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Crisi dopoguerra Italia fino allinizio della Seconda Guerra Mondiale

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L’Italia, anche se una delle potenze vincitrici della Grande Guerra, si ritrovò con numerosi problemi
economici e sociali. Un altro problema importante era quello della politica che era uscita lacerata dal
conflitto e le incertezze economiche portarono altri disagi economici. Il primo passo era quello di
convertire l’economia in quanto la guerra aveva agevolato lo sviluppo di risorse collegate allo scontro (armi,
uniformi), in questo momento l’Italia aveva bisogno di adattarsi al tempo di pace per soddisfare i bisogni
dei civili, ma questo cambiamento non era facile. Un altro grande problema era il debito accumulato nei
confronti soprattutto degli Stati Uniti. Infine, a causa della continua emissione di monete durante la guerra,
il valore della lira si abbassò di molto e di conseguenza si fu una grandissima inflazione.
Il dopoguerra colpì anche i cittadini: ai contadini era stato promesso l’assegnazione di alcune terre, ma
dopo un anno questa promessa non era stata rispettata e agli operai fu promesso la diminuzione delle ore
lavorative a 8 e l’aumento dello stipendio per contrastare l’inflazione, quelli che soffrirono di più furono
quelli del ceto medio (impiegati della piccola borghesia) che videro il loro tenore di vita peggiorare molto
velocemente.
Suffragio universale maschile 1912 (dai 30 in su)
Le agitazioni sociali sfociarono nel “Biennio rosso” che presero parte nel 1919/20. All’inizio si trattava solo
di moti spontanei motivati dall’aumento dei costi dei beni, si svolgevano azioni violente, poi gli operai del
nord iniziarono a scioperare e a protestare, e infine ad occupare le fabbriche, ispirandosi ai soviet, gli operai
italiani volevano diventare i proprietari delle fabbriche e decidere quali investimenti fare, gli scontri furono
duri nel settore metalmeccanico dove da una parte gli operai rallentavano i ritmi di produzione, dall’altra gli
industriali decisero di attuare una “serrata” (chiudevano gli stabilimenti), nel sud i braccianti volevano
diventare i proprietari delle terre e anche loro decisero di rivoltarsi, queste rivolte portò al timore di una
guerra civile però Giolitti (aveva preso il posto di Nitti) riuscì ad evitare il peggio riconoscendo agli
industriali un aumento dei salari e la possibilità di partecipare ai lavori di controllo della produzione. La fine
degli scontri vide vittoriosi i protestanti, nel lungo periodo però non diede conseguenza positive sul piano
politico, infatti più avanti la forza sovversiva delle classi operaie li avrebbe spinti a fornire l’appoggio al
nascente partito fascista, alla fine il Biennio rosso lasciò una grande ostilità verso il socialismo.
Il partito socialista si divise tra i riformisti, disposti a partecipare al governo del paese, e i massimalisti che
volevano fare una rivoluzione socialista, quest’ultimi avevano una forza maggiore potendo osservare quello
che era successo in Russia, uno dei fondatori fu Gramsci, inoltre il PSI aveva aderito alla Terza
Internazionale, nella quale Lenin aveva dato dei requisiti che ogni partito doveva seguire per farne parti, tra
cui quello di cambiare il nome da socialista a comunista e quello di espellere i riformisti dal governo.
Nel 1921 il partito si divise internamente, le richieste di Lenin furono votate da una minoranza e uscì dal
partito per creare il Partito comunista d’Italia (PCI) fondato da Gramsci, Togliatti e altri, l’anno successivo ci
fu un’altra scissione, i riformisti furono cacciati e crearono il Partito socialista unitario (PSU) guidato da
Matteotti. L’Italia era insoddisfatta dalle condizioni di pace, aveva preso il controllo del Friuli, di Trieste e
del Trentino, tuttavia non era quello che era stato promesso con gli alleati, per questo D’Annunzio descrive
la vittoria dell’Italia come una “Vittoria mutilata”, i nazionalisti volevano anche l’annessione dell’Istria,
della Dalmazia e della città di Fiume, come stabilito nel Patto di Londra, il problema delle prime due è sorto
in quanto l’impero Austro-Ungarico non esisteva più, invece Fiume non era mai stata promessa agli italiani,
tuttavia la maggior parte della popolazione era italiana. A Parigi iniziarono le trattative, le due richieste
dell’Italia erano incompatibili, tuttavia i rappresentanti italiani (Orlando e Sonnino) decisero di avanzare
entrambe le richieste contemporaneamente, nessuna delle due fu accettata e l’Italia decise di uscire dalle
trattative.
