Uploaded by Cristian Molteni

Prima parte storia

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Mercantilismo
Chiusura capitolo 2 libro
Mercantilismo periodo storico XVI secolo fino XVIII secolo, siamo in un contesto di problemi che nascono
dall’analisi della politica internazionale e del commercio internazionale.
Mercantilismo è insieme di indicazioni di politica economica che si sviluppa su un arco temporale in Europa
e che accompagna la crescita degli stati nazionali, principalmente in Inghilterra e Francia.
Le indicazioni vengono date dai sapienti ai sovrani, la domanda principale discussa in questi secoli è come
migliorare le esportazioni, definiscono il problema a partire dai flussi di metalli preziosi che giungono al
paese quando hanno particolare successo le esportazioni del paese.
Il dibattito era che alcuni diceva che la ricchezza si misura sui flussi metalli preziosi e alcuni dicono che non
è coincidente col denaro; dal punto di politica economica c’è un’indicazione che accumuna tutti i diversi
pensatori mercantilisti e riguarda il ruolo dello Stato, i quali pensano che ruolo sovrano sia determinante
per il miglioramento del commercio.
Possiamo individuare 2 posizioni distinte all’interno di questa linea di pensiero, nel XVI secolo i mercantilisti
si concentrano su come aumentare i metodi per incrementare quantità di metalli preziosi nel paese; quindi,
si vieta di esportare metalli preziosi all’esterno e norme che servono per influenzare potere acquisto della
moneta nazionale; l’idea di questi mercantilisti (bullionismi) manovravano il valore di una moneta in termini
di un’altra moneta.
Questa posizione la ritrova nel pensiero di Gerard de Malynes nel 1600 difende posizione bullionista
quando Thomas Munn e Edward Misselden, responsabili compagnia indie orientali, sostengono che non
sono le manovre su una moneta nazionale a determinare a determinare la ricchezza del paese, ma l’origine
dei flussi d’oro che arrivano all’interno del mio paese corrisponde al pagamento dei beni che riesco ad
esportare, balance of trade ossia differenza tra beni che esporto e importo; quando valore esportazione
maggiore importazione balance of trade è in surplus, situazione favorevole, ciò comporta flussi metalli
preziosi in entrata che aumentano e ciò comporta variazione moneta nazionale.
Munn scrive “A discourse of trade from England unto the East Indies (1621)” da indicazioni rilevanti tra
rapport commerciali tra madrepatria e colonia, la sua posizione è del mercantilismo di2 posizione, non
bullionista, ma essere consapevoli che flusso ricchezza aumenta dal partire del commercio internazionale e
ciò dipende dalla specializzazione produttiva, importazioni a basso costo e esportazione dopo lavorazione
con valore maggiore.
Munn rispose alla protesta di Malynes attraverso “England's treasure by forraign trade, or the ballance of
our foreign trade is the rule of our treasure” in cui ribadisce la teoria mercantilista della bilancia del
commercio.
Teoria bilancia commerciale
• L’obiettivo del sostegno alle esportazioni non sta per Munn solo nell’arricchimento dei mercanti;
• Le esportazioni devono consistere in manufatti;
• Le importazioni devono consistere in materie prime;
Gradualmente nel tempo l’accento si spostò dalla bilancia commerciale favorevole al protezionismo del
sistema economico, per sostenere le industrie nascenti e la promozione di posti di lavoro.
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• A partire dal 1615, vennero varati una serie di Navigations Acts, abrogati solo nel 1849, primi atti di
protezionismo che impedivano alle navi straniere di commerciare con le colonie britanniche. Obbligarono le
stesse colonie a far transitare le loro merci attraverso i porti inglesi.
• Il risultato fu lo sviluppo di un modello di commercio, che comportò l’importazione di grandi quantità di
beni coloniali (materie prime) ai fini della loro riesportazione con un incremento del loro valore aggiunto da
parte di artigiani e commercianti inglese.
• Questo modello caratterizzò anche il commercio olandese e francese e ciò crea conflittualità tra le
nazioni.
Tra 1570 e 1820 si ha una crescita consistente delle tonnellate che vengono cariche sulle imbarcazioni
inglesi; infatti, nel 1820 il rapporto tra capacità di imbarcazioni a livello mondiale e della Gran Bretagna è di
1:2 e questo evidenzia l’importanza dell’Inghilterra in quel periodo economico, grazie alle sue politiche del
commercio internazionale.
• Tra il 1720 ed il 1820 il volume delle esportazioni britanniche aumentò del 2% l’anno, mentre quello
olandese diminuì a un tasso annuo dello 0,2%.
• Nel 1700 la capacità di trasporto marittimo britannica era poco più di un quinto di quella mondiale, quella
olandese poco più di un quarto.
• Nel 1820, quella inglese era più del 40%, mentre quella olandese era di poco superiore al 2%.
Il mercantilismo come posizione politica internazionale viene per molto tempo considerato come una serie
di premessa che hanno come risultato principale tensioni belliche e viene mantenuta la posizione critica, ad
esempio nell’opera di Adam Smith.
Nella General Theory al capitolo 23 si trova una riabilitazione del mercantilismo da parte di alcuni storici
che riguardano le conseguenze del mercantilismo e vengono prese in considerazione nel testo di Keynes.
Keynes nella sua opera riporta che se obiettivo dei mercantilisti era quello di avere un abbondanza di
moneta grazie all’esportazioni, la conseguenza dell’abbondanza di moneta all’interno del paese, depositata
in banche devono reinvestirla, è la riduzione del tasso di interesse, ma Keynes dice che la riduzione del
tasso di interesse è il presupposto per il sostegno degli investimenti, sotto certi aspetti il mercantilismo
attraverso l’abbondanza di moneta e quindi riduzione tasso interesse (quindi più è abbondante moneta più
dovrò prestarla per abbassare il tasso di interesse e la si presta agli imprenditori) costruiscono i presupposti
per avviare la rivoluzione industriale, creando possibilità di investimenti.
Punto di vista di uno dei più grandi critici del mercantilismo, David Hume:
Nella metà 1700 si era stanchi guerre e nascono idee illuministe che vogliono lavorare sulla pace mondiale
e questo sarebbe il presupposto per il miglioramento commercio internazionale su scala mondiale, che
sarebbe migliore in un contesto pacifico; quindi, converrebbe anche in termini economici alle nazioni.
Nel 1752 Hume scrive “on trade balance” e nel suo testo ci sono le basi per una teoria monetaria, teoria
quantitativa della moneta: i prezzi aumentano quando aumenta la quantità di moneta in circolazione.
Il valore monetario della produzione e la moneta in circolazione devono equivalersi questo per mantenere
un equilibrio naturale del sistema. L’idea è che non si può accumulare moneta, come dicevano i bullionisti,
perché questo pone le basi per un’instabilità, non solo del commercio internazionale, ma dell’economia
nazionale ed internazionale e si rischia che ci sia troppa moneta rispetto al valore della produzione, creando
squilibrio.
4 caposaldi del pensiero di Hume:
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• La ricchezza è misurata dallo stock di merci di una nazione, non dal suo stock di moneta.
• Neutralità della moneta ciò significa che l’unico effetto degli incrementi monetari nel lungo periodo, se
sistema è in equilibrio, sarà un incremento di prezzo.
• I tassi di interesse sono determinati dalla domanda di prestiti e dall'offerta di risparmio. I bassi tassi
d'interesse sono quindi sintomo di un'economia commerciale in espansione, dove la parsimonia e il
desiderio di guadagno. Secondo Hume il risparmio è origine della ricchezza.
• Tuttavia, nel breve periodo (e solo nel breve periodo), un aumento dell'offerta di moneta potrebbe avere
un effetto benefico sull'industria.
Secondo Hume le esportazioni e importazioni sono funzioni del prezzo della merce ļƒ  Exp/Imp= f (š‘ƒš‘Ÿ )
Quindi tanto più il prezzo tenderà a diminuire tanto più cresceranno le merci richieste sul mercato.
Essendo la circolazione proporzionale attività industriale allora significa che vale un’identità š‘“ āˆ™ š‘½ = š‘·š’“ āˆ™ š‘»
š‘€ āˆ™ š‘‰ la quantità di moneta disponibile āˆ™ il numero di volte che moneta circola e deve essere uguale a
š‘ƒš‘Ÿ āˆ™ š‘‡ che è il valore monetario della produzione ļƒ  prodotto tra i prezzi š‘ƒš‘Ÿ e quantità di beni disponibili š‘‡,
in Hume le quantità sono il numero di transizioni di mercato.
Da questa identità Hume ricava un nesso causale, ipotizzando che velocità moneta costante, se il sistema
economico è in equilibrio, nel lungo periodo T non potrà variare, perché nel lungo periodo si impiegano
tutte le risorse disponibili; quindi un incremento di moneta a disposizione, variabile sulla quale possiamo
agire, potrà impattare solamente sul livello dei prezzi; questo è significato della neutralità della moneta per
Hume, ossia che il livello dei prezzi dipende dalla quantità di moneta. š‘·š’“ dipende da š‘“.
Cantillon
A Hume si contrappone un’analisi del movimento dei pezzi da parte di un economista Cantillon.
Autore “saggio della natura del commercio generale”.
Nel saggio è presente la teoria delle “tre rendite”, si definisce la prima rendita come parte del prodotto che
si utilizza per costi di produzione, la seconda è data dal profitto degli imprenditori agricoli e la terza è quella
che va al proprietario terriero per utilizzo della sua terra.
Idee di Cantillon sulla moneta sono simili a quelle di Petty, la moneta è necessaria alla circolazione delle
merci, ma i metalli preziosi non coincidono con la ricchezza; la quantità di moneta necessaria al buon
funzionamento del sistema economico dipende dal valore degli scambi e dalla velocità di circolazione della
moneta stessa.
Effetto Cantillon descrive il fatto che la creazione di moneta, nuove entrate di moneta o scoperta di miniera
d’oro, ha effetti eterogenei sul sistema economico, e questa eterogeneità comporta effetti redistributivi di
ricchezza tra i vari individui, esempio se si ha un aumento della moneta i mercanti che hanno merci più
pregiati saranno più ricchi, mentre quelli poveri saranno più poveri.
Se una nuova miniera d’oro viene scoperta, chi ha a disposizione la nuova moneta (e chi produce
macchinari per l’estrazione) potrà comprare nuove merci; la moneta circola, e man mano che circola i
prezzi variano, non vi sarà però una spinta inflativa generalizzata: i primi che spendono la moneta avranno
una capacità d’acquisto in eccesso, mentre gli ultimi a riceverla potranno comprare merci solo dopo che i
prezzi si sono assestati, e quindi non avranno benefici; siccome i primi hanno comprato le merci che gli
ultimi avrebbero voluto comprare, gli ultimi a ricevere la nuova moneta di fatto vedono trasferire parte del
loro reddito verso i primi.
Effetto Cantillon comporta: differenziazione nel breve periodo nel movimento dei prezzi relativi, in secondo
luogo questa eterogeneità dei prezzi crea effetti redistributivi tal per cui coloro che ottengono moneta per
primi hanno vantaggi rispetto a chi ottiene la moneta per ultimi.
