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Montanari LiuteriaMusicaCultura 1997

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LIUTERIA
MUSICA
E CULTURA
1997
a cura di
RENATO MEUCCI
Associazione Liutaria Italiana
LIM - Libreria Musicale Italiana
Assistenza redazionale: Gabriele Rossi Rognoni
Ideazione grafica: Studio Mousa - IvIilano
Impaginazione: Ei&Em graprucs - Milano
Il materiale fotografico è diPropndà degli atiton'
p,
o.
© 1998 - LIM Editrice 8rl
55100 Lucca, via di Arsina 296 F
Box 198 tel. (0583) 396444, fax (0583) 394469
ISBN 88-7096-212-1
GIULIANA MONTANARI
Conservazione e restauro degli strumenti ad arco
alla corte di Firenze in epoca lorenese (1737-1770)
1. L'eredità medicea
Con questo contributo si intende esaminare una
serie di testimonianze archivistiche sugli stru­
menti ad arco della collezione granducale fio­
rentina, nonché la quantità e tipologia degli in­
terventi di restauro o trasformazione dei mede­
simi (talvolta celati sotto l'ambiguo termine "ac­
comodatura") avvenuti nel periodo lorenese che
va da subito dopo la morte di Gian Gastone de'
Medici (1737) ai primi anni del governo di Pie­
tro Leopoldo di Lorena (salito al trono nel
1765). Il temporaneo ristagno della vita musi­
cale di corte dopo la fine della dinastia medi­
cea, seguito da una netta ripresa all'arrivo del
nuovo granduca, ha profonde ripercussioni sulla
raccolta degli strumenti musicali, tali da condi­
zionare pesantemente la consistenza e lo stato
degli esemplari dell 'antico patrimonio fino ad
allora sopravvissuti.
In questa sede si è rinunciato a seguire la sto­
ria di ciascuno di essi attraverso gli inventari di
corte, scegliendo invece, da un lato, di commen­
tare le vicende di alcuni esemplari selezionati
sulla base del rispettivo prestigio (fama del co­
struttore, pregio della fattura) e della rappresen­
tatività rispetto agli strumenti affini e, dall 'altro,
di analizzare le sorti di speciali categorie come
quelle, desuete, delle lire e delle viole da gamba.
Ai fini della ricostruzione storica è sembrato
utile risalire alla dotazione di strumenti musicali
che risulta dagli ultimi inventari di epoca medi­
cea, redatti rispettivamente nel 1700, nel 1716 e
nel 1732.
L' inventario del 1700 descrive la raccolta
personale del granprincipe Ferdinando e rappre­
senta solo una parte - sebbene di gran lunga la
più cospicua, dal punto di vista qualitativo e
quantitativo - degli strumenti della corte. Che
l'Inventario di diverse sorti d'instrumenti musi­
cali in pròprio del Serenissimo Signor Principe
Ferdinando di Toscana! sia da considerare come
* Il presente lavoro è frutto di una più ampia indagine condotta insieme con Pierluigi Ferrari , il quale ha rintracciato e gentilmente messo
a mia disposizione la maggior palie dei documenti qui utilizzati (tra cui il conto del 1765). Tale documentazione è conservata presso
l'Archivio di Stato di Firenze, nei fondi relativi alla Corte Medicea e Lorenese: la Guardaroba Medicea (GM) e l'Imperial e Real Corte
Lorenese (IRC). Alla sigla del fondo seguono generalmente la data del documento, l' eventual e numero di fascico lo e quello della carta o
pagina (il recto non è indi cato, mentre il verso è segnalato da una v; nel caso di numerazione a facciate contrapposte d ed s indicano le
facciate destra e sinistra). Nelle trascri zioni sono state sciolte le abbreviazioni presenti nei documenti originali e normalizzati gli accenti e
l'uso delle maiuscole. No n è stata ritoccata al contrario la grafIa, per l'importanza che le varianti di scrittura possono rivestire ai fini dello
studio terminologico. Le date esp resse in st ile fiorentino sono state tacitamente riportate allo stile comune. Le unità monetarie maggior­
mente ricorrenti sono la lira (L), il soldo (s) e il denaro (d); i rapporti di conversione sono: lira = 20 soldi; so ldo = 12 denari.
Le notizie storico-biografiche dei costruttori più famosi sono state omesse; nel caso di costruttori meno noti o per quelli dubb i sono
riportati i dati essenziali, rimandando in ogni caso alla consultazione dei principali repertori: Giovanni Al\'TONlONJ, Dizionario dei costrut­
tori di strumenli a pizzico in Italia dal XV al XX secolo, Cremona, Turr:is, 1996 (d'ora in poi citato come ANrONlONI 1996); Willibald von
LUTGENDORFF, Die Geigen- und Lautenmacher vom Millelalter bis zur Gegenwart, 2 volI., Frankfurt a.M., Frankfurter Verlags-Anstalt,
1922 (citato come LUTGENDORFF 1922) e Die Geigen- und Lautenmacher vom lvlittelalter bis zur Gegenwart. Erganzungsband erstellt
von Thomas Drescher, Tutzing, Schneider, 1990 (citato come LÙTGENDORFF 1990); René V ANNES , Dictionnaire Universel des luthiers, 3.
ed., Bmxelles, Les Amis de la Musique, 1988 (citato co me V ANNES 1988).
l GM J J 17,1700, trascritto interamente in Vinicio GAl, Gli stnllnenti musicali della corte medicea e il Museo del Conservatorio "Luigi
Cherubin~" di Firenze, Firenze, Licosa, 1969, pp. 6-22.
3
"catalogo" di una collezione e non come sem­
plice documento amministrativo di elencazione
di beni è evidente per varie ragioni: le descrizio­
ni estremamente particolareggiate, scritte da un
esperto e destinate a intenditori, la mancanza di
riferimenti ad altri libri contabili e a inventari
precedenti o successivi (di regola presenti negli
inventari comuni), la mancanza delle annotazioni
relative a prestiti di strumenti. Il granprincipe
forma la propria collezione in parte attraverso
nuovi e personali acquisti, 2 in parte prelevando
dalla collezione granducale alcuni strumenti che
egli ritiene particolarmente pregiati, eventual­
mente restaurandoli quando si trovano in cattive
condizioni. 3
L'inventario del 1716 è intitolato Inventario
di tutti gli strumenti da sonare di corde, e fiato,
pervenuti dall'eredità del Serenissimo Principe
Ferdinando di Grata Memoria consegnati di
[IJ
[IIJ
[IIIJ
[IVJ
[VJ
[VIJ
[VIIJ
[VIIIJ
[IXJ
[xJ
[XIJ
[XIIJ
[XIII]
[XIVJ
comandamento di Sua Altezza Reale a Barto­
lommeo Cristofori Custode dei medesimi. 4 Que­
sto inventario di eredità (Ferdinando era morto
nel 1713) segna il momento dell'annessione della
collezione del granprincipe a quella granducale.
L'inventario del 1732, redatto alla morte di
Bartolomeo Cristofori in occasione della nomi­
na di Pietro Mazzetti a «custode degli strumen­
ti», benché noto e richiamato da diversi autori, è
tuttora inedito. Elenca 47 strumenti ad arco, un
numero superiore sia rispetto ai 37 strumenti del
1700, sia ai 41 del 1716.
Tanto per la quantità di esemplari citati,
quanto per il fatto di essere l'ultimo inventario
mediceo (il primo inventario lorenese sarà sti­
lato nel 1744), questo documento costituisce il
logico presupposto all'analisi delle vicende suc­
cessive che coinvolgeranno gli stessi strumenti
ad arco :5
Un contrabasso con due archi con sacchetta di frustagno e contracassa coperta d'incerato segnato n. 34.
Un contrabasso minore del di là detto con custodia d'abeto coperta d ' incerato segnato n. 35.
Tredici viole a ganba di più grandezze, che formano un concerto con loro sacchette di frustagn o verde,
segnate n. 36.
Due viole a braccia d'Antonio Stradivario di Cremona con Arme della Casa Serenissima fatte di madreper­
la con sue custodie coperte di corame nero segnate n. 37.
Un bassetto di mano del suddetto Stradivario con Arme della Casa Serenissima fatte di madreperla con sua
custodia coperta di vachetta rossa e dentro foderata di morlacco segnato n. 38.
Un bassetto di Niccolò Amati di Cremona con custodia di noce segnato n. 39.
Un simile di Fabbrizio Senta di Turino con sua cassa d'albero segnato n. 40.
Un s imile di Niccolò Amati di Cremona con due archi che uno rotto con c ustodi.a coperta di vacchetta rossa
e dentro foderata di morlacco seg nato n. 41.
Un si mile di Cremona con suo arco, e custodia d'albero tinta di colore scuro, e dentro rosso segnato n. 42.
Una lira a tredici corde con suo arco e custodia d ' abeto tinta di colore scuro, e dentro rosso segnata n. 43.
Due lire, che una a quattordici co rde, e l'altra a dodici con loro custodie coperte di corame, e dentro di
frustagno verde segnate n. 44.
Un bassetto opera del Sacerdote Rocco Doni, con corpo stiacciato con suo arco n. 45.
Un violino intarsia to d'ebano, et avorio e sopra c ipresso, con sua custodia coperta di vachetta stampata e
dentro moria cc o paonazzo n. 46.
Un simile d'ala di mano di Jacopo Stainer, con suo arco, e custodia d'abeto n. 47.
Come il quintetto di Antonio Stradivari; vd. documentazione in GAI, Gli strumenti musicali ... , cit., pp. 48-52; cfr. anche la documenta­
zione relativa alla riparazione e cos truzione di strumenti a fiato in PierIuigi FERRARl, Cercando strumenti musicali a Norimberga: Ferdi­
nando de' Medici, Cristoforo Carlo Gnmdherr, Johann Christoph Denner e Jacob Denner, «Recercare», VI (1994), pp. 203-220.
3 Diversi restauri di clavicembali, spinette e organi eseguiti da Bartolomeo Cristofori su stnlmenti di autori famosi (come Girolamo Zenti
e Domenico da Pesaro) e la costruzione di nuovi strumenti a tastiera per il granprincipe Ferdinando sono documentati dai conti pubblicati
in Ferdinando CASAGLIA , Per le onoranze a Bartolommeo Cristofori che avranno luogo in Firenze il dì 7 maggio 1876, Firenze, Tip. della
Gazzetta d'Italia, 1876, pp. 17-32.
4 Pubblicato da Leto PULITI, Della vita del Ser.mo Ferdinando dei Medici Granprincipe di Toscana e della origine del pianoforte, <
<.Att.i
dell'Accademia del R. Istituto Musicale di Firenze», XII (1 874), estratto: Firenze, Civelli, 1874, pp. 100-107.
s GM 1410, 19.9. 1732, 1nventario di Strumenti, cc. 3v-4-4v; c. 6; c. 7v-8-8v. La numerazione romana tra parentesi quadre che accompa­
gna l'elenco del 1732 consente di riconoscere gli strumenti al di là delle diverse descrizioni degli inventari precedenti o successivi e dei
numeri di inventario, nel seguito omessi. Gli strumenti dal XXlV al XXIX sono armotati come restituzioni «dal Dott.r Isidoro Salvetti, e
per detto da sua eredi»; la viola al numero XXX è restituita da «Franc.o Veracini , e sua eredi», che l'avevano avuta in prestito dal
21.6.1672 al 27.8.174\.
