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Perché le Tasse non Sono Dovute - Paolo Maleddu con Copertina 2

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Perché le tasse non sono dovute.
Indice
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Introduzione
Capitolo
I
Armi di distrazione di massa
Capitolo
II
Il denaro non è ricchezza …
Capitolo
III
Cosa è la moneta e quale è la sua funzione.
Capitolo
IV
Sistema Postale e Sistema Monetario
Capitolo
V
Costruiamo un ponte
Capitolo
VI
Il debito
Capitolo
VII
Perché le tasse non sono dovute
Capitolo
VIII
Disobbedienza fiscale: io non pago
Conclusioni
Introduzione
“Perché le tasse non sono dovute” è stato scritto con il proposito di
fare un po’ di luce tra dubbi e ombre di proposito create nelle
nostre menti dal circo mediatico degli Usurai internazionali per
impedirci di percepire il reale stato di schiavitù da lavoro e da
debito nel quale ci incontriamo.
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L’obiettivo principale di questa pubblicazione è quello di abbattere
un dogma: le tasse da pagare. Premetto che nel termine tasse
includo ogni genere di tributo prelevato col fraudolento pretesto di
raccogliere denaro dai cittadini per far fronte alle spese di ordinaria
amministrazione dello Stato. C’è da convincere i dubbiosi e
stimolare coloro i quali, lontani da questi temi, magari ritengono
che parlare di tasse non dovute sia una provocazione.
Non si tratta di provocazione: solo semplice constatazione di una
verità sconcertante.
“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto
rivoluzionario”, è stato detto.
Le tasse non sono dovute perché la moneta attualmente in uso
sull’intero pianeta è una fiat money.
Per fiat money si intende una moneta a corso forzoso, non
garantita da riserva aurea, creata per convenzione, dal nulla,
all’istante (fiat …) per misurare, contabilizzare e manifestare in un
simbolo (cartaceo, di plastica, elettronico …) il valore di beni e
servizi. Non essendo la sua emissione limitata da una determinata
quantità d’oro preesistente depositata a copertura, di tale moneta
non ci può essere carenza. Può essere emessa, digitando dei
numeri su un computer o con il solo uso di carta e penna,
dall’istituzione che rappresenta la comunità dei cittadini che la
creano per convenzione: lo Stato, la regione o il Comune.
Domanda: non essendo coperta da riserva aurea (diversamente da
quella creditizia, emessa come ricevuta rappresentativa di oro o
altra merce depositata a garanzia, non più in uso), cosa dà valore
alla moneta?
Il valore le viene dato d’autorità dallo Stato che la dichiara valuta
ufficiale del Paese e la accetta in pagamento di debiti e tasse:
estingue ogni debito. Si può rifiutare un assegno, ma non un
pagamento effettuato con la moneta legale del Paese.
Si tratta di una fattispecie giuridica: siamo nell’ambito del Diritto,
non dell’economia.
Tutto ciò ci porta ad una prima considerazione: se il valore
monetario viene dato d’autorità dallo Stato e garantito dalla
certezza del Diritto, non si vede come possa venir emesso da altri.
Ricordo, semmai ce ne fosse bisogno, che nell’attualità, la moneta
viene creata dal nulla dai banchieri privati nell’atto di prestarla e da Page | 4
essi stessi gestita, da proprietari, in regime di monopolio.
Queste sono alcune frasi inequivocabili apparse in una
pubblicazione ufficiale (Quarterly Bulletin) della Banca Centrale del
Regno Unito (Bank of England) nel Marzo 2014, da leggere
attentamente per fugare ogni dubbio:
“Quando una banca fa un prestito ad uno dei suoi clienti,
semplicemente accredita sul conto corrente del cliente un saldo
attivo maggiore. In quel preciso istante viene creato nuovo denaro.
Le riserve della Banca d’Inghilterra sono solo una registrazione
elettronica dell’ammontare dovuto dalla banca centrale ad ogni
singola banca.
Le banche commerciali creano denaro, sottoforma di depositi in
conto, facendo nuovi prestiti. Quando la banca fa un prestito, per
esempio a qualcuno che prende un mutuo per acquistarsi una casa,
generalmente non lo fa consegnando migliaia di sterline in
banconote. In realtà, gli accredita nel conto corrente un deposito
uguale all’ammontare del mutuo. In quel momento viene creato
nuovo denaro. Per questo motivo taluni economisti hanno fatto
riferimento ai depositi bancari come “denaro sorto dalla penna”,
creato da un tratto di penna del banchiere quando concede
prestiti.”
Questa è solo l’ultima di una lunga serie di simili dichiarazioni
pubbliche rese negli ultimi cento anni davanti alla “Commissione
della Camera dei Rappresentanti del Sistema Bancario e della
Valuta” degli Stati Uniti da numerosi Governatori della Federal
Reserve System, e da numerose pubblicazioni ufficiali dello stesso
Sistema Bancario. La Federal Reserve è la Banca Centrale
americana, di proprietà delle grandi dinastie di Usurai
internazionali: Rothschild, Rockefeller, Warburg, Morgan, Lehman,
Lazard, Goldman, Schiff, Kuhn, Loeb, Sachs, Kahn, nonché una
misteriosa Israel Seif Moses Bank of Italy della quale niente è dato
sapere, e altre possibilmente entrate nei cento anni trascorsi dalla
sua fondazione nel 1913.
Per andare subito al cuore del Sistema, riporto un’altra clamorosa
dichiarazione (rintracciabile in Internet) del Luglio 2009 di Ben
Bernanke, l’allora Governatore in carica della Fed. Il giornalista di
“60 Minutes” della Cbs gli chiede, a proposito delle migliaia di
miliardi di dollari che la Banca Centrale americana stava dando in
prestito alle banche commerciali per tentare di arginare la crisi
salvando loro piuttosto che la popolazione:
“È denaro proveniente dalle tasse quello che la Federal Reserve sta
spendendo?”
“Non è denaro proveniente dalle tasse …” risponde Bernanke
nell’intervista, “le banche hanno un conto corrente presso la Fed,
proprio come Lei ha un conto presso una banca commerciale, così
per prestare ad una banca noi usiamo il computer per determinare
l’importo del credito … è molto più simile allo stampare denaro
piuttosto che prestarlo …”.
“Voi state stampando denaro?”, interviene l’intervistatore.
“Sì, in effetti, ed abbiamo bisogno di farlo perché la nostra
economia …” etc. etc.
Questo libro potrebbe terminare qui.
Mentre i politicanti nostrani (o i greci, gli spagnoli, i portoghesi …)
continuano ad aumentare il prelievo fiscale e a ripeterci che non ci
sono soldi per salvare noi dalla miseria e le nostre aziende dalla
chiusura, evocando austerity, Patto di stabilità e Spending review,
sentiamo il Governatore della Banca Centrale più importante al
mondo dire, riferendosi a denaro prestato a banche da salvare,
che:
“Non è denaro proveniente dalle tasse…”.
E da dove proviene, di grazia, questo denaro? Viene forse chiesto,
come si usa da noi, in prestito ai mercati?
Certamente no, perché alla successiva domanda, “Voi state
stampando denaro?”, il Governatore risponde:
“Sì, in effetti ….”
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Apprendiamo quindi dalle massime autorità in materia monetaria,
Bank of England e Federal Reserve, che si può creare denaro
all’istante, usando il computer, prestandolo per salvare altre banche
o per acquistare una casa, senza chiederlo ai mercati e senza
dover tassare chicchessia.
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Il banchiere privato batte moneta senza averne titolo, mentre lo
Stato, che a quella moneta dà valore d’autorità, preferisce chiederla
in prestito ai mercati o prelevarla dalle nostre tasche.
Chi è il vero sovrano tra Stato e banchiere?
Ha senso tutto ciò?
Certo. Ha uno scopo ben preciso, quantunque pubblicamente
inconfessabile: permettere, con la complicità dell’intera classe
politica, maggioranza e opposizione, il dominio dei grandi Usurai
sulle popolazioni.
Creando con le tasse un debito (fittizio, come già fanno intuire le
dichiarazioni appena lette e come dimostreremo) estinguibile
unicamente con la valuta ufficiale, i politicanti conseguono il loro
obiettivo: quello di obbligare i cittadini a procurarsi tale moneta
lavorando o prendendola in prestito dal banchiere emittente, loro
complice.
In assenza di tasse, non saremmo obbligati a correr dietro alla
moneta imposta come valuta ufficiale. La conclusione, ovvia ma
non dichiarata, è che la vera funzione tecnica delle tasse è quella di
dare validità alla moneta privata.
Questa è una prima verità, peraltro nota agli addetti ai lavori e già
anticipataci da uno dei maggiori filosofi tedeschi oltre duecento anni
or sono nella sua opera più importante:
“Lo Stato preleva le sue imposte in denaro per assicurare validità
alla moneta territoriale.”
Johann G. Fichte, “Lo Stato commerciale chiuso”, anno 1800
I politicanti, dopo averci obbligato a procurarcela e versarla, con
una infinità di balzelli, allo Stato che ne “riconosce” il valore
accettandola, la restituiscono con gli interessi al banchiere.
In questo modo i grandi Usurai internazionali che controllano il
Sistema Bancario, vivono di rendita, da parassiti, del nostro lavoro.
Accumulando immense fortune personali e gestendo la moneta e
l’informazione in regime di monopolio, controllano le popolazioni
mondiali attraverso governi, eserciti e multinazionali.
Per loro esclusivo vantaggio o in favore di poteri ancora superiori?
I punti di vista sono molteplici e dare una risposta certa è alquanto Page | 7
difficile.
Quel che è certo è che la moneta, che pure ci appartiene, viene
usato come strumento di controllo su di noi, e che la reale funzione
delle tasse è quella di impoverirci per limitare la nostra libertà:
confinarci dentro un recinto per controllarci nel corpo e nella mente.
Se quindi non è più una ricevuta di un valore depositato (oro, nel
Gold Standard), che cos’è oggi la moneta?
La moneta convenzionale attualmente in uso è un semplice
documento contabile per redigere il quale bastano carta e penna
(come confermato dalla Bank of England) o digitare degli input in
un computer (lo dice Ben Bernanke).
Serve a misurare, contabilizzare, monetizzare (manifestare in un
simbolo monetario) il valore di beni reali e servizi; a tenere
aggiornata in tempo reale la contabilità tra chi deve dare e chi deve
avere all’interno della comunità. Debiti e crediti tra i partecipanti
agli scambi di beni e servizi si compensano all’interno della
comunità grazie all’intermediazione di tale documento contabile
(altrimenti chiamato denaro) che unicamente lo Stato che gli dà
valore può emettere, a costo zero, in nostra rappresentanza.
Senza alcuna necessità di chiedere fantomatici prestiti a banchieri
privati o ai mercati.
“Pensa all’economia di mercato come ad un giuoco di mettere e
prendere. Ciascun partecipante prende beni e servizi dal mercato, e
ognuno mette beni e servizi. La moneta, in realtà, è solo un modo
di tenere i conti. Quando tu prendi qualcosa dal mercato
(comprando), offri denaro in pagamento. Quando metti qualcosa
dentro il mercato (vendendo), ricevi del denaro come pagamento.
Stando così le cose, coloro che mettono più valore dentro
l’economia (vendendo) ricevono, nel tempo, più denaro.
Il denaro, quindi, è un sistema contabile.”
Thomas Greco
Ciascuno di noi può mettere e prendere nella comunità ciò che
produce, che sia un bene reale o un servizio. Con il baratto dei beni
lo scambio si concludeva contestualmente, perché ognuno riceveva
un bene reale. Ma, essendo ben noti i limiti del baratto, si è dovuto
ricorrere all’intermediazione di un sistema contabile che permette di Page | 8
tenere aperto lo scambio e concluderlo in un momento successivo.
Io immetto nel mercato una bottiglia di vino (vendendo), e prendo
in cambio, invece di un bene reale, un documento contabile che
dice: Paolo ha ceduto una merce alla comunità senza aver preso
niente in cambio. Vanta un credito che può riscuotere tra una
settimana, un mese o un anno, alla presentazione di tale attestato
del credito. Il baratto si può considerare concluso quando tutti
avranno in mano dei beni reali, non un biglietto di carta.
Questa è la reale funzione della moneta. È un documento di
intermediazione contabile, il riconoscimento di un debito/credito,
che permette di spostare nel tempo la conclusione dello scambio.
“ … il denaro è una forma di debito/credito … il denaro non è altro
che un debito della comunità verso il detentore, pagabile
nella forma di beni autentici secondo la sua scelta …”
James Barnes, 1944
Il valore nominale impresso sulla cartamoneta esprime la misura
del potere d’acquisto incorporato, trasformando il denaro in un
contenitore di valore utilizzabile in qualsiasi momento per prendere
dal mercato, dopo avervi immesso il frutto del proprio lavoro, il
frutto del lavoro altrui.
“Ciò di cui abbiamo bisogno … è un “contenitore” che dia ai conti sia
il tempo che l’opportunità di andare in pareggio. Tutto ciò richiede
una volontà di aspettare e una volontà di avere fiducia. In poche
parole, i membri di una comunità commerciale devono avere la
volontà di farsi “credito” l’un l’altro.”
Thomas Greco
La moneta si basa sulla fiducia e sul credito reciproco che i membri
della comunità si fanno l’un l’altro, momentaneamente accettando,
in cambio di beni reali e servizi, un biglietto di carta. La fiducia e il
credito reciproco permettono la compensazione di debiti e crediti in
un tempo dilatato, al contrario di ciò che avviene, all’istante, col
baratto di beni. A tal scopo ci mettiamo d’accordo di accettare come
mezzo di scambio universalmente riconosciuto un determinato
simbolo cartaceo.
Dal momento che il valore monetario trova origine all’interno della
comunità che lo crea per convenzione, solo lo Stato può emettere
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denaro in nostra rappresentanza. In realtà avviene che, invece di
una moneta pubblica (di proprietà popolare) ad uso privato,
prodotta a costo zero, venga emessa una moneta privata ad uso
pubblico, garantita dallo Stato (noi) ma di proprietà dei banchieri
privati, ceduta in prestito ad interesse alla popolazione. La suddetta
prassi origina un Debito Pubblico inestinguibile, per far fronte al
quale viene imposto al contribuente un crescente prelievo fiscale.
Questa truffa, scientemente perpetrata ai nostri danni dalla
complicità tra banchieri privati e classe politica governante, è
all’origine della miseria e della sofferenza oggi dilaganti.
Lo Stato deve battere moneta: Biglietti di Stato di proprietà del
popolo (non note del banco emesse dal nulla, senza averne titolo,
dalla banca privata), stampati a costo zero d’autorità (garantiti
dalla certezza del Diritto) per retribuire tutti coloro che eseguono
un lavoro a beneficio della comunità, e coprire ogni costo della sua
ordinaria amministrazione. Se ogni costo viene coperto con fiat
money creata all’istante a tal scopo, per quale motivo dovrebbe la
classe politica pretendere denaro dai propri cittadini? Dove va a
finire il denaro illegittimamente prelevato, se ogni spesa è già
coperta?
Le tasse sono un inganno, un furto legalizzato furbescamente
realizzato ai danni di popolazioni ingenue, appositamente tenute
ignoranti in materia monetaria. Quantunque reso legale, sempre di
furto si tratta.
Questi sono i concetti base di cui leggerete nelle pagine che
seguono, e che, mi auguro, al termine del libro possano esservi
molto più familiari di quanto possano sembravi ora.
I tempi sono ormai maturi perché la verità delle tasse non dovute
emerga, e alcuni importanti messaggi arrivati ultimamente dai
Poteri forti che governano il mondo fanno presagire cambiamenti
più o meno imminenti (i loro tempi sono molto più dilatati dei nostri
…) nell’organizzazione sociale. Creare una coscienza della grande
truffa dell’emissione monetaria da parte di banchieri privati che non
hanno nessun titolo per emettere moneta, è il primo passo verso
una presa di posizione consapevole e coraggiosa per opporci con i
fatti ad una frode ormai palese. Tanti i milioni di vite umane
sacrificate e troppa sofferenza da troppi anni: è ora di fermare
questa barbarie.
Un sano impulso di umana dignità: ecco ciò che ci vuole per
opporsi, in piedi e a viso aperto, a quei Poteri, ormai facilmente
identificabili, che, con la complicità delle classi politiche, esercitano
il loro dominio sulle popolazioni mondiali attraverso lo strumento
monetario e il prelievo fiscale.
Capitolo I
Armi di distrazione di massa: il grande recinto mediatico
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Premessa indispensabile per affrontare un dogma apparentemente
inattaccabile come quello del pagamento delle tasse, la conoscenza
delle sofisticate tecniche di distrazione di massa utilizzate dal
grande circo mediatico di proprietà dei Grandi Usurai internazionali.
Rifacendomi al concetto del recinto utilizzato nel libro “Il Paradiso
Terrestre”, pubblicato nel 2013:
“Per intraprendere con profitto questa liberatoria passeggiata nel
mondo della moneta è bene renderci conto di quale sia l’attuale
condizione dell’essere umano omologato in una massa senza forma,
volto e voce.
Quantunque doloroso ed umiliante sia ammetterlo, siamo tutti
vittime più o meno inconsapevoli di un inganno mediatico virtuale
incredibilmente efficace. Una fiction montata con tanta maestria da
essere percepita come realtà.
Senza rendercene conto, trascorriamo tutta una vita all’interno di
un recinto, simile all’ovile nel quale i nostri amici pastori
rinchiudono le pecore o al famoso corral dei film western nel quale
venivano tenuti cavalli e mandrie di bovini da macello.
Proprio come le pecore e quei pacifici ruminanti dall’espressione
non certo intelligente, trascorriamo tutta una vita all’interno del
recinto, liberi di vagare senza meta in spazi estremamente limitati,
in innaturale contrasto con gli sconfinati orizzonti del pensiero
umano e dell’immensità dell’Universo.
Non vedendo intorno a noi robuste staccionate che ci impediscano
di uscire, non ci accorgiamo di essere prigionieri e non cerchiamo la
libertà.
