OPEN WATER DIVER manuale del corso della International Scuba Diving Academy - ISDA Worldwide Copyright © 2009 ISDA Worldwide Pubblicato da ISDA Italia www.isdaitalia.it - info@isdaitalia.it Sviluppo, consulenza e revisione: Progettazione e Produzione: Disegni: Editing e impaginazione: Testi e foto: Foto tecniche attrezzature: Elio Filidei Francesca Mari Guido Farid Guzzo Vincenzo Patricolo Archivio ISDA Italia Si ringrazia la ditta MARES e la ditta COLTRI per l’autorizzazione all’uso delle immagini in questo manuale Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in qualsiasi forma e/o su qualsiasi supporto, senza il permesso scritto dell’editore. STAMPATO IN ITALIA Manuale Open Water Diver open water diver INTRODUZIONE • • • • • • L’I.S.D.A. Introduzione Brevetto Open Water Diver Uso del manuale Struttura del corso Salute e immersioni MODULO UNO • • • • • • • Fisica dell’immersione Fisiologia dell’immersione Attrezzatura Subacquea di base Quiz modulo uno Preparazione e assemblaggio attrezzatura Esercizi pratici Acque confinate uno MODULO DUE • • • • • • • • • Ambiente subacqueo Attrezzatura subacquea di base Strumentazione subacquea Comunicazioni subacquee Segnalazioni subacquee Il sistema di coppia Quiz modulo due Esercizi pratici Acque confinate due MODULO TRE • • • • • • • • 2 Meteorologia Immersioni dalla barca Gestione dei problemi Animali marini Esercizi pratici Quiz modulo tre Acque confinate tre Acque libere uno e due Introduzione MODULO QUATTRO • • • • Effetti fisici dell’immersione Quiz modulo quattro Esercizi pratici Acque confinate quattro MODULO CINQUE • • • • Programmazione e gestione dell’immersione Quiz modulo cinque Acque confinate cinque Acque libere tre e quattro appendice • • • • Educazione Continua ISDA Il Nitrox Soluzione ai Quiz di verifica Indice analitico 3 open water diver I.s.D.A. I.S.D.A. è un acronimo, e significa INTERNATIONAL SCUBA DIVING ACADEMY. La ISDA opera in tutto il mondo per la formazione di subacquei sportivi e professionisti. La ISDA addestra e brevetta istruttori subacquei, fornendo loro un continuo servizio di aggiornamento didattico, ed esercita un controllo di qualità sulla corretta applicazione degli standard e delle procedure di insegnamento da essa emanati. La ISDA verifica, attraverso i suoi membri, che i programmi di addestramento siano correttamente condotti e portati a termine, e che i materiali ed i supporti didattici forniti agli allievi siano regolarmente utilizzati. La ISDA attraverso il suo Ufficio Marketing, diffonde le novità del mondo subacqueo a sostegno dei Diving affiliati e dei propri associati. PREFAZIONE Da sempre il mare ha esercitato sull’uomo un fascino irresistibile. Se ti stai accingendo a frequentare questo corso, vuol dire che tu a questo fascino hai aggiunto, come molti prima di te, il desiderio di conoscerlo ancora meglio. Diventerai un esploratore del mare, un “argonauta” in un mondo nuovo. Ci sono tante analogie tra un astronauta che esplora lo spazio ed un subacqueo che esplora gli abissi Lo sapevi che la prima fase dell’addestramento degli astronauti è proprio il corso sub? Questo tuo desiderio noi lo definiamo come un virus “buono” che quando ti prende non ti lascia più, e ti conduce alla scoperta dell’incantevole “sesto continente”. Benvenuto al Corso OPEN WATER DIVER I.S.D.A. 4 Introduzione INTRODUZIONE Questo corso ti permetterà di entrare a far parte della grande famiglia dei subacquei e di poter intraprendere, così, questa splendida avventura. È il primo passo di una lunga serie che getta le fondamenta sulle quali costruire il tuo cammino nel mondo dell’immersione. Il tuo Istruttore ISDA è un professionista che ha messo la sua passione a disposizione di coloro che si affacciano al mondo sommerso, e saprà dedicarti tutta la sua disponibilità e tutta la sua esperienza. Sotto la sua supervisione, potrai imparare a riconoscere i fenomeni a cui andrai incontro nella tua vita di “subacqueo” ed acquisirai la padronanza delle abilità necessarie per andare sott’acqua. Tutte queste esperienze formeranno il tuo bagaglio culturale, che incrementerai giorno per giorno con le tue immersioni future. Il tuo Istruttore ISDA, sarà ben lieto di darti la possibilità di mettere in pratica le nozioni acquisite e, con lui, potrai fare esperienze preziose per il proseguimento della tua carriera di subacqueo. La filosofia del Corso OPEN WATER DIVER ISDA è quella di apprendere in modo piacevole e divertente quanto necessario per immergersi con sicurezza e semplicità, in compagnia di altri subacquei, e nei limiti che questo primo passo permette. Alla fine di questo corso, completato con l’ultima immersione di addestramento in acque libere, ti verrà rilasciato il brevetto OPEN WATER DIVER ISDA che ti consentirà di immergerti con un compagno fino alla profondità di -18 metri. Sarai così definitivamente entrato a far parte della grande famiglia dei subacquei. L’avventura è appena iniziata. Un augurio di buon lavoro, ma ancor più, di buon divertimento. 5 open water diver BREVETTO OPEN WATER DIVER Alla fine del corso ti verrà rilasciato il Brevetto OPEN WATER DIVER ISDA di 1° livello subacqueo, valido in tutto il mondo. In alcuni paesi il brevetto dovrà essere esibito, quando richiesto, prima di ricaricare le bombole, per noleggiare o acquistare l’attrezzatura subacquea o per partecipare a qualsiasi attività subacquea. Con il brevetto OPEN WATER DIVER ISDA sarai abilitato ad effettuare immersioni in condizioni simili o uguali a quelle del tuo corso, potrai immergerti con sistemi ad aria a circuito aperto, fino ad una profondità massima di -18 metri sempre insieme ad un altro subacqueo brevettato. Il tuo brevetto non ha scadenza, ma dopo un periodo di lunga inattività, sarà sempre bene presentarsi presso un Centro ISDA e prendere parte ad uno “Scuba Review” (ripasso) con un Istruttore ISDA certificato. Ricorda che le immersioni con autorespiratore, sono attività sportive che, se pur non faticose, potrebbero, alle volte, a seconda delle condizioni del mare, richiedere un certo impegno fisico. Mantieniti quindi in buona salute e in buona forma fisica prima di affrontare le tue immersioni. Uso del manuale BOLLA, la mascotte di ISDA, ti accompagnerà per tutto il manuale. Ciao! Io ti evidenzierò gli argomenti che tratteremo Ciao! Io ti evidenzierò gli approfondimenti di alcuni argomenti specifici. NOTA durante la lettura del manuale incontrerai dei box come questo evidenziati in giallo: presta loro la dovuta attenzione 6 Introduzione Questo manuale OPEN WATER DIVER ISDA è diviso in cinque moduli principali. In ogni modulo sono elencati gli obiettivi d’apprendimento da raggiungere al termine delle lezioni. I Quiz, alla fine di ogni modulo, e quelli dell’esame finale, ti aiuteranno attraverso un’autovalutazione a verificare e convalidare le nozioni che hai appreso durante il corso. Gli eventuali errori, che discuterai con il tuo istruttore, saranno motivo di approfondimento e chiarimento. Fai le domande che riterrai opportune. Usa gli spazi bianchi laterali disponibili per i tuoi appunti. Ricorda, nella subacquea si procede per gradi ed è importante andare avanti senza lasciarsi dubbi alle spalle. STRUTTURA DEL CORSO Durante il corso OPEN WATER DIVER ISDA frequenterai: • Sessioni di teoria in aula • Sessione di addestramento in acque confinate • Immersioni in acque libere La partecipazione alle lezioni teoriche è uno dei momenti più importanti dell’apprendimento. La subacquea è uno sport sicuro e divertente, ma prevede alcune regole che devi conoscere, ed alle quali è necessario attenerti. Lo studio del manuale e le lezioni in aula condotte dal tuo Istruttore ISDA, nonché i quiz e l’esame finale, saranno tutte occasioni per apprendere nozioni nuove ed interessanti. Le lezioni in “acque confinate” comprendono la dimostrazione, e poi l’esecuzione da parte tua, degli esercizi e delle abilità con i quali dovrai familiarizzare, e si svolgono in una piscina, o in un tratto di mare o di lago che ne abbia le stesse caratteristiche, per consentirti di eseguirli in assoluta tranquillità e sicurezza. 7 open water diver Nell’addestramento in “acque libere” che si svolge in mare, in almeno due giorni, metterai in pratica, con il tuo istruttore, gli esercizi che hai già appreso in acque confinate e proverai la straordinaria sensazione dell’immersione in un ambiente naturale. salute e immersioni Andare sott’acqua è un po’ come fare trekking, con la differenza che in un’ora di immersione puoi vedere una quantità di vita che non riusciresti a vedere in una intera giornata passata sui monti o in mezzo ai boschi. Si può conseguire il brevetto subacqueo a partire dai 10 anni di età (OPEN WATER DIVER JUNIOR), ma le immersioni sono consentite solamente sotto la diretta supervisione di un adulto brevettato, e c’è chi continua con entusiasmo oltre i 70 anni. Per godere completamente la tua immersione devi però essere in condizioni fisiche ottimali. Il tuo Istruttore ISDA ti chiederà di compilare un questionario medico: se in uno o più punti risulteranno dei dubbi, l’istruttore potrà richiedere una visita medica. Ci sono dei casi in cui la pratica dell’attività subacquea, in ragione di particolari condizioni fisiche, può essere sconsigliata. Stato di gravidanza, affezioni in corso o pregresse, malattie cardiopolmonari, asma, allergie, esiti di interventi chirurgici, lesioni al timpano, pneumotorace spontaneo, sono da valutare attentamente prima di intraprendere un corso subacqueo. In ogni caso, deve essere il tuo medico di fiducia, o un medico specialista, a certificare la tua idoneità, o meno, alla pratica delle immersioni subacquee Ci sono infine delle regole di buon senso che è necessario seguire per non mettere in pericolo la propria incolumità e quella dei tuoi compagni. Non bisogna immergersi dopo aver consumato anche piccole quantità di bevande alcoliche, o dopo aver assunto farmaci o droghe. Ricordati che il fumo aumenta i livelli ematici di monossido di carbonio, riducendo la capacità del sangue di utilizzare l’ossigeno. 8 01 Modulo UNO 1 - Fisica dell’immersione 2 - Fisiologia dell’immersione 3 - Attrezzatura subacquea di base 4 - QUIZ 5 - Preparazione e assemblaggio attrezzatura 6 - Esercizi pratici 7 - Sequenza Acque Confinate Uno open water diver 1 Fisica dell’immersione in questo modulo parleremo di: • • • • • 1a 1b 1c 1d 1e Densità dell’acqua Assetto Effetti della pressione sugli spazi d’aria Effetti dell’acqua sulla luce Effetti dell’acqua sul suono Se prendiamo due bicchieri, uno pieno d’acqua e l’altro vuoto, noteremo ovviamente che quello pieno d’acqua pesa di più. L’acqua infatti è circa 800 volte più densa dell’aria e conseguentemente tutti gli effetti delle leggi della fisica applicabili ai due elementi, risultano in acqua diversi e amplificati. L’acqua, al contrario dei gas, è un fluido liquido incomprimibile. Andare sott’acqua, vuol dire andare incontro a situazioni alle quali non siamo abituati nella vita di tutti i giorni essendo “immersi” in aria. Ecco quindi che si rende necessario conoscere come il nostro corpo si comporta in un ambiente diverso come quello subacqueo. 1adensità dell’acqua Se prendiamo una moneta e la lasciamo cadere in un bicchiere pieno d’acqua, essa affonderà andandosi ad adagiare sul fondo del bicchiere. Se ripetessimo la medesima operazione in un bicchiere pieno di marmellata, la moneta questa volta rimarrebbe sulla superficie: un elemento denso oppone maggiore resistenza ad un corpo solido che tende ad attraversarlo. Questo è un esempio banale, ma spiega la differenza di densità tra acqua dolce ed acqua salata. Nell’acqua salata sono disciolti diversi sali che la rendono più densa: un corpo immerso in acqua salata, galleggia perché la densità dell’acqua tende a sostenerlo. 10 Modulo UNO L’acqua dolce, essendo meno densa, tende invece a sostenere meno un corpo estraneo, che quindi affonderà più facilmente. 1bassetto Per assetto, si intende la posizione che un subacqueo assume in acqua. Le leggi che regolano l’assetto sono dettate dal principio di Archimede, secondo cui “un corpo immerso in un fluido, riceve una spinta dal basso verso l’alto, pari al peso del volume del fluido spostato”. Si considerano tre tipi di assetto: • “assetto positivo” se un sub galleggia in superficie. • “assetto negativo” se un sub va verso il fondo. • “assetto neutro” se un sub rimane a mezz’acqua. Se, per esempio, tentiamo di immergere un pallone, che è molto voluminoso ma poco pesante, questo tenderà a galleggiare perché riceve una spinta dal basso pari al peso del volume dell’acqua che sposta, e non pari al suo peso che in realtà è minore. Se invece poniamo sulla superficie dell’acqua un chiodo, essendo piccolo e filiforme sposterà un volume d’acqua inferiore al suo peso: riceverà una spinta insufficiente a farlo galleggiare e affonderà velocemente. Quindi: 1. Se il peso della quantità d’acqua spostata da un subacqueo è maggiore del suo peso, il subacqueo riceve una spinta maggiore e assumerà un assetto positivo. Ciò vuol dire che galleggerà, risparmiando energie sia da fermo che nuotando. 2. Se il peso del volume d’acqua spostato da un subacqueo è uguale al suo peso, il subacqueo avrà un assetto neutro. Il subacqueo riceve una spinta pari al suo peso, non galleggia e non affonda, ma resta a mezz’acqua. 11 open water diver Ha maggiore libertà di movimento, rimane staccato dal fondo ed evita di ferirsi o di danneggiare delicati organismi che vivono sul fondale. 3. Se il peso della quantità d’acqua spostata da un subacqueo è minore del suo peso, il subacqueo non riceve la spinta verso l’alto ed ha un assetto negativo. In questo caso il subacqueo affonda. Si usa l’assetto negativo per iniziare l’immersione o per restare fermi sul fondo, come quando si eseguono gli esercizi durante le lezioni del corso. Aria nei polmoni, muta di neoprene, adipe corporeo sono elementi che tendono a galleggiare ed a fare quindi assumere un assetto tendenzialmente positivo. Cintura dei pesi, torce subacquee e macchine fotografiche, così come erogatori e bombole, tendono invece ad andare a fondo e favoriranno un assetto negativo. Durante il corso impareremo a raggiungere facilmente l’assetto voluto, positivo, neutro o negativo manovrando opportunamente la nostra attrezzatura. Questo compito ci sarà comunque facilitato dal GAV (Giubbetto ad Assetto Variabile), il nostro compensatore d’assetto, che indosseremo durante le immersioni e che le renderà comode e rilassanti. Del GAV parleremo all’attrezzatura. 12 nel capitolo dedicato Modulo UNO navigazione e idrodinamicità La maggiore densità dell’acqua rispetto all’aria fa si che il nostro corpo incontri delle resistenze notevoli. Basta provare a camminare sulla battigia o immersi fino al ginocchio per rendersene conto immediatamente. In immersione, per minimizzare la resistenza dell’acqua, bisogna muoversi lentamente e con calma e assumere una posizione del corpo il più possibile idrodinamica. a B Il subacqueo a gonfiando parzialmente il GAV, ed indossando un giusto peso, riesce a mantenere un assetto neutro e una posizione idrodinamica. Assumendo una posizione orizzontale, la pinneggiata risulta fluida e rilassata, e tenendo raccolta l’attrezzatura, offre minore resistenza all’acqua consumando anche un minore quantitativo di aria. Il subacqueo B invece non riesce ad assumere una posizione corretta, e probabilmente dovrà rivedere i pesi della sua cintura che tenendo il bacino più basso rende difficile l’assetto e la pinneggiata. Procede in senso obliquo, con dispendio di energia, pinneggiando con fatica, e consumando un maggior quantitativo di aria. SUB in assetto neutro 13 open water diver 1ceffetto della pressione sugli spazi d’aria I tre elementi della materia: i solidi, i liquidi ed i gas, hanno specifiche caratteristiche, alcune comuni, altre no. I solidi, hanno una “forma” propria (sferica, cubica, o a contorni più o meno irregolari, ma comunque definiti), ed occupano una quantità di spazio ben determinata detta “volume”. I liquidi invece non hanno “forma” propria, ma assumono la forma del recipiente che li contiene. I gas, indipendentemente dalla loro quantità, tendono ad occupare tutto lo spazio disponibile nel quale sono racchiusi. Facciamo un esempio. Prendiamo una siringa e aspiriamo aria all’interno. Se chiudiamo il foro d’uscita e premiamo sullo stantuffo, noteremo che il volume d’aria all’interno diminuirà man mano che aumenta la pressione sullo stantuffo, e contemporaneamente avremo sempre più difficoltà a forzare lo stantuffo. Abbiamo “compresso” l’aria, e ne abbiamo al contempo aumentato la sua densità e la sua pressione all’interno della siringa. L’aria, al contrario dei liquidi, può essere compressa. Se proviamo a fare lo stesso dopo avere aspirato dell’acqua, noteremo che per quanto si pressi sullo stantuffo, non si riuscirà a “comprimere” il liquido. Proviamo ora a cercare di “comprimere” un sasso… Questi semplici esperimenti esemplificano una peculiare caratteristica: i solidi ed i liquidi sono “incomprimibili” a causa della loro notevole densità molecolare. Le loro molecole sono così vicine e pressate tra loro che sono già “precompressi” e di più non si può. Invece l’aria e i gas possono essere ridotti di volume in funzione della pressione che si esercita su di essi, poiché le loro molecole sono molto distanti tra loro e conseguentemente la loro densità è strettamente correlata allo spazio che occupano: più spazio disponibile, meno densità; meno spazio disponibile, più densità. 14 Modulo UNO Anche l’aria che ci circonda occupa uno spazio, ed è quello nel quale siamo immersi. Non ce ne rendiamo conto perché per noi è assolutamente naturale, ma ogni nostro movimento “sposta” un pari quantitativo di aria. Questa aria spostata ha un suo volume ed un suo peso. L’esperienza di Evangelista Torricelli, (matematico e fisico italiano del 1600, allievo di Galilei), ha determinato che questo peso corrisponde ad una forza capace di sollevare 760 mm di mercurio, e l’ha definita corrispondente al peso di 1 chilo, e con una “pressione” misurata in 1 ATMOSFERA (ATM). Il suo postulato infatti enuncia che: “a livello del mare una colonna d’aria avente base di 1 cm2 e altezza di 10.000 metri, pesa 1 Kg ed ha valore di 1 ATM” L’ “atmosfera” (ATM), come unità di misura, è stata sostituita, nominalmente, dal “bar” che ha lo stesso valore. L’unità ufficiale di misura della pressione dei fluidi, secondo il Sistema Internazionale è il Pascal, simbolo Pa. Nella accezione comune le unità, e i loro sottomultipli, sono equiparate (anche se la loro piccola differenza è ininfluente per quanto riguarda i calcoli subacquei). Quindi 1 ATM = 100 KPa = 1 bar Salendo in montagna, man mano che aumenta l’altitudine, diminuisce l’altezza della colonna d’aria che grava sul nostro corpo e conseguentemente anche il suo peso. Fino ai primi 1.000 metri, la pressione diminuisce ogni 10 metri di altitudine. Negli strati più alti tale diminuzione avviene più lentamente. Il nostro organismo avverte queste differenze soltanto negli spazi aerei del nostro corpo. Tutti conosciamo la sensazione di fastidio alle orecchie quando in automobile saliamo o scendiamo da una montagna. 15 open water diver Se sono necessari oltre 10.000 metri di pressione di aria per formare un bar, bastano solo 10 metri di acqua per formarne un altro. Questo perché, come detto prima, l’acqua è 800 volte più densa dell’aria. La densità dell’acqua è maggiore di quella dell’aria, perché le sue molecole sono a contatto le une con le altre e tra loro non vi sono spazi, per questa ragione l’acqua è anche più pesante ed incomprimibile, e quindi la pressione esercitata dalla sua massa è maggiore di quella esercitata dall’aria. A livello del mare abbiamo quindi UN bar di pressione (di peso) dell’aria. Per quanto detto, a -10 metri di profondità ne registreremo un altro. Quando ci si immerge, all’aumentare della profondità aumenta il peso dell’acqua che grava sul nostro corpo. Ipotizzando allora di trovarci a -10 metri sul fondo del mare, il nostro organismo sarà sottoposto a DUE bar di pressione: UNO dovuto ai 10 metri di acqua, e un altro che grava sulla superficie dell’acqua, e che dovremo sempre considerare come costante da sommare ai metri di acqua di profondità. Osservando la figura, si nota che questa relazione continua a essere valida mano a mano che si scende in profondità. 16 Modulo UNO Per conoscere la Pressione Totale o Pressione Assoluta alla quale siamo sottoposti ad una certa profondità, basta aggiungere alla pressione relativa della colonna di acqua (10 mt = 1 bar), la pressione esterna di UN bar relativo alla colonna d’aria (10.000 mt = 1 bar), che grava sulla superficie dell’acqua. In mare la pressione dell’acqua salata cresce di un bar ogni 10 metri di profondità; in acqua dolce il minor peso del liquido rende tale incremento leggermente inferiore, ma la differenza è abbastanza trascurabile. Aumentando la pressione durante la discesa, liquidi e solidi non subiranno variazioni in quanto incomprimibili, mentre i gas subiranno una proporzionale diminuzione di volume. Il corpo umano è composto principalmente da acqua, ma contiene anche spazi d’aria sensibili alla pressione. Quando respiriamo, non ce ne rendiamo conto, ma l’escursione del nostro torace ha la forza di spostare un certo quantitativo di aria, che come sappiamo ha un suo peso. Se andiamo sott’acqua, per esempio a soli -5 metri di profondità, saremo sottoposti ad una pressione di 1,5 bar. Se dalla superficie ci calassero un tubo di gomma, e provassimo a respirare, con nostra meraviglia non riusciremmo a farlo ! Infatti siamo capaci, respirando, di vincere la pressione di “solo” un bar, e quel 0,5 di bar in più ci impedisce di potere espandere completamente la nostra gabbia toracica. Ecco che ci viene incontro la subacquea! Infatti tra l’attrezzatura subacquea con la quale faremo pratica troviamo la bombola. La bombola, contiene aria compressa. Quest’aria è la stessa che respiriamo normalmente, solo che viene compressa dentro la bombola. A questa bombola è collegato un erogatore che, attraverso un semplice sistema, rileva la pressione atmosferica alla quale si trova, e farà uscire dalla bombola l’aria alla stessa pressione. 17 open water diver Allora se respireremo da questo erogatore, questo ci fornirà, a pressione ambiente, l’aria che non riusciamo a inspirare, e ce ne fornirà tanta di più quanta sarà la pressione, e quindi la profondità che rileverà. Per noi allora, respirare a qualsiasi profondità, sarà assolutamente normale, solo che introdurremo un quantitativo d’aria maggiore e più densa che sarà direttamente proporzionale alla profondità alla quale ci troveremo. Quando i tuoi amici sapranno che stai frequentando un corso sub, ti chiederanno certamente quanto tempo puoi restare sott’acqua respirando da una bombola. Sulla scorta di quanto hai appena imparato ti sarà facile rispondere che non puoi stabilirlo a priori. Dipenderà infatti dalla profondità alla quale ti immergerai. Più andrai in profondità, più la bombola rileverà la pressione, più aria manderà. E quindi si esaurirà prima. Se la profondità sarà minore, la bombola rileverà una pressione minore, e manderà meno aria, esaurendosi più lentamente. 18 Modulo UNO Quindi potrai rispondere che il tempo di durata di una bombola dipende dalla profondità raggiunta e dal tempo che si trascorre a quella profondità. A maggior loro chiarimento potrai spiegare che se respirando da una bombola in superficie, questa dovesse durare, per esempio, un’ora, immergendoci con la stessa bombola alla profondità di -10 metri e restando fermi a questa quota, l’erogatore “rileverà” la pressione di DUE bar ed erogherà il doppio dell’aria rispetto a quella che avrebbe mandato in superficie dove aveva rilevato UN bar. Conseguentemente durerà la metà del tempo, ossia mezz’ora. Lo stesso vale se arrivassimo alla profondità di -20 metri. Troveremmo TRE bar di pressione e l’erogatore ci darà aria tre volte di più, la bombola durerà quindi un terzo di quanto sarebbe durata in superficie, ossia solo 20 minuti. Per la prova fatta con la siringa, aumentando la pressione diminuirà il volume dell’aria. Allora, a -10 metri, la pressione, che abbiamo detto essere di DUE bar (quindi il doppio di quella a livello del mare che è UNO), ridurrà a metà il volume dell’aria, e le sue molecole, avendo la metà dello spazio disponibile, raddoppieranno la vicinanza tra loro e quindi si “addenseranno”. 19 open water diver Ci è facile ora comprendere l’enunciato della prima legge dei gas (legge di Boyle e Mariotte) che dice: “a temperatura costante il volume di un gas varia in modo inversamente proporzionale alla pressione alla quale è sottoposto”. Tradotto in termini più semplici vuol dire che se la pressione, man mano che scendiamo in profondità, aumenta, il volume di tutti gli spazi aerei diminuisce in modo “inversamente” proporzionale: se la pressione raddoppia il volume si dimezza, se la pressione triplica, il volume si riduce ad un terzo e così via. Ed è vero anche il contrario, cioè se la pressione diminuisce, quindi durante la risalita, il volume tende ad aumentare, di nuovo in modo inversamente proporzionale, cioè se la pressione dimezza il volume raddoppia. Facciamo un esempio: ipotizziamo, a mero esempio di calcolo, di trovarci in immersione a -30 metri. Saremo sottoposti ad una pressione ambiente di 4 bar. La nostra bombola erogherà quindi aria a 4 bar, ossia 4 volte di più che in superficie. Gonfiamo adesso un palloncino di gomma. A questa profondità immetteremo aria a 4 bar. Se lo sigilliamo e lo lasciamo andare, questo inizierà a risalire. Ma, man mano che il palloncino risalirà verso la superficie, andrà diminuendo la pressione dell’acqua a cui lui stesso è sottoposto, e siccome al suo interno è contenuta aria, questa, a sua volta, non essendo più compressa dalla pressione esterna comincerà ad aumentare di volume. Più il palloncino salirà, e più quest’aria si espanderà, finché le pareti elastiche del palloncino non saranno più sufficienti a sopportare la pressione interna e il palloncino giunto in superficie esploderà. Se trattenessimo l’aria dopo avere respirato ad una certa profondità, e iniziassimo a risalire i nostri polmoni si espanderebbero eccessivamente, e si comporterebbero più o meno come il palloncino…. 20 Modulo UNO Andremmo incontro ad una importante patologia che prende il nome di “Sovradistensione Polmonare”: gli alveoli polmonari eccessivamente dilatati tenderanno a rompersi con gravi conseguenze. Questa è sicuramente una patologia severa, ma per il subacqueo è la più facile da evitare. Basta soltanto seguire la più importante regola dell’immersione con l’ARA (Auto Respiratore ad Aria): Respirare sempre, regolarmente, e MAI e poi MAI trattenere il respiro 21 open water diver 1deffetti dell’acqua sulla luce LA VISTA SOTT’ACQUA La luce che noi percepiamo è composta dai sette colori fondamentali dell’arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto). I raggi luminosi della luce solare penetrano l’acqua ma vengono da questa assorbiti a misura che si scende in profondità. Vengono prima assorbite le radiazioni luminose rosse poi quelle arancioni, quelle gialle e quelle verdi e, alla fine, quelle blu e quelle violette. Le radiazioni a lunghezze d’onda più corte (rosse, arancioni, gialle), sono anche riflesse dalla superficie dell’acqua: per questa ragione, osservando uno specchio d’acqua profondo più di 10 metri, gli unici colori visibili sono il blu e il violetto. Già a -5 metri di profondità, il rosso comincia a svanire e gli oggetti assumono colori tendenti al grigio. Più si scende e più i colori visibili si avvicineranno al blu ed al violetto. Quando frequenterai il corso Advanced Open Water ISDA, durante l’immersione profonda, vedrai meglio l’effetto della evanescenza dei colori, ma ti basterà portare con te una torcia subacquea e vedrai che le bellezze del mare ti si riveleranno di nuovo in tutti i loro vivacissimi colori. 22 Modulo UNO Ti è mai accaduto di raccogliere un sasso o una conchiglia sott’acqua e poi di accorgerti in superficie che le loro dimensioni erano minori di quanto ti era parso in immersione? Ciò è dovuto al fenomeno fisico della rifrazione. Per questo fenomeno, un raggio di luce viene deviato dalla sua traiettoria rettilinea quando passa da un mezzo a un altro di diversa densità. La luce attraversa l’aria, l’acqua, il vetro della maschera e di nuovo l’aria che si trova all’interno della maschera, prima di arrivare agli occhi del sub. Viene così più volte rifratta (deviata dalla propria traiettoria rettilinea). Il vetro della maschera amplificherà questa rifrazione come se fosse una lente di ingrandimento per cui, sott’acqua, gli oggetti appariranno più grandi e più vicini di circa 1/3 rispetto a quanto non siano realmente. L’occhio per mettere correttamente a fuoco gli oggetti ha bisogno che il raggio luminoso riflesso da questi attraversi un mezzo aereo, motivo per cui sott’acqua, senza maschera, tutto appare sfocato e tremolante. Lo spazio d’aria contenuto nella maschera ripristinando la condizione ottimale d’aria consente di mettere a fuoco gli oggetti e di vedere, attraverso il vetro, in maniera chiara e nitida. Un’altra proprietà della luce è la diffusione. Le onde luminose colpiscono le molecole d’acqua e le particelle disciolte o sospese, venendo disperse nell’acqua. A meno di trovarsi molto vicino alla superficie, la diffusione luminosa fa si che sia difficile distinguere, in immersione, le ombre degli oggetti. 23 open water diver 1eeffetti dell’acqua sul suono L’udito sott’acqua Avete mai visto quei film western dove i pellerossa poggiano l’orecchio per terra per sentire se arriva una mandria di cavalli, o sui binari di una ferrovia per capire se c’è un treno in arrivo? E vi siete mai chiesto perché ? Le leggi dell’acustica ci suggeriscono che attraverso un mezzo solido le onde sonore si propagano più velocemente e più intensamente. Le onde sonore viaggiano nell’aria a circa 330 metri al secondo. Nell’acqua, che ormai sappiamo è circa 800 volte più densa dell’aria, la velocità di propagazione del suono diventa circa quattro volte più veloce. Viaggerà quindi intorno a 1.320 metri/sec. 24 Modulo UNO I suoni in acqua potranno allora essere uditi a distanze maggiori, e in maniera più nitida. Ma a causa della maggiore velocità con la quale il suono arriverà alle nostre orecchie (il nostro sistema uditivo ascolta secondo i principi della stereofonia), la percezione dei suoni sarà ottima, ma risulterà estremamente difficile individuare la fonte di provenienza del suono stesso, poiché la percezione avverrà contemporaneamente su tutt’e due le orecchie, In acqua infatti i suoni sembrano arrivare da tutte le direzioni. Conoscere questo effetto è molto importante perché se il nostro compagno volesse attirare la nostra attenzione con un segnalatore acustico subacqueo, noi percepiremmo benissimo il suono, ma non riusciremmo a determinare la sua posizione. Anche capire la direzione di provenienza e la distanza dei natanti risulta più difficoltoso. Porta sempre con te un pallone segnasub per avvertire chi sta in superficie della tua presenza subacquea, ed evitare incidenti I suoni prodotti nell’aria non trasmettono energia sonora all’acqua in maniera efficiente, ma tendono di fatto ad essere riflessi ed a rimbalzare sulla superficie. È sufficiente tenere la testa sotto il pelo dell’acqua per non riuscire a percepire la voce o i suoni prodotti in superficie. Le corde vocali umane producono suoni quando vengono attraversate dall’aria, solo di rado riescono a produrre suoni attraverso l’erogatore. Pallone segnasub Ecco perché i subacquei usano segnali manuali e lavagnette subacquee per comunicare. 25 open water diver 2fisiologia dell’immersione in questo modulo parleremo di: • • • • 2a 2b 2c 2d Apparato respiratorio Spazi d’aria nel corpo umano Effetti della pressione dell’aria Effetti termici in immersione 2aapparato respiratorio Quando per scendere in apnea prendiamo un bel respiro e tratteniamo l’aria nei nostri polmoni, essi resteranno pieni di aria. Non appena inizieremo la discesa verso il fondo, l’acqua che ci circonda comincerà ad esercitare una pressione sempre maggiore su tutto il nostro corpo. L’aria contenuta nei polmoni, subirà una compressione e si ridurrà di volume. Le sue molecole spinte le une contro le altre dalla maggiore pressione dell’acqua si avvicineranno “addensandosi”, ma la quantità d’aria presente nei polmoni rimarrà invariata fatta eccezione per una piccola quantità d’ossigeno che verrà utilizzata per la respirazione cellulare. Una volta tornati in superficie, ed eliminata la pressione dell’acqua sulla gabbia toracica, la situazione tornerà alla normalità, e volume e densità torneranno come prima. Ciò avviene però se ci si immerge in apnea e si permane sott’acqua pochi secondi, ma se si usano le bombole gli effetti cambiano. In apnea il volume polmonare si riduce all’aumentare della profondità. 