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Appunti - Economia industriale (canale B - Pozzi)
Economia industriale (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli)
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14/02
Possiamo partire dalla definizione di economia migliore per noi, del Premio Nobel Herbert
Simon.
Tutto quello che studiamo (classici, neoclassici, Keynes) è precedente all’istituzione di un
premio che è sempre stato assegnato ad americani, o hanno insegnato in america.
Modigliani che è l’unico italiano ha il doppio passaporto.
Simon è anch’egli statunitense ma si occupa di altre discipline, e a un certo punto ha l’idea
fondata che essi vadano sostituiti con macchine o algoritmi, ma ritiene che comunque abbia
un ruolo negli aspetti più rilevanti della risoluzione dei problemi.
Tra tutte le scienze sociali individua l’economia non come una scienza naturale, ma sociale,
e in questo si distacca nel paradigma economico nel senso di Kuhn; è la componente
artificiale della condotta degli umani, e pone la condotta su un altro aspetto.
Le strutture sociali sono il risultato di regole che nulla hanno di naturale, ma sono artificiali e
servono all’uomo per perseguire determinati scopi.
Ci comportiamo in una certa maniera perchè vi sono delle regole di un gioco, che possono
essere perentorie o ordinative, guidano i comportamenti.
Le nostre strutture sono artificiali come i nostri comportamenti; istituzione è un gruppo di
persone vincolate da regole, che ci devono far raggiungere un obiettivo.
La LUISS è una istituzione, che racchiude un certo numero di persone in un certo periodo di
tempo, caratteristica dell’istituzione.
Un imprenditore può accettare che deve massimizzare una funzione obiettivo, ma come si
fa?
Vanno verificate una serie di ipotesi.
Schumpeter dice che serve un insieme di teoria e storia, che va metabolizzata.
Per Simon è una scienza sociale, se una disciplina è naturale c’è una legge che governa
quel fenomeno, una legge universale e invariabile.
La scienza naturale studia fenomeni con modalità indipendenti dall’osservatore, mentre un
mercato è artificiale e funziona in un modo o nell’altro a seconda delle regole che si danno
da agenti economici singoli che hanno in mente di raggiungere un determinato risultato.
Se non ho chiaro il risultato che potrei ottenere, mi comporto come inconsapevole di essere
cosciente: il marketing studia come inconsapevolmente reagiamo a degli stimoli
(esperimento del cane di Pavlov).
La definizione di imprenditore che dà night è quella di un soggetto che ha capacità di
anticipazione e che riesce a capire il futuro possibile, dove venderà qualcosa che produce
ottenendo un risultato superiore al suo esborso economico.
Paga oggi per acquistare fattori produttivi, esborso certo, ma li combina in maniera
veramente incerta, perché non sa cosa produrrà e come sarà il prodotto.
Non sa nemmeno i prezzi nè quanto venderà.
E’ una definizione legata all’attitudine a gestire situazioni legate a un processo inferenziale
che riguarda un lungo periodo: quanti lavoratori prendo? quante macchine?
Simon è quello che di più ci fa riflettere su l'artificialità dei comportamenti, che l’economia
non deve scoprire alcuna legge naturale.
L’output gap è la differenza tra la produzione che facciamo e l’applicazione di un modello
econometrico che ci dice quella potenziale.
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Non possiamo esagerare con la riduzione della disoccupazione perchè si va in
sovrapproduzione, ma non possiamo dire se è davvero così, è il paradigma di riferimento.
Non è una legge naturale.
Capitale sono le risorse di conoscenza oppure la terra? Uno strumento?
Come si remunera il capitale in una Cobb-Douglas? E qual è il prezzo di capitale e lavoro? Il
prezzo del capitale è l’interesse, mentre per il lavoro è il salario
In equilibrio economico generale il profitto è nullo, seppur massimizzato. Ma se il profitto è
nullo c’è attività? In una funzione di produzione neoclassica l’impresa sparisce, è un
fallimento di mercato.
Come trasformo risorse naturali? L’uomo può fare qualunque cosa con strumenti diversi:
l’economia di specializzazione è caratterizzata dall’applicazione delle conoscenze alla
trasformazione delle risorse naturali, legata al soddisfacimento di bisogni di sopravvivenza.
Man mano che il tempo passa l’uomo affina i processi per soddisfare questi bisogni.
Il capitale sono conoscenze applicate alla trasformazione di risorse naturali, per soddisfare
bisogni naturali, legati alla sopravvivenza e al cambiamento culturale, perchè non era
necessario per sopravvivere qualcosa che ora lo è.
Cambia il mondo perchè riteniamo di dover soddisfare bisogni che cambiano nel tempo e il
livello di soddisfazione dipenderà da come ci si applica per soddisfarli.
Il capitale è il risultato della nostra applicazione mentale a un certo progetto, è uno
strumento. Questo va in conflitto con la nozione tradizionale, cioè il risultato dell'applicazione
di uno strumento (vendita).
Per i classici Night era il risultato dell’applicazione che si ha per trasformare delle risorse in
prodotti.
Nei neoclassici il profitto sparisce e la remunerazione è legata all’oro dunque alla terra
Il punto più importante nella nostra economia sta nella capacità di trasformazione, che
genera prodotti sempre più complessi che nessuno riconosce nelle materie di cui è fatto.
Per Scherer la pubblicità che diventa pervasiva andrebbe regolata.
Per Simon l’economia è una scienza sociale che più di tutte mette in mostra la condotta
artificiale degli umani che diventano agenti economici.
Per Simon ci sono tre livelli: l’agente economico come individuo, il mercato e l’economia e la
società nel suo complesso.
La società non si risolve in sole relazioni economiche, ma oggi queste sono le maggiori,
perchè ognuno passa la vita a cercare di guadagnare soldi per soddisfare bisogni inutili; i
comportamenti in un mercato di bisogni inutili è totalmente differente da quello di bisogni
utili, e ciò crea un potenziale scambio tra chi ha bisogno di soddisfare e chi offre il
soddisfacimento: questo avviene nel mercato, è l’incontro tra domanda e offerta, secondo
livello.
L’agente economico prende e dà sul mercato. Sui mercati si regola lo scambio; i mercati
caratterizzano la nostra epoca, di specializzazione e non di economia di mercato, termine
molto usato ma scorretto poichè il mercato c’è di fatto sempre stato
Il mercante che opera in esso non crea valore ma lo sposta, tanto che per i fisiocratici la
ricchezza veniva dall’attività agricola, ancora non vedevano quella industriale.
Ma nell’attività industriale si crea, aumentando la quantità di prodotti e servizi esistenti:
l’attività di trasformazione e creazione c’è perchè non c’è più legame con le risorse naturali,
su cui si applica una conoscenza.
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Noi produciamo più di quanto si è mai prodotto nella storia: in economia di specializzazione
il mercato è importante perchè produco tanto e devo scambiare tanto, per questo ha senso
dire economia di mercato.
In una di specializzazione dipende dalla forma di governo se i prodotti si assorbono: dell'800
essa è stata trainata dalla domanda pubblica, perchè Germania e Giappone si specializzano
grandemente in chimica e metalli perchè i beni andavano a soddisfare la domanda bellica
dei Governi.
La germania per Keynes va ricondotta a un circuito pacifico perchè è il Paese con le
maggiori competenze.
La domanda pubblica faceva assorbire la produzione.
Con Ford invece la produzione di massa diventa pubblica e la domanda diventa trainata da
una massa di consumatori (classe media) e ciò ci porta a riflettere dunque sul buon
funzionamento dei mercati; oltre ai tre livelli di Simon non possiamo capire il mercato se non
capiamo l’impresa, che non corrisponde al singolo individuo, non è estensione
dell’imprenditore, ma istituzione, strumento per realizzare determinati risultati.
Lo strumento che usiamo per capire è il paradigma nel senso di Kuhn, insieme di teorie che
rappresentano un fenomeno, teorie diverse con similitudini, il nostro si caratterizza per
questa visione naturalistica e il capostipite è Adam Smith, noi facciamo quanto dice lui nel
1776.
SCP permette invece di analizzare i mercati, la scuola è quella di Harvard, e costringe a
riflettere sui risultati; la migliore è quella comportamentista di Scherer
20/02
Istituzione è un sistema di regole in una comunità, possono essere perentorie, ordinative,
convenzionali, mentre una policy è capire l’importanza dei mercati per una comunità.
Il Made in Italy ha senso se rispecchia i valori di una comunità, ma noi stiamo spopolando
intere comunità e viviamo come altri Paesi.
Simon fa riferimento alla condotta artificiale degli agenti economici: tre o più livelli. Agente
economico, mercato ed economia nel suo complesso.
Per mettere un pò di elementi di riflessione, uno fondamentale tra questi tre è l’impresa:
considerarla come lo strumento di una comunità, per la trasformazione delle risorse naturali.
La produzione in sé di un bene durevole ha cambiato la nostra società; l’impresa e
l’imprenditore vengono fatti coincidere dai neoclassici, e si considera l’impresa solo per
l’andamento dei prezzi e non come qualcosa che si radica nella comunità e che genera
valore.
L’impresa che genera un bene durevole ha questo ruolo: Ford aumenta del 120% lo
stipendio e aumenta la domanda per il suo prodotto; un conto è l’impresa di processo quindi,
un conto quella che produce beni durevoli che si radica e interagisce con tanti mercati.
Il quinto elemento a cui fare riferimento è lo Stato; tra il mercato e l’economia e il mondo nel
suo complesso c’è esso, perchè vi sono Stati che hanno un ruolo attivo rispetto al mercato.
Deng Xiaoping trasforma la Cina nella più grande economia pianificata di mercato
Legge di Say (l’offerta crea da sé la propria domanda) e quindi molti cercano di lasciare i
loro mercati più liberi possibile. (marketing of nations Kotler)
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Se c’è un economista che ha posto attenzione al ruolo dello Stato è Keynes, che ha
abbastanza chiaro che la libertà degli individui, da cui parte l’economia moderna, è un
problema per la costruzione di una struttura sociale. Come si gestisce il conflitto?
Nella visione di Keynes lo Stato preserva, aiuta gli individui liberi a rimanerlo e preserva la
varietà; un altro di questo avviso è Galbraith, che dice che la globalizzazione è una parola
per menti vuote: dietro c’è una penetrazione aggressiva sui mercati.
Esistono bisogni legati alla sussistenza ma la maggioranza sono voluttuari, artificiali, cose di
cui potremmo fare a meno, perciò la dimensione culturale diventa molto importante e
permette a qualcuno di vendere qualcosa che produce.
Scherer studia il tema dell’informazione rispetto alla persuasione, è ciò necessita una
regolamentazione pubblica, tema caro agli americani.
Viene citato List, affiancato a Hamilton, primo segretario al tesoro USA: egli cambia idea
nella sua vita, lo fa entrando in contatto con Hamilton.
È politica astuta, per chi sia arrivato in cima ad una scala, provare a convincere tutti quelli
che competono con lui, ad applicare delle ricette economiche che in cima a quella scala non
ce lo porteranno mai. (applicare liberismo e privatizzazioni indebolisce gli altri Paesi)
Lega l’idea del cattivo samaritano a quella cosmopolita di Smith: nonostante egli scriva la
ricchezza delle nazioni, ritiene lo Stato una istituzione negativa: quando si parla di Stato si
parla di Keynes e Hayek (mercato pace e Stato).
Le condizioni economiche per un federalismo interstatale è fondamentalmente il Trattato di
Maastricht, Hayek vuole una società aperta in cui gli individui sono liberi e gli stati vanno
distrutti per evitare guerre: ciò va fatto con un sistema surrettizio di leggi che non comprendi
ma che distrugge lo Stato-nazione.
Non è lontano da quanto si sta realizzando giusto o no che sia.
Per Smith lo stato deve essere presente in pochi ambiti, difesa, giustizia, tutela dei confini,
per garantire un mondo caratterizzato dalle transazioni economiche.
Per Keynes è invece fondamentale e rappresenta un accordo preso in una comunità che
permette di prendere delle decisioni economiche, in una comunità precedente alla
formazione del mercato; l’istruzione è un bene pubblico, e mette a disposizione gli strumenti
a una platea che è la più ampia possibile.
Rawls parla di giustizia distributiva, una comunità definisce un sistema di regolazione che
salvaguarda coloro i quali non ce la faranno in un'economia di mercato: non so chi non ce la
farà.
Gli USA sono il risultato della dottrina Hamilton, che si afferma dopo il termine della guerra di
secessione e aveva l’idea che politiche industriali fossero necessarie alla formazione
dell’industria nazionale, servivano barriere per proteggere le competenze; con lui era
d’accordo il nord mentre il sud voleva l’applicazione delle teorie smithiane.
Gli USA hanno un idea di legame forte tra forza dell’industria e del Paese; l’associazione tra
lavoratori serve per bilanciare la forza delle imprese.
T. Roosevelt dice che concorrenza è concentrazione e cooperazione delle imprese, e se il
sistema di imprese deve cooperare per diventare più forte è fondamentale che la macchina
amministrativa controlli questo sistema, con persone competenti e un alto senso dello Stato.
I Tedeschi seguono questo, perchè seguono la dottrina List-Hamilton, governo della
traiettoria culturale e pensare l’industria come una gigante macchina industriale; così fanno
germania e giappone.
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Lo Zaibatsu proietta la loro organizzazione feudale, e saranno gli americani a spaccarlo
dopo il 45, e reagiranno creano il keiretsu, cioè reti di imprese, un sistema di partecipazioni
incrociate nel quale è impossibile capire chi comanda.
I keiretsu hanno fatturati enormi.
Questi sistemi come Germania e Giappone si muovono con sistema industriale e sistema
paese di pari passo; se non pongo attenzione allo Stato dunque perdo un pezzo importante,
negativo o positivo il suo ruolo che sia; il tema Stato è fondamentale, è il quinto livello.
Abbiamo fatto riferimento al paradigma economico nel senso di Kuhn, siamo partiti da Adam
Smith, da classico passiamo a neoclassico; per Schumpeter per studiare il mercato ho
comunque bisogno delle teorie, ma devo fare riferimento alla storia.
Le teorie economiche poi si traducono in assetti istituzionali.
Leggere Reich-After Shock
Marriner S. Eccles racconta nelle sue memorie come siamo stati il primo sistema di
produzione di massa tra 1914 e 1929 in cui la produttività sale verticalmente così come i
salari
MA tra il 20 e il 29 il salario dei lavoratori si abbassa notevolmente e il sistema regge perchè
il sistema finanziario presta soldi ai consumatori, che mettono in ipoteca le case; rozzamente
quello che è successo nel 2007.
La crisi è legata al fatto che la distribuzione dei redditi non permette di assorbire quello che
si produce, e la abolizione della Glass-Steagall da parte di Clinton è un passaggio.
La Ford tornerà ai livelli di produzione del 1929 solo nel 1954.
Anche oggi il problema non è il lavoro, ma quanto viene retribuito; che tutti debbano lavorare
è un dato, ma questo richiederebbe un intervento; se non vale la legge di Say serve un
intervento della comunità.
Per capire il funzionamento del mercato non possiamo prescindere da Stato e impresa; chi è
interessato nelle analisi di mercato è l’impresa, perchè ne definisce i contorni, capire come
le teorie economiche si sono tradotte in norme è importante: capire come i mercati, anche
potenziali, sono formati, è importantissimo.
Classici e neoclassici guardano alla concorrenza effettiva, ma non potenziale; quest’ultima è
anche legata al fatto delle innovazioni nel settore dei trasporti.
Porter crea un ponte tra economia industria e impresa, quindi si inventa le cinque forze e la
catena del valore; è particolarmente interessato all’analisi dei mercati per le imprese.
Le banche sono un tema centrale: la crisi del nostro sistema è legata ai NPL, finanziare le
imprese per la loro capacità di proporre prodotti validi è ottimo per un sistema paese,
veicolare il proprio risparmio verso iniziative industriale che non falliscono.
Non presto a un’impresa perchè ha garanzia patrimoniale, l’impresa finanziari a funziona
bene se fa una analisi del mercato, perché l'impresa potrebbe essere miope in termini di
marketing e si sovrastima; questo è un buon rapporto tra intermediari finanziari e imprese,
anche a migliorare i loro piani industriali.
In realtà queste analisi di mercato sono state trascurate e ci si è concentrati sulle garanzie
patrimoniali e sui prestiti facili.
e’ interessato a una analisi dei mercati qualsiasi ente pubblico che voglia applicare una
qualsiasi politica industriale, quali imprese finanziarie, se finanziare lo sviluppo, se costruire
infrastrutture.
Non è detto che io debba fare il TAV, se lo faccio spingo il mondo delle imprese in una
direzione.
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Anche le istituzioni di ricerca si interessa alle analisi di mercato, ma forse in questo ha fallito:
la nostra è un'economia di specializzazione, ma paradossalmente la politica economica è
una parte delle economie dei mercati, perchè vado a supporto di una politica industriale.
L’economia industriale nasce per l’analisi dei casi Antitrust, il primo è quello che porta a
spaccare la standard Oil.
La regolazione nasce da settori che sono monopoli pubblici (in Italia energia
telecomunicazione e trasporto) tanto che per ogni settore vi è una autorità indipendente;
l’idea è che queste autorità fossero traghettatrici, transitorie verso un'economia di mercato.
Lo strumento che usiamo è scp di harvard.
22/02
A prescindere dal nostro obiettivo, il paradigma scp è quello che può portare migliori risultati.
Tirol cita Coase, che vince il Nobel nel 1991 per due articoli nel 1932 e nel 1960 e nel libro
troviamo non lui ma la sua versione di Williamson.
Tirol e Hellstrom (anche lui nobel) danno una rappresentazione totalmente scollegata dalla
realtà (economica da lavagna) secondo Coase; va bene per riempire un libro universitario
ma non racconta nulla della realtà.
paradigma è l'insieme di teorie che sono più comunemente accettate per spiegare la realtà;
quella più comune è accettare come naturalistiche le strutture sociali.
Il libro di Scherer si occupa di economia industriale ma è molto più ricorrente l’espressione
organizzazione industriale. (vedere sul learn scansione).
Mankiw (macro) è della scuola di harvard. decidere quali prodotti finali produrre e in quali
quantità, quali quantità di risorse peraltro scarse destinare, e a quali soggetti destinare.
Tali problemi si possono risolvere in modi differenti: economie di autoproduzione, pianificate.
La nostra è un'economia di specializzazione, cioè cosa faccio combinando risorse naturali.
Il problema è per fare l’esempio di Mankiw è cercare di trovare il modo di fare la torta più
grande possibile, cioè con un monte risorse naturale date scarse che vanno combinate:
quindi devo essere efficiente (miglior utilizzo di risorse) per fare la torta più grande possibile
e massimizzare la funzione obiettivo per la migliore allocazione delle risorse.
E’ l’obiettivo della teoria neoclassica, ma anche di Adam smith a pagina 785?
Come faccio? Vizio privato e interesse del singolo genera la virtù pubblica, ei neoclassici
proveranno a teorizzare questo.
Vi è poi il problema di come viene suddivisa tra i probabili attori, che è un tema non
economico, ma di equità: è importante, ma come in micro la massima efficienza l'ho quando
produco molto.
Può emergere un problema di conflittualità, e quindi posso intervenire con politiche
pubbliche per evitare questo problema di distribuzione delle risorse che non è accettato dal
corpo sociale.
La distribuzione del reddito non può esser divisa in parti uguali dal punto di vista
amministrativo: per Smith l’interesse privato si traduce in intraprendenza, e ho bisogno di
diritti di proprietà per proteggerla; se sono più intraprendente, è il sistema di mercato a
ripartire la torta.
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Nell’economia classica il tema del reddito è legato dai rapporti di forza, ma viene ribaltato dai
neoclassici, che non vedono rapporti di forza ma produttività marginale; in un sistema
perfettamente concorrenziale riceverà la fetta che merita.
Anche scientificamente non esiste una teoria di bravi tudine: Young in the rise of meritocracy
(da leggere) nel 1958.
Quindi il primo problema è massimizzare la produzione.
Ma l'obiettivo dell’economia può essere definire delle strutture sociali per produrre più ricette
possibili? più contenuti possibili? sempre massimizzando la produzione.
Perchè non vi siano avanzi la società deve esprimere un gradimento su quale torta migliore
va prodotta: da un lato una soluzione naturale, con una sola torta/prodotto; il tema della
distribuzione va letto anche in questa maniera.
La crisi strutturale è quando quello che produco non viene assorbito dal mercato: Fisher
(teoria quantitativa della moneta) è un economista molto importante e pubblicherà
un'intervista prima della grande crisi del 1929 e sosteneva che l’economia avesse risolto
ogni problema teorico ed è in grado di prevenire ogni crisi.
In parte aveva ragione, perchè è una economia di specializzazione, ma quello che viene
prodotto non viene più comprato, assorbito.
Buona parte di quanto applicheremo è legato alla microeconomia, perchè il prezzo è
indicatore di quanto accade: in equilibrio il profitto è nullo, anche se ogni agente economico
dovrebbe massimizzarlo.
Differenza tra un approccio alla cournot e bertrand; gli unici agenti che sopravvivono in un
mercato che alloca che risorse sono quelli che massimizzano, ma se c’è profitto sto
alludendo male perchè produco meno di quanto il mercato può assorbire, quindi questo è il
problema.
Cournot dà una soluzione possibile, Bertrand invece riprende Adam Smith perchè sbaglia
riprendendo Cournot che cercava principi matematici per la teoria della ricchezza.
La soluzione è arrivare a un numero di imprese n che tende a infinito, con concorrenza
atomistica in cui ognuno prova a guadagnare tantissimo ma non riesce e alloco
ottimamente.
Poi arriviamo all’indice di Lerner, se il prezzo è maggiore del costo marginale (P-MC/P) che
se è diverso da zero mostra una cattiva allocazione; perciò il grosso di economia industriale
è microeconomia dei prezzi.
Per avere la pubblica virtù la concentrazione di imprese deve essere uguale a quello di
imprese per garantire che nessuno si approfitti dell’altro; la migliore allocazione dipende dal
fatto che nessuno sia più grande dell’altro.
Se n tende a infinito, la dimensione dell'impresa è nulla: mentre i classici parlano di profitto, i
neoclassici parlano di interesse. Non c’è remunerazione, l'impresa è un fallimento di
mercato e questo è un problema per il paradigma: da un neoclassico come Cournot in poi
bisogna giustificare l’esistenza di qualcosa che non dovrebbe esserci cioè l’impresa.
Il paradosso di Bertrand, che scrive dopo Cournot, spiega che non ha capito nulla C.
Edgeworth corregge Bertrand. Nel 1899 la teoria dei mercati contendibili risolve il
paradosso, cioè un monopolista si comporta come una impresa atomistica, è la scuola di
Chicago.
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Per poter massimizzare dovremmo conoscere i prezzi di tutti i capi nell’aula (poichè prima i
prodotti di vestiario da cui parte la rivoluzione erano omogenei) per massimizzare e
realizzare la migliore allocazione delle risorse.
La proposta di harvard consente di guardare a una situazione più vicina al reale rispetto a
quella dei neoclassici (prezzo).
L'economia industriale di Shearer si basa su alcuni modelli ma li adatta, li rende più
discorsivi
La struttura mi permette di legare un certo tipo di imprese legate da omogeneità, che
possono soddisfare determinati bisogni dei consumatori, anche se non c’è una teoria che
possa definire il bisogno.
Queste imprese possono modificare il mondo in cui vivono perchè sono libere di modificare
le condotte, azioni da porre in essere per raggiungere un certo risultato, la performance.
La caratteristica di Shearer non è che lo separa da Harvard, ma rappresenta l’elemento che
modifica il suo approccio che lo separa dai predecessori: è un comportamentista, mentre i
precedenti che si rifanno a Mason e Bain sono strutturalisti.
Il primo infatti mette molta più enfasi sul tema della condotta: la sua idea di performance è
diversa rispetto ai due: l'ipotesi di partenza è che la società si aspetta dai produttori di beni e
servizi una buona performance.
La performance è il raggiungimento di determinati scopi, mentre per Mason-Bain, che
seguono Cournot e i neoclassici, è il profitto, e il miglior profitto è nullo perchè si ha la
migliore allocazione e la torta più grande.
Per questo pongono meno attenzione alla condotta: il profitto è un portato della struttura di
mercato, e il mercato funziona bene con n infinito. La condotta viene vista solo come il
tentativo di resistere a un mercato perfettamente concorrenziale; nel libro di Bain solo un
capitolo si occupa di condotte, sono 14 invece in quello di Shearer.
Il problema quindi non è quello di combinare le risorse per fare grande la torta, ma mettere
insieme produttori e consumatori per capire quali torte produrre affinché siano tutte
assorbite, incentivando gli agenti economici a essere più intraprendenti possibili ma senza
lasciare nessuno senza torta.
i mercati devono ridurre e non creare conflittualità: produco tantissimo ma se nessuno
compra è un problema.
Cosa, quanto e come produrre deve essere efficiente su due piani; forse intende efficace,
perchè ci dice che abbiamo raggiunto quanto ci eravamo prefissati; è un concetto più
complesso da codificare ma spiega meglio il contesto.
