CHEMIOTERAPIA Prof. Bedini La chemioterapia è la branca della farmacologia che studia farmaci ad azione il più mirata e selettiva possibile nei confronti di “patogeni invasori” (agenti eziologici infestanti e che quindi invadono) → esistono quindi una Chemioterapia antimicrobica (batteri, miceti, protozoi, elminti e virus) e una Chemioterapia antitumorale (le neoplasie non sono di origine microbica ma la patologia è data da cellule che proliferano in modo incontrastato ed invadono l’organismo ospite e cioè l’uomo). ANTIBIOTICO = antimicrobico di origine naturale CHEMIOTERAPICO = antimicrobico di origine sintetica Soprattutto inizialmente farmaci attivi contro alcune infezioni microbiche hanno dimostrato anche una certa attività antitumorale e viceversa, perché magari colpivano cellule che fossero in grado di proliferare e replicare in maniera incontrollata ed invadere un organismo ospite. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stimato che, nel 2004, su 59 milioni di morti nel mondo 11 milioni sono state causate dalle cinque maggiori malattie infettive e 7,4 milioni da 4-5 neoplasie maligne. Quindi il trattamento di queste patologie è di una notevole rilevanza clinica e quindi ci sono diverse classi di farmaci a disposizione con profili di efficacia buona, ma migliorabile oppure con profili di efficacia scarsa ed elevata tossicità. Per questa è importante una continua attività di ricerca per arrivare a terapia sempre più efficaci e sicure. Ci sono anche strategie non direttamente farmacologiche per combattere patogeni infettivi e tumori → interventi di sanità pubblica, vaccinazioni (vaiolo), riduzione carcinogeni ambientali, modificazione stili di vita, screening precoce (mammografia, test citologico di Papanicolau, colonscopia). La terapia farmacologica resta lo strumento principale per combattere patologie infettive e tumori → sviluppo di resistenza ed importanza della ricerca; importanza della prescrizione appropriate. Meccanismi di tossicità selettiva La tossicità selettiva è lo scopo principale della chemioterapia antimicrobica e antitumorale è colpire selettivamente funzioni (effettori, proteine, vie metaboliche) cruciali per la sopravvivenza e la replicazione di patogeni o cellule tumorali, a concentrazioni tali da non alterare quelli dell’ospite = possibilità di un farmaco di 1 colpire una funzione che è propria del patogeno, essenziale per il patogeno, ma non così essenziale per l’ospite, in modo da colpire il patogeno e risparmiare l’ospite. Le differenze tra i bersagli farmacologici di ospite e patogeno possono andare da intere proteine a singoli amminoacidi. Questo si differenzia in relazione a tipologie diverse di bersaglio: UNICO: via metabolica, effettore, struttura che è presente solo nel patogeno (non nell’ospite). Un esempio classico è la parete batterica che presenta una struttura di peptidoglicano. Colpiranno molto bene il patogeno e non colpiranno l’ospite. Questo bersaglio ci dà il profilo di sicurezza e selettività migliore. SELETTIVO: COMUNE: colpiscono una funzione che è la enzima, effettore, via metabolica, struttura che è presente sia nel patogeno che nell’ospite, ma in isoforme sufficientemente diverse da essere distinguibili dai farmaci (es: RNApolimerasi nelle isoforme del patogeno). Meno sicuri. stessa nel patogeno e nell’ospite, per cui le cellule dell’ospite sono colpite al pari di quelle del patogeno. La differenza è che queste funzioni sono più importanti per il patogeno che per l’ospite (es: cellule tumorali). PROFILO DI SICUREZZA: unico > selettivo > comune INDICE TERAPEUTICO: dose tossica/dose terapeutica Da qui si riscontra l’importanza di conoscere sempre meglio la biologia di patogeni e cellule tumorali. BIOLOGIA della CELLULA BATTERICA e FARMACI ANTIBATTERICI I batteri sono cellule procarioti e presentano spesso bersagli unici di intervento farmacologico, ovvero strutture presenti unicamente nei batteri e non nelle cellule dell’ospite, così da permettere un intervento più efficace e più sicuro. Gli antibatterici attualmente disponibili colpiscono: sintesi della parete cellulare; trascrizione e traduzione; replicazione e riparo del DNA. Gli antibatterici possono avere effetto batteriostatico (= arresta la crescita e la proliferazione dei batteri, poi il sistema immunitario dell’ospite interviene all’eliminazione. Es: inibitori sintesi proteica ad eccezione degli aminoglicosidi) o battericida (= determina direttamente la morte del batterio. Es: penicilline e cefalosporine). La differenza è importante a seconda del paziente, un paziente con sistema immunitario compromesso non è in grado di intervenire dopo somministrazione di un farmaco con effetto batteriostatico. 2 L’effetto clinico dei farmaci batteriostatici richiede che il sistema immunitario dell’ospite sia competente. Effetto batteriostatico o battericida sono importanti nel caso di terapia combinata: l’associazione di un batteriostatico con un battericida può avere effetti di antagonismo (es. tetraciclina + penicillina) perché i farmaci battericidi per esplicare la propria azione di uccisione dei batteri funzionano quanto più i batteri sono in fase di proliferazione attiva, cosa che non si verifica in presenza di batteriostatici. Se si associano insieme due o più battericidi (es. penicillina + amminoglicoside) o due o più batteriostatici (es. inibitori DHFR + sulfonamidi) si ha un effetto additivo se non sinergico di questa associazione. Siti d’azione dei farmaci antibatterici Sintesi del peptidoglicano Trascrizione e traduzione Inibizione/alterazione di sintesi ed integrità del DNA APPROCCIO FARMACOLOGICO alla TERAPIA ANTIBATTERICA Trattamento antibiotico deve essere il più efficace possibile → importante la scelta della «molecola giusta» abbinata al corretto impiego. Scegliere non l’antibiotico più potente ma quello più adatto → in grado di raggiungere in modo ottimale sede di infezione a concentrazioni idonee. Nella scelta del farmaco è importante anche la localizzazione dell’infezione → colpire i microorganismi nella sede dove questi si sviluppano → importante la conoscenza di proprietà fisico-chimiche, farmacodinamiche e farmacocinetiche degli antibatterici. 3 Nei grafici sono rappresentati intervalli di dosaggio in ore e concentrazione dell’antibiotico a seguito della somministrazione. Bisogna considerare se l’attività battericida è: Tempo-dipendente = se il farmaco non permane per un tempo sufficiente nel sito di infezione il farmaco non sarà efficace. Ad esempio per i farmaci che devono essere assunti per 6-7 giorni (antibiotico = bisogna rispettare le tempistiche anche se si notano effetti prima del termine). Concentrazione-dipendente = il dosaggio sarà intervallato per garantire elevate concentrazioni di farmaco al bersaglio, senza la necessità di un tempo prolungato. RESISTENZA ai FARMACI ANTIMICROBICI Lo sviluppo di resistenza è il principale problema della terapia antimicrobica → la resistenza ai farmaci attualmente a disposizione sta emergendo rapidamente, il tasso di introduzione di nuovi farmaci è lento. La resistenza rende i farmaci meno attivi o non attivi del tutto, è un problema poiché si rischia di non poter curare patologie che fino a prima erano curabili. La resistenza compare più rapidamente dello sviluppo di un nuovo farmaco (può richiedere fino a 10-15 anni). Patologie in passato curabili (gonorrea, febbre tifoide) stanno diventando difficili da trattare, vecchi patogeni killer (tubercolosi, malaria) stanno diventando sempre più resistenti. Multi-Drug Resistance (MDR) (99% dei casi di gonorrea in Cina, 60% delle infezioni nosocomiali che si contraggono in ospedale da Gram+ negli USA, 5% dei casi di tubercolosi nel mondo, con picchi del 15-25% in alcune regioni dell’Asia) = resistenza a molti farmaci. Le cellule dei microorganismi patogeni tendono naturalmente ad evolvere in risposta a pressione selettiva → lo sviluppo di resistenza ai farmaci antimicrobici diventa alla fine una conseguenza inevitabile della terapia farmacologica di tali patogeni. Che cos’è l’antibiotico-resistenza? La capacità di un batterio di non risentire dell’azione di un antibiotico che, in condizioni normali e allo stesso dosaggio, era stato efficace contro di esso. La resistenza agli antibiotici, o antibiotico-resistenza, è un fenomeno attraverso il quale un batterio risulta essere resistente a uno o più farmaci antimicrobici. Le cause: Eccessivo impiego di antibiotici nell’assistenza sanitaria Eccesso di prescrizione da parte dei medici e fenomeno del “left-over” (rimanenza di un antibiotico utilizzato in passato per patologie che non sono di origine batterica) Impiego massiccio di antibiotici negli allevamenti di animali destinati all’alimentazione umana Utilizzo di concimi organici provenienti dai suddetti allevamenti Acque reflue di aziende farmaceutiche e scarichi cittadini e ospedalieri La resistenza si suddivide in: INNATA: insensibilità costituzionale del batterio stesso nei confronti dell'antibiotico 4 ACQUISITA: batterio diventa resistente in seguito all’acquisizione di modificazioni genetiche Oggi la resistenza agli antibiotici rappresenta una grande sfida globale per la sanità pubblica Resistenza multifarmaco dei patogeni ESKAPE, acronimo che racchiude Enterococcus spp., Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumanii, Pseudomonas aeruginosa ed Enterobacteriaceae resistenti a cefalosporine, chinoloni e carbapenemi. - - - aumento delle percentuali di resistenza di Klebsiella pneumoniae ai fluorochinoloni, alle cefalosporine di terza generazione e agli aminoglicosidi. resistenza di Escherichia coli alle cefalosporine di terza generazione è aumentata in modo significativo, dal 9,6 % al 12,0 %, tra il 2011 e il 2014. per specie Acinetobacter sono state riportate percentuali >50 % di isolati con resistenza combinata per fluorochinoloni, aminoglicosidi e carbapenemi = quindi anche i farmaci più recenti resistenza di Staphylococcus aureus alla meticillina (MRSA) è diminuita tra il 2011 e il 2014, ma questa diminuzione è meno pronunciata rispetto al precedente periodo di 4 anni. aumento della prevalenza di Enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemi (CRE) Qual è la differenza tra resistenza agli antibiotici e antimicrobici? La resistenza agli antibiotici si riferisce specificamente alla resistenza agli antibiotici che si verifica nei batteri comuni che causano infezioni. La resistenza agli antimicrobici è un termine più ampio, che comprende la resistenza ai farmaci per il trattamento di infezioni causate anche da altri microbi, come parassiti (ad esempio malaria), virus (ad esempio HIV) e funghi (ad esempio Candida). Perché la resistenza antimicrobica è una preoccupazione globale? Nuovi meccanismi di resistenza emergono e si diffondono a livello globale minacciando la nostra capacità di trattare malattie infettive comuni, con conseguente morte e disabilità di individui che fino a poco tempo fa potevano continuare un normale corso della vita. Senza un efficace trattamento anti-infettivo, molti trattamenti medici standard falliranno o si trasformeranno in procedure a rischio molto elevato. Uccisioni di resistenza agli antimicrobici Le infezioni causate da microrganismi resistenti spesso non rispondono al trattamento standard, con conseguente malattia prolungata, maggiori spese sanitarie e un maggiore rischio di morte. Ad esempio, si stima che le persone affettano da MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, un'altra fonte comune di infezioni gravi nella comunità e negli ospedali) abbiano il 64% di probabilità in più di morire rispetto alle persone con una forma non resistente all'infezione. La resistenza agli antimicrobici ostacola il controllo delle malattie infettive La resistenza agli antimicrobici riduce l'efficacia del trattamento, così i pazienti rimangono infettivi per un tempo più lungo, aumentando il rischio di diffusione di microrganismi resistenti ad altri. La resistenza agli antimicrobici aumenta i costi dell'assistenza sanitaria Quando le infezioni diventano resistenti ai farmaci di prima linea, devono essere utilizzate terapie più costose. Una maggiore durata delle malattie e delle cure, spesso negli ospedali, aumenta i costi sanitari e l'onere economico per le famiglie e le società. Situazione attuale - Il rapporto dell'OMS del 2014 sulla sorveglianza globale della resistenza antimicrobica ha rivelato che la resistenza agli antibiotici non è più una previsione per il futuro; sta accadendo in questo momento, in tutto il mondo, e sta mettendo a rischio la capacità di trattare infezioni comuni nella comunità e negli 5 ospedali. Senza un'azione urgente e coordinata, il mondo si sta dirigendo verso un'era post-antibiotica, in cui infezioni comuni e lesioni minori, che sono state curabili per decenni, possono ancora una volta uccidere. Il fallimento del trattamento al farmaco di ultima istanza per la gonorrea – cefalosporine di terza generazione – è stato confermato in diversi paesi. Infezioni gonococciche non trattabili si traducono in un aumento dei tassi di malattia e complicazioni, come infertilità, esiti di gravidanza avversi e cecità neonatali, e ha il potenziale per invertire i guadagni fatti nel controllo di questo trasmesso sessualmente Infezione. La resistenza a uno dei farmaci antibatterici più utilizzati per il trattamento orale delle infezioni delle vie urinarie causate da E. coli – fluoroquinolones – è molto diffusa. Anche la resistenza ai farmaci di prima linea per il trattamento delle infezioni causate dallo Staphlylococcus aureus – una causa comune di infezioni gravi acquisite sia nelle strutture sanitarie che nella comunità – è anch'esso diffusa. La resistenza al trattamento di ultima istanza per le infezioni potenzialmente letali causate da batteri intestinali comuni – antibiotici carbapenem – si è diffusa in tutte le regioni del mondo. Gli strumenti chiave per affrontare la resistenza agli antibiotici – come i sistemi di base per monitorare e monitorare il problema – rivelano notevoli lacune. In molti paesi, non sembrano nemmeno esistere. Le prospettive di impiego clinico si stanno muovendo per fronteggiare la resistenza. Classificazione della combinazione sinergica di antibiotici: • CONGRUENTE: due farmaci diretti contro due bersagli essenziali • SINCRETICA: un farmaco diretto contro un bersaglio essenziale ed uno diretto contro un bersaglio non essenziale o effettore di resistenza • COALIZZATA: due farmaci diretti entrambi contro due bersagli non essenziali, ma il cui blocco contemporaneo non è sopportabile dalla cellula (letalità sintetica), dandoli da soli non determina nessun effetto 6 In Italia la sorveglianza viene effettuata dal sistema AR-ISS coordinato dall’ISS. Nel nostro Paese il livello di antibiotico-resistenza per tutti i patogeni sotto sorveglianza si mantiene al di sopra della media europea. E. coli: il 66,5% degli isolati si è mostrato resistente ad AMPICILLINA (uno dei farmaci più utilizzati). K. pneumoniae: il 99,8% degli isolati è risultato resistente ad AMPICILLINA. Inoltre, aumenta la resistenza verso i CARBAPENEMI (farmaci di più recente sviluppo). Impatto sulla popolazione I batteri antibiotico-resistenti hanno (ed in stime future avranno) un impatto sulla popolazione pari all’impatto sommato delle complicanze conseguenti di influenza, HIV e tubercolosi. Soprattutto la problematica dei batteri multiresistenti impatta come la somma di patologie di una certa rilevanza clinica (e impatterà in futuro in questa misura, se non di più). Conseguenze: 7 MECCANISMI GENETICI di RESISTENZA I meccanismi genetici di resistenza ai farmaci antimicrobici derivano dall’acquisizione di mutazioni cromosomiche o dallo scambio di materiale genetico. Le mutazioni cromosomiche avvengono tipicamente a carico dei geni che codificano per la proteina bersaglio del farmaco o per proteine coinvolte nel suo trasporto e/o metabolismo. Le mutazioni possono essere trasferite per: trasmissione verticale: trasmette alle cellule figlie l’informazione genetica (di padri in figli) trasmissione orizzontale: i batteri possono trasmettersi informazioni genetiche mediante: coniugazione, trasduzione (virus dei batteri infettando diverse cellule batteriche trasducono il DNA da una cellula all’altra), trasformazione. La resistenza nei batteri si sviluppa in larga parte per via del trasferimento di plasmidi da una cellula batterica ad un’altra => il trasferimento di DNA plasmidico avviene ad un tasso elevato, sia intra- sia inter-specie batteriche e riguarda anche il trasferimento della multi-resistenza. 8 Riduzione della concentrazione intracellulare di farmaco: - Il batterio acquisisce l’espressione di enzimi che inattivano il farmaco (βlattamasi) - Il farmaco non riesce a penetrare nel batterio perché magari sfrutta un trasportatore che è mutato per certe caratteristiche (es: prevenzione dell’ingresso degli amminoglicosidi) = rendono il batterio impermeabile all’ingresso del farmaco - Acquisisce l’espressione di pompe di efflusso che eliminano il farmaco dalla cellula = il farmaco non è presente in maniere sufficiente perché è subito pompato fuori Alterazioni qualitative o quantitative del bersaglio: - Mutazione del sito di riconoscimento per il farmaco (alterazione qualitativa) - Il batterio sovra esprime (alterazione quantitativa) il bersaglio del farmaco (ad es RNApolimerasi) con conseguente presenza di molti più siti bersaglio da colpire e la sua azione risulta alterata - Vie metaboliche alternative da parte del batterio ALTRI FATTORI e PRATICHE CHE PROMUOVONO RESISTENZA – NON GENETICI: prescrizione eccessiva di antibiotici (non solo nell’uomo ma anche in veterinaria), scarsa aderenza del paziente alla terapia, limitata disponibilità dei giusti farmaci nelle zone in via di sviluppo, viaggi internazionali, aumento della popolazione suscettibile ad infezioni. METODI di TRATTAMENTO TERAPIA COMBINATA = rispetto al trattamento con un singolo farmaco, una terapia combinata può abbassare significativamente la probabilità di sviluppare resistenza alla terapia. 9 Diverse le ragioni a favore della terapia combinata: - l’impiego di più farmaci con meccanismi d’azione differenti consente di massimizzare l’effetto terapeutico più difficile sviluppare resistenza a farmaci multipli combinare farmaci ad azione sinergica consente di ridurne le dosi e limitarne gli effetti avversi PROFILASSI CHEMIOTERAPICA = prevenzione tramite somministrazione di farmaci antibatterici o antimicrobici che in quel momento non hanno l’infezione, ma devono spostarsi in luoghi dove potrebbero contrarre l’infezione. I potenziali benefici delle chemioprofilassi devono essere sempre considerati in relazione al rischio di generare patogeni resistenti. Chemioprofilassi antimicrobica è impiegata per prevenire infezioni in soggetti a rischio elevato: - chemioprofilassi antimalarica in viaggiatori diretti in zone in cui il patogeno è endemico chemioprofilassi in procedure chirurgiche (resezione colon) che possono determinare rilascio di batteri in ferite chemioprofilassi in procedure dentarie su soggetti ad elevato rischio di endocardite chemioprofilassi in soggetti immunocompromessi per prevenire infezioni opportunistiche chemioprofilassi dopo esposizione certa o sospetta a possibile contagio (gonorrea, sifilide, meningite batterica, HIV) La chemioprofilassi va fatta sempre valutando i rapporti rischi-benefici. 10 ANTIBATTERICI INIBITORI del METABOLISMO dei FOLATI È un gruppo di farmaci paradigmatico poiché si trovano applicati tutta una serie di aspetti generali. L’acido folico è una vitamina che partecipa come cofattore a numerose reazioni biochimiche che coinvolgono il trasferimento di un atomo di carbonio quali biosintesi precursori RNA e DNA; biosintesi Gly, Met, Glu; biosintesi tRNA iniziatore (formil-metionina). Quindi l’inibizione della biosintesi folati/interferenza con il metabolismo dei folati è un meccanismo utile nei farmaci antibatterici, antiparassitari e antitumorali. A differenza dell’uomo, che non è in grado di sintetizzarsi da solo l’acido folico poiché lo assume con la dieta; i batteri sono in grado di biosintetizzare l’acido folico. In particolare, la diidropteroato sintasi è l’enzima batterico che consente di legare insieme il PABA e la pteridina, formando l’acido diidropteroico al quale si aggiunge il glutammato per formare il diidrofolato. Per il blocco di questo enzima ci sono i SULFONI e SULFONAMIDI. Poi si ha la conversione del diidrofolato a tetraidrofolato. A noi interessano gli inibitori della diidrofolato reduttasi batterica = TRIMETOPRIM. La PIRIMETAMINA è utilizzata come la malaria poiché riconosce l’isoforma del plasmodio; mentre il METOTREXATO non determina selettività tra le isoforme. Questi farmaci inibitori del metabolismo dei folati appartengono al gruppo degli Antimetaboliti (di cui fanno parte anche gli inibitori del metabolismo delle purine, gli inibitori della ribonucleotide reduttasi, analoghi nucleotidici che vengono incorporati nel DNA). Rappresentano un ottimo esempio di tossicità selettiva: Sulfonamidi e Sulfoni → inibiscono la diidropteroato sintasi batterica = bersaglio UNICO e quindi sono farmaci sicuri Trimetoprim e Pirimetamina → bersaglio SELETTIVO, cioè l’enzima è presente sia nel patogeno che nell’ospite ma in isoforme diverse Metotrexato → bersaglio COMUNE poiché non ha selettività per le diverse isoforme Per ciascun farmaco si vede la IC 50. Il trimetroprim inibisce il 50% dell’isoforma batterica con valori nanomolari molto bassi. Il metrotrexato inibisce tutte e tre le diverse isoforme. 11 SULFONAMIDI e SULFONI Inibitori altamente selettivi dell’enzima batterico diidropteroato sintasi. Sono farmaci batteriostatici. Non interferiscono col metabolismo dei folati delle cellule dei mammiferi → pochissimi effetti avversi. Lo sviluppo di resistenza ne ha ridotto l’impiego → raramente somministrati come singolo agente antibatterico. La resistenza si sviluppa a causa di iperproduzione di PABA, mutazione del sito di legame del PABA sulla diidropteroato sintasi, riduzione della permeabilità della membrana batterica al farmaco. Sono impiegati in associazione con trimetoprim o pirimetamina → si ottiene un effetto sinergico perché si bloccano due step consequenziali in una stessa via metabolica. Le sulfonamidi competono con i siti di legame della bilirubina all’albumina serica → kerniceto del neonato (elevate concentrazioni ematiche di bilirubina non coniugata e conseguente danno cerebrale severo) = effetto avverso tipico delle sulfonamidi + anemia aplastica, sindrome di Steven Johnson, insufficienza epatica (disturbi GI e rash). Per quanto riguarda i sulfoni si ha un farmaco = DAPSONE → metaemoglobinemia nel 5% dei pazienti + anemia emolitica, neuropatia periferica (dolore addominale). TRIMETOPRIM Analogo del folato che inibisce selettivamente la DHFR batterica. È batteriostatico. Viene escreto immodificato nelle urine → impiegato come singolo agente nel trattamento delle infezioni lievi non complicate del tratto urinario. Utilizzato in associazione con sulfametossazolo nella maggior parte dei casi. Gli effetti collaterali sono: sindrome megaloblastica (rash e prurito). di Steven-Johnson, leucopenia, anemia Razionale dell’associazione di trimetoprim e sulfonamidi Inibizione di processi sequenziali nella reazione biosintetica che porta alla produzione di tetraidrofolato (Blocco SEQUENZIALE) → EFFETTO SINERGICO (sulfonamidi 12 riducono i livelli di diidrofolato, con conseguente aumento di efficacia dell’inibitore di DHFR). L’associazione di Trimetoprim e sulfonamidi è efficace nel trattamento di infezioni da patogeni resistenti alla monoterapia con inibitore DHFR. La resistenza alla monoterapia con inibitore DHFR o sulfonamidi si sviluppa rapidamente, la resistenza alla terapia associata si sviluppa molto più lentamente. 13 ANTIBATTERICI INIBITORI della SINTESI della PARETE BATTERICA Sono tra i primi antibatterici impiegati e sono molto utilizzati poiché la parete batterica è una struttura propria del batterio ed è essenziale per il patogeno. Quindi rappresenta un ottimo bersaglio farmacologico per poter sfruttare un bersaglio di tipo unico. Quindi, in generale, sono farmaci abbastanza sicuri. Il peptidoglicano (detto anche mureina) costituisce un intreccio di polimeri glicoproteici che circondano la cellula batterica esternamente alla membrana citoplasmatica (membrana cellulare interna dei batteri). Quasi tutti i batteri di rilevanza clinica producono peptidoglicano (ad eccezione di Mycoplasma pneumoniae e della forma intracellulare di Chlamydia trachomatis). Il peptidoglicano è una componente essenziale per la sopravvivenza dei batteri. La biosintesi del peptidoglicano è un processo diffuso in un ampio spettro di batteri ed è presente unicamente nei batteri. PARETE BATTERICA: Gram-positivi vs Gram-negativi La diversa struttura della parete cellulare di batteri Gram-positivi e Gram-negativi influenza l’accesso degli antibatterici inibitori della sintesi della parete al proprio bersaglio. I gram-positivi sono provvisti all’esterno della membrana, di uno spesso strato di mureina. Nei gram-negativi, invece, la struttura è più complessa: strato molto più sottile di mureina tra due membrane (spazio periplasmico) in quanto è presente una seconda membrana esterna costituita da polipeptidi e lipopolisaccaridi. Questa membrana esterna è attraversata da porine di membrana che permette il passaggio selettivo in ingresso e in uscita dalla cellula batterica. Nella membrana cellulare di entrambe sono presenti diverse protein tra cui le TRANSPEPTIDASI (protein leganti la penicillina poiché sono state scoperte con la penicillina). La struttura diversa di questa tipologia di batteri influenza la loro permeabilità a sostanze (farmaci). 