SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEL PATRIMONIO CULTURALE PONTECAGNANO I.1. Città e campagna nell’Agro Picentino (Gli scavi dell’autostrada 2001-2006) Carmine Pellegrino e Amedeo Rossi Fisciano 2011 SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEL PATRIMONIO CULTURALE PONTECAGNANO I.1. Città e campagna nell’Agro Picentino (Gli scavi dell’autostrada 2001-2006) Carmine Pellegrino e Amedeo Rossi Fisciano 2011 Rete topografica dello scavo P. Vitti e O. Voza Rilevamento GPS A. Santoriello e F. Scelza Prospezioni geofisiche Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Napoli “Federico II” Coordinamento di M. Fedi, esecuzione di M. La Manna e B. Garofalo Ditte di scavo archeologico Impresa Vitiello (Pompei) e Cooperativa Archeologia (Firenze) Foto e rilievi di scavo Archivio del Laboratorio di Archeologia “Mario Napoli” dell’Università degli Studi di Salerno Esecuzione di D. Alfano, P. Aurino, E. Caracciolo, S. De Natale, V. Ibelli, A. Lupia, M. Giglio, C. Pellegrino, A. Rossi, M. Viscione. Elaborazione rilievi di scavo C. Pellegrino e R. Pinto Restauro dei materiali Laboratorio del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano Restauratore: R. Basso Catalogazione e studio dei materiali M. D’Andrea e C. Pellegrino Disegni dei materiali N. Sergio e S. Siano Foto dei materiali Archivio del Laboratorio di Archeologia “Mario Napoli” dell’Università degli Studi di Salerno Esecuzione di C. Pellegrino Impaginazione dei rilievi e delle foto dei corredi tombali R. Pinto Documentazione degli scavi di B. d’Agostino Archivi della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta La redazione del volume è stata curata da Patrizia Gastaldi Realizzazione editoriale Edizioni Luì Via Galileo Galilei, 38 - Chiusi (Siena) Stampato in Italia - Printed in Italy Un vivo ringraziamento va a Giuliana Tocco Sciarelli che in qualità di Soprintendente Archeologo di Salerno, Avellino e Benevento ha coinvolto l’allora Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Salerno (oggi Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale) in un progetto di così rilevante impegno e interesse scientifico come lo scavo dell’autostrada. Il ringraziamento va esteso ai successivi Soprintendenti, Maria Luisa Nava e Adele Campanelli, che hanno rinnovato la fiducia al Dipartimento nelle fasi successive dello studio e della pubblicazione. Esprimiamo la nostra gratitudine ad Angela Iacoe, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano, che ha garantito un costante supporto nella fasi di studio e documentazione dei materiali; per l’affettuosa collaborazione siamo grati al personale del Museo, in particolare alla responsabile dei depositi Giuseppina De Vita, al restauratore Romeo Basso, al fotografo Stefano Stompanato. Angela Pontrandolfo ha consentito l’uso delle attrezzature del Laboratorio di Archeologia “M. Napoli” ma, soprattutto, ci ha aiutato a riflettere con discussioni e consigli; Mauro Menichetti, nella sua funzione di Direttore del Dipartimento, non ci ha mai fatto mancare il suo interesse e sostegno. Ancora grazie a Renata Cantilena e Silvia Pantuliano per i suggerimenti riguardanti i rinvenimenti monetali, a Eliana Mugione e Antonia Serritella per quelli sulla ceramica a figure rosse e a vernice nera, a Rita Pinto per l’aiuto competente e indispensabile nella predisposizione della documentazione grafica dello scavo. Patrizia Gastaldi ci ha guidato con affetto e inesauribile pazienza nell’elaborazione del progetto scientifico e nella messa a punto editoriale; Bruno d’Agostino ha seguito il procedere del lavoro, aiutandoci a chiarire i nodi grandi e piccoli che ciascun autore deve affrontare. Un ringraziamento a Luca Cerchiai che ci ha coinvolto nello scavo, affidandocene in seguito l’edizione, nella scommessa, condivisa da tutto il gruppo di lavoro, di puntare sempre sui giovani e sui meno garantiti, fidando nella loro volontà di rinnovare il punto di vista dei più anziani. Ci sia concesso, infine, ricordare gli amici prematuramente scomparsi negli anni in cui si è realizzato lo scavo dell’autostrada: Gianni Bailo Modesti e Serenella De Natale, protagonisti della ricerca archeologica a Pontecagnano, Enzo Santalucia e Patrizia Gerbasi con i quali abbiamo trascorso giorni e giorni in museo, uniti dalla soddisfazione di un lavoro ben fatto. Indice Presentazione (G. Tocco Sciarelli) pag. 7 1 Lo scavo dell’autostrada 1.1 L’autostrada, 40 anni dopo (L. Cerchiai) 1.2 L’organizzazione dello scavo e la presentazione dei dati (C. Pellegrino) » » » 11 11 15 2 Inquadramento topografico (A. Rossi) 