Non sprecare risorse scarse e prendere decisioni produttive in armonia coi produttori dal
punto di vista quantitativo e qualitativo.
Non produrre quindi l’efficienza in senso assoluto, produrre la torta più grande possibile, ma
efficienza legata a ogni singola torta.
Il prezzo non è più indicato perchè dobbiamo soddisfare richieste di consumatori scoprendo
gusti, differenze, che è strettamente collegato alla produzione di varietà: non posso pensare
che non sia un obiettivo da raggiungere perché tutti hanno gusti omogenei.
67 Friedman della nuova scuola di Chicago diventa presidente della american economic
association
viene ucciso robert kennedy
69 creo il nobel e nel 70 viene dato a samuelson. Funzione da massimizzare sotto vincoli
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.Quindi si recuperano teorie neoclassiche che recuperano quanto detto Adam smith.
La performance quindi non è più quella economico finanziaria perchè i risultati che voglio dai
mercati necessitano di valutazioni politiche.
27/02
La condotta della grande impresa è centrale in shearer, che ha una visione
comportamentista del paradigma a differenza di Mason Bain che sono strutturalisti.
Shearer modifica in maniera significativa perchè con Bain non si guarda la condotta perché
la grande impresa coincide con l’organizzazione puntuale.
Il prezzo è l’unico fenomeno osservato, è un neoclassico alla Cournot; Shearer cambia in
maniera sostanziale; il concetto di risultato o performance nella versione comportamentistica
(profitto si annulla con numero di imprese che tende a infinito per i neoclassici, sono
inversamente proporzionali per i neoclassici) è qualcosa di completamente differente, elenca
una serie di risultati che potremmo chiedere a un mercato.
E’una istituzione strumentale a una comunità, per ottenere dei risultati; mentre il risultato in
Maso-Bain è dato, perché la concorrenza perfetta (perficio, compiuto) è lo scenario della
migliore allocazione possibile, quello da raggiungere.
Per Shearer i risultati possono essere dei più disparati: non c’è un risultato dato, una teoria
data, ma è un mondo che deve interrogarsi sul suo funzionamento ei mercati e imprese
sono nati per raggiungere questi risultati.Un risultato che come dire, dovrebbe vederci tutti
d’accordo è legato alle crisi, alle situazioni in cui le strutture sociali non funzionano al meglio;
Crisi è un momento di separazione tra dove sta andando il mondo e quello che percepiamo:
l’economia non spiega cosa ora accade per esempio in Italia, e perchè la società non ci si
trovi, l’esempio lampante sono i giovani.
Più non siamo in grado di proporre un elenco esaustivo più è difficile trattare i problemi:
abbiamo un’idea vaga dei termini del problema ma non li sappiamo definire; gli economisti
non sanno formulare ricette.
La riduzione degli scambi per l’introduzione di barriere genera una contrazione della
ricchezza, ma negli ultimi 10 anni la Gran Bretagna importa più di quello che esporta, quindi
come è possibile che questa della Brexit sia una situazione ideale per la GB?
L’italia ha fatto 360 miliardi di euro di deficit commerciale tra il 99 e il 2011, seppure noi
siamo strutturalmente esportatori.
Ora abbiamo semplicemente ridotto le esportazioni, ma questo ha causato una perdita di
benessere.
L'inghilterra ha resistito perchè è bilanciato dai flussi finanziari, che riguardano però una
parte piccola del Paese: perciò il Paese è spaccato perchè ci sono due ambienti culturali
separati.
Quanto accade lì è simile agli USA, che sono strutturalmente esportatori.
Rispetto a 50 anni fa il saldo commerciale non è affidabile per la presenza di multinazionali:
oggi noi la Coca Cola pur essendo un prodotto estero la produciamo in Italia.
Un bene durevole non è più prodotto in un unico stabilimento, non c’è l’integrazione verticale
dove tutto è prodotto in azienda e non ci sono processi esternalizzati: ora che un prodotto
può essere creato in giro per il mondo è complesso leggere un saldo import/export.
Ora in Inghilterra non produce più nessuno, si vive sull’egemonia della lingua, e delle
materie prime del Commonwealth e dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord.
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Caldor prende la cattedra a Cambridge nel 1956 e enuncia le sue leggi: la manifattura è
quella più importante perchè genera competenze sul territorio perchè il nostro mondo si
basa sulla trasformazione delle risorse naturali.
La capacità di trasformazione ci guida nelle nostre motivazioni di consumo: se sono in grado
di fare il computer, mi oriento su come vivere: i servizi sono a valore aggiunto se sono legati
strettamente alla manifattura, non si possono slegare.
Altrimenti rimangono solo i servizi a basso valore aggiunto alla persona.
Se la manifattura è tutta all’estero, i servizi perdono di valore (avvocato, economista…).
Vincerà invece il pensiero thatcheriano che cerca di creare la più grande piazza finanziaria
nel mondo, ma verranno fermati dagli Americani perchè dopo Bretton Woods la valuta di
riferimento è il dollaro.
Se gli USA che hanno una saldo strutturale negativo di partite correnti per 500 mld, la valuta
si dovrebbe svalutare.
Il dollaro non si svaluta perchè c’è un patto dal nostro punto di vista perverso.
Schumpeter fa sempre riferimento alla storia, e dobbiamo conoscerla. Il primo paese
esportatore di sempre è il Giappone, dal 1975: la sua valuta si apprezza perchè accumula
valuta estera, e però le merci esportate costano sempre di più e il saldo di partite correnti
diminuisce fino a pareggiare: è il sistema di cambi flessibili che si afferma non dopo Bretton
Woods, ma nell’agosto del 1971.
perchè rimangono strutturalmente esportatori? Perchè comprano titoli del debito americano
con i dollari, gli americani rallentano la produzione perchè possono stampare, il prezzo dello
yen rimane artificialmente basso e loro possono continuare a esportare.
Il surplus esce e va in debito americano, così lo yen non si rivaluta, e il prezzo dello yen
rimane basso.
Così gli americani possono vivere in deficit strutturale e crescente, il dollaro continua a
rimanere alto, non sono interessati al loro deficit perchè possono stampare e paga il mondo
intero perchè si crea uno squilibrio nelle bilance commerciali mondiali: il mondo è infatti
inondato di beni giapponesi a basso prezzo.
In altri mercati ci si disabitua a produrre quelli che erano i prodotti giapponesi, e si taglia la
produzione: ma quando si perdono le competenze, non funziona nella realtà il principio
neoclassico della sostituzione (Cobb-Douglas, sostituisco K con L in base al prezzo e a
quello che mi conviene).
Ma se continuo a sostituire come dice Caldoro, vengono perse le competenze, le
conoscenze.
La Cina fa esattamente lo stesso per odio ai Giapponesi, comprando il debito americano.
Gli Americani sono tenuti a produrre in Italia ma lo fanno anche per motivi politici, ma vanno
a esportare subito la loro produzione in Cina.
La strategia principale per tenere bassi i prezzi è comprare i titoli del debito americano; gli
altri due Paesi esportatori sono Germania e Corea del Sud.
La Germania al contrario dei Giapponesi non si compra i titoli del debito americano per
tenere basso il marco, ma esportano in Euro: hanno accumulato un surplus superiore a
quello di Giappone e Cina, sono un problema immenso per il mondo (2500 mld).
Se nel primo conflitto mondiale il tessuto industriale non viene distrutto, questo avviene dopo
il secondo, e l’industria americana ha un vantaggio per il trafugare le tecnologie e con
difficoltà si riprenderanno.
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Siemens ha fatto piazza pulita nel mondo dell’automazione; SAP gestisce il b2b, conoscono
i fatti di tutti.
BAD SAMARITANS CHANG da scaricare in PDF.
Se prendiamo il paragrafo 1.2 alla fine c’è la recensione di un certo Feder alla Ricchezza
delle Nazioni.
Il paradigma nasce con adam smith, le strutture sociali sono strutture naturali e va scoperta
la legge che ne determina il funzionamento.
SI fa riferimento all'efficienza, cioè a quanto prodotto e a quello che si impiega per produrlo:
ma è un concetto che va ampliato, posso dire che qualcosa è efficiente perchè non guardo
quello che c’è fuori; se io non ho un obiettivo posso solo ragionare su soluzioni.
Il problema dell’economia non è trovare una soluzione efficiente, ma una efficace rispetto al
problema che si ha: posso costruire tante rappresentazioni di qualcosa che non esiste, di
mercati, che potrebbero realizzare obiettivi diversi.
L’esempio della torta è banale, il punto non è fare la torta più grande di tutti, ma trovare la
legge per fare al torta più grande con quello che ho , e se il prodotto incontra i gusti di
ognuno di noi; non ci sono soluzioni per questo.
Il neoclassico è quello che prende una parte di quanto raccontato dai classici, e lo
formalizza. Ma sono significativamente differenti.
Se smith dice che le strutture sociali sono naturali, io le rappresento con la matematica e la
statistica: il primo nobel è per l’econometria, l’applicazione della statistica alle scienze
sociali.
Si danno il mandato di formalizzare e i primi neoclassici come Jevons e Varrà realizzano
l'equilibrio economico generale, rappresentazione della migliore allocazione delle risorse di
Adam Smith; viene piegata la realtà alla possibilità di spiegarla con la matematica.
Il punto di partenza di Adam Smith è l’individuo libero, va considerato come tale, è il valore
fondante su cui costruire un cambiamento epocale, e deve declinare la sua libertà in modo
particolare, perchè diventa intraprendente , perchè considera le risorse naturali a sua
disposizione e le trasforma per vivere meglio, e quindi va cambiato il sistema di diritto
perchè la proprietà privata è l’elemento su cui costruire questo sistema sociale.
L'intraprendenza genera maggiore risultato se l’uomo si specializza: l’individualismo che
deve caratterizzare l'uomo lo porta a caratterizzarsi su un'unica attività, perchè prima vi era
gruppi familiari estesi che facevano tante cose per garantirsi la sopravvivenza.
La proprietà non era privata, si trasferiva su asse ereditario.
Il più era autosufficiente, e il surplus andava al proprietario della terra: la produttività era
bassa e non c’era incentivo per farla crescere.
La specializzazione (e questo cambia il mondo) si declina in decisione del lavoro, divisione,
dove ognuno impara a fare una cosa il meglio possibile: da ciò prende ispirazione Taylor.
Il limite nella applicazione di questo principio sta nell’estensione del mercato, perché quanto
prodotto va venduto: più il mercato è ampio, più posso vendere e sono incentivato a
produrre: consente di sfruttare le conoscenze generate in un certo momento.
(non essere sfamati dal macellaio, vizio privato genera virtù).
Il circuito di mercati e specializzazione è virtuoso, ma ha un limite che è il mondo: List lo
definisce cosmopolita, perchè in assenza di leggi questo deve avvenire, lo stato finisce per
rappresentare un freno all’elemento che genera la migliore allocazione delle risorse, cioè i
mercati. E’ il precursore della globalizzazione: non attacca mai lo stato ma esso deve ridursi,
cioè amministrare la giustizia e difendere i confini.
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In questo modo si rompe il vincolo familiare, c’è la privazione della libertà perché i servi della
gleba lavorano e diventano operai.
28/02
Le teorie della prima parte del libro sono legate all’interpretazione dell’oggetto che ci
interessa, il mercato.
Le teorie economiche hanno tanti buchi, e con la crisi del 2007 la possibilità che esse
possano spiegare la realtà sono sparite.
Greenspan è stato alla FED tra la fine del 90 e l’inizio della crisi: Reich (Aftershock) è uno
dei pochi che aveva previsto un’altra crisi, ma erano in pochi.
Veblen scrive la teoria della classe agiata e parla degli istinti che spingo a muovere l’uomo,
e ne offre una rappresentazione di uomo libero; per Marshall l’uomo ha comportamenti molto
più variegati rispetto a quanto preveda la teoria economica (1.5 dal libro.).
Si comportano in maniera differente gli uni dagli altri, è uno degli economisti di riferimento a
fine ‘800, maestro di Keynes.
Marshall prova a formulare una sintesi e parla di analisi di mercato per primo, parla non
staccandosi dalla matrice neoclassica, riferendosi a analisi di equilibri parziali.
Mentre Walran parla di equilibrio economico generale, Marshall non vede il mondo in n
equazioni con n incognite, e quindi opera questo tentativo di avvicinarsi alla realtà; ritaglia un
mercato attraverso il ceteris paribus ma questo si può fare solo se gli altri componenti di quel
mercato sono slegati.
Se io uso materie prime in un mercato, e modifico la produzione di un prodotto, non posso
utilizzare questo tipo di metodo.
Quindi si può applicare solo in situazioni assolutamente particolari, se tutti i mercati che
conosciamo fossero totalmente separati dagli altri, tanti cilindri separati.
Un’altra obiezione è che se i costi sono paralleli all’asse delle ascisse (rendimenti di scala
costante) allora il costo non varia al variare di Q e posso considerare i mercati indipendenti.
(da rivedere)
Nonostante sia tra gli economisti più famosi connette una serie di errori: se la consideriamo
una scienza naturale l’economia è errata, ma se la valutiamo come scienza sociale no.
Se l’individuo ha varietà nei comportamenti la teoria neoclassica non ha senso.
In equilibrio gli agenti economici massimizzano funzioni obiettivo, di produzione e utilità,
quindi si standardizzano i comportamenti degli agenti economici; tutto deve essere
sintetizzato in una variabile che è il prezzo.
Ma l’obiettivo delle società è produrre varietà o standardizzazione dei comportamenti?
Rispetto alla enorme variabilità dei comportamenti hanno parlato da Phelps a Veblen.
L’uomo ha un istinto innato per la creatività.
Mentre nelle scienze dure ci sono degli esperimenti per sovvertire le teorie, poichè devo
cercare di dimostrare che sono false, in economia una teoria inutile se applicata risulta
dannosa (List).
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L’unico esperimento che si può fare in economia è evitare il comportamento di alcuni di noi
affinché sia prevedibile: l’uomo reagisce a ciò che inferisce, non a quanto accade
istintivamente.
Il marketing fa questo: trasformare gli individui in agenti che agiscono meccanicamente ma
non riflettono.
Coase vince il nobel nel 91 e gli viene attribuita l’economia dei costi di transazione ma in
realtà si riferisce quanto dice WIlliamson.
Veblen (1899) classe agiata dice che il nostro sistema ha dei problemi perchè ha
accumulato una grande quantità di conoscenze ma non riesce a causare un cambiamento
delle strutture sociali coerente con queste conoscenze.
Tutta la teoria classica si occupa dello scontro tra borghesi, che cambiano il funzionamento
delle strutture sociali aumentando la produzione e possedendo la terra; poi nobili e operai.
Costruire un collare di diamanti per un cane è usare male le conoscenze e le risorse.
I problemi legati allo scambio per Veblen sono legati al fatto che si producono solo beni di
lusso e di sussistenza.
Dal libro si tratta di Malthus e di come aumentando i salari, aumenta l’offerta di lavoro che fa
crollare il prezzo del lavoro, e dunque ci saranno tanti poveri con la popolazione che cresce
in progressione geometrica, mentre le scorte crescono in progressione aritmetica.
(aggiungere parte su mercato del lavoro).
Per la legge di Say l’offerta genera la domanda, ma avviene solo se la formula distributiva è
coerente, se il valore che associo a quello che produco è coerente con la capacità di
assorbimento quei prodotti: il tema fondamentale è come funziona il mercato del lavoro, che
se si determina con domanda e offerta si creano solo mercati di sussistenza.
In un mondo con Paesi separati quanto prodotto si può collocare all’estero: solo in questo
caso la legge di Say funziona
Dopo Veblen e Marshall, l’altro a occuparsi di variabilità dei comportamenti è Drucker, padre
del management moderno; critica Keynes perchè osserva la crescita delle grandi imprese
americane sostenendo che Keynes e i suoi allievi trattino esseri umani come delle
commodities, termine utilizzato nel Clayton act; lui vuole considerare gli esseri umani nella
loro varietà per valorizzarli il più possibile: se li consideriamo commodities stiamo
stravolgendo la loro natura.
Night pone il tema, Phelps lo cita ma il problema resta irrisolto.
Il tema del funzionamento del mercato e dello scambio è centrale per l'economia industriale:
lo scambio funziona secondo determinate teorie in parte, ma in che parte le teorie non
colgono quanto osserviamo?
E’ sbagliata la teoria o ci sono storture da eliminare? L’esistenza di parti che le le teorie non
sanno spiegare era chiaro ai neoclassici: è il fallimento di mercato, dove quello che prevede
la teoria non si realizza.
E’ il fallimento di un mercato perfettamente concorrenziale; la concorrenza perfetta è l’unica
forma di mercato che sotto determinate ipotesi, crea la perfetta allocazione, e dove tutte le
ipotesi sono verificate e si scambia sotto determinate condizioni.
Mercato concorrenziale e perfettamente concorrenziale non sempre coincidono.
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Il problema fondamentale della teoria neoclassica è che viene formalizzata una parte di
Smith ma non si riesce a farlo utilizzando al stessa definizione di concorrenza sua: per lui è
competizione sul prezzo tra imprese e consumatori.
Il prezzo di riserva è il prezzo più alto che uno vuole spendere per una unità di bene: i
consumatori offrono sempre di più per ottenere un bene
La rivalità è dunque sulla base di chi ha il prezzo di riserva più alto ,che si aggiudica la prima
unità, il secondo la seconda e via dicendo.
Per i produttori è l’opposto: vende di più chi è capace di proporre un prezzo più basso.
Col tempo l'omogeneità dei prodotti si perde ma uso le medesime teorie, usando il prezzo
come indicatore che diventa sintesi di una enormità e varietà di informazioni.
I neoclassici devono costruire un modello formale per trovare la massima efficienza e
allocazione delle risorse: il punto di riferimento è Cournot (1838) ricerca sui principi
matematici sulla ricchezza, che rende felice l’uomo.
Cournot fa un ragionamento: parto da un mercato con un solo produttore, e il
comportamento che ipotizzo è quello massimizzante; l’obiettivo che abbiamo è trovare la
migliore allocazione, e si ha quando il profitto è nullo perchè sfrutto l’intera disponibilità a
pagare della domanda.
Se il monopolista ha costi nulli (acqua minerale) e vuole guadagnare il più possibile, non
produce di certo all’infinito; deve vedere il sacrificio di prezzo che ha vendendo più cose e
tutti i costi ha per produrre di più.
Serve la funzione di ricavo marginale per spiegare cosa accade al ricavo se aumento.
Più quantità vendo, più riduco il prezzo; sinché il ricavo marginale è superiore al prezzo,
continuò a produrre, finchè è uguale al costo marginale.
Se come in Cournot i costi sono nulli, per max il prof devo produrre esattamente la metà
dell’intercetta sulla funzione di domanda sull’asse delle ascisse. (a+2bq)
Il prezzo si trova sulla funzione di domanda.
Ma la domanda esprime consumatori tutti uguali: se è lineare sono tutti uguali.
Dalla funzione di domanda ho la curva di ricavo totale e da lì quella marginale, ma per ogni
unità in più che si vende guadagno meno, perchè abbasso il prezzo in quanto la domanda è
funzione decrescente.
Q è sulle ascisse ed è la metà di quanto produrre per soddisfare tutta la domada.
Se il costo di produzione è nullo, P è 0 (rec).
A quel punto Cournot fa una ipotesi comportamentale, perchè proietta negli atti il modo di
ragionare dell’imprenditore, vincolato dalla sua decisione legata al dimensionamento della
struttura: quando ha comprato le macchine e assunto, ha deciso il suo dimensionamento.
Fatto ciò, produrrà tutto quello che può produrre e porta tutto sul mercato, a maggior ragione
se è piccolo. La sua capacità di incidere sul mercato è tendente a zero; ma anche grande,
decisa la struttura produco quanto posso, e se tutti ragionano in tal modo considerano la
quantità altrui come dato.
Se tutti si approcciano come me, anche altri 10 producono e postano sul mercato; per
Cournot così ragionano e se questo è vero ammettiamo che entri un secondo imprenditore
con una nuova fonte.
Se entra il secondo che considera la quantità del primo come dato, la mia funz. di domanda,
dato 50 e non 100 perchè 50 sono già venduti, io per massimizzare vendo la metà di 50.
Se i due ragionano così è nella loro testa, ma nella realtà non è così come dice Cournot.
Il primo, quando vede la 25 del primo, ha 75 di mercato e produce 37.5.
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Il secondo non vede più 50 ma 37.5, quindi ha 62.5 e produce la metà di quello, cioè 31.25.
Le Q convergono a â…“ a testa, mentre un terzo si perde.
Il mercato dei duopolisti alla Cournot è â…” del mercato in concorrenza perfetta ma con un
prezzo più basso del monopolio, e si arriva a 0 con altri subentranti.
Imprenditori che massimizzano il profitto facendo 0 con n che tende a infinito.
Il prezzo dunque dipende dalla funzione di costo, dall’andamento di costo medio di lungo
periodo, che non è la funzione di produzione.
Il primo punto che esce fuori dal formalizzare Smith è che modifico l'idea di concorrenza
come rivalità che lui propone. E quindi misuro i fallimenti di mercato.
Teoria è un insieme di idee rispetto a un fenomeno; esse soffrono del problema della
storiografia, cioè le teorie tradotte in norme che hanno influenzato il funzionamento i sistemi:
ma è un fatto di potere, se una teoria (List) avvantaggia solo e non qualcun altro non c’è un
funzionamento.
Quali sono le condotte delle imprese accettate o meno? accordarsi con altre imprese è
legittimo o meno? Il consorzio prevede il coordinamento, l'intesa di azioni, ma essa è una
restrizione (soprattutto sul prezzo) totalmente contrario alla concorrenza e alla teoria, perchè
il prezzo è usato dai rivali per vincere sull’altro.
Noi abbiamo una teoria economica che prescinde dal contesto e dal mercato, da qual è il
prodotto e il contesto storico: può essere l'occupazione un obiettivo che ci si pone sul
mercato? Ciò può portare a prendere decisioni molto differenti. E chi le prende? Può essere
come Roosevelt.
E cosa significa concorrenza? Rivalità (Smith)? Lotta sulla quantità (Cournot)?
Il percorso dai classici ai neoclassici che cerca di scoprire leggi naturali e il funzionamento di
tutte le istituzioni (corpo di regole che unisce persone): formalizzare una relazione che vuole
raggiungere un obiettivo, che è quello allocativo, distribuire le risorse e fornire una
rappresentazione statica del mondo, quindi farlo in un determinato momento.
Chi ha di più però tende ad avere di più però; serve un costituente invariabile, altrimenti non
posso avere una teoria scientifica: ma le strutture sociali sono naturali o no, perchè da lì
scaturisce la scientificità.
Il paradigma è naturalistico, ho bisogno del costituente invariabile, cioè un elemento che non
varia (protone, neutrone) che per noi è il comportamento umano, che deve essere
invariabile.
E’ un agente economico con comportamento standard altrimenti non posso avere teoria:
questo agente massimizza una funzione obiettivo, cioè produrre il risultato massimo in un
determinato contesto con determinate informazioni, e non può che essere così.
Deve essere per il consumatore massimizzare una funzione di utilità, o profitto dal lato
dell’impresa; ma se l’impresa producesse per salvaguardare l'ambiente, ciò è espulso dalla
teoria, è impossibile.
Se uno segue l’interesse privato raggiunge la piena virtù la società, ma l’interesse privato
non è che massimizzazione del profitto.
Il punto di partenza è che l’individualismo esasperato (Smith) senza istituzioni (Hayek)
perchè tutti operano allo stesso modo correttamente porta all'abolizione di leggi e Stato.
Ciò è intrinseco nel modello, e ciò si traduce in norme.
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Ma in un mercato concorrenziale le ipotesi sono compiute, in uno perfettamente
concorrenziale c’è da capire il prezzo, le imprese, le istituzioni di riferimento.
E qui rientra il tema della variabilità.
Eravamo ieri a Cournot, che spiega cosa succede se uno applica la teoria, utilizzando delle
risorse: per arrivare alla migliore allocazione possibile delle risorse: ogni agente economico
proietta negli altri il proprio modo di ragionare, ed è coerente con la visione della teoria
perchè tutti si devono muovere alla stessa maniera.
Se devo allocare al massimo, devo produrre al massimo e catturare la domanda ma non
esiste che qualcuno modula la quantità per avere profitto e produrre di meno di quanto può;
la migliore allocazione è produrre quanto si può per la pubblica virtù, sulla base delle
conoscenze e il mercato deve assorbire tutto, pagando tutto.
Quando Scognamiglio (1.6) parla di fallimenti parla di fallimenti di un mercato perfettamente
concorrenziale; poi ritorna alle problematiche del racconto di Smith che ha raccontato in
prosa il funzionamento dei mercati, che è stato formalizzato; vi sono 6 fallimenti, il terzo è la
restrizione della concorrenza data dal potere monopolistico.
Esso è definito da indice di lerner: se P è diverso da MC c’è profitto e non siamo nella
migliore allocazione delle risorse.
