CHI ERANO GLI ILLIRI? NUOVE SCOPERTE IN ALBANIA DENTRO LO SCAVO Testi e foto Mauro Rubini Michael Heinzelmann Beliza Muka Paola Zaio Nina Fenn Christiane Römer-Strehl Christan A. Schöne Arne R. Schröder Traduzioni Raffaella Da Vela Ricostruzioni grafiche Vittorio Cerroni Alessandro Gozzi Le indagini in corso a Dimal nell’entroterra di Apollonia esemplificano bene la vicenda storica di questa terra affacciata sull’Adriatico dove le antiche popolazioni incontrarono i coloni greci e poi la civiltà romana: l’importante scavo di una necropoli che ci restituisce le caratteristiche dei mitici guerrieri illirici L a parola Albania compare per la prima volta intorno alla metà del II sec. d.C. e si deve al geografo greco Tolomeo (90-168 d.C.) che descrisse questa terra nella sua Geografia (III, 12, 20). Il nome probabilmente è connesso agli Albanoi, popolazione di etnia illirica stanziata nel nord del Paese attuale, tra l’odierna Alessio (Lezha in al- banese, antica colonia greca Lissós) e i monti Candavici situati a est nell’attuale regione di Lalm-Lukaj. La geografia dell’entroterra, così ricca di pianure che si aprono tra splendide colline e catene montuose, giustifica l’economia tuttora prevalentemente agricola e pastorale del popolo albanese. Mentre lungo le coste – in gran parte ancora sfuggite al turismo di massa – si sviluppa un’economia parallela oggi legata soprattutto alle attività portuali di Durazzo e alla pesca, e in passato al commercio nell’Adriatico e nello Ionio dove a lungo le popolazioni illiriche furono egemoni. Gli Illiri erano una popolazione di cui, oltre alla citata attività marinaresca e commerciale, si apprezzavano le doti di fieri guerrieri sia di fanteria che cavalleria. Ma, nonostante l’abbondanza dei reperti, la letteratura archeologica che li riguarda non è molto ricca, probabilmente per la mancanza, in passato, di ricerche metodiche volte a tracciarne un esaustivo profilo storico, socioeconomico e biologico. Finalmente, dal 2010, grazie a un progetto organico frutto della collaborazione tra Istituto di Archeologia del Centro Ricerche Albanesi, Istituto di Archeologia del Università di Colonia e, di recente, del Servizio di Antropologia della Soprintendenza Archeologia Lazio ed Etruria Meridionale, si cerca di colmare questa lacuna, partendo dall’esplorazione del sito di Dimal, nell’Albania centrale, che nell’antichità vide svilupparsi un importante centro del popolo illirico. Così fu identificata la città antica. L’antico insediamento di Dimal (nell’attuale distretto di Berat, circa 200 km a sud di Tirana) era posizionato su una collina di circa 450 metri, nell’entroterra di Apollonia d’Illiria, poco a nord del golfo di Valona. L’area oggi è piuttosto impervia, servita solo da mulattiere (il trasporto dei mezzi della missione di scavo è avvenuto a dorso di mulo), e questo contribuisce non poco al suo fascino. Gli autori greci e latini ci parlano, anche se sporadicamente, dell’importanza della città: secondo Polibio (III, 16; 18) e Tito-Livio (XXIX, 12) Dimal, a sud della lungo quell’importante direttrice di collegamento fra il basso Adriatico e l’Egeo settentrionale che a partire dal 146 a.C. sarebbe stata servita dalla via Egnatia. L’archeologo austriaco Camillo Praschniker (1884-1949) visitò più volte il sito all’inizio del XX secolo, quando l’Albania faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico, effettuando i primi rilievi topografici della collina dove sorgeva l’acropoli di Dimal. Le ricerche condotte dall’Istituto di Archeologia Albanese fra 1963 e il 1974, grazie al rinvenimento di alcuni frammenti di tegole di epoca ellenistica databili al III a.C., recanti l’inscrizione fertile valle di Myzeqe, svolse un ruolo