richiede una attitudine alle relazioni e un’inclinazione
all’organizzazione.
Altamente incompatibile risulta invece l’area artistica, che comprende quelle attività
in cui è richiesta una spiccata attitudine creativa.
Secondo il modello citato la personalità convenzionale è anche scarsamente
compatibile con un ambiente di lavoro di tipo sociale, che comprende quindi attività che
implicano contatti con le persone per informarle, istruirle e curarle.
63
3. Il lavoro: attività generalizzate e condizioni
3.1 Le attività generalizzate
Le attività generalizzate possono essere definite come gli insiemi di attività lavorative,
di pratiche e comportamenti che in varia misura sono comuni a più professioni o possono
essere variamente ritrovate nell’esercizio di professioni anche molto differenti fra loro.
Sono le attività che descrivono il lavoro umano in termini più astratti, cogliendo i
processi, le pratiche, le interazioni e i comportamenti che sottendono i compiti specifici
svolti con le singole professioni.
Rappresentano, in altre parole, la riduzione della molteplicità e della complessità degli
specifici contenuti lavorativi a tipologie comuni e generalizzabili che disegnano la
struttura concettuale entro cui può essere compreso il lavoro.
Anche se svolte a livelli non molto complessi, le attività ritenute più importanti dagli
intervistatori sono il raccogliere informazioni, lo stabilire e mantenere relazioni
interpersonali, l’organizzare e pianificare l’attività lavorativa, l’instaurare un rapporto di
comunicazione con i superiori o i colleghi, elaborare informazioni, comunicare con
persone esterne all’organizzazione, documentare e registrare informazioni, lavorare a
contatto diretto con il pubblico.
Figura 9. Le attività generalizzate
3.2. Le condizioni di lavoro
Le condizioni di lavoro rappresentano il contesto o l’ambiente in cui ci si trova a
svolgere il proprio lavoro, le condizioni fisiche in cui si svolge, i modi con cui lo si svolge e
i rapporti e le relazioni che richiede con altre persone.
Sono organizzate in tre macro e in tre sub-aree che raccolgono i 56 item:
• Relazioni interpersonali (comunicazione, relazioni di lavoro, responsabilità nei
confronti di altri, situazioni di conflitto);
• Condizioni fisiche di lavoro (caratteristiche dell'ambiente di lavoro, condizioni
ambientali in cui si svolge il lavoro, esposizione a rischi e sicurezza sul lavoro, aspetti
ergonomici);
64
•
Caratteristiche strutturali del lavoro (gravità degli errori commessi sul lavoro,
autonomia e responsabilità decisionale, livello di routine/varietà del lavoro, livello di
competizione dell'ambiente lavorativo, gestione del tempo).
Gli intervistati hanno espresso una valutazione sulla frequenza con la quale si
presentano determinate condizioni di lavoro nella loro professione (0=minima frequenza;
100=massima frequenza).
La numerosità dei contatti con altre persone e conversare a telefono costituiscono le
condizioni di lavoro più frequenti cui fanno seguito l’importanza delle relazioni esterne e
con il pubblico e la frequenza del contatto con persone aggressive e la comunicazione
faccia a faccia.
Per quanto riguarda le condizioni fisiche di lavoro emerge che il rilevatore rimane a
lungo seduto, in prossimità di altre persone in luoghi chiusi, ma spesso anche in luoghi
aperti.
Per quanto riguarda le caratteristiche strutturali del lavoro viene sottolineata
l’importanza di accuratezza e precisione il rispetto delle scadenze non rinviabili.
In seconda battuta emerge come elemento centrale la ripetitività dei compiti attribuiti
al rilevatore, ma anche la libertà di prendere decisioni senza supervisione.
Il confronto tra i dati dei singoli comuni non evidenzia sostanziali differenze rispetto ai
dati aggregati. Tuttavia, è possibile mettere in relazione alcune informazioni con i modelli
organizzativi di ciascun comune.
Figura 10. Le condizioni di lavoro
Numero di contatti con altre persone
Importanza essere accurati e precisi sul lavoro
Frequenza conversazioni telef oniche
Importanza interazione con clienti esterni o con il pubblico
Frequenza scadenze non rinviabili
Per quanto tempo lavoro richiede di restare seduto
Frequenza contatto con persone arrabbiate o aggressive
Vicinanza f isica ad altre persone nello svolgimento del lavoro
Frequenza lavoro al chiuso, in un luogo controllato dal punto di vista
ambientale
Frequenza comunicazioni f accia a f accia
Frequenza lavoro all'aperto, con esposizione a tutte le condizioni
climatiche
Per quanto tempo lavoro richiede di restare in piedi
Per quanto tempo lavoro richiede di eseguire movimenti ripetitivi
Importanza e centralità svolgimento compiti ripetitivi
0,00
10,00
20,00
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00
80,00
90,00
4. Conclusioni
Riepilogando, le caratteristiche principali del profilo professionale del rilevatore
possono essere sintetizzate nello schema che segue.
Figura 11. Schema riepilogativo del profilo del rilevatore
Conoscenze
Competenze
Attitudini
Scienze umane e sociali (lingua
italiana, psicologia)
Matematica e scienze
Gestione d’impresa
Di base su contenuti e linguaggi
Di base gestione e controllo
Cognitive
Stili di lavoro
Valori
Personalità
Coscenziosità
Stabilità
Autonomia
Sostegno
Convenzionale
Sociale
Attività generalizzate
Condizioni di lavoro
Trattamento informazioni
Interazione e comunicazione
Relazioni interpersonali
(comunicazione, gestione conflitti)
65
L’indagine sperimentale condotta sui rilevatori comunali si configura come base
concettuale su cui impiantare un percorso di collaborazione tra Istat e Usci finalizzato a:
− definire in modo univoco la figura del rilevatore a livello istituzionale;
− individuare il fabbisogno di competenze;
− disegnare percorsi formativi uniformi;
− elaborare strumenti di selezione standardizzati;
− mettere a disposizione delle linee guida per uniformare la selezione e la formazione
Per raggiungere questi obiettivi gli step successivi all’indagine dovranno insistere sulla
integrazione delle metodologie e sulla standardizzazione dei modelli di selezione. In
particolare, sarà necessario:
− operare una sintesi tra modello O*Net e la “matrice delle competenze” messa a punto
dall’Istat per definire i vari profili e le famiglie professionali;
− integrare la definizione del profilo con un’analisi top down, da condurre sui
responsabili degli uffici di statistica comunali, per individuare il profili ideale;
− effettuare un confronto analitico tra i vari modelli di selezione per elaborare uno
strumento standard.
66
I rilevatori nelle realtà locali: profili, esperienze e
riflessioni dal territorio
Rosalba Sterzi
Ufficio regionale per il Veneto28, Istat
Premessa
Il Sistema della statistica ufficiale, realizza i propri compiti istituzionali a servizio del
Paese con il contributo di una molteplicità di soggetti collocati nel territorio, pubblici e
privati. L’Istat, titolare del numero più rilevante di processi previsti nel Programma
statistico nazionale, Psn, è affiancato dai comuni in molteplici occasioni.
In particolare, le amministrazioni comunali sono i partners dell’Istituto in indagini in
cui l’interazione con i rispondenti – famiglie, negozianti – avviene tramite il rilevatore,
figura determinante per il buon esito delle rilevazioni e la qualità dei dati e degli indicatori
elaborati, in un contesto culturale e sociale in cui il contatto con le famiglie e i rispondenti
diviene di giorno in giorno più difficile.
In un progetto comune di crescita qualitativa del Sistan e dell’informazione statistica,
Istat e Usci hanno individuato in questa tematica un terreno prioritario di intervento. Da
qui una serie di azioni ed iniziative congiunte mirate a delineare per i rilevatori un profilo
professionale, a proporre modalità di selezione più efficaci e trasparenti e ove possibile
standardizzate, nonché opportunità di formazione con contenuti adeguati.
In questa prospettiva, per chi in Istat lavora a più stretto contatto col territorio, come
è il caso degli Uffici regionali (Ur), è immediato chiedersi se vi siano approcci e soluzioni
possibili e praticabili per tutti i comuni, tenuto conto delle diverse soluzioni organizzative
oggi presenti. Al maggior peso demografico corrisponde una maggior partecipazione al
Psn; inoltre le strategie di reclutamento dei rilevatori variano in funzione del tipo e della
frequenza dell’impegno, della disponibilità che il territorio offre, o ancora di vincoli o
opportunità normative che si modificano nel tempo e infine della sensibilità delle
amministrazioni comunali rispetto alla funzione statistica.
Ad ogni avvio di indagini i rilevatori ricevono istruzioni puntuali sui contenuti, finalità
e modalità organizzative dell’indagine, curate dal personale degli Uffici regionali; a queste
si aggiungono i percorsi formativi rivolti al personale delle amministrazioni comunali,
realizzati dall’Istat da una quindicina d’anni a questa parte, su preciso mandato della
legge istitutiva del Sistan. Durante le indagini, a partire dalla fase di avvio, gli Ur
continuano a fornire assistenza organizzativa e metodologica agli uffici comunali.
L’offerta formativa Istat agli uffici comunali
Al personale delle amministrazioni comunali coinvolto nella realizzazione del Psn
l’Istat ha offerto nel corso degli anni opportunità diversificate di crescita. Ne ha
beneficiato in misura più consistente il personale degli uffici di statistica, ma iniziative ad
hoc sono state rivolte anche ai loro colleghi dei settori maggiormente interessati alle
rilevazioni correnti, ovvero i servizi demografici.
