Page | 1 Perché le tasse non sono dovute. Indice Page | 2 Introduzione Capitolo I Armi di distrazione di massa Capitolo II Il denaro non è ricchezza … Capitolo III Cosa è la moneta e quale è la sua funzione. Capitolo IV Sistema Postale e Sistema Monetario Capitolo V Costruiamo un ponte Capitolo VI Il debito Capitolo VII Perché le tasse non sono dovute Capitolo VIII Disobbedienza fiscale: io non pago Conclusioni Introduzione “Perché le tasse non sono dovute” è stato scritto con il proposito di fare un po’ di luce tra dubbi e ombre di proposito create nelle nostre menti dal circo mediatico degli Usurai internazionali per impedirci di percepire il reale stato di schiavitù da lavoro e da debito nel quale ci incontriamo. Page | 3 L’obiettivo principale di questa pubblicazione è quello di abbattere un dogma: le tasse da pagare. Premetto che nel termine tasse includo ogni genere di tributo prelevato col fraudolento pretesto di raccogliere denaro dai cittadini per far fronte alle spese di ordinaria amministrazione dello Stato. C’è da convincere i dubbiosi e stimolare coloro i quali, lontani da questi temi, magari ritengono che parlare di tasse non dovute sia una provocazione. Non si tratta di provocazione: solo semplice constatazione di una verità sconcertante. “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”, è stato detto. Le tasse non sono dovute perché la moneta attualmente in uso sull’intero pianeta è una fiat money. Per fiat money si intende una moneta a corso forzoso, non garantita da riserva aurea, creata per convenzione, dal nulla, all’istante (fiat …) per misurare, contabilizzare e manifestare in un simbolo (cartaceo, di plastica, elettronico …) il valore di beni e servizi. Non essendo la sua emissione limitata da una determinata quantità d’oro preesistente depositata a copertura, di tale moneta non ci può essere carenza. Può essere emessa, digitando dei numeri su un computer o con il solo uso di carta e penna, dall’istituzione che rappresenta la comunità dei cittadini che la creano per convenzione: lo Stato, la regione o il Comune. Domanda: non essendo coperta da riserva aurea (diversamente da quella creditizia, emessa come ricevuta rappresentativa di oro o altra merce depositata a garanzia, non più in uso), cosa dà valore alla moneta? Il valore le viene dato d’autorità dallo Stato che la dichiara valuta ufficiale del Paese e la accetta in pagamento di debiti e tasse: estingue ogni debito. Si può rifiutare un assegno, ma non un pagamento effettuato con la moneta legale del Paese. Si tratta di una fattispecie giuridica: siamo nell’ambito del Diritto, non dell’economia. Tutto ciò ci porta ad una prima considerazione: se il valore monetario viene dato d’autorità dallo Stato e garantito dalla certezza del Diritto, non si vede come possa venir emesso da altri. Ricordo, semmai ce ne fosse bisogno, che nell’attualità, la moneta viene creata dal nulla dai banchieri privati nell’atto di prestarla e da Page | 4 essi stessi gestita, da proprietari, in regime di monopolio. Queste sono alcune frasi inequivocabili apparse in una pubblicazione ufficiale (Quarterly Bulletin) della Banca Centrale del Regno Unito (Bank of England) nel Marzo 2014, da leggere attentamente per fugare ogni dubbio: “Quando una banca fa un prestito ad uno dei suoi clienti, semplicemente accredita sul conto corrente del cliente un saldo attivo maggiore. In quel preciso istante viene creato nuovo denaro. Le riserve della Banca d’Inghilterra sono solo una registrazione elettronica dell’ammontare dovuto dalla banca centrale ad ogni singola banca. Le banche commerciali creano denaro, sottoforma di depositi in conto, facendo nuovi prestiti. Quando la banca fa un prestito, per esempio a qualcuno che prende un mutuo per acquistarsi una casa, generalmente non lo fa consegnando migliaia di sterline in banconote. In realtà, gli accredita nel conto corrente un deposito uguale all’ammontare del mutuo. In quel momento viene creato nuovo denaro. Per questo motivo taluni economisti hanno fatto riferimento ai depositi bancari come “denaro sorto dalla penna”, creato da un tratto di penna del banchiere quando concede prestiti.” Questa è solo l’ultima di una lunga serie di simili dichiarazioni pubbliche rese negli ultimi cento anni davanti alla “Commissione della Camera dei Rappresentanti del Sistema Bancario e della Valuta” degli Stati Uniti da numerosi Governatori della Federal Reserve System, e da numerose pubblicazioni ufficiali dello stesso Sistema Bancario. La Federal Reserve è la Banca Centrale americana, di proprietà delle grandi dinastie di Usurai internazionali: Rothschild, Rockefeller, Warburg, Morgan, Lehman, Lazard, Goldman, Schiff, Kuhn, Loeb, Sachs, Kahn, nonché una misteriosa Israel Seif Moses Bank of Italy della quale niente è dato sapere, e altre possibilmente entrate nei cento anni trascorsi dalla sua fondazione nel 1913. Per andare subito al cuore del Sistema, riporto un’altra clamorosa dichiarazione (rintracciabile in Internet) del Luglio 2009 di Ben Bernanke, l’allora Governatore in carica della Fed. Il giornalista di “60 Minutes” della Cbs gli chiede, a proposito delle migliaia di miliardi di dollari che la Banca Centrale americana stava dando in prestito alle banche commerciali per tentare di arginare la crisi salvando loro piuttosto che la popolazione: “È denaro proveniente dalle tasse quello che la Federal Reserve sta spendendo?” “Non è denaro proveniente dalle tasse …” risponde Bernanke nell’intervista, “le banche hanno un conto corrente presso la Fed, proprio come Lei ha un conto presso una banca commerciale, così per prestare ad una banca noi usiamo il computer per determinare l’importo del credito … è molto più simile allo stampare denaro piuttosto che prestarlo …”. “Voi state stampando denaro?”, interviene l’intervistatore. “Sì, in effetti, ed abbiamo bisogno di farlo perché la nostra economia …” etc. etc. Questo libro potrebbe terminare qui. Mentre i politicanti nostrani (o i greci, gli spagnoli, i portoghesi …) continuano ad aumentare il prelievo fiscale e a ripeterci che non ci sono soldi per salvare noi dalla miseria e le nostre aziende dalla chiusura, evocando austerity, Patto di stabilità e Spending review, sentiamo il Governatore della Banca Centrale più importante al mondo dire, riferendosi a denaro prestato a banche da salvare, che: “Non è denaro proveniente dalle tasse…”. E da dove proviene, di grazia, questo denaro? Viene forse chiesto, come si usa da noi, in prestito ai mercati? Certamente no, perché alla successiva domanda, “Voi state stampando denaro?”, il Governatore risponde: “Sì, in effetti ….” Page | 5 Apprendiamo quindi dalle massime autorità in materia monetaria, Bank of England e Federal Reserve, che si può creare denaro all’istante, usando il computer, prestandolo per salvare altre banche o per acquistare una casa, senza chiederlo ai mercati e senza dover tassare chicchessia. Page | 6 Il banchiere privato batte moneta senza averne titolo, mentre lo Stato, che a quella moneta dà valore d’autorità, preferisce chiederla in prestito ai mercati o prelevarla dalle nostre tasche. Chi è il vero sovrano tra Stato e banchiere? Ha senso tutto ciò? Certo. Ha uno scopo ben preciso, quantunque pubblicamente inconfessabile: permettere, con la complicità dell’intera classe politica, maggioranza e opposizione, il dominio dei grandi Usurai sulle popolazioni. Creando con le tasse un debito (fittizio, come già fanno intuire le dichiarazioni appena lette e come dimostreremo) estinguibile unicamente con la valuta ufficiale, i politicanti conseguono il loro obiettivo: quello di obbligare i cittadini a procurarsi tale moneta lavorando o prendendola in prestito dal banchiere emittente, loro complice. In assenza di tasse, non saremmo obbligati a correr dietro alla moneta imposta come valuta ufficiale. La conclusione, ovvia ma non dichiarata, è che la vera funzione tecnica delle tasse è quella di dare validità alla moneta privata. Questa è una prima verità, peraltro nota agli addetti ai lavori e già anticipataci da uno dei maggiori filosofi tedeschi oltre duecento anni or sono nella sua opera più importante: “Lo Stato preleva le sue imposte in denaro per assicurare validità alla moneta territoriale.” Johann G. Fichte, “Lo Stato commerciale chiuso”, anno 1800 I politicanti, dopo averci obbligato a procurarcela e versarla, con una infinità di balzelli, allo Stato che ne “riconosce” il valore accettandola, la restituiscono con gli interessi al banchiere. In questo modo i grandi Usurai internazionali che controllano il Sistema Bancario, vivono di rendita, da parassiti, del nostro lavoro. Accumulando immense fortune personali e gestendo la moneta e l’informazione in regime di monopolio, controllano le popolazioni mondiali attraverso governi, eserciti e multinazionali. Per loro esclusivo vantaggio o in favore di poteri ancora superiori? I punti di vista sono molteplici e dare una risposta certa è alquanto Page | 7 difficile. Quel che è certo è che la moneta, che pure ci appartiene, viene usato come strumento di controllo su di noi, e che la reale funzione delle tasse è quella di impoverirci per limitare la nostra libertà: confinarci dentro un recinto per controllarci nel corpo e nella mente. Se quindi non è più una ricevuta di un valore depositato (oro, nel Gold Standard), che cos’è oggi la moneta? La moneta convenzionale attualmente in uso è un semplice documento contabile per redigere il quale bastano carta e penna (come confermato dalla Bank of England) o digitare degli input in un computer (lo dice Ben Bernanke). Serve a misurare, contabilizzare, monetizzare (manifestare in un simbolo monetario) il valore di beni reali e servizi; a tenere aggiornata in tempo reale la contabilità tra chi deve dare e chi deve avere all’interno della comunità. Debiti e crediti tra i partecipanti agli scambi di beni e servizi si compensano all’interno della comunità grazie all’intermediazione di tale documento contabile (altrimenti chiamato denaro) che unicamente lo Stato che gli dà valore può emettere, a costo zero, in nostra rappresentanza. Senza alcuna necessità di chiedere fantomatici prestiti a banchieri privati o ai mercati. “Pensa all’economia di mercato come ad un giuoco di mettere e prendere. Ciascun partecipante prende beni e servizi dal mercato, e ognuno mette beni e servizi. La moneta, in realtà, è solo un modo di tenere i conti. Quando tu prendi qualcosa dal mercato (comprando), offri denaro in pagamento. Quando metti qualcosa dentro il mercato (vendendo), ricevi del denaro come pagamento. Stando così le cose, coloro che mettono più valore dentro l’economia (vendendo) ricevono, nel tempo, più denaro. Il denaro, quindi, è un sistema contabile.” Thomas Greco Ciascuno di noi può mettere e prendere nella comunità ciò che produce, che sia un bene reale o un servizio. Con il baratto dei beni lo scambio si concludeva contestualmente, perché ognuno riceveva un bene reale. Ma, essendo ben noti i limiti del baratto, si è dovuto ricorrere all’intermediazione di un sistema contabile che permette di Page | 8 tenere aperto lo scambio e concluderlo in un momento successivo. Io immetto nel mercato una bottiglia di vino (vendendo), e prendo in cambio, invece di un bene reale, un documento contabile che dice: Paolo ha ceduto una merce alla comunità senza aver preso niente in cambio. Vanta un credito che può riscuotere tra una settimana, un mese o un anno, alla presentazione di tale attestato del credito. Il baratto si può considerare concluso quando tutti avranno in mano dei beni reali, non un biglietto di carta. Questa è la reale funzione della moneta. È un documento di intermediazione contabile, il riconoscimento di un debito/credito, che permette di spostare nel tempo la conclusione dello scambio. “ … il denaro è una forma di debito/credito … il denaro non è altro che un debito della comunità verso il detentore, pagabile nella forma di beni autentici secondo la sua scelta …” James Barnes, 1944 Il valore nominale impresso sulla cartamoneta esprime la misura del potere d’acquisto incorporato, trasformando il denaro in un contenitore di valore utilizzabile in qualsiasi momento per prendere dal mercato, dopo avervi immesso il frutto del proprio lavoro, il frutto del lavoro altrui. “Ciò di cui abbiamo bisogno … è un “contenitore” che dia ai conti sia il tempo che l’opportunità di andare in pareggio. Tutto ciò richiede una volontà di aspettare e una volontà di avere fiducia. In poche parole, i membri di una comunità commerciale devono avere la volontà di farsi “credito” l’un l’altro.” Thomas Greco La moneta si basa sulla fiducia e sul credito reciproco che i membri della comunità si fanno l’un l’altro, momentaneamente accettando, in cambio di beni reali e servizi, un biglietto di carta. La fiducia e il credito reciproco permettono la compensazione di debiti e crediti in un tempo dilatato, al contrario di ciò che avviene, all’istante, col baratto di beni. A tal scopo ci mettiamo d’accordo di accettare come mezzo di scambio universalmente riconosciuto un determinato simbolo cartaceo. Dal momento che il valore monetario trova origine all’interno della comunità che lo crea per convenzione, solo lo Stato può emettere Page | 9 denaro in nostra rappresentanza. In realtà avviene che, invece di una moneta pubblica (di proprietà popolare) ad uso privato, prodotta a costo zero, venga emessa una moneta privata ad uso pubblico, garantita dallo Stato (noi) ma di proprietà dei banchieri privati, ceduta in prestito ad interesse alla popolazione. La suddetta prassi origina un Debito Pubblico inestinguibile, per far fronte al quale viene imposto al contribuente un crescente prelievo fiscale. Questa truffa, scientemente perpetrata ai nostri danni dalla complicità tra banchieri privati e classe politica governante, è all’origine della miseria e della sofferenza oggi dilaganti. Lo Stato deve battere moneta: Biglietti di Stato di proprietà del popolo (non note del banco emesse dal nulla, senza averne titolo, dalla banca privata), stampati a costo zero d’autorità (garantiti dalla certezza del Diritto) per retribuire tutti coloro che eseguono un lavoro a beneficio della comunità, e coprire ogni costo della sua ordinaria amministrazione. Se ogni costo viene coperto con fiat money creata all’istante a tal scopo, per quale motivo dovrebbe la classe politica pretendere denaro dai propri cittadini? Dove va a finire il denaro illegittimamente prelevato, se ogni spesa è già coperta? Le tasse sono un inganno, un furto legalizzato furbescamente realizzato ai danni di popolazioni ingenue, appositamente tenute ignoranti in materia monetaria. Quantunque reso legale, sempre di furto si tratta. Questi sono i concetti base di cui leggerete nelle pagine che seguono, e che, mi auguro, al termine del libro possano esservi molto più familiari di quanto possano sembravi ora. I tempi sono ormai maturi perché la verità delle tasse non dovute emerga, e alcuni importanti messaggi arrivati ultimamente dai Poteri forti che governano il mondo fanno presagire cambiamenti più o meno imminenti (i loro tempi sono molto più dilatati dei nostri …) nell’organizzazione sociale. Creare una coscienza della grande truffa dell’emissione monetaria da parte di banchieri privati che non hanno nessun titolo per emettere moneta, è il primo passo verso una presa di posizione consapevole e coraggiosa per opporci con i fatti ad una frode ormai palese. Tanti i milioni di vite umane sacrificate e troppa sofferenza da troppi anni: è ora di fermare questa barbarie. Un sano impulso di umana dignità: ecco ciò che ci vuole per opporsi, in piedi e a viso aperto, a quei Poteri, ormai facilmente identificabili, che, con la complicità delle classi politiche, esercitano il loro dominio sulle popolazioni mondiali attraverso lo strumento monetario e il prelievo fiscale. Capitolo I Armi di distrazione di massa: il grande recinto mediatico Page | 10 Premessa indispensabile per affrontare un dogma apparentemente inattaccabile come quello del pagamento delle tasse, la conoscenza delle sofisticate tecniche di distrazione di massa utilizzate dal grande circo mediatico di proprietà dei Grandi Usurai internazionali. Rifacendomi al concetto del recinto utilizzato nel libro “Il Paradiso Terrestre”, pubblicato nel 2013: “Per intraprendere con profitto questa liberatoria passeggiata nel mondo della moneta è bene renderci conto di quale sia l’attuale condizione dell’essere umano omologato in una massa senza forma, volto e voce. Quantunque doloroso ed umiliante sia ammetterlo, siamo tutti vittime più o meno inconsapevoli di un inganno mediatico virtuale incredibilmente efficace. Una fiction montata con tanta maestria da essere percepita come realtà. Senza rendercene conto, trascorriamo tutta una vita all’interno di un recinto, simile all’ovile nel quale i nostri amici pastori rinchiudono le pecore o al famoso corral dei film western nel quale venivano tenuti cavalli e mandrie di bovini da macello. Proprio come le pecore e quei pacifici ruminanti dall’espressione non certo intelligente, trascorriamo tutta una vita all’interno del recinto, liberi di vagare senza meta in spazi estremamente limitati, in innaturale contrasto con gli sconfinati orizzonti del pensiero umano e dell’immensità dell’Universo. Non vedendo intorno a noi robuste staccionate che ci impediscano di uscire, non ci accorgiamo di essere prigionieri e non cerchiamo la libertà. La gabbia è virtuale, costruita con sbarre invisibili ma molto più robuste di quelle in ferro. Sdraiati sul divano, col telecomando in mano e una Tv sempre sintonizzata