2.1 Dall’analisi del contesto stratigrafico all’archeologia dei paesaggi 2.2 Dalla geografia fisica a quella storica: introduzione topografica allo scavo » » » 29 29 30 3 L’occupazione del territorio fra Eneolitico e Bronzo Recente (P. Aurino) 3.1 Il Neolitico Recente 3.2 L’Eneolitico 3.3 L’Età del Bronzo » » » » 37 37 40 44 4 Paesaggio e uso dello spazio tra la Prima Età del Ferro e l’età arcaica (C. Pellegrino) 4.1 La Prima Età del Ferro 4.2 L’Orientalizzante e l’età arcaica » » » 53 55 59 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 La città e il territorio nel V sec. a.C. I limiti della città (A. Rossi) Lo scavo della fortificazione (M. Viscione) Lo scavo delle strade e l’organizzazione dello spazio urbano (A. Rossi) Lo scavo degli isolati e l’edilizia domestica (C. Pellegrino) Il paesaggio agrario (A. Rossi) » » » » » » 71 71 73 77 81 98 6.1 6.2 6.3 6.4 6.5 La città e il territorio tra IV e III sec. a.C. Lo spazio urbano (A. Rossi) Il sistema difensivo (M. Viscione) Lo scavo degli isolati e l’edilizia domestica (C. Pellegrino) Le necropoli (M. Viscione) Il paesaggio agrario (A. Rossi) » » » » » » 125 125 129 133 146 152 7.1 7.2 7.3 7.4 Picentia tra il periodo tardo-repubblicano e l’età imperiale Picentia (T. Cinquantaquattro) Viabilità e paesaggio agrario negli scavi dell’autostrada (A. Rossi) I pozzi di età repubblicana di Picentia (M. D’Andrea - C. Pellegrino) La ceramica di età imperiale dagli scavi dell’autostrada (S. Siano) » » » » » 177 177 180 185 190 Pontecagnano e l’Agro Picentino: dinamiche di occupazione e di sviluppo territoriale (C. Pellegrino) » 201 5 6 7 8 9 9.1 9.2 9.3 9.4 Metodologie e analisi integrate Lo studio di aerotopografia archeologica (A. Rossi) Geoarcheologia di Pontecagnano e dell’Agro Picentino (V. Amato) Le analisi polliniche (E. Russo Ermolli - L. Di Pasquale - G. Di Pasquale) Analisi paleoambientali attraverso microfossili calcarei (G. Aiello - D. Barra) Bibliografia Tavole fuori testo: Tav. 1. Tematizzazione cronologica (scala 1: 250) Tav. 2. Planimetrie di sintesi (scala 1: 100) Tav. 3. Sezioni (A: scala 1: 100; B-H: scala 1: 50) Per i riferimenti in pianta dei punti di sezione si vedano la tav. 1 e le planimetrie allegate nel Cd-rom Cd-Rom Pdf del volume Schede degli Insiemi e dei Fatti (D. Alfano, E. Caracciolo, S. De Natale, C. Pellegrino, M. Viscione) Planimetrie di scavo in scala 1: 20 e 1: 50 Apparato delle fotografie a colori Carte storiche dell’Agro Picentino Foto aeree dell’Agro Picentino » » » » » 223 223 231 246 251 » 275 METODOLOGIE E ANALISI INTEGRATE 9.4. Analisi paleoambientali attraverso microfossili calcarei Un’efficace ricostruzione paleoambientale di un’area d’interesse geoarcheologico deve necessariamente prevedere un’analisi, almeno parziale, dei resti fossili contenuti nei sedimenti presenti. Tra questi sono di particolare interesse i microfossili calcarei i quali possono fornire numerose indicazioni riguardo diversi aspetti concernenti l’ecologia dell’ambiente ove la sedimentazione ha avuto luogo. La denominazione di microfossili calcarei raggruppa resti di organismi che hanno in comune la capacità di secernere parti resistenti costituite da carbonato di calcio e di essere di dimensioni tali da dover essere studiate con l’ausilio del microscopio ottico o elettronico. Le piccole dimensioni permettono spesso di ottenere tanatocenosi sufficientemente abbondanti anche da poche centinaia di grammi di sedimento, che è la quantità usualmente disponibile quando si studiano dei terreni provenienti da carotaggi. Diversi gruppi sistematici possono essere utili a questo scopo e tra i più importanti vanno senz’altro considerati i foraminiferi (Protista) e gli ostracodi (Crustacea). I primi presentano il vantaggio di essere ampiamente diffusi in ambiente marino, dove sono spesso molto abbondanti, e di avere generalmente un guscio piuttosto robusto. Le valve degli ostracodi sono di norma più delicate e quantitativamente meno rappresentate nelle associazioni marine, ma risultano indispensabili nello studio degli ambienti continentali e marginali, in quanto comprendono specie adattate a diversi valori di salinità e dunque capaci di vivere in acque ove i foraminiferi sono rari o assenti. È questo il caso del presente studio durante il quale non è stata riscontrata la presenza di alcun foraminifero. L’analisi dei microfossili calcarei necessita di un preventivo trattamento dei sedimenti oggetto dello studio. Nei depositi recuperati dai cinque sondaggi effettuati nell’area di Pontecagnano sono stati raccolti 42 campioni, provenienti da livelli