Dispensa Scienza delle Finanze (1PP) Cap 1-Introduzione Le controversie su quale sia il ruolo appropriato dello Stato nell’affrontare sfide sociali ed economiche come una Pandemia (Covid-19), sollevano importanti domande cui prova a rispondere il ramo dell’economia noto come Scienza delle Finanze. L’obiettivo di questa materia è comprendere il ruolo appropriato dello Stato del sistema economico basato sul mercato. Questa è una definizione molto generale che si può specificare analizzando le risposte alle quattro domande fondamentali: 1. Quando lo Stato dovrebbe intervenire nel sistema economico di mercato? La lezione fondamentale della macroeconomia è che nella maggior parte dei casi l’equilibrio di mercato concorrenziale è quello più efficiente per la società (massimizza i guadagni: ogni bene che i consumatori valutano più del loro costo di produzione sarà prodotto e consumato altrimenti non sarà né prodotto né consumato). Allora perché lo stato interviene, le ragioni sono due: • FALLIMENTI DEL MERCATO: vi sono dei fallimenti nel mercato ossia problemi a causa dei quali l’economia di mercato genera un esito che non massimizza l’efficienza sociale. Primo Teorema dell’economia del benessere: infatti, ogni equilibrio di concorrenza perfetta è ottimo paretiano solo in assenza di: esternalità (sussidi/tributi), beni pubblici, asimmetrie informative( lo stato regola la disponibilità di informazioni), monopoli( norme anti-trust). Un esempio sono le esternalità negative dovuto all’inquinamento di un’azienda che non incidono solo su di essa ma anche sulla socialità è quindi giusto portare a equità il sistema imponendo per esempio alla stessa azienda opere di bonifica. Beni Pubblici: sono identificati da due caratteristiche: 1) Non rivali nel consumo ossia che il mio consumo o uso dei beni non influisce in nessun modo sulla opportunità di consumarli da parte di altri (ne è un esempio i servizi streaming); 2) Non escludibili ossia anche se voleste negare a qualcuno l’opportunità di consumare un bene pubblico finireste per constatare che non esiste alcun modo di farlo (un esempio sono i marciapiedi che sono non escludibili ma rivali). La maggior parte dei beni pubblici sono realtà beni impuri che soddisfano in parte le due condizioni come quelli descritti nell’immagine. Esempio di beni pubblici oltre alla difesa sono i fuochi d’artificio, di solito i beni pubblici sono dotati di grande esternalità positive (se compro fuochi d’artificio anche gli altri si godranno lo spettacolo), di solito hanno inoltre alti costi fissi ed economie di scala (esempio la difesa difendere un palazzo da attacchi missilistici costa più in proporzione che difendere una nazione). Lo stato può intervenire in funzione allocativa per migliorare il sistema in quanto è in grado di tenere conto dei benefici della comunità e non solo del singolo. • REDISTRIBUZIONE: ossia il trasferimento delle risorse da alcuni gruppi ad altri gruppi all’interno della società, in sostanza se pensiamo all’economia come ad una torta questa funzione è quella della distribuzione delle fette e della dimensione di esse, in quanto nell’economia di mercato le risorse non sono distribuite equamente. Tuttavia, solitamente la ridistribuzione delle risorse comporterà una perdita di efficienza (se tassiamo i ricchi per distribuire denaro ai poveri, questo può spingere sia i ricchi che i poveri a lavorare di meno, generando un Trade-off tra la dimensione della torta e la sua distribuzione). 2. Come lo stato dovrebbe intervenire nel sistema economico di mercato? Vi sono molteplici approcci: • Tassare o sussidiare vendite o acquisti privati: ossia usare il meccanismo dei prezzi dei beni, variandone il prezzo per incoraggiarne o scoraggiarne l’uso attraverso: 1) Imposte: che aumentano il prezzo praticato nelle vendite o negli acquisti privati che sono sovraprodotti. 2) Sussidi: che abbassano il prezzo praticato nelle vendite o negli acquisti che sono sottoprodotto (azienda che produce farmaci salvavita). • Limitare o imporre le vendite e gli acquisti privati: ne è un esempio l’obbligo in Germania di acquistare una assicurazione sanitaria. • Fornitura pubblica: lo stato fornisce direttamente il bene cercando di raggiugere il livello di consumo che massimizza il benessere sociale, ne è un esempio l’istruzione. • Finanziamento pubblico di fornitura privata: finanziando imprese in grado di assicurare il livello di fornitura desiderato. 3. Quali sono gli effetti di ciascun intervento? Occorre che i policy maker comprendano le implicazioni delle possibili opzioni, questo implica la raccolta dei dati e la costruzione di modelli econometrici per valutare come gli individui e le imprese potrebbero rispondere agli interventi pubblici. Nel valutare gli effetti degli interventi pubblici bisogna valutare gli: • Effetti diretti: prevedibili se gli individui non cambiassero il proprio cambiamento ne è un esempio provvedere a una assicurazione sanitaria negli Stati Uniti ai 50 mln di non assicurati (costo circa 125 mld). • Effetti indiretti: effetti degli interventi pubblici che si manifestano solo perché le persone cambiano il proprio comportamento in risposta a un certo intervento, se per esempio l’offerta di assistenza gratuita porterebbe alcuni soggetti a non pagare più un’assicurazione e ad affidarsi a quella pubblica portando il costo della norma a lievitare (340 mld). 4. Perché lo stato interviene in un certo modo e non in un altro? Non possiamo limitarmi a modellizzare come soggetto ideale che persegue solo la massimizzazione dell’efficienza e per mitigare i fallimenti del mercato, in quanto gli interventi sono frutto di aggregazione delle preferenze di milioni di elettori, questo porta gli Stati a non scegliere sempre interventi che hanno esiti efficienti e desiderabili portando anche all’estremo a fallimenti stesso del mercato. La teoria che si occupa del processo decisionale che porta lo stato a scegliere le varie politica viene denominata Political economy. 1.2-PA Lo stato si divide come viene descritto dal grafico sottostante, nel corso del tempo si è assistito ad un decentramento della spesa pubblica ossia la spesa riferita a livelli inferiori di governo, di questo dopo parleremo più approfonditamente. Il conto consolidato delle amministrazioni pubbliche è il documento contabile con cui per ogni anno, vengono annotate, tutte le entrate e tutte le spese degli enti rientranti nell’aggregato delle amministrazioni pubbliche. Tale documento: • È un conto economico consolidato: ossia somma tutte le entrate e le spese presenti nel bilancio dello Stato con le entrate e le spese delle PA escludendo i trasferimenti di risorse tra enti. • Registra le entrate e le spese di competenza. • Espone il quadro contabile di riferimento per la programmazione degli obiettivi di finanza pubblica, sia a livello nazionale che comunitario. 1.3-Spese Pubbliche Le spese si possono dividere: • Spese correnti: necessarie per il normale funzionamento delle amministrazioni pubbliche e per il realizzare la redistribuzione dei redditi ne sono un esempio: i redditi da lavoro dipendenti dei dipendenti pubblici, l’acquisto di beni e servizi pubblici come l’elettricità nelle scuole, le pensioni, e gli interessi passivi. • Spese in conto Capitale: ossia spese per investimenti che determinano un aumento della dotazione di beni capitale del paese, in Italia non sono usuali da decenni non si fanno investimenti come investimenti in ricerca ecc. La spesa pubblica può essere considerata un buon indicatore dell’importanza dell’intervento pubblico nel sistema economico, anche se si trascurano altri rilevanti forme di intervento come: la regolamentazione e le agevolazioni fiscali, questa durante tutto il XX secolo è aumentata. Con l’avvento dell’economia mista voluta dalle teorie keynesiane la spesa pubblica dopo la Seconda guerra mondiale ha cominciato a crescere così come l’intervento pubblico nel sistema in netto distacco dal liberismo ottocentesco, A partire dagli anni ’90 a fronte della crescita della spesa pubblica, si è cercato di far confluire capitali privati nel finanziamento di opere pubbliche e si è passati a un decentramento della spesa a livello inferiori di governo (riforma del ’99 e ’01). Inoltre, il tema della sostenibilità del debito aveva cominciato ad attecchire negli ambienti europei e in vista della area monetaria, spingendo alla formazione di regole fiscali nel Trattato di Maastricht del ’92 che sosteneva che per poter far parte dell’Unione monetaria dovevano rispettare alcuni requisiti. Un altro importante concetto è la spesa per interessi sul debito che in Italia determina da decenni un problema in quanto porta in disavanzo di bilancio. Dalle immagini sottostanti è evidente come questo comporti una restrizione di spesa per altre voci come sanità istruzione ecc. Accreditamento netto: le spese pubbliche totali sono inferiori alle entrate pubbliche totali. Surplus di bilancio = spese pubbliche totali – entrate pubbliche totali < 0 Surplus si puòΜ risparmiare per finanziare la spesa futura. Indebitamento netto: le spese pubbliche totali sono superiori alle entrate pubbliche totali. Deficit / disavanzo di bilancio = spese pubbliche totali - entrate pubbliche totali > 0 Si ricorre a risparmi precedenti / ci si indebita. Il debito pubblico misura l’accumulazione dell’indebitamento netto nel tempo. Il decentramento della spesa di cui abbiamo parlato precedentemente e di cui l’Italia è stata soggetta ha portato a una composizione: 29% Regioni Provincie e Comuni e un 71% dallo Stato centrale e altri enti. Per quanto riguarda la composizione della spesa essa appare molto diversa: • A livello Locale è principalmente indirizzata alla sanità in virtù della decentralizzazione di questa materia. • A livello Centrale emerge una riduzione della quota per servizi pubblici a fronte di un aumento di quella per politiche e interventi che tutelano i cittadini dai rischi che possono manifestarsi nel corso della vita come le prestazioni destinate agli anziani e di protezione sociale e infine vi sono spese per beni pubblici come la difesa. 1.4-Entate Pubbliche Le entrate si dividono in: 1) Entrate correnti: che a loro volta si dividono in: • Imposte: prelievi coattivi di denaro senza vincolo di destinazione in base al principio della capacità produttiva Art 53 Cost: “Tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità” es: IVA • Tasse: corrispettivi per la fruizione di alcuni beni e servizi. Es: Tasse universitarie • Contributi sociali: prelievi commisurati al reddito dei lavoratori dipendenti e autonomi finalizzati al finanziamento delle prestazioni sociali. Es: oneri fiscalizzati per le pensioni. 