A monte ci sono le condizioni di base, ma la struttura è fondamentale: qual'è quella migliore
per Cournot? n numero di imprese che tende a infinito e quindi concorrenza compiuta.
Parte dal monopolio per arrivare a concorrenza perfetta.
Ma in quali mercati n tende a infinito o sono zero? Vale in equilibrio economico generale,
tanti agenti alla domanda, tanti all’offerta.
Tutti gli individui producono e scambiano per loro stessi, l’altra faccia che vedono come
consumatori: è la teoria della simmetria; una situazione asimmetrica è differente dimensione
tra gli agenti economici dove individui rimangono soli.
Se nel mondo ci sono impres, stati, istituzioni, sono in una area asimmetrica che genera
potere monopolistico: posso cambiare l’approccio di Cournot?
In lui scompare la concorrenza di prezzo; c’è inoltre un secondo problema.
Il prezzo di concorrenza perfetta, quello di equilibrio di lungo periodo di sistema, da che
dipende? dalla tecnologia, che racchiude tutte le tecniche, cioè combinazione real di fattori
produttivi, che viene sintetizzata nella funzione di costo di breve periodo.
La condizione di price-taking ci può dire che siamo in equilibrio? Equilibrio di breve periodo
dove P>AC
Se c’è profitto in questo settore, la concorrenza è intersettoriale e ci sono fenomeni di
entrata: l’offerta aumenta non perchè aumenta la produzione del singolo perchè la
tecnologia appartiene alla comunità e ci sono dunque nuovi entranti.
L’imprenditore attinge a una tecnologia, non inventa il macchinario che non è fonte di
vantaggio competitivo.
l’equilibrio di breve termine non ha nulla a che fare col tempo che scorre, ma coi fatti che
prendo una decisione.
Tutti sono perfettamente informati su come si produce, aumenta l’offerta progressiva ed è
chiaro che il prezzo scende finché diventa tangente al costo medio nel suo punto di minimo,
attraversata dal costo marginale,
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L’inviluppo è una parabola che vaga per un parametro, sono modi di fare un prodotto: la più
efficiente è la funzione di breve che è tangente a quella di lungo periodo.
Tutte inefficienti in termini allocativi tranne quella di breve tangente al lungo.
Ma chi determina questa quantità? E’ un elemento totalmente esogeno, è determinato dalla
tecnologia.
Non è la forma della funzione ma il rapporto tra quantità ottima minima e il mercato che mi
dice se c’è economia di scala
E pure il prezzo è determinato da fattori esterni come la tecnologia; i costi si abbassano ma
avviene per uno shock esogeno. Il progresso non è dato dall’attività economica, ma dal
cambiamento
Il paradigma neoclassico predilige la staticità rispetto al cambiamento; il sistema di relazioni
economiche non consente il progresso, perchè dovrei investire in qualcosa che forse cambia
qualcosa.
La riduzione di costo sarebbe definita da schumpeter innovazione di processo; le persone
imparano a fare un pò meglio le cose attraverso la divisione del lavoro (Smith) che ha come
limite l’estensione del mercato. Ogni individuo fa una cosa e la fa nel miglior modo possibile.
La traduzione politica di questo è una visione conservatrice.
Soluzione di Bertrand, che entra nella scuola di Chicago (punto 3).
Manca lezione 1 Marzo.
06/03
Quasi tutto quello che si trova successivamente nel libro fa capo all’idea di fallimento di
mercato perfettamente concorrenziale; quali sono i fondamenti di quell’approccio, perchè
l’economia si basa su quello.
Dimenticarsi quali sono le ipotesi è utile per certi versi perchè questo approccio non è più
messo in discussione ma in realtà crea problemi di totale incomprensione.
Phelps ha avuto una laurea in LUISS e ha avuto il nobel nel 2006; fa riferimento al tema
della crisi, che è momento di decisione mentre noi vi attribuiamo un momento di
cambiamento; in realtà è separazione che necessita una decisione, e in periodo di crisi può
esserci l’opportunità di modificare un’inerzia.
L’inerzia genera un quadro che nelle persone è insoddisfacente, per questo è importante
l'università (Bob Kennedy) perché è l’unico luogo dove è possibile cambiare questi inerzia.
List e citazione sul vantaggio (min. 6) e Chang Bad Samaritans.
Phelps fa riferimento al momento di crisi e a quello che ne consegue, a Macron e a quanto
accade in America; Brexit è un voto che rappresenta l’insoddisfazione, ma quando possono
manifestare anche se non capiscono cosa accade lo fanno.
La GB è un Paese che ha 130 miliardi di deficit all’anno di beni reali e servizi di bilancia
commerciale ed è difficile pensare che non abbiano il diritto di protestare, ma anche per chi
esporta è un problema.
Compensano con la loro piazza finanziaria: le statistiche non hanno più la validità di prima
ma le usiamo come prima, nel dato import export ci entra di tutto; noi esportiamo un sacco di
farmaceutica ma sono di multinazionali tedesche o svizzere; ma allora vale come export?
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La posizione di Keynes è molto influente: per quanto sia parte di una élite ha un
atteggiamento molto progressista, il sistema inglese dopo la guerra cambia e diventa
socialdemocratico (con Beveridge per esempio, dopo l’uscita di Churchill).
E’ un sistema in cui le persone sono tutti uguali, e un’economia liberale dove si affermano
alcuni diritti ed è diventata prima una economia di specializzazione e poi di mercato, per
creare una società di consumi di massa (USA).
L'approccio di produzione di massa richiede consumo di massa; quello che posso assorbire
è legato ai salari.
La produttività è quanti pezzi vendo per il prezzo: se vendo di più a un prezzo più alto
aumenta. Ma perdo produttività se il salario si divarica dalla produttività, e tutto questo ci
porta a riflettere sugli inglesi, che per primi capiscono che il ruolo dello Stato è importante e
la reazione politica in GB è fortissima, con Hayek che ha una visione antica dello Stato che
porta solo danni; la reazione riporta a un individualismo mercato e alla riduzione dello Stato
e del suo ruolo.
La discussione parte dal 1945, e dopo 25 porta alla decisione di una soluzione politica
ultraconservatrice: vince Hayek perchè oltreoceano vince Reagan e si recuperano vecchie
teorie economiche, della fine del ‘700 che si dipanano nel secolo dopo.
Ma si è persa la capacità di comprendere il tempo e la sua influenza.
LEGGERE HIRSCHMAN EXIT VOICE LOYALTY.
L’unica strategia è o sì o no . non c’è una visione paternalistica nell’economia ortodossa,
mentre il mondo moderno è fatto da istituzioni, ma bisogna riflettere su come essa possa far
vivere meglio gli uomini, e a esse bisogna essere fedeli (Loyalty), non è solo una
prevaricazione, ma è un modo per aumentare i limiti della razionalità dell’uomo, che inventò
strumenti che aiutano ad aumentarla: egli non riesce a fare più di tanto (Simon, bounded
rationality).
Hirschman ha una visione positiva delle istituzioni, gli uomini devono essere fedeli ma alzare
la voce se non sono d'accordo (Voice).
Sì e no è troppo semplicistico.
Nella logica di Kaldor il ministro dell’industria inglese sta analizzando quali settori devono
essere potenziati con la manifattura: hanno un problema di curva demografica e immigrazione
selettiva; forza lavoro non qualificata non può rimanere lì per più di 12 mesi.
Chi ha competenze sofisticate entra.
La professione dell’economista deve essere rifondata (Phelps): non ha compreso cosa sta
accadendo o forse ha guidato questa inerzia. Egli cita due autori.
La prima rivoluzione è legata a Knight e al tema dell’incertezza (1921) che ha una visione
diametralmente opposta a quella che prenderà la scuola di Chicago; l’unico altro che cita
questo tema è Keynes, e lo fa in vari scritti; paradossalmente nella teoria generale valgono
le critiche di Drucker sull’uomo come commodity.
Knight pone il tema della vera incertezza, che richiama la impossibilità dell’uomo di prendere
decisioni utilizzando la struttura logica del ragionamento fatta per il mondo naturale, e non
quello socio-economico che è talmente vario da creare quello che lui dice essere vera
incertezza. E’ un elemento ontologico che caratterizza le nostre società.
l’approccio ortodosso tende a ridurre questa, richiede il suo azzeramento o la gestione: è
gestita nel momento in cui ho una nuvola di risultati possibili è con una normale gaussiana,
situazione incerta gestita in termini statistici.
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La vera incertezza dice Knight non è chiara, è una situazione in cui la previsione diventa
difficile, definisco l'incertezza sulla base degli strumenti elaborati per gestirla: sono il giudizio
sintetico a priori (giochi d’azzardo), che porta ognuno di noi a definire la probabilità per
esempio che esca una faccia d'un dado senza fare alcuna prova.
Inferiamo una soluzione rispetto a un problema ipotizzando un futuro.
Il secondo è la probabilità statistica, effettuare il lancio del dado tante volte ma è da stupidi.
L’uomo usa il principio di analogia, aspettando che le cose si ripetano in modo più o meno
simile; Knight dice che un sentimento di probabilità soggettiva deve essere trattata come
oggettiva.
Il terzo strumento nel mondo degli affari è il giudizio: si definisce il mercato che è un insieme
di imprese, di consumatori, che si ritengono simili seppur differenti in relazione a un
obiettivo.
Per inquadrare il problema però serve una intima conoscenza del fenomeno, se non si ha la
decisione presa se è giusta è solo per fortuna: non c’è una teoria nella scienza che ci faccia
inquadrare un problema relativamente al tema sociale e economico, e ci si appoggia sulla
sensibilità. Ma Questa incertezza è irremovibile, in un mondo di intraprendenti, in cui
l'imprenditore trasforma le risorse e gestisce due livelli di incertezza: non sa cosa riuscirà a
produrre e il bisogno che riuscirà a soddisfare.
Ingegnerizzare un’idea non mi guida nessuno. non ho una funzione di costo, non so come
scegliere il mio personale.
Il mondo è differente da quanto pensava Cournot: è ontologicamente impossibile una
gestione del processo produttivo per tutto quello che implica, e poi la vera incertezza è
legata al rapporto col mercato, quanto produrre e a che prezzo.
Se il nostro mondo non fosse incerto non sarebbe quello che è: se fosse statico o'mutasse
secondo leggi universali la collocazione finale delle risorse dipende dalla dotazione iniziale.
Per non avere un fallimento di un mercato perfettamente concorrenziale deve essere
esattamente così: se il mutamento è conosciuto da tutti, tutti si adeguano e le strutture
sociali sono strutture naturali e ognuno massimizza la propria funzione obiettivo.
In questo mondo chi ha di più continua a avere di più, l’incentivo all’intraprendenza è al
scalata sociale che non dipende più dalla dotazione di risorse esterne a me, ma dalla mia
volontà.
Keynes usa vagueness, ma Pasinetti sostiene che gli allievi lo costringono a scrivere al
teoria generale e non lo avrebbe dovuto fare, perchè in quel momento storico è molto
ingombrante.
a lui è stato etichettato il risultato di Bretton Woods, nonostante non abbia inciso per nulla,
perchè il potere lo ha arginato.
Per Drucker il problema ontologico legato all'incertezza nella teoria generale viene risolto
trasformando gli uomini in commodities, che avrebbero invece varietà di comportamenti.
Per Arthur è come in 19,26 chi ha soldi ne avrà sempre di più e chi è povero diventa sempre
più povero, e per questo servono le istituzioni.
Così va se si lascia deregolamentato. Merton padre molto prima di Arthur (lock-in) parla di
effetto di San Matteo, citando la parabola delle mine, con le cose che si accumulano, e
Arthur lo riprende in qualche modo citando un altro vangelo.
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07/03
fallimenti di mercato.
Siamo partiti ieri da night perchè se il paradigma è quello neoclassico, tutte le situazioni
dove non si è perfettamente concorrenziali, l’intervento per riportare la realtà sui binari attesi
è da valutare.
Per valutare se un modello e la situazione che si ricava rappresenta bene gli obiettivi che ci
poniamo vanno valutate le ipotesi; il tema posto da Knight è quello dell’incertezza (sei punti
sul libro); essa è una caratteristica ontologica delle strutture sociali.
Il tema socio-economico rappresenta una embeddedness, perchè la maggior parte delle
nostre valutazioni nella vita è legata da aspetti economici; il tema posto da Knight è
fondamentale, e a questo tema come dice Phelps non ci si è mai posti per risolvere.
Il contributo di night di ieri è quello della pratica onniscienza di ogni agente economico se c’è
concorrenza perfetta, altrimenti non sono situazioni perfettamente concorrenziali e non c’è
massima allocazione.
of parla di asimmetria informativa.
Costi di transazione (punto 5) c’è forse una sintesi eccessiva; nella lettura di Coase non
sono i costi di transazione che rendono il ricorso al mercato rischioso o poco efficiente, ma
l’esistenza di costi di uso nel mercato costringe un agente economico dal lato dell'offerta di
trovare soluzioni che permettano di sostenere questi costi.
Esiste un livello di incertezza che non consente di creare mercati perfettamente
concorrenziali.
Coase non è da confondere con Williamson: si attribuisce al primo ciò che ha detto il
secondo, ma il primo vince il nobel nel 1991.
Coase è il caposcuola riguardo i costi di transazione evince il nobel con un articolo del 1932:
questi temi non sono ancora risolti: egli ha una visione ottimistica e eroica dell’uomo, che
non ha comportamenti opportunistici (free riding).
Gli imprenditori si occupano di affari, e dal lato di offerta esiste la visione del non poter dare
pacchi, non poter truffare, perchè nessun imprenditore serio non approfitterà ma di una
condizione asimmetrica (tema caro al prof).
In questo caso se nessuno approfitta dell’asimmetria (e dell’egoismo, self-love) per Smith,
un mercato concorrenziale può essere sinonimo di uno perfettamente concorrenziale.
Per Smith non essendoci leggi (viveva nella visione del re, dello stato antico e del
proprietario terriero che tassa i borghesi) il mercato si regola da solo con il self-love.
L’uomo non fa nulla che non sia utile per Coase.
L’asimmetria non è un problema perchè essa non viene sfruttata per un risultato immeritato:
lo scambio è governato da motivazioni reali, non c’è il fatto di approfittarsi di asimmetria di
dimensione, informativa.
E’ un antesignano della scuola di Chicago, dove il tema della struttura non è rilevante visto
che è microeconomia legata al prezzo. per essi una situazione concorrenziale e uno
perfettamente concorrenziale sono uguali, e il monopolio non è un problema perchè è
transitorio: il fatto importante è che l’unico intervento normativo è legato a proteggere la
concorrenza.
Per Williamson, essendoci opportunismo, devo ridurli al minimo e avere normative, molto più
strette rispetto alla scuola di Chicago che come Smith e Hayek prevede mercato libero.
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Coase tratta del protocollo di Kyoto, ma gli viene mossa una critica da WIlliamson ed è che
non ha mai usato e formalizzato formule come Smith. ETS la tua impresa può emettere tot
quantità di CO2 e ti do diritti di proprietà di inquinare: se su 100 tonnellate inquini 80, le altre
20 di diritti di inquinamento li vendi ad altri.
Ha scritto due articoli.
Poichè l’uomo non produce soluzioni per aggredire l’altro, l'impresa riduce i costi di uso del
mercato: perchè ci sono? Perchè c’è l'impresa, altrimenti se non esistessero avrebbe
ragione Walrath e l’impresa non esisterebbe.
L’impresa, nella visione di Walrath è come in Cournot, le imprese sono nella loro dimensione
è zero, perchè non ci sono costi di transazione.
la transazione richiama il contratto che regola uno scambio: c’è quello spot, e poi ve ne sono
di più complessi.
Per Williamson la visione è totalmente opposta, cioè ridurre il rischio di truffa perchè vi è
opportunismo: forse entrambi hanno torto perchè il mondo risponde alla visione di entrambi.
Nella visione di Coase l’impresa è visibile come una situazione virtuosa e se esiste non
siamo in un mercato perf conc alla Walrath.
L’impresa potrebbe non esserci ma il mercato produrrebbe a costi più alti, quindi serve.
In un mondo con incertezza, essa va gestita con soluzioni perchè lo scambio è la soluzione
che ha trovato migliori soluzioni : la riduzione di scambi è negativa ma se non facciamo
riferimento a Smith e Coase questo ha poco senso.
Stigler è uno dei più importanti, dopo Veblen e Knight. Stigler pubblica Coase in una raccolta
di saggi a suo nome, e da li Coase inizia a essere citatissimo ma non letto.
C’è incertezza dunque costi d’uso del mercato dunque impresa.
Essa internalizza fasi, poiché riduce i costi, ma non cresce più di tanto perchè in trade-off
aumentano i costi di organizzazione: più cresce più si riducono i costi del mercato ma
aumentano quelli di coordinamento.
Arthur ha una visione di uomo che si approfitta delle situazioni.
Quando c’è incertezza non può essere perfettamente concorrenziale a meno che non
accettiamo una visione alla Coase.
Perchè un agente possa massimizzare la funzione obiettivo ed essere onnisciente ci sono
tre punti: ogni agente economico deve poter conoscere tutti i problemi che deve poter
affrontare; per ogni problema che deve affrontare deve conoscere tutte le soluzioni possibili,
tutto l’universo dei possibili accadimenti deve essere conosciuto; a ogni possibile soluzione
devo poter attribuire un esito, un risultato; è chiaro che si fa qualcosa che nel mondo
economico non ha un solo esito, per questo si prende il prezzo o profitto, perchè in un
numero io sintetizzo un risultato da confrontare su una scala di preferenze.
La moneta deve essere neutrale per poter confrontare qualunque cosa, e non parte del
gioco: teoria neoclassica lo richiede, io devo poter rappresentare la mia utilità (cardinale e
ordinale).
Il contesto deve essere parametrico, ognuno proietta nell’altro il proprio comportamento (per
cournot il limite è la dimensione, per bertrand il prezzo).
Questo comportamento parametrico non è seguito se c’è la teoria dei giochi, dove si
sintetizza ancora di più rispetto ai neoclassici e c’è un payoff, un esito.
La terza ipotesi implicita è che l’uomo deve avere una capacità computazionale per risolvere
ogni problema.
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Un altro tema è quello della tecnologia: per Cournot ogni agente in offerta è vincolato dal
dimensionamento, quindi porta sul mercato quanto può produrre, e questa è dunque una
situazione di breve periodo in quanto è vincolato; la funzione di lungo è invece l’inviluppo,
cioè la tecnologia che è la frontiera delle soluzioni più efficienti.
Le soluzioni di breve sono tangenti a essa.
Se il prezzo dei fattori produttivi è dato in un mercato dove sono price taker si può avere
concorrenza perfetta: quindi questa è una ipotesi, altrimenti non si può lavorare sulla
funzione di costo.
La funzione di offerta dipende dal costo medio di lungo periodo, legato alla tecnologia che è
un fattore esterno; se non c’è concorrenza perfetta non vi è breve periodo.
La funzione di offerta è ascendente se l’impresa è price taker.
08/03
La scelta del modello è legata alla scelta dell’obiettivo; osservo la realtà , vedo quanto è
distante dal modello e prendo una decisione.
Il modello ideale che esce fuori dal paradigma economico è quello della concorrenza
perfetta: c’è un problema perché vi sono diversi modi di intenderla dato che il termine è
sintetico , e si sono create teorie che seguono la stessa definizione ma prendono strade
diverse.
L’economia industriale è importante perchè si occupa dello studio del funzionamento dei
singoli mercati in un mondo che centra la propria connotazione nell'attività di trasformazione
di risorse naturali. Con mercato si intende forse solo domanda ma mette insieme anche
l’offerta, sarebbe riduttivo.
Mercato e settore sono molto importanti per la connotazione che il nostro mondo ha preso:
l’economia e la politica che si occupano dei mercati lo sono altrettanto; il manifesto degli
economisti italiani disse che l’economia come disciplina scientifica perché supporta il
processo di assunzione di una decisione nella realtà; spesso sono decisioni che coinvolgono
motivazioni di carattere politico.
La tesi da loro sostenuta è che bisogna sempre avere la chiaarr consapevoelzza che quanto
si dice in economia vavalutato per la proiezione politica.
L’economia industriale ha un senso se si guarda alle policy, tutte quelle azioni che
riguardano l’interesse di una comunità ampia e non il singolo agente economico; sono tutte
quelle azioni che non sono attribuibili al singolo agente e nel suo interesse; l’azione che
intraprende un'impresa genera un vantaggio per essa stessa.
In una visione che guarda alla capacità di trasformazione l’economia dei mercati diventa
fondamentale, e le policy riguardo essi anche: l’intervento di una comunità orienta i percorsi
economici (es. fare una infrastruttura, una normativa ambientale, do una autorizzazione).
Le regole non affrontano ogni singola situazione, ma non sono nemmeno troppo generali da
non influenzare.
La gerarchia delle nostre policy è prima politica economica, e poi politica industriale, ma le
prime impattano non sulla produzione di beni reali ma sui mercati finanziari e ai
macroaggregati di sintesi; il controllo su di essi mi permette di avere il controllo sui mercati
reali.
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Essendo i mercati finanziari guidati dal vizio privato e pubbliche virtù, l'economia politica è
diventata monetaria.
Raggiungere gli obiettivi macroeconomici fa sì che tutto il resto funzioni, e su questo bisogna
riflettere: per Phelps il primo fallimento di un mercato perfettamente concorrenziale è
l’incertezza.
PEr capire i fallimenti di mercato simmetria e asimmetria in ambiente certo.
Simmetria in Cournot, perchè l’obiettivo sarebbe avere agenti economici intraprendenti che
quindi cercano il massimo vantaggio, e perciò c’è bisogno di un ambiente stabile, altrimenti
sbaglio per definizione; se c’è asimmetria, uno più grande ottiene vantaggio sugli altri.
e deve esserci certezza (Knight) perchè l'uomo non ha strumenti per agire e comprendere la
realtà; il mondo socio-economico non funziona come il sistema solare.
Non vuol dire che gli uomini non operino nella realtà, ma spesso qualcuno ha successo
perché ha fattore c (culo).
Alchian parte da incertezza nel 1950 (LEGGI ARTICOLO). Cita un matematico che parla di
incertezza, e dice che nulla si può massimizzare; per lui le teorie neoclassiche sono valide
ma in un ambiente evolutivo, in cui ogni mercato è visto come un ecosistema dove prevale il
migliore, chi consegue un profitto relativo migliore degli altri (e non il profitto massimo,
perchè nemmeno lo sa calcolare).
Alchian sostiene che l’economista deve osservare l’impresa e vedere le caratteristiche di chi
ha successo, e se sono legittime.
Poi segue il processo di imitazione, e il profitto si riduce fino a azzerarsi, e si riforma quando
qualcuno innova. L’innovazione nasce da un errore nel processo di imitazione e
l’innovazione voluta spesso porta al fallimento.
L’innovazione per i neoclassici è shock esogeno, cioè traslazione verso il basso della curva
di produzione di lungo periodo (Schumpeter, l’unica innovazione è quella di processo e non
di prodotto).
Non c’è spazio di qualcosa di nuovo.
CONCORRENZA PERFETTA NELLA VERSIONE DI COURNOT, BERTRAND, HAYEK,
ALCHIAN.
In questo contesto di concorrenza perfetta c’è un fallimento che sono i beni pubblici; tutto ciò
che serve per produrre un bene si traduce in un costo, legato al prezzo, che devono
coincidere in un mercato perfettamente concorrenziale; i beni sono rivali ed escludibili se
privati, ma alcuni beni non possono essere esclusi nella loro fruizione e alcuni nemmeno
sono rivali. (ad esempio un film al cinema, se lo vedo io lo possono vedere pure gli altri,
sebbene io possa escludere perchè se uno non paga non entra.)
Dal bene pubblico non si può essere esclusi nè è rivale di alcuno; non può essere prodotto
in un mercato perfettamente concorrenziale.
La curva di produzione in PC è una curva di inviluppo, che rappresenta una tecnologia e
dentro ci sono tutte le tecniche. Rappresenta il costo medio di lungo periodo.
E’ una parabola, Y = ax2 + bx + c, che inviluppa tutte le parabole di breve periodo, e le
tangenti alla inviluppo sono le più efficienti per quella quantità, finchè non si arriva al punto di
minimo, dove il costo marginale è uguale al ricavo marginale
Per cournot, il costo medio che diminuisce sempre , cresce pian piano perchè l’impresa è
limitata dal dimensionamento: il costo medio dopo il minimo sale perchè magari si pagano gli
straordinari, ecc.
Il costo marginale attraversa la funzione di medio nel minimo.
Qui c’è l’equilibrio economico generale, dove si incrociano LRAC, SRAC, MC.
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Ma come devono essere fatte le curve? Come deve essere fatta la curva di costo totale;
cosa non deve avere che invece abbiamo detto prima essere il punto di partenza in
Cournot?
La funzione di costo totale è di terzo grado ax3 bx2 cx d ma d è un costo fisso e non posso
averlo altrimenti ho due si crea un ramo di iperbole e una costante k che non crea il costo
medio.