Per il personale degli Uffici regionali Istat, sino ad oggi responsabili quasi in toto della
progettazione dei corsi e della docenza, sono occasioni preziose di incontro con gli
operatori comunali, in cui si sono consolidati e maturati i rapporti nati nelle attività di
produzione.
Al di là della acquisizioni di strumenti e capacità operative, la proposta formativa
dell’Istat ha perseguito questi obiettivi di fondo: dare una opportunità di conoscenza,
condivisione e motivazione rispetto alle finalità, alla ragion d’essere della Statistica
28
Le elaborazioni da archivi di dati individuali sono state curate da Monica Bailot e Susi Osti.
67
ufficiale, alla sua natura di sistema interconnesso, nazionale, europeo, internazionale;
sottolineare ed esaltare il ruolo di quanti concorrono alla sua realizzazione, con livelli
diversi di responsabilità.
Siamo convinti dell’importanza degli incontri di formazione per comunicare la
necessità per il Paese e per le comunità di una informazione certificata, prodotta secondo
i criteri di qualità, pertinenza, imparzialità, confrontabilità e trasparenza propri della
statistica ufficiale. Crediamo che i nostri colleghi degli uffici comunali di statistica, al di là
dell’innegabile difficoltà di ottenere un riconoscimento all’interno della propria
amministrazione, si riconoscano alla fine con competenze e capacità nuove e con
maggiore motivazione rispetto al proprio ruolo, e che questo si traduca in risultati
tangibili: maggior qualità dei processi del Psn in cui sono partecipi, iniziative di diffusione
di informazione statistica per il territorio di appartenenza, condotte talora con la nostra
collaborazione o sotto una discreta supervisione, proposte di attività di rilevazione ed
analisi condotte in proprio dall’Ente locale.
Gli uffici regionali, snodo territoriale dell’Istat e interfaccia con gli
Enti locali
L’Istat si rapporta con i soggetti territoriali, siano essi appartenenti formalmente al
Sistan o meno, in larga misura tramite i propri uffici dislocati nei capoluoghi di regione,
gli Uffici regionali Istat. Questi sono l’interfaccia, lo snodo territoriale dell’Istituto, in
rapporto stretto con gli enti territoriali, soprattutto le amministrazioni comunali, per un
pluralità di funzioni, che possiamo ricondurre a due principali tipologie: la realizzazione
del Programma statistico nazionale e le attività di promozione consolidamento del Sistan,
attraverso processi formativi destinati agli addetti degli uffici di statistica o ai responsabili
delle rilevazioni.
Nel primo caso si tratta ovviamente di interazioni in qualche misura “forzate”,
derivanti dall’obbligo di concorrere alla realizzazione del Psn: tutte attività che solo in
pochi casi – i comuni capoluogo e pochi altri - investono strutture dedicate,
espressamente rivolte alla funzione statistica, gli “uffici comunali di statistica”. Per la
maggior parte dei comuni si tratta invece di adempimenti richiesti a uffici e personale il
cui compito principale è di altra natura e per cui l’attività statistica è un obbligo in più,
scarsamente riconosciuto e valorizzato dall’amministrazione. Nel secondo caso, i percorsi
di formazione cui abbiamo accennato, la partecipazione è invece volontaria.
La collaborazione per il Programma statistico nazionale
Prima di rivolgere definitivamente l’attenzione alle indagini sulle famiglie e ai
rilevatori, è opportuno delineare un quadro dei processi principali in cui intervengono i
comuni. Nella realizzazione del Psn la modalità e l’ampiezza dell’interazione tra Istat e
uffici comunali variano secondo i compiti affidati a questi ultimi nelle diverse aree
tematiche.
Lo schema che segue sintetizza, per le principali aree di responsabilità dell’Istat e per
le rilevazioni correnti, gli elementi in gioco: dal lato dei comuni, quali tipologie di enti
sono interessate e l’utilizzo o meno dei rilevatori, dal lato dell’Istat chi svolge il ruolo di
interfaccia diretto e, più in dettaglio per gli Ur dell’Istat, quali compiti svolgono. Nell’area
dei Prezzi il processo di formazione di una figura di rilevatore a tutto tondo cui si
accennava è già avviato.
68
Prospetto – Schema delle forme di collaborazione
Comuni
Istat
Statistiche demografiche
interessati tutti i comuni
Ufficio regionale Istat, UR
promuove informatizzazione (Istatel)
assiste gli uffici demografici
controlla qualità dei dati
Ufficio regionale Istat, UR
istruzioni a rilevatori e responsabili comunali
assistenza metodologica e organizzativa
monitoraggio
Servizio prezzi
UR fornirà supporto x alcune funzioni
formazione continua già avviata dal servizio
Ufficio regionale Istat, UR
assistenza metodologica, controllo qualità
Indagini sulle famiglie (escluso F. lavoro)
interessati teoricamente tutti i comuni
si utilizzano rilevatori
Rilevazioni prezzi al consumo
interessati solo i capoluoghi
si utilizzano rilevatori
Ambientali
interessati solo i capoluoghi
Le indagini sulle famiglie nella regione Veneto
Pur nei limiti, soprattutto temporali, delle informazioni disponibili in maniera
sistematizzata, è essenziale ricostruire il quadro della situazione attuale: ciò significa
mettere a fuoco l’impatto delle rilevazioni sui comuni e sulle famiglie, conoscere le
modalità di reclutamento attuate dai comuni, provare a delineare il profilo anagrafico e
socio/culturale dei rilevatori e valutare la loro partecipazione ad indagini successive.
L’esperienza empirica ci ha comunque dimostrato che la dimensione demografica è il
primo elemento discriminante rispetto alle modalità di reclutamento e alla possibilità di
fidelizzare i rapporti di collaborazione.
L’approfondimento sulla partecipazione dei comuni alle indagini svolte presso le
famiglie e sulla loro organizzazione analizza l’esperienza del Veneto negli anni più recenti,
a partire dalle informazioni raccolte in maniera generalizzata dall’Istat per finalità
gestionali e di monitoraggio in corso d’opera29 e dall’Ufficio regionale del Veneto per
supportare i propri interventi. Ovviamente, non si pretende che il Veneto rappresenti
tutto il Paese: è tuttavia una realtà abbastanza ampia ed articolata dove si manifestano
molte delle problematiche presenti.
L’impegno delle famiglie e dei comuni
La prima valutazione riguarda l’impegno dei comuni per le rilevazioni presso le
famiglie, osservando quante hanno partecipato a indagini nel periodo in esame, gli ultimi
cinque anni.
Il Veneto conta 581 comuni, di cui ben 546 medio-piccoli, inferiori ai 20.000 abitanti.
I sette capoluoghi hanno una popolazione variabile tra i 35 e i 270 mila abitanti, quindi i
più piccoli, Belluno e Rovigo, non sono sempre presenti nelle indagini come
“autorappresentativi”; un solo comune non capoluogo supera i 50 mila abitanti.
Tabella 1. Veneto, comuni per numero di indagini svolte e classe di ampiezza demografica - 2004/2008
Pop. residente
< 20.000 ab.
> = 20.000 ab.
Capoluoghi
Totale
1
170
.
.
170
2-3
72
8
.
80
4-5
42
10
.
52
6-7
6
8
.
14
8 e più
.
2
7
9
Totale
290
28
7
325
Come evidenziano i dati, numerosi comuni della fascia inferiore hanno partecipato a
quattro o più indagini; per la fascia medio alta l’impegno è stato di almeno 2 indagini e
29
Archivio Sirc, anagrafica dei responsabili d’indagine e dei rilevatori comunali. Contiene informazioni anagrafiche, sul titolo di
studio e la posizione professionale; consente di ricostruire la partecipazione dei rilevatori alle singole indagini. Sono stati
elaborati gli anni dal 2004 al 2008.
69
due comuni hanno avuto un coinvolgimento analogo a quello dei capoluoghi, almeno 8
rilevazioni.
La tabella 2 mette in luce l’aspetto complementare, l’elevato numero di comuni che
non hanno partecipato ad alcuna indagine in un periodo ancora più esteso, gli ultimi dieci
anni. Escludendo le due fasce con popolazione più bassa, ove il numero limitato di
famiglie rende ardua un’estrazione con eventuali famiglie sostitutive, sono ben 75 i
comuni che non sono mai stati interessati ad alcuna indagine.
Tabella 2. Veneto, comuni non partecipanti ad indagini 1999/2009*
Pop. residente
>= 5.000 ab.
2.000 – 4.999 ab.
1.000 – 1.999 ab.
< 1.000 ab.
Totale
n. comuni
10
65
24
26
125
*: incompleto per 2009, ancora in corso
Da parte dell’ufficio di Venezia da un paio di anni si sta cercando, nei limiti delle
possibilità di intervento di una sede regionale, di allargare la partecipazione ad una
platea più vasta, ma ci vuole altro. Poiché per le amministrazioni locali ed il loro
personale si tratta di un onere, al di là di tutte le considerazioni sul dovere di contribuire
alla realizzazione del Psn, dovrebbe forse essere un impegno dell’Istat operare per una
miglior distribuzione del carico delle indagini tra tutti i comuni medio-piccoli. Non ci si
deve tuttavia nascondere che questo porterebbe ad un aumento della presenza di
rilevatori nuovi ed inesperti nelle indagini.
Oltre ai comuni, gli altri soggetti su cui ricade il peso delle rilevazioni sono le famiglie,
per le quali è stato ricostruito un intero anno di rilevazioni, il 2008, con i risultati riportati
nella tabella 3.