Nel settembre de 1919 D’Annunzio, a capo di un gruppo di militari, decide di occupare Fiume
militarmente e la dichiarò annessa all’Italia, stabilendo il governo provvisorio del Carnaro, alcuni
sostenevano questa azione, altri invece no. Il governo decise di risolvere le cose diplomaticamente in
quanto il poeta era molto popolare insieme alla annessione della città, questo dimostrava la debolezza
sostanziale nei confronti della destra antiparlamentare, nazionalista e militarista. Più di un anno dopo
(novembre 1920) viene firmato il trattato di Rapallo il quale diceva che all’Italia sarebbe andata l’Istria e
Zara (parte della Dalmazia) e al regno dei Serbi, Croati e Sloveni la Dalmazia, Fiume rimase una città-stato
indipendente in quanto D’Annunzio non accettò mai le condizioni del trattato, infatti poco dopo l’esercito
italiano si scontrò con i legionari di D’Annunzio e lo obbligarono a rinunciare alla città, questo scontro portò
a delle elezioni anticipate. L’impresa di Fiume dimostrò come l’esercito italiano era pronto a disobbedire al
governo. Nello stesso anno della vicenda di Fiume nasce un nuovo partito, il partito fascista guidato da
Benito Mussolini, negli anni ’10 manifestava opinioni anticlericali ed era diventato il capo del giornale
“Avanti!” che era socialista fino a quando non fu espulso, dopo l’espulsione creò un suo giornale, “Il popolo
d’Italia” dove esprimeva idee nazionaliste e interventiste, aveva intenzione di formare un nuovo gruppo
politico che comprendesse il ceto medio. Nel marzo del 1919 decide di fondare i “Fasci di combattimento”
(fascio è il raggruppamento diverso di partiti tradizionali), da questo termine derivò anche il simbolo del
partito, il “Fascio littorio”, a questo partito aderirono soprattutto ex socialisti e sindacalisti rivoluzionari poi
diventati sostenitori della guerra, conservatori non soddisfatti dei governi liberali, studenti che non
avevano partecipato alla guerra ma che erano a favore dell’Italia, ma anche ex ufficiali e combattenti, detti
“Arditi”, che erano abituati alla guerra. Nacquero due gruppi: il primo, della maggioranza, formato da
conservatori, che si unì alla lotta contro i sindacalisti e socialisti, il secondo, formato da anarchici,
repubblicani e socialisti, chiamato “Arditi del popolo”, una milizia antifascista. Il programma di San
Sepolcro prevedeva le richieste di riforme economiche e sociali radicali, sottolineava l’anticlericalismo del
partito e chiedeva la sostituzione della monarchia con la repubblica, nella sua prima elezione il partito
fascista prese poche centinaia di voti. Dopo la sconfitta nelle elezioni, Mussolini decise di cambiare le sue
idee, il fascismo si presentava come una nuova forza di destra che aveva come scopo la tutela della
proprietà privata e della borghesia produttiva, il partito fascista voleva ostacolare, anche con la violenza, il
partito socialista. Per questo Mussolini creò le squadre d’azione, che con la forza provavano a smantellare
l’eredita del biennio rosso nella Pianura Padana e in altre zone d’Italia, le squadre erano chiamate anche
“camicie nere” e portavano un teschio, simbolo degli Arditi. Il successo delle squadre portò ad un
ingrandimento del partito, il successo è riconducibile a molti fattori: il primo fu il sostegno economico da
parte degli agrari, ma anche l’impreparazione del partito socialista, diviso e paralizzato, che non riuscì a
creare un fronte antifascista, anche la debolezza delle istituzioni liberali agevolarono il successo, infine le
istituzioni vedevano queste azioni come un modo per rallentare il socialismo. Nel 1921 c’era una grande
instabilità politica, tutti i governi del dopoguerra durarono poco, i liberali non riuscivano a fermare
l’avanzata dei partiti socialisti, popolari e fascista. Per evitare l’affermazione di questi partiti di massa,
Giolitti decise di tenere un’altra elezione, in quanto era convinto che la loro ascesa fosse una cosa
temporanea. Vennero creati i “Blocchi nazionali”, che era una coalizione contro i socialisti e i cattolici,
formata da liberali, nazionalisti e fascisti. Prima delle elezioni ci furono molte violenze da parte degli
squadristi, e infine non diedero i risultati sperati in quanto il PSI e il PPI presero la maggioranza dei voti,
questo mostrava che l’aumento di popolarità di questi partiti non era una cosa provvisoria, invece fu un
piccolo successo per i fascisti che riuscirono ad entrare in Parlamento. Finì la carriera di Giolitti e salì
Bonomi, che cercò subito di terminare gli scontri tra fascisti e socialisti, Mussolini accettò perché aveva
paura di perdere l’appoggio della borghesia. Anche se Mussolini accettò, gli altri capi del movimento non
erano d’accordo sulle decisioni prese e non riconoscevano Mussolini come il leader, cominciò una crisi
all’interno del partito che si placò con un compromesso, Mussolini creò il Partito nazionale fascista (PNF), e
i capi del fascismo non avrebbero perso le loro squadre d’azione. Il partito per apparire credibile agli occhi
della monarchia decise di cambiare delle idee: abbandonò la pregiudiziale repubblicana, smise di criticare il
capitalismo e le grandi industrie, però rimase l’ostilità verso il liberalismo e il socialismo, quindi si riduceva
alla politica di potenza con uno Stato forte. Nel 1922 sale Facta al posto di Bonomi, Facta non aveva
l’autorità per risolvere la crisi interna, ne frattempo Mussolini, incoraggiato dalla sua forza e dalla
debolezza dello Stato liberale, voleva prendere il potere e spinse la rimozione di Facta e chiese la
nominazione di un nuovo esecutivo fascista, le trattative furono accompagnate anche da molte violenze, la
decisiva il 28 ottobre 1922 con la “Marcia su Roma”, dove Mussolini e tutte le sue squadre facevano
pressioni sul governo fino a guadagnare il potere, Facta provò a fermarli ma Vittorio Emanuele III si rifiutò
di intervenire, così Mussolini diventò capo del governo e poco dopo fu presentato al Parlamento dove
confermava l’ostilità verso la democrazia e il liberalismo.
