Manuale ISDA OPEN WATER

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OPEN WATER DIVER
manuale del corso della International Scuba Diving Academy - ISDA Worldwide
Copyright © 2009 ISDA Worldwide
Pubblicato da ISDA Italia
www.isdaitalia.it - info@isdaitalia.it
Sviluppo, consulenza e revisione:
Progettazione e Produzione: Disegni: Editing e impaginazione: Testi e foto: Foto tecniche attrezzature: Elio Filidei
Francesca Mari
Guido Farid Guzzo
Vincenzo Patricolo
Archivio ISDA Italia
Si ringrazia la ditta MARES e la ditta COLTRI
per l’autorizzazione all’uso delle immagini in questo manuale
Tutti i diritti riservati.
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in qualsiasi forma e/o su qualsiasi supporto, senza il permesso scritto dell’editore.
STAMPATO IN ITALIA
Manuale
Open Water Diver
open water diver
INTRODUZIONE
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L’I.S.D.A.
Introduzione
Brevetto Open Water Diver
Uso del manuale
Struttura del corso
Salute e immersioni
MODULO UNO
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Fisica dell’immersione
Fisiologia dell’immersione
Attrezzatura Subacquea di base
Quiz modulo uno
Preparazione e assemblaggio attrezzatura
Esercizi pratici
Acque confinate uno
MODULO DUE
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Ambiente subacqueo
Attrezzatura subacquea di base
Strumentazione subacquea
Comunicazioni subacquee
Segnalazioni subacquee
Il sistema di coppia
Quiz modulo due
Esercizi pratici
Acque confinate due
MODULO TRE
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Meteorologia
Immersioni dalla barca
Gestione dei problemi
Animali marini
Esercizi pratici
Quiz modulo tre
Acque confinate tre
Acque libere uno e due
Introduzione
MODULO QUATTRO
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Effetti fisici dell’immersione
Quiz modulo quattro
Esercizi pratici
Acque confinate quattro
MODULO CINQUE
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Programmazione e gestione dell’immersione
Quiz modulo cinque
Acque confinate cinque
Acque libere tre e quattro
appendice
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Educazione Continua ISDA
Il Nitrox
Soluzione ai Quiz di verifica
Indice analitico
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open water diver
I.s.D.A.
I.S.D.A. è un acronimo, e significa
INTERNATIONAL SCUBA DIVING ACADEMY.
La ISDA opera in tutto il mondo per la formazione di subacquei sportivi
e professionisti.
La ISDA addestra e brevetta istruttori subacquei, fornendo loro un
continuo servizio di aggiornamento didattico, ed esercita un controllo
di qualità sulla corretta applicazione degli standard e delle procedure di
insegnamento da essa emanati.
La ISDA verifica, attraverso i suoi membri, che i programmi di
addestramento siano correttamente condotti e portati a termine, e che
i materiali ed i supporti didattici forniti agli allievi siano regolarmente
utilizzati.
La ISDA attraverso il suo Ufficio Marketing, diffonde le novità del
mondo subacqueo a sostegno dei Diving affiliati e dei propri associati.
PREFAZIONE
Da sempre il mare ha esercitato sull’uomo un fascino irresistibile.
Se ti stai accingendo a frequentare questo corso, vuol dire che tu a questo
fascino hai aggiunto, come molti prima di te, il desiderio di conoscerlo
ancora meglio.
Diventerai un esploratore del mare, un “argonauta” in un mondo
nuovo.
Ci sono tante analogie tra un astronauta che esplora lo spazio ed un
subacqueo che esplora gli abissi
Lo sapevi che la prima fase dell’addestramento degli astronauti è proprio
il corso sub?
Questo tuo desiderio noi lo definiamo come un virus “buono” che quando
ti prende non ti lascia più, e ti conduce alla scoperta dell’incantevole
“sesto continente”.
Benvenuto al Corso OPEN WATER DIVER I.S.D.A.
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Introduzione
INTRODUZIONE
Questo corso ti permetterà di entrare a far parte della grande famiglia dei
subacquei e di poter intraprendere, così, questa splendida avventura.
È il primo passo di una lunga serie che getta le fondamenta sulle quali
costruire il tuo cammino nel mondo dell’immersione.
Il tuo Istruttore ISDA è un professionista che ha messo la sua passione
a disposizione di coloro che si affacciano al mondo sommerso, e saprà
dedicarti tutta la sua disponibilità e tutta la sua esperienza.
Sotto la sua supervisione, potrai imparare a riconoscere i fenomeni a cui
andrai incontro nella tua vita di “subacqueo” ed acquisirai la padronanza
delle abilità necessarie per andare sott’acqua.
Tutte queste esperienze formeranno il tuo bagaglio culturale, che
incrementerai giorno per giorno con le tue immersioni future.
Il tuo Istruttore ISDA, sarà ben lieto di darti la possibilità di mettere in
pratica le nozioni acquisite e, con lui, potrai fare esperienze preziose per
il proseguimento della tua carriera di subacqueo.
La filosofia del Corso OPEN WATER DIVER ISDA è quella di
apprendere in modo piacevole e divertente quanto necessario per
immergersi con sicurezza e semplicità, in compagnia di altri subacquei,
e nei limiti che questo primo passo permette.
Alla fine di questo corso, completato con l’ultima immersione
di addestramento in acque libere, ti verrà rilasciato il brevetto
OPEN WATER DIVER ISDA che ti consentirà di immergerti con un
compagno fino alla profondità di -18 metri.
Sarai così definitivamente entrato a far parte della grande famiglia dei
subacquei.
L’avventura è appena iniziata.
Un augurio di buon lavoro, ma ancor più, di buon divertimento.
5
open water diver
BREVETTO OPEN WATER DIVER
Alla fine del corso ti verrà rilasciato il Brevetto
OPEN WATER DIVER ISDA di 1° livello subacqueo, valido in tutto
il mondo.
In alcuni paesi il brevetto dovrà essere esibito, quando richiesto, prima
di ricaricare le bombole, per noleggiare o acquistare l’attrezzatura
subacquea o per partecipare a qualsiasi attività subacquea.
Con il brevetto OPEN WATER DIVER ISDA sarai abilitato ad
effettuare immersioni in condizioni simili o uguali a quelle del tuo
corso, potrai immergerti con sistemi ad aria a circuito aperto, fino ad una
profondità massima di -18 metri sempre insieme ad un altro subacqueo
brevettato.
Il tuo brevetto non ha scadenza, ma dopo un periodo di lunga inattività,
sarà sempre bene presentarsi presso un Centro ISDA e prendere parte
ad uno “Scuba Review” (ripasso) con un Istruttore ISDA certificato.
Ricorda che le immersioni con autorespiratore, sono attività sportive che,
se pur non faticose, potrebbero, alle volte, a seconda delle condizioni del
mare, richiedere un certo impegno fisico.
Mantieniti quindi in buona salute e in buona forma fisica prima di
affrontare le tue immersioni.
Uso del manuale
BOLLA, la
mascotte di ISDA,
ti accompagnerà per
tutto il manuale.
Ciao! Io ti evidenzierò gli
argomenti che tratteremo
Ciao! Io ti evidenzierò gli approfondimenti di alcuni argomenti specifici.
NOTA
durante la lettura del manuale incontrerai dei box come questo
evidenziati in giallo: presta loro la dovuta attenzione
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Introduzione
Questo manuale OPEN WATER DIVER ISDA è diviso in cinque
moduli principali.
In ogni modulo sono elencati gli obiettivi d’apprendimento da raggiungere
al termine delle lezioni.
I Quiz, alla fine di ogni modulo, e quelli dell’esame finale, ti aiuteranno
attraverso un’autovalutazione a verificare e convalidare le nozioni che
hai appreso durante il corso.
Gli eventuali errori, che discuterai con il tuo istruttore, saranno motivo
di approfondimento e chiarimento.
Fai le domande che riterrai opportune.
Usa gli spazi bianchi laterali disponibili per i tuoi appunti.
Ricorda, nella subacquea si procede per gradi ed è importante andare
avanti senza lasciarsi dubbi alle spalle.
STRUTTURA DEL CORSO
Durante il corso OPEN WATER DIVER ISDA frequenterai:
• Sessioni di teoria in aula
• Sessione di addestramento in acque confinate
• Immersioni in acque libere
La partecipazione alle lezioni teoriche è uno dei momenti più importanti
dell’apprendimento.
La subacquea è uno sport sicuro e divertente, ma prevede alcune regole
che devi conoscere, ed alle quali è necessario attenerti.
Lo studio del manuale e le lezioni in aula condotte dal tuo Istruttore
ISDA, nonché i quiz e l’esame finale, saranno tutte occasioni per
apprendere nozioni nuove ed interessanti.
Le lezioni in “acque confinate” comprendono la dimostrazione, e poi
l’esecuzione da parte tua, degli esercizi e delle abilità con i quali dovrai
familiarizzare, e si svolgono in una piscina, o in un tratto di mare o di
lago che ne abbia le stesse caratteristiche, per consentirti di eseguirli in
assoluta tranquillità e sicurezza.
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open water diver
Nell’addestramento in “acque libere” che si svolge in mare, in almeno
due giorni, metterai in pratica, con il tuo istruttore, gli esercizi che hai
già appreso in acque confinate e proverai la straordinaria sensazione
dell’immersione in un ambiente naturale.
salute e immersioni
Andare sott’acqua è un po’ come fare trekking, con la differenza che in
un’ora di immersione puoi vedere una quantità di vita che non riusciresti
a vedere in una intera giornata passata sui monti o in mezzo ai boschi.
Si può conseguire il brevetto subacqueo a partire dai 10 anni di età
(OPEN WATER DIVER JUNIOR), ma le immersioni sono consentite
solamente sotto la diretta supervisione di un adulto brevettato, e c’è chi
continua con entusiasmo oltre i 70 anni.
Per godere completamente la tua immersione devi però essere in
condizioni fisiche ottimali.
Il tuo Istruttore ISDA ti chiederà di compilare un questionario medico:
se in uno o più punti risulteranno dei dubbi, l’istruttore potrà richiedere
una visita medica.
Ci sono dei casi in cui la pratica dell’attività subacquea, in ragione di
particolari condizioni fisiche, può essere sconsigliata.
Stato di gravidanza, affezioni in corso o pregresse, malattie
cardiopolmonari, asma, allergie, esiti di interventi chirurgici, lesioni al
timpano, pneumotorace spontaneo, sono da valutare attentamente prima
di intraprendere un corso subacqueo.
In ogni caso, deve essere il tuo medico di fiducia, o un medico specialista,
a certificare la tua idoneità, o meno, alla pratica delle immersioni
subacquee
Ci sono infine delle regole di buon senso che è necessario seguire per non
mettere in pericolo la propria incolumità e quella dei tuoi compagni.
Non bisogna immergersi dopo aver consumato anche piccole quantità di
bevande alcoliche, o dopo aver assunto farmaci o droghe.
Ricordati che il fumo aumenta i livelli ematici di monossido di carbonio,
riducendo la capacità del sangue di utilizzare l’ossigeno.
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01
Modulo UNO
1 - Fisica dell’immersione
2 - Fisiologia dell’immersione
3 - Attrezzatura subacquea di base
4 - QUIZ
5 - Preparazione e assemblaggio attrezzatura
6 - Esercizi pratici
7 - Sequenza Acque Confinate Uno
open water diver
1
Fisica dell’immersione
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
1a
1b
1c
1d
1e
Densità dell’acqua
Assetto
Effetti della pressione sugli spazi d’aria
Effetti dell’acqua sulla luce
Effetti dell’acqua sul suono
Se prendiamo due bicchieri, uno pieno d’acqua e l’altro vuoto, noteremo
ovviamente che quello pieno d’acqua pesa di più.
L’acqua infatti è circa 800 volte più densa dell’aria e conseguentemente
tutti gli effetti delle leggi della fisica applicabili ai due elementi, risultano
in acqua diversi e amplificati.
L’acqua, al contrario dei gas, è un fluido liquido incomprimibile.
Andare sott’acqua, vuol dire andare incontro a situazioni alle quali non
siamo abituati nella vita di tutti i giorni essendo “immersi” in aria.
Ecco quindi che si rende necessario conoscere come il nostro corpo si
comporta in un ambiente diverso come quello subacqueo.
1adensità dell’acqua
Se prendiamo una moneta e la lasciamo cadere in un bicchiere pieno
d’acqua, essa affonderà andandosi ad adagiare sul fondo del bicchiere.
Se ripetessimo la medesima operazione in un bicchiere pieno di
marmellata, la moneta questa volta rimarrebbe sulla superficie: un
elemento denso oppone maggiore resistenza ad un corpo solido che
tende ad attraversarlo.
Questo è un esempio banale, ma spiega la differenza di densità tra acqua
dolce ed acqua salata.
Nell’acqua salata sono disciolti diversi sali che la rendono più densa: un
corpo immerso in acqua salata, galleggia perché la densità dell’acqua
tende a sostenerlo.
10
Modulo UNO
L’acqua dolce, essendo meno densa, tende invece a sostenere meno un
corpo estraneo, che quindi affonderà più facilmente.
1bassetto
Per assetto, si intende la posizione che un subacqueo assume in acqua.
Le leggi che regolano l’assetto sono dettate dal principio di Archimede, secondo cui
“un corpo immerso in un fluido, riceve una spinta dal basso verso l’alto, pari al peso
del volume del fluido spostato”.
Si considerano tre tipi di assetto:
• “assetto positivo” se un sub galleggia in superficie.
• “assetto negativo” se un sub va verso il fondo.
• “assetto neutro” se un sub rimane a mezz’acqua.
Se, per esempio, tentiamo di immergere un pallone, che è molto
voluminoso ma poco pesante, questo tenderà a galleggiare perché riceve
una spinta dal basso pari al peso del volume dell’acqua che sposta, e non
pari al suo peso che in realtà è minore.
Se invece poniamo sulla superficie dell’acqua un
chiodo, essendo piccolo e filiforme sposterà un
volume d’acqua inferiore al suo peso: riceverà una
spinta insufficiente a farlo galleggiare e affonderà
velocemente.
Quindi:
1. Se il peso della quantità d’acqua spostata da un
subacqueo è maggiore del suo peso, il subacqueo riceve
una spinta maggiore e assumerà un assetto positivo.
Ciò vuol dire che galleggerà, risparmiando energie sia
da fermo che nuotando.
2. Se il peso del volume d’acqua spostato da un
subacqueo è uguale al suo peso, il subacqueo avrà un assetto neutro.
Il subacqueo riceve una spinta pari al suo peso, non galleggia e non
affonda, ma resta a mezz’acqua.
11
open water diver
Ha maggiore libertà di movimento, rimane staccato dal fondo ed evita di
ferirsi o di danneggiare delicati organismi che vivono sul fondale.
3. Se il peso della quantità d’acqua spostata da un subacqueo è minore
del suo peso, il subacqueo non riceve la spinta verso l’alto ed ha un
assetto negativo.
In questo caso il subacqueo affonda.
Si usa l’assetto negativo per iniziare l’immersione o per restare fermi
sul fondo, come quando si eseguono gli esercizi durante le lezioni del
corso.
Aria nei polmoni, muta di neoprene, adipe corporeo
sono elementi che tendono a galleggiare ed a fare quindi
assumere un assetto tendenzialmente positivo.
Cintura dei pesi, torce subacquee e macchine fotografiche,
così come erogatori e bombole, tendono invece ad andare
a fondo e favoriranno un assetto negativo.
Durante il corso impareremo a raggiungere facilmente
l’assetto voluto, positivo, neutro o negativo manovrando
opportunamente la nostra attrezzatura.
Questo compito ci sarà comunque facilitato dal GAV
(Giubbetto ad Assetto Variabile), il nostro compensatore
d’assetto, che indosseremo durante le immersioni e che le
renderà comode e rilassanti.
Del
GAV parleremo
all’attrezzatura.
12
nel
capitolo
dedicato
Modulo UNO
navigazione e idrodinamicità
La maggiore densità dell’acqua rispetto all’aria fa si che il
nostro corpo incontri delle resistenze notevoli. Basta provare a
camminare sulla battigia o immersi fino al ginocchio per rendersene
conto immediatamente. In immersione, per minimizzare la resistenza
dell’acqua, bisogna muoversi lentamente e con calma e assumere una
posizione del corpo il più possibile idrodinamica.
a
B
Il subacqueo a gonfiando parzialmente il GAV, ed indossando un giusto
peso, riesce a mantenere un assetto neutro e una posizione
idrodinamica.
Assumendo una posizione orizzontale, la pinneggiata
risulta fluida e rilassata, e tenendo raccolta l’attrezzatura,
offre minore resistenza all’acqua consumando anche un
minore quantitativo di aria.
Il subacqueo B invece non riesce ad assumere una posizione
corretta, e probabilmente dovrà rivedere i pesi della sua
cintura che tenendo il bacino più basso rende difficile
l’assetto e la pinneggiata. Procede in senso obliquo,
con dispendio di energia, pinneggiando con fatica, e
consumando un maggior quantitativo di aria.
SUB in assetto neutro
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open water diver
1ceffetto della pressione sugli spazi d’aria
I tre elementi della materia: i solidi, i liquidi ed i gas, hanno specifiche
caratteristiche, alcune comuni, altre no.
I solidi, hanno una “forma” propria (sferica, cubica, o a contorni più o
meno irregolari, ma comunque definiti), ed occupano una quantità di
spazio ben determinata detta “volume”.
I liquidi invece non hanno “forma” propria, ma assumono la forma del
recipiente che li contiene.
I gas, indipendentemente dalla loro quantità, tendono ad occupare tutto
lo spazio disponibile nel quale sono racchiusi.
Facciamo un esempio.
Prendiamo una siringa e aspiriamo aria all’interno.
Se chiudiamo il foro d’uscita e premiamo sullo stantuffo, noteremo
che il volume d’aria all’interno diminuirà man mano che aumenta
la pressione sullo stantuffo, e contemporaneamente avremo sempre
più difficoltà a forzare lo stantuffo.
Abbiamo “compresso” l’aria, e ne abbiamo al contempo aumentato
la sua densità e la sua pressione all’interno della siringa.
L’aria, al contrario dei liquidi,
può essere compressa.
Se proviamo a fare lo stesso dopo avere aspirato dell’acqua,
noteremo che per quanto si pressi sullo stantuffo, non si riuscirà a
“comprimere” il liquido.
Proviamo ora a cercare di “comprimere” un sasso…
Questi semplici esperimenti esemplificano una peculiare caratteristica: i
solidi ed i liquidi sono “incomprimibili” a causa della loro notevole densità
molecolare.
Le loro molecole sono così vicine e pressate tra loro che sono già
“precompressi” e di più non si può.
Invece l’aria e i gas possono essere ridotti di volume in funzione della
pressione che si esercita su di essi, poiché le loro molecole sono molto
distanti tra loro e conseguentemente la loro densità è strettamente
correlata allo spazio che occupano: più spazio disponibile, meno densità;
meno spazio disponibile, più densità.
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Modulo UNO
Anche l’aria che ci circonda occupa uno spazio, ed è quello nel quale
siamo immersi.
Non ce ne rendiamo conto perché per noi è assolutamente naturale, ma
ogni nostro movimento “sposta” un pari quantitativo di aria.
Questa aria spostata ha un suo volume ed un suo peso.
L’esperienza di Evangelista Torricelli, (matematico e fisico italiano del 1600, allievo di
Galilei), ha determinato che questo peso corrisponde ad una forza capace di sollevare
760 mm di mercurio, e l’ha definita corrispondente al peso di 1 chilo, e con una
“pressione” misurata in 1 ATMOSFERA (ATM).
Il suo postulato infatti enuncia che: “a livello del mare una colonna d’aria avente base
di 1 cm2 e altezza di 10.000 metri, pesa 1 Kg ed ha valore di 1 ATM”
L’ “atmosfera” (ATM), come unità di misura, è stata sostituita,
nominalmente, dal “bar” che ha lo stesso valore.
L’unità ufficiale di misura della pressione dei fluidi, secondo il Sistema Internazionale
è il Pascal, simbolo Pa.
Nella accezione comune le unità, e i loro sottomultipli, sono equiparate (anche se la
loro piccola differenza è ininfluente per quanto riguarda i calcoli subacquei).
Quindi 1 ATM = 100 KPa = 1 bar
Salendo in montagna, man mano che aumenta l’altitudine,
diminuisce l’altezza della colonna d’aria che grava sul nostro corpo e
conseguentemente anche il suo peso.
Fino ai primi 1.000 metri, la pressione diminuisce ogni 10 metri di
altitudine.
Negli strati più alti tale diminuzione avviene più lentamente.
Il nostro organismo avverte queste differenze soltanto negli spazi aerei
del nostro corpo.
Tutti conosciamo la sensazione di fastidio alle orecchie quando in
automobile saliamo o scendiamo da una montagna.
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open water diver
Se sono necessari oltre 10.000 metri di pressione di aria per formare un
bar, bastano solo 10 metri di acqua per formarne un altro.
Questo perché, come detto prima, l’acqua è 800 volte più densa
dell’aria.
La densità dell’acqua è maggiore di quella dell’aria, perché le sue
molecole sono a contatto le une con le altre e tra loro non vi sono spazi,
per questa ragione l’acqua è anche più pesante ed incomprimibile, e
quindi la pressione esercitata dalla sua massa è maggiore di quella
esercitata dall’aria.
A livello del mare abbiamo quindi UN bar di pressione (di peso)
dell’aria.
Per quanto detto, a -10 metri di profondità ne registreremo un altro.
Quando ci si immerge, all’aumentare della profondità aumenta il peso
dell’acqua che grava sul nostro corpo.
Ipotizzando allora di trovarci a -10 metri sul fondo del mare, il nostro
organismo sarà sottoposto a DUE bar di pressione: UNO dovuto ai 10
metri di acqua, e un altro che grava sulla superficie dell’acqua, e che
dovremo sempre considerare come costante da sommare ai metri di
acqua di profondità.
Osservando la figura, si nota che questa relazione continua a essere
valida mano a mano che si scende in profondità.
16
Modulo UNO
Per conoscere la Pressione Totale o Pressione Assoluta alla quale siamo
sottoposti ad una certa profondità, basta aggiungere alla pressione
relativa della colonna di acqua (10 mt = 1 bar), la pressione esterna di
UN bar relativo alla colonna d’aria (10.000 mt = 1 bar), che grava sulla
superficie dell’acqua.
In mare la pressione dell’acqua salata cresce di un bar ogni 10 metri di
profondità; in acqua dolce il minor peso del liquido rende tale incremento
leggermente inferiore, ma la differenza è abbastanza trascurabile.
Aumentando la pressione durante la discesa, liquidi e solidi non
subiranno variazioni in quanto incomprimibili, mentre i gas subiranno
una proporzionale diminuzione di volume.
Il corpo umano è composto principalmente da acqua, ma contiene anche
spazi d’aria sensibili alla pressione.
Quando respiriamo, non ce ne rendiamo conto, ma l’escursione del
nostro torace ha la forza di spostare un certo quantitativo di aria, che
come sappiamo ha un suo peso.
Se andiamo sott’acqua, per esempio a soli -5 metri di profondità, saremo
sottoposti ad una pressione di 1,5 bar.
Se dalla superficie ci calassero un tubo di gomma, e provassimo a
respirare, con nostra meraviglia non riusciremmo a farlo !
Infatti siamo capaci, respirando, di vincere la pressione di “solo” un bar,
e quel 0,5 di bar in più ci impedisce di potere espandere completamente
la nostra gabbia toracica.
Ecco che ci viene incontro la subacquea!
Infatti tra l’attrezzatura subacquea con la quale faremo pratica troviamo
la bombola.
La bombola, contiene aria compressa.
Quest’aria è la stessa che respiriamo normalmente, solo che viene
compressa dentro la bombola.
A questa bombola è collegato un erogatore che, attraverso un semplice
sistema, rileva la pressione atmosferica alla quale si trova, e farà uscire
dalla bombola l’aria alla stessa pressione.
17
open water diver
Allora se respireremo da questo erogatore, questo ci fornirà, a pressione
ambiente, l’aria che non riusciamo a inspirare, e ce ne fornirà tanta di
più quanta sarà la pressione, e quindi la profondità che rileverà.
Per noi allora, respirare a qualsiasi profondità, sarà assolutamente
normale, solo che introdurremo un quantitativo d’aria maggiore e più
densa che sarà direttamente proporzionale alla profondità alla quale ci
troveremo.
Quando i tuoi amici sapranno che stai frequentando un corso sub, ti
chiederanno certamente quanto tempo puoi restare sott’acqua respirando
da una bombola.
Sulla scorta di quanto hai appena imparato ti sarà facile rispondere che
non puoi stabilirlo a priori.
Dipenderà infatti dalla profondità alla quale ti immergerai.
Più andrai in profondità, più la bombola rileverà la pressione, più aria
manderà.
E quindi si esaurirà prima.
Se la profondità sarà minore, la bombola rileverà una pressione minore,
e manderà meno aria, esaurendosi più lentamente.
18
Modulo UNO
Quindi potrai rispondere che il tempo di durata di una bombola dipende
dalla profondità raggiunta e dal tempo che si trascorre a quella profondità.
A maggior loro chiarimento potrai spiegare che se respirando da una
bombola in superficie, questa dovesse durare, per esempio, un’ora,
immergendoci con la stessa bombola alla profondità di -10 metri e
restando fermi a questa quota, l’erogatore “rileverà” la pressione di
DUE bar ed erogherà il doppio dell’aria rispetto a quella che avrebbe
mandato in superficie dove aveva rilevato UN bar.
Conseguentemente durerà la metà del tempo, ossia mezz’ora.
Lo stesso vale se arrivassimo alla profondità di -20 metri.
Troveremmo TRE bar di pressione e l’erogatore ci darà aria tre volte
di più, la bombola durerà quindi un terzo di quanto sarebbe durata in
superficie, ossia solo 20 minuti.
Per la prova fatta con la siringa, aumentando la pressione diminuirà il
volume dell’aria.
Allora, a -10 metri, la pressione, che abbiamo detto essere di DUE
bar (quindi il doppio di quella a livello del mare che è UNO), ridurrà
a metà il volume dell’aria, e le sue molecole, avendo la metà dello
spazio disponibile, raddoppieranno la vicinanza tra loro e quindi si
“addenseranno”.
19
open water diver
Ci è facile ora comprendere l’enunciato della prima legge dei gas (legge di Boyle e
Mariotte) che dice:
“a temperatura costante il volume di un gas varia in modo inversamente proporzionale
alla pressione alla quale è sottoposto”.
Tradotto in termini più semplici vuol dire che se la pressione, man mano
che scendiamo in profondità, aumenta, il volume di tutti gli spazi aerei
diminuisce in modo “inversamente” proporzionale: se la pressione
raddoppia il volume si dimezza, se la pressione triplica, il volume si
riduce ad un terzo e così via.
Ed è vero anche il contrario, cioè se la pressione diminuisce, quindi
durante la risalita, il volume tende ad aumentare, di nuovo in modo
inversamente proporzionale, cioè se la pressione dimezza il volume
raddoppia.
Facciamo un esempio: ipotizziamo, a mero esempio di calcolo, di
trovarci in immersione a -30 metri.
Saremo sottoposti ad una pressione ambiente di 4 bar.
La nostra bombola erogherà quindi aria a 4 bar, ossia 4 volte di più che
in superficie.
Gonfiamo adesso un palloncino di gomma.
A questa profondità immetteremo aria a 4 bar.
Se lo sigilliamo e lo lasciamo andare, questo inizierà a risalire.
Ma, man mano che il palloncino risalirà verso la superficie, andrà
diminuendo la pressione dell’acqua a cui lui stesso è sottoposto, e
siccome al suo interno è contenuta aria, questa, a sua volta, non essendo
più compressa dalla pressione esterna comincerà ad aumentare di
volume.
Più il palloncino salirà, e più quest’aria si espanderà, finché le pareti
elastiche del palloncino non saranno più sufficienti a sopportare la
pressione interna e il palloncino giunto in superficie esploderà.
Se trattenessimo l’aria dopo avere respirato ad una certa profondità, e
iniziassimo a risalire i nostri polmoni si espanderebbero eccessivamente,
e si comporterebbero più o meno come il palloncino….
20
Modulo UNO
Andremmo incontro ad una importante patologia che prende il nome
di “Sovradistensione Polmonare”: gli alveoli polmonari eccessivamente
dilatati tenderanno a rompersi con gravi conseguenze.
Questa è sicuramente una patologia severa, ma per il subacqueo è la più
facile da evitare.
Basta soltanto seguire la più importante regola dell’immersione con
l’ARA (Auto Respiratore ad Aria):
Respirare sempre, regolarmente, e
MAI e poi MAI trattenere il respiro
21
open water diver
1deffetti dell’acqua sulla luce
LA VISTA SOTT’ACQUA
La luce che noi percepiamo è composta dai sette colori fondamentali
dell’arcobaleno (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto).
I raggi luminosi della luce solare penetrano l’acqua ma vengono da
questa assorbiti a misura che si scende in profondità.
Vengono prima assorbite le radiazioni luminose rosse poi quelle
arancioni, quelle gialle e quelle verdi e, alla fine, quelle blu e quelle
violette.
Le radiazioni a lunghezze d’onda più corte (rosse, arancioni, gialle),
sono anche riflesse dalla superficie dell’acqua: per questa ragione,
osservando uno specchio d’acqua profondo più di 10 metri, gli unici
colori visibili sono il blu e il violetto.
Già a -5 metri di profondità, il rosso comincia a svanire e gli oggetti
assumono colori tendenti al grigio.
Più si scende e più i colori visibili si avvicineranno al blu ed al violetto.
Quando frequenterai il corso Advanced Open Water ISDA, durante
l’immersione profonda, vedrai meglio l’effetto della evanescenza dei
colori, ma ti basterà portare con te una torcia subacquea e vedrai che
le bellezze del mare ti si riveleranno di nuovo in tutti i loro vivacissimi
colori.
22
Modulo UNO
Ti è mai accaduto di raccogliere un sasso o una conchiglia sott’acqua
e poi di accorgerti in superficie che le loro dimensioni erano minori di
quanto ti era parso in immersione?
Ciò è dovuto al fenomeno fisico della rifrazione.
Per questo fenomeno, un raggio di luce viene deviato dalla sua traiettoria
rettilinea quando passa da un mezzo a un altro di diversa densità.
La luce attraversa l’aria, l’acqua, il vetro della maschera e di nuovo
l’aria che si trova all’interno della maschera, prima di arrivare agli occhi
del sub.
Viene così più volte rifratta (deviata dalla propria traiettoria rettilinea).
Il vetro della maschera amplificherà questa rifrazione come se fosse una
lente di ingrandimento per cui, sott’acqua, gli oggetti appariranno più
grandi e più vicini di circa 1/3 rispetto a quanto non siano realmente.
L’occhio per mettere correttamente a fuoco gli oggetti ha bisogno che il
raggio luminoso riflesso da questi attraversi un mezzo aereo, motivo per
cui sott’acqua, senza maschera, tutto appare sfocato e tremolante.
Lo spazio d’aria contenuto nella maschera ripristinando la condizione
ottimale d’aria consente di mettere a fuoco gli oggetti e di vedere,
attraverso il vetro, in maniera chiara e nitida.
Un’altra proprietà della luce è la diffusione.
Le onde luminose colpiscono le molecole d’acqua e le particelle disciolte
o sospese, venendo disperse nell’acqua.
A meno di trovarsi molto vicino alla superficie, la diffusione luminosa fa
si che sia difficile distinguere, in immersione, le ombre degli oggetti.
23
open water diver
1eeffetti dell’acqua sul suono
L’udito sott’acqua
Avete mai visto quei film western dove i pellerossa poggiano l’orecchio
per terra per sentire se arriva una mandria di cavalli, o sui binari di una
ferrovia per capire se c’è un treno in arrivo?
E vi siete mai chiesto perché ?
Le leggi dell’acustica ci suggeriscono che attraverso un mezzo solido le
onde sonore si propagano più velocemente e più intensamente.
Le onde sonore viaggiano nell’aria a circa 330 metri al secondo.
Nell’acqua, che ormai sappiamo è circa 800 volte più densa dell’aria,
la velocità di propagazione del suono diventa circa quattro volte più
veloce.
Viaggerà quindi intorno a 1.320 metri/sec.
24
Modulo UNO
I suoni in acqua potranno allora essere uditi a distanze maggiori, e in
maniera più nitida.
Ma a causa della maggiore velocità con la quale il suono arriverà alle
nostre orecchie (il nostro sistema uditivo ascolta secondo i principi
della stereofonia), la percezione dei suoni sarà ottima, ma risulterà
estremamente difficile individuare la fonte di provenienza del suono
stesso, poiché la percezione avverrà contemporaneamente su tutt’e due
le orecchie,
In acqua infatti i suoni sembrano arrivare da tutte le direzioni.
Conoscere questo effetto è molto importante perché se il nostro
compagno volesse attirare la nostra attenzione con un segnalatore
acustico subacqueo, noi percepiremmo benissimo il suono, ma non
riusciremmo a determinare la sua posizione. Anche capire la direzione
di provenienza e la distanza dei natanti risulta più difficoltoso.
Porta sempre con te un pallone segnasub
per avvertire chi sta in superficie della tua
presenza subacquea, ed evitare incidenti
I suoni prodotti nell’aria non trasmettono energia sonora all’acqua in
maniera efficiente, ma tendono di fatto ad essere riflessi ed a rimbalzare
sulla superficie.
È sufficiente tenere la testa sotto il pelo dell’acqua per non riuscire a
percepire la voce o i suoni prodotti in superficie.
Le corde vocali umane producono suoni quando vengono attraversate
dall’aria, solo di rado riescono a produrre suoni attraverso l’erogatore.
Pallone segnasub
Ecco perché i subacquei usano segnali manuali e lavagnette subacquee
per comunicare.
25
open water diver
2fisiologia dell’immersione
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
2a
2b
2c
2d
Apparato respiratorio
Spazi d’aria nel corpo umano
Effetti della pressione dell’aria
Effetti termici in immersione
2aapparato respiratorio
Quando per scendere in apnea prendiamo un bel respiro e tratteniamo
l’aria nei nostri polmoni, essi resteranno pieni di aria.
Non appena inizieremo la discesa verso il fondo, l’acqua che ci circonda
comincerà ad esercitare una pressione sempre maggiore su tutto il nostro
corpo.
L’aria contenuta nei polmoni, subirà una compressione e si ridurrà di
volume.
Le sue molecole spinte le une contro le altre dalla maggiore
pressione dell’acqua si avvicineranno “addensandosi”, ma la
quantità d’aria presente nei polmoni rimarrà invariata fatta
eccezione per una piccola quantità d’ossigeno che verrà
utilizzata per la respirazione cellulare.
Una volta tornati in superficie, ed eliminata la pressione
dell’acqua sulla gabbia toracica, la situazione tornerà alla
normalità, e volume e densità torneranno come prima.
