TRANSLATION PRACTICES Leggo che il pastificio De Cecco ha pensato di aiutare i lavoratori (oltre 500) a fronteggiare inflazione e caro carburanti dando 3.600 euro a testa e svariati buoni benzina. Lo leggo e penso che la De Cecco non è una multinazionale con centinaia di milioni di utili, eppure fa quello che tante altre aziende guidate da sedicenti imprenditori non fanno: mettersi nei panni dei lavoratori. Di gente che dal giorno alla notte si è ritrovata bollette gonfiate, prezzi alle stelle e stipendi invariati. Conseguentemente, ha pensato che forse aiutare chi le consente di essere un'azienda fiorente fosse una buona idea. Anche quelli part-time (e ho trovato questa delicatezza particolarmente giusta, perché se si aiuta bisogna aiutare tutti). Ecco, penso che se in questo Paese ci fossero più aziende così e meno come quelle guidate da quel tizio di cui non voglio neppure riportare il nome, ma che qualche settimana fa insultava i lavoratori chiamandoli "poveri", forse tante emergenze non ci sarebbero. I read that the De Cecco pasta factory has decided to help its workers (over 500) cope with inflation and high fuel prices by giving each of them 3,600 euros and several fuel vouchers. I read this and think that De Cecco is not a multinational company with hundreds of millions in profits, yet it does what many other companies led by self-proclaimed entrepreneurs do not: put themselves in the workers' shoes. People who overnight found themselves with inflated bills, soaring prices, and unchanged salaries. Consequently, they thought that maybe helping those who enable them to be a thriving company would be a good idea. Even the part-time workers (and I found this sensitivity particularly right because if you help, you should help everyone). You see, I think that if there were more companies like this in our country and fewer ones led by that person whose name I don't even want to mention but who, a few weeks ago, insulted the workers by calling them "poor," perhaps many emergencies wouldn't exist. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Nadia Nadim, una stella di luce. Nadia gioca a calcio. Ha giocato con il Psg. Ha vinto il campionato, e lavora anche come ambasciatrice per le Nazioni Unite. Studia le lingue (ne parla fluentemente nove), e si sta specializzando in chirurgia. Sarebbero traguardi importanti anche per una #giovanedonna cresciuta senza problemi. Invece lei è stata avvolta dalle difficoltà fin da #bambina. Aveva 11 anni quando suo padre viene giustiziato a Kabul. Scappa su un camion pensando di arrivare in Inghilterra, ma il suo viaggio arriva in Danimarca. Lì comincia la sua vita nei campi profughi dove l’unico pensiero era “restare in vita”. È lì che Nadim si avvicina al calcio. “C’era una squadra di calcio vicino al campo profughi e ho potuto imparare come funziona: le formazioni, le regole. Volevo giocare nel modo in cui si giocava a calcio lì”. Nadia ora vuole poter dare ad altre centinaia di creature giovani, un’occasione di speranza dove speranza non c’è. Con un progetto portato avanti con il Psg e Klabu, un’organizzazione benefica, vuole portare il calcio nei campi profughi di tutto il mondo. “Immaginate se tra le centinaia di migliaia di rifugiati di Cox’s Bazar (il più grande campo profughi del mondo) due, tre calciatori famosi andassero a portare aiuti e speranza, quanti bambini e bambine resterebbero estasiati”. Raccontare di lei è un modo per tenere nel cuore e non smettere neanche un minuto di pensare a tutte le donne afgane. Nadia Nadim, a shining star. Nadia plays soccer. She has played with PSG. She has won championships and also works as an ambassador for the United Nations. She studies languages (she fluently speaks nine) and is specializing in surgery. These would be significant achievements even for a #youngwoman who grew up without difficulties. However, she has been surrounded by challenges since she was a #child. She was 11 years old when her father was executed in Kabul. She escaped on a truck, thinking she would arrive in England, but her journey ended up in Denmark. That's where her life in refugee camps began, where the only thought was "to stay alive." It was there that Nadim got involved in soccer. "There was a soccer team near the refugee camp, and I was able to learn how it worked: the formations, the rules. I wanted to play the way they played soccer there." Now, Nadia wants to give hundreds of other young individuals an opportunity for hope where hope is scarce. With a project carried out with PSG and Klabu, a charity organization, she wants to bring soccer to refugee camps worldwide. "Imagine if among the hundreds of thousands of refugees in Cox's Bazar (the largest refugee camp in the world), two or three famous soccer players went to bring aid and hope. How many boys and girls would be thrilled?". Sharing her story is a way to keep Afghan women in our hearts and to never stop thinking about them, even for a minute. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Bebe Vio ha appena realizzato una cosa straordinaria, l’ennesima della sua storia. È nata a Milano la “Bebe Vio Academy”, un’accademia sportiva totalmente gratuita dove i bambini e i ragazzi con disabilità imparano a fare sport a stretto contatto con coetanei senza disabilità, accompagnati da alcuni dei più grandi campioni italiani. “Il mio sogno è di entrare tra 10 anni in una qualsiasi palestra in Italia e vedere atleti olimpici e paralimpici che si allenano gli uni accanto agli altri, magari anche insieme. Per realizzarlo dobbiamo partire dai bambini, insegnando loro la bellezza e l’importanza dell’inclusione attraverso lo sport. Senza barriere né esclusioni.” Bello vedere una giovane campionessa a cui la vita aveva quasi tolto tutto, che si è ripresa ogni cosa con gli interessi e che ora decide di restituirlo agli altri. Senza mai perdere il sorriso. C’è solo da imparare. Bebe Vio has just accomplished something extraordinary, yet another in her remarkable story. The "Bebe Vio Academy" has been born in Milan, a completely free sports academy where children and young people with disabilities learn to engage in sports in close contact with their non-disabled peers, accompanied by some of Italy's greatest champions. "My dream is to enter any gym in Italy in 10 years and see Olympic and Paralympic athletes training side by side, maybe even together. To make it happen, we need to start with children, teaching them the beauty and importance of inclusion through sports. No barriers or exclusions." It's wonderful to see a young champion who had almost lost everything in life, but managed to reclaim it all with interest and now decides to give back to others. And she never loses her smile. There is only so much to learn from her. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------“Arrendersi non è un'opzione.” Si tratta di una frase fulminante e bellissima, e anche credibile, visto che è stata pronunciata da Carlotta Gilli, fresca medaglia d'oro ai giochi paralimpici. Gli economisti lo dicono da tempo: "Dobbiamo affrontare la vita come nei giochi di carte che tutti conosciamo: non siamo noi a dare le carte e quando le riceviamo sappiamo che dobbiamo fare il nostro gioco nel miglior modo possibile". Il segreto della felicità per una vita soddisfacente e ricca di senso è proprio lo spirito dell'atleta paralimpico che non è bloccato dal doloreper il proprio limite, ma fa leva su quel limite per lanciarsi in avanti verso un traguardo difficile, ma al contempo raggiungibile, con l'obiettivo di fare il massimo possibile. "Surrender is not an option." It's a striking and beautiful phrase, and also believable, as it was uttered by Carlotta Gilli, the fresh Paralympic gold medalist. Economists have been saying it for a while: "We must approach life like in the card games we all know: we don't control the hand we're dealt, but when we receive it, we know we must play our game in the best way possible." The secret to a fulfilling and meaningful life is precisely the spirit of a Paralympic athlete who isn't hindered by the pain of their limitations but instead leverages those limitations to propel themselves forward towards a challenging yet attainable goal, with the objective of giving their utmost. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Tirso è un’azienda sarda molto importante che si occupa di trasporti e di logistica. Da Tirso arriva sui social network una notizia che contiene anche una lezione di civiltà. Una dipendente dell’impresa, Valentina Pala, che in Tirso è responsabile della finanza del gruppo, aspetta un bambino. E l’azienda coglie l’occasione per scrivere una nota rivolta a Elisabetta Franchi, la stilista al centro delle polemiche per aver detto di assumere solo donne over 40, per paura che restino incinte. Ecco il testo. “Cara Elisabetta Franchi lei è Valentina Pala, responsabile della Finanza del gruppo Tirso. È giovane, è bella ma soprattutto è bravissima e continuerà a crescere professionalmente. Non abbiamo paura di quando dovrà assentarsi, ci organizzeremo affinché possa, in tutta serenità, godersi questa sua splendida esperienza e rientrare in azienda quando si sentirà di farlo”. Chapeau. Tirso is a highly important Sardinian company that specializes in transportation and logistics. From Tirso comes a news story on social media that also contains a lesson in civility. One of the company's employees, Valentina Pala, who serves as the finance manager for the Tirso group, is expecting a child. And the company takes this opportunity to address Elisabetta Franchi, the designer at the center of controversy for stating that she only hires women over 40 out of fear they might become pregnant. Here is the text: "Dear Elisabetta Franchi, This is Valentina Pala, the Finance Manager of the Tirso group. She is young, she is beautiful, but above all, she is extremely talented and will continue to grow professionally. We are not afraid when she will need to take time off; we will make arrangements so that she can enjoy this wonderful experience in complete serenity and return to the company when she feels ready to do so." Heads off. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- I have always loved languages, ever since I was a child. I have been studying English since I was 5 years old, but I realize that there are always new things to learn. By this, I don't just mean new vocabulary to discover, but especially ways of thinking, being, and living that are expressed in the words of people who use this language. Foreign languages have truly served as a bridge for me to get to know the world! In 2013, this passion led me to co-found my own company with two friends, which provides web translation services. Despite the extremely challenging times, we have seen our revenue grow year after year, and now we have around forty employees and as many external collaborators. Last year, we reached a turnover of 2 million euros. It has been hard work, but if I could go back, I would make the same choices. Pursuing a dream is beautiful, and doing it with two friends has been an exciting adventure! ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------“Intolleranti verso l’intolleranza” si legge a caratteri cubitali a pagina 14 dell’edizione di oggi, 31 luglio, del Corriere della Sera. Non si tratta però del titolo di un articolo su uno dei recenti episodi di razzismo, ma di una pagina pubblicitaria. Infatti, l’azienda vinicola veneta Astoria Wines – sponsor ufficiale del Giro d’Italia – ha deciso di prendere una posizione netta contro l’intolleranza e il razzismo, acquistando una pagina sul quotidiano nazionale per dar voce al proprio messaggio. A comunicarlo, prima dell’uscita sulla stampa nazionale, è proprio l’azienda che sul profilo Facebook e Instagram condivide: “la violenza delle parole e dei fatti non è più tollerabile”. Una ragazza nera con il tricolore sulle labbra è il volto che l’azienda ha scelto per dar vita alle parole di Martin Luther King: “Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla”. Parole che trovano riscontro nell’attualità, data l’escalation di violenza che si è registrata nell’ultimo periodo: violenza che per l’azienda del Trevigiano “non rappresenta né l’Italia né gli italiani”. "Intolerant towards intolerance" reads the headline in bold letters on page 14 of today's edition, July 31st, of Corriere della Sera. However, it is not the title of an article about recent episodes of racism but rather an advertisement. The Venetian wine company, Astoria Wines, the official sponsor of the Giro d'Italia, has decided to take a strong stance against intolerance and racism by purchasing a page in the national newspaper to voice their message. Prior to its publication in the national press, the company itself shared the news on their Facebook and Instagram profiles, stating, "The violence of words and actions is no longer tolerable." The company has chosen the image of a black girl with the Italian flag on her lips to bring to life the words of Martin Luther King: "You may not be responsible for the situation you find yourself in, but you will become responsible if you do nothing to change it." These words resonate with the current state of affairs, given the escalation of violence witnessed in recent times, violence that, according to the company from Treviso, "does not represent Italy or Italians." ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Cos’è “Back to Erasmus” ? Negli ultimi 32 anni, più di 9 milioni di giovani hanno partecipato al progetto Erasmus. “Back to Erasmus” è una proposta di +Europa, che punta a riportare studenti, personale scolastico, dottorandi e professionisti di ogni età che hanno in passato preso parte al programma Erasmus, tra i banchi delle scuole, delle università e delle aziende italiane che hanno offerto loro l’opportunità di partire, per testimoniare come l’Erasmus ha cambiato le loro vite per sempre. Al contempo, un elogio della razionalità, nella convinzione che solo tramite simili progetti di scambio culturale sia possibile costruire, mattone dopo mattone, la grande casa dell’integrazione Europea. L’obiettivo è quello di incrementare la sensibilità