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Mussolini si trovò alla guida di un governo che comprendeva fascisti, liberali, popolari e nazionalisti, che
rispecchiava la coalizione dei “Blocchi nazionali”, anche se il fascismo era contro il parlamentarismo,
Mussolini capì che era necessario collaborare con gli altri, tuttavia per rassicurare gli estremisti del fascismo
descriveva il parlamento come un organo inutile e diceva che avrebbe potuto trasformare in un “bivacco” il
Parlamento. Grazie a questa politica del “doppio binario”, Mussolini riuscì a indebolire il Parlamento e
contemporaneamente a dare inizio a delle riforme radicali, lui cercava di fascistizzare l’Italia modellandola
sulla sua ideologia. Mussolini creò 2 nuove istituzione: il Gran consiglio del Fascismo e la Milizia Volontaria
per la Sicurezza Nazionale.
Il Gran Consiglio venne convocato per la prima volta nel dicembre del 1922, era formato da fascisti scelti
direttamente da Mussolini, aveva il compito di consigliare il governo sulle linee guida da seguire e a
proporre le leggi, così venne a meno l’indirizzo politico in quanto le scelte venivano fatte all’interno di un
organo, ovvero il Gran Consiglio, e poi la discussione delle Camere era diventata solo una cosa formale. Nel
1928 il Gran Consiglio diventò una istituzione a tutti gli effetti, ma con il passare del tempo il potere venne
ridimensionato a causa dei maggiori poteri attribuiti a Mussolini, l’ultima assemblea risale al 1943 quando
venne resa ufficiale la caduta del regime fascista.
La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) fu istituita nel 1923 per ufficializzare le squadre
d’azione che erano illegali, questa normalizzazione rassicurò il popolo, tuttavia aveva una natura ibrida in
quanto era una forza sia statale sia di partito, erano obbligate a seguire il re, però erano uno strumento a
disposizione di Mussolini, che la utilizzava contro gli opposizioni, infatti le violenze degli squadristi non
cessarono e andarono a colpire pure l’ex presidente Nitti. La Legge Acerbo era una nuova legge elettorale
che puntava a favorire il PNF, prevedeva che il partito che si fosse assicurato il 25% dei voti avrebbe preso
2/3 dei seggi parlamentari, nell’aprile del 1924 ci fu la prima elezione con questa nuova legge, i fascisti si
presentarono con il “listone” di cui facevano parte: fascisti, nazionalisti, cattolici e liberali e gli antifascisti
non riuscirono ad intervenire, con l’approvazione di questa legge elettorale, il Parlamento si “suicidò” in
quanto diede i pieni poteri a Mussolini, il successo del fascismo fu favorito anche dalla campagna elettorale,
e le elezioni erano piene di intimidazioni e brogli. Ma
Matteotti, che era a capo del PSU, non si fece intimidire e denunciò i metodi dei fascisti, voleva anche
l’annullamento delle elezioni in quanto aveva portato le prove che non erano state fatte in modo pulito,
pochi giorni dopo però viene rapito e assassinato dai fascisti, che però si dissoceranno dall’accaduto, a
questo punto il Parlamento decise di astenersi dai lavori parlamentari finché il re non avesse riportato la
legalità e Mussolini non fosse dimesso, questa protesta dei parlamentari è chiamata la “Secessione
dell’Aventino” in ricordo dei plebei romani che si ritirarono sul colle Aventino per protestare, i comunisti
volevano proclamare uno sciopero nazionale e proposero a tutti i parlamentari di dimettersi per convincere
il Re a tenere delle nuove elezioni, tuttavia Vittorio Emanuele III decise di sostenere il governo e la protesta
fallì. Mussolini inizialmente nega di essere coinvolto nell’assassinio di Matteotti e dimostra la sua innocenza
pretese le dimissioni dei responsabili dell’accaduto, cosa che però non piacque ai fascisti radicali, che
sostenevano che era l’occasione perfetta per eliminare ogni tipo di opposizione e solo così la rivoluzione
fascista si sarebbe compiuta. Mussolini temendo di perdere la sua posizione da leader, nel gennaio del 1925
prende la piena responsabilità dell’omicidio di Matteotti e che avrebbe usato gli squadristi per sistemare gli
oppositori. Fra il 1925 e 26 furono promulgate le “leggi fascistissime” e in pochi mesi l’opposizione
democratica e il dissenso scomparvero. Lo Statuto Albertino perse tutto il significato, Mussolini aveva
riunito su di sé il potere legislativo e esecutivo. I sindaci vennero sostituita dai podestà scelti dal Re, i
prefetti invece avevano il compito di controllare ogni possibile forma di dissidenza, venne anche emanata la
legge che vietava lo sciopero e per risolvere le controversie tra lavoratori e padroni venne istituita la
Magistratura del Lavoro. A Bologna ci fu un tentato omicidio ai danni di Mussolini, questo avvenimento
portò alla abolizione della libertà di stampa, parola e associazione, tutti i partiti furono sciolti ad eccezione
del PNF, fu ripristinata la pena di morte, vennero creati l’OVRA (Organizzazione per la Vigilanza e
Repressione dell’Antifascismo) e il Tribunale per la difesa dello Stato per arrestare e condannare gli
oppositori, tra cui Gramsci, per gli oppositori ci fu anche il confino, ovvero venivano spostati in città
sperdute e venivano controllati dalla polizia. Andare contro il fascismo voleva dire andare contro lo Stato,
gli oppositori venivano spesso silenziati, tutti avevano bisogno di una tessera fascista per lavorare, tuttavia