Ciò avviene però se ci si immerge in apnea e si permane
sott’acqua pochi secondi, ma se si usano le bombole gli effetti
cambiano.
In apnea il volume polmonare si riduce
all’aumentare della profondità.
26
Il sistema ARA (Auto Respiratore ad Aria) ci permette di
avere i polmoni sempre normalmente pieni e mai compressi,
qualunque sia la quota alla quale ci troviamo.
Modulo UNO
Questo avviene grazie al fatto che il sistema ARA fornisce ai nostri
polmoni aria compressa contrastando la pressione esterna dell’acqua.
La Respirazione
L’aria che introduciamo quando inspiriamo arriva ai nostri polmoni,
dove avviene la respirazione, ossia lo scambio tra l’ossigeno dell’aria
e l’anidride carbonica, reflua dai tessuti, che viene emessa con
l’espirazione.
Il luogo dove avviene lo scambio ossigeno/anidride carbonica si trova
nell’alveolo polmonare, e viene definito “spazio aereo naturale vivo”.
Quando inspiriamo, per mandare l’aria nei polmoni, e quando espiriamo,
per eliminarla, l’aria transita attraverso la bocca, la laringe, la trachea, i
bronchi fino all’alveolo polmonare e viceversa in uscita.
Ma in tutto questo tragitto non avviene nessuno scambio,
Questo tragitto è, per questo motivo, definito “spazio aereo naturale
morto”.
La ventilazione è dunque il solo passaggio di aria inspirata ed espirata
attraverso gli spazi aerei morti, mentre la respirazione è il meccanismo
metabolico alveolare di scambio gassoso, ed avviene unicamente nello
spazio aereo naturale vivo.
L’aereatore di superficie, definito “snorkel” (dal
tubo telescopico di ventilazione che viene usato
dai sommergibili che si chiama appunto “snorkel”)
o l’erogatore li possiamo considerare come un
prolungamento artificiale degli spazi naturali
morti, e sono definiti quindi “spazi aerei artificiali
morti”.
La ventilazione (inspirazione ed espirazione) deve
sempre essere fluida, naturale, lenta e profonda.
Inspirazioni ed espirazioni “corte” o “veloci” comportano il rischio di
rinspirare l’aria non ancora del tutto emessa.
Una respirazione superficiale causata da una scorretta ventilazione
comporta un ristagno di anidride carbonica con possibili conseguenze
respiratorie e metaboliche.
27
open water diver
Anche lo spazio aereo tra maschera e viso può essere considerato uno
“spazio aereo artificiale morto” e deve essere compensato, in immersione,
emettendo aria dal naso.
2b spazi d’aria nel corpo umano
I seni
I “seni” (dal latino sinum, vuoto) sono cavità presenti nella testa e servono
fondamentalmente ad alleggerirne i movimenti. Sono pieni di aria, in
comunicazione tra loro, con il naso e con la gola. L’aria entra ed esce
continuamente con la normale ventilazione. In particolare la gola è in
diretto contatto, tramite le “trombe di Eustachio” con l’orecchio medio,
che è quella parte dell’orecchio immediatamente dietro il timpano.
La tromba di Eustachio è una particolare struttura anatomica (Bartolomeo
Eustachi, anatomista italiano del 1500, meglio conosciuto come
Eustachio), ed è un canale stretto e
sinuoso, che mette in comunicazione il
rinofaringe con l’orecchio medio, non
riesce a compensare spontaneamente,
ed ha bisogno di particolari manovre
per raggiungere un’ equilibrio di
pressione con l’esterno.
28
Modulo UNO
l’orecchio
L’orecchio si divide anatomicamente in: orecchio esterno, orecchio medio
e orecchio interno.
L’orecchio esterno è aperto sull’ambiente circostante, l’orecchio medio
è pieno di aria, e l’orecchio interno è pieno di un liquido chiamato
perilinfa.
L’orecchio esterno raccoglie le onde sonore e le convoglia attraverso il
canale uditivo verso una membrana a tenuta d’aria chiamata timpano.
Il timpano vibrando trasmette l’energia sonora all’orecchio medio.
L’orecchio medio, pieno d’aria, trasmette l’impulso sonoro, attraverso
tre ossicini collegati tra loro (martello, incudine e staffa), all’orecchio
interno.
L’orecchio interno tramite la perilinfa consente la conversione dell’energia
sonora in impulsi nervosi che vengono trasmessi al cervello.
L’orecchio medio è collegato alla gola attraverso le “trombe di
Eustachio”.
Attraverso le trombe siamo in grado di fare arrivare aria dalla gola
fino all’orecchio medio per compensare la maggiore pressione
esterna, così come facciamo quando respiriamo dall’erogatore e
mandiamo aria a pressione ai nostri polmoni per compensare la
compressione.
i denti
Sott’acqua, anche il lavoro del tuo dentista potrebbe essere messo alla
prova, perché se sotto l’otturazione di una carie, fosse rimasta intrappolata
dell’aria, con gli sbalzi di pressione potremmo avvertire dolori
e disagi.
Se restano spazi vuoti nelle otturazioni o nelle capsule, nella
fase di immersione si può provare dolore al dente provocato
dalla capsula che comprime i nervi del dente.
A volte sotto l’otturazione di un dente
potrebbe celarsi un piccolo spazio d’aria
29
open water diver
2ceffetti della pressione dell’aria
La compensazione
Secondo la classificazione biologica di Karl Linneo (biologo svedese
del 1700), l’ “uomo” è definito: “bipede, diurno, terrestre”.
Non avendo pinne o branchie, non è dunque adatto al mondo
sottomarino.
Imitando tuttavia i “cugini” mammiferi del mare, come le balene, orche,
delfini, foche e tartarughe, ha imparato ad immergersi in apnea.
Con attrezzature ed accessori meccanici di sua invenzione, l’uomo, è
riuscito ad andare sott’acqua superando anche i tempi delle limitate
apnee che il suo organismo consentiva.
Ridotti i limiti imposti dalla scorta d’aria, ce ne sono però altri, legati
alla sua fisiologia terrestre, che dobbiamo conoscere per poterli adattare
in acqua e sott’acqua.
Il corpo umano, essendo costituito principalmente da liquidi
incomprimibili, può adattarsi senza grossi inconvenienti alla pressione
dell’acqua.
Al suo interno però esistono spazi vuoti che per varie ragioni fisiologiche
sono pieni solo di aria.
Questi spazi sono presenti nelle orecchie, nei seni del cranio, nei polmoni,
nello stomaco, nell’intestino.
assolutamente da evitare in immersione l’uso di
tappi auricolari.
La pressione dell’acqua in aumento sul timpano, e la riduzione di volume
dell’aria dell’orecchio medio determinerebbero una “aspirazione” dei tappi
col pericolo di una perforazione timpanica. I tappi auricolari possono essere
usati soltanto in piscina o in mare durante il nuoto di superficie per evitare
inquinamenti batterici del condotto uditivo esterno.
30
Modulo UNO
L’aria che essi contengono, come abbiamo visto, subisce l’influenza della
pressione quando questa aumenta o diminuisce, scendendo in profondità
sott’acqua, o risalendo,.
Per contrastare e risolvere il fastidio che tale situazione genera nel nostro
corpo, dobbiamo imparare a “compensare” queste differenze di volume
causate dal variare della pressione.
Se il fastidio è dovuto ad una riduzione del volume d’aria all’interno
degli spazi vuoti, dovremo compensare “aggiungendo” aria.
Se il fastidio è invece dovuto ad un aumento del volume dell’aria
all’interno bisogna intervenire con vari sistemi che vedremo più avanti.
Facciamo una prova.
Con l’indice ed il pollice della mano destra chiudetevi le ali del naso.
Adesso, tenendo la bocca chiusa, provate “molto delicatamente” a
soffiare.
Noterete che l’aria, intrappolata nella gola e nel naso, non potendo
uscire, attraverso le trombe di Eustachio andrà a spingere i timpani
verso l’esterno.
È esattamente la sensazione che state provando nelle vostre orecchie.
Probabilmente avrete avvertito questa sensazione prima a destra o a
sinistra, ciò è assolutamente normale.
Questa è la manovra di “compensazione” che dovremo adottare
quando, all’inizio dell’immersione, l’acqua, entrando nell’orecchio
attraverso il condotto uditivo esterno, comincerà a premere sul timpano
che si incurverà verso l’interno facendo diminuire il volume di aria
nell’orecchio medio.
Contemporaneamente l’aria contenuta nell’orecchio medio, per effetto
della pressione tenderà a diminuire di volume “aspirando” a sua volta il
timpano.
I seni frontali e quelli paranasali, la laringe, e la trachea, tutti collegati
all’apparato respiratorio, ricevono dai polmoni aria alla stessa pressione
di quella esterna e quindi, in condizioni normali, non subiscono nessun
tipo di compressione, né sono a rischio d’implosione.
31
open water diver
La tromba di Eustachio, detta anche tuba uditiva, è normalmente chiusa
per evitare l’ingresso di batteri nell’orecchio medio.
Per permettere di “forzarla”, per mandare aria e compensare l’orecchio
medio, esistono varie manovre.
La più usata è la “manovra di Valsalva ” (Antonio Valsalva,
medico):
durante la discesa, si tura il naso, si chiude la bocca e si
soffia delicatamente.
Non soffiare troppo forte, per non danneggiare l’orecchio
interno.
La pressione dell’acqua pressa
sul timpano
Un’altra manovra è quella di “Marcante/Odaglia” (Duilio
Marcante, fondatore della subacquea italiana e Giorgio
Odaglia, subacqueo): migliore della prima ma, alle volte,
di più difficile applicazione.
Sfrutta il movimento della lingua che viene arretrata e spinta contro il
palato in una posizione simile a quella che assume nella deglutizione.
Azionandola come un pistone verso l’alto, comprime l’aria.
All’azione della lingua è associata l’azione dei muscoli della faringe, i
quali essendo vicini agli orifizi delle trombe di Eustachio, ne favoriscono
l’apertura e quindi il passaggio dell’aria in pressione verso l’orecchio
medio.
Così facendo, l’aria arriva alle orecchie dal retrofaringe e non dai
polmoni.
L’aria che arriva con questo metodo, non sfruttando la forza dei polmoni
e del diaframma, compensa le orecchie molto più delicatamente evitando
il rischio di lesioni all’orecchio medio per un eccesso di pressione
interna.
Questa manovra, una volta imparata con un po’ di pratica, è la più sicura
ed efficace.
Una diversa manovra è quella nella quale riescono solo alcuni fortunati:
muovendo la mandibola avanti ed indietro o a destra e sinistra e
deglutendo, si riescono a muovere i muscoli del retrobocca che spingono
l’aria dentro le trombe consentendo la compensazione.
32
Modulo UNO
Un fatto assolutamente positivo è che con questo metodo non si è costretti
a turare il naso con le dita, e le mani restano libere ed utilizzabili per
qualche altro scopo.
Di regola è meglio cominciare a compensare, per preparare le
orecchie, ancor prima di avere messo la testa sott’acqua, e poi
compensare ogni quando se ne avverte il bisogno, ma sicuramente
prima di sentire fastidio o dolore.
L’ideale sarebbe compensare ad ogni metro di discesa.
Riusciremo così, mandando aria dalla gola attraverso la tromba di Eustachio,
ad aggiungere aria e quindi a compensare il volume dell’orecchio medio
ripristinandone il volume.
Non proseguire nella discesa se si avverte fastidio al timpano.
Se fossimo raffreddati e del muco ostruisse i canali nasali e le
trombe di Eustachio, sarebbe molto difficile fare passare aria per
la compensazione perché troverebbe un ostacolo naturale.
Se scendendo ci rendiamo conto di non riuscire a fare passare
l’aria e di provare fastidio, disagio o addirittura dolore al timpano,
dobbiamo immediatamente arrestare la nostra discesa, e se è
il caso risalire di qualche metro per far si che la pressione sul
timpano diminuisca.
Se il dolore scompare possiamo provare a scendere nuovamente, ma se
invece il problema continua, dovremmo interrompere l’immersione e
risalire in superficie.
In presenza di muco l’aria
non passa e non si riesce a
compensare
33
open water diver
mai immergersi quando si è raffreddati
Mai usare tappi auricolari e cappucci troppo stretti che potrebbero impedire
all’acqua di entrare nel canale uditivo creando un effetto ventosa anche sul
canale stesso contribuendo ad una possibile lesione timpanica.
Esistono altri spazi aerei al di fuori del nostro corpo quando ci
immergiamo, per esempio quello creato dalla maschera sul nostro viso.
Questo spazio, non facendo parte degli spazi aerei naturali del nostro
corpo prenderà il nome di “spazio aereo artificiale morto”.
Anche questo spazio però sarà sottoposto alla pressione ed al conseguente
schiacciamento.
Per evitare, all’inizio dell’immersione, che questa riduzione di volume
all’interno della maschera generi un fastidioso “effetto ventosa” sul
nostro viso, dovremo compensare anche la maschera.
Per fare questo basta soffiare dal naso, che è contenuto all’interno della
maschera, fino al ripristino del volume iniziale.
Appare subito ovvio il motivo per cui non è possibile immergersi
indossando solo degli occhialini da nuoto: non contenendo il naso non
potremmo compensare l’effetto ventosa sugli occhi, con le conseguenze
che è facile immaginare.
blocco inverso
Le funzioni delle trombe di Eustachio sono molteplici, una di
queste è la produzione di muco quando si è raffreddati, ed in queste
occasioni le trombe tendono ad irritarsi ed a chiudersi.
L’occlusione delle trombe limita notevolmente o addirittura
impedisce le manovre di compensazione.
Il blocco di muco non permette la
fuoriuscita dell’aria e l’espansione del gas
pressa dall’interno sulla membrana del
timpano durante la risalita.
34
Un raffreddore passa in pochi giorni e potremo tornare a
reimmergerci, una lesione al timpano può durare anche dei mesi e
non potremo tornare in acqua per molto tempo.
Modulo UNO
Ti ricordi che abbiamo parlato della pericolosità di risalire con la bocca
chiusa, senza respirare e del pericolo della sovradistensione polmonare?
Qui è la stessa cosa: se in risalita un tappo di muco non permettesse all’aria
che avevamo spinto dietro il timpano (per compensare lo schiacciamento
esterno) di fuoriuscire, l’aria si espanderebbe e cercherebbe una via di
uscita, trovando probabilmente più facile rompere la delicata membrana
del timpano che non spostare un pesante tappo di muco.
È assolutamente sconsigliato assumere farmaci decongestionanti prima di
un’immersione.
Questi prodotti, oltre ad avere una breve durata, sono generalmente
termolabili e determinano particolari effetti collaterali al variare della
temperatura.
Una volta assunti liberano le vie aeree dal fastidioso muco, perché il loro
meccanismo d’azione è quello di “asciugare” le mucose.
Ma dopo poco tempo, al mutare della temperatura dell’acqua, quando
il subacqueo sarà già in immersione, tale farmaco potrebbe perdere di
efficacia determinando un effetto paradosso incrementando la produzione
di muco.
Il muco prodotto occludendo le trombe, farà da “tappo” impedendo,
durante la risalita, all’aria che va espandendosi di uscire normalmente, e
causerà notevole fastidio e dolore,
Questo fenomeno è definito “BLOCCO INVERSO”
In ogni caso se dovessimo trovarci in questo spiacevole frangente possiamo
provare a simulare lo sbadiglio, deglutire, muovere la mandibola.
In seguito proveremo a risalire, ma se il problema persistesse, allora
dovremo eliminare il tappo di muco che fa da ostruzione.
In questo caso basterà soffiarsi il naso con le tecniche che ti insegnerà il
tuo istruttore, ed il muco andrà via permettendo la fuoriuscita dell’aria
dalle narici.
Come già detto, il consiglio utile, che diventa una regola, è comunque di
non immergersi se si è raffreddati o congestionati.
Come abbiamo visto prima, in risalita, a misura che l’aria si espande,
l’otturazione dentaria potrebbe addirittura allentarsi e saltare.
35
open water diver
Fai controlli dentari regolari, e consulta il tuo dentista in caso di fastidi
ricorrenti.
Un’altro problema legato ai gas che possono espandersi nello stomaco
anche a causa della digestione può essere risolta, in risalita, rallentando
o fermandosi ed eliminandoli nei modi possibili.
prima dell’immersione è sconsigliato assumere
bevande gasate
potrebbero dare dei fastidi espandendosi nello stomaco
e nell’intestino durante la risalita.
Un Sub attento ricorda sempre di
non trattenere il respiro durante
la risalita
36
Modulo UNO
2deffetti termici in immersione
La dispersione del calore
A parità di temperatura, sentiresti più freddo, davanti a un condizionatore
d’aria o sotto una doccia fredda?
Ovviamente sotto la doccia fredda, ed è una legge della fisica che ce ne
spiega il perché.
Le molecole dell’aria sono più rarefatte rispetto a quelle dell’acqua, e a
contatto con la nostra epidermide non fanno molto attrito.
Portano via il calore dalla superficie del nostro corpo per convezione.
L’acqua, essendo molto più densa, quando scivola sulla nostra cute, fa
molto più attrito e porta via il calore per conduzione.
Infatti in acqua il calore corporeo viene dissipato circa 25 volte più
velocemente che in aria.
Se, all’asciutto, ci si sente a proprio agio esposti per ore ad una temperatura,
ad esempio di 26 gradi, in acqua alla stessa temperatura, la sensazione
di freddo interverrà dopo solo 10 minuti, e si comincerà ad avvertire la
necessità di scaldarsi.
Se la temperatura dell’acqua è inferiore a quella del nostro corpo, occorre
indossare una muta.
Chi è più magro o comunque ha una costituzione minuta disperderà il
calore più velocemente di chi è più corpulento (le foche ed i trichechi ci
insegnano che il grasso ripara dal freddo).
Se senti freddo potresti avvertire dei brividi.
I brividi sono il segnale utilizzato dal corpo quando la sua temperatura sta
scendendo troppo.
Attraverso i brividi, il corpo cerca di produrre calore mediante la
contrazione muscolare e l’aumento del metabolismo.
Ricordati, se cominci a tremare in maniera incontrollata, occorre che tu
esca immediatamente dall’acqua per scaldarti.
Finché si rimane immersi, non è possibile aumentare la temperatura del
corpo che continuerà a disperdere calore.
37
open water diver
In genere le donne sentono freddo prima degli uomini perché a parità di corporatura hanno
una superficie epiteliale più sottile.
Se mentre sei in acqua i brividi cessano, non significa che le cose
stiano migliorando, ma che il corpo ha perso tanto calore da essere in
pericolo.
Occorre quindi uscire immediatamente dall’acqua.
Il corpo umano ha una temperatura esterna media di circa 37 gradi
che deve mantenere costantemente attraverso i meccanismi della
termoregolazione.
L’acqua, come tutti i mezzi densi, possiede un’alta conduttività termica,
e a contatto con il nostro corpo determina una notevole dispersione di
calore superficiale.
Per questo motivo i subacquei indossano la muta che, limitando la
dispersione calorica del corpo, consente periodi più lunghi di permanenza
in acqua.
ipotermia e raffreddamento
Si definisce “ipotermia” la condizione in cui la temperatura corporea di
un individuo scende significativamente al di sotto del suo valore normale
impedendo il normale metabolismo e le normali funzioni fisiologiche.
Si è in ipotermia quando la temperatura interna del corpo scende al di
sotto dei 35°C, e iniziano i brividi che diventano incontrollabili.
Se la temperatura interna del corpo dovesse scendere ulteriormente, il
battito cardiaco diventerebbe irregolare, e il rischio maggiore in questi
casi è l’arresto cardiaco.
Al di sotto dei 32°C, se non si interviene per alzare la temperatura, le
condizioni metaboliche diventano critiche.
Gli organi vitali del corpo umano per funzionare correttamente,
richiedono un flusso di sangue costante.
38
Modulo UNO
La testa, il collo, l’inguine ed il torace hanno una maggiore dispersione
termica per il maggiore afflusso di sangue, e per una minore capacità
di vasocostrizione.
Quando il corpo viene esposto a basse temperature, cerca di disperdere
meno calore restringendo i vasi sanguigni che portano sangue alle
estremità e all’epidermide.
L’organismo reagisce con i brividi, che altro non sono che subentranti
e brevi contrazioni muscolari, che tendono a riscaldare il corpo. Il
calore è generato interamente dal tremore muscolare, ma questo è
insufficiente a contrastare la dispersione termica a cui si è sottoposti
in immersione.
Una persona immersa in acqua disperde calore ad un ritmo talmente
veloce che i movimenti di reazione fisica non sempre riescono a
bilanciare questa diminuizione di temperatura.
Segnale subacqueo per
indicare brividi di freddo
Indossando la muta protettiva è possibile solo rallentare la dispersione
calorica ma non fermarla completamente.
Quando i primi sintomi di raffreddamento cominciano a manifestarsi
occorre comunicare al compagno il proprio disagio con il segnale di
“freddo”, e iniziare, senza indugi, le procedure di risalita.
Una volta fuori dall’acqua è necessario asciugarsi al più presto e riscaldarsi
indossando abiti asciutti e caldi.
IPERTERMIA E COLPO DI CALORE
Si definisce “ipertermia” l’aumento della temperatura interna del corpo.
Il “colpo di calore” è la conseguenza di uno stato di ipertermia.
Il corpo umano dissipa con la sudorazione il calore che lui stesso genera.
Questa sottrae calore all’interno del corpo, lo trasferisce sulla superficie
cutanea e con l’ evaporazione sottrae grandi quantità di calore alla pelle,
raffreddandola.
La perdita di acqua dovuta alla sudorazione, se non compensata, porta
alla disidratazione dell’organismo, che oltre un certo limite non può più
sostenere la sudorazione.
39
open water diver
A questo punto il soggetto smette di sudare, e la temperatura corporea
sale rapidamente senza che i meccanismi di difesa possano intervenire
adeguatamente.
Uno dei comportamenti errati che può scatenare nei subacquei il “colpo
di calore” è l’indossare la muta fuori dall’acqua, per lunghi periodi,
sotto i raggi diretti del sole.
Lo strato di sudore che permane tra la muta ed il corpo impedisce la
formazione di ulteriore sudore e la temperatura interna aumenta.
I segni che il sub presenta si possono compendiare in rossore al volto,
disorientamento, cute calda e arrossata, polso appena percettibile,
collasso.
Occorre liberare il sub dalla muta, condurlo in luogo aperto e
ventilato, fargli bere acqua o altre bevande non alcoliche e non
fredde.
Se dovessero intervenire i segni ed i sintomi del collasso si può
massaggiarlo con panni umidi, dargli da bere solo se cosciente,
ma non applicare ghiaccio che potrebbe causare una pericolosa
vasocostrizione.
Indossare la muta fuori
dall’acqua per lunghi periodi,
sotto i raggi diretti del sole,
aumenta la possibilità di un
collasso.
40
Modulo UNO
41
open water diver
3attrezzatura subacquea di base
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
3a
3b
3c
3d
3e
Maschera
Pinne
Snorkel
GAV
Sistema di zavorra
3amaschera
Se hai mai aperto gli occhi sott’acqua, come abbiamo visto nel primo
capitolo, avrai notato che il mondo sommerso ti appare sfocato ed
irregolare; questo perché l’occhio umano ha bisogno di uno spazio
d’aria di fronte per una corretta messa a fuoco.
Tutti gli animali terrestri che vivono molto anche in acqua, come le
foche per esempio, hanno sviluppato una lente correttiva naturale:
una palpebra aggiuntiva che funge da isolante.
Molti campioni di apnea usano una tecnica simile, con spesse lenti
a contatto opportunamente studiate, ma resta di fatto che l’uso della
maschera è molto più rapido, comodo ed economico.
Lo scopo della maschera è dunque quello di creare uno spazio
d’aria di fronte agli occhi, e consentire così, sott’acqua, la messa
a fuoco degli oggetti.
Importante è che la misura della maschera sia corretta per impedire
perdite d’aria o infiltrazioni d’acqua,
Le parti principali di una maschera subacquea sono costituite da:
• La montatura, rigida, di solito in materiale plastico.
• La lente, unica o doppia, in vetro temperato, infrangibile e
antigraffio.
• Il corpo, in silicone o di gomma.
• Il cinghiolo, in silicone o di gomma, con fibbie a regolazione
rapida per una buona tenuta sulla testa.
42
Modulo UNO
• La montatura:
La montatura è la parte esterna rigida della maschera e funge da
struttura.
La montatura della maschera per immersioni con autorespiratore è
concepita di generose dimensioni, con un vetro ampio e, talvolta, con
vetri laterali, inferiori e superiori per consentire un angolo di visuale più
completo.
Richiede più aria per lo svuotamento, ma non è un problema data la
presenza della bombola.
La maschera per l’apnea, è invece di ridotte dimensioni, talvolta dei veri
e propri occhialini che comprendono un naso in silicone.
Il ridotto volume facilita la svuotamento in immersione, richiedendo poca
aria.
La visuale risulta talvolta particolarmente ridotta e limitata.
•
Le lenti:
Le lenti, in vetro,sono in genere, piane, in modo da ridurre le distorsioni.
Il vetro è temperato e infrangibile, ma se accidentalmente dovesse rompersi,
si frantumerebbe in piccoli frammenti a forma di cubetti di vetro, e non in
pericolose schegge che potrebbero ferire gli occhi.
•
Il corpo:
Il corpo è la parte della maschera che aderisce al volto garantendo la
tenuta stagna. Solitamente è realizzato in silicone perché anallergico e più
resistente alla corrosione.
Deve avere una sagomatura per il naso o, in alternativa, due accessi per
le dita.
Il naso deve essere contenuto nello spazio d’aria della maschera per
permetterne la compensazione durante l’immersione.
•
Il cinghiolo:
Il cinghiolo garantisce la tenuta della maschera sulla testa.
La tenuta deve essere stabile e confortevole.
43
open water diver
Il cinghiolo è dotato di fibbie laterali di regolazione rapida per adattarsi
ad ogni misura di circonferenza cranica, e per passare velocemente da
una misura all’altra nel caso si decidesse all’ultimo istante di togliere o
mettere il cappuccio, o si dovesse prestare la propria maschera di riserva
al compagno.
Le valutazioni essenziali da considerare nella scelta di una maschera
subacquea sono: misura, visione, e comfort. Alcune maschere hanno
lenti separate per poter essere sostituite da lenti ottiche. Molti subacquei
con problemi di vista preferiscono usare una maschera normale ed usare
lenti a contatto, rigorosamente morbide, e possibilmente del tipo “usa e
getta”.
Altre ancora sono dotate di una valvola di scarico unidirezionale per
facilitarne lo svuotamento in caso di parziale o totale allagamento.
Utile accessorio da applicare al cinghiolo di tenuta è una fascia in
neoprene che lo rende più facile da indossare.
Per essere sicuri che la maschera vada bene per il proprio viso,
bisogna effettuare la prova di tenuta.
Appoggiare il modello prescelto sul viso, senza fissarlo con il
cinghiolo, assicurandosi che non ci siano ciocche di capelli tra il
bordo della maschera e il viso.
La sensazione deve sembrare confortevole e non deve dare
fastidio, il naso deve alloggiare comodo e non essere stretto o
schiacciato.
La maschera va trattata prima
dell’immersione e sciacquata
dopo in acqua dolce
Il telaio non deve toccare o dare fastidio nello spazio tra gli
occhi.
Ispirando leggermente dal naso la maschera deve rimanere su, senza
cadere.
Questa prova dimostra che il bordo è a tenuta d’aria, e se non passa
l’aria, non passerà neanche l’acqua.
Chi porta barba o baffi potrebbe incontrare qualche difficoltà in più, ma
con una attenta ricerca del modello e un più accurato posizionamento
del bordo, si risolve tranquillamente il rischio di infiltrazioni.
44
Modulo UNO
Per pulire la maschera occorre ovviamente risciacquarla con acqua
dolce.
Molti centri diving forniscono a tale scopo secchi o altri contenitori
appositamente riempiti.
Una maschera di silicone trasparente, esposta per lunghi periodi al sole
potrebbe ingiallirsi.
Una maschera in gomma potrebbe, nel tempo, creparsi.
Quindi, sia in un caso che nell’altro è bene conservarle in un luogo asciutto
ed al riparo dai raggi diretti del sole.
Per preservare al massimo i bordi e le lenti della maschera e per non
metterli in contatto con altra attrezzatura nella borsa, è bene conservarla
all’interno della propria custodia rigida.
Per prevenire l’appannamento dovuto alla condensa sul vetro, molti
subacquei usano spandere la propria saliva sulla parte interna della
maschera che va distribuita uniformemente sul vetro e poi risciacquata.
Vi sono comunque prodotti commerciali da utilizzarsi come alternativa.
È consigliabile, nel caso la maschera sia nuova, lavare la parte interna del
vetro con un detergente non acido, o con dentifricio in modo da rimuovere
la patina di silicone, usato come protettivo durante la fabbricazione, che
provoca continui appannamenti.
La prima maschera al mondo che incluse il naso e consentì anche di
prenderlo dall’esterno per permettere la compensazione delle orecchie, fu
costruita in Italia da Luigi Ferraro, ex ufficiale incursore della marina militare,
collaboratore della ditta Cressi, e poi proprietario della ditta di attrezzature
subacquee Tecnisub. Per la sua forma particolare venne chiamata “Pinocchio”.
Ferraro fu anche l’ideatore delle pinne a scarpetta modello “Rondine”.
3b pinne
Sono nate come mezzo di salvataggio per gli aviatori costretti ad
ammarare.
Ottengono il massimo rendimento per il fatto che nelle gambe vi sono i
muscoli più forti di tutto il corpo umano.
45
open water diver
Imitando i pesci l’uomo ha sfruttato questa forza, ed il fatto che la
posizione delle gambe sia particolarmente idrodinamica rispetto a quella
delle braccia le ha rese il primario mezzo di propulsione subacqueo.
I modelli di pinne che interessano un subacqueo, sono due:
• pinne a scarpetta
• pinne con cinghiolo
•
Le pinne a scarpetta
Sono tipicamente estive o da mari tropicali.
Si indossano a piedi nudi o con calzari morbidi.
I calzari morbidi si usano dove non c’è bisogno di camminare
su scogli o strade.
Queste pinne hanno lo svantaggio che non sono regolabili,
quindi se la misura non è esatta, possono provocare crampi se
strette, o scivolare dal tallone se larghe.
Se una scarpetta poi dovesse rompersi, bisogna sostituire entrambe le
pinne.
In compenso sono più economiche e più leggere da trasportare.
•
Le pinne con cinghiolo
Si calzano agevolmente su specifici calzari con suola.
I calzari offrono ai piedi un buon isolamento termico e protezione dalle
escoriazioni quando si cammina su rocce o sulle altre superfici che
occorre attraversare per giungere all’acqua.
Tramite i cinghioli possono essere comodamente regolate
anche a misure intermedie, e se un cinghiolo dovesse
rompersi, basta sostituirlo mantenendo entrambe le pinne.
Per questo è opportuno disporre sempre di un cinghiolo
universale di riserva.
È consigliabile comunque provare sempre le pinne con i calzari che
verranno usati durante le immersioni.
Le pinne a cinghioli sono solitamente più pesanti e meno economiche.
46
Modulo UNO
Le pinne, come il resto dell’attrezzatura, e come tutti i prodotti in gomma
o in plastica non devono rimanere esposte alla luce solare perché questa
ne accelera i processi di invecchiamento.
Dopo l’immersione, risciacquarle con acqua dolce.
3c snorkel
L’areatore o snorkel è per il subacqueo, quello che per i cetacei è lo
sfiatatoio: un naso sulla nuca che permette di respirare anche se immersi
a faccia in giù.
Appare evidente che il primo scopo dello snorkel è quello di risparmiare
l’aria della bombola quando si nuota in superficie guardando il fondale.
Il tubo deve avere un diametro di circa 2 cm e una lunghezza di non più
di 30.
Ne esistono modelli dotati di valvola di scarico in basso, così da essere più
facili da svuotare.
Questo modello non è comunque apprezzato dai Rescue Diver ISDA che,
all’occorrenza, devono potere utilizzare lo snorkel come aeratore per la
respirazione artificiale in acqua durante un salvataggio.
Per un facile scambio tra lo snorkel e l’ erogatore, che come vedremo
per standard giunge da destra, il subacqueo che si immerge con una unità
ARA porta lo snorkel sulla sinistra della maschera, agganciato con diversi
sistemi, che possono andare dal semplice elastico a “8”, da sistemare a
cavallo del cinghiolo della maschera, all’attacco a sgancio rapido proposto
da diverse aziende.
Lo snorkel si porta a sinistra
Necessario è che il boccaglio dello snorkel si adatti in maniera confortevole
alla bocca senza la necessità di doverlo tenere stringendo i denti.
È bene verificare che la parte terminale, in prossimità del boccaglio,
descriva una curva priva di pieghe per permettere all’aria di circolare più
facilmente e all’acqua di fuoriuscire senza intoppi.
Alcuni modelli permettono di sostituire il boccaglio quando si logora,
cosa che avviene di solito quando si serrano i denti con troppa forza.
Non lasciarlo esposto al sole per lunghi periodi, e risciacquarlo dopo
l’uso.
47
open water diver
3d gav
Una volta le immersioni erano riservate agli uomini ed erano rare le
donne che si cimentavano sott’acqua.
L’attrezzatura pesante e di difficile uso, e l’estrema fatica necessaria
per riuscire a gestirla avevano relegato la subacquea ad una nicchia per
pochi superdotati.
Oggi grazie al progresso ed agli studi sulle attrezzature, la
subacquea è diventata uno sport per tutti (soprattutto per
le donne).
Uno degli elementi essenziali dell’attrezzatura che ha
sancito il passaggio al grande pubblico, rendendo le
immersioni addirittura facili e rilassanti, è stato l’avvento
del giubbetto equilibratore che permette di modificare il
proprio assetto senza fatica.
Il GAV (Giubbetto ad Assetto Variabile) è giunto sul
mercato della subacquea intorno agli anni settanta.
I primi modelli furono un’evoluzione dei giubbotti di
salvataggio indossati dai piloti militari.
Questi primi modelli si indossavano intorno al collo, e servivano
quasi unicamente a sostenere il subacqueo per facilitare le preliminari
operazioni di superficie.
I GAV più usati sono oggi i modelli a “jacket”.
I GAV sono realizzati con un monosacco o bisacco pneumatico
avvolgente in tessuto di cordura antistrappo con cuciture rinforzate e
termosaldate.
Hanno tasche capienti, anche alloggiamenti specifici per i pesi, come
vedremo parlando della zavorra, e supporti per vincolare l’attrezzatura.
Il Giubbetto ad Assetto Variabile consente al sub, di controllare la
proprio posizione sott’acqua, mantenendo un assetto stabile e una
profondità costante, oppure permettendo di immergersi o riemergere in
modo controllato.
48
Modulo UNO
Il GAV, fondamentalmente funziona secondo il principio di Archimede:
più è gonfio, più acqua sposta, quindi tende a galleggiare.