che ci illumina, ci sentiamo pure comodi al suo interno. Le sbarre sono fatte di dogmi economici e religiosi, mistificazioni, storia menzognera, stampa asservita, informazione occultata, talk show e giochi a premi, Hollywood e spot pubblicitari: la superficiale cultura mediatica che ha la funzione di impedirci l’accesso ad una Conoscenza superiore. Se non iniziamo con lo spegnere la Tv, difficilmente riusciremo a venire fuori dal recinto. Page | 11 “No, io no ... Io mi informo ... leggo tutti i giorni La Repubblica ... l’Espresso ... Non guardo la Rai ... guardo Sky, i documentari ...non mi faccio fregare, Io ...” Non potendoci portare tutti in prigione, con la Tv ci hanno portato la prigione in casa. Una gabbia mentale.” Per potersi impossessare dell’emissione del valore monetario che appartiene al popolo e mantenerne la gestione, i Grandi Usurai si sono dovuti assicurare pure il monopolio dell’informazione per mantenerci di proposito ignoranti in materia monetaria. La truffa dell’emissione monetaria non si potrebbe tenere in piedi senza la corrispondente disinformazione propagandata da scuola, stampa, tv e cinema. La nostra ignoranza è la loro forza: ecco perché mai nessuno nella scuola dell’obbligo, dalle elementari sino ai corsi universitari, ci ha mai spiegato cosa sia il denaro e quale sia la sua funzione. Ammoniva Bertrand Russell: “L’uomo nasce ignorante. L’educazione lo rende stupido”. Domanda: chi avrebbe interesse a tenerci dentro il recinto? Di nuovo, costerà fatica accettare il fatto che da centinaia di anni esistano dei Grandi Manovratori che riescono con la loro paziente azione a creare o condizionare ed attivare i grandi eventi della storia (guerre, accordi internazionali, rivoluzioni, ideologie), indicando alle popolazioni mondiali il cammino da seguire. Non si tratta di poche persone riunite attorno ad un tavolo che decidono delle sorti del mondo, ma piuttosto di un vasto insieme di associazioni neanche segrete (defilate, semmai), unite da interessi convergenti e formate da persone che nel corso dei secoli hanno goduto di posizioni privilegiate all’interno della vita sociale soprattutto nei paesi occidentali. Associazioni, organismi politici o singoli individui che, partendo da posizioni differenti, si ritrovano attorno ad un Pensiero Unico condiviso. Le masse lavoratrici sono state sempre asservite dalle classi dominanti culturalmente superiori. Page | 12 In tempi remoti la situazione all’interno dell’organizzazione sociale era nettamente delineata: al vertice una aristocrazia nobile regnante (faraoni, re, imperatori) per via ereditaria, coadiuvata nella gestione del potere da classi sacerdotali per il controllo delle menti e della cultura, seguite, in linea discendente, da conduttori di Page | 13 eserciti e guerrieri, classe mercantile, lavoratori e schiavi. In secoli più recenti si è assistito ad un cambio radicale per cui le classi borghesi (arricchitesi grazie soprattutto al vantaggio della conoscenza del segreto dell’emissione monetaria), con una astuta gestione della forza invisibile del denaro, sono riuscite a sostituirsi al vertice alla vecchia nobiltà. Un cambiamento epocale: la sostituzione della vecchia nobiltà ereditaria, da sangue, con la nuova nobiltà da censo. Per sbarazzarsi una volta per tutte delle monarchie regnanti, l’astuzia è stata quella di rivoltar loro contro le masse con l’illusione della democrazia da raggiungere. Potere al popolo, utilizzato invece come carne da macello in guerre e rivoluzioni prima, illuso poi con la sensazione di poter decidere autonomamente del proprio futuro con le elezioni, nei nuovi Stati costituzionali o di Diritto. Sappiamo tutti bene come è andata. Le elezioni democratiche si vincono con l’impiego di grandi capitali, e la Grande Usura internazionale, detentrice di enormi capitali, con l’instaurazione della democrazia in tutto il mondo occidentale, si è trasformata in dittatore assoluto dell’intero pianeta. Il grande capolavoro, grazie alla manipolazione del pensiero delle masse (la moderna opinione pubblica), è quello di mantenere sottomesso il popolo, a sua insaputa, dandogli nel contempo l’impressione di essere sovrano. “È il popolo la preda per cui ci si batte.” Questa frase, attribuita a Gheddafi ma senz’altro pronunciata da altri prima di lui, sintetizza in maniera egregia il concetto: domare, con bastone e carota, la bestia umana, fornitrice della forza lavoro che fa girare l’economia mondiale e degli eserciti che la controllano. Gli strumenti di dominio: denaro e controllo dell’informazione. Una disinformazione di massa corrosiva e onnipresente, alla quale la pubblica opinione non può sfuggire perché tutto pervade, vista la potenza dei mezzi impiegati. Come riescono gli Architetti sociali a tenerci dentro il recinto? Molto semplice. “Dal momento che ogni seria discussione o analisi deve necessariamente partire da un postulato iniziale veritiero, condiviso e non contestabile (la Terra è tonda), è sufficiente introdurne con abilità uno sbagliato (la Terra è piatta), perché tutti i commenti Page | 14 successivi dell’opinionista di turno, i voluminosi libri del famoso economista e i logorroici talk show dei leader politici, siano tutti falsati e volutamente fuorvianti. Ogni volta che sul nostro quotidiano preferito (o Tg televisivo) troviamo un richiamo allo spread o un titolo come “Bene l’asta dei Bot …” , “Fondo salva Stati …” o “riduzione dei costi”, ci stanno già conducendo per mano dentro la gabbia virtuale. Il cancelletto in legno dell’ovile si chiuderà alle spalle del gregge umano non appena ci saremo addentrati nella lettura dell’articolo. Il famoso giornalista autore dell’articolo ci presenta infatti, egli stesso in buona fede (gli annunciatori del telegiornale) oppure consapevolmente, la seguente situazione: iniziando col parlare dello spread, è già dato per scontato (falso postulato iniziale) che la moneta si deve chiedere in prestito ai “mercati finanziari” (buona accoglienza dei titoli di Stato: Debito Pubblico) ... bla ... bla .... con un rating positivo ... bla ... bla ... per i prestiti che salveranno lo Stato dal default … forse, e comunque non ora, tra un anno … due … in futuro … bla ... bla ... anche perché ci sono gli evasori … falegnami e baristi che non rilasciano lo scontrino del caffè … parassiti della società … se paghiamo tutti, paghiamo meno ... Leggendo, dopo il primo, altri articoli dello stesso tenore giorno dopo giorno, anno dopo anno, o facendoci contaminare il cervello da Tg e banalità di maggioranza e opposizione, il messaggio subliminale (i soldi si prendono in prestito da chi li ha … i grandi Usurai internazionali) ha già affondato saldamente le proprie radici nella nostra mente ingenua, analfabeta in materia monetaria, e per tutta la vita parleremo con amici e colleghi di spread, Debito Pubblico e tagli alle spese, in interminabili discussioni che non portano da nessuna parte, liberi di vagare senza meta all’interno del recinto. La soluzione, la moneta appartiene al popolo che la emette a costo nullo attraverso lo Stato senza doversi indebitare né pagare interessi a chicchessia, rimane rigorosamente fuori discussione, all’esterno del recinto: nascosta alla nostra vista da una nube di paroloni e ultime tesi di famosi economisti assoldati dalla stampa dei padroni.” Page | 15 Capitolo II Il denaro non è ricchezza Cosa ci viene in mente al sentir pronunciare la parola ricchezza? Oro, denaro, auto di lusso, bella vita ... É un riflesso condizionato creato da Tv e giornali, guarda caso tutti di proprietà delle stesse persone che posseggono e controllano anche oro e denaro. Il messaggio subliminale sottostante è: senza denaro non c’è ricchezza. É assolutamente falso. Il denaro non è ricchezza. Ricchezza e denaro sono due cose differenti, prodotte da parti sociali antagoniste tra loro, con la parte dominante che si nutre, da parassita, della parte più debole della popolazione. Ricchezza è disponibilità di beni materiali utili alla vita. É data dalla capacità dell’Essere Umano di trasformare e utilizzare le risorse che Madre Natura ci mette abbondantemente e gratuitamente a disposizione. Noi tutti, in quanto abitanti e custodi di questo Pianeta dell’Abbondanza, Il Paradiso Terrestre, siamo ricchi indipendentemente dalla presenza o meno di denaro. Il lavoro, non il denaro, può soddisfare le nostre esigenze materiali. Il concetto di valore sta nella mente, non nella materia inerte. Un qualsiasi animale che si trovi a passare davanti ad un giacimento di petrolio a cielo aperto se ne allontana immediatamente, vedendo in quel liquido maleodorante solo un veleno da evitare. Gli animali non vedono nei sassi nessun valore. Gli uomini primitivi hanno iniziato ad usarli per costruirsi un rifugio, poi, un bel giorno, hanno acceso un fuoco sfregandone uno contro l’altro: quel fuoco continua a scaldarci. La nostra mente ha visto la scintilla scaturire dalla pietra e si è messa in moto. La materia è. Sta alla nostra intelligenza utilizzarla nel migliore dei modi per scopi pratici. Lo stesso meccanismo si ripete con la cartamoneta: la carta ha di per sé uno scarso valore intrinseco. Siamo noi che le diamo lo status di denaro, attribuendole un grandissimo valore materiale. “Quella carta ha valore perché noi abbiamo deciso che lo abbia”, diceva un grande Giacinto Auriti. Con una convenzione trasformiamo carta in denaro. Il denaro non si trova in natura: è una invenzione della mente umana come altre, creato per farci stare meglio. Se non assolve il Page | 16 proprio compito di migliorarci la vita, possiamo cambiare sistema, lo possiamo reinventare ... Dovendo vivere il resto della vostra vita su un’isola deserta, preferireste vivere in una con alberi da frutta, funghi, asparagi ed altre erbe commestibili, fertili pianure da coltivare, una buona sorgente d’acqua ma ... senza denaro, o in un’isola con tanto oro e denaro ma priva dei prodotti della terra con cui alimentarvi? È una domanda retorica, non possono esserci dubbi. Sappiamo bene che per vivere dobbiamo innanzitutto soddisfare le esigenze primarie: l'alimentazione quotidiana per noi e i nostri cari, un tetto sicuro sulla testa e dei vestiti adeguati in ogni stagione per mantenere la temperatura corporea a 36 gradi. Poi, una volta soddisfatte queste necessità, possiamo anche parlare di arte, poesia e filosofia. Dopo. La vera ricchezza è la capacità umana di trasformazione delle risorse naturali. Alcune sono solo da cogliere e consumare: l’acqua da bere, la frutta, le uova, il latte di mucche e pecore. Sin quando una Terra generosa ci offrirà i suoi frutti e avremo due braccia per lavorare e una mente per pensare, staremo bene. Qualcuno, in origine, ha già risolto per noi ogni problema. Per quale motivo nessun altro essere vivente, a parte l’uomo, ha bisogno di lavorare per vivere? Perché la Terra gli mette a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno. Perché nessuno dei popoli primitivi, riuniti in tribù non numerose, si preoccupava di lavorare per vivere? Forse perché trovavano nell’ambiente circostante l’indispensabile sostentamento? Ancora oggi i popoli che continuano a sopravvivere all’assalto dell’uomo bianco civilizzato si dedicano semplicemente a vivere, non a lavorare, adattandosi sapientemente all’ambiente che li circonda. Sono rimasti primitivi? Tutto da vedere. Dipende dalla propria personale interpretazione di questa fugace apparizione terrena dell’Essere Umano. Page | 17 Piuttosto, come mai noi uomini del terzo millennio, perennemente connessi, nonostante una vita di lavoro, una tecnologia in espansione esponenziale, l’eredità culturale del sapere di migliaia di generazioni che ci hanno preceduto e quella materiale di case d’abitazione e grandi infrastrutture lasciateci dai nostri padri, ci Page | 18 troviamo in tali e tante ristrettezze economiche? È un vistoso controsenso. Non è possibile che in una civiltà industriale tanto sviluppata una gran parte della popolazione mondiale abbia tutte queste difficoltà a soddisfare anche solo le esigenze primarie dell’alimentazione quotidiana e di una dignitosa abitazione in cui vivere. Corriamo tutto il giorno da una parte all’altra come formichine indaffarate, ma la nostra situazione economica pare complicarsi sempre più e siamo tutti pesantemente indebitati. Con chi? Dei nostri simili che non ci amano ci confondono le idee, di proposito. Non è possibile, nel Pianeta dell’Abbondanza, vivere immersi in una cultura della scarsità: non c’è acqua a sufficienza, non c’è cibo per tutti, non c’è lavoro, non ci sono soldi ... e noi ci caschiamo. Gli individui più umili della popolazione fanno tutto il lavoro fisico, producendo ogni genere di merci e costruendo case, strade e intere città con tutte le infrastrutture necessarie. Quindi, rientrano a casa stanchi la sera, si buttano sul divano e accendono la Tv per rilassarsi, distrutti nel fisico. La televisione ha il compito di portare a termine il lavoro, distruggendoli anche mentalmente con programmi di intrattenimento che anestetizzano il cervello. Poi c’è un esiguo numero di persone (in proporzione alla popolazione mondiale) che da migliaia di anni si occupa dell’elaborazione del mezzo di scambio indispensabile a valutare e far circolare i beni prodotti: la moneta. Grazie alla complicità di politicanti asserviti, sono riusciti ad assicurarsi il monopolio dell’emissione monetaria. Se la sono studiata talmente bene da convincerci che non si possa vivere senza la loro cartamoneta. E noi, di nuovo, ci crediamo. Non fanno nessun lavoro fisico, pensano unicamente ad ottimizzare il controllo sulla società degli uomini. L’attenzione di questi creatori di denaro è concentrata sulla trasformazione di carta colorata in denaro che poi ci prestano ad interesse, ce la affittano, dando incarico a uomini fidati, perché ben retribuiti, di contabilizzare ogni movimento. Noi tutti, quindi, basiamo la nostra intera vita su uno strumento che non ci appartiene. È un equilibrio molto instabile. Per togliervi ogni dubbio guardate bene su qualsiasi banconota in euro il cerchietto che precede la sigla in cinque lingue della Bce: è un copyright. La Mafia bancaria europea, Cosa Nostra, vuole che sia chiaro chi sia il proprietario delle banconote. Noi possiamo solo prenderle in prestito pagando un affitto che il proprietario può aumentare in qualsiasi momento senza consultarci. Come può anche solo essere concepibile un contratto nel quale una delle parti ha facoltà di cambiare le regole a proprio vantaggio, arbitrariamente, in qualsiasi momento? Inoltre, quando vuole, come ben sappiamo, decide pure di non prestarcele più, in completa autonomia. Lo stato di schiavitù è totale. In Sardegna le parole conservano ancora il loro significato, fortunatamente. Non riusciamo a chiamare le guerre missioni di pace. I pastori che vivono pascolando greggi che appartengono ad altri, conservano l’appellativo di servi pastore: pronunciato non in tono offensivo, rende immediatamente chiaro quale sia la posizione di ognuno. Noi siamo servi senza diritti di un sistema bancario che emette moneta affittandocela, premunendosi però di mascherare il nostro stato di schiavitù. Notate bene: la ricchezza messa a disposizione da Madre Natura esiste indipendentemente dall’esistenza del denaro. Ma non è vero il contrario. Il denaro muove beni già esistenti, e non avrebbe motivo d’essere in assenza di merci da scambiare. Ciò significa che se la Terra continua a metterci a disposizione gratuitamente tale abbondanza di risorse, non abbiamo di che preoccuparci. Possiamo stare tutti bene. Dobbiamo solo comprenderlo, senza farci confondere dalla disinformazione dei media dei padroni. I Grandi Manovratori, alla ricerca di un controllo totale permanente sulla popolazione mondiale, non vogliono persone economicamente benestanti e Page | 19 mentalmente indipendenti, difficili da sottomettere. Preferiscono individui angosciati, perennemente impegnati a risolvere problemi di sussistenza materiale. Con tasse sempre crescenti e un eccesso di regolamentazione ci rendono l’esistenza difficile. Il prelievo fiscale e la burocrazia sono stati introdotti per toglierci ogni Page | 20 sicurezza economica e per tenerci banalmente occupati in questioni futili. Trasformando tutta l’informazione in propaganda, riescono a radicare nella nostra mente il falso concetto di denaro uguale a ricchezza, inducendoci ad inseguire per una intera vita il simbolo che loro emettono in regime di monopolio. L’inganno funziona, dal momento che la stragrande maggioranza della popolazione trae la totalità dell’informazione dai giornali e dalle Tv degli Usurai, il nostro veleno quotidiano. Noi dobbiamo renderci conto che, oltre ad essere abitanti del Pianeta dell’Abbondanza, siamo anche i creatori del valore monetario per convenzione, e possiamo quindi monetizzare la ricchezza prodotta senza dover utilizzare la moneta di banchieri privati. Possiamo crearci una moneta tutta nostra, ad uso locale per risolvere i problemi primari, complementare a quella ufficiale intoccabile. L'utilizzo di monete locali per le necessità primarie e quello di una moneta internazionale per gli scambi tra Stati è il modello ideale, anch'esso propugnato da Johann G. Fichte sin dal lontano 1800. Non una moneta, l'euro, imposta per motivi di controllo su realtà economiche che non possono essere rappresentate, ciascuna, se non da un loro mezzo di scambio locale, o il dollaro, allo stesso tempo nazionale e internazionale, furbescamente utilizzato dalla Democrazia egemone per colonizzare il mondo con cartastraccia e pre-potenza militare. Abbiamo