alcuni riuscirono a sopravvivere uscendo dall’Italia, ad esempio Nitti, Togliatti, Sturzo e altri. Gli antifascisti
riuscirono a creare la CGdL (Confederazione Generale del Lavoro) a Milano, ma in molti furono scoperti, un
gruppo di antifascisti in Francia creò il movimento “Giustizia e Libertà” (GL) che portò alla nascita di nuclei
dell’opposizione a Roma, Milano e Torino. L’unico oppositore considerato non clandestino fu Croce, noto in
tutta Europa, che pubblicò “il manifesto degli intellettuali antifascisti”. Nelle elezioni seguenti i fascisti
avevano quasi il 100% dei voti, non solo grazie alla politica intimidatoria, ma anche grazie all’avvicinamento
del fascismo alla Chiesa, Mussolini capì che in un paese cattolico come l’Italia, era fondamentale avere
l’appoggio della religione, anche se fino a pochi anni primi la disprezzava apertamente, anche la Chiesa era
favorevole a migliorare i rapporti con il fascismo in quanto lo preferivano alla rivoluzione socialista. Nel
febbraio del 1929 vennero firmati i Patti Lateranensi, che regolavano le relazioni tra lo Stato e la Chiesa, il
papa riconobbe Roma come Capitale d’Italia, lo Stato assicurò l’indipendenza del nuovo Stato della Città del
Vaticano e risarcì 2 miliardi di lire per la soppressione del 1870, il cattolicesimo divenne la religione ufficiale
dello Stato, in questo modo la religione diventò un pilastro del fascismo. Mussolini aveva fatto sciogliere
tutte le associazioni non fasciste ad eccezione dell’Azione Cattolica, che però andava ad interferire con il
lavoro dei gruppi giovanili fascisti, quindi decise di abolire anche quella più avanti, il papa denunciò questa
azione in quanto la chiesa non poteva rinunciare all’educazione dei giovani, allora Mussolini modificò
l’Azione Cattolica e la rese “apolitica”. Le masse in questo momento storico avevano una grande
importanza sull’aspetto politico, il regime fascista riuscì a sopravvivere grazie anche alla ricerca del
consenso delle masse e all’indottrinamento, che puntava a trasformare tutti gli italiani in fascisti, Mussolini
prese l’appellativo di Duce, condottiero del popolo italiano, faceva discorsi in pubblico e le sue frasi celebri
erano verniciate sui muri delle case. Nel 1923 viene approvata la Riforma Gentile, il quale diceva che
l’obbligo scolastico era fino alla 5 elementare, per le superiori erano necessari 3 anni di medie oppure si
poteva fare 3 anni di avviamento per poi entrare nel mondo del lavoro, solo il liceo classico dava accesso
all’università. Già da giovani i bambini erano raggruppati in associazioni di tipo militare: i bambini tra 6 e 7
anni erano i “Figli e Figlie della Lupa”, i ragazzi tra 8 e 14 anni erano i “Balilla” e i ragazzi tra i 14 e 18 erano
gli “Avanguardisti”, le ragazze tra gli 8 e 17 anni erano le “Piccole italiane” e poi “Giovani italiane”, queste
associazioni facevano capo all’Opera nazionale Balilla (ONB), ogni ragazzo era sottoposto ad esercizi di tipo
premilitare con l’intento di rendere il popolo italiano un popolo di guerrieri, seguivano il motto “Credere,
Obbedire, Combattere”, non era obbligatorio fare parte di queste associazioni, però aveva molti vantaggi.
Nelle università vennero creati i “Gruppi Universitari Fascisti” (GUF) e un decreto obbligava a tutti i
professori di giurare fedeltà al regime. Con l’invenzione della radio, i discorsi di Mussolini erano trasmessi
per farlo ascoltare a tutti e fu fondato “l’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche” (EIAR) che aveva il
monopolio sulle trasmissioni ed era strettamente controllato, così la radio diventò un grande strumento di
propaganda. Mussolini pensò di usare anche il cinema, l’Istituto Luce proiettava con lo scopo di informare il
popolo sulla situazione nel resto d’Italia e del mondo, Mussolini guardava questi documentari prima che
fossero proiettati per decidere cosa dovesse essere cambiato. Mussolini creò un ministero che si occupasse
della propaganda: il Ministero della Cultura Popolare (MinCulPop), che trasformava ogni avvenimento in
propaganda a favore del regime, ma sorvegliava anche le altre case editrici e sottoponeva la censura dove
necessaria. Mussolini aveva iniziato la “battaglia per la crescita demografica”, il ruolo della donna era
fondamentale e generando molti bambini si sarebbero dimostrate patriottiche, l’aborto divenne illegale
perché considerato un crimine contro lo Stato. Mussolini prometteva alle donne aiuti economici,
attenzione e disponibilità da parte dello Stato con l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI), gli aiuti
non erano tanti ma la propaganda fu un successo. Nel fascismo diventò centrale il culto della romanità, i
simboli più importanti furono il Fascio littorio, l’aquila imperiale e il saluto romano, l’architettura prese
ispirazione a quella romana, anche le sculture. Mussolini voleva modernizzare l’Italia oltre che rafforzarla,
nel 1927 il Gran Consiglio emanò la Carta del Lavoro, dove venivano enunciati i nuovi principi che
avrebbero guidato i rapporti tra datori di lavoro e lavoratori, individuava nel corporativismo una alternativa
fascista al capitalismo e al collettivismo, nel 1934, dopo che la crisi economica colpì anche l’Italia, furono
istituite le corporazioni, i quali rinunciavano ai loro interessi per un interesse superiore.