La necessità di rappresentare matematicamente tutto ha levato i costi fissi, ma se uno è
vincolato nel breve ha costi fissi.
Il problema enorme per cournot sono i costi fissi, che sono un problema anche nella
rappresentazione alla bertrand, dove c’è impresa perchè c'è concorrenza di prezzo; per
Edgeworth non devono esserci costi fissi.
La capacità produttiva deve aprirsi e spegnersi.
In presenza di costi fissi, io recupero solo i variabili se P=MC anche questo è un problema.
13/03
Il tema dei fallimenti di mercato è fondamentale seppur stringato nel libro.
L’economia industriale si muove sui fallimenti di un mercato perfettamente concorrenziale.
E’ una situazione in cui non si verificano alcune ipotesi, che tuttavia non sono chiarissime
agli economisti: per orientarci facciamo riferimento alla simmetria, perchè siamo di fronte a
situazioni non simmetriche, termine che nasce da Cournot.
Se gli agenti sono simmetrici, seppur liberi, il conflitto è risolto quasi subito; perchè ci siano,
è fondamentale che ogni elemento che determina la decisione sia compreso nel prezzo, non
posso avere un ulteriore parametro.
Se non vi è un indicatore unico ma più parametri è impossibile capire cosa genera
massimizzazione; tutta la confusione viene risolta nel momento in cui si individua un prezzo,
perchè confronta gli esiti legati a delle soluzioni su una scala di preferenze.
In tutte le situazioni senza un solo indicatore siamo in situazioni dove il mercato non è
perfettamente concorrenziale; ci sono situazioni riguardo beni come quelli pubblici che non
fanno riferimento al prezzo, e gestione di decisioni (vedi trasmissione di informazioni) che va
affrontato con categorie concettuali non proprie dei mercati perfettamente concorrenziali.
La funzione di costo, che è compatibile con una di mercato perfettamente concorrenziale,
non ha costi fissi: una funzione che li ha diventa incompatibile con questo mercato, è un
costo asintotico verso le ascisse, non è compatibile con la regola marginalista perchè non si
può fissare il prezzo al costo marginale: c’è un fallimento di mercato.
Il tema dell’incertezza viene posto cent’anni fa da Night, e il compito della teoria economica
è ridurla; se rappresenta la caratteristica del nostro sistema siamo in una incertezza
concettuale, come oggi.
La funzione di costo medio di lungo periodo non può avere costi fissi altrimenti non è una
parabola, e ci crea un problema perchè non abbiamo una funzione di offerta ascendente che
si può avere solo in mercato perfettamente concorrenziale, ma questo non emerge dalla
teoria, si ha solo se i prezzi dei fattori produttivi sono dati.
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Per questo l’offerta di breve se non siamo in PC non esiste, inoltre l’economia non
comprende perchè si arrivi a una di costo medio di lungo periodo perchè è legata a fattori
esterni, solo su di essa troviamo combinazioni di breve periodo che sono tutte le soluzioni.
Robbins (1932 LSE) critica Marshall mentre si affermava Keynes, perchè per lui
l’economista deve occuparsi di rappresentare in maniera formale fenomeni astratti e non
l’economia reale.
La teoria dei giochi serve a eliminare la seconda ipotesi affinché possiamo massimizzare,
deve essere un contesto parametrico e non strategico: questo è quello che appare in
Cournot, dove uno si comporta come l’altro e proietta negli altri il proprio comportamento.
E’ il modo per gestire più attori in un determinato mercato; l’oligopolio è una situazione in
cui l’impresa non vede la propria funzione di domanda e opera con congetture sull’operato
delle altre imprese.
Non c’erano imprese che producevano beni durevoli, quindi beni con tanti componenti e con
più cicli di consumo, l’economia nasce pensando che il prodotto che nasce dall'industria
tessile viene consumato subito, ma quando nascono beni prodotti in serie durevoli quella
teoria economica mal si adatta.
Sono componenti venuti da industrie molto diversi tra loro, questo lo vediamo in un capo
tessile stesso.
il mercato non esiste in natura, e perciò a seconda delle condizioni che si hanno esso
assume forme diverse.
Vengono promulgate le leggi antitrust che intervengono sul funzionamento dei mercati, e per
questo vanno definiti: quanto più andiamo verso prodotti generati da industrie con tecnologie
differenti, tanto più la situazione per l’impresa diventa incerta, e qui entriamo in oligopolio
dove si congettura su cosa accadrà e su come operano gli altri: l’impresa non elimina
l'incertezza, la gestisce.
L’attività di impresa è pericolosa e il fallimento in un mercato è fisiologico.
Per Night c’è il giudizio sintetico a priori (indovinare la faccia di un dado), poi un tentativo
mediante la probabilità statistica che non va perchè l’uomo non ha una struttura logica tale
per approcciare un problema tale in uno scenario sociale.
Oggi siamo in una situazione di oligopolio, ma se non esiste un mercato in natura faccio
difficoltà a fare una funzione di domanda e tutte le imprese la interpretano in modo diverso.
Uno dei filoni dell'oligopolio è legato alla teoria dei giochi, ma è fuorviante perchè si applica
solo in un contesto neoclassico; tutte le situazioni in cui la funzione di domanda è inclinata
negativamente c’è un potere monopolistico, e le risorse non sono allocate perfettamente
(indice di lerner); se c’è questo potere non siamo in concorrenza perfetta.
Bertrand dice che se gli imprenditori si fanno concorrenza sul prezzo, egli guarda al mercato
dove se fa un prezzo un po’ più basso si porta via tutto: se sono in due alla fine se questo è
il movente comportamentale, allora P=MC.
In questa situazione per Hedgeworth, Bertrand non basta perchè nella mente dei due
imprenditori ci devi mettere la possibilità che l’impresa possa fornire praticamente tutto il
mercato: se si rendono conto che per fornire più del monopolio devono investire, sono
vincolati da costi fissi e si torna a Cournot; la semplificazione di Cournot è che l’imprenditore
è talmente piccolo che quel dimensionamento non influenza il mercato e la sua funzione di
domanda.
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Sarà risolto questo problema da Baumol, Panzar e Willig o non so chi 99 anni dopo,
generalizzando anche al monopolio, dove anche il monopolista pratica P=MC e il mercato è
contendibile.
Un mercato contendibile è un mercato in cui anche con solo una impresa non è possibile per
essa praticare un prezzo diverso dal costo marginale, e si realizza il principio allocativo della
teoria neoclassica; come fanno i tre a dimostrare questo?
Arrivano a questa soluzione considerando la concorrenza potenziale, in cui le imprese fanno
ipotesi non solo su cosa fanno i concorrenti effettivamente presenti, ma anche pensando a
quello che potrebbero fare le imprese che potrebbero entrare in quel mercato; mentre in
precedenza si rifetterva solo sulle imprese effettivamente presenti sul mercato.
Parlando di concorrenza potenziale esco dal paradigma, creo dei problemi analitici completi
(tempo storico e non dinamico).
Altrimenti è impossibile spiegare come è possibile che un monopolista pratica un prezzo che
non gli fa fare profitto; va messa in conto la concorrenza potenziale, oltre a quella hit and
run (mordi e fuggi).
Come si può giustificare il fatto che l'impresa presente monopolista non crea profitto: se è
possibile un’entrata, l'impresa incumbent presente deve considerare i tempi di entrata e di
uscita, e li deve confrontare coi tempi di gestione della struttura di quello che potrebbe
entrare.
La mordi e fuggi deve avere delle caratteristiche ben particolari affinché essa non rischi
nemmeno di guadagnare: nel mondo reale uno applica P>MC, poi semmai si adegua alla
concorrenza; noi dobbiamo vedere la velocità di reazione della incumbent rispetto alla
concorrente.
Tutti i costi possono essere recuperati in un certo intervallo temporale: la incumbent
considera i tempi in cui è in grado di recuperare i propri costi e li deve confrontare col tempo
che impiega l'impresa che entra nel mercato per recuperare i propri.
Perchè l'incumbent pratichi p=mc il tempo che l’impresa impiega a recuperare i costi deve
essere inferiore rispetto al tempo che la concorrente impiega a uscire a costo zero.
Quello che sta dentro deve avere chiari gli elementi ed essere convinto che il tempo che
impiega quello lì che abbassa il prezzo e che gli frega tutto il mercato lo costringe ad
abbassare il prezzo.
Il concorrente (su un bene che è ovviamente omogeneo e non c’è differenziazione ma solo
strategia di prezzo, quindi un inquadramento neoclassico) pratica un prezzo più basso, porta
via tutto il mercato e prima che l'incumbent reagisca esce a costo zero: se si verifica ciò è
hit and run, nemmeno ci si accorge di questa e i tempi di reazione per adeguare il prezzo
sono troppo lunghi, perchè l'altro è già uscito.
Questa è la teoria del mercato contendibile, che in realtà non esiste: è asimmetrico, perchè
quello che entra è più lento di chi c’è già e il fatto è pure poco intuitivo dal momento che chi
è già dentro è più lento.
La nostra è un'economia di specializzazione, quando la produttività media dei fattori è molto
elevata se ritengo che la funzione di domanda debba essere rappresentata da uomini liberi.
L’economia industriale si deve confrontare coi fallimenti di mercato e con la realtà, che
genera situazioni instabili.
14/03
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Da 1.8 a 1.12 il libro porta a riflettere su problemi relativi all’economia a prescindere dalla
teoria.
Un sistema entra in conflitto nel momento in cui la funzione di specializzazione non è legata
al sistema di distribuzione del reddito: in una economia di spec. posso produrre tutto e a
quelli che sono la domanda devo dare qualcosa: oggi possiamo fare qualsiasi cosa ma la
distribuzione del reddito non è coerente e quindi non assorbiamo quello che produciamo.
La distribuzione diseguale deve rappresentare un incentivo, ma non deve essere troppo
ampia; la produttività non si misura in termini reali ma monetari, essa aumenta se produco
qualcosa che vendo al prezzo più alto.
non si genera conflitto se quel salario segue la funzione, e quindi sorbo quello che produco,
oppure se la funzione non permette di assorbire, il sistema si riorienta su prodotti di
sussistenza e di rendita; se non è così sto sopra pagando qualcuno e quindi vive di rendita,
derivante dall’esercizio del potere.
Sotto Remunero alcuni non perchè c’è una remunerazione naturale, ma perchè essa la
definisco sulla base del fatto che non riesco a vendere ciò che produco.
Andare a leggere Eccles FD Roosevelt.
Il New Deal non è ispirato a Keynes, perchè si incontrarono ma non ottennero nulla, Eccles
per entrare alla FED (e lui sarà a influenzare) pretende che sia spostata a New York quindi
vicino a Wall Street; il problema di gestione della moneta è politico e non tecnico, e lui vuole
stare vicino al cuore politico.
E’ la politica che per lui deve fissare gli obiettivi, poi la sua istituzione da indipendente
agisce.
L’altra possibilità che ho per non soccombere è produrre beni per l'export, così si assorbe
tutto: ma così si modifica la propria traiettoria culturale e si diventa produttori per conto terzi.
L’Italia nella catena del valore globale non controlla nulla, è solo una parte di un processo e
non controlla il mercato perchè non ha le platform company.
Il capitalismo anglosassone (4.3) perchè il titolo è sbagliato?
Si parla di un modello squisitamente statunitense, perchè essi usano questo sistema di
finanziamento delle attività di specializzazione (le società a responsabilità limitata) tra il 1899
e il 1914 che funziona in quel contesto: economia in forte sviluppo, territori ampi, espansione
in un territorio non antropico.
Dietro il modello renano c’è l’unità tedesca: l’unico popolo che ha senso di popolo è quello,
ed è il senso di appartenenza a dare forza a un modello di capitalismo (nipponico, renano,
statunitense).
Le corporation crescono e sono totalmente diverse dalla concorrenza atomistica della teoria:
poi si avviano una serie di fusioni come quelle Standard Oil e e US Steel.
Se tu limiti la responsabilità e non commetti reati, il costo del fallimento è coperto dalla
società, sono gli stakeholder a rimetterci: la società non era a responsabilità limitata.
Un senso di appartenenza molto forte e la borsa valori, che permette di raccogliere il
risparmio di tanti, e quotazione della società anonima con determinate regole, nonché
management professionale: queste le caratteristiche del cap. statunitense.
Dopo il Clayton Act le Trade Unions che controllano i fondi pensione che investono nelle
stesse aziende in cui il lavoratore è assunto; il rendimento garantito scontava non solo l'utile,
ma anche l’incremento in conto capitale dell’azione: questo necessita una Borsa che la
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faccia da padrone, e che quindi attragga capitali dal mondo, per far sì che non cada il valore
di essa e con essa le quotate.
Il senso di appartenenza è quindi fondamentale. Così come l’incremento in conto capitale:
questo modello non è quindi replicabile altrove, poichè Milano crolla quando crolla Wall
Street. (Abbiamo anticipato argomenti.)
Tornare a determinare il prezzo del lavoro su base individuale crea una catastrofe, per un
paese manifatturiero questo può essere grave.
Noi siamo un Paese manifatturiero tra i più grandi al mondo pur non contando nulla a livello
mondiale e questo è un grosso vulnus.
Il secondo ordine di problemi è la capacità degli individui di badare a se stessi: sono i
tedeschi a partire per primi; il riferimento è a Bismarck (segui libro).
Poi seguono gli inglesi, che diventano un sistema socialdemocratico subito dopo la seconda
guerra mondiale (Attlee).
Il welfare è un sistema che garantisce la parità di opportunità: in esso vi sono tutti quegli
elementi che permettono a una comunità di essere resiliente e sopravvivere nel tempo, ma
per questo c’è bisogno di una comunità pubblica sempre più importante del tempo: gli Stati
sono i motori economici più importanti del mondo, in USA esso vale il 35% del PIL.
Un'economia liberale deve accettare l’esistenza dello stato perchè Smith vedea la vecchia
burocrazia monarchica che prevaricava il singolo, il povero; Roosevelt ne vede una che ha
senso delle istituzioni e competenza, deve guidare le imprese ma non dire cosa devono fare
perchè non è una economia pianificata, e intervenire in tutte le aree dove si ravvisano
problemi.
Tenere a prezzo basso il mercato edilizio entra nel welfare, perchè offrendo edilizia a prezzo
determinato nel mercato privato il prezzo non può salire più di tanto: se una comunità deve
pagare un affitto poi restano meno soldi per un assorbimento dei prodotti creati da una
economia di specializzazione.
Passo di Hayek dal libro. Smith è ottimista, non Ricardo e Malthus; welfare di comunità, dal
momento che la società si disgrega. Hayek scrive sul reddito tra le due guerre. Egli vede lo
Stato come creatore di problemi, e per realizzare il risultato di abbatterlo ci posso riuscire
solo facendolo progressivamente, cioè con una serie di regolazioni sovranazionali che tutti
apparentemente condividono, e imploderanno. Non posso distruggere gli stati ma posso
convincere a cedere progressivamente sovranità.
Spencer, leggere su cosa fare della vedova e dell’orfano, evoluzionismo delle scienze sociali
come Alchian per l’economia.
C’è un ribaltamento, il reddito minimo diventa al mercato un segnale, ognuno di noi contratta
nel luogo in cui il proprio merito viene remunerato di più del reddito; il limite all’applicazione
delle conoscenze per Smith è il mercato.
Finalità della tassazione: nasce per finanziare beni pubblici ma non ha finalità distributive,
ma ci si accorge di quello che segna la hayek, cioè che molti perdono e pochi vincono.
La tassazione che è un prelievo coattivo che deve essere minore possibile, altrimenti si
disincentiva il lavoro. Dovremo interrogarci su cosa è bene pubblico oggi, noi pensiamo a
una infrastruttura.
Poi dopo diventa modo di ridistribuire il reddito e per via progressiva con la tassazione
appiano le diseguaglianze.
15/03
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Parte 1-2-3 la 3 anche se non la facciamo.
Finalità della tassazione; nonostante quanto promesso da Adam Smith l’economia di
mercato crea disuguaglianze e non produce beni come quelli pubblici: è un bene che non è
rivale nè escludibilità nel consumo, poi ci sono una serie di beni pubblici escludibili ma non
rivali e viceversa.
Il tema del reddito emerge nel dibattito scientifico un po' degli Stati Uniti 1914 e dopo la crisi
del 1929; nessuno si è mai occupato di riflettere sulla redistribuzione, nè sulla possibile
instabilità del sistema a seguito di una distribuzione del valore troppo ineguale; negli USA la
crisi è legata al fatto che la formula distributiva non era legata alla formula di
specializzazione; la crisi del 29 amplifica una crisi che si trascinava dal primo conflitto
mondiale, la Germania che era Paese trainante come dice Keynes era in una situazione di
crisi profonda, così come l’Italia.
Il tema della distribuzione comincia a emergere dopo la seconda Guerra mondiale.
Il tema della tassazione come strumento per redistribuire e rimettere in equilibrio quegli
squilibri strutturali.
C’è una forma di tassazione legata al prelievo coattivo legata al welfare e alla spesa
previdenziale, per evitare che in ognuno di noi prevale l’individualismo da cicala, così che
molti di noi potranno continuare a spendere anche dopo; così è anche il TFR.
La flat tax è progressiva se coloro che guadagnano di più e di meno hanno accesso ai
medesimi servizi; al progressività non è legata all’aliquota.
Chi usa paga: chi usa un bene pubblico lo paga e questo ha il fine di usare il meno possibile
il bene pubblico; la scelta della quota parte per coprire i costi di un servizio pubblico (es. alta
velocità) è di politica industriale, perchè influenzano i mercati ; un’attività infrastrutturale è
qualcosa che genera una struttura; poichè la caratteristica di una struttura è quella di
generare un risultato superiore, combinare le parti insieme più di quanto produrrebbero se
fossero disgiunte.
L’utilizzo del termine infrastruttura legato alla superadditività è quindi legato al bene pubblico
in ragione di quello generano, per questo è una scelta di politica industriale fondamentale;
quando io privatizzo lo faccio perchè penso che queste attività private generi la pubblica
virtù a fronte di una inefficienza del ruolo pubblico .
Il tema del pubblico è quanta parte del costo è a carico della fiscalità generale e quanto
invece è legato alle tariffe e a chi usa paga.
Per Sherman i grandi monopoli che si formavano minavano la base democratica che
caratterizzava quel Paese che offre parità di opportunità; quando si scatena la prima ondata
di fusioni con Standard Oil si emana una normativa anti-monopolio con un obiettivo politico,
cioè salvaguardare il piccolo imprenditore e il consumatore dal potere monopolista.
Noi quindi abbiamo l’idea di concorrenza costitutiva e strumentale.
Si parla della prima quando una normativa antitrust tutela la concorrenza come bene
fondamentale e costitutivo, la concorrenza è una modalità di intendere la democrazia non
mi interessa valutare gli effetti di situazioni non concorrenziali, non è possibile sostenere che
riguardo l’efficienza produttiva di un monopolio è migliore.
La concorrenza costitutiva vuole il numero di concorrenti più alto possibile; quella funzionale
mira ai rapporti tra imprese come strumento per ottenere un risultato economico, non è un
valore in sé, è funzione. Qual è il risultato bisogna capirlo.
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Se è un reato è molto più efficace contrastare il trust. Dal 1890 non cambia molto; cambiano
i contesti non le norme.
Trattato di nizza condannare ogni comportamento che va a ridurre le libertà di movimento
nell’Unione (strumentale), viene condannata l’intesa quasi sempre per sé mentre la
posizione dominante viene sanzionata in caso di abuso. Va definito il mercato rilevante, per
definire poi le quote di mercato: una dominante è legata al fatto che una o più imprese
abbiano una posizione dominante, che dipende dal mercato, generalmente oltre il 30-40%.
Il tema delle situazioni problematiche della realtà attraversano l’approccio classico e
neoclassico.
Concorrenza perfetta è ipotesi, non tesi; il tema della instabilità spunta con Keynes.
Due elementi di Keynes, il punto è la legge di Say che le attacca, ed è un po’ quello che dice
Smith
20/03
Struttura condotta e performance.
Nella struttura ci poniamo domande su quali condizioni si presentino sul mercato.
Tecnologia, numero di concorrenti, barriere all’entrata...potremmo avere un monopolio
naturale dove la struttura di costo fa sì che sia conveniente avere un solo attore economico;
questa industria può magari essere spacchettata da una autorità antitrust, per modificare sia
la struttura che la performance.
Ma se intervenendo in un monopolio naturale avrei efficienza minore, il soggetto regolatore
può influire mediante autorità preposte.
Dagli anni ‘90 si sono modificati i rapporti tra i soggetti economici e lo stato regolatore,
mentre prima lo stato interveniva fissando tariffe e prezzi cercando di determinare i
comportamenti degli agenti economici. Dopo la privatizzazione ci sono forme di regolazione
indipendenti.
Non essendoci altri concorrenti, bisogna evitare che il soggetto monopolista si appropri di
tutto il surplus o riduca la quantità offerta escludendo qualcuno dal servizio offerto.
Ma cosa accade se sono io a fissare il prezzo del servizio e il costo marginale, avendo la
capacità di poter verificare che il prezzo viene applicato effettivamente e sappia riconoscere
il costo marginale? Dovrei individuare un livello di quantità dove curava di costo marginale e
curva di domanda si intersecano.
Devo essere consapevole che sto costituendo una situazione per cui questa impresa è
sempre in perdita, perchè l’impresa applica un prezzo sotto il costo medio di lungo periodo.
Quindi bisogna riflettere se date queste condizioni bisogna sussidiare l’impresa oppure
intervenire su una forma di tutela di questo prezzo che non sia di concorrenza perfetta ma
che consenta di coprire i costi e alzare leggermenti il prezzo (second-best, supponendo che
abbiamo il vincolo di pareggio di bilancio).
La concorrenza perfetta presenta, dal lato dell’offerta, n pari a infinito, simmetria
(contrariamente a quanto dice Knight), completezza (Alchian, impossibile massimizzare se
non ci sono informazioni complete), libertà di entrata, bene prodotto omogeneo,
massimizzazione (con riferimento a Simon, che lo mette in dubbio dicendo che in situazione
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di razionalità limitata e non piena capacità computazionale di soggetti non onniscienti è
difficile massimizzare), assenza di costi di transazione.
Dal lato della domanda c’è l’idea di come funziona la curva di domanda, con agenti che in
teoria massimizzano la loro utilità su una curva inclinata negativamente, determinata
dall’utilità marginale decrescente. La curva si sposta al variare del reddito.
Per avere ciò si deve però avere che gli agenti operino razionalmente, che il reddito venga
interamente speso, che le preferenze siano stabili nel tempo e quindi indipendenti, non
influenzabili nel tempo.
Stiamo anche supponendo il funzionamento che presenta una relazione univoca tra prezzo
quantità e reddito. Se aumenta il prezzo diminuisce al quantità e viceversa, se aumenta il
reddito spostiamo in alto la curva.
Ma se le preferenze sono stabili, perchè dovrebbero esistere influenze; se il prezzo aumenta
vertiginosamente la curva di domanda resta come descritta normalmente? Comprare
d'impulso capita spesso.
Marris mette in discussione la rappresentazione neoclassica della domanda: quando esce
un nuovo iPhone questa funzione di domanda non è di certo rappresentabile. Divide il
mondo in due tipologie di soggetti: pionieri e pecore, distinti per ogni tipologia di prodotto. I
primi si lanciano subito all’acquisto del prodotto, e a seconda della compatibilità col loro
livello di reddito sono lanciati naturalmente nel tentare di acquistare quel prodotto; hanno
una domanda sostanzialmente anelastica, perchè l’importante è per loro avere reddito
sufficiente all’acquisto, e consumano subito, testando il prodotto.
Le pecore, per essere stimolate all'acquisto dell’ultimo modello tecnologico devono prima
vedere l’esperienza d'acquisto e di uso degli altri (pionieri) che hanno acquistato il prodotto.
Contatto socio-economico all’interno della popolazione garantisce la diffusione del consumo
del bene.
Quando due persone hanno caratteristiche diverse, vivono lontane e hanno difficoltà di
interagire abbiamo dei livelli di segmentazione di questa popolazione di mercato che
possono essere una barriera all’ingresso in un mercato che dovrebbe essere caratterizzato
da pionieri; sarà difficile saturare velocenmente un mercato nel momento in cui c’è il lancio
di un nuovo prodotto.
E’ una curva che a diversi stadi del tempo, quindi diacronica, ha diversa domanda.
Viene Lanciato un nuovo benne e pionieri e pecore hanno determinati livelli di reddito, dove i
primi a provarci sono i pionieri, e progressivamente entrano in contatto con le pecore,
stimolando all’acquisto, con una crescita della curva di domanda finché il mercato non è
saturo e si arriva al massimo della domanda per un nuovo prodotto.
La curva di domanda ha caratteristiche diverse da quella neoclassica e ha una forma a S.
(domanda dei beni durevoli e aspettative sul reddito?).
21/03
Teoria economica della produzione e funzioni di costo. Capitolo 6
Funzione di produzione nel lungo periodo.