argillosi, limoargillosi, sabbioso-argillosi e sabbiosi104. I campioni sono stati asciugati in forno e, ove possibile, ne sono stati prelevati 200 g (tabella 4). I campioni sono stati disgregati tramite immersione in soluzione acquosa di perossido di idrogeno per 24 ore e successivamente lavati con setacci con maglie del diametro di 125 µm (120 mesh). Una volta asciugato, il residuo di lavaggio è stato analizzato al microscopio binoculare al fine di individuare e raccogliere i microfossili presenti. Dei campioni analizzati 7 sono risultati completamente sterili, mentre le associazioni presenti nei sedimenti fossiliferi sono risultate composte da ostracodi, bivalvi, gasteropodi (conchiglie e opercoli), tubuli di serpulidi e oogoni di caracee. La distribuzione dei taxa rinvenuti nei sondaggi è illustrata nelle tabelle 5-8; le abbondanze semiquantitative sono state espresse con le seguenti abbreviazioni: mr (molto raro), r (raro), pc (poco comune), c (comune), a (abbondante). Lo studio degli ostracodi è stato affrontato in dettaglio con la determinazione a livello specifico delle specie presenti. Le forme maggiormente significative sono state illustrate nelle figg. 141-142. Gli esemplari studiati sono conservati nella Aiello Barra Micropaleontological Collection (A.B.M.C.), Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Sono state identificate 18 specie di ostracodi, appartenenti a 14 differenti generi: Candona neglecta (Sars 1887), Cryptocandona vavrai (Kaufmann 1900), Cyclocypris ovum (Jurine 1820), Cypria reptans (Bronshtein 1928), Cypridopsis elongata (Kaufmann 1900), Cypridopsis vidua (Müller 1776), Darwinula stevensoni (Brady-Robertson 1870), Fabaeformiscandona fabaeformis (Fischer 1851), Herpetocypris brevicaudata (Kaufmann 1900), Heterocypris salina (Brady 1868), Ilyocypris bradyi (Sars 1890), Metacypris cordata (Brady-Robertson 1870), Mixtacandona laisi (Klie 1938), Potamocypris smaragdina (Vavra 1891), Pseudocandona albicans (Brady 1864), Pseudocandona lobipes (Hartwig 1900), Pseudocandona marchica (Hartwig 1899), Pseudocandona sarsi (Hartwig 1899). Tutte le specie rinvenute sono caratteristiche di acque continentali. L’abbondanza di valve di ostracodi nel sedimento, che generalmente evidenziano uno stato di conservazione piuttosto buono, varia molto nei diversi livelli esaminati, come anche il numero di specie rinvenute. Si va, infatti, dalla completa assenza di ostracofaune dei campioni B9, D6 e D4 sino ad associazioni ricche e ben diversificate. Il campione con il massimo valore di diversità semplice (numero di specie) è il P9 del sondaggio S1, che conta 12 specie. La specie più abbondante, in generale, è C. neglecta, che è spesso presente con un notevole numero di valve 255 CAPITOLO 9 sia adulte sia giovanili, seguita da M. laisi; comune è anche il rinvenimento di P. lobipes, F. fabaeformis, P. sarsi e I. bradyi. Le interpretazioni paleoecologiche sono basate sulla letteratura moderna concernente la distribuzione degli ostracodi di acque continentali105. Le associazioni presenti indicano, nel complesso, una certa varietà di condizioni ecologiche, poiché le specie che le compongono sono presenti in molti differenti contesti dulciacquicoli (s.l.). Vi sono, ad esempio, forme che mostrano preferenza per acque sorgive o connesse a sorgenti (C. neglecta, I. bradyi, C. reptans, H. brevicaudata, C. vavrai, H. salina), altre che si ritrovano comunemente in piccoli specchi d’acqua, permanenti o temporanei (P. lobipes, P. sarsi, C. elongata), oppure nella zona littorale di bacini lacustri (P. albicans, D. stevensoni, F. fabaeformis, C. ovum, P. smaragdina, M. cordata); altre ancora sono spesso associate con la presenza di vegetazione acquatica (C. vidua). Non mancano specie stigofile come M. laisi, P. sarsi e C. vavrai, che sono frequenti in ambienti interstiziali, nei pozzi e in acque ipogee. Anche rispetto alla salinità sono state rinvenute specie con diverse preferenze. Oltre a una limitata presenza di specie caratteristiche di acque limniche (salinità < 0.5‰) quali M. cordata e P. sarsi, si hanno forme tipicamente oligoaline (che non tollerano acque con salinità > 5‰, come I. bradyi, P. marchica e P. lobipes. Le più rappresentate sono le specie di acque mesoaline (fino al 18‰ di salinità), quali P. albicans, C. ovum, C. vidua, F. fabaeformis, H. salina, D. stevensoni, C. neglecta, P. smaragdina. 