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Un’altra critica a Hume è l’analisi di cosa successo nel periodo che va sotto osservazioni di Hume delle
variabili economia inglese rilevanti.
Offerta di moneta cresce tantissimo grazie le esportazioni poi si stabilizza, le esportazioni che aumentano
rispetto le importazioni. Incremento moneta non è dovuto solamente alla crescita delle esportazioni, ma
anche ad altri fattori, come la nascita delle banconote quindi indipendente dal surplus commerciale.
Un altro fattore è che il prezzo è stabile e ciò contraddice Hume perché lui diceva che a seguito incremento
moneta aumentano i prezzi.
La moneta non ha solo funzione transattiva, può essere tesaurizzata.
Può aver senso tesaurizzare moneta perché se Inghilterra con il denaro che accumula finanzia attività
estere impiega quelle risorse fuori dai confini e questo impiego è un freno alle spinte inflattive interne, così
non si crea una domanda che supera l’offerta.
L’Inghilterra ha conseguito dei persistenti saldi commerciali positivi, questo ha portato ad un incremento
delle riserve auree e quindi della moneta in circolazione.
Tuttavia, quest’ultima, a differenza di quello che ipotizzava Hume, non si è tradotta in un aumento del
livello dei prezzi che invece tendono a rimanere stabili nel corso del tempo.
Le risorse derivanti dai persistenti surplus commerciali sono state tesaurizzate solo in parte dal governo
inglese dell’epoca, mentre la restante parte è stata destinata non all’economia reale, ma principalmente
allo sviluppo del settore finanziario e assicurativo.
Ciò ha consentito all’Inghilterra di mantenere stabile il livello dei prezzi interni garantendo quindi
un’elevata competitività nel commercio internazionale.
Tra il 1700 ed il 1820, la crescita inglese fu rinforzata dal successo nel perseguimento della sua strategia
commerciale aggressiva, ma il suo progresso fu sostenuto anche da altri fattori, rivoluzione industriale.
Contrariamente ai paesi continentali, lo sviluppo nazionale britannico non fu turbato da conflitti armati.
La creazione di una rete di strade e di canali navigabili e lo sviluppo del cabotaggio, facilitarono
notevolmente l’integrazione dei mercati interni.
Ciò permise una più efficiente specializzazione e divisione del lavoro tra le diverse regioni.
L’allocazione delle risorse fu ulteriormente rafforzata da una finanza pubblica solida e dalla crescita del
settore bancario, grande alla creazione e diffusione delle banconote, le banconote servivano per andare a
ritirare le proprie monete preziose, e davano possibilità di gestire crediti e debiti senza avere moneta
metallica nei propri depositi, ma solo con banconote firmate dal sovrano.
La privatizzazione di lotti di terreni che un tempo erano considerati comuni ha favorito l’esplosione
economica inglese perché il fatto che le terre comuni diventano ridotte rendono difficile la difficoltà dei
contadini di lavorare su quella terra perché non possono acquistare quel lotto; così i contadini devono
andare in città e vendere la propria forza lavoro alle industrie inglesi, così viene costruito il mercato del
lavoro.
A partire dal 1760 un grande sviluppo dell’industria tessile.
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La domanda di articoli di cotone e di mobilio per le famiglie inglesi era stata alimentata per un secolo e
mezzo dalle importazioni indiane.
Le prospettive e la redditività dell’espansione interna furono trasformate da un’ondata d’innovazione
tecnologica.
Il filatoio multiplo di Arkwright (1768), che utilizzava l’energia idraulica permetteva la produzione di un filo
d’ordito resistente.
Il cotone si prestava più facilmente ad essere maneggiato meccanicamente rispetto alla lana.
Tra il 1774 ed il 1820 le importazioni di cotone grezzo aumentarono di oltre venti volte. L’occupazione nel
settore tessile cotoniero crebbe dai livelli trascurabili degli anni Settanta del 1700 ad oltre il 6% della
forza lavoro nel 1820.
Il filato e le tele di cotone passarono dal 2% delle esportazioni britanniche del 1774 al 62% del 1820
(sebbene il prezzo di queste esportazioni fosse diminuito considerevolmente). La quota degli articoli di lana
da esportazione crollò dal 49% nel 1774 al 12% nel 1820.
Wiliam Petty
Introduce la categoria di sovrappiù.
Abbandono radicale della logica aristotelica e va alla ricerca di relazioni stabili quantitative che egli
considera rilevanti per analisi di sistema economico.
Petty introduce il termine aritmetica politica, inizia a lavorare sui metodi analitici; infatti, Schumpeter dice
che egli nonostante fosse un teorico si basava sui numeri.
Karl Marx riconosce grandezza di Petty nelle “teorie del plusvalore”. Dice che Petty distingue tra “natural
price” prezzo naturale delle merci è il costo produzione della merce, ossia il lavoro contenuto delle merci e
deve essere calcolato tenendo in considerazione la quantità di lavoro che sta dietro le merci e “true price
current”, valore del lavoro, per calcolare il lavoro deve essere replicabile per continuare a poter lavorare
occorre avere questi mezzi di sussistenza che consentono al lavoratore di sopravvivere come lavoratore.
Tutto ciò che va oltre al prezzo naturale sarà un qualcosa che rappresenta un di più, questo rappresenta il
sovrappiù.
Nel ragionamento di Petty, dice Marx, dovrebbero esserci 2 possibilità, il sovrappiù composto da tutto ciò
che va a retribuire chi non lavora sia in ambito agricolo che finanziario, rent of land o rent of money.
Rent of land è rendita del terreno, quanto viene pagato a colui che fa lavorare i lavoratori sulla sua terra,
ciò che guadagnano i proprietari terrieri.
Il minimo a cui può ammontare usura è la rendita di quanta terre si può comprare con il denaro prestato, il
ragionamento di Petty è che se si prende a prestito denaro lo si deve investire nel lavoro della terra, perché
attività agricola principale attività del 1600, ma perché questo abbia un senso la rendita che dovrò a chi mi
presta denaro, l’usura, dovrà essere minore al guadagno che prevedo di avere lavorando la terra, indi per
cui il sovrappiù è regolato dalla rendita della terra.
Petty però non considera il profitto, dice Marx, parte del sovrappiù che prende in considerazione la classe
sociale degli imprenditori.
determinanti del sovrappiù (S).
Per calcolare il sovrappiù bisogna capire come trovare le diverse variabili.
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Le variabili sono le condizioni tecniche della produzione che vengono espresse in termine di prodotto
medio per lavoratore cioè rapportando P/ L e come fabbisogno dei mezzi di produzione C/L.
Un’altra variabile è livello di sussistenza del salario reale dei lavoratori W e numeri lavoratori L.
P=Prodotto sociale= L*(P/L)
N=Consumo necessario=W*L
C=ammontare delle merci necessarie a reintegrare i mezzi di produzione consumati nel processo produttivo
=L*(C/L)
Salario reale lavoratori, in un mondo in cui un settore agricolo e uno manifatturiero, si misura considerando
i beni di sussistenza dei lavoratori in termini di grano; questo secondo economisti classici perché tutti i beni
prodotti nel sistema economico posso essere ricondotti al grano necessario per attivare il lavoro che
indirettamente conduce a quelle merci.
Fisiocrazia Francois Quesnay
Francia culla riformismo economico, attorno corte francese serie coesa di studiosi che si battezzano “Les
economist”. Questi economisti hanno alcune caratteristiche comuni e trovano una particolare teoria del
sovrappiù il loro punto interessante.
Les economist rinominati fisiocrati, trovano nell’origine del sovrappiù la terra, agricoltura; inoltre cercano di
trovare una aritmetica politica, la loro analisi dei dati è funzionale ad individuare le condizioni di
riproducibilità del sistema economico.
Un nuovo tema è su quali riforme avviare per migliorare sistema economico francese in anni terribili perché
Francia ha enorme debito pubblico dopo la sconfitta della guerra dei sette anni.
L’obiettivo è riuscire ad avere entrate maggiori delle spese, per sostenere anche la corte di Versailles,
questo è il clima dove si passa dall’ancien regime alla Francia repubblicana. Questo è contesto in cui si
instaurano i fisiocratici che cercano di salvare il regime.
Francois Quesnay
Non era solo economista perché lui nasce medico e curava Madame Pompadour; oltre medico era anche
studioso di equilibrio economici, in quegli anni analisi medicina ed economia aveva punti di contatto.
Tableau economique è una rappresentazione dei flussi economici ispirati alla circolazione del sangue, qui il
contatto tra medicina ed economia. Primo schema di contabilità nazionale, le cifre che inserisce non sono
numeri reali, ma solo indicativi.
Quesnay dice che la differenza della produttività in un’economia prevalentemente agricola è data dagli
animali che si avevano a disposizione, nella Francia del nord l’agricoltura era maggiore ed efficiente grazie
alla presenza di una specie di cavallo che permetteva di poter usare aratri più grandi e questi erano un
vantaggio in campo agricolo, perché si riusciva a ridurre i tempi. Quindi si crea una diversità di produzione e
anche di prodotto netto; quindi, anche il sistema tributario avrebbe dovrebbe redistribuire in modo diverso
il peso delle imposte, ciò divenne una grande lacuna del sistema politico francese.
Pensiero di Adam Smith sulla fisiocrazia
Smith scrive del sistema economico francese e delle indicazioni apportate dai fisiocratici.
Le riforme fisiocratiche che Smith reputa importanti sono:
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•L’aumento della durata degli affitti delle terre da 9 anni a 27 e ciò fu importante perché permetteva di
pagare affitti sul lungo periodo.
•Vengono aboliti i dazi doganali interni al paese sul trasporto del grano, la presenza di dazi interni al paese
non faceva altro che aumentare inefficienza all’interno paese aumentando reddito degli esattori.
Giudizio di Karl Marx
•Riconosce ai fisiocratici l’analisi del capitale, inteso come processo capitalistico di produzione, e gli
riconosce un grande merito di non aver separato i modi oggettivi di esistenza del capitale dalle condizioni
sociali, cioè processo produttivo economico non è solamente finalizzato alle riproduzioni economiche ma
anche sociali.
•Tema critico di Marx, le forme borghesi della produzione appaiono come forme naturali; per i fisiocratici
doveva essere perseguito un ordine naturale che è un mantenimento delle relazioni di potere all’interno
della società, secondo Marx invece non c’è niente di naturale nel sistema produttivo.
I fondamenti teorici della Fisiocrazia
•Attribuivano un ordine naturale (ordre natural), il processo produttivo inteso come processo circolare,
come processo di produzione-riproduzione del prodotto materiale e dei rapporti economici e sociali.
•Le classi sociali erano nella forma pre-capitalistica, agricoltori, proprietari terrieri e classe sterili
(manifatturiera). Secondo fisiocratici classe manufatturiera è sterile ossia costituita da cittadini che non
sono occupati da un unico settore produttivo.
•Consideravano il capitale come anticipazione, ossia le condizioni necessarie per l’avvio di un processo
produttivo; una scrittura contabile che serve per raccolta del capitale per poi avviare il processo produttivo,
quindi un movimento economico che prevede un’anticipazione del capitale.