tutto ciò che serve per condurre una vita serena assieme ai nostri cari all’interno di una comunità benestante. Economia è riuscire a soddisfare le esigenze di base della popolazione utilizzando le risorse disponibili: il mangiare quotidiano, un tetto sicuro sopra la testa, dei vestiti per tenere una adeguata temperatura corporea. Si realizza in maniera soddisfacente quando le tre fasi di produzione, distribuzione e consumo dei beni riescono in modo armonico a coinvolgere e beneficiare tutti i membri della comunità. Una volta soddisfatte le esigenze materiali, siamo pronti a parlare di benessere spirituale e dedicarci allo scopo principale della nostra esistenza terrena: capire chi siamo. Page | 21 Capitolo III Cos’è la moneta e quale la sua funzione Moneta è qualsiasi cosa accettata in cambio di beni e servizi. La moneta è … l’unità di misura del valore. Come il metro misura la lunghezza delle cose ed il chilogrammo ne misura il peso, la moneta misura il valore dei beni e dei servizi. La moneta è … il mezzo di scambio. Un mezzo di scambio valido su tutto il territorio nazionale è ciò che permette al pescatore di Cabras di trasformare i muggini in energia elettrica per la propria abitazione. La moneta è … un contenitore di valore con potere d’acquisto. Permette infatti di trattenere per un tempo indeterminato il valore incorporato nel simbolo monetario sino al momento della liberazione nello scambio con un bene materiale o un servizio. Oltre a queste prime tre caratteristiche fondamentali di una sana moneta di proprietà del popolo (non velenosa come quella attualmente emessa dalla Banca Centrale Europea), se ne possono aggiungere diverse altre per meglio qualificarla. La moneta è … una convenzione. Essendo l’unità di misura del valore, come tutte le unità di misura non è altro che il frutto di un accordo tra i membri della comunità. Ha valore unicamente perché noi, il popolo, abbiamo deciso che ne abbia. Una moneta autentica che assolva onestamente il proprio compito di movimentare merci per permettere un buon funzionamento dell’economia nell’interesse della collettività, ha un valore puramente convenzionale, senza nessuna necessità di riserva aurea. Quanto meno pregiato il simbolo in termini di valore, tanto meglio. Noi e solo noi diamo valore alla moneta accettandola e facendola circolare. Essendo dallo Stato dichiarata d’autorità moneta legale del Paese, Page | 22 la moneta è … una fattispecie giuridica. Noi siamo capaci di creare valore monetario con una attività dello spirito, un costrutto mentale, ribadito dall’autorità statale che lo trasforma in fattispecie giuridica, come ci ha insegnato il Professor Auriti. La moneta è …un rapporto sociale. Può esistere solo all’interno della società degli uomini: perché acquisisca valore una persona non è sufficiente, occorre una comunità formata da almeno due persone, una prima che la proponga come valore monetario e l’altra che l’accetti. La persona che accetta un pezzo di carta colorata come moneta dà a quel biglietto un valore corrispondente a quello del bene materiale o del servizio (lavoro) ceduto in cambio. Certifica, con l’accettazione, lo status di moneta di quella carta. Il governatore della Banca Centrale che stampa un simbolo cartaceo sulla nostra bella isola deserta di Malu Entu, al largo delle coste del Sinis, in assenza di una comunità che l’accetti, non crea valore monetario, solo carta straccia. Ma se sull’isola sbarcasse un pescatore di Cabras e accettasse quei biglietti di carta in cambio di un chilogrammo di muggini, quella carta assumerebbe contestualmente lo status di moneta, espletando le funzioni di mezzo di scambio, misura e contenitore di valore. Mezzo di scambio in quanto (come simbolo cartaceo) permetterà di concludere lo scambio tra il pescato e l’energia elettrica consumata in casa del pescatore; misura del valore per aver quantificato la cessione di un kilo di muggini con un determinato numero di biglietti; contenitore di valore in quanto manterrà il suo potere d’acquisto nelle tasche del pescatore sino a quando egli stesso non deciderà di liberarsene acquistando magari una bottiglia di buon Cannonau di Mamoiada od Orgosolo. Quindi, non il governatore che stampa, ma il pescatore che accetta è colui che dà valore alla moneta. Ampliando gli orizzonti, non il Sistema Bancario che emette, ma il popolo che lo accetta dà al simbolo cartaceo il valore di moneta. In conseguenza di ciò, la moneta non può che essere di proprietà del popolo. Page | 23 Dal momento che l’accettazione del popolo dà al simbolo cartaceo il valore di moneta, l’unica autentica moneta è quella di proprietà della popolazione che la crea. La moneta è … il mezzo di scambio universale. Page | 24 Il biglietto del treno dà diritto a percorrere un tragitto tra due stazioni ferroviarie. Il biglietto del teatro dà diritto ad assistere ad una rappresentazione teatrale. Il biglietto dello stadio consente l’ingresso ad una determinata partita di calcio. La moneta è invece un biglietto universale, in quanto dà accesso a tutti questi servizi e a tanti altri ancora. I tagliandi per treno, stadio e teatro perdono il loro valore una volta esaurita la rappresentazione teatrale o l’incontro di calcio, mentre “La moneta continua a circolare dopo ogni transazione perché, come ogni unità di misura, è un bene ad utilità ripetuta”. Giacinto Auriti La moneta è …”il certificato di un lavoro svolto”. Ezra Pound La moneta è … “un titolo di richiesta per ottenere beni reali e servizi” Gertrude Coogan La moneta è ... “lo strumento più potente di cui lo Stato può disporre per influire sulla felicità dei cittadini ...” Alexander Del Mar La moneta è ... ”uno strumento di carità, di amore e di benessere per tutte le genti!” Francesco Cianciarelli La moneta è … “una promessa ... Chi detiene il denaro è in possesso di una promessa che qualcuno, per il momento indefinito, farà qualcosa per lui (gli fornirà una merce, un servizio, etc.)”. Massimo Fini La moneta è ... “il denaro che avvelena e distrugge, ma che è la forza del progresso e della civilizzazione: “Tutto il bene nasceva dal Page | 25 denaro che causava tutto il male.” Emile Zola “Si chiama moneta qualsiasi cosa universalmente accettata in pagamento di tasse e debiti. Essa funziona come mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore. T. R. Thoren e R. F. Warner in “La verità sulla moneta” “ ... il denaro è credito, o fondamentalmente dipendente dal credito” “Il denaro ... è stato definito ... qualsiasi mezzo in possesso di un grado di accettazione tale che, non importa di cosa sia fatto o per quale motivo la gente lo voglia, nessuno lo rifiuta in cambio dei propri prodotti.” Clifford H. Douglas A completamento delle varie sin qui elencate, non può mancare questa ultima illuminante definizione del 1944 (parzialmente già citata nell'introduzione), ancora in regime fascista, di James Barnes (economista-scrittore ovviamente in seguito impresentabile sui media democratici liberali dei padroni) nel suo “Giustizia Sociale attraverso la riforma monetaria”: “… il denaro è una forma di debito-credito … un titolo che dà diritto al detentore a una partecipazione alle ricchezze nazionali … il denaro non è altro che un debito della comunità verso il detentore, pagabile nella forma di beni autentici secondo la sua scelta…”. Numerose altre definizioni si potrebbero attribuire alla moneta, a seconda della fantasia e capacità espressiva di ciascuno. Ma, in estrema sintesi (qui passiamo a definire quale sia la sua funzione), è un semplice documento contabile inventato per agevolare lo scambio di beni. Lo scambio si conclude quando ciascuna delle parti Page | 26 ha ricevuto, in cambio della propria, la merce o il servizio di cui aveva bisogno. Ciò che avveniva col baratto, per intenderci. Ma se barattare diventava troppo complicato per motivi oggettivi (non trovo ciò di cui ho bisogno ora, ma ho comunque interesse a vendere la mia merce), in cambio del bene che ho ceduto accetto un documento cartaceo che dice: Paolo ha ceduto alla comunità (al mercato) una merce senza aver preso niente in cambio. Il presente documento cartaceo è la ricevuta che certifica la cessione e, allo stesso tempo, un credito ora vantato nei confronti dell’intera comunità che partecipa alla convenzione. Costituisce, nelle mani del portatore, un titolo di richiesta di beni e servizi che verranno accettati come contropartita al momento della sua presentazione. È una funzione di intermediazione temporanea, un tenere la contabilità tra chi deve dare e chi deve avere, in attesa che lo scambio si concluda. L’accettazione di un biglietto di carta in cambio di un bene reale presuppone un atto di fiducia nei confronti e della persona con la quale stiamo effettuando lo scambio, e nel valore del biglietto convenzionalmente accettato. Il commercio di merci e servizi all’interno di una comunità (locale, nazionale o internazionale) si può portare a termine grazie all’intermediazione di un documento contabile che si regge sulla convenzione, sulla fiducia e sul credito reciproco che i partecipanti si fanno l’un l’altro. Per redigere un documento sono sufficienti carta e penna, oppure digitare lettere e numeri nel computer. Possono mancare carta e penna nella nostra società? No, non possono. Ed allora, perché ci facciamo ingannare da politici che continuano a ripetere non ci sono soldi? Perché nessuno ci ha mai spiegato cosa sia la moneta e quale sia la sua funzione. Di proposito, per mantenerci ignoranti e non comprendere che dietro quella pletora di personaggi ambigui e mediocri, mitizzati da giornalisti appiattiti e conniventi, eternamente impegnati in vertici economici che riempiono di banalità Tv e giornali, si nasconde la più grande truffa di tutti i tempi: quella dell’emissione monetaria. La moneta è un dono. Uno straordinario strumento di creazione e diffusione di benessere per tutta l’Umanità, capace di trasformare i progetti in opere, i sogni in realtà. Se negli ultimi anni del 1800 a Nikola Tesla non fosse stato negato questo straordinario strumento capace di trasformare i progetti in opere, oggi vivremmo in un mondo infinitamente migliore. Un vero e proprio regalo, scippatoci da nostri simili che non ci amano, ed usato come terribile strumento di dominio e sopraffazione. Se gli Esseri Umani avessero consapevolezza delle proprie potenzialità occultate dalla disinformazione e riprendessero il controllo della propria esistenza, avremmo accesso ad un livello di vita oggi difficilmente immaginabile. Quantunque di proposito limitata, la ricchezza comunque prodotta sul pianeta è tale da consentire una vita dignitosa alla totalità delle popolazioni mondiali. Ma questa possibilità viene loro negata, non per mancanza di beni da distribuire, ma per la programmata carenza dei mezzi di scambio. Tre sono le fasi dello sviluppo armonico di una semplice economia mirata a soddisfare le esigenze primarie: produzione, distribuzione e consumo dei beni. Per quanto riguarda la produzione, con i potenti mezzi a disposizione, già da tempo ormai due persone che lavorano in agricoltura riescono a sfamarne cento. Del consumo è superfluo parlare, con centinaia di milioni di persone che non riescono ad alimentarsi adeguatamente non per carenza di cibo, che sarebbe sì preoccupante, ma perché il sistema di distribuzione è stato sabotato. Quale è il mezzo di distribuzione per eccellenza nell’economia? La moneta. Permettere e facilitare l’equa distribuzione della ricchezza prodotta è infatti una sua funzione fondamentale. Si compie con la consegna Page | 27 ad ogni membro della comunità di un dividendo del benessere creato, sotto forma di titoli di richiesta di beni e servizi a ciascuno spettanti: la giusta quota di denaro. Vi pare che la ricchezza prodotta nel mondo sia equamente ripartita? Lasciamo perdere … In assenza di un Sistema fraudolento di emissione e gestione della moneta non potrebbero esserci le differenze abissali che si riscontrano oggigiorno nella sua ripartizione. Non è onestamente possibile accumulare grandi fortune col lavoro. Solo grazie al fraudolento Sistema capitalistico e ai suoi velenosi accessori, speculazione e Usura, possono coesistere lusso per pochi e miseria per i più. Il libero mercato non esiste, come ci ha spiegato molto chiaramente Stefano Anelli (John Kleeves) nei suoi scritti. Qui un insieme di brevi estratti: “La leggenda del capitalismo e del libero mercato Dimenticate Marx e pensate ex novo al Capitalismo. Cosa si intende per Capitalismo? Un’economia di libero mercato, il quale lasciato a sé stesso e senza interventi statali permette la creazione di grandi ricchezze concentrate. Si intende questo, eppure se ci pensiamo vediamo che con un mercato veramente libero non potrebbero affatto crearsi grandi ricchezze concentrate: con un mercato veramente libero non potrebbe esserci il Capitalismo! Il fatto è che le grandi ricchezze concentrate, diciamo le grandi aziende, per nascere e mantenersi hanno bisogno sempre di opere pubbliche, di opere della collettività. Immaginiamo ogni grande azienda, di qualunque settore, ai suoi albori. L'industria dell'auto per esempio. Dopo l'invenzione del semovente in vari Paesi degli imprenditori pensarono alla produzione di massa. Hanno venduto bene le prime serie, ma poi avrebbero dovuto fermarsi: era necessaria una rete stradale adatta. Ma in un mercato libero lo Stato non ti fa le strade perché devi vendere le tue auto ma ti dice: se le vuoi compra i terreni e asfalta, caro il mio imprenditore privato, e rispetta i diritti dei confinanti, che sono liberi cittadini in un libero mercato. Page | 28 Avrei voluto vedere come avrebbero potuto svilupparsi i colossi del settore, come la Ford o la Fiat: avrebbero dovuto comprare striscia di terra dopo striscia di terra, asfaltarla, recintarla e dotarla di un'infinità di sottopassaggi e cavalcavia, curarne la manutenzione, Page | 29 rendere conto degli incidenti che vi avvenivano. Sarebbe stato impossibile anche il primo passo, l'acquisto dei terreni, perché ogni contadino avrebbe chiesto cifre esorbitanti, è ovvio. Oppure pensiamo all'industria aeronautica e alle compagnie aeree. Begli oggetti gli aerei passeggeri, ma richiedono aeroporti e in un libero mercato lo Stato ti risponde come prima: cosa c'entro io? Fatteli! E in luoghi deserti, dove non infastidiscano nessuno col rumore, perché i miei cittadini sono liberi cittadini in un libero mercato, e hanno dei diritti. Si obietterà: ma così sarebbe impossibile lo sviluppo economico e civile! L'osservazione è irrilevante: questi sono gli esiti di un libero mercato di liberi uomini. E poi lo sviluppo economico e civile non sarebbe impossibile; solo, dipenderebbe dalla volontà dello Stato, che comincerebbe a fare i patti con le aspiranti grandi aziende o imprese: faccio le strade, i porti, eccetera, ma voglio la maggioranza della proprietà delle vostre aziende perché sono io che vi faccio vivere. In breve - sorpresa - l'esito fisiologico di un veramente libero mercato è la statalizzazione di ogni attività economica rilevante. Puoi possedere tutti i mezzi di produzione che vuoi, ma se il mercato è proprio libero non vai da nessuna parte. Si potrebbe continuare a lungo, ma il concetto è chiaro: il Capitalismo non è per niente un frutto dell'economia di libero mercato. Adam Smith si è sbagliato di grosso e tutti gli altri gli sono andati dietro su questa impostazione, anche il signor Karl Marx. Cos'è allora, il Capitalismo? In prima istanza è un fatto politico. Esso rappresenta il comando sull'intera società da parte di una categoria precisa di persone: gli imprenditori. La categoria che comanda in una società potrebbe essere qualunque: i coltivatori diretti, i soldati, i preti, i saggi, i manovali; anche tutti (tramite un Autocrate: le monarchie e gli Imperi non costituzionali). Col Capitalismo questa categoria è quella degli imprenditori. Ecco perché il Capitalismo si è potuto formare: gli imprenditori hanno preso il sopravvento politico ed hanno modellato la società in modo da potersi sviluppare a danno del resto della collettività, accumulando così le grandi ricchezze concentrate. Page | 30 Hanno cominciato a prendere questo sopravvento nel Cinquecento, in Europa settentrionale, in modo concomitante con la Riforma Protestante. Modellando la società, la prima cosa che hanno fatto è stata proprio quella di togliere la libertà di mercato, portando i governi ad intervenire e a legiferare nell'economico costantemente a loro favore. L'attuazione è avvenuta per gradi col sistema di governo detto della "Democrazia parlamentare": ci sono le elezioni, che sono influenzate dai media, che a loro volta sono potentemente influenzati dal danaro, e quindi il gioco è fatto. Ciò è riuscito perché il tutto è stato fondato sull'equivoco dell'amore per la "libertà", bella parola in effetti (è un vecchio trucco quello di adulare la vittima designata; si chiama il bacio della morte).” Sin qui Stefano Anelli, critico implacabile dell'imperialismo capitalista nordamericano, che firmava i suoi libri con lo pseudonimo di John Kleeves, morto pochi anni fa in circostanze poco chiare. Mi sembra quasi tutto condivisibile, ma una precisazione importante è d'obbligo: in realtà, nel Capitalismo, chi comanda non è l’imprenditore, ma il capitale. L’imprenditore che si fa col lavoro è anch’egli vittima del capitale, il vero tiranno al quale si deve rivolgere per avere, in prestito ad interesse, il denaro per iniziare una attività di grandi dimensioni. Per cui, chi controlla il capitale controlla anche l'imprenditore. Se poi questi