Uploaded by Simo Crisafi

Copia di Microscopi 7 novembre

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Lezione 7/11/2019
Il microscopio (​micron piccolo e ​skopein guardare) è uno strumento che consente di
risolvere e ingrandire oggetti di piccole dimensioni per permetterne l'osservazione.
MICROSCOPI OTTICI
Consentono
di
risolvere
e
ingrandire oggetti di piccole
dimensioni, la cui analisi si realizza
nell'ambito
dello
spettro
elettromagnetico della luce.
Tutti i microscopi hanno struttura
simile: condensatore, un sistema di
lenti più o meno complesso e degli
obiettivi. Tra le lenti degli obiettivi e
quelle degli oculari possono essere
inseriti dei diaframmi, dei prismi
che hanno il compito di concentrare
la luce in una direzione piuttosto
che in un’altra, in periferia piuttosto che al centro).
Utilizzano come sorgente per l’osservazione del preparato la ​luce e permettono di
vedere un’immagine in 2D. Oggi in realtà non è più così perché molti strumenti nuovi
hanno montate apparecchiature multifocus che permette di mettere a fuoco una
determinata struttura con una determinata forma facendo scansioni a diverse altezze
(tante foto) e ricostruisce le immagini ottenendo un’immagine completa e
tridimensionale. Un esempio di microscopio con una tale capacità è lo
STEREOMICROSCOPIO
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Lezione 7/11/2019
● STEREOMICROSCOPIO
↳ ​funziona come una grossa lente
d’ingrandimento grazie alla quale riusciamo
a vedere gli oggetti tridimensionalmente
(visione 3D) e permette di vedere anche i
dettagli.
È trinoculare, ovvero presenta due oculari e
un oculare fotografico per poter fare delle
foto.
Viene utilizzato per fare il prelievo di
campioni o fare delle dissezioni di animali).
Si può osservare tutto tranne le colture
cellulari per cui è necessario uno strumento
differente, ovvero l’​INVERTOSCOPIO in cui la
parte ottica (obiettivi e oculari) si trova sotto
mentre il condensatore si trova sopra (Nel
caso degli altri microscopi, le due componenti
sono al contrario). Quando la luce colpisce
lateralmente le cellule, questa crea un
contrasto tale per cui posso riuscire a vedere le cellule vive (senza che siano
colorate in alcun modo) e riesce a mettere in evidenza la forma di queste.
La zona del nucleo è più spessa, quindi viene attraversato di meno dalla luce.
STRUTTURE A CONFRONTO
MICROSCOPIO NORMALE
STEREOMICROSCOPIO
Il condensatore rappresenta la
sorgente da cui parte la luce. Il fascio
di luce attraversa tre lenti: le due lenti
degli obiettivi e la lente degli oculari.
La prima delle lenti degli obiettivi
fornisce un’immagine ingrandita ma
rovesciata. Il fascio luminoso poi va a
colpire l’altra lente che riproduce
un’immagine ancora più ingrandita ma
nel verso giusto (quindi restituisce
l’immagine corretta).
All’interno dell’obiettivo c’è una sola
lente. Infatti non vi è un vero e proprio
revolver con tutti gli obiettivi ma c'è
una struttura circolare su cui sono
montate le singole lenti per cui
girando questa sorta di revolver
sposto le lenti fino a 4x, 10x e non
vado oltre il 40x.
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Lezione 7/11/2019
Piccolo
crostaceo
osservato
attraverso
lo
STEREOMICROSCOPIO. Questo esemplare ha dimensioni
di circa 2mm (quindi è visibile ad occhio nudo) ma
attraverso una osservazione allo STEREOMICROSCOPIO è
possibile visualizzare i dettagli dell’animale. In questi
caso l’immagine è ingrandita di circa 100 volte.
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● MICROSCOPIO FOTONICO IN CAMPO CHIARO
Utilizza come fonte di energia la luce (luce bianca λ= 400-700 nm) e permette di
visualizzare ​preparati a fresco (vetrini che si guarda sul momento e poi si
eliminano) e ​preparati stabili (vetrini trattati che possono essere conservati per
decenni). La luce è concentrata in un unico faccio per cui si illumina tutto il
campione.