Si divideva in 3 anticipazioni:
-Anticipazioni primitive ļƒ  bestiame, edifici e attrezzi, elementi che esauriscono la loro utilità in più di un
ciclo produttivo.
-Anticipazioni fondiarie ļƒ  le opere di miglioramento permanente dei fondi, opere idrauliche e di
recinzione.
-Anticipazioni annuali ļƒ  salari dei lavoratori, sementi e altre spese annuali ricorrenti.
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Il tableau économique consiste in una serie di grafici che mostrano la serie di scambi di merci contro
denaro, tra i vari settori produttivi e le varie classi sociali, necessari per permettere la sopravvivenza e lo
sviluppo del sistema economico.
Al termine del processo produttivo, il processo di circolazione prende l’avvio con l’acquisto di beni agricoli e
di manufatti da parte della classe aristocratica, che utilizza il denaro ottenuto come rendita. Viene
così messa in moto una serie di scambi: la classe sterile acquista dal settore produttive materie prime e
mezzi di sussistenza; la classe produttiva a sua volta acquista dal settore sterile quel che le serve.
Al termine degli scambi, la classe produttiva si trova ad avere ceduto il suo sovrappiù in cambio di
denaro, con cui può pagare le rendite.
Il sovrappiù corrisponde al consumo dei nobili, che non producono nulla e possono ogni anno tornare ad
acquistare prodotti agricoli e manufatti solo perché ottengono le rendite dagli agricoltori.
Il sovrappiù va ai proprietari della terra; di conseguenza le tasse devono gravare per intero sulle rendite. I
tentativi di farle gravare sulle altre classi sociali sono destinati al fallimento, e sono anche nocivi per il
disincentivo all’accumulazione e al cambiamento tecnologico indotto dalle imposte sui fittavoli, che
nell’opinione dei fisiocrati sono l’elemento attivo dello sviluppo economico.
Cosa succede in questo schema se classe sterile o dei proprietari non esercita esattamente la domanda che
devono esercitare?
In questo caso succede che non si potrà effettuare uno dei passaggi fondamentali volti a riprodurre lo
schema produttivo; quindi, questo schema serba in sé anche la possibilità di una crisi da domanda quando
una delle classi coinvolte non esercita la domanda, allora il sistema va in crisi.
Da questo schema si possono trovare altre 2 fonti della crisi:
-La crisi da sproporzione ossia cosa succede se agricoltori e classe sterile si scambiano i lavoratori? Può
creare sproporzione ossia quantitativo manufatti prodotti sia eccessivo per sistema mentre gran raccolto
troppo poco.
-La crisi di sovraproduzione cosa succede se classe sterile produce di più di quanto può assorbire il sistema?
Tableau economique quindi verrà interpretato come uno schema per individuare le cause della crisi da Karl
Marx.
Turgot
A partire da questi precetti provare a creare una politica economica.
A Limoges, dove lavora come intendente, avvia diversi processi di riforma che hanno successo:
•Modifica il sistema di riscossione dell’imposta diretta, sostituendo alla taglia, applicata secondo arbitrio
dell’esattore, una taglia regolata da una tariffa.
La sua modifica di riscossione imposta diretta è fatta per correggere le distorsioni dei comportamenti degli
esattori. La taglia è un’imposta diretta applicata su ogni gruppo famigliare misurato a partire dai camini che
si aveva in casa, questa imposta era molta distorsiva, venne così regolata da una tariffa fissa.
•Per cercare di rendere più equo il sistema tributario catasto della proprietà terriera.
•Sostituisce sistema corvée, serie di prestazioni personali lavorative che cittadini dovevano ai vassalli, con
una tassa in denaro pagata dai proprietari. Così si voleva indebolire la pressione, in termini ore lavoro
aggiuntive, sugli agricoltori.
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•Crea i bureaux de charitè, i quali si proponevano di aiutare i poveri abili al lavoro, assicurando loro
un’occupazione.
Nel 1774 viene nominato ministro delle finanze, appena nominato i fisiocratici si aspettavano una riforma
tributaria che doveva mirare a ridurre i vantaggi agli esattori delle tasse, i fermier.
I Fermier erano imprenditori privati che ottenevano in concessione la riscossione di tasse, dazi in esclusiva
su un determinato territorio di Stato.
Loro garantivano allo Stato un determinato importo di tasse, e ciò che c’era in eccedenza costituiva la loro
remunerazione.
Turgot però rinuncia riforma tributaria generale e preferisce agire pian piano.
•Rinuncia ad attuare la riforma tributaria generale dai fisiocratici e preferisce introdurre un migliore
ordinamento nella distribuzione e nella riscossione dell’imposta diretta applicata su ogni focolare.
•Punta risanamento del bilancio con la riduzione delle spese, riduce il proprio assegno personale da
142.000 a 82.000 livre.
•Decreto 13 settembre 1774 ordina a tutti i poteri locali la libera circolazione dei cereali all’interno del
regno, autorizza l’importazione dall’estero.
Il popolino però attribuì in seguito il problema della mancanza di pane e cereali e il loro conseguente
aumento di prezzo al liberalismo ossia abbattimento dei dazi quindi a Turgot, perché la mancanza di pane e
l’aumento dei prezzi è causato dal fatto che commercianti acquistavano per poi rivenderlo in altre regioni.
Ciò portò le dimissioni da ministro delle finanze da parte di Turgot.
Adam Smith: La ricchezza delle nazioni
Teoria Sentimenti Morali
Smith spiega come il nostro atteggiamento verso le teorie scientifiche sai mosso da 3 sentimenti:
meraviglia, suscitata da ciò che è nuovo e singolare, la sorpresa, da ciò che è inatteso e l’ammirazione, da
ciò che è bello.
Per Smith l’intellettuale è colui che riflette sul mondo e tenta di interpretare il suo funzionamento,
attraverso la creazione e non di scoperta di teorie; questa tesi è contrapposta all’idea galileiana.
Smith inoltre dichiara sfiducia verso l’aritmetica politica di Petty, non nutre dubbi verso sui dati statistici,
ma verso l’idea di Petty di creare una struttura matematica della realtà.
Smith, quindi, adotta una metodologia flessibile, l’abbandonare l’idea di una struttura matematica della
realtà permette di attribuire all’uomo un complesso di motivazioni, il cui bilanciamento è oggetto della
“Teoria dei sentimenti morali”.
Secondo Smith le motivazioni dell’agire umano indicano la complementarità tra il perseguimento degli
interessi personali ed il rispetto di regole morali per il buon funzionamento della società.
Nella teoria dei sentimenti morali Smith propone il principio della sympathy, la morale della simpatia. La
sympathy è la capacità di condividere i sentimenti degli altri e ci spinge a giudicare le nostre azioni sulla
base dei loro effetti sugli altri oltre che su noi stessi. Smith dice che l’uomo “deve umiliare l’arroganza del
proprio amor di sé fino a ricondurlo ad un livello che tutti possono condividere”.
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Smith dice che nella corsa alla ricchezza, ossia nel perseguire i propri interessi personali, ognuno può
correre con tutte le proprie forze, purché non si facciano gomitate o si spintoni gli avversari a terra, questa
se no sarebbe una violazione del fair-play che non di può ammettere, un comportamento del genere
sarebbe dannoso per la società. Le tesi smithiane sono basate su un duplice assunto: ciascuno conosce
meglio degli altri i propri interessi, fra gli interessi di ciascuno rientra il desiderio di essere benvoluto dagli
altri, questo è l’amore dell’essere degno di lode “self-love”.
Secondo Smith gli individui, per giudicare le proprie azioni, si pongono come punto di vista quello di uno
spettatore imparziale, è una figura che non è né troppo lontano da noi né troppo vicino, ma è fornito di
tutti gli elementi a loro conoscenza e permette di risvegliare in noi l’amore di essere degni di lode, self-love.
Adam Smith fa diverse esperienze nella vita e il suo punto di vista è quello del professore universitario e di
un educatore del giovane Duca di Buccleuch, l’idea di Smith è quella di incidere anche sulle riforme della
Gran Bretagna proprio attraverso la sua funzione di educatore.
La Gran Bretagna in cui Smith si trova è negli anni 40 del 1700 e c’è un aumento radicale del tasso di
crescita della popolazione, gli storici dicono che incremento popolazione è segnale di ricchezza della
nazione da un lato, dall’altro è anche presupposto di cambiamenti sociali; Smith si trova a scrivere la
ricchezza delle nazioni nell’epoca in cui nasce il mercato del lavoro.
L’abbondanza di popolazione che dalle campagne si riversa nelle città in cui si organizza produzione
manufatturiera, in Inghilterra comporta la presenza di manodopera a basso costo, che rappresenta una
delle condizioni di decollo dell’economia britannica.
La nascita della rivoluzione industriale fu favorita oltre manodopera anche dalla comunicazione campagnecittà grazie alla presenza di infrastrutture particolari che rendono vantaggioso il commercio di materie
prime lungo tutto il Regno Unito e ciò non dipende solo dal fatto che Inghilterra è un’isola ma anche dalla
presenza di fiumi che l’attraversano da nord a sud.
Oltre alle caratteristiche geografiche la gran Bretagna pur essendo una monarchia erano uno stato solido e
riescono ad istituire una forma di governo molto durevole. Questi 2 sono fattori importanti per gli storici
per accompagnare la regolazione della rivoluzione industriale e per rendere quindi ordinato un contesto
economico effervescente.
Inoltre, c’è anche influenza culturale, che secondo alcuni, crea contesto favorevole allo sviluppo.
L’illuminismo scozzese e chiesa anglicana sono fattori culturali che hanno costituito un elemento
importante sui costumi e consuetudini che hanno favorito la nascita di una nuova figura sociale,
l’imprenditore capitalista. Smith non parla di imprenditore ma di “master manufacter”, padrone
manufatturiere, che svolge funzione di coordinatore dei suoi operai.
L’interpretazione di master manufacter come capitalista la si deve a Marx che introduce nell’analisi
Smithiana le dinamiche conflittuali sociali che in Smith sono declinate in un modo diverso rispetto a Marx.
In Gran Bretagna a partire dagli anni 40 del 1600 si ha un aumento costante del PIL; Smith misura la
ricchezza delle nazioni in un modo diverso rispetto a come facevano i suoi predecessori, i mercantilisti, per
Smith ciò che conta non è la ricchezza in termini aggregati, ma in termini pro-capite. Questo è un elemento
innovativo che si deve a Smith.
Schumpeter scrive di Smith che non si trova nessuna idea originale, ma il successo della ricchezza delle
nazioni è dovuto solo alla capacità di Smith di creare coerenza tra idea di pensatori passati.
Schumpeter dedica grande attenzione alla ricchezza delle nazioni e inizia a raccontare i suoi contenuti a
partire dal quinto libro, quindi a ritroso.
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Secondo Schumpeter il quinto libro è un trattato di finanza pubblica e si arriva a parlare del modo in cui il
sovrano deve gestire le ricchezze dal libro quarto dove si denuncia il modo i cui i mercantilisti suggerivano
al sovrano come gestire la ricchezza, idea di accumulazione monetaria.