La gabbia è virtuale, costruita con sbarre invisibili ma molto più
robuste di quelle in ferro. Sdraiati sul divano, col telecomando in
mano e una Tv sempre sintonizzata che ci illumina, ci sentiamo
pure comodi al suo interno.
Le sbarre sono fatte di dogmi economici e religiosi, mistificazioni,
storia menzognera, stampa asservita, informazione occultata, talk
show e giochi a premi, Hollywood e spot pubblicitari: la superficiale
cultura mediatica che ha la funzione di impedirci l’accesso ad una
Conoscenza superiore.
Se non iniziamo con lo spegnere la Tv, difficilmente riusciremo a
venire fuori dal recinto.
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“No, io no ... Io mi informo ... leggo tutti i giorni La Repubblica ...
l’Espresso ... Non guardo la Rai ... guardo Sky, i documentari ...non
mi faccio fregare, Io ...”
Non potendoci portare tutti in prigione, con la Tv ci hanno portato
la prigione in casa. Una gabbia mentale.”
Per potersi impossessare dell’emissione del valore monetario che
appartiene al popolo e mantenerne la gestione, i Grandi Usurai si
sono dovuti assicurare pure il monopolio dell’informazione per
mantenerci di proposito ignoranti in materia monetaria. La truffa
dell’emissione monetaria non si potrebbe tenere in piedi senza la
corrispondente disinformazione propagandata da scuola, stampa, tv
e cinema.
La nostra ignoranza è la loro forza: ecco perché mai nessuno nella
scuola dell’obbligo, dalle elementari sino ai corsi universitari, ci ha
mai spiegato cosa sia il denaro e quale sia la sua funzione.
Ammoniva Bertrand Russell: “L’uomo nasce ignorante. L’educazione
lo rende stupido”.
Domanda: chi avrebbe interesse a tenerci dentro il recinto?
Di nuovo, costerà fatica accettare il fatto che da centinaia di anni
esistano dei Grandi Manovratori che riescono con la loro paziente
azione a creare o condizionare ed attivare i grandi eventi della
storia (guerre, accordi internazionali, rivoluzioni, ideologie),
indicando alle popolazioni mondiali il cammino da seguire.
Non si tratta di poche persone riunite attorno ad un tavolo che
decidono delle sorti del mondo, ma piuttosto di un vasto insieme di
associazioni neanche segrete (defilate, semmai), unite da interessi
convergenti e formate da persone che nel corso dei secoli hanno
goduto di posizioni privilegiate all’interno della vita sociale
soprattutto nei paesi occidentali.
Associazioni, organismi politici o singoli individui che, partendo da
posizioni differenti, si ritrovano attorno ad un Pensiero Unico
condiviso.
Le masse lavoratrici sono state sempre asservite dalle classi
dominanti culturalmente superiori.
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In tempi remoti la situazione all’interno dell’organizzazione sociale
era nettamente delineata: al vertice una aristocrazia nobile
regnante (faraoni, re, imperatori) per via ereditaria, coadiuvata
nella gestione del potere da classi sacerdotali per il controllo delle
menti e della cultura, seguite, in linea discendente, da conduttori di Page | 13
eserciti e guerrieri, classe mercantile, lavoratori e schiavi. In secoli
più recenti si è assistito ad un cambio radicale per cui le classi
borghesi (arricchitesi grazie soprattutto al vantaggio della
conoscenza del segreto dell’emissione monetaria), con una astuta
gestione della forza invisibile del denaro, sono riuscite a sostituirsi
al vertice alla vecchia nobiltà.
Un cambiamento epocale: la sostituzione della vecchia nobiltà
ereditaria, da sangue, con la nuova nobiltà da censo.
Per sbarazzarsi una volta per tutte delle monarchie regnanti,
l’astuzia è stata quella di rivoltar loro contro le masse con l’illusione
della democrazia da raggiungere. Potere al popolo, utilizzato invece
come carne da macello in guerre e rivoluzioni prima, illuso poi con
la sensazione di poter decidere autonomamente del proprio futuro
con le elezioni, nei nuovi Stati costituzionali o di Diritto.
Sappiamo tutti bene come è andata. Le elezioni democratiche si
vincono con l’impiego di grandi capitali, e la Grande Usura
internazionale, detentrice di enormi capitali, con l’instaurazione
della democrazia in tutto il mondo occidentale, si è trasformata in
dittatore assoluto dell’intero pianeta. Il grande capolavoro, grazie
alla manipolazione del pensiero delle masse (la moderna opinione
pubblica), è quello di mantenere sottomesso il popolo, a sua
insaputa, dandogli nel contempo l’impressione di essere sovrano.
“È il popolo la preda per cui ci si batte.”
Questa frase, attribuita a Gheddafi ma senz’altro pronunciata da
altri prima di lui, sintetizza in maniera egregia il concetto: domare,
con bastone e carota, la bestia umana, fornitrice della forza lavoro
che fa girare l’economia mondiale e degli eserciti che la controllano.
Gli strumenti di dominio: denaro e controllo dell’informazione. Una
disinformazione di massa corrosiva e onnipresente, alla quale la
pubblica opinione non può sfuggire perché tutto pervade, vista la
potenza dei mezzi impiegati.
Come riescono gli Architetti sociali a tenerci dentro il recinto?
Molto semplice.
“Dal momento che ogni seria discussione o analisi deve
necessariamente partire da un postulato iniziale veritiero, condiviso
e non contestabile (la Terra è tonda), è sufficiente introdurne con
abilità uno sbagliato (la Terra è piatta), perché tutti i commenti
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successivi dell’opinionista di turno, i voluminosi libri del famoso
economista e i logorroici talk show dei leader politici, siano tutti
falsati e volutamente fuorvianti.
Ogni volta che sul nostro quotidiano preferito (o Tg televisivo)
troviamo un richiamo allo spread o un titolo come “Bene l’asta dei
Bot …” , “Fondo salva Stati …” o “riduzione dei costi”, ci stanno già
conducendo per mano dentro la gabbia virtuale.
Il cancelletto in legno dell’ovile si chiuderà alle spalle del gregge
umano non appena ci saremo addentrati nella lettura dell’articolo.
Il famoso giornalista autore dell’articolo ci presenta infatti, egli
stesso in buona fede (gli annunciatori del telegiornale) oppure
consapevolmente, la seguente situazione: iniziando col parlare dello
spread, è già dato per scontato (falso postulato iniziale) che la
moneta si deve chiedere in prestito ai “mercati finanziari”
(buona accoglienza dei titoli di Stato: Debito Pubblico) ... bla ... bla
.... con un rating positivo ... bla ... bla ... per i prestiti che
salveranno lo Stato dal default … forse, e comunque non ora, tra un
anno … due … in futuro … bla ... bla ... anche perché ci sono gli
evasori … falegnami e baristi che non rilasciano lo scontrino del
caffè … parassiti della società … se paghiamo tutti, paghiamo meno
...
Leggendo, dopo il primo, altri articoli dello stesso tenore giorno
dopo giorno, anno dopo anno, o facendoci contaminare il cervello
da Tg e banalità di maggioranza e opposizione, il messaggio
subliminale (i soldi si prendono in prestito da chi li ha … i grandi
Usurai internazionali) ha già affondato saldamente le proprie radici
nella nostra mente ingenua, analfabeta in materia monetaria, e per
tutta la vita parleremo con amici e colleghi di spread, Debito
Pubblico e tagli alle spese, in interminabili discussioni che non
portano da nessuna parte, liberi di vagare senza meta all’interno
del recinto.
La soluzione, la moneta appartiene al popolo che la emette a
costo nullo attraverso lo Stato senza doversi indebitare né
pagare interessi a chicchessia, rimane rigorosamente fuori
discussione, all’esterno del recinto: nascosta alla nostra vista da
una nube di paroloni e ultime tesi di famosi economisti assoldati
dalla stampa dei padroni.”
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Capitolo II
Il denaro non è ricchezza
Cosa ci viene in mente al sentir pronunciare la parola ricchezza?
Oro, denaro, auto di lusso, bella vita ...
É un riflesso condizionato creato da Tv e giornali, guarda caso tutti
di proprietà delle stesse persone che posseggono e controllano
anche oro e denaro.
Il messaggio subliminale sottostante è: senza denaro non c’è
ricchezza.
É assolutamente falso.
Il denaro non è ricchezza.
Ricchezza e denaro sono due cose differenti, prodotte da parti
sociali antagoniste tra loro, con la parte dominante che si nutre, da
parassita, della parte più debole della popolazione.
Ricchezza è disponibilità di beni materiali utili alla vita.
É data dalla capacità dell’Essere Umano di trasformare e utilizzare
le risorse che Madre Natura ci mette abbondantemente e
gratuitamente a disposizione.
Noi tutti, in quanto abitanti e custodi di questo Pianeta
dell’Abbondanza, Il Paradiso Terrestre, siamo ricchi
indipendentemente dalla presenza o meno di denaro.
Il lavoro, non il denaro, può soddisfare le nostre esigenze materiali.
Il concetto di valore sta nella mente, non nella materia inerte. Un
qualsiasi animale che si trovi a passare davanti ad un giacimento di
petrolio a cielo aperto se ne allontana immediatamente, vedendo in
quel liquido maleodorante solo un veleno da evitare. Gli animali non
vedono nei sassi nessun valore. Gli uomini primitivi hanno iniziato
ad usarli per costruirsi un rifugio, poi, un bel giorno, hanno acceso
un fuoco sfregandone uno contro l’altro: quel fuoco continua a
scaldarci.
La nostra mente ha visto la scintilla scaturire dalla pietra e si è
messa in moto. La materia è. Sta alla nostra intelligenza utilizzarla
nel migliore dei modi per scopi pratici.
Lo stesso meccanismo si ripete con la cartamoneta: la carta ha di
per sé uno scarso valore intrinseco. Siamo noi che le diamo lo
status di denaro, attribuendole un grandissimo valore materiale.
“Quella carta ha valore perché noi abbiamo deciso che lo abbia”,
diceva un grande Giacinto Auriti.
Con una convenzione trasformiamo carta in denaro.
Il denaro non si trova in natura: è una invenzione della mente
umana come altre, creato per farci stare meglio. Se non assolve il
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proprio compito di migliorarci la vita, possiamo cambiare sistema,
lo possiamo reinventare ...
Dovendo vivere il resto della vostra vita su un’isola deserta,
preferireste vivere in una con alberi da frutta, funghi, asparagi ed
altre erbe commestibili, fertili pianure da coltivare, una buona
sorgente d’acqua ma ... senza denaro, o in un’isola con tanto oro e
denaro ma priva dei prodotti della terra con cui alimentarvi?
È una domanda retorica, non possono esserci dubbi. Sappiamo
bene che per vivere dobbiamo innanzitutto soddisfare le esigenze
primarie: l'alimentazione quotidiana per noi e i nostri cari, un tetto
sicuro sulla testa e dei vestiti adeguati in ogni stagione per
mantenere la temperatura corporea a 36 gradi. Poi, una volta
soddisfatte queste necessità, possiamo anche parlare di arte,
poesia e filosofia. Dopo.
La vera ricchezza è la capacità umana di trasformazione delle
risorse naturali. Alcune sono solo da cogliere e consumare: l’acqua
da bere, la frutta, le uova, il latte di mucche e pecore. Sin quando
una Terra generosa ci offrirà i suoi frutti e avremo due braccia per
lavorare e una mente per pensare, staremo bene.
Qualcuno, in origine, ha già risolto per noi ogni problema.
Per quale motivo nessun altro essere vivente, a parte l’uomo, ha
bisogno di lavorare per vivere?
Perché la Terra gli mette a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno.
Perché nessuno dei popoli primitivi, riuniti in tribù non numerose, si
preoccupava di lavorare per vivere?
Forse perché trovavano nell’ambiente circostante l’indispensabile
sostentamento? Ancora oggi i popoli che continuano a sopravvivere
all’assalto dell’uomo bianco civilizzato si dedicano semplicemente a
vivere, non a lavorare, adattandosi sapientemente all’ambiente che
li circonda.
Sono rimasti primitivi?
Tutto da vedere. Dipende dalla propria personale interpretazione di
questa fugace apparizione terrena dell’Essere Umano.
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Piuttosto, come mai noi uomini del terzo millennio, perennemente
connessi, nonostante una vita di lavoro, una tecnologia in
espansione esponenziale, l’eredità culturale del sapere di migliaia di
generazioni che ci hanno preceduto e quella materiale di case
d’abitazione e grandi infrastrutture lasciateci dai nostri padri, ci
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troviamo in tali e tante ristrettezze economiche?
È un vistoso controsenso. Non è possibile che in una civiltà
industriale tanto sviluppata una gran parte della popolazione
mondiale abbia tutte queste difficoltà a soddisfare anche solo le
esigenze primarie dell’alimentazione quotidiana e di una dignitosa
abitazione in cui vivere. Corriamo tutto il giorno da una parte
all’altra come formichine indaffarate, ma la nostra situazione
economica pare complicarsi sempre più e siamo tutti pesantemente
indebitati.
Con chi?
Dei nostri simili che non ci amano ci confondono le idee, di
proposito.
Non è possibile, nel Pianeta dell’Abbondanza, vivere immersi in una
cultura della scarsità: non c’è acqua a sufficienza, non c’è cibo per
tutti, non c’è lavoro, non ci sono soldi ... e noi ci caschiamo.
Gli individui più umili della popolazione fanno tutto il lavoro fisico,
producendo ogni genere di merci e costruendo case, strade e intere
città con tutte le infrastrutture necessarie. Quindi, rientrano a casa
stanchi la sera, si buttano sul divano e accendono la Tv per
rilassarsi, distrutti nel fisico. La televisione ha il compito di portare
a termine il lavoro, distruggendoli anche mentalmente con
programmi di intrattenimento che anestetizzano il cervello.
Poi c’è un esiguo numero di persone (in proporzione alla
popolazione mondiale) che da migliaia di anni si occupa
dell’elaborazione del mezzo di scambio indispensabile a valutare e
far circolare i beni prodotti: la moneta. Grazie alla complicità di
politicanti asserviti, sono riusciti ad assicurarsi il monopolio
dell’emissione monetaria.
Se la sono studiata talmente bene da convincerci che non si possa
vivere senza la loro cartamoneta. E noi, di nuovo, ci crediamo. Non
fanno nessun lavoro fisico, pensano unicamente ad ottimizzare il
controllo sulla società degli uomini.
L’attenzione di questi creatori di denaro è concentrata sulla
trasformazione di carta colorata in denaro che poi ci prestano ad
interesse, ce la affittano, dando incarico a uomini fidati, perché ben
retribuiti, di contabilizzare ogni movimento.
Noi tutti, quindi, basiamo la nostra intera vita su uno strumento che
non ci appartiene. È un equilibrio molto instabile. Per togliervi ogni
dubbio guardate bene su qualsiasi banconota in euro il cerchietto
che precede la sigla in cinque lingue della Bce: è un copyright.
La Mafia bancaria europea, Cosa Nostra, vuole che sia chiaro chi sia
il proprietario delle banconote. Noi possiamo solo prenderle in
prestito pagando un affitto che il proprietario può aumentare in
qualsiasi momento senza consultarci. Come può anche solo essere
concepibile un contratto nel quale una delle parti ha facoltà di
cambiare le regole a proprio vantaggio, arbitrariamente, in qualsiasi
momento? Inoltre, quando vuole, come ben sappiamo, decide pure
di non prestarcele più, in completa autonomia. Lo stato di schiavitù
è totale.
In Sardegna le parole conservano ancora il loro significato,
fortunatamente. Non riusciamo a chiamare le guerre missioni di
pace. I pastori che vivono pascolando greggi che appartengono ad
altri, conservano l’appellativo di servi pastore: pronunciato non in
tono offensivo, rende immediatamente chiaro quale sia la posizione
di ognuno.
Noi siamo servi senza diritti di un sistema bancario che emette
moneta affittandocela, premunendosi però di mascherare il nostro
stato di schiavitù.
Notate bene: la ricchezza messa a disposizione da Madre Natura
esiste indipendentemente dall’esistenza del denaro. Ma non è vero
il contrario. Il denaro muove beni già esistenti, e non avrebbe
motivo d’essere in assenza di merci da scambiare.
Ciò significa che se la Terra continua a metterci a disposizione
gratuitamente tale abbondanza di risorse, non abbiamo di che
preoccuparci. Possiamo stare tutti bene.
Dobbiamo solo comprenderlo, senza farci confondere dalla
disinformazione dei media dei padroni. I Grandi Manovratori, alla
ricerca di un controllo totale permanente sulla popolazione
mondiale, non vogliono persone economicamente benestanti e
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mentalmente indipendenti, difficili da sottomettere. Preferiscono
individui angosciati, perennemente impegnati a risolvere problemi
di sussistenza materiale. Con tasse sempre crescenti e un eccesso
di regolamentazione ci rendono l’esistenza difficile. Il prelievo
fiscale e la burocrazia sono stati introdotti per toglierci ogni
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sicurezza economica e per tenerci banalmente occupati in questioni
futili.
Trasformando tutta l’informazione in propaganda, riescono a
radicare nella nostra mente il falso concetto di denaro uguale a
ricchezza, inducendoci ad inseguire per una intera vita il simbolo
che loro emettono in regime di monopolio. L’inganno funziona, dal
momento che la stragrande maggioranza della popolazione trae la
totalità dell’informazione dai giornali e dalle Tv degli Usurai, il
nostro veleno quotidiano.
Noi dobbiamo renderci conto che, oltre ad essere abitanti del
Pianeta dell’Abbondanza, siamo anche i creatori del valore
monetario per convenzione, e possiamo quindi monetizzare la
ricchezza prodotta senza dover utilizzare la moneta di banchieri
privati. Possiamo crearci una moneta tutta nostra, ad uso locale per
risolvere i problemi primari, complementare a quella ufficiale
intoccabile. L'utilizzo di monete locali per le necessità primarie e
quello di una moneta internazionale per gli scambi tra Stati è il
modello ideale, anch'esso propugnato da Johann G. Fichte sin dal
lontano 1800.