Più è sgonfio, meno volume occupa, più tende ad andare a fondo.
Durante la discesa l’effetto della crescente pressione esterna riduce la
spinta positiva del jacket perché riduce il volume dell’aria in esso
contenuta.
A questo va sommata la riduzione di volume del neoprene della muta
subacquea, creando così una accelerazione sensibile della velocità di
discesa.
Questa viene controllata gonfiando leggermente il GAV.
L’aria viene immessa all’interno del sacco tramite il tubo corrugato
comandato dal VIS (Valvolated Inflator Sistem), sistema di controllo
del flusso dell’aria all’interno del GAV, collegato al primo stadio per
mezzo di una frusta (tubo d’aria a bassa pressione).
Il VIS indirizzato verso l’alto facilita
lo svuotamento del GAV in risalita
L’aria che viene immessa nel gav in discesa per compensare l’aumento
della pressione, in risalita si espanderà, e se non viene espulsa
gradualmente, provoca una rapida e pericolosa risalita.
La procedura prevede di scaricare progressivamente il GAV man mano
che si risale per far fuoriuscire l’aria che va espandendosi.
il gav non è un ascensore
e non deve assolutamente essere gonfiato
per risalire da qualsiasi profondità.
Le parti essenziali di un GAV sono:
• uno schienalino posteriore rigido o semirigido al quale è
fissata la bombola
• una fascia posteriore per vincolare la bombola.
• un tubo corrugato di gomma, per il gonfiaggio e lo
sgonfiaggio, a bocca o con l’ aria compressa della bombola
tramite un sistema di valvole detto VIS.
Il gruppo di comandi di gonfiaggio/
sgonfiaggio del sistema air-trim.
Il sistema air-trim non usa più il
tubo corrugato, ma usa un gruppo
di comando inserito nella tasca
anteriore sinistra
49
open water diver
• una frusta di bassa pressione che porta l’aria dalla
bombola al VIS
• tasche portaoggetti
• valvole di scarico
• valvole di sovrapressione.
• cinghie regolabili, per una migliore vestibilità.
• chiusure ad apertura rapida tipo “fastex” per essere
indossato e svestito più facilmente.
Oggi esistono GAV a “gonfiaggio posteriore”, necessari per le immersioni tecniche e
progettati per immersioni avanzate ed in grotta.
Questi GAV professionali sono realizzati in cordura e hanno un’elevata capacità di
spinta positiva, doppia camera pneumatica, numerosi anelli di acciaio inox per gli
accessori tecnici, e un sistema regolabile di elastici per ridurre l’attrito del sacco con
l’acqua.
Tuttavia un inconveniente di questi modelli, dal momento che sono a gonfiaggio
posteriore è quello di tendere a mantenere, in superficie, il sub in posizione prona.
Posizione pericolosa in caso di incidente, poiché la faccia resta immersa in acqua.
Dopo un’immersione, il GAV deve essere risciacquato anche
all’interno.
Basterà far entrare l’acqua attraverso il VIS, o svitare la valvola di
sovrapressione. Quindi eliminare l’acqua posizionandolo capovolto.
Lasciare asciugare senza esporlo direttamente ai raggi del sole.
3e sistema di zavorra
La zavorra è un peso speciale, di materiale liquido o solido, che si
dispone nella stiva di una nave quando il carico normale non è sufficiente
a stabilizzarne l’assetto e l’equilibrio.
Negli aerostati la zavorra è quel carico di sacchetti di sabbia usati per
equilibrare la differenza fra la forza ascensionale ed il carico, e che
all’occorrenza possono essere facilmente sganciati.
I subacquei usano un analogo sistema di zavorra per compensare la
naturale spinta positiva verso l’alto, la positività della muta in neoprene,
50
Modulo UNO
quella della attrezzatura subacquea positiva, dell’adipe corporeo,
della diversa salinità dell’acqua, etc.
Per essere sicuri di avere un sistema di zavorra del giusto peso,
ci si immerge con tutta l’attrezzatura indossata e il GAV sgonfio,
e trattenendo un normale respiro bisognerebbe galleggiare
all’altezza degli occhi.
Galleggiare all’altezza delle spalle significherebbe avere pochi
pesi, andare a fondo immediatamente vorrebbe dire averne
troppi.
Il piombo è il metallo preferito per l’alto peso specifico (tanto peso in
poco spazio) e per il basso costo.
Il piombo è comunque tossico, i pesi moderni vengono solitamente
ricoperti in plastica.
È importante che il peso sia distribuito in modo uniforme lungo la
cintura.
Mentre si nuota in posizione prona, con il sistema ARA indossato, è più
comodo spostare il centro di gravità del sub in avanti, portando i pesi sui
fianchi ed ottenendo anche lo scopo di rimuovere i pesi dalla schiena che
verrebbero pressati sulle vertebre dal peso della bombola.
La fibbia a sgancio rapido è obbligatoria.
Lo standard prevede che la cintura dei pesi si indossi come la cintura dei
pantaloni da uomo, con la parte terminale libera a sinistra.
La cintura di zavorra è il sistema più
usato. Le cinture standard di zavorra
sono costiuite da una cintura in nylon e
da una fibbia a sgancio rapido.
Nella cintura vengono inseriti pesi di
piombo da 1, 2 o 3 Kg.
51
open water diver
Quando la si indossa, la mano destra deve tenere la parte terminale libera,
in questo modo se i pesi dovessero scivolare incontrerebbero dall’altro
lato la fibbia a fare da fermo.
Per evitare questo inconveniente si usano appositi fermapesi in plastica,
o in assenza di questi, si può passare la cinta nella fessura dell’ultimo
peso, la si rigira su se stessa creando un intreccio ad X e la si rinfila
nell’altra fessura dello stesso peso.
Questa tecnica è solitamente sufficiente ad evitare che il peso scivoli.
Indossare la cintura con la parte terminale libera verso sinistra è, come
tutti gli standard, uno standard rigido.
In caso di emergenza, infatti, la cintura deve potere essere sganciata con
il semplice movimento della mano destra.
La cintura non deve essere collegata al resto dell’attrezzatura, e la parte
terminale libera che esce dalla fibbia non deve essere più lunga di 20
cm.
Durante il controllo preimmersione è necessario che i compagni
controllino reciprocamente le cinture, per verificare che non siano
52
Modulo UNO
incastrate con altre parti dell’attrezzatura e che la fibbia sia correttamente
chiusa.
Esistono cinture dotate di tasche, ottimo sistema per diminuire o aumentare
facilmente la zavorra in acqua: si può aprire una tasca e aggiungere o
togliere dei pesi, senza rimuovere la cintura.
Nelle cinture a tasche si possono usare sacchetti di piombo in grani, molto
comodi perché si adattano meglio all’anatomia dei fianchi senza creare
fastidiose sporgenze.
•
Cavigliere
Le cavigliere sono costituite da piombo sagomato del peso di ½Kg o
1Kg.
Usate comunemente da chi usa la muta stagna e dalle donne che hanno
spesso il problema delle gambe più positive rispetto al resto del corpo, le
cavigliere servono proprio per ridistribuire il peso permettendo di toglierlo
dalla cintura, ma certamente è da valutare il maggiore sforzo durante la
pinneggiata.
•
Giberne
Sono solitamente usate da chi deve usare molti pesi, o da chi non vuole
gravare particolarmente sulla schiena trovando fastidioso il carico in vita,
e preferendo una distribuzione sulle spalle.
Alcuni modelli sono predisposti con anelli di acciaio per poter agganciare
gli accessori dell’attrezzatura.
•
GAV con zavorra integrata
Questi GAV sono dotati di tasche porta zavorra con sistema di sgancio
rapido.
La zavorra è posizionata in apposite tasche separate, chiuse con velcro, o
con sistemi di sgancio a pulsante,
Il sistema è comodo in acqua per il senso di libertà e di scarico sulla
schiena, ha però lo svantaggio di rendere l’unità ARA molto pesante e più
difficile da movimentare e indossare.
53
open water diver
Soprattutto in barca, è quasi necessario l’aiuto fattivo del compagno
d’immersione, o del personale di bordo.
Anche se il piombo non corre il rischio di arrugginirsi, i sistemi di
zavorra come ogni altra parte dell’attrezzatura vanno risciacquati dopo
l’immersione.
ricorda:
•
•
•
•
non trattenere mai il respiro
non immergerti se sei raffreddato
l’acqua è 800 volte più densa dell’aria
il suono si propaga 4 volte più velocemente in acqua
rispetto all’aria
• sott’acqua gli oggetti appaiono 1/3 più grandi e più vicini
• il corpo perde calore circa 20/25 volte più velocemente
54
Modulo UNO
QUIZ MODULO UNO
1.
Vero o Falso. Se il peso del volume d’acqua spostato da un subacqueo è maggiore del suo
peso, il subacqueo ha un assetto neutro.
 a. vero
 b. falso
2. Quando un subacqueo sgonfia il proprio GAV per iniziare l’immersione egli assumerà un
assetto
3. Se un sub avesse un assetto neutro in acqua salata, in acqua dolce si troverebbe in assetto
4. Se un pallone sigillato venisse liberato dalla profondità di 20 metri, il suo volume arrivato
in superficie sarebbe:
 a. invariato
 b. aumentato
 c. diminuito
5. A 10 mt di profondità un subacqueo consuma aria
in superficie
volte di più di quanto non farebbe
6. In immersione gli oggetti appaiono
 a. 1/3 più grandi e più vicini
 b. 1/3 più piccoli e più lontani
 c. in immersione gli oggetti appaiono come sulla terraferma.

55
open water diver
QUIZ MODULO UNO
7. La regola più importante delle immersioni con A.R.A. è:
8. Uno schiacciamento si verifica quando la pressione esterna di uno spazio d’aria è
 a. maggiore
 b. minore
 c. uguale a quella interna
9.
Vero o Falso. È buona norma usare farmaci decongestionanti prima dell’immersione per
prevenire la formazione di muco.
 a. vero
 b. falso
10. In immersione il suono viaggia
più velocemente che in aria.
11. In immersione il calore viene disperso dal nostro corpo in aria.
volte più velocemente che
12. Per migliorare i movimenti in acqua il subacqueo dovrebbe assumere un assetto
ed una posizione il più possibile .
Dichiarazione dell’allievo subacqueo
Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le
risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori.
56

Nome e Cognome..............................................................data..........................firma.......................................
Modulo UNO
preparazione e assemblaggio dell’attrezzatura
Ogni subacqueo deve conoscere perfettamente ogni
singolo elemento della propria attrezzatura e saperlo
correttamente assemblare.
Il sub deve essere in grado di svolgere da solo il montaggio
e lo smontaggio della propria attrezzatura, e il compagno
farà da supporto e da verifica finale.
L’attrezzatura subacquea minima per un’immersione con
autorespiratore in acque delimitate deve comprendere:
•
•
•
•
•
•
Maschera, snorkel
Pinne
Sistema di zavorra
GAV con sistema di gonfiaggio a bassa pressione
Bombola, erogatori e manometro
Protezione termica adeguata alle condizioni dell’immersione
La preparazione e l’assemblaggio
dell’attrezzatura è uno dei momenti più
importanti di tutta l’immersione.
A questa attrezzatura per le immersioni in acque libere va aggiunta
•
•
•
•
•
Muta, cappuccio, guanti, calzari
Bussola
Eventuale Computer
Coltello
Segnalatore d’emergenza (siluro)
Da non dimenticare:
•
•
•
•
•
•
•
Brevetto e documenti personali
Tabella di Immersione ISDA
Lavagnetta subacquea
Log-book, penna
Mini lampada sub, carica
Kit ”salva immersione”
Pacchetto di Pronto Soccorso
57
open water diver
Tutti gli elementi dell’attrezzatura devono essere funzionanti ed in
buone condizioni. Appare ovvio la necessità di una verifica della loro
efficienza con congruo anticipo rispetto al momento dell’immersione.
Per evitare di omettere qualcosa di essenziale, è consigliabile tenere una
lista, come quella su riportata, del minimo indispensabile, e spuntarla di
volta in volta man mano che si sistema il materiale nella borsa da sub.
La sistemazione dell’attrezzatura, all’interno della borsa, deve avvenire
in ordine inverso a quello di assemblaggio e vestizione.
Il “Gruppo ARA” è costituito da
• Bombola
• GAV
• Erogatori
Attacco INT
Attacco DIN
•
Bombola
Generalmente la bombola viene noleggiata sul posto di immersione, o è
messa a disposizione dallo stesso Diving con il quale ci si immerge.
I Diving spesso diversificano le proprie bombole con particolari
contrassegni: bande colorate, numeri, adesivi del diving, etc.
L’indicazione di “bombola carica” , per esempio, consiste nell’applicare
un giro di nastro adesivo di carta sull’attacco del rubinetto.
Per questi motivi è necessario prima di montarla procedere ad alcune
verifiche.
Accertiamo innanzi tutto che l’attacco della rubinetteria sia compatibile
con quello del nostro primo stadio (INT/DIN).
Verifichiamo la presenza dell’O-ring, e le sue condizioni.
Apriamo leggermente il rubinetto facendo defluire un minimo di aria e,
accostando il naso, saggiamo l’aria per individuare eventuali fattori di
inquinamento.
O-ring
58
Avremo così verificato contemporaneamente la fluida apertura/chiusura
del volantino.
Modulo UNO
Ricordiamo di non lasciare mai la bombola in piedi se non è sotto il nostro
diretto controllo, specie se già vincolata al GAV.
•
GAV
Prima di connettere il GAV alla bombola, se possibile, bagnare la cinghia
posteriore.
Serrandola “a secco”, una volta bagnata potrebbe allentarsi.
Inserire il GAV sulla bombola, infilandolo dalla parte
superiore, in modo che GAV e apertura della rubinetteria
siano rivolti verso la medesima direzione.
Per stabilire l’altezza di fissaggio del GAV, basta
sistemare la parte superiore dello schienalino allineato
alla rubinetteria.
Regolare la cinghia del GAV e fissarla,
serrandola alla bombola, facendo ruotare il
sistema di blocco.
Quest’operazione richiede un minimo di forza,
ma è necessario che GAV e bombola siano ben solidali.
Per averne certezza, sollevare il gruppo dalla maniglia del GAV, e
scuoterlo per verificarne la tenuta.
È importante che il GAV sia alla giusta
altezza rispetto alla bombola, poiché
se montato troppo “alto” la bombola stessa
finirebbe posizionata troppo bassa ostacolando la
pinneggiata, o lo stesso GAV potrebbe addirittura
sfuggire dalla calotta della bombola.
Di contro se montato troppo “basso” il rischio è di
avere la rubinetteria che tocca in modo fastidioso
la nuca.
59
open water diver
•
Erogatori
La condizione ideale sarebbe quella di disporre di una bombola biattacco
e di due primi stadi con relativi erogatori e strumentazione.
L’alternativa è il tradizionale “octopus”, ossia un unico primo stadio da
cui partono le fruste dei due secondi stadi, dell’attacco del GAV, e del
manometro.
Lo standard prevede che i due erogatori arrivino al subacqueo da
destra.
Terremo allora le fruste degli erogatori nella mano destra e posizionandoci
dietro la bombola le faremo scivolare lungo il lato destro del GAV.
Ritroveremo l’attacco del primo stadio rivolto nella giusta posizione per
essere collegato alla rubinetteria.
Avvitato l’attacco del primo stadio, la prima frusta che bisogna collegare
è quella del GAV.
È questa una frusta particolare, ha infatti un terminale con una ghiera
a molla che serve per la connessione “a scatto” sulla valvola di carico
d’aria del VIS.
Accertata la corretta connessione frusta/VIS, siamo pronti per aprire la
bombola e mandare aria a pressione in tutto il circuito.
Per fare ciò correttamente, dovremo impegnare i nostri “quattro arti”.
Mantenendoci dietro la bombola bloccheremo con il piede sinistro il
manometro con il vetro rivolto verso il basso (nel caso in cui l’improvvisa
pressione dovesse farlo esplodere); la gamba destra sarà a contatto con
la bombola in modo da avvertirne ogni eventuale movimento; la mano
sinistra terrà uno dei due secondi stadi, tenendo pressato con il pollice il
pulsante di spurgo; la mano destra si occuperà di aprire il rubinetto.
60
Modulo UNO
Appena avviato il volantino, sentiremo l’aria fuoriuscire dall’erogatore
che teniamo in mano: è il segno che il circuito si è riempito.
Lasceremo il pulsante di spurgo, e se tutto è correttamente assemblato e
connesso, non dovremmo sentire nessun altro sibilo di aria.
Continueremo ad aprire fino alla fine il volantino del rubinetto e, quando
giunti a fondo corsa, lo riavvieremo di mezzo giro.
Così facendo nell’eventualità che detriti, fango o
sabbia dovessero finire tra manopola e rubinetto
avremo “gioco” per potere agevolmente richiudere il
rubinetto.
Adesso annoteremo la pressione della bombola
registrata dal manometro, e lo posizioneremo, alla
sinistra del GAV sull’apposito reggifrusta.
Prenderemo uno alla volta gli erogatori e proveremo
da ognuno ad inspirare ed espirare.
La ventilazione dovrà risultare leggera e
fluida e l’erogatore dovrà “chiudersi” dopo l’espirazione.
Il secondo erogatore, riconoscibile dalla frusta più lunga e
di colore diverso, troverà posto su un particolare supporto a
sgancio rapido predisposto ben visibile al centro del GAV, in
un triangolo virtuale, che va dal mento ai due lati della base
del torace.
Nessuna frusta, durante il trasporto, deve penzolare o restare
libera dal GAV.
Proveremo ora ad immettere aria nel GAV attraverso il pulsante di carico
del VIS, e riempiremo gradualmente e completamente il sacco del GAV fino
ad avvertire lo spurgo della valvola di sovrapressione
che dovrà risultare fluido e leggero.
Il GAV gonfio dovrà mantenere la pressione e
sgonfiarsi lentamente quando proveremo il pulsante di
scarico del VIS, e lo scarico rapido della valvola di
sovrapressione.
61
open water diver
Riproviamo a gonfiare il GAV “a bocca” poggiando le labbra sul boccaglio
del VIS tenendo pressato “in apertura” il pulsante di scarico quando
insuffliamo e rilasciandolo subito dopo, e ripetiamo poi l’operazione di
scarico completo.
Se tutto risponde ai comandi, avremo assemblato il “Gruppo ARA” che
è ora pronto per accompagnarci in immersione.
Disporremo il gruppo ARA disteso a terra, con gli erogatori ed il
manometro mantenuti all’interno del GAV che avremo preventivamente
chiuso serrandone le fibbie, e per evitare che possa rotolare lo bloccheremo
distendendo contro la bombola la cintura dei pesi.
•
Indossare la cintura dei pesi
Prendere la parte libera della cintura dei pesi (quella opposta alla fibbia),
con la mano destra per evitare che i piombi possano sfilarsi e cadere.
La cintura si può indossare in due modi:
1. Tenendola con la mano destra, passare la cintura dietro la schiena.
Afferrare con la mano sinistra la fibbia, piegarsi in avanti con le
gambe leggermente divaricate e poggiare la cintura sulla schiena.
Serrare alla vita e chiudere la fibbia a sgancio rapido.
2. Tenendo la cintura con le due mani, dai due capi, mantenendo la
fibbia a sinistra, poggiarla a terra, scavalcarla, portarla all’altezza
della schiena e ripetere le operazioni di prima.
Accertarsi che la fibbia sia correttamente chiusa, passando due dita sui
bordi.
La fibbia deve sempre sganciarsi tirando la parte libera verso destra.
62
Modulo UNO
5esercizi pratici
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
•
5a
5b
5c
5d
5e
5f
Scambio Snorkel - Erogatore
Svuotamento erogatore
Recupero erogatore
Allagamento maschera
Assetto Neutro
Uso delle pinne
5a scambio snorkel-erogatore
Quando, muniti dell’attrezzatura, si va in acqua bisogna sempre essere in
condizione di fronteggiare qualsiasi evenienza che dovesse presentarsi.
Indipendentemente dal metodo usato per entrare in acqua gli indici di
sicurezza prevedono che il subacqueo debba avere già la maschera sul
viso e lo snorkel o l’erogatore in bocca.
In questo modo in acque libere anche in presenza di onde, si elimina il
problema dell’acqua negli occhi o in bocca.
Quando siamo in acqua, e lo snorkel o l’erogatore non vengono
usati questi si riempiono normalmente d’acqua.
Tanto l’uno che l’altro necessitano di essere svuotati prima di
poterli usare.
Talvolta, in presenza di onde, lo snorkel anche se tenuto in
bocca può riempirsi d’acqua.
Per svuotarlo, basta espirare con forza e l’acqua presente
lungo il tubo verrà totalmente espulsa.
Lo stesso metodo
dell’erogatore.
si può adottare per lo svuotamento
Lo scambio snorkel-erogatore avviene di norma in superficie, prima e
dopo l’immersione.
63
open water diver
•
Cambio Snorkel - Erogatore in superficie
Recuperare con la mano destra l’erogatore, inspirare dallo snorkel e
trattenere il respiro. Togliere con la mano sinistra il boccaglio dello
snorkel e sostituirlo con quello dell’erogatore. Sistemato correttamente
tra i denti il boccaglio dell’erogatore è possibile agire in due modi per
eliminare l’acqua al suo interno. Premere con l’indice della mano destra
il pulsante di spurgo ed eliminare l’acqua a pressione, o espellere l’aria
dai polmoni ottenendo lo stesso effetto, successivamente inspirare con
cautela nell’eventualità che l’acqua non fosse totalmente uscita.
•
Cambio Erogatore - Snorkel in riemersione
Ricordando che lo standard prevede il posizionamento dello snorkel a
sinistra della maschera, sarà facile individuarne il boccaglio con la mano
sinistra.
Dopo avere inspirato dall’erogatore, scambiare i due boccagli, e
poiché lo snorkel sarà necessariamente pieno di acqua, espellere con
forza l’aria dai polmoni mandandola nello snorkel per il suo completo
svuotamento.
•
Uso dello snorkel
Lo snorkel dovrebbe, a preferenza dell’erogatore, essere usato in
superficie per raggiungere il luogo di immersione se questo si trova
distante dalla barca o dalla riva. Si evita così di consumare l’aria della
bombola prima dell’immersione.
Tuttavia se la presenza di onde dovesse sovrastare continuamente
l’apertura dello snorkel, rendendo difficoltosa la respirazione, può essere
opportuno mantenere sin da subito l’erogatore in posizione.
Nuotando in superficie, indipendentemente dalla presa d’aria, è bene
mantenere il GAV solo parzialmente gonfio, in modo da ridurre la
resistenza che questo oppone al movimento e contemporaneamente
adottare una pinneggiata fluttuante, mantenendo le pinne a pelo d’acqua,
ed evitando di farle fuoriuscire.
64
Modulo UNO
5b svuotamento dell’erogatore
Togliere l’erogatore dalla bocca con la mano destra, senza
abbandonarlo, rivolgendo il boccaglio verso il basso per evitare
l’eventuale erogazione continua dell’aria.
Emettere lentamente “bollicine” dalla bocca per ricordare che anche
senza erogatore l’aria non deve mai essere trattenuta.
Riportare l’erogatore alla bocca, e prima di inspirare, poiché nel
tragitto si sarà riempito d’acqua, bisogna spurgarlo per eliminare
l’acqua.
Questo sarà possibile o soffiando all’interno dell’erogatore
attraverso il boccaglio, o agendo sul pulsante di spurgo.
5crecupero dell’erogatore
È possibile che durante l’immersione per un qualsiasi motivo l’erogatore
sfugga di bocca (movimento brusco della testa, colpo di pinna involontario
del compagno che ci precede, etc).
Per recuperarlo si deve far percorrere al braccio destro un movimento
rotatorio, come di una bracciata di nuoto, iniziando dal basso e
spostandolo dietro e verso l’alto tenendolo aderente al corpo che sarà
contemporaneamente inclinato verso destra. Quando il braccio tornerà
davanti la frusta dell’erogatore sarà all’interno del braccio e potrà essere
facilmente recuperata con la mano sinistra.
Rimesso in bocca l’erogatore, questo potrà essere spurgato dall’acqua o
agendo sul pulsante di spurgo, o soffiando attraverso il boccaglio.
Se risultasse difficoltoso recuperare l’erogatore con questo metodo
a causa di un suo imbrigliamento dietro la testa, si può utilizzare un
secondo metodo che consiste nel sollevare con la mano sinistra la
bombola dal fondello e, raggiungendo il primo stadio dell’erogatore
con la mano destra, afferrandone la frusta e facendo scorrere la
mano fino al raggiungimento del secondo stadio. Quindi svuotarlo
con uno dei due sistemi precedentemente illustrati.
65
open water diver
5dallagamento parziale e svuotamento della maschera
Durante l’immersione è possibile che filtri acqua all’interno della
maschera, in genere per i capelli o per il cappuccio della muta che sono
rimasti intrappolati tra il bordo e la fronte.
Per svuotarla, una volta liberato il bordo, basterà rimanere in posizione
verticale, esercitare con le dita delle due mani una leggera pressione
sul bordo superiore della maschera, a contatto con la fronte, e soffiare
leggermente dal naso.
L’aria introdotta non potendo sfuggire dalla parte alta della maschera
uscirà dal basso spingendo fuori l’acqua.
Un suggerimento che può facilitare lo svuotamento è quello di iniziarlo
guardando in basso.
5eassetto neutro
Muoviamo adesso i primi passi “pinnati” nella nostra carriera di
subacquei.
Una cosa importante che dovremo sempre praticare è un nuoto rilassato
che ci permetta di spostarci senza venire in contatto con il fondo e senza
risalire involontariamente in superficie.
66
Modulo UNO
Per far questo adoperiamoci subito per trovare
quell’assetto neutro di cui abbiamo parlato e
che affineremo nelle prossime sessioni in acque
confinate.
Cercheremo quindi, utilizzando il nostro GAV ed
il nostro respiro, di raggiungere questo assetto che
ci permetterà di nuotare con minore sforzo e con la
massima tranquillità.
5fuso delle pinne
Durante il nuoto in immersione, il pinneggiamento corretto si esegue con
le gambe distese e con una oscillazione ritmica delle cosce che devono
avere il loro fulcro sulle ossa del bacino.
Il movimento deve essere lento e ampio in modo da consentire la spinta
delle pinne in tutte e due i sensi.
Al fine di rendere fluida la pinneggiata e naturale il nuoto, la posizione
deve essere mantenuta la più orizzontale e idrodinamica possibile, e con
un corretto assetto neutro.
Le braccia non devono eseguire alcun movimento e vanno tenute lungo i
fianchi, o raccolte per mantenere eventuali fruste lunghe o penzolanti.
67
open water diver
SEQuenza degli esercizi
acque confinate uno
briefing
L’istruttore illustrerà i dettagli degli esercizi che verranno eseguiti in
acqua.
preparazione dell’attrezzatura
Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore.
entrata in acqua bassa
1. In piscina: entrata da seduti con rotazione.
2. A mare: secondo le istruzioni dell’istruttore.
vestizione dell’attrezzatura
Indossarla con l’aiuto del compagno e sotto la supervisione
dell’istruttore.
respirazione subacquea
In acqua bassa effettuare i primi respiri con l’erogatore.
utilizzo del GAV
In acqua bassa gonfiare e sgonfiare il GAV.
svuotamento dell'erogatore (due modi)
Utilizzare per lo svuotamento il metodo dell’espirazione e quello del
pulsante di spurgo.
recupero e svuotamento erogatore (due metodi)
In acqua bassa recuperare e svuotare l’erogatore con il metodo della
rotazione del braccio e con quello del recupero da dietro le spalle.
Utilizzare per lo svuotamento il metodo dell’espirazione e quello del
pulsante di spurgo.
svuotamento della maschera parzialmente allagata
In acqua bassa allagare la maschera sino al livello degli occhi. Cominciare
lo svuotamento espirando dal naso piccole quantità d’aria iniziando la
manovra guardando in basso.
nuoto subacqueo
68
Modulo UNO
In acqua fonda, cercando un assetto il più possibile neutro, effettuare
brevi percorsi pinneggiando.
Discesa in acqua fonda e compensazione
Partendo dalla superficie, eseguire i segnali della discesa ed iniziarla in
coppia, compensando.
risalita da acqua fonda
Partendo dal fondo, eseguire i segnali della risalita e risalire in coppia a
velocità controllata.
uscita dall’acqua
Aiutandosi reciprocamente con il compagno, rimuovere per prima la
cintura dei piombi, quindi il gruppo ARA ed uscire dall’acqua, aiutando
il compagno a ripetere la procedura.
smontaggio e cura dell’attrezzatura
Agire in modo autonomo sotto la supervisione dell’istruttore.
debriefing
69
open water diver
70
02
Modulo DUE
1 - Ambiente subacqueo
2 - Attrezzature subacquee
3 - Strumentazione subacquea
4 - Comunicazioni subacquee
5 - Segnalazioni subacquee
6 - Sistema di coppia
7 - QUIZ
8 - Esercizi pratici
9 - Sequenza Acque Confinate Due
open water diver
1ambiente subacqueo
in questo modulo parleremo di:
• 1a L’acqua di mare
• 1b Temperatura e termoclino
• 1c Visibilità subacquea
1al’acqua di mare
L’acqua di mare costituisce i mari e gli oceani.
Caratteristica principale dell’acqua di mare è l’alto contenuto di sali
disciolti la cui concentrazione è mediamente di 35 g/l.
L’acqua salata costituisce il 97% circa dell’idrosfera e ricopre il 70%
circa della Terra.
Nel mare sono disciolte diverse sostanze, che provengono dall’atmosfera
e dall’attività degli organismi marini e che sono necessarie per la vita in
questi ambienti: cloruro di sodio, anidride carbonica, ossigeno, azoto,
metano, solfuro di idrogeno, etc.
Tra questi gas disciolti in mare il più importante è, anche qui, l’ossigeno,
poiché dalla sua concentrazione dipende la sopravvivenza della vita
acquatica.
1btemperatura e termoclino
La temperatura dell’acqua è diretta conseguenza delle stagioni e del
luogo in cui ci si trova.
La normale escursione varia da -2 gradi delle regioni artiche ai +30
gradi dei tropici. La scelta della muta e legata anche alla temperatura
dell’acqua nella quale ci si immerge.
Indossare la muta serve a limitare la dispersione del calore corporeo
durante l’immersione.
Nell’ambito di una stessa area geografica, al variare delle stagioni, la
temperatura ha un’oscillazione media di ± 10 gradi.
72
Modulo DUE
La temperatura dell’acqua varia anche con l’aumentare della profondità,
indipendentemente dalle stagioni e dall’area geografica
Durante la discesa, talvolta, si apprezza visivamente un “tremolio”
dell’acqua, dovuto al miscelarsi di due strati d’acqua
di temperatura diversa.
Nell’attraversarlo si percepisce una brusca differenza
di temperatura, più fredda, a volte notevole, anche di
6-7 gradi.
Questo fenomeno prende il nome di “termoclino”.
Lo spessore del termoclino varia in funzione del tipo
di correnti che lo hanno generato e può essere anche
di qualche metro.
Il termoclino si può incontrare a qualsiasi latitudine
e a qualsiasi profondità, anche a quote basse, sia in
mare che in lago.
Il termoclino si incontra comunque più frequentemente in acqua dolce
soprattutto negli stagni e nelle cave.
La presenza del termoclino è difficile da prevedere. La sua formazione
riconosce svariate cause legate alle correnti, al clima ed alla tipologia
del fondale.
1cvisibilità subacquea
La visibilità subacquea è la misura della distanza orizzontale alla quale
si distinguono chiaramente gli oggetti in immersione.
Sott’acqua la visibilità varia da 0 metri (visibilità nulla), fino a
50 metri e più (visibilità ottima).
I fattori che influenzano negativamente la visibilità sono:
• la composizione del fondale (sedimento, sabbia, fango);
• vita marina in sospensione (proliferazione di plancton o
di alghe in dissolvimento mosse dalle correnti);
• movimento intrinseco del mare (specie vicino alla costa o
in acque basse le onde, la risacca e le correnti smuovono
il sedimento rendendo l’acqua torbida).
73
open water diver
Anche il pinneggiamento del subacqueo può smuovere il sottile strato di
sedimento che residua sulle rocce, rendendo l’acqua torbida e riducendo
la visibilità.
Di contro, l’immersione in acqua estremamente limpida può essere a sua
volta fonte di problemi.
Infatti una perfetta visibilità può falsare la stima della distanza e fare
apparire, per esempio il fondo o, peggio, la superficie più vicini di quanto
non lo siano in realtà.
Per questo è sempre necessario consultare spesso il profondimetro e
usare una cima di riferimento durante le fasi di discesa e di risalita, sia
in caso di buona che di scarsa visibilità.
74
Modulo DUE
2attrezzatura subacquea
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
•
•
2a
2b
2c
2d
2e
2f
2g
Bombole
Erogatori
Fonti d’aria alternativa
Siluri d’emergenza
Mute
Guanti e calzari
Coltelli
2abombole
Le prime immersioni venivano effettuate sotto una campana o vincolati
ad un tubo che, in comunicazione con la barca, pompava l’aria necessaria
al sub in immersione.
Grazie al colonnello Jacques-Yves Cousteau, ed al comandante Emile Gagnan
inventori, nel 1943, del regolatore di pressione e dell’erogatore Aqua-lung, e del
sistema S.C.U.B.A. (Self Contained Underwater Breathing Apparatus), i subacquei
possono oggi praticare le immersioni in totale autonomia.
La bombola è un contenitore di forma cilindrica, in acciaio, alluminio
o altro materiale, dotata di una rubinetteria per la regolazione del
flusso dell’aria, destinato al trasporto sott’acqua della riserva d’aria
che viene preventivamente deumidificata e compressa da un apposito
compressore.
La bombola (tecnicamente bottiglia) ha un fondo che può essere
arrotondato (necessita di un fondello in plastica per rimanere in piedi),
oppure piatto.
La bombola può contenere aria alla pressione di 200 bar, e alcune,
possono essere caricate fino a 300 bar.
Le bombole comunemente usate per
le immersioni hanno volumi interni da
10, 12, 15 e 18 litri, e sono caricate con
aria compressa fino a 200 bar
75
open water diver
•
Bombole in acciaio
A parità di volume interno d’aria, le bombole d’acciaio, rispetto a quelle
d’alluminio, presentano pareti più sottili e dimensioni ridotte, per cui,
secondo il principio di Archimede spostano una quantità d’acqua minore
e il loro assetto risulta più negativo delle corrispondenti bombole in
alluminio.
Per evitare la corrosione le bombole in acciaio sono protette all’interno
da un sistema di fosfatazione.
•
Bombole in alluminio
Le bombole di alluminio hanno bisogno di minor manutenzione, in
quanto l’alluminio non si arrugginisce, anche se sulla sua superficie
interna si forma una patina di ossido, ininfluente ai fini della sicurezza
della respirazione dell’aria contenuta all’interno.
A parità di capienza queste bombole sono più pesanti di quelle in acciaio,
e necessitano di maggior zavorra essendo più positive.