Il libro terzo invece è un preludio al quarto in cui vi sono considerazioni di carattere storico tra diversi
modelli economici nazionali e viene affrontata del ruolo che hanno le città come ruolo aggregatore di
competenze.
Il libro 1 e 2 sono i libri dove Schumpeter secondo sono ridondanti di fatti illustrativi e presentano punti
fondamentali di Smith.
I primi 3 capitoli trattano della divisione del lavoro, secondo Schumpeter nessuno ne prima né dopo Smith
ha pensato di accollare un peso simile alla divisione del lavoro.
Ricchezza delle nazioni
La ricchezza delle nazioni comincia con:
Primo tema, l’origine ricchezza sta nel lavoro, il lavoro è il fatto che le cose necessarie e comode sono
prodotti i quali prodotti nello scambio si confrontano con altri prodotti; quindi, si confronta la ricchezza
rappresentata da un bene rispetto alla ricchezza dell’altro bene che si vorrà acquistare vendendo il bene del
quale si è dotati.
La ricchezza delle nazioni comporta che noi capiamo quali i beni sono più preziosi di altri.
In Smith il tema del valore riferito ai beni passa attraverso il lavoro comandato da una merce, ossia la
relazione tra desiderio di ottenere una merce e il lavoro che si esercita per poterla acquistare.
La ricchezza viene definita come rapporto tra prodotto e la quantità di persona che lo devono consumare, è
già la definizione di ricchezza come reddito pro-capite.
Un tale rapporto tra prodotto e quantità di persone che lo devono consumare dipende da 2 circostanze:
1)l’arte, la destrezza e l’intelligenza ļƒ  teoria sentimenti morali.
2)il rapporto tra individui occupati in un lavoro utile e quelli che non lo sono, qui si ritrova un elemento
fisiocratico, ma per Smith a differenza fisiocratici il lavoro manufatturiero è un lavoro utile.
Lavoratori produttivi sono gli agricoltori ai quali aggiunge anche chi inizia a lavorare nella nascente
industria, il manufatturiero.
• Il padrone per Smith non è una figura negativa, ma colui che coordina il lavoro, il “master manufacter”.
• Il lavoro produttivo reintegra i fondi impiegati ed inoltre aggiunge profitto.
• Il salario nel lavoro produttivo deriva dall’investimento del capitale.
Lavoro improduttivo è rappresentato dai domestici che lavorano nelle case dei padroni ed il salario, a
differenza del lavoro produttivo, deriva dal reddito del padrone.
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La ricchezza come reddito pro-capite per Smith la si può rappresentare come:
Y/N=πāˆ™(L/N) ļƒ  il reddito pro-capite emerge tra il prodotto tra la produttività del lavoro e il numero di
lavoratori occupati nei settori produttivi.
Y=Reddito nazionale
π= Produttività del lavoro ļƒ  incidono i sentimenti morali (arte, destrezza e intelligenza) ed incidono dalle
decisioni del sovrano.
L= Numero lavoratori occupati nella produzione
N= Intera popolazione
La quota di lavoratori produttivi dipende dallo stadio raggiunto del processo di accumulazione, processo di
accumulazione dipende da:
• Disponibilità dei mezzi di produzione per dare lavoro ai nuovi lavoratori.
• Fattori istituzionali, tra cui legge sulla tutela del lavoro minorile nel 1788 si ha la prima legge minorile sui
bambini che lavoravano come spazzacamini.
• Fattori istituzionali incidono scelte politiche delle autorità.
Il numero degli occupati in Inghilterra cresce moltissimo e cresce anche il prodotto tra PIL e occupati, quindi
aumenta la produttività, l’organizzazione del lavoro è più efficiente.
L’origine della produttività del lavoro per Smith è data dalla divisione del lavoro e si può dividere in 3 punti:
• Divisione microeconomica ļƒ  tra diversi lavoratori all’interno di una stessa impresa.
• Divisione sociale ļƒ  tra mestieri e professioni diverse.
• Divisione macroeconomica ļƒ  tra imprese e settori che producono diverse merci.
Dentro la capacità organizzativa vi sono anche le innovazioni di prodotto e del modo di lavorare facilitate
dall’introduzione delle macchine. Le macchine raccontate nella ricchezza delle nazioni traggono origine
dalla divisione del lavoro, perché il singolo operaio ha la sua macchina per svolgere il suo prodotto,
ciascuna macchina in quest’epoca ha un rapporto personale con la macchina e il suo operaio con il suo
sapere può migliorare la sua macchina.
Uno dei rischi maggiori della divisione del lavoro è il rischio di alienazione, il fallimento dell’individuo, ossia
la ripetitività delle mansioni non faccia più in modo che il lavoratore usi le sue competenze e la sua capacità
di giudizio.
Per evitare che la divisione generi alienazioni deve intervenire lo Stato, il sovrano, con politiche pubbliche
per migliorare istruzione.
Passaggio fondamentale è la relazione tra divisione del lavoro e estensione del mercato:
• Smith afferma che il grado di divisione del lavoro di una società; quindi, la sua ricchezza è legata
all’estensione del lavoro.
• Secondo Smith bisogna equilibrare il sostegno alla domanda estera con il tipo di divisone del lavoro che si
organizza e i primi conti bisogna farli con i risultati che si fanno sul mercato interno, se no si rischia di
diventare schiavi della domanda estera. Il commercio estero consente di evitare che l’eventuale ristrettezza
del mercato interno limiti la crescita economica; esso non rappresenta la fonte originaria della ricchezza
delle nazioni.
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Industry
Per Smith la parola Industry non è industria né settore industriale, ma conserva significato di abilità e di
operosità. Smith è consapevole che i grandi successi commerciali e di organizzazione del lavoro, hanno un
passato che rinvia agli artigiani italiani, caratterizzato dalla massimizzazione dell’operosità, ossia una
situazione in cui si mette in condizione chi lavora non di eseguire un compito dove gli si dice precisamente
cosa fare, ma lo si lascia libero di sperimentare liberamente come arrivare al risultato con determinati
attrezzi.
Industry, quindi, viene tradotta con laboriosità o energie lavorative, questa gamma di significati possono
essere raccolti nel termine intraprendenza.
Quando il “master manufacter” è bravo è un “commander” ossia colui che si assume responsabilità e non
solo perché sa risolvere problemi, ma un buon “commander” esercita la capacità di giudizio, virtù che
richiama la “prudence” dei sentimenti morali.
Un altro rischio della divisione del lavoro, oltre quello di alienazione è il rischio dei gruppi di pressione.
Smith dice che nel mercato esistono sempre specifici gruppi di interesse fanno pressione su una struttura
amministrativa, incapace di svolgere potere legislativo, a tutela di soli propri interessi, potere
monopolistico.
Da questo passaggio si emergono 3 cose:
Prima cosa inizia ad emergere nella società un nuovo gruppo sociale, formato da uomini d’affari.
Smith sa che ci possono essere figure più potenti di altre che possono fare pressioni sulla politica per far si
che passino o non passino delle determinate leggi. Quindi seconda cosa è che esiste una conflittualità nella
società industriale, che è quella tra uomini d’affari e legislatore.
Terza cosa che emerge è la traduzione economica della pressione esercitata dagli uomini d’affari è
l’aumento dei prezzi.
La concorrenza di cui parla Smith prevede che si possano creare situazioni in cui uomini d’affari si accordino
per far aumentare i prezzi. Il mercato di cui parla Smith non è quello della concorrenza perfetta.
Per far si che questo non avvenga ci deve essere un intervento pubblico e non la corruzione del legislatore.
Un'altra riflessione di Smith che comporta attenzione per comprendere origine della ricchezza delle nazioni,
oltre divisione del lavoro, è il colonialismo.
Nel 1776 scoppia la rivolta di una delle colonie più importanti dell’Inghilterra, gli USA.
Secondo Smith conosce il rischio che il commercio e integrazione commerciale si traduca in uno scambio
ineguale. Non pensa che il commercio internazionale sia una portatrice di pace, è un presupposto, ma non
una condizione sufficiente, le nazioni si troveranno a sfruttare il proprio vantaggio derivante da uno stadio
superiore di sviluppo rispetto ad altri paesi. Smith si vergogna del comportamento della sua madrepatria
nei confronti delle sue colonie.
2 eventi importanti riguardanti il colonialismo furono:
• L’incoronazione di re Giorgio, durante il suo regno l’Inghilterra, in primo momento, gravano importanti
dazi sugli USA; alcuni dazi successivamente vennero aboliti, ma alcuni rimasero come se Inghilterra volesse
far valere il proprio il proprio dominio politico, un dazio molto importante è quello sul thè.
• Boston tea party nel 1763 alcuni coloni si travestono da nativi americani e buttano casse di thè in mare.
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In Smith emerge la questione dei salari.
Smith fa riflessione su quanto livello dei salari può stimolare l’attività di lavoro. L’attività del lavoro è
stimolata dal modo in cui si lavoro il quale è stimolato dalle prospettive commerciali. Smith dice che la
produttività del lavoro in USA è maggiore che non in Inghilterra, questo perché i salari sono
tendenzialmente crescenti; quindi, ci può essere uno stimolo maggiore nello sviluppare relazioni collettive
all’interno del luogo del lavoro che permettano che la divisione del lavoro sviluppi i suoi lati positivi e non
negativi grazie ad una remunerazione percepita come premio. Ciò che in Inghilterra non accade, perché i
salari sono ancorati al livello di sussistenza.
Questa è una prima formulazione della teoria dei salari di efficienza, dove i salari sono visti come incentivi a
lavorare meglio; la crescita dei salari è ancorata alla crescita della produttività.
Lavoro contenuto e lavoro comandato
Il problema del valore e quindi del rapporto tra le merci viste come qualcosa di valutabile, non viene
studiato da Smith utilizzando la moneta. Secondo Smith non è la moneta il vero modo per comparare le
merci; quindi, Smith deve ipotizzare che esista una modalità di lavorare che in un determinato periodo è la
stessa per tutti quindi il lavoro retrostante alla produzione dei beni è il termine medio che permette di
comparare il valore delle merci, da qui nasce la teoria del valore lavoro.
Smith presenta la teoria del valore-lavoro dividendola in lavoro contenuto e lavoro comandato.
Lavoro contenuto ļƒ  i rapporti di scambio tra due merci sono proporzionali alla quantità di lavoro
necessarie a produrle.
Lavoro comandato ļƒ  quanto riesco ad acquistare sul mercato con il salario che percepisco.
La parola valore per Smith assume due significati:
Valore d’uso: esprime utilità di un oggetto in particolare. Le cose che hanno maggior valore d’uso di solito
hanno meno valore di scambio (esempio acqua). Il valore d’uso, quindi, è solo un prerequisito del valore di
scambio perché un bene che non ha alcuna utilità non può avere valore di scambio positivo.
Valore di scambio: il potere di acquistare altri beni che il possesso di quell’oggetto comporta.
