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Paginetta 1 - Duecento FINAL

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Come definiscono l’amore San Francesco e Giacomo da Lentini.
Ci sono somiglianze? Quali sono le differenze?
La letteratura italiana del Duecento è centrata attorno al tema dell’amore. Nonostante la novità
dell’uso del volgare italiano scritto, San Francesco d’Assisi e Giacomo da Lentini non si limitano
a trattare questo argomento con semplicità, ma ci sorprendono con concetti profondi e personali,
regalandoci le loro idee di amore. Sebbene con intenti diversi, sia San Francesco che Giacomo da
Lentini usano la natura per parlarci del tema dell’amore.
Nel suo Cantico delle Creature, che può essere interpretata come una preghiera a Dio, San
Francesco elogia il Creatore attraverso la sua presenza nel creato. Qui il poeta ci fornisce numerosi
esempi significativi, come ad esempio l’elogio di “lo frate Sole”, “sora Luna e le Stelle” e “matre
Terra”. L’amore che San Francesco esprime per Dio attraverso l’elogio per il creato si manifesta
già dalla prima strofa, ma rimane impresso in noi in quella conclusiva, dove San Francesco ci
invita a lodare e benedire Dio e ringraziarlo e servirlo con gran umiltà.
Anche Giacomo da Lentini gioca con elementi naturali per comunicarci il suo concetto di
amore. Nel suo celebre sonetto Chi non avesse mai veduto foco, l’autore paragona l’amore della
sua amata al fascino ingannevole del fuoco. Il poeta apre il suo sonetto con una descrizione
spiritosa del fuoco; egli spiega che per chi non conosce le sue proprietà appare come un sollazzo
e giocoso, giammai ardente al tocco. Il paragone con l’amore entra in scena nel settimo verso, lì
scrive Giacomo: “quello [il fuoco] d’amore m’à toccato un poco, molto me coce”. Tramite questa
vivida immagine comprendiamo l’ingannevole natura dell’amore che il poeta prova per la sua
amata: ai suoi occhi appare invitante ma l’effetto è doloroso. Giacomo da Lentini continua
l’allegoria del fuoco nella seconda parte del sonetto, dove implora che questo fuoco d’amore
“s’aprendesse in voi, madonna mia!”.
Nonostante la natura venga utilizzata da entrambi gli autori per descrivere l’amore, la loro
idea è intrinsecamente dissimile. Da una parte abbiamo San Francesco, frate e membro servitore
della Chiesa, che parla di un amore spirituale, puro, verso Dio. Dall’altra abbiamo Giacomo che
esprime un amore romantico e servile per la donna amata, la quale ne è la fonte. L’esperienza
mondana dei due poeti con l’amore porta a due diversi modi di interpretare questo tema. San
Francesco realizza che Dio si trova in tutte le esperienze umane sia positive che negative e perciò
lo dovremmo esaltare. Dunque, ne risulta una concezione positiva dell’amore. In contrasto,
l’amore sperimentato da Giacomo è negativo e doloroso. Ci spiega nel suo sonetto, infatti, che
l’amata gli porta “pen e tormento” e che si prende gioco di lui; in più definisce l’amore agente di
“gran vilania”.
Per concludere, San Francesco e Giacomo da Lentini usano la natura per esprimere il loro
concetto di amore. Tuttavia, San Francesco esalta un amore spirituale e positivo mentre Giacomo
illustra l’amore terreno e doloroso.
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