importante durante le guerre di Roma per la conquista della Macedonia (dal 215 al 148 a.C.), trovandosi Dimattal, antica città nei pressi dell’attuale villaggio di Krotina, permisero di identificare questa con la città illirica di Dimal. p. a fronte L’ACROPOLI L’area archeologica rimessa in luce sull’acropoli di Dimal. A destra è la stoá (area pubblica coperta) del periodo ellenisticoromano (II-I sec. a.C.); in fondo, oltre gli studenti, è il prytanéion, l’edificio più importante per il governo della città. Infine, a sinistra, è visibile il quartiere relativo alla rioccupazione del sito in epoca tardoantica (IV-VI sec. d.C.). COME NELL’ANTICHITÀ Persone e mezzi della missione di scavo a Dimal durante il trasferimento sulla mulattiera che porta all’area archeologica. GENTI DEL MEDITERRANEO Commistioni e resistenze: gli Illiri di Albania. Se paragoniamo il bacino mediterraneo a uno stagno della savana dove tutte le specie animali dell’areale vanno ad abbeverarsi e rinfrescarsi in tempi e modi diversi, avremo un’idea di quello che ne fu il popolamento durante il I millennio a.C. L’impulso dei sempre più intensi commerci marittimi portò la gente a spostarsi e, insieme, si spostarono cultura, geni e malattie. Dapprima le mire colonizzatrici greche in Sicilia e Italia meridionale, parallelamente le fitte reti commerciali fenicie e, da ultimo, l’avvento della romanità produssero 2 un vorticoso flusso migratorio. Se all’inizio la spinta genetica e culturale veniva da est, con i versanti adriatico e ionico della penisola italiana pienamente coinvolti in tale processo, la romanità produsse un effetto centripeto che coinvolse l’intero bacino e le sue genti con direzione Roma. L’effetto di ciò fu una profonda commistione genetica delle popolazioni mediterranee e balcaniche. Probabilmente ne rimasero fuori quei popoli che Roma faticò ad assimilare geneticamente: tra questi, alla luce dei risultati che stanno emergendo, ci furono senz’altro gli Illiri. 3 nella cartina OTTIMA POSIZIONE tirana durazzo La collina su cui si sviluppò l’insediamento di Dimal a partire dalla prima età del Ferro. Sul punto più elevato dell’altura si trovava l’acropoli fortificata con solide mura poligonali. Nel II sec. a.C., a seguito alla penetrazione romana nelle terre dell’attuale Albania, Dimal assunse caratteri di vera e propria città con una cultura greco-romana innestata su uno strato etnico illirico. ria tic ad ILLIRI SUL COLLE Valona lago Ocrida qui sotto abitanti illirici, a oggi poco noto. Le ricerche hanno confermato la presenza, nell’acropoli, di una fase preliminare dell’insediamento illirico durante la prima età del Ferro (la datazione non è ancora definibile), anche se purtroppo nessuna trac- cia di architetture appartenenti a questo periodo è stata rinvenuta finora. L’urbanizzazione più antica è certa a partire dalla fine del IV sec. a.C., ma con un insediamento limitato alla sola zona dell’acropoli, che appare fortificata con mura poligonali (realizzate con grandi massi lavorati in forme poligonali per essere giustapposti). Dopo la conquista romana, avvenuta durante il II-I sec. a.C., fu intrapreso un radicale programma di ampliamento. Per Dimal fu il momento del massimo splen- dore: la città si espanse fino alle pendici della collina con impegnative strutture di urbanizzazione. Vasti terrazzamenti furono costruiti intorno all’acropoli modificando la forma naturale della collina e offrendo spazi per numerosi stoai (porti- ci) e per una grande piazza tra i due punti più alti dell’altura. In un punto privilegiato per la sua visibilità, nel settore occidentale dell’acropoli, gli scavi hanno portato alla luce le fondamenta di un piccolo tempio prostylos (con colonne sulla facciata). al