riuscisse ugualmente, per capacità proprie o per effetto di una congiuntura economica favorevole, ad avviarsi verso un eccessivo accumulo di denaro, un opportuno ed adeguato prelievo fiscale può limitarne la crescita. Ecco che è possibile comprendere nella sua reale dimensione l’importanza del monopolio dell’emissione monetaria e della sua gestione nel condizionamento strategico della vita sociale: chi dispone della creazione del denaro dal nulla condiziona ogni decisione politica. Può favorire, per esempio, lo sviluppo del settore automobilistico privato su gomme (con il corollario del devastante sistema autostradale) piuttosto che quello pubblico su rotaie. Per agevolare lo sviluppo del motore a benzina, con il conseguente sfruttamento petrolifero (estrazione, inquinamento del territorio, trasporto con le petroliere, disastri ecologici, onnipresenti distributori di benzina …), si è dovuto impedire a Nikola Tesla di fornire alle popolazioni dell’intero pianeta energia pulita, gratuita, senza limitazioni e senza cavi elettrici. Il genio serbo già oltre cento Page | 31 anni fa ammoniva che non c'era bisogno di bruciare residui fossili. Per non parlare della mancata anticipazione di un secolo della trasmissione a distanza di dati e immagini: informatizzazione e telefonia. Tutta tecnologia di Tesla, impedita dal diniego del capitale in prestito da parte del Sistema bancario (J.P. Morgan, nell’occasione) per indirizzare la società verso lo sfruttamento privato ed esclusivo delle risorse a discapito del benessere condiviso. L’avidità di ricchezza materiale e di dominio sociale del banchiere privato continua ancora oggi ad infliggere a tutti noi un incomprensibile livello di sofferenza gratuita. “Il lavoro precede il capitale e non dipende da esso. Il capitale è semplicemente il frutto del lavoro, e non potrebbe mai esistere se non fosse prima esistito il lavoro.” Le parole di un grande Abraham Lincoln, ci rimandano all’importanza del monopolio dell’emissione monetaria: solo dopo averla scippata alle popolazioni gli Usurai internazionali hanno potuto creare una disponibilità illimitata di capitale creato dal nulla con il quale indirizzare lo sviluppo della società civile secondo piani prestabiliti. Si chiama ingegneria sociale, e la tassazione è parte integrante della sua dottrina. Per frenare la straripante forza creatrice di benessere del denaro, che consente anche ai lavoratori più abili e fortunati di accumulare (questa volta onestamente) discrete fortune, è infatti necessario ritirare dalla loro disponibilità quantità notevoli di denaro col prelievo fiscale. Ecco che si rende indispensabile l’intervento complice della classe politica, partecipante alla spartizione del bottino, che letteralmente si inventa tutta una serie di tasse per procedere al sequestro forzoso. Se la funzione tecnica della tassazione è quella di dare validità alla moneta ufficiale imposta, lo scopo pratico è quello di impoverirci. Né più, né meno. Il capitale, una volta reso accettabile l’interesse da principi morali facilmente adattabili al potere dei governanti di turno, si moltiplica esponenzialmente senza necessità alcuna di lavoro (disattendendo l’imperativo di Lincoln), per il solo trascorrere del tempo. Ecco perché nessun tipo di interesse, seppur minimo, è tollerabile. Ecco perché la Finanza, l’arte di rubare la ricchezza prodotta dal lavoro altrui, è da rigettare nella sua totalità. “Nummus nummum parere non potest”, diceva un Aristotele in disaccordo con l’attuale Pensiero Unico. Il denaro, per consentire Pace, Armonia e una dignitosa esistenza terrena per tutti, può essere usato unicamente per misurare il valore dei beni. Punto. Page | 32 Capitolo IV Sistema postale e sistema monetario Page | 33 Il sistema postale ed il sistema monetario funzionano in modo simile. Proponiamo un simbolico paragone tra i due sistemi per evidenziare e la banalità dei meccanismi di funzionamento di entrambi e il fatto che nel sistema postale si stampano francobolli secondo esigenza per farlo funzionare egregiamente, mentre nel sistema monetario non si stampano tutte le banconote che si dovrebbero per portarlo di proposito a mal-funzionare. Sistema postale e Posta Centrale Centrale Lo scopo dell’esistenza del sistema postale e della sua Posta Centrale è di far viaggiare e movimentare le lettere tra la popolazione nella maniera più rapida ed efficace possibile. La Posta Centrale stampa tutti i francobolli necessari a distribuire le lettere. Con dieci lettere da consegnare, dieci francobolli devono essere stampati e messi a disposizione della popolazione. Se si stampano solo sei francobolli, quattro lettere non saranno consegnate ai quattro rimanenti Sistema monetario e Banca Lo scopo dell’esistenza del sistema monetario e della Banca Centrale è di far viaggiare e movimentare le merci tra la popolazione nella maniera più rapida ed efficace possibile. La Banca Centrale stampa tutte le banconote necessarie a distribuire le merci. Con dieci pasti da consumare, dieci banconote devono essere stampate e messe a disposizione della popolazione. Se si stampano solo sei banconote, quattro pasti non saranno consegnati ai quattro rimanenti destinatari. Un sistema postale che non riesce a distribuire lettere è inutile e va cambiato immediatamente. Il sistema postale funzionerà perfettamente sin tanto che verrà tenuto un equilibrio tra francobolli stampati e lettere da distribuire. Cento lettere, cento francobolli. Se la Posta Centrale è di proprietà pubblica e di conseguenza ha come primo ed unico obbiettivo servire la comunità dei cittadini, è evidente che far funzionare il sistema postale appare un compito di una semplicità elementare. Se la Posta Centrale fosse invece proprietà privata e dovesse, come logico in tale eventualità, fare gli interessi dei proprietari, lo farebbe servendosi della comunità dei cittadini. destinatari. Un sistema monetario che non riesce distribuire pasti è inutile e va cambiato immediatamente. Il sistema monetario funzionerà perfettamente sin tanto che verrà tenuto un equilibrio tra banconote stampate e pasti da distribuire. Cento pasti, cento biglietti. Se la Banca Centrale è di proprietà pubblica e di conseguenza ha come primo ed unico obbiettivo servire la comunità dei cittadini, è evidente che far funzionare il sistema monetario appare un compito di una semplicità elementare. Se la Banca Centrale fosse invece proprietà privata e dovesse, come logico in tale eventualità, fare gli interessi dei proprietari, lo farebbe servendosi della comunità dei cittadini. Page | 34 Se i vertici della Posta Centrale non riuscissero davvero a far funzionare un sistema così elementare, delle due una: Se i vertici della Banca Centrale non riuscissero davvero a far funzionare un sistema così elementare, delle due una: o sono degli autentici imbecilli, o sono in perfetta malafede. Fanatici criminali sicuramente sì, ma anche così stupidi? Succede che la Posta Centrale riesce a non far mai mancare i francobolli alle persone che ne facciano richiesta, mentre la Banca Centrale riesce a non soddisfare mai le esigenze di tutte le persone che cercano banconote. Nel Sistema Postale ci sono sempre tutti i francobolli che permettono alle lettere di arrivare ai loro destinatari, nel Sistema Monetario non ci sono mai tutte le banconote che permetterebbero ai pasti di arrivare agli affamati. Mai nessun suicidio per mancanza di francobolli; molti, troppi suicidi in tutto il mondo per mancanza di banconote. Badate bene: non per mancanza di pasti da mangiare, il che sarebbe sì un problema preoccupante, ma di banconote da stampare. Cento lettere, cento francobolli; cento pasti, cento banconote. É troppo complicato? “Il Governo deve creare, emettere e far circolare tutta la moneta e il credito necessario a coprire il potere di spesa del Governo e quello d’acquisto dei consumatori. Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solo prerogativa suprema del Governo, ma è la principale opportunità creativa dello stesso.” Abraham Lincoln, 16° Presidente degli Stati Uniti Come mai il Presidente della Repubblica, il Presidente del Governo, o lo stesso Parlamento degli “eletti”, tutti molto preoccupati e perennemente alla ricerca di una soluzione, non chiedono al direttore della Posta Centrale di spiegare gentilmente al direttore della Banca Centrale come funziona questo sistema tanto elementare? Saranno anche loro tutti così stupidi? Per meglio renderci conto della drammaticità della situazione, è bene tenere a mente che donne e bambini, nella grande “Isola dei non famosi, non ripresi da nessuna Tv e quindi non esistenti” , continuano a morire di fame, in presenza di montagne di cibo che andrà a male se non consumato, per mancanza di un biglietto di carta. Qualcuno si illude ancora di non essere prigioniero dentro il recinto mediatico? Il francobollo di Stato è la misura del valore di un servizio … Il biglietto delle Ferrovie dello Stato è la misura del valore di un servizio … Il biglietto dei Traghetti di Stato è la misura del valore di un servizio … Il biglietto di Stato è la misura del valore di un servizio … I biglietti delle Ferrovie, del traghetto, della Compagnia Aerea di Stato, valgono solo per quei determinati servizi. Il biglietto di Stato è universale, dà accesso ad ogni genere di beni e servizi. Ora, è solo anche lontanamente pensabile che non si stampino sufficienti francobolli di Stato o i biglietti delle Ferrovie dello Stato? Potete anche solo immaginare la Compagnia Aerea che dicesse: “Abbiamo aerei che volano, aeroporti, migliaia di dipendenti da pagare, ma non possiamo prendervi a bordo perché non ci sono biglietti …” Ridicolo. La prossima volta che sentirete il Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica dire che non ci sono soldi, saprete che ci stanno prendendo per i fondelli: ingannandoci intenzionalmente dimostrano di non aver nessun rispetto per la nostra intelligenza, confermando di considerarci carne da macello, una mandria di bovini, il gregge umano. Continuiamo a metterli sul piedistallo, rieleggiamoli, legittimando col nostro voto la loro autorità e meritandoci la poca stima che hanno di noi. La semplicità del funzionamento del Sistema Postale e di quello Monetario ci porta alla logica conseguenza che la scarsità monetaria è creata di proposito e per mantenere alto il costo del denaro (la stessa Federal Reserve lo ammette nel Modern Money Mechanics) e per impedirci di raggiungere l’incredibile livello di benessere materiale attualmente raggiungibile (lo diciamo in tanti). L’ovvia soluzione è quella di mettere in circolazione nella comunità (invece di ricapitalizzare le banche) un adeguato numero di mezzi di scambio per rimettere in moto gli scambi di merci e servizi. Che fa la tassazione? Li ritira, imbavagliando l’economia e mantenendo alto il costo del denaro. L’economia imbavagliata è un ennesimo meccanismo di controllo. Siamo di proposito immersi in una cultura della scarsità e del debito. Pagare i debiti è un imperativo morale anch’esso inculcato tanto saldamente e con la consueta abilità nell’’immaginario collettivo che nessuno trova il coraggio e gli argomenti per contestarlo. Pertanto, è sufficiente, con motivazioni più o meno plausibili, indebitare una popolazione per riuscire a sottometterla. Niente di meglio che una tassazione vendutaci come indispensabile per coprire i costi dell’ordinaria amministrazione dello Stato, criminalizzando gli evasori, addossando loro ogni colpa dello sfacelo sociale con meschini ricatti morali (se tutti pagano, paghiamo tutti meno..) quando c’è da distrarre gli ingenui, ed incutendo il panico con minacce di sanzioni e pignoramenti. Vero e proprio terrorismo di Stato per giustificare l’imponente apparato repressivo (Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate, Equitalia, Ispettorato del Lavoro, Commissioni tributarie et cetera, completamente inutili in assenza di evasione) e alimentare il mito delle tasse da pagare. Anche gli Usa, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si sono dovuti inventare il terrorismo da combattere per giustificare agli occhi dei contribuenti l’imponente apparato militare. Tornando alle cose di casa nostra, il furbesco inganno mentale sta nel distrarre la popolazione in interminabili discussioni su insignificanti particolari delle modalità di pagamento e sull’entità (20 o 21 per cento di Iva?) delle cifre da versare al Fisco, dando il pagamento per scontato. Distrazione di massa, arma abitualmente usata da politicanti da strapazzo, imbonitori di masse ingenue. Stampa, Tv e cinema sono i mezzi ideali per legittimare e dare risonanza a menzogne e banalità. Capitolo V Costruiamo un ponte Niente di meglio che un esempio pratico per comprendere quale sia la funzione del denaro e i meccanismi di una sua corretta emissione. C’è da costruire un ponte di notevoli dimensioni su un territorio accidentato che ne rende molto problematica la realizzazione. Una montagna di soldi è a disposizione, ma gli ingegneri non riescono a superare le difficoltà che si presentano e i materiali da impiegare (acciaio ed altri metalli uniti a manufatti ultraleggeri) non offrono sufficienti garanzie. La tecnologia, per il momento, non è all’altezza. Nonostante la montagna di soldi, il ponte non si può realizzare. Secondo caso: c’è la tecnologia, ma i politici, molti per ignoranza ed altri in malafede, continuano a ripetere che “…non ci sono soldi…”: la grande menzogna spacciata per verità ad una popolazione appositamente tenuta ignorante in materia monetaria. Quando la tecnologia lo permette, si può realizzare qualsiasi infrastruttura. Sempre. Il Ministero dei Lavori Pubblici assegna il lavoro ad una impresa che dà le sufficienti garanzie. Una volta eseguito il lavoro, la società civile deve dare il giusto compenso a ingegneri ed operai dell’impresa costruttrice. Attraverso lo Stato (ente virtuale creato dalla nostra mente) che ci rappresenta, emettiamo un documento, una certificazione che attesti che quei lavoratori hanno portato a termine il compito loro assegnato e vantano ora un credito nei confronti della società civile. Il certificato di un lavoro svolto (il denaro che verrà consegnato loro), misura del valore della loro prestazione, verrà utilizzato come mezzo di scambio e titolo di richiesta per ottenere beni reali e servizi dalla comunità debitrice. Se non ci dovesse essere la necessità immediata di acquistare merci, quei certificati (biglietti di Stato, non note del banco) potranno riposare nel cassetto per un tempo indefinito in quanto sono anche contenitori di valore con potere d’acquisto. Il certificato di un lavoro svolto diventato un titolo di richiesta per ottenere beni reali e servizi, funge da unità di misura del valore dell’opera eseguita, da mezzo di scambio per l’acquisizione di altre merci, e contenitore di valore con potere d’acquisto sino al momento dell’utilizzo. Il ponte è il valore aggiunto per la società, originato dal lavoro. Il ponte, non il denaro, è la vera ricchezza. Il denaro è la misura di tale ricchezza, il certificato del lavoro svolto da ingegneri ed operai che, utilizzandolo nella sua funzione di mezzo di scambio, possono barattarlo con altre merci e servizi. Si conclude il baratto tra il lavoro di alcuni con quello di altri. I certificati ora in possesso di ingegneri ed operai finiranno nelle tasche di panettieri, falegnami o concessionari d’auto. Il valore monetario trova origine nel lavoro, la capacità dell’uomo di trasformare risorse naturali in beni materiali utili. La sua funzione è quella di rappresentare e manifestare in un simbolo cartaceo il valore del lavoro svolto per poterlo poi barattare con merci prodotte da altri. La capacità umana (tecnologia), grazie all’intelligenza che contraddistingue la nostra specie, cresce esponenzialmente, e le risorse che Madre Natura ci mette a disposizione sono praticamente illimitate: siamo potenzialmente ricchissimi. Il denaro permette la realizzazione dei progetti. Ecco perché la moneta è un dono. Uno straordinario strumento di creazione e diffusione di benessere per tutta l’Umanità. Non può esserlo solo per una esigua schiera di Usurai fanatici e criminali. Domanda: cosa hanno a che fare le banche con tutto ciò? Assolutamente nulla. Perché emettono loro e non lo Stato in nostra rappresentanza i certificati di lavoro svolto necessari? Per quale motivo dobbiamo pagare prima ai banchieri il valore nominale impresso sui certificati per poterlo poi consegnare agli operai? Chi ha eseguito il lavoro? Che c’entrano i banchieri con le infrastrutture realizzate? Perché nessuno ci ha mai spiegato cos’è la moneta, quale sia la sua funzione ed a chi appartenga il valore monetario impresso sulla moneta al momento dell’emissione? Per quale motivo nessun noto economista o leader politico eleva la propria voce a denunciare la più grande truffa di tutti i tempi? Perché si lascia morire di fame e sete un numero impressionante di Esseri Umani con la menzogna della mancanza di cibo e acqua nel Pianeta dell’Abbondanza? Per quale motivo tanta sofferenza, disoccupazione, miseria e suicidi perché (ci viene riferito) “... non ci sono soldi?” Perché lo Stato riesce a stampare tutti i francobolli-carta indispensabili per distribuire le lettere ma non la carta-moneta necessaria a distribuire i pasti? Perché continuiamo a rieleggere politici che non riescono a risolvere le crisi ricorrenti? Per quale motivo i politici si circondano di economisti che non riescono mai a risolvere le crisi? Perché tutti coloro che invece hanno in passato tentato di spiegarcelo sono