26 Il sistema ARA (Auto Respiratore ad Aria) ci permette di avere i polmoni sempre normalmente pieni e mai compressi, qualunque sia la quota alla quale ci troviamo. Modulo UNO Questo avviene grazie al fatto che il sistema ARA fornisce ai nostri polmoni aria compressa contrastando la pressione esterna dell’acqua. La Respirazione L’aria che introduciamo quando inspiriamo arriva ai nostri polmoni, dove avviene la respirazione, ossia lo scambio tra l’ossigeno dell’aria e l’anidride carbonica, reflua dai tessuti, che viene emessa con l’espirazione. Il luogo dove avviene lo scambio ossigeno/anidride carbonica si trova nell’alveolo polmonare, e viene definito “spazio aereo naturale vivo”. Quando inspiriamo, per mandare l’aria nei polmoni, e quando espiriamo, per eliminarla, l’aria transita attraverso la bocca, la laringe, la trachea, i bronchi fino all’alveolo polmonare e viceversa in uscita. Ma in tutto questo tragitto non avviene nessuno scambio, Questo tragitto è, per questo motivo, definito “spazio aereo naturale morto”. La ventilazione è dunque il solo passaggio di aria inspirata ed espirata attraverso gli spazi aerei morti, mentre la respirazione è il meccanismo metabolico alveolare di scambio gassoso, ed avviene unicamente nello spazio aereo naturale vivo. L’aereatore di superficie, definito “snorkel” (dal tubo telescopico di ventilazione che viene usato dai sommergibili che si chiama appunto “snorkel”) o l’erogatore li possiamo considerare come un prolungamento artificiale degli spazi naturali morti, e sono definiti quindi “spazi aerei artificiali morti”. La ventilazione (inspirazione ed espirazione) deve sempre essere fluida, naturale, lenta e profonda. Inspirazioni ed espirazioni “corte” o “veloci” comportano il rischio di rinspirare l’aria non ancora del tutto emessa. Una respirazione superficiale causata da una scorretta ventilazione comporta un ristagno di anidride carbonica con possibili conseguenze respiratorie e metaboliche. 27 open water diver Anche lo spazio aereo tra maschera e viso può essere considerato uno “spazio aereo artificiale morto” e deve essere compensato, in immersione, emettendo aria dal naso. 2b spazi d’aria nel corpo umano I seni I “seni” (dal latino sinum, vuoto) sono cavità presenti nella testa e servono fondamentalmente ad alleggerirne i movimenti. Sono pieni di aria, in comunicazione tra loro, con il naso e con la gola. L’aria entra ed esce continuamente con la normale ventilazione. In particolare la gola è in diretto contatto, tramite le “trombe di Eustachio” con l’orecchio medio, che è quella parte dell’orecchio immediatamente dietro il timpano. La tromba di Eustachio è una particolare struttura anatomica (Bartolomeo Eustachi, anatomista italiano del 1500, meglio conosciuto come Eustachio), ed è un canale stretto e sinuoso, che mette in comunicazione il rinofaringe con l’orecchio medio, non riesce a compensare spontaneamente, ed ha bisogno di particolari manovre per raggiungere un’ equilibrio di pressione con l’esterno. 28 Modulo UNO l’orecchio L’orecchio si divide anatomicamente in: orecchio esterno, orecchio medio e orecchio interno. L’orecchio esterno è aperto sull’ambiente circostante, l’orecchio medio è pieno di aria, e l’orecchio interno è pieno di un liquido chiamato perilinfa. L’orecchio esterno raccoglie le onde sonore e le convoglia attraverso il canale uditivo verso una membrana a tenuta d’aria chiamata timpano. Il timpano vibrando trasmette l’energia sonora all’orecchio medio. L’orecchio medio, pieno d’aria, trasmette l’impulso sonoro, attraverso tre ossicini collegati tra loro (martello, incudine e staffa), all’orecchio interno. L’orecchio interno tramite la perilinfa consente la conversione dell’energia sonora in impulsi nervosi che vengono trasmessi al cervello. L’orecchio medio è collegato alla gola attraverso le “trombe di Eustachio”. Attraverso le trombe siamo in grado di fare arrivare aria dalla gola fino all’orecchio medio per compensare la maggiore pressione esterna, così come facciamo quando respiriamo dall’erogatore e mandiamo aria a pressione ai nostri polmoni per compensare la compressione. i denti Sott’acqua, anche il lavoro del tuo dentista potrebbe essere messo alla prova, perché se sotto l’otturazione di una carie, fosse rimasta intrappolata dell’aria, con gli sbalzi di pressione potremmo avvertire dolori e disagi. Se restano spazi vuoti nelle otturazioni o nelle capsule, nella fase di immersione si può provare dolore al dente provocato dalla capsula che comprime i nervi del dente. A volte sotto l’otturazione di un dente potrebbe celarsi un piccolo spazio d’aria 29 open water diver 2ceffetti della pressione dell’aria La compensazione Secondo la classificazione biologica di Karl Linneo (biologo svedese del 1700), l’ “uomo” è definito: “bipede, diurno, terrestre”. Non avendo pinne o branchie, non è dunque adatto al mondo sottomarino. Imitando tuttavia i “cugini” mammiferi del mare, come le balene, orche, delfini, foche e tartarughe, ha imparato ad immergersi in apnea. Con attrezzature ed accessori meccanici di sua invenzione, l’uomo, è riuscito ad andare sott’acqua superando anche i tempi delle limitate apnee che il suo organismo consentiva. Ridotti i limiti imposti dalla scorta d’aria, ce ne sono però altri, legati alla sua fisiologia terrestre, che dobbiamo conoscere per poterli adattare in acqua e sott’acqua. Il corpo umano, essendo costituito principalmente da liquidi incomprimibili, può adattarsi senza grossi inconvenienti alla pressione dell’acqua. Al suo interno però esistono spazi vuoti che per varie ragioni fisiologiche sono pieni solo di aria. Questi spazi sono presenti nelle orecchie, nei seni del cranio, nei polmoni, nello stomaco, nell’intestino. assolutamente da evitare in immersione l’uso di tappi auricolari. La pressione dell’acqua in aumento sul timpano, e la riduzione di volume dell’aria dell’orecchio medio determinerebbero una “aspirazione” dei tappi col pericolo di una perforazione timpanica. I tappi auricolari possono essere usati soltanto in piscina o in mare durante il nuoto di superficie per evitare inquinamenti batterici del condotto uditivo esterno. 30 Modulo UNO L’aria che essi contengono, come abbiamo visto, subisce l’influenza della pressione quando questa aumenta o diminuisce, scendendo in profondità sott’acqua, o risalendo,. Per contrastare e risolvere il fastidio che tale situazione genera nel nostro corpo, dobbiamo imparare a “compensare” queste differenze di volume causate dal variare della pressione. Se il fastidio è dovuto ad una riduzione del volume d’aria all’interno degli spazi vuoti, dovremo compensare “aggiungendo” aria. Se il fastidio è invece dovuto ad un aumento del volume dell’aria all’interno bisogna intervenire con vari sistemi che vedremo più avanti. Facciamo una prova. Con l’indice ed il pollice della mano destra chiudetevi le ali del naso. Adesso, tenendo la bocca chiusa, provate “molto delicatamente” a soffiare. Noterete che l’aria, intrappolata nella gola e nel naso, non potendo uscire, attraverso le trombe di Eustachio andrà a spingere i timpani verso l’esterno. È esattamente la sensazione che state provando nelle vostre orecchie. Probabilmente avrete avvertito questa sensazione prima a destra o a sinistra, ciò è assolutamente normale. Questa è la manovra di “compensazione” che dovremo adottare quando, all’inizio dell’immersione, l’acqua, entrando nell’orecchio attraverso il condotto uditivo esterno, comincerà a premere sul timpano che si incurverà verso l’interno facendo diminuire il volume di aria nell’orecchio medio. Contemporaneamente l’aria contenuta nell’orecchio medio, per effetto della pressione tenderà a diminuire di volume “aspirando” a sua volta il timpano. I seni frontali e quelli paranasali, la laringe, e la trachea, tutti collegati all’apparato respiratorio, ricevono dai polmoni aria alla stessa pressione di quella esterna e quindi, in condizioni normali, non subiscono nessun tipo di compressione, né sono a rischio d’implosione. 31 open water diver La tromba di Eustachio, detta anche tuba uditiva, è normalmente chiusa per evitare l’ingresso di batteri nell’orecchio medio. Per permettere di “forzarla”, per mandare aria e compensare l’orecchio medio, esistono varie manovre. La più usata è la “manovra di Valsalva ” (Antonio Valsalva, medico): durante la discesa, si tura il naso, si chiude la bocca e si soffia delicatamente. Non soffiare troppo forte, per non danneggiare l’orecchio interno. La pressione dell’acqua pressa sul timpano Un’altra manovra è quella di “Marcante/Odaglia” (Duilio Marcante, fondatore della subacquea italiana e Giorgio Odaglia, subacqueo): migliore della prima ma, alle volte, di più difficile applicazione. Sfrutta il movimento della lingua che viene arretrata e spinta contro il palato in una posizione simile a quella che assume nella deglutizione. Azionandola come un pistone verso l’alto, comprime l’aria. All’azione della lingua è associata l’azione dei muscoli della faringe, i quali essendo vicini agli orifizi delle trombe di Eustachio, ne favoriscono l’apertura e quindi il passaggio dell’aria in pressione verso l’orecchio medio. Così facendo, l’aria arriva alle orecchie dal retrofaringe e non dai polmoni. L’aria che arriva con questo metodo, non sfruttando la forza dei polmoni e del diaframma, compensa le orecchie molto più delicatamente evitando il rischio di lesioni all’orecchio medio per un eccesso di pressione interna. Questa manovra, una volta imparata con un po’ di pratica, è la più sicura ed efficace. Una diversa manovra è quella nella quale riescono solo alcuni fortunati: muovendo la mandibola avanti ed indietro o a destra e sinistra e deglutendo, si riescono a muovere i muscoli del retrobocca che spingono l’aria dentro le trombe consentendo la compensazione. 32 Modulo UNO Un fatto assolutamente positivo è che con questo metodo non si è costretti a turare il naso con le dita, e le mani restano libere ed utilizzabili per qualche altro scopo. Di regola è meglio cominciare a compensare, per preparare le orecchie, ancor prima di avere messo la testa sott’acqua, e poi compensare ogni quando se ne avverte il bisogno, ma sicuramente prima di sentire fastidio o dolore. L’ideale sarebbe compensare ad ogni metro di discesa. Riusciremo così, mandando aria dalla gola attraverso la tromba di Eustachio, ad aggiungere aria e quindi a compensare il volume dell’orecchio medio ripristinandone il volume. Non proseguire nella discesa se si avverte fastidio al timpano. Se fossimo raffreddati e del muco ostruisse i canali nasali e le trombe di Eustachio, sarebbe molto difficile fare passare aria per la compensazione perché troverebbe un ostacolo naturale. Se scendendo ci rendiamo conto di non riuscire a fare passare l’aria e di provare fastidio, disagio o addirittura dolore al timpano, dobbiamo immediatamente arrestare la nostra discesa, e se è il caso risalire di qualche metro per far si che la pressione sul timpano diminuisca. Se il dolore scompare possiamo provare a scendere nuovamente, ma se invece il problema continua, dovremmo interrompere l’immersione e risalire in superficie. In presenza di muco l’aria non passa e non si riesce a compensare 33 open water diver mai immergersi quando si è raffreddati Mai usare tappi auricolari e cappucci troppo stretti che potrebbero impedire all’acqua di entrare nel canale uditivo creando un effetto ventosa anche sul canale stesso contribuendo ad una possibile lesione timpanica. Esistono altri spazi aerei al di fuori del nostro corpo quando ci immergiamo, per esempio quello creato dalla maschera sul nostro viso. Questo spazio, non facendo parte degli spazi aerei naturali del nostro corpo prenderà il nome di “spazio aereo artificiale morto”. Anche questo spazio però sarà sottoposto alla pressione ed al conseguente schiacciamento. Per evitare, all’inizio dell’immersione, che questa riduzione di volume all’interno della maschera generi un fastidioso “effetto ventosa” sul nostro viso, dovremo compensare anche la maschera. Per fare questo basta soffiare dal naso, che è contenuto all’interno della maschera, fino al ripristino del volume iniziale. Appare subito ovvio il motivo per cui non è possibile immergersi indossando solo degli occhialini da nuoto: non contenendo il naso non potremmo compensare l’effetto ventosa sugli occhi, con le conseguenze che è facile immaginare. blocco inverso Le funzioni delle trombe di Eustachio sono molteplici, una di queste è la produzione di muco quando si è raffreddati, ed in queste occasioni le trombe tendono ad irritarsi ed a chiudersi. L’occlusione delle trombe limita notevolmente o addirittura impedisce le manovre di compensazione. Il blocco di muco non permette la fuoriuscita dell’aria e l’espansione del gas pressa dall’interno sulla membrana del timpano durante la risalita. 34 Un raffreddore passa in pochi giorni e potremo tornare a reimmergerci, una lesione al timpano può durare anche dei mesi e non potremo tornare in acqua per molto tempo. Modulo UNO Ti ricordi che abbiamo parlato della pericolosità di risalire con la bocca chiusa, senza respirare e del pericolo della sovradistensione polmonare? Qui è la stessa cosa: se in risalita un tappo di muco non permettesse all’aria che avevamo spinto dietro il timpano (per compensare lo schiacciamento esterno) di fuoriuscire, l’aria si espanderebbe e cercherebbe una via di uscita, trovando probabilmente più facile rompere la delicata membrana del timpano che non spostare un pesante tappo di muco. È assolutamente sconsigliato assumere farmaci decongestionanti prima di un’immersione. Questi prodotti, oltre ad avere una breve durata, sono generalmente termolabili e determinano particolari effetti collaterali al variare della temperatura. Una volta assunti liberano le vie aeree dal fastidioso muco, perché il loro meccanismo d’azione è quello di “asciugare” le mucose. Ma dopo poco tempo, al mutare della temperatura dell’acqua, quando il subacqueo sarà già in immersione, tale farmaco potrebbe perdere di efficacia determinando un effetto paradosso incrementando la produzione di muco. Il muco prodotto occludendo le trombe, farà da “tappo” impedendo, durante la risalita, all’aria che va espandendosi di uscire normalmente, e causerà notevole fastidio e dolore, Questo fenomeno è definito “BLOCCO INVERSO” In ogni caso se dovessimo trovarci in questo spiacevole frangente possiamo provare a simulare lo sbadiglio, deglutire, muovere la mandibola. In seguito proveremo a risalire, ma se il problema persistesse, allora dovremo eliminare il tappo di muco che fa da ostruzione. In questo caso basterà soffiarsi il naso con le tecniche che ti insegnerà il tuo istruttore, ed il muco andrà via permettendo la fuoriuscita dell’aria dalle narici. Come già detto, il consiglio utile, che diventa una regola, è comunque di non immergersi se si è raffreddati o congestionati. Come abbiamo visto prima, in risalita, a misura che l’aria si espande, l’otturazione dentaria potrebbe addirittura allentarsi e saltare. 35 open water diver Fai controlli dentari regolari, e consulta il tuo dentista in caso di fastidi ricorrenti. Un’altro problema legato ai gas che possono espandersi nello stomaco anche a causa della digestione può essere risolta, in risalita, rallentando o fermandosi ed eliminandoli nei modi possibili. prima dell’immersione è sconsigliato assumere bevande gasate potrebbero dare dei fastidi espandendosi nello stomaco e nell’intestino durante la risalita. Un Sub attento ricorda sempre di non trattenere il respiro durante la risalita 36 Modulo UNO 2deffetti termici in immersione La dispersione del calore A parità di temperatura, sentiresti più freddo, davanti a un condizionatore d’aria o sotto una doccia fredda? Ovviamente sotto la doccia fredda, ed è una legge della fisica che ce ne spiega il perché. Le molecole dell’aria sono più rarefatte rispetto a quelle dell’acqua, e a contatto con la nostra epidermide non fanno molto attrito. Portano via il calore dalla superficie del nostro corpo per convezione. L’acqua, essendo molto più densa, quando scivola sulla nostra cute, fa molto più attrito e porta via il calore per conduzione. Infatti in acqua il calore corporeo viene dissipato circa 25 volte più velocemente che in aria. Se, all’asciutto, ci si sente a proprio agio esposti per ore ad una temperatura, ad esempio di 26 gradi, in acqua alla stessa temperatura, la sensazione di freddo interverrà dopo solo 10 minuti, e si comincerà ad avvertire la necessità di scaldarsi. Se la temperatura dell’acqua è inferiore a quella del nostro corpo, occorre indossare una muta. Chi è più magro o comunque ha una costituzione minuta disperderà il calore più velocemente di chi è più corpulento (le foche ed i trichechi ci insegnano che il grasso ripara dal freddo). Se senti freddo potresti avvertire dei brividi. I brividi sono il segnale utilizzato dal corpo quando la sua temperatura sta scendendo troppo. Attraverso i brividi, il corpo cerca di produrre calore mediante la contrazione muscolare e l’aumento del metabolismo. Ricordati, se cominci a tremare in maniera incontrollata, occorre che tu esca immediatamente dall’acqua per scaldarti. Finché si rimane immersi, non è possibile aumentare la temperatura del corpo che continuerà a disperdere calore. 37 open water diver In genere le donne sentono freddo prima degli uomini perché a parità di corporatura hanno una superficie epiteliale più sottile. Se mentre sei in acqua i brividi cessano, non significa che le cose stiano migliorando, ma che il corpo ha perso tanto calore da essere in pericolo. Occorre quindi uscire immediatamente dall’acqua. Il corpo umano ha una temperatura esterna media di circa 37 gradi che deve mantenere costantemente attraverso i meccanismi della termoregolazione. L’acqua, come tutti i mezzi densi, possiede un’alta conduttività termica, e a contatto con il nostro corpo determina una notevole dispersione di calore superficiale. Per questo motivo i subacquei indossano la muta che, limitando la dispersione calorica del corpo, consente periodi più lunghi di permanenza in acqua. ipotermia e raffreddamento Si definisce “ipotermia” la condizione in cui la temperatura corporea di un individuo scende significativamente al di sotto del suo valore normale impedendo il normale metabolismo e le normali funzioni fisiologiche. Si è in ipotermia quando la temperatura interna del corpo scende al di sotto dei 35°C, e iniziano i brividi che diventano incontrollabili. Se la temperatura interna del corpo dovesse scendere ulteriormente, il battito cardiaco diventerebbe irregolare, e il rischio maggiore in questi casi è l’arresto cardiaco. Al di sotto dei 32°C, se non si interviene per alzare la temperatura, le condizioni metaboliche diventano critiche. Gli organi vitali del corpo umano per funzionare correttamente, richiedono un flusso di sangue costante. 38 Modulo UNO La testa, il collo, l’inguine ed il torace hanno una maggiore dispersione termica per il maggiore afflusso di sangue, e per una minore capacità di vasocostrizione. Quando il corpo viene esposto a basse temperature, cerca di disperdere meno calore restringendo i vasi sanguigni che portano sangue alle estremità e all’epidermide. L’organismo reagisce con i brividi, che altro non sono che subentranti e brevi contrazioni muscolari, che tendono a riscaldare il corpo. Il calore è generato interamente dal tremore muscolare, ma questo è insufficiente a contrastare la dispersione termica a cui si è sottoposti in immersione. Una persona immersa in acqua disperde calore ad un ritmo talmente veloce che i movimenti di reazione fisica non sempre riescono a bilanciare questa diminuizione di temperatura. Segnale subacqueo per indicare brividi di freddo Indossando la muta protettiva è possibile solo rallentare la dispersione calorica ma non fermarla completamente. Quando i primi sintomi di raffreddamento cominciano a manifestarsi occorre comunicare al compagno il proprio disagio con il segnale di “freddo”, e iniziare, senza indugi, le procedure di risalita. Una volta fuori dall’acqua è necessario asciugarsi al più presto e riscaldarsi indossando abiti asciutti e caldi. IPERTERMIA E COLPO DI CALORE Si definisce “ipertermia” l’aumento della temperatura interna del corpo. Il “colpo di calore” è la conseguenza di uno stato di ipertermia. Il corpo umano dissipa con la sudorazione il calore che lui stesso genera. Questa sottrae calore all’interno del corpo, lo trasferisce sulla superficie cutanea e con l’ evaporazione sottrae grandi quantità di calore alla pelle, raffreddandola. La perdita di acqua dovuta alla sudorazione, se non compensata, porta alla disidratazione dell’organismo, che oltre un certo limite non può più sostenere la sudorazione. 39 open water diver A questo punto il soggetto smette di sudare, e la temperatura corporea sale rapidamente senza che i meccanismi di difesa possano intervenire adeguatamente. Uno dei comportamenti errati che può scatenare nei subacquei il “colpo di calore” è l’indossare la muta fuori dall’acqua, per lunghi periodi, sotto i raggi diretti del sole. Lo strato di sudore che permane tra la muta ed il corpo impedisce la formazione di ulteriore sudore e la temperatura interna aumenta. I segni che il sub presenta si possono compendiare in rossore al volto, disorientamento, cute calda e arrossata, polso appena percettibile, collasso. Occorre liberare il sub dalla muta, condurlo in luogo aperto e ventilato, fargli bere acqua o altre bevande non alcoliche e non fredde. Se dovessero intervenire i segni ed i sintomi del collasso si può massaggiarlo con panni umidi, dargli da bere solo se cosciente, ma non applicare ghiaccio che potrebbe causare una pericolosa vasocostrizione. Indossare la muta fuori dall’acqua per lunghi periodi, sotto i raggi diretti del sole, aumenta la possibilità di un collasso. 40 Modulo UNO 41 open water diver 3attrezzatura subacquea di base in questo modulo parleremo di: • • • • • 3a 3b 3c 3d 3e Maschera Pinne Snorkel GAV Sistema di zavorra 3amaschera Se hai mai aperto gli occhi sott’acqua, come abbiamo visto nel primo capitolo, avrai notato che il mondo sommerso ti appare sfocato ed irregolare; questo perché l’occhio umano ha bisogno di uno spazio d’aria di fronte per una corretta messa a fuoco. Tutti gli animali terrestri che vivono molto anche in acqua, come le foche per esempio, hanno sviluppato una lente correttiva naturale: una palpebra aggiuntiva che funge da isolante. Molti campioni di apnea usano una tecnica simile, con spesse lenti a contatto opportunamente studiate, ma resta di fatto che l’uso della maschera è molto più rapido, comodo ed economico. Lo scopo della maschera è dunque quello di creare uno spazio d’aria di fronte agli occhi, e consentire così, sott’acqua, la messa a fuoco degli oggetti. Importante è che la misura della maschera sia corretta per impedire perdite d’aria o infiltrazioni d’acqua, Le parti principali di una maschera subacquea sono costituite da: • La montatura, rigida, di solito in materiale plastico. • La lente, unica o doppia, in vetro temperato, infrangibile e antigraffio. • Il corpo, in silicone o di gomma. • Il cinghiolo, in silicone o di gomma, con fibbie a regolazione rapida per una buona tenuta sulla testa. 42 Modulo UNO • La montatura: La montatura è la parte esterna rigida della maschera e funge da struttura. La montatura della maschera per immersioni con autorespiratore è concepita di generose dimensioni, con un vetro ampio e, talvolta, con vetri laterali, inferiori e superiori per consentire un angolo di visuale più completo. Richiede più aria per lo svuotamento, ma non è un problema data la presenza della bombola. La maschera per l’apnea, è invece di ridotte dimensioni, talvolta dei veri e propri occhialini che comprendono un naso in silicone. Il ridotto volume facilita la svuotamento in immersione, richiedendo poca aria. La visuale risulta talvolta particolarmente ridotta e limitata. • Le lenti: Le lenti, in vetro,sono in genere, piane, in modo da ridurre le distorsioni. Il vetro è temperato e infrangibile, ma se accidentalmente dovesse rompersi, si frantumerebbe in piccoli frammenti a forma di cubetti di vetro, e non in pericolose schegge che potrebbero ferire gli occhi. • Il corpo: Il corpo è la parte della maschera che aderisce al volto garantendo la tenuta stagna. Solitamente è realizzato in silicone perché anallergico e più resistente alla corrosione. Deve avere una sagomatura per il naso o, in alternativa, due accessi per le dita. Il naso deve essere contenuto nello spazio d’aria della maschera per permetterne la compensazione durante l’immersione. • Il cinghiolo: Il cinghiolo garantisce la tenuta della maschera sulla testa. La tenuta deve essere stabile e confortevole. 43 open water diver Il cinghiolo è dotato di fibbie laterali di regolazione rapida per adattarsi ad ogni misura di circonferenza cranica, e per passare velocemente da una misura all’altra nel caso si decidesse all’ultimo istante di togliere o mettere il cappuccio, o si dovesse prestare la propria maschera di riserva al compagno. Le valutazioni essenziali da considerare nella scelta di una maschera subacquea sono: misura, visione, e comfort. Alcune maschere hanno lenti separate per poter essere sostituite da lenti ottiche. Molti subacquei con problemi di vista preferiscono usare una maschera normale ed usare lenti a contatto, rigorosamente morbide, e possibilmente del tipo “usa e getta”. Altre ancora sono dotate di una valvola di scarico unidirezionale per facilitarne lo svuotamento in caso di parziale o totale allagamento. Utile accessorio da applicare al cinghiolo di tenuta è una fascia in neoprene che lo rende più facile da indossare. Per essere sicuri che la maschera vada bene per il proprio viso, bisogna effettuare la prova di tenuta. Appoggiare il modello prescelto sul viso, senza fissarlo con il cinghiolo, assicurandosi che non ci siano ciocche di capelli tra il bordo della maschera e il viso. La sensazione deve sembrare confortevole e non deve dare fastidio, il naso deve alloggiare comodo e non essere stretto o schiacciato. La maschera va trattata prima dell’immersione e sciacquata dopo in acqua dolce Il telaio non deve toccare o dare fastidio nello spazio tra gli occhi. Ispirando leggermente dal naso la maschera deve rimanere su, senza cadere. Questa prova dimostra che il bordo è a tenuta d’aria, e se non passa l’aria, non passerà neanche l’acqua. Chi porta barba o baffi potrebbe incontrare qualche difficoltà in più, ma con una attenta ricerca del modello e un più accurato posizionamento del bordo, si risolve tranquillamente il rischio di infiltrazioni. 44 Modulo UNO Per pulire la maschera occorre ovviamente risciacquarla con acqua dolce. Molti centri diving forniscono a tale scopo secchi o altri contenitori appositamente riempiti. Una maschera di silicone trasparente, esposta per lunghi periodi al sole potrebbe ingiallirsi. Una maschera in gomma potrebbe, nel tempo, creparsi. Quindi, sia in un caso che nell’altro è bene conservarle in un luogo asciutto ed al riparo dai raggi diretti del sole. Per preservare al massimo i bordi e le lenti della maschera e per non metterli in contatto con altra attrezzatura nella borsa, è bene conservarla all’interno della propria custodia rigida. Per prevenire l’appannamento dovuto alla condensa sul vetro, molti subacquei usano spandere la propria saliva sulla parte interna della maschera che va distribuita uniformemente sul vetro e poi risciacquata. Vi sono comunque prodotti commerciali da utilizzarsi come alternativa. È consigliabile, nel caso la maschera sia nuova, lavare la parte interna del vetro con un detergente non acido, o con dentifricio in modo da rimuovere la patina di silicone, usato come protettivo durante la fabbricazione, che provoca continui appannamenti. La prima maschera al mondo che incluse il naso e consentì anche di prenderlo dall’esterno per permettere la compensazione delle orecchie, fu costruita in Italia da Luigi Ferraro, ex ufficiale incursore della marina militare, collaboratore della ditta Cressi, e poi proprietario della ditta di attrezzature subacquee Tecnisub. Per la sua forma particolare venne chiamata “Pinocchio”. Ferraro fu anche l’ideatore delle pinne a scarpetta modello “Rondine”. 3b pinne Sono nate come mezzo di salvataggio per gli aviatori costretti ad ammarare. Ottengono il massimo rendimento per il fatto che nelle gambe vi sono i muscoli più forti di tutto il corpo umano. 45 open water diver Imitando i pesci l’uomo ha sfruttato questa forza, ed il fatto che la posizione delle gambe sia particolarmente idrodinamica rispetto a quella delle braccia le ha rese il primario mezzo di propulsione subacqueo. I modelli di pinne che interessano un subacqueo, sono due: • pinne a scarpetta • pinne con cinghiolo • Le pinne a scarpetta Sono tipicamente estive o da mari tropicali. Si indossano a piedi nudi o con calzari morbidi. I calzari morbidi si usano dove non c’è bisogno di camminare su scogli o strade. Queste pinne hanno lo svantaggio che non sono regolabili, quindi se la misura non è esatta, possono provocare crampi se strette, o scivolare dal tallone se larghe. Se una scarpetta poi dovesse rompersi, bisogna sostituire entrambe le pinne. In compenso sono più economiche e più leggere da trasportare. • Le pinne con cinghiolo Si calzano agevolmente su specifici calzari con suola. I calzari offrono ai piedi un buon isolamento termico e protezione dalle escoriazioni quando si cammina su rocce o sulle altre superfici che occorre attraversare per giungere all’acqua. Tramite i cinghioli possono essere comodamente regolate anche a misure intermedie, e se un cinghiolo dovesse rompersi, basta sostituirlo mantenendo entrambe le pinne. Per questo è opportuno disporre sempre di un cinghiolo universale di riserva. È consigliabile comunque provare sempre le pinne con i calzari che verranno usati durante le immersioni. Le pinne a cinghioli sono solitamente più pesanti e meno economiche. 46 Modulo UNO Le pinne, come il resto dell’attrezzatura, e come tutti i prodotti in gomma o in plastica non devono rimanere esposte alla luce solare perché questa ne accelera i processi di invecchiamento. Dopo l’immersione, risciacquarle con acqua dolce. 3c snorkel L’areatore o snorkel è per il subacqueo, quello che per i cetacei è lo sfiatatoio: un naso sulla nuca che permette di respirare anche se immersi a faccia in giù. Appare evidente che il primo scopo dello snorkel è quello di risparmiare l’aria della bombola quando si nuota in superficie guardando il fondale. Il tubo deve avere un diametro di circa 2 cm e una lunghezza di non più di 30. Ne esistono modelli dotati di valvola di scarico in basso, così da essere più facili da svuotare. Questo modello non è comunque apprezzato dai Rescue Diver ISDA che, all’occorrenza, devono potere utilizzare lo snorkel come aeratore per la respirazione artificiale in acqua durante un salvataggio. Per un facile scambio tra lo snorkel e l’ erogatore, che come vedremo per standard giunge da destra, il subacqueo che si immerge con una unità ARA porta lo snorkel sulla sinistra della maschera, agganciato con diversi sistemi, che possono andare dal semplice elastico a “8”, da sistemare a cavallo del cinghiolo della maschera, all’attacco a sgancio rapido proposto da diverse aziende. Lo snorkel si porta a sinistra Necessario è che il boccaglio dello snorkel si adatti in maniera confortevole alla bocca senza la necessità di doverlo tenere stringendo i denti. È bene verificare che la parte terminale, in prossimità del boccaglio, descriva una curva priva di pieghe per permettere all’aria di circolare più facilmente e all’acqua di fuoriuscire senza intoppi. Alcuni modelli permettono di sostituire il boccaglio quando si logora, cosa che avviene di solito quando si serrano i denti con troppa forza. Non lasciarlo esposto al sole per lunghi periodi, e risciacquarlo dopo l’uso. 47 open water diver 3d gav Una volta le immersioni erano riservate agli uomini ed erano rare le donne che si cimentavano sott’acqua. L’attrezzatura pesante e di difficile uso, e l’estrema fatica necessaria per riuscire a gestirla avevano relegato la subacquea ad una nicchia per pochi superdotati. Oggi grazie al progresso ed agli studi sulle attrezzature, la subacquea è diventata uno sport per tutti (soprattutto per le donne). Uno degli elementi essenziali dell’attrezzatura che ha sancito il passaggio al grande pubblico, rendendo le immersioni addirittura facili e rilassanti, è stato l’avvento del giubbetto equilibratore che permette di modificare il proprio assetto senza fatica. Il GAV (Giubbetto ad Assetto Variabile) è giunto sul mercato della subacquea intorno agli anni settanta. I primi modelli furono un’evoluzione dei giubbotti di salvataggio indossati dai piloti militari. Questi primi modelli si indossavano intorno al collo, e servivano quasi unicamente a sostenere il subacqueo per facilitare le preliminari operazioni di superficie. I GAV più usati sono oggi i modelli a “jacket”. I GAV sono realizzati con un monosacco o bisacco pneumatico avvolgente in tessuto di cordura antistrappo con cuciture rinforzate e termosaldate. Hanno tasche capienti, anche alloggiamenti specifici per i pesi, come vedremo parlando della zavorra, e supporti per vincolare l’attrezzatura. Il Giubbetto ad Assetto Variabile consente al sub, di controllare la proprio posizione sott’acqua, mantenendo un assetto stabile e una profondità costante, oppure permettendo di immergersi o riemergere in modo controllato. 