Presenta diverse strutture:
❖ Tavolino traslatore : scorre lungo due assi grazie a una vite laterale ed è il
luogo dove si poggia il vetrino per l’osservazione
❖ Vite macrometrica e micrometrica : sono delle viti che permettermi di
mettere a fuoco il vetrino da osservare. Quella micrometrica serve per
piccoli aggiustamenti, mentre quella macrometrica serve per
aggiustamenti più ampi.
❖ Un CONDENSATORE con lente biconvessa che fa convogliare i raggi
luminosi in un punto centrale (fuoco). Il fascio entra nell'obiettivo e
illumina la lente riuscendo così ad ottenere un’immagine
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Lezione 7/11/2019
❖ OCULARI con lente con capacità 10x 0 12,5x
❖ Revolver : struttura costruita da obiettivi per ingrandire ulteriormente
l’immagine ( es. 4x, 10x, 20x, 40x, 100x)
❖ OBIETTIVI con due lenti
❖ DIAFRAMMI che si allargano o si stringono per convogliare ulteriormente il
fascio di luce e migliorare la qualità dell’immagine e anche il contrasto.
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Lezione 7/11/2019
LIMITE INFERIORE DI VISIBILITÀ (ε) ​→ ​distanza minima alla quale due
determinati punti possono essere distinti da noi come punti separati. Se questa
distanza si riduce vedrò i due punti come un unico punto.
Quindi:
- Se i due punti sono posti ad una
distanza superiore o uguale a ε , i
due punti si osserveranno come
distinti.
- Se i due punti sono posti ad una
distanza inferiore a ε​, i due
cerchietti luminosi saranno più o
meno sovrapposti; il nostro occhio
non è in grado di distinguere i due
punti che saranno pertanto osservati
come se fossero un unico punto.
α è l’angolo di convergenza della luce
Il parametro opposto al limite inferiore di visibilità è il potere risolutivo (D). Esso è
determinato dalla capacità di ingrandire le immagini.
Il potere risolutivo è la capacità di poter distinguere due punti vicini. ​L’occhio
umano ​ha un potere risolutivo fino ad un massimo di ​0,2 mm (millimetri), ovvero
è in grado di arrivare a distinguere due punti ad una distanza massima di 2 mm (se
la distanza è inferiore, l’occhio umano vedrà un solo punto). ​Questo microscopio​,
invece, ha un potere risolutivo fino a ​0,2 µm (micrometri, 1 µm ​= 10​-6 m) grazie
all’interposizione di lenti tra il mio occhio e l’oggetto da osservare.
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Se la distanza fra due punti è maggiore o uguale al potere risolutivo dello
strumento che stiamo utilizzando riesco a vedere due punti separati.
Il potere risolutivo dello strumento di
osservazione determina il livello di
dettaglio contenuto nell’immagine.
L’ingrandimento non determina un
aumento di risoluzione delle immagini.
Infatti aumentano le dimensioni ma
non migliora la qualità.
A causa dei fenomeni di diffrazione della luce, un punto al microscopio ottico non
è visibile come tale ma come un cerchietto luminoso il cui diametro è uguale ad
ε.
OBIETTIVI A SECCO ​→ ​sono gli obiettivi
dall’1x al 60x. Hanno una lunghezza
direttamente proporzionale al potere di
ingrandimento per cui utilizzando obiettivi
più potenti la lente frontale si avvicina al
vetrino coprioggetto; ne consegue che una
maggior quantità di raggi luminosi entrano
nell’obiettivo facendo aumentare l’ampiezza
dell’angolo α (tendente a 90°) e quindi
senα aumenta tendendo ad 1. Ne consegue un aumento della AN e una
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Lezione 7/11/2019
diminuzione di ε = limite inferiore di visibilità.
Ogni mezzo ha il suo INDICE DI RIFRAZIONE, che è la capacità di deviare i raggi
luminosi secondo un angolo più o meno pronunciato. L'indice di rifrazione
dipende dalla densità del mezzo e dalle sue caratteristiche chimico-fisiche.