14 Il peptidoglicano presenta una successione ripetuta di N-acetilglucosamina ed acido muramico legati tra loro mediante legame β,1-6. Al gruppo carbossilico dell’acido muramico è legato un tetrapeptide: L-alanina, D-glucosamina, L-lisina (Gram-positivi) o acido meso-diaminopimelico (Gram-negativi), D-alanina. Acido muramico di un’unità strutturale è legato a N-acetilglucosamina di unità successiva mediante legami β,1-4 → polimerizzazione lineare (tanti monomeri vengono legati uno accanto all’altro). I diversi polimeri sono collegati tra loro a livello delle catene aminoacidiche laterali, sia direttamente sia mediante ponti pentaglicinici (Gram-positivi) → cross-linking (legame crociato che permette una polimerizzazione tridimensionale). Biosintesi della parete cellulare batterica La biosintesi del peptidoglicano avviene in 3 fasi principali: - Sintesi nucleotide di Park (intracellulare nel citoplasma): quindi il farmaco che agisce sul gram-positivo deve superare lo spesso strato di peptidoglicano e la membrana, mentre per i gram-negativi deve superare tutte le barriere - Completamento sintesi monomeri di mureina (lato interno della membrana citoplasmatica che riveste il citoplasma) - Polimerizzazione e cross-linking (lato esterno della membrana citoplasmatica) I farmaci che agiscono su queste ultime due fasi devono superare, per i gram-positivi, lo spesso strato ti peptidoglicano; mentre per i gram-negativi, la membrana esterna. In linea di principio ogni passaggio della biosintesi della parete può essere un bersaglio farmacologico. In pratica, gli inibitori della sintesi della parete batterica di utilità clinica colpiscono solo alcuni dei passaggi della biosintesi della parete batterica. 15 Siamo nella fase di biosintesi che avviene nel citoplasma delle cellule batteriche e che porta alla formazione di UDP-NAM partendo da UDP-NAG ad opera di MurA (enolpiruvato transferasi che utilizza il PEP per la conversione) e MurB. Ci sono due farmaci: FOSFOMICINA e FOSMIDOMICINA (analoghi del PEP agendo da falso substrato) che inibiscono l’enzima MurA. Se questo enzima è inibito, tutti i successivi passaggi saranno conseguentemente inibiti. UDP-NAM è addizionato di una serie di amminoacidi da parte di una serie di enzimi: MurC, MurD e MurE (non sono presenti farmaci che agiscono su questi enzimi). A questo punto MurF, in maniera ATP-dipendente, completa con l’aggiunta di un dimero D-Ala-D-Ala (che è generato partendo dalla L-Ala per formare la D-ala grazie alla alanina racemasi. Poi si ha la D-Ala-D-Ala ligasi B (DdLB) che monta insieme due monomeri di D-Ala per formare la D-Ala-D-Ala) = formazione del NUCLEOTIDE DI PARK. C’è un farmaco che previene la sintesi del dimero inibendo sia l’alanina racemasi, sia la D-Ala-D-ala ligasi B; quindi impedisce il completamento della biosintesi del peptidoglicano bloccando anche gli step a valle = CICLOSERINA. Il nucleotide di Park viene trasportato nella membrana interna citoplasmatica e si aggancia alla faccia interna tramite il bactoprenilfosfato che ha funzione di carrier o trasportatore. Il legame del nucleotide di Park al bactoprenilfosfato avviene grazie all’enzima MraY. Non esistono, però, farmaci che inibiscono questo step. MurG prende il nucleotide di Park e l’UDP-NAG generando il lipide II. A questo punto una serie di enzimi attaccano 5 residui di L-glicine al residuo di L-lisina = formazione del MONOMERO DI MUREINA. Il monomero di mureina, una volta completata la sua sintesi, è trasportato all’esterno della membrana plasmatica grazie agli enzimi flippasi, sempre agganciato al bactoprenilfosfato. A questo punto si ha la polimerizzazione lineare dei diversi monomeri di mureina che avviene grazie all’enzima PGT (peptidoglicano-glicosil-transferasi). Questo enzima riconosce il nucleotide di Park attraverso il dimero D-Ala-D-Ala e quindi è essenziale all’enzima per poi posizionarsi su esso. Ci sono dei farmaci che inibiscono l’enzima PGT e, quindi la cellula batterica può ancora sintetizzare i monomeri ma non li può unire e quindi la sintesi del peptidoglicano è inibita = VANCOMICINA e TEICOPLANINA. Questi farmaci riconoscono il dimero D-Ala-D-Ala e lo mascherano all’enzima, inibendo l’attività di polimerizzazione lineare poiché l’enzima è inibito dato che non riconosce il proprio substrato. L’enzima TP (trans-peptidasi) prende diversi polimeri lineari di mureina e li unisce tramite i legami crociati, completando la costruzione del reticolo tridimensionale di polimeri lineari. Questo enzima è bersaglio di numerose classi di farmaci: β- 16 LATTAMICI che comprendono PENICILLINE, CEFALOSPORINE, MONOBATTAMI e CARBAPENEMI. Il residuo del carrier (prodotto di reazione che resta dopo la polimerizzazione lineare = bactoprenil-difosfato) viene flippato all’interno della cellula batterica dove è presente l’enzima defosforilasi che converte il bactoprenil-difosfato in bactoprenil-fosfato, quindi rigenera il carrier. La BACITRACINA, legando il bactoprenil-difosfato, impedisce alla defosforilasi di riformare il carrier. Parallelamente alla biosintesi ci sono degli enzimi, le AUTOLISINE, che degradano il peptidoglicano, in questo modo il batterio può risponde in maniera rapida ed efficiente alle variazioni. Quindi l’omeostasi del peptidoglicano è una realtà molto dinamica in equilibrio tra biosintesi e degradazione. I farmaci inibitori del peptidoglicano sono battericidi in quanto se si blocca la biosintesi, in questa dinamicità, la degradazione continua ad andare avanti e quindi la parete batterica muore. Transpeptidazione che forma i legami crociati Step di attivazione = l’idrossile reattivo del residuo di serina dell’enzima transpeptidasi attacca il dimero di D-Ala-D-Ala e si lega covalentemente spiazzando la DAla. L’enzima è covalentemente legato al polimero lineare e la D-Ala è separata. A questo punto uno dei residui di glicina (gruppo amminico NH 2 presente in un altro polimero lineare) attacca il legame tra enzima e primo polimero lineare che era legata dall’enzima = step di accoppiamento. A seguito di questo step ci sono i due polimeri lineari legati insieme tramite legame crociato e l’enzima è libero nella conformazione attiva e può partire da capo il processo (avviene ciclicamente su tanti polimeri). Tutti i β-lattamici agiscono in questo modo: l’idrossile dell’enzima trans-peptidasi attacca l’anello lattamico e quindi si lega covalentemente, e non è più possibile per altri monomeri di mureina romper questo legame. Quindi il farmaco funge da substrato suicida inibendo l’enzima in maniera irreversibile = complesso a binario morto. 17 Questi farmaci β-lattamici sono analoghi del dimero D-Ala-D-Ala. INIBITORI della SINTESI di MONOMERI di MUREINA FOSFOMICINA e FOSMIDOMICINA Inibiscono la sintesi di UDP-NAM a partire da UDP-NAG in quanto inibiscono MurA. Fosfomicina è un analogo del fosfoenolpiruvato (PEP) che inibisce l’enzima enolpiruvato transferasi (MurA) mediante modificazione covalente del sito attivo. Fosfomicina è relativamente priva di tossicità (nessun effetto rilevante su enolasi, piruvato chinasi o carbossichinasi umane) e mostra effetto antibatterico ( in vitro) sinergico con b-lattamici, aminoglicosidi, fluorochinoloni. Fosfomicina penetra la cellula batterica attraverso i trasportatori specifici per il glicerofosfato o per il glucosio-6-fosfato, quindi se determinati ceppi batterici sono privi di questi trasportatori, la fosfomicina non è in grado di penetrare e non avrà 18 effetto. Di norma è meno efficace nel trattamento di infezioni da batteri Gram-positivi, che non presentano in genere trasportatori selettivi per glicerofosfato o G-6-P Fosfomicina è particolarmente efficace contro infezioni del tratto urinario da batteri Gram-negativi (E. Coli, Klebsiella, Serratia) in quanto secreta immodificata nelle urine. La resistenza a fosfomicina si sviluppa principalmente a seguito di mutazioni da parte dei batteri a carico dei trasportatori per glicerofosfato o G-6-P. Rari gli effetti avversi (cefalea, diarrea, nausea nell’1-10% dei pazienti), scarse le interazioni con altri farmaci (fosfomicina può precipitare se co-ingerita con antiacidi o sali di calcio, assorbimento ridotto se co-somministrata con procinetici). Fosmidomicina è un altro analogo del fosfoenolpiruvato. Meccanismo d’azione e di sviluppo di resistenza simili a quelli di fosfomicina. CICLOSERINA Analogo strutturale di D-Ala, agente di seconda linea per il trattamento delle infezioni da M. tuberculosis resistenti a più farmaci. Inibitore irreversibile degli enzimi D-Ala racemasi e D-Ala-D-Ala ligasi B. La resistenza si sviluppa per meccanismi in parte sconosciuti, in parte per mutazioni a livello di D-Ala racemasi o del sistema di uptake di Ala. Escreta prevalentemente nelle urine; effetti avversi includono convulsioni, sindromi neurologiche (compreso neuropatia periferica, che può essere mitigata da piridossina), psicosi → da non somministrare a soggetti affetti da disturbi neuropsichiatrici, alcolismo, malattia cronica renale (perché escreta prevalentemente con le urine). Tossicità potenziata da alcol, isoniazide, etionamide; inibisce il metabolismo epatico della fenitoina. BACITRACINA Antibiotico peptidico identificato in una specie di Bacillus, interferisce con la defosforilazione del bactoprenil difosfato → il trasportatore lipidico bactoprenolo non può più partecipare a successivi cicli di sintesi ed esportazione di monomeri di mureina. Bersaglio lipidico e non proteico (a differenza della maggior parte degli altri inibitori della sintesi della parete batterica). Inibisce la defosforilazione del bactoprenil difosfato formando un complesso che coinvolge i propri anelli imidazolico e tiazolico (sono necessari Zn 2+ e Mg2+ → chelanti 19 dei metalli interferiscono con azione bacitracina) = legando il bactoprenil-difosfato impedisce alla defosforilasi di riformare il carrier. Elevata tossicità renale, neurologica e midollare (non somministrata per via sistemica) + . Da non associare ad altri farmaci nefrotossici (poiché è nefrotossico) o a bloccanti neuromuscolari (blocco sinergico). Uso topico nel trattamento di infezioni cutanee superficiali o oftalmiche. Non assorbita per via orale, rimane immodificata nel lume intestinale → talvolta somministrata nel trattamento di colite da C. difficile o per eradicare enterococci vancomicina-resistenti. INIBITORI della POLIMERIZZAZIONE di MUREINA VANCOMICINA, TEICOPLANINA, TELAVANCINA Vancomicina e teicoplanina sono glicopeptidi con attività battericida nei confronti di cocci e bastoncelli Gram-positivi; Telavancina è un lipoglicopeptide correlato alla vancomicina ed avente un simile spettro d’azione. Bastoncelli Gram-negativi sono resistenti all’azione di tali farmaci. Si legano saldamente all’estremo D-Ala-D-Ala del monomero di mureina inibendo la polimerizzazione del peptidoglicano (bloccano l’aggiunta di unità di mureina alla catena nascente). Vancomicina i.v. è comunemente impiegata nel trattamento di sepsi o endocardite (da cuore destro) da Staphylococcus aureus meticillina-resistente (MRSA) = farmaci o in seconda, o in terza, o addirittura in quarta linea (normalmente non si usano per gli elevate effetti collaterali). Di norma, a causa della propria tossicità elevata, vancomicina è impiegata solo nel trattamento di infezioni resistenti ad altri farmaci. Vancomicina non è assorbita per via orale (permane nel lume gastrico) => impiegata per os nel trattamento di infezioni intestinali da C. difficile. Telavancina i.v. è impiegata nel trattamento di infezioni cutanee gravi da stafilococchi e streptococchi. Effetti avversi includono: sindrome dell’uomo rosso (dovuta al rilascio di istamina, evitabile riducendo la velocità di infusione o pretrattando con antistaminici), nefrotossicità e ototossicità (specialmente se somministrata in associazione a farmaci oto- e nefro-tossici come gentamicina), febbre, ipersensibilità, rash, neutropenia farmaco-indotta. Telavancina ha effetti avversi simili e maggiore nefrotossicità. La resistenza è dovuta all’acquisizione di materiale genetico trasferibile (sia cromosomico sia plasmidico) che codifica per enzimi catalizzanti la formazione di DAla-D-Lattato (VanH genera lattato a partire da piruvato, VanA lega D-Ala e D-Lattato). Batteri vancomicina resistenti (e.g. VRE) sono resistenti alla maggior parte degli antibatterici → diffusione della resistenza a vancomicina è un problema medico molto serio (e.g. VRSA e VISA = stafilococco aureus con intermittenza alla vancomicina poiché imparano a produrre grandi quantità di dimeri liberi di D-Ala-D-Ala che quindi viene riconosciuto e il farmaco agisce meno sul bersaglio). INIBITORI del CROSS-LINKING del POLIMERO 20 ANTIBIOTICI β-LATTAMICI Il gruppo di antibiotici che inibiscono la sintesi della parete batterica più vasto e più ampiamente prescritto. I vari antibiotici di questo gruppo differiscono per caratteristiche chimiche e spettro d’azione, ma presentano tutti il medesimo meccanismo d’azione → inibizione crosslinking polimero di mureina per via della presenza di un anello β-lattamico a quattro membri => analoghi strutturali del dipeptide terminale D-Ala-D-Ala presente sul Nucleotide di Park. I β-lattamici interagiscono covalentemente con la Ser del sito attivo dell’enzima transpeptidasi → complesso “a binario morto” con l’enzima (meccanismo chiamato anche inibizione da substrato suicida). L’inibizione dell’enzima trans-peptidasi nelle cellule batteriche in attiva crescita determina autolisi e morte cellulare → di norma i β-lattamici sono battericidi. I β-lattamici sono divisi in quattro sottoclassi, che si differenziano per i sostituenti attaccati all’anello b-lattamico: PENICILLINE, CEFALOSPORINE, MONOBATTAMI, CARBAPENEMI. La transpeptidasi batterica è localizzata nello spazio periplasmico → β-lattamici devono attraversare la parete cellulare e, nel caso di batteri Gram-negativi, anche la membrana esterna → spettro d’azione dei b-lattamici è determinato da capacità di penetrare membrana esterna e parete batterica e abilità di inibire specifiche transpeptidasi. Molecole idrofiliche penetrano in batteri sia Gram-positivi sia Gram-negativi, molecole idrofobiche penetrano solamente in batteri Gram-positivi (molecole idrofobiche hanno spettro d’azione ristretto) => batteri Gram-negativi presentano resistenza a βlattamici a spettro ristretto. I batteri presentano diverse transpeptidasi che differiscono per specificità di substrato e attività di cross-linking (differenze maggiori tra cocci e bastoncelli) → la maggior parte dei β-lattamici è selettiva per numerose transpeptidasi, alcuni (e.g.: meticillina) solo per una. La resistenza dei batteri Gram-positivi ai β-lattamici può comunemente svilupparsi a causa di mutazioni nel gene codificante per la transpeptidasi che ne aboliscono il legame col farmaco, o dall’acquisizione di un gene codificante per una transpeptidasi. La maggior parte della resistenza ai b-lattamici è conferita da β-lattamasi codificate a livello cromosomiale o da plasmidi → idrolisi dell’anello b-lattamico. Le β-lattamasi sono specifiche per un antibiotico o per un gruppo di antibiotici. Batteri Gram-positivi secernono β-lattamasi, batteri Gram-negativi (pur producendone in minor quantità) concentrano b-lattamasi nello spazio periplasmico. Il fatto che numerose β-lattamasi siano codificate da plasmidi è di notevole rilevanza clinica (perché può coinvolgere un numero numeroso di cellule e può interessare ceppi diversi) → la resistenza può diffondersi rapidamente nella popolazione batterica e può “saltare” da un ceppo batterico ad un altro. Resistenza da β-lattamasi si può combattere progettando molecole resistenti agli enzimi identificati finora o co-somministrando inibitori delle β-lattamasi (ACIDO CLAVULANICO, SULBACTAM) → molecole simili ai β-lattamici che si legano in corrispondenza o prossimità del sito attivo impedendo la degradazione degli antibiotici β-lattamici. 21 β-lattamici hanno azione SINERGICA con aminoglicosidi → β-lattamici aumentano permeabilità parete favorendo la diffusione passiva degli aminoglicosidi all’interno della cellula batterica β-lattamici di una sottoclasse cross-reagiscono facilmente con altri membri della medesima sottoclasse ma difficilmente con le altre sottoclassi → importante per la somministrazione a soggetti con allergia a determinati β-lattamici. INIBITORI β-LATTAMASI Derivati β-lattamici privi di attività antibatterica ma dotati di affinità assai elevata per le b-lattamasi. Si legano in modo irreversibile agli enzimi bersaglio → inibizione da substrato suicida. Combinazioni impiegate in clinica (in ordine di tempo): - AMOXICILLINA + ACIDO CLAVULANICO AMPICILLINA + SULBACTAM TICARCILLINA + ACIDO CLAVULANICO PIPERACILLINA + TAZOBACTAM ANTIBIOTICI (antibatterici) β-LATTAMICI: PRINCIPALE MECCANISMO DI TOSSICITA’ per l’uomo Di per sé la tossicità diretta dei β-lattamici è ridotta poiché agiscono su un enzima non presente a livello umano. Antibiotici β-lattamici sono tra i farmaci meno tossici e più tollerati → tossicità diretta rara. Si ha una interazione con proteine endogene dell’ospite che determina la formazione di complessi antigenici (apteni) che determinano una reazione infiammatoria (per attivazione della risposta immunitaria). Queste manifestazioni dipendono da dose di farmaco, distribuzione, fattori genetici dell’ospite, quantità e qualità dell’anticorpo prodotto. Una volta iniziata la reazione dell’ospite al farmaco possono essere utili antiinfiammatori, broncodilatatori, antistaminici. 22 Classificazione delle PENICILLINE Idrofiliche Idrofobiche: l’asterisco di fianco alle varie penicilline indica l’idrofobicità Questa differenza influenza lo spettro d’azione: solo sui gram-positivi o anche verso i gram-negativi. Le penicilline vengono suddivise anche in: I. II. III. IV. V. Gruppo: PENICILLINA G* (i.v.) e PENICILLINA V (os) Gruppo: (penicilline antistafilococciche) OXACILLINA*, CLOXACILLINA*, DICLOXACILLINA*, NAFCILLINA*, METICILLINA* (resistono alla β-lattamasi prodotta dagli stafilococchi) Gruppo: (amino-penicilline) AMPICILLINA, AMOXICILLINA risultano sensibili alle β-lattamasi e per questo spesso sono co-somministrate con gli inibitori delle βlattamasi. Gruppo: (carbossi-penicilline) CARBENICILLINA, TICARCILLINA (resistenti alle βlattamasi plasmidiche ma non a quelle cromosomiche come pseudomonas; poco diffusibili attraverso le porine dei gram-negativi) Gruppo: (ureido-penicilline) PIPERACILLINA, MEZCLOCILLINA (più potenti delle carbossi-penicilline) Il meccanismo d’azione delle penicilline è quello di tutti i β-lattamici. Classificazione delle CEFALOSPORINE Esistono 5 diverse generazioni e quindi si hanno evoluzioni via via successive per cercare di migliorare lo spettro d’azione e ridurre la tossicità, quindi fornire farmaci più efficaci e/o più sicuri. 23 +++/- significa che la prima generazione delle cefalosporine hanno uno spettro d’azione ristretto ai gram-positivi +/- - le cefalosporine di seconda generazione sono state sviluppate per ampliare l’azione verso i gram-negativi, a discapito dei gram-positivi. - - -/+ la terza generazione ha uno spettro ristretto verso i gram-negativi +++ /- - - la quarta generazione ha uno spettro d’azione misto Le cefalosporine di quinta generazione sono a spettro ampio e sono attive verso patogeni sia gram-negativi che gram-positivi e verso patogeni che sono resistenti a molti farmaci 24 25 MONOBATTAMI e CARBAPENEMI Aztreonam è l’unico farmaco appartenente alla classe dei monobattami attualmente disponibile. È attivo contro la maggior parte di Gram-negativi (compreso P. Aeruginosa), inattivo contro Gram-positivi. Particolarmente utile in pazienti con allergia grave a penicilline e infezioni da batteri Gram-negativi resistenti (nessuna reattività crociata con penicilline). Gram-negativi con β-lattamasi a spettro esteso sono resistenti ad aztreonam. Quattro carbapenemi utilizzati in clinica: imipenem, meropenem, doripenem, ertapenem (tutti ad ampio spettro). Attivi contro la maggior parte di Gram-positivi, Gram-negativi e organismi anaerobi. Inattivi contro MRSA, VRE, Legionella; batteri Gram-negativi con carbapenemasi (K. pneumoniae) presentano resistenza. Ertapenem è molto meno efficace degli altri contro P. Aeruginosa e Acinetobacter, ma ha il vantaggio di poter essere somministrato a singola dose giornaliera. Imipenem è inattivato dall’enzima renale umano diidropeptidasi I → co-somministrato con cilastatina (inibitore diidropeptidasi). I carbapenemi possono causare reazioni di ipersensibilità e flebite di IV-grado. Alte concentrazioni plasmatiche di imipenem e meropenem possono determinare convulsioni. Probenecid può aumentare livelli meropenem; carbapenemi possono diminuire livelli valproate. Inibitori della sintesi della parete cellulare batterica e resistenze β-LATTAMICI Il più grande gruppo di antimicrobici inibitori della sintesi di peptidoglicano inibitore competitivo per l'enzima transpeptidasi mimano la sequenza terminale delle catene di peptidoglicano (D-Ala-D-Ala) RESISTENZA 1° Alterazione delle porine che impedisce al farmaco di accedere alla transpeptidasi 2° Meccanismi di efflusso 3° Produzione di enzimi inattivanti (β-lattamasi) 4° Proteina esogena (PBP2a) legante le penicilline e resistente ai β-lattamici Nuove molecole: cefalosporine di “5° generazione” Ceftolozano Componente della formulazione Zerbaxa, approvato nel 2014. Derivato di ceftazidima, cefalosporina di 3° generazione Ammino tiadiazolico ossima → migliore attività contro batteri Gram-negativi Gruppi funzionali di ceftarolina e ceftobripolo → stabilità contro β-lattamasi 26 27 ANTIBATTERICI INIBITORI della STABILITA’ della MEMBRANA BATTERICA Per i gram-positivi si intende la membrana cellulare, mentre per i gram-negativi si intende la membrana esterna. Agisce di più sulle cellule batteriche rispetto a quelle umane perché la composizione e l’organizzazione della membrana plasmatica è diversa. DAPTOMICINA è un antibiotico lipopeptidico ciclico il cui impiego clinico è stato approvato di recente. Meccanismo d’azione innovativo: in seguito al legame con la membrana cellulare oligomerizza e determina la formazione di pori → efflusso di K+, depolarizzazione della membrana, morte cellulare → BATTERICIDA. Somministrazione i.v.; attivo prevalentemente contro batteri Gram-positivi, il suo meccanismo d’azione peculiare non causa resistenza crociata con altre classi di antibiotici. Approvato per il trattamento di infezioni cutanee complicate e batteriemia o endocardite al cuore destro da S. Aureus. Efficace nel trattamento di infezioni da Gram-positivi meticillina-sensibili e meticillina-resistenti. Effetti avversi includono miopatia (da non associare con statine che sono farmaci utilizzati per l’ipercolesterolemia e che hanno tra gli effetti avversi miopatia ed alterazioni a livello muscolare), polmonite eosinofilica, diarrea da C. difficile associata alla terapia antibiotica. Le sferette ocra indicano le teste polari dei fosfolipidi, mentre quelle blu sono diverse molecole di daptomicina. All’interno dell’oligomerizzazione della daptomicina si formano dei pori che determinano fuoriuscita di potassio ed altri ioni con morte della cellula. Se la cellula contiene alte quantità di cardiolipina (come composizione della membrana cellulare, soprattutto nelle cellule umane. Nella gran parte dei batteri l’organizzazione strutturale qualitativa e quantitativa rende le cellule suscettibili alla daptomicina) oppure se ci sono concentrazioni sub-saturanti di calcio, la daptomicina non riesce a formare il doppio tetramero, oligomerizza solo nella parte interna e quindi la membrana non è troppo alterata per cui quel batterio non sarà troppo sensibile alla daptomicina. 28 POLIMIXINE Gruppo di antibiotici a struttura polipeptidica che comprende 5 composti chimicamente differenti (polimixine A, B, C, D, E). Solo B ed E (nota anche come COLISTINA) sono state largamente impiegate in clinica (formulazione topica oftalmica/auricolare e formulazione sistemica). Scoperte nel 1947, nel tempo il loro impiego si era notevolmente ridotto per gli elevati effetti avversi che determinavano; «riscoperte» negli ultimi anni per l’emergere sempre più frequente di ceppi Gram-negativi multi-resistenti e assenza di nuovi antibiotici efficaci contro tali patogeni. Molecole anfipatiche a struttura polipeptidica, che interagiscono con il lipopolisaccaride dei batteri Gram-negativi determinando disorganizzazione della membrana (spiazzano in modo competitivo calcio e magnesio); non penetrano la spessa parete di peptidoglicano dei Gram-positivi. Il meccanismo d’azione in generale determina alterazione della funzionalità della membrana; in particolare si articola in quattro passaggi: (1) Membrana esterna dei gram-negativi (si riconosce perché è un doppio strato asimmetrico dove la parte esterna presenta delle molecole). In presenza di polimixine si ha interazione con il lipopolisaccaride spiazzando gli ioni calcio e magnesio, dove la presenza di questi ioni è importante per la corretta omeostasi della membrana, e legandosi al lipide A. (2) Una volta che ha interagito, si promuove un auto-assorbimento (self-uptake) verso lo spazio periplasmico (spazio compreso tra la membrana esterna e la membrana cellulare) con conseguente formazione di contatti tra la membrana esterna e la membrana cellulare. Questi contatti portano in comunicazioni comparti che non dovrebbero essere in comunicazione. (3) Inibizione di un enzima (tipo uno di catena respiratoria) (4) La polimixina supera il peptidoglicano sfruttando le comunicazioni tra membrana esterna ed interna, e sfruttando altre vie di trasporto utilizzate anche da altre molecole. Le polimixine arrivano anche nel citoplasma della cellula batterica generando la produzione di radicali liberi, danno al DNA, a lipidi e proteina. LA RISCOPERTA DI “VECCHI” ANTIBIOTICI: IL CASO DELLA COLISTINA 29 La colistina è un “vecchio” antibiotico polimixinico. È antibiotico decapeptide, contenente dieci amminoacidi ed una coda idrofobica costituita da un acido grasso. È un policatione ed interagisce con la membrana esterna dei batteri gram-negativi, legandosi alla porzione anionica del lipopolisaccaride (LPS), con conseguente morte cellulare. Tossicità Nefrotossicità: ematuria, proteinuria, aumento dei livelli ematici di urea e creatinina Neurotossicità: parestesie, debolezza muscolare, blocco neuromuscolare, paralisi respiratoria Resistenza: è in aumento, per il crescente utilizzo del farmaco a causa della resistenza multi-farmaco • Modificazioni della membrana esterna e citoplasmatica dei batteri Gramnegativi • Mutazioni di geni coinvolti nella sintesi e regolazione di LPS (lipopolisaccaride) Attualmente le polimixine sono utilizzate correntemente nel trattamento di salvataggio di pazienti in condizioni cliniche critiche affetti da infezioni causate da batteri multi-resistenti (P. aeruginosa, Acinetobacter Baumannii, Klebsiella Pneumoniae). Due formulazioni: colistina solfato e il profarmaco colistimetato sodico (CMS) Il ritorno di colistina nella pratica clinica Gli effetti collaterali osservati sembrano essere meno gravi di quanto inizialmente pensato: il livello di nefrotossicità potrebbe essere accettabile. la funzione renale è recuperata dopo la cessazione del farmaco → effetti collaterali reversibili. Il rischio supplementare quando si combina CMS con altre sostanze potenzialmente nefrotossiche. rispetto al passato abbiamo strutture migliori per: - il monitoraggio della funzione renale - la gestione della disfunzione renale COSA FARE? • • • • Regolare la dose di colistina alla funzione renale. Effettuare una misurazione dei marcatori (iniziali) del danno renale. Prevenzione dello sviluppo di resistenza → terapia di colistina in associazione ad altri antibatterici (carbapenemi, rifampicina, fosfomicina). È necessario intraprendere ricerche sia cliniche sia di base per ricalibrare l'uso di colistina in modo efficace e sicuro. 