48 Modulo UNO Il GAV, fondamentalmente funziona secondo il principio di Archimede: più è gonfio, più acqua sposta, quindi tende a galleggiare. Più è sgonfio, meno volume occupa, più tende ad andare a fondo. Durante la discesa l’effetto della crescente pressione esterna riduce la spinta positiva del jacket perché riduce il volume dell’aria in esso contenuta. A questo va sommata la riduzione di volume del neoprene della muta subacquea, creando così una accelerazione sensibile della velocità di discesa. Questa viene controllata gonfiando leggermente il GAV. L’aria viene immessa all’interno del sacco tramite il tubo corrugato comandato dal VIS (Valvolated Inflator Sistem), sistema di controllo del flusso dell’aria all’interno del GAV, collegato al primo stadio per mezzo di una frusta (tubo d’aria a bassa pressione). Il VIS indirizzato verso l’alto facilita lo svuotamento del GAV in risalita L’aria che viene immessa nel gav in discesa per compensare l’aumento della pressione, in risalita si espanderà, e se non viene espulsa gradualmente, provoca una rapida e pericolosa risalita. La procedura prevede di scaricare progressivamente il GAV man mano che si risale per far fuoriuscire l’aria che va espandendosi. il gav non è un ascensore e non deve assolutamente essere gonfiato per risalire da qualsiasi profondità. Le parti essenziali di un GAV sono: • uno schienalino posteriore rigido o semirigido al quale è fissata la bombola • una fascia posteriore per vincolare la bombola. • un tubo corrugato di gomma, per il gonfiaggio e lo sgonfiaggio, a bocca o con l’ aria compressa della bombola tramite un sistema di valvole detto VIS. Il gruppo di comandi di gonfiaggio/ sgonfiaggio del sistema air-trim. Il sistema air-trim non usa più il tubo corrugato, ma usa un gruppo di comando inserito nella tasca anteriore sinistra 49 open water diver • una frusta di bassa pressione che porta l’aria dalla bombola al VIS • tasche portaoggetti • valvole di scarico • valvole di sovrapressione. • cinghie regolabili, per una migliore vestibilità. • chiusure ad apertura rapida tipo “fastex” per essere indossato e svestito più facilmente. Oggi esistono GAV a “gonfiaggio posteriore”, necessari per le immersioni tecniche e progettati per immersioni avanzate ed in grotta. Questi GAV professionali sono realizzati in cordura e hanno un’elevata capacità di spinta positiva, doppia camera pneumatica, numerosi anelli di acciaio inox per gli accessori tecnici, e un sistema regolabile di elastici per ridurre l’attrito del sacco con l’acqua. Tuttavia un inconveniente di questi modelli, dal momento che sono a gonfiaggio posteriore è quello di tendere a mantenere, in superficie, il sub in posizione prona. Posizione pericolosa in caso di incidente, poiché la faccia resta immersa in acqua. Dopo un’immersione, il GAV deve essere risciacquato anche all’interno. Basterà far entrare l’acqua attraverso il VIS, o svitare la valvola di sovrapressione. Quindi eliminare l’acqua posizionandolo capovolto. Lasciare asciugare senza esporlo direttamente ai raggi del sole. 3e sistema di zavorra La zavorra è un peso speciale, di materiale liquido o solido, che si dispone nella stiva di una nave quando il carico normale non è sufficiente a stabilizzarne l’assetto e l’equilibrio. Negli aerostati la zavorra è quel carico di sacchetti di sabbia usati per equilibrare la differenza fra la forza ascensionale ed il carico, e che all’occorrenza possono essere facilmente sganciati. I subacquei usano un analogo sistema di zavorra per compensare la naturale spinta positiva verso l’alto, la positività della muta in neoprene, 50 Modulo UNO quella della attrezzatura subacquea positiva, dell’adipe corporeo, della diversa salinità dell’acqua, etc. Per essere sicuri di avere un sistema di zavorra del giusto peso, ci si immerge con tutta l’attrezzatura indossata e il GAV sgonfio, e trattenendo un normale respiro bisognerebbe galleggiare all’altezza degli occhi. Galleggiare all’altezza delle spalle significherebbe avere pochi pesi, andare a fondo immediatamente vorrebbe dire averne troppi. Il piombo è il metallo preferito per l’alto peso specifico (tanto peso in poco spazio) e per il basso costo. Il piombo è comunque tossico, i pesi moderni vengono solitamente ricoperti in plastica. È importante che il peso sia distribuito in modo uniforme lungo la cintura. Mentre si nuota in posizione prona, con il sistema ARA indossato, è più comodo spostare il centro di gravità del sub in avanti, portando i pesi sui fianchi ed ottenendo anche lo scopo di rimuovere i pesi dalla schiena che verrebbero pressati sulle vertebre dal peso della bombola. La fibbia a sgancio rapido è obbligatoria. Lo standard prevede che la cintura dei pesi si indossi come la cintura dei pantaloni da uomo, con la parte terminale libera a sinistra. La cintura di zavorra è il sistema più usato. Le cinture standard di zavorra sono costiuite da una cintura in nylon e da una fibbia a sgancio rapido. Nella cintura vengono inseriti pesi di piombo da 1, 2 o 3 Kg. 51 open water diver Quando la si indossa, la mano destra deve tenere la parte terminale libera, in questo modo se i pesi dovessero scivolare incontrerebbero dall’altro lato la fibbia a fare da fermo. Per evitare questo inconveniente si usano appositi fermapesi in plastica, o in assenza di questi, si può passare la cinta nella fessura dell’ultimo peso, la si rigira su se stessa creando un intreccio ad X e la si rinfila nell’altra fessura dello stesso peso. Questa tecnica è solitamente sufficiente ad evitare che il peso scivoli. Indossare la cintura con la parte terminale libera verso sinistra è, come tutti gli standard, uno standard rigido. In caso di emergenza, infatti, la cintura deve potere essere sganciata con il semplice movimento della mano destra. La cintura non deve essere collegata al resto dell’attrezzatura, e la parte terminale libera che esce dalla fibbia non deve essere più lunga di 20 cm. Durante il controllo preimmersione è necessario che i compagni controllino reciprocamente le cinture, per verificare che non siano 52 Modulo UNO incastrate con altre parti dell’attrezzatura e che la fibbia sia correttamente chiusa. Esistono cinture dotate di tasche, ottimo sistema per diminuire o aumentare facilmente la zavorra in acqua: si può aprire una tasca e aggiungere o togliere dei pesi, senza rimuovere la cintura. Nelle cinture a tasche si possono usare sacchetti di piombo in grani, molto comodi perché si adattano meglio all’anatomia dei fianchi senza creare fastidiose sporgenze. • Cavigliere Le cavigliere sono costituite da piombo sagomato del peso di ½Kg o 1Kg. Usate comunemente da chi usa la muta stagna e dalle donne che hanno spesso il problema delle gambe più positive rispetto al resto del corpo, le cavigliere servono proprio per ridistribuire il peso permettendo di toglierlo dalla cintura, ma certamente è da valutare il maggiore sforzo durante la pinneggiata. • Giberne Sono solitamente usate da chi deve usare molti pesi, o da chi non vuole gravare particolarmente sulla schiena trovando fastidioso il carico in vita, e preferendo una distribuzione sulle spalle. Alcuni modelli sono predisposti con anelli di acciaio per poter agganciare gli accessori dell’attrezzatura. • GAV con zavorra integrata Questi GAV sono dotati di tasche porta zavorra con sistema di sgancio rapido. La zavorra è posizionata in apposite tasche separate, chiuse con velcro, o con sistemi di sgancio a pulsante, Il sistema è comodo in acqua per il senso di libertà e di scarico sulla schiena, ha però lo svantaggio di rendere l’unità ARA molto pesante e più difficile da movimentare e indossare. 53 open water diver Soprattutto in barca, è quasi necessario l’aiuto fattivo del compagno d’immersione, o del personale di bordo. Anche se il piombo non corre il rischio di arrugginirsi, i sistemi di zavorra come ogni altra parte dell’attrezzatura vanno risciacquati dopo l’immersione. ricorda: • • • • non trattenere mai il respiro non immergerti se sei raffreddato l’acqua è 800 volte più densa dell’aria il suono si propaga 4 volte più velocemente in acqua rispetto all’aria • sott’acqua gli oggetti appaiono 1/3 più grandi e più vicini • il corpo perde calore circa 20/25 volte più velocemente 54 Modulo UNO QUIZ MODULO UNO 1. Vero o Falso. Se il peso del volume d’acqua spostato da un subacqueo è maggiore del suo peso, il subacqueo ha un assetto neutro. a. vero b. falso 2. Quando un subacqueo sgonfia il proprio GAV per iniziare l’immersione egli assumerà un assetto 3. Se un sub avesse un assetto neutro in acqua salata, in acqua dolce si troverebbe in assetto 4. Se un pallone sigillato venisse liberato dalla profondità di 20 metri, il suo volume arrivato in superficie sarebbe: a. invariato b. aumentato c. diminuito 5. A 10 mt di profondità un subacqueo consuma aria in superficie volte di più di quanto non farebbe 6. In immersione gli oggetti appaiono a. 1/3 più grandi e più vicini b. 1/3 più piccoli e più lontani c. in immersione gli oggetti appaiono come sulla terraferma. 55 open water diver QUIZ MODULO UNO 7. La regola più importante delle immersioni con A.R.A. è: 8. Uno schiacciamento si verifica quando la pressione esterna di uno spazio d’aria è a. maggiore b. minore c. uguale a quella interna 9. Vero o Falso. È buona norma usare farmaci decongestionanti prima dell’immersione per prevenire la formazione di muco. a. vero b. falso 10. In immersione il suono viaggia più velocemente che in aria. 11. In immersione il calore viene disperso dal nostro corpo in aria. volte più velocemente che 12. Per migliorare i movimenti in acqua il subacqueo dovrebbe assumere un assetto ed una posizione il più possibile . Dichiarazione dell’allievo subacqueo Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori. 56 Nome e Cognome..............................................................data..........................firma....................................... Modulo UNO preparazione e assemblaggio dell’attrezzatura Ogni subacqueo deve conoscere perfettamente ogni singolo elemento della propria attrezzatura e saperlo correttamente assemblare. Il sub deve essere in grado di svolgere da solo il montaggio e lo smontaggio della propria attrezzatura, e il compagno farà da supporto e da verifica finale. L’attrezzatura subacquea minima per un’immersione con autorespiratore in acque delimitate deve comprendere: • • • • • • Maschera, snorkel Pinne Sistema di zavorra GAV con sistema di gonfiaggio a bassa pressione Bombola, erogatori e manometro Protezione termica adeguata alle condizioni dell’immersione La preparazione e l’assemblaggio dell’attrezzatura è uno dei momenti più importanti di tutta l’immersione. A questa attrezzatura per le immersioni in acque libere va aggiunta • • • • • Muta, cappuccio, guanti, calzari Bussola Eventuale Computer Coltello Segnalatore d’emergenza (siluro) Da non dimenticare: • • • • • • • Brevetto e documenti personali Tabella di Immersione ISDA Lavagnetta subacquea Log-book, penna Mini lampada sub, carica Kit ”salva immersione” Pacchetto di Pronto Soccorso 57 open water diver Tutti gli elementi dell’attrezzatura devono essere funzionanti ed in buone condizioni. Appare ovvio la necessità di una verifica della loro efficienza con congruo anticipo rispetto al momento dell’immersione. Per evitare di omettere qualcosa di essenziale, è consigliabile tenere una lista, come quella su riportata, del minimo indispensabile, e spuntarla di volta in volta man mano che si sistema il materiale nella borsa da sub. La sistemazione dell’attrezzatura, all’interno della borsa, deve avvenire in ordine inverso a quello di assemblaggio e vestizione. Il “Gruppo ARA” è costituito da • Bombola • GAV • Erogatori Attacco INT Attacco DIN • Bombola Generalmente la bombola viene noleggiata sul posto di immersione, o è messa a disposizione dallo stesso Diving con il quale ci si immerge. I Diving spesso diversificano le proprie bombole con particolari contrassegni: bande colorate, numeri, adesivi del diving, etc. L’indicazione di “bombola carica” , per esempio, consiste nell’applicare un giro di nastro adesivo di carta sull’attacco del rubinetto. Per questi motivi è necessario prima di montarla procedere ad alcune verifiche. Accertiamo innanzi tutto che l’attacco della rubinetteria sia compatibile con quello del nostro primo stadio (INT/DIN). Verifichiamo la presenza dell’O-ring, e le sue condizioni. Apriamo leggermente il rubinetto facendo defluire un minimo di aria e, accostando il naso, saggiamo l’aria per individuare eventuali fattori di inquinamento. O-ring 58 Avremo così verificato contemporaneamente la fluida apertura/chiusura del volantino. Modulo UNO Ricordiamo di non lasciare mai la bombola in piedi se non è sotto il nostro diretto controllo, specie se già vincolata al GAV. • GAV Prima di connettere il GAV alla bombola, se possibile, bagnare la cinghia posteriore. Serrandola “a secco”, una volta bagnata potrebbe allentarsi. Inserire il GAV sulla bombola, infilandolo dalla parte superiore, in modo che GAV e apertura della rubinetteria siano rivolti verso la medesima direzione. Per stabilire l’altezza di fissaggio del GAV, basta sistemare la parte superiore dello schienalino allineato alla rubinetteria. Regolare la cinghia del GAV e fissarla, serrandola alla bombola, facendo ruotare il sistema di blocco. Quest’operazione richiede un minimo di forza, ma è necessario che GAV e bombola siano ben solidali. Per averne certezza, sollevare il gruppo dalla maniglia del GAV, e scuoterlo per verificarne la tenuta. È importante che il GAV sia alla giusta altezza rispetto alla bombola, poiché se montato troppo “alto” la bombola stessa finirebbe posizionata troppo bassa ostacolando la pinneggiata, o lo stesso GAV potrebbe addirittura sfuggire dalla calotta della bombola. Di contro se montato troppo “basso” il rischio è di avere la rubinetteria che tocca in modo fastidioso la nuca. 59 open water diver • Erogatori La condizione ideale sarebbe quella di disporre di una bombola biattacco e di due primi stadi con relativi erogatori e strumentazione. L’alternativa è il tradizionale “octopus”, ossia un unico primo stadio da cui partono le fruste dei due secondi stadi, dell’attacco del GAV, e del manometro. Lo standard prevede che i due erogatori arrivino al subacqueo da destra. Terremo allora le fruste degli erogatori nella mano destra e posizionandoci dietro la bombola le faremo scivolare lungo il lato destro del GAV. Ritroveremo l’attacco del primo stadio rivolto nella giusta posizione per essere collegato alla rubinetteria. Avvitato l’attacco del primo stadio, la prima frusta che bisogna collegare è quella del GAV. È questa una frusta particolare, ha infatti un terminale con una ghiera a molla che serve per la connessione “a scatto” sulla valvola di carico d’aria del VIS. Accertata la corretta connessione frusta/VIS, siamo pronti per aprire la bombola e mandare aria a pressione in tutto il circuito. Per fare ciò correttamente, dovremo impegnare i nostri “quattro arti”. Mantenendoci dietro la bombola bloccheremo con il piede sinistro il manometro con il vetro rivolto verso il basso (nel caso in cui l’improvvisa pressione dovesse farlo esplodere); la gamba destra sarà a contatto con la bombola in modo da avvertirne ogni eventuale movimento; la mano sinistra terrà uno dei due secondi stadi, tenendo pressato con il pollice il pulsante di spurgo; la mano destra si occuperà di aprire il rubinetto. 60 Modulo UNO Appena avviato il volantino, sentiremo l’aria fuoriuscire dall’erogatore che teniamo in mano: è il segno che il circuito si è riempito. Lasceremo il pulsante di spurgo, e se tutto è correttamente assemblato e connesso, non dovremmo sentire nessun altro sibilo di aria. Continueremo ad aprire fino alla fine il volantino del rubinetto e, quando giunti a fondo corsa, lo riavvieremo di mezzo giro. Così facendo nell’eventualità che detriti, fango o sabbia dovessero finire tra manopola e rubinetto avremo “gioco” per potere agevolmente richiudere il rubinetto. Adesso annoteremo la pressione della bombola registrata dal manometro, e lo posizioneremo, alla sinistra del GAV sull’apposito reggifrusta. Prenderemo uno alla volta gli erogatori e proveremo da ognuno ad inspirare ed espirare. La ventilazione dovrà risultare leggera e fluida e l’erogatore dovrà “chiudersi” dopo l’espirazione. Il secondo erogatore, riconoscibile dalla frusta più lunga e di colore diverso, troverà posto su un particolare supporto a sgancio rapido predisposto ben visibile al centro del GAV, in un triangolo virtuale, che va dal mento ai due lati della base del torace. Nessuna frusta, durante il trasporto, deve penzolare o restare libera dal GAV. Proveremo ora ad immettere aria nel GAV attraverso il pulsante di carico del VIS, e riempiremo gradualmente e completamente il sacco del GAV fino ad avvertire lo spurgo della valvola di sovrapressione che dovrà risultare fluido e leggero. Il GAV gonfio dovrà mantenere la pressione e sgonfiarsi lentamente quando proveremo il pulsante di scarico del VIS, e lo scarico rapido della valvola di sovrapressione. 61 open water diver Riproviamo a gonfiare il GAV “a bocca” poggiando le labbra sul boccaglio del VIS tenendo pressato “in apertura” il pulsante di scarico quando insuffliamo e rilasciandolo subito dopo, e ripetiamo poi l’operazione di scarico completo. Se tutto risponde ai comandi, avremo assemblato il “Gruppo ARA” che è ora pronto per accompagnarci in immersione. Disporremo il gruppo ARA disteso a terra, con gli erogatori ed il manometro mantenuti all’interno del GAV che avremo preventivamente chiuso serrandone le fibbie, e per evitare che possa rotolare lo bloccheremo distendendo contro la bombola la cintura dei pesi. • Indossare la cintura dei pesi Prendere la parte libera della cintura dei pesi (quella opposta alla fibbia), con la mano destra per evitare che i piombi possano sfilarsi e cadere. La cintura si può indossare in due modi: 1. Tenendola con la mano destra, passare la cintura dietro la schiena. Afferrare con la mano sinistra la fibbia, piegarsi in avanti con le gambe leggermente divaricate e poggiare la cintura sulla schiena. Serrare alla vita e chiudere la fibbia a sgancio rapido. 2. Tenendo la cintura con le due mani, dai due capi, mantenendo la fibbia a sinistra, poggiarla a terra, scavalcarla, portarla all’altezza della schiena e ripetere le operazioni di prima. Accertarsi che la fibbia sia correttamente chiusa, passando due dita sui bordi. La fibbia deve sempre sganciarsi tirando la parte libera verso destra. 62 Modulo UNO 5esercizi pratici in questo modulo parleremo di: • • • • • • 5a 5b 5c 5d 5e 5f Scambio Snorkel - Erogatore Svuotamento erogatore Recupero erogatore Allagamento maschera Assetto Neutro Uso delle pinne 5a scambio snorkel-erogatore Quando, muniti dell’attrezzatura, si va in acqua bisogna sempre essere in condizione di fronteggiare qualsiasi evenienza che dovesse presentarsi. Indipendentemente dal metodo usato per entrare in acqua gli indici di sicurezza prevedono che il subacqueo debba avere già la maschera sul viso e lo snorkel o l’erogatore in bocca. In questo modo in acque libere anche in presenza di onde, si elimina il problema dell’acqua negli occhi o in bocca. Quando siamo in acqua, e lo snorkel o l’erogatore non vengono usati questi si riempiono normalmente d’acqua. Tanto l’uno che l’altro necessitano di essere svuotati prima di poterli usare. Talvolta, in presenza di onde, lo snorkel anche se tenuto in bocca può riempirsi d’acqua. Per svuotarlo, basta espirare con forza e l’acqua presente lungo il tubo verrà totalmente espulsa. Lo stesso metodo dell’erogatore. si può adottare per lo svuotamento Lo scambio snorkel-erogatore avviene di norma in superficie, prima e dopo l’immersione. 63 open water diver • Cambio Snorkel - Erogatore in superficie Recuperare con la mano destra l’erogatore, inspirare dallo snorkel e trattenere il respiro. Togliere con la mano sinistra il boccaglio dello snorkel e sostituirlo con quello dell’erogatore. Sistemato correttamente tra i denti il boccaglio dell’erogatore è possibile agire in due modi per eliminare l’acqua al suo interno. Premere con l’indice della mano destra il pulsante di spurgo ed eliminare l’acqua a pressione, o espellere l’aria dai polmoni ottenendo lo stesso effetto, successivamente inspirare con cautela nell’eventualità che l’acqua non fosse totalmente uscita. • Cambio Erogatore - Snorkel in riemersione Ricordando che lo standard prevede il posizionamento dello snorkel a sinistra della maschera, sarà facile individuarne il boccaglio con la mano sinistra. Dopo avere inspirato dall’erogatore, scambiare i due boccagli, e poiché lo snorkel sarà necessariamente pieno di acqua, espellere con forza l’aria dai polmoni mandandola nello snorkel per il suo completo svuotamento. • Uso dello snorkel Lo snorkel dovrebbe, a preferenza dell’erogatore, essere usato in superficie per raggiungere il luogo di immersione se questo si trova distante dalla barca o dalla riva. Si evita così di consumare l’aria della bombola prima dell’immersione. Tuttavia se la presenza di onde dovesse sovrastare continuamente l’apertura dello snorkel, rendendo difficoltosa la respirazione, può essere opportuno mantenere sin da subito l’erogatore in posizione. Nuotando in superficie, indipendentemente dalla presa d’aria, è bene mantenere il GAV solo parzialmente gonfio, in modo da ridurre la resistenza che questo oppone al movimento e contemporaneamente adottare una pinneggiata fluttuante, mantenendo le pinne a pelo d’acqua, ed evitando di farle fuoriuscire. 64 Modulo UNO 5b svuotamento dell’erogatore Togliere l’erogatore dalla bocca con la mano destra, senza abbandonarlo, rivolgendo il boccaglio verso il basso per evitare l’eventuale erogazione continua dell’aria. Emettere lentamente “bollicine” dalla bocca per ricordare che anche senza erogatore l’aria non deve mai essere trattenuta. Riportare l’erogatore alla bocca, e prima di inspirare, poiché nel tragitto si sarà riempito d’acqua, bisogna spurgarlo per eliminare l’acqua. Questo sarà possibile o soffiando all’interno dell’erogatore attraverso il boccaglio, o agendo sul pulsante di spurgo. 5crecupero dell’erogatore È possibile che durante l’immersione per un qualsiasi motivo l’erogatore sfugga di bocca (movimento brusco della testa, colpo di pinna involontario del compagno che ci precede, etc). Per recuperarlo si deve far percorrere al braccio destro un movimento rotatorio, come di una bracciata di nuoto, iniziando dal basso e spostandolo dietro e verso l’alto tenendolo aderente al corpo che sarà contemporaneamente inclinato verso destra. Quando il braccio tornerà davanti la frusta dell’erogatore sarà all’interno del braccio e potrà essere facilmente recuperata con la mano sinistra. Rimesso in bocca l’erogatore, questo potrà essere spurgato dall’acqua o agendo sul pulsante di spurgo, o soffiando attraverso il boccaglio. Se risultasse difficoltoso recuperare l’erogatore con questo metodo a causa di un suo imbrigliamento dietro la testa, si può utilizzare un secondo metodo che consiste nel sollevare con la mano sinistra la bombola dal fondello e, raggiungendo il primo stadio dell’erogatore con la mano destra, afferrandone la frusta e facendo scorrere la mano fino al raggiungimento del secondo stadio. Quindi svuotarlo con uno dei due sistemi precedentemente illustrati. 65 open water diver 5dallagamento parziale e svuotamento della maschera Durante l’immersione è possibile che filtri acqua all’interno della maschera, in genere per i capelli o per il cappuccio della muta che sono rimasti intrappolati tra il bordo e la fronte. Per svuotarla, una volta liberato il bordo, basterà rimanere in posizione verticale, esercitare con le dita delle due mani una leggera pressione sul bordo superiore della maschera, a contatto con la fronte, e soffiare leggermente dal naso. L’aria introdotta non potendo sfuggire dalla parte alta della maschera uscirà dal basso spingendo fuori l’acqua. Un suggerimento che può facilitare lo svuotamento è quello di iniziarlo guardando in basso. 5eassetto neutro Muoviamo adesso i primi passi “pinnati” nella nostra carriera di subacquei. Una cosa importante che dovremo sempre praticare è un nuoto rilassato che ci permetta di spostarci senza venire in contatto con il fondo e senza risalire involontariamente in superficie. 66 Modulo UNO Per far questo adoperiamoci subito per trovare quell’assetto neutro di cui abbiamo parlato e che affineremo nelle prossime sessioni in acque confinate. Cercheremo quindi, utilizzando il nostro GAV ed il nostro respiro, di raggiungere questo assetto che ci permetterà di nuotare con minore sforzo e con la massima tranquillità. 5fuso delle pinne Durante il nuoto in immersione, il pinneggiamento corretto si esegue con le gambe distese e con una oscillazione ritmica delle cosce che devono avere il loro fulcro sulle ossa del bacino. Il movimento deve essere lento e ampio in modo da consentire la spinta delle pinne in tutte e due i sensi. Al fine di rendere fluida la pinneggiata e naturale il nuoto, la posizione deve essere mantenuta la più orizzontale e idrodinamica possibile, e con un corretto assetto neutro. Le braccia non devono eseguire alcun movimento e vanno tenute lungo i fianchi, o raccolte per mantenere eventuali fruste lunghe o penzolanti. 67 open water diver SEQuenza degli esercizi acque confinate uno briefing L’istruttore illustrerà i dettagli degli esercizi che verranno eseguiti in acqua. preparazione dell’attrezzatura Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore. entrata in acqua bassa 1. In piscina: entrata da seduti con rotazione. 2. A mare: secondo le istruzioni dell’istruttore. vestizione dell’attrezzatura Indossarla con l’aiuto del compagno e sotto la supervisione dell’istruttore. respirazione subacquea In acqua bassa effettuare i primi respiri con l’erogatore. utilizzo del GAV In acqua bassa gonfiare e sgonfiare il GAV. svuotamento dell'erogatore (due modi) Utilizzare per lo svuotamento il metodo dell’espirazione e quello del pulsante di spurgo. recupero e svuotamento erogatore (due metodi) In acqua bassa recuperare e svuotare l’erogatore con il metodo della rotazione del braccio e con quello del recupero da dietro le spalle. Utilizzare per lo svuotamento il metodo dell’espirazione e quello del pulsante di spurgo. svuotamento della maschera parzialmente allagata In acqua bassa allagare la maschera sino al livello degli occhi. Cominciare lo svuotamento espirando dal naso piccole quantità d’aria iniziando la manovra guardando in basso. nuoto subacqueo 68 Modulo UNO In acqua fonda, cercando un assetto il più possibile neutro, effettuare brevi percorsi pinneggiando. Discesa in acqua fonda e compensazione Partendo dalla superficie, eseguire i segnali della discesa ed iniziarla in coppia, compensando. risalita da acqua fonda Partendo dal fondo, eseguire i segnali della risalita e risalire in coppia a velocità controllata. uscita dall’acqua Aiutandosi reciprocamente con il compagno, rimuovere per prima la cintura dei piombi, quindi il gruppo ARA ed uscire dall’acqua, aiutando il compagno a ripetere la procedura. smontaggio e cura dell’attrezzatura Agire in modo autonomo sotto la supervisione dell’istruttore. debriefing 69 open water diver 70 02 Modulo DUE 1 - Ambiente subacqueo 2 - Attrezzature subacquee 3 - Strumentazione subacquea 4 - Comunicazioni subacquee 5 - Segnalazioni subacquee 6 - Sistema di coppia 7 - QUIZ 8 - Esercizi pratici 9 - Sequenza Acque Confinate Due open water diver 1ambiente subacqueo in questo modulo parleremo di: • 1a L’acqua di mare • 1b Temperatura e termoclino • 1c Visibilità subacquea 1al’acqua di mare L’acqua di mare costituisce i mari e gli oceani. Caratteristica principale dell’acqua di mare è l’alto contenuto di sali disciolti la cui concentrazione è mediamente di 35 g/l. L’acqua salata costituisce il 97% circa dell’idrosfera e ricopre il 70% circa della Terra. Nel mare sono disciolte diverse sostanze, che provengono dall’atmosfera e dall’attività degli organismi marini e che sono necessarie per la vita in questi ambienti: cloruro di sodio, anidride carbonica, ossigeno, azoto, metano, solfuro di idrogeno, etc. Tra questi gas disciolti in mare il più importante è, anche qui, l’ossigeno, poiché dalla sua concentrazione dipende la sopravvivenza della vita acquatica. 1btemperatura e termoclino La temperatura dell’acqua è diretta conseguenza delle stagioni e del luogo in cui ci si trova. La normale escursione varia da -2 gradi delle regioni artiche ai +30 gradi dei tropici. La scelta della muta e legata anche alla temperatura dell’acqua nella quale ci si immerge. Indossare la muta serve a limitare la dispersione del calore corporeo durante l’immersione. Nell’ambito di una stessa area geografica, al variare delle stagioni, la temperatura ha un’oscillazione media di ± 10 gradi. 72 Modulo DUE La temperatura dell’acqua varia anche con l’aumentare della profondità, indipendentemente dalle stagioni e dall’area geografica Durante la discesa, talvolta, si apprezza visivamente un “tremolio” dell’acqua, dovuto al miscelarsi di due strati d’acqua di temperatura diversa. Nell’attraversarlo si percepisce una brusca differenza di temperatura, più fredda, a volte notevole, anche di 6-7 gradi. Questo fenomeno prende il nome di “termoclino”. Lo spessore del termoclino varia in funzione del tipo di correnti che lo hanno generato e può essere anche di qualche metro. Il termoclino si può incontrare a qualsiasi latitudine e a qualsiasi profondità, anche a quote basse, sia in mare che in lago. Il termoclino si incontra comunque più frequentemente in acqua dolce soprattutto negli stagni e nelle cave. La presenza del termoclino è difficile da prevedere. La sua formazione riconosce svariate cause legate alle correnti, al clima ed alla tipologia del fondale. 1cvisibilità subacquea La visibilità subacquea è la misura della distanza orizzontale alla quale si distinguono chiaramente gli oggetti in immersione. Sott’acqua la visibilità varia da 0 metri (visibilità nulla), fino a 50 metri e più (visibilità ottima). I fattori che influenzano negativamente la visibilità sono: • la composizione del fondale (sedimento, sabbia, fango); • vita marina in sospensione (proliferazione di plancton o di alghe in dissolvimento mosse dalle correnti); • movimento intrinseco del mare (specie vicino alla costa o in acque basse le onde, la risacca e le correnti smuovono il sedimento rendendo l’acqua torbida). 73 open water diver Anche il pinneggiamento del subacqueo può smuovere il sottile strato di sedimento che residua sulle rocce, rendendo l’acqua torbida e riducendo la visibilità. Di contro, l’immersione in acqua estremamente limpida può essere a sua volta fonte di problemi. Infatti una perfetta visibilità può falsare la stima della distanza e fare apparire, per esempio il fondo o, peggio, la superficie più vicini di quanto non lo siano in realtà. Per questo è sempre necessario consultare spesso il profondimetro e usare una cima di riferimento durante le fasi di discesa e di risalita, sia in caso di buona che di scarsa visibilità. 74 Modulo DUE 2attrezzatura subacquea in questo modulo parleremo di: • • • • • • • 2a 2b 2c 2d 2e 2f 2g Bombole Erogatori Fonti d’aria alternativa Siluri d’emergenza Mute Guanti e calzari Coltelli 2abombole Le prime immersioni venivano effettuate sotto una campana o vincolati ad un tubo che, in comunicazione con la barca, pompava l’aria necessaria al sub in immersione. Grazie al colonnello Jacques-Yves Cousteau, ed al comandante Emile Gagnan inventori, nel 1943, del regolatore di pressione e dell’erogatore Aqua-lung, e del sistema S.C.U.B.A. (Self Contained Underwater Breathing Apparatus), i subacquei possono oggi praticare le immersioni in totale autonomia. La bombola è un contenitore di forma cilindrica, in acciaio, alluminio o altro materiale, dotata di una rubinetteria per la regolazione del flusso dell’aria, destinato al trasporto sott’acqua della riserva d’aria che viene preventivamente deumidificata e compressa da un apposito compressore. La bombola (tecnicamente bottiglia) ha un fondo che può essere arrotondato (necessita di un fondello in plastica per rimanere in piedi), oppure piatto. La bombola può contenere aria alla pressione di 200 bar, e alcune, possono essere caricate fino a 300 bar. Le bombole comunemente usate per le immersioni hanno volumi interni da 10, 12, 15 e 18 litri, e sono caricate con aria compressa fino a 200 bar 75 open water diver • Bombole in acciaio A parità di volume interno d’aria, le bombole d’acciaio, rispetto a quelle d’alluminio, presentano pareti più sottili e dimensioni ridotte, per cui, secondo il principio di Archimede spostano una quantità d’acqua minore e il loro assetto risulta più negativo delle corrispondenti bombole in alluminio. Per evitare la corrosione le bombole in acciaio sono protette all’interno da un sistema di fosfatazione. • Bombole in alluminio Le bombole di alluminio hanno bisogno di minor manutenzione, in quanto l’alluminio non si arrugginisce, anche se sulla sua superficie interna si forma una patina di ossido, ininfluente ai fini della sicurezza della respirazione dell’aria contenuta all’interno. A parità di capienza queste bombole sono più pesanti di quelle in acciaio, e necessitano di maggior zavorra essendo più positive. • Marcatura della bombola Per legge della Comunità Europea tutte le bombole il cui uso è di contenere aria compressa per uso subacqueo devono riportare, stampigliate sul collo, le specifiche caratteristiche costruttive e d’uso. I codici delle bombole subacquee in Italia sono: • • • • • • • Fabbricante e data di fabbricazione Lotto a cui appartiene la bombola Peso espresso in chilogrammi Capacità interna espressa in litri Specifica che può essere caricata solo ad aria Massima pressione d’esercizio e massima pressione di carica Data dell’ultimo collaudo In ragione dei materiali utilizzati e, soprattutto a causa delle pressioni a cui sono sottoposte, le bombole devono essere periodicamente sottoposte a verifiche e collaudi. 