2. La network society A partire dagli anni Ottanta, lo sviluppo dei media digitali comincia a mutare l`esperienza audiovisiva del pubblico di massa - esperienza che sino a quel momento si era fondata sulla centralità della radio e della televisione. Le caratteristiche dell'interattività, ipertestualità e personalizzazione sospinte dai nuovi media determinano un declino dell'idea del pubblico come una massa omogenea a cui inviare messaggi in maniera unidirezionale. Tale mutamento può essere spiegato con il concetto di società in rete (in inglese network society). Questo termine ha conosciuto la sua diffusione più ampia grazie all'opera del della società in rete sociologo catalano Manuel Castells (1996) The Rise of the Network Society (La nascita della società in rete). Come dimostra lo studioso, la network sor non nasce con la Rete, ma è la conseguenza di tre processi di ampio respiro storico che sono emersi tra la fine degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso: la rivoluzione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione: la ristrutturazione delle economie industriali di fronte all'emersione di un nuovo mercato aperto e flessibile: la nascita di movimenti culturali orientati ai valori della libertà e autonomia individuale, tra cui il movimento per i diritti civili, quello femminista e ambientalista. La rivoluzione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, per iniziare, ha giocato un ruolo decisivo nella fondazione delle tecnologie network society. Con il concetto di «tecnologie dell'informazione e della comunicazione» (o ICT, Information and Communication Technologies), Castells intende l'insieme convergente delle tecnologie della micro-elettronica, dell'elaborazione dati (hardware e software). delle telecomunicazioni/trasmissioni, nonché dell'optoelettronica e dell'ingegneria genetica, intesa come la scienza che si occupa della decodificazione, manipolazione e riprogrammazione dei codici di informazione della materia vivente. Secondo l'analisi di Castells, alla base di tale rivoluzione vi sono state una serie di innovazioni apportate in campo elettronico e informazionale che risalgono agli anni della Seconda guerra mondiale, tra cui l'introduzione del transistor (1947), dei computer (1946). Inoltre, sempre in quegli anni, ci sono stati importanti progressi anche nella tecnologia di trasmissione digitale a pacchetto che hanno portato, per esempio, all'introduzione delle reti a banda larga e alla possibilità di usare Internet per la trasmissione della voce, immagini, dati, determinando importanti cambiamenti anche nel settore delle telecomunicazioni. In dei mercati capitalistici, in particolare, la rivoluzione delle tecnologie dell'informazione e comunicazione è stata resa possibile dalle esigenze di ristrutturazione dei mercati capitalistici a seguito della crisi economica dei Settanta. Tale sistema viene quindi sostituito da quello postfordista che prende la forma della «impresa a rete»: le grandi fabbriche sono rimpiazzate da una serie di unità più picco. Questo spiega perché l'informazione diventa la materia prima della società contemporanea al punto che il sistema emerso dalla crisi degli anni Settanta può essere capitalismo informazionale. Tali cambiamenti radicali degli assetti tecnologici ed economici delle nostre società, tuttavia, non avrebbero avuto il medesimo impatto se non fossero stati accompagnati dalle trasformazioni degli ultimi quarant’anni. La crisi della famiglia patriarcale che ha riguardato le condizioni ordinarie di vita degli individui Castells sintetizza tali cambiamenti con l'espressione «crisi della famiglia patriarcale». La crisi che attraversa questo antico modello organizzativo a partire dal Secondo dopoguerra significa una più generale messa in discussione di qualsiasi sistema sociale bloccato, in cui l'autorità rimane incarnata nel tempo dalle stesse figure, appunto come accade al patriarca nella famiglia tradizionale. Ad attaccare questo paradigma sociale di lunga durata concorrono diversi processi: da un lato, l'immissione delle donne nel mercato del lavoro e la loro rivendicazione di autonomia seguita alla conquista dell'indipendenza economica: dall'altro lato, i movimenti di contestazione politica, le fratture generazionali e le lotte delle minoranze, che, tra gli anni Sessanta e Settanta iniziano a rifiutare in maniera sempre più radicale un sistema di gerarchie fissato per secoli nella storia. 