Sarebbe crescente con una intensità poi decrescente, come a s: si disegna in questo modo
perché la produttività marginale è decrescente da un certo punto in poi, finchè la produzione
arriva a un massimo e l’incremento del fattore produttivo porta a una diminuzione del
prodotto totale; il punto di massimo della produzione è il confine della regione di produzione.
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Noi abbiamo una funzione y=f(x), e facciamo delle ipotesi sulla derivata prima f(x) dx; c’è
l’effetto di congestione ma dal punto di vista teorico non regge perchè raddoppiando fattori
produttivi io raddoppio il prodotto in maniera costante.
Lo stesso avviene per gli isoquanti, convessi e decrescenti, ma perchè sono così? Per quale
ipotesi?
Questa ipotesi si adotta molto di più perchè è indispensabile e non realistica, e attorno a
questo fenomeno si snoda la divisione nella visione teorica e realistica della produzione
nell’economia industriale.
PEr ora accettiamo che la produzione possa essere descritta da una funzione matematica
crescente che ha un punto di flesso e poi decresce.
Possiamo avere rendimenti di scala crescenti, decrescenti e costanti con questa funzione?
Le funzioni di costo non possono che essere obbligate, non possono che essere come le
abbiamo viste.
Disegnamo isoquanti e isocosti, coi rispettivi punti di ottimo (tangenza) e in un grafico a
fianco parallelamente trasporto i costi per ogni livello di spesa: si crea una funzione
crescente del costo totale di spesa, costo che sostengo per produrre diversi livelli in
efficienza tecnico-economica (perchè uso fattori produttivi al minimo dei costi).
Trovata la funzione del costo totale, se divido fratto q trovo la funzione del costo medio, che
è fissato automaticamente al fissare di quella di costo totale.
La curva di costo marginale sta sotto la curva di costo medio fino al punto di minimo e poi si
trova dopo di essa dopo quel punto.
Il fatto che il costo totale, marginale, medio, abbiano una forma obbligata lo vediamo da altri
esempi.
Ammettiamo di avere una funzione di produzione con un solo fattore che ha la forma
canonica di produzione: la produttività media è uguale a l prodotto diviso la quantità del
fattore impiegato, mentre la produttività marginale è la derivata prima della funzione di
produzione.
Il prodotto medio ha una forma a cupola, cresce, ha un massimo, poi decresce; il prodotto
marginale sta al di sopra del medio oltre il massimo e dopo esso va sotto.
Se stabiliamo una funzione di produzione, le funzioni medie e marginali sono determinate,
obbligate, sono per forza quelle.
L’inverso della produzione media è la quantità media di fattore per produrre una unità di
prodotto: se lo moltiplico per il prezzo, ottengo il costo di produzione; conosco il prezzo,
perchè nella teoria si assume che il prezzo sia dato, noto e non cambia.
L'inverso del prodotto marginale è la quantità di fattore che mi serve per avere una unità di
prodotto in più , e se la moltiplico per il prezzo del fattore ottengo il costo marginale.
Ergo anche queste hanno una forma predeterminata, non ci sono margini di discrezionalità:
se vogliamo che queste curve di costo abbiano un percorso diverso dobbiamo modificare la
funzione di produzione.
La forma della funzione di costo dipende dalla forma della funzione di produzione, e l’unico
caso in cui essa può cambiare indipendentemente dalla funzione di produzione qual è?
Il libro la anticipa, è quando cambia il prezzo dei fattori produttivi, perchè magari una grande
azienda sul mercato paga meno perchè ha una economia pecuniaria di scala.
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Questo contesto decisionale è di lungo periodo perchè non ci sono costi fissi e l'imprenditore
può trovare all’interno di tutte le combinazioni possibili per la produzione, al contrario del
breve periodo dove almeno un fattore produttivo è fisso; in gergo è l’impianto, una struttura
fisica fissa. Il costo fisso ha la forma di un ramo di iperbole equilatera.
Se nell’analisi compare il costo fisso, allora compare anche l’analisi di un costo fisso, che è
pari al costo fratto le unità prodotte. F=x2*w2.
Una volta costruito l’impianto, più si aumenta la quantità prodotta più è la competitività
perchè l’impatto del costo è basso.
Ora ha senso il fatto dell’ingorgo, perchè ci sono fabbriche/impianti fissi nei quali la quantità
di lavoro non può aumentare all’infinito e così la produttività: i rendimenti devono essere
decrescenti.
Abbiamo l’ipotesi di rendimenti marginali decrescenti e di scala decrescenti: nel primo caso
stiamo parlando della funzione di produzione di breve periodo, dove abbiamo un impianto
dato in cui l’utilizzo è spinto fino al margine e la produzione tende a arrivare a un
massimo.4Se aumento contemporaneamente la dimensione della fabbrica e la quantità del
fattore lavoro sfruttando tutto ottimamente la produzione arriva comunque a un massimo.
(lungo periodo).
Aumentando la scala all’infinito non si può produrre all’infinito: rendimenti di scala
decrescenti, si cresce meno che proporzionalmente.
Unendo il costo medio fisso e variabile ho una curva di costo medio totale di breve periodo:
avvicinandosi all’origine degli assi prevale il costo fisso, mentre al crescere di q esso diventa
trascurabile e la funzione si avvicina a quella di costo variabile.
Queste forme dipendono dall’ipotesi dei rendimenti marginali, prima crescenti e poi
decrescenti.
Fabbriche più grandi hanno un costo minore rispetto a alcune più piccole: se sfrutto tutta la
capacità produttiva è evidente poichè il costo fisso si ripartisce su una dimensione maggiore.
22/03
Stabiliamo che la funzione di produzione debba essere e caratterizzata da rendimenti prima
crescenti e poi decrescenti: si genera una forma di produzione a S e con funzioni di costo a
U.
Il tratto decrescente è quello che fa riferimento a rendimenti crescenti di scala, mentre il
ramo crescente dei costi medi fa riferimento all’ipotesi di rendimenti decrescenti di scala.
Ci sono economie di scala nel primo tratto dei costi, diseconomie nella parte destra nella
curava, e nel punto di minimo vi è la dimensione ottima minima, dove la curva di costo di
breve è tangente a quella di lungo nel suo minimo.
Ci sono una serie di determinanti compatibili col modello, come le economie tecniche e
un’altra serie di ragioni che vengono utilizzate per giustificare che gli impianti grandi hanno
vantaggi di costo rispetto ai più piccoli, anche se queste ragioni non trovano perfettamente
posto nel modello, e quindi vengono separate: Sono le economie monetarie, dinamiche di
scala (economie di apprendimento tra le più importanti), economie esterne.
Impianti più grandi, per ragioni tecnologiche, riescono a avere un consumo
proporzionalmente più ridotto dei fattori produttivi variabili; la seconda ragione è che il costo
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che si sostiene per la costruzione di un impianto più grande cresce meno che
proporzionalmente rispetto all’incremento della capacità produttiva.
Succede per ragioni fisiche, tecnologiche, e l’unico limite a questo è la nostra capacità
tecnologica di costruire impianti più grandi.
Costruire un forno dipende dall’acciaio che si usa e dal materiale refrattario: il costo dipende
dalla superficie del forno ma la produzione dal volume, quindi crescendo la superficie meno
che proporzionalmente del volume i costi crescono meno velocemente dei ricavi.
Economie monetarie: le imprese più grandi sfruttano prezzi più bassi contro le piccole per le
forniture, e questo non trova spazio nella teoria che ipotizza prezzi dei fattori fissi, dati.
Economie dinamiche: la produzione avviene nel tempo, le economie di apprendimento tanto
più è lunga la vita dell’impianto tanto più il miglioramento dei processi interni prosegue e
tanto più i costi diminuiscono, e la quantità prodotta cresce.
In condizioni ottimali il costo decresce con la quantità di produzione cumulata dell’impianto.
(circoli della qualità degli operai Honda per esempio).
Economie esterne: l’idea è che quando i processi produtti vi si svolgono in una comunità, le
competenze per attuare questi processi si diffondono all’interno della comunità, e quindi in
alcuni ambienti circostanti la fabbrica si affermano competenze che fanno sì che nel lavoro
di fabbrica ci sia qualità più alta, migliore efficienza, e tutto ciò dipende dall'organizzazione
del sistema economico attorno alla produzione; questo fattore attrae investitori che vogliono
produrre in quel territorio.
Il libro nomina le economie di varietà che sono risparmi di costo quando l'impresa produce
insieme due o più prodotti differenti, e succede in tanti casi, soprattutto quando esiste un
fattore disponibile in misura fissa che non trova completa utilizzazione nella produzione di
un solo bene: possono essere fattori produttivi materiali, ma spesso sono immateriali come
le competenze. (es. macchina del caffè che fa anche cappuccino così da avere una sola
macchina che non consuma quanto due differenti, e che intercetta molta domanda).
Indici di concentrazione: gli oligopolisti in Cournot usano come variabile strategica la
quantità nella produzione di un bene omogeneo: in Cournot si produce circa un terzo a testa
della quantità che si produrrebbe con un prezzo concorrenziale, prezzo pari al costo medio
minimo.
E il monopolista? Esso produce esattamente la metà. Se sono tre , produrranno tre quarti,
se quattro produrranno quattro quinti, e via dicendo.
La singola impresa se sono due produce â…“, se tre ¼, con imprese tendenti a infinito
producono 1/infinito.
Joan Robinson diceva che questa è la ragione per cui si usa l’espressione concorrenza
perfetta, che non significa senza difetti, ma perfetta significa compiuta, cioè lo stato a cui
tende il mercato quando tutta l’interazione competitiva si è compiuta e tutte le imprese fanno
la stessa scelta ma in maniera separata l’una dall’altra.
Il termine perfetta è simile a quello del diritto, quando affermiamo che un contratto è perfetto
(dunque compiuto).
Quando aumenta il numero dei produttori, diminuisce la perdita secca e aumenta la quantità
prodotta.
Esiste una relazione stretta tra la numerosità delle imprese e l’efficienza, e la numerosità va
preservata perchè è l’unica garanzia che il mercato produca risultati prossimi a quelli
concorrenziali: dal punto di vista empirico però le imprese non sono uguali.
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Come facciamo a stabilire che un mercato con imprese diverse assomiglia a uno
perfettamente concorrenziale? Per questo usiamo gli indici, che cercano di dare un giudizio
sintetico sulle quote di distribuzione del mercato ,erp federe quanto il mercato assomigli a
uno di distribuzione monopolistica.
Si usano prevalentemente il rapporto di concentrazione e il HHI.
Il primo è la somma delle quote di mercato delle prime n imprese, con n fissato in relazione
agli obiettivi che vogliamo perseguire.
Si crea la curva di concentrazione del settore: un indice facile da realizzare, molto rozzo.
Lo si usa per calcolare il peso delle più grandi, ed è usato dalle autorità garanti per
comprendere l’impatto di una fusione; avvia una istruttoria quando C4 supera il 40% (il peso
delle prime 4).
questo indice ha un piccolo problema, che dà risultati in base al numero di imprese prese in
considerazione.
HHI è la somamtoria dell’indice della quota di mercato delle imprese al quadrato: è molto
semplice, varia tra zero e uno, e facendo una somma al quadrato sto facendo una media
ponderata, avendo così una quota di mercato media, e la ponderazione è la quota stessa,
facendo pesare un po’ di più le più importanti; tanto più è vicina a 1, tanto più ci avviciniamo
a una situazione monopolistica.
Se faccio l’inverso dell’indice 1/HHI trovo quante imprese sono dominanti.
Se l’indice supera 0,2 dopo una fusione si apre un'istruttoria.
Se noi facciamo uno sviluppo formale di Cournot e andiamo a calcolare l’indice di lerner
(margine di profitto rapportato al prezzo) scopriamo che il Lerner di una industria è uguale
all’indice HHI diviso l’elasticità al prezzo:
tanto più il mercato è concentrato il mercato dunque tanto più il profitto cresce.
Questi sono indici di concentrazione assoluta, perchè prendo in considerazione tutte.
Se su un piano metto sull’asse x tutte le imprese ragiono sulla percentuale e non su quante
sono; sull’asse delle ordinate potrei mettere fino al 100% la quota cumulata delle imprese, e
trovo la quota cumulata che un punto sull’asse x (l’1%delle imprese) ha di mercato.
Le imprese si ordinano dalla più piccola alla più grande.
Tanto più grande è il rapporto tra uno spicchio e il rettangolo tanto più è monopolio.
Indice di Gini.
27/03
Sono state evidenziate problematiche non solo legate al funzionamento del modello, ma del
mondo ,dall’ambito del lavoro a quello del welfare.
Tutte le forme di governo dell’economia non sono solo cosa fa il pubblico, ma come
vengono gestiti i rapporti dello Stato, che determinano u n certo tipo di andamento
dell’economia e della società, basti pensare al tema delle autorizzazioni di uso rilasciate da
comuni, province, che hanno un funzionamento complesso e poco efficace.
L'intrecciarsi di competenze fa sì che l’istituzione non sia focalizzata sul facilitare l’attività di
impresa, che in Italia è molto difficile; il tema della trasformazione delle risorse è diventato
centrale e bisogna far sì che questa attività scorra in maniera fluida, che non significa
certezza.
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Questa incertezza ci offre la possibilità di avere un risultato che non dipende dalla nostra
dotazione iniziale: se essa si riduce, si sa già chi avrà successo e questo genera un grosso
disincentivo.
L'assetto istituzionale deve far scorrere l’attività di mercato in maniera fluida, senza
interferenze o intoppi che non sono legati al tipo di attività in questione: il pubblico svolge un
ruolo via via sempre più importante ma deve essere una attività che copre solo alcuni ambiti.
Quando nascono gli stati moderni, un po’ prima rispetto al cambiamento culturale USA post
1914, nascono su base federale come la Germania egli USA.
L’italia, che nasce più o meno contestualmente, copia il vecchio modello francese; la nostra
attività economica, che ci collocava tra i migliori del mondo, nasceva intorno alle provincie, e
la separazione delle attività economiche segue i vecchi vescovadi, che corrispondono
grosso modo alle province.
Per cui il ruolo del pubblico e l'assetto istituzionale deve essere un sistema di regole che non
deve ridurre l’incertezza, che c’è e permane, ma non deve essere difficile gestire una attività
nel momento che essa si svolge nel rispetto delle norme.
Il tema della stabilità, dell’ultimo paragrafo, non è rilevato nel paradigma economico.
La legge di Say esiste già in Adam Smith, l’offerta crea da sé la domanda e dunque è
impossibile una crisi strutturale.
L'instabilità è dunque solo un tema congiunturale, le crisi si risolvono fondamentalmente
eliminando le barriere di natura istituzionale che lo Stato finisce per creare se lavora male.
Il tema della distribuzione del reddito che nessun economista classico è centrale, se la
specializzazione che crea l’offerta si articola, cosa accade se la domanda non è coerente
con essa dal punto di vista culturale cosa accade?
Malthus ha chiaro questo problema, sa che l’imprenditore investe molto più di quanto deve;
se l'impresa coincide con l’imprenditore egli è affezionato a quello che fa e cercando di fare
sempre meglio, e solo al teoria neoclassica ritiene che esso sia guidato solo ed
esclusivamente dal profitto.
Ford non agisce per profitto, o almeno non solo per questo, ma ritiene di seguire un
percorso culturale; per Malthus se l’imprenditore si comporta così , diventa molto più grande
rispetto alla dimensione del mercato e si tende a generare un eccesso di capacità
produttiva.
Quandoo diventa di dimensione troppo rilevante rispetto a una comunità diventa too big to
fail, e influenza l’andamento di una comunità. (fenomeno di lock-in).
Il sovrainvestimento è stato un problema di stabilità per molto tempo, lo aveva chiaro
Malthus, e nel 900 questo tema viene alla ribalta e tra il 1914 e il 1929 questo emerge
legato al tema della distribuzione del reddito, con produttività e salari che non erano falsati.
Il primo a porre in maniera chiara nel paradigma il tema dell’instabilità è Keynes, che critica
la legge di Say, sostiene che la mano invisibile nel mercato non genera necessariamente
una condizione di equilibrio ottimale, e che in questo caso la moneta non è neutrale.
Fornisce spiegazioni perchè gli imprenditori lavorano sulle aspettative e ci sono situazioni in
cui l’attività economica si ferma in equilibrio di sottoccupazione dei fattori, e dunque si è in
una crisi strutturale dove la legge di Say non vale più.
La teoria quantitativa della moneta non ha valore sempre e il gioco della moneta può essere
importante per intervenire in situazioni di crisi.
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Il governo della moneta per Keynes può aiutare lo Stato a risolvere in caso di
sottoccupazione dei fattori.
Keynes è tornato in auge dopo anni in cui il paradigma neoclassico sembrava invincibile
(fino al 2008).
E’ interessante l’impianto della sua proposta a Bretton Woods nel 1944: Wallich, alla FED
sotto Nixon parla di quartetto inconsistente attribuendolo alla sua proposta.
Padoa Schioppa cita questo negli atti preparatori dell’Euro; secondo Wallich quello che avea
in mente keynes era che quattro situazioni, indipendenza nelle politiche economiche, libera
circolazione delle merci, dei capitali e sistema di cambi fissi non possono coesistere.
Non è quello che esce dagli accordi di Bretton Woods, che è la posizione americana e non
inglese.
Questi quattro elementi sono messi insieme negli accordi senza dare ascolto a Keynes, e
ciò ha portato al rompersi di uno dei quattro elementi, vale a dire i cambi fissi.
La posizione keynesiana è che deve esserci uno stretto controllo sulla libera circolazione di
capitalI; nella lettura di Wallich gli stati mantengono indipendenza nelle politiche, c’è libera
circolazione di merci e capitali (pur nei limiti di WTO e cambi e sistemi nazionali post-Bretton
Woods), non potendo saltare l’indipendenza, perché saltano gli stati, non potendo saltare la
libera circolazione perchè il mondo è sempre più globale, nè la circolazione di capitali perché
la proposta di Keynes viene rigettata, saltano i cambi, e si va in un regime di cambi flessibili.
Con l’euro accade lo stesso, con la moneta unica si perde però l’indipendenza delle politiche
economiche.
Una comunità ha il diritto e dovere di darsi tutte le leve che servono per poter raggiungere i
risultati che politicamente ha deciso di porsi: è il tema della sovranità, piena indipendenza
della comunità.
Lo stato funziona perchè consente di produrre varietà, la germania era un Paese con
competenze molto maggiori della GB e avere tanti Stati pone questo vantaggio.
Uno Stato deve avere una dimensione non troppo piccola perchè deve avere una capacità di
contrattazione con altri stati, ma non deve essere troppo grande perchè diventa troppo
aggressivo.
La struttura di governo di uno Stato non deve prevalere sulla comunità e per Keynes a
differenza di hayek vanno tutelati i vecchi stati naizonali in una fuznione pacifica: la sovranità
è un valore,opposto a quanto pensava Hayek con al lenta disgregazione degli Stati
attraverso una regolazione sovranazionale che nessuno capisce.
La libera circolazione delle merci diventa gestione dei flussi reali, di merci e persone tra gli
stati, la lettura va infatti fatta ai giorni moderni perchè la lettura era mercantilista, e questa
lettura viene scardinata con al nascita della multinazionale.
Perciò nel saldo delle partite correnti nel saldo non risulta l’importazione di beni che però
sono americani seppur prodotti qua.
Formare competenze si riflette sulla libera circolazione delle persone, perchè i migliori
scappano dopo che si formano in Italia a spese pubbliche.
Dalle merci la libera circolazione si estende a tutto: nella visione keynesiana i capitali
andavano fermati, perchè è importante che circolino idee e merci in maniera accettabile;
consentendo la mobilità va gestito il saldo per ogni comunità, che non può essere negativo
strutturalmente, nè di persone né di merci nè di nulla.
Deve esserci una compensazione da un avanzo: bisogna evitare che il capitale finanziario
prenda piede, se io importo pi di quanto esposto in un sistema di cambi fissi ho un deficit da
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colmare, centralizzato in una stanza di compensazione globale quella comunità deve pagare
con una valuta pagata ad hoc.
28/03
Parlare di stabilità significa che l’obiettivo è generare la migliore allocazione delle risorse, ma
questo significa ignorare che il motore della nostra economia è l’intraprendenza, che esiste
se c’è un livello di incertezza, di imprevedibilità e di turbolenza che può dare ai partecipanti
la possibilità e la speranza di poter migliorare la propria condizione: se è tutto già scritto
nessuno intraprende.
Il termine resilienza aiuta a comprendere l'interpretazione della posizione di Keynes:
resilienza è capacità di sopravvivere nel corso del tempo.
Lo stato è un assetto istituzionale che de evacuare il comportamento degli individui, perciò
l’economia si relaziona con la politica, e dunque geopolitica.
Il confine di stato è artificiale perchè si può vedere al vecchio concetto di stato e noi europei
più di tutti abbiamo questo problema, perchè i nostri confini hanno geometrie variabili; viene
definito sulla base dell’obiettivo, ma avere un confine non chiaro significa che non abbiamo
degli obiettivi.
Le politiche definiscono i nostri obiettivi, e quelle industriali sono le politiche per i mercati,
pensate rispetto agli obiettivi analitici che ci siamo posti e tutte le azioni del paradigma sono
in relazione all’obiettivo che è quello delle allocazione delle risorse.
Qual è l’impatto di una strategia che permette alle imprese di farsi concorrenza facendo
arbitraggio? Cioè producendo componenti diverse presso luoghi diversi, diversi da dove ho
sviluppato le competenze.
Kaldor a pag. 79 sviluppa un'analisi sulla possibile deindustrializzazione, che si trascina
dietro il trasferimento della competenza: chiudo alcuni mercati nel sito da dove sono partito e
li trasferisco da un’altra parte, il tema è legato alla perdita di competenza che è connaturato
al trasferimento di un’impresa: se faccio questo, sul territorio questo nel medio-lungo termine
ha un impatto importante poichè il trasferimento della competenza è un problema che si
associa al tempo storico.
Ci vuole tempo. per apprendere delle competenze e dei metodi: se il mercato non consente
più questa valorizzazione.
L’Italia era un paese che non ingegnerizzare le competenze, pur avendole: migliaia di italiani
andavano a lavorare alla Ford, e molti di loro erano analfabeti ma che accumulavano
conoscenze; il tema della politica industriale è come valorizzare queste, non sottopagare e
far scappare.
Il driver per avere un prezzo sono domanda e offerta, da cui derivò ricavo e costo marginale.
Ma come posso avere un costo marginale se ho costi fissi? Come si può fare il prezzo,
essere competitivi.
Se il lavoro è tanto più importante quante più competenze accumulo in un periodo di tempo
se si spinge non a sedimentare competenze ma a vivere velocemente.
Pag.71 riferimento a Krugman.
Scognamiglio nel capitolo sulla stabilità si riferisce a Ropke e Keynes che sono i primi a fare
riferimento a questo tema; ma per gli economisti classici non c’è solo il tema del
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valore/lavoro, ma anche delle riflessione sul prezzo dell’unica merece che contiene se
stessa, che è il lavoro: per questo sia arriva alla legge ferrea dei salari.
L’evidenza che per Smith è dove si paga di più il lavoro si vive meglio è vero, e lui vive in
una realtà dove ci sono servi della gleba e borghesi.
Ma il problema non era vito perchè subito dopo nel paragrafo si tratta la Legge di Say:
specializzazione, che aumenta la produttività con offerta che genera la domanda che
estende il mercato.
Non hanno un problema di stabilità; per Ropke il problema è solo la neutralità della moneta,
perchè era tedesco e vedeva la propria realtà, poichè si era perso il controllo dei prezzi.
Per Keynes è il libero gioco del mercato che non garantisce la piena occupazione dei fattori
produttivi e il tema diventa quello della resilienza e non più quello della stabilità, perchè non
occupando i fattori produttivi con al sottoccupazione sto generando delle frizioni sociali.
E’ un problema di struttura sociale che segue una traduzione in norme di una teoria
economica che promette la piena occupazione dei fattori ma garantisce la sottoccupazione.
E Una critica devastante, perchè il nostro sistema così significa che non funziona: Keynes è
l’unico vero rivoluzionario e si applica quanto detto dal lui dal dopoguerra fino agli anni ‘70
quando si applica la visione hayekiana che è simile a quella di Ropke.
Ora stiamo cercando di uscire nuovamente da questa condizione.
Il termine stakeholder non esiste nel capitalismo renano ma è di quello americano, dove il
fallimento è fisiologico ma il suo operato è utile e deve rientrare nel sistema economico il più
presto possibile: ma questo finchè è un sistema chiuso.
Quando si comincia ad aprire, anche per loro diventa un problema il fallimento. (platform
companies).
Se per Hayek lo Stato è il trionfo del male, per Keynes è ciò che può generare varietà nella
ricerca di un percorso soddisfacente per la maggior parte di quanti sono nella comunità.
Lo scambio di tutto va distinto dallo scambio di moneta, che per Keynes non è neutrale e per
questo devo stare attento alla libera circolazione dei capitali, dal momento che ogni stato
deve definire i propri obiettivi della politica industriale in relazione alla politica monetaria.
