L’acqua scarseggia sempre di più e potrebbe essere razionata anche di giorno Lo dice Curcio, capo della Protezione civile. Chissà se il governo se n’è accorto Martedì 28 giugno 2022 – Anno 14 – n° 176 a 1,80 a-1,80 Arretrati: - Arretrati: aa3,00 1,80 -a-16 3,00 Arretrati: con-il a libro13“Ucraina. a con 3,00 il libro Critica -a “Ucraina. 12della con La il libro guerra internazionale” “Ioe posso” la e 1,80 – politica Arretrati: estoria” 3,00 Redazione: via di Sant’Erasmo n° 2 – 00184 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 5STELLE Il Garante mette in difficoltà Conte Grillo aiuta Di Maio: sì Draghi e 2 mandati UCRAINA Il nuovo dispiegamento Nato Bombe a Kiev e a Est Il G7: “Ancora armi” p Il fondatore del Movimento delude le attese di chi spera nella terza rielezione: “È uno dei nostri valori, non possiamo mandarlo a puttane”. E anche sul governo è netto: “Abbiamo preso un impegno, non si esce soltanto per un inceneritore” p Dai Sette Grandi la dichiarazione di pieno sostegno a Zelensky e l’impegno ad armarlo. I russi bombardano un centro commerciale e l’Alleanza atlantica prepara il nuovo concetto strategico: cioè il conflitto permanente q DE CAROLIS A PAG. 7 q CANNAVÒ, CARIDI E CURZI A PAG. 2 - 3 BALLOTTAGGI IL PD CANTA VITTORIA, MA LA GENTE PREMIA SOLO GLI INDIPENDENTI Vincono i sindaci lontani dai partiti COSA DICONO I NUMERI CATTANEO: “CAMPO LARGO SOVRADIMENSIONATO”. 7 CAPOLUOGHI A SINISTRA, 4 A DESTRA, 2 AI “CIVICI” q GIARELLI A PAG. 4 - 5 GUERRA INTESTINA PER LA LEADERSHIP La Meloni contro Salvini e B. Nuova rissa sulla Lombardia q SALVINI A PAG. 6 LE NOSTRE FIRME. • Padellaro Cappuccetto nero e i lupi a pag. 6 • Monaco Il M5S e i 3 Pierini di Casta a pag. 11 • Orsini I Draghessori proni alla Nato a pag. 11 » Saul Caia e Gianluca Roselli C on un taglio netto, la Rai ha cancellato 4 minuti di fischi e mugugni del pubblico del Teatro Antico di Taormina contro il presidente Nello Musumeci. A PAG. 12 y(7HC0D7*KSTKKQ( +$!"!.!?!{ • Scanzi Di Battista ora serve a Conte a pag. 11 • Righi Gramsci, tre temi da studiare a pag. 17 • Gismondo Mascherine ancora utili a pag. 20 RAFFAELE LA CAPRIA ADDIO La cattiveria Dudù “fingitore” della Bellezza Di Maio è in Arabia Saudita. Prossimi passi: indire un referendum, perderlo e non lasciare la politica q CAPORALE A PAG. 18 WWW.FORUM.SPINOZA.IT È MORTO MR. LUXOTTICA IL SITO KILLING KITTENS Del Vecchio: i soldi alle sue famiglie, i poteri ai manager Tutto sesso, sono inglesi: le orge di Stato per legge q PALOMBI A PAG. 15 q PROVENZANI A PAG. 16 Separati in casa » Marco Travaglio I ballottaggi, buoni per il centrosinistra e pessimi per le destre, saranno pericolosissimi per l’Italia se Letta – da tutti dipinto come il trionfatore – si cullerà sugli allori, dimenticando le lezioni del passato. 1. Chi vince le Amministrative di solito perde le Politiche. 2. Il Centro non esiste se non sui giornaloni e nei talk show. 3. Alle Comunali si vota con un sistema – doppio turno ed elezione diretta del sindaco – diverso da quello delle Politiche. 4. Alle Comunali gli elettori guardano i candidati e scelgono il più nuovo, o più credibile, o più rassicurante, o più forte, o più lontano dal predecessore: dipende dallo stato di salute della città e ultimamente anche dal “civismo”, cioè dall’estraneità ai partiti (Bucci a Genova, Tommasi a Verona, Guerra a Parma, Fiorita a Catanzaro). Equilibri nazionali, campi larghi, destra, centro, sinistra, populismi, sovranismi, riformismi, draghismi e altre menate appassionano solo i media. 5. Le destre si dividono durante la legislatura e si ricompattano alle Politiche. E le lezioni del presente. 1. Ai ballottaggi ha votato il 41,3% degli elettori: quasi 2 su 3 si sono astenuti. Sono in gran parte poveri ed esclusi: indifferenti, o stufi, o incazzati neri (quelli che i cretini chiamano populisti e sovranisti). Il Pd e gli altri partiti di élite preferiscono che stiano a casa, perché se vanno alle urne votano “contro”: il che spiega il successo del Pd. Ma alle Politiche la temperatura si scalderà e trascinerà al voto un terzo degli astenuti di ieri (il 20% degli elettori). 2. Chi è in grado di intercettare una parte degli astenuti? Meloni, Conte e in parte Salvini. Ma Meloni e Salvini sono vasi comunicanti: più lui cala, più lei sale, ma invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia (35-40%). Conte e quel che resta del M5S hanno milioni di elettori del 2018 nel freezer: una parte non li voterà più, chi per l’alleanza con la Lega, chi per quella col Pd, chi per la resa a Draghi, chi per i casini interni; ma un’altra parte può rivotarli se Conte li porta fuori dal governo, recupera Di Battista e la sua area, convince Grillo a un compromesso sui 2 mandati (servirà un gruppo di chiocce che guidi i parlamentari di prima nomina). E soprattutto smette di parlare di questioni interne, rivendica le cose buone fatte dai suoi due governi e indica agli elettori pochi punti concreti per riprendere il percorso brutalmente interrotto dal golpe bianco del 2021 sui temi del radicalismo civico: salari, lavoro, pacifismo, ambientalismo, legalità, beni comuni. Se Letta vuole farsi e farci un favore, si comporti coi 5Stelle come i separati in casa: li lasci liberi di fare ciò che nel centrosinistra solo loro e pochi altri possono fare. Meno parla o si fa vedere con Conte, meglio è per tutti. 2 l ESTERI IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 GUERRA IN UCRAINA • BOMBE E DIPLOMAZIA “Soldi, armi, sostegno politico” Il G7 fa quadrato su Zelensky PREZZI E SANZIONI t Tetto al petrolio, oggi la decisione Restano i dubbi della Germania L e negoziazioni sul tetto al prezzo di gas naturale e petrolio sono state il filo rosso tra tutti i tavoli di lavoro e i bilaterali al G7 che si chiude oggi sulle Alpi bavaresi. L’accordo sembra vicino, ma nonostante la forte spinta statunitense e italiana, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, fino a ieri sera, non aveva ancora sciolto le proprie riserve. La proposta è di fissare un prezzo massimo da pagare per il MWh, forse 80 dollari anche se al momento il prezzo di mercato è superiore ai 110. Così facendo verrebbero ridotti, significativamente, i versamenti a Mosca. La risposta temuta da Berlino, che tra i sette è quella che più dipende da Mosca, sareb- RISERVE BERLINO TEME LA RIDUZIONE DAL NORD STREAM 1 be una riduzione del flusso sul gasdotto Nord Stream 1. A oggi la Germania ha i depositi di gas pieni al 60%. Il ministro dell’Economia Robert Habeck ha ripetuto più volte che il paese non potrebbe affrontare l’inverno senza i depositi pieni almeno al 90%, pena il razionamento con conseguente immediata recessione. Nel documento a sostegno dell’Ucraina adottato ieri dal G7 c’è un paragrafo, il più lungo, sulle sanzioni. “Ci impegniamo a sostenere e intensificare la pressione economica e politica internazionale sul regime del presidente Putin”. I sette menzionano la possibilità di bloccare l’esportazione dell’oro russo, secondo bene più importante per l’export di Mosca. Mentre sulla questione energetica si reitera la formula “esplorare possibili percorsi”. Tra gli obiettivi delle future sanzioni i capi leader del G7 dicono voler individuare “i responsabili di crimini di guerra che esercitano un’autorità illegittima in Ucraina e coloro che sostengono l’impegno della Russia negli sforzi per aumentare l’insicurezza alimentare globale rubando ed esportando grano ucraino”. CC » Cosimo Caridi I GARMISCH-PARTENKIRCHEN l primo documento adottato dal G7 di Elmau è una lunga (sei pagine fitte) dichiarazione di sostegno all’Ucraina. “Riaffermiamo il nostro impegno incrollabile a sostenere il governo e il popolo ucraino nella loro coraggiosa difesa della sovranità e dell’integrità territoriale del loro Pa e s e ”. Nel documento ci sono condanne, plausi e promesse. Da una parte “l’ingiustificabile e illegale guerra di aggressione contro l’Ucraina della Russia”, dall’altra il compiacimento per la decisione dell’Ue di concedere a Kiev lo status di candidato. I sette hanno confermato che continueranno a finanziare l’Ucraina e che inaspriranno le sanzioni contro Mosca. E il cancelliere Scholz dichiara: le relazioni con la Russia “non potranno tornare a essere come prima della guerra in Ucraina”. Per Scholz, quanto è accaduto in Ucraina rappresenta un “punto di rottura nelle relazioni internazionali”, e ha accusato il governo russo di aver infranto tutti gli accordi di cooperazione internazionale. SE I LAVORI del primo giorno si so- no concentrati contro la minaccia economica cinese, quelli di ieri sono stati contro quella militare russa. Oggi alle 10, il presidente Biden vedrà il cancelliere Scholz, il presidente francese Macron e il primo ministro britannico Boris Johnson, prima dell’ultima sessione del vertice. Almeno ufficialmente, la casa Bianca non nomina nel gruppo il premier italiano Draghi. Ieri ad aprire la mattinata c’è stata una videochiamata con il presidente ucraino Zelensky. Al tavolo, oltre ai sette capi di Stato e di governo, c’erano anche Ursula von der Leyen e Charles Michel, rispettivamente presidente della Commissione europea e del Consiglio europeo. Ed è Michel a scrivere su twitter: “Il Cremlino va sconfitto in Ucraina. Incrollabile coesione del G7 in solidarietà con il popolo ucraino. Soldi, armi e sostegno politico”. Zelensky, in collegamento da Kiev, chiede che la guerra termini entro la fine dell’anno. Per questo auspica sanzioni più dure contro la Russia, e aiuti militari per Kiev. Il presidente ucraino ha domandato nuovi sistemi antiaerei di difesa. Dopo i vari interventi dei leader, Zelensky ha parlato dello stallo nell’esportazione del grano, circa 20 milioni di tonnellate ancora bloccate, e ricordato la centralità degli aiuti per la ricostruzione. I sette hanno suddiviso la loro dichiarazione in punti. Il primo condanna la Russia, il secondo è la conferma che continueranno “a coordinare gli sforzi per soddisfare i requisiti urgenti dell’Ucraina per le attrezzature militari e di difesa”. Questa settimana dovrebbero arrivare all’esercito ucraino i 450 milioni di dollari di aiuti militari annunciati da Washington. Tra questi armamenti c’è anche il sistema mis- Tavola rotonda I sette al summit di Elmau, a destra soldati ucraini nella zona di Kiev FOTO ANSA silistico Himars. Oltre alle armi, il G7 assicura a Kiev sostegno umanitario, sia per i rifugiati in altri Paesi sia per gli sfollati interni. Nel documento adottato al vertice si legge: “Abbiamo promesso e fornito fino a 29,5 miliardi di dollari nel 2022 per aiutare l’Ucraina a colmare il suo deficit di finanziamento e continuare a garantire la OGGI IL VERTICE t » Salvatore Cannavò I l vertice Nato di Madrid del 29 giugno metterà a punto “la più grande revisione della nostra deterrenza e difesa collettiva dalla Guerra fredda in poi”. La determinazione con cui il norvegese Jean Stoltenberg, Segretario generale dell’Alleanza atlantica, ha illustrato il nuovo “concetto strategico” che la Nato approverà in Spagna, fa capire che si apre una fase dei rapporti internazionali in cui la “guerra” potrebbe diventare un concetto stabile. E non solo riferita alla Russia, oggi “la minaccia più significativa e diretta alla nostra sicurezza”, ma anche verso la Cina, che per la prima volta sarà indicata in un documento Nato come una minaccia alla sicurezza “e ai nostri valori”. Un progetto frutto della strategia fornitura di servizi di base al popolo ucraino”. Sottolineando inoltre che nel complesso, il sostegno economico fornito a Kiev dal 2014 al 2021 è stato di oltre 60 miliardi di dollari. “Riconosciamo la devastante distruzione delle infrastrutture” e per questo ci sono 3,5 miliardi di euro pronti da essere usati attraverso la Banca europea A MADRID IL PROGETTO: 300 MILA UNITÀ DI INTERVENTO Ecco il nuovo concetto strategico Nato: cioè il conflitto permanente Usa che in Pechino vede il suo principale competitor internazionale ed è finalizzata a costringere l’Unione europea a fare una scelta di campo. Al vertice di Madrid prenderanno parte anche l’A ustralia, il Giappone, la Nuova Zelanda, la Repubblica di Corea, Paesi che non fanno parte della Nato e parteciperanno anche Georgia e Unione europea oltre a Svezia e Finlandia interessate invece all’allargamento, ma su cui pesa il veto della Turchia. I colloqui con il IN SOSPESO CI SARANNO ANCHE SVEZIA E FINLANDIA presidente turco Erdogan, finalizzati a piegarne l’ostilità, saranno molteplici. Questa determinazione si traduce sul campo nell’intento di portare a 300 mila unità le forze d’intervento rapido, un aumento di sette volte. Più che di uomini schierati alle frontiere si tratterà di rinforzi in termini di equipaggiamenti e di brigate forniti dai Paesi membri sempre all’erta e disponibili. Con un aumento evidente dei costi. Il 2022, ha spiegato Stol- ESTERI l 3 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 REPORTAGE • Dieci morti, 40 feriti A Kremenchuk missile sul discount Kiev, ancora paura » Pierfrancesco Curzi M per la ricostruzione e lo sviluppo. Sul post-conflitto si concentra l’attenzione delle ultime righe del documento nelle quali si promette di esplorare metodi per reperire fondi “incluso l’utilizzo di risorse russe congelate”. Nonostante sulle montagne bavaresi si pensi già al dopo, in Ucraina lo scontro sembra lontano dal finire. A Mariupol, tenberg, è stato “l’ottavo anno consecutivo di aumenti tra gli alleati europei e in Canada” che entro la fine dell’anno “avranno investito ben oltre 350 miliardi di dollari in più dal 2014”. Sono nove gli alleati che già raggiungono o superano l’obiettivo del 2% di spese militari in rapporto al Pil e “19 alleati hanno dei piani espliciti per raggiungerlo entro il 2024”. Soprattutto, dice Stoltenberg, il 2% va considerato “come un pavimento, non come un tetto”, è cioè un punto di avvio per un innalzamento costante delle spese militari. L’approccio del nuovo concetto strategico significa una cosa molto chiara e molto preoccupante allo stesso tempo, ben sottolineata da Stoltenberg: gli spazi di dialogo con la Russia si ridurranno quasi definitivamente. “La Russia si è allontanata dal partenariato e dal dialogo che la Nato ha cercato di instaurare per molti anni”, ha detto il Segretario generale, “quindi il dialogo non è sul tavolo, non funziona, sempli- nei bunker dell’acciaieria Azovstal, i filorussi dichiarano di aver trovato sotto le macerie 172 cadaveri di soldati ucraini. Mentre agli abitanti di Lysychansk, sempre nell’est del Paese, è stato chiesto di lasciare le proprie case e fuggire. A farlo è stato Sergey Haidai, governatore dedi Lugansk, a causa dell’avanzata delle truppe russe. KIEV issili su un centro commerciale a Kremenchuk, grosso centro della regione di Poltava lungo il fiume Dnepr, alla vigilia del Constitution Day in Ucraina. Secondo fonti governative e locali dentro il mall al momento dell’esplosione c’erano circa mille persone. Il raid missilistico orchestrato da Mosca è avvenuto ieri pomeriggio poco dopo le 17. Il primo a dare la notizia, ieri, è stato il governatore della regione di Poltava, Dmytro Lunin, attraverso Telegram, che ha aggiornato il bilancio: dieci morti e 40 feriti. Il vice capo ufficio del presidente Zelensky, Kyrylo Timoschenko, aveva tracciato un primo, parziale bollettino mezz’ora dopo l’attacco russo. Tymoschenko aveva parlato di due vittime e una ventina di feriti, ma vista la scena sul posto, con fiamme nere e alte ad avvolgere ciò che resta del centro commerciale, era da immaginarsi una netta recrudescenza del bilancio: “Abbiamo attivato il servizio di soccorso e di emergenza con l’invio di tutte le ambulanze possibili, mezzi e personale dei vigili del fuoco e allestito degli ospedali d’urgenza sul territorio. Come per l’attacco missilistico all’alba di domenica nella capitale che ha provocato una vittima e feriti, anche ieri a Kremenchuk si è trattato di un colpo di mano che nulla ha a che vedere con obiettivi militari. Quel centro commerciale – ha scritto ieri sempre su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky poco dopo la videoconferenza al summit del G7 – non aveva alcun valore strategico e non rappresentava un pericolo per l’esercito russo. È inutile ormai sperare nell’umanità russa”. secondo e il terzo missile sono arrivati nel giro di pochi secondi e uno ha colpito il condominio attiguo al mio: vetri in frantumi, la macchina danneggiata e un nuovo incubo. Il quarto razzo è arrivato alcuni minuti più tardi”. Yarik, trent’anni, è uno dei residenti del complesso residenziale colpito domenica all’alba dai russi nel nord-ovest della periferia di Kiev. Distret- to di Shevchenskaya, a due passi dalla stazione della metro di Lukianivska e dell’ambasciata britannica. La zona è sempre la stessa, scelta da Mosca come obiettivo strategico il 13 marzo, quando la città era ancora blindata. Il 28 aprile, un mese dopo la liberazione dei territori dell’oblast di Kiev, martoriati dalle forze armate russe, due missili lanciati dalla Bielorussia hanno colpito un enorme edificio seminuovo provocando una vittima (una nota giornalista ucraina) e 8 feriti; quel giorno in città c’era il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e il benvenuto arrivò all’ora di cena. Domenica, quasi due mesi più tardi, il saluto forse ai leader del G7 nel giorno dell’apertura dei lavori. Il motivo strategico scelto dal Cremlino per giustificare il lancio di razzi su quel quartiere, a mezz’ora da piazza Maydan, è la sede della fabbrica Artiom che si trova in quel distretto. Il problema, tuttavia, è che a ogni raid missilistico a rimetterci sono civili. Anche stavolta una vittima e diversi feriti. A morire è stato il padre della bambina di 7 anni estratta viva dalle macerie. Ferita anche la madre, cittadina russa, e una donna scappata dall’assedio di Severodonetsk e ospitata a Kiev da alcuni familiari. L’ATTACCO “MOSCA CRIMINALE: NEL CENTRO COMMERCIALE C’ERANO MILLE CIVILI” cemente a causa del comportamento della Russia”. Dobbiamo prendere atto di questa realtà, ha spiegato, ed “è esattamente