verso il programma, e mirare ad una maggiore fruibilità dell’offerta da parte di giovani professionisti delle PMI. Secondo Eurostat, l’Erasmus ha effetti concreti in termini di occupabilità, competenze, carriera e spirito di imprenditorialità a livello europeo. Hai fatto l’Erasmus? Unisciti a noi e aiutaci a radunare il più grande capitale umano dell’Unione Europea! What is "Back to Erasmus"? In the past 32 years, more than 9 million young people have participated in the Erasmus program. "Back to Erasmus" is a proposal by +Europa that aims to bring back students, school staff, PhD candidates, and professionals of all ages who have previously participated in the Erasmus program to the classrooms, universities, and Italian companies that offered them the opportunity to go abroad. The goal is to testify how Erasmus has changed their lives forever. At the same time, it is a tribute to rationality, based on the belief that only through such cultural exchange projects can we build, brick by brick, the great house of European integration. The objective is to increase awareness of the program and make it more accessible to young professionals in small and medium-sized enterprises (SMEs). According to Eurostat, Erasmus has concrete effects in terms of employability, skills, career development, and entrepreneurial spirit at the European level. Have you done Erasmus? Join us and help us gather the largest human capital in the European Union! ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------6 consigli per il successo dal Ceo di Starbucks «Sporcati le mani. Ascolta e comunica con trasparenza. Racconta la tua storia e non lasciare che siano gli altri a definirti. Trai ispirazione da chi ha esperienze reali da raccontarti. Lega le loro storie ai tuoi valori. Fai scelte dure: è l’azione quella che conta. Cerca la verità e le lezioni in ogni errore. Sii responsabile per quello che vedi, ascolti e fai» spiega Howard Schultz: è il Ceo di Starbucks, la catena di caffetterie più importante al mondo con negozi in 65 Paesi. Oggi ha un patrimonio di 2 miliardi di dollari e pensare che Schultz è cresciuto in un complesso residenziale per cittadini indigenti: la sua famiglia non poteva permettersi una casa. La svolta la trova con lo sport: grazie alle sue abilità come giocatore di football entra all’Università del Michigan. Poi inizia a lavorare presso Xerox, multinazionale di stampanti e fotocopiatrici. In seguito mette su un’attività e apre un punto vendita di Starbucks (che all’epoca aveva solo 60 negozi). Si fa notare fino a diventare Ceo dell’azienda: siamo nel 1987. Sotto la sua guida l’azienda raggiunge 21mila punti vendita nel mondo. 6 tips for success from the CEO of Starbucks "Get your hands dirty. Listen and communicate with transparency. Tell your own story and don't let others define you. Draw inspiration from those who have real experiences to share. Connect their stories to your values. Make tough choices; it's the action that counts. Seek truth and lessons in every mistake. Be accountable for what you see, hear, and do," explains Howard Schultz, the CEO of Starbucks, the world's largest coffeehouse chain with stores in 65 countries. Today, Schultz has a net worth of $2 billion, and it's remarkable to think that he grew up in a low-income housing complex as his family couldn't afford a home. He found a turning point through sports, and his skills as a football player earned him a place at the University of Michigan. He then began working at Xerox, a multinational corporation specializing in printers and copiers. Later, he started his own business and opened a Starbucks store (which at the time had only 60 locations). He caught attention and eventually became the CEO of the company in 1987. Under his leadership, the company expanded to 21,000 stores worldwide. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Ordering a coffee in sign language? At Starbucks, the first store where the deaf can order a coffee with a simple "sign" without fear of not being understood at the counter. That's the idea behind the "Signing Store" announced by the American coffee chain Starbucks. The experimental store will open in early October in Washington, just steps away from Gallaudet, a university for deaf and hard-of-hearing students. In the store, all employees will know sign language and will be able to communicate with customers. Customized gadgets will also be created, such as aprons with the brand written in sign language or "I sign" pins for employees. The goal is to raise awareness and promote greater integration. The new store will also provide 20-25 jobs for individuals who are deaf. "This is a historic moment in Starbucks' ongoing journey to connect with the deaf and hard-of-hearing community, to hire and engage deaf and hard-of-hearing partners, and to continue finding ways to be more inclusive, accessible, and welcoming for everyone," said Rossann Williams, Starbucks Executive Vice President. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La vittima per eccellenza della crisi economica in Italia ha tra i 20 e i 30 anni, una laurea, una forte voglia di emergere e un lavoro (quando ce l’ha) per niente soddisfacente. Di solito le possibilità che ha sono due: restare in Italia, con il rischio di perdersi per strada, o andare via, molte volte senza tornare più. Dal 2007 al 2013 la quota di under 30 sul totale degli occupati è scesa dal 16,6 al 12,3 per cento, e non solo per effetto del calo demografico. Nello stesso periodo, 94mila ragazzi hanno deciso di lasciare definitivamente l’Italia. «I giovani sono senza dubbio la categoria più colpita dalla crisi», dice Alessandro Rosina, professore all’Università Cattolica di Milano. «In Italia esiste un divario sempre più ampio tra i desideri e la possibilità di realizzarli. Chi resta posticipa per il momento il sogno di fare il lavoro che piace e ogni altro progetto di vita nella speranza che qualcosa prima o poi cambierà (…).” The ultimate victims of the economic crisis in Italy are those between the ages of 20 and 30, with a university degree, a strong desire to succeed, and a dissatisfying job (when they have one). Usually, they have two options: to stay in Italy, risking getting lost along the way, or to leave, often never to return. From 2007 to 2013, the percentage of individuals aged under 30 among the total employed decreased from 16.6% to 12.3%, and this decline cannot be solely attributed to demographic changes. During the same period, 94,000 young people decided to leave Italy permanently. "Young people are undoubtedly the most affected category by the crisis," says Alessandro Rosina, a professor at the Catholic University of Milan. "In Italy, there is an increasingly wide gap between desires and the possibility of realizing them. Those who stay put their dream of doing the job they love and any other life project on hold, hoping that something will eventually change." ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Erasmus (acronym for European Region Action Scheme for the Mobility of University Students) has just turned 30 and has so far brought 4.4 million students to study abroad. While in 1987, when the study abroad program was established, most students traveled by train, in recent years Ryanair has become the main carrier for their travels. To commemorate this important milestone, the Irish airline has become a part of the Erasmus International Exchange Student Network (ESN) and, starting from August 17, 2017, has provided special treatment to registered students. To obtain the discounted rate, it is necessary to request your ESNcard. After registering, simply access myRyanair and click on the "Erasmus" tab located in the dashboard of your account and validate the ESNcard. Once the validation is obtained, use only the booking widget available in the Erasmus section to benefit from the discounts. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Facebook, LinkedIn, Xing, Smallworld, Twitter, YouTube, specific blogs are the latest frontier for job seekers. With the internet, recruitment channels for companies have changed, and workers must adapt to this new reality. In Italy, the phenomenon is less widespread: according to a study by Bocconi University, one in five companies has long planned to take action on various social networks, but only 10 percent of companies actually engage in social recruiting. The success of various social media platforms inevitably drives many companies to search for job profiles on sites like LinkedIn, a community dedicated to professional promotion, which already has 3 million members in Italy with an annual growth rate of 107 percent, one of the highest in Europe. If we broaden our perspective beyond the ocean, we discover that in the United States, according to a 2011 study by Careerenlightenment.com, 89 percent of companies use social networks to hire personnel, and 14.4 million people used social media to find their most recent job in 2011 alone. If it is true that trends on the American web often precede what later occurs in Europe, we must prepare ourselves for an increasingly significant role of social media in the intersection between job demand and supply. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Nomofobia: la paura di rimanere “senza mobile”. Controllate compulsivamente il vostro smartphone quando siete per strada? Non potete fare a meno di averlo sempre tra le mani? E magari, essere sul limite di finire i Gb mensili vi mette un'ansia incontrollabile? Nessuna (ulteriore) paura, c'è un nome a questa comune patologia: con tutta probabilità, siete nomofobici. Altro che ragni, serpenti e aghi: al giorno d'oggi i mostri da combattere sono i nostri computer e cellulari. Nomo è l'abbreviazione di no-mobile: il termine “nomofobia” è stato coniato da YouGov, qualificato ente di ricerca britannico. Sembra che più della metà dei cittadini britannici perda la testa quando, a causa di mancanza di campo o batteria scarica, non riesce ad accedere al proprio dispositivo mobile. I sintomi vanno dal disagio fino al panico completo. Se per la mancanza della rete possiamo ricordarci che i numeri di emergenza sono sempre e comunque disponibili, per la carica basta portarsi dietro sempre un power bank. Nomophobia: the fear of being "without a mobile device." Do you compulsively check your smartphone when you're out on the street? Can't you do without having it in your hands all the time? And perhaps, the thought of running out of monthly data fills you with uncontrollable anxiety? No (further) fears, there's a name for this common condition: you are likely nomophobic. Forget spiders, snakes, and needles: nowadays, the monsters to combat are our computers and mobile phones. "Nomo" is the abbreviation of "no-mobile": the term "nomophobia" was coined by YouGov, a reputable British research organization. It appears that more than half of British citizens lose their minds when they are unable to access their mobile device due to lack of signal or low battery. Symptoms range from discomfort to complete panic. While we can remember that emergency numbers are always available even without a network, for charging, it's enough to always carry a power bank with you. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Nel mondo di oggi, è ancora possibile per un giovane cercare un impiego seguendo i propri sogni? Che questo approccio non possa più funzionare è opinione di molti osservatori del mondo del lavoro, tra cui l’imprenditore Oliver Segovia, che ha scritto un saggio molto apprezzato sul tema, “Passion and Purpose: Stories from the Best and Brightest Young Business Leaders” Partendo dalle storie di alcuni tra i più brillanti giovani businessmen del mondo, Segovia propone un approccio alternativo alla questione: secondo lui, è il caso di abbandonare la voglia di inseguire le proprie passioni e di concentrarsi sull’individuazione dei grandi problemi. Se si individuano le questioni più problematiche della realtà in cui si vive, ognuno può capire meglio che contributo può dare. Questo metodo, afferma Segovia, porta risultati soddisfacenti, non solo dal punto di vista lavorativo ed economico ma anche umano, perché porta a spostare l’attenzione da se stessi agli altri e, di riflesso, all’intera umanità. Fa smettere di lamentarsi e di essere egocentrici. Con questa filosofia, dice Segovia, possono nascere nuovi sogni “sostenibili”, più realizzabili e utili alla comunità in cui si vive. In today's world, is it still possible for a young person to seek employment following their dreams? Many observers of the labor market, including entrepreneur Oliver Segovia, believe that this approach may no longer work. Segovia, who wrote a highly regarded essay on the subject titled "Passion and Purpose: Stories from the Best and Brightest Young Business Leaders," presents an alternative approach to the issue. Drawing from the stories of some of the world's brightest young businessmen, Segovia suggests abandoning the desire to chase one's passions and instead focusing on identifying significant problems. By identifying the most challenging issues in the reality we live in, everyone can better understand the contribution they can make. According to Segovia, this approach leads to satisfying results, not only in terms of work and economics but also on a human level. It shifts the focus from oneself to others and, by extension, to humanity as a whole. It stops the tendency to complain and be self-centered. With this philosophy, Segovia claims that new "sustainable" dreams can emerge—dreams that are more achievable and beneficial to the community in which one lives. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Ubuntu, la nuova bevanda prodotta con lo zucchero di canna proveniente dal Malawi e dalla Zambia, è finalmente sbarcata anche in Italia. La bibita è stata lanciata sul mercato nostrano a Milano in occasione di Terra Futura, la festa del commercio equosolidale. Antica espressione del popolo Zulu, Ubuntu esprime un senso di comunità, dove ognuno dipende dagli altri, dove ogni cosa è condivisa e nessuno escluso. Letteralmente, infatti, significa "io sono perché noi siamo". Oltre ad utilizzare lo zucchero di canna di provenienza certificata come equo e solidale, la Ubuntu Cola devolve il 15% dell'utile netto alla "Ubuntu Africa Programme" per sviluppare progetti rivolti ai produttori di zucchero e alle loro comunità, reinvestendo localmente gli utili e insegnando ai produttori come migliorare e sostenere le loro attività e diversificare gli investimenti. Una Cola politicamente corretta e buona da bere, insomma, un binomio che si aspettava da anni. Ubuntu, the new beverage made with cane sugar from Malawi and Zambia, has finally arrived in Italy. The drink was launched in the Italian market in Milan during Terra Futura, the fair of fair trade. An ancient expression of the Zulu people, Ubuntu embodies a sense of community, where everyone depends on each other, where everything is shared and no one is excluded. Literally, it means "I am because we are." In addition to using certified fair trade cane sugar, Ubuntu Cola donates 15% of net profits to the "Ubuntu Africa Programme" to develop projects aimed at sugar producers and their communities, reinvesting profits locally and teaching producers how to improve and sustain their activities and diversify investments. A socially conscious and enjoyable Cola, in short, a combination that has been awaited for years. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Un primo passo per cambiare vita è la fiducia in se stessi. Se non credi in te, chi ci può credere? Per riuscire nella tua vita, devi imparare a fidarti di te. E per fidarti di te, devi scegliere di farlo! Per credere in te devi abbattere l’insicurezza: devi essere fiero e convinto delle tue capacità, ed essere pronto a migliorarle giorno dopo giorno. Per cancellare l’insicurezza, abituati a pensare positivo, ad essere ottimista. Se pensi infatti: “non lo so fare”, “non ne sono capace”, “ho paura”, difficilmente riuscirai nelle tue cose. Affronta le sfide con grinta e convinzione! Ripeti a te stesso “se lo desidero, posso farcela!”. Quando ti capitano giornate nere -chi non ne ha- e tutto sembra andare storto, pensa a cose belle, fai un gran respiro e riparti di slancio: vedrai che le cose intorno a te sembrano cambiare, ma in realtà sei tu a vederle diversamente! Credere in se stessi vuol dire assumersi responsabilità, stabilire degli obiettivi, e fare di tutto per portarli a termine: più raggiungi i risultati che ti sei posto, più la fiducia in te stesso aumenta, e tanto! Affronta le difficoltà come sfide che, una volta superate, ti daranno un valore aggiunto e ti faranno conoscere come persona. Elimina il fallimento: ogni esperienza negativa insegna come non commettere di nuovo quell’errore, le emozioni negative sono stimoli che ti portano verso il traguardo. “E se poi sbaglio?” Sbaglia! E non aver paura di sbagliare. Sbagliare è importante, serve ad imparare. L’importante è credere nelle tue scelte e capire subito quando fai uno sbaglio. Imparare e ricominciare, finché sarà naturale non fare più gli stessi sbagli. A first step to changing your life is having self-confidence. If you don't believe in yourself, who else will? To succeed in your life, you must learn to trust yourself. And to trust yourself, you must choose to do so! To believe in yourself, you must overcome insecurity: you must be proud and confident in your abilities, and be ready to improve them day by day. To erase insecurity, get used to thinking positively, to being optimistic. If you think, "I don't know how to do it," "I'm not capable," "I'm afraid," you will hardly succeed in your endeavors. Face challenges with determination and conviction! Repeat to yourself, "If I desire it, I can do it!" When you have bad days - we all have them - and everything seems to go wrong, think of beautiful things, take a deep breath, and start again with momentum: you will see that things around you seem to change, but it's actually you seeing them differently! Believing in yourself means taking responsibility, setting goals, and doing everything to achieve them: the more you achieve the results you have set for yourself, the more your self-confidence increases, and greatly! Face difficulties as challenges that, once overcome, will give you added value and make you known as a person. Eliminate failure: every negative experience teaches you how not to make that mistake again, negative emotions are stimuli that lead you towards the finish line. "And what if I make a mistake?" Make mistakes! And don't be afraid to make mistakes. Making mistakes is important, it helps you learn. The important thing is to believe in your choices and quickly understand when you make a mistake. Learn and start again until it becomes natural not to make the same mistakes anymore.