76 Modulo DUE Tali prove sono eseguite presso appositi centri autorizzati, con scadenze previste e programmate, che variano a seconda della nazione in cui vengono utilizzate. In Italia il collaudo delle bombole subacquee, caricate ad aria compressa, deve essere obbligatoriamente eseguito dopo 4 anni dalla data di fabbricazione, e poi ogni due anni. Durante le operazioni di collaudo è previsto il controllo della corrosione interna ed esterna, e la prova idrostatica ad una pressione più alta di quella nominale. L’ente preposto rilascia di volta in volta un certificato del collaudo andato a buon fine che deve essere conservato dal proprietario della bombola. Inoltre, ogni anno, la bombola deve essere sottoposta ad un’ispezione visiva sia esterna che interna alla ricerca di eventuali danni e corrosione. Le immersioni subacquee sono oggi caratterizzate dalla tendenza, da parte dei subacquei, ad usare bombole caricate da miscele di aria piuttosto che da aria normale. La miscela più in uso e quella di aria arricchita da una percentuale maggiore di ossigeno. Tale miscela prende il nome di “Nitrox”. Le bombole utilizzate per l’uso del Nitrox, sono bombole destinate ad essere usate unicamente con questa miscela, devono avere un colore diverso, e sono trattate appositamente per essere caricate con aria arricchita. Superata l’ispezione, si applica un’etichetta che riporta il mese e l’anno di esecuzione del controllo. Se si trasporta la bombola in auto, è bene assicurarsi che essa non possa rotolare. 77 open water diver È consigliato utilizzare un cuneo, o la stessa cintura di zavorra disponendola distesa lungo il fianco della bombola per bloccarla. • Manutenzione Anche le bombole vanno risciacquate e controllate visivamente all’esterno, all’inizio ed alla fine delle immersioni. Prima della conservazione, vi è una raccomandazione in più. Non scaricare completamente la bombola, ma lasciare al suo interno, 10 o 20 bar d’aria. L’aria contenuta all’interno è quella che è stata immessa dal compressore, ed è deumidificata e pulita. Vuotando completamente la bombola e lasciando la rubinetteria aperta, permetteremmo l’entrata di aria atmosferica umida, o peggio di acqua di mare, rischiando così ruggine e corrosione interna. Prima dell’uso, aprendo leggermente il rubinetto, è opportuno odorare l’aria della bombola per apprezzare eventuali odori sgradevoli. Si può mettere un fazzoletto bianco davanti la rubinetteria controllando che rimanga pulito dopo il flusso dell’aria. • Rubinetteria Per rubinetteria si intende il sistema di regolazione del flusso d’aria proveniente dalla bombola. La rubinetteria è avvitata, a tenuta, sulla parte sovrastante il cilindro della bombola. È un semplice rubinetto a saracinesca “apri e chiudi”. Alla rubinetteria viene applicato il “primo stadio” dell’erogatore. 78 Modulo DUE Il primo stadio, collegato alla rubinetteria, deve essere perfettamente “a tenuta d’aria”, per questo tra la rubinetteria ed il primo stadio è posta una guarnizione rotonda di gomma morbida ed elastica, l’O-ring, che garantisce una totale tenuta d’aria. Controllare sempre, prima di assemblare l’erogatore, la presenza dell’Oring nella sua sede. L’O-ring deve essere in buone condizioni e non deve presentare tagli, screpolature o incisioni. Se non è in buone condizioni è necessario sostituirlo. È buona norma avere a disposizione diversi O-ring di riserva. Un leggero strato di grasso di silicone sull’O-ring può aumentarne la durata. La rubinetteria è predisposta, in funzione dell’attacco dell’erogatore che può essere di due tipi • Attacco “INT” o “a staffa”, (in inglese “A-clamp” o “yoke”) • Attacco “DIN” o “a vite” L’attacco INT INT è l’abbreviazione di “International”, è più rapido da montarsi ed è il più diffuso. È il preferito dalla maggioranza dei subacquei per la sua facilità di montaggio. Ha però lo svantaggio di sopportare una pressione di esercizio minore (circa 230 bar) rispetto all’attacco DIN, e potrebbe succedere, talvolta, che salti l’O-ring di tenuta anche in immersione. Le rubinetterie sono predisposte per due attacchi DIN, all’interno dei quali sono avvitati adattatori/ riduttori DIN-INT, che sono facilmente estraibili mediante l’uso di una chiave a brugola da 6 o da 8 mm. L’attacco DIN DIN è l’acronimo di “Deutsches Institut für Normung”. È un attacco approvato dall’ Istituto Germanico delle Normative di Sicurezza. È più sicuro per via della sua conformazione meno sporgente, e del corpo a vite. 79 open water diver È meno diffuso dell’attacco INT, ma è preferito dai subacquei più esperti, ed irrinunciabile per i subacquei tecnici: sopporta infatti pressioni maggiori (fino a 350 bar), ed inoltre, per la sua forma, rende pressoché impossibile la fuoriuscita accidentale dell’O-ring. Per evitare incidenti da riduzione del flusso d’aria in immersione, bisogna sempre aprire completamente il rubinetto e poi richiuderlo di solo mezzo giro per facilitarne la chiusura alla fine dell’immersione. Un rubinetto aperto solo parzialmente, potrebbe impedire il passaggio della corretta portata d’aria quando l’ erogatore, in profondità, comincia a richiedere flussi d’aria più abbondanti. La rubinetteria è spesso dotata di un “disco di rottura”, un dispositivo di sicurezza che si rompe quando, per errore, la bombola viene caricata troppo o si surriscalda per un’eccessiva esposizione al sole, permettendo la fuoriuscita dell’aria in sovrapressione e scongiurando possibili rischi di esplosioni. 2berogatori La bombola carica di aria compressa non ha la possibilità di modulare l’aria in uscita, ed anzi tenderà a ridurre la portata durante il proprio svuotamento. Serve quindi un sistema che riduca l’alta pressione dell’aria che fuoriesce in funzione della richiesta, e ne renda il flusso costante. Il sistema dell’ “Erogatore a richiesta”, limitando opportunamente l’aria in uscita solo quando il sub inspira, manda aria in funzione della pressione ambiente rilevata. L’erogatore è composto da due parti principali: il “primo stadio”, e il ”secondo stadio” (o erogatore propriamente detto). • Primo stadio: attacco DIN 80 Primo stadio Solitamente costruito in ottone cromato, viene collegato direttamente alla rubinetteria, ed è il primo che riceve l’aria ad alta pressione che fuoriesce dalla bombola riducendone, con un opportuno sistema, la Modulo DUE pressione da 200 bar (la pressione presente nella bombola) ad una pressione cosiddetta “intermedia” (circa 7-10 bar). Il primo stadio ha più uscite: una o due ad alta pressione (HP) che convogliano la pressione della bombola al manometro senza, ovviamente, ridurla, e tre o quattro uscite “ridotte” o a bassa pressione (LP) che tramite le fruste invieranno aria a minor pressione al “secondo stadio”, ossia all’erogatore vero e proprio dal quale il sub respirerà. Primo stadio: attacco INT Altre fruste a bassa pressione invieranno aria all’ “erogatore di riserva” (o Fonte d’Aria Alternativa, o FAA, o secondo stadio secondario, o secondo stadio alternativo), al “GAV”, e, se occorre, alla “valvola di carico” della muta stagna. La frusta subacquea è un tubo flessibile realizzato in materiale resistente alle alte pressioni di aria, munito di appositi connettori terminali in metallo inossidabile, per il collegamento agli strumenti ed alla attrezzatura per immersioni. Schema: primo stadio a pistone Il primo stadio, a sua volta, può essere bilanciato o non bilanciato, disponibile in versione “a membrana” o “a pistone”. Il primo stadio bilanciato, eroga il flusso d’aria in maniera costante e facile da inspirare indipendentemente dalla pressione della bombola. Il primo stadio non bilanciato risente della caduta di pressione della bombola rendendo l’inspirazione leggermente meno fluida quando la pressione interna della bombola comincia a diminuire. L’erogatore va scelto in base al tipo di immersioni che si devono effettuare ed alle condizioni in cui ci si immerge, resta comunque importantissima ai fini della scelta, la facilità di ventilazione. Schema: primo stadio a membrana 81 open water diver • Secondo stadio principale Il “secondo stadio principale” (l’erogatore vero e proprio), riceve l’aria ridotta dal “primo” e la ottimizza rendendola normalmente respirabile per il sub. Contiene il dispositivo a richiesta dell’erogatore. Le principali parti componenti sono: un corpo in ottone o in termoplastica, una leva, una membrana, due “baffi” (condotti) di scarico, un boccaglio, una valvola “down-stream”. Secondo stadio La valvola down-stream è una garanzia in caso di cattivo funzionamento dell’erogatore. È una valvola che si apre a favore del flusso d’aria, ed in caso di mal funzionamento farà arrivare più aria al boccaglio, mai troppo poca. In altre parole, se l’erogatore si dovesse guastare, rimarrebbe in apertura e non in chiusura. Nelle lezioni di pratica, verrà spiegato come respirare da un erogatore a flusso continuo. Tutti i secondi stadi degli erogatori presentano al centro del coperchio un pulsante con una molla che insiste sulla leva della valvola di apertura del flusso dell’aria. Questo pulsante detto “pulsante di spurgo”, una volta pigiato, determina l’immissione di aria all’interno del corpo dell’erogatore, consentendo l’eliminazione dell’acqua presente. Il secondo stadio è collegato al primo stadio attraverso una frusta di bassa pressione. Oggi si cerca di costruire secondi stadi sempre più leggeri e idrodinamici, per diminuire l’attrito con l’acqua durante il nuoto e per affaticare meno la mandibola quando lo si tiene per molto tempo tra i denti. Hai mai inspirato da una bottiglia di plastica vuota? Avrai notato che le pareti si introflettono. Avviene la stessa cosa all’interno dell’erogatore. 82 Modulo DUE Quando inspiriamo attraverso il boccaglio, la membrana morbida che è protetta dallo scudo esterno, viene introflessa azionando una leva e aprendo, tramite una molla, la valvola a richiesta downstream che consente il passaggio dell’aria. Terminata l’inspirazione e/o espirando, la membrana e la leva ritornano nella loro posizione originale chiudendo la valvola downstream, e inibendo il flusso dell’aria. L’aria espirata fuoriesce attraverso la valvola di scarico, che munita di meccanismo di non ritorno, consente all’aria di uscire ma non all’acqua di entrare, ed attraverso i baffi di scarico la disperde nell’acqua. I baffi di scarico, hanno il compito di disperdere le bolle d’aria emesse fuori dal campo visivo del sub, evitando così di ostruirne la vista ad ogni espirazione. Alcuni secondi stadi, se capovolti, lasciano entrare l’acqua. È bene posizionarli sempre con i baffi di scarico rivolti verso il basso. Esistono particolari modelli con lo spurgo laterale. In questi modelli, è ininfluente che il secondo stadio sia posizionato in un verso o nell’altro. 2cfonti d’aria alternative Secondo stadio alternativo Uno degli standard di immersione, che riguarda l’erogatore, prevede l’obbligatoria presenza nel sistema del secondo stadio secondario (“Fonte d’Aria Alternativa” - FAA), o come più comunemente chiamato, “Octopus”. Il secondo stadio alternativo serve per fornire aria al compagno in caso di bisogno, o per sostituire temporaneamente, in caso di malfunzionamento, il proprio secondo stadio principale. L’ideale sarebbe disporre di bombole con rubinetterie bi-attacco, che consentono il montaggio di due primi stadi separati, con relativi secondi stadi. In caso di malfunzionamento di uno dei due, si può chiudere il rubinetto corrispondente, ed iniziare la risalita utilizzando l’altro. 83 open water diver L’Octopus è un secondo stadio munito di frusta, solitamente di colore giallo fosforescente o fucsia, (così come la frusta), per essere meglio identificato dal compagno che ne avesse bisogno. L’Octopus ha in dotazione una frusta di connessione più lunga, è collegato direttamente al primo stadio, e deve essere posizionato in un triangolo virtuale costruito tra il mento e gli angoli inferiori della cassa toracica, così da poter essere visto e raggiunto facilmente, sia dal compagno, sia dallo stesso sub in caso di personale bisogno. È bene controllare spesso la propria scorta d’aria, e non pianificare immersioni dove si pensa di poter arrivare ad esaurire l’aria a disposizione. Alcuni diving, ai tropici, usano bombole d’alluminio con rubinetteria monoattacco. In questo caso va assemblato un sistema di erogazione con un solo primo stadio e due secondi stadi, quello che comunemente viene poi chiamato “Octopus”. Altri sub come “alternativa” utilizzano una piccola bombola con erogatore incorporato (Spare Air), o una “Pony-Tank” con erogatore separato da vincolare alla bombola principale. • Manutenzione Gli erogatori hanno bisogno di un attento risciacquo dopo l’uso. Sabbia o detriti entrati dal boccaglio all’interno del secondo stadio, o cristalli di sale essiccati potrebbero rovinare la membrana interna. Durante il risciacquo bisogna avere cura di aver rimesso in posizione la protezione del filtro del primo stadio, per impedire che l’acqua possa arrivare alla camera di alta pressione. Non azionare, durante il lavaggio, il pulsante di spurgo dell’erogatore, per evitare che entri acqua. 2d siluro d’emergenza Il siluro d’emergenza si differenzia dalla boa di segnalazione perché invece di essere trainato per tutta l’immersione, viene gonfiato sott’acqua e lanciato in superficie dal sub, in caso di necessità o per segnalare la sua 84 Modulo DUE presenza, subito prima della risalita, se questa è prevista in mare aperto, o lontano dalla barca. Il siluro è un semplice tubo di materiale plastico di colore rosso. Arrotolato su se stesso occupa poco spazio, e si tiene in genere nella tasca del GAV. All’occorrenza si srotola completamente, si vincola ad un rocchetto o ad un avvolgisagola e si gonfia lentamente con il secondo erogatore. L’operazione di gonfiaggio deve essere eseguita in modo corretto e fluido per evitare che il siluro sfugga di mano prima del previsto, o trascini il sub in una rovinosa risalita veloce. Non fissare il rocchetto contemporaneamente all’attrezzatura e al siluro. È possibile che il rocchetto si inceppi durante lo svolgimento del cavo, o che questo si impigli nell’attrezzatura durante il rilascio del siluro. Il rocchetto, sganciato dall’attrezzatura, deve essere tenuto dal sub con una mano e deve poter essere abbandonato in modo rapido in qualsiasi momento. Prestare attenzione e non svolgere il cavo in anticipo. Sarebbe meglio utilizzare un semplice avvolgisagola zavorrato da lasciare cadere sul fondo. Per evitare di incontrare queste difficoltà in una reale situazione di emergenza, è necessario un minimo di pratica prima di effettuare dei “lanci” veri e propri. Per garantire un facile gonfiaggio ed evitare che si sgonfi non appena giunto in superficie, il siluro ha in genere l’estremità inferiore aperta (libera o autosigillante), e zavorrata. Una volta raggiunta la superficie, il siluro si protende fuori dall’acqua in modo ben visibile. Per sgonfiarlo e riavvolgerlo, tanto in superficie che sul fondo, è sufficiente “rigirarlo” per far fuoriuscire l’aria. 85 open water diver Il siluro è erroneamente chiamato spesso pedagno, ma con il termine pedagno si intende una boa ancorata che serve per marcare un determinato punto. Il siluro, poiché in condizioni normali non ci sarebbe ragione di usarlo, è talvolta identificato con la sigla DSMB (dall’inglese Delayed Surface Marker Buoy) perché si tratta di un “segnale” che viene utilizzato solo quando serve. Questi “segnalatori” possono anche veicolare un messaggio verso la superficie tramite una lavagnetta. Uno dei rischi nell’utilizzo del siluro risiede nella possibilità di un accidentale trascinamento in superficie del subacqueo, con tutti i problemi legati ad una risalita troppo rapida, o alla mancata tappa di decompressione di sicurezza. Questo si può verificare nel caso in cui il siluro venga agganciato da una barca di passaggio. Il Decreto n. 146 del 29 Luglio 2008, che regolamenta l’articolo 65 del D.Lgs. n. 171 del 18 luglio 2005, all’articolo 91 del Capo III prevede che il singolo sub, indipendentemente dalla boa di segnalazione subacquea: “deve essere dotato di apposito siluro d’emergenza di colore ben visibile e munito di sagola di almeno 5 metri da lanciare prima dell’emersione in caso di separazione dal gruppo o di riemersione lontano dalla boa di segnalazione”. 2emuta La muta si indossa per limitare la perdita di calore del corpo immerso in acqua. Le mute possono essere “umide” o “stagne” a secondo se permettono o meno uno scambio d’acqua con l’ambiente esterno. Le mute umide consentono l’ingresso dell’acqua che, a contatto con il corpo, in breve tempo si riscalda fornendo un isolamento termico. Il mantenimento di questo isolamento è in funzione del ricambio dell’acqua che penetra nella muta durante i movimenti. 86 Modulo DUE La corretta misura e vestibilità della muta deve impedire il più possibile questo ricambio. Le mute umide sono realizzate in neoprene micro o macrocellulare, e di spessore variabile da 2 a 7 millimetri. È preferibile il neoprene microcellulare perché mantiene il suo volume quasi costante anche in presenza di variazioni di pressione idrostatica. Il neoprene macrocellulare è più morbido, ma sottoposto a pressione si assottiglia molto, creando variazioni di assetto e minore protezione dal freddo. Il neoprene è una gomma sintetica. Fa parte chimicamente degli elastomeri di sintesi e si presenta come una gomma porosa, costituita da cellule di aria uniformemente distribuite. Le principali caratteristiche sono l’elasticità, la resistenza al taglio, allo schiacciamento, all’invecchiamento atmosferico e al calore. Inoltre risulta essere inerte verso molti agenti chimici, olii e solventi. 87 open water diver La vestibilità della muta deve essere tale da non limitare i movimenti e lasciare libere le escursioni della gabbia toracica per non ostacolare la ventilazione. Il mercato offre un’ampia scelta di mute umide, la scelta resta di tipo personale in funzione della vestibilità e del tipo di immersione. Nella scelta sono comunque da verificare la presenza di adeguate guarnizioni ai polsi ed alle caviglie per limitare il passaggio dell’acqua, e l’assenza di sacche d’aria fra muta e corpo che si riempirebbero d’acqua, annullando l’isolamento termico. Il cappuccio può essere integrato nella muta o separato da essa, deve essere aderente alla testa ma comodo al collo, per evitare fastidiose costrizioni. Le mute “semistagne”, di fatto, sono mute umide. Il loro maggiore spessore, con chiusura posteriore a cerniera, garantisce un migliore isolamento termico, e le robuste guarnizioni ai polsi ed alle caviglie limitano notevolmente l’ingresso ed il riciclo dell’acqua. Le mute “stagne” sono di gomma o neoprene. Non consentono l’ingresso di acqua grazie alla loro concezione costruttiva. 88 Modulo DUE Sono chiuse da una cerniera stagna di ottone o di plastica, hanno guarnizioni di lattice di gomma ai polsi ed al collo, e calzari a stivaletto termosaldati che garantiscono un assoluto isolamento dall’acqua. Contrariamente alle mute umide o semistagne, mantengono uno strato d’aria tra muta e corpo, e l’isolamento termico è garantito da particolari “sottomuta” che proteggono la dispersione termica del corpo. Lo spazio d’aria interno è regolato, in immersione ed in risalita, da particolari valvole di carico e scarico dell’aria. L’uso della muta stagna non è particolarmente impegnativo, ma necessita di attenzione ed esperienza. Prima di immergersi con la muta stagna è necessario seguire un apposito corso. Chiedi al tuo Istruttore ISDA. • Muta SHORTY Le mute “shorty”, comunemente chiamate “mutini”, sono in tessuto leggero di lycra o di nylon. Vengono indossate prevalentemente in ambiente tropicale e servono essenzialmente per proteggere la cute da accidentali contatti con animali marini urticanti (meduse) o da escoriazioni dovute al contatto con la stessa attrezzatura. Dato il loro sottile spessore e l’assetto praticamente neutro sono spesso indossate anche come sottomuta. 2f guanti e calzari Insieme alla muta è bene usare anche guanti e calzari. Queste protezioni vanno ovviamente scelte in funzione del tipo di immersione che si intende effettuare. La scelta dei calzari implica quella del tipo di pinne da adottare. Calzari sottili di neoprene possono essere indossati anche se si prediligono le pinne a scarpetta, mentre le pinne a cinghiolo diventano necessarie se la scelta cade su robusti calzari a stivaletto. 89 open water diver 2gcoltello Il coltello da sub non è un’arma e non serve per “difendersi” da attacchi subacquei. È uno strumento che può tornare utile in molte occasioni, ed anche per liberarsi da cime, reti o lenze nelle quali si può accidentalmente restare imbrigliati. È quindi sufficiente un coltello di medie dimensioni con una buona impugnatura e con una lama dal filo tagliente e zigrinato. Deve essere indossato in una posizione facilmente raggiungibile, e deve avere un fodero dal quale può essere sganciato con una sola mano. 90 Modulo DUE 3 strumentazione subacquea in questo modulo parleremo di: • • • • • • 3a 3b 3c 3d 3e 3f Manometro Profondimetro Orologio Bussola Torcia Lavagnetta subacquea Durante qualsiasi immersione, bisogna essere in condizioni di sapere costantemente, e con assoluta certezza, almeno cinque cose: • Quanta aria abbiamo • A quale profondità massima siamo arrivati • A quale profondità ci troviamo • Da quanto tempo siamo in immersione • Qual è la strada del ritorno Per questo sono necessari quattro strumenti base: 3amanometro Il manometro è uno strumento di misura della pressione dei fluidi usato per la misura di pressioni maggiori di quella atmosferica Ci segnala la quantità di aria residua nella bombola. Cosa diresti se ti chiedessero di fare con una jeep un rally esplorativo in una foresta, ma ti dicessero che la jeep non ha l’indicatore della benzina e che non sai quanta ce n’è nel serbatoio? Ti sentiresti esattamente come un subacqueo a cui si chiede di fare un’immersione senza il manometro. Il manometro infatti è come l’indicatore di benzina della tua auto: ti dice quando hai il pieno, quanto stai consumando, quanta benzina ti resta, e quando sei in riserva. Il manometro subacqueo è collegato all’uscita di alta pressione del primo stadio e fornisce indicazioni sulla quantità d’aria rimanente nella bombola. 91 open water diver Il manometro è costituito da un tubo, solitamente di sezione ovale (tubo di Bourdon), che tende ad aumentare il proprio raggio di curvatura all’aumentare della pressione interna. La misurazione del raggio dà la misura della pressione. Il tubo è fissato ad una estremità e messo in connessione con l’ambiente di misura, l’altra estremità è connessa ad un leveraggio che ne amplifica lo spostamento, e lo traduce nel movimento circolare di un indice lungo una scala graduata. Esistono anche modelli digitali che tramite un trasduttore visualizzano la pressione su un display digitale. Oltre ad essere più facili da leggere, sono anche più precisi . All’inizio delle normali immersioni, la pressione dell’aria contenuta nella bombola è, in genere, di 200 atm. Quando il manometro segnerà 100 atm, si è già a metà della scorta d’aria, mentre 50 atm sono da intendere come riserva, da utilizzare per la risalita. 3b profondimetro Un profondimetro è uno strumento che registrando la differenza tra la pressione a livello del mare e quella alla profondità alla quale si trova, indica la profondità equivalente in acqua. Registra la profondità massima raggiunta e ci indica la profondità alla quale ci troviamo. Come i manometri, anche i profondimetri possono essere a lettura analogica o digitale. Sono calibrati per misurare la profondità a partire dalla superficie del mare, ma possono essere regolati per poter essere usati durante le immersioni in quota. L’ immersione in quota, o in altitudine è un tipo di immersione ricreativa che si svolge ad un’altitudine differente dal livello del mare, in genere nei laghi di montagna. 92 Modulo DUE La principale differenza di un’immersione effettuata in quota, oltre l’altitudine, è la minore pressione atmosferica nel luogo d’immersione, con conseguenze sulla programmazione; la minor temperatura dell’acqua, con conseguenze sull’attrezzatura; l’acqua dolce, che offre una minore spinta positiva rispetto all’acqua salata con conseguenze sull’assetto. In quota i profondimetri rilevano un valore leggermente inferiore a quello reale a causa della differenza tra la pressione a livello del mare e quella del luogo dove ci si sta immergendo. • Manutenzione Come per tutta l’attrezzatura, per una vita duratura di questi strumenti, bisogna risciacquarli con attenzione e sottoporli al controllo periodico di un tecnico specializzato. Inoltre tutti i componenti elettronici in cui è possibile accedere al vano batterie, vanno periodicamente controllati, puliti e conservati senza le batterie. 3corologio Ci avverte del tempo trascorso. Grazie ad una ghiera girevole è possibile spostare il “minuto zero” (il triangolo della ghiera), sulla lancetta dei minuti. Durante l’immersione basterà osservare in quale posizione si trova la lancetta dei minuti, perché la ghiera graduata ci dica quanto tempo è trascorso da quando ci siamo immersi, senza dovere ricordare sempre l’orario di inizio dell’immersione. 3dbussola Ci indica il percorso da seguire. Tutti questi strumenti possono essere compresi in un computer subacqueo che, oltre a queste basilari informazioni, fornisce altre indicazioni altrettanto importanti. 93 open water diver 3etorcia La torcia subacquea è un elemento assolutamente necessario durante le immersioni notturne, possibilmente con un buon fascio di luce e con discreta autonomia. Una torcia piccola e a fascio ridotto dato il suo minimo ingombro, torna utile nelle immersioni diurne per illuminare fessure e anfratti. Alcune torce possiedono dispositivi che consentono di posizionarle sull’avambraccio o sulla fronte. La tenuta delle varie parti è garantita da “O-ring” alloggiati di solito nelle scanalature delle filettature. Gli O-ring sono i componenti sottoposti a maggiore usura e la loro cattiva tenuta determina spesso l’allagamento della torcia. 3flavagnetta subacquea La lavagnetta subacquea è un quadrato di plexiglas ruvido, in genere di circa 15 cm di lato, sul quale è possibile scrivere sott’acqua con una matita, e cancellare facilmente con una comune gomma. Si rivela spesso utilissima per scambiare informazioni con il compagno quando queste diventano complesse e i segnali manuali possono non essere sufficienti. 94 Modulo DUE 4comunicazioni subacquee in questo modulo parleremo di: • 4a Segnali manuali • 4b Segnali acustici 4a segnali manuali Per comunicare sott’acqua, durante un’immersione ricreativa, i sub usano una forma di “comunicazione gestuale”. Alcuni dei segnali hanno sia il ruolo di domanda che di risposta. Questi segnali sono per lo più codificati a livello internazionale, ma alcune didattiche adottano segnali differenti, e lo stesso vale talvolta a seconda dello stato in cui ci si immerge. È quindi buona abitudine, prima di immergersi, concordare i segnali di comunicazione, con i compagni di immersione, in modo da non dar luogo a fraintendimenti pericolosi. OK Qualcosa non va Sinistra Destra Salire 100 BAR Scendere Sono in riserva 95 open water diver 96 Fine aria Dividiamo l’aria STOP Stare vicini IO avanti TU segui IO - ME FREDDO ORECCHIO NON COMPENSO Mal di testa PERICOLO CRAMPO Sosta di sicurezza TU CALMO GUARDA Modulo DUE Corrente OK a distanza OK a distanza EMERGENZA AIUTO - Soccorso VIENI Avvicinati Tenersi per mano Mantieni la quota 4b segnali acustici Può essere necessario durante l’immersione attirare l’attenzione del nostro compagno. Esistono in commercio segnalatori acustici, udibili a notevole distanza e appositamente progettati per l’uso subacqueo. Possono essere: • manuali, come gli “shaker” (piccoli cilindri d’acciaio, chiusi, con all’interno una biglia) • pneumatici, montati tra la frusta di bassa pressione ed il VIS che al passaggio dell’aria fanno vibrare una rumorosa membrana di plastica. Avvisatore pneumatico Shaker 97 open water diver 5 segnalazioni subacquee in questo modulo parleremo di: • Bandiere e Pallone segnasub bandiere e pallone segnasub La bandiera segnasub e il pallone di segnalazione sono una dotazione del subacqueo obbligatoria per legge. Secondo le norme internazionali la bandiera deve essere rossa con una banda bianca trasversale che va dall’asta all’angolo opposto. La norma dispone che deve essere fissata ad almeno 90 centimetri sopra un galleggiante, solitamente un pallone, vincolato a sua volta al sub con una sagola lunga al massimo 50 metri. In Italia, le attività ricreative nautiche di superficie e subacquee, in mancanza di precise disposizioni fanno riferimento ai dettati del “Codice della Nautica da Diporto” ed al Decreto del Presidente della Repubblica n. 1639 del 2 Ottobre 1968, che regolamenta la legge n. 963 del 14 luglio 1965. In particolare l’articolo n. 130 dispone che “il subacqueo in immersione ha l’obbligo di segnalarsi con un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, visibile da una distanza non inferiore a 300 metri. Se il subacqueo è accompagnato da mezzo nautico di appoggio, la bandiera deve essere issata sul mezzo nautico. Il subacqueo deve operare entro un raggio di 50 metri dalla verticale del mezzo nautico di appoggio o del galleggiante portante la bandiera di segnalazione”. 