ciò che facciamo con il cambiamento fondamentale nella nostra deterrenza e difesa”. Il nuovo concetto strategico significa che la guerra sarà stabilmente nel futuro dell’Europa. L’Alleanza Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, sarà a Madrid FOTO LAPRESSE A PROPOSITO DEL CONFLITTO ‘reale’, nelle ultime ore l’ar tiglieria russa ha coperto di bombe la seconda città del Paese, Kharkiv, tornata prepotentemente nel mirino di Mosca. Secondo quanto riportato dal capo dell’amministrazione militare della regione, Oleg Syniehubov, i razzi hanno colpito il cortile di una scuola e un edificio amministrativo. Scontri violentissimi sono in corso su diversi fronti del Donbass, in particolare a Lysychansk e Slovjansk, città diventate obiettivi dell’avanzata russa nell’oblast di Lugansk. A Slovjansk in particolare, il fuoco caduto sul centro della città ha prodotto due vittime ieri mattina: “Sono state colpite case in via Torskaya, praticamente il cuore della città” ha detto un membro della municipalità. Un lunedì di vigilia della festa nazionale davvero nerissimo che segue quanto accaduto a Kiev domenica mattina: “Mi ero appena alzato quando ho sentito il primo sibilo e qualche istante dopo l’esplosione. Il In fiamme Il centro commerciale dopo il raid missilistico FOTO ANSA “LA RUSSIA È UNA DISGRAZIA PER L’UMANITÀ” IL MINISTRO degli Esteri ucraino Kuleba dopo il raid si è scagliato contro la Russia: "Il grande centro commerciale di Kremenchuk, con centinaia di civili all’interno, è stato colpito da un attacco russo. La Russia è una disgrazia per l’umanità e deve affrontarne le conseguenze". Kuleba ha aggiunto: “La risposta dovrebbe essere più armi pesanti per l’Ucraina, più sanzioni alla Russia e più imprese che lasciano la Russia". Per il comando ucraino sono stati bombardieri Yu-22 M3 a sparare i missili sui civili 4 l POLITICA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 BALLOTTAGGI • Città: 7 a 4 per il centrosinistra » Lorenzo Giarelli S ette capoluoghi a l c e n t r o s i n istra, quattro al centrodestra e due a candidati civici. Più che i numeri, però, a far brindare il Pd nel giorno dopo il secondo turno delle Amministrative è il peso di alcune vittorie: Comuni strappati contro pronostico a Lega e soci, con la sola macchia di aver ceduto per un soffio l’amministrazione di Lucca. Per il resto, difficilmente domenica sarebbe potuto andare meglio a Enrico Letta: prese Verona, Catanzaro, Piacenza, Alessandria, Monza; confermate Parma e Cuneo. Al netto dell’impresa a Lucca, alla destra restano così solo le affermazioni a Barletta, Gorizia e Frosinone. I civici battono i partiti a Como e Viterbo, ma forse la loro affermazione più importante – se di tutti i civici si può parlare come di una categoria a sé – è l’aver indicato un modello di candidatura vincente a cui anche il Pd ha saputo ispirarsi in più di una città. I NUMERI PRUDENZA SU EFFETTI NAZIONALI È dunque legittima l’euforia dem? Gli entusiasmi di Enrico Letta, che parla di “risultato straordinario”, hanno in realtà bisogno di essere relativizzati. A partire dal fatto che il ballottaggio mette una pezza a un primo turno in cui era stato il centrodestra a stravincere, conquistando 10 grandi centri su 13, incluse città come Genova e Palermo. Il dato complessivo dunque dice che, su 26 capoluoghi al voto, 14 sono andati a Lega, FdI e FI; 10 al centrosinistra e 2 a candidati civici. E non ha tutti i torti Giorgia Meloni nel ricordare – pure nel giorno peggiore per la sua coalizione – che “prima del 12 giugno il centrosinistra governava 56 Comuni” sopra i 15mila abitanti, “mentre oggi ne governa 53”, a fronte di un centrodestra passato “da 54 a 58”. Meglio andare cauti, insomma, nel leggerci un’affermazione definitiva del centrosinistra anche in vista delle Politiche dell’anno prossimo. Tanto più che a predicare prudenza c’è il rapporto stilato dall’Istituto Cattaneo, che ha aggregato i voti di lista del famigerato campo largo (Pd+liste di centrosinistra+M5S) e quelli del centrodestra anche nei casi in cui alcuni partiti delle rispettive coalizioni si IL BOOM “CIVICO” CHE RIMPICCIOLISCE LA VITTORIA DEM E LA LISTA DEL SINDACO SUPERA IL PD 16% AL PRIMO TURNO la lista civica di Damiano Tommasi è stata la più votata della sua coalizione alle Amministrative di Verona, avendo ottenuto il 16 per cento. Meglio pure del Pd, che si è fermato al 13 per cento, per non parlare di tutti gli altri componenti della coalizione (tra cui Azione di Carlo Calenda, piantato all’1 per cento). Segno di quanto l’ex calciatore fosse percepito autonomo rispetto ai partiti siano presentati divisi. A livello nazionale – e valutati soltanto i Comuni sopra i 15mila abitanti – il Cattaneo rileva un pareggio: 40,5 per cento per il centrosinistra e 30,9 a Lega, FdI, FI e cespugli vari. “La performance del campo largo – scrive l’Istituto – appare nella comunicazione pubblica sovradimensionata a causa della consueta maggiore attenzione dedicata ai centri urbani maggiori”. Se è indubbio che il Pd abbia vinto il secondo turno nei capoluoghi, insomma, non si può certo dire che a livello nazionale gli equilibri siano gli stessi. BORSINO DEM SFUMA LUCCA, RIBALTONE A CATANZARO Resta allora la cronaca di ottime affermazioni locali per il Pd. A Verona, dove Damiano Tommasi approfitta delle liti tra Federico Sboarina e Flavio Tosi. A Parma, con Michele Guerra che quasi doppia Pietro Vignali. E pure nella Catanzaro che sembrava già in mano alla destra, perché il civico indicato da Pd e M5S, Nicola Fiorita, doveva recuperare 13 punti a Valerio Donato. Missione compiuta e pure con un discreto margine (58 per cento a 42). Ribaltate anche Piacenza, dove la dem Katia Tarasconi sconfigge la sindaca uscente Patrizia Barbieri; Alessandr ia , grazie alla vittoria di Giorgio Abonante sul leghista Gianfranco Cuttica di Revigliasco; e Monza, con grande beffa per il leghista Dario Allevi, che al 47 per cento del primo turno aggiunge solo due punti percentuali e si fa scavalcare da Paolo Pilotto. Nessun problema a Cuneo, con Patrizia Manassero (63 per cento) che stacca Franco Civallero (37), mentre l’unica vera scottatura per il Pd arriva da Lucca: Mario Pardini (Lega, FdI, FI) ha la meglio 51 a 49 contro Francesco Raspini, nella città segnata dalla chiusura della campagna elettorale di Letta insieme a Carlo Calenda e dalle polemiche per l’apparentamento del centrodestra con l’ex leader di Casapound. Ossigeno per Matteo Salvini e alleati, anche perché nel resto d’Italia si può esultare soltanto grazie a due bis – Rodolfo Ziberna a G orizia e Mimmo Cannito a Barletta – ‘‘ POLITICA l 5 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 Il nostro è un progetto affascinante, un modo nuovo di affrontare la politica Damiano Tommasi • neosindaco di Verona TOMMASI La sorpresa di Verona Il metodo nuovo di Damiano, Grillo capovolto che può conquistare l’Italia » Antonello Caporale D ANALISI La crisi del M5S spinge gli elettori verso liste esterne ai partiti. Il Cattaneo: “La performance del Campo Largo sovradimensionata” stegno dei partiti sì, ma alle sue condizioni. Civico è anche Guerra a Parma, anche se viene da 5 anni di giunta con Federico Pizzarotti. E così pure Fiorita, capace di una rimonVOLTI NUOVI IL SUCCESSO ta imprevista a Catanzaro. DI CHI È FUORI DAI PARTITI Buoni risultati che hanno Il segnale più importante ar- ribaltato la scelta infelice di riva dai civici. Non tanto – o Palermo, in cui forse con un non solo – perché a Como A- candidato più conosciuto rilessandro Rapinese è in grado spetto al professor Franco Midi battere sia il Pd sia il cen- celi il capo largo avrebbe potrodestra, così come fa Chiara tuto fare di più contro RoberFrontini a Viterbo. Ma per- to Lagalla. Palermo a parte, è ché è sulla capacità di sceglie- soprattutto sui civici che la re profili esterni ai partiti che destra si è sciolta: già dopo le si sono giocate molte partiti. E Amministrative del 2021 – il centrosinistra ha saputo quelle dei disastri di Luca muoversi meglio dei rivali. Bernardo a Milano e Enrico Tommasi a Verona è forse il Michetti a Roma – , Salvini avolto nuovo più convincente veva promesso una maggiore della tornata di amministra- attenzione alla scelta dei cantive: allergico ai partiti e ai didati e un impegno personaformalismi, ha sbaragliato la le per l’unità della coalizione. destra riuscendo a non far Un anno più tardi, i due promettere a nessun altro il cap- blemi sono persino aumentapello sopra la sua vittoria. So- ti, come dimostra il fatto che in tutti i capoluoghi dove la destra si è presentata divisa al primo turno ha poi perso ai ballotNelle urne taggi (Verona, Parma, Il nuovo sindaco Catanzaro). Pochi, indi Verona, vece, i guizzi sui civici, a Damiano Tommasi, parte la meritoria ecceche ha sconfitto zione dell’ex campione Sboarina FOTO paralimpico di tiro con ANSA/LAPRESSE l’arco Oscar De Pellegrin (neo-sindaco a Belluno). Ma anche i dati del Cattaneo suggeriscono un problema di scarsa attrattiva dei candidati, se è vero che tra primo e secondo turno la coalizione ha sofferto un forte calo di elettori, persone (fino al 50 per cento a Catanzaro) che avevano votato il candidato il 12 giugno ma poi hanno preferito stare a casa. Appare anche chiaro che, complice la crisi del M5S, le liste esterne ai partiti attraggono sempre più elettori anche solo come collettori di malcontento nei confronti dei simboli tradizionali. Una sorta di alternativa al buco nero dell’astensione, che anche domenica ha sfiorato il 58 per cento. Motivo per cui, in vista delle Politiche, quella dei civici somiglia a una lezione di cui i partiti dovranno far tesoro. e alla riconferma della maggioranza di centrodestra a Fro si n on e, con Riccardo Mastrangeli che batte Domenico Marzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ove vuole arrivare Damiano Tommasi? Superata la trequarti di campo, potrà puntare alla porta e fare gol. “Se farà bene a Verona potrà poi proporsi all’Italia”, dice infatti di lui Fabio Capello, il suo ex allenatore, il suo entusiasta coach. Tommasi ha una grande qualità: sta per i fatti suoi. Non si schiera, non si nasconde, “non cerca questo o quello dietro cui trovare la forza”, dice don Fabio. Non appare di destra né di sinistra, non si apparenta, non inciucia, non espelle ma include, e non fa splash come i dirimpettai del centrodestra che proprio a Verona (e poi a Catanzaro) hanno realizzato, per mano di Giorgia Meloni, il processo inverso: picconare, demolire, dividere e magari – per il momento – anche perdere. Tommasi ha vinto dove non avrebbe potuto. Ha insidiato la città, caposaldo prima del leghismo di radice dc e poi della destra familistica di Federico Sboarina, grazie alla sagacia di questo campione del calcio, idolo dei romanisti e poi garante, grazie alle sue abilità negoziali, dei diritti dei calciatori, lavoratori dal conto in banca spesso favoloso. “SONO STATO preso in simpatia dai Cinquestelle quando denunciammo la resistenza della burocrazia della Federcalcio a non dare seguito alla figuraccia fatta dalla nostra Nazionale ai Mondiali”. Non questa di Mancini. Si è al fiasco della squadra di Ventura. Riunione d’urgenza, c’è Tavecchio, il presidente della Federcalcio, e c’è Tommasi. Damiano lascia la riunione e dà la botta finale alla dirigenza paludata, ingobbita, seduta: “Tavecchio non vuole dimettersi”, rivelò ai cronisti. Successe il finimondo. Damiano, che sa far di conto, si presenta a Verona nel gennaio scorso. Tiene l’o mbrello aperto per tutti ma, valutando i pro e i contro, fa in modo che Enrico Letta, il patron del Pd, vada ai mercati di Verona a far propaganda da solo. E così si comporta pure con Giuseppe Conte: colloqui in sede, al coperto. In piazza però solo il capo dei Cinque- stelle. “Ma è venuto per te”, gli dicono affannati i suoi amici. “Fa niente”. E così quando l’altra notte Enrico Mentana in tv gli chiedeva di commentare la vittoria rivelando le telefonate ric e v u t e : “ Mi h a c h i a m at o Sboarina per farmi i complimenti. Poi non ho più risposto al telefono”. Lui è in alto, come i Cinquestelle di una volta, per fare quel che il suo specialissimo coach spiega oggi: “Pensa veramente alla gente, è uno che non conosce la parola egoismo, non si nasconde dietro ai partiti, è rimasto uguale a quando lo allenavo”. È il nuovo che avanza? Popolare per via della professione, molto amato per il suo carattere che ora lo aiuta in politica a essere sobrio, a mostrarsi l’opposto della fantasmagoria pentastellata, l’i nverso esatto. Questi sei mesi, con la lunga marcia degli ultimi trenta giorni, hanno dimostrato dove l’ambizione arriva. Il suo partito al 16 per cento, il suo colore, il giallo, ha attraversato la città. “Non so parlare, ascolto però”. È UN GRILLO capovolto, un muto ma sagace costruttore di alleanze. Mattone dopo mattone, lui ha costruito per adesso un castelletto dando le spalle a chi, dall’altra parte, ha invece iniziato a picconare. Giorgia Meloni, sia a Verona che a Catanzaro, ha oggettivamente reso difficile ai due candidati (uno dei quali del suo partito) immaginare la vittoria. Eppure, ed è il vero talento politico di cui Giorgia dispone, nessuno la incolpa. È Salvini nei guai. Il cuore del centrodestra al nord smette di battere e al sud, dov’era la sua capitale forzista, appunto Catanzaro, dà forfait sempre in virtù del frazionamento del voto comunitario. Lei, almeno in questa fase, distrugge. E dall’altra parte il centrosinistra trova una giovane promessa dietro cui mettere le tende se la parola d’ordine, da qui a cinque anni, fosse un nuovo civismo e l’u omo nuovo. Fabio Capello l’ha detto: “Se Damiano fa bene a Verona potrà proporsi all’Italia”. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 l POLITICA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 BALLOTTAGGI Autodistruzione Il crollo di Verona dopo le disfatte a Milano e Roma l FRANCO TIRATORE CAPPUCCETTO NERO E I DUE LUPI SPELACCHIATI » Antonio Padellaro S Sfasciati I tre leader Salvini, Berlusconi e Meloni. Sotto, Fontana e Moratti FOTO ANSA/LAPRESSE Destre da un disastro all’altro: ora si menano sulla Lombardia » Giacomo Salvini D omenica sera sono stati tutti in silenzio, provando a digerire la sconfitta. Poi, ieri mattina, i leader del centrodestra hanno ricominciato a litigare. Come se niente fosse successo, come se la débâcle nelle principali città – Verona, Parma e Catanzaro – non fosse dovuta alle faide interne alla coalizione. Nel centrodestra è il giorno di veleni, accuse e recriminazioni incrociate. Con una grana in arrivo: la spaccatura della coalizione sulle Regionali in Sicilia e Lombardia. Il clima che si respira, nella coalizione, d’altronde è quello di tutti contro tutti. Ognuno ha la sua sconfitta: Salvini le principali città del nord (brucia soprattutto Alessandria, città del capogruppo Riccardo Molinari) e il sorpasso di FdI dopo aver annunciato, nell’autunno scorso, che il centrodestra non si sarebbe più diviso sulle scelte dei candidati sindaci; su Meloni pesa la macchia di Verona con la sconfitta del “suo” Sboarina; Berlusconi invece subisce le disfatte a Monza e a Catanzaro, roccaforte di Forza Italia. Con un’ulteriore beffa che arriva dall’analisi dei flussi: secondo l’istituto Cattaneo, in molte città il centrodestra non è riuscito a mobilitare i propri elettori perdendo voti rispetto al primo turno per le divisioni nazionali. COSÌ, di buon mattino, il leader della Lega Matteo Salvini spiega che la sconfitta elettorale (soprattutto a Verona) è dovuta a “divisioni e i litigi nel centro- LITIGI MELONI CHIEDE UN VERTICE: NEL 2023 RISCHIAMO. SALVINI E B. CON FONTANA CONTRO MORATTI destra”, Giorgia Meloni gli risponde con un video-selfie in cui va all’attacco degli alleati: “Va fatta una riflessione sul tempo che abbiamo speso in polemiche interne –sostiene la leader di Fratelli d’Italia che si riferisce alle dichiarazioni di domenica di Salvini contro Federico Sboarina – È stata curiosa la polemica continua sul mancato apparentamento a Verona da parte degli alleati, con tanto di attacchi al sindaco di centrodestra ad urne aperte. Se sei tu il primo a dire che si perde, è difficile che gli elettori crederanno nella vittoria”. Nel mezzo c’è Silvio Berlusconi che, dopo un vertice di Forza Italia ad Arcore, registra un video per dirsi “preoccupato dall’astensione” e prova a fare il collante tra i due litiganti: “Promuoverò io un confronto per vincere le elezioni”. Ieri sera il vertice non era ancora stato fissato e Salvini e Meloni non si erano sentiti. La leader di FdI appare per la prima volta preoccupata in vista delle elezioni politiche del 2023. Teme che una coalizione divisa e alleati troppo deboli possano impedirle di arrivare a Palazzo Chigi. Tanto più che da qui alle elezioni ci sarà la fondamentale tappa delle regionali in Sicilia dove FdI vorrebbe ricandidare Nello Musumeci, ma Lega e Forza Italia si oppongono. E nel 2023 si voterà anche in Lazio e Lombardia, dove ieri si è consumata un’altra spaccatura: Salvini ha blindato la ricandidatura del governatore Attilio Fontana ma la sua vicepresidente Letizia Moratti ha confermato la volontà di correre. Meloni così chiede subito un vertice dei leader del centrodestra: “Basta litigi, a partire della Sicilia, non possiamo rischiare di mettere a repentaglio il risultato delle politiche” avverte. La prima mossa però la fa Salvini che a metà mattina telefona a Berlusconi per ribadire l’importanza “dell’unità del centrodestra” ma per parlare anche della ricandidatura di Fontana in Lombardia. L’ostacolo principale si chiama Letizia Moratti, in quota FI, che ieri ha confermato la sua volontà di correre. Durante la telefonata anche Berlusconi si dice d’accordo alla ricandidatura di Fontana. Dopo pranzo, poi, il leader della Lega arriva a Palazzo Lombardia e, dopo aver incrociato Moratti, incontra il governatore insieme a Giancarlo Giorgetti: “È lui il candidato naturale” dice Salvini. L’ALTRO intralcio però è rappre- sentato dalla Meloni. La partita della Lombardia è legata a quella della Sicilia dove