• Marcatura della bombola
Per legge della Comunità Europea tutte le bombole il cui uso è
di contenere aria compressa per uso subacqueo devono riportare,
stampigliate sul collo, le specifiche caratteristiche costruttive e d’uso.
I codici delle bombole subacquee in Italia sono:
•
•
•
•
•
•
•
Fabbricante e data di fabbricazione
Lotto a cui appartiene la bombola
Peso espresso in chilogrammi
Capacità interna espressa in litri
Specifica che può essere caricata solo ad aria
Massima pressione d’esercizio e massima pressione di carica
Data dell’ultimo collaudo
In ragione dei materiali utilizzati e, soprattutto a causa delle pressioni a
cui sono sottoposte, le bombole devono essere periodicamente sottoposte
a verifiche e collaudi.
76
Modulo DUE
Tali prove sono eseguite presso appositi centri autorizzati, con scadenze
previste e programmate, che variano a seconda della nazione in cui
vengono utilizzate.
In Italia il collaudo delle bombole subacquee, caricate ad aria compressa,
deve essere obbligatoriamente eseguito dopo 4 anni dalla data di
fabbricazione, e poi ogni due anni.
Durante le operazioni di collaudo è previsto il controllo della corrosione
interna ed esterna, e la prova idrostatica ad una pressione più alta di
quella nominale.
L’ente preposto rilascia di volta in volta un certificato del collaudo andato
a buon fine che deve essere conservato dal proprietario della bombola.
Inoltre, ogni anno, la bombola deve essere sottoposta ad un’ispezione
visiva sia esterna che interna alla ricerca di eventuali danni e
corrosione.
Le immersioni subacquee sono oggi caratterizzate dalla
tendenza, da parte dei subacquei, ad usare bombole
caricate da miscele di aria piuttosto che
da aria normale.
La miscela più in uso e quella di aria arricchita da una percentuale
maggiore di ossigeno. Tale miscela prende il nome di “Nitrox”.
Le bombole utilizzate per l’uso del Nitrox, sono bombole
destinate ad essere usate unicamente con questa miscela, devono
avere un colore diverso, e sono trattate appositamente per essere
caricate con aria arricchita.
Superata l’ispezione, si applica un’etichetta che riporta il mese e l’anno
di esecuzione del controllo.
Se si trasporta la bombola in auto, è bene assicurarsi che essa non possa
rotolare.
77
open water diver
È consigliato utilizzare un cuneo, o la stessa cintura di zavorra
disponendola distesa lungo il fianco della bombola per bloccarla.
•
Manutenzione
Anche le bombole vanno risciacquate e controllate visivamente
all’esterno, all’inizio ed alla fine delle immersioni.
Prima della conservazione, vi è una raccomandazione in più.
Non scaricare completamente la bombola, ma lasciare al suo interno, 10
o 20 bar d’aria.
L’aria contenuta all’interno è quella che è stata immessa dal compressore,
ed è deumidificata e pulita.
Vuotando completamente la bombola e lasciando la rubinetteria aperta,
permetteremmo l’entrata di aria atmosferica umida, o peggio di acqua di
mare, rischiando così ruggine e corrosione interna.
Prima dell’uso, aprendo leggermente il rubinetto, è opportuno odorare
l’aria della bombola per apprezzare eventuali odori sgradevoli.
Si può mettere un fazzoletto bianco davanti la rubinetteria controllando
che rimanga pulito dopo il flusso dell’aria.
•
Rubinetteria
Per rubinetteria si intende il sistema di regolazione del flusso d’aria
proveniente dalla bombola.
La rubinetteria è avvitata, a tenuta, sulla parte sovrastante il cilindro
della bombola.
È un semplice rubinetto a saracinesca “apri e chiudi”.
Alla rubinetteria viene applicato il “primo stadio” dell’erogatore.
78
Modulo DUE
Il primo stadio, collegato alla rubinetteria, deve essere perfettamente “a
tenuta d’aria”, per questo tra la rubinetteria ed il primo stadio è posta
una guarnizione rotonda di gomma morbida ed elastica, l’O-ring, che
garantisce una totale tenuta d’aria.
Controllare sempre, prima di assemblare l’erogatore, la presenza dell’Oring nella sua sede.
L’O-ring deve essere in buone condizioni e non deve presentare tagli,
screpolature o incisioni.
Se non è in buone condizioni è necessario sostituirlo.
È buona norma avere a disposizione diversi O-ring di riserva.
Un leggero strato di grasso di silicone sull’O-ring può aumentarne la
durata.
La rubinetteria è predisposta, in funzione dell’attacco
dell’erogatore che può essere di due tipi
• Attacco “INT” o “a staffa”, (in inglese “A-clamp” o
“yoke”)
• Attacco “DIN” o “a vite”
L’attacco INT
INT è l’abbreviazione di “International”, è più rapido da
montarsi ed è il più diffuso.
È il preferito dalla maggioranza dei subacquei per la sua facilità di
montaggio.
Ha però lo svantaggio di sopportare una pressione di esercizio minore
(circa 230 bar) rispetto all’attacco DIN, e potrebbe succedere, talvolta,
che salti l’O-ring di tenuta anche in immersione.
Le rubinetterie sono predisposte
per due attacchi DIN, all’interno
dei quali sono avvitati adattatori/
riduttori DIN-INT, che sono
facilmente estraibili mediante l’uso
di una chiave a brugola da 6 o da
8 mm.
L’attacco DIN
DIN è l’acronimo di “Deutsches Institut für Normung”.
È un attacco approvato dall’ Istituto Germanico delle Normative di
Sicurezza.
È più sicuro per via della sua conformazione meno sporgente, e del
corpo a vite.
79
open water diver
È meno diffuso dell’attacco INT, ma è preferito dai subacquei più esperti,
ed irrinunciabile per i subacquei tecnici: sopporta infatti pressioni
maggiori (fino a 350 bar), ed inoltre, per la sua forma, rende pressoché
impossibile la fuoriuscita accidentale dell’O-ring.
Per evitare incidenti da riduzione del flusso d’aria in immersione,
bisogna sempre aprire completamente il rubinetto e poi richiuderlo di
solo mezzo giro per facilitarne la chiusura alla fine dell’immersione.
Un rubinetto aperto solo parzialmente, potrebbe impedire il passaggio
della corretta portata d’aria quando l’ erogatore, in profondità, comincia
a richiedere flussi d’aria più abbondanti.
La rubinetteria è spesso dotata di un “disco di rottura”,
un dispositivo di sicurezza che si rompe quando, per errore, la bombola
viene caricata troppo o si surriscalda per un’eccessiva esposizione al
sole, permettendo la fuoriuscita dell’aria in sovrapressione e
scongiurando possibili rischi di esplosioni.
2berogatori
La bombola carica di aria compressa non ha la possibilità di modulare
l’aria in uscita, ed anzi tenderà a ridurre la portata durante il proprio
svuotamento.
Serve quindi un sistema che riduca l’alta pressione dell’aria che fuoriesce
in funzione della richiesta, e ne renda il flusso costante.
Il sistema dell’ “Erogatore a richiesta”, limitando opportunamente
l’aria in uscita solo quando il sub inspira, manda aria in funzione della
pressione ambiente rilevata.
L’erogatore è composto da due parti principali: il “primo stadio”, e il
”secondo stadio” (o erogatore propriamente detto).
•
Primo stadio: attacco DIN
80
Primo stadio
Solitamente costruito in ottone cromato, viene collegato direttamente
alla rubinetteria, ed è il primo che riceve l’aria ad alta pressione che
fuoriesce dalla bombola riducendone, con un opportuno sistema, la
Modulo DUE
pressione da 200 bar (la pressione presente nella bombola) ad una
pressione cosiddetta “intermedia” (circa 7-10 bar).
Il primo stadio ha più uscite: una o due ad alta pressione (HP) che
convogliano la pressione della bombola al manometro senza, ovviamente,
ridurla, e tre o quattro uscite “ridotte” o a bassa pressione (LP) che
tramite le fruste invieranno aria a minor pressione al “secondo stadio”,
ossia all’erogatore vero e proprio dal quale il sub respirerà.
Primo stadio: attacco INT
Altre fruste a bassa pressione invieranno aria all’ “erogatore di riserva”
(o Fonte d’Aria Alternativa, o FAA, o secondo stadio secondario, o
secondo stadio alternativo), al “GAV”, e, se occorre, alla “valvola di
carico” della muta stagna.
La frusta subacquea è un tubo flessibile realizzato in materiale resistente alle alte pressioni
di aria, munito di appositi connettori terminali
in metallo inossidabile, per il collegamento agli
strumenti ed alla attrezzatura per immersioni.
Schema: primo stadio a pistone
Il primo stadio, a sua volta, può essere bilanciato o non bilanciato,
disponibile in versione “a membrana” o “a pistone”.
Il primo stadio bilanciato, eroga il flusso d’aria in maniera costante e
facile da inspirare indipendentemente dalla pressione della bombola.
Il primo stadio non bilanciato risente della caduta di pressione della
bombola rendendo l’inspirazione leggermente meno fluida quando la
pressione interna della bombola comincia a diminuire.
L’erogatore va scelto in base al tipo di immersioni che si devono effettuare
ed alle condizioni in cui ci si immerge, resta comunque importantissima
ai fini della scelta, la facilità di ventilazione.
Schema: primo stadio a membrana
81
open water diver
•
Secondo stadio principale
Il “secondo stadio principale” (l’erogatore vero e proprio), riceve l’aria
ridotta dal “primo” e la ottimizza rendendola normalmente respirabile
per il sub.
Contiene il dispositivo a richiesta dell’erogatore.
Le principali parti componenti sono: un corpo in ottone o in termoplastica,
una leva, una membrana, due “baffi” (condotti) di scarico, un boccaglio,
una valvola “down-stream”.
Secondo stadio
La valvola down-stream è una garanzia in caso di cattivo funzionamento
dell’erogatore. È una valvola che si apre a favore del flusso d’aria, ed
in caso di mal funzionamento farà arrivare più aria al boccaglio, mai
troppo poca.
In altre parole, se l’erogatore si dovesse guastare, rimarrebbe
in apertura e non in chiusura.
Nelle lezioni di pratica, verrà spiegato come respirare da un
erogatore a flusso continuo.
Tutti i secondi stadi degli erogatori presentano al centro del
coperchio un pulsante con una molla che insiste sulla leva
della valvola di apertura del flusso dell’aria.
Questo pulsante detto “pulsante di spurgo”, una
volta pigiato, determina l’immissione di aria all’interno del corpo
dell’erogatore, consentendo l’eliminazione dell’acqua presente.
Il secondo stadio è collegato al primo stadio attraverso una
frusta di bassa pressione.
Oggi si cerca di costruire secondi stadi sempre più leggeri
e idrodinamici, per diminuire l’attrito con l’acqua durante
il nuoto e per affaticare meno la mandibola quando lo si
tiene per molto tempo tra i denti.
Hai mai inspirato da una bottiglia di plastica vuota?
Avrai notato che le pareti si introflettono.
Avviene la stessa cosa all’interno dell’erogatore.
82
Modulo DUE
Quando inspiriamo attraverso il boccaglio, la membrana morbida che
è protetta dallo scudo esterno, viene introflessa azionando una leva e
aprendo, tramite una molla, la valvola a richiesta downstream che
consente il passaggio dell’aria.
Terminata l’inspirazione e/o espirando, la membrana e la leva ritornano
nella loro posizione originale chiudendo la valvola downstream, e
inibendo il flusso dell’aria.
L’aria espirata fuoriesce attraverso la valvola di scarico, che munita di
meccanismo di non ritorno, consente all’aria di uscire ma non all’acqua
di entrare, ed attraverso i baffi di scarico la disperde nell’acqua.
I baffi di scarico, hanno il compito di disperdere le bolle d’aria emesse
fuori dal campo visivo del sub, evitando così di ostruirne la vista ad ogni
espirazione.
Alcuni secondi stadi, se capovolti, lasciano entrare l’acqua.
È bene posizionarli sempre con i baffi di scarico rivolti verso il basso.
Esistono particolari modelli con lo spurgo laterale.
In questi modelli, è ininfluente che il secondo stadio sia posizionato in
un verso o nell’altro.
2cfonti d’aria alternative
Secondo stadio alternativo
Uno degli standard di immersione, che riguarda l’erogatore, prevede
l’obbligatoria presenza nel sistema del secondo stadio secondario
(“Fonte d’Aria Alternativa” - FAA), o come più comunemente chiamato,
“Octopus”.
Il secondo stadio alternativo serve per fornire aria al compagno
in caso di bisogno, o per sostituire temporaneamente, in caso di
malfunzionamento, il proprio secondo stadio principale.
L’ideale sarebbe disporre di bombole con rubinetterie bi-attacco, che
consentono il montaggio di due primi stadi separati, con relativi secondi
stadi.
In caso di malfunzionamento di uno dei due, si può chiudere il rubinetto
corrispondente, ed iniziare la risalita utilizzando l’altro.
83
open water diver
L’Octopus è un secondo stadio munito di frusta, solitamente di colore
giallo fosforescente o fucsia, (così come la frusta), per essere meglio
identificato dal compagno che ne avesse bisogno.
L’Octopus ha in dotazione una frusta di connessione più lunga, è collegato
direttamente al primo stadio, e deve essere posizionato in un triangolo
virtuale costruito tra il mento e gli angoli inferiori della cassa toracica,
così da poter essere visto e raggiunto facilmente, sia dal compagno, sia
dallo stesso sub in caso di personale bisogno.
È bene controllare spesso la propria scorta d’aria, e non pianificare
immersioni dove si pensa di poter arrivare ad esaurire l’aria a
disposizione.
Alcuni diving, ai tropici, usano bombole d’alluminio con rubinetteria
monoattacco.
In questo caso va assemblato un sistema di erogazione con un solo primo
stadio e due secondi stadi, quello che comunemente viene poi chiamato
“Octopus”.
Altri sub come “alternativa” utilizzano una piccola bombola con
erogatore incorporato (Spare Air), o una “Pony-Tank” con erogatore
separato da vincolare alla bombola principale.
•
Manutenzione
Gli erogatori hanno bisogno di un attento risciacquo dopo l’uso.
Sabbia o detriti entrati dal boccaglio all’interno del secondo stadio, o
cristalli di sale essiccati potrebbero rovinare la membrana interna.
Durante il risciacquo bisogna avere cura di aver rimesso in posizione
la protezione del filtro del primo stadio, per impedire che l’acqua possa
arrivare alla camera di alta pressione.
Non azionare, durante il lavaggio, il pulsante di spurgo dell’erogatore,
per evitare che entri acqua.
2d siluro d’emergenza
Il siluro d’emergenza si differenzia dalla boa di segnalazione perché
invece di essere trainato per tutta l’immersione, viene gonfiato sott’acqua
e lanciato in superficie dal sub, in caso di necessità o per segnalare la sua
84
Modulo DUE
presenza, subito prima della risalita, se questa è prevista in mare
aperto, o lontano dalla barca.
Il siluro è un semplice tubo di materiale plastico di colore rosso.
Arrotolato su se stesso occupa poco spazio, e si tiene in genere
nella tasca del GAV.
All’occorrenza si srotola completamente, si vincola ad un
rocchetto o ad un avvolgisagola e si gonfia lentamente con il
secondo erogatore.
L’operazione di gonfiaggio deve essere eseguita in modo corretto
e fluido per evitare che il siluro sfugga di mano prima del previsto, o
trascini il sub in una rovinosa risalita veloce.
Non fissare il rocchetto contemporaneamente all’attrezzatura e al
siluro.
È possibile che il rocchetto si inceppi durante lo svolgimento del cavo, o
che questo si impigli nell’attrezzatura durante il rilascio del siluro.
Il rocchetto, sganciato dall’attrezzatura, deve essere tenuto dal sub con
una mano e deve poter essere abbandonato in modo rapido in qualsiasi
momento.
Prestare attenzione e non svolgere il cavo in anticipo.
Sarebbe meglio utilizzare un semplice avvolgisagola zavorrato
da lasciare cadere sul fondo.
Per evitare di incontrare queste difficoltà in una reale situazione di
emergenza, è necessario un minimo di pratica prima di effettuare
dei “lanci” veri e propri.
Per garantire un facile gonfiaggio ed evitare che si sgonfi non
appena giunto in superficie, il siluro ha in genere l’estremità
inferiore aperta (libera o autosigillante), e zavorrata.
Una volta raggiunta la superficie, il siluro si protende fuori
dall’acqua in modo ben visibile.
Per sgonfiarlo e riavvolgerlo, tanto in superficie che sul fondo, è
sufficiente “rigirarlo” per far fuoriuscire l’aria.
85
open water diver
Il siluro è erroneamente chiamato spesso pedagno, ma con il termine pedagno si
intende una boa ancorata che serve per marcare un determinato punto.
Il siluro, poiché in condizioni normali non ci sarebbe ragione di usarlo, è talvolta
identificato con la sigla DSMB (dall’inglese Delayed Surface Marker Buoy) perché
si tratta di un “segnale” che viene utilizzato solo quando serve. Questi “segnalatori”
possono anche veicolare un messaggio verso la superficie tramite una lavagnetta.
Uno dei rischi nell’utilizzo del siluro risiede nella possibilità di un
accidentale trascinamento in superficie del subacqueo, con tutti i
problemi legati ad una risalita troppo rapida, o alla mancata tappa di
decompressione di sicurezza.
Questo si può verificare nel caso in cui il siluro venga agganciato da una
barca di passaggio.
Il Decreto n. 146 del 29 Luglio 2008, che regolamenta
l’articolo 65 del D.Lgs. n. 171 del 18 luglio 2005,
all’articolo 91 del Capo III prevede che il singolo sub,
indipendentemente dalla boa di
segnalazione subacquea:
“deve essere dotato di apposito siluro d’emergenza di colore ben
visibile e munito di sagola di almeno 5 metri da lanciare prima
dell’emersione in caso di separazione dal gruppo o di riemersione
lontano dalla boa di segnalazione”.
2emuta
La muta si indossa per limitare la perdita di calore del corpo immerso
in acqua.
Le mute possono essere “umide” o “stagne” a secondo se permettono o
meno uno scambio d’acqua con l’ambiente esterno.
Le mute umide consentono l’ingresso dell’acqua che, a contatto con il
corpo, in breve tempo si riscalda fornendo un isolamento termico.
Il mantenimento di questo isolamento è in funzione del ricambio
dell’acqua che penetra nella muta durante i movimenti.
86
Modulo DUE
La corretta misura e vestibilità della muta deve impedire il più possibile
questo ricambio.
Le mute umide sono realizzate in neoprene micro o macrocellulare, e di
spessore variabile da 2 a 7 millimetri.
È preferibile il neoprene microcellulare perché mantiene il suo volume
quasi costante anche in presenza di variazioni di pressione idrostatica.
Il neoprene macrocellulare è più morbido, ma sottoposto a pressione si
assottiglia molto, creando variazioni di assetto e minore protezione dal
freddo.
Il neoprene è una gomma sintetica. Fa parte chimicamente degli elastomeri di sintesi
e si presenta come una gomma porosa, costituita da cellule di aria uniformemente
distribuite. Le principali caratteristiche sono l’elasticità, la resistenza al taglio, allo
schiacciamento, all’invecchiamento atmosferico e al calore. Inoltre risulta essere
inerte verso molti agenti chimici, olii e solventi.
87
open water diver
La vestibilità della muta deve essere tale da non limitare i movimenti e
lasciare libere le escursioni della gabbia toracica per non ostacolare la
ventilazione.
Il mercato offre un’ampia scelta di mute umide, la scelta resta di tipo
personale in funzione della vestibilità e del tipo di immersione.
Nella scelta sono comunque da verificare la presenza di adeguate
guarnizioni ai polsi ed alle caviglie per limitare il passaggio dell’acqua, e
l’assenza di sacche d’aria fra muta e corpo che si riempirebbero d’acqua,
annullando l’isolamento termico.
Il cappuccio può essere integrato nella muta o separato da essa, deve
essere aderente alla testa ma comodo al collo, per evitare fastidiose
costrizioni.
Le mute “semistagne”, di fatto, sono mute umide.
Il loro maggiore spessore, con chiusura posteriore a cerniera, garantisce
un migliore isolamento termico, e le robuste guarnizioni ai polsi ed alle
caviglie limitano notevolmente l’ingresso ed il riciclo dell’acqua.
Le mute “stagne” sono di gomma o neoprene.
Non consentono l’ingresso di acqua grazie alla loro concezione
costruttiva.
88
Modulo DUE
Sono chiuse da una cerniera stagna di ottone o di plastica, hanno
guarnizioni di lattice di gomma ai polsi ed al collo, e calzari a stivaletto
termosaldati che garantiscono un assoluto isolamento dall’acqua.
Contrariamente alle mute umide o semistagne, mantengono uno strato
d’aria tra muta e corpo, e l’isolamento termico è garantito da particolari
“sottomuta” che proteggono la dispersione termica del corpo.
Lo spazio d’aria interno è regolato, in immersione ed in risalita, da
particolari valvole di carico e scarico dell’aria.
L’uso della muta stagna non è particolarmente impegnativo, ma necessita
di attenzione ed esperienza.
Prima di immergersi con la muta stagna è necessario seguire un apposito
corso.
Chiedi al tuo Istruttore ISDA.
•
Muta SHORTY
Le mute “shorty”, comunemente chiamate “mutini”, sono in tessuto
leggero di lycra o di nylon. Vengono indossate prevalentemente in
ambiente tropicale e servono essenzialmente per proteggere la cute
da accidentali contatti con animali marini urticanti (meduse) o da
escoriazioni dovute al contatto con la stessa attrezzatura. Dato il loro
sottile spessore e l’assetto praticamente neutro sono spesso indossate
anche come sottomuta.
2f guanti e calzari
Insieme alla muta è bene usare anche guanti e calzari.
Queste protezioni vanno ovviamente scelte in funzione
del tipo di immersione che si intende effettuare.
La scelta dei calzari implica quella del tipo di pinne
da adottare.
Calzari sottili di neoprene possono essere indossati
anche se si prediligono le pinne a scarpetta, mentre
le pinne a cinghiolo diventano necessarie se la scelta
cade su robusti calzari a stivaletto.
89
open water diver
2gcoltello
Il coltello da sub non è un’arma e non serve per “difendersi” da attacchi
subacquei.
È uno strumento che può tornare utile in molte occasioni, ed anche per
liberarsi da cime, reti o lenze nelle quali si può accidentalmente restare
imbrigliati.
È quindi sufficiente un coltello di medie dimensioni con una buona
impugnatura e con una lama dal filo tagliente e zigrinato.
Deve essere indossato in una posizione facilmente raggiungibile, e deve
avere un fodero dal quale può essere sganciato con una sola mano.
90
Modulo DUE
3
strumentazione subacquea
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
•
3a
3b
3c
3d
3e
3f
Manometro
Profondimetro
Orologio
Bussola
Torcia
Lavagnetta subacquea
Durante qualsiasi immersione, bisogna essere in condizioni di sapere
costantemente, e con assoluta certezza, almeno cinque cose:
• Quanta aria abbiamo
• A quale profondità massima siamo arrivati
• A quale profondità ci troviamo
• Da quanto tempo siamo in immersione
• Qual è la strada del ritorno
Per questo sono necessari quattro strumenti base:
3amanometro
Il manometro è uno strumento di misura della pressione dei fluidi usato
per la misura di pressioni maggiori di quella atmosferica
Ci segnala la quantità di aria residua nella bombola.
Cosa diresti se ti chiedessero di fare con una jeep un rally esplorativo in
una foresta, ma ti dicessero che la jeep non ha l’indicatore della benzina
e che non sai quanta ce n’è nel serbatoio?
Ti sentiresti esattamente come un subacqueo a cui si chiede di fare
un’immersione senza il manometro.
Il manometro infatti è come l’indicatore di benzina della tua auto: ti dice
quando hai il pieno, quanto stai consumando, quanta benzina ti resta, e
quando sei in riserva.
Il manometro subacqueo è
collegato all’uscita di alta pressione del primo stadio e fornisce
indicazioni sulla quantità d’aria
rimanente nella bombola.
91
open water diver
Il manometro è costituito da un tubo, solitamente di sezione ovale
(tubo di Bourdon), che tende ad aumentare il proprio raggio di
curvatura all’aumentare della pressione interna. La misurazione
del raggio dà la misura della pressione.
Il tubo è fissato ad una estremità e messo in connessione con
l’ambiente di misura, l’altra estremità è connessa ad un leveraggio
che ne amplifica lo spostamento, e lo traduce nel movimento
circolare di un indice lungo una scala graduata.
Esistono anche modelli digitali che tramite un trasduttore visualizzano
la pressione su un display digitale.
Oltre ad essere più facili da leggere, sono anche più precisi .
All’inizio delle normali immersioni, la pressione dell’aria contenuta
nella bombola è, in genere, di 200 atm.
Quando il manometro segnerà 100 atm, si è già a metà della scorta
d’aria, mentre 50 atm sono da intendere come riserva, da utilizzare per
la risalita.
3b profondimetro
Un profondimetro è uno strumento che registrando la differenza tra la
pressione a livello del mare e quella alla profondità alla quale si trova,
indica la profondità equivalente in acqua.
Registra la profondità massima raggiunta e ci indica la profondità alla
quale ci troviamo.
Come i manometri, anche i profondimetri possono essere a lettura
analogica o digitale.
Sono calibrati per misurare la profondità a partire dalla superficie del
mare, ma possono essere regolati per poter essere usati durante le
immersioni in quota.
L’ immersione in quota, o in altitudine è un tipo di immersione ricreativa
che si svolge ad un’altitudine differente dal livello del mare, in genere
nei laghi di montagna.
92
Modulo DUE
La principale differenza di un’immersione effettuata in quota, oltre
l’altitudine, è la minore pressione atmosferica nel luogo d’immersione,
con conseguenze sulla programmazione; la minor temperatura dell’acqua,
con conseguenze sull’attrezzatura; l’acqua dolce, che offre una minore
spinta positiva rispetto all’acqua salata con conseguenze sull’assetto.
In quota i profondimetri rilevano un valore leggermente inferiore a
quello reale a causa della differenza tra la pressione a livello del mare e
quella del luogo dove ci si sta immergendo.
•
Manutenzione
Come per tutta l’attrezzatura, per una vita duratura di questi strumenti,
bisogna risciacquarli con attenzione e sottoporli al controllo periodico
di un tecnico specializzato.
Inoltre tutti i componenti elettronici in cui è possibile accedere al vano
batterie, vanno periodicamente controllati, puliti e conservati senza le
batterie.
3corologio
Ci avverte del tempo trascorso. Grazie ad una ghiera girevole è possibile
spostare il “minuto zero” (il triangolo della ghiera), sulla lancetta dei
minuti. Durante l’immersione basterà osservare in quale posizione si
trova la lancetta dei minuti, perché la ghiera graduata ci dica quanto
tempo è trascorso da quando ci siamo immersi, senza dovere ricordare
sempre l’orario di inizio dell’immersione.
3dbussola
Ci indica il percorso da seguire.
Tutti questi strumenti possono essere compresi in un computer subacqueo
che, oltre a queste basilari informazioni, fornisce altre indicazioni
altrettanto importanti.
93
open water diver
3etorcia
La torcia subacquea è un elemento assolutamente necessario durante
le immersioni notturne, possibilmente con un buon fascio di luce e con
discreta autonomia.
Una torcia piccola e a fascio ridotto dato il suo minimo ingombro, torna
utile nelle immersioni diurne per illuminare fessure e anfratti.
Alcune torce possiedono dispositivi che consentono di posizionarle
sull’avambraccio o sulla fronte.
La tenuta delle varie parti è garantita da “O-ring” alloggiati di solito
nelle scanalature delle filettature.
Gli O-ring sono i componenti sottoposti a maggiore usura e la loro
cattiva tenuta determina spesso l’allagamento della torcia.
3flavagnetta subacquea
La lavagnetta subacquea è un quadrato di plexiglas ruvido, in genere
di circa 15 cm di lato, sul quale è possibile scrivere sott’acqua con una
matita, e cancellare facilmente con una comune gomma.
Si rivela spesso utilissima per scambiare informazioni con il compagno
quando queste diventano complesse e i segnali manuali possono non
essere sufficienti.
94
Modulo DUE
4comunicazioni subacquee
in questo modulo parleremo di:
• 4a Segnali manuali
• 4b Segnali acustici
4a segnali manuali
Per comunicare sott’acqua, durante un’immersione ricreativa, i sub
usano una forma di “comunicazione gestuale”.
Alcuni dei segnali hanno sia il ruolo di domanda che di risposta.
Questi segnali sono per lo più codificati a livello internazionale, ma
alcune didattiche adottano segnali differenti, e lo stesso vale talvolta a
seconda dello stato in cui ci si immerge.
È quindi buona abitudine, prima di immergersi, concordare i segnali
di comunicazione, con i compagni di immersione, in modo da non dar
luogo a fraintendimenti pericolosi.
OK
Qualcosa non va
Sinistra
Destra
Salire
100 BAR
Scendere
Sono in riserva
95
open water diver
96
Fine aria
Dividiamo l’aria
STOP
Stare vicini
IO avanti TU segui
IO - ME
FREDDO
ORECCHIO
NON COMPENSO
Mal di testa
PERICOLO
CRAMPO
Sosta di sicurezza
TU
CALMO
GUARDA
Modulo DUE
Corrente
OK a distanza
OK a distanza
EMERGENZA
AIUTO - Soccorso
VIENI Avvicinati
Tenersi per
mano
Mantieni la
quota
4b segnali acustici
Può essere necessario durante l’immersione attirare l’attenzione del
nostro compagno.
Esistono in commercio segnalatori acustici, udibili a notevole distanza e
appositamente progettati per l’uso subacqueo.
Possono essere:
• manuali, come gli “shaker” (piccoli cilindri d’acciaio, chiusi, con
all’interno una biglia)
• pneumatici, montati tra la frusta di bassa pressione ed il VIS che
al passaggio dell’aria fanno vibrare una rumorosa membrana di
plastica.
Avvisatore pneumatico
Shaker
97
open water diver
5
segnalazioni subacquee
in questo modulo parleremo di:
• Bandiere e Pallone segnasub
bandiere e pallone segnasub
La bandiera segnasub e il pallone di segnalazione sono una dotazione
del subacqueo obbligatoria per legge.
Secondo le norme internazionali la bandiera deve essere rossa con una
banda bianca trasversale che va dall’asta all’angolo opposto.
La norma dispone che deve essere fissata ad almeno 90 centimetri sopra
un galleggiante, solitamente un pallone, vincolato a sua volta al sub con
una sagola lunga al massimo 50 metri.
In Italia, le attività ricreative nautiche di superficie e subacquee, in mancanza di precise
disposizioni fanno riferimento ai dettati del “Codice della Nautica da Diporto” ed al
Decreto del Presidente della Repubblica n. 1639 del 2 Ottobre 1968, che regolamenta
la legge n. 963 del 14 luglio 1965. In particolare l’articolo n. 130 dispone che “il
subacqueo in immersione ha l’obbligo di segnalarsi con un galleggiante recante una
bandiera rossa con striscia diagonale bianca, visibile da una distanza non inferiore a
300 metri. Se il subacqueo è accompagnato da mezzo nautico di appoggio, la bandiera
deve essere issata sul mezzo nautico. Il subacqueo deve operare entro un raggio di
50 metri dalla verticale del mezzo nautico di appoggio o del galleggiante portante la
bandiera di segnalazione”.
98
Modulo DUE
Lettera “A” (Alpha) del Codice di
Segnalazione Internazionale
Nautico.
È fatto divieto al sub allontanarsi o riemergere lontano dal pallone ad
una distanza superiore alla lunghezza della sagola.
Se le attività di immersione si svolgono con una barca di appoggio,
questa assume la funzione di segnalazione di sub in immersione.
Deve inalberare la bandiera di segnalazione rossa con striscia diagonale
bianca, e la bandiera bianca e azzurra, indicante la lettera A, del Codice
di Segnalazione Internazionale Nautico per segnalare alle altre unità che
incrociano nella zona che non può manovrare perché ha subacquei in
immersione.
Con questa bandiera issata, la
barca segnala alle altre unità che
non può manovrare perché ha
un sub in immersione, di tenersi
quindi alla distanza regolamentare
di oltre 50 metri, e di procedere a
velocità ridotta. Con l’aggiunta di
tre bandiere numeriche, indica la
direzione o la posizione del sub.
Il Codice di Segnalazione Internazionale Nautico è un sistema che consiste nel
comunicare con altre navi tramite esposizione di bandiere rappresentanti le lettere
dell’alfabeto, le quali vengono issate sulle navi verticalmente a gruppi di quattro e
vengono lette dall’alto verso il basso. Esistono vari metodi di interpretazione dei
segnali attraverso le bandiere nautiche. Ogni bandiera può avere un significato
specifico: per esempio, le navi per segnalare l’impossibilità di spostarsi a causa di un
sommozzatore immerso sott’acqua, issano la bandiera che indica la lettera A.
99
open water diver
6il sistema di coppia
Il sistema di coppia è uno dei fondamenti di sicurezza su cui si basa la
subacquea ricreativa.
Con il compagno bisogna programmare tutte le fasi dell’immersione, a
cominciare dalla scelta del luogo.
La prima regola da rispettare, stabilito il dettagliato programma
attenendosi agli
standard ed alle procedure, è “programmare
l’immersione ed eseguire l’immersione secondo il programma”.
Ciò significa che se nel corso dell’immersione dovesse intervenire
un evento imprevisto, o si dovesse per qualsiasi motivo variare il
programma stabilito a terra, la prudenza detta che bisogna interrompere
l’immersione e risalire seguendo le procedure.
Uno degli standard imprescindibili dell’immersione subacquea ricreativa
è il “sistema di coppia”.
Tutti i brevetti sportivi obbligano i subacquei all’immersione in coppia.
È consentito immergersi solo ed esclusivamente in compagnia di un
altro sub altrettanto brevettato (il compagno).
È inutilmente rischioso immergersi da soli, senza
la possibilità di supporto nel caso di bisogno.
Immergersi con il compagno è più pratico
perché ci si aiuta nella vestizione, si
controlla reciprocamente l’attrezzatura prima
dell’immersione, e pianificando in due il
programma dell’immersione si evita di omettere
o dimenticare qualche dettaglio importante.
Immergersi con il compagno è più divertente
perché si possono condividere delle esperienze
che da soli raramente darebbero le stesse
emozioni.
Immergersi con il compagno è più sicuro perché in immersione si
controllano reciprocamente gli strumenti quando si arriva vicini ai limiti
di profondità, di tempo o di scorta d’aria.
100
Modulo DUE
Ci si può aiutare a liberarsi da un aggrovigliamento in
una rete, una lenza o in alghe a lungo fusto.
Infine il compagno risulta determinante nel caso in cui
uno dei due fosse stanco ed avesse bisogno di un aiuto
supplementare.