98 Modulo DUE Lettera “A” (Alpha) del Codice di Segnalazione Internazionale Nautico. È fatto divieto al sub allontanarsi o riemergere lontano dal pallone ad una distanza superiore alla lunghezza della sagola. Se le attività di immersione si svolgono con una barca di appoggio, questa assume la funzione di segnalazione di sub in immersione. Deve inalberare la bandiera di segnalazione rossa con striscia diagonale bianca, e la bandiera bianca e azzurra, indicante la lettera A, del Codice di Segnalazione Internazionale Nautico per segnalare alle altre unità che incrociano nella zona che non può manovrare perché ha subacquei in immersione. Con questa bandiera issata, la barca segnala alle altre unità che non può manovrare perché ha un sub in immersione, di tenersi quindi alla distanza regolamentare di oltre 50 metri, e di procedere a velocità ridotta. Con l’aggiunta di tre bandiere numeriche, indica la direzione o la posizione del sub. Il Codice di Segnalazione Internazionale Nautico è un sistema che consiste nel comunicare con altre navi tramite esposizione di bandiere rappresentanti le lettere dell’alfabeto, le quali vengono issate sulle navi verticalmente a gruppi di quattro e vengono lette dall’alto verso il basso. Esistono vari metodi di interpretazione dei segnali attraverso le bandiere nautiche. Ogni bandiera può avere un significato specifico: per esempio, le navi per segnalare l’impossibilità di spostarsi a causa di un sommozzatore immerso sott’acqua, issano la bandiera che indica la lettera A. 99 open water diver 6il sistema di coppia Il sistema di coppia è uno dei fondamenti di sicurezza su cui si basa la subacquea ricreativa. Con il compagno bisogna programmare tutte le fasi dell’immersione, a cominciare dalla scelta del luogo. La prima regola da rispettare, stabilito il dettagliato programma attenendosi agli standard ed alle procedure, è “programmare l’immersione ed eseguire l’immersione secondo il programma”. Ciò significa che se nel corso dell’immersione dovesse intervenire un evento imprevisto, o si dovesse per qualsiasi motivo variare il programma stabilito a terra, la prudenza detta che bisogna interrompere l’immersione e risalire seguendo le procedure. Uno degli standard imprescindibili dell’immersione subacquea ricreativa è il “sistema di coppia”. Tutti i brevetti sportivi obbligano i subacquei all’immersione in coppia. È consentito immergersi solo ed esclusivamente in compagnia di un altro sub altrettanto brevettato (il compagno). È inutilmente rischioso immergersi da soli, senza la possibilità di supporto nel caso di bisogno. Immergersi con il compagno è più pratico perché ci si aiuta nella vestizione, si controlla reciprocamente l’attrezzatura prima dell’immersione, e pianificando in due il programma dell’immersione si evita di omettere o dimenticare qualche dettaglio importante. Immergersi con il compagno è più divertente perché si possono condividere delle esperienze che da soli raramente darebbero le stesse emozioni. Immergersi con il compagno è più sicuro perché in immersione si controllano reciprocamente gli strumenti quando si arriva vicini ai limiti di profondità, di tempo o di scorta d’aria. 100 Modulo DUE Ci si può aiutare a liberarsi da un aggrovigliamento in una rete, una lenza o in alghe a lungo fusto. Infine il compagno risulta determinante nel caso in cui uno dei due fosse stanco ed avesse bisogno di un aiuto supplementare. Provate ad immergervi con una macchina fotografica e vedrete quanta più soddisfazione ci sarà a rivedervi immortalati in immersione, mentre vi divertite grazie al vostro sistema di coppia. Il “check pre-dive” comprende il controllo reciproco di tutta l’attrezzatura e in particolare: • Il GAV che sia indossato correttamente e che tutte le fruste siano libere. • La Cintura dei pesi che sia presente, che i pesi indossati siano corretti e ben disposti, che sia libera dall’attrezzatura, che la fibbia sia correttamente chiusa, che la parte libera resti a sinistra. Ricordare che il fascione ventrale del GAV e la cintura chiudono in senso opposto. • Le Fibbie del GAV e della bombola che sia correttamente serrata quella della bombola, e regolate in modo ottimale quelle del GAV. • L’Aria controllare la pressione del manometro. Accertarsi che il volantino della rubinetteria sia aperto completamente e con un avvio di ritorno di solo mezzo giro. • Erogatori verificare che l’aria fluisca regolarmente pigiando il pulsante di spurgo. Insieme al compagno si deciderà il dettaglio delle operazioni da eseguire, e ci si accorderà sulle fasi determinanti dell’immersione che sono: • segnali manuali di intesa • entrata luogo e metodo • percorso e direzione da seguire 101 open water diver • profondità massima da raggiungere • durata del tempo alla massima profondità, e durata totale dell’immersione • risalita seguendo le procedure di sicurezza • uscita luogo e metodo • imprevisti interruzione dell’immersione e riemersione 102 Modulo DUE QUIZ MODULO DUE 1. Un subacqueo che ha effettuato una prima immersione utilizzando una bombola in acciaio, dovendone utilizzare una in alluminio per una seconda immersione dovrà: a. b. c. togliere pesi aggiungere pesi lasciare invariata la propria zavorra 2. Il collaudo susseguente al primo, effettuato in fabbrica, delle bombole subacquee, nel nostro paese, deve aver luogo dopo: a. b. c. quattro anni due anni a seconda della corrosione 3. Risciacquando l’erogatore dopo l’immersione è necessario, per permettere una miglior pulizia: a. b. c. tenere premuto il pulsante di spurgo far entrare acqua a pressione immergere l’erogatore in acqua dolce 4. Ai fini della sicurezza, utilizzare un erogatore con attacco DIN è: a. b. c. indifferente più sicuro meno sicuro 5. Un primo stadio di un erogatore serve ad erogare aria a: a. b. c. pressione ambiente pressione intermedia alta pressione 103 open water diver QUIZ MODULO DUE 6. Per Fonte d’Aria Alternativa si intende: a. b. c. un secondo erogatore indipendente un secondo stadio connesso all’erogatore principale entrambi 7. Nello scegliere una muta e non trovandola della misura corretta, si dovrà sceglierne una: a. b. c. leggermente più grande leggermente più stretta indifferentemente dalla propria taglia 8. Un subacqueo che, distante dalla barca, agita un braccio sopra la testa vuole indicare: a. b. c. la sua posizione che richiede assistenza che sta rientrando 9. Un subacqueo in immersione munito di pallone segnasub dovrà rimanere, rispetto alla perpendicolare, entro un raggio di: a. b. c. 100 metri 50 metri dipende dalla profondità 10. Un coppia di subacquei non dovrà allontanarsi l’uno dall’altro di più di: a. b. c. 5 metri 10 metri dipende dalla visibilità Dichiarazione dell’allievo subacqueo Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori. 104 Nome e Cognome..............................................................data..........................firma....................................... Modulo DUE 8esercizi pratici in questo modulo parleremo di: • • • • • • 8a 8b 8c 8d 8e 8f Entrata e uscita dall’acqua Entrata con Passo del Gigante Rimozione dei crampi Allagamento totale della maschera Rimozione e riposizionamento della maschera Trascinamento di un subacqueo stanco 8aentrata e uscita dall’acqua Per entrare e uscire dall’acqua si adottano diversi metodi in relazione al punto di accesso al mare. In genere si accede, e si esce, dal mare: • • • • • a) dalla riva b) dagli scogli c) dal gommone d) dalla barca a) Dalla riva • Entrata: Entrando dalla riva, in presenza di frangenti o risacca bisogna prestare molta attenzione per non rimanere travolti. È preferibile avere già indossato l’attrezzatura e i calzari con suola, specie se il fondo è costituito da ciottoli o conchiglie. Dopo avere indossato la maschera, e assicurata la respirazione con lo snorkel o l’erogatore, gonfiare leggermente il GAV, e con l’aiuto del compagno camminare all’indietro fino ad incontrare una profondità sufficiente che permetterà di pinneggiare verso il largo. 105 open water diver In condizioni più miti si può camminare senza pinne, con indosso l’attrezzatura, finché l’acqua non arriva alla vita, e sorreggendosi a vicenda con il compagno si indossano le pinne e si inizia ad allontanarsi. • Uscita: Prima di raggiungere la battigia valutare il punto più idoneo e in caso di forte risacca, lasciarsi trascinare dall’onda. Quando la profondità lo permette rialzarsi e camminare all’indietro rivolti verso le onde. Aiutandosi vicendevolmente con il compagno sfilarsi le pinne facendo attenzione a non girarsi perché si corre il rischio di essere rovesciati dall’urto dell’onda che arriva alle spalle. Mantenere sempre la maschera sul viso e assicurare la respirazione con lo snorkel. • b) Dagli scogli • Entrata: L’entrata dagli scogli presenta un grado di difficoltà maggiore rispetto all’entrata da riva. Camminare sulle rocce con l’attrezzatura sulle spalle può essere pericoloso, e in questi casi diventano essenziali i calzari con suola che danno una presa migliore dei calzari in neoprene leggero usato per pinne a scarpetta. Trovare una roccia che dia la possibilità di sedersi e appoggiare pinne e maschera. Evitare di entrare in acqua tuffandosi anche se il fondo appare sufficiente. L’ingresso in acqua va eseguito con molta attenzione osservando la direzione del moto ondoso quando frange sulla costa e valutare il punto più idoneo che abbia possibilmente facilità di appigli e parte di scogli affioranti asciutti o comunque non ricoperti da scivolose alghe. Da seduti, con pinne e maschera indossati, mantenere l’erogatore in bocca, spingersi in acqua e pinneggiare velocemente sul dorso per allontanarsi dal punto di risacca. 106 Modulo DUE In caso di presenza di onde alte scendere in acqua durante la massima altezza delle onde. • Uscita: L’uscita sugli scogli è sicuramente una delle più impegnative, specie in presenza di forte risacca e di frangenti. Individuare un punto dove non siano presenti insenature fra le rocce perché è qui che la risacca acquista più forza. Aspettare il momento propizio in cui le onde sono nel punto più alto per lasciarsi trasportare verso il punto prescelto per l’uscita. Se possibile togliere le pinne e porgerle a chi è rimasto a riva di presidio, o in mancanza, cercare di deporle sugli scogli a distanza tale che non possano ricadere in mare, e risalire facendo molta attenzione a non scivolare sotto il peso dell’attrezzatura. In presenza di frangenti e di forte risacca, mantenendosi a distanza di sicurezza per evitare di essere spinti sugli scogli, ci si può togliere il gruppo ARA dalle spalle, affidarlo al compagno, avvicinarsi alle rocce e risalire in modo più agevole. Una volta sugli scogli farsi passare il proprio gruppo, e quello del compagno. • c) Dal gommone • Entrata: Per l’entrata in acqua da un gommone o da un natante di modeste dimensioni dopo avere indossato maschera e pinne, ci si siede sul bordo o sul tubolare con le gambe verso l’interno dell’imbarcazione e si effettua, con o senza il gruppo sulle spalle, una capovolta all’indietro. Nel primo caso, (con il gruppo), le mani sono impegnate una a tenere la maschera e l’erogatore in posizione affinché non si spostino appena a contatto con l’acqua, e l’altra sulle fruste rimanenti del gruppo e sulla fibbia della cintura dei pesi affinché le une non restino imbrigliate e l’altra non si apra accidentalmente durante il movimento. 107 open water diver Nel secondo caso occorre filare in acqua preventivamente il gruppo, assicurarlo con una apposita cima al bordo dell’imbarcazione, e indossarlo quando giunti in acqua. Anche in questo caso con le mani assicureremo la maschera e la cintura. • Uscita: Una volta riemersi vicino al gommone ed assicurato l’assetto positivo, togliere e porgere la propria cintura dei pesi al personale di bordo, togliere il gruppo ed assicurarlo fuoribordo ad una apposita cima preventivamente filata in acqua, portarsi alla scaletta e dopo avere tolto le pinne e averle date a bordo risalire e recuperare il proprio gruppo. • d) Dalla barca • Entrata: Una barca di grandi dimensioni, appositamente attrezzata per le immersioni, offre condizioni di movimento più comode rispetto al gommone, di contro occorre maggiore attenzione durante gli spostamenti a bordo con l’attrezzatura sulle spalle perché i movimenti dello scafo determinati dalle onde possono facilmente far perdere l’equilibrio. Queste barche sono in genere munite di plancetta posteriore per l’accesso diretto al mare, e le entrate in acqua si effettuano con tutta l’attrezzatura indossata, compreso le pinne, tenendo con una mano maschera ed erogatore e con l’altra le fruste. Si effettua un lungo passo in avanti, “passo del gigante”, mantenendo una posizione verticale fino all’ingresso in acqua. Quando si esegue questa entrata in acqua, specie se la distanza dall’acqua è superiore al metro, è opportuno tenere la testa leggermente flessa in avanti ad evitare che la rubinetteria della bombola tocchi la nuca durante l’ingresso in acqua. • Uscita: Per risalire in barca si usa la scaletta posta a poppa. Dopo avare tolto la cintura dei pesi e le pinne e averle passate al personale di bordo si sale con l’attrezzatura indossata. 108 Modulo DUE In caso di mare mosso bisogna fare molta attenzione al rollio dello scafo, molte volte per motivi di sicurezza e di manovrabilità la barca può mantenere i motori accesi anche durante le operazioni di risalita dei subacquei, e siccome gli scarichi sono generalmente posti in corrispondenza della scaletta posteriore è raccomandato mantenere durante la risalita l’erogatore in bocca e la maschera sul viso. 8bentrata con il passo da gigante In acqua fonda, eseguire il controllo della zona d’entrata, con il GAV parzialmente gonfio, tenendo fermi in posizione con la mano maschera ed erogatore, scambiare il segnale di OK con il compagno ed entrare guardando l’orizzonte. 8crimozione dei crampi Nel caso, per esempio, di un crampo al polpaccio, occorre distenderlo e per far questo basta afferrare la pala della pinna con una mano e tirarla verso di sé, provvedendo con l’altra mano a massaggiare la parte colpita. È bene dopo l’eliminazione del crampo non forzare sul muscolo e procedere con movimenti più lenti. 109 open water diver 8dallagamento totale della maschera Come abbiamo visto nella prima sessione di acque confinate può capitare che la maschera si possa allagare, a causa dei capelli o del cappuccio della muta, o che la vogliamo allagare noi stessi per ripulire la lente da eventuali impurità o dall’appannamento. Il primo esercizio di questa sessione, è appunto quello di svuotare una maschera completamente allagata. La procedura è uguale a quella che abbiamo già utilizzato nel primo modulo. Anche in questo caso per svuotarla basterà rimanere in posizione verticale, esercitare con le dita delle due mani una leggera pressione sul bordo superiore della maschera, a contatto con la fronte, e soffiare leggermente dal naso. L’aria introdotta non potendo sfuggire dalla parte alta della maschera uscirà dal basso spingendo fuori l’acqua. 8erimozione e riposizionamento della maschera I problemi più comuni che possono riguardare la maschera subacquea sono le infiltrazioni d’acqua al suo interno e la rottura del cinghiolo, o un colpo inavvertito della pinna di un compagno di immersione che ci precede con conseguente perdita della maschera. In questo caso sarà opportuno, con calma, riposizionare la maschera e, come nell’esercizio precedente di cui questo è il naturale proseguimento, svuotarla con la stessa procedura già utilizzata. 110 Modulo DUE Per indossarla correttamente sul viso verificate che la posizione dell’alloggiamento del naso della maschera sia rivolto verso il basso. Posizionata la maschera sulla fronte, e avendo accertato che non siano rimasti intrappolati capelli o muta, vuotatela esattamente come avete fatto nell’esercizio precedente, verificando che il cinghiolo sia posizionato correttamente. 8ftrascinamento di un subacqueo stanco Conclusa l’immersione e riemersi, il nostro compagno di immersione potrebbe trovarsi, per un qualche motivo, in difficoltà. Potrebbe essere in affanno, o troppo stanco per un nuoto autonomo verso la barca o la riva. Per dargli assistenza, provvediamo innanzitutto a garantirgli la galleggiabilità gonfiando il suo GAV, o invitandolo a farlo. Assicuriamoci che respiri tranquillamente e, se siamo in presenza di onde, accertiamo che tenga in bocca l’erogatore. Possiamo trascinarlo ponendoci alla sua testa, afferrandolo per la rubinetteria della bombola e pinneggiando sotto di lui per raggiungere la barca. Oppure possiamo usare il metodo della spinta a carriola. Durante le esercitazioni pratiche il tuo istruttore ti mostrerà le varie tecniche. 111 open water diver SEQuenza degli esercizi acque confinate DUE briefing L’istruttore illustrerà i dettagli degli esercizi che verranno eseguiti in acqua. preparazione dell’attrezzatura Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore. controllo di sicurezza preimmersione Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora) verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale. entrata con il passo del gigante Per entrare in acqua fonda, eseguire il controllo della zona d’entrata. Con il GAV parzialmente gonfio, tenendo fermi in posizione con la mano maschera ed erogatore, scambiare il segnale di OK con il compagno ed entrare guardando l’orizzonte. cambio snorkel-erogatore In superficie effettuare almeno tre scambi alternati senza sollevare la testa dall’acqua. rimozione dei crampi In superficie, simulando un crampo al polpaccio, trattenere la punta della pinna distendendo la gamba e massaggiandosi con l’altra mano. allagamento totale e svuotamento della maschera In acqua fonda allagare totalmente la maschera e cominciare lo svuotamento espirando dal naso piccole quantità d’aria iniziando la manovra guardando in basso. rimozione e riposizionamento della maschera In acqua fonda allagare totalmente la maschera, rimuoverla, effettuare alcuni atti respiratori, riposizionare correttamente la maschera e vuotarla. 112 Modulo DUE trascinamento di un subacqueo stanco In superficie ed in assetto positivo, invertendo i ruoli, trainare il proprio compagno utilizzando la presa dalla rubinetteria. uscita dall’acqua fonda In acqua fonda, aiutandosi reciprocamente con il compagno, rimuovere per prima la cintura dei piombi, quindi il gruppo ARA ed uscire dall’acqua, aiutando il compagno a ripetere la procedura. smontaggio e cura dell’attrezzatura Agire in modo autonomo sotto la supervisione dell’istruttore. debriefing 113 open water diver 114 03 Modulo TRE 1 - Meteorologia 2 - Immersione dalla barca 3 - Gestione dei problemi 4 - Animali marini 5 - Esercizi pratici 6 - QUIZ 7 - Sequenza Acque Confinate TRE 8 - Sequenza Acque libere UNO e DUE open water diver 1 Meteorologia in questo modulo parleremo di: • • • • • • • • 1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g 1h Temperatura Pressione Umidità e nebbia Vento Brezze Mare Maree Correnti La meteorologia è lo studio delle leggi che regolano i fenomeni atmosferici. Attraverso la conoscenza di queste leggi e con una sistematica rilevazione (al suolo ed in quota) delle caratteristiche fisiche delle masse d’aria, la meteorologia offre la possibilità di effettuare la previsione del tempo. Gli elementi che a tal fine si considerano sono: temperatura, pressione, umidità e nebbia, vento, mare, maree, correnti. 1atemperatura Il sole è la fonte principale di calore per l’atmosfera. L’energia solare poco recepita dall’aria, è largamente assorbita dalla superficie terrestre che si riscalda, e restituisce allo spazio circostante buona parte del calore accumulato, riscaldando particolarmente gli strati bassi dell’atmosfera. 1b pressione La pressione atmosferica è di importanza fondamentale nella previsione del tempo. Per convenzione internazionale si fa riferimento ad una “pressione normale” che è definita: “la pressione esercitata, al livello del mare, alla 116 Modulo TRE temperatura di O°C e alla latitudine di 45°, da una colonna di Mercurio (Hg) della sezione di 1 cm, alta 760 mm, che equivale a 1.013 millibar”. 1cumidità e nebbia L’umidità dell’aria è dovuta alla presenza, variabile, del vapore acqueo prodotto dall’evaporazione delle superfici liquide della terra, per azione della radiazione solare. La quantità di umidità che l’aria può contenere dipende dalle condizioni di temperatura e pressione del momento. L’umidità aumenta con la temperatura, e per ogni temperatura esiste un “punto di saturazione” o “punto di rugiada”. Se, in linea di massima, la temperatura della superficie marina o terrestre è inferiore al valore del punto di rugiada, il fenomeno della nebbia è probabile poiché l’aria che viene in contatto con la superficie, raffreddandosi, diventa satura. Nel caso contrario è abbastanza improbabile la formazione della nebbia. Se la condensazione interessa soltanto l’aria a diretto contatto con il suolo, si ha la formazione di rugiada (o brina se la temperatura è inferiore a 0°). 1dvento Il vento è uno spostamento d’aria che si muove da una zona di alta pressione verso una zona di bassa pressione. Questo spostamento, a causa della rotazione terrestre, non è rettilineo ma è deviato per la forza di Coriolis verso destra nell’emisfero boreale, e verso sinistra nell’emisfero australe. Nel nostro emisfero: negli anticicloni, l’aria tende a passare dal centro alla periferia, e, deviata verso destra, gira in senso orario. nelle depressioni, l’aria tende a passare dalla periferia verso il centro, e, deviata verso destra, gira in senso antiorario. Caratteri distintivi del vento sono: • Velocità: espressa in km/h. Ma più spesso in nodi (miglia/orarie = M/h). 117 open water diver • Forza: espressa nella scala della forza del vento o scala Beaufort (da 0=calma a 12=uragano). • Direzione: secondo i punti cardinali (il vento proviene da…, il mare va verso…) • Fetch: distanza lungo la quale il vento soffia sulla superficie marina senza incontrare ostacoli. 1e brezze Le brezze sono movimenti locali e orizzontali dell’aria, di moderata intensità. Sono tipiche del bel tempo e della bella stagione, quando le differenze termiche tra acqua e terra sono accentuate da una forte insolazione. Sono distinte in brezze di mare e brezze di terra. Quando il calore della terra si trasmette all’aria questa, riscaldandosi, si solleva e l’aria che si trova sul mare (più fredda) tende, spostandosi dal mare verso la terra, a colmare la conseguente depressione sulla costa (brezza di mare). La brezza di mare inizia circa alle 10 del mattino e raggiunge il massimo tra le 13 e le 15 diminuendo lentamente fino ad annullarsi al tramonto (calma di vento). L’aria calda ascendente trasporta vapore acqueo che si condensa in quota dando luogo a formazioni nuvolose chiamate cumuli (cumuli di bel tempo) che indicano anche a chi proviene dal largo la presenza di un’ isola o della costa. La situazione si capovolge al calar della notte, quando la terra si raffredda più rapidamente del mare. Si avrà il fenomeno inverso (brezza di terra), con foschia sul mare e cielo limpido sulla costa. 118 Modulo TRE 1f Mare Lo stato del mare è determinato dal vento che incide sulla superficie marina. Il vento solleva una serie di onde che si propagano nella direzione del vento e che si ingrossano con il persistere della sua azione. Una volta formate, le onde proseguono anche al di fuori della zona d’influenza del vento che le ha generate. Le onde sollevate dal vento che soffia nella stessa zona si dicono onde vive (mare vivo), mentre quelle che provengono da altre zone sono dette onde morte o lunghe (mare morto o lungo). Con il termine di stato del mare s’intende lo stato d’agitazione della superficie del mare dovuto alla combinazione di mare vivo e mare lungo. Lo stato del mare è espresso dalla “Scala descrittiva dello stato del mare” o “Scala Douglas”. 1g Maree Con il termine “Marea” si definisce l’oscillazione del livello del mare causata dall’attrazione gravitazionale combinata del sole e della luna. Questa attrazione produce sulla massa acquea della terra una deformazione periodica e regolare che nell’arco di 24 ore e 50 minuti, corrispondente al giorno lunare, si manifesta con due innalzamenti (flusso o alta marea) e due abbassamenti (riflusso o bassa marea) del livello del mare lungo le coste. 1hcorrenti L’onda che frange torna indietro verso il largo creando il “riflusso. La corrente è una massa di acqua marina con direzione diversa rispetto all’acqua che la circonda, e dalla quale si differenzia per densità, salinità, temperatura o colore. La rotazione della terra genera correnti che sono in genere prevedibili, ma vortici e correnti contrarie possono determinare cambiamenti di direzione a livello locale. 119 open water diver La rotazione terrestre, per la forza di Coriolis, agisce sulle correnti che si muovono a velocità differenti a seconda della latitudine. Nell’emisfero settentrionale i flussi d’acqua riducono la loro velocità al crescere della latitudine subendo una deviazione verso est (vanno in senso orario). Mentre nell’emisfero meridionale, sotto l’equatore, subiranno una deviazione verso ovest (vanno in senso antiorario). Questo movimento tende quindi a variare la direzione delle correnti, smuovendo l’intera massa d’acqua terrestre. La corrente di risalita o “upwelling”, è il risultato di una corrente di riflusso che va dalla costa verso il largo causata da venti che soffiano da terra, e che spingono l’acqua superficiale verso fuori. Lo spostamento delle acque superficiali verso il largo determina la risalita delle acque profonde che risalgono per sostituirle. Il movimento rende l’acqua che arriva dal fondo più trasparente, determinando buone condizioni di immersioni però in acque decisamente fredde. Le onde frangono quando l’altezza del fondo e minore dell’altezza dell’onda. La presenza di secche, relitti, o reef corallini determinano un innalzamento del fondale che causa i “frangenti”. In acqua poco profonda l’onda frange perché la parte inferiore batte sul fondo, rallenta e scarica l’energia sulla spiaggia, determinando la “risacca” 120 Modulo TRE 2immersione dalla barca in questo modulo parleremo di: • 2a Immersione dalla barca • 2b Immersione in presenza di correnti 2a immersione dalla barca Immergersi con una barca d’appoggio consente di raggiungere siti inaccessibili da terra ed evitare lunghe camminate con l’attrezzatura sulle spalle su sabbia, scogli o, in particolari mete, sulla barriera corallina. Tra l’altro, trovandosi su un mezzo nautico, se le condizioni meteo del luogo prescelto sconsigliano l’immersione è possibile recarsi in un altro luogo. In alcune zone il solo sistema di accesso consentito alle aree d’immersione, è esclusivamente il mezzo nautico di un diving autorizzato. Le imbarcazioni hanno una loro terminologia specifica e un nome tecnico per ogni attrezzo. 121 open water diver Conoscere i termini più comuni, oltre che essere divertente, può aiutare i subacquei a comunicare più facilmente con l’equipaggio della barca d’appoggio. Stando in piedi al centro di un’imbarcazione con lo sguardo rivolto verso la sua parte anteriore, la dritta è la parte destra, definita anche “destra” e l’opposto è la “sinistra”. La prua è la parte anteriore e la poppa quella posteriore. Il lato di “sopravento” della barca è quello rivolto al vento, quello opposto, al riparo, si chiama “sottovento”. Nella barca, i letti sono chiamati “cuccette” e la cucina “cambusa”, vi sono poi scalette che conducono sotto il ponte, boccaporti, passaggi e parapetti (le sponde esterne del ponte). Programmando un’escursione subacquea con una barca, occorre preparare per tempo tutta l’attrezzatura necessaria. È sempre bene informare qualche amico o parente della nostra intenzione di uscire con una barca, specificando il nome dell’imbarcazione, l’orario di partenza e la località di destinazione. La preparazione personale, tende, generalmente, a salvaguardare gli effetti del “mal di mare”. L’attrezzatura deve essere pronta all’uso nel momento del bisogno, questo significa che non si deve salire in barca con gli erogatori ancora da assemblare, se le dimensioni della barca non consentono di farlo a bordo. Fondamentale anche il ruolo del “kit salva-immersione” contenente le parti di ricambio più soggette a rottura. Briefing:letteralmente “brevi istruzioni”, è una spiegazione generale iniziale, tenuto in genere dalla guida prima dell’immersione, che ha lo scopo di chiarire ed illustrare le attività che verranno intraprese ed è da ascoltare sempre con molta attenzione. 122 La marcatura della propria attrezzatura permette invece di poterla facilmente riconoscere. Al momento della preparazione, riporre l’attrezzatura nella borsa da sub in ordine inverso rispetto al momento dell’utilizzo. Quando ci s’immerge da una barca, è opportuno arrivare almeno mezz’ora prima della partenza, o comunque puntualmente se l’orario è stato concordato con il comandante, per avere il tempo di controllare con Modulo TRE l’equipaggio che tutto sia in regola, di compilare i documenti necessari, di trovare un posto dove assemblare e riporre l’attrezzatura. Una volta a bordo, se richiesto, riporre le scarpe nell’apposito scomparto e chiedere dove e come sistemare l’attrezzatura. Sulle barche l’attività è sempre frenetica: un pozzetto disordinato non è solo un posto dove è difficile lavorare e muoversi, ma anche un rischio dal punto di vista della sicurezza. Per questo, molto spesso, l’equipaggio consegna delle sacche a rete che servono a contenere l’attrezzatura. Terminato il “briefing”, ci si può preparare per l’immersione. Quando ci si trova su una barca che beccheggia (la barca si impunta e ritorna indietro come il movimento del becco di un uccello), o rolla (la barca ondeggia alternativamente a destra e a sinistra ruotando sul suo asse longitudinale con un movimento che ricorda un’amaca), è facile perdere l’equilibrio, indossare quindi l’attrezzatura con calma e prudenza e calzare le pinne e la maschera soltanto prima di entrare in acqua. Una volta in acqua, è obbligatorio dare il segnale di OK all’equipaggio o alla guida e poi farsi passare l’attrezzatura accessoria (macchina fotografica, videocamera, torcia subacquea, ecc.). A fine immersione, le pinne vanno tolte solo quando si è saldamente tenuti alla scaletta: se si venisse allontanati dalla corrente, senza pinne si avrebbero delle serie difficoltà a tornare indietro. Una volta a bordo, liberare velocemente il pozzetto dalla propria attrezzatura, riponendola negli appositi spazi, per non intralciare la risalita degli altri sub. 2bimmersioni in presenza di correnti Se si effettuano immersioni in presenza di correnti, è necessario disporre di conoscenze tecniche adeguate per nuotare senza andare incontro all’affaticamento. Ci si può stancare anche quando si nuota contro una corrente di lieve intensità, e appena si apprezza lo sforzo fisico l’aria si consumerà più in fretta. 123 open water diver In presenza di corrente, durante la discesa e la risalita, è consigliabile usare come riferimento una cima o la catena dell’ancora. Quando ci si immerge da una barca in presenza di corrente, è necessario sempre iniziare l’immersione nuotando lentamente controcorrente, e mantenere un ritmo respiratorio lento e costante. Al termine dell’immersione la corrente stessa agevolerà il ritorno. Se si iniziasse con la corrente a favore ci si allontanerebbe in modo rapido dalla barca e al ritorno, sarebbe notevole la fatica per raggiungere la cima di risalita, considerando anche la scorta d’aria ormai ridotta. In immersione per nuotare contro una lieve corrente è più facile e meno faticoso mantenersi sul fondo dove il flusso è meno intenso rispetto alla superficie. In caso di corrente particolarmente intensa, le sporgenze delle rocce daranno la possibilità di afferrarsi temporaneamente per riposare. Il contatto con il fondo inoltre consentirà di utilizzare le braccia per facilitare l’avanzamento nei tratti di grande difficoltà. In presenza di corrente è indicato navigare il più possibile vicino al fondo che, essendo di struttura irregolare, ne diminuisce l’intensità. ” Se in superficie si viene trascinati dalla corrente oltre il punto d’emersione, si può provare a nuotare perpendicolarmente alla direzione del flusso d’acqua, ci si potrà così sottrarre e spostare più facilmente verso il largo, per poi tornare indietro in direzione del punto d’emersione. Nel caso di particolare affaticamento in superficie, è opportuno assumere un assetto positivo, eliminare la zavorra e/o qualsiasi peso superfluo, segnalare alla barca di essere in difficoltà con un fischietto e/o agitando le braccia, e attendere assistenza. La regola generale è sempre quella di interrompere l’immersione e cambiare programma nel caso si incontrassero correnti e difficoltà superiori alle proprie capacità. 124 Modulo TRE 3 gestione dei problemi in questo modulo parleremo di: • • • • • • 3a 3b 3c 3d 3e 3f Perdita del compagno Fine aria Mal di mare Crampi muscolari Aggrovigliamenti Risalite d’emergenza 3a perdita del compagno Durante l’immersione, se la coppia rimane a distanza ragionevole e si scambia frequenti segnali e informazioni, è difficile che i compagni si possano separare al punto di perdersi. Tuttavia, nella rara eventualità di perdere di vista il compagno a causa, ad esempio, di scarsa visibilità, senza drammatizzare seguire con calma quel che è previsto dagli standard: ruotare lentamente su se stessi di un giro completo, cercare il compagno per non più di un minuto, quindi iniziare la risalita seguendo le procedure di sicurezza. Giunti in superficie attendere per un altro minuto. Il compagno seguendo la stessa procedura non tarderà a riemergere. Interrotta comunque l’immersione, non è reimmergersi, ma iniziare l’itinerario di rientro, consigliabile Cercare il compagno per un minuto. Se si sospetta che il compagno disperso sia in pericolo, bisogna riemergere, nel minor tempo possibile, per chiedere aiuto, rispettando tuttavia tutti i parametri previsti dalla sicurezza. 125 open water diver 3bfine aria L’esaurimento della scorta d’aria durante un’immersione programmata, salvo particolari circostanze, è un evento abbastanza raro. Infatti, se le condizioni meteo marine consentono un’immersione tranquilla, determinata la profondità massima da raggiungere, fissato il tempo di fondo e il tempo di immersione, controllando spesso il manometro, valutata la temperatura dell’acqua e usando un’adeguata protezione termica unitamente ad una corretta attrezzatura, è improbabile incorrere in un’emergenza per esaurimento dell’aria. Tuttavia, nell’eventualità di un problema con la fonte d’aria, la prima cosa da fare è fermarsi, capire cosa sta realmente accadendo e agire di conseguenza mantenendo la calma. Talvolta la sensazione di mancanza d’aria è dovuta all’affaticamento. È però possibile che realmente la difficoltà respiratoria sia determinata da altri fattori quali apertura non completa del rubinetto della bombola o malfunzionamento del secondo stadio dell’erogatore. Se il rubinetto non è stato completamente aperto al momento del controllo di coppia, sarà sufficiente iniziare a respirare dalla fonte d’aria alternativa del compagno e provvedere alla completa apertura del rubinetto. Riveste sempre massima importanza mantenere il compagno a distanza ravvicinata. Nel caso di un malfunzionamento degli erogatori, bisogna, recuperare la fonte d’aria alternativa del compagno, interrompere l’immersione e riemergere seguendo le previste procedure della risalita in coppia, come indicato nelle prossime pagine. 3cmal di mare Tutti coloro che vanno per mare prima o poi hanno sperimentato gli effetti del “mal di mare”. Il mal di mare, o chinetosi, compare quando l’alternarsi di un movimento stimola in maniera continuativa il Sistema Nervoso Centrale e le strutture dell’orecchio interno. 126 Modulo TRE La sintomatologia si manifesta con nausea, vomito, sensazioni di vertigini, sudorazione intensa, pallore e una generale sensazione di disagio. Per evitare il mal di mare, alcuni consigli, assolutamente soggettivi, possono essere: prima di mollare gli ormeggi assumere un alimento secco come i crackers, evitare il latte, le bevande alcoliche o gassate e non ingerire alimenti piccanti o ricchi di grassi immediatamente prima e durante il viaggio. Se si soffre il mare è preferibile sostare all’aria aperta, al centro dell’imbarcazione focalizzando lo sguardo verso un punto fisso preciso e lontano. In assenza di riferimenti visibili, rivolgere lo sguardo verso l’orizzonte. Per la prevenzione ed il trattamento del mal di mare esistono varie risoluzioni terapeutiche. Evitare di improvvisare e chiedere consiglio al proprio medico per l’uso di sostanze farmaceutiche. Se si è costretti ad assumere farmaci, è prudente rinunciare all’immersione. 