2) Entrate in C/capitale: • Imposte in c/capitale: sono imposte percepite ad intervalli irregolari, e solo saltuariamente, sul valore delle attività o del patrimonio netto posseduti dalle unità istituzionali, ovvero sul valore dei beni trasferiti tra le unità istituzionali per effetto di lasciti, donazioni e successioni. • Imposte straordinarie: come ad esempio i condoni. Per quanto riguarda a composizione delle entrate: • Livello centrale: Nel 1980 il 50% proveniva dalle imposte sul reddito e per il 6% dalle imposte sulla proprietà e il 43% dalle imposte sui consumi, nel 2000 a fronte di una • riduzione sia della quota delle imposte sui consumi sia delle imposte sulla proprietà è cresciuta la percentuale delle imposte sul reddito. Livello locale: la variazione delle entrate in questo caso è principalmente dovuta al decentramento fiscale, tra cui l’introduzione dell’ICI (poi IMU) e dell’IRAP. Pag. 22 1.5-Indebitamemnto Ogni eccesso di entrate rispetto alle spese si crea un Surplus di Bilancio al contrario invece si crea un Disavanzo di bilancio o Indebitamento netto. Per finanziare l’indebitamente netto lo Stato si deve indebitare, ogni euro di indebitamento netto contribuisce quindi a creare lo stock di debito pubblico ossia l’accumulazione di indebiti netti nel tempo ( diversamente che in passato non si può più emettere moneta per finanziare il debito). Per evitare che vengano intraprese politiche fiscali non responsabili, che si traducono in indebitamenti netti elevati, i paesi possono decidere di darsi regole fiscali, nel nostro caso vi sono regole dell’Unione Monetaria in quanto, il significativo eccesso di spese sulle entrate possono danneggiare indirettamente anche gli altri paesi membri con un rischio di contagio sul mercato dei titoli di Stato degli altri paesi e per la necessità di un intervento nel paese insolvente. L’area Euro ha quindi stabilito delle regole fiscali che risalgono al Trattato di Maastricht che stabiliva che l’indebitamento netto non doveva superare il 3% del PIL e lo stock di debito non deve superare il 60% del PIL, tali regole sono state riviste nei vari patti di Stabilità che hanno portato alla modifica di queste regole. In particolare, se è sancito la necessità di prosi obiettivi di lungo termine ambizioni ossia con un saldo strutturale vicino al pareggio, tuttavia in caso di situazioni avverse del ciclo economico l’indebitamento netto può arrivare al 3% per valutare la componente ciclica di usa ππΌπ πππππ‘π‘ππ£π−ππΌπ πππ‘πππ§ππππ Output gap: all’aumento del output gap la componente πππ πππ‘πππ§ππππ ciclica/straordinaria aumenta, sono sorti dubbi riguardo al calcolo del pil potenziale tuttavia). Inoltre, so è stabilito che ogni anno il rapporto debito/Pil deve essere ridotto di 1/20 dell’eccedenza rispetto al 60%. Queste clausole sono state sospese durante la pandemia. Riferimenti di legge: Art 81: C.1: “lo stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e favorevoli del ciclo economico. C.2: “Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.” Art 97: “Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’ UE, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito” Definiamo: • Gt = spesa primaria (al netto degli interessi) nell’anno t • Tt = entrate nell’anno t • Bt = debito contratto nell’anno t / stock di debito riferito a t • iBt= spesa per interessi π΅π = π΅π‘−1 + π·π‘ Dove Dt india l’indebitamento netto (disavanzo), nell’ipotetico anno 0. ( π·0 = πΊ0 − π0 > 0) Possiamo generalizzare: π·π‘ = πΊπ‘ − ππ‘ + ππ΅π‘−1 Generalizzando per il debito, ipotizzando l’impossibilità di finanziare il deficit con moneta: π΅π‘ − π΅π‘−1 = πΊπ‘ − ππ‘ + ππ΅π‘−1 π΅π‘ = πΊπ‘ − ππ‘ + π΅π‘−1 (1 + π) Definendo Yt il PIL e con nt il tasso di crescita del PIL tale che ππ‘ = ππ‘−1 (1 + ππ‘ ) Se indichiamo con le lettere minuscole i rapporti tra le singole variabile e il Pil otteniamo: 1 + ππ‘ ∗π 1 + ππ‘ π‘−1 Dall’equazione si evince che la crescita del rapporto Debito/Pil dipende dal saldo primario, dal tasso di interesse, e dal tasso di crescita del Pil. Possiamo riscrivere l’equazione: π − ππ‘ ππ‘ − ππ‘−1 = ππ‘ − ππ‘ + ∗π 1 + ππ‘ π‘−1 L’equazione è utile perché consente di intuire da cosa dipende la stabilizzazione del rapporto Pil, che è importante in quanto considerato sinonimo della sostenibilità del debito. In particolare, se il tasso di interesse è maggiore al tasso di crescita (π > π)del pil, la stabilizzazione può avvenire solo grazie ad un saldo primario (ππ‘ − ππ‘ < 0). Al contrario, se il tasso di crescita del Pil fosse superiore al tasso di interesse, la stabilizzazione può essere realizzata anche con un disavanzo. ππ‘ = ππ‘ − ππ‘ + Cap 2- Istruzione In Italia il 95% degli studenti dei cicli primari o secondari frequenta istituzioni pubbliche, mentre solo una piccola parte frequenta istituti privati, anche negli Usa dove il ruolo del governo è più limitato ben il 90% frequenta scuole pubbliche, questa predominanza dell’offerta pubblica come meccanismo di intervento è desiderabile. È importante notare come l’istruzione non sia un bene Pubblico in quanto chiaramente rivale (avere più studenti in classe può abbassare la qualità) ed è escludibile imponendo una retta. L’istruzione genera una serie di esternalità positive che portano lo Stato ad intervenire 2.1-Perché lo stato interviene 1. Produttività: è la prima esternalità, l’istruzione aumenta la produttività che porta ad un innalzamento del tenore di vita questo non è di per sé un’esternalità se il lavoratore più produttivo è il solo raccoglitore di questo innalzamento del tenore di vita. I benefici sociali pervengono da due canali: • Spillover: ossia l’accresciuta produttività di un lavoratore potrebbe innalzare la produttività dei suoi compagni di lavoro facendo in tal modo innalzare i loro salari e il corrispettivo tenore di vita. • Maggiori entrate fiscali. 2. Cittadinanza: l’istruzione può migliorare la qualità della vita di un paese in modo indiretto, rendendo i cittadini più informati e attivi migliorando il processo democratico, inoltre può ridurre il crimine aumentando la sicurezza e riducendo spese di polizia. Infine, può consentire agli immigrati di integrarsi. 3. Fallimento del mercato del credito: incapacità per le famiglie di prendere a prestito fondi necessari per finanziare l’istruzione, infatti, in un mondo senza istruzione pubblica le famiglie dovrebbero indebitarsi per permettere l’istruzione dei figli, ma tuttavia è in pratica improbabile che le banche acconsentano a concedere questo tipo di prestito per assenza di garanzia in famiglie povere, la banca infatti non può sapere se sarà un buon investimento e il ragazzo una volta istruito ripagherà il debito e gli interessi grazie all’aumento di produttività. Lo stato potrebbe porre rimedio al fallimento del mercato del credito tramite prestiti, eppure questo non è usuale se non per l’istruzione universitaria. 4. Fallimento nella massimizzazione dell’utilità della famiglia: la ragione per cui lo stato non interviene attraverso prestiti è il timore che alcuni genitori non sceglierebbero livelli adatti per l’istruzione dei propri figli in quanto vi sarebbero ancora spese a carico della famiglia come i pagamenti non coperti dal prestito e gli interessi che porterebbe a una diminuzione dei consumi per la famiglia e alcune famiglie non sono disposte alla riduzione dei consumi, diversi studi indicano che i genitori non massimizzano l’utilità per l’intera famiglia. 5. Redistribuzione: l’ultima giustificazione in quanto l’istruzione è un bene normale ossia la cui domanda cresce all’aumentare del reddito, le famiglie con un più alto reddito fornirebbero ai loro figli una maggiore migliore istruzione in quanto ana maggiore e migliore istruzione si traduce in redditi futuri più elevati. Questo limiterebbe la mobilità sociale che sta alla base di molto società democratiche ( art 3 costituzione: eguaglianza sostanziale). 2.2-Modalità di intervento Nel contesto dell’istruzione vi sono due approcci: • Approccio del prezzo: che consiste nell’offrire agli studenti sconti sui costi dell’istruzione provata. • Approccio della quantità: consiste nell’imporre per legge che gli individui raggiungano un certo livello di istruzione. Di norma i governi sviluppati offrono un’istruzione pubblica gratuita di livello fisso, imponendo anche un livello minimo. Istruzione pubblica gratuita e crowd-out: La maggior parte dell’istruzione pubblica è offerta tramite scuole gratuite questo sistema può portare allo spiazzamento della formatura privata di istruzione attraverso il crowd-out. Secondo il modello di Peltzman (1973), fornire una quantità fissa di istruzione pubblica può abbassare il livello di istruzione della società, inducendo a scelta tra scuole pubbliche di qualità inferiore e scuole private, gli individui devono compiere questa scelta per l’istruzione dei propri figli (si ipotizza un nesso spesa-qualità non sempre riscontrabile nei dati, e che non si possa rinforzare l’istruzione pubblica con una privata ma si debba scegliere). Alcuni genitori potrebbero decidere di non ricorrere all’istruzione privata per aumentare il consumo riducendo la qualità dell’istruzioni per i propri figli. La figura esplicita il modello, prima dell’istruzione gratuita le famiglie hanno un vincolo di bilancio( AF, si ipotizza eguale reddito), qualsiasi somma spesa per l’istruzione riduce il budget per il consumo. Ora supponiamo che lo stato intervenga con un istruzione Ig questo significa che gli individui possono spendere il loro intero budget in consumo e ottenere un livello di istruzione, tuttavia se si vuole più istruzione si rinuncia interamente al livello gratuito ( il vincolo di bilancio trasla e diventa ACF. Confrontiamo le famiglie X, Y e Z all’inizio queste scelgono livelli di istruzione provata molto differenti, dopo l’introduzione dell’istruzione gratuita è ovvio capire che X si sposterà nel nuovo punto di ottimo c in quanto si ottiene maggiore istruzione e maggiore consumo, la famiglia Z invece continua a consumare lo stesso livello di consumo-istruzione in quanto interessata ad un istruzione di altissima qualità(nonostante supponiamo uguali redditi queste sono le famigli più ricche). La famiglia Y dopo l’introduzione si sposta anch’essa nel punto C ossia riduce un po' l’istruzione per aumentare molto il consumo (utilità marginale del consumo è maggiore), la famiglia accresce il benessere diminuendo l’istruzione ma aumentando nettamente il consumo. Dunque la scuola pubblica accresce la qualità dell’istruzione per le famiglie X e la riduce per le famiglie Y mentre non varia per le famiglie Z ( se Y è un gruppo grande l’istruzione pubblica genera una riduzione della spesa e qualità per istruzione Crowd-out). Soluzione al Crowd-out- Buoni scuola: Per risolvere il crowd out si potrebbero utilizzare i buoni scuola ossia contributi di ammontare fisso distribuiti dallo Stato alle famiglie con figli, spendibili in qualsiasi scuola pubblica o privata. La figura illustra l’intervento dei buoni scuola, alle famiglie si assegna un buono scuola di ammontare Ig che porta alla creazione di un nuovo vincolo di bilancio ACE, ha lo stesso effetto di un trasferimento in somma fissa vincolandone la destinazione tuttavia. Con questo la spesa per istruzione aumenterebbe per tutti i tipi di famiglia la famiglia X si sposterebbe sempre su C, in questo caso tuttavia Y e Z arriverebbero a scelte differenti da quelli spiegate in precedenza. Y non si sposterebbe più in C in quanto non deve più rinunciare più al sussidio pubblico per ottenere istruzione privata ma userà questo reddito accresciuta dal buono per acquistare più istruzione e più consumo, la famiglia Z aumenterebbe l’istruzione ma non di molto in quanto già aveva un elevata istruzione e spenderà una parte rilevante del buono per aumentare il consumo, in questo caso la spesa per istruzione del sistema è certamente