centro AREA SACRA Il tempio prostilo (area di scavo e ipotesi ricostruttiva) rimesso in luce sull’acropoli di Dimal e databile al periodo della trasformazione della città sotto il dominio di Roma fra II e I sec. a.C. CONTATTI VIA MARE o La parte centromeridionale dell’antico territorio albanese fra Durazzo (Dyrrachium) e Valona (Aulon), con la localizzazione di Dimal nell’ambito delle principali rotte commerciali dell’entroterra. In età romana l’ottima posizione dell’antico centro illirico venne ulteriormente valorizzata dalla costruzione della via Egnatia (146 a.C.). Centro illirico romanizzato. Le attività della missione albano-tedesco-italiana a Dimal hanno consentito di arricchire considerevolmente le conoscenze dei monumenti e della storia della città, e anche del profilo biologico degli antichi Vivacità commerciale dell’entroterra illirico. Sebbene Dimal sia un insediamento di altura nell’entroterra, i ritrovamenti mostrano rapporti con il Mediterraneo. Il luogo si avvantaggiava della sua posizione non lontana da Apollonia e nei pressi del ramo meridionale della via Egnatia, l’arteria che collegava l’Adriatico meridionale alla costa settentrionale dell’Egeo, fatta realizzare nel 146 a.C. dal console Gaio Ignazio, proconsole di Macedonia. La maggior parte della ceramica grezza e da cucina, così come le tegole, erano prodotte localmente, ma il cinque per cento della ceramica, quella di pregio, era d’importazione e questo ebbe un riflesso sulla produzione della ceramica fine locale. I prodotti importati riflettono contatti con la Grecia centrale e settentrionale, come anche con la penisola italiana. Singoli frammenti, quali quelli riferibili a un piatto di sigillata (ceramica realizzata con ornamenti a rilievo) di tipo Orientale A e a uno skyphos invetriato a piombo prodotto a Smirne, sono rappresentativi delle pregiate importazioni ceramiche dal Mediterraneo orientale. Con ogni probabilità, queste dall’Oriente raggiungevano Dimal attraverso le rotte adriatiche, con scalo ad Apollonia o a Dyrrachium (Durrës). A un collegamento di Dimal con il commercio marittimo adriatico fanno pensare anche le importazioni di anfore, la maggior parte delle quali provenienti dall’Italia, così come la ceramica fine, probabilmente caricata per completare il carico delle navi mercantili. Il caso di Dimal rientra dunque nel quadro generale della fascia costiera illirica come zona densa di interscambi anche nell’entroterra. sotto SPETTROFOTOMETRIA Schema di funzionamento dello spettrofotometro portatile. I raggi X (X-ray source) colpiscono gli atomi degli elementi inorganici (rame, zinco, ferro, vanadio, magnesio, etc.) che costituiscono l’oggetto, producendo delle onde di ritorno per ciascuno di questi che vengono amplificate e quantificate da un microprocessore digitale. Attraverso la lettura di tali dati è possibile ricostruire “storia” e provenienza dell’oggetto. UN PO’ DI ARCHEOMETRIA La tecnica della fluorescenza dei raggi X (EDXRF). Si applica ad analisi introspettive di materiali inorganici. Molto diffusa nel settore della conservazione e del restauro ha da diverso tempo un impiego anche nell’archeologia (ad esempio per stabilire composizione e provenienza delle ceramiche o dei materiali da costruzione) e nell’antropologia (ricostruzione della dieta mediante l’analisi degli elementi guida presenti in traccia nell’osso). Attraverso un’indagine spettroscopica è possibile analizzare le componenti di un determinato materiale inorganico o le proprietà di esso. La EDXRF è una tecnica di spettroscopia in emissione di raggi x che permette l’identificazione di quegli elementi chimici che sono presenti, o compongono, un determinato campione (nel nostro caso ceramica o ossa). Tale