Provate ad immergervi con una macchina fotografica
e vedrete quanta più soddisfazione ci sarà a rivedervi
immortalati in immersione, mentre vi divertite grazie al
vostro sistema di coppia.
Il “check pre-dive” comprende il controllo reciproco di
tutta l’attrezzatura e in particolare:
• Il GAV
che sia indossato correttamente e che tutte le fruste siano libere.
• La Cintura dei pesi
che sia presente, che i pesi indossati siano corretti e ben disposti,
che sia libera dall’attrezzatura, che la fibbia sia correttamente
chiusa, che la parte libera resti a sinistra. Ricordare che il fascione
ventrale del GAV e la cintura chiudono in senso opposto.
• Le Fibbie del GAV e della bombola
che sia correttamente serrata quella della bombola, e regolate in
modo ottimale quelle del GAV.
• L’Aria
controllare la pressione del manometro. Accertarsi che il volantino
della rubinetteria sia aperto completamente e con un avvio di
ritorno di solo mezzo giro.
• Erogatori
verificare che l’aria fluisca regolarmente pigiando il pulsante di
spurgo.
Insieme al compagno si deciderà il dettaglio delle operazioni da eseguire,
e ci si accorderà sulle fasi determinanti dell’immersione che sono:
• segnali manuali di intesa
• entrata luogo e metodo
• percorso e direzione da seguire
101
open water diver
• profondità massima da raggiungere
• durata del tempo alla massima profondità, e durata totale
dell’immersione
• risalita seguendo le procedure di sicurezza
• uscita luogo e metodo
• imprevisti interruzione dell’immersione e riemersione
102
Modulo DUE
QUIZ MODULO DUE
1. Un subacqueo che ha effettuato una prima immersione utilizzando una bombola in acciaio,
dovendone utilizzare una in alluminio per una seconda immersione dovrà:
 a.
 b.
 c.
togliere pesi
aggiungere pesi
lasciare invariata la propria zavorra
2. Il collaudo susseguente al primo, effettuato in fabbrica, delle bombole subacquee, nel
nostro paese, deve aver luogo dopo:
 a.
 b.
 c.
quattro anni
due anni
a seconda della corrosione
3. Risciacquando l’erogatore dopo l’immersione è necessario, per permettere una miglior
pulizia:
 a.
 b.
 c.
tenere premuto il pulsante di spurgo
far entrare acqua a pressione
immergere l’erogatore in acqua dolce
4. Ai fini della sicurezza, utilizzare un erogatore con attacco DIN è:
 a.
 b.
 c.
indifferente
più sicuro
meno sicuro
5. Un primo stadio di un erogatore serve ad erogare aria a:
 a.
 b.
 c.
pressione ambiente
pressione intermedia
alta pressione

103
open water diver
QUIZ MODULO DUE
6. Per Fonte d’Aria Alternativa si intende:
 a.
 b.
 c.
un secondo erogatore indipendente
un secondo stadio connesso all’erogatore principale
entrambi
7. Nello scegliere una muta e non trovandola della misura corretta, si dovrà sceglierne una:
 a.
 b.
 c.
leggermente più grande
leggermente più stretta
indifferentemente dalla propria taglia
8. Un subacqueo che, distante dalla barca, agita un braccio sopra la testa vuole indicare:
 a.
 b.
 c.
la sua posizione
che richiede assistenza
che sta rientrando
9. Un subacqueo in immersione munito di pallone segnasub dovrà rimanere, rispetto alla
perpendicolare, entro un raggio di:
 a.
 b.
 c.
100 metri
50 metri
dipende dalla profondità
10. Un coppia di subacquei non dovrà allontanarsi l’uno dall’altro di più di:
 a.
 b.
 c.
5 metri
10 metri
dipende dalla visibilità
Dichiarazione dell’allievo subacqueo
Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le
risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori.
104

Nome e Cognome..............................................................data..........................firma.......................................
Modulo DUE
8esercizi pratici
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
•
8a
8b
8c
8d
8e
8f
Entrata e uscita dall’acqua
Entrata con Passo del Gigante
Rimozione dei crampi
Allagamento totale della maschera
Rimozione e riposizionamento della maschera
Trascinamento di un subacqueo stanco
8aentrata e uscita dall’acqua
Per entrare e uscire dall’acqua si adottano diversi metodi in relazione al
punto di accesso al mare.
In genere si accede, e si esce, dal mare:
•
•
•
•
•
a) dalla riva
b) dagli scogli
c) dal gommone
d) dalla barca
a) Dalla riva
• Entrata:
Entrando dalla riva, in presenza di frangenti o risacca
bisogna prestare molta attenzione per non rimanere
travolti.
È preferibile avere già indossato l’attrezzatura e i calzari
con suola, specie se il fondo è costituito da ciottoli o
conchiglie.
Dopo avere indossato la maschera, e assicurata la
respirazione con lo snorkel o l’erogatore, gonfiare
leggermente il GAV, e con l’aiuto del compagno camminare
all’indietro fino ad incontrare una profondità sufficiente
che permetterà di pinneggiare verso il largo.
105
open water diver
In condizioni più miti si può camminare senza pinne, con indosso
l’attrezzatura, finché l’acqua non arriva alla vita, e sorreggendosi a vicenda
con il compagno si indossano le pinne e si inizia ad allontanarsi.
• Uscita:
Prima di raggiungere la battigia valutare il punto più idoneo e in caso di
forte risacca, lasciarsi trascinare dall’onda.
Quando la profondità lo permette rialzarsi e camminare all’indietro
rivolti verso le onde.
Aiutandosi vicendevolmente con il compagno sfilarsi le pinne facendo
attenzione a non girarsi perché si corre il rischio di essere rovesciati
dall’urto dell’onda che arriva alle spalle.
Mantenere sempre la maschera sul viso e assicurare la respirazione con
lo snorkel.
•
b) Dagli scogli
• Entrata:
L’entrata dagli scogli presenta un grado di difficoltà maggiore rispetto
all’entrata da riva.
Camminare sulle rocce con l’attrezzatura sulle spalle può essere
pericoloso, e in questi casi diventano essenziali i calzari con suola che
danno una presa migliore dei calzari in neoprene leggero usato per pinne
a scarpetta.
Trovare una roccia che dia la possibilità di sedersi e appoggiare pinne e
maschera. Evitare di entrare in acqua tuffandosi anche se il fondo appare
sufficiente.
L’ingresso in acqua va eseguito con molta attenzione osservando la
direzione del moto ondoso quando frange sulla costa e valutare il punto
più idoneo che abbia possibilmente facilità di appigli e parte di scogli
affioranti asciutti o comunque non ricoperti da scivolose alghe.
Da seduti, con pinne e maschera indossati, mantenere l’erogatore in
bocca, spingersi in acqua e pinneggiare velocemente sul dorso per
allontanarsi dal punto di risacca.
106
Modulo DUE
In caso di presenza di onde alte scendere in acqua durante la massima
altezza delle onde.
• Uscita:
L’uscita sugli scogli è sicuramente una delle più impegnative, specie in
presenza di forte risacca e di frangenti.
Individuare un punto dove non siano presenti insenature fra le rocce
perché è qui che la risacca acquista più forza.
Aspettare il momento propizio in cui le onde sono nel punto più alto per
lasciarsi trasportare verso il punto prescelto per l’uscita.
Se possibile togliere le pinne e porgerle a chi è rimasto a riva di presidio,
o in mancanza, cercare di deporle sugli scogli a distanza tale che non
possano ricadere in mare, e risalire facendo molta attenzione a non
scivolare sotto il peso dell’attrezzatura.
In presenza di frangenti e di forte risacca, mantenendosi a distanza di
sicurezza per evitare di essere spinti sugli scogli, ci si può togliere il
gruppo ARA dalle spalle, affidarlo al compagno, avvicinarsi alle rocce e
risalire in modo più agevole.
Una volta sugli scogli farsi passare il proprio gruppo, e quello del
compagno.
•
c) Dal gommone
• Entrata:
Per l’entrata in acqua da un gommone o da un natante
di modeste dimensioni dopo avere indossato maschera e
pinne, ci si siede sul bordo o sul tubolare con le gambe
verso l’interno dell’imbarcazione e si effettua, con o
senza il gruppo sulle spalle, una capovolta all’indietro.
Nel primo caso, (con il gruppo), le mani sono impegnate
una a tenere la maschera e l’erogatore in posizione
affinché non si spostino appena a contatto con l’acqua,
e l’altra sulle fruste rimanenti del gruppo e sulla
fibbia della cintura dei pesi affinché le une non restino
imbrigliate e l’altra non si apra accidentalmente durante
il movimento.
107
open water diver
Nel secondo caso occorre filare in acqua preventivamente il gruppo,
assicurarlo con una apposita cima al bordo dell’imbarcazione, e
indossarlo quando giunti in acqua. Anche in questo caso con le mani
assicureremo la maschera e la cintura.
• Uscita:
Una volta riemersi vicino al gommone ed assicurato l’assetto positivo,
togliere e porgere la propria cintura dei pesi al personale di bordo,
togliere il gruppo ed assicurarlo fuoribordo ad una apposita cima
preventivamente filata in acqua, portarsi alla scaletta e dopo avere tolto
le pinne e averle date a bordo risalire e recuperare il proprio gruppo.
•
d) Dalla barca
• Entrata:
Una barca di grandi dimensioni, appositamente attrezzata per le
immersioni, offre condizioni di movimento più comode rispetto al
gommone, di contro occorre maggiore attenzione durante gli spostamenti
a bordo con l’attrezzatura sulle spalle perché i movimenti dello scafo
determinati dalle onde possono facilmente far perdere l’equilibrio.
Queste barche sono in genere munite di plancetta posteriore
per l’accesso diretto al mare, e le entrate in acqua si
effettuano con tutta l’attrezzatura indossata, compreso le
pinne, tenendo con una mano maschera ed erogatore e con
l’altra le fruste.
Si effettua un lungo passo in avanti, “passo del gigante”,
mantenendo una posizione verticale fino all’ingresso in
acqua.
Quando si esegue questa entrata in acqua, specie se la
distanza dall’acqua è superiore al metro, è opportuno tenere la testa
leggermente flessa in avanti ad evitare che la rubinetteria della bombola
tocchi la nuca durante l’ingresso in acqua.
• Uscita:
Per risalire in barca si usa la scaletta posta a poppa.
Dopo avare tolto la cintura dei pesi e le pinne e averle passate al personale
di bordo si sale con l’attrezzatura indossata.
108
Modulo DUE
In caso di mare mosso bisogna fare molta attenzione al rollio
dello scafo, molte volte per motivi di sicurezza e di manovrabilità
la barca può mantenere i motori accesi anche durante le
operazioni di risalita dei subacquei, e siccome gli scarichi sono
generalmente posti in corrispondenza della scaletta posteriore è
raccomandato mantenere durante la risalita l’erogatore in bocca
e la maschera sul viso.
8bentrata con il passo da gigante
In acqua fonda, eseguire il controllo della zona d’entrata, con
il GAV parzialmente gonfio, tenendo fermi in
posizione con la mano maschera ed erogatore,
scambiare il segnale di OK con il compagno
ed entrare guardando l’orizzonte.
8crimozione dei crampi
Nel caso, per esempio, di un crampo al polpaccio, occorre distenderlo
e per far questo basta afferrare la pala della pinna con una mano e
tirarla verso di sé, provvedendo con l’altra mano a massaggiare la parte
colpita.
È bene dopo l’eliminazione del
crampo non forzare sul muscolo e
procedere con movimenti più lenti.
109
open water diver
8dallagamento totale della maschera
Come abbiamo visto nella prima sessione di acque confinate può capitare
che la maschera si possa allagare, a causa dei capelli o del cappuccio
della muta, o che la vogliamo allagare noi stessi per ripulire la lente da
eventuali impurità o dall’appannamento.
Il primo esercizio di questa sessione, è appunto quello di svuotare una
maschera completamente allagata.
La procedura è uguale a quella che abbiamo già utilizzato nel primo
modulo.
Anche in questo caso per svuotarla basterà rimanere in posizione
verticale, esercitare con le dita delle due mani una leggera pressione
sul bordo superiore della maschera, a contatto con la fronte, e soffiare
leggermente dal naso.
L’aria introdotta non potendo sfuggire dalla parte alta della maschera
uscirà dal basso spingendo fuori l’acqua.
8erimozione e riposizionamento della maschera
I problemi più comuni che possono riguardare la maschera subacquea
sono le infiltrazioni d’acqua al suo interno e la rottura del cinghiolo,
o un colpo inavvertito della pinna di un compagno di immersione
che ci precede con conseguente perdita della maschera.
In questo caso sarà opportuno, con calma, riposizionare la
maschera e, come nell’esercizio precedente di cui questo è il
naturale proseguimento, svuotarla con la stessa procedura già
utilizzata.
110
Modulo DUE
Per indossarla correttamente sul viso verificate che la posizione
dell’alloggiamento del naso della maschera sia rivolto verso il basso.
Posizionata la maschera sulla fronte, e avendo accertato che non siano
rimasti intrappolati capelli o muta, vuotatela esattamente come avete fatto
nell’esercizio precedente, verificando che il cinghiolo sia posizionato
correttamente.
8ftrascinamento di un subacqueo stanco
Conclusa l’immersione e riemersi, il nostro compagno di immersione
potrebbe trovarsi, per un qualche motivo, in difficoltà.
Potrebbe essere in affanno, o troppo stanco per un nuoto autonomo verso
la barca o la riva.
Per dargli assistenza, provvediamo innanzitutto a
garantirgli la galleggiabilità gonfiando il suo GAV, o
invitandolo a farlo.
Assicuriamoci che respiri tranquillamente e, se siamo
in presenza di onde, accertiamo che tenga in bocca
l’erogatore.
Possiamo trascinarlo ponendoci alla sua testa,
afferrandolo per la rubinetteria della bombola e pinneggiando sotto di lui
per raggiungere la barca.
Oppure possiamo usare il metodo della spinta a carriola.
Durante le esercitazioni pratiche il tuo istruttore ti mostrerà le varie
tecniche.
111
open water diver
SEQuenza degli esercizi
acque confinate DUE
briefing
L’istruttore illustrerà i dettagli degli esercizi che verranno eseguiti in
acqua.
preparazione dell’attrezzatura
Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore.
controllo di sicurezza preimmersione
Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura
utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora)
verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale.
entrata con il passo del gigante
Per entrare in acqua fonda, eseguire il controllo della zona d’entrata.
Con il GAV parzialmente gonfio, tenendo fermi in posizione con la mano
maschera ed erogatore, scambiare il segnale di OK con il compagno ed
entrare guardando l’orizzonte.
cambio snorkel-erogatore
In superficie effettuare almeno tre scambi alternati senza sollevare la
testa dall’acqua.
rimozione dei crampi
In superficie, simulando un crampo al polpaccio, trattenere la punta della
pinna distendendo la gamba e massaggiandosi con l’altra mano.
allagamento totale e svuotamento della maschera
In acqua fonda allagare totalmente la maschera e cominciare lo
svuotamento espirando dal naso piccole quantità d’aria iniziando la
manovra guardando in basso.
rimozione e riposizionamento della maschera
In acqua fonda allagare totalmente la maschera, rimuoverla, effettuare
alcuni atti respiratori, riposizionare correttamente la maschera e
vuotarla.
112
Modulo DUE
trascinamento di un subacqueo stanco
In superficie ed in assetto positivo, invertendo i ruoli, trainare il proprio
compagno utilizzando la presa dalla rubinetteria.
uscita dall’acqua fonda
In acqua fonda, aiutandosi reciprocamente con il compagno, rimuovere per
prima la cintura dei piombi, quindi il gruppo ARA ed uscire dall’acqua,
aiutando il compagno a ripetere la procedura.
smontaggio e cura dell’attrezzatura
Agire in modo autonomo sotto la supervisione dell’istruttore.
debriefing
113
open water diver
114
03
Modulo TRE
1 - Meteorologia
2 - Immersione dalla barca
3 - Gestione dei problemi
4 - Animali marini
5 - Esercizi pratici
6 - QUIZ
7 - Sequenza Acque Confinate TRE
8 - Sequenza Acque libere UNO e DUE
open water diver
1
Meteorologia
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
•
•
•
1a
1b
1c
1d
1e
1f
1g
1h
Temperatura
Pressione
Umidità e nebbia
Vento
Brezze
Mare
Maree
Correnti
La meteorologia è lo studio delle leggi che regolano i fenomeni
atmosferici.
Attraverso la conoscenza di queste leggi e con una sistematica rilevazione
(al suolo ed in quota) delle caratteristiche fisiche delle masse d’aria, la
meteorologia offre la possibilità di effettuare la previsione del tempo.
Gli elementi che a tal fine si considerano sono:
temperatura, pressione, umidità e nebbia, vento, mare, maree,
correnti.
1atemperatura
Il sole è la fonte principale di calore per l’atmosfera.
L’energia solare poco recepita dall’aria, è largamente assorbita dalla
superficie terrestre che si riscalda, e restituisce allo spazio circostante
buona parte del calore accumulato, riscaldando particolarmente gli strati
bassi dell’atmosfera.
1b pressione
La pressione atmosferica è di importanza fondamentale nella previsione
del tempo.
Per convenzione internazionale si fa riferimento ad una “pressione
normale” che è definita: “la pressione esercitata, al livello del mare, alla
116
Modulo TRE
temperatura di O°C e alla latitudine di 45°, da una colonna di Mercurio
(Hg) della sezione di 1 cm, alta 760 mm, che equivale a 1.013 millibar”.
1cumidità e nebbia
L’umidità dell’aria è dovuta alla presenza, variabile, del vapore acqueo
prodotto dall’evaporazione delle superfici liquide della terra, per azione
della radiazione solare.
La quantità di umidità che l’aria può contenere dipende dalle condizioni
di temperatura e pressione del momento.
L’umidità aumenta con la temperatura, e per ogni temperatura esiste un
“punto di saturazione” o “punto di rugiada”.
Se, in linea di massima, la temperatura della superficie marina o terrestre è
inferiore al valore del punto di rugiada, il fenomeno della nebbia è probabile
poiché l’aria che viene in contatto con la superficie, raffreddandosi, diventa
satura.
Nel caso contrario è abbastanza improbabile la formazione della nebbia.
Se la condensazione interessa soltanto l’aria a diretto contatto con il suolo,
si ha la formazione di rugiada (o brina se la temperatura è inferiore a 0°).
1dvento
Il vento è uno spostamento d’aria che si muove da una zona di alta
pressione verso una zona di bassa pressione.
Questo spostamento, a causa della rotazione terrestre, non è rettilineo ma
è deviato per la forza di Coriolis verso destra nell’emisfero boreale, e
verso sinistra nell’emisfero australe.
Nel nostro emisfero:
negli anticicloni, l’aria tende a passare dal centro alla periferia, e, deviata
verso destra, gira in senso orario.
nelle depressioni, l’aria tende a passare dalla periferia verso il centro, e,
deviata verso destra, gira in senso antiorario.
Caratteri distintivi del vento sono:
• Velocità:
espressa in km/h. Ma più spesso in nodi (miglia/orarie = M/h).
117
open water diver
• Forza:
espressa nella scala della forza del vento o scala Beaufort
(da 0=calma a 12=uragano).
• Direzione:
secondo i punti cardinali (il vento proviene da…, il mare va
verso…)
• Fetch:
distanza lungo la quale il vento soffia sulla superficie marina
senza incontrare ostacoli.
1e brezze
Le brezze sono movimenti locali e orizzontali dell’aria, di moderata
intensità.
Sono tipiche del bel tempo e della bella stagione, quando le differenze
termiche tra acqua e terra sono accentuate da una forte insolazione.
Sono distinte in brezze di mare e brezze di terra.
Quando il calore della terra si trasmette all’aria questa, riscaldandosi, si
solleva e l’aria che si trova sul mare (più fredda) tende, spostandosi dal
mare verso la terra, a colmare la conseguente depressione sulla costa
(brezza di mare).
La brezza di mare inizia circa alle 10 del mattino e raggiunge
il massimo tra le 13 e le 15 diminuendo lentamente fino ad
annullarsi al tramonto (calma di vento).
L’aria calda ascendente trasporta vapore acqueo che si condensa
in quota dando luogo a formazioni nuvolose chiamate cumuli
(cumuli di bel tempo) che indicano anche a chi proviene dal
largo la presenza di un’ isola o della costa.
La situazione si capovolge al calar della notte, quando la terra
si raffredda più rapidamente del mare.
Si avrà il fenomeno inverso (brezza di terra), con foschia sul
mare e cielo limpido sulla costa.
118
Modulo TRE
1f Mare
Lo stato del mare è determinato dal vento che incide sulla superficie
marina.
Il vento solleva una serie di onde che si propagano nella direzione del
vento e che si ingrossano con il persistere della sua azione.
Una volta formate, le onde proseguono anche al di fuori della zona
d’influenza del vento che le ha generate.
Le onde sollevate dal vento che soffia nella stessa zona si dicono onde
vive (mare vivo), mentre quelle che provengono da altre zone sono dette
onde morte o lunghe (mare morto o lungo).
Con il termine di stato del mare s’intende lo stato d’agitazione della
superficie del mare dovuto alla combinazione di mare vivo e mare lungo.
Lo stato del mare è espresso dalla “Scala descrittiva dello stato del mare”
o “Scala Douglas”.
1g Maree
Con il termine “Marea” si definisce l’oscillazione
del livello del mare causata dall’attrazione
gravitazionale combinata del sole e della luna.
Questa attrazione produce sulla massa acquea
della terra una deformazione periodica e regolare
che nell’arco di 24 ore e 50 minuti, corrispondente
al giorno lunare, si manifesta con due innalzamenti
(flusso o alta marea) e due abbassamenti (riflusso o
bassa marea) del livello del mare lungo le coste.
1hcorrenti
L’onda che frange torna indietro
verso il largo creando il “riflusso.
La corrente è una massa di acqua marina con direzione diversa rispetto
all’acqua che la circonda, e dalla quale si differenzia per densità, salinità,
temperatura o colore.
La rotazione della terra genera correnti che sono in genere prevedibili, ma
vortici e correnti contrarie possono determinare cambiamenti di direzione
a livello locale.
119
open water diver
La rotazione terrestre, per la forza di Coriolis,
agisce sulle correnti che si muovono a velocità
differenti a seconda della latitudine. Nell’emisfero
settentrionale i flussi d’acqua riducono la loro
velocità al crescere della latitudine subendo
una deviazione verso est (vanno in senso
orario). Mentre nell’emisfero meridionale, sotto
l’equatore, subiranno una deviazione verso ovest
(vanno in senso antiorario). Questo movimento
tende quindi a variare la direzione delle correnti,
smuovendo l’intera massa d’acqua terrestre.
La corrente di risalita o “upwelling”, è il risultato di una corrente di riflusso che va
dalla costa verso il largo causata da venti che soffiano da terra, e che spingono l’acqua
superficiale verso fuori.
Lo spostamento delle acque superficiali verso il largo determina la risalita delle acque
profonde che risalgono per sostituirle.
Il movimento rende l’acqua che arriva dal fondo più trasparente, determinando buone
condizioni di immersioni però in acque decisamente fredde.
Le onde frangono quando l’altezza del fondo e minore dell’altezza
dell’onda.
La presenza di secche, relitti, o reef corallini determinano un
innalzamento del fondale che causa i “frangenti”.
In acqua poco profonda l’onda frange perché la parte inferiore batte
sul fondo, rallenta e scarica l’energia sulla spiaggia, determinando
la “risacca”
120
Modulo TRE
2immersione dalla barca
in questo modulo parleremo di:
• 2a Immersione dalla barca
• 2b Immersione in presenza di correnti
2a immersione dalla barca
Immergersi con una barca d’appoggio consente di raggiungere siti
inaccessibili da terra ed evitare lunghe camminate con l’attrezzatura sulle
spalle su sabbia, scogli o, in particolari mete, sulla barriera corallina.
Tra l’altro, trovandosi su un mezzo nautico, se le condizioni meteo del
luogo prescelto sconsigliano l’immersione è possibile recarsi in un altro
luogo.
In alcune zone il solo sistema di accesso consentito alle aree d’immersione,
è esclusivamente il mezzo nautico di un diving autorizzato.
Le imbarcazioni hanno una loro terminologia specifica e un nome
tecnico per ogni attrezzo.
121
open water diver
Conoscere i termini più comuni, oltre che essere divertente, può aiutare
i subacquei a comunicare più facilmente con l’equipaggio della barca
d’appoggio.
Stando in piedi al centro di un’imbarcazione con lo sguardo rivolto
verso la sua parte anteriore, la dritta è la parte destra, definita anche
“destra” e l’opposto è la “sinistra”.
La prua è la parte anteriore e la poppa quella posteriore.
Il lato di “sopravento” della barca è quello rivolto al vento, quello
opposto, al riparo, si chiama “sottovento”.
Nella barca, i letti sono chiamati “cuccette” e la cucina “cambusa”, vi
sono poi scalette che conducono sotto il ponte, boccaporti, passaggi e
parapetti (le sponde esterne del ponte).
Programmando un’escursione subacquea con una barca, occorre
preparare per tempo tutta l’attrezzatura necessaria.
È sempre bene informare qualche amico o parente della nostra intenzione
di uscire con una barca, specificando il nome dell’imbarcazione, l’orario
di partenza e la località di destinazione.
La preparazione personale, tende, generalmente, a
salvaguardare gli effetti del “mal di mare”.
L’attrezzatura deve essere pronta all’uso nel momento del
bisogno, questo significa che non si deve salire in barca con
gli erogatori ancora da assemblare, se le dimensioni della
barca non consentono di farlo a bordo.
Fondamentale anche il ruolo del “kit salva-immersione”
contenente le parti di ricambio più soggette a rottura.
Briefing:letteralmente “brevi
istruzioni”, è una spiegazione
generale iniziale, tenuto in genere
dalla guida prima dell’immersione,
che ha lo scopo di chiarire ed
illustrare le attività che verranno
intraprese ed è da ascoltare sempre
con molta attenzione.
122
La marcatura della propria attrezzatura permette invece di
poterla facilmente riconoscere.
Al momento della preparazione, riporre l’attrezzatura nella borsa da sub
in ordine inverso rispetto al momento dell’utilizzo.
Quando ci s’immerge da una barca, è opportuno arrivare almeno
mezz’ora prima della partenza, o comunque puntualmente se l’orario è
stato concordato con il comandante, per avere il tempo di controllare con
Modulo TRE
l’equipaggio che tutto sia in regola, di compilare i documenti necessari, di
trovare un posto dove assemblare e riporre l’attrezzatura.
Una volta a bordo, se richiesto, riporre le scarpe nell’apposito scomparto
e chiedere dove e come sistemare l’attrezzatura.
Sulle barche l’attività è sempre frenetica: un pozzetto disordinato non è
solo un posto dove è difficile lavorare e muoversi, ma anche un rischio dal
punto di vista della sicurezza.
Per questo, molto spesso, l’equipaggio consegna delle sacche a rete che
servono a contenere l’attrezzatura.
Terminato il “briefing”, ci si può preparare per l’immersione.
Quando ci si trova su una barca che beccheggia (la barca si impunta e
ritorna indietro come il movimento del becco di un uccello), o rolla (la
barca ondeggia alternativamente a destra e a sinistra ruotando sul suo asse
longitudinale con un movimento che ricorda un’amaca), è facile perdere
l’equilibrio, indossare quindi l’attrezzatura con calma e prudenza e calzare
le pinne e la maschera soltanto prima di entrare in acqua.
Una volta in acqua, è obbligatorio dare il segnale di OK all’equipaggio
o alla guida e poi farsi passare l’attrezzatura accessoria (macchina
fotografica, videocamera, torcia subacquea, ecc.).
A fine immersione, le pinne vanno tolte solo quando si è saldamente
tenuti alla scaletta: se si venisse allontanati dalla corrente, senza pinne si
avrebbero delle serie difficoltà a tornare indietro.
Una volta a bordo, liberare velocemente il pozzetto dalla propria
attrezzatura, riponendola negli appositi spazi, per non intralciare
la risalita degli altri sub.
2bimmersioni in presenza di correnti
Se si effettuano immersioni in presenza di correnti, è necessario
disporre di conoscenze tecniche adeguate per nuotare senza
andare incontro all’affaticamento.
Ci si può stancare anche quando si nuota contro una corrente
di lieve intensità, e appena si apprezza lo sforzo fisico l’aria si
consumerà più in fretta.
123
open water diver
In presenza di corrente, durante la discesa e la risalita, è consigliabile
usare come riferimento una cima o la catena dell’ancora.
Quando ci si immerge da una barca in presenza di corrente, è necessario
sempre iniziare l’immersione nuotando lentamente controcorrente, e
mantenere un ritmo respiratorio lento e costante.
Al termine dell’immersione la corrente stessa agevolerà il ritorno.
Se si iniziasse con la corrente a favore ci si allontanerebbe in modo
rapido dalla barca e al ritorno, sarebbe notevole la fatica per raggiungere
la cima di risalita, considerando anche la scorta d’aria ormai ridotta.
In immersione per nuotare contro una lieve corrente è più facile e meno
faticoso mantenersi sul fondo dove il flusso è meno intenso rispetto alla
superficie.
In caso di corrente particolarmente intensa, le
sporgenze delle rocce daranno la possibilità di afferrarsi
temporaneamente per riposare.
Il contatto con il fondo inoltre consentirà di utilizzare le
braccia per facilitare l’avanzamento nei tratti di grande
difficoltà.
In presenza di corrente è
indicato navigare il più
possibile vicino al fondo che,
essendo di struttura irregolare,
ne diminuisce l’intensità. ”
Se in superficie si viene trascinati dalla corrente oltre il punto
d’emersione, si può provare a nuotare perpendicolarmente
alla direzione del flusso d’acqua, ci si potrà così sottrarre
e spostare più facilmente verso il largo, per poi tornare
indietro in direzione del punto d’emersione.
Nel caso di particolare affaticamento in superficie, è opportuno assumere
un assetto positivo, eliminare la zavorra e/o qualsiasi peso superfluo,
segnalare alla barca di essere in difficoltà con un fischietto e/o agitando
le braccia, e attendere assistenza.
La regola generale è sempre quella di interrompere l’immersione e
cambiare programma nel caso si incontrassero correnti e difficoltà
superiori alle proprie capacità.
124
Modulo TRE
3
gestione dei problemi
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
•
3a
3b
3c
3d
3e
3f
Perdita del compagno
Fine aria
Mal di mare
Crampi muscolari
Aggrovigliamenti
Risalite d’emergenza
3a perdita del compagno
Durante l’immersione, se la coppia rimane a distanza ragionevole e si
scambia frequenti segnali e informazioni, è difficile che i compagni si
possano separare al punto di perdersi.
Tuttavia, nella rara eventualità di perdere di vista il compagno
a causa, ad esempio, di scarsa visibilità, senza drammatizzare
seguire con calma quel che è previsto dagli standard: ruotare
lentamente su se stessi di un giro completo, cercare il compagno
per non più di un minuto, quindi iniziare la risalita seguendo le
procedure di sicurezza.
Giunti in superficie attendere per un altro minuto.
Il compagno seguendo la stessa procedura non tarderà a
riemergere.
Interrotta comunque l’immersione, non è
reimmergersi, ma iniziare l’itinerario di rientro,
consigliabile
Cercare il compagno per un
minuto.
Se si sospetta che il compagno disperso sia in pericolo, bisogna
riemergere, nel minor tempo possibile, per chiedere aiuto, rispettando
tuttavia tutti i parametri previsti dalla sicurezza.
125
open water diver
3bfine aria
L’esaurimento della scorta d’aria durante un’immersione programmata,
salvo particolari circostanze, è un evento abbastanza raro.
Infatti, se le condizioni meteo marine consentono un’immersione
tranquilla, determinata la profondità massima da raggiungere, fissato
il tempo di fondo e il tempo di immersione, controllando spesso il
manometro, valutata la temperatura dell’acqua e usando un’adeguata
protezione termica unitamente ad una corretta attrezzatura, è improbabile
incorrere in un’emergenza per esaurimento dell’aria.
Tuttavia, nell’eventualità di un problema con la fonte d’aria, la prima
cosa da fare è fermarsi, capire cosa sta realmente accadendo e agire di
conseguenza mantenendo la calma.
Talvolta la sensazione di mancanza d’aria è dovuta all’affaticamento.
È però possibile che realmente la difficoltà respiratoria sia determinata
da altri fattori quali apertura non completa del rubinetto della bombola o
malfunzionamento del secondo stadio dell’erogatore.
Se il rubinetto non è stato completamente aperto al momento del controllo
di coppia, sarà sufficiente iniziare a respirare dalla fonte d’aria alternativa
del compagno e provvedere alla completa apertura del rubinetto.
Riveste sempre massima importanza mantenere il compagno a distanza
ravvicinata.
Nel caso di un malfunzionamento degli erogatori, bisogna, recuperare
la fonte d’aria alternativa del compagno, interrompere l’immersione e
riemergere seguendo le previste procedure della risalita in coppia, come
indicato nelle prossime pagine.
3cmal di mare
Tutti coloro che vanno per mare prima o poi hanno sperimentato gli effetti
del “mal di mare”.
Il mal di mare, o chinetosi, compare quando l’alternarsi di un movimento
stimola in maniera continuativa il Sistema Nervoso Centrale e le strutture
dell’orecchio interno.
126
Modulo TRE
La sintomatologia si manifesta con nausea, vomito, sensazioni di
vertigini, sudorazione intensa, pallore e una generale sensazione di
disagio.
Per evitare il mal di mare, alcuni consigli, assolutamente soggettivi,
possono essere: prima di mollare gli ormeggi assumere un alimento
secco come i crackers, evitare il latte, le bevande alcoliche o gassate e
non ingerire alimenti piccanti o ricchi di grassi immediatamente prima
e durante il viaggio.
Se si soffre il mare è preferibile sostare all’aria aperta, al centro
dell’imbarcazione focalizzando lo sguardo verso un punto fisso preciso
e lontano.
In assenza di riferimenti visibili, rivolgere lo sguardo verso l’orizzonte.
Per la prevenzione ed il trattamento del mal di mare esistono varie
risoluzioni terapeutiche.
Evitare di improvvisare e chiedere consiglio al proprio medico per l’uso
di sostanze farmaceutiche.
Se si è costretti ad assumere farmaci, è prudente rinunciare
all’immersione.
3dcrampi muscolari
I crampi sono contrazioni muscolari improvvisi e spasmodiche di uno o
più muscoli.
Il soggetto presenta un dolore improvviso, localizzato al muscolo colpito,
che appare contratto e rigido.
I crampi sono causati principalmente da un’insufficiente ossigenazione
del muscolo come conseguenza di una cattiva respirazione o dalla perdita
di liquidi e sali minerali.
Il muscolo affetto da crampo si contrae in modo spastico, diminuendo
ulteriormente il flusso di sangue e di apporto di ossigeno, peggiorando
la situazione dell’area colpita.