Un conto è avere l’oro, un conto è un sistema bancario che ha forme di creazione d i moneta
senza limiti: la banca crea moneta con un basso coefficiente di riserva bancaria, e seppur la
creazione è privata la regolazione è pubblica per definizione (per noi dal 1992 in avanti).
29/03
Keynes ci permette di vedere le policy in maniera differente: se nel paradigma le policy
sono viste come qualcosa di congiunturale eccezionale per sanare delle situazioni createsi
in momento di emergenza, per sanare qualcosa che si sarebbe sanato naturalmente,
nell’ottica di Keynes l'intervento di politica industriale diventa elemento fondamentale per il
funzionamento di un'economia di mercato; diventa qualcosa di molto più esteso e pervasivo.
La politica industriale necessita dunque di una base teorica e normativa, perchè il nostro
impianto si basa su una politica legata all’apertura di tavoli di crisi (Mise), non c’è una
visione legata alla creazione di un percorso, e gli interventi di sostegno sono non all’interno
di un quadro di policy che possa pensare a una prospettiva.
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L’intervento è solo volto a facilitare uno spostamento di persone verso aree più ricche del
paese (Reddito di cittadinanza).
L’effetto san matteo si crea nelle regioni più ricche; l’Italia è l’unico Paese con distretti ma
senza grandi imprese. Le grandi imprese tengono vivi e vitali quelle imprese, con senso di
appartenenza; un sistema di grandi imprese non c’è mai stato e questo è qualcosa che ha
indotto a studiare il caso italiano prima che scomparisse. Era protetto dallo Stato non
essendoci le grandi imprese, ma prima della privatizzazione: ora il territorio è esposto a
opzioni di arbitraggio, poichè la competenza sta sul territorio ma se la piccola impresa non
gestisce per esempio il cambio generazionale e il continuo dell’azienda quelle competenze
si spostano molto rapidamente.
Le catene del valore globale trovano terreno fertile dove ci sono competenze elevate e
potere politico fertile.
Becattini studia il distretto ma non esiste solo in italia, perchè l’economia funziona solo con
fenomeni di aggregazione: per Sakai il sistema giapponese funziona molto meglio degli altri
perchè ha le migliori scuole tecniche del mondo che permette la migliore innovazione delle
piccole imprese e familiari: non quindi un modello basato su grandi imprese come lo
immaginiamo.
Sakai suggerisce di impiantare fabbriche in Giappone: cosa che non è consentito fare.
Il giappone è l’unico paese che fa impresa in USA.
La qualità totale è una tecnica di gestione; dopo la guerra mondiale si forma l’idea che
l’impresa sia strumento di una comunità che diventa qualcosa di differente, consumo e
produzione di massa.
Dopo la seconda guerra questa idea vaga di libertà molto discussa viene declinata in questo
modo; l'impresa non va più letta come strumento di specializzazione concentrato
sull'efficienza, gestione di un nuovo impianto sociale e in termini di efficacia; Drucker fa
l'esempio delle locomotive Baldwin, le migliori nel mondo e nettamente le più efficienti.
Dalla sera alla mattina sono falliti perchè hanno confuso efficienza con efficacia, si sono
concentrati sulla migliore produzione di locomotive a vapore senza capire che il mercato si
stava orientando sul combustibile fossile: per Drucker l'impresa deve essere orientata al
cliente per essere efficace.
Già Drucker tratta di b2b e di efficacia per sopravvivere; Marketing Miopia di Levitt parla di
sopravvivenza non perchè fa qualcosa nel miglior modo possibile, ma perchè fa qualcosa
che qualcuno compra e bisogna capire cosa vuole il cliente.
La qualità non è qualcosa di migliore in ogni aspetto al prodotto del concorrente, ma per
Juran è il fitness to use, corrispondenza all’uso: il fatto che sia meglio utilizzabile; è il
governo americano che promuove questo tipo di conoscenza legata al management in
Giappone che permette di accorciare la ripresa post-bellica del Giappone.
Pur persuadendo il consumatore creando un bisogno si deve essere efficaci, perchè anche
altre imprese si orientano sullo stesso mercato e sugli stessi clienti.
Per Kaplan lo stereotipo delle imprese monoprodotto e monoprocesso ha distrutto l’impresa
americana; per Scognamiglio il capitalismo anglosassone cresce per che attraverso il
prelievo coattivo privato ha portato soldi sui mercati per finanziare le imprese: ma no è solo
così, perchè c’è un processo politico ben preciso, e JP Morgan ne parla.
Favorire un processo di concentrazione delle imprese rende la struttura americana più forte
perché la rende migliore rispetto alle altre, e per poter fare questo c’è bisogno della crescita.
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Essa può essere crescita interna o esterna, la cui seconda è la più veloce rispetto alla prima:
il sistema americano cresce velocemente per le tre ondate di fusioni (Prodi scrive un libro
nel 1969 riprendendo buona parte dei temi di Scherer).
Anche Carnegie dale Carnegie Steel che ricava 324 milioni di dollari nella fusione, vede un
merger di 785 imprese in una, e Morgan ci guadagna 62 milioni.
Ma la US Steel era impossibile da fondare anche per Carnegie: per avere i fondi si avvale
della Borsa.+Il driver principale di questi percorsi per Germania, USA; Giappone è il
fortissimo senso di appartenenza a una comunità , che cementa il percorso.
Per la teoria neoclassica il massimo dell'efficienza si ha quando il monopolista fa
distribuzione perfetta perchè la funzione di costo marginale interseca quella di domanda,
vende ai prezzi massimi possibili.
La teoria racconta che anche una distribuzione del reddito eguale i soldi vengono spesi in
una comunità chiusa.
Non esiste quindi un modello: se il fondo pensione americano non avesse investito sulle
imprese americane non vedremmo la storia di oggi.
Marketing of Nations, attribuire alle imprese le caratteristiche del Paese da cui provengono
(Kotler).
Fare politica industriale significa avere un mercato libero con un intervento pubblico molto
importante, che è richiesto per molte attività con costi fissi: o si ha potere di mercato o si
prezza al MC e si va fuori coi costi.
10/04
Paradigma SCP: riguardo S abbiamo visto domanda e offerta.
Oggi in S vediamo le barriere all’entrata, che sono un elemento di struttura, ovvero un
elemento che le imprese prendono come dato, e supponiamo che queste barriere all’entrata
sono trovate dalle imprese e dunque fronteggiate; quali sono le tipologie di barriere
all’entrata di questa natura?
La presenza di una economia di scala può essere una barriera, al pari di una di carattere
tecnologico, istituzionali (brevetti, licenze commerciali come per i taxi).
Ma le barriere all’entrata non sono solo un elemento di Struttura, bensì anche di
performance, perchè ci possono essere strategie di prezzo di determinati soggetti che
impediscono a potenziali entranti di aggiungersi al mercato.
Sono azioni volontarie delle imprese che individuano due tipologie: le prime sono assolute,
le seconde strategiche.
Delle tante definizioni prendiamo quella di Demsetz, che dà la definizione discendendo che
barriere all’entrata sono solo quelle di carattere istituzionale, poichè si ritiene che gli
operatori che agiscono in un mercato attraverso la loro libera attività possono accedere a
tecnologie e risorse a meno che non ricevono concessioni, licenze.
Al contrario Stigler ci dice che esistono barriere all’entrata quando il soggetto che deve
entrare sul mercato deve sostenere un costo che l’impresa incumbent non deve sostenere,
esiste una sorta di costo di accesso al mercato.
L’economia di scala è un fattore strutturale ma non è un costo che la incumbent non deve
sostenere, per cui il concetto di economie di scala è un concetto che non si lega a Stigler,
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poichè anche la incumbent, ha visto nelle fasi iniziali dei costi medi elevati e solo dopo sono
decresciuti: hanno un ingresso analogico.
I trasporti invece sono dei costi che una che vuole entrare sul mercato e che quindi non è
geograficamente localizzata all’interno del mercato che vuole servire, ma alla periferia (heni
di carattere materiale) ha un costo di trasporto che è un costo di accesso per Stigler, una
barriera all’entrata.
Per Bain c’è una definizione molto più generale, cioè vi sono barriere all’entrata ogni
qualvolta vi sia un livello di prezzo superiore al costo medio minimo di lungo periodo. Ogni
volta che c’è una forma di potere di mercato all’interno di un determinato settore, e questo
potere di mercato si perpetua nel lungo periodo, (e quindi no P=MC) vi sono barriere
all’entrata.
In questa definizione rientrano tutte le fattispecie in cui vi è un impresa che esercita potere di
mercato, quindi anche Demsetz e Stigler.
Nella connotazione alla Bain vi sono non solo barriere assolute, ma strategiche perchè una
condotta di una impresa può consentire di avere un markup significativo e duraturo.
Tra le barriere di carattere assoluto legate a quanto dice Bain vi sono di tre tipi:
- economie di scala
- vantaggi assoluti di costo
- differenziazione del prodotto
Sono le tre principali tipologie di barriere individuabili: i vantaggi assoluti di costo implicano
che si potrebbe avere tecnologie migliori, accesso a risorse a basso costo, a informazioni;
per ogni livello di prodotto, al struttura di costo è significativamente migliore di qualsiasi
impresa volesse entrare.
Vi è vantaggio assoluto di costo quando il costo medio della incumbent sta sempre sotto il
costo medio di quella che desidera entrare sul mercato.
La differenziazione è dovuta a una migliore reputazione, che vera o presunta che sia è
mantenuta da campagne pubblicitarie e di marketing e quando diciamo che la
differenziazione può basarsi anche su una pubblicità si può basare su risorse finanziarie
ingenti, a meno che non vi sia un altro soggetto capace di combattere questi vantaggi di
scala o di costo, questi fattori entrano anche nelle barriere di tipo strategico e non assoluto.
Perchè nella definizione alla Bain le economie di scala possono essere un barriera
assoluta?
Nella dimensione ottima minima l’impresa che la sfrutta in maniera tale da produrre una
quantità maggiore o uguale alla DOM, ma questo non è sufficiente: è necessario vi sia
P>MC come abbiamo sottolineato in precedenza.
Se vi sono economie di scala con grandezze significative della domanda (curva domanda
spostata verso destra) ma per limiti dell'azienda, essa non sfrutta completamente la
domanda utilizzando a pieno l’economia di scala, c’è spazio per un altro soggetto entrante
ma pari al costo medio minimo.
Potrebbe quindi scatenarsi una guerra di prezzo che costringe l’incumbent a ridurre il livello
del prezzo a livelli molto più bassi rispetto al markup di prima o a P=MC.
Quando le economie di scala assumono veramente il livello di barriere all’entrata? Quando
la dimensione ottima minima è vicina alla domanda di mercato: in questo caso la possibilità
che le entrare entri sul mercato è bassa e esso entrando per la prima volta si posizionerebbe
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su livelli di costo medio alti, e pur costringendo l’incumbent a abbassare i prezzi, avrebbe
comunque costi alti e non reggerebbe.
Se lasciamo la dimensione assoluta e ragioniamo in termini prospettici con una domanda
che varia nel tempo, quella barriera che consideriamo assoluta potrebbe essere molto meno
significativa, perchè per un soggetto che aspetta di entrare con una domanda che sissa si
sposterà verso destra, implica che con un rapido spostamento della curva di domanda e
quindi un aumento permetterebbe alle entrante di sfruttare economie di scala.
Tutto questo nell’aspettativa della crescita di una domanda che gli permette di entrare, cosa
che non accadrebbe se la domanda fosse fissa.
In Caso di barriere strategiche con presenza di economie di scala, quale attività che ogni
impresa incumbent può svolgere affinché queste economie di scala diventano una barriera
all’entrata se ancora non lo sono?
Se la incumbent valuta in maniera interdipendente, quindi il proprio comportamento e quello
altrui, come può l’incumbent usare l’economia di scala come barriera all’entrata? Come le
strategie di prezzo in un mercato con economie di scala possono far sì che queste ultime
diventano una barriera all’entrata?
Qual è il livello del prezzo limite per in incombenti tale per cui non c’è una entrante?
Il prezzo di monopolio consente che l’entrante entri sul mercato e in questo caso il m
markup è talmente elevato che l’entrante può abbassare i prezzi e determinare una guerra di
mercato.
Postulato di Sylos Labini: a fronte di una interdipendenza tra soggetti, nel momento in cui il
soggetto presente sul mercato, determinata la quantità prodotta, non la modifica anche se il
secondo soggetto dovesse entrare sul mercato.
L’incumbent non cambia il proprio comportamento nonostante la eventuale reazione diversa
da quella che si aspetta. Ma cosa accade se la quantità prodotta del mercato aumenta? Il
prezzo diminuisce e la domanda residuale diminuisce sempre di più.
L’incumbent deve far sì che all’aumentare della quantità prodotta la domanda residuale si
sposti progressivamente verso sinistra fin quando la domanda residuale non risulti tangente
alla curva di costo medio di produzione di lungo periodo: quando ciò accade, non vi è alcuno
spazio per riuscire a sfruttare economie di scala.
Porrebbe l’entrante in una situazione in cui il livello di prezzo non compenserebbe il proprio
costo di produzione. Il prezzo limite si determina con l’aumento della quantità prodotta dall
incumbent che determina questa diminuzione di domanda residuale.
Egli produce più della quantità di monopolio e guadagna di meno di quella situazione, ma
permette di sfruttare significativamente il profitto duraturo perché erige una barriera ideata
da economia di scala.
E se avessimo una situazione di vantaggio di costo?
Con due livelli di costo paralleli all’asse x, uno sopra l’altro (entrante sopra con costi
maggiori di incumbent sotto) e una domanda decrescente.
Se i vantaggi di costo sono sormontabili sulla base di domanda di costo medio e di domanda
di mercato, nonostante la differenza dei costi, in che modo l’incumbent può trasformare
questo vantaggio in insormontabile per evitare che il secondo entri?
L'incumbent fissa una quantità di monopolio e un prezzo di monopolio, ma se l’entrante
entra la quantità prodotta aumenta e dunque il prezzo si abbassa anche per l’entrante, pur
avendo profitto.
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Cosa dovrà fare l'incumbent? Dovrà applicare un prezzo strettamente inferiore al costo
medio minimo dell’entrante.
Questo si ha quanto vi è un aumento di quantità tale per cui la domanda residuale si trova
sotto il livello di costo della entrante.
Se il prezzo fosse pari al costo porterebbero comunque via fette di mercato alla incumbent
(impresa dominante con frangia). CHIEDERE SE FARE BSM COME DA LIBRO.
11/04
Il tema del funzionamento dell’economia è strettamente legato alle rappresentazioni
teoriche: Greenspan parla di flaw nell formalizzazioni, che più sono spinte e
paradossalmente forse più presentano dei buchi; il tema della differenziazione è legato alle
barriere all’entrata per il riscontro di Bain.
Tra Tutte le fonti di barriere all’entrata Bay riscontra che nel modello americano la
differenziazione è l'unica fonte di barriere all'entrata.
Osserva quanto accaduto nel periodo tra le guerre e quello subito successivo, e rileva che il
modello americano si è trasformato.
Mentre La teoria economica standard si concentra su economie standard legate a economie
di processo, man mano che il mondo evolve, il numero di mercato aumenta e diventa difficile
definire il confine: questo è riscontrato da Bain e non solo, perchè il capitolo sulla
differenziazione si incrocia con le forme di mercato, poiché Bain riscontra un aumento del
numero di mercati e dunque i differenziazione e Chamberlain e Robinson lontano prima e
parlano di concorrenza alla robinson e monopolistica alla Chamberlain.
Il paradigma alla Kuhn, insieme di teorie differenti ma con delle omogeneità che spiegano un
insieme di fenomeni parte da Smith ed è strettamente legato al potere e alla politica, poichè
con la proiezione normativa si auto rinforza.
Esso si caratterizza per il suo perpetuarsi cercando di trovare degli adattamenti alle
osservazioni della realtà, poichè arrivano sempre nuove teorie che si legano le une alle altre
e spiegano i fenomeni: negli USA c’è il primo sistema di produzione e consumo di massa, in
europa non vi è un fenomeno sociale paragonabile, e il mondo cambia e gli autori
introducono dei cambiamenti.
Chamberlain-Robinson introducono dei cambiamenti al modello della concorrenza perfetta,
caratterizzandosi come monopolistica o imperfetta.
Nell’oligopolio la funzione di domanda non è data e dunque non si osserva, e le imprese
(poche) fanno congetture sul comportamento altrui.
In conc. perf. e monopolio l’agente esterno non ha possibilità di modificare il quadro con cui
si confronta e rimane una caratteristica del paradigma che per questo è naturalistico.
L’agente economico può solo massimizzare una funzione obiettivo e lo fa sulla base di
quanto osserva, senza modificare nulla.
Nel SCP in Mason Bain la struttura influenza totalmente la performance e la condotta non
influisce più di tanto, poiché la struttura è condizionata dalle condizioni di base.
Aggiungono anche la concorrenza potenziale, ma tutti guardano prevalentemente alla
struttura: per Scherer invece le condotte delle imprese possono modificare la struttura
attraverso le condotte per esempio grazie ad attività di lobbying.
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Quali siano gli elementi di struttura non è codificato, mentre in Mason-Bain è la tecnologia e
il numero delle imprese, in Scherer è quanto fanno le imprese che può modificare le
condizioni di base, perchè dipende da come le imprese alimentano il contenuto informativo.
Le strutture diventano variegate.
Se i mercati diventano tanti, questo significa che l’attività delle imprese influenza il
funzionamento delle strutture sociali: in questo Scherer si stacca perchè spiega che non ci
sis deve concentrare sul quadro economico finanziario, dal momento che la performance
cambia per S. ma non per Mason-Bain , che vedono la loro prospettiva di sedere da Smith,
dal profitto nullo e dalle conoscenze attuali che fanno produrre al massimo per soddisfare i
bisogni, da cui discende Say.
Per Keynes invece ci si ferma a equilibri di sottoccupazione e alla moneta che non è
neutrale.
Il punto centrale è la microfondazione, poichè se la teoria è naturalistica bisogna basarsi su
un elemento invariabile come agente economico che standardizza i comportamenti, ma se
esso ha comportamenti variabili si mina alla radice la validità del paradigma: Scherer
modifica e dice che la condotta influenza la struttura, dunque non ha senso accettare in
maniera implicita che se il profitto è nullo si è raggiunto il risultato migliore.
Quanto detto da lui torna a essere valido perchè da 10 anni siamo in crisi, momento di
decisione in cui se non si sceglie il sistema continua nella sua inerzia.
Il tema della specializzazione è legato al fatto che io sappia fare oppure no: chi orienta? Chi
definisce le norme? Il tema economico è legato a quello democratico.
Posner spiega che il tema è strettamente legato perchè se produzione di massa e consumo
di massa sono guidati da una comunità ampia, bisogna entrare nel merito di come si delega
il governo, perchè se la delega a chi fa politica industriale non funziona c’è un grave
problema. àscari di Giolitti.
Lionel Robbins LSE economista si preoccupa di produrre modelli formali, Samuelson
sostiene che dietro ogni problema economico c’è dietro una funzione da massimizzare sotto
vincoli.
Differenziazione è legato alle barriere all’entrata in un momento storico in cui ci sono
cambiamenti profondi nelle strutture sociali, con mercati che aumentano numericamente e si
fa fatica a definirli: i primi che provano a seguire sono Robinson e Chamberlain, che
metabolizzano il cambiamento all’interno del paradigma perchè il numero di operatori è
sempre molto elevato e si introduce una prima idea di differenziazione, poichè all'interno del
mercato è possibile definire dei segmenti in cui c’è un pi’ di potere di mercato che dipende
dal fatto che il prodotto è differente da altri concorrenti, seppur di poco: questi sementi sono
labili e si può passare da uno all’altro.
Modi di rispondere a un bisogno con qualcosa di leggermente differente: per loro ogni
impresa o gruppo che segmenta il mercato ha una funzione di costo leggermente differente
agli altri, e c'è un elemente o che distingue le imprese le une dalle altre, ma è tutto osservato
dall’esterno e sono i consumatori che naturalmente fanno emergere delle preferenze
variegate.
Questo fa sì che la funzione di domanda di ogni impresa atomistica (...)
In lungo periodo mentre in concorrenza perfetta l'impresa è price taker e fanno tutte la
stessa cosa con prezzo parallelo all’asse delle ascisse con costi medi pari al ricavo
marginale.
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In concorrenza monopolistica l’elemento di differenziazione vede una domanda inclinata
negativamente, con tanti gruppi che non hanno potere di mercato e l’equilibrio si raggiunge
quando l'impresa produrrà sino al punto in cui azzera il profitto, e il fenomeno dell’entrata e
dell’uscita finirà a ridurre il prezzo fino al costo medio.
Poichè la funzione di domanda è inclinata negativamente si accetta perdita in termini
allocativi ma si ha un vantaggio in termini di premio alla richiesta di varietà.
Poi si arriva all'oligopolio, in cui non ci si concentra sul numero ma sul fatto che c’è una
varianza nella quota di mercato: non osservo la mia funzione di domanda che dipende dalle
interazioni strategiche delle imprese, qualcuno sta sopra un altro.
Ma come possono sopravvivere funzioni di produzione differenti? Le meno efficienti secondo
il paradigma dovrebbero essere espulse dal mercato; questo non avviene perchè per
esempio la teoria economica non mette dentro il costo di trasporto (Hotelling).
L’elemento che ogni consumatore prende in considerazione non è il prezzo, ma anche il
prezzo che deve pagare per poter spostare il prodotto sino al punto di consumo , e lo spazio
fisico va preso in consideration: si arriva al primo modello di differenziazione del 1929.
Il tema della formazione del prezzo diventa qualcosa di più articolato e questo problema
esplode nell'oligopolio.
Esso si studia attraverso soprattutto la teoria dei giochi, che consente di eliminare la
seconda ipotesi implicita dietro la massimizzazione, cioè l’operare in un ambiente strategico.
La differenziazione comporta l’adattarsi della teoria economica di adattarsi, prima si agisce
sulle teorie di mercato che sono economie da lavagna (quelle di sopra) e poi molto più
realistiche sono quelle dell'oligopolio, sembra che le imprese sono dialoganti per ottenere un
payoff.
Altro filone è quello della strategia delle imprese, ma quindi siamo costretti a capire il ruolo di
strumentalità e capire cosa desideriamo dai mercati: se la performance è un problema
politico-sociale, il tema dell’economia è come modificare le condizioni di base in contrasto
con le imprese.
Roosevelt dice che la concorrenza è concentrazione e cooperazione per ottenere risultati
politici, ma se gli consentono di farlo devo controllare per guidare il processo.
Orizzontale e verticale: lancaster cerca le caratteristiche di un bene in termini di servizio che
offre: cerchiamo di capire quali sono le caratteristiche che un gruppo di consumatori ritiene,
e come questa percezione porti a differenti percorsi: esiste un sistema di preferenze
equivalenti e differenti tra loro e variegato e i consumatori li possiamo segmentare in gruppi
sulla base di referenze differenti. Così come quella spaziale è orizzontale.
Quella verticale è data dal fatto che se tutti a un prodotto destinasse la stessa somma
sceglierebbero uno solo.
12/04
Con la differenziazione le nostre economie di specializzazione diventano di mercato molto
spinte.
Un sistema legato alla produzione di beni omogenei non fa emergere la classe media
perché il numero di lavori si riduce enormemente.
Come spiegava eccles un sistema di produzione di massa diventa di consumo di massa,
questa struttura sociale entra nel nostro DNA.
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Essa è difficile da afferrare e riportare nel paradigma: Chamberlain e Robinson provano a
farlo portando nella concorrenza perfetta.
Tuttavia non si ottiene quel livello di efficienza della concorrenza perfetta e si fa emergere
più varietà: ma quanto vale essa rispetto alla perdita di efficienza? E’ difficilmente
quantificabile; questo valore si declinerà in forme diverse , come strutture sociali variegate,
emergono tanti lavori differenti perché si producono beni e servizi diversi; non sono solo tanti
gusti ma nuove strutture sociali che diventano molto più variegate.
Dopo arriverà la scuola di Harvard con Mason e Bain che gestiranno tutto in maniera
differente partendo da un riscontro empirico, notando che la differenziazione è la principale
barriera all’entrata; ciò significa che non è possibile all’impresa entrare con un prodotto
omogeneo e crescere in questo modo e questo è totalmente diverso da quanto
rappresentato dalla teoria economica, che mostra un prodotto omogeneo che se di successo
tende a crescere.
Nella teoria del costo sociale Coase dice che se ci sono soluzioni di governo dell’economia e
interventi di policy questo dipende dal fatto che ci sono costi di uso del mercato: se ci sono
leggi economiche c’è incertezza e dunque la competizione dipende dalla qualità dell’assetto
istituzionale, poichè non è un problema solo di leggi ma di strutture di governo, come i
rapporti tra governo, parlamento, giustizia amministrativa.