aumentata. Vantaggi: • Sovranità del consumatore: permettono di far corrispondere alle scelte educative le proprie preferenze. • Concorrenza: grazie ai voucher si possono generare pressioni concorrenziali che rendono efficienti i funzionamenti del mercato privati che secondo alcuni permetterebbe di compatterei l’inefficienza dell’offerta pubblica e della burocrazia. I Buoni rendendo le scuole private potenziali concorrenti porterebbero a una pressione anche sulle scuole pubbliche. Tuttavia, è da notare che già esiste una pressione competitiva sulle scuole locali attraverso il meccanismo Tiebout “votare con i piedi”: se le scuole locali sono inefficienti, le famiglie si sposteranno in altre città dove le imposte che pagano sono spese in modo più efficiente per l’istruzione di migliore qualità (esempio le aree con più distretti scolastici tra cui scegliere registrano migliori risultati). Tuttavia, nella scelta del comune di residenza non vi è solo il fattore istruzione. Svantaggi: • Specializzazione scolastica: con i buoni le scuole tendono a adattarsi alle preferenze individuali e questo porta a una compromissione del programma comuni di formazione. In linea di principio il problema potrebbe essere risolto producendo norme di programma comune tale normazione non sarebbe certo facile. • Segregazione scolastica: un mondo in cui i figli dei genitori motivati frequentano scuole private di alta qualità, mentre i figli di genitori poco motivati finiscono nelle scuole pubbliche di bassa qualità, se i genitori motivati e non si differenziano in base al reddito e etnia si potrebbe realizzare segregazione, questa segregazione esiste già nel sistema tradizionale in base al reddito e secondo alcuni tra cui Milton Friedman i buoni scuola ridurrebbero la segregazione i base al reddito in quanto non costringerebbero a un ragazzo motivato a rinunciare al sussidio scegliendo un istruzione di maggiore qualità. Un altro discorso sarebbe quello della segregazione in base alla motivazione dei singoli, gli studenti migliori si indirizzerebbero verso scuole private di alta qualità e quelli con modeste capacità resterebbero nelle scuole pubbliche. (si riduce la segregazione per reddito ed etnia ma aumenta per motivazione. • Inefficiente e iniqui utilizzo delle spese pubbliche: Con i buoni scuola il costo totale aumenta, con questi infatti per le famiglie X non cambia nulla per quelle Y si arriva a un livello di istruzione più elevato rispetto a quello con istruzione pubblica mentre per le famiglie Z che non avrebbero usufruito della istruzione gratuita utilizzano il buono aumentando solo in piccola parte l’istruzione. Di conseguenza se vi fossero tante famiglie Y si porterebbe ad un aumento sostanziale dell’istruzione mentre se le famiglie Z fossero tante si arriverebbe ad un inefficiente utilizzo delle risorse pubbliche. È importante tenere presente che nella norma le famiglie Z sono famiglie ricche questo introdurrebbe un tema di equità. Si potrebbe risolvere il problema indicizzando al patrimonio i buoni che avrebbe anche come effetto di fornire alle scuole pubbliche più risorse per migliorare l’istruzione. • Il mercato dell’istruzione non può essere concorrenziale: in realtà il mercato dell’istruzione è più simile a un monopolio naturale che evidenza guadagni di efficienza in un unico fornitore grazie ad economia di scala, inoltre in alcune zone non ce guadagno questo spingerebbe le scuole private a non essere presenti quelle zone. • Studenti disabili: nel modello ogni studente dovrebbe riceve un buono di ammontare di spesa media per istruzione di studente, ma il costo per l’istruzione dei bambini non è sempre lo stesso, i bambini con disabilità richiedono programmi di sostegno portando le scuole a a non accettare o a offrire servizi scadenti per bambini di questo tipo. Lo Stato potrebbe affrontare il problema con norme che obbligandole scuole male scuole potrebbero trovare modi indiretti, l’unica soluzione sarebbe parametrare i buoni alle effettive esigenze dei bambini che si rileva un compito piuttosto arduo. 2.3-Misurare il rendimento scolastico Indipendentemente dalla scelta tra istruzione pubblica e privata lo Stato deve prendere decisioni in merito la quota da indirizzare a questo campo e per questo deve basarsi sull’analisi costi benefici. Misurare i costi è abbastanza semplice, mentre per i benefici è molto più complesso e si è sviluppata vastissima letteratura su questo ambito. 1. Effetti sulla produttività: in un mercato concorrenziale i salari dei lavoratori sono un proxy della produttività, l’idea alla base è lasciare che il mercato rilevi se l’istruzione ha accresciuto la produttività, infatti, le imprese dovrebbero pagare di più le persone con produttività maggiore dovuta da istruzione. Molte ricerche mostrano che una maggiore istruzione porta a salari più alti (ogni anno di istruzione aumenta di circa il 7% la retribuzione), tuttavia vi sono dibattiti riguardo l’implicazione di questa correlazione salari redditi e vi sono due differenti scuole di pensiero: • Accumulazione del capitale umano: l’istruzione aumenta la produttività poiché migliora le competenze del singolo, in sostanza l’individuo investe in capitale umano quando si istruisce diventando più competente. • Screening: secondo questo modello l’istruzione fornisce solo u mezzo con cui separare gli individui capaci da quelli meno capaci senza realmente migliorare le capacità del singolo, secondo questa spiegazione l’istruzione serve da segnalazione della propria capacità al mercato. 2. Implicazione per le politiche pubbliche: nonostante entrami i modelli descrivano una correlazione tra produttività e istruzione secondo il primo lo Stato sarebbe incentivato a investire in istruzione in modo da accrescere la produttività totale del sistema, per il modello di screening lo stato no troverebbe guadagno a investire in istruzione in quanto l’istruzione serve a segnalare se stesi nel mercato e un aumento dell’istruzione avrebbe effetti contrari riducendone il potere di segnalazione ( se tutti avessero un dottorato al Mit non avrebbe lo stesso valore) questo modello indica che la produttività è insita nelle capacità personale e non può essere accresciuta dal politiche pubbliche. Le due teorie sono entrambe vere, tuttavia la maggior parte dei rendimenti sono attribuibili ala teoria del capitale umano. 3. Altri effetti istruzione: • Maggiore partecipazione alla vita politica • Minore probabilità di commettere crimini • Persone più sane ( dubbi) • Figli più istruiti • Più produttivi 4. Qualità delle scuole: nuove ricerche hanno ricercato l’impatto di scuole di più alta qualità sui rendimenti dell’istruzione, le misure di qualità di una scuola sono: dimensione media delle classi, rapporto insegnanti studenti, spesa per studente, orari scolastici. Questi indicatori sono stati adottati per stimarne l’impatto sui test, l’evidenza empirica indica che classi più piccole sono associate a punteggi più alti Eppure il tentativo di ridurre la numerosità delle classi in California ha avuto effetti diversi forse perché l’aumento delle classi ha reso necessario avere più insegnanti meno qualificati. Alcuni nuove ricerche hanno smesso di cercare le correlazioni con la numerosità e la hanno ricercata negli orari, struttura dell’anno scolastico e un’attività guidata dalle performance degli studenti. E inoltre le divisioni tra studenti performanti e non performanti ha rilevato un miglioramento nei punteggi di entrambi i gruppi. Cap 3- Assicurazione sociale La categoria dei programmi di assicurazione sociale comprende una serie di interventi dello Stato finalizzati a offrire copertura assicurativa contro un’ampia gamma di eventi diversi, qui analizzeremo i programmi assicurativi in generale mentre nei successivi capitoli analizzeremo nel dettaglio la sanità e il sistema pensionistico. I programmi di assicurazione sociale hanno alcune caratteristiche in comune: i lavoratori contribuiscono ad “acquistarla” tramite trattenute sui salari o contributi obbligatori che vengono versati da lui stesso o dal datore di lavoro, questo pagamento da diritto di accedere ai benefici dei programmi qualora subentrino eventi. Le uniche condizione per accedere ai benefici sono il versamento dei contributi e il verificarsi dell’evento avverso i programmi non sono quindi meantested ossia indipendenti dall’accertamento di condizioni reddituali o patrimoniali. 3.1-Cosa è l’assicurazione e perché gli individui la demandano? Le assicurazioni possono avere ad oggetto una grande varietà di situazioni ma hanno un tratto comune: gli individui pagano un assicuratore che può essere un’impresa privata o lo Stato delle somme che di chiamano Premi assicurativi e in cambio l’assicuratore si impegna pagare una determinata somma all’assicurato detta risarcimento a condizione che si verifichi un evento specifico. (ne sono un esempio: assicurazione automobilistica, sulla vita, sui danni, sanitaria ecc.) Il valore dell’assicurazione per gli individui è una conseguenza del principio di utilità marginale decrescente (avversione al rischio, funzione di utilità concava), ossia l’utilità marginale del consumo diminuisce all’aumentare del consumo (mangiare la prima pizza da un’utilità maggiore di mangiare la quinta), questo assunto porta ala redistribuzione del consumo durante i periodi, insomma gli individui preferiscono una stabilizzazione dei consumi nei diversi possibili stati del mondo. ( è utile evidenziare che la compagnia di assicurazione è neutrale al rischio sfrutta proprio l’avversione al rischio dele persone per guadagnare) Ipotizziamo la possibilità che un individuo venga investito da un’auto e debba pagare ingenti spese mediche, i possibili stati del mondo sono 2 (essere investito e non esserlo con una rispettiva funzione di probabilità associata), ogni persona dovrà fare una scelta in modo da massimizzare ex ante l’utilità, quindi gli individui possono acquistare una polizza assicurativa in modo da trasferire i propri consumi da uno stato del mondo all’altro. L’indicazione di fondo che emerge dalla teoria è che gli individui preferiranno essere completamente assicurati in modo da stabilizzare completamente i consumi, tuttavia, questo accadrebbe solo in un mercato assicurativo perfetto Modello dell’utilità attesa Supponiamo di avere a che fare con un esito incerto e indichiamo con p la probabilità di esito avverso, la funzione dell’utilità attesa ci dice: πΈ[π’(π)] = (1 − π) ∗ π’(π1 ) + π ∗ π’(π2 ) Dove X1 è: il consumo in caso di evento non avverso; e X2 : il consumo in caso di evento avverso Ipotizziamo che Samuele abbia una probabilità del 1% di essere investito e in quel caso debba pagare 30.000 $ di spese, può scegliere se acquistare un’assicurazione che in caso di incidente gli garantisce un risarcimento b$ pagando un premio mb$ (se si assicurerà completamente pagherà m*30.000) così facendo avrà mb$ in meno nel 99% dei casi e b nel 1% dei casi. L’interesse di Samuele a spostare parte dei propri consumi tra gli Stati del mondo dipende da quanto gli costa: • Premio Unitario attuarialmente equo: ossia pari alla probabilità dell’evento negativo, questo implica che gli assicuratori non debbano sostenere alcun costo amministrativo e non ricavino profitto, qualsiasi copertura