30 31 32 ANTIBATTERICI CHE INTERFERISCONO con REPLICAZIONE del DNA, TRASCRIZIONE e SINTESI PROTEICA Replicazione del DNA, trascrizione (sintesi di DNA nei batteri) e traduzione (sintesi proteica) sono simili tra batteri ed esseri umani. Esistono, tuttavia, differenze tra i processi batterici e quelli delle cellule di mammifero → ad oggi sono tre quelle sfruttate dagli antibatterici attualmente a disposizione → TOPOISOMERASI, RNA POLIMERASI, RIBOSOMA. Al fine di trasmettere l’informazione genetica alla progenie cellulare, il DNA deve essere replicato e ciascuna cellula figlia ne deve ricevere una copia → ruolo importante delle topoisomerasi nella replicazione del DNA e nella segregazione delle copie nelle cellule figlie L’espressione genica richiede che alcuni tratti di DNA vengano trascritti in RNA → ruolo importante delle RNA polimerasi La sintesi proteica richiede che le molecole di mRNA vengano “lette” e tradotte dall’apparato di sintesi proteica cellulare → ruolo importante dei ribosomi (complessi di proteine e rRNA) e dei tRNA Replicazione e segregazione del DNA e ruolo delle TOPOISOMERASI Le topoisomerasi svolgono la loro azione nella replicazione e nella segregazione, cioè separazione dei due cromosomi. Il DNA è una doppia elica che, in caso di replicazione, in alcune regioni si svolge la doppia elica e si formano le forcine di replicazione dove si assembra l’apparato di replicazione. Durante la replicazione del DNA i filamenti complementari sono sintetizzati in modo bidirezionale, formando le cosiddette forcine di replicazione, zone in cui la doppia elica è separata. Per iniziare il processo di replicazione è necessario che una porzione di DNA si apra e che i due filamenti si separino → formazione di superavvolgimenti positivi che aumentano la tensione dei filamenti e impediscono ulteriori svolgimenti della doppia elica. Quando i superavvolgimento sono tanti, l’apparato di separazione non riesci più a proseguire poiché la molecola di DNA è troppo attorcigliata. Quando la replicazione del DNA è terminata è necessario che le due copie di genoma segreghino una in ciascuna delle cellule figlie → nei batteri il DNA cromosomico è circolare, si formano quindi anelli concatenati (catenani, ovvero le due molecole sono anellate tra loro). Le TOPOISOMERASI rimuovono gli eccessi di superavvolgimento positivo durante la replicazione del DNA, permettendo il termine della replicazione, e determinano la separazione degli anelli concatenati al termine della replicazione Le TOPOISOMERASI agiscono tagliando, ruotando e ligando nuovamente i filamenti di DNA. Diversi tipi di topoisomerasi: 33 Topoisomerasi di tipo I (o classe I) che determinano e ligano tagli a singolo filamento → diminuiscono il superavvolgimento positivo Topoisomerasi di tipo II (o classe II) che determinano e ligano tagli a doppio filamento → diminuiscono il superavvolgimento e determinano la segregazione del DNA replicato DNA GIRASI (introduce superavvolgimenti negativi) e TOPOISOMERASI IV sono le principali topoisomerasi di tipo II batteriche importanti per l’azione di farmaci. Gli antibatterici utilizzati determinano inibizione della topoisomerasi di tipo II. La topoisomerasi di classe II presenta 2 domini A’, 2 domini B’ e 2 domini ATPasici. C’è una prima porzione di DNA a doppia elica e l’enzima si chiude con in messo il DNA a doppio filamento. Poi i processi che seguono sono ATP dipendenti quindi ATP si lega sul dominio ATPasico dell’enzima. Arriva un’altra porzione del DNA, segmento definito T. L’enzima taglia su entrambi i filamenti di DNA (si forma un’apertura) il segmento G e transita all’interno il segmento T (che è nella parte inferiore dell’enzima). Poi il segmento T è rilasciato dall’enzima, il segmento G è risaldato e liberato poiché l’enzima ritorna nella conformazione aperta. La topoisomerasi II, in caso di segregazione, taglia su entrambi i filamenti, si crea un’apertura e poi richiude. In caso di rimozione dei superavvolgimenti positivi, taglia in una regione del DNA sul doppio filamento, prende una regione del DNA integro e la chiude. I farmaci antibatterici che inibiscono le topoisomerasi di classe II legano l’enzima topoisomerasi II ed il sistema si blocca (a livello del pannello D) sui frammenti di DNA su cui aveva interagito (l’enzima è chiuso ed il segmento G è stato tagliato su entrambi i filamenti ed il segmento T è già stato preso dall’enzima). Quindi l’enzima non può continuare e non può essere sostituito da enzimi che riparano il doppio filamento. L’accumulo di questi tagli a doppio filamento, da parte di tutte le topoisomerasi II determina morte della cellula batterica = AZIONE BATTERICIDA DEGLI INIBITORI DELLA TOPOISOMERASI DI CLASSE II. 34 Quindi questi farmaci trasformano la topoisomerasi II in un enzima che danneggia la cellula batterica. INIBITORI delle TOPOISOMERASI CHINOLONI Principale classe di inibitori delle topoisomerasi di tipo II. Inibiscono sia DNA girasi (prevalentemente in Gram-negativi) sia Topoisomerasi IV (prevalentemente in Grampositivi). Utilizzati più di frequente nel trattamento di infezioni da batteri Gramnegativi. Agiscono sovvertendo il funzionamento delle topoisomerasi di tipo II → inibiscono l’enzima prima che il secondo dei due frammenti di DNA possa passare attraverso → stabilizzano il complesso nella forma in cui il DNA è spezzato. A basse concentrazioni determinano un’inibizione reversibile (batteriostatici poiché alcune topoisomerasi sono inibite e quindi si ha un rallentamento della crescita batterica, ma non coinvolgendo la gran parte delle topoisomerasi non si ha l’effetto battericida), a più alte concentrazioni (terapeutiche) battericidi (poiché la maggior parte delle topoisomerasi sono inibite) → trasformano la topoisomerasi in un enzima che danneggia il DNA generando rotture a doppio filamento L’ACIDO NALIDIXICO è il capostipite, fluorochinoloni (CIPROFLOXACINA, ofloxacina, levofloxacina) sono più recenti. Sono impiegati nel trattamento di infezioni urogenitali comuni, respiratorie, gastrointestinali da batteri Gram-negativi ( E. Coli, Klebsiella Pneumoniae, Campylobacter jejuni, P. Aeruginosa, N. gonorrhoeae, Enterobacter, Salmonella, Shigella). La resistenza ai chinoloni si sviluppa per mutazioni a carico del gene codificante per le topoisomerasi di tipo II, alterazioni nell’espressione di porine (utilizzate dai farmaci per entrare nella cellula batterica) o espressione di pompe per l’efflusso del farmaco. EFFETTI AVVERSI: danno cartilagineo, rotture tendini, neuropatia periferica. Per cui questi farmaci antibatterici devono essere utilizzati con cautela o sono sconsigliati in pazienti in fase di accrescimento. 35 Effetti indesiderati invalidanti e potenzialmente permanenti hanno comportato la sospensione o restrizione nell’uso di antibiotici chinolonici e fluorochinolonici 36 INIBITORI della SINTESI e RIPARAZIONE del DNA NITROFURANI Chemioterapici antibiotici caratterizzati da un anello eterociclico a cui si unisce un nitrogruppo, fondamentale per l’azione antibatterica. In seguito alla riduzione del nitrogruppo ad opera di reduttasi batteriche formano intermedi reattivi in grado di causare danni ai processi di sintesi e riparazione del DNA. Azione BATTERICIDA. Selettività dovuta alla maggior rapidità delle cellule batteriche di ridurre il farmaco rispetto alle cellule eucariote. Resistenza si sviluppa raramente, prevalentemente per perdita della capacità dei batteri di ridurre il nitrogruppo. 37 TRASCRIZIONE GENICA nei BATTERI Catalizzata dall’enzima RNA Polimerasi RNA polimerasi batterica OLOENZIMA → cinque subunità (2 α, 1 β, 1 β’, 1 σ) è preposta alla maggior parte della trascrizione a livello batterico. La polimerasi eucariotica che è più simile a quella batterica, è l’RNA polimerasi II che è costituita da almeno 12 subunità. Il processo di trascrizione genica è costituito da tre fasi → Iniziazione, allungamento della catena, terminazione 38 Nella fase di iniziazione l’RNA polimerasi batterica (che comprende tutte e cinque le subunità) scorre ed in corrispondenza del sito di inizio della trascrizione, separa una piccola porzione di DNA a doppio filamento dopo che la subunità σ (sigma) ha riconosciuto una sequenza a monte di esso. Nella fase di allungamento l’RNA polimerasi, la subunità σ si stacca, sintetizza la catena di RNA in direzione 5’->3’. Nella fase di terminazione la polimerasi e l’RNA neosintetizzato vengono rilasciati e il DNA a doppia elica si richiude. Nei batteri un’unica RNA polimerasi sintetizza tutti gli RNA, differenza dell’uomo in cui vi sono diverse RNA polimerasi. L’RNA polimerasi batterica ha una composizione più semplice rispetto a quelle umane. INIBITORI della TRASCRIZIONE DERIVATI della RIFAMICINA Rifampina (o RIFAMPICINA) e relativo strutturale Rifabutina. Derivati semisintetici dell’antibiotico naturale Rifamicina B. Rifampina può essere impiegata nella profilassi delle infezioni meningococciche e nel trattamento di alcune altre infezioni batteriche, ma è principalmente utilizzata nel trattamento della tubercolosi e di altre infezioni micobatteriche. Colpiscono la subunità β dell’RNA polimerasi → consentono l’iniziazione della trascrizione, che però viene bloccata quando l’RNA nascente raggiunge i 2 o 3 nucleotidi → blocco del sito da cui emerge la catena nascente di RNA, e quindi l’enzima non può più proseguire nella trascrizione. L’effetto è principalmente BATTERIOSTATICO (poiché il blocco, di per se, non porta a blocco totale), ma la sensibilità dipende dai vari ceppi. Altamente selettivi per l’RNA polimerasi batterica (l’RNA polimerasi mitocondriale è affetta solo a concentrazioni assai elevate). Generalmente ben tollerati, con bassa incidenza di effetti collaterali quali rash, febbre, nausea, vomito, ittero. La resistenza ai derivati della rifamicina compare rapidamente → somministrati in combinazione con altri antitubercolari. La resistenza si instaura a seguito di processi di singola mutazione a carico del gene codificante per l’RNA polimerasi e che modificano il sito di legame del farmaco alla polimerasi. SINTESI PROTEICA Ribosoma batterico 70S, che rappresenta il ribosoma completo. A sua volta, è costituito da due subunità. Subunità 50S e subunità 30S. ciascuna subunità ribosomiale è costituita da rRNA ribosomiale e proteine. Gli elementi responsabili dell’attivi sono, in gran parte, gli rRNA ribosomiale e non le proteine. (16S = DECODIFICA; 23S = PEPTIDIL-TRANSFERASI) 39 Subunità 30S → l’rRNA ribosomiale importante è il 16S che determina la DECODIFICA del codice genetico. Subunità 50S → l’rRNA ribosomiale importane è il 23S che determina il LEGAME PEPTIDICO tra l’amminoacido portato dall’RNAt e la proteina nascente = attività peptidil-transferasica. Ribosoma 70S → TRASLOCAZIONE del ribosoma sul codone successivo all’interno del messaggero. Gli inibitori della sintesi proteica batterica agiscono a diversi livelli di tale processo, andando a colpire o la subunità 30S o la subunità 50S. In particolare, vanno ad interagire con gli rRNA ribosomiali che sono i responsabili dell’attività. A livello della subunità 30S agiscono, con meccanismi differenti: AMINOGLICOSIDI, SPECTINOMICINE e TETRACICLINE. Mentre, a livello della subunità 50S agiscono: MACROLIDI, CLORAMFENICOLO, LINCOSAMIDI, SPECTROGAMINE, OXAZOLIDINONI e PLEUROMITILINE. A livello del ribosoma si evidenziano due zone: SITO PEPTIDILE e SITO AMMINOACILE. Di ribosomi più simili a quelli batterici ce ne sono all’interno dei mitocondri, ed è per questo che alcuni inibitori hanno effetti tossici nei confronti nei ribosomi mitocondriali. Inizialmente, le due subunità non sono associato. A livello dell’rRNA messaggero la subunità 30S ha codificato l’inizio del codice e cioè il codone di inizio che è l’AUG. Dopo l’accoppiamento codone-anticodone che porta alla formazione della metionina, la subunità 50S si associa e si ha il complesso ribosomiale 70S sul messaggero con costituiti i due siti (P e A). La formilmetionina ed il suo tRNA al momento si trovano nel sito peptidile, che è quello che ospita la proteina nascente; mentre nel sito aminoacile entreranno via via i tRNA con gli amminoacidi successivi. Quindi inizia un ciclo: si ha il legame del tRNA carico con un amminoacido sul sito A, si ha la codifica esatta con appaiamento codone-anticodone complementare. A questo punto la subunità 30S che è preposta alla codifica manda un segnale alla subunità 70S che può procedere con il legame peptidico. A questo punto i due amminoacidi si trovano sull’unico tRNA (il secondo che era arrivato), a livello del sito A; quindi il sito P è vuoto poiché il tRNA scarico si stacca dal ribosoma, che trasloca avanti di tre. La proteina nascente si trova sul sito P, il sito A è libero e quindi riparte il ciclo, fino al codone di stop. I farmaci inibiscono questo meccanismo tramite meccanismi diversi. INIBITORI della SINTESI PROTEICA 40 Agiscono o sulla subunità 30S o su quella 50S del ribosoma, possono colpire anche ribosomi mitocondriali e/o citosolici e la completa inibizione della sintesi proteica non è sufficiente ad uccidere i batteri → batteriostatici (ad eccezione di aminoglicosidi!). Farmaci che agiscono sulla subunità 30S: AMINOGLICOSIDI: inducono errori di decodifica che portano l’apparato trasduzionale batterico a generare proteine aberranti, poiché incorporano amminoacidi non corretti. L’accumulo di queste proteine ha come effetto finale la morte del batterio. Questi farmaci sono pressoché gli unici ad essere BATTERICIDI. SPECTINOMICINE: impediscono la traslocazione, quindi il ribosoma non può traslocare alla tripletta successiva. Quindi la sintesi proteica nei batteri è inibita e l’effetto è batteriostatico. TETRACICLINE: impediscono il legame dei tRNA nel sito A del ribosoma, quindi la sintesi proteica nei batteri è inibita = effetto batteriostatico. Ù Si legano ad una piccola regione dell’rRNA 23S in prossimità del centro attivo della peptidil transferasi. Piccole differenze a livello del sito di legame contribuiscono al diverso meccanismo d’azione specifico di ciascun farmaco. Farmaci che agiscono sulla subunità 50S: MACROLIDI: ostruiscono il tunnel da cui dovrebbe emergere la catena peptidica nascente, quindi il ribosoma va in stallo. L’effetto finale è l’inibizione della sintesi proteica. CLORAMFENICOLO, LINCOSAMIDI, OXAZOLIDINONI, STREPTOGRAMINE e PLEUROMITILINE: inibiscono la formazione del legame peptidico, quindi è inibita anche la sintesi proteica = effetto batteriostatico questi farmaci si vanno a legare o in prossimità del sito A, o in prossimità del sito P o in entrambi. AMINOGLICOSIDI Impiegati principalmente nel trattamento di infezioni da batteri Gram-negativi. Sono molecole cariche senza biodisponibilità orale => somministrazione parenterale. La STREPTOMICINA è il capostipite (scoperto nel 1944) ed i derivati sono: NEOMICINA, KANAMICINA, PAROMOMICINA, TOBRAMICINA, NETILMICINA, AMIKACINA. GENTAMICINA, Si legano all’rRNA 16S della subunità 30S e determinano effetti dose-dipendenti sulla sintesi proteica => a basse concentrazioni errori di decodifica, a più alte concentrazioni blocco della sintesi proteica (meccanismi non pienamente chiariti, blocco della traslocazione ed induzione di traslocazione inversa, intrappolamento dei ribosomi a livello dello start codon). A differenza degli altri inibitori della sintesi proteica batterica sono BATTERICIDI. AZIONE SINERGICA con antibatterici β-lattamici → l’inibizione della sintesi della parete batterica aumenta l’ingresso degli aminoglicosidi nella cellula batterica (è frequente l’associazione di β-lattamici (aumentano la permeabilità ad altre sostanze) e aminoglicosidi; tale effetto sinergico è in netto contrasto con l’azione antagonista degli altri inibitori della sintesi proteica nei confronti dell’azione dei β-lattamici). Tre meccanismi di sviluppo resistenza: (1) produzione mediante plasmidi di transferasi che inattivano il farmaco; (2) alterazione o eliminazione delle porine con conseguente riduzione dell’ingresso di farmaco; (3) mutazioni a livello del sito di legame sulla subunità 30S del ribosoma. 41 Effetti collaterali generali (ipersensibilità, febbre) e specifici: ototossicità (si localizzano a livello del labirinto), nefrotossicità (in particolare insufficienza renale acuta. Tendono a ripartirsi a livello tubulare nei nefroni e a determinare danno) e blocco neuromuscolareMIC + paralisi respiratoria. = concentrazione minima inibente che si deve avere per ottenere il 90% 90 dell’inibizione. I farmaci sviluppati più di recente presentano uno spettro d’azione più ampio, aumenta la resistenza all’inattivazione enzimatica ed aumenta la potenza (servono concentrazioni maggiori per avere lo stesso effetto farmacologico). MECCANISMI ALLA BASE DELL’AZIONE BATTERICIDA DEGLI AMINOGLICOSIDI Nel pannello A ci sono due residui (A1492 e A1493) sull’RNA ribosomiale 16S che sono fondamentali per l’azione di codifica. Nel pannello C si ha l’RNA ribosomiale 16S, l’RNA messaggero (in blu) ed il tRNA perfettamente complementare al codone sul messaggero. Quando si ha l’accoppiamento specifico codone-anticodone, i due residui (A1492 e A1493) cambiano orientamento (conformazione). Questo cambiamento comunica alla subunità 30S del ribosoma, che la codifica è corretta e permette di procedere col legame peptidico. Se entra un tRNA sbagliato, non si ha l’appaiamento specifico, non si ha il cambio di conformazione e non parte il segnale di corretta codifica avvenuta. Nel panello B si ha il PAR (paromomicina = amminoglicoside) e i due residui hanno cambiato conformazione per la presenza del farmaco amminoglicoside. Cioè, hanno assunto la conformazione che dovrebbero assumere il presenza dell’accoppiamento specifico, anche in assenza del tRNA. Nel pannello D si ha il farmaco amminoglicoside e vari tRNA, con cambiamento conformazionale dei residui. Quindi in presenza di farmaci, qualsiasi tRNA viene considerato corretto, per questo vengono inserite triplette errate che portano alla formazione di proteine aberranti. 42 Queste proteine aberranti possono andare ad inserirsi nella membrana cellulare, aumentando l’ingresso di amminoglicoside (effetto dosedipendente). Quindi si arriva ad una situazione in cui la sintesi proteica è completamente arrestata, si sono accumulate una enorme quantità di proteine aberranti che porta alla morte della cellula = modello di Davis. SPECTINOMICINA Si lega all’rRNA 16S (sito diverso da aminoglicosidi). Permette la formazione del ribosoma 70S, ma blocca la traslocazione. A differenza degli aminoglicosidi non induce errori di decodifica => batteriostatico e non battericida. Somministrato per via parenterale come terapia alternativa per la gonorrea. TETRACICLINE e GLICILCICLINE Clortetraciclina, Ossitetraciclina, Tetraciclina, Demeclociclina, Metaciclina, Doxiciclina, Minociclina. Antibiotici batteriostatici ad ampio spettro ampiamente utilizzati in clinica. Differenze di efficacia dovute prevalentemente ad aspetti di farmacocinetica. Legano in modo reversibile l’rRNA 16S e inibiscono la sintesi proteica bloccando il legame dell’aminoacil-tRNA al sito A del complesso ribosoma-RNA. La notevole selettività per le cellule batteriche risiede nell’ accumulo attivo nelle cellule batteriche e non in quelle umane (diffusione passiva attraverso le porine nei Gram-negativi, trasporto attivo nei Gram-positivi, assenza di trasporto attivo nelle cellule eucariote). Resistenza insorge a seguito di: pompe di efflusso codificate da plasmidi, produzione di proteine che interferiscono con il legame al ribosoma, inattivazione enzimatica. Interazione con cibi ricchi di calcio e farmaci contenenti cationi di- e tri-valenti (antiacidi) → somministrazione a stomaco vuoto. Tossicità renale ed effetti avversi a livello gastrointestinale (nausea e vomito); escrete con bile e urine (eccezione doxiciclina). Tigeciclina (glicilcicline) → antibiotico ad ampio spettro approvato nel 2005 per la somministrazione i.v. nel trattamento di infezioni cutanee e addominali severe. 43 MACROLIDI e KETOLIDI Prendono il proprio nome dalla presenza in un grande anello lattone a cui sono attaccati uno o più deossi-glucidi. Eritromicina è il capostipite, azitromicina e claritromicina sono due derivati semisintetici a più ampio spettro d’azione. Importanti soprattutto per il trattamento di infezioni polmonari, compresa la malattia del Legionario (attività intracellulare nei confronti di Legionella). Si legano all’rRNA 23 S bloccando la fase di traslocazione (bloccano il canale di uscita da cui dovrebbe emergere il peptide nascente) → BATTERIOSTATICI. Lo sviluppo di resistenza è generalmente determinato da plasmidi (produzione di esterasi), da mutazioni cromosomiche a carico del sito di legame sull’rRNA 23S, da ridotta permeabilità al farmaco (raro) o aumentato efflusso (più comune). L’enzima metilasi modifica il bersaglio molecolare dei macrolidi, riducendone il legame e determinando resistenza a farmaci non correlati strutturalmente ma dal meccanismo d’azione simile (clindamicina e streptogramina B). Effetti collaterali eritromicina: gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea, talvolta anoressia), epatite colestatica (febbre, ittero, alterata funzionalità epatica), inibizione enzimi CYP450. Azitromicina e claritromicina più tollerati (effetti a livello epatico). Telitromicina (ketolide approvato FDA 2004): analogo semisintetico dell’eritromicina, meccanismo d’azione simile a macrolidi ma con sito di legame aggiuntivo sull’rRNA 23S (più elevata affinità) che lo rende efficace nel trattamento di infezioni resistenti a macrolidi; coinvolto in numerose interazioni tra farmaci e in necrosi epatica fulminante (rara). CLORAMFENICOLO 44 Antibiotico BATTERIOSTATICO ad ampio spettro attivo contro batteri Gram-positivi e Gram-negativi, sia aerobi sia anaerobi (Haemophilus Influenzae, Neisseria Meningitidis, Bacterioides). Impiego sistemico limitato per la potenziale tossicità severa (usato occasionalmente, e solo in presenza di resistenza o allergie gravi ad altri antibatterici, nel trattamento di febbre tifoide, meningite batterica, malattia da rickettsia). Si lega all’rRNA 23S inibendo la formazione del legame peptidico (sembra occupare un sito che interferisce con l’appropriato posizionamento dell’aminoacil-tRNA nel sito A del ribosoma). Due meccanismi principali di sviluppo resistenza: selezione di popolazioni batteriche con ridotta permeabilità (meno rilevante), diffusione di acetiltransferasi codificata da plasmide che inattiva il farmaco (clinicamente più rilevante). Tossicità principalmente dovuta all’inibizione della sintesi proteica MITOCONDRIALE: sindrome del bambino grigio (mancanza di efficace sistema di coniugazione con acido glucuronico nel neonato e conseguente accumulo di livelli tossici => nausea, vomito, flaccidità, ipotermia, colorazione grigia, difficoltà respiratorie, acidosi metabolica), effetti gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea) e depressione dell’eritropoiesi sono reversibili e dose-dipendenti, anemia aplastica (rara ma potenzialmente fatale, dovuta a cause idiopatiche) Inibendo CYP450 aumenta emivita di alcuni farmaci (fenitoina, warfarin). Antagonizza effetto battericida di penicilline e aminoglicosidi. TIAMFENICOLO Derivato semisintetico del cloramfenicolo, ottenuto per sostituzione del nitrogruppo con un radicale metilsulfonico → minore penetrazione endocellulare, minor metabolismo epatico, maggiore tollerabilità, minori manifestazioni ematologiche, assorbimento più lento. Utilizzato, oltre che per le medesime indicazioni terapeutiche del cloramfenicolo, anche per infezioni epatobiliari e dei portatori di Salmonella. I principali effetti avversi sono effetti ematici precoci a carico di eritrociti, leucociti, piastrine, soprattutto in presenza di insufficienza renale. LINCOSAMIDI Clindamicina è il capostipite. Inibisce la formazione del legame peptidico interagendo sia col sito A sia col sito P del ribosoma. Impiegata principalmente nel trattamento di infezioni severe da batterioidi anaerobi e di infezioni miste da altri anaerobi. Implicata nell’insorgenza di colite pseudomembranosa da superinfezioni da parte di Clostridium difficile (membro non comune della flora intestinale, produce una tossina che causa colite caratterizzata da ulcere, diarrea severa, febbre. STREPTOGRAMINE 45 Miscela di streptogramine di gruppo A (dalfopristina) e gruppo B (quinupristina) approvata da FDA nel 1999; dalfopristina/quinupristina impiegata per il trattamento di infezioni severe e potenzialmente letali da Enterococcus faeci o Streptococcus Pyogenes vancomicina-resistenti. Inibiscono la sintesi proteica legandosi all’rRNA 23S batterico in prossimità del centro peptidil transferasico: sito di legame gruppo B parzialmente sovrapposto a quello dei macrolidi, sito di legame gruppo A è in prossimità del centro peptidil transferasico e si sovrappone ai siti sia A sia P del ribosoma. Resistenza conferita da mutazioni o modificazioni a livello dei siti di legame. BATTERICIDA nei confronti di molti dei batteri sensibili (ma non tutti). OXAZOLIDINONI Linezolid è il capostipite (approvato da FDA nel 2000) Eccellente efficacia nei confronti di batteri Gram-positivi antibiotico-resistenti, inclusi S. Aureus meticillina resistente (MRSA), streptococcus penicillina-resistente, enterococcus vancomicina-resistente (VRE) Inibisce la sintesi proteica legandosi ad una tasca nel sito A dove dovrebbe legarsi l’amminoacido portato dal tRNA. Resistenza si sviluppa a seguito di mutazioni a carico dell’rRNA 23S. PLEUROMITILINE Retapamulin è il capostipite (approvato da FDA nel 2007). Impiegato nel trattamento topico di infezioni batteriche cutanee. Inibisce la sintesi proteica legandosi in una tasca del sito A in prossimità del centro peptidil transferasico, ed estendendo il proprio legame anche al sito P (più simile a streptogramine gruppo A che non a linezolid). Inibiscono la formazione del legame peptidico, ma una volta che la fase di elongazione della sintesi proteica è in atto ed i siti A e P del ribosoma sono occupati non è più attivo. MUPIROCINA Antibiotico naturale estratto da Pseudomonas fluorescens. Impiegato in clinica solo nelle infezioni topiche da microorganismi sensibili. Attivo prevalentemente su batteri Gram-positivi: S. Aureus inclusi i ceppi produttori di β-lattamasi, S. saprophyticus, S. haemolyticus Inibisce in modo definitivo la moltiplicazione batterica bloccando l’azione dell’enzima isoleucil-tRNA sintetasi → non può più essere aggiunta isoleucina alle catene peptidiche in formazione. Somministrazione per via topica. Resistenza rara e conseguente all’uso prolungato (> 10 gg), dovuta alla produzione di una differente isoforma dell’enzima bersaglio. 