Perchè la politica industriale abbia un senso bisogna uscire dal paradigma, sono tutte le
scelte che permettono la modifica di un assetto istituzionale per operare in economia
liberale.
Si può disegnare una funzione di offerta solo se tutti i mercati sono perfettamente
concorrenziali; è la somma di ogni singola impresa del mercato, che è la parte della curva di
costo marginale.
Sono tutti mercati in concorrenza perfetta che non garantiscono profitto nel lungo; deve
valere una ipotesi comportamentale e ogni agente economico deve massimizzare il profitto.
Se l’impresa è un ente collettivo composto da più persone che massimizzano il loro obiettivo
è inconciliabile.
Ci sono solo soluzioni atomistiche e questo è possibile solo se non c’è incertezza e tutti
sanno tutto: così si va verso al scelta migliore possibile che è quella che alloca le risorse.
Come è compatibile questo con la differenziazione, con la proliferazione dei mercati, come
posso decidere quanta Coca Cola, Fanta, McKinley produrre?
La legge di offerta si può disegnare solo se la concorrenza perfetta è tesi e non ipotesi:
anche ammesso che ogni agente massimizzi la funzione obiettivo, il tratto crescente di MC
rappresenta la sua offerta solo se i prezzi sono certi.
Se non ho la funzione di offerta della singola impresa non ho la somma delle funzioni.
Avendo solo in concorrenza perfetta, è difficile pensare a un impatto leggero in mercato del
lavoro; se esistesse un mercato di lavoro facile, non ci sarebbe Clayton Act.
Per poter assorbire la differenziazione nell’offerta devo avere differenziazione anche dal lato
della domanda e dunque del lavoro.
La differenziazione riprende alcuni pezzi della teoria e li riporta al nostro mondo: Mason e
Bain osservano la realtà, capiscono che per esempio uno che vuole battere coca cola deve
offrire un pacchetto di prodotti migliore e non un solo prodotto che generalmente è malvisto
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dal mercato: anche se il fatto che uno che produca un solo bene omogeneo non è per forza
malvisto dal mercato, non è vero in termini assoluti m a di solito è così.
La differenziazione diventa una variabile di struttura se le imprese devono scoprire il livello di
differenziazione che esprimono i consumatori nel momento in cui c’è la sovranità del
consumatore
Differente è dire che il consumatore non ha bisogni prestabiliti e che le imprese ci
convincono di avere bisogni: la differenziazione è legata al fatto che non ho tutta
l’informazione i l consumatore cerca di acquisire più informazioni possibili sul prodotto.
Se la pubblicità supporta l'assunzione della decisione a recuperare informazioni a costi
accettabili, la selezione dell’informazione da parte dell’impresa serve a questo ed è una
finalità fondamentale in una società di consumo di massa.
Se è una legge naturale devo trovare leggi che governano il processo, ma se è qualcosa di
artificiale le leggi si scrivono e si valutano in base alle performance.
un elemento di valutazione è legato alla capacità dello strumento obiettivi che sono della
comunità. Koutsoyannis.
Non c’è una teoria che applicata consente prendere una decisione: un sistema economico
non funziona senza un assetto istituzionale che sia efficace.
Modello di Akerlof
Se c’è differenziazione ho un problema di informazione: mercato dei limoni perchè nelle slot
si perdeva.
modello di dorfman steiner.
17/04
Tema della differenziazione: centrale nell'analisi dei settori perchè è il termine sintetico che
meglio rappresenta l’evoluzione che hanno avuto le strutture di mercato; abbiamo usato il
termine pianta dei mercati, con un numero crescente perchè i bisogni sono sempre più
variegati, e la caratterizzazione dei bisogni è da legare anche a l'artificialità, termine che
appartiene a simon.
Lo utilizziamo per enfatizzare la forza e la debolezza dei mercati: se sis caratterizzano
perché produttori e venditori si incontrano su bisogni di cui si potrebbe far a meno sono
deboli.
Molti dei nostri lo sono perchè se si può fare a meno della soddisfazione di un certo bisogno
sono deboli: generano due strategie delle imprese.
Una è quella aggressiva, dove l’impresa tende a produrre tutto quello che può dopo aver
sostenuto costi fissi (Postulato di Sylos ma anche Cournot).
Se questi costi fissi sono rilevanti la concorrenza è aggressiva e si orienta sul prezzo; l'altro
termine è il cosiddetto punto di chiusura, che è il minimo dei costi variabili.
Se non si fa un prezzo che li copre siamo nell’ambito non del prezzo limite, che non
permette ai concorrenti di entrare (che si muove tra prezzo di CP e un tanto di più) dei prezzi
cosiddetti.
L’altra strategia possibile è cooperazione: se posso fare a meno di quasi tutto allora vedo i
miei concorrenti come miei partner; la cooperazione va vista con attenzione.
La concorrenza non è sempre rivalità (Roosevelt).
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Formare il prezzo in paradigma neoclassico è marginalistico: si può conoscere il prezzo se si
hanno ricavi e costi marginali, che si ricavano dalle funzioni di domanda e offerta esterne
all’impresa.
L’economia ortodossa allontana dal funzionamento dell'economia, perchè industrie come
quelle dell’auto si basano sul b2b.
Cina produce 29M macchine, USA 11M, Giappone 10M.
Teoria del costo pieno: non siamo sicuri che le imprese definiscono il prezzo secondo il
metodo marginalista; chiedono agli imprenditori.
Il tema del recupero pieno dei costi è tra le due guerre.
L’unico prezzo praticato che si può immaginare sotto al costo variabile è quello predatorio
(non è propriamente quello di eliminazione).
E’ un concetto astratto, si pratica perdendo, ma si perde anche con un prezzo sopra il
prezzo di chiusura che è sopra i costi variabili; Areeda e Turner fanno l’unico test legato al
costo variabile, anche il modo in cui si usa rendendo i dati di contabilità dell'impresa non è
precisissimo.
Se l’impresa non recupera il costo variabile è in situazione di predazione perchè non vi sono
motivi razionali per farlo, poichè i costi variabili diventano sunk e si pratica un prezzo tra
quello per recuperare i costi variabili e quello per recuperare i sunk.
Si applica questo prezzo per arrivare a una situazione di monopolio. può essere vista come
dumping.
Ma il bisogno relativo a l mercato deve esser tale per cui l’elasticità è nulla, il prodotto è
indispensabile e il consumatore subisce in pieno la politica di prezzo: un prodotto che vede
decuplicare il prezzo non funziona come in teoria.
Per ogni pezzo prodotto si genera una perdita ma si fa per sgombrare il campo da ogni
possibile concorrenza.
Come si può fare il rpezzo se si producono beni su più mercati’ La differenziazione crea
problemi di gestione enormi e si possono ribaltare i costi favorendo la penetrazione di un
prodotto rispetto a un altro, per esempio applicando un prezzo più basso a un prodotto che
vede aumentare il prezzo man mano che la platea di consumatori per quel prodotto
aumenta; concorrenza di innovazione (manuale di Oslo).
Da Schumpeter c’è l’innovazione di prodotto e di processo; la prima è collegata al concetto
di pianta dei mercati, ci porta a produrre cose differenti, perché emergono bisogni che prima
non consideravano. Diventa complicatissimo se al b2c si aggiunge il b2b, poichè tantissimi
mercati sono mercati intermedi, tra imprese: ci sono i mercati dei freni, dei filtri dell’aria, delle
valvole.
L’innovazione non è per forza legata a una scoperta.
L'innovazione di processo è fare meglio qualcosa che già si fa: si sovrappone con la
innovazione organizzativa.
Quella che porta al risparmio di risorse necessaria una nuova organizzazione e nuovi
strumenti che permettono di risparmiare in termine di processo: le categorie non sono così
nette, e il confine è labile tra processo e organizzazione.
Non va assolutamente confusa col taglio dei costi, con licenziamenti; non è innovazione se
scarico il rischio del mercato sul mio fornitore e operò in out sourcing.
Innovazione di processo è meno risorse è meno tempo e può necessitare l'innovazione di
prodotto.
Innovazione di marketing è naturale?
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Scherer dice che la pubblicità ha contenuto informativo e persuasivo riduzione dei costi per
informarsi sul prodotto ma ti conviene di cose che interessano a lui e non a te. Le due parti
sono inscindibili forze ora è più persuasione.
24/04
Per Bain la differenziazione ed è la più importante variabile di struttura, perchè è la princ
piccole barriera all’entrata: egli si riferisce a un periodo piuttosto preciso.
Per riferisci alla differenziazione dobbiamo subito pensare a Cose nell’articolo del 1960,
citato nella parte della differenziazione verticale; si muove in sinergia con quello del 1986
sulla struttura dell'impresa.
Essa è uno strumento di coordinazione di azioni alternative al mercato: nel capitolo 11 sono
citati insieme sia lui sia Williamson, ma non è chiara la differenza tra i due autori: Williamson
pone attenzione al tema dell’opportunismo e della mancata razionalità, mentre Coase ha
una visione ottimistica e gli agenti economici hanno una visione che li permette di scegliere
quello che è meglio per loro.
Nella lettura di Cose non emerge nulla che non sia utile, e il fatto che emergano leggi e
istituzioni economiche, come Sherman e Clayton è la prova che esistono costi di mercato e
dunque vi sono costi di gestione dell'azienda in presenza di costo del mercato, e dunque la
qualità degli assetti istituzionali può essere vantaggio competitivo.
Il problema della sovranità è quello di definire la delega: abbiamo chiaro che la qualità
dell’assetto istituzionale è condizione necessaria per consentire a una comunità meglio di
un'altra le proprie relazioni economiche, e questo mette una comunità in condizioni migliori
di un'altra quando si deve scambiare; e tutti hanno necessità di scambiare.
Si traduce in valore se viene gestito in maniera intelligente: non sappiamo se c’è un assetto
migliore , ma esso può produrre relazioni meglio di altri.
Questo è il tema sovranità e questa è l’accezione che si usa nella nostra costituzione;
questo è presente in Keynes, perchè la qualità dell’assetto è precondizione per stabilire
buone relazioni economiche.
Gli USA prendono un certo comportamento sulla gestione della concorrenza, perchè se i
mercati sono centrali per il funzionamento delle strutture socioeconomiche, il loro controllo è
fondamentale; le politiche industriali sono quelle che si occupano di mercato, ma cosa ci sia
nelle politiche industriali non è chiaro.
Gli obiettivi non sono predeterminati in natura (Scherer) nè sono come nel paradigma nel
senso di Kuhn che nasce con Adam Smith, che sintetizza un pensiero rilevante, cioè
l'oggetto è la migliore allocazione del set di risorse date, e tutto il paradigma si costruisce
attorno a questo obiettivo: l’assetto istituzionale che discende da quel paradigma discende
da quell’obiettivo.
Il contenuto di un teoria sta tutto nelle ipotesi che ci si pone, ma per Scherer e Harvard gli
obiettivi che si possono fissare sono un parametro multidimensionale e variabile, e questo
apre una discussione politica legata all’economia, che può aprire obiettivi differenti da
raggiungere.
Si parla infatti sia di politiche sia di economia industriale: il dibattito non è recente: Sylos
Labini dicono che l’economia nasce come politica, con l’aggiunta del diritto (La fusione degli
assetti istituzionali è di economia politica e diritto) e questi tre temi emergono nel nostro
studio dei mercati: mi devo chiarire gli obiettivi.
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Non ce ne sono di migliori, e dunque è da rivedere la teoria economica, questo ci porta
anche a Phelps (Gennaio 2019) che è il contributo più recente al dibattito.
Alchian dice che il fattore principale è l’imitazione e non l'innovazione
Il paradigma SCP è un metodo con tanta confusione e quindi tante interpretazioni molto
diversi (Senti REC 31 su esame); quando leggiamo stare sempre attenti alla prima parte del
paragrafo perchè ci sono le ipotesi; quello che si dice su Williamson nel libro non è SCP (?)
Si richiede una partecipazione attiva a quello che leggiamo
LEGGERE DOCUMENTI LUISS LEARN; Scherer marca la differenza rispetto a Bain,
perchè la condotta cambia la struttura molto incisivamente e modifica la struttura.
Per Simon non esiste evidenza empirica di razionalità, cioè prendere la scelta migliore con
poche informazioni in un contesto al di fuori di quello della teoria; teoria dei mercati efficienti
in forma forte, è di Fama.
E’ fondamentale come teoria, perchè la quotazione di un asset è fondamentale per orientare
le risorse, se non diamo la capacità ai mercati di definire cosa è meglio e peggio.
Per Simon questo non ha senso, perchè per lui non è provato che il contesto informativo
insufficiente si raggiunga la scelta migliori; oggi la Industrial Organization è applicazione
della teoria dei giochi a un oligopolio, che ci porta fuori dal paradigma perchè seconda
ipotesi fondamentale è che il contesto sia parametrico , di totale indipendenza di un soggetto
rispetto agli altri.
Nell’oligopolio si considera anche cosa farà l’altro, e quindi si esce dal paradigm, poichè
l’ipotesi 1 è perfettamente realizzata: se ottengo 7 e non 6 nella teoria dei giochi ho ottenuto
di più.
Per Alchian (leggi articolo) si sovrappongono due gaussiane e dunque c’è incertezza.
(ascolta rec manca parte).
La differenza tra differenziazione e diversificazione è sumata: per la prima è prodotti che
soddisfano prodotti simili (?); invece per la seconda è la presenza di una impresa in mercati
che soddisfano bisogni diversi.
Alla uscita della guerra mondiale la politica prevale sull’economia perchè si ha paura di un
conflitto nucleare: chi governa l’economia ha paura della fine del mondo, perchè altrimenti
essa è superiore della politica.
I grandi ricchi nell crisi del 1929 non sono assolutamente toccati. Il potere economico ha
sempre avuto contro del politico: per Rawls si va verso un modo transnazionale dove un
centinaio di multinazionali controllano 5 miliardi di persone che non sono altro che
consumatori a basso reddito.
Integriamo il capitolo: la normativa antitrust è quello che più di tutti influenza i percorsi
strategici delle imprese: il Clayton Act pone dei paletti ai mergers & acquisitions; la crescita
esterna avviene o per acquisizione o per fusione.(M&A).
Il Clayton pone dei freni nel caso le fusioni generassero comportamenti anticompetitivi: ma
l’impatto era stato molto molto marginale.
Mettere insieme con la lezione di ora il capitolo dei mergers e quanto detto sulle ondate di
fusioni.
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La prima ondata di fusioni crolla con il crollo di Borsa tra il 1904-07; c’è un'attività di
concentrazione nelle industrie di processo, la più importante è la US Steel, e nasce un
insieme di 785 impianti con azionista di riferimento Carnegie.
In qualche maniera il sistema americano cresce, e un altro operatore è Rockefeller; nel
primo gran caso antitrust vengono create le sette sorelle.
Sistema fortemente concentrato.
Questa ondata finisce perchè con mergers & acquisitions c’è bisogno che le azioni salgono:
dopo, con la fine della prima ondata, diventa più efficace la normativa antitrust, perchè nel
1890 il sistema legislativo USA si dotava di un assetto istituzionale tale da porre un freno al
percorso di crescita che creava un monopolio sui diversi mercati; Roosevelt sapeva che la
concentrazione dava la capacità di essere migliori degli altri; Dupont è più grande di Farben,
ma ho un problema interno perchè il potere delle imprese diventa più forte di quello politico.
Quindi vi è un tradeoff tra sistema di grandi imprese con vantaggio verso l’esterno e
svantaggio verso l’interno per quanto concerne la tutela delle libertà.
Con la seconda ondata di fusioni si comincia a fondere post-Clayton Act sui canali
distributivi. poichè si parte da una economia di specializzazione, si richiede una
concentrazione del sistema di distribuzione perchè pensare di vendere pezzo per pezzo è
dura: cresce la dimensione media di distributori, che diventano nazionali; crea però anche
imprese che in un sistema di massa iniziano a diventare differenziate.
Quelli che sono gli elementi caratterizzanti sono gli stessi della diversificazione; l'impresa
può sfruttare elementi che ha sviluppato nel core business, poiché la normativa mi rallenta
nel monopolio; entrano in crisi Pontiac, Cadillac, Chevrolet, che si fondono in GM e
approfittando della borsa si differenziano.
I proprietari di piccole imprese fornitrici entrano nella galassia di GM, sono assemblatori, e
quest fusine crea una impresa differenziata, perchè il bisogno è sempre lo stesso ma con
strategia di prezzo totalmente diverse: Chevrolet fa concorrenza al modello T mentre la
Caiac è più lussuosa ma soddisfo lo stesso bisogno è, quello di mobilità.
General Electric fonda la divisione finanziaria perchè fare una centrale nucleare è su
commessa e non tutti hanno i soldi: Ford aumenta lo stipendio ma non del tanto per
comprare un'auto, ma per pagare le rate del mutuo che accendono per comprarla.
Questa è differenziazione, perchè tutti hanno la loro finanziaria che magari fa leasing anche
in altri settori.
La seconda ondata crisi di fusioni termina con la crisi del 1929.
La terza ondata è dopo la guerra mondiale, e la normativa antitrust viene applicata a tutti i
Paesi OCSE perchè convincono gli altri paesi che avere questa legislazione è una
precondizione per lo sviluppo, e qui si pone quell oche ha detto List (recc).
Il seller-chef aver act (1950) sanziona le imprese anche nella crescita di settori
differenziati/diversificati.
Così le imprese crescono diversificandosi molto, e crescono in settori molto distanti perchè
più distanti sono meno la normativa è applicabile, dal momento che è difficile definire un
mercato in maniera chiara.
Fiat aveva la Toro assicurazioni e produceva trattori (Porter, strategie orizzontali, e si arriva
al crollo del 1987 del film Wall Street che segna la fine delle fusioni conglomerali).
C’era stato un analista finanziario Milken che aveva scoperto una cosa banale cioè che le
agenzie di rating sono dei truffatori; il rendimento di tutti i portafogli fatto da attività a pari
rischio devono pagare un premio che deve riportare il rendimento di un porta.
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VEDI FINE REC.
26/04
Integrazione verticale Non è secondo SCP o secondo strategia, la prospettiva strategica sta
dentro l’evoluzione del paradigma da strutturalista a comportamentista: è importante che sia
chiaro perchè è utile a comprendere quanto accade ora, a capire come la rottura del
paradigma sia importante oggi perchè i temi che solleva Scherer non erano rilevanti
all’epoca come sono oggi
Differenziazione, diversificazione e integrazione verticale possono rappresentare elementi di
struttura all’interno del paradigmo economico poichè l’idea dietro gli strutturalisti Mason-Bain
è cournottiana, le impresa sono guidate dalla struttura e dal numero dei concorrenti, poichè
esso più aumenta e più diminuisce il potere di mercato.
Potere di mercato coincide con potere di fissare un prezzo più superiore possibile al costo
marginale.
La posizione competitiva più forte c’è quando so praticare un prezzo maggiore di MC, vedi
indice di Lerner legato a matrice BCG.
Ma spesso non vuol dire avere potere di mercato perchè possiamo avere un costo
marginale basso con alti costi fissi: tante industrie hanno costi rilevanti altissimi come quelle
della telefonia che hanno costi bassi per la telefonata: il costo marginale per una telefonata è
zero, sono tutti costi fissi quelli che affronta la compagnia telefonica.
Nel momento in cui i costi fissi diventano rilevanti cambiano molto gli indicatori, ma uso gli
stessi dunque uso indicatori validi per pochissime industrie: si può usare una matrice e
sbagliare completamente l’ambito: la BCG è valida in alcune industrie ma in altre no.
Kaplan esperto di contabilità direzionale dice che come si sviluppa essa negli USA e che
problemi hanno generato anche in relazione alle scuole di management; si parla di impresa
monoprodotto e monoprocesso che discende dalla teoria neoclassica come uno degli
elementi che hanno influenzato qualsiasi sistema educativo e formativo.
Il fatto di aver avuto un grande mercato a disposizione prima degli altri, prima che si potesse
parlare di globalizzazione in senso moderno, ha fatto aumentare la dimensione media delle
imprese, accrescendo al letteratura secondo cui l'impresa di successo è quella che cresce.
In un percorso del genere, ne rimane una sola se questo è vero: questo fatto è presente
anche in Cose, che vede l’impresa utile all’uomo quando vi sono costi di uso del mercato
legati all’esistenza di incertezza; ma perchè non ho una unica impresa? (Rapporto Cecchini
che cos’è).
Perchè aumentano i costi organizzativi e il rendimento marginale del coordinamento è
decrescente, per cui è un trade off che fa sì che a un certo livello di costi del mercato c’è un
certo numero di imprese.
Per Kaplan, per tante motivazioni casuali cresce la dimensione media delle imprese
americane e più questo processo di crescita è in corso e più ci si pone il problema di trovare
le fonti di finanziamento.
De Mandeville e storia delle api.
Per Kaplan il sistema USa cresce in modo casuale e serve la Borsa valori, ma come faccio a
fornire informazioni che garantiscano gli azionisti che devono scegliere quali azioni andare a
comprare: sono proprietari ma non imprenditori, e guardano solo all’investimento che non è
imprenditoriale ma finanziario.
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SI può scegliere sulla base della confrontabilità tra imprese che svolgono cose diverse,
poichè attraverso la normativa di bilancio sintetizza dati per imprese diverse.
La contabilità generale diventa fondamentale per guidare le scelte di investimento di una
comunità che orienta il proprio risparmio nella direzione del finanziamento.
Questo sta anche nell'art 47 ma in USA si fa senza scriverlo, attraverso gli investitori e
attraverso i fondi pensione: poichè i consumatori spendono troppo quando lavorano e
quando non lavorano hanno poche risorse, si inventa con Bismarck il prelievo coattivo: in
USA si investe nelle imprese in cui gli stessi lavoratori lavorano.
Ma questo va ben in un sistema chiuso come quello americano dove i fondi sono investiti
nell’assetto economico nazionale e non di certo in imprese europee.
Mentre però FIAT investe il TFR in azienda, i fondi pensioni in sistema aperto possono
investire anche all’estero, ma sono i sistemi chiusi quelli a cui fare riferimento per funzionare
meglio.
Per hirschman i due elementi che caratterizzano sono la ability to invest, che si può riferire a
un singolo individuo, ma di sistema.
E’ un problema di traiettoria culturale riguardo l’imprenditorialità: è un termine sintetico che
abbraccia tanti aspetti, è essere capaci di avere nel controllo delle leve per avere nel mio
Paese un buon livello di entrepreneurship. Termine sintetico
Entrepreneurship è sintetico perchè rappresenta la capacità di una comunità di gestire
questo problema, così posso definire lo ability to invest.
Questo dipende anche dal materiale umano, dalla sua qualità.
Il secondo elemento dopo ability è il risparmio, l'accumulazione di risorse, che funziona se tu
reinvestire le risorse: è il risultato di una buona gestione del passato che se so investire
autoalimenta questo circolo; se non vi è imprenditorialità o risparmio perchè vanno fuori non
vi può essere sviluppo.
Tuttavia in origine le imprese crescono perchè sono gestite da chi le ha create: Rockefeller e
Ford hanno profonda conoscenza della loro impresa e dice Kaplan che tutte le imprese in
america crescono così, e sintetizzano una serie di informazioni riguardo l'impresa che
cresce in maniera vorticosa: sintetizzare informazioni con un sistema di contabilità
direzionale è legato alla conoscenza del business.
Come raggruppare le informazioni è precondizione per definire come vado a decidere,
perchè per decidere serve una base informativa per operare in modo inferenziale.
Ovviamente si prende una decisione sulla base di un algoritmo che ho definito e non sulla
base di una informazione completa che non avrò mai: il sistema di contabilità diventa
fondamentale, ma per Kaplan questo è un problema perchè poi diventa importante la
contabilità generale per quanto detto prima ,cioè il reperimento delle informazioni per la
crescita esterna (Borsa e prima ondata di fusioni).
Le tecnologie informatiche non erano così sviluppate da gestire le due contabilità in maniera
sostenibile, con costi bassi, e accade qualcosa che fa sì che si perderà imprenditorialità
negli USA.
La grande impresa cresce anche per un problema di potere perchè più diventa potente e più
l’assetto istituzionale si piega a quel percorso, e cresce non perchè migliora
l'imprenditorialità.
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Non essendoci concorrenza dall’esterno abbandonano la contabilità direzionale, perchè la
generale gli permette di avere fondi che consentono un processo di crescita esterno
(finanziamento in Borsa).
Dunque accade che le scuole di business formano soggetti bravi a raccogliere soldi ma non
sanno gestire le imprese, poichè in italia due terzi di chi gestisce l’impresa è laureato in
ingegneria, perchè si trasformano delle risorse. E si diffonde la narrazione dell’impresa
monoprodotto e monoprocesso.
L’economista è di supporto a giurista o ingegnere.
La contabilità generale va svolta secondo le norme per dare una rappresentazione
all’esterno che sia confrontabile con tutti gli altri per orientare gli investimenti altrui.
Quella direzionale è svolta nel modo che l’imprenditore preferisce per i propri interessi, a
seconda di quanto è svolto all’interno dell'impresa e chi la redige decide come ribaltare i
costi fissi per esempio per acquisto di macchine o attività di supporto o di pubblicità.