3dcrampi muscolari I crampi sono contrazioni muscolari improvvisi e spasmodiche di uno o più muscoli. Il soggetto presenta un dolore improvviso, localizzato al muscolo colpito, che appare contratto e rigido. I crampi sono causati principalmente da un’insufficiente ossigenazione del muscolo come conseguenza di una cattiva respirazione o dalla perdita di liquidi e sali minerali. Il muscolo affetto da crampo si contrae in modo spastico, diminuendo ulteriormente il flusso di sangue e di apporto di ossigeno, peggiorando la situazione dell’area colpita. I crampi possono anche essere causati da traumi fisici, o determinarsi in conseguenza di uno sforzo prolungato o imprevisto. 127 open water diver I crampi muscolari in immersione insorgono per varie cause e si localizzano generalmente al polpaccio, al bicipite femorale ed ai muscoli metatarsali (muscoli della pianta dei piedi). La causa principale si individua in un eccessivo esercizio muscolare dovuto a pinne non adeguate, tipico il crampo al piede se si adottano pinne a scarpetta, o il crampo al polpaccio con le pinne a cinghiolo. Anche l’abbassamento della temperatura degli arti dovuto all’immersione in acqua fredda, e una carenza di sali minerali e di liquidi sono concause dell’insorgenza dei crampi. Per evitare di arrivare al fastidioso crampo muscolare è bene essere ben idratati, ed è consigliabile prima dell’immersione sorseggiare acqua, a piccole dosi, meglio se con l’aggiunta di sali minerali solubili. In acqua può essere sufficiente prestare attenzione a fitte preliminari, e variare spesso lo stile della pinneggiata. Se malgrado ciò dovesse sopravvenire un crampo, occorre stirare il muscolo, ad esempio tirando verso di se la punta della pinna ed eseguire un massaggio. Superata la fase acuta del crampo, riprendere l’immersione eseguendo un pinneggiamento leggero e poco ampio ed evitando sforzi o movimenti inconsueti. Il dolore si estingue spontaneamente in alcuni minuti. 3eaggrovigliamenti Durante un’immersione in caso di scarsa visibilità, o in immersione notturna, il sub, anche se esperto, può rimanere impigliato in cime abbandonate, nelle lenze o nelle reti utilizzate per la pesca. Queste situazioni possono talvolta mettere in difficoltà e anche condurre al panico, inducendo il sub a comportamenti assolutamente sconsiderati e irrazionali. Quando si deve affrontare un problema di questo tipo occorre fermarsi, pensare e risolverlo con calma. I problemi subacquei si devono risolvere sott’acqua nella misura in cui si presentano, raramente possono essere risolti in superficie. 128 Modulo TRE La pratica nel togliere e rimettere sott’acqua i vari componenti dell’attrezzatura risolverà molti di questi inconvenienti. Anche l’adeguato equipaggiamento è un fattore importante, a volte una torcia e un buon coltello servono a risolvere la situazione senza interventi esterni. 3frisalite d’emergenza • Risalita in coppia con la Fonte d’Aria Alternativa (FAA) del compagno Uno degli standard ISDA, che rispetta gli standard internazionali, prevede che parte integrante dell’attrezzatura subacquea debba essere l’octopus, ossia un secondo erogatore collegato tramite una frusta al primo stadio. L’ISDA comunque consiglia, quando si ha la disponibilità di una bombola biattacco, l’adozione di due primi stadi separati e autonomi, ognuno con un proprio erogatore. Alcuni sistemi, come fonte d’aria alternativa, adottano un piccolo erogatore integrato nel sistema di gonfiaggio del GAV. Come gia detto, altri sub come “alternativa” utilizzano una piccola bombola con erogatore incorporato (Spare Air), o una “Pony-Tank” (bombolino con erogatore separato da vincolare alla bombola principale). Ma queste un’unità compatte di fonti d’aria indipendenti, sono più elementi da auto soccorso che presidi d’emergenza in caso di fine aria del compagno. Il sub che si accorge di essere rimasto “senza aria”, segnalerà in modo chiaro e con l’apposito segnale al compagno, o al sub più vicino, la necessità di dovere ricevere aria. Si indirizzerà quindi verso la sua FAA (che dovrà trovarsi, secondo lo standard, vincolata al GAV al centro di un immaginario triangolo costruito tra il mento e la base del torace), e solo dopo averla staccata e rivolta verso la propria bocca potrà abbandonare il suo erogatore. Spurgato l’erogatore e ripristinata la regolare respirazione, bisogna stabilire un contatto fisico tra i due sub e iniziare la risalita. 129 open water diver Ognuno dei due sub, per impedire il loro allontanamento, e la conseguente perdita dell’erogatore che sarebbe strappato via dalla bocca del ricevente, afferrerà con la mano destra l’avambraccio destro del compagno, Il braccio sinistro dei due sarà proteso verso l’alto intento a scaricare il GAV agendo sul pulsante di spurgo del VIS. I due sub, guardandosi negli occhi inizieranno quindi la risalita in verticale verso la superficie, alla velocità di 10 metri al minuto, curando di guardare anche al di sopra del proprio compagno per individuare eventuali ostacoli. Se la riemersione è prevista lontano dalla barca occorre valutare l’opportunità di lanciare un siluro per segnalare la riemersione d’emergenza. • Risalita in coppia con respirazione a due Nel caso di esaurimento d’aria, lo standard prevede che bisogna ricorrere alla FAA del compagno, e interrompere l’immersione risalendo secondo procedura. È possibile tuttavia che la FAA non sia, per un qualche motivo, disponibile. Bisogna allora ricorrere alla cosiddetta “respirazione a due”: i compagni si passano lo stesso erogatore respirando in modo alterno. La procedura è molto semplice, a condizione di seguirla con attenzione, e ciò necessita di un minimo di allenamento effettuato durante un’esercitazione in acque basse. Il sub che concede l’aria gestisce l’erogatore. Con il palmo aperto della mano destra rivolto verso il proprio viso, il soccorritore afferra la frusta all’altezza dell’attacco dell’erogatore che tiene in bocca e, dopo avere effettuato due respiri profondi, gira il polso, e quindi l’erogatore, indirizzandolo verso la bocca del sub privo di aria. Afferrare la frusta all’attacco dell’erogatore è fondamentale per lasciare libera la calotta in modo da consentire al compagno di potere facilmente agire sul pulsante di spurgo dell’erogatore in caso di bisogno. Il soccorritore non deve consentire al compagno di prendere l’erogatore e deve essere sempre lui a gestirne i passaggi. 130 Modulo TRE Il sub soccorso, a sua volta, respirerà per due volte e lascerà spontaneamente l’erogatore che il soccorritore rivolgerà ancora verso la sua bocca, e così di seguito. Il sub rimasto senza aria afferra adesso con la mano destra lo spallaccio destro del GAV del soccorritore, e con la mano sinistra opererà sul VIS del suo corrugato per prepararsi a scaricare il GAV. Il soccorritore continuerà a gestire lo scambio dell’erogatore con la mano destra e con la sinistra terrà il proprio VIS verso l’alto per sgonfiare il suo GAV. Contestualmente si inizia la risalita in coppia e, tanto il soccorritore che il sub soccorso, poiché nello scambio dell’erogatore si tende istintivamente a trattenere l’aria piuttosto che espirarla, dovranno emettere piccole e continue bolle di espirazione, come dovranno fare ogni volta che lasciano l’erogatore. Il dover passare più volte l’erogatore velocemente, può determinare un minimo di apprensione, ma un costante allenamento anche di questo esercizio renderà la manovra facile ed efficiente. 131 open water diver Mantenere la calma e tenere sotto controllo l’emergenza, non lasciando mai la presa del compagno e guardandolo negli occhi. Appena in superficie gonfiare il proprio GAV e, gonfiare con l’aria residua della bombola o, in mancanza, a bocca quello del compagno fino a garantirgli una corretta spinta positiva. La respirazione in coppia dallo stesso erogatore era un tempo uno standard di emergenza per fornire aria al sub che ne rimaneva privo. Il sistema traeva motivo dal fatto che i pionieri della subacquea si immergevano con un solo erogatore e con bombole munite di “riserva d’aria” che occorreva aprire tramite una apposita leva. Talvolta la leva si innestava da sola facendo esaurire anzi tempo tutta l’aria della bombola, per cui il sub era costretto a ricorrere all’aria del compagno che però disponeva di un solo erogatore. Negli ultimi vent’anni questo metodo è stato man mano abbandonato e considerato sempre meno come valida opzione. L’Octopus e le fonti d’aria alternative hanno reso non necessaria la respirazione in coppia, anche perché è questa una manovra complessa che richiede pratica ed esperienza. • Risalita controllata d’emergenza pinneggiando Nella eventualità della reale situazione di esaurimento dell’aria, e qualora il compagno fosse troppo lontano per prestare la necessaria assistenza, bisogna riemergere in maniera autonoma. Gli standard prevedono due possibili alternative a secondo della profondità alla quale ci si trova. • Profondità inferiore ai -10 metri. È possibile effettuare una risalita d’emergenza controllata. Pinneggiare verso la superficie alla normale velocità di risalita ed espirare continuamente attraverso l’erogatore, senza toglierlo dalla bocca, emettendo il suono “aaah” per evitare di trattenere l’aria e rischiare la sovradistensione polmonare. L’erogatore non va rimosso dalla bocca poiché in risalita, al diminuire della pressione, è minore la richiesta d’aria, quindi sarà possibile recuperare qualche boccata d’aria, dal momento che la poca aria contenuta nella bombola potrà soddisfare la richiesta del sub. 132 Modulo TRE • Profondità superiore ai -10 metri. Se la profondità è superiore, può essere necessario sganciare il sistema di zavorra. Questa seconda modalità deve essere valutata caso per caso, e adottata solo se non si è sicuri di riuscire a raggiungere la superficie, mantenendo la zavorra, con una risalita controllata d’emergenza pinneggiando,. non trattenere mai l’aria durante la risalita 133 open water diver 4animali marini in questo modulo parleremo di: • • • • • • • • • • • 4a Squali 4b Murene 4c Barracuda 4d Scorpedini 4e Razze 4f Tracine 4g Coralli 4h Conchiglie e conidi 4i Celenterati 4l Serpenti di mare 4m Ricci di mare Durante le immersioni bisogna prestare la massima attenzione interagendo meno possibile col mondo sottomarino per evitare problemi dovute ad incontri con animali marini pericolosi, anche se la maggior parte degli animali marini è diffidente ed innocua. Di solito le lesioni che si possono riportare durante le immersioni non sono riconducibili ad attacchi di animali aggressivi, ma alla nostra distrazione. Conoscere il luogo dove ci si immerge può evitare incidenti. I problemi più comuni sono dovuti alle punture dei ricci o delle stelle marine, al contatto con razze o scorpenedi, e delle meduse (vive o morte), i tagli o le escoriazioni prodotte da coralli, cirripedi, molluschi e granchi. L’unico modo per evitare questi incidenti è quello di prendere un po’ di confidenza con l’ambiente circostante e di osservare attentamente quello a cui ci si avvicina. Una muta adeguata può proteggere in caso di contatto accidentale con coralli urticanti e con cirripedi. I cirripedi sono crostacei marini, come i “Lèpas Anatifèra”, presenti in tutti i mari. Si insediano normalmente sui residui di alghe in sospensione, strappate dalla loro originaria posizione, sulla chiglia delle navi o su oggetti in legno alla deriva. Si nutrono di plancton, prelevato filtrando l’acqua circostante con le appendici pennate estroflesse dal guscio. 134 Modulo TRE Se provocati, quasi tutti gli animali sono potenzialmente pericolosi, ma la frequenza degli incidenti causati da animali acquatici è estremamente bassa. Pochi accorgimenti sono sufficienti ad evitare incidenti di questo genere: rispettare sempre gli animali, osservare bene verso quale direzione ci si sta dirigendo e dove si poggiano le mani, mantenere un’andatura tranquilla, evitare di portare oggetti luccicanti e, soprattutto, evitare il contatto con animali sconosciuti. 4a squali Gli squali, godono da sempre di una cattiva reputazione dovuta a una presunta pericolosità. Ciò è vero solo in parte. Nella remota eventualità d’incontrare uno squalo che si muove in maniera aggressiva, bisogna, compatibilmente con lo stato d’animo del momento, mantenere la calma, scendere verso il fondo, fermarsi e attendere che se ne vada. Il più delle volte l’animale è solo di passaggio. Se invece rimane in zona, si può tentare di allontanarsi lentamente, rimanendo possibilmente vicino al fondo e, successivamente guadagnare la superficie. 4bmurene Le murene in genere attaccano solo quando si sentono minacciate. Esse hanno un notevole senso del territorio e agiscono solo per difendersi. Se si infila accidentalmente o imprudentemente la mano in una tana di murena e possibile essere attaccati. 135 open water diver 4cbarracuda Gli attacchi a subacquei da parte dei barracuda sono molto rari, molto più frequenti invece quelli a nuotatori. Il barracuda è attirato da oggetti luccicanti 4d scorpenidi Alla famiglia degli scorpenidi appartengono il pesce scorpione o scorfano, il pesce leone (Pterois) e il pesce pietra (Synanceia verrucosa). Il veleno è contenuto nelle spine delle branchie e delle pinne dorsali e la puntura di questi pesci è dolorosa, molto velenosa e in alcuni casi può anche provocare la morte. Il dolore e molto intenso e può durare per diversi giorni. I segni generali sono disturbi respiratori e cardiocircolatori fino all’insufficienza respiratoria ed al collasso. Rimuovere eventuali residui delle spine, disinfettare la parte colpita, ad esempio con acqua ossigenata, applicare calore immergendo la parte o fare degli impacchi con acqua molto calda in modo da disgregare le proteine termolabili che compongono il veleno. Ricoverare in ospedale. 136 Modulo TRE 4erazze Le razze possiedono una spina velenosa localizzata alla base della coda che può provocare ferite da lacerazione molto dolorose. I sintomi di una puntura di razza sono nausea, vomito, sudorazione, perdita di coscienza, depressione respiratoria, aritmie e arresto cardiaco. Rimuovere eventuali residui delle spine (la spina continua a rilasciare il veleno), disinfettare la parte colpita. Ricoverare in ospedale. 3ftracine Il veleno è nelle spine delle branchie e delle pinne dorsali. La tracina è un pesce molto aggressivo e punge anche da morto, per il suo veleno non esiste purtroppo antidoto. Applicare calore: immergere la parte colpita o fare degli impacchi con acqua molto calda in modo da disgregare le proteine termolabili che compongono il veleno. Disinfezione con prodotti adeguati. 3gcoralli Il contatto fisico con il mondo acquatico può risultare dannoso per il loro delicato equilibrio. I coralli sono costituiti da migliaia di microrganismi. 137 open water diver Forse sono pochi a sapere che occorrono anni per riparare il danno provocato dal semplice tocco di una mano, o dal leggero colpo di una pinna. Il corallo è spesso molto tagliente e le sue ferite si infettano facilmente e impiegano molto tempo per guarire. Alcune specie di corallo possono anche emettere nematocisti (organi urticanti che servono all’animale per difesa e per paralizzare le prede) o alcuni veleni molto potenti. Controllare l’emorragia, lavare la ferita con acqua ossigenata e rimuovere ogni residuo, coprire con una garza sterile. 4hconchiglie conidi Le conchiglie conidi sono dotate di una piccola proboscide che fuoriesce dalla estremità più stretta e dalla quale vengono sparati dardi velenosi. I segni e i sintomi della puntura di un conide sono: torpore e prurito nella zona colpita, difficoltà nella parola e nella deglutizione, disturbi visivi e respiratori, paralisi muscolare. Distendere il soggetto, bendare la parte colpita, porre la parte in posizione più bassa rispetto al cuore. 138 Modulo TRE 4icelenterati Appartengono ai Celenterati le meduse, le vespe di mare, gli anemoni di mare ed altri animali potenzialmente pericolosi per le loro punture. Le lesioni dovute al contatto sono provocate dai nematocisti, organi urticanti che si trovano nei tentacoli. Una buona prevenzione è quella di non toccare per nessun motivo i celenterati, siano essi vivi o morti, e indossare guanti e indumenti protettivi quando ci si immerge in acque dove essi abbondano. Rimuovere con una garza imbevuta di aceto ogni residuo di tentacolo con molta cautela e senza sfregare. Non usare né alcool, né acqua dolce. Applicare localmente anestetici, antistaminici, cortisonici. 4l serpenti di mare Questi particolari rettili possiedono uno dei veleni più potenti e letali tra gli animali del pianeta. Il loro veleno è anche 10 volte più tossico di quello del cobra. Il serpente di mare è comunque un animale molto timido, che tende a fuggire e attacca solo in estremi casi di autodifesa. Oltretutto la sua bocca è così piccola che ha difficoltà a mordere l’uomo: muta, guanti e calzari sono già più che sufficienti per proteggersi. I segni e i sintomi del morso del serpente di mare si manifestano con dolori e rigidità muscolare, sensazione di lingua ingrossata, paralisi progressiva, nausea e vomito, difficoltà nella parola e nella deglutizione, insufficienza respiratoria e possibile insufficienza renale. Distendere il soggetto, bendare la parte colpita, porre la parte in posizione più bassa rispetto al cuore. 139 open water diver 4mricci di mare Il riccio di mare è dotato di numerose spine che, a contatto con parti del corpo umano, possono causare intenso dolore locale. I segni e i sintomi sono parestesie, nausea, debolezza generalizzata e aritmie. I frammenti delle spine che rimangono nel corpo possono riassorbirsi e formare granulomi. In caso di puntura di riccio bisogna fare attenzione alle reazioni anafilattiche. Rimuovere le spine con cautela senza romperle. Lavare con aceto e acqua calda. 140 Modulo TRE 5 Esercizi Pratici in questo modulo parleremo di: • • • • • 5a 5b 5c 5d 5e Tecniche di discesa Assetto neutro-pivoting Respirazione da erogatore in continua Nuoto senza maschera Registrazione dell’immersione (log-book) 5atecniche di discesa Prima di iniziare la discesa sarà opportuno scambiare i segnali appropriati con il proprio compagno. I segnali ed i controlli indispensabili sono: • • • • • Segnale di OK per la discesa Prendere i riferimenti in superficie Scambio snorkel erogatore Verifica e annotazione del tempo sull’orologio Sgonfiaggio progressivo del GAV, e inizio compensazione Quando si inizia l’immersione non bisogna avere l’aspettativa di ritrovarsi immediatamente sul fondo. Per “scendere” correttamente è bene ricordare la sequenza della procedura di discesa. La posizione da assumere durante la discesa è con le pinne rivolte verso il basso, posizione che consente di controllare più agevolmente la velocità di discesa e l’assetto. Scendere di fronte al compagno permette ad entrambi un miglior controllo della situazione, ed evita immediate separazioni. Mantenere un costante contatto visivo con il compagno, renderà più semplice comunicare con lui. 141 open water diver Sgonfiare progressivamente il GAV, alzando bene il VIS al di sopra della testa, compensare continuamente e delicatamente senza forzare. La discesa deve essere effettuata lentamente, evitando interruzioni non necessarie, e la velocità deve comunque permettere di compensare agevolmente. Se la manovra di compensazione non sortisce successo, non forzare, ma risalire di poco e riprovare. Non arrivare mai a dover correggere il fastidio ai seni, ma cercare sempre di prevenirlo. Non muovere le braccia e le gambe cercando di agevolare la discesa, qualunque movimento in questa fase tenderà solo ad arrestare la discesa o addirittura a fare risalire. Rivolgere lo sguardo verso la superficie: spesso si crede di non scendere ma si è già 30-40 cm sotto il pelo dell’acqua: e si e gia negativi! Mantenere la posizione verticale fino a che si raggiungono tre o quattro metri, poi assumerne una semi orizzontale e continuare la fase di discesa. Iniziare ad immettere lentamente aria nel GAV fino ad ottenere l’assetto neutro. È basilare però che il sistema di zavorra sia perfettamente adeguato al subacqueo. Egli dovrà valutare la sua corretta “pesata” in funzione della muta, del tipo di bombola e dell’attrezzatura in generale. 5b ASSETTO NEUTRO – PIVOTING Durante l’ immersione è necessario avere costantemente il controllo del proprio assetto che, di norma, deve essere neutro. Il corretto controllo dell’assetto si ottiene solo con un costante allenamento. Un esercizio iniziale è il pivoting che consiste nel disporsi orizzontalmente sul fondo in assetto negativo (con il GAV sgonfio). 142 Modulo TRE Gonfiando parzialmente il GAV si dovrà ottenere un assetto tendente al positivo durante l’inspirazione, e ritornare negativo durante l’espirazione. La padronanza di questo esercizio consentirà durante le immersioni di tenere l’assetto voluto e controllare le variazioni di quota semplicemente con gli atti ventilatori. 5crespirazione da erogatore in continua Il sistema down-strem degli erogatori fa si che nel raro caso di un mal funzionamento, l’erogatore dia troppa aria e non troppo poca. In questi casi, per evitare danni dovuti dall’eccessivo flusso di aria, il boccaglio andrà tenuto a lato della bocca senza serrare le labbra e permettendo la fuoriuscita del flusso d’aria in eccesso. 143 open water diver 5dnuoto senza maschera In acqua fonda allagare totalmente la maschera, rimuoverla e tenerla saldamente in mano o posizionarla al braccio sinistro. Assumere un assetto neutro. Percorrere pinneggiando lentamente, almeno 15 metri. Fermarsi. Riposizionare correttamente la maschera sul viso facendo attenzione che l’alloggiamento per il naso sia rivolto verso il basso, e che capelli o il bordo del cappuccio non restino tra la fronte e la maschera. Svuotarla con il metodo descritto in precedenza. 5eregistrazione dell’immersione (log-book) Il libretto di immersione “Personal Dive Log” accompagna il subacqueo in tutte le sue immersioni. Il Dive Log è per il subacqueo quello che per i piloti è il libretto di volo, e per i comandanti di navi il libro di bordo. Infatti è un diario sul quale sono riportati tutti i dati relativi alle immersioni svolte. Esso costituisce inoltre il passaporto di ogni subacqueo: molti operatori della subacquea possono richiedere, per vari motivi, di visionare il Dive Log del subacqueo per considerare la sua esperienza ed i suoi trascorsi subacquei. Infatti nel libretto di immersione sono di norma riportati i dati inerenti le singole immersioni quali la data, il luogo, la profondità raggiunta, il tempo di immersione, eventuali tappe 144 Modulo TRE di decompressione di emergenza, le condizioni meteomarine, il compagno d’immersione, le curiosità, i commenti, la scorta d’aria iniziale e finale, il tipo di attrezzatura usata, e tutte quelle notizie che potranno tornare utili dovendo consultare, a distanza di tempo, le singole schede per ricordare i luoghi, o per raffrontare attitudini e modalità di immersioni diverse. Riveste primaria importanza che i dati dell’immersione annotati dal subacqueo siano contestualmente validati e siglati dal timbro dell’istruttore o della guida autorizzata, o del diving con il quale si è effettuata l’immersione. Tra l’altro il libretto di immersione regolarmente compilato con i dati di tutte le immersioni effettuate e convalidate, e un numero prefissato di immersioni è spesso richiesto come prerequisito per attività particolari, e costituisce una prerogativa necessaria per conseguire determinati livelli di brevetto, o più semplicemente per effettuare immersioni particolarmente impegnative. 145 open water diver 146 Modulo TRE QUIZ MODULO TRE 1. Onde che frangono al largo indicano: a. b. c. la presenza di un reef una corrente un alto fondale 2. In presenza di una corrente moderata l’immersione dovrebbe essere iniziata: a. b. c. contro la corrente in favore di corrente perpendicolarmente alla corrente 3. Per iniziare correttamente la discesa è importante: a. b. c. effettuare una capovolta aggrapparsi alla cima dell’ancora per vincere l’assetto positivo scaricare il GAV e compensare 4. Se durante un’immersione si perde di vista il compagno si deve: a. b. c. risalire immediatamente ricercarlo per un minuto e quindi risalire attendere che ci raggiunga 5. Qualora si verificasse un crampo al polpaccio si dovrà: a. b. c. calciare con forza in avanti afferrare la punta della pinna e distende la gamba fermarsi ed attendere che passi 147 open water diver QUIZ MODULO TRE 6. Nel caso che il subacqueo rimanesse impigliato dovrà: a. b. c. attendere che il compagno lo venga a liberare con calma liberarsi da solo con l’aiuto del coltello gonfiare il GAV per liberarsi di forza 7. Nel caso di un esaurimento dell’aria il subacqueo dovrà: a. b. c. respirare dalla propria fonte d’aria alternativa respirare dalla fonte d’aria alternativa del compagno effettuare una risalita di emergenza gonfiando il GAV 8. Dovendo effettuare una risalita di emergenza nuotando sarà necessario: a. b. c. liberarsi dalla cintura dei pesi risalire pinneggiando normalmente ed emettendo un suono aaaaah effettuare una risalita di emergenza gonfiando il GAV 9. Incontrando sott’acqua un animale sconosciuto sarà opportuno: a. b. c. avvicinarsi con cautela per effettuarne l’identificazione allontanarsi velocemente allontanarsi con cautela senza spaventarlo 10. In barca la prua è: a. b. c. la parte anteriore la parte posteriore la parte inferiore Dichiarazione dell’allievo subacqueo Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori. 148 Nome e Cognome..............................................................data..........................firma....................................... Modulo TRE SEQuenza degli esercizi acque confinate TRE briefing preparazione dell’attrezzatura Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore. controllo di sicurezza preimmersione Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora) verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale. entrata in acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. pesata d’assetto Controllo e regolazione della pesata. nuoto senza maschera In acqua fonda allagare totalmente la maschera, rimuoverla, e percorrere almeno 15 metri. Quindi riposizionare e svuotare la maschera. respirazione in coppia con fonte d’aria alternativa (da fermi) In acqua fonda simulare l’esaurimento dell’aria, segnalare la mancanza e la richiesta d’aria. Il ricevente dovrà localizzare, prendere e respirare dalla FAA del compagno, mantenendo il contatto tenendosi reciprocamente con la mano destra. Eseguito l’esercizio, scambiare i ruoli. risalita in coppia con fonte d’aria alternativa (scambio dei ruoli) Terminato l’esercizio precedente effettuare una risalita controllandone la velocità tramite lo scarico progressivo del GAV. 149 open water diver risalita d’emergenza pinneggiando Simulando l’esaurimento dell’aria, iniziare orizzontalmente una pinneggiata, per almeno nove metri, mantenendo tutta l’attrezzatura in posizione, protendendo il braccio destro sopra la testa, il braccio sinistro sullo scarico del GAV, e mantenendo una velocità regolare senza abbandonare l’erogatore ed emettendo un suono continuo (aaaaaah). Quindi rieffettuarla in diagonale fino alla superficie. Appena raggiunta assumere l’assetto positivo e gonfiare il GAV a bocca. assetto neutro e pivoting Scaricare completamente il GAV, assumere la posizione prona, immettere piccole quantità d’aria e, regolando la respirazione, compiere movimenti a pendolo risalendo e discendendo, facendo perno sulla punta delle pinne. respirazione da erogatore in continua (30 secondi) In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo premere il pulsante di spurgo dell’erogatore simulando l’erogazione in continua. Il boccaglio andrà tenuto a lato della bocca senza serrare le labbra e permettendo la fuoriuscita del flusso d’aria in eccesso. uscita dall’acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. smontaggio e cura dell’attrezzatura Agire in modo autonomo sotto la supervisione dell’istruttore. debriefing 150 Modulo TRE Sequenza acque libere UNO e DUE 151 open water diver SEQuenza acque libere uno briefing preparazione dell’attrezzatura controllo di sicurezza preimmersione entrata in acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. controllo pesata Controllare la propria pesata ed adattarla alle eventuali nuove condizioni ambientali ed in funzione dell’attrezzatura indossata. discesa controllata con riferimento Effettuare la discesa in coppia lungo la cima del pallone o dell’ancora, compensando progressivamente. svuotamento della maschera parzialmente allagata RECUPERO E SVUOTAMENTO DELL’EROGATORE ASSETTO NEUTRO E PIVOTING (con il VIS) PERCORSO SUBACQUEO Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di esperienza. RISALITA CON RIFERIMENTO Effettuare la risalita in coppia lungo la cima del pallone o dell’ancora, mantenendo la prevista velocità di non più di 10 metri al minuto USCITA DALL’ACQUA A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA debriefing REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book) 152 Modulo TRE SEQuenza acque libere due briefing preparazione dell’attrezzatura controllo di sicurezza preimmersione entrata in acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. discesa controllata con riferimento Effettuare la discesa in coppia lungo la cima del pallone o dell’ancora, compensando progressivamente. ASSETTO NEUTRO E PIVOTING (a bocca) svuotamento della maschera totalmente allagata rimozione dei crampi Risalita in coppia con fonte d’aria alternativa (scambio dei ruoli) PERCORSO SUBACQUEO Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di esperienza. USCITA DALL’ACQUA A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA debriefing REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book) 153 open water diver 154 04 Modulo QUATTRO 1 - Effetti fisici dell’immersione 2 - QUIZ 3 - Esercizi pratici 4 - Sequenza Acque Confinate QUATTRO open water diver 1effetti fisici dell’immersione in questo modulo parleremo di: • • • • • • 1a 1b 1c 1d 1e 1f Composizione dell’aria Tossicità dell’ossigeno Tossicità da aria contaminata Azoto e narcosi Malattia da decompressione EGA 1acomposizione dell’aria L’Aria che respiriamo è, dal punto di vista fisico, un gas, o meglio, una miscela di gas. L’aria secca, al suolo, è composta da Azoto circa per il 78%, da Ossigeno per il 21%, e per il restante 1% da altri componenti minori (idrogeno, anidride carbonica, ozono, elio, argon, etc). L’aria, normalmente respirata a livello del mare, viene da noi inalata alla pressione di UN bar. Sappiamo che quando ci immergiamo, all’aumentare della profondità aumenta la pressione, e l’aria che respiriamo dalla bombola la inaleremo a pressione direttamente proporzionale alla profondità. Quindi, per esempio, a -10 metri respireremo aria a DUE bar. Ma abbiamo detto che l’aria è una miscela di gas, quindi, di fatto, respireremo a DUE bar i singoli gas che compongono l’aria. Possiamo allora comprendere un’altra legge dei gas che riguarda da vicino la subacquea: la legge di Dalton sulle pressioni parziali. L’enunciato dice: “la pressione totale di una miscela di gas, è uguale alla somma delle singole pressioni parziali dei gas che compongono la miscela”. In altre parole, durante l’immersione, inaleremo l’azoto, l’ossigeno, e gli altri gas, ognuno secondo la propria percentuale, ad una pressione direttamente proporzionale alla profondità. 156 Modulo quattro 1btossicità dell’ossigeno Il contenuto delle bombole degli autorespiratori subacquei “ARA” è aria. La stessa aria che respiriamo normalmente e che viene “compressa” dentro la bombola. L’aria è una miscela di gas che, come sappiamo, contiene anche ossigeno. L’ossigeno è però un gas che, se respirato allo stato puro, può determinare disturbi all’organismo. Nell’attività subacquea, respirando aria e rispettando tempi e profondità, è improbabile attendersi effetti dannosi da parte dell’ossigeno. Tuttavia superando le profondità consentite dai limiti delle immersioni ricreative, la percentuale dell’ossigeno presente nell’aria può dar luogo ad una sintomatologia riconducibile ad uno stato di tossicità. La pressione parziale limite consentita per la respirazione dell’ossigeno in profondità è di 1,4/1,6 bar. Ciò significa, per la legge di Dalton sulle pressioni parziali dei gas, che per inalare ossigeno a tale pressione bisogna raggiungere la profondità di -60 metri (7 bar), ben al di là dei limiti consentiti non solo dalle tabelle di immersione e dalla subacquea ricreativa, ma anche dalle norme di prudenza e sicurezza. Per raggiungere tali profondità occorrono materiali e attrezzature dedicate, miscele respiratorie e nozioni tecniche che si acquisiscono solo con particolari corsi di specialità. 