scomparsi dalla storiografia ufficiale? Perché? L’impresa costruisce il ponte a beneficio dell’intera comunità. La comunità debitrice consegna al titolare dell’impresa un attestato cartaceo che dice: tu hai costruito il ponte. Con questo documento, la certificazione del lavoro da te svolto, ti riconosciamo un credito di tot milioni. Il ponte, non il denaro, è la ricchezza che proviene dal lavoro umano: i soldi sono solo la contabilizzazione di quel lavoro. L’impresario prende il documento e lo divide in tanti piccoli certificati del lavoro svolto che distribuisce tra i suoi mille operai: è la retribuzione dovuta ad ognuno di loro. Con questi documenti, che in mano loro diventano un titolo di richiesta per ottenere beni reali e servizi, gli operai si rivolgono alla comunità debitrice e li scambiano con pane, frutta, una visita medica o un automobile. Quei biglietti di carta sono denaro. Denaro è qualsiasi simbolo accettato per la compravendita di beni e servizi. Quegli attestati emessi dalla comunità, lo Stato, sono moneta creata a costo zero, senza bisogno di nessuna riserva di favolosi lingotti d’oro stipati in qualche sotterraneo superprotetto: l’inganno fissato nelle nostre menti da cinema, Tv e giornali. L’oro è un luccicante inganno. Per emettere moneta non c’è bisogno di nessuna riserva aurea. La moneta non esiste in Natura: è una finzione, un titolo, un concetto, una fattispecie giuridica, una invenzione della mente umana, e come tale, non può scarseggiare. Il documento emesso dalla comunità contabilizza il lavoro umano, lo monetizza, manifestandolo in un simbolo, ne misura il valore: il ponte vale tot milioni. È denaro basato sulla fiducia, sul credito reciproco e sulla convenzione. FIDUCIA perché l’impresario in cambio del ponte accetta un foglio di carta, non un bene reale, fidandosi e facendo credito alla comunità che lo emette. Gli operai, in cambio del proprio lavoro accettano un biglietto di carta, fidandosi e facendo credito al datore di lavoro, confidando che domani qualcuno darà loro beni reali in cambio di quel biglietto, facendo loro credito. Il panettiere dà pane in cambio di un foglio di carta: fa credito agli operai, fidando di poter domani cambiare lo stesso biglietto con un paio di scarpe. Lo scambio si può considerare concluso quando tutti hanno in mano il bene reale desiderato, non un biglietto di carta. I componenti della comunità si fanno l’un l’altro CREDITO RECIPROCO, forti della fiducia riposta nell’accordo precedentemente siglato tra tutti di accettare quel biglietto come mezzo di scambio. Quel biglietto prende valore di denaro per CONVENZIONE: ci siamo messi d’accordo di utilizzarlo come unità di misura del valore e mezzo di scambio. La convenzione ha valore per la certezza del Diritto, in quanto ribadita dall’autorità dello Stato (sempre noi) che ne fa una fattispecie giuridica dicendo: questo simbolo cartaceo è la vostra moneta legale, la valuta ufficiale del Paese. Verrà accettata in pagamento di tasse e debiti. Qualsiasi simbolo è la rappresentazione visiva di qualcosa di invisibile, la manifestazione materiale di un qualcosa di immateriale: il messaggio che si vuole trasmettere. Prendiamo una banconota da centomila lire e una da cento euro. Nonostante entrambe siano materialmente integre, le centomila lire non hanno più valore perché è venuta a mancare la componente immateriale, quella che dà valore al simbolo: la convenzione, trasferita nel biglietto da cento euro, ora dichiarato e accettato da tutti come nuova valuta ufficiale del Paese. Fiducia, credito reciproco e convenzione sono le componenti immateriali che danno valore al denaro, tutti concetti frutto di attività spirituali della mente umana. Nessuna ingannevole riserva d’oro. È sufficiente l’accordo, la convenzione di un certo numero di Esseri Umani Sovrani che vivono in comunità unite da sentimenti di affetto e solidarietà (non società divise dagli interessi individuali dei soci) per una loro necessità interiore: socializzare coi propri simili. Solo in siffatte comunità possono trovar spazio circolarità del dono e credito reciproco. Abbiamo inventato un ente virtuale, una finzione chiamata Stato, per trarne vantaggi, materiali e non: per stare meglio. Tutti collaboriamo per il bene comune: ogni membro che svolga un lavoro utile per la comunità, verrà da questa, in qualche modo, ricambiato. Per evitare di annotare contabilmente ogni minimo cambiamento tra chi deve avere e chi deve dare, si fanno circolare dei biglietti convenzionalmente accettati da tutti, che tengono la contabilità aggiornata in tempo reale. Andiamo a rileggere per intero l’illuminante citazione di Thomas Greco riportata nell’introduzione al libro : “Pensa all’economia di mercato come ad un giuoco di mettere e prendere … Il denaro, quindi, è un sistema contabile.” Già nel 1914 due economisti, naturalmente eretici, Hugo Bilgram e Louis Levy, ci ricordavano: “Se non ci fosse denaro, qualsiasi sistema di accredito ai venditori e addebito ai compratori potrebbe svolgere completamente il lavoro svolto dal denaro.” Chi è in possesso di cartamoneta è perché ha già dato e vanta ora un credito che gli verrà saldato alla presentazione di quel titolo di richiesta di beni reali. Quel biglietto è diventato un contenitore di valore con potere d’acquisto. All’interno della società civile gli operai possono barattare il frutto del proprio lavoro con quello di panettieri e altri produttori grazie al credito reciproco che si fanno l’un l’altro, e grazie all’intermediazione di un documento contabile (emesso dalla comunità col solo costo di carta e penna) che sposta nel tempo la conclusione dello scambio. Se avete notato, nell’esposizione di ciò che è il denaro non c’è stata nessuna necessità di coinvolgere le banche. Cosa hanno a che fare dei banchieri privati con tutto ciò? Nulla, assolutamente nulla. È la comunità nel suo insieme che crea ed emette il valore monetario. I soldi per coprire tutte le spese possono essere emessi solo dallo Stato, l’ente virtuale rappresentante la comunità: mai e poi mai dalle banche private. Quando ciò avviene, le conseguenze sono lusso per pochi e sofferenza e miseria per tutti noi. La situazione che stiamo vivendo. Lo Stato, ente virtuale creato da noi con l’unico scopo di migliorarci la vita, deve battere moneta per coprire tutte le spese necessarie a far star bene la popolazione. La favoletta del buon padre di famiglia che non può spendere più di ciò che ha, continuamente rievocata, può essere raccontata agli ingenui, grandi e piccini. In macroeconomia le cose funzionano diversamente. Lo Stato, per spendere, non deve attendere lo stipendio: è proprietario di tutte le risorse all’interno del territorio nazionale e può monetizzarle, assieme al necessario lavoro di trasformazione. Lo Stato batte moneta. Punto. “Ci sono due modi di conquistare e rendere schiava una nazione. Uno è con la spada. L’altro è con il debito.” John Adams, 2° Presidente degli Stati Uniti Capitolo VI Concetto di debito e moneta-debito Le classi dominanti, per sottomettere le popolazioni, trovano il modo di farle sentire in debito verso di loro. Il modo più semplice per liberarsene è dimostrare che il debito verso Stato e Sistema Bancario non può esistere. É ciò che faremo. Una volta precisato che si parla di presunti debiti in denaro contratti col Sistema Bancario per presunti prestiti ricevuti, o con lo Stato per presunte tasse non pagate, tutt’altra cosa sono i debiti privati: qualsiasi oggetto (denaro o altro) preso in prestito, va restituito. Nel contratto di mutuo (=scambio di cose simili) bancario il prestito è solo presunto proprio perché la banca non ci presta qualcosa di suo, preesistente, privandosene: lo crea dal nulla, all’istante, senza averne titolo. La vita quotidiana, quella normalmente rivolta a risolvere i problemi di sostentamento materiale, non è altro che un intreccio continuo di relazioni. Dice David Graeber, antropologo autore nel 2011 di un saggio intitolato “Debito. I primi 5.000 anni.”: “La parola chiave è “reciprocità”, il senso di equità, equilibrio, correttezza e simmetria, incorporata nella nostra immagine di giustizia vista come bilancia … se si guardano le cose da vicino, si vedrà che tutte le relazioni umane si basano su una qualche forma di reciprocità.” L'economia, che come già detto consiste nella produzione, distribuzione e consumo di beni materiali più o meno necessari, si riduce, in definitiva, ad uno scambio di cose. Poiché “ogni interazione umana può essere intesa come una forma di scambio ... il debito si realizza quando l'equilibrio non è ancora stato ripristinato”, aggiunge ancora David Graeber. Le parole dell'antropologo non possono non riportarci al concetto di credito reciproco che sta alla base della creazione ed emissione di quel documento contabile (altrimenti chiamato denaro) che interviene nello scambio di beni e contribuisce alla compensazione tra debiti e crediti che avviene all'interno della comunità. Il debito viene risolto, l'equilibrio ripristinato all'interno della comunità senza nessuna necessità di prestiti di denaro provenienti dall'esterno. Sono sufficienti gli attestati (il riconoscimento del debito) rilasciati dallo Stato in pagamento delle infrastrutture e dei dipendenti pubblici. Debito e compensazione si risolvono tra le parti che partecipano allo scambio: ogni presunto debito verso un non partecipante che niente ha a che vedere, non può essere che fraudolento. Il rapporto tra cittadini che eseguono un qualche lavoro in beneficio della comunità, e lo Stato che consegna loro il certificato del lavoro svolto, si compensa (viene estinto) senza l'intervento di artificiosi prestiti del Sistema Bancario. Il debito non si forma né con lo Stato, né, tanto meno, con il Sistema Bancario. In una economia mediata da una fiat money, il debito viene estinto all'istante e l'equilibrio ripristinato con la consegna del documento contabile (la moneta legale) che ha valore per la certezza del Diritto. Il dogma del debito è stato saldamente radicato nelle nostre menti dalla capziosità di Usurai, economisti e leader politici che, nei loro interventi, si riferiscono sempre a denaro già circolante, accuratamente evitando ogni accenno all'emissione monetaria. É chiaro che chiunque ignori i meccanismi di creazione del valore monetario, verrà facilmente ingannato. Il malinteso da chiarire è il seguente: la banca può certamente prestare denaro depositato da altri, già circolante. In tal caso il debito esiste, è reale. L'inganno prende corpo quando le banche commerciali prestano denaro che non hanno in cassaforte. Chiunque può prestare qualcosa, consegnandola e privandosene sino a quando le verrà restituita. Ma, dal momento che le banche creano denaro nell'atto di prestarlo (lo dicono loro, come abbiamo visto), non si privano di un qualcosa che era già in loro possesso. Nulla cedono, nulla possedendo sino al momento della richiesta del mutuo. Creano denaro dal nulla senza averne titolo, dal momento che il valore al denaro viene dato dallo Stato d'autorità. Vengono alla mente le parole del giudice Mahoney che in Minnesota, nel 1969, quando udì affermare dal presidente della “First National Bank di Montgomery”, durante una udienza, che la banca creava dal nulla il denaro che offriva in prestito, nonostante nessuna legge o norma scritta degli Stati Uniti d'America le concedesse tale diritto, disse che, a suo parere, solo Dio avesse il potere di creare qualcosa dal nulla. Il giudice impedì il pignoramento di una casa, ma dopo soli sei mesi pagò con la vita il suo affronto al Governo Invisibile degli Usurai. In assenza dell'autorità statale che la dichiara valuta ufficiale e le dà validità accettandola in estinzione di debiti e tasse, potremmo volontariamente rifiutare la moneta-debito emessa dal Sistema Bancario. Oggi ancor di più in quanto non legale (non legiferata dal potere legislativo, il Parlamento) né legittima, perché imposta da un trattato internazionale siglato da pochi politicanti venduti. La sovranità (di per sé inalienabile, in quanto prerogativa del sovrano) popolare è stata ceduta, sacrificata al costo di aver reso evidente a chiunque l'avvenuta instaurazione di un regime di potere oligarchico composto da individui non eletti. Non credo ci sia molto da aggiungere, e sono convinto che il lettore che abbia compreso i meccanismi di creazione del valore monetario di una moneta convenzionale, non possa più essere tanto facilmente ingannato. Nell'attualità il denaro nasce come un prestito erogato dalla Banca Centrale e dalle banche commerciali. Il debito che noi dobbiamo restituire (capitale+interesse) è sempre maggiore del prestito erogato (solo capitale). Questa semplice constatazione è sufficiente a farci capire che sarà impossibile saldare il debito, dal momento che la cifra corrispondente agli interessi non è reperibile: il sistema bancario si guarda bene dall’immetterla in circolazione. Il fatto di nascere come debito genera come conseguenze alcuni paradossi che hanno dell’incredibile: 1. se tutti fossimo in grado di saldare i debiti (istituzioni e società private comprese), tutti i soldi rientrerebbero nelle banche dalle quali sono venuti fuori. Non resterebbe in circolazione un solo centesimo, e la società sarebbe completamente paralizzata; 2. la società, nel fraudolento sistema monetario vigente, per poter prosperare deve obbligatoriamente essere indebitata; 3. più la società è indebitata, più è ricca; più è ricca, più nel suo insieme è indebitata; 4. fatto di per sé già inaccettabile, non può esistere, in questo assurdo sistema, una società senza debiti; 5. l’ultimo e più incredibile paradosso: il Popolo Sovrano, proprietario in origine dell’intero territorio e di tutte le sue risorse, Suprema Autorità su di esso, l’unico legittimato a battere moneta attraverso lo Stato, viene con l’inganno trasformato in unico debitore pagante di un debito inesistente e spogliato di ogni avere che Madre Natura gli mette gratuitamente a disposizione. Ogni proprietà finisce, guarda caso, nelle mani dei Grandi Parassiti internazionali. Attualmente, qualsiasi banconota in circolazione o quantità di denaro virtuale esistente nei conti correnti bancari rappresenta un debito che qualcuno ha dovuto contrarre col sistema bancario. Nel sistema corrente, i soldi escono dalle banche e là devono rientrare affinché ogni debito venga appianato. É chiaro che la scelta di indebitare la popolazione (lo Stato) col Sistema Bancario chiedendo denaro in prestito ad interesse (con i Titoli di Stato) anziché emetterlo in proprio a costo zero con le modalità già viste, non può essere ingenuamente attribuita ad ignoranza in materia monetaria. Si vuole di proposito creare quella particolare situazione di dipendenza-sottomissione esistente tra debitore e creditore. “In politica dobbiamo saper confiscare le proprietà senza alcuna esitazione, se con ciò possiamo ottenere l’assoggettamento altrui e il potere per noi.” La risposta al perché la moneta venga fatta nascere come debito verso il Sistema Bancario è in questa frase pronunciata nel 1773 da Mayer Amschel Rothschild, capostipite della ben nota dinastia di creatori di moneta. Senza debito non si crea dipendenza. Il concetto di debito e le sue conseguenze sociali sono ben note dai tempi più remoti. Il debito non pagato rendeva schiavi, mentre proprio l'assenza del debito determinava la condizione di uomo libero. Partendo dal Vecchio Testamento ebraico, in pochi importantissimi versi del Deuteronomio, quinto libro del Pentateuco, sono racchiusi sia i meccanismi di funzionamento del debito che le sue terribili conseguenze. Rileggiamo, a tale proposito, i commenti di Marco Della Luna e Antonio Miclavez nel loro “Euroschiavi”, testo che consiglio vivamente a chiunque voglia approfondire le proprie conoscenze sul sistema monetario internazionale: “Ma andiamo alle fonti del Cristianesimo e vediamo come i sacerdoti-scribi autori del Deuteronomio istruiscono Israele, il popolo eletto dal dio Javhé, in materia monetaria e finanziaria. (Deut 15, 1-7): 1 Alla fine di ogni sette anni concederai la remissione dei debiti. 2 E questa sarà la forma della remissione: ogni creditore condonerà ciò che ha dato in prestito al suo prossimo; non esigerà la restituzione dal suo prossimo e dal suo fratello, perché è stata proclamata la remissione dell’Eterno. 3 Potrai richiederlo dallo straniero; ma condonerai al tuo fratello ebreo quanto egli ti deve. 4 Non vi sarà tuttavia alcun bisognoso tra di voi, perché l’Eterno ti benedirà grandemente nel paese che l’Eterno, il tuo DIO, ti dà in eredità, perché tu lo possieda, 5 solo però se tu obbedisci diligentemente alla voce dell’Eterno, il tuo DIO, avendo cura di mettere in pratica tutti questi comandamenti, che oggi ti prescrivo. 