pari a b$ e probabilità p, le compagnie applicheranno premi per b$*p. In questo caso gli individui preferiscono una copertura completa la conclusione è che quando i premi sono attuarialmente equi, il mercato assicurativo produce un esito efficiente ossia un’assicurazione completa che distribuisce completamente il consumo tra i vari stati del mondo • Premio non attuarialmente equo: in questo caso la copertura ottimale è parziale. Ruolo dell’avversione al rischio Una differenza importante tra gli individui riguarda la loro diversa avversione al rischio, gli individui con una forte avversione al rischio presentendo una curva di utilità del consumo che decresce molto rapidamente ossia temono molto un calo dei consumi e in uno stato positivo sono disposti a sacrificare un certo livello di reddito per tutelarsi in stati del mondo negativo. Mentre gli individui meno avversi hanno un’utilità che decresce più lentamente ossia sono meno disposti al risparmio per trasferire il consumo tra gli stati del mondo. Tuttavia quando l’assicurazione è attuarialmente equa TUTTI gli individui sono disposti ad acquistarla indipendentemente dall’avversione ( anche con la neutralità al rischio si acquisterebbe ). Offerta di assicurazione Un’assicurazione decide quale copertura assicurativa offrire e l’entità dei premi da richiedere sulla base dei ricavi e dei costi attesi: • Ricavi: sono pari al valore dei premi complessivamente riscossi dagli assicuratrice ipotizziamo (N) Nmb • Costi: sono i costi attesi ossia Npb dove p indica la probabilità di risarcimenti più i costi generali e di amministrazione. I profitti attesi di una compagnia di assicurazione sono pari alla differenza: πΈ(π) = πππ − πππ Con un premio attuarialmente equo m=p è evidente che E(p)=0 3.2-Assimetria informativa Se il mondo funzionasse come abbiamo descritto fino ad adesso non servirebbe nessun intervento statale; eppure, questa è molto frequente, adeso esaminiamo la principale causa di intervento nei mercati assicurativi ossia: L’asimmetria informativa tra domanda e offerta che scaturisce nel problema di Selezione avversa. L’asimmetria informativa consiste nella differenza tra le informazioni a disposizione di chi domanda e di chi offre assicurazione e si esplicita nel fatto che le persone conoscono meglio della compagnia di assicurazione il loro livello di rischio che porta le compagnia di assicurazione ad essere restie a vendere polizze perciò applicheranno premi superiori a quelli equi oppure addirittura non offriranno la polizza. Immaginiamo due gruppi da 100 persone ciascuno il primo composta da persone prudenti con una p di essere investite del 0.5% e il secondo da persone sbadate con una p del 5% di essere investite. Supponiamo innanzitutto che l’assicurazione disponga di informazioni complete questo porterà alla applicazione di premi diversi equi ai due gruppi entrambi i gruppi avranno possibilità di assicurarsi completamente. Supponiamo ora che la compagnia sappia che ci sono 100 individui sbadati e 100 prudenti in questo caso avrà due possibilità: la prima consiste nel chiedere ad ogni individuo se è prudente o meno e poi offrire premi distinti è chiaro tuttavia che tutti gli individui dichiareranno di essere prudenti portando il mercato al fallimento. In alternativa la compagnia potrebbe applicare un premio medio a tutti gli individui, tuttavia per prudenti questo non sarebbe un buon affare e per quelli sbadati sarebbe un ottimo affare con la conclusione che solo gli sbadati si assicureranno e anche in questo caso si arriverà al fallimento. Questo esempio è un esempio ottimo per descrivere la Selezione avversa ossia poiché gli individui conoscono meglio dell’assicuratore il proprio livello di rischio portano a una perdita per le compagnie assicurative portando al fallimento del mercato. Tuttavia, non è sempre detto che l’asimmetria informativa porti al fallimento del mercato, innanzitutto gli individui sono avversi al rischio e sono a volte disposti ad assicurarsi contro esiti negativi anche a un premio molto superiore a quello equo la cifra che è disposto a pagare in più è il Premio al rischio, se pre riprendere l’esempio gli individui prudenti fossero talmente avversi al rischio da acquistare comunque al premio medio si genera Equilibrio Pooling ossia un equilibrio in cui tutti gli individui acquistano un assicurazione completa anche se il prezzo non è equo per tutti. Se non c’è equilibrio pooling la compagnia di assicurazione può affrontare il problema della selezione avversa offrendo prodotti differenziati puntando sul fatto che se anche se i diretti interessati non sono disposti a rilevare spontaneamente in quale categoria si collocano è possibile che ciò emerga dalle loro scelte ossia l’Equilibrio Separating per esempio potrebbe offrire una polizza completa al premio equo per gli sbadati e una parziale al premio equo per i prudenti, gli sbadato sceglieranno la prima visto che hanno una maggiore probabilità di avere incidenti mentre i prudenti si assumono il rischio di copertura parziale in quanto la loro p di incidenti è bassa. È un Fallimento del mercato, gli sbadati ricevono qualcosa che avrebbero avuto anche in caso di informazione simmetrica mentre i prudenti non possono avere una copertura completa portando a u risultato non efficiente. Come lo Stato interviene per affrontare la selezione avversa: potenzialmente lo stato ha molti modi per affrontare il problema della selezione avversa, come per esempio obbligare ogni persona ad acquistare una copertura assicurativa totale, un'altra opzione potrebbe essere quella di offrire l’assicurazione come servizio pubblico o sussidiare la copertura assicurativa, tutti questi interventi richiedono risorse finanziarie. Lo stato può accrescere l’efficienza in tanti modi spesso, tuttavia, si porta a una redistribuzione tra chi è a basso rischio e chi è ad alto rischio che può risultare impopolare. 3.3-altre motivazioni di intervento 1. Esternalità: che possono essere positive come per i vaccini e negative nel caso di incedente d’auto, per attuare esternalità negative come quelle causate dagli incidenti d’auto lo stato può rendere obbligatoria l’assicurazione. 2. Costi amministrativi: Nel caso di assicurazione pubblica i costi amministrativi sono molto inferiori, i costi amministrativi possono portare a inefficiente amministrative dovute all’aumento dei premi che porterebbe individui con minore avversione al rischio a rinunciare all’assicurazione. 3. Redistribuzione: in molte società il premio “equo” potrebbe apparire iniquo portando lo Stato ad intervenire ne è un esempio il fatto che le persone malate devono pagare premi assicurativi più alti, questo può essere reputato giusto? 4. Paternalismo: ossia il fatto che lo ritiene che gli individui non si assicurino adeguatamente contro i rischi e dunque debbano essere costretti a farlo. 3.4-Autoassicurazione Sulla base di quanto appena visto un individuo con forte aversione al rischio potrebbe trovarsi nell’impossibilità di stabilizzare il consumo, tuttavia questo non significa che mantenere costante il consumo sia impossibile, si può infatti ricorrere ad altri sistemi di tipo privato come i risparmi, prestiti di amici o organizzazione benefiche ecc. l’assicurazione sociale si giustifica in base alla maggiore minore necessità che dipende dalla possibilità di Autoassicurazione. Tanto più ampie saranno le possibilità di autoassicurazione tanto minori saranno i benefici dell’assicurazione. Se l’autoassicurazione manca l’assicurazione sociale avrà un ruolo impostante nella stabilizzazione dei consumi, tuttavia se presente l’autoassicurazione vi è il rischio che l’intervento pubblico spiazzi l’offerta di autoassicurazione non portando a una stabilizzazione dei consumi che sarebbe stata realizzata comunque ossia una minore efficienza, in particolare se l’autoassicurazione è assente servirà interamente alla stabilizzazione dei consumi se invece l’autoassicurazione da se stabilizza i consumi l’assicurazione sarebbe totalmente inefficiente in quanto utilizzata al posto dell’autoassicurazione per stabilizzare i consumi, se invece l’autoassicurazione è imperfetta ossia costa (per esempio gli interessi su un prestito), una parte di assicurazione sociale servirà ad aumentare i consumi e una parte a ridurre l’autoassicurazione. In sostanza il valore della assicurazione sociale dipende dalla disponibilità di autoassicurazione. In generale, l’importanza dell’assicurazione sociale dipenderà inoltre: • Prevedibilità dell’evento: nel caso di eventi prevedibili, l’influenza dell’assicurazione sulla stabilizzazione dei consumi è minore in quanto vi sono altri canali come il risparmio. • Costo dell’evento: è più difficile autoassicurarsi contro eventi molto costosi, pertanto, i benefici dell’assicurazione sociale aumentano quando gli eventi implicano costi maggiori. Per valutare la riuscita di un programma di assicurazione sociale è importante valutarne l’effetto di stabilizzazione dei consumi. 3.5-Moral Hazard Ora ci occupiamo di uno dei costi indiretti dell’intervento statale nell’assicurazione comune non solo allo stato ma a tutte le assicurazioni. La moral Hazard si verifica quando l’assicurazione contro un certo tipo di eventi avversi incoraggia gli assicurati a comportamenti opportunistici ne è un esempio l’assicurazione auto che potrebbe incoraggiare gli automobilisti a guidare in modo più imprudente. L’esistenza di moral hazard implica la possibilità che lo stato offrendo assicurazione completa produca un risultato non ottimale. ( INAIL, ricordiamo che per i modelli il tempo libero è un bene come altri e una persona a parità di tutto il resto sceglierà di starsene a casa piuttosto di lavorare e se si può dichiarare di avere subito un infortunio anche se non è vero si potrà restare a casa, in sostanza questi programmi possono essere di forte incentivo per comportamenti scorretti). La moral hazard varia in base: è maggiore dove è più complicato verificare se l’evento avverso è realmente accaduto e il secondo è maggiore dove è più facile incorrere nell’evento avverso ne è un esempio la moral hazard sull’assicurazione sulla morte è molto improbabile che uno voglia morire per frodare l’assicurazione. La moral Hazard ha varie dimensioni: • Riduzione delle precauzioni contro gli eventi avversi. • Maggiore probabilità di venirsi a trovare nella condizione avversa oggetto di copertura: poiché sono coperto da assicurazione e più probabile che affermi di essermi infortunato sul lavoro. • Aumento delle spese in caso di evento avverso • Reazione dei terzi all’esistenza di una copertura assicurativa: dato che ho un’assicurazione medica i medici mi offrono un livello di cure sovrabbondante. I costi della Moral hazard sono di due tipi: • Innanzitutto, i comportamenti negativi che l’assicurazione incentiva sono inefficienti per la società per esempio riducendo l’offerta di lavoro a un livello inefficiente, introducendo l’assicurazione il valore del tempo libero aumenta e questo porta gli individui a accettare di lavorare solo fino al punto in cui il salario loro corrisposto sarà pari al valore marginale del loro tempo libero più l’indennità ricevuta e ciò comporta una riduzione del lavoro. • il secondo costo della moral hazard è legato all’aumento delle entrate, ogni volta che le spese dello Stato aumentano sarà necessario prima o poi aumentare le entrate questo ha impatti negativi sul lavoro e sull’efficienza della società. 