46 47 FARMACI ANTIMICOBATTERICI Sono farmaci utilizzati per curare le problematiche dovute a questi patogeni. I micobatteri, in particolare, per quanto riguarda l’impatto clinico sull’umo, ricordiamo due micobatteri in particolare: Corynebacteriae ( M. tuberculosis; M. leprae) presentano un rivestimento cellulare atipico. Se, invece, si parla di antitubercolari, ci si riferisce ai farmaci antimicobatterici che si utilizzano per la tubercolosi. I patogeni sono classificati come Gram+ ad alto contenuto genomico di GC (ricco in guanina e citosina); in realtà rivestimento cellulare presenta caratteristiche miste Gram+/Gram-. Il rivestimento atipico di questi patogeni conferisce caratteristiche miste se si parla di Gram+ e Gram-. Questo, fa capire come siano più difficili da aggredire con farmaci, poiché la loro selettività a sostanze esogene è più limitata e selettiva. Membrana citoplasmatica interna, NAM (mureina) covalentemente legato a polimeri NAGarabinogalactano (complesso di macromolecole legato covalentemente alla mureina), cui si legano acidi micolici (essenziali per la corretta organizzazione della membrana esterna). Membrana esterna costituita da fosfolipidi estraibili e pori 48 (costituiti da porine differenti rispetto a batteri Gram-). Questa composizione peculiare del rivestimento esterno, soprattutto acidi micolici e fosfolipidi estraibili, conferisce un aspetto ceroso che protegge e rende poco permeabile il passaggio di sostanze esogene. La sintesi NAG-arabinogalactano è una sintesi multifasica. Nella prima fase avviene il trasferimento NAG-fosfato da UDP-NAG a bactoprenil-fosfato; nella seconda fase viene aggiunta una molecola di ramnoso; aggiunta di diverse molecole di galattoso e arabinoso (in particolare l’aggiunta di arabinoso avviene ad opera dell’enzima arabinosil transferasi. L’etambutolo è un farmaco che inibisce questo enzima). Gli acidi micolici sono sintetizzati a parte ed aggiunti a NAG-arabinogalactano e successivamente assemblati al NAM (mureina). Gli acidi micolici vengono generati attraverso una biosintesi multi-step. A partire dall’acetil-CoA si ha la sintesi di acidi grassi a lunga catana ad opera dell’enzima FAS1 (sintetasi degli acidi grassi 1). La pirazinamide è un farmaco che inibisce questo enzima. A questo punto entra in gioco la FAS2 (sintetasi degli acidi grassi 2) che organizza gli acidi grassi a lunga catena in acidi micolici. Questo enzima è il bersaglio farmacologico dell’isoniazide (altro farmaco antimicobatterico). In linea di principio qualsiasi passaggio nella via biosintetica della parete cellulare micobatterica può essere bersaglio di farmaci antimicobatterici; i farmaci attualmente impiegati interferiscono con la sintesi di NAG-arabinogalactano e con le fasi precoci della sintesi di acidi micolici. Il rivestimento cellulare dei micobatteri è spesso, asimmetrico ed altamente impermeabile a sostanze sia idrofile sia idrofobe. M. Tuberculosis è tra i patogeni più difficili da eradicare in quanto provvisto di rivestimento impermeabile alla gran parte degli antibiotici e caratterizzato da crescita lenta → necessità di trattamenti a lungo termine con combinazioni di farmaci (che determinano la resistenza e l’aderenza del paziente). 49 ETAMBUTOLO: farmaco che inibisce l’enzima arabinosil-transferasi, propriamente antitubercolare, ma in alcuni casi attivo anche contro il Mycobacterium leprae. Tra i principali effetti tossici si ha importante neurite ottica, cecità e neuropatia periferica. PIRAZINAMIDE: inibisce FAS1 e quindi impedisce la conversione di acetil-CoA in acidi grassi a lunga catena. È un profarmaco, convertito in acido pirazinoico (metabolita attivo). Tra gli effetti avversi si ricorda anemia ed epatotossicità che può essere severa (un paziente che sviluppa epatotossicità richiede la sospensione del trattamento ed è sconsigliato ritrattare, una volta che l’epatotossicità si è risolta, il paziente con pirazinamide). ISONIAZIDE: inibisce l’enzima FAS2 impedendo il cross-linking degli acidi grassi a lunga catena che porta alla formazione degli acidi micolici. Tra gli effetti avversi: neurotossicità ed epatotossicità (in questo caso si deve ridurre o sospendere il trattamento, ma quando la epatotossicità si è risolta si può somministrare nuovamente il farmaco al paziente). SULFONI – DAPSONE: utilizzato per il trattamento della lebbra. Tra gli effetti avversi si ricorda la metaemoglobinemia RIFABUTINA e RIFAMPINA: inibitori della trascrizione batterica, utilizzabili anche come antimicobatterici. Alcuni AMMINOGLICOSIDI che sono antitubercolari: STREPTOMICINA (ora non più utilizzata), AMIKACINA, KANAMICINA. Gli effetti avversi comprendono ototossicità, nefrotossicità e blocco neuromuscolare. CLOFAZIMINA: farmaco indicato nel trattamento della lebbra, anche in associazione con rifamicina o dapsone. Il meccanismo d’azione ancora non del tutto chiarito, sembra che inibisca la sintesi di DNA nel Mycobacterium leprae. Somministrato per via orale, ha un tempo di dimezzamento molto lungo (circa un paio di mesi). Escreto prevalentemente con la bile. Effetti avversi: colorazione rosso-scuro della cute (effetto avverso caratteristico della clofazimina); intolleranze intestinali. CHEMIOTERAPIA ANTITUBERCOLARE 50 Prima di scoperta della Rifampicina: streptomicina + isoniazide + acido paraaminosalicilico per 2 anni o più → 90% di guarigione (ma tempi lunghi per ottenere negativizzazione dell’escreato). Successivamente: rifampicina-isoniazide (più streptomicina o etambutolo nei primi 2-3 mesi) per 9 mesi; rifampicina-isoniazide (più streptomicina e pirazinamide nei primi 23 mesi) per 6 mesi → 100% di guarigione (nei paesi a bassa incidenza tubercolare si è poi omessa la streptomicina). L’attuale terapia antitubercolare deve tenere conto di vari fattori: numero estremamente elevato di bacilli presenti in una singola lesione tubercolare nel polmone (necessità di terapia multifarmaco), diverse sottopopolazioni di micobatteri, metabolismo. Chemioterapici antitubercolari suddivisi in farmaci di prima linea e farmaci di seconda linea Attuale schema terapeutico: terapia di 6 mesi, primi due mesi con isoniazide, rifampicina, etambutolo e pirazinamide e mesi successivi con isoniazide e rifampicina; farmaci di seconda linea impiegati in caso di comparsa di resistenze a farmaci di prima linea. Farmaci di prima linea Isoniazide Rifampicina Pirazinamide Etambutolo Farmaci di seconda linea Aminoglicosidi (amikacina, kanamicina) Polipeptidi (capreomicina) Fluorochinoloni (moxifloxacina, gatifloxacina) Tioamidi (etionamide) Cicloserina PAS (acido para-aminosalicilico) Nuovi farmaci e farmaci “riposizionati” BEDAQUILINE: inibizione dell’enzima F1F0 adenosina trifosfato sintetasi, con conseguente deplezione di ATP, impiegato nelle infezioni con resistenza MDR PRETOMANID e DELAMANID: attivi contro M. Tuberculosis sia in fase attiva di replicazione sia dormienti, profarmaci, convertiti da nitroreduttasi del patogeno in diversi metaboliti che determinano la produzione di specie reattive dell’ossigeno, attualmente in trials clinici di fase III. SQ109: analogo sintetico dell’etambutolo, inibisce la sintesi della parete cellulare del micobatterio, attualmente in trials clinici di fase II. LINEZOLID: inibitore della sintesi proteica del micobatterio Le problematiche principali della terapia antitubercolare comprendono: RESISTENZA, TOSSICITA’, NUOVI APPROCCI TERAPEUTICI. La terapia antitubercolare è generalmente multifarmaco e la resistenza ad antimicobatterici si sviluppa generalmente a seguito di mutazioni cromosomiche: - Resistenza ad etambutolo → mutazioni nel gene codificante per arabinosil transferasi. 51 - - Resistenza a isoniazide → mutazioni che inattivano l’enzima catalasiperossidasi o mutazioni nel gene inhA (correlato alla sintesi degli acidi micolici). Resistenza a pirazinamide → mutazioni a carico dell’enzima pirazinamidasi I micobatteri sono resistenti ai β-lattamici grazie a β-lattamasi a spettro esteso. Associazione meropenem-clavulanato ha mostrato risultati promettenti in trials clinici di fase 2 nel trattamento di M. tuberculosis con resistenza multi-farmaco → meropenem è debole inibitore beta-lattamasi micobatteriche ed entrambi i farmaci sono approvati dall’FDA e presentano un buon profilo di sicurezza (possono essere utilizzati in pazienti pediatrici). 52 53 FARMACI ANTIFUNGINI o ANTIMICOTICI Sono farmaci utilizzati per il trattamento delle infezioni da miceti. I miceti sono funghi sono microorganismi eucarioti (per questo presentano più somiglianze con l’organismo ospite umano, rispetto ai batteri e micobatteri. Per questo è difficile trovare farmaci che possono sfruttare una tossicità selettiva verso un bersaglio di tipo unico). Elevata omologia funghi/uomo per vie metaboliche, sintesi proteica, divisione cellulare → maggiore difficoltà nello sviluppo di antifungini rispetto a quello di antibatterici. Le infezioni da miceti sono clinicamente rilevanti e sta aumentando, soprattutto perché sta aumentando il numero di pazienti in grado di contrarre queste infezioni (soggetti fragili immunocompromessi, soggetti che hanno subito un trapianto, soggetti affetti da HIV, pazienti oncologici, anziani, pazienti nei quali è stata impiantata una protesi o una valvola cardiaca, pazienti che devono tenere installati dispositivi clinici che possono essere un substrato molto più favorevole di questi microrganismi). Sono organismi caratterizzati da crescita lenta e per questo sono in grado di resistere all’azione di diversi farmaci e possono esistere in diverse forme: lieviti (unicellulari, di forma rotondeggiante), muffe (multicellulari, filamentosi) o una combinazione delle due (dimorfici: a seconda delle condizioni possono essere presenti o come lieviti o come muffe). Diagnosi di infezioni fungine: coltura e microscopia. Entrambe, però presentano una serie di problemi; la microscopia non è in grado di discriminare tra le diverse specie, mente la coltura richiede tempi lunghi: minore è il tempo che intercorre tra diagnosi e scoperta, maggiore è la percentuale di guarigione; quindi se la tecnica richiede tempi lunghi non si può scegliere rapidamente il farmaco corretto. Quindi si hanno nuovi approcci di diagnostica molecolare sono in fase di sviluppo (PCR, western blot, individuazione di antigeni, identificazione di prodotti metabolici). Farmacoterapia delle micosi opportunistiche e sistemiche → sintesi e stabilità membrana (azoli); sintesi della parete cellulare (echinocandine); fuso mitotico (griseofulvina); sintesi DNA (Flucitosina). Le micosi si suddividono in superficiali, cutanee, subcutanee, sistemiche o primarie, opportunistiche (si manifestano in condizioni di immunocompromissione). Pochi miceti hanno virulenza sufficiente a generare infezioni severe in soggetti immunocompetenti → soggetti immunocompromessi possono sviluppare infezioni severe da miceti normalmente non patogeni. La patogenesi delle micosi dipende dall’interazione tra virulenza di un particolare micete ed il sistema immunitario dell’ospite (leucociti polimorfonucleati, immunità cellulo-mediata, immunità umorale). Fisiopatologia delle infezioni fungine è processo solo in parte compreso: adesione e localizzazione a livello di cute, mucose, superfici protesiche (specifiche interazioni ligando-recettore, interazioni elettrostatiche, di Van der Waals); invasione delle superfici colonizzate e proliferazione in tessuti più profondi (per miceti più virulenti); eventuale disseminazione sistemica (favorita da produzione di enzimi litici o danno tissutale locale → chemioterapia antitumorale, ischemia, protesi). Alcuni miceti (Blastomyces dermatitidis, Histoplasma capsulatum, Paracoccidioides brasiliensis) possono modulare la composizione proteica della propria parete cellulare in risposta al sistema immunitario dell’ospite. I miceti possono andare incontro a variazione di fenotipo (Phenotype switching) in risposta a cambiamenti nel microambiente in cui si trovano → specie di Candida si trasformano da lievito a ifa, acquisendo così una certa «sensibilità tattile» che 54 consente la crescita su pori e cervici aumentando il potenziale invasivo. Inoltre, la suscettibilità ai farmaci o alle cellule immunitarie dell’ospite può essere diversa a seconda della forma che presenta, inoltre possono formare dei film. Si vede chiaramente il rivestimento esterno dei miceti {doppio strato fosfolipidico, ergosterolo (quindi anche la biosintesi e la funzionalità possono essere un bersaglio farmacologico)}, enzima β-1,3-glucano sintetasi, chitina, β-glucani intrecciati (β-1,3 e β-1,6) e glicoproteine con in particolare le mannoproteine), la parete cellulare (cosa differente dalle cellule eucariote umane, le quali sono sprovviste di parete), la membrana cellulare (a doppio strato fosfolipidico), il citoplasma, il nucleo (eucarioti) ed il genoma al suo interno. Si vede rappresentato il fuso mitotico ed il reticolo endoplasmatico. Inibitori della sintesi RNA/DNA nel micete: FLUCITOSINA (profarmaco che penetra selettivamente per la presenza di un trasportatore di membrana, la citosina permeasi) Inibitori della corretta formazione del fuso mitotico: GRISEOFULVINA (interferisce con la capacità della cellula fungina di andare correttamente in mitosi) Ad oggi la principale differenza a livello biochimico tra funghi e cellule umane è lo sterolo principalmente utilizzato per mantenere struttura e funzione della membrana cellulare: ERGOSTEROLO. La biosintesi dell’ergosterolo avviene all’interno di microsomi fungini che presentano un sistema di trasporto elettronico quasi identico a quello microsomiale epatico. La biosintesi avviene in vari step: conversione da squalene a lanosterolo mediata dall’enzima squalene epossidasi, inibito dai farmaci ALLILAMMINE e BENZILAMMINE, con ridotta e progressivamente inibita la conversione con accumulo di squalene che è tossico per il micete, quindi hanno prevalentemente un’ azione fungicida. Conversione del lanosterolo a ergosterolo catalizzata dall’enzima microsomiale 14α-sterolo demetilasi. Ci sono due gruppi di farmaci che inibiscono questo enzima: IMIDAZOLI e TRIAZOLI, con conseguente mancata biosintesi dell’ergosterolo, quindi prevalentemente si hanno un’azione fungistatica. 55 Gli enzimi microsomiale preposti alla biosintesi dell’ergosterolo sono simili, ma non identici a quelli umani che sintetizzano il colesterolo; quindi si parla di una tossicità selettiva in relazione ad un bersaglio selettivo. I funghi sono rivestiti da parete cellulare che presente una struttura rigida composta prevalentemente da chitina, β-(1,3)-D-glicano, β-(1,6)-D-glicano, glicoproteine della parete (mannoproteine). Le ECHINOCANDINE inibiscono la β-(1,3) glucano sintetasi, con conseguente inibizione del trasferimento dei residui di glucosio da donatore (UDP-glucosio) a catena polisaccaridica nascente = meccanismo di tossicità selettiva in relazione ad un bersaglio di tipo unico poiché la parete cellulare è presente nei miceti e non nelle cellule umane. Questi farmaci hanno spesso azione FUNGICIDA, talvolta FUNGISTATICA. Chitina: polisaccaride lineare costituito da più di 2000 unità NAG unite da legami β(1,4) → tali catene formano microfibrille che rappresentano lo scheletro essenziale della parete cellulare. β-(1,3)-D-glicano e β-(1,6)-D-glicano sono polimeri di unità di glucoso uniti da legami glicosidici β-(1,3) e β-(1,6), rappresentano la componente più abbondante della parete cellulare e sono legati covalentemente alla chitina. La parete cellulare fungina contiene anche altre glicoproteine associate in modo non covalente o legate covalentemente ad altre componenti della parete (chitina, glicani, proteine). Caratteristiche di un antifungino ideale: ampio spettro d’azione bassa tossicità molteplici vie di somministrazione eccellente penetrazione in liquido cerebrospinale, urina, osso Alcuni antifungini sono efficaci nel trattamento di infezioni sia superficiali sia profonde, altri presentano indicazioni terapeutiche più ristrette. I farmaci antifungini possono essere classificati in base ai propri bersaglio molecolare e meccanismo d’azione. I trials clinici a supporto degli antifungini sviluppati più di recente tendono ad escludere bambini e donne potenzialmente in gravidanza → la sicurezza degli antimicotici più nuovi non è definita con precisione in questi gruppi di pazienti, quindi si ha una limitata sicurezza. Inibitori della sintesi di DNA ed RNA fungino FLUCITOSINA → pirimidina fluorinata 5-fluorocitosina Uptake selettivo ad opera di una specifica citosina-permeasi espressa solo sulla membrana dei miceti. La flucitosina è un profarmaco convertito a 5-fluorouracile all’interno della cellula fungina ad opera dell’enzima citosina deaminasi. Il 556 fluorouracile è un antimetabolita e, come tale, se somministrato, penetra nelle cellule umane e inibisce la timidilato sintasi. La conversione ad acido 5-fluorodesossiuridinico (5FdUMP) e conseguente inibizione dell’enzima timidilato sintasi. La flucitosina è FUNGISTATICA nella maggior parte dei casi. Funghi e batteri della flora intestinale possono convertire flucitosina a 5-FU determinando tossicità nell’ospite. Flucitosina è generalmente impiegata in combinazione con amfotericina B per il trattamento delle micosi sistemiche. Elevato volume di distribuzione ed efficiente penetrazione di liquido cerebrospinale, occhio, tratto urinario. Somministrato come singolo agente porta rapidamente a sviluppo di resistenza (mutazioni in citosina permeasi o citosina deaminasi). Assenza di attività intrinseca contro Aspergillus; effetto sinergico contro Aspergillus se somministrata in associazione ad amfotericina B. Come singolo agente: candidiasi, criptococcosi, cromomicosi. In associazione con amfotericina B: meningite acuta da criptococco in soggetti con infezione da HIV. Effetti avversi dose-dipendenti: leucopenia, trombocitopenia, nausea, vomito, diarrea, disfunzioni epatiche. Controindicato in gravidanza. Inibitori della mitosi fungina GRISEOFULVINA: derivata negli anni ‘50 del secolo scorso da Penicillum griseofulvum. Inibisce mitosi fungina legandosi a tubulina e proteine associate al microtubulo → alterazione dell’assemblaggio del fuso mitotico. Dimostrata anche azione di inibizione sintesi DNA e RNA fungini. La griseofulvina è FUNGISTATICA nella maggior parte dei casi e tende ad accumularsi nei precursori dei cheratinociti e si lega saldamente alla cheratina nelle cellule differenziate → neo-crescita di pelle, unghie, capelli libera da infezioni da dermatofiti. Impiegata nel trattamento di infezioni da Trichophyton, Microsporum, Epidermophyton; inefficace contro lieviti e miceti dimorfi. Somministrazione orale ogni 6 ore, assorbimento aumentato se farmaco assunto con pasti ricchi di grassi; trattamento da protrarsi finché cute, capelli, unghie infette non siano completamente sostituiti da tessuto sano. Impiego di griseofulvina attualmente limitato → disponibilità di antimicotici topici o antifungini con meno effetti collaterali. Effetti avversi: cefalea (tende a scomparire col protrarsi della terapia), letargia, vertigine, visione offuscata (effetti esacerbati dal consumo di alcool), raramente epatotossicità, o albuminuria senza insufficienza renale; leucopenia, neutropenia, monocitosi (nel primo mese di terapia), malattia da siero, angioedema, dermatite esfoliativa, necrolisi tossica epidermica (effetti avversi rari ma potenzialmente letali). Co-somministrazione di barbiturati decrementa assorbimento griseofulvina. Griseofulvina induce CYP450 → aumenta metabolismo warfarin e potrebbe ridurre l’efficacia dei contraccettivi orali a basso contenuto di estrogeni. Controindicato in gravidanza (malformazioni fetali). Inibitori della biosintesi dell’ergosterolo – inibitori della squalene epossidasi Inibendo la squalene epossidasi prevengono la formazione di lanosterolo (precursore dell’ergosterolo) ALLILAMINE (terbinafina, naftifina) e BENZILAMINE (butenafina) 57 La terbinafina è disponibile sia per somministrazione orale (99% di legame alle proteine plasmatiche ed effetto di primo passaggio => biodisponibilità orale 40%) sia per uso topico, emivita estremamente lunga (300 h) per via dell’accumulo a livello di cute, unghie, tessuto adiposo. La terbinafina per via orale è indicata nel trattamento di onicomicosi, tinea corporis, tinea cruris, tinea pedis, tinea capitis. Somministrazione topica di terbinafina (crema o spray) è indicata per tinea pedis, tinea cruris, tinea corporis. Controindicata in gravidanza e in presenza di insufficienza renale o epatica; opportuno misurare enzimi funzionalità epatica nel corso del trattamento. Effetti avversi più rari: epatotossicità, sindrome di Stevens-Johnson, neutropenia, esacerbazione di psoriasi o lupus eritematosus subcutaneo acuto. Livelli plasmatici di terbinafina sono aumentati da co-somministrazione con cimetidina e diminuiti da co-somministrazione con rifampina. La naftifina mostra attività antimicotica ad ampio spettro disponibile come crema o gel per il trattamenti di tinea corporis, tinea cruris, tinea pedis. La butenafina (benzilamina) antimicotico ad uso topico con meccanismo e spettro d’azione simile ad allilamine. Allilamine e benzilamine ad uso topico sono più efficaci degli azoli ad uso topico nel trattamento delle infezioni da dermatofiti comuni (specialmente agenti eziologici tinea pedis), ma meno efficaci nel trattamento di infezioni cutanee da Candida. Inibitori della biosintesi dell’ergosterolo – INIBITORI DELLA 14αSTEROLO DEMETILASI AZOLI → Inibitori dell’enzima microsomiale responsabile della conversione di lanosterolo ad ergosterolo (un enzima P450), con conseguente accumulo di 14α-metil steroli che alterano l’elevato grado di impacchettamento delle catene aciliche dei fosfolipidi di membrana → destabilizzazione della membrana porta a disfunzioni degli enzimi associati ad essa (inclusa catena di trasporto elettronico) e a conseguente morte cellulare. Gli azoli non sono completamente selettivi per enzimi fungini → inibizione enzimi microsomiali epatici → importante considerare le interazioni tra farmaci al momento di prescrivere azoli. Impieghi clinici: elevata attività antimicotica nel trattamento delle infezioni da B. dermatitidis, Cryptococcus neoformans, H. Capsulatum, Coccidioides, P. brasiliensis, dermatofiti e maggioranza di infezioni da Candida; attività antimicotica intermedia nel trattamento di Fusarium, Sporothrix schenckii, Scedosporium apiospermium, Aspergillus. Zygomycetes e C. Krusei sono resistenti agli azoli. Azione generalmente FUNGISTATICA. Sono divisi in IMIDAZOLI e TRIAZOLI che condividono spettro e meccanismo d’azione. Ketoconazolo è il prototipo del gruppo degli imidazoli, disponibile per somministrazione sia topica sia orale, ampio spettro d’azione, utilizzo limitato da farmacocinetica e profilo di tossicità; assorbimento gastrointestinale dipende da conversione a sale nell’ambiente acido gastrico (non appropriato in soggetti con acloridria o in trattamento con antiacidi, antisecretivi, inibitori di pompa protonica), 58 scarsa penetrazione in liquido cerebrospinale e tratto urinario, potente inibitore degli enzimi CYP450 (alterazione metabolismo altri farmaci e ridotta produzione di steroidi a livello di surrene e gonadi, con ginecomastia e impotenza quando somministrato ad alte dosi). Ketoconazolo ad uso topico è ampiamente impiegato nel trattamento di infezioni da dermatofiti comuni e della dermatite seborroica; ketoconazolo topico → effetti antiinfiammatori simili a idrocortisone. Formulazioni in crema contengono solfiti (da evitare in soggetti con ipersensibilità; riportati casi di asma e anafilassi). Clotrimazolo, miconazolo, econazolo, butoconazolo, oxiconazolo, sertaconazolo, sulconazolo → antifungini imidazoli ad uso topico impiegati nel trattamento di infezioni superficiali dello strato corneo, mucosa squamosa, cornea; efficacia comparabile; generalmente inefficaci nel trattamento di micosi a unghie o cuoio capelluto; effetti avversi rari che includono prurito, bruciore, sensibilizzazione. Miconazolo interferisce anche con biosintesi acidi grassi ed enzimi ossidativi e perossidasi dei funghi. Itraconazolo, fluconazolo, voriconazolo, terconazolo, posaconazolo sono i principali antifungini triazoli ad uso clinico; ravuconazolo è triazolo attualmente in trials clinici. Itraconazolo → somministrazione per os o i.v., ampio spettro (ha soppiantato ketoconazolo), assorbimento per via orale massimizzato in ambiente acido, tuttavia biodisponibilità imprevedibile (talvolta preferibile somministrazione i.v.); ossidato nel fegato a metabolita attivo (idrossitroconazolo) che ha legame a proteine plasmatiche > 90% e inibisce la 14α-sterolo demetilasi. L’itroconazolo è più efficace di fluconazolo e ketoconazolo nel trattamento di aspergillosi, blastomicosi, istoplasmosi; inefficiente penetrazione in liquido cerebrospinale, urine, saliva (impiegato tuttavia nel trattamento di alcune forme di meningite per via degli elevati livelli di accumulo a livello delle meningi); effetti avversi includono epatotossicità (il più rilevante), nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, ipokaliemia, edema agli arti inferiori, perdita di capelli. Posaconazolo → triazolo orale derivato da itroconazolo e FUNGISTATICO nei confronti della maggior parte di Candida, Cryptococcus, Trichosporon, e alcune specie di Fusarium; efficace anche contro isolati di Candida, Aspergillus, Zygomycetes con resistenza multi-farmaco; impiegato in profilassi e trattamento di micosi invasive; effetti avversi gastrointestinali, rash, ipokaliemia, trombocitopenia, test funzionalità epatica fuori norma; non somministrare con cimetidina, rifambutina, fenitoina; ridurre dosi tacrolimus, ciclosporina, midazolam in caso di associazione con posaconazolo. Fluconazolo → antifungino attualmente più utilizzato; triazolo idrofilo disponibile sia per somministrazione orale sia endovenosa; biodisponibilità quasi del 100% e assorbimento non influenzato da pH gastrico; diffonde liberamente in liquido cerebrospinale, saliva, urine ed è escreto principalmente per via renale; ottimo profilo di sicurezza e elevata penetrazione liquido cerebrospinale lo rendono il farmaco di scelta nel trattamento di candidiasi sistemiche e meningiti criptococciche (in cui è di scelta per la mortalità associata ad iniezione intratecale di amfotericina B); meno attivo di itraconazolo contro blastomicosi, istoplasmoso, sporotricosi; inefficace nel trattamento di aspergillosi. Resistenza a Fluconazolo si sviluppa rapidamente (soprattutto in Candida) per mutazioni dell’enzima P450 fungino e MDR. Numerose interazioni con altri farmaci (aumenta livelli di amitriptilina, ciclosporina, fenitoina, warfarin; livelli di fluconazolo diminuiti da carbamazepina, isoniazide, fenobarbitale); effetti avversi: nausea, vomito, diarrea, dolore addominale (nel 10% dei pazienti), alopecia reversibile da trattamento protratto, sindrome di Stevens-Johnson ed insufficienza epatica (rare). 