6 Poiché l’Eterno, il tuo DIO, ti benedirà come ti ha promesso; allora farai prestito a molte nazioni, ma tu non chiederai prestiti; dominerai su molte nazioni, ma esse non domineranno su di te. 7 Se vi sarà qualche tuo fratello bisognoso in mezzo a te, in alcuna delle tue città del paese che l’Eterno, il tuo DIO, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la tua mano davanti al tuo fratello bisognoso; ma gli aprirai generosamente la tua mano e gli presterai quanto gli occorre per venire incontro al bisogno in cui si trova. Premesso che già al tempo di Mosè si praticavano prestiti finanziari non solo in monete d’oro e d’argento ma pure mediante denaro simbolico (mamrè, terafim), la remissione dei debiti ogni sette anni impedisce il formarsi del debito infinito, e infinitamente crescente, all’interno del popolo d’Israele – debito che ha effetti, come sappiamo a nostre spese, distruttivi sulla società e sull’economia. Al contempo, la non applicabilità della remissione dei debiti ai non ebrei, alle altre nazioni, sancita dal versetto 3, fa si che il debito infinito possa svilupparsi in esse. Ricordiamo che l’Ebraismo è una religione etnica, non ecumenica; e che l’Antico Testamento è la storia di una alleanza tra un dio, Javhè, e un popolo specifico, in contrapposizione agli altri popoli e ai loro dèi. Il Cristianesimo è una religione ecumenica, ossia rivolta a tutti, ma altre religioni, come l’Ebraismo e l’Induismo, si rivolgono solo a uno specifico popolo, agli Ebrei e agli Hindù, e hanno (come pure l’Islam) una doppia morale, che prescrive un comportamento leale solo verso i “fratelli” e consente lo sfruttamento degli altri. L’osservanza dei suddetti precetti produrrà prosperità al popolo eletto (versetto 4), a condizione che esso si attenga alle predette regole dell’Eterno (versetto 5); se lo farà, Javhè lo benedirà, e Israele presterà a interesse a molte nazioni, ma da nessuna chiederà prestiti a interesse (il testo latino ha fenerabis, ossia prestare ad interesse); in tal modo il popolo eletto dominerà su molte nazioni (attraverso il meccanismo dell’indebitamento infinito) e da nessuna sarà dominato. Insomma il clero di Javhè insegna ad Israele l’imperialismo finanziario. Ma, se sostituiamo “Israele” e “popolo eletto” con la parola “banchieri”, abbiamo semplicemente la rappresentazione della realtà politico-finanziaria dei tempi moderni. I sacerdoti-scribi del Deuteronomio insegnano dunque al popolo eletto a fare i banchieri”. Sin qui “Euroschiavi”. La religione insegna al popolo (auto-proclamatosi) eletto come dominare su molte nazioni, indebitandole con lo strumento monetario. Incoraggia i suoi membri a praticare l’Usura con gli stranieri, ma non con i propri fratelli ebrei, considerando le terribili conseguenze del prestito ad interesse: la riduzione in stato di schiavitù da debito. Ciò significa che qualsiasi malintenzionato appartenente al popolo eletto che volesse praticare l’Usura, deve obbligatoriamente trasferirsi all’estero non potendo infrangere il precetto religioso prestando denaro ad interesse ai suoi connazionali nel proprio Paese. È costretto a trasformarsi in Usuraio internazionale. È una autentica dichiarazione di guerra contro il resto del mondo. Una apertamente dichiarata volontà di sopraffazione sulle popolazioni mondiali, da tenere molto in conto se si vogliono correttamente interpretare i meccanismi della geopolitica globale. Proseguendo col capitolo 15 del Deuteronomio, i versetti dall’undici al diciotto recitano: 11. Ci saranno sempre poveri nella vostra terra:perciò vi ordino di essere generosi con i vostri connazionali poveri e bisognosi. 12. Se, fra i vostri connazionali ebrei, un uomo o una donna saranno costretti a vendersi a voi come schiavi, vi serviranno per sei anni, e al settimo li lascerete liberi. 13. Quando li libererete, non fateli andare via a mani vuote 14. gli regalerete pecore e capre, grano e vino: tutte cose che dovete alla benedizione del Signore. 15. Non dimenticate mai che siete stati schiavi in Egitto, e che il Signore, vostro Dio, via ha liberati. Perciò vi do quest’ordine. 16. Ma se lo schiavo dice che non vuole andarsene, perché ama voi e la vostra casa e si trova bene con voi, 17. allora con un punteruolo gli forerete l’orecchio appoggiandolo contro la porta della casa, ed egli sarà vostro schiavo per sempre. Farete lo stesso con una schiava. 18. Non vi rincresca lasciar libero uno schiavo: durante sei anni vi ha reso il doppio del costo di un salariato. E il Signore vi benedirà in quel che farete. Non possiamo fare a meno di notare e disapprovare il diverso trattamento riservato ai fratelli ebrei (i soli ad essere rilasciati nell'anno sabbatico) e agli stranieri, e la motivazione squisitamente utilitaristica che consiglia di lasciare libero lo schiavo il settimo anno: durante sei anni vi ha reso il doppio del costo di un salariato. Quindi, non per un ideale rispetto della dignità dovuta ad ogni Essere Umano caduto in disgrazia o per una superiore nobiltà d’animo, ma per puro calcolo economico è concepibile e concedibile la liberazione dalla schiavitù. Nessuna meraviglia se oggi la vita umana, lungi dall’essere considerata una esperienza spirituale i significati profondi della quale ancora ci sfuggono, è ridotta ad un banale mercanteggiare di inutili cose materiali. Il riferimento al Deuteronomio ci collega direttamente al mamrè (o memrà) che iniziò a circolare tra il popolo ebraico già al tempo dell’Esodo dall’Egitto. Il mamrè era il riconoscimento di un debito. Rifacendosi al credo religioso che imponeva ai credenti di aiutare i fratelli ebrei, il dono di un qualche bene materiale veniva riconosciuto per iscritto dal debitore in un documento. Quello scritto circolava come un credito per il portatore, che avrebbe potuto riscuoterlo da qualsiasi fratello ebreo, obbligato dall'osservanza del precetto religioso: non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la tua mano davanti al tuo fratello bisognoso; ma gli aprirai generosamente la tua mano e gli presterai quanto gli occorre per venire incontro al bisogno in cui si trova. Continuando a circolare senza necessità di girata, quel documento manteneva il valore e poteva acquistare merci, garantito in solido dall'accettazione della popolazione ebraica, trasformata in una grande cooperativa creditizia. Una piccola parentesi per sottolineare l'importanza della solidarietà all'interno di una comunità di Esseri Umani unita da sentimenti di affetto, in contrapposizione ad una società di soci divisi dall'interesse del business. Il versetto 14 ci ricorda un concetto da tenere sempre presente per l'importanza che riveste: tutto ciò che abbiamo, la Terra e le sue risorse, sono state messe gratuitamente a nostra disposizione dalla benedizione del Signore, per il benessere di ogni Essere Vivente. É la circolarità del dono (innescato da Madre Natura, prima donante) che mitiga il bisogno e determina il benessere all'interno della comunità. Il credito reciproco che noi ci facciamo l'un l'altro accettando un biglietto di carta in cambio di un bene materiale, ne è la conferma. Non competizione sfrenata, guerra commerciale o sottrazione indebita di altrui ricchezza, ma l'aiuto reciproco è la base di coesione e benessere. Non ci possono essere poche multinazionali o multimiliardari che, con sotterfugi e carte false, riescono ad accumulare per sé ingenti fortune, impedendo ai più perfino di alimentarsi. Il mamrè assumeva quindi uno status di moneta all'interno del popolo ebraico perché il credo religioso fungeva da autorità garante. Nel mondo moderno questa funzione viene svolta dallo Stato, che d’autorità impone valore e validità a quel documento (riconoscimento di un credito/debito). Solo lo Stato può assumere tale funzione di garante per tutti i partecipanti, non certo un singolo individuo privato, che si tratti di un fornaio, di un commerciante, un agricoltore o un banchiere. Tra il popolo ebraico il valore monetario del mamrè trova origine in un dono iniziale, un atto di carità e fratellanza, manifestato in un documento di costo nullo, redatto con l'utilizzo di carta e penna. Nelle comunità moderne, laicizzate, nelle quali il dono generoso, non potendo essere istituzionalizzato, rimane relegato all’interno della sfera individuale, partiamo dal dono delle risorse naturali e dal lavoro di trasformazione retribuito col certificato del lavoro svolto emesso dallo Stato, ugualmente a costo zero. L'utilizzo del mamrè ha creato nel popolo ebraico la consapevolezza dell'origine del valore monetario attribuito ad un documento cartaceo. Come ci spiegano chiaramente Francesco Cianciarelli e Giacinto Auriti nei loro scritti, l’abilità del popolo ebraico è stata quella di utilizzare come valore monetario non la moneta buona che ha valore in sé (valore intrinseco:oro, argento, grano, capo di bestiame …), ma quella cattiva alla quale il valore viene dato: un semplice biglietto di carta. Così avvenne che, la moneta cattiva, di carta, riuscì a scacciare quella buona, l'oro. Nel caso del mamrè ebraico, l'unico autentico beneficiario è il bisognoso che emette inizialmente il riconoscimento di un debito in cambio dei beni ricevuti. La moneta non fa altro che assumere quella funzione di dono iniziale: accorrere in aiuto del povero. I successivi portatori non fanno altro che passarsi di mano un debito/credito, cedendo e prendendo merci in cambio, pareggiando i conti. Altrettanto avviene nella società moderna nella quale l'unico autentico beneficiario rimane colui che emette la moneta. Ma questa volta non è un bisognoso, ma un Usuraio: il banchiere. E le cose vengono fatte per grandi quantità. La Banca Centrale emittente, cedendo carta in cambio dei Titoli di Stato si impossessa dell'equivalente in merci che quella cifra può acquistare. Già nel primo passaggio, la ricchezza prodotta col lavoro di tutti viene ceduta alla banca emittente, mentre noi continuiamo a scambiarci di mano un debito/credito cercando (invano, per il sovrapporsi delle tasse) di pareggiare i conti del nostro personale bilancio. Il politicante, complice del banchiere, con l'invenzione delle tasse da pagare ci porta via gran parte del potere d'acquisto, ritagliandosi, in ogni passaggio, una sostanziosa tangente. Nel primo scambio tra Stato e banchiere privato vengono consumati in modo perverso più inganni, nell'inconsapevolezza di un popolo tenuto appositamente ignorante in materia monetaria. Con la nostra accettazione riconosciamo ad un biglietto di carta di valore nullo lo status di denaro, e contemporaneamente consegniamo il valore incorporato al banchiere, riconoscendolo come proprietario. Chiunque può emettere valore monetario creditizio se trova qualcuno disposto ad accettare volontariamente (oppure no) un biglietto di carta (una ricevuta rappresentativa di una certa quantità di una determinata merce deposita a garanzia) in cambio di beni reali. Chiunque può anche emettere valore monetario sotto forma di pagherò, una cambiale) se trova qualcun altro che dà credito a tale promessa di pagamento ritardata nel tempo, accettandola in cambio di beni reali e servizi. Ma sia nel primo che nel secondo caso quel “chiunque” è il proprietario del valore creato: non può esserlo un terzo soggetto privato per di più esterno al patto siglato tra emittente ed accettante. Non avrebbe titolo ad emettere un valore che non gli appartiene: è il caso della banca ordinaria o della Bce. Solo un ente pubblico rappresentativo (l’istituzione) dell’accordo tra emittenti ed accettanti (l’autorità istituita: Stato, Regione, Comune) potrebbe emetterlo in rappresentanza dei partecipanti all’accordo, la convenzione con la quale i partecipanti si obbligano a riconoscere il valore creato. “Il denaro è una nuova forma di schiavitù, distinguibile dalla vecchia forma solo per il fatto che è impersonale, non c’è nessuna relazione umana tra padrone e schiavo.” Lev Tolstoj L’accostamento tra schiavitù, lavoro salariato e liberazione dal debito (= libertà) ci conduce ad ulteriori considerazioni. “Per quanto paradossale ciò possa sembrare, nei quadri delle civiltà in cui la schiavitù massimamente si riferisce, il lavoro definiva la condizione di schiavo, e non viceversa. Cioè: quando l’attività negli strati più bassi della gerarchia sociale non fu retta da alcun significato spirituale, quando al luogo di una “azione” vi fu solo un “lavoro”, allora il criterio materiale doveva prendere il sopravvento e quelle attività, in quanto legate alla materia e connesse ai bisogni materiali della vita, dovevano apparire degradanti e indegne d’ogni uomo libero. Il lavoro - Tòvoç – poteva perciò essere solo cosa da schiavo, quasi a titolo di una pena – e, reciprocamente, per uno schiavo non poteva pensarsi altro dharma che il lavoro. Il mondo antico non disprezzò il lavoro perché conobbe la schiavitù, ed erano degli schiavi a lavorare, ma al contrario perché disprezzò il lavoro, esso disprezzò lo schiavo; perché chi “lavora” non può essere che uno schiavo, quel mondo volle degli schiavi e distinse, costituì e statuì in una classe sociale chiusa la massa di coloro il cui modo d’essere non poteva esprimersi che nel lavoro. … In tale mondo, erano l’attività speculativa, l’ascesi, la contemplazione – il “giuoco” talvolta, e la guerra – ad esprimere il polo dell’azione di contro a quello servile del lavoro.” Julius Evola, “Rivolta contro il mondo moderno.” Le parole illuminanti di un maestro come Julius Evola danno molto da pensare, e sono una fedele rappresentazione del mondo moderno degradato: “… perché chi “lavora” non può essere che uno schiavo …” . Siamo stati trasformati in schiavi lavoratori a beneficio esclusivo di speculatori, nel senso prettamente finanziario materialista del termine, non contemplativo metafisico. A conferma, un commento di Domenico De Simone: “ … difendiamo un lavoro che è di per sé uno strumento di schiavizzazione, invece di batterci per farlo scomparire. È l’equivoco contenuto nel diritto al lavoro, che rovescia il senso dell’esistenza. Il lavoro sotto la costrizione di non poter vivere senza, è una schiavitù e basta.” Proprio come nell’antichità il mancato pagamento del debito riduceva la persona in uno stato di schiavitù manifesta, ugualmente al giorno d’oggi, in maniera meno visibile, il debito riduce in schiavitù. È una schiavitù non percepita, e per tale motivo, più pericolosa, perché lo schiavo felice, con l’enorme flat-screen nel soggiorno, non cerca la libertà. Ha ceduto. È vinto. “È probabile che la schiavitù venga abolita dalla guerra e la schiavitù come proprietà termini. Io e i miei amici europei siamo favorevoli a che ciò accada, perché la schiavitù altro non è che la proprietà della forza lavoro ed implica prendersi cura dei lavoratori, mentre il piano europeo, sospinto dall’Inghilterra, è che sia il capitale a controllare il lavoro controllando i salari.” Questa citazione è stata estratta da un articolo apparso nel 1862 sull’Hazard Circular, pubblicazione della Banca d’Inghilterra, a firma di un Mr. Hazard, banchiere egli stesso. Niente di nuovo all’orizzonte. Il capitale comanda il lavoro e la produzione; con l’Usura (il prestito a qualsiasi interesse, anche minimo, per l’uso del denaro) indebita le popolazioni di un debito inestinguibile. Ma è tale la forza creatrice del lavoro umano applicato alla generosità di Madre Natura, moltiplicato dalla potenza esplosiva di una moneta fiat che permette la realizzazione dei progetti, che, onde impedire un accumulo di ricchezza nella disponibilità dell’uomo comune, un prelievo forzoso si rende necessario. Quindi, per un controllo sociale altrettanto efficace ma non così invasivo, occorre indebitare le popolazioni. Stringerle a sé nella morsa del debito. Sostituire le catene di ferro, ormai impresentabili, con qualcosa di meno impattante. Creare un debito fittizio e permanente: le tasse da pagare. Ecco la loro reale funzione. John Perkins ci ha recentemente spiegato (Confessioni di un sicario dell’economia) come egli stesso, autodefinendosi sicario dell’economia, sia andato, insieme a tanti altri sicari, in giro per il mondo ad indebitare Paesi poveri concedendo loro dei prestiti in dollari (cartastraccia internazionalmente imposta dallo strapotere bellico della pre-potenza statunitense) in quantità che economie deboli non saranno mai in condizioni di restituire. Non tutto è negativo in questi anni di cambiamenti epocali: forse il voluto deprezzamento delle cose materiali (le merci non sono mai costate così poco), mettono ancor di più in risalto il fatto che, per quelle che ancora costano tanto (automobili, case di lusso …), non vale forse la pena di sacrificare tanti anni di vita. L’abbassamento del livello qualitativo di qualsiasi merce è indicativo: quanto ancora deve scendere prima che ci rendiamo conto di star dando via la nostra vita in cambio di paccottiglia, in una corrispondenza, vita/paccottiglia, di per sé degradante e significativa allo stesso tempo? “La fossa deve essere completamente colmata …”, diceva Guido De Giorgio. Così come dà molto da pensare l'entità di emolumenti incassati dai politicanti al comando: questi signori guadagnano cifre esagerate dilapidando denaro altrui, del quale, proprio per questo motivo, non percepiscono il valore. Può amministrare con parsimonia solo chi può dare il giusto valore a ciò che ha generato con sacrificio. Può governare solo chi ama e si mette al servizio del prossimo: ma questi signori non ci amano e si servono di noi. Tanta inefficienza e banalità della classe politica dirigente è casuale o voluta? Perché i vertici del Potere vengono oramai stabilmente occupati da non eletti provenienti dal nulla del loro passato? Ci stiamo avvicinando al crollo totale. Quanto manca ancora a che la misura sia colma? Capitolo VII Perché le tasse non sono dovute Il dogma delle tasse da pagare è senza dubbio il più difficile da scardinare perché profondamente radicato nella coscienza collettiva. Anche persone di cultura superiore che hanno piena consapevolezza dei Poteri dominanti dietro le illusioni democratiche e del determinante condizionamento esercitato dallo strumento monetario, hanno difficoltà ad accettare la sconcertante verità che le tasse non sono dovute. É troppo destabilizzante per poter essere assimilata e accettata senza comprensibili resistenze. Lo status sociale imposto verrebbe completamente stravolto, e la comprensione