analisi permette in definitiva di stabilire e quantificare un determinato elemento guida di natura inorganica. denziare come la pietra utilizzata per la costruzione (fra IV e III sec. a.C.) della cinta muraria di Dimal, la cui cava è stata rinvenuta a poche centinaia di metri dal sito, fosse molto simile a quella utilizzata ad Apollonia, che dista circa trenta chilometri. Un utile impiego a Dimal. Nell’antico centro illirico, nell’ambito delle indagini condotte dall’attuale missione albanese-tedesco-italiana, è stato utilizzato un apparecchio portatile per effettuare analisi su alcuni materiali da costruzione, col vantaggio di poterle eseguire sul luogo senza dover trasportare il materiale in laboratori specializzati. I risultati ottenuti hanno posto in luce alcuni aspetti interessanti: il primo è rappresentato dall’aver individuato come le argille per terrecotte venissero arricchite con sabbia fine per migliorarne il pregio e la qualità; il secondo ha permesso invece di evi- 4 5 SPETTACOLI In un settore della cavea prossimo all’orchéstra, particolare delle grandinate del teatro romano di Dimal (I sec. a.C.), rimesse in luce sotto uno strato di interro spesso diversi metri. La presenza di questo luogo di spettacolo dà la misura dell’importanza dell’antico centro illirico-romano. sopra a destra PORTA PRINCIPALE Particolare della porta ovest delle mura di Dimal in direzione della grande Apollonia d’Illiria. Si tratta dell’accesso più importante alla città e risulta aver subito una distruzione nel I sec. d.C. quando Dimal viene precocemente abbandonata. 6 Breve e intensa fase di sviluppo. Un altro monumento importante, sempre costruito fra II e I sec. a.C., è il teatro, individuato casualmente durante la campagna del 2010. Una buona parte della cavea, con i sedili in pietra ancora a loro posto, si è conservata sotto un potente interro di circa cinque metri. Lo scavo effettuato al centro del teatro ha portato in luce il livello originale dell’orchéstra (dove si esibiva il coro, alla base della cavea), con un diametro di circa diciassette metri. I sedili, completi di sostegno di ancoraggio, hanno le caratteristiche di posti d’onore probabilmente riservati all’élite locale. Il teatro di Dimal, in ordine di scoperta, è l’ottavo monumento archeologico di età romana fino a oggi noto in Albania, e costituisce un’evidenza dell’impatto che ebbero i centri prima greci e poi romani della costa occidentale dell’Adriatico, com’è il caso di Apollonia, sugli abitanti illirici dell’entroterra. Un’altra importante scoperta è stata l’identificazione, sul versante occidentale della collina, di una porta d’ingresso dotata di due torri rettangolari facenti parte del sistema di fortificazione della città illirico-romana, molto probabilmente realizzata sempre nel corso del II-I sec. a.C. Data la sua posizione, rivolta a ovest, risulta essere l’ingresso più importante, in direzione di Apollonia. La torre settentrionale e la porta stessa furono distrutte da un incendio, probabilmente legato al declino di Dimal: nella prima metà del I sec. d.C. l’acropoli e più in generale l’intera città vengono gradualmente abbandonate. ➝ a p. ?? CERAMICHE PER DATARE LA STORIA DI DIMAL Nelle tombe vasi di produzione attica. Nel sito di Dimal sono stati rinvenuti frammenti ceramici di estremo interesse. La tarda ceramica a figure rosse e le anfore di tipo greco-italico contraddistinguono questo insediamento illirico dall’inizio dell’età tardoclassica fino al primo Ellenismo. A questo primo orizzonte insediativo si riconducono anche i reperti finora noti relativi ai corredi funerari. La forma ceramica tipica della necropoli scavata a Dimal è lo skyphos (profonda coppa per bere con due piccole anse) di