3. Socialità in rete La network society di Castells ha modificato ogni aspetto della nostra vita, non solo nella produzione capitalistica, ma anche nella socialità online. Nella società online l'individualismo ha preso il sopravvento grazie al lavoro di Barry Wellman, che ha studiato la diffusione del web in Canada e negli Stati Uniti. Nella vita quotidiana, Wellman riflette sul superamento della dicotomia tra reale e virtuale. Nel web primordiale si considerava la Rete separata dalla realtà e si accentuavano la realtà virtuale e il cyberspazio. Si pensava che Internet fosse un luogo dove si potesse nascondere la propria vita reale usando nomi e identità alternative. Cap. 3). Secondo Wellman, gli usi sociali della Rete dimostrano che questi ambienti non sono separati dal mondo offline. Molte persone lo usano per rimanere in contatto con i propri conoscenti e per gestire relazioni esistenti. Non c'è nulla di virtuale in queste pratiche; Internet è solo uno degli spazi sociali con regole specifiche e integrato nella società. Secondo Bakardijeva (2005), le persone usano il web per soddisfare molte esigenze sociali come superare l'isolamento, raccogliere informazioni, restare in contatto con la famiglia e trovare sostegno condividendo una condizione comune come l'omosessualità. Cap. 8). - Cap. 8. Il web offre la "virtual togetherness", uno stare insieme senza uscire di casa, che può rispondere ai bisogni reali delle persone. (Bakardjieva) In Networked, Lee Rainie e Barry Wellman (2012) descrivono questa forma di socializzazione immobile come un nuovo sistema operativo sociale. L'individu. nuovo sist. op. soc. elaborano conc. individ. reticolare per spec. ruolo tec. digitali nel crear nuove forme di relaz. soc. tra indiv. Legami soc. bas. su vic. fis. tra pers. e indiv. app. a picc. gruppi fortemente interconnessi come fam., villaggi e org. picc. Nel pass., legami soc. bas. sulla vic. fis. tra pers. e indiv. appart. a picc. gruppi tra loro fortem. interconnessi come fam., vill. e org. picc. Con i media digitali, i legami non sono più centrali perché le persone possono creare connessioni significative indipendentemente dalla frequenza di incontri o dei luoghi. Internet facilita l'identificazione e il contatto con persone con cui si condividono interessi e valori comuni per organizzare interazioni. Le interazioni avvengono su diverse piattaforme, come hashtag di Twitter, pagine su Instagram e spazi commenti con i "conoscenti Deboli". Questi legami sono meno intensi e richiedono un investimento emotivo minore rispetto ai legami forti con amici intimi e familiari. Tuttavia, questi legami specializzati possono generare sostegno e permettere alle persone di esplorare la propria identità. Nonostante le critiche alla tecnologia per l'isolamento sociale, gli studi di Bakardjieva, Raine e Wellman mostrano che l'uso del web non danneggia i legami sociali ma, al contrario, ci offre più relazioni e ci permette di rimanere in contatto con più persone e più frequentemente. Internet aumenta il nostro "capitale sociale", ovvero le risorse che otteniamo grazie alle relazioni interpersonali basate sulla reciprocità e il mutuo riconoscimento. Ciò accade sui social, come Twitter, dove si ricevono notizie filtrate e condivise da altri utenti, in poco tempo e con piena fiducia nella fonte. Il web amplia le reti sociali grazie ai social network. I siti di social network hanno nome attinente al networking, con tre costanti: registrazione profilo personale, lista contatti e visualizzazione liste. Le autrici affermano che i social network sono raramente utilizzati per la vera attività di networking, ma piuttosto come strumento per mantenere le relazioni esistenti. 