3.6-Assicurazione sociale ottimale In sostanza tutto quello che abbiamo visto ha una chiara implicazione politica ossia: il sistema di assicurazione ottimale è quello che offre una copertura parziale contro gli eventi avversi. Il ruolo ottimale dello stato come sempre dipende dal trade-off costi benefici, i benefici dell’assicurazione pubblica sono la stabilizzazione dei consumi nei diversi stati del mondo, i costi invece coincidono con il moral hazard che l’assicurazione comporta e per questo la scelta ottimale sarà una copertura parziale. Un punto essenziale è che non solo il livello complessivo di risorse pubbliche destinato alla protezione sociale varia fortemente tra i paesi. Cap 4- Sanità A differenza dell’Italia gli Usa non sono ancora riusciti a riconoscere ai propri cittadini un accesso universale alla sanità, nel 2010 quasi 50 mln di persone erano prive di assicurazione sanitaria con L’affrodable Care Act Obama cercò di risolvere il problema ma nonostante la copertura assicurativa sia stata estesa a 20 mln di americani ma non mancarono le critiche. È importante osservare la quota del Pil 18.8% quasi il doppio dell’Italia (9.6% dove il sistema è sostanzialmente pubblico), questo ci fa intuire che sebbene il sistema sanitario americano sia percepito come “privato” lo Stato gioca un ruolo chiave 4.1-Sistema sanitario Privato Di solito in questi sistemi le persone finanziano le spese sanitarie attraverso l’acquisto di una polizza assicurativa, gli individui oppure le aziende per conto degli individui, versano premi mensili a una compagnia assicurativa che in cambio rimborsa ai fornitori una parte più o meno consistente del costo dei beni e servici medici ( una parte resterà a carico dell’assicurato per evitare problemi di moral hazard), la quota a carico del paziente si può definire: • Franchigia Annuale: l’assicurato si fa carico del 100% della sua spesa annuale fino a un limite massimo, le spese oltre il limite saranno pagate dall’assicurazione. • Compartecipazione fissa di spesa: l’assicurato paga una cifra fissa a fronte di un bene servizio sanitario ricevuto. • Compartecipazione variabile di spesa: questa formula prevede che l’assicurato sostenga una percentuale della spesa anziché una cifra fissa. Negli Usa che utilizzeremo come esempio di sistema ad assicurazione privata, le polizze vengono in gran parte vendute attraverso il datore di lavoro dell’assicurato e solo una piccola parte acquista una polizza per conto proprio questo per ridurre la selezione avversa. ( nella maggior parte dei casi l’assicurazione fa parte del piano retributivo, tuttavia a volte vi è la compartecipazione al premio del dipendente per questi molti preferiscono non assicurarsi). Perché le polizze vengono vendute tramite i datori di lavoro? 1. Risk pooling: un gruppo di rischio è un gruppo di persone che sottoscrivono una polizza, quando l’assicuratore venda la polizza ad un gruppo non ha bisogno di analizzare i precedenti sanitari di tutti, in quanto se crea gruppi molto grandi si potrà prevedere molto meglio la distribuzione dei rischi grazie alle distribuzioni statistiche secondo la legge dei grandi numeri. Inoltre non vi è selezione avversa in quanto i gruppi di aziende non si sono uniti in base a caratteristiche di salute e quindi all’interno di un gruppo la probabilità di problemi di salute sarà media a quella della popolazione totale. Per questo le aziende sono attraenti per le compagnie di assicurazione, infine un ulteriore elemento è il fatto che i costi di assicurazione siano sostanzialmente fissi quindi indipendenti dalla numerosità del gruppo e questo permette una migliore ripartizione dei costi riducendone l’incidenza pro capite. 2. Sussidi fiscali: le assicurazioni sanitarie stipulate attraverso il datore di lavoro godono di un sussidio fiscale, le attuali leggi fiscali Usa calcolano come imponibile la retribuzione sotto forma di salario ma non la parte che assume la forma di assicurazione sanitaria, questo sussidio esiste solamente per le polizze offerte dal datore di lavoro incentivando questo tipo di polizze. Polizza individuale Da sempre il mercato delle polizze individuale negli Usa è rimesto molto piccolo a causa dei possibili fallimenti dovuti alla selezione avversa, per questo le compagnie di assicurazione hanno poste grandi barriere all’ingresso per escludere le persone non in salute per esempio con la clausola dell’“esclusione di condizioni preesistenti” in sostanza le polizze individuali non svolgevano minimamente il ruolo per il quale si proponevano. Una delle principali finalità dell’ACA era quindi la riduzione delle barriere all’ingresso al mercato delle assicurazioni individuali, la legge infatti ha proibito qualsiasi esclusione delle condizioni preesistenti nonché i premi insensatamente alti, che insieme al mandato individuale ossia l’obbligo di assicurarsi e ai crediti di imposta per sussidiare il costo dell’assicurazione ha favorito il crescere del mercato individuale. 4.2-Medicare; Medicaid; Tricare • Medicare: la seconda fonte principale di assicurazione dopo le polizze aziendali è il programma Medicare che copre le persone con disabilità o chi ha almeno 65 anni, è • • finanziato con contributi del 2.9% sulla retribuzione che grava per metà sul dipendente e sul datore di lavoro. Ogni cittadino che abbia compiuto 65 anni e abbia svolto almeno 10 anni di attività lavorativa con versamento dei contributi per medicare può accedere insieme al coniuge. Medicaid: l’altro grande programma pubblico statunitense di assicurazione sanitaria destinato alla popolazione meno abbiente, finanziato con le entrate fiscali generali del bilancio federale e dei singoli stati. Nonostante che quando si parla di Medicaid si pensa all’assistenza di madri e bambini in difficoltà gli adulti costituiscono oltre i ¾ dei beneficiari. Si rivolge a: 1. Coloro che possiedono i requisiti dai programmi di assistenza in denaro (per lo più genitori single e figli). 2. Bambini delle famiglie a basso reddito e le donne in gravidanza a basso reddito (inferiore al 200% della soglia di povertà). 3. Membri famiglie a basso reddito (sotto al 138% della soglia di povertà solo negli stati che attraverso ACA hanno ampliato a questo gruppo). 4. Anziani e persone disabili non coperte da Medicare. Tricare/Champva: questo tipo di assicurazione interessa chi presta o ha prestato servizio nelle forze armate insieme ai famigliari, questi due programmi nell’insieme offrono assistenza a 11.8 mln di americani. Non assicurati: Da chi è composto questo gruppo: 1. Nonostante si pensi che sono le persone molto povere appartengono a questo gruppo percepiscono in media redditi inferiori, tuttavia il 17% sono famiglie con redditi superiori al 400% della soglia di povertà. Ma perché i non assicurati sono così tanti? Uno dei motivi per cui spesso anche chi è particolarmente avverso al rischio non si assicura è che il premio non è equo, un secondo motivo è il fenomeno della selezione avversa che fa salire i premio e scoraggia i “sani” (case studi: polizze di Harvard), nonostante l’Aca abbia parzialmente ribilanciato la selezione avversa attraverso il mandato individuale; tuttavia, questo non è realmente un obbligo e non riesce ad annullare completamente la selezione avversa. Un terzo possibile motivo è una consapevole rinuncia ad assicurarsi data dalla fiducia nella scarsa probabilità di ammalarsi e dalla possibilità di farsi curare gratuitamente infatti vi sono leggi federali che obbligano qualsiasi ospedale convenzionato con Medicare a curare chi si trova in una situazione d’emergenza indipendentemente dalla solvibilità (l’ospedale infatti potrà chiedere solamente dopo il pagamento della prestazione tuttavia raramente vengono pagate portando l’ospedale a dovere accedere una svalutazione su crediti ). Una quarta possibile ragione è che i costi di un’assicurazione sono fuori portata anche se equi. Infine molti giovani non comprendono la necessità di assicurarsi. Perché preoccuparsi di chi non si assicura? Per prima cosa, le malattie trasmissibili comportano esternalità di tipo fisico, come per esempio la minor probabilità di venir vaccinato, in secondo luogo chi non ha un’assicurazione attraverso le cure insolute impone esternalità finanziarie se io non sono assicurato mi faccio curare e non pago qui costi finiranno per essere pagati da altri utenti attraverso un rincaro dei servizi degli ospedali. Una terza ragione è che non ricevendo cure adeguate, mettono a repentaglio la loro salute e utilizzano erroneamente i servizi sanitari (ne è un esempio i non assicurati che si recano al pronto soccorso per influenza e malattie non gravi imponendo meno efficienza in questi luoghi). Vi sono inoltre ragioni paternalistiche di equità. Un ultimo motivo per preoccuparsi dei non assicurati è il possibile impatto economico che ci si può attendere quando milioni di assicurati non sono disposti a passare a un lavoro migliore per il timore di perdere la copertura sanitaria ossia una situazione chiamata Job Lock, nella realtà statunitense il fenomeno del job lock è piuttosto rilevante si stima che i lavoratori dipendenti con assicurazione sanitaria abbiano il 25% in meno di probabilità di cambiare lavoro. 4.3-Quale è la copertura ottimale dell’assicurazione sanitaria? Nell’analisi dell’intervento pubblico sui mercati assicurativi sanitari la prima domanda è fino a dove una polizza dovrebbe coprire le spese? Questa come abbiamo detto nel capitolo precedente dipende dal trade-off tra guadagni in termini di stabilizzazione dei consumi e costi in termini di moral hazard, in termini sanitari la generosità della copertura si misura in termina di quota di spesa sanitaria rimborsata. In particolare, la generosità ha due dimensioni: • Verso i pazienti: quale frazione è a carico dell’assicuratore e quale viene sostenuta dal paziente attraverso meccanismi come la franchigia… • Verso i fornitori: ossia quanto l’assicuratore dovrebbe pagare ai fornitori sanitari, tutto o porre un limite. Generosità verso i pazienti: Sembra chiaro il vantaggio offerto dalla polizza assicurativo a chi è avverso al rischio ossia nella stabilizzazione dei consumi tra gli stati del mondo, ma gli eventi sanitari non sono tutti uguali, l’dea chiave dell’utilità attesa è che l’assicurazione abbia molto più valore quando copre eventi importanti e inaspettati come un ricovero in ospedale piuttosto di eventi di lieve entità come una visita di controllo che è prevedibile e poco importante in vista della stabilizzazione die consumi. Perciò una polizza che rimborsi le spese fino all’ultimo centesimo non offre molti vantaggi in più rispetto a una che lascia a carico dell’assicurato le piccole spese. Vi sono due motivi per cui una copertura totale dei piccoli e prevedibili eventi sanitari offre scarsi benefici: • In una prospettiva di avversione al rischio, l’utilità di assicurarsi contro un rischio modesto è scarsa, in sostanza assicurarsi contro rischi modesti per gli individui ha scarso valore e offre pochi vantaggi in termini di stabilizzazione dei consumi in quanto piccole variazioni di consumo hanno un