Tabella 3. Veneto, comuni e famiglie impegnati, anno 2008 (per 6 indagini)
Famiglie
x 1000
Comuni
N. comuni
N. indagini
Totale
residenti
< 20.000 ab.
134
143
3.798
4,8
>= 20.000 ab.
27
36
1.042
1,5
Capoluoghi
7
34
1.758
3,7
Totale
168
213
6.598
3,4
In un anno, 168 comuni sono stati impegnati per complessive 213 rilevazioni sul
territorio, riferite a 6 indagini. Circa 6.600 le famiglie interessate30, con una incidenza di
3,4 ogni mille famiglie residenti. Da segnalare che sono le famiglie della fascia di comuni
più piccoli a sostenere il peso maggiore delle rilevazione, con una incidenza che
raggiunge nell’anno esaminato il 4,8 per mille famiglie.
I rilevatori comunali, profilo socio demografico e ruolo
I dati esaminati nel seguito si riferiscono ai rilevatori che sono stati attivi negli ultimi
cinque anni per almeno una rilevazione: non si tratta quindi di tutto l’archivio Sirc
dell’Istat per la regione Veneto31.
Complessivamente si tratta di 842 posizioni, provenienti in misura preponderante dai
comuni di fascia demografica inferiore (588, circa il 70%). È questo un dato importante:
solo il 30% dei rilevatori attivi era reclutato da comuni medi e grandi.
30
Ricordiamo che non sono comprese le famiglie intervistate per l’indagine Forze di lavoro.
Risultano compresi 325 comuni: tenuto conto che dal 1999 in 125 non hanno svolto alcuna rilevazione campionaria,
rimangono 131 comuni attivi precedentemente al 2004 per i quali non è stato possibile elaborare dati.
31
70
Tabella 4. Veneto, rilevatori per dimensione del comune e ruolo - 2004/2008
Valori assoluti
Valori relativi
Comuni
Dipendente comunale
% per tipo
% dipend.
Si
No
n.d.
Totale comune
comunali
< 20.000 ab.
347
240
1
588
69,8
59,0
>= 20.000 ab.
46
55
1
102
12,1
45,1
Capoluoghi
73
79
152
18,1
48,0
Totale
466
374
2
842
100,0
55,3
Altro elemento di rilievo, il ricorso a figure interne o esterne all’amministrazione,
questione che merita un approfondimento.
In questi ultimi anni abbiamo avuto evidenza di una crescente difficoltà delle
amministrazioni a reclutare rilevatori, sia all’esterno sia tra dipendenti. Problematiche di
tipo retributivo contrattuale, norme fiscali restrittive ed interpretazioni ancor più rigide di
taluni amministratori o segretari hanno reso nel tempo sempre meno allettante per i
dipendenti comunali l’assunzione dell’incarico di rilevatore: si tratta di una evoluzione
comune alle regioni del Nord, potrebbe non essere così scontata al Sud. Le più recenti
disposizioni sull’affidamento di incarichi ad esterni – finanziaria 2008 – hanno
sicuramente aumentato le difficoltà di molte amministrazione, strette tra una
interpretazione rigorosa della norma che limiterebbe il ricorso ad esterni e l’indisponibilità
del personale interno. Dal punto di vista gestionale, un impegno notevole richiesto agli
Uffici regionali di mediazione e facilitazione per evitare o almeno contenere cadute di
comuni all’avvio di ogni indagine.
Il provvedimento ha già avuto degli effetti ma è prematura una valutazione definitiva;
il 2009 sarà un anno chiave per verificare l’impatto della norma e verificare se sia in
corso un’inversione di tendenza con un ritorno a figure provenienti dall’interno delle
amministrazioni.
Nel periodo qui esaminato oltre il 55% dei rilevatori è risultato provenire dai ruoli
interni, con uno scarto significativo tra i piccoli comuni, 59%, medi e grandi, fermi
rispettivamente al 45 e 48% (tab. 4). Tra i dipendenti 76 rivestivano anche l’incarico di
responsabile comunale dell’indagine.
Età e distribuzione per sesso
La rete dei rilevatori è composta in maggioranza di donne, 507 su 842, pari al 60,2%.
La preponderanza femminile è maggiore tra gli esterni alle amministrazioni, in tutte le
tipologie di comuni, mentre è quasi nulla tra i dipendenti attivi nei comuni capoluogo
(graf. 1).
Graf. 1 - Ve ne to, rile vatori, % di donne , pe r ruolo, s e condo la
dim e ns ione de l com une - 2004/2008
80
70
60
50
%
40
30
20
10
0
< 20.000 ab.
>= 20.000 ab.
Capoluoghi
Totale
dipendenti
57,1
56,5
52,1
56,2
non dip.
65,0
72,7
59,5
65,0
Il rilevatore veneto è quindi di preferenza donna ed ha un’età non elevata. I maschi
sono invece relativamente più presenti oltre i 50 anni: in questa fascia sono circa il 30%,
71
a fronte del 18% di donne (tab. 5). Nelle fasce centrali, tra i 30 e i 49 anni, si collocano il
44% dei maschi e oltre il 56% delle rilevatrici donne. Gli esterni hanno una età media, 33
anni, notevolmente inferiore ai loro colleghi dipendenti comunali, 45 anni: lo scarto si
mantiene sui 12 anni in tutte le fasce di dimensione dei comuni, ma indubbiamente i
comuni più piccoli si avvalgono di rilevatori mediamente più giovani, i medio-grandi di
persone con qualche anno in più (tab. 6).
Tabella 5. Veneto, rilevatori per sesso ed età - 2004/2008
Sesso
Classi d'età, in %
Totale
Maschi
Femmine
Totale
335
507
842
18-29
30-39
40-49
50-59
25,7
24,5
24,9
22,1
27,6
25,4
23,0
28,8
26,5
23,9
18,1
20,4
60 e
oltre
Totale
5,4
1,0
2,7
100,0
100,0
100,0
Tabella 6. Veneto, età media dei rilevatori, per dimensione dei comuni e ruolo - 2004/2008
Comuni
Ruolo
Sesso
Interni
Esterni
Maschi
Femmine
< 20.000 ab.
>= 20.000 ab.
Capoluoghi
Totale
44,3
47,9
47,7
45,2
32,3
36,0
34,1
33,2
40,9
43,9
39,9
41,0
38,3
39,3
41,2
39,0
Titolo di studio
In passato, le amministrazioni comunali, nell’attingere al personale interno, hanno
reclutato anche dipendenti con un basso livello di istruzione formale. Da anni le circolari
dell’Istat chiedono che i rilevatori abbiano conseguito almeno il titolo di scuola media
superiore, ma è evidente che non è ancora un risultato acquisito (tab. 7). L’8% dei
rilevatori attivi negli anni 2004/2008 non è andato oltre il diploma di scuola media
inferiore. Meno “istruiti” gli interni, con un 11,8% di diplomati della media inferiore a
fronte del 3,2% degli esterni.
Tabella 7. Veneto, rilevatori per titolo di studio e ruolo - 2004/2008
Titolo di studio
Valori assoluti
Interni
Laurea
Dip. scuola med. sup.
Dip. scuola med. inf.
Altro
Totale
76
319
55
16
466
Esterni
102
252
12
8
374
n.d.
Totale
1
1
2
179
572
67
24
842
%
Interni
16,3
65,8
11,8
3,4
100,0
Esterni
27,3
67,4
3,2
2,1
100,0
Totale
21,3
67,9
8,0
2,9
100,0
Analoga conclusione si impone rispetto alla presenza di laureati, che superano il 27%
tra gli esterni e si fermano invece al 16,3% tra gli interni.
La dimensione dei comuni è discriminante per questo aspetto: capoluoghi e comuni
medio grandi manifestano uno scarto notevole tra interni ed esterni (graf. 2), dall’8,7%
al 34,6% nei medio grandi, mentre nella fascia più bassa la differenza è molto più
contenuta, su quote intorno al 20%.
Anche la differenza di sesso ha un impatto rilevante: le donne, che abbiamo visto
essere la componente maggioritaria, sono laureate circa nel 24% dei casi, mentre la
dimensione dei comuni risulta sempre un fattore discriminante, ma in misura più
contenuta e soprattutto per la componente maschile (graf. 3).
72
Graf. 2 - Veneto, % di rilevatori laureati per ruolo
e dim ensione dei com uni - 2004/2008
Graf. 3 - Veneto, % di rilevatori laureati per
sesso e dim ensione dei com uni - 2004/2008
40
30
30
20
% 20
%
10
10
0
< 20.000
>= 20.000 Capoluoghi
0
Totale
< 20.000
>= 20.000 Capoluoghi
Totale
Interni
17,9
8,7
13,7
16,3
Maschi
16,3
14,3
22,4
17,3
Esterni
23,3
34,6
34,2
27,3
Femmine
22,8
26,9
25,9
23,9
Il profilo professionale di rilevatori
Raramente i rilevatori svolgono solo questa attività, che si alterna invece con altre di
maggior impegno. Per i dipendenti comunali le informazioni del Sirc consentono una
analisi sommaria dei settori dell’amministrazione da cui provengono (tab. 8): per il 45%
lavorano presso uffici anagrafici o statistica, il 50% nei comuni piccoli e medi, mentre nei
grandi comuni la quota non raggiunge il 18%. La polizia urbana fornisce oggi una quota
residuale, 8,8%, ma in passato era un bacino di reclutamento più importante.
Tabella 8. Veneto, rilevatori dipendenti comunali per ufficio di appartenenza
e dimensione dei comuni - 2004/2008
Comuni
Uff.com.di
Polizia
Altro dip.