FdI ha chiesto a più riprese la ricandidatura di Musumeci che pochi giorni fa ha annunciato il suo passo di lato per i troppi attacchi subìti. “La regola da rispettare è quella della riconferma degli uscenti – avverte Ignazio La Russa – il caso Verona, dove la destra si è spaccata, ci insegna che prima di cambiare un uscente bisogna pensarci molto bene”. Come dire: se non arriva il disco verde da Lega e Forza Italia su Musumeci, Fratelli d’Italia potrebbe bloccare Fontana in Lombardia. Con il sospetto che dietro a Moratti ci sia proprio Meloni (anche se i suoi fedelissimi negano): “È una persona autorevole che può ricoprire qualunque ruolo” la elogia La Russa. Da FdI però non sopportano di essere messi all’indice dagli alleati, ormai visti come un’unica forza. Il capogruppo Francesco Lollobrigida va al contrattacco: “Serve un chiarimento sulla linea perché gli elettori non capiscono perché Lega e FI stanno al governo con la sinistra”. Ergo: serve subito un patto anti-inciucio. Inoltre viene messo nel mirino Berlusconi che ha “spaccato il centrodestra a Verona”e ha fatto il comizio finale da solo a Monza “disorientando gli elettori”. La sentenza finale però spetta a La Russa: “Pesano ancora le scorie del Quirinale, purtroppo ovunque diamo l’impressione di essere divisi”. e fosse una favola, la débâcledel centrodestra nei ballottaggi di domenica si potrebbe intitolare cappuccetto nero e i due lupi spelacchiati. Un passo indietro. Quando Arianna Meloni dice che “faranno di tutto” per impedire alla sorella di diventare presidente del Consiglio (Il Foglio) si è portati a pensare che alluda alla solita sinistra che agita l’antifascismo per esorcizzare la nipotina di Almirante. O ai soliti pregiudizi dei cosiddetti poteri forti sulla scarsa affidabilità in chiave europea della leader di FdI. Eppure il feeling instaurato con Enrico Letta, e gli applausi al convegno dei giovani di Confindustria (per non parlare del turbo-atlantismo sfoderato contro la guerra di Putin) sembrano rendere tale narrazione abbastanza superata dai fatti. Dal primato elettorale che i sondaggi assegnano costantemente agli eredi della fiamma tricolore. E, insieme, dall’exploit, anche internazionale (vedi Vox) di io FAIDA IL PRIMATO DI GIORGIA E L’INVIDIA DEI MASCHI MATTEO E SILVIO sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono cristiana che la collocano, quasi, sull’uscio di Palazzo Chigi. Diciamo, quasi, perché un simile straordinario evento (la prima volta di troppe cose tutte insieme) per realizzarsi necessiterebbe della vittoria del centrodestra unito alle Politiche della primavera 2023. Se, appunto, unito, risultato altamente probabile. E della contemporanea, solenne accettazione da parte di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che anche in quel caso il candidato premier della coalizione sarebbe chi prende più voti. Eventualità piuttosto complicata se toccasse a cappuccetto nero. E qui torniamo ai due lupi spelacchiati che ne farebbero volentieri un solo boccone, figuriamoci incoronarla premier. Per Salvini, infatti, essere costretto a cedere il passo alla Meloni significherebbe una sottomissione umiliante, e nel suo stesso campo. Per l’uomo che voleva farsi re (la sbornia del Papeete) addio sicuro alla leadership della Lega. Quanto a Berlusconi, difficile immaginare che possa digerire una seconda retrocessione dopo quella subita nel 2018 da Salvini. E per mano di colei che accolse la sua candidatura al Quirinale come una boutade. Ci sarebbe poi il disegno di conservare calda, in ogni caso, la poltrona di Mario Draghi, a cui Forza Italia e una parte influente del Carroccio non sarebbero insensibili, ma soprassediamo. Certo, a Verona, a Parma, a Catanzaro il centrodestra ha perso soprattutto per beghe locali. Basterà, tuttavia, l’ennesimo vertice a tre per dare piena legittimità a Giorgia? E Arianna che ne pensa? © RIPRODUZIONE RISERVATA POLITICA l 7 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 CINQUE STELLE t » Luca De Carolis I l Movimento di Giuseppe Conte, svuotato dalla scissione, si dimena per restare a galla. Ma Beppe Grillo, in teoria l’ultima boa a cui aggrapparsi, rischia di averlo affondato. Potrebbe essere ferale, il colpo del Garante che in un lunedì romano di afa intollerabile e aria densa dal fumo di incendi spiega ai deputati dentro la Camera, che no, la regola dei due mandati non si tocca: “È uno dei nostri valori, un principio fondante, non possiamo mandarlo a puttane”. Quanto al governo, non si lascia, per carità, “perché abbiamo preso un impegno con Mario Draghi e va mantenuto, non si esce per un cazzo di inceneritore a Roma”. Così parlò il padre dei 5Stelle, ai suoi grillini riuniti in cerchio nella sala Tatarella. “Abbracciatemi”li esorta, e loro eseguono. Ma pochi attimi prima aveva ordinato di lasciare tutti i cellulari dentro un’ur na prima delle riunioni, perché meglio non fidarsi. TANTO la so- Governo e due mandati Grillo inchioda Conte L’INCONTRO Il fondatore scende a Roma e chiude all’ipotesi di deroghe. E su Draghi: “Non si esce per un inceneritore” Ripartenza a ostacoli L’ex premier Giuseppe Conte e Beppe Grillo FOTO ANSA/LAPRESSE COLLOQUI OGGI NUOVO VERTICE, C’È ANCHE LA GRANA SOLDI stanza resta quella, che il Garante ha detto il contrario rispetto a quanto auspicava l’avvocato, quel Conte che sperava di convincerlo a concedere la deroga a 5 o 6 veterani di nome. E che a breve potrebbe trovarsi di fronte a una nuova emorragia di parlamentari verso i dimaiani di Insieme per il futuro. La creatura dell’ex capo politico che in serata sparge sale sulle ferite dell’ex premier: “Agli italiani del dibattito sui due mandati non interessa nulla”. Tanto ha potuto l’irremovibile Grillo. Anche se dal giro contiano precisano che “una decisione sui due mandati non è stata ancora presa” e che Conte e l’Elevato si rivedranno per parlarne, “con ogni probabilità già oggi”. Sperano ancora in un miracolo, ossia di convincerlo. Puntano sulla trattativa, con il fondatore che esattamente un anno fa era sempre a Montecitorio, con i parlamentari, per sfogarsi contro Conte, di cui fece perfino l’imitazione. “Sono un Garante, non un coglione” scandì il fondatore, in piena guerra con l’ex premier. Più o meno 365 giorni dopo, agli eletti ha giurato che “io e Conte siamo diversi, ma il nostro rapporto è ottimo”. Però la mano tesa in cui l’ex premier sperava non si è vista, almeno ieri. Ci si riproverà oggi, con il Grillo che in giornata incontrerà anche gli altri parlamentari e i ministri. Ma pare difficilissimo che in una notte possa cambiare qualcosa sulla regola. E che magari Grillo possa ragionare su una possibile uscita dall’esecutivo, invocata da tutta la base e da molti eletti. Su cui, va detto, anche Conte pare avere perplessità. La certezza è che il Garante fa muro. Non apre alla possibi- A SINISTRA Obiettivo 2023 Il tormentone-bluff dei “riformisti” Letta & Calenda: la “foto di Lucca” porta male al Campo coi centristi » Lorenzo Giarelli È la giornata del “campo largo” come modello “per le Politiche del 2023”, del Pd “perno della coalizione” e della immancabile litania riformista per cui “si vince al centro”. Quanto ci sia di vero è relativo, giacché – a maggior ragione dopo ogni turno di Amministrative – vale la formula di Saramago per la quale “se i voti non sono tuoi, fai in modo che lo sembrino”. Perciò il Pd festeggia e siccome il M5S, concentrato in tutt’altro, poco ha contribuito ai successi comunali, ecco affacciarsi la componente più centrista dell’alleanza, quella che vorrebbero trainare l’asse della coalizione il più lontano possibile dai grillini, fino magari anche a escluderli in favore di renziani, calendiani e moderati vari. E se Enrico Letta parla di “risultato straordinario”, Simona Malpezzi sviolina l’idea di campo largo come “proposta di governo con tutte le forze che si riconoscono in una serie di principi alternativi al centrodestra”. Nicola Zingaretti, che sull’alleanza coi 5 Stelle s’è giocato parecchio ai tempi della segreteria, festeggia un metodo in grado di “tirare fuori il Pd dall’isolamento”. E pazienza se l’abbraccio, più che col M5S, è con l’altro lato della coali- zione, sempre in grado di pavoneggiarsi qualunque siano i risultati ottenuti: “Ragazzi, poche chiacchiere, si vince al centro”, esulta Matteo Renzi. IN REALTÀ IL CENTRO ha qualcosa da farsi perdonare. Perché l’u ni c a macchia della domenica elettorale del Pd è Lucca, dove l’amministrazione di centrosinistra dovrà la- sciare il posto al centrodestra di Mario Pardini. Qui Carlo Calenda – che anche ieri ha escluso un’alleanza col Pd in caso di presenza del M5S – ha combinato un pasticcio: prima ha sostenuto in autonomia il civico Alberto Veronesi, che poi però al ballottaggio s’è apparentato con la destra e con l’ex leader di Casapound. A quel punto Calenda ha litigato col suo candidato e ha fatto campagna per Francesco Raspini insieme a Letta, con cui ha condiviso l’ultimo palco prima del silenzio elettorale. La loro foto insieme avrebbe dovuto sancire il nuovo corso del campo largo, che però a Lucca è finito sconfitto. Sempre a proposito di centro, una manciata di chilometri più a Nord Cosimo Ferri, uno dei pretoriani di Renzi, ha sostenuto il centrodestra a Carrara, non riuscendo però a impedire l’affermazione della dem Serena Arrighi. Certo, con un po’ di fantasia si può dire di tutto: ieri Iv ha festeggiato la vittoria di Damiano Tommasi a Verona dopo che al primo turno aveva appoggiato l’ex leghista Flavio Tosi insieme a Forza Italia. Un occhiolino a Letta, ben sapendo che Verona è il risultato che rende più orgoglioso il segretario dem (candidato civico, Comune strappato alla destra, convergenza anche coi 5S pur senza simbolo, eccetera): “L’unità è una lezione che ci portiamo dietro - dice Letta - Tommasi è stato appoggiato da tutti coloro che potrebbero far parte di una colazione larga”. Un po’ di memoria sulle coalizioni del primo turno, però, suggerirebbe di ricalibrare gli entusiasmi. O almeno di sincronizzare le concezioni di “campo largo”, appena i brindisi saranno esauriti. lità di salvare almeno qualche veterano di nome, sempre passando per lo scivolosissimo voto sul web degli iscritti. “Questa strada non mi convince” dirà poi ai deputati. Lo stesso concetto espresso a Conte nel lungo incontro in mattinata al Forum, l’albergo che è da sempre la sua dimora romana. L’unica via, per lui, sarebbe concedere a chi è al secondo mandato di candidarsi altrove, in Europa o a livello locale. Mentre non avrebbe nulla da ridire su ruoli nel partito, anche retribuiti. Eppure alla vigilia della sua discesa nella Capitale, Grillo era parso aprire alle deroghe. Vitali anche per permettere al siciliano Giancarlo Cancelleri di candidarsi alle primarie di centrosinistra di luglio, entro il termine del 30 giugno. Ma nel vertice romano il Garante semina dubbi, scuote la testa. “Si è arrabbiato proprio per le indiscrezioni su un suo possibile sì” assicura un big. Ma ha influito, eccome, anche l’ondata di messaggi di protesta di altri parlamentari, che non vogliono trattamenti di favore per i big. COSÌ IL TOTEM dei due mandati torna nel cassetto, almeno per ora. L’avvocato non riesce a fare breccia, neanche nel pranzo sulla terrazza panoramica. Tanto che dal giro contiano già nel primo pomeriggio ammettono: “Non si è trovata una soluzione, se ne dovrà riparlare”. Di sicuro Grillo non concede nulla neppure sul tema dell’uscita alla maggioranza. R a ccontano che domenica sera il suo saluto lampo al Consiglio nazionale del M5S avesse una funzione precisa: “Beppe voleva impedire che parlassimo di un’eventuale uscita dal governo ”. Giurano che fosse stato messo in pre-allarme da qualche grillino governista. Di certo non vuole rompere con il Draghi con cui si sentiva e si sente al telefono. “Io non voglio essere preso in giro, ma si esce dal governo con una motivazione valida” sostiene di fronte ai parlamentari. E non può esserlo, teorizza, la norma sull’inceneritore racchiusa nel decreto Aiuti, ora in discussione alla Camera. “Però ci vogliono buttare fuori dall’esecutivo Beppe, attaccano tutti i nostri provvedimenti” gli obiettano. E lui: “Verificherò”. Però nella lunga mattinata al Forum Grillo discute anche di soldi, con il tesoriere Claudio Cominardi. Con tutte queste uscite il M5S non sa come potergli garantire i 300mila euro dell’accordo con Conte. Le risorse latitano. Tanto che se ne è parlato anche nel Consiglio nazionale di domenica notte, a lungo. “Nell ’incertezza io ho bloccato i bonifici” conferma un veterano, di quelli che meditano di abbracciare lo scissionista Di Maio: dieci, almeno a Montecitorio. Sullo strappo interno, il Garante la mette così: “Non dobbiamo provare rancore: non mi piace parlare di tradimento ma non hanno prospettive”. Piuttosto promette: “Chi vuole restare deve crederci fino in fondo, io non abbandono nessuno”. E chissà se potrà mantenere il giuramento. 8 l ECONOMIA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 LA GUERRA IDRICA t ARSURA Anche con nuove precipitazioni, sarà difficile compensare intere stagioni ‘asciutte’. Gli incendi sono già più del doppio del 2021 Siccità, un’emergenza infinita: stop all’acqua anche di giorno LO SBERLEFFO FUBINI LEGGE FUBINI: GRANDE EGO SU RADIO 3 , FUBINI legge Fubini. Momenti altissimi di egolatria e giornalismo durante Prima pagina, la rassegna stampa del mattino su Radio 3, ieri affidata proprio a Federico Fubini, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. La firma economica del giornale (che fu) di via Solferino non ha potuto fare a meno di citare se stesso tra gli articoli degni di menzione e ha fatto tesoro dello spazio concesso da Radio Rai per fare pubblicità alla sua difficilmente perdibile newsletter (dal titolo evocativo: Whatever it takes). Fubini fa il timido: “Vorrei leggervi un articolo, è brutto citarsi, che però ho scritto io”. Ma prego. Poi sente la necessità di un cappello introduttivo: “Come sapete i giornali stanno diventando qualcosa di diverso da quello che erano 10 o 20 anni fa: abbiamo piattaforme digitali, il sito Internet, ovviamente la carta e le newsletter”. Grazie. “Da qualche settimana io sto scrivendo una newsletter, se si è abbonati basta iscriversi e riceverla gratuitamente nell’email alle 7 del mattino di lunedì”. Eccellente: automarchetta esaudita. “Quello che ho scritto stamattina si intitola: ‘Le conseguenze economiche della denatalità’”. Ne sentivamo il bisogno. Whatever it takes, per un po’ di attenzione. » Virginia Della Sala RINNOVABILI OFF SHORE “N on è escluso che in alcune zone il razionamento porti a una chiusura dell’acqua anche nelle ore diurne”: lo scenario peggiore possibile è stato formulato a parole in diretta tv. Secondo il capo del dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, bisognerà ora capire quali segnali darà il meteo nelle prossime settimane. Ma non c’è davvero alcuno spiraglio per l’ottimismo, anzi. Recuperare l’acqua scomparsa nelle riserve per via di mesi e stagioni senza pioggia e neve è impossibile, anche se dovessero arrivare nuove precipitazioni. La preoccupazione è un passo avanti ormai, si pensa agli incendi e per un’equazione molto semplice: più e per più tempo si inaridiscono terreni e vegetazione, più aumenta il rischio che prendano fuoco (oltre a quello degli smottamenti alle prime tempeste). A dirla tutta, è già più di un rischio: gli incendi sono raddoppiati rispetto all’anno scorso, sei volte in più rispetto al 2020. Dal 15 di giugno a domenica, dicono gli ultimi numeri, ci sono stati 199 interventi contro gli 80 del 2021 e i 30 dell’anno prima. In mezzo, l’attesa dello stato d’emergenza. “La dichiarazione dello stato di emergenza è un atto formale del governo, non è che di per sé risolva il problema soprattutto in un’emergenza così particolare di mancanza d’acqua”, ha spiegato il capo della Protezione civile: “Bisogna distinguere tra stato di calamità e stato di emergenza: la calamità riguarda principalmente la produzione agricola e prevede un indennizzo, mentre lo stato d’emergenza è un qualcosa di più complesso perché prevede misure differenziate, requisiti da avere, una sorta di asticella tecnica”. IL PIANO D’EMERGENZA dovreb- be arrivare in due settimane, bisognerà coordinare le Regioni, le loro necessità e le loro richieste. Soprattutto la volontà di collaborare. Partiamo da una chiave di lettura formale: il piano che viene deciso dal Consiglio dei ministri fornisce una cornice normativa in cui inserire interventi specifici e tendenzialmente non strutturali (o per lo meno non di grosse dimensioni come dighe etc.). Serve insomma a mitigare gli effetti dell’emergenza contingente e a identificare le difficoltà dei vari settori, nello specifico l’idropotabile (acqua potabile), il settore idrico (l’agricoltura) e quello idroelettrico e termoelettrico (energia). I bacini d’acqua e le dighe sono infatti utilizzate per la produzione di energia elettrica e per raffreddare gli impianti nelle centrali che producono elettricità col gas. La riduzione della t I Comuni sardi contro l’eolico: “È senza regole” » Andrea Sparaciari C A portata ridotta Uno scorcio del fiume Tevere in secca FOTO ANSA IL PIANO DECRETO PRONTO IN DUE SETTIMANE AL MASSIMO disponibilità d’acqua – su cui vigono comunque contratti particolari – sta già colpendo la produzione. L’emergenza serve però anche a coordinare i diversi territori e a supportarli nei costi degli interventi come, ad esempio, nel ricorso alle autobotti o nel caso dei collegamenti tra acquedotti inizialmente non comunicanti. Sempre lettura formale: serve ad aiutare a gestire al meglio i bacini idrici che, per conformazione, non rispecchiano i confini regionali e che coinvolgono decine di attori. A questo punto, passiamo alla chiave di lettura informale: lo stato d’emergenza è tanto più importante perché serve a evitare una guerra di tutti contro tutti per l’acqua e ad affidare a un soggetto super partes (il capo dipartimento della Protezione civile, un suo commissario delegato o un tavolo di coordinamento) le