I crampi possono anche essere causati da traumi fisici, o determinarsi in
conseguenza di uno sforzo prolungato o imprevisto.
127
open water diver
I crampi muscolari in immersione insorgono per varie cause e si localizzano
generalmente al polpaccio, al bicipite femorale ed ai muscoli metatarsali
(muscoli della pianta dei piedi).
La causa principale si individua in un eccessivo esercizio muscolare
dovuto a pinne non adeguate, tipico il crampo al piede se si adottano pinne
a scarpetta, o il crampo al polpaccio con le pinne a cinghiolo.
Anche l’abbassamento della temperatura degli arti dovuto all’immersione
in acqua fredda, e una carenza di sali minerali e di liquidi sono concause
dell’insorgenza dei crampi.
Per evitare di arrivare al fastidioso crampo muscolare è bene essere ben
idratati, ed è consigliabile prima dell’immersione sorseggiare acqua, a
piccole dosi, meglio se con l’aggiunta di sali minerali solubili.
In acqua può essere sufficiente prestare attenzione a fitte preliminari,
e variare spesso lo stile della pinneggiata.
Se malgrado ciò dovesse sopravvenire un crampo, occorre stirare
il muscolo, ad esempio tirando verso di se la punta della pinna ed
eseguire un massaggio. Superata la fase acuta del crampo, riprendere
l’immersione eseguendo un pinneggiamento leggero e poco ampio
ed evitando sforzi o movimenti inconsueti.
Il dolore si estingue spontaneamente in alcuni minuti.
3eaggrovigliamenti
Durante un’immersione in caso di scarsa visibilità, o in immersione
notturna, il sub, anche se esperto, può rimanere impigliato in cime
abbandonate, nelle lenze o nelle reti utilizzate per la pesca.
Queste situazioni possono talvolta mettere in difficoltà e anche
condurre al panico, inducendo il sub a comportamenti assolutamente
sconsiderati e irrazionali.
Quando si deve affrontare un problema di questo tipo occorre
fermarsi, pensare e risolverlo con calma.
I problemi subacquei si devono risolvere sott’acqua nella misura in
cui si presentano, raramente possono essere risolti in superficie.
128
Modulo TRE
La pratica nel togliere e rimettere sott’acqua i vari componenti
dell’attrezzatura risolverà molti di questi inconvenienti.
Anche l’adeguato equipaggiamento è un fattore importante, a volte
una torcia e un buon coltello servono a risolvere la situazione senza
interventi esterni.
3frisalite d’emergenza
• Risalita in coppia con la Fonte d’Aria Alternativa (FAA) del compagno
Uno degli standard ISDA, che rispetta gli standard internazionali,
prevede che parte integrante dell’attrezzatura subacquea debba essere
l’octopus, ossia un secondo erogatore collegato tramite una frusta al
primo stadio.
L’ISDA comunque consiglia, quando si ha la disponibilità di una
bombola biattacco, l’adozione di due primi stadi separati e autonomi,
ognuno con un proprio erogatore.
Alcuni sistemi, come fonte d’aria alternativa, adottano un piccolo
erogatore integrato nel sistema di gonfiaggio del GAV.
Come gia detto, altri sub come “alternativa” utilizzano una piccola
bombola con erogatore incorporato (Spare Air), o una “Pony-Tank”
(bombolino con erogatore separato da vincolare alla bombola
principale).
Ma queste un’unità compatte di fonti d’aria indipendenti, sono più
elementi da auto soccorso che presidi d’emergenza in caso di fine aria
del compagno.
Il sub che si accorge di essere rimasto “senza aria”, segnalerà in modo
chiaro e con l’apposito segnale al compagno, o al sub più vicino, la
necessità di dovere ricevere aria. Si indirizzerà quindi verso la sua FAA
(che dovrà trovarsi, secondo lo standard, vincolata al GAV al centro di un
immaginario triangolo costruito tra il mento e la base del torace), e solo
dopo averla staccata e rivolta verso la propria bocca potrà abbandonare
il suo erogatore.
Spurgato l’erogatore e ripristinata la regolare respirazione, bisogna
stabilire un contatto fisico tra i due sub e iniziare la risalita.
129
open water diver
Ognuno dei due sub, per impedire il loro allontanamento, e la conseguente
perdita dell’erogatore che sarebbe strappato via dalla bocca del ricevente,
afferrerà con la mano destra l’avambraccio destro del compagno,
Il braccio sinistro dei due sarà proteso verso l’alto intento a scaricare il
GAV agendo sul pulsante di spurgo del VIS.
I due sub, guardandosi negli occhi inizieranno quindi la risalita in
verticale verso la superficie, alla velocità di 10 metri al minuto, curando di
guardare anche al di sopra del proprio compagno per individuare eventuali
ostacoli.
Se la riemersione è prevista lontano dalla barca occorre valutare
l’opportunità di lanciare un siluro per segnalare la riemersione
d’emergenza.
• Risalita in coppia con respirazione a due
Nel caso di esaurimento d’aria, lo standard prevede che bisogna ricorrere
alla FAA del compagno, e interrompere l’immersione risalendo secondo
procedura.
È possibile tuttavia che la FAA non sia, per un qualche motivo,
disponibile.
Bisogna allora ricorrere alla cosiddetta “respirazione a due”: i compagni
si passano lo stesso erogatore respirando in modo alterno.
La procedura è molto semplice, a condizione di seguirla con attenzione, e ciò
necessita di un minimo di allenamento effettuato durante un’esercitazione
in acque basse.
Il sub che concede l’aria gestisce l’erogatore.
Con il palmo aperto della mano destra rivolto verso il proprio viso, il
soccorritore afferra la frusta all’altezza dell’attacco dell’erogatore che
tiene in bocca e, dopo avere effettuato due respiri profondi, gira il polso, e
quindi l’erogatore, indirizzandolo verso la bocca del sub privo di aria.
Afferrare la frusta all’attacco dell’erogatore è fondamentale per lasciare
libera la calotta in modo da consentire al compagno di potere facilmente
agire sul pulsante di spurgo dell’erogatore in caso di bisogno.
Il soccorritore non deve consentire al compagno di prendere l’erogatore e
deve essere sempre lui a gestirne i passaggi.
130
Modulo TRE
Il sub soccorso, a sua volta, respirerà per due volte e lascerà
spontaneamente l’erogatore che il soccorritore rivolgerà ancora verso la
sua bocca, e così di seguito.
Il sub rimasto senza aria afferra adesso con la mano destra lo spallaccio
destro del GAV del soccorritore, e con la mano sinistra opererà sul VIS
del suo corrugato per prepararsi a scaricare il GAV.
Il soccorritore continuerà a gestire lo scambio dell’erogatore con la mano
destra e con la sinistra terrà il proprio VIS verso l’alto per sgonfiare il
suo GAV.
Contestualmente si inizia la risalita in coppia e, tanto il soccorritore che il
sub soccorso, poiché nello scambio dell’erogatore si tende istintivamente
a trattenere l’aria piuttosto che espirarla, dovranno emettere piccole
e continue bolle di espirazione, come dovranno fare ogni volta che
lasciano l’erogatore.
Il dover passare più volte l’erogatore velocemente, può determinare un
minimo di apprensione, ma un costante allenamento anche di questo
esercizio renderà la manovra facile ed efficiente.
131
open water diver
Mantenere la calma e tenere sotto controllo l’emergenza, non lasciando
mai la presa del compagno e guardandolo negli occhi.
Appena in superficie gonfiare il proprio GAV e, gonfiare con l’aria
residua della bombola o, in mancanza, a bocca quello del compagno
fino a garantirgli una corretta spinta positiva.
La respirazione in coppia dallo stesso erogatore era un tempo uno standard di emergenza
per fornire aria al sub che ne rimaneva privo. Il sistema traeva motivo dal fatto che i
pionieri della subacquea si immergevano con un solo erogatore e con bombole munite
di “riserva d’aria” che occorreva aprire tramite una apposita leva. Talvolta la leva si
innestava da sola facendo esaurire anzi tempo tutta l’aria della bombola, per cui il sub
era costretto a ricorrere all’aria del compagno che però disponeva di un solo erogatore.
Negli ultimi vent’anni questo metodo è stato man mano abbandonato e considerato
sempre meno come valida opzione. L’Octopus e le fonti d’aria alternative hanno
reso non necessaria la respirazione in coppia, anche perché è questa una manovra
complessa che richiede pratica ed esperienza.
• Risalita controllata d’emergenza pinneggiando
Nella eventualità della reale situazione di esaurimento dell’aria, e qualora
il compagno fosse troppo lontano per prestare la necessaria assistenza,
bisogna riemergere in maniera autonoma.
Gli standard prevedono due possibili alternative a secondo della
profondità alla quale ci si trova.
• Profondità inferiore ai -10 metri.
È possibile effettuare una risalita d’emergenza controllata.
Pinneggiare verso la superficie alla normale velocità di risalita
ed espirare continuamente attraverso l’erogatore, senza
toglierlo dalla bocca, emettendo il suono “aaah” per evitare di
trattenere l’aria e rischiare la sovradistensione polmonare.
L’erogatore non va rimosso dalla bocca poiché in risalita, al
diminuire della pressione, è minore la richiesta d’aria, quindi
sarà possibile recuperare qualche boccata d’aria, dal momento
che la poca aria contenuta nella bombola potrà soddisfare la
richiesta del sub.
132
Modulo TRE
• Profondità superiore ai -10 metri.
Se la profondità è superiore, può essere necessario sganciare il sistema
di zavorra.
Questa seconda modalità deve essere valutata caso per caso, e adottata
solo se non si è sicuri di riuscire a raggiungere la superficie, mantenendo
la zavorra, con una risalita controllata d’emergenza pinneggiando,.
non trattenere mai l’aria
durante la risalita
133
open water diver
4animali marini
in questo modulo parleremo di:
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4a Squali
4b Murene
4c Barracuda
4d Scorpedini
4e Razze
4f Tracine
4g Coralli
4h Conchiglie e conidi
4i Celenterati
4l Serpenti di mare
4m Ricci di mare
Durante le immersioni bisogna prestare la massima attenzione
interagendo meno possibile col mondo sottomarino per evitare problemi
dovute ad incontri con animali marini pericolosi, anche se la maggior
parte degli animali marini è diffidente ed innocua.
Di solito le lesioni che si possono riportare durante le immersioni non
sono riconducibili ad attacchi di animali aggressivi, ma alla nostra
distrazione.
Conoscere il luogo dove ci si immerge può evitare incidenti. I problemi
più comuni sono dovuti alle punture dei ricci o delle stelle marine, al
contatto con razze o scorpenedi, e delle meduse (vive o morte), i tagli
o le escoriazioni prodotte da coralli, cirripedi, molluschi e granchi.
L’unico modo per evitare questi incidenti è quello di prendere un po’
di confidenza con l’ambiente circostante e di osservare attentamente
quello a cui ci si avvicina. Una muta adeguata può proteggere in caso di
contatto accidentale con coralli urticanti e con cirripedi.
I cirripedi sono crostacei marini, come i “Lèpas Anatifèra”, presenti in tutti i mari.
Si insediano normalmente sui residui di alghe in sospensione, strappate dalla loro
originaria posizione, sulla chiglia delle navi o su oggetti in legno alla deriva.
Si nutrono di plancton, prelevato filtrando l’acqua circostante con le appendici
pennate estroflesse dal guscio.
134
Modulo TRE
Se provocati, quasi tutti gli animali sono potenzialmente pericolosi, ma
la frequenza degli incidenti causati da animali acquatici è estremamente
bassa. Pochi accorgimenti sono sufficienti ad evitare incidenti di questo
genere: rispettare sempre gli animali, osservare bene verso quale direzione
ci si sta dirigendo e dove si poggiano le mani, mantenere un’andatura
tranquilla, evitare di portare oggetti luccicanti e, soprattutto, evitare il
contatto con animali sconosciuti.
4a squali
Gli squali, godono da sempre di una cattiva reputazione
dovuta a una presunta pericolosità. Ciò è vero solo in parte.
Nella remota eventualità d’incontrare uno squalo che si
muove in maniera aggressiva, bisogna, compatibilmente
con lo stato d’animo del momento, mantenere la calma,
scendere verso il fondo, fermarsi e attendere che se ne
vada. Il più delle volte l’animale è solo di passaggio.
Se invece rimane in zona, si può tentare di allontanarsi
lentamente, rimanendo possibilmente vicino al fondo e,
successivamente guadagnare la superficie.
4bmurene
Le murene in genere attaccano solo quando si sentono minacciate. Esse
hanno un notevole senso del territorio e agiscono solo per difendersi.
Se si infila accidentalmente o imprudentemente la mano in una tana di
murena e possibile essere attaccati.
135
open water diver
4cbarracuda
Gli attacchi a subacquei da parte dei barracuda sono molto rari, molto
più frequenti invece quelli a nuotatori. Il barracuda è attirato da oggetti
luccicanti
4d scorpenidi
Alla famiglia degli scorpenidi appartengono il pesce scorpione o scorfano,
il pesce leone (Pterois) e il pesce pietra (Synanceia verrucosa). Il veleno
è contenuto nelle spine delle branchie e delle pinne dorsali e la puntura
di questi pesci è dolorosa, molto velenosa e in alcuni casi può anche
provocare la morte. Il dolore e molto intenso e può durare per diversi
giorni. I segni generali sono disturbi respiratori e cardiocircolatori fino
all’insufficienza respiratoria ed al collasso.
Rimuovere eventuali residui delle spine, disinfettare la parte colpita, ad
esempio con acqua ossigenata, applicare calore immergendo la parte o fare
degli impacchi con acqua molto calda in modo da disgregare le proteine
termolabili che compongono il veleno. Ricoverare in ospedale.
136
Modulo TRE
4erazze
Le razze possiedono una spina velenosa localizzata alla base della coda
che può provocare ferite da lacerazione molto dolorose. I sintomi di una
puntura di razza sono nausea, vomito, sudorazione, perdita di coscienza,
depressione respiratoria, aritmie e arresto cardiaco.
Rimuovere eventuali residui delle spine (la spina continua a rilasciare il
veleno), disinfettare la parte colpita. Ricoverare in ospedale.
3ftracine
Il veleno è nelle spine delle branchie e delle pinne dorsali. La tracina è
un pesce molto aggressivo e punge anche da morto, per il suo veleno
non esiste purtroppo antidoto.
Applicare calore: immergere la parte colpita o fare degli impacchi con
acqua molto calda in modo da disgregare le proteine termolabili che
compongono il veleno. Disinfezione con prodotti adeguati.
3gcoralli
Il contatto fisico con il mondo acquatico può risultare dannoso per il loro
delicato equilibrio. I coralli sono costituiti da migliaia di microrganismi.
137
open water diver
Forse sono pochi a sapere che occorrono anni per riparare il danno
provocato dal semplice tocco di una mano, o dal leggero colpo di una
pinna. Il corallo è spesso molto tagliente e le sue ferite si infettano
facilmente e impiegano molto tempo per guarire. Alcune specie di
corallo possono anche emettere nematocisti (organi urticanti che servono
all’animale per difesa e per paralizzare le prede) o alcuni veleni molto
potenti.
Controllare l’emorragia, lavare la ferita con acqua ossigenata e rimuovere
ogni residuo, coprire con una garza sterile.
4hconchiglie conidi
Le conchiglie conidi sono dotate di una piccola proboscide che fuoriesce
dalla estremità più stretta e dalla quale vengono sparati dardi velenosi. I
segni e i sintomi della puntura di un conide sono: torpore e prurito nella
zona colpita, difficoltà nella parola e nella deglutizione, disturbi visivi e
respiratori, paralisi muscolare.
Distendere il soggetto, bendare la parte colpita, porre la parte in posizione
più bassa rispetto al cuore.
138
Modulo TRE
4icelenterati
Appartengono ai Celenterati le meduse, le vespe di mare, gli anemoni
di mare ed altri animali potenzialmente pericolosi per le loro punture.
Le lesioni dovute al contatto sono provocate dai nematocisti, organi
urticanti che si trovano nei tentacoli. Una buona prevenzione è quella
di non toccare per nessun motivo i celenterati, siano essi vivi o morti, e
indossare guanti e indumenti protettivi quando ci si immerge in acque
dove essi abbondano.
Rimuovere con una garza imbevuta di aceto ogni residuo di tentacolo
con molta cautela e senza sfregare. Non usare né alcool, né acqua dolce.
Applicare localmente anestetici, antistaminici, cortisonici.
4l serpenti di mare
Questi particolari rettili possiedono uno dei veleni più potenti e letali tra
gli animali del pianeta.
Il loro veleno è anche 10 volte più tossico di quello del cobra. Il serpente
di mare è comunque un animale molto timido, che tende a fuggire e
attacca solo in estremi casi di autodifesa. Oltretutto la sua bocca è così
piccola che ha difficoltà a mordere l’uomo: muta, guanti e
calzari sono già più che sufficienti per proteggersi. I segni e
i sintomi del morso del serpente di mare si manifestano con
dolori e rigidità muscolare, sensazione di lingua ingrossata,
paralisi progressiva, nausea e vomito, difficoltà nella parola
e nella deglutizione, insufficienza respiratoria e possibile
insufficienza renale.
Distendere il soggetto, bendare la parte colpita, porre la parte
in posizione più bassa rispetto al cuore.
139
open water diver
4mricci di mare
Il riccio di mare è dotato di numerose spine che, a contatto con parti del
corpo umano, possono causare intenso dolore locale.
I segni e i sintomi sono parestesie, nausea, debolezza generalizzata e
aritmie.
I frammenti delle spine che rimangono nel corpo possono riassorbirsi e
formare granulomi.
In caso di puntura di riccio bisogna fare attenzione alle reazioni
anafilattiche.
Rimuovere le spine con cautela senza romperle.
Lavare con aceto e acqua calda.
140
Modulo TRE
5
Esercizi Pratici
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
5a
5b
5c
5d
5e
Tecniche di discesa
Assetto neutro-pivoting
Respirazione da erogatore in continua
Nuoto senza maschera
Registrazione dell’immersione (log-book)
5atecniche di discesa
Prima di iniziare la discesa sarà opportuno scambiare i segnali appropriati
con il proprio compagno.
I segnali ed i controlli indispensabili sono:
•
•
•
•
•
Segnale di OK per la discesa
Prendere i riferimenti in superficie
Scambio snorkel erogatore
Verifica e annotazione del tempo sull’orologio
Sgonfiaggio progressivo del GAV, e inizio compensazione
Quando si inizia l’immersione non bisogna avere l’aspettativa di ritrovarsi
immediatamente sul fondo.
Per “scendere” correttamente è bene ricordare la sequenza della procedura
di discesa.
La posizione da assumere durante la discesa è con le pinne rivolte verso il
basso, posizione che consente di controllare più agevolmente la velocità
di discesa e l’assetto.
Scendere di fronte al compagno permette ad entrambi un miglior controllo
della situazione, ed evita immediate separazioni.
Mantenere un costante contatto visivo con il compagno, renderà più
semplice comunicare con lui.
141
open water diver
Sgonfiare progressivamente il GAV, alzando bene il VIS al di sopra della
testa, compensare continuamente e delicatamente senza forzare.
La discesa deve essere effettuata lentamente, evitando interruzioni
non necessarie, e la velocità deve comunque permettere di compensare
agevolmente.
Se la manovra di compensazione non sortisce successo, non forzare,
ma risalire di poco e riprovare.
Non arrivare mai a dover correggere il fastidio ai seni, ma cercare
sempre di prevenirlo.
Non muovere le braccia e le gambe cercando di agevolare la discesa,
qualunque movimento in questa fase tenderà solo ad arrestare la
discesa o addirittura a fare risalire.
Rivolgere lo sguardo verso la superficie: spesso si crede di non scendere
ma si è già 30-40 cm sotto il pelo dell’acqua: e si e gia negativi!
Mantenere la posizione verticale fino a che si raggiungono tre o
quattro metri, poi assumerne una semi orizzontale e continuare la fase
di discesa.
Iniziare ad immettere lentamente aria nel GAV fino ad ottenere
l’assetto neutro.
È basilare però che il sistema di zavorra sia perfettamente adeguato
al subacqueo.
Egli dovrà valutare la sua corretta “pesata” in funzione della muta,
del tipo di bombola e dell’attrezzatura in generale.
5b ASSETTO NEUTRO – PIVOTING
Durante l’ immersione è necessario avere costantemente il controllo del
proprio assetto che, di norma, deve essere neutro.
Il corretto controllo dell’assetto si ottiene solo con un costante
allenamento.
Un esercizio iniziale è il pivoting che consiste nel disporsi orizzontalmente
sul fondo in assetto negativo (con il GAV sgonfio).
142
Modulo TRE
Gonfiando parzialmente il GAV si dovrà ottenere un assetto tendente
al positivo durante l’inspirazione, e ritornare negativo durante
l’espirazione.
La padronanza di questo esercizio consentirà durante le immersioni di
tenere l’assetto voluto e controllare le variazioni di quota semplicemente
con gli atti ventilatori.
5crespirazione da erogatore in continua
Il sistema down-strem degli erogatori fa si che nel raro caso di un mal
funzionamento, l’erogatore dia troppa aria e non troppo poca. In questi
casi, per evitare danni dovuti dall’eccessivo flusso di aria, il boccaglio
andrà tenuto a lato della bocca senza serrare le labbra e permettendo la
fuoriuscita del flusso d’aria in eccesso.
143
open water diver
5dnuoto senza maschera
In acqua fonda allagare totalmente la maschera, rimuoverla e tenerla
saldamente in mano o posizionarla al braccio sinistro.
Assumere un assetto neutro.
Percorrere pinneggiando lentamente, almeno 15 metri. Fermarsi.
Riposizionare correttamente la maschera sul viso facendo attenzione
che l’alloggiamento per il naso sia rivolto verso il basso, e che capelli o
il bordo del cappuccio non restino tra la fronte e la maschera. Svuotarla
con il metodo descritto in precedenza.
5eregistrazione dell’immersione (log-book)
Il libretto di immersione “Personal Dive Log” accompagna il subacqueo
in tutte le sue immersioni. Il Dive Log è per il subacqueo quello che per i
piloti è il libretto di volo, e per i comandanti di navi il libro di bordo.
Infatti è un diario sul quale sono riportati tutti i dati relativi alle immersioni
svolte. Esso costituisce inoltre il passaporto di ogni subacqueo: molti
operatori della subacquea possono richiedere, per vari motivi, di
visionare il Dive Log del subacqueo per considerare la sua esperienza
ed i suoi trascorsi subacquei. Infatti nel libretto di immersione sono
di norma riportati i dati inerenti le singole immersioni quali la data, il
luogo, la profondità raggiunta, il tempo di immersione, eventuali tappe
144
Modulo TRE
di decompressione di emergenza, le condizioni meteomarine, il compagno
d’immersione, le curiosità, i commenti, la scorta d’aria iniziale e finale, il
tipo di attrezzatura usata, e tutte quelle notizie che potranno tornare utili
dovendo consultare, a distanza di tempo, le singole schede per ricordare i
luoghi, o per raffrontare attitudini e modalità di immersioni diverse. Riveste
primaria importanza che i dati dell’immersione annotati dal subacqueo
siano contestualmente validati e siglati dal timbro dell’istruttore o della
guida autorizzata, o del diving con il quale si è effettuata l’immersione.
Tra l’altro il libretto di immersione regolarmente compilato con i dati
di tutte le immersioni effettuate e convalidate, e un numero prefissato di
immersioni è spesso richiesto come prerequisito per attività particolari, e
costituisce una prerogativa necessaria per conseguire determinati livelli di
brevetto, o più semplicemente per effettuare immersioni particolarmente
impegnative.
145
open water diver
146
Modulo TRE
QUIZ MODULO TRE
1. Onde che frangono al largo indicano:
 a.
 b.
 c.
la presenza di un reef
una corrente
un alto fondale
2. In presenza di una corrente moderata l’immersione dovrebbe essere iniziata:
 a.
 b.
 c.
contro la corrente
in favore di corrente
perpendicolarmente alla corrente
3. Per iniziare correttamente la discesa è importante:
 a.
 b.
 c.
effettuare una capovolta
aggrapparsi alla cima dell’ancora per vincere l’assetto positivo
scaricare il GAV e compensare
4. Se durante un’immersione si perde di vista il compagno si deve:
 a.
 b.
 c.
risalire immediatamente
ricercarlo per un minuto e quindi risalire
attendere che ci raggiunga
5. Qualora si verificasse un crampo al polpaccio si dovrà:
 a.
 b.
 c.
calciare con forza in avanti
afferrare la punta della pinna e distende la gamba
fermarsi ed attendere che passi

147
open water diver
QUIZ MODULO TRE
6. Nel caso che il subacqueo rimanesse impigliato dovrà:
 a.
 b.
 c.
attendere che il compagno lo venga a liberare
con calma liberarsi da solo con l’aiuto del coltello
gonfiare il GAV per liberarsi di forza
7. Nel caso di un esaurimento dell’aria il subacqueo dovrà:
 a.
 b.
 c.
respirare dalla propria fonte d’aria alternativa
respirare dalla fonte d’aria alternativa del compagno
effettuare una risalita di emergenza gonfiando il GAV
8. Dovendo effettuare una risalita di emergenza nuotando sarà necessario:
 a.
 b.
 c.
liberarsi dalla cintura dei pesi
risalire pinneggiando normalmente ed emettendo un suono aaaaah
effettuare una risalita di emergenza gonfiando il GAV
9. Incontrando sott’acqua un animale sconosciuto sarà opportuno:
 a.
 b.
 c.
avvicinarsi con cautela per effettuarne l’identificazione
allontanarsi velocemente
allontanarsi con cautela senza spaventarlo
10. In barca la prua è:
 a.
 b.
 c.
la parte anteriore
la parte posteriore
la parte inferiore
Dichiarazione dell’allievo subacqueo
Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le
risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori.
148

Nome e Cognome..............................................................data..........................firma.......................................
Modulo TRE
SEQuenza degli esercizi
acque confinate TRE
briefing
preparazione dell’attrezzatura
Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore.
controllo di sicurezza preimmersione
Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura
utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora)
verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale.
entrata in acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
pesata d’assetto
Controllo e regolazione della pesata.
nuoto senza maschera
In acqua fonda allagare totalmente la maschera, rimuoverla, e percorrere
almeno 15 metri. Quindi riposizionare e svuotare la maschera.
respirazione in coppia con fonte d’aria alternativa (da fermi)
In acqua fonda simulare l’esaurimento dell’aria, segnalare la mancanza e
la richiesta d’aria. Il ricevente dovrà localizzare, prendere e respirare dalla
FAA del compagno, mantenendo il contatto tenendosi reciprocamente con
la mano destra.
Eseguito l’esercizio, scambiare i ruoli.
risalita in coppia con fonte d’aria alternativa (scambio dei ruoli)
Terminato l’esercizio precedente effettuare una risalita controllandone la
velocità tramite lo scarico progressivo del GAV.
149
open water diver
risalita d’emergenza pinneggiando
Simulando l’esaurimento dell’aria, iniziare orizzontalmente una
pinneggiata, per almeno nove metri, mantenendo tutta l’attrezzatura
in posizione, protendendo il braccio destro sopra la testa, il braccio
sinistro sullo scarico del GAV, e mantenendo una velocità regolare senza
abbandonare l’erogatore ed emettendo un suono continuo (aaaaaah).
Quindi rieffettuarla in diagonale fino alla superficie. Appena raggiunta
assumere l’assetto positivo e gonfiare il GAV a bocca.
assetto neutro e pivoting
Scaricare completamente il GAV, assumere la posizione prona, immettere
piccole quantità d’aria e, regolando la respirazione, compiere movimenti
a pendolo risalendo e discendendo, facendo perno sulla punta delle
pinne.
respirazione da erogatore in continua (30 secondi)
In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo premere il pulsante di
spurgo dell’erogatore simulando l’erogazione in continua. Il boccaglio
andrà tenuto a lato della bocca senza serrare le labbra e permettendo la
fuoriuscita del flusso d’aria in eccesso.
uscita dall’acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
smontaggio e cura dell’attrezzatura
Agire in modo autonomo sotto la supervisione dell’istruttore.
debriefing
150
Modulo TRE
Sequenza acque libere
UNO e DUE
151
open water diver
SEQuenza acque libere uno
briefing
preparazione dell’attrezzatura
controllo di sicurezza preimmersione
entrata in acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
controllo pesata
Controllare la propria pesata ed adattarla alle eventuali nuove condizioni
ambientali ed in funzione dell’attrezzatura indossata.
discesa controllata con riferimento
Effettuare la discesa in coppia lungo la cima del pallone o dell’ancora,
compensando progressivamente.
svuotamento della maschera parzialmente allagata
RECUPERO E SVUOTAMENTO DELL’EROGATORE
ASSETTO NEUTRO E PIVOTING (con il VIS)
PERCORSO SUBACQUEO
Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di
esperienza.
RISALITA CON RIFERIMENTO
Effettuare la risalita in coppia lungo la cima del pallone o dell’ancora,
mantenendo la prevista velocità di non più di 10 metri al minuto
USCITA DALL’ACQUA
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA
debriefing
REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book)
152
Modulo TRE
SEQuenza acque libere due
briefing
preparazione dell’attrezzatura
controllo di sicurezza preimmersione
entrata in acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
discesa controllata con riferimento
Effettuare la discesa in coppia lungo la cima del pallone o dell’ancora,
compensando progressivamente.
ASSETTO NEUTRO E PIVOTING (a bocca)
svuotamento della maschera totalmente allagata
rimozione dei crampi
Risalita in coppia con fonte d’aria alternativa (scambio dei ruoli)
PERCORSO SUBACQUEO
Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di
esperienza.
USCITA DALL’ACQUA
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA
debriefing
REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book)
153
open water diver
154
04
Modulo QUATTRO
1 - Effetti fisici dell’immersione
2 - QUIZ
3 - Esercizi pratici
4 - Sequenza Acque Confinate QUATTRO
open water diver
1effetti fisici dell’immersione
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
•
1a
1b
1c
1d
1e
1f
Composizione dell’aria
Tossicità dell’ossigeno
Tossicità da aria contaminata
Azoto e narcosi
Malattia da decompressione
EGA
1acomposizione dell’aria
L’Aria che respiriamo è, dal punto di vista fisico, un gas, o meglio, una
miscela di gas.
L’aria secca, al suolo, è composta da Azoto circa per il 78%, da Ossigeno
per il 21%, e per il restante 1% da altri componenti minori (idrogeno,
anidride carbonica, ozono, elio, argon, etc).
L’aria, normalmente respirata a livello del mare, viene da noi inalata alla
pressione di UN bar.
Sappiamo che quando ci immergiamo, all’aumentare della profondità
aumenta la pressione, e l’aria che respiriamo dalla bombola la inaleremo
a pressione direttamente proporzionale alla profondità.
Quindi, per esempio, a -10 metri respireremo aria a DUE bar.
Ma abbiamo detto che l’aria è una miscela di gas, quindi, di fatto,
respireremo a DUE bar i singoli gas che compongono l’aria.
Possiamo allora comprendere un’altra legge dei gas che riguarda da vicino la
subacquea: la legge di Dalton sulle pressioni parziali.
L’enunciato dice: “la pressione totale di una miscela di gas, è uguale alla somma delle
singole pressioni parziali dei gas che compongono la miscela”.
In altre parole, durante l’immersione, inaleremo l’azoto, l’ossigeno, e
gli altri gas, ognuno secondo la propria percentuale, ad una pressione
direttamente proporzionale alla profondità.
156
Modulo quattro
1btossicità dell’ossigeno
Il contenuto delle bombole degli autorespiratori subacquei “ARA” è aria.
La stessa aria che respiriamo normalmente e che viene “compressa” dentro
la bombola.
L’aria è una miscela di gas che, come sappiamo, contiene anche
ossigeno.
L’ossigeno è però un gas che, se respirato allo stato puro, può determinare
disturbi all’organismo.
Nell’attività subacquea, respirando aria e rispettando tempi e profondità, è
improbabile attendersi effetti dannosi da parte dell’ossigeno.
Tuttavia superando le profondità consentite dai limiti delle immersioni
ricreative, la percentuale dell’ossigeno presente nell’aria può dar luogo ad
una sintomatologia riconducibile ad uno stato di tossicità.
La pressione parziale limite consentita per la respirazione dell’ossigeno in
profondità è di 1,4/1,6 bar.
Ciò significa, per la legge di Dalton sulle pressioni parziali dei gas, che
per inalare ossigeno a tale pressione bisogna raggiungere la profondità di
-60 metri (7 bar), ben al di là dei limiti consentiti non solo dalle tabelle
di immersione e dalla subacquea ricreativa, ma anche dalle norme di
prudenza e sicurezza.
Per raggiungere tali profondità occorrono materiali e attrezzature dedicate,
miscele respiratorie e nozioni tecniche che si acquisiscono solo con
particolari corsi di specialità.
157
open water diver
1ctossicità da aria contaminata
L’aria immessa nelle bombole subacquee, dagli appositi compressori
nelle stazioni di ricarica autorizzate, è filtrata, asciutta e pulita.
Nella stragrande maggioranza dei casi è così.
È possibile tuttavia che una inadeguata manutenzione del compressore,
o un suo malfunzionamento possa determinare il transito accidentale di
elementi inquinanti all’interno delle bombole, soprattutto vapori di olio
o monossido di carbonio.
Di norma, ci si accorge che una bombola è stata caricata con dell’aria
contaminata perché questa ha un odore e un sapore sgradevole.
Ma può accadere anche il contrario, l’aria pur essendo inquinata potrebbe
essere inodore e insapore.
Ciò accade soprattutto quando è solo il monossido di carbonio a “passare”
nella bombola.
Questo può accadere per un malfunzionamento del compressore anche
in presenza di filtri puliti.
L’aria contaminata può quindi passare inosservata, ma manifestare i suoi
effetti quando viene respirata in immersione.
Il subacqueo accusa mal di testa, nausea, vertigini e può anche arrivare
a perdere conoscenza.
Un subacqueo che ha inalato aria contaminata da ossido di carbonio
si riconosce facilmente perché il colorito delle sue mucose assume la
classica tonalità del rosso ciliegia, che si evidenzia soprattutto sul letto
ungueale, e all’interno delle labbra.
A questo soggetto occorre fare respirare al più presto aria fresca e pulita
e, se possibile, fargli inalare ossigeno.
Se il compagno non accusa alcun sintomo, segno che la sua bombola
è scevra da inquinamento, deve provvedere a fornire la sua aria al sub
infortunato attraverso il secondo erogatore, e predisporsi per la risalita
in coppia.
158
Modulo quattro
1dazoto e narcosi
L’azoto è un gas incolore, inodore, insapore e inerte.
Esso costituisce il 78% dell’aria. Il suo simbolo è “N” (dal latino
Nitrogènum).
L’Azoto non partecipa ad alcun processo respiratorio o metabolico del
nostro organismo.