L'INDICE DI RIFRAZIONE si identifica con la lettera "n".
OBIETTIVI A OLIO ​→ ​sul preparato viene messo un olio per immersione con indice
di rifrazione uguale a quello del vetro che consente di aumentare l’apertura
numerica rispetto a quella che si ha all’aria e quindi aumentare il potere di
risoluzione. I raggi luminosi che non erano penetrati nell’obiettivo vengono
convogliati nell’obiettivo.
È il caso dell’obiettivo 100x che si avvicina così tanto al campione da non
permettere la visione dell’immagine. L’olio quindi serve per aumentare la capacità
di visualizzazione e così si può vedere l’immagine in modo nitido.
Abbiamo capito quindi che più la capacità di ingrandimento dell’obiettivo è
elevata più le dimensioni dell'obiettivo sono grandi perché la distanza fra le due
lenti che stanno all’interno deve essere tale da permettere di convogliare il fascio
luminoso e fare invertire l'immagine.
In questa immagine visibile grazie ad un
microscopio fotonico in campo chiaro possiamo
trovare
delle
strutture
particolari,
gli
spermatodesmi, in cui gli spermatozoi non si
trovano da soli ma sono raggruppati.
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● MICROSCOPIO FOTONICO IN CAMPO SCURO
Presenta una base scura e la luce
viene deviata in modo da colpire il
campione lateralmente, ottenendo
così un’immagine da parte dei raggi
riflessi. La ghiera viene girata in
modo che la parte centrale viene
oscurata e i raggi vengono deviati
verso l’esterno. Quindi quella che
ottengo è un’immagine nera nella
quale si evidenziano con la luce i
bordi dell’oggetto che stiamo andando ad osservare.
È un metodo molto usato per guardare le cellule e per la fluorescenza.
Troviamo
nuovamente
l’immagine
degli
spermatodesmi ma questa volta in campo scuro, un
cui la luce riflessa “accarezza” la loro struttura.
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● MICROSCOPIO A CONTRASTO DI FASE
Ho le stesse componenti strutturali
ma la differenza con i precedenti
microscopi sta nel fatto che prima del
condensatore vi è un piccolo
DIAFRAMMA DI FASE che fa sì che
parte dei raggi luminosi vengono
trasmessi in modo diretto e altri
vengano rifratti. Questo mi permette
di
avere
un’immagine
quasi
tridimensionale.
Grazie al diaframma si può decidere
la quantità di luce che può colpire il
campione e quindi quanti raggi
diffrare: più allargo il diaframma più
luce do; più stringo il diaframma, meno raggi rifratti passano e più aumenta la
profondità di campo, ovvero ottengo un’immagine che assomiglia a una
tridimensionale.
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● MICROSCOPIO A CONTRASTO INTERFERENZIALE
In questo microscopio sono presenti diversi prismi che danno un’immagine molto
nitida e quasi tridimensionale.
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● MICROSCOPIO A LUCE POLARIZZATA
Viene utilizzata luce polarizzata, cioè luce che vibra in un piano unico. Il
microscopio presenta due dispositivi di polarizzazione:
● Polarizzatore, montato sotto al condensatore
● Analizzatore, posto tra obiettivo e oculare
Sono due prismi che cambiano la direzione della luce e permette la visualizzazione
di diverse zone.
Entrambi permettono il passaggio soltanto di luce polarizzata in un solo piano.
E’ possibile stabilire nella struttura che si esamina la presenza di ​zone isotrope e
di ​zone anisotrope o birifrangenti​.
● Si definiscono ​ANISOTROPI gli
oggetti in cui l’indice di
rifrazione e l’assorbimento della
luce variano a seconda della
direzione di provenienza della
luce stessa; sono costituiti da
molecole disposte in maniera
ordinata (disomogenea).
ES. bande di actina e
tropomiosina
● Si definiscono ​ISOTROPI gli
oggetti in cui l’indice di rifrazione e l’assorbimento della luce sono gli stessi
per tutti gli assi di provenienza della luce; sono costituiti da molecole
disposte
in
maniera
disordinata (omogenea).