La politica economica del fascismo si può dividere in 2 parti, la prima fu la fase liberista (1922-1925) dove
Mussolini si ispirò ai principi economici liberisti, sotto la responsabilità di De Stefani, il governo si impegnò
per ridurre la spesa pubblica e ne derivò un aumento della produzione, ci fu anche una devalutazione della
lira che portò ad una forte inflazione, che andava ad indebolire l’economia dell’Italia, quindi il governo
decise di rafforzare la lira, Mussolini in un discorso nell’agosto 1926 annuncia la “Quota Novanta” (90 lire =
1 sterlina), sembrava impossibile ma solo 1 anno dopo ci riuscì con misure di controllo, l’introduzione di
dazi doganali e l’aiuto di alcune banche statunitensi, i vantaggi della “Battaglia per la lira” abbiamo
l’abbassamento generale dei prezzi e vantaggi nelle importazioni di materie prime. L’economia italiana si
basava molto sull’agricoltura e a causa delle crisi degli anni precedenti era rimasta molto arretrata, molti
emigrarono in Francia o Stati Uniti, nel 1925 Mussolini decise di dare molta visibilità alla politica agraria,
con l’aiuto di Serpieri iniziò la più grande iniziativa, la “Battaglia per il Grano”, che consisteva nel produrre
grano a sufficienza per l’Italia e non dovere ricorrere alle importazioni dei paesi americani, molti terreni
incolti furono usati per la coltura, tuttavia così si andava a penalizzare la coltura di coltivazioni legare
all’esportazione come le olive e l’uva. Molti territori dell’Italia erano ancora paludosi, Mussolini aveva
intenzione di bonificarli con il “Piano di Bonifica Integrale”, il risultato più importante fu quello a sud di
Roma, su questi territori nasceranno nuove città, non furono fatte altre bonifiche di questo calibro per
mancanza di risorse, anche nel Mezzogiorno si provò a far decollare l’agricoltura ma il settore era troppo
arretrato. A causa della scarsa economia del sud, molti decisero di emigrare dalle campagne alle città, per
evitare conflitti furono introdotte delle norme che limitavano la mobilità interna al paese e reindirizzavano
gli emigranti verso zone da colonizzare, e venne creato un organismo apposito: il “Commissariato per le
migrazioni e la colonizzazione estera”. Per contrastare la crisi del ’29, Mussolini e Volpi decisero di applicare
una politica di tipo protezionista per sostenere il capitale privato per ridurre le importazioni nazionali della
concorrenza, però l’intervanto più significativo fu quello della istituzione di enti come l’IMI (Istituto
Mobiliare Italiano) e l’IRI (Istituto per la ricostruzione Industriale) con lo scopo di coprire il fallimento delle
banche e industrie, cos’ lo Stato divenne il maggiore imprenditore industriale e banchiere italiano,
esercitando il controllo su molte imprese, per ridurre gli effetti della crisi, il governo avviò un consistente
piano di lavori pubblici per migliorare la rete ferroviaria e stradale e la costruzione delle prime autostrade.
Tuttavia l’impresa maggiore fu la bonifica delle paludi pontine e la fondazione della Littoria e Sabaudia.
Nel 1936, dopo le sanzioni della guerra in Etiopia, l’obiettivo della politica italiana fu il regime di autarchia,
bastare per se stesso. Il raggiungimento dell’autonomia portò a molti sacrifici da parte di contadini e
operai, il regime non riuscì a colmare la differenza tra Nord Italia e Mezzogiorno in quanto quest’ultimo era
lontano dallo sviluppo. In Italia era diffuso molti il sistema clientelare tipico di Giolitti, a sud le
organizzazioni mafiose presero potere, i tentativi del regime di eliminarle furono tutti vani e con tutte le
censure invece di diminuire la corruzione, stava aumentando. Dopo la marcia su Roma Mussolini doveva
mostrare la legittimità del suo governo e si avvicinò a Francia e Gran Bretagna, allo stesso tempo Mussolini
puntava alla dominanza sul Mediterraneo, come dicevano i romani “Mare Nostrum”, era soprattutto
interessato ai Balcani, con il trattato di Rapallo l’Italia era riuscita a prendere l’Istria e nel 1924 Mussolini
riuscì a farsi consegnare Fiume dai Croati, Serbi e Sloveni, più avanti Mussolini cercherà di estendere la sua
influenza in Albania e nel 1939 Vittorio Emanuele III diventerà Re d’Albania, con la Grecia non aveva buoni
rapporti in quanto l’Italia aveva un’isola nel Dodecaneso, ottenuta dopo la presa della Libia. La società delle
Nazioni incaricò Italia e Francia per tracciare la linea di frontiera tra Albania e Grecia, ma alcune dei
responsabili furono assassinati e Mussolini accusò la Grecia e iniziò a bombardare l’isola di Corfù, la crisi finì
con l’intervento della Gran Bretagna. Mussolini sottoscrive i patto di Locarno con Gran Bretagna, Francia,
Belgio e Germania, che prevedeva il riconoscimento dei confini stipulati dal trattato di Versailles, Mussolini
lo fece per inserire l’Italia nell’equilibrio geopolitico europeo, tuttavia negli anni successivi diventò più