157 open water diver 1ctossicità da aria contaminata L’aria immessa nelle bombole subacquee, dagli appositi compressori nelle stazioni di ricarica autorizzate, è filtrata, asciutta e pulita. Nella stragrande maggioranza dei casi è così. È possibile tuttavia che una inadeguata manutenzione del compressore, o un suo malfunzionamento possa determinare il transito accidentale di elementi inquinanti all’interno delle bombole, soprattutto vapori di olio o monossido di carbonio. Di norma, ci si accorge che una bombola è stata caricata con dell’aria contaminata perché questa ha un odore e un sapore sgradevole. Ma può accadere anche il contrario, l’aria pur essendo inquinata potrebbe essere inodore e insapore. Ciò accade soprattutto quando è solo il monossido di carbonio a “passare” nella bombola. Questo può accadere per un malfunzionamento del compressore anche in presenza di filtri puliti. L’aria contaminata può quindi passare inosservata, ma manifestare i suoi effetti quando viene respirata in immersione. Il subacqueo accusa mal di testa, nausea, vertigini e può anche arrivare a perdere conoscenza. Un subacqueo che ha inalato aria contaminata da ossido di carbonio si riconosce facilmente perché il colorito delle sue mucose assume la classica tonalità del rosso ciliegia, che si evidenzia soprattutto sul letto ungueale, e all’interno delle labbra. A questo soggetto occorre fare respirare al più presto aria fresca e pulita e, se possibile, fargli inalare ossigeno. Se il compagno non accusa alcun sintomo, segno che la sua bombola è scevra da inquinamento, deve provvedere a fornire la sua aria al sub infortunato attraverso il secondo erogatore, e predisporsi per la risalita in coppia. 158 Modulo quattro 1dazoto e narcosi L’azoto è un gas incolore, inodore, insapore e inerte. Esso costituisce il 78% dell’aria. Il suo simbolo è “N” (dal latino Nitrogènum). L’Azoto non partecipa ad alcun processo respiratorio o metabolico del nostro organismo. Durante le immersioni subacquee l’azoto, all’aumentare della sua pressione parziale, forma con l’ossigeno “Protossido d’azoto” che è un composto narcotico. Il protossido d’azoto respirato a pressione in profondità, entra in contatto con le terminazioni sinaptiche del sistema nervoso e determina un effetto narcotico. Questo effetto dipende essenzialmente dalla eccessiva velocità di discesa, dalla profondità e dalla predisposizione fisica del sub. I sintomi compaiono in genere intorno ai -30 metri, ma talvolta possono manifestarsi a profondità minore se si è mantenuta una elevata velocità di discesa. Nessuno potenzialmente ne è immune, ed il grado di predisposizione può variare nello stesso soggetto da giorno a giorno e da immersione a immersione. I sintomi riconducibili a questi effetti prendono il nome di “Narcosi d’Azoto”. Questa sindrome si manifesta, con notevoli variazioni individuali, in chiari segni di torpore tipici della narcosi: atteggiamento negativo, movimenti lenti e impacciati, occhi aperti e sbarrati che però non vedono. La medesima forma può manifestarsi in modo tendenzialmente opposto: gli effetti, i segni e i sintomi sono del tutto simili a quelli di una blanda intossicazione alcolica. Il soggetto infatti appare euforico, con scarsa attenzione alla sicurezza e con minore capacità critica, per questo la narcosi prende anche il nome di “Effetto Martini” o “Ebbrezza da profondità”. L’una o l’altra sintomatologia sono facilmente contrastabili. 159 open water diver È sufficiente respirare l’azoto ad una pressione parziale minore, e per questo basta portarsi ad una quota di profondità minore, in genere sono sufficienti pochi metri. I sintomi scompaiono rapidamente, ma è opportuno, in ogni caso, interrompere l’immersione e risalire con calma. Se il tuo compagno dovesse manifestare qualcuno di questi segni aiutalo a risalire ad una profondità minore. La Narcosi di per sé non è pericolosa per l’organismo, ma la perdita della ragion critica che comporta può risultare pericolosa per l’immersione stessa. Se ci si sente affaticati o si apprezzano sintomi di vertigine, occorre fermarsi e risalire di qualche metro. Per prevenire la narcosi d’azoto, basta evitare le immersioni profonde, scendere lentamente respirando con calma, ad una velocità massima di 20 metri al minuto. 1emalattia da decompressione Vi siete mai chiesto come si produce una bevanda gasata, ossia come si riesce a introdurre e a mantenere il gas anidride carbonica, all’interno del liquido ? Per comprendere il semplice metodo di produzione dobbiamo prendere in considerazione un’altra legge dei gas, particolarmente importante, la legge di Henry che riguarda il comportamento di un gas quando viene a contatto con un liquido. La legge di Henry enuncia: “un gas, a contatto con un liquido e sottoposto a pressione, penetra nel liquido sciogliendosi in esso in modo direttamente proporzionale alla pressione a cui è sottoposto”. Basta fare fluire sulla superficie del liquido un determinato quantitativo di gas e, in ambiente chiuso, sottoporlo a pressione crescente. All’aumentare della pressione il gas penetrerà nel liquido e fintantoché sarà mantenuta la pressione, assumerà uno stato liquido mescolandosi con il liquido stesso. 160 Modulo quattro L’azoto se sottoposto a pressione segue, come tutti i gas, la stesse legge. Il nostro organismo, quando siamo in immersione e respiriamo aria compressa, si comporta esattamente come la bevanda gasata. Quando respiriamo azoto a pressione, questo gas viene in contatto con tutti i nostri tessuti che, come sappiamo, sono prevalentemente costituiti da acqua. Quando siamo in immersione respiriamo azoto a pressione tanto maggiore quanto più è la profondità. Conseguentemente più andremo in profondità più l’azoto sarà compresso su tutti i nostri tessuti sino a penetrare in essi, disciogliendosi, e restando disciolto fintantoché resteremo a quella profondità e quindi a quella pressione. Ovviamente più tempo persisteremo a tale profondità, sempre più azoto entrerà nei tessuti disciogliendosi fino a saturarli. Durante le fasi di risalita, abbiamo imparato che la pressione andrà diminuendo in ragione della minore profondità, quindi man mano che risaliamo sarà minore la pressione alla quale respireremo azoto, che quindi tenderà adesso a fuoriuscire dai tessuti e ad essere eliminato attraverso l’espirazione. Se la nostra risalita sarà graduale e lenta, l’azoto dalla forma liquida passerà a quella gassosa in microscopiche bolle, definite “bolle silenti” o “asintomatiche” che non danno nessun problema e vengono normalmente eliminate. Se prendiamo un bicchiere di una bibita gasata e senza agitarlo lo poggiamo su un tavolo e stiamo ad osservarlo, ci accorgeremo che il gas comincerà ad abbandonare gradualmente il liquido, fino a che la bibita non sarà “sgasata” 161 open water diver Se la nostra risalita dovesse risultare invece troppo veloce, l’azoto non farebbe in tempo a uscire dai tessuti e passare dallo stato liquido a quello gassoso. Ritornerebbe allo stato gassoso all’interno dello stesso tessuto dal quale non ha fatto in tempo a uscire, formando una “bolla ” di gas che resta prigioniera del tessuto stesso. Questa “bolla” prende il nome di “embolo”. E la malattia che determina si chiama “embolìa”. Nel nostro caso viene definita “embolìa del subacqueo ” o più tecnicamente “malattia da decompressione” o MDD propriamente detta, per il fatto che è causata da una veloce “decompressione”. Se agitiamo una bottiglia di bibita gasata e la depressurizziamo togliendo il tappo velocemente, il gas sciolto passando dallo stato liquido a quello gassoso, ingloba gocce di liquido, causando la violenta fuoriuscita del liquido e l’effetto schiumogeno L’ embolo, prigioniero nel tessuto, darà la sensazione, per esempio in un muscolo, come di un corpo estraneo determinando un movimento fastidioso. I sintomi sono caratterizzati da formicolio, intorpidimento, debolezza, dolori alle articolazioni, fino ad arrivare a conclamato torpore, paralisi e difficoltà respiratorie. Stessa sintomatologia si accuserà se le bolle, crescendo di volume ed aggregandosi, assumono una dimensione tale da bloccare l’afflusso di sangue, per esempio, in una arteriola di una articolazione causando dolore e difficoltà nei movimenti. Poiché quindi gli emboli si possono formare in organi e tessuti diversi, i sintomi sono correlati alla funzione che espleta l’organo o i tessuti. Oltre al tempo ed alla profondità ci sono da considerare altri fattori che possono causare o favorire l’embolìa, quali la stanchezza, la disidratazione, il freddo, l’eccessivo esercizio fisico durante e subito dopo l’immersione, malattie pregresse o in corso, l’obesità, il fumo, l’alcol, e comunque tutti i fattori che rappresentano limitazioni per tutte le attività sportive. La disidratazione è uno dei fattori predisponenti alla MDD. Per evitare i possibili rischi è bene mantenersi idratati prima e dopo l’immersione. 162 Modulo quattro Durante l’esercizio fisico, a causa dello sfregamento fra le superfici di tendini e muscoli, si possono produrre, per fenomeni di cavitazione, micronuclei gassosi che possono favorire il determinarsi di bolle gassose. Anche volare dopo le immersioni o andare in montagna può favorire l’insorgenza della MDD, perché sarebbe come “continuare a salire” e quindi a fare diminuire la pressione, e a favorire l’espandersi delle bolle, o il riaggregarsi di quelle in dissolvimento. I sintomi della MDD si manifestano in genere dai 10 minuti alle 12 ore successivi all’immersione, anche se le statistiche riportano la loro comparsa talvolta più tardiva. Le manifestazioni della MDD sono generalmente persistenti e, indipendentemente dalla loro intensità di fastidio o dolore, devono essere sempre considerate gravi. Bisogna immediatamente somministrare ossigeno medicale, e condurre il soggetto in idoneo ambiente ospedaliero. Il trattamento, soprattutto la somministrazione di ossigeno va effettuata precocemente al primo manifestarsi dei sintomi e immediatamente dopo l’emersione del sub. Più precoce sarà l’intervento, minori saranno i rischi di danni permanenti. La maggior parte degli incidenti subacquei riconducibili a MDD devono essere trattati “ricomprimendo” il subacqueo in apposite “camere iperbariche”. In nessun caso il subacqueo colpito da embolia deve essere riportato sott’acqua. Uno degli scopi immediati della terapia iperbarica è quello di ridurre la dimensione delle bolle. In camera iperbarica il sub verrà ricompresso, in modo da fare sciogliere di nuovo la bolla di azoto, e poi decompresso lentamente secondo procedure prestabilite e codificate da specifiche tabelle operative. A 5 bar, per esempio, una bolla è ridotta al 20 % del volume originale, ed al 60% della dimensione. Durante tutto il procedimento iperbarico al sub viene somministrato ossigeno puro, in ambiente controllato. 163 open water diver Il trattamento iperbarico richiede in genere molte ore, e resta improponibile mantenere il sub sott’acqua per pari tempo, anche perché la ricompressione richiede spesso contemporanee cure mediche, per cui il tentativo di risolvere il problema sott’acqua può solo determinare un aggravarsi del fenomeno. Per consentire all’azoto sciolto nei tessuti di fuoriuscire correttamente, senza aggregarsi in bolle ostruttive, bisogna “decomprimersi” lentamente, ossia risalire lentamente in modo che il rapporto “minore profondità/ minore pressione” sia tale da consentire una lenta formazione di microbolle in espansione. Questa velocità di risalita, come vedremo nello studio delle tabelle di immersione, deve essere di “non più di 10 metri al minuto”. Inoltre bisogna sempre fermarsi alla quota di -5 metri per almeno tre minuti, per effettuare la “sosta di sicurezza” . Durante la sosta le microbolle presenti nel corpo del sub, ancora sottoposte a pressione, hanno maggiore difficoltà ad aggregarsi e vengono eliminate in sicurezza attraverso i polmoni. La respirazione di ossigeno al 100% in una camera iperbarica pressurizzata, aumenta il gradiente di pressione parziale di azoto fra le bolle ed il sangue, ed accelera il loro riassorbimento. La respirazione di ossigeno a pressione, inoltre, aumenta l’apporto di ossigeno ai tessuti ipossici e sofferenti, che così possono mantenersi funzionanti fino a quando non viene ripristinato il flusso sanguigno normale. 1f EGA (Embolia Gassosa Arteriosa) Se un sub risale troppo rapidamente, o non espira durante la risalita, anche da profondità minime, l’aria intrappolata nei polmoni si espande e li può lacerare. Questo comporta il passaggio di gas, in forma di bolle, nel circolo arterioso. Le bolle circolanti possono provocare danni notevoli, bloccando il circolo cerebrale, quello cardiaco o di altri organi. Anche se la EGA è tipicamente provocata da risalite effettuate trattenendo il respiro, può anche essere la conseguenza di patologie polmonari, come la bronchite o l’asma, il fumo, o malformazioni anatomiche che possono facilitare l’intrappolamento di aria nei polmoni. Un sub colpito da EGA deve essere immediatamente stabilizzato in un Pronto Soccorso e ricompresso al più presto. A differenza dei sintomi della MDD i sintomi dell’EGA 164 Modulo quattro si manifestano immediatamente appena il subacqueo riemerge perché lo stesso accusa dolori al petto, tosse ed escreato ematico (emissione di saliva mista a sangue). Come abbiamo visto questa patologia è la più facile da prevenire ed evitare, semplicemente respirando sempre normalmente e non trattenendo mai il respiro. L’oti (Ossigeno Terapia Iperbarica) è il trattamento di elezione per tutte le Patologie Da Decompressione (PDD), sia per l’ Embolia Gassosa Arteriosa (EGA) che per la Malattia Da Decompressione (MDD). La distinzione fra queste due forme è possibile solo sulla base dei sintomi e delle manifestazioni cliniche. La MDD è conseguente alla formazione di bolle gassose nell’organismo, che bloccano la circolazione ed il trasporto di ossigeno ai diversi tessuti del corpo. La EGA è causata da bolle che penetrano nelle arterie attraverso lacerazioni del tessuto polmonare. Il trattamento di entrambe le forme inizia con la ricompressione, per ridurre la dimensione delle bolle e favorirne la dissoluzione. Non ci si deve immergere in APNEA dopo un’ immersione in ARA Dopo l’immersione, nei capillari polmonari sono intrappolate piccole bolle di azoto che in quella zona sono innocue e saranno lentamente eliminate. Una discesa in apnea, sottoponendo il corpo ad un aumento di pressione, determina una diminuzione del volume di queste bolle le quali possono superare il filtro polmonare e raggiungere altre zone dell’organismo. Quando si riemerge dalla discesa in apnea, anche a causa della velocità di risalita, le bolle riacquistano rapidamente il loro volume di partenza e possono bloccare la circolazione in vari tessuti (arteriole periferiche, cervello). 165 open water diver 166 Modulo quattro QUIZ MODULO QUATTRO 1. La composizione dell’aria è: a. b. c. 21% ossigeno e 78% azoto dipende dalla pressionee dipende dall’altitudine 2. Respirare alte pressioni parziali di ossigeno può: a. b. c. permettere maggior efficienza fisica prolungare il tempo di immersione causare disturbi all’organismo 3. Se il nostro compagno di immersione manifesta segni di narcosi d’azoto dovremo: a. b. c. farlo risalire gonfiandogli il GAV aiutarlo a risalire di qualche metro per riprendere il controllo attendere che gli passi 4. I fattori che possono favorire l’insorgenza di una malattia da decompressione sono: a. b. c. disidratazione eccessivo esercizio fisico in immersione entrambi 5. Al termine di ogni immersione si dovrà: a. b. c. fare una doccia calda per riscaldarsi effettuare una sosta di almeno tre minuti alla profondità di 5 metri salire rapidamente in barca con l’attrezzatura indossata 167 open water diver QUIZ MODULO QUATTRO 6. Per prevenire l’insorgenza di una malattia da decompressione si dovrà a. b. c. risalire alla velocità inferiore ai 20 metri al minuto risalire alla velocità inferiore ai 10 metri al minuto risalire gonfiando il GAV 7. I sintomi di una malattia da decompressione possono essere: a. b. c. dolore alle articolazioni prurito cutaneo entrambi 8. I fattori che possono determinare le possibilità di embolia gassosa arteriosa sono: a. b. c. disidratazione eccessivo esercizio fisico in immersione patologie polmonari 9. Durante la risalita si dovrà evitare di: a. b. c. pinneggiare con forza trattenere il fiato entrambe le cose 10. Effettuare un’immersione in apnea dopo una con ARA: a. b. c. aiuta ad eliminare l’azoto residuo aumenta le possibilità di insorgenza di malattia da decompressione permette maggiori tempi di apnea Dichiarazione dell’allievo subacqueo Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori. 168 Nome e Cognome..............................................................data..........................firma....................................... Modulo quattro 3 Esercizi pratici in questo modulo parleremo di: • • • • 3a 3b 3c 3d Togliere e rimettere i pesi sul fondo Togliere e rimettere il gruppo ARA sul fondo Togliere e rimettere pesi in superficie Togliere e rimettere il gruppo ARA in superficie 3a togliere e rimettere pesi sul fondo In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare la cintura dei pesi assicurandosi di non posarla sul fondo e di non abbandonarla. 3b togliere e rimettere il gruppo ara sul fondo In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare il gruppo ARA. 169 open water diver 3c togliere e rimettere pesi in superficie In assetto positivo togliere e riposizionare la cintura dei pesi. Controllare che nessuna parte dell’attrezzatura vi rimanga intrappolata sotto, e che la stessa non venga abbandonata. 3d togliere e rimettere il gruppo ara in superficie In assetto positivo togliere e riposizionare il gruppo ARA. 170 Modulo quattro SEQuenza degli esercizi acque confinate quattro briefing preparazione dell’attrezzatura Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore. controllo di sicurezza preimmersione Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora) verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale. entrata in acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. togliere e rimettere pesi sul fondo In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare la cintura dei pesi assicurandosi di non posarla sul fondo e di non abbandonarla. togliere e rimettere il gruppo ARA sul fondo In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare il gruppo ARA. togliere e rimettere pesi in superficie In assetto positivo togliere e riposizionare la cintura dei pesi. Controllare che nessuna parte dell’attrezzatura vi rimanga intrappolata sotto, e che la stessa non venga abbandonata. togliere e rimettere il gruppo ARA in superficie In assetto positivo togliere e riposizionare il gruppo ARA. Uscita dall’acqua A discrezione dell’istruttore, in funzione della logistica. smontaggio e cura dell’attrezzatura Agire in modo autonomo ma sotto la supervisione dell’istruttore. debriefing 171 open water diver 172 05 Modulo CINQUE 1 - Programmazione e gestione dell’immersione 2 - QUIZ 3 - Esercizi pratici 4 - Sequenza Acque Confinate CINQUE 5 - Sequenza Acque Libere TRE e QUATTRO open water diver 1 programmazione e gestione dell’immersione in questo modulo parleremo di: • • • • • 1a 1b 1c 1d 1e Tabelle d’immersione Uso della tabella Volare dopo l’immersione Immersioni in altitudine Uso del computer subacqueo 1atabelle d’immersione Come abbiamo appreso, quando, in immersione, respiriamo azoto a pressione, questo penetra nei nostri tessuti e si scioglie in essi. Alla fine di un’immersione avremo quindi all’interno dei nostri tessuti una quantità di azoto più alta del normale. Tuttavia il nostro organismo può tollerare, senza particolari problemi, un certo quantitativo di azoto in eccesso, senza necessariamente provocare MDD. Nel nostro organismo esistono tessuti di vario tipo, diversi per costituzione, densità, tipo di cellule, metabolismo. Distinguiamo infatti il tessuto ematico (il sangue è un tessuto), quello osseo, muscolare, nervoso, cutaneo, midollare, cerebrale, polmonare, cardiaco, etc. Ogni tessuto avendo costituzione e caratteristiche proprie, ha una diversa capacità e predisposizione ad assorbire e a rilasciare l’azoto. Proprio in funzione di questa predisposizione i tessuti si “saturano” , ossia si riempiono di azoto in modi e tempi diversi. Agli inizi del 1800 per potere effettuare lavori subacquei, (costruzioni di ponti, sistemazioni di piloni, scavi di gallerie, etc.) attraverso una pompa a mano si immetteva aria a pressione in uno scafandro chiuso, permettendo ad un operatore di potere lavorare sul fondo respirando l’aria pompata dalla superficie. 174 Modulo cinque La pompa a mano permise anche di costruire camere stagne a forma di campana, abbastanza spaziose e tali da consentire a più persone, restando all’asciutto, di lavorare sul fondo. L’aria immessa dalle pompe creava una pressione sufficiente per fare respirare i soggetti e per tenere l’acqua all’esterno. Queste camere furono chiamate “Cassoni”. Quando, alla fine del lavoro sul fondo i lavoratori venivano fatti riemergere, alcuni di loro mostravano segni di sofferenza fisica come disturbi respiratori, o acuti dolori articolari o addominali. Questi disturbi persistevano per più giorni limitando i movimenti di questi lavoratori, che affermavano di migliorare quando andavano a lavorare in profondità, per tornare a stare male quando riemergevano. Questa patologia, all’inizio ignota, fu chiamata “La malattia dei Cassoni”. In seguito il fisiologo francese Paul Bert intuì che tale affezione doveva ricondursi a problemi legati alla respirazione ad alta pressione dell’azoto presente nell’aria, che danneggiava i tessuti nelle risalite troppo rapide, e raccomandò che i palombari ed gli operatori dei cassoni fossero riportati in superficie gradualmente. Nel 1912 John Scott Haldane, medico della marina militare inglese, dopo avere a lungo studiato e sperimentato il fenomeno descritto dal Bert, pubblicò le prime tabelle di decompressione. Queste tabelle avevano lo scopo di stabilire i tempi necessari per eliminare l’azoto respirato ad alta pressione accumulato durante un’immersione. Sappiamo che la profondità massima consentita dal nostro livello di brevetto Open Water è di -18 metri. • ma quanto tempo possiamo rimanere a questa profondità? • e a questa profondità quale sarà il quantitativo di azoto che avremo assorbito? • e dopo quanto tempo lo rilasceremo? • e se volessimo fare un’altra immersione, quanto tempo dovrà trascorrere? 175 open water diver A tutte queste domande risponde la “Tabella di immersione”. 1buso della tabella La tabella di immersione è lo strumento essenziale del subacqueo, serve per programmare le immersioni e stabilire le profondità e i tempi massimi consentiti a queste profondità. Le tabelle calcolano il livello di azoto assorbito dall’organismo durante l’immersione. È necessario, ai fini della corretta gestione dell’immersione, programmare e stabilire quindi con esattezza la profondità ed il tempo da trascorrere a questa profondità. Quando si parla di tempi e di profondità, si intende sempre la profondità massima raggiunta, ed il tempo totale di immersione. La velocità di discesa deve essere massimo di 20 metri al minuto, e quella di risalita non deve superare i 10 metri al minuto. Il tempo totale programmato di immersione comprende il tempo di discesa fino alla massima profondità, il tempo di risalita fino alla quota di -5 metri, e il tempo della sosta di sicurezza. La somma di questi tempi fa parte dei calcoli matematici con cui sono state elaborate le tabelle. Per questo le tabelle considerano tutte le immersioni come ”immersioni quadre”, ossia come se tutto il tempo dell’immersione si svolgesse alla massima profondità, e quindi alla massima esposizione all’azoto. Per esempio, se si programma un’immersione a -18 metri per 20 minuti, si raggiunge e si resta a questa quota per soli due minuti, ed il resto del tempo dell’immersione si spende a -15 e poi a -9 metri, si effettua la cosiddetta “immersione multilivello”. La tabella calcolando l’immersione quadra, considera tutta l’immersione svolta a -18 metri per 20 minuti. In ogni caso l’immersione multilivello deve essere effettuata raggiungendo subito la massima profondità prevista, per poi risalire gradualmente. 176 Modulo cinque Raggiunta la massima profondità ed iniziata la risalita, non bisogna più ridiscendere. Passare da un livello all’altro salendo e scendendo (immersione a Yo-Yo) è da evitare. La tabella ci consente di potere effettuare anche immersioni ripetitive indicandone modi e tempi. Le immersioni ripetitive, ossia quelle successive alla prima, devono essere sempre programmate meno profonde di quelle che le precedono, e la loro durata massima dipende dal tempo intercorso tra la riemersione della precedente e l’inizio della ripetitiva. Questo tempo è definito “intervallo di superficie”, ed è calcolato dalla tabella. 177 open water diver 178 Modulo cinque 179 open water diver Schematicamente le immersioni si possono classificare come: Immersione singola La sola immersione effettuata nella giornata, per il tempo ed alla profondità consentiti dalla tabella Immersione ripetitiva L’immersione successiva alla prima, il cui intervallo di superficie è superiore a 10 minuti, e programmata meno profonda della prima. Immersione unica L’immersione successiva alla prima, il cui intervallo di superficie è inferiore a 10 minuti. Le due immersioni si considerano come una sola immersione effettuata alla massima profondità raggiunta, per un tempo uguale alla somma dei singoli tempi delle due immersioni. Immersione in curva Immersione, compresa entro i limiti massimi di tempo, che è possibile interrompere in qualsiasi momento risalendo direttamente verso la superficie rispettando unicamente la velocità di risalita. Non è necessaria alcuna sosta di decompressione, ma è consigliata la sosta di sicurezza. Immersione multilivello Immersione che, effettuata con particolari calcoli o tramite computer, tiene conto delle differenze dei vari segmenti di immersione e quindi calcola un profilo basato sulla quantità di azoto assorbito alle diverse profondità. Immersione profonda Tutte quelle superiori a 18 m. Immersione quadra Immersione calcolata come se la profondità massima fosse immediatamente raggiunta, e tutto il tempo di permanenza in immersione fosse utilizzato a quella quota. Immersione in altitudine Immersione effettuata ad una quota superiore a 300 metri s.l.m. Occorrono particolari tabelle o computer appositamente tarati. 180 Modulo cinque Per capire come l’azoto della prima immersione influenzerà le immersioni successive (ripetitive), osserviamo lo schema A 1° immersione -15 mt Z Intervallo di Superficie O 30 T 2° immersione -9 mt 60 100 O 0 0 70 70 0 0 TEMPO Prima dell’immersione, il quantitativo di azoto presente nel nostro organismo è uguale a “0”. Se ci immergiamo a -15 metri, assorbiremo azoto, per esempio, in quantità “100”. Riemergendo e respirando normalmente, per un certo tempo, in superficie (intervallo di superficie), elimineremo, per esempio, una quantità “30” di azoto, e nei nostri tessuti residuerà quindi un quantitativo di azoto pari a “70”. Se adesso ci reimmergiamo, a -9 metri, assorbiremo, per esempio, azoto pari a “60”, che andrà a sommarsi al “70” non ancora eliminato. Per cui alla fine della seconda immersione l’azoto disciolto nei nostri tessuti sarà pari a “130”. Ma le domande ritornano. • per quanto tempo siamo rimasti a -15 metri ? • quanto tempo siamo stati fuori dall’acqua per l’intervallo di superficie? • per quanto tempo siamo rimasti a -9 metri? 181 open water diver Ancora una volta a queste domande risponde la Tabella di Immersione. Per potere effettuare un’immersione, secondo gli standard di sicurezza, bisogna programmarla seguendo le indicazioni imposte dalla tabella. La programmazione di un’immersione prevede la stesura e la compilazione del cosiddetto “Profilo d’Immersione”, che bisogna disegnare e completare con i dati voluti, o richiesti dalle tabelle. La stesura del profilo d’immersione prevede un programma rigido, per cui uno standard altrettanto rigido è: “si programma l’immersione e si effettua l’immersione secondo il programma” Il Profilo di Immersione si delinea come nello schema: a e b 5 3 18 m c 40 min f d 12 m g 13 min • il segmento orizzontale 'ab' indica la superficie • il segmento verticale 'bc' indica la profondità della prima immersione il cui valore si scrive alla sinistra del segmento • il segmento 'cd' indica il tempo previsto della durata dell’immersione • il segmento 'de' indica la risalita • il segmento 5/3 indica la quota di -5 metri a cui fermarsi per 3 minuti per effettuare la sosta di sicurezza • il segmento 'ef' indica il tempo dell’intervallo di superficie • il segmento verticale 'fg' indica la profondità prevista della seconda immersione Con il termine “tempo di immersione” si intende il tempo che trascorre da quando si inizia l’immersione, a quando si inizia la risalita definitiva verso la superficie, non considerando il tempo della sosta di sicurezza. Nello schema, a scopo esemplificativo, è il percorso 'b-c-d'. 182 Modulo cinque Il “tempo di immersione” non considera quindi né il tempo occorrente per la risalita, né il tempo speso per effettuare la sosta di sicurezza. Durante la risalita e la sosta respireremo infatti azoto a pressione inferiore a quello respirato alla massima profondità. L’azoto non avrà più la pressione sufficiente per penetrare in modo significativo e sciogliersi nei tessuti, e anzi, l’azoto sciolto, sottoposto a minore pressione durante la risalita, inizierà a defluire dai tessuti, e ridiventato gassoso e raggiunti i polmoni comincerà ad essere eliminato. La tabella di immersione adottata da ISDA è la tabella di decompressione codificata ed utilizzata dalla Marina Militare degli Stati Uniti (US-Navy), che prevede tanto i limiti di profondità NDL (Not Decompression Limit), che i limiti di sicurezza Doppler. Il limite NDL è quel rapporto Profondità/tempo che non prevede “tappe obbligatorie di decompressione d’emergenza”. Il ”Sistema Doppler” è una metodica di indagine ad ultrasuoni, che evidenzia la presenza di bolle nel circolo ematico, al termine di una immersione sportiva. Ipotizziamo che ad immergersi siano più subacquei, e di questi alcuni siano giovani e ragazze di esile corporatura, altri maschi adulti, altri ancora sub in età matura. Tutti parteciperanno alla medesima immersione, e tutti arriveranno alla medesima profondità e per lo stesso tempo. Da quanto abbiamo appreso, ognuno di loro assumerà azoto, ma in relazione alle condizioni del proprio organismo lo assumerà e lo rilascerà, ovviamente, in modi e in tempi diversi. La tabella d’immersione, seguendo gli schemi matematico/statistici elaborati da Haldane, calcola l’assorbimento ed il rilascio medio dell’azoto da parte di tutti i tessuti dell’organismo. Conseguentemente tutti i subacquei, rientreranno, statisticamente, in gruppi comuni di assorbimento e di rilascio dell’azoto definiti proprio “Gruppi di Appartenenza”. Per cui, ad esempio, “tutti” i subacquei che effettuano una immersione a -15 metri per 25 minuti rientreranno nel gruppo statistico che assorbe e rilascia azoto in un tempo statisticamente medio. 183 open water diver Questi “gruppi” sono identificati con le lettere dell’alfabeto, e vanno dalla A alla Z. Più azoto si assorbe e più tempo occorre al suo rilascio, più sarà lontano dalla A il gruppo di appartenenza. Proviamo a stilare un profilo di due immersioni utilizzando la Tabella di immersione ISDA. Come abbiamo visto in precedenza, l’azoto che rimane al termine dell’intervallo di superficie, definito azoto residuo, è la quantità di azoto che dovremo considerare nell’immersione successiva sommandolo a quello che accumuleremo nella immersione stessa. Programmiamo la prima immersione a -18 metri per un tempo di 40 minuti, e prevediamo di reimmergerci a – 12 metri per 13 minuti dopo un intervallo di superficie di 2 ore e 30 minuti. 2:30 18 m 12 m 40 min 13 min La tabella ci consentirà queste immersioni? Osserviamo la tabella sul lato frontale: questa è divisa in colonne. Ogni colonna contempla i metri di profondità, il tempo di immersione espresso in minuti, e il “gruppo di appartenenza statistico” nel quale si rientrerà alla fine dell’immersione. Nel nostro caso, individueremo 18 metri, e ai 40 minuti previsti vedremo che corrisponde il “Gruppo G”. Significa che terminata l’immersione faremo parte di quel gruppo statistico di subacquei che ha assorbito azoto in quantità G “media” per tutti. Segneremo allora nel profilo la lettera G all’inizio dell’intervallo di superficie. 184 Modulo cinque G 2:30 18 m 12 m 40 min 13 min Tutti i gruppi di appartenenza sono riportati in una colonna in alto a destra della tabella, ed ad ognuno fa riferimento una freccia che, girando la tabella, riprende la colonna sul retro. Sul retro si apre uno schema con le frecce, che partendo dalle lettere arrivano a dei quadrati nei quali è espresso, in minuti, l’intervallo di superficie previsto. Nel nostro caso, seguendo la freccia G, cercheremo il quadrato nel quale è compreso l’intervallo che avevamo programmato (2 ore e 30). Questo tempo lo troviamo nel 4° quadrato perché “2 ore e 30” sono comprese tra 2 ore, e 2 ore e 58. Ovviamente, respirando in superficie per 2 ore e 30 elimineremo un certo quantitativo di azoto, e man mano che avremo nei nostri tessuti meno azoto ci andremo “declassando”. Seguendo in basso il 4° quadrato di riferimento di prima, la fine della colonna indicherà la lettera D. La lettera D sarà il nuovo gruppo di appartenenza alla fine dell’intervallo di superficie. Segneremo ora sul profilo di superficie la nuova classe D. G 18 m 2:30 D 12 m 40 min 13 min Iniziando la seconda immersione a -12 metri dobbiamo considerare che abbiamo però nei nostri tessuti un certo quantitativo di azoto, del gruppo D, ancora da eliminare, e che immergendoci per i 13 minuti programmati ne assumeremo ancora. 