produzione attica, la cui datazione si pone appunto tra il tardo IV e l’inizio del III sec. a.C. Tra oriente e occidente. Ma la maggior varietà di forme ceramiche rinvenute a Dimal si data tra III e II sec. a.C. Lo spettro della ceramica da mensa, comprendente ad esempio bicchieri, coppe a echino (sorta di scodelle) e piatti da pesce di produzione regionale, probabilmente realizzati ad Apollonia, consiste per lo più in ceramica a vernice nera o verniciata a immersione. Alcuni di questi vasi presentano decorazione a rilievo. Un piatto decorato a matrice sembra mostrare l’influenza dell’Italia meridionale: il motivo mostra alcune Nikai (divinità personificanti la vittoria) che erigono e ornano trofei sul campo di battaglia; dal momento che la maggior parte della ceramica fine veniva importata da Apollonia, anche questo pezzo si può ricondurre a tale centro di produzione. Al contrario, un coperchio di pisside, dov’è rappresentato un satiro che suona la siringa, sembra ispirato a modelli macedoni o greco-settentrionali. Questi due oggetti sono esemplificativi della posizione di Dimal tra oriente e occidente. Fine precoce di un centro illirico-romano. Dopo l’occupazione romana, intorno al 180 a.C., avvenuta nell’ambito delle operazioni belliche di Roma contro gli Illiri, Dimal conobbe un periodo di prosperità e fu oggetto di un importante programma edificatorio. Ma, inspiegabilmente, l’insediamento sembra essere stato abbandonato presto rispetto alle sorti generali dell’impero romano: al più tardi a partire dall’età di Tiberio (14-37 d.C.). C’è una lacuna notevole nelle testimonianze archeologiche della cultura materiale di Dimal tra la prima età imperiale e l’epoca di Costantino (306-337): solo tra IV e VI secolo, ormai in età bizantina è attestata sull’acropoli una fase incoerente di ripopolamento, con edifici aggregati attorno a una piccola chiesa e ceramiche d’importazione africana. GLI ANTICHI ABITANTI DI DIMAL Come sono fatti gli albanesi? «L’aspetto fisico degli albanesi è determinato dalla razza dinarica, che comprende anche una parte serbocroata e greca. Naturalmente i tratti somatici ci appaiono in Albania, come ovunque nel mondo, cambiati dall’influenza del sangue straniero. Ma l’albanese, di statura alta o bassa, di carnagione bianca o scura, per il suo portamento, per l’espressione del viso, per lo sguardo, si distingue generalmente in modo netto dai popoli circonvicini. Ma più importanti di questi tratti fisici sono quelli interiori che, derivando dai primi, si connettono alla vita spirituale e sono comuni a tutta la nazione. Il geologo Ami Bouè (1794-1881) ricordava: ‘Se l’albanese ha le qualità fisiche degli svizzeri e dei tirolesi, se è come loro un camminatore instancabile che, con il fucile in spalla, sale e scende come una capra le vette delle montagne, si sono riunite in lui anche la vitalità e l’agilità meridionale con un’acutezza e concentrazione straordinaria della mente’»: è la definizione che Eqrem Çabey ci fornisce dell’odierna gente albanese. Millenaria situazione di isolamento. L’esperienza antropologica diretta ci conferma quanto nel secolo scorso affermò appunto Eqrem Çabey, famoso storico, linguista e etnografo albanese. Oggi in Albania possiamo trovare con la stessa facilità individui alti, biondi e snelli, così come di statura medio-bassa, scuri e di corporatura robusta. Secondo la tradizione tutti discendenti dagli antichi Illiri. Le imponenti barriere geografiche costituite da elevate catene montuose a nord e a est e dall’Adriatico a ovest hanno da sempre costituito una causa d’isolamento genetico delle popolazioni albanesi, dal quale, specie in epoche remote, era possibile sfuggire solo attraverso gli stretti passaggi del