Non una moneta, l'euro, imposta per motivi di controllo su realtà
economiche che non possono essere rappresentate, ciascuna, se
non da un loro mezzo di scambio locale, o il dollaro, allo stesso
tempo nazionale e internazionale, furbescamente utilizzato dalla
Democrazia egemone per colonizzare il mondo con cartastraccia e
pre-potenza militare.
Abbiamo tutto ciò che serve per condurre una vita serena assieme
ai nostri cari all’interno di una comunità benestante.
Economia è riuscire a soddisfare le esigenze di base della
popolazione utilizzando le risorse disponibili: il mangiare quotidiano,
un tetto sicuro sopra la testa, dei vestiti per tenere una adeguata
temperatura corporea. Si realizza in maniera soddisfacente quando
le tre fasi di produzione, distribuzione e consumo dei beni riescono
in modo armonico a coinvolgere e beneficiare tutti i membri della
comunità.
Una volta soddisfatte le esigenze materiali, siamo pronti a parlare
di benessere spirituale e dedicarci allo scopo principale della nostra
esistenza terrena: capire chi siamo.
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Capitolo III
Cos’è la moneta e quale la sua funzione
Moneta è qualsiasi cosa accettata in cambio di beni e servizi.
La moneta è … l’unità di misura del valore.
Come il metro misura la lunghezza delle cose ed il chilogrammo ne
misura il peso, la moneta misura il valore dei beni e dei servizi.
La moneta è … il mezzo di scambio.
Un mezzo di scambio valido su tutto il territorio nazionale è ciò che
permette al pescatore di Cabras di trasformare i muggini in energia
elettrica per la propria abitazione.
La moneta è … un contenitore di valore con potere d’acquisto.
Permette infatti di trattenere per un tempo indeterminato il valore
incorporato nel simbolo monetario sino al momento della
liberazione nello scambio con un bene materiale o un servizio.
Oltre a queste prime tre caratteristiche fondamentali di una sana
moneta di proprietà del popolo (non velenosa come quella
attualmente emessa dalla Banca Centrale Europea), se ne possono
aggiungere diverse altre per meglio qualificarla.
La moneta è … una convenzione.
Essendo l’unità di misura del valore, come tutte le unità di misura
non è altro che il frutto di un accordo tra i membri della comunità.
Ha valore unicamente perché noi, il popolo, abbiamo deciso che ne
abbia.
Una moneta autentica che assolva onestamente il proprio compito
di movimentare merci per permettere un buon funzionamento
dell’economia nell’interesse della collettività, ha un valore
puramente convenzionale, senza nessuna necessità di riserva
aurea.
Quanto meno pregiato il simbolo in termini di valore, tanto meglio.
Noi e solo noi diamo valore alla moneta accettandola e facendola
circolare.
Essendo dallo Stato dichiarata d’autorità moneta legale del Paese,
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la moneta è … una fattispecie giuridica.
Noi siamo capaci di creare valore monetario con una attività dello
spirito, un costrutto mentale, ribadito dall’autorità statale che lo
trasforma in fattispecie giuridica, come ci ha insegnato il Professor
Auriti.
La moneta è …un rapporto sociale.
Può esistere solo all’interno della società degli uomini: perché
acquisisca valore una persona non è sufficiente, occorre una
comunità formata da almeno due persone, una prima che la
proponga come valore monetario e l’altra che l’accetti.
La persona che accetta un pezzo di carta colorata come moneta dà
a quel biglietto un valore corrispondente a quello del bene materiale
o del servizio (lavoro) ceduto in cambio.
Certifica, con l’accettazione, lo status di moneta di quella carta.
Il governatore della Banca Centrale che stampa un simbolo
cartaceo sulla nostra bella isola deserta di Malu Entu, al largo delle
coste del Sinis, in assenza di una comunità che l’accetti, non crea
valore monetario, solo carta straccia.
Ma se sull’isola sbarcasse un pescatore di Cabras e accettasse quei
biglietti di carta in cambio di un chilogrammo di muggini, quella
carta assumerebbe contestualmente lo status di moneta,
espletando le funzioni di mezzo di scambio, misura e contenitore di
valore.
Mezzo di scambio in quanto (come simbolo cartaceo) permetterà di
concludere lo scambio tra il pescato e l’energia elettrica consumata
in casa del pescatore; misura del valore per aver quantificato la
cessione di un kilo di muggini con un determinato numero di
biglietti; contenitore di valore in quanto manterrà il suo potere
d’acquisto nelle tasche del pescatore sino a quando egli stesso non
deciderà di liberarsene acquistando magari una bottiglia di buon
Cannonau di Mamoiada od Orgosolo.
Quindi, non il governatore che stampa, ma il pescatore che accetta
è colui che dà valore alla moneta. Ampliando gli orizzonti, non il
Sistema Bancario che emette, ma il popolo che lo accetta dà al
simbolo cartaceo il valore di moneta. In conseguenza di ciò, la
moneta non può che essere di proprietà del popolo.
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Dal momento che l’accettazione del popolo dà al simbolo cartaceo il
valore di moneta, l’unica autentica moneta è quella di proprietà
della popolazione che la crea.
La moneta è … il mezzo di scambio universale.
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Il biglietto del treno dà diritto a percorrere un tragitto tra due
stazioni ferroviarie.
Il biglietto del teatro dà diritto ad assistere ad una
rappresentazione teatrale.
Il biglietto dello stadio consente l’ingresso ad una determinata
partita di calcio.
La moneta è invece un biglietto universale, in quanto dà accesso a
tutti questi servizi e a tanti altri ancora.
I tagliandi per treno, stadio e teatro perdono il loro valore una volta
esaurita la rappresentazione teatrale o l’incontro di calcio, mentre
“La moneta continua a circolare dopo ogni transazione perché,
come ogni unità di misura, è un bene ad utilità ripetuta”.
Giacinto Auriti
La moneta è …”il certificato di un lavoro svolto”.
Ezra Pound
La moneta è … “un titolo di richiesta per ottenere beni reali e
servizi”
Gertrude Coogan
La moneta è ... “lo strumento più potente di cui lo Stato può
disporre per influire sulla felicità dei cittadini ...”
Alexander Del Mar
La moneta è ... ”uno strumento di carità, di amore e di benessere
per tutte le genti!”
Francesco Cianciarelli
La moneta è … “una promessa ... Chi detiene il denaro è in
possesso di una promessa che qualcuno, per il momento indefinito,
farà qualcosa per lui (gli fornirà una merce, un servizio, etc.)”.
Massimo Fini
La moneta è ... “il denaro che avvelena e distrugge, ma che è la
forza del progresso e della civilizzazione: “Tutto il bene nasceva dal Page | 25
denaro che causava tutto il male.”
Emile Zola
“Si chiama moneta qualsiasi cosa universalmente accettata in
pagamento di tasse e debiti. Essa funziona come mezzo di scambio,
unità di conto e riserva di valore.
T. R. Thoren e R. F. Warner in “La verità sulla moneta”
“ ... il denaro è credito, o fondamentalmente dipendente dal
credito”
“Il denaro ... è stato definito ... qualsiasi mezzo in possesso di un
grado di accettazione tale che, non importa di cosa sia fatto o per
quale motivo la gente lo voglia, nessuno lo rifiuta in cambio dei
propri prodotti.”
Clifford H. Douglas
A completamento delle varie sin qui elencate, non può mancare
questa ultima illuminante definizione del 1944 (parzialmente già
citata nell'introduzione), ancora in regime fascista, di James Barnes
(economista-scrittore ovviamente in seguito impresentabile sui
media democratici liberali dei padroni) nel suo “Giustizia Sociale
attraverso la riforma monetaria”:
“… il denaro è una forma di debito-credito … un titolo che dà diritto
al detentore a una partecipazione alle ricchezze nazionali … il
denaro non è altro che un debito della comunità verso il
detentore, pagabile nella forma di beni autentici secondo la
sua scelta…”.
Numerose altre definizioni si potrebbero attribuire alla moneta, a
seconda della fantasia e capacità espressiva di ciascuno. Ma, in
estrema sintesi (qui passiamo a definire quale sia la sua funzione),
è un semplice documento contabile inventato per agevolare lo
scambio di beni. Lo scambio si conclude quando ciascuna delle parti Page | 26
ha ricevuto, in cambio della propria, la merce o il servizio di cui
aveva bisogno. Ciò che avveniva col baratto, per intenderci. Ma se
barattare diventava troppo complicato per motivi oggettivi (non
trovo ciò di cui ho bisogno ora, ma ho comunque interesse a
vendere la mia merce), in cambio del bene che ho ceduto accetto
un documento cartaceo che dice: Paolo ha ceduto alla comunità (al
mercato) una merce senza aver preso niente in cambio. Il presente
documento cartaceo è la ricevuta che certifica la cessione e, allo
stesso tempo, un credito ora vantato nei confronti dell’intera
comunità che partecipa alla convenzione. Costituisce, nelle mani del
portatore, un titolo di richiesta di beni e servizi che verranno
accettati come contropartita al momento della sua presentazione.
È una funzione di intermediazione temporanea, un tenere la
contabilità tra chi deve dare e chi deve avere, in attesa che lo
scambio si concluda.
L’accettazione di un biglietto di carta in cambio di un bene reale
presuppone un atto di fiducia nei confronti e della persona con la
quale stiamo effettuando lo scambio, e nel valore del biglietto
convenzionalmente accettato.
Il commercio di merci e servizi all’interno di una comunità (locale,
nazionale o internazionale) si può portare a termine grazie
all’intermediazione di un documento contabile che si regge sulla
convenzione, sulla fiducia e sul credito reciproco che i partecipanti
si fanno l’un l’altro.
Per redigere un documento sono sufficienti carta e penna, oppure
digitare lettere e numeri nel computer.
Possono mancare carta e penna nella nostra società?
No, non possono.
Ed allora, perché ci facciamo ingannare da politici che continuano a
ripetere non ci sono soldi?
Perché nessuno ci ha mai spiegato cosa sia la moneta e quale sia la
sua funzione. Di proposito, per mantenerci ignoranti e non
comprendere che dietro quella pletora di personaggi ambigui e
mediocri, mitizzati da giornalisti appiattiti e conniventi,
eternamente impegnati in vertici economici che riempiono di
banalità Tv e giornali, si nasconde la più grande truffa di tutti i
tempi: quella dell’emissione monetaria.
La moneta è un dono. Uno straordinario strumento di creazione e
diffusione di benessere per tutta l’Umanità, capace di trasformare i
progetti in opere, i sogni in realtà.
Se negli ultimi anni del 1800 a Nikola Tesla non fosse stato negato
questo straordinario strumento capace di trasformare i progetti in
opere, oggi vivremmo in un mondo infinitamente migliore.
Un vero e proprio regalo, scippatoci da nostri simili che non ci
amano, ed usato come terribile strumento di dominio e
sopraffazione.
Se gli Esseri Umani avessero consapevolezza delle proprie
potenzialità occultate dalla disinformazione e riprendessero il
controllo della propria esistenza, avremmo accesso ad un livello di
vita oggi difficilmente immaginabile.
Quantunque di proposito limitata, la ricchezza comunque prodotta
sul pianeta è tale da consentire una vita dignitosa alla totalità delle
popolazioni mondiali. Ma questa possibilità viene loro negata, non
per mancanza di beni da distribuire, ma per la programmata
carenza dei mezzi di scambio.
Tre sono le fasi dello sviluppo armonico di una semplice economia
mirata a soddisfare le esigenze primarie: produzione, distribuzione
e consumo dei beni.
Per quanto riguarda la produzione, con i potenti mezzi a
disposizione, già da tempo ormai due persone che lavorano in
agricoltura riescono a sfamarne cento. Del consumo è superfluo
parlare, con centinaia di milioni di persone che non riescono ad
alimentarsi adeguatamente non per carenza di cibo, che sarebbe sì
preoccupante, ma perché il sistema di distribuzione è stato
sabotato.
Quale è il mezzo di distribuzione per eccellenza nell’economia?
La moneta.
Permettere e facilitare l’equa distribuzione della ricchezza prodotta
è infatti una sua funzione fondamentale. Si compie con la consegna
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ad ogni membro della comunità di un dividendo del benessere
creato, sotto forma di titoli di richiesta di beni e servizi a ciascuno
spettanti: la giusta quota di denaro.
Vi pare che la ricchezza prodotta nel mondo sia equamente
ripartita? Lasciamo perdere …
In assenza di un Sistema fraudolento di emissione e gestione della
moneta non potrebbero esserci le differenze abissali che si
riscontrano oggigiorno nella sua ripartizione. Non è onestamente
possibile accumulare grandi fortune col lavoro. Solo grazie al
fraudolento Sistema capitalistico e ai suoi velenosi accessori,
speculazione e Usura, possono coesistere lusso per pochi e miseria
per i più.
Il libero mercato non esiste, come ci ha spiegato molto
chiaramente Stefano Anelli (John Kleeves) nei suoi scritti. Qui un
insieme di brevi estratti:
“La leggenda del capitalismo e del libero mercato
Dimenticate Marx e pensate ex novo al Capitalismo. Cosa si intende
per Capitalismo? Un’economia di libero mercato, il quale lasciato a
sé stesso e senza interventi statali permette la creazione di grandi
ricchezze concentrate.
Si intende questo, eppure se ci pensiamo vediamo che con un
mercato veramente libero non potrebbero affatto crearsi grandi
ricchezze concentrate: con un mercato veramente libero non
potrebbe esserci il Capitalismo!
Il fatto è che le grandi ricchezze concentrate, diciamo le grandi
aziende, per nascere e mantenersi hanno bisogno sempre di opere
pubbliche, di opere della collettività.
Immaginiamo ogni grande azienda, di qualunque settore, ai suoi
albori. L'industria dell'auto per esempio. Dopo l'invenzione del
semovente in vari Paesi degli imprenditori pensarono alla
produzione di massa. Hanno venduto bene le prime serie, ma poi
avrebbero dovuto fermarsi: era necessaria una rete stradale adatta.
Ma in un mercato libero lo Stato non ti fa le strade perché devi
vendere le tue auto ma ti dice: se le vuoi compra i terreni e asfalta,
caro il mio imprenditore privato, e rispetta i diritti dei confinanti,
che sono liberi cittadini in un libero mercato.
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Avrei voluto vedere come avrebbero potuto svilupparsi i colossi del
settore, come la Ford o la Fiat: avrebbero dovuto comprare striscia
di terra dopo striscia di terra, asfaltarla, recintarla e dotarla di
un'infinità di sottopassaggi e cavalcavia, curarne la manutenzione, Page | 29
rendere conto degli incidenti che vi avvenivano. Sarebbe stato
impossibile anche il primo passo, l'acquisto dei terreni, perché ogni
contadino avrebbe chiesto cifre esorbitanti, è ovvio.
Oppure pensiamo all'industria aeronautica e alle compagnie aeree.
Begli oggetti gli aerei passeggeri, ma richiedono aeroporti e in un
libero mercato lo Stato ti risponde come prima: cosa c'entro io?
Fatteli! E in luoghi deserti, dove non infastidiscano nessuno col
rumore, perché i miei cittadini sono liberi cittadini in un libero
mercato, e hanno dei diritti.
Si obietterà: ma così sarebbe impossibile lo sviluppo economico e
civile! L'osservazione è irrilevante: questi sono gli esiti di un libero
mercato di liberi uomini. E poi lo sviluppo economico e civile non
sarebbe impossibile; solo, dipenderebbe dalla volontà dello Stato,
che comincerebbe a fare i patti con le aspiranti grandi aziende o
imprese: faccio le strade, i porti, eccetera, ma voglio la
maggioranza della proprietà delle vostre aziende perché sono io che
vi faccio vivere. In breve - sorpresa - l'esito fisiologico di un
veramente libero mercato è la statalizzazione di ogni attività
economica rilevante. Puoi possedere tutti i mezzi di produzione che
vuoi, ma se il mercato è proprio libero non vai da nessuna parte.
Si potrebbe continuare a lungo, ma il concetto è chiaro: il
Capitalismo non è per niente un frutto dell'economia di libero
mercato. Adam Smith si è sbagliato di grosso e tutti gli altri gli sono
andati dietro su questa impostazione, anche il signor Karl Marx.
Cos'è allora, il Capitalismo?
In prima istanza è un fatto politico. Esso rappresenta il comando
sull'intera società da parte di una categoria precisa di persone: gli
imprenditori. La categoria che comanda in una società potrebbe
essere qualunque: i coltivatori diretti, i soldati, i preti, i saggi, i
manovali; anche tutti (tramite un Autocrate: le monarchie e gli
Imperi non costituzionali). Col Capitalismo questa categoria è quella
degli imprenditori.
Ecco perché il Capitalismo si è potuto formare: gli imprenditori
hanno preso il sopravvento politico ed hanno modellato la società in
modo da potersi sviluppare a danno del resto della collettività,
accumulando così le grandi ricchezze concentrate.
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Hanno cominciato a prendere questo sopravvento nel Cinquecento,
in Europa settentrionale, in modo concomitante con la Riforma
Protestante. Modellando la società, la prima cosa che hanno fatto è
stata proprio quella di togliere la libertà di mercato, portando i
governi ad intervenire e a legiferare nell'economico costantemente
a loro favore. L'attuazione è avvenuta per gradi col sistema di
governo detto della "Democrazia parlamentare": ci sono le elezioni,
che sono influenzate dai media, che a loro volta sono potentemente
influenzati dal danaro, e quindi il gioco è fatto. Ciò è riuscito perché
il tutto è stato fondato sull'equivoco dell'amore per la "libertà",
bella parola in effetti (è un vecchio trucco quello di adulare la
vittima designata; si chiama il bacio della morte).”
Sin qui Stefano Anelli, critico implacabile dell'imperialismo
capitalista nordamericano, che firmava i suoi libri con lo
pseudonimo di John Kleeves, morto pochi anni fa in circostanze
poco chiare.