aggressivo avvicinandosi ai paesi in cui stava sorgendo regimi di tipo fascista (Romania, Bulgaria e
Ungheria), Mussolini però si schierò anche contro l’espansionismo della Germania di Hitler e dopo che i
nazisti uccisero il cancelliere austriaco, con cui Mussolini era in ottimi rapporti, decide di mandare delle
divisioni in Austria per garantirne l’indipendenza, e a tutela di quest’ultima Mussolini firmò con Francia e
Gran Bretagna gli Accordi di Stresa, tuttavia le alleanze di Mussolini cambiarono quando si avvicinò ad
Hitler. Questo avvicinamento è dovuto all’invasione dell’Etiopia da parte dell’Italia e le sanzioni
internazionali che scattarono, così Hitler divise l’Europa in 2 schieramenti: i liberaldemocratici e i
totalitaristi. Nel 1936 Mussolini strinse con Hitler una alleanza chiamata “Asse Roma-Berlino”, che si
consolidò in pochissimo tempo. In Libia, nel deserto, erano ancora presenti i nativi del luogo, che
costringevano l’Italia ad una logorante guerriglia, dal 1921, con Volpi, iniziò la riconquista della Libia, prima
fu ripresa la Tripolitania, poi la parte della Cirenaica, anche se quest’ultima era difesa da una tenace
resistenza guidata da Omar al-Mukhtar, l’esercito italiano era guidato invece da Rodolfo Graziani che
deportò e impiccò i ribelli catturati e nel 1932 la Libia venne pacificata. Mussolini credeva che adesso
poteva prendere la rivincita contro l’Etiopia, nell’ottobre del 1935 dichiara guerra all’Etiopia, che era
ancora indipendente, in 7 mesi riuscì a conquistarla e obbligò il negus Halie Selassie a fuggire a Londra,
Mussolini riuscì a vincere usando gas asfissianti, che erano stati vietati. In molti criticarono il modo di fare
dell’Italia (bombardavano gli ospedali, gas), tuttavia gli italiani negarono l’uso del gas. La resistenza
dell’Etiopia non fu mai sedata e la Società delle Nazioni sanzionò l’Italia in modo che non avrebbe potuto
commerciare con nessuno, tuttavia Germania e Stati Uniti non ne facevano parte quindi alla fine non era un
grande problema. L’Italia si avvicinò all’est Europa dove stavano nascendo dei gruppi ispirati al fascismo. Le
sanzioni ebbero un effetto opposto, infatti rafforzò l’immagine del Duce grazie anche alla propaganda.
Vedendo che molti stavano avendo figli con i nativi delle colonie, Mussolini, che voleva mantenere la
dominanza imperiale sulle colonie, cominciò a vedere gli italiani come una razza superiore a quella degli
africani, ispirato dagli avvenimento in Germania con la razza ariana, Mussolini impone la prima legislazione
razzista, che prevedeva la divisione tra i coloni e i nativi, in Italia nacque la “Difesa della razza” che
propagandava una visione razzista e antisemita, inizialmente il fascismo non era antisemita, ma
l’avvicinamento ad Hitler da parte di Mussolini lo fece convertire. Tra il 1938-39 vennero approvate le Leggi
per la difesa della razza, le quali dicevano che gli ebrei non potevano più entrare nelle scuole, non potevano
arruolarsi, non potevano lavorare negli enti pubblici o fare i giornalisti, non potevano sposarsi con non
ebrei, praticamente furono esclusi dalla vita pubblica. Anche se il papa riteneva inammissibile questa cosa,
l’organo dei gesuiti pubblicò molti articoli con posizioni antisemite. Alla fine però le leggi razziali non
suscitarono grandi reazioni né da parte del popolo, né da parte della Chiesa.
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Pochi giorni dopo la fine della guerra Guglielmo II abdicò e finì il secondo Reich, nacque così la repubblica in
Germania, il partito socialdemocratico sembrava l’unico che poteva guidare il paese, sale al governo Ebert,
anche il socialismo tedesco era diviso, da una parte coloro che erano ostili ad una rivoluzione ed erano
disposti ad allearsi con la borghesia, dall’altra c’erano i rivoluzionari e gli indipendenti, i rivoluzionari
crearono la Lega di Spartaco, a capo c’erano Liebknecht e Luxemburg, con l’appoggio di molti operai
organizzarono un’insurrezione, come in Russia, tuttavia i soldati si schierarono contro di loro, anche corpi
volontari come i “Freikorps” , in poco tempo riuscirono a sedare l’insurrezione e il potere tornò nelle mani
dei repubblicani. Durante le rivolte si tennero le elezioni per l’Assemblea costituente, Ebert non ottenne la
maggioranza assoluta e decise di creare una coalizione con i cattolici e i liberal-democratici, il primo passo
di questa coalizione fu l’elezione di Ebert a primo presidente, chiamata Repubblica di Weimar, la nuova
Costituzione rimpiazzò quella di Bismarck, manteneva sempre l’impianto federale dello Stato tedesco,
rafforzava il parlamento, le donne potevano votare, il presidente della Repubblica avrebbe avuto molti
poteri, come quello di nominare un cancelliere, poteva diventare anche il capo supremo dell’esercito.