59 Ravuconazolo è derivato di fluconazolo attualmente in trials clinici; aumentato spettro di azione antimicotica in vitro anche nei confronti di Aspergillus e C. krusei e C. glabrata resistenti. Voriconazolo → triazolo disponibile per somministrazione sia orale sia parenterale; farmaco di scelta nel trattamento di aspergillosi invasive ed infezioni da altre muffe tra cui Fusarium e Scedosporium; FUNGICIDA nei confronti di quasi tutte le specie di Aspergillus e di una parte di nuove micosi; inefficace nel trattamento di zygomycetes; miglior esito rispetto ad amfotericina nel trattamento di pazienti accettori di trapianto allogenico o con infezioni del SNC o disseminate; potente inibitore CYP450 (ridurre dosi tacrolimus, ciclosporina), suo metabolismo accelerato da associazione con ritonavir, rifampina, rifabutina; da non somministrare i.v. in pazienti con insufficienza renale (accumulo di eccipienti → danno SNC); epatotossicità (frequente, migliora con dosaggio ridotto), disturbi visivi (infrequenti, compaiono al picco plasmatico e durano 30-60 min). Terconazolo → triazolo ad uso topico impiegato nel trattamento della candidiasi vaginale; meccanismo e spettro d’azione simile ad altri azoli ad uso topico; disponibile in supposte. Inibitori della stabilità della membrana - POLIENI Amfotericina B e nistatina → macrolidi polieni ad azione antimicotica sviluppati negli anni ’50, entrambi derivati da specie di Streptomyces; legano ergosterolo ed alterano stabilità membrana fungina. Amfotericina B → per decenni unico trattamento efficace per micosi sistemiche; affinità per ergosterolo 500 volte maggiore che per colesterolo (da questo dipendono effetti terapeutici e tossici); legandosi ad ergosterolo produce pori che alterano la permeabilità di membrana determinando la fuoriuscita di contenuti cellulari essenziali; in seguito a sua ossidazione si generano radicali liberi che destabilizzano la membrana fungina; FUNGICIDA o FUNGISTATICO a seconda della concentrazione di ergosterolo associato a membrana; Resistenza (non frequente) dovuta a diminuzione concentrazione ergosterolo in membrana. L’Amfotericina B è altamente insolubile (preparata in sospensioni colloidali da somministrarsi i.v.); più del 90% della quota somministrata si lega prontamente ai tessuti, il resto a proteine plasmatiche; scarsa penetrazione liquido cerebrospinale (somministrazione intratecale per trattamento meningiti); scarsa penetrazione umor vitreo e liquido amniotico. Effetti avversi: reazioni sistemiche immediate (tempesta acida citochinica da TNF- α e IL-1β che causa febbre, brividi, rigidità, ipotensione per diverse delle prime ore dopo la somministrazione), tossicità renale (grave, fattore limitante, correlato a vasocostrizione arteriole afferenti che porta a ischemia renale, acidosi tubulare, ipokaliemia severa), tossicità ematologica (anemia); reazioni sistemiche prevenibili con antipiretici e FANS, tossicità renale migliorabile mantenendo euvolemia e non associando altri farmaci nefrotossici. Amphotec®, Abelcet®, AmBisome® → formulazioni lipidiche di Amfotericina B (liposomi o altri carrier lipidici) → prevenire elevata esposizione del farmaco a livello del tubulo prossimale del nefrone; approvati da FDA, efficacia simile tra loro e comparabile a sospensioni colloidali di amfotericina B; meno tossici ma più costosi. Nistatina → correlato strutturale di amfotericina B, poliene antimicotico che lega ergosterolo determinando la formazione di pori nella membrana fungina; trattamento 60 topico di candidiasi cutanee e della mucosa vaginale o orale; nessun assorbimento sistemico da cute, tratto gastrointestinale, mucosa vaginale Inibitori della sintesi della parete cellulare fungina ECHINOCANDINE Le echinocandine (caspofungina, micafungina, anidulafungina) sono antimicotici lipopeptidici sintetici derivati da composti naturali che inibiscono in modo non competitivo la sintesi di β-(1,3)-D-glicani (una delle componenti essenziali della parete cellulare fungina) → alterazione della parete determina stress osmotico, lisi e morte cellulare; attive contro Candida (FUNGICIDE) e Aspergillus (FUNGISTATICHE); debole attività contro Zygomycetes; disponibili solo per somministrazione parenterale. Caspofungina → primo farmaco della classe ad essere approvato, prima scelta nel trattamento di candidiasi esofagee e candidemia, terapia di salvataggio per infezioni da Aspergillus; elevato metabolismo epatico (idrolisi e N-acetilazione), scarsa penetrazione liquido cerebrospinale, non richiede adeguamento di dosaggio in caso insufficienza renale, è invece richiesto in caso di disfunzione epatica moderata. Associazione con cefalosporina aumenta livelli caspofungina, associazione con tacrolimus aumenta livelli tacrolimus. Non necessario aumento di dosaggio in caso di associazione con nelfinavir, efavirenz, fenitoina, rifampina, carbamazepina, desametasone. Micafungina è approvata per il trattamento di candidiasi esofagea e per la profilassi antimicotica di soggetti riceventi trapianto di cellule staminali emopoietiche; efficace anche nel trattamento di candidemia e aspergillosi polmonare. Anidulafungina è indicata nel trattamento di candidiasi esofagea e candidemia. In alcune serie di studi echinocandine sono state somministrate in associazione con amfotericina B, flucitosina, itraconazolo o voriconazolo per il trattamento di pazienti affetti da micosi refrattarie alla terapia. Aminocandina → echinocandina in fase di sperimentazione, spettro d’azione simile agli altri farmaci del gruppo, emivita tre/quattro volte maggiore. EFFETTI AVVERSI: in genere ben tollerate, profilo di tossicità simile a fluconazolo. Avendo uno scheletro peptidico possono determinare sintomi correlati al rilascio di istamina. Altri effetti avversi includono mal di testa, febbre (più comune con caspofungina), rash, test di funzionalità epatica alterati, emolisi (rara). 61 62 È importante prendere in cosiderazione la problematica della resistenza; perché anche per gli antifungini, nel corso degli anni di utilizzo di questi farmaci si sono sviluppate resistenze per evoluzione di ceppi resistenti per contrastare l’azione di determinati farmaci (riduzione della concentrazione attiva di farmaco per la presenza di pompe di flusso, mutazioni quali e quantitative del bersaglio Raffigurazione schematica di cellula di Candida. Sono espresse due diverse tipologie di trasportatori di membrana (rosso mattone e giallo ocra): un co-trasportatore H +/fluconazolo che pompa fuori il farmaco che a livello della cellula fungina non raggiunge la concentrazione efficace per esplicare l’azione, ed una pompa di efflusso per gli altri azoli che utilizza ATP = acquisizione di espressione di pompe di efflusso a livello della cellula fungina. Mutazioni qualitative del bersaglio del farmaco, della 14-α-sterolo-demetilasi (per il fluconazolo), nel sito di legame per il farmaco = riduzione dell’affinità del farmaco per il bersaglio (il ceppo di micete perde sensibilità all’azione del farmaco). Mutazione quantitativa del bersaglio; ovvero la cellula fungina acquisisce la particolarità di sovra-esprimere l’enzima bersaglio e quindi la quantità di farmaco non riesce ad inibire tutto l’enzima. Mutazione ERG3 (per azoli e polieni): la cellula fungina acquisisce la capacità di organizzare in maniera efficiente la membrana cellulare con quantità di ergosterolo molto inferiori (rispetto al normale) = minore azione antimicotica dell’amfotericina B (poiché si legano molte meno molecole, vista la poca quantità di ergosterolo). Mutazioni FKS (resistenza all’azione farmacologica delle echinocandine): mutazioni qualitative del bersaglio del farmaco, enzima β-1,3-D-glicano sintasi = riduzione dell’affinità del farmaco per il bersaglio. Meccanismi correlati alla scarsa metabolizzazione del profarmaco (azione della flucitosina che penetra nella cellula fungina grazie alla presenza della citosina permeasi, non presente nelle cellule umane): se muta questo trasportatore (citosina permeasi), la flucitosina non riesce ad entrare all’interno della cellula e/o mutazione della citosina deaminasi (enzima che catalizza la conversione del profarmaco flucitosina nel metabolita attivo 5-fluorouracile). La griseofulvina agisce legandosi a proteine che formano il fuso mitotico e soffre di mutazioni sulla tubulina a livello del sito di azione per il farmaco. 63 Importanza di sviluppare nuovi farmaci (o farmaci migliori), sia per il problema della resistenza e per la grande mortalità dovuta ai batteri micotici. REZAFUNGINA = farmaco che è una echinocandina di nuova generazione (nuovo farmaco di una classe già in utilizzo), caratterizzato da una maggiore stabilità metabolica e solubilità. IBREXAFUNGERP = inibitore della β-1,3-D-glicano sintasi, che è un triterpenoide (struttura diversa rispetto alle echinocandine, anche se colpisce lo stesso bersaglio terapeutico), ma non è soggetto agli stessi meccanismi di resistenza. FOSFAMONOGEPIX = inibisce un enzima specifico (presente solo nelle cellule fungine) importante per la biosintesi delle proteine (GPI ancor protein). HDAC = istone deacetilasi, enzima presente nelle cellule del micete (anche in quelle eucariote umane, ma in isoforme diverse). SUBA (super biodisponibilità) - ITRACONAZOLO = formulazione che migliora la biodisponibilità TETRAZOLI = hanno lo stesso bersaglio degli azoli ma hanno struttura nuova (perché ora si hanno i triazoli). AMFOTERICINA B COCLEATO = nuova formulazione dell’amfotericina B che può essere somministrata per os (generalmente è somministrata solo per via parenterale). DHODH (diidrorotato deidrogenasi) = in studio farmaci che inibiscono questo enzima, fondamentale nella sintesi delle pirimidine (con inibizione si ha un enorme danno della cellula) = OLOROFIN 64 T-2307 = molecola che interferisce a livello del mitocondrio (importante la selettività) la catena di trasporto elettronico. VL-2397 = analogo del sideroforo che sfrutta il suo trasportatore per entrare e ne altera la funzione tramite meccanismi ad oggi non ancora chiariti. 65 FARMACI ANTIPROTOZOARI Malaria: secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità sono a rischio di contrarla circa 3,4 miliardi di persone nel mondo, e nel solo 2013, sono state infettate 198 milioni di persone e ci sono stati 584.000 decessi imputabili a questa malattia. Circa il 90% di questi decessi è registrato in Africa, e il 78% riguarda bambini fino a 5 anni. Paziente febbricitante con forti dolori (fino anche a sintomi cerebrali e fatali) = è una parassitosi da protozoi. Elefantiasi = edema agli arti inferiori che assomigliano alle zampe dell’elefante. È una parassitosi da elminte che ha come ospite definitivo l’uomo e gli insetti come vettori. Si stima che attualmente circa 25 milioni di persone siano infettate da Onchocerca v. e più di 300.000 siano diventate cieche = malattia della cecità da fiume. È una parassitosi da elminte, con vettore gli insetti. 66 William Campbell, Satoshi Omura e Youyou Tu: sono stati insigniti del premio Nobel per la medicina nel 2015 per le loro scoperte nell’ambito di farmaci per il trattamento delle parassitosi. Omura si è occupato di ricercare in diverse colonie i diversi ceppi di Streptomices sostanze di origine naturale che avessero azione farmacologica e ha trovato nella AVERMECTINA un’azione antielmintica. Campbell prese la avermectina (individuata da Omura) e guidò lo sviluppo della IVERMECTINA (uno degli antielmintici ad oggi più utilizzati). Youyou Tu (primo cinese a ricevere il premio Nobel per la medicina) identificò l’ARTEMISININA ed i suoi derivati che sono ad oggi gli antimalarici di prima linea = molecole estratte da artemisia annua (pianta utilizzata nella medicina tradizionale cinese per trattare stati febbrili e patologie correlate che in alcuni casi funzionavano ed in altri no) = capì che gli stati febbrili dovuti a questa molecola erano legati alla malaria. Più di un miliardo di persone nel mondo sono affette da infezioni da parassiti. Parassita: «organismo il cui metabolismo dipende, per tutto o parte del ciclo vitale, da un altro organismo vivente, detto ospite, con il quale è associato più o meno intimamente, e sul quale ha effetti dannosi». Infezioni da parassiti di maggiore rilevanza clinica: PROTOZOI (malaria, toxoplasmosi, giardiasi, tripanosomiasi) = parassiti eucarioti unicellulari ELMINTI = parassiti eucarioti multicellulari (vermi) amebiasi, leishmaniosi, Un farmaco antiparassitario ideale dovrebbe colpire strutture o vie metaboliche presenti o accessibili solo nei parassiti, per sfruttare un bersaglio di tipo unico. I meccanismi d’azione di vari farmaci antiparassitari non sono ancora stati pienamente compresi. I farmaci antiparassitari dei quali sono stati caratterizzati i meccanismi d’azione interferiscono tutti con vie metaboliche cruciali per il parassita bersaglio : - dipendenza dei Plasmodia dal metabolismo dell’eme - dipendenza dei parassiti luminali intestinali da specifiche vie di fermentazione - dipendenza degli elminti dall’attività neuromuscolare PLASMODIA - AGENTI EZIOLOGICI della MALARIA Ogni anno circa 300 milioni di individui manifestano malaria in più di 90 Paesi differenti. Circa 1 milione di morti/anno tra i soggetti affetti da malaria. In media, nel mondo (90% in Africa sub-sahariana), muore di malaria un bambino ogni 60 secondi (più del 90% di età inferiore ai 5 anni, più del 95% sono infezioni da P. falciparum). Malaria → la più rilevante patologia infettiva da parassiti e una delle malattie infettive clinicamente più importanti. 67 Ci sono 5 ceppi di Plasmodia che possono causare malaria nell’uomo: Plasmodium falciparum (agente eziologico di una delle forme di malaria più grave), Plasmodium vivax, Plasmodium ovale, Plasmodium malariae e Plasmodium knowlesi. Il ciclo replicativo dei Plasmodia coinvolge un parassita, un insetto-vettore (zanzara), un ospite umano. Le fasi del ciclo replicativo dei Plasmodia che avvengono all’interno dell’organismo umano comprendono una fase extra-eritrocitaria epatica ed una fase eritrocitaria. La zanzara femmina del genere anofele è il vettore insetto. Questa zanzara è già infetta, cioè all’interno di essa sono avvenuti dei cicli replicativi del plasmodio e nelle ghiandole salivari della zanzara ci sono gli sporozoiti. Con la puntura, inietta gli sporozoiti a livello del soggetto sano. Gli sporozoiti vanno a colonizzare gli epatociti, all’interno dei quali entrano tramite un meccanismo recettore-mediato (interazione con recettore per trombospondina e properidina). A livello epatico gli sporozoiti si moltiplicano e maturano a schizonti tissutali (o epatici). A questo punto procedono nel ciclo replicativo (15 gg circa) e diventano merozoiti. Un singolo epatocita infetta può portare alla produzione da 10 mila a 30 mila merozoiti. I merozoiti escono dall’epatocita, si riversano nel torrente ematico e vanno a colonizzare gli eritrociti, diventando schizonti eritrocitari (per ciclo asessuato). Qui vengono prodotti nuovi merozoiti; poi l’eritrocita scoppia (si lisa per emolisi) e si disperdono i merozoiti = replicazione ciclica con lisi dell’eritrocita e propagazione dei merozoiti ed alimentazione del ciclo = perdita di eritrociti. Una seconda zanzara non infetta, punge il soggetto ora infetto, e succhia parte del sangue contenente i merozoiti che sono diventati gametociti (una parte dei merozoiti si sono trasformati, sia maschili che femminili). A questo punto i gametociti presenti nell’apparato digerente della zanzara vanno incontro a riproduzione con ciclo sessuato e le ghiandole salivari della zanzara contengono gli sporozoiti = se punge un soggetto sano si ripete il ciclo che permette la propagazione dell’infezione nell’uomo grazie al vettore zanzara. Plasmodium vivax e P. ovale presentano anche forme epatiche dormienti (ipnozoiti) che possono rilasciare merozoiti lungo un arco di tempo di svariati mesi (fino a 1-2 anni). Gli eritrociti infettati da Plasmodium falciparum presentano protuberanze sulla superficie cellulare → formate da proteine sia del parassita (PfEMP-1, una famiglia di 100-150 geni) sia dell’ospite → attacco dell’eritrocita infetto a recettori espressi su altre cellule → gli eritrociti risultano «impantanati» (all’interno dei vasi sanguigni o in altri organi e distretti). I PRINCIPALI SINTOMI compaiono 7-10 gg dopo la puntura e comprendono febbre (dovuta a lisi delle emazie, ciclica ad intervalli regolari di 48 h per P. falciparum, P. vivax, P. ovale e 72 h per P. malariae), brividi, cefalea, nausea, vomito, dolori articolari, convulsioni, coma. Farmacoterapia della malaria 68 Gli agenti antimalarici attualmente a disposizione colpiscono quattro processi fisiologici importanti per i Plasmodia: metabolismo dell’eme (clorochina, chinina, meflochina, artemisinina) trasporto elettronico (primachina, atovaquone) sintesi proteica (dossiciclina, tetraciclina, clindamicina) metabolismo dei folati (proguanile, sulfadossina-pirimetamina) Clinicamente si suddividono: farmaci utilizzati nella profilassi anti-malarica, farmaci utilizzati per il trattamento di infezioni con fase ematica acuta, farmaci utilizzati per eliminare ipnozoiti epatici (forme dormienti a livello epatico per settimane/mesi/anni che si possono risvegliare e dare origine a ricadute, dovute solo a vivax e ovale). In genere, gli agenti impiegati nella profilassi anti-malarica dovrebbero essere ben tollerati e comodi da somministrare. Farmaci che agiscono a livello del metabolismo dell’eme I Plasmodia hanno una limitata capacità di sintesi de novo di aminoacidi, quindi sfruttano gli aminoacidi rilasciati dal metabolismo delle molecole di emoglobina dell’ospite. La degradazione dell’emoglobina dell’ospite avviene all’interno di vacuoli digestivi del plasmodium (elaborati lisosomi a pH acido). Enzimi proteolitici del parassita degradano l’emoglobina dell’ospite ai suoi costituenti (plasmepsina → aspartico proteasi; falcipaina → cisteina proteasi; falcilisina → metallo proteasi). Gli aminoacidi necessari al parassita sono esportati dal vacuolo attraverso la proteina di membrana PfCRT. ATPasi protonica mantiene il pH acido all’interno del vacuolo. I farmaci (CLOROCHINA e derivati) entrano nel vacuolo alimentare e vengono protonati. A questo punto inibiscono la polimerizzazione della ferroprotoporfirina IX a emozoina, determinando l’accumulo di ferroprotoporfirina IX che libera è tossica per il parassita (può portare a formazione di ione superossido, perossido di idrogeno). L’ARTEMISINA agisce con un meccanismo diverso rispetto alla clorochina e derivati. L’artemisinina viene attivata dal ferro (eme o in forma ionica) ad artemisinina radicale libero che può alchilare o il ferro-eme o proteine del plasmodio, dando luogo ad addotti (complessi) farmaco-eme o farmaco-proteina del plasmodio. In entrambi i casi queste alchilazioni sono dannose per il plasmodio. Artemisinina e derivati agiscono anche contro i gametociti e si danno solamente in terapia. 69 Farmaci che agiscono a livello della catena di trasporto elettronico mitocondriale nei Plasmodia La catena di trasporto elettronico nei Plasmodi è rudimentale ed è costituita da 4 effettori che si passano gli elettroni, generando un gradiente di elettroni che fuoriescono dal mitocondrio ed è utilizzato come fonte energetica per la sintesi di ATP. Più importante è il ruolo nella catena della diidrorotato deidrogenasi che cicla da una forma ossidata ad una ridotta accompagnando la conversione del diidrorotato a orotato, essenziale per la sintesi delle pirimidine (fondamentali per la sintesi degli acidi nucleici). Per riossidarsi l’enzima cede un elettrone all’ubichinone che attiva la catena di trasporto mitocondriale. Sono due i farmaci antimalarici: ATOVAQUONE che inibisce il passaggio dell’elettrone dall’ubichinone al citocromo bc1, interrompe quindi il primo passaggio della catena di trasporto elettronico = mancata possibilità di riossidare l’enzima diidrorotato deidrogenasi con impossibilità di sintetizzare le pirimidine. Attivo contro P. falciparum e Toxoplasmosi. Determina cefalea, disturbi gastrointestinali e livelli enzimatici elevati. È utilizzato in associazione a proguanile e doxiciclina. PRIMACHINA è un analogo dell’ubichinone che interferisce con la sua funzione (e cioè di ricevere l’elettrone dalla diidrorotato deidrogenasi ridotta) = mancata riossidazione dell’enzima DHOD con conseguente mancata conversione del diidrorotato a orotato e inibita sintesi di pirimidine. Utilizzata per P. vivax e P. ovale. Come effetti collaterali determina anemia emolitica, leucopenia e metaemoglobinemia. Farmaci inibitori della sintesi proteica DOXICICLINA e TETRACICLINA: appartengono alla classe delle tetracicline e sono inibitori della sintesi proteica in quanto legano l’RNA ribosomiale 16S sulla subunità 30S determinando il blocco del legame dell’aminoacil-tRNA al sito A del ribosoma. Come effetti collaterali determinano tossicità renale e disturbi gastrointestinali (nausea e vomito). I meccanismi di resistenza sono tre: (1) pompe di efflusso, (2) inattivazione enzimatica e (3) produzione di proteine che interferiscono con il legame al ribosoma. Utilizzata per tutte le specie di plasmodio. CLINDAMICINA: appartiene alla classe dei lincosamidi ed inibisce la formazione del legame peptidico interagendo sia col sito A che col sito P del ribosoma a livello della subunità 50S. come effetti collaterali determina colite pseudomembranosa, ulcere esofagee, disturbi gastrointestinali e fotosensibilità . In associazione ad altri farmaci è utilizzata per il trattamento di infezioni da P. falciparum clorochina-resistenti. 