Mi sembra quasi tutto condivisibile, ma una precisazione importante
è d'obbligo: in realtà, nel Capitalismo, chi comanda non è
l’imprenditore, ma il capitale. L’imprenditore che si fa col lavoro è
anch’egli vittima del capitale, il vero tiranno al quale si deve
rivolgere per avere, in prestito ad interesse, il denaro per iniziare
una attività di grandi dimensioni. Per cui, chi controlla il capitale
controlla anche l'imprenditore. Se poi questi riuscisse ugualmente,
per capacità proprie o per effetto di una congiuntura economica
favorevole, ad avviarsi verso un eccessivo accumulo di denaro, un
opportuno ed adeguato prelievo fiscale può limitarne la crescita.
Ecco che è possibile comprendere nella sua reale dimensione
l’importanza del monopolio dell’emissione monetaria e della sua
gestione nel condizionamento strategico della vita sociale: chi
dispone della creazione del denaro dal nulla condiziona ogni
decisione politica. Può favorire, per esempio, lo sviluppo del settore
automobilistico privato su gomme (con il corollario del devastante
sistema autostradale) piuttosto che quello pubblico su rotaie. Per
agevolare lo sviluppo del motore a benzina, con il conseguente
sfruttamento petrolifero (estrazione, inquinamento del territorio,
trasporto con le petroliere, disastri ecologici, onnipresenti
distributori di benzina …), si è dovuto impedire a Nikola Tesla di
fornire alle popolazioni dell’intero pianeta energia pulita, gratuita,
senza limitazioni e senza cavi elettrici. Il genio serbo già oltre cento Page | 31
anni fa ammoniva che non c'era bisogno di bruciare residui fossili.
Per non parlare della mancata anticipazione di un secolo della
trasmissione a distanza di dati e immagini: informatizzazione e
telefonia. Tutta tecnologia di Tesla, impedita dal diniego del capitale
in prestito da parte del Sistema bancario (J.P. Morgan,
nell’occasione) per indirizzare la società verso lo sfruttamento
privato ed esclusivo delle risorse a discapito del benessere
condiviso. L’avidità di ricchezza materiale e di dominio sociale del
banchiere privato continua ancora oggi ad infliggere a tutti noi un
incomprensibile livello di sofferenza gratuita.
“Il lavoro precede il capitale e non dipende da esso. Il capitale è
semplicemente il frutto del lavoro, e non potrebbe mai esistere se
non fosse prima esistito il lavoro.”
Le parole di un grande Abraham Lincoln, ci rimandano
all’importanza del monopolio dell’emissione monetaria: solo dopo
averla scippata alle popolazioni gli Usurai internazionali hanno
potuto creare una disponibilità illimitata di capitale creato dal nulla
con il quale indirizzare lo sviluppo della società civile secondo piani
prestabiliti.
Si chiama ingegneria sociale, e la tassazione è parte integrante
della sua dottrina. Per frenare la straripante forza creatrice di
benessere del denaro, che consente anche ai lavoratori più abili e
fortunati di accumulare (questa volta onestamente) discrete
fortune, è infatti necessario ritirare dalla loro disponibilità quantità
notevoli di denaro col prelievo fiscale. Ecco che si rende
indispensabile l’intervento complice della classe politica,
partecipante alla spartizione del bottino, che letteralmente si
inventa tutta una serie di tasse per procedere al sequestro forzoso.
Se la funzione tecnica della tassazione è quella di dare validità alla
moneta ufficiale imposta, lo scopo pratico è quello di impoverirci.
Né più, né meno.
Il capitale, una volta reso accettabile l’interesse da principi morali
facilmente adattabili al potere dei governanti di turno, si moltiplica
esponenzialmente senza necessità alcuna di lavoro (disattendendo
l’imperativo di Lincoln), per il solo trascorrere del tempo.
Ecco perché nessun tipo di interesse, seppur minimo, è tollerabile.
Ecco perché la Finanza, l’arte di rubare la ricchezza prodotta dal
lavoro altrui, è da rigettare nella sua totalità.
“Nummus nummum parere non potest”, diceva un Aristotele in
disaccordo con l’attuale Pensiero Unico.
Il denaro, per consentire Pace, Armonia e una dignitosa esistenza
terrena per tutti, può essere usato unicamente per misurare il
valore dei beni. Punto.
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Capitolo IV
Sistema postale e sistema monetario
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Il sistema postale ed il sistema monetario funzionano in modo
simile. Proponiamo un simbolico paragone tra i due sistemi per
evidenziare e la banalità dei meccanismi di funzionamento di
entrambi e il fatto che nel sistema postale si stampano francobolli
secondo esigenza per farlo funzionare egregiamente, mentre nel
sistema monetario non si stampano tutte le banconote che si
dovrebbero per portarlo di proposito a mal-funzionare.
Sistema postale e Posta Centrale
Centrale
Lo scopo dell’esistenza del
sistema
postale e della sua Posta
Centrale è di far viaggiare e
movimentare le lettere tra la
popolazione nella maniera più
rapida ed efficace possibile. La
Posta Centrale stampa
tutti i francobolli necessari a
distribuire le lettere.
Con dieci lettere da consegnare, dieci
francobolli devono essere stampati e
messi a disposizione della
popolazione.
Se si stampano solo sei francobolli,
quattro lettere non saranno
consegnate ai quattro rimanenti
Sistema monetario e Banca
Lo scopo dell’esistenza del
sistema monetario e della
Banca Centrale è
di far viaggiare e movimentare
le merci tra la popolazione
nella maniera più rapida ed
efficace possibile. La Banca
Centrale stampa tutte le
banconote necessarie a
distribuire le merci.
Con dieci pasti da consumare, dieci
banconote devono essere stampate e
messe a disposizione della
popolazione.
Se si stampano solo sei banconote,
quattro pasti non saranno
consegnati ai quattro rimanenti
destinatari.
Un sistema postale che non riesce a
distribuire lettere è inutile e va
cambiato immediatamente.
Il sistema postale funzionerà
perfettamente sin tanto che verrà
tenuto un equilibrio tra francobolli
stampati e lettere da distribuire.
Cento lettere, cento francobolli.
Se la Posta Centrale è di proprietà
pubblica e di conseguenza ha come
primo ed unico obbiettivo servire
la comunità dei cittadini, è
evidente che far funzionare il sistema
postale appare un compito di una
semplicità elementare.
Se la Posta Centrale fosse invece
proprietà privata e dovesse, come
logico in tale eventualità, fare gli
interessi dei proprietari, lo farebbe
servendosi della comunità dei
cittadini.
destinatari.
Un sistema monetario che non riesce
distribuire pasti è inutile e va
cambiato immediatamente.
Il sistema monetario funzionerà
perfettamente sin tanto che verrà
tenuto un equilibrio tra banconote
stampate e pasti da distribuire.
Cento pasti, cento biglietti.
Se la Banca Centrale è di proprietà
pubblica e di conseguenza ha come
primo ed unico obbiettivo servire
la comunità dei cittadini, è
evidente che far funzionare il sistema
monetario appare un compito di una
semplicità elementare.
Se la Banca Centrale fosse invece
proprietà privata e dovesse, come
logico in tale eventualità, fare gli
interessi dei proprietari, lo farebbe
servendosi della comunità dei
cittadini.
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Se i vertici della Posta Centrale non
riuscissero davvero a far funzionare
un sistema così elementare, delle due
una:
Se i vertici della Banca Centrale non
riuscissero davvero a far funzionare
un sistema così elementare, delle due
una:
o sono degli autentici imbecilli, o sono in perfetta malafede.
Fanatici criminali sicuramente sì, ma anche così stupidi?
Succede che la Posta Centrale riesce a non far mai mancare i
francobolli alle persone che ne facciano richiesta, mentre la Banca
Centrale riesce a non soddisfare mai le esigenze di tutte le
persone che cercano banconote.
Nel Sistema Postale ci sono sempre tutti i francobolli che
permettono alle lettere di arrivare ai loro destinatari, nel Sistema
Monetario non ci sono mai tutte le banconote che permetterebbero
ai pasti di arrivare agli affamati.
Mai nessun suicidio per mancanza di francobolli; molti, troppi suicidi
in tutto il mondo per mancanza di banconote.
Badate bene: non per mancanza di pasti da mangiare, il che
sarebbe sì un problema preoccupante, ma di banconote da
stampare.
Cento lettere, cento francobolli; cento pasti, cento banconote.
É troppo complicato?
“Il Governo deve creare, emettere e far circolare tutta la
moneta e il credito necessario a coprire il potere di spesa del
Governo e quello d’acquisto dei consumatori. Il privilegio di
creare ed emettere moneta non è solo prerogativa suprema
del Governo, ma è la principale opportunità creativa dello
stesso.”
Abraham Lincoln, 16° Presidente degli Stati Uniti
Come mai il Presidente della Repubblica, il Presidente del Governo,
o lo stesso Parlamento degli “eletti”, tutti molto preoccupati e
perennemente alla ricerca di una soluzione, non chiedono al
direttore della Posta Centrale di spiegare gentilmente al direttore
della Banca Centrale come funziona questo sistema tanto
elementare?
Saranno anche loro tutti così stupidi?
Per meglio renderci conto della drammaticità della situazione, è
bene tenere a mente che donne e bambini, nella grande “Isola dei
non famosi, non ripresi da nessuna Tv e quindi non esistenti” ,
continuano a morire di fame, in presenza di montagne di cibo che
andrà a male se non consumato, per mancanza di un biglietto di
carta.
Qualcuno si illude ancora di non essere prigioniero dentro il recinto
mediatico?
Il francobollo di Stato è la misura del valore di un servizio …
Il biglietto delle Ferrovie dello Stato è la misura del valore di un
servizio …
Il biglietto dei Traghetti di Stato è la misura del valore di un servizio
…
Il biglietto di Stato è la misura del valore di un servizio …
I biglietti delle Ferrovie, del traghetto, della Compagnia Aerea di
Stato, valgono solo per quei determinati servizi.
Il biglietto di Stato è universale, dà accesso ad ogni genere di beni
e servizi.
Ora, è solo anche lontanamente pensabile che non si stampino
sufficienti francobolli di Stato o i biglietti delle Ferrovie dello Stato?
Potete anche solo immaginare la Compagnia Aerea che dicesse:
“Abbiamo aerei che volano, aeroporti, migliaia di dipendenti da
pagare, ma non possiamo prendervi a bordo perché non ci sono
biglietti …”
Ridicolo.
La prossima volta che sentirete il Presidente del Consiglio o il
Presidente della Repubblica dire che non ci sono soldi, saprete che
ci stanno prendendo per i fondelli: ingannandoci intenzionalmente
dimostrano di non aver nessun rispetto per la nostra intelligenza,
confermando di considerarci carne da macello, una mandria di
bovini, il gregge umano.
Continuiamo a metterli sul piedistallo, rieleggiamoli, legittimando
col nostro voto la loro autorità e meritandoci la poca stima che
hanno di noi.
La semplicità del funzionamento del Sistema Postale e di quello
Monetario ci porta alla logica conseguenza che la scarsità monetaria
è creata di proposito e per mantenere alto il costo del denaro (la
stessa Federal Reserve lo ammette nel Modern Money Mechanics) e
per impedirci di raggiungere l’incredibile livello di benessere
materiale attualmente raggiungibile (lo diciamo in tanti). L’ovvia
soluzione è quella di mettere in circolazione nella comunità (invece
di ricapitalizzare le banche) un adeguato numero di mezzi di
scambio per rimettere in moto gli scambi di merci e servizi.
Che fa la tassazione?
Li ritira, imbavagliando l’economia e mantenendo alto il costo del
denaro. L’economia imbavagliata è un ennesimo meccanismo di
controllo.
Siamo di proposito immersi in una cultura della scarsità e del
debito. Pagare i debiti è un imperativo morale anch’esso inculcato
tanto saldamente e con la consueta abilità nell’’immaginario
collettivo che nessuno trova il coraggio e gli argomenti per
contestarlo. Pertanto, è sufficiente, con motivazioni più o meno
plausibili, indebitare una popolazione per riuscire a sottometterla.
Niente di meglio che una tassazione vendutaci come indispensabile
per coprire i costi dell’ordinaria amministrazione dello Stato,
criminalizzando gli evasori, addossando loro ogni colpa dello sfacelo
sociale con meschini ricatti morali (se tutti pagano, paghiamo tutti
meno..) quando c’è da distrarre gli ingenui, ed incutendo il panico
con minacce di sanzioni e pignoramenti. Vero e proprio terrorismo
di Stato per giustificare l’imponente apparato repressivo (Guardia di
Finanza, Agenzia delle Entrate, Equitalia, Ispettorato del Lavoro,
Commissioni tributarie et cetera, completamente inutili in assenza
di evasione) e alimentare il mito delle tasse da pagare. Anche gli
Usa, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si sono dovuti inventare il
terrorismo da combattere per giustificare agli occhi dei contribuenti
l’imponente apparato militare.
Tornando alle cose di casa nostra, il furbesco inganno mentale sta
nel distrarre la popolazione in interminabili discussioni su
insignificanti particolari delle modalità di pagamento e sull’entità
(20 o 21 per cento di Iva?) delle cifre da versare al Fisco, dando il
pagamento per scontato. Distrazione di massa, arma abitualmente
usata da politicanti da strapazzo, imbonitori di masse ingenue.
Stampa, Tv e cinema sono i mezzi ideali per legittimare e dare
risonanza a menzogne e banalità.
Capitolo V
Costruiamo un ponte
Niente di meglio che un esempio pratico per comprendere quale sia
la funzione del denaro e i meccanismi di una sua corretta
emissione.
C’è da costruire un ponte di notevoli dimensioni su un territorio
accidentato che ne rende molto problematica la realizzazione.
Una montagna di soldi è a disposizione, ma gli ingegneri non
riescono a superare le difficoltà che si presentano e i materiali da
impiegare (acciaio ed altri metalli uniti a manufatti ultraleggeri) non
offrono sufficienti garanzie.
La tecnologia, per il momento, non è all’altezza.
Nonostante la montagna di soldi, il ponte non si può realizzare.
Secondo caso: c’è la tecnologia, ma i politici, molti per ignoranza ed
altri in malafede, continuano a ripetere che “…non ci sono soldi…”:
la grande menzogna spacciata per verità ad una popolazione
appositamente tenuta ignorante in materia monetaria.
Quando la tecnologia lo permette, si può realizzare qualsiasi
infrastruttura.
Sempre.
Il Ministero dei Lavori Pubblici assegna il lavoro ad una impresa che
dà le sufficienti garanzie.
Una volta eseguito il lavoro, la società civile deve dare il giusto
compenso a ingegneri ed operai dell’impresa costruttrice.
Attraverso lo Stato (ente virtuale creato dalla nostra mente) che ci
rappresenta, emettiamo un documento, una certificazione che
attesti che quei lavoratori hanno portato a termine il compito loro
assegnato e vantano ora un credito nei confronti della società civile.
Il certificato di un lavoro svolto (il denaro che verrà consegnato
loro), misura del valore della loro prestazione, verrà utilizzato come
mezzo di scambio e titolo di richiesta per ottenere beni reali e
servizi dalla comunità debitrice.
Se non ci dovesse essere la necessità immediata di acquistare
merci, quei certificati (biglietti di Stato, non note del banco)
potranno riposare nel cassetto per un tempo indefinito in quanto
sono anche contenitori di valore con potere d’acquisto.
Il certificato di un lavoro svolto diventato un titolo di richiesta per
ottenere beni reali e servizi, funge da unità di misura del valore
dell’opera eseguita, da mezzo di scambio per l’acquisizione di altre
merci, e contenitore di valore con potere d’acquisto sino al
momento dell’utilizzo.
Il ponte è il valore aggiunto per la società, originato dal lavoro.
Il ponte, non il denaro, è la vera ricchezza.
Il denaro è la misura di tale ricchezza, il certificato del lavoro svolto
da ingegneri ed operai che, utilizzandolo nella sua funzione di
mezzo di scambio, possono barattarlo con altre merci e servizi.
Si conclude il baratto tra il lavoro di alcuni con quello di altri.
I certificati ora in possesso di ingegneri ed operai finiranno nelle
tasche di panettieri, falegnami o concessionari d’auto.
Il valore monetario trova origine nel lavoro, la capacità dell’uomo di
trasformare risorse naturali in beni materiali utili.
La sua funzione è quella di rappresentare e manifestare in un
simbolo cartaceo il valore del lavoro svolto per poterlo poi barattare
con merci prodotte da altri.
La capacità umana (tecnologia), grazie all’intelligenza che
contraddistingue la nostra specie, cresce esponenzialmente, e le
risorse che Madre Natura ci mette a disposizione sono praticamente
illimitate: siamo potenzialmente ricchissimi.
Il denaro permette la realizzazione dei progetti. Ecco perché
la moneta è un dono. Uno straordinario strumento di creazione e
diffusione di benessere per tutta l’Umanità. Non può esserlo solo
per una esigua schiera di Usurai fanatici e criminali.
Domanda: cosa hanno a che fare le banche con tutto ciò?
Assolutamente nulla.
Perché emettono loro e non lo Stato in nostra rappresentanza i
certificati di lavoro svolto necessari?
Per quale motivo dobbiamo pagare prima ai banchieri il valore
nominale impresso sui certificati per poterlo poi consegnare agli
operai? Chi ha eseguito il lavoro?
Che c’entrano i banchieri con le infrastrutture realizzate?
Perché nessuno ci ha mai spiegato cos’è la moneta, quale sia la sua
funzione ed a chi appartenga il valore monetario impresso sulla
moneta al momento dell’emissione?
Per quale motivo nessun noto economista o leader politico eleva la
propria voce a denunciare la più grande truffa di tutti i tempi?
Perché si lascia morire di fame e sete un numero impressionante di
Esseri Umani con la menzogna della mancanza di cibo e acqua nel
Pianeta dell’Abbondanza?
Per quale motivo tanta sofferenza, disoccupazione, miseria e suicidi
perché (ci viene riferito) “... non ci sono soldi?”
Perché lo Stato riesce a stampare tutti i francobolli-carta
indispensabili per distribuire le lettere ma non la carta-moneta
necessaria a distribuire i pasti?