sud, ossia verso la Grecia. le assenza di indicatori di stress alimentari e patologici suggerisce una popolazione il cui complessivo stato di salute doveva essere ottimo, probabilmente garantito anche da solidi modelli economici e socioculturali. Il caso dell’illiro ferito a cavallo. La presenza di armi nei corredi ci indica come l’attività bellica dovesse essere ben presente nella vita di Dimal. Ne sono testimonianza diretta i resti scheletrici di un individuo con i segni di una ferita da punta di freccia nella parte esterna del ginocchio destro. La ferita, rimarginata senza esiti infettivi, dovette essere causata da una freccia scagliata con traiettoria spiovente (lanciata verso l’alto in modo da effettuare una parabola in cui il dardo in ricaduta acquista maggiore velocità e capacità di penetrare nelle carni, ma anche di perforare scudi e corazze). All’atto del ferimento, l’illiro doveva avere la gamba flessa e divaricata come nella corsa o, meglio ancora, nella posizione della cavalcata senza staffe. Sicuramente il colpo fu scagliato di lato e, a parte la lacerazione dell’osso, non produsse invalidità per l’arto (lo conferma l’articolazione femoro-tibiale che si presenta in ottimo stato). A breve s’inizierà la sequenziazione del DNA mitocondriale trasmesso per linea femminile al fine di comprendere il background di questa popolazione e cercare di identificare gli scambi genetici che questa ebbe con popolazioni balcaniche e del bacino Mediterraneo coeve, ma soprattutto per definire quanto gli Illiri (ora documentati a Dimal) abbiano contribuito all’assetto del genoma degli albanesi attuali. Indicazioni antropologiche dalla necropoli illirica di Dimal. La scoperta di inumazioni nella necropoli illirica di Dimal, risalenti al III sec. a.C., ci ha finalmente permesso di tracciare un profilo degli antichi abitanti dell’Albania con criteri scientifici. Gli Illiri presentavano una statura decisamente alta rispetto alle popolazioni coeve del bacino mediterraneo, valutata nei maschi tra 175 e 184 centimetri e nelle femmine tra 154 e 165 centimetri. La struttura fisica che emerge dagli inumati di Dimal non fa ipotizzare una popolazione dedita ad attività agricole o pesanti, mancando del tutto le tracce scheletriche che caratterizzano tali attività (ad esempio esiti artrosici in età giovanile e/o stress muscolo-scheletrici da movimenti monotoni e ripetuti nel tempo). Tale osservazione è confermata dai dati che consentono di ricostruire la dieta e che indicano un’alimentazione dove la componente proteica sembrerebbe almeno dello stesso livello di quella carboidratica, indicando una ricca assunzione di carni, latte e suoi derivati e uova. Per quanto robusta, la corporatura si presentava piuttosto longilinea, con arti superiori ben addestrati e arti inferiori che sembrerebbero allenati alla corsa, alle lunghe camminate e all’equitazione. La quasi totaL’ARMAMENTO DEGLI ILLIRI .Ricostruzione della panoplia di un guerriero illirico. Il figurino in alto a sx mostra l’armamento in uso all’epoca della necropoli illirica di Dimal (IV-III sec. a.C.): si noti lo scudo da campo rettangolare con schinieri e corazza in cuoio; la spada è la classica sica illirica riprodotta in basso; l’elmo rappresenta una forma avanzata del tipo F. La ricostruzione 3D rappresenta il guerriero con ferita da punta di freccia. Lo scudo rotondo da parata, di tipo greco, sempre databile al IV-III sec. a.C., era ugualmente noto agli Illiri. In alto vediamo anche l’evoluzione dell’elmo illirico: A. tipo miceneo (1500 a.C.); B. evoluzione del tipo A (1100 a.C.); C. elmo tipo “Kegel” (700 a.C.); D. elmo illirico (650 a.C.); E. evoluzione del tipo D (550 a.C.); F. evoluzione di D ed E aperto sopra il collo per migliorare l’acustica (500 a.C.). 