L'ETÀ DI PERICLE Atene e la Grecia all'indomani delle guerre persiane Atene e la Lega delio-attica La duplice sconfitta subita dai Persiani nel 490 e nel 480-79 a.C. difficilmente poteva considerarsi definitiva: Nonostante le perdite, l'immenso impero orientale era ancora in grado di mobilitare risorse umane e materiali per riprendere la guerra Fu sulla base di queste considerazioni che nel 477 a.C. un gran numero di città poste nel mar Egeo, in Tracia e in Asia Minore costituirono una lega navale, a scopo difensivo, sotto la guida di Atene, la polis che più di ogni altra aveva contribuito alla vittoria sui Persiani e che pertanto poteva legittimamente rivendicare tale ruolo Si stabilì che le città più importanti e più ricche della lega (tra queste, oltre ad Atene stessa, Chio, Mitilene e Samo) fornissero navi e soldati, mentre le altre erano tenute a versare un tributo annuale di denaro, che andava a costituire il tesoro della lega La cassa della lega fu posta inizialmente nel tempio di Apollo sull'isola di Delo: ecco perché la federazione prese il nome di Lega di Delo o anche Lega delioattica Formalmente, le città aderenti si collocavano su un piano di parità e ciascuna di esse aveva diritto a un voto nel consiglio federale che si riuniva ogni sull'isola; di fatto, però, l'alleanza fu sin da subito sbilanciata a favore della polis più forte: Ateniesi erano infatti i tesorieri che amministravano le finanze federali; Atene, inoltre, presiedeva i consigli oltre a gestire il comando delle eventuali operazioni belliche Sparta e la Lega peloponnesiaca La Lega di Delo era fortemente orientata verso il mare: la gran parte delle città che ne facevano parte sorgeva infatti su isole o lungo le coste L'area continentale del Peloponneso, invece, restò fuori dall'alleanza antipersiana a guida ateniese: Qui l'egemonia era esercitata da Sparta attraverso la Lega peloponnesiaca, un'alleanza prevalentemente militare tra le poleis della regione A rigore, tra Sparta e Atene non esistevano ragioni di attrito: le due poleis avevano combattuto a stretto contatto all'epoca della seconda invasione persiana Di fatto, però, il costituirsi di due distinte aree geopolitiche poneva le premesse per una rivalità e un futuro conflitto, premesse che non tardarono a trasformarsi in realtà Il predominio di Temistocle Alla costituzione della Lega di Delo contribuì in modo particolare il vincitore di Salamina, Temistocle, che dominò la scena politica ateniese per tutto il decennio successivo Più e prima di ogni altro, Temistocle intuì che all'orizzonte della storia greca si profilava lo scontro armato tra Atene e Sparta e in vista di tale prospettiva si mosse su due fronti: da un lato mirò all'indebolimento di Sparta, dall'altro al rafforzamento militare di Atene Per raggiungere il primo obiettivo, Temistocle favorì la ribellione degli iloti e delle città del Peloponneso contro Sparta; per consolidare Atene, invece, avviò la fortificazione del porto del Pireo e della strada che lo collegava alla città, edificando le cosiddette Lunghe mura Temistocle era sostenuto soprattutto dai teti, la classe sociale più bassa, il cui ruolo però era indispensabile al funzionamento della flotta, e dai commercianti e artigiani, anch'essi interessati a promuovere la vocazione marittima di Atene L'ostracismo di Temistocle I tempi, tuttavia, non erano maturi perché si affermassero le idee di Temistocle Ai suoi progetti politico-militari si opponevano infatti le forze più conservatrici, per le quali, al contrario, si doveva evitare in ogni modo un conflitto con Sparta, ovvero la polis che più di ogni altra incarnava i valori dell'aristocrazia e ne difendeva gli interessi Nel 471 a.C., capeggiati da Cimone, e d'accordo con l'Areopago, i conservatori riuscirono a far ostracizzare Temistocle Paradossalmente, questi trovò rifugio proprio presso i nemici che aveva così a lungo combattuto, i Persiani: fu infatti accolto da Artaserse I, figlio di Serse, di cui divenne consigliere, e in Persia morì qualche anno più tardi La politica antipersiana di Cimone Con l'uscita di scena di Temistocle, Cimone divenne il nuovo uomo forte della politica ateniese e avviò una serie di operazioni antipersiane nell'Egeo La flotta di Atene liberò le coste della Tracia, stabilì lì il proprio controllo sulla città di Bisanzio, incorporò nella Lega di Delo le poche isole greche che ancora non vi erano entrate Situazione geopolitica nell'Egeo nel periodo della Lega di delio-attica Nel 466 a.C., inoltre, gli Ateniesi e i loro alleati inflissero una durissima sconfitta navale ai Persiani presso la foce del fiume Eurimedonte (Turchia): una battaglia che costituì il primo grande successo della Lega delio-attica