9.4.1. Descrizione del contenuto fossilifero dei sondaggi I microfossili calcarei presenti nei campioni studiati hanno mostrato una certa variabilità delle associazioni dei sedimenti attraversati dai sondaggi e hanno permesso di operare una distinzione in intervalli a diverso contenuto fossilifero. Sondaggio S1 L’analisi delle associazioni ha permesso di suddividere il sondaggio in cinque intervalli. Questi sono stati identificati, a partire dalla base, come segue: - Intervallo 1 (campioni P24-P18) - da 10,15 a 8 m 256 dal piano campagna attuale (d.p.c.). Intervallo sterile, con l’eccezione del campione P20 (-8,65 m) con tubuli di serpulidi e gasteropodi poco comuni e rarissime valve di C. neglecta. - Intervallo 2 (campioni P17-P13) - da 7,90 a 6,25 m d.p.c. Associazioni poco diversificate caratterizzate da C. neglecta e I. bradyi. M. laisi, benché numericamente poco rappresentata, è presente in tutti i livelli. - Intervallo 3 (campioni P12-P6) - da 6 a 3,40 m d.p.c. In questo intervallo le ostracofaune, generalmente piuttosto ricche e ben diversificate, sono associate ad abbondanti resti di serpulidi e gasteropodi; sono presenti in tutti i livelli, ad eccezione del campione P8, oogoni di caracee. Nel campione P12 viene raggiunto il massimo valore di diversità semplice degli ostracodi (12 specie). C. neglecta è la specie più abbondante seguita da F. fabaeformis e P. lobipes; quest’ultima specie è costantemente presente in questo intervallo. Presente nella maggior parte dei campioni è M. laisi; ben rappresentata anche I. bradyi. C. reptans è esclusiva dell’intervallo in oggetto. - Intervallo 4 (campioni P5-P4) - da 1,75 a 0,75 m d.p.c. Le associazioni sono ancora relativamente ricche e diversificate con resti di serpulidi e gasteropodi ben rappresentati, ma la diversità delle ostracofaune è inferiore rispetto all’intervallo precedente. Alcune specie, quali C. reptans e F. fabaeformis, come pure le caracee, scompaiono al di sopra del campione P6, non raggiungendo questo intervallo. C. neglecta è ancora la specie dominante, mentre nel campione P4 si ha l’unico rinvenimento di M. cordata. - Intervallo 5 (campioni P3-P1) - da 0,65 a 0,30 m d.p.c. Sedimenti poveri di resti fossili, con due specie di ostracodi per campione. C. neglecta è comunque sempre presente ma meno frequente rispetto al resto dell’associazione. Sondaggio S2 Tutti i livelli campionati sono risultati fossiliferi: abbondanti resti di serpulidi e gasteropodi, un’ostracofauna caratterizzata da una moderata diversità con l’eccezione del campione B9 (4,85 m d.p.c.), ove un livello di argille limose nerastre con minerali vulcanici rimaneggiati e abbondante materia organica è risultato privo di ostracofauna ma con rarissimi resti di serpulidi e frammenti di gasteropodi. C. neglecta e M. laisi sono le specie più frequenti e più abbondanti, seguite da METODOLOGIE E ANALISI INTEGRATE P. lobipes e P. sarsi. Nel campione sommitale (B1, 0,75 m d.p.c.) le associazioni risultano fortemente impoverite. Sondaggio S3 Gasteropodi molto comuni e meno abbondanti resti di bivalvi caratterizzano i 3 campioni esaminati in questo sondaggio, a cui si aggiungono comuni resti di serpulidi nella porzione inferiore del sondaggio (campioni C3 e C2, tra 4,95 e 3,75 m d.p.c.) e meno abbondanti oogoni di caracee nei campioni C2 e C1, a partire da 4,10 m d.p.c. alla sommità. Nel campione più basso (C3, 4,95 m d.p.c.) le associazioni ad ostracodi sono molto povere, con due sole specie, F. fabaeformis e P. lobipes, rappresentate da rarissimi individui. Queste specie sono presenti e più comuni negli altri 2 campioni esaminati che nel complesso mostrano associazioni più diversificate (9 specie nel campione C2 ed 8 specie nel campione C1) e più ricche di esemplari, con C. neglecta sempre dominante, cui seguono I. bradyi, C. reptans e C. ovum. Sondaggio S4 L’unico intervallo campionato (E1) è risultato sterile. Sondaggio S5 Il sondaggio 5 ha evidenziato una differenza tra i campioni della porzione inferiore (campioni D6-D3, 9,40-8,50 m d.p.c.) e quelli della parte alta (D2-D1, 3,78-1,50 m d.p.c.). Nei primi, provenienti da livelli argilloso-sabbiosi e sabbiosi con matrice vulcano clastica, sono presenti rari o rarissimi frammenti di gasteropodi (campioni D6, D4, D3), rari tubi di serpulidi (campione D5), nonché, tra gli ostracodi, rarissimi individui di M. laisi (campione D5) e di P. sarsi (campione D3). Superiormente abbondanza e diversità mostrano un chiaro incremento, essendo comuni nei due livelli sommitali molluschi e ostracodi: questi ultimi sono presenti con sei specie per campione, tra le quali dominano F. fabaeformis e C. vavrai nel campione D2 e I. bradyi con M. laisi nel campione D1. Nel solo campione D1 sono presenti rari oogoni di caracee. 