2
4
Un simile di Niccolò Amati di Cremona con custodia d'albero coperta di sommaco rosso, con suo
arco n. 48.
Tre vio lini di Niccolò Amati di Cremona senza archi segnati n. 7l.
[XVI]
Un violino simile d'Antonio Amati senza arco con sua custodia d'albero coperta di sommacco
[XVII]
nero segnato n. 72.
Due violini d'Antonio Stradivario Cremonese con manico intarsiato di madreperla Arme della Sere­
[XVIII]
nissima Casa senza archi, con loro custod ie coperte di corame nero segnati n. 73.
Un sim ile di Giacomo Stainer con suo arco, e custodia d'abeto segnato n. 74.
[XIX]
Una viola d'Antonio Amati da Cremona segnata n. 89.
[XX]
Un violino, ordinario con arco di verzino segna to n. 90.
[XXI]
Una viola a braccia di Cremona a quattro corde con suo arco, molto guasta per essere stata scorciata
[XXII]
sotto, e sopra segnata n. 91.
Una viola simile a braccia ordinaria a quattro corde con suo arco segnata n. 92.
[XXIII]
Un basso di viola fatto in Cremona dall ' Amati l'anno 1588 n. 93.
[XXIV]
[XXV]
Un violoncello di forma piccola fatto in Modona da Antonio Catini l'anno 1668 come in questo n. 94.
[XXVI]
Una lira a gamba di forma grande con cassa d'albero coperta di quoio tabaccato n. 95.
[XXVII] Una lira simile alla suddetta senza cassa n. 96.
[XXVIII] Una lira piccola a sette corde da so nare a braccio fatta in Cremona l' anno 1573 da Andrea Amati,
entro ad una cassetta di albero liscia n. 97.
[XXIX]
Un bassetto di Cremona con sua custodia d'albero tinta di colore SCilla, et dentro rosso, segnato n. 101.
Una viola di Cremona senza arco [ ... ] segnata n. 99.
[XXX]
[XV]
2. l violini di Jakob Stainer
Nel 1700 tre violini di Jakob Stainer facevano
parte della raccolta personale del granprincipe
Ferdinando: 6
Un violino à quattro corde con cinque [il bischeri
di bossolo con fondo di abeto,7 con fascie, e corpo
di acero verniciato con due filetti neri intarsiati sù
le testate torno torno con manico, cordiera, e tastie­
ra simile, con qualche lavoro à mostacciolo di filet­
ti neri intarsiati, e ponticello di acero senza vernice
con un polizzino stampato per di dentro nel co rpo,
che dice Jacobus Stainer in Absam prope Oenipon­
tl/m 1662, con suo arco di serpenti no, e sua contro
cassa bianca di abeto a li ' uso di Germania, nella
quale vi è anco la custodia per il suddetto arco.
Un violino à quattro corde con fondo di abeto, con
fascie, e corpo di acero verniciato, con due filetti
neri intarsiati sù le testate tomo tomo con bischeri
di bossolo, con tastiera e cordiera di ebano, e ponti­
cello d'acero senza vernice con un polizzi no stam­
pato per di dentro nel corpo, che dice Jacobus Stai­
ner in Absam prope Oenipontum 1659, con sua con­
tro cassa bianca di abeto a ll 'uso di Germania , nella
quale vi è anca la custodia per il suo arco.
Un violino à quattro corde con fondo di abeto, con
fascie, e corpo di acero verniciato, con due filetti
neri intarsiati sù le testate torno tomo , con bischeri,
tasti era, e cordiera d'ebano, e ponticello d ' acero
senza vernice, con un polizzino manuscritto per di
dentro nel corpo, che dice Jacobus Stainer in Ab­
sam prope Oenipontum 1668, con sua controcassa
d ' abeto all'uso di Germania tinta di nero nella qua­
le vi è anco la custodia"per l'arco di lunga misura.
Solo due di questi strumenti, tuttavia, si trovano
elencati negli inventari del 1716 e del 1732, le
cui descrizioni sommarie impediscono a tutta
prima di distinguere quali siano rispetto ai tre
precedenti:
Un violino d'ala di mano di Jacopo Stainer, con arco,
e custodia d'abet0 8 [XIV dell'inventario 1732]
Un vio lino di Giacomo Stainer, con suo arco, con
custodia d' alber0 9 [XIX dell 'inventario 1732]
GM 1117, 1700, c. 94.
Nei documenti settecenteschi fiorentini il tennine "fondo" riferito agl i strumenti ad arco va normalmente inteso come " tavola armon ica".
8 Non è facile ricondurre la dizione «violino d'ala» a una specifica caratteristica costruttiva. Notiamo tuttavia che la descrizione del violino del
1662 differisce dalle altre nel dotare lo strumento di «cinque bischeri», malgrado le «quattro corde»: si potrebbe ipotizzare, ad esempio, una
quinta corda di bordone (non tastata), fissata a un prolungamento laterale del cavigliere, donde la fonna particolare dello strumento.
9 GM 1306 bis, 23.9.1716, rispettivamente c. 5 e c. 7. Registrazioni successive dei due strumenti in GM 1241 bis, 23.9.1 7 16; GM 1410,
19.9.1732, rispettivamente a c. 4v e c. 6; GM 741, 17.9.1732, rispettivamente a c. 4 e c. 5v; GM 58app, 8.10.1744, cA07s; numeri citati
di inventario del «violino d'ala» 47,3654; dell ' altro strumento di Stainer 74,3659,7082,6023.
6
7
5
Questi violini sono sottoposti nel 1733 ad un in­
tervento di manutenzione documentato da un
conto riscosso da Pietro Mazzetti, IO custode de­
gli strumenti, e sottoscritto da Domenico Mar­
chi, all'epoca Primo Guardaroba: II
Per aver rassettato du e violini di Jacob Stainer di
comandam ento di S.A.R. e, rifattovi due tastiere ,
due cordiere, due ponticini e due mute di bischeri
d'ebano restaurati di vernice, datoli il manico in­
dietro,12 rivisti di grossezze, e messovi le corde di
nuovo, in tutto
L 28. -. ­
In seguito entrambi vengono prestati a Giusep­
pe M. Tanfani, aiutante di Camera di S.A.R. «per
suo USO»13 e restituiti nel 1765. 14 Quello stesso
anno il «violino d'ala» subì un nuovo rimaneg­
giamento da parte di Lorenzo e Tommaso Car­
cassi,I 5 come segue: 16
per aver rassetto un violino di Stainer del n 3654,
scoperchiato dato il manico in dietro, corde, e pon­
te, e a llungato la cassa
L
6 -­
per un arco nuovo per detto violino di mago go n
6.13.4
Nel 1766 uno dei due strumenti è dato in uso al
«suonatore di bassetto» 17 Francesco Piantanida.
Non possiamo essere certi che si tratti di quello
appena restaurato dai Carcassi, mentre possia­
mo invece identificarlo con il primo dei violini
indicati nell' inventario del 1700: 18
Un Violino di lacopo Stajner con suo arco, e cassa
d 'albero fatto nel 1662
Francesco Piantanida ne risulta debitore fino alla
morte: nel 1789 la guardaroba pretende dall'ere­
de e figlio Giorgio Piantanida la restituzione di
questo violino e di un violoncello. Quest'ultimo
strumento, che Francesco deteneva dal 1767, vie­
ne ritrovato e riportato in guardaroba, ma il violi­
no è scomparso. In una supplica diretta al gran­
duca nel 1789, Giorgio Piantanida afferma di non
avere mai posseduto violini, essendo egli stesso
violoncellista, e di non essere in grado di rimbor­
sare il prezzo dello strumento scomparso, a causa
delle proprie precarie condizioni economiche:
implora dunque il granduca «di ordinare al detto
Guarda Roba, che non venga molestato per la
mancanza di detto violino, e fargliene una gratui­
ta donazione». 19 Alla supplica è allegata una «fede
di povertà» sottoscritta dal parroco e da tre testi­
moni,20 al che Pietro Leopoldo condona il suppli­
cante con un rescritto datato 27 gennaio 1790. 21
L'altro violino di Stainer è elencato in inven­
tari del 1769;22 imprestato al marchese de Ligne­
ville, viene ritrovato a Grosseto «con suo arco
tornato rottO»23 e riportato a Firenze:24
lO Pietro Mazzetti, subentrato a Bartolomeo Cristofori nel 1732, resta custode degli strumenti fin o alla morte, avvenuta il 18 dicem­
bre 1744. Il suo nome è accomp agnato dalla qualifica generi ca «stru ment aio» : non si può escludere che sia intervenuto personal­
mente sui violi ni Stainer. Cfr. Warren K.JRKENDALE, The courl musicians in FLorence during Ih e principale ofthe Medici, Firenze,
Olschki, 199 3, p. 455.
Il GM 1399, 19.12.1733, c. 877, n° 414.
12 Osservazioni sulla tipologia degli interventi di manutenzione e restauro s i trovano al par. 5.
13 GM 1410, l716?, c. 18s; ricevuta «un cimbalo fattura di Bortolo [Bartolomeo Cristofori) , e due violini entrov i la poliza stampata di
Stainer» (GM 1411, s.d ., c. 1 [sc iolta)); altre annotazioni del prestito in IRC 3390, 25.8.1745, c. 21; GM 58app, 25.8.1745, cA07d e c.
507d; GM 49app, 25.8.1745, c. 30s; GM 61 app, c. 220; IRC 3390, 1744, c. l .
14 Restituzione documentata in IRC 3391, 1.7.1765, c. 320v e GM 58app, 1.7.1765, c.507d.
" Lorenzo Carcassi (Firenze, lnOca.-posI I 786), figlio di Francesco, è attivo a Firenze tra il 1735 e il 1786 in Borgo San Frediano,
assieme al fratello Tommaso; costruisce principalmente strumenti ad arco ma anche chitarre (ANTONIONI 1996, S. v.).
16 IRC 3822, 24.7.1765 , fasc. X, n° 60, c. 1. Il numero 3654 che compare nel documento in oggetto designa questo violino di Stainer negli
atti di quel periodo, come ad esempi o nell ' inventari o del 1744 (GM 58app, 8.10.1744, c. 407s) e nel giornale della Guardaroba del 1765
(IRC 3391, 1.7.1765 , c. 320v).
17 IRC 15, 1768, n° 89, c. I v.
18 GM 58app, 28.7.1766, c.50 7d; prestito registrato anche in IRC 3392, 28.7.1 766, c. 131 v, dove è annotato che: «Il detto violino g li fu
consegnato posteriormente ne 13 Agosto susseguente». La ri cevuta del prestito è sottoscritta da Giovanni Piantanida, padre di Francesco
(GM 6 lapp, 9.8.1766, c. 284).
19 IRC 3463, nO 2937, doc. l, c. 1-2 .
20 IRC 3463, 4.1.1790, nO2937, doc. 2.
21 Copia del rescritto in IRC 3463, 27.1.1790, nO2937, P XXX nO4.
2Z IRC 3357, 1.8.1769, p. 941 e Corte dei Conti 68,2.8.1769, c. 549v.