utilità marginale bassa. • Il secondo motivo per cui quando le spese mediche limitate e prevedibili una copertura totale offre scarsi benefici di stabilizzare i consumi è che utilizzare forme di autoassicurazione come i risparmi in questi casi è molto più facile ( risparmiare per una visita di 100$ è semplici piuttosto che per un intervento salvavita da 100.000$ che è totalmente imprevedibile ). Costi di Moral hazard Come abbiamo già detto ai benefici che l’assicurazione sanitaria offre in termini di stabilizzazione dei consumi si contrappongono i rischi di moral hazard dei pazienti stessi, la cui analisi si deve a Felstein e illustrata nella figura attraverso l’esempio di una visita medica in studio. Sull’asse orizzontale è riportato il numero di visite richieste da Marta e su quello verticale il prezzo della singola visita, assumiamo che il costo marginale sia 100$ ossia la curva di offerta è la costante 100. Assumiamo poi che Marta abbia una curva di domanda di visite che è inclinata verso il basso in quanto la sua disponibilità a pagare diminuisce più alto è il prezzo della singola visita. A questo punto assumiamo che Marta abbia una polizza completa il cui premio non è parametrato al numero di visite. Se Marta dovesse pagare per intero il prezzo dei servizi sanitari avrebbe un consumo pari a Q1, ora invece supponiamo che Marta debba pagare solo una compartecipazione di 10$ la sua domanda aumenterà a Q2 che è inefficiente l’area di inefficienza è ABC che rappresenta tutte le visite erogate il cui beneficio marginale è inferiore al costo marginale sociale, ossia si genera una perdita secca. Una compartecipazione al 100% porterebbe a un risultato efficiente ma non offrirebbe copertura per le grandi spese mediche questo è il principale trade-off dell’assicurazione sanitaria ossia i guadagni in termini di stabilizzazione dei consumi (pagare 10$ invece che 100$ ) a fronte dei costi di sovra utilizzo delle cure. Generosità verso i fornitori di servizi sanitari: l’altra dimensione rilevante della moral hazard in campo sanitario riguarda i fornitori, le assicurazioni non sarebbero in grado di determinare con precisione il costo delle cure dato che per molti disturbi non esiste un percorso terapeutico definito, il risultato è che gli assicuratori rimborsano i fornitori sanitari al costo che questi dichiarano, questo sistema si chiama rimborso retrospettivo questo tuttavia toglie qualsiasi incentivo a preoccuparsi del rapporto costo/efficacia delle cure questo porta alla moral hazard del fornitore e al sovra utilizzo di servizi sanitari. Managed Care e rimborso prospettico: dato l’aumento delle spese sanitaria negli usa le compagnie assicurative e i programmi assicurativi pubblici si sono orientati verso approcci alternativi introducendo una serie di controlli nell’erogazione di servizi sanitari: • Preferred provider organizations: una delle principali difficoltà sta nella comparazione tra i fornitori, è praticamente impossibile acquistare i servizi sanitari comparando i prezzi e questo implica che i fornitori non sono sottoposti a pressioni competitive. Per risolvere questo problema negli Usa hanno preso piede le PPO che funzionano essenzialmente come degli intermediari che comprano i fornitori per conto degli assicurati stringendo accordi. • Health Maintenance organizations: Come le PPO queste pongono limiti agli afferenti nella scelta dei fornitori di servizi sanitari ma integrando all’assicurazione l’erogazione dei servizi sanitari assumendo medici propri e ospedali. Il modello più tipico delle HMO sta nell’incarico di fornitori indipendenti di erogare servizi utilizzando il rimborso prospettico ossia pagando un costo fisso e non quanto viene richiesto dal medico con questo metodo il medico guadagna di più offrendo meno servizi ricevendo una remunerazione fissa. Questi sistemi sono riusciti a mettere sotto controllo la spesa sanitaria negli Usa e non sembra aver avuto sulla salute dei pazienti l’effetto negativo che alcuni attendevano. 4.4-Sistemi Europei (Italiano) I sistemi sanitari Europei si dividono in: 1. Modelli mutualistici: che trovano origine nel 1833 in Germania in una serie di leggi che imponevano l’obbligo di assicurazione sanitaria che inizialmente era rivolto a solo una parte della popolazione (lavoratori a basso reddito). In un sistema mutualistico la copertura assicurativa è obbligatoria e fornita attraverso il datore di lavoro (sia il lavoratore che il datore versano contributi assicurativi), poi vi sono l’assicurazione che possono essere private o non profit dipendentemente dal paese, con la conseguenza della maggiore o minore libertà di scelta del lavoratore nella scelta dell’assicurazione. In generale i livelli minimi sono fissati per legge. Un esempio ancora attuale è la Germania dove l’obbligatorietà non è universale ma solo per le fasce più povere e facoltativa per i ricchi che si devono autonomamente rivolgere al sistema privato, per i disoccupati vengono previsti sussidi per l’acquisto di prodotti assicurativi. 2. Modelli a fiscalità Generale: è nato in Inghilterra nel 1948 con l’avvento del NHS che partiva dall’idea di finanziare un intero sistema attraverso la tassazione generale che nasceva dall’idea del rapporto Beveridge. In questo modello la copertura assicurativa è garantita a ogni cittadino e finanziata attraverso la tassazione generale, l’utilizzo della tassazione generale elimina i problemi di selezione avversa, nella versione originale lo Stato era anche proprietario degli ospedali, tuttavia, con l’avvento del neoliberalismo si è passato a una separazione, in questo modello i medici di base hanno il ruolo di decidere chi ha diritto di accesso alle cure. Sistema italiano Nella costituzione l’art 32 sancisce il diritto alla salute e le cure agli indigenti, con una legge del 1978 in Italia viene istituito il Sistema Sanitario Nazionale di tipo universalistico finanziato a fiscalità generale. Varie classifiche pongono il sistema italiano tra i più efficienti del mondo, a fronte di una spesa pubblica al di sotto della media i risultati sia in termini di aspettativa di vita e di qualità del servizio sono superiori alla media con punte di eccellenza determinate in regioni come il Veneto e L’Emilia Romagna, tuttavia va sottolineato che negli ultimi anni si è assistito a un irrigidimento dei vincoli finanziari con potenziali rischi nel lungo periodo. Organizzazione: Il SSN è formato da tutti quegli enti e organi che insieme concorrono a raggiungere l’obiettivo di tutela della salute dei cittadini: 1. Ministero della Salute: si occupa del coordinamento del SSN ha il compito di formare gli indirizzi generali di prevenzione, diagnosi e cura delle attività regionali e mantiene un potere decisionale vincolante in materia di malattie infettive, definisce insieme al ministero dell’economia il finanziamento. 2. Regioni: ogni regione può godere di un notevole grado di libertà dal 92-93 pur dovendo garantire livelli minimi definiti a livelli nazionale, possono tuttavia definire i criteri e i meccanismi di fornitura sul territorio attraverso i Piani Sanitari Regionali, la decentralizzazione ha portato a una eterogeneità dei servizi tra regioni. 3. ASL (aziende sanitarie locali): sono deputate alla programmazione territoriale e all’acquisto di beni e servizi e al controllo, si possono considerare come aziende sotto vincoli di budget che acquistano o producono i servizi necessari al raggiungimento degli obiettivi preposti dai PSR ( vi sono delle differenze in alcuni casi le asl gestiscono gli ospedali in altri acquistano servizi). Finanziamento: il finanziamento è coperto dalla fiscalità generale (90% del Irap, compartecipazione all’Iva, addizionale Irpef e accise sulla benzina). Si noti che tra queste voci non è presente alcun contributo a livello individuali vi son tuttavia le entrate proprie delle aziende sanitarie ossia i ticket che servono per diminuire la moral hazard. Le dimensioni del fabbisogno finanziario vengono decise dal governo anche sulla base delle esigenze di bilancio, una volta raccolte le risorse vengono distribuite nel territorio, in base ai LEA ossia i livelli essenziali di assistenza introdotti nel 92, definiscono un pacchetto base di prestazioni che devono essere garantite su tutto il territorio. ( dai Lea sono stati eliminati interventi giudicati non necessari come quelli di chirurgia estetica e le medicine non convenzionali). Le regioni hanno poi un ruolo estremamente importante, in quanto le ripartizioni avvengono con il loro consenso attraverso l’accordo all’interno della conferenza Stato-regioni, in secondo luogo le regioni possono autonomamente offrire prestazioni superiori ai LEA e darsi strutture diverse da quelle nazionali come per esempio aumentare i contributi a livello regionale e l’introduzione di forme di compartecipazione come i ticket, sono responsabili dei propri disavanzi, nel 2004 sono stati introdotti i Piani di rientro programmi per migliorarne l’efficienza. Le regioni garantiscono i bene e i servizi attraverso una struttura organizzativa più o meno complessa ma che vede al centro le ASL deputate alla programmazione, acquisto e controllo e in molti casi all’erogazione stessa, il finanziamento di queste avviene in base alle caratteristiche del territorio e popolazione. L’ultimo livello è composto dai fornitori diretti dei servizi ossia gli ospedali e i medici, per quanto riguarda gli ospedali vige il sistema prospettico in base al quale un servizio ospedaliero è acquistato a un prezzo fisso che dipende dalla tipologia, le ASL acquista servizi anche da ospedali privati. Va inoltre sottolineato che il cittadino ha diritto a ricevere le cure anche nel luogo diverso dalla residenza che porta tuttavia a una mobilità interregionale in cui i pazienti si muovono negli ospedali migliori, in questi casi sarà la regione di residenza del paziente ad acquistare un servizio da un'altra regione. I medici sono assunti tramite le ASL o dagli ospedali, per quanto riguarda i medici di base il loro ruolo è cruciale in quanto svolgono il ruolo gatekeeping e sono remunerati per quota capitaria. Cap 5-Sistema Pensionistico Nei prossimi decenni l’invecchiamento intrinseco nell’evoluzione demografica della popolazione porterà a un aumento del numero dei pensionati rispetto a quello dei lavoratori e il sistema pubblico si troverà di fronte a un problema di risorse che secondo alcuni non è risolvibile per i meccanismi a ripetizione. La spesa previdenziale rappresenta già la componente principale della spesa sociale principale nel nostro paese, per questo vedremo che si sono susseguite una serie di riforme. Dal punto di vista politico riformare le pensioni non è facile, si tratta infatti di intervenire su rapporti intergenerazionali e sui diritti acquisiti di persone che hanno lavorato con un’aspettativa di un sistema più generoso. 