9.4.2. Discussione Le associazioni fossili rinvenute nei sondaggi considerati hanno confermato le aspettative di paleoambienti dominati da una sedimentazione in acque continentali. Non è stata riscontrata la presenza di microfossili calcarei “fuori contesto” (ad esempio: di ambiente marino), che potessero far ipotizzare una qualche forma di trasporto, e tutte le forme presenti sono ritenute autoctone e dunque significative per la ricostruzione paleoecologica. I diversi campioni mostrano una marcata variabilità in relazione alle condizioni di deposizione oppure ai processi tafonomici subiti dai resti fossili. Tale variabilità si manifesta sia nella diversità, qui intesa come numero di taxa individuati, che nell’abbondanza degli esemplari ritrovati, e si dimostra collegata all’ubicazione dei diversi sondaggi nell’area in esame così come ai differenti livelli stratigrafici di provenienza. I cinque sondaggi sono stati effettuati in corrispondenza di due diverse paleodepressioni. Quattro (S1S4) per lo studio dell’evoluzione del fossato della fortificazione urbana (trincee 21-22), il quinto (S5) nel settore nord-occidentale in corrispondenza del fossato di bonifica che delimita a sud-est il santuario settentrionale (trincea 47). Paleoalveo/fossato dell’area urbana dell’abitato antico (sondaggi S1-S4) La presenza di livelli sterili o molto poveri in microfossili calcarei intercalati a livelli più riccamente fossiliferi può essere dovuta ad alternanze di periodi di accumulo di materiale organico, con conseguente acidificazione delle acque, o episodi di deposizione di materiali di origine vulcanica. In particolare, nel sondaggio S1, la presenza di acque sottosature in CaCO3 è la probabile causa di campioni sterili (P24-P18) sedimentatisi durante la parte terminale del Pleistocene. Fa eccezione il campione P20 che ha restituito frammenti di gasteropodi e serpulidi nonché rare valve di Candona neglecta. Un sensibile cambiamento si ha con il passaggio ai livelli olocenici di epoca preistorica del sondaggio S1 (P17 e P15), i cui sedimenti limo-argillosi e travertinosi si sono deposti all’interno di depressioni fluviopalustri. Qui si rinvengono le prime associazioni a microfossili calcarei che testimoniano una diminuzione dell’influenza di acque a basso pH che ha permesso la preservazione di resti fossili. In questo intervallo sono relativamente ben rappresentate C. neglecta e I. bradyi. L’abbondanza e la diversità sono ancora piuttosto basse, con quattro specie per campione. 257 CAPITOLO 9 Il campione P14 rappresenta un livello di depositi rimaneggiati riferibili all’eruzione di Agnano-Monte Spina, i quali hanno restituito un’associazione fortemente impoverita, con serpulidi, gasteropodi e rarissime valve di M. laisi. L’Olocene protostorico è rappresentato dal campione P13 nel sondaggio S1 e dai campioni B10-B8 del sondaggio S2. Le associazioni a ostracodi hanno dimostrato un aumento discontinuo della diversità e dell’abbondanza raggiungendo un massimo di otto specie nel campione B8, probabile episodio con acque a salinità molto bassa con salinità minore dello 0,5‰ (limniche). Le specie maggiormente rappresentate sono C. neglecta, M. laisi e P. sarsi. I campioni provenienti dai livelli corrispondenti all’abitato antico di Pontecagnano (VI sec. a.C.-79 d.C.) appartengono all’USG 6106 (sondaggio S1, campioni P12-P6; S2: B7-B6; S3: C1-C3). Sono questi i depositi nei quali si raggiunge una maggiore diversità semplice, con un massimo di 12 specie di ostracodi nel campione P9. Le specie più abbondanti sono C. neglecta, P. lobipes, F. fabaeformis, C. reptans e M. laisi. Le associazioni a ostracodi indicano la presenza di acque oligo-mesoaline, con una marcata influenza di sorgenti e una profondità non superiore ai tre metri. La temperatura delle acque era generalmente piuttosto bassa, con episodi più freddi (P12, P10, P8). Oltre a gasteropodi e serpulidi, nella presente unità si denota la presenza, pressoché esclusiva nell’ambito della successione, di frammenti di bivalvi e di oogoni di caracee, questi ultimi a denotare la presenza di vegetazione acquatica in acque oligotrofiche, calme e limpide. Dal campione P8, proveniente da un livello nerastro ricchissimo in materiale organico, si ha una nuova parziale diminuzione di abbondanza e diversità. Va notato che tale campione è l’unico nell’intervallo P12-P6 a essere privo di caracee, in accordo con una diminuzione della limpidità/oligotrofia delle acque. Dai livelli post 79 d.C. provengono i campioni P5-P3 del sondaggio S1 e B4-B1 del sondaggio S2. Le associazioni indicano una tendenziale diminuzione di diversità e abbondanza delle