Durante le immersioni subacquee l’azoto, all’aumentare della sua
pressione parziale, forma con l’ossigeno “Protossido d’azoto” che è un
composto narcotico.
Il protossido d’azoto respirato a pressione in profondità, entra in contatto
con le terminazioni sinaptiche del sistema nervoso e determina un effetto
narcotico.
Questo effetto dipende essenzialmente dalla eccessiva velocità di discesa,
dalla profondità e dalla predisposizione fisica del sub.
I sintomi compaiono in genere intorno ai -30 metri, ma talvolta possono
manifestarsi a profondità minore se si è mantenuta una elevata velocità di
discesa.
Nessuno potenzialmente ne è immune, ed il grado di predisposizione
può variare nello stesso soggetto da giorno a giorno e da immersione a
immersione.
I sintomi riconducibili a questi effetti prendono il nome di “Narcosi
d’Azoto”.
Questa sindrome si manifesta, con notevoli variazioni individuali,
in chiari segni di torpore tipici della narcosi: atteggiamento
negativo, movimenti lenti e impacciati, occhi aperti e sbarrati che
però non vedono. La medesima forma può manifestarsi in modo
tendenzialmente opposto: gli effetti, i segni e i sintomi sono del
tutto simili a quelli di una blanda intossicazione alcolica.
Il soggetto infatti appare euforico, con scarsa attenzione alla
sicurezza e con minore capacità critica, per questo la narcosi prende anche
il nome di “Effetto Martini” o “Ebbrezza da profondità”.
L’una o l’altra sintomatologia sono facilmente contrastabili.
159
open water diver
È sufficiente respirare l’azoto ad una pressione parziale minore, e per
questo basta portarsi ad una quota di profondità minore, in genere sono
sufficienti pochi metri.
I sintomi scompaiono rapidamente, ma è opportuno, in ogni caso,
interrompere l’immersione e risalire con calma.
Se il tuo compagno dovesse manifestare qualcuno di questi segni aiutalo
a risalire ad una profondità minore.
La Narcosi di per sé non è pericolosa per l’organismo, ma la perdita della
ragion critica che comporta può risultare pericolosa per l’immersione
stessa.
Se ci si sente affaticati o si apprezzano sintomi di vertigine, occorre
fermarsi e risalire di qualche metro.
Per prevenire la narcosi d’azoto, basta evitare le immersioni profonde,
scendere lentamente respirando con calma, ad una velocità massima di
20 metri al minuto.
1emalattia da decompressione
Vi siete mai chiesto come si produce una bevanda gasata, ossia come si
riesce a introdurre e a mantenere il gas anidride carbonica, all’interno
del liquido ?
Per comprendere il semplice metodo di produzione dobbiamo prendere
in considerazione un’altra legge dei gas, particolarmente importante, la
legge di Henry che riguarda il comportamento di un gas quando viene a
contatto con un liquido.
La legge di Henry enuncia: “un gas, a contatto con un liquido e sottoposto a pressione,
penetra nel liquido sciogliendosi in esso in modo direttamente proporzionale alla
pressione a cui è sottoposto”.
Basta fare fluire sulla superficie del liquido un determinato quantitativo
di gas e, in ambiente chiuso, sottoporlo a pressione crescente.
All’aumentare della pressione il gas penetrerà nel liquido e fintantoché
sarà mantenuta la pressione, assumerà uno stato liquido mescolandosi
con il liquido stesso.
160
Modulo quattro
L’azoto se sottoposto a pressione segue, come tutti i gas, la stesse
legge.
Il nostro organismo, quando siamo in immersione e respiriamo aria
compressa, si comporta esattamente come la bevanda gasata.
Quando respiriamo azoto a pressione, questo gas viene in contatto con
tutti i nostri tessuti che, come sappiamo, sono prevalentemente costituiti
da acqua.
Quando siamo in immersione respiriamo azoto a pressione tanto
maggiore quanto più è la profondità.
Conseguentemente più andremo in profondità più l’azoto sarà compresso
su tutti i nostri tessuti sino a penetrare in essi, disciogliendosi, e restando
disciolto fintantoché resteremo a quella profondità e quindi a quella
pressione.
Ovviamente più tempo persisteremo a tale profondità, sempre più azoto
entrerà nei tessuti disciogliendosi fino a saturarli.
Durante le fasi di risalita, abbiamo imparato che la pressione andrà
diminuendo in ragione della minore profondità, quindi man mano che
risaliamo sarà minore la pressione alla quale respireremo azoto, che
quindi tenderà adesso a fuoriuscire dai tessuti e ad essere eliminato
attraverso l’espirazione.
Se la nostra risalita sarà graduale e lenta, l’azoto dalla forma liquida
passerà a quella gassosa in microscopiche bolle, definite “bolle silenti” o
“asintomatiche” che non danno nessun problema e vengono normalmente
eliminate.
Se prendiamo un bicchiere
di una bibita gasata e senza
agitarlo lo poggiamo su un
tavolo e stiamo ad osservarlo,
ci accorgeremo che il gas
comincerà ad abbandonare
gradualmente il liquido,
fino a che la bibita non sarà
“sgasata”
161
open water diver
Se la nostra risalita dovesse risultare invece troppo veloce, l’azoto
non farebbe in tempo a uscire dai tessuti e passare dallo stato liquido a
quello gassoso.
Ritornerebbe allo stato gassoso all’interno dello stesso tessuto dal quale
non ha fatto in tempo a uscire, formando una “bolla ” di gas che resta
prigioniera del tessuto stesso.
Questa “bolla” prende il nome di “embolo”.
E la malattia che determina si chiama “embolìa”.
Nel nostro caso viene definita “embolìa del subacqueo ” o più tecnicamente
“malattia da decompressione” o MDD propriamente detta, per il fatto che
è causata da una veloce “decompressione”.
Se agitiamo una bottiglia
di bibita gasata e la
depressurizziamo togliendo il
tappo velocemente, il gas sciolto
passando dallo stato liquido a
quello gassoso, ingloba gocce
di liquido, causando la violenta
fuoriuscita del liquido e l’effetto
schiumogeno
L’ embolo, prigioniero nel tessuto, darà la sensazione, per esempio in
un muscolo, come di un corpo estraneo determinando un movimento
fastidioso.
I sintomi sono caratterizzati da formicolio, intorpidimento, debolezza,
dolori alle articolazioni, fino ad arrivare a conclamato torpore, paralisi e
difficoltà respiratorie.
Stessa sintomatologia si accuserà se le bolle, crescendo di volume ed
aggregandosi, assumono una dimensione tale da bloccare l’afflusso di
sangue, per esempio, in una arteriola di una articolazione causando dolore
e difficoltà nei movimenti.
Poiché quindi gli emboli si possono formare in organi e tessuti diversi, i
sintomi sono correlati alla funzione che espleta l’organo o i tessuti.
Oltre al tempo ed alla profondità ci sono da considerare altri fattori che
possono causare o favorire l’embolìa, quali la stanchezza, la disidratazione,
il freddo, l’eccessivo esercizio fisico durante e subito dopo l’immersione,
malattie pregresse o in corso, l’obesità, il fumo, l’alcol, e comunque tutti i
fattori che rappresentano limitazioni per tutte le attività sportive.
La disidratazione è uno dei fattori
predisponenti alla MDD.
Per evitare i possibili rischi è bene mantenersi idratati
prima e dopo l’immersione.
162
Modulo quattro
Durante l’esercizio fisico, a causa dello sfregamento fra le superfici di tendini e
muscoli, si possono produrre, per fenomeni di cavitazione, micronuclei gassosi che
possono favorire il determinarsi di bolle gassose.
Anche volare dopo le immersioni o andare in montagna può favorire
l’insorgenza della MDD, perché sarebbe come “continuare a salire” e
quindi a fare diminuire la pressione, e a favorire l’espandersi delle bolle,
o il riaggregarsi di quelle in dissolvimento.
I sintomi della MDD si manifestano in genere dai 10 minuti alle 12
ore successivi all’immersione, anche se le statistiche riportano la loro
comparsa talvolta più tardiva.
Le manifestazioni della MDD sono generalmente persistenti e,
indipendentemente dalla loro intensità di fastidio o dolore, devono
essere sempre considerate gravi.
Bisogna immediatamente somministrare ossigeno medicale, e condurre
il soggetto in idoneo ambiente ospedaliero.
Il trattamento, soprattutto la somministrazione di ossigeno va effettuata
precocemente al primo manifestarsi dei sintomi e immediatamente dopo
l’emersione del sub.
Più precoce sarà l’intervento, minori saranno i rischi di danni
permanenti.
La maggior parte degli incidenti subacquei riconducibili a MDD devono
essere trattati “ricomprimendo” il subacqueo in apposite “camere
iperbariche”.
In nessun caso il subacqueo colpito da embolia deve essere riportato
sott’acqua.
Uno degli scopi immediati della terapia iperbarica è quello di ridurre la
dimensione delle bolle.
In camera iperbarica il sub verrà ricompresso, in modo da fare sciogliere di nuovo
la bolla di azoto, e poi decompresso lentamente secondo procedure prestabilite e
codificate da specifiche tabelle operative.
A 5 bar, per esempio, una bolla è ridotta al 20 % del volume originale, ed al 60% della
dimensione. Durante tutto il procedimento iperbarico al sub viene somministrato
ossigeno puro, in ambiente controllato.
163
open water diver
Il trattamento iperbarico richiede in genere molte ore, e resta improponibile
mantenere il sub sott’acqua per pari tempo, anche perché la ricompressione
richiede spesso contemporanee cure mediche, per cui il tentativo di
risolvere il problema sott’acqua può solo determinare un aggravarsi del
fenomeno.
Per consentire all’azoto sciolto nei tessuti di fuoriuscire correttamente,
senza aggregarsi in bolle ostruttive, bisogna “decomprimersi” lentamente,
ossia risalire lentamente in modo che il rapporto “minore profondità/
minore pressione” sia tale da consentire una lenta formazione di microbolle
in espansione.
Questa velocità di risalita, come vedremo nello studio delle tabelle di
immersione, deve essere di “non più di 10 metri al minuto”.
Inoltre bisogna sempre fermarsi alla quota di -5 metri per almeno tre
minuti, per effettuare la “sosta di sicurezza” .
Durante la sosta le microbolle presenti nel corpo del sub, ancora sottoposte
a pressione, hanno maggiore difficoltà ad aggregarsi e vengono eliminate
in sicurezza attraverso i polmoni.
La respirazione di ossigeno al 100% in una camera iperbarica pressurizzata, aumenta
il gradiente di pressione parziale di azoto fra le bolle ed il sangue, ed accelera il loro
riassorbimento. La respirazione di ossigeno a pressione, inoltre, aumenta l’apporto di
ossigeno ai tessuti ipossici e sofferenti, che così possono mantenersi funzionanti fino
a quando non viene ripristinato il flusso sanguigno normale.
1f EGA (Embolia Gassosa Arteriosa)
Se un sub risale troppo rapidamente, o non espira durante la risalita, anche
da profondità minime, l’aria intrappolata nei polmoni si espande e li può
lacerare. Questo comporta il passaggio di gas, in forma di bolle, nel circolo
arterioso. Le bolle circolanti possono provocare danni notevoli, bloccando
il circolo cerebrale, quello cardiaco o di altri organi. Anche se la EGA
è tipicamente provocata da risalite effettuate trattenendo il respiro, può
anche essere la conseguenza di patologie polmonari, come la bronchite
o l’asma, il fumo, o malformazioni anatomiche che possono facilitare
l’intrappolamento di aria nei polmoni. Un sub colpito da EGA deve
essere immediatamente stabilizzato in un Pronto Soccorso e ricompresso
al più presto. A differenza dei sintomi della MDD i sintomi dell’EGA
164
Modulo quattro
si manifestano immediatamente appena il subacqueo riemerge perché
lo stesso accusa dolori al petto, tosse ed escreato ematico (emissione
di saliva mista a sangue). Come abbiamo visto questa patologia è la
più facile da prevenire ed evitare, semplicemente respirando sempre
normalmente e non trattenendo mai il respiro.
L’oti (Ossigeno Terapia Iperbarica) è il trattamento di elezione per tutte le Patologie Da
Decompressione (PDD), sia per l’ Embolia Gassosa Arteriosa (EGA) che per la Malattia
Da Decompressione (MDD). La distinzione fra queste due forme è possibile solo sulla
base dei sintomi e delle manifestazioni cliniche.
La MDD è conseguente alla formazione di bolle gassose nell’organismo, che bloccano
la circolazione ed il trasporto di ossigeno ai diversi tessuti del corpo.
La EGA è causata da bolle che penetrano nelle arterie attraverso lacerazioni del
tessuto polmonare.
Il trattamento di entrambe le forme inizia con la ricompressione, per ridurre la
dimensione delle bolle e favorirne la dissoluzione.
Non ci si deve immergere in APNEA dopo
un’ immersione in ARA
Dopo l’immersione, nei capillari polmonari sono intrappolate
piccole bolle di azoto che in quella zona sono innocue
e saranno lentamente eliminate.
Una discesa in apnea, sottoponendo il corpo ad un aumento di
pressione, determina una diminuzione del volume di queste bolle
le quali possono superare il filtro polmonare
e raggiungere altre zone dell’organismo.
Quando si riemerge dalla discesa in apnea, anche a causa della
velocità di risalita, le bolle riacquistano rapidamente il loro
volume di partenza e possono bloccare la circolazione
in vari tessuti (arteriole periferiche, cervello).
165
open water diver
166
Modulo quattro
QUIZ MODULO QUATTRO
1. La composizione dell’aria è:
 a.
 b.
 c.
21% ossigeno e 78% azoto
dipende dalla pressionee
dipende dall’altitudine
2. Respirare alte pressioni parziali di ossigeno può:
 a.
 b.
 c.
permettere maggior efficienza fisica
prolungare il tempo di immersione
causare disturbi all’organismo
3. Se il nostro compagno di immersione manifesta segni di narcosi d’azoto dovremo:
 a.
 b.
 c.
farlo risalire gonfiandogli il GAV
aiutarlo a risalire di qualche metro per riprendere il controllo
attendere che gli passi
4. I fattori che possono favorire l’insorgenza di una malattia da decompressione sono:
 a.
 b.
 c.
disidratazione
eccessivo esercizio fisico in immersione
entrambi
5. Al termine di ogni immersione si dovrà:
 a.
 b.
 c.
fare una doccia calda per riscaldarsi
effettuare una sosta di almeno tre minuti alla profondità di 5 metri
salire rapidamente in barca con l’attrezzatura indossata

167
open water diver
QUIZ MODULO QUATTRO
6. Per prevenire l’insorgenza di una malattia da decompressione si dovrà
 a.
 b.
 c.
risalire alla velocità inferiore ai 20 metri al minuto
risalire alla velocità inferiore ai 10 metri al minuto
risalire gonfiando il GAV
7. I sintomi di una malattia da decompressione possono essere:
 a.
 b.
 c.
dolore alle articolazioni
prurito cutaneo
entrambi
8. I fattori che possono determinare le possibilità di embolia gassosa arteriosa sono:
 a.
 b.
 c.
disidratazione
eccessivo esercizio fisico in immersione
patologie polmonari
9. Durante la risalita si dovrà evitare di:
 a.
 b.
 c.
pinneggiare con forza
trattenere il fiato
entrambe le cose
10. Effettuare un’immersione in apnea dopo una con ARA:
 a.
 b.
 c.
aiuta ad eliminare l’azoto residuo
aumenta le possibilità di insorgenza di malattia da decompressione
permette maggiori tempi di apnea
Dichiarazione dell’allievo subacqueo
Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le
risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori.
168

Nome e Cognome..............................................................data..........................firma.......................................
Modulo quattro
3
Esercizi pratici
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
3a
3b
3c
3d
Togliere e rimettere i pesi sul fondo
Togliere e rimettere il gruppo ARA sul fondo
Togliere e rimettere pesi in superficie
Togliere e rimettere il gruppo ARA in superficie
3a togliere e rimettere pesi sul fondo
In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare
la cintura dei pesi assicurandosi di non posarla sul fondo e di non
abbandonarla.
3b togliere e rimettere il gruppo ara sul fondo
In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare il
gruppo ARA.
169
open water diver
3c togliere e rimettere pesi in superficie
In assetto positivo togliere e riposizionare la cintura dei pesi. Controllare
che nessuna parte dell’attrezzatura vi rimanga intrappolata sotto, e che
la stessa non venga abbandonata.
3d togliere e rimettere il gruppo ara in superficie
In assetto positivo togliere e riposizionare il gruppo ARA.
170
Modulo quattro
SEQuenza degli esercizi
acque confinate quattro
briefing
preparazione dell’attrezzatura
Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore.
controllo di sicurezza preimmersione
Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura
utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora)
verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale.
entrata in acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
togliere e rimettere pesi sul fondo
In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare
la cintura dei pesi assicurandosi di non posarla sul fondo e di non
abbandonarla.
togliere e rimettere il gruppo ARA sul fondo
In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo togliere e riposizionare il
gruppo ARA.
togliere e rimettere pesi in superficie
In assetto positivo togliere e riposizionare la cintura dei pesi. Controllare
che nessuna parte dell’attrezzatura vi rimanga intrappolata sotto, e che la
stessa non venga abbandonata.
togliere e rimettere il gruppo ARA in superficie
In assetto positivo togliere e riposizionare il gruppo ARA.
Uscita dall’acqua
A discrezione dell’istruttore, in funzione della logistica.
smontaggio e cura dell’attrezzatura
Agire in modo autonomo ma sotto la supervisione dell’istruttore.
debriefing
171
open water diver
172
05
Modulo CINQUE
1 - Programmazione e gestione dell’immersione
2 - QUIZ
3 - Esercizi pratici
4 - Sequenza Acque Confinate CINQUE
5 - Sequenza Acque Libere TRE e QUATTRO
open water diver
1
programmazione e gestione dell’immersione
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
1a
1b
1c
1d
1e
Tabelle d’immersione
Uso della tabella
Volare dopo l’immersione
Immersioni in altitudine
Uso del computer subacqueo
1atabelle d’immersione
Come abbiamo appreso, quando, in immersione, respiriamo azoto a
pressione, questo penetra nei nostri tessuti e si scioglie in essi.
Alla fine di un’immersione avremo quindi all’interno dei nostri tessuti
una quantità di azoto più alta del normale.
Tuttavia il nostro organismo può tollerare, senza particolari problemi, un
certo quantitativo di azoto in eccesso, senza necessariamente provocare
MDD.
Nel nostro organismo esistono tessuti di vario tipo, diversi per
costituzione, densità, tipo di cellule, metabolismo.
Distinguiamo infatti il tessuto ematico (il sangue è un tessuto), quello
osseo, muscolare, nervoso, cutaneo, midollare, cerebrale, polmonare,
cardiaco, etc.
Ogni tessuto avendo costituzione e caratteristiche proprie, ha una diversa
capacità e predisposizione ad assorbire e a rilasciare l’azoto.
Proprio in funzione di questa predisposizione i tessuti si “saturano” ,
ossia si riempiono di azoto in modi e tempi diversi.
Agli inizi del 1800 per potere effettuare lavori subacquei, (costruzioni
di ponti, sistemazioni di piloni, scavi di gallerie, etc.) attraverso una
pompa a mano si immetteva aria a pressione in uno scafandro chiuso,
permettendo ad un operatore di potere lavorare sul fondo respirando
l’aria pompata dalla superficie.
174
Modulo cinque
La pompa a mano permise anche di costruire camere stagne a forma di
campana, abbastanza spaziose e tali da consentire a più persone, restando
all’asciutto, di lavorare sul fondo.
L’aria immessa dalle pompe creava una pressione sufficiente per fare
respirare i soggetti e per tenere l’acqua all’esterno.
Queste camere furono chiamate “Cassoni”.
Quando, alla fine del lavoro sul fondo i lavoratori venivano fatti
riemergere, alcuni di loro mostravano segni di sofferenza fisica come
disturbi respiratori, o acuti dolori articolari o addominali.
Questi disturbi persistevano per più giorni limitando i movimenti di questi
lavoratori, che affermavano di migliorare quando andavano a lavorare in
profondità, per tornare a stare male quando riemergevano.
Questa patologia, all’inizio ignota, fu chiamata “La malattia dei
Cassoni”.
In seguito il fisiologo francese Paul Bert intuì che tale affezione doveva
ricondursi a problemi legati alla respirazione ad alta pressione dell’azoto
presente nell’aria, che danneggiava i tessuti nelle risalite troppo rapide, e
raccomandò che i palombari ed gli operatori dei cassoni fossero riportati
in superficie gradualmente.
Nel 1912 John Scott Haldane, medico della marina militare inglese, dopo avere a
lungo studiato e sperimentato il fenomeno descritto dal Bert, pubblicò le prime tabelle
di decompressione.
Queste tabelle avevano lo scopo di stabilire i tempi necessari per eliminare l’azoto
respirato ad alta pressione accumulato durante un’immersione.
Sappiamo che la profondità massima consentita dal nostro livello di
brevetto Open Water è di -18 metri.
• ma quanto tempo possiamo rimanere a questa profondità?
• e a questa profondità quale sarà il quantitativo di azoto che avremo
assorbito?
• e dopo quanto tempo lo rilasceremo?
• e se volessimo fare un’altra immersione, quanto tempo dovrà
trascorrere?
175
open water diver
A tutte queste domande risponde la “Tabella di immersione”.
1buso della tabella
La tabella di immersione è lo strumento essenziale del subacqueo,
serve per programmare le immersioni e stabilire le profondità e i tempi
massimi consentiti a queste profondità.
Le tabelle calcolano il livello di azoto assorbito dall’organismo durante
l’immersione.
È necessario, ai fini della corretta gestione dell’immersione, programmare
e stabilire quindi con esattezza la profondità ed il tempo da trascorrere
a questa profondità.
Quando si parla di tempi e di profondità, si intende sempre la profondità
massima raggiunta, ed il tempo totale di immersione.
La velocità di discesa deve essere massimo di 20 metri al minuto, e
quella di risalita non deve superare i 10 metri al minuto.
Il tempo totale programmato di immersione comprende il tempo di
discesa fino alla massima profondità, il tempo di risalita fino alla quota
di -5 metri, e il tempo della sosta di sicurezza.
La somma di questi tempi fa parte dei calcoli matematici con cui sono
state elaborate le tabelle.
Per questo le tabelle considerano tutte le immersioni come ”immersioni
quadre”, ossia come se tutto il tempo dell’immersione si svolgesse alla
massima profondità, e quindi alla massima esposizione all’azoto.
Per esempio, se si programma un’immersione a -18 metri per 20 minuti,
si raggiunge e si resta a questa quota per soli due minuti, ed il resto del
tempo dell’immersione si spende a -15 e poi a -9 metri, si effettua la
cosiddetta “immersione multilivello”.
La tabella calcolando l’immersione quadra, considera tutta l’immersione
svolta a -18 metri per 20 minuti.
In ogni caso l’immersione multilivello deve essere effettuata
raggiungendo subito la massima profondità prevista, per poi risalire
gradualmente.
176
Modulo cinque
Raggiunta la massima profondità ed iniziata la risalita, non bisogna più
ridiscendere.
Passare da un livello all’altro salendo e scendendo (immersione a Yo-Yo)
è da evitare.
La tabella ci consente di potere effettuare anche immersioni ripetitive
indicandone modi e tempi.
Le immersioni ripetitive, ossia quelle successive alla prima, devono
essere sempre programmate meno profonde di quelle che le precedono,
e la loro durata massima dipende dal tempo intercorso tra la riemersione
della precedente e l’inizio della ripetitiva.
Questo tempo è definito “intervallo di superficie”, ed è calcolato dalla
tabella.
177
open water diver
178
Modulo cinque
179
open water diver
Schematicamente le immersioni si possono classificare come:
Immersione singola
La sola immersione effettuata nella giornata,
per il tempo ed alla profondità consentiti dalla
tabella
Immersione ripetitiva
L’immersione successiva alla prima, il cui
intervallo di superficie è superiore a 10 minuti,
e programmata meno profonda della prima.
Immersione unica
L’immersione successiva alla prima, il cui
intervallo di superficie è inferiore a 10 minuti.
Le due immersioni si considerano come una sola
immersione effettuata alla massima profondità
raggiunta, per un tempo uguale alla somma dei
singoli tempi delle due immersioni.
Immersione in curva
Immersione, compresa entro i limiti massimi
di tempo, che è possibile interrompere in
qualsiasi momento risalendo direttamente
verso la superficie rispettando unicamente la
velocità di risalita. Non è necessaria alcuna
sosta di decompressione, ma è consigliata la
sosta di sicurezza.
Immersione multilivello Immersione che, effettuata con particolari
calcoli o tramite computer, tiene conto delle
differenze dei vari segmenti di immersione e
quindi calcola un profilo basato sulla quantità
di azoto assorbito alle diverse profondità.
Immersione profonda
Tutte quelle superiori a 18 m.
Immersione quadra
Immersione calcolata come se la profondità
massima fosse immediatamente raggiunta, e
tutto il tempo di permanenza in immersione
fosse utilizzato a quella quota.
Immersione in altitudine Immersione effettuata ad una quota superiore a
300 metri s.l.m. Occorrono particolari tabelle
o computer appositamente tarati.
180
Modulo cinque
Per capire come l’azoto della prima immersione influenzerà le immersioni
successive (ripetitive), osserviamo lo schema
A
1° immersione
-15 mt
Z
Intervallo
di
Superficie
O
30
T
2° immersione
-9 mt
60
100
O
0
0
70
70
0
0
TEMPO
Prima dell’immersione, il quantitativo di azoto presente nel nostro
organismo è uguale a “0”.
Se ci immergiamo a -15 metri, assorbiremo azoto, per esempio, in
quantità “100”.
Riemergendo e respirando normalmente, per un certo tempo, in superficie
(intervallo di superficie), elimineremo, per esempio, una quantità “30”
di azoto, e nei nostri tessuti residuerà quindi un quantitativo di azoto
pari a “70”.
Se adesso ci reimmergiamo, a -9 metri, assorbiremo, per esempio, azoto
pari a “60”, che andrà a sommarsi al “70” non ancora eliminato.
Per cui alla fine della seconda immersione l’azoto disciolto nei nostri
tessuti sarà pari a “130”.
Ma le domande ritornano.
• per quanto tempo siamo rimasti a -15 metri ?
• quanto tempo siamo stati fuori dall’acqua per l’intervallo di
superficie?
• per quanto tempo siamo rimasti a -9 metri?
181
open water diver
Ancora una volta a queste domande risponde la Tabella di Immersione.
Per potere effettuare un’immersione, secondo gli standard di sicurezza,
bisogna programmarla seguendo le indicazioni imposte dalla tabella.
La programmazione di un’immersione prevede la stesura e la compilazione
del cosiddetto “Profilo d’Immersione”, che bisogna disegnare e completare
con i dati voluti, o richiesti dalle tabelle.
La stesura del profilo d’immersione prevede un programma rigido, per cui
uno standard altrettanto rigido è:
“si programma l’immersione e si effettua l’immersione secondo il
programma”
Il Profilo di Immersione si delinea come nello schema:
a
e
b
5
3
18 m
c
40 min
f
d
12 m
g
13 min
• il segmento orizzontale 'ab' indica la superficie
• il segmento verticale 'bc' indica la profondità della prima immersione
il cui valore si scrive alla sinistra del segmento
• il segmento 'cd' indica il tempo previsto della durata
dell’immersione
• il segmento 'de' indica la risalita
• il segmento 5/3 indica la quota di -5 metri a cui fermarsi per 3 minuti
per effettuare la sosta di sicurezza
• il segmento 'ef' indica il tempo dell’intervallo di superficie
• il segmento verticale 'fg' indica la profondità prevista della seconda
immersione
Con il termine “tempo di immersione” si intende il tempo che trascorre da
quando si inizia l’immersione, a quando si inizia la risalita definitiva verso
la superficie, non considerando il tempo della sosta di sicurezza.
Nello schema, a scopo esemplificativo, è il percorso 'b-c-d'.
182
Modulo cinque
Il “tempo di immersione” non considera quindi né il tempo occorrente
per la risalita, né il tempo speso per effettuare la sosta di sicurezza.
Durante la risalita e la sosta respireremo infatti azoto a pressione inferiore
a quello respirato alla massima profondità.
L’azoto non avrà più la pressione sufficiente per penetrare in modo
significativo e sciogliersi nei tessuti, e anzi, l’azoto sciolto, sottoposto
a minore pressione durante la risalita, inizierà a defluire dai tessuti,
e ridiventato gassoso e raggiunti i polmoni comincerà ad essere
eliminato.
La tabella di immersione adottata da ISDA è la tabella di decompressione codificata ed
utilizzata dalla Marina Militare degli Stati Uniti (US-Navy), che prevede tanto i limiti di
profondità NDL (Not Decompression Limit), che i limiti di sicurezza Doppler.
Il limite NDL è quel rapporto Profondità/tempo che non prevede “tappe obbligatorie di
decompressione d’emergenza”.
Il ”Sistema Doppler” è una metodica di indagine ad ultrasuoni, che evidenzia la
presenza di bolle nel circolo ematico, al termine di una immersione sportiva.
Ipotizziamo che ad immergersi siano più subacquei, e di questi alcuni
siano giovani e ragazze di esile corporatura, altri maschi adulti, altri
ancora sub in età matura.
Tutti parteciperanno alla medesima immersione, e tutti arriveranno alla
medesima profondità e per lo stesso tempo.
Da quanto abbiamo appreso, ognuno di loro assumerà azoto, ma in
relazione alle condizioni del proprio organismo lo assumerà e lo rilascerà,
ovviamente, in modi e in tempi diversi.
La tabella d’immersione, seguendo gli schemi matematico/statistici
elaborati da Haldane, calcola l’assorbimento ed il rilascio medio
dell’azoto da parte di tutti i tessuti dell’organismo.
Conseguentemente tutti i subacquei, rientreranno, statisticamente, in
gruppi comuni di assorbimento e di rilascio dell’azoto definiti proprio
“Gruppi di Appartenenza”.
Per cui, ad esempio, “tutti” i subacquei che effettuano una immersione a
-15 metri per 25 minuti rientreranno nel gruppo statistico che assorbe e
rilascia azoto in un tempo statisticamente medio.
183
open water diver
Questi “gruppi” sono identificati con le lettere dell’alfabeto, e vanno dalla
A alla Z.
Più azoto si assorbe e più tempo occorre al suo rilascio, più sarà lontano
dalla A il gruppo di appartenenza.
Proviamo a stilare un profilo di due immersioni utilizzando la Tabella di
immersione ISDA.
Come abbiamo visto in precedenza, l’azoto che rimane al termine
dell’intervallo di superficie, definito azoto residuo, è la quantità di azoto
che dovremo considerare nell’immersione successiva sommandolo a
quello che accumuleremo nella immersione stessa.
Programmiamo la prima immersione a -18 metri per un tempo di 40
minuti, e prevediamo di reimmergerci a – 12 metri per 13 minuti dopo un
intervallo di superficie di 2 ore e 30 minuti.
2:30
18 m
12 m
40 min
13 min
La tabella ci consentirà queste immersioni?
Osserviamo la tabella sul lato frontale: questa è divisa in colonne.
Ogni colonna contempla i metri di profondità, il tempo di immersione
espresso in minuti, e il “gruppo di appartenenza statistico” nel quale si
rientrerà alla fine dell’immersione.
Nel nostro caso, individueremo 18 metri, e ai 40 minuti previsti vedremo
che corrisponde il “Gruppo G”.
Significa che terminata l’immersione faremo parte di quel gruppo statistico
di subacquei che ha assorbito azoto in quantità G “media” per tutti.
Segneremo allora nel profilo la lettera G all’inizio dell’intervallo di
superficie.
184
Modulo cinque
G
2:30
18 m
12 m
40 min
13 min
Tutti i gruppi di appartenenza sono riportati in una colonna in alto a
destra della tabella, ed ad ognuno fa riferimento una freccia che, girando
la tabella, riprende la colonna sul retro.
Sul retro si apre uno schema con le frecce, che partendo dalle lettere
arrivano a dei quadrati nei quali è espresso, in minuti, l’intervallo di
superficie previsto.
Nel nostro caso, seguendo la freccia G, cercheremo il quadrato nel quale
è compreso l’intervallo che avevamo programmato (2 ore e 30).
Questo tempo lo troviamo nel 4° quadrato perché “2 ore e 30” sono
comprese tra 2 ore, e 2 ore e 58.
Ovviamente, respirando in superficie per 2 ore e 30 elimineremo un
certo quantitativo di azoto, e man mano che avremo nei nostri tessuti
meno azoto ci andremo “declassando”.
Seguendo in basso il 4° quadrato di riferimento di prima, la fine della
colonna indicherà la lettera D.
La lettera D sarà il nuovo gruppo di appartenenza alla fine dell’intervallo
di superficie.
Segneremo ora sul profilo di superficie la nuova classe D.
G
18 m
2:30
D
12 m
40 min
13 min
Iniziando la seconda immersione a -12 metri dobbiamo considerare che
abbiamo però nei nostri tessuti un certo quantitativo di azoto, del gruppo
D, ancora da eliminare, e che immergendoci per i 13 minuti programmati
ne assumeremo ancora.
185
open water diver
Osservando la seconda tabella in basso, e incrociando la lettera D con la
profondità voluta (12 metri), questa seconda tabella ci dà due valori: uno
scritto su fondo bianco (37), e uno scritto su fondo azzurro (163).
Il valore “163”(minuti) si riferisce al tempo massimo consentito dalla
tabella di permanenza a -12 metri, dal momento che ci si immerge come
gruppo D.
Il valore “37” (minuti) si riferisce all’azoto, espresso in tempo, che residua
nel nostro organismo e che non è stato ancora eliminato.
Dal momento che i parametri della tabella ci consentono un massimo
di 163 minuti possiamo tranquillamente immergerci per i 13 minuti
programmati, ma alla fine dell’immersione dovremo sommare questo
tempo in cui riprenderemo azoto (13) all’azoto che non abbiamo eliminato
e che è rimasto all’interno dei tessuti (37).
Per cui alla fine di questa seconda immersione avremo nel nostro organismo
un totale di azoto “50” da eliminare.
Se ritorniamo alle colonne della prima tabella noteremo che 50 minuti
trascorsi a 12 metri ci inquadrano nel gruppo F, perché è come se ci
fossimo immersi come prima immersione a -12 metri per 50 minuti.
Segneremo allora ancora nel nostro profilo la lettera F all’uscita della
seconda immersione.
Rifacendo il percorso di prima e seguendo la freccia del nuovo gruppo F
fino all’ultimo quadrato noteremo che per eliminare totalmente l’azoto si
dovrà restare in superficie fino al completamento di 12 ore.
G
18 m
2:30
D
F
12:00
12 m
40 min
13 min
Ricordiamo che la seconda immersione è definita “ripetitiva” perché
l’intervallo di superficie è superiore ai 10 minuti, ma inferiore alle 12
ore.