Totale
Uff.com.di
statistica e/o Urbana
comunale
statistica e/o
anagrafe
anagrafe %
< 20.000 ab.
>= 20.000 ab.
Capoluoghi
Totale
175
23
13
211
30
6
5
41
142
17
55
214
347
46
73
466
50,4
50,0
17,8
45,3
I rilevatori esterni alle amministrazioni, 374, sono il 44,7% ovvero una parte rilevante
del personale impiegato nelle interviste presso le famiglie. Tra questi gli studenti sono le
figure più frequenti, predominanti nei comuni più piccoli, circa 51%. Pochi i pensionati e
le casalinghe, soprattutto nei capoluoghi, dove invece la quota delle persone in cerca di
occupazione supera il 26%. Nei medi comuni si arriva a livelli superiori, 29,1% (tab. 9).
Tabella 9. Veneto, rilevatori esterni per posizione professionale e dimensione dei comuni 2004/2008
Comuni
Studente Casalinga Pensionato Occupato
Disoccupato
Totale
in
cerca
in cerca
prima
nuova
occ.
occ.
Valori assoluti
Totale
183
14
9
92
33
43
374
Valori relativi
< 20.000 ab.
50,8
4,2
2,1
26,7
7,5
8,8 100,0
>= 20.000 ab.
45,5
3,6
5,5
16,4
9,1
20,0 100,0
Capoluoghi
45,6
2,5
1,3
24,1
12,7
13,9 100,0
Totale
48,9
3,7
2,4
24,6
8,8
11,5 100,0
73
La presenza di tanti studenti, in tutte le tipologie di comuni, segnala la provvisorietà
con cui viene vissuta questa esperienza lavorativa: occupazione a termine, compatibile
con altri impegni, che verrà abbandonata nel momento in cui si accederà ad un lavoro
“vero”, in sintonia con quanto avviene oggi per l’ingresso nel mercato del lavoro, ove si
sperimentano generalmente periodi di lavoro precario.
Esperienza maturata
I dati sulla permanenza nel Sirc e poi sulla partecipazione effettiva alle indagini
mettono a fuoco la difficoltà dei comuni ad utilizzare persone che abbiamo maturato
esperienze significative (tab. 10).
Tabella 10. Veneto, rilevatori attivi per n. di anni di presenza nel Sirc, in %
- tutti i comuni - 2004/2008
anno
<1
1-4
5-10
>10
Totale
2004
2005
2006
2007
2008
48,3
23,1
31,4
27,8
36,6
28,8
51,4
44,0
42,7
33,6
12,8
11,7
14,9
19,2
19,1
10,2
13,8
9,7
10,3
10,7
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
n.b. 2008 incompleto
Il primo anno di questa breve serie presenta il turnover più elevato: nel 2004 si è
effettuata la “Multiscopo sulla salute”, indagine annuale, che può aver comportato un
ricambio di rilevatori in corso d’opera. Nel 2008 l’indagine “Uso del tempo”, pure annuale,
può aver presentato le stesse problematiche.
Graf. 4 - Rile vatori attivi pe r n. di anni di pre s e na ne l SIRC, in
% - com uni <20.000 ab. - 2004/2008
%
60
50
40
,
30
20
10
0
2004
2005
1 <
2006
1-4
2007
5-10
2008
anno
10 >
Tendenzialmente cresce nel tempo la presenza di rilevatori più esperti, presenti negli
archivi da 5 e più anni: il processo è evidente nei comuni sotto i 20.000 abitanti (graf. 4),
mentre nei capoluoghi la quota di rilevatori ingaggiati da meno di un anno si è sempre
mantenuta sotto il 30%. Il numero di indagini svolte dal singolo rilevatore nel periodo in
esame (tab. 11) conferma le maggiori opportunità per i capoluoghi di avvalersi di
persone con esperienze pregresse, come del resto è logico attendersi stante la loro
natura di comuni “autorappresentativi” presenti in tutte le indagini campionarie.
È anche evidente che i dipendenti comunali tornano ad assumere l’incarico di
rilevatore con maggior frequenza degli esterni: non abbiamo al momento elementi per
74
valutare in che misura questo
dall’amministrazione (graf.5).
avvenga
per
libera
scelta
o
perché
cooptati
Tabella 11. Veneto, rilevatori per numero di indagini svolte e classe di ampiezza demografica - 2004/2008
Pop. residente
Totale
Valori percentuali
1
2-3
4-5
6-7
8 e più
Totale
< 20.000 ab.
> = 20.000 ab.
Capoluoghi
Totale
588
102
152
842
75,5
56,9
47,4
68,2
18,5
29,4
28,9
21,7
5,6
6,9
11,8
6,9
0,3
4,9
5,3
1,8
.
2,0
6,6
1,4
100,0
100,0
100,0
100,0
Graf.5 - Veneto, rilevatori dip. comunali e non per n. indagini, in %, per
dimensione del comune - 2004/2008
90
80
70
60
%
50
40
30
20
10
0
1 indag.
interni
1indag.
esterni.
>=4 ind.
interni
>=4 ind.
esterni
< 20.000 ab.
73,5
78,3
8,4
2,5
> = 20.000 ab.
52,2
60,0
13,0
14,5
Comuni capoluogo
46,6
48,1
31,5
16,5
Il mestiere di rilevatore e il contesto di lavoro
Non è facile fare il rilevatore di questi tempi, con una mobilità di relazioni, di percorsi
di vita e di lavoro sempre più accentuata, con la diffidenza crescente nei confronti
dell’altro. Non è facile, nonostante le lettere di preavviso dell’Istat e dei comuni,
nonostante i cartellini di riconoscimento farsi aprire la porta di casa, stabilire un contatto
con le famiglie, instaurare quel minimo di rapporto di fiducia che consente agli interpellati
di raccontare di sé e della propria famiglia.
Sappiamo per esperienza che le aree urbane sono le più critiche: anagrafi meno
aggiornate, famiglie di anziani soli, di solito più diffidenti, singles difficili da rintracciare se
non ad orari improbabili.
I dati presentati (graf. 6) si riferiscono ai risultati del monitoraggio dell’indagine
Aspetti della vita quotidiana, per tre anni consecutivi. La domanda è semplice: stante le
premesse che derivano dall’esperienza empirica, quanto sono rilevanti le differenze nei
risultati conseguiti dai rilevatori nei diversi contesti? Si è partiti dall’indicatore più
immediato, la quota di interviste completate, assumendo che il primo compito del
rilevatore sia, per l’appunto, riportare al comune i questionari compilati per tutte le
famiglie che gli sono state assegnate.
La serie esaminata è molto breve e non consente di apprezzare mutamenti nel corso
del tempo, mentre evidenzia uno scarto significativo, di circa il 20%, tra i risultati dei
rilevatori dei piccoli comuni, sempre superiori al 90% di interviste completate, e i
capoluoghi, intorno al 70%, tranne per l’ultimo anno.
75
Graf. 6 - Indagine AVQ (Multiscopo), % di interviste com pletate
secondo la dim ensione dei com unii - 2006/2008
%
100
80
60
40
20
0
< 20.000 ab.
> = 20.000 ab.
anno 2006
Capoluogo
anno 2007
Totale
comuni
anno 2008
Ulteriore elemento di riflessione deriva dall’elaborazione dei risultati secondo il ruolo
dei rilevatori, interni o esterni all’amministrazione (tab. 12). Nei capoluoghi gli esterni
hanno sempre risultati migliori, con uno scarto importante per i primo due anni. Negli
altri comuni i risultati sono discordi tra un anno e l’altro; servirebbero ulteriori
approfondimenti che non sono l’obiettivo di questo intervento.
Tabella 12. Indagine AVQ (Multiscopo), % di interviste completate secondo la dimensione dei
comuni e la posizione dei rilevatori - 2006/2008
Comuni
2006
2007
2008
Interni
Esterni
Interni
Esterni
Interni
Esterni
< 20.000 ab.
> = 20.000 ab.
Capoluogo
Totale
91,5
92,9
68,8
86,0
92,1
84,3
80,0
87,0
92,9
80,2
63,6
84,1
92,8
88,3
75,0
86,8
91,9
88,0
72,2
86,3
88,0
83,8
77,6
84,6
La formazione “Sistan” per i comuni del Veneto
Riprendendo il tema dell’offerta formativa, va ricordato che in Veneto si è realizzato il
primo corso dell’Istat rivolto ai comuni, ospiti presso l’Ufficio regionale di Venezia. Il
quadro complessivo dei numerosi interventi realizzati nei 15 anni seguenti è qui
sintetizzato: la distinzione fondamentale è relativa alla tipologia di corsi e ai destinatari,
uffici di statistica o uffici demografici. I contenuti proposti sono stati prevalentemente
calibrati sulle esigenze dei comuni piccoli e medi.