associazioni verso i termini superiori, probabilmente accompagnata da una minore circolazione delle acque, con un incremento del materiale organico presente e una presenza discontinua di forme quali M. cordata e P. sarsi legate ad acque limniche. Le associazioni dei termini superiori, rappresentati 258 dai campioni P1-P2 del sondaggio S1, indicano che, seppur in un ambiente deteriorato, la persistenza delle acque ha permesso sino a tempi recenti lo sviluppo di un limitato numero di organismi acquatici con parti calcitiche fossilizzabili. Paleoalveo/fossato dell’area santuariale (sondaggio S5) Dal carotaggio effettuato nel fossato dell’area santuariale sono stati prelevati sei campioni, quattro dei quali (D6-D3) ascrivibili al Pleistocene superiore. Analogamente a quanto osservato nel paleoalveo dell’abitato, l’ambiente era poco favorevole alla vita o, più probabilmente, alla conservazione di resti fossili calcarei. Anche se nessuno dei campioni è risultato sterile, le associazioni fossili sono assai povere, costituite esclusivamente da rari frammenti di gasteropodi e serpulidi e da rarissimi ostracodi attribuiti alle specie M. laisi (D5) e P. sarsi (D3). Ciò consente di ipotizzare che il paesaggio pre-olocenico fosse dominato dalla presenza di estesi ambienti di tipo palustre, con resti vegetali parzialmente decomposti in acque stagnanti a basso pH. Il campione D2 è stato prelevato in sedimenti appartenenti all’unità USG 6 e, benché l’associazione sia meno diversificata rispetto al fossato della fortificazione sul lato sud-est della città (FO22159), la sua composizione, inclusa la presenza di bivalvi, conferma come le due depressioni soggiacessero alle stesse condizioni ambientali e come anche in questo caso la profondità delle acque non eccedesse i tre metri di profondità. è presumibile che l’instaurazione del fossato prospiciente l’area santuariale sia all’origine di tali condizioni. Analogamente, i microfossili calcarei rinvenuti nel campione D1, proveniente dai livelli post 79 d.C., evidenziano una notevole affinità con le associazioni dei campioni B4-B1 e P5-P3 provenienti dal fossato della fortificazione FO22159. Nel campione D1 risulta peculiare la dominanza di forme che indicano temperature leggermente maggiori delle acque e la presenza di caracee che negli altri sondaggi non compaiono al di sopra dei sedimenti propri dell’USG 6. 9.4.3. Considerazioni conclusive Lo studio dei microfossili calcarei ha evidenziato come la variazione delle associazioni sia stata influenzata da fattori differenti legati a condizioni climatiche generali METODOLOGIE E ANALISI INTEGRATE e ad attività antropiche. In epoca pre-olocenica il principale elemento che andava a influenzare l’ambiente di deposizione sembra essere l’accumulo di materiale organico vegetale in ambiente di acque stagnanti, condizione che può essere associata a fasi di clima rigido con scarse precipitazioni107. Il cambiamento climatico coincidente con la fine del Pleistocene ha riscontro nella frequente presenza di associazioni a microfossili calcarei, anche se piuttosto povere, grazie a un paleoambiente di deposizione in cui un’aumentata circolazione delle acque connessa a un clima più caldo e umido andava a determinare una diminuzione dell’accumulo di materiale organico e un aumento del pH. Con l’insediamento etrusco-sannitico la circolazione, il chimismo e la temperatura delle acque che occupavano le paleodepressioni divengono scarsamente dipendenti dai fattori climatici e morfologici naturali. I fattori ecologici che caratterizzavano le acque e, di conseguenza gli organismi che in esse vivevano, furono invece fortemente influenzati dall’antropizzazione che favoriva condizioni idonee alla vita di una fauna e flora ben diversificate. Grazie a una canalizzazione dove venivano convogliate sorgenti con acque generalmente piuttosto fredde e a bassissima salinità, i paleocanali venivano occupati da acque poco profonde, calme e limpide che rappresentano, nell’ambito della successione, l’ambiente più adatto alla vita e alla fossilizzazione degli organismi studiati. L’episodio registrato nel livello di provenienza del campione P8, di colore scuro, potrebbe essere legato quindi a una variazione d’utilizzo del fossato della fortificazione, che accolse temporaneamente acque torbide, ricche di materiale organico, più che a un cambiamento climatico108. Successivamente l’area passò da sede di insediamento abitativo a zona essenzialmente agricola109 e anche tale transizione viene evidenziata dalla variazione delle associazioni fossili. Le condizioni continuavano a essere