5.1-Come funziona il sistema pensionistico È un meccanismo redistributivo molto semplice, i lavoratori e i datori di lavoro pagano i contributi previdenziali, che sono proporzionali al reddito (in presenza di squilibri tra entrate contributive e spese pensionistiche lo Stato può ricorrere alla fiscalità generale), i requisiti per ricevere la pensione possono essere di tipo anagrafico e contributivo, l’individuo che raggiunge questi requisiti riceve la pensione sotto forma di rendita. Una misura della generosità del sistema pensionistico è il tasso di sostituzione che è il rapporto tra i benefici ricevuti e la retribuzione prima dell’evento del pensionamento. Vi sono vari tipi di pensione: anzianità, invalidità, superstiti, assistenziali, noi ci concentreremo sulla prima. Esistono due tipi di sistemi di finanziamento delle pensioni: 1. A Ripartizione: i contributi raccolti in ogni periodo sono destinati al finanziamento delle prestazioni erogate nello stesso periodo, in altre parole i contributi versati da un lavoratore oggi vanno direttamente ai pensionati di oggi. Vi è una sorte di “patto tra generazioni”. πΆπ‘−1 → ππ‘−1 Non vi è alcuna garanzia che si sistemi funzioni in futuro, cosa succederebbe se tra 40 anni le persone si rifiutassero di pagare i contributi dovuto all’eccessivo carico contributivo? secondo molti questo non è un sistema sostenibile (secondo Censis il 65% delle persone tra i 25 e 34 anni avrà una pensione inferiore ai 1000$). 2. A capitalizzazione: i contributi versati da ogni lavoratore vengono investiti sul mercato in asset che finanzieranno le spese future, si crea quindi un’accumulazione di riserve e al momento del pensionamento la pensione percepita è pari ai contributi da lui versati aumentati al tasso di rendimento ottenuto dall’impiego. ππ‘ = πΆπ‘−1 (1 + π) Rendimento del sistema pensionistico Consideriamo una generazione che lavora al tempo t-1 e va in pensione al tempo t e un’altra che lavora al tempo t e andrà in pensione al tempo t+1 indichiamo con: • Nt e Nt-1: numero di lavoratori ππ‘ = ππ‘−1 (1 + π) con n tasso demografico • wt e wt-1: salari medi dei lavoratori • a: aliquota contributiva • Wt: monte salari: ππ‘ = ππ‘ ∗ π€π‘ e ipotizziamo che π€π‘ = π€π‘−1 (1 + π) con m tasso di crescita della produttività quindi: ππ‘ = ππ‘−1 (1 + π) ∗ π€π‘−1 (1 + π) = ππ‘−1 (1 + π)(1 + π) Nel sistema a ripartizione il monte pensioni è uguale al totale dei contributi versati al tempo t πππ‘π = πππ‘ = π ∗ ππ‘−1 (1 + π)(1 + π) Nei sistemi a capitalizzazione invece: πππ‘π = π ∗ ππ‘−1 (1 + π) Le espressioni (1+n)(1+n) e (1+i) rappresentano i rendimenti dei contributi versati durante la cita lavorativa da coloro che vanno in pensione nel tempo t, più precisamente (facendo la derivata rispetto ad a*Wt-1 e sottraendo 1) • Rendimento sistema a ripartizione: (1 + π)(1 + π) − 1 ≈ π + π • Rendimento sistema a capitalizzazione: (1 + π) − 1 = π Ne consegue che possiamo valutare i due sistema mettendo a paragono le 3 variabili. Ora concentriamoci sul sistema a ripartizione ossia quello utilizzato nel nostro paese, ha sicuramente il vantaggio che è possibile immediatamente avviare i trasferimenti anche senza che in precedenza non è stato versato alcun contributo vi sono due effetti che è giusto descriver: • Effetto prima generazione: la prima generazione rappresenta la grande vincitrice in quando nonostante non abbia versato contributi, riceve la presentazione pensionistica, tecnicamente ha un rendimento che tende a infinito ottengono un beneficio senza avere versato nulla. • Effetto ultima generazione: la rinuncia dei lavoratori a finanziare il sistema determina un azzeramento delle pensioni degli anziani che aveva contribuito al periodo precedente, il rendimento di questa generazione è -1. In un sistema a ripartizione ottimale dovrebbero funzionare gli effetti crescita dei salari e l’effetto crescita della popolazione che permettere di ricevere di più di quanto si è versato, nella realtà le variabili m e n non sono sempre in crescita quindi l’effetto è imprevedibile. Facciamo un esempio: Nel caso il sistema pensionistico fosse a capitalizzazione, il rendimento dipenderebbe dal rendimento del mercato in quell’intervallo temporale. Calcolo della pensione nel sistema a ripartizione Vi sono due possibili modalità di calcolo: Retributivo: la pensione annuale è pari a una certa percentuale detta coefficiente di rendimento della retribuzione pensionabile (ossia retribuzioni durante la vita lavorativa può essere l’ultima o una media di quelle durante la vita) moltiplicata per il numero di anni di contribuzione. Definiamo: • π½ = ππππππππππ‘π ππ πππππππππ‘π • π π = πππ‘ππππ’π§ππππ ππππ ππππππππ che ha due definizioni: o Ultima retribuzione o Media delle retribuzioni • πΏ = ππ’ππππ ππππ ππππ‘ππππ’π‘ππ£π π = π½π π πΏ Contributivo: per determinare l’ammontare della pensione si ricostruisce il montante contributivo individuale ottenuto con la capitalizzazione a un tasso fisso fissato convenzionalmente dei contributi versati dal lavoratore. La pensione si ottiene eguagliando il montante contributivo al valore attuale del flusso di pensioni calcolato sulla base della speranza di vita del lavoratore. Il coefficiente che trasforma il montante in rendita pensionistica sulla base della speranza di vita viene detto coefficiente di trasformazione. Indichiamo: • • • ππΆ = ππππ‘ππππ‘π ππππ‘ππππ’π‘ππ£π ππ‘π‘πππ’π‘π πππππ‘ππππ§π§ππππ π ππππ‘ππππ’π‘π π π’π π‘ππ π π π ππ΄(π) = π£. ππ‘π‘π’πππ πππππ πππππ ππππ ππππ ππππππππ‘π π π’πππ πππ π πππππ π ππππππ§π ππ π£ππ‘π πΈ(πΏ) = π ππππππ§π ππ π£ππ‘π ππΆ = ππ΄(π) Esempio per 3 anni di lavoro: ππΆ = ππ€1 (1 + π)2 + ππ€2 (1 + π) + ππ€3 Ipotizzando che la pensione rimanga costante e uguale a P e E(L)= 2 e r z tasso di sconto π π ππ΄(π) = + (1 + ππ§ ) (1 + ππ§ )2 Nel caso rz=0 π π= πΈ(πΏ) Il montante è un ammontare fittizio poiché come abbiamo già detto il sistema a ripartizione non prevede l’accumulo di riserve (serve a determinare la pensione in toto se la persona vive esattamente come la speranza di vita), il meccanismo prevede che all’aumentare della speranza di vita la pensione diminuisca. Se la aspettativa di vita è attendibile questo permette di fronteggiare l’invecchiamento della popolazione (determina pensioni minori del metodo retributivo). Calcolo della pensione nel sistema a capitalizzazione Vi è solo una differenza rispetto al sistema a ripartizione di tipo contributivo e sta nel fatto che i contributi sono investiti sul mercato dei capitali e capitalizzati sulla base dei rendimenti effettivamente ottenuti mentre nel metodo contribuito il tasso è scelto per legge. Equilibrio finanziario di sistema a ripartizione Affinché il sistema a ripartizione possa andare avanti deve valer l’uguaglianza tra le entrate contributive e le pensioni erogate: ππ€π‘ ππ = πππ Dove: π • Nl e Np sono il numero di lavoratori e il numero di pensionati e π è l’indice di dipendenza. • ∗ π ππ ππ π = π ∗ π è l’aliquota di equilibrio π Il sistema è in equilibrio se la aliquota è uguale ad a* , nel sistema a capitalizzazione invece le entrate contributive più i rendimenti sono sempre uguali alle pensioni regolate nel periodo successivo. Quando il sistema “fissa” il rapporto tra pensioni e retribuzioni (π = π⁄π€) allora i rischi demografici ossia l’aumento dell’indice di dipendenza ossia del rapporto tra pensionati e lavoratori è a carico dei lavoratori attivi poiché si dovrà aumentare la aliquota a. Quando invece il sistema “fissa” l’aliquota contributiva, i rischi demografici e occupazionali sono a carico dei pensionati, in sostanza se a è costante se aumenta il rapporto di dipendenza o diminuisce il salario medio dovranno diminuire le pensioni. Esempio: In un sistema a ripartizione con metodo contributivo dove l’aliquota contributiva è fissa, con l’allungarsi della vita media (E(L)), il rischio demografico grava interamente sui pensionati, questi problemi si possono correggere aumentando la età del pensionamento, altra soluzione sarebbe aumentare il numero dei lavoratori tramite per esempio (lavoro femminile, immigrazione) o aumentare i salari ossia la produttività (questo è più difficile perché non dipendente dalle scelte politiche). 5.2-benefici sistema pensionistico nello Stabilizzare i consumi La ragione di fondo del sistema pensionistico è l’idea che quando le persone smettono di lavorare non hanno un reddito a sostentare se stesse, considerando che il pensionamento è un evento ampliamente previsto e basato su una decisione individuale perché lo Stato dovrebbe preoccuparsene, le ragioni sono essenzialmente due: 1. La prima è che il mercato delle rendite va incontri ad alcuni fallimenti( la rendita è un contratto con una compagnia di assicurazione in base alla quale una persona paga un premio ,per ricevere in cambio una somma vitalizia prestabilita, questo è uno strumento interessante per stabilizzare il consumo tre due periodi che risolve in parte l’incertezza su quanto durerà la nostra vita e ci permette di stabilizzare i consumi negli anni altrimenti potremmo risparmiare troppo poco ( e fare la fame) o troppo ( e non goderci i soldi guadagnati)). Tuttavia, la selezione avversa può portare il mercato al fallimento, questo perché gli individui conoscono meglio dell’assicurazione la loro aspettativa di vita, infatti tanto più a lungo vive una persona tanto meno un contratto di rendita sarà remunerativo per l’assicurazione, questo porta le assicurazioni ad essere restie nell’offrire rendite facendone salire il prezzo riducendo l’efficienza. 2. La vera ragione di intervento nel sistema pensionistico è di tipo “paternalistico” ossia per il fatto che la maggior parte delle persone non risparmiano abbastanza, questo è vero i tutto il mondo ma in Usa specialmente dove i tassi di risparmio sono più bassi che in Italia. Ma il sistema pensionistico stabilizza i consumi? Non è del tutto chiaro se il sistema pensionistico porti di fatto a una stabilizzazione dei consumi in quando si tratta di un evento largamente prevedibile cui la maggior parte delle persone ha modo di prepararsi adeguatamente, non è in sostanza chiaro se le pensioni stabilizzino i consumi o spiazzino semplicemente il risparmio privato che senza le pensioni le persone avrebbero accantonato, tanto più il sistema pensionistico spiazza il risparmio privato tanto più riduce la stabilizzazione dei consumi e l’efficienza. Un modo per valutare il legame tra sistema pensionistico e stabilizzazione dei consumi è analizzare gli standard di vita degli anziani, i risultati italiani specificati nell’immagine sottostante sembrano essere concordanti anche a studi fatti negli Usa che ha visto un calo di povertà nella popolazione anziano durante l’espansione del sistema pensionistico. 