70 Farmaci che interferiscono con il metabolismo dei folati PROGUANILE: derivato pirimidinico che inibisce la diidrofolato reduttasi del plasmodio. Come effetti collaterali determina trombocitopenia granulocitopenia. È utilizzato verso tutte le specie di plasmodio. e SULFADOSSINA-PIRIMETAMINA: il primo inibisce la diidropteroato sintasi, mentre il secondo inibisce la diidrofolato reduttasi del plasmodio. Sono utilizzati per il trattamento di infezioni da P. falciparum e come effetti collaterali determinano: sindrome di Steven-Johnson, anemia megaloblastica e leucopenia . Resistenza ai farmaci antimalarici La resistenza ai farmaci antimalarici è uno dei maggiori problemi di salute pubblica e rappresenta un notevole ostacolo al trattamento dei soggetti affetti da malaria → incremento di morbidità e mortalità delle infezioni da Plasmodia (causato anche da fallimento strategie profilattiche, fattori politici e socio-economici). Resistenza a clorochina riportata per la prima volte negli anni 50’ del secolo scorso. Clorochina → rischio di fallimento terapeutico del 60% in Africa sub-sahariana, > 80% Sud-est asiatico. Anni ’80 - ’90: aumento di resistenza a clorochina e sulfadossina-pirimetamina → raddoppiata mortalità infantile (incremento di 11 volte in alcune aree). P. vivax clorochina-resistente sconosciuto fino al 1989 → ora endemico in Indonesia e Papua Nuova Guinea, sta emergendo anche in Sud America, Brasile, Myanmar, India. Ceppi di P. falciparum resistenti a meflochina sono stati osservati nel Sud-est asiatico; resistenza a meflochina non ancora diffusa così ampiamente come altre farmacoresistenze. Cambogia Indocina in cui si ha la maggior resistenza multifarmaco), 2008 → primi casi riportati di resistenza ad artemisina → OMS ha chiesto che cessi la produzione di formulazioni mono farmaco di artemisina a favore di formulazioni bi-farmaco contenenti quantitativi fissi e prestabiliti di artemisina (raccomandata la combinazione con agenti schizonticidi a lenta eliminazione). Cronologia dei farmaci antimalarici 71 CI sono una serie di bersagli del plasmodio per farmaci nuovi (più efficaci, più sicuri e per rinnovare l’armamentario terapeutico per contrastare il fenomeno della farmacoresistenza). Infezioni da altri protozoi di rilevanza clinica Entamoeba hystolytica → agente eziologico dell’amebiasi Giardia lamblia → giardiasi Trypanosoma brucei → malattia del sonno africana Trypanosoma cruzi → tripasonomiasi del Nuovo Mondo (morbo di Chagas) Leshmania → Leishmaniosi Toxoplasma gondi → toxoplasmosi AMEBIASI da E. hystolytica Ci sono diverse fasi nel ciclo replicativo, quindi diverse forme che via via vengono assunte; alcune che si verificano all’interno dell’ospite umano ed altre all’esterno. Il ciclo replicativo si può considerare partendo dalle cisti che possono essere presenti in: acqua, cibo contaminato ed in situazioni di scarsa igiene. Si ha la successiva ingestione, per via orale, di queste cisti. A livello dell’intestino tenue avviene la excistazione ed il protozoo assume la forma di trofozoita. Il trofozoita, che si trova nell’intestino tenue, presenta un solo nucleo e uno pseudopodo che lo facilita nel movimento. Prosegue nel ciclo con l’encistazione a livello del colon con conseguente escrezione con le feci. 72 Il trofozoita, una volta formato nel piccolo intestino, oltre a progredire nell’intestino crasso, può dare luogo ad una serie di eventi: - eventi clinicamente irrilevanti (soggetto asintomatico e quindi portatore sano che funge da veicolo di trasmissione potenziale ad altri soggetti umani), - amebiasi intestinale: i trofozoiti che colonizzano l’intestino dell’ospite umano danneggiano, nella loro interazione con l’ambiente dell’ospite, la mucosa → sintomi ed alterazioni gastrointestinali - i trofozoiti riescono a penetrare l’ospite umano, uscendo e migrare verso altri distretti e tessuti, determinando: perforazione intestinale e colonizzazione del fegato attraverso il circolo portale → amebiasi extraintestinale con ascessi epatici. Quando vi è perforazione intestinale con formazione di ascessi epatici, si parla di infezioni metastatiche. È importante ricordare questo ciclo replicativo poiché non tutti i farmaci a disposizione per trattare le varie amebiasi: alcuni per l’amebiasi intestinale ed altri per l’amebiasi extraintestinale. 5-10% delle persone che vivono in povertà nei paesi in via di sviluppo; 50 milioni di casi di dissenteria da E. hystolytica all’anno, 40000-100000 morti. Invasione intestinale è funzione del numero di cisti ingerite, del ceppo di parassita, motilità tratto gastro-intestinale dell’ospite, presenza di appropriata flora batterica intestinale che serva da nutrimento al parassita. Si possono avere: veicolo asintomatico, colite invasiva, infezioni metastatiche La patologia si manifesta a seguito dell’invasione intestinale di trofozoiti attivi. Fisiologia dei protozoi luminali – fermentazione E. hystolytica ed altri parassiti intestinali presentano nuovi meccanismi di adattamento alla nicchia anaerobica dove crescono → assenza di enzimi della fermentazione (lattato deidrogenasi e piruvato decarbossilasi). Le amebe mancano anche di enzimi del ciclo di Krebs, di enzimi per la fosforilazione ossidativa, di piruvato deidrogenasi. Di contro, le amebe sono fermentatori obbligati di glucoso ad etanolo → utilizzano enzimi contenenti centri ferro-zolfo (ferrodossine; piruvato-ferrodossina ossidoreduttasi) che non sono presenti in uomo, lievito, maggior parte di eubatteri (ma comuni a batteri anaerobi quali Helicobacter e Clostridia). Quindi il metronidazolo, per quanto riguarda il meccanismo, ha una certa selettività. Il metronidazolo è un profarmaco che deve essere attivato a seguito di riduzione. Quando è ridotto va a determinare una serie di danni poiché va ad interagire contro vie biosintetiche (sintesi proteica, effettori e vie importanti per la sopravvivenza e la replicazione). 73 L’enzima piruvato ferrodossina ossidoreduttasi (PFOR) catalizza la conversione di piruvato ad acetil-CoA. L’acetil-CoA è poi convertito ad etanolo e acetato dall’aldeide deidrogenasi. A seguito di questa azione l’enzima PFOR si trova nello stato ridotto, quindi deve essere riossidato per poter presiedere alla sua funzione biologica. Quando la ferrodossina ridotta si ossida, si ha la riduzione del metronidazolo che quindi si attiva. Vi è anche un altro meccanismo di attivazione del metronidazolo ad opera di enzimi nitroreduttasi di ameba (che potrebbero esserci anche nelle cellule dell’ospite): il metronidazolo si riduce ad opera della conversione del NADPH a NADP +. Dei due meccanismi di possibile attivazione prevale quello dipendente dalla PFOR. Se le cellule si trovano in notevole anaerobiosi (ambiente fortemente riducente, proinfiammatorio marcato e circoscritto) si ha anche l’attivazione di questa via a livello umano. Farmacoterapia delle infezioni parassitarie PATOLOGIA Toxoplasmosi TERAPIA Pirimetamina + sulfadiazina e/o clindamicina (se in gravidanza l’infezione è stata già trasmessa al feto. Nella madre si aspettano i primi 3 mesi per iniziare la terapia, evitando i potenziali effetti teratogeni che questa associazione può determinare, e la terapia si continua nel neonato per il periodo perinatale) Spiramicina in gravidanza (macrolide usato se l’infezione non è ancora stata trasmessa la feto, perché tende a distribuirsi nella placenta e previene che l’infezione si trasmetta al feto) 74 Colite e dissenteria amebica/ascessi epatici Metronidazolo + iodochinolo o paromomicina Emetina/deidroemetina = se si ha un caso di amebiasi intestinale, si dà solo un farmaco luminare e non il metronidazolo (il metronidazolo è efficace, ma non è in grado di uccidere i trofozoiti che sono nell’intestino crasso, poiché somministrato per via orale e viene assorbito quasi tutto nell’intestino tenue = non raggiunge l’intestino crasso in concentrazioni sufficientemente elevate) Tripanosomiasi africana occidentale (T. brucei gambiense Pentamidina isetionato, (approvato in USA) o eflornitina melarsoprolo = l’ospite è l’uomo ed i protozoi che utilizzano come vettore un insetto, la mosca tze-tze) → malattia del sonno e se non trattata determina coinvolgimento cerebrale fino a coma e morte Tripanosomiasi africana orientale (T. brucei rhodesiense = Suramina (approvato in USA) o melarsoprolo (approvato in USA) l’ospite è l’uomo ed i protozoi che utilizzano come vettore un insetto, la mosca tze-tze) → malattia del sonno e se non trattata determina coinvolgimento cerebrale fino a coma e morte Tripanosomiasi americana (o morbo di Chagas dove l’agente eziologico è Tripanosoma cruzi. Il vettore è la cimice ematofaga che punge l’essere umano e mentre si nutre del pasto ematico defecano e la deposizione delle loro feci sulla cute umana è irritante. Il soggetto si gratta permettendo l’ingresso con conseguente colonizzazione) → miocarditi, alterazioni croniche a livello cardiovascolare Nifurtimox (USA) o benxnidazolo Leishmaniosi → si possono avere Stibogluconato di sodio, amfotericina liposomiale, paromomicina o miltefosina diverse forme: cutanea, mucocutanea, diffusa e viscerale (clinicamente più grave). Il vettore è il pappataceo (mosca), un ospite intermedio può essere il cane Tricomoniasi (patologia da Tricomonas che può dare vaginiti nella donna, e più raramente uriniti nell’uomo) Metronidazolo o tinidazolo Giardiasi (patologia intestinale che Metronidazolo, dà luogo a dissenterie molto severe) B tinidazolo (derivato del metronidazolo con effetti collaterali meno marcati e meccanismo d’azione simile) o paromomicina 75 76 Il DISULFIRAM è un farmaco che si provò ad utilizzare come deterrente per l’assunzione eccessiva di alcol. Se si assume questo farmaco, insieme all’etanolo, il soggetto fa esperienza di un’esacerbazione effetti da eccessiva Ognidegli 100 soggetti trattati con dose di etanolo. melarsoprolo, ci si aspetta che 77 Il farmaco inibisce questo enzima, il tripanosoma non dae4quindi a 6 muoiano per Nel caso riesce a ri-sintetizzarlo agisce bene. somministrazione del Tripanosoma brucei non è indicato poiché è in convulsioni di del tipofarmaco. grado di ri-sintetizzarsi da solo FARMACI ANTIELMINTICI Gli elminti sono vermi multicellulari provvisti di sistema digestivo, escretore, nervoso e riproduttivo (organismi sessuati o presentano una componente sessuata nel proprio ciclo replicativo). Possono infettare fegato, sangue, intestino, altri tessuti. Gli elminti clinicamente rilevanti sono: nematodi (vermi rotondeggianti); trematodi (vermi piatti) e cestodi (vermi «a nastro»). Le filarie adulte possono avere una lunghezza di 3-80 cm ed hanno un’attesa di vita di 10-15 anni (annidate nelle vescicole sottocutanee, se non si danno farmaci che uccidono le macrofilarie, queste vivono e producono le microfilarie con conseguente cheratite sclerosante e cecità per accumulo a livello dell’occhio). Le microfilarie hanno una lunghezza di 200400 mm. Fisiologia di Onchocerca volvulus comprendere infezioni elmintiche. è paradigmatica per Infezione trasmessa da assunzione di cibo o acqua contaminata con larve o uova, larve presenti nel suolo possono penetrare la cute (ed annidarsi in cisti sottocutanee), insetti possono trasmettere larve attraverso punture. Nell’ospite finale per accoppiamento e riproduzione sessuata si ha la formazione di microfilarie → le uova e le larve si sviluppano ed i vermi adulti migrano ed entrano nel ciclo riproduttivo sessuato → rilascio di nuove uova o larve che vengono trasmesse dall’ospite all’ambiente (tratto gastrointestinale/urinario) o dall’ospite ad un «veicolo» (insetto) → larve e uova divengono infettive per l’uomo e il ciclo ricomincia. Elminti presentano neuroni motori non-mielinizzati, colinergici ed inibiti da trasmettitori GABAergici. eccitabili da trasmettitori Le microfilarie determinano la patologia poiché morendo, portano danno, mentre le macrofilarie continuano a riprodursi determinando la formazione di microfilarie. 78 MACROFILARICIDA (uccide le filarie adulte) = agente curativo Le microfilarie sono paralizzate, non possono nutrirsi o muoversi e quindi muoiono. Non è un agente curativo poiché non uccide le filarie adulte. Canali presenti solo negli invertebrati 79 FARMACOLOGIA DELLE INFEZIONI VIRALI I virus sono parassiti intracellulari, sono organismi viventi ma non sono cellule. Si possono definire particelle virali. I virus si replicano all’interno della cellula parassitando la macchina replicativa dell’ospite, molto spesso per raggiungere il target farmacologico gli antivirali devono penetrare la cellula ospite. La replicazione intracellulare riduce il numero di potenziali target terapeutici, in quanto si rischia di non avere un bersaglio unico e selettivo. I farmaci antivirali attualmente in uso sfruttano le differenze strutturali e funzionali tra le proteine virali e quelle umane → OTTENERE AZIONE ANTI-VIRALE SELETTIVA. I virus si replicano utilizzando l’apparato metabolico cellulare → POCHE DIFFERENZE tra VIRUS e CELLULE OSPITI. I virus sono un gruppo di agenti infettivi molto eterogeneo, questo implica che ci siano antivirali ad ampio spettro d’azione. I virus codificano per proteine sostanzialmente diverse dalla controparte umana. Teoricamente sono presenti molti potenziali target terapeutici. In pratica sono solo poche le proteine virali che ad oggi sono bersaglio di agenti antivirali efficaci. 80 Si possono avere procedure VIRUCIDE, chiaramente questo tipo di approccio può essere utile per sanificare ambienti e superfici, ma è meno applicabile nella terapia dell’uomo. Composti ANTIVIRALI che sono in grado di esplicare un’azione diretta su uno step del ciclo replicativo di un determinato virus, interferendo con la vita. Approccio IMMUNOSTIMOLANTE che consente di contrastare l’infiammazione virale aumentando la risposta immunitaria che contrasta il virus. I VIRUS o VIRIONI hanno un genoma che può essere DNA o RNA a singolo o a doppio filamento. Il genoma virale è impacchettato in strutture proteiche (guscio) che è codificato da geni virali e prende il nome di capside. A seconda dei tipi di virus può anche essere presente un rivestimento lipo-proteico che prende il nome di envelope. Ciclo replicativo paradigmatico virale, ovvero tutti i possibili step che si possono trovare nei cicli replicativi virali. Non tutti i virus sfruttano tutti questi step. Il primo step è l’interazione tra il virione ed un recettore dell’ospite = interazione con questa proteina di membrana ad azione recettiva con conseguente aggancio alla cellula ospite ed ingresso (meccanismo recettore-mediato che conferisce al virus un certo tropismo per la cellula bersaglio) = esistono due farmaci che colpiscono il virus a questo livello (utilizzati per il trattamento dell’HIV): MARAVIROC e ENFUVIRIDE. Una volta all’interno del citoplasma della cellula ospite in virus deve andare incontro ad UNCOATING o perdita del rivestimento = AMANTADINE e RIMANTADINE (farmaci antinfluenzali). Il genoma virale (RNA o DNA) è liberato all’interno della cellula ospite: da un lato si ha la replicazione del genoma virale = avviene ad opera di enzimi virali (polimerasi virus-specifiche) quindi molti dei farmaci antivirali colpiscono la replicazione del genoma virale = farmaci inibitori delle polimerasi quali ACYCLOVIR, ZIDOVUDINE ed EFAVIRENZ (utilizzati per HSV, VZV, CMV, HBV ed HIV). dall’altro si ha la trascrizione dei geni virali (sintesi dei messaggeri per la sintesi delle proteine virali) = la maggior parte dei virus utilizza l’apparato trascrizionale e traduzionale della cellula ospite. quindi non sono buoni bersagli per farmaci antivirali poiché si danneggerebbero pesantemente le cellule ospiti. Inibitori delle integrasi di HIV: RALTEGRAVIR Poi si assemblano i nuovi virioni; alcuni virus possono richiedere il processo di maturazione a virione maturo (diversamente il virione non è infettivo per altre cellule). È soprattutto la maturazione ad essere sfruttata come target farmacologico: processo mediato da proteasi virali che porta clivaggio di polipeptidi virali con la formazione di proteine. Gli inibitori portano al blocco della maturazione, determinando l’annullamento della virulenza del virus = inibitori delle proteasi virali (per HIV ed epatite C) quali SEQUINAVIR e RITONAVIR. Poi si ha l’uscita ed il rilascio dalla cellula ospite = i virioni rimangono ancorati, non riescono a sganciarsi e non riescono ad andare ad infettare le cellule vicine. I farmaci utilizzati sono ZANAMIVIR e OSELTAMIVIR (antinfluenzali). 81 La replicazione del genoma vitale richiede: Ribonucleosidi trifosfato per i virus a RNA Deossiribonucleosidi trifosfato per i virus a DNA (herpes virus) Nel caso di virus a DNA la generazione di deossiribonucleotidi trifosfato avviene mediante: a) la via di recupero → enzima TIMIDINA CHINASI virale = si procacciano i deossiribonucleotidi trifosfato importanti per la replicazione del genoma virale b) la via de novo → TIMIDILATO CHINASI VIRUS ERPETICI – HSV, VZV e CMV La replicazione del genoma dei virus erpetici ha bisogno della via di recupero e di una DNA polimerasi che assembli i deossiribonucleotidi per replicare il genoma virale = utilizzo di enzimi virus specifici. Le principali infezioni da virus erpetici sono HSV, VZV e CMV. Le isoforma di herpes simplex e varicella zoster virus sono quasi uguali e presentano due gruppi di geni: - DNA polimerasi (essenziale per replicazione del genoma virale) - Timidina Chinasi (non essenziale per replicazione del genoma) Citomegalovirus ha meccanismi simili, ma catalizzati da enzimi diversi: - DNA polimerasi propria per la replicazione del genoma - UL97 chinasi = neutropenia e trombocitopenia In alto si vedono i nucleosidi (complesso zucchero e base azotata) endogeni nativi (deossiriboso con attaccate le basi azotate che danno luogo al nucleotide per aggiunta del gruppo fosfato). Gli inibitori della replicazione del genoma dei virus erpetici sono Utilizzati per il trattamento di analoghi (molecola simile ma citomegalovirus non identica) nucleosidici o che ha una chinasi nucleotidici endogeni = sono Utilizzati per diversa, la UL97 ed una DNA sufficientemente simili da il polimerasi diversa. essere riconosciuti ed utilizzati trattamento di HSVdiversi e VZV dai virus, ma sono sufficientemente da non permettere la prosecuzione della = eritema multiforme, Analogo nucleotidico utilizzato per retiniti replicazione virale. disturbi GI, cefalea da CMV = nefrotossicità, neutropenia, ↓pressione intraoculare ed acidosi metabolica La base azotata è nativa (identica a quella endogena), quello che manca è la posizione in cui può avvenire il legame fosfodiesterico perché non si ha una struttura ciclica = interruzione della sintesi del genoma. ACICLOVIR = analogo della deossiguanosina. ADR: insufficienza renale, porpora trombotica trombocitopenica in pazienti immunocompromessi . 82 Una volta che penetra nella cellula infettata, la timidina chinasi virale aggiunge il primo gruppo fosfato = aciclovir monofosfato. Questo processo avviene sono se nella cellula ospite è presente l’enzima virale, quindi solo nelle cellule infettate. A questo punto aciclovir monofosfato viene convertito in aciclovir difosfato e aciclovir trifosfato. Questi gruppi fosfato vengono aggiunti da alcune chinasi cellulari. È il farmaco trifosfato che è utilizzato dalla DNA polimerasi virale per la replicazione del genoma virale. Inserendo l’aciclovir trifosfato (pppACV), essendo un analogo della guanosina si appaia. L’enzima però a questo punto non può più scorrere, è bloccato, può essere inserito in nucleotide successivo ma non si può legare poiché manca lo zucchero completo = complesso a binario morto (o a vicolo cieco). Cidofovir, presentando già un fosfato, quando entra nelle cellule è convertito in nucleotide trifosfato anche in cellule non infettate. Quindi si hanno due livelli di selettività: timidina chinasi e DNA polimerasi virale. INIBITORI NON NUCLEOTIDICI delle POLIMERASI = FOSCARNET. Questo farmaco non necessita di attivazione da parte degli enzimi virali e presenta maggiore affinità per le polimerasi virali rispetto a quelle umane. Mima il pirofosfato prodotto a seguito della polimerizzazione del DNA; l’accumulo determina inibizione delle polimerasi). Come effetti collaterali determina: insufficienza renale, squilibrio elettrolitico e crisi epilettiche. Viene utilizzato nel trattamento di HSV e CMV. 83 RETROVIRUS - HIV All’interno della particella virale è presente il capside contenete il genoma virale, che per HIV è RNA a singolo filamento in due copie (virus diploide). Inoltre, all’interno del capside sono presenti tre proteine fondamentali: proteasi, integrasi e trascrittasi inversa. È presente l’envelope nel quale è evidenziata la glicoproteina 160 che a sua volta è costituita da gp120 e gp41. Nella prima fase si ha l’attracco del virione alla cellula ospite per interazione del gp120 ai linfociti T CD4+ ed un recettore per le chemochine CXCR4 e CCR5 (anch’essi espresso sui linfociti T) = MARAVIROC che è un antagonista del co-recettore CCR5 per le chemochine, impedendo l’ingresso dei virus che utilizzano questo co-recettore. Successivamente l’envelope del virus si è fuso con la membrana della cellula ospite ed il capside penetra nel citoplasma della cellula = ENFUVIRTIDE che è un inibitore della fusione tra l’envelope e la membrana della cellula ospite. Il capside si dissembra e quindi il genoma virale è libero nel citoplasma della cellula ospite, così come le tre proteine funzionali. A questo punto si ha la trascrizione inversa ad opera della trascrittasi inversa (DNA polimerasi RNA-dipendente) che presiede la sintesi di DNA a doppio filamento a partire da RNA genomico del virus = inibitori della trascrittasi inversa che si suddividono in: inibitori nucleosidi (ZIDOVUDINA) e non nucleosidici (NEVIRAPINA). L’integrasi, a questo punto, è in grado di inserire la doppia elica di DNA all’interno del nucleo, con conseguente trascrizione in RNA messaggeri ed RNA genomici = inibitori delle integrasi, quali RALTEGRAVIR. Poi il virione si rassembra con uscita dalla cellula e maturazione ad opera delle proteasi = inibitori delle proteasi o inibitori della maturazione virale, quali RITONAVIR. 84 INIBITORI dell’INGRESSO del VIRUS nella CELLULA (HIV) (A) Per agganciarsi saldamente alla cellula ospite, HIV deve attaccarsi saldamente tramite la gp120 a CD4. (G) Il recettore per le chemochine è il CCR5 ed è presente MARAVIROC che impedisce l’ingresso di HIV nella cellula ospite poiché è un ligando antagonista del corecettore = in questo caso il co-recettore risulta bloccato ed HIV non riesce ad entrare nella cellula ospite poiché non si può legare. ADR: epatotossicità, infarto del miocardio/ischemia ed infezioni. Di conseguenza i ceppi che non utilizzano questo co-recettore non sono bloccati da maraviroc. (B) gp41 non è più compatta sotto gp120, ma protrude e dei domini HR1 vanno ad estendersi e ad agganciarsi nella membrana della cellula ospite. (C) HR2 va incontro a ulteriori modificazioni conformazionali che consento alla proteina gp41 di ripiegarsi portando l’envelope (membrana virale) e la membrana della cellula ospite a stretto contatto (D). (E) si genera un poro di fusione che permette ad HIV di entrare all’interno della cellula ospite. (F) ENFUVIRTIDE è un peptide analogo dei domini HR2 che, interagendo con i domini HR1 impedisce i successivi arrangiamenti conformazionali che permettono il contatto e la formazione del poro di fusione. ADR: insufficienza renale, neutropenia e trombocitopenia. INIBITORI della REPLICAZIONE del GENOMA VIRALE Principali inibitori che possono essere analoghi nucleosidici e nucleotidici. Le basi azotate sono in larga parte native ed uno zucchero modificato rispetto a quello nativo che è ciclico = analoghi nucleosidici. La differenza principale è che gli step di fosforilazione di questi nucleosidi a nucleotide trifosfato sono ad opera di chinasi cellulari (virali nel caso dei virus erpetici) = profilo di tossicità maggiore e quindi profilo di sicurezza minore. Infatti, tutte le cellule colpite dal farmaco, indipendentemente dalla presenza del virus, possono venire attaccate. Poi, la DNA polimerasi RNA-dipendente è molto più sensibile ed utilizza meglio questi analoghi nucleosidici (dopo inserimento dei tre fosfati) rispetto alle RNA polimerasi della cellula ospite. La trascrittasi inversa utilizza il farmaco trifosfato al posto della controparte endogena. L’incorporazione nella catena del farmaco trifosfato determina varie conseguenze: l’enzima non riesce più a montare il nucleotide successivo e rimane inibito ed intrappolato in questa situazione. A soffrire di questo effetto sono le 85 cellule del midollo osseo (effetto collaterale = discrasie ematiche fino ad aplasia midollare per assenza di cellule del sistema emopoietico). Inibitori Tra i principali troviamo: ZIDOVUDINA (capostipite), LAMIVUDINA (presenta uno NUCLEOSIDICI zucchero che è un S-stereoisomero, quindi questa caratteristica atipica della catena glucidica peculiare correla con un profilo di sicurezza e tollerabilità migliore)) ed EMTRICITABINA (è stato il primo a singola somministrazione giornaliera ad essere stato somministrato = semplificazione dello schema terapeutico che prevede combinazioni di farmaci). ADR: neutropenia, anemia (aplastica), acidosi lattica ed epatomegalia con steatosi. Inibitori NUCLEOTIDICI: TENOFOVIR che determina acidosi lattica ed epatotossicità. Inibitori NON NUCLEOTIDICI o NON NUCLEOSIDICI: NEVIRAPINA che impedisce alla trascrittasi inversa di legare il nucleotide trifosfato alla catena nascente di DNA. ADR: rash cutanei, vertigini e insonnia. INIBITORI dell’INTEGRAZIONE del VIRUS RALTEGRAVIR (capostipite dove il suffisso “tegra” ricorda integrasi, enzima bersaglio di questa classe di farmaci). ADR: rischio di suicidio, rabdomiolisi ed insufficienza renale . L’integrasi presenta un dominio N-termina, un catalitico in cui sono evidenziati residui amminoacidici (asp-asp-glut) importanti, ed un dominio C-terminale. Si vede il genoma virale di HIV che è già stato retrotrascritto. Per prima cosa, si ha una processazione dell’estremità 3’ che comporta la rimozione di due nucleotidi all’estremità 3’ di ciascun filamento della doppia elica del genoma virale a DNA. A questo punto l’integrasi taglia in sequenze casuali il genoma della cellula ospite e va ad inserire il genoma virale all’interno del genoma dell’ospite (il genoma di HIV si integra in regioni casuali della cellula ospite). Infine, completa l’opera attraverso meccanismi di riparazione e ligazione per completare l’integrazione fisica del genoma virale nella cellula ospite. Questi farmaci inibiscono l’integrasi impedendo il processo di trasferimento dei filamenti. FARMACO PRINCIPALI CARATTERISTICHE RALTEGRAVIR Ben assorbito alla dose di 400 mg b.i.d., metabolizzato per glucuronizzazione, buon profilo tossicologico, poche alterazioni metaboliche ELVITEGRAVI R Approvato in associazione con tenofovir, emtricitabina e colbicistat (efficacia migliore rispetto a PI). Colbicistat non ha azione diretta su HIV ma è impiegato come booster = potenziatore dell’attività degli altri farmaci INIBITORI della MATURAZIONE VIRALE o INIBITORI delle PROTEASI VIRALI Clivaggio di polipeptidi in proteine funzionali da parte di proteasi virali 86 La proteasi di HIV cliva i polipeptidi precursori in corrispondenza di una sequenza centrata su Phe-pro, cosa differente rispetto alle cellule umane che agisce su una sequenza differente = ottimo bersaglio dei farmaci. Dopo attacco della proteasi si genera uno stato di transizione intermedio caratterizzato da un asse di simmetria rotazionale che presenta un’affinità verso l’enzima molto più elevata rispetto al substrato naturale. Per cui se il farmaco è un analogo dello stato di transizione intermedio la proteasi si lega preferibilmente ad esso, rimanendo bloccato e non potendo più svolgere la propria azione. I farmaci sono: SEQUINAVIR, INDINAVIR, LOPINAVIR, RITONAVIR (presentano tutti la desinenza “avir”) = dislipidemia (↑colesterolo ed ↑trigliceridi), iperglicemia e lipodistrofia. CICLO VITALE dei VIRUS a RNA – INFLUENZA Virus con un genoma a RNA e provvisti