idonee alla vita di organismi dulciaquicoli, ma al tempo stesso si denota un decremento in abbondanza e diversità che indica come il fossato avesse una diverso funzionamento, con una maggiore torbidità associata a una probabile permanenza di materiale organico. Giuseppe Aiello - Diana Barra 259 CAPITOLO 9 sondaggio campioni metri d.p.c. cronologia peso secco S1 P1 P2 P3 P4 P5 P6 P7 P8 P9 P10 P11 P12 P13 P14 P15 P17 P18 P19 P20 P21 P22 P23 P24 0.35-0.30 0.50-0.40 0.65-0.60 1.00-0.75 1.75-1.70 3.50-3.40 4.10-4.00 4.60-4.50 4.90-4.80 5.30-5.20 5.70-5.60 6.00-5.90 6.40-6.25 6.60-6.40 7.40-7.30 7.90-7.85 8.00-8.20 8.40-8.20 8.65-8.45 8.70-8.65 9.60-9.50 9.90-9.80 10.15-10.10 suoli recenti 200 186 200 200 170 200 200 114 185 164 200 200 200 138 131 200 200 200 200 200 172 200 200 fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero sterile sterile fossilifero sterile sterile sterile sterile B1 B2 B3 B4 B6 B7 B8 B9 B10 B10 C1 C2 C3 0.75-1.40 2.25-2.00 2.50-2.25 3.00-2.95 3.30-3.20 3.45-3.30 4.25-3.80 4.85-4.50 5.10-5.05 200 200 200 200 200 200 200 200 162 fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero S2 S3 S4 S5 E1 TR 22 D1 D2 D3 D4 D5 D6 post 79 d.C. USG 6 Ol. protost. AMS Olocene preistorico Pleistocene superiore post 79 d.C. USG 6 Olocene protostorico 3.75-3.70 4.10-3.75 4.95-4.60 USG 6 90 200 200 fossilifero fossilifero fossilifero 3.70-3.60 AMS 200 sterile 1.70-1.50 3.78-3.60 8.50-8.40 8.80-8.70 9.10-9.00 9.40-9.30 post 79 d.C. USG 6 Pleistocene superiore 97 200 180 200 166 200 fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero fossilifero Tabella 4. Elenco dei campioni esaminati per le analisi micropaleontologiche. 260 METODOLOGIE E ANALISI INTEGRATE TAXA S1 campioni P20 P17 P15 P14 P13 P12 P11 P10 P9 P8 r mr pc pc Heterocypris salina (Brady 1868) a Ilyocypris bradyi (Sars 1890) pc r c P7 P6 P5 c P2 P1 r r r Mixtacandona laisi (Klie 1938) r mr pc pc c mr mr pc pc mr pc pc r Potamocypris smaragdina (Vavra 1891) Pseudocandona albicans (Brady 1864) c pc pc pc pc Pseudocandona lobipes (Hartwig 1900) Pseudocandona sarsii (Hartwig 1899) c pc c pc r c c c pc c pc pc pc pc c a pc a a pc mr r r CHARACEAE c pc mr pc BIVALVIA GASTROPODA P3 r Metacypris cordata (Brady-Robertson 1870) SERPULIDAE P4 r r pc pc a c c pc r r c a pc c pc pc pc pc c a a c Tabella 5. Tabella distributiva dei microfossili rinvenuti nel sondaggio S1. Abbreviazioni: mr (molto raro), r (raro), pc (poco comune), c (comune), a (abbondante). TAXA S2 campioni B10 B9 B8 B7 B6 B4 B3 B2 B1 pc c c c c a pc r pc Ostracoda Candona neglecta (Sars 1887) pc Cyclocypris ovum (Jurine 1820) mr Cypridopsis elongata (Kaufmann 1900) Darwinula stevensoni (Brady-Robertson 1870) r Fabaeformiscandona fabaeformis (Fischer 1851) Ilyocypris bradyi (Sars 1890) pc r r mr r c a c c r c c pc pc r a c c c c c Potamocypris smaragdina (Vavra 1891) pc r Pseudocandona marchica (Hartwig 1899) r SERPULIDAE r pc mr a a mr c BIVALVIA GASTROPODA r c Pseudocandona lobipes (Hartwig 1900) Pseudocandona sarsii (Hartwig 1899) mr pc Metacypris cordata (Brady-Robertson 1870) Mixtacandona laisi (Klie 1938) r pc r r c pc r pc pc c pc c pc mr pc Tabella 6. Tabella distributiva dei microfossili rinvenuti nel sondaggio S2. Abbreviazioni: mr (molto raro), r (raro), pc (poco comune), c (comune), a (abbondante). 261 CAPITOLO 9 TAXA S3 campioni C3 C2 C1 a a Ostracoda Candona neglecta (Sars 1887) Cryptocandona vavrai (Kaufmann 1900) r Cyclocypris ovum (Jurine 1820) Cypria reptans (Bronshtein 1928) Fabaeformiscandona fabaeformis (Fischer 1851) mr pc pc c pc pc pc Herpetocypris brevicaudata (Kaufmann 1900) r Heterocypris salina (Brady 1868) pc Ilyocypris bradyi (Sars 1890) a Mixtacandona laisi (Klie 1938) r Potamocypris smaragdina (Vavra 1891) r Pseudocandona lobipes (Hartwig 1900) pc mr pc SERPULIDAE pc c BIVALVIA r pc r GASTROPODA c c a pc r CHARACEAE c Tabella 7. Tabella distributiva dei microfossili rinvenuti nel sondaggio S3. Abbreviazioni: mr (molto raro), r (raro), pc (poco comune), c (comune), a (abbondante). TAXA S5 campioni D6 D5 D4 D3 D2 D1 Candona neglecta (Sars 1887) pc r Cryptocandona vavrai (Kaufmann 1900) c r Fabaeformiscandona fabaeformis (Fischer 1851) a r Ostracoda Ilyocypris bradyi (Sars 1890) Mixtacandona laisi (Klie 1938) mr Pseudocandona lobipes (Hartwig 1900) pc mr SERPULIDAE r r pc BIVALVIA CHARACEAE c r pc Pseudocandona sarsii (Hartwig 1899) GASTROPODA pc pc mr r r c c r Tabella 8. Tabella distributiva dei microfossili rinvenuti nel sondaggio S5. Abbreviazioni: mr (molto raro), r (raro), pc (poco comune), c (comune), a (abbondante). 262 METODOLOGIE E ANALISI INTEGRATE Fig. 141. 