Nel mercato per Smith ciò che conta è il valore di scambio che riconduce al valore del lavoro, visto come
unità di misura del lavoro delle merci.
Per Smith in un sistema capitalistico, il prodotto del lavoro non appartiene al lavoratore, ma dovrà spartirlo
con il datore.
Per Smith valore di scambio (prezzo di una merce) deve essere tale da pagare il valore di lavoro (saggio di
salario āˆ™ fabbisogno unitario di lavoro, oltre a questo il prezzo della merce deve suscitare una ricchezza
adeguata ad andare una parte ai capitalisti, questa è data dal saggio di profitto āˆ™ mezzi di produzione + la
parte di risorse per pagare affitto nei luoghi in cui si opera (saggio di rendita āˆ™ terra).
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Da questa equazione ne segue che il lavoro comandato>del lavoro contenuto
Da qui nasce contraddizione, ossia lavoro contenuto e comandato sarebbero uguali se non ci fosse
sovrappiù.
Ricardo su Smith
Smith sostiene che:
• intero prodotto annuo si divide in 3 parti. Rendita, salari e profitti.
• in ogni società esistono saggi naturali della rendita, del salario e del profitto, la cui somma determina il
prezzo delle merci.
Ricardo accetta la prima proposizione, mentre rifiuta la seconda, dalla quale seguirebbe che il prezzo
naturale di una merce varia al variare dei saggi naturali delle sue parti componenti.
Secondo Ricardo Smith commetterebbe un errore, confondendo il lavoro contenuto con il salario pagato.
Lezione 9
Sylos Labini
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Se confrontiamo valore della merce in due diversi periodi 1, 2.
Assumiamo che grazie al progresso tecnico H1>H2 e consideriamo quota salario in 1 e 2 non varia, allora
In una situazione in cui āˆ†1 = āˆ†2 e nel momento in cui si prende in considerazione differenza tra lavoro
contenuto comandato in 2 momenti diversi, il lavoro comandato risulta esattamente uguale al rapporto tra
i lavori contenuti. Questo punto di vista deve avere 2 condizioni: ci deve essere un confronto
intertemporale ed ipotizzando che la quota del salario non vari nel tempo.
Ipotesi di quota stabile dei salari sembra compatibile con l’idea di Smith di sviluppo economico, perché
Smith a differenza di Ricardo e Marx, sostiene che i salari tendono ad aumentare insieme con la produzione
totale.
La teoria dello sviluppo
Ipotizziamo che sovrappiù si esaurisca solo in profitti.
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Consideriamo i profitti e li moltiplichiamo per (1-α -β), perché una parte dei profitti afa e beta esauriscono
la loro funzione nel consumo di questa classe che percepisce profitti, e solo ciò che rimane dopo consumi
improduttivi può costituire un investimento che verrà indirizzato sul nuovo processo produttivo. Che sarà
uguale alle anticipazioni salariali dell’anno a venire, si calcolano come saggio salario e differenza tra
lavoratori che trovano lavoro nel nuovo ciclo produttivo e produttori passati, cioè il prodotto tra salario
pro-capite e occupati aggiuntivi.
Quindi la parte di profitto che non si esaurisce in consumi improduttivi va a pagare un nuovo processo
produttivo che va ampliandosi impiegando nuovi lavoratori allo stesso salario di prima.
A partire da questa uguaglianza svolgiamo alcuni passaggi algebrici.
•Dividiamo per il salario
Quindi rimane π per rapporto tra queste grandezze / salario
•Concentriamoci sulla variabile wLt-1
•Adesso ci concentriamo sulla produttività π
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Per Smith i consumi improduttivi hanno un effetto negativo sulla crescita, mentre la produttività ha effetto
positivo sulla crescita.
Per rispondere a quella domanda dobbiamo introdurre il saggio di profitto.
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Questo si ottiene mettendo α e β pari a 0.
Laddove non ci sarà crescita economica il lavoro contenuto e comandato in quel periodo tenderanno ad
essere analoghi.
La distinzione tra lavoro contenuto e comandato se interpretata alla luce dell’idea che il sistema economico
dove Smith si cimenta è caratterizzato da rendimenti crescenti, sviluppo che non va incontro a crisi, e da
una quota di salari che rimane stabile allora si trova una coerenza.
MALTHUS
Malthus cresce nel momento in cui la ricchezza delle nazioni diventa un bestseller.
I successi della divisione del lavoro iniziano a creare problemi demografici che seco do Malthus sono la
causa della situazione di disagio in cui viene a trovarsi una fascia crescente della popolazione anglosassone.
Parte più nota del pensiero di Malthus è la legge della popolazione che dice che al crescere della
popolazione i mezzi di sussistenza tenderebbero a crescere con una rapidità minore.
Malthus dal punto di vista di politica economica sottolinea che non bisogna lasciare alla natura la
risoluzione di questo problema, nel fatto che mezzi sussistenza diminuiscono rispetto alla crescita della
popolazione, perché se si lascia alla natura ciò che accade sono tensioni che si trasformano in guerre ed
epidemie; quindi, lui pensa sia più morale imporre una limitazione delle nascite. (Stesso approccio usato dal
governo cinese negli ultimi anni per tenere a freno il proprio sviluppo).
Mondo di Malthus non è più come quello di Smith infatti:
•Rivoluzione industriale inglese con progressiva meccanizzazione della produzione.
•Sviluppo di grandi complessi industriali e conseguente aumento della popolazione salariata che vive in
condizioni disagiate.
•Le fabbriche sono dentro le città, crescente urbanizzazione, che determina gran numero di persone
attratte nelle città, ciò causa grandi problemi sociali.
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•Raddoppio della popolazione nei 50 anni precedenti.
Malthus indica altre due vie per mantenere l’equilibrio tra popolazione e mezzi di sussistenza: una
‘virtuosa’, la castità nel celibato e la continenza nel matrimonio, e l’altra ‘viziosa’, la contraccezione; un
elemento, quest’ultimo, che sarà invece favorito dai cosiddetti neomalthusiani ma del quale già prima di
Malthus
Lo sviluppo economico è accompagnato da due tendenze naturali:
•La popolazione cresce in progressione geometrica
•La produzione di cibo, sussistenza agricole, cresce in progressione aritmetica.
Un incremento dei salari causa un incremento della popolazione che porta carestia per tutti, il lavoro è
caratterizzato da rendimenti marginali decrescenti.
In Malthus non c’è idea che incremento della popolazione sia un fattore positivo per la crescita economica,
perché non tutta la popolazione è impiegabile nei posti di lavoro, genera dei disagi sociali e causa uno
svuotamento delle campagne.
Relazione che intercorre tra salari reali e popolazione è una relazione decrescente, nel momento in cui il
salario tende ad aumentare la popolazione non può che ridursi.
Livello salari reali e tasso di crescita della popolazione, quando passiamo da un salario alto (A) ad uno basso
(B) ciò che otteniamo è un contenimento della crescita di popolazione, mentre quando passiamo da
situazione in cui il salario cresce da (A a B) quello che otteniamo è un incremento del tasso di crescita della
popolazione, ma siccome l’aumento del tasso di crescita della popolazione non giustifica una produttività
che cresce a sufficienza la questione è cercare un livello dei salari che sia compatibile con la produttività
media del lavoro.
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Relazione tra salari e popolazione è decrescente, all’aumentare del salario si ottiene un incremento del
tasso di crescita della popolazione, ma siccome un incremento del tasso di crescita non giustifica aumento
della produttività, la questione è cercare un livello di salari che sia compatibile con la produttività media del
lavoro.
Lezione 10
Indicazioni di Malthus in relazione all’atteggiamento da tenere nei confronti dei salari dei lavoratori, la
cornice di Malthus è ispirata alla sua analisi dell’evoluzione della popolazione all’evoluzione dei beni di
consumo legati all’agricoltura.
Dal punto di vista dei salari, la dinamica salariale ha un andamento ciclico attorno ad un valore di salari che
Malthus definisce di sussistenza.
La dinamica di incremento salariale riguarda i secoli che vanno dal 1300 al 1500 mentre il crollo riguarda i 2
secoli successivi. Analisi di Malthus sarebbe quindi sorretta da una descrizione di dati statistici che non
prendono in considerazione gli effetti possibili della rivoluzione industriale in termini di incremento delle
risorse disponibili e di riadattamento di salari di sussistenza. A differenza di Smith per Malthus il concetto di
salario di sussistenza risponde a regole biologiche che non a regole sociali-industriali.
Punto di vista di Malthus condizionato da ciò che sta sotto i suoi occhi.
Produttività del lavoro data dal rapporto tra GDP e impiegati in UK.
Andamento di questa variabile discussa nel periodo di pubblicazione della “ricchezza delle nazioni” di
Smith, si notava come produttività fosse sostenuta. Negli anni in cui Malthus formula le leggi della
popolazione si ha un calo della produzione, dopo il 1815 questa variabile tende a crollare.
Il tipo di variabile che per Smith era rilevante per sostenere la presenza di rendimenti crescenti, presenta in
dati statistici, negli anni in cui Malthus si cimenta nella sua analisi economica sociale, un andamento che
tenderebbe a giustificare la dinamica di sviluppo economico presente nella “ricchezza delle nazioni”.
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Queste parole possono essere giustificate, ciò che accade negli ultimi 50 anni del 700 e primi del 800, è
presente un problema di un’iniqua distribuzione dei redditi.
Da questo grafico emerge che la ricchezza posseduta dal 10% più ricco della popolazione si colloca tra il 70
e 80 percento. Questo dato spiega la visione di Malthus perché in un momento storico in cui si ha un
incremento della popolazione dove tendono rendimenti decrescenti e i rendimenti della manifattura sono
molto più grandi di quella dell’agricoltura.
Il tema è quello delle tendenze di una produttività che tende a ristagnare, non più rendimenti crescenti, e
inoltre il settore primario, che dovrebbe produrre cibo, ha rendimenti decrescenti. Ciò è dovuto anche a
fenomeni sociali perché la gente che lavorava nei campi si sposta nelle città per lavorare nelle industrie così
settore primario perde produttività.
Si creano figure che concentrano sempre di più verso di loro la ricchezza prodotta e si crea una massa di
soggetti caratterizzata dalla natura di “working poor” ossia essere lavoratore, ma rimanere in uno stato di
povertà.
Se si analizzano le conseguenze sulla politica assistenziale necessaria in Inghilterra, “Poor laws”, le politiche
assistenziali rivolte verso questi soggetti sono a carico organizzativo delle parrocchie.
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Intorno 1800 c’è il punto di massimo delle spese assistenziali per i poveri. Avere abbondanza di poveri
all’interno della parrocchia è problematico per caratteri sociali, quindi si cercava di aiutarli.
Le Poor Laws
• Elisabetta I affidò alle parrocchie il compito di censire i poveri e provvedere ad essi. Parrocchie dovevano
anche trovare da lavoro per i disoccupati, educazione ai bambini e punire gli abili che si rifiutavano di
lavorare. Così le parrocchie cominciarono a rifiutare di riconoscere ai poveri la residenza nella loro
giurisdizione.