decisioni sugli interventi di riequilibrio della disponibilità di acqua. Basti pensare che nei giorni scorsi la Valle d’Aosta ha fatto sapere che non potrà venire in soccor- so del Piemonte e la Basilicata che darà la precedenza alle imprese lucane. Anche le autorità di bacino stanno litigando: è il caso di quella del lago di Garda e di quella del bacino del Po. AL MOMENTO pare si e- scluda la possibilità di una gestione commissariale. Piuttosto, ha spiegato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, ci sarà un tavolo di coordinamento anche per evitare questa nuova “guerra dell’acqua”. “Bisogna razionalizzare individuando quali sono le priorità” ha detto ieri e ha sottolineato che per legge l’uso civile e l’abbeveraggio degli animali hanno la precedenza. Dopo, arriva il turno dell’agricoltura e infine la parte industriale. Sul medio-lungo periodo invece, dice il ministro, bisognerà aumentare la capacità di captazione dell’acqua con un piano di invasi di piccole dimensioni che consentano anche produzione di energia. Ma, avverte Patuanelli, “siamo in gravissimo in ritardo”. Da almeno un decennio. on l’emergenza energetica è iniziata la corsa ai mari sardi. Sono sette le richiese depositate nelle capitanerie di porto per avere concessioni demaniali per costruire parchi eolici. Centinaia di pale alte 268 metri che dovrebbero sorgere davanti di alcune delle aree più belle dell’isola, a distanze comprese tra le 4 e le 32 miglia dalla costa. Tutti progetti che per ora sono sulla carta, senza Via e autorizzazioni, ma necessari per ottenere dal Demanio concessioni 40ennali su interi tratti di mare. Aree dove saranno vietate navigazione e pesca. Le concessioni sono un vero tesoretto: pagate poco allo Stato, potranno essere utilizzate dalle società o rivendute a terzi, con guadagni enormi. Manca un piano nazionale che indichi le zone idonee per ospitare le pale e così molti ora chiedono la loro fetta di mare. La stessa Capitaneria di Porto di Cagliari sottolinea “la necessità di una pianificazione preliminare delle aree da destinare all’ubicazione degli impianti eolici”. Inoltre, la normativa prevede oggi solo 30 giorni di tempo dal deposito dei piani per presentare opposizione. Un tempo spesso insufficiente per i piccoli comuni. Le richieste finora depositate prevedono la costruzione di 65 pale davanti ai comuni di Olbia, Loiri Por- LE AZIENDE to San Paolo, San Teodoro, Budoni, Posada, Siniscola. Altre 120 dovrebbero sorge- PER LE PALE, re davanti a Maddalena e Caprera.Nel sud INGEGNERI va peggio: Repower vuole costruire 33 E MANAGER torri al largo di Capo Teulada. Nora Ventu 40 a sud di Cagliari e 53 a Capo Teulada.I- RUSSI chnusa Wind Power ha chiesto l’ok per 42 torri nella costa sulcitana. Seawind Italia progetta 48 pale davanti all’Isola di S. Pietro e altrettante davanti a S. Antioco. Rita Deretta, sindaco di San Teodoro, spiega: “Siamo per la riconversione energetica, ma vogliamo essere sicuri che i progetti e le società che li propongono, siano credibili. Inoltre, l’energia non andrà ai sardi, i quali non saranno neanche indennizzati per il loro sacrificio”. A costruire davanti a San Teodoro, ad esempio, dovrebbe essere “Tibula”, società costituita il 25 marzo 2021, con 10 mila euro di capitale sociale, due dipendenti e nessun progetto di eolico attivo. Tibula è per il 50% di Falck Renewables (cioèJPMorgan) e 50% è della spagnola Bluefloat Energy International. Ospita nel cda ingegneri e manager russi. Uno di questi, Ksenia Balanda, per mesi ha girato l’isola, assicurando che prima di avviare i progetti, ne avrebbero discusso con gli stakeholder. Invece: “Tibula aveva garantito, con una lettera di intenti, l’impegno di confrontarsi con le istituzioni territoriali – dice il consigliere comunale di Posada, Giorgio Fresu -, pochi giorni dopo abbiamo appreso che aveva presentato in segreto la richiesta alla Capitaneria”. Regione e Ministero dell’Ambiente non sono pervenuti. Ed è al ministro Cingolani che si rivolgono sindaci e ambientalisti, come spiega Carlo Deliperi, presidente del Gruppo intervento giuridico (Gric): “Qui siamo in assenza di qualsiasi pianificazione e quantificazione dell’energia utilizzabile. Il Ministero dovrebbe bloccare tutte le richieste, pianificare le aree per la produzione eolica a mare a livello nazionale e, solo dopo, mettere i siti a bando. Così da far guadagnare la collettività, non gli speculatori”. CRONACA l 9 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 L’INTERVISTA • Arnaldo Caruso Il presidente dei virologi » Alessandro Mantovani I l professor Arnaldo Caruso, docente a Brescia e presidente della Società italiana di virologia, guarda con ottimismo all’evoluzione della pandemia e ritiene che l’ondata in corso, dovuta alla sottovariante Omicron Ba.5, si esaurirà presto senza fare troppi danni: “Abbiamo visto la stessa tendenza qualche settimana prima, in altri Paesi, dove si è avuto un picco e il virus sta regredendo, come una piccola fiammata. Inattesa, per un virus respiratorio, in questo periodo molto caldo. Arriviamo con un paio di settimane di ritardo rispetto a Paesi come il Portogallo, quindi verosimilmente avremo un picco nella prima decade di luglio, poi ci aspettiamo una discesa per fare un agosto più tranquillo e speriamo anche qualcosa di più di agosto”. C’è chi vede in questa ondata estiva una conferma della possibile origine artificiale del virus, altri scienziati invece sottolineano che il Covid ha già colpito, in questi due anni, dove faceva molto caldo. Si afferma spesso che un virus respiratorio d’estate non si manifesta, resta sottotraccia e non dà segni, non dà sintomi, dà infezioni banali. Però un virus che si presenta sintomatico e reinfetta le persone ha una carica importante: dobbiamo imparare a conoscerlo, rappresenta una sorpresa anche per noi virologi. Si sta differenziando anche dalle varianti precedenti, sta prendendo una via evolutiva particolare. Anche quelle del passato avevano conosciuto una remissione estiva. Però anche l’estate scorsa, con altre varianti e milioni di vaccinazioni più recenti, i contagi erano aumentati. Non in maniera così importante, oggi assistiamo a un nuovo picco mentre in passato era una IL CASO “L’ondata non preoccupa, picco Omicron 5 già a luglio” ANCHE PER SILERI PANDEMIA ORMAI AGLI SGOCCIOLI “PURE lo scorso anno abbiamo vissuto un’ondata in questo periodo – afferma il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri –. Questa è un’ondata che sarà autolimitante, nel senso durerà qualche settimana, poi si spegnerà, non darà grossi problemi, e poi vi sarà un’altra ondata tra qualche mese, ma nel tempo saranno sempre di meno: passaggio da pandemia a endemia". ‘‘ Andrà meglio che in Portogallo Il governo rassicuri i medici per curare a casa con gli antivirali coda lunga, lo scorso anno l’avevamo avuto alla fine dell’estate, ai primi di settembre. In piena stagione calda è una novità ma magari è solo un episodio transitorio e attendiamo un eventuale ritorno dell’infezione a settembre-ottobre. In Portogallo c’è stato un aumento fino a quasi il raddoppio dei pazienti in terapia intensiva, in 20 giorni, a maggio, e poi sono tornati a scendere: dobbiamo aspettarci lo stesso anche da noi? La frode da 9 milioni sui kit sierologici » Vincenzo Bisbiglia PECHINO potrebbe insistere sul Covid zero “per i prossimi 5 anni”. Così un comunicato delle autorità cinesi, che per il “Guardian” ha scatenato allarme, rabbia e confusione. Ed è presto sparito il riferimento alla strategia che tra l’altro prevede test di massa obbligatori e restrizioni agli spostamenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA INDAGINE L’APPALTO DEL 2020 PER I TEST DESTINATI AL PERSONALE SCOLASTICO PER LA RIPARTENZA t CINA: “ZERO CONTAGI” PER 5 ANNI Noi abbiamo tenuto pleta libertà da Coronavirus un’attenzione più alta, estivo parte delle perLa spiaggia specie per i fragili. Tansone e una sorta di Ostia presa di autoresponsatissimi colleghi e molti d’assalto. che sono al governo hanbilità. Chi vuole Sopra, a destra, t e n e r e l a m ano premuto perché non ci fosse una completa ascherina può faril prof. Caruso pertura per tutti. C’è la FOTO ANSA lo, non sono per quarta dose per i fragili disporre che tutti la tengano. In un ed essi stessi sono attenti locale sì e allo staa evitare contatti: credo dio no? Mi sembra esagerata la sia nell’indole dell’italiano. maniacalità. La mascherina reLei avrebbe mantenuto sta fortemente consigliata, va l’obbligo delle mascherine utilizzata da chi ritiene di proal chiuso? teggere così se stesso o gli altri, A mio avviso ci vuole una com- ma senza imporla a tutti specie con il caldo dell’estate. Il governo dovrebbe fare qualcosa di più e di diverso? Dovrebbe fare molto di più sul territorio. Noi non possiamo rischiare di avere un ritorno della pandemia con numeri elevatissimi nei Pronto soccorso e nelle corsie. I medici di medicina generale devono avere meno compiti burocratici onerosi, dai tamponi ai certificati, e dedicarsi di più ai pazienti. C’è una sorta di medicina difensiva perché poi sono tutti pronti a dare la colpa al medico se va male: non usano i farmaci antivirali contro il Covid perché hanno controindicazioni e nessuno vuole rischiare, così mandano i pazienti in ospedale e i Pronto soccorso, in particolare, sono in gravi difficoltà. Servirebbe un decreto che dia più libertà ai medici nella prescrizione di antivirali e monoclonali. E una formazione specifica. In Italia gli antivirali, molto efficaci contro il Covid se somministrati subito, sono stati usati molto meno rispetto agli Usa. Non è un caso se sono invenduti. Chiunque avrebbe voluto utilizzarli ma c’è il terrore che capiti qualcosa. Il problema è nelle troppe interazioni messe in luce dall’Aifa? L’elenco intimorisce. Era giusto farlo ma se guardiamo sul bugiardino cosa potrebbe succedere non prendiamo neanche un’aspirina. E questo è un farmaco innovativo, più difficile da prescrivere. e Vincenzo Iurillo N el luglio 2020 i vaccini erano ancora un sogno, il commissariato per l’emergenza covid era retto da Domenico Arcuri, i test sierologici per rilevare gli anticorpi prodotti in seguito all’infezione erano il principale strumento di contrasto alla diffusione del virus, e l’appaltone da due milioni di questi kit, da distribuire a insegnanti e personale scolastico per far riaprire le scuole in sicurezza, fu vinto dalla Abbott Rapid Diagnostic. Il ramo della multinazionale americana sbaragliò il campo tra 59 offerte e li fornì a 4,5 euro a test. Ma non fu il prezzo (peraltro buono) a incidere: fu l’offerta tecnica, che valeva 90 punti su 100. Due anni dopo una inchiesta della Procura di Roma e un decreto di sequestro firmato dal gip Angelo Giannetti rivelano che FOTO LAPRESSE quell’appalto fu vinto grazie a dati forse truccati e certificazioni forse fasulle. Ed in particolare dichiarando in sede di gara “l’infallibilità” dei test. Ovvero, il 100% di sensibilità (la possibilità che il risultato positivo corrisponda alla presenza degli anticorpi) ed il 100% di specificità (la possibilità che il risultato negativo corrisponda all’assenza degli anticorpi). Grazie a questi valori, Abbott ottenne il massimo punteggio tecnico possibile. Probabilmente l’infall ibilità non esiste. Oppure, se esiste, bisognerebbe spiegare perché i test forniti da Abbott erano accompagnati da un libretto informativo che indicava valori inferiori a quelli comunicati per partecipare all’appalto: per il plasma “sensibilità al 97,8% e specificità al 92,%”, per la digitopuntura “100% e 96,2%”, per “95,8% e 97,8%”. Se ne sono accorti i finanzieri del Nucleo di polizia economica della Gdf di Roma, quando nel novembre successivo hanno sequestrato 50 kit a campione e hanno comparato quanto dichiarato al commissariato per l’emergenza e quanto riportato sui bugiardini. Ieri la notifica del decreto di sequestro preventivo di 9 milioni di euro nei confronti di Abbott Rapid Diagnostic e dell’amministratore delegato Gabriella Di Marzio, indagata di turbata libertà degli incanti e frode in pubbliche forniture. È la somma che il commissariato di Arcuri bonificò all’azienda il 9 ottobre 2020, onorando gli impegni assunti da contratto e dopo che Abbott aveva completato le forniture nei primi giorni di agosto. La commissione di gara, secondo quanto si legge nel decreto, il 23 luglio avanzò delle osservazioni e chiese al Rup del procedimento di attivarsi presso Abbott “al fine di verificare l’attendibilità di quanto dichiarato”. Il 27 luglio Di Marzio rispose con la conferma dei precedenti valori, allegando “un breve stralcio dello studio di validazione del kit risalente al mese di giugno 2020 ed estratto dalla società dal fascicolo tecnico usato per l’ottenimento della marcatura CE”. Il giorno dopo Abbott si aggiudicava la gara. In maniera fraudolenta e con dolo, secondo il gip: “Anche a seguito delle osservazioni del commissario straordinario… ha volontariamente indicato caratteristiche tecniche dei kit in esame non corrispondenti al vero…”. E inoltre “(Abbott) ha materialmente fornito kit che – seppur apparentemente coincidenti con quelli promessi – non erano con essi coincidenti da un punto di vista tecnico”. La presidenza del consiglio dei ministri-commissiariato straordinario per l’emergenza covid è parte offesa dell’inchiesta. 10 l PIAZZA GRANDE IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 Inviate le vostre lettere (max 1.200 battute) a: il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant'Erasmo n° 2 - lettere@ilfattoquotidiano.it NONC’ÈDICHE DANIELE LUTTAZZI IL BARBONE (BEATO) DI COMO, CARLO CONTI IN KENYA E IL CAMERIERE A VENEZIA Si finisce sempre per odiare chi assomiglia a noi. Per questo viaggio molto. Ecco alcuni appunti dalle mie cartoline di viaggio. La trama: a Roma gli autisti Atac guidano l’autobus come se lo stessero rubando. N ew York. Nel 2002, per la prima volta, la McDonald’s ebbe i conti in rosso. Gli affari andavano così male che al party aziendale di Natale servirono hamburger McDonald’s. Nel 2015 invece l’azienda finì sotto accusa perché la carne dei loro hamburger conteneva antibiotici. La McDonald’s rassicurò i clienti: “Tranquilli, non c’è carne nei nostri hamburger”. Niente più antibiotici negli hamburger. Peccato. Erano la parte più saporita. E quella più nutriente. Inoltre cambieranno l’olio per friggere. Lo fanno sempre, dopo 10 mila km. Un inverno, a Coney Island, un centinaio di membri del club “Orsi Polari” ha celebrato l’anno nuovo con un tuffo nelle acque ghiacciate dell’oceano. Poi sono usciti e si sono iscritti al club “Non trovo più i miei testicoli”. Como. In riva al lago vedo un barbone ubriaco disteso sul prato. Dormiva beato, una trota come cuscino. Il suo cane lo guardava come per dire: “Quand’è che si va a casa? Siamo sempre in giro! Va bene una passeggiatina per pisciare, ma questo è ridicolo!”. Kenya . Safari fotografico. Equipaggiamento-base: elmetto mimetizzato, due paia di scarponi da giungla e un cambio di serpenti. Eravamo un gruppo di vip tv. C’era Carlo Conti. Se non era per i suoi denti, di notte non avremmo avuto luce per niente. Un vulcano in eruzione ci costrinse a lasciare in fretta e furia il campo-base. Abbiamo lasciato laggiù un portantino a sorvegliare tutto. Spero che la sua gamba in gangrena sia guarita. Frastuono, lava, lapilli. Per un attimo ho temuto che se fossi morto la mia ragazza si sarebbe potuta mettere con un comico meno bravo (è pieno). Nemi è un pittoresco comune su uno sperone di roccia a picco sul lago omonimo. È solo a due ore e mezza da Roma, se cammini spedito. Jesolo. Non sopporto di scottarmi la pelle al sole. Per cui mi spalmo di protezione solare 50 e me ne vado in giro con un ombrello come una Mary Poppins bisessuale. Firenze. Una volta un tizio ha cercato di vendermi un originale di Michelangelo con attaccato un calendario. Non sono fesso. Così me lo sono aggiudicato per soli 200 euro. Venezia. In hotel, il cameriere continua a illustrarti la stanza finché non capisci che devi dargli la mancia. “Questa è la finestra. Questo è il letto. Questa è la tv”. Accende la tv, altrimenti tu non sapresti come fare, visto che una macchina del tempo ti ha appena portato lì dal medioevo). “Questo è il cesso” (tira lo sciacquone. E scende uno scroscio d’acqua! Sbalorditivo. TU: “Non me l’aspettavo”. LUI: “Sono pieno di sorprese. Oh, mi raccomando. Se lo stronzo è molto grosso, la sequenza è stronzo-acqua stronzo-acqua” (hai l’impressione che ti guardi con intenzione quando dice stronzo? Non è un’impressione). (18. Continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA Di Maio sia coerente e rassegni le dimissioni LODICOALFATTO Gentile direttore, quello che mi sorprende della scissione del Movimento 5 Stelle è che non solo Di Maio, ma anche tanti deputati e senatori di quel Movimento, non sembrano rendersi conto della portata dell’atto intrapreso. Si attribuisce la responsabilità a una presunta autoreferenzialità di Conte. Non voglio entrare nel merito di questa accusa (tra l’altro, io non ho mai votato il M5S pur avendone simpatia), ma se tale accusa fosse vera, Di Maio, per quello che ha detto in passato e per i motivi per cui è stato votato, doveva dimettersi e poi presentarsi alla nuova tornata elettorale, non fare ora quello che fanno tanti politici. Al di là di Conte, chi ha votato il partito di Di Maio è perché voleva la rottura di un sistema e l’ha fatto prendendo spunto dai “vaffa” di Grillo. Di Maio ora dice di starci bene in quel sistema. Non solo: ai “vaffa” contrappone la politica del sorriso. Questo fa capire che non è Conte, o almeno non è lui il problema fondamentale, ma un nuovo modo da parte sua e dei suoi di intendere la politica. Visto che lo stesso Di Maio era contrario in passato ai cambi di casacca, visto che chi l’ha votato non voleva sicuramente una politica simile a quella di Tabacci, non sarebbe giusto che lui e i suoi colleghi si dimettessero? STEFANO DE LISIO Burocrazia folle La natura ottusa dell’informatizzazione all’italiana Sì. QUESTA È UNA