4. La cultura partecipativa Le/gli utenti possono partecipare attivamente alla produzione e circolazione di contenuti grazie a social media, blog e servizi di condivisione. Questo comporta una maggiore partecipazione delle persone alla Rete. Esempi di app collaborative includono il software wiki per la scrittura collettiva, come Wikipedia. Modi di partecipazione del pubblico alla produzione di contenuti mediali si trovano in fenomeni di mediattivismo del passato, come le strategie di costr. dell'informazione degli anni '60 e le radio libere degli anni '70. Il consumo è partecipativo e il consumatore è anche produttore, modificando il valore dei beni con il suo uso. Le tecnologie digitali permettono un'interazione più attiva con l'industria dei media e favoriscono il consumo produttivo. Il processo è stato l'avvento del web 2.0. Il termine web 2.0 viene introdotto nel 2004 da Tim O'Reilly per indicare lo stato evolutivo di Internet rispetto al passato. La locuzione mette in evidenza le differenze rispetto al web 1.0, diffuso fino agli anni '90 e costituito principalmente da siti statici. Non c'era interazione con l'utente, ad eccezione della navigazione tra le pagine, delle email e dei motori di ricerca. Il web 2.0 comprende applicazioni online con interfacce grafiche semplici e gratuite per elevata interazione e partecipazione degli utenti (blog, forum, chat, Wikipedia, Youtube, Facebook, Instagram, Twitter, Gmail, WordPress, ecc.). dato le pec. web 2. 0 = ambiente partecipativo e democratico. Consente la creazione di contenuti low-cost e la loro condivisione con il pubblico online. È un'alternativa ai media mainstream per la promozione individuale e di gruppo. L'aut. + cit. è H. Jenkins. Lo studioso US vede nel web la cultura part. in cui le persone part. come consum. e produttori (Jenkins 2006a). Jenkins riferisce ai fan come esempio di cultura partecipativa. Essi sono appassionati di intrattenimento come gruppi musicali, show televisivi o sport. Le/i fan si distinguono per la loro relazione emotiva con i media, nonostante gli stigma di consumo esasperato. Sono il segmento più attivo del pubblico che non accetta passivamente ciò che riceve ma vuole partecipare appieno. I fan si appropriano dei contenuti e li usano in altre forme culturali come fanzine, incontri collettivi, produzioni audiovisive, fan fiction, narrazioni personali e condivisione online. Soddisfano molti motivi. Le community possono nascere per appartenenza, condivisione d'interessi, crescita conoscenze o riflessione orientamento sessuale. Si citano le slash fiction, fan fiction con relazioni omosessuali tra personaggi immaginari. Questa fiction racconta la relazione tra personaggi come Kirk e Spock in Star Trek o Holmes e Watson in Sherlock. Le autrici e lettrici sono per lo più donne, con pochi omosessuali. Le autrici inseriscono relazioni alternative tra personaggi maschili per offrire alle donne uno spazio per esprimere le proprie fantasie sociali. Jenkins vede nella cultura partecipativa un fenomeno di cambiamento culturale dei media. La chiave del cambiamento è nella cultura convergente (JenkINs, 2006b), che prevede la convergenza tra consumatori e produttori e tra vecchi e nuovi media. Jenkins concettualizza la convergenza come processo tecnologico. Lo smartphone convergente media tra tradizionali economici e culturali. Concentrazione mercato: poche grandi media company controllano diversi settori. 5. I pubblici connessi Gli studi di danah boyd si focalizzano sul web 2 e sui social network. È una pioniera dell'analisi del comportamento degli utenti online. La nuova aggregazione sociale chiamata pubblici connessi (networked publics) è stata introdotta da Boyd nel 2007. Questa forma di pubblico consiste in individui che non si conoscono o non interagiscono, ma si percepiscono come un'unità coesa e condividono un immaginario sociale comune. Nei media digitali, il significato di pubblico si divide in due: i connessi formano uno spazio pubblico creato dalle tecnologie. I pubblici sono organizzati attorno a oggetti d'interesse comuni, come prodotti mediali, ideali politici, identità o pratiche sociali condivise. Ad esempio, gli hashtag publics su Twitter raccolgono individui