di envelope. Il virus influenzale si attacca alla cellula ospite mediante interazione da parte della emoagglutinina (presenti sul virus) con i residui di acido sialico (presente sulle proteine transmembrana della cellula ospite). A seguito di endocitosi va incontro ad uncoating (perdita del rivestimento) = AMANTADINA e RIMANTADINA sono farmaci che inibiscono l’uncoating. Poi l’RNA virale da un lato è replicato, dall’altro lato è trascritto in RNAm (si codifica, utilizzando l’apparato trascrizionale della cellula ospite per formare le proteine virali). Infine si riassembla il core proteico che protegge il genoma virale ed attraverso il processo di gemmazione (budding) il core acquisisce l’envelope con conseguente rilascio del virus dalla cellula (poiché il virus effettua interazioni dell’emoagglutinina con l’acido sialico). A questo punto la neuraminidasi svolge un azione importante in quanto cliva l’interazione tra emoagglutinina ed acido sialico = ZANAMIVIR e OSELTAMIVIR sono due farmaci che inibiscono la neuraminidasi con conseguente ancoraggio dei virioni nella cellula (non possono andare ad infettare altre cellule). INIBITORI dell’UNCOATING Il virus influenzale è già entrate ed è a livello dell’endosoma. A questo punto il pH dentro all’endosoma è più acido (primo step di acidificazione necessario per cominciare l’uncoating). Si ha quindi la fusione dell’envelope con la membrana dell’endosoma e degli ioni H+ entrano all’interno del virione tramite due proteine canali (M2) presenti sull’envelope del virione = acidificazione intra-virione (seconda acidificazione) fondamentale perché venga efficacemente liberato all’interno del citoplasma della cellula ospite perché sulla parte interna del virione vi è una matrice proteica. Il genoma a RNA è impaccato su una struttura contenente proteine 87 ed affinché le proteine della matrice e del complesso possano dissolversi è necessaria l’acidificazione all’interno del virione. Nel secondo caso siamo in presenza di inibitori dell’uncoating e il primo step di acidificazione avviene, quindi la fusione dell’envelope con la membrana della vescica avviene. Non avviene l’ingresso degli ioni H+ all’interno = agiscono bloccando i canali M2 espressi sul virione, impedendo lo step di acidificazione intra-virione ed il genoma non è liberato all’interno del citoplasma della cellula ospite. Si pensa che siano: - Farmaci in grado di legarsi al canale occludendo - Farmaci modulatori allosterici che determinano la chiusura del poro in seguito al loro legame I farmaci sono: AMANTADINA e RIMANTADINA. Come effetti collaterali determinano: sindrome neurolettica maligna ed esacerbazione dei disturbi mentali. INIBITORI del RILASCIO del VIRUS dalla cellula (alla fine del ciclo replicativo) Suffisso “ami” che dovrebbe far pensare a neuraminidasi (enzima che viene inibito) = ZANAMIVIR ed OSELTAMIVIR (profarmaco). Sono analoghi dell’acido sialico, che è il substrato nativo della neuraminidasi. Quando è presente l’acido sialico si formano alcune interazioni col sito attivo della neuraminidasi. Gli inibitori (analoghi dell’acido sialico) instaurano un numero di legami maggiore, si legano saldamente ed inibiscono la neuraminidasi impedendo il rilascio del virus influenzale dalla cellula ospite e quindi l’acido sialico rimane legato all’emoagglutinina (del virus). ADR: broncospasmo e depressione respiratoria. INIBITORI della REPLICAZIONE del GENOMA VIRALE La maggior parte di questi farmaci inibisce una polimerasi virale I farmaci principali sono: 88 ANALOGHI NUCLEOSIDICI (HSV-VZV-CMV-HIV-HBV): - Aciclovir (riconosciuto soprattutto dalla timidilato chinasi virale), Valaciclovir, Penciclovir, Famciclovir, Ganciclovir, Valganciclovir, Cidofovir (HSV-VZV-CMV) - Zidovudina, Lamivudina, Emtricitabina, Didanosina, Abacavir, Tenofovir (HIV) - LAMIVUDINA (anti-HIV che è efficace anche Stavudina, nell’inibire la replicazione del genoma virale del virus dell’epatite B = il ciclo replicativo di HBV (virus a DNA a doppio filamento incompleto) prevede uno step di retrotrascrizione: viene prima convertito a RNA dal quale poi viene retrotrascritto il DNA genomico. Quindi la lamivudina è anche in grado di inibire la DNA polimerasi RNA-dipendente di HBV), ENTECAVIR, ADEFOVIR (HBV) = acidosi lattica e tossicità renale. INIBITORI NON NUCLEOSIDICI DELLE POLIMERASI (HSV-CMV): FOSCARNET Inibisce DNA polimerasi e RNA polimerasi di un’ampia varietà di virus e non richiede attivazione da parte di enzimi virali. Il suo meccanismo è dato dal fatto che mima il pirofosfato prodotto a seguito della polimerizzazione del DNA (l’accumulo inibisce la RNA polimerasi). E’ più sensibile nei confronti delle polimerasi virali rispetto agli enzimi cellulari. Bassa biodisponibilità orale, poco solubile INIBITORI NON NUCLEOSIDICI DELLA TRASCRITTASI INVERSA (HIV): Efavirenz, Nevirapina, Etravirina e Delaviridina Progettati secondo un approccio razionale di target-based high-throughput screening . Non richiedono modificazioni chimiche. Impediscono alla trascrittasi inversa di legare il nucleotide trifosfato alla catena nascente di DNA. Elevata biodisponibilità orale. Effetti collaterali lievi; resistenza si sviluppa rapidamente Doravirina è un nuovo farmaco di cui è possibile una singola somministrazione giornaliera. FARMACI ANTIVIRALI con MECCANISMO d’AZIONE NON del TUTTO CHIARITO FOMIVIRSEN Farmaco anti-CMV (1997). Comunque utilizzato per retinite da CMV in pazienti immunocompromessi (iniezione intra-vitreale). Primo oligonucleotide (molecola di poche pb) anti-senso che si appaia per complementarità di basi con un messaggero bersaglio ed in presenza dell’anti-senso la traduzione della proteina codificata da quell’RNAm non può avvenire (di 15 pb ad essere messo in commercio). Complementare all’mRNA virale codificante per la proteina di regolazione IE2. Mutazioni che ne riducono la specificità di appaiamento non ne alterano l’azione. ADR: ↑transitorio pressione intraoculare, componente infiammatoria localizzata a livello dell’occhio. DOCOSANOLO n-Docosanolo è alcool saturo a 22 atomi di carbonio attivo contro HSV e altri virus provvisti di envelope. 89 Alcoli saturi a corta catena erano noti inattivare infettività dei virioni, ma presentavano citotossicità. n-Docosanolo non presenta significativa tossicità. Meccanismo d’azione non ben chiarito, ma sembra interferire con l’organizzazione dell’envelope. Presenta un’efficacia clinica controversa. Approvato da FDA (come OTC) per il trattamento di episodi erpetici oro-facciali. ADR: cefalea, reazione di ipersensibilità al sito di applicazione. RIBAVIRINA Analogo nucleosidico formato da ribosio legato ad una base azotata non naturale purino-simile. Convertito a monofosfato dall’adenosina chinasi cellulare. Sono tre i meccanismi d’azione proposti e sembra che tutti agiscano: - Inibisce l’enzima inosina monofostato idrogenasi diminuendo il pool di dGTP - Inibisce l’enzima responsabile del capping (processo di maturazione) degli mRNA - Sembra inibire l’RNA polimerasi ed aumentarne il tasso di errore Utilizzata per il trattamento di RSV (virus respiratorio sinciziale) e di HCV (virus dell’epatite C0 cronica che correla anche con insorgenza di epatocarcinoma). La terapia di HCV con ribavirina è una terapia non eradicante in quanto limita l’infezione senza risolverla. ADR: bradiaritmia, ipertensione, pancreatite, anemia emolitica ed epatotossicità. FARMACI ANTIVIRALI ad AZIONE IMMUNOMODULANTE Immunizzazione attiva → vaccinazione antivirale (immunità a lungo termine, quindi presidio fondamentale) Immunizzazione passiva → immunoglobuline ed anticorpi monoclonali (il soggetto è protetto nel momento in cui sono nel suo organismo, ma non si ha formazione di memoria immunitaria Interferoni (citochina prodotta per stimolare la risposta immunitaria antimicrobica ed in particolare antivirale) di tipo 1 → interferone α, peginterferone α-2a e peginterferone α-2b (citochina complessata con polietilenglicole per migliorarne la farmacocinetica) = potenziamento endogeno della risposta del sistema immunitario. Utilizzati in caso di epatite B ed epatite C. ADR: anemia aplastica, epatotossicità con ↑livelli enzimi epatici. IMIQUIMOD - Approvato per il trattamento di certe patologie causate da HPV. Interagisce con TLR7 e TLR8 (toll like receptor) aumentando l’attività dell’immunità innata (inclusa secrezione di interferoni). Non del tutto chiarito come la stimolazione dell’immunità innata determini un efficace trattamento di patologie causate da HPV. ADR: irritazioni cutanee (eritema), erosione superficiale e croste, sensazione di bruciore. Farmacoterapia dell’epatite da HCV 90 Nuovi farmaci antivirali per HCV INIBITORI NS5B (RNA Polimerasi): desinenza BUVIR INIBITORI NS3 (Proteasi): desinenza PREVIR INIBITORI NS5A (Replicasi): desinenza ASVIR Nuove terapie anti HCV hanno risposta > 90%; generalmente sicuri e ben tollerati. SOFOSBUVIR: elevata barriera a resistenza INIBITORI PROTEASI: moderata barriera a resistenza INIBITORI REPLICASI: bassa barriera a resistenza CRITICITA’: Malattia epatica avanzata altera farmacocinetica; elevato legame a proteine plasmatiche; alcuni inibitori proteasi non impiegabili in pazienti cirrotici. Il ciclo replicativo prevede il clivaggio e la processazione di polipeptidi ad opera della proteasi virale NS3/4A. Questi farmaci, inibendone l’azione, ne bloccano il ciclo replicativo. RNA polimerasi NS5B è importante per la replicazione del genoma virale → SOFOSBUVIR è un farmaco anti-HCV selettivo ed efficace. FARMACO BOCEPREV IR IND. TERAPEUTICA HCV genotipo 1 Inibitore proteasi virale NS3/4A, 800 mg per os 3v/die dopo terapia inziale con ribavirina e peginterferone, durata terapia dipende da risposta virologica. Effetti avversi includono anemia, astenia, cefalea, disgeusia. HCV genotipo 1 Inibitore proteasi virale NS3/4A, somministrato in associazione a interferone e ribavirina, ottima biodisponibilità, minori interazioni con altri farmaci rispetto a boceprevir. Effetti avversi includono leucopenia, neutropenia, anemia. HCV genotipo 1 Inibitore di seconda generazione della proteasi virale NS3/4A, terapia associativa con interferone e ribavirina, emivita più lunga (approvato FDA 2011) TELAPREV IR (approvato FDA 2011) SIMEPREV IR CARATTERISTICHE PRINCIPALI 91 (approvato FDA 22/11/2013) SOFOSBU VIR (approvato FDA 6/12/13) MIRAVIRS EN (studi clinici di fase IIa) consente unica somministrazione giornaliera. HCV (anche genotipi 2 e 3, potenziale terapia interferon free) Inibitore RNA polimerasi NS5B, in associazione a ribavirina dà ottime risposte contro genotipi 2 e 3, somministrazione orale giornaliera, ottima biodisponibilità e lunga emivita (molto costoso). HCV Oligonucleotide antisenso a LNA (LNA-AS-ODN) diretto contro il micro RNA miR122 (essenziale per la stabilizzazione del genoma di HCV a livello degli epatociti). 92 COVID-19 (SARS-CoV-2) È un virus a RNA a singolo filamento, sono presenti 4 sottofamiglie (α, β, γ, δ) ed in particolare è un β-coronavirus → SARS (sindrome da stress respiratorio acuto)-CoV, MERS (sindrome respiratoria del Medioriente)-CoV, SARS CoV-2. Provvisti di envelope, di forma sferica/ellittica e diametro tra 60 e 140 nM; attacco alla cellula ospite mediante proteina Spike, importanti interazioni con recettori ACE2 e serina proteasi di membrana TMPRSS2; trasmissione tramite respiratory droplets. Sintomi casi lievi: febbre, astenia, tosse secca. Sintomi casi gravi: polmonite, insufficienza respiratoria e renale, linfopenia, polmonite interstiziale con elevati livelli citochine pro-infiammatorie → «tempesta citochinica» con conseguente sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), insufficienza d’organo, sepsi, morte Nessun trattamento specifico o vaccino attualmente disponibile! 93 94 REMDESIVIR: analogo nucleotidico efficace contro altri virus a RNA (Ebola, SARS, MERS) in vitro ed in primati non umani. Inibisce RNA polimerasi RNA-dipendente . Diversi studi di fase III attualmente in corso . Considerato per il trattamento di pazienti con patologia grave ed insufficienza respiratoria . Da non co-somministrare con idrossiclorochina per aumentato intervallo QT ed aritmie fatali. FAVIPIRAVIR (AVIGAN®): analogo nucleosidico inizialmente sviluppato per RNA virus (Ebola, Influenza), approvato in Giappone per trattare infezioni influenzali che non rispondono ai trattamenti di prima linea. Inibisce RNA polimerasi RNA-dipendente. Non approvato da FDA e EMA per scarsità di studi clinici a supporto. Non ci sono studi clinici pubblicati! Solo uno studio cinese pre-proof in pazienti con sintomi lievi e nelle fasi iniziali della patologia; paragonato a lopinavir/ritonavir (altro trattamento non autorizzato per SARS-CoV-2 perché si è visto che non funziona). 95 INIBITORI PROTEASI: combinazione Lopinavir/Ritonavir utilizzata ampiamente per HIV; lopinavir è efficace contro coronavirus in vitro, ritonavir aumenta emivita lopinavir. Studi clinici non hanno mostrato efficacia nel trattamento di COVID19. Elevati effetti avversi in pazienti con COVID-19 grave; allungamento intervallo QT. ANTIMALARICI: Clorochina e idrossiclorochina hanno potenziale efficacia contro SARS-CoV-1 (in vitro) e SARS-CoV-2 (pratica clinica). innalzamento pH endosomi e soppressione TNF-a e IL-6. Meccanismo proposto: Limitati dati clinici a supporto ma elevata copertura mediatica → automedicazione con composti contenenti clorochina/idrossiclorochina. Aumento intervallo QT ed aritmie fatali. 96 Epatotossicità, infarto del miocardio/ischemia, sindrome da ricostruzione immunitaria, rischio di infezioni Insufficienza renale, trombocitopenia, neutropenia, eosinofilia Sindrome neurolettica maligna, esacerbazione del disturbo mentale. Ipotensione ortostatica, edema periferico, disturbi GI, confusione, vertigini, insonnia, irritabilità, allucinazioni. Eritema multiforme, disturbi gastrointestinali, cefalea Neutropenia, trombocitopenia, anemia, febbre, flebite Nefrotossicità, neutropenia, acidosi metabolica, ↓pressione intraoculare ipersensibilità fatale Neutropenia, anemia (anche aplastica), pancreatite, acidosi lattica, epatomegalia con steatosi Acidosi lattica, epatotossicità (tenofovir), tossicità renale (adefovir) Rash cutanei, effetti psichiatrici (depressione, idee di suicidio), vertigini, insonnia Farmaci sviluppati con un approccio target-based = presentano minori effetti avversi 97 INIBITORI della MATURAZIONE VIRALE, cioè della proteasi Dislipidemia (↑colesterolo, ↑trigliceridi), lipodistrofia ed iperglicemia Broncospasmo e depressione respiratoria, disturbi gastrointestinali, cefalea, sintomi nasali Aumento transitorio della pressione intraoculare e componente infiammatoria sempre localizzata a livello dell’occhio Bradiaritmia, ipertensione, pancreatite, anemia emolitica, epatotossicità, infezioni batteriche, suicidio. Cefalea, reazione di ipersensibilità al sito di applicazione Emorragie gastriche, anemia aplastica, neutropenia, trombocitopenia, epatotossicità con aumento dei livelli degli enzimi epatici (transaminasi), disordini psicotici Irritazioni cutanee (eritema), erosione superficiale e croste, sensazione di bruciore 98 CHEMIOTERAPIA ANTITUMORALE Similitudini tra antimicrobici ed antitumorali: 1. Patogeni invasori 2. L’obiettivo della farmacologia è colpire nel modo più selettivo possibile i patogeni risparmiando le cellule dell’ospite 3. Tra i primi farmaci antitumorali (anni ’40, antiblastici o citotossici che colpiscono cellule in elevata replicazione e proliferazione) sono stati identificati prendendo spunto da alcuni farmaci antimicrobici. Tumore: patologia caratterizzata da iper-proliferazione cellulare in cui cellule normali sono trasformate da mutazioni genetiche in cellule dotate di crescita disregolata. Le cellule tumorali competono con cellule sane per energia e nutrimenti → deterioramento delle funzioni d’organo fisiologiche. Inoltre, le masse tumorali premono su organi vitali circostanti. La carcinogenesi avviene in tre stadi principali: trasformazione, proliferazione, metastasi. TRASFORMAZIONE: cambiamento fenotipico che fa perdere ad una cellula il corretto e fisiologico controllo della propria crescita; danni genetici non letali (mutazioni ereditate, spontanee, causate da agenti ambientali), se non riparati, portano ad esprimere geni alterati → crescita e proliferazione cellulari anormali e disregolate → attivazione di oncogeni, inibizione di oncosoppressori, alterazione geni che regolano apoptosi, inattivazione sistemi riparo DNA → instabilità genetica e crescita disregolata. La maggior parte dei tumori inizialmente è clonale, successivamente aumenta progressivamente il grado di eterogeneità. PROLIFERAZIONE: aumento del numero di cellule (cfr. ciclo cellulare) con tre esiti possibili: ingresso in fase G 0, ingresso nel ciclo cellulare, morte cellulare → FRAZIONE IN CRESCITA: Rapporto tra numero di cellule in fase proliferante e numero totale di cellule tumorali (mediamente pari al 20%). La maggior parte dei chemioterapici antitumorali colpisce le cellule in fase attiva di proliferazione, ovvero la maggior parte dei farmaci antitumorali non riesce a colpire le cellule quiescenti in G0 → cellule tumorali piccole e a crescita rapida rispondono meglio (effetti avversi a livello di midollo osseo, mucosa gastrointestinale). Cellule tumorali non proliferano isolate → secrezione e induzione di una pletora di mediatori chimici per creare un microambiente locale specializzato , produzione di tessuto connettivo fibroso a scopo protettivo, neo-angiogenesi. METASTATIZZAZIONE: disseminazione di cellule tumorali che hanno acquisito mutazioni tali da renderle in grado di invadere di tessuti, organi, cavità attraverso vasi ematici e linfatici, e crescere nel nuovo ambiente. Tumori primari aggressivi e a più elevato tasso di crescita in genere sono più proni a metastatizzare rispetto a neoplasie a crescita più lenta. Spesso la chemioterapia antitumorale è più efficace contro i tumori primari che non contro le metastasi (segno prognostico negativo). 99 Farmaci antitumorali “tradizionali” INIBITORI della SINTESI del DNA e dell’INTEGRITA’ = inibitori della formazione dei folati e antimetaboliti, inibitori delle topoisomerasi AGENTI che DANNEGGIANO il DNA portando ad un accumulo di danni con conseguente apoptosi della cellule = agenti alchilanti, antibiotici antitumorali e complessi del platino INIBITORI della FUNZIONE del MICROTUBULO = alcaloidi della vinca e taxani. Quando un tumore diviene sintomatico contiene già almeno 109 cellule, è eterogeneo, ha sviluppato un «rivestimento» di stroma, può aver generato metastasi → difficile da trattare farmacologicamente. Molti degli antitumorali tradizionali interferiscono con la proliferazione di cellule in fase attiva di replicazione e/o ne stimolano l’apoptosi → ipotesi di mitotossicità (che da sola, senza considerare l’apoptosi, non basta a spiegare il funzionamento dei chemioterapici antitumorali). Alcuni antitumorali sono ciclo cellulare-specifici, altri no (agenti alchilanti e complessi del platino che agiscono danneggiando il DNA = funzionano contro cellule in elevata proliferazione e replicazione indipendentemente dalla fase cellulare nella quale si trovano = ciclo cellulare nono-specifici). La terapia prevede spesso una somministrazione combinata di farmaci dei due tipi consente di colpire cellule tumorali sia in fase attiva di replicazione, sia quiescenti. Migliore conoscenza biologia dei tumori → individuazione di terapie più specifiche ed efficaci. Linea di cellule che si sviluppano Modello prima che un tumore diventi rilevabile logaritmico di uccisione cellulare (A) se non si introduce alcun intervento l’esito è la morte (B) diagnosi precoce e tumore localizzato che viene curato con trattamento localizzato (chirurgia e radioterapia) (C) trattamento localizzato con chirurgia abbinata a radioterapia, questo per ridurre la massa di cellule tumorali per poi aggredirla con la chemioterapia. Quindi a gradini si va a ridurre il tumore. 100 (D) trattamento localizzato ma ad un certo punto si crea resistenza del tumore alla chemioterapia oppure tossicità (o entrambi) = palliazione (minimizzare sintomatologie) La crescita tumorale è tipicamente esponenziale, con tempi di raddoppiamento variabili da tumore a tumore; distruzione cellulare da chemioterapici presenta cinetica di ordine primo. I chemioterapici antitumorali devono essere utilizzati in modo intermittente per via della tossicità. Per migliorare il tasso di eradicazione in neoplasie maligne occorre o aumentare la dose di farmaco o iniziare più precocemente la terapia; chirurgia e radioterapia → importanti per ridurre numero di cellule tumorali ed aumentarne la frazione di cellule tumorali rimaste in fase di crescita attiva prima della somministrazione di chemioterapico. Resistenza ai chemioterapici antitumorali Meccanismi pre-target: hanno come risultato una riduzione dei livelli di farmaco → espressione di TRASPORTATORI DI MEMBRANA che estrudono il farmaco, ENZIMI INATTIVANTI o profarmaci che devono essere convertiti a farmaco attivo da enzimi cellulare e quindi si possono avere mutazioni di questi ENZIMI ATTIVANTI. Meccanismi on-target: dipendono da modificazioni qualitative/quantitative del bersaglio del farmaco → alterazioni GENOMICHE (topoisomerasi mutata qualitativamente nel sito di legame del farmaco), EPIGENETICHE (sovraespressione a livelli elevati degli enzimi e dei bersagli del farmaco che pur entrando, non riesce a inibire in maniera efficace) , FUNZIONALI. Meccanismi post-target: pur in presenza di adeguate concentrazioni di farmaco ed efficace interazione farmaco-bersaglio, il danno indotto non è sufficiente a determinare morte cellulare → AUMENTO della loro EFFICIENZA di RIPARAZIONE dei DANNI al DNA e/o RIDUZIONE APOPTOSI (perdita della sensibilità ad andare in apoptosi, pur accumulando ingenti danni). ANTIMICROBICI ANTINEOPLASTICI Inattivazione dei farmaci antimetaboliti da parte delle deaminasi Efflusso di molteplici farmaci per sovraespressione di una pompa di efflusso (proteina transmembrana) Espresso di una diidrofolato reduttasi mutante che non è più in grado di essere legata dal metotressato Perdita dell’espressione di p53 (uno degli oncosoppressori più importanti che controlla e partecipa alla regolazione della mutazione frenandola) = crescita in maniera incontrollata 101 Molti dei chemioterapici antitumorali classi sono antimetaboliti o inibitori di enzimi coinvolti nella biosintesi di nucleotidi e nella sintesi e replicazione di acidi nucleici. Biosintesi delle purine Dai precursori delle purine, utilizzando i folati come cofattori, viene prodotto un intermedio importante (IMP o inosina monofosfato) = 6-MERCAPTOPURINA e TIOGUANINA inibiscono la formazione di IMP a partire dai precursori di purine. Inoltre, agiscono anche inibendo la conversione di IMP a nucleotidi. In questo modo, bloccano la formazione di ribonucleotidi si ha anche una conseguente riduzione di deossiribonucleotidi. Il METOTRESSATO agisce inibendo il ciclo dei folati e bloccando la cascata fin dall’inizio con inibizione della genesi di IMP. L’IDROSSIUREA è un farmaco che inibisce la ribonucleotide riduttasi, enzima ribonucleotide riduttasi preposto alla formazione dei deossiribonucleotidi partendo dai ribonucleotidi. 102 L’inosina monofosfato (IMP) è convertita a xantilato (XMP) che è un precursore del GMP ad opera dell’enzima IMP-deidrogenasi = 6-MERCAPTOPURINA e TIOGUANINA inibiscono l’enzima IMP-deidrogenasi e quindi non si ha la conversione a xantilato. 6-MERCAPTOPURINA presenta anche un altro effetto. L’inosina monofosfato è convertita anche a adenilosuccinato (precursore di AMP). Quindi, questo farmaco può anche inibire questa conversione. FLUDARABINA, CITARABINA e CLADRIBINA sono analoghi dei nucleotidi endogeni, utilizzati dalla DNA polimerasi e quindi fungono da terminatori di catena nella replicazione del DNA o la loro incorporazione (al posto della controparte endogena) innesca l’accumulo di danni e in ultima analisi porta la cellula ad andare in apoptosi. Biosintesi delle pirimidine L’aspartato viene trasformato ad orotato per incorporazione di carbamil fosfato. L’IDROSSIUREA previene la conversione di UMP in deossiUMP e la conversione di CTP in deossiCTP in quanto inibisce la ribonucleotide-reduttasi. Il deossiUMP è convertito in timidilato (dTMP) grazie all’enzima timidilato sintasi = 5-FLUOROURACILE farmaco che inibisce questo enzima creando un composto ternario enzima-farmaco e di conseguenza la cellula va incontro a morte (da privazione di timina). L’azione di questo enzima è strettamente correlata al ciclo dei folati poiché necessita del folato come cofattore. Quindi il METOTREXATO non solo sottrae un cofattore fondamentale alla biosintesi delle purine, ma indirettamente va anche ad interferire con la produzione di timidilato ad opera della timidilato sintasi per inibizione del ciclo dei folati. Il timidilato è importante per formare il dTTP 103 La CITARABINA è un analogo nucleosidico delle pirimidine (citidina) e può essere incorporato al posto del dCTP e la sua incorporazione interferisce con la formazione del DNA. Per tutti questi farmaci quindi, oltre a eventuali meccanismi specifici, fungono anche da analoghi di basi o nucleotidi e possono essere incorporati nel DNA nascente = ruolo da antimetaboliti della controparte endogena. Sono effetti che colpiscono le cellule poiché replicano in maniera molto rapida, non perché sono tumorali = per questo presentano un’elevata tossicità. Sono farmaci efficaci in cellule che si trovano in fase S (sintesi e replicazione del DNA genomico) = ciclo cellulare specifici. 