Tabella 13. Veneto, formazione Sistan ai comuni della regione - 1994/2009*
Anni
Totale
Destinatari
Contenuti
Giornate erogate
117
Giornate fruite
2.789
Totale comuni aderenti
1.529
di cui ad almeno un evento
Totale partecipanti
1.900
di cui ad almeno un evento
76
1994/2007
2005; 2008/2009
U. statistica - eventi su + giorni,
U. demografici, anagrafe - 1 solo giorno
pochi partecipanti
Statistica ufficiale, Sistan e ruolo
dei comuni
utilizzo dati censuari (per censimenti 2001)
elementi statistica descrittiva
rilevazioni demografiche:
indici e indicatori
informatizzazione e qualità dei dati
strumenti diffusione dati (Sisco T)
Info/For censimenti
qualità dati
introduzione excell
indagini sociali o economiche
84
33
1.255
1.534
331
1.198
151
547
398
1.502
246
972
Le giornate complessivamente erogate sono state 117, quelle fruite dai partecipanti
2.789. Sono 151 i comuni partecipanti ad almeno un corso Sistan nel senso pieno del
termine (svolto su più giornate, con un limite di 12/18 partecipanti) col coinvolgimento di
246 persone. Alcuni funzionari hanno partecipato a più eventi, per un totale di 398
presenze; risultati lusinghieri, se ricordiamo che oltre ai capoluoghi sono solo 165 i
comuni con ufficio di statistica costituito nella regione. L’altra tipologia di corsi era per
definizione rivolta ad una platea più vasta ed aveva obiettivi limitati e precisi, rilevazioni
demografiche correnti, utilizzo di dati censuari, preparazione ai censimenti 2010/2011. La
partecipazione qui è stata massiccia: 1.534 giornate fruite, 547 comuni e 972 persone
presenti ad almeno una iniziativa su 581 comuni, adesioni per complessivi 1.198 comuni
e 1.502 partecipanti.
In che misura i rilevatori comunali delle indagini sulle famigli hanno beneficiato di
queste iniziative? Si è cercata la risposta incrociando l’archivio centrale del Sirc e quello
della formazione dell’ufficio di Venezia, con i risultati della tabella 1432.
Tabella 14. Rilevatori dipendenti comunali partecipanti ad eventi formativi e n. di giornate, per tipologia di
corsi e dimensione dei comuni
Comune
Formazi
Formazione non Sistan
one
Preparazi
Sistan
Utilizzo
Statistiche
one
dati
demografiche Censimen
censuari
ti 2011
< 20.000 ab.
> = 20.000 ab.
Capoluogo
Totale
22
5
5
32
34
6
1
41
53
4
1
58
Partecipa
nti ad
almeno
un evento
formativo
75
5
1
81
107
10
6
123
Numero giornate
1
2
3
44
2
1
47
36
1
11
1
1
13
37
4_
6
4
2
1
7
7e
+
12
4
3
19
Totale
rilevat
ori
107
10
6
123
Stante il numero ridotto di comuni con ufficio di statistica, è evidente il maggior
impatto dei corsi rivolti a tutti gli operatori degli uffici demografici. Hanno partecipato ad
almeno un corso 123 dei 466 rilevatori attivi tra il 2004 e il 2008, pari al 26,4%.Se poi si
tiene conto della dimensione dei comuni, i risultati sono decisamente interessanti. Si
sfiora il 31% di esperienze formative Sistan per i comuni più piccoli e il 22% per la fascia
intermedia, a fronte di un modesto 8% dei capoluoghi. Per i rilevatori collocati negli uffici
demografici o di statistica la quota sale al 48%.
Come già detto, non si trattava di corsi mirati rispetto all’attività, ai compiti, alle
conoscenze e tecniche proprie del “mestiere” di rilevatore; la conoscenza dell’orizzonte in
cui si muove la statistica ufficiale dovrebbe essere comunque una base imprescindibile
per questi operatori del Sistema e dovrà esserlo per il futuro in misura generalizzata.
Graf. 7 - Veneto, rilevatori interni con formazione, in %,
per dimensione del comune
Totale
26,4
Capoluogo
rilevatori con
form azione Sis tan
8,2
> = 20.000 ab.
21,7
< 20.000 ab.
30,8
0
32
10
20
30
40 %
I rilevatori attivi nel periodo 2004/2008 sono stati incrociati con l’archivio di tutti i corsi tenuti, dal 1994 in poi.
77
Le indagini sperimentali sui dipendenti comunali
e sul profilo professionale dei rilevatori
Ciro Annicchiarico
Ufficio comunale di statistica di Firenze
1. Organizzazione delle rilevazioni
La valutazione del servizio da parte degli utenti è un elemento fondamentale nel
processo di miglioramento, ma per poter produrre gli effetti desiderati la rilevazione del
giudizio degli utenti deve essere realizzata seguendo criteri scientifici che garantiscono
riproducibilità evitando, nel contempo, il condizionamento da parte degli operatori. È
necessario, quindi, che le attività di progettazione, realizzazione e analisi siano eseguite
da personale competente in grado di formalizzare e rispettare criteri e procedure adottate
permettendo una standardizzazione di tutte le fasi del processo, con un controllo di
qualità continuo ad ogni stadio. La costruzione di uno strumento di rilevazione efficace
non garantisce di per sè la rispondenza delle opinioni e dei giudizi raccolti alla realtà.
Possono esserci errori legati al rapporto interpersonale che immancabilmente viene a
crearsi fra intervistatore e intervistato, troppo spesso sottovalutato, accompagnati a volte
da una limitata conoscenza delle tecniche di campionamento e analisi statistica. Ecco
perché un’ indagine per definire in modo puntuale il profilo del rilevatore può risultare
utile sia per progettare un modello di selezione degli stessi sia per programmare
interventi formativi. Infatti, una formazione adeguata dell’intervistatore rappresenta un
anello importante che coniuga elementi fondamentali: questionario da un lato e analisi
dei dati dall’altro. Elementi per loro natura strettamente valutabili e perfettibili, ma che
perdono importanza e addirittura significato se la raccolta dei dati non viene effettuata
con il giusto rigore. L’indagine sul profilo professionale dei rilevatori comunali è nata da
queste riflessioni.
L’ufficio di statistica del Comune di Firenze, per lo svolgimento delle attività di
rilevazione, si avvale di un gruppo di rilevatori distribuiti nei due rami che compongono la
propria attività quali le rilevazioni per conto dell’Istat (prezzi al consumo e indagini
dirette) e quelle per conto del Comune (CATI e porta a porta), destinate alla raccolta di
dati funzionali alla conoscenza della realtà cittadina. Ognuna di queste attività è
caratterizzata da un specifico sistema di reclutamento, formazione, tipologia di incarico e
organizzazione del lavoro a loro volta diversificati a seconda che si prenda in
considerazione il periodo antecedente o quello successivo al 31 dicembre 2007, data di
entrata in vigore della Legge n. 244 del 24 Dicembre 2007 (Legge Finanziaria per il 2008)
modificata e integrata dalla legge n. 133 del 6 Agosto 2008 (Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante disposizioni urgenti
per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della
finanza pubblica e la perequazione tributaria).
In particolare l’articolo 46 di quest’ultima, stabilisce che “per esigenze cui non
possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono
conferire incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o
coordinata e continuativa, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione anche
universitaria, in presenza dei seguenti presupposti di legittimità:
a) l'oggetto della prestazione deve corrispondere alle competenze attribuite
dall'ordinamento all'amministrazione conferente, ad obiettivi e progetti specifici e
determinati e deve risultare coerente con le esigenze di funzionalità
dell'amministrazione conferente;
78
b) l'amministrazione deve avere preliminarmente accertato l'impossibilità oggettiva di
utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno;
c) la prestazione deve essere di natura temporanea e altamente qualificata;
d) devono essere preventivamente determinati durata, luogo, oggetto e compenso della
collaborazione”.
Il Comune di Firenze, fra le possibili alternative contenute nella nuova normativa, ha
scelto di appaltare le attività di rilevazione a una società esterna. L’iter amministrativo si
è concluso nel mese di agosto 2008 e a partire dal 1 settembre 2008 tutte le attività di
rilevazione vengono gestite dalla società vincitrice.
Di seguito, vedremo come si articolano le suddette fasi per ciascuna tipologia di
rilevazione considerando sia la situazione precedente sia quella successiva all’entrata in
vigore della nuova normativa.
La fase di reclutamento, identica per tutte le tipologie di indagine, prevedeva, fino al
31 Dicembre 2007, la necessaria iscrizione all’albo comunale degli intervistatori statistici.
L’iscrizione richiedeva, tra i requisiti di ammissione, di non essere dipendente di enti
pubblici o di privati, di essere in possesso del diploma di scuola media superiore e di
avere un età non superiore ai sessanta anni. La scelta del Comune di Firenze di appaltare
la gestione dei rilevatori a una società esterna ha comportato la revisione della disciplina
di iscrizione all’albo approvata con determinazione dirigenziale n. 3293 del 7 aprile 2008.
Il candidato, per essere ammesso, deve essere in possesso dei seguenti requisiti:
1. essere cittadino di uno dei paesi membri dell’Unione europea;
2. avere un’età compresa tra i diciotto e i sessantacinque anni;
3. essere in possesso del diploma di scuola media superiore, derogabile se in possesso
di diploma di scuola media inferiore in caso di precedente iscrizione all’albo dei
rilevatori;
4. non avere riportato condanne penali e di non avere procedimenti penali in corso;
5. essere in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti professionali:
a. avere una comprovata esperienza come rilevatore e/o intervistatore statistico
maturata presso enti pubblici;
b. essere stato iscritto in precedenza all’albo comunale dei rilevatori e
intervistatori;
c. essere in possesso almeno di un diploma di laurea triennale in Statistica o
affine;
d. aver conseguito un attestato di idoneità all’attività di rilevatore e intervistatore
statistico.
In caso di assenza di uno dei requisiti professionali previsti al punto 5 sub. a, b, c,
l’idoneità allo svolgimento dell’attività di rilevatore statistico viene accertata mediante il
superamento di un test che sarà somministrato e valutato da una commissione composta
dal Dirigente dell’Ufficio comunale di Statistica o suo delegato, da uno dei responsabili di
Posizione Organizzativa dell’Ufficio Comunale di Statistica e da un docente universitario in
discipline statistiche. Il test verrà effettuato almeno 2 volte per ciascun anno solare.