Anche se avevano sedato le rivolte con facilità e aveva perso molta stima da parte del popolo tedesco, la
borghesia aveva idee più conservatrici e monarchiche, anche i comunisti criticavano il governo, che
risultava fragile fin dall’inizio. Per molti tedeschi accettare la Repubblica di Weimar voleva anche dire
accettare le condizioni del patto di Versailles, e quindi di perdere numerosi territori popolati da tedeschi
(Polonia, Cecoslovacchia..) e anche i territori oltremare. Il malcontento del popolo tedesco fu accentuato
anche dalla grave crisi economica causata dalla guerra, la Germania aveva perso i territori della Saar e del
Ruhr, che erano fondamentali per l’economia, con il passare del tempo l’inflazione diventò sempre più alta
e il marco perdeva sempre di più valore, nel 1923 gli Stati Uniti decisero di investire molti soldi nella
Germania che pian piano si stava riprendendo e avrebbe potuto pagare le riparazioni di guerra. Stesemann
voleva mantenere dei rapporti neutrali con Francia e Gran Bretagna, quindi decide di firmare il trattato di
Locarno per rispettare i confini dettati dal patto di Versailles, nel frattempo i soldati francesi e belgi si
ritirarono dal Ruhr a causa dell’ostilità dei tedeschi. Fra i movimenti che minacciavano la Repubblica di
Weimar c’era il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (NSDAP), in breve partito nazista, volevano
una dittatura al posto della democrazia e denunciare il trattato di Versailles, fu fondato da Hitler, reclutava
reduci di guerra che venivano organizzati in squadre paramilitari, le Squadre d’assalto guidate da Rohm,
riconoscibili dalle loro camicie brune.
Nel programma del partito era rimarcato l’antisemitismo, Hitler credeva che gli ebrei erano la causa per cui
la Germania perse la guerra perché secondo lui erano ricchi banchieri che controllavano l’alta finanza
europea e statunitense, anche se la maggior parte degli ebrei faceva parte del ceto medio, erano un capro
espiatorio per colore che avevano perso tutto. Nel 1923 Hitler e i nazisti provarono a fare un colpo di stato
(putsch), ma fallirono e Hitler fu imprigionato, in carcere scrive il Mein Kampf, dove evidenziava tutto il
programma politico del nazismo: la denuncia del Trattato di Versailles, la ricostruzione dell’esercito, il
recupero delle terre perse, lo sterminio degli ebrei e la ricerca dello spazio per la razza ariana. Hitler decise
di non usare la forza per prendere il potere, decise di prendere la via elettorale. Nel 1925 muore Hebert e il
presidente diventa Von Hindeburg, un ex generale che rappresentava il nazionalismo, la Germania si
indebolì dopo la crisi economica del 1929 in quanto dipendeva dagli Stati Uniti, i disoccupati aumentarono
di molto. Nel 1930 nasce un governo di centro-destra guidato da Bruning che provò ad arginare i danni
causati dalla crisi economica, ma il suo piano ebbe l’effetto opposto e ci furono ancora più disoccupati. Il
partito nazista si avvantaggiò e diventò il secondo partito tedesco dietro a quello socialdemocratico. Nel
1932 Hitler fu sconfitto da Von Hindenburg al ballottaggio per diventare presidente della Repubblica,
tuttavia le elezioni successive Hitler fece uso delle Squadre d’assalto e riuscì a prendere la maggioranza, lui
chiese che gli venisse affidata la guida del governo, anche se a Von Hindenburg non piaceva l’idea di
affidare il potere ad Hitler, riteneva che solo lui aveva il potere di governare la Germania e nel gennaio
1933 Hitler diventa cancelliere del Reich. Hitler doveva governare come un democratico e non aveva la
maggioranza in parlamento, tuttavia una sera di febbraio del 1933 il Reichstag prese fuoco e fu incolpato un
comunista, i nazisti usarono questo evento per ampliare la loro influenza e poco dopo la libertà di stampa
di parola e associazione furono abolite, fu reintrodotta la pena di morte. Nel marzo del 1933 ci furono di
nuovo le elezioni, Hitler vinse di nuovo ma non aveva la maggioranza assoluta, era convinto di governare il
paese senza il Parlamento quindi propose una legge, il potere legislativo sarebbe passato dal Parlamento al
Governo, tuttavia gli servivano almeno 2/3 dei voti, quindi fece arrestare i deputati comunisti e ottenne
l’appoggio dei cattolici e dei liberali, dopo l’approvazione della legge i partiti oppositori furono soppressi e
Hitler diventò il capo supremo della Germania.
A questo punto Hitler non aveva più bisogno delle Squadre d’assalto, tuttavia Rohm riteneva che c’era
bisogno di una seconda rivolta per abbattere il capitalismo borghese, lo scontro tra i due finì con
l’assassinio di Rohm e dei principali esponenti delle Squadre d’assalto, evento chiamato “Notte dei lunghi
coltelli”. Hitler creò le SS, le Squadre di protezione, che erano composte solo da ariani scelti da Hitler, nel
1929 vennero affidate a Himmler, sotto di lui presero sempre più potere, all’inizio servivano solo allo
spionaggio, poi però dopo la “notte dei lunghi coltelli” presero più autonomia e iniziarono a gestire i campi
di concentramento, con lo scoppio della guerra le SS presero ancora più potere e Himmler prese incarichi
più importanti. Hitler era diventato, oltre che cancelliere, capo dello Stato e comandante supremo
dell’esercito, si era dato il titolo di Fuhrer (guida) e la Germania di Hitler prese il nome di Terzo Reich, solo
l’esercito manteneva una certa autonomia ma nel tempo Hitler riuscì a controbilanciarlo con l’auto delle SS,
i nazisti avevano anche una polizia segreta, la Gestapo sotto il comando di Himmler, che cercava e uccideva
gli oppositori instaurando un clima di terrore.
Hitler fece costruire molti campi di concentramento (Lager) per sbarazzarsi degli oppositori, ma anche di
coloro che erano estranei alla società tedesca.