7 sotto a destra SEPOLTURA ILLIRICA Il corpo inumato di un individuo maschile di 40-50 anni con il suo corredo composto da vasellame di ceramica comune (ciotole, olla e anfore) ed elementi metallici forse di un cinturone (300-270 a.C.). in basso a destra GUERRIERO ILLIRICO La sepoltura D14 alla necropoli illirica di Dimal appena riportata in luce. Si data al 300-260 a.C. e appartiene a un uomo di 20-22 anni. Il corredo deposto a destra dei piedi è costituito in larga parte da vasellame (anfore, olle e ciotole in ceramica comune) e da una punta di lancia metallica. COMMERCI Scavo della tomba 11 della necropoli illirica a Dimal: il recupero di una grossa anfora di tipo corinzio di produzione locale (IV-III sec.a.C.). 8 Una necropoli illirica. Al di fuori del perimetro delle mura, è stato localizzato un settore dell’antica necropoli di Dimal. Il suo stato di conservazione è molto buono grazie al fatto di trovarsi in una zona periferica rispetto al villaggio moderno di Krotina. L’area indagata durante le due ultime campagne si è rilevata di grande interesse, sia per la tipologia delle tombe sia per il corredo, molto ricco, che comprende vasi in ceramica, oggetti personali in oro, bronzo, argento e ferro, a volte anche una moneta (il cosiddetto “obolo di Caronte”). Lo studio del materiale ci indica che questa necropoli fu utilizzata da popolazioni illiriche nella prima metà del III sec. a.C. Le strutture funerarie, ricavate direttamente nel banco roccioso, sono a volte dotate di cerchi di pietre con cas- se di laterizi al centro che conferiscono alla costruzione un aspetto monumentale. Modesta rinascita in età tardoantica. La città risorge invece nel IV-V secolo, quando ormai la regione illirica inizia a far parte dell’impero bizantino: nel sito dell’acropoli gli scavi hanno messo in luce una piccola cappella e un quartiere residenziale costruito sulle strutture abbandonate del periodo ellenistico. Inoltre, sul versante sudovest dell’insediamento, ma fuori dal perimetro delle vecchie mura, è stata identificata una basilica con battistero databile al V secolo. I dati prodotti dalle nuove ricerche sono dunque di grande interesse per la storia dell’antica Dimal e del suo territorio: dopo la conquista romana nel II sec. a.C. la città possiede delle ri- sorse tali da poter intraprendere un importante programma di espansione urbanistica e di realizzazioni architettoniche, rivestendo fino al I sec. d.C. e poi di nuovo fra IV e VI secolo un ruolo importante nel controllo e la sicurezza degli scambi sull’importante direttrice commerciale della via Egnatia. Allo stato delle ricerche, non è possibile stabilire con certezza il definitivo abbandono del sito. Mauro Rubini Michael Heinzelmann Beliza Muka Paola Zaio Nina Fenn Christiane Römer-Strehl Christan A. Schöne Arne R. Schröder Chi sono gli autori: N. Fenn, assistente all’Università di Colonia; M. Heinzelmann, professore di Archeologia Classica all’Università di Colonia; B. Muka, professore di Archeologia Classica all’Università di Tirana Sheshi “Nënë Tereza”; M. Rubini, direttore Servizio di Antropologia della Soprintendenza Archeologia Lazio ed Etruria Meridionale, professore di Archeoantropologia all’Università di Foggia; Ch. Römer-Strehl, A.R. Schröder, Ch.A. Schöne, collaboratori Archeologi all’Università di Colonia ; P. Zaio, collaboratrice antropologa Servizio di Antropologia della Soprintendenza Archeologia Lazio ed Etruria Meridionale. ETÀ TARDOANTICA Sulle pendici della collina del centro illirico-romano di Dimal, scavi in corso nel sito della basilica paleocristiana con battistero del V secolo. Il luogo conobbe un nuovo momento di sviluppo nell’ambito dell’impero bizantino.