attorno a temi popolari. Alcune delle campagne civiche recenti più importanti (es. #metoo, #BringBackOurGirls, #fridaysforfuture, #BlackLivesMatter) sono esempi di pubblici connessi. Secondo Boyd, le quattro proprietà dei contenuti online sono: persistenza, replicabilità, ricercabilità e scalabilità, e permettono la produzione e circolazione tra i pubblici connessi. La persistenza online fa sì che i contenuti restino archiviati e generino interazioni asincrone. La replicabilità consente la riproduzione, modifica e duplicazione dei contenuti da un medium all'altro. Ciò significa che i contenuti sono facilmente replicabili e modificabili secondo le preferenze delle persone. La ricercabilità permette di trovare facilmente contenuti con un motore di ricerca, rimuovendo gli stessi dal contesto originale e creando conseguenze nell'interpretazione e nell'uso. La scalabilità dei contenuti permette di aumentare la loro visibilità in modo rapido e inaspettato tra pubblici diversi. 4 proprietà di danah boyd giocano un ruolo chiave nel modellare i networked publics. La prima è l'invisibilità dell'audience online, ovvero l'incapacità di sapere con certezza chi riceverà la comunicazione. Chi usa i social media sa di essere osservato da un pubblico invisibile ma immaginato. Prima di postare, si riflette su cosa dire per evitare reazioni inaspettate. Nei pubblici connessi può verificarsi il «collasso dei contesti», poiché non tutti sono visibili e comprensibili. Offline, le relazioni con i diversi pubblici sono influenzate da variabili come i membri della famiglia, gli amici e i colleghi. (MARWICK - BOYD 2011). Ogni individuo si presenta in modo differente a seconda del contesto (lavoro, casa, scuola, discoteca, ecc.) modificando tono di voce, modi di espressione, comportamento e aspetto. Nei social media, contesti separati offline si fondono e ogni contenuto può essere visto da amici, genitori, colleghi, capi, insegnanti e pubblico in generale. Difficoltà nel controllare contesto sociale, terza dinamica pubblico connesso: confusione tra pubblico/privato, problemi nel distinguere dimensione sociale/intima dell'utente online. Boyd fa riferimento agli spazi pubblicità digitale degli adolescenti per spiegare ridefinizione rapporto pubblico/privato. Adolescenti usano ambienti online come spazi sociali. Funzioni simili a centri commerciali o parchi giochi per generazioni precedenti. Un luogo frequentato spesso per socializzare, per questo non corretto definirli come ambienti virtuali per gli adolescenti, che li considerano parte della loro vita. Giovani frequentano spazi ma tutelano privacy. Non vogliono rinunciare a visibilità pubblica ma non vogliono tutto reso pubblico. Aspirano a tutelare la loro intimità e reclamano il diritto ad essere ignorati dagli adulti, soprattutto genitori e insegnanti che hanno potere di controllo su di loro. Secondo Boyd, gli adolescenti si preoccupano della privacy e pubblicano molte informazioni intime. Si agisce in uno spazio pubblico che può essere reso privato. 6. La platform society Negli ultimi anni, accanto al concetto di network society, è emerso quello di platform society, ovvero un altro termine comune per descrivere le piattaforme digitali che permettono l'interazione tra gruppi diversi. Le piattaforme digitali avvicinano utenti diversi: clienti, inserzionisti, prestatori di servizi, produttori e fornitori, anche di oggetti fisici. Esempi di piattaforme digitali sono Facebook, Amazon e Uber. Nel libro The Platform Society (2018), van Dijck, Poell e de Waal descrivono una piattaforma come un sistema basato sui dati, automatizzato e gestito da algoritmi, proprietà di un preciso modello di business e regolato da termini di utilizzo. Ogni volta che ci iscriviamo o facciamo operazioni in una piattaforma, generiamo dati che vengono raccolti, analizzati e forniti a terze parti. Gli algoritmi sono insiemi di istruzioni automatizzate per trasformare dati in output. Google utilizza l'algoritmo PageRank per attribuire un punteggio alle pagine web basato sulla quantità e qualità dei link che le referenziano. I social media, siti e-commerce