L’iscrizione all’Albo comunale dei rilevatori e intervistatori statistici può essere
effettuata direttamente presso l’ufficio comunale di statistica o compilando il modulo on
line presente sul sito internet del servizio; stesso iter per coloro che intendono
presentare domanda di ammissione al test di idoneità.
La formazione dei rilevatori, a prescindere dalla tipologia di rilevazione, non
presenta variazioni nei due periodi presi in esame, resta pertanto in vigore la modalità di
formazione da sempre utilizzata.
I rilevatori dei Prezzi al consumo vengono formati direttamente dal personale
dell’Ufficio di statistica sulle modalità operative da adottare per la rilevazione. In genere
sono previste una o più giornate di affiancamento con un rilevatore esperto e, almeno
una volta l’anno, è programmata una riunione per comunicare eventuali novità
metodologiche che riguardano la rilevazione.
La formazione dei rilevatori che conducono indagini dirette è organizzata e gestita
dall’Ufficio regionale Istat, con personale proprio, per le indagini svolte nell’ambito del
Programma statistico nazionale. Normalmente la durata formativa si articola in una
giornata, nel corso della quale viene illustrato dettagliatamente il questionario relativo
79
all’indagine da effettuare. L’ufficio comunale di statistica provvede a integrare le
istruzioni fornite in sede di formazione Istat.
Anche per i rilevatori delle indagini CATI la formazione non ha subito modifiche. Ogni
indagine viene preceduta da un incontro con il personale dell’ufficio di statistica che
presenta il questionario e illustra ogni singola domanda che lo compone. Questa
procedura è finalizzata a verificare la chiarezza espositiva del questionario e far cogliere
al meglio l’obiettivo che l’indagine vuol perseguire.
La tipologia di incarico utilizzata fino al mese di dicembre 2007 prevedeva, per i
prezzi al consumo, il ricorso alla formula contrattuale della collaborazione coordinata e
continuativa e per i rilevatori che svolgono indagini dirette e CATI la tipologia
contrattuale del lavoro autonomo occasionale. Per ragioni fiscali, riconducibili alle
condizioni dettate dalla legge 326/03, il Comune di Firenze ha applicato la norma
secondo cui l’ammontare complessivo del reddito derivante dall’attività di lavoro
autonomo occasionale, non deve superare il tetto massimo di 5.000 euro annui. Questa
limitazione, in termini di ricaduta, comportava un elevato turn over per le indagini dirette
e CATI. Dal 1 settembre 2008, la società appaltatrice del servizio utilizza
temporaneamente, per le indagini dirette e CATI, la forma contrattuale della prestazione
occasionale osservando le stesse norme previste dalla succitata legge e per le indagini sui
prezzi la formula del contratto a progetto.
L’organizzazione del lavoro delle rilevazioni dei prezzi al consumo, prima
dell’entrata in vigore della legge finanziaria per il 2008, prevedeva la suddivisione del
territorio comunale in tredici zone, ognuna delle quali era affidata a un rilevatore che
ogni mese gestiva una zona diversa. La durata della rilevazione era compresa tra i sette
e i dieci giorni e seguiva un calendario di appuntamenti. A indagine conclusa i rilevatori e
il personale incaricato dell’ufficio di statistica accertavano la qualità del dato raccolto. La
cadenza mensile della rilevazione richiedeva la necessaria presenza di un gruppo
stanziale di rilevatori, per questo motivo nella scelta degli stessi veniva data la
precedenza a coloro che avevano maturato un’esperienza in questo campo; di
conseguenza il turn over era basso. Con la nuova organizzazione il territorio comunale è
stato suddiviso in sette zone, ognuna delle quali viene affidata a un rilevatore che ogni
mese, a rotazione, cura una zona diversa. La durata complessiva della rilevazione è di
circa venti giorni e ogni settimana i rilevatori si recano presso l’ufficio di statistica per
consegnare il lavoro che viene revisionato per accertare la qualità del dato raccolto. I
controlli sulla rilevazione, in presenza di dati anomali, vengono effettuati dalla società
appaltatrice con verifiche telefoniche su un campione di punti vendita.
Le indagini dirette non registrano variazioni in seguito all’appalto. I rilevatori vengono
scelti non necessariamente in base alla loro precedente esperienza, che pur costituisce
un valore aggiunto, ma sulla base della loro disponibilità al momento. Infatti la tipologia
di queste indagini permette il ricorso a rilevatori diversi senza il ripetersi della condizione
di continuità. Il personale dell’ufficio di statistica contatta, di volta in volta, i rilevatori e a
coloro che si sono resi disponibili consegna i questionari e il relativo materiale di supporto
per l’indagine. Alle famiglie inserite nel campione vengono comunicati, con lettera,
contenuti e modalità dell’indagine che viene effettuata con un’intervista presso il proprio
domicilio. Il rilevatore provvederà a contattarle telefonicamente per fissare un
appuntamento. Al termine dell’indagine i questionari compilati vengono riconsegnati al
personale addetto dell’ufficio di statistica per la revisione.
Anche per i rilevatori delle indagini CATI non ci sono state modifiche significative
nell’organizzazione del lavoro. Prima dell’appalto alla società esterna l’incarico ai
rilevatori e la liquidazione delle notule era proprio dell’ufficio di statistica; attualmente
tale compito viene svolto della società appaltatrice. Resta invariata la gestione della
turnificazione, dell’orario di rilevazione e dell’allestimento dell’aula CATI sul piano tecnico
e informatico.
80
2. Caratteristiche demografiche e sociali dei rilevatori
Le caratteristiche demografiche e sociali dei rilevatori vengono esaminate tenendo
conto delle differenti tipologie di indagini che compongono l’attività dell’Ufficio di
statistica del Comune di Firenze. Si vuole vedere se e come il profilo degli stessi,
espresso in termini di genere, classi di età e titolo di studio, si sia modificato con la
nuova gestione.
Prima di analizzare le tipologie di attività dell’ufficio si rende necessario evidenziare
alcuni dati complessivi che riguardano gli iscritti all’Albo comunale dei rilevatori statistici
prendendo in considerazione lo stato precedente e quello successivo all’entrata in vigore
della nuova normativa. Fino al 31 dicembre 2007 risultavano iscritti all’Albo 62 rilevatori
(71,0% femmine e 29,0% maschi), si concentravano prevalentemente nelle classi di età
più giovani con una prevalenza dei diplomati sui laureati (58,1% e 41,9%) (cfr. grafico
1).
Grafico 1. Iscritti all’albo comunale dei rilevatori statistici per genere, età e titolo di studio al 31/12/2007
Titolo di studio
Età
Genere
4,8
29,0
16,1
41,9
58,1
59,7
19,4
71,0
F
M
20-29
30-39
40-49
diplomati
50 e oltre
laureati
Dei 62 rilevatori iscritti all’albo, gli incaricati effettivi erano 47, pari al 75,8% del
totale. Anche in questo caso, si evidenzia un maggiore numero di femmine rispetto ai
maschi (72,3% e 27,7%), una maggiore presenza nelle classi di età più giovani e una
prevalenza di diplomati sui laureati (59,6% e 40,4%).
Con l’appalto del servizio, gli iscritti all’Albo comunale sono aumentati di dieci unità
attestandosi su un totale complessivo di 72 rilevatori.
Osservando il profilo per genere si nota che, rispetto al vecchio albo, diminuiscono le
femmine (dal 71,0% al 65,3%) e aumentano i maschi (dal 29,0% al 34,7%). Per classe
di età non si evidenziano sostanziali differenze, sono sempre le classi più giovani quelle
percentualmente più rappresentate mentre, per titolo di studio, abbiamo una prevalenza
di laureati (61,1%) sui diplomati (38,9%) (cfr. grafico 2).
Grafico 2. Iscritti all’albo comunale dei rilevatori statistici per genere, età e titolo di studio dopo la nuova
normativa
Età
Genere
6,9
Titolo di studio
6,9
34,7
38,9
56,9
29,2
61,1
65,3
F
M
20-29
30-39
40-49
50 e oltre
diplomati
laureati
81
2.1 Indagini sui prezzi al consumo
I soggetti coinvolti nell’indagine sui Prezzi al consumo sono l’Istituto nazionale di
statistica e gli uffici di statistica dei comuni. L’Istat sovrintende alla rilevazione dei Prezzi
al consumo e, come titolare dell’indagine, è l’unico soggetto competente a produrre indici
dei prezzi con carattere di ufficialità. Promuove la partecipazione dei comuni capoluogo di
provincia alla rilevazione, definisce e coordina la metodologia dell’indagine e svolge il
compito di “diramare le istruzioni, affinché la raccolta dei dati avvenga con uniformità di
criteri e con rigore di metodo” (art. 3, L. 2421/27).
Gli Uffici di statistica dei comuni, anch’essi facenti parte del Sistema statistico
nazionale, partecipano all’indagine sui prezzi al consumo effettuando la rilevazione
prevista dalla legge e fornendo all’Istat i dati rilevati.
Gli indici dei prezzi al consumo si possono differenziare, in generale, rispetto:
• alla popolazione dei consumatori alla quale si riferiscono;
• al territorio preso in esame;
• alla composizione del paniere di consumi considerata;
• al tipo di prezzi considerati;
• alla metodologia di ponderazione.