•La nuova legge del 1722 introdusse le “workhouse”, erano strutture locali dove il povero doveva abitare e
svolgere mansioni, sotto controllo.
Le cose iniziano ad andare male, crollo produttività e situazioni grande spesa assistenziale intorno 1800, a
causa di:
•1793-1802 ļƒ  guerra anglo-francese
•1795 ļƒ  Speenhamland, provvedimento destinato non solo ai poveri assoluti, ma anche ai salariali in
condizioni più disagiate. Lo speenhamland secondo Malthus causò un ribasso del valore dei salari, perché la
politica pubblica avrebbe pagato la differenza di salari per raggiungere il livello di sussistenza.
•1802-1815 ļƒ  guerre napoleoniche.
•1825-1831 ļƒ  crisi di sovraproduzione industriale (speculazioni su investimenti latino-americani ļƒ  crisi
borsistica ļƒ  crollo prezzi ļƒ  rivolte operaie.
Malthus si dichiarò contro le “poor laws”
•Secondo Malthus, sulla base del principio di popolazione, le leggi sui poveri aggravavano la miseria che si
proponevano di risolvere.
Per Malthus i problemi della proprietà devono essere affrontati dal buon cuore dei privati e non dalle
politiche pubbliche. Le “Poor laws” quindi aggravano la miseria.
Tentativi di riforma delle “poor laws” da parte di Malthus:
•Educazione morale dei poveri allo scopo di favori matrimoniali in età più avanzata e con meno figli.
•Istituzioni di banche popolari nelle quali i lavoratori potessero depositare piccoli risparmi.
•Dopo 1818 eliminazione del sostegno alle famiglie numerose, ripristino “workhouses”.
Thomas Paine
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Intervento Paine sulla giustizia agraria
Paine guarda alla storia dei terreni comuni, la proprietà privata ha privato tutti di risorse comuni, per cui
appropriazioni di questi suoli ha alterato la dotazione naturale di ogni essere umano e che quindi è
necessario che ad ogni uomo senza terra sia dato un risarcimento dalla società, una dotazione universale, a
compensazione della perdita dell’uso collettivo della terra.
Paine uno dei primi teorici a parlare di reddito universale all’umanità.
MARX il suo giudizio su Malthus
Marx critico di Malthus.
Secondo Marx Malthus avrebbe plagiato avrebbe ricopiato parte delle sue analisi da Anderson, un
economista scozzese.
La tesi Anderson era la differenza fra terreni che generano una rendita e quelli che non la pagano.
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Rappresentiamo prodotto su asse Y e terre coltivate su asse X, se coltivo un solo lotto di terra una parte del
prodotto deve essere data ai salariati, una parte ai detentori di profitto ed una parte ai proprietari terrieri.
La quota da attribuire ai proprietari terrieri si calcola in base alla fertilità del suolo, confrontando questa
terra con una meno fertile che infatti viene coltivata dopo e così via, ogni terra messa a coltura sarà una
terra meno fertile della precedente, su ultima terra messa a coltura non viene messa rendita perché rendita
è premio sulla differenza di fertilità della terra.
Se facciamo ragionamento su un’unica terra si trova una dinamica distributiva interessante, se su un’unica
terra facciamo lavorare un certo numero di lavoratori, nel grafico dx su asse orizzontale c’è numero
lavoratori, man mano che aumentano i lavoratori nel lavoro della terra all’area R succede che l’area ella
rendita aumenta in modo minore, i salari rimangono fermi al valore sussistenza e area che si riduce è quella
dei detentori dei profitti.
Questa teoria viene ripresa da Malthus nella sua opera.
Marx sottolinea che Anderson aveva detto espressamente che i bradi di sterilità relativa in tipi di terreno
differenti non hanno assolutamente niente a che fare con la fertilità assoluta dell’agricoltura. Per Anderson
quello che accade in un determinato luogo della nazione non riflette le potenzialità di fertilità di un’intera
nazione, mentre Malthus generalizza questa analisi.
Secondo Marx Malthus fece della teoria di Anderson la conferma della sua teoria della popolazione.
Giudizio di Keynes
Punto di vista di Keynes rispetto a Malthus è diverso soprattutto perché guarda al ruolo che in Malthus ha
la domanda effettiva. In Malthus vi è una difesa del consumo che possono fare solo classi abbienti, questo è
ciò che interessa a Keynes.
Se si rapportano i dati disponibili si rapporta il numero di occupati al numero della popolazione si nota che
c’è un incremento di occupazione che però è inferiore all’aumento della popolazione quindi di conseguenza
aumenta il numero della popolazione che non lavora.
A Malthus Keynes riconosce il merito delle lettere che lui pubblica e dall’opera “principi di economia
politica” dove Malthus pone accensione sulla distribuzione provoca dai consumatori improduttivi
considerata come mezzo per aumentare valore scambiabile dell’intera produzione.
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Keynes parlerà di domanda effettiva e del ruolo dei consumi della crescita economica, ma riconoscere un
ruolo ai salariati, depurerà dall’analisi di Malthus quella parte regolata dal saggio sulla popolazione e
sosterrà che in realtà incremento dei salari può generare aspettative crescenti di guadagno negli stessi
capitalisti, perché beni e consumi che possono essere prodotti riguardano soprattutto i bisogni dei salariati
e non dei ricchi proprietari terrieri.
Legge di Say
Per Say bisogns sottolineare che l’offerta di una merce crea un mercato; una volta prodotto un bene lo si
porta al mercato, la moneta distribuita ha solo come funzione quella di mezzo di scambio, pertanto ciò
basterebbe a suscitare bisogni, pilotare la domanda.
In una visione del genere le crisi non possono che essere frutto di un parziale malfunzionamento nel
meccanismo della distribuzione della circolazione delle merci, ma la domanda e l’offerta attraverso il
movimento dei prezzi riequilibrano il mercato. Questo è il punto di vista di Say dove l’idea è che la
domanda ha un ruolo secondario, questo sarà anche il punto di vista di Ricardo.
Sismondi
Per Sismondi la crisi si caratterizza per un eccesso di beni sul mercato che dipende dalla ridotta capacità di
spesa dei lavoratori, se si dà ai lavoratori dei salari troppo bassi, per ragioni politiche, questi non
beneficiano dei guadagni reali derivanti dagli aumenti di produttività; i prezzi crollano, perché ci sarà
domanda inferiore all’offerta, i capitalisti aumenteranno la produzione e così la contraddizione si accentua.
Le crisi secondo Malthus
•La moneta non è unicamente un mezzo di scambio, ma è anche un mezzo per accumulare ricchezza.
•i capitalisti perseguono l’obiettivo del profitto mettendo in moto nuova capacità produttiva. Ma i consumi
non aumentano quanto la produzione, ciò causa una crisi da sottoconsumo e ciò determina un incentivo
alla tesaurizzazione da parte dei capitalisti.
Unica classe in grado di riattivare la domanda effettiva che va sostenuta sono i proprietari terrieri che
assumendo domestici e spendendo la propria rendita possono correggere la sproporzione fra lavoratori
produttivi e lavoratori improduttivi.
DAVID RICARDO
Marx “proscritto alla seconda edizione del Capitale”
Marx parla di una scienza economica intesa come scienza che fa del capitalismo il suo oggetto ma lo
concepisce come forma assoluta della produzione sociale. Già da questa frase si capisce che Marx non si sta
riferendo a Smith, ma tra quelli a cui si riferisce c’è Ricardo e gli economisti ricardiani, coloro che secondo
Marx sostituiranno un’economia politica ad un’economia che Marx definisce volgare.
Nell’opera di Ricardo comincia ad emergere in modo chiaro la divisione tra le classi sociali come elemento
primo dell’analisi economica e grazie alla sua opera nascono gli interessi contrapposti delle classi sociali, su
cui Marx lavorerà.
Cercare di capire come in questo testo analitico emerga la contrapposizione di interessi fra salario e profitto
e profitto e rendita.
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Principi dell’economia e della tassazione 1817
Nella prefazione dice:
Il prodotto della terra e di tutto ciò che ne deriva dalla sua superficie è grazie all’applicazione del lavoro
delle macchine e capitale è diviso in 3 classi del sistema sociale:
•Proprietario terriero.
•Proprietario dello stock di capitale necessario per la coltivazione.
•Lavoratori impiegati nella coltivazione.
In differenti stadi della società le proporzioni dell’intero prodotto della terra, che è allocato a ciascuna di
queste classi, sotto il nome di rendita, profitto e salari sarà essenzialmente diverso (il tema della
distribuzione dei redditi emerge subito in maniera rilevante) dipende principalmente dall’effettiva fertilità
del suolo, dall’accumulazione di capitale e popolazione (riferimenti a Malthus) e competenze impiegate in
agricoltura. Ricardo quindi in questa parte si concentra principalmente sull’agricoltura perché per lui, e
Malthus, il settore secondario è molto influenzato dal settore primario dell’agricoltura.
Per Ricardo, determinare leggi che regolano distribuzione delle rendite dei profitti e dei salari è il problema
principale dell’economia politica. Ricardo è il primo economista che non si concentra sulla crescita, ma sulla
distribuzione dei redditi.
Per Ricard molto di questa scienza è cambiato nel tempo e tutti gli scritti fatti nel corso del tempo hanno
dato poche informazioni soddisfacenti sulla legge dinamica delle rendite dei profitti e dei salari.
Giudizio Schumpeter
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Visione dinamica di Ricardo
Tema dinamica delle varie categorie nella distribuzione dei redditi attraverso un modello matematico
proposto da economista Luigi Pasinetti:
Saggio dei profitti in un modello semplificato:
•1) Funzione di produzione ļƒ  X=f(N), X=prodotto sociale totale, N=numero lavoratori. Prodotto sociale
totale si ottiene mettendo a lavoro un determinato numero di lavoratori.
f(0)>= 0 ļƒ  quando ci sono 0 lavoratori il valore della produzione sociale è maggiore o uguale a 0.
f’(0)> š‘„ ļƒ  se facciamo derivata prima della funzione, per 0 lavoratori, abbiamo che f’(0) è maggiore del
salario pro-capite di sussistenza.
f’(N)<0 ļƒ  la derivata prima della funzione di produzione è minore di zero, ciò significa che è determinata
da una crescita meno che proporzionale; quindi, siamo di fronte alla presenza di rendimenti marginali
decrescenti che sono spiegati da Ricardo esattamente utilizzando la teoria della rendita differenziale
Malthusiana.
•2) Rendita ļƒ  Ricardo stabilisce che esiste una parte del prodotto sociale che viene assegnato alla rendita,
che si ottiene facendo:
R= f(N) - Nāˆ™f’(N) differenza tra prodotto sociale e il prodotto della terra marginale messa a coltura; questo
perché secondo la teoria Malthusiana la rendita viene pagata in proporzione alla fertilità del terreno, quindi
differenza tra la terra più fertile, la prima messa a coltura, e la terra meno fertile, ultima messa a coltura.
•3) Salario ļƒ  W= Nāˆ™x
Il salario viene pagato considerando il salario unitario e moltiplicando per il numero di lavoratori.
•4) Capitale ļƒ  K= W; Il capitale è dato dalle anticipazioni salariali.