dell’inganno farebbe scoppiare una rivoluzione spontanea. Il lettore giunto a questo punto del libro, una volta metabolizzato il concetto che la moneta legale a corso forzoso non coperta da riserva aurea è solamente un documento contabile di cui si fa un uso distorto a vantaggio di interessi privati, ha già acquisito tutte le nozioni necessarie a comprendere perché le tasse non sono dovute. Scusandoci per la ripetizione di concetti già esposti (repetita juvant), non ci rimane che procedere sinteticamente verso l’inevitabile conclusione che non c’è nessuna necessità di rapinare i cittadini con tasse e tributi in denaro per amministrare una comunità di persone. Per avere una visione chiara dell’inganno del prelievo fiscale, evitiamo di farci impantanare in dettagli insignificanti e fuorvianti da malintenzionati con le peggiori intenzioni. Stiamo parlando dell’organizzazione sociale di una comunità locale, nazionale o internazionale. All’origine di ogni progetto ci deve essere un piano formativo ideale dal quale poi far discendere quelle che saranno le applicazioni pratiche che permettano di realizzarlo. Il problema qui da risolvere è quello di dotare la comunità di un mezzo di scambio che permetta lo sviluppo armonico di una onesta economia che consenta la produzione, distribuzione e consumo delle merci prodotte. Tra le necessità primarie di una comunità c’è indubbiamente quella di dotarsi delle infrastrutture indispensabili alla vita sociale: strade, scuole, ospedali e tutta quella serie di edifici pubblici e servizi atti a facilitarci la vita. L’autosufficienza è la premessa indispensabile della libertà: un popolo autosufficiente è un popolo libero. Pertanto, per evitare pericolose dipendenze da terzi, ogni problema incontrato nel cammino deve essere possibilmente risolto all’interno della comunità locale o nazionale e, solo ove impossibile, ricorrere a quella internazionale. Come abbiamo visto con l’esempio della costruzione di una infrastruttura come il ponte, i lavoratori eseguono l’opera e la classe politica contabile li retribuisce con il certificato del lavoro svolto spendibile all’interno della comunità in virtù della convenzione precedentemente siglata. In questo modo i debiti e i crediti tra chi deve dare e chi deve avere si compensano per completo all’interno della comunità grazie all’intermediazione di un documento contabile altrimenti chiamato denaro. Questo riconoscimento di un debito che il debitore consegna al creditore, nelle cui mani si trasforma in titolo di richiesta di beni reali e servizi, può e deve essere creato a costo zero dalla classe dirigente eletta, con l’impiego di carta e penna o digitando input in un computer. Senza necessità alcuna di aiuti esterni da parte di chicchessia. Ora, se con le suddette modalità si costruiscono tutte le infrastrutture necessarie e si retribuiscono tutti i dipendenti pubblici indispensabili a portare avanti l’ordinaria amministrazione della comunità, non si vede la necessità di chiedere un contributo anche in denaro ai suoi membri, dopo che questi hanno già contribuito con il proprio lavoro. Credo che ci sia ben poco da controbattere, se non da parte di coloro che vogliono di proposito porre degli ostacoli alla nostra autosufficienza e alla libertà che ne consegue. Quando l’ingiustizia si fa legge, la ribellione è un obbligo. Capitolo VIII Io non pago Logica conseguenza delle conclusioni alle quali siamo giunti nei capitoli precedenti è la disobbedienza fiscale: io non pago. Le tasse sono un atto di criminalità intellettuale che offende la nostra dignità. Per troppo tempo siamo stati ingannati. Non solo non pago, ma pretendo un Reddito di Cittadinanza. Dal momento che con la mia partecipazione alla convenzione contribuisco alla creazione del valore monetario, ho diritto ad una percentuale del valore creato. Non un sussidio elargito come elemosina di Stato per supposta carità umana né, tanto meno, come ammortizzatore sociale; bensì, un dividendo spettante ad ogni membro della comunità per il solo fatto di contribuire alla creazione del valore monetario, indipendentemente dallo svolgimento o meno di un lavoro. Tanto mi è dovuto, tanto mi deve essere dato. Un Reddito di Cittadinanza come diritto per assicurare una vita dignitosa ad ogni Essere Umano. Che senso ha uno Stato che per salvare il pareggio di bilancio permette che si continuino a chiudere le attività produttive, che i pignoramenti mettano per strada le famiglie e che tanti padri, umiliati e impotenti, preferiscano togliersi la vita? Il concetto di debito, trasformato in principio morale indiscutibile, mediaticamente costruito per interesse finanziario, va rovesciato. Non siamo noi che dobbiamo allo Stato, tutt’altro: “ … ufficio dello stato sia prima di tutto di dare a ciascuno il suo, immetterlo nella sua proprietà, e poi proteggervelo.” Johann G. Fichte, Lo Stato commerciale chiuso Noi siamo lo Stato. L’abbiamo inventato come “luogo” nel quale sentirci protetti, prendendoci cura del nostro benessere materiale e ben essere spirituale, in una volontà di mutuo soccorso. Succede però che, questa entità virtuale, sia stata occupata da forze infiltratesi al suo interno, che la usano, come strumento, a proprio vantaggio. Queste forze invisibili ci inculcano, sin dalla più giovane età, questo falso principio del debito da onorare. La constatazione che sono i grandi Usurai internazionali, falsari e ladri di altrui ricchezze, a dettare ora, nel loro interesse, i codici morali di comportamento, ci dà la misura di quanto in basso nel livello di degrado sociale siamo precipitati. L'inganno è ormai palese, di pubblico dominio, ma mai nessun uomo politico, in un sussulto di dignità umana, eleva la propria voce, forte e chiara, contro tanta ingiustizia. Si assiste a più inganni successivi, in una concatenazione di causaeffetto: la frode della creazione di denaro dal nulla da parte di privati che, pur senza averne titolo, hanno scippato alle popolazioni mondiali quel diritto, porta al loro indebitamento per poterle meglio umiliare nel corpo e nell’anima. Come potrebbe mai essere indebitata, se non con l’inganno, una Umanità alla quale è stato consegnato, per custodirlo e viverci, il Paradiso Terrestre con tutte le ricchezze in esso contenute? Il debito, nato con l’inganno per essere usato come strumento di sottomissione e controllo dei più deboli e ingenui da parte di furbastri e disonesti, deve essere cancellato, come si è sempre fatto in tempi remoti nei quali i valori spirituali assoluti, come linee guida da seguire e rispettare, erano tenuti in ben altra considerazione. Crisi economica e debito non esistono, perché frutti illegittimi del furto iniziale celato nei meccanismi dell’emissione monetaria, indebitamente sottratta alle comunità che creano la ricchezza che la moneta unicamente deve misurare. Rigettiamo ogni fasullo principio morale interessato che criminalizza chi non paga. Il debito verso banche e Stato è frutto di un inganno e va rifiutato: cancellato. I ladri sono ormai smascherati, si tratta di recuperare il bottino trafugato. Non aspettiamo di essere inseguiti dalla fasulla giustizia degli Usurai. Usciamo allo scoperto senza timore. C'è prima da convincere e poi trasformare greggi passive in branco coraggioso pronto allo scontro per la vita. Dobbiamo, anche in numero limitato, per primi esercitare una funzione di resistenza ben organizzata, indispensabile per dare, con l'esempio, coraggio ai pavidi e agli indecisi, onde impedire la disintegrazione sociale in corso. Pretendiamo la verità, senza ulteriori tentennamenti. Alla ricerca dell’unica vera giustizia, dettata dai codici di comportamento scritti all’interno di ciascuno di noi, che ci impongono di aiutare i meno fortunati: sino a quando ci sarà un solo membro della comunità che patisca la fame in presenza di abbondante cibo mal distribuito, non possono esserci pace e serenità. Il sistema capitalistico è finito, imploso su sé stesso. Non può durare oltre un ben determinato periodo di tempo, a causa del velenoso virus dell’interesse che lo consuma dall’interno. La dilagante speculazione finanziaria che trasferisce ricchezza senza nulla produrre, ne ha solamente accelerato la caduta. Nessun interesse,neanche minimo, può essere applicato sul prestito del denaro perché dà origine ad un debito inestinguibile in denaro. L’interesse composto, all’uno per cento, raddoppia il debito in 72 anni; al 2% in 36 anni; al 4% in 18 anni, e così via. Dal momento che entra in circolazione solo il capitale prestato ma non l’interesse maturato, il debito si può estinguere solo con il pignoramento di beni mobili e immobili. È la trappola in cui tutti cadiamo, inconsapevolmente, e che fa “scoppiare” il sistema ogni 60/70 anni: il debito diventa impagabile in denaro. È evidente che sarà necessario trovare un diverso sistema di organizzazione sociale, più equo e sostenibile, del quale è difficile immaginare ora i contorni. Ma, come passo previo, un grande giubileo del debito, di dimensioni bibliche, è indispensabile, come era d’uso in tempi remoti. Senza cancellazione del debito tra individui e Sistema bancario e pubblica amministrazione a livello nazionale, e tra Grande Usura e Stati a livello internazionale, non può esserci vero cambiamento. Dal momento che ogni presente disagio ha avuto origine dalla grande frode iniziale di un sistema di una moneta-debito emessa da privati per uso pubblico, ogni debito (a parte quello privato tra individui) è illegittimo. Non ci saranno perdite da registrare da parte dei Grandi Usurai, solo mancato guadagno per interruzione della truffa. Siamo in attesa di capire quali decisioni verranno in proposito prese dal Governo invisibile che governa il mondo e quale futuro ci verrà riservato. Ma sarebbe quanto mai opportuna una mossa decisiva da parte di una popolazione finalmente risvegliata: una ribellione fiscale meditata e responsabile per procedere verso la cancellazione del debito. La riforma del Sistema non avverrà per mano di coloro che vivono di rendita da capitale, per lo meno sino a quando non saranno veramente costretti per loro stessa convenienza. Noi, la parte pagante sottomessa della popolazione, dobbiamo accelerare il cambiamento forzando l’implosione. Per contrastare la sete di sangue umano di Equitalia e il terrorismo di Stato, possiamo dare inizio a una ribellione fiscale organizzata, sistematica: non dettata dalla disperazione e dalla frustrazione di non riuscire più a mantenere i nostri cari e la stessa casa in cui viviamo, ma basata su argomentazioni solide, pertinenti, difficilmente contestabili. Un principio-guida trasparente e condiviso, inattaccabile, attorno al quale costruire una difesa decisa. La coscienza dell'inganno e la conoscenza profonda dei suoi meccanismi di funzionamento, portano ad una non più sopprimibile volontà di opporsi ad esso. Le argomentazioni, suscettibili di miglioramenti, attorno alle quali edificare una solida barriera difensiva contro gli attacchi interessati del Sistema Bancario e dei governanti complici, potrebbero essere quelle trattate sino ad ora e che sintetizziamo ancora una volta per maggior chiarezza: Una moneta che trova origine nella convenzione dei membri di una comunità che si fanno l'un l'altro credito reciproco, non può che essere emessa dall'istituzione (Stato, regione o Comune) rappresentativa di tale comunità. Se poi al suo interno, grazie all'intermediazione di tale documento contabile emesso a costo praticamente nullo, debiti e crediti si compensano, non si vede in qual modo ci si possa indebitare con chicchessia. Dal momento che non si crea nessun Debito Pubblico e che, con l'emissione di una moneta “fiat” creata all'istante, si possono coprire tutte le spese di ordinaria amministrazione, il prelievo fiscale forzoso dalle tasche dei cittadini non ha ragione di essere, se non in forma leggera e limitata a brevi periodi per, eventualmente, regolare e ritirare dalla circolazione la quantità di moneta considerata eccessiva. Per di più, tutti coloro che con la loro partecipazione alla convenzione contribuiscono alla creazione del valore monetario, hanno diritto ad un parte percentuale del valore creato. Un dividendo da erogare come Reddito di Cittadinanza ad ogni singolo cittadino, come diritto acquisito indipendentemente dal fatto che si svolga o meno un lavoro. Da parte mia, ho già iniziato una disobbedienza fiscale: mi rifiuto di pagare tasse non dovute al Fisco e rate di mutui al Sistema Bancario. È una questione di principio, oltre che di sopravvivenza. Sono disposto ad arrivare in un aula di tribunale, pur di esporre le mie ragioni obbligando un giudice a pronunciarsi ancora a favore o, finalmente, contro il Sistema. Indipendentemente dalle conseguenze, il dibattito deve essere aperto. Se la forza invisibile del capitale dovesse ancora avere la meglio, una condanna ingiusta sarà sempre preferibile ad una definitiva rinuncia alla giustizia. È superfluo aggiungere che se fossimo migliaia a ribellarci, la guerra sarebbe già vinta. Neanche un Paese ben organizzato riuscirebbe a far fronte a migliaia e migliaia di rifiuti dei pagamenti, figuriamoci uno completamente allo sbando come quello in cui ci è toccato vivere. Ci sono battaglie che devono essere combattute, indipendentemente dall’esito finale. Qui di seguito riporto, quasi integralmente, il testo della mia autodenuncia, depositata e protocollata presso la Procura della Repubblica di Oristano, nella speranza che altri, non più disponibili ad umiliare la propria dignità inchinandosi ai soprusi, decidano di unirsi alla causa. Le motivazioni riportate costituiscono inoltre una fedele sintesi e un appropriato completamento del libro che avete in mano. Oristano, 5 Giugno 2014 Gentilissimo Dottor …… Procuratore della Repubblica Procura di …. Piazza …. Città Oggetto: Denuncia del fraudolento sistema di emissione monetaria e rifiuto di pagare tributi, tasse e sanzioni allo Stato italiano. Il sottoscritto ….. rende noto che a partire dal 30 Maggio 2014 non presenterò più alcuna dichiarazione dei redditi, né pagherò più nessun genere di tributo, tassa o sanzione allo Stato italiano. Lungi dal volere in alcun modo sfuggire ai doveri che in qualità di membro della comunità nazionale sento intimamente di volere e dover svolgere, ma spinto anzi da un genuino desiderio di fare chiarezza sulla situazione dei diritti/doveri di un comune cittadino nei confronti dello Stato di cui fa parte, riporto qui di seguito i motivi che mi hanno portato a tale decisione. A conferma delle mie intenzioni di instaurare un confronto trasparente con lo Stato, Le sto indirizzando la presente denuncia del sistema di emissione monetaria basato su una frode ai danni di popolazioni inconsapevoli, e del mio personale rifiuto di pagare qualsivoglia imposizione di imposte dirette allo Stato italiano. Ciò affinché Lei possa, in qualità di Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Oristano, serenamente esprimersi in merito al fatto che si possa o meno configurare una qualche forma di inadempienza da parte mia nei confronti del Fisco o, al contrario, da parte dello Stato italiano nei miei confronti, in relazione al prelievo fiscale e alle modalità di emissione monetaria da parte del sistema bancario nazionale e della classe politica consenziente. Premesso che 1) la moneta è l’unità di misura del valore e, così come il metro e il chilogrammo, tutte le unità di misura sono delle convenzioni, il valore monetario trova origine nella convenzione; 2) essendo nell’attualità la moneta legale (con carattere liberatorio) dello Stato italiano una moneta convenzionale a corso forzoso, la moneta è una fattispecie giuridica: siamo,quindi, nell’ambito del Diritto, non dell’economia; 3) noi tutti partecipanti alla convenzione ci facciamo l’un l’altro credito reciproco accettando una banconota cartacea (un semplice documento contabile) in cambio di beni reali, in previsione che ci venga accettata, per la certezza del Diritto, in cambio di beni reali; la moneta è un pagherò accettato da tutti in virtù dell’accordo precedentemente siglato; 4) tale tipo di moneta (fiat money) non richiede nessuna riserva aurea a garanzia e può trovare origine esclusivamente in una comunità di Esseri Umani consenzienti che si facciano credito reciproco; 5) tutti coloro che partecipano alla convenzione contribuiscono alla creazione del valore monetario; 6) per il solo fatto di partecipare alla convenzione tutti i partecipanti hanno diritto a un dividendo del valore collettivamente creato; 7) il valore viene creato a costo zero (salvo facendo l’onere della stampa o della contabilizzazione nei computer), essendo frutto di una attività mentale collettiva di tutti i partecipanti; 8) essendo originata dall’attività mentale collettiva la moneta non può che essere, al momento dell’emissione, di proprietà della comunità nel suo insieme; 9) lo Stato italiano, ha il diritto/dovere di stampare in nome del Popolo Sovrano, a titolo originario, il denaro necessario alla copertura di tutte le spese di ordinaria e straordinaria amministrazione della macchina statale per offrire una adeguata organizzazione sociale ai propri cittadini; pagando con moneta legale le infrastrutture e le prestazioni di servizi, avviene che sia la creazione del valore monetario che la compensazione tra crediti e debiti avvengono all’interno della comunità, senza alcuna necessità di supposti prestiti provenienti dall’estero; 10) trovando origine in una attività mentale collettiva, in una comunità organizzata come Stato sovrano non ci può essere carenza di moneta; affermare