185 open water diver Osservando la seconda tabella in basso, e incrociando la lettera D con la profondità voluta (12 metri), questa seconda tabella ci dà due valori: uno scritto su fondo bianco (37), e uno scritto su fondo azzurro (163). Il valore “163”(minuti) si riferisce al tempo massimo consentito dalla tabella di permanenza a -12 metri, dal momento che ci si immerge come gruppo D. Il valore “37” (minuti) si riferisce all’azoto, espresso in tempo, che residua nel nostro organismo e che non è stato ancora eliminato. Dal momento che i parametri della tabella ci consentono un massimo di 163 minuti possiamo tranquillamente immergerci per i 13 minuti programmati, ma alla fine dell’immersione dovremo sommare questo tempo in cui riprenderemo azoto (13) all’azoto che non abbiamo eliminato e che è rimasto all’interno dei tessuti (37). Per cui alla fine di questa seconda immersione avremo nel nostro organismo un totale di azoto “50” da eliminare. Se ritorniamo alle colonne della prima tabella noteremo che 50 minuti trascorsi a 12 metri ci inquadrano nel gruppo F, perché è come se ci fossimo immersi come prima immersione a -12 metri per 50 minuti. Segneremo allora ancora nel nostro profilo la lettera F all’uscita della seconda immersione. Rifacendo il percorso di prima e seguendo la freccia del nuovo gruppo F fino all’ultimo quadrato noteremo che per eliminare totalmente l’azoto si dovrà restare in superficie fino al completamento di 12 ore. G 18 m 2:30 D F 12:00 12 m 40 min 13 min Ricordiamo che la seconda immersione è definita “ripetitiva” perché l’intervallo di superficie è superiore ai 10 minuti, ma inferiore alle 12 ore. 186 Modulo cinque 187 open water diver regole per la programmazione delle immersioni e per l’uso delle tabelle 1. Usando la tabella, pianificare profondità e tempo precisi, o considerare i valori superiori. 2. Non superare i limiti di non decompressione (NDL) previsti dalla tabella. 3. La velocità di risalita non deve essere superiore a 10 metri al minuto. 4. Le immersioni effettuate in acque fredde, o durante le quali si è sentito freddo, o in condizioni faticose bisogna considerarle come effettuate 4 metri più profonde. 5. Prima di riemergere effettuare sempre una sosta di sicurezza a -5 metri per 3 minuti. 6. Se il NDL si supera fino a 5 minuti oltre il previsto, occorre prolungare la sosta di sicurezza a 8 minuti. 7. Se il NDL si supera oltre i 5 minuti del tempo previsto è obbligatorio prolungare la sosta di sicurezza almeno fino a 15 minuti, riserva d’aria permettendo. 8. Non effettuare immersioni ripetitive, anche se programmate, se durante la immersione si sono superati i NDL. 9. Programmando immersioni ripetitive, effettuare per prima la più profonda. 10. La profondità massima delle immersioni sportive è di 30 metri se in possesso di brevetto ADVANCED, e di 39 metri se in possesso di brevetto di specialità in immersione profonda DEEP DIVER. 188 Modulo cinque 11. Prevedere un intervallo di almeno 12 ore tra l’ultima immersione e un volo di linea, o tragitti effettuati oltre 300 metri di quota, in macchina o in volo 12. Se si sono effettuate immersioni ripetitive, o si sono effettuate immersioni per più giorni consecutivi, attendere almeno 24 ore prima di volare o salire in quota. 13. Se l’intervallo di superficie è inferiore a 10 minuti le due immersioni sono da considerare come immersione unica. 14. Questa tabella non prevede il suo utilizzo per immersioni in altitudini superiori a 300 metri. 189 open water diver 1c VOLARE DOPO LE IMMERSIONI Al livello del mare siamo esposti alla pressione di 1 bar, e l’azoto presente nel nostro organismo, avendo pressione uguale a quella contenuta nell’aria che respiriamo, è in equilibrio. Salendo in quota, la pressione atmosferica, che al livello del mare è UN bar diminuisce. Durante il volo gli aerei di linea mantengono una pressurizzazione della cabina interna equivalente ad una quota di circa 1.500 metri. La pressione alla quale è esposto il passeggero, che non ha effettuato immersioni, è minore per cui la quantità di azoto disciolta nel suo organismo sarà in lieve eccesso rispetto a quella dell’aria che respira. Ciò, di norma, non determina alcun effetto. Dopo un’ immersione, il nostro organismo ha una quota di azoto disciolto superiore a quella normale, e una ulteriore riduzione della pressione ambientale potrebbe indurre la formazione di bolle, e l’aumento di volume di quelle in via di eliminazione. Ecco perché prima di intraprendere un volo, dopo avere effettuato una o più immersioni, è necessario avere eliminato l’azoto in eccesso. Ed è questo il motivo per il quale il sub colpito da embolia ed evacuato con un mezzo aereo non deve superare la quota di crociera di 300 metri. A 300 metri la diminuzione di pressione è statisticamente trascurabile ai fini del movimento delle bolle d’azoto. Su questo argomento la UHMS (Undersea and Hyperbaric Medical Society) ha pubblicato diversi lavori scientifici e si è espressa adottando le linee guida scaturite dall’ultimo congresso di Bethesda nel Maryland (U.S.A.) che racchiudono le raccomandazioni da dare ai subacquei per volare in sicurezza dopo la immersione. La prima è quella di programmare il volo a distanza di almeno 12 ore dall'ultima immersione ricreativa singola se questa si è esaurita senza tappe di decompressione. 190 Modulo cinque Se l’immersione eseguita rientra tra quelle definite “profonde” ed ha quindi previsto delle tappe di decompressione, oppure quando siano state eseguite delle immersioni ripetitive nell’arco di più giornate, è bene effettuare il volo a distanza di non meno di 24 ore dall'ultima immersione. 1d LE IMMERSIONI IN ALTITUDINE Per immersione in altitudine si intendono le immersioni effettuate oltre i 300 metri sul livello del mare e fino a 4.500 metri. Le normali tabelle di immersioni fanno riferimento alle immersioni che originano dal livello del mare, alla condizione di 1 bar di pressione. A misura che si sale in altitudine la pressione diminuisce, e per potere effettuare correttamente le immersioni bisogna disporre delle cosiddette “tabelle equivalenti” che calcolano i differenti valori di pressione alle varie quote di altitudini. I computer subacquei, a secondo del modello, si adattano automaticamente alla variazione di pressione in quota, o si possono tarare manualmente alle diverse condizioni. Per le immersioni in altitudine, per l’uso corretto di queste tabelle e dei computer, e per gli standard e le procedure di sicurezza, occorre frequentare un apposito corso nel quale si imparano tutte le correzioni specifiche da apportare alla programmazione di queste immersioni. Non ultimo il fatto che ci si immerge in acqua dolce e sicuramente fredda, con conseguenze sull’assetto e sull’attrezzatura. È anche da considerare che quando ci immergiamo in quota per la prima immersione, il nostro organismo è come se fosse già saturo di azoto, per cui, paradossalmente, la prima immersione è come se fosse già una ripetitiva. Secondo i casi, è opportuno attendere un adeguato periodo di tempo in quota prima dell’immersione. 191 open water diver 1e USO DEL COMPUTER SUBACQUEO I computer subacquei elaborano gli stessi parametri valutati dalle tabelle di immersione, e sono in grado di calcolare continuamente la quantità di azoto presente nell’organismo basandosi sulla profondità e sul profilo di immersione del subacqueo. Comprendono le funzioni di un orologio e di un profondimetro, e sono in condizioni di misurare automaticamente la pressione parziale dei gas presenti nei singoli tessuti del corpo, e di avvisare il sub di un’eccessiva velocità di risalita e di eventuali tappe di decompressioni da effettuare prima dell’emersione, indicando di esse tempo e quota, e segnalando altresì le tappe non eseguite o eseguite parzialmente. Alcuni computer forniscono anche informazioni relative alla temperatura dell’acqua, alla pressione dell’aria all’interno della bombola ed al consumo medio dell’aria. I computer subacquei forniscono, attraverso un display LCD, le informazioni basilari dell’immersione come profondità massima raggiunta, tempo di permanenza residuo alla profondità corrente senza tappe di decompressione, durata dell’immersione. Una informazione importante fornita dai computer è il tempo di “no-fly”, cioè il tempo occorrente ai tessuti per una completa desaturazione prima di affrontare un volo di linea. Molti computer sono dotati di segnali acustici e visivi (led) per avvisare il sub nel caso di una velocità di risalita eccessiva, o del superamento della profondità massima prestabilita. Alcuni sono dedicati anche al calcolo delle miscele, per esempio il Nitrox, e indicano il superamento della soglia di tossicità dell’ossigeno. I computer utilizzano algoritmi e profili decompressivi medi basati su un sub ideale, per stimare la pressione parziale dei gas inerti che devono essere espulsi dai tessuti. Basandosi su questi calcoli, il computer valuta l’eventualità di una risalita diretta o, piuttosto, di una risalita con una o più tappe di decompressione. Gli algoritmi solitamente utilizzati sono, tra gli altri, “l’algoritmo di Buhlmann”, il “modello a permeabilità variabile” e, più recentemente il “Reduced Gradient Bubble Model” (RGBM) che calcola sia l’azoto disciolto nell’organismo, sia quello gassoso prevenendo così la crescita eccessiva delle dimensioni delle microbolle in modo da consentire una sicura desaturazione del subacqueo. 192 Modulo cinque Alcuni computer sono in grado di calcolare i profili di immersione anche per gas differenti dall’aria, come il nitrox, l’ossigeno puro, il trimix o l’eliox. Gli ultimi modelli di computer sono in grado di eseguire i calcoli relativamente ai sistemi a “circuito aperto”, dove le proporzioni dei gas sono costanti, e, se appositamente predisposti, per alcuni Rebreather a “circuito chiuso”. • Precauzioni nell’uso del Computer Subacqueo La diffusione e la facilità dell’uso dei computer può talvolta condurre il subacqueo ad una eccessiva fiducia nello strumento, facendogli “abbassare la guardia”. I computer consentono immersioni complesse praticamente senza necessità di preventiva pianificazione, e ciò può indurre il subacqueo a oltrepassare i propri limiti e la propria esperienza ponendolo potenzialmente in situazioni di difficoltà. Tutti i computer, in quanto tali, hanno sistemi operativi sofisticati, menù e opzioni comandati da due o tre pulsanti che gestiscono tutto il programma. Occorrerebbe avere molta dimestichezza e conoscenza del programma offerto dal proprio computer, provandolo in immersioni semplici, e possibilmente con riscontro e conferma di profilo di immersione programmato e indicato dalle tabelle, prima di cimentarsi in immersioni più impegnative. Il computer, come tutti gli strumenti funzionanti con circuiti a batterie può improvvisamente non funzionare. La prudenza detta di pianificare correttamente l’immersione in modo conservativo utilizzando le tabelle. Immergersi in ogni caso nei limiti di non decompressione e programmare ed effettuare comunque una sosta di sicurezza. Differenti marche e modelli usano algoritmi di decompressione e parametri di sicurezza differenti. Alcuni usano modelli di decompressione conservativi e altri più aggressivi. Il problema principale nel realizzare algoritmi per questi computer è che l’assorbimento (e il rilascio) dei gas 193 open water diver sotto pressione nel corpo umano non è tuttora ben compreso. Inoltre, il rischio dipende anche da fattori fisiologici, dall’allenamento e dalla salute del singolo subacqueo. Un subacqueo che voglia ridurre al minimo il rischio di una malattia da decompressione deve tener conto di molte norme precauzionali, a volte suggerite anche durante la didattica subacquea nei primi corsi: • usare un computer con un modello di decompressione conservativo; • effettuare tappe di decompressione addizionali durante un’immersione profonda; • risalire lentamente; • effettuare sempre una sosta precauzionale; • intervallare il più possibile le immersioni. 194 Modulo cinque QUIZ MODULO CINQUE 1. Fino a quale profondità un brevettato Open Water Diver è abilitato ad immergersi? a. b. c. 12 metri 30 metri 18 metri 2. Per tempo di azoto residuo si intende il tempo: a. b. c. trascorso in superficie tra le immersioni la quantità di azoto accumulata durante l’immersione la quantità di azoto, in minuti, da aggiungere al calcolo dell’immersione successiva 3. Per immersione ripetitiva si intende un’immersione effettuata: a. b. c. entro 10 minuti dal termine della precedente oltre 10 minuti dal termine della precedente dopo un intervallo di 12 ore 4. Per gruppo di appartenenza si intende: a. b. c. la sigla della quantità di azoto accumulato in immersione la sigla della quantità di azoto residua al termine dell’intervallo di superficie sia a. che b. sono corrette 5. Se un subacqueo supera inavvertitamente il tempo della curva di sicurezza di 4 minuti dovrà: a. b. c. effettuare una sosta di sicurezza di almeno 8 minuti effettuare una sosta di sicurezza di almeno 15 minuti ridiscendere alla quota massima raggiunta e ripetere la risalita 195 open water diver QUIZ MODULO CINQUE 6. Le tabelle di immersione ISDA non devono essere utilizzate per immersioni: a. b. c. oltre i 300 metri con decompressione sia a. che b. sono corrette 7. Se durante una vacanza subacquea si sono effettuate immersioni multiple giornaliere, prima di volare sarà opportuno attendere: a. b. c. almeno 12 ore almeno 24 ore sia a. che b. sono corrette 8. Qualora il tempo di immersione raggiungesse quello massimo di permanenza il subacqueo dovrà: a. b. c. effettuare una sosta di sicurezza di almeno 8 minuti alla profondità di 5 metri effettuare una sosta di sicurezza di almeno 3 minuti alla profondità di 5 metri risalire in superficie senza necessità di sosta 9. Effettuare frequenti salti di quota (maggiori e minori profondità): a. b. c. riduce l’accumulo di azoto è assolutamente da evitare non influisce sul’immersione 10. Se il computer di un subacqueo, durante l’immersione, smette di funzionare egli dovrà: a. b. c. avvisare il suo compagno e proseguire l’immersione al suo fianco avvisare il suo compagno e risalire con lui immediatamente utilizzare le tabelle di immersione Dichiarazione dell’allievo subacqueo Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori. 196 Nome e Cognome..............................................................data..........................firma....................................... Modulo cinque 3 Esercizi pratici in questo modulo parleremo di: • • • • • 3a 3b 3c 3d 3e Preparazione dell'attrezzatura Controllo di sicurezza preimmersione Assetto (hovering) Esaurimento dell'aria Smontaggio e cura dell'attrezzatura 3aPreparazione dell’attrezzatura 3b Controllo di sicurezza preimmersione Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora) verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale. 3c Assetto (hovering) Scaricare completamente il GAV, immettere piccole quantità d’aria e, regolando la respirazione, raggiungere l’assetto neutro rimanendo immobili per almeno 30 secondi. 197 open water diver 3d Esaurimento dell’aria In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo, controllare il proprio manometro, per provare la sensazione del progressivo esaurimento. Effettuare l’apposito segnale di esaurimento d’aria perché venga ripristinato il normale flusso. 3e smontaggio e cura dell’attrezzatura 198 Modulo cinque 199 open water diver SEQuenza degli esercizi acque confinate cinque briefing L’istruttore illustrerà i dettagli degli esercizi che verranno eseguiti in acqua. preparazione dell’attrezzatura Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore. controllo di sicurezza preimmersione Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora) verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale. entrata in acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. CONTROLLO DELL’ASSETTO (hovering) Scaricare completamente il GAV, immettere piccole quantità d’aria e, regolando la respirazione, raggiungere l’assetto neutro rimanendo immobili per almeno 30 secondi. esercizio dell’esaurimento dell’aria In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo, controllare il proprio manometro, per provare la sensazione del progressivo esaurimento. Effettuare l’apposito segnale di esaurimento d’aria perché venga ripristinato il normale flusso. ripasso degli esercizi A discrezione dell’istruttore eseguire gli esercizi necessari per raggiungerne la padronanza. Uscita dall’acqua A discrezione dell’istruttore, in funzione della logistica. smontaggio e cura dell’attrezzatura Agire in modo autonomo ma sotto la supervisione dell’istruttore. debriefing 200 Modulo cinque Sequenza acque libere TRE e QUATTRO 201 open water diver SEQuenza acque libere TRE briefing preparazione dell’attrezzatura controllo di sicurezza preimmersione entrata in acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. discesa controllata togliere e rimettere la maschera nuoto senza maschera (15 metri) RISALITA DI EMERGENZA PINNEGGIANDO Simulando l’esaurimento dell’aria, iniziare una pinneggiata, mantenendo tutta l’attrezzatura in posizione, protendendo il braccio destro sopra la testa, il braccio sinistro sullo scarico del GAV, e mantenendo una velocità regolare senza abbandonare l’erogatore ed emettendo un suono continuo (aaaaaah). Appena raggiunta la superficie assumere l’assetto positivo e gonfiare il GAV a bocca. TRASCINAMENTO DI UN SUBACQUEO STANCO PERCORSO SUBACQUEO Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di esperienza. USCITA DALL’ACQUA A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA debriefing REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book) 202 Modulo cinque uso della bussola La bussola è uno strumento che si rivela talvolta indispensabile nelle immersioni, specie in presenza di scarsa visibilità o quando si deve percorrere un itinerario prestabilito. Le bussole subacquee possiedono, come tutte le bussole, un ago magnetico che indica il Nord e un disco graduato diviso in 360°, oscillante all’interno di una cassa sigillata, chiusa da un vetro. Sul vetro è segnata una linea, detta “linea di fede” che allineata alla direzione da seguire, tramite una ghiera girevole, darà la “rotta ”. Sarà sufficiente allineare la linea di fede con i gradi, per percorrere un semplice itinerario subacqueo. Per il ritorno basterà girare di 180° la ghiera, riallinearla, tramite gli indici di riferimento, con l’ago che indica il Nord, e “invertire la rotta”. La bussola può comodamente essere portata al polso, avendo cura prima di usarla di allinearla al fondo in modo da consentire al disco graduato di oscillare liberamente. Durante la navigazione per una corretta lettura della bussola, il polso al quale è vincolata deve stare all’altezza degli occhi e la mano poggerà sull’altro braccio disteso davanti al corpo. Per facilitarne la lettura, può anche essere incorporata nella consolle, insieme agli altri strumenti. 203 open water diver SEQuenza acque libere QUATTRO briefing preparazione dell’attrezzatura controllo di sicurezza preimmersione entrata in acqua A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. NAVIGAZIONE CON LA BUSSOLA IN SUPERFICIE (rotta reciproca) Tenendo la bussola in posizione corretta, effettuare il percorso previsto mentre il compagno segue e controlla la direzione. Scambio dei ruoli per effettuare il percorso di ritorno. discesa controllata Senza utilizzare riferimenti fissi effettuare una discesa controllando velocità e compensazione. controllo dell’assetto (hovering) navigazione subacquea con la bussola (scambio dei ruoli) Tenendo la bussola in posizione corretta, effettuare il percorso previsto mentre il compagno segue e controlla la direzione. Scambio dei ruoli per effettuare il percorso di ritorno. PERCORSO SUBACQUEO Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di esperienza. USCITA DALL’ACQUA A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica. SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA debriefing REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book) 204 APPENDICE 1 - Educazione continua ISDA 2 - Il Nitrox 3 - Soluzione ai QUIZ di verifica 4 - Indice analitico open water diver 1educazione continua ISDA 1a ADVANCED OWD Il corso Advanced OWD è articolato su cinque immersioni teoricopratiche in acque libere. Ai fini del conseguimento del brevetto Advanced Open Water ISDA il corso prevede tre immersioni/specialità obbligatorie: “Immersione profonda”, “Navigazione subacquea”, “Ricerca e Recupero”, lasciando alla valutazione del tuo istruttore la scelta delle altre due in funzione del luogo e delle circostanze. Queste immersioni ti consentiranno di apprendere e approfondire le principali tecniche di immersione avanzata e di perfezionare il tuo bagaglio culturale subacqueo teorico e pratico. Durante il corso è anche prevista la conoscenza di speciali attrezzature subacquee, il loro uso e la loro manutenzione. 206 appendice 1b primo soccorso medico - BLS -D Ogni giorno attraverso i principali mass-media ci si rende conto di quanto sia frequente il verificarsi di incidenti che determinano spesso esiti patologici invalidanti. Le statistiche riportano che nell’80% circa dei casi, i primi soccorritori non sono medici né personale paramedico, ma rientrano fra quelle persone che, mettendosi spontaneamente a disposizione, prendono il nome di “volontari”. Il “Primo Soccorso” è l’insieme delle azioni che permettono di aiutare una o più persone in difficoltà, nell’attesa dell’arrivo di personale e soccorsi qualificati. Il primo soccorso è definito tale, proprio perché il soccorritore si trova nell’immediatezza dell’evento, e, in genere, non ha nulla a disposizione se non la capacità di intervenire con competenza, ma senza alcun supporto logistico. Metterà quindi in pratica le manovre di “Primo Soccorso” che consistono essenzialmente nel mantenere le funzioni vitali del soggetto. Dovrà preoccuparsi, in prima istanza, di applicare le prime fasi del BLS (Basic Life Support) e cioè accertare che l’infortunato respiri e che abbia attività cardiaca, requisiti minimi perché il soggetto rimanga in vita 207 open water diver 1crescue Diver Con il Corso RESCUE DIVER ISDA, apprenderai le tecniche e le procedure per la prevenzione o per la gestione degli imprevisti o dei possibili incidenti subacquei, e le relative pratiche per il soccorso in immersione. Nel Corso Rescue Diver ISDA conoscerai a fondo i metodi di prevenzione e quelli di gestione degli incidenti e delle emergenze subacquee. Metterai in pratica le tecniche di Primo Soccorso Medico e utilizzerai le procedure che i professionisti della subacquea già adottano nelle loro immersioni. Con il tuo Istruttore ISDA farai esercitazioni in acque confinate, e metterai in pratica in acque libere tutto ciò che avrai precedentemente appreso. Durante l’addestramento conoscerai anche i diversi tipi di attrezzatura speciale di cui apprenderai l’uso e la manutenzione. 208 appendice 2il nitrox Il Nitrox è aria la cui miscela ha una componente maggiore di ossigeno rispetto al normale. Per questo prende il nome di aria arricchita o EAN (Enriched Air Nitrox). Le miscele Nitrox sono evidenziate dalla sigla EANx in cui “x” è il valore che indica la percentuale di ossigeno quando questo è presente nella miscela ad una percentuale superiore al 21%. Ad esempio “EAN-32” indica un valore di ossigeno del 32% nella miscela. Il rimanente valore dei gas sarà quindi composto dal 68% di azoto,. La miscela Nitrox, presenta alcune caratteristiche interessanti, a parità di tempo di fondo respirando una miscela Nitrox, invece di aria, si ha un incremento della sicurezza, in quanto la minore percentuale di azoto riduce il rischio di incorrere nella malattia da decompressione. Data la relativa facilità d’uso, questo tipo di miscela è quella più comunemente usata, dopo l’aria compressa, per le immersioni subacquee ricreative. Respirando una miscela Nitrox, pur rimanendo in curva di sicurezza è possibile allungare i tempi di fondo. Il minor quantitativo di azoto assorbito nei tessuti, riduce la durata delle soste di sicurezza e delle eventuali tappe di decompressione. La miscela viene preparata da apposite stazioni di ricarica e si usano bombole dedicate e particolarmente colorate ed etichettate. Tuttavia particolare attenzione deve essere posta nell’uso di miscele iperossigenate, quindi per l’uso di miscele ossigenate nelle immersioni ricreative è previsto un apposito corso per il conseguimento del relativo brevetto. Parlane con il tuo istruttore ISDA. 209 open water diver 3 soluzioni ai quiz di verifica quiz Modulo 1 1.b - 2.negativo - 3.negativo - 4.b - 5.due - 6.a - 7.non trattenere il respiro - 8.a -9.b -10.quattro - 11.venti - 12.neutro, idrodinamica quiz Modulo 2 1.b - 2.a - 3.c - 4.b - 5.b - 6.c - 7.a - 8.b -9.b -10.c quiz Modulo 3 1.a - 2.a - 3.c - 4.b - 5.b - 6.b - 7.b - 8.b -9.c -10.a quiz Modulo 4 1.a - 2.c - 3.b - 4.c - 5.b - 6.b - 7.c - 8.c -9.c -10.b quiz Modulo 5 1.c - 2.c - 3.b - 4.c - 5.a - 6.c - 7.b - 8.b -9.b -10.b 210 appendice 4 traduzione dei più comuni termini subacquei ITALIANO Brevetto Maschera Aeratore-Snorkel Pinne Muta GAV Bombola Erogatore Cintura dei pesi Piombi Orologio Manometro Profondimetro Bussola Computer Coltello Torcia Borsa Boa Primo Stadio Secondo Stadio Compressore Immersione Notturna Relitto Grotta Parete Barriera Corallina Profondità Max INGLESE Licence Card Mask Snorkel Fins Wetsuit Jacket Tank-Bottle Regulator Weight Belt Weights Watch Pressure Gauge Depht Gauge Compass Computer Knife Flare Bag Buoy First Stage Second Stage Compressor Night dive Wreck Cave Wall-drop off Reef Maximun Depht FRANCESE Brevet Masque Tuba Palmes Combinaison Gilet Bouteille Detendeur Ceinture Plombs Montre Manometre Profondimetre Compas Ordinateur Couteau Torche Sac Ballon Premier Etage Deuxieme Etage Compresseur Plongée de nuit Epave Grotte Tombant Récif Profondeur Maximale SPAGNOLO Patente Mascara-gafas Respirador Aletas Traje Chaleco Botella Regulator Cinturon Plomos Reloj Manometro Profundimetro Brujula Computador Cuchillo Antorcha Bolsa Bya Primiera Etapa Segunda Etapa Compresor Immersion Nocturna Despojo Grutas Pared Arrecife Profundidad Maxima 211 open water diver 5 indice analitico INTRODUZIONE • • • • • • L’I.S.D.A.… ………………………………………… Introduzione… ……………………………………… Brevetto Open Water Diver … ……………………… Uso del manuale … ………………………………… Struttura del corso… ………………………………… Salute e immersioni… ……………………………… pag. 04 pag. 05 pag. 06 pag. 06 pag. 07 pag. 08 Modulo uno • Fisica dell'immersione… …………………………… pag. 10 • • • • • Densità dell'acqua… …………………………………………… Assetto… ………………………………………………………… Effetto della pressione sugli spazi d'aria……………………… Effetti dell'acqua sulla luce… ………………………………… Effetti dell'acqua sul suono… ………………………………… pag. 10 pag. 11 pag. 14 pag. 22 pag. 24 • • • • Apparato respiratorio…………………………………………… Spazi d'aria nel corpo umano… ……………………………… Effetti della pressione dell'aria………………………………… Effetti termici in immersione…………………………………… pag. 26 pag. 28 pag. 30 pag. 37 • • • • • Maschera… ……………………………………………………… Pinne… …………………………………………………………… Snorkel… ………………………………………………………… GAV………………………………………………………………… Sistema di zavorra… …………………………………………… pag. 42 pag. 45 pag. 47 pag. 48 pag. 50 • • • • • • Scambio Snorkel-erogatore… ………………………………… Svuotamento dell'erogatore… ………………………………… Recupero dell'erogatore………………………………………… Allagamento parziale e svuotamento della maschera… …… Assetto neutro… ………………………………………………… Uso delle pinne…………………………………………………… pag. 63 pag. 65 pag. 65 pag. 66 pag. 66 pag. 67 • Fisiologia dell'immersione…………………………… pag. 26 • Attrezzatura subacquea di base ……………………… pag. 42 • QUIZ modulo uno…………………………………… pag. 55 • Preparazione e assemblaggio attrezzatura…………… pag. 57 • Esercizi pratici… …………………………………… pag. 63 • Sequenza Acque confinate UNO… ………………… pag. 68 212 appendice Modulo DUE • Ambiente subacqueo………………………………… pag. 72 • L'acqua di mare… ……………………………………………… pag. 72 • Temperatura e termoclino… …………………………………… pag. 72 • Visibilità subacquea……………………………………………… pag. 73 • Attrezzatura subacquea… …………………………… pag. 75 • • • • • • • Bombole…………………………………………………………… Erogatori… ……………………………………………………… Fonti d'aria alternative… ……………………………………… Siluro d'emergenza… …………………………………………… Muta… …………………………………………………………… Guanti e calzari… ……………………………………………… Coltello… ………………………………………………………… pag. 75 pag. 80 pag. 83 pag. 84 pag. 86 pag. 89 pag. 90 • • • • • • Manometro………………………………………………………… Profondimetro… ………………………………………………… Orologio…………………………………………………………… Bussola… ………………………………………………………… Torcia……………………………………………………………… Lavagnetta subacquea…………………………………………… pag. 91 pag. 92 pag. 93 pag. 93 pag. 94 pag. 94 • Strumentazione subacquea … ……………………… pag. 91 • Comunicazioni subacquee…………………………… pag. 95 • Segnali manuali… ……………………………………………… pag. 95 • Segnali acustici…………………………………………………… pag. 97 • Segnalazioni subacquee……………………………… pag. 98 • Bandiere e palloni segnasub… ………………………………… pag. 98 • Il sistema di coppia… ……………………………… pag. 100 • QUIZ modulo due… ………………………………… pag. 103 • Esercizi pratici… …………………………………… pag. 105 • • • • • • Entrata e uscita dall'acqua……………………………………… Entrata con il passo da gigante………………………………… Rimozione dei crampi…………………………………………… Allagamento totale della maschera… ………………………… Rimozione e riposizionamento della maschera… …………… Trascinamento di un subacqueo stanco… …………………… pag. 105 pag. 109 pag. 109 pag. 110 pag. 110 pag. 111 • Sequenza Acque confinate DUE… ………………… pag. 112 Modulo TRE • Meteorologia… ……………………………………… pag. 116 • Temperatura… …………………………………………………… pag. 116 • Pressione… ……………………………………………………… pag. 116 • Umidità e nebbia… ……………………………………………… pag. 117 213 open water diver • • • • • Vento … …………………………………………………………… Brezze……………………………………………………………… Mare… …………………………………………………………… Maree……………………………………………………………… Correnti…………………………………………………………… pag. 117 pag. 118 pag. 119 pag. 119 pag. 119 • Immersione dalla barca… …………………………… pag. 121 • Immersione dalla barca… ……………………………………… pag. 121 • Immersione in presenza di correnti… ………………………… pag. 123 • Gestione dei problemi… …………………………… pag. 125 • • • • • • Perdita del compagno…………………………………………… Fine aria…………………………………………………………… Mal di mare… …………………………………………………… Crampi muscolari………………………………………………… Aggrovigliamenti………………………………………………… Risalite d'emergenza… ………………………………………… pag. 125 pag. 126 pag. 126 pag. 127 pag. 128 pag. 129 • • • • • • • • • • • Squali……………………………………………………………… Murene… ………………………………………………………… Barracuda………………………………………………………… Scorpenidi………………………………………………………… Razze… …………………………………………………………… Tracine… ………………………………………………………… Coralli… ………………………………………………………… Conchiglie conidi………………………………………………… Celenterati………………………………………………………… Serpenti di mare… ……………………………………………… Ricci di mare……………………………………………………… pag. 135 pag. 135 pag. 136 pag. 136 pag. 137 pag. 137 pag. 137 pag. 138 pag. 139 pag. 139 pag. 140 • • • • • Tecniche di discesa… …………………………………………… Assetto neutro - pivoting………………………………………… Respirazione da erogatore in continua… …………………… Nuoto senza maschera…………………………………………… Registrazione dell'immersione (log-book)… ………………… pag. 141 pag. 142 pag. 143 pag. 144 pag. 144 • Animali marini… …………………………………… pag. 134 • Esercizi pratici… …………………………………… pag. 141 • QUIZ modulo tre… ………………………………… pag. 147 • Sequenza Acque confinate TRE……………………… pag. 149 • Sequenza acque libere uno e due… ………………… pag. 151 Modulo QUATTRO • Effetti fisici dell'immersione… ……………………… pag. 156 • Composizione dell'aria… ……………………………………… pag. 156 • Tossicità dell'ossigeno…………………………………………… pag. 157 • Tossicità da aria contaminata… ……………………………… pag. 158 214 appendice • Azoto e narcosi…………………………………………………… pag. 159 • Malattia da decompressione… ………………………………… pag. 160 • EGA (Embolia Gassosa Arteriosa)… ………………………… pag. 164 • QUIZ modulo quattro… …………………………… pag. 167 • Esercizi pratici… …………………………………… pag. 169 • • • • Togliere e rimettere pesi sul fondo… ………………………… Togliere e rimettere il gruppo ARA sul fondo………………… Togliere e rimettere pesi in superficie… ……………………… Togliere e rimettere il gruppo ARA in superficie… ………… pag. 169 pag. 169 pag. 170 pag. 170 • Sequenza Acque confinate QUATTRO……………… pag. 171 Modulo CINQUE • Programmazione e gestione dell'immersione……… pag. 174 • • • • • Tabelle d'immersione… ………………………………………… Uso della tabella… ……………………………………………… Volare dopo le immersioni……………………………………… Le immersioni in altitudine……………………………………… Uso del computer subacqueo…………………………………… pag. 174 pag. 176 pag. 190 pag. 191 pag. 192 • • • • • Preparazione dell'attrezzatura… ……………………………… Controllo di sicurezza preimmersione………………………… Assetto (Hovering)… …………………………………………… Esaurimento dell'aria…………………………………………… Smontaggio e cura dell'attrezzatura…………………………… pag. 197 pag. 197 pag. 197 pag. 198 pag. 199 • QUIZ modulo cinque………………………………… pag. 195 • Esercizi pratici… …………………………………… pag. 197 • Sequenza Acque confinate CINQUE………………… pag. 200 • Sequenza acque libere tre e quattro… ……………… pag. 201 APPENDICE • Educazione continua ISDA… ……………………… pag. 206 • • • • • Advanced OWD… ……………………………………………… pag. 206 • Primo soccorso medico - BLS - D……………………………… pag. 207 • Rescue diver… …………………………………………………… pag. 208 Nitrox………………………………………………… Soluzioni QUIZ di verifica…………………………… Traduzione dei più comuni termini subacquei… …… Indice analitico… …………………………………… pag. 209 pag. 210 pag. 211 pag. 212 215 open water diver 216 appendice Iter didattico ISDA 217