186
Modulo cinque
187
open water diver
regole per la programmazione
delle immersioni e per
l’uso delle tabelle
1. Usando la tabella, pianificare profondità e tempo precisi, o
considerare i valori superiori.
2. Non superare i limiti di non decompressione (NDL) previsti dalla
tabella.
3. La velocità di risalita non deve essere superiore a 10 metri al minuto.
4. Le immersioni effettuate in acque fredde, o durante le quali si è
sentito freddo, o in condizioni faticose bisogna considerarle come
effettuate 4 metri più profonde.
5. Prima di riemergere effettuare sempre una sosta di sicurezza a -5
metri per 3 minuti.
6. Se il NDL si supera fino a 5 minuti oltre il previsto, occorre
prolungare la sosta di sicurezza a 8 minuti.
7. Se il NDL si supera oltre i 5 minuti del tempo previsto è obbligatorio
prolungare la sosta di sicurezza almeno fino a 15 minuti, riserva d’aria
permettendo.
8. Non effettuare immersioni ripetitive, anche se programmate, se
durante la immersione si sono superati i NDL.
9. Programmando immersioni ripetitive, effettuare per prima la più
profonda.
10. La profondità massima delle immersioni sportive è di 30 metri se
in possesso di brevetto ADVANCED, e di 39 metri se in possesso
di brevetto di specialità in immersione profonda DEEP DIVER.
188
Modulo cinque
11. Prevedere un intervallo di almeno 12 ore tra l’ultima immersione
e un volo di linea, o tragitti effettuati oltre 300 metri di quota, in
macchina o in volo
12. Se si sono effettuate immersioni ripetitive, o si sono effettuate
immersioni per più giorni consecutivi, attendere almeno 24 ore
prima di volare o salire in quota.
13. Se l’intervallo di superficie è inferiore a 10 minuti le due immersioni
sono da considerare come immersione unica.
14. Questa tabella non prevede il suo utilizzo per immersioni in altitudini
superiori a 300 metri.
189
open water diver
1c VOLARE DOPO LE IMMERSIONI
Al livello del mare siamo esposti alla pressione di 1 bar, e l’azoto presente
nel nostro organismo, avendo pressione uguale a quella contenuta
nell’aria che respiriamo, è in equilibrio.
Salendo in quota, la pressione atmosferica, che al livello del
mare è UN bar diminuisce.
Durante il volo gli aerei di linea mantengono una
pressurizzazione della cabina interna equivalente ad una
quota di circa 1.500 metri.
La pressione alla quale è esposto il passeggero, che non ha
effettuato immersioni, è minore per cui la quantità di azoto
disciolta nel suo organismo sarà in lieve eccesso rispetto a
quella dell’aria che respira.
Ciò, di norma, non determina alcun effetto.
Dopo un’ immersione, il nostro organismo ha una quota di azoto disciolto
superiore a quella normale, e una ulteriore riduzione della pressione
ambientale potrebbe indurre la formazione di bolle, e l’aumento di
volume di quelle in via di eliminazione.
Ecco perché prima di intraprendere un volo, dopo avere effettuato una o
più immersioni, è necessario avere eliminato l’azoto in eccesso.
Ed è questo il motivo per il quale il sub colpito da embolia ed evacuato
con un mezzo aereo non deve superare la quota di crociera di 300
metri.
A 300 metri la diminuzione di pressione è statisticamente trascurabile ai
fini del movimento delle bolle d’azoto.
Su questo argomento la UHMS (Undersea and Hyperbaric Medical Society) ha pubblicato
diversi lavori scientifici e si è espressa adottando le linee guida scaturite dall’ultimo
congresso di Bethesda nel Maryland (U.S.A.) che racchiudono le raccomandazioni da
dare ai subacquei per volare in sicurezza dopo la immersione.
La prima è quella di programmare il volo a distanza di almeno 12 ore
dall'ultima immersione ricreativa singola se questa si è esaurita senza
tappe di decompressione.
190
Modulo cinque
Se l’immersione eseguita rientra tra quelle definite “profonde” ed ha quindi
previsto delle tappe di decompressione, oppure quando siano state eseguite
delle immersioni ripetitive nell’arco di più giornate, è bene effettuare il
volo a distanza di non meno di 24 ore dall'ultima immersione.
1d LE IMMERSIONI IN ALTITUDINE
Per immersione in altitudine si intendono le immersioni effettuate oltre i
300 metri sul livello del mare e fino a 4.500 metri.
Le normali tabelle di immersioni fanno riferimento alle immersioni che
originano dal livello del mare, alla condizione di 1 bar di pressione.
A misura che si sale in altitudine la pressione diminuisce, e per
potere effettuare correttamente le immersioni bisogna disporre
delle cosiddette “tabelle equivalenti” che calcolano i differenti
valori di pressione alle varie quote di altitudini.
I computer subacquei, a secondo del modello, si adattano
automaticamente alla variazione di pressione in quota, o si
possono tarare manualmente alle diverse condizioni.
Per le immersioni in altitudine, per l’uso corretto di queste
tabelle e dei computer, e per gli standard e le procedure di
sicurezza, occorre frequentare un apposito corso nel quale si
imparano tutte le correzioni specifiche da apportare alla programmazione
di queste immersioni.
Non ultimo il fatto che ci si immerge in acqua dolce e sicuramente fredda,
con conseguenze sull’assetto e sull’attrezzatura.
È anche da considerare che quando ci immergiamo in quota per
la prima immersione, il nostro organismo è come se fosse già
saturo di azoto, per cui, paradossalmente, la prima immersione
è come se fosse già una ripetitiva.
Secondo i casi, è opportuno attendere un adeguato periodo di
tempo in quota prima dell’immersione.
191
open water diver
1e USO DEL COMPUTER SUBACQUEO
I computer subacquei elaborano gli stessi parametri valutati dalle tabelle
di immersione, e sono in grado di calcolare continuamente la quantità di
azoto presente nell’organismo basandosi sulla profondità e sul profilo di
immersione del subacqueo. Comprendono le funzioni di un orologio e
di un profondimetro, e sono in condizioni di misurare automaticamente
la pressione parziale dei gas presenti nei singoli tessuti del corpo, e di
avvisare il sub di un’eccessiva velocità di risalita e di eventuali tappe di
decompressioni da effettuare prima dell’emersione, indicando di esse
tempo e quota, e segnalando altresì le tappe non eseguite o eseguite
parzialmente.
Alcuni computer forniscono anche informazioni relative alla temperatura
dell’acqua, alla pressione dell’aria all’interno della bombola ed al
consumo medio dell’aria.
I computer subacquei forniscono,
attraverso un display LCD, le informazioni basilari dell’immersione
come profondità massima raggiunta, tempo di permanenza residuo
alla profondità corrente senza tappe
di decompressione, durata dell’immersione.
Una informazione importante fornita dai computer è il tempo di “no-fly”,
cioè il tempo occorrente ai tessuti per una completa desaturazione prima
di affrontare un volo di linea.
Molti computer sono dotati di segnali acustici e visivi (led) per avvisare
il sub nel caso di una velocità di risalita eccessiva, o del superamento
della profondità massima prestabilita.
Alcuni sono dedicati anche al calcolo delle miscele, per esempio il Nitrox,
e indicano il superamento della soglia di tossicità dell’ossigeno.
I computer utilizzano algoritmi e profili decompressivi medi basati su
un sub ideale, per stimare la pressione parziale dei gas inerti che devono
essere espulsi dai tessuti. Basandosi su questi calcoli, il computer valuta
l’eventualità di una risalita diretta o, piuttosto, di una risalita con una o
più tappe di decompressione.
Gli algoritmi solitamente utilizzati sono, tra gli altri, “l’algoritmo di
Buhlmann”, il “modello a permeabilità variabile” e, più recentemente
il “Reduced Gradient Bubble Model” (RGBM) che calcola sia l’azoto
disciolto nell’organismo, sia quello gassoso prevenendo così la crescita
eccessiva delle dimensioni delle microbolle in modo da consentire una
sicura desaturazione del subacqueo.
192
Modulo cinque
Alcuni computer sono in grado di calcolare i profili di immersione anche
per gas differenti dall’aria, come il nitrox, l’ossigeno puro, il trimix o
l’eliox.
Gli ultimi modelli di computer sono in grado di eseguire i calcoli
relativamente ai sistemi a “circuito aperto”, dove le proporzioni dei gas
sono costanti, e, se appositamente predisposti, per alcuni Rebreather a
“circuito chiuso”.
•
Precauzioni nell’uso del Computer Subacqueo
La diffusione e la facilità dell’uso dei computer può talvolta condurre il
subacqueo ad una eccessiva fiducia nello strumento, facendogli “abbassare
la guardia”.
I computer consentono immersioni complesse praticamente senza necessità
di preventiva pianificazione, e ciò può indurre il subacqueo a oltrepassare
i propri limiti e la propria esperienza ponendolo potenzialmente in
situazioni di difficoltà.
Tutti i computer, in quanto tali, hanno sistemi operativi sofisticati,
menù e opzioni comandati da due o tre pulsanti che gestiscono tutto il
programma.
Occorrerebbe avere molta dimestichezza e conoscenza del programma
offerto dal proprio computer, provandolo in immersioni semplici,
e possibilmente con riscontro e conferma di profilo di immersione
programmato e indicato dalle tabelle, prima di cimentarsi in immersioni
più impegnative.
Il computer, come tutti gli strumenti funzionanti con circuiti a batterie può
improvvisamente non funzionare.
La prudenza detta di pianificare correttamente l’immersione in modo
conservativo utilizzando le tabelle.
Immergersi in ogni caso nei limiti di non decompressione e programmare
ed effettuare comunque una sosta di sicurezza.
Differenti marche e modelli usano algoritmi di decompressione e
parametri di sicurezza differenti. Alcuni usano modelli di decompressione
conservativi e altri più aggressivi. Il problema principale nel realizzare
algoritmi per questi computer è che l’assorbimento (e il rilascio) dei gas
193
open water diver
sotto pressione nel corpo umano non è tuttora ben compreso. Inoltre,
il rischio dipende anche da fattori fisiologici, dall’allenamento e dalla
salute del singolo subacqueo.
Un subacqueo che voglia ridurre al minimo il rischio di una malattia da
decompressione deve tener conto di molte norme precauzionali, a volte
suggerite anche durante la didattica subacquea nei primi corsi:
• usare un computer con un modello di decompressione
conservativo;
• effettuare tappe di decompressione addizionali durante
un’immersione profonda;
• risalire lentamente;
• effettuare sempre una sosta precauzionale;
• intervallare il più possibile le immersioni.
194
Modulo cinque
QUIZ MODULO CINQUE
1. Fino a quale profondità un brevettato Open Water Diver è abilitato ad immergersi?
 a.
 b.
 c.
12 metri
30 metri
18 metri
2. Per tempo di azoto residuo si intende il tempo:
 a.
 b.
 c.
trascorso in superficie tra le immersioni
la quantità di azoto accumulata durante l’immersione
la quantità di azoto, in minuti, da aggiungere al calcolo dell’immersione successiva
3. Per immersione ripetitiva si intende un’immersione effettuata:
 a.
 b.
 c.
entro 10 minuti dal termine della precedente
oltre 10 minuti dal termine della precedente
dopo un intervallo di 12 ore
4. Per gruppo di appartenenza si intende:
 a.
 b.
 c.
la sigla della quantità di azoto accumulato in immersione
la sigla della quantità di azoto residua al termine dell’intervallo di superficie
sia a. che b. sono corrette
5. Se un subacqueo supera inavvertitamente il tempo della curva di sicurezza di 4 minuti
dovrà:
 a.
 b.
 c.
effettuare una sosta di sicurezza di almeno 8 minuti
effettuare una sosta di sicurezza di almeno 15 minuti
ridiscendere alla quota massima raggiunta e ripetere la risalita

195
open water diver
QUIZ MODULO CINQUE
6. Le tabelle di immersione ISDA non devono essere utilizzate per immersioni:
 a.
 b.
 c.
oltre i 300 metri
con decompressione
sia a. che b. sono corrette
7. Se durante una vacanza subacquea si sono effettuate immersioni multiple giornaliere,
prima di volare sarà opportuno attendere:
 a.
 b.
 c.
almeno 12 ore
almeno 24 ore
sia a. che b. sono corrette
8. Qualora il tempo di immersione raggiungesse quello massimo di permanenza il subacqueo
dovrà:
 a.
 b.
 c.
effettuare una sosta di sicurezza di almeno 8 minuti alla profondità di 5 metri
effettuare una sosta di sicurezza di almeno 3 minuti alla profondità di 5 metri
risalire in superficie senza necessità di sosta
9. Effettuare frequenti salti di quota (maggiori e minori profondità):
 a.
 b.
 c.
riduce l’accumulo di azoto
è assolutamente da evitare
non influisce sul’immersione
10. Se il computer di un subacqueo, durante l’immersione, smette di funzionare egli dovrà:
 a.
 b.
 c.
avvisare il suo compagno e proseguire l’immersione al suo fianco
avvisare il suo compagno e risalire con lui immediatamente
utilizzare le tabelle di immersione
Dichiarazione dell’allievo subacqueo
Ho completato questo ripasso delle conoscenze al meglio delle mie capacità, mi sono state spiegate tutte le
risposte errate o incomplete ed ho compreso gli errori.
196

Nome e Cognome..............................................................data..........................firma.......................................
Modulo cinque
3
Esercizi pratici
in questo modulo parleremo di:
•
•
•
•
•
3a
3b
3c
3d
3e
Preparazione dell'attrezzatura
Controllo di sicurezza preimmersione
Assetto (hovering)
Esaurimento dell'aria
Smontaggio e cura dell'attrezzatura
3aPreparazione dell’attrezzatura
3b Controllo di sicurezza preimmersione
Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura
utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora)
verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale.
3c Assetto (hovering)
Scaricare completamente il GAV, immettere piccole
quantità d’aria e, regolando la respirazione, raggiungere
l’assetto neutro rimanendo immobili per almeno 30
secondi.
197
open water diver
3d Esaurimento dell’aria
In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo, controllare il proprio
manometro, per provare la sensazione del progressivo esaurimento.
Effettuare l’apposito segnale di esaurimento d’aria perché venga
ripristinato il normale flusso.
3e smontaggio e cura dell’attrezzatura
198
Modulo cinque
199
open water diver
SEQuenza degli esercizi
acque confinate cinque
briefing
L’istruttore illustrerà i dettagli degli esercizi che verranno eseguiti in
acqua.
preparazione dell’attrezzatura
Agire in autonomia ma sotto la supervisione dell’istruttore.
controllo di sicurezza preimmersione
Effettuare reciprocamente il controllo completo dell’attrezzatura
utilizzando l’acronimo “GFAPO” (Gran Forma Atletica Per Ora)
verificando: GAV-Fibbie-Aria-Pesi-OK finale.
entrata in acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
CONTROLLO DELL’ASSETTO (hovering)
Scaricare completamente il GAV, immettere piccole quantità d’aria
e, regolando la respirazione, raggiungere l’assetto neutro rimanendo
immobili per almeno 30 secondi.
esercizio dell’esaurimento dell’aria
In ginocchio sul fondo ed in assetto negativo, controllare il proprio
manometro, per provare la sensazione del progressivo esaurimento.
Effettuare l’apposito segnale di esaurimento d’aria perché venga
ripristinato il normale flusso.
ripasso degli esercizi
A discrezione dell’istruttore eseguire gli esercizi necessari per raggiungerne
la padronanza.
Uscita dall’acqua
A discrezione dell’istruttore, in funzione della logistica.
smontaggio e cura dell’attrezzatura
Agire in modo autonomo ma sotto la supervisione dell’istruttore.
debriefing
200
Modulo cinque
Sequenza acque libere
TRE e QUATTRO
201
open water diver
SEQuenza acque libere TRE
briefing
preparazione dell’attrezzatura
controllo di sicurezza preimmersione
entrata in acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
discesa controllata
togliere e rimettere la maschera
nuoto senza maschera (15 metri)
RISALITA DI EMERGENZA PINNEGGIANDO
Simulando l’esaurimento dell’aria, iniziare una pinneggiata, mantenendo
tutta l’attrezzatura in posizione, protendendo il braccio destro sopra la
testa, il braccio sinistro sullo scarico del GAV, e mantenendo una velocità
regolare senza abbandonare l’erogatore ed emettendo un suono continuo
(aaaaaah). Appena raggiunta la superficie assumere l’assetto positivo e
gonfiare il GAV a bocca.
TRASCINAMENTO DI UN SUBACQUEO STANCO
PERCORSO SUBACQUEO
Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di
esperienza.
USCITA DALL’ACQUA
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA
debriefing
REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book)
202
Modulo cinque
uso della bussola
La bussola è uno strumento che si rivela talvolta indispensabile nelle
immersioni, specie in presenza di scarsa visibilità o quando si deve
percorrere un itinerario prestabilito.
Le bussole subacquee possiedono, come tutte le bussole, un ago magnetico
che indica il Nord e un disco graduato diviso in 360°, oscillante all’interno
di una cassa sigillata, chiusa da un vetro.
Sul vetro è segnata una linea, detta “linea di fede” che allineata alla
direzione da seguire, tramite una ghiera girevole, darà la “rotta ”.
Sarà sufficiente allineare la linea di fede con i gradi, per percorrere un
semplice itinerario subacqueo.
Per il ritorno basterà girare di 180° la ghiera, riallinearla, tramite gli indici
di riferimento, con l’ago che indica il Nord, e “invertire la rotta”.
La bussola può comodamente essere portata al polso,
avendo cura prima di usarla di allinearla al fondo
in modo da consentire al disco graduato di oscillare
liberamente.
Durante la navigazione per una corretta lettura della
bussola, il polso al quale è vincolata deve stare all’altezza degli occhi e la
mano poggerà sull’altro braccio disteso davanti al corpo.
Per facilitarne la lettura, può anche essere incorporata nella consolle,
insieme agli altri strumenti.
203
open water diver
SEQuenza acque libere QUATTRO
briefing
preparazione dell’attrezzatura
controllo di sicurezza preimmersione
entrata in acqua
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
NAVIGAZIONE CON LA BUSSOLA IN SUPERFICIE (rotta reciproca)
Tenendo la bussola in posizione corretta, effettuare il percorso previsto
mentre il compagno segue e controlla la direzione. Scambio dei ruoli per
effettuare il percorso di ritorno.
discesa controllata
Senza utilizzare riferimenti fissi effettuare una discesa controllando
velocità e compensazione.
controllo dell’assetto (hovering)
navigazione subacquea con la bussola (scambio dei ruoli)
Tenendo la bussola in posizione corretta, effettuare il percorso previsto
mentre il compagno segue e controlla la direzione. Scambio dei ruoli per
effettuare il percorso di ritorno.
PERCORSO SUBACQUEO
Mantenendo il sistema di coppia effettuare un giro esplorativo di
esperienza.
USCITA DALL’ACQUA
A discrezione dell’istruttore in funzione della logistica.
SMONTAGGIO E CURA DELL’ATTREZZATURA
debriefing
REGISTRAZIONE DELL’IMMERSIONE (log-book)
204
APPENDICE
1 - Educazione continua ISDA
2 - Il Nitrox
3 - Soluzione ai QUIZ di verifica
4 - Indice analitico
open water diver
1educazione continua ISDA
1a ADVANCED OWD
Il corso Advanced OWD è articolato su cinque immersioni teoricopratiche in acque libere.
Ai fini del conseguimento del brevetto Advanced Open Water ISDA
il corso prevede tre immersioni/specialità obbligatorie: “Immersione
profonda”, “Navigazione subacquea”, “Ricerca e Recupero”, lasciando
alla valutazione del tuo istruttore la scelta delle altre due in funzione del
luogo e delle circostanze.
Queste immersioni ti consentiranno di apprendere e approfondire le
principali tecniche di immersione avanzata e di perfezionare il tuo
bagaglio culturale subacqueo teorico e pratico.
Durante il corso è anche prevista la conoscenza di speciali attrezzature
subacquee, il loro uso e la loro manutenzione.
206
appendice
1b primo soccorso medico - BLS -D
Ogni giorno attraverso i principali mass-media ci si rende conto di quanto
sia frequente il verificarsi di incidenti che determinano spesso esiti
patologici invalidanti.
Le statistiche riportano che nell’80% circa dei casi, i primi soccorritori
non sono medici né personale paramedico, ma rientrano fra quelle persone
che, mettendosi spontaneamente a disposizione, prendono il nome di
“volontari”.
Il “Primo Soccorso” è l’insieme delle azioni che permettono di aiutare una
o più persone in difficoltà, nell’attesa dell’arrivo di personale e soccorsi
qualificati.
Il primo soccorso è definito tale, proprio perché il soccorritore si trova
nell’immediatezza dell’evento, e, in genere, non ha nulla a disposizione
se non la capacità di intervenire con competenza, ma senza alcun supporto
logistico. Metterà quindi in pratica le manovre di “Primo Soccorso” che
consistono essenzialmente nel mantenere le funzioni vitali del soggetto.
Dovrà preoccuparsi, in prima istanza, di applicare le prime fasi del BLS
(Basic Life Support) e cioè accertare che l’infortunato respiri e che abbia
attività cardiaca, requisiti minimi perché il soggetto rimanga in vita
207
open water diver
1crescue Diver
Con il Corso RESCUE DIVER ISDA, apprenderai le tecniche e le
procedure per la prevenzione o per la gestione degli imprevisti o dei
possibili incidenti subacquei, e le relative pratiche per il soccorso in
immersione.
Nel Corso Rescue Diver ISDA conoscerai a fondo i metodi di prevenzione
e quelli di gestione degli incidenti e delle emergenze subacquee.
Metterai in pratica le tecniche di Primo Soccorso Medico e utilizzerai
le procedure che i professionisti della subacquea già adottano nelle loro
immersioni.
Con il tuo Istruttore ISDA farai esercitazioni in acque confinate, e
metterai in pratica in acque libere tutto ciò che avrai precedentemente
appreso.
Durante l’addestramento conoscerai anche i diversi tipi di attrezzatura
speciale di cui apprenderai l’uso e la manutenzione.
208
appendice
2il nitrox
Il Nitrox è aria la cui miscela ha una componente maggiore di ossigeno
rispetto al normale.
Per questo prende il nome di aria arricchita o EAN (Enriched Air
Nitrox).
Le miscele Nitrox sono evidenziate dalla sigla EANx in cui “x” è il valore
che indica la percentuale di ossigeno quando questo è presente nella
miscela ad una percentuale superiore al 21%.
Ad esempio “EAN-32” indica un valore di ossigeno del 32% nella
miscela.
Il rimanente valore dei gas sarà quindi composto dal 68% di azoto,.
La miscela Nitrox, presenta alcune caratteristiche interessanti, a parità
di tempo di fondo respirando una miscela Nitrox, invece di aria, si ha
un incremento della sicurezza, in quanto la minore percentuale di azoto
riduce il rischio di incorrere nella malattia da decompressione.
Data la relativa facilità d’uso, questo tipo di miscela è quella più
comunemente usata, dopo l’aria compressa, per le immersioni subacquee
ricreative.
Respirando una miscela Nitrox, pur rimanendo in curva di sicurezza è
possibile allungare i tempi di fondo.
Il minor quantitativo di azoto assorbito nei tessuti, riduce
la durata delle soste di sicurezza e delle eventuali tappe
di decompressione.
La miscela viene preparata da apposite stazioni di ricarica
e si usano bombole dedicate e particolarmente colorate
ed etichettate.
Tuttavia particolare attenzione deve essere posta nell’uso di miscele
iperossigenate, quindi per l’uso di miscele ossigenate nelle immersioni
ricreative è previsto un apposito corso per il conseguimento del relativo
brevetto.
Parlane con il tuo istruttore ISDA.
209
open water diver
3
soluzioni ai quiz di verifica
quiz Modulo 1
1.b - 2.negativo - 3.negativo - 4.b - 5.due - 6.a - 7.non trattenere il
respiro - 8.a -9.b -10.quattro - 11.venti - 12.neutro, idrodinamica
quiz Modulo 2
1.b - 2.a - 3.c - 4.b - 5.b - 6.c - 7.a - 8.b -9.b -10.c
quiz Modulo 3
1.a - 2.a - 3.c - 4.b - 5.b - 6.b - 7.b - 8.b -9.c -10.a
quiz Modulo 4
1.a - 2.c - 3.b - 4.c - 5.b - 6.b - 7.c - 8.c -9.c -10.b
quiz Modulo 5
1.c - 2.c - 3.b - 4.c - 5.a - 6.c - 7.b - 8.b -9.b -10.b
210
appendice
4
traduzione dei più comuni termini subacquei
ITALIANO
Brevetto
Maschera
Aeratore-Snorkel
Pinne
Muta
GAV
Bombola
Erogatore
Cintura dei pesi
Piombi
Orologio
Manometro
Profondimetro
Bussola
Computer
Coltello
Torcia
Borsa
Boa
Primo Stadio
Secondo Stadio
Compressore
Immersione Notturna
Relitto
Grotta
Parete
Barriera Corallina
Profondità Max
INGLESE
Licence Card
Mask
Snorkel
Fins
Wetsuit
Jacket
Tank-Bottle
Regulator
Weight Belt
Weights
Watch
Pressure Gauge
Depht Gauge
Compass
Computer
Knife
Flare
Bag
Buoy
First Stage
Second Stage
Compressor
Night dive
Wreck
Cave
Wall-drop off
Reef
Maximun Depht
FRANCESE
Brevet
Masque
Tuba
Palmes
Combinaison
Gilet
Bouteille
Detendeur
Ceinture
Plombs
Montre
Manometre
Profondimetre
Compas
Ordinateur
Couteau
Torche
Sac
Ballon
Premier Etage
Deuxieme Etage
Compresseur
Plongée de nuit
Epave
Grotte
Tombant
Récif
Profondeur Maximale
SPAGNOLO
Patente
Mascara-gafas
Respirador
Aletas
Traje
Chaleco
Botella
Regulator
Cinturon
Plomos
Reloj
Manometro
Profundimetro
Brujula
Computador
Cuchillo
Antorcha
Bolsa
Bya
Primiera Etapa
Segunda Etapa
Compresor
Immersion Nocturna
Despojo
Grutas
Pared
Arrecife
Profundidad Maxima
211
open water diver
5
indice analitico
INTRODUZIONE
•
•
•
•
•
•
L’I.S.D.A.… …………………………………………
Introduzione… ………………………………………
Brevetto Open Water Diver … ………………………
Uso del manuale … …………………………………
Struttura del corso… …………………………………
Salute e immersioni… ………………………………
pag. 04
pag. 05
pag. 06
pag. 06
pag. 07
pag. 08
Modulo uno
• Fisica dell'immersione… …………………………… pag. 10
•
•
•
•
•
Densità dell'acqua… ……………………………………………
Assetto… …………………………………………………………
Effetto della pressione sugli spazi d'aria………………………
Effetti dell'acqua sulla luce… …………………………………
Effetti dell'acqua sul suono… …………………………………
pag. 10
pag. 11
pag. 14
pag. 22
pag. 24
•
•
•
•
Apparato respiratorio……………………………………………
Spazi d'aria nel corpo umano… ………………………………
Effetti della pressione dell'aria…………………………………
Effetti termici in immersione……………………………………
pag. 26
pag. 28
pag. 30
pag. 37
•
•
•
•
•
Maschera… ………………………………………………………
Pinne… ……………………………………………………………
Snorkel… …………………………………………………………
GAV…………………………………………………………………
Sistema di zavorra… ……………………………………………
pag. 42
pag. 45
pag. 47
pag. 48
pag. 50
•
•
•
•
•
•
Scambio Snorkel-erogatore… …………………………………
Svuotamento dell'erogatore… …………………………………
Recupero dell'erogatore…………………………………………
Allagamento parziale e svuotamento della maschera… ……
Assetto neutro… …………………………………………………
Uso delle pinne……………………………………………………
pag. 63
pag. 65
pag. 65
pag. 66
pag. 66
pag. 67
• Fisiologia dell'immersione…………………………… pag. 26
• Attrezzatura subacquea di base ……………………… pag. 42
• QUIZ modulo uno…………………………………… pag. 55
• Preparazione e assemblaggio attrezzatura…………… pag. 57
• Esercizi pratici… …………………………………… pag. 63
• Sequenza Acque confinate UNO… ………………… pag. 68
212
appendice
Modulo DUE
• Ambiente subacqueo………………………………… pag. 72
• L'acqua di mare… ……………………………………………… pag. 72
• Temperatura e termoclino… …………………………………… pag. 72
• Visibilità subacquea……………………………………………… pag. 73
• Attrezzatura subacquea… …………………………… pag. 75
•
•
•
•
•
•
•
Bombole……………………………………………………………
Erogatori… ………………………………………………………
Fonti d'aria alternative… ………………………………………
Siluro d'emergenza… ……………………………………………
Muta… ……………………………………………………………
Guanti e calzari… ………………………………………………
Coltello… …………………………………………………………
pag. 75
pag. 80
pag. 83
pag. 84
pag. 86
pag. 89
pag. 90
•
•
•
•
•
•
Manometro…………………………………………………………
Profondimetro… …………………………………………………
Orologio……………………………………………………………
Bussola… …………………………………………………………
Torcia………………………………………………………………
Lavagnetta subacquea……………………………………………
pag. 91
pag. 92
pag. 93
pag. 93
pag. 94
pag. 94
• Strumentazione subacquea … ……………………… pag. 91
• Comunicazioni subacquee…………………………… pag. 95
• Segnali manuali… ……………………………………………… pag. 95
• Segnali acustici…………………………………………………… pag. 97
• Segnalazioni subacquee……………………………… pag. 98
• Bandiere e palloni segnasub… ………………………………… pag. 98
• Il sistema di coppia… ……………………………… pag. 100
• QUIZ modulo due… ………………………………… pag. 103
• Esercizi pratici… …………………………………… pag. 105
•
•
•
•
•
•
Entrata e uscita dall'acqua………………………………………
Entrata con il passo da gigante…………………………………
Rimozione dei crampi……………………………………………
Allagamento totale della maschera… …………………………
Rimozione e riposizionamento della maschera… ……………
Trascinamento di un subacqueo stanco… ……………………
pag. 105
pag. 109
pag. 109
pag. 110
pag. 110
pag. 111
• Sequenza Acque confinate DUE… ………………… pag. 112
Modulo TRE
• Meteorologia… ……………………………………… pag. 116
• Temperatura… …………………………………………………… pag. 116
• Pressione… ……………………………………………………… pag. 116
• Umidità e nebbia… ……………………………………………… pag. 117
213
open water diver
•
•
•
•
•
Vento … ……………………………………………………………
Brezze………………………………………………………………
Mare… ……………………………………………………………
Maree………………………………………………………………
Correnti……………………………………………………………
pag. 117
pag. 118
pag. 119
pag. 119
pag. 119
• Immersione dalla barca… …………………………… pag. 121
• Immersione dalla barca… ……………………………………… pag. 121
• Immersione in presenza di correnti… ………………………… pag. 123
• Gestione dei problemi… …………………………… pag. 125
•
•
•
•
•
•
Perdita del compagno……………………………………………
Fine aria……………………………………………………………
Mal di mare… ……………………………………………………
Crampi muscolari…………………………………………………
Aggrovigliamenti…………………………………………………
Risalite d'emergenza… …………………………………………
pag. 125
pag. 126
pag. 126
pag. 127
pag. 128
pag. 129
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Squali………………………………………………………………
Murene… …………………………………………………………
Barracuda…………………………………………………………
Scorpenidi…………………………………………………………
Razze… ……………………………………………………………
Tracine… …………………………………………………………
Coralli… …………………………………………………………
Conchiglie conidi…………………………………………………
Celenterati…………………………………………………………
Serpenti di mare… ………………………………………………
Ricci di mare………………………………………………………
pag. 135
pag. 135
pag. 136
pag. 136
pag. 137
pag. 137
pag. 137
pag. 138
pag. 139
pag. 139
pag. 140
•
•
•
•
•
Tecniche di discesa… ……………………………………………
Assetto neutro - pivoting…………………………………………
Respirazione da erogatore in continua… ……………………
Nuoto senza maschera……………………………………………
Registrazione dell'immersione (log-book)… …………………
pag. 141
pag. 142
pag. 143
pag. 144
pag. 144
• Animali marini… …………………………………… pag. 134
• Esercizi pratici… …………………………………… pag. 141
• QUIZ modulo tre… ………………………………… pag. 147
• Sequenza Acque confinate TRE……………………… pag. 149
• Sequenza acque libere uno e due… ………………… pag. 151
Modulo QUATTRO
• Effetti fisici dell'immersione… ……………………… pag. 156
• Composizione dell'aria… ……………………………………… pag. 156
• Tossicità dell'ossigeno…………………………………………… pag. 157
• Tossicità da aria contaminata… ……………………………… pag. 158
214
appendice
• Azoto e narcosi…………………………………………………… pag. 159
• Malattia da decompressione… ………………………………… pag. 160
• EGA (Embolia Gassosa Arteriosa)… ………………………… pag. 164
• QUIZ modulo quattro… …………………………… pag. 167
• Esercizi pratici… …………………………………… pag. 169
•
•
•
•
Togliere e rimettere pesi sul fondo… …………………………
Togliere e rimettere il gruppo ARA sul fondo…………………
Togliere e rimettere pesi in superficie… ………………………
Togliere e rimettere il gruppo ARA in superficie… …………
pag. 169
pag. 169
pag. 170
pag. 170
• Sequenza Acque confinate QUATTRO……………… pag. 171
Modulo CINQUE
• Programmazione e gestione dell'immersione……… pag. 174
•
•
•
•
•
Tabelle d'immersione… …………………………………………
Uso della tabella… ………………………………………………
Volare dopo le immersioni………………………………………
Le immersioni in altitudine………………………………………
Uso del computer subacqueo……………………………………
pag. 174
pag. 176
pag. 190
pag. 191
pag. 192
•
•
•
•
•
Preparazione dell'attrezzatura… ………………………………
Controllo di sicurezza preimmersione…………………………
Assetto (Hovering)… ……………………………………………
Esaurimento dell'aria……………………………………………
Smontaggio e cura dell'attrezzatura……………………………
pag. 197
pag. 197
pag. 197
pag. 198
pag. 199
• QUIZ modulo cinque………………………………… pag. 195
• Esercizi pratici… …………………………………… pag. 197
• Sequenza Acque confinate CINQUE………………… pag. 200
• Sequenza acque libere tre e quattro… ……………… pag. 201
APPENDICE
• Educazione continua ISDA… ……………………… pag. 206
•
•
•
•
• Advanced OWD… ……………………………………………… pag. 206
• Primo soccorso medico - BLS - D……………………………… pag. 207
• Rescue diver… …………………………………………………… pag. 208
Nitrox…………………………………………………
Soluzioni QUIZ di verifica……………………………
Traduzione dei più comuni termini subacquei… ……
Indice analitico… ……………………………………
pag. 209
pag. 210
pag. 211
pag. 212
215
open water diver
216
appendice
Iter didattico ISDA
217
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