STORIA di follia burocratica in cui l’ottusità delle procedure si lega al dominio informatico che incombe, sempre, su tutti noi. Il dr. Who è un cittadino cinese che svolge attività di ricerca e per questo è andato a lavorare a Parigi con una borsa di studio postdottorale. Lo scorso anno si apre una posizione temporanea di ricerca in Italia e il dr. Who la vince. Il centro di ricerche dove lavora instrada la procedura per ottenere il nullaosta, che è prodromico alla concessione del visto. Il nullaosta, dopo vari ritardi, è concesso il primo giugno quando il contratto del dr. Who è supposto di cominciare. Il dr. Who va al consolato italiano di Parigi con la copia cartacea del nullaosta e scopre che questo deve essere inviato al Consolato dalla Prefettura di Roma (sportello unico immigrazione) attraverso un protocollo informatico interno: purtroppo c’è un problema informatico e la procedura è sospesa a tempo indefinito. Nel frattempo, il dr. Who non ha più un lavoro a Parigi, non può cominciare il lavoro a Roma e tra poco dovrà tornare in Cina in quanto scade anche il prolungamento del visto che ha ottenuto a Parigi. La Prefettura è stata sollecitata come anche il Consolato e la risposta di entrambi è che il problema informatico non dipende da loro: è stato aperto un ticket (chi lo ha fatto? Quando si risolve? Mistero). La cosa incredibile è che non sia stato previsto un piano B: l’invio del nullaosta attraverso una Procedure insensate Caos dei visti per il lavoro Pec, una email, una lettera ordinaria o anche un piccione viaggiatore. Nulla di tutto ciò, deve avvenire solo attraverso la via informatica interna che al momento è in panne. Così il dr. Who ha fatto conoscenza con l’Italia e ne ha fatto conoscenza così bene che non ci tornerà mai più anche se ora è prigioniero come Tom Hanks in The Terminal. Per noi che siamo qui e che abbiamo fatto di tutto per risolvere questo stupido problema dalle conseguenze drammatiche per la vita e la carriera del Dr. Who, rimane l’umiliazione di vivere in un Paese dove informatizzazione della Pubblica amministrazione significa mettere in mano i cittadini a procedure insensate la cui responsabilità è compito di qualche oscuro personaggio che difficilmente si potrà mai individuare. FRANCESCO SYLOS LABINI M. TRAV. Il presidente Mattarella batta un colpo sull’ar t.11 Avvilito dalla “marmellata” politico-sociale in cui sguazzano i nostri politicanti, ma ancora capace, da ex-sessantottino, di indignarmi e parlare, mi chiedo: c’è ancora, in Italia, il garante della Costituzione e cioè il presidente della Repubblica, il quale dovrebbe intervenire con messaggi interrogativi sulle scelte dubbie di costituzionalità del governo (vedi invio delle armi in Ucraina)? Oppure si è ridotto a semplice notaio di tutto ciò che decide il Consiglio dei ministri? Mi ricordo quando Sandro Pertini, più volte, usando i suoi poteri legittimi, rinviò atti governativi che non lo convincevano (salvo poi doverli promulgare come la Legge gli imponeva, se ripresentati tale e quali). Ne deduco che il presidente Sergio Mattarella è intimamente d’accordo con tutto ciò che finora ha deciso il governo. Tutto legittimo, ma credo sia altrettanto legittimo da parte mia, ritenere (non legalmente, come ben so) anche lui responsabile morale della violazione del chiarissimo art. 11 della Costituzione, di cui dovrebbe essere l’interprete e il custode più alto. Dov’è andato il custode? Chi l’ha visto? MARIO ROSARIO CELOTTO Ora il leader M5S abbandoni il governo Anche alla luce del “DiMaiomoto” dei giorni scorsi, reitero la mia posizione del 30 aprile scorso e invito Conte a far tesoro dell’ultima scornata politica per dimostrare la grinta che gli è mancata finora e molli questo governo incostituzionale, che compie gesta incostituzionali, che si avvale soprattutto di personaggi mediocri come “GiudaDiMaio” e cerchi di salvare il salvabile in vista delle prossime Politiche, altrimenti ci arriveremo “cadaverisès”. Meglio avere il 10%, tornare sulle barricate e riprendere il cammino interrotto dalla sbornia di potere, per meglio risalire, purgati dalle scorie, Direttore responsabile Marco Travaglio Vicedirettore responsabile libri Paper First Marco Lillo Vicedirettori Salvatore Cannavò, Maddalena Oliva Caporedattore centrale Edoardo Novella Caporedattore vicario Eduardo Di Blasi Caporedattore Stefano Citati Art director Fabio Corsi mail: segreteria@ilfattoquotidiano.it Società Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00184 Roma, Via di Sant’Erasmo n° 2 che scomparire e lasciare un ricordo sbiadito. SALVATOREANTONIO AULIZIO Lotta al caldo: l’Italia faccia come il Giappone Vista l’ondata di caldo torrido eccezionale in Italia e il prezzo di gas e petrolio alle stelle, secondo me, il governo italiano dovrebbe seguire l’esempio del governo giapponese, che ha esortato tutti a utilizzare meno elettricità, spegnendo luci non necessarie, ma utilizzando comunque l’ar i a condizionata per evitare colpi di calore, al fine di evitare il rischio di black-out elettrici. La città di lsesaki, per esempio, ha registrato un record di 40,2°C: si tratta della temperatura più alta mai registrata a giugno in Giappone (normalmente le temperature di giugno sono inferiori a 30°C). CLAUDIO TREVISAN DIRITTO DI REPLICA In merito all’articolo pubblicato in data 25.6.2022 dal titolo “Ha il quid, nuovo Mastella. Pomigliano si sveglia senza 5S”, pre- Cinzia Monteverdi (Presidente e amministratore delegato) Antonio Padellaro (Consigliere) Luca D’Aprile (Consigliere delegato all'innovazione) Lorenza Furgiuele (Consigliere indipendente) Giulia Schneider (Consigliere indipendente) COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ • Servizio clienti abbonamenti@ilfattoquotidiano.it • Tel. 06 95282055 ciso di non aver mai pronunciato la frase: “Non si è capito niente, in un attimo hanno chiamato e obbligato a cambiare simbolo”. La mia dichiarazione in merito a questi eventi è stata la seguente: “Dopo la decisione improvvisa di Di Maio di lasciare il M5S, i consiglieri comunali si sono riuniti e hanno deciso all’unanimità di aderire al nuovo partito”. FELICE PASSARIELLO LEGGI, GUARDA, ASCOLTA, ESPLORA. Inquadra il Codice QR e accedi a FQEXTRA, la versione digitale del nostro quotidiano Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35 Pubblicità: Concessionaria esclusiva per l’Italia e per l’estero SPORT NETWORK S.r.l., Uffici: Milano 20134, via Messina 38 Tel 02/349621– Fax 02/34962450. Roma 00185 – P.zza Indipendenza, 11/B. mail: info@sportnetwork.it, sito: www.sportnetwork.it Distributore per l’Italia: Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. - Segrate Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 - Certificato ADS n° 8429 del 21/12/2017 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599 PIAZZA GRANDE l 11 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 DI MAIO, RENZI E CALENDA: PIERINI VOTATI AL CENTRO I l secondo turno del test amministrativo non fa che confermare tre vecchie, elementari lezioni: vince chi dispone di buoni candidati, lo schieramento che non si divide e che si mostra capace di catalizzare le risorse del civismo. Tale lezione, retrospettivamente, vieppiù suggerisce un severo giudizio critico sulla scissione consumata a freddo da Di Maio a ridosso del voto. Un’operazione tutta interna al ceto politico-parlamentare (al modo di Renzi) e un contributo alla frammentazione. Cioè esattamente l’opposto di ciò di cui c’è bisogno. FACCIAMO FINTA che non ab- biano pesato calcoli personali e di gruppo. Un si salvi chi può prima dello scoccare del fine legislatura. Anche al netto di tale audacissima concessione, non si possono tacere vistosi paradossi, patenti contraddizioni. Il primo è il carattere pretestuoso della causa prossima della rottura: la risoluzione parlamentare sull’Ucraina che il M5S ha votato, pur a valle di una legittima e persino doverosa discussione. Dunque? È troppo evidente che a ingigantire e drammatizzare il caso sia stato lo stesso Di Maio. Studiatamente, imputando al suo ex partito un antieuropeismo e un antiatlantismo che non FRANCO MONACO hanno oggettivo fondamento. Solo perché, in sede di discussione, esso si è posto – e ci mancherebbe – il problema di un più intenso coinvolgimento del Parlamento nelle decisioni relative alla fornitura di armi all’Ucraina. Suvvia, non raccontiamola! Qualcuno davvero sospettava che il M5S avesse intenzione, ma persino interesse a sfiduciare il governo? Qui si rivela la manifesta contraddizione logica, prima che politica, dell’operazione. Se davvero Di Maio, come racconta, fosse stato mosso dalla duplice preoccupazione di difendere il governo Draghi e di non incrinare l’affidabilità dell’It alia nelle sue storiche alleanze internazionali, chiunque può comprendere come egli, con la sua iniziativa, ottenga l’effetto esattamente contrario. Spaccare la forza politica di maggioranza che sostiene il governo sarebbe un contributo alla sua stabilità e al credito internazionale del Paese? Di più: Di Maio sa bene che con la sua rottura egli semmai attiva spinte di segno opposto. AL CHIARO FINE di accreditare se stesso presso l ’e st ab lishment in opposizione agli “irresponsabili”. C’è poi il macigno del pregresso. Nella tormentata parabola del M5S, nel gioco delle parti tra Conte e Di Maio, è piuttosto l’ex premier che più si è speso per fare maturare al Movimento cultura di governo, senso delle istituzioni, buone relazioni internazionali. Non si può, d’un tratto, cancellare i trascorsi di chi fu protagonista di episodi imbarazzanti: Gilet gialli, abolizione della povertà, Bibbiano, referendum an ti -e uro , i mp eachment di Mattarella. Alla smemoratezza e al trasformismo c’è un limite. Le conversioni personali, comprese quelle a “u” come la sua, ci possono stare. Ma conversioni simultanee e collettive generatrici di un partito mi sembrano troppo. È innegabile che questo trauma- tico passaggio possa avvalorare la tesi dei detrattori del M5S che da tempo ne pronosticavano (e auspicavano) la fine. Come può pretendere Di Maio che quel giudizio liquidatorio e quella prognosi non lo riguardino? Semmai lui più di ogni altro. Così pure la rottura fa felici le destre, le quali, al netto delle loro divisioni, comunque, tutte, traggono vantaggio dalla ulteriore disarticolazione del campo virtualmente avverso. Infine merita domandarsi come ci si possa illudere circa un “futuro insieme” – sigla della pattuglia di fuoriusciti capeggiata da Di Maio – veleggiando verso un centro affollato da pierini, ma povero di voti. Pierini che si accapigliano tra loro. ANCORA: pierini – a cominciare da Renzi e Calenda – che notoriamente disprezzano gli “ex grillini” e che dubito aprano le braccia ai “moderati liberali” dell’ultima ora. Abbiamo premesso che ci inibiamo di sospettare opportunismo. Ma se, per caso, qualcuno dei seguaci di Di Maio avesse pensato alla propria sorte, avrebbe sbagliato i conti. Forse tranne uno: lui. A proposito di partito personale: siamo all’ “uno vale tutti”. Con tanti saluti non solo all’ “uno vale uno”, ma anche ad altri due mantra identitari: il limite dei due mandati e il solenne impegno a dimettersi (con salatissima sanzione pecuniaria) per i transfughi. © RIPRODUZIONE RISERVATA NUOVOATLANTE ALESSANDRO ORSINI Aiuto “draghessori” Quei professori universitari al servizio di Draghi e Nato S coppiata la guerra, l’Italia è caduta sotto la propaganda della Nato e un esercito di professori universitari ha messo il proprio sapere al servizio di Mario Draghi per creare un largo consenso intorno alle sue politiche di guerra in Ucraina. L’università rappresenta la vetta del sapere ed è comprensibile che il governo Draghi investa soprattutto nei suoi docenti per manipolare l’opinione pubblica o “draghessori” come proponiamo di chiamarli per comodità espositiva. Per comprendere la funzione dei draghessori, occorre sapere quale sia l’obiettivo che Draghi intende perseguire. L’obiettivo è alimentare la guerra in Ucraina attraverso l’invio illimitato di armi facendo credere agli italiani di volere la pace. Il compito dei draghessori non è facile giacché devono capovolgere la realtà. Devono convincere gli italiani che il governo Draghi, che è un governo di guerra, sia un governo di pace. Tra tutti, spicca Sergio Fabbrini, draghessore di Scienza politica alla Luiss, il quale assicura che l’Italia deve aderire a tutte le decisioni prese dalla Nato in Ucraina. Chiunque proponga una politica di pace –dice il draghessor Fabbrini – è soltanto un “bambino”, un “anti-americano” e “un anti-europeo”. In base a questa tesi assurda, se la Nato ci spingesse verso la guerra nucleare contro la Russia, l’Italia dovrebbe e- ma poi scopri che non hanno un solo professeguire gli ordini senza fiatare. Il draghessor sore che critichi il governo Draghi per le sue Fabbrini arriva addirittura ad affermare che politiche di morte in Ucraina. Se poi queste uormai nessun Paese dell’Unione europea ra- niversità “libere” cercano di reprimere i progiona secondo i propri interessi nazionali giac- fessori che criticano il governo Draghi, censuché, nelle sue parole testuali, “il nostro ombe- randoli o etichettandoli come “anti-europei” e lico è collocato nella Nato e nell’Unione euro- “anti-americani”dalle colonne del Sole 24 Ore, diventa chiaro che abusano della pea”. Questa affermazione è talmente ideologica da non richiedere parola “libertà”. confutazioni. Ci limitiamo a notare INDIRIZZANO Queste università dovrebbero chiamarsi “università libere di diche l’Olanda ha appena respinto la fendere il pensiero unico e di essere richiesta di Draghi di porre un tetto SERVONO al prezzo del gas per tutelare i propri A MANIPOLARE sempre d’accordo con il governo in carica”. Non è certamente questo asinteressi nazionali in barba a quelli L’OPINIONE dell’Italia. L’Olanda è un produttoservimento intellettuale che i prore di gas, il cui prezzo non ha inte- PUBBLICA fessori universitari dovrebbero insegnare agli studenti nella società liresse (nazionale) a limitare. Il dra- A FAVORE ghessor Fabbrini, un amico di Paolo bera teorizzata da Popper. In conclusione, la tesi del draGentiloni, a cui ha chiesto di scrive- DELLA GUERRA re la prefazione al suo ultimo libro ghessor Fabbrini è che chiunque si opponga alle politiche della Nato in per fare sfoggio dei suoi potenti amici, non sa che cosa sia accaduto in Libia. Il 4 Ucraina è automaticamente anti-americano e aprile 2019, la Francia ha appoggiato l’assedio anti-europeo. Ma questa è pura ideologia giacdel generale Haftar contro la città di Tripoli di- ché un italiano può volere bene agli Stati Uniti fesa dall’Italia. L’Italia e la Francia fanno parte e criticare le politiche di Biden in Ucraina, così dell’Unione europea e della Nato, eppure si so- come può volere bene agli americani e opporsi no contrapposte in Libia per difendere i propri alle politiche di Trump verso i palestinesi, ininteressi nazionali e contemplarsi l’ombelico clusa l’uccisione del generale Soleimani. Un’Inazionale. Il problema di certe università pri- talia di draghessori è un’Italia povera di idee e vate è proprio questo: si dichiarano “libere”, ricca di disinformazione. IDENTIKIT ANDREA SCANZI Di Battista: il duro, puro e cocciuto che serve a Conte D i Maio è politicamente indifendibile. Se però questa scissione caricaturale e patetica ha attratto anche figure non certo prive di doti e qualità come Sileri e Azzolina, vuol dire che qualcosa nel nuovo corso di Giuseppe Conte non sta funzionando. L’ex presidente del Consiglio si è ancora affidato al brand Movimento 5 Stelle, sempre più privo di attrattiva. Avrebbe dovuto fare un partito tutto suo, e invece si è infognato in una selva di gruppi e gruppetti, finendo crivellato dal fuoco amico. Il nuovo corso contiano è come la primavera di Povera patria: “tarda ad arrivare”. È opinione di molti che, senza Di Maio e frattaglie annesse, Conte sarà più libero. Probabile: Di Maio ha molto potere nel Palazzo ma meno voti di Renzi nel mondo reale, dunque la sua uscita –a livello elettorale – inciderà meno di niente. È opinione di altrettanti che, adesso, a Conte farebbe comodo Di Battista. Parliamone. Conosco bene Di Battista. Alessandro è un talebano coi paraocchi, elastico come la ghisa e duttile come il piombo. Noce sorda come nessuno, ha un pregio rarissimo: la coerenza (pure quella talebana). Ha rinunciato a fare il ministro nel Conte-1, dicendo poi no a un altro dicastero nel Conte-2 (gli sarebbe bastato accettare la presenza della Boschi). Non si è candidato nel 2018, all’apice del successo, preferendo famiglia e IN MOVIMENTO libertà. È un idealista vero, nobile e al tempo stesso ingenuamente ALESSANDRO retorico come tutti gli idealisti INCARNA veri. Di Battista credeva davvero IL GRILLISMO UN che gli italiani si potessero cambiare, addirittura in meglio, e già PO’ VELLEITARIO solo questo lo rende un utopista PERÒ “VERO” iper-oltranzista. Oggi Di Battista è un padre felice di 44 anni. Viag- E COERENTE gia per lavoro (ora è in Russia), Floris lo usa con sapienza in tivù, i suoi social sono tornati a girare ed economicamente sta bene. È tutto da dimostrare che, anche nella migliore condizione politica possibile, tornerebbe in Parlamento. LA POLITICA gli è però sempre piaciuta: ha questa strana perversione, da cui è guarito solo in parte. Sono amico di Alessandro e gli voglio bene, il che non vuol dire che lo condivida sempre. Alcune sue fisse da “M5S puro” non le sopporto: reputo l’ “uno vale uno” la più grande cazzata degli ultimi 15 anni (Giarrusso vale Conte? Cunial vale Appendino? Sibilia vale Gramsci?). Ridare parte dello stipendio è ai miei occhi demagogico e pure scemo (il lavoro si paga e si paga bene, anzi benissimo). Il limite del doppio mandato (ma anche uno solo) deve valere solo per gli scappati di casa (nei 5 Stelle ce n’erano e ce ne sono tanti), altrimenti chi è bravo deve andare avanti. Conosce la politica estera, ma – se lo trovo meritorio su Palestina e Assange –mi pare spesso “bastian contrario per partito preso” sulla Russia. La sua fissa sulla candidata iper-grillina pugliese alle Regionali resta irricevibile, i suoi toni colpevolmente benevoli nei confronti di Paragone (Paragoneee!) mi suonano inaccettabili. Eccetera. C’è però un dato incontrovertibile: su governo Draghi e M5S, Di Battista aveva (ha) ragione totale. E sarebbe ora di riconoscerglielo. Alessandro incarna il grillismo un po’ velleitario, sì, però coerente e “vero”. A me il genere piace fino a un certo punto, ma Conte di uno come Di Battista ha bisogno come il pane. Perché Alessandro porta voti. Perché sa parlare. E perché uno così, nel “nuovo M5S”, manca totalmente. Magari Conte potrebbe edulcorare Di Battista e Di Battista potrebbe spettinare Conte: magari potrebbero migliorarsi a vicenda. Se i 5 Stelle hanno un futuro, ed è un “se” grosso come la bruttezza dei programmi di Giletti, non potrà fare a meno di Di Battista. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 l ZOOM IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 \/ LO SHOW A TAORMINA \/ L’UDIENZA L’8 LUGLIO Stati Uniti, giudice in Louisiana ferma il divieto di aborto DECINE DI SFOLLATI Roma ovest brucia ancora: l’incendio e la nube tossica È Rai 1 censura Ficarra e Picone e taglia i fischi a Musumeci: “C’era il silenzio elettorale” C on un taglio netto, la Rai ha cancellato in un solo colpo quattro minuti tra fischi e mugugni del pubblico del Teatro Antico di Taormina rivolti al governatore Nello Musumeci, incalzato dalle battute irriverenti dei comici Salvo Ficarra e Valentino Picone. Non si sono accorti di nulla gli ignari telespettatori che sabato in seconda serata, hanno guardato su Rai1 il gala del festival internazionale del libro di Taormina. Dopo 20 minuti, il presentatore Massimiliano Ossini ha chiamato sul palco Ficarra e Picone, Toni Servillo e il registra Roberto Andò. Un tripudio di applausi. Quello che i telespettatori non hanno visto è stata invece la premiazione agli attori e l’intervento sul palco dello stesso Musumeci. Perché quando il presidente ha tentato di esaltare l’operato del suo governo, parlando di una Sicilia in ripresa, è stato stoppato dalle battute dei due comici palermitani. Gli applausi per Ficarra e Picone hanno fatto da contraltare ai fischi diretti a Musumeci. Ma dagli ambienti Rai fanno sapere che il taglio è stato deciso “per ragioni di par condicio”, visto che domenica si è votato per il ballottaggio a Sciacca e in diversi comuni dell’Agrigentino. Così, per non incorrere in possibili sanzioni previste dalla leg- ge che regola gli spazi tv ai politici sotto elezioni, qualche funzionario ha valutato che fosse meglio tagliare la parte con gli sfottò a Musumeci e i fischi del pubblico nei suoi confronti. In tal caso, forse, l’errore è stato quello di invitare il governatore in un programma che sarebbe andato in onda alla vigilia dei ballottaggi. “Non ci vengano a dire che c’era il silenzio elettorale del voto a Sciacca, perché sarebbe ridicolo, forse utilizzando questo pretesto c’è stato un robusto intervento politico da Roma per graziare Musumeci e la sua giunta, evitando di mostrare i fischi e le pernacchie che lo hanno accolto, e soprattutto il suo tentativo di trasformare la serata del Taobuk in un comizietto in suo favore”, ha detto Claudio Fava, presidente commissione antimafia siciliana. Fava ha chiesto l’intervento della Vigilanza Rai, che non era a conoscenza della vicenda, ma fa sapere che sarà oggetto di valutazione, magari prendendo visione del filmato, senza escludere anche una possibile convocazione dei vertici Rai o del direttore di Rai1, Stefano Coletta. Ficarra e Picone hanno preferito non commentare, mentre Musumeci ha sminuito lo sketch chiamando “la claque di Taormina”. SAUL CAIA E GIANLUCA ROSELLI partito da qualche sterpaglia, come accade spesso. Poi il fuoco si è divorato decine di ettari a Roma ovest, fuori dal Gra in zona Casalotti, sollevando una nube nera che per qualche ora ha inghiottito perfino San Pietro, come nella scena di un film catastrofico. Brucia di nuovo Roma, a 12 giorni dall’incendio dell’impianto rifiuti di Malagrotta. Stavolta le fiamme hanno distrutto un’autorimessa, un centro sportivo – anche la scuola calcio dell’ex calciatore della Roma, Aldair –e un centro estivo con 45 bambini scappati prima che la struttura venisse inghiottita dalle fiamme. Ad alimentare il rogo un deposito con 50 bombole gpl. Evacuato anche un convento vicino. Per il momento ci sono 35 intossicati, tra cui quattro poliziotti e una madre con bambino ricoverati al Gemelli. Decine gli sfollati. L’incendio ancora ieri sera minacciava abitazioni, villini e diverse attività commerciali. C’è anche un campo rom, in via Monachina, formato da ciò che resta dello sgombero effettuato nel 2021. Il bilancio insomma è ancora parziale. V.B. U n tribunale della Louisiana ha sospeso provvisoriamente il divieto di aborto entrato in vigore nello Stato dopo la sentenza della Corte Suprema di venerdì. La decisione è giunta in seguito alla denuncia presentata dal Center for Reproductive Rigths, l’associazione che ha difeso l’unica clinica abortista in Mississippi, la Hope Medical Group for Women, nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”. Una nuova udienza è stata fissata per l’8 Luglio, ma le interruzioni di gravidanza potranno ripartire subito. La Louisiana è uno dei 13 Stati che approvarono le “trigger laws”, leggi che, dopo la sentenza della Corte, a- vrebbero vietato o fortemente limitato gli aborti. Uno scenario speculare a quello di San Marino, dove, sette mesi dopo il referendum che ha legalizzato l’aborto con il 77% dei sì, ancora non è stata promulgata una legge a riguardo. A tal fine, l’Unione donne sammarinesi, associazione che quel referendum l’ha promosso, richiede la convocazione della Commissione consiliare permanente. STEFANO BAUDINO ZOOM l 13 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 Shoah, Segre e Ferragni visitano Binario 21: “No all’indifferenza” MILANO SI DEFINISCONO “nonna e nipote”. Sono entrate insieme, sussurrando, nel corridoio del Binario 21, sotto la stazione Centrale, emblema a Milano delle atrocità commesse dai nazifascisti contro gli ebrei. Liliana Segre \/ AVVOCATI A POTENZA e Chiara Ferragni hanno ripercorso insieme i luoghi da dove, il 30 gennaio 1944, iniziò la deportazione della senatrice a vita. È seguito l’appello dell’influencer ai suoi milioni di follower sparsi in tutto il mondo: “Diciamo no all’indifferenza. Non conoscevo quasi nulla di questo luogo. Vi consiglio di visitare il Memoriale della Shoah a Milano”. INDAGA L’ANTITERRORISMO “CASA DEL SOLE” t “Falsi certificati per rinvio udienze”, a giudizio tre legali Reggio Calabria, inferno nell’Rsa: I Nas: “Personale senza scrupoli” S ono finiti a processo tre avvocati e un medico, tutti del Potentino, accusati di aver prodotto falsi certificati medici per ottenere il rinvio delle udienze di un processo. La Procura di Potenza, guidata da Francesco Curcio, ha ottenuto il giudizio immediato per i professionisti: gli avvocati Antonio, Pasquale e Donato Murano, e del medico, Donato Labella. Sono 16 i capi di imputazione mossi dopo gli accertamenti svolti sui documenti che Labella aveva rilasciato negli ultimi 2 anni a uno dei tre avvocati e poi al maresciallo Donato Paolino, militare assistito dallo studio Murano dopo l’accusa di concussione che nel 2020 lo portò ai domiciliari. Nei giorni precedenti all’udienza del 24 marzo, l’avvocato Murano aveva dapprima chiesto al Tribunale il rinvio per impegni concomitanti, poi informalmente al pm di dare parere favorevole al rinvio, e infine al presidente del collegio e aveva riferito che il pm era favorevole allo slittamento dell'udienza. Il giorno dell’udienza, però, era giunto solo un altro certificato medico. La diagnosi era la stessa che in passato aveva già colpito non solo lo stesso difensore, ma anche il suo cliente. La procura aveva così inviato un medico per accertare il suo stato di salute e la vicenda era finita sui giornali. Gli avvocati potentini avevano anche indetto una settimana di sciopero ad aprile e attaccato la procura che oggi, però, contesta la falsità di quei documenti attraverso tabulati e celle telefoniche, una consulenza grafologica, e l’assenza di farmaci per la malattia diagnosticata. FRANCESCO CASULA “S Pacco esplosivo nella sede di Leonardo Spa Era indirizzato a Profumo: “Pista anarchica” U na busta con dentro polvere da sparo e una spoletta a fare da innesco. Formalmente un “pacco bomba”, in pratica un ordigno rudimentale che sarebbe potuto esplodere mettendo in pericolo la vita di chi lo avrebbe aperto. Sono dovuti intervenire gli artificieri ieri mattina alla sede di Leonardo, l’ex Finmeccanica, di piazza Montegrappa a Roma, nel quartiere Prati della Capitale. La busta, intercettata dall’ufficio corrispondenza della società del ministero dell’Economia, era diretta all’amministratore delegato Alessandro Profumo. Indicato come mittente, invece, uno studio legale, anche se secondo chi indaga il pacco potrebbe essere stato manomesso dopo la spedizione, rendendo l’ufficio di avvocati estraneo all’iniziativa. Sulla vicenda indagherà il pool antiterrorismo della Procura di Roma, che sta attendendo un’informativa dalla Digos. Per il momento non si esclude alcuna pista, anche se gli investigatori sembrano propendere per quella anarchica. Leonardo è al centro di molte polemiche, sollevate soprattutto dai gruppi antagonisti, per il suo ruolo di principale produttore di armi in Italia, in un momento in cui il governo ha varato il progressivo aumento della spe- sa militare, ha aderito al programma di riarmo europeo e ha deciso di inviare materiale militare all’Ucraina. Due giorni fa a Torino le sedi di Leonardo e di Alenia e quella del Politecnico sono state imbrattate all'esterno e all'ingresso con vernice e olio. Azioni riconducibili appunto all’area anarchica e antagonista che da venerdì ha lanciato una “mobilitazione internazionale contro tutte le guerre e tutte le frontiere”. Per gli investigatori i due eventi potrebbero essere collegati, anche se di solito questi gruppi rivendicano iniziative di questo tipo, mentre ieri non c’è stato alcun segnale in merito. Sembra essere esclusa invece la pista “sindacale” relativa alle manovre di Leonardo per spostare la sede di Pomezia – vicino Roma – a Cisterna di Latina, distante 30 km dall’attuale stabilimento: nessuno dei dipendenti dell’ex Finmeccanica, infatti, perderà il posto di lavoro e il dialogo con le sigle sindacali sta andando avanti regolarmente. L’ad Profumo e la società Leonardo ieri non hanno commentato la vicenda. “Piena solidarietà” è giunta dal presidente della commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo, e dal deputato del M5S, Angelo Tofalo. VINCENZO BISBIGLIA \/ \/ \/ DOPO IL SERVIZIO DI REPORT LA NUOVA SVUOTA-CARCERI IL PRECEDENTE DI STORNARA “GIÀ QUALCHE ANNO FA la Procura di Roma aveva ipotizzato collegamenti di Manlio Cerroni con la criminalità organizzata. L’inchiesta è finita, come era ovvio, con una richiesta di archiviazione”. Dunque, “chiunque abbia messo in giro notizie del genere di quelle che sono state fatte circolare può sin da ora sapere che sarà denunciato per calunnia”. Alessandro Diddi, avvocato dell’imprenditore Manlio Cerroni, ex patron della discarica di Malagrotta a Roma, risponde così al contenuto dell’informativa ai pm del commissario per la bonifica del sito, il generale Giuseppe Vadalà che – come riportato ieri da Report – ha parlato di “cointeressenze e collegamenti tra Cerroni e la criminalità organizzata”. “BENEFICI” per le carceri italiane “potranno arrivare dall’applicazione delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, una volta che saranno approvati i decreti delegati della riforma del processo penale, di cui tanto abbiamo discusso con le forze politiche”. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, torna sull’intenzione di applicare “sanzioni sostitutive delle pene brevi”, grazie alle quali saranno scarcerati un detenuto su tre. Lo ha fatto intervenendo ai 205 anni della fondazione della polizia penitenziaria. “Non mi stancherò di ripetere – ha detto – che la Costituzione parla di pene, non di carcere. E per le condanne inferiori ai quattro anni, sarà il giudice, direttamente al momento della sentenza, a stabilire la pena opportuna”. LA MORTE di due fratellini bruciati in una baracca a dicembre scorso nel campo nomadi di Stornara, nel Foggiano, doveva essere l’ultima tragedia. E invece a distanza di soli sei mesi, un altro incendio ha ucciso un bracciante di 35 anni nel ghetto di Rignano Garganico, un’altra baraccopoli a 70 chilometri da quella in cui hanno perso la vita i due bambini. La vittima, originario del Gambia, è stata ritrovata riversa a terra e con il corpo completamente carbonizzato. Secondo le prime ricostruzioni, Yusupha Joof non è riuscito a scappare dalla costruzione andata in fiamme a causa del corto circuito o del malfunzionamento di una cucina di fortuna. Rifiuti, i legali Cerroni: “Nessun legame mafia” q Cartabia: “Celle vivibili con pene alternative” q Foggia, rogo in baracca Bracciante resta ucciso q FRA. CAS. ta succedendo un bordello lì dentro… dice che stanotte ha trovato, ha sentito gridare, uno scatafascio… dice che c’era… sopra la sedia a rotelle nudo… quest’altro… tutto cacato”. Sono agghiaccianti le intercettazioni registrate dai carabinieri del Nas nell’ambito dell’inchiesta “La signora”. Su richiesta del procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, il gip Valerio Trovato ha arrestato cinque persone e sequestrato la “Casa del Sole”, una casa di riposo abusiva nel centro della città dello Stretto. Anziani con gravi patologie, non autosufficienti e tenuti chiusi in stanze senza riscaldamento e acqua calda. Non venivano lavati e gli venivano somministrati cibi scaduti e mal conservati, e medicinali senza consulto medico. “Le ho dovuto fare la spasmex, una spasmex urgente… in più la flebo le sto facendo”. “Forse quello gli ha fatto male...”. Le intercettazioni non lasciano adito a dubbi. Bentelan, Lasix, Spasmex, ma anche psicofarmaci, come l’Entumin, così da rendere gli anziani più facilmente gestibili. Ai domiciliari sono finiti le titolari della “Casa del Sole”, Giovanna Scarfò e Cecilia Prestipino, e tre dipendenti Margherita Battaglia, Emanuele Maria Candido e Florentina Lencautan. L’inchiesta del Nas è partita nel gennaio 2021 in seguito alla denuncia di una signora il cui marito, affetto da malattia neurodegenerativa, era deceduto in ospedale dopo un periodo di degenza nella casa di riposo. Per i pm, l’uomo sarebbe stato vittima di maltrattamenti e abbandono, che avrebbero causato un peggioramento irreversibile della sua condizione fino a giungere al decesso. Come lui, sono stati maltrattati gli altri 15 pazienti trovati malnutriti. Il gip ha sottolineato la “straordinaria crudeltà” degli indagati “privi di ogni scrupolo”. Avrebbero agevolato, infatti, pure il propagarsi di un focolaio Covid tra gli ospiti, cercando in tutti i modi di nascondere i contagi agli altri dipendenti, ai familiari delle vittime, alla Prefettura e all’Asp reggina. LUCIO MUSOLINO ECONOMIA l 15 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 I “GESTORI” • A Bardin la cassaforte, a Milleri l’industria Colosso internazionale 180mila dipendenti, 21,5 miliardi di fatturato. Sotto, il fondatore FOTO ANSA Addio Del Vecchio: i suoi soldi alla famiglia, i poteri ai manager PROTAGONISTI ROMOLO BARDIN • Vicino a Del Vecchio, è già ad di Delfin, guiderà la cassaforte di famiglia FRANCESCO MILLERI • Ad di EssilorLuxottica, sarà lui a guidare il colosso industriale ALBERTO NAGEL • Ad di Mediobanca, Del Vecchio voleva cacciarlo, ora chissà » Marco Palombi L eonardo Del Vecchio se n’è andato ieri all’età di 87 anni e ha lasciato dietro di sé un impero industriale e finanziario, una moglie (la quarta, che in realtà era anche la seconda), sei figli da tre donne diverse e materiale a bizzeffe per quei capolavori di patetismo ed esagerazioni che sono le laudationes funebres dei grandi imprenditori sui media italiani. RIDICOLI ECCESSI a parte, che non mancano mai, come d’altronde i difetti e i chiaroscuri, probabilmente Del Vecchio è tra i pochi imprenditori italiani a essersi meritato un “coccodrillo” in cui non sfigura qualche tratto apologetico: classe 1935, milanese di modesta famiglia pugliese, presto orfano di padre, finisce affidato al collegio dei Martinitt e, a 15 anni, in fabbrica. Poi i corsi serali in Design e Incisione all’Accademia di Brera, l’arrivo ad Agordo, Belluno, e gli inizi della futura Luxottica in un laboratorio che in soli tre anni ha già 14 dipendenti e davanti la strada che la porterà a diventare il leader mondiale dell’occhialeria e poi alla fusione con la francese Essilor, che ha dato vita a un colosso da 180mila dipendenti, 21,5 miliardi di euro di fatturato nel 2021 e, a ieri, circa 65 miliardi di capitalizzazione di Borsa. Una scelta, la creazione di EssilorLuxottica, portata a termine al costo di non garan- tirsi in prospettiva il controllo del suo gruppo: una rarità nel piccolo mondo antico del capitalismo dinastico italiano, ma che probabilmente non eviterà una guerra di successione dai contorni ancora ignoti. Ci torneremo, non prima di aver ricordato, com’è ovvio per uno degli uomini più ricchi d’Italia e del mondo, che Leonardo Del Vecchio lascia dietro di sé parecchia terra al sole, custodita quasi tutta nella sua holding lussemburghese, la Delfin: il 32,2% di E ss il orLu xotti ca, il 26% dell ’ i mm ob i li ar e Covivio, il 2% di Unicredit e infine il 19% di Mediobanca e il 10% di Generali, le due aziende su cui stava giocando – in coppia con Francesco Gaetano Caltagirone – l’ultima battaglia della sua vita, che si conclude dunque, dopo aver speso qualche miliardo, senza riuscire a far fuori Alberto Nagel dalla tolda di comando di Piazzetta Cuccia (questo a dire che anche il dolore che accompagna una morte contiene moltitudini). Molti sostengono, ma siamo alle supposizioni, che l’inimicizia