ES. bande di miosina
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● MICROSCOPIO A FLUORESCENZA
Il preparato viene illuminato
con ​luce ultraviolett​a ad una
determinata lunghezza d’onda
e i suoi componenti vengono
esaminati
in
base
alla
fluorescenza
emessa.
La
sorgente luminosa è una
lampada a vapori di mercurio
che
emette
radiazioni
ultraviolette (invisibili). Poiché il
mercurio è pericoloso per la
salute, oggi ormai si utilizzano i
microscopi a laser.
Come funziona? La lampada a fluorescenza emette lungo tutte le lunghezze
d’onda. Se ad esempio la fluorescenza è con il verde, il filtro che si utilizza è quello
che cattura tutte le lunghezze d’onda tranne quella del verde. Il filtro di
sbarramento fa sì che tutte le lunghezze d’onda del verde passano, mentre tutte
le altre vadano fuori.
ESEMPIO 2 Se voglio avere una fluorescenza rossa, metto il filtro rosso e il filtro di
sbarramento che faccia convogliare le diverse lunghezze d’onda del rosso ma
scarti tutte le altre.
Prima questi passaggi erano fatti manualmente, mentre oggi è tutto automatico.
La ​fluorescenza è quella proprietà per
cui particolari sostanze (molecole), dette
FLUORESCENTI,
colpite
da
luce
ultravioletta (radiazione eccitante con
lunghezza d’onda compresa tra 250 e
400 nm) vengono eccitate, cioè sono
capaci di emanare in risposta un fascio di
luce (luce di fluorescenza) dello spettro
del visibile (qualsiasi lunghezza d’onda
compresa tra 400 e 700 nm) (può essere
gialla, blu, rossa, ecc.) e quindi maggiore
o uguale a quella della luce di eccitazione.
Per il rosso si usa la rodamina, per il verde la falloidina. Il blu viene usato per
colorare i nuclei delle cellule perché sono presenti delle molecole intercalanti del
DNA che una volta che si legano ad esso emettono fluorescenza blu.
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Le sostanze possono essere dotate di:
- Fluorescenza primaria (o naturale) ​: quando la fluorescenza viene emessa
naturalmente (es. vitamina A, riboflavina, porfirine, clorofille, etc.). Alcuni
organismi (es. lucciole e alcuni organismi acquatici) sono in grado di
produrre molecole fluorescenti, altri invece riescono ad emettere molecole
fluorescenti vivendo in simbiosi con batteri fluorescenti.
- Fluorescenza secondaria (o artificiale) ​: quando la fluorescenza viene
indotta artificialmente trattando il preparato con particolari sostanze
fluorescenti dette ​FLUOROCROMI (es. acridina orange, Hoechst,
fluoresceina, rodamina, giallo lucifero, etc.). La fluorescenza è un sistema
antigene-anticorpo ovvero si ha in seguito a un legame specifico.
Ad esempio se volessi trovare in una cellula la presenza dell’actina dovrei
inserire nella cellula l’anticorpo, ovvero quella molecola che si legherà in
modo specifico (in sostanza si tratta di un anti-actina). Una volta che
abbiamo l'anticorpo si possono fare due cose:
- O si lega l’anticorpo con il fluorocromo così che, una volta avvenuto
il legame specifico, il legame stesso scatena la fluorescenza e io
posso visualizzare la quantità di actina. (​FLUORESCENZA DIRETTA​)
- Faccio sì che l'anticorpo si leghi all'antigene specifico e, una volta
avvenuto il legame, il fluorocromo si leghi al complesso
antigene-anticorpo. (​FLUORESCENZA INDIRETTA​)
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La specificità della fluorescenza dipende dalla specificità del legame tra
fluorocromo e sostanze tissutali
Le immagini appaiono colorate su
fondo scuro, mentre il colore della luce
di fluorescenza dipende dal filtro di
eccitazione e dal fluorocromo.