Perché continuiamo a rieleggere politici che non riescono a risolvere
le crisi ricorrenti?
Per quale motivo i politici si circondano di economisti che non
riescono mai a risolvere le crisi?
Perché tutti coloro che invece hanno in passato tentato di
spiegarcelo sono scomparsi dalla storiografia ufficiale?
Perché?
L’impresa costruisce il ponte a beneficio dell’intera comunità.
La comunità debitrice consegna al titolare dell’impresa un attestato
cartaceo che dice: tu hai costruito il ponte. Con questo documento,
la certificazione del lavoro da te svolto, ti riconosciamo un credito di
tot milioni.
Il ponte, non il denaro, è la ricchezza che proviene dal lavoro
umano: i soldi sono solo la contabilizzazione di quel lavoro.
L’impresario prende il documento e lo divide in tanti piccoli
certificati del lavoro svolto che distribuisce tra i suoi mille operai: è
la retribuzione dovuta ad ognuno di loro.
Con questi documenti, che in mano loro diventano un titolo di
richiesta per ottenere beni reali e servizi, gli operai si rivolgono alla
comunità debitrice e li scambiano con pane, frutta, una visita
medica o un automobile.
Quei biglietti di carta sono denaro.
Denaro è qualsiasi simbolo accettato per la compravendita di beni e
servizi.
Quegli attestati emessi dalla comunità, lo Stato, sono moneta
creata a costo zero, senza bisogno di nessuna riserva di favolosi
lingotti d’oro stipati in qualche sotterraneo superprotetto: l’inganno
fissato nelle nostre menti da cinema, Tv e giornali.
L’oro è un luccicante inganno.
Per emettere moneta non c’è bisogno di nessuna riserva aurea. La
moneta non esiste in Natura: è una finzione, un titolo, un concetto,
una fattispecie giuridica, una invenzione della mente umana, e
come tale, non può scarseggiare.
Il documento emesso dalla comunità contabilizza il lavoro umano,
lo monetizza, manifestandolo in un simbolo, ne misura il valore: il
ponte vale tot milioni.
È denaro basato sulla fiducia, sul credito reciproco e sulla
convenzione.
FIDUCIA perché l’impresario in cambio del ponte accetta un foglio
di carta, non un bene reale, fidandosi e facendo credito alla
comunità che lo emette.
Gli operai, in cambio del proprio lavoro accettano un biglietto di
carta, fidandosi e facendo credito al datore di lavoro, confidando
che domani qualcuno darà loro beni reali in cambio di quel biglietto,
facendo loro credito.
Il panettiere dà pane in cambio di un foglio di carta: fa credito agli
operai, fidando di poter domani cambiare lo stesso biglietto con un
paio di scarpe.
Lo scambio si può considerare concluso quando tutti hanno in mano
il bene reale desiderato, non un biglietto di carta.
I componenti della comunità si fanno l’un l’altro CREDITO
RECIPROCO, forti della fiducia riposta nell’accordo precedentemente
siglato tra tutti di accettare quel biglietto come mezzo di scambio.
Quel biglietto prende valore di denaro per CONVENZIONE: ci siamo
messi d’accordo di utilizzarlo come unità di misura del valore e
mezzo di scambio.
La convenzione ha valore per la certezza del Diritto, in quanto
ribadita dall’autorità dello Stato (sempre noi) che ne fa una
fattispecie giuridica dicendo: questo simbolo cartaceo è la vostra
moneta legale, la valuta ufficiale del Paese. Verrà accettata in
pagamento di tasse e debiti.
Qualsiasi simbolo è la rappresentazione visiva di qualcosa di
invisibile, la manifestazione materiale di un qualcosa di
immateriale: il messaggio che si vuole trasmettere.
Prendiamo una banconota da centomila lire e una da cento euro.
Nonostante entrambe siano materialmente integre, le centomila lire
non hanno più valore perché è venuta a mancare la componente
immateriale, quella che dà valore al simbolo: la convenzione,
trasferita nel biglietto da cento euro, ora dichiarato e accettato da
tutti come nuova valuta ufficiale del Paese.
Fiducia, credito reciproco e convenzione sono le componenti
immateriali che danno valore al denaro, tutti concetti frutto di
attività spirituali della mente umana.
Nessuna ingannevole riserva d’oro.
È sufficiente l’accordo, la convenzione di un certo numero di Esseri
Umani Sovrani che vivono in comunità unite da sentimenti di
affetto e solidarietà (non società divise dagli interessi individuali dei
soci) per una loro necessità interiore: socializzare coi propri simili.
Solo in siffatte comunità possono trovar spazio circolarità del dono
e credito reciproco.
Abbiamo inventato un ente virtuale, una finzione chiamata Stato,
per trarne vantaggi, materiali e non: per stare meglio.
Tutti collaboriamo per il bene comune: ogni membro che svolga un
lavoro utile per la comunità, verrà da questa, in qualche modo,
ricambiato.
Per evitare di annotare contabilmente ogni minimo cambiamento
tra chi deve avere e chi deve dare, si fanno circolare dei biglietti
convenzionalmente accettati da tutti, che tengono la contabilità
aggiornata in tempo reale. Andiamo a rileggere per intero
l’illuminante citazione di Thomas Greco riportata nell’introduzione al
libro :
“Pensa all’economia di mercato come ad un giuoco di mettere e
prendere … Il denaro, quindi, è un sistema contabile.”
Già nel 1914 due economisti, naturalmente eretici, Hugo Bilgram e
Louis Levy, ci ricordavano:
“Se non ci fosse denaro, qualsiasi sistema di accredito ai venditori e
addebito ai compratori potrebbe svolgere completamente il lavoro
svolto dal denaro.”
Chi è in possesso di cartamoneta è perché ha già dato e vanta ora
un credito che gli verrà saldato alla presentazione di quel titolo di
richiesta di beni reali. Quel biglietto è diventato un contenitore di
valore con potere d’acquisto.
All’interno della società civile gli operai possono barattare il frutto
del proprio lavoro con quello di panettieri e altri produttori grazie al
credito reciproco che si fanno l’un l’altro, e grazie
all’intermediazione di un documento contabile (emesso dalla
comunità col solo costo di carta e penna) che sposta nel tempo la
conclusione dello scambio.
Se avete notato, nell’esposizione di ciò che è il denaro non c’è stata
nessuna necessità di coinvolgere le banche.
Cosa hanno a che fare dei banchieri privati con tutto ciò?
Nulla, assolutamente nulla.
È la comunità nel suo insieme che crea ed emette il valore
monetario. I soldi per coprire tutte le spese possono essere emessi
solo dallo Stato, l’ente virtuale rappresentante la comunità: mai e
poi mai dalle banche private.
Quando ciò avviene, le conseguenze sono lusso per pochi e
sofferenza e miseria per tutti noi.
La situazione che stiamo vivendo.
Lo Stato, ente virtuale creato da noi con l’unico scopo di migliorarci
la vita, deve battere moneta per coprire tutte le spese necessarie a
far star bene la popolazione. La favoletta del buon padre di famiglia
che non può spendere più di ciò che ha, continuamente rievocata,
può essere raccontata agli ingenui, grandi e piccini. In
macroeconomia le cose funzionano diversamente. Lo Stato, per
spendere, non deve attendere lo stipendio: è proprietario di tutte le
risorse all’interno del territorio nazionale e può monetizzarle,
assieme al necessario lavoro di trasformazione.
Lo Stato batte moneta.
Punto.
“Ci sono due modi di conquistare e rendere schiava una
nazione. Uno è con la spada. L’altro è con il debito.”
John Adams, 2° Presidente degli Stati Uniti
Capitolo VI
Concetto di debito e moneta-debito
Le classi dominanti, per sottomettere le popolazioni, trovano il
modo di farle sentire in debito verso di loro. Il modo più semplice
per liberarsene è dimostrare che il debito verso Stato e Sistema
Bancario non può esistere.
É ciò che faremo.
Una volta precisato che si parla di presunti debiti in denaro contratti
col Sistema Bancario per presunti prestiti ricevuti, o con lo Stato
per presunte tasse non pagate, tutt’altra cosa sono i debiti privati:
qualsiasi oggetto (denaro o altro) preso in prestito, va restituito.
Nel contratto di mutuo (=scambio di cose simili) bancario il prestito
è solo presunto proprio perché la banca non ci presta qualcosa di
suo, preesistente, privandosene: lo crea dal nulla, all’istante, senza
averne titolo.
La vita quotidiana, quella normalmente rivolta a risolvere i problemi
di sostentamento materiale, non è altro che un intreccio continuo di
relazioni. Dice David Graeber, antropologo autore nel 2011 di un
saggio intitolato “Debito. I primi 5.000 anni.”:
“La parola chiave è “reciprocità”, il senso di equità, equilibrio,
correttezza e simmetria, incorporata nella nostra immagine di
giustizia vista come bilancia … se si guardano le cose da vicino, si
vedrà che tutte le relazioni umane si basano su una qualche forma
di reciprocità.”
L'economia, che come già detto consiste nella produzione,
distribuzione e consumo di beni materiali più o meno necessari, si
riduce, in definitiva, ad uno scambio di cose. Poiché “ogni
interazione umana può essere intesa come una forma di scambio ...
il debito si realizza quando l'equilibrio non è ancora stato
ripristinato”, aggiunge ancora David Graeber.
Le parole dell'antropologo non possono non riportarci al concetto di
credito reciproco che sta alla base della creazione ed emissione di
quel documento contabile (altrimenti chiamato denaro) che
interviene nello scambio di beni e contribuisce alla compensazione
tra debiti e crediti che avviene all'interno della comunità.
Il debito viene risolto, l'equilibrio ripristinato all'interno della
comunità senza nessuna necessità di prestiti di denaro provenienti
dall'esterno. Sono sufficienti gli attestati (il riconoscimento del
debito) rilasciati dallo Stato in pagamento delle infrastrutture e dei
dipendenti pubblici. Debito e compensazione si risolvono tra le parti
che partecipano allo scambio: ogni presunto debito verso un non
partecipante che niente ha a che vedere, non può essere che
fraudolento. Il rapporto tra cittadini che eseguono un qualche
lavoro in beneficio della comunità, e lo Stato che consegna loro il
certificato del lavoro svolto, si compensa (viene estinto) senza
l'intervento di artificiosi prestiti del Sistema Bancario.
Il debito non si forma né con lo Stato, né, tanto meno, con il
Sistema Bancario.
In una economia mediata da una fiat money, il debito viene estinto
all'istante e l'equilibrio ripristinato con la consegna del documento
contabile (la moneta legale) che ha valore per la certezza del
Diritto.
Il dogma del debito è stato saldamente radicato nelle nostre menti
dalla capziosità di Usurai, economisti e leader politici che, nei loro
interventi, si riferiscono sempre a denaro già circolante,
accuratamente evitando ogni accenno all'emissione monetaria.
É chiaro che chiunque ignori i meccanismi di creazione del valore
monetario, verrà facilmente ingannato. Il malinteso da chiarire è il
seguente: la banca può certamente prestare denaro depositato da
altri, già circolante. In tal caso il debito esiste, è reale. L'inganno
prende corpo quando le banche commerciali prestano denaro che
non hanno in cassaforte. Chiunque può prestare qualcosa,
consegnandola e privandosene sino a quando le verrà restituita.
Ma, dal momento che le banche creano denaro nell'atto di prestarlo
(lo dicono loro, come abbiamo visto), non si privano di un qualcosa
che era già in loro possesso. Nulla cedono, nulla possedendo sino al
momento della richiesta del mutuo. Creano denaro dal nulla senza
averne titolo, dal momento che il valore al denaro viene dato dallo
Stato d'autorità.
Vengono alla mente le parole del giudice Mahoney che in
Minnesota, nel 1969, quando udì affermare dal presidente della
“First National Bank di Montgomery”, durante una udienza, che la
banca creava dal nulla il denaro che offriva in prestito, nonostante
nessuna legge o norma scritta degli Stati Uniti d'America le
concedesse tale diritto, disse che, a suo parere, solo Dio avesse il
potere di creare qualcosa dal nulla.
Il giudice impedì il pignoramento di una casa, ma dopo soli sei mesi
pagò con la vita il suo affronto al Governo Invisibile degli Usurai.
In assenza dell'autorità statale che la dichiara valuta ufficiale e le
dà validità accettandola in estinzione di debiti e tasse, potremmo
volontariamente rifiutare la moneta-debito emessa dal Sistema
Bancario. Oggi ancor di più in quanto non legale (non legiferata dal
potere legislativo, il Parlamento) né legittima, perché imposta da un
trattato internazionale siglato da pochi politicanti venduti. La
sovranità (di per sé inalienabile, in quanto prerogativa del sovrano)
popolare è stata ceduta, sacrificata al costo di aver reso evidente a
chiunque l'avvenuta instaurazione di un regime di potere oligarchico
composto da individui non eletti.
Non credo ci sia molto da aggiungere, e sono convinto che il lettore
che abbia compreso i meccanismi di creazione del valore monetario
di una moneta convenzionale, non possa più essere tanto
facilmente ingannato.
Nell'attualità il denaro nasce come un prestito erogato dalla Banca
Centrale e dalle banche commerciali. Il debito che noi dobbiamo
restituire (capitale+interesse) è sempre maggiore del prestito
erogato (solo capitale). Questa semplice constatazione è sufficiente
a farci capire che sarà impossibile saldare il debito, dal momento
che la cifra corrispondente agli interessi non è reperibile: il sistema
bancario si guarda bene dall’immetterla in circolazione.
Il fatto di nascere come debito genera come conseguenze alcuni
paradossi che hanno dell’incredibile:
1. se tutti fossimo in grado di saldare i debiti (istituzioni e società
private comprese), tutti i soldi rientrerebbero nelle banche
dalle quali sono venuti fuori. Non resterebbe in circolazione un
solo centesimo, e la società sarebbe completamente
paralizzata;
2. la società, nel fraudolento sistema monetario vigente, per
poter prosperare deve obbligatoriamente essere indebitata;
3. più la società è indebitata, più è ricca; più è ricca, più nel suo
insieme è indebitata;
4. fatto di per sé già inaccettabile, non può esistere, in questo
assurdo sistema, una società senza debiti;
5. l’ultimo e più incredibile paradosso: il Popolo Sovrano,
proprietario in origine dell’intero territorio e di tutte le sue
risorse, Suprema Autorità su di esso, l’unico legittimato a
battere moneta attraverso lo Stato, viene con l’inganno
trasformato in unico debitore pagante di un debito inesistente
e spogliato di ogni avere che Madre Natura gli mette
gratuitamente a disposizione. Ogni proprietà finisce, guarda
caso, nelle mani dei Grandi Parassiti internazionali.
Attualmente, qualsiasi banconota in circolazione o quantità di
denaro virtuale esistente nei conti correnti bancari rappresenta un
debito che qualcuno ha dovuto contrarre col sistema bancario. Nel
sistema corrente, i soldi escono dalle banche e là devono rientrare
affinché ogni debito venga appianato.
É chiaro che la scelta di indebitare la popolazione (lo Stato) col
Sistema Bancario chiedendo denaro in prestito ad interesse (con i
Titoli di Stato) anziché emetterlo in proprio a costo zero con le
modalità già viste, non può essere ingenuamente attribuita ad
ignoranza in materia monetaria. Si vuole di proposito creare quella
particolare situazione di dipendenza-sottomissione esistente tra
debitore e creditore.
“In politica dobbiamo saper confiscare le proprietà senza alcuna
esitazione, se con ciò possiamo ottenere l’assoggettamento altrui e
il potere per noi.”
La risposta al perché la moneta venga fatta nascere come debito
verso il Sistema Bancario è in questa frase pronunciata nel 1773 da
Mayer Amschel Rothschild, capostipite della ben nota dinastia di
creatori di moneta. Senza debito non si crea dipendenza.
Il concetto di debito e le sue conseguenze sociali sono ben note dai
tempi più remoti. Il debito non pagato rendeva schiavi, mentre
proprio l'assenza del debito determinava la condizione di uomo
libero.
Partendo dal Vecchio Testamento ebraico, in pochi importantissimi
versi del Deuteronomio, quinto libro del Pentateuco, sono racchiusi
sia i meccanismi di funzionamento del debito che le sue terribili
conseguenze.
Rileggiamo, a tale proposito, i commenti di Marco Della Luna e
Antonio Miclavez nel loro “Euroschiavi”, testo che consiglio
vivamente a chiunque voglia approfondire le proprie conoscenze sul
sistema monetario internazionale:
“Ma andiamo alle fonti del Cristianesimo e vediamo come i
sacerdoti-scribi autori del Deuteronomio istruiscono Israele, il
popolo eletto dal dio Javhé, in materia monetaria e finanziaria.
(Deut 15, 1-7):
1 Alla fine di ogni sette anni concederai la remissione dei debiti.
2 E questa sarà la forma della remissione: ogni creditore
condonerà ciò che ha dato in prestito al suo prossimo; non
esigerà la restituzione dal suo prossimo e dal suo fratello,
perché è stata proclamata la remissione dell’Eterno.
3 Potrai richiederlo dallo straniero; ma condonerai al tuo fratello
ebreo quanto egli ti deve.
4 Non vi sarà tuttavia alcun bisognoso tra di voi, perché l’Eterno
ti benedirà grandemente nel paese che l’Eterno, il tuo DIO, ti
dà in eredità, perché tu lo possieda,
5 solo però se tu obbedisci diligentemente alla voce dell’Eterno,
il tuo DIO, avendo cura di mettere in pratica tutti questi
comandamenti, che oggi ti prescrivo.
6 Poiché l’Eterno, il tuo DIO, ti benedirà come ti ha promesso;
allora farai prestito a molte nazioni, ma tu non chiederai
prestiti; dominerai su molte nazioni, ma esse non
domineranno su di te.
7 Se vi sarà qualche tuo fratello bisognoso in mezzo a te, in
alcuna delle tue città del paese che l’Eterno, il tuo DIO, ti dà,
non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la tua mano davanti
al tuo fratello bisognoso; ma gli aprirai generosamente la tua
mano e gli presterai quanto gli occorre per venire incontro al
bisogno in cui si trova.