e motori di ricerca usano dati e algoritmi per suggerire contenuti interessanti agli utenti. Gli algoritmi usano calcoli complessi, ma non sono trasparenti agli utenti. Una ricerca ha rivelato che Instagram preferisce foto di maschi con torso scoperto o donne in costume o intimo, riducendo la varietà di contenuti. Gli aspetti chiave dell'architettura delle piattaforme sono: lo status proprietario e il modello di business. Ogni piattaforma ha un proprio status giuridicoeconomico gestito da proprietari a scopo di lucro o no profit, con conseguenze diverse sui sistemi di regolazione e transazione. Couchsurfing Inc. è un esempio lampante. Nato nel 2003 come progetto no profit per scambi di ospitalità su divano, nel 2011 è diventata impresa finanziata da investitori, perdendo lo spirito originario e diventando sito di alloggi a scopo di lucro. Il modello di business è connesso allo status proprietario di ogni piattaforma. "Modelli: vari; ad esempio, Airbnb: 15% tassa su cifra locata." Le piattaforme traggono valore da dati, contenuti e contatti degli utenti, vendendo annunci e sottoscrizioni. Inoltre, cedono dati a pagamento ad altre aziende o governi. Infine, importanza piattaforme: termini di servizio=condizioni d'uso, modellano relazioni tra utenti e gestori, impongono norme/valori privacy. Instag. ha modif. term. servizio per riflet. std. com. sull'adesc. sess. già imposti da Facebook (oggi Meta). Nuove linee guida: no cont. sess. (esplicito o implicito). Questo cambiamento ha avuto un impatto indiscriminato su molte persone che lavorano, fanno attivismo o divulgazione riguardanti la sessualità, il corpo, sex worker, fotografi e performer. (Vd. Cap.) I termini di servizio sono strumenti importanti usati dai gestori delle piattaforme per governare le relazioni con gli utenti e altri soggetti. Le piattaforme digitali sono considerate i "custodi di Internet" e hanno influenzato tutti i settori della società, cambiando mercati, lavoro, istituzioni e pratiche sociali e culturali. Da inizio Duemila, lo spazio online nord-americano ed europeo è governato da cinque compagnie hi tech americane: Alphabet- Google, Facebook-Meta, Apple, Amazon e Microsoft. Queste gestiscono circa 100 diverse piattaforme infrastrutturali strategiche, tra cui social network, web hosting, sistemi a pagamento, servizi di login e identificazione, servizi cloud, agenzie pubblicitarie, motori di ricerca, piattaforme audiovisive, servizi cartografici e di navigazione, app store, servizi di analitica, e molto altro. Inoltre, tutti coloro che non fanno parte delle Big Five dipendono dai loro servizi informatici, come Airbnb che utilizza Google Maps, Spotify che si appoggia a Google Cloud e Netflix che fa affidamento su Amazon Web Services. Spesso le piattaforme pubbliche e no profit usano Facebook o Google per il login e visibilità nella ricerca. Inoltre, si espandono acquisendo società tradizionali (es. Amazon e Whole Foods) o con partners strategici (es. Google e il 20% di Uber). Tala Van Dijck, Mark Poell e José van Dijck. 7. Datificazione, mercificazione e selezione La teoria della platform society è meno ottimistica delle riflessioni precedenti sulle pratiche partecipative dei media digitali. I soggetti hanno un limitato protagonismo comunicativo e la socialità dipende dal potere di orientamento delle piattaforme con l'ausilio di specifici elementi chiamati affordance. Il concetto di affordance, creato da J.J. Gibson, è stato diffuso da D. Norman durante le sue ricerche sull'uso dei computer dall'uomo. La def. di Norman afferma che la forma dell'oggetto informa il suo uso. Le affordance percepibili aiutano a capire quali azioni sono possibili senza istruzioni. Un pulsante può sembrare ruotabile o premibile grazie alle sue caratteristiche. Il manico di una tazzina fornisce un'occasione, così anche le piattaforme guidano l'azione. L'interfaccia premia un determinato tipo di interazione. Le affordance suggeriscono l'uso di oggetti tecnologici e regolano la datificazione, mercificazione e selezione. La datificazione è la capacità di trasformare in dati aspetti del mondo mai quantificati