Hitler avviò la costruzione delle autostrade, piazze ed edifici, con i lavori pubblici il nazismo guadagnò
sempre più consensi tra i tedeschi, la disoccupazione stava diminuendo, tanto che mancava la manodopera,
cosi Hitler fece costruire la Volkswagen. Per controllare il lavoro, i nazisti crearono il Fronte Tedesco del
lavoro, che riuniva lavoratori e datori in una comunità popolare finalizzata per realizzare gli obiettivi del
regime. Tutte le associazioni non naziste furono sciolte, i giovani venivano controllati attraverso
l’organizzazione di Gioventù Hitleriana. L’ideologia nazista ruotava intorno al nazionalismo esasperato, ogni
tedesco credeva che la Germania avrebbe creato un nuovo mondo, secondo Hitler i tedeschi erano una
razza superiore e riteneva che non potevano accontentarsi solo del loro territorio e che avrebbero dovuto
anche conquistare quelli nell’est Europa, questa era la teoria dello “spazio vitale”. Il fondamento del
nazismo e di Hitler erano di natura razzista, Hitler creò la gerarchia delle razze: i tedeschi erano ariani, ma
anche gli anglosassoni e gli scandinavi, inferiori era la razza latina, quindi francesi e italiani, subumani erano
gli slavi e nocivi, da eliminare erano gli ebrei. Hitler seguiva il culto della forza, le razze superiori avevano il
compito di sconfiggere le razze inferiori, i nazisti rispettavano solo la forza. Per depurare la cultura nazista,
nel 1933 molti studenti tedeschi decisero di bruciare tutti i libri che erano vietati e considerati d’ostacolo
all’ascesa del nazismo, questo episodio e ricordato come “il Rogo dei Libri”. Hitler creò la “Camera per la
cultura del Reich” guidato da Goebbels, ogni settore aveva una sottocamera, con questo totale controllo
della cultura, il Terzo Reich divenne il modello compiuto del totalitarismo. Il grande carisma di Hitler aiutò
a costruire il consenso del nazismo, la sua autorità era incontestabile. Gli ebrei venivano discriminati e
subivano violenze da parte delle Squadre d’assalto, con eccezione gli ebrei che avevano prestato servizio
nell’esercito tedesco, a loro fu solo vietato di lavorare nell’ amministrazione statale, come professore e
come giornalista. Con le leggi di Norimberga del 1935 Hitler andava a tutelare ancora di più la razza ariana,
dopo l’approvazione di queste leggi, gli ebrei più ricchi emigrarono, e i più poveri non potendo scappare
rimasero in Germania credendo che la situazione non potesse peggiorare, ma in una notte di novembre del
1938, Hitler autorizzò i nazisti a uccidere gli ebrei, questa notte è ricordata come “La notte dei Cristalli” per
le schegge di vetro dei negozi degli ebrei che erano per terra. Hitler stava riarmando il paese in modo di far
partite il suo piano di espansione, nel 1934 i nazisti uccisero il cancelliere austriaco per annettere l’Austria,
tuttavia Mussolini mandò delle divisioni per garantire l’indipendenza del paese, dopo il fallimento Hitler si
sposta ad ovest, dove riesce a riprendere il territorio della Saar, dopo qualche mese tornò in vigore la
coscrizione obbligatoria. Impauriti dalla Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia si riuniscono nella
conferenza di Stresa, tuttavia non durò molto a causa degli interessi politici delle 3 nazioni. Hitler riarma la
Renania nel marzo 1936, non rispettando il Trattato di Versailles, le potenze europee non reagiscono. Poco
dopo Fascisti e Nazisti si ritrovano a combattere insieme dalla parte dello spagnolo Francisco Franco contro
il Fronte popolare, l’alleanza tra Italia e Germania si rafforzò con l’Asse Roma-Berlino e con il Patto AntiKomitern, firmato da Germania e Giappone, poco dopo anche l‘Italia. Hitler adesso non aveva ostacoli per
annettere l’Austria, la sua terra natale, voleva annetterla in quanto era abitata soprattutto da tedeschi,
Anschluss (annessione), nel marzo del 1938 l’Austria entra a far parte del territorio tedesco, la prossima era
la regione dei Sudeti in Cecoslovacchia, nel maggio del 1938 Hitler chiede l’annessione, la Cecoslovacchia
però risponde mobilitando l’esercito e chiedendo aiuto alla Francia, Hitler era convinto che la Francia non
avrebbe cominciato una guerra, anche per la politica di “appeasement” di Chamberlain, che riteneva che i
nazifascisti erano un baluardo utile per contrastare il comunismo e nemmeno lui voleva iniziare una nuova
guerra in Europa. Nel settembre del 1938 Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna si ritrovano per
discutere della situazione dei Sudeti, la Cecoslovacchia non fu invitata alla conferenza e fu costretta a
cedere i Sudeti alla Germania, poco dopo Hitler annesse anche la Boemia e la Moravia, lasciando solo la
Slovacchia. Nel marzo del 1939 anche il Memelland (Lituania) fu annesso dalla Germania. Il prossimo
obiettivo di Hitler era il “Corridoio di Danzica” che divideva i territori della Germania in 2, quindi chiese
l’annessione alla Polonia ma quest’ultima rifiutò e cominciò la Seconda Guerra Mondiale. Hitler per
assicurarsi che l’Unione Sovietica non facesse mosse pericolose, firmò con Stalin il patto di MolotovRibbentrop, che prevedeva un patto di non aggressione.
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