5Carcinoma FLUOROURACILE mammario, carcinoma GI Aterosclerosi coronarica, tromboflebiti, mielosoppressione, alterazione della mucosa GI (anche ulcera), alopecia (perdita di capelli e di altri annessi) Angina, infarto del miocardio, rash cutanei Leucemia 6MERCAPTOPURIN linfoblastica acuta e leucemia A mieloide acuta Pancreatite, mielosoppressione, epatotossicità, infezioni 104 IDROSSIURE Neoplasie maligne ematologiche, melanomi Mielosoppressione, A della testa e del collo, leucemie secondarie per carcinoma ovarico, melanoma impiego protratto del farmaco In generale utilizzati per un’ampia gamma di neoplasie sia solide che ematologiche TIOGUANINA Mielosoppressione, alterazioni GI, alopecia FLUDARABIN A fosfato CLADRIBIN A CITARABINA QUADRO GENERALE MECCANISMI di DANNO e RIPARAZIONE del DNA Le cellule eucariote sono dotate di diversi sistemi di riparazione del DNA. Importante per comprendere il meccanismo d’azione di alcuni chemioterapici e cosa si intende nello specifico con la definizione di induzione dei danni nel genoma e che quando l’accumulo porta ad apoptosi. Tipologie di danno che si possono verificare nei confronti del genoma Modificazioni del genoma conseguenti a quella tipologia di danno Meccanismo di riparazione che interviene Agenti chemioterapici antitumorali: agenti alchilanti = composti molto reattivi in grado di determinare reazioni di dis-alchilazione che portano al cross-linking spesso inter catenario tra basi complementari sui due filamenti con generazione di rotture che 105 portano o alla perdita della base azotata (sito abasico) o modificazioni della base (errore di replicazione del genoma con distorsione della struttura della doppia elica) o a rotture del doppio filamento. In condizioni fisiologiche si riparano. In presenza di accumulo di danni che soverchia la capacità riparatoria di questo sistema e se la cellula è ancora sensibile all’apoptosi questa muore = azione citotossica di questi farmaci. Agenti chemioterapici antitumorali: composti del platino che determinano la formazione di addotti ingombranti. Questi addotti coinvolgono basi contigue adiacenti sullo stesso filamento. La riparazione prevede l’excisione di nucleotide. L’accumulo talmente elevato supera la capacità di riparazione delle cellule con conseguente apoptosi, se ancora sensibile all’ingresso in apoptosi. Agenti chemioterapici antitumorali: inibitori di topoisomerasi umane di classe I e classe II = rottura a doppio filamento del genoma. Questo tipo di danni sarebbe riparato, ma quando si accumula in maniera sufficientemente elevata da eccedere la capacità di riparazione questa va in apoptosi, se ancora sensibile all’ingresso in apoptosi. I composti del platino sono in grado di danneggiare il DNA indipendentemente dalla Mielosoppressione, CICLOFOSFAMI fase del ciclo cellulare nel quale si trova la cellula = ciclo cellulare NON-specifici. alopecia e cistite DE emorragica (ciclofosfamide) profarmaco Destino metabolico della CICLOFOSFAMIDE una volta somministrata. È un profarmaco che può essere somministrato per via orale. Sono presenti una serie di enzimi microsomiali epatici che la convertono in diversi metaboliti (attivi e non attivi). I due metaboliti attivi, aldofosfamide e determinano alchilazione del DNA. TIOTEPA CARMUSTIN Può essere anche convertita in A acreolina, metabolita citotossico che accumulandosi a livello vescicale determina cistite emorragica. Questo effetto collaterale si previene e si contrasta somministrando MESNA. CISPLATINO Carcinoma genitoCARBAPLATIN urinario, carcinoma polmonare, O OSSALIPLATIN O carcinoma colonrettale Mielosoppressione, alopecia, NEUROPATIA PERIFERICA (dolore difficilmente sopportabile già di per sé) che nel caso di ossaliplatino permane anche dopo la sospensione del farmaco INIBITORI DELLE TOPOISOMERASI umane I farmaci antitumorali che inibiscono le topoisomerasi di classe II umana legano l’enzima topoisomerasi II ed il sistema si blocca (a livello del pannello D) sui frammenti di DNA su cui aveva interagito (l’enzima è chiuso ed il segmento G è stato tagliato su entrambi i filamenti ed il segmento T è già stato preso dall’enzima). Quindi l’enzima non può 106 continuare e non può essere sostituito da enzimi che riparano il doppio filamento. L’accumulo di questi tagli a doppio filamento, da parte di tutte le topoisomerasi II determina morte della cellula. Quindi questi farmaci trasformano la topoisomerasi II in un enzima che danneggia la cellula batterica. Questi farmaci sono: ANTRACICLINE (DOXORUBICINA, DAUNORUBICINA ed EPIRUBICINA = attivi contro cellule in fase G2), EPIPODOFILLOTOSSINE (ETOPOSIDE e TENIPOSIDE = attivi contro cellule che sono tra la fase S tardiva e la fase G2) ed AMSACRINA. Le topoisomerasi di classe I rimuovono i superavvolgimenti positivi, tagliando un solo filamento favorendo lo svolgimento del superavvolgimento e risaldandolo. Le CAMPOTECINE inibiscono l’enzima dopo che ha tagliato a singolo filamento prima che possa svolgere = si accumulano inizialmente tagli a singolo filamento. A questo punto interviene un effettore che per riparare i tagli a singolo filamento taglia anche il secondo filamento in corrispondenza. In presenza delle topoisomerasi l’enzima resta bloccato sul filamento tagliato e quindi il sistema va in stallo e resta bloccato in una condizione in cui ci sono danni a doppio filamento. IRINOTECA N TOPOTECAN DOXORUBICINA DAUNORUBICIN A EPIRUBICINA Agiscono in fase G2 PATOLOGIA POLMONARE INTERSTIZIALE, DIARREA MASSICCIA che può essere mortale, alopecia, mielosoppressione Mielosoppressione, alopecia, disturbi GI, INSUFFICIENZA CARDIACA (doxorobutina) ETOPOSIDE Inibiscono la TENIPOSID topoisomerasi di fase II, agiscono tra la fase S E tardiva e la fase G2 INIBITORI DELLA FUNZIONE DEL MICROTUBULO I microtubuli sono costituiti da subunità: α-tubulina che lega il GTP e β-tubulina che può legare il GTP e idrolizzarlo a GDP. Ciascun microtubulo è costituito da 13 proto-filamenti che si dispongono a 107 formare un cilindro cavo. I microtubuli presentano una polarità: polo positivo e polo negativo. I microtubuli sono fondamentali per molte funzioni cellulari e vengono considerati come una struttura dinamica che a seconda delle esigenze della cellula va incontro a polimerizzazione e depolimerizzazione = INSTABILITA’ DINAMICA. Viene idrolizzato il GTP a GDP, ma si accumulano anche altre catene e la porzione del polo positivo presenta il GTP. Può anche dovere contrarsi e se la contrazione del microtubulo è eccessiva si arriva alla perdita delle subunità che hanno GTP legato e quando tutto il GTP è idrolizzato a GDP si ha il disassemblamento del microtubulo. Si hanno due classi di farmaci che interferiscono con la funzionalità del microtubulo impedendone o la polimerizzazione o la depolimerizzazione. In entrambi i casi, anche se il meccanismo è diverso, la conseguenza è simile = si privano i microtubuli della instabilità dinamica. Alcaloidi della vinca e taxani, a seguito della propria azione, privano il microtubulo della instabilità dinamica che è necessaria. Nello specifico gli alcaloidi della vinca inibiscono la polimerizzazione legandosi ad un sito parzialmente sovrapposto al sito dove si lega il GTP sulla testa della beta tubulina e, legandosi, impedisce la polimerizzazione = impedisce che altre subunità di tubulina si aggiungano. I taxani, invece, si legano a un sito (T) che è più laterale sulla βtubulina e viene stabilizzata l’interazione tra proto-filamenti contigui con conseguente stabilizzazione del microtubulo = inibizione della depolimerizzazione. Sono attivi su cellule che si trovano in fase M. VIMBLASTIN A Mielosoppressione, alopecia, NEUROTOSSICITA’ e NEUROPATIA PERIFERICA che può portare a forme di dolore cronico indotte da farmaco VINCRISTINA ERIBULINA PACLITAXE L ABRAXANE DOCETAXE L Mielosoppressione, alopecia, NEUROPATIA PERIFERICA che può essere fonte di dolore cronico di natura neuropatica, con docetaxel quando compare non si può più aumentare la dose e continuare la terapia 108 109 110 dalla somministrazione del ciclo di chemioterapia antitumorale (effetto avverso molto rilevante) (dovuta all’azione antiblastica e citotossica sui gameti) 111 CHEMIOTERAPIA ANTITUMORALE: TRASDUZIONE DEL SEGNALE (o terapia a bersaglio molecolare mirato) Colpire le cellule perché recanti specifiche caratteristiche di quel tumore. Farmaci che vanno ad interagire con recettori specifici. Quindi si possono avere farmaci con uno spettro d’azione ampio ed altri molto ristretto. Farmaci “BIOLOGICI” e cancro Terapie antitumorali di nuova generazione che utilizzano molecole naturali o forme ricombinanti più o meno modificate: anticorpi, oligonucleotidi antisenso (AS-ODN), small interfering RNA (siRNA). In campo oncologico si tratta per la maggior parte di ANTICORPI MONOCLONALI. Obiettivo: colpire bersagli molecolari che siano specifici del tumore e cruciali per esso → maggiori efficacia e tollerabilità, spettro d’azione più limitato. Alterazioni DRIVER: essenziali alla sopravvivenza e crescita del tumore, ma non sono tipiche del tumore. → bisognerà avere come bersaglio del farmaco il prodotto di un’alterazione driver. Alterazioni PASSENGER: concorrono al fenotipo tumorale (quindi sono tipiche del tumore), ma accessorie ed insufficienti a sostenerne la crescita. Questa suddivisione apre alla cosiddetta ONCOGENE ADDICTION (dipendenza patologica): situazione in cui una cellula tumorale presenti un’alterazione driver e riprogrammi di conseguenza le relative vie di trasduzione del segnale, quali abolizione/inibizione della via aberrante ha effetto distruttivo su cellula tumorale ma non su cellula sana. Un altro concetto interessante è la LETALITA’ SINTETICA: dati due prodotti genici A e B (due effettori), situazione in cui una cellula sopporta alterazioni di A o di B, ma non di entrambi → in presenza di alterazioni di A farmaci mirati ad abolire la funzione di B portano a morte la cellula tumorale ma non quella sana (che si troverà B inibito dal farmaco, ma si troverà A che sopperirà alla perdita di B). Nel caso del carcinoma mammario o ovarico: A sono i prodotti genici BRCA1 e BRCA2 (geni caratteristici di una larga parte di tumori mammari coinvolti nella riparazione di specifici danni a doppio filamento), mentre B è la poli-ADP-riboso polimerasi (PART) che è un altro effettore che di per sé riparerebbe danni al DNA diversi a singolo filamento, ma che in presenza di mutazioni inattivanti di A può supplire. La cellula sana presenta sia A che B. La cellula tumorale ha perso l’espressione dei prodotti genici BRCA in seguito a mutazione inattivante (perdita di un gene) e se si somministra un farmaco inibitore selettivo della poli-ADP riboso polimerasi = utilizzati con successo nella terapia di tumori mammari o ovarici che portino mutazioni inattivanti in geni BRCA1 e BRCA2. ANTICORPI MONOCLONALI ANTITUMORALI Gli anticorpi monoclonali sono della classe delle IgG, costituiti da due catene pesanti e due catene leggere organizzate in due unità funzionalmente distinte: Fab (antigen binding) e Fc (cristallizzabile). La tecnologia per produzione mAb è stata messa a punto da Kohler e Milstein nel 1975. Inizialmente erano interamente anticorpi MURINI (altamente immunogenici, con conseguenti effetti indesiderati poiché costituiti da molecole non-self) → progressiva sostituzione della componente murina. Anticorpi CHIMERICI in cui tutte le catene costanti sono umane, mentre quelle variabili restano murine = desinenza -XIMAB. 112 Poi si sono sviluppati anticorpi UMANIZZATI che sono pressoché completamente umani, tranne la regione CDR = desinenza -ZUMAB. Gli anticorpi più di recente sviluppo sono anticorpi UMANI costituiti da proteine completamente umane, per ridurre le problematiche correlate alla somministrazione di proteine esogene, riconosciute come non-self e quindi immunogene = desinenza -MUMAB La maggior parte dei bersagli dei mAb antitumorali sono recettori per fattori di crescita sovraespressi nel tumore → normalizzazione proliferazione cellulare, induzione apoptosi, sensibilizzazione a chemioterapici. Altri mAb antitumorali neoangiogenetici). sequestrano fattori pro-tumorigenici (fattori trofici, Anche Fc può svolgere effetto farmacologico: può attivare una citotossicità cellulomediata, fagocitosi o attivazione del complemento → ADCC (antibody-dependent cellmediated cytotoxicity), ADCP (antibody-dependent cell phagocytosis ), CDC (complement-dependent cytotoxicity). ADC → Antibody-drug conjugates = possibilità di generare coniugati anticorpifarmaco = coniugare un farmaco citotossico o un radionuclide ad un anticorpo monoclonale per direzionare il farmaco esclusivamente verso le cellule tumorali. Quindi combinare l’azione citotossica ad un anticorpo che riconosca l’antigene specifico (cellule tumorali). Anticorpi monoclonali vs inibitori catalitici a basso peso molecolare (piccole molecole che inibiscono chinasi o enzimi/domini catalitici) Utile nella somministrazione, sia per l’aderenza del paziente, sia per la qualità della vita durante la somministrazione dei farmaci Quindi la somministrazione può essere più diradata nel tempo 113 Poiché il dominio catalitico delle diverse chinasi è molto simile Recettori per fattori di crescita e cancro Recettori tirosino-chinasici associati a tumori. Ne esistono di diversi tipi. Nei diversi tumore la sovra regolazione di questi recettori determina la malignità = alterazioni driver di cui i tumori sono addicted. → aumento della proliferazione, aumento della migrazione ed inibizione dell’apoptosi (riduzione della sensibilità all’apoptosi) = eventi che concorrono alla proliferazione del tumore. Se si riescono a sviluppare piccole molecole che bloccano questo recettore si ha un’azione specifica verso questo tipo di tumore. Le cellule normale sono risparmiate poiché rispondono a molteplici vie di trasduzione del segnale (non sono oncogene addicted).ù Farmaci più sicuri con uno spettro d’azione più ristretto! EGFR in condizioni fisiologiche si lega il ligando ed attiva diverse vie di trasduzione del segnale che vanno ad attivare le funzioni aumentata proliferazione, invasione, angiogenesi, metastasi e inibizione dell’apoptosi. GEFITINIB è un inibitore del dominio tirosino-chinasico del recettore per l’EGF = tutte le vie di trasduzione del segnale risultano inibite. CETUXIMAB o PANITUMUMAB (anticorpi monoclonali) che legandosi al recettore per l’EGF impedisce che si leghi il ligando, determina un cambiamento che inibisce tutta la trasduzione del segnale a valle e quindi tutti gli effetti risultanti. Sono mutazioni che possono essere di sovra-espressione, di sovraattivazione o entrambe. 114 CETUXIMAB e che riconoscono rispettivamente ErbB1 ed ErbB2. GEFITINIB ed ERLOTINIB SORAFENIB inibisce RAF = impedisce l’attivazione del MAPchinasi a valle di esso. IMATINIB e DASATINIB inibitori della chinasi ABL = inibitori in particolare di una chinasi aberrante presente solo in due tipologie di tumore dove hanno rappresentato una rivoluzione. una delle vie più frequentemente sovra-attivate nei tumori. L’attivazione sostiene fortemente la proliferazione e la migrazione, mentre inibisce l’apoptosi. mTOR ( mammalian target of rapamycin = bersaglio, nel mammifero, della rapamicina: macrolide di origine naturale) è un importante regolatore della sintesi proteica. Quando è attivato aumenta la proliferazione di crescita e replicazione. Gli INIBITORI di mTOR (e analoghi = RAPALIGHI) sono molto importanti. Esistono molti recettori che possono portare alla sovraattivazione di mTOR se mutati = aumento di migrazione e proliferazione. Bloccando mTOR con la RAPAMICINA (ed analoghi) si inibiscono questi effetti. EVEROLI MUS inibitore di mTOR, approvato dall' FDA nel 2012 la combinazione everolimus/exemestano è diventata la terapia standard per le donne in post-menopausa con cancro al seno avanzato ER+/HER-2 negativo INIBITORI chinasi BRC-ABL È il prodotto di una mutazione genica caratteristica di sole due mutazioni di tumori: leucemia mieloide cronica (traslocazione 9-22 o cromosoma Philadelphia = mutazione reciproca che porta a generare questa chinasi aberrante che fonde insieme BCR e ABL) e anche in mutazioni di C-KIT caratteristiche di tumori stromali gastrointestinali. IMATINIB e NILOTINIB si legano ad un segmento dell’enzima in modo tale da stabilizzarlo in una conformazione chiusa o non funzionale → la chinasi non è in grado di interagire con il proprio substrato/donatore di fosfato (ATP). 115 DASATINIB si lega sia alla configurazione aperta sia alla configurazione chiusa della chinasi BRC-ABL. Farmaci specifici per inibire queste chinasi mutate ed aberranti che sono il prodotto dell’alterazione driver di cui sono addicted = solo in questi tumori! → Farmaco a bersaglio molecolare mirato che è molto efficace e relativamente sicuro, ma che è impiegabile solo ed in maniera ristretta a questo tipo di tumori. TERAPIA ORMONALE FARMACO MECCANISMO D’AZIONE EFFETTI AVVERSI TAMOXIFENE SERM = modulatore selettivo dei recettori per gli estrogeni = ha un’azione diversa a seconda dei sottotipi dei recettori per gli estrogeni. Quindi a livello mammario è antagonista (va a contrastare l’azione che gli estrogeni indurrebbero e quindi di promozione della proliferazione, migrazione ed inibizione dell’apoptosi), mentre in altri organi e distretti, come a livello ovarico, è un modulatore positivo agonista. complicazioni tromboemboliche, cancro dell'endometrio, nausea, aumento pressione arteriosa, vampate di calore, leucopenia In generale ha meno effetti avversi rispetto ad abolire completamente tutti i recettori nei vari organi e distretti. assunto per os al dosaggio di 20 mg/die per 5-10 anni FULVESTRANT antiestrogeno puro = antagonista puro che blocca i recettori per gli estrogeni indipendentemente dal sottotipo in cui sono espressi vampate trombosi di calore, cefalea, ANASTRAZOLO, LETROZOLO analogo dell'androstendione = inibitori dell’aromatasi (enzima preposto alla biosintesi degli estrogeni partendo dagli androgeni) vampate, sudorazioni, secchezza vaginale, disturbi del sonno, ritenzione di liquidi, cefalea, osteopenia 20-30% di casi sviluppano resistenza mutazioni puntiformi nel gene ESR1 sviluppo di risposte adattative per bypassare il blocco alterazione del metabolismo del farmaco REGOLAZIONE DELLA TRANSIZIONE G1-S La transizione è regolata dall’azione di cicline e di chinasi ciclina-dipendenti. In particolare, è il ruolo del complesso ciclina D - CDK4/6 = quando una cellula è in fase G1 l’effettore RB impedisce (reprime) l’espressione dei geni della fase S, poi in 116 condizioni fisiologiche RB è fosforilato ad opera del complesso e perde la propria funzione di repressione quindi la cellula può progredire nel ciclo cellulare. In diverse cellule del tumore l’espressione di ciclina D – CDK46 è sovra-espressa e la cellula passa dalla fase G1 alla fase S. Si è portato alla sviluppo di: PALBOCICLI B Via di degradazione delle proteine ubiquitina-proteasoma Il proteasoma 26S è una struttura intracellulare preposta alla degradazione delle proteine tramite inserimento di ubiquitina che viene riconosciuta. È stato sviluppato un farmaco, BORTEZOMIB (-ib = inibitore), inibitore del proteasoma 26S con conseguente accumulo di proteine che provoca misfolding o unfolding delle proteine = apoptosi della cellula. Farmaco antitumorale utilizzato nel melanoma multiplo. Neoangiogenesi e tumori Quando la massa tumorale diventa di una certa grandezza ha bisogno di costante ossigeno e nutrienti per far sì che non vada in ipossia = viene stimolata la neoangiogenesi = la generazione di nuovi vasi sanguigni ad uso e consumo del tumore. Uno dei fattori trofici più importanti è il VEGF (fattore di crescita endoteliale vascolare). La sovraproduzione a livello locale di VEGF promuove la stimolazione delle cellule endoteliale a sviluppare nuovi vasi sanguigni. Quando questo fenomeno è stato compreso, si è pensato di sfruttarlo come target farmacologico e terapeutico = se si sviluppano anticorpi monoclonali o piccole molecole inibitrici del fattore si va a contrastare la neoangiogenesi tumorale e si ha un vantaggio in ambito di terapia antitumorale. 117 Inibitori tirosino-chinasici per il recettore di VEGFR = SUNITINIB, SORAFENIB e PAZOPANIB. Questi farmaci non solo selettivi poiché inibiscono anche altri recettori tirosino-chinasici. SORAFENIB inibisce RAF, inibisce i domini tirosino-chinasici per i recettori VEGF, ma anche altri recettori tirosino-chinasici, quindi non è selettivo per un solo dominio tirosino-chinasico = la sua non-selettività diventa un vantaggio. La cellula tumorale dipende dal recettore KIT (o RET) che sovraattiva la via Raf-MERK-ERK. In questo caso sorafenib va ad inibire il dominio tirosino-chinasico del recettore, va ad inibire RAF e promuove l’apoptosi. La cellula endoteliale o pericita che si trova nel microambiente del tumore sovraesprime il recettore per il fattore di crescita dell’endotelio vascolare, cosicché il ligando va a promuove l’angiogenesi ed esprime anche il recettore per PDGF = entrambi i recettori sono inibiti dal sorafenib così come la via di trasduzione del segnale a valle che porta all’angiogenesi che dipende sempre da RAF. Quindi in questo caso sorafenib presenta una non-selettività utile = con un solo farmaco si va a d inibire più recettori coinvolti da un lato nella tumorgeneicità e nei processi la cui attivazione porta all’angiogenesi. BEVACIZUMAB = anticorpo monoclonale diretto contro il ligando fattore di crescita dell’endotelio vascolare sottotipo A, quindi non si ha più la promozione dell’angiogenesi. Farmaci antitumorali INIBITORI DEI CHECK-POINT IMMUNITARI 118 La tolleranza al self è di per sé importante, altrimenti si hanno le malattie autoimmuni. Però, la cellula tumorale è una cellula patogene e ci sono allo studio diverse terapie che sorvegliano l’azione del sistema immunitario contro le cellule tumorali. Soppressione dell’attivazione delle cellule T da parte del tumore = il tumore sfugge dalla sorveglianza immunitaria. La cellula tumorale esprime il complesso maggiore di istocompatibilità che interagisce con il TCR che riconosce l’antigene presentato. La cellula self esprime un altro gruppo di proteine transmembrana che trovano legame con un recettore espresso sui linfociti T. a seguito di questa interazione si ha l’inattivazione, la soppressione dell’attività delle cellule T da parte del tumore. Le cellule tumorali esprimono PD-L1 e PD-L2, ligandi della proteina PD-1 presente sulla superficie dei linfociti T attivi e che vengono inattivati in seguito al legame. Hanno diretti sviluppato anticorpi monoclonali o contro PDL1, come TEZOLIZUMAM e AVELUMAB, o PD1, PEMBROLIZUMAB. In presenza del farmaco l’anticorpo monoclonale interagisce rompendo l’interazione tra PDL1 e PD1 e la cellula tumorale non può più sfuggire all’azione citotossica dei linfociti T = INIBIZIONE DEL CHECK POINT IMMUNITARIO. BiTE = Bi-specific T-cell Engager Attivatori delle cellule T bis-specifici = (BiTE MT103) molecole artificiali che portano insieme una catena variabile diretta nei confronti di un antigene presente sulle cellule T (CD3 = antigene di superficie espresso specificamente dai linfociti T) ed una catena variabile diretta contro un antigene presente nelle cellule tumorali (CD19) unite da una porzione che svolge il ruolo di giunzione. In questo modo serve a portare in prossimità la cellula tumorale e la cellula T per permettere la lisi cellulare. Un altro esempio di BiTE è AMG330. Una delle due componenti è una catena variabile che riconosce il CD3, l’altra è una catena variabile che interagisce con il CD33 che è un antigene specifico di cellule della leucemia mieloide acuta. Quindi questo farmaco è allo studio per la terapia innovativa della leucemia mieloide acuta. 119 GEFITINIB Carcinoma polmonare non a piccole cellule Malattia polmonare interstiziale, erosione corneale Rash, diarrea ERLOTINIB CETUXIMA B Carcinoma polmonare Infarto del miocardio, emorragie GI, trombosi venosa profonda, non a piccole cellule Carcinoma del pancreas anemia emolitica microangiopatica, elevati livelli enzimatici, ictus, congiuntiviti, cheratiti. Rash, diarrea Arresto cardiaco, leucopenia, Cancro colon-rettale insufficienza renale, embolia Cancro alla testa e al polmonare, infezioni collo Rash, diarrea, ipomagnesemia, disturbi GI, astenia, cefalea IMATINIB SORAFENI B Leucemia mieloide cronica che esprime il cromosoma PhiladelphiaEdema, mielosoppressione, Kit (CD117) di espressione delepatotossicità tumore stromale Nausea, crampi muscolari, diarrea, gastrointestinale (GIST) rash Sindrome ipereosinofila idiopatica Malattie cardiovascolari, eritema Carcinoma a cellule renali multiforme, emorragia, disturbo Carcinoma epatocellulare tromboembolico, insufficienza renale acuta. Ipertensione, alopecia, eruzione cutanea mano-piede e dolore dovuti a terapia citotossica, eruzione cutanea, disturbi gastrointestinali, elevati livelli di amilasi e lipasi, conta delle cellule del sangue depresse, neuropatia RAPAMICIN A RAPAMICI Maggiore suscettibilità alle infezioni, Profilassi per il rigetto linfoma, malignità, malattia del trapianto renale polmonare interstiziale, microangiopatia trombotica. TEMSIROLIMUCarcinoma a cellule renali S EVEROLIMUS multiplo BORTEZOMI Mieloma Linfoma a cellula del mantello B Ipertensione, edema periferico, reazioni di ipersensibilità, angioedema, iperlipidemia, tossicità renale, trombocitopenia Reazioni di ipersensibilità, polmonite, malattia polmonare interstiziale, infezioni. Rash, astenia, mucositi, anemia, livelli alterati degli elettroliti Insufficienza cardiaca, trombocitopenia. Neuropatia, ipertensione, rash, disturbi GI, artralgia 120 BEVACIZUMA B SUNITINIB Carcinoma a cellule renali Tumore stromale GI Disfunzione ventricolare sinistra, anemia, emorragia, neutropenia, trombocitopenia, linfopenia, epatotossicità. Infiammazione della mucosa, neuropatia, disturbi GI, disfunzione tiroidea PAZOPANIB Carcinoma a cellule renali TALIDOMID E Epatotossicità, emorragia, trombosi arteriosa Disturbi GI, ipotiroidismo, ipertensione Teratogenesi, disturbo Mieloma multiplo Eritema nodoso leproso trombotico, neutropenia, leucopenia, sindrome di StevenJohnson. Neuropatia periferica, edema, ipocalcemia, costipazione, sonnolenza RITUXIMAB TOSITUMOMAB IBRITUMOMAB ALEMTUZOMAB GEMTUZUMAB DENILEUKIN DIFTITOX Linfoma non Hodgkin a cellule B (rituximab, Immunosoppressione significativa (compreso aumento del rischio di sviluppare infezioni batteriche Leucemia linfocitica cronica (alemtuzumab) opportunistiche, di funghi e di virus), ipersensibilità, reazione Linfoma non Hodgkin a cellule T (denileukin diftitox) anafilattoide ricondotta all’anticorpo chimerico. Leucemia mieloide acuta tositumomab, ibritumomab) (gemtuzumab) Anomalie ematologiche, reazioni all’infusione 121