prima. I dati sono diventati la materia più preziosa dell'attuale capitalismo avanzato e hanno un ruolo centrale per le aziende e i loro rapporti. Le piattaforme sono fondamentali nel business dei dati. Facebook elabora i dati degli utenti tramite algoritmi. La spinta all'automazione dei processi di estrazione dei dati di aziende come Facebook, Google e Microsoft alimenta il capitalismo della sorveglianza, tramutando like, condivisioni e commenti in inserzioni mirate e contenuti rilevanti. La filosofa afferma che il capitalismo della sorveglianza dei giganti del web vuole sfruttare l'esperienza umana come materia prima per ottenere dati sui comportamenti e aumentare i suoi profitti e potere. Questo sistema colpisce ogni aspetto della nostra vita, dal tipo di persone con cui interagiamo ai luoghi che frequentiamo, dallo stato emotivo con cui noi digitiamo un messaggio sui social media al tempo che passiamo a guardare un video su YouTube. Inoltre, ogni ricerca sui motori di ricerca è analizzata e utilizzata per monitorare i nostri comportamenti e tracciare i tratti caratteriali, l'umore e l'atteggiamento. L'obbiettivo della sorveglianza digitale è sfruttare dati per prevedere comportamenti futuri con precisione fuori dal comune. Tuttavia, Zuboff dice che le tecniche di estrazione e predizione del comportamento umano hanno uno scopo più preoccupante: usare le informazioni su di noi per condizionare il nostro comportamento con stimoli informativi sempre più precisi ed efficaci. Ha citato l'esempio di un esperimento del 2013 in cui Facebook ha manipolato l'esposizione di due gruppi di persone a espressioni emotive nel loro news feed. Confermarono l'importanza dei social media nel controllare e alterare l'emotività degli utenti. Se esposti a notizie negative, postano commenti negativi, altrimenti lo schema è opposto. La mercificazione trasforma in merci i contenuti scambiabili all'interno/esterno delle piattaforme. Qst merce valutat ctvmt x 4 tipi di vluta: attenz, dati, utenti e dnro. Meccnismi mercificaz pt rinforza o indebolir gli utnti. Le piattaforme mercificano le attività degli utenti, ma questo comporta anche lo sfruttamento del lavoro creativo e la precarizzazione dei lavoratori on demand o just in time. Le piattaforme di food delivery, come Foodora, Deliveroo e Just Eat, premiano i lavoratori migliori e penalizzano quelli meno performanti. Queste aziende influenzano anche il comportamento degli utenti, modellando le pratiche di socialità e di mercato all'interno degli spazi digitali. amici e parenti online, molti utenti utilizzano sistemi di identificazione che differiscono da quelli tradizionali. La selezione si riferisce ai processi di indirizzamento degli utenti verso specifici contenuti. Tradizionalmente gli esperti e le istituzioni guidate da norme professionali avevano un ruolo chiave, oggi invece le piattaforme utilizzano algoritmi controllati per organizzare e promuovere i contenuti degli utenti. Per favorire feed con informazioni interessanti, gli algoritmi scelgono contenuti simili a quelli interagiti dagli utenti. Tale scelta può sembrare democratica e vantaggiosa, personalizzando i contenuti. Questa dinamica comporta due problemi. Primo, la trasparenza dei processi di selezione di piattaforma è in gran parte apparente. La selezione è influenzata da utenti, interfacce e algoritmi, ma questi ultimi sono spesso sconosciuti ai più. Il secondo problema delle bolle di filtraggio è già stato descritto da Eli Pariser nel libro "The Filter Bubble" nel 2011. Quello che Internet nasconde: gli algoritmi creano bolle di filtraggio che limitano il confronto con altri punti di vista. Si tende a entrare in contatto solo con ciò che corrisponde ai propri gusti e confrontarsi con pochi che condividono le medesime idee, creando camere d'eco online dove le opinioni vengono rafforzate dall'interazione con fonti di informazione simili. Nella vita reale si è soliti riunirsi con chi condivide i nostri valori e interessi. Gli algoritmi delle piattaforme amplificano questo fenomeno, provocando polarizzazioni e radicalizzando le contrapposizioni ideologiche.