Premesso che già al tempo di Mosè si praticavano prestiti finanziari
non solo in monete d’oro e d’argento ma pure mediante denaro
simbolico (mamrè, terafim), la remissione dei debiti ogni sette anni
impedisce il formarsi del debito infinito, e infinitamente crescente,
all’interno del popolo d’Israele – debito che ha effetti, come
sappiamo a nostre spese, distruttivi sulla società e sull’economia. Al
contempo, la non applicabilità della remissione dei debiti ai non
ebrei, alle altre nazioni, sancita dal versetto 3, fa si che il debito
infinito possa svilupparsi in esse. Ricordiamo che l’Ebraismo è una
religione etnica, non ecumenica; e che l’Antico Testamento è la
storia di una alleanza tra un dio, Javhè, e un popolo specifico, in
contrapposizione agli altri popoli e ai loro dèi.
Il Cristianesimo è una religione ecumenica, ossia rivolta a tutti, ma
altre religioni, come l’Ebraismo e l’Induismo, si rivolgono solo a uno
specifico popolo, agli Ebrei e agli Hindù, e hanno (come pure
l’Islam) una doppia morale, che prescrive un comportamento leale
solo verso i “fratelli” e consente lo sfruttamento degli altri.
L’osservanza dei suddetti precetti produrrà prosperità al popolo
eletto (versetto 4), a condizione che esso si attenga alle predette
regole dell’Eterno (versetto 5); se lo farà, Javhè lo benedirà, e
Israele presterà a interesse a molte nazioni, ma da nessuna
chiederà prestiti a interesse (il testo latino ha fenerabis, ossia
prestare ad interesse); in tal modo il popolo eletto dominerà su
molte nazioni (attraverso il meccanismo dell’indebitamento infinito)
e da nessuna sarà dominato. Insomma il clero di Javhè insegna ad
Israele l’imperialismo finanziario. Ma, se sostituiamo “Israele” e
“popolo eletto” con la parola “banchieri”, abbiamo semplicemente la
rappresentazione della realtà politico-finanziaria dei tempi moderni.
I sacerdoti-scribi del Deuteronomio insegnano dunque al popolo
eletto a fare i banchieri”.
Sin qui “Euroschiavi”.
La religione insegna al popolo (auto-proclamatosi) eletto come
dominare su molte nazioni, indebitandole con lo strumento
monetario.
Incoraggia i suoi membri a praticare l’Usura con gli stranieri, ma
non con i propri fratelli ebrei, considerando le terribili conseguenze
del prestito ad interesse: la riduzione in stato di schiavitù da debito.
Ciò significa che qualsiasi malintenzionato appartenente al popolo
eletto che volesse praticare l’Usura, deve obbligatoriamente
trasferirsi all’estero non potendo infrangere il precetto religioso
prestando denaro ad interesse ai suoi connazionali nel proprio
Paese. È costretto a trasformarsi in Usuraio internazionale. È una
autentica dichiarazione di guerra contro il resto del mondo. Una
apertamente dichiarata volontà di sopraffazione sulle popolazioni
mondiali, da tenere molto in conto se si vogliono correttamente
interpretare i meccanismi della geopolitica globale.
Proseguendo col capitolo 15 del Deuteronomio, i versetti dall’undici
al diciotto recitano:
11. Ci saranno sempre poveri nella vostra terra:perciò vi ordino di
essere generosi con i vostri connazionali poveri e bisognosi.
12. Se, fra i vostri connazionali ebrei, un uomo o una donna
saranno costretti a vendersi a voi come schiavi, vi serviranno per
sei anni, e al settimo li lascerete liberi.
13. Quando li libererete, non fateli andare via a mani vuote
14. gli regalerete pecore e capre, grano e vino: tutte cose che
dovete alla benedizione del Signore.
15. Non dimenticate mai che siete stati schiavi in Egitto, e che il
Signore, vostro Dio, via ha liberati. Perciò vi do quest’ordine.
16.
Ma se lo schiavo dice che non vuole andarsene, perché
ama voi e la vostra casa e si trova bene con voi,
17.
allora con un punteruolo gli forerete l’orecchio
appoggiandolo contro la porta della casa, ed egli sarà vostro
schiavo per sempre. Farete lo stesso con una schiava.
18.
Non vi rincresca lasciar libero uno schiavo: durante sei
anni vi ha reso il doppio del costo di un salariato. E il Signore
vi benedirà in quel che farete.
Non possiamo fare a meno di notare e disapprovare il diverso
trattamento riservato ai fratelli ebrei (i soli ad essere rilasciati
nell'anno sabbatico) e agli stranieri, e la motivazione squisitamente
utilitaristica che consiglia di lasciare libero lo schiavo il settimo
anno: durante sei anni vi ha reso il doppio del costo di un salariato.
Quindi, non per un ideale rispetto della dignità dovuta ad ogni
Essere Umano caduto in disgrazia o per una superiore nobiltà
d’animo, ma per puro calcolo economico è concepibile e concedibile
la liberazione dalla schiavitù. Nessuna meraviglia se oggi la vita
umana, lungi dall’essere considerata una esperienza spirituale i
significati profondi della quale ancora ci sfuggono, è ridotta ad un
banale mercanteggiare di inutili cose materiali.
Il riferimento al Deuteronomio ci collega direttamente al mamrè (o
memrà) che iniziò a circolare tra il popolo ebraico già al tempo
dell’Esodo dall’Egitto. Il mamrè era il riconoscimento di un debito.
Rifacendosi al credo religioso che imponeva ai credenti di aiutare i
fratelli ebrei, il dono di un qualche bene materiale veniva
riconosciuto per iscritto dal debitore in un documento. Quello scritto
circolava come un credito per il portatore, che avrebbe potuto
riscuoterlo da qualsiasi fratello ebreo, obbligato dall'osservanza del
precetto religioso: non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la tua
mano davanti al tuo fratello bisognoso; ma gli aprirai
generosamente la tua mano e gli presterai quanto gli occorre per
venire incontro al bisogno in cui si trova.
Continuando a circolare senza necessità di girata, quel documento
manteneva il valore e poteva acquistare merci, garantito in solido
dall'accettazione della popolazione ebraica, trasformata in una
grande cooperativa creditizia.
Una piccola parentesi per sottolineare l'importanza della solidarietà
all'interno di una comunità di Esseri Umani unita da sentimenti di
affetto, in contrapposizione ad una società di soci divisi
dall'interesse del business. Il versetto 14 ci ricorda un concetto da
tenere sempre presente per l'importanza che riveste: tutto ciò che
abbiamo, la Terra e le sue risorse, sono state messe gratuitamente
a nostra disposizione dalla benedizione del Signore, per il benessere
di ogni Essere Vivente. É la circolarità del dono (innescato da
Madre Natura, prima donante) che mitiga il bisogno e determina il
benessere all'interno della comunità. Il credito reciproco che noi ci
facciamo l'un l'altro accettando un biglietto di carta in cambio di un
bene materiale, ne è la conferma. Non competizione sfrenata,
guerra commerciale o sottrazione indebita di altrui ricchezza, ma
l'aiuto reciproco è la base di coesione e benessere. Non ci possono
essere poche multinazionali o multimiliardari che, con sotterfugi e
carte false, riescono ad accumulare per sé ingenti fortune,
impedendo ai più perfino di alimentarsi.
Il mamrè assumeva quindi uno status di moneta all'interno del
popolo ebraico perché il credo religioso fungeva da autorità
garante. Nel mondo moderno questa funzione viene svolta dallo
Stato, che d’autorità impone valore e validità a quel documento
(riconoscimento di un credito/debito). Solo lo Stato può assumere
tale funzione di garante per tutti i partecipanti, non certo un singolo
individuo privato, che si tratti di un fornaio, di un commerciante, un
agricoltore o un banchiere.
Tra il popolo ebraico il valore monetario del mamrè trova origine in
un dono iniziale, un atto di carità e fratellanza, manifestato in un
documento di costo nullo, redatto con l'utilizzo di carta e penna.
Nelle comunità moderne, laicizzate, nelle quali il dono generoso,
non potendo essere istituzionalizzato, rimane relegato all’interno
della sfera individuale, partiamo dal dono delle risorse naturali e dal
lavoro di trasformazione retribuito col certificato del lavoro svolto
emesso dallo Stato, ugualmente a costo zero.
L'utilizzo del mamrè ha creato nel popolo ebraico la consapevolezza
dell'origine del valore monetario attribuito ad un documento
cartaceo. Come ci spiegano chiaramente Francesco Cianciarelli e
Giacinto Auriti nei loro scritti, l’abilità del popolo ebraico è stata
quella di utilizzare come valore monetario non la moneta buona che
ha valore in sé (valore intrinseco:oro, argento, grano, capo di
bestiame …), ma quella cattiva alla quale il valore viene dato: un
semplice biglietto di carta. Così avvenne che, la moneta cattiva, di
carta, riuscì a scacciare quella buona, l'oro.
Nel caso del mamrè ebraico, l'unico autentico beneficiario è il
bisognoso che emette inizialmente il riconoscimento di un debito in
cambio dei beni ricevuti. La moneta non fa altro che assumere
quella funzione di dono iniziale: accorrere in aiuto del povero.
I successivi portatori non fanno altro che passarsi di mano un
debito/credito, cedendo e prendendo merci in cambio, pareggiando
i conti. Altrettanto avviene nella società moderna nella quale l'unico
autentico beneficiario rimane colui che emette la moneta. Ma
questa volta non è un bisognoso, ma un Usuraio: il banchiere. E le
cose vengono fatte per grandi quantità. La Banca Centrale
emittente, cedendo carta in cambio dei Titoli di Stato si impossessa
dell'equivalente in merci che quella cifra può acquistare. Già nel
primo passaggio, la ricchezza prodotta col lavoro di tutti viene
ceduta alla banca emittente, mentre noi continuiamo a scambiarci
di mano un debito/credito cercando (invano, per il sovrapporsi delle
tasse) di pareggiare i conti del nostro personale bilancio. Il
politicante, complice del banchiere, con l'invenzione delle tasse da
pagare ci porta via gran parte del potere d'acquisto, ritagliandosi, in
ogni passaggio, una sostanziosa tangente. Nel primo scambio tra
Stato e banchiere privato vengono consumati in modo perverso più
inganni, nell'inconsapevolezza di un popolo tenuto appositamente
ignorante in materia monetaria.
Con la nostra accettazione riconosciamo ad un biglietto di carta di
valore nullo lo status di denaro, e contemporaneamente
consegniamo il valore incorporato al banchiere, riconoscendolo
come proprietario.
Chiunque può emettere valore monetario creditizio se trova
qualcuno disposto ad accettare volontariamente (oppure no) un
biglietto di carta (una ricevuta rappresentativa di una certa quantità
di una determinata merce deposita a garanzia) in cambio di beni
reali. Chiunque può anche emettere valore monetario sotto forma
di pagherò, una cambiale) se trova qualcun altro che dà credito a
tale promessa di pagamento ritardata nel tempo, accettandola in
cambio di beni reali e servizi. Ma sia nel primo che nel secondo caso
quel “chiunque” è il proprietario del valore creato: non può esserlo
un terzo soggetto privato per di più esterno al patto siglato tra
emittente ed accettante. Non avrebbe titolo ad emettere un valore
che non gli appartiene: è il caso della banca ordinaria o della Bce.
Solo un ente pubblico rappresentativo (l’istituzione) dell’accordo tra
emittenti ed accettanti (l’autorità istituita: Stato, Regione, Comune)
potrebbe emetterlo in rappresentanza dei partecipanti all’accordo,
la convenzione con la quale i partecipanti si obbligano a riconoscere
il valore creato.
“Il denaro è una nuova forma di schiavitù, distinguibile dalla
vecchia forma solo per il fatto che è impersonale, non c’è nessuna
relazione umana tra padrone e schiavo.”
Lev Tolstoj
L’accostamento tra schiavitù, lavoro salariato e liberazione dal
debito (= libertà) ci conduce ad ulteriori considerazioni.
“Per quanto paradossale ciò possa sembrare, nei quadri delle civiltà
in cui la schiavitù massimamente si riferisce, il lavoro definiva la
condizione di schiavo, e non viceversa. Cioè: quando l’attività negli
strati più bassi della gerarchia sociale non fu retta da alcun
significato spirituale, quando al luogo di una “azione” vi fu solo un
“lavoro”, allora il criterio materiale doveva prendere il sopravvento
e quelle attività, in quanto legate alla materia e connesse ai bisogni
materiali della vita, dovevano apparire degradanti e indegne d’ogni
uomo libero. Il lavoro - Tòvoç – poteva perciò essere solo cosa da
schiavo, quasi a titolo di una pena – e, reciprocamente, per uno
schiavo non poteva pensarsi altro dharma che il lavoro. Il mondo
antico non disprezzò il lavoro perché conobbe la schiavitù, ed erano
degli schiavi a lavorare, ma al contrario perché disprezzò il lavoro,
esso disprezzò lo schiavo; perché chi “lavora” non può essere che
uno schiavo, quel mondo volle degli schiavi e distinse, costituì e
statuì in una classe sociale chiusa la massa di coloro il cui modo
d’essere non poteva esprimersi che nel lavoro.
…
In tale mondo, erano l’attività speculativa, l’ascesi, la
contemplazione – il “giuoco” talvolta, e la guerra – ad esprimere il
polo dell’azione di contro a quello servile del lavoro.”
Julius Evola, “Rivolta contro il mondo moderno.”
Le parole illuminanti di un maestro come Julius Evola danno molto
da pensare, e sono una fedele rappresentazione del mondo
moderno degradato: “… perché chi “lavora” non può essere che uno
schiavo …” .
Siamo stati trasformati in schiavi lavoratori a beneficio esclusivo di
speculatori, nel senso prettamente finanziario materialista del
termine, non contemplativo metafisico.
A conferma, un commento di Domenico De Simone:
“ … difendiamo un lavoro che è di per sé uno strumento di
schiavizzazione, invece di batterci per farlo scomparire. È l’equivoco
contenuto nel diritto al lavoro, che rovescia il senso dell’esistenza.
Il lavoro sotto la costrizione di non poter vivere senza, è una
schiavitù e basta.”
Proprio come nell’antichità il mancato pagamento del debito
riduceva la persona in uno stato di schiavitù manifesta, ugualmente
al giorno d’oggi, in maniera meno visibile, il debito riduce in
schiavitù. È una schiavitù non percepita, e per tale motivo, più
pericolosa, perché lo schiavo felice, con l’enorme flat-screen nel
soggiorno, non cerca la libertà. Ha ceduto. È vinto.
“È probabile che la schiavitù venga abolita dalla guerra e la
schiavitù come proprietà termini. Io e i miei amici europei siamo
favorevoli a che ciò accada, perché la schiavitù altro non è che la
proprietà della forza lavoro ed implica prendersi cura dei lavoratori,
mentre il piano europeo, sospinto dall’Inghilterra, è che sia il
capitale a controllare il lavoro controllando i salari.”
Questa citazione è stata estratta da un articolo apparso nel 1862
sull’Hazard Circular, pubblicazione della Banca d’Inghilterra, a firma
di un Mr. Hazard, banchiere egli stesso.
Niente di nuovo all’orizzonte. Il capitale comanda il lavoro e la
produzione; con l’Usura (il prestito a qualsiasi interesse, anche
minimo, per l’uso del denaro) indebita le popolazioni di un debito
inestinguibile. Ma è tale la forza creatrice del lavoro umano
applicato alla generosità di Madre Natura, moltiplicato dalla potenza
esplosiva di una moneta fiat che permette la realizzazione dei
progetti, che, onde impedire un accumulo di ricchezza nella
disponibilità dell’uomo comune, un prelievo forzoso si rende
necessario.
Quindi, per un controllo sociale altrettanto efficace ma non così
invasivo, occorre indebitare le popolazioni. Stringerle a sé nella
morsa del debito. Sostituire le catene di ferro, ormai impresentabili,
con qualcosa di meno impattante.
Creare un debito fittizio e permanente: le tasse da pagare.
Ecco la loro reale funzione.
John Perkins ci ha recentemente spiegato (Confessioni di un sicario
dell’economia) come egli stesso, autodefinendosi sicario
dell’economia, sia andato, insieme a tanti altri sicari, in giro per il
mondo ad indebitare Paesi poveri concedendo loro dei prestiti in
dollari (cartastraccia internazionalmente imposta dallo strapotere
bellico della pre-potenza statunitense) in quantità che economie
deboli non saranno mai in condizioni di restituire.
Non tutto è negativo in questi anni di cambiamenti epocali: forse il
voluto deprezzamento delle cose materiali (le merci non sono mai
costate così poco), mettono ancor di più in risalto il fatto che, per
quelle che ancora costano tanto (automobili, case di lusso …), non
vale forse la pena di sacrificare tanti anni di vita.
L’abbassamento del livello qualitativo di qualsiasi merce è
indicativo: quanto ancora deve scendere prima che ci rendiamo
conto di star dando via la nostra vita in cambio di paccottiglia, in
una corrispondenza, vita/paccottiglia, di per sé degradante e
significativa allo stesso tempo?
“La fossa deve essere completamente colmata …”, diceva Guido De
Giorgio.
Così come dà molto da pensare l'entità di emolumenti incassati dai
politicanti al comando: questi signori guadagnano cifre esagerate
dilapidando denaro altrui, del quale, proprio per questo motivo, non
percepiscono il valore. Può amministrare con parsimonia solo chi
può dare il giusto valore a ciò che ha generato con sacrificio. Può
governare solo chi ama e si mette al servizio del prossimo: ma
questi signori non ci amano e si servono di noi.
Tanta inefficienza e banalità della classe politica dirigente è casuale
o voluta? Perché i vertici del Potere vengono oramai stabilmente
occupati da non eletti provenienti dal nulla del loro passato?
Ci stiamo avvicinando al crollo totale.
Quanto manca ancora a che la misura sia colma?