2J IRC 3444,1777 , n° 836, c. 2-2v e n° 904, lettera 8.
24 IRC 4351, inventario del magazzino, 14.3.1777, p. 8.
6
Un violino di Giacomo Stainer,con sua custodia
d'ambero, e arco in due pezzi guasto
sica. Questo il documento di accettazione della
richiesta: 26
Nel 1794 troviamo un'ultima registrazione: «Un
violino di Jacopo Stainer dell'anno 1663 con suo
arco verzino».25 Possiamo ipotizzare che si tratti
dello strumento del 1668 (è verosimile che l'ul­
tima cifra sia stata letta o trascritta erroneamen­
te); sulla base di tale supposizione possiamo al­
lora ritenere che lo strumento di Stainer datato
1659 (il secondo nell' elenco inventariale del
1700) debba essere uscito dalla collezione tra il
1700 e il 1716.
Sua Altezza Reale volendo fare attenzione alla sup­
plica presentatagli dal Marchese Eugene de Lignivil­
le con la quale dimanda d'impiegarsi nel suo real
servizio a riflesso specialmente del godimento della
pensione, che ritira dal Regio Erario con prendersi
perciò il carico di soprintendente alla musica della
Real Corte, la Reale Altezza Sua si è determinata
d'incaricarlo, che soprintenda alla musica predetta;
ed in conformità di questa sua determinazione vuole,
che il prenominato Marchese de Ligniville sia rico­
nosciuto per l'effetto suddetto da chi occorre.
Dato in Firenze li 24 Settembre 1768
3. La scomparsa dei due violini di Stradivari
Nel 1768 il marchese Eugène de Ligneville, già
Generale delle Poste, in seguito alla morte della
madre, per conservare le pensioni di cui essa
godeva e che gli avrebbero garantito una vita
agiata, supplica il granduca Pietro Leopoldo di
non revocargli tali vitalizi, offrendo in cambio
di svolgere il ruolo di soprintendente della mu-
Pietro Leopoldo M
De Ligneville deve aver svolto l'incarico per al­
cuni anni con soddisfazione del granduca;27 nel
1776, tuttavia, essendosi forse gravemente inde­
bitato,2s abbandona le sue residenze a Firenze e a
Grosseto e fugge all' estero. 29 Quale soprintendente
della musica ed essendo egli stesso musicista e
compositore, de Ligneville aveva goduto dei più
ampi poteri nel prestito e nella gestione degli stru­
menti musicali. L'elenco di quelli in sua mano,
compilato dalla Guardaroba Generale dopo la sua
precipitosa partenza, è impressionante per la qua­
lità e la quantità dei pezzi che egli deteneva: 3o
Nota delli strumenti stati consegnati dalla guardaroba generale di Sua Altezza Reale, ed in diversi tempi a Sua Ecce­
lenza il Signore Marchese Ligneville
Due viole a braccio d'Antonio Stradivario di Cremona, con Arme di Casa Medici fatta di madreperla, con sue custodie
coperte di corame nero foderato dentro di panno rosso, che una con toppa, e chiave, e suoi archi di legno d'India rosso
1.1
n 2
Due viole a gamba, con loro sacchette di frustagno verde
7075
2
Due violini di Niccolò Amati di Cremona, con mani chi inatarsiati di madreperla, ed Arme della Real Casa de Medici
!.l
7079
2
Un violino di Giacomo Stainer, con suo arco tornato rotto, e custodia di abeto
7082
l
Un violino d'Antonio Amati, con sua custodia coperta di sommacco nero
7083
Due violini d'Antonio Stradivario di Cremona, con custodia coperta di corame nero
7084
2
Una spinetta con tastatura d'avorio, e corde da tre parti d'avanti, per di dietro, e per di sopra, con custodia coperta di
corame rosso
7099
l
25 IRC 4354, 19.4.1794, p. 575.
26IRC 15,24.9.1768, n° 72.
27 Nello stato dei provvisionati del dipartimento del Maggiordomo Maggiore nel 1771 (IRC 20, 1771, n° 45, c.5-6), Eugenio de Ligneville
ricopre la carica di «Soprintendente della musica della Real Camera, e Cappella» con la specificazione «questa carica è esercitata a titolo
di onorificenza».
28 Nel 1775 viene trasmessa una sentenza del Tribunale Maggiore Supremo per una vertenza di crediti nei confronti di de Ligneville (IRC
28,4.7.1775, n° 171).
29 Cfr. IRC 3444, 1.10.1776, nO 912, lettera l, c. l.
30 IRC 3444, 1777, nO 836, c. 2-2v.
7
Un sordino con tastatura d ' acero, con sua cassa tinta color di marmo mistio, e dentro di carta amarizzata, rabescata
d'oro
7100
I
Un basso di viola fatto in Cremona dall'Amati nel 1588 entro a custodia d'albero
7133
Un contrabasso piccolo con custodia d'abeto e coperta d ' incerato tornato senza custodia
7134
I
Nove archi da viole, e violini
9
Uno spinettone con tastatura d'ebano, ed avorio, con cassa di cipresso, con sopra coperta di co rame rosso, foderata di
taffettà cremisi, orlata attorno di cigherino d ' oro, con suo piede di pero, tinto di nero avvolto
I
Un contrabasso di Giovanni Pietro Gaspan Veneziano, entro a custodia d'albero
7137
Un bassetto di Fabbrizio Senta di Turino, con sua cassa d'albero
7132
Un gravicimbalo a due registri, con tastiera d'ebano, ed avorio, con cassa per di fuori dipinta a figurine, cioè dua
marine, tritoni , ed altro simile, e nel coperchio tutto rabescato d'oro, con contra cassa per di fuori intagliata, e dorata
in parte, entrovi canne di legno per l'organo, e mantici, che da una parte di detta cassa femmina nuda a sedere, con
violino in mano, e canino, che balla
I
Una serie di lettere e rapporti tra il 1.10.1776 e il
17.3.1777 testimonia le accurate ricerche com­
piute a Firenze e a Grosseto per recuperare tali
strumenti. 31 Emerge in particolare che la Guar­
daroba era all' oscuro del fatto che de Ligneville
avesse fatto trasportare la maggior parte degli
strumenti a Grosseto dove vengono recuperati
una delle due viole di Stradivari [IV], un violino
di Amati [XVII], il violino di Stainer di cui si è
detto e il bassetto di Senta [VII], oltre al sordi­
no,32 la spinetta, lo spinettone e il graviorgano.
Non è stato rintracciato l'elenco degli strumenti
ritrovati a Firenze, ma disponiamo del resocon­
to finale: 33
Non sono tornati alla Guardaroba Generale dalla
consegna del S. Marchese di Ligneville
Un basso di viola fatto in Cremona dall ' Amati nel
1588 con sua custodia
Una custodia di abeto da bassetto coperta d'incerato
Quattro archi da viole e violini
È stato trovato un arco da violino rotto
E più un violino di Antonio Stradivario di Cremo­
na, con sua custodia coperta di corame nero
Sono dunque scomparsi il violoncello (<<basso
di viola») Amati del 1588 [XXIV] e uno dei vio­
lini [XVIII] del celebre quintetto mediceo di Stra­
divari (vd. nota 2). Nel 1765 i Carcassi avevano
restaurato, oltre allo Stainer, anche uno dei due
violini Stradivari del 1690 (<<Per aver rassetto
un violino di Ant Stradivarj n 3658 scoperchia­
to, dato il manico in dietro corde, e ponte, e al­
lungato la cassa [L] 6 / Per un arco per il di la
detto violino di magogon [L] 6.13 .4»34). È pro­
babile che lo strumento preso in prestito da de
Ligneville sia proprio quello che aveva subito
tale restauro.
Il violino Stradivari rimasto è inventariato nel
1778 35 e, successivamente, a magazzino nel 1791
e 1792: 36 quella del 1792 è l'ultima testimonian­
za finora reperita della presenza dello strumento
a Firenze. Dopo la restaurazione lorenese (1814)
gli inventari tomerannò a elencare un violino di
Stradivari, ma si tratta di quello costruito nel
1716 detto Medici (ancora oggi a Firenze, Mu­
seo del Conservatorio), mentre l'altro strumen­
to del 1690, in seguito soprannominato Toscano
(ora all'Accademia di S. Cecilia di Roma) era
stato alienato in modo fraudolento da Giovanni
Felice Mosell,37 secondo il documento pubbli­
cato dalla Casa Bill di Londra nel 1889: 38
)\ La documentazione si trova in IRC 3444, nO 836, nO 904 e nO 912.
J2 Il termine «sordino», negli inventari fiorentini del primo settecento, indica il clavicordo; quando è abbinato al nome di uno strumento,
come il «violoncello sordino» del conto dei Carcassi (vd. più avanti, par. 7), sembra indicare uno strumento dal suono smorzato, meno
intenso rispetto alla tipologia più comune (cfr. nota 76).
J) IRC 3444,17.3.1777, affari diversi, n° 836, c. 3.
34 IRC 3822, 24.7.1765, fase. X, nO 60, c. l-Iv.
)5 Cfr. IRC 3399, 2.1.1778, c. 123v; IRC 3360, 2.1.1778, c. lls; IRC 3362, 1778, C. 7095 e 709d.
36 Rispettivamente in IRC 4353, 28.6.1790, p. 604 e IRC 4354, 3.8.1791, p. 179.
37 Giovanni Felice Mosell, figlio di Giovanni Giorgio Mosell, era nel 1767, assieme al fratello Antonio, oboista della Banda Militare di
Sua Altezza Reale (IRC 13, n° 29). Il2.8.1774 supplica, a causa di una infermità che gli impedisce di suonare strumenti a fiato, di essere
congedato dallo stato militare; la supplica è accolta e il 11.8.1774 viene nominato «suonato re di violino della musica della Real Camera e
Cappella» (IRC 27, nO 56).
)8 William Ebsworth HILL, The Tuscan Strqd. A Short Account oJa Vìolin by Stradivari dated 1690, London, Hill and Sons, 1889.
8
A dì IO Maggio 1794
lo Gio Felice Mo sell ho ricevuto dal Signor Davi d
Ke r, Ingl ese, zecchini cinquanta per averle venduto
un violino di Antonio Stradivari per detto prezzo,
d 'accordo a m e detto Contratto et in fede mano pro­
pria dico Z.ni 50 .
io suddetto Giovanni Felice Mosell Direttore, e Pri­
mo Violino della Real Corte di Toscana, ass erisco
che il detto Violino, è vero, e legittimo del suddetto
Antonio Stradivari.
Mr. Mosell thinks it belonget to the Court ofTuscany
and by some manner, perhaps improper, it has been
taken from il. Re says it is of the f1rst merit [and] the
supposes in England it will be worth 50 guineas.