I rilevatori dell’Ufficio di statistica del Comune di Firenze, impegnati nell’indagine sui
Prezzi al consumo, vedono una netta prevalenza femminile rispetto a quella maschile e la
percentuale delle stesse è aumentata con l’esternalizzazione del servizio alla società
vincitrice dell’appalto. Per classe di età notiamo che, sebbene l’età media con il passaggio
alla nuova gestione sia rimasta praticamente immutata (44,5 anni per i rilevatori
incaricati dal Comune, 44,0 anni per gli incaricati dalla società appaltatrice), l’analisi nel
dettaglio evidenzia che i rilevatori che hanno accettato la nuova gestione sono quelli con
l’età più elevata (oltre 40 anni), scompaiono, invece, i rilevatori in età compresa fra i 30
e i 39 anni sostituiti da due rilevatori under 30 (cfr grafico 3).
Grafico 3. Prezzi al consumo: rilevatori incaricati - per genere e classe di età - prima e dopo la nuova normativa
Età
Genere
80
70
80
66,7
70
61,6
60
60
50
50
38,4
40
33,3
40
30
30
20
20
10
10
0
20-29
30-39
40-49
50 e oltre
al 31.12.07
0,0
30,8
38,4
30,8
nuova normativa
22,2
0,0
33,3
44,5
0
f
m
al 31.12.07
nuova normativa
Per quanto riguarda il titolo di studio osserviamo che, tra i rilevatori incaricati
direttamente dal Comune, prevalevano i laureati sia fra i maschi sia fra le femmine; con
l’esternalizzazione del servizio abbiamo una netta prevalenza dei diplomati, senza
differenze fra i generi (due su tre).
L’indagine sui prezzi al consumo viene effettuata in un arco temporale di venti giorni
e vede l’impiego di sette rilevatori spalmati su sette zone della città, ciascuna delle quali
conta, in media, 130 esercizi commerciali. Ciascun rilevatore effettua, in media, 6,5
interviste al giorno.
82
2.2 Indagini dirette presso le famiglie (Multiscopo)
Le indagini sociali multiscopo hanno l’obiettivo di soddisfare la crescente domanda di
informazione statistica nel campo sociale, con un’attenzione a temi specifici come la
struttura della famiglia, le caratteristiche degli individui e l’autovalutazione della propria
condizione, lo svolgersi concreto della vita quotidiana, i bisogni e i problemi della
popolazione. Sette sono le indagini che compongono il Sistema: l’annuale Aspetti della
vita quotidiana, la trimestrale Viaggi e vacanze e le cinque tematiche, effettuate a
rotazione nell’arco di cinque anni, che approfondiscono le tematiche dell’indagine
annuale: Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, I cittadini e il tempo libero,
Sicurezza dei cittadini, Famiglia e soggetti sociali e Uso del tempo.
Per ciascuna sono trattati gli aspetti generali e gli obiettivi dell’indagine, i contenuti
informativi, il disegno campionario e la tecnica d’indagine.
A Firenze, nelle indagini dirette presso le famiglie la presenza femminile è sempre
stata maggiore di quella maschile e così come per le indagini sui prezzi al consumo, la
percentuale di presenza femminile è fortemente cresciuta con l’esternalizzazione del
servizio. Pressoché immutata la distribuzione per età: in entrambi i casi siamo intorno a
una media di 33 anni e quindi molto più bassa rispetto ai rilevatori incaricati della
rilevazione dei prezzi (cfr grafico 4).
L’età media più bassa dei rilevatori di questa tipologia di indagine potrebbe essere
riconducibile al fatto che, per molti di loro, questa attività rappresenta un’occasione di
lavoro temporaneo da svolgere durante il corso di studi o al temine degli stessi, in attesa
di un impiego più stabile.
Grafico 4. Indagini dirette presso le famiglie: rilevatori incaricati - per genere e classe di età - prima e dopo la
nuova normativa
Genere
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Età
75,0
60
63,6
50
45,5
50,0
36,3
40
36,4
25,0
33,4
30
13,7
20
8,3
10
4,5
8,3
0
f
al 31.12.07
m
nuova normativa
20-29
30-39
al 31.12.07
40-49
50 e oltre
nuova normativa
Per quanto riguarda il titolo di studio prevalgono i laureati, senza significative
differenze tra i rilevatori incaricati dal Comune e quelli incaricati dalla società vincitrice
dell’appalto.
Se consideriamo le indagini dirette ripetute annualmente (Eusilc e Aspetti della vita
quotidiana) osserviamo che, in media, siamo di fronte a un totale di 190 famiglie
contattate in un arco temporale di venti giorni, da dieci rilevatori, che effettuano un’
intervista al giorno.
2.3 Indagini CATI
Il Centro di indagini statistiche del Comune di Firenze è una struttura specializzata
operante nell’ambito dell’Ufficio Comunale di Statistica. Il Centro è in grado di realizzare
indagini statistiche utilizzando la tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interview)
con un software acquisito dall’Università di Berkeley CA-USA.
83
Il termine CATI indica una modalità di rilevazione diretta di unità statistiche realizzata
attraverso interviste telefoniche, dove l'intervistatore legge le domande all'intervistato e
registra le risposte su un computer, tramite un apposito software.
In generale il metodo CATI ha i seguenti vantaggi:
ƒ rapidità nella raccolta dei dati;
ƒ contenimento dei costi;
ƒ raggiunge velocemente le persone anche in vaste aree;
ƒ controllo dell’attività degli intervistatori;
ƒ rapidità nella elaborazione dei dati (i dati sono già su supporto informatico e quindi
pronti per l’elaborazione).
Ma anche alcuni svantaggi:
ƒ il questionario deve essere breve, preferibilmente con domande a risposta chiusa e
alternative limitate;
ƒ difficoltà nel reperimento dei numeri telefonici;
ƒ esclusione dall’indagine di tutti quei soggetti di cui non si trova un recapito telefonico.
Le indagini CATI effettuate dall’Ufficio di statistica del Comune di Firenze, prima
dell’applicazione della nuova normativa, vedevano una presenza femminile
marcatamente superiore a quella maschile. Con l’esternalizzazione del servizio tale
presenza si è ridotta, registrando uno scarto del 10% circa.
Per età, assistiamo ad una prevalenza della classe più giovane, pur registrando una
modesta diminuzione contemporaneamente all’aumento della classe 30-39, con l’appalto
del servizio (cfr grafico 5).
Grafico 5. Indagini CATI: rilevatori incaricati - per genere e classe di età - prima e dopo la nuova normativa
Genere
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Età
83,9
80
74,2
70
60
55,6
44,4
55,6
50
33,3
40
30
16,1
16,1
20
9,7 11,1
10
0
f
al 31.12.07
m
nuova normativa
20-29
30-39
al 31.12.07
40-49
nuova normativa
Per quanto riguarda il titolo di studio vediamo che, tra i rilevatori incaricati
direttamente dal Comune, prevalgono nettamente i diplomati sui laureati (71,0% e
29,0%); con l’esternalizzazione del servizio, invece, i laureati prevalgono sui diplomati
(55,6% e il 44,4%).
Ciascuna indagine effettuata con metodologia CATI è spalmata, generalmente, su un
arco temporale di quattordici giorni, su un campione di cittadini di 1.200 unità, e vede
l’impiego di sei rilevatori, ciascuno dei quali ha una media di 42,8 contatti e 14,3
interviste al giorno.
3. Alcune considerazioni
Le motivazioni che hanno spinto Istat e Usci a pensare un’indagine sul profilo
professionale dei rilevatori comunali nasce dalla convinzione che, nel processo di
produzione delle informazioni, il ruolo del rilevatore è fondamentale. L’analisi dei processi
84
di lavoro del rilevatore, l’individuazione dei problemi riscontrati dai Comuni per deficit di
competenze degli stessi e la specifica delle competenze prioritarie, sulle quali investire in
fase di selezione o di formazione, hanno costituito l’ossatura dello studio.
A indagine conclusa queste informazioni ci sono e i risultati emersi saranno
sicuramente utili per un confronto fra i Comuni aderenti al progetto anche se si dovrà
tenere conto di alcune differenze quali:
ƒ le problematiche riconducibili alle caratteristiche dei rilevatori interni/esterni all’Ente;
ƒ le diverse tipologie contrattuali (collaborazione a progetto, collaborazione occasionale,
prestazione d'opera, lavoro subordinato,...);
ƒ la formazione, gestita necessariamente in modo differenziato perché le caratteristiche
dei rilevatori sono diverse: siamo di fronte ad una realtà che vede un parco rilevatori
di solo dipendenti comunali, di solo dipendenti da altre società, di dipendenti e
autonomi, di solo studenti e questo incide, abbastanza significativamente,
sull'atteggiamento dei medesimi nei confronti della propria attività.
L’obiettivo di un percorso condiviso vedrà i Comuni impegnati nella soluzione di
queste problematiche e nella individuazione di un set di indicatori di qualità al fine di
monitorare il lavoro svolto dai rilevatori. Auguriamoci buon lavoro.
85
I rilevatori nelle realtà locali: profili, esperienze e
riflessioni dal territorio
Rossana Rosati
Ufficio di Statistica del Comune di Roma
Breve storia dell’organico dei rilevatori romani
Il mio Comune si è da sempre trovato a svolgere tutte le indagini campionarie
disposte dall’Istat e, pertanto, la necessità di disporre di un albo dei rilevatori è sempre
stata molto sentita, non solo in termini numerici, in considerazione dell’alta numerosità
campionaria assegnata a Roma, ma anche perché andava garantita la copertura di un
territorio assai vasto. Da qui la ricerca e la diversificazione nel tempo delle soluzioni da
adottare per disporre di una rete di rilevazione idonea.