•5) Profitto ļƒ  π= X-W-R; il profitto è una grandezza residuale in Ricardo, è dato dalla differenza tra
prodotto sociale, monte salari e rendita.
Questo sistema è composto da 5 equazioni, ma le incognite sono 7, quindi ci troviamo in un sistema sotto
determinato. Il modello per essere completato ha bisogno di una coppia di ipotesi che possono essere
tratte da 3 ipotesi diverse:
•6) N=N* ļƒ  si considera il numero di lavoratori come un livello dato.
•6bis) x= š‘„ ļƒ  consideriamo il salario fermo al livello di sussistenza, si può fare considerando ipotizzando la
legge della popolazione Malthusiana.
•7) K= K* ļƒ  consideriamo capitale come un dato.
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Date 2 delle 3 ipotesi si può svolgere il sistema e ricavare il saggio dei profitti.
Il saggio di profitto ļƒ  r= rapporto tra ammontare dei profitti e capitale impiegato
A denominatore troviamo il capitale e lo possiamo scrivere come Nx perché il capitale è dato dai salari e i
salari sono dati dal numero lavoratore per salario unitario.
Al numeratore sostituiamo il profitto (prodotto sociale-salari-rendita), al prodotto sociale sostituiamo la
funzione di produzione, alla rendita la differenza tra prodotto sociale e rendite inframarginali, al salario
sostituiamo Nx.
Otteniamo così:
Si ottiene alla fine delle semplificazioni che il saggio dei profitti dipende dalla produttività marginale del
sistema, f’(N), ossia le condizioni tecniche della produzione, e da x ossia il saggio dei salari.
Quando i salari aumentano il saggio dei profitti diminuisce e tra saggio di salario e saggio di profitto c’è una
relazione inversa, significa che tra lavoratori che ottengono Sali e capitalisti che ottengono profitti, date le
condizioni tecniche della produzione c’è un conflitto di interesse.
Curva che descrive andamento saggio salari, Y, in funzione saggio profitti, X, è una curva decrescente.
Una considerazione di Ricardo è la definizione di capitale. Capitale= valore dei profitti capitalizzati al saggio
corrente dei profitti.
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Il capitale può essere disegnato come la tangente all’angolo che viene a formarsi nei vari punti, se fissiamo
saggio profitti a r0 il capitale sarà tangente ad angolo α0, se fissiamo saggio profitti a r1 il capitale sarà
tangente all'angolo α1.
•Per una data configurazione distributiva x-r, il valore del capitale risulta pari alla tangente dell’angolo α. Il
che significa che il capitale è invariabile solo se la relazione tra x e r è lineare.
Se la relazione x-r non è lineare allora il valore del capitale varia al variare della distribuzione dei redditi.
Ma se il valore del capitale varia al variare del saggio dei profitti, la definizione del contributo produttivo del
capitale non può essere calcolato secondo la produttività marginale, cioè facendo la derivata prima della
funzione di produzione rispetto al capitale.
•L’evoluzione nel tempo delle variabili distributive
Se rappresentiamo la produttività che caratterizza il sistema economico essa è decrescente, all’aumentare
dell’impiego di lavoratori e venendo messe a coltura terre via via sempre meno fertili, il sistema è
caratterizzato da incrementi del prodotto sempre via via minori.
Man mano che aumentiamo il numero di lavoratori impiegati, l’area della rendita tenderà ad espandersi; il
livello dei salari non può scendere sotto il livello di sussistenza, per la legge popolazione Malthusiana, ciò
significa che man mano verranno messe a coltura terre meno fertili il numero dei lavoratori aumenterà, la
quota dei salari aumenterà perché è data da salario di sussistenza unitario per il numero di lavoratori, la
quota della rendita aumenta e i profitti di schiacciano.
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Il sistema quando raggiunge il pieno impiego delle risorse va incontro un annullamento dei profitti, il che
significa che non c’è solo conflitto di interessi tra salariati e capitalisti, ma anche tra capitalisti e proprietari
terrieri.
Questo è il problema, il sistema economico man mano che cresce mette a repentaglio la benzina su cui si
fonda secondo Ricardo, il reinvestimento dei capitalisti, il quale dipende dall’ammontare dei profitti.
Dinamica sistema economico verso stato stazionario
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Lo stato stazionario
• In stato stazionario il sistema avrà realizzato la massima espansione possibile, date le risorse disponibili e
date le condizioni tecniche della produzione.
• Se si introduce il progresso tecnico le tecniche di produzione migliorano ma prima o poi la presenza dei
rendimenti marginali decrescenti tornerà ad incidere.
• Lo stato stazionario viene solo rinviato nel tempo dall’introduzione di nuove tecniche di produzione. A
tale stato si arriverà senza crisi, gli squilibri sono al più temporali e limitati in particolari settore, ma non
esteso al sistema economico nel complesso, in questo caso Ricardo accetta sia la legge di Say che la teoria
quantitativa della moneta.
La teoria quantitativa della moneta in Ricardo
Ricardo rispetto teoria originale apporta delle precisazioni:
• p=Mv/T
• Ricardo ricorda che l’oro è una merce prodotta di cui è possibile aumentare la quantità disponibile.
• Il prezzo relativo all’oro rispetto alle merci è determinato dal rapporto tra le quantità di lavoro necessarie
a produrre l’oro e le altre merci.
• Ricardo considera poi il problema della relazione fra oro e banconote
Le banconote
Il potere d’acquisto delle banconote rispetto alle merci, per Ricardo, va scomposto in 2:
• Il rapporto di scambio tra banconote ed oro.
• Il rapporto di scambio tra l’oro e le altre merci.
La variabile principale della politica monetaria è il rapporto di scambio fra banconote e oro, se questo
rapporto è stabile allora la quantità di moneta è al suo livello naturale. Se questo rapporto è stabile allora la
quantità di moneta è al suo livello naturale e ciò non crea effetti inflattivi sul sistema. Il controllo
dell’offerta di moneta dipende dalla relazione che c’è tra le banconote e l’oro. Se banconote crescono
senza rispettare una proporzione con l’oro il rapporto di scambio tra banconote e oro tenderà a variare e
quantità di moneta si sposterà dal suo livello naturale.
Ricardo scrive queste pagine in contrapposizione all’opera di Henry Torton, il quale considera non
automatico il legame fra offerta di moneta e livello dei prezzi, mentre per Ricardo questo rapporto è
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diretto, automatico, fra offerta di moneta e livello dei prezzi, intendendo come offerta di moneta qualcosa
che ha a che fare sia con banconote che con l’oro.
Secondo Torton gli effetti dell’effetto di moneta non si tramettono direttamente sul livello dei prezzi
perché c’è una variabile intermedia, il tasso di sconto fissato dalla banca centrale.
Henry Torton
Torton nella sua opera considera la velocità di circolazione della moenta come una variabile rilevante legata
alla fiducia presente nel sistema economico, se si è in una situazionedi grande fiducia la velocità di
circolazione della moneta tenderà ad aumentare, questo significa che la relazione tra prezzi e moneta può
essere disturbata dalla velocità di circolazione di moneta.
La fiducia che genera una variabilità della velocità della circolazione della moenta comporta che
aggiustamenti del tasso di interesse con cui vengono date a prestito risorse dalle banche possano regolare
e stabilizzare la velocità di circolazione della moneta.
Torton, quindi, anticipa quelle teorie della politica monetaria che danno importanza al tasso di interesse.
Il problema di Ricardo è come evitare lo stato stazionario, una situazione in cui i capitalisti scompaiono a
seguito della continua diminuzione dei profitti.
Indicazioni di politica economica dei Principles, in una prima parte parla della tassazione:
• Un’imposta sui salari non può determinare la riduzione del salario reale al netto delle imposte e si risolve
necessariamente in una riduzione dei profitti.
• Un’imposta generale sui profitti colpisce i percettori di questi redditi e rallenta il processo di
accumulazione e sviluppo del sistema.
• Le imposte che colpiscono la pura rendita non danno luogo ad alcun processo di traslazione.
Ricardo suggerisce di ricorrere alle imposte indirette, tassando anzitutto i beni di lusso, in questo modo si
colpisce i redditi di coloro che stanno consumando in un modo incompatibile con quello della crescita del
sistema economico.
Il ragionamento di ricardo non si ferma alla tassazione.
Secondo Ricardo data la presenza di rendimenti marginali decrescenti in agricoltura, la diminuzione dei
profitti si trasmette dall’agricoltura all’industria, tramite l’aumento dei prodotti agricoli e quindi dei salari.
Conviene allora importare cereali dall’estero piuttosto che aumentare la produzione agricola interna
ricorrendo alle terre meno fertili.
Quindi conviene eliminare gli ostacoli alle importazioni, i dazi doganali; Ricardo scrisse la “teoria dei
vantaggi comparati” che rafforza queste conclusioni.
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Teoria dei vantaggi comparati
Il ragionamento di Ricardo riguarda due paesi e due beni, partendo dall’ipotesi che in entrambi i paesi in un
esatto momento si producano entrambi i beni e non ci siano scambi commerciali fra i paesi.
I paesi sono Inghilterra e Portogallo e i beni la stoffa e il vino.
I costi unitari di produzione in termini di lavoro sono tali per cui il costo unitario della Gran Bretagna sia 4 e
Portogallo 6 per la stoffa, mentre per il vino sia 8 per UK e 10 Portogallo.
Se si limitasse a comparare i vantaggi assoluti non ci si troverebbe di fronte ad una convenienza al
commercio internazionale per entrambi i paesi; il punto di Ricardo è mostrare che parlando di vantaggi
comparati vi è un incentivo al miglioramento delle condizioni sia del UK e del Portogallo se entrambi si
specializzassero solo sulla produzione di una merce. La domanda è su quale merce specializzarsi.
Condizione necessaria affinché si abbia scambio internazionale è l’esistenza di una divergenza fra i costi
comparati.
Condizione sufficiente è che la regione di scambio internazionale sia compresa fra i costi comparati.
• La ragione di scambio internazionale relativamente a un solo bene è il rapporto tra il prezzo del bene che
un paese esporta e il prezzo del bene che lo stesso paese importa.
• La ragione di scambio internazionale relativa all’intera economia di un paese corrisponde al rapporto tra il
prezzo ponderato delle esportazioni del paese e il prezzo ponderato delle sue importazioni: se aumenta, il
paese registra un miglioramento nella bilancia commerciale e quindi un aumento del benessere economico.
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• Se la ragione di scambio internazionale è maggiore di 0,5 e minore di 0,6, converrà scambiare stoffa
inglese contro vino portoghese con vantaggio per ambedue i paesi.
• Ipotizziamo che la ragione di scambio sia 0,55 (cioè lo scambio internazionale avviene in ragione di 0,55
unità di vino per unità di stoffa):
In UK una unità di stoffa si scambia contro 0,5 unità di vino; invece, sul mercato internazionale un’unità di
stoffa ci fa ottenere 0,55 unità di vino, il che comporta un guadagno per chi produce stoffa in UK. à
In Portogallo per avere una unità di stoffa ci vogliono 0,6 unità di vino, mentre, laddove il Portogallo si
specializzasse nella produzione di vino e lo scambiasse sul mercato internazionale dove la ragione di
scambio è 0,55, sul mercato internazionale basterebbero 0,55 unità di vino per avere 1 unità di stoffa.