di Del Vecchio per l’ad di Mediobanca si fece granitica nel 2018, quando il nostro, tramite la sua Fondazione, voleva prendere il controllo dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) e del Centro cardiologico Monzino: aveva in mente un piano miliardario di sviluppo, ma Nagel e Piazzetta Cuccia (che, di fatto, controlla lo Ieo) lo mandarono a stendere. cendo che i suoi sei figli (che hanno il 12,5% ciascuno) non sarebbero stati i suoi eredi alla guida del gruppo. Azionisti sì, ricchissimi pure – visto che ora potranno spartirsi fino a 2 miliardi di utili accantonati – ma senza poteri esecutivi né sull’azienda, né sulla holding. L’ultima modifica societaria risale al 2021 e disegna la successione vera e propria: il 25% del patron andrà a sua moglie Nicoletta Zampillo, i suoi poteri a un manager indicato da lui. E QUI VENIAMO ALLA GUERRA LA BEFFA LA GUERRA DI SUCCESSIONE NON È ESCLUSA Come che sia, il duello si è interrotto e, semmai riprenderà, saranno altri protagonisti a portarlo avanti. Già, ma quali? La successione di Del Vecchio è un passaggio complesso, anche se l’interessato ha passato l’ultimo decennio a strutturarla in modo che fosse il più indolore possibile. Fino a ieri era lui il dominus: il suo 25% di Delfin comportava il 75% dei diritti di voto, operazione che aveva realizzato a partire dal 2014 san- per la successione prossima ventura: Del Vecchio, dicono fonti qualificate, avrebbe indicato per iscritto in R o mo l o Bardin, suo uomo di fiducia e attuale amministratore delegato di Delfin, l’uomo che dovrà comandare sulla holding, affidando i poteri su EssilorLuxottica all’attuale ad Francesco Milleri, che ha l’appoggio di Zampillo ed era considerato il candidato naturale a succedere al patron anche in Delfin. Bardin, insomma, guiderà le danze su Generali e Mediobanca e sarà “l’azionista di maggioranza” del manager Milleri: al primo il potere finanziario, che nello stagno italiano è in gran parte anche potere politico; al secondo la guida del colosso industriale. Una situazione che il numero 1 di EssilorLuxottica, scommettono molti, potrebbe non gradire, tanto più che ha a lungo accarezzato la possibilità di essere – se non patrimonialmente, di fatto – l’unico erede di Del Vecchio. È anche una questione di sopravvivenza o almeno di quieto vivere. Tolta l’ultima moglie, Milleri ha contro (quasi) tutti gli eredi di Del Vecchio: vale a dire i tre figli della prima moglie Luciana Nervo (C laudio, Ma ri s a e Paola) e i due della terza Sabina Grossi (Luca e Clemente). Leonardo Maria invece è figlio della seconda moglie, che poi è anche la quarta (l’ha risposata nel 2010), ovvero proprio Nicoletta Zampillo, che da anni anela a un ruolo in azienda che non le è mai stato riconosciuto e ora ha da far pesare il suo 25% in Delfin (e magari pure il 12,5 del figlio). Sarebbe una beffa se i conflitti tra familiari e manager facessero vacillare una barca che Del Vecchio, con determinazione vicina alla rudezza, aveva provato in ogni modo a sottrarre all’ennesima lotta dinastica del capitalismo italiano, all’ennesima tempesta in un bicchiere di champagne. 16 l ESTERI IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 KILLING KITTENS Il sito ha 180mila sottoscrittori Gattine assassine Il sito permette di organizzare festini sessuali di alto livello: a guidare è la donna » Sabrina Provenzani KK, CREATO DA UN’AMICA DI KATE MIDDLETON LA DONNA al comando. È questo il motto fondativo del sito di festini d’alto bordo a cui nel 2005 ha dato vita Emma Sayle, ragazza della Londra bene e compagna di classe della moglie di William d’Inghilterra, Kate Middleton. Nel 2020 l’azienda, in crisi per il Covid, si fa finanziare dal Future Fund il fondo del governo “salva start up” in base al quale il Tesoro diventa azionista dell’1,5% del capitale al secondo giro di investimenti. Emma detiene i segreti di ministri e personaggi di spicco di Londra. “I LONDRA l contribuente britannico è diventato azionista di Killing Kittens, società organizzatrice di festini sessuali nota per i suoi eventi esclusivi ed edonistici, grazie a uno schema di supporto all’i nn o va z i on e creato durante la pandemia”. La notizia, per un pubblico adulto, è meravigliosa anche nella versione asettica del compassato Financial Times. La storia inizia nel 2005, quando una ragazza della buona società inglese, Emma Sayle, decide cosa fare nella vita: unire l’utile al dilettevole e fare un sacco di soldi nel processo. Emma è già nata bene, tanto che va a scuola (privata) con Kate Middleton, la duchessa di Cambridge, di cui è rimasta amica anche dopo il matrimonio con il principe William. Ma Emma non vuole fare la Pr tutta la vita: lei vuole contribuire alla liberazione sessuale delle donne. LA FOLGORAZIONE ARRIVA durante un party di scambisti a Ibiza: si inventa Killing Kittens, che possiamo tradurre come “Gattine assassine”, sex party company di alto livello. Organizza feste private per pochi selezionati, e soprattutto, questo il valore aggiunto, a comandare sono le donne. Nel 2014 lo Standard la chiama “Orgynizer”, organizzatrice di orge: lei si fa ritrarre trionfante in tubino giallo e maschera veneziana su divano di pelle nera, e dichiara: “Nulla riesce più a scioccarmi”. Lavora duro eh: una volta è un cliente che cerca una sosia di una famosa soubrette da cui farsi salvare dopo una finta rapina; un’altra il deputato laburista che arriva al festino in mutande e guinzaglio, con cui una signorina lo trascina per la sala. Ah, c’è l’au- Tutto sesso, siamo inglesi: orge di Stato per la Salva start-up stero giudice che vuole essere chiamato ‘ge ne ral e’ m ent re sculaccia le compagne di giochi. Emma conosce segreti e preferenze sessuali di chi conta, e non tradisce la fiducia dei clienti. I suoi eventi, esportati in diverse capitali, sono leggendari, ambitissimi ed esclusivi. Si espande ai social, apre account Instagram e Twitter, si butta nel trend dell’empowerment femminista. Lei un po’ gigioneggia: la homepage del sito KK si apre con una foto di gruppo di donne in lingerie – non modelle, ma un misto di bellezze imperfette – e il claim: “KK è il marchio che ha creato un movi- mento. Dai suoi notoriamente decadenti festini con le donne protagoniste, al suo social network inclusivo e sex-positive, Killing Kittens ha liberato sessualmente coppie e single fin dal 2005”. Fino al 2020 il core business Post-Covid Il governo ha aiutato l’azienda di incontri di lusso diventandone azionista Vale 18 milioni di dollari è nei suddetti festini. Poi arriva la pandemia, e la paura del Covid raffredda anche i bollori più eccentrici e gli appetiti più decadenti. Per un po’le orge diventano ZoomOrge, virtuali, ma si capisce, non c’è la stessa intensità. Il business ne risente. Urge sviluppare il canale digitale e le connesse opportunità di merchandising. E quindi l’intraprendente Emma si rivolge al Future Fund, un fondo da 1,1 miliardi di sterline lanciato trionfalmente dal ministro dell’Economia, Rishi Sunak, nel maggio 2020, per ‘sostenere start-up... che aprano nuovi orizzonti in tecnologia e innovazione” d urante la pandemia. Però ha una clausola inusuale: il prestito governativo si trasforma in quota societaria al secondo giro di investimenti. QUANDO VIENE FUORI che fra i beneficiari ci sono anche le gattine assassine, qualcuno si fa due domande: quella guastafeste della deputata laburista Sarah Champion chiede che Sunak interrompa le sovvenzioni pubbliche ai festini sessuali. La “Orgynizer”, scrive il Financial Times, replica dicendosi ‘sorpresa che questa critica arrivi da una politica che dice di difendere i diritti delle donne: la mia società si basa proprio sulla liberazione sessuale della donna, visto che solo alle donne è consentito il primo approccio durante le feste”. E poi gli affari sono affari: le gattine sono sopravvissute grazie ai soldi pubblici, ma poi hanno raccolto un altro milione e duecentomila dollari di capitale privato e la quotazione oggi è di 18 milioni di dollari, di cui il contribuente detiene l’1,5%. La sintesi di Emma è “Il governo ci ha già guadagnato”. Pare che la community, fra feste in presenza e app, abbia superato i 180 mila sottoscrittori. ITALIA l 17 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 I TRE INEDITI SUL FATTO Il suo occhio sulla storia Così adesso studieremo i temi di Gramsci, giovane ‘connesso’ » Maria Luisa Righi* LE TRACCE SU POTERE E “MAGAGNE” I TRE DOCUMENTI inediti pubblicati dal Fatto venerdì, sabato e domenica sono stati ritrovati tra le carte del capo partigiano e poi dirigente comunista milanese Francesco Scotti. Sono i temi che Gramsci – allora ventenne – scrisse mentre frequentava il liceo Dettori di Cagliari. Le tre tracce sono state svolte a partire da frasi di Della Casa, Leopardi e Ibsen. Gramsci ha sviluppato i temi dell’“Americanarsi” dell’Europa, delle “magagne” del potere e del “viscidume che avvolge ogni cosa” LELETTERE I temi scolastici ritrovati tra le carte di Francesco Scotti sono coevi ad altri quattro temi conservati nell’Archivio Antonio Gramsci e pubblicati nel 2019 nel volume Scritti 1910-1916 dell’Edizione nazionale degli scritti di Gramsci. Anche questi tre componimenti saranno accolti nell’Edizione nazionale ed editati secondo i criteri stabiliti per tutti i manoscritti, segnalando i ripensamenti, le cancellazioni, le aggiunte in interlinea, gli interventi del professore e, per quanto possibile, le fonti esplicite e implicite. Se la firma e il giudizio del professore, Vittorio Amedeo Arullani, consentono di collocarli con certezza all ’ultimo anno di liceo, nel 1910-1911; servirà uno studio attento delle carte per ipotizzare un ordine cronologico interno, ripartendo dall’unico testo datato 21 novembre 1910. La decisione degli eredi del dirigente comunista milanese, Francesco Scotti – il figlio Giuseppe e la nipote Alice Barrese – di affidare i temi a l l a Fo n d a z i o n e Gramsci, consentirà più agevolmente l’analisi e il raffronto. Il giusto rilievo dato all’inatteso ritrovamento e la lettura proposta da Gad Lerner, che ha sottolineato gli echi tra queste prove giovanili e i testi più maturi, potrà favorire una maggiore attenzione su tutti gli elaborati scolastici. Gramsci ha vent’anni quando frequenta l’ultimo anno di liceo. Nino (come lo chiamano a casa) ha iniziato tardi ad andare a scuola: per motivi di salute è stato iscritto alle scuole elementari a sette anni; nel giugno 1903, è costretto a in- terrompere gli studi e andare a lavorare. “Da bambino ero contro i ricchi perché non potevo andare a studiare, io che avevo preso 10 in tutte le materie nelle scuole elementari, mentre andavano il figlio del macellaio, del farmacista, del negoziante di tessuti” (lettera alla moglie Giulia del 6 marzo 1924). Lavora 10 ore al giorno “compresa la mattina della domenica e me la passavo a smuovere registri che pesavano più di me e molte A 20 anni Coglieva già i rapporti tra “generale” e fenomeni minori (le “orribili litografie” delle case popolari) legandoli in un’unica teoria notti piangevo di nascosto perché mi doleva tutto il corpo” (lettera alla cognata Tatiana del 3 ottobre 1932). Solo nell’ottobre 1905 può riprendere gli studi, in un “molto scalcinato” ginnasio a Santu Lussurgiu. Nell’ottobre 1908 si iscrive al Liceo Dettori di Cagliari. Vive in camere ammobiliate col fratello Gennaro, contabile in una fabbrica e cassiere della Camera del lavoro. Salta i pasti e va a scuola con abiti lisi di cui si vergogna, ma non rinuncia ad abbonarsi a varie riviste, tra cui Il Marzocco, La Voce, L’Unità di Gaetano Salvemini (molte sono state ritrovate dal nipote Luca Paulesu e sono state oggetto di diverse mostre); si appassiona al teatro. Come confesserà alla madre, era solo “apparentemente calmo e tranquillo”, in realtà era “intimamente appassionato e pieno di grandi aspirazioni; disinteressate del resto, perché non [è] mai stato a m bi z i o so ” (9 se ttembre 1929). In questi componimenti scolastici, come nel 1949 sottolineò Togliatti, che aveva potuto leggere i quattro che Tatiana aveva mandato alla sorella Giulia dopo la morte di Gramsci – si coglie “un singolare senso attuale della storia, una capacità non comune in un giovane di quella età di avvicinare fatti e uomini distanti nel tempo e nello spazio. Si sente che al giovane che scrive quelle pagine non sono ignoti i problemi più ardenti della cultura e di tutta la vita italiana di quel tempo. Si sente qua e là la mossa d’ali dell’aquila”. Anche il giovane socialista Angelo Tasca, quando iniziò a frequentare Gramsci all’università, riconobbe nel nuovo amico, “agilità spirituale, sodezza di logica, attitudine a cogliere nelle cose i rapporti col generale” (lettera di Tasca a Gramsci del settembre-ottobre 1913). L’ “attitudine” a cogliere i rapporti tra “generale” e fenomeni minori (come le “orribili litografie” che si trovano nelle case popolari, citate nel tema su Giovanni Della Casa, pubblicato il 24 giugno), la ricerca di un lessico proprio, la capacità di ricordare e citare alla lettera numerosi testi, sono caratteristiche che traspaiono già in questi scritti. Gramsci diverrà giornalista cinque anni dopo e i suoi articoli, per lo più non firmati, spiccheranno dalle pagine dell’Avanti! e del Grido del popolo, grazie al suo stile peculiare e a questo modo di stabilire nessi tra fatti apparentemente lontani. *Fondazione Gramsci “Grazie per averci fatto ritrovare il suo pensiero critico” Ecco alcune delle tante lettere arrivate al Fatto Quotidiano dopo la pubblicazione dei tre inediti scritti giovanili di Antonio Gramsci Ecco perché la borghesia, gli squadristi di Mussolini, i giudici fascisti di quel cervello avevano terribilmente paura. Precocemente lo fermarono. Ma Gramsci faceva paura anche a una parte del suo Partito comunista, senza una vera prospettiva rivoluzionaria in Italia. Secondo me, i grandi burocrati del Pci a cominciare da Togliatti, in combutta con Stalin, per salvare e proteggere Gramsci nulla fecero. Chissà se avesse vissuto altri vent’anni cosa ancora ci avrebbe regalato di cultura. Anche grazie a lui mi sento e sarò comunista senza cambio di casacca oggi così di moda. SISSINIO BITTI Caro Travaglio, il giovane Gramsci definiva “rammolliti ed imbecilli” coloro che si opponevano al rinnovamento. Ecco chissà se in queste lettere si riconoscono Letta il giovane e il suo “campo largo” progressista (sic!) e gli “pseudo comunisti”eredi del Pci, ho i miei dubbi mentre sono certo che ci si riconoscono perfettamente Di Maio e soci! RAFFAELE FABBROCINO C’è un’idea che ti persegue e da cui sei perseguitato tutta la vita. Per me è stato Pier Paolo Pasolini: un mistero. E conseguentemente Gramsci, ma solo dopo, solo dopo. E oggi, nello sgomento estatico ed estetico di poter leggere grazie al FQ il primo tema di Antonio, così pulito, così corretto per un ragazzo, così assoluto, così pregno del progetto di un uomo che avrebbe realizzato se stesso dopo. (...) Se penso alla sua giovane età, alla sua condizione di stenti, ma già così coriaceo, ma già così deciso a sapere, a conoscere. E poi mi sono immaginato gli occhi meravigliati, meravigliosi di PierPaolo, se oggi, vivente, grazie al FQ avesse letto ciò che abbiamo letto noi, grazie a voi. Sono commosso. DOMENICO MICHELE CIFÙ Non solo è bellissimo leggere la sua prosa chiara e densa di concetti (...) ma pensare che questi concetti fossero presenti nella sua testa di diciottenne fa venire i brividi per la sua genialità e il rammarico a pensare a cosa avrebbe potuto produrre quel cervello prodigioso se Mussolini e Togliatti non si fossero prodigati per fermarlo per sempre. Cosa avrebbe potuto donare Gramsci al mondo se non fosse stato imprigionato e/o se fosse uscito vivo dalla prigione fascista? Spero che questi bellissimi temi scolastici facciano venire voglia di conoscere meglio Gramsci a tante altre persone che magari non lo conoscono. Mi piacerebbe che questa opera divulgativa continui. Perché non scrivere un articolo in cui utilizziamo il metodo gramsciano per analizzare l’involuzione di Di Maio e di tutti i suoi accoliti? ALESSANDRO TIRI Un grazie a Gad Lerner per aver accompagnato la pubblicazione dei tre temi liceali di Antonio Gramsci. Accanto alla bellezza della scrittura e al contenuto dei testi risaltano senza dubbio i giudizi e i voti del professor Arullani che non vanno oltre un 8+! E il pensiero va alla qualità della scuola dei giorni nostri... CARLO GALLO 18 l SECONDO TEMPO IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 Paltrinieri, nuovo argento Glastonbury, Paul e Bruce Ancora una medaglia ai Mondiali di nuoto per Gregorio Paltrinieri, secondo nella 5 km di fondo. Vince il tedesco Wellbrock, quarto l’azzurro Acerenza Sorpresa al Festival rock di Glastonbury dove McCartney ha invitato sul palco, durante il suo live, Bruce Springsteen e il redivivo Dave Grohl dei Foo Fighters E » Antonello Caporale PREMI, ROMANZI E FILM NEL 1961 ha ottenuto lo Strega con il suo capolavoro “Ferito a morte”; nel 2001 ha ricevuto il Premio Campiello alla carriera e l’anno dopo il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2005 ha vinto il Premio Viareggio per la raccolta “L'estro quotidiano”. Oltre che scrittore, La Capria è stato anche sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali “Le mani sulla città” (1963) e “Uomini contro” (1970). È stato sposato con l'attrice Ilaria Occhini rano già sulla spider in vista di Positano. Al mattino erano stati a Fregene e a Ostia, poi erano partiti per la Costiera. Lui disse a lei: “Speriamo che gli dei non si accorgano della nostra felicità. Altrimenti ci puniranno”. Quando Raffaele La Capria incontrò Ilaria Occhini, musa, compagna e curatrice di vita, aveva appena vinto il premio Strega con Ferito a morte, il suo capolavoro. Incontrò gli occhi di questa attrice ventottenne, già famosa, di una bellezza austera e verticale: “Mi colpì la sua bellezza spirituale, il suo dono, il suo tatto, la figura e l’armonia dei suoi pensieri”. Raffaele, che gli amici chiamavano Dudù e anche noi lettori abbiamo imparato a