5.3-Riforme sistema pensionistico italiano A partire dagli anni ’90 il sistema pensionistico italiano si è trovato a fronte di un grave squilibrio finanziario, inoltre come mostra la prima immagine la popolazione sta seguendo un pattern demografico di aumento del numero di anziani e aumento dell’aspettativa di vita, l’Italia è insieme al Giappone il paese con il più forte invecchiamento della popolazione, questo ha degli effetti dal punto di vista finanziario sul sistema pensionistico a ripetizione per tre motivi: • Aumento dell’aspettativa di vita: si riceveranno pensioni per un maggiore numero di anni• Calo dei tassi di natalità: si riducono i lavoratori costretti a mantenere un maggiore numero di anziani. • Infine, rallentamento della crescita dei salari . La seconda figura descrive la spesa per pensioni nei prossimi anni se negli anni 70 si ristabilizzerà nei prossimi 50 anni si vede un aumento della spesa anche se nel periodo intermedio sembra possibile un miglioramento grazie all’aumento della fecondità e dell’occupazione femminile, e della produttività e della immigrazione. Le soluzioni sono: aumento delle aliquote, riduzione delle pensioni, aumento dell’età. Ora veniamo alle riforme che si sono susseguite: All’inizio si trattava di un sistema a capitalizzazione ma a causa dell’inflazione post-bellica nasce l’esigenza di un contributo pubblico al sistema e nasce quindi un sistema misto, che poi negli anni ’70 diviene completamente a ripartizione. Le tappe sono: • 1970-1992→ sistema pre-Amato • 1992→Riforma Amato • 1995→Riforma Dini • 2004→Riforma Marroni • 2007→Riforma Prodi • 2011→Riforma Fornero 1970-1992- Pre Amato Si trattava di un sistema a ripartizione con un metodo del calcolo retributivo dove: • La retribuzione pensionabile (Rp) era la media degli stipendi degli ultimi 5 anni. • Il coefficiente di rendimento (π½) era il 2%. • Vi era un’indicizzazione all’inflazione (semestrale) e alla crescita dei salari (annuale) • Pensione di vecchiata necessitava almeno 15 anni lavoro e un’età di 60 M (55F). • Pensione di anzianità: invece necessitava almeno35 anni di lavoro 1992- Riforma Amato Aveva come principale obiettivo quello di contenere la spesa pensionistica e ha introdotto i seguenti principali cambiamenti: • Rimase un sistema a ripartizione con calcolo retributivo, con la differenza che la retribuzione pensionabile (Rp) era calcolabile come la media di tutta la vita lavorativa rivalutate al tasso di inflazione più un punto percentuale per ogni anno contributivo. • Il coefficiente di rendimento è rimasto uguale • L’età per avere diritto alla pensione di vecchiaia ( con almeno 20 anni contributivi) è aumentata da 60 a 65 anni per gli uomini e da 55 a 60 anni per le donne. • Le pensioni vengono indicizzate al solo tasso di inflazione e non più al tasso di crescita dei salari. Questa riforma si applica a chi è entrati nel mercato del lavoro nel 94. 1995- Riforma Dini: • Si rimane sempre in un sistema a ripartizione, tuttavia si stabilisce il passaggio dal metodo del calcolo retributivo al metodo del calcolo contributivo, il montante contributivo (MC) è ottenuto con un’aliquota del 33% e un tasso di rivalutazione pari alla media del tasso di variazione del Pil nominale negli ultimi 5 anni. Questo ammontare è moltiplicato per un coefficiente che garantisce l’uguaglianza tra il montante e il monte pensioni e varia con la speranza di vita (E(L)), disincentivando ad andare in pensione presto. • I coefficienti di trasformazione sono aggiornati ogni 10 anni per permetterne l’adeguamento alla speranza di vita. • L’età di pensionamento è fissata tra i 57 e 65 anni. • Si è poi passati a un abolizione della pensione di anzianità mentre la pensione di vecchiaia si sono ridotti a 5 anni gli anni contributi con un età minima di 57 anni o 40 anni contributivi. Nel disegno originario essa si applicava interamente per coloro che entravano nel mercato del lavoro a partire dal 1996, mentre per quelli già nel mercato del lavoro ma avevano meno di 18 anni contributivi era previsto un sistema pro rata o misto (una parte della pensione si calcolava con le nuove regole e una parte con quelle precedente) , mentre per quelli con più di 18 anni contributivi si applica ancora il regime Amato. 1998-Riforma prodi Il primo governo prodi nel ’98 ha innalzato per alcune categorie di lavori i requisiti di età per le pensioni di anzianità e ha iniziato a uniformare la normativa e i regimi pensionistici per le diverse categorie di lavoratori. 2004-Riforma Marroni Durante il governo Berlusconi questa legge, ha eliminato la flessibilità dell’età di pensionamento prevista dalla riforma Dini, introducendo a partire dal 2008 il requisito unico di 40 anni contributivi oppure 35 anni contributivi e 65 anni di età per gli uomini e 60 per le donne. 2007-Riforma Prodi Il secondo governo Prodi ha approvato un protocollo per ridurre la discontinuità creata dalla legge Maroni sull’età di pensionamento, sempre con l’obiettivo di aumentare l’età pensionabile, ha reso più flessibile l’accesso alla pensione adottando un sistema di quote che lega il diritto alla pensione sia all’età anagrafica sia a quella retributiva(es: nel 2013 la quota era 97 ossia ottenibile a 60 anni di cui 37 di contributi o altre combinazioni). Infine nel 2009 è stato l’anno di equiparazione dell’età di pensionamento tra uomini e donne a seguito di una sentenza della Corte di giustizia Europea è quindi stato previsto un innalzamento progressivo dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni entro il 2018. 2011-Riforma Fornero Rappresenta un sostanziale intervento in materia pensionistica nel nostro paese al fine di ridurre la spesa pensionistica le principali novità sono: • Applicazione del metodo contributivo per tutti a partire dal 2012, anche per coloro che avevano più di 18 anni di contributi nel 95, si applica il sistema pro-quota in cui la pensione è calcolata con il metodo retributivo fino al 2011 e con il metodo contributivo dal 2012. • Adeguamento della speranza di vita che determina i requisiti di accesso e i coefficienti di trasformazione ogni due anni a partire dal 2019. • Aumento delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi e dei lavoratori subordinati. • Abolizione del sistema delle quote per l’età del pensionamento e l’individuazione di nuovi criteri per l’accesso alle pensioni di vecchiaia, per cui sono necessari almeno 20 anni di contributi e un’età anagrafica che aumenta gradualmente fino ad arrivare a 67 anni nel 2020 per tutti. • È prevista una pensione di vecchiaia a 71 anni con almeno 5 anni contributivi. • La pensione viene fissata non inferiore a 1.5 volte l’assegno sociale (503 euro nel 2023). • Per le pensioni anticipate si prevede una minore età anagrafica ma requisiti contributivi più stringenti e la penalizzazione più giovane è la età a cui si decide di andare in pensione. • L’indicizzazione delle pensioni all’inflazione è prevista nel 2012/13 solo per le pensioni inferiori a tre volte il trattamento minimo, tuttavia questa norma è stata dichiarata incostituzionale dalla corte costituzionale. Lo scenario che si viene a creare dopo la Fornero è caratterizzato da pensioni meno generose, da una maggiore età di pensionamento e riducendo la flessibilità di uscita infatti la riforma Dini consentiva a chi era nel metodo contributivo e aveva una pensione 2.8 volte superiore a quella minima d andare in pensione prima, dopo la Fornero invece i lavoratori che vorrebbero andare in pensione non possono farlo. Si è inoltre venuto a creare il problema per i lavoratori che avrebbero avuto accesso al pensionamento al momento dell’introduzione delle nuove regole e che sono usciti dal mercato del lavoro nell’aspettativa di maturare il diritto alla pensione e sono rimasti sprovvisti di reddito (esodati). Riforme- Gli interventi più recenti Si è riaperta la questione flessibilità in uscita, è diventato chiaro che ci sono dei lavoratori che vogliono andare in pensione prima e sono disposti ad accettare una penalizzazione e inoltre ci sono lavoratori in occupazioni usuranti che dovrebbero andare in pensione prima. La flessibilità in uscita costa e non è possibile sia per i vincoli di bilancio europei sia per questioni di bilancio intergenerazionale usare le risorse delle generazioni future per finanziarla. Si sono introdotte due nuove misure: • Ape sociale: è un trasferimento monetario pari alla pensione certificata se minore di 1500 euro lordi, non è compatibile con i redditi da lavoro o con la pensione, è rivolta ai lavoratori di 63 anni con 30 anni di contributi che siano o disoccupati che hanno esaurito l’ammortizzazione sociali, o soggetti che assistono parenti di 1° grado portatori di handicap, o invalidi civili o lavoratori con 36 anni di contributi che svolgono da 6 anni (continuativi) lavori rischiosi o usuranti. Per il 2022 sono state previste alcune novità circa i requisiti di accesso e sono state ampliate le categorie professionali. • Quota 100: nella legge di bilancio del 2019 si è poi introdotto quota 100 che consentiva di andare in pensione anticipata al raggiungimento di 62 anni di età abbinato ad almeno 38 anni di contributi che è indispensabile anche con un’età maggiore. • Quota 102: nel 2022 si è sostituita quota 100 con quota 102 ossia a 64 anni con 38 anni contributivi • Quota 103: con la legge di bilancio del 2023 si passa a quota 103 ossia 62 anni e 41 anni di versamenti. Per il periodo intercorrente fino alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, è vietato il cumulo con i redditi da lavoro dipendente o autonomo (eccetto il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro lordi annui). Importo massimo erogabile: fino alla maturazione dei requisiti ordinari previsti per la pensione di vecchiaia, la pensione sarà soggetta a un tetto massimo pari a circa 2.820 euro al mese (nessun tetto se i requisiti sono stati raggiunti entro il 2022). Riforme radicali Non abbiamo parlato di un’opzione radicale non entrata nel dibattito italiano ma di cui si parla spesso negli Usa ossia la privatizzazione che comporterebbe un passaggio a un sistema a capitalizzazione attraverso i fondi pensione, un sistema del genere avrebbe due grandi vantaggi: • Si finanzierebbe la pensione con il risparmio individuale accrescendo lo stock di capitale e il benessere a lungo termine (e sarebbe fuori dalle mani statali). • Un simile approccio rispetterebbe la sovranità del consumatore sulle proprie decisioni di investimento, la diversità delle persone porterà a strategie di investimenti diverse ( più meno rischiose), questo aumenterebbe il benessere sociale in quanto si rispetterebbero le scelte degli individui. Questo approccio potrebbe portare anche degli svantaggi di cui il primo sarebbe: • Come facciamo a sapere che gli individui risparmieranno per la pensione. • E come si pagano la pensioni degli attuali pensionati? Se privatizzassimo il sistema ci resterebbero da pagare le pensioni dell’ultima generazione il che sarebbe possibile solo ponendo l’attuale generazione a una doppia tassazione (mantenere l’attuale popolazione di pensionati e creare la propria pensione) o creando un enorme decift. Il sistema pensionistico ha un tasso di rendimento molto inferiore al tasso di rendimento del risparmio privato, alcuni tuttavia hanno obiettato però se si tiene conto della necessità di pagare le pensioni dell’ultima generazione il sistema privato non garantirebbe un rendimento superiore, analizzando cosa accadrebbe passando a un sistema privato in cui tutte le generazioni future versino un imposta addizionale per finanziare le pensioni dell’ultima generazione, si è dimostrato che questa imposta sarebbe tanto elevata da compensare i rendimenti dell’investimento privati. Un altro problema sarebbero i costi di gestioni che sarebbero elevati come si è osservato il Cile, Messico tuttavia in sistemi sviluppati con fondi comuni di investimento come quello usa porti a costi nettamente inferiori (presenza di Etf dove i costi sono praticamente 0). Un ultimo problema potrebbero essere i policy maker che potrebbero non rispettare la sovranità dei consumatori date che non si fidano sulla capacità di risparmio delle persone, specialmente quelle povere o poco istruite.