David Ker
Florence IO May 17 94
The Violin was made in the year 1690, consequen­
tly is 104 years 0ld 39
Nel precedente paragrafo è stata citata la scom­
parsa del violino di Stainer affidato a Francesco
Piantanida. L'indagine, avvenuta dopo la morte
del musicista nel 1789, si limitava ad accertare la
perdita dello strumento e non si spingeva oltre ­
almeno per quanto ci è dato attualmente di sapere
- nella verifica del!' effettivo responsabile e della
successiva sorte dello strumento, nonostante l'am­
ministrazione lorenese fosse accuratissima e il
furto di uno strumento o di qualsiasi altro oggetto
di pregio costituisse un avvenimento ecceziona­
le. È noto che il collezionismo degli antichi stru­
menti ad arco era all 'epoco già attivo e che i vio­
lini di Stainer erano particolarmente ricercati; si
sa inoltre che il mercato antiquario, già allora as­
sai sviluppato, si alimentava spesso attraverso
canali poco ortodossi, quali i fLuti e le falsifica-
zioni. 40 Possiamo dunque addebitare il furto del­
lo Stainer e la successiva scomparsa degli Stradi­
vari alloro grande valore di mercato: essi costitu­
ivano senza dubbio una forte tentazione per colo­
ro che li avevano ricevuti in prestito e intravede­
vano la possibilità di venderli restando impuniti.
4. Il prestito degli strumenti
Allo scopo di comprendere i criteri che regolava­
no il prestito degli strumenti musicali e la posizio­
ne sociale dei consegnatari, si possono prendere in
esame i resoconti riguardanti due particolari stru­
menti: il violoncello di Stradivari e quello di Fa­
brizio Senta,4J entrambi attualmente al Museo del
Conservatorio "L. Cherubini" di Firenze.
Il violoncello di Antonio Stradivari [V], uno
degli strumenti del quintetto costruito nel 1690,
è dato in mano ai seguenti personaggi:
- Giuseppe M. Tanfani, aiutante di camera del gran­
principe Gian Gastone de' Medici,4' dal 2 6. 11 .1717
a l 18 .5 .1740;
- barone de Rosembergher «che risi ede al Cas ino di
S. M arco», dal 18.5.1 740 al 22.7.1743;43
- abate Francesco M . Tofanari , segreta rio del guar­
daroba maggiore Vincenzo Riccardi , lo de tiene dal
22.7.1743 fino al 1. 7. 1765 ;44
- i fra telli Carcassi, che lo restaurano nel lug lio del
1765 45 (<<Per aver rassetto un violonce llo di Ant Stra­
divarj n 1690 scoperchiato, ringrossato sotto l'an i­
ma , e rivisto corde, e ponte [L] 15/ Per un arco di
verzino fernabucch da violoncello [L] 6»);
- Carlo Campion, maestro di cappella, che lo trat­
tiene nel 1765 per un breve periodo;46
- Francesco Piantanida, violoncellista della corte,'7
tra il 2 8.7. 17 66 e il 10.12.1767. 48
39 Trascritto in GAI, Gli strumenti musicali ... , c it. , pp. 25-26.
40 Cfr. Elia SAl"lTORO, L 'epistolario di Cozio di Salabue ( 1773 -1 845), Cremona, TUlTis, 1993, passim.
41 Fabrizio Senta (Torino, ini zio del XVlII secolo): LÙTGENDORFF 1922 lo descrive come "poco conosciuto"; l'integrazione in LÙTGEN ­
DORFF 1990 nomina lo stmmento mediceo del 1667, se nza aggiungere maggiori informazioni sul costruttore ma qualificandolo "d i alto
livello".
42 Registrazione del prestito in GM 1306bis, 26.11.1717, c. 25s; GM 1241 bi s, 26.11.1717, c. 3 [nuova numerazione] e in GM 1410,
1732, c. 18s; registrazione della res titu zione in GM 1410, 18.5.1740, c. 18d e GM 1241 bis, s.d., c. 3 [nuova numerazione]. Non è
specificato se Tanfani abbia richiesto lo stmmento per il proprio uso o per conto del principe, ma il fatto che la restituzione avvenga tre
anni dopo la morte di Gian Gastone appoggia l'ipotesi che Tanfani lo abbia suonato personalmente.
43 Annotazioni in GM 1410, 18.5.1740, c. 19s e 22.7.1743, c. 19d; GM 1241 bis, s.d., c. 3 [nuova numerazione].
44 Annotazioni di prestito e restitu z ioni a Tofanari in GM 1410,22 .7.1743, c. 22s, 26s e 26d; GM 741, 17.9. 1732, c. 3v e 25.8.1745, c. 22;
GM 58app, 25.8. 1744, c.406d e 1.7.1765, c.507d; IRC 3390, 1744, c. I; RC 3391, 1.7 .1765, c. 320v; GM 49app, 25 .8. 1745, c. 33s; GM
6 l app, 25.8.1745, c. 214.
45 Cfr. IRC 3822, c. 3, trascritto al par. 7.
46 IRC 3394, 1765 seti, c. 44v-45.
47 Prestito e restituzione attestati in GM 58app, 28.7.1766; cA06d e 10.12.1 767, c. 7 16s; IRe 3392, 28.7.1766, c. l31 v; GM 61 app,
28 .8. 1766, c. 284; IRe 3393, 10.12. 1767, c. 105.
48 In segu ito lo strumento è registrato nel magazzino della guardaroba nel 1785 e nel 1786; risapettivamente IRe 4352, 27.7.1785, p. 388
e IRe 43 53, 10.8.1786, p. 169.
9
I consegnatari del violoncello di Senta sono
lllvece:
- Francesco M. Tofanari, tra il 10.10.1739 e il
22.7.1743, data in cui si fa consegnare anche il «bas­
setto» di Stradivari;49
- Gaetano Seti, tapezziere, che lo prende in conse­
gna il 15.12.1751 «per uso d'un suo figlio» e lo trat­
tiene fmo al 9.5.1759;50
- Carlo Carnpion, maestro di cappella di recente
nomina, dal 27.9.1763 al 29.6.1764 51 (tra queste date
egli detiene anche un violino di Niccolò Amati e
una viola di Pellegrino Zanetto,52 «per esercitarli»);
- i Carcassi lo restaurano nel 1765 53 (<<Per avere ri­
visto un violoncello di Fabbrizio Senta di Turino n
1667 rincatenato, corde, e ponte [L] 6.13.4 I Per un
arco di verzino come sopra per detto [L] 6»);
- nel 1769 è registrato a inventario," ma in un dato
momento è prestato al marchese de Ligneville e rien­
tra in Guardaroba nel 1777. 55
La ricorrenza di certi nomi (Francesco Piantani­
da, Francesco M. Tofanari, Carlo Campion, ecc.)
non deve fare pensare a una cerchia troppo ri­
stretta di possibili fruitori degli strumenti della
collezione. Possiamo citarne molti altri tra i quali:
Pietro Adamant, computista di corte, a cui nel
1763 viene consegnato uno dei violini del quin­
tetto di Stradivari 56 [XVIII]; Pellegrino Sabati­
ni, «bidello della musica», che dal 1716 al 1732
utilizza una delle viole di Stradivari 57 [IV]; Isi­
doro M. Salvetti,58 suonatore di diversi strumen­
ti ad arco. A Salvetti, dal 1716 alla data della
morte avvenuta nel 1741, vengono imprestati
diversi strumenti: un bassetto di Cremona, vero­
simjlmente quello di Antonio e Girolamo Amati
del 1619 [XXIX], il basso di viola Amatj del
1588 [XXIV], il violoncello di Antonio Catini 59
del 1668 [XXV], due lire da gamba [XXVI,
XXVII], la hra di Andrea Amati del 1573 [XXVI­
IIV 6 Al canonico Antonio Buonaccorsi viene
consegnato tra il 1751 e il 1756 un violoncello
di Niccolò Amati 61 [VI]; all'abate Antonio Uguc­
cioni, dal 1755 al 1765, un bassetto del 1694 di
Rocco Domenico Doni 62 [XII] e una viola da
gamba di Stainer63 [probabilmente il contrabbas­
so "minore" elencato al n. IlJ.64 Alessandro Se­
rantoni, «assistente nello scrittoio del Bollo», ot­
tiene in prestito un violino di Niccolò,Amati tra
Registrazioni di prestito e restituzione in GM 1410, 10.10.1739, c. 22s e 22.7.1743, c. 22d; GM 1411, s.d., c. 13 [sciolta].
50 Prestito e restituzione registrati in : GM 741, 15.12.1751, c. 226 [erroneamente il nome del costruttore risulta qui «Nicola Senta»]; GM
58app, 15.12.1751, cA06d e 9.5.1759, c.507s; GM 49app, 15.12.1751. c. 207s; IRC 3390,15.12.1751, c. 226; IRC 3391, 9.5.1759, c.
56v.
51Aru10tazioni in GM 58app, 27.9.1763, cA27d e 29.6.1764, c.507s; IRC 3391,27.9.1763. c. 209 e 27.9.1764, c. 236v e c. 320.
52 Pellegrino di Zanetto de Micheli (Brescia, 1522 - ante 1610) è il rinomato costruttore di liuti e viole che fu attivo presso la bottega del
padre fino al 1561 e successivamente con i figli (LUTGENDORfF 1922 e 1990). Per nuove acquisizioni biografiche si veda Gasparo da Salò
e la liuleria bresciana tra Rinascimento e Barocco, ca!. della mostra (450 0 armiversario della nascita di Gasparo da Salò), a cura di Flavio
Dassenno e Ugo Ravasio, Cremona, Turris, 1990, p. 32.
53 Cfr. IRC 3822, c. 3, trascritto al par. 7.
54 Cfr. IRC 3357, 2.8.1769, p. 948; CDC 68, 2.8.1769, c. 551 v.
55 Cfr. IRC 3444. 5.10.1776, n° 904, lettera 8, [accluso] e nO 836, c. 2-2v.
56 IRC 3394. 25.9.1763, c. 23.
57 Cfr. GM 1306bis, 17.12.1716, c. 24s e s.d .. c. 24d; GM 124 I bis. 17.12.1716 e 7.10.1732. c. 3 [nuova numerazione].
58 KIRKENDALE, The courl musicians .... ci!., p. 446 ss. lo cita come suonatore di bassetto o violoncello, provisionato della corte, nato il
16.5.1675 e morto il 13.10.1741; è anche uomo politico e occupa diverse cariche politico-amministrative.
59 Probabilmente Antonio Cassini o Casini (Modena. ca 1630-ca 1698): è illiutaio modenese più famoso del suo tempo; gli strumenti sono
stilisticamente affini alla scuola degli Amati (LÙTGENDORfF 1922).
60 Restitl.lZioni documentate in GM 1410, 17.10.1741, c.8 e GM 741. 17.8.1741, c. 7v.
61 Prestito documentato in GM 70app. 6.5.1751, c. 413, GM 741,8.5.1751, c. 205v e 15.7.1756, c. 360; GM 58app, 8.5.1751, cA06d e
15.7.1756, c.507s; GM 49app. 8.5.1751, c. 198s e 15.7.1756, c. 198d; IRC 3390, 8.5.1745, c. 295v, dove il «bassetto» è anche detto
«violoncello»; IRC 3390, 15.7.1756, c. 360.
62 Rocco Domenico Doni (Firenze. 1600-1660). religioso dedito alla liuteria. costruttore di violini e liuti a Firenze (LÙTGENDORFF 1922);
secondo V ANNES 1988 originario di Bologna.