1: Cypria reptans, valva sinistra in visione laterale esterna, S3 C2, ABMC 2010/001 (× 103); 2: Cypria reptans, valva destra in visione laterale esterna, S3 C2, ABMC 2010/002 (× 100); 3: Cyclocypris ovum, valva destra in visione laterale esterna, S3 C2, ABMC 2010/003 (× 109); 4: Pseudocandona lobipes, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P10, ABMC 2010/004 (× 76); 5: Pseudocandona lobipes, valva destra in visione laterale esterna, S1 P9, ABMC 2010/005 (× 76); 6: Pseudocandona marchica, valva sinistra in visione laterale esterna, S2 B8, ABMC 2010/006 (× 65); 7: Cypridopsis elongata, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P17, ABMC 2010/007 (× 66); 8: Cypridopsis elongata, valva destra in visione laterale esterna, S1 P9, ABMC 2010/008 (× 45); 9: Pseudocandona sarsi, valva sinistra in visione laterale esterna, S2 B8, ABMC 2010/009 (× 92); 10: Cryptocandona vavrai, valva sinistra in visione laterale esterna, S5 D2, ABMC 2010/010 (× 58); 11: Cryptocandona vavrai, valva destra in visione laterale esterna, S5 D2, ABMC 2010/011 (× 60); 12: Metacypris cordata, valva sinistra in visione laterale esterna, S2 B2, ABMC 2010/012 (× 175). 275 CAPITOLO 9 Fig. 142. 1: Herpetocypris brevicaudata, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P9, ABMC 2010/013 (× 32); 2: Mixtacandona laisi, valva destra in visione laterale esterna, S1 P9, ABMC 2010/014 (× 100); 3: Fabaeformiscandona fabaeformis, valva destra in visione laterale esterna, S1 P9, ABMC 2010/015 (× 73); 4: Ilyocypris bradyi, valva destra in visione laterale esterna, S1 P17, ABMC 2010/016 (× 53); 5: Ilyocypris bradyi, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P17, ABMC 2010/017 (× 55); 6: Cypridopsis vidua, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P9, ABMC 2010/018 (× 47); 7: Candona neglecta, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P9, esemplare femminile, ABMC 2010/019 (× 34); 8: Candona neglecta, valva destra in visione laterale esterna, S1 P9, esemplare femminile, ABMC 2010/020 (× 37); 9: Cypridopsis vidua, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P9, ABMC 2010/021 (× 46); 10: Candona neglecta, valva sinistra in visione laterale esterna, S1 P9 esemplare maschile, ABMC 2010/022 (× 42); 11: Candona neglecta, valva destra in visione laterale esterna, S1 P9, esemplare maschile, ABMC 2010/023 (× 40); 12: Heterocypris salina, valva sinistra in visione laterale esterna, S3 C2, ABMC 2010/024 (× 53). 276 METODOLOGIE E ANALISI INTEGRATE di tale ipotesi è confermata dalla mancate registrazioni tephro-stratigrafiche nelle carote tirreniche e nelle manifestazioni vulcano/tettoniche oloceniche ad oggi conosciute per il territorio tirrenico salernitano. Dalle analisi vulcanologiche effettuate recentemente si evince la sua provenienza flegrea e l’esatta corrispondenza cronologica e tephrostratigrafica con il tephra di Agnano Monte Spina (Campi Flegrei), datato a 4100 anni fa. Il fall vulcanico di tale eruzione presenta un asse di dispersione principalmente rivolto a est e sud-est: infatti è rilevato nelle carote adriatiche e in quelle del lago di Monticchio, e recentemente è stato individuato nell’area meridionale della pianura del Sele, a Paestum, cfr. Amato et al. 2010. 88 de Vita et al. 1999; Sulpizio et al. 2003; Wulff et al. 2004. 89 Cfr. cap. 9.4. 90 Cfr. cap. 2.2. 91 Maiewsky et al. 2004. 92 Goudie et al. 1993; Horvantinicic et al. 2000; Pedley 1990; Zak et al. 2002. 93 Dramis et al. 1999; Frank et al. 2000. 94 Bond et al. 2001; Buccheri et al. 2002; Mayewsky et al. 2004. 95 Vita-Finzi 1969; Amato 2006. 96 Amato 2006. 97 Cfr. cap. 9.2. 98 Cfr. cap. 6.2-3. Van Geel 1978. 100 Ciarallo 2004. 101 Forni-Marcone 2002. 102 Bertini 2003. 103 Hopf 1991; Zohari-Hopf 1994. 104 Per l’ubicazione dei sondaggi cfr. cap. 9.2, fig. 137.B. 105 Belis 1997a; Belis 1997b; Hiller 1972; Vesper 1975; Henderson 1990; Meisch 2000. 106 Cfr. cap. 9.2. 107 Gliozzi-Mazzini 1998; Belis et al. 1999. 108 Cfr. cap. 9.2. 109 Cfr. cap. 9.1. 99 279 BIBLIOGRAFIA Bailo Modesti 1984 G. Bailo Modesti, ‘Lo scavo dell’abitato antico di Pontecagnano e la coppa con l’iscrizione AMINA[- - -]’, in Atti Amina, pp. 215-245. Bartoli 2007 C. Bartoli, ‘L’insediamento di Poggiomarino nell’ambito della prima età del ferro della Campania centro-occidentale’, in Strategie di insediamento, pp. 827-836. Bailo Modesti et al. 2005a G. Bailo Modesti et al., ‘I santuari di Pontecagnano: paesaggio, azioni rituali e offerte’, in M.L. Nava - M. Osanna (a cura di), Lo spazio del rito. 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