e garantì ad Atene il dominio incontrastato sull'Egeo Qualche anno dopo, Cimone fece intervenire Atene in soccorso di Sparta, impegnata a reprimere una rivolta degli iloti. La spedizione, però, guidata dallo stesso Cimone, ebbe un esito inaspettato: le truppe ateniesi furono congedate dagli Spartani ancor prima di entrare in azione e rimandate in patria (molto probabilmente per il clima di reciproco sospetto che si stava sempre più instaurando tra le due potenze) Cimone, giudicato responsabile dell'umiliazione subita, nel 462 a.C. Venne a sua volta ostracizzato I democratici tornano al potere Se l'infausta spedizione a sostegno di Sparta fu all'origine della caduta di Cimone, è anche vero che in quegli anni qualcosa stava cambiando nella società ateniese Le fortunate campagne militari contro i Persiani avevano ampliato gli orizzonti economici della polis attica, aprendoli verso il mare e i traffici commerciali, e avevano consolidato i cati mercantili e tutte le attività che ruotavano intorno a questi Insomma, stavano emergendo nuovi interessi e nuovi bisogni che la politica di un governo aristocratico e conservatore, legato per lo più alla terra, non era in grado di interpretare Toccò quindi ai democratici riprendere le redini della città, realizzare fondamentali riforme e indirizzare in senso antispartano la politica ateniese La libertà e la potenza: l'Atene di Pericle L'ascesa di Pericle Caduto Cimone, la guida della polis fu dunque presa dai democratici, prima col breve governo di Efialte (462461 a.C.) e poi con Pericle, destinato a ricoprire un ruolo di assoluto rilievo nei successivi trent'anni di storia ateniese A partire dal 443 a.C. e sino al 429 a.C. (anno della morte), egli rivestì infatti quasi ininterrottamente il ruolo di stratego, una magistratura che a rigore aveva compiti esclusivamente militari, ma che, essendo elettiva, poteva garantire lunghe permanenze al vertice della città e, dunque, la possibilità di incidere in modo decisivo sulle scelte politiche Per la sua estrazione sociale, Pericle era un aristocratico: discendeva, per parte di madre, dalla stessa famiglia a cui era appartenuto Clistene, e fu proprio sulla scia di quest'ultimo che si mosse la sua politica, volta principalmente ad ampliare ulteriormente la partecipazione dei cittadini al governo della polis Democrazia e uguaglianza Per cominciare, tutti i cittadini (intendendo naturalmente con questo termine i soli maschi adulti di condizione libera) ebbero il diritto di accedere, tramite sorteggio, a tutte le magistrature, tranne quelle tecniche, militari e finanziarie (cioè gli strateghi e alcuni tesorieri), che richiedevano una preparazione specifica ed erano elettive Inoltre, venne fissata un'indennità giornaliera per chi ricopriva una carica pubblica oppure era sorteggiato come giudice, di modo che anche i meno abbienti, costretti a lavorare per vivere, potessero partecipare alle attività di governo Di grande importanza fu la norma che riduceva i poteri dell'Areopago, tradizionale roccaforte dei ceti più abbienti: il tribunale mantenne la giurisdizione sui soli crimini di sangue e su alcune questioni di natura religiosa, mentre tutti gli altri reati furono affidati a giurie popolari, aperte ancora una volta per sorteggio a tutti i cittadini aventi diritto Infine, aumentarono i compiti dell'ecclesìa, l'assemblea popolare a cui spettava il potere legislativo, e quello del Consiglio dei cinquecento (Bulè), che aveva tra le altre la mansione fondamentale di redigere l'ordine del giorno sul quale l'ecclesìa era chiamata a pronunciarsi Il controllo su magistrati e oratori Nell'età di Pericle, inoltre, fu data facoltà a ogni cittadino di denunciare davanti ai tribunali popolari atti di codardia, maltrattamento o corruzione da parte di magistrati, oppure di segnalare chiunque avanzasse proposte contrarie alla legge Questo provvedimento di fatto costituiva un'opportunità non priva di pericoli: infatti, chiunque poteva arbitrariamente avanzare un'accusa per nuocere agli avversari o eliminarli I cittadini, una minoranza nella polis Questo notevole allargamento della partecipazione popolare, tuttavia, riguardava solo i cittadini della polis: una quota consistente dei residenti ad Atene, privi della cittadinanza, rimaneva comunque esclusa dalla vita pubblica; in particolare, restavano fuori i meteci, ovvero gli stranieri residenti nella polis per ragioni di lavoro o commercio, oltre, ovviamente, agli schiavi L'accesso alla condizione di cittadino venne anzi ulteriormente ristretto proprio su iniziativa di Pericle, il quale nel 451 a.C. fece approvare una norma che riconosceva la piena cittadinanza soltanto a chi avesse entrambi i genitori ateniesi Questa