63 Prestito e restituzione confermati in GM 741,11.1.1755, c. 319v; GM 58app, 11.1.1755. cA06d e 4.7.1765, c.507d; e in GM 49app.
11.1.1755, c. 266s; IRC 3390, 11.1.1755. c. 319v; IRC 3391. 6.7.J 765, c. 325v.
64 L'ipotesi di identificazione della viola da gamba di Stainer (già appartenuta alla collezione del granprincipe Ferdinando) con lo stru­
mento "Il" dell'inventario del 1732 si basa su cm confronto esteso a tutti i documenti a disposizione. Altrettanto accade per la successiva
attlibuzione a Caspan dello strumento indicato come 'T'.
49
lO
il 1755 e il 1764, per uso del cognato Jacopo
Coppetti 65 [XVI]. Un contrabbasso di Caspan 66
del 1657 è dato in uso a Luca Biscardi «sonatore
di contrabasso» dal 1738 al 1753 67 [I], poi lo stru­
mento viene imprestato, «per esercitarlo, e ridur10
buono» a Giovarmi Giorgio Mosell,68 «parruc­
chiere lorenese», fmo al 1765. 69
Da questa limitata casistica si può comunque
riscontrare che i «debitori di strumenti» erano
musicisti attivi alla corte o nobili e funzionari di
corte che usavano lo strumento per lo studio o il
diletto proprio o di qualche parente stretto. In­
dubbiamente la Guardaroba richiedeva determi­
nate garanzie, nel senso che i prestiti venivano
concessi solo a personaggi ben conosciuti e rite­
nuti affidabili; tuttavia si può anche constatare
che non si facevano eccessive difficoltà nemme­
no nel caso di esemplari di particolare pregio.
La politica dei prestiti di strumenti durante la
reggenza lorenese era, infatti, basata sulla con­
siderazione che i consegnatari dei medesimi
avrebbero provveduto alla manutenzione degli
stessi, risparmiando alla guardaroba la dovuta
sorveglianza e i rispettivi costi. Un biglietto del
Guardaroba Maggiore Riccardi datato 13.8.1744
raccomanda il prestito di un cimbalo della Guar­
daroba con la seguente motivazione: «tornando
bene che gli strumenti siano esercitati, ma que­
sti in ispezie che più degli altri sono sottoposti
ad essere rosi, e guasti dalla polvere, e dalle ti­
gnole».70 In una lettera del 1765, il Primo Guar­
daroba asserisce: «è cosa naturale che chi si fa
imprestare uno strumento, che lo mantenga del
proprio, come harmo fatto tutti quelli che tene­
vano della guardaroba simili instrumenti». 71 I
prestiti sono molto numerosi durante il periodo
che va dalla morte di Gian Gastone nel 1737 al­
l'insediamento del granduca Pietro Leopoldo nel
1765, un periodo nel quale la vita musicale della
corte è assai ridotta, dal momento che il grandu­
ca Francesco Stefano di Lorena, a prescindere
da un brevissimo periodo trascorso in Toscana
nella primavera del 1739, risiedeva normalmen­
te a Vierma. Per tale ragione non siamo in grado
oggi di ricostruire le modalità di manutenzione
e conservazione di molti altri strumenti della
collezione granducale nei quasi trent'anni di
durata di tale reggenza. Considerando tuttavia
la testimonianza del citato prestito del contrab­
basso di Caspan a Mosell (<<per esercitarlo, e ri­
durlo buono») e la quasi totale assenza di docu­
mentazione di interventi di restauro e manuten­
zione praticati dalla Guardaroba stessa, si può
inferire che gli imprestatari abbiano effettuato
sugli strumenti loro affidati qualsiasi intervento
atto a mantenerli in efficienza, senza esclusione
di rimaneggiamenti radicali come quelli subiti
dai violini di Stainer. Una testimonianza eloquen­
te degli estremi cui potevano giungere tali ma­
nomissioni è rappresentata dal caso di una viola
non inventariata nel 1700 e nemmeno nel 1716,
perché in mano a terzi; tra il 1705 e il 1732 que­
sta è in consegna a Cosimo Maria Cecchi «sona­
tore», che la restituisce nelle condizioni descrit­
te nell'inventario del 1732 [XXII]: «Una viola a
braccia di Cremona a quattro corde con suo arco,
molto guasta per essere stata scorciata sotto, e
sopra».72
5. Modalità di restauro e intervento sugli stru­
menti ad arco
Tra le modifiche apportate ai violini di Stainer
nel 1733 (vd. par. 2), colpiscono, più che il rifa­
cimento della tastiera e delle cordiere, le espres­
sioni «datoli il manico indietro» e «rivisti di gros­
sezze» che si riferiscono rispettivamente all'in­
6' Annotazioni in GM 74 1,10.5.1755, c. 330; GM 58app, 10.5.1 755, c.407d e 28.4.1764, c.507s; GM 49app, 10.5. 1755, c. 271s e
28.4.1764, c. 271d ; GM 61app, 10.5.1755, c. 226; IRC 3390, l 0.5.1755, c. 330; GM 70app, 10.5.1755, c. 506; IRC 3391,28.4.1764, c.
236v.
66 Giovanni Pietro Caspan: attivo a Venezia nella seconda metà del '600, possibile allievo degli Amati (LOTGENDORFF 1922).
6J Registrazioni in GM 1410,5.8.173 8, c. 19s; GM 1411 , 3.8.1738, c. 5 [sciolta] e 5.8.1738, c. 7 [sciolta] ; GM 58app, 25 .8. 1744, c.406d;
GM 741,25.8.1745, c. 22 e 10.2.1753, c. 256; GM 49app, 25.8.1745, c. 33s e c. 33d; IRC 3390, 1744, c. l e 10.2.1753, c. 256.
68 Probabilmente padre di Giovanni Felice Mosell, già citato a proposito della vendita a Ker di uno dei violini del 1690 di Antonio
Stradivari.
69 Anche in GM 49app, 10.2.1753, c. 226s; GM 58app, 1.7.1765, c.507d; GM 61 app, 10.2.1753, c. 222; GM 70app, 10.2.1753, c. 424;
IRC 3391,1.7.1765, c. 320v.
70 GM 1411, c.nn., documento riprodotto e parzialmente trascritto in GAI , Gli strumenti musicali ... , cit., p. 46.
7 1 GM app64, 20.7.1765, nO360.
72 Registrazioni in GM 1005,9.7.1705, C. 285 e 28d; GM 1410, 19.9.1 732, c. 7v; GM 741, 17.9.1732, c. 7.
Il
clinazione e all'assottigliamento del manico.
Queste operazioni, insieme con il rifacimento del
ponticello, hanno verosimilmente lo scopo di
accrescere la resistenza dello strumento alla ten­
sione delle corde. Il rilievo particolare di questo
intervento di "ammodernamento" risiede nella
sua precocità, poiché modifiche analoghe saran­
no fatte su quasi tutti i violini antichi e saranno
ampiamente documentate, ma solo a partire dal­
l'ultimo quarto del XVIII secolo. Dal conto pre­
sentato nel 1765 da Lorenzo e Tommaso Car­
cassi (vd. il documento relativo, riportato al par.
7) risulta che la maggior parte degli strumenti ad
arcO della collezione verranno così rimaneggiati;
a quanto pare dunque nel 1765 queste trasforma­
zioni erano già abitualmente richieste e applicate,
mentre nel 1733, all'epoca dell' intervento di
Mazzetti sui due Stainer (vd. par. 2), non veniva­
no probabilmente praticate in modo così sistema­
tico, oppure così radicale (il manico può essere
stato inclinato all'indietro con un'angolatura mi­
nore e con un intervento meno traumatico). Que­
st'ipotesi potrebbe trovare conferma nel fatto che
i Carcassi nel 1765 hanno nuovamente «dato il
manico in dietro» a uno dei violini di Stainer.
A partire dal 1765, la gestione degli strumen­
ti musicali della corte si modifica sensibilmen­
te: una delle prime misure attuate da Pietro Leo­
poldo è la richiesta dell'immediata restituzione
degli strumenti in mano a terzi . Tornato in pos­
sesso di quasi tutti gli esemplari della collezio­
ne, egli dispone di affidare a Lorenzo e Tomma­
so Carcassi il restauro degli strumenti ad arco,
almeno di tutti quelli ancora in grado di essere
utilizzati. 73 Il conto dei lavori, una parte del qua­
le è datato 24 luglio mentre l'altra porta la data
17 settembre del 1765, a un esame analitico of­
fre diverse informazioni sui criteri di restauro
adottati nella seconda metà del secolo XVIII (vd .
par. 7). Entro certi limiti, possiamo supporre che
le tipologie di intervento fossero analoghe a quel­
le effettuate dai «debitori di strumenti» delle de­
cadi precedenti.
In totale vengono restaurati 35 strumenti ad
arco, di cui 8 violini, 16 «viole» (la cui natura e
taglia cercheremo di identificare meglio in se­
guito), 2 «Viole da gamba», 7 violoncelli e 2 con­
trabbassi.
Sono inoltre restaurati 8 cordofoni a pizzico,
tra i quali l «violetta da sonarsi con la penna», l
arpa, 3 tiorbe, 3 chitarre e l mandolino (ad esclu­
sione della «violetta», l'esame di questi strumenti
esula dai limiti di questo saggio, dedicato esclu­
sivamente agli strumenti ad arco).
Gli interventi praticati possono essere rag­
gruppati come segue (cfr. par. 7):
l) costruzione di 42 archetti nuovi, di cui lO
da violino in mogano, lOdi ebano verde e l di
ebano per «viole»; 6 di verzino dei quali 4 per
«viole» e 2 per «Viole da gamba» (queste 6 viole
probabilmente di taglia bassa, perché elencate
assieme ai violoncelli); 7 archetti di verzino per
violoncello; 2 archetti da contrabbasso di legno
non specificato. L'archetto di una viola degli
Amati del 1611 era evidentemente in buone con­
dizioni perché ci si limita a rimettere «le setole
al suo arco»;
2) scollamento della tavola armonica (<<scoper­
chiato»): intervento praticato su tutti e 8 i violini
(intervento sottinteso nel violino anonimo, cui
viene «allungato la cassa»); tutte le 18 viole (lo
scoperchiamento è sottinteso quando lo strumen­
to viene «rincatenato»); 6 violoncelli (per il setti­
mo violoncello di Niccolò Amati si parla generi­
camente di «rassettatura»); due contrabbassi;
3) «dato il manico indietro» : intervento pra­
ticato su 6 violini; 4 «viole» (una di Brensius,
una di Antonio e Girolamo Amati del 1611, e
altre due non datate degli stessi fratelli Amati;
tutte sono dotate di archetto di ebano verde); né
violoncelli né contrabbassi subiscono questo in­
tervento;
4) intervento sulle corde: probabile recupero
delle corde in buono stato e sostituzione di quel­
le usurate o mancanti; tale intervento riguarda
tutti gli strumenti;
A ltrettanto accade p er altre categorie di strumenti , cfr. il conto di Gi useppe Ferrini relativo agli strumenti a tastiera IRC 3822, 1765
settembre, fase. 9, n° 79, trascritto interamente in Pierluigi FERRARI - Giu liana MONTANARl , Giovanni. Giuseppe e Filippo Ferrini: cembalari
della corte del Granducato di Toscana. Uno studio documentario, in Musicus peifectus. Studi in onore di Luigi Ferdinando Tagliavini
"prallico & specolativo" nella ricorrenza del LX1/o compleanno, a cura di Pi o Pell izzari, Bologna, Patron, 1995, pp. 29-47: in parto34-35.