La fluorescenza decade più o meno
rapidamente (quenching) poiché le
molecole eccitate per tornare allo
stato fondamentale trasferiscono
l’energia assorbita a molecole
circostanti sotto forma di agitazione
termica; poiché la luce accentua tale
fenomeno, i preparati vengono allestiti
in penombra, conservati e osservati al buio.
Ogni molecola fluorescente ha un proprio:
1. Spettro di eccitazione: gamma di frequenze per cui essa si eccita;
2. Spettro di emissione
Entrambi con un picco massimo.
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● MICROSCOPIO CONFOCALE
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MICROSCOPI ELETTRONICI
A differenza dei microscopi ottici,
utilizzano come sorgente luminosa i
fasci di elettroni. Per far sì che gli
elettroni non si disperdano, tutti i
microscopi
elettronici
funzionano
sottovuoto.
Distinguiamo due tipi di microscopi
elettronici: a scansione e a trasmissione.
Con quello a scansione arriviamo a un
potere risolutivo intorno ai 5 nm
(considerando che normalmente una
buona scansione arriva 200.000
ingrandimenti).
Con
quello
a
trasmissione abbiamo un potere
risolutivo di massimo 0,2-0,4 nm.
● MICROSCOPIO A TRASMISSIONE
All’interno di un cannone sotto ALTO VUOTO un fascio di
elettroni generato eccitando un filamento di tungsteno (si
trova sospeso in alto) che viene accelerato (tensione di 50
KV) da un anodo raggiungendo una lunghezza d’onda =
0.005 nm e quindi un potere risolutivo D= 0.2 nm.
Questi elettroni (detti ​ELETTRONI
PRIMARI​) emessi dal filamento e
accelerati dall’anodo sono concentrati da
una
lente
elettromagnetica
(condensatore) sul retino dove si trova il
campione. In realtà questi non sono gli
elettroni che daranno l’immagine, ma
sono gli elettroni secondari.
Si ha una ​diffusione anelastica ​→
L’interazione degli elettroni primari con
gli atomi del preparato, provoca, in
seguito al trasferimento di energia,
l’espulsione degli ​elettroni di valenza che
vengono
denominati
​ELETTRONI
SECONDARI (SE). Questi hanno le
seguenti caratteristiche:
● Bassa energia (inferiore a 50 kV);
● Possibilità
di
emersione
superficiale, per cui consentono di
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acquisire ​informazioni di tipo morfologico dagli strati superficiali ​profondi
non più di 10 nm.​
Troviamo anche la presenza di altro tipo di elettroni, gli ​ELETTRONI RETRODIFFUSI
(o backscattered) (sono elettroni diffusi con un angolo di 90°), i quali si generano
con la ​diffusione elastica in seguito all'incidenza degli elettroni primari sui nuclei
dell'atomo bombardato. Sono elettroni ad alta energia (superiore a 50kV) e
forniscono ​informazioni di tipo compositivo e morfologico delle zone comprese
tra la superficie e la ​profondità di 10 μm.​
Le lenti obiettivo ed intermedia ingrandiscono l’oggetto, la cui immagine,
ulteriormente ingrandita da una lente proiettiva, viene proiettata sullo schermo
fluorescente, osservata attraverso una finestra per l’osservazione o impressionata
su lastra fotografica. Oggi, invece, i microscopi vengono collegati al computer e
grazie ad dei software è possibile analizzare il campione nel dettaglio e fare
diverse foto tramite il programma stesso ​(Es. Microscopio elettronico a scansione
della prof)
Un'altra differenza rispetto agli anni precedenti sono le dimensioni, che oggi sono
ridotte a una scatola di dimensioni molto ridotte. Prima erano molto grandi
(addirittura quanto una scrivania) ed erano ancorati al pavimento per evitare le
vibrazioni e gli spostamenti.
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● MICROSCOPIO A SCANSIONE
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I microscopi elettronici di nuova generazione riescono a funzionare anche a basso
vuoto, riducendo il numero di elettroni utilizzati e deviati più lateralmente.
Questo fa sì che il campione possa essere osservato senza essere metallizzato.
Questo è importante per studiare strutture delicate o esemplari unici.
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