che allo Stato manchi il denaro per misurare il valore di una qualsiasi opera, equivale a dire che non si possono costruire strade per mancanza di chilometri; 11) a partire dall’insediamento della nuova Repubblica Italiana all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, le classi politiche che si sono succedute al Governo hanno preferito, in misura predominante, emettere Titoli di Stato fruttiferi (debiti) da cedere alla Banca d’Italia prima e ai cosiddetti Mercati Finanziari nell’attualità, in cambio di corrispondenti quantità (scontate del costo dell’anticipazione) di banconote in lire e in euro anziché emettere, a titolo originario, Biglietti di Stato a costo praticamente nullo; 12) la prassi appena descritta genera un crescente Debito Pubblico che si riflette in un aumento costante della pressione fiscale sulla popolazione; onde poter onorare ogni genere di pagamenti, alimentazione compresa, il singolo cittadino non può far altro che chiedere denaro in prestito all’unico detentore in regime di monopolio dell’emissione monetaria: il Sistema Bancario; il prestito ad interesse erogato dal Sistema Bancario al singolo cittadino diventa matematicamente inestinguibile in denaro, in quanto il debito (capitale +interesse) è sempre maggiore del prestito (solo capitale) erogato circolante; 13) se inoltre il Sistema Bancario ha facoltà di poter, in completa autonomia e in qualsiasi momento senza dover neanche consultare il Ministro del Tesoro (Legge 82 del 7 Febbraio 1992), variare il costo del denaro preso in prestito, questo fatto da solo è indicativo del completo stato di sottomissione in cui si viene a trovare il debitore, vittima di un patto nel quale dovrà farsi carico delle eventuali conseguenze negative, mentre tutti i benefici sono riservati alla parte avversa; 14) in conseguenza di quanto enunciato nei precedenti tredici punti, l’emissione di una moneta che nasce come debito (gravato da interesse) verso il Sistema Bancario, rende matematicamente impossibile la sua restituzione per un Essere Umano incapace di compiere “miracoli”, anche considerando che il prelievo viene per di più inasprito dalle persecuzioni dell’erario sui pregressi insoluti; 15) tale prelievo fiscale, perdurando la prassi di chiedere moneta legale in prestito ad interesse ai mercati, diventa permanente; 16) la prassi di chiedere fiat money (moneta convenzionale non coperta da oro, con valore decretato d’autorità) in prestito ad interesse a privati che non hanno autorità di emetterlo (anziché stampare Biglietti di Stato: della comunità) rappresenta un controsenso che non può essere ingenuamente attribuito ad ignoranza in materia di emissione monetaria da parte della classe politica al Governo, e crea scientemente una schiavitù da debito inestinguibile che dà origine a evidenti vantaggi di rendita monetaria alle persone fisiche e ai gruppi bancario-finanziari che acquisiscono i Titoli di Stato scontandoli; 17) in conseguenza dell’indebitamento e della rarefazione monetaria, entrambi artificialmente creati, io, come l’intera comunità, mi ritrovo prigioniero involontario e sinora inconsapevole all’interno di una gabbia fiscale che mi costringe a consegnare prima o poi allo Stato o al sistema bancario le mie proprietà immobiliari, casa di abitazione compresa, e privare dell’alimentazione quotidiana me stesso e i miei cari; 18) il diritto ad una dignitosa casa di abitazione e all’alimentazione rappresentano inalienabili diritti alla vita per ogni Essere Umano, ai quali mi rifiuto di rinunciare. Considerate tali premesse, a) se io, per la prima volta in quaranta anni di attività lavorativa, mi trovo nell’impossibilità di pagare imposte e tasse innecessarie e quindi non dovute, è unicamente a causa del fatto che il Sistema Bancario internazionale, erogando la moneta sotto forma di debito e mettendo di proposito in circolazione una quantità insufficiente di mezzi di scambio grazie al controllo in regime di monopolio dell’emissione monetaria, ha oggettivamente creato le condizioni per cui è matematicamente impossibile che ogni cittadino della comunità nazionale possa pagare allo Stato i tributi imposti, restituire falsi prestiti alle banche e condurre allo stesso tempo una vita degna dell’Essere Umano; b) non mi considero, né posso essere considerato responsabile del mancato pagamento in moneta legale dei suddetti supposti debiti verso lo Stato; c) mi riservo di riprendere a dare un contributo in denaro alla comunità, qualora necessario, nel momento in cui finalmente le Istituzioni competenti si pronuncino chiaramente in merito, accertando di chi sia la proprietà della moneta al momento dell’emissione, chi sia il debitore e chi il creditore, punendo il reato di Usura (imposizione di un qualsiasi interesse, anche minimo, per l’uso del denaro, l’unità di misura convenzionale del valore); d) denuncio il fatto che la soluzione alla supposta crisi, semplice e risaputa (lo Stato che batte moneta a costo zero in nome del popolo), non si vuole perseguire per motivi di dominio e controllo sociale; e) mi riservo di perseguire nelle sedi appropriate i responsabili della situazione creatasi, per avermi, consapevolmente, fatto sentire indebitato nei confronti dello Stato italiano con l’inganno del fraudolento sistema di emissione di moneta-debito da parte di banchieri privati. Le conseguenze di questo inganno hanno provocato pesanti danni alla mia psiche, facendomi cadere in un gravissimo stato depressivo che mi ha portato ad un passo dal suicidio per l’angoscia di non poter pagare debiti inesistenti, vedermi pignorare la casa e non riuscire a mantenere i miei familiari; f) vorrei sin da ora mettere gentilmente al corrente Lei, Gentile Dottor …, o quindi chiunque dovesse essere il mio futuro interlocutore nella presente controversia, degli importanti cambiamenti nel modello di organizzazione sociale messi in atto anche nel nostro Paese in conseguenza della pubblicazione delle notifiche emesse a partire dal 2011/12 dal One People’s Public Trust precedentemente costituito. La invito cortesemente a prendere visione delle suddette notifiche emesse dal One People’s Public Trust, redatte in osservanza del codice di leggi internazionali noto sin dal 1952 come Uniform Commercial Code (UCC), per poter poi serenamente pronunciarsi in merito alla presente denuncia di reato. Concludendo, confido che, in nome di una naturale esigenza di giustizia quale base della vita sociale all’interno della Comunità Umana, e alla luce dei nuovi importanti fatti emersi, la mia posizione contributiva nei confronti della ITALY, REPUBLIC OF CIK#: 0000052782, SIC 8888 – FOREIGN GOVERNMENTS, così registrata presso la Securities and Exchange Commission di Washington, D.C., venga adeguatamente riconsiderata e cancellata in quanto frutto di un inganno (la sistematica creazione di un debito inestinguibile non dovuto), quantificando semmai la somma di denaro a me spettante come partecipante alla convenzione nella quale trova origine la moneta attualmente in uso nell’Unione Europea. Per mia scelta consapevole, esco definitivamente da questo fraudolento sistema sociale basato sull’Egoismo e sulla Avidità materiale imposta dalle grandi dinastie di banchieri privati che, con la complicità dei Governi dominanti, impongono l’uso di una moneta privata per uso pubblico, emessa sotto forma di debito, rendendo la popolazione mondiale schiava nei loro confronti e persino incapace di procurarsi il fabbisogno quotidiano. Per quanto riguarda eventuali futuri sviluppi della presente controversia, ribadisco che qualora mi dovessero essere imputate delle colpe oggettive in relazione ai fatti enunciati con nuove vessatorie richieste di ingiunzioni fiscali non dovute, mi vedrò costretto a procedere, nelle sedi competenti e con le appropriate modalità, direttamente contro la persona fisica che si prenderà la responsabilità di firmare gli atti di accusa, chiedendo un adeguato risarcimento per i danni materiali e spirituali, passati e futuri, lungamente subiti. In Pace e Armonia, paolo maleddu P.S.: La presente vale come denuncia di fatti e dinamiche già note, di pubblico dominio, in virtù di una vasta letteratura esistente in materia, facilmente reperibile per chi volesse approfondirne lo studio. A tal proposito, mi permetto di allegare copia integrale in lingua originale di due recenti articoli apparsi sul Quaterly Bulletin di Marzo 2014, autorevole pubblicazione della Bank of England. Nell’esposizione, a firma di tre esperti economisti della Banca centrale del Regno Unito, viene spiegato “ come la maggior parte del denaro nell’economia moderna venga creato dalle banche commerciali prestandolo.” Altre frasi molto significative che chiariscono ogni dubbio: “Quando una banca fa un prestito ad uno dei suoi clienti semplicemente accredita sul conto del cliente un saldo attivo maggiore. In quell’istante viene creato nuovo denaro.” “Le riserve della Banca d’Inghilterra sono solo una registrazione elettronica dell’ammontare dovuto dalla banca centrale ad ogni singola banca.” “La realtà di come il denaro venga creato oggigiorno differisce dalle descrizioni che si trovano in certi testi economici: piuttosto che banche che ricevono depositi quando le famiglie risparmiano per quindi cederli in prestito, i prestiti della banca creano i depositi di denaro”. “In verità, vedere le banche come semplici intermediarie significa ignorare che in realtà, nell’economia moderna, le banche commerciali sono le creatrici della moneta depositata. Il presente articolo spiega come, piuttosto che banche che prestano denaro depositato presso di loro, il prestito crea il denaro depositato in conto corrente – il contrario della sequenza di solito descritta nei libri di testo (c’è una vasta letteratura che riconosce la prassi della natura “endogena” della creazione monetaria.)” “Le banche commerciali creano denaro, sotto forma di depositi in conto, facendo nuovi prestiti. Quando la banca fa un prestito, per esempio a qualcuno che prende un mutuo per acquistarsi una casa, generalmente non lo fa consegnando migliaia di sterline in banconote. In realtà, gli accredita nel conto corrente un deposito uguale all’ammontare del mutuo. In quel momento viene creato nuovo denaro. Per questo motivo taluni economisti hanno fatto riferimento ai depositi bancari come “denaro sorto dalla penna”, creato da un tratto di penna del banchiere quando concede prestiti.” Negli articoli viene anche confermato che “ La moneta è una istituzione sociale … Dal 1931 il denaro della Banca d’Inghilterra è stato fiat money … risultato di una convenzione sociale … Il denaro è oggi una forma di debito … La moneta è un IOU (I owe you = io ti devo: un pagherò) … in cui tutti in economia hanno fiducia”. Da una lettura attenta delle tesi esposte dalla Bank of England, chiunque può dedurre che la frase non ci sono soldi, quotidianamente spacciata per verità (sia per ignoranza che per malafede) da Tv e carta stampata, non ha nessun fondamento logico. La crisi è voluta e imposta per motivi di dominio e controllo sociale. Allego, inoltre, un recente e ben gradito commento del Dott. Gennaro Varone (sostituto procuratore della Repubblica presso la Procura di Pescara) sul Debito Pubblico italiano. La verità inizia a emergere anche all’interno della Magistratura. I determinismi di una specie di giustizia immanente sono in moto e, in ogni caso in un modo o nell’altro, il processo giungerà sino in fondo. J. Evola Conclusioni. “Gli Stati Uniti possono stampare tutto il denaro che vogliono. Le possibilità di un default sono zero ...”, risponde nel 2011 Alan Greenspan, ex-governatore della Federal Reserve al giornalista di “Meet the Press” che gli aveva appena chiesto se fosse ancora conveniente (o rischioso) acquistare Buoni del Tesoro (debito) americani. Inoltre, proprio in questo mese di Novembre 2014, la stessa Banca Centrale americana dà per conclusa l'era degli incentivi, riferendosi agli 85 miliardi di dollari di Quantitative Easing stampati mensilmente negli ultimi anni per cercare di salvare il Sistema Bancario. Sono due fatti significativi che ci portano alla facile deduzione che il denaro si può stampare secondo necessità, e non esiste quindi in quantità limitata. Ancora una volta, la frase resa famosa da Ezra Pound chiarisce ogni dubbio, perché “ ... dire che non ci sono soldi per fare questo o quello equivale a dire che non si possono fare strade per mancanza di chilometri.” Il fatto di poter costruire tutte le infrastrutture necessarie significa anche che lo Stato può eliminare la disoccupazione offrendo, a chiunque lo volesse, un lavoro di poche ore la settimana retribuito con una moneta convenzionale nazionale emessa a costo zero nella maniera di cui si è detto. Una moneta locale per risolvere, all'interno dei confini nazionali, ogni problema di produzione dei beni di prima necessità (alimentazione quotidiana, abbigliamento adeguato al clima e una dignitosa casa d'abitazione) in maniera autonoma per essere autosufficienti, e un'altra moneta convenzionale o una compensazione (clearing) tra Stati per regolare gli scambi internazionali. Tutto a costo praticamente nullo. In presenza della tecnologia e della forza lavoro, ci sono tutti i soldi necessari ad eseguire qualsiasi progetto e ad offrire ad ogni cittadino un impiego (anche per poche ore la settimana) ben retribuito. Nessuna austerity, nessun bisogno di tagli ai servizi e, soprattutto, niente tasse: il Paradiso Terrestre. Questa è la condizione facilmente realizzabile in cui potremmo vivere con una corretta emissione di una moneta di proprietà popolare stampata dallo Stato a costo zero. Invece ... Sono varie le funzioni del prelievo fiscale nell'attuale sistema monetario. Le tasse servono a dare validità alla moneta ufficiale imposta; sono uno strumento per regolare la quantità di denaro che viene lasciata a disposizione di ciascuno di noi, per imbavagliare l'economia e impedirci di raggiungere un benessere individuale giudicato eccessivo; servono a garantire la restituzione del denaro emesso dai grandi Usurai internazionali per indebitare verso di loro gli Stati con la truffa dell'emissione monetaria contro Titoli del Tesoro (il debito, la cambiale da pagare). I debitori, firmatari della cambiale, siamo sempre noi, questa volta in forma collettiva. In definitiva, all'interno di un incredibile piano di ampie dimensioni vagamente percepito da una minoranza di persone (e anche in questo caso, non nella sua capillarità), le tasse fungono da strumento di dominio e controllo sociale, non certo per fare le strade ... Il progetto di organizzazione sociale che si sta portando avanti da secoli prevede una popolazione planetaria di schiavi inconsapevoli, più o meno felici, che eseguono tutto il lavoro fisico e creano la ricchezza reale, acquistata però dalla cartastraccia virtuale dei “creatori di moneta”, che alle popolazioni lasciano le briciole. Masse anonime perennemente monitorate e, sotto lo sguardo vigile di un Esercito Mondiale super-accessoriato, indottrinate da un Pensiero Unico e una pseudo religione universale dentro la quale far convergere tutte le maggiori attualmente esistenti. Con Poteri Forti che, collocati al di là del nostro orizzonte visivo, controllano dall'alto, riuniti in una Sinarchia (governare in sinergia) di Governo Universale. Manca poco alla realizzazione totale del progetto, ma, per nostra fortuna, non arriverà mai a compimento. Il Sistema è già imploso su sé stesso e il risveglio di una massa critica sufficiente di popolazione mondiale sta procedendo velocemente. Gli stessi Poteri Forti stanno lanciando dei messaggi inequivocabili: cambiamenti significativi sono non più prorogabili. In un articolo apparso sul numero di Settembre/Ottobre 2014 di Foreign Relations, la rivista del Council on Foreign Relations (Cfr, il più importante think-tank tra quelli visibili), ci sono delle frasi che hanno dell’incredibile, visto che provengono dal vertice del Governo mondiale invisibile. Ecco alcune frasi (l’intero articolo è riportato sul mio sito www.paolomaleddu.com) che fanno ben sperare in un deciso cambiamento di rotta: “ … le Banche Centrali dovrebbero dare denaro direttamente alla gente … I Governi devono fare meglio … le banche centrali, come la Fed, dovrebbero consegnare direttamente il contante ai consumatori …consegnare alle famiglie dei contribuenti dei loro paesi un certo ammontare di denaro. Il governo potrebbe equamente distribuire contante a tutti i nuclei familiari …depositando i fondi in milioni di conti correnti … Ma i responsabili politici tuttavia continuano a resistere all’idea.” Sembra che i Grandi Usurai, dopo averli comprati con i loro soldi, stiano scaricando i politici, indicandoceli come gli unici che si oppongono ai tentativi di soluzione della crisi. “Le più forti fonti di resistenza ai trasferimenti di contante sono politiche e ideologiche … Ma non ha senso preoccuparsi della solvenza delle banche centrali: dopo tutto, possono stampare altro denaro… Il tempo è giunto per questo tipo di innovazioni.” L’ultima frase ha il valore di una sentenza, considerando la fonte autorevole da cui proviene. É la fine di un ciclo storico e dell'età oscura. Quando l’azione umana si riduce a un mero mercanteggiare materialistico di merci e interessi particolari, senza un principio guida superiore, trascendente, spirituale, la decadenza si fa inevitabile e inarrestabile. Una volta completamente colmata la misura e raggiunto il Kaos, una età ben più felice avrà inizio, e l'equilibrio e l'armonia del Cosmos verranno inevitabilmente ristabilite.