7)
12
5) modifiche al ponticello: purtroppo non
meglio specificate e praticate a 8 violini, 13 vio­
le, 6 violoncelli;
6) rifacimento dei tasti mobili di budello: 6
viole (tutte quelle elencate accanto ai violoncel­
li) e 2 contrabbassi;
7) allungamento della cassa: praticato su 6
violini;
8) correzione degli spessori della tavola ar­
monica o modificazione del profilo (<<ringrossa­
to»): 2 violini (quelli di Niccolò Amati ai quali
non era stata allungata la cassa); 5 viole (2 di
Brensius,74 2 dei fratelli Amati, una del 1612,
l'altra non datata [queste 4 viole con archetti di
ebano verde], più la viola da gamba di Pieraj 75);
3 violoncelli (quello di Stradivari del 1690 vie­
ne «ringrossato sotto l'anima»; e due dei fratelli
Amati del 1619 e del 1588 cui viene «ringrossa­
to il coperchio»);
9) Interventi sulla catena:
a) «messo la catena nuova»: 1 violino di
Niccolò Amati; «rimesso la catena»: 1 viola di
Brensius del 1643, 3 viole dei fratelli Amati, una
del 1611 e una del 1619, 2 violoncelli, uno dei
fratelli Amati del 1619 e uno del 1588; «messo
la catena»: 2 viole dei fratelli Amati, una del1611
e una del 1619; «fatto la catena»: 1 viola di Pel­
legrino Zanetto; <<rincatenata»: 3 viole dei fra­
telli Amati del 1611 (di quelle elencate con i vio­
loncelli), 1 viola da gamba anonima (elencata
tra i violoncelli), l violoncello di Niccolò Ama­
ti, 1 violoncello di Senta, l violoncello di Rocco
Doni, l contrabbasso anonimo;
b) «rincollato tutte le catene»: 1 contrab­
basso di Caspan del 1657 (il coperchio si era
sfondato);
lO) «rivista» e «rivista per tutto» sono indi­
cazioni di revisione generica che spesso accom­
pagnano le descrizioni di altri lavori;
11) Interventi su 'singoli strumenti:
«rivisto da tarli»: il violoncello sordin0 76
di Rocco Doni;
«rifatto la tastiera e impiallacciata di eba­
no»: un violino di Niccolò Amati;
«rassetto tutto il coperchio che era in pez­
zi»: la viola da gamba di Claude Pierray;
«rassetto il coperchio, che era sfondato
sotto l'anime»: il contrabbasso di Caspan del
1657;
«ritrato il manico»: il contrabbasso di Ca­
span del 1657;
«fatto ritornare le cullvazzioni, che erano
indentro»: intervento alle fasce o al profilo di un
violoncello dei fratelli Amati del 1619 e di quel­
lo del 1588.
6. Le viole da gamba e le lire da gamba e da
braccio nella prassi esecutiva
Il gruppo di tredici strumenti numerato [III] nel­
l'inventario del 1732 (<<Tredici viole a ganba di
più grandezze, che formano un concerto con
loro sacchette di frustagno verde, sego n. 36»)
era stato registrato nella stessa forma già nel
1716 come eredità del granprincipe Ferdinan­
do. Una più precisa identificazione di questi
strumenti è difficoltosa, ma possiamo tentare
alcune ipotesi mettendo a confronto in partico­
lare il dettagliato inventario del 1700 e il conto
dei Carcassi del 1765.
Prima di procedere, occorre premettere un'os­
servazione relativa a quest'ultimo documento:
l'elenco degli strumenti «rassettati» sembra se­
guire un ordine basato sulla taglia. Infatti, si tro­
va inizialmente un primo gruppo di violini, a cui
segue un secondo gruppo di 11 «viole», poi un
terzo gruppo (formato da 6 «violoncelli», 4 «viole
da gamba» e 3 «viole») e finalmente un quarto
gruppo costituito da un «violoncello sordino» e
2 «contrabassi». Per gli strumenti del secondo
Antonio Brensio, attivo a Bologna tra la fine del' 500 e le prime decadi del '600, forse maestro di Laux Mahler e Kaspar Tieffenbrucker
1996). Cfr. Luigi Francesco VALDRTGHT, Nomoche/iurgografia antica e moderna, Modena, Soc. Tipografica, 1884, n. 452
(rist. Bologna, Forni, 1967).
75 Claude Pi erray (Parigi, ca 1698-1729): uno dei migliori rappresentanti della scuola di liuteria parigina, lavorava secondo modelli
italiani, era assai famoso (LOTGENDORFF 1922 e 1990).
76
11 «v ioloncello sordino» del 1694 (cfr. al par. 7 il conto dei Carcassi, C. 4v) è descritto nell 'in ventano del 1700 come «un violoncello da
gamba, à quattro corde, con fascie strette quasi à uso di violino» (GM 1117, C. 92) e nel 1716 come (<u n bassetto opera del Sacerdote Rocco
Doni, con corpo stiacciato». La minore ampiezza delle fasce e la conseguente diminuzione della sonorità dovrebbe essere, nel contesto, la
ragione del ncorso al termine «sordino» (cfr. nota 32).
74
(At-HONIOi'H
13
gruppo vengono costruiti nuovi archetti di eba­
no verde; per quelli del terzo, archetti di verzi­
no. Agli strumenti del terzo gruppo vengono ri­
visti e rimessi i tasti, cosa che non accade per le
«viole» del secondo, verosimilmente strumenti
di taglia minore, non tastati: dunque viole "da
braccio" nate tali, oppure strumenti "da gamba"
trasformati mediante interventi finora non do­
cumentati. Le «viole» del terzo gruppo, tutte ta­
state, anche quando non espressamente dichia­
rate "da gamba", sono certamente tali e sono
accomunate ai violoncelli in ragione della tessi­
tura più grave.
Cinque delle tredici viole probabilmente cor­
rispondono al quintetto di Antonio e Girolamo
Amati del 1611, citato nell 'inventario del 1700: 77
Un concerto di cinque viole da gamba à sei corde
compagne cioè: du e soprani, contralto, tenore, e
basso, con fondo di abeto, manico, fascie, e corpo
d'acero verniciato, con due filetti neri intarsiati sù
le testate tomo tomo, con ponticello, e bischeri tinti
di nero, con cordiera, e tas tiera impiallacciata di
ebano, con due filetti di bossolo intarsiati torno tor­
no, con un polizzino stampato per di dentro nel cor­
po, che dice Antonius, et Hieronymus fr. Amali Cre­
monen. o Andreae fil. F J 611, con suoi archi d 'eba­
no, e sua calza di fru stagno verde.
Tutte le viole di questo quintetto vengono re­
staurate nel 1765 . Se le congetture sopra espo­
ste sono corrette, due di queste viole (almeno a
quest'epoca) sono diventate "da braccio" (i due
soprani) e per loro viene costruito un nuovo ar­
chetto di ebano verde. Le altre tre (contralto,
tenore e basso), elencate accanto ai violoncelli,
sono viole da gamba vere e proprie; per esse
vengono costruiti 2 archetti di verzino; a un ter­
zo archetto non meglio descritto vengono rimes­
si i crini. Tutti gli strumenti del concerto ven­
gono scoperchiati e a tutti vengono sostituiti o
rifatti la catena, il ponte e le corde. Alle tre vio­
le da gamba vengono rivisti o rifatti i tasti; a
una delle viole soprano viene «dato indietro il
manico».
Un altro gruppo di cinque viole, che ha tutta
l'apparenza di un "concerto", è quello di Anto­
nio Brensio. In questo caso tre strumenti ricevo­
no un archetto nuovo di ebano e sembrerebbero
7?
GM 1117, 1700, c. 82.
14
viole "da braccio"; gli altri due sono viole da
gamba e ricevono un archetto di verzino. Una
viola di questo concerto porta la numerazione
1643, verosimilmente l'anno di costruzione .
Tutte queste viole vengono scoperchiate, riviste
nel ponti celio e nelle corde, due strumenti so­
prani «ringrossati» e al terzo viene «dato indie­
tro il manico». Alle due viole basse vengono ri­
visti i tasti.
Al gruppo delle tredici viole appartengono
probabilmente anche la «viola a gamba» di Clau­
de Pierray (che reca il numero 1714, forse la data
di costruzione) e una viola da gamba «senza
nome», entrambe citate dal conto dei Carcassi e
dotate di legacci.
Sembrerebbe dunque che le viole da gamba
di taglia medio-bassa e bassa fossero in uso nel
XVIII secolo, almeno in Toscana, tanto da esse­
re rimesse in buona condizione nel 1765. I Car­
cassi restaurano 7 «violoncelli» rispetto a 7 «viole
da gamba» e 2 «contrabbassi»: 7 strumenti bassi
non tastati contro 9 strumenti bassi con legacci.
Sulla base di questa testimonianza, sembrereb­
be che nel terzo quarto del '700 gli strumenti
bassi della famiglia delle viole da braccio non
avessero ancora soppiantato le taglie basse delle
viole da gamba. Il processo di sostituzione e tra­
sformazione degli strumenti "da gamba" con
quelli "da braccio" sembrerebbe dunque essere
avvenuto in modo molto graduale, con un lungo
intervallo di convivenza. Bisogna tuttavia ricor­
dare che lo spirito del precedente collezionismo
mediceo non era volto soltanto a strumenti "mo­
derni", ma era anche fortemente interessato a
strumenti "storici" (anche insoliti e rari) di par­
ticolare importanza o pregio costruttivo. Man­
cando una sufficiente documentazione sull'ef­
fettivo impiego di questi strumenti negli organi­
ci strumentali (nella musica di tutti i giorni, d'in­
trattenimento, da ballo, ecc.), non possiamo per
ora emettere giudizi defmitivi sulla sopravviven­
za di strumenti musicali che - .forse già allora ­
venivano considerati "antichi".