0,55 < 0,6 quindi il pagamento della stoffa per i produttori di vino è più conveniente laddove ci si apra al
mercato internazionale.
Ne consegue che l’apertura commerciale appare, almeno in teoria un’attività somma positiva, capace di
promuovere maggiore produzione aggregata, quindi maggiore reddito per tutti.
Le critiche giungeranno solamente in un periodo storico diverso e avvengono soprattutto da altri paesi
europei che non vogliono aprirsi al commercio internazionale, ad esempio la Germania, la quale si sviluppa
industrialmente in un secondo momento rispetto Inghilterra.
Nel 1841 esce libro di economista tedesco Friederich List “Le industrie nascenti” nel quale sottolinea che
in paesi nei quali la nascita e il consolidamento industriale non è possibile a causa di una maggiore
competitività dei sistemi industriali nati negli altri paesi, ci deve essere almeno una fase di protezione
dell’industria nazionale anche attraverso introduzione dei dazi, perché apertura al mercato internazionale
dei settori che si stavano sviluppando in Germania avrebbe comportato l’abbandono dello sviluppo di quei
settori e la dipendenza per quei beni nei confronti di quei paesi già sviluppati come Inghilterra.
In questa prospettiva quindi, secondo List, le misure di protezione possono essere eliminate soltanto una
volta raggiunta una condizione di parità contrattuale nei mercati internazionali.
La questione macchine in Ricardo
Dopo entusiasmo per introduzione dei macchinari all’interno delle aziende, si assiste ad un fenomeno
sempre più presente, la disoccupazione tecnologica. I lavoratori vengono man mano sostituiti da
macchinari sempre più grandi e capaci di esercitare autonomamente fasi del processo produttivo. Ciò
conduce ad un fenomeno di ribellione dei lavoratori, movimento dei Luddisti, i quali cominciarono a
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distruggere le macchine. Il governo emana nel 1812 il “Frame Breaking Bill” che infliggeva la pena di morte
a chi distruggeva telai meccanici.
Ricardo non si manifesta favorevole al problema della disoccupazione tecnologica, cambia idea nel 1821, e
nel libro “Principles” introduce un nuovo capitolo “On machinery” dove scrive che l’opinione della classe
lavoratrice, secondo cui impiego delle macchine è spesso dannoso ai suoi interessi, non è fondata sul
pregiudizio, ma è conforme ai corretti principi dell’economia politica.
Il ragionamento che fa Ricardo è il seguente:
• Introduzione di macchine nel processo produttivo crea situazioni parziali di incremento dell’occupazione
che non riescono a compensare l’aumento della disoccupazione che nel frattempo viene creata.
L’occupazione aumenta soltanto quando le anticipazioni salariali e il livello del salario è al suo livello
naturale, l’introduzione di macchine fa invece aumentare il reddito netto (rendite e profitti) e
contemporaneamente fa calare il reddito lordo (ammontare salari).
Ricardo quindi pensa che l’uso delle macchine in uno stato non può mai essere scoraggiato impunemente e
l’alternativa del bloccare lo sviluppo capitalistico introducendo macchine sarebbe il movimento di capitali
investiti dall’Inghilterra all’estero il che creerebbe situazioni di disoccupazioni che potrebbero essere ben
peggiori.
Effetto Ricardo
Sylos Labini dice che quando salari aumentano più rapidamente del costo delle macchine, allora in ogni
epoca, dalla rivoluzione industriale in poi, gli imprenditori sono più incentivativi a sostituire i lavoratori con
nuovi beni strumentali. Ciò genera nel medio-lungo periodo un incremento della produttività del lavoro,
che non dipende solo dall’apertura al commercio internazionale, ma dipende anche da questo fenomeno,
effetto Ricardo che misura rapporto tra variazione salari e variazione prezzi delle macchine.
Tra 1800 e 1805 si ha impennata dell’effetto Ricardo, quindi dove ci sono più macchinari e meno lavoratori;
mentre nel 1810 si ha picco di minimo dove si presume si ricominci ad assumere lavoratori.
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Questo grafico riporta il numero dei tessitori che lavorano nelle aziende manifatturiere e come si nota
diminuiscono drasticamente tra 1800 e 1805, mentre aumentano intorno al 1810, coerentemente da
quanto riportato in precedenza dal grafico dell’effetto Ricardo.
Da questi dati quindi di può dire che per Inghilterra l’effetto Ricardo sembrerebbe essere un indice buono
per rappresentare il fenomeno di sostituzione di macchine con lavoratori.
VALORI E PREZZI NELLA RIFLESSIONE DI RICARDO
• Ricardo conviene con Smith che vi sono merci il cui valore è determinato esclusivamente dalla scarsità;
tuttavia, queste merci formano una piccolissima parte della massa di merci scambiate generalmente sul
mercato. La maggior parte delle merci che sono oggetto di desiderio è procurata dal lavoro.
• Ricardo muove critica a Smith affermando che quest’ultimo faccia confusione fra lavoro contenuto e
lavoro comandato. Ciò deriverebbe dal fatto che Smith sembra non fare distinzione fra la quantità del
lavoro necessario per produrre una data merce e il prezzo del lavoro (salario pagato).
Solo se il salario fosse sempre proporzionale a ciò che il lavoratore produce, il lavoro contenuto e la
quantità di lavoro che la merce consente di acquistare (lavoro comandato) sarebbero misure accurate della
variazione dei prezzi.
Secondo Ricardo occorre separarsi dal lavoro comandato e concentrarsi solo sul lavoro contenuto.
Saggio dei profitti e prezzo delle merci
• š‘ = š‘¤š‘™ + š‘Ÿ āˆ™ š‘˜, il prezzo delle merci si forma sulla terra marginale dove non si paga rendita.
• il capitale k consiste solo delle anticipazioni salariali (š‘¤ āˆ™ š‘™) pertanto si avrà:
š‘ = š‘¤š‘™ + š‘Ÿ āˆ™ š‘¤š‘™ → š‘ = (š‘™ + š‘Ÿ) āˆ™ š‘¤š‘™
• Consideriamo ora 2 settori, nei due settori avremo 2 prezzi diversi:
š‘1 = (š‘™ + š‘Ÿ1 ) āˆ™ š‘¤š‘™1
š‘2 = (š‘™ + š‘Ÿ2 ) āˆ™ š‘¤š‘™2
• Il saggio dei profitti nei due settori sarà:
r1= (p1/wl1) -1
r2= (p2/wl2) –1
Nei diversi settori abbiamo 2 diversi saggi di profitti, Ricardo quindi sostiene che la concorrenza nel lungo
periodo farà si che i saggi di profitti convergano ad un unico valore perché i capitali si muoveranno dal
settore che promette profitti minori al settore che promette profitti maggiori, questa concorrenza tra
capitali unifromerà il saggio dei profitti in tutti i settori.
Affinchè r risulti uniforme nell’economia per cui r1=r2 devono essere uguali anche i secondi membri
dell’equazioni, quindi il rapporto tra i prezzi dei 2 settori deve essere uguale al lavoro contenuto nei 2
settori.
š‘1 š‘™1
=
š‘2 š‘™2
In equilibrio le merci dovrebbero essere scambiate secondo le quantità di lavoro contenuto che
contengono.
Il problema è che la determinazione dei prezzi sulla base del lavoro contenuto, l, è invariante rispetto alla
distribuzione dei redditi solo se i periodi di produzione sono uguali nei due settori.
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Se consideriamo due settori con diversi periodi di produzione avremo che il saggio di profitto sarà elevato
al tempo di produzione 1 nel primo settore e al tempo di produzione 2 nel secondo settore; t1 diverso t2.
Quando poniamo uguaglianza tra i saggi di profitto la condizione che deve essere soddisfatta è che il
rapporto tra i prezzi deve essere uguale al rapporto tra i lavori contenuti moltiplicato per 1 + il saggio di
profitti elevato alla differenza tra t1 e t2:
Ciò significa che i movimenti dei prezzi non dipendono più solo dal lavoro contenuto, ma anche dal saggio
dei profitti; quindi, dato che il saggio dei profitti, secondo Ricardo, dipende dalle condizioni tecniche della
produzione e dal saggio dei salari in rapporto inverso, significa che i prezzi variano anche quando varia la
distribuzione dei redditi.
Per cui se osserviamo una variazione dei prezzi non saremo mai in grado di dire chiaramente se questa
dipende da un cambiamento della quantità di lavoro retrostante la produzione o da un cambiamento della
distribuzione dei redditi, questo è il problema della teoria valore-lavoro che emerge dall’analisi di Ricardo;
tuttavia, Ricardo ritiene che la teoria valore-lavoro sia un’approssimazione accettabile.
Dopo Ricardo: dagli economisti ricardiani a John Stuart Mill
John Stuart Mill
Ricardiani e anti-ricardiani
• La teoria del profitto come deduzione fu messa in disparte anche da coloro che si proclamarono
prosecutori di Ricardo, persino dai primi ricardiani James Mill e John McCulloch.
Gli anti-ricardiani fecero riesumare la teoria additiva del valore, secondo la quale il profitto è una
componente del valore delle merci e non un residuo. Ciò diede argomenti a coloro che avversavano il
conflitto distributivo, sostenendo una teoria soggettiva del valore.
Abbandono teoria ricardiana e si riprende la teoria additiva della ricchezza delle nazioni.
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I principi di John Stuart Mill
• Si considera un continuatore dell’opera di Ricardo, ma considera il profitto come una remunerazione di
uno specifico fattore della produzione
• Sostiene che in Ricardo manca una relazione esplicita tra l’ammontare dei profitti e dei salari e la
partecipazione dei lavoratori e dei capitalisti al processo produttivo.
Inoltre, sostiene che in Ricardo, mancherebbe anche una spiegazione che chiarisca perché il salario è
riconducibile ai consumi necessari dei lavoratori.
• Mill allora giunge a ridefinire l’analisi ricardiana della relazione fra salari e profitti.
Il profitto dipende dall’insieme di tutte le spese sostenute dai capitalisti, cioè dai salari, nel senso di
anticipazioni salariali, e dalla durata del periodo di produzione complessivo.
In questo modo Mill giunge a considerare il punto di vista di Senior che giustifica i profitti come
remunerazione dell’astinenza dei capitalisti. Per Senior la produzione di merci organizzata dai capitalisti
trova una giustificazione nel fatto che i capitalisti per anticipare i salari ed avviare la produzione rinunciano
ai propri consumi immediati ed è in questo atto di rinuncia, in questa astinenza, che starebbe quindi la
legittimazione dei profitti.
• La visione politica di Mill, sta nell’idea di una sorta di futuro in cui l’evoluzione della produzione genere
auna sola figura sociale, un lavoratore che ha voce in capitolo anche nell’organizzazione degli investimenti;
ci troviamo di fronte all’idea delle cooperative sociali.
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