Le mie prime esperienze con le rilevazioni sul territorio si sono formate con una rete
di rilevatori vera e propria, professionalmente riconosciuta a livello istituzionale, tanto
che esisteva nell’organico dell’Amministrazione un ruolo specifico a cui veniva
riconosciuto lo status di Operatore di rilevazione. La mancanza di un livello di istruzione
adeguato, così come viene richiesto oggi ma che allora non costituiva titolo per il
personale che accedeva a tale qualifica, veniva, nella maggior parte dei casi, compensato
dall’esperienza maturata sul campo e dalla conoscenza del territorio sul quale andavano
ad agire. Quindi, pur con i necessari distinguo, l’Ufficio poteva disporre fino a qualche
anno fa di un gruppo direi assolutamente efficiente e sicuramente sufficiente a coprire le
proprie necessità.
Ma l’iniziale riconoscimento del ruolo di Operatore di rilevazione non ha avuto
seguito: questo si è andato via via assottigliando e si iniziato ad utilizzare personale
amministrativo in servizio presso l’Ufficio di Statistica. Per quelle rilevazioni che
richiedevano un numero di interviste più consistente è stato necessario, per insufficienza
di personale interno, ricorrere ad altre figure, quali gli operatori di Polizia Municipale.
Dopo aver tentato di utilizzare lo strumento del lavoro interinale, era circa il 2000, nel
2003 è stato indetto un bando per studenti e laureati della Facoltà di Statistica
dell’Università La Sapienza che ha prodotto la disponibilità di 129 rilevatori alla quale
l’Ufficio ha attinto per circa due anni. L’inserimento lavorativo stabile di quasi tutti i
partecipanti al bando ha di fatto esaurito, nel giro di due anni, la graduatoria che si era
formata.
Nel 2005, pertanto, è stato indetto un nuovo bando, estendendo alla Facoltà di
Sociologia la richiesta di studenti e laureati, con il risultato che la disponibilità è salita a
592. Solo 29 partecipanti al primo bando hanno riproposto la propria candidatura.
In tutti e due i casi sono state stilate delle graduatorie tra tutti coloro che
possedevano i requisiti richiesti, principalmente l’iscrizione all’Università da più di un
anno. Il rapporto di lavoro instaurato con l’Amministrazione è stato quello di Contratto di
Incarico occasionale e temporaneo limitato al periodo di svolgimento dell’indagine.
La graduatoria del 2005 viene ancora utilizzata ma sta andando in esaurimento e non
è assolutamente programmata una terza edizione: vanno, infatti, considerate le
restrizioni che la normativa vigente ha determinato in materia di affidamenti di incarico.
Ci si sta orientando quindi verso un nuovo reperimento presso personale comunale, in
particolare dell’organico dei Municipi, per formare un albo già territorialmente strutturato
e, presumibilmente entro la fine dell’anno, ci si avvarrà esclusivamente di personale
interno all’Amministrazione.
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Problemi
Da questa molteplicità di esperienze e di sperimentazioni sono emerse varie
considerazioni a partire soprattutto dalle difficoltà che ci si è trovati ad affrontare e che
investono però anche questioni di fondo riguardanti le rilevazioni nel loro complesso.
La prima riguarda la non condivisione, da parte di Istat e Comuni, dell’obiettivo che si
va perseguendo con l’attività di rilevazione. Se per l’Istat le indagini assumono una
valenza informativa assolutamente primaria, considerazione che personalmente condivido
in pieno – ne è testimonianza l’aumento di indagini campionarie condotte nel Paese e la
risonanza sui media dei risultati che da queste derivano – dall’altra le Amministrazioni
locali non le ritengono un investimento per la loro attività di governo. Resta nelle facoltà
degli Uffici di Statistica lo sfruttamento dei risultati a livello locale.
La seconda considerazione, strettamente correlata alla precedente, è relativa
all’impegno finanziario che i due soggetti investono in questa attività e che può essere
analizzata su due diversi fronti. Il primo è che al trasferimento di risorse economiche a
titolo di rimborso forfetario dall’Istat ai Comuni, senz’altro considerevole nel suo
complesso, si contrappone il fatto che l’attività di rilevazione viene considerata dai
Comuni un adempimento da assolvere a costo zero. Se per il personale esterno
all’Amministrazione il compenso viene sottoposto alla sola detrazione della ritenuta
d’acconto, per il personale di ruolo questo viene prima scorporato delle ritenute
previdenziali e dell’IRAP a carico del datore di lavoro. L’importo così decurtato viene
assoggettato, al momento della liquidazione, alle ritenute Irpef di competenza di ciascun
dipendente. Ne consegue, per i rilevatori, un forte disincentivo in termini economici. Il
secondo fronte riguarda l’entità del contributo che l’Istat eroga ai Comuni – quindi,
soprattutto ai rilevatori - e che non è stata oggetto di rivalutazione negli anni da parte
dell’Istituto. Per citare alcuni esempi nel 2000 l’Indagine sui Consumi Familiari prevedeva
un rimborso a questionario di L. 60.000 (equivalenti a circa 31 euro) e nell’anno in corso
il rimborso si attesta ancora sui 31 euro. Per l’IMF – Vita Quotidiana nel 2000 era stato
stanziato un rimborso di L. 65.000 (equivalenti a circa 34 euro) e nell’anno in corso il
rimborso massimo previsto è stato di 39 euro. Per l’Indagine Eusilc tra il 2004 e il 2008
il rimborso massimo è rimasto invariato a 35 euro.
La combinazione di questi due fattori ci ha portato nel tempo ad assegnare più
interviste a ciascun rilevatore puntando sulla quantità come contrappeso all’aspetto
economico.
Un’altra considerazione su cui più volte si è fissata la nostra attenzione è quella fatta
a partire dai dati della caduta campionaria che viene registrata costantemente in tutte le
indagini. Le difficoltà a svolgere indagini che prevedono di entrare nella casa delle
famiglie, specialmente nelle realtà metropolitane, non ha bisogno di molti commenti
essendo cosa già nota e dibattuta, ma qui c’è da porre l’accento su una dissociazione di
fondo che non può non emergere e che sta tra la tanto invocata (da tutti noi)
collaborazione che si chiede ai cittadini e la obbligatorietà che risiede in capo agli stessi.
La domanda che ci si pone è: “Quale potestà hanno i rilevatori ad imporre tale
obbligatorietà?” ed ancora: “Esiste la consapevolezza che, in mancanza di tale potestà,
un rilevatore può essere tranquillamente messo alla porta come un qualsiasi venditore
che importuna e invade la privacy?”
Dico questo pur nella consapevolezza che parte della caduta campionaria va fatta
risalire alla qualità delle anagrafi, che nel mio Comune ha un rilievo non del tutto
trascurabile.
Tutti questi problemi si riversano in maniera diversificata sui risultati che si ottengono
per indagini con un campione consistente, ma senza possibilità di sostituzione, come le
IMF e, per la ragione contraria, per indagini con un campione limitato, ma con possibilità
di sostituzioni, come quella sui consumi.
Nel primo caso, la mancanza di sostituzione impedisce di recuperare il rifiuto o la non
rintracciabilità della famiglia, nel secondo caso la rarefazione del campione sul territorio
impone trasferimenti molto pesanti dal recapito della famiglia base a quello delle famiglie
di riserva.
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In generale la necessità di ritornare presso le famiglie spesso provoca il mancato
completamento dell’intervista da parte della famiglia stessa.
Sul mestiere di rilevatore
Negli ultimi anni, quindi, l’Ufficio si è trovato a fare affidamento su personale che
intraprendeva questa attività per problemi personali contingenti, quasi sempre di natura
economica, che, una volta venuti a mancare, hanno comportato la rinuncia all’incarico.
E questo è risultato valido sia per personale comunale che esterno: ne è la riprova il
forte ricambio di rilevatori registrato nel tempo. Le rare eccezioni confermano la regola.
In nessun caso, non trattandosi più di personale con specifica mansione di rilevatore,
l’Ufficio ha potuto far leva sull’obbligatorietà della prestazione e si è trovato costretto ad
utilizzare strumenti di persuasione non sempre vincenti.
Questa realtà ha inciso e incide a tutt’oggi profondamente sul lavoro di
coordinamento il cui maggiore impegno viene profuso nel reperimento dei rilevatori prima
e nell’ottimizzare, forse più di quanto sia dovuto, il loro lavoro poi.
In generale, e per tutta questa serie di considerazioni, c’è di fatto la consapevolezza
di rappresentare l’anello debole della catena, dal sentirsi, spesso, degli imbonitori che
tentano di vendere un prodotto. Lo è l’Ufficio quando cerca di convincere un rilevatore a
prendersi in carico la rilevazione, così come lo è il rilevatore quando cerca di convincere
una famiglia a essere intervistata.
La drammatizzazione usata per mostrare il contesto lavorativo che ruota intorno
all’attività di rilevazione nel mio comune, che probabilmente può sembrare eccessiva, va
vista solo come un tentativo di facilitare la comprensione delle problematiche che ci si
trova a dover risolvere nel nostro lavoro e a proporre con questo intervento degli spunti
di riflessione spero utili.
L’indagine sperimentale sui rilevatori rappresenta sicuramente un momento
importante di un percorso da intraprendere insieme. La professionalità che viene richiesta
ai rilevatori deve trovare un riscontro generale che parta dal riconoscimento effettivo del
loro ruolo all’interno del processo di produzione di informazione statistica, ma che si
traduca anche in un investimento non solo in termini di risorse da adeguare all’impegno
che viene loro richiesto, ma anche in termini di visibilità generale in tutti i contesti
interessati a vario titolo nel loro lavoro: Istat, Amministrazioni comunali e cittadini.
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