Strumenti ad arco della collezione medicea e
lorenese ancora più desueti, che vale la pena di
esaminare proprio in rapporto alle considerazioni
appena fatte, sono le lire. L'inventario del 1732
ne elenca sei che possiamo meglio identificare
riportando le descrizioni dell'inventario del 1700:
Una lira con fondo di abeto con rosa traforata, fascie
di granatiglia con cornicetta sotto, e sopra andante e
corpo di noce, con ponticello tinto di nero, con ma­
nico e bischeriera di noce, con cordiera, tastiera, e
bischeri d'ebano, quali sono numerati sù la suddetta
bischeriera, quale è adornata di un mascherone, e due
sfinge intagliate con polizzino stampato per di den­
tro nel corpo, che dice Dominica, e suo arco scannel­
lato di serpenti no con sua contro cassa di legno tinta
per di fuora del color di noce per di dentro tinta di
cinabro con sua toppa, e gangheri 78 [X]
Una lira con fondo di abeto con rosa traforata fa­
scie di ebano, con comicietta sotto, e sopra andan­
te, e corpo di cipresso, con manico, e bischeriera di
leccio, con rabesco intagliato torno, torno, con pon­
ticello tinto di nero, con cordiera traforata, e tastie­
ra di ebano, e bischeri di bossolo numerati cò nu­
meri sù la suddetta bischeri era, con un iscrizione
manuscritta di lapis nero per di dentro nel corpo,
che dice Magno Selulher in Roma 1651, con sua
controcassa coperta di cuoio bianco, con toppa, e
gangheri. 79 [Xl]
Una lira di Cardarello, con fondo di abeto, con trè
rose traforate, cioè una grandetta vicino alla tastie­
ra, e due più piccole nel luogo dove vanno l'S con
fascie d'ebano , con cornicietta sotto, e sopra andante
di noce, e corpo di cipresso, con manico, bischeri , e
bischeriera con due sfinge, e rabeschi intagliati, il
tutto di noce, e giù basso, dove s i lega la cordiera,
vi è una sfinge di noce intagliata, che suona la lira ,
con ponticello tinto di nero, con cordiera, e tastiera
di ebano, con sua contro cassa coperta di cuoio bian­
co, con toppa, e gangheri SO [XI]
Una lira da gamba à tredici corde tutta di noce, fuori
del fondo, che è d'abeto, con bischeriera intagliata à
rabeschi, con tastiera, e cordiera impiallacciata di eba­
no con ponticello di legno bianco intagliato à trafori,
con una rosa di cuoio traforato nel suddetto fondo con
cornicine di noce attorno alle fascie sotto, e sopra con
un polizzino manuscritto per di dentro nel corpo che
dice Gio D 'Aponie, con suo arco di granatigli a con
sua chiave di ferro per accordarla con il manico di
legno, con contro cassa di legno, soppannata dentro di
foglio rosso, e di fuora di cuoio tabaccato antico, con
gangheri attorno, e sua toppa 81 [XXVI]
Una lira da gamba à tredici corde con fondo di abe­
to con rosa traforata di cartone, con fascie, tastiera,
cordiera, e ponticello di noce , con corpo, bischeri e­
ra , e bischeri di cipresso, con quattro trafori ovali
nella cordiera senza nome di autore, con suo arco di
ebano lionato, e trafori nel ponticell0 82 [XXVII]
Una lira piccola à sette corde da sonare à braccio
con fondo di abeto, con manico, cordiera, ponticel­
lo, fascie, e corpo di acero, con bischeri compagni,
con filetti lavorati à mostacciolo, neri , e bianchi sù
la tastiera, e cordiera, con filetti simili sù le testate
torno torno, tanto di sopra, che di sotto, con un po­
lizzino scritto col cinabro sul foglio attaccato nel
corpo per di dentro, che dice Andrea Amali in Cre­
mona 1573, con suo arco di granatiglia, con un cuore
traforato nel nasello, con sua contro cassa d'albero
antica con due gangheri 83 [XXVIII]
Ad eccezione delio strumento di Amati, nessu­
na delle lire viene restaurata nel 1765, e solo la
lira di Dominico [X] e quella anonima [XXVII]
sono inventariate nel 1769, seppur tra i «capi rotti
e fuor d'uso». 84
La lira di Giovanni D'Aponte [XXVI], l'ano­
nima a tredici corde [XXVII] e la lira da braccio
di Andrea Amati [XXVIII] sono in prestito a Isi­
doro M . Salvetti dal 1716 85 alla sua morte, avve­
78 GM 1117, 1700, c. 98; registrata anche in GM 1410, 19.9.1732, c. 4 ; GM 1306bi s, 23.9.1716, c. 5; GM 1241 bis, 23.9.1716; in e in
GM 741, 17.9.1732, c. 3v-4.
Dominica potrebbe essere Francesco De Dominicis (forse identificabile con Francesco Oli vola), nato verso il 1624-26, attivo a Roma
nella seconda metà del XVII secolo, oppure Bonaventura De Dominicis, nato verso il 1645-49 e attivo a Roma dal 1681 al 1710; questi
costruttori sono citati da Patrizio BARBIERI, Cembalaro, organaro, chi/arraro efabbricalore di corde armoniche nella Polyanthea techni­
ca di Pinaroli (J 7J 8-32), «Recercare», I (1989), pp. 188-196.
79 GM 1117, 1700,c.98.
so GM 1117, 1700, cc. 98-99. Questa lira, assieme alla precedente, è registra ta anche in GM 1410, 19.9.1732, c. 4v; GM 1241 bis,
23.9.1716; in GM 1306bis, 23.9.1716, c. 5 e in GM 58app, 8.10.1744, c.408s.
Antonio Cardarelli, nato verso il 1630-35, attivo a Roma presso altre botteghe e successivamente in proprio tra il 1650 e il 1675 circa, è ii
probabile autore di questa lira; cfr. BARBIERI, Cembalaro, organaro, chilarraro ... , cit. , p. 185.
81 GM 1117, 1700, cc. 100; GM 1410, 19.9.1732, c. 8.
82 GM 1117, 1700, cc. 99; GM 1410, 19.9.1732, c. 8.
83 GM 1117, 1700, cc. 99; GM 1410, 19.9.1732, c. 8.
84 Entrambe in IRC 3358, 9.1.1769, p. 148 e CDC 68, 20.8.1769, c. 70, inventario di «oggetti in cattivo stato».
85 Registrazione del prestito di queste tre lire a Salvetti in GM 1241 bis, 6.10.1716, c.l e GM 1410, 6.10.1716, c. 16s.
15
nuta nel 1741 86 (gli strumenti sono restituiti da­
gli eredi). Almeno durante questo periodo le lire
da gamba sembrano essere state utilizzate, altri­
menti Salvetti non avrebbe avuto ragione di chie­
derle in prestito . Nello stesso periodo (1716­
1741) Salvetti detiene, oltre alle due lire da gam­
ba e alla lira da braccio di Andrea Amati, una
viola di Cremona [XXX], un basso di viola dei
fratelli Amati del 1588 [XXIV], il violoncello di
Antonio Catini del 1668 [XXV] e un «bassetto»
di Cremona [IX]87: è un insieme di strumenti ad
arco configurabile come insieme strumentale da
camera, o nucleo dal quale possono formarsi di­
versi insiemi da camera, ove le lire possono avere
un ruolo specifico (forse quello di accompagna­
mento accordale agli strumenti "concertanti").
Successivamente, la lira di Amati e quella di
D'Aponte appaiono, senza alcuna indicazione di
un eventuale stato di degrado, in registrazioni
inventari ali del 1745 88 e del 1769 89 ; le stesse re­
gistrazioni del 1769 non segnalano alcun danno
alle lire di Magno Setuther e di Cardarello [XI].9°
Possiamo dunque ipotizzare che le lire da gam­
ba abbiano avuto un ruolo, per quanto saltuario
e anonimo - e peraltro del tutto ignorato dalle
partiture - nella prassi strumentale del Settecen­
to. Questo ruolo deve essersi esaurito intorno al
1770, perché quattro lire da gamba (quella di
Dominico, di Magno Setuther, di Cardarello e di
Giovanni D'Aponte) sono vendute in lotto as­
sieme ad altri stmmenti il 3.6.1777. 91
La vendita all'inéanto di quell'anno, una tap­
pa della riorganizzazione degli strumenti musi­
cali decisa da Pietro Leopoldo, rappresenta il
principale momento storico dello smantella­
mento della collezione medicea: 103 strumenti
sono dichiarati «scarti» e messi all' asta al pub­
blico incanto (clavicembali, spinette, organi,
strumenti a fiato di vario tipo , chitarre, liuti,
salteri e arpe).92 Ma gli strumenti ad arco, ad
eccezione delle lire da gamba, vengono rispar­
miati, probabilmente grazie alla relativa facili­
tà ed economicità del loro recupero e modifi­
cazione, oltre all'elevato valore di mercato della
maggior parte degli esemplari.
Resta dunque soltanto la lira da braccio di
Andrea Amati [XXVIII], che subisce il seguente
restauro ad opera dei fratelli Carcassi nel 1765: 93
Per aver rassetto una v ioletta da sonarsi con la pen­
na, di Andrea Amadi [Il di Cremona n 1573 rinca­
tenata da per tutto, rimesso le corde
[L] 3 - ­
Tenendo conto della fama dell'autore, del valo­
re dello strumento, dell'impossibilità di conti­
nuare a usarlo come lira, e forse anche dell'enti­
tà della manomissione necessaria per trasformar­
lo in un violino o viola, si arriva al singolare
compromesso di ricavame uno strumento a piz­
zico, forse una specie di chitarra a plettro. 94
86 Registrazioni della restituzione delle tre lire in GM 14 l O, 17. 8.1 741, c. 8 e c. 16d e in GM 74 l, 17.8. 1741, c. 7v.
GM 1306bis, 23.9.17 l 6, c. 5 e in GM 58app, 8.10.1744, c.408s.
87 Cfr. GM 1241 bis, 6. 10.1716, c. l ; GM 1306bis, 1716, c. 26; GM 74 1, 17.8.1732, c. 7v.
88 GM 58app, 25.8.1745, cA08s.
89 IRC 3357, 2.8.1769, p. 948 e in CDC 68, 2. 8.1769, c. 55 l v.
90 IRC 3357, 2.8. 1769, p. 948 e CDC 68, 2.8.1769, c. 551 V.
91 IRC 3469, 17.5.1777, nO2016, c. 214. La quinta lira da gamba anonima [XXVII] è descritta nel 1769 come «Una lira a gamba tutta
guasta»; la man canza di qualsiasi riferimento successivo attesta la sua definiti va scomparsa dall a collezione.
92IRC3410,1777,passim.
93 IRC 3822, 24.7.1765, fase . X, nO 60, c. 4.
94 Proprio alla fine del XVIII secolo ha luogo una intensa sperimentazione intorno a strumenti a plettro, generalmente affmi al mandolino.
Cfr. Giuseppe SEVERINI, Strumenti a plettro nella musica europea dal Medioevo al Settecento, «Il Fronimo», anno XV1, n. 62 (gennaio
1988), pp.40-54: in parto 50, dove si parla di mandolini a sei corde e ponticello mobile, e Gian Carlo SAl'.'DUZZI, Chitarre, mando lini e
strumenti similari del '700 e '800 napoletano, in Restauro conservazione e recupero di antichi strumenti musicali. Atti del Con vegno
Internazionale (Modena 2-4 aprile 1982), Firenze, Olschki, 1986, pp.1 24-1 28, che illustra alcune forme molto inconsuete di mandolini
e chitarre della fine del '700.