conoscerlo col nomignolo, è riuscito a viverle lontano solo per tre anni. Tre anni fa, Ilaria chiuse la pratica con la vita e ora è toccato al suo Dudù farla finita. Se avesse aspettato un altro po’, giusto il 3 ottobre prossimo, avrebbe guadagnato le tre cifre del centenario. “Io sono come un frutto maturo. La mia esperienza di vita è completa, ho conosciuto tutte le età e quando verrà la morte ogni cosa si potrà dire completata. Sono maturo al punto giusto”. LA CAPRIA non aveva paura della morte, invece lo scoraggiava l’idea che ci potesse essere l’eternità: “Un mondo perpetuo e immutabile, un fermo immagine. No, preferisco il limite sacro alla vita, anche se la morte mi fa paura. Perché lo confesso, sono sempre sulla linea di confine della perplessità”. La Capria sta a Napoli più di ogni altro scrittore del Novecento, ma con la città, anzi con la napoletanità rinuncia a issare la bandiera, rifiuta ogni fanatismo partenopeo. “Il problema di Napoli è l’Italia”, disse una volta chiamando al sorriso per quel paradosso così lontano dal suo stile ricercato, minuzioso, dettagliato. “Ogni volta che mi riesce di comporre una frase mi sembra di aver fatto l’unità d’Italia”, spiegò per dire quanta cura e fatica lo scrittore dovesse mettere per emozionare, connettere, coinvolgere. Lo scrittore deve adottare lo stile dell’anatra, spiegò ancora. Sull’acqua l’anatra scorre via, e sembra una danza che la scuote, una mano invisibile che la muove. Invece il suo cammino lo deve a due zampette che sott’acqua faticano eccome. “Ecco, lo scrittore non deve mostrare la fatica che ha compiuto per aver trovato il modo di essere comprensibile a una moltitudine e di aver fatto emozionare. Questo è il nostro compito, questo è il mio compito”. La Capria ha usato le parole come un generale dispone le proprie armate sul terreno. Le sceglie, le seleziona, le unisce o le distanzia, ordi- 1922-2022 Addio a La Capria, anima di Napoli na di anticipare il tiro o attendere. Le parole sono state le pallottole di La Capria. Dudù, rivendicando questa sua dedizione assoluta e la venerazione per le ombre e Cantore le luci che ciascuna Raffaele parola rivela e poi La Capria muove nell ’a ni mo , amava dire: rievocava spesso quel “Il problema che gli accadde da radella mia gazzo nella villa coNapoli è l’Italia” m u n a l e d i Na p o l i : “D’un tratto un canarino si posò sulla mia spalla. Ne fui così sorpreso che il mio cuore battè forte. E il canarino, sentito il mio battito accelerato, volò via dallo spavento. Tornai a casa e subito dissi a mia madre: sai che un canarino si è poggiato sulla mia spalla? Ripensai a ciò che avevo detto. Quella frase mi sembrò vuota, smunta, senza personalità. Le parole che avevo usato non davano conto dell’emozione mia, della quantità di sensazioni che avevamo provato io e il canarino. Capii che esisteva la necessità di scrivere tanto di più, di usare le parole giuste per descrivere l’intensità di quell’incontro”. La Capria misurava dalla qualità delle parole che si usano la densità civile di una società, il livello culturale, anche l’ampiezza del degrado. Più degenera il linguaggio più la società si imbarbarisce, disse. BELLEZZA SVANITA ECCO PERCHÉ Dudù, dalla casa sui tetti di Roma che l’ha ospitato per più di quarant’anni ha sempre voluto la sua poltrona vicino ai grandi che l’hanno aiutato a crescere. Tolstoj, Cechov, Dostoevskij, Proust. Formidabili narratori e padri fondatori della propria arte. Un premio Strega, un Campiello alla carriera, ma anche un Leone d’oro per la sceneggiatura di Le mani sulla città di Francesco Rosi. “Sono un adolescente invecchiato”, un frutto “maturo”. Ha vissuto due volte. Prima delle guerra (“vedevo il cielo limpido, l’acqua trasparente, l’aria pulita”) e dopo la guerra, gli anni in cui le ombre fanno capolino e le gioie come i dolori costituiscono fogliame che danno ombre, a volte cupezza alla vita. Ma Dudù La Capria è stato lo scrittore della bellezza, “più facile scrivere del bello che del brutto”, il sensore del nostro flusso magnetico, il gestore del monologo interiore. “Il linguaggio dev’essere resistente. E lo scrittore, come insegna Tolstoj, dev’essere un fingitore”. Raccontare la gioia o il dolore, il bello e magari il brutto, solo dopo averle provate. Avere la mente fredda e lucida per realizzare il grande set della finzione che non è parente della bugia ma amica vera della verità della vita, della sua enorme, inarrivabile intrepida avventura. CON DUDÙ “Chi scrive è un fingitore” © RIPRODUZIONE RISERVATA SECONDO TEMPO l 19 IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 Elisa, crollo sul palco: 2 feriti LIBROINGOCCE La tettoia del palco in allestimento per il concerto odierno di Elisa a Bassano è crollata ferendo due tecnici non gravemente: show per ora annullato GIORGIO DELL’ARTI ANNIVERSARI Quarant’anni fa moriva il narratore amico di Pound e Gatto Un fasciocomunista controverso, autore di grandi inchieste contro la mafia La rospa doppia il rospo e lo gnu sfama un po’ tutti Chilanti, l’italiano scomodo A dimenticato dagli editori » Massimo Novelli mo a pubblicarlo fu Vanni quell’articolo razzista di ChiScheiwiller. Eppure di Chilan- lanti”, quando era ancora fati, proprio in questo quaran- scista, "pubblicato nel 1938, tennale della morte, si conti- già diffuso dal missino Nino nua a parlare. Intanto è uno Tripodi negli anni 60 e 70, e ridei protagonisti del romanzo preso da Mirella Serri in I reStoria aperta (Bompiani) di denti (2005). Credo sia un aDavide Orecchio, recente fi- spetto da non sottovalutare”. nalista al Premio Meno ricordato è Bergamo. Ed ancoche Chilanti, assiera è protagonista, me a Corrado Alvasebbene non col suo ro, se ne andò per vero nome, della fic- MACCHIA “incompatibilità ition su L’Ora di Cadeologica” dal CorA ostacolare nale 5. Ciò che manriere della Sera dopo la vittoria Dc nelca è la possibilità di il suo lavoro leggere o rileggere i fu un infelice le elezioni del ’48. Vanni Scheiwilsuoi libri. Dice Orecchio: “Io sono articolo ler scrisse che Chilanti “se paradisi eanni che rimetto in razzista circolazione i suoi sistono raggiunse il testi autobiografici, del 1938 nostro Pound, il nolegati soprattutto al stro Giacomo Nolungo viaggio tra faventa, il nostro Anscismo e comunitonio Delfini. Tre smo, quindi quelli raccolti in grandi scrittori, che ci hanno La paura entusiasmante. A unito per sempre, nel bene e Chilanti ho dedicato molte pa- nel male, in questa povera Itagine del mio ultimo romanzo, lia che lui poeta contadino del Storia aperta. Probabilmente Polesine ha saputo così bene quella generazione non inte- cantare”. Possibile che in queressa più a nessuno, ed è pas- sta sempre povera Italia non ci sato anche il tempo di rievo- sia un solo editore desideroso carla. E poi c’è il problema di di far riscoprire Chilanti? Q uarant’anni fa moriva Felice Chilanti (Ceneselli Alto Polesine, 1914-Roma, 1982), giornalista e narratore di indubbio valore. Fascista di sinistra in gioventù, quindi partigiano e comunista del gruppo trotzkista di Bandiera Rossa, poi nel Pci (ma assai critico verso il partito), era stato amico di Alfonso Gatto, di Vittorio Sereni e di Ezra Pound, che infatti lo rammenta nei Cantos. Fu autore di celeberrime inchieste sulla mafia per L’Ora di Palermo, e di opere di narrativa come Lettera a Pechino, Ricordi? In piazza a dare armi al popolo c’era solo Leo Longanesi; il suo La paura entusiasmante venne tradotto da Gallimard in Francia. Scrisse inoltre biografie e saggi su Giuseppe Di Vittorio, Gastone Sozzi, Ezra Pound, Trotzkij, e sul mafioso Nick Gentile, sul bandito Salvatore Giuliano. I suoi libri, però, sono scomparsi da tempo dai cataloghi delle case editrici, l’ulti- Copertine Alcuni dei libri di Felice Chilanti 3MASTERIZZATI3 L’esordio di Basteiro-Bertolí La grazia folk di Eva rivelata da Anderson, tra il mito Jethro Tull e gli incanti romani » Pasquale Rinaldis N on ha mai avuto fretta di rivelare la sua grazia al mondo, la spagnola Eva Basteiro-Bertolí, da sempre affascinata dalla musica folk e dalle ballate tradizionali, passione che emerge limpidamente nel suo bel disco d’esordio intitolato Boh. La sua voce baritonale, fatto piuttosto raro per una donna, è ciò che ha spinto uno come Ian Anderson, fondatore dei leggendari Jethro Tull, a incoraggiarla nel mondo della musica, “ma in verità, non c’è voluto molto per convincermi – confessa Eva –. Gli avevo inviato un paio di brani, quando iniziai a pensare alla musica come a qualcosa da pren- dere più seriamente. Lui mi telefonò, sorprendendomi, mi disse che aveva ascoltato le mie canzoni, che avevo talento, e in particolare lodò la mia voce, ‘così intensa e profonda’, infine mi incoraggiò a provarci seriamente, visto che ero un po’ titubante. Da quel momento tra noi si è instaurato un rapporto speciale di cui mi sento privilegiata. La prima volta che mi sono esibita davanti al grande pubblico – ricorda la cantautrice – è stata insieme con i Jethro Tull, ed essendo loro musicalmente dei mostri, mi sono sentita in una botte di ferro. In più suonavo nella mia Barcellona… Ian a quel punto è diventato il mio mentore, ed è così che è finito a collaborare al mio disco, in tre canzo- ni, (A) God’s Lover, Cofing e Jabberwocky (Midnight in Wonderland), che abbiamo scritto insieme”. Brani che lasciano intravvedere i germi di un talento – anche da chitarrista – non ancora del tutto espresso, ma a garantirle il marchio di qualità è uno come Ian Anderson, che “come tutti i grandi – racconta – è estremamente generoso e in sede di registrazione ha sempre lasciato a me l’ultima parola, anche sui suoi contributi. In un brano ho eliminato una sua parte col flauto per sostituirla con una celesta, che è la stessa usata dai Goblin in Profondo Rossodi Dario Argento”. Da qualche anno, Eva ha eletto l’Italia come sua seconda patria, ed è a Roma che ha scritto la gran parte del suo album d’esordio Boh – “una parola che vuol dire tanto e non vuol dire nulla, lascio decidere all’ascoltatore le implicazioni di quel boh” –. Otto brani che sono le tessere di un mosaico, che Eva porta alla luce come souvenir ritrovati frugando tra i frammenti della sua storia: inquadrature da un viaggio in Bolivia, o da un film a cui ha preso parte, o immagini di celebri dipinti, come la Dama con l’ermellino, cui si è ispirata per la copertina del disco, o romanzi come Il ritratto di Dorian Gray che ritroviamo nel brano, forse il più bello, Mirror. Ricerca dello spirito o espedienti d’artista, il risultato comunque non cambia. © RIPRODUZIONE RISERVATA bitanti. Abitanti dell’Isola di Natale in Australia. Esseri umani: 1.400. Granchi: 40 milioni. Aristotele. Aristotele, sparendo le rondini a fine estate, si persuase che si posassero sui canneti e si mutassero in rane, in primavera emergendo poi dall’acqua e tornando rondini. Rospi. La rospa, grande il doppio del rospo. Il rospo, al cospetto della rospa, un rospino. Il rospino ha però tre calli sulle dita e con quelli s’appiccica alla schiena della rospa, e in questo modo la monta. Ciò, già mentre migrano. E però gli altri rospini, attratti dalla medesima rospa, s’appiccicano pure loro alla schiena della poverina, e questa moltitudine è talmente intenta a fecondare da non accorgersi che la rospa, sopraffatta dal peso dei rospini, troppe volte annega. Perché. Gli animali che migrano migrano perché il posto dove c’è da mangiare non è il più adatto per riprodursi. Questi animali vogliono far l’amore e riprodursi là dove sono nati. Si tratta di ritrovare perciò, con la massima esattezza possibile, quei pochi metri di spiaggia o quella pozza d’acqua dove hanno visto la luce la prima volta. Migliaia e migliaia di chilometri, mesi e mesi di viaggio per ritrovare quella certa striscia di terra. Si orientano: col magnetismo terrestre, con l’olfatto, con le stelle, con i cosiddetti landmarks, cioè riconoscono il profilo di un monte o la linea di un fiume. Quelli che attraversano l’Italia si regolano pure con l’Autostrada del Sole. Sole. L’uccello che si orienta col sole sa anche l’ora, perché ogni ora il Sole si sposta all’apparenza di 15°. Spostamenti. La sterna artica si muove tra Polo Nord e Polo Sud, 80 mila chilometri. Campa trent’anni, quindi in tutto fa 2 milioni e mezzo di chilometri, tre andate e ritorno Terra-Luna. Autostrade. Le antilocapre e i cervi mulo attraversano la Highway 191, che collega da nord a sud gli Stati Uniti occidentali. Ottanta incidenti l’anno. Sulla Highway 191 passano 2.500 veicoli al giorno. Si costruirono allora sei sottopassaggi e due cavalcavia, e da quel momento la gran parte delle antilocapre passa per il cavalcavia e la gran parte dei cervi mulo preferisce i sottopassaggi. Massa. Gli animali migrano in massa perché in questo modo ciascun individuo ha minori probabilità di essere predato. Se migriamo in dieci, avrò una probabilità su 10 di essere mangiato, se in 1000, una su 1000, ecc. Gnu. All’inizio di luglio un milione e 600 mila gnu arrivano al fiume Mara. I coccodrilli, acquattati, li aspettano e se ne mangiano al massimo 6.200. Poca roba rispetto alla massa galoppante, ma molta per nutrire chi vive sul fiume. Si tratta infatti di 1.100 tonnellate di cibo ottimo, non solo per i coccodrili, ma anche per le iene maculate e striate, per gli sciacalli striati e per gli sciacalli dalla gualdrappa, per gli avvoltoi Rueppell e per gli avvoltoi orecchiuti, per i capovaccai pileati, per i grifoni dorsobianco, per i marabù. Le ossa, poiché si sfanno in sette anni, sono cibo per i pesci, e per i crostacei, e per gli insetti. Si alimenta anche il ciclo del fosforo e quello dell’azoto, ecc. Tartarughe. La carretta carretta scava una buca di mezzo metro e vi depone un centinaio di uova. Quelle che si trovano sopra ricevono più calore e generano delle femmine. Quelle che si trovano sotto, più fredde, fanno uscire dei maschi. Il riscaldamento globale adesso ha fatto sì che il 99,1% delle tartarughe nasca femmina. Cambi. Le tartarughe: carnivore per i primi 3 anni di vita, poi erbivore. I salmoni: blu quando stanno in mare, rossi quando risalgono i fiumi. Notizie tratte da: Francesca Buoninconti “Senza confini. Le straordinarie storie degli animali migratori” Codice, pagine 204, 18 e 20 l ULTIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 28 Giugno 2022 ANTIVIRUS È ANCORA TEMPO DI MASCHERINE , IN QUESTI GIORNI è stata pubblicata l’intervista fatta al commissario per la lotta al Covid di Palermo, Renato Costa. “Covid: a Palermo esplode il caso di positivi non denunciati”. “Il dato reale dei positivi potrebbe essere tre volte superiore a quello ufficiale, ancor più che a circolare sia la variante Omicron 5”. “Qualche brutto segnale ci viene dagli ospedali, dove cominciamo ad avere, non dico una sofferenza, nella maniera più assoluta, però una certa pressione sui reparti non intensivi. Si ha la sensazione che, complice la mancanza delle restrizioni, il virus abbia ripreso a circolare in un modo importante”. Il fenomeno ha diversi aspetti. Innanzitutto, la presenza del virus è molto diffusa. Ormai, tra positivi dichiarati e quelli sommersi si arriva a numeri molto alti. I veri ricoveri per Covid sono limitati. Frequentemente si trovano pazienti con altre patologie che, al controllo, risultano positivi. Il problema dei positivi non denunciati non credo debba destare preoccupazione, né è una sorpresa. Saranno sempre di più. Se il rischio, da infettati, è quello di avere uno o due giorni di mal di gola e in qualche caso, qualche linea di febbre, certamente non si ha voglia di restare isolati dieci giorni, rinunciando persino a una programmata vacanza. È comprensibile. Come lo è, comparando i positivi ufficiali tra i dipendenti e quelli tra i liberi professionisti. Questi ultimi sembrano risparmiati dal virus, ma in realtà è la loro voglia di non perdere giornate lavorative e relativi incassi. I dipendenti godono di periodi di malattia retribuita e certamente decidono diversamente. È tempo di cambiare. Più che sull’isolamento e sugli obblighi, oggi si dovrebbe puntare sulla consapevolezza. Se il timore è contagiare i fragili, come qualcuno ci ricorda, peraltro è ciò che accade anche durante il periodo influenzale, consigliamo di indossare la mascherina quando siamo loro vicini, quando siamo in locali affollati. Niente panico, né oppressioni. Oggi non c’è più motivo. Crediamo anche che, vista la stanchezza che accusiamo tutti, dopo più di due anni di restrizioni, non siamo più disponibili a continuare con rigide obbedienze. MARIA RITA GISMONDO direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano PROGRAMMITV 06:35 09:10 12:00 13:30 14:00 16:00 17:20 18:45 20:00 20:30 21:25 23:10 00:55 01:30 02:25 Rassegna stampa UnoMattina Estate Camper Tg1 Don Matteo Sei sorelle Estate in diretta Reazione a catena Tg1 Techetechetè C'era una volta... a Montecarlo Porta a Porta Rai News24 Italia: viaggio nella bellezza Rai News24 08:45 10:00 11:00 11:10 13:00 14:00 14:45 16:30 18:40 19:05 19:50 20:30 21:20 23:50 01:15 02:30 Radio2 Social Club Tg2 Italia Tg Sport Giorno La nave dei sogni Tg2 Giorno Italiani fantastici e dove... 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New York Studio Aperto Sport Mediaset I Simpson I Griffin Lethal Weapon Ncis: Los Angeles Studio Aperto Love MI Halloween I Griffin Studio Aperto - La Giornata 02:07 Sport Mediaset 07:00 07:30 07:55 09:40 11:00 13:30 14:15 17:00 18:15 20:00 20:35 21:15 01:00 01:10 01:50 03:45 Omnibus News Tg La7 Omnibus Coffee Break L'Aria Che Tira Estate Tg La7 Eden - pianeta da salvare The Royals revealed - I segreti della Corona Padre Brown Tg La7 Otto e Mezzo Atlantide Tg La7 Notte Otto e Mezzo (R) L'Aria che Tira Estate (r) Omnibus Dibattito (r) 18:25 Con chi viaggi 19:45 Tueurs - Al di sopra della legge 21:15 All My Life 22:50 Stai lontana da me 00:20 L'uomo nel buio - Man in the Dark 02:05 2 fantasmi di troppo 17:15 19:15 20:20 21:25 23:35 01:35 Crimini in diretta Cash or Trash - Chi offre di più? Deal With It Stai al gioco Presa mortale Milano Palermo - Il ritorno Dal pollaio alla pista