Capitolo VII
Perché le tasse non sono dovute
Il dogma delle tasse da pagare è senza dubbio il più difficile da
scardinare perché profondamente radicato nella coscienza
collettiva. Anche persone di cultura superiore che hanno piena
consapevolezza dei Poteri dominanti dietro le illusioni democratiche
e del determinante condizionamento esercitato dallo strumento
monetario, hanno difficoltà ad accettare la sconcertante verità che
le tasse non sono dovute. É troppo destabilizzante per poter essere
assimilata e accettata senza comprensibili resistenze. Lo status
sociale imposto verrebbe completamente stravolto, e la
comprensione dell’inganno farebbe scoppiare una rivoluzione
spontanea.
Il lettore giunto a questo punto del libro, una volta metabolizzato il
concetto che la moneta legale a corso forzoso non coperta da
riserva aurea è solamente un documento contabile di cui si fa un
uso distorto a vantaggio di interessi privati, ha già acquisito tutte le
nozioni necessarie a comprendere perché le tasse non sono dovute.
Scusandoci per la ripetizione di concetti già esposti (repetita
juvant), non ci rimane che procedere sinteticamente verso
l’inevitabile conclusione che non c’è nessuna necessità di rapinare i
cittadini con tasse e tributi in denaro per amministrare una
comunità di persone.
Per avere una visione chiara dell’inganno del prelievo fiscale,
evitiamo di farci impantanare in dettagli insignificanti e fuorvianti
da malintenzionati con le peggiori intenzioni. Stiamo parlando
dell’organizzazione sociale di una comunità locale, nazionale o
internazionale. All’origine di ogni progetto ci deve essere un piano
formativo ideale dal quale poi far discendere quelle che saranno le
applicazioni pratiche che permettano di realizzarlo. Il problema qui
da risolvere è quello di dotare la comunità di un mezzo di scambio
che permetta lo sviluppo armonico di una onesta economia che
consenta la produzione, distribuzione e consumo delle merci
prodotte.
Tra le necessità primarie di una comunità c’è indubbiamente quella
di dotarsi delle infrastrutture indispensabili alla vita sociale: strade,
scuole, ospedali e tutta quella serie di edifici pubblici e servizi atti a
facilitarci la vita.
L’autosufficienza è la premessa indispensabile della libertà: un
popolo autosufficiente è un popolo libero. Pertanto, per evitare
pericolose dipendenze da terzi, ogni problema incontrato nel
cammino deve essere possibilmente risolto all’interno della
comunità locale o nazionale e, solo ove impossibile, ricorrere a
quella internazionale.
Come abbiamo visto con l’esempio della costruzione di una
infrastruttura come il ponte, i lavoratori eseguono l’opera e la
classe politica contabile li retribuisce con il certificato del lavoro
svolto spendibile all’interno della comunità in virtù della
convenzione precedentemente siglata. In questo modo i debiti e i
crediti tra chi deve dare e chi deve avere si compensano per
completo all’interno della comunità grazie all’intermediazione di un
documento contabile altrimenti chiamato denaro. Questo
riconoscimento di un debito che il debitore consegna al creditore,
nelle cui mani si trasforma in titolo di richiesta di beni reali e
servizi, può e deve essere creato a costo zero dalla classe dirigente
eletta, con l’impiego di carta e penna o digitando input in un
computer. Senza necessità alcuna di aiuti esterni da parte di
chicchessia.
Ora, se con le suddette modalità si costruiscono tutte le
infrastrutture necessarie e si retribuiscono tutti i dipendenti pubblici
indispensabili a portare avanti l’ordinaria amministrazione della
comunità, non si vede la necessità di chiedere un contributo anche
in denaro ai suoi membri, dopo che questi hanno già contribuito
con il proprio lavoro.
Credo che ci sia ben poco da controbattere, se non da parte di
coloro che vogliono di proposito porre degli ostacoli alla nostra
autosufficienza e alla libertà che ne consegue.
Quando l’ingiustizia si fa legge,
la ribellione è un obbligo.
Capitolo VIII
Io non pago
Logica conseguenza delle conclusioni alle quali siamo giunti nei
capitoli precedenti è la disobbedienza fiscale: io non pago.
Le tasse sono un atto di criminalità intellettuale che offende la
nostra dignità. Per troppo tempo siamo stati ingannati.
Non solo non pago, ma pretendo un Reddito di Cittadinanza.
Dal momento che con la mia partecipazione alla convenzione
contribuisco alla creazione del valore monetario, ho diritto ad una
percentuale del valore creato. Non un sussidio elargito come
elemosina di Stato per supposta carità umana né, tanto meno,
come ammortizzatore sociale; bensì, un dividendo spettante ad
ogni membro della comunità per il solo fatto di contribuire alla
creazione del valore monetario, indipendentemente dallo
svolgimento o meno di un lavoro. Tanto mi è dovuto, tanto mi
deve essere dato. Un Reddito di Cittadinanza come diritto per
assicurare una vita dignitosa ad ogni Essere Umano. Che senso
ha uno Stato che per salvare il pareggio di bilancio permette che
si continuino a chiudere le attività produttive, che i pignoramenti
mettano per strada le famiglie e che tanti padri, umiliati e
impotenti, preferiscano togliersi la vita?
Il concetto di debito, trasformato in principio morale indiscutibile,
mediaticamente costruito per interesse finanziario, va rovesciato.
Non siamo noi che dobbiamo allo Stato, tutt’altro:
“ … ufficio dello stato sia prima di tutto di dare a ciascuno il suo,
immetterlo nella sua proprietà, e poi proteggervelo.”
Johann G. Fichte, Lo Stato commerciale chiuso
Noi siamo lo Stato. L’abbiamo inventato come “luogo” nel quale
sentirci protetti, prendendoci cura del nostro benessere materiale e
ben essere spirituale, in una volontà di mutuo soccorso. Succede
però che, questa entità virtuale, sia stata occupata da forze
infiltratesi al suo interno, che la usano, come strumento, a proprio
vantaggio. Queste forze invisibili ci inculcano, sin dalla più giovane
età, questo falso principio del debito da onorare. La constatazione
che sono i grandi Usurai internazionali, falsari e ladri di altrui
ricchezze, a dettare ora, nel loro interesse, i codici morali di
comportamento, ci dà la misura di quanto in basso nel livello di
degrado sociale siamo precipitati. L'inganno è ormai palese, di
pubblico dominio, ma mai nessun uomo politico, in un sussulto di
dignità umana, eleva la propria voce, forte e chiara, contro tanta
ingiustizia.
Si assiste a più inganni successivi, in una concatenazione di causaeffetto: la frode della creazione di denaro dal nulla da parte di
privati che, pur senza averne titolo, hanno scippato alle popolazioni
mondiali quel diritto, porta al loro indebitamento per poterle meglio
umiliare nel corpo e nell’anima.
Come potrebbe mai essere indebitata, se non con l’inganno, una
Umanità alla quale è stato consegnato, per custodirlo e viverci, il
Paradiso Terrestre con tutte le ricchezze in esso contenute?
Il debito, nato con l’inganno per essere usato come strumento di
sottomissione e controllo dei più deboli e ingenui da parte di
furbastri e disonesti, deve essere cancellato, come si è sempre
fatto in tempi remoti nei quali i valori spirituali assoluti, come
linee guida da seguire e rispettare, erano tenuti in ben altra
considerazione.
Crisi economica e debito non esistono, perché frutti illegittimi del
furto iniziale celato nei meccanismi dell’emissione monetaria,
indebitamente sottratta alle comunità che creano la ricchezza che
la moneta unicamente deve misurare.
Rigettiamo ogni fasullo principio morale interessato che
criminalizza chi non paga. Il debito verso banche e Stato è frutto
di un inganno e va rifiutato: cancellato. I ladri sono ormai
smascherati, si tratta di recuperare il bottino trafugato.
Non aspettiamo di essere inseguiti dalla fasulla giustizia degli
Usurai. Usciamo allo scoperto senza timore. C'è prima da
convincere e poi trasformare greggi passive in branco coraggioso
pronto allo scontro per la vita. Dobbiamo, anche in numero
limitato, per primi esercitare una funzione di resistenza ben
organizzata, indispensabile per dare, con l'esempio, coraggio ai
pavidi e agli indecisi, onde impedire la disintegrazione sociale in
corso.
Pretendiamo la verità, senza ulteriori tentennamenti. Alla ricerca
dell’unica vera giustizia, dettata dai codici di comportamento
scritti all’interno di ciascuno di noi, che ci impongono di aiutare i
meno fortunati: sino a quando ci sarà un solo membro della
comunità che patisca la fame in presenza di abbondante cibo mal
distribuito, non possono esserci pace e serenità.
Il sistema capitalistico è finito, imploso su sé stesso. Non può
durare oltre un ben determinato periodo di tempo, a causa del
velenoso virus dell’interesse che lo consuma dall’interno. La
dilagante speculazione finanziaria che trasferisce ricchezza senza
nulla produrre, ne ha solamente accelerato la caduta.
Nessun interesse,neanche minimo, può essere applicato sul
prestito del denaro perché dà origine ad un debito inestinguibile
in denaro. L’interesse composto, all’uno per cento, raddoppia il
debito in 72 anni; al 2% in 36 anni; al 4% in 18 anni, e così via.
Dal momento che entra in circolazione solo il capitale prestato
ma non l’interesse maturato, il debito si può estinguere solo con
il pignoramento di beni mobili e immobili. È la trappola in cui tutti
cadiamo, inconsapevolmente, e che fa “scoppiare” il sistema ogni
60/70 anni: il debito diventa impagabile in denaro.
È evidente che sarà necessario trovare un diverso sistema di
organizzazione sociale, più equo e sostenibile, del quale è difficile
immaginare ora i contorni. Ma, come passo previo, un grande
giubileo del debito, di dimensioni bibliche, è indispensabile, come
era d’uso in tempi remoti. Senza cancellazione del debito tra
individui e Sistema bancario e pubblica amministrazione a livello
nazionale, e tra Grande Usura e Stati a livello internazionale, non
può esserci vero cambiamento.
Dal momento che ogni presente disagio ha avuto origine dalla
grande frode iniziale di un sistema di una moneta-debito emessa
da privati per uso pubblico, ogni debito (a parte quello privato tra
individui) è illegittimo. Non ci saranno perdite da registrare da
parte dei Grandi Usurai, solo mancato guadagno per interruzione
della truffa.
Siamo in attesa di capire quali decisioni verranno in proposito
prese dal Governo invisibile che governa il mondo e quale futuro
ci verrà riservato. Ma sarebbe quanto mai opportuna una mossa
decisiva da parte di una popolazione finalmente risvegliata: una
ribellione fiscale meditata e responsabile per procedere verso la
cancellazione del debito.
La riforma del Sistema non avverrà per mano di coloro che
vivono di rendita da capitale, per lo meno sino a quando non
saranno veramente costretti per loro stessa convenienza. Noi, la
parte pagante sottomessa della popolazione, dobbiamo
accelerare il cambiamento forzando l’implosione.
Per contrastare la sete di sangue umano di Equitalia e il
terrorismo di Stato, possiamo dare inizio a una ribellione fiscale
organizzata, sistematica: non dettata dalla disperazione e dalla
frustrazione di non riuscire più a mantenere i nostri cari e la
stessa casa in cui viviamo, ma basata su argomentazioni solide,
pertinenti, difficilmente contestabili. Un principio-guida
trasparente e condiviso, inattaccabile, attorno al quale costruire
una difesa decisa. La coscienza dell'inganno e la conoscenza
profonda dei suoi meccanismi di funzionamento, portano ad una
non più sopprimibile volontà di opporsi ad esso.
Le argomentazioni, suscettibili di miglioramenti, attorno alle quali
edificare una solida barriera difensiva contro gli attacchi
interessati del Sistema Bancario e dei governanti complici,
potrebbero essere quelle trattate sino ad ora e che sintetizziamo
ancora una volta per maggior chiarezza:
Una moneta che trova origine nella convenzione dei membri di
una comunità che si fanno l'un l'altro credito reciproco, non può
che essere emessa dall'istituzione (Stato, regione o Comune)
rappresentativa di tale comunità. Se poi al suo interno, grazie
all'intermediazione di tale documento contabile emesso a costo
praticamente nullo, debiti e crediti si compensano, non si vede in
qual modo ci si possa indebitare con chicchessia. Dal momento
che non si crea nessun Debito Pubblico e che, con l'emissione di
una moneta “fiat” creata all'istante, si possono coprire tutte le
spese di ordinaria amministrazione, il prelievo fiscale forzoso
dalle tasche dei cittadini non ha ragione di essere, se non in
forma leggera e limitata a brevi periodi per, eventualmente,
regolare e ritirare dalla circolazione la quantità di moneta
considerata eccessiva. Per di più, tutti coloro che con la loro
partecipazione alla convenzione contribuiscono alla creazione del
valore monetario, hanno diritto ad un parte percentuale del
valore creato. Un dividendo da erogare come Reddito di
Cittadinanza ad ogni singolo cittadino, come diritto acquisito
indipendentemente dal fatto che si svolga o meno un lavoro.
Da parte mia, ho già iniziato una disobbedienza fiscale: mi rifiuto di
pagare tasse non dovute al Fisco e rate di mutui al Sistema
Bancario. È una questione di principio, oltre che di sopravvivenza.
Sono disposto ad arrivare in un aula di tribunale, pur di esporre le
mie ragioni obbligando un giudice a pronunciarsi ancora a favore o,
finalmente, contro il Sistema. Indipendentemente dalle
conseguenze, il dibattito deve essere aperto. Se la forza invisibile
del capitale dovesse ancora avere la meglio, una condanna ingiusta
sarà sempre preferibile ad una definitiva rinuncia alla giustizia. È
superfluo aggiungere che se fossimo migliaia a ribellarci, la guerra
sarebbe già vinta. Neanche un Paese ben organizzato riuscirebbe a
far fronte a migliaia e migliaia di rifiuti dei pagamenti, figuriamoci
uno completamente allo sbando come quello in cui ci è toccato
vivere. Ci sono battaglie che devono essere combattute,
indipendentemente dall’esito finale.
Qui di seguito riporto, quasi integralmente, il testo della mia
autodenuncia, depositata e protocollata presso la Procura della
Repubblica di Oristano, nella speranza che altri, non più
disponibili ad umiliare la propria dignità inchinandosi ai soprusi,
decidano di unirsi alla causa. Le motivazioni riportate
costituiscono inoltre una fedele sintesi e un appropriato
completamento del libro che avete in mano.
Oristano, 5 Giugno 2014
Gentilissimo Dottor
……
Procuratore della Repubblica
Procura di ….
Piazza ….
Città
Oggetto: Denuncia del fraudolento sistema di emissione monetaria
e rifiuto di pagare tributi, tasse e sanzioni allo Stato italiano.
Il sottoscritto ….. rende noto che a partire dal 30
Maggio 2014 non presenterò più alcuna dichiarazione dei redditi, né
pagherò più nessun genere di tributo, tassa o sanzione allo Stato
italiano.
Lungi dal volere in alcun modo sfuggire ai doveri che
in qualità di membro della comunità nazionale sento intimamente di
volere e dover svolgere, ma spinto anzi da un genuino desiderio di
fare chiarezza sulla situazione dei diritti/doveri di un comune
cittadino nei confronti dello Stato di cui fa parte, riporto qui di
seguito i motivi che mi hanno portato a tale decisione.
A conferma delle mie intenzioni di instaurare un
confronto trasparente con lo Stato, Le sto indirizzando la presente
denuncia del sistema di emissione monetaria basato su una frode ai
danni di popolazioni inconsapevoli, e del mio personale rifiuto di
pagare qualsivoglia imposizione di imposte dirette allo Stato
italiano. Ciò affinché Lei possa, in qualità di Procuratore Capo della
Procura della Repubblica di Oristano, serenamente esprimersi in
merito al fatto che si possa o meno configurare una qualche forma
di inadempienza da parte mia nei confronti del Fisco o, al contrario,
da parte dello Stato italiano nei miei confronti, in relazione al
prelievo fiscale e alle modalità di emissione monetaria da parte del
sistema bancario nazionale e della classe politica consenziente.