16
7. Il conto dei lavori eseguiti da Lorenzo e Tommaso Carcassi 95
Lorenzo e Tommaso
Ihs Mra Ipf 1765
Carcassi, strumentari
Guardaroba di Sua Altezza Reale di Toscana deve dare a me Lorenzo, e Tommaso
Carcassi strumentai per assettature delli appiè strumenti , e prima
a 24 Luglio per aver rassetto un violino di Stainer del n 3654, scoperchiato dato il
l -­
manico in dietro , corde, e ponte, e allungato la cassa
-13.4
Per un arco nuovo per detto violino di magogon
Per aver rassetto un violino di Niccolaus Amati di Cremona n 3655 scoperchiato,
dato il manico indietro rifatto la tastiera, e impiallacciata di ebano, corde, e ponte,
l -­
e allungato la cassa
- 13.4
Per un arco simile al di sopradetto per detto
Per aver rassettato altro violino di Ant Gu-olamo Mati [sic) di Cremona n 3655
l -­
scoperchiato, dato il manico indietro corde, e ponte, e allungato la cassa
- 13.4
Per un arco nuovo per detto di magogono
Per aver rassetto un v iolino di Ant Stradivarj n 3658 scoperchiato, dato il manico
L:...:.
in dietro corde, e ponte , e allungato la cassa
6-­
c. Iv
6-­
- 13.4
Per
- lO - 13.4
Per
l -­
- 13.4
Per
l -­
- 13.4
Per
l -­
- 13.4
1.6.8
13.3.4
Somma, e segue il dare di la
Per un arco per il di la detto violino di magogo n
aver rassetto un violino d ' avor io, e ebano, rivisto, e rincollato per tutto, corde, e
ponte, e allungato la cassa
Per un arco per detto simile agl'altri
aver rassetto un v iolino di Niccolo Amati di Cremona n 3656, scoperchiato,
e dato il manico in dietro corde, e ponte, e allungata la cassa
Per un arco simile per detto violino
aver rassetto altro violino di detto autore n 3656, scoperchiato dato il manico
in dietro, e ringrossato, corde, e ponte
Per uno arco per detto di magogon
aver rassetto altro violino, di detto autore n 3656 scoperch iato, ringrossato,
messo la catena nuova, corde, e ponte
Per un arco per detto vio lino simile agl'altri
Per altrj due arci [sic) simili nuovi, che mancavano a due altrj vi olinj
c. 2
13.3.4
Somma, e segue il dare
Per aver rassetto una viola, di Ant Brensius n 1643, scoperchiata, ringrossata, e
l -­
rimesso la catena, corde, e ponte
Per un arco di ebano verde per detta
- 6.8
Per avere rassetto altra viola di detto autore, scoperchiata, rin grossata, e rimesso le
l -­
catene, corde, e ponte
Per un arco simile per detta viola
- 6.8
Per avere rassetto una viola di Ant Girolamo Amati di Cremona, 1611
l -­
scoperchiata, dato il manico indietro, rimesso la catena, corde, e ponte
Per un arco simile come sopra per detta
- 6.8
Per avere rassetto altra viola di Ant Girolamo Mati n 1611 scoperchiata, messo
l -­
la catena, rivista per tutto corde, e ponte
- 6.8
Per un arco per detta simile agl'altri
Per aver rassetto altra viola di detto Mati n 1619, scoperchiata, rim esso la catena, e
l -­
rivista per tutto, corde, e ponte
Per un arco per detta, simile come sopra
- 6.8
20.16.8
95
60
L 6-­
" 6.13.4
" 9-­
" 6.13.4
" 6-­
" 6.13.4
~
L 47 -­
L 47 -­
" 6.13.4
" 4 -­
" 6.13.4
" 6-­
" 6.13.4
" 6-­
" 6.13.4
" 6.13.4
" 6.13.4
" 13.6.8
L 116.6.8
L 116.6.8
8-­
5-­
8-­
5-­
8-­
5-­
8- ­
5-­
8-­
~
L 181.6.8
IRe 3822, 1765 ort, fasc . X, n° 60, c. l.
17
c.2v
20.16.8
Somma, e segue il dare
Per aver rassetto una viola di Ant Girolamo Mati di Cremona n 1619
I-­
scoperchiata, messo la catena, e rivista per tutto, corde, e ponte
- 6.8
Per un arco per detta di ebano verde
Per avere rassetto una viola di Pellegrino Zannetto, scoperchiata fatto la catena,
I -­
rivista per tutto, corde, e ponte
- 6.8
Per un arco simile per detta viola
Per avere rassetto una viola di Ant Girolamo Mati n 1612, scoperchiata,
l -­
ringrossata, e rivista per tutto, corde, e ponte
- 6.8
Per un arco di ebano verde per detta
Per aver rassetto altra viola di detto autore Mati, scoperchiata, dato il manico
l -­
indietro, corde, e ponte.
- 6.8
Per un arco di ebano verde per detta
Per aver rassetto altra viola di detto Mati, scoperchiata, dato il manico indietro, e
l -­
ringrossata, corde, e ponte
- 6.8
Per un arco di ebano verde per detta
Per avere rassetto una viola di Ant Brensis scoperchiata, dato il manico indietro,
I-­
e rivista, corde e ponte
- 6.8
Per un arco di ebano per detta
28.16.8
c. 3
Somma, e segue il dare
28 .16.8
Per aver rassetto un violoncello di Ant Stradivarj n 1690 scoperchiato,
1.13.4
ringrossato sotto l'anima, e rivisto corde, e ponte
- 13.4
Per un arco di verzino femabucch da violoncello
Per avere rassetto un violoncello di Niccolaus Amati di Cremona n 1660
- 13.4
rincatenato, e rivisto per tutto, corde, e ponte
Per un arco per detto come sopra
- 13.4
- 13.4
Per aver rassetto un violoncello di detto autore Amati, corde, e ponte
- 13.4
Per un arco simile per detto violoncello
Per avere rivisto un violoncello di Fabbrizio Senta di Turino n 1667 rincatenato,
corde, e ponte
-13.4
Per un arco di verzino come sopra per detto
- 13.4
Per aver rassetto un violoncello di Ant Girolamo Mati di Cremona n 1619
scopeichiato, ringrossato il coperchio, rimesso la catena, fatto ritornare le
2-­
cullvazzioni , che erano indentro, corde, e ponte
- 13.4
Per un arco di verzino come sopra per detto
Per avere rassetto, altro violoncello del Mati n 1588 scoperchiato, ringrossato
37.16. 8
c. 3v
37 . 16.8
Somma, e segue il dare
il coperchio, rimesso la catena fatto ritornare le culvazioni, che erono indentro ,
2-­
corde, e ponte
Per un arco di versino fernabucch per detto
- 13.4
Per aver rassetto una viola a gamba di Ant Girolamo Amati di Cremona n 1611
I-­
rincatenata, e rivista, corde, e tasti
- 13.4
Per un arco per detta di verzino fernabucch
Per aver rassetto una viola a gamba di Claude Pieraj n 1714 con cassa,
I -­
scoperchiata, rassetto tutto il coperchio che era in pezzi, ringrossata corde, e
ponte, e tasti
Per un arco di verzino come sopra per detta
- IO ­
Per aver rassetto una viola a gamba, senza nome, con cassa foderata di roba
13.4
rossa, rincatenata, messo le corde
- IO ­
Per un arco come sopra per detta viola
Per aver rassetto una viola a gamba di Ant Girolamo Mati n 1611 rincatenata
- 13.4
corde, e tasti
Per un arco per detta di verzino come sopra
- IO 46 - ­
18
L 181.6.8
8-­
5-­
8-­
5-­
8-­
5-­
8-­
5-­
8-­
5-­
8-­
~
L 259.6.8
L 259.6.8
" 15 - ­
6-­
613.4
6-­
4.13.4
6.13.4
6.13.4
6-­
" 24 - ­
6-­
L 346.6.8
L 346.6.8
" 24 - ­
6-­
6-­
6 -­
" 14 - ­
5-­
5-­
5-­
5-­
~
L 427.6.8
c. 4
46 - Somma, e segue il dare
Per aver rassetto una viola di Ant Girolamo Mati n 1611, rincatenata corde e tasti
- 13.4
Rimesso le setole al suo arco di detta
Per aver rassetto una viola di Ant Brensus, scoperchiata, rivista per tutto, corde,
1.10 ponte, e tasti
- IO Per un arco d i verzino per detta
Per aver rassetto, altro viola di detto Brensus, scoperchiata, rivista da per tutto, corde,
I-e tasti
- IO Per un arco di verzino come sopra
Per aver rassetto una violetta da sonarsi con la penna, di Andrea Amadi [sic] di
- 6.8
Cremona n 1523 rincatenata da per tutto, rimesso le corde
a 17 settembre per aver scopercbiato un contrabasso di Gio Pietro Caspanne 1657
rincollato tutte le catene, rassetto il coperchio, che era sfondato sotto l'anime,
5-ritrato il manico, e rifatto i tasti
per tutta l'incordatura del detto contrabasso
- 13.4
per un arco nuovo per detto contrabasso
56.3.4
c.4v
Somma, e segue il dare
56.3.4
I-per avere rincatenato altro contrabasso più piccolo, rivisto per tutto, e rimesso i tasti
- - -per incordatura di detto contra basso
- IO per un arco nuovo per detto contrabasso
per una chiave di ferro con suo manico per accordare il contrabasso
per avere rassetto un violoncello sordina di Pietro Rocco, del 1694, rincatenato,
- 13.4
rivisto da tarli
per incordatura di detto violoncello
- 13.4
per uno arco nuovo di verzino fernabucch per detto violoncello
per avere rincatenato, e rivisto per tutto un'arpe, e rivista da tarli, e datoli la vernice, e
2 -fatto fare la sua chiave per accordarla
per incordatura della detta arpa
- - -per avere rincatenato, e rivista per tutto una triorba intarsiata di avorio e madreperla
::....:...2per incordatura della detta triorba
61 - ­
c.
L 427.6.8
5-­
- 13.4
" IO - ­
5-­
9-­
5-­
3-­
" 35 - ­
" 28 - ­
~
L 534 - ­
L 534 - ­
7-­
" 24 - ­
5-­
I -­
5-­
3.13.4
6-­
" 18 - ­
" 12 - ­
2-­
----.i..:....:
L 622.13.4
5
61 - Somma, e segue il dare
per avere rincatenato, e rivisto per tutto altra triorba di Nassa [7] , col manico
intarsiato, a scacchi
.
per incordatura di detta triorba
per avere rincatenato, e rivista per tutto altra triorba di detto Nassa
per incordatura detta triorba
per avere rincatenata, e rivista per tutto una chitarra intarsiata di madreperla col
manico impiallacciato di tartaruga
per incordatura di detta chitarra
per avere rincatenata, e rivista per tutto altra chitarra di serpentino intarsiata di avorio
per incordatura di detta chitarra
per avere rincatenata, e rivista per tutto altra chitarra spagniola piccola
per incordatura di detta chitarra
per avere rincatenato, e rivisto per tutto un mandolino di Stefano franco, e messo le
sue corde
~
L 622.13.4
2525-
­
­
­
­
2-­
l. 5 ­
2-­
I -­
1.6.8
- 16.8
2.13.4
L 647.15 ­
61.15.4
c. 5v
Somma di la
Tara
Restano
L 647.15 L 80 -­
L567.15­
Sono scudi 81. -. 15 . ­
Visto
Rev.n Riccardi Guard.ba Mag.re
19
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