Se è ben gestita fa funzionare meglio degli altri.
02/05
Saggio di Robbins del 1932.
«L'economia è la scienza che studia la condotta umana nel momento in cui, data una
graduatoria di obiettivi, si devono operare delle scelte su mezzi scarsi applicabili ad usi
alternativi.»
Keynes e Hayek e visione di stato/nazione.
Crosby: problema dei difetti nei processi produttivi è che le imprese non sanno cosa
vogliono, i difetti nascono dall’interno perchè non ‘cè la capacità d i comprendere quali sono
i termini del problema.
L’uomo guarda alla realtà in termini diacronici, affrontando problemi con un set di
informazioni.
Integrazione verticale: tutte le teorie hanno come ipotesi fondamentale che i prezzi sono
fondati dai mercati perfettamente concorrenziali; per disegnare una funzione di costo devo
avere un sistema di prezzi dato, ma se non sono dati è complesso prendere decisioni; il
tema delle economie di scala mette insieme elementi di breve e di lungo, e se cambiano i
prezzi cambiano le curve: un casino.
Per Stigler le imprese tendono a integrarsi verticalmente all’inizio: egli è autorevole, ma
racconta qualcosa di vecchio, storiografico.
Tutte le funzioni che non hanno un utilizzo critico legato alla scala vengono deverticalizzate;
se sto sfruttando meglio le possibilità che offrono le conos (senti rec.)
Il tema dell'integrazione verticale è lontano da quanto detto da stigler, perchè abbiamo come
dice ford un tempo storico in cui le imprese si integrano perchè il prodotto diventa più
complicato e l’impresa diventa multiprodotto: se fosse monoprodotto il problema non si
pone.
L’assemblatore deve fare un lavoro che può fare un bambino il Meccano e in questo sta la
genialità di Ford, con tanto di manuale per ripararla.
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Ma Ford per avere il controllo della componentistica deve produrre tutta lui: è il controllo la
finalità dell'integrazione verticale. Serve fluidità: più aumenta la fluidità più continua perchè
la formazione dei suoi lavoratori è molto bassa, molti dei lavoratori parlano lingue diverse in
Ford.
Servono molti più assemblatori, persone così brave non ci sono e più voglio crescere meno
ho persone in grado di conoscere i pezzi e montarli, di comprendere la loro qualità; e più
aumenta il numero di macchine che devo fare più esse sanno fare un solo lavoro (es.
montare un pezzo). Aumenta così la loro specializzazione.
Entrerà nel merito di questo Georgescu-Roegen. Spiega le motivazioni economiche dietro
queste scelte e non è ortodosso, perchè da una lettura molto migliore del processo
produttivo e la spiegazione di come esso funziona aiuta a comprendere cosa fanno le
imprese.
Spiega perchè è un problema di struttura.
03/05
Nel momento in cui i prodotti hanno tante componenti per soddisfare i bisogni è centrale
capire se queste funzioni vadano integrate in azienda o esternalizzate.
L'equilibrio economico di Walras come quella dell’equilibrio parziale di Cournot la
dimensione media delle imprese tende a zero perché sono infinite dunque l’impresa non
esiste, è il mercato che coordina delle transazioni che hanno una dimensione minima nel
mercato.
E’ fallimento del mercato perfettamente concorrenziale quando un'attività economica
richiede una dimensione che non è puntuale; ma anche questo è un errore perchè prendono
in considerazione l’industria di processo.
Il tema della integrazione verticale/orizzontale è affrontato dalla teoria economica con un
semplice confronto tra prezzi, risolto dal mercato che propone diverse soluzioni alternative
da valutare solo sulla base del prezzo, e dunque si realizza la soluzione più efficiente
scegliendo tra prezzi più alternativi, e dunque i fattori produttivi sono sostituibili l’uno all’altro.
Il dilemma è risolto all'esterno, bisogna scoprire se il prezzo è perfettamente concorrenziale
o no, se vi sono elementi di asimmetria informativa che possono condurre a una scelta non
ottimale; chi propone una visione alternativa è Georgescu-Roegen.
Per lui il tema dell'efficienza richiama un concetto ingegneristico: una soluzione è migliore di
un’altra se consente di fare uno sforzo inferiore: es. consumo meno energia con una
macchina a parità di risultato; è un concetto tipicamente di ingegneria, anche se anche in
quel campo l'energia non è dello stesso tipo.
Questo tema diventa rilevante se allarghiamo l'ambito del problema che stiamo analizzando;
in economia parlare di efficienza diventa distorcente, perché noi attribuiamo le medesime
qualità concettuali che attribuiamo all’efficienza quando parliamo di una macchina.
Usando quel termine penso che una soluzione sia migliore di un’altra e basta; se la applico
in campo economico mi aspetto che il prezzo risolva tutti i problemi legati al consumo di
risorse e non è vero; al più un sistema di prezzi in CP se si è price taking può garantire al
migliore allocazione delle risorse godendo di un prezzo concorrenziale.
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L’impresa sta alludendo ciò che c’è,: GR dice che non ha nulla a che fare con un processo
produttivo che fa A anziche B, e i l’imprenditore deve entrare nella natura dei fattori di
produzione e del loro contributo al processo produttivo.
Noi usiamo il termine processo in maniera non propria: dobbiamo avere chiaro che ha un
inizio e una fine, perchè esso si analizza in termini di passaggio tra ciò che c’è fuori e ciò
che c'è dentro, analizzato in termini diacronici: da fuori del processo a dentro a fuori.
Processo ha inizio e fine e dunque avendo chiaro che chiudo un set informativo ho uno
strumento per muovermi nel tempo storico.
Chiudo set informativo prendo decisione mi muovo.
Capire che cos’è il processo e applicarlo alla produzione mi fa riflettere e sulla natura dei
fattori di produzione, e esa sala specifico con la loro relazione con il processo, cioè il loro
passaggio da fuori a dentro e da dentro a fuori (vuoto aritmo morfico).
Il confine non ha dimensione
Essi hanno due nature: una fondo e una flusso; è fondo quando attraversa il processo e
quindi da fuori entra nel processo rimanendo inalterato; un fattore è flusso se la sua
partecipazione al processo lo vede esaurirsi nel processo; flusso è anche qualcosa che si
origina dal processo ed esce.
L’efficienza la devo definire per GR come pieno utilizzo dei fattori di produzione, ma nulla ha
a che fare col sistema dei prezzi: se non sono in ConcPerf la mia scelta di utilizzo è alterata
dal prezzo.
Per il paradigma ortodosso si scelgono i fattori sulla base del prezzo e non sulla natura,
perchè sarebbero alternativi l’uno all’altro, K ed L, mentre per GR i fattori di produzione
sono complementari, uomo e macchina lo sono, e questa è una prospettiva differente.
La scelta del pieno utilizzo è in primis legata i fattori fondo ,che sono indivisibili; lo strumento
che serve per aumentare la produttività come un trattore, una zappa, un macchinario.
Ovviamente c’è un minimo di alterazione ma attraverso il processo rimane inalterato.
Nel processo produttivo possiamo assumerlo come fattore fondo anche il lavoratore.
Un processo produttivo viene definito sulla base dell’output, flusso principale che voglio
realizzare e dunque esso è legato all’idea che ho di output: l'elemento prevalente è cosa io
voglio portare sul mercato, e il processo è articolato a seconda di che bisogno voglio
soddisfare e cosa voglio produrre.
GR dice che come flusso in uscita non ho solo il prodotto, ma tutta una serie di flussi come
quello degli scarti della produzione, per questo è il primo che tratta economia ambientale,
perché il pieno utilizzo dei fattori è legato anche alla gestione dei flussi come gli scarti di
lavoro.
Il punto fondamentale è che le scelte decisionali e strategiche prese dalle imprese è che il
pieno utilizzo dei fattori fondo emerge chiaramente, quello dei fattori flusso emerge di meno
ed è legato a nrome e coscienza colelttiva, alal cosnapevolezza che un utilizzo di fattori
flusso può spingere le imprese a usarli pienamente, e non posso consentire che lo stesso
prodotto venga venduto sul mercato con prodotti che non rispettano le medesime norme: è
globalizzazione in termini di penetrazione aggressiva. (galbraith).
la nostra economia non è di mercato immediatamente, ma di specializzazione, dal momento
che la moneta è condizione necessaria ma non crea il nostro mondo, ma è la produzione in
linea, che è la seconda innovazione, cioè la capacità di coordinare i fattori produttivi secondo
la loro natura.
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la divisione del lavoro porta specializzazione e solo successivamente è necessario il
mercato.
Si potrebbe prendere una decisione inefficiente (non pieno utilizzo dei fattori fondo) usando
come sinonimi produttività e competitività; la prima è usare al meglio fattori che ho, la
seconda è produrre A anziché B sulla base del momento storico, se sono impossibilitato a
scaricare dei fumi e non curarmi dell’ambiente mi adatto.
Politica industriale: tutte le leve di una comunità per mantenerla resiliente in una comunità
internazionale.
La Francia fa politica industriale facendo crescere le dimensioni di esse: JP Morgan diceva
questo, le grandi imprese, quelle più grandi delle altre sono avvantaggiate non per efficienza
ma per capacità di lobbying.
Eccles fa qualcosa di diametralmente opposto a noi, lega al potere politico la moneta
avvicinandosi a Washington , mentre noi separiamo Tesoro e Bankitalia secondo la
dicotomia classica di Hume.
Il fattore fondo definisce la capacità produttiva: il primo modo che si ha di combinare i fattori
produttivi è in successione: il primo modo è produrre una unità del componente; ammettiamo
che ho bisogno di un telaio e di un uomo che ci lavora; se una macchina può fare 5
magliette e un uomo ne può fare 3 in una unità di tempo, devo avere un sistema in
successione.
La scala è data dal pieno utilizzo delle risorse fondo, e avendo il minimo comune multiplo li
utilizzo pienamente.
I processi produttivi tuttavia devono confrontarsi col tempo, perchè il processo non è mai ad
andamento costante: nella realtà serve l’attivazione di un fattore fondo in determinati
momenti; se devo produrre la seta attivo il fattore fondo terra e agricoltore in un momento,e
se quindi porto un prodotto con varie componenti, le devo combinare temporalmente per
avere il pieno utilizzo : questo si risolve con la produzione in linea.
La scelta dei fattori fondo per comporre una macchina da assemblare è fondamentale;
quando viene in crisi questo sistema è quando il mercato non assorbe più il prodotto, perchè
esso più è complicato più macchine bisogna avere per essere efficiente.
Se entra un concorrente la produzione totale è su intervalli indicati ampi e dunque evo
esternalizzare per scaricare il rischio di mercato su altri.
08/05
Il mercato è un oggetto analitico molto particolare, è artificiale e consente di prendere delle
decisioni, ci costringe a individuare gli agenti economici e il contesto in cui devono prendere
le decisioni: non esiste in natura; la definizione dell’obiettivo che ci poniamo dipende da chi
siamo: un soggetto che deve svolgere una analisi di mercato può avere ruoli diversi nella
società e dunque diversi obiettivi.
Se io sono il presidente dell’antitrust o il ministro del mise o il rappresentante di un'impresa
definisco il mercato sulla base dei miei obiettivi e sulle mie categorie.
E’ chiaro che non c’è una teoria economica che non dà una ricetta in ogni situazione: ci aiuta
a orientarci rispetto a determinati fenomeni: siamo fuori paradigma perchè se le norme sono
quelle non c’è margine di discrezionalità.
Spesso in letteratura troviamo il termine fatti stilizzati, modo per rappezzare una analisi
carente dal punto di vista dell'approfondimento metodologico: richiama una realtà molto
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diversa da un modello, che cerchiamo comunque di rappresentare, questo è la concorrenza
perfetta.
Knight sostiene che l’ambiente economico e le strutture sociali che caratterizzano il nostro
mondo si caratterizzano per delle situazioni che l’uomo non è in grado di gestire applicando
la struttura logica del ragionamento che ha formalizzato o costruito nel corso del tempo per
comprendere il funzionamento del mondo naturale; questo ha delle modalità di
funzionamento indipendenti dall'esistenza dell’uomo.
I nostri sistemi di relazione esistono solo per questo, esistono a seconda del modo in cui
ogni agente economico si comporta in detta struttura artificiale; una struttura di questo tipo
non ha leggi naturali che ne governano il funzionamento, o potrebbe non averle, ma se ci
fossero noi non siamo in grado di conoscerle.
Non conosco le leggi di mutamento, e se non le conosco prendo le decisioni sulla base del
giudizio, stima, inferendo un futuro possibile con le quali non esiste una relazione di causa
ed effetto.
Il sociale si è legato all’economico (embeddedness) dal momento che la maggioranza delle
nostre relazioni sociali sono economiche, e prendiamo le decisioni in base ad esse; dunque
per capire le relazioni economiche devono prima comprendere i rapporti sociali.
Studio il sistema nelle relazioni tra le parti (Menenio Agrippa) e lo faccio solo su base
statistica, applicando un principio di classificazione, unendo cose diverse che non sono
simili, e il principio di analogia
Determinati elementi avranno in una matrice medesimo risultato a parità di caratteristiche.
Non è possibile ricondurre a unità i sistemi: o lavoriamo su base statistica con l’euristica su
determinati sistemi oppure il riduzionismo metodologico, dividendo in parti un sistema
analizzando la parte applicando il ceteris paribus.
Se un comportamento non ci fa massimizzare ci fa fallire.
In questo mondo incerto, e in un mondo che cambia o non conosco le leggi di mutamento o
non ci sono.
Se il tempo scorre con leggi universali e invariabili che tutti conoscono o nulla cambia in
assoluto, sono in grado di prendere le decisioni migliori; in tutte le situazioni differenti c’è
incertezza, e le posso affrontare con tre strumenti, il giudizio sintetico a priori (applicabile al
gioco d’azzardo) per rappresentare delle situazioni senza rappresentare una realtà empirica,
senza tirare il dado un migliaio di volte per dividere in gruppi e applicare delle stime.
La probabilità statistica è esattamente quanto detto qui sopra, dividendo in gruppi coerenti
con l’obiettivo.
Giudizio o stima è il processo a due stadi, il terzo elemento, che è quello utilizzato in
economia, in cui non c’è alcun tipo di previsione effettuabile.
09/05
Tattiche e strategie per comprendere il mondo in cui siamo inseriti; chi ha un ruolo da master
è il Governo, dove un delegato ha la capacità di influenzare le regole del gioco, sulla base
degli accadimenti.
Georgescu-Roegen spiega che abbiamo un problema di tempo storico e non dinamico, non
letto lungo una dimensione in uno spazio a n dimensioni in t=0, t=1…
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Le condizioni di base le determina chi è delegato da una comunità ampia, anche se esso è
influenzato da chi guida il processo produttivo, cioè le grandi imprese.
Anche nel nostro paradigma usiamo il tempo dinamico; l’approccio naturalistico serve a
trovare la legge di mutamento.
Il tempo storico ci dà la percezione che le cose cambiano in maniera irreversibile e si
accumulano senza poter essere modificate: si può capire cosa è successo per cercare di
comprendere cosa accadrà dopo, senza saperlo certamente.
I master non sono soggetti ben definiti, pur essendo forti, ma la grande impresa influenza le
condizioni di base tanto più grande è: l’attività di lobby, che è legittima in alcuni Paesi come
gli USA
Le condotte sono quelle che influenzano sulle condizioni di base e in questo modo
impattano sulle strutture; di questo passo si influenzano le performance che non sono
codificate. Ognuno di noi userà le euristiche sulla base del proprio sentimento.
Coase è un soggetto ortodosso ma geniale, tanto più geniale quanto poco aveva studiato
economia; mercato è un termine generico dove soggetti scambiano in base a un indicatore
che è il prezzo; in una situazione in cui c’è incertezza questo mi aiuta, ed è l’indicatore
principale.
Coase vede l’impresa che pur non dovrebbe esserci: in un mondo non incerto n tende a
infinito e il mercato meglio risponde alle esigenze di una comunità; l’impresa genera una
soluzione asimmetrica e genera potere di mercato all Cournot,
Il punto di Coase è poichè gli uomini fanno solo quello che gli serve, in una situazione di
incertezza emerge l’impresa perché batte il mercato in presenza di costi di uso.
Se non vi fossero ci sarebbe solo il mercato, nel paradigma neoclassico c’è la pratica
onniscienza (Knight) con l’unico comportamento ammissibile che è la massimizzazione; se
la situazione non offre tutta l’informazione ci sono costi del mercato.
La situazione che è immersa è l’impresa.
Come si organizzi dentro non lo sa; Williamson si muove su un piano completamente
diverso; l’imprenditore che non è un soggetto, è la struttura gerarchica, che impone la
direzione d’uso delle risorse in maniera amministrata.
Il mercato coordina le decisioni attraverso il rpezzo, nessuno spiega come questo funzioni,
ed è migliore solo se i prodotti sono omogenei.
Dunque differenziazione e oligopolio cambiano; se ho differenziazione che combatte la
concorrenza di prezzo (con profitto uguale a zero anche con Baumol Panzar); si ha scarso
interesse a guadagnare zero, se si realizzano le ipotesi del loro modello si guadagna zero,
dunque per combattere quelle ipotesi serve il lobbying per evitare si verifichino.
Per Coase la direzione d'uso delle risorse caratterizzato l’imprenditore; una soluzione la
offre GR, cioè produrre in linea con fondi e flussi.
Se si deve parlare di produzione, bisogna parlare del processo produttivo: usare il processo
come parola significa parlare di tempo storico, perchè c’è un inizio e una fine.
Per WIlliamson c’è la possibilità di truffa in un contesto incerto e l’uomo ha razionalità
limitata.
Coase si disinteressa di questo perchè fare affari garantisce più successo e dunque non è
possibile passare per traditore/truffatore e opportunista; quindi l'impresa non è l'ultima
possibilità presente, ma si arriva all’impresa come ultima ratio, perchè l'impr sas ti irrigidisce,
perché prima ti scegli delle condizioni contrattuali (Williamson).
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Per Coase ci sono soluzioni possibili e separate e l’impresa è una di queste, piuttosto che
contratti a lungo termine.
L’unica domanda che si doveva rivolgere a Coase non è quella legata alla natura dei costi di
transazione è legata al fatto di come si gestisce questa istituzione: la soluzione euristica è
quella di GR, non posso misurare la quantità perchè produco pezzi diversi e dunque non
posso misurare al dimensione; è difficile anche sulla base del fatturato.
Si deve presupporre che i prezzi siano dati. I fattori sono complementari e non sostituti.
L’imprenditore ha una intima conoscenza del fenomeno, sa cos’è una macchina e come
essa si può costruire; la prima euristica lo porta a usare pienamente i fattori fondo perchè
sicuramente non usare appieno macchina e uomo è inefficiente, perché non c’è pieno
utilizzo dei fattori fondo.
Inefficienza è anche anche cattivo utilizzo dei fondi flusso, come ad esempio gli scarti della
raffinazione del petrolio che non dà solo benzina.
Di questo passo l’impresa cresce e l’organizzazione si complica perchè devo organizzare
temporalmente tutte le produzioni che ho generato con l’allargamento della produzione.
La produzione in linea non è la catena di montaggio, capire cosa fare e come farlo.
Per un processo prima si deve però avere la migliore utilizzazione dei fattori fondo in
parallelo attivando macchine e uomini totalmente, con la piena combinazione di tutti nello
stesso momento, e poi il processo deve essere combinato anche per quanto concerne la
combinazione di più fattori fondo nel tempo ( migliore utilizzazione dal punto di vista
diacronico).
L'integrazione è migliore utilizzo dei fattori fondo e flusso, e questa cosa potrebbe non
essere conveniente perchè il mercato potrebbe non assorbire tutto quello che produco: un
utilizzo eccessivo delle risorse si permette di non utilizzare a pieno i fattori fondo ma di non
sprecare quelli flusso, perché se il mondo cambia il fattore lavoro deve avere i momenti di
fermo.
Se il mondo cambia io non sono in grado di fare una cosa diversa, devo avere dei momenti
in cui mi interrogo sul perché faccio qualcosa e su cosa posso fare, perché sono
consapevole del tempo che passa (investimenti in R&S).
10/05
Coase: centrale perchè affronta il problema della natura dell’impresa definendo un percorso
di analisi ancora utilizzato oggi; importante perchè dalla sua idea nascono filoni che si
allontanano.
Non è contraddittorio rispetto al ragionamento fatto da ieri: il filone analitico si distacca da lui.
Chi lo ha frainteso o si è allontanato è Williamson, che diverge perchè si discosta da Coase
a monte, cioè l’ipotesi comportamentale.
Quando si parla di ottimismo, che è la cosa più a monte perchè poi la teoria studia come si
comportano agenti economici con delle determinate modi di agire: se cambio questo cambio
le basi del mio ragionamento.
Coase: l’agente economico non può far nulla che possa ledere la propria reputazione perchè
per fare business serve credibilità, si può truffare solo una volta; Williamson parla di hold-up
e dice che appena può approfittare può farlo. (“che cazzo gliene frega all’impresa dell’altra
impresa, facciamo hold-up e freghiamo quei polli)
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Coase non affronta la razionalità limitata ma dice che l'impresa è una buona soluzione
perchè l’uomo creandola non cerca di ledere la propria reputazione: se guardo alla teoria
economica ortodossa non ci dovrebbe essere se vi è un mercato perfettamente
concorrenziale, ma ci deve essere tutta l’informazione.
Nella situazione incerta anche se fosse possibile applicare una razionalità di tipo sostantivo,
non ho il quadro informativo sufficiente e sono limitato nel mio agire. Per Simon è bounded
rationality.
Per Coase l'integrazione verticale è valutazione delal convenienza della singola transazione,
sulla base del confronto sul singolo indicatore cioè il prezzo decido la stipula di un contratto
o di fare impresa: comunque se il prezzo è il miglior indicatore possibile Coase si dimentica
che posso avere solo un indicatore se il mondo è omogeneo e non cambia, se le due cose
sono commensurabili.
Anche due cose uguali differenziate per qualità come mele golden e fuji non sono
confrontabili, commensurabili.
Si perde quantità di informazione nell'accumulare due prodotti diversi pur essendo dello
stesso tipo come due auto pur valutando il dimensionamento delle imprese in base la
produzione aggregata.
Se internalizzare l’attività, devo valutare non solo il costo di coordinamento ma anche il
costo di mantenimento dell’attività.
Io pago uno che viene internalizzato più di quanto pagherei per il suo servizio indipendente
perchè vi sono costi d’uso del mercato e dunque il prezzo di mercato sarebbe stato più alto.
GR moneta e produzione in linea, non si fa ragionamento sul prezzo perchè l’obiettivo primo
è comprendendo la natura dei fattori produttivi è utilizzarli pienamente, in base al contributo
che possono dare.
Guardando a un processo in un mondo che cambia anche le cose cambiano nel tempo il
fondo serve per trasformare.
Kaldor è centrale: intuizione di Kaldor, ma troviamo riferimento solo alla seconda legge.
Lui è keynesiano più o meno e parte da un riscontro empirico: la crescita del reddito o i livelli
di reddito più alti si hanno nei paesi in cui c’è una produzione amnitaffturiera più rilevante:
queste tre le ggi sono nella prima lezione sua del 66 a Cambridge. Correlazione positiva;
questa è la prima legge.
La produzione manifatturiera nella seconda legge è legata al lavoro di Verdoorn che trova un
altro riscontro empirico: più aumenta la produzione manifatturiera più aumenta la produttività
per addetto; l’effetto è che quello che è più importante per un percorso di crescita e di
sviluppo per una comunità nella teoria dei vantaggi comparati che ci sia una presenza
massiccia nella produzione manifatturiera, perché così sia aumenta la produttività.
Il fatto che ci sia un effetto esterno positivo è una lettura: il fatto di fare cose che si
consumano consente di governare meglio le scelte (traiettoria culturale), perchè una
comunità non è id successo se consuma quello che non sa produrre.
Questa traiettoria controllata molto meglio con la produzione nel paese del bene
manifatturiero. Non terziarizzare l’economia: il servizio è valido se vi è un settore
manifatturiero a cui fornire questo servizio.
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Nella terza legge: se una comunità cerca di essere presenta nella manifattura buttera fuori i
servizi a minor valore aggiunto e mantiene quelli a maggior valore aggiunto.
Se io mi concentro sulle manifatturiere lo spazio che rimane per attività di servizio è più
ridotto: quale svolgerà’ Quelle legate alla manifattura, a maggior valore aggiunto: il gioco si
autoalimenta perchè se produco, il consulente o il servizio lo acquisiscono nel mio Paese.
Effetto spiazzamento nei servizi.
Rapporti del minsitor industria e ministro del lavoro su brexit, e la trentina di cosnervatori.
Selezione dell’immigrazione sulal base del ccontributo che può offrire, e per fare questo c’è
bisogno di Hard Brexit, perchè nel libro bianco dell’industria c’è scritto che l’inghilterra deve
tornare manifatturierio e non vivere di rendita dai flussi finanziari.
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