scelta seguiva una logica profonda: dato che i cittadini godevano di diritti sempre più ampi e costosi (si pensi all'indennità giornaliera, ad esempio), si trattava di controllarne e limitarne il numero. Su una popolazione di 300000 persone, i cittadini ateniesi non erano più di 30-40000 Democrazia, una parola “di parte” È convinzione diffusa che la forma di governo denominata “democrazia” sia nata proprio nell'Atene del V secolo a.C. governata da Pericle Tuttavia, nel lessico politico dei Greci la parola “democrazia” aveva spesso un valore tutt'altro che positivo: essa indicava, infatti, la prevaricazione del dèmos, cioè dei ceti subalterni, a danno dei ricchi Inoltre, secondo Tucidide, una delle menti più acute e lucide di questa età, quello vigente all'epoca di Pericle era solo a parole un regime popolare, mentre in realtà si trattava di un governo quasi monarchico, nel quale Pericle esercitava una leadership incontrastata Tutto questo pone l'interessante questione del ruolo degli aristocratici nell'Atene del V secolo a.C.: la “democrazia” li emarginava ed escludeva dal governo della città? Evidentemente no. Semplificando: di fronte all'inedito fenomeno di un regime a base popolare, una parte dei ricchi si tenne lontana dalla cosa pubblica, aspettando tempi migliori che avrebbero restituito loro il primato cui essi ritenevano di avere di diritto; un'altra parte accettò invece di partecipare alla vita democratica, ricoprendo cariche decisive, come quella di stratego, oppure orientando le decisioni dell'assemblea popolare La politica estera di Atene Nel campo della politica estera, Pericle concepì un ambizioso disegno espansionistico, imperniato su due obiettivi: 1) proseguire la guerra contro la Persia 2) togliere a Sparta il dominio sul Peloponneso e sulla Grecia centrale L'occasione per muoversi nella prima direzione venne offerta da una violenta rivolta antipersiana scoppiata in Egitto: Nel 460 a.C. Atene inviò una spedizione di circa 200 navi in aiuto dei ribelli, allo scopo di sottrarre ai Persiani l'Egitto Allo stesso tempo, si impegnò nella penisola ellenica: da un lato appoggiò le città che si opponevano a Sparta, come Argo; Dall'altro incluse nuove poleis nella propria orbita Nel 455 a.C. Atene toccò l'apice della sua potenza: dominava tutto l'Egeo L'egemonia di Atene nel 455 a.C. La pace con la Persia Ma i fronti di guerra erano troppi anche per la città più ricca e potente della Grecia Nel 454 a.C. I Persiani inflissero una dura sconfitta agli Egiziani e agli Ateniesi, mentre gli Spartani riguadagnavano le posizioni perdute Pericle decise allora di porre fine alle ostilità con l'Impero persiano e nel 449 a.C. Sottoscrisse la pace di Calla, che stabilì le rispettive sfere di influenza: Atene abbandonava le mire espansionistiche verso oriente, mentre i Persiani riconoscevano l'indipendenza delle città greche dell'Asia minore e si impegnavano a non entrare più nell'Egeo La pace stretta con i Persiani fece cadere la finalità antipersiana per cui si era costituita quasi trent'anni prima la Lega di Delo, che a rigore avrebbe dovuto essere sciolta: questo non accadde, anzi, il potere di Atene sugli alleati divenne sempre più autoritario L'egemonia ateniese sulla Lega di Delo Dopo la sconfitta in Egitto, infatti, il tesoro della lega era stato trasferito da Delo ad Atene, la quale se ne serviva a propria discrezione Atene prendeva ormai tutte le decisioni in autonomia, senza consultare i confederati, e non si faceva scrupoli a intervenire nella loro politica interna, sostenendo regimi a lei graditi: In una parola, gli stati membri da alleati erano diventati sudditi Tra le città della lega crescevano perciò il malcontento e i tentativi di rivolta, che furono repressi con durezza Per di più, nei territori delle poleis ribelli Atene installava le cosiddette cleruchie, ovvero colonie di Ateniesi che funzionavano anche come presidi militari, contribuendo allo stesso tempo a una forte crescita demografica delle città Infine, nel 446-445 a.C., Pericle si decise a negoziare la pace anche con Sparta In base agli accordi Atene manteneva l'egemonia sul mare e sulla Lega di Delo, Sparta il controllo del Peloponneso Rispondi alle seguenti domande 1) Che cos'era la Lega di Delo? 2) Quali furono i due obiettivi che guidarono la politica di Temistocle? 3) Quale fu il maggiore risultato della politica di Cimone? 4) Perché Cimone fu ostracizzato? 5) Come si spiega in termini sociali il ritorno al governo di Atene dei democratici? 6) Quali furono le decisioni di Pericle riguardo alla politica interna di Atene? 7) Quali furono gli obiettivi della politica estera di Pericle? 8) Come si conclusero i conflitti con i Persiani e con Sparta?