Premesso che
1) la moneta è l’unità di misura del valore e, così come il metro e
il chilogrammo, tutte le unità di misura sono delle convenzioni,
il valore monetario trova origine nella convenzione;
2) essendo nell’attualità la moneta legale (con carattere
liberatorio) dello Stato italiano una moneta convenzionale a
corso forzoso, la moneta è una fattispecie giuridica:
siamo,quindi, nell’ambito del Diritto, non dell’economia;
3) noi tutti partecipanti alla convenzione ci facciamo l’un l’altro
credito reciproco accettando una banconota cartacea (un
semplice documento contabile) in cambio di beni reali, in
previsione che ci venga accettata, per la certezza del Diritto, in
cambio di beni reali; la moneta è un pagherò accettato da tutti
in virtù dell’accordo precedentemente siglato;
4) tale tipo di moneta (fiat money) non richiede nessuna riserva
aurea a garanzia e può trovare origine esclusivamente in una
comunità di Esseri Umani consenzienti che si facciano credito
reciproco;
5) tutti coloro che partecipano alla convenzione contribuiscono
alla creazione del valore monetario;
6) per il solo fatto di partecipare alla convenzione tutti i
partecipanti hanno diritto a un dividendo del valore
collettivamente creato;
7) il valore viene creato a costo zero (salvo facendo l’onere della
stampa o della contabilizzazione nei computer), essendo frutto
di una attività mentale collettiva di tutti i partecipanti;
8) essendo originata dall’attività mentale collettiva la moneta non
può che essere, al momento dell’emissione, di proprietà della
comunità nel suo insieme;
9) lo Stato italiano, ha il diritto/dovere di stampare in nome del
Popolo Sovrano, a titolo originario, il denaro necessario alla
copertura di tutte le spese di ordinaria e straordinaria
amministrazione della macchina statale per offrire una
adeguata organizzazione sociale ai propri cittadini; pagando
con moneta legale le infrastrutture e le prestazioni di servizi,
avviene che sia la creazione del valore monetario che la
compensazione tra crediti e debiti avvengono all’interno
della comunità, senza alcuna necessità di supposti
prestiti provenienti dall’estero;
10) trovando origine in una attività mentale collettiva, in una
comunità organizzata come Stato sovrano non ci può essere
carenza di moneta; affermare che allo Stato manchi il denaro per
misurare il valore di una qualsiasi opera, equivale a dire che non
si possono costruire strade per mancanza di chilometri;
11) a partire dall’insediamento della nuova Repubblica Italiana
all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, le classi politiche
che si sono succedute al Governo hanno preferito, in misura
predominante, emettere Titoli di Stato fruttiferi (debiti) da
cedere alla Banca d’Italia prima e ai cosiddetti Mercati Finanziari
nell’attualità, in cambio di corrispondenti quantità (scontate del
costo dell’anticipazione) di banconote in lire e in euro anziché
emettere, a titolo originario, Biglietti di Stato a costo
praticamente nullo;
12) la prassi appena descritta genera un crescente Debito
Pubblico che si riflette in un aumento costante della pressione
fiscale sulla popolazione; onde poter onorare ogni genere di
pagamenti, alimentazione compresa, il singolo cittadino non può
far altro che chiedere denaro in prestito all’unico detentore in
regime di monopolio dell’emissione monetaria: il Sistema
Bancario; il prestito ad interesse erogato dal Sistema Bancario al
singolo cittadino diventa matematicamente inestinguibile in
denaro, in quanto il debito (capitale +interesse) è sempre
maggiore del prestito (solo capitale) erogato circolante;
13) se inoltre il Sistema Bancario ha facoltà di poter, in completa
autonomia e in qualsiasi momento senza dover neanche
consultare il Ministro del Tesoro (Legge 82 del 7 Febbraio 1992),
variare il costo del denaro preso in prestito, questo fatto da solo
è indicativo del completo stato di sottomissione in cui si viene a
trovare il debitore, vittima di un patto nel quale dovrà farsi carico
delle eventuali conseguenze negative, mentre tutti i benefici
sono riservati alla parte avversa;
14) in conseguenza di quanto enunciato nei precedenti tredici
punti, l’emissione di una moneta che nasce come debito (gravato
da interesse) verso il Sistema Bancario, rende matematicamente
impossibile la sua restituzione per un Essere Umano incapace di
compiere “miracoli”, anche considerando che il prelievo viene per di
più inasprito dalle persecuzioni dell’erario sui pregressi insoluti;
15) tale prelievo fiscale, perdurando la prassi di chiedere moneta
legale in prestito ad interesse ai mercati, diventa permanente;
16) la prassi di chiedere fiat money (moneta convenzionale non
coperta da oro, con valore decretato d’autorità) in prestito ad
interesse a privati che non hanno autorità di emetterlo (anziché
stampare Biglietti di Stato: della comunità) rappresenta un
controsenso che non può essere ingenuamente attribuito ad
ignoranza in materia di emissione monetaria da parte della classe
politica al Governo, e crea scientemente una schiavitù da debito
inestinguibile che dà origine a evidenti vantaggi di rendita
monetaria alle persone fisiche e ai gruppi bancario-finanziari che
acquisiscono i Titoli di Stato scontandoli;
17) in conseguenza dell’indebitamento e della rarefazione
monetaria, entrambi artificialmente creati, io, come l’intera
comunità, mi ritrovo prigioniero involontario e sinora inconsapevole
all’interno di una gabbia fiscale che mi costringe a consegnare
prima o poi allo Stato o al sistema bancario le mie proprietà
immobiliari, casa di abitazione compresa, e privare
dell’alimentazione quotidiana me stesso e i miei cari;
18) il diritto ad una dignitosa casa di abitazione e all’alimentazione
rappresentano inalienabili diritti alla vita per ogni Essere Umano, ai
quali mi rifiuto di rinunciare.
Considerate tali premesse,
a) se io, per la prima volta in quaranta anni di attività lavorativa,
mi trovo nell’impossibilità di pagare imposte e tasse innecessarie e
quindi non dovute, è unicamente a causa del fatto che il Sistema
Bancario internazionale, erogando la moneta sotto forma di debito
e mettendo di proposito in circolazione una quantità insufficiente di
mezzi di scambio grazie al controllo in regime di monopolio
dell’emissione monetaria, ha oggettivamente creato le condizioni
per cui è matematicamente impossibile che ogni cittadino della
comunità nazionale possa pagare allo Stato i tributi imposti,
restituire falsi prestiti alle banche e condurre allo stesso tempo una
vita degna dell’Essere Umano;
b) non mi considero, né posso essere considerato responsabile del
mancato pagamento in moneta legale dei suddetti supposti debiti
verso lo Stato;
c) mi riservo di riprendere a dare un contributo in denaro alla
comunità, qualora necessario, nel momento in cui finalmente le
Istituzioni competenti si pronuncino chiaramente in merito,
accertando di chi sia la proprietà della moneta al momento
dell’emissione, chi sia il debitore e chi il creditore, punendo il reato
di Usura (imposizione di un qualsiasi interesse, anche minimo, per
l’uso del denaro, l’unità di misura convenzionale del valore);
d) denuncio il fatto che la soluzione alla supposta crisi, semplice e
risaputa (lo Stato che batte moneta a costo zero in nome del
popolo), non si vuole perseguire per motivi di dominio e controllo
sociale;
e) mi riservo di perseguire nelle sedi appropriate i responsabili della
situazione creatasi, per avermi, consapevolmente, fatto sentire
indebitato nei confronti dello Stato italiano con l’inganno del
fraudolento sistema di emissione di moneta-debito da parte di
banchieri privati. Le conseguenze di questo inganno hanno
provocato pesanti danni alla mia psiche, facendomi cadere in un
gravissimo stato depressivo che mi ha portato ad un passo dal
suicidio per l’angoscia di non poter pagare debiti inesistenti,
vedermi pignorare la casa e non riuscire a mantenere i miei
familiari;
f) vorrei sin da ora mettere gentilmente al corrente Lei, Gentile
Dottor …, o quindi chiunque dovesse essere il mio futuro
interlocutore nella presente controversia, degli importanti
cambiamenti nel modello di organizzazione sociale messi in atto
anche nel nostro Paese in conseguenza della pubblicazione delle
notifiche emesse a partire dal 2011/12 dal One People’s Public
Trust precedentemente costituito.
La invito cortesemente a prendere visione delle
suddette notifiche emesse dal One People’s Public Trust, redatte in
osservanza del codice di leggi internazionali noto sin dal 1952 come
Uniform Commercial Code (UCC), per poter poi serenamente
pronunciarsi in merito alla presente denuncia di reato.
Concludendo, confido che, in nome di una
naturale esigenza di giustizia quale base della vita sociale
all’interno della Comunità Umana, e alla luce dei nuovi importanti
fatti emersi, la mia posizione contributiva nei confronti della ITALY,
REPUBLIC OF CIK#: 0000052782, SIC 8888 – FOREIGN
GOVERNMENTS, così registrata presso la Securities and Exchange
Commission di Washington, D.C., venga adeguatamente
riconsiderata e cancellata in quanto frutto di un inganno (la
sistematica creazione di un debito inestinguibile non dovuto),
quantificando semmai la somma di denaro a me spettante come
partecipante alla convenzione nella quale trova origine la moneta
attualmente in uso nell’Unione Europea. Per mia scelta
consapevole, esco definitivamente da questo fraudolento sistema
sociale basato sull’Egoismo e sulla Avidità materiale imposta dalle
grandi dinastie di banchieri privati che, con la complicità dei
Governi dominanti, impongono l’uso di una moneta privata per uso
pubblico, emessa sotto forma di debito, rendendo la popolazione
mondiale schiava nei loro confronti e persino incapace di procurarsi
il fabbisogno quotidiano.
Per quanto riguarda eventuali futuri sviluppi
della presente controversia, ribadisco che qualora mi dovessero
essere imputate delle colpe oggettive in relazione ai fatti enunciati
con nuove vessatorie richieste di ingiunzioni fiscali non dovute, mi
vedrò costretto a procedere, nelle sedi competenti e con le
appropriate modalità, direttamente contro la persona fisica che si
prenderà la responsabilità di firmare gli atti di accusa, chiedendo un
adeguato risarcimento per i danni materiali e spirituali, passati e
futuri, lungamente subiti.
In Pace e Armonia,
paolo maleddu
P.S.: La presente vale come denuncia di fatti e dinamiche già note,
di pubblico dominio, in virtù di una vasta letteratura esistente in
materia, facilmente reperibile per chi volesse approfondirne lo
studio.
A tal proposito, mi permetto di allegare copia integrale in lingua
originale di due recenti articoli apparsi sul Quaterly Bulletin di
Marzo 2014, autorevole pubblicazione della Bank of England.
Nell’esposizione, a firma di tre esperti economisti della Banca
centrale del Regno Unito, viene spiegato “ come la maggior parte
del denaro nell’economia moderna venga creato dalle banche
commerciali prestandolo.”
Altre frasi molto significative che chiariscono ogni dubbio:
“Quando una banca fa un prestito ad uno dei suoi clienti
semplicemente accredita sul conto del cliente un saldo attivo
maggiore. In quell’istante viene creato nuovo denaro.”
“Le riserve della Banca d’Inghilterra sono solo una registrazione
elettronica dell’ammontare dovuto dalla banca centrale ad ogni
singola banca.”
“La realtà di come il denaro venga creato oggigiorno differisce dalle
descrizioni che si trovano in certi testi economici: piuttosto che
banche che ricevono depositi quando le famiglie risparmiano per
quindi cederli in prestito, i prestiti della banca creano i depositi di
denaro”.
“In verità, vedere le banche come semplici intermediarie significa
ignorare che in realtà, nell’economia moderna, le banche
commerciali sono le creatrici della moneta depositata. Il presente
articolo spiega come, piuttosto che banche che prestano denaro
depositato presso di loro, il prestito crea il denaro depositato in
conto corrente – il contrario della sequenza di solito descritta nei
libri di testo (c’è una vasta letteratura che riconosce la prassi della
natura “endogena” della creazione monetaria.)”
“Le banche commerciali creano denaro, sotto forma di depositi in
conto, facendo nuovi prestiti. Quando la banca fa un prestito, per
esempio a qualcuno che prende un mutuo per acquistarsi una casa,
generalmente non lo fa consegnando migliaia di sterline in
banconote. In realtà, gli accredita nel conto corrente un deposito
uguale all’ammontare del mutuo. In quel momento viene creato
nuovo denaro. Per questo motivo taluni economisti hanno fatto
riferimento ai depositi bancari come “denaro sorto dalla penna”,
creato da un tratto di penna del banchiere quando concede
prestiti.”
Negli articoli viene anche confermato che “ La moneta è una
istituzione sociale … Dal 1931 il denaro della Banca d’Inghilterra è
stato fiat money … risultato di una convenzione sociale … Il denaro
è oggi una forma di debito … La moneta è un IOU (I owe you = io ti
devo: un pagherò) … in cui tutti in economia hanno fiducia”.
Da una lettura attenta delle tesi esposte dalla Bank of England,
chiunque può dedurre che la frase non ci sono soldi,
quotidianamente spacciata per verità (sia per ignoranza che per
malafede) da Tv e carta stampata, non ha nessun fondamento
logico. La crisi è voluta e imposta per motivi di dominio e controllo
sociale.
Allego, inoltre, un recente e ben gradito commento del Dott.
Gennaro Varone (sostituto procuratore della Repubblica presso la
Procura di Pescara) sul Debito Pubblico italiano. La verità inizia a
emergere anche all’interno della Magistratura.
I determinismi di una specie di giustizia
immanente sono in moto e, in ogni caso
in un modo o nell’altro, il processo
giungerà sino in fondo.
J. Evola
Conclusioni.
“Gli Stati Uniti possono stampare tutto il denaro che vogliono. Le
possibilità di un default sono zero ...”, risponde nel 2011 Alan
Greenspan, ex-governatore della Federal Reserve al giornalista di
“Meet the Press” che gli aveva appena chiesto se fosse ancora
conveniente (o rischioso) acquistare Buoni del Tesoro (debito)
americani. Inoltre, proprio in questo mese di Novembre 2014, la
stessa Banca Centrale americana dà per conclusa l'era degli
incentivi, riferendosi agli 85 miliardi di dollari di Quantitative Easing
stampati mensilmente negli ultimi anni per cercare di salvare il
Sistema Bancario. Sono due fatti significativi che ci portano alla
facile deduzione che il denaro si può stampare secondo necessità, e
non esiste quindi in quantità limitata. Ancora una volta, la frase
resa famosa da Ezra Pound chiarisce ogni dubbio, perché “ ... dire
che non ci sono soldi per fare questo o quello equivale a dire che
non si possono fare strade per mancanza di chilometri.”
Il fatto di poter costruire tutte le infrastrutture necessarie significa
anche che lo Stato può eliminare la disoccupazione offrendo, a
chiunque lo volesse, un lavoro di poche ore la settimana retribuito
con una moneta convenzionale nazionale emessa a costo zero nella
maniera di cui si è detto.
Una moneta locale per risolvere, all'interno dei confini nazionali,
ogni problema di produzione dei beni di prima necessità
(alimentazione quotidiana, abbigliamento adeguato al clima e una
dignitosa casa d'abitazione) in maniera autonoma per essere
autosufficienti, e un'altra moneta convenzionale o una
compensazione (clearing) tra Stati per regolare gli scambi
internazionali. Tutto a costo praticamente nullo.
In presenza della tecnologia e della forza lavoro, ci sono tutti i soldi
necessari ad eseguire qualsiasi progetto e ad offrire ad ogni
cittadino un impiego (anche per poche ore la settimana) ben
retribuito. Nessuna austerity, nessun bisogno di tagli ai servizi e,
soprattutto, niente tasse: il Paradiso Terrestre.
Questa è la condizione facilmente realizzabile in cui potremmo
vivere con una corretta emissione di una moneta di proprietà
popolare stampata dallo Stato a costo zero.
Invece ...
Sono varie le funzioni del prelievo fiscale nell'attuale sistema
monetario. Le tasse servono a dare validità alla moneta ufficiale
imposta; sono uno strumento per regolare la quantità di denaro che
viene lasciata a disposizione di ciascuno di noi, per imbavagliare
l'economia e impedirci di raggiungere un benessere individuale
giudicato eccessivo; servono a garantire la restituzione del denaro
emesso dai grandi Usurai internazionali per indebitare verso di loro
gli Stati con la truffa dell'emissione monetaria contro Titoli del
Tesoro (il debito, la cambiale da pagare). I debitori, firmatari della
cambiale, siamo sempre noi, questa volta in forma collettiva.
In definitiva, all'interno di un incredibile piano di ampie dimensioni
vagamente percepito da una minoranza di persone (e anche in
questo caso, non nella sua capillarità), le tasse fungono da
strumento di dominio e controllo sociale, non certo per fare le
strade ...
Il progetto di organizzazione sociale che si sta portando avanti da
secoli prevede una popolazione planetaria di schiavi inconsapevoli,
più o meno felici, che eseguono tutto il lavoro fisico e creano la
ricchezza reale, acquistata però dalla cartastraccia virtuale dei
“creatori di moneta”, che alle popolazioni lasciano le briciole.
Masse anonime perennemente monitorate e, sotto lo sguardo vigile
di un Esercito Mondiale super-accessoriato, indottrinate da un
Pensiero Unico e una pseudo religione universale dentro la quale
far convergere tutte le maggiori attualmente esistenti. Con Poteri
Forti che, collocati al di là del nostro orizzonte visivo, controllano
dall'alto, riuniti in una Sinarchia (governare in sinergia) di Governo
Universale.
Manca poco alla realizzazione totale del progetto, ma, per nostra
fortuna, non arriverà mai a compimento. Il Sistema è già imploso
su sé stesso e il risveglio di una massa critica sufficiente di
popolazione mondiale sta procedendo velocemente.
Gli stessi Poteri Forti stanno lanciando dei messaggi inequivocabili:
cambiamenti significativi sono non più prorogabili. In un articolo
apparso sul numero di Settembre/Ottobre 2014 di Foreign
Relations, la rivista del Council on Foreign Relations (Cfr, il più
importante think-tank tra quelli visibili), ci sono delle frasi che
hanno dell’incredibile, visto che provengono dal vertice del Governo
mondiale invisibile. Ecco alcune frasi (l’intero articolo è riportato sul
mio sito www.paolomaleddu.com) che fanno ben sperare in un
deciso cambiamento di rotta:
“ … le Banche Centrali dovrebbero dare denaro direttamente alla
gente … I Governi devono fare meglio … le banche centrali, come la
Fed, dovrebbero consegnare direttamente il contante ai
consumatori …consegnare alle famiglie dei contribuenti dei loro
paesi un certo ammontare di denaro. Il governo potrebbe
equamente distribuire contante a tutti i nuclei familiari
…depositando i fondi in milioni di conti correnti … Ma i responsabili
politici tuttavia continuano a resistere all’idea.”
Sembra che i Grandi Usurai, dopo averli comprati con i loro soldi,
stiano scaricando i politici, indicandoceli come gli unici che si
oppongono ai tentativi di soluzione della crisi.
“Le più forti fonti di resistenza ai trasferimenti di contante sono
politiche e ideologiche … Ma non ha senso preoccuparsi della
solvenza delle banche centrali: dopo tutto, possono stampare altro
denaro… Il tempo è giunto per questo tipo di innovazioni.”
L’ultima frase ha il valore di una sentenza, considerando la fonte
autorevole da cui proviene.
É la fine di un ciclo storico e dell'età oscura. Quando l’azione umana
si riduce a un mero mercanteggiare materialistico di merci e
interessi particolari, senza un principio guida superiore,
trascendente, spirituale, la decadenza si fa inevitabile e
inarrestabile. Una volta completamente colmata la misura